Amore sotto la neve

di ari_mary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Il cielo grigio e piovoso rifletteva pienamente le emozioni del mutante in rosso. 
Erano passati cinque giorni. 
Cinque lunghissimi giorni dal 28 Dicembre. 
Da quando era morta lei. 
Non riusciva a pensare a nient’altro, se non a lei e a ciò che le era successo. Era stata tutta colpa sua, avrebbe dovuto evitarlo. Iniziò a nevicare. La neve. Nevicava anche quel giorno. Ricordava la neve ricoperta di sangue, su quel tetto. Era uno strano contrasto; il rosso e il bianco. Strinse gli occhi, nel tentativo di non permettere alle lacrime di scendere, mentre i ricordi riemergevano, bruciando come ferite appena aperte...

~ Natale era passato da poco, ma nell’aria si percepiva ancora quel classico clima natalizio. Stava per arrivare Capodanno «Ci pensi, Raphie, il nostro primo Capodanno insieme!» diceva sempre Mona, con allegria. Ma non lo avrebbero mai visto, il loro primo Capodanno. Erano seduti sul cornicione di un tetto e guardavano i profili della metropoli davanti a loro. Piano piano, candidi e soffici, fiocchi di neve iniziarono a cadere dal cielo. Lentamente e silenziosi, come se avessero tutto il tempo del mondo. Poi sentirono un rumore alle loro spalle, si voltarono sguainando le armi. Una ventina di ninja bot si trovavano dietro di loro. Raph si lanciò su di loro senza esitazioni, iniziando a trafiggerne il più possibile. La neve continuava a cadere sempre più fitta, era quasi impossibile vedere qualcosa; ma lui era un ninja, non aveva bisogno di vedere, doveva affidarsi anche agli altri sensi. I ninja bot caddero a terra uno dopo l’altro, tagliati a metà dai Sai del mutante. Mona Lisa era su un tetto poco distante e combatteva contro un' altra schiera di soldati; stava per raggiungerla per aiutarla, ma un attimo dopo era steso a terra, dolorante, con un piede sul guscio. Non lo aveva neanche sentito arrivare, il calcio alle ginocchia che lo aveva fatto cadere e sbattere con la mascella sul tetto. Sentì un gusto ferroso in bocca, tossì e sputò sangue. Una risata fredda e priva di divertimento gli risuonò nelle orecchie 
«Shredder» ringhiò tra i denti «Che cosa vuoi, verme schifoso?» Domanda piuttosto scontata. Voleva farlo soffrire, chiaramente. 
«Darti il mio regalo di Natale, un po’ in ritardo» rispose l’uomo. Poi lo rigirò in posizione supina e lo tempestò di pugni sul piastrone. Raphael, dalla posizione in cui si trovava, non poteva evitare in alcun modo i colpi, né contrattaccare. Quando, ormai, il ninja era convinto che stesse per finirlo gli attacchi del nemico cessarono; Raph era troppo debole per muoversi. Guardò Shredder senza capire perché non lo avesse ucciso. E il sangue gli si gelò nelle vene. «Vedi, Raphael, io non voglio solo ucciderti. Certo lo farò, e in modo atroce, ma voglio anche distruggerti dall'interno. Voglio insegnarti una lezione importante sull'amore, Raphael, guarda che cosa succede alle donne che ami» 
L'uomo in armatura avanzava verso l'altro tetto, dove Mona Lisa continuava a combattere i ninja bot, senza notare la minaccia ben peggiore che incombeva su di lei. Shredder avanzava lentamente, consapevole del fatto che il rosso non avrebbe potuto fermarlo nello stato in cui si trovava. La sua camminata divenne una corsa, poi un salto da un tetto all’altro, mentre sguainava le lame che aveva sul dorso della mano. Raphael ebbe l’impressione che il mondo andasse al rallentatore; ancora a terra, riuscì a gridare il nome dell’amata 
«MONA LISA!!» L’unico risultato che ottenne fu quello di farla voltare, proprio nel momento in cui le tre lame affondavano nel suo stomaco. La vide cadere all’indietro, sulla neve che si era depositata sul tetto. Un attimo dopo i nemici erano tutti scomparsi. Raph, ignorando il dolore, si precipitò sull’altro tetto. Mona era in una rosa di sangue; il liquido vermiglio andava a mescolarsi con il bianco della neve e sfumava in un colore rosato. ~ 

Mona Lisa era morta. Quando era tornato al rifugio, distrutto sia fisicamente che spiritualmente, aveva scoperto da Donnie che Shredder gli aveva rotto tre costole. "Per fortuna" aveva detto il genio "Poteva andarti peggio". Poteva non sopravvivere, sarebbe dovuto non sopravvivere. E Mona sarebbe stata ancora viva. Invece Shredder si era accanito su di lei. Voleva farlo soffrire, voleva mostrargli che cosa sarebbe successo se avesse amato qualcuno. E il messaggio era arrivato. Raphael decise che non avrebbe più amato nessun'altra ragazza.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

C'è un momento nella vita in cui guardi una persona e capisci di aver trovato il tuo posto. Non è questione di chimica, non è istinto... è amore. È guardarsi e capire di essersi sempre cercati. 

Tornò al rifugio. 
C’era un aria così tranquilla lì, sembrava non fosse successo niente. Come se Mona non fosse morta, appena cinque giorni prima. Sentì la rabbia investirlo e cercare di uscire, ma strinse i pugni e prese un respiro profondo. Non era colpa dei suoi fratelli, non avrebbe guadagnato niente a prendersela con loro, solo altra rabbia. Sapeva che anche loro erano rimasti segnati dalla morte di Mona Lisa, ma di certo non quanto lui. «Ei, Raph! Ti va una sfida?» domandò Mikey, sventolando in aria un joystick, appena entrò nel rifugio. Dietro quel sorriso e quegli occhi color cielo, il rosso intravide una scintilla di tristezza. Il suo fratellino stava cercando di tirargli su il morale. Fece un sorriso triste. «Stavolta passo, non mi sento in vena di…» La voce di Fearless, alle sue spalle, lo interruppe «Raph, dove sei stato?» Quel tono, quel tono calmo e piatto che tanto lo faceva imbestialire; quel tono da leader, con una punta di responsabilità che il rosso spesso confondeva con velata superiorità. Non voleva arrabbiarsi; prese un altro respiro e, senza voltarsi, rispose bruscamente «Fuori, perché?» Anche di spalle, sentì gli occhi color mare di Leonardo che lo scrutavano, poi il blu sospirò «Raph, so che è un periodo difficile, ma…Shredder ti ha quasi ucciso, sei ancora ferito e finchè non sarai guarito è meglio che tu…» A quel punto non poté più contenersi; si girò, avvicinandosi minacciosamente al maggiore, e gli puntò un dito sul piastrone «UN PERIODO DIFFICILE?! MONA LISA È MORTA! SHREDDER L’HA UCCISA DAVANTI A ME!» sentiva gli occhi pizzicare, ma non voleva piangere, non davanti ai suoi fratelli. Superò Leo, dandogli volontariamente una spallata, e si diresse di nuovo verso l’uscita. Donatello uscì dal suo laboratorio in quel momento «Raph! Non puoi uscire di nuovo: sei ancora ferito! Hai delle costole rotte e…» Il resto della frase il mutante non la sentì; era già scomparso nelle fogne. 

Il vento freddo e pungente muoveva lentamente i lacci della sua benda. Il cielo era coperto dalle nubi. E nevicava. I fiocchi erano meno e cadevano più lentamente rispetto a quella sera, cinque giorni prima. Raphael si fece pervadere dalla rabbia, nonostante il dolore alle costole iniziò a far crollare qualunque cosa ci fosse sul tetto su cui si trovava. Più oggetti rompeva, più la sua rabbia aumentava. Voleva nemici veri, voleva Shredder. Un urlo femminile squarciò la calma notturna della città. Raph si sporse dal parapetto; sotto di lui si apriva un vicolo buio in cui era parcheggiato un camion bianco fin troppo familiare. Una decina di Kraang erano scesi dal veicolo e si stringevano contro una figura minuta. Il rosso non poté vedere chi fosse la ragazza, ma era chiaro che gli alieni non avevano buone intenzioni. Atterrò alle spalle dei robot, sguainando le armi «Non siete Shredder, ma vedrò di accontentarmi!» ghignò, facendo roteare i suoi Sai. Quattro Kraang si voltarono e iniziarono a sparare, ma gli altri erano ancora impegnati con la ragazza. Ne fece a fette due in una volta, poi si scagliò su altri due, evitando gli spari. Diede sfogo a tutta la sua rabbia, facendo strage di nemici e senza preoccuparsi di tenersi nell’ombra per non essere visto dalla ragazza. Trafisse l’ultimo Kraang con le sue lame e rimase a fissare il corpo inerme del robot, mentre il cervello alieno se la dava a gambe, correndo via sui suoi piccoli tentacoli. Un rumore lo fece voltare; dietro di lui, a pochi centimetri di distanza, l’unico Kraang superstite si stava lentamente ricoprendo di ghiaccio, a partire dal collo su cui erano posate due manine delicate. Raphael rimase ad osservare, stupito, il robot che diventava una statua di ghiaccio e poi veniva distrutto in tanti piccoli pezzi da una lama. Alla flebile luce dell’unico lampione che si trovava all’ingresso del vicolo poté vedere l’aspetto della ragazza che gli aveva appena salvato la vita. Doveva avere più o meno la sua età, alta e magra, con la carnagione chiara; i capelli lisci e castano chiaro le arrivavano ai fianchi e gli occhi grigio chiaro brillavano divertiti. Nonostante il freddo della notte di Dicembre, indossava solo un vestitino senza maniche, con una scollatura a cuore e una gonna che arrivava poco più su del ginocchio, lilla; delle scarpette a tacco basso, lilla anch’esse, e un mantello di tulle lilla che arrivava alle ginocchia. In una mano teneva ben salda una Naginata, nel punto dell’impugnatura dell’arma si era formato un sottile strato di brina. «Ciao! Grazie per il tuo aiuto!» esclamò la ragazza, facendo un sorriso, il maestro dei Sai rimase stupito «Non ti spaventi del mio aspetto?» fu l’unica cosa che riuscì a dire. La ragazza lo osservò corrucciando lo sguardo «Si ha paura di ciò che non si conosce…ma io so che tu sei una tartaruga mutante, un ninja e mi hai salvata quando avevo bisogno d’aiuto... Perché dovrei avere paura di te?» Raph si sentì profondamente colpito da quelle parole, così semplici eppure vere. «Perché i Kraang ti hanno attaccata?» domandò, lei fece un sorriso evasivo e si strinse nelle spalle «Boh, sono alieni strani, io me ne stavo qui a farmi i fatti miei e loro hanno iniziato a spararmi» sistemò la sua arma nel fodero sulla schiena, che il vestito lasciava scoperta «Beh, io devo andare, ma magari ci rivedremo! E ancora grazie per avermi aiutata, combatti molto bene» Battè il piede a terra e si creò una lastra di ghiaccio; iniziò a pattinarci sopra, girandosi verso Raph e salutandolo con la mano con un sorriso divertito sulle labbra.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


White Mary si girò di scatto. Avrebbe giurato che qualcuno la stesse osservando. La strada buia era deserta, ma sentiva degli occhi puntati su di lei. Più di un solo paio di occhi. Con un gesto della mano ghiacciò l'intera strada: chiunque fosse, non sarebbe riuscito a raggiungerla. Non poteva sapere che intenzioni aveva...o avevano.
Ebbe per un secondo una sensazione di puro terrore: era molto probabile che a cercarla fossero i Kraang, e non le avrebbe fatto piacere un altro incontro con loro, questa volta non ci sarebbe stato quel mutante ad aiutarla, se la sarebbe dovuta sbrigare da sola.

«Raph, sei sicuro che sia lei?» chiese Mikey, rivolgendosi al rosso.
«Chi altro indossa un vestito leggero nel bel mezzo dell'inverno e sa produrre ghiaccio?» rispose lui, guardando perplesso il muro di ghiaccio che la ragazza si era creata attorno.
«Ma che cosa sta facendo?» Mikey la guardò di traverso
«Mah, non so, magari ha capito che c'è qualcuno che la segue ovunque vada... Rispiegami perché dobbiamo fare questo» chiese Leo, rivolto a Raph
«perché i Kraang l'altro giorno l'hanno attaccata, e lei non sapeva il motivo, ma è un po' strano, no? Magari c'entra qualcosa con Shredder»
«Ma se l'hanno attaccata teoricamente...» Raph zittì Donnie con la mano. Gli occhi grigi della ragazza li avevano individuati, ed erano puntati dritti su di loro, mentre il muro di ghiaccio si ritirava, a poco a poco.

«Chi sei davvero? Diccelo!» Raph si era fiondato sulla ragazza e le aveva puntato al collo i suoi Sai, come per intendere che con loro quattro non era il caso di scherzare.
«White Mary, per servirvi...ti dispiace togliermi questo dalla gola?» disse, sorridendo, mentre con il dito spostava le lame lontano da lei. Cosa inutile, visto che cinque secondi dopo se li ritrovò di nuovo addosso, ma questa volta puntati al petto. 
«dicci chi sei davvero, o ti trafiggo come uno spiedino» ribadì il rosso.
«Raph, non siamo sicuri che lei sia alleata con Shredder, e poi se i Kraang l'hanno attaccata vuol dire che non è dalla loro parte» disse Leo, pur guardando con circospezione White Mary. Raph lentamente abbassò le armi
«Se provi a scappare, te li ritrovi sotto la carne»
«Proprio non demordi, vero? Io non sono alleata di nessuno, e gradirei che tenessi le lame lontano da me, anche io ho un'arma, e non mi riferisco alla mia Naginata» la ragazza tese le mani e in pochi secondi i mutanti si ritrovarono intrappolati in degli spessi blocchi di ghiaccio, dai quali spuntava solamente la testa. Non si potevano muovere.
«Non potevi avere il potere del riscaldamento, almeno?» disse Mikey, battendo i denti
«Non è il momento di scherzare... Penso che Raph avesse ragione» concesse Leo
«È evidente che sta dalla sua parte» aggiunse Donnie.
«Vi sbagliate! L'ho fatto solo perché voi minacciavate me, e di certo avevate intenzione di ammazzarmi!» White Mary si avvicinò ai quattro e ritirò in parte il ghiaccio, quanto bastava per requisire le armi, e poi ricoprì nuovamente il buco.
«Vediamo... Dei Sai -questi non li dimentico-, un bō, due Katana e due nunchaku... Non mi piacciono particolarmente queste armi, ma preferisco evitare che riproviate a infilzarmi, bastonarmi o che altro non so» disse, e stava per andarsene quando Raph urlò
«ASPETTA! Devi liberarci!» 
White Mary si avvicinò a lui 
«fatemi una promessa. Voglio che voi mi portiate al vostro rifugio.»
«Non cascheremo nel tuo tranello» disse Leo. La ragazza rise
«ma che tranello, io vorrei solo che mi aiutaste a levarmi di torno i Kraang, e poi...» rabbrividì di paura «Non voglio fare la fine di quella... Cosa era, una salamandra mutante? Beh, non voglio morire anche io come lei»

«SEI STATA TU!»
«A fare cosa?»
Il ghiaccio si incrinò. Raph diede uno scossone e quello si ruppe completamente, liberandolo. Con un balzo raggiunse Mary e la buttò a terra, per poi saltarle addosso e bloccarle i polsi, in modo che non potesse raggiungere le armi.
«Due cose, la prima, forse ti dimentichi che è inutile bloccarmi a terra, perché volendo potrei ghiacciarti le mani, e due, la tua posizione è parecchio scomoda per me, così mi fai male, e inoltre mi sporco tutta» fece notare Mary. Raph guardò in basso e si accorse di avere un ginocchio proprio sopra la sua pancia, e considerato che non era proprio una piuma in ambito di peso, lo spostò sull'asfalto. In tutto questo, i suoi fratelli erano ancora intrappolati nel ghiaccio.
«Ah, ho capito, pensi che abbia detto io a Shredder dove vi trovavate tu e la salamandra, o che io abbia fatto la spia... Se però mi liberi, io ti racconto come sono andate le cose. E non pensare che io menta, perché se volessi farvi del male ti avrei già tolto di mezzo da un pezzo. E diciamocelo, non è proprio una bella posizione la tua, mi stai facendo ancora male, non è che pesi poco, sai?»
Raph si accorse in quel momento come era posizionato. Era letteralmente sopra la ragazza, sentiva quasi il suo respiro, con un Sai puntato nuovamente sulla sua gola. Voleva farle più male possibile, era convinto che lei lavorasse per Shredder e che la causa della morte di Mona fosse lei. Doveva pagare per aver fatto la spia, era evidente... Il solo pensiero lo faceva infuriare, gli sarebbe bastato affondare il braccio per farla finita, ce l'aveva in pugno, e se anche non la uccideva poteva catturarla. Aveva le carte dalla sua. Ciò nonostante, si alzò in piedi e mise a posto l'arma, e anche la ragazza fece lo stesso.

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