Shining // Michael Clifford

di youvegotmysoul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Gigi Hadid deceives Zayn ***
Capitolo 3: *** Bob, I don't like you ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Chiunque sa che le domande esistenziali e gli enigmi del mondo sono tanti. Ad esempio... chi non si è mai chiesto la ragione della nostra esistenza? Oppure, cosa c'è dopo la morte. Ci sono altre forme di vita negli altri pianeti della nostra galassia? É esistito il Sacro Graal? Mio fratello verrà eternamente scambiato per un asiatico? E così via. Tutte questioni di grande importanza ma senza alcuna risposta, insomma. Però quella che, al momento, mi affligge è: come diavolo si fa una frittata?! O un pranzo decente. No, meglio cominciare dalle basi. Quindi, come si cucina? Bene, per fare una dannata frittata non serve un genio quindi, immagino bisogna prendere le uova e schiuderle per poi... metterle nella padella e aspettare? Se qualcuno crede che io stia scherzando, be', si sbaglia di grosso. Sono un disastro in cucina. Una frana. Un caso perso. Anche la bontà divina perderebbe presto la pazienza con me. Qualsiasi cosa, posate, cibo, padelle... farà una brutta fine se si trova tra le mie mani. E io, avendo tanta buona volontà, sono entrata in cucina con l'intenzione di provare a fare qualcosa di semplice e veloce. Mi sono presa in giro da sola, praticamente. Il risultato qual è stato? Niente di più semplice. Sono rimasta seduta a fissare con sguardo vacuo la cucina. Come se guardandole intensamente, per magia, le uova si sarebbero schiuse da sole. E, invece, sono ancora lì tutte intere. «Liv? Cosa stai facendo?» Mi volto di scatto verso Calum. Ah, il mio caro e dolce fratellino. Mi guarda con quegli occhietti cinesi, neanche fossi una scimmia in mezzo ai ghiacciai del Polo Sud, insieme ai pinguini. Fuori luogo. Ed è esattamente quello che potrei sembrare, qui dentro, in cucina. «Preparo da mangiare» gli sorrido. Mi alzo e sgranchisco le gambe. Quanto tempo sono rimasta seduta lì? «Non credo tu lo stia facendo» fa una smorfia che trovo alquanto buffa. «Cosa te lo fa pensare?» sorrido ancora, ma questa volta lo guardo scettica, aggrottando la fronte. «Forse il fatto che te ne stai seduta senza far niente? Per non parlare del ripiano vuoto» Non si può certo dire che io e Calum siamo due gocce d'acqua. Certo, abbiamo piccole cose simili della nostra fisionomia, ad esempio la pelle... ma, tanto per cominciare, io non ho gli occhi a mandorla (preferisco chiamarle con l'appellativo "cinesi". Lui ha un naso che fa invidia alle proboscidi degli elefanti, mentre io ce l'ho proporzionato (modestamente). Lui è un maschio e io no. Le differenze ci sono, quindi. «Io non stavo lì senza far niente» lo incenerisco con un'occhiataccia «Al contrario. Ho meditato molto. E sono arrivata ad una conclusione» Parlo con orgoglio come se avessi appena scoperto la cura per qualche strana e rara malattia. Cosa che, a pensarci, non succederà in questa mia attuale vita. «Ovvero?» mi rivolge uno sguardo esasperato, mentre comincia ad aprire le uova. Lui sì che sa come si cucina. «Ebbene, mio adorato fratellino» rotea gli occhi «sono arrivata ad una conclusione dopo aver riflettuto a lungo su un argomento molto, molto importante.» Lascio spazio ad un silenzio, pieno di suspense oltretutto, interrotto solo dalle uova che Calum sta mescolando. «Ho capito che non dovrei toccare niente quando mi trovo in una cucina. O sarebbe meglio non andarci proprio» Niente, solo il silenzio e... le uova che friggono. E poi... «Ogni giorno che passa mi meraviglio sempre di più della perspicacia di quella dovrebbe essere mia sorella» borbotta senza voltarsi. «Divertente, sì. Comunque, ho pensato che dovrebbero abolire la costruzione e la vendita delle cucine. Perché... siamo sinceri. Quando esistono altre migliaia di persone come me, che potrebbero benissimo appiccare il fuoco ad un palazzo cuocendo solo un'innocua frittata, non è meglio evitare il pericolo? Quindi, dite No alle cucine!» Alzo i pugni in aria come i calciatori quando fanno un goal. Riprendo fiato e mi vado a sedere sul divano buttandomici sopra nemmeno fossi un sacco di patate. «Meglio ordinare una pizza, senza farci tanti problemi» la mia voce è attutita dal cuscino schiacciato sulla mia faccia. «Sì, il tuo ragionamento è complesso e contorto. Però mi sorge solo un piccolissimo ed insignificante dubbio. Come credi che le pizzerie o qualche altro genere di alimentare possano preparare una pizza se non hanno più una cucina?!» Ha le braccia incrociate e sta appoggiato al ripiano, ma soprattutto: i suoi occhi cinesi mi guardano con sufficienza. Potrei scoppiare a ridere e non riuscire più a farla finita. E nonostante ciò, cerco di contenermi altrimenti mi odierebbe e comincerebbe a urlare cose come: 'io non sono asiatico'. Quindi mi limito a rispondere con un «... Non lo so. Perché devo pensare sempre io a tutto?!» «Certo, come no. Ora smettila di fare la parte del filosofo; non ti si addice e non ci riesci nemmeno, per dirla tutta... » il rumore della padella che finisce sul lavabo non mi fa capire cosa dice, non che mi dispiaccia, ovvio « ... a mangiare la tua frittata» Perfetto, si mangia! ♦♦♦ La tizia in televisione parla di presidenti che si riuniranno per parlare di qualche tragedia ambientale successa recentemente. Cambio canale. Un programma di cucina: non ne parliamo nemmeno. Cambio canale. Stupidi talent show. Premo il pulsante di spegnimento. Affondo ancor di più nel divano e comincio ad ascoltare mio fratello che non ha smesso di parlare due secondi. «... e ha detto che tra poco torneranno, quindi...» É seduto a terra, sul tappeto, ed ha le braccia appoggiate al divano. Gli occhi sono chiusi nonostante la bocca continui a blaterare. «... Credo che dovremmo mettere in ordine.» Ah già, mamma e papà. Erano partiti, circa una settimana fa, per una vacanza, in un'isola del pacifico a me anonima. Si vede che adoro la geografia? «Ma io sono molto stanca. Ho sempre fatto tutto io... » mi interrompo quando vedo i suoi occhi cinesi fissarmi « ... Okay. Ho capito.» Mi alzo dal divano, infilo velocemente le scarpe e metto il giacchetto. «Vado a fare la spesa» gli dico. «Utile» risponde con un'alzata di spalle mentre si alza anche lui. «Sai cosa comprare?» mi chiede. «Certo che sì. Per caso ti sembro stupida?!» Ci guardiamo. Entrambi sappiamo qual è la risposta e che probabilmente tornerò a mani vuote. Non dice niente, alza solo le sopracciglia. Così, esco senza aspettare che proferisca parola. O almeno finché sono lì. Perché quando mi chiudo la porta alle spalle lo sento dire: «Tu, stupida?! Ma come ti viene in mente una simile sciocchezza!!» Sì, lo so, ci vogliamo un mondo di bene. ♦♦♦ Le porte scorrevoli del supermercato si aprono lasciandomi entrare, senza prima avermi fatto dire "Apriti sesamo". Gironzolo qua e là tra le corsie che nemmeno sto a guardare. Osservo, più che altro, la gente che mi passa vicino. Noto un grassone intento a scegliere le merendine che molto probabilmente si mangerà appena uscito da qui. Non ho niente contro i "diversamente magri" anzi, devo la vita ad uno di loro. Mi ricordo di quella volta che un signore (grasso) mi salvò quando caddi dal cavallino della giostra di un luna park. Be', dire che lui mi salvò di sua spontanea volontà è azzardato... Infatti, mi aggrappai alla sua prominente pancia, nel tentativo di non rimanere schiacciata come un insetto. Diciamo che poi non era davvero contento di trovarsi una bambina di sette anni appiccicata al suo corpo. Però, ancora non capisco come io abbia fatto ad atterrare proprio lì. Un altro enigma. Torno a guardare le persone che controllano gli scaffali in cerca di qualunque cosa serva loro. C'è una donna che prova a tranquillizzare il suo bambino. Un nonnino. Una nonnina. Un ragazzo. Un uomo... Aspetta. Un ragazzo coi capelli viola? Carino, sì. Ha lo sguardo perso ed è l'unico che non prende niente. Semplicemente se ne sta lì, impalato, davanti al reparto detersivi. Ha qualcosa di strano, tra l'altro. Non importa, mi dico. Si sarà appena fumato una canna. Mi dirigo verso l'uscita; solo quando mi ricordo il motivo per cui sono lì, faccio marcia indietro e prendo le prime cose che mi capitano sotto gli occhi. Vale a dire: spaghetti, gelato e un pacco di qualche strano tipo di biscotti, che darò sicuramente a Calum. Credo di aver anche letto la parola 'kiwi'. Più azzeccato di così non si può. Pago e rincaso a piedi. La macchina dei miei è parcheggiata sul vialetto di fronte casa. Entro e subito vengo investita da un profumino invitante misto a del detersivo per pavimenti. Calum avrà passato lo straccio, che bravo fratellino. «Ehilà, gente!» urlo andando in cucina dove trovo la mia famiglia intenta a preparare la cena. Mia madre è ai fornelli e mi dico che fortunatamente sono solo io la catastrofe in cucina qui dentro. Ora che ci penso non solo in quello, ma okay, tralasciamo. La mamma sorride, lascia quel che sta facendo e viene ad abbracciarmi. «Oh, la mia piccola Olivia! »mi stritola come se fossi l'orsacchiotto di peluche che avevo all'età di quattro anni « È cresciuta o sembra a me, Dan?» chiede infine rivolgendosi a mio padre. «Sembra a te, tesoro» risponde dolcemente lui, senza alzare gli occhi dal giornale che tiene davanti a sé. Be', su mia madre non c'è molto da dire; se non che é di origini italiane, mi tratta ancora come se fossi una dodicenne e... «Guarda, Olivia!! Ho comprato tanti souvenir dalle Galapagos. Aspetta, che ti faccio vedere.» Ecco, appunto. Ha una "leggera" ossessione per i magneti da attaccare sul frigo, piccoli ricordini... Souvenir, insomma. Ha magneti raffiguranti ogni posto che abbiamo visitato e non. Riguardo a quest'ultimi lo ha sempre smentito, cercando di cambiare argomento. Mio padre la guarda andare via con un mezzo sorriso e poi dice: «Mi siete mancati molto, ragazzi». Ci abbraccia dandoci delle pacche sulla schiena. Papà... Lui non é ossessionato da niente; o almeno non la chiamerei ossessione. Colleziona riviste di ogni genere (a parte moda, ovvio) da quando aveva sette anni, ossia dal lontano 1966. Le tiene tutte in vari scaffali sparsi in giro per la casa insieme ai magneti della mamma che si possono trovare in qualunque posto provvisto di metallo. «Anche tu ci sei mancato papà... E lo stesso per la mamma.» Annuisce sorridente. Calum si alza dalla sedia dov'ero seduta io qualche ora fa a fissare incessantemente la cucina nel tentativo di fare una frittata, e viene da me. «Che hai comprato?» Gli passo la busta e lui ci guarda dentro. Alza gli occhi cinesi al cielo tirando fuori dalla busta gli oggetti. Ma sono sicurissima di avergli visto un piccolo sorriso sulle labbra. Sta cominciando a convivere con la sua asiaticità! «Come avete passato questa settimana e mezzo, Olivia?» chiede mio padre, guardandomi, oserei dire, quasi ansioso. «Ehm, bene!» A parte il fatto che Calum ha invitato dei suoi amici che, invece di due, si sono moltiplicati diventando una ventina di persone? E devo tralasciare anche quel giorno in cui ero tremendamente annoiata così misi su un CD e ascoltai la musica ad alto volume e... Okay, il volume spaccava i timpani, però era per una buona causa! La serata si chiuse con un richiamo da parte della polizia locale. Dissero che disturbavo la quiete pubblica; Calum commentò con un: «per quello a lei non serve la musica ad alto volume, ci riesce anche solo con le sue doti da rompipalle laureata.» Dopodiché chiuse la porta in faccia ai poliziotti. Non sapevo se sentirmi offesa o compiaciuta. Ma é meglio se mi limito a pensarle queste cose, potrei far venire qualche infarto a mia madre. A quanto pare Calum pensa lo stesso, visto che mi guarda eloquente. «Sì, tutto bene. Niente casini o quant'altro.» Mi devo ricordare di buttare la spazzatura con dentro tutte le bibite e i cartoni delle pizze, usati. Fortunatamente, mia madre entra. É tutta sorridente e mi fa cenno di andare da lei. «Eccomi qua, ho portato i miei tesorini... Olivia, avvicinati, non vorrei mai che stiano vicino al gas!» dice mentre li appoggia sul tavolo, tassativamente lontano dai fornelli. «Ma perché non dovrebbero starci, mamma?! Non si sciolgono mica!» urlo disperata. Già, famiglia strana eh? EHI!! Grazie per essere arrivati fin qui e non aver buttato nel cesso questa storia 💗 Be', che posso dire... Questa é la prima storia che mi appassiona veramente. Non so perché, ma credo che c'entri il fatto di ritrovarmi in Olivia. Non per l'ignoranza... ma per l'amore incondizionato che proviamo verso l'arte culinaria... Già In ogni caso, grazie ancora!!! Spero vi piacerà questa storia, come piace a me e che non vi faccia vomitare per settimane. Bye, bye ✌ 💖

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Capitolo 2
*** Gigi Hadid deceives Zayn ***


«Come diamine fai a dire che Gigi Hadid tradisce Zayn?! Ne parli tu, poi, che non ne sai un fico secco di loro!» «Io ne so molto di loro. Addirittura più di te, per questo dico che non dovremmo fidarci di Gigi. Anzi, Zayn non dovrebbe.» «Spiegami come fai a saperlo e io ti crederò.» «Oh dio mio, va bene! Avvicinati... Di più. Bene. Ecco é molto sospetta ed espansiva» mentre parlo volgo lo sguardo attorno a me, guardinga. «Cosa vorresti dire con 'espansiva'?» cerca di imitare la mia voce risultando, però, solo ridicolo. «Voglio dire che postando foto con Zayn in ogni social sembra falsa. E poi mi sta antipatica. Zayn é mio.» «Lo sapevo! Le tue solite cavolate» urla facendo voltare sette miliardi di teste. Scommetto che i cinesi, dall'altra parte del mondo, hanno smesso di cogliere il riso, guardandosi intorno cercando di trovare un deficiente riccioluto. Lo guardo male per poi dargli una gomitata. «Non é una cavolata!» strepito. Mi allontano da Ashton a grandi falcate facendo ciondolare le braccia avanti e indietro mentre cammino. Vedremo chi ha ragione. Cerco dentro lo zaino il foglio degli orari senza trovarlo, ovviamente. E visto che la fortuna é sempre dalla mia parte, sento la voce che reputo come la più fastidiosa del reame da circa... L'epoca dell'asilo. «Ma salve, Miss Non-so-vestire-bene, vincitrice del concorso "Non ho una vita sociale".» «Buongiorno, Mister Biondo-tinto-oltre-che-cretino. Come se la passa oggi?» Mi sento ridicola. «Bene... finché ho visto te» «Siamo simpatici eh?» «Sempre.» Così dicendo se ne va, lasciandomi in mezzo al giardino della scuola a pensare che non vesto poi tanto male... Okay. Non ho 'stile', certo, ma almeno non sembro una barbona... No? Abbasso lo sguardo sui miei leggins gialli con i pois neri, sugli stivaletti viola e credo di essermi sbagliata prima. Però il maglione con il pinguino stampato sopra é carino, dai. Chiedo l'orario scolastico in segreteria. Credo che dall'inizio dell'anno ci sia andata almeno cinque volte per prenderne uno. Guardo il foglio di carta con le striscioline colorate indicanti ogni materia e noto che adesso ho due ore di fisica. Suicidio. ♦♦♦ Cammino sul marciapiede strisciando i piedi. Voglio bene alla mia famiglia, altrimenti sarei già stesa senza vita in mezzo alla strada affollata. Due ore di fisica, due di letteratura inglese e ciliegina sulla torta, due ore di matematica! Che bella giornata. Appena fuori da quella gabbia di matti mi sono allontanata velocemente (continuando a strisciare i miei poveri piedi, quindi non potete immaginare quanto stiano soffrendo). La scuola mi ha torturato per quattro lunghi anni, questo é finalmente l'ultimo. E teoricamente dovrei preparmi per gli esami... Ma fa lo stesso, tanto ormai tutti hanno seri dubbi sul mio futuro una volta finita questa scuola, che ho cominciato a crederci pure io. Arrivo a casa senza salutare nessuno, fiondandomi sul divano. «Due ore di fisica, due di letteratura inglese e ciliegina sulla torta, due ore di matematica!» dico ripetendo ad alta voce i pensieri di prima. Quando sento che nessuno risponde, mi volto e guardo in direzione della cucina. Mi stanno fissando. Mamma, papà, Calum (i suoi occhi cinesi, sono socchiusi così da sembrare ancora più piccoli) e... Zia Lou? «Ehm, ciao a tutti!» rimango comunque stesa sul divano. Mia mamma dopo qualche secondo ricomincia a cucinare. Ci vediamo spesso, con zia Louise,però pensavo che ora fosse alle Malbive o qualcosa del genere. «Zia Lou... Che ci fai qui?» mi rivolgo alla signora di fronte a me. Non so se dovrei proprio chiamarla 'signora', perché dimostra 20 anni benché ne abbia 40 circa. E non credo abbia conversato con qualche innocuo chirurgo plastico. La zia é sorella di mio padre e nonostante abbia avuto un bel numero di fidanzati e mariti non ha ancora nemmeno un bambino. E in caso contrario, be', io ne sono completamente all'oscuro. La vita sentimentale di zia Louise é decisamente instabile, ma il lato positivo é che dopo aver rotto con qualcuno non é realmente giù di morale e se ne esce sempre con un sorriso, magari un po' tirato, stampato in faccia. Una volta mi raccontò che stava aspettando ancora il principe azzurro che l'avrebbe salvato dalla regina malvagia aka il proprietario della casa in cui vive che la assilla ogni volta per un'uscita insieme, al lume di candela. Io l'ho visto. Infatti dico solo che é inquietante e disgustoso. Ad ogni modo, lei sta ancora aspettando e non si perde mai d'animo; questo é una delle sue caratteristiche che realmente ammiro. «Beh, ho anticipato il viaggio di ritorno dalle Bahamas per venire in Canada, a causa di una piccola scoperta di cui voglio parlare con te, Liv.» Ah, ecco cos'era: Bahamas! «Con me? Ehm, okay...» mi gratto la nuca «magari dopo pranzo, però» sorrido. ♦♦♦ Sto fissando da quasi mezz'ora zia Louise che rovista fra i suoi bagagli alla ricerca di... qualcosa. «Zia, cosa stai facendo?» chiedo buttandomi sul letto come una balena spiaggiata. «Sto cercando una cosa.» «E si può sapere cosa?» «É una sorpresa, te l'ho detto»risponde continuando a tirare disperatamente fuori tutto dalla sua valigia. Mi avvicino e allungando la mano pesco a caso un oggetto. «E questo?» chiedo annoiata. Tra le mani ho un pacco legato solo da una corda che tiene ferma la carta di impacco. «Oh eccolo qua! Aprilo.» Tiro un'estremità della cordicella e strappo la carta per trovarci un bel mazzo di fogli pieni di una scrittura ampia e fluida. «Ehm... zia?» la chiamo perplessa. «Beh, vedi, nel testamento di tua nonna Joy eri citata tu e... un suo desiderio é stato che ti fossero recapitate queste lettere.» Mi si siede accanto e noto, con tristezza, che i suoi occhi sono lucidi. Nonna Johanna é morta quasi quattro mesi fa e il fatto ha devastato la mia famiglia. In realtà, però, io non la conoscevo a fondo e ciò mi fa sentire in qualche modo colpevole per non aver mai provato ad approfondire il nostro rapporto. Ma le volevo bene. Ho ancora impressa a fuoco nella mia mente la sua immagine seduta sulla panchina nel giardino di rose di casa sua. Era sorridente e mi chiedeva di prendere una rosa bianca e portargliela. Nonostante ciò il suo ricordo, la sua voce, il suo odore cominciano a svanire insieme al tempo. «Oh, okay, comunque... cosa sono?» chiedo sbirciando tra i fogli. «Non li ho letti, ma credo siano lettere che ha scritto di suo pugno durante tutto il percorso della sua vita... Vorrei averle anch'io un giorno, così potrei...» si interrompe. «Sì, te le darò senz'altro, zia.» Le accarezzo una spalla. «Bene, grazie mille, tesoro» si accosta e mi bacia sulla fronte poi esce dalla mia stanza. Torno a guardare i fogli. Li spargo sopra al letto e controllando le date ordino ogni lettera. Quando finalmente finisco, ne rimane solo una. É di quattro mesi fa. L'ha scritta il giorno in cui morì. 14 novembre 2016 Cara Olivia, oggi mi sento particolarmente viva, felice. Penso sia giunta l'ora che il mio spirito vada in pace. Vedremo. Comunque, voglio che tu abbia questi scritti. Non sono mai stata una figura molto presente nella tua vita, perciò confido in questo bel pacco di fogli stropicciati. Spero riuscirai a conoscere tua nonna, anche senza averla di fronte. Con affetto, Nonna Jo Sono a dir poco attonita, ma contenta: ho l'occasione di poter leggere qualcosa che riguarda la nonna. Alle mie spalle la porta si apre e Calum entra sorridente. Oh no. Ha lo sguardo da sto-per-chiederti-un-favore. «Spara: cosa vuoi?»chiedo irritata mentre prendo le lettere e le poso sulla scrivania disordinata. «D'accordo. Vieni ad ascoltarci?» «Eh?» Che esasperazione. «Vieni ad ascoltare la canzone che ho scritto con i ragazzi... Abbiamo una band» si affretta ad aggiungere quando vede la mia faccia perplessa. «Ah.» «Ah?» «Sí, buono a sapersi.» «Quindi vieni? » Faccio un verso proveniente dal profondo della gola e «va bene». «Ah, lo sapevo che sei la sorellona migliore di sempre! Seguimi.» Sembra un bambino cinese a cui dai una ciotola di riso: mi sta guardando, infatti, come se l'avessi appena salvato dal Kraken. Scendiamo nel seminterrato e vedo una batteria, un basso e due chitarre già pronte all'uso. Aspettiamo quelli che, a quanto ho capito, sono i componenti della band di Cal. Pian piano arrivano tutti. Prima un tizio con i capelli strani. Poi... Ashton e Luke. «Ma che diavolo ci fate voi qui?!» «Suoniamo» risponde il riccio dalle mille risate. Contemporaneamente Luke dice: «Rompiamo le palle.» Li ignoro. Infine arriva anche un tizio che dice di chiamarsi Liam. Cominciano a provare e... fanno tremendamente pena. Calum prende la parola e con il microfono in mano dice facendo finta che di fronte a lui ci sia una ipotetica platea dice: «Noi siamo i 3 Fish And a Dog e oggi suoneremo un brano da poco realizzato. Si chiama Don't Stop e... divertitevi! Woo!» Eh, i problemi mentali che lo affliggono sono tanti. «Che diavolo di nome é 3 Fish And a Dog? E cosa vuol dire, poi?» «Ci piaceva come nome» parla Ash. «E poi suona bene!»dice mio fratello annuendo vigorosamente come se nemmeno lui fosse certo delle sue parole e ora cercasse di autoconvincersi. «Tre pesci e un cane. Puoi ben immaginare chi abbia aggiunto la parola 'dog'...» Sta volta é il tipo viola che fiata. Guardo Calum e gli chiedo: «Ma sei serio? Un cane?» E la risposta é: « Serio come la Morte. A me piacciono i cani, lo sai, quindi perché no?» «Vabbè, suonate altrimenti vado via.» Tutti brontolano per la mia "prepotenza". L'unico a non replicare é il ragazzo dai capelli viola, che... Un momento. Ora realizzo: é il ragazzo fumato del supermercato! Che genio che sono. Cominciano a suonare; Irwin alla batteria sbraccia neanche fosse un gorilla, Hemmings canta e suona discretamente, il cinese suona il basso e canta, il tizio fumato suona la chitarra e... Liam tiene la chitarra senza suonarla nemmeno guardando spaesato i ragazzi. Dopo una serie di "Don't stop" urlati la canzone, se così si può definire, termina e finalmente le mie povere orecchie possono riposarsi. «Allora? Come eravamo?» chiede mio fratello. Lo fisso negli occhi camminando all'indietro verso la porta e con schiettezza dico un «fate schifo» per poi andarmene direttamente. ♦♦♦ Forse sono stata un po' brutale prima. Forse, ma mentre salivo in casa, non mi sono affatto pentita. Però ora che ce li ho tutti seduti di fronte a me, attorno al tavolo della cucina e soprattutto ora che vedo gli occhi delusi, tristi e demoralizzati del cinese... Mi sento un po' uno schifo. Come quando fai cadere il gelato ad un bambino. Come quando hai appena infranto i sogni di qualcuno. Ecco, ti senti la perfidia fatta persona. E fa schifo sentirsi così, ve lo assicuro. «Forse ho esagerato un po'...» rompo il silenzio, seppur esitante. «Forse?!? Dici "forse"?! L'hai praticamente fatto disperare!» subito mi interrompe quel Liam. Guarda con gli occhi dolci mio fratello. Questo ragazzo é mi inquieta particolarmente. «Dicevo» lancio un'occhiata di fuoco a Liam per poi dedicarmi al Calum depresso «che sí, ho esagerato ma non é colpa mia se facevate schi... Schiamazzi» riesco a correggermi in tempo. «Schiamazzi? Ma non cantiamo poi cosí male.» Era l'unica parola che é emersa dal mio cervello. E zitto Liam, dio santo. «Be' sì, sei stonato.» Non lo guardo nemmeno. «Cal, sono sicura che migliorerete col tempo. Non te la devi prendere se Liam é solo un'oca starnazzante, capito?» «Sì, hai ragione» si alza in piedi e quasi fa cadere la sedia a terra. Fortuna che c'è Hemmings. Scherzo. «Andiamo a provare, ragazzi... Tranne tu, Liam, sei licenziato.» Calum se ne va con gli altri lasciando Liam e me qui, in cucina. È sconvolto, poverino. Scherzavo. Corre dietro loro e lo sento urlare delle frasi sconnesse tipo «non puoi licenziarmi! Non ti ho mai dato le mie referenze! E lo stipendio?! Aspetta!» e «Per favore, ragazzi! Siamo amici in fine dei conti, no?». Non dubito del fatto che la risposta sia stata un sonoro 'no'. Ma verranno sempre? Certo, l'unica rottura é dover rivedere la faccia da pesce lesso di Hemmings, giusto per rimanere in tema. OLIVIA Manca pressoché un giorno alla fine delle vacanze e a me manca più della metà dei compiti Voglio uccidermi, ma andrei all'inferno quindi... c'è qualcuno che può farlo per me? Scherzo. Sto mentendo ovviamente Cooomunque, il succo di questo capitolo é che: 1- Olivia odia Gigi Hadid e ama Zayn (Io amo Gigi, cioè quanto é bella?? Boh, troppissimo tanto) 2- Olivia adora studiare, già 3- zia Louise (indovinate un po' chi mi ha ispirata) dà ad Olivia le lettere di sua nonna 4- Entrano in gioco i 3 Fish And a Dog che sarebbero i 5sos con l'aggiunta di Liam 5- adoro maltrattare Liam Grazie mille per il fatto che leggete questo schifo, io non l'avrei fatto ;) Potete trovarmi qui, su wattpad, oppure su Twitter: youvegotmysoul Instagram: youvegotmysoul Snapchat: youvegotmysoul Ho molta fantasia, lo so Byee ♥♥

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Capitolo 3
*** Bob, I don't like you ***


Ero completamente avvolta dall'oscurità che, in quel posto, regnava sovrana... Finché una flebile luce apparve, silenziosa. Pian piano crebbe e una creatura splendida ne fuoriuscì. Delle parole, che significavano tutto fuorché la dolcezza stridevano con la voce armoniosa che cantava soavemente. You'd like to hold me close tonight and always You'd like to wake up next to me Olivia, marry me? «Olivia, mi vuoi sposare?» Non ebbi il tempo di rispondere alla richiesta di matrimonio di Zayn e prendere l'anello con incastonato un diamante gigantesco che... «Buongiorno al latte ed al caffè, buongiorno a chi non c'è!» A questa voce canticchiante segue un fragoroso rumore. Ma io mi chiedo: perché proprio a me? Perché mi é capitato un fratello così? Apro lentamente gli occhi e trovo una faccia asiatica che, seccata, mi fissa. Con la mano destra stringe un cucchiaio di legno e con la sinistra una padella. «Sono morta? E tu sei il demonio? Oh no! Sono finita nell'Inferno.» «No, purtroppo sei ancora viva, cretina. Alzati.» «Ma allora perché mi hai svegliata? Mi vuoi uccidere e mandare all'inferno? Guarda che se mi uccidi ci andrai tu, eh.» Calum si dà una manata sulla fronte e sospira pesantemente. «Certo, io sono Lucifero. Quindi se vuoi rimanere viva per altri settant'anni esci da qui e preparati per andare a scuola.» «Be' allora preferisco venire con te negli inferi. Sarebbe un posto migliore.» Lo fisso e lui contraccambia. Solo dopo qualche minuto capisco che stava scherzando e mi metto a ridere istericamente, buttando la testa all'indietro. Calum mi guarda esasperato e se ne va via, sbattendo la porta per farmi capire quanto abbia le scatole piene delle mie cavolate. Dovrei ricordargli che non ero io a cantare la canzone della pubblicità della Nutella. ♦♦♦ Aspetto il suono della campanella, seduta su una panchina del liceo. Calum, prima di abbandonarmi per andare con il suo amichetto dai capelli viola, mi ha invitato ad unirmi con loro stasera, vogliono cenare da qualche parte. «Ciao, Olivia!» Una chioma rossa invade la mia visuale. Oh no, vi prego, no, salvatemi. «Ehi Bob...» «É tanto che non ci vediamo eh.» «Be' se per te il lasso temporale di nemmeno un giorno é tanto allora abbiamo una concezione diversa del tempo» rispondo annoiata guardando altrove. «Ho sempre adorato il tuo senso dell'umorismo!» ridacchia «Dove vai ora?» A fanculo, se prima non ci mando te. «A lezione, Bob, siamo a scuola ricordi?» Ride. Ma che ho fatto di male per meritarmi questa tortura? «Comunque, Olivia, devo parlarti di una cosa.» «Dimmi pure» dico spruzzando sarcasmo da tutti i pori, che evidentemente non coglie. «Be'... » distoglie lo sguardo e vedo le sue ginocchia tremare impercettibilmente «Il fatto é che sin dal primo istante in cu-cui ti ho vista ho capito di...» si interrompe deglutendo rumorosamente «... di essermi follemente innamorato di te.» Oh, no. Si é dichiarato. «Ehm... Quindi?» Lo guardo imbarazzata, non quanto lui però. É diventato praticamente un pomodoro (il che ha un effetto strano su di lui, visti i capelli rossi) e i suoi occhi vagano ovunque tranne che su di me. Potrebbe essere adorabile se solo non fosse così asfissiante la maggior parte delle volte. «Be' se il mio amore nei tuoi confronti é ricambiato allora... Ti chiederei di metterci insieme.» Sapevo di piacergli, ma non credevo si sarebbe fatto coraggio e me lo dicesse in faccia. Sono sconcertata dalla sua temerarietà e dispiaciuta per come finirà questo dialogo. «Bob... Scusa, ma non é ricambiato. Non mi piaci... in quel senso, intendo. Potremmo essere amici però.» Sono mortificata. Non avrei dovuto aggiungere la fatidica frase spezza cuore. Era inevitavile però. Il suo sguardo é triste e deluso e ho voglia di chiedergli scusa, ma mi trattengo. «Ehm... Devo andare. Ciao Olivia. Miseriaccia, sono in ritardo.» Lo guardo andare via con la sua andatura goffa, borbottando per quella o quell'altra cosa. Mi dispiace avergli spezzato il cuore. Ma é così che va la vita. E poi non é colpa mia se sono una vera calamita di ragazzi. «Perché, nonostante tu non lo sopporti, sei gentile con lui?» Capto una voce alle mie spalle. «Buongiorno anche a te, Luke. Sì, grazie, sto bene.» «Rispondi, Olivia» alza gli occhi al cielo. «Perché non sono come te, Hemmings.» «E come sarei io, Hood? Spiegamelo» chiede. Ha lo sguardo pensieroso. Mi spaventa, non l'ho mai visto così. «Sicuro di volerlo sapere veramente? Be', okay, se proprio insisti. Tu sei... Fammi trovare gli aggettivi adatti: arrogante, prepotente, maleducato, perennemente seccato da tutto e da tutti. Ah, sei anche... » «Okay» mi interrompe «hai reso l'idea.» «Bene.» «Già.» Cala un silenzio imbarazzante. Ma che succede oggi? «Allora, io vado eh...» dico pronta a girarmi ed andare via. «Aspetta.» Mi fermo, confusa. «Facevamo così schifo ieri?» chiede... titubante?! Woah, questo é un giorno da ricordare, cavolo. Lo guardo e dico: «La canzone sì, voi no. Però non lo dire a Calum.» Scorgo l'ombra di un sorriso. Accipicchia! Ho fatto sorridere Luke Hemmings. Diamine, sono così esaltata che nemmeno noto la volatilizzazione di Hemmings. ♦♦♦ Da quando sono tornata a casa non ho fatto niente. Ma non é tanto per dire, no. Non ho fatto proprio niente, a parte stendermi sul divano. Tra l'altro quando mia madre si é accorta che non avevo nemmeno pranzato si é preoccupata e pensava che mi stessi per suicidare. Poi le ho spiegato che: «Se stessi per morire ora starei facendo le due cose che più adoro: mangiare e dormire.» In tutta risposta ha fatto un sospiro di sollievo e poi mi ha chiesto quale fosse il mio problema. Mio fratello disse che era tutta colpa dell'adolescenza. (Suonava pure bene come frase, quindi mi sono ripromessa infatti di dirgli che dovrebbe farci una canzone). E ora sono qui con un raccoccoglitore pieno delle lettere di nonna Jo. Lo apro, vado alla prima e subito mi immergo tra le parole di mia nonna. 3 marzo 1923 Caro diario, non so per quale ragione precisa mi sia decisa a tenerti, ma credo di aver bisogno di qualcosa con cui sfogarmi. Ad ogni modo, ora comincerò a raccontare l'essenziale riguardo a me. Magari sarò un po' noiosa... Però spero di non aver ragione. Sono, senza dubbio, la ribelle della famiglia. Odio quei abiti ingombranti aristocratici, odio le regole a cui devo attenermi, e certe volte arrivo ad odiare mia madre. Lei é la persona più severa e rigorosa che io abbia mai conosciuto. Ha un carattere forte, deciso ed é una persona che non ama particolarmente i contatti fisici. Quindi il nostro rapporto sarebbe stato freddo in ogni caso; ma vista la mia cocciutaggine, la mia arroganza nei suoi confronti é come se proprio non ci conoscessimo. Sono, purtroppo, l'ultima di quattro figlie. Per i miei genitori é stato un vero peccato che non sia nato un maschio al mio posto... Ma almeno papà l'ha accettato, al contrario di mia madre. Nonostante ciò é come se quel ruolo lo ricoprissi io. Comunque sia, qualche giorno fa ho fatto la mia decisione. Sono scappata di casa. Anche prima ero abituata ad uscire senza permesso, con furbizia e senza farmi dalle persone che lavorano lì. Ma questa volta era diverso. Questa volta non sono andata in paese o al mercato buttando via il vestito che indossavo. Questa volta andai oltre... «Allora, Liv, hai deciso? Verrai con noi dopo?» Chiudo di scatto il raccoglitore. «Sì, eccomi. Solo un secondo.» Rimetto, svogliatamente, ogni cosa al proprio posto e prendo la giacca per poi uscire insieme a mio fratello. Mia nonna era decisamente una frana nella scrittura. ♦♦♦ Arriviamo alla pizzeria con dieci minuti di ritardo e subito la voce antipatica di Luke ci attacca. «Voi, fratellini Hood, avete sempre avuto questo vostro brutto vizio di essere perennemente in ritardo?» «In realtà eravamo così presi dalle varie idee su come chiuderti la bocca.» «Olivia! Non essere cattiva» mi rimprovera Calum. «Ma se ha cominciato lui!» Ricevo un'alzata di occhi al cielo da parte di Calum e una risatina dal amichetto dai capelli oggi rosa. Ma che problemi ha? Calum si accorge che lo sto fissando perciò esclama: «Ma che razza di gentiluomo sono se non ci ho nemmeno presentati!» «Ehm... Calum, tu non sei un gentiluomo» dice quello rosa. «Zitto. Olivia, lui é Michael. Mikey, lei é Olivia, mia sorella.» Ci sorridiamo scetticamente per poi uccidere Calum con lo sguardo. Perché i miei non hanno deciso di fermarsi a me? ♦♦♦ La serata passa velocemente e Liam, che é arrivato mezz'ora dopo di noi, si é ubriacato e ora sta tranquillamente leccando la guancia di Calum. Io e Michael siamo rimasti pressoché in disparte ed in silenzio fissando Luke, mio fratello e Liam che facevano i cretini. «Liam!! Finiscila, deficiente! Ho la tua saliva su tutta la mia bellissima faccia, che schifo» urla Calum spingendo quello che io non chiamerei amico. Luke si alza e strattonando Liam lo porta verso l'uscita. «Calum, tu paga il conto. Noi vi aspettiamo fuori.» E così dicendo si chiude la porta alle spalle. Mentre Calum paga, io e il suo amichetto dai capelli rosa ce ne andiamo. Ed é solo un attimo. Lo vedo spegnere e poi nascondere all'interno della tasca della sua felpa un registratore. All'istante mille domande popolano la mia mente. Perché diavolo stava registrando le nostre conversazioni? Salve, gente!! É un po' che non aggiorno a causa di vari problemi, scolastici e non But i'm baaaack Oggi non ho voglia di scrivere uno spazio autrice lungo quindi vi chiedo solo di provare ad indovinare qual é il motivo, secondo voi, per il quale Mikey stava registrando tutto Non é niente di inquietante eh hahaha É solo importante insomma Comunque, volevo ringraziare queste poche ma belle personcine che leggono, commentano e votano questa popò di storia GRAZIEEE 💖 Potete trovarmi sugli altri social con questo stesso nome, youvegotmysoul Byeee 💕 P.S.: Se trovate qualche frase senza senso/errori grammaticali è perché non ho riletto hahaha 😁

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