once upon a time

di Fantasia_98
(/viewuser.php?uid=805762)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** once upon a life ***
Capitolo 2: *** La verità nascosta parte 1 ***
Capitolo 5: *** la verità nascosta parte 2 ***



Capitolo 1
*** once upon a life ***


  
Era una giornata d'estate molto calda e le due ventiduenni protagoniste stavano avanzando verso Storybrook, nel New England. Jasmira, una donna di media statura con occhi marroni e capelli ricci color nero, stava al volante; addosso portava una maglietta di Once upon a time, una serie televisiva per cui andava matta, dei jeans corti e delle scarpe da ginnastica bianche. Lì vicino a lei, sul posto del
passeggero era seduta una donna: era Sonia; anch'essa era di media statura, aveva capelli lisci scalati color marrone scuro con qualche colpo di luce non troppo esagerato e un ciuffo che le cadeva sul lato sinistro della testa, occhi verdi e occhiali larghi color nero pece. Sonia indossava un corpetto nero con sotto una maglia a maniche principesche color grigio, dei leggins neri con stivali color marrone e un cappello da pirata avente una piuma con svariate sfumature posata sul lato sinistro. -Quanto manca?- le chiese Sonia -che c'è, inizi a sentire caldo?- le disse jasmira ridacchiando -ah ah davvero divertente- le rispose lei ironicamente.
Quando arrivarono era tardo pomeriggio e le due ragazze presero subito i loro bagagli, entrarono nell'alloggio prenotato e le posarono a terra buttandosi in fine sul divano a causa della fatica; la casetta in cui si erano stabilite le due donne era isolata su di una montagna. Si fecero una doccia e si cambiarono prima di uscire; Sonia indossava felpa e jeans mentre Jasmira un vestito lungo blu. Per sicurezza si portarono dietro entrambe le chiavi della casa in caso una di loro decidesse di allontanarsi.
 
-Ti dico che ho visto una piratessa con una valigia andare su per la collina questo pomeriggio, non ti sto mentendo!- stava dicendo una voce maschile che proveniva dal buio della strada su cui ora si trovavano anche le due donne. Sonia e Jasmira continuarono a camminare nel buio tentando curiose di capire da dove provenisse la voce; da subito non videro nulla a causa della fitta nebbia, poi spuntarono due persone: erano Emma e Hook. Quando furono abbastanza vicine da distinguerne i particolari le due rimasero stupite nel vedere che i due passanti erano uguali ai due personaggi della serie televisiva che amavano. Proseguirono senza dir nulla e quando arrivarono alla locanda di Grenny scoppiarono a ridere. Dopo essere entrate ordinarono da bere per festeggiare il loro arrivo; Jasmira prese una bottiglia di wisky mentre Sonia ordinò un bicchiere di latte. Poco dopo che ebbero finito le due sentirono delle voci alquanto familiari entrare dalla porta -una donna vestita da pirata con una valigia, e credi sul serio che ci possa credere?- disse Emma a Hook -hey alla fine non sei passata inosservata come volevi- disse Jasmira a Sonia dandole una pacca sulla spalla mentre lei si copriva la faccia dalla vergogna; Emma sentendo per caso cosa avevano detto le due nuove arrivate rimase a bocca aperta, così si avviò verso di loro. -Senti Jas, io andrei se non ti dispiace.. sta sera voglio rimanere un po' per i fatti miei, ci vediamo domani ok?- lasciò i soldi per pagare la sua parte, si pulì la bocca e si alzò, ma mentre si avviò verso l'uscita si scontrò con Emma -scusa- le disse prima di uscire. -Ciao, io sono Emma, tu e la tua amica siete nuove?- -si, siamo arrivate oggi pomeriggio- la informò lei -dove stava correndo la tua amica così tanto di fretta?- le chiese poi incuriosita -probabilmente nei boschi, non ne ho idea sinceramente ma di sicuro in un posto isolato- -a quest'ora della notte, non ha paura?- le chiese subito dopo Kilian aggiungendosi -no, lei è un lupo solitario, non è abituata a stare con le persone perciò le capita spesso-.

Italia,Villafranca, anno 2010:
Una ragazza sedicenne, di media statura, con occhi verdi, occhiali nero pece e capelli marroni era appollaiata sul banco a subire le prese in giro dei suoi compagni: era Sonia. 
La campanella suonò e la ragazzina ebbe modo di mettersi finalmente le sue cuffie che tanto amava dando così tregua alle sue orecchie e a se stessa. -Sei brutta- -torna da dove sei venuta, nessuno ti vuole qui- le ripetevano i compagni ogni giorno a ogni ora; col tempo la ragazzina aveva trovato dei modi per non sentire più quel mondo che tanto odiava, che le gridava sempre contro e che le sputava in faccia, ma facendo ciò si era anche isolata. Sonia non era una dalle lacrime facili, anzi non piangeva ne si ribellava mai alle burla degli altri, amava trovare una storia per tutto ciò che le succedeva e si ripeteva sempre che non riusciva più a piangere perché aveva finito le lacrime; in realtà si era semplicemente abituata a tenersi tutto dentro sfogandosi tramite la musica, cantando.
Lei era spesso sola ma ciò non le dava fastidio perché sapeva bene come colmare quella solitudine: guardando film e trascorrendo il resto del tempo leggendo o immaginando; da bambina era stata felice e anche in altri momenti della sua vita, ma man mano che cresceva questo si riduceva sempre più, accentuando l'odio che teneva rinchiuso in se e la solitudine.

Stava camminando da ore oramai, scrutando attorno a se per trovare il posto che desiderasse, quando, dopo aver camminato per ore, aver saltato un piccolo fosso e aver intrecciato stradine strette trovò ciò che cercava: un posto a metà tra il mare e la montagna, con una vista mozzafiato; si sedette sul punto più estremo di una roccia, poi chiuse gli occhi e con la musica nelle orecchie si disse -ecco, adesso puoi rilassarti, finalmente un po' di pace dopo aver passato un' intera vita sperando che questo momento arrivasse- improvvisamente una lacrima le scese sulla guancia senza che se ne accorgesse. Quando fu ora di tornare indietro era molto tardi e mentre si affrettava si scontrò con un uomo: era alto, vestito con giacca e cravatta, i capelli erano grigi come l'argento e poggiava su di un bastone; Sonia non riuscì a vederlo molto bene, ma le parse di riconoscerlo in Tremotino. -Ti sei persa per caso?- le chiese lui fermandola -no- gli rispose lei cortesemente -come mai vai così di fretta?- gli chiese lui incuriosito -il tragitto del ritorno è lungo e voglio tornare il prima possibile per non far preoccupare la mia amica- poi fece uno sbadiglio, lo salutò e tornò sui suoi passi pensando a quando sarebbe andata a dormire -aspetta- le disse poco prima che lei potesse scomparire -prendi questa strada, ti porterà a destinazione in men che non si dica- -è una scorciatoia?- gli chiese lei un po' dubbiosa -si- le rispose lui, poi la salutò. Era una stradina stretta, difficile da percorrere ma alla fine concordò sul fatto che fosse stata una scorciatoia; si trovò fuori dal bosco prima del previsto. Jasmira nel frattempo stava aspettando impaziente davanti la via principale preoccupata nel non vedere l'amica tornare.
Erano passate molte ore e lei le aveva lasciato molti messaggi concludendo in fine che molto probabilmente aveva il telefono spento. -Chi stai aspettando qui fuori al freddo?- chiese una donna che a Jasmira ricordava in tutto per tutto Regina -una mia amica- le rispose fissandola impressionata; la ragazza notò che era in compagnia di un uomo alto che riconobbe come Robin. -Siamo arrivate oggi, insieme, ma ci siamo divise dopo aver bevuto qualcosa per festeggiare da Grenny. È uscita molte ore fa, non mi risponde al telefono e non l'ho ancora vista tornare, ma sono sicura che arriverà fra poco- ed infatti fu così. Jasmira d'istinto l'abbracciò -che c'è?- le chiese l'amica stupefatta -che c'è?!- le ribadì Regina infuriata -la tua amica era preoccupata per te, ecco che c'è- -sono solo andata a fare un giro in mezzo al bosco, avevamo concordato che ci vedessimo domani mattina- le rispose incerta, come se qualcosa non le quadrasse. Dopo che Robin ebbe convinto Regina a non trasformarla in un rospo le salutarono. 
Sonia e Jasmira condividevano la stanza e il letto; Jasmira la tenne abbracciata a se, ancora preoccupata mentre lei ascoltava ancora un po' di musica con un altro paio di cuffie, più malandate.
-Perché te la prendi tanto?- chiese Robin a Regina -ma l'hai vista?! quale amica si comporterebbe in quella maniera- -ma si può sapere cos'ha sta sera Robin?- le chiese improvvisamente Emma incrociandola -è a causa delle due nuove arrivate: una delle due ha fatto preoccupare a morte l'altra- le rispose prima di correre dietro a Regina; Emma poco dopo non riuscì a non chiedersi come potesse amare tanto di andarsene a passeggio a quest'ora -tanto trambusto per una donna che va a farsi una passeggiatina nel bosco durante notte fonda- disse Tremotino sbucando fuori imrovvisamente -come fai a sapere che era nel bosco?- gli chiese Kilian con tono brusco -l'ho incontrata sulla via di ritorno- gli rispose tranquillamente -che ci facevi nel bosco a quest'ora?- gli chiese Emma sospettosa -era 
con me- intervenne Belle poco dopo -Tremotino mi stava aiutando a localizzare una persona con la magia; credevo ci avesse sentito, ma aveva le cuffie, così lui le ha consigliato una scorciatoia per il ritorno-.
Il mattino seguente le due si svegliarono intorno alle 10, fuori splendeva il sole e tutta la città era sveglia oramai da ore; quella mattina decisero di andare a visitare il porto come prima tappa: tutte e due non vedevano l'ora di vedere il posto dove nella serie televisiva veniva attraccata la Jolly roger. -Dunque, vediamo di non perderci ok?- le disse Sonia a Jasmira -e fu così che si persero- le rispose ridendo lei; quando arrivarono al porto rimasero stupite nel vedere che una copia della Jolly Roger era attraccata li, davanti ai loro occhi; - è bella non è vero?- disse una voce alle loro spalle improvvisamente -si, lo è- risposero meravigliate all'unisono -se volete vi posso far fare un giro- aggiunse Hook poi sorpassandole -si, certo- risposero molto eccitate all'idea. Quando salirono Jasmira andò subito a curiosare in giro trascinandosi l'amica con se a cui non dispiaceva affatto l'idea di esplorare la mitica nave; quando furono oramai in mare aperto e avevano acquistato velocità, Sonia e Jasmira tornarono su. Le due ragazze avevano finito da un pezzo di esplorare tutti i nascondigli e le camere che possedeva la nave, così andarono a poppa o almeno Sonia; Jasmira si era spostata vicino a Hook. -La tua amica non sembra essere felice- fece notare a Jasmira mentre lei stava osservando il mare da un'estremità non molto lontano -si che è felice- gli rispose -è solo che, lei non sorride mai- aggiunse poi chiudendo li l'argomento. Mentre i due parlavano lei in tanto si era esposta da una rete non molto lontana e aveva incominciato a cantare allegramente una canzone che conosceva -i am a princess you are a pirate- ; si stava divertendo, finché un'onda non le arrivò addosso colpendola in piena faccia. Tutti si misero a ridere tranne lei che si distaccò subito per andare a sedersi poco più in la mentre la nave virava per ritornare indietro. Per tutto il tragitto si sentì felice come non mai, le sembrava di vivere un sogno e per un istante si dimenticò di tutto, ma poi questo finì e tornò coi piedi per terra. Quando scesero ringraziarono Hook del meraviglioso viaggio e mentre si allontavano, Sonia propose all'amica -perché dopo una bella doccia calda non torniamo nel locale di ieri sera?- -d'accordo- fu la sua risposta; poco dopo sparirono dietro il vicoletto da cui erano arrivate. 

Erano appena arrivate, e Jasmira era entrata per prima sotto la doccia, quando, mentre si insaponava i capelli e il corpo, la ragazza non potè fare a meno di chiedere all'amica -non ti sembra strano che tutto qui sia uguale a Once upon a time?- -nah- le rispose l'altra mentre andando a sedersi con le gambe incrociate sul materasso apriva un pacchetto di patatine tirato fuori da una delle due ante del comodino -e se anche fosse- aggiunse dopo entrando mentre andava a sedersi con ancora il cibo in mano sulla tavoletta del water -che ci sarebbe di strano?- -a te non fa paura tutto questo?- -no- disse lei con tono tranquillo prima di mangiare un'altra patatina; vi fu un lungo momento di silenzio in cui Sonia rimase a fissare una delle patatine perdendosi nei suoi pensieri -non ti piacerebbe far parte di quel mondo?- le chiese poi ritornando alla realtà. Jasmira pensò in continuazione alla domanda che lei le aveva posto; d'altronde da piccole, a scuola, continuavano a immaginare come sarebbe stata la loro vita se fosse esistito veramente quel mondo di fantasie, ma erano solo bambine e sapeva che questa cosa non poteva essere possibile. Alla fine lasciò perdere ogni dubbio e incertezza e continuò come se fosse niente. 
Quella sera, quando arrivarono al locale Sonia indossava un tubino rosso mono spalla caratterizzato da un gioiello e una grossa cintura incastonata di pietre preziose avente dietro un lungo 
strascico di pizzo e dei tacchi alti chiusi bianchi chiusi caratterizzati da delle catenelle color oro; essi le copriva una porzione di gamba. Era truccata di nero e aveva lo stesso tipo di colore per smalto, portava con se una borsa nera e rossa con delle scritte in oro stampate qua e la; sembrava che l'insieme mostrasse la sua vera se, il suo vero carattere e ciò faceva accapponare la pelle a coloro che ne incrociavano la strada. L'amica invece era vestita in modo più delicato con un vestito bianco a fiori che le arrivava al ginocchio e dei tacchi alti neri, non si era truccata, ne si era messa lo smalto e portava con se una dolce e graziosa borsetta color blu cielo. Quando si sedettero tutti le fissarono divertiti nel vedere con quanto contrasto si differenziavano le due. Quella sera tutti erano stranamente riuniti nel locale ed ebbero così l'occasione di conoscere le nuove arrivate; quando ebbero finito di pranzare Sonia prese il portafoglio e lasciò come la sera precedente i soldi a Jasmira chiedendole di pagare per entrambe. -Te ne vai di già?- le chiese a malincuore -tranquilla, torno fra pochi minuti: vado solo a fumare una sigaretta- poi aggiunse -se hai bisogno chiama- -ok- rispose infine Jasmira. Quando lei uscì vide che gli occhi di Belle la stavano fissando ma non ci badò molto.
-È da quando è arrivata che la stai fissando Belle, che c'è che non va?- le chiese Elsa -niente- le rispose per poi avviarsi verso Jasmira -ciao- le disse chiedendole poi un po' agitata -allora siete appena arrivate; avete visitato molto in questi due giorni?- -si e domani andiamo a visitare la foresta, che Sonia conosce già un po' fortunatamente- -giusto.. mio marito mi ha detto che l'ha trovata nel bosco ieri sera, ma toglimi una curiosità: cosa ci faceva nel bosco?- -o beh le piace stare da sola ogni tanto- -e non ha paura ad andare in giro da sola nel cuore della notte?- -è difficile che si impressioni tanto facilmente, lei è- si era bloccata in quanto faticava a trovare il termine -è complicata- riprese a dire poco dopo -ma è pur sempre mia amica e le voglio bene- finì di dire poi. Sonia era giunta oramai alla spiaggia: aveva la sigaretta nella mano destra e le scarpe in quell'altra e stava in piedi ad ascoltare il rumore delle onde del mare che si infrangevano sulla sabbia; quando ebbe finito si rimise le scarpe e si avviò per tornare. -Finalmente, quanto ci hai messo?- le chiese Jasmira -si, scusami- le disse aggiungendo poi-allora, cosa facciamo adesso?- -che ne pensi di chiederle scusa per ieri sera tanto per cominciare- aggiunse furiosa Emma da dietro le sue spalle; lei si girò e le rispose seccata -senti, se vuoi farmi il terzo grado anche tu puoi lasciar perdere, non cambierà niente e poi lei sapeva benissimo dov'ero e soprattutto che sarei tornata tardi- -perché non andiamo in camera e ci guardiamo Once upon a time?- le propose Jasmira cercando di distoglierla dal litigio che si sarebbe scatenato di li a poco
-ottima idea- rispose infine Sonia. 
Dopo che le due furono tornate in camera Emma scoppiò in una folle rabbia -non la sopporto quella, insomma quale amica farebbe questo?- -andiamo Emma sono sicura che abbia avuto le sue buone ragioni- aggiunse improvvisamente Biancaneve per farla sbollire un poco -mi dispiace ma non sono d'accordo mamma- le rispose lei. A sentire la parola mamma a Belle scese una lacrima di malinconia nonostante non seppe spiegarsene il perché.Il giorno seguente, le due, come avevano stabilito andarono nel bosco munite di abiti e di provviste; quando si addentrarono non passò molto che incrociarono Regina e Robin. -Che c'è tesoro, è da quando hai visto quelle due che sei diventata strana, si può sapere che hai?- -devo parlare con la fata madrina e subito-.

-Sicura che sia lei Belle?- le stava chiedendo preoccupata la fata madrina -si, ne sono assolutamente sicura- le rispose lei facendo avanti e in dietro davanti alle altre fate -beh, se ciò che dici è vero allora siamo tutti in pericolo- disse Trilli improvvisamente -ma si può sapere cos'è questa storia?!- chiese Tremotino, stufo di non capire di cosa stesse parlando -dove hanno detto che sarebbero andate oggi?- chiese Belle ignorandolo -nel bosco- -corri allora, vai, adesso, prima che sia troppo tardi.. va!- le disse la fata madrina. 
Mentre Belle correva verso il bosco, Sonia e Jasmira stavano camminando beatamente finché non si scontrarono con Regina e Robin. -Ma guarda un po' chi ha deciso di farsi rivedere, per fortuna sta volta non hai abbandonato la tua amica come l'altra sera- le disse in tono aspro Regina -avete intenzione di bollarmi a vita per questo?!- le rispose lei irritata -adesso basta!- le intimò Robin -forse ti importa solo di te stessa- aggiunse poco dopo non riuscendo a trattenersi -proprio tu vieni a farmi lezioni di vita, tu che non hai avuto scrupoli a sacrificare tuo padre per raggiungere i tuoi scopi- le rispose offesa mentre i suoi occhi si trasformavano diventando più luminosi -come osi?- le disse preparandosi a lanciarle una palla di fuoco -adesso basta Regina!- le disse Robin per evitare che potesse incendiare o cavare il cuore alla donna. Sonia proseguì sopprimendo i suoi sentimenti di rabbia; poco dopo si dovette fermare a causa di un acciacco alla testa che le capitava ogni tanto. Regina ebbe il modo di ripetere sotto voce -non ti importa di lei- ma l'unica risposta che ebbe fu uno sguardo maligno da parte della ragazza cui gli occhi era tornati luminosi. 
Belle purtroppo arrivò qualche secondo dopo che Sonia si era voltata per riprendere il cammino, stava urlando a Regina -no!- quando una forte scossa gettò tutti tranne Sonia lontano: questa volta non era riuscita a trattenersi. Tutti gli alberi intorno a loro erano stati distrutti e Belle, come molti altri aveva sbattuto la testa e perso i sensi; quando Sonia tornò in sè e vide l'amica svenuta corse subito da lei  preoccupata senza badare nemmeno alla stranezza che la circondava. 
Quando Jasmira si risvegliò era in ospedale; si guardò attorno e notò che l'amica le si era addormentata vicino. -è rimasta con te tutto il tempo senza andarsene mai- le disse Biancaneve improvvisamente -e gli altri?- le chiese lei ancora confusa -oh, loro stanno bene, però non ricordano nulla di ciò che è successo- la informò mentendole -mi ricordo solo che io e Sonia eravamo nel bosco e che ad un certo punto lei e Regina si sono messe a litigare e poi- fece un pausa poi aggiunse -ce stata quell'esplosione- -adesso riposa e rimettiti in sesto ok?- le disse Biancaneve prima di andarsene; quando uscì dalla stanza corse subito ad avvertire le fate che si preoccuparono all'istante. -Non ha fatto niente di male vero?- chiese la Fata Madrina preoccupata -ha rischiato di uccidere della gente, è pericolosa- borbottò una di loro -aspettiamo a decidere sorelle- disse un'altra -ha usato tutto quel potere in una volta e non si è nemmeno fatta un graffio, è pericolosa- ribadì un'altra -vedremo- disse la fata madrina in fine calmando il trambusto che si era andato a creare.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La verità nascosta parte 1 ***


La verità nascosta:
Jasmira era appena stata dimessa dall'ospedale e rimandata a casa quando Sonia era nel bosco a camminare.
Era notte fonda quando si sentì il rumore della chiave girare nella serratura; successivamente la porta si aprì e Jasmira chiamò di colpo -Sonia- ma dal buio totale della casa non giunse nessuna risposta, così riprovò mentre alzandosi dal letto accendeva la lampadina. Sul tavolo della cucina trovò solo un biglietto con scritto: ho bisogno di pensare.
 
Sonia stava divagando nell'oscuro bosco sotto la scintillante luna rossa; stava ascoltando una musica triste mentre con le mani passava da un tronco ad un altro distruggendolo come fosse carta. - Perché adesso?- si stava chiedendo nella sua mente mentre osservava i danni causati dal suo nuovo e incontrollabile potere; mentre continuava a camminare vestita con una semplice maglia lunga e dei jeans corti si imbatté in un pensiero. Cercò di pensare ad altro ma invano, quel pensiero la tornava sempre a tormentare; alla fine disgustata da ciò urlò –no, mai, non lo farò mai, non diventerò mai così, non diventerò malvagia!- in quel frangente, mentre urlava, di nuovo gli alberi attorno a se vennero distrutti: alcuni esplosero in mille pezzi, altri mostrarono da subito crepe piccole, poi più evidenti e in fine vennero distrutti.
Quando Sonia tornò a casa era l'alba; Jasmira era rimasta per tutto il tempo davanti la veranda in attesa di ciò. Quando la vide, da subito le corse in contro per aiutarla; lei era piena di schegge di albero e di terriccio. Quando le arrivò a un palmo dal naso indietreggiò spaventata e cadde a terra, successivamente mentre lei avanzava si alzò e corse a chiamare aiuto; in lei qualcosa era cambiato e lo notò nei suoi occhi che ora emanavano morte allo stato puro. Quando la donna fu in casa, davanti allo specchio, ebbe modo di notare il cambiamento: tra il nero e il verde della pupilla si era formata una sottile luce che la faceva sembrare quasi un robot.
Quando Jasmira arrivò in città chiamo aiuto; Emma che era li vicino, assieme a Belle, corse a vedere che cos'aveva. -Aiutatemi!- gridò disperata - Sonia è.. - ma non finì la frase che l'amica l'aveva raggiunta distando pochi metri da lei -o mio dio- disse Jasmira mentre tentava la fuga -Jasmira?- chiamava Sonia quasi in lacrime -Jasmira?- riprovò mentre quella tentava di andarsene con la macchina; non appena riuscì a mettere in moto partì il più veloce possibile. Quando lei la vide scappare, non arrivò nemmeno al cartello più vicino che sbandò; la macchina venne fatta capovolgere più volte mentre Sonia le urlava contro -così volevi abbandonarmi!- ; qualche minuto dopo, la macchina si fermò a testa in giù. Jasmira cercò subito dopo di aprire lo sportello ritrovandosi in fine la donna davanti; Tremotino, Emma, Regina e Elsa tentarono più volte di fermarla inutilmente unendo i loro potenti poteri venendo sbattuti contro la cosa più vicina  perdendo pian piano i sensi.
 Sonia nel frattempo stava urlando contro Jasmira -tu volevi abbandonarmi, avevi promesso!- ; mentre lei ancora stava cercando di uscire Sonia le disse in tono più basso tra una lacrima e l'altra -avevi promesso- -no!- le urlò Ruby prima che potesse farle qualcosa; lei poco dopo le si allontanò risparmiandola, ma prima che qualcuno potesse prestarle soccorso fece esplodere la macchina. Mentre se ne andava, dietro di se emanavano fiamme e le urla di dolore della tanto amata amica; non si girò nemmeno a guardarla. Piena di odio e di ira se ne andò lasciando crepe sotto il suo cammino.
Tutti piansero quella notte a differenza di Sonia che se ne rimaneva ferma sotto la doccia a guardare fissa il muro bianco sentendosi tradita.
 
-Belle- chiamò una fata -è  il momento- disse un'altra mentre nel bar tutti si giravano attenti ad ascoltare ogni singola parola; -io non ho idea di come fermarla- disse guardando gli altri balbettando -come può lei saperlo?- si intromise Tremotino subito dopo per proteggerla, ignaro della situazione –si invece; tu la conosci- rispose la Fata Madrina -Belle- disse suo marito voltandosi verso di lei. Poco dopo lei si asciugò le lacrime e rivelò -si, la conosco: è nostra figlia-.
Mentre nel bar si sentiva questa sconvolgente notizia, Sonia nel bosco, sotto la luna ed il cielo stellato distruggeva al suo passaggio ogni cosa: stava arrivando per distruggerli; durante la sua sosta aveva attribuito la colpa di ciò che era successo a loro e voleva vendetta, la desiderava intensamente e ricolma di odio com'era sarebbe riuscita ad ottenerla. Ora gli abitanti avrebbero dovuto trovare un modo per salvarsi la vita e fermare la donna per sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** la verità nascosta parte 2 ***


Ci fu una riunione nella chiesa per discutere di cosa fare con Sonia; molti furono per la via più violenta. Belle era enormemente confusa riguardo ciò e non ascoltò nessuno dei presenti; nel frattempo le fate avevano provveduto per fare una degna sepoltura a Jasmira. -E tu Belle? cosa ne pensi- le chiesero alcuni popolani improvvisamente -cosa?- rispose loro lei -cosa ne pensi della questione?- -ah, giusto,la questione..- -non eri attenta cara?- le chiese suo marito -scusatemi, ma oggi..- incominciò a dire mentre tutti la fissavano -io dico che dobbiamo combatterla- esclamò Regina interrompendo bruscamente il silenzio che si era andato a formare -col fuoco non sconfiggerai il fuoco; dobbiamo parlarle- rispose Emma di rimando- -hai visto come ha reagito: le parole non servirebbero a nulla- -no- le interruppe bruscamente Belle -tutto questo è colpa mia..-  -ma che stai dicendo?- le chiese Tremotino -mi dispiace- incominciò a dirgli con gli occhi in lacrime -non credevo sarebbe mai riuscita a ritornare, la fata superiora mi aveva detto che le avrebbe trovato un posto sicuro, un mondo in cui non avrebbe mai potuto fare del male a nessuno- -tu cosa?- disse sconcertato Tremotino -hai lasciato che portassero via nostra figlia?!- aggiunse subito dopo -solo per evitare che diventasse come te- le rispose lei offesa -potreste continuare i vostri litigi più tardi?!- li interuppe improvvisamente Regina prima ancora che potessero proferire altre parole -ora abbiamo un problema molto più grande: come la fermiamo? ne io, ne Emma siamo in grado di farlo-.
Nel frattempo, negli antri più oscuri del bosco, Sonia stava vagando senza meta; si continuava a reggere ai tronchi degli alberi: era distrutta. Era da anni che quel vecchio acciacco alla testa non le tornava; ora era forte più che mai. Durante tutta la sua vita non aveva mai capito cosa fosse, ma era forte ed era sempre stato molto doloroso anche se di solito durava pochi secondi. Dopo aver camminato all'ungo si ritrovò davanti una caverna oscura; dopo alcuni istanti passati a riprendere fiato, decise di entrarci e di riposarsi qualche minuto. A causa del suo dolore le era difficile fare movimenti e nonostante l'entrata fosse molto larga le ci volle un bel po' per accomodarsi; senza accorgersene, dopo qualche minuto sprofondò nel sonno.

Si svegliò di soprassalto durante la notte; si sentiva sudata. Era avvolta nelle pesanti coperte ed era buio attorno a se. Dopo aver ripreso fiato ed essersi calmata un poco guardò l'orario e si accorse che erano le 4 del mattino; si ridistese subito dopo. Le faceva male la schiena e le veniva da piangere anche se non sapeva bene il perchè. A riaddormentarsi ci mise molto tempo, molto del quale trascorse avvolta dai suoi pensieri; quella notte si era sognata di uccidere con dei poteri magici Jasmira.
Il giorno seguente, a scuola, lo aveva subito raccontato alla giovane amica; l'ultima volta che era successa una cosa simile due settimane dopo si era avverata. Non riuscendo a togliersi quel pensiero dalla mente Sonia rimase in silenzio per il tempo restante; non appena arrivò a casa ci pensò sua madre a farglielo togliere. Sonia e sua madre non andavano molto d'accordo, anzi, per Sonia ogni giorno trascorso fuori casa o lontano dalla sua famiglia era un enorme sollievo: sua madre la trattava come una schiava e la considerava solo che un peso. Sonia sperava sempre di non ritrovarseli a casa durante il pomeriggio; purtroppo quella volta fu sfortunata. Quel giorno tutta via fu l'unico che non odiò dato che la madre, per una volta, l'aveva lasciata in pace; Sonia trovò strano tutto ciò ma non si disturbò a fare troppe domande. 
Arrivata la sera si ritrovò a mangiare per una volta dopo tanti anni la pizza; lei si sentì tranquilla per una volta. Quella sera, mentre mangiava, le venne il solito piccolo acciacco alla testa che sentiva ogni tanto; fece finta di nulla e andò avanti. Dopo quel giorno, però, tutto tornò come prima.

Ruby, una sera, mentre faceva una passeggiata nei boschi trasformata da lupo fiutò qualcosa di familiare che aveva già fiutato quella mattina; non ricordandosi cosa fosse e quando l'avesse sentito si avventurò in cerca di risposte e dopo aver percorso molta strada alla fine si ritrovò dinnanzi ad una grotta. Col buio non si vedeva nulla se non un piccolo pezzo dell'entrata; sembrava tutto tranquillo, sembrava non esserci alcun pericolo, ma il basso suono che ne usciva non sembrava rassicurarla molto. Quel rumore, se non fosse stato per quel rumore e per quegli occhi gialli che le si aprivano davanti di sicuro ci si sarebbe avventurata; impaurita scappò subito via il più veloce che potè emettendo qualche basso lamento. Qualunque essere fosse quello in ogni caso non la inseguì; non fece nulla se non richiudere gli occhi e tornare al proprio e dolce sonno. 
Il giorno dopo, in città, ancora tutti erano in subbuglio per Sonia; ancora non avevano trovato un modo per sconfiggerla e salvare la città. Emma e Regina assieme a Henry e i genitori della salvatrice stavano oltrepassando le strade del centro del paese, quando improvvisamente, d'innanzi a loro apparve Sonia. Indossava degli abiti stracciati color nero, ma nonostante questo sembrava essere molto tranquilla; subito, tutti si prepararono al peggio, ma la donna fece una cosa che stupì tutti: si ingocchiò con le mani dietro la schiena e poi alzò la testa al cielo mentre una lacrima le scendeva sulla guancia; lentamente Emma le si avvicinò con le manette che gli pose suo padre.
Durante i giorni che passarono, la donna non fece altro che dormire; non toccò ne acqua ne cibo. Per molti giorni Emma rimase a fissarla mentre l'incarcerata rimaneva immobile sotto le coperte sulla brandina; quando Emma uscì, sua madre le chiese -non mangia neancora?- -no- rispose lei. Le due passarono qualche minuto in silenzio, poi Emma sospirò; Belle arrivò poco dopo assieme a Tremotino e a Regina che erano ansiosi di poter parlare con la prigioniera. -Parlarle è inutile, è così da quando è arrivata- li avvisò Emma poco dopo che furono entrati ed ebbero preso posto -non ha toccato cibo?- chiese Belle -no- rispose Emma sospirando, poi aggiunse -deve avera capito cosa ha fatto; penso che questo sia il suo modo di punirsi- -è in ritardo: avrebbe dovuto pensarci prima- rispose con cattiveria Regina, ma Sonia non movette neanche un muscolo nonostante l'avesse sentita.

Qualche giorno prima a Storybrook:
Sonia stava leggendo un libro accanto a Jasmira mentre lei riposava tranquillamente; ogni tanto, fin che leggeva, le capitava di buttare l'occhio sul volto dell'amica. Nonostante fosse vissuta più del dovuto, Jasmira era prossima alla morte cui la condannava la sua malattia; Sonia ed il fidanzato, futuro marito di lei ne avevano discusso animatamente più e più volte giungendo poi alla conclusione che magari, se l'avessero sostenuta, Jasmira sarebbe potuta sopravvivere anche a quell'anno. Verso le dieci chiuse il libro e lo appoggiò accanto a se, sul comodino; per alcuni minuti rimase li, con la soffice luce che la illuminava, apoggiata al muro con la schiena a osservarsi attorno e soprattutto quel viso così riposato e tranquillo che le dormiva qualche centimetro più in la. Dopo aver spento la luce si asciugò una lacrima al solo pensiero di ciò che lei le aveva chiesto di fare nel caso ce ne fosse stata la necessità e si posò accanto all'amica stringendola in un dolce abbraccio. L'indomani fuori pioveva a dirotto; per Sonia non era una grande novità: era sempre piovuto fuori quando lei si sentiva triste e non voleva farlo vedere. Jasmira chiese insistentemente di poter uscire, ma l'amica le ribadì che c'era troppo freddo fuori e che stava scendendo il diluvio; annoiata e delusa dalla sua risposta la tormentò mentre leggeva comodamente sul letto. Alla fine fu costretta a smettere per darle attenzioni. Ribadendo di non voler uscire le due si cimentarono in una lotta con i cuscini per tutta casa rincorrendosi come due bambine; quando furono senza fiato deposero le armi proponendo una tregua.  Si misero sedute sul divano a guardare film horror in tv con i pop-corn e quando anche quelli furono finiti Sonia si distese con la schiena in su a fare un riposino; Jasmira per scherzare le si avvicinò e le diede un bacio seducente sul collo. Sonia aprì gli occhi confusa, si girò e la guardò; Jasmira si mise a ridere, così Sonia le lanciò in faccia il cuscino che aveva posato al suo fianco.


Ritornando con i pensieri alla sua cella, a Sonia tornò in mente quell'attimo in cui aveva ucciso Jasmira; le scesero subito copiose lacrime silenziose, purtroppo, dopo che l'aveva sentita litigare col fidanzato al telefono qualche giorno prima, lei non era più stata la stessa -Ti prego Jasmira calmati- le stava dicendo Sonia mentre strangolava un cuscino sul divano; l'amica però non l'ascoltava. Non sapendo cosa fare, Sonia le si avvicinò con cautela e le si andò a posizionare dietro; imrprovvisamente l'abbracciò. A Jasmira questo non fece ne caldo ne freddo; era troppo arrabbiata, così, Sonia strinse più forte. Non sapendo più cosa inventarsi, allentò la presa e apoggiò la testa sulla schiena di lei; Jasmira, dopo aver sentito alcune gocce fredde sulla maglietta, lasciò andare il cuscino, si girò verso l'amica, le prese il volto fra le mani e la fissò intensamente negli occhi. Non la vedeva piangere da molto tempo. Ferme a guardarsi negli occhi dell'altra, improvvisamente Jasmira ebbe voglia di avvicinarsi ancora di più; Sonia non sapendo cosa fare, rimase ferma con le guance ancora umide dalle lacrime e la lasciò fare. Dopo che le due si furono baciate, si riguardarono fisse negli occhi e dopo qualche secondo, si distesero sul divano per proseguire; nel mentre, fuori, i lampi tuonavano nel cielo e la pioggia si abatteva fitta sul terreno. 
Il mattino seguente, Jasmira si svegliò sola sul divano; Sonia era andata in bagno a farsi una calda e rilassante doccia. Mentre l'acqua scorreva, Jasmira ripensò a come si era sentita bene la scorsa notte nell'aver padroneggiato la situazione; risentendo la voglia di riprovare quella sensazione su per la schiena, incominciò ad avviarsi in bagno. Silenziosamente aprì e richiuse la porta, sucessivamente incominciò a spogliarsi e poi si introdusse dietro la tendina color bianco che le separava; l'amica rimase spaventata dal suo improvviso arrivo, così le laciò adosso un po' d'acqua calda. Nel rispondere alla sua provocazione, Jasmira le tirò addosso altra acqua; dopo aver riso tanto, Sonia riprese a lavarsi. Mentre aspettava qualche minuto prima di risciaquarsi lo shampoo dai capelli, Sonia chiese a Jasmira di darle una mano a lavarsi la schiena; Jasmira, dopo averla accontentata, decise di agire spostando le mani più in giù. Sonia non le impedì di fare nulla; le piaceva fare la sua sottomessa. Quando le due ebbero quasi finito, però, Jasmira pensò bene di rovinare il momento chiedendole una cosa -manterrai la tua promessa?- ; Sonia odiò con tutta se stessa quella domanda perchè era finalmente riuscita a trovare il modo per non pensarci. Sonia si allontanò seccata senza rispondere; Jasmira cercò di insistere, ma l'amica non le rispose. -Hai promesso- le urlò dietro quasi in lacrime; alla fine lei fu costretta a farle sentire ciò che voleva sentire -se tu manterrai la tua- aggiunse poco dopo chiudendosi la porta del bagno alle spalle.


-Sonia- la chiamò Emma cercando di riportarla al presente -perchè lo hai fatto- le chiese subito dopo; quando lei le chiese il perchè spostò gli occhi ed il volto leggermente in alto, verso Emma che si spaventò nel vedere quel suo rapido movimento. -Avevamo fatto una promessa l'una all'altra e lei, l'ha infranta- -adesso si uccide per una promessa?!- le rispose Regina irritata e schifata -Regina- la rimproverò Emma -esci- le ordinò subito dopo con tono duro rimproverandola -Sonia, che promessa?- le chiese una volta che Regina fu uscita sbattendo la porta infuriata -amiche per sempre- le rispose lei con tono calmo, quasi intimidatorio; aspettò alcuni secondi, dopo di che sbuffò leggermente, si alzò avvicinandosi alle sbarre della gabbia oltrepassandole e aggiunse -non mi aspetto che tu comprenda; il mio potere va oltre ogni comprensione razionale-. I suoi occhi improvvisamente si fecero sfuggire quella piccola e sottile luce fra gli occhi; Emma indietreggiò spaventata quando la vide, così come sua madre Belle. Suo padre non poteva crederci: era così entusiasta del fatto che sua figlia avesse una piccola parte oscura in comune con la sua che non riuscì a trattenersi dal dirle -posso aiutarti a controllarla se vuoi- -Tremotino ha ragione- aggiunse Belle -chi meglio di tuo padre può aiutarti, e se Regina non è troppo infuriata con te per la morte della tua amica potrebbe aggiungersi anche lei- -già- dovette concordare Emma alla fine. Con ancora le manette intorno ai polsi uscì sotto gli occhi di tutti e se ne andò via assieme ai suoi genitori senza dire una parola; tutti erano spaventati alla sua presenza, ma quando si avvicinò alla fata turchina questa le disse -non temere: nulla è perduto; tua figlia prova in sè tanta rabbia e dolore, ma c'è del buono in lei, l'ho visto. è solo persa perchè non sa chi è-.
Quella sera la portarono nella casa in cui lei alloggiava e rimasero con lei; Sonia non pronunciò mai una parola, era troppo presa dalle voci nella sua testa. Belle, al contrario di lei e di Tremotino, era elettrizata all'idea di aver appena ritrovato loro figlia e non riusciva a smettere di parlare; -perchè non vai avanti tesoro, io e.. Sonia ti raggiungiamo fra poco- le disse improvvisamente capendo sua figlia più del necessario. Una volta rimasti soli le prese la mano; lei tornò alla realtà subito dopo. -Non sono stato un buon padre per te sino ad ora, ma voglio che tu sappia che ci sono se hai bisogno, per qualunque cosa- -prima che incominciamo è bene che tu lo sappia: quella bestia dentro di me è più potente di te, Regina e di tutti gli abitanti di Storybrook- poi proseguì lasciandolo solo e andando a raggiungere sua madre -ho tanta voglia di conoscerti, di sapere la tua storia, di sapere cosa sai e di raccontarti la verità- -tempo al tempo mia cara, per sta sera lasciamola riposare; sarà stanca- la interruppe Tremotino -hai ragione, ti lascio riposare- -no- la interruppe Sonia -non è un problema per me; sono abituata a fare molto più tardi. Se vuole ascoltare lasciala- -allora, in questo caso rimango anch'io- rispose Gold sedendosi accanto a sua moglie in attesa; Sonia prese una delle sue sigarette dalla sua borsa, dove le teneva gelosamente nascoste come un tempo ed incominciò a raccontare. -Fortunatamente ho avuto una famiglia abbastanza normale; avevo un fratello più grande ed una madre, mentre mio padre, beh, lui ci aveva lasciati molto tempo fa. Era un violento e da quello che mi aveva raccontato mamma non mi aveva mai voluta, ne considerata sua. Trascorsi un'infanzia abbastanza normale, sino a quando lei non decise di cambiarmi scuola; ero così piccola e innocente quando decise per me, quando decise il mio destino. Dopo di allora la mia infanzia finì per sempre. Finì per continuare quel periodo della mia vita in un altro paesino; feci la buona, mi comportai come loro, ma alla fine mi isolarono e mi presero in giro. Non venni mai compresa e quindi la mia esistenza divenne un inferno, ma la cosa peggiore non fu quella, la cosa peggiore fu che quando mi rivolsi a mia madre in cerca di conforto lei mi mandò dallo psicologo; capì dopo di allora che mi sarei dovuta evolvere per sopravvivere, e così è stato, ma assieme a quello crebbe anche la mia rabbia e il mostro che vive all'interno di me. L'altra me.- -e Jasmira?- -Jasmira la conobbi durante la mia strada per l'inferno; penso che fu un incontro dettato dal destino perchè fu grazie a lei che conobbi tutti voi e la verità- -come?- chiese curiosa Belle -con una serie tv, si chiamava Once Upon a Time- le rispose, poi aggiunse -devi sapere che io amo scrivere, vivo della mia fantasia e dei miei sogni, perciò non mi ci è voluto molto, solo, non credevo fosse reale, almeno finchè non sono arrivata qui per la prima volta- concluse poi in attesa che Belle le raccontasse ciò che conosceva sul suo passato; ci fu un momento di lunga pausa, dopo di che finalmente si decise a raccontare -tuo padre allora era- incominciò insicura -un mostro- continuò la figlia per lei -io non.. io ero sua prigioniera, ma vedevo in lui già del buono, tantè che me n'ero innamorata quando chiunque lo avrebbe ucciso senza pietà; la sera in cui io e tuo padre.. era ammalato, gli avevo fatto una zuppa e gli ero rimasta accanto tutta la notte in camera da letto e qualche mese dopo mi ritrovai non so come incinta di te- -forse perchè avrete fatto..- le suggerì Sonia alludendo a quello -no- rispose Tremotino quasi disgustato di ciò che le era passato per la mente -io non.. non sono quel genere d'uomo, o mostro- si difese subito dopo -ok- rispose Sonia come per scusarsi dell'offesa -quando lo scoprì non era molto evidente esteticamente, fu a causa di un forte malore; fortunatamente comparì la fata Turchina che mi dette una mano a nasconderlo a tuo padre. Se l'avesse scoperto, ai quei tempi, non so cosa sarebbe stato capace di farti- finì per dire abbassando gli occhi al pavimento dispiaciuta per avergli rivelato quell'amara verità solo ora, tuttavia Belle aveva ragione e Tremotino lo sapeva molto bene. -Lei ti fece un incantesimo- continuò a spiegare poco dopo -ti nascose ai suoi occhi in maniera che anche se lo avessi avuto davanti non lo avresti potuto vedere, ne toccare- -lo so- le rivelò Sonia aspirando un altro tiro di fumo, poi si voltò e le spiegò -tanti anni prima decisi di scappare stufa della vita che mi era stata riservata, così capitai a New york; avevo deciso di lasciare la sorte al destino, ma credo che nonostante cercassi di sottrarmici, il destino avesse già deciso per me. Fu per un puro caso che ti incontrai, o meglio, che mi scontrai; quando tentai di parlarti tu non mi degnasti neanche di uno sguardo, ne di una parola. Eri con un ragazzino, tuo nipote immagino.. dall'età che aveva- -Bay- gli venne spontaneo dire -il mio fratello maggiore, o meglio: fratellastro- disse lei annuendo comprensiva -avrei tanto voluto conoscerlo- -tu sai che è morto?- gli chiese lui confuso -l'ho visto, e ho sofferto quanto te per il suo eroico sacrificio- gli rispose divagando -comunque sia, dopo il nostro primo incontro sono andata avanti per la mia strada ritornando al punto di partenza; da allora sono passati tanti anni- finì di dire assieme al mozzicone di sigaretta che gettò dalla finestra oramai finito. Quando i racconti furono finiti, Sonia andò in bagno a lavarsi le mani lasciandoli soli a discutere; quando furono finalmente soli lui le chiese -come hai potuto tenermi nascosta una cosa del genere?!-. Sonia sentì la discussione sin dal bagno, ma fece finta di nulla e prolungò il lavaggio delle mani lasciandole sotto l'acqua a rigirarsi l'una nell'altra mentre la sua mente tornava a vagare altrove. Quando ebbero finito Sonia chiuse l'acqua e si asciugò le mani a velocità normale, ma quando sollevò lo sguardo sul suo volto riflesso, i suoi occhi erano cambiati diventando più luminescenti; nella sua testa poteva sentire le urla di rabbia dell'altra sè mentre tentava di liberarsi invano battendo i pugni con forza. Quando tornò si comportò normalmente e andò a dormire, o almeno così fece credere ai suoi; quando fù sola uscì fuori dalla finestra da cui aveva buttato il mozzicone e si trasformò in qualcosa di grosso e pericoloso. 
Quando fu mattino e Belle andò per svegliarla, di lei non vi fu traccia, se non la finestra aperta; chiamò subito suo marito, che allarmato uscì subito fuori a cercarla preoccupato che avesse compiuto qualche altra stupidaggine. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3197558