Le bizzarre avventure di Freddie

di DavideMedio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova bizzarra avventura! ***
Capitolo 2: *** Prodigy & Little Tony (parte 1) ***
Capitolo 3: *** Prodigy & Little Tony (parte 2) ***
Capitolo 4: *** Arriva Elisa! ***
Capitolo 5: *** Pendulum (parte 1) ***
Capitolo 6: *** Pendulum (parte 2) ***
Capitolo 7: *** A scuola! ***
Capitolo 8: *** Zero Assoluto ***
Capitolo 9: *** Nuove amicizie (parte 1) ***
Capitolo 10: *** Nuove amicizie (parte 2) ***
Capitolo 11: *** Nuove amicizie (parte 3) ***
Capitolo 12: *** Wish You Were Here ***



Capitolo 1
*** Una nuova bizzarra avventura! ***


PREMESSA: PRIMA DI OGNI COSA, LEGGI QUI!

Allora, anche se non è la prima volta che scrivo ff è come se lo fosse comunque, visto quanto tempo è passato. Però voglio ricominciare, perché inventarmi storie è ciò che effettivamente amo fare più di ogni altra cosa, e non aver sviluppato questa cosa prima di adesso mi rende un vero idiota.

Ma bando alle ciance, cos'è "Le bizzarre avventure di Freddie"? Da titolo, è una fanfic de Le bizzarre avventure di JoJo, niente più e niente meno, con però una sola differenza: ciò che accomuna questa fanfic all'opera originale è il titolo, i poteri Stand e i riferimenti musicali. FINE. Metterò citazionismo a JoJo qualora me lo senta, ma non ho intenzione di sviluppare questa storia all'interno dello stesso universo per due motivi: primo, non ho ancora finito di leggere tutte le serie (ho appena iniziato Stone Ocean) e non voglio fare gaf, e secondo non voglio essere vincolato ad eventi e personaggi dell'opera originale, ho bisogno di massima libertà per questa mia opera perché in testa mia è come se fosse completa, mancano solo alcuni tasselli, dettagli e cose, ma i personaggi ci sono, gli Stand anche, e il finale pure; tutte cose in cui però non saranno presenti i personaggi di JJBA.

Spero che vi divertiate come mi diverto io a scriverlo!

 

PROLOGO: UNA NUOVA BIZZARRA AVVENTURA!

 

Il mondo è un posto bizzarro. Esistono persone che hanno capacità innate e possono superare i limiti della propria mente per fare cose incredibili. Tali persone possono proiettare letteralmente la propria energia vitale e scatenare dei poteri bizzarri: le proiezioni di queste energie vitali vengono chiamati Stand, e chi ne ha la forza per controllarli può usarli per compiere opere di bene... o azioni malvagie!

Questa avventura è la storia di una lotta tra bene e male, tra chi usa gli Stand per proteggere le persone e chi li usa per distruggerle!

La nostra storia ha inizio a Napoli, è il 15 luglio dell'anno 2016. Non è segreto di nessuno che questa città sia tra le più importanti al mondo a livello culturale e artistico grazie alla sua storia: fondata dai Greci nell'VIII sec. a.C., ha visto la sua società cambiare ed evolversi nel corso dei secoli, e raggiunse il suo massimo splendore nel '700 sotto la dinastia dei Borboni, divenendo la culla della cultura di tutto il Mediterraneo. L'eredità storica, la musica, l'arte e il cibo di Napoli sono famosi in tutto il mondo e ogni turista che si rispetti ha visitato almeno una volta nella propria vita la splendente città del Sud Italia.

Ma purtroppo, ai giorni d'oggi ha anche un brutto primato: è una delle città con il più alto tasso di criminalità del Paese.

Ci troviamo nei Quartieri Spagnoli, uno dei luoghi più malfamati di Napoli. Sono le ore 15:26: qui vivono due ragazzi, Francesco detto "Il Bello" e Renato detto "BonBon". Francesco è un criminalotto del quartiere che ha l'abitudine di rubare e fregare gli ignari turisti, veste come vestono tutti i suoi amici, ha il taglio di capelli che più va in voga tra quei giovani e anche i suoi lineamenti sono particolarmente comuni; BonBon invece è un ragazzo paffutello amico del Bello, lo affianca sempre durante le sue scorribande, anche se da solo non è capace di fare molto, è imbranato e piagnone, a differenza del suo amico che è anche troppo sicuro di sé.

Questa è una loro giornata tipica:

Il Bello: «Che caldo che fa oggi! Mai possibile che in questo posto di merda deve fare così caldo? Solo stare fermo mi fa sudare... sniff sniff... e anche a te, BonBon. Dio, che puzza!»

BonBon: «Ehi! Io non puzzo! Oggi mi sono lavato!»

Il Bello: «Heh, come se una doccia bastasse per te! Dimmi, almeno ce la fai ad entrare nella doccia?»

BonBon: «Smettila! Mio fratello ha fatto fare una doccia su misura per entrambi, quindi sì ci entro, eccome se ci entro!»

Il Bello: «Già, dimenticavo... non so chi sia più grasso, te o tuo fratello! Ahahahah!»

BonBon: «EHI!! Guarda che se lo dico a mio frate-»

Il Bello: «Shh! Aspetta, Renà! Guarda là!»

Francesco detto "Il Bello" aveva appena adocchiato la sua prossima preda.

Il Bello: «Quel tipo laggiù... guarda il suo modo di vestirsi, di gesticolare, i suoi lineamenti... ne ho visti tanti come lui, è sicuramente un turista!»

Francesco gli puntò il dito, BonBon si girò verso quella direzione e notò un ragazzo dall'aspetto bizzarro: come capelli aveva una cresta bassa, color verde, con la frangia a punta e rivolta verso l'alto, e tre piccoli ciuffetti verdi dietro la nuca. Ai lati della testa, i capelli erano rasati e neri. Il colore della pelle era particolarmente bianco (insolito da quelle parti), e la faccia sembrava ricoperta di buchi: tre orecchini sull'orecchio destro più un piercing sul padiglione auricolare, un altro orecchino all'orecchio sinistro, un piercing sul sopracciglio destro e un altro sul labbro inferiore, sempre sul lato destro. Ma il suo vestiario era ancora più particolare: come maglietta ne aveva una completamente nera, solo che sopra era normale, mentre sotto sull'addome e dietro la schiena era come se fosse tagliata a piccoli rombi. Sopra aveva un cappotto di pelle nero a maniche lunghe (ma non sentiva caldo?) tagliato a metà ad altezza addome. I suoi jeans erano strappati ovunque (manco avesse fatto a pugni con una tigre!) ed aveva una catenina attaccata al lato sinistro dei jeans, e come scarpe degli stivali classici di pelle neri. In più, aveva una collana in metallo che riportava lo stesso simbolo che c'era sulla fibbia della cintura e sull'orecchino sinistro: un sole con un teschio al centro.

BonBon: «Acc... è decisamente non di queste parti, guarda come gira! Ma... Francé, di turisti qui non se ne vedono praticamente mai.»

Il Bello: «Esatto! Questo è un fatto più unico che raro: tutti i turisti sanno di tenersi alla larga da queste zone a causa della delinquenza che c'è in giro, e sai cosa significa questo?»

BonBon lo guardò perplesso, non sapeva la risposta.

Il Bello, infastidito, gli mollò un pugno sulla testa: «Ma che hai nel cervello, mosche?! Significa che lui non lo sa! E quindi è un turista incauto e stupido. Proprio quelli che piacciono a me...» Francesco aveva già l'acquolina in bocca.

BonBon: «Ahi! Mi hai fatto male! E va bene, allora come sempre?»

Il Bello: «C'è da chiederlo? Ihihih...»

Il loro "come sempre" significava che Renato avrebbe preso il suo motorino, sarebbero saliti insieme, si sarebbero avvicinati insieme all'ignara vittima fingendo altruismo, per poi fregarlo e rubargli tutto quello che aveva. Era il loro modus operandi, tutti lo sapevano nei Quartieri.

Come consuetudine, quindi, i due iniziarono con il primo approccio alla vittima: insieme, sul motorino, si avvicinarono all'ignaro turista, che sembrò essersi smarrito e gironzolava a casaccio tra i vicoletti della zona. Quel posto, per chi non lo conosce, è a tutti gli effetti un vero e proprio labirinto: un insieme di vicoletti tutti uguali tra loro, strade strettissime in cui le macchine passano a malapena, eppure è molto abitata e non per forza solo da delinquenti, ma anche da gente onesta.

Una volta arrivati abbastanza vicini, Francesco tentò di aprire una conversazione all'apparenza pacifica: «Ehi amico, sembra che ti sei perso, serve aiuto?»

Il giovane ragazzo con la cresta verde non li degnò nemmeno di uno sguardo. Continuò a puntare dritto per la sua direzione (anche se non esisteva, una direzione!).

Il Bello: «E-Ehi, che fai? Ci ignori? Noi vogliamo offrirti il nostro aiuto... e tu te ne vai, facendo finta di non averci neanche sentito?»

BonBon: «Ehm... Francé, forse non capisce la nostra lingua. Se è straniero...»

Il Bello: «Zitto tu! So bene che non capisce la nostra lingua, ma se uno ti parla anche se non capisci ti giri comunque no?» Il Bello scese dal motorino e si avvicinò velocemente alla sua vittima. «Ma pensa te, proprio quello maleducato mi doveva capitare... Ehi, sto parlando con te!»

Con la mano destra afferrò il braccio sinistro del turista, che da quel contatto si fermò di colpo. Il volto, però, non si voltò.

Il Bello: «Allora? Ti devo insegnare io le buone maniere? Ti ho fatto una domanda, mi vuoi rispondere o no?!» Sapeva che non doveva tenere quel tipo di atteggiamento, ma l'essere ignorato era la cosa che meno sopportava al mondo, era il suo punto debole.

BonBon sapeva che quando il Bello faceva così allora andava subito al punto, quindi si mise a fare il palo sul suo mezzo pronto a raccogliere l'amico al primo segnale di pericolo.

Il Bello tirò fuori il suo coltello a serramanico: «Senti, patti chiari e amicizia lunga: sei finito nel posto sbagliato al momento sbagliato, io e il mio amico abbiamo fame e non abbiamo il becco di un quattrino (bugia). Quindi se vuoi tornare a casa intero devi darmi tutto quello che hai. Chiaro?»

Fu solo a quel punto che la testa di quel turista, lentamente, si voltò in direzione di Francesco detto il Bello, e lo squadrò con uno sguardo glaciale. BonBon ebbe un tremito... cos'era? Paura? Molto strano! I due avevano rapinato decine di turisti, erano abituati a situazioni ben peggiori. Ma quella freddezza... così glaciale... era insolita!

BonBon: «Ugh... E-Ehi, Francé... h-ho un b-brutto presentimento...»

Il Bello: «E piantala di frignare! Sei sempre il solito, basta davvero poco per spaven-»

«Non mi piace quando uno sconosciuto mi tocca. Mi fa davvero imbestialire.»

Quella voce era del turista. Sapeva parlare molto bene l'italiano!

Il Bello ebbe un sussulto: «M-Ma che... A-Allora capisci l'italiano!» Si ricompose: «Eheh, bene, allora muoviti, dammi tutto quello che hai se vuoi tornare a casa sano e salvo!»

Il turista tirò un sospiro: «É proprio vero. La gente di questa città è davvero stupida. Del resto non mi stupisco di nulla, il livello culturale dei napoletani è bassissimo, e il loro modo di fare è più vicino all'istinto animalesco che a una serie di pensieri contemplati da un normale essere umano*. Certo, anche a Londra, da dove vengo io, ci sono criminalotti senza spina dorsale come voi, ma loro hanno la decenza di agire in gruppi più numerosi e quando nessuno li vede. Voi, invece... in due, uno tanto grasso da piegare il motorino su cui guida, e tu, con quella faccia da pesce lesso... a chi credi di spaventare?»

Francesco si arrabbiò moltissimo: «COS'HAI DETTO?!? Come osi insultare la mia gente! E il mio amico! Ma soprattutto... COME OSI INSULTARE LA MIA, BELLISSIMA, FACCIA?!? Giuro che questa non te la farò passare liscia!»

Lo sguardo del ragazzo dai capelli verdi si fece ancora più glaciale. «Allora non mi lasci altra scelta...»

Un'aria minacciosa scaturiva da quello strano individuo. BonBon ebbe un altro tremito, ancora più forte. Si avvicinò con il mezzo ai due: «A-A-Aspetta Francé! Non farlo! H-Ho ca-capito! So b-bene questa s-sensazione! L-L-Lui...»

Il Bello: «E STA ZITTO!!» Rivolto di nuovo al turista: «Vediamo se fai ancora il gradasso con un buco nella pancia!» Il coltello a serramanico puntò dritto verso l'addome del turista. «BECCATI QUES-»

Turista: «Invaders Must Die!»

Improvvisamente... un'onda d'urto esplose proprio sopra quei capelli verdi! Il Bello e BonBon... furono spazzati via con grande violenza! Sembrava che una bomba fosse scoppiata proprio sopra la testa di quel bizzarro turista, ma lui non si fece nulla. Il Bello, invece...

«M-MA CHE... UGGGHH... AAAAAAAAAARGH!!!» Francesco detto il Bello ebbe la sensazione di aver ricevuto... un pugno! Sì, era quella la sensazione... ma un pugno enorme, che colpì tutto il suo corpo! Fu sbalzato talmente all'indietro che finì dentro la vetrina del negozio di Mimmo il calzolaio, tagliandosi innumerevoli volte con il vetro e perdendo i sensi. BonBon fu più fortunato, ma anche il suo motorino fu balzato in aria e gli cadde addosso: il suo grasso, comunque, attutì la caduta, ma per poco non perse i sensi anche lui!

Turista: «Quando un essere umano non si rende conto del pericolo è davvero stupido, lo spirito di conservazione dovrebbe essere il primo ad attivarsi per un uomo, ma anche per un animale.» Rivolto a BonBon: «Tu te ne eri accorto, vero? Bravo. Hai l'intelligenza... di un porcellino, direi. Ma se mi infastidisci ancora una volta non sarai altrettanto fortunato. Ora smamma.»

BonBon si rialzò a fatica a causa del peso del motorino: «Nngh... Ugh... T-T-Tu... B-B-Brutto bastardo! So cosa hai fatto, e te la farò vedere io! Chiamerò mio fratello, e fidati che non uscirai intero da qui!»

BonBon salì sul suo mezzo, ancora intero (più o meno) e in maniera molto impacciata scappò via.

Quello che aveva capito Renato detto BonBon era che quel turista era il portatore di un misterioso potere chiamato Stand... proprio come suo fratello!

 

TO BE CONTINUED...


* - É doveroso specificare che questo pensiero NON É dell'autore ma esclusivamente del personaggio. Il suo cadattere lo rende razzista, ma l'opera non lo è, anzi, ha come argomento iniziale della trama proprio il razzismo nei confronti di Napoli e dei napoletani. Io sono di Napoli wuagliù, me putess' mai fa chistu sgarr'?!

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Capitolo 2
*** Prodigy & Little Tony (parte 1) ***


PRODIGY & LITTLE TONY (parte 1)

 

Un giovane ragazzo inglese girava nei vicoli dei Quartieri Spagnoli dopo essersi smarrito. Chi era quel ragazzo? Non era un semplice turista, il suo nome era Freddie Jackson! E nascondeva un misterioso potere... Ma per quale motivo era a Napoli? Stava davvero facendo una semplice gita? O c'erano altri motivi?

Una cosa era certa: nei quartieri di Napoli le voci girano velocemente, e tutti sanno cosa succedde agli altri quasi in diretta... e in breve tempo tutti erano venuti a conoscenza che un ragazzo inglese aveva ferito gravemente Francesco detto "Il Bello"! Il suo amico, Renato detto "BonBon" era lì presente e non riscontrò gravi danni dall'attacco di Freddie, così era andato subito ad avvisare suo fratello maggiore. La cosa non preoccupava minimamente il nostro giovane protagonista... che non si sarebbe mai aspettato le vicende che sarebbero avvenute in seguito!

Freddie: «Questi vicoli sono tutti uguali, non riesco a capire dove diavolo sto andando. Vediamo... se vado dritto e giro a destra, mi ritrovo dove ho dato una lezione a quei due idioti, quindi... dove cavolo devo andare?»

Freddie iniziò ad insospettirsi parecchio, perché che provasse a scendere, salire, circuire le strade, era come se i Quartieri non volessero farlo uscire da là. "Inizio a pensare che non mi sono soltanto perso..." Pensò. "C'è una strana atmosfera nell'aria... come se..."

«Sai perché sono stati fondati questi quartieri?»

Qualcuno aveva parlato a Freddie! Si voltò indietro, ma non c'era nessuno.

«Inizialmente erano stati pensati per ospitare i soldati delle guarnigioni, ma col tempo è diventato un luogo di rifugio per chi aveva perso tutto.»

Freddie si girava a destra, a sinistra, in ogni direzione... non riusciva a capire da dove provenisse quella voce.

«Guerre, carestie, malattie, tanti flagelli si abatterono in questa meravigliosa città. Chi perdeva tutto veniva qui, e in un modo o nell'altro si rimboccava le maniche e si rialzava, ricominciando da capo. Capisci? É per questo che chi ha la forza per combattere viene a vivere qui.»

Freddie: «Dove diavolo sei? Piuttosto che raccontarmi queste inutili fesserie, fatti vedere!»

«Idiota, sono qui!»

Questa volta la voce proveniva da dietro: Freddie si girò, ed erano lì! Il ciccione che aveva umiliato un attimo fa (BonBon) e un energumero al suo fianco.

Energumero: «Noi qui stiamo cercando di costruirci un futuro partendo da niente, perché abbiamo perso tutto! Non siamo certo come te, lurido squattrinato con la puzza sotto il naso. Tu stasera penserai a cosa mangiare, io dovrò pensare a come mangiare, e così tantissima gente che vive qui! Non saremo in regola come un avvocato o un dottore, ma ci diamo da fare comunque, noi il rispetto e la dignità ce la guadagnamo ogni giorno con il sudore della fronte, e tu non hai alcun diritto di calpestarci! Magari il mio fratellino avrà sbagliato nel tentare di rapinarti, ma mi ha raccontato di quello che hai fatto... e sei pericoloso! Uno con il potere come il tuo può danneggiare le oneste persone che vivono qui. Io, Big Jim, lo impedirò a tutti i costi!»

Freddie rimase indifferente per tutto il suo monologo. «Ascolta, pupazzone, non ho tempo da perdere con gente come te, non mi interessa cosa dici. E di certo non mi fai paura.»

Freddie aveva un bel fegato per non avere paura di un energumero del genere! Più che l'altezza era la robustezza dell'uomo da far impallidire, nonché il suo aspetto: alto almeno 1,84 m, grosso quanto un armadio a due ante, la testa era pelata tranne ai lati, in cui si notavano dei capelli con attaccatura a punta, neri. Il volto sembrava uno di quelli dei cattivi dei fumetti, con occhi grandi e sopracciglia folte, e come barba un folto pizzo. Sul dorso non aveva una maglietta, e si vedevano i grossi pettorali pelosi e la sua pancia (sì, aveva la pancia, non gli addominali). L'unica cosa che lo copriva era una giacchetta di pelle a giromaniche color seppia che aveva su ogni bordo una pelliccia sintetica color grigio cenere. Anche sulle grosse braccia aveva i peli (ma erano davvero grosse!) e aveva due bracciali neri borchiati a entrambi i polsi (chissà se gli andavano stretti?). Sotto, un pinocchietto color beige oliva-chiaro, e degli stivali di pelle marroni chiudevano quelle grosse gambe pelate. Saltava all'occhio anche un orecchino dorato a forma di cuore sull'orecchio sinistro. Insomma, un personaggio che salta subito all'occhio quando lo incontri per strada!

Freddie rimase freddo e glaciale anche in quella situazione: «Se pensi che io mi intimidisca con così poco, ti sbagli. Ho messo al tappeto quei due perditempo perché mi hanno infastidito, e farò lo stesso con te se non te ne vai.»

BonBon, il fratellino di Big Jim: «Come ti permetti, barbone?! Mio fratello te la farà pagare cara!»

Big Jim iniziò a camminare in direzione di Freddie: «Hah! Allora datti da fare, perché come ho detto prima non ho intenzione di lasciarti andare! Sei pericoloso, e io so come trattare la gente come te.»

Freddie accettò la sfida e si avvicinò a sua volta all'energumero: «Mph, no, tu decisamente non sai come trattare la gente come me. PRODIGY!» Chiamò così il suo Stand che si rivelò in tutta la sua maestosità! Aveva la forma di un drago bipede di colore nero (anche se il corpo sembrava quello di un uomo molto muscoloso), occhi gialli, pettorali e addominali di colore rosso, così come le sue unghie, le punte delle corna, le labbra e i denti. Aveva anche due ali da drago. «Invaders Must Die!» Dalla bocca del drago si caricò un concentrato di energia e... una sfera bianca di forza gravitazzionale fu lanciata verso Big Jim! Allora era quello che aveva colpito prima il Bello e BonBon! Il suo Stand poteva concentrare la forza gravitazionale in un unico punto per caricare energia e rilasciare onde d'urto, e funzionava anche a distanza!

La sfera esplose nei pressi di Big Jim e del fratellino, Renato detto BonBon! L'esplosione fu molto forte e fece alzare una grossa coltre di polvere. Ma... qualcosa non quadrava...

Freddie: "Aspetta un secondo... ho visto l'esplosione di Invaders Must Die e... sembra che sia esploso prima che arrivasse da quei panzoni."

Quando la polvere si dissolse rivelò... i due fratelli ancora incolumi! Freddie rimase shockato! «M-Ma che diav... ?!?»

Big Jim: «Ooh, che c'è? Cos'è quell'espressione? Sembra la faccia di qualcuno che si aspettava succedesse qualcosa... ma non è successo!»

In Freddie sorsero dubbi: "Ma com'è possibile? L'attacco del mio Prodigy colpisce con un'onda d'urto talmente potente da spazzare via persone e oggetti e creare gravi danni... ma loro... sono incolumi! E sembra che non se ne siano neanche accorti, quindi forse non possono vedere il mio Stand... oppure... oppure!" Freddie aveva trovato la risposta: con il suo Stand diede un pugno a Big Jim, che ormai si trovava alla distanza giusta e... il pugno si fermò prima di toccare la sua faccia! Come se fosse ostacolato da una superfice liscia di fronte a lui! Ma non vedeva nulla!

Big Jim: «Ma dove stai guardando? Io sono dietro di te!»

Freddie: «C-Cosa! Ma non è possibile! T-Tu sei...» Ma Freddie aveva capito: "Mi sta prendendo in giro, questo è chiaramente un attacco Stand! Il suo Stand!"

Egli si girò, ed effettivamente Big Jim si trovava anche dietro di lui e ad una distanza considerevole, abbastanza da non subire i danni di Invaders Must Die.

Big Jim: «Adesso capisci? Quello che hai attaccato non è nient'altro che uno specchio prodotto dal mio Stand, Little Tony! Egli può creare un'infinità di specchi e posizionarli come vuole lui, in modo tale da creare dei veri e propri labirinti di specchi e illusioni per confondere l'avversario. E tu ci sei cascato! Sei sotto l'attacco del mio Stand da quando hai aggredito mio fratello, ecco perché non riesci ad andartene da qui!»

Ma a Freddie non tornavano i conti: «Aspetta un attimo. Se questi sono specchi, perché non riesco a vedere il mio riflesso?»

Big Jim: «Ma come, non ci arrivi? Gli specchi fanno parte dello Stand, decido io cosa riflettere e cosa no! Se faccio in modo che i miei specchi non ti riflettano, allora ti sembrerà di vedere strade sempre uguali tra di loro, e perderai il senso dell'orientamento!»

Freddie rimase sinceramente impressionato: «Huh, bravo. Hai uno Stand davvero carino... ma credi che basti così poco per fermarmi? Se l'unica cosa buona che sai fare è creare stupidi specchi, allora contro di me non hai speranze.»

Big Jim: «Se sei davvero sicuro di potermi battere... vienimi a prendere!» L'omaccione scappò andando verso sinistra.

BonBon: «E-Ehi fratellone, a-aspetta!» Anche il paffuto Renato lo seguì.

Freddie non poté fare altro che lanciarsi all'inseguimento: "Non posso farci niente, il mio Invaders Must Die non è in grado di distruggere questi specchi. Strano, molto strano. Forse l'ho sottovalutato, se voglio andarmene da questo inferno devo sconfiggere il suo Stand. Quel bisonte è andato a sinistra... ma non mi frega! Se ha creato un'altra illusione con gli specchi, allora sarà andato dritto o a destra! Per cui..."

Freddie corse dritto e... la sua faccia andò a schiantarsi contro un altro degli specchi di Little Tony!

Freddie: «AAARGH! C-Che m-male... Ugh...» Nello scontro si spaccò persino un labbro! «Quel ciccione me la paga!»

Big Jim: «Che c'è, non sai dove andare? Muhahahahaha!»

Freddie sembrò intuire che la voce provenisse da destra, quindi andò in quella direzione. Poi, arrivato ad un incrocio, andò a sinistra, e poi sempre dritto... e per poco non si andò a schiantare contro un altro specchio! Lo notò all'ultimo secondo, uno dei cartelli stradali era rovesciato al contrario.

Freddie: "Quindi un modo per capire dove sono questi specchi c'è. Penso di aver intuito i limiti del potere di questo Little Tony: potrà anche creare quanti specchi vuole e impedire a determinati elementi di essere riflessi, ma lui non può aggiungere oggetti riflessi che non esistono, né può modificare il riflesso di cose e persone nei suoi specchi. Certo, altrimenti lo avrebbe già fatto!"

Big Jim: «Ahahahah! Tutto inutile! Posso cambiare posizione, angolazione e numero degli specchi qui presenti quanto mi pare! Andrai sempre dove voglio io!»

Freddie: «Huh, certo... sei forte Big Jim, ma non abbastanza. Ho capito i limiti del tuo Stand, e adesso passerò al contrattacco.» Così si girò, intuendo da dove provenisse la voce, e infatti lo trovò dietro di lui assieme al suo fratellino... Ma era un'altro specchio!

Pensò: "Basta guardare con attenzione i dettagli... Dietro di loro c'è un muro, e noto una specie di volantone attaccato... e le lettere sono al contrario! Quindi, se questa strada è chiusa a destra e c'è solo un vicolo a sinistra, non possono essere che là!"

Freddie: «Ti ho trovato! Invaders-»

Big Jim: «MAD HEART!»

Improvvisamente una pioggia di aghi colpì Freddie da dietro la schiena! «AAAAAARGH!!»

Era un'altro attacco di Little Tony, che questa volta si mostrò nella sua forma fisica (se fisica si può definire!): era piccolo, non sarà stato neanche un metro, e volava. Non aveva le gambe, solo il busto, le braccia, la testa e una strana protuberanza a forma di ciucciotto al posto dell'addome. Il colore predomimante di questo Stand era il bianco floreale, anche se petto, nuca, spalle e dorso delle mani erano blu. Era come se avesse due fanali di una Fiat 500 primi modelli al posto degli occhi, e una sorta di feritoia al posto della bocca. Il naso era assente e le orecchie erano due fori ai lati della testa. Ma la cosa più particolare erano le mani: tre dita per mano, e dei polpastrelli enormi! Sarà stato da quelli che aveva lanciato il suo attacco?

Big Jim uscì dal vicolo in cui era nascosto, proprio quel vicolo a sinistra che aveva intuito Freddie! E disse: «Ahahah! Ora capisci perché non puoi battermi? Little Tony non è limitato a creare specchi, ma può anche attaccare scagliando una pioggia di aghi dalle sue dita. Questo è Mad Heart! Anche se non è potente come l'Invaders Must Die del tuo Prodigy, se continuo a colpirti così senza venire colpito... la vittoria sarà mia! E tu non potrai fare altro che urlare dal dolore e dall'angoscia! MUHAHAHAHAHAHAHA!»

Freddie pensò: "Ugh... questo bestione crede davvero di avermi in pugno..." «Invaders Must Die!»

Mentre Big Jim era ancora intento a gongolarsi, Prodigy aveva lanciato un attacco contro il suo Little Tony! Ma... niente da fare, aveva colpito un altro specchio che lo rifletteva! E nel frattempo il piccolo Stand se la svignò.

Big Jim: «Inutile, inutile, inutile! Non potrai mai colpirmi! Hai perso, arrenditi! MUAHAHAHAHAHAHAHAHA!»

Freddie sembrava davvero avere le spalle al muro... cosa farà adesso? Riuscirà a sconfiggere lo Stand di Big Jim? Forse, il grosso omaccione non aveva fatto i conti con qualcosa che presto gli si ritorcerà contro...

 

TO BE CONTINUED...

ALCUNE NOTE: LEGGI SE VUOI

Il fatto che sia riuscito a pubblicare due capitoli per due giorni di fila non implica che riuscirò ad aggiornare questa fanfic quotidianamente. Per ora ho già scritto il capitolo successivo e sono all'opera per il terzo, ma presto dovrò andare una settimana a Milano e quindi interromperò la scrittura. E sono cose che capiteranno spesso, quindi mi dispiace abituarvi bene ma vi avverto che arriverà il momento in cui scriverò un capitolo ogni morte di Papa. Quindi questo, seeya!

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Capitolo 3
*** Prodigy & Little Tony (parte 2) ***


PRODIGY & LITTLE TONY (parte 2)

 

SCHEDA STAND

NOME: LITTLE TONY
PORTATORE: GIACOMO GRANDE (BIG JIM)
Potenza distruttiva:  C
Velocità:  D
Raggio d'azione:  A
Durata azione:  A
Precisione:  C
Potenzialità di crescità:  E
POTERI: 

Little Tony può creare un numero indefinito di specchi e posizionarli in qualsiasi luogo e a qualsiasi angolazione, e sono talmente resistenti che possono resistere anche agli attacchi di Prodigy. Inoltre, tali specchi possono omettere nei loro riflessi persone e cose, ma non possono aggiungerene né tanto meno modificare quelli che sono già riflessi.

MAD HEART: Little Tony scaglia degli aghi dalle punta delle dita che colpiscono il bersaglio, danneggiandolo ma non ferendolo gravemente.

ASPETTO:

Little Tony è uno Stand di dimensioni piccole (86,3 cm) capace di volare (non può trasportare nessuno con sé). É composto solo da busto, braccia e testa, al posto dell'addome ha una protuberanza a forma di ciucciotto. É prevalentemente di color bianco floreale, il dorso delle mani è blu e così anche il petto, la nuca e le spalle. Gli occhi sembrano i fanali di un auto, come quelli dei primi modelli di Fiat 500, e al posto della bocca ha una piccola fessura orizzontale simile ad una feritoia (non ha nessun funzionamento) e due fori al posto delle orecchie. Ha tre dita per mano ed ha grossi polpastrelli, da dove lancia il suo Mad Heart.

 

Freddie Jackson era in seria difficoltà: per quanto piccolo e con un potere banale, quel Little Tony riusciva a metterlo alle strette. Non solo poteva creare un labirinto di specchi che potevano impedire di riflettere qualsiasi cosa volesse, ma poteva anche scagliare una pioggia di aghi dai suoi polpastrelli. Per quanto lo Stand di Freddie, Prodigy, gli era nettamente superiore, non riusciva a cavare un ragno dal buco!

Big Jim: «Ahahahahah! Gente come te qui non ha nessuna speranza!»

BonBon: «Sì fratellone! Fagliela vedere!»

Freddie: "Uuggh... D-Dannati ciccioni... quegli aghi mi hanno perforato tutta la schiena... non sono messo malissimo, ma non potrò reggere a lungo i suoi attacchi... devo contrattaccare!"

Big Jim e BonBon scapparono per il vicolo. Il giovane Freddie non aveva scelta: doveva inseguirli. Sapeva che stare fermo era una soluzione ben peggiore, perché si rendeva vulnerabile agli attacchi di Little Tony. Così corse a sua volta nel vicolo, pur prevedendo una trappola.

Il vicolo finiva ad un bivio: o destra o sinistra. Uno dei due poteva essere uno specchio, così come potevano esserlo entrambi. Non aveva scelta, doveva andare.

Come volevasi dimostrare, era finito in una trappola: entrambi i bivi erano chiusi dagli specchi di Little Tony, ma non si lasciò scoraggiare e approfittò di quel momento per riflettere sui punti deboli dell'avversario. "Pensa, Freddie. Il segreto per sconfiggerlo deve essere nei suoi specchi. Non possono essere invulnerabili, ci deve essere un modo!" Freddie esaminò lo specchio alla sua sinistra.

Big Jim: «Hah, idiota! Era proprio quello che speravo facessi! MAD HEART!»

Da dietro, lo Stand di Big Jim si rivelò e lanciò l'attacco, ma Freddie l'aveva previsto. «PRODIGY!» Il suo Stand uscì fuori per proteggerlo, incrociò le braccia e attutì l'attacco dell'avversario. Riportò qualche lieve danno alle braccia per via degli aghi, ma questo gli permise di notare una cosa.

Freddie: "Ecco come fa! Lo Stand si nasconde dietro uno degli specchi, e quando deve attaccare rimuove il suddetto specchio per lanciare i suoi aghi. É quello il momento adatto per colpirlo!"

Little Tony se la svignò andando indietro e svoltando in un angolo a sinistra. Freddie andò al suo inseguimento: ora il suo obiettivo era cadere in una sua imboscata per attaccarlo!

Svoltò a sinistra, poco più avanti c'era un incrocio. Nessuno dei vicoli sembrava avere uno specchio.

Big Jim: «E adesso a chi vuoi dare la caccia? A me o al mio Stand?» La voce sembrò provenire dritto d'avanti a lui. «Beh, non so se l'hai notato, ma il mio Stand... è praticamente invincibile! Se vuoi batterlo, dovrai sconfiggere il suo portatore, me... sempre se riesci a trovarmi! Muhahahahaha!»

Freddie: "Come immaginavo, vuole tendermi un'altra imboscata. Bene, accontentiamolo!" Quindi andò dritto, sempre dritto, fino a che non incontrò un altro specchio.

Big Jim: «Ci sei cascato!» Little Tony si manifestò dietro di lui. «MAD-»

Ma Freddie intercettò subito l'attacco, si girò e chiamò il suo Stand: «PRODIGY! INVADERS MUST DIE!» Prodigy lanciò il suo attacco dalla bocca in direzione dell'avversario, e... il colpo si fermò prima!

Freddie: «Ma che... ?!? Un altro specchio?!? Ma non è-»

Little Tony era dietro di lui, e aveva già lanciato il suo attacco! «MAD HEART!» Una pioggia di aghi lo colpì di nuovo sulla schiena!

Freddie: «P-P-POSSIBILEEEEEEEEEEEE!!!» Quella parola si trasformò in un urlo di dolore. Dolore causato dagli aghi, ma soprattutto una ferita nell'orgoglio per essere stato messo di nuovo con le spalle al muro da quel bifolco. Freddie si accasciò a terra, dolorante e sanguinante.

Big Jim: «Sapevo che prima o poi avresti intuito da dove ti avrebbe attaccato il mio Stand, e sapevo anche che non era abbastanza veloce per vincere contro quel tuo attacco. É per questo che, quando ti sei trovato davanti allo specchio, ne ho creato un altro dietro di te che riflettesse Little Tony, ma lui in verità era davanti a te! E tu ci sei cascato, come un povero idiota su internet che, sicuro di stare abbordando una donna su un social network, scopre che è un uomo! Sì, è proprio la figura che hai fatto! Ahahahahah!»

BonBon: «Ahahah, buona questa fratello! Anche io ci sono cascato una volta!»

Big Jim: «Ahah... Eh?! Tu cosa?»

BonBon: «A-Aspetta! N-Non è c-come pensi!»

Freddie: "Uuuugghh... Nnngghh... D-D-Dannati c-ciccioni... E-Eppure è... è... assurdo! S-Se ha creato due specchi... p-per riflettere... il s-suo Stand... l'avrei n-notato d-d-davanti a me... M-Ma allora... c-c-come... Nnngghhh..."

Freddie sapeva di essere vicino alla soluzione, ma quegli aghi gli facevano un male cane. Continuò a guardare lo specchio davanti a lui cercando di capire come abbia fatto. Poi, un'illuminazione. "E... E se..." Freddie esaminò meglio lo specchio e... eccolo! Aveva capito! Ora sapeva come sconfiggere il suo Stand! Eppure la soluzione era d'avanti a lui per tutto quel tempo!

Ma intanto, cosa stavano facendo i due fratelli? Loro non si trovavano troppo lontani dal nostro protagonista, erano infatti ad un angolo sulla destra, poco più avanti.

Big Jim: «Quante volte ti ho detto di non fare queste cose su internet! Oltre al fatto che è pericoloso perché ti esponi a maniaci o ladri, è da stupidi! Se vuoi una donna prova a rimorchiarla in un bar, ad una serata in discoteca, o tramite amici, come abbiamo sempre fatto noi della nostra generazione!»

BonBon: «S-Sì G-Giacomo... però... ecco... t-tu non ce l'hai mica... la r-ragazza, intendo...»

Big Jim (il cui vero nome era Giacomo Grande): «C-COSA?!? Q-Questo non c'entra nulla!» Diventò paonazzo. «Ora smettila di distrarmi e fammi concentrare sul nostro amico. Eheheh, starà ancora a terra dolorante e incapace di muoversi, devo dargli il colpo di grazia e...» Big Jim si girò verso i suoi specchi per controllare la posizione di Freddie. Era così che lo aveva sempre tenuto d'occhio: inclinando bene gli specchi riusciva a vedere la sua posizione e impedire a Freddie di notare il suo riflesso, per poi annullarlo quando si trovava troppo vicino. Però, quando si girò...

Big Jim: «M-MA COSA?!? Non c'è più!! Ero sicuro che il suo corpo fosse lì, poco distante da noi, a terra e sanguinante, ma... n-non c'è!! Ora c'è solo una chiazza di sangue! Ma dov'è andato?!»

«I miei complimenti, Big Jim. Hai un'intelligenza leggermente superiore ai tuoi coetanei. Tua mamma sarà fiera di te.»

Era la voce di Freddie, ma non riusciva a capire da dove provenisse. «EHI!! Non nominare mia madre, altrimenti-»

Freddie: «Cosa? Mi attaccherai con il tuo Stand? Beh, sono davvero costernato (sarcasmo)... da adesso in poi, il tuo Stand non riuscirà più a rintracciarmi!»

BonBon: «C-Che ha detto?!?»

Big Jim: «Little Tony... Non riuscirà più a rintracciarti?!» Big Jim rimase per un attimo basito, ma poi scoppiò in una risata: «AHAHAHAHAHAHAH!! Questa è buona! Vuoi capirlo che per te non c'è modo di contrastare il suo potere? Nasconditi dove ti pare, perché finchè sarai qui non ti farò uscire dal mio labirinto degli specchi!»

Freddie: «Huh... ma io non mi sono nascosto.»

Big Jim e BonBon ebbero uno shock! «C-CHE?!?»

Freddie: «Il motivo per cui non riesci più a vedermi... è perché dal tuo labirinto... io ci sono già uscito!»

COLPO DI SCENA! // ora immaginatevi che parta la OST "Stardust Crusaders" della terza serie

Big Jim e BonBon: «C-C-COOOOOOOOOOSAAAAAAAA?!?!?» Solo Big Jim: «S-S-Stai bluffando!! N-Non è possibile!»

Freddie: «E invece sì. L'ho capito dall'ultimo attacco di Little Tony come uscire.»

Big Jim: «Ah sì? E sentiamo allora, come ci saresti riuscito? Illuminami!»

Freddie: «Ma come, non ci arrivi da solo?» Questa volta la voce sembrava essere più vicino. Big Jim provò a guardare nei suoi specchi... niente! Si stava facendo prendere dal panico, iniziò a sudare copiosamente, e così anche il fratellino Renato.

BonBon: «G-G-Giacomo! S-Si sta avvicinando!»

Big Jim: «ZITTO!»

Freddie: «Eppure, pensavo che avessi notato...»

Questa volta, Giacomo Grande detto Big Jim capì da dove provenisse la sua voce... e... alzò la testa! Veniva dall'alto!

Freddie: «... le ali del mio Stand! Esatto, Prodigy può volare! E questa volta non hai scampo, INVADERS... MUST... DIEEEEE!!»

Freddie e il suo Stand si trovavano esattamente sopra le teste di Big Jim e BonBon quando lanciò l'attacco. Quella sfera era troppo veloce, e Little Tony era troppo lontano per poter creare uno specchio che li proteggesse.

Big Jim: «D-DANNAZIONE!» A quel punto, c'era soltanto una cosa che poté fare: usò il suo corpo per proteggere il suo fratellino.

E la sfera colpì il terreno! «AAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!!» L'esplosione investì in pieno il gigantesco corpo di Giacomo Grande detto Big Jim, che fece da scudo al fratello.

Un centro perfetto! Freddie ne era soddisfatto! Big Jim aveva preso gravi danni, e non riusciva più a mantenere attivo il suo Stand, così il suo labirinto di specchi si sgretolò e le strade erano tornate ad avere un senso!

Freddie scese di quota ed andò dal suo avversario, ancora cosciente (ma a terra e sanguinante per l'onda d'urto), per esporgli come aveva intuito il segreto dei suoi specchi: «Devo ammettere che la soluzione era alquanto banale, ma tu sei stato bravo. Hai messo gli specchi in posizioni tali ma non lasciarmi intuire che avevano un limite di altezza: non possono essere più alti di due metri. Però, quando hai lanciato quell'attacco a sorpresa con il tuo Stand, egli si doveva trovare per forza più in alto del suo stesso specchio per riflettersi dall'altra parte: lo specchio dietro di me non l'avevi posizionato come al solito a rasoterra, ma un po' più in alto... abbastanza da prendere il riflesso di Little Tony. Bravo, molto astuto... ma questo mi ha permesso di notare che lo specchio era leggermente sovraelevato dal terreno, e così ho capito il tuo segreto. Come avevo detto, contro di me non avevi speranze.»

Big Jim non riuscì a rispondere se non con dei versi racui. BonBon era preoccupato: «G-Giacomo! Fratellone! R-Rialzati, forza!»

Freddie lo aveva notato solo adesso: "Huh, sapeva di non avere scampo, ma si è comunque sacrificato per proteggere suo fratello... perché fare una cosa così inutile? Voleva proteggerlo da me? Beh, io sono ancora qui però."

Il giovane ragazzo inglese era pronto a ridare una lezione al grassotto Renato Grande detto BonBon, che era in preda al panico per le condizioni del fratello. Ma... qualcosa lo bloccava.

Freddie: "C-Che?! Perché sto esitando? Quando si tratta di dare una lezione a chi se lo merita non mi tiro mai indietro... però... è strano... è come se stessi facendo qualcosa di sbagliato! Sono io nel torto? No! Sono loro che hanno attaccato briga per primi, se lo meritano! P-Però... quest'uomo (intendeva Big Jim)..."

Freddie si guardò intorno: ora le strade avevano acquisito senso, e notò alla sua sinistra che la strada scendeva verso un vialone. Si avviò in quella direzione.

BonBon lo aveva notato: «E-Ehi, aspetta! Te ne vai così? D-Dammi una mano, no?»

Freddie: «Non do una mano a chi mi ha aggredito. Dovresti ringraziarmi se non infierisco oltre.»

Sembravano parole forti, quelle di Freddie Jackson, giovane ragazzo inglese che per qualche motivo si trovava a Napoli. Ma in verità, dietro quella freddezza, si nascondeva una contorta forma di rispetto nei confronti di Big Jim. Per quanto lo considerasse un pallone gonfiato, si era dimostrato un valido avversario... e sembrava essere anche un bravo fratello. Forse era per questo che non gli ha dato il colpo di grazia?

Una cosa era certa: questo era solo l'inizio delle bizzarre avventure che affronterà il nostro protagonista! Perché Napoli è una città piena di meraviglie, sorprese e... guerrieri Stand!

 

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 4
*** Arriva Elisa! ***


ARRIVA ELISA!

 

Fin'ora abbiamo assistito alle vicende di Freddie Jackson nei Quartieri Spagnoli, che ha combattuto contro un omaccione di nome Giacomo Grande, noto anche come Big Jim. I loro Stand (Prodigy di Freddie, e Little Tony di Big Jim) si sono scontrati per i vicoli del quartiere e abbiamo visto Freddie avere la meglio. Ma ora ci sposteremo in un altro luogo!

Andiamo a Piazza Trieste e Trento, altro luogo storico di Napoli (anche se molti la considerano una semplice rotatoia): al centro della piazza si può trovare la Fontana del Carciofo, costruita tra il 1952 e il 1957. Ha l'aspetto di un carciofo e non ha un significato particolare, però lì vicino si può trovare il Caffè Gambrinus, molto famoso a Napoli e meta di molti turisti che vogliono rilassarsi bevendo un buon caffè o una bevanda fresca. Qui una coppietta era seduta ad un tavolo, intenta a discutere sul loro rapporto... anche se sembrava stesse per volgere al termine!

Ragazzo: «A-Aspetta Elisa! I-Io posso cambiare! P-Per te farei q-qualsiasi cosa... I-Io... ti amo!»

Elisa: «E smettila di dire "ti amo", lo dovresti sentire anche tu come suona vuoto e insensato... stiamo insieme da neanche un mese e già parli d'amore? Ma hai visto quanti anni abbiamo? Secondo te, alla nostra età, si può davvero parlare di amore? Fidati, questa è una semplice infatuazione che stai amplificando perché hai trovato una bella ragazza che ti considera.»

Ragazzo (non sappiamo ancora il suo nome): «M-Ma... perché?! Perché mi vuoi lasciare?!»

Elisa: «Non fraintendermi, sei un bravo ragazzo, e sei molto dolce... ma ho capito che tra noi non può funzionare, abbiamo mentalità completamente diverse. Non voglio offenderti ma, parliamoci chiaro... io sono più matura di te. Non posso stare con qualcuno che non è alla mia stessa lunghezza d'onda. Ma non è colpa tua! Sono sicura che prima o poi ti dimenticherai di me, troverai una ragazza adatta a te, e un giorno ci rivedremo dopo molto tempo e rideremo di tutto questo. Tieni, il conto lo pago io. Ora scusami ma ho un impegno.» La ragazza mise i soldi sul tavolo, poi si alzò e se ne andò. Il povero ragazzo, ancora turbato da quello che aveva sentito, guardò quella ragazza che credeva di amare andarsene via...

La ragazza si chiamava Elisa Salvemini, 16 anni, altezza 1,68 m, peso poco più di 50 kg. Aveva strani capelli color amaranto raccolti a coda di cavallo, e una folta frangia con un'attaccatura a punta e rivolta verso sinistra. Il suo viso era angelico: occhi grandi color verde smeraldo, lineamenti lisci, labbra carnose (ma non grosse) con un rossetto color carmino, naso piccolo. La sua corporatura era normale, sufficientemente snella... e con un bel sedere, per le ragazze della sua età! Era molto invidiata per questo, e anche molto desiderata. Il suo abbigliamento solito comprendeva un toppino a collo largo (di quelli che scoprono anche la spalla, per la precisione quella sinistra) color magenta chiaro con su stampato "WE CAN BE HEROES JUST FOR ONE DAY", in caratteri color magenta scuro. Poi, due leggins blu con dei motivi bizzarri azzurri, e un paio di scarpe di cotone rosa. Indossava anche due orecchini a pendolo a forma di sfera, diversi braccialetti dell'amicizia e un bracciale di cuoio al polso destro con un pendolo di metallo a forma di cuore con su inciso "I♥U2" (era un regalo della madre, era inteso come "ti voglio bene anch'io"). Ed aveva tre tatuaggi: dietro l'avambraccio destro aveva scritto "SOLVE", dietro quello sinistro "COAGULA", e dietro al collo sul lato destro aveva una specie di marchio.

Aveva detto al suo ragazzo, ormai ex (e di cui non ne sentiremo più parlare), di avere un impegno: non mentiva, come abbiamo visto poco fa Elisa era una ragazza schietta e non aveva motivo di nascondere quello che pensava. Così entrò in Via Toledo, una lunga via che parte da dove la coppietta si lasciò e si estende per 1,2 km fino a raggiungere Piazza Dante (un tempo Largo Mercato): questa è una via decisamente importante, sia perché attraversa alcuni dei luoghi d'interesse più importanti della città (la sede centrale del Banco di Napoli, la Galleria Umberto I, la fermata Toledo della Linea Metropolitana 1 e molto altro ancora), sia perché è costellata da negozi di ogni genere, rendendolo uno dei centri per lo shopping preferito da napoletani e non. Per via dell'elevata affluenza di persone moltissimi artisti di strada si esibiscono in balli, giochi di prestigio, street art, accompagnando la passeggiata delle persone che passano per Via Toledo di musica e intrattenimento.

Ma la nostra Elisa non era intenzionata a fare shopping, non era interessata a visitare i luoghi di interesse più belli che la città ha da offrire (li conosceva ormai tutti! Lei nacque e crebbe a Napoli), non doveva prendere la metro e di certo non aveva bisogno di arrivare fino a Piazza Dante: le bastò svoltare un po' prima, in uno dei vicoli che vanno verso Montesanto: andando dritti si arriva... ai Quartieri Spagnoli! Esatto, dove ci fu lo scontro tra Big Jim e Freddie Jackson!

Lei arrivò qualche ora dopo lo scontro, erano ormai le 17:40 del 15 luglio 2016. In quei vicoli c'era un famoso venditore di droga, noto per vendere la Semantomina*, molto in voga tra i giovani: è una droga sintetica che non reca alcun danno a chi la assume, è a forma di bottone di camicia (per questo molto facile da nascondere), e rende chi la assume talmente sballato da fargli dire parole confuse e completamente scollegate tra di loro, costruendo frasi senza alcun senso ma che lo assumono se chi le ascolta è anche lui sballato di Semantomina, aprendo dei discorsi che per chi li ascolta da fuori non hanno il minimo senso.

Ad esempio, Elisa passò vicino ad un gruppo di ragazzi strafatti, ascoltiamo che dicono:

Fattone 1: «Ho... dipinto... le pentole... di Falloppio...»

Fattone 2: «Di norma... la percoca... ha... scritturato... gengive... nell'assessorato... dell'umido...»

Fattone 3: «ARGH! D-Dannazione! Pensavo di aver preso la Semantomina, e invece era un bottone della mia camicia! E l'ho ingoiato!»

Fattone 4: «Hai... gli sviluppi... di cuscini... in gorgonzola?»

Fattone 3: «Accidenti! Quando non sei fatto queste discussioni sembrano così stupide! E che cavolo! Ma dove l'avrò messa?»

Elisa camminò fino a raggiungere l'entrata di un condominio protetta da un gruppo di ragazzi poco raccomandabili. Lei sapeva molto bene che facevano parte del clan che dominava i Quartieri, il clan Immobile (che prende il nome dal suo boss, Don Ciro Immobile) e che gestiva il traffico di Semantomina della zona. Loro però la conoscevano, era una cliente quasi abituale e loro amica: era questo l'impegno che intendeva la giovane Elisa quando lasciò quel ragazzo al Caffè Gambrinus! Elisa salutò i ragazzi ed entrò, salì di un piano, sul lato destro c'erano delle sbarre di ferro che prendevano il posto della porta della casa da cui le avrebbero dato la Semantomina. Lì di guardia c'era Lollo, un fattone del clan famoso per essere un disgustoso pervertito. Non c'è bisogno di descrivervelo, immaginatevi uno straccione depravato.

Lollo: «Guarda guarda chi si rivede! Culetto d'oro! Ben tornata!»

Se c'erano due cose che infastidivano Elisa più di ogni altra cosa erano i nomignoli sul suo sedere... e Lollo.

Elisa: «Solo per avermi chiamato "culetto d'oro" ti meriteresti un pugno talmente forte da farti saltare in aria tutti i denti, ma oggi mi sento buona e se sparisci dalla mia vista potrei desistere.»

Lollo: «Oh andiamo, è in segno della nostra amicizia! Ci conosciamo da così tanto tempo... sai... non credi sia arrivata l'ora di approfondire il nostro rapporto?» Da dietro le sbarre cacciò la lingua di fuori e iniziò ad agitarla in maniera molto ambigua e facendo versi altrettanto ambigui.

Elisa non ci vide più dalla rabbia e glie la afferrò, tirandogliela con forza e facendogli sbattere la faccia sul ferro: «Proprio perché mi conosci bene, dovresti sapere che quando dico che ti faccio saltare in aria tutti i denti... non sto scherzando!»

Lollo: «A-AAAGGH!! UGGHH!! NNG... MAFFFFAMI!!! M-MI FAI MAME!!!»

Voce da dentro la casa: «Basta così! Lollo, questa è l'ultima volta che ti ripeto di non inportunare i clienti. La prossima volta mi arrabbio sul serio.»

Lollo: «UUGGHH!! C-CHE?? M-M-MA BOFFF!!»

Voce: «Niente ma!»

Elisa aveva sentito bene: anche con la lingua bloccata dalla sua mano, Lollo aveva detto "boss". Gli mollò subito la lingua e lui sbalzò all'indietro.

Lollo: «Aaargh... l-l-la mia l-lingua... c-che male... b-boss... i-io...»

Boss: «Non insistere, oggi sono di pessimo umore. Vai a prendere i bottoni, sbrigati.»

Lollo: «M-M-Ma...» Il boss lo fulminò con lo sguardo. «... S-Sì... s-subito...» e se ne andò via, "cornuto e mazziato" come si dice a Napoli.

Da dietro le sbarre, si mostrò niente popò di meno che il capo in persona del clan Immobile, Don Ciro! Era un ragazzone di 1,90 m, pelato, aveva una leggera barba sfumata in viso e il colorito della pelle leggermente abbronzato. Occhi grandi color castano chiaro, sopracciglia nere, labbra carnose, orecchie grandi. Ed era molto muscoloso, sembrava un culturista! Il suo vestiario comprendeva: camicia a maniche lunghe color crema, gilet a quadretti color carmino/dorato scuro, cravatta color mogano, pantaloni color malva e scarpe classiche di mogano. Si notavano anche gli orecchini dorati a forma di stella a cinque punte e l'orologio da polso Rolex modello Datejust. Effettivamente, non era difficile capire chi era il boss lì in mezzo!

Don Ciro: «Ti chiedo scusa per i modi sgarbati di Lollo. Se ti infastidisse ancora, ti prego di riferirmelo.»

Elisa sapeva bene il tipo di reputazione che Don Ciro aveva nel quartiere: era un boss tutto sommato magnanimo, molto ben voluto dai suoi scagnozzi ma anche da chi chiede il pizzo. I commercianti della zona riferivano che il clan Immobile proteggeva davvero le loro attività, e se non si ritenevano soddisfatti del servizio erano liberi persino di non pagare! Ma nessuno ha mai provato a fare il furbo con lui: se si arrabbia, può diventare molto pericoloso.

Elisa, tutta via, era sfacciata e il suo carattere la portava a non lasciarsi intimidire da nessuno, nemmeno da un capo clan mafioso! «Mph, bugiardo. Chissà quante volte quel depravato ha tentato di abbordare ragazzine come me, e non ci credo minimamente che tu non lo sapessi! Eppure bazzica tranquillamente a casa tua! Dimmi, mi prendi per stupida?»

Don Ciro sorrise: «Hah, no, per niente. Sei proprio come ti hanno descritta: fiera e sicura di te. Sei forte, Elisa!» Non sembrava sarcastico.

Lollo tornò dal boss, a capo chino come un cagnolino bastonato, con una busta sigillata piena di bottoni (così venivano chiamate le pasticche di Semantomina per via della loro forma). Don Ciro glie li prese dalle mani senza neanche ringraziarlo e gli fece un cenno con la mano come per dire "Smamma". Lollo eseguì senza far volare una mosca.

Elisa: «Beh, immagino che costi il solito. Ecco.» Dalla tasca cacciò 20 euro che si era messa da parte per quell'occasione: la Semantomina costava 10 euro a pasticca, per questa sua accessibilità era diventata molto popolare. Tutta via, nessuno la prende mai da solo per via della loro natura, e come minimo ogni cliente ne compra sempre due: è per questo che i guadagni sono sempre molto alti. Un vero affare per tutti, insomma!

Ma Don Ciro la bloccò: «Aspetta. Questi te li offro io. In segno di amicizia.»

Elisa non nascose il suo stupore, ma si insospettì: «Scusa, da quando siamo amici io e te?»

Don Ciro: «Beh, non è la prima volta che vieni qui, e so che hai fatto amicizia con alcuni di noi. E quindi di conseguenza sei anche mia amica. Lo so, lo consideri un ragionamento stupido, ma è così che noi del clan Immobile ragioniamo: gli amici dei miei amici sono anche amici miei, non importa se non ci siamo mai visti. E proprio in segno della nostra amicizia, vorrei chiederti un favore... non temere, non ti chiederò qualcosa senza darti nulla in cambio. Vieni, entra, ti spiego tutto.»

Don Ciro aprì le sbarre di ferro e invitò Elisa ad entrare. Non sentì alcuna minaccia nell'aria, e non era la prima volta che entrava in quella casa, quindi entrò senza problemi. Era una casetta molto scialba, senza molti mobili o attrezzi elettronici, aveva solo due stanze e il bagno, e veniva utilizzata principalmente come base di magazzino e vendita della Semantomina. Ma aveva la cucina con il fornello, e molte volte Elisa si prese un caffè con i ragazzi e strappò quattro chiacchiere con loro. Era suo solito andarsi a sedere sul tavolo vicino alla finestra (a destra, quando entri dalle sbarre), e per abitudine il suo sguardo andò in quella direzione... e c'era Big Jim, fasciato e pieno di lividi, seduto sulla poltrona!

Elisa: «C-Cosa?! Big Jim, che ti è successo?!?»

Big Jim: «Oh, h-hey, Lisa... Nngghh... S-Se te lo raccontassi... n-non ci c-crederesti...»

Elisa era basita: «Ma di che parli?! Chi ti ha fatto questo?!»

Don Ciro: «É stato un turista, pensiamo sia inglese. Si era perso per le stradine dei Quartieri, il Bello e BonBon hanno tentato di approfittarsene. Li conosci, no? Per quanto li avevo avvertiti che prima o poi sarebbero finiti nei guai se non l'avessero piantata di rapinare in mezzo alla strada... quel Francesco è fin troppo orgoglioso e quando gli dici una cosa gli entra da un orecchio e gli esce dall'altro. E così, come un pugile di box al suo ennesimo incontro, ormai abituato al ring e che sottovaluta l'avversario che ha di fronte, Francesco e BonBon sono stati umiliati da questo turista.»

Elisa non nascose una certa soddisfazione: «Heh, se lo sono meritati! Rapinare è una cosa talmente becera che se non ci avesse pensato quell'inglese lo avrei fatto io con le mie mani!»

Don Ciro: «Sì, concordo, e solitamente avrei lasciato correre... se non fosse che...» Don Ciro si fermò di colpo.

Elisa si incuriosì: «... cosa? Cosa è successo?»

Big Jim: «Q-Quel turista... è... un portatore di Stand!»

SBAM!

Elisa si impietrì: «C-C-COS'HAI D-DETTO?!? M-Ma allora... è così che...» ma poi si ammutolì, sapeva di aver parlato anche troppo.

Don Ciro: «Quindi le voci erano vere. Elisa, solitamente non lo chiederei a qualcuno al di fuori del mio clan, ma... tu sei portatrice di uno Stand, vero? Ti vorrei chiedere di trovare questo turista e indagare.»

L'aria si fece talmente tesa che si poteva tagliare con un coltello. Era vero? Elisa era una guerriera Stand? E avrebbe accettato la richiesta di Don Ciro?

 

TO BE CONTINUED...

 

* - Questa droga, ovviamente, non esiste, me la sono inventata io di sana pianta. Però sarebbe figo se fosse reale, no? ... ah no?... o-ok...

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Capitolo 5
*** Pendulum (parte 1) ***


PENDULUM (parte 1)

 

RICORDI:

Era una calda giornata di luglio, quando Freddie Jackson (16 anni), ragazzo inglese a Napoli per qualche ragione, rimase intrappolato nei Quartieri Spagnoli dopo aver messo al tappeto due ladruncoli. Era sotto l'attacco di uno Stand, Little Tony, comandato da Giacomo Grande detto "Big Jim" (35 anni), che aveva il potere di creare un labirinto di specchi ed impedire a determinati elementi di non esserne riflessi. Ma grazie allo Stand di Freddie, Prodigy, che poteva generare onde d'urto potentissime, riuscì a sconfiggerlo e a scappare dai Quartieri. Intanto, una ragazza di nome Elisa Salvemini (16 anni), si trovò sempre nei Quartieri per comprare della Semantomina, un nuovo tipo di droga molto in voga tra i giovani. Qui venne avvicinata dal boss del clan dominante del quartiere, Don Ciro Immobile, che scoprendo che la ragazza era una portatrice di Stand le chiese di indagare su Freddie.

 

Elisa era shockata. Pensò: "M-Ma che diavolo sta succedendo?!? I-Io... non ho mai riferito a nessuno del mio potere, non lo sa nessuno! Né i miei migliori amici, né tanto meno i miei genitori. É vero, forse ho parlato troppo... ma quest'uomo... Don Ciro... lo sapeva già! Ma come..."

Poco prima Don Ciro le aveva detto: «Quindi le voci erano vere.» Ciò significava che qualcuno glie lo aveva riferito, o che ha strappato le informazioni da qualche parte. Elisa si rese conto di aver tirato troppo la corda con quel clan, avrebbe dovuto già capire che quella era gente con cui non si doveva scherzare!
Ormai era troppo tardi, e non poté fare altro che giocare a carte scoperte: «S-Supponiamo che tu abbia ragione e che io abbia uno... Stand... questo cos'ha a che fare con quel ragazzo?»

Big Jim: «Cos'ha a che fare?! Ha aggredito mio fratello, il suo amico e poi ha ridotto me in questo stato! É pericoloso.»

Elisa: «Pericoloso? Huh, io credo che abbia agito in maniera logica: si è trovato di fronte a delle situazioni abbastanza pericolose, prima contro due ladri, poi contro uno Stand. Ha agito semplicemente per auto difesa, io al suo posto avrei fatto lo stesso.»

Don Ciro: «Aspetta, Elisa, ragiona un attimo: perché un portatore Stand, tra l'altro così forte, si trovava nel nostro quartiere? A me sembra abbastanza strano... potrebbe essere una spia di un clan rivale. Non mi sorprenderebbe.»

Big Jim: «Heh, hai ragione. Quel dannato è più intelligente di quanto la sua età non dimostri, ha scoperto i punti deboli del mio Stand! Nessuno ci è mai riuscito. Nasconde qualcosa, me lo sento!»

I loro ragionamenti continuavano a non quadrare per Elisa: «E se invece era DAVVERO soltanto un turista? E si trovava lì perché DAVVERO si era perso? Il fatto che il suo Stand sia forte non significa nulla, c'è gente che ha Stand fortissimi ma nella vita di tutti giorni fa lavori normalissimi e conducono vite tranquille. Non sarete voi troppo paranoici?»

Don Ciro: «Anche questo è vero... ma il punto è che non possiamo saperlo. É vero, siamo paranoici, è il nostro lavoro che ci rende così. Noi lavoriamo rischiando le nostre vite e quelle dei nostri cari. Per questo ti ho chiesto il favore di indagare. In cambio, ti regalerò altre due Semantomine.»

Elisa sbuffò: «Mi fai questi discorsi sul rischiare la vita e quella dei vostri cari, e poi pretendi di comprarmi per così poco?»

Don Ciro: «E va bene, te ne darò venti. Ci stai?»

Elisa rimase shockata. Pensò: "V-V-Venti?!? Cavolo, ma sono tantissime! Se mi beccassero con tutta quella roba addosso, verrei arrestata per spaccio! Però... potrei farli durare un mese buono... così posso usare i soldi di questo mese per altri svaghi!"

Don Ciro pensava di averla fatta abboccare, ma Elisa incrociò le braccia e sbuffò: «Assolutamente no! Dì, per chi mi hai presa, per stupida?»

Don Ciro: «Eh?»

Elisa: «So bene come funzionano queste cose: fai un piccolo favore per un boss, poi te ne chiederà un altro e tu non potrai più rifiutare, perché sei già entrata nel girone dell'inferno dei mafiosi!»

Don Ciro: «M-Ma che fesserie vai dicendo?!? Ma per chi mi hai preso, eh? Io non sono quel tipo di persona, questo è il primo ed ultimo favore che ti chiedo, parola d'onore.»

Sembrava sincero, ma Elisa era inamovibile: «E poi, non voglio sembrare egoista, ma sinceramente io non c'entro nulla con questa storia. Quel ragazzo non mi ha fatto nulla personalmente, e credo che abbia agito solo per auto difesa. Per me, quel ragazzo è dalla parte della ragione, e voi nel torto. E poi, se è davvero così forte come dite, perché dovrei rischiare la pelle contro uno sconosciuto? Mi dispiace, dovrete cavarvela senza di me.»

Big Jim non sembrò essere sorpreso da quelle parole e, contro ogni aspettativa, diede ragione alla ragazza: «Non ti posso dare torto, Elisa. Dopo tutto, non hai nessun obbligo morale verso di noi, sei libera di scegliere se rifiutare o meno.»

Don Ciro, molto più prevedibilmente, si sentì messo in discussione: «Giacomo, è nostro dovere sfruttare ogni risorsa per proteggere il nostro quartiere, qui non deve accadere nulla di spiacevole.»

Big Jim: «Heh, è questo il motivo di tutto il nostro lavoro in tanti anni, ma non ci è mai stato davvero necessario sfruttare gli Stand. Ce la siam sempre cavata con le nostre mani.»

Don Ciro: «Perché non ne avevamo bisogno, ma adesso...»

Big Jim: «Adesso continueremo come abbiamo sempre fatto, perché così abbiamo sempre vinto le nostre sfide! Forza, Ciro! Non abbiamo bisogno di lei, fidati!»
Elisa fu visibilmente colpita dal loro dialogo. Conosceva la storia del loro clan tramite i racconti dei loro scagnozzi, anche se non fecero trasparire molto: sapeva solo che Don Ciro sradicò il vecchio clan per un torto subito e si impose in maniera completamente diversa dal suo vecchio boss, ma il dialogo che aveva appena sentito le sembrò di notare altri dettagli di cui non era a conoscenza. Era curiosissima, ma dalla lezione precedente aveva imparato che meno confidenza si dava a tipi come loro e meglio era.

Don Ciro si arrese: «E va bene Giacomo, in fondo hai ragione.»
Elisa tagliò subito: «Allora siamo d'accordo, mi dispiace. Comunque, io i bottoni li voglio comunque, quindi prendi questi soldi!»

Don Ciro era visibilmente deluso, ma accettò comunque: «E va bene, come vuoi. Comunque, nel caso dovessi incontrarlo... ha una cresta verde, vari piercing in faccia, una maglietta bucherellata e una collana con un sole con un teschio. Non puoi sbagliare.»

Elisa diede i soldi a Don Ciro, che in cambio le diede due pasticche: «Se mai dovessi vederlo per strada, sarete informati. Ma non indagherò personalmente, intesi? Tenetemi fuori dai vostri affari.»

Don Ciro: «Non era mia intenzione, Elisa. Buona serata.»

Elisa uscì dalla casa, dal condominio e si incamminò via. Erano le 18:30, e lei doveva andare a cena da un'amica con cui avrebbe condiviso la Semantomina e avrebbe visto un film, per poi rimanere a dormire da lei. Mentre camminava, pensò: "Maledizione, mi sono lasciata sfuggire un'occasione unica! Effettivamente spendo troppi soldi per questi stupidi bottoni, la devo smettere... oppure avrei dovuto accettare e avrei potuto averne quanti ne volevo! Aah, se avessi contrattato un pochino magari sarei riuscita a farmene dare anche trenta! Però... è anche vero che il loro è un giro pericoloso. Li conosco bene e mi hanno raccontato di come vivono... non è facile, e ti esponi a troppi rischi. E poi, quell'uomo, Don Ciro... come faceva a sapere del mio Stand?! Questa cosa mi puzza! Non devo avere niente a che fare con loro!"

Doveva scrollarsi quei brutti pensieri dalla testa, così telefonò alla sua amica, sempre durante la camminata: era tornata indietro a Piazza Trieste e Trento, e avrebbe attraversato Piazza del Plebiscito.

Elisa: «Ohi Serena! ... Sì, tutto bene... Ovvio che ce l'ho! ... Certo, hai già deciso che film? ... Uhm... Pulp Fiction lo avrò visto una marea di volte... No, non sto dicendo che è brutto, però lo so a memoria! ... Cosa? ... No, quello mi pare di non averlo mai visto... Che? Una chitarra lanciafiamme? ... Sì, sembra figo, però...»

Mentre parlava aveva già attraversato metà della piazza, quando si scontrò con la spalla di qualcuno. Lo scontro le fece volare il cellulare dalla mano facendolo cadere a terra. Si imbestialì.

Elisa: «EHI, IDIOTA! Guarda dove vai! Non vedi quant'è grande questa piazza? E tu per forza addosso a me dovevi finire?! Guarda qua, mi hai fatto cadere il cellulare per terra! Se si è rotto me lo ripaghi! Ehi, mi stai ascoltando o no?»

L'uomo che aveva scontrato sembrava non averla neanche notata. Tutta via, Elisa notò dei particolari che stranamente le ricordavano qualcosa.

Elisa: "Uhm... che strano... perché ho l'impressione di averlo già visto? No... anzi, non l'ho già visto... lui..."

L'uomo si girò e le disse: «Scusa, non ho capito... com'è che mi hai chiamato?»

E in quel momento ad Elisa si gelò il sangue: l'uomo aveva una cresta verde, la faccia costellata da piercing, una maglietta per metà bucherellata a rombi... e una collana, con un sole con un teschio! Era Freddie Jackson, l'uomo che aveva sconfitto Big Jim! Il modo in cui rispose ad Elisa fu talmente glaciale da far venire i brividi a chiunque, persino alla ragazza dai capelli amaranto.

Ma durò un attimo. Elisa riprese il suo atteggiamento classico di sfida: «Cos'è, oltre che idiota sei anche sordo? Mi hai fatto cadere il cellulare! Ma dove hai la testa, su Marte?»

Freddie sbuffò: «Ormai ne ho sempre di più la conferma, voi napoletani siete così sottosviluppati.» Offendere i suoi coetanei le dava leggermente fastidio. «Dimmi, eri tu che camminavi al telefono senza curarti della strada, o mi sbaglio?» Darle torto le dava ancora più fastidio. «Io camminavo semplicemente dritto, non sono obbligato in nessun modo a dovermi allontanare dalla mia traiettoria solo per lasciare spazio a te e alla tua disattenzione.» Essere presa in giro le dava molto più fastidio. «Quindi, se qui c'è un'idiota... quello... sei tu.» Essere insultata la mandava su tutte le furie! Ed uno dei difetti di Elisa quando si arrabbia... è l'impulsività!

Elisa: «BASTARDO, COME TI PERMETTI?!? PENDULUM!!!»

Di colpo, il suo Stand sguizzò fuori dal suo corpo, e un grosso corpo serpentino afferrò Freddie per le braccia, le gambe e la testa, immobilizzandolo. Era lo Stand di Elisa Salvemini, Pendulum! Un grosso serpente con la testa di un cobra, anche se non sembrava avere altri dettagli particolari, se non per il fatto che poteva fluttuare nell'aria.

Freddie rimase basito: «M-Ma che... ?!? Anche tu hai uno Stand?!»

Elisa: «Sì, brutto idiota, e so bene anche chi sei! So cosa hai fatto ai Quartieri Spagnoli, e sinceramente quelli non sono affari che mi riguardano... ma mi hai chiamato "idiota"... ed ora la questione è personale!»

Il grosso Stand cobra stritolò sempre di più il giovane Freddie, che sentiva le ossa come se si stessero per rompere. Una brutta sensazione!

Elisa: «Tranquillo, so bene che stiamo in una piazza pubblica e potremmo saltare nell'occhio, per questo mi sono limitata ad immobilizzarti. Ti romperò giusto qualche ossa, per darti la giusta lez-»

Freddie: «P-Prodigy! Invaders Must Die!»

Il drago Stand di Freddie sguizzò fuori a sua volta, e fece esplodere la sua onda d'urto lì sul posto. La botta fece balzare via Elisa e il suo Stand, che liberò la presa. Tutta via, non avendola caricata per bene, l'onda d'urto fu leggera ed Elisa non subì danni.

Tutta via era sorpresa: «M-Ma che... ?!? Adesso capisco... Effettivamente, il tuo Stand è davvero forte, ed ha un potere molto pericoloso... Uhuhuh... ma non credere di vincere facilmente contro di me!»

Freddie era rimasto freddo e glaciale come suo solito: «Huh? Dopo aver visto la forza del mio Prodigy, continui ad atteggiarti a quel modo? Dimmi un po', sei stupida o cosa?»

Elisa non si arrabbiò per l'insulto, perché non aveva più nulla da temere: «Posso chiederti come ti chiami?»

Freddie non si aspettava quella domanda, non in un momento simile: «Che? Ehm... Freddie... Freddie Jackson... 16 anni...»

Elisa: «Piacere, mi chiamo Elisa Salvemini, 16 anni, e sono colei che annichilerà il tuo Stand! Eheheheh... Dimmi un po', non hai notato nulla di strano del mio Pendulum? Come, ad esempio... la sua lunghezza?»

Effettivamente, ora che lo rendeva noto, Freddie notò qualcosa di strano: riusciva a vedere la testa dello Stand, il suo corpo... ma non la sua coda! Era uno Stand senza fine!

Elisa: «Dal tuo sguardo sembra che tu l'abbia notato: il mio Stand ha un inizio ma non una fine, o meglio, ha come partenza la mia schiena, ma non ha la coda e non si stacca mai da lì. Ed io posso farlo allungare e accorciare come desidero io, e non perde mai potenza perché è come se non si allontanasse mai da me! Il suo raggio d'azione è praticamente infinito!»

Improvvisamente, il corpo di Pendulum iniziò ad allungarsi e si contorse fino a formare due sfere, o così sembravano. «Vediamo come reagisci a questo, HAMMER JACK!» Le due "palle di serpente (?)" iniziarono a muoversi avanti e indietro molto velocemente, come... una scarica di pugni! Prodigy reagì subito all'attacco, parando con i pugni tutti i suoi colpi.

Elisa era sorpresa: «C-Cosa?!»

Freddie: «Huh, capisco. Potrai anche allungarti fin quanto ti pare, ma se questa è la tua forza... mi dispiace per te, ma vinco io!»

Elisa non si fece perdere d'animo: «Hah! Guarda che ho solo iniziato a riscaldarmi!» Allungò il corpo del suo Stand ancora di più, e mentre si allungava Pendulum si contorse per creare altre sfere con il suo corpo che circondarono da tutti i lati Freddie e il suo Prodigy. «Ti ricordo che ho un raggio d'azione potenzialmente infinito, posso colpirti da tutti i fronti contemporaneamente senza perdere potenza! Ora vediamo cosa farai adesso! HAMMER JACK!» Il corpo di Pendulum iniziò a chiudersi attorno a Freddie, le sfere si lanciarono a grande velocità! Ma...

Freddie: «Mentre tu preparavi il tuo attacco, io preparavo il mio.» Prodigy rivelò la sua bocca, che stava caricando una sfera di forza gravitazionale! «Prima sei stata fortunata, ma adesso ti mostrerò il motivo per il quale Big Jim è stato sconfitto. Invaders Must Die!»

L'onda d'urto fu molto più violenta della precedente, ed esplose quando il corpo di Pendulum era quasi arrivato a colpire Freddie, quindi subbì un duro colpo! Anche Elisa subì il colpo, e per poco non si accasciò a terra. «A-AAARGH!! D-Dannazione! Che forza!»
Ma ciò che stupì ancora di più Elisa era che vicino a loro c'erano bambini intenti a giocare a pallone, mamme con le carrozzine, cani che correvano felici all'inseguimento di frisbee... tutti furono stati investiti dall'onda d'urto di Prodigy! Loro, ovviamente, non capivano cosa stesse succedendo: chi non è portatore di uno Stand non può vederli. Tutta via, spaventati, si allontanarono tutti.

Elisa pensò: "Ora capisco cosa mi volevano dire Don Ciro e Big Jim: quest'uomo è davvero pericoloso, ma non credo affatto faccia parte di un clan mafioso. Credo più che altro che sia un menefreghista, a cui non importa minimamente delle vite altrui, è interessato solo e soltanto a se stesso. E poi è razzista, vanitoso e antipatico... il suo modo di fare... così freddo... che sembra non glie ne freghi assolutamente nulla di nessuno... quanto mi fa imbestialire!"

Ma senza alcuna previsione, Freddie saltò all'attacco, andando dritto verso il lungo corpo di Pendulum, per compiere un'azione inaspettata!

Freddie: «Voglio proprio vedere cosa succede... con questo!»

Prodigy diede un colpo netto con la sua mano sinistra aperta, lanciando un fendente verticale, e... tagliò in due il corpo di Pendulum! Un taglio netto!

Elisa: «C-C-COS... U-UUUUUGGGGHHHH... NNNNGGGGHHH...»

I colpi che vengono infieriti agli Stand si riflettono allo stesso modo al portatore. Ciò significava che Freddie aveva tagliato in due il corpo di Elisa? Il suo volto sembrò terribilmente dolorante... Freddie era davvero capace di fare una cosa del genere, in una piazza pubblica, di fronte agli occhi di tutti?

 

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 6
*** Pendulum (parte 2) ***


PENDULUM (parte 2)

 

SCHEDA STAND

NOME: PRODIGY

PORTATORE: FREDDIE JACKSON

Potenza distruttiva: A
Velocità: A
Raggio d'azione: 2 metri (Invaders Must Die può arrivare anche a 10 metri)
Durata azione: C
Precisione: A
Capacità di crescita: B

POTERI:

Invaders Must Die: Prodigy converte l'aria che respira in energia che concentra piccole sfere di forza gravitazionale, e può caricare questa energia per rilasciarla con una potente onda d'urto. Tale esplosione può farla avvenire sia sul posto (senza danneggiare lui o il portatore) che lanciandola ad una distanza variabile (non più di 10 metri).

ASPETTO:
É un drago bipede di colore nero e di struttura corporea umanoide (molto muscolosa): è alto 1,90 metri, pettorali ed addominali sono colorati di rosso, anche le punte delle corna sono rosse e così lo sono le unghie delle mani e dei piedi, ed anche le labbra ed i denti (che sono uniformi). Ha anche delle ali che può utilizzare per volare senza problemi.

 

Piazza del Plebiscito è senza ombra di dubbio la piazza più importante di Napoli e una delle più famose d'Italia. Posta tra il Palazzo Reale e la Basilica di San Francesco di Paola, larga circa 25.000 metri quadrati, da sempre è stata pensata come luogo in cui le persone potevano svagarsi con feste e divertimenti di ogni tipo, e per cinquecento anni non ha mai perso questo spirito: ancora oggi è luogo di grandi concerti all'aperto, eventi musicali, spettacoli, fiere e quando questi eventi sono assenti le persone semplicemente passeggiano per la piazza, scattano qualche foto o giocano a calcetto... e durante le vicende della nostra storia, divenne anche luogo di una battaglia tra Stand!

Freddie Jackson aveva tranciato in due il corpo di Pendulum, lo Stand di Elisa Salvemini. I colpi che si infieriscono agli Stand vengono riportati al portatore in eugal modo: se colpisci lo Stand con un pugno in faccia, il suo portatore subirà anch'egli un pugno in faccia. E se tagli in due il suo corpo...

Elisa aveva una faccia terrificante, sembrava che il dolore le fosse entrata sotto la pelle, fin dentro le ossa. L'espressione di Freddie, tutta via, non cambiò: era ancora glaciale.

Elisa: «A-A-AAAAaaaaaaarrrgghhh... N-Nnnggghhh... Uuuuugggghhhh... FREGATO!»

COLPO DI SCENA! Il corpo di Pendulum si ricompose e riunì le due parti che si erano staccate! Incredibile!

Elisa: «Eheheh, è un giochetto che ho sempre voluto fare, mi volevo divertire vedendo la tua reazione. Proprio così, mio caro Freddie, il mio Stand ha il potere di rigenerare le sue ferite e ricomporsi se viene diviso in due! Tutta via, Freddie, tu non hai cambiato la tua espressione, non ti sei scomposto nemmeno per un attimo... anzi, quando hai lanciato quel fendente, sembrava quasi che te lo aspettassi! Ma allora... tu avevi capito il potere del mio Stand, dico bene?»

Freddie fece spallucce: «Sì, è esatto. Come se fosse difficile capire che, se hai abbastanza energia per allungarti all'infinito, hai allora la stessa energia per rigenerarti.»

Elisa: «Pazzo che non sei altro, e se ti sbagliavi? Se mi avessi ucciso?!»

Freddie: «Non mi potevo sbagliare, basta usare la logica. Ed ora, so i limiti del tuo Stand.»

Elisa: "C-Che ha detto?!? Acc... Big Jim aveva ragione, questo qui è molto perspicace!" «Heh, ma che fesserie vai dicendo? L'hai visto, no? Il mio Stand non ha limiti!»

Freddie: «Ti sbagli, per quanto abbia molte potenzialità è comunque limitato dalla sua forza, che è inferiore alla mia, e anche la velocità non è incredibile. Inoltre, quel tuo cobra non ha provato a mordermi nemmeno una volta, quindi non è velenoso, altrimenti ci avresti provato. E non hai altri poteri al di fuori di questi, perché sprechi già troppa energia per allungarlo e rigenerarlo. Quindi... sei limitata!»

Elisa si innervosì: «G-Grrrrr... Beh, anche il tuo è limitato! Il tuo raggio d'azione si limita a quei due metri e alle onde d'urto che puoi generare, per questo per attaccare devi esporti molto.»

Freddie: «É vero. Ma ciò che differenzia un essere intelligente da tutti gli altri è la capacità di sfruttare ogni singola sua potenzialità conoscendo i propri limiti e sfruttandoli a proprio vantaggio.»

Improvvisamente, sul volto di Elisa si stampò un sorriso compiaciuto: «Heh, mi hai tolto le parole di bocca...»

Freddie non si aspettava quella reazione: "Uh? Cos'è quell'espressione? E quel modo di parlare così sicuro di sé? Che... Che sta architettando?!»

Elisa: «Dimmi, mentre paravi i colpi del mio Stand e studiavi i suoi limiti... non hai notato che ho continuato ad allungare il suo corpo per tutto questo tempo?»

SHOCK!

Freddie: «C-COSA?!?» Si guardò intorno e, effettivamente, il corpo di Pendulum era diventato lunghissimo! Arrivava a coprire quasi tutta la piazza, ed ovunque guardava... vedeva palle create con il suo corpo, pronte a colpire!

Elisa: «Volevo arrivare proprio a questo... avere la possibilità di colpirti da qualsiasi parte, ma se pensi che commetta lo stesso errore di prima, ti sbagli di grosso! Anche io ti ho studiato, ed hai bisogno di tempo per caricare un buon colpo di quel Invaders Must Die... ma se non sai da che parte ti colpirò, dovrai rimanere concentrato a parare i miei colpi e non riuscirai mai a prepararti in tempo! AHAHAHAHAHAH!!»

Freddie: «M-MA CHE-» Non ebbe neanche il tempo di pensare che subito intercettò un colpo alla sua destra... ma era una trappola! Un altro colpo gli arrivò da dietro, colpendolo in pieno dietro la schiena. «AAAAAAAAAAARGH!!» Ce l'aveva ancora dolorante dall'ultimo scontro, quando fu colpito dagli aghi di Little Tony, e temeva che quel colpo avesse riaperto le ferite. Gli faceva davvero un male cane!

Ma non aveva il tempo di pensare alle ferite: altri colpi erano in arrivo. Prodigy cercò di pararli tutti, ma alcuni li doveva subire per forza. Rimanendo concentrato sui colpi in arrivo, non aveva il tempo di caricare il suo Invaders Must Die, e saltuariamente lo utilizzava per rimbalzare i colpi che miravano al suo volto. Improvvisamente, anche la testa di Pendulum si fece vedere!

Elisa: «Potrà anche non essere velenoso, ma i denti ce li ha, e fanno male!» Un morso colpì di striscio il petto di Prodigy, ferendo anche Freddie e facendolo sanguinare. Intanto altri colpi erano in arrivo da tutte le parti! Nella foga, Prodigy spezzò di nuovo il corpo di Pendulum... e per qualche attimo, prima di ricomporsi, smise di attaccare. Freddie pensò: "M-Ma cosa... ?"

Quando Pendulum si ricompose, ritornò all'attacco! Ora c'era anche la sua testa, e lanciò un attacco dritto verso il volto di Prodigy. Pessima scelta! Il drago Stand reagì prontamente con un pugno dritto in faccia all'avversario, che Elisa sentì in tutto e per tutto, tanto da cadere quasi per terra!

Freddie: «Capisco. Potrà rigenerarsi quanto gli pare, ma la testa è il suo reale punto debole, e se colpisco lì tu subisci il colpo più duramente.»

Elisa: «U-UUUUUNNNNGGGGHHH... B-Bastardo, per poco non mi rompevi un dente! E va bene, l'hai voluta tu, adesso si fa sul serio!»

Improvvisamente il corpo di Pendulum iniziò a contorcersi tutto attorno alla sua testa... fino a creare una grossa barriera con il suo stesso corpo!

Elisa: «Sfruttando il potere rigenerante del mio Stand, posso creare uno scudo che copra il suo punto debole! Potrai colpirlo quanto ti pare, ma si rigenererà sempre prima che tu possa raggiungergli la testa! Ed ora, non hai più scampo! HAMMER JACK!»

Lo stesso scudo che aveva creato per proteggere il suo Pendulum ora si stava lanciando all'attacco a grande velocità, come un grosso martello che stava per schiacciare Prodigy in piena testa! Ma... era un bluff! Altri attacchi gli arrivarono da destra e sinistra! Freddie se lo aspettava e li parò tutti, ma fu costretto a indietreggiare per non subire la martellata... ma dietro di lui c'era il corpo di Pendulum che gli impediva di evitare il colpo!

Elisa: «Hah, proprio non vuoi capirlo, eh? HAI PERSO!»

Freddie: «... Sbagliato, sei tu che hai perso.» Era tutto calcolato! Freddie utilizzò il corpo di Pendulum dietro di lui per darsi lo slancio e scattare in avanti! Grazie anche alle ali di Prodigy, riuscì ad essere abbastanza veloce da evitare il colpo a martello di Pendulum e afferragli il corpo. E... un altro fendente! Prodigy glie lo spezzò ancora!

Elisa: «Ma allora sei davvero stupido! Non puoi ferire il mio Stand così! Lui potrà sempre-»

Non fece neanche in tempo a finire la frase che Prodigy afferrò una delle estremità spezzate... con i denti! Teneva con le mani l'estremità in cui si era formato scudo della testa, e con la bocca quella che andava a finire nel corpo di Elisa. In questo modo impediva allo Stand di ricomporsi!

Elisa: «M-MA COSA... ?!?»

Freddie: «L'ho capito prima, durante i tuoi attacchi: quando ho spezzato il suo corpo per sbaglio, Pendulum si è fermato per ricomporsi. É una cosa piuttosto logica, d'altronde: se utilizza molta energia per allungarsi, la stessa energia la deve utilizzare per ricomporsi quando si ferisce. Per cui, o attacca, o si rigenera... non può fare entrambe le cose contemporaneamente! Elisa, ho capito un altro limite del tuo Stand, ed ora sei vulnerabile!»

Prodigy iniziò a srotolare velocemente il grosso imbroglio che aveva creato Pendulum con il suo corpo per proteggersi la testa. Elisa entrò nel panico: «A-ASP... FERMATI! N-Non vorrai farlo davvero?! Aggredire una ragazza così, d'avanti a tutti! E-EHI!! TI HO DETTO DI FERMARTI!»

Ma Prodigy era finalmente arrivato alla testa, e glie la teneva ferma con la mano sinistra, mentre con la destra preparava il pugno.

Freddie: «Troppo tardi. Da quando sono arrivato in questa città non ho fatto altro che incontrare gente fastidiosa. Devo ammetterlo, tu fin'ora mi hai divertito più di chiunque altro, sei forte ed imprevedibile, e questo per me è segno d'intelligenza: ti rispetto, Elisa. Però, oggi sono davvero molto nervoso, e quindi...»

Prodigy si stava preparando a dare un pugno in pieno volto a Pendulum. Ci siamo! Eccolo che arriva, ma... incredibile! Elisa stessa in persona si lanciò all'attacco! Puntava dritto verso Freddie!

Freddie: «M-Ma che stai-» Quando la notò era troppo tardi: Elisa mollò un pugno dritto in faccia a Freddie prima che potesse fare qualsiasi cosa! Incredibile! Ora che era con le spalle al muro, la nostra eroina dai capelli amaranto riuscì a non lasciarsi intimidire nemmeno in quell'istante, e con il sangue freddo di un calciatore che si appresta a tirare un calcio di rigore, riuscì a ribaltare la situazione a suo vantaggio! Tra l'altro era un pugno bello forte, che fece cadere a terra Freddie come una pera cotta.

Ma... ora gli sguardi di tutte le persone che passarono di lì in quel momento erano rivolti verso di lei!

Elisa: "M-Maledizione! Mi sono lasciata prendere dall'impulsività come mio solito! Prima nessuno ci considerava perché chi non è portatore di uno Stand non li può vedere... ma tutti notano una ragazza che molla un pugno in faccia ad un ragazzo! E per di più in una piazza pubblica! Merda, ed ora che mi invento? Non posso di certo fare una figuraccia! Pensa Elisa, pensa..."

Elisa disse la prima cosa che le passò per la testa: «Ahah, ti ho preso! Ora facciamo cambio, io cerco di fuggire e tu devi prendermi!» Fece finta che stessero giocando ad "acchiapparello".

Freddie: "M-Ma cosa fa questa? É impazzita? Che diavolo sta dicendo? Che significa "ora facciamo cambio"?" Poi si guardò intorno e notò gli sguardi interdetti delle persone: "Oh, capisco... abbiamo attirato l'attenzione ed ora cerca un modo per distogliere l'attenzione. Forse vuole fare finta che stiamo giocando ad "acchiapparello"... Mi sta anche facendo l'occhiolino per chiedermi di stare al gioco... É USCITA FUORI DI TESTA?!? Prima mi aggredisce mollandomi un pugno, e poi pretende anche che io la aiuti a non fare una figuraccia d'avanti a tutti? Ma per chi mi ha preso?!"

Ma alla fine decise di stare al gioco: «E-Ehi! Lo sai che non vale se dai i pugni! É contro le regole!»

Elisa: «Ooh, andiamo, non vorrai fare il piagnone adesso solo perché una ragazza ti ha picchiato!»

Freddie: «Uff, e va bene...» Si rialzò: «Allora adesso tocca a me inseguirti!»

Elisa: «E-Ehi, aspetta! Non mi dai neanche il tempo di fuggire?»

Uomo che passeggiava con il cane: «Ma pensa te, alla loro età ancora a giocare ad "acchiapparello" in mezzo alla strada...»

Donna con il passeggino: «É proprio vero, i giovani d'oggi non vogliono crescere mai!»

E così la folla che si creò intorno a loro lentamente perse ogni interesse sui giovani Freddie ed Elisa. Aspettarono che l'attenzione di tutti si fosse distolta del tutto e... i loro sguardi ritornarono a fulminarsi l'un l'altro! I loro Stand tornarono fuori pronti a lottare! Ma...

Elisa: «Sai cosa? Mi è passata tutta la voglia di combattere.» Pendulum scomparì nel suo portatore.

Freddie: «Mph, anche a me.» Anche Prodigy si ritirò, e il giovane ragazzo inglese dai capelli verdi iniziò a camminare verso Via Console (dalla parte opposta della piazza rispetto a Piazza Trieste e Trento e Via Toledo). Quando oltrepassò Elisa le disse: «Però prima non mentivo, mi sono davvero divertito.»

Ad Elisa faceva più che piacere di liberarsi di quel brutto ceffo... tutta via pensò: "Questo qui si diverte a combattere pur rischiando la sua vita... Ma cos'ha nella testa? Però... devo ammettere che anche io mi sono divertita. Anche se può sembrare presuntuoso... durante il combattimento non ha mai giocato sporco, anzi ha saputo usare la testa. Questo non è il tipico comportamento di chi compie cattive azioni... ma chi è quel ragazzo, e perché si comporta così?"

La curiosità di Elisa ebbe il sopravvento, e disse: «Aspetta!» Freddie si fermò di colpo e si girò. Elisa si sentì improvvisamente in imbarazzo (strano da parte sua!), ma continuò: «E-Ehm... Ti volevo ringraziare per essere stato al gioco prima, non pensavo lo facessi... sai, avevi tutto il diritto di non farlo. D'altronde stavamo combattendo e... beh, hai capito no! Però... volevo farti una domanda.»

Ormai Freddie aveva perso l'antipatia che aveva nei confronti della ragazza, quindi si rese disponibile: «Va bene, spara.»

Elisa: «Tu... chi sei? Che ci fai in questa città? E soprattutto... che intenzioni hai?»

Freddie sbuffò: «Mph, queste sono tre domande, non una. Beh, ti dico solo che sono qui per puro caso, ma non ho nessuna intenzione, prima o poi me ne andrò. Ora, se non ti dispiace...» Si rigirò e tornò verso la sua direzione. Quell'alone di mistero fece incuriosire ancora di più Elisa che non si decideva a mollarlo: lo raggiunse e camminò insieme a lui per la stessa direzione.

Elisa: «Beh mi dispiace per te, ma anche io devo proseguire per di qua, quindi mi avrai ancora con il fiato sul collo!»

Freddie: «M-Ma che... ?» Però notò la ragazza sorridere, e non era un sorriso né di sfida né di sarcasmo... ma un bel sorriso, sincero! "C-Che cosa... ? Ma che problemi ha questa ragazza? Prima mi insulta e mi aggredisce con il suo Stand tentando di rompermi tutte le ossa, ed ora pretende di voler fare amicizia con me?!" Ma Freddie rimase di nuovo al suo gioco. É difficile spiegarlo a parole, ma quello che provava Freddie in quel momento era una sensazione strana e nuova per lui, che non gli era mai capitato di avere quando si trovava vicino a qualcuno... sarà forse per quel sorriso che si sentiva così? La sensazione che provava vedendo quel sorriso era... come se qualcosa di caldo si formò nel suo stomaco. Freddie non lo capiva, ma disse: «... e-e va bene... se proprio insisti...»

Elisa sembrò felice da quelle parole, come una bambina a cui gli avevano appena detto che poteva avere il giocattolo che desiderava. Disse: «Allora facciamo così, una domanda alla volta! Prima di tutto: da dove vieni?»

Freddie: «Eh? Ehm... Se intendi dove sono nato... Londra... sono nato e cresciuto lì.»

Elisa: «E sei in viaggio da solo? O sei venuto con i tuoi genitori?»

Freddie: «Ehm... no, non ce li ho i genitori...»

Elisa: «Oh... mi dispiace...»

Freddie: «No, non temere: non li ho mai conosciuti, per me è come se non fossero mai esistiti.»

Elisa: «Che cosa triste!»

Freddie: «In verità, a me non importa.»

Ora Elisa capiva in parte alcuni modi di fare di Freddie. La sua freddezza non era dovuta ad una forte sicurezza in se stesso, ma ad una profonda mancanza d'affetto! In quel momento svanirono tutte le antipatie che aveva nei suoi confronti e le fece molta pietà.

Freddie: «Beh, io sono arrivato.» Per la strada si trovava un bed and breakfast chiamato "Dallo Scugnizzo"*, Freddie alloggiava lì.

In Elisa sorse un dubbio: «A-Aspetta, ma se sei qui da solo... come fai a pagarti il viaggio e la permanenza?»

Freddie: «Ho passato tutta la mia vita in un orfanotrofio, e non essendo stato adottato da nessuno ho iniziato a lavorare lì. Ho raccolto molti soldi che non ho mai speso e così mi sono pagato il viaggio.»

Quella storia fece crescere ancora di più il senso di pietà che Elisa aveva nei suoi confronti. Per quanto non a quei livelli, Elisa sapeva benissimo come ci si sentiva quando qualcuno non ti voleva bene. E disse: «E-Ehi, un momento!» Forse si sarebbe pentita di quello che avrebbe detto, ma la sua impulsività era predominante nel suo carattere. «Io sto andando a casa di una mia amica, abita a pochi passi da qui. Ci vediamo un film e rimango a dormire da lei. Tu... ehm... non credo lasci dormire anche te con noi, però... puoi rimanere a vedere il film! Che ne dici?»

Freddie rimase allibito da quelle parole: raramente qualcuno voleva fare amicizia con lui, perché molti lo ritenevano una persona altezzosa e arrogante. Ma quella Elisa era la prima che voleva avvicinarsi a lui anche dopo aver scoperto quel lato del suo carattere. Si chiedeva per quale motivo una come lei mostrava interesse in lui, iniziò ad incuriosirsi...

Tutta via rifiutò: «No, scusami, non è che non voglio, è solo che sono stanco e preferirei andare a dormire sul mio letto.» In parte era vero.

Elisa: «Che? Ooh, andiamo! Non è una serata in cui si fa baldoria, staremo tutto il tempo seduti sul divano!» "E strafatte di Semantomina, ma forse è meglio non dirglielo!"

Freddie: «N-No, grazie, davvero. Ho sonno, adesso andrò a dormire.» Si girò e fece per entrare nell'edificio.

Ma ad Elisa non le andava bene: «A-Allora facciamo così! Perché domattina non mi vieni a trovare? Mi troverai alla scuola "La Livella"*, a Fuorigrotta, sarò lì tutta la mattina! Guarda che ci conto!» Mentre glie lo diceva, Freddie era già entrato nel bed and breakfast.

Elisa andò, infine, dalla sua amica Serena, facendo molto ritardo (erano ormai le 19:30), si mangiarono una pizza, lei le raccontò di Freddie e del loro incontro, Serena non fu sorpresa e le disse: «Tu hai proprio un debole per quelli strani!». Poi presero i loro bottoni di Semantomina, guardarono un film in blu-ray e andarono a dormire molto tardi.

Elisa si risvegliò il giorno dopo (16 luglio 2016), alle 6:50 del mattino. Guardò l'ora sul suo telefono e disse: «C-CAVOLO! Sono in ritardo!» Si rivestì velocemente e uscì per andare a scuola, correndo come una forsennata per tutta Via Console. Usò un trucchetto che sfruttava solo quando era davvero in ritardo: utilizzò il suo Stand, Pendulum, per afferrare i pali dei lampioni che trovava in mezzo alla strada per darsi piccoli slanci in avanti e velocizzare la corsa, senza che nessuno se ne accorgesse. Ma, come avrebbe imparato più tardi, esporre i propri Stand così in pubblico è pericoloso e si rischia di attirare attenzioni indesiderate...

Un parroco che si trovava seduto al tavolo di un bar lì per la strada a leggere il giornale e prendere un caffè, notò la ragazza correre via... e anche il suo Stand!

Pensò: "C-Che cosa?! Un'altra anima maledetta da questo insano potere? Io ero sicuro di aver purificato questo posto da questa terribile maledizione... e invece c'è ancora qualcun'altro che li usa contro il volere di Dio! No... non posso permettelo! Io, Padre Sheeran, libererò questa città dal male... qualunque sia il prezzo da pagare!"

Così, Padre Sheeran e il suo Stand pedinarono Elisa fino alla sua scuola...

 

TO BE CONTINUED...

* - Né il b&b "Dallo Scugnizzo" né la scuola "La Livella" esistono veramente, sono inventati da me di sana pianta.

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Capitolo 7
*** A scuola! ***


A SCUOLA!

 

RICORDI:

Freddie Jackson, un ragazzo inglese di 16 anni e portatore di uno Stand (Prodigy), viaggiò a Napoli per un non ben precisato motivo. Durante la sua visita si trovò nei Quartieri Spagnoli, luogo sotto il controllo del clan Immobile, e si imbattè in Giacomo Grande detto "Big Jim", anche lui portatore di uno Stand (Little Tony), e ingaggiarono uno scontro nella quale Freddie fu vincitore. Il boss del clan Immobile, Don Ciro, sospettò che Freddie potesse essere una spia di un clan rivale per via della forza del suo Stand, e così chiese ad una sua cliente ed "amica", Elisa Salvemini (Nome Stand: Pendulum), di indagare a proposito. Ella rifiutò, ma per puro caso si imbattè lo stesso nel ragazzo nel bel mezzo di Piazza del Plebiscito, e a causa dei loro caratteri irruenti ingaggiarono uno scontro. Tutta via dovettero interrompere l'incontro per aver attirato troppo l'attenzione dei passanti, e subito dopo tra i due schioccò una "scintilla" che li portò a fare amicizia. Elisa diede appuntamento a Freddie la mattina seguente alla sua scuola, ma non sapeva che anche un altro personaggio voleva incontrarla...

Freddie Jackson si svegliò la mattina del 16 luglio 2016 intorno alle 7:41. La sua camera era scialba, aveva solo un letto, un armadio e una finestra che affacciava nel cortile interno del condominio (per quanto i proprietari del bed and breakfast millantassero di avere "camere con la vista sul mare di Napoli"). Le pareti, tra l'altro, erano bianche, e questo suscitava un senso di oppressione in lui che lo faceva scappare sempre il prima possibile da quel luogo. Cosa avrebbe fatto quel giorno?
Elisa gli aveva detto qualcosa, prima che si separarono in quella sera del 15 luglio 2016, giorno del loro primo incontro: «A-Allora facciamo così! Perché domattina non mi vieni a trovare? Mi troverai alla scuola "La Livella", a Fuorigrotta, sarò lì tutta la mattina! Guarda che ci conto!»

Freddie era arrivato a Napoli solo da pochi giorni e glie ne erano successe di tutti i colori, aveva fatto due combattimenti Stand in una giornata ed ora quella strana ragazza voleva fare a tutti costi amicizia con lui. Gli sembrò strano, ma non nascose il suo interesse a riguardo, lui che era sempre stato una persona isolata dal resto del mondo e che provava un profondo disagio nel conoscere persone nuove. Ma lì in città non aveva di meglio da fare, e si sentiva anche molto solo... forse conoscere gente nuova poteva permettergli di togliersi quella brutta sensazione!

Così, la mattina del 16 luglio 2016, dopo aver fatto una buona colazione ad un bar lì sulla strada, alle ore 8:22 si diresse verso il quartiere non poco noto di Fuorigrotta: questo quartiere da molti è considerato il vero centro di Napoli per via dell'elevata densità di abitanti (vivono 76.521 persone in uno spazio di 6,2 km2) e della presenza di molti dei luoghi più frequentati dai napoletani, come lo Stadio di calcio "San Paolo", il teatro PalaPartenope, la Mostra d'Oltremare, due delle sedi dell'Università degli studi "Federico II", tantissimi ristoranti diversi, bar, scuole, un maxi cinema e così via. E in più in alcune frazioni vi sono sia normali abitazioni che uffici, rendendolo non solo un luogo di intrattenimento ma anche in cui vivere.

Qui, in un vicolo del quartiere, vi era una delle scuole più decadenti della città, l'Istituto Tecnico Industriale "La Livella": un tempo grande e gloriosa, col tempo passò nelle mani di persone sempre meno raccomandabili, e alla fine la struttura finì per pagarne le conseguenze, con muri che cadevano a pezzi, muffa, alcune aule erano senza le lavagne ed altre persino senza cattedra. Sempre meno studenti ormai frequentavano quella decadente scuola, che era destinata a crollare.

Ma Freddie era lì, davanti alla scuola, e ne osservava la decadenza anche da fuori: il cancello (verde) era arruginito, ma tutto sommato era la cosa migliore di quel posto, considerando i quattro gradoni che portano all'ingresso della scuola senza alcune mattonelle, i tre ingressi di cui uno solo era munito di porte (gli altri due erano stati chiusi con grossi tavoloni di legno), e per concludere il nome della scuola, posta sul porticato dell'ingresso, divenuto illegibile e riscritto da qualche burlone con una bomboletta spray rossa in "La Saittella" (in napoletano significa "il tombino").

Freddie pensò: "Ma che razza di posto è questo? Questo degrado supera persino le mie aspettative! Ed Elisa studierebbe qui? Ma poi, mi fa davvero strano... se lei ha la mia età, perché frequenta la scuola in pieno luglio? In questo periodo non dovrebbe avere le vacanze? Mph, forse sarà qui per fare del doposcuola... anche se non so che doposcuola potrebbe mai offrire questo posto!"

Freddie entrò nella sala principale: era uno spazio piccolo, le mura bianche erano quasi senza itonaco, sulla sinistra (dall'ingresso) il muro veniva usato come bacheca per le comunicazioni, ma Freddie vide soltanto disegni sconci fatti dagli studenti. D'avanti a lui il muro mostrava due bivi agli angoli, le uniche vie che potevi prendere per muoverti nella scuola: a sinistra, un lungo corridoio che portava ad alcune aule, alle scale d'emergenza e alla palestra; a destra, la scala principale che portava ai piani superiori dove c'erano aule, presidenza ed aule per gli insegnanti. Proprio su quel muro erano presenti un tavolo di legno ed una sedia, e lì seduto c'era quello che Freddie pensò essere il custode: aveva la divisa classica celeste da bidello, un viso anziano, grossi baffoni bianchi, due occhiali rotondi enormi, i capelli bianco cenere presenti solo ai lati della testa, e il corpo abbastanza grassottello. Non sembrò nemmeno sentire Freddie entrare, era assorto nella lettura di un giornale.

Freddie tentò di attirare la sua attenzione schiarendosi la gola: «Ahem.»... nessuna risposta. Se la schiarì ancora più forte: «A-HEM!»... nessuna risposta. Disse: «Mi scusi? Mi servirebbe un'informazione.»... nessuna risposta. «Hey, mi ha sentito?»... nessuna risposta. Alla fine urlò: «INSOMMA, POSSO CHIEDERLE UN'INFORMAZIONE?»

Solo a quel punto il custode notò Freddie e reagì con un balzo sulla sedia. E rispose: «Ma insomma, che bisogno c'è di urlare?!»

Freddie: «M-Ma io-»

Custode: «Guardi che fa male alle corde vocali, lo sa? Rischia di infiammarsele!»

Freddie: «Sì ma lei-»

Custode: «E poi non si urla agli anziani, nessuno ti ha insegnato il rispetto per chi è più grande di età di te?»

Freddie: «MA MI STA-» Poi vide lo sguardo del custode e capì che no, non lo stava prendendo in giro, faceva sul serio. Perse ogni speranza di ragionare con quell'uomo: «Grrr... Va bene... le chiedo scusa. Vorrei chiederle un'informazione.»

Custode: «Per?»

Freddie: «Ecco, sto-»

Custode: «NO NO NO, non hai capito! Per... ?»

Freddie era perplesso: «Uh?»

Custode: «Avanti, come continua la frase? Per... ? Quali sono le due paroline magiche? Per... ? Non sarai maleducato fino a questo punto spero, se vuoi chiedermi qualcosa senza dire queste due paroline!»

Freddie aveva voglia di chiamare il suo Prodigy e far sbattere la testa di quel vecchio bacucco dentro il muro, ma non sapeva se fosse portante e non voleva causare un crollo, quindi desisté. «Mmmnnnggg... Per... favore...»

Custode: «Bravo! Visto? Non è difficile, con un po' di impegno tutti possono diventare brave persone, anche gente come te!»

Ora doveva ringraziare il buon senso di Freddie e la sua pazienza se quel vecchio non aveva la testa frantumata in mille parti. «S-Sì... Va bene... quindi, posso chiederle un'informazione, per favore?»

Il tono di Freddie era sarcastico, ma il custode sembrò non rendersene conto: «Ora sì che si ragiona! Però... ecco... sono stato assunto qui da poco e non conosco praticamente nulla del posto, quindi non posso esserti d'aiuto, mi dispiace!»

Freddie: «C-CHE?!?» "É uno scherzo questo, ci sono delle telecamere nascoste qui vicino? Ah... ahahah... brava Elisa, hai organizzato tu lo scherzo vero? Per vendicarti di ieri immagino... brava, me l'hai fatta!"

Ma il custode insisteva: «Beh, sono stato assunto solo per fare da custode durante le vacanze, per controllare che durante il giorno non passi nessuno di poco raccomandabile. Se hai bisogno di informazioni... beh... in verità non ci sono nemmeno il preside e il vicepreside, e tutti gli insegnanti sono fuori a fare colazione al bar, non torneranno qui prima delle 10.»

Ormai l'idea che quello fosse uno scherzo sembrò dissiparsi e dare spazio alla dura realtà. Freddie non aveva parole: «... E... E allora a chi posso chiedere, mi scusi?! Io devo soltanto incontrare una persona!»

Custode: «Aspetta, ci stavo arrivando, fammi finire! L'unica persona a cui puoi chiedere è la bidella, lei conosce questa scuola meglio delle proprie tasche e sa ogni persona che entra ed esce dall'edificio. Praticamente, è l'unica che si prende davvero cura di questo posto.»

Freddie si sentì rassicurato: «Oh, perfetto! E dove la posso trovare?»

Custode: «... ah boh! Gira in continuazione per la scuola, può essere ovunque a quest'ora!»

E tutte le speranze di Freddie si sgretolarono come quando strofini della plastichina per il modellismo che si è fatta molto vecchia: «C-COME OVUNQUE?!? Senta, sinceramente io non voglio perdere tutto questo tempo solo per cercare una persona, forse lei potrà essere già sufficiente. Sto cercando una ragazza, penso sia vostra studentessa, si chiama Elisa Salvemini. Sa dirmi dov'è?»

Il custode rimase muto. Lo guardò con occhi fissi.

Freddie: «Oh, e che... PER FAVORE?»

Il custode rimane sempre muto. Lo sguardo sembrava perplesso.

Poi parlò: «Uhmm... ma perché, c'è anche una studente che si chiama così?»

Freddie era visibilmente innervosito: «Ma perché, quante Elisa Salvemini conosce?!»

Custode: «Beh... in realtà io solo una.»
Freddie: «Ooooh, perfetto! Vede? Anche lei a piccoli passi può arrivare a capire concetti basilari e formulare delle risposte immediate! Allora, lei sa dirmi dov'è, P-E-R F-A-V-O-R-E?»
Custode: «Ecco, è proprio questo il punto... Elisa Salvemini... è la nostra bidella!»

In quel momento, il cervello di Freddie si fermò per un attimo per metabolizzare quello che aveva sentito. Una volta metabolizzato, rispose con la maniera che ritenne più opportuna: «COOOOOOOSAAAAAAA?!?»

POCO PRIMA...

Andiamo alle 7:20 di quel caldo 16 luglio: Elisa Salvemini arriva all'Istituto Tecnico Industriale "La Livella" con venti minuti di ritardo. "Merda! Queste me le levano dalla busta paga!" Entrò nella struttura di fretta senza neanche farsi riconoscere dal custode (che intanto aveva schiacciato un pisolino lì, su quella sedia), indossò la sua divisa celeste ed iniziò a lavorare. Ma anche quel giorno, il preside e tutto il corpo docenti sembrava completamente assente: in tutto l'edificio c'erano presenti solo lei e il custode.

Elisa non era ormai così tanto sorpresa come lo era all'inizio: lavorava come bidella in quella scuola da quell'anno scolastico, lo stesso anno in cui decise di interrompere gli studi. C'erano molti motivi che l'avevano spinta a fare quella scelta, ma uno di quelli era entrare a lavorare in quella scuola. Perché proprio quella... è un mistero.

Iniziò pulendo la palestra, come suo solito: era la più difficile da pulire perché si trovava per metà all'aperto (con un decadente campetto di calcio in cui le porte erano sprovviste di rete) e per metà al chiuso (qui invece un campo di palla a volo, inutilizzabile perché non c'era la rete e quindi trasformato in campo da calcetto con due porte disegnate alle estremità dei muri: c'erano anche attrezzi da palestra, ma inutilizzati). Per via di questa sua natura, la polvere entrava di continuazione attraverso le finestre rotte della palestra al chiuso e si insidiava da ogni parte, e per evitare che si depositasse per troppo a lungo Elisa era costretta a pulirla ogni giorno.

Mentre era intenta a pulire alcune travi che dovevano avere lo scopo di esercitare gli atleti a mantenere l'equilibrio (ma veniva usato soltanto dagli studenti più grandi per farci le cosacce fuori dagli occhi e dalle orecchie degli insegnanti), Elisa sentì le porte della palestra schricchiolare. Era segno che si stavano aprendo.

Pensò: "Strano, non c'è vento fuori e comunque quelle porte sono troppo arrugginite per lasciarsi aprire dalla corrente. Qualcuno sta entrando qui? Eppure il custode non si muove mai dall'ingresso... non è che ha lasciato entrare qualcuno nella scuola e non se n'è accorto?!"

Elisa non era spaventata neanche all'idea che potesse essere un ladro, e gridò: «HEY , CHI VA LA'? Guardate che non vi è permesso entrare in questa scuola senza permesso! Vi conviene uscire, adesso!» Poi però pensò che poteva essere Freddie, dopo tutto gli aveva dato appuntamento dove lavorava, però le risultò strano che Freddie si facesse vivo a quell'ora, erano ormai le 7:57. Chiunque fosse, nella palestra si fece un'aria molto tesa...

Elisa si diresse verso le porte della palestra, non sentendo alcuna risposta: «Insomma, mi dovete far venire fin là? Guardate che poi è peggio per voi!»

Poi, vide la figura che era appena entrata nella palestra... era un parroco! Sarà stato alto forse 1,80 m, il viso era solcato da rughe ma non sembrava affatto anziano: i capelli, purché non presenti sulla zella, erano biondi e chiari ed erano ordinati con un ciuffo rivolto a sinistra del capo. Gli occhi erano piccoli ed azzurri, la bocca larga e sottile, la mascella quadrata e le orecchie sembravano enormi. Inoltre la corporatura era dritta e composta, con due spalle solide e quadrate e le gambe lunghe. Il vestiario era semplice e tipico dei preti: grigio, con il colletto chiericale, un rosario d'onice al collo, collane con simbolismi cristiani e una piccola Bibbia nella mano destra, tanto per completare lo stereotipo!
Elisa era sorpresa, e disse: «Ehm... mi scusi? Chi le ha dato il permesso di entrare qui?»

Parroco: «Oh, mi scusi lei! Non volevo disturbarla, vedo che era intenta a... pulire. Beh, in fondo la vita è così... un'intera esistenza a pulire le macchie della propria coscienza, per poter rimanere in contatto con Dio ed avere la sua misericordia.»

Quel parroco parlava strano, come facevano tutti gli uomini di chiesa che aveva conosciuto... ma lui aveva qualcosa di diverso nel tono della voce, qualcosa che lo rendeva... quasi... sadico!

Ma Elisa non si lasciava intimidire: «Sì, fantastico, viva Gesù e via dicendo. Ora posso sapere chi l'ha fatta entrare?»

Il parroco si sentì offeso: «Sai, quel tuo tono sarcastico un giorno ti si ritorcerà contro. Non devi comportarti così con le persone che cercano di darti una mano.»

Elisa: «Ah, perché quello tu lo chiami "dare una mano". Io la chiamo "predica da quattro soldi". E poi le macchie sulla mia coscienza non sono affari che le riguardano. Quindi veda di alzare i tacchi e svignarsela, altrimenti la mia rabbia dovrà scontrarsi con la sua fede.»

Ma il parroco non sembrò sentirsi minacciato da quelle parole. Anzi, fece un sorriso. Un sorriso che non sembrò essere carico di bontà e altruismo, ma più che altro... di sadismo! Elisa ebbe un brivido dietro la schiena, quello per lei era la conferma che quell'uomo tramandava qualcosa.

Il parroco disse: «Oh... ohohohohoh... ma non mi dà nemmeno il tempo di iniziare... vedi, sono entrato qui senza il permesso di nessuno, ed avevo come unico scopo quello di incontrare... te!»

Elisa degluttì: «C-Chi è lei?»

Parroco: «Lascia che mi presenti, sono Padre Sheeran. Sono arrivato in questa città da qualche anno direttamente dall'Irlanda, ed ho come unico scopo quello di liberare le anime che gravano dei grossi pesi... solo che, queste anime... per essere purificate... devono incontrare il Creatore in persona!»

Elisa aveva sentito abbastanza: «PENDULUM!» Senza pensarci due volte il lungo Stand cobra si diresse verso Padre Sheeran pronto a stritolarlo fino a farlo svenire dal dolore. Ma una volta giunto a cinque metri da lui... rallentò di colpo! Dopo un po' Pendulum si fermò vicino al parroco e fluttuò intorno a lui senza potersi muovere, era come se improvvisamente Elisa ne aveva perso il controllo!

Elisa era terrorizzata: «M-MA COSA... ?!? Che diav... CHI SEI VERAMENTE?! Cosa vuoi da me?»

Padre Sheeran (visibilmente soddisfatto): «Te l'ho detto, sono qui per purificare la tua anima... da quell'essere immondo che tu chiami Stand! E lo farò con il potere che mi ha conferito Dio in persona, ZERO ASSOLUTO! Lo Stand che annienta tutti gli altri Stand!»

 

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 8
*** Zero Assoluto ***


 

ZERO ASSOLUTO

 

SCHEDA STAND

 

NOME: PENDULUM

PORTATORE: ELISA SALVEMINI

Potenza distruttiva: C
Velocità: C
Raggio d'azione: N.D.
Durata azione: A
Precisione: A
Potenzialità di crescita: E

POTERI:

Il corpo di Pendulum può allungarsi all'infinito. Può afferrare un essere umano con estrema facilità e stritorarlo fino a rompergli le ossa, ma non è forte rispetto ad altri Stand. Inoltre, Pendulum ha anche il potere di rigenerare le sue ferite senza limiti, anche se viene diviso in due, ma la testa è il suo punto debole e se colpito lì causa gravi danni al suo portatore.

ASPETTO:
Ha l'aspetto di un cobra reale di dimensioni maggiorate. Il corpo è perennemente attaccato al suo portatore, e da lì può allungarsi e accorciarsi a piacimento senza perdere potenza. Per questo motivo, non se ne vede la coda.

 

Freddie, dopo aver scoperto il vero motivo per cui Elisa si trovava in quella scuola a luglio, si trovò d'avanti a due scelte: andare alla sua ricerca per tutta la scuola o aspettare che finisse il turno, ma in entrambi i casi la perdita di tempo sarebbe stata enorme. Decise che, inizialmente, avrebbe aspettato lì all'ingresso in compagnia del custode (che di tanta compagnia non era, si era appena addormentato sulla sedia!), nella speranza che Elisa fosse passata da quelle parti durante il suo turno di lavoro.

Ma non aveva la minima idea che, in realtà, la vita di Elisa era in grave pericolo!

Proprio in quel momento, nella palestra al chiuso della scuola, si stava svolgendo un violento scontro. Padre Sheeran, parroco venuto direttamente dall'Irlanda, era un fanatico e megalomane, e dopo aver scoperto di essere possessore di uno Stand pensò che il suo fosse un potere ricevutogli da Dio in persona, mentre quelli degli altri dei demoni che si erano impossessati delle loro anime. Così iniziò la sua "campagna" per "purificare" queste anime, che si traduceva in distruzione degli Stand e quindi conseguente morte del suo portatore. Ma il prete non era afflitto dai sensi di colpa, anzi riteneva che era quello il volere di Dio, perché così le anime dannate potevano arrivare direttamente da Lui per avere l'assoluzione ed entrare nei cancelli del Paradiso: per questo provava una sadica soddisfazione nel compiere quelle azioni. E la prossima anima da purificare sarebbe stata... quella di Elisa Salvemini!

Il Pendulum di Elisa e lo Zero Assoluto di Padre Sheeran stavano combattendo da un'ormai buona mezz'ora, erano le 8:29 del 16 luglio 2016. Elisa era allo stremo, ogni tentativo di sfiorare lo Stand avversario era inutile: Zero Assoluto era uno Stand dalla forma di un satiro dorato con quattro braccia, solo che il dorso delle mani e gli zoccoli erano nero carbone. La testa era rotondeggiante e non aveva gli occhi, il naso e le orecchie, ma la bocca sì ed era anche umanoide. Sul mento aveva una barbetta caprina, sempre dorata, mentre le corna caprine erano piccole e si trovavano all'altezza delle tempie.

Ma soprattutto... quello Stand era intoccabile! Era inutile quanto Elisa ci provasse, ogni volta che Pendulum provava a colpirlo arrivato a 5 metri di distanza iniziava a perderne il controllo. E ogni volta che lo faceva, Zero Assoluto colpiva con la sua potentissima scarica di pugni. Era davvero uno Stand micidiale! Per quanto Pendulum aveva la capacità di rigenerarsi, troppi colpi si ripercuotevano anche su di Elisa.

In mezz'ora le provò tutte: provò a lanciargli ogetti nella speranza che il suo potere avesse effetto solo sugli Stand... ma niente, anche gli ogetti una volta arrivati a 5 metri di distanza iniziavano a fluttuare intorno a lui, senza alcun controllo! Intuì allora che il suo potere era quello di annullare la forza gravitazionale intorno a lui, quindi provò a lanciargli ogetti pesanti verticalmente, in modo tale che il loro peso avrebbe dato il giusto slancio una volta entrati nella zona di assenza di gravità per colpire il prete... ma il suo potere aveva un raggio di 5 metri anche in altezza, ed erano troppi! Gli ogetti lanciati da Elisa non riuscivano ad avere abbastanza slancio, e Zero Assoluto li scansava senza problemi.

Padre Sheeran gongolava: «Ahahahah! Provaci, provaci quanto vuoi! Il potere che mi ha concesso Dio mi permette di essere immune agli sporchi poteri demoniaci degli Stand, e annulla la loro forza una volta vicini a me. Io sono stato mandato da Dio in persona a purificare le vostre anime! Forza, se eviti di opporti riuscirai a raggiungere il Paradiso con minore sofferenza.»

Elisa era incavolata nera: «Ma cosa vaneggi, idiota! Non sei nient'altro che l'ennesimo portatore Stand che si crede invincibile. Cretino, il tuo Stand è tra i più banali che abbia mai visto, aspetta che scopra il tuo punto debole e poi vediamo se Dio arriverà a salvarti dalla mia furia!» In verità mentiva: Elisa non riteneva che Zero Assoluto fosse uno Stand banale, ma anzi sosteneva che fosse troppo pericoloso, persino più di quello di Freddie.

Un lampo le passò per la testa: "Freddie! Dove diavolo sei? Per puro caso ti ho dato appuntamento qui in mattinata, ma ti prego non fare tardi! Non ho intenzione di combattere onestamente contro questo qui, è un pazzo maniaco! Bisogna farlo fuori il prima possibile!" Intanto continuava a combattere ed evitare di finire nel raggio d'azione di Zero Assoluto, nel mentre il giovane Freddie non si faceva ancora vivo.

Ad un certo punto Elisa si ritrovò con le spalle al muro, letteralmente: l'uscita dalla palestra si trovava dietro le spalle del prete, la palestra da quel punto si estendeva in largo, e Padre Sheeran era esattamente al centro della palestra. Elisa era quindi nel punto più vicino al suo raggio d'azione. Aveva ancora modo di scansare i suoi attacchi, ma ormai stava raggiungendo il suo limite.

Anche Padre Sheeran divenne esasperato: «Piantala di scappare! É l'ennesima volta che io cerco di prenderti, e tu sguizzi via! Che fai, ti prendi gioco di me? Pensi che la fede sia uno scherzo? NON É AFFATTO COSI'! Per tutta la vita, ragazzetti sfacciati come te mi hanno preso in giro per la mia devozione, pensando che fossi matto! Mi ricordi quel ragazzino di 15 anni che, mentre io mi apprestavo a regalare una monetina a un povero senzatetto in mezzo alla strada, mi spintonò contro di lui fino a farmici finire addosso, e disse: "Hey guardate, il padre ha davvero un debole per gli straccioni come lui! Che sfigato!" Tutti gli amici che erano con lui scoppiarono a ridere... e lì la mia collera esasperò! Fu in quel momento, quando ero in maggiore difficoltà nella mia vita, che Dio mi conferì questi poteri, e mi permisero di sistemare quei ragazzini... alla buona maniera. Mi dispiace aver fatto lo stesso con il senzatetto ma, sai... aveva visto tutta la scena... Eheheh...»

Elisa pensò: "Questo qui è completamente matto, ha i neuroni bruciati, è talmente schizzato che è in grado di ammazzare degli innocenti per il suo sadico piacere! Ma com'è possibile che un tipo così ha agito completamente indisturbato per tutto questo tempo?" Si ricordò di alcune misteriose sparizioni che erano iniziate nell'estate dell'anno passato e che non avevano alcun nesso tra di loro, le vittime non avevano nulla in comune e gli investigatori non sapevano che pesci prendere. Ora Elisa aveva capito: quelle persone le aveva fatte sparire Padre Sheeran, e il loro filo in comune erano i poteri Stand! "Questo qui uccide tutti i portatori di Stand, e il suo potere glie lo permette... merda! Com'è possibile che fin'ora nessuno è riuscito a contrastarlo? Cosa posso fare?"

Padre Sheeran iniziò a ridere come uno schizzato: «Ah... Ahah... Ahahahahah! E va bene, mia cara. A questo punto non mi lasci altra scelta... so io cosa fare per quelli come te!» Aprì la Bibbia che era rimasta per tutto quel tempo nella sua mano destra e... tirò fuori una pistola! Aveva una pistola nascosta per tutto quel tempo! Senza pensarci due volte iniziò a sparare ad Elisa, che si protesse grazie al suo Pendulum e alle sue capacità rigenerative... ma ormai era stanca e il controllo sul suo Stand si era indebolito, e un proiettile la colpì di striscio sul fianco destro. Sentì un bruciore che non aveva mai sentito prima d'ora.

Padre Sheeran aveva un sorrisone a trentasei denti e gli occhi sgranati. Ormai i suoi capelli si erano scombinati per via dello scontro, ed aveva anche sudato, e questo gli conferiva un aspetto ancora più da pazzo maniaco. Rise ancora: «AHAHAHAH! Ormai sei finita! Il tuo Stand è preciso, bisogna ammetterlo... ma ormai sei al limite! Adesso ricarico la pistola: la prossima scarica di colpi non riuscirai ad evitarla! NON PUOI CONTRASTARE IL VOLERE DI DIO! AHAHAHAHAHAH!»

«Padre, spero che il suo "Signore" sarà in grado di perdonare i suoi peccati...»

Una voce, da dietro Padre Sheeran, aveva parlato! Qualcuno era entrato nella palestra, e non l'aveva sentito perché i colpi di pistola avevano coperto il rumore della porta! Il prete si girò e... vide dietro di lui una fila di quattro palloni da basket, perfettamente ordinata e attaccati l'uno con l'altro, fluttuare all'altezza della sua testa a pochi metri da lui! Sfruttavano il potere anti-gravitazionale del suo Stand! E dietro quei palloni... c'era un ragazzo con la cresta verde e una collana con la forma di un sole con un teschio! Era Freddie Jackson! Le speranze di Elisa si erano avverate!

Freddie: «... perché io, di perdonarti, non ne ho la minima intenzione!»

Il suo Stand, Prodigy, aveva un altro pallone da basket nella sua mano destra, e la lanciò ad incredibile velocità contro quei palloni che aveva precedentemente sistemato. Colpì l'inizio della fila, e il pallone dall'altra estremità si lanciò ad incredibile potenza dritto sulla faccia del prete! «AAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!!» Il colpo fu talmente violento che Padre Sheeran si accasciò a terra, i denti si spaccarono completamente e la sua bocca si riempì di sangue. La palla arrivò persino ad Elisa, che la prese al volo. Tutta via, il prete non fu sconfitto del tutto: lo Stand era ancora attivo e la fila di palloni, per via dell'impatto, avanzò lentamente fluttuando verso Elisa.

La ragazza era sconcertata: «F-Freddie! Ma cosa... come hai fatto?»

Freddie: «Sono venuto qui perché mi scocciavo di aspettare e pensavo che nella palestra avrei passato un po' il tempo, ma ho sentito un sacco di casino venire da qui dentro e così ho sbirciato da fuori: ho visto il potere di questo Stand, e mi è dispiaciuto non essere intervenuto prima... ma avevo bisogno di questi palloni, che ho trovato nel magazzino al piano di sotto, per sconfiggerlo. Dì, hai mai sentito parlare del pendolo di Newton?»

Il prete, intanto, era ancora a terra, e rimurginava qualcosa che non si riusciva a comprendere bene per via del sangue nella sua bocca. La fila di palloni, intanto, era arrivata dall'altra parte e si fermò alla stessa altezza di prima.

Freddie continuò: «L'ho letto in un libro nel mio vecchio orfanotrofio: praticamente un fisico (che non era Newton) creò questo pendolo per spiegare le leggi sulla conservazione del moto e dell'energia. Si tratta di una fila di cinque pendoli sferici uno attaccato all'altro, quando un pendolo ad una estremità viene lanciato e colpisce la fila, la sfera dall'altra parte prende uno slancio della stessa velocità e forza mentre quelle in mezzo, apparentemente, rimangono ferme. Ecco come ho fatto: prendendo esempio da quel libro, ho creato un mio pendolo di Newton con questi palloni da basket ed ho sfruttato le leggi di conservazione della forza per colpire questo pazzoide. In parole povere, quando il pallone ha colpito la fila, la forza è stata trasmessa di pallone in pallone fino ad arrivare a quello dall'altra parte, che non avendo ostacoli è stato lanciato con la stessa potenza dritto verso la sua faccia!*»

Padre Sheeran, nel frattempo, era riuscito ad alzarsi, anche se era tremolante. Sputò un grumo di sangue dalla bocca (nel quale c'erano anche pezzetti di denti) e riuscì a dire poche, semplici, parole: «V-VOI... COME... AVETE... OSATO... M-METTERVI... C-CONTRO...»

Freddie: «Hai capito come fare, Elisa?»

Elisa vide la fila di palloni d'avanti a lei, il pallone nelle sue mani e la testa del parroco, perfettamente in linea d'aria. E capì: «Mph, io mi ritengo una persona ignorante e non ne capisco molto di fisica. Ma questa spiegazione... è stata più che chiara!»

Diede il pallone al suo Pendulum che, anche se non era forte come Prodigy, lo afferrò per metà ed iniziò a stritorarlo. In questo modo riuscì a caricare uno slancio abbastanza potente da emulare la forza dello Stand dell'amico: il pallone si lanciò ad incredibile velocità contro il "pendolo" di Freddie, e secondo gli stessi princìpi diede una forza altrettanto uguale al pallone all'altra estremità, che si lanciò ad incredibile potenza dritto in mezzo alla fronte del parroco! Era di nuovo a terra! Dopo quel colpo, il pallone cadde per terra e rimbalzò un paio di volte, per poi essere afferrato da Freddie. Anche i palloni messi a "pendolo" caddero tutti per terra e rimbalzarono da svariate parti. Era segno che lo Stand di Padre Sheeran, Zero Assoluto, era stato sconfitto.

Elisa: «Sembra proprio che il tuo "potere divino" ti abbia abbandonato.»

SBAM!

Freddie ed Elisa uscirono dalla scuola dopo l'arrivo della polizia. Avrebbero avuto molte domande da fare dopo aver visto la palestra messa sottosopra e un pallone da basket utilizzato per mandare K.O. il prete (non si sarebbero mai bevuti la storia degli Stand). Ma avevano trovato la pistola del parroco ancora nelle sue mani, e avevano soccorso la ferita di Elisa al fianco destro dovuto ai suoi proiettili: per loro, quelle erano prove più che sufficienti, e portarono via Padre Sheeran ancora privo di sensi e ammanettato dentro una delle volanti. Fecero solo qualche domanda ad Elisa e al custode (soprattutto in merito a cosa stava facendo quando Padre Sheeran è riuscito ad entrare nella scuola: forse avrebbe perso il posto di lavoro, Freddie se lo augurava!), invitarono Elisa a venire il prima possibile in questura per sporgere denuncia, poi furono liberi di andare.

Quando Freddie ed Elisa tornarono ad essere soli, fuori dai cancelli dell'Istituto Tecnico Statale "La Livella", Elisa disse: «Ti devo un altro favore, Freddie. Non so come sarei riuscita ad uscirmene da quella situazione se non fossi intervenuto tu. E questa volta non sto scherzando: vorrei davvero avere la possibilità di sdebitarmi!»

Freddie era spiazzato da quelle parole: d'altronde, non aveva mai aiutato veramente qualcuno in vita sua (tranne quella volta in orfanotrofio, quando si manifestarono per la prima volta i suoi poteri latenti, ma era un caso a parte), e sentirsi gratificato in quel modo lo faceva stare... bene!

Tutta via Freddie non sapeva davvero come rispondere ad Elisa: «Ehmm... Beh... in verità non fa nulla, davvero. Non ce n'è bisogno...»

Elisa: «Sì che c'è! Ascolta, grazie ai casini di oggi ho la giornata libera, quindi vieni con me!» Iniziò ad incamminarsi lontana dalla scuola.

Freddie, indeciso, iniziò a correrle dietro: «E-Ehi, aspetta! Dove stiamo andando?»

Elisa: «A fare un giro per la città! É da ieri che ti stai stressando inutilmente, e questo non va bene, soprattutto per i tuoi preconcetti che hai nei confronti di Napoli. Quindi la cosa migliore che posso offrirti... è una giornata di relax nei posti più belli che questa città possa offrire!»

Freddie non era ancora abituato a tutte quelle attenzioni: era sempre stato considerato una persona fredda, troppo fredda, con cui fare amicizia. Non provava sentimenti nei confronti di nessuno, perché nessuno ne aveva mai provati per lui. Ma Elisa...

Freddie pensò: "Ma cosa ci trova questa tipa in me? Perché vuole a tutti i costi fare amicizia con me? Capisco la gratitudine per averle salvato la vita... ma passare una giornata insieme non è un modo per sdebitarsi. C'è qualcosa che non vuole dirmi." Ma Freddie non le chiese mai nulla a riguardo.

La loro giornata fu come avevano sperato: andarono per primo sul lungomare di Mergellina, e fecero una lunga e tranquilla passeggiata fino ad arrivare a Castel Dell'Ovo, il castello più antico della città (fu costruito proprio durante la sua fondazione nell'VIII sec. a.C.), dove alberga una leggenda secondo la quale il poeta Virgilio nascose nelle sue fondamenta un uovo magico che aveva il potere di far reggere in piedi l'intera fortezza, e che quando si sarebbe schiuso si sarebbero scatenate catastrofi non solo sul castello ma anche sull'intera città. La loro passeggiata fu serena e riuscì a dare a Freddie proprio ciò che Elisa gli aveva promesso: un attimo di serenità, quell'armonia che solo le splendide visioni uniche di Napoli può offrire.

Quella pace rimase nei due giovani ragazzi fino a quando non arrivò sera... ed un altro bizzarro evento si manifestò d'avanti ai loro occhi!

 

TO BE CONTINUED...

* - É una spiegazione molto approssimativa e so benissimo che il princìpio fisico alla base ha altre mille sfaccettature, cercate di prenderlo per quello che è.

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Capitolo 9
*** Nuove amicizie (parte 1) ***


NUOVE AMICIZIE (parte 1)

 

Era la sera del 16 luglio 2016, erano le 22:43. Nel periodo estivo, quasi ogni sera a Napoli c'è la possibilità di divertirsi in tantissimi modi: non sono poche le serate nei locali notturni nei finesettimana, ma la città comprende anche numerosi luoghi di ritrovo per i giovani, soprattutto nelle zone del Centro Storico. Tra questi, vi è Largo San Giovanni Maggiore, nota ai più come "Piazzetta Orientale" per via della sua ubicazione vicino ad una delle sedi dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale". Non vi è molto da dire su questa piazza, se non che per è molto frequentata da studenti e non, per via dello spazio solo pedonale e della presenza di piccoli bar e paninerie nelle vicinanze, rendendola molto affollata nei finesettimana e nei giorni di festa.

Elisa Salvemini frequentava spesso quella piazza dato che molti suoi amici trascorrono lì le serate. Non solo, aveva fatto amicizia con buona parte dei più assidui frequentatori del posto, ed era divenuta molto popolare. Aveva deciso che, quella sera, avrebbe portato il suo nuovo amico, Freddie Jackson, per fargli conoscere gente nuova.

Elisa pensò: "Non credo di conoscere davvero questa persona, il suo carattere mi rende difficile capire alcuni suoi comportamenti. É molto distaccato, forse perché non è abituato ad essere così a stretto contatto con le persone. Però ho visto di cosa è in grado di fare, e non ha mai usato il suo Stand senza cognizione di causa. Insomma, in fondo è una brava persona, deve solo imparare ad uscire fuori dal suo guscio!"

Quella sera la piazza era piena di ragazzi giovani che erano lì semplicemente per bersi un drink in compagnia dei propri amici. Elisa incontrò un gruppo di persone sedute su di un muretto, che conosceva molto bene: condivideva con loro la sua passione per la musica, ed avevano in programma di andare al concerto, ormai in prossima data, dei Fist of the Northstar*, una band non molto famosa ma che partecipava spesso alle serate dell'underground napoletana. Chi li conosceva ne era un grande ammiratore.

Il gruppo salutò calorosamente Elisa: una ragazza dai capelli blu, con gli occhiali e le lentigini, la abbracciò fortemente. Freddie era dietro ad Elisa, e guardare quella scena gli causò stranamente imbarazzo. Si sentiva a disagio già solo stare vicino a persone che non conosceva.

Elisa lo notò e lo presentò subito al gruppo: «Ragazzi, lui è Freddie! É un ragazzo inglese che ho conosciuto ieri, è qui per... beh... in vacanza, diciamo! É un tipo a posto, ma non chiacchiera molto, quindi vorrei che faceste amicizia con lui!»

Freddie: «C-Che?! Ehmm...» "Questo non mi aiuta di certo, ora mi sento ancora più in imbarazzo!"

Ma gli amici di Elisa furono molto carini con lui e si presentarono in maniera garbata. La ragazza dai capelli blu gli tese la mano: «Ciao, io sono Serena! Elisa mi ha parlato molto di te, se qualche volta vuoi venire a casa mia, di solito organizzo qualche serata tranquilla a base di pizza e film, sei il benvenuto!»

Freddie ricambiò il saluto e le strinse la mano: «Ehm... Grazie... piacere mio...»

Un altro ragazzo, alto e tarchiato dai capelli rossi, che era seduto sul muretto gli disse: «Bella la collana! Un sole con un teschio, huh? L'hai presa da dove vieni te?»

Freddie non si aspettò quella domanda: «Che? Q-Questa... Ehm... In verità... I-In un certo senso s-sì...»

Un ragazzo bassino, con un grosso cappello viola stile hip-hop, notò il suo disagio e cercò di tranquillizzarlo: «Tranquillo Freddie, non c'è nulla di male nel parlare un po' di te, noi non giudichiamo nessuno! Cioè, guarda Fonsie! Potremmo mai giudicarti con uno così nel nostro gruppo? Eheheh...»

Il ragazzo intendeva uno dei giovani del gruppo, Alfonso detto "Fonsie", un ragazzo che vestiva esclusivamente stile anni '60, con capigliatura gelatinata improponibile, basettoni, giacca e pantaloni di pelle e scarpe classiche. Fonsie rispose allo sfottò: «Beh Joe, anche io non mi vergogno di girare insieme a uno che porta le mutande di fuori.»

Il gruppo scoppiò a ridere. Effettivamente Freddie non l'aveva notato: il ragazzo chiamato "Joe" aveva i pantaloni talmente abbassati che se non fosse per la maglietta che calzava grande gli si sarebbero viste tutte le mutande. Anche Freddie rise, ora si sentiva un po' di più a suo agio.

Serena gli domandò: «Quindi, vieni da Londra, vero?»

Freddie: «Sì. Sono nato e cresciuto lì.»

Un altro ragazzo, che non si era ancora presentato ed indossava una maglietta nera con uno strano simbolo, disse: «É dove hanno girato Doctor Who! Voi inglesi dovreste andare matti per quella serie, dico bene?»

Freddie era perplesso: «Ehm... in verità non la conosco...»

Ragazzo: «COOOOOOOSA?! Non conosci Doctor Who?!»

Joe: «Ci risiamo...»

Fonsie: «Rupen, non ricominciare.»

Il ragazzo, che si chiamava "Rupen", insistette: «No no no, è una serie televisiva d'importanza storica! Deve conoscerla!»

Serena: «Non spaventare i nuovi arrivati!»

Rupen: «Ma che, mi prenderò solo qualche minuto! Vieni Freddie, ora ti racconto di cosa parla.» Il gruppo parve palesemente scocciato, ma Rupen non aveva intenzione di fermarsi: «Allora praticamente c'è il protagonista che si chiama "Il Dottore", anche se non è un vero dottore: in realtà è un alieno che bla bla bla...»

Elisa, intanto, parve distrarsi dalle conversazioni del gruppo perché notò la presenza di una persona: non l'aveva mai vista prima, era completamente sola e pareva non essere lì con nessuno. Semplicemente era appoggiata al muro dell'Università, da sola, e senza attaccare bottone con nessuno. Era una ragazza, dall'aspetto più grande di lei, con i capelli biondi e ricci, molto folti, ed un ciuffo liscio color fucsia che cadeva sul lato sinistro della fronte, grandi occhi azzurri e labbra carnose (senza rossetto). Indossava una t-shirt a giromaniche e a collo largo color pistacchio, sulla maglietta era stampata una grande stella a cinque punte color pera, sotto degli shorts di jeans e grossi stivaloni di pelle sintetica color verde foresta. Ma ciò che saltò di più all'occhio di Elisa erano i lunghi guanti di pelle a infradito, le gomitiere e le ginocchiere. Sì, indossava delle gomitiere e delle ginocchiere!

Elisa pensò: "Ma che cavolo... perché indossare quella roba qui, questa sera? Qual è il senso? Forse è una free-runner? Mmh, non direi, qui non è luogo per fare parkour. E poi è da sola... dove sono i suoi amici? Forse non ce li ha? Ma non ha nemmeno il fidanzato? Cioè, togliendo le gomitiere e le ginocchiere, è una bella ragazza... guarda che tette! Ad avercele io così, dannazione! No, la curiosità mi sta uccidendo, devo scoprire chi è e cosa ci fa qui."

Elisa non se lo fece ripetere due volte: la sua sfacciataggine non aveva rivali e senza dire niente a nessuno si era già avviata verso la misteriosa ragazza. Arrivò d'avanti a lei e disse: «Ciao! Come va?»

La ragazza bionda sembrò essere in sovrappensiero e quando Elisa le rivolse la parola ebbe un sobbalzo. Ma non solo: sembrò quasi spaventata dalla sua presenza. Non rispose.

Elisa si sentì in colpa: «Ops... scusa, non volevo spaventarti... è che ti ho visto qui da sola e... niente, ero semplicemente curiosa. Non te la sarai mica presa?»

La ragazza le rispose con una voce flebile: «N-N-No... è... è che... i-i-io...»

Elisa: «Oh, sei balbuziente? Non sentirti a disagio, anche mio cugino lo è. Mi sta simpatico, anche se ci mette mezz'ora per spiegare un concetto, ma gli voglio bene per quello che è!»

Ragazza: «Ehm... N-Non sono balbuziente... è solo che... nessuno mi ha mai rivolto la parola... stasera...»

Elisa: «Dai, sul serio? Nessun ragazzo ha provato ad attaccare bottone con te? Ma spero che sia perché c'è qualche evento gay nei paraggi, perché sennò avrei qualcosa da ridire ai maschi di questa piazza.»

La ragazza bionda rise un pochino. Per Elisa rompere il ghiaccio fu un traguardo. Continuò: «Io mi chiamo Elisa, piacere.» e le tese la mano.

In un attimo tornò il disagio di prima, e la ragazza riccia esitò per un attimo. Ma poi rispose al saluto e, debolmente, le strinse la mano: «Ehmm... piacere... Laura...»

Elisa: «Sei di queste parti, Laura?»

Laura: «Ehm... In verità... sono di Roma...»

Elisa: «Oh, adoro Roma! Ci sarò stata una decina di volte! Certo, in verità più per vedere concerti, ma ho visitato anche la città. E sei qui in vacanza?»

Laura era sempre più a disagio: «Ehm... E-Ecco... As-Ascolta... p-posso farti una d-domanda?»

Elisa fu sorpresa dalla richiesta: «Beh, certo, dimmi pure.»

Laura: «Ecco... t-tu... perché... insomma... vuoi fare amicizia con me?»

Elisa: «Eh? Non capisco, non dovrei?»

Laura: «N-No! N-Non intendevo questo! S-Scusami! Ti sarò sembrata egocentrica...»

Elisa: «No, affatto!»

Laura: «É che sono venuta qui quest'estate perché avevo intenzione di trasferirmi...»

Elisa: «Ok-»

Laura: «Solo che non sono brava a parlare con le persone, non riesco a fare amicizia con nessuno, sai sono venuta qui stasera perché vorrei iscrivermi all'Orientale a partire da quest'anno ed ho pensato che qui fosse la zona frequentata dagli studenti...»

Elisa: «Beh, sai-»

Laura: «Solo che non conosco nessuno e non riesco a fare amicizia con nessuno, sono una frana con le persone, nessuno vuole amicizia con me, le persone che vivono nel mio quartiere dicono che io sia maledetta e che chiunque faccia amicizia con me venga colpito da una maledizione...»

Elisa: «Aspetta, cos-»

Laura: «Però ho sempre pensato fossero tutte fandonie, me lo dicevano solo per prendermi in giro, a scuola fin da piccola le bambine mi prendevano sempre in giro e mi bullizzavano, e nessuno faceva amicizia con me, mi chiamavano "strega" ed io piangevo, e mia madre diceva "Non piangere!" ma io piangevo comunque...»

Elisa: «E-Ehi, fer-»

Laura: «E poi quando sono arrivata alle medie pensavo che le cose potessero cambiare ma in verità non cambiarono affatto, c'era questo ragazzo che...»

Elisa provò in tutti i modi a dire anche solo una parola, ma niente da fare: Laura all'improvviso era partita in quarta e le raccontò tutta la sua vita, di come il bullo delle medie la chiamava "scopettino" e di come facesse allusioni sessuali in merito, di quando alle superiori si innamorò di un ragazzo bellissimo di classe sua ma era fidanzato, e si scoprì che era un violento perché aveva picchiato la ragazza (anche se sostenesse di non essere stato lui), e poi di come non riusciva a relazionarsi con nessuno poiché in ogni gruppo in cui provava ad entrare veniva allontanata, e per questo motivo aveva deciso di trasferirsi in un'altra città nella speranza di cambiare le cose.

Solo dopo, Laura si accorse della sua logorroicità: «O-Oddio, l'ho fatto di nuovo! S-Scusa, è che a volte non so davvero quando frenarmi, sai-»

Elisa: «NO! Non fa niente, è tutto apposto...» "Anche se avrei voluto soffocarti per tutto il tempo..."

Laura si accorse del nervosismo di Elisa: «Hai ragione... scusami... penserai che io sia fastidiosa, non è così?» Sembrava sul punto di piangere.

Elisa: «E-Ehi, no, non fare così! Non penso affatto che tu sia fastidiosa.»

Laura la guardò con occhi lucidi: «S-Sul serio?»

Elisa: «Certo!» "Beh forse un po' sì." «Penso solo che... ehm... tu debba avere più autostima! Sì!» "E più autocontrollo quando parli."

Gli occhi di Laura sembrarono luccicare ancora di più: «D-Davvero? Q-Quindi non vuoi... che so... andartene e fare finta di non avermi mai conosciuto?»

Elisa: «Che? No! Non lo farei mai.»

Di colpo sulla faccia di Laura le si stampò un sorrisone di quelli come quando apri i regali di Natale. E disse: «W-Wow, grazie! Non pensavo di fare amicizia così, stasera. Mi hai cambiato una serata!»

Elisa: «Ehm... Eheh... non c'è di che.» "Che tipa stramba. Però dai, non sembra male." «Allora, ora che siamo amiche, vorrei chiederti una cosa... perché indossi delle gomitiere e delle ginocchiere qui, in questa piazza?» Effettivamente scoprirlo era il vero unico motivo per cui aveva attaccato bottone con lei.

Laura: «Uh? Parli di questi?» Alzò i gomiti e le ginocchia per farli notare ancora di più. «Ecco, devi sapere che sono molto imbranata. Ma davvero un sacco! Da piccola cadevo sempre per un gradino, una scala, un fosso (anche piccolo), un pezzo di sterco, una volta sono caduta persino per una cartaccia di una caramella buttata per i corridoi della scuola! E così da quand'ero piccola mia madre mi fa indossare questi per evitare di medicarmi ogni volta mani, gomiti e ginocchia, dato che spendeva troppi soldi solo per i medicamenti. Anche i bidelli della scuola erano contenti da quando ho iniziato ad indossarli.»

Elisa non riuscì a trattenere una piccola risata: «Sai, anche io cadevo sempre da piccola. Mi chiamavano "Elisa pancia all'aria"

Laura: «Davvero? A me "Laura quattro di bastoni", però dicevano anche che era una posizione sessuale, quindi mi chiamavano con altri nomignoli poco carini...»

Elisa: «Eh? Mai sentita questa posizione, dì al genio che l'ha detto che prima di fare queste battute dovrebbe almeno aver visto una vagina in vita sua. E se lo chiede, no, quelle su internet non valgono.»

Laura rise: «Se mai lo incontrerò di nuovo, glie lo dirò. Quel bastardo, si meriterebbe una bella lezione!» Di colpo l'umore di Laura cambiò.

Elisa rimase per un attimo spiazzata: «E-Ehm... certo.» "Un saggio diceva 'più sono gnocche, più sono pazze.' Come dargli torto..."

«Hey Lisa!» Qualcuno la chiamò da dietrò. Si girò, era Joe: «Noi stiamo andando a prenderci dei kebab, vuoi venire con noi?» Notò che c'era anche Freddie, sembrò essersi ambientato bene nel gruppo.

Elisa: «Sì, ora arrivo!» Si rivolse di nuovo a Laura: «Io ho una certa fame, vuoi venire con noi?»

Laura improvvisamente ritornò a chiudersi in se stessa: «C-Che? Ehm... n-no... in verità io non ho fame... e poi è tardi... credo che adesso me ne andrò a casa...»

Elisa: «Uhm, capisco... aspetta, dammi il tuo numero, così ci risentiamo.»

Laura: «Eh? Davvero?!» Sembrava non aspettarselo affatto.

Elisa: «Mi sembra ovvio! Non mi piace passare la vita nella speranza di rincontrare i miei amici, se li voglio vedere li sento. Forza, dammi il numero!»

Laura tornò a sorridere a trentasei denti: «O-Ok!» Le diede così il suo numero, si salutarono ed Elisa tornò al suo gruppo di amici.

Elisa ripensò a quello che era appena successo: "Che personaggio... è proprio uno di quei tipi che rimangono traumatizzati dal bullismo per tutta la vita. Quegli infami, vorrei far ripassare a loro quello che hanno fatto passare a quella povera ragazza! Chiamarla "strega", dire in giro che è maledetta e chi fa amicizia con lei subisce una maledizione... ma che razza di bestie dovevano essere? É normale che ha problemi a relazionarsi, non ce l'ho con lei..."

Aveva intanto raggiunto di nuovo il gruppo. Joe le disse: «Forza, ho voglia di una pita enorme!» e fece per farle una pacca sulla spalla... ma di colpo, la mano di Joe si bloccò! Era come se qualcosa glie l'avesse bloccata! «M-MA CHE-» Non fece neanche in tempo a concludere la frase che improvvisamente si sentì stritolare la mano da una forza invisibile, fino a che non si fratturò tutte le ossa! «AHIAAAAAAAAAAA!!»

Il gruppo rimase shockato! Tutti in piazza si girarono dopo quell'urlo fortissimo, e videro il povero Joe inginocchiato a terra con la mano sinistra dolorante e con le ossa completamente rotte!

Elisa fu agghiacciata: «C-COSA?!»

Serena corse subito in soccorso dell'amico: «JOE! Cos'è successo?»

Joe: «Aaaaaargh... N-Non lo so! S-Stavo semplicemente dando una pacca sulla spalla ad Elisa e... qualcosa mi ha afferrato! Ma non è stata Elisa... è come se... una forza invisibile mi avesse rotto la mano!»

Serena: «Ma che scemenze vai dicendo? Com'è possibile una cosa del genere?»

Elisa ebbe un brivido dietro la schiena. Non ne capiva il motivo, ma il suo istinto le suggerì di voltarsi: si voltò e vide che Laura era lì, a qualche metro di distanza da loro... e la guardava, con occhi glaciali, come se quell'evento se lo aspettava!

Joe intanto continuò: «Ti assicuro che è così! Mi sono sentito afferrare la mano, e poi l'ha stretta talmente forte che me l'ha rotta! Sembra assurdo anche per me... ma è andata così, te lo giuro!»

Elisa: «N-No... non è possibile...»

Freddie: «Elisa, chi stai guardando?» Vide tutta la scena, ma rimase glaciale come suo solito.

Elisa: «Eh?» Si rigirò verso Freddie: «E-Ecco... Mi era sembrato che...» Poi, il pensiero che quelle voci sulla ragazza "maledetta" potessero essere vere le sembrò assurdo. «No, niente...» E non si rivoltò più.

Ma tutto era molto strano. Cos'era appena successo? Come aveva fatto Joe a rompersi la mano? E quella ragazza... Laura... cosa nascondeva veramente? Forse era un altro attacco Stand, ma perché proprio Elisa?

 

TO BE CONTINUED...

 

* - Anche il nome di questa band è inventato da me ed ogni riferimento a band realmente esistenti con questo nome è puramente casuale.

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Capitolo 10
*** Nuove amicizie (parte 2) ***


 

NUOVE AMICIZIE (parte 2)

 

Era la mattina del 17 luglio, ore 9:42. Elisa Salvemini era appena uscita dalla Questura di Napoli Mergellina dopo aver esposto denuncia a Padre Sheeran per gli eventi accaduti la mattina precedente (vedi cap. 8 "Zero Assoluto"), l'avrebbero chiamata da lì a qualche settimana per testimoniare durante il processo, anche se sarebbe stata una cosa veloce: a quanto pare il parroco aveva confessato i suoi crimini, anche quelli delle misteriose sparizioni avvenute durante la sua permanenza a Napoli, e se tutto fosse andato bene avrebbe scontato la sua pena e sarebbe stato rimpatriato in Irlanda. Elisa ne era rimasta soddisfatta, temeva di avere di nuovo a che fare con il suo terribile Stand, ma da quel momento in poi non aveva più nulla da preoccuparsi... tranne per i bizzarri eventi avvenuti la scorsa sera!

Non poteva credere che quella ragazza, Laura, fosse davvero portatrice di una maledizione, era assurdo solo a pensarci. Però, era anche vero che quello che successe a Joe era alquanto insolito, per non dire paradossale! E non solo: quando accompagnarono Joe in ospedale per fasciargli la mano, Elisa fece la conoscenza del medico di corsia che era di turno quella sera, li aiutò e si dimostrò molto gentile (e Elisa trovò anche che fosse un bell'uomo), e quando i due provarono a stringersi la mano... accadde precisamente lo stesso evento! La mano del medico fu afferrata da una forza invisibile, e avrebbe rotto anche la sua, ma per qualche strano motivo il medico si salvò in tempo. Tutta via rimase sconvolto, e anche Freddie, che era lì in quel momento e vide la scena, era molto sospettoso. Elisa era ancora più spaventata, soprattutto perché per tutta la sera Laura non aveva fatto altro che contattarla con messaggi sul cellulare. Il sospetto le crebbe sempre di più, e allora raccontò l'accaduto a Freddie.

Freddie ascoltò la vicenda, senza porre alcun giudizio affrettato, ma mantenendo la sua freddezza d'animo e dando una risposta ponderata: «Escludo anch'io l'idea della "maledizione", per me è una sciocchezza. Tutta via i fatti parlano chiaro: quella Laura c'entra qualcosa senza dubbio, e questo a me sembra in tutto e per tutto un potere Stand.»

Nel frattempo, Laura continuava a messaggiarla: erano messaggi stupidi del tipo "Che fai?" dettati dalla noia. Elisa non voleva risponderle, non fino a quando non avrebbe sentito l'opinione di Freddie in merito (che per quanto riguarda gli Stand aveva dimostrato di sapere il fatto suo): «Ma ragioniamo con calma: questo Stand ha dimostrato di avere una forza notevole, e gli Stand sono più forti quando sono vicini al suo portatore. Ma lei non mi sembra essere nei paraggi, e non è così debole da essere uno Stand a distanza. A me questo sembra essere uno Stand automatico, uno di quei Stand di cui non ne hai il controllo e che agiscono in maniera indipendente dalla volontà del portatore, per questo motivo possono anche essere lontani chilometri da lui ma rimarranno sempre molto potenti. Ora, per quanto riguarda questo Stand... vorrei avere maggiori dettagli per porre delle ipotesi, ma posso azzardare con una riflessione a caldo: da quel che ho visto, secondo me, questo Stand utilizza il tuo corpo come suo "abitacolo", e quindi agisce per autodifesa; chiunque minacci la sua "casa" viene aggredito, e questo indipendentemente dalla situazione in cui si trova il tuo corpo. Gli Stand automatici non sono molto intelligenti ed agiscono per istinto, quindi anche se vede una stretta di mano o una pacca sulla spalla questo Stand vede queste azioni come pericolose per la sua incolumità, quindi si difende.»

La mattina del 17 luglio Elisa aveva ancora la giornata libera per via dei fatti accaduti il giorno prima, così decise di passare la giornata in compagnia di qualcuno. Fuori la questura ad aspettarla c'era... Laura, la ragazza maledetta! Proprio così! Ma perché Elisa volle passare la giornata con lei? La risposta sta in ciò che Freddie le consigliò la sera prima: «Non correre nella tua impulsività come tuo solito! Non è detto che questa Laura ti abbia attaccato di sua volontà, è probabile anche che non si renda conto del suo potere. Certo, non possiamo escludere il contrario, ma conosci il detto "Tieni i tuoi amici vicini e i tuoi nemici ancora più vicini"? Non è del tutto sbagliato: mostrati amica nei suoi confronti, cerca di conoscerla meglio, capisci i motivi che l'hanno spinta a fare questo (se ci sono). Se tutto dovesse andare bene, riuscirai a convincerla con gentilezza a lasciarti andare, altrimenti... ricorda che il modo migliore per liberarsi di uno Stand automatico è mettere al tappeto il suo portatore. Ma pazienta prima di farlo!»

Laura la stava aspettando, con quel sorrisone in faccia come quando un tuo parente o migliore amico ritorna da un lungo viaggio e tu lo rivedi dopo parecchi mesi.

Elisa la salutò, evitando di abbracciarla o cose simili: «Su, andiamo, facciamoci una passeggiata.»

Laura, entusiasta: «Sì, sì, sì, ci sono un sacco di cose che vorrei vedere! Sai, ti sembrerà strano ma è un mese che abito qui e non ho ancora visitato la città perché non sono mai uscita di casa, a causa anche del lavoro, faccio la web designer e lavoro duro perché non è molto retribuito quindi devo lavorare molto per pagarmi l'affitto e bla bla bla...»

Elisa non provò neanche a fermarla quella volta. Se la sera prima le stava almeno un po' simpatica, quel giorno avrebbe voluto farla finita subito e l'avrebbe stritolata con il suo Pendulum. Ma per una volta trattenne i suoi impulsi e decise di darle una possibilità: se avesse preso abbastanza confidenza, poteva chiederle pacificamente di ritirare il suo Stand. Ma non aveva pazienza, e le avrebbe dato solo quella giornata di tempo, se non ci fosse riuscita... botta in testa e via!

Anche con lei camminò per il lungomare di Mergellina, nella speranza di dare pace anche alla sua anima: dopo tutto non è un caso che quella zona che abbraccia tutto il golfo di Napoli sia una delle più sugestive della città, da sempre ammirata dai viandanti e navigatori e fonte di ispirazione per pittori e scrittori. Potrei rimanere qui per ore a parlarvi del magnifico scorcio che si vede di Mergellina dalla cima di Castel dell'Ovo, dei luoghi più famosi come la chiesa di Santa Maria del Prato, la fontana della Sirena di Piazza Sannazzaro, e di come da lì, prendendo una serie di rampe, è possibile raggiungere la chiesa di Sant'Antonio Abate da dove si può ammirare tutta la città come se fosse dentro una cartolina. Ma certe cose non possono essere descritte dalle parole, solo dagli occhi.

Certo, anche Laura avrebbe potuto godere di quelle visioni, ma era più intenta a parlare degli affari suoi e a porre domande completamente fuori luogo, come: «Anche a te tremano le gambe quando vengono le tue cose? A me sempre! Una volta sono anche svenuta...» o anche: «Lo sapevi che certi colori, quando li vedi, cambiano il tuo stato d'animo? Me l'ha detto il mio psichiatra! Ecco perché indosso il verde, è il colore della natura e porta armonia ed equilibrio. Io ne ho bisogno... beh questo sempre secondo il mio psichiatra. E tu, cosa provi guardando la mia maglietta?»

Elisa (che non aveva minimamente ascoltato il discorso): «Che? E-Ehm... Ecco... Uh, guarda! Stanno facendo una gara di vele nel golfo! Perché non la guardiamo, in silenzio?»

Laura: «Eh? Oh... Ok.»

Ma il silenzio durò poco: dopo aver visto per qualche secondo il mare del golfo di Napoli Laura disse: «Sai, il motivo per cui sono venuta a Napoli è il mare.»

Elisa: «Eh?»

Laura: «Il mare mi fa stare bene, perché i miei ricordi più belli sono al mare. Quand'ero più piccola, il mio papà mi portava sempre sulla spiaggia, non solo in estate ma anche in inverno. Lui faceva il pescatore ed amava il mare più di ogni altra cosa. Andavamo lì dalla mattina e certe volte rimanevamo fino a sera: giocavamo tutto il giorno, ad inseguirci correndo sulla sabbia che ci entrava fin dentro le scarpe, costruendo dei castelli di sabbia talmente grandi e belli da inventarci persino delle storie sui cavalieri e le principesse che vi abitavano. Quando era estate e lui aveva le giornate libere, stavamo sempre in acqua fin quando le dita non diventavano dei "pesciolini" (come diceva sempre lui): io mi divertivo a fare i tuffi e mio padre mi faceva usare le sue spalle come trampolino, e a ogni tuffo mi dava anche un giudizio fingendo di essere un giudice di gara. In quelle giornate, ero così felice...» Poi, improvvisamente, si intristì: «... fino a quando mamma e papà non si separarono... da lì in poi... mio padre cambiò... e io... i-io... sigh...»

Laura iniziò a piangere debolmente, come se cercasse di trattenere le lacrime ma non ci riusciva. Elisa non riuscì a trattenersi ed abbracciò Laura, scoppiando a piangere. Era più forte di lei, quelle storie la colpivano nel profondo del cuore: sapeva benissimo come si sentiva, perché anche lei fu abbandonata dal padre, seppur non molto tempo fa.

Laura riuscì a sfogarsi un pochino grazie all'abbraccio di Elisa, e disse: «G-Grazie... D-Di solito non parlo mai di queste cose a qualcuno... P-Però... con te mi sento... non lo so... al sicuro...»

Elisa si asciugò le lacrime: «Certo, siamo amiche! E ricorda sempre che possiamo sempre contare l'una sull'altra, ok? Non abbiamo bisogno di nessun altro!»

Laura: «D-Dici sul serio?»

Elisa: «Assolutamente!» Non si era dimenticata dello Stand, ma Elisa era una ragazza molto sensibile e quella storia per lei fu così toccante che tutte le antipatie che aveva nei suoi confronti scomparvero. Un po' come successe con Freddie!

Però c'erano da dire due cose: primo, Laura aveva l'umore talmente labile che se un attimo prima era triste, di colpo diventava entusiasta, poi passava all'arrabiarsi (spesso senza alcun motivo) e diventare intrattabile, subito dopo si sentiva in colpa e diventava sottomessa e permissiva... insomma, tenere un discorso con lei, ma soprattutto starle vicino un'intera giornata era un'impresa quasi titanica, che Elisa pensò sarebbe potuta essere benissimo una delle imprese di Ercole; secondo, Laura non mentiva sulla sua sbadataggine, ogni singolo gradino, fosso, o anche una lieve altura che incontrarono sulla strada lei ci inciampò cadendo come una pera cotta, ormai Elisa aveva perso il conto di tutte le volte che aveva dovuto aiutarla ad alzarsi e assicurarsi che non si fosse fatta niente (con tutte quelle botte che prendeva alle ginocchia, si chiedeva come facesse a stare ancora in piedi senza stampelle!).

Però Elisa aveva raggiunto una certa confidenza con Laura per intuire una cosa. Pensò: "Lei non si rende conto del suo potere, ormai ne sono certa. É una ragazza perennemente con la testa fra le nuvole, ha la perspicacia di un bradipo, ma non mi sembra falsa né cattiva: ha sinceramente bisogno di qualcuno che la ascolti, ma non credo che a questo gli farebbe mai del male... o almeno spero. Però sono sicura che è in buona fede! Devo trovare il modo di farle capire il suo potere... potrei farle vedere il mio Stand! Se è una portatrice potrà vederlo... ma così su due piedi finirei per shockarla. Ho bisogno di un pretesto. Pensa, Elisa... Ugh, però che fame! Non riesco a pensare a stomaco vuoto!" Effettivamente si era fatta ora di pranzo.

Mentre camminavano, Elisa si voltò verso Laura e le disse: «Andiamo a mangia-» Nemmeno il tempo di finire la frase che Laura scomparve! Dov'era finita? Non era un altro potere Stand, era soltanto caduta di nuovo. "E ti pareva..." Elisa la aiutò ad alzarsi per l'ennesima volta, poi continuò: «Andiamo a mangiare qualcosa, così magari ci sediamo anche...» "Ed evitiamo brutte figure per i prossimi metri!"

Si trovavano nei pressi della Villa Comunale, un grande parco aperto al pubblico molto frequentato dalle famiglie (ma non solo): nei pressi si trovavano molte paninerie su quattro ruote, e le due amiche si fermarono presso una di esse per mangiare. Elisa non badava a spese e si prese un grosso panino con porchetta, scamorza e funghi; Laura si mantenne invece leggera e prese un semplice panino con cotoletta di pollo e null'altro. E qui accadde di nuovo quel fenomeno: quando Elisa allungò la mano per prendere il suo panino dalle mani del paninaro, egli fu colpito alla mano da una forza invisibile! Per poco il panino non cadde per terra, se non fosse stata per la prontezza di riflessi di Elisa! Però questa volta notò una cosa: dalla sua mano, riuscì a vedere fuoriuscire un'altra mano, color rosa pallido, quasi trasparente, ma per un attimo la vide dare uno schiocco sulla mano del paninaro! Quella era la conferma che si trattava di uno Stand! Ed aveva anche forma e colore!

Laura rimase per un attimo allibita: «Che? C-Cos'è successo?!»

Paninaro: «Aaargh! Ugh, c-che male! Forse mi sono preso una scossa... però bella forte, che botta!»

Elisa non sapeva cosa dire, quello sarebbe stato il momento perfetto per spiegare a Laura del suo Stand, ma non poteva fare questi discorsi con tutta quella gente intorno! Quindi si limitò a dire: «E-Ehm... Sì infatti, anche io! Che male! Eheh... T-Tieni Laura, ti do i soldi, tu inizia a pagare e io intanto prendo posto per tutti e due.»

Era una scusa più che plausibile per evitare altri inconvenienti. Vicino alla panineria c'erano diversi tavoli con sedie (tutti di plastica, piuttosto malandati), Elisa prese il primo disponibile e vi si sedette. Intanto pensava a come far comprendere a Laura i suoi poteri, così che potesse libelarla dalla "maledizione" del suo Stand. Ma d'un tratto, Laura le si avvicinò con il panino in una mano, il cellulare nell'altra mano e il viso pallido.

Elisa: «Uh? Che hai passato? Sembra che hai visto un fantasma.»

Laura, con voce flebile: «E-Ecco... I-Io devo... d-devo tornare a casa... mi dispiace...»

Elisa: «Che?! No aspetta, rimani ancora un po', mangiamo prima, non vorrai far raffreddare il tuo panino? Ci stiamo divertendo così tanto insieme!»

Laura: «É che... m-mi è arrivato un messaggio e... e... d-devo andare, perdonami...» E così si voltò e se ne andò di corsa, come se stesse perdendo il treno.

Elisa: «EHI, ASPETTA!» "MI DEVI LIBERARE DAL TUO STRAMALEDETTO STAND, BRUTTA SCHIZZATA PAZZOIDE!" Ma era troppo tardi, Laura se n'era andata via. Elisa rimase da sola, a quel tavolo della panineria, con il suo panino in mano e lo Stand della ragazza riccia che continuava a vivere nel suo corpo. Elisa non poté fare altro che ingoiare il boccone amaro... del panino, che era insipido! "Cornuta e mazziata, io non ho parole..."

Provò a contattare Laura sul cellulare per tutta la giornata, senza nessun risultato. Intanto, però, ricevette una telefonata da un numero anonimo. Solitamente ignorava tali telefonate, però quella volta rispose, nella speranza che fosse Laura che chiamava da un altro numero: «Pronto?»

«Elisa, sono Freddie!»

Elisa sbuffò: «Non ora Freddie, sto cercando ancora di risolvere-»

Freddie: «Aspetta Elisa! É importante.»

Ad Elisa sembrò che la voce di Freddie suonava stranamente preoccupata. Si incuriosì: «Che è successo?»

Freddie: «E-Ecco... vedi... ricordi quello che è accaduto due giorni fa?»

Elisa rimase perplessa, poi si ricordò: «Quando ci siamo conosciuti, intendi? Sì, perché?»

Freddie: «B-Beh... vedi... io me l'ero completamente dimenticato... ma neanche loro si sono scordati...»

Elisa: «Loro? Loro chi, Freddie? Ti prego, non mi far perdere tempo!»

Freddie: «No, e-ecco... loro intendo... quelli con cui mi sono scontrato...»

Elisa: «Cioè?» Era sempre più nervosa.

Freddie: «Uhm... per farla breve... per sbaglio, mentre camminavo... sono finito senza accorgermene... nei Quartieri Spagnoli!»

Per un attimo, ad Elisa sembrò che il suo cuore avesse smesso di battere. Poi si rese conto che ad essere morto non era lei: «COOOOOOOOOOOOOOOOOOSAAAAAAA?!?! D-Dimmi che è uno scherzo!»

Freddie: «P-Purtroppo no... sono qui con il capo... Don Ciro... mi ha fatto telefonare da un loro telefono...»

Elisa: "Cazzo, allora è vero! Merda, con tutto quello che è successo in questi giorni mi sono dimenticato di dirgli di Freddie! Ed ora ce l'hanno ancora a morte con lui per quello che è successo a Big Jim!" (vedi cap. 2 e 3 "Prodigy & Little Tony") «Ti hanno fatto qualcosa? Dove sei ora?»

Freddie: «N-No, s-sto bene... Però ho provato loro a spiegare la situazione, e sembrano non credermi... non mi vogliono lasciare andare... però, se tu venissi...»

Elisa: «Ho capito, sarò là il prima possibile! Dimmi dove sei di preciso!»

Freddie: «Ehm... N-Non ho il permesso di dirlo, a quanto pare... ma se vieni nei Quartieri si faranno vedere loro, così ha detto Don Ciro...»

Elisa: «Arrivo subito! Dì a Don Ciro che se fa qualche stronzata non glie la farò passare liscia!»

Freddie: «Eh?! N-Non credo sia una buo-» Elisa attaccò il telefono e iniziò a correre all'impazzata.

La giornata stava andando di male in peggio: forse era ancora il potere dello Stand di Laura? Forse davvero le aveva colpito una maledizione, e da quel momento in poi la sua vita sarebbe andata a peggiorare? Elisa non volle pensarci, perché c'era qualcos'altro di cui preoccuparsi: la vita di Freddie era in pericolo!

 

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 11
*** Nuove amicizie (parte 3) ***


 

NUOVE AMICIZIE (parte 3)

 

Elisa: «Non permettetevi mai più di farmi prendere uno spavento simile, intesi?!» Elisa era furibonda come non lo era mai stata, e di certo l'atteggiamento di Freddie non la aiutava a stare meglio.

Freddie: «Non potevo sapere che sarebbe andata a finire così. Non c'è motivo di arrabbiarsi.»

Elisa: «Non c'è motivo?! Prima mi chiami disperato perché dei mafiosi ti avevano rapito, e poi scopro che ci hai fatto amicizia?! Ma proprio oggi doveva venirti la sindrome di Stoccolma?!»

Big Jim: «E-Ehi, Lisa, non fare così! Non volevamo fare nulla di male a Freddie fin dall'inizio, volevamo solo avere conferma che non fosse contro il nostro clan.»

Elisa: «E alla fine tutto è bene quel che finisce bene, no? Ora che fate, andate a prendervi un caffè insieme? Inizierete a chattarvi dalla mattina alla sera? Forse preferite un po' più di intimità: che ne dite se vi prenoto una cena al lume di candela? COSI' MAGARI VI LEVATE DALLA MIA VISTA!»

Freddie: «Ehm... Elisa... per caso è succes-»

Elisa: «STO... BENISSIMO! Ok? Vogliamo andarcene adesso?»

Freddie: «Ehm... s-sì...» Guardò Big Jim con fare preoccupato, ma l'unica risposta che ebbe fu uno scrollamento di spalle, come per dire "Non guardare me, non so come aiutarti!"

Uscirono dalla solita vecchia casa utilizzata come base della vendita della Semantomina, casa che ormai Elisa aveva deciso di non frequentare più: «E se ci fosse stato Don Ciro glie ne avrei dette quattro anche a lui! Lui e il suo clan di idioti. In confronto agli altri clan sono dei micetti, l'unica cosa che sanno fare è fare prendere spaventi inutili. Se tu fossi finito in mano ad altri clan, mio caro Freddie, e ne fossi uscito vivo, di certo sarebbe stato con qualche arto in meno. E ritieniti fortunato se non sono io a staccarti una gamba!»

Freddie: «Elisa, posso presupporre che con Laura non è andata come speravi.»

Elisa: «No Freddie, anche peggio! Quella schizzata è scappata via e non ho idea di dove si trovi, ho mangiato un panino orribile ed ora ho un mal di pancia tremendo, e come se non bastasse mi stanno per arrivare le mie cose. Questa è stata solo la ciliegina sulla torta di una giornata di merda! Sai l'unica cosa buona che è successo? Ho visto la mano di questo Stand! L'unica cosa buona è stato quando questo stronzo di uno Stand stava per farmi cadere il panino per terra. Se avessi saputo che quel panino era una merda lo avrei lasciato cadere molto volentieri!»

Freddie: «Aspetta, frena un secondo!» Si fermò di colpo, quando erano ancora dentro ai vicoli dei Quartieri.

Elisa: «Eh?» Anche lei si fermò e si voltò indietro verso Freddie: «Perché ti sei fermato? Andiamo, non voglio perdere altro tempo in questo-»

Freddie: «Hai detto che questo Stand... ha una mano? Quindi ha una forma tangibile?»

Elisa non si rese conto di quello che disse: il suo discorso era completamente in preda alla rabbia, al mal di pancia e ai dolori pre-mestruali. «Beh, ecco... sì. E con questo?»

Freddie: «Precisamente, in che circostanza l'hai vista?»

Elisa: «Ma sei sordo o cosa? Ti ho detto che stavo cercando di prendere il mio panino, e lo Stand ha colpito la mano del paninaro.»

Freddie fissò Elisa come se stesse riflettendo su quello che aveva appena sentito. Dopo qualche attimo, disse: «Forse non c'è bisogno di cercare il suo portatore, ho un'idea.»

Elisa: «Eh? Ma di che parli?»

Freddie: «Credo che ci sia un modo per liberarti da questo Stand, qui e subito.»

La reazione di Elisa fu come se le avessero detto di aver vinto alla lotteria: «D-DICI SUL SERIO?! Forza allora, non perdiamo tempo! Che bisogna fare?»

Freddie: «Tu devi semplicemente rimanere ferma. Prodigy!» Tirò fuori il suo Stand.

Elisa: «As-Aspetta! Cosa vuoi fare con il tuo Stand? N-Non vorrai mica...»

Freddie: «Uno Stand può essere sconfitto solo da un altro Stand. Lui utilizza il tuo corpo come abitacolo, quindi se lo costringo ad uscire fuori... rimarrà scoperto!»

Elisa pensò al peggio: «F-Frena un secondo! N-Non vorrai picchiarmi per tirare fuori lo Stand? Per prima cosa non ti aspettare che io te lo lasci fare senza problemi!»

Freddie: «Non ci sarà bisogno di arrivare a tanto: abbiamo visto che questo Stand reagisce anche ad un minimo avvicinamento fisico. Quindi, basterà che Prodigy allunghi la mano e...»

Lentamente, lo Stand di Freddie allungò la mano destra verso Elisa e lentamente si avvicinò al suo corpo... di colpo, la mano dello Stand uscì fuori e glie la afferrò!

Freddie: «Ugh! P-Preso!» Lo Stand stringeva con molta forza, ma Prodigy era altrettanto forte e cercò di tirarlo verso di lui. Piano piano, riuscì a fargli uscire quasi tutto il braccio sinistro!

Elisa: «Funziona! Sta uscendo!» Le faceva uno strano effetto vedere un braccio che le usciva dal petto, ma la soddisfazione di liberarsi di quello Stand era ancora più forte.

Però... i due ragazzi lo avevano sottovalutato! Il braccio dello Stand tirò ancora più forte di Prodigy, lo portò verso di sé e poi gli mollò un pugnò in piena faccia con la mano destra!

Freddie: «AAARGH!» Freddie e Prodigy caddero a terra, e lo Stand ritornò dentro al corpo di Elisa.

Elisa era incredula: «M-Ma che... MALEDIZIONE! Freddie, ti sei fatto male?»

Freddie: «Ugh... S-Sto bene...» Si rialzò: «Proviamo a fare... un altro tentativo. Elisa, puoi usare il tuo Stand?»

Elisa: «Mph, che domande!» Pendulum sgusciò fuori dalla sua schiena: «In due questo bastardo non avrà speranze!»

Freddie riprovò esattamente come prima: il suo Stand allungò la mano e si fece afferrare dallo Stand dentro al corpo di Elisa, e lei afferrò il suo braccio con il corpo di Pendulum. «Preso! Ora non ci scapperai!»

Ma anche quella volta, lo Stand reagì prontamente: prima spezzò il corpo di Pendulum con una manata e si liberò dalla presa, poi diede un calcio dritto sullo stomaco a Prodigy, ancora più forte del pugno di prima.

Freddie: «UUUUUUGGGHHHH!!! Nnnngghh... C-Che m-male!» Si strinse lo stomaco con entrambe le braccia e si accasciò a terra.

Elisa: «M-Ma non è possibile! Ma quanto cavolo è forte questo Stand? Non è normale! Significa che dovrò convivere con questo bastardo per tutta la vita?»

Freddie intanto si rialzò, con molta più fatica di prima e con un dolore lancinante all'addome: «M-Mmmmnnngghh... G-Grazie... p-per la preoccupazione... coff...»

Elisa: «Oh, e piantala! Te lo sei meritato per lo scherzo di prima!»

Freddie: «Mph... E comunque... per rispondere alla tua domanda: no. Prima o poi quella Laura si farà di nuovo viva, visto il suo attaccamento nei tuoi confronti. Tanto lei non sa nulla di quello che abbiamo fatto: non ha controllo sul suo Stand e non avrà percepito minimamente quello che è appena successo. Però, Elisa, mi dispiace per quella ragazza... ma quando la vedrai di nuovo, dovrai stenderla! Questo Stand è molto più pericoloso di quel che pensavamo, potrebbe fare seriamente del male a qualcuno, o peggio... senza rendersene conto, sarebbe in grado anche di uccidere! Non dobbiamo permetterlo.»

Per cui, l'unica cosa che poterono fare in quel momento fu tornare ognuno a casa propria e sperare che le cose sarebbero andate bene... ma per Elisa la giornata sembrò davvero non finire mai! Tornata a casa le venne subito un attacco di vomito, il mal di pancia peggiorò e dovette farsi accompagnare dalla madre al pronto soccorso: nel frattempo lo Stand ne combinò di tutti i colori, prima diede uno schiaffo alla madre, poi tentò di strangolare il medico di corsia all'ospedale (lo stesso che visitò Joe la sera prima). Nessuno riuscì a spiegarsi quegli eventi, ma compresero tutti che era meglio tenere le distanze da Elisa. Comunque le dissero che si trattava soltanto di una intossicazione alimentare dovuta a qualcosa che aveva mangiato in giornata (Elisa maledì ancora di più quel paninaro), ma per fortuna non dovette passare la notte in ospedale, le prescrissero un farmaco e le fecero tornare a casa. Ma la notte fu comunque un incubo, il farmaco non servì a nulla e lei continuò a vomitare. Come se non bastasse, la mattina dopo la scuola la chiamò per farla tornare a lavorare, lei spiegò la sua situazione ma loro risposero che con le due giornate precedenti lei non aveva più giorni di malattia a disposizione, e che se non fosse venuta le avrebbero detratto quella giornata dalla busta paga. Quindi, con il mal di testa, mal di pancia, probabilmente anche con qualche sintomo influenzale e con il ciclo che stava per arrivare, Elisa andò al lavoro. Con l'umore nero come l'abisso. Non guardò neanche in faccia il custode (che era ancora lo stesso), si limitò ad entrare nella scuola, cambiarsi ed iniziare a pulire le aule.

Non iniziò più dalla palestra, ormai le era rimasto il trauma dell'ultima volta. Partì invece dai bagni al pian terreno, che erano rimasti sporchi da ben tre giorni e che erano semplicemente indecenti. Impiegò quaranta minuti per pulire il bagno, un tempo lunghissimo per lei che era abituata a finire tutto in dieci, massimo quindici minuti, ma era davvero troppo sporco e dovette ripassare più volte con il mocio e lo straccio, e poi la sua salute non la aiutò di certo.

Quando finì, uscì dal bagno e...

«Ciao Lisa! Sorpresa!»

Elisa: «UAAAAAAAH!! L-Laura! C-Che cosa ci fai tu qui?!»

Laura: «Vedi, mi sento davvero in colpa per come mi sono comportata ieri, e ci tenevo a dirti che non l'ho fatto con cattiveria: è che mi era arrivato un messaggio di lavoro, anche abbastanza importante... e non potevo rimandare. Per questo sono venuta qui.»

Elisa: «S-Sì ma... come facevi a sapere che io lavoro qui?! Non te l'ho mai detto! Non ti ho mai detto nulla di me!»

Laura: «Uh? Oh, non lo so! Intuito! Ce l'ho sempre avuto, fin da quando ero piccola. Quando mio padre se ne andò di casa, sapevo sempre dove si trovava: non perché lo pedinassi, ma perché... non lo so, lo sapevo e basta! Era come se il legame che avevamo mi faceva sempre sapere dov'era. Non è romantico? Provo per te quello che provavo per mio padre! Questo perché sei una persona magnifica, sensibile, bla bla bla...»

Mentre Laura parlava, Elisa pensava ad una cosa soltanto: nella mano sinistra aveva ancora in pugno il manico di legno del mocio con cui aveva lavato il bagno. "Il metodo più veloce per liberarsi di uno Stand automatico è mettere K.O. il portatore, eh? Bene, molto bene... Laura, capiti proprio a fagiolo! Finalmente potrò mettere fine a tutte le mie disgrazie, qui e subito! Mi basta semplicemente una bastonata, bella forte, in testa. Eheheh..."

Ma quando finì di pensarlo, accadde l'impensabile: da sopra la sua testa, un pezzo del soffitto si staccò dal muro e cadde dritto sopra di lei! «AAAAAARGH! P-PORCA-» ed iniziò a fare una serie di imprecazioni che non possono essere scritte. Si ritrovò a terra con un grosso dolore alla testa. Eppure era stata fortunata: se la sarebbe cavata con un bernoccolo, mentre di solito quando accadono queste disgrazie la gente finisce con l'avere la testa aperta in due! Ma come mai a lei non capitò?

Laura: «O-Oddio, Lisa! Ti sei fatta male? Aspetta, ti aiuto io!» Si chinò per soccorrere l'amica: «Ecco, ti aiuto ad alzar-»

Elisa: «NON MI TOCCARE!» Scacciò via con furia la mano di Laura. Ormai la sua pazienza era terminata, e si doveva sfogare: «Non voglio che tu mi sfiori nemmeno con la punta di quelle schifose unghie, non mi devi parlare, non mi devi guardare, non mi devi pensare, non devi avere NULLA A CHE FARE CON LA MIA VITA!»

Laura: «M-Ma che-»

Elisa: «STAI ZITTA! Da quando ti ho conosciuta tutto sta andando a rotoli! E sai perché? Non perché sei colpita da una maledizione, non c'entra nemmeno il tuo Stand: è colpa mia, perché sto perdendo tempo con una schizzata piagniucolona come te! Non fai altro che parlare di te, dei tuoi problemi, delle tue insicurezze, sperando di fare pietà e per questo essere accettata, senza fare NULLA per cambiare le cose! Vivi nel tuo mondo pensando che sia la cosa migliore da fare, perché "tanto nessuno mi capisce" ma tu sei la prima a non voler capire gli altri! Esisti solo tu, i tuoi problemi sono l'unica cosa che contano, e per questo ti senti il diritto di ricevere le attenzioni degli altri! Sei una bambina, immatura ed egoista! Vuoi sapere perché tutti ti prendono in giro? Ecco il motivo: sei debole, senza spina dorsale, non fai altro che biasimarti e cercare la compassione degli altri, e soprattutto per questo credi di essere una vittima! No mia cara, qui la vittima sono io, che ti ho sopportato per mezza giornata ascoltando le tue stronzate da psicolabile quale sei! MA ADESSO BASTA! PENDULUM!» Il suo Stand uscì fuori. «Adesso la farò finita subito, e tu sparirai dalla mia... eh?»

Laura non notò nemmeno lo Stand di Elisa, perché era troppo intenta a piangere disperatamente: «Sigh... sob... sniff... Hai ragione... sono una fallita... sniff...»

Elisa: «Ma per favore, non credere che ci caschi anche questa volta!»

Laura: «No... sigh... scusami...» Con il volto in una valle di lacrime, si girò e iniziò a correre via.

Elisa: «EHI, NON CREDERE DI SCAPPARE-»

Laura si fermò di colpo, senza voltarsi: «Ti chiedo scusa... sigh... giuro che non mi rivedrai mai più... sniff... ormai so con certezza... che rimarrò sempre sola nella vita... sob...»

Improvvisamente, Elisa ebbe come l'impressione che da dentro di lei si liberò un grande peso, e non solo metaforicamente: vide letteralmente come un'ombra che si staccò dal suo corpo a grandissima velocità e che entrò dentro il corpo di Laura. Ma fu così veloce da essere quasi impercettibile! Forse era lo Stand che era tornato dal suo portatore! Comunque, Laura ricominciò a correre.

Elisa: «As-Aspetta!» Ma era troppo tardi. Se n'era andata di nuovo.

Però quell'ombra se l'era immaginata? Elisa dovette fare un esperimento: andò all'ingresso, dal custode (che dormiva di nuovo) e gli avvicinò una mano vicino alla testa... non vedeva nessuna mano che lo afferrava, non ci fu nessuna reazione. Allora...

Elisa: «SIIIIII!! FINALMENTE ME NE SONO LIBERATA!!»

Il custode si svegliò per le urla: «Eh? Chi è? Che succede?»

Elisa: «Finalmente ci svegliamo, qua! L'ultima volta non ti ha insegnato proprio nulla, vedo!»

Custode: «Uhm... Eh? Di che parli?»

Elisa non aveva minimamente intenzione di discutere con lui, preferì piuttosto andare in infermieria per medicarsi la testa per la botta di prima (cosa che dovette fare comunque da sola, visto che non c'era nessuno come al solito). Intanto pensava: "Che bello! Ora che quella rompiscatole non sarà più tra i piedi e il suo Stand è al suo posto, quell'enorme macigno che mi sentivo sulle spalle se n'è andato! Ma che ci vedevo di bello in quella tipa? É solo una che non ha le palle di affrontare la vita! E questo perché non ha mai imparato ad avere fiducia in se stessa, poi ci credo che viene presa in giro da tutti! E questo la porta sempre a non avere amici e... vivere uno stato di solitudine... che forse cerca di colmare... per via della mancanza del padre..." Più pensava e più si rendeva conto... "... e questo l'ha portata a diventare una persona tanto sensibile da essere suscettibile a qualunque cosa... e basterebbe che qualcuno le dica "non c'è nulla da temere"... perché non ha bisogno di altro... MIO DIO CHE COSA HO FATTO?!" Lasciò perdere il bernoccolo sulla testa, il lavoro e tutto e corse subito all'inseguimento di Laura. "Sono un'idiota! Ora l'ho capito: il suo Stand è un riflesso della sua personalità, lei si sente abbandonata e vedeva in me qualcuno sulla quale poteva contare, per questo non mi avrebbe mai fatto del male. Quello Stand non cercava di proteggere se stesso... ma proteggeva me! Laura voleva proteggere me! Anche prima, quando mi è caduto quel pezzo del soffitto sulla testa... se non fosse stato per il suo Stand, avrei avuto ben più di un bernoccolo! Sarei potuta morire! Devo dirglielo! Ma dov'è andata?"

Ormai Elisa era uscita dalla scuola da un pezzo, e girava per le strade di Fuorigrotta. Non sapeva però dove andare, e percorse tutte le vie finché non si ritrovò fuori la Mostra d'Oltremare. Alcuni passanti si erano fermati sotto al grande monumento che si trova fuori la Mostra (non ho informazioni a riguardo il monumento fuori la Mostra, posso però descrivervelo: è una torre composta solo da tre colonne e una sorta di "scala a ciocciola" al suo interno, non ha né pareti né ringhiere, il diametro è all'incirca di cinque metri e l'altezza è di più o meno cinquanta metri), ed alcuni tra di loro si dicevano: «Ma cosa fa lì sopra?» «Forse vorrà buttarsi di sotto?» «Avete chiamato la polizia?» «Anche se venissero, come la recupererebbero? Bisogna convincerla a non fare stupidaggini!»

Elisa pensò: "Ma di che cavolo parla questa gente? Qualcuno è salito sopra questa torre? Ma quale idiota farebbe..." Ma un brivido le corse dietro la schiena. Un pensiero le balenò in testa, un pensiero su chi si poteva trovare in cima a quella torre. "N-Non sarà mica..." Aveva paura di alzare la testa e di avere poi ragione, ma trovò il coraggio per farlo... in cima, c'era una ragazza bionda, riccia, con un ciuffo fucsia e una t-shirt verde! Era Laura!

Il cuore di Elisa iniziò a battere talmente forte che le sembrò stesse per esplodere, il respiro le si appesantì: era nel panico! "Mio Dio! Che cosa faccio?! Se si vuole uccidere, è solo colpa mia! Potrei convincerla a scendere... no, se mi vede non farei altro che peggiorare la situazione! E va bene, c'è solo una cosa da fare: userò Pendulum per afferrarla e farla scendere! Non m'interessa se questa gente vedrà una ragazza volare a mezz'aria senza farsi nulla o se qualcuno vede il mio Stand, la sua incolumità è la cosa più importante!"

Un altro passante disse: «Aspettate! Quella ragazza non è sola! C'è qualcun'altro lassù, guardate! C'è un ragazzo lassù con lei! Lo vedete anche voi?»

Elisa: «Eh? Ma di che parli? C'è qualcuno insieme a Laura? Ma chi mai...» Alzò la testa e... era vero! C'era un'altra persona in cima a quel monumento! Era un ragazzo, da lontano non si vedeva molto, ma un dettaglio era inconfondibile... i suoi capelli erano verdi!

Elisa pensò: "NO, NON CI CREDO! FREDDIE! Cosa diavolo ci fai lì sopra? Vuoi morire anche tu? No, non è il tipo... non vorrà mica convincere Laura a farla scendere! Ma sei un pezzo di ghiaccio Freddie, cosa vuoi capire tu di quello che prova?! Maledizione, di male in peggio!"

La situazione era critica: come sarebbe andata a finire? Laura e Freddie si sarebbero salvati? Elisa sarebbe intervenuta? Di certo, da quel momento in poi le cose non sarebbero state più lo stesso!

 

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 12
*** Wish You Were Here ***


 

WISH YOU WERE HERE

 

Torniamo indietro di qualche minuto da dove ci eravamo lasciati l'ultima volta, e andiamo in cima al monumento fuori la Mostra d'Oltremare: qui troviamo una Laura, seduta sulla costruzione a chiocciola del monumento, disperata perché per l'ennesima volta si ritrovò con il cuore in frantumi. Si ricordò di tutte le volte che provò a legare con qualcuno, e tutte le volte finirono allo stesso modo: Laura veniva cacciata via, odiata e disprezzata da tutti. Ma lei non si rendeva conto di dove sbagliava, e non faceva altro che biasimarsi. Quella volta però decise che sarebbe stata l'ultima volta: aveva deciso di farla finita! Si sarebbe uccisa lì, così che tutto il suo dolore causato dall'abbandono di suo padre potesse finalmente trovare pace. Ma era più facile a dirsi che a farsi: là sopra era davvero molto in alto! E poi non sapeva cosa aspettarsi: avrebbe sofferto? Avrebbe fatto davvero tanto male? O sarebbe morta sul colpo senza sentire nulla? Non lo sapeva, e questo la faceva tentennare.

Ma mentre faceva questi pensieri, qualcuno le parlò: «Posso disturbarti?»

Laura: «UAAAAAAAAAH!» Per poco non cadde per lo spavento, ma si resse con le mani su una delle colonne e riuscì a rimanere con il sedere sulla torre. «T-Tu chi sei?! Come hai fatto ad arrivare qua su?!» Quel qualcuno era Freddie! Era riuscito a salire sulla torre volando con il suo Prodigy, senza dare nell'occhio a nessuno.

Freddie: «Scusami se ti ho spaventata, ma ti ho visto correre via piangendo da quella scuola, e quindi ti ho seguita. Voglio solo parlarti.»

Laura, piangendo: «... sigh... no, non mi rivolgere la parola... chiunque lo faccia poi se ne pente... sono una persona orribile...»

Freddie: «Uh? Perché dici così?»

Laura: «... sniff... perché l'unica cosa che so fare nella vita... è essere un peso... e alla fine tutti finiscono per odiarmi... persino mio padre... sigh...»

Freddie non sapeva come rispondere, non era mai stato bravo a consolare qualcuno per via del suo carattere. Guardò il panorama di Napoli che si vedeva da lassù, davvero magnifico, e in qualche modo cercò in quella visione le parole da dire. Alla fine, disse ciò che ritenne più opportuno per lui: «Quand'ero piccolo e vivevo in orfanotrofio, c'era il direttore Mars che era un gran bastardo.»

Laura: «... sigh... cosa?»

Freddie: «A lui non gli importava niente di noi bambini, ci trattava con poca dignità, e litigava sempre con gli altri addetti ai lavori perché gli dicevano di finirla e di trattare noi bambini con più rispetto, ma lui li licenziò tutti. Quando l'orfanotrofio stava per andare in malora, Mars se ne andò, senza dire nulla a nessuno: al suo posto venne un altro direttore, Ray Charles, un uomo davvero buono che ci trattò come se fossimo suoi figli, e noi gli abbiamo voluto davvero bene. Una sera, mentre eravamo a cena, un bambino disse "Meno male che c'è lei, signor Charles! Il vecchio Mars era davvero cattivo e antipatico, spero che sia morto!" Noi bambini eravamo d'accordo, ma Charles dissentì: "Non dire cose del genere, perché così diventi tu quello cattivo." Il bambino non capì e rispose "Ma cosa dice? Sa come ci trattava? Se provavamo a rispondergli lui ci prendeva a schiaffi sul sedere, poi beveva in continuazione e si addormentava sui nostri letti, lasciandoci odore di vino! Poi trattava male anche gli inservienti e i cuochi, per questo se ne sono andati tutti, nessuno lo sopportava!" Charles, però, disse una cosa che nessuno di noi si aspettava: "Dovete sapere che il signor Mars un tempo non era così: io lo conoscevo da quando studiavamo all'università insieme, era una brava persona e noi eravamo buoni amici... e a quei tempi era innamorato di una ragazza bellissima. Dopo gli studi si sposarono, e io gli feci da testimone. Dovevate vederlo, era così felice! Ed io ero felice per lui, gli ho augurato ogni bene. Però... quella ragazza, qualche anno dopo, lo abbandonò. Non disse nulla, semplicemente fece le valigie e lasciò la loro casa. Mars non capì cosa fosse successo, era disperato, non sapeva dove cercarla e cosa fare per riaverla. Io gli sono stato vicino, ma lui credeva di aver fatto qualcosa di sbagliato, di non essere stato un bravo marito, che se fosse stato più vicino a sua moglie lei non se ne sarebbe mai andata. Alla fine, finì per affogare la sua disperazione nell'alcol, e divenne la persona che avete conosciuto. Tutte le persone che lo conoscevano finirono per abbandonarlo perché divenne intrattabile, solo io però comprendevo il suo dolore ed ho provato a farlo smettere di bere. Se solo mi avesse dato ascolto, a quest'ora lui... lui..." e improvvisamente vedemmo il direttore piangere! Per noi bambini era strano vedere un adulto piangere, e forse davvero in pochi capirono il senso delle sue parole. Io le ho capite solo adesso.»

Laura era perplessa dalla storia che aveva appena sentito: «Che... che cosa vuoi dirmi? Non capisco... cosa c'entra questa storia con me?»

Freddie: «Quello che voglio dirti è che non devi sentirti così colpevole, come se nessuno ti capisse: c'è gente che vuole solo il meglio per te, come il direttore Charles voleva solo il meglio per Mars. Ma non fare il suo stesso errore, non ti chiudere a riccio, sii anche tu comprensiva degli altri. Le persone sono empatiche per natura, ma alcune non si rendono conto dei sentimenti altrui perché hanno sofferto così tanto nella vita che per loro esiste solo la propria sofferenza.»

La sensazione che ebbe Laura nel sentire quelle parole fu come se nel petto si stesse creando un nodo. Sentiva quelle parole così sue.

Freddie continuò: «Ma tutti abbiamo sofferto nella vita, e ognuno di noi ha il proprio modo di affrontare il dolore della solitudine. Io, ad esempio, tendo ad essere freddo e non lasciar trasparire nulla di me, ma mi sto accorgendo in questi giorni che è un atteggiamento stupido e sto correggendo questa cosa. Al contrario, Mars non si è mai aperto ed è finito per uccidersi con l'alcol.»

Laura: «Quindi mi stai dicendo che dovrei aprirmi? Ma se ogni volta che lo faccio finisco per essere odiata! Tutte le persone che mi conoscono poi non mi vogliono più vedere... sono io ad essere sbagliata!»

Freddie: «Mph, forse. O forse sbagli il modo. Quello che voglio dirti davvero è che... non c'è nulla da temere!»

Laura: «Eh? In che senso?»

Freddie: «La vita è così lunga che può accadere di tutto, potrai conoscere tante persone diverse, e tu scoprirai tanti lati di te che prima ignoravi... ma prima di farlo, devi essere disposta a cambiare. Perché solo cambiando e migliorando se stessi le persone possono capirsi l'un l'altro e vivere insieme. Io sono qui in questo momento perché sto cambiando me stesso, prima me ne sarei fregato di vedere qualcuno morire, ma ora so che se non ti avessi mai conosciuta... me ne sarei pentito per tutta la vita!»

Laura aveva smesso di piangere, e i suoi sentimenti cambiarono: quel ragazzo, con quelle parole, era riuscito a colpire nel segno. Ma una domanda le sorse spontanea: «Tu... chi sei? Perché vuoi aiutarmi?»

Freddie: «Oh, scusa, sono un maleducato! Ahah! Mi chiamo Freddie, piacere.» Le tese la mano.

Laura vide il sorriso sincero di quel ragazzo dalla cresta verde: per quanto il suo abbigliamento e i suoi piercing non lo direbbero, si era dimostrato una persona sensibile e altruista, e Laura improvvisamente sentì uno strano legame che stava nascendo tra loro due. Rispose al saluto: «Uhm... piacere, io mi chiamo Laura...» Ma appena si strinsero la mano...

Freddie: «... Prodigy!»

All'improvviso, Laura vide sopra le loro teste un grosso drago nero e una sorta di robot femmina color rosa pallido afferrarsi l'un l'altro! Si spaventò e indietreggiò: «UAAAAAAH!! C-Che cosa sta succedendo?! C-Cosa sono?! Me li sto immaginando o li vedi anche tu? C-Ci sono un drago e un robot sopra le nostre teste! Ma com'è possibile? Non può esssere reale una cosa del genere!»

Freddie: «... si chiamano Stand.»

Laura: «E-Eh? M-Ma allora li vedi anche tu! E sai cosa sono!»

Freddie: «Sì: il drago è il mio Stand, mentre il robot è il tuo Stand.»

Laura rimase shockata da quelle parole: «I-Il mio Stand?» Vide quello che Freddie aveva appena chiamato "suo Stand": aveva le fattezze di una ragazza, non sarà stata più alta di 1,70 m, però aveva delle linee di separazione tra le parti del suo corpo che le davano l'aspetto di un manichino o di un robot. Era completamente color rosa pallido, tranne per i capelli (lunghi e lisci che cadevano sul lato sinistro della testa) e per le mutande che invece erano rosso mattone. Il viso era particolare: i lineamenti erano quelli normali di una ragazza, ma al posto degli occhi aveva uno strano visore lungo e sottile, con una specie di luce rossa al suo interno che fungeva probabilmente da sensore visivo; inoltre, la bocca aveva una forma rettangolare e non aveva le labbra, era perennemente aperta ma senza vedere il suo interno, che era chiuso da una specie di parete luminosa che si illuminava quando parlava.

Laura: «Che significa che questo è il "mio" Stand? Non l'ho mai visto prima! Ma poi che cavolo significa "Stand"?!» Non riusciva a tranquillizzarsi e iniziò a spaventarsi ancora di più: «Mi stai forse prendendo in giro?! Chi sei tu veramente?! Cosa vuoi farmi?!»

Freddie non si scompose: «Nulla, solo spiegarti che sta succedendo. Ti spiego: uno Stand è la proiezione della propria energia vitale che ci protegge. Non tutti ne hanno uno, ed ogni Stand ha un potere e un aspetto diverso dagli altri. Per esempio, il mio è un drago che può sparare onde d'urto dalla bocca. Il tuo Stand, invece... non l'hai mai visto prima perché ha il vizio di nascondersi dentro il corpo delle proprie vittime.»

Laura: «C-Cosa? Ma cosa stai dicendo?»

Freddie: «In questo momento lo vedi perché io sono riuscito a bloccarlo in tempo con il mio Stand. Vedi Laura, quando tu provi un legame affettivo nei confronti di qualcuno, attivi inconsciamente il tuo Stand, che dal tuo corpo si trasferisce a un altro con lo scopo di proteggerlo.»

Laura non capiva: «... D-Dici sul serio? Io... ho davvero questo potere? Ma... perché?»

Freddie stava iniziando a sudare: «Beh... non so bene neanche io le dinamiche di come gli Stand si manifestano. Però alcuni di loro sono un riflesso della personalità del proprio portatore. Quindi tu, Laura, sei una persona buona che vuole proteggere le persone a cui vuoi bene. E soprattutto... nngh... sei forte, più forte di quel che credi.» Lo Stand di Laura stava iniziando ad avere la meglio su Prodigy, che iniziò a barcollare: «Ggghhh... sei persino in grado di battere il mio Stand... ormai... non ce la faccio più...» Le sue gambe iniziarono a tremare e si dovette inginocchiare: «Tra non molto... perderò i sensi...»

Laura era terrorizzata: «O-Oh mio Dio! C-Che devo fare? Hai detto tutte quelle cose... ma non mi hai detto come fermarlo!»

Freddie sudò ancora di più: «Mmnnnggh... I-Il tuo Stand... N-Non puoi controllarlo direttamente... P-Però puoi richiamarlo a te...»

Laura: «E c-come faccio?!»

Freddie: «Devi... prova a... nngghh... provare indifferenza... nei miei confronti...»

Laura: «C-Cosa? Ma che stai dicendo?! Come faccio ad essere indifferente in un momento simile?!»

Freddie: «D-Devi riuscirci, Laura... s-so che... c-ce la puoi fare... nngghh... il tuo Stand si attiva... quando provi affetto per qualcuno... ma quando questo sentimento svanisce... si ritira... mmnngghhh... f-fallo Laura... ormai... non potrò più resistere...»

Lo Stand di Laura stava letteralmente spingendo indietro Prodigy, e Freddie non ce la faceva più a mantenere il suo Stand attivo: se fosse stato sconfitto avrebbe perso i sensi e sarebbe caduto da un'altezza di quasi cinquanta metri!

Laura era nel panico: "C-Cosa faccio? Q-Questo ragazzo così gentile... sta rischiando la vita per me! E questo per colpa di questo Stand! Devo fermarlo, devo fare come mi ha detto lui. Forza Laura... lui per te non conta nulla... non significa niente... non provo nulla per lui... Oh, così non funziona! Devo crederci di più! No... devo pensare che lui non esiste... esisto solo io... soltanto io... chiudi gli occhi Laura... non guardarlo... non pensare a lui... solo a te stessa... esisti solo tu e nessun altro..."

Freddie: «Ugh... b-brava, ce l'hai fatta! Ora puoi aprire gli occhi Laura.»

Laura: «Eh?» Aprì gli occhi e vide che i due Stand erano scomparsi. Disse: «M-Ma... sono spariti? Me li sono immaginati? Era tutto un sogno forse?»

Freddie: «No, li hai visti davvero. Guarda.» Fece uscire di nuovo il suo Stand: «Lui è Prodigy, il mio Stand.»

Laura: «O-Oh... capisco... quindi... ora che dovrei fare? Ora che ho scoperto di avere questo potere... cosa dovrei farmene? Sembra soltanto pericoloso...»

Freddie: «Beh, perché non inizi col dargli un nome? Ognuno dà un nome al proprio Stand.»

Laura: «U-Un nome? Come ai cani... o ai propri figli?»

Freddie: «Certo, così gli dai una sua identità. Ehi, che ne dici di questo nome? "Wish You Were Here". Calza a pennello con il tuo Stand!»

Laura: «E-Eh? W-Wish You Were Here? Mmh... Wish You Were Here... Suona bene! Ok, ci sto! Ma... ora che gli ho dato un nome dovrei... che so... addestrarlo o cose simili?»

Freddie: «Gli antichi greci dicevano sempre "Conosci te stesso" nel senso di conoscere i propri limiti e le proprie potenzialità. Laura, il tuo Stand sei tu, devi sono conoscerlo e imparare ad usarlo! E per farlo... devi iniziare a cambiare approccio. Quando sarai riuscita ad impadronirti di questo mezzo, la tua prospettiva sulla vita cambierà radicalmente. Fidati di me!»

Laura era turbata: erano successe così tante cose insieme e si sentiva confusa. «Tu... mi stai dicendo tutte queste cose... Sei molto gentile, ma... sembra più facile a dirsi che a farsi. Cioè, come dovrei cambiare il mio approccio, che significa?»

Freddie: «Uhm... ti capisco. Anche io quando ho scoperto di avere uno Stand non ci capivo molto, ma adesso per me è una cosa naturale. Facciamo così: ti addestrerò io!»

Laura: «C-Cosa? M-Mi vuoi allenare?»

Freddie: «Sì, ma non ti immaginare allenamenti tipo Karate Kid o cose simili: l'allenamento di uno Stand è più una cosa mentale, devi abituare la tua mente ad usare il tuo potere quando lo decidi tu e secondo le tue condizioni. Sembra difficile ma, fidati, dopo un po' ti sembrerà semplice come allacciarsi una scarpa.» Poi guardò dietro Laura e sorrise: «Non temere, non sarò il solo ad aiutarti: guardati dietro.»

Laura: «Eh? Dietro?» Si girò e... vide un cobra che le parlò!

«Ragazzi! State bene?»

Laura: «UAAAAAAAAAAAAH!!» Lo spavento le fece perdere l'equilibrio e per poco non cadde giù, ma Freddie era preparato e il suo Prodigy la aveva già afferrata e riportata sulla torre.

Laura: «Oh... C-Che diavolo... ?!»

Il cobra: «Acc... scusa! Non volevo spaventarti! Tutto bene?»

Laura, ancora più turbata di prima: «E-Ehm... S-Sì, ma... questa voce... Elisa? S-Sei davvero tu?»

Elisa: «Sì, vi sto parlando tramite il mio Stand. Io sono qua sotto!» I due ragazzi dalla torre guardarono giù: si era formata una grande folla ed erano arrivati anche poliziotti e vigili del fuoco. Si stavano attrezzando per portare i due ragazzi al suolo in sicurezza. Ma notarono anche che il lungo corpo del cobra era arrivato alla loro altezza allungandosi dal corpo di una persona in mezzo alla folla... ed era proprio Elisa! Anche se la vedevano da lontano, la riconobbero subito!

Laura era perplessa: «M-Ma che... Elisa, anche tu porti uno Stand? Ma... perché non me l'hai mai detto?»

Elisa: «Laura, ti chiedo scusa. Hai ragione, non dovevo trattarti così e dovevo dirti subito le cose come stavano. Se è successo tutto questo, è solo colpa mia. Mi sento davvero una persona orribile!»

Ma Laura non era arrabbiata, anzi: «... No Elisa, tu non hai colpe. Se c'è una persona orribile, quella sono io. Avevi ragione su tutto: per tutto questo tempo ho cercato la compassione degli altri senza mai preoccuparmi di chi mi stava intorno, e soprattutto senza mai fare nulla per cambiare la mia persona. Sono stata egoista nei tuoi confronti, ed avevi tutte le ragioni per arrabbiarti. É vero, ho un passato difficile, mi manca mio padre e vorrei che qualcuno mi compatisse... ma non è giusto che io diventi un peso per questo! Vorrei anzi essere... come dire... come te, Elisa.»

Elisa si stupì: «C-Cosa? C-Come me?»

Laura: «Sì!» Si rigirò: «E anche come te, Freddie. Voi due siete delle persone magnifiche! Su di voi, so di poter contare! Ed un giorno, spero anche io di poter contare per qualcuno!»

Elisa: «W-Wow... non pensavo di avere una tale considerazione. Beh, farò il possibile per te! Anche tu, Laura, sei una bella persona, anche se non te ne rendi conto. E farò il possibile per aiutarti a capire meglio il tuo Stand. Quindi... che ne dite di scendere? Così evitate di farmi prendere altri infarti?»

Laura: «Oh, altri cinque minuti!»

Elisa: «C-COME CINQUE MINUTI?!»

Laura guardò il panorama: «Sai, da quassù la vista è magnifica.»

Freddie si girò a sua volta per vedere il panorama: «Già, concordo.» Da lassù si vedeva tutto il quartiere di Fuorigrotta: il quartiere fu costruito all'interno di un gigantesco cratere vulcanico, di cui il vulcano è ormai spento da millenni. Tutto attorno si vedevano le montagne che un tempo costituivano la bocca del vulcano, e su cui ora poggia il quartiere di Posillipo. E quella vista da lassù era a dir poco mozzafiato. Freddie pensò una cosa, ma la pensò soltanto, senza dirla: "Elisa sta provando in tutti i modi a farmi cambiare idea su questa città. Non credo glie lo dirò mai, ma... ci sta riuscendo. Sento di starmi innamorando di Napoli."

Si dice che i portatori di Stand si attraggono l'uno con l'altro, come calamite, e che ognuno di loro è destinato a incontrarsi durante il cammino della propria vita. Era per questo motivo che Freddie, Elisa e Laura si conobbero? Forse non lo sapremo mai, ma una cosa era certa: da quel momento in poi, le loro vite sarebbero cambiate per sempre! E nuove, bizzarre avventure li stavano aspettando!

 

TO BE CONTINUED...

 

ALCUNE NOTE, LEGGI SE VUOI:

Come avete capito, questo è stato l'ultimo capitolo di presentazione dei protagonisti. Vi chiedo scusa se c'ho messo così tanto per presentare il personaggio di Laura, mi sono lasciato prendere dalla scrittura e dalle vicende e mi sembrava brutto concludere prima la sua storia, e posso capirvi se per voi è risultato noioso. Posso solo sperare di aver fatto colpo con il suo Stand, perché ve lo dico, ad ora è il mio preferito tra quelli che ho ideato.
Comunque non sono qui solo per fare delle scuse, voglio anche informarvi che la pubblicazione prenderà una pausa. Non perché non ho idee, sia chiaro, io so già come proseguire la storia e come concludere il primo arco narrativo (ops, piccolo spoiler?), ed ho già in mente quali saranno i prossimi combattimenti da adesso in poi (sì, si ritorna alleBBOTTE) e quali Stand sviluppare. MA per rendere il tutto più verosimile, avvincente e meno sparato a cazzo (cosa che mi è sembrato essere il cap. di Zero Assoluto, correggetemi se sbaglio) ho bisogno di più ispirazione: devo visitare meglio le location in cui voglio ambientare le prossime vicende, e studiare alcune caratteristiche dei prossimi nuovi Stand, anzi, di uno in particolare per permettere a me e a voi migliore comprensione di quello che si sta leggendo. E anche per rendere tutto più figo, perché no.
Bene, spero di aver detto tutto. Io mi sto divertendo tantissimo a scrivere questa storia, e spero davvero di starvi trasmettendo il mio divertimento! Ho ancora MOOOOOOLTO da imparare, la strada è lunga... ma a piccoli passi spero di far crescere questa mia passione e di creare un giorno una storia che possa lasciare il segno! Intanto, mi impunto di migliorare e sviluppare questa, così che un giorno, in futuro, potrò rileggerla col sorriso. Ciao e grazie!

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