Ritorno

di DarkAkiko
(/viewuser.php?uid=147038)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


 Salve a tutti :)
Spero che la storia vi piaccia
Ogni commento è ben accetto (anche i peggiori ahah)
DarkAkiko
Capitolo Uno
 
La notte del 15 settembre Chocolat Meilleur la passò in bianco, quella mattina sarebbe ritornata sulla Terra, dopo sei anni di assenza.
Erano le sei di mattina, quando, la sua amica Marille si alzò dal letto, per andare da lei e porle una tazza di tè fumante.
Marille l’aveva conosciuta quattro anni prima, e d’allora erano diventate inseparabili, ella aveva tre anni in più, ma tale differenza non la sentivano minimamente, del resto Chocolat era maturata molto nel suo percorso.
-A chi stai pensando?- le chiese mentre sorseggiavano del tè, appoggiate al davanzale della finestra
-Lo sai-
-Vanilla, Houx e Soul?- la ragazza sospirò, come la conosceva Marille, mai nessuno mai –Ascoltami Chò, sei cambiata tantissimo in questi anni, e te lo potrebbero confermare tutte le persone che hai conosciuto da quando sei qui, sei maturata come non ho mai visto , sei una ragazza forte e piena di energie, e soprattutto non ti devi abbattere, lo sai che sei migliore, di tutti loro messi insieme!-
-Hai ragione Marille, grazie, ne avevo bisogno, è solo che non ho dormito.  Ma tranquilla niente e nessuno mi abbatte-
-Ecco così ti voglio! Vanilla sarà verde d’invidia quando ti vedrà!- le due ragazze scoppiarono a ridere
-Ora meglio che vada a prepararmi- così Chocolat andò nella sua camera, ma mentre si stava vestendo, un’agitata Marille entrò di colpo nella stanza agitando il Wizard, il giornale ufficiale di Extramondo, ogni mago, strega o malefico che fosse leggeva il Wizard, perfino tutti coloro che si trovavano sulla Terra!
-Non ci posso credere! Devi. Assolutamente. Leggere.- Chocolat prese il giornale e lo lesse distrattamente, era l’articolo che riguardava i maghi più potenti di tutto il loro mondo, ipotetico ovviamente, ma in tanti secoli, era capitato molto raramente che si fossero sbagliati
-No aspetta mi sa che non ho letto bene! Perché c’è il mio nome su quest’articolo? E perché sono la prima nominata?-
-Forse perché sei la migliore di tutti anche in questo campo! Lo sapevo! Lo sapevo!- gridò iniziando a saltellare per la camera
-Dio Marille calmati! Si sarà sbagliato di sicuro!-
-No, non sbaglia mai-
-Senti lasciamo perdere queste sciocchezze! Vorrei venissi con me, mi mancherai Marille-
-Anche tu- ammise lasciandosi andare alle emozioni tanto che una lacrima solcò il suo viso, non erano mai state lontane e orami vivevano nella stessa casa da ben quattro, lunghi, anni; le due si abbracciarono, poco prima che Chocolat si teletrasportasse sulla Terra, ogni volta che usava questo, fantastico, trucco, si ricordava di Vernus, uno stregone che un tempo aveva il cuore nero, purificato da Chocolat, che, appunto, gli aveva insegnato tale magia.
 
Si guardò in giro, era difronte alla sua vecchia casa, ma invece di entrare, vi passò affianco non curante e si diresse verso la scuola, erano le otto e il cortile pullulava di persone, tanto che Chò chi chiese quanti fossero, quando entrò nel cortile, vide molti volti noti, come ad esempio Akira, e notò quanto fossero cambiati col tempo, quanto tempo era stata lontana da i suoi amici, certo ora ne aveva trovati di nuovi, e non pochi, ma certamente rivederli le fece ricordare i tempi passati, di quando era ancora amica con Vanilla, Houx e Soul, e di quando, soprattutto era innamorata di Pierre; quello stesso Pierre che adesso si trovava a pochi passi da lei.
Ma Pierre non avrebbe dovuto finire la scuola l’anno prima?
Chocolat non sapeva che fare, non si sarebbe mai immaginata di vedere Pierre. Non le sarebbe neanche mai venuto in mente. Si soffermò sulla figura del ragazzo, era cambiato anche lui, era diventato più alto, spalle larghe e una caratteristica camicia che non lasciava nulla all’immaginazione; dietro di lui scorse Vanilla, Soul e Houx, le parse molto strano, anzi, pensava di essere capitata proprio in un mondo parallelo.
Ma no, era nel mondo normale, altrimenti Pierre non avrebbe avuto un cuore nero, come invece era; lo stesso, al contrario, per gli altri tre.
Il mondo era come se si fosse fermato intorno a lei, ma no, non avrebbe vacillato, era cambiata, non era più una bambina, aveva sofferto abbastanza per quell’amore, per quell’amicizia.
 
Le cose erano cambiate è vero.
Ma era cambiata anche lei
Soprattutto lei.
 
Gli passò di fianco, senza degnarlo di uno sguardo, sotto gli occhi di tutti, di tutti coloro che l’avevano riconosciuta, dirigendosi verso l’entrata della scuola, avrebbe dovuto firmare dei fogli, avrebbe pensato dopo a tutto.
Dopo dieci minuti entrò nella sua classe accompagnata dal professore di turno
-Bene ragazzi, questa è Chocolat Meilleur, è arrivata da poco qui in città, prego, prendi posto- disse poi guardandola
-Buongiorno, spero di trovarmi bene qui con voi- la ragazza sorrise, e dopo aver catturato i primi cuori, trovò un posto nell’ultima fila vicino alla finestra e si sedette lì, ad ascoltare le varie lezioni, mentre con la testa, era da tutt’altra parte, tanto che, non si accorse della campanella che segnava l’inizio della pausa pranzo.
-Chocolat non si saluta più?- gli chiese retoricamente Akira, prima di stringerla ed abbracciarla
-Akira! Come stai?-
-Io benissimo e te? Sono passati sei anni da quando sei andata via! Mi devi raccontare che fine hai fatto!-
-Sono stata da alcuni parenti, molto lontano da qui, però eccomi, ora sono qui- disse mentendo, ma piena di energia
-Che piacere vedere che non sei cambiata per niente! Comunque ci vediamo dopo, devo andare dalla mia ragazza adesso-
-Allora corri da lei!-
-Ci vediamo dopo Chò- il tempo di salutarlo, che il banco venne circondato dagli altri compagni di classe, dopo una prima mezz’oretta tutte le presentazioni vennero ultimate; e la ragazza uscì dalla classe per fare quattro passi
 
-Che noia, quando finisce questa giornata, ho cose più importanti da fare!-
-Ma come Chocolat non eri tu quella sempre di buon umore?-  chiese retoricamente qualcuno, una voce, purtroppo inconfondibile per la ragazza, un tempo ne era follemente innamorata, si voltò, per guardare in faccia l’artefice del suo dolore, passato.
-Pierre- rispose fredda ed indifferente
-Perché sei qui?-
-Non sono cose che ti riguardano- ma il ragazzo non si arrese, voleva una risposta, non immaginava di ritrovarsela di fronte, quella mattina, l’aveva osservata, era cambiata così tanto: non aveva più quel ridicolo ciuffo in aria fermato da un’altrettanta ridicola mollettina a forma di cuore, ma bensì, i suoi capelli erano lasciati sciolti, con una riga leggermente spostata verso destra, i suoi occhi, nonostante fossero truccati perfettamente, erano rimasti sempre gli stessi, anche se poteva leggere in essi il freddo, anche il suo fisico era cambiato notevolmente.
Ma ciò che era cambiato, forse più di qualsiasi altra cosa, era il suo atteggiamento.
Con lui.

-Pierre! Come mai sei qui? Non dovresti stare all’università?- chiese Vanilla avvicinandosi ai due, senza degnare neanche di uno sguardo la rossa
-Dovevo accettarmi di alcune cose- rispose secco lui
-Dai andiamo, non avrai intenzione di parlare con- si girò verso Chocolat, e la guardò dall’alto verso il basso, con fare disgustato –Con questa-
-Puoi stare tranquilla. Quindi Pierre perché non vai via?-
-Come hai fatto tu sei anni fa?-  Chocolat non poteva credere di aver udito tali parole, non se n’era andata per suo volere, o meglio, non completamente, il primo vero motivo era allontanarsi da lui, l’aveva fatta stare talmente male, ma non volle ripensare a quel periodo, no, aveva fatto tanta fatica per buttarselo alle spalle, non voleva ricaderci.
-Si, esattamente come ho fatto io Pierre-  i due si allontanarono, ma entrambi sapevano che non sarebbe finita lì.
Le successive ore passarono in fretta, e una volta raccolte le sue cose, si diresse verso l’uscita della scuola, per andare nel suo nuovo appartamento.
Si, aveva deciso di cambiare casa, anche se, prima avrebbe dovuto ripassare nell’altra casa, per prendere delle cose.
 
-Chocolat! Aspetta!- la chiamò una ragazza, un’altra voce inconfondibile, era sgomentata, altra cosa che non avrebbe mai immaginato
--Yurika!- Chocolat si voltò di scatto, ma non ebbe il tempo di concentrarsi sulla sua figura, che Vanilla la raggiunse
-Perché sei tornata Chocolat?- le chiese colma di rabbia e odio
-Sono per caso affari tuoi?-
-Hai ragione, non mi interessa minimamente, e non mi interessa cosa hai fatto in sei anni, sta di fatto che senza di te stiamo meglio, quindi vedi di non rovinarci la vita-
-Puoi stare tranquilla, farò di peggio, ignorarvi completamente-  la ragazza andò via di corsa, e raggiunse i suoi amici, mentre una confusa Chocolat era ferma immobile
-E’ un mistero-
-Cosa? Ritrovare Pierre a scuola e con Vanilla e gli altri due? –
-Buongiorno Yurika, si in effetti è abbastanza confusionaria la cosa-
-Buongiorno a te. Ti va di andare a prendere un tè al bar qui vicino? Si chiama Maddic, è molto carino-
-Oh, ehm,  si certo. – le due s’incamminarono in silenzio, fin quando Chocolat, stanza e ancora più confusa, prese parola, poco prima di arrivare davanti la porta del bar
-Posso sapere come mai mi hai invitata? Non c’è mai stato buon sangue tra di noi-
-Sapevo che me l’avresti chiesto, vieni, sediamoci- disse spostando una sedia e sedendosi ad un tavolino, poi riprese parola –Hai ragione, a dir questo, io ti ho sempre invidiata, per il tuo rapporto con Pierre e altre cose, ma col tempo, le persone cambiano, a volte migliorano, e con te volevo rimediare-
-Oh beh, puoi star tranquilla, nessun rancore- disse scherzando, dopo poco le due ordinarono due tè
-Ti sembra strano che quei quattro stiano insieme vero? -
-Si, decisamente, sono passati così tanti anni- sospirò
-Sono cambiate un bel po’ di cose da quando te sei partita per Extramondo-
-Come fai a sapere di Extramondo!?- chiese, evitando di affogarsi con il tè che stava bevendo
-Sono sempre stata la confidente di Pierre, mi fece un incantesimo tanti anni fa, posso per fino andare su Extramondo sai? --
-Sono sconvolta-
-Immaginavo, comunque, tornando sicuramente a cose che t’interessano di più: evitando di sottolineare che il cuore di Pierre quando sei andata via divenne ancora più nero-
-Suppongo non sia possibile- la ragazza sospirò, e prima di riprendere a parlare, bevve un goccio del suo tè alla menta
- L’hai fatto stare male quando te ne sei andata, lo stesso Vanilla, Houx e Soul, hanno finito con l’odiarti. Tutti pensano che tu li abbia abbandonati-
-E’ facile dare la colpa a me, ma evidentemente, non hanno visto loro stessi-
-Suppongo, che tu abbia ragione, ma c’è poco da fare con quei tre-
-Hai omesso Pierre o sbaglio-
-Hai visto giusto, Chocolat, hai davvero fatto soffrire Pierre, e non poco, lui ti amava-
-Perché io no, giustamente. Non è stato lui quello deluso, e comunque non credo lui mi abbia mai amata, Yurika, non veramente-
-Credo di poterti contraddire con la massima fermezza-
-Per favore non parliamo di lui-
-Si hai ragione scusa. Beh allora raccontami di te, che hai fatto in questi sei anni?-
-Credimi, sarebbe troppo lungo da raccontare, che dici andiamo via?- la ragazza annuì, cosi una volta uscite dal bar, le due si salutarono con la promessa di vedersi la mattina successiva.
Ora per Chocolat si trattava di affrontare un’altra sfida, andare nella sua vecchia casa, a prendere varie cose, una volta arrivata ritrovò tutto com’era un tempo, non si sprecò nemmeno a salutare, specialmente udendo poi  quello che avevano da dire, salì in fretta nella sua camera, prese tutto il necessario e le mise in una valigia, piuttosto capiente, il resto delle cose le aveva già portate giorni prima, nel suo nuovo appartamento: un bilocale in un bellissimo palazzo moderno, già arredato in maniera perfetta, e tutto grazie a sua madre!
Una volta prese le sue cose, entrò nella sua nuova casa: era molto luminosa, c’era un atrio che conduceva alla cucina/salone su di un lato, difronte v’erano la sua camera e il bagno;  le pareti della cucina e del salone, che componevano la prima stanza, erano sul bejiolino, i mobili della cucina erano invece rossi laccati, difronte ai quali v’era un tavolo in legno bianco accompagnato da sedie bianche, che richiamavano i colori dei alcuni cuscini presenti sul divano, marrone chiaro, che si alternavano con quelli rossi, e di fronte un televisore, con i canali di Extramondo inclusi.
L’altra stanza era ovviamente la sua camera, al centro v’era il letto matrimoniale, a sinistra, sull’altra parete, una toeletta per il trucco e a destra del letto invece un comodino, di fronte, un armadio in finto legno sui toni del tortora e per terra vi era un tappeto pregiatissimo e, ai piedi del letto un baule magico.
Già amava quella casa.
Si sentiva a casa.              
 
 Chocolat entrò in camera, ma non fece in tempo a posare la valigia per terra che notò qualcosa di strano, e decise di aprire la finestra, nell’avvicinarsi aveva visto una macchina che volava in cielo rosso fuoco, e conosceva solo una persona che possedeva quell’arnese infernale, a detta sua, Huryah.
-Huryah!- urlò, salutandola con la mano –Sono mesi che non ti vedo che fine avevi fatto?-
-Io? E te piuttosto? Sono dovuta andare da Marille per sapere dove fossi!- disse la ragazza entrando in casa –A proposito Marille ti manda questo- disse porgendole una scatolina, che quando venne aperta rivelò una collana con un ciondolo a forma di luna
-I gusti di Marille sono sempre i migliori!-
-Dopo i miei ovvio!- disse con ovvietà, e le due ragazze cominciarono a ridere –Com’è andato questo primo giorno?-
-Ad essere sincera? Credevo di essere finita in un mondo parallelo-
-Perché?- e così Chocolat iniziò a raccontare all’amica tutto quello che le era successo quella mattina, mentre sistemava un po’ di cose nella stanza
-Non ci posso credere- la ragazza annuì, in effetti nemmeno lei –Di un po’ com’è stato rivederlo?- chiese Huryah, preoccupata per l’amica, sapeva molto bene quanto avesse sofferto in passato, le notti passate in bianco a piangere, la voglia di non uscire più di casa e di restare unicamente a letto, senza energie senza voglia di vivere, passarono mesi e mesi prima che riuscisse a riprendersi, ma ce l’aveva fatta, anche se non propriamente da sola, tutti i suoi amici, quelli che aveva conosciuto, lì, in quel primo anno, l’avevano aiutata moltissimo.
-Huryah, è stato strano, non sapevo come comportarmi, ma ho smesso di stare male, posso trattarlo con indifferenza, per fino con odio, come ti ho detto di aver fatto, posso riderci sopra lo sai, ma voglio essere sincera con me stessa, Pierre sarà sempre il mio tallone d’Achille-
-Si, purtroppo lo so, tutti noi sappiamo quanto, pur essendo piccola, hai amato Pierre, ti ricordi come l’ha definito Gaito no?-
-Certo che lo ricordo, ma non pensiamoci più, è acqua passata- le due amiche rimasero a parlare ancora per qualche ora, fino allo scoccare delle 23, quando si salutarono e una stanca Chocolat, andò a dormire.
Dopo tutto, aveva davvero bisogno di dormire, non era stata per niente una giornata facile. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


 
Salve a tutti :)
Spero che il capitolo vi piaccia
Ogni commento è ben accetto (anche i peggiori ahah)
Mi piace sapere cose ne pensiate, mi accontento anche di due semplici parole <3 

DarkAkiko

Capitolo Due
 
Quella domenica Chocolat, decise di andare a fare una passeggiata, anche per comprare qualcosa da mangiare, il suo frigo era completamente vuoto, non aveva neanche dell’acqua, così, una volta preparata si diresse, intorno alle dieci, in un supermercato che aveva visto qualche giorno prima di ritorno da scuola.
Dopo una mezz’oretta uscì, con tre buste belle piene, portò la spesa a casa, per sistemarla, tra il frigo e la dispensa, sarebbe tornata più tardi a cucinarsi qualcosa, tanto, non doveva dare conto a nessuno; una volta finito, decise di scendere nuovamente.
Proprio vicino alla sua scuola c’era una libreria, e decise di entrarvi, le piaceva leggere, soprattutto libri di poesia, la rilassavano molto, aveva imparato, durante i suoi allenamenti, a rilassarsi, e a trovare sempre uno spazio per se stessa, non che fosse piena d’impegni qui sulla Terra, ma era un’abitudine che non voleva perdere.
Immersa in quel luogo, osservando i libri, leggendone i titoli, non si accorse che si stava per scontrare con qualcuno nel prendere un libro, forse troppo in alto per lei, la persona al suo fianco, senza troppi convenevoli, le prese il libro, che per egli non era troppo in alto, ma quando si voltò per consegnarlo all’interessata, entrambi rimasero senza parole.
Pierre e Chocolat.
 -Questo è tuo- disse lui, dopo un interminabile silenzio, non sapeva che dire, o che fare, erano passati così tanti anni, e vederla lì, da sola, senza il minimo preavviso, non gli dispiacque poi tanto, per colpa sua aveva sofferto molto, cosa che un malefico non si può permettere, ma soprattutto non poteva permettersi di amarla, cosa che però aveva fatto, anche se, si era comportato davvero male, e almeno a se stesso l’ammetteva.
-Si, grazie- era fredda con lui, distaccata, come se non lo conoscesse, e invece si conoscevano bene, molto bene, fin troppo, ma entrambi avevano un passato fatto di sofferenza, e non sarebbero mai ricaduti nella stessa trappola.
 
Loro erano una trappola
Erano la loro trappola
Una trappola fatta di amore e odio
 
-Come stai?- azzardò lui
-Bene-
-Quindi ti piacciono le poesie-
-Si- la ragazza gli rispondeva a monosillabi, non aveva voglia di parlare con lui, in alcun modo, così una volta ricevuto il libro corse verso la cassa per pagare, e andare via il prima possibile, mentre stava uscendo dal negozio, il suo sguardo si posò nello stesso punto in cui erano prima, ma subito dopo distolse lo sguardo, negando con la testa.
-Mi cercavi?- Chocolat quando udì la sua voce si girò di scatto, perché non la lasciava in pace?
-No, non ti stavo cercando, ora se permetti, vorrei andarmene a casa-
-No, non lo permetto, voglio delle spiegazioni-
-Sono passati sei anni dall’ultima volta che ci siamo visti. Credi sia stupida Pierre?-
-Chocolat…-
-No, Pierre, non sono disposta ad ascoltarti. Lasciami in pace- detto questo, corse via verso casa, una corsa durata una decina di minuti, una volta entrata in casa, decise di mettersi a cucinare, in modo tale da distrarsi, cosa voleva Pierre da lei? Perché non la lasciava in pace? E cos’era quella sensazione che sentiva quando lo vedeva?
 
Chiamò Marille di corsa, aveva bisogno di parlarle. Dopo neanche cinque minuti Marille arrivò, giusto in tempo per mangiare qualcosa insieme all’amica, che, nel mentre, le aveva raccontato cosa fosse successo.
-Sai cosa Chò? Credo che Pierre provi ancora qualcosa per te-
-E lo deduci da?-
-Si è interessato a te, a cosa leggessi, e il fatto stesso che ti abbia aspettato per chiedere spiegazioni-
-Sarà anche come dici tu, ma non sono più una bambina, certe cose cambiano, e non può di certo aspettarsi che cada ai suoi piedi come una cretina, o che faccia quello che voglia lui.-
-Lo so, e fai benissimo. C’è del vino? Dobbiamo inaugurare la nuova casa- la ragazza sorridendole prese del vino dal frigo
-Vino rosso proprio come piace a te-
-Perfetto- osservò per poi prendere due bicchieri –A noi, a questa casa, e ad una nuova occasione- le due brindarono e dopo aver messo in ordine la cucina si spostarono sul divano, guardando, in televisione, un classico programma di gossip di Extramondo
-Certo che faccia tosta Morena, mentre stava con Julius, si è scopata uno di terza, ma ti prego, si può essere peggio?-
-O mio dio, non ci voglio credere, cosa stai dicendo! Ti prego dimmi che Julius l’ha lasciata, perché davvero, è troppo, troppo imbarazzante-
-Si ovvio che l’ha lasciata, per poi mettersi con la ragazza di quello di terza-
-Sconcertante-
-Lo so Chò e non è finita qui. Ti ricordi Manuel?- la ragazza annuì –Bene, finalmente, e ripeto, finalmente si è dichiarato a Luna-
-Tu mi stai prendendo in giro, è un anno che gli piace!!-
-Esattamente, e udite, udite, stanno insieme!- 
-Non ci credo!- le due amiche continuarono a parlare per tutto il pomeriggio, dei loro amici, delle novità su Extramondo e tanti altri argomenti, erano solo pochi giorni che non stavano insieme, ma sembrava essere passata un’eternità per le due
-Sai che stavo pensando Chò?-
-Mmm dici cosa?-
-Dovremmo organizzare una festa, con tutti quanti, per festeggiare-
-Lo sai che non è una cattiva idea?.-
-Lo so! Allora dove? Qui o a casa?- per loro ‘casa’, erano ancora quelle graziose quattro mura dove avevano vissuto per tutto quel tempo su Extramondo
-Ma si dai penso che qui si possa fare! Quando vogliamo organizzare?-
-Settimana prossima o tra due settimane?-
-Penso che settimana prossima vada bene-
-Basta avvisarli…- le due si guardarono negli occhi –Oggi!- urlarono insieme, per poi iniziare a ridere, così iniziarono un giro di chiamate infinito, una ventina di chiamate come minimo, e tutti quanti accettarono, c’erano ragazzi che Chocolat non vedeva da tanto, e non avevano perso tempo ad acconsentire.
In quegli anni Chocolat aveva conosciuto molte persone, e solo da sei anni poteva dire di avere amici sinceri, pronti a tutto per aiutarsi a vicenda.
 
Si sentiva bene.
Si era sempre sentita bene con loro.
 
-Bene, abbiamo organizzato tutto, sabato ti raggiungo, così non sei da sola, ora vado che sono le sette, a sabato Chò-
-Perfetto, grazie- le due si abbracciarono prima che Marille spiccasse il volo per tornare su Extramondo
Chocolat doveva ammettere che la ragazza le era mancata molto, e non vedeva l’ora che arrivasse il sabato successivo, si sarebbero divertite tantissimo, insieme agli altri, ma soprattutto non vedeva l’ora di incontrarsi con Marcus, era terribilmente impaziente.
 
Purtroppo ora doveva prepararsi ad affrontare l’indomani.
Sperando di non incontrare nuovamente Pierre, sul serio, quel ragazzo la stava infastidendo alquanto, era consapevole del fatto che non l’avrebbe ascoltata e che avrebbe fatto di testa sua, e la cosa non le piaceva.
Pensava ancora a quel primo giorno di scuola, quando l’aveva visto per la prima volta, non le era chiaro il motivo per il quale stesse lì, frequentava, a quanto avesse potuto capire, l’università.
 
Il lunedì è il giorno più tragico della settimana, e la cosa era risaputa, ma fortunatamente Chocolat era arrivata in tempo a scuola, così si fermò vicino al cancello principale per aspettare Yurika, tra loro, in quelle settimana, si era instaurata una bella amicizia, si trovavano bene insieme, era un po’ come se il passato non fosse mai esistito
-Buongiorno Chò
-Buongiorno a te, Yù-
-Com’è andato il fine settimana?-
-Bene, complessivamente, e a te? –
-In che senso complessivamente?! Una noiosissima cena di famiglia ieri, ma sabato tutto bene- sapeva perfettamente quanto Yurika odiasse quelle cene, figlie dirette dell’ipocrisia, non aveva fatto altro che lamentarsene il venerdì precedente
-Ho incontrato Pierre ieri, in una libreria- la ragazza rimase scioccata dalla notizia, e fece cenno all’amica di continuare il racconto, in effetti lei stessa doveva incontrare Pierre quel pomeriggio, la loro amicizia era rimasta la stessa, anche col passare degli anni
-Voleva che gli spiegassi perché fossi tornata, e per chiedermi questo mi ha aspettato fuori il negozio, ma gli ho detto che non avevo voglia di parlare con lui, e che deve lasciarmi in pace-
-Capisco, beh Chò devo dirti una cosa-  la ragazza la guardò con fare interrogativo –Oggi pomeriggio mi vedo con Pierre-
-Tu mi stai prendendo in giro-
-No-
-Ah bene, e come mai lo vedi?-  chiese Chocolat, un po’ curiosa
-Noi ci vediamo spesso durante la settimana, sai la nostra amicizia è l’unica cosa che è rimasta intatta col tempo-
-Lo capisco, beh, la cosa mi ha leggermente spiazzata, comunque ora ci conviene entrare, chi se li sente poi-
-Hai ragione, comunque non ti preoccupare, anche se sono certa che mi dirà di te-
-Non avevo il minimo dubbio cara- le due ragazze iniziarono a ridere, per poi correre in classe.
 
Yurika, controllava ogni singolo rintocco dell’orologio, era impaziente che arrivassero le tre di quel pomeriggio, ormai mancava davvero pochissimo, una decina di minuti, o anche meno
-Alastor?- chiamò il suo maggiordomo
-Si?-
-Potreste accompagnarmi da Pierre?-
-Certamente andiamo.- 
Alle tre in punto bussò alla porta del palazzo di Pierre, che venne aperta da Sylvette, il quale la fece entrare indicandole dove si trovasse Pierre in quel momento, la ragazza salì le scale in silenzio e una volta trovatasi di fronte la porta della camera di Pierre, la spalancò immediatamente, correndogli incontro.
-Pierre!-
-Yurika! Sei sempre la solita, prima o poi mi ammazzerai!-
-Non è carino da dire- disse facendo la finta offesa, ma subito gli sorrise, sedendosi poi sul letto –Allora quali sono le novità?-
-Come se tu non le sapessi Yurika! Non fare la finta tonta con me! Del resto sei tu che sei amica di Chocolat!-
-Oh, andiamo dubito sul pesante allora, okay- la ragazza lo conosceva fin troppo bene, sapeva fin da subito che avrebbero parlato di lei –Com’è stato rivederla?-
-Sinceramente?-
-Non potresti mentirmi comunque-
-Questo le credi tu- Yurika gli fece la linguaccia, con lui si sentiva a casa, la loro amicizia era forse la cosa a cui entrambi tenevano di più, era qualcosa di vero, di puro, non vi erano schemi dettati dalla famiglia facoltosa di lei, e dai rigidi comportamenti adatti ad un malefico, soprattutto se si parla del principe dei malefici –E’ stato come ricevere un calcio nelle palle- Pierre non era solito usare quel linguaggio, quindi, Yurika sapeva bene che quando si lasciava andare la cosa era veramente tragica
-Okay parla ti ascolto-
-Quando l’ho vista non ci volevo credere, sono rimasto a fissarla per non so nemmeno io quanto tempo, ho osservato praticamente qualsiasi cosa fosse cambiata col tempo, anche la più piccola sfumatura, e poi mi sono perso nei suoi occhi, completamente-
-Oh- si limitò a dire
-Ieri l’ho vista-
-Si lo so, me l’ha detto Chocolat-
-Immaginavo, sono contento che alla fine hai risolto con lei, era quello che volevi no?-
-Si- annuì sorridendo, era davvero contenta di aver trovato un’amica, una vera.
-Eravamo entrambi nel reparto di poesia e non riusciva a prendere un libro, così gliel’ho preso io, anche se inizialmente non l’avevo nemmeno vista, solo dopo che ho preso il libro, ho visto chi fosse, poi l’ho aspettata quando è uscita-
-So anche questo, e del fatto che lei ti ha detto che non vuole parlare con te, e che la devi lasciare stare-
-Già, ma io vorrei solo capire perché è andata via-
-Lo sai perché Pierre, almeno una parte la sai. E sei tu la causa, l’hai sempre saputo-
-Lo so, ma intendevo l’altra parte della storia, e soprattutto per quale motivo è tornata,  poi la lascerei stare-
-Sei un grande bugiardo-
-Lo so-
-Tu non la lasceresti stare Pierre, sappiamo bene entrambi quanto le hai voluto bene, e quanto ti sia mancata-
-So anche questo Yu-
-Dì la verità,  sei ancora innamorato di lei-
-Io non posso innamorarmi lo sai-
-Si ma ci sei andato molto vicino, anni fa, e adesso siete molto più maturi di allora, le cose cambiano-
-Non me lo ricordare, grazie-
-Pierre che vorresti fare?-
-Io non lo so, so solo che quegli occhi, quella sua vitalità, energia, mi sono mancate tantissimo-
-Iniziamo bene, Pierre…-  
-Ma lei non lo deve sapere-
-Perché?-
-E’ meglio per tutti e due, se ci odiamo-
-Tu non la odi, non l’hai mai odiata-
-Io no, è vero, ma lei si, ed è meglio che le cose rimangano così-    affermò Pierre, con un velo di tristezza, sapeva che non poteva permettersi di amarla, e se solo lei si fosse affezionata di nuovo a lui, sarebbe stata la fine, perché non sarebbe riuscito a starle lontano
-Non sono tanto convinta di questa cosa, e comunque il tuo comportamento sarebbe incoerente, non le avresti dovuto chiederle il motivo del suo ritorno. Comunque caro, ho una notizia per te-
-Dici- rispose il ragazzo, drizzando le orecchie, aveva un brutto presentimento
-Ho conosciuto un ragazzo-
-Lo sapevo, avanti racconta- ormai la conosceva talmente bene, aveva capito immediatamente il significato di quel sorriso
-L’ho conosciuto ieri a cena, si chiama Mark Tomoko e studia nella tua stessa università , ma frequenta giurisprudenza, come il padre del resto, ha 19 anni, ed è il figlio del collega di mio padre- spiegò euforica
-Mmm lo terrò sotto controllo, e comunque di che avete parlato?-
-Geloso, comunque del più e del meno, ma ha fine serata mi ha chiesto il numero di telefono-  disse mostrandogli il telefono
-Sfacciato il ragazzo-
-Si però è carino-
-Yurika- la rimproverò Pierre, che aveva già intuito come sarebbe andata a finire, da lì a qualche mese 



 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Salve a tutti :)
Spero che il capitolo vi piaccia
Ogni commento è ben accetto, mi piace sapere cose ne pensiate, mi accontento anche di due semplici parole :)

Mi dispiace di aver atteso tanto a pubblicare, ma putroppo sto facendo il quinto anno e lo studio mi fagocita completamente.
Al prossimo aggiornamento
P.S: Spero di non aver attirato il vostro odio


DarkAkiko
 
Capitolo Terzo
 
I preparativi per la festa di quella sera erano quasi ultimati, le due amiche, Chocolat e Marille, erano a dir poco stremate, ma eccitate più che mai, ancora qualche ora e avrebbero dato il via ad una delle loro migliori rimpatriate.
Per tutta la mattina Chocolat non aveva fatto altro che ricevere chiamate, tanto che anche Yurika le chiese il perché di tutto quel movimento insolito, col risultato di essere stata invitata alle nove a casa dell’amica, e probabilmente sarebbe stata l’unica puntuale quella sera.
-Ricapitoliamo?-  propose Marille
-Ottima idea, vai-
-Birre, vino e champagne ci sono, da mangiare ce n’è per un regimento, e anche con la musica siamo apposto-
-Gli incantesimi li abbiamo fatti, direi che dobbiamo prepararci solo noi-
-Giro in centro prima?-
-Buona idea, abbiamo bisogno di cambiare aria, siamo state tutto il pomeriggio qui dentro-
-Si, vero, ma in realtà non vedo l’ora-
-A chi lo dici. Sono contenta di rivederli. Ma piuttosto, dì che non vedi l’ora di incontrare Leo-
-Ti odio!- affermò Marille, facendo la finta offesa,  prendendo le chiavi di casa e uscendo dall’appartamento.
 
Leo e Chocolat si erano conosciuti in una sera d’estate, presso Kalaku, una cittadina a nord della capitale, due anni prima, mentre frequentavano un corso estivo dalla durata di due mesi, Chocolat era intenta a seguire il corso di storia di Extramondo, mentre Leo politica interna.
Quel corso le era stato consigliato direttamente da Duke, quello che fu il suo famiglio, diversi anni prima, con la giustificazione che le potesse essere utile nel trovare una spiegazione all’odio tra i Malefici e gli abitanti di Extramondo, ma anche ad avere più successo nella gara di aspirante regina.  
Mentre Leo, figlio di un membro del consiglio, seguì il volere del padre, più per stargli lontano che per altro.
 
Le due amiche s’incamminarono per le strade del centro: negozi aperti e gente ovunque, cadere in tentazione guardando le vetrine era molto facile e del resto, loro non avevano molto da fare, e come volevasi dimostrare, tornarono a casa con un paio di buste belle piene
-Manca un’ora, prepariamoci- urlò Chocolat a Marille, intenta a scegliere il vestito più adatto: alla fine optò, grazie all’aiuto dell’amica, per una gonna a vita alta in pelle nera e una camicia leggera a maniche lunghe e tacchi, rigorosamente, neri.
Marille, invece, optò per un vestito bordeaux a giro maniche, e come l’amica tacchi neri, ma proprio mentre si stavano occupando dei capelli della prima, suonò il campanello e Chocolat corse ad aprire, trovandosi di fronte Yurika
-Yuri, stai benissimo-  disse osservando il suo abbigliamento semplice ma elegante
-Grazie Chò, anche te stai benissimo. E quindi questa è casa tua-  disse osservando la casa
-Si, tutto grazie a mia madre. Vieni ti faccio conoscere Marille- le disse, avviandosi in camera sua, trovando l’amica trafficare con i suoi capelli.
Ultimate le presentazioni le tre ragazze iniziarono a parlare molto tranquillamente, degli argomenti più svariati, ma osservando quella scena, a Yurika venne in mente Pierre, e quanto sarebbe stato felice vedendo Chocolat così spensierata; probabilmente sarebbe rimasto in un angolino, appoggiato al muro, ad osservare quella ragazza piena di energie intenta a parlare con le sue amiche, e a farsi bella, o ancora più probabilmente Chocolat l'avrebbe mandato via, fuori da quella camera per non sentire il suo sguardo fin dentro le ossa.
Tuttavia, sapeva bene quale fosse l'attuale situazione: Pierre, fermo nella sua posizione di principe dei malefici, sapeva che innamorarsi non gli era concesso, eppure, lei, era convita dell'esatto opposto, in cuor suo sapeva che Pierre non aveva mai dimenticato quella ragazza; Chocolat, invece, sembrava come se non ne volesse più sentire parlare, né di lui, né degli altri tre, era stata tradita, e aveva sofferto troppo per tornare sui suoi passi.
Improvvisamente si ricordò che non aveva ancora detto niente riguardo a Mark, e necessitava di un parere femminile, perché per quanto Pierre e Yurika fossero come fratelli, aveva anche bisogno di un'amica, una vera, e non come quelle che aveva sempre avuto nel corso della sua vita: ragazze giuste, per la sua famiglia, ma sbagliate per sé.
-Chò, mi sono dimenticata di raccontarti una cosa- disse lei, intenta a fabbricare con il cellulare
-Uh cosa?-
-Mi sembra piuttosto elettrizzata. Si tratta forse di un ragazzo?-
-Volete sapere si o no?-
-No no, prego parla- rispose Chocolat impaziente di conoscere il verdetto
-Allora, si chiama Mark, ha diciannove anni e studia giurisprudenza all'università. L'ho conosciuto ad una cena con la mia famiglia, poiché è il figlio di un collega di mio padre, e beh, quando se n'è andato via mi ha chiesto il numero di telefono-
-Sfacciato, mi piace- asserì Marille
-Pensa a Leo tu- la punzecchiò Chocolat -Hai una foto questo Mark?-
-E’ vero voglio vedere com’è fatto-
-Certo che si- rispose Yurika, mostrando alle due ragazze la foto dell'accusato
-Mi piace, è carino-
-Digli di stare attento, che con due amiche streghe gliene possiamo far passare di tutti i colori- le disse Marille facendole l'occhiolino
-Credo sia meglio evitarle le magie-
-Forse- fu la risposta di entrambe -Se fa lo stronzo ci pensiamo noi-
-Molto confortante, grazie-
-Prego-
 
Le loro chiacchiere continuarono indisturbate per oltre mezz’ora, fu solo verso le nove e mezza che la casa iniziò a riempirsi di gente felice e sorridente, pronta a divertirsi.
L’unica a sentirsi un po’ fuori luogo fu proprio Yurika, che non conosceva nessuno al di fuori di Chocolat e Marille, doveva ammettere che quella ragazza le era simpatica, un vulcano di energie proprio come l’altra.
-Chò, allora non ci presenti questa bella ragazza?- le chiese un ragazzo sulla ventina
-Victor, vacci piano, è troppo intelligente per te- disse scherzando -E comunque si chiama Yurika-
-Piacere io sono Viktor-
-Yurika- si presentò lei gentilmente, osservando la massa di persone in quella casa, dovevano essere all’incirca una trentina. Non immaginava che Chocolat avesse fatto così tante amicizie, e poi sembrava che tutti le volessero bene, e veramente interessati alla sua vita.
-Come mai questo nome non mi è nuovo?- si unì alla discussione una ragazza bionda, piuttosto stravagante, almeno per il modo di vestirsi
–Sbaglio o non è un’abitante di Extramondo?-  chiese un altro ragazzo, di nome Radius
-No, infatti, sono una terrestre-  a causa della sua risposta Yurika venne osservata in maniera interrogativa, nessun terrestre conosceva Extramondo, per loro fortuna.
-Bellezza, credo di non capire- affermò Marisa, guardando Chocolat, la quale però iniziò a ridere
-Tranquilla- disse fra le risate –Lei è la migliore amica di Pierre, forse è per questo che il nome non ti è nuovo. Comunque è per merito suo che Yurika conosce il nostro mondo, e se non sbaglio può anche venirci- per quanto Chocolat sembrasse tranquilla e felice, il resto delle persone presenti in quel momento si raggelarono a sentire quel nome, sapevano bene quanto avesse sofferto, e speravano che non fosse più condizionata da quel ragazzo.
Quel nome, per tutti quanti loro, fu una sorta di tabù per un po’ di tempo, tutti su Extramondo sapevano la loro storia, Chocolat era conosciuta a livello planetario e allo stesso modo il principe dei malefici, non si era parlato d’altro per secoli, alcuni pensarono addirittura che potesse scoppiare una guerra a causa dei due, invece la guerra c’era solo fra loro due.
-La migliore amica di Pierre?-
-Ma che fine hanno fatto Vanilla e gli altri due?- chiese Dorotea, cugina di Marille, cercando di sviare l’argomento
-Io e Pierre ci conosciamo da dieci anni ormai, e gli ho sempre fatto da confidente, so molte cose sul vostro mondo, ma le cose sono cambiate da anni a questa parte: Vanilla, Houx e Soul odiano profondamente Chocolat e si sono avvicinati sempre di più a Pierre, il quale ha sofferto davvero molto per lei, e poi ci sono io che tempo fa mi sono comportata male con Chò, ma adesso possiamo dire che abbiamo recuperato gli anni gettati al vento-
-Decisamente. Ora cari, c’è del vino da smaltire!- disse Chocolat, con il suo solito sorriso sul volto, sorriso che fece sparire la preoccupazione degli altri che tornarono a divertirsi e intavolare diverse discussioni con gli altri.
Anche Yurika venne catturata e presa in ostaggio dalle chiacchiere di varie persone interessati a lei, e alla sua particolare amicizia, se Chocolat, diretta interessata, non aveva remore contro quelle ragazza, allora sarebbe stato inutile che le avessero avute loro. Quindi perché non conoscerla meglio?
 
Marille, invece, era occupata con un certo Leo, ragazzo dagli occhi azzurri e capelli neri, fisico allenato e un sorriso davvero disarmante, sorriso che Marille amava particolarmente; Chocolat ebbe ragione: appena Leo vide Marille, l’avvicinò, e non se la face scappare neanche per un secondo. Il loro tira e molla andava avanti da un anno, si comportavano come se stessero insieme; nessuno osava avvicinarsi alla ragazza senza scatenare la furio del leoncino, e allo stesso modo le ragazze avrebbero dovuto fronteggiare la gelosia di Marille, che quando si metteva d’impegno sapeva essere davvero spietata.
-Ti ho portato del vino-
-Vuoi farmi ubriacare per poi portarmi a letto?- chiese lei scherzando
-Per quello non ho bisogno di farti ubriacare, tesoro-
-Molto simpatico- rispose lei, sorseggiando del buon vino, e guardando negli occhi il suo più grande tormento che si leccò le labbra osservandola, come un predatore affamato che osserva la sua preda, prossimo all’attacco.
-Anche se non sarebbe una cattiva idea-
-Puoi anche dimenticartelo-
-Oh andiamo Marille, è un anno che stiamo insieme-
-Noi non stiamo insieme Leo- quelle parole fecero roteare gli occhi del ragazzo, che preferì zittire la non-proprio-amica baciandola
-Andiamo Marille, è un anno che andiamo avanti così, nessuna mi si può avvicinare che te dai di matto-
-Ah io? Ti devo ricordare che quando Luis ci ha provato con me, sei impazzito?-
-E che sarà mai- disse lui sogghignando
-L’hai preso a pugni- rispose lei con fare ovvio –Quindi non dire che sono io-
-Non è colpa mia se non sopporto che qualcun altro ti guardi- Marille a quel punto non sapeva se ridere per l’affermazione altamente contraddittoria o esserne contenta, in fondo si stava aprendo con lei riguardo i suoi sentimenti, completamente ricambiati
-Non puoi impedirlo lo sai vero?-
-Certo che posso-
-No, non puoi-
-Si-
-Vuoi davvero continuare questa questione?-
-No, ho di meglio da fare-  disse lui, allontanandosi da Marille
-E sarebbe?- chiese Marille esterrefatta dal comportamento del ragazzo
-Io e te stiamo insieme, in un modo o nell’altro, ma dato che te dici che non è così, è ora di renderlo ufficiale-
-Leo? Che stai dicendo?- chiese lei un tantino stranita
-Non c’è metodo migliore se non annunciarlo ad una platea di trenta persone che bene o male conoscono il mondo intero-
-Leo, no, non farlo-
-Tesoro, a quest’ora all’altro capo della casa lo sanno già tutti-
-Che vorresti dire?-
-Non dovresti mai lasciare me e Chocolat insieme, siamo pericolosi-
-Lo so bene- rispose lei contrariata, non era la prima volta che i due collaborassero per qualcosa, a volte a fin di bene e altre no, l’unica cosa certa che si ricavava dalla loro collaborazione era l’imprevedibilità –Quindi, tutti sanno che io e te stiamo insieme, quando poi non è così, tranne me?-
-No, non è proprio così. Tu l’avresti saputo precisamente adesso- disse strafottente di una Marille non poco arrabbiata, ma tra le sue mani comparve una rosa rossa, che con estrema gentilezza porse alla ragazza –Marille, voglio che te sia la mia ragazza, e ufficialmente questa volta-
-Com’è che passi da essere uno tra gli stronzi più odiosi, a uno dei ragazzi più gentili che ci possano essere?- gli chiese sorridente, prendendo la rosa dalle mani calde del ragazzo
-Lo prendo come un si- affermò lui, un attimo prima di baciarla, forse il bacio più dolce che si fossero mai dati prima di allora. E quando ritornarono dagli altri, vennero accolti da un grande e fragoroso applauso.
 
La festa andò avanti fino all’una, quando la maggior parte delle persone abbandonarono l’appartamento dell’amica, contenti e soddisfatti di essersi rivisti tutti quanti insieme, con la promessa di rivedersi il prima possibile, magari su Extramondo.
A casa erano rimasti unicamente Chocolat, Marille e Leo, intenti a riordinare e scambiarsi gli ultimi aggiornamenti sulla vita degli amici, che non erano riusciti a carpire precedentemente.  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Buonasera, sono tornata dopo mesi, ma sono tornata. 
La scuola è finita, l'esame è andato, ora ci tocca prepararsi solo per l'univeristà, ma il tenpo per aggiornare ora c'è. 
Mi dispiace aver atteso tanto, ma da febbraio più o meno tutto il mondo mi è crollato addosso. 
Ma eccoci qui. 
Spero che il capitolo vi piacia, e che mi lasciate anche solo un piccolo commento.
 ( Lo spero davvero ahahah )

Penso che il prossimo aggiornamente ci sarà presto, in modo da recuperare gli altri mesi di assenza 
Alla prossima 
DarkAkiko


 
Capitolo Quarto
 
Era già passato quasi un mese da quando Chocolat aveva messo piede sulla Terra, e di certo non poteva lamentarsi, tutto stava andando per il meglio: la raccolta di cuori e la relativa gara, lei e Yurika erano diventate inseparabili, e sulla bocca di tutto l’istituto, purtroppo le due erano fin troppo conosciute, per passare inosservate, come del resto anche Vanilla.
Vanilla, quella che un tempo era sua sorella adesso non le rivolgeva neanche più la parola, visto da un occhio esterno sembrava la cosa più strana del mondo, ma per coloro che vi fossero dentro, non era poi così assurdo; non sapeva come stesse andando la sua parte di gara, in realtà, non ci teneva poi tanto, ma non voleva lasciare tale soddisfazione a quella smorfiosa, come la definiva Yurika, già anche lei non la sopportava per niente, forse più per colpa di Pierre che per altro, loro due c’erano sempre stati l’uno per l’altro e non ammetteva assolutamente che quella smorfiosa potesse intromettersi.
-Bella addormentata, hai intenzione di rimanere in mezzo al corridoio ancora per molto?-
-Come scusa?- effettivamente Chocolat, che nel frattempo si era girata verso quella voce, era rimasta ferma immobile al centro del corridoio per un bel po’, tanto che quando riemerse dai suoi pensieri notò la completa assenza di studenti, tutti già in classe, pronti ad affrontare la prima lezione della giornata
-Sei ferma lì da un po’, come minimo mezz’ora visto l’ora-
-E perché mi stavi fissando?-
-Sei più interessante delle lezioni- disse infine alzando le spalle, ma prima che Chocolat potesse chiedere altro le diede le spalle continuando a comminare verso la fine del corridoio, alzando un braccio in segno di saluto, il tutto, lasciò senza parole la ragazza.
-Assurdo- si limitò a pensare ad alta voce, prima di entrare in classe, anche se in ritardo, ma del resto lei era sempre una strega, uno schiocco di dita e tutto si sarebbe risolto come se niente fosse mai successo, con i professori e con i compagni.
E così fece.
 
-Che hai combinato?- le chiese Yurika, l’unica su cui l’incantesimo non fece effetto, per suo volere.
-Mi ero incantata a pensare e…-
-E?-
-E come finisce l’ora dobbiamo volare fuori di qui-
-Perché?- chiese incuriosita –Qui è successo qualcosa, avanti racconta-
-D’accordo- e così le raccontò quello che accadde poco prima –Strano vero?-
-Non ti ha detto neanche il nome!-
-Non hai idea di chi possa essere?-
-No, direi di no, ma possiamo scoprirlo ora, la campanella è appena suonata- le due si alzarono di scatto e raccolsero le loro cose in due secondi, per poi fiondarsi fuori, per cercare di intravedere il misterioso ragazzo
-A proposito il tuo Mark?-
-Niente di concreto, parliamo si, ma non mi ha ancora chiesto di uscire-
-Credevo l’avrebbe fatto immediatamente –
-Anche io, con la sua sfacciataggine, ma evidentemente è troppo occupato con quelle altre dell’università. Mi toccherà chiedere a Pierre, se sa qualcosa-
-Perché si vedono?-
-Stessa università, se lo tenesse d’occhio non sarebbe male, non mi farei strani pensieri-
-Tesoro, i tuoi non sono pensieri, ma film degni di un oscar!-
-Grazie per ricordarmelo, piuttosto l’hai visto?-
-Per niente-
-Adesso andiamo a lezione, magari lo vedi ad ora di pranzo o all’uscita, che ne sai-
-Non mi metto a cercarlo un giorno intero! La mia era solo curiosità-
-Si, ma io no, voglio nome e cognome-
-Sei la solita, adesso andiamo-
-Ecco, meglio-  le due si diressero verso l’altra aula, quasi correndo per non arrivare in ritardo, sperando che le lezioni finissero il prima possibile, per tornare a casa o fare quattro passi.
 
Quando la campanella suonò per l’ultima volta, fu una liberazione per tutti, studenti e professori compresi.
-Che hai in programma oggi?-
-Niente di particolare Chò-
-Che ne dici se andassimo a fare un giro in città?-
-Buona idea, potremmo fermarci al Maddic, per bere qualcosa-
-Abbiamo un programma allora- affermò sorridente Chocolat, diretta insieme all’amica al centro città per una passeggiata.
Il tempo, fortunatamente, era buono, non c’era una nuvola in cielo, e per essere metà ottobre non faceva neanche freddo.
-Alla fine non siamo riuscite a vedere quel ragazzo, uffa-
-Perché sbuffi? Qual è il problema?-
-Mi interessava sapere chi fosse-
-Magari farò tardi un altro giorno e lo beccherò a fissarmi di nuovo-
-Lo spero, e sta volta fatti dire il nome!-
-La solita- affermò lei ridendo, ma dopo pochi minuti entrarono in quello che in poco tempo era diventato il loro locale preferito, ormai anche i camerieri le conoscevano bene, ed intavolavano discussioni un po’ con tutti.
 
-Allora, cosa mi raccontano le mie ragazze oggi?- chiese alle due amiche un giovane ragazzo che lavorava al bar
-Che oggi Chocolat ha incontrato un misterioso ragazzo-
-Ma davvero? Nel frattempo che vi porto? Il solito?-
-Si, grazie- rispose Chocolat, sorridendogli, e dopo pochi minuti si vide arrivare un tè freddo alla menta e un tè al bergamotto per l’amica
-Allora, questo ragazzo?-
-Non sappiamo neanche il nome-
-Ma almeno è bello?- Chocolat ci rifletté un po’ prima di rispondere, non l’aveva visto bene, o per molto, ma da quello che si ricordava aveva degli occhi neri, come i capelli, spalle larghe, e un bel sorriso, e non era affatto un azzardo supporre che avesse un bel fisico.
-Si, lo è. Quello di sicuro-
-Finalmente! Invece te, ragazza mia? Quel Mark?-
-Parliamo ma niente di concreto- disse lei sbuffando
-Beh, allora fai te la prima mossa. Non è detto che debba essere lui-
-Hai ragione, ma, mi vergogno- a quelle parole il ragazzo alzò gli occhi al cielo, ma le chiacchiere continuarono almeno per dei buoni dieci minuti.
 
Dopo aver lasciato il Maddic, continuarono il loro pomeriggio camminando per il centro della città, fino al tramonto, ora in cui Yurika doveva obbligatoriamente rientrare a casa, per la cena con i suoi genitori, mentre Chocolat, dato che non aveva né voglia di cucinare, né di stare a casa decise di rimanere ancora un po’ fuori, incamminandosi verso un piccolo parco che frequentava diversi anni prima, e rimase piacevolmente colpita nel vedere che almeno quel piccolo angolo del suo vecchio mondo non fosse cambiato, o stravolto.
-Almeno una cosa è rimasta la stessa- pensò ad alta voce sedendosi sull’altalena
-Come le tue abitudini- le rispose una voce maschile, poco distante dalla ragazza, inizialmente Chocolat non l’aveva riconosciuto a causa del buio, solo quando si spostò alla luce dei lampioni, lo riconobbe, dato che, anche la voce, col tempo era cambiata.
-Che ci fai qui?-
-Ero sceso a fare una passeggiata, e ti ho vista qui Chocolat-
-Potevi anche evitare di venire e parlarmi allora-
-No, sai dopo tanti anni, mi pare che te mi debba qualche spiegazione-
-Io non credo Houx-  rispose lei, ferma nelle sue idee, davvero non riusciva a capire il motivo per il quale il ragazzo si fosse fermato a parlarle, quando passava tutto il tempo con Vanilla e Saul.
In tutti quegli anni non gli aveva mia scritto, parlato, non aveva mai fatto nulla per capire la sua situazione e lei era troppo stanca anche solo per dare spiegazioni, non che loro le avessero mai cercate, o chieste. Si sentiva tradita dal suo migliore amico, da colui che per lei c’era sempre stato, nel bene e nel male, anche quando s’innamorò di Pierre lui fu il primo a saperlo, con il quale si confidò, perché sapeva che nonostante tutto lui sarebbe stato dalla sua parte.
Eppure, si vide abbandonata anche da lui.
Non aveva intenzione di perdonarlo. Eppure, quante notti aveva passato sperando di poter parlare con lui: le aveva sempre dato ottimi consigli, l’aveva sempre ascoltata, per fino quando Pierre le spezzò il cuore in mille pezzi, o quanto meno la prima volta.
-Io credo di si Chocolat! Te ne sei andata, non ti sei fatta più sentire, non mi hai spiegato nulla. Per qualsiasi cosa ci sono sempre stato, anche quando facevi le peggiori cazzate, e tutto ad un tratto sparisci. Senza dirmi nulla. Come credi ci possa essere stato!? E come se non bastasse, prendi e piombi qui, come se niente fosse-
-Tu non sai quel che dici. Sapevi bene in che situazione stavo Houx, lo sapevi meglio di tutti. Anche meglio di Vanilla. Eppure non mi pare di aver mai ricevuto un biglietto, di aver sentito neanche una singola parola da parte tua, in sei anni. Credi che me ne sia andata per mia scelta?!-
-Tu non mi parlavi più, che dovevo fare? Non capivo più quello che ti passasse per la testa. Non sei solo tu quella che è stata male, non sei solo te ad aver sofferto Chocolat-
-Eppure non mi pare che quello ad aver abbandonato tutto sei te, o ad essere rimasto da solo-
-E’ vero, io avevo mio fratello e Vanilla-  
-E non ti dimenticare di Pierre, ho visto bene come Vanilla ci andasse d’accordo- lo interruppe lei, prima che potesse finire il concetto  
-Chi se ne frega di lui. Io neanche ci parlo, non lo saluto neanche per strada. Dopo quello che ti ha fatto come potrei solo tollerarlo? E lo stesso vale per Saul. Pierre e Vanilla hanno avuto i loro trascorsi, parlano ma neanche più di tanto. Pierre non la sopporta-
-Come puoi dirlo dato che con lui non ci parli? Almeno evita di contraddirti da solo-
 
 
Nel frattempo su Extramondo, Marille e Leo erano intenti a finire la loro cena, quando sentirono bussare il campanello, ed essendo un orario strano si precipitarono ad aprire la porta, di solito alle dieci di sera nessuno si presenta a casa di qualcuno senza prima avvertire i padroni di casa, a meno che non si tratti di un’emergenza, ed era proprio quello che i due ragazzi temevano, considerando le abili doti curative di Marille.
Quando aprirono la porta non trovarono nessuno ad attendere il loro arrivo, se non una busta bianca da lettera con un sigillo blu sopra, raccolta tempestivamente dal ragazzo.
-Di chi può essere?-
-Non ne ho idea- rispose Leo –Ma è indirizzata a Chocolat-
-Sul serio?- chiese lei sorpresa –Sono mesi che non arriva posta di Chocolat qui, ormai tutti sanno che si trova di nuovo sulla terra-
-Il che mi sembra ancora più strano, ma non possiamo aprirla, dobbiamo portagliela-
-Hai ragione, andiamo-
-Ma che sei pazza!? Lo faremo domani mattina. Adesso se permetti vorrei andare a dormire-
-Si, hai ragione, domani devi lavorare-
-Non me lo ricordare, dovrò subirmi mio padre tutto il giorno-  quando finì la frase, il ragazzo, notò una leggera scintilla negli occhi della sua ragazza, scintilla che, conoscendola, non prometteva niente di buono –Cos’è quel luccichio negli occhi Marille?-
-Diciamo che conosco un modo per alleviare le tue pene- gli rispose ridacchiando e salendo le scale che l’avrebbero portata alla sua camera.
 
Capendo le intenzioni della giovane, Leo non esitò neanche un momento a seguirla: quella ragazza sapeva bene come farlo impazzire, a cominciare dal prendere l’iniziativa.
Quando arrivò nella stanza la trovò ferma immobile al centro, intenta a slacciarsi il vestito, ma non le diede il tempo di ultimare il lavoro, amava toglierle i vestiti, gli sembrava di abbattere tutte le sue barriere, i suoi muri
-Tu mi farai impazzire Marille, un giorno di questi-
-Meglio, perché io sono già pazza di te- rispose lei prima di baciarlo con forza, prima che i loro corpi, e le loro anime si unissero proprio come la prima volta, durante la notte tra quel sabato e quella domenica.
Non riuscivano proprio a stare lontani l’uno dall’altra, finalmente erano venuti a patti con loro stessi, con i loro sentimenti.
 
 
Quella sera, a casa del principe dei malefici, tutto si svolgeva come al solito, nella più completa calma e freddezza.
Quella villa era davvero immensa per le poche persone che ci vivevano, tanto che le stanze di Pierre contavano l’intera ala est del primo piano.  Niente a che vedere con il palazzo dei malefici, ovviamente, ma vivevano bene in ogni caso.
Sylvette in quei giorni non si trovava sulla Terra, il che non dispiaceva per niente al ragazzo, nonostante l’uomo fosse il suo più fidato consigliere e maggiordomo, e per quanto quella casa fosse sempre vuota, non gli dispiaceva rimanere completamente solo: nessuno poteva disturbarlo, in alcun modo, perfino alla servitù vennero dati dei giorni di ferie.
La sua vita procedeva al meglio: all’università non aveva problemi, ormai si trovava al quarto anno e non gli mancava molto per finire, al tempo, decise di continuare a studiare più per perdere tempo, che per effettivo interesse, ma quando entrò in quel mondo, rimase piacevolmente colpito nello scoprire quanto odio e rancore si potesse celare tra quelle mura, il che era perfetto per uno come lui.  Infondo, la sua attenzione era rivolta verso il suo popolo. Niente di più, niente di meno.
Non aveva problemi neanche dal lato sentimentale -per quanto la cosa fosse alquanto difficile, il principe dei Malefici non poteva innamorarsi- quando aveva rivisto Chocolat dopo tanto tempo gli scattò qualcosa dentro, ma dopo un’attenta analisi, e dopo aver parlato con Yurika, la quale però era restia a cedere, constatò quanto quegli anni avessero fatto effetto sulle sue emozioni, alla fine di tutto Chocolat restava una delle persone più importanti per lui, come lui lo era per lei,  ma ormai c’era ben poco  di quel sentimento che li aveva legati.
 
Quando finalmente tornò a casa Chocolat era distrutta: lei e Houx avevano discusso per oltre un’ora in quel parchetto, e le parole che si erano detti continuavano a risuonarle in testa, non sapeva proprio come comportarsi, doveva però ammettere a se stessa che gli era mancato, gli era mancato parlare con lui, perfino in questo caso.

“Lo sai che se mi avessi chiamato sarei corso da te, Chocolat. Non ti avrei mai lasciato da sola”

Lei sapeva bene che poteva fidarsi di lui, ma sei anni di assenza sono difficili da colmare, tuttavia non era una persona che portava rancore.
Aveva odiato alla follia, che se solo le fosse stato concesso si sarebbe ritrovata con un cuore nero, proprio come quello di Pierre, ma lei era colei che purificava i cuori neri, il tutto sarebbe stato fin troppo ironico.
E forse proprio per questo il suo processo di maturazione ed accettazione fu così complesso e difficile, il suo cuore non accettava quei sentimenti, li ripudiava, eppure si dovette arrendere ad essi, accettarli e superarli. 



 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Buonasera :)
Eccoci qui con il quinto appuntamento, le cose iniziano a farsi piuttosto interessanti, ma capirete meglio nei prossimi capitoli. 
Effettivamente questa volta, sono già scritti sia il sesto che settimo capitolo, ma non avevo internet per aggiornare. 

Comunque mi piacerebbe ricevere una recensione prima di pubblicare il nuovo capitolo, effettivamente ci sono rimasta un po' male, dato che quello precedente non ha avuto nessuna recensione; comunque non perdo le speranze, e vi lascio alla storia :)
Alla prossima 
DarkAkiko
 

Capitolo Cinque
 
La mattina seguente la sveglia suonò molto presto per Chocolat, a causa dell’improvvisata dell’amica, la quale non era solita né avvisare né bussare.
-Si può sapere che succede a quest’ora del mattino?- sbraitò lei
-La stessa cosa che abbiamo pensato noi, quando alle dieci di sera qualcuno ha bussato alla porta, ma quando abbiamo aperto c’era solo questa- spiegò porgendo all’amica la lettera dal sigillo blu  
-Noi? Tu e Leo?-
-Precisamente, si può sapere di chi sia questa lettera? La posta di Extramondo ormai ti arriva qui- disse indicando la scrivania a lato della porta, notando un cumulo non proprio trascurabile di lettere, cartoline e simili –Dovresti iniziare a leggerle-
-Sono tantissime, ogni volta le guardo e mi sale lo sconforto-
-Dai, dopo ti dò una mano, ora voglio sapere- promise sedendosi sul divano in cucina
-Sono sicura che poi alla fine questa lettera non vi abbia disturbato poi tanto- commentò Chocolat osservando la sua amica colorarsi in viso
-Certo che non ti si può nascondere nulla. Si, abbiamo fatto l’amore ieri sera-
-E menomale che deve lavorare oggi!-
-Colpa sua che non sa resistere. Su avanti leggi- le ordinò spazientita; Chocolat aprì la lettera rompendo il sigillo, era la prima volta che lo vedeva: uno stemma di qualche nobile famiglia, ma non la conosceva, neanche di nome, il che era strano per una candidata al trono, il minimo indispensabile era conoscere almeno tutte le antiche famiglia di Extramondo.
-L’hanno consegnata a te, perché sei richiesta anche te-
-Stai scherzando?- chiese lei sconvolta
-A quanto pare qui c’è un doppio lavoro, sono richieste le tue abilità mediche-
-Chi bisogna curare?-
-Non lo so, ma sospetto qualche malefico-
-E allora perché vogliono te? Ma soprattutto perché anche me, hanno i medici nel loro regno-
-Non ci resta che andare, e vedere-
-Già, ma devo passare a casa- disse alzandosi dal divano –Mentre te cara, ti dovresti quanto meno vestire, stai ancora in pigiama-  
 
Nel frattempo che Chocolat si vestisse, Marille chiamò l’auto che le avrebbe portate fino alla sua casa: un mezzo di trasporto molto comodo, e stranamente più sicuro delle scope, che potevano usare solo di notte, in quanto invisibile agli occhi dei terrestri; inoltre mise in ordine tutta la posta della ragazza, in modo tale che durante il viaggio avessero avuto qualcosa da fare. Quelle richieste, come sapeva bene anche Chocolat, non potevano essere ignorate.
-Sei pronta?- le chiese
-Si. Andiamo- pochi secondi dopo salirono in macchina, ed iniziarono a leggere qualche lettera, ma dato che non avevano molto tempo, si concentrarono più che altro sulle cartoline: messaggi da amici lontani con cui continuava a sentirsi, o anche semplici ringraziamenti per i lavori svolti.
-Ma fammi capire l’unica cosa che hai aperto questo mese è il Wizard?-
-Effettivamente si, hai letto quell’articolo sulle foglie di Oleandro?-
-Certamente! Ma ho i miei dubbi al riguardo, è una pianta molto velenosa, non vorrei ci fossero effetti collaterali piuttosto antipatici-
-Effettivamente, ma è strano che il Wizard pubblichi cose false, o senza le corrette basi-
-Per questo sono titubante, ma io mi sono sempre tenuta lontano da quella pianta-
-Signorine siete arrivate- le richiamò all’attenzione l’autista, dopo aver pagato, entrarono in casa e mentre Marille raccoglieva in una borsa tutto quello che le occorreva, Chocolat pensava a prendere le scope, avrebbero fatto prima che a piedi, e poi teletrasportarsi lì, sarebbe stato troppo pericoloso.
 
Per andare verso il regno dei malefici, le ragazze furono costrette a sorvolare anche la foresta di zenzero, un luogo dove Chocolat non era mai più ritornata -come non era mai ritornata presso il castello, o più semplicemente nel Regno- : quello era il luogo dove aveva conosciuto Pierre da piccola, dove avevano passato alcuni dei loro momenti più belli, ed infondo, suo nonno non viveva più lì, si vide costretto a lasciare la casa dove allevò la sua nipotina, poiché ormai faceva parte dei confini del regno dei malefici.
Per quanto fosse andata oltre i ricordi erano sempre presenti, anche se li vedeva per quello che erano: ricordi e basta, senza sentimenti.
-Siamo arrivate-
-Scendiamo- asserì Marille, la quale sapeva bene che una volta tornata a casa si sarebbe dovuta sopportare la sfuriata del suo ragazzo, all’oscuro di tutta questa faccenda. Passarono diversi minuti in silenzio, entrambe osservavano ogni singolo angolo, in attesa che qualcuno comparisse, ma all’orizzonte non vi era nessuno.
-Non ci resta che andare-
-Si, ma dove? Hai idea del fatto che se provassi a chiedere informazioni a qualcuno, come se fosse possibile, mi ritroverei al castello e Pierre di fronte, in meno di trenta secondi. E se ci provi te, ti rispediscono da dove sei venuta-
-Bene, e come facciamo?-
-Ah, non lo so-
-Okay, rischiamo-  affermò strappandole quella lettera di mano –Dov’è il centro qui?- le chiese prendendola per mano, dopo circa una decina di minuti arrivarono in un piccolo centro abitato, e Marille chiese informazioni all’unica persona presente in quel momento, o meglio la obbligò, per poi cancellarle la memoria, non era il caso che andasse in giro a raccontare di aver visto aggirarsi per le strade due abitanti di Extramondo, e neanche a dire due qualsiasi.
 
Dopo aver camminato per oltre mezz’ora, tra strade deserte e grigie, arrivarono davanti ad un enorme palazzo bianco, completamente fuori posto, rispetto al resto dell’ambientazione, che riportava sulla porta, quello stesso sigillo presente sulla lettera indirizzata a Chocolat; ma quando stavano per bussare, notarono la porta aperta, e le luci spente ovunque, le due ragazze si guardarono, chiedendosi in che posto fossero mai finite.
-Voi dovreste essere Chocolat Meilleur e Marille Subaya – una voce che proveniva dall’oscurità, solo quando le luci vennero accese con uno schiocco di dita, riuscirono ad indentificare la donna: alta, magra, dal portamento elegante e serioso, con un lungo vestito viola che le cadeva perfettamente.
-E lei è?- chiese Chocolat con tono freddo e distaccato –Ma soprattutto perché siamo qui-
-Difficile tornare con la memoria a quei giorni vero?- Chocolat non si meravigliò più di tanto, di come quella donna potesse conoscere la sua storia, poiché era nota ovunque –In ogni caso io sono Aruka-  si presentò, evitando volutamente il suo cognome.
-Perché ci ha chiamate?- chiese questa volta Marille, ma Aruka non rispose, semplicemente salì le scale che portavano al piano di sopra, invitando le due ragazze a seguirla.
Finite le scale si diressero verso  un’enorme camera da letto, e sempre in silenzio raggiunsero una giovane donna, dalla pelle diafana e con occhi stanchi, seduta con le spalle appoggiate alla testiera del letto.
-Vi ho chiamate per lei, Samantha, mia sorella. Nessuno riesce a capire che cos’abbia. Voi siete la nostra ultima possibilità, e le uniche di cui ci possa fidare, vista la tua esperienza Chocolat-
-Desumo che Pierre non sappia niente-
-Dubito voglia avere ancora a che fare con te-
-Lo stesso vale per me, grazie.-
-Eppure è qui- rispose questa volta Samantha –Come lo spiega questo?-
-Non nego il mio aiuto a nessuno. Il fatto che voi siate dei malefici non cambia nulla-
-Vi dispiace? Avrei una visita da fare- le interruppe Marille –Chò per il momento non mi servi, tieni- le disse lanciandole il pacchetto con tutta la sua posta: non smetteva mai di ricordarle che aveva un lavoro da svolgere, ma ancora non riusciva a capire per quale motivo Aruka avesse chiamato anche lei, se era solo la sorella il problema.
 
 
La situazione era ben diversa invece a casa di Houx, Saule e Vanilla.
Houx la sera prima rincasò piuttosto tardi, ma mentre Vanilla era persa tra le braccia di Morfeo, Saule era sveglio e vigile.
-Si può sapere che hai fatto ieri sera?- gli chiese nervoso, fortunatamente Vanilla era già a scuola, quindi non avrebbe sentito nulla di quella conversazione
-Ho incontrato Chocolat- rispose schietto il fratello
-Lo sapevo! E’ da quando è tornata che sei strano- asserì
-Oh ti prego, come se te fossi indifferente al fatto che la ragazza che hai amato per anni sia ritornata sulla Terra-  a quel punto Saule non sapeva più che rispondere, suo fratello aveva ragione
-Che vi siete detti?-
-Abbiamo parlato, litigato, ci siamo rinfacciati cose, ma alla fine ci siamo chiariti. Non mi ha spiegato tutto ma una buona parte-
-E non pensi a Vanilla?!- sbraitò lui
-E tu non pensi al fatto che la mia migliore amica sia sparita per anni, senza dirmi nulla, ferita come non mai. Perché no Saule tu non sai quello che ha passato con Pierre sei anni fa, e non lo sa neanche Vanilla. Ci sono cose che so solo io. E se permetti le mie scelte le prendo da solo. Quindi se decido o meno di parlare con Chocolat non sono affari tuoi-
-Fino a prova contraria è lei ad aver abbandonato tutti quanti noi, da un giorno all’latro senza dirci niente-
-E fino a prova contraria nessuno di voi si è posto il problema di capire, lo ammetto fino a un mese fa neanche io, perché mi sentivo ferito, ma appena ne ho avuto la possibilità l’ho fatto. Cosa che dovresti fare anche tu-
-E Vanilla? Te ne sei dimenticato? Loro erano inseparabili, praticamente delle sorelle, eppure ha lasciato anche lei-
-Possibile che te non riesca a notare quanto Vanilla sia gelosa di Chocolat?-
-Houx-
-E poi, spiegami come fate a parlare anche quel minimo con Pierre!? Dopo tutto quello che ha fatto. Non ti pare strano che Vanilla parli con lui senza un doppio fine?-
 
 
Era già passata un’ora da quando Marille e Chocolat erano in casa di quella donna misteriosa e altezzosa.
-Come sta andando qui?- chiese Marille all’amica, intenta a leggere almeno la ventesima lettera
-Tutto bene, ho circa una decina di lavori da fare, qualcuno di questi lo posso risolvere tornado-
-Oh bene, menomale. Per gli altri ci vuole più tempo?-
-Si, per uno o due si-
-Quando torno ti preparo qualcosa allora- Chocolat le sorrise come ringraziamento, non aveva bisogno di dirle che le avevano chiesto di purificare un cuore nero, lo sapeva bene, come sapeva anche che a volte riprendersi non era esattamente facile, tutto dipendeva dai sentimenti di una persona. A confronto purificare il cuore a Vanilla fu una vera passeggiata.
Del resto una ragazza così giovane non poteva provare tanto odio, o comunque non poteva essere tanto radicato come in una persona adulta.
-Te cos’hai scoperto?-
-Credo che si tratti di Adias Morfis non l’avevo mai incontrata fin ora, anzi è descritta solo su un libro, è molto rara, non ho idea di come l’abbia contratta, ma si può risolvere-
-Davvero? Chiese Aruka speranzosa
-Certo- annuì la ragazza –Ma purtroppo devo trovare quel libro. E’ una malattia antichissima, praticamente estinta. Da quanto tempo si è ammalata?-
-Sono sei mesi che i medici fanno avanti e indietro- disse con voce flebile Samantha
-Troppo tempo. Bisogna muoversi. Ancora un po’ e il suo cuore cesserà di battere- disse fredda come il ghiaccio, mentre le due sorelle erano non poco preoccupate –Chocolat ho idea che dovrai andare te-
-Ma non conosco il libro!-
-Lo so, te lo indicherò io, ma teletrasportandoti lì risparmieremo tempo-
-Se mi ritroverò al castello di Pierre per colpa vostra, giuro che ve la farò pagare cara. Qual è il titolo di questo libro?-
 
Effettivamente Marille aveva ragione, Chocolat avrebbe fatto in fretta, sperava abbastanza in fretta, perché se il libro non si trovava nel luogo ricordato, sarebbe stata un’ardua ricerca.
Solitamente era ordinata con queste cose, ma un libro tanto antico e prezioso poteva essere anche stato consegnato in qualche università o museo, o perfino a palazzo.
Sperava di non aver commesso quell’errore, che non fosse nella biblioteca privata della Regina Candy.
 Appena atterrata nel giardino di casa Chocolat corse nello studio dell’amica, cercando nella libreria quel libro antico, il che non era esattamente una passeggiata, dato che la libreria occupava tutta una parete.
Adesso capiva bene la necessità di guadagnare tempo, cercare lì dentro era come cercare un ago in un pagliaio.
Passò oltre un’ora e ancora nulla, non riusciva a trovare quel libro, ma non perse le speranze, in fondo mancava solo l’ultima parte della libreria
 
-Perché ci mette tanto?-
-Perché il mio studio è pieno di libri. Posso farle una domanda?- chiese educatamente Marille
-Certo-
-Perché ha chiamato Chocolat, quando le servivo praticamente solo io-
-Volevo rivedere mia nipote dopo tanto tempo. Si è fatta davvero grande-
-Sua, sua nipote?- chiese sconcertata
-Si, io e Cinnamon siamo cugine-
-E perché è così rude con lei?-
-Semplice, me l’hai chiesto Cinnamon, sapeva bene che se fossi stata gentile con lei, avrebbe capito o intuito qualcosa. Ma in realtà il motivo principale non è questo. Ho una lettera per lei, da parte di sua madre-
-Mia madre?- chiese sconcertata Chocolat: era appena ritornata da casa con il libro, che alla fine non si trovava nella libreria, bensì nel baule sotto al letto in quella che stava diventando la camera sua e di Leo, non aveva capito assolutamente nulla della conversazione ovviamente, ma era riuscita a percepire soltanto quelle due parole nell’atto di aprire la porta della stanza
-Il libro?- chiese Marille, sia per deviare la conversazione, che per reale interesse
-Eccolo, stava nel tuo baule, mi hai fatto perdere due ore, dannata-
-Scusa Chò- le disse dandole un bacio sulla guancia in segno di riconoscenza
-Smorfiosa. Ma non cambiamo argomento, tanto più che ci vorrà del tempo. Cosa c’entra mia madre con lei, Aruka?- la donna ormai aveva capito che non poteva più nascondere la questione, Chocolat non si sarebbe arresa in alcun modo, quindi di limitò ad uscire dalla camera, seguita dalla rossa, in attesa di spiegazioni, avviandosi verso la sua stanza da letto,  quando vi entrò si diresse verso un mobile piuttosto antico, e aprì il cassetto che conteneva il biglietto lasciatole dalla cugina.
 
-Cos’è questo?- chiese quando Aruka le porse quel pezzo di carta bianca –Profuma di cannella- un profumo per lei inconfondibile: quello di sua madre.
-Me l’ha spedito tua madre- disse semplicemente –Non so cosa contenga-
-Come fa mia madre a conoscerti?-
-Quante cose non sai Chocolat, ma non posso essere io a dirtele-
-Che intendi?-
-Non hai letto ancora il diario di tua madre vero?-
-No, ancora non riesco ad aprirlo-
-Come immaginavo- pensò ad alta voce –Io sono tua zia Chocolat, Aruka Meilleur-
-Stai scherzando?-  chiese lei sconcertata, non riusciva a crederci
-No, non sto scherzando, io e tua madre siamo cugine-
-Per questo hai chiesto di me, e non solo di Marille. Mi sembrava strano!-
-E’ stata Cinnamon a consigliarmi di chiamare Marille, per quanto riguarda Samantha-
-E allora, perché ti sei mostrata scortese fin da subito-
-Sempre per lei, era convinta che avresti intuito qualcosa. Chocolat, tu sei fin troppo conosciuta sia su Extramondo che qui, chiunque sa di te e Pierre-
-Lo so fin troppo bene. Ma non ho intenzione di parlare di lui. Già se non mi ritroverò Sylvette tra i piedi quando tornerò a casa, sarà una vittoria- disse lei prima che sua zia potesse finire la frase
 
 
Effettivamente i dubbi e le preoccupazioni di Chocolat non erano del tutto infondate.
Quando Sylvette tornò a casa il suo arrivo fu del tutto inaspettato. Sarebbe dovuto stare fuori ancora per qualche giorno: il fatto che avesse anticipato il suo rientro era un brutto presagio. Dovevano esserci problemi in vista.
-Cosa succede Sylvette? Il fatto che te sia tornato prima, mi fa presuppore che ci siano dei problemi-
-Il problema di per sé e di facile soluzione: qualcuno si è introdotto nel suo regno, ma c’è una complicazione-
-Sarebbe?-
-La persona che ha compiuto quest’azione è Chocolat Meilleur, Signore-
-Un nome che avrei sperato di non affiancare mai più al mio regno-
-Come vuole comportarsi?-  in realtà Pierre era abbastanza combattuto sul da farsi, non voleva vederla, ma purtroppo qui si parlava del suo operato come Principe dei Malefici, e la questione andava affrontata, con tutta la diplomazia, freddezza e fermezza da egli posseduta.
-Convocala. E Sylvette-
-Si?-
-In qualità di Principe dei Malefici, ovviamente- ci tenne a ribadire quella posizione.
-Ovviamente- rispose l’altro sorridendo.
-Un’altra cosa, vacci di persona. Le buone maniere con lei non servono-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


Buonasera :)
Come promesso, ecco il nuovo capitolo, e con questo il tanto atteso (da voi) incontro fra Pierre e Chocolat. 
Ma come andrà a finire questa storia? 
Vi ricordo, giusto per non creare ulteriore suspance, che i due non si vedono, e non si parlano da ben sei, lunghi, anni -se escludiamo quel piccolo scambio di battute al primo capitolo- 
Beh, vi lascio al capitolo allora, e spero di avere qualche (anche una) recensione, prima del prossimo aggiornamento (anche perchè, sono davvero cuoriosa di sapere la vostra opinione, e poi ogni recensione è una sorta di regalo sotto l'albero si Natale) 


DarkAkiko 

 

Capitolo Sei
 
Quando Marille e Chocolat lasciarono il regno dei Malefici era ormai sera, il che non era affatto un buon segno per la prima, la quale sapeva bene che una volta tornata a casa avrebbe dovuto affrontare il suo ragazzo.
-Ti rendi conto di quanto tutto questo sia assurdo?- sbraitò Chocolat
-Lo so, tesoro, non è chiaro neanche a me, ma hai provato a leggere il biglietto di tua madre?-
-No, lo farò una volta arrivata a casa-
-Buona fortuna allora-
-Lo dovrei augurare io a te, quello là giù non è Leo?-  chiese Chocolat, ma non ebbe bisogno di nessuna conferma verbale, bastava già il colorito dell’amica: bianco cadaverico.
-Si può sapere che cazzo di fine ha fatto?- urlò Leo appena Marille atterrò –Oh, ciao Chocolat-
-Abbiamo appena finito un lavoro-
-Dove?- chiese lapidario lui
-Nel regno dei Malefici- rispose Marille, tormentata dalla reazione che potesse avere, ma Leo non guardò tanto la sua ragazza quanto più la sua amica
-Perché siete andate li?-  udendo quel tono che non ammetteva alcun tipo di contraddizione Marille gli raccontò tutta la storia, senza tralasciare nulla.
-E avvisarmi era di troppo disturbo?-
-Scusa- dissero in coro le due
-Piuttosto, com’è stato ritornare lì Chò?- chiese questa volta molto più gentilmente, ignorando completamente le scuse delle due ragazze
-Tosto, ma ce l’abbiamo fatta. Spero solo, inutilmente, di non ritrovarmi alla corte di Pierre per dare spiegazioni. Perché finirebbe molto male-
-In che senso?-
-Hai idea che succederebbe se ci incontrassimo, in una circostanza del genere poi?-
-Due sono le cose, o andate a letto insieme, o si scatena una guerra- udendo quelle parole da Marille, Leo rabbrividì, non riusciva a sopportare l’idea di Chocolat e Pierre insieme, non dopo tutto quel tempo.
-Non so quale sia peggio- commentò Chocolat
-Nessuna delle due grazie- fu invece l’opinione del ragazzo
 
Nel mentre che Chocolat e Marille tornassero a casa, Yurika era ben attenta ad ogni squillo del telefono.
Era da un giorno intero che non sentiva Chocolat, aveva saltato anche la scuola, ed aveva il sospetto che anche il giorno seguente si sarebbe assentata.
Con due mondi da gestire non era esattamente l’emblema dell’equilibro o meglio della tranquillità, ma in fondo, calma non lo era mai stata neanche da ragazzina.
Quindi non se ne preoccupò molto, sapeva che quando sarebbe tornata, avrebbero avuto modo di raccontarsi tutto.  
Improvvisamente il telefono si illuminò e comparve una notifica di un messaggio, e non aspettò oltre prima di leggerlo.
 
“Cosa fai? –Mark”
“Sto al computer, te?”  
“Quindi se passo a prenderti, diciamo tra mezz’ora, non avresti niente in contrario no?”
“No”                                                                   replicò lei senza filtri
Perfetto a tra poco”  
 
In meno di trenta secondi Yurika chiuse il computer, e si volatilizzò nel bagno per darsi una sistemata, il più in fretta possibile, perché, conoscendosi sapeva bene quanto tempo avrebbe perso davanti all’armadio in preda alla disperazione, poiché non aveva assolutamente niente da mettere.
Dopo appena un venti minuti di indecisione su cosa in indossare optò per un vestito corto color cipria, come le decolté, giacca lunga cuoio e una borsa dello stesso colore.
Aveva ancora cinque minuti di tempo, fortunatamente non era in ritardo, così decise di concentrarsi sul trucco, un po’ di fondotinta e mascara. Non le piaceva l’effetto maschera di carnevale.
Ti sto aspettando” fu il messaggio che fece illuminare il telefono della bionda, di conseguenza posò il cellulare in borsa ed uscì dalla sua camera
-Signorina, dove sta andando?- chiese la domestica vedendola percorrere a passo svelto le scale
-Hiruka, sto uscendo, questa sera non mangerò a casa- disse semplicemente prima di aprirle la porta, appena superò l’uscio della porta lo vide alla guida di un’auto nera opaca, non esattamente economica.
 
Quando Mark la vide, scese dalla macchina e le andò incontro, giusto in tempo per aprirle la portiera e farla accomodare, doveva ammettere a se stesso che Yurika lo intrigava e non poco, e poi gli sembrava la ragazza più bella che avesse mai visto, con quel suo sorriso e quell’atteggiamento finto altezzoso.
-Devo ammettere che sei davvero bellissima questa sera-
-Grazie- rispose candidamente –E tu ce ne hai messo di tempo prima di chiedermi di uscire- replicò scherzando dopo essere salita in macchina
-Colpevole, ma ho una giustificazione più che valida-
-E sarebbe?-
-Mio padre e il suo lavoro-
-Va bene, sei scusato- disse sorridendo
-Spero che te non abbia cenato, ti voglio portare in un ristorante che adoro-
-Hai avuto fortuna allora-
-Perfetto, come te- commentò lui guardandola dritta negli occhi, fortunatamente erano fermi al semaforo, e quella piccola distrazione non influì particolarmente, se non sul colorito della giovane.
 
Una volta arrivati al ristorante si sedettero uno di fronte all’altro, e per tutta la sera non fecero altro che parlare e parlare, si stavano divertendo, senza contare che quell’iniziale scintilla, scattata settimane prima, stava dando vita ad un fuocherello piuttosto vivo.
Mark era incantato dai suoi gesti gentili ed eleganti, non distoglieva neanche per un secondo lo sguardo da lei, dal canto suo Yurika era affascinata dai suoi modi, i suoi occhi poi erano una vera calamita per il suo sguardo, e quando non lo osservava sentiva il suo addosso, come un fuoco che arde.
-Dove vuoi andare?- chiese lui, una volta fuori dal locale
-Giro in centro?-
-A quest’ora? Sicura?- la ragazza annuì e lui non poté far a meno  di accontentarla.
Le loro chiacchiere continuarono ancora a lungo, camminando per le strade di quella cittadina, deserta essendo un giorno infrasettimanale. Fin quando Mark non la riportò a casa, dopo ben quattro ore, il tempo sembrava essere volato per i due ragazzi, ma purtroppo quella mattina sarebbero dovuti andare chi a scuola, chi all’università, anche se avrebbero voluto continuare quell’appuntamento ancora per un po’, ma l’orologio puntava già sulla mezzanotte.
-Col senno di poi, sono stato un perfetto idiota, a non chiederti di uscire già il giorno dopo la cena a casa tua-
-Da un estremo all’altro eh?- replicò lei ironica, sorridendogli, ma appena si voltò verso Mark i suoi occhi vennero catturati dal suo sguardo magnetico
-Non è colpa mia se sei così bella- disse sfiorandole una guancia –E se ho questa voglia matta di baciarti- continuò serio, e avvenente, ma non attese alcuna risposta da parte della ragazza, anzi, si avvicinò sempre più alle sue labbra e vi poggiò le sue, un semplice bacio, il primo di una lunga serie. Appena i due si allontanarono un dolce sorriso apparve sul volto di Yurika.
-Beh, buonanotte allora- disse semplicemente, imbarazzata
-La buonanotte richiede un altro bacio- replicò lui sfacciato.
 
 
Quando tornò a casa, la prima cosa che fece Chocolat fu farsi un bel bagno caldo e rigenerante. Era stata una giornata impegnativa, più per la mente che per il corpo, non era stata tranquilla neanche per un attimo in quel regno. Costantemente sull’attenti.
Dopo aver aperto l’acqua, in modo che si riscaldasse abbastanza per poi riempire la vasca, andò in cucina, con l’intento di versare del buon vino rosso in un calice. Il suo preferito.
-Devo scrivere a Yurika- pensò ad alta voce.
Appena entrò in bagno si spogliò e s’immerse nell’acqua calda, un toccasana per mente e corpo. A quel contatto tutti i muscoli si rilassarono in un battito di ciglia, l’unica cosa che non riusciva a fermarsi, a riposarsi era la mente, che continuava a pensare e rimuginare: era la nipote di una malefica, sua madre era la cugina di Aruka, qualcosa le sfuggiva, Cinnamon era un’abitante di Extramondo, come poteva essere imparentata con dei malefici? E poi, per quale motivo non aveva lasciato quel biglietto direttamente a lei, o meglio perché non parlarne di persona? Sua madre era così, spariva per secoli, le era stata accanto solo per poco tempo, prima di partire, prima di allontanarsi di nuovo da sua figlia, non che non l’amasse, era certa dell’amore che provava sua madre nei sui confronti, ma non capiva il perché di quel comportamento. Queste e più domande continuavano ad affollare la mente della giovane senza sosta.  Ma soprattutto, perché sua madre era tanto legata ai Malefici?
Ironia della sorte, anche lei lo era stata, eppure oggi se ne teneva alla larga, per quale motivo sua madre continuava imperterrita? E poi, avrebbe tanto voluto sapere dove fosse in quel momento, anche solo per scriverle, scambiarsi cartoline dei luoghi visitati, tenersi aggiornate insomma.  Ma ormai era abituata a tutto quello.
 
I suoi pensieri vennero interrotti bruscamente dal campanello della porta, qualcuno stava bussando, ma lei non aspettava nessuno, e non erano molte le persone che conoscevano quell’abitazione: l’unica di quella città era Yurika.
Uscì dalla vasca e si avvolse il telo bianco intorno, non era forse il modo più consono per aprire la porta, ma era pur sempre una strega, non doveva preoccuparsi più di tanto.
Aprì la porta di scatto, piuttosto infastidita dal fatto che avessero interrotto il suo momento di relax, ma non si sarebbe mai immaginata di ritrovarsi di fronte lui, non ebbe neanche il tempo di realizzare a pieno chi avesse di fronte che chiuse la porta senza troppe cerimonie, provocando un sonoro sbuffo da colui che si trovava dall’altro lato della porta, i suoi modi non l’avevano mai conquistato; in quel momento non sapeva neanche bene come comportarsi, poteva entrare in casa della ragazza senza troppi scrupoli, o aspettare che gli riaprisse la porta, o bussare nuovamente, scartò la prima opzione solo perché aveva visto in che condizioni stesse, in caso contrario non avrebbe esitato oltre.
-Cosa vuoi?- udì appena venne riaperta la porta, questa volta Chocolat aveva un tono così glaciale che avrebbe fatto invidia anche al Nobile del ghiaccio e della neve in persona, ma soprattutto con qualcosa addosso che non fosse un asciugamano bagnato.
-Il Principe richiede la sua presenza-  disse una volta arrivati in cucina, invitato ad entrare proprio dalla rossa, con sua grande sorpresa, ma una volta conclusa la frase ne capì bene il motivo, osservandola bere tutto d’un fiato un calice con del vino rosso.
-Può anche andare a farsi fottere- pensò ad alta voce, forse troppo, perché venne udito da Sylvette –Per quale motivo?- si corresse poi
-Lo sa bene- si limitò a dire, guardandola fissa e senza emozione, come solo un vero malefico sa fare
-Come immaginavo. Marille mi sentirà-  Marille l’avrebbe pagata molto cara, se si trovava in quella situazione era colpa sua, perché non l’aveva ascoltata.
-Marille?-
-Lascia perdere- disse dura –Quando vorrebbe vedermi quel- ma si fermò in tempo prima di dire qualcos’altro di sconveniente, Leo l’avrebbe ammazzata se per colpa sua fosse scoppiata una vera e propria guerra.
-Il prima possibile. Domani sarebbe perfetto- propose lui
-Non credo che stasera sia possibile, mi dispiace- ribatté lei acida, non era più la Chocolat conosciuta da Sylvette, e se ne accorse ben presto.
-Volendo potrei portartici anche adesso Chocolat, ma non credo sia il caso- disse squadrandola da capo e piedi
-Verrò domani, ma non chiedermi l’ora- rispose dopo aver preso un lungo respiro, cercando di calmarsi, in fin dei conti sapeva che in un modo o nell’altro sarebbe successo, l’aveva prospettato dall’inizio, in fondo quella volta era lei nel torto, era lei che si era introdotta furtivamente nel suo Regno, e continuare con quella linea aggressiva non avrebbe risolto mai nulla, anzi avrebbe solo peggiorato il tutto. Non era più quella ragazzina impulsiva di tanti anni fa, aveva delle responsabilità, doveri, e neanche pochi; sapeva controllarsi sempre, eppure quando entrava in gioco quell’unica persona non ne era più capace.
-Posso chiedere il motivo?-
-Ho dei lavori da fare Sylvette- rispose lapidaria, la mattina seguente sarebbe dovuta andare da un certo Colin, un uomo che aveva passato la vita ad odiare qualsiasi cosa e che non aveva avuto amore neanche per la figlia, col tempo si era ricreduto, con la nascita della nipote, non voleva vivere col rimorso di non aver fatto nulla di buono per la sua famiglia.
-Se non ti presenterai tu, di tua spontanea volontà ti ci porterò io Chocolat-
-Faccio sempre quello che dico, io- concluse, sottolineando quell’ultima parola.
 
 
La mattina seguente quando Chocolat si svegliò per prima cosa mandò un messaggio a Yurika, informandola dell’imminente incontro tra i suoi amici, cosa che la colpì e non poco, e della sua assenza da scuola quel giorno.
 
“Come ti senti?”
“Preferirei ammazzarmi piuttosto. Ma purtroppo ha la ragione dalla sua, ed è pur sempre il principe di quel regno”
“Sei stata troppo leggera” 
“Parliamo d’altro, tanto più che ho molto lavoro questa mattina”
“Diciamo che ti sei ingolfata l’agenda apposta”
“Diciamo anche così”
“Quello che non ti ho detto è che ieri io e Mark ci siamo visti”
“Dovevi informarmi subito! Com’è andata?”
“Benissimo, ma ti racconto tutto domani. Ma a proposito, il tuo compleanno non è fra 5 giorni?”
“Effettivamente si”
“Bene, allora bisogna festeggiare. Penso a tutto io, te hai già troppo da fare oggi. Buona fortuna”
 
Arrivò al luogo dell’incontro in perfetto orario, fortunatamente, quindi non le restava altro che aspettare che l’uomo si facesse vivo, per adempiere ai suoi doveri.
Quanta gente aveva conosciuto come lui, arrivati ad un certo punto della propria vita si tirano le somme, e almeno per quello che gli restava da vivere voleva compiere qualcosa di davvero utile. Tante persone invece erano contente e soddisfatte di loro stessi, specialmente i malefici, si andavano bene così com’erano, eccezioni permettendo, ed era proprio con queste che aveva a che fare la giovane donna.
Non riusciva a dire di no a coloro che volevano rimediare ai propri errori, anche se era un’attività che la provava molto, un giorno magari sarebbe riuscita anche laddove la madre fallì.
-Mi raccomando, non riempia di nuovo il suo cuore di odio- disse prima di sparire dalla vista di quell’uomo, per recarsi dalla parte opposta, altro giro altra corsa, e quel giorno di corse ne aveva tante, sia per recuperare il mese di assenza, sia per avere la mente costantemente occupata, cosa che ottenne fino alle sette di sera, quando ultimò il suo ultimo lavoro, doveva ammettere che si era sforzata troppo quel giorno.
Ne avrebbe pagato le conseguenze, poteva metterci la mano sul fuoco.
 
Le lancette dell’orologio puntavano le nove, quando si presentò alla villa del Principe dei Malefici, quel luogo le riportava alla memoria tanti ricordi, tante emozioni e sentimenti, la loro storia, se così poteva essere definita, aveva visto spesso quelle mura come cornice degli eventi, e ritornarci dopo tanti anni di assenza, dopo tante sofferenze, rivederlo, confrontarsi faccia a faccia un’altra volta, la stancava al sol pensiero.
-Il Principe la sta aspettando di sopra- disse Sylvette aprendole la porta d’ingresso
-Stai scherzando spero-
-Affatto. Seguimi- s’intromise Pierre, posto esattamente a metà delle scale, a quel punto Chocolat non poté far altrimenti se non seguirlo, quanto meno fino all’ultimo gradino, e così fece
-Non ci entro in camera tua-
-Sto cercando di rendere le cose più facili Chocolat- quel nome, quante volte glielo aveva sentito dire, eppure adesso le faceva solo male, anzi le dava solo fastidio.
-Non puoi essere serio, facili? E per chi fammi capire? Mi hai costretta a venire qui, e adesso hai intenzione di parlarmi in camera tua per giunta! Già non avrei mai voluto metterci più piede qui Pierre! Figurati in quella camera!-
-Ed io non avrei mai voluto dover associare il tuo nome al mio regno. Ma evidentemente le cose non sono andate così, e non per mio volere- fu la sua stoccata, con toni molti più calmi e freddi rispetto a quelli della ragazza, ma in effetti la poteva capire, ma non voleva che quell’incontro divenisse ufficiale, ci sarebbero state solo altre beghe e non ne voleva.
Alla fine Chocolat si dovette arrendere; quando entrarono nell’appartamento di Pierre, poté notare fin da subito quanto il tutto fosse cambiato, più a misura d’uomo, per quanto potesse essere esagerato.
Erano uno di fronte all’altro: Pierre seduto sul divano mentre Chocolat su una poltrona, si guardavano, ed entrambi speravano di uscirne vivi, integri non solo fisicamente ma anche mentalmente.
 
C’era una strana atmosfera dopo tanti anni.
Come un filo che li legava in un modo o nell’altro.
Uniti. Incatenati, meglio.
Ma distanti anni luce.
 
-Non ti ho fatto venire qui per chissà quale sadismo. Voglio risolvere la cosa velocemente ed in fretta, prima che altri vengano a sapere della tua intrusione, non esattamente autorizzata. Ma se ti disturba tanto stare qui, non ci mettiamo niente a far diventare la cosa più che ufficiale- disse Pierre, cercando di mettere in chiaro le cose fin da subito
-Forse non mi sono spiegata bene, preferirei qualsiasi altro posto, o qualsiasi altra cosa piuttosto che stare qui con te Pierre. A quanto pare le cose adesso ti devono essere ripetute, un tempo non c’era neanche bisogno di dirtele. Quindi, poniamo fine a questa cosa, ed in fretta possibilmente grazie. Cosa vuoi sapere?- sentendo quelle parole Pierre sentì di avere di fronte un’estranea ormai, se non fosse per l’aspetto e quei suoi grandi occhi verdi non l’avrebbe mai riconosciuta.
-Il motivo per il quale sei venuta nel mio regno-
-Mi hanno chiamato per un lavoro- disse semplicemente, atona –Immagino te voglia nome e cognome a questo punto-
-Immagini bene-
-Aruka Meilleur, aveva bisogno di un consulto medico per la sorella, a quanto pare si trattava di Adias Morfis, una malattia molto rara, curata fortunatamente-
-Meilleur? Siete parenti per caso?- chiese notando lo stesso cognome –E poi, te non sei esperti in arti mediche, quindi c’è qualcosa che non torna Chocolat. Non credere che tu ti possa prendere gioco di me, tanto facilmente-
-Quello che si prende gioco delle persone qui sei te- colpito e affondato – Aruka ha chiesto il mio aiuto, ma specialmente quello di Marille, ma non provare a metterla in mezzo Pierre, non ci provare neanche. Se vuoi prenditela con me, ma non toccare lei-
-Ritornando a noi, perché ti ha mandando una lettera? Marille non ha bisogno di te per una questione del genere- la ragazza sbuffò, odiava dare troppe spiegazioni, e soprattutto a lui.
-Mi doveva dare un biglietto che mia madre ha lasciato a lei, sua cugina-
-Hai mai svolto altri lavori per il mio popolo?-
-Diciamo che dopo malefici non lo sono più- disse, con una tale noncuranza da fare invidia –Sta volta sono io a fare una domanda a te Pierre, dato che siamo in argomento-
-Prego-
-Spiegami com’è possibile che io abbia parenti fra i malefici. E poi, a quanto pare ci sono tante cose che ancora non so. Non è che te sai qualcosa Pierre?-
-No, diciamo che conoscere le cose che ti riguardano non è fra i miei interessi primari-
-Eppure sapevi bene che le arti mediche non sono il mio forte. E a quanto pare conoscevi anche Marille-
-Chocolat le voci corrono, anche quando non le vorresti sentire. E poi hai una certa notorietà, non te ne sei accorta?-
-Certo che me ne sono accorta-
-Buon per te-
-Bene, se questa cosa qui è finita io me ne andrei-
-Non credo ci siano altre cose da sapere. Ma se mai dovessi ritornare nel mio regno, sei pregata di dirmelo. Per evitare problemi-
-Credimi, non ne avevo la minima voglia-
-Se è tutto chiaro puoi anche andare- la ragazza non gli rispose neanche e si alzò di scatto, dirigendosi verso le scale che l’avrebbero condotta fuori da quelle mura, ma un improvviso senso di debolezza, misto a vertigini, la sopraggiunsero appena mise piede sul primo gradino, fu del tutto inutile per lei cercare di aggrapparsi a qualche appiglio a causa di un lancinante dolore al petto, e cadde rovinosamente per terra, priva di sensi.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


Eccoci qui, con il nuovo capitolo. 
Spero vi piaccia, e spero di ricevere vostre notizie :) (fatemi quest'altro regalo dai) 
Cosa sarà successo a Chocolat nel capitolo precedente? Adesso lo scoprirete. 
Inoltre sono molto lieta di avvisarvi che sono stata molto impegnata a scrivere ben 11'000 parole, di puro getto, quindi adranno un attimo revisonate, ma prima di arrivare a quel o quei capitoli (devo ancora decidere) ce ne passerà, ma credetemi ne varrà la pena. 
Ora vado che più scrivo in questi giorni di paura dall'università, e meglio è per tutti noi. 
Alla prossima
DarkAkiko 

 



Capitolo Sette
 
Quando la porta venne chiusa, separando Chocolat da Pierre, quest’ultimo tirò un sospiro di sollievo. Ne erano usciti vivi da quel confronto, certo non erano stati esattamente diplomatici, o calmi, ma in qualche modo erano riusciti a superare l’ostacolo.
Dall’ultima volta che l’aveva vista in quella casa, tra quelle mura, erano passati ben sei anni, e da una ragazza allegra e spensierata si era ritrovato una persona completamente diversa.
E per lo più era colpa sua.
Lo sapeva.
In un certo senso quella ragazzina sempre attiva gli mancava, il suo sorriso una volta gli scaldava il cuore, provocandogli un grande dolore, ma anche sollievo; ma ormai aveva rinunciato per sempre a lei.
Sei anni prima prese una decisione che non sarebbe mai più stata ripresa, aveva deciso di rinunciare a lei, per il suo paese, certo, ma soprattutto per lei, sapeva che poteva farle solo del male, e col tempo, anche lui aveva smesso di provare qualcosa per lei. Anche se era consapevole del fatto che in qualche astruso modo fossero legati.
 
Tutti i suoi pensieri vennero interrotti bruscamente da un rumore, che non prometteva nulla di buono, anzi. Si precipitò immediatamente fuori dalla sua camera e vide Chocolat priva di sensi al piano di sotto; doveva essere caduta, ma non riusciva a capire il motivo per il quale fosse successo, e poi non ci avrebbe messo nulla a fermarsi con la magia, cosa le aveva impedito di usarla?
Appena vide Sylvette gli ordinò di chiamare Marille, consapevole del fatto che ne sapesse quanto lui dell’accaduto, o ancor meno, pensando che forse sarebbe stato meglio per Chocolat avere lei, e sicuramente quella ragazza avrebbe risolto in fretta il problema, senza andare incontro ad ulteriori problemi; nel mentre lui l’avrebbe portata di sopra, nella stanza dedicata agli ospiti, ma quando la poggiò sul letto, ancora priva di sensi, si ricordò di quella volta, di quella sera di tanti mesi prima, quando Chocolat, dopo una settimana passata a studiare per un test che ebbe quella mattina, si addormentò sul divano e lui, pur di non farla svegliare il giorno dopo con il mal di testa, la portò sul suo letto, e si addormentarono così, in pace e in armonia.
 
Sylvette, dal canto suo, non era per niente contento quando arrivò nei pressi di casa Subaya, la sua espressione non era delle migliori, non era mai riuscito a sopportare quella ragazza e ancora adesso a distanza di sei anni riusciva a dargli fastidio, nonostante il suo modo di comportarsi fosse completamente diverso, se non addirittura opposto.
Quella volta la porta venne aperta da un ragazzo che lo riconobbe immediatamente, lavorando per il ministero non gli era difficile ricordare i volti delle persone poco raccomandabili, a suo avviso.
-La signorina Marille è in casa?- chiese Sylvette nonostante tutto, sapeva bene quanto Pierre non ammettesse persone che non eseguissero i suoi ordini, e doveva ammettere a se stesso, che con gli anni, anche lui era cambiato.
-Dipende. Cosa vuoi da lei?-
-E’ per Chocolat Meilleur- la ragazza sentendo nominare la sua amica si precipitò da Sylvette e da Leo
-Che l’è successo?- chiese preoccupata
-Le posso solo dire che non sta bene, e che il Principe ha chiesto di lei-
-Non le avrete fatto qualcosa- ringhiò Leo
-E’ da escludere. Ha intenzione di andare dalla sua amica o no?- disse infine spazientito, ma ottenne il risultato sperato, dopo neanche cinque minuti Marille si ritrovò alla villa del Principe dei Malefici, accompagnata da Leo, poiché non aveva la minima intenzione di lasciare la propria ragazza da sola in quel posto.  
-Signore è arrivata- lo avvertì Sylvette vendendo il ragazzo scendere giù dalle scale, il quale si diresse direttamente dai due ospiti
-Cos’è successo a Chocolat?- chiese Marille, lasciando i convenevoli per la volta successiva
-Per quanto ne so è caduta dalle scale ed è svenuta-
-E l’avete fatta preoccupare così tanto solo per questo?-
-Ci deve essere dell’altro, per avermi fatto venire fin qui. E poi Chocolat non cade dalle scale- esordì infine –Dov’è?-
-Primo piano, a destra- non ebbe neanche il tempo di finire la frase che Marille era già sparita dalla sua visione, lasciando i due ragazzi da soli.
 
Quella sarebbe stata una lunga notte per tutti quanti.
 
-Dov’è la sua borsa?- chiese con tono glaciale Marille, una volta ritornata da Leo e Pierre, seduti da due parti opposte intorno al camino intenti a discutere su temi neutri, in modo tale da non creare ulteriori divergenze.
-Sylvette l’ha raccolta prima, dovrebbe essere sul tavolo- spiegò Pierre atono
-Come sta?- chiese invece Leo, preoccupato per l’amica
-Adesso meglio, ma come si sveglia, se i miei sospetti sono veri, l’ammazzo-
-Marille, calmati. Che succede?- la invitò a parlare, o meglio, spiegare, dato che né lui né Pierre erano riusciti a comprendere la situazione.
-Succede che quelle è una cretina patentata!- rispose con tono non poco alterato –Ecco cosa succede!- a quel punto i due ragazzi si trovarono un po’ spaesati, non capivano per quale motivo fosse scattata in quel modo dopo aver letto dei fogli buttati a caso nella borsa dell’amica
-Per favore spiegati- a quel punto Marille prese un bel respiro, sentiva il bisogno di calmarsi
-Ha purificato due cuori neri, oggi- disse dopo qualche minuto –Entrambi oggi- ripeté
-Quella ragazza è pazza. Quando si sveglia mi sente- fu il commento di Leo, a differenza di Pierre che preferì non parlare, ma ascoltare solo attentamente il tutto, per trarre poi le sue conclusioni.
-Si è affaticata troppo. Si sarà tenuta la mente impegnata in ogni modo pur di non pensare- spiegò Marille ai due ragazzi, anche se in realtà parlava più con se stessa, ma non finì la frase, certa che non ce ne sarebbe stato bisogno; tutti quanti sapevano quanta voglia avesse Chocolat di vedere Pierre.
 
 
Nella camera dove era stata portata Chocolat c’era un silenzio e un buio assoluto, che se anche fossero state le dieci di mattina non sarebbe cambiato nulla.
Quando si svegliò, rimase immobile per alcuni momenti, non capiva cosa le fosse successo e dove si trovasse, ma poi gli eventi di qualche ora prima le si materializzarono davanti agli occhi, e lentamente si sedette, appoggiando le spalle contro la spalliera del letto, aveva bisogno di osservare e capire: doveva essere per forza a casa di Pierre ancora, quella non era la sua camera; con l’ausilio della magia accese la luce, ed ebbe la conferma dei suoi sospetti, si trovava ancora nella villa di Pierre.
Quella volta si alzò di scatto ed improvvisamente, provocandosi un forte dolore -avrebbe ringraziato Delia prossimamente, quella donna aveva sofferto talmente tanto, vero, peccato che ora a pagarne le pene era lei- per un attimo si chiese come avesse fatto ad arrivare al piano di sopra, se avesse potuto salire quelle scale da sola, allora avrebbe potuto tranquillamente uscire da quella villa, l’unica persona che avrebbe potuto portarla lì era Pierre, Sylvette piuttosto si sarebbe fatto uccidere.
Realizzando tutto questo, il dolore che fino a poco prima l’aveva colpita, tornò prepotentemente tanto che fu impossibile per lei trattenere un urlo.
Prima se ne sarebbe andata da lì, prima sarebbe stata meglio.
 
Tuttavia la ragazza ignorava che affianco ci fosse proprio il soggetto dei suoi pensieri, il quale essendo perso nei suoi di pensieri, era tutto tranne che assonnato e quel grido di dolore lo fece scattare in piedi.
-Chocolat, perché non sei a letto?- le chiese vedendola aggrapparsi ad un mobile, dall’uscio della porta
-Perché voglio tornarmene a casa. Mi pare abbastanza scontato-
-Sei così ostinata anche quando stai male-
-Sono stata peggio. Questo è solo dolore fisico-
-Chocolat purificare due cuori in un solo giorno è da folli- le disse porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi, aiuto che a malincuore accettò –Domani mattina andrai via, ma adesso riposa-
-Voglio andarmene ora-
-Se vuoi vediamo che ne pensano Marille e Leo-
-Che ci fanno loro qui?-
-Li ho chiamati io, o meglio, avevo chiamato solo la tua amica, ma evidentemente il ragazzo non si fidava a lasciarla andare da sola-
-Prevedibile e scontato da parte sua. E affrontare la furia omicida di Marille mi ammazzerebbe definitivamente, per la tua gioia, ma non per la mia-
-Non voglio certo che te muoia Chocolat. Quindi per favore, ritorna a letto-
-No-
-Sei testarda-
-Non è una novità- rispose lei a tono, mentre lui ribatté alzando gli occhi al cielo,
-Io non ho intenzione di sentirla urlare, nel cuore della notte poi ancor meno- concluse, un attimo prima di prenderla in braccio, per poi adagiarla dolcemente sul letto, come suggerito da lui stesso in precedenza
-So camminare anche da sola- disse lei autoritaria
-Se neanche ti reggi in piedi. Piuttosto che parlare senza cognizione di causa, dormi- rispose lui infine –Non farmi ritornare più qui, Chocolat- l’ammonì poco prima di uscire da quella camera per rientrare nella sua.
 
 
Quella mattina Yurika non vedeva l’ora di raccontare tutto all’amica, unico motivo per il quale era interessata ad andare a scuola quel giorno, specialmente considerando l’orario scolastico che era costretta ad affrontare.
Come ogni mattina aspettò che Chocolat arrivasse, ma non vedendola nel giro di dieci minuti, decise di mandarle un messaggio, alla quale non ebbe risposta. Il tutto le sembrava strano, spesso non faceva in tempo a scriverle che subito rispondeva. Ma in realtà, ciò che la portava a fare tutte quelle strane congetture era il fatto che Chocolat la sera prima avrebbe dovuto vedersi con Pierre.
Ed era preoccupata per i suoi amici. Sia per Chocolat che per Pierre. Così decise di mandare un messaggio proprio al principe.
 
“Com’è andata ieri sera?”
“Non immagini neanche”
“Mi devo preoccupare?”
“No, ma Chocolat si trova ancora qui”
“Arrivo”
 
Leggendo i messaggi di Pierre, decise che quel giorno avrebbe saltato la scuola. Aveva come il presentimento che il ragazzo avesse bisogno di parlarle, e se Chocolat stava ancora lì doveva per forza essere successo qualcosa.
Mezz’ora dopo si trovò nel salone di casa De Neige, con mille domande per la testa
-Pierre!-
-Sei arrivata alla fine-
-Si può sapere che è successo?-
-Vieni, parliamo in camera. Questa casa è diventata un albergo per quanta gente ci sia-
-Chi c’è oltre Chò?-
-Ieri sera mi sono trovato costretto a chiamare Marille, accompagnata dal suo ragazzo-
-Non sono bellissimi insieme?- fu il suo commento –A proposito due sere fa sono uscita con Mark- continuò con un sorriso a trentadue denti
-E com’è andata?-
-Benissimo- rispose gettandosi sul letto del ragazzo
-Come immaginavo-
-Piuttosto, che è successo ieri?- chiese curiosa ma con un atteggiamento molto più serio, al che Pierre si vide costretto a raccontarle tutto per filo e per segno.
 
Era stata anche per lui una notte strana, una notte dove in realtà non aveva preso sonno, da quando era uscito fuori da quella stanza gli erano apparsi tanti vecchi ricordi, di lui e Chocolat, era incredibile come un piccolo gesto nato dall’esasperazione per la testardaggine della rossa lo avesse portato a rammentare tanti eventi passati. Eventi che avrebbe volentieri dimenticato. Eppure quel tocco, quella pelle gli erano così familiari, anche se così diversi.
 
Una mano tesa ed un aiuto accettato.
Nonostante tutto.
 
-Ancora quattro giorni e sarà il compleanno di Chocolat- pensò ad alta voce Yurika, immersa nei suoi pensieri
-Il 10 ottobre-
-Si, esatto e credo che la sera andremo a ballare-
-Vedi di stare attenta Yu- disse premuroso Pierre –Non vorrei doverti venire a prendere a causa di qualche ragazzo troppo ubriaco- continuò ricordando una sera di qualche anno prima
-Non ti farei mai questo torto, e poi te detesti posti come quelli-
-Detestare è un eufemismo. E quel Mark che ne pensa di questa tua idea?-
-Non sa ancora nulla, effettivamente neanche io ho deciso, e dovrei parlare con Marille, non so se lei abbia in mente qualcosa. Ma credo festeggeranno su Extramondo-
-Ancora quattro giorni e compirà diciotto anni. Sembra essere passata un’eternità-
-Infatti è così, è stata lontano tanto tempo. E’ nella stanza affianco?- chiese, e il biondo dagli occhi azzurri annuì –Bene, vado da lei- disse prima di sparire al di là della porta.
 
Pierre, rimasto nuovamente da solo, si distese sul letto cercando inutilmente di prendere sonno, sapeva bene che quando Chocolat si sarebbe svegliata non si sarebbe capito più nulla, quindi cercava di godersi quegli ultimi istanti di pace, prima della tempesta.
Si, tempesta, era questo il termine che più identificava quella ragazza dagli occhi verdi e dai capelli rossi.
 
Anche Yurika dal canto suo era immersa nei pensieri, ed era sempre più ferma nelle sue convinzioni. Quando entrò nella stanza vide Marille e Leo accanto al letto dell’amica, ancora, e per fortuna, persa tra le braccia di Morfeo.
-Marille, Leo. Buongiorno-
-Yurika, che ci fai qui?- chiese Leo dopo averla salutata
-Sono venuta appena ho saputo- spiegò –Come sta adesso? Pierre mi ha detto che non si è sentita bene-
-Esatto, vedi, purificare i cuori è un’attività che ti stanca molto, ma tutto dipende dalla quantità di odio, rancore, dolore che ha accumulato negli anni la persona. Più questa ha sofferto, o altro, più purificare il cuore è difficile, e doloroso. Ogni volta che Chocolat purifica un cuore, assorbe il loro dolore, i loro sentimenti, li comprende e li prova sulla sua stessa pelle. E purificarne due, nello stesso giorno, è uno sforzo troppo grande. Considerando poi, che avrebbe dovuto parlare con Pierre. Incosciente che non è altro- cercò di spiegare Marille
-Quei due per come la penso io sono due idioti-
-Perché?-
-Perché nonostante tutto sono legati, talmente tanto che appena avranno modo di mettere da parte tutto, scopriranno di amarsi ancora-
-Non lo dire neanche per scherzo Yurika- l’ammoni Leo
-Fino a prova contraria, Leo, non è te che riguarda- lo rimbeccò Marille –E se mai dovesse andare così lo accetteremo, perché noi le vogliamo bene-
-Io no, non l’accetterei mai-  disse infine lui provocando il riso delle due giovani –Vieni qui tu- continuò prendendo per il braccio la sua ragazza e abbracciandola
-Che succede? Yurika? Come mai sei qui?-  chiese Chocolat appena riuscì ad aprire gli occhi
-Ben svegliata. Come ti senti?- le chiese a sua volta l’amica
-Bene, o almeno credo-
-Ancora quel dolore?-
-No, adesso è solo la testa il problema- rispose francamente: era vero, non aveva più alcun dolore al petto, ma la testa, quella le scoppiava, ma forse dopo la giornata e la nottata passata era più che normale sentirsi ancora frastornate
-Oggi ti devi riposare, e non voglio sentire lamenti Chocolat-
-Si, okay, posso tornarmene a casa?-
-Se riesci a fare due passi senza cadere per terra, prego- Chocolat capì bene il tono dell’amica, talmente ironico che avrebbero potuto studiarlo, fino a farlo entrare nei libri di storia –Senti Chò, capisco come ti senti, so che non vuoi stare qui, che non hai intenzione di vederlo, parlargli, che non ce la fai a stare fra queste mura, che ti senti soffocare dai ricordi, ma lo devi fare per te, sai bene che se il tuo corpo non recupera arriverai ad un certo punto in cui non riuscirai a prendere neanche un bicchiere d’acqua. Devi stare a letto e riposarti-
-Marille, so che vuoi il meglio per me, e credimi se ti dico che non sarà un mal di testa ad ammazzarmi. Quindi, quando dico che posso fare una cosa è così. E soprattutto so badare a me stessa-
-Questo lo sappiamo anche noi Chocolat- s’intromise Leo
-Bene, quindi siete d’accordo con me, nel dire che non ci sia alcun pericolo; inoltre è mattina, tu devi andare a lavorare, tu hai da preparare non mi ricordo cosa, e te mi devi raccontare di Mark-
-Sei uscita con Mark?- chiese Marille elettrizzata
-Affermativo-
-E va bene Chò, se hai intenzione di tornare a casa, prego vai. Del resto hai ragione io devo andare al Ministero, e te sai badare a te stessa, da tempo immemore. Ma sappi che sei stata avvertita e che sta sera passo da te-
-Ma Leo!- lo rimproverò la sua ragazza, ma lo sguardo del leoncino non ammetteva contraddizioni o altro, piuttosto la prese per mano ed uscirono prima da quella stanza, e poi, dopo aver salutato Pierre, dall’immensa villa.
 
-Sei sicura di voler andare via?- le chiese Yurika, appena si ritrovarono da sole nella camera
-Yurika, ti voglio bene, ma non ti ci mettere anche te, per favore. Voglio tornare a casa, già è stato abbastanza devastante doverlo vedere ieri, figurati rimanere qui un’intera giornata-
-Lo capisco Chò, ma l’hai sentita Marille-
-Si, l’ho sentita, ma credimi mi riposo molto di più a casa che qui, stare costantemente sull’attenti mi stanca-
-Perché lo fai? Voglio dire, sei a casa di Pierre, non ti può succedere nulla-
-Non parliamone più. Piuttosto, com’è andata con Mark?-
-Benissimo, e purtroppo per me mi piace sempre di più- dopo aver esordito con questa frase, Yurika raccontò per filo e per segno tutto quello che fosse successo con il ragazzo, ogni più piccolo particolare e virgola detta, come solo una ragazza sa fare; dal canto suo Chocolat era contenta di vedere la sua amica felice, e si ricordava quanto bello fosse essere innamorati di una persona e ricambiati, o quanto meno averne l’illusione, e il suo sorriso malinconico ne era la prova più tangibile.
Rivedeva in lei il suo sguardo quando pensava a Pierre, era passato così tanto che ormai non sapeva neanche più come fare ad amare di nuovo, non sapeva proprio da che parte cominciare, anche se, in realtà, dopo il principe dei Malefici non si era interessata più a nessuno, probabilmente era troppa la paura di ricominciare, di soffrire di nuovo, che aveva gettato le chiavi per arrivare al suo cuore.
Il loro chiacchiericcio venne, però, interrotto nel momento in cui sentirono qualcuno bussare alla porta, rivelando la figura di Sylvette
-Il principe vorrebbe sapere se resterete per pranzo-
-Non ti darei mai questo dispiacere Sylvette. Sto andando via-
-Io si, invece, credo che resterò un po’ con Pierre oggi-
-Riferirò- disse chiudendo la porta dietro di se, diretto verso le cucine per informare dei cambiamenti
 
Come venne chiusa la porta Chocolat cercò la sua borsa, trovandola appoggiata ad una sedia, senza di quella non poteva assolutamente andare via, doveva ancora riscattare i compensi per il suo lavoro, fra le tante che cose che avrebbe fatto appena messo piede nel suo appartamento; stava anche pensando di mettere qualche barriera per impedire l’ingresso a Sylvette e Pierre, ma forse, sarebbe stata un’azione troppo grave. Doveva tener conto che lui era pur sempre un principe e lei una candidata al trono di Extramondo, non era molto pratica di politica estera, come invece lo era Leo, ma sapeva che doveva cercare, con ogni mezzo a sua disposizione, si non scatenare una guerra, soprattutto nella sua posizione, soprattutto nella loro posizione, e probabilmente l’unico modo che aveva era essergli completamente indifferente, ma nonostante non ci fosse più alcun sentimento, nonostante quei ricordi erano del tutto apatici, rimanevano le cicatrici, ed erano proprio quelle a ricordare quanto quel passato fosse stato reale.
Una ventina di minuti dopo Chocolat si trovava per strada, diretta finalmente verso casa, con la testa immersa nei suoi pensieri, tanto da non accorgersi neanche di chi le passasse di fianco.
Il suo sguardo vagava nel vuoto, davanti ai suoi occhi solo le immagini della notte precedente.
Nel suo camminare meccanico non si accorse di aver scontrato un ragazzo, che come lei era perso nei suoi pensieri
-Scusami, ero distratta- si scusò
-Tranquilla, sono colpevole anch’io-
-Aspetta- disse un attimo dopo averlo osservato –Tu sei quel ragazzo che come me aveva fatto tardi a lezione, qualche mattina fa-
-Che occhio, Chocolat-
-Come fai a conoscere il mio nome?- chiese sconcertata
-Conosco molte più cose di quante ne immagini- rispose lui, lasciandola nuovamente senza parole, continuando il suo percorso.
 
 
Finito il lavoro, Leo, tornò a casa, prima di recarsi dall’amica come promesso, non poteva non salutare la sua ragazza, avevano passato tante cose in quell’anno di continuo tira e molla, e non voleva che passasse anche un solo giorno senza averle dato un bacio, o ricordarle quanto l’amasse, per quanto in pubblico avesse atteggiamenti molto freddi nei suoi confronti.
Stava diventando una vera e propria figura istituzionale, e si esigeva un certo comportamento dai membri del consiglio, almeno nelle ore di servizio. Il suo lavoro lo portava a stare molte ore lontano da casa, e a volte Marille doveva stare via per giorni interi, quindi, ogni volta che gli fosse possibile cercava di abbreviare la sua permanenza a palazzo.
Quando aprì la porta, tuttavia, non si aspettava di certo una riunione di alcune delle più stravaganti, nonché famose, personalità di Extramondo, altrimenti note come: i loro amici.
-Che succede qui?- chiese esterrefatto, non era stato informato di quell’avvenimento
-Amore- lo salutò Marille con un bacio –Stiamo organizzando il compleanno di Chocolat, mi pare ovvio-
-Non mi dire che hai fatto questo tutto il giorno-
-Hai idea di quanto sia difficile riunirci tutti?- chiese ironicamente Huryah
-Per niente, dato che ogni volta ci riusciamo perfettamente-  rispose lui, porgendo una birra al suo più caro amico, Mark
-Amico mio, mi hai salvato-
-Touché-
-Allora, cosa avete in mente questa volta?-  chiese facendo sedere la propria ragazza sulle sue gambe
-Stiamo ancora decidendo, in realtà. Dobbiamo fare le cose in grande. Compirà diciotto anni-
-Sembra essere passata una vita-  sospirò il Leoncino
-E se ci presentassimo tutti a casa sua la mattina?-
-Sarebbe capace di ammazzarci-  commentò Leo
-Forse-
-E se andassimo fuori scuola?- propose Maria
-Ho dei dubbi che sia realmente fattibile-  ribatté questa volta Mark
-Prenotiamo un ristorante solo per noi e poi festeggiamo qui a casa-
-E’ più verosimile-  rispose nuovamente Leo
-Senza considerare che ovunque andiamo, anche se dovessimo rimanere qui, o andare sulla Terra, ci saranno giornalisti per ogni dove-
-Questo è vero, quindi non ce ne dobbiamo neanche preoccupare, in ogni caso troveranno un modo, senza contare che quelli del Wizard sono piuttosto bravi nel loro lavoro-
-Ci stiamo inoltre dimenticando un altro particolare, non proprio insignificante: il regalo-
-A quello ci penseremo dopo. Devo anche sentire Yurika, non ho idea di cosa voglia fare-
-Potrei andare a prenderla fuori scuola, e portarla qui-
-Il problema non è questo Leo, ma cosa vogliamo organizzare-
-Purtroppo per voi, però, adesso vi devo abbandonare. Giusto stamattina ho minacciato Chocolat di andarla a trovare. Mark, vieni con me?-
-Non devi neanche chiedere, mi hanno portato qui con la forza-
-Idiota, mi chiamavi- gli rispose ridendo
-Leo, conosci bene la tua ragazza e di cosa è capace di fare con Huryah-
-Le mie condoglianze amico-  detto ciò i due sparirono dietro la porta di casa, per ritrovarsi un quarto d’ora dopo all’interno della casa della propria amica, senza trovarla.
-Non avevi detto di averla minacciata?-
-Si e non ho idea di dove sia finita, a stento aveva la forza di alzarsi-
-Ma cos’è successo?- chiese Mark, e nel frattempo che i due scendessero in strada, il ragazzo raccontò ogni cosa all’amico, anche perché, di lì a poco si sarebbero ritrovati alla villa De Neige sperando che la ragazza fosse rimasta lì, colpita da un improvviso spazzo di buon senso, ma lo stesso Leo non era assolutamente convinto di questa sua ipotesi.
-E’ impossibile sia qui-
-Da qualche parte dobbiamo pur cominciare. Marille è stata chiara, se non si dovesse riposare, non avrebbe neanche la forza per alzare un bicchiere d’acqua-
-Andiamo bene, ma da Pierre sicuramente non è rimasta- il loro discutere si bloccò nell’attimo in cui Sylvette aprì la porta e con aria interrogativa li osservò
-Mi può chiamare il principe Pierre, per favore?- chiese Leo con tutta la diplomazia che gli appartenesse, ma il fidato servitore non si degnò neanche di rispondere ai due ragazzi, piuttosto li fece entrare nell’atrio della casa, nel mentre che il principe arrivasse
-Che succede?- chiese Pierre appena finte le scale, ma quando si trovò di fronte Leo, capì che quella giornata non sarebbe ancora terminata –Sylvette, prendimi il cappotto per favore. Cos’ è successo a Chocolat?- chiese senza mezzi termini
-Non è a casa sua, né da me, né da te, a quanto pare-
-No, direi di no, è andata via-
-Per mia grazia, intorno a mezzogiorno- li interruppe Sylvette porgendo il cappotto al principe –Altro che devo fare, signore?-
-Al momento no- lo congedò, tornando a parlare con i due ragazzi –Come dicevo, sono passate più di otto ore dall’ultima volta che l’ho vista-
-Non ho idea di dove possa essere- constatò Mark
-Forse è con Yurika-
-No, lei è andata via da poco. Forse dovresti provare a casa di Vanilla-
-E perché mai?-
-Mi è stato riferito che è lei e Houx siano tornati ad essere amici-
-Forse ha ragione, Marille mi aveva detto una cosa del genere. Ma sarebbe tornata a casa, sapeva che sarei passato da lei-
-Quella ragazza non fa mai quello che le si viene detto. Hai sul serio bisogno che te lo dica io?-
-Credimi è ben diversa dalla ragazza che conoscevi tu-
-Non c’è bisogno che sia te a dirmelo. Ma per quanto diversa ci sono cose che non cambieranno mai-  in quel momento, Pierre realizzò che era vero, per quanto una persona possa cambiare, c’erano delle cose che restavano immutate, e forse, aveva capito dove quella ragazza potesse essere. Alle volte si fanno delle cose all’improvviso, di puro istinto, ed è proprio l’istinto che ci porta dove non avremmo mai immaginato di ritornare
-Ci conviene andare da Houx, a questo punto-
-No, credo sia inutile-
-Ti è venuta un’idea migliore?-
-In realtà credo di aver capito dove possa essere- disse indossando il cappotto richiesto precedentemente a Sylvette –Ed è meglio che vada io-
-Stai scherzando?- gli chiese ironicamente Leo –Probabilmente sei l’ultima persona che voglia vedere- ma Pierre non lasciò che il ragazzo continuasse la sua arringa, lasciandolo da solo con il suo amico, sparendo sotto i loro stessi occhi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


Eccomi di ritorno :)
Abbiamo avuto qualchhe problemino questa volta, ormai il pc sente il peso degli anni. 
Comunque spero che il capitolo vi piaccia e di ricevere vostre notizie (non fate i timidi, dai che si sta avvicinando anche Natale) 
Siamo arrivati al 10 ottobre, che per chi non lo ricordasse, è il compleanno della nostra Chocolat. 
Cosa avranno organizzato i ragazzi? Filerà tutto liscio, o avremo delle conseguenze? 


ps: se fate i buoni, per recuperare cercherò di aggiornare di nuovo questo mese  ahah :) 

DarkAkiko 

 
Capitolo Otto
 
Quando Chocolat si svegliò, quella mattina, sapeva che non sarebbe stata una giornata come le altre: il 10 ottobre era arrivato, e con esso il suo diciottesimo compleanno, e benché lei non avesse organizzato nulla sapeva, o meglio, aveva la certezza matematica che Marille e i suoi amici avrebbero pensato a come festeggiare. Si svegliò prima del solito, ed anche se non avesse la minima voglia di andare a scuola quella mattina indossò ugualmente la divisa, e recandosi in cucina, con la speranza di farsi un bel tè caldo, trovò un pacchetto bianco con un fiocco di tessuto color oro a chiuderlo, ed un bigliettino che profumava di cannella. Un profumo che la ragazza sapeva bene appartenere solo ad una persona: Cinnamon Meilleur, anche conosciuta come sua madre.
Rimase sorpresa, anche perché non aveva la minima idea di come quel pacco regalo fosse finito nella sua cucina: nella notte non era entrato nessuno in casa, altrimenti si sarebbe svegliata subito.
Era strano il rapporto con sua madre: per anni e anni le aveva parlato volgendo il suo sguardo alla luna, ma ad un certo punto la sua morte non si rivelò altro che una bugia ben organizzata e mantenuta, malgrado ciò non si vedevano quasi mai, forse in sei anni l’aveva vista tre, quattro volte, ma non di più, eppure non si dimenticava mai di farle un regalo al suo compleanno, o per Natale e anche per la casa le aveva dato un aiuto non indifferente.
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dalla suoneria del telefono, al quale rispose immediatamente
 
“Auguri!”
“Buongiorno anche a te, Yurika”
“Giusto, buongiorno. Dimmi che hai intenzione di venire a scuola”
“Ho giusto le chiavi di casa in mano”
“Brava ragazza, dai che ti sto aspettando in macchina”
“Perché ?”
“Perché volevo essere la prima a farti gli auguri mia cara, è ovvio. E poi ho del tè e dei muffin con me”
“Ho capito, ho capito. Sto scendendo”
“Oggi sei proprio perspicace”
“E tu una manipolatrice”
“Sai che novità”
“Povero Mark”
“Non tirarlo sempre in mezzo, maledetta”
 
Quando chiuse la chiamata era già davanti alla macchina dell’amica, con l’autista pronto ad aprirle la porta, ed una dolce Yurika l’attendeva con dei muffin decorati da due candeline a forma di uno ed otto
-Non esprimi un desiderio?-  le chiese un attimo prima che Chocolat spegnesse le suddette candeline, accogliendo il consiglio dell’amica formulò un pensiero nella sua testa, che non sarebbe stato rivelato
-Fatto- disse sorridendo
-Ti sei sentita con Houx, in questi giorni?-
-Qualche giorno fa-
-Come vanno le cose fra voi?-
-E’ difficile, sono successe tante cose negli anni, ma ci vogliamo comunque bene-
-Con Vanilla e Soule invece? Calma piatta?-
-Esattamente, ma la cosa non mi infastidisce. Sono abituata a questo, anzi è più strano aver in qualche modo ripreso i rapporti con Houx. Anche se non ho ben capito cosa intendesse quella volta-
-Quale volta?-
-Quella prima sera che c’incontrammo, mi disse, testuali parole : “Vanilla e Pierre hanno avuto i loro trascorsi”-  Yurika quasi sbiancò nell’udire quelle parole, lei sapeva bene il significato che si celasse dietro quella frase,  ma non era certo quello il momento di parlarne. Forse, per meglio dire, non ci sarebbe mai stato un momento giusto per quello.
-Suvvia, Chocolat, non ci pensare- disse riprendendo coscienza di sé –E’ il tuo compleanno, ci rifletterai un altro giorno. E poi ho organizzato una cosetta domani sera-  continuò appena fuori dalla macchina
-Cosa hai in mente?-
-Tranquilla- rise –Soltanto una cena a base di sushi nel miglior ristorante del Paese-
-Questa si che è un’idea-
-Non a caso è una mia idea-  poco dopo le due ragazze entrarono nella loro aula, già popolata per metà dai loro compagni di classe, tra cui Akira che non perse un secondo per fare gli auguri alla sua amica e come lui tutti gli altri presenti
-Allora che farai questa sera per festeggiare?- le chiese Fuka, ma il loro chiacchiericcio venne interrotto dal professore che iniziò l’appello. Quelle ore sembravano non passare mai, e non solo per i ragazzi che erano costretti entro quelle mura, nella speranza che il tempo passasse il più in fretta possibile, per dare inizio al tanto amato e aspettato fine settimana.
 
Il cortile si riempì con estrema velocità dopo che l’ultima campanella della giornata segnasse la fine delle lezioni, e proprio all’interno di questo spazio c’erano due ragazzi intenti ad aspettare una loro conoscente, che proprio quel giorno avrebbe compiuto ben diciotto anni, la quale, ovviamente all’oscuro della cosa, non pensava ad altro se non ad un bagno caldo, guardare qualche programma di Extramondo e leggere il Wizard.
-Chò, ma quello non è Leo?-  chiese conferma Yurika, avvistando i due ragazzi –C’è un altro ragazzo con lui, ma non ho idea di chi sia-
-Si è vero, è proprio lui. Ma perché c’è anche Mark?-
-Ho idea che la tua giornata non sia finita qui-
-Io ho il sospetto che sia appena iniziata Chocolat-  rispose Leo al posto della ragazza prima di abbracciarla e farle gli auguri, stesso comportamento adottò Mark, mentre Yurika si dirigeva alla macchina
-Perché ho il sospetto che vi siate coalizzati?-
-Perché sai perfettamente che è così- le rispose Mark con un sorrisino irriverente sul volto
-Cosa avete in mente?-  chiese sospettosa
-Non siamo autorizzati a dire assolutamente nulla-
-Marille vero?-
-Conosci già la risposta- le rispose Mark, aprendo la portiera della macchina
-Ma questa è la macchina di Yurika-
-Credevi sul serio che avrei lasciato a loro il compito di decidere il tuo vestito?-  quella situazione le sembrava davvero irreale, ma doveva ammettere che aveva gli amici migliori del mondo, anzi probabilmente si erano messi così tanto d’impegno per farle passare quell’aura di tristezza che la circondava ancora dopo quattro giorni: quattro giorni erano passati da quando aveva rivisto Pierre, quattro giorni prima era stretta di nuovo tra sue braccia, quattro giorni e sentiva qualcosa di strano, quattro giorni prima l’istinto l’aveva portata nella Foresta Zenzero, alla quale non si era mai più avvicinata per tanto tempo.  Era stata impulsiva come la ragazzina di sei anni prima, ma lei non si poteva permettere il lusso di far vincere il suo inconscio.
 
Avevano già girato tutti i negozi del centro commerciale, senza trovare alcun vestito che piacesse a tutti i presenti, quando Yurika decise di andare in uno dei suoi negozi di fiducia: ogni volta che aveva un evento di suo padre non si faceva cogliere impreparata o preda dell’ansia, ormai aveva anche un commesso che le faceva da personal-shopper. Una volta messo piede nel negozio Chocolat venne spedita direttamente negli enormi e lussuosi camerini, lasciando la scelta nelle mani di Yurika e del suo fidato consigliere, mentre Mark e Leo l’attendevano per dare un giudizio: la sua espressione era un misto di sconforto e divertimento, non sarebbe stato un pomeriggio facile.
I mille pareri discordanti la facevano da padrone, fin quando una sconsolata Chocolat non diede un ultimatum ai giudici, ma la sua serietà venne del tutto ignorata
-Basta questo è l’ultimo, non ce la faccio più!-  disse ad alta voce da dietro le tende del camerino
-Se vuoi abbandoniamo tutto- le disse solidale Mark
-Ci manca solo il tuo sarcasmo-
-Esci da lì piuttosto- e così fece la ragazza, mostrando un abito di pizzo rosa antico scollato sulla schiena fino ad una fascia all’altezza della vita dalla quale si apriva poi la gonna corta, con le maniche lunghe, lasciando i presenti senza parole, più o meno, ma del resto quando lei stessa si guardò allo specchio non poté fare a meno che sorridere: quell’abito le piaceva da impazzire, lamentandosi con se stessa per non averlo provato per primo, in modo da risparmiarsi un bel po’ di fatica.
-Io direi che abbiamo un vincitore. Ti sta d’incanto- le disse Yurika quasi saltellando dalla gioia –Ma manca ancora qualcosa- continuò prima di sparire dal campo visivo, per poi ricomparire qualche minuto dopo con dei tacchi bianchi e una piccola borsa sempre bianca –Ora sei perfetta Chocolat-
-Assolutamente- concordò con ella il commesso
-Siamo arrivati alla fine di questa tortura per fortuna- commentò Mark al limite della pazienza –Comunque è vero Chò, stai benissimo-
-Guarda che non abbiamo finito Mark-
-Stai scherzando?- si accavallarono le voci di Mark e Chocolat
-Rilassatevi- commentò flemmatico Leo –Io ci ho perso le speranze da molto tempo, non vi resta che fare come vogliono questi due- finì indicando proprio Yurika e il suo complice, entrambi con gli occhi, e il cuore, colmi di soddisfazione
-Va bene- sospirò la ragazza –Cosa dobbiamo fare adesso?-
-Abbiamo trovato l’abito di sta sera cara. Ora- continuò rivolgendosi al negoziante –Takumi, ci serve un altro vestito, sempre elegante, ma non esageratamente, un po’ più informale con ovviamente tacchi e borsa abbinati perfettamente, ma questo già lo sai; magari questa volta opterei per un tipo di tessuto diverso, ma è tutto da vedere. Possiamo farcela no?-
-Yurika, se abbiamo trovato un vestito per il tuo di compleanno, possiamo fare qualsiasi altra cosa. Andiamo-
-Sei un santo-
-Lo so bene, nel frattempo Chocolat dai il completo a Mark e Leo, così lo portano in cassa-
-Agli ordini-  una decina di minuti dopo i due ritornarono con altri vestiti da far provare alla ragazza, che ormai aveva provato quasi tutto il negozio, non che gli abiti fossero brutti, anzi erano forse gli abiti più belli che avesse mai visto, ma la sua amica non era mai pienamente soddisfatta, non per l’occasione quanto meno.
- Chocolat, per favore, provati il completo con quella gonna grigia- le disse Takumi, osservando l’espressione interrogativa di Yurika  -Tranquilla, sono certo che ti piacerà-
-Se lo dici tu, mi fido-  poco dopo la ragazza uscì dal camerino con indosso proprio quella gonna a vita alta, una maglia, body, nero con lo scollo a barca e a maniche lunghe, un paio di stivaletti col tacco, sempre neri, il tutto completato da una giacca nera e una borsa grigia.
-E’ bellissimo, davvero-
-Ditemi che abbiamo terminato- supplicarono i due ragazzi, ormai al limite della sopportazione, osservando le lancette dell’orologio che segnavano le diciotto –Ad ogni modo, stai benissimo Chò, certo, se fosse meno- continuò Leo, anche se venne interrotto
-Leo non fare il fratello geloso- lo ammonì Yurika
-Quando non lo fa?- rispose Mark
-Mai- fu la risposta di Chocolat –Comunque, si abbiamo finito, adoro questo completo, soprattutto le scarpe. Tu che ne pensi Yu?-
-Ci credo bene, si, Chò stai davvero bene. Mi raccomando domani sera voglio vederti con questo completo-
-M dobbiamo solo andare al ristorante-
-Si, nel migliore ristorante di tutta la nazione. E poi perché sacrificare lo stile?-
-Mi arrendo. Con te è inutile discutere-  le disse dall’altro lato del camerino
-Felice che te l’abbia capito-
 
I tre ragazzi, dopo aver salutato Yurika fuori dal negozio, andarono su Extramondo, più precisamente a casa di Leo e Marille, e mentre i due ragazzi si godevano una sana e tranquilla birra fredda, Chocolat salì al piano di sopra, in quella che un tempo era la sua camera, buttando le borse del negozio sul letto, tirandone via però i vestiti, e lasciando scorrere l’acqua nella vasca, nel frattempo che si riempisse scese giù dai suoi amici e senza fare il minimo rumore piombò sui due abbracciandoli
-Cos’è questa affettuosità?-
-Quanto sei cinico Mark- lo rimproverò lei –Ed io che volevo essere gentile, dopo un pomeriggio passato per negozi con me e Yurika-
-A questo punto ne richiedo due di abbracci- scherzò Leo, ma l’amica lo accontentò immediatamente –Piuttosto, Chò, ricordati che hai aperto l’acqua, non vorrei ritrovarmi in un lago-
-Certo che me lo ricordo- e così pochi attimi dopo s’immerse completamente nell’acqua calda, ogni muscolo si rilassò immediatamente, togliendole di dosso ogni fatica.
 
Nel frattempo i due ragazzi erano intenti a parlare di temi a loro congeniali, fin quando Mark non fu costretto a salutare l’amico per prepararsi alla festa in programma organizzata abilmente da Marille e Huryah, e così Leo decise di raggiungere la sua amica, aveva delle domande da farle, alle quali intendeva avere delle risposte ben precise.
-Chocolat?-  la chiamò lui sull’uscio della porta del bagno, per farsi sentire
-Che succede Leo?-  le chiese lei; non era la prima volta che si trovavano in quella situazione: spesso il suo amico sceglieva momenti poco adatti per decidere di prendere in mano una situazione e discutere con lei
-Dov’eri sparita quel giorno?- chiese risoluto lui, non utilizzando mezzi termini, tanto sapeva  perfettamente che Chocolat avrebbe capito al volo
-Sono andata alla Foresta Zenzero, senza neanche rendermene conto-
-Ecco perché è venuto da te- rifletté –Cos’è successo fra voi due?-
-Nulla, Leo-  mentì lei
-Chocolat, se non fosse successo niente non staresti pensando a lui da quattro giorni. Credi sul serio che non me ne sia accorto?-  quelle parole pesarono come un macigno sulla testa di Chocolat: a volte Leo la capiva anche meglio di Marille
-Sono successe un po’ di cose, a cominciare da quando mi sono sentita male-
-Abbiamo tempo- così Chocolat iniziò a raccontargli di quella notte, quando lui, sentendo le sue grida corse da lei per aiutarla, preoccupato delle sue condizioni nonostante come si fossero comportati e parlati poche ore prima, di come quel piccolo gesto portò alla mente di entrambi, ne era certa, dei momenti passati insieme, quando ancora erano felici, gli disse anche di come per un solo piccolo istante entrambi si persero l’uno negli occhi dell’altro, lì nella foresta zenzero, per un attimo aveva rivisto gli occhi di quel ragazzino di cui si era perdutamente innamorata, per un misero attimo, poiché sparirono immediatamente facendo spazio agli occhi del ragazzo che era adesso, ma anche i suoi cambiarono, ricordandosi di quanto male era stata per lui. Lì, nella foresta, erano soli, senza nessuno intorno per chilometri e chilometri, un posto da decenni dimenticato da chiunque, al confine tra i due regni, un posto che da sempre era il loro posto, vi si erano ritrovati a causa dell’istinto, e lei era così arrabbiata con se stessa per aver permesso una cosa simile, per avergli permesso di avvicinarsi di nuovo, aveva fatto di tutto per buttarsi lui e la loro storia alle spalle, e non voleva cedere alla tentazione di anche solo pensare che tra loro ci fosse ancora qualcosa.
Fu un racconto pesante e complesso, non solo per Chocolat, ma anche per Leo, il quale non vedeva di buon occhio, come qualsiasi abitante di Extramondo, il Principe Pierre, ma soprattutto perché non riusciva ad accettare che la sua mente avesse potuto anche solo formulare come pensiero che Chocolat sarebbe caduta nuovamente in trappola.
Non erano dei bambini, non più ormai, e dovevano pensare, chi prima chi dopo, ai propri regni, al proprio popolo, in più Chocolat aveva una gara da vincere, sul quale Leo non aveva dubbio alcuno, situazioni da risanare e arginare, come Houx, senza contare Saule e Vanilla.  E rischiare di aprire nuovamente una parentesi come quella sarebbe stato non solo controproducente, ma anche sfibrante.
-Leo, devi stare tranquillo-
-Chò, non sarò mai tranquillo, non solo perché si dimostrerà essere una situazione insidiosa quando diventerai regina, ma perché sono tuo amico, il tuo migliore amico. E so bene come stavi, ci hai messo un bel po’ prima di ritornare quella che eri e che sei adesso-
-La gara non l’ho ancora vinta caro mio consigliere-
-Fidati, la vincerai. E come consigliere ufficiale della futura regina, devo dirti di andare di corsa a prepararti, prima che Marille ti trovi ancora così-
-Posso sapere che dobbiamo fare, che avete organizzato?-
-Lo saprai a tempo debito mia cara- detto ciò Leo lasciò la camera e il bagno della ragazza, per andare a prepararsi anch’esso, ancora un’ora e tutto sarebbe stato svelato.
 
 
Quando Chocolat aprì gli occhi si ritrovò difronte ad una struttura immensa, immersa nel verde e con un paesaggio mozzafiato: era, sicuramente, la più bella villa che avesse mai visto, con vista sul lago.  Tutti i suoi amici erano lì, ad aspettare il suo arrivo, per farle gli auguri, già con un calice di vino in mano, ed intenti a parlare tra di loro, dei più svariati argomenti; era presente anche Francis, che non vedeva da anni, ma con il quale continuava a sentirsi. Marille e Huryah, di certo si erano superate, non riusciva nemmeno a capire come avessero fatto una cosa del genere, e sicuramente in pochissimo tempo, dato che non erano noti al mondo per la loro organizzazione preventiva.
-Ma come avete fatto?-  chiese appena sciolsero il lungo abbraccio
-Ti risulta che qualcuno possa dirci di no?- chiese retorica Huryah –Tra l’altro, questa villa è di una piacevolissima signora, che voleva sdebitarsi con Marille, dato che le ha salvato il suo unico e amato nipote-
-E’ una villa meravigliosa, e guarda quello che siete riuscite a creare-
-E’ stato un piacere- ripose con un sorriso smagliante la Marille.
 
Chocolat venne immediatamente catturata da tutti i suoi più cari amici, ognuno dei quali non si lasciò sfuggire un complimento per l’eleganza, complimenti che avrebbe riferito più tardi a Yurika;  parlarono tutti per ore e ore, raccontando le mille peripezie affrontate dall’ultima volta in cui si erano riuniti,  c’era chi non si vedeva da anni e chi da poche ore: quella festa, come tutte le altre, non erano altro che scuse per rivedersi tutti quanti, e il compleanno di Chocolat era sicuramente la scusa migliore, nessuno sarebbe mancato a tale evento, come nemmeno i giornalisti, che nascosti da tutti e da tutto, scattavano foto e raccoglievano appunti, era davvero un’occasione unica per loro. Osservando tutte quelle persone che erano lì per lei, che si stavano divertendo, sentendo sulla pelle l’atmosfera gioviale, non poteva far altro che sorridere: nulla avrebbe potuto spezzare quello stato d’animo.
Cercando un minuto di silenzio Chocolat si allontanò verso il muretto che dava sul lago, sorseggiando lentamente del vino rosso, immersa nei suoi pensieri, fin quando a farle compagnia non arrivò Luke.
 
Nel frattempo Leo rapì la sua splendida ragazza, che non aveva visto per tutto il giorno, occupata com’era nel finire l’organizzazione della festa, perché proprio come aveva pensato Chocolat, si erano ridotte all’ultimo.
-Leo ma che fai?- gli chiese sentendosi tirare per il braccio
-Mi sembra abbastanza ovvio- rispose prendendo in braccio la ragazza per farla sedere sul muretto
-Se mi si rovina l’abito ti ammazzo-
-Oh ma fai silenzio- l’ammonì baciandola –Tanto si rovinerebbe comunque fra un paio di ore, buttato chissà dove per casa-  la ragazza lo guardò truce, ma Leo non si fece intimidire, anzi continuò a baciarla, e non ci volle molto prima che anche Marille cedesse alla tentazione, proprio come avrebbe ceduto una volta arrivata a casa al tocco esperto del suo tentatore preferito, cadendo con lui nel migliore dei peccati, e a causa di tali immagini figuratesi nella mente si lasciò sfuggire un piccolo ansito, mentre appariva sul volto del ragazzo un leggero ghigno
-Pare che l’idea non ti dispiaccia affatto-
-Maledetto, ottieni sempre quello che vuoi-
-E’ facile quando si tratta di volere te-
-Vorresti dire che sono una ragazza facile?-
-Non ti avrei rincorso per un anno intero, se non di più, mia piccola Marille-
-Mmm… suona bene-  disse un attimo prima di tornare a baciarlo.
Chiunque li osservasse, non poteva notare quanto quei due fossero assolutamente perfetti insieme, come si completassero a vicenda, e di come morissero l’uno per l’altro, specialmente Leo, non aveva occhi che per nessun altra, prima di conoscerla, cosa per la quale non doveva altro che ringraziare Chocolat, l’unico aggettivo che mettesse d’accordo chiunque riguardo il suo carattere era “Don Giovanni”, eppure da quel giorno qualcosa era cambiato, ma anche per Marille, che finalmente aveva trovato tutto quello che poteva desiderare, se non anche di più.
 
Dall’altro capo della casa si trovavano Chocolat e Luke intenti a brindare alla salute di entrambi, aggiornandosi sulle ultime novità, godendosi un po’ di tranquillità, fin quando non vennero interrotti da Dorotea, mandata da Daphne a cercare la festeggiata.
-Chò, ti stanno cercando-
-Dorotea. Si arrivo-
-Daphne mi ha mandato a chiamarti, scusa, ma in realtà non so neanche il motivo-
-Daphne è talmente imprevedibile che potrebbe essere qualsiasi cosa-
-L’hai detto tu, non io-  commentò infine lei, provocando la risata degli altri due, poco prima di tornare dagli altri
-Sarà meglio andare, prima che mi venga a cercare direttamente Daphne-
-Si, decisamente. Sperando di vederci prima, questa volta- disse sorridendole –Anche solo noi due, se gli altri non riescono- aggiunse poi
-Non è impossibile- rispose lei –Ma ora andiamo-
Poco dopo i due tornarono al centro dell’attenzione, insieme a Marille e Leo, giusto in tempo per far riunire le quattro amiche e andare nuovamente a spasso per l’immensa villa, per poi ritornare in tempo per la torta, e concludere la serata.
Chocolat faticò, quasi, a ringraziare tutti i suoi amici per essere venuti, scambiando con tutti loro le ultime parole prima di salutarli con la promessa di vedersi, prima o poi. Gli ultimi ad andarsene furono proprio Mark, Leo con Marille e Huryah, che partirono, ognuno verso la propria casa insieme.
Quando finalmente Chocolat riuscì a tornare a casa, era sommersa dai regali che appoggiò affianco a quello di sua madre, che aprì subito dopo aver riposto il vestito e essersi messa il pigiama, insieme a tutti gli altri.
 
Il giorno dopo Chocolat si svegliò per ora di pranzo, e dato che non aveva particolarmente fame, decise che fosse meglio riordinare la casa, osservando tutti i pacchetti aperti la notte.
Il pomeriggio passò piuttosto velocemente tra un tè caldo al Maddic in compagnia di un libro e del barista, che si stupì di come non stesse con Yurika quella volta.
L’ora di prepararsi arrivò presto, e ancor prima il momento in cui Yurika bussò alla porta dell’amica
-Allora com’è andata ieri?-
-Benissimo. C’erano ancora più persone di quante vennero il mese scorso qui, ed è stato bellissimo, nonostante non volessi fare proprio niente-  
-Impressionante oserei dire. Comunque sei pronta?-
-Certamente possiamo andare-  rispose lei un attimo prima di chiudere casa e scendere le scale, per raggiungere la macchina che le avrebbe poi portate al ristorante dove le aspettava una deliziosa cena a base di sushi.
-E’ meraviglioso questo posto-
-Si, assolutamente, è il mio ristorante preferito-  le due parlarono del più e del meno per tutto il tempo, tra l’altro Chocolat era curiosa di sapere come andassero le cose tra lei e il suo adorato Mark, mentre Yurika le chiese della serata passata il giorno prima
-Sappi che lo voglio conoscere-
-Tranquilla, lo so perfettamente. Ecco perché lo conoscerai sta sera-
-Come sta sera?-
-Beh si-
-Yurika, che mi stai nascondendo?-
-Uh guarda, è arrivato il dolce- lo indicò lei, ignorando completamente la domanda posta in precedenza dall’amica.
Una decina di munti dopo la macchina le raggiuse, e solo una volta chiuse lì Yurika le spiegò ciò che realmente aveva in mente.
-Che sta succedendo?-
-Diciamo che te volevi conoscere Mark, e anche lui non ne può più di sentirti nominare, anche se non lo ammette, e festeggiare al ristorante era un po’ noioso, così eccoci qui- concluse aprendo la portiera trovandosi di fronte ad uno dei bar più famosi in città, al di fuori del quale si trovavano in attesa: Mark, in giacca e cravatta, Akira con la sua ragazza, leggermente più informali, e Houx; e fu proprio lui che fece restare senza parole Chocolat, più di tutto il resto.
-Finalmente ti conosco Chocolat- si presentò Mark
-Anche io sono felice di conoscerti- sorrise lei
-Ciao Chò- la salutò Akira –Lei è Izumi, la mia ragazza-
-Auguri Chocolat-
-Grazie Izumi-
-Spero che non ti dispiaccia, ma ho invitato anche Houx-
-Ciao Chocolat- la salutò lievemente imbarazzato lui –Come stai?-
-Bene, grazie- rispose lei alquanto straniata
-Allora vogliamo entrare? Il tavolo ci aspetta, come un buon Cosmopolitan-
-Approvo sotto ogni punto di vista- rispose sorridendo Chocolat, prendendo sotto braccio l’amica ed entrando nel locale, ringraziandola per tutto quello che avesse organizzato.
I sei ragazzi appena seduti al loro tavolo, vennero accolti da un cameriere che prese immediatamente le loro ordinazioni; era un locale decisamente elegante, e anche piuttosto frequentato, fu Mark, una delle sere in cui uscì con Yurika a mostrarglielo, la quale s’innamorò subito di quell’atmosfera così elegante, calma, per quanto potesse esserlo.
Chocolat e Mark parlavano tranquillamente tra di loro, infondo, dopo tutte le volte che Yurika aveva parlato di entrambi, era come se si conoscessero già. Per quanto riguarda invece Chocolat e Houx l’imbarazzo che ci fu all’inizio con il passare del tempo si smaterializzò nel nulla, lasciando il posto a sorrisi e risate.
 
Nel frattempo al lato opposto del bar, divisi dal bancone si trovava Pierre insieme ad altri due ragazzi, intenti a conversare e a godersi ognuno il proprio drink
-L’altro giorno ti ho visto con una ragazza, Ichiro-
-Che novità Oda- commentò Pierre divertito
-Quanto siete divertenti, ebbene si ero con una ragazza sabato-
-E?-
-Oh andiamo Ichiro vuoi i dettagli?-
-No, tranquillo, gli serve per tenere il conto-
-Piuttosto, voci ci hanno detto che la settimana scorsa a casa tua c’era non poco movimento-
-Non immagini quanto- rispose osservando il bicchiere e bevendo un po’ del liquido contenuto –E non è di certo il tipo di movimento che gradisco-
-Che è successo? Saya ci ha detto che ti sei visto con quella ragazza-
-E adesso chi è Saya?- chiese lui, non conoscendo, o non ricordando chi fosse la ragazza
-Una delle ragazze che seguono il corso con noi. A quanto pare tutto quello che gira intorno a te, caro principe, diventa immediatamente di dominio pubblico-
-Non mi ero mai accorto di quanto la mancanza di privacy mi disturbasse fino a questo punto-
-Sei un principe, arrenditi sono ventidue anni che ci convivi-
-Ma ancora non ci hai detto se sia vero o meno-
-Ci siamo visti solo per risolvere una situazione, ma ne io, né lei avevamo alcuna voglia di vederci-
-Si ma è rimasta da te. Di notte. Andiamo Pierre-
-Giuro che aumento la sicurezza intorno alla villa. Si è sentita male Oda, per quanto la situazione sia, diciamo, delicata, non potevo di certo lasciarla per terra svenuta-  forse “delicata” non era esattamente il termine più adatto per descrivere la loro situazione, ma in quel momento al principe non venne altro in mente, anche perché non poteva di certo spiegare a due comuni abitanti della Terra chi fosse lui in realtà, e chi fosse davvero Chocolat, senza rischiare di essere preso per un pazzo.
-Ma te e quella ragazza non siete stati insieme? E a quanto viene detto in giro, da allora non hai frequentato più nessuna-
-Possiamo finire questo interrogatorio?- chiese gentilmente il ragazzo –Se volessi rispondere a tutte queste domande, farei un’intervista-
-Va bene, abbiamo capito. Argomento chiuso-
-Grazie- passarono altri cinque minuti di piacevoli chiacchere tra amici quando Pierre si alzò per andare a prendere una boccata d’aria, nel frattempo che arrivasse la sua seconda ordinazione.
Ma quando uscì fuori non poté credere ai suoi occhi: Chocolat era proprio lì, difronte a lui, e come lui, lo stava osservando incredula, ma non diede a vedere alcuna reazione da parte sua
-Beh, auguri Chocolat- esordì lui freddo
-Grazie- rispose –E come mai sei qui?-
-Per lo stesso tuo motivo, oserei dire-
 
Akira, che in quel momento si era voltato verso la finestra, notò i due l’uno di fronte all’altro, e per non poco sbiancò, un po’ come Houx e Yurika, una volta avvertiti dal ragazzo
-Non sapevo che Pierre conoscesse questo posto-
-Tranquilla Yurika, Chocolat è consapevole che è solo una brutta coincidenza- la rassicurò Houx -Perdonatemi posso capire perché sembra che abbiate visto tutti un fantasma?- chiese Mark, non capendo la situazione venutasi a creare.
 
-A quanto pare il destino vuole farci incontrare ad ogni costo-
-Il destino potrebbe occuparsi anche di altre persone- affermò Chocolat
-Evidentemente con gli altri non si diverte abbastanza- rispose lui
-Meglio che rientri dentro. Yurika mi sta aspettando- disse andandosene senza neanche degnarlo di uno sguardo o salutarlo, mettendo fine a quell’inutile e superfluo scambio di battute.
Quando rientrò venne accolta dai suoi amici con estrema naturalezza, come se nulla fosse successo, cosa che fu ben gradita alla ragazza, che invece sapeva perfettamente che li avessero visti; era pronta a scommetterci.
 
La serata continuò per il meglio, e quando venne il tempo di separarsi, ognuno andò per la sua strada, tranne Houx che si offrì di accompagnare Chocolat, così da lasciare i due innamorati anche solo per cinque minuti soli. Durante il tragitto verso casa, i due vecchi amici parlarono proprio come se non si fossero mai separati, come se fossero stati insieme tutti quegli anni di vuoto, che adesso, Houx, cercava di riempire, raccontandole tutto ciò che fosse successo senza tralasciare alcun dettaglio, almeno per quanto riguardasse lui, dato che non vennero nominati, per il possibile suo fratello e Vanilla; in parte lui sapeva cosa avesse fatto Chocolat negli anni, la rivista Wizard era nota per gli articoli su di lei, anche se non aveva mai fatto un’intervista vera e propria, e non era mai intervenuta o si era mai lamentata dei servizi fatti o degli eventi riportati, non fino a quel momento, in ogni caso.
-Mi sei mancata Chocolat-  ammise Houx stringendo la ragazza tra le sue braccia
-E’ così strano, dopo sei anni- continuò lei –Parlarti di nuovo, passare una serata insieme come ai vecchi tempi-
-Tutto merito di Yurika. Pensava fosse una buona idea, farci incontrare con altre persone e ricostruire un certo rapporto-
-Chi l’avrebbe mai detto- osservò ironica lei, ripensando a quanto le cose fossero effettivamente cambiate, capovolte –E’ una ragazza fantastica-
-Si, credo tu abbia ragione- concordò Houx, poco prima di salutarla e tornare a casa, dove sapeva gli avrebbero fatto mille domande su dove si fosse recato.
Vanilla non poteva sopportare l’idea che Houx potesse essere tornato amico di Chocolat, era suo. Era il suo amico, non di Chocolat, non poteva accettare che potesse portarle via anche lui.
Saule e Houx dalla discussione che ebbero settimane prima non tornarono più sull’argomento, per evitare ulteriori disguidi, dal canto suo Saule non poteva tradire in questo modo la fiducia di Vanilla, anche se il fratello aveva perfettamente ragione: era ovvio che il ritorno di quella che un tempo oltre ad essere sua amica, era anche la persona di cui aveva completamente perso la testa, gli avesse fatto un certo effetto, non poteva dimenticare quando quel quindici settembre, a testa alta e fiera di se attraversò i corridoi di quella che fu anche la sua casa, prendendo quelle poche cose che le servivano; nulla di suo venne mai toccato, una porta chiusa a chiave per sei lunghi anni: Occhio non vede, cuore non duole.
 

Questa volta ho delle immagini per voi: 

Il completo che indossa Chocolat per andare a cena con Yurika 


E l'appartamento che avevo ideato un secolo e mezzo fa, ma che non ho mai pubblicato. 
Ma che dovrò mettere a più riprese, se vi interessa, perchè il limite per capitolo è di 300kb 


 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3570159