Ovunque tu vada, io verrò con te!!

di Immahia94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il destino bussa sempre due volte ***
Capitolo 2: *** Due cuori distanti ***
Capitolo 3: *** l'inizio del puzzle. ***
Capitolo 4: *** Il segreto svelato ***
Capitolo 5: *** Ombre dal passato... ***



Capitolo 1
*** il destino bussa sempre due volte ***


Sono passati cinque mesi e Gaetano non può fare a meno di pensare a quegli ultimi istanti insieme a Camilla, la donna che lui ha amato per oltre dieci anni, che ha bramato sopra ogni cosa, l’unica in grado di fagli battere il cuore, di mettere a nudo la sua anima, la donna per la quale rischierebbe la vita e che se potesse regalerebbe anche il mondo e l’intero universo. La stessa donna che con semplici parole aveva distrutto tutto il suo mondo che aveva per l’ennesima volta calpestato il suo cuore e i suoi sentimenti. Dopo quel giorno si era ripromesso che non ci sarebbe più cascato che avrebbe cercato di andare avanti, ma anche se provava, rabbia, delusione e si sentiva profondamente tradito, non riusciva ad odiarla e soprattutto a non amarla. L’amava costantemente, non poteva far a meno di amarla di volerla a canto a se, di chiedersi se stava bene, se si fosse pentita delle sue azioni delle sue scelte, se fosse tornata con Renzo o peggio se si fosse messa con Michele, ma soprattutto voleva domandarle com’era fare la “nonna libera e indipendente”, se era come se lo immaginava e se senza di lui riusciva a vivere oppure cercava di sopravvivere proprio come faceva lui. Beh, Gaetano queste cose non poteva saperle poiché era scappato via da lei da tutto ciò che li legava. Seduto ad un tavolino aspettando il suo caffè, ripensava a quell’incontro in ospedale, di come anche se distrutto sotto tutti i punti di vista si era gettato a capo fitto nel suo lavoro. Passava quasi tutto il suo tempo in ufficio, tornava a casa solo a tarda sera quando sapeva che non avrebbe corso il rischio di incontrala o peggio di trovarsela di fronte alla sua porta che lo aspettava per dargli spiegazioni, si perché lui proprio non accettava di sentirsi dire le solite frasi: 
 
“ti prego Gaetano perdonami, ma ho bisogno di stare un po’ da sola”  
“lo so che ti ho deluso e ferito, ma mettiti nei miei panni….” 
“tu prego torniamo ad essere amici nonostante tutto, lo so ho sbagliato a farti credere che tra noi ci poteva essere un qualcosa in più. Ma ti prego Gaetano torniamo ad essere amici perché non posso perderti”  
 
 
Così grazie al suo lavoro, dopo circa una settimana gli fu’ offerta la proposta di andare a Roma come sostituto del questore della sezioni omicidi, in quanto quest’ultimo era rimasto coinvolto in un incidente stradale e non poteva tornare a lavoro per almeno un po’ visto i danni riportati dall’incidente. Così colse la palla al balzo e accettò l’incarico, ovviamente l’incarico era provvisorio questo lo sapeva ma almeno per un po’ sarebbe stato lontano da Torino e da Camilla.
 
Erano anni che mancava da Roma, nulla era cambiato eccetto per il fatto che la prof era a Torino abbastanza lontana da lui e dal suo cuore distrutto ma ciò non serviva a niente. La città era piena di ricordi con la sua prof, infatti aveva preso le vecchie abitudini tra cui quella di frequentare il bar Mario. Proprio quel bar che li aveva visti complici e ogni volta che era seduto al tavolino in attesa della sua ordinazione non poteva far a meno di pensare a Camilla di come era tutto più semplice e facile, certo lei era sposata però avevano quella complicità che non avevano più, ricordava tutto per filo e per segno, la prima volta che l’ha incontrata a casa del povero Nicola, di come gli abbia ridotto le sue scarpe nuove di cuoio inglese, ricordava ancora la conversazione, la prima di tante,  davanti alla panetteria dove lavorava il povero Nicola.
 
-Alle coincidenze non ci credo-
-Altre ipotesi??-
-Vediamo forse siamo qui per lo stesso motivo??-
-Il pane??-
-Mmmmm-
-No eh?! Mi conviene confessare vero??-
-Si!!-
 
E subito dopo si sono ritrovati al bar a parlare come se fossero amici di lunga data,
 
-ah niente alcool in servizio!?!-
-Veramente la sorpresa è il vermut-
-mmm! Un po’ demodé vero??-
-Deliziosamente demodé!!-
 
Smise di pensare a quel primo incontro quando vide Mario avvicinarsi con il vassoio contenente la sua colazione.
 
-Ecco a lei dottore!!-
-Grazie Mario-
 
Anche se ormai era un abitudine pensare ai vecchi tempi, non poteva far a meno di provare una strana sensazione come se gli stesse per succedere qualcosa. Terminata la colazione si affrettò a pagare e andò.
Sbrigò alcune commissioni e si diresse verso il commissariato. Entrare nel suo ufficio e non trovare Torre ad accoglierlo ed essere chiamato “dottò” anche se non l’avrebbe mai ammesso gli faceva un bruttissimo effetto. Passò l’intera giornata in ufficio tra le scartoffie, era stata abbastanza tranquilla infatti da quando era tornato a Roma non si erano verificati molti casi di omicidio e questo gli aveva permesso di avere una vita più regolare.
Lasciò il suo ufficio verso sera, aveva lasciato disposizioni di essere chiamato solo in caso di estrema gravità, per il resto se ne sarebbe occupata l’ispettrice Mazzei nella quale riponeva la massima fiducia.
Tornò a casa se così poteva chiamarla, passò l’intera serata ad ascoltare musica e a leggere un libro o almeno era quello che cercava di fare. Ma la solitudine del suo appartamento non faceva altro che indurlo a pensare a ciò che aveva lasciato a Torino e di quanto gli mancasse, all’improvviso la sua attenzione fù catturata da una canzone:
 
“io che non vivo”
 
Non poté resistere e iniziò a cantarla.
 
Io che non vivo
più di un'ora senza te
come posso stare una vita
senza te
sei mia
sei mia
mai niente lo sai
separarci un giorno potrà

 
Sentì una lacrima rigargli il viso, le parole della canzone rispecchiavano in pieno ciò che era accaduto e ciò che provava, dopo questo momento di consapevolezza andò a dormire o meglio ci provò, ormai la notte era diventata un amica di confidenze per lui. Infatti proprio nel buoi pesto della notte, calava la maschera di uomo forte e risoluto che indossava tutto il giorno per esternare i suoi sentimenti e dare sfogo al suo dolore. Non c’era notte che passasse, senza piangere e pensare continuamente a pensare alla sua Camilla, domandandosi se anche lei facesse lo stesso o se stesse in dolce compagnia tra le lenzuola del suo letto. Solo al pensiero che qualcuno che non fosse lui la sfiorasse nell’intimo gli faceva salire una rabbia anche perché ormai lui la considerava sua e di nessuno più. Preferiva saperla sola e amareggiata anziché tra le braccia di un uomo che non fosse lui, e come ogni notte si addormentò solo quando sentiva le forze mancare.
 
 
 Il mattino non tardò ad arrivare, come ogni giorno si alzò a fatica dal letto con la testa pesante e andò a fare la doccia, notando l’ora si preparò in fretta e furia e uscì di casa e allo stesso modo si recò in ufficio. Non si era ancora reso conto di aver ricevuto una chiamata da Livietta fin quando non prese il cellulare per avvertire l’ispettrice Mazzei che sarebbe arrivato a breve e di conseguenza sarebbe potuta tornare a casa per riposare.
Non diede molto peso a quella chiamata persa, anche perché erano mesi che non sentiva la ragazza di conseguenza non avrebbe avuto motivo di cercalo, d’altro canto la cosa gli aveva suscitato una forte curiosità e anche un senso di inquietudine e cerca in ogni modo di darsi una spiegazione ma non trovandone una valida.
Passò l’intera mattinata in ufficio ma nel primo pomeriggio fu costretto ad uscire per recarsi sulla scena di un crimine avvenuto a Latina , dove rimase tutto il resto della giornata fuori per i rilevamenti sulla scena del delitto nessi e connessi. Tornò solo in tarda serata in ufficio non aveva voglia di tornare a casa, continuava a pensare alla chiamata persa di Livietta e il perché ignaro che la risposta l’avrebbe scoperta di li a poco.
Dopo un po’ sentì bussare alla sua porta;
 
-Avanti!-
-Dottore mi scusi, ma fuori c’è una persona che la cerca!-
-Chi è??-  sbuffò
-Una ragazza e un uomo –
-Come?? –
-La ragazza dice di chiamarsi Livietta! –
-E l’uomo chi è? –
-Renzo Ferrero –
Gaetano sentendo quel nome sobbalzò dalla sedia –Che aspetti falli entrare –
 
 
-Prego il dottore può ricevervi! –
- Grazie –
 
Sia la ragazza e che l’uomo speravano che ogni loro dubbio si sarebbe spento entrando in quell’ufficio, con un istante di esitazione entrarono. Si creò una situazione di tensione accompagnata da uno strano silenzio, la prima a romperlo è Livietta.
 
-Gaetano finalmente! – aveva sul volto un aria impaurita e preoccupata
-Livietta! – poi guardo l’uomo al suo fianco e con un po’ di fatica lo salutò –Renzo! –
-Gaetano! –
-Come mai siete qui?? – si siede dietro la sua scrivania e con un segno della mano invita anche i due a fare lo stesso
-Beh Gaetano non saremmo qua se non fosse importante! – disse Renzo in modo ansioso
-Riguarda la mamma! – disse Livietta sempre più preoccupata
-Che cosa è successo a Camilla?? – cercò di rimanere il più pacato possibile
-Non sappiamo dove si trovi –
-Come non sapete dove si trovi?? -  sentì il respiro mancargli
-Ha il cellulare staccato e sono quasi tre giorni che non abbiamo sue notizie- disse Renzo
-Abbiamo creduto che fosse venuta da te! – aveva la speranza che ciò fosse vero e si leggeva negli occhi – Ho provato a cercarti sta mattina ma non hai risposto e allora siamo venuti noi qui –
-Io non ho sue notizie da quando ho lasciato Torino – ormai il suo cervello stava andando in tilt
-Allora dove può essere?? – disse Renzo sempre più preoccupato
 
Gaetano ora non sapeva più cosa pensare, vide Livietta iniziare a piangere in modo quasi convulsivo sapeva che lui era la loro unica speranza di trovarla, non riusciva a darsi una spiegazione per il suo allontanamento sapeva che non era da lei andare via senza dare spiegazioni. Sperava che non le fosse successo niente, non poté evitare di domandare
 
-Stava frequentando qualcuno?? –
-No!! Da quando sei andato via si è chiusa in casa – rispose Livietta singhiozzando
-Da quel giorno in ospedale ha chiuso con tutti, si e dedicata a Camilla j. e alla scuola e basta -  disse Renzo sottolineando la prima parte del suo discorso
 
Da una parte era felice di sentire che Camilla non avesse più rapporti con nessuno specialmente con uomini, dall’altra parte era sempre più preoccupato per questa sua sparizione. Si alzò dalla sedia e iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza con l’intento di farsi venire qualcosa in mente ma nulla. Si sentì abbracciare così forte che quasi gli manca il respiro.
 
-Ti prego Gaetano trovala e riportala da noi! –
-Farò tutto ciò che è in mio potere per farlo stanne certa – strinse anche lui la presa e iniziò ad accarezzare i capelli di Livietta come per darle conforto
 
Renzo rimase seduto immobile ad osservare la scena, guardo negl’occhi Gaetano e fece un cenno con la testa come per dire Grazie.
 
Padre e figlia dopo la triste verità si ritirarono in albergo sotto consiglio di Gaetano, dandosi appuntamento per l’indomani.

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Capitolo 2
*** Due cuori distanti ***


Raggomitolata in un angolo non poteva far a meno di ragionare sul suo rapimento non si dava pace non riusciva proprio a spiegarsi il motivo di tale gesto infondo lei era solo una prof di 50 anni single e con una nipotina dà coccolare.
In quella stanza buia e fredda il tempo sembrava non scorrere mai, si era ritrovata a fare i conti con la sua coscienza e con il suo cuore, pensava alla sua famiglia alla sua dolce nipotina e inevitabilmente anche a Gaetano.
Già proprio a lui pensava, a quanto dolore gli avesse arrecato, a tutte le volte che ha rinnegato ciò che provava solo per paura lo stesso uomo che l’ha amata interrottamente per 10 anni, lo stesso uomo che c’è sempre stato e che nonostante tutto non l’aveva mai abbandonata, lo stesso uomo che aveva il potere di infonderle coraggio solo sfiorandola, lo stesso che amava tutto di lei anche il più piccolo difetto che la faceva sentire amata anche con un solo sguardo, lo stesso uomo che nonostante tutto anche dopo averlo lasciato davanti ad una macchinetta del caffè con un insulsa frase “voglio essere una nonna libera e indipendente” continuava ad amarla.
Era cosciente che se non lo avesse allontanato lei ora non starebbe rinchiusa in quella stanza.
Si dava della stupida, perché se non avesse rinnegato per l’ennesima volta i suoi sentimenti ora non si sarebbe trovata in quella situazione, se ci fosse stato Gaetano l’avrebbe protetta a costo della vita e invece lo aveva lasciato in un modo orribile e di questo era consapevole mentre se avesse saputo determinate cose prima, non ci avrebbe pensato due volte a tenerselo stretto.
Sapeva che chi l’aveva rapita aveva aspettato il momento più opportuno, il momento in cui era più fragile e sola per colpire ma perché poi.
Erano passati svariati giorni e ancora non riusciva a spiegarsi il perché l’avessero rapita, forse era una questione di riscatto? Forse avevano già fatto una richiesta di riscatto?? Era l’unica opzione probabile visto che non si era impicciata più in casi di omicidio da quando Gaetano era andato via quindi e di conseguenza di certo non era stata rapita per colpire l’uomo, non aveva nemici oddio forse qualche studente non l’amava ma non poteva certo essere stato uno di loro.
Niente, non le veniva proprio in mente una spiegazione, era certa che chi l’avesse rapita era qualcuno organizzato che sapeva come muoversi senza dare nell’occhio, non avrebbe mai immaginato che dando un aiuto ad un uomo in difficoltà si sarebbe ritrovata rapita e rinchiusa in una stanza buia e fredda.
L’unica certezza che ha è quella di mantenere la calma e i nervi saldi, di certo non poteva permettersi il lusso di avere un crollo nervoso e cadere nella disperazione più profonda, anzi appena doveva agire e appena avesse avuto l’occasione di fare la sua mossa non l’avrebbe sprecata aveva troppe cose da perde e molto da proteggere. Nemmeno il tempo di pensarlo che gli è stata servita su un piatto d’argento.
 
X – Cos’è quel broncio mia cara prof?? -  disse l’uomo con aria divertita;
C – beh diciamo che essere rinchiusa in una cella nel degrado più assoluto sia la cosa più piacevole del mondo - disse con un sorriso ironico;
X – Almeno l’umorismo non le manca –
C – già! – aveva un aria irritata e disgustata
X – lasciamo perdere i convenevoli – estrae un foglio e una penna dalla tasca e li porge a Camilla – Tenga! Il capo vuole che lei scriva una lettera dove giustifica il suo allontanamento e che nessuno la deve cercare – aveva un aria sempre più divertita
C – nessuno crederà che io mi sia allontanata volontariamente – stava con tutte le sue forze cercando di non perdere la calma
X – Beh cerchi di fare il suo meglio!! – con sorriso sornione stampato sulla faccia – come le ha detto in macchina pochi giorni fa, abbiamo ordine di fare del male alla sua famiglia in caso lei si ribelli o cerchi di azzardare qualche mossa! –
C – lasciate stare la mia famiglia – nei suoi occhi si leggeva il terrore
X – beh allora faccia come le ho detto! –
C – va bene! -  con tono sconfitto
X – brava il capo mi ha detto che è una persona ragionevole –
C - già evidentemente mi conosce bene!! -  sperava che il rapitore le avrebbe risposto facendo trapelare qualche informazione
X – beh io credo di si visto che mi ha avvisato anche sulla sua astuzia e sulla capacità di investigazione –
C – Ah! –
X – glielo ripeto, sii convincente e non fare scherzi!! –
C – ho capito! –
X – Brava!! Passo dopo a ritirare la lettera faccia con calma tanto il tempo non le manca – uscì dalla stanza ridendo in modo ironico e divertito;
 
 
Prese il foglio e la penna, anche se non lo voleva ammettere era terrorizzata. Non poteva permettere che facessero del male alla sua famiglia. 
Iniziò a pensare a cosa scrivere, di certo avrebbero letto la lettera prima di spedirla e anche se non l’avessero fatto non poteva correre il rischio. Passarono circa due ore e ancora non aveva scritto niente, aveva passato il tempo a fissare un ciondolo che le aveva regalato Livietta;
 
Camilla su pensa un po’!! Forza la fantasia non può mancarti proprio ora, devi trovare un modo per far capire che sei in pericolo.
 
Continuò a fissare il ciondolo fin quando non le brillarono gli occhi;
 
Ma certo come ho fatto a non pensarci prima!
 
Si diede un piccolo colpo sulla testa come per darsi della stupida e iniziò a scrivere, finì proprio quando il rapitore arrivò nella stanza per ritirare la lettera.
 
X – spero che tu abbia fatto un buon lavoro!? –
C – ecco!! – sperava vivamente che non si accorgesse di nulla nel leggere la lettera
X – permetti vero?? – nel leggere la lettera si stampò un aria soddisfatta sul viso – eeeh brava la mia prof!! –
C – Grazie!! – si stampò un finto sorriso sulla faccia – avrei una richiesta da fare! –
X – sentiamo un po’–
C – Vorrei se possibile che oltre alla lettera consegnaste questo a mia figlia!! –
X – beh perché no! – con tono ironico – almeno avrà qualcosa per cui ricordarla –
C – molto gentile! – non riusciva a togliere quell’aria di insofferenza dalla faccia – Ora spero che lascerete in pace la mia famiglia!! –osò dire con tono duro e di sfida
X – ma certo la sua famiglia l’avremmo lasciata in pace comunque…. A differenza di altra gente!!! -  gli piaceva leggere il terrore nei suoi occhi
C – cosa vuol dire “a differenza di altra gente???” – sgranò gli occhi e balbettò perché non sapeva cosa pensare
X – non faccia la finta tonta ha capito benissimo a chi mi riferisco!!! – non poté trattenere una risata perfida e divertita
C – Gaetano?! Cosa volete da lui? – sempre più agitata e impaurita
X – su non faccia così!! – chiudendo la porta della stanza disse con aria appagata – se lei farà la buona forse il capo risparmierà la vita al suo amato vicequestore –
C – cosa centra lui adesso?? –
X – lo capirete molto presto – non riusciva a non ridere – prima che mi dimentichi a chi devo consegnare questa lettera?? –
C – a mia figlia Livietta – quasi non riusciva a parlare sentì le lacrime bagnare le sue guance
X – bene provvederò subito – continuò a ridere divertito mentre si allontanava dalla stanza
 
Sentiva quella risata così malvagia rimbombare nella sua testa, iniziò a piangere a dirotto non poteva pensare che potesse succedere qualcosa a Gaetano per colpa sua.
 
 
 
 
Da quando aveva lasciato Livietta e Renzo non era riuscito a darsi pace, non poteva credere che Camilla fosse scomparsa nel nulla, si fosse allontanata volontariamente, ogni sua parte del corpo si rifiutava di credere a ciò.
 Aveva passato la notte in bianco, era uno straccio peggio di quanto non lo fosse già, sapere Camilla in pericolo lo distruggeva si sentiva in colpa perché se non si fosse allontanato da Torino forse tutto questo non sarebbe successo.
La prima cosa che fece arrivato in ufficio fu’ quella di contattare Torre a finché iniziasse le ricerche della prof e potesse raccogliere più notizie possibili sulla vita della donna.
Non erano più tardi delle otto, che si trovò Livietta e Renzo nel suo ufficio;
 
 – allora ci sono novità?? – disse la ragazza con evidenti segni di una notte insonne
 – no!! – lo straziava non poter dare maggior informazioni -  Ho avvertito Torre affinché possa incominciare le ricerche –
 – Bene!! – disse Renzo  
 – Io chiederò di seguire il caso. Credo che entro domani sarò a Torino – aveva poggiato la testa tra le mani e iniziò a massaggiarsi le tempie
 – Io vado un momento fuori ho bisogno d’aria! – aveva gli occhi pieni di lacrime
 – vuoi che venga con te tesoro?? – le tese un braccio sulla spalla come per consolarla
– no grazie papà non preoccuparti! – uscì dalla stanza abbattuta
 
Dopo qualche minuto di silenzio passato ad osservare il vicequestore Renzo domandò
 
– a cosa stai pensando?? –
– a niente!!! Niente non riesco a pensare a niente se non al peggio – si leggeva la disperazione nei suoi occhi
- Gaetano stai tranquillo la ritroveremo!! – fece un sorriso per infondere coraggio all’uomo che aveva di fronte
– E se non fosse così??? – stava per piangere lo sentiva – infondo è colpa mia se è successo tutto questo… se solo fossi rimasto Tor… -
– ssssh!! se la metti così la colpa è anche mia. Non guardarmi così, se non mi fossi intromesso tra di voi Camilla non ti avrebbe lasciato e tutto questo non sarebbe successo – chinò la testa e la mise tra le mani come per disperazione
– ora smettiamola di fare i ragazzini non serve a nulla – si sistemò e si avvicinò a Renzo – dobbiamo capire cosa è successo e perché si è allontanata volontariamente –
– Si hai ragione!! Disperarsi non serve a nulla –
- Esatto! Come prima cosa dovete tornare a casa, io farò mettere il telefono sotto controllo in caso chiamassero per un riscatto. Controllate se avete avuto minacce per posta o per email e come ultima cosa devo chiedertelo – titubò per alcuni istanti
- chiedermi cosa?? –
– per caso ti sei fatto nemici?? –
– nemici in che senso scusa??? –
­– Renzo non fraintendere, ma se Camilla è stata rapita e di ciò ne sono sicuro, evidentemente chi l’ha rapita lo ha fatto per colpire qualcuno a lei caro!! –
– beh se la metti così dovresti chiedere a te stesso se non c’è qualcuno che voglia colpire te! – si era messo sulla difensiva gli aveva puntato il dito contro sapendo che forse aveva centrato il punto. Si alzò dalla sedia e si recò verso la porta – scusami non volevo! Adesso sarà meglio che porti Livietta a casa… -
 
Gaetano fece un cenno con la testa e un mezzo sorriso e appena vide l’uomo sparire dietro la porta si accasciò sulla sedia dietro la sua scrivania con il volto tra le mani e le lacrime che scendevano come un fiume, la sola idea che Renzo potesse aver ragione lo devastava. Certo in tanti anni di servizio si era fatto dei nemici ma non credeva che per colpire lui avessero rapito Camilla e poi perché proprio in quel momento che lei non faceva più parte della sua vita.
Troppe domande balenavano nella sua testa e poche risposte, era straziante l’attesa non aveva ricevuto ancora nessuna notizia da Torre e questo non presagiva niente di buono, fortunatamente il questore aveva capito la situazione e gli aveva concesso due settimane per trovare la donna. Tornò a casa per prendere il minimo indispensabile e si mise in viaggio verso Torino.
 
 
 
 
X -  come siamo silenziose! Ho una bella notizia mia cara prof il suo Vicequestore è in viaggio e scommetto che è diretto qui a Torino –
C – Fate ciò che volete di me ma lasciate stare Gaetano vi prego –
X – non si affatichi poi nelle sue condizioni non le fa bene. E poi se le succedesse qualcosa il capo non ci penserebbe due volte a farmi fuori –
C – ma si può sapere cosa volete da me??? –
 
 
Iniziò ad urlare e dimenarsi, la paura e la disperazione presero il sopravvento iniziò a piangere, l’idea che potessero far del male a Gaetano era straziante. Si accasciò a sul materasso e si addormentò sfinita.
 

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Capitolo 3
*** l'inizio del puzzle. ***


Finalmente a Torino.
Nulla sembrava cambiato, all’apparenza era tutto normale
la città era rimasta immutata, la gente viveva la propria vita come al solito.
Eppure per lui era tutto così diverso sentiva che senza la sua Prof tutto era diverso.
Era corso direttamente in commissariato, non era tornato nemmeno nel suo vecchio appartamento, altrimenti ciò significava rivivere tutti i momenti vissuti con la sua donna.
Minuto per minuto, in cui lei era tra le sue braccia mentre facevano l’amore, le cene, i suoi occhini nocciola accompagnati sempre dal suo sorriso il tutto incorniciato dai suoi ricci morbidi.
Preferiva lavorare e capire cosa fosse successo alla sua Camilla, più tosto che avere un crollo nervoso ed emotivo che non lo avrebbe di certo aiutato, doveva  avere la mente lucida e razionale.
Era appena arrivato in commissariato quando fu’ fermato da Torre:
 
 
- Dottò!! Siete già arrivato??? –
- si Torre che ti dispiace??? - 
Fece un mezzo sorriso e abbracciò il suo amico
- Ma che dottò!! Anzi ci siete mancato –
Ricambiò l’abbraccio, e poi guardando l’uomo negli occhi cambiò totalmente espressione. – volete sapere notizie sulla prof vero?? –
Gaetano sospirò e fece un cenno con il capo.
- dottò purtroppo non abbiamo nulla!! sembra che la Prof sia sparita nel nulla. –
 
- MALEDIZIONE!! -  
Non poté far a meno di urlare e colto da un impeto di rabbia iniziò a colpire con la mano il muro.
Vedendo che aveva attirato l'attenzione, Torre afferrò Gaetano per le spalle e lo guidò nel suo ufficio.
 
- Dottò io lo dico per voi, non serve a nulla fare così -
- lo so Torre, ma non sapere dove sia finita Camilla mi strazia –
Disse Gaetano con aria arrabbiata e frustata
 – Dottò io devo dirvi una cosa! –  Disse Torre guardando da tutt’altra parte  – riguarda la Prof! –
 
Gaetano sollevò la testa e guardò Torre
-Dimmi –
- io ve lo dico dottò però voi mi promettete che non vi arrabbiate?? –
Torre non riusciva a non fissare il pavimento e a gesticolare  con le mani
-Torre diamine parla!! –
si alzò di scatto e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza
-Vabbe io ve lo dico! – tentennò per alcuni istanti ma poi guardando Gaetano fermo davanti a lui in attesa di una risposta, sospirò e buttò tutto fuori
- È venuta la prof alcuni giorni dopo la vostra partenza, dicendo che voleva parlarvi. –
Gaetano non riuscì ad evitare di fulminarlo con uno sguardo
-È venuta qui a cercarmi?? -
- S!! Ma quando le ho detto che voi eravate partito si è accasciata a terra in un pianto disperato farfugliando “è finita sul serio non può essere”. Io ho cercato di spiegarle il perché della vostra partenza ma non ha voluto ascoltarmi anzi mi ha guardato dritta negli occhi con un tono freddo e diretto “non c'è bisogno di spiegare niente, sono sola nel momento del bisogno ma me la caverò come sempre. Grazie Torre buona giornata!”
 
Gaetano si fermò di colpo davanti all’uomo e lo guardò dritto negli occhi
- Maledizione Torre!! perché quando ci siamo sentiti non mi hai detto nulla?? –
- Sapevo che stavate male e poi stesso voi mi avevate detto di non volerne sapere più niente della prof –
- Si lo so!! Scusami tanto –
 
Torre continuava a fissarlo imbarazzato e intimidito.
 
-Non mi hai detto tutto vero? –
Gaetano si sedette nuovamente vicino all’amico
-No dottò!! Siccome le parole dette dalla prof mi avevano spaventato l ho fatta seguire –
 Gaetano sgranò gli occhi dallo stupore, gli aveva puntato il dito contro e stava per aprir bocca quando fu bloccato.
-Lo so dottò no avrei dovuto ma sapete meglio di me che la prof si caccia sempre nei guai. E siccome vi era venuta a cercare nonostante la vostra situazione –
- tu hai pensato bene di farla seguire x vedere se effettivamente si stava cacciando nei guai ! –
- Eh! –
 
Gaetano annuì con la testa e invito Torre a proseguire.
 
-Volete sapere che cosa ho scoperto? –
Disse Torre un po' intimidito
-Si Torre! Non farti tirare le parole di bocca. Forza parla e non tralasciare niente –
 
Con le mani alzate
- come volete dottò!! –
Gaetano sospirò e attese le parole dell’amico.
- Fortunatamente la prof non si era cacciata in nessun guaio. Però comunque sapendo le abilità della prof nelle indagini e soprattutto a non farsi scoprire l ho fatta seguire per circa un mese. –
- Ed era coinvolta in qualcosa? –
- No! – Torre prese un bel respiro e continuò – so già che non vi piacerà! La cosa strana è le persone con cui ha avuto contatti la prof! –
- Perché dici questo? –
- Beh si è recata spesso in ospedale in compagnia della dottoressa Francesca –
- Beh non ci vedo nulla di strano sono amiche! –
- questo è vero. Però uno degli agenti in borghese ha ascoltato una conversazione tra le due donne, purtroppo è riuscito a registrare solo la conclusione della conversazione –
- Beh che aspetti le voglio ascoltare –
 
Torre annuì, prese un piccolo registratore dove inserì una cassetta e fece partire la registrazione
 
 
  • Senti Camilla io te lo dico da amica –
  • Lo so, ma non so dove sia. Come faccio a trovarlo? –
  • Non dirmi che questo ti basta per fermarti –
  • Beh forse si! –
  • Non ci credo che tu ti arrenda così facilmente –
  • È così invece –
  • Camilla lo dici perché non puoi o perché non vuoi? –
  • Si, ecco non voglio! –
  • Camilla sai meglio di me che lui ha il diritto di saperlo –
  • Dai Francesca non ne voglio più parlare –
  • Certo che quando ti metti in testa un cosa eh?? Però promettimi che ci penserai –
  • Va bene ci penserò adesso però andiamo??  –
  • Va bene –
 
 
Gaetano cercava di capire di cosa stessero parlando e soprattutto di chi.
 
 “Di che stavi parlando Camilla? E soprattutto chi dovevi metterne al corrente??
 
Guardava nel vuoto assorto dai suoi pensieri cercando di darsi una risposta, ma niente.
Torre lo fissava per capire a cosa stesse pensando, aveva quasi paura a distoglierlo da quel momento di trance ma le informazioni ancora non erano finite.
Passò una mano di fronte la faccia del commissario, ma nulla sembrava non vederla allora anche se con timore lo chiamò.
 
- Dottò ci siete? –
Non vedendo nessuna reazione lo richiamò
- Dottò?! –
 
Gaetano fece un piccolo sobbalzo
- Si Torre ci sono stai calmo! –
- Ah no e che ho visto che non avete risposto –
- No stai tranquillo sto bene. Devi dirmi altro? –
- Si dottò però credo che ciò non vi piacerà –
Guardava per terra, sapeva che le informazioni che stava per rivelare avrebbero ferito il suo amico.
-Dottò io ve lo dico però state calmo. –
 
Gaetano sbuffò e annui, con la mano invitò l’uomo a proseguire.
 
-Mentre la stavo facendo seguire i gli agenti incaricati mi hanno avvertito che oltre alla dottoressa la prof si incontrava spesso e volentieri con un uomo –
Gaetano nel sentire quelle parole si pietrificò
-Come un altro uomo?? –
-Si dottò! E siccome si incontravano spesso ho chiesto di fotografare l’uomo e credetemi se vi dico che sono rimasto stupito. –
- Perché chi era?? Non dirmi Michele Carpi!? –
- No dottò lui no, ma è un uomo che io conosco bene –
- Torre sto perdendo la pazienza –
Aveva uno sguardo da assassino stava per dare di matto aveva il dito puntato contro l’uomo
- Chi è questo? –
Vedersi quel dito puntato e lo sguardo rabbioso di certo non lo aiutava
- b...b...beh Marco Visconti – iniziava a sentirsi sotto pressione.
- Non lo conosco mai sentito!! – dopo alcuni attimi di esitazione – scusa ma tu come lo conosci?? – guardava Torre con aria curiosa e abbastanza irrita
-Beh dottò è il fratello del commissario che vi ha sostituito quando voi siete andato a Sondrio. –
-Ma chi quello con cui è stata Camilla?? Il produttore di vini?? –
Aveva sempre più l’aria irritata
-Bravo dottò allora lo conoscete pure voi? –
 
Gaetano lo fulminò con lo sguardo e Torre per non peggiorare ancora di più la situazione alzò le mani
 
-Scusate dottò! –
-Niente Torre! Sai se Camilla ha continuato a frequentarlo ?? –
- No! Però essendo venuto a conoscenza degli ultimi eventi riguardanti la prof ho convocato sia la dottoressa e sia il signor Visconti –
-Ben fatto Torre –
Accennò un mezzo sorriso, sentiva che qualcosa stava iniziando a muoversi.
-Grazie dottò! C’è solo un problema –
-E cioè?? –
-Sia la dottoressa che il Visconti non potranno essere qui non prima della settimana prossima! –
-Stai scherzando vero?? –
-No purtroppo! La dottoressa è in Nigeria per lavoro e anche il signor Visconti è in Australia per lo stesso motivo –
-Questa non ci voleva! Nell’attesa cerca di ricostruire gli ultimi giorni di Camilla prima della sua sparizione. Voglio che mi convochi la professoressa Anna Ronco e Gustavo il portiere, per adesso sono gli unici che possono dirci qualcosa –
-Come ordinate dottò! –
 
Torre si mise subito all’opera mentre Gaetano cercò un albergo nelle vicinanze anche se non lo voleva dare a vedere, aveva bisogno di riposare e soprattutto schiarirsi le idee.
 
Andare in albergo non era servito a nulla.
 
Appena si ritrovò da solo in camera tutta la frustrazione e la rabbia sfociarono in un pianto disperato.
Essere venuto a conoscenza che Camilla frequentasse di nuovo Marco lo aveva spiazzato, non voleva credere che dopo poco la sua partenza lei si fosse già consolata con un altro per giunta un affascinate produttore di vini, come lo definì lei quando gli raccontò la sua scappatella al mare
 
Solo a pensarci sentiva i brividi.
 
Non riusciva a spiegarsi nemmeno di chi potessero parlare lei e Francesca e soprattutto cosa Camilla tenesse nascosto a quel qualcuno.
Poteva riferirsi a chi unque e a qualsiasi cosa.
E poi c’era il fatto che Camilla lo avesse cercato due giorni dopo la sua partenza e la reazione che aveva avuto nell’apprendere la notizia.
 
Altre domande si sommavano alle precedenti e sempre meno risposte e questo lo mandava in bestia.
 
 
 
 
X – finalmente ti sei calmata! –
C – sei venuto a gioire delle mie disgrazie?? –
Aveva un’espressione disgustata e anche infastidita -
X – non mi permetterei mai! – manifestava un atteggiamento fiero e divertito
C – e allora che ci fai qui?? Non è ancora ora di cena – lo fissava dritto negli occhi come a volerlo sfidare
X – sono venuto per portarti queste, credo che sai già di cosa si tratti –
Faceva penzolare un sacchetto con delle medicine difronte la faccia della prof.
C – come è possibile?? Nessuno sa che le prendo!! –
Rimase un attimo colpita quasi non riusciva a credere che sapessero anche delle sue condizioni
 X – sappiamo tutto di te!! Il capo si è raccomandato non devo farti mancare nulla, non vuole che ti succeda nulla!! ti ha definito aspetta un po’ – fece finta di pensare – a si!! La sua sfinge, ecco come ti ha definito –
Fece una risata maliziosa e divertita, lasciò cadere il sacchetto contenente i medicinali e si allontanò.
 
Non riusciva a capire, come fosse possibile che in tanti anni di indagini di depistamenti, non si era accorta che era seguita costantemente.
Si era accorta perfino degli agenti mandati da Torre che la seguivano ogni spostamento, come era possibile che non si era accorta anche di loro.
Assorta nei suoi pensieri non si era accorta che l’uomo si era allontanato e aveva lasciato il sacchetto vicino a lei.
Dopo un po’ ripensò all’ultima frase del suo rapitore, anche se non l’aveva ascoltato con concentrazione c’era qualcosa che aveva attirato la sua attenzione.
 
Come ha detto che mi ha chiamata il suo capo??
 
Pensa Camilla, metti in moto il cervello
 
Pensava e ripensava ma proprio non le veniva.
 
Cinge?? Finge?? No non è possibile. Maledizione com’è che ha detto.
 
Poi come una lampadina si era accesa nella sua testa
 
Sfinge, si ha detto sfinge ma perché poi??
 
Iniziò a riflette, non sapeva perché ma le suonava familiare essere chiamata così.
Fu distolta dai suoi pensieri, quando sentì la porta della sua stanza aprirsi.
 
X – ho delle notizie per lei prof –
C – sono proprio curiosa di sentirle queste notizie – era infastidita dalla presenza di quell’uomo e dai suoi atteggiamenti
X – beh se fa così non le dico nulla – non riusciva a non essere divertito dalla situazione
Camilla lo guardava con repulsione, proprio non sopportava di trovarsi in quella situazione ed avere quel tizio continuamente tra i piedi.
 
Camilla inarcò le sopracciglia e congiunse le braccia in attesa di una risposta sensata.
 
X – beh se proprio ci tiene il suo bel commissario è qui in città e qualcosa mi dice che è per la sua scomparsa. –
X – oh ma non si preoccupi dopo la sua lettera che stesso oggi sarà recapitata a sua figlia si metteranno tutti il cuore in pace. Specialmente il suo commissario –
 
Anche se cercava di essere forte e di mantenere i nervi saldi non riusciva a trattenere le lacrime, una dopo l’altra le iniziarono a rigarle il volto.
Cerca di pensare ad una soluzione ad una via di uscita ma non trovava nulla, l’unico indizio erano le parole del suo rapitore e la sua unica speranza era la lettera.
Era giunto il momento di mettere in atto tutto ciò che aveva imparato in dieci anni di indagini e omicidi.
Sapeva che se ci fosse riuscita avrebbe potuto ottenere qualche informazione in più parlando con il suo rapitore.
 
 
 
 
Driiiiiiiiiiin…. driiiiiiiiiiiiiiiin
 
Chi mai poteva essere a quell’ora.
Erano quasi le 23 e aveva appena addormentato la sua piccola Camilla.
 
Andò ad aprire e si trovò di fronte una ragazza.
 
- Salve, mi scuso per l’ora, ma ho un pacco da consegnare alla signora Livia Ferrero –
- Sono io!! La ringrazio ma io non aspettavo nessun pacco –
Era un po’ impacciata non aspettava nessun pacco.
- Mi è stato consegnato due giorni fa, mi scuso se solo ora lo consegno ma ho dovuto dare la priorità ad altra posta –
- va bene non si preoccupi! Grazie mille e buona serata –
- si figuri buona serata anche a lei -
Prese il pacco e chiuse la porta dietro di se.
 
Si recò sul divano era impaziente di aprirlo.
Quando stava per aprirlo la piccola iniziò a piangere, così lo poggiò sul divano e andò in camera.
Si addormentò sfinita vicino a Camilla j. dimenticandosi completamente del pacco.
 
Era notte fonda quando si svegliò, sentì la porta principale aprirsi così senza far rumore si alzò del letto e afferrò il primo oggetto a tiro e si recò verso l’ingresso.
Vide una figura muoversi andare verso la cucina, così si avvicinò di soppiatto ma si bloccò quando riconobbe che quella figura era Renzo in cerca dei suoi tranquillanti, così accese la luce.
 
- Papà!! Ma ti sembra il caso di entrare alle 3 di notte in questo modo?? –
Stava per urlare ma poi abbassò notevolmente la voce così da non svegliare la piccola
- scusa tesor… -
Fù zittito dalla ragazza
- sssssssh ci manca solo che si svegli Camilla –
- scusa e che non riuscivo a dormire sono venuto a prendere i tranquillanti di solito tua madre li tiene nel cassetto, ma non ci sono –
- se volevi farmi prendere un colpo ci seri riuscito!!! –
- scusa ancora amore! –
Stava per andare via quando la sua attenzione fu colpita da un pacco poggiato sul divano. E indicando col dito
- E quello?? Che cos’è?? –
 Si recarono entrambi vicino al divano, Livietta prese il pacco e lo aprì.
- Non lo so. Adesso lo apro –
Dal pacco uscirono un ciondolo e una busta contenente una lettera
 
Padre e figlia si guardarono negli occhi, calò un silenzio agghiacciante nel vedere i due oggetti.
Livietta nel vederli si accasciò sul divano, si portò una mano alla bocca e scuoteva il capo.
-O mio dio non può essere!! –
Renzo nel vedere la reazione così impaurita della figlia si preoccupò.
-Cosa c’è amore?? Cos’è quel ciondolo?? –
Livietta non parlava si limitò ad aprire la busta e iniziò a leggere la lettera.
Dopo pochi minuti aveva gli occhi gonfi e rossi, il viso rigato dalle lacrime.
- Papà la mamma è andata via –
Renzo era incredulo, non credeva possibile che Camilla avesse fatto una cosa del genere. Vide Livietta porgergli la lettera la prese e iniziò a leggerla.
- Non può essere Camilla non farebbe mai una cosa del genere –
Entrambi ebbero la stessa reazione, erano sconvolti si guardavano e non sapevano casa fare.
Livietta era disperata, Renzo dal canto suo era sconvolto ma cercava di mantenere la mente lucida.
 
-Dobbiamo chiamare Gaetano –
 
 
 
 
Un paio di squilli a vuoto ma ecco che la risposta non tardò a venire
 
- Pronto?? –
Aveva la voce assonnata
- sono Renzo –
Aveva un tono rigido e freddo
- Renzo ma che ore sono ?? –
- Sono le 3 di notte –
Il tono rigido e fermo di Renzo non aiutavano, Gaetano con scattò si alzò dal letto.
- E’ successo qualcosa?? –
Silenzio per alcuni istanti, aveva la mente invasa da mille pensieri
- Abbiamo ricevuto una lettera di Camilla, credo che sia il caso che tu venga qui devi leggerla di persona –
- Arrivo!! –
 
Indossò le prime cose che trovò nella valigia e uscì di corsa, dopo circa venti minuti era a casa di Livietta.

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Capitolo 4
*** Il segreto svelato ***


Mia cara Livietta,
 
quando leggerai questa mia lettera io sarò già lontana da Torino, so che adesso nel leggere queste mie parole tu stia piangendo, ma preferisco ricordare quei tuoi occhioni verdi, allegri e sorridenti, più tosto che tristi e colmi di lacrime.
Ti sembrerò una folle nell’aver preso questa decisione può anche non essere la cosa giusta, e non so se questo mi farà del bene o del male ma non puoi capire come sto male nell’affrontare ciò che mi sta capitando tutta da sola e soprattutto non avere qui con me Gaetano. Non voglio che tu creda che sia una decisione affrettata anzi in questi mesi ho riflettuto abbastanza.
Sai, ricordo ancora la felicità che provai quando scoprii di aspettarti, ti avevo desiderato molto e alla fine sei arrivata, e quando ti ho tenuta tra le mie braccia sono scoppiata a piangere per la felicità, forse l’unico momento in cui sono stata felice per davvero.
Mi hai regalato emozioni inspiegabili che mai avrei creduto di provare e non mi pentirò mai di nessuna azione e tutto ciò che ho fatto per te l’ho fatto con il cuore. Sei stata il centro della mia vita, tra alti e bassi, ti ho messo al primo posto perché tutto il resto passava in secondo piano anche la mia felicità. So che adesso ti sentirai sola ma non è così, hai un fantastico marito che ti ama e sarà sempre accanto a te e una bambina che anche se così piccola ti vuole già tanto bene, ed hai anche papà che anche se adesso c’è Lorenzo ti vuole tanto bene e non ti lascerà mai. Ti auguro davvero che tu possa realizzare tutti i tuoi sogni e desideri e tutto il bene che una mamma può augurare alla propria figlia. Lo so che ti ho promesso che non ti avrei mai abbandonata in nessuna situazione e ti chiedo solo di non avercela con me perché ti ho lasciata da sola nel momento del bisogno.
Non ti volevo perdere ma mi tocca per non soffrire di più.  Anche se da quando è partito Gaetano ti ho sempre detto che andava tutto a meraviglia ti confesso che mentivo non c’è stato un singolo giorno che quando tornavo a casa, calavo la maschera e tutto ciò che reprimevo veniva a galla, non avevo nessuno con cui sfogarmi se no il povero Potty che è sempre stato accanto a me. La notte era la mia una amica, era l’unico momento in cui potevo piangere e pensare a tutti i miei rimpianti a tutti gli errori che ho commesso specialmente con Gaetano.
E’ troppo il dolore, il male e la rabbia che porto dentro al mio cuore, ormai ho perso quasi ogni speranza.
Mi devo rassegnare al fatto che non lo rivedrò mai più. Devo farmene una ragione e cercare di riprendere in mano la mia vita farmi forza, cercare di superare questa cosa.
Da quando è partito tutto è cambiato nella mia vita, mi sono sentita come un vuoto dentro di me una parte mancante e sai di chi è la colpa???
Mia, solo e soltanto mia, se non fossi fuggita per l’ennesima volta ma fossi rimasta per farmi amare. Ed proprio per lui che parto, sapere di averlo perso per sempre mi ha distrutta se mai dovessi incontrarlo vorrei che tu gli dessi l’altra parte della lettera così che possa anche se inutilmente dargli una spiegazione.
Può darsi che mi pentirò tra qualche giorno della mia scelta ma dovrò essere forte anche tu lo dovrai essere. Già non riesco a stare senza di te, mi manca il visino dolce della mia piccola Camilla, il mio fidato amico Potty di cui ti chiedo di prenderti cura e anche papà mi manca nonostante tutto. Ho scritto una lettera anche per Gaetano se mai lo vedrai vorrei che tu gliela consegnassi e in oltre ti ho spedito anche il mio ciondolo così avrai sempre un mio ricordo e soprattutto non dimenticare il nostro segreto.
Ti voglio bene bambina mia sperò che quando tornerò tu mi accolga a braccia aperte, la tua dolce mamma.
 
Camilla
 
Livietta aveva le lacrime agli occhi ancora non riusciva a credere che Camilla se ne fosse andata, abbandonando lei e tutti. Renzo era impassibile anche perché nella seconda lettera Camilla aveva ammesso ciò che lui temeva da più di 10 anni cioè che lei avesse amato solo Gaetano.
 
Dopo poco il silenzio assordante che si era creato venne interrotto dal campanello.
 
Driiiiiin diiiiiiiiin
 
-Livietta apri sono Gaetano –
 
Fu Renzo ad aprire, aveva uno sguardo freddo non sapeva cosa aspettarsi si verso Livietta. Vederla in quello stato non presagiva niente di buono, non sapeva cosa aspettarsi si avvicinò alla ragazza per consolarla ma questa si allontanò.
 
- E’ solo colpa tua se la mamma è andata via – aveva una rabbia negli occhi
- Colpa mia ma cosa dici?? – non sapeva cosa pensare
 
Vide Livietta porgergli una lettera
 
- La mamma ha spedito due lettere una per me e un per te ecco così capirai!! -
 
Prese la lettera, aveva timore nel leggerla, aveva le mani che gli tremavano e le forze quasi mancargli.
Iniziò a leggerla;
 
Amore non è amore se muta quando scopre
un mutamento o tende a svanire quando l`altro
s`allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai ;Amore
non muta in poche ore o settimane, ma impavido
resiste al giorno estremo del giudizio; se questo è
 errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e
 nessuno ha mai amato.
(William Shakespeare)
 
 
Caro Gaetano,
 
Ormai non credo più che tornerai, né torneranno i nostri bei momenti a riscaldarmi l’anima e il cuore. Forse crederai che per me è stato solo uno stupido gioco dettato dalla noia, ma ti assicuro che non è così. Sei entrato nella mia vita e l’hai stravolta come un uragano. Non mi è mai piaciuto il caos fin quando non sei arrivato tu, ricordo ogni singolo minuti insieme a te come se fosse ieri. Ricordo il giorno in cui per la prima volta mi regalasti una rosa rossa ricordi?? Avevi organizzato un pranzo per restituirmi il mio taccuino e fu in quell’occasione che me la regalasti e che per la prima volta scaturisti il dubbio se ero ancora innamorata di Renzo ed io ti risposi con un semplice anagramma di Amore “Sai qual è l’anagramma di amore?? Marea, va e viene”. Ma viversi, non era possibile, io ero sposata ed avevo degli obblighi, delle responsabilità ma nonostante tutto ti volevo con me. Ogni volta che chiudevo gli occhi immaginavo te, un futuro insieme, un figlio con i tuoi occhi e il tuo sorriso.  Credevo che tutto questo noi non lo avremmo mai avuto, perché certi amori restano impossibili, troppo grandi, troppo immensi, troppo liberi per essere vissuti.
Sono sempre tornata da Renzo perché preferivo "la tranquillità”, mi sono sempre convinta   che non ti ho amavo, e che restavo con Renzo perché era lui quello che amavo, ma ho sempre mentito. La verità è che ho sempre amato te dal primo nostro vermut ricordi??. Ma solo oggi mi accorgo era la prima di tante bugie, anche se ti conoscevo da poco c’era qualcosa che mi attirava verso di te come una calamita. Provo, un rimpianto immenso, un vuoto che non colmerò mai e la cosa assurda è che sono stata io a crearlo. Avrei preferito di gran lunga non vederti mai più, non sapere più niente di te, immaginandoti felice accanto ad un'altra donna. Non riesco nemmeno a spiegarlo a me stessa come mi sentissi con te, so solo che ho il tuo profumo perennemente addosso, non va più via, che nessuno mai mi toccherà come mi hai toccato tu, nessuno mai mi farà provare brividi di piacere così intensi, nessuno mai mi abbraccerà facendomi sentire così protetta, forte e meravigliosa. Lo so forse non è una giustificazione ma a volte ci si difende dalla paura di essere nuovamente feriti, con un apparente allontanamento.
Renzo mi ha ferita molto, e lo ammetto mi è mancato il coraggio perché temevo di essere nuovamente ferita. Non mi fidavo più di nessuno, nonostante tu ci sia stato sempre. Ho provato a vivere la nostra storia ma era difficile dimenticare il dolore.
Solo ora mi rendo conto di essere stata una stupida ed egoista, ho pensato solo a me e non all’ennesimo dolore che ti avrei arrecato. Ora lo so che solo con sentimenti, emozioni e gioie positive e costruttive si può vivere in pieno un amore come il nostro.
Io non ti dimenticherò. Perché la nostra storia seppur breve mi ha dimostrato che L'AMORE, quello che ti strappa via le viscere, che ti fa perdere la testa esiste. Ci siamo stravolti, nonostante fosse sbagliato, ci siamo innamorati, di quell'amore folle che solo una volta nella vita ai prova.
Non sarò mai più la stessa dopo di te, perché ora so che esiste tutto questo.
Porto dentro me la sensazione di aver perso una parte di me, non riesco neanche a capire come sia potuto iniziare tutto questo. Non c'è mai una vera ragione logica, e non si può forzare il destino su queste cose, anche se per uno stupido gioco, è stato proprio il destino a forzare le cose tra noi. La vita qui a Torino e vuota senza di te ed è per questo che sono partita senza dirlo a nessuno, non volevo che qualcuno che non fossi tu mi fermasse e mi impedisse di fuggire da questa città così vuota senza di te. Certo lo so non colmerò mai il mio vuoto ma almeno ci proverò.
Avrei voluto dirti addio, avrei voluto dirti di non dimenticarmi, perché so che ci sarà sempre qualcosa di meraviglioso e immenso tra noi... mi va bene averlo provato anche se per poco.
Ricordami per quella che ero con te.
Non mi dimenticare mai... Mai.
Tua per sempre;
Camilla
 
 
Minuti di puro silenzio.
Blackout, il cervello e il cuore avevano smesso di funzionare, il sangue si era gelato nelle vene.
Non riusciva ancora a credere a ciò che aveva appena letto, ciò che lo aveva  colpito era il fatto che Camilla era andata via perché per una volta era stato lui a scappare, non riusciva ancora a crederci.
Forse se fosse rimasto altro che su carta, avrebbe ricevuto questa dichiarazione di persona e adesso lei starebbe lì tra le sue braccia.
Si accasciò sul divano, si portò il viso tra le mani e scoppiò in un pianto misto tra rabbia e disperazione.
Renzo e Livietta vedendo questa reazione si preoccuparono, non lo avevano mai visto in quelle condizioni.
Livietta capì di aver esagerato con Gaetano, così si avvicinò all’uomo e iniziò ad accarezzargli la schiena.
 
-Mi dispiace ho esagerato, non dovevo darti  la colpa. –
Era sincera, aveva capito il suo sbaglio
Gaetano alzò la testa e con il volto rosso e umido, guardò sia la ragazza che l’uomo alzato di fronte a lui. Aveva un aria strana che fece preoccupare molto i padre e figlia.
-Invece hai ragione!! È solo colpa mia –
Livietta non sapeva cosa fare me cosa dire.
-Gaetano ti prego sono stati giorni di angoscia per tutti, Livietta non aveva intenzione di accusarti. –
- lo so questo ma ciò non toglie che ha ragione-
-no Gaetano io no-
Si alzò di scatto ed interruppe immediatamente la ragazza
-Livietta stai tranquilla non sono arrabbiato con te ma con me stesso-
Renzo non capiva cosa stesse dicendo l’uomo ;
-m..m...ma che dici?? Senti l’unico che dovrebbe incazzarsi quello sono io –
Gaetano capì al volo a cosa alludeva e infondo non poteva dargli torto.
Camilla in quella lettera aveva ammesso di avere amato sempre e solo lui negli ultimi anni ed essere tornato con Renzo solo per un senso del dovere.
-Senti Renzo tu hai tutte le ragioni per essere incavolato con noi. Ma ciò non toglie che è colpa mia se Camilla è andata via –
Quasi non riusciva a parlare aveva un groppo in gola, aveva bisogno di fare quattro passi doveva schiarirsi le idee per capire il da farsi. Una cosa era certa che anche se non voleva essere rintracciata lui avrebbe messo sotto sopra l’intero pianeta pur di trovarla.
Si alzò dal divano prese la sua giacca e guardò dritto negli occhi Livietta e le fece un mezzo sorriso.
 
-E adesso dove vai?? –
Disse Renzo quasi preoccupato
-Vado a cercarla no?-
Aveva un tono serio e negli occhi si poteva leggere la speranza che ciò potesse accadere.
Renzo e Livietta si guardarono dritti negli occhi come per dirsi reciprocamente “ma cosa sta dicendo”
-Senti Gaetano anche io sono rimasta sconvolta ma hai letto anche tu che non vuole essere cercata –
-Lo so!! Ma questa volta non starò al mio posto, lo sono stato fin troppo –
Uscì dall’appartamento ed entrò in macchina.
Renzo non riusciva nemmeno ad aprir bocca, era sconcertato da tutto ciò che era successo.
 
Livietta lo aveva capito che la confessione della madre aveva devastato il padre, così lo prese per il braccio e lo portò nella sua vecchia stanza.
 
-Su papà non fare così in fondo lo hai sempre saputo –
-ma cosa dici Livietta? –
- Papà non sono più una bambina, e poi credi che io gli occhi non li ho mai avuti?? Anche un cieco se ne sarebbe accorto. È inutile continuare a mentire non credi?? –
Renzo non sapeva cosa dire, infondo aveva ragione anche un cieco se ne sarebbe accorto. Aveva lo sguardo perso . Non si era nemmeno reso conto che Livietta gli stava parlando e della mano difronte al suo volto che cercava di attirare la sua attenzione.
 
-Papà?? Papà ci sei? –
-Si amore scusa e che stavo pensando-
-Papà io lo so che ti ha sconvolto quello che hai letto, però io sono convinta che se la mamma è sempre rimasta al tuo fianco è perché comunque tu eri davvero importante per lei. Ora però dormi che domani sarà anche più dura di adesso –
 
Renzo accennò un sorriso e si infilò sotto le coperte. Livietta gli diede un bacio sulla guancia e andò in camera sua.
Appena si infilò  sotto le coperte si strinse al cuscino fissava il ciondolo che aveva ricevuto e iniziò a piangere cercando di non farsi sentire.
Ma dopo alcuni minuti si aprì la porta e vide Renzo entrare.
Si asciugò in fretta le lacrime e soffocò il pianto ma inutilmente.
 
-Papà che fai qua?-
-Sono venuto a controllare che non bagnassi troppo il cuscino –
-ma come sapevi che??-
Renzo fece un sorriso e si stese vicino alla ragazza, la prese tra le braccia e iniziò ad accarezzarle i capelli.
-Come facevo a sapere che appena saresti stata da sola avresti iniziato a piangere? –
Livietta fece un cenno con la testa e si asciugò con il palmo della mano le guance
-Beh vedi tu sei molto simile a tua madre, vuoi infondere coraggio a tutti anche se a te manca e poi quando ti ritrovi da sola crolli in un attimo. Ammiro molto quello che hai fatto prima ma avrei preferito che tu ti sfogassi con me-
-Papà mi manca terribilmente –
Scoppiò in un pianto disperato si stinse più che poteva al petto di Renzo
-Piccola mia non fare così, vedrai che Gaetano la ritroverà –
-No io non credo –
Renzo non poté evitare di fare un sorriso pieno d’amarezza
-amore mio quello che ho capito in questi 10 anni e che il destino prima o poi li fa sempre incontrare. È per questo ti dico abbi fiducia, Gaetano ce la riporterà sana e salva –
- Papà resti qui vicino a me fin quando non mi addormento?  -
Aveva una vocina da bambina e due occhi da cerbiatto
-Certo amore resto qui tutto il tempo che vuoi –
Si addormentarono abbracciati l’uno all’altra sperando che il giorno seguente sarebbe stato migliore.
 
 
 
 
Camilla continuava ad avere un tarlo fisso nella mente, quel soprannome sfinge le ricordava qualcosa ma non sapeva cosa.
Nulla vuoto totale eppure era così vicina se lo sentiva, doveva sforzare un po' di più la sua memoria ma l’età di certo non aiutava.
Smise di riflettere quando sentì dei passi avvicinarsi e una voce a lei ben nota canticchiare.
 
X – ecco la mia prof preferita! Le ho portato la cena spero sia di suo gradimento –  
Aveva in aria alquanto felice
C – A cosa devo tanta felicità ?? –
Aveva le braccia conserte e il sopracciglio alzato, non riusciva ad evitare di essere ironica.
Detestava la voce di quel uomo, era sempre così pomposo e pronto a dire qualche cattiveria.
X – Beh se ci tiene io glielo dico ma poi non se la prenda con me! –
C – si sono proprio curiosa di saperlo –
Non si era smossa di una virgola
X – beh diciamo che sto immaginando la faccia che farà il suo bel commissario quando leggerà la sua lettera di addio –
C – sei un mostro –
Si leggeva il ribrezzo nei suoi occhi
X – ha insistito lei –
C – Gaetano non crederà mai che io sia andata via così da un giorno all altro –
X – e perché sentiamo? –
Questo era il momento buono, doveva provocarlo sapeva che senza rendersene conto avrebbe detto qualcosa che le sarebbe stato utile per capire
C – beh vediamo fammi pensare! Forse perché non ho portato nulla con me, nessun oggetto personale non ho fatto prelievi. Avrei una lista di motivazioni ma le lascio al tuo acume –
X – È sicura prof di ciò che dice?? Lo sa la sua camicia da notte  blu le sta proprio bene -
C – Come sa che ? –
Era spiazzata quasi le mancavano le parole
X – come so che lei prima di andare a dormire versa dell’acqua fresca al suo cagnolino e che prende una tazza di camomilla –
C – sei entrato in casa mia di notte? Com’è possibile che io non me ne sia accorta?? –
Non riusciva a crederci non si era accorta che un estraneo fosse entrato in casa sua
X – ci pensi bene prof –
Sgranò gli occhi
C – hai drogato me e potty per questo non mi sono accorta di niente –
X – non mi dica che le devo dire anche il perché –
C  - hai preso dei miei oggetti dei quali io non me ne sarei accorta così che una volta rapita tutti credessero che avessi preso le prime cose e fossi andata via -
X – esatto! E adesso la lascio mangiare in santa pace. –
 
Adesso che ci pensava molte cose successe avevano senso.
Spesso si svegliava con la testa pesante, non trovava oggetti aveva perso le chiavi di casa e spesso potty dormiva più del previsto.
Credeva che stava impazzendo e invece era stata tutto organizzato.
Non riusciva ancora a crederci se così fosse anche se Gaetano avesse provato a cercarla tutto avrebbe fatto pensare in una sua partenza improvvisa. 
Era disperata stava iniziando a perdere le speranze, doveva trovare una soluzione per uscire di lì.
 
Camilla pensa!!
Chiunque abbia organizzato tutto questo conosceva le mie abitudini e quindi qualcuno vicino a me. Ma chi può essere??
Forza cerca di capire 10 anni di indagini devono pur servire a qualcosa
Se riuscissi a collegare quel benedetto soprannome allora capirei chi c’è dietro a tutto ciò .
 
Stava cercando di stilare una lista delle persone più vicine a lei ma nessuno poteva avercela con lei al punto tale di rapirla.
Ormai notte fonda si addormentò sperando che leggendo la lettera Livietta potesse capire il suo messaggio.
 
 
 
 
Sono passate due settimane, Gaetano è dovuto ritornare a Roma ma nonostante ciò non ha smesso di cercarla.
Anche se tutto dimostrava in una partenza volontaria di Camilla c’era qualcosa che non gli quadrava.
Come poteva essere sparita nel nulla, doveva aver detto a qualcuno di ciò che aveva intenzione di fare.
Stava aspettando che tornassero la dottoressa a Gariglio e il produttore di vini che ha scoperto essere il fratello del commissario che stava sostituendo.
Fortunatamente al suo fianco c’era Torre, che nonostante il suo lavoro svolgeva le indagini privatamente cercando di trovare qualcosa ma nulla di serio.
Stava girovagando per Roma quando si ritrovò difronte all’istituto Fibonacci, rimase impalato a guardare il cortile immaginandola sorridere e parlare con i suoi studenti.
Una lacrima gli rigò il volto, mentre stava andando via si sentì chiamare
 
-Commissario ma è proprio lei?? –
Aveva un accento napoletano, gli ricordava qualcuno ma non sapeva bene chi. Si voltò e vide un giovane sulla trentina che si avvicinava verso di lui.
Lo guardò spaesato proprio non ricordava lui chi fosse.
-Commissario non vi ricordate di me?? –
-No mi scusi, lei chi è?? –
-Sono Gigi Aiello, alunno della prof Baudino si ricorda?? –
-No mi dispiace –
-Ma come la prof aiutò mio fratello che fu accusato dell’assassinio di quella giovane americana trovata al teatro Marcello –
- Aaah adesso mi ricordo tuo fratello si chiama Renato giusto? –
- Si commissario esattamente! Scusi se  sono indiscreto ma lo sapete che la prof non lavora più qui da anni?? –
- si sì lo so è che passavo di qua e non ho potuto fare a meno di fermarmi. Sai i vai vecchi tempi! –
- E come vi capisco! Io ho voluto seguire le orme della prof e adesso mi ritrovo a fare l’insegnate qua.-
- beh sono contento per te. Adesso però devo andare scusami –
- si figuri commissario. Ah se sentisse la prof le dia i miei saluti –
- senz’altro! Buona giornata –
 
Si allontanò abbastanza in fretta, ricordarla era doloroso.
 
Aveva ricevuto due chiamate da Livietta a cui non aveva risposto, nelle ultime settimane si erano sentiti spesi perché la ragazza non trovava pace e voleva essere aggiornata costantemente sulle novità.
 
 Era quasi diventata ossessiva, decise che quel pomeriggio avrebbe staccato con tutto e tutti così spense il cellulare tutto ciò che non riguardava Camilla poteva aspettare.
Voleva stare per conto suo, girare Roma e ricordare ogni singolo momento vissuto con Camilla.
Rivedendo l ex alunno della prof gli venne voglia di andare al teatro Marcello e così fece, arrivato nel punto esatto dove era il cadavere vide lei spuntare le sembrò una apparizione.
Quell’excursus gli aveva fatto più male che altro così decise di tornare a casa e rimanerci.
 
 
 
 
Era giorno, non sapeva a che ora si fosse addormentato ma di sicuro era molto tardi, si alzò dal letto fece una doccia veloce si preparò ed uscì di casa.
Solo quando fu in macchina accese il cellulare, trovo 30 chiamate perse tra Livietta e Renzo credeva che lo avessero cercato per sapere se ci fossero novità ma poi si ricredette quando lesse un messaggio.
 
Ma che fine hai fatto?? Sto prendendo adesso l’aereo per Torino, atterrerò alle 8. Ti aspettiamo a casa ho delle novità sulla mamma e non dimenticarti la lettera è fondamentale. Fai il prima possibile.
 
Non se lo fece ripete due volte, chiamò in ufficio dicendo che stava partendo per Torino e che si sarebbe preso un paio di giorni.
Risalì a casa e prese la lettera dal comodino, non c’era sera che non la leggesse l’aveva quasi consumata.
Preparò un borsone per il viaggio e uscì.
Dopo dieci minuti era in auto pronto per partire.
 
Durante il viaggio pensò e ripensò a cosa potesse aver scoperto Livietta e a cosa le servisse la lettera.
Lui l’aveva letta almeno un centinaio di volte ma non aveva scoperto nulla di interessata.
 
In men che non si dica era arrivato a casa di Camilla.
 
Suonò il campanello e attese.
 
-Vieni entra! –
Entrò in casa un po' diffidente, non sapeva cosa aspettarsi.
Segui la ragazza in salotto, dove trovò anche Renzo e Torre.
 
-Torre che ci fai qua? –
Era sbalordito si aspettava di trovare chiunque ma non Il suo amico
-Eh dottò lo dite a me? Io ne so meno di voi!! –
 
 Salutò Renzo e si accomodò sul divano in attesa di spiegazioni.
 
-Allora quali sono queste novità ?? –
-Ti ricordi il ciondolo che mamma ha spedito insieme alle lettere? –
-Certo che mi ricordo-
Ci capiva sempre meno
-Non riuscivo a capire perché me lo avesse spedito, infondo molte delle sue cose sono ancora qua quindi non aveva senso mandarlo e scrivere cosi avrai un mio ricordo . E poi parlava di un segreto–
I tre uomini non capivano dove Livietta volesse arrivare
 
Gaetano si avvicinò a Renzo e iniziò a bisbigliare
- mi spaventa sembra Camilla –
- sapessi a me. Una già era difficile da controllare figurati due per giunta sono mamma e figlia –
- ssssh non lo dire –
 
i due ridevano sotto i baffi, ma la finirono non appena Livietta li fulminò con lo sguardo.
- l’ ho detto io identiche –
 
-in queste settimane ho cercato di sforzarmi ma nulla non mi è venuto niente in mente fin quando ieri sera Camilla non lo ha fatto cadere a terra e si è aperto -
 
-Scusate ma io continuo a non capire –
-Zitto Torre!! Falla parlare –
-come non detto!!-
 
-Dal ciondolo è uscito un foglietto –
- un foglietto?? –
-che foglietto –
- una poesia!! –
- una poesia?? –
 
Tutti e tre la guardavano come se stessero vedendo un alieno, non capivano cosa centrasse una poesia con Camilla.
 
-Si una poesia e precisamente per la festa della mamma. Il ciondolo glielo regalai alla festa della mamma e all’interno misi questa –
 
-Senti Livietta io non so dove tu voglia arrivare ma credo che stiamo perdendo tempo –
 
-Dammi la lettera che la mamma ti ha scritto –
 
Gaetano estrasse la lettera dalla tasca intera e la diede a Livietta.
 
Prese la lettera e dopo un po' che la controllo esclamò a voce alta
 
-Lo sapevo!! Mamma sei un genio!! –
 
-Cosa sapevi?? –
 
Livietta si girò verso i tre uomini e gli indicò cosa aveva scoperto.
Erano rimasti tutti e tre a bocca aperta non riuscivano a crederci.

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Capitolo 5
*** Ombre dal passato... ***


Livietta si girò verso i tre uomini, che alla vista di quella scoperta sgranarono gli occhi.
Non riuscivano ancora a credere a ciò che avevano appena scoperto.
Sul volto di Livietta si leggeva la speranza che ormai aveva perso .

-No! non può essere!! Ma com'è possibile??- esclamarono tutti e tre all’unisono.
-Come ci sei arrivata?? -
-vi spiegò subito!! Ricordate il periodo in cui Gaetano ospitò Nino? –
- Come dimenticare, grazie a lui ho capito quali fossero le mie priorità e soprattutto che avrei fatto l’errore della mia vita a sposare Roberta –
- Già come dimenticare!!- lo disse Renzo con tono al quanto irritato – E poi stava sempre a casa nostra-
-Ecco! Beh siccome ci piaceva osservare la mamma e Gaetano in azione, ci piaceva immaginare che fossimo due agenti segreti e così per non far scoprire i nostri segreti decidemmo di inventare un codice tipo anagramma in frasi all’apparenza banali -
-io lo ripeto continuo a non capire- Renzo si massaggiava le tempie, sentiva che da lì a poco la testa gli sarebbe scoppiata
-Ricordi che per quella festa della mamma, lei nel leggere la poesia le che le regalai scoppio a piangere?? –
-Si ricordo che la presi anche in giro dicendolo e che aveva avuto una reazione esagerata – 
-Già e lei ti rispose che non potevi capire. Effettivamente era così, siccome aveva scoperto alcuni biglietti decisi di dirle del codice! –
-Ora capisco nella lettera c’era un messaggio segreto-
-Si esatto! E lei ha fatto lo stesso con la lettera che ha spedito!! Ecco il segreto di cui parlava, sapeva che prima o poi me ne sarei ricordata!
-Mi sembra così assurdo-
- e invece è proprio così mio caro Renzo –

Negli occhi di Gaetano si era accesa una luce, era al settimo cielo si dava del cretino per aver pensato solo per un istante che Camilla se ne fosse andata.
Renzo continuava a massaggiare le tempie ancora incredulo.

-Complimenti Livietta, tua madre sarebbe fiera di te –
-Si...lo so grazie –
-Cosa c’e che non va Livietta?? –
-Nulla!! E solo che, se mi fossi ricordata prima non avremmo perso tutto questo tempo –
-Hei,..ehi! non dire così. Sarebbe fiera di te, perché è solo merito tuo se adesso sappiamo che è stata rapita; –
-Si lo so! Però il fatto è che mi manca !! –
-Lo so, manca anche a me moltissimo, ma ti assicuro che la riporterò qui sana e salva – le fece un sorriso e l’abbracciò forte a se
- Grazie Gaetano, sono contenta che la mamma abbia una persona come te nella sua vita – 

Si guardarono dritti negli occhi e si sorrisero a vicenda.
Gaetano  prese le sue cose e si girò verso Torre 

-Torre! Vuoi rimanere lì tutto il giorno??

Torre scattò subito in piedi;

-No no dottò!! –
-Bene allora andiamo forza!-
-Andare dove esattamente??- 
-A scovare quei bastardi che hanno preso Camilla –
-Comandi dottó!!!-

Gaetano saluto con un abbraccio Livietta e diede una pacca sulla spalla a Renzo prima di uscire di casa. 

-Gaetano aspetta, questa è tua – Livietta mise la lettera nelle mani di Gaetano –Mi raccomando riportala da noi! – Aveva gli occhi lucidi;
Gaetano si limitò a fare un cenno con la testa.

Mentre Gaetano e Torre andavano via, l’unica  reazione di Renzo fu quella di stringere a se Livietta e buttare fuori un sospiro di sollievo.

-Vedrai presto sarà di nuovo  con noi! –
-lo spero tanto papà –

Avevano entrambi bisogno di quell’abbraccio, sentivano la speranza accendersi nei loro cuori.

-Fosse l’ultima cosa che faccio ma la riporterò sana e salva –

Livietta fece un sorriso e si strinse di più a Renzo.

-Dove andiamo dottó??- 
-In commissariato, dobbiamo ricostruire gli ultimi giorni di Camilla c’è sfuggito qualcosa.-



Arrivati in commissariato, Gaetano chiamò a rapporto Torre la Lucianona e alcuni agenti.

-Dottó ho già informato la Lucianona sulle svolte del caso –
-Bene!! Voglio che convochiate tutti quelli che possono sapere anche una minima cosa su Camilla –
-Beh dottore in merito a questo, sia la dottoressa Gariglio che il signor Visconti li ho convocati per domani mattina –
-ben fatto Lucianona – La curiosità nel conoscere l’affascinante   produttore di vino si leggeva a un km di distanza nei suoi occhi. – Per quanto riguarda voi, voglio che diramate l annuncio della scomparsa della Prof e dovete precisare che abbiamo la certezza del suo rapimento e che siamo già sulle tracce dei rapitori – 
-Siete sicuro?- 
-Si, quei bastardi devono sapere che sono sulle loro tracce –

I due agenti fecero un cenno di adesione e con saluto militare si congedarono e uscirono insieme alla Lucianona dall’ufficio. Torre rimase lì e si accomodò difronte a Gaetano.

-Dottó io una cosa non me la spiego -
- Mmmm cosa?? –
- Se la prof è stata rapita, perché i rapitori hanno cercato di farci credere che si fosse allontanata di sua volontà, anziché chiedere un riscatto?? –
- Bella domanda!! C’e qualcosa che non torna e noi dobbiamo scoprire cos’è – 
-Dottó che dite faccio convocare anche i colleghi della prof, forse ricorderanno qualche particolare in più–
-Ottima idea Torre! Però prima voglio fare un salto a scuola –
-E perché ?? scusate se mi permetto-
-Voglio  fare qualche domanda ai ragazzi, sono sicuro che possano darci qualche informazione utile, non amano i poliziotti ma so che per la loro prof faranno uno sforzo! –
-Come volete Dottó, -
-Ah Torre voglio che si faccia trasmettere anche una foto di Camilla-
-Ai suoi ordini Dottó!! mi metto subito all’opera -

Torre fece un mezzo sorriso e si congedò dall’amico.

Appena l’uomo uscì dall’ufficio Gaetano tirò fuori la lettera che Camilla gli aveva scritto, per lui erano come una consolazione.
Anche se aveva scritto quella lettera per necessità, sapeva che tutto ciò che era stato scritto veniva dal cuore e dal profondo dell'anima.
Preso dalla rabbia diede un pugno sulla scrivania e con un tono disperato urlò;

Aaaa Camilla dove sei?? Chi ti ha fatto questo e perché?? 

Torre udì il grido del suo superiore, preoccupato ritornò verso l’ufficio lasciato poco prima, mentre stava per aprire la porta si ritrovò Gaetano in piedi in procinto di uscire, aveva bisogno di stare un po' per conto suo. 

-Dottó tutto bene??- 
-Si...- esitò qualche istante – No! No Torre non sto affatto bene... –
-Dottó io vi capisco, ma dove volete andare a quest’ora??-
-Non lo so... ma devo uscire da qui, devo riflettere... devo capire alcune cose! – Con una mano scostò l’amico e si fece strada verso l’uscita –Torre non preoccuparti tornerò presto – Fece un mezzo sorriso ed uscì quasi se stesse correndo lasciando solo l'amico.
Camminò a lungo per le strade di Torino, tutto le ricordava Camilla.
Era peggio di Roma e aggravare il suo stato d'animo era il fatto che qui a Torino l’aveva rincontrata, che il destino per l’ennesima volta aveva giocato con le loro vite. Infatti nessuno  dei due poteva immaginare che proprio in questa città si sarebbero rincontrati e soprattutto ritrovarsi dirimpettai e che  dopo 10 anni di attese e porte sbattute in faccia, Camilla fosse finalmente diventata sua.
Passò il resto del pomeriggio a girovagare per la città, quando decise di ritornare in ufficio con la flebile speranza che ci fosse qualche novità. Con la testa immersa nei suoi pensieri urtò qualcosa o meglio qualcuno. Percepì un profumo intenso, forte ma allo stesso tempo dolce gli ricordava qualcuno ma di preciso non ricordava chi; era sicuramente una donna. Si voltò indietro per chiedere scusa quando la vide. Non poteva crederci erano anni che non la vedeva eppure non  era cambiata di una virgola, sempre splendida;
 gli anni non avevano scalfito niente nemmeno una ruga sul suo viso. 
Stava per salutarla ma fu preceduto;

-Gaetano Berardi, è da tanto che non ci vediamo! – sorridente al massimo
-Ro...rooo...Roberta ma sei tu? – incredulo, non riusciva nemmeno a pronunciare il suo nome
-Si sono io – sempre con un sorriso stampato – Che c'è non ti ricordi più di me??? Perché beh io ricordo TUTTO di te!! – Marcò soprattutto sul tutto con la consapevolezza di riportare alla luce vecchi rancori ;
-Si....beh anche io ricordo tutto!- c'era una punta di amarezza, sapeva di essersi comportato da vigliacco con lei in fondo l'aveva lasciata sull’altare perché solo in quel momento aveva capito che l’unica donna a cui avrebbe voluto mettere la fede e legarla se per tutta la vita era Camilla. Voleva chiederle scusa ma non trovava le parole –Roberta... io.... io vorrei chi-
In quel momento di  bloccato dalla donna
-Ormai , sono passati così tanti anni, mettiamoci una pietra sopra!- lo guardava con aria serena 
Gaetano seppe solo fare un cenno di saluto e un sorriso;
-Beh visto che non erano molte le probabilità che ci rincontrassimo dopo tutti questi anni e in una città che non fosse Roma, che ne dici se ci prendiamo una tazza di caffè e parliamo un po' dei vecchi tempi??-
- Beh io adesso veramente..- fu nuovamente interrotto 
-Gaetano credo che almeno un caffè con te lo merito no??-
Messo alle strette dai sensi di colpa accettò l'invito, lo prese a braccetto e lo tirò a se indirizzandosi verso la caffetteria più vicina.





I giorni passavano velocemente e nessuno era venuto a liberarla; ormai aveva perso le speranze.
Sapeva che riporre la fiducia in un gioco che Livietta faceva da bambina era rischioso, ma ci aveva provato.
Questa situazione la stava facendo impazzire, non riusciva a non pensare a Gaetano il suoi pensieri erano rivolti sempre a lui è più passavano i giorni e più le domande aumentavano specialmente una 

-chi sa se mi sta cercando anche lui-

Un po' la frustrazione e un po' le sue condizioni non riusciva a non piangere e disperarsi, certo non era da lei ma non sapeva più cosa fare i giorni passavano le sue condizioni erano sempre più evidenti e c'era sempre quella parola che le ronzava in testa;

-La sua sfinge! –

Le ricordava qualcosa ma non sapeva cosa, si addormentò nella speranza che una dormita le avrebbe portato consiglio. 

Camillaaa....Camilla!! sveglia!!
Si sentiva chiamare... quella voce le ricordava qualcuno
Camillaaa ma ti vuoi svegliare?? Forza che se la prof si accorge che stai dormendo dall’inizio della lezione passiamo entrambi dei guai...
Alzò la testa e con la mano destra si massaggiò gli occhi – ma tu che ci fai qua? E di quale prof stai parlando?? L'unica prof che conosco qui sono io!!-riprese lentamente conoscenza e quando fu abbastanza lucida si guardò in giro e sgranò gli occhi – ma...ma dove mi trovo?? –
-mi sa che stai studiando troppo! – bisbigliava divertente la figura seduta vicino a lei – siamo al liceo classico T. Tasso come ogni giorno degli ultimi 5 anni-
-Ma cosa dici?? È uno scherzo?? – era in credula, iniziava ad aggirarsi
-se vabbè!! Comunque adesso ascolta che la prof sta spiegando una poesia di Oscar Wilde –
Cercò di fare mente locale, era lo stesso sogno che faceva da settimane ma ancora non capiva il perché don quando non udì una parola...

... Allora ragazzi, La sfinge senza enigmi o meglio conosciuta come La sfinge fu scritta da Wilde nel 1894 che dedicò a Marcel Schwob in onore della loro amicizia...

Era rimasta lì ferma, ora era tutto chiaro era lui che la chiamava così si giro alla sua destra e con un filo di voce pronunciò il suo nome – Michele!-
-si lo so è bellissima e rispecchia un po' te, così da oggi ti chiamerò la mia sfinge! –
Ora aveva tutto senso, cera lui dietro tutto... era lui che la teneva rinchiusa da settimane.

Si svegliò all’improvviso, era in uno stato di totale sconvolgimento non riusciva ancora a credere che dietro il suo rapimento ci fosse Michele Carpi.
Cercava di pensare in maniera lucida ma nulla era sconvolta al solo pensiero che dietro a tutto quello che le stesse capitando c'era lui, l’uomo che aveva amato così tanto nella sua giovinezza, per il quale per la prima volta in vita sua aveva dichiarato il falso davanti alla legge e per questo motivo il rapporto con Gaetano si era incrinato ulteriormente.

-stupida! Stupida stupida! Camilla Baudino ma come hai fatto a fidarti di quel essere!-

Cercava di elaborare una soluzione, era indecisa se smascherarlo subito oppure attendere il momento giusto.
Mentre pensava alzò lo sguardo che si posò su un particolare che fino ad allora gli era sfuggito.
Un oggettino minuscolo incastrato dietro ad un tubo, era sicuramente una telecamera che inquadrava in pieno tutta la stanza e dunque tutti i suoi momenti e fu così che le venne un idea.
Si stese nuovamente sul suo letto, e si riaddormentò o almeno è quello che fece credere.”


Era ormai sera inoltrata, dopo aver lasciato Roberta aveva passeggiato per un bel po per le strade della città fin quando non si ritrovò difronte all'hotel in cui alloggiava.
Si sentiva esausto, confuso e malinconico.
Non vedeva l’ora che il trasloco finisse così da poter tornare nel suo appartamento.
Aveva anticipato il trasloco, visto che l'incarico a Roma era terminato prima del previsto e il vicequestore che stava sostituendo era tornato prima in servizio prima del dovuto.
 
-certo che quando il destino ci si mette!!- non riusciva a trattenere un sorriso difronte a quel pensiero.

Si fece una doccia per scaricare un po' lo stress di tutta quella situazione, ma nulla non trovava pace andava avanti e indietro per la stanza, sorseggiando di tanto in tanto il suo vermut.
Cercava risposte a tutt'e quella domanda che affollavano la sua mente.

Quella situazione lo stava uccidendo non riusciva a non pensare a Camilla al suo rapimento e specialmente pensava e ripensava alla conversazione tra Francesca e Camilla.

-Che cosa nascondevi Camilla?? E soprattutto a chi??-
 -L’unica che può darmi risposte è Francesca, in fondo Camilla si è confidata con lei quindi saprà sicuramente darmi le risposte che cerco –
 
Non vedeva l'ora che la dottoressa rientrasse dal sul viaggio in Nigeria, era l'unica che potesse dargli delle risposte. 
Ormai esausto e con un gran mal di testa di mise a letto e mentre stava per addormentarsi gli arrivò un messaggio;

-Sono molto contenta di averti rincontrato, spero che non sia un incontro isolato.....Buonanotte Gaetano:*-

Gaetano anche se non riconobbe il numero sapeva perfettamente chi fosse il mittente, gli scappò un sorriso non riusciva ancora a credere quanto fosse bizzarra la vita. Rispose a quel messaggio e si rimise a dormire.

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