Friends Or Lovers?

di Kodocha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Il piano di Fuka ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Contatto ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Ammissioni ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Gelosie e confessioni ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Tutta la verità ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Poterlo osservare durante le lezioni di karate era senza dubbio la cosa che preferiva del suo lavoro.
Non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma il suo miglior amico/nemico con il passare degli anni era migliorato ulteriormente e non soltanto come karateka: crescendo, i lineamenti erano divenuti più marcati, i capelli biondo cenere erano leggermente più lunghi e come ultima cosa, ma non meno importante, il fisico perfettamente scolpito da ore e ore di duri allenamenti, lo facevano sembrare un bronzo di Riace.
Ora quel ragazzino scorbutico che aveva conosciuto alle elementari era diventato un uomo, un bellissimo ed affascinante uomo.
Nonostante avessero messo un punto definitivo alla loro storia, sei anni prima, entrambi avevano preso la decisione di diventare soci in affari, aprendo insieme una palestra di arti marziali; lei si occupava dell'amministrazione del denaro e delle iscrizioni, mentre lui insegnava agli allievi l'antica disciplina del karate.
Il loro rapporto continuava ad essere burrascoso, ma nonostante le continue liti e gli istinti omicidi, erano consapevoli di poter contare l'uno su l'altra, sempre, in qualsiasi momento.
Solo quando la lezione giunse al termine e Hayama si inchinò per salutare i suoi allievi, decise di avvicinarsi a lui «Hayama, dobbiamo parlare»
«Quando una donna dice così si prospetta sempre una catastrofe»
Sana alzò gli occhi a cielo e, senza rispondergli, gli porse diversi fogli.
Akito li prese, iniziando ad osservarli attentamente «Sono delle iscrizioni» constatò.
Annuì «Poco fa sono entrate diverse ragazze, chiedendo di potersi iscrivere al tuo corso di karate»
«E io cosa dovrei farci? Ti voglio ricordare che sei tu ad occuparti delle iscrizioni, non io»
«Akito Hayama!» l0 richiamò, puntandosi le mani sui fianchi «Sappiamo entrambi perchè le ragazze vengono ad iscriversi al tuo corso» stizzita, gli puntò l'indice contro «Quando la smetterai di portarti a letto le tue allieve?»
«Non è colpa mia se mi trovano irresistibile» ammiccò malizioso, passandosi una mano tra i capelli.
Esasperata, si massaggiò le tempie con le dita, nel banale tentativo di riacquistare la calma sufficiente «Ti voglio ricordare che vieni pagato per insegnare karate, non per praticare delle prestazioni sessuali»
«Sbaglio o siamo nervosetti, Kurata?» gli porse i fogli, ghignando con fare provocatorio «Cosa c'è, il damerino non è in grado di farti rilassare come si dovrebbe?»
Sana gli strappò le iscrizioni dalle mani, guardandolo torva «Quel "damerino" come lo chiami tu, ha un nome e comunque...» si girò, dandogli le spalle «Se riesce a farmi rilassare o meno, non ti riguarda»
«Infatti non mi interessa» si sedette sulla panca, iniziando a scavare nel suo borsone «Era solo una constatazione»
A dire il vero diverse volte si era ritrovato a corrompere Tsu, affinchè si facesse dire da Aya se Sana e Kamura fossero andati oltre al semplice bacio, ma questo ovviamente non gliel'avrebbe mai confessato.
Sana si rigirò, fronteggiandolo «Possibile che tu debba sempre collegare tutto a...» arrossì «A quello...»
«Si chiama "sesso", Kurata, non "quello"» sorrise sghembo quando vide le sue gote imporporarsi sempre più; adorava quel suo essere timida ed ingenua allo stesso tempo.
«So cos'è, idiota!» 
«In teoria si, invece la pratica a quanto pare è del tutto inesistente»
«Beh, le cose potrebbero cambiare molto presto» sorrise soddisfatta, quando lo vide irrigidirsi di botto «Cosa c'è, Hayama, la cosa ti turba?»
Quest'ultimo la fulminò, serrando la mascella «Per niente, Kurata»
«Bene»
«Bene!» marcò indispettito.
Ovviamente la sua non era gelosia, solo che non riusciva proprio a capire come lei potesse stare con un tipo come lui.
Perchè di una cosa n'era sicuro... Sana meritava di meglio.
Guardandola non potè non constatare ancora una volta quanto fosse diventata, se possibile, ancora più bella con il passare degli anni: i lunghi capelli ramati le incorniciavano perfettamente quel viso che sembrava quasi di porcellana, le labbra carnose, quel corpo perfetto messo in evidenza dai vestiti aderenti che indossava in quel momento.
Ma ciò che più adorava di lei era il suo sorriso: radioso, splendente, tanto da togliere il fiato.
Sana gli dedicò un'ultima occhiataccia, prima di girare i tacchi e dirigersi verso il suo ufficio, mentre Hayama tornò ad allenarsi per scaricare quella tensione che improvvisamente l'aveva invaso.


 
***

 
Intanto, in una villetta situata nella periferia di Tokyo...
«E' fatta!» affermò Fuka, appoggiando la sua valigetta sul tavolo «L'iscrizione al torneo è andata a buon fine»
Tsu sospirò, lasciandosi andare sulla poltrona «Spero solo che il tuo piano funzioni»
«Tranquillo Sasaki! Quei due non avranno scampo» esclamò, alzando il pugno con fare vittorioso.
«Continuo a pensare che non dovremmo intrometterci nella loro "situazione amorosa"» s'intromise Aya, visibilmente preoccupata.
«Aya, ascoltami bene... quei due testoni sono chiaramente innamorati l'uno dell'altra da sempre, ma sono troppo orgogliosi per fare il primo passo e mettere da parte quelle incomprensione che sei anni fa hanno portato alla fine della loro storia. Quindi tocca a noi, da buoni amici quali siamo, di creare la situazione affinchè ciò accada»
«Voglio ricordarti che adesso c'è Kamura e...»
«Alt!» l'interruppe, alzando una mano per stopparla «Sappiamo tutti che quella sottospecie d'attore non è adatto per la nostra Sana»
«Non credi che debba essere lei a deciderlo?»
 «Suvvia, in fondo lo sa anche lei, seppur si ostini a non volerlo ammettere» affermò sicura di sè, accendendo una sigaretta «Quindi fidatevi del mio piano e cercate di non rovinare tutto»
La coppia annuì, rabbrividendo al pensiero della reazione che Sana e Akito avrebbero avuto l'indomani, dopo aver appreso la notizia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Il piano di Fuka ***


Quella mattina aveva optato per una gonna a vita alta di colore nero, tacchi n12 dello stesso colore e una camicia bianca abbastanza aderente da mettere in risalto le sue forme.
Prima di uscire di casa si diede un'ultima occhiata allo specchio, prese la sua fidata valigetta e si diresse presso il locale dove avrebbe dovuto incontrare i suoi due amici,Sana ed Akito, per un incontro d'affari, o meglio... questo è quello che aveva riferito a loro.
Questa era l'ultima carta da giocare affinchè quei due testoni si decidessero a tornare insieme e non poteva
permettersi di sbagliare.
Arrivata a destinazione li trovò come sempre a battibeccare tra loro...
«Kurata, sei un uomo mancato» esordì Hayama, dopo aver ricevuto una gomitata da parte della ragazza seduta al suo fianco.
«Possibile che tu debba fare sempre il cascamorto con ogni individuo di sesso femminile?»
«Non è colpa mia se la cameriera mi fa gli occhioni dolci»
 Fuka roteò gli occhi al cielo e finse di tossire per poter attirare la loro attenzione.
«Oh, eccoti Fuka» l'accolse calorosamente Sana.
«Matsui» la salutò con la sua solita indifferenza l'altro.
«Salve ragazzi» prese posto sulla sedia posta di fronte a loro «Dunque, vi chiederete perchè vi ho chiesto di incontrarvi qui oggi»
«Già, visto che è il nostro giorno libero» sbuffò seccato Akito, beccandosi un'occhiataccia da parte di Sana «Piantala di fare lo scorbutico»
Senza prestare troppa attenzione agli atteggiamenti poco "galanti" del suo amico, prese dei fogli dalla valigetta e glieli porse
«E questi cosa sono?»
«Si tratta del regolamento del torneo di karate a cui parteciperete tra due settimane»
Entrambi sussultarono sul posto, sorpresi «Quale torneo?»
Fuka sorrise, cercando di sembrare il più tranquilla possibile «Vedete, qualche settimana fa un mio collega mi ha parlato di questo fantomatico torneo alla quale parteciperanno tutte le palestre di Karate più in vista dell'intero Giappone e così ho pensato di iscrivere anche voi»
«E non ti è venuto in mente di parlarne prima con i diretti interessati?»
 «Avremmo perso solo tempo» prese un paio di patatine dal piatto di Hayama, che la fulminò.
«Forse non vi rendete conto della grande opportunità che vi è stata appena offerta»
«Grande opportunità?» 
Annuì «Dovete sapere che il vincitore riceverà un premio... in contanti»
«Quanto per la precisione?» intervenne Hayama, improvvisamente interessato all'argomento
«Un milione di yen» sorrise vittoriosa quando li vide cambiare notevolmente espressione «Niente male, eh?»
«Beh... effettivamente quei soldi ci farebbero molto comodo»
«Grandioso!» trillò entusiasta Fuka «Allora preparate le valige, tra una settimana partirete per Sendai»
«Ma non avevi detto che il torneo si terrà tra due settimane?»
«Sì, ma ovviamente dovrete partire prima per organizzare il tutto di persona»
«E dove alloggeremo?»
«In un hotel lì vicino» rispose con ovvietà «Pensavate forse che vi avrei fatto dormire per strada?»
Sana spostò lo sguardo da Fuka ad Akito un paio di volte, prima di rivolgersi direttamente a quest'ultimo «Beh, tu cosa ne pensi?»
«Mi sembra ovvio, dobbiamo andarci e non soltanto per il premio»
Corrugò la fronte confusa, non riuscendo a capire quale altro motivo avrebbe dovuto spingerli a partecipare «E per cos'altro?»
«Sarebbe un'umiliazione per me non presentarmi al torneo visto che risulto già iscritto»
«Già» concordò la loro amica «Inoltre non è da sottovalutare il fatto che un eventuale vittoria, porterebbe una notevole visibilità alla vostra palestra»
Sana si picchiettò il mento, pensierosa «D'accordo allora! Devo solo parlarne con...»
«Kamura...» l'anticipò seccato Akito.
Non riusciva a spiegarsi il perchè, ma il fatto che lei desse tanta importanza a quel damerino, al punto tale da dovergli chiedere il suo consenso per partecipare a quello stupido torneo, lo infastidiva parecchio.
«Già» abbassò il capo, visibilmente preoccupata dalla reazione che avrebbe potuto avere il suo ragazzo dopo aver appreso la notizia.
Nonostante la relazione tra lei e Naozumi procedesse a gonfie vele, fatta eccezione per i problemi causati dal lavoro, la gelosia di lui nei confronti di Hayama non era affatto svanita, anzi, e la notizia del torneo avrebbe sicuramente causato una lite tra loro.
«Suvvia, sono sicura che capirà» cercò di rassicurala Matsui, sorridendole dolcemente.
Lei ricambiò il sorriso, con poca convinzione «Beh, allora sarà meglio che ne parli subito con lui» si alzò, appoggiando delle banconote sul tavolo «Ci vediamo stasera alle nove da me per organizzare il tutto nei minimi particolari» concluse, per poi uscire dal locale e dirigersi presso la sua abitazione.
«Si può sapere perchè mi guardi in questo modo, Hayama?» borbottò Fuka, sorseggiando il suo frappé alla fragola.
Da quando Sana aveva varcato l'uscita del locale, Akito non faceva altro che fissarla con insistenza e la cosa le causava non poca soggezione.
Sapeva che il suo amico era tutt'altro che ingenuo e che probabilmente avesse intuito qualcosa, ma sperava con tutto il cuore di sbagliarsi.
«Vuoi farmi credere che hai fatto tutto questo solo per aiutarci con la palestra?»
«Certo, ci dovrebbe essere un altro motivo?»
Akito inarcò un sopracciglio, scettico «Matsui, puoi ingannare Kurata, ma non me»
«Nessun inganno» affermò, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi e concentrandosi sulla composizione floreale che padroneggiava al centro del tavolino «Aiuto solo i miei amici a guadagnare qualche soldo in più»
«Stai mentendo, c'è dell'altro» ribatté, assottigliando gli occhi «E sono sicuro che lo strano comportamento di Tsu centri qualcosa»
«Possibile che quell'idiota non sia in grado di nasconderti mai nulla?» sbottò, tapparsi subito dopo la bocca con le mani.
«Ti sei tradita da sola, Matsui! Ed ora sputa il rospo!»
Sospirò, rassegnata «Diciamo solo che la settimana che trascorrerete insieme, lontani da tutti e tutto, potrebbe farvi capire una buona volta che tra voi c'è ancora qualcosa»
Akito sbuffò, roteando gli occhi al cielo «Quante volte ancora dobbiamo ripetervi che tra me e lei è tutto finito?»
«Continuate pure a recitare questa cantilena all'infinito Hayama, così forse un giorno riuscirete a convincere anche voi stessi»
«Tu sei fuori di testa» brontolò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli biondi.
«Mettiamo caso che mi sia sbagliata, vi ritroverete ugualmente con molti soldi in più in tasca e una nuova esperienza alle spalle che vi frutterà notevoli vantaggi con la palestra»
«E tu cosa ci guadagni?»
«La felicità dei miei due migliori amici» rispose, senza esitazione
Hayama sospirò, ci pensò su per qualche secondo ed infine disse «Quando Sana lo scoprirà...»
«Alt!» l'interruppe «Sana non dovrà saperne nulla»
«E per quale motivo?»
«Sai bene che se lo venisse a sapere si infurierebbe e rinuncerebbe a partecipare al torneo» sorrise, perfida «E non credo che tu voglia una macchia sul tuo curriculum da perfetto karateka»
Akito appoggiò le braccia sul tavolo, piegandosi leggermente verso di lei «Lo sai che ti odio, vero?»
«Hai paura di scoprire che ho ragione, vero Hayama?» lo provocò, facendolo accigliare.
«Per niente» si alzò di scatto dalla sedia «E per dimostrarti che per me Sana è solo un'amica, andrò a controllare se la cameriera ha un pò di tempo libero da dedicarmi nello sgabuzzino» 
Fuka si alzò a sua volta, sistemandosi la gonna  «Goditi pure questi giorni da Dongiovanni, perchè saranno gli ultimi» concluse, ancheggiando verso l'uscita, lasciando l'amico a borbottare qualcosa di incomprensibile.

 
***

 

Una delle cose che odiava del vivere da sola era il non poter più usufruire delle ottime capacità culinarie della signora Shimura.
Per rendere la conversazione con Naozumi più "piacevole" aveva deciso di preparare una cenetta con i fiocchi, o almeno ci aveva provato, visto che il risultato come sempre non era dei migliori.
Appena sentì il campanello di casa sua suonare, si precipitò ad aprire la porta d'ingresso.
«Ciao, amore» la salutò Nao, posandole un dolce bacio a fior di labbra.
«Ciao anche a te» sorrise, spostandosi leggermente dall'ingresso, permettendogli di entrare in casa.
«Fra un po’ ho un appuntamento di lavoro» l'avvisò, levandosi la giacca ed appoggiandola sulla poltrona «Quindi non potrò trattenermi molto»
«Non preoccuparti, ciò che ho da dirti non richiederà molto tempo»
Kamura si guardò intorno, per poi voltarsi nuovamente verso Sana con un sopracciglio alzato «Il fatto che tu abbia organizzato tutto questo, deve farmi preoccupare?»
Lei s'irrigidì sul posto, una tacita risposta che lo fece sospirare «Lo prenderò come un sì» prese posto sul divano, appoggiando entrambe la braccia sullo schienale «Avanti, parla, sono tutt'orecchie»
Sana iniziò a camminare avanti e indietro per la sala, cercando di trovare le parole adatte, ma nulla... la sua mente sembrava essere in totale black out.
«Allora?» chiese spazientito, interrompendo il silenzio che si era protratto tra loro per interminabili e frustanti minuti.
«Vedi...» si fermò, cominciando a tormentarsi le mani «Fuka ha iscritto me e Hayama ad un torneo che si terrà tra due settimane a Sendai»
Kamura si lasciò andare in un sospiro di sollievo.
«Tutto qui? Ed io che pensavo chissà cosa!» ridacchiò, scuotendo il capo «E' una splendida notiza e sono sicuro che se ce la metterete tutta, riuscirete a tornare vincitori»
«Veramente la cosa non finisce qui, c'è dell'altro che devi sapere» inspirò ed espirò profondamente, prima di sparare la bomba «Per partecipare, io e Hayama dovremmo partire tra una settimana per organizzare il tutto di persona»
Nao sussultò sul posto, sgranando gli occhi «E resterete lì per un intera settimana da soli?» sbottò, marcando volutamente le ultime due parole
«So che la cosa non è di tuo gradimento ma...»
Si alzò di scatto, furioso al mille per mille «Mi sembra ovvio!» si avvicinò, fissandola truce «Ma ti rendi conto? Passerai un'intera settimana in compagnia del tuo ex»
«Ma andremo lì per lavoro e...»
«Ciò non cambia che lui sarà lì con te» l'interruppe bruscamente, alzando il tono di voce «Non hai pensato che la cosa mi avrebbe mandato fuori di testa?»
«Sì, ed è per quello che ero preoccupata»
«Ma nonostante ciò hai deciso di accettare ugualmente, fregandotene altamente di me e di come la cosa poteva farmi sentire»
«Non è così» abbassò il capo, mentre cercava di trattenere le lacrime «Solo che è una grande opportunità per noi, potremmo vincere un mucchio di soldi, per non parlare della visibilità che darebbe alla nostra palestra»
Si passò una mano tra i capelli con fare nervoso «Se quello lì ci prova io...»
«Non lo farà! Lui non prova più nulla per me e nemmeno io» si avvicinò a lui, iniziando ad accarezzargli il viso «Perchè è te che voglio»
«Dimostrami che è così allora»
Non se lo fece ripetere due volte: si alzò in punta di piedi, gli cinse il collo con le braccia e lo baciò con trasporto.
Kamura, superato il primo attimo di sorpresa, ricambiò quel contatto, attirandola maggiormente al suo corpo.
Si baciarono a lungo, fino a quando lei non appoggiò le  mani sui suoi pettorali, iniziando a sbottonargli la camicia.
«Non intendevo così...» la fermò, staccandosi ansimando da lei «Non voglio che tu lo faccia solo perchè ti senta costretta a...»
Sana gli posò un dito sulle labbra «Fai l'amore con me» gli sussurrò, per poi tornare a baciarlo con più passione di prima.
In pochi secondi giunsero in camera da letto, senza mai staccarsi l'uno dall'altra; Nao la fece stendere sul letto, sovrastandola, le aveva sfilato la maglia, lasciandola in reggiseno, per poi iniziare a lasciarle una scia di
baci sul collo «Ti amo» mormorò ansante, continuando la sua discesa.
«Ti amo anch'io» 
Era vero, lei amava Nao e avrebbe fatto di tutto per farglielo capire e probabilmente ci sarebbe anche riuscita, se la suoneria del telefono non li avesse interrotti.
«Non rispondere» cercò di convincerlo, mentre con le dita esplorava il suo addome, seguendo le linee degli addominali e pettorali ben scolpiti.
«Devo farlo, sarà sicuramente Maeda per l'appuntamento di lavoro» borbottò dispiaciuto, facendola rabbuiare.
«Va bene, fa come ti pare» sbraitò, gli appoggiò i palmi aperti sulle sue spalle e lo spostò bruscamente.
Recuperò la sua maglia, se la infilò velocemente ed uscì dalla camera, con un diavolo per capello.
Non era la prima volta che la piantava in asso a causa del lavoro e la cosa iniziava a pesarle un bel pò, soprattutto vista la situazione in cui si trovavano appena qualche attimo prima.
Possibile che non la desiderasse fino a quel punto? Cos'aveva che non andava? Perchè il lavoro doveva venire sempre prima di tutto e tutti? 
Si sentiva angosciata, ferita e arrabbiata e il tutto si amplificò quando lo vide comparire in cucina, con un'espressione da cucciolo bastonato stampato sul volto.
«Devo andare, Maeda e gli altri mi stanno aspettando»
«Certo, dopotutto il lavoro per te viene prima di tutto» 
«Sai che non è così» tentò di abbracciarla, ma lei si scansò, indietreggiando di qualche passo.
«Ah no? A me invece sembra proprio di si»
«Sana io...»
Si girò, dandogli le spalle «Nao vattene, voglio restare da sola»
Lui sospirò afflitto, per poi prendere la sua roba ed uscire di casa, con la consapevolezza di aver sbagliato tutto, ancora una volta.

 
***
 

«Lo so, sono in ritardo! Ma vedi, ho avuto da fare con la cameriera del locale» esordì Akito, comparendo fuori l'uscio dell'abitazione Kurata.
Quest'ultima roteò gli occhi al cielo, sbuffò scocciata e senza rispondergli gli diede le spalle, dirigendosi verso il salotto.
«Suppongo che il tuo malumore sia causato dalla lite avvenuta con Kamura» constatò, seguendola, ricevendo un cenno d'assenso da parte sua.
Akito sospirò, accomodandosi sul divano.
Nonostante non gli andasse a genio la relazione tra lei e quel damerino, odiava vederla in quello stato.
«Guarda che posso andarci anche da solo a Sendai, non è necessario che venga anche tu»
«Non abbiamo litigato per questo. O meglio, inizialmente si, ma poi ero riuscita a chiarire la questione in un certo senso»
«E poi cos'è successo?»
«Anche se sei il mio miglior amico Hayama, non sei la persona più adatta per poter parlare di certe cose» borbottò, prendendo posto sulla poltrona posizionata accanto al divano.
«Beh, visto che Kamura è un uomo... se così possiamo definirlo» ghignò divertito quando lei tentò invano di colpirlo con un cuscino «E' più facile per me, rispetto ad Aya e Fuka, capire il suo comportamento, non credi?»
Sana ci pensò su per un attimo, picchiettandosi il mento con le dita «Beh... in effetti»
«Sputa il rospo Kurata, non abbiamo tutta la serata»
«E' imbarazzante» mormorò, coprendosi il viso con il cuscino, nel tentativo di nascondere le sue gote arrossate.
Hayama le strappò il cuscino dalle mani, lanciandolo in aria «Parla!»
«Beh ecco...» si agitò nervosamente sul posto, attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno al dito «Io e Nao stavamo per...»
«Per fare cosa, Kurata?» domandò allarmato, avendo già intuito qualcosa.
«Stavamo per fare l'amore» disse tutto d'un fiato, evitando di guardarlo negli occhi.
«Ma sei impazzita?» sbottò, facendola sussultare «Vuoi perdere la verginità con quell'idiota?»
«Quell'idiota, come lo chiami tu, è il mio fidanzato, Hayama! Quindi non ci trovo nulla di male»
Akito si passò una mano sulla faccia, respirando profondamente, cercando di tenere a bada i nervi.
Sapeva che quei due stavano insieme e che prima o poi sarebbe successo, ma allora perchè il solo pensare ad una simile eventualità lo imbestialiva a tal punto?
«E poi com'è andata a finire?» 
«L'ha chiamato Maeda e si è fermato»
«Per fermato cosa intendi dire? Fin dove si era spinto?»
«Ma... ma che domande sono?» chiese, rossa in volto dalla vergogna.
«Si è tolto i pantaloni?» continuò,  incurante del suo imbarazzo, stringendo convulsamente i pugni lungo i fianchi.
«Questo non ti riguarda!»
«Mi riguarda eccome invece, visto che la mia migliore amica stava per fare una sciocchezza!»
«Te lo ripeto, Naozumi è il mio fidanzato!»
«Oh certo!» ironizzò, emettendo una risatina isterica «Un fidanzato che rinuncia a fare l'amore con la sua fidanzata per un appuntamento di lavoro» si alzò di scatto dal divano, fissandola furioso «Ma ti rendi conto di che razza di idiota hai al tuo fianco? Gli altri sarebbero disposti a vendere la loro anima al diavolo per fare l'amore con te e lui che fa?Ti pianta in asso»
«Così non mi stai aiutando» mormorò, mentre calde lacrime iniziavano a rigarle il viso.
Akito si voltò dall'altra parte.
Vederla piangere era come ricevere una pugnalata al petto.
«Mi dispiace Kurata, ma ho solo detto la verità» si avviò verso la porta d'ingresso, aprendola «Io vado, organizza tu il viaggio con Matsui» concluse, uscendo da lì senza nemmeno attendere una sua risposta, con una spiacevole e fastidiosa morsa alla bocca dello stomaco.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Contatto ***


Il giorno della partenza era arrivato.
Dopo essersi assicurata per la centesima volta di non aver dimenticato nulla, caricò le valige in auto e si diresse presso l'abitazione di Hayama.
L'idea di passare un'intera settimana a stretto contatto con lui la rendeva particolarmente nervosa ed agitata, visto che dopo la discussione avvenuta in casa sua una settimana prima, il loro rapporto si era decisamente raffreddato.
Entrambi cercavano di evitarsi il più possibile, rivolgendosi la parola solo quando dovevano discutere su questioni riguardanti il lavoro e il torneo.
Sbuffò, facendo svolazzare una ciuffo di capelli che le ricadeva sulla fronte.
-Sarà un inferno!- con questo pensiero, parcheggiò l'auto e bussò alla porta del suo "miglior amico-nemico".
Dopo qualche minuto d'attesa la porta d'ingresso si aprì e Sana non sembrò affatto sorpresa nel ritrovarsi di fronte una delle nuove allieve iscritte della palestra.
La squadrò dall'alto in basso «Tu sei la segretaria della palestra, vero?»
«Wow e poi dicono che le bionde non sono sveglie» ironizzò «Hayama è in casa?»
«Himeko, va pure ci penso io» esordì Hayama presentandosi davanti alla porta con solo un misero asciugamano intorno alla vita.
Sana arrossì vistosamente a causa di quella visione «Ma ti sembra il modo di presentarti, Hayama?»
Quest’ultimo inarcò un sopracciglio «Non è colpa mia se per la prima volta in vita tua hai deciso di presentarti in anticipo»
«Va a vestirti, ti aspetto qui» borbottò, dandogli le spalle.
«Guarda che puoi anche entrare in casa se...»
«No» l'interruppe «Preferisco aspettare fuori»
«Come vuoi» sbuffò, per poi chiudere la porta e lasciarla lì.
Circa un quarto d'ora dopo, Hayama uscì di casa con un borsone caricato sulle spalle, mentre la sua allieva lo seguiva come un cagnolino
«Allora ci vediamo tra una settimana, Sensei» lo salutò, baciandolo con trasporto, incurante della presenza di Sana a pochi metri di distanza da loro che, disgustata ed anche un po’ infastidita, storse il naso.
«Mi dispiace interrompervi, ma dovremmo andare» affermò, accigliata.
Akito si staccò dalla ragazza, borbottando un semplice «Ti saluto»
«In bocca al lupo per il torneo!»
«Crepi» le rispose freddamente, per poi aprire il cofano dell'auto e caricare i bagagli.
«Mi spieghi ancora per quale motivo dobbiamo andarci entrambi con la tua auto?»
«Perchè con quel catorcio che ti ritrovi non potresti mai arrivare fino a Sendai Kurata, ma se vuoi rischiare fa pure»
Sana si limitò a dedicargli un'altra occhiataccia, prima di entrare in macchina e sbattere nervosamente la portiera.
In auto calò un silenzio imbarazzante.
Entrambi erano consapevoli del fatto che uno di loro doveva fare il primo passo ma nessuno dei due era intenzionato a cedere.
Sana aveva lo sguardo puntato fuori dal finestrino, ma non vedeva nulla del paesaggio che scorreva davanti ai suoi occhi, visto che la sua mente era occupata da ben altri pensieri.
Annoiata, prese la cartina dalla borsa e cominciò a studiare il tragitto che avrebbero dovuto compiere.
«Non serve la cartina»
Spostò lo sguardo da quel pezzo di carta a lui «Conosci la strada?»
«Ovviamente mi sono informato prima di partire!Fortunatamente non siamo tutti come te...» affermò lasciando una frase puramente allusiva, che lei colse al volo «E' capitato una sola volta Hayama, possibile che tu debba rinfacciarmelo sempre?»
«Si, visto che mi chiamasti alle due del mattino per venire in tuo soccorso» ghignò «Hayama aiutami, mi sono persa» continuò imitando la sua voce.
Attorcigliò nervosamente la cartina tra le mani «Ripeto è capitato solo una volta, quindi piantala!»
«Solo perchè da allora non ti sei più allontanata da Tokyo con l'auto»
Lei incrociò le braccia sotto al petto, evitando di rispondergli.
In fondo aveva ragione.
«Nessuna predica sul fatto che mi sia portato a letto un'altra allieva?» chiese improvvisamente, dopo un'ora di silenzio.
«E' la tua vita Hayama, puoi fare quello che vuoi» rispose sarcastica «Non ho il diritto di dirti ciò che è sbagliato o ciò che è giusto fare»
«Sbaglio o questa era una frecciatina?» constatò, incurvando un sopracciglio.
«Può darsi»
«Hai intenzione di tenermi il muso ancora per molto Kurata?»
Annuì «O almeno finchè non mi avrai chiesto scusa»
Hayama si fermò bruscamente con l’auto, facendole sbattere la testa contro il finestrino.
«Ma sei impazzito?» ringhiò «Se mi esce un bernoccolo giuro che ti ammazzo»
«Illuminami, Kurata, per cosa dovrei chiederti scusa?» sbottò, furioso «Per averti detto la verità riguardo Kamura?»
«Sei il mio migliore amico, Hayama e da tale mi aspetto che tu abbia dei modi più gentili per farmi capire il tuo punto di vista, come hanno fatto Fuka ed Aya per esempio e non facendomi sentire una completa nullità» affermò tutto d'un fiato
«Ah, quindi ora sarei io quello che ti fa sentire una nullità?» ironizzò «Non il tuo adorato fidanzato che ti pianta in asso per andare a lavoro?»
Sana si coprì gli occhi con una mano e scosse la testa leggermente «Ecco, lo vedi? Continui a mettere il dito nella fossa!»
«Si dice il "dito nella piaga"» la corresse
«Quello che è!» sbuffò.
Akito si massaggiò le tempie con le dita, nel banale tentativo di riacquistare un certo autocontrollo.
Non sapeva spiegarsi il perchè, ma ogni volta che ripensava a ciò che Sana e Kamura stavano per fare sentiva il sangue ribollirgli nelle vene.
“Reagisci in questo modo perchè sei ancora innamorato di lei”  gli aveva detto Fuka, dopo aver saputo della discussione.
«Assurdo!» si lasciò sfuggire
«Cosa è assurdo?» lo guardò confusa «Che io sbagli ancora i proverbi?»
«Già...» mentì.
«Guarda che non lo faccio mica apposta»
«Meglio andare, abbiamo già perso troppo tempo» mormorò, rimettendo in moto l’auto.
Se gli sguardi potessero uccidere, Hayama sarebbe diventato un mucchio di polvere sul sedile del guidatore.
Possibile che fosse così difficile per lui ammettere di aver sbagliato?
Dopo altre due ore di tragitto finalmente arrivarono a destinazione.
«Kurata, guarda che non sono il tuo fattorino» esordì un Hayama completamente ricoperto dalle valige.
«No, ma sei un uomo, quindi comportati da tale» affermò, varcando l'entrata dell'edificio
«Stupida ragazzina egoista» mormorò lui, seguendola
«Salve, come posso esservi utile?» li accolse il receptionist dietro al bancone.
«Buonasera, abbiamo una prenotazione su nome Matsui»
L’uomo annuì, digitando dei tasti sulla tastiera del computer «La vostra è la camera matrimoniale n122»
Entrambi sgranarono gli occhi, increduli «Camera matrimoniale?»
«C'è qualche problema?»
«Mi sembra ovvio!» sbottò Sana, ormai sull'orlo di una crisi di nervi «Io non ho alcuna intenzione di dividere la stessa camera con questo individuo» continuò indicando Hayama che per tutta risposta roteò gli occhi al cielo con fare esapserato «Smettila di fare scenate Kurata, ora chiamo Fuka e sistemiamo tutto» affermò per poi uscire dall'edificio e comporre il numero della loro amica.
-Questo farà sicuramente parte del suo stupido piano-
«Ciao Aki»
«Matsui, cosa diamine hai combinato?»
«Dalla tua risposta mi sembra di capire che siete già arrivati» rise di gusto «Piaciuta la sorpresa?»
«Sorpresa?» ringhiò «Ma che ti è passato per la testa?»
«Oh andiamo, è chiaro che sarà più facile per voi capire di essere innamorati se condividerete anche la stessa camera»
«Tu sei fuori!» si passò nervosamente una mano tra i capelli «Chiama l'hotel e rimedia immediatamente!»
«Hayama ascolta, ti pare che a distanza di una settimana dal torneo, abbiano due camere singole ancora libere?»
Sospirò rassegnato «Non ci avevo pensato»
«Avanti, un giorno mi ringrazierai»
«No, ti ammazzerò, il che è diverso!»
«Vedremo, vedremo...» sghignazzò «Ora devo andare, salutami Sana e...divertitevi!» concluse marcando l'ultima parola con tono malizioso.
Hayama scosse il capo, esasperato -E ora chi la sente a quella...-
«Kurata» la chiamò, rientrando nell'hotel
«Allora?»
«Non ci sono altre camere libere, dovremmo alloggiare in quella matrimoniale»
«Cosa?» urlò «E si può sapere perchè Fuka ne ha prenotato una matrimoniale, invece che due singole?»
«Avrà sbagliato» mentì, scrollando le spalle.
«Ma...»
«Kurata» l'interruppe «Purtroppo non ci sono altre soluzioni, quindi se non ti sta bene chiama un taxi e tornatene a casa»
«E va bene!» sospirò, rassegnata «Ma questa Fuka me la paga!» concluse dirigendosi verso l'ascensore.
Akito prese le valige e, con un diavolo per capello, borbottò «A quanto pare mi tocca ancora fare da fattorino»
«Wow, è davvero carina» affermò entusiasta dopo che entrambi ebbero fatto il loro ingresso nella camera dove avrebbero dovuto alloggiare insieme per un'intera settimana.
Solo un mormorio d’assenso fu la risposta di Hayama.
«Hai già pensato a come dirlo a Kamura?» le chiese mentre entrambi sistemavano la propria roba.
«Veramente...» tentennò «Io e Nao ci siamo presi una pausa»
«Davvero?» sussultò.
Annuì, assumendo un’aria afflitta «E' l'unico modo per fargli capire che se continuerà a mettere il suo lavoro prima di tutto e tutti, finirà col perdermi»
«Quindi... sei rimasta a bocca asciutta anche questa settimana» affermò divertito, beccandosi subito dopo un cuscino dritto in faccia «Sei sempre il solito!»
«Andiamo, scherzavo» le restituì il cuscino «Lo sai che in fondo mi dispiace»
Sana inarcò un sopracciglio «Non ti crede nessuno Hayama»
Fece spallucce. Aveva ragione, anzi a dirla tutta la cosa lo rendeva particolarmente sereno, visto che per tutta la settimana l'idea di quei due avvinghiati sotto le lenzuola l'aveva tormentato.
«Piuttosto... come facciamo a decidere su chi dormirà sul letto?»
«Semplice, facendo testa e croce» prese una monetina «Testa vinco io, croce perdi tu»
Lei esitò qualche secondo… qualcosa non quadrava, ma non riuscendo a capire cosa alla fine acconsentì ugualmente.
«Croce, perdi tu!»
-Vediamo quanto tempo ci impiega per capire il tranello-  pensò, ghignando divertito.
«Okay, dormirò sul pavimento» sbuffò, prese il cambio d'abiti dall'armadio «Vado a farmi una doccia»
Meno di un minuto dopo, uscì dal bagno aprendo nervosamente la porta «Hai barato!» urlò, livida in volto dalla rabbia «In entrambi i casi avresti vinto tu!»
Hayama scoppiò a ridere «E poi ti lamenti quando ti chiamo "cervello di gallina"»
«Tu essere ignobile» gli puntò l'indice contro seria al mille per mille «Dormirai a terra, sono stata abbastanza chiara?»
«Sissignora!» le rispose divertito.
Con il fumo che le usciva ancora dalle orecchie rientrò in bagno, mentre lui se la rideva di gusto.
Non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma i loro battibecchi gli erano mancati.


 
* * *
 

«Per fortuna che qui la cena è compresa nel prezzo, altrimenti con la fame che ti ritrovi avrei dovuto chiedere un mutuo per pagare il conto»
«Guarda che me lo sarei pagata da sola»  ringhiò, corrucciando la fronte «Quindi questa conversazione è inutile... proprio come te»
«Ma rimani comunque un maiale Kurata» ghignò.
«E tu un'idiota!»
«Balena»
«Rospo»
«Culona»
«Cosa?» spalancò occhi e bocca, indignata«Io non ho il sedere grosso!»
«Oh si che ce l'hai» a stento trattenne una risata «A dire il vero mi sorprende che ci entri in quella sedia»
Sana si alzò, battendo le mani sul tavolo «Io ti ammazzo lurido...»
«Scusate per l'interruzione, potremmo sederci al vostro tavolo?»
Si girarono in direzione della voce, trovandosi di fronte una coppia di simpatici vecchietti
«Ma certo, accomodatevi pure» rispose gentilmente Sana.
«I tuoi cambiamenti d'umore sono incredibili, Kurata»
«Taci, idiota» mormorò, tornando a sedersi
«Piacere di conoscervi, giovanotti» esordì sorridente la signora «Io mi chiamo Sakura e lui e mio marito Daichi» continuò, indicando l'uomo seduto accanto a lei, che si limitò a fare un cenno con il capo.
«Piacere nostro, io sono Sana, mentre questo coso biondo seduto accanto a me si chiama Akito»
Quest’ultimo inarcò un sopracciglio «"Coso biondo"?» ripetè infastidito.
Annuì «E pensa che sono stata gentile nel limitarmi a chiamarti così!»
Sakura e Daichi risero di gusto «Per tutti i Kami, sembrate noi quand'eravamo giovani»
«Oh...» avvertì un lieve calore invaderle le guance «Davvero?»
Annuì «E diteci, da quanto tempo siete fidanzati?»
Sana s'irrigidì «Veramente noi...»
«Avanti tesoro, come fai ad essere sicura che loro due stiano insieme?»
«A quanto pare l'età inizia a causarti dei problemi alla vista caro» affermò divertita «Ma non lo vedi come si guardano? Si vede lontano un miglio che sono innamorati persi l'uno dell'altra»
I due ragazzi arrossirono di botto.
«E poi condividono la stanza matrimoniale accanto alla nostra, prima li ho intravisti mentre entravano»
«Dovresti modernizzarti Sakura, ormai i giovani d'oggi condividono il letto anche se non sono una coppia»
La signora Sakura si accigliò «Lo so bene, ma lo fanno solo le ragazze facili e questa dolce fanciulla di sicuro non lo è» si voltò per guardarla meglio «Vero cara?» le chiese sorridendo
«I-io...»
Cosa poteva risponderle?Di certo l'idea di passare per una ragazza facile non le andava a genio.
«Tra quattro giorni sarà il nostro nono anniversario» intervenne Hayama, vedendola in difficoltà.
Sana sussultò sorpresa, non tanto per il fatto che lui avesse deciso di aiutarla, quanto dal fatto che si ricordasse ancora di quella data, anche se ormai erano passati sei lunghi anni dalla loro rottura.
«Wow, ma è fantastico» trillò Sakura, entusiasta.
«Già... fantastico» mormorò imbarazzata «E voi?Da quanto tempo state insieme?» chiese, cercando di spostare l'attenzione su di loro.
La nonnetta si picchiettò il mento con le dita un paio di volte «Beh, considerando anche gli anni di fidanzamento, sono sessant’anni»
«Sessant’anni?» ripetè incredula «Se posso chiedere, come avete fatto a stare insieme per tutto questo tempo?»
«Semplice cara, siamo nati in un'epoca in cui le cose rotte non si buttavano, ma si aggiustavano» le rispose, stringendo la mano del marito che, per tutta risposta, le stampò un tenero bacio a fior di labbra.
Sana li guardava estasiata, mentre Hayama si era perso nell'ammirare lei.
«E ora tocca a voi»
Li guardarono interrogativi «Fare cosa?»
Il signor Daichi diede una gomitata amichevole a Hayama «Avanti giovanotto, facci vedere quello che sai fare e bacia la tua donna»
Akito rischiò quasi di soffocare con il sakè, tossì diverse volte prima di riuscire a riprendersi «Cosa?»
«Suvvia, non dirmi che sei un timido!» lo schernì.
«No, è che...» si voltò in direzione di Sana, trovandola con lo stesso colorito di un pomodoro.
Sana respirò profondamente, prima di stampare un bacio sulla guancia di Akito «Ecco» affermò poi, sperando di essersela cavata.
«E questo lo chiamate bacio?» sghignazzarono «Ma siete sicuri di essere una coppia?»
Trovandosi con le spalle al muro, Hayama prese una buona dose di coraggio e la baciò evitando di guardarla negli occhi.
Fu un bacio semplice e casto, ma che fece mancare di un battito al cuore di entrambi.
Staccandosi leggermente l'uno dall'altro aprirono gli occhi e si guardarono: miele dentro cioccolato.
Lei richiuse gli occhi e lui la baciò di nuovo, stavolta con maggiore trasporto, staccandosi solo quando sentirono i due vecchietti fingere di tossire.
«E pensare che sembravate così timidi un attimo prima» affermarono divertiti.
Con il cuore che le batteva a mille Sana si alzò dalla sedia «Scusate, ma ora devo proprio andare è stato un vero piacere conoscervi»
«Altrettanto cara» le risposero gentilmente.
Si limitò a dedicargli un ultimo sorriso, prima di scappare da quella situazione e dirigersi in camera.
Dopo aver preso il pigiama entrò in bagno e si buttò sotto il getto dell'acqua calda, sperando che di riuscire a scaricare almeno in parte la tensione che aveva accumulato, non riuscendo proprio a capire come fosse possibile che quel contatto, le avesse scatenato una simile reazione.
Quando uscì trovò Hayama in pigiama, disteso sul pavimento con le braccia incrociate dietro la nuca.
«Allora...» tentennò, salendo sul letto «Buonanotte»
«Notte» bisbigliò, continuando a fissare il soffitto.
«Com'è il pavimento?» chiese, dopo qualche minuto di religioso silenzio.
«Caldo e comodo» ironizzò.
Sbuffò «Sali»
«Eh?» 
«Ho detto sali» si tirò le lenzuola fin sopra la testa «Sbrigati prima che cambi idea»
Akito ghignò divertito e salì anche lui sul letto.
Nonostante fossero ormai le due di notte non riusciva a chiudere occhio.
Si passò le dita sulle labbra ripensando al bacio che si erano scambiati qualche ora prima.
Assaporare di nuovo quelle labbra aveva risvegliato in lui emozioni e sensazioni che da sei anni a quella parte credeva di aver cancellato.
Perchè gli aveva fatto quell'effetto?Possibile che Fuka avesse ragione?
Si voltò nella sua direzione, iniziando ad osservarla mentre dormiva beatamente.
Delicatamente le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio «Le tue labbra hanno lo stesso sapore di allora» sussurrò.
Ebbe l'impressione che i lineamenti le si distendessero in un leggero sorriso, ma forse l'aveva solo immaginato.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Ammissioni ***


Il mattino successivo si svegliarono avvinghiati l'uno all'altro.
Lei aveva la testa appoggiata sul petto di lui, mentre Akito la stringeva forte a sè.
«Buongiorno, Aki»
«Giorno»
La situazione era piuttosto imbarazzante, ma nonostante ciò nessuno dei due sembrava intenzionato ad allontanarsi.
«Dormito bene?» chiese, alzando il viso per guardarlo meglio.
Annuì, accarezzandole distrattamente i lunghi capelli ramati «Tu?»
«Sì» arrossì «Decisamente sì»
Sorrise, guardandola di sottecchi: bella, timida, fragile, stupenda.
Era abituato a svegliarsi al mattino con una donna la suo fianco, eppure quando aprendo gli occhi l'aveva trovata lì, con quegli occhi color cioccolato ancora assonati intenti a fissarlo dolcemente, aveva avvertito i battiti del suo cuore aumentare all'impazzata e il motivo di ciò gli era ben chiaro: lei non era come le altre, non lo sarebbe mai stata.
Avrebbe voluto restare in quella posizione in eterno, godendosi il suo profumo alla vaniglia e il calore del suo corpo, ma a quanto pare la persona che bussava alla porta della loro camera non era del suo stesso avviso.
«Chi sarà mai a quest'ora?»
«Non ne ho idea»
Sbuffando, si alzò ed aprì la porta, trovandosi davanti un giovane cameriere con in mano un vassoio stracolmo di roba da mangiare
«Buongiorno, signore» lo salutò cordialmente «Come richiesto dalla signorina Matsui, vi ho portato la colazione a letto»
Akito si spostò per permettergli di entrare, mentre Sana si mise seduta sul grande letto matrimoniale «Come mai ha richiesto questo servizio?»
«Non lo so, ma...» si voltò verso di lei, sgranando gli occhi «Wow, che visione» si lasciò sfuggire.
Sana, imbarazzata, si coprì con il lenzuolo, mentre Hayama infastidito strinse i pugni lungo i fianchi, conficcandosi le unghie nella carne e digrignò i denti come una belva feroce
«Hai finito di sbavare?» il tono minaccioso del ragazzo alle sue spalle lo fece sussultare «S-si, mi scusi» appoggiò il vassoio sul tavolo, per poi voltarsi nuovamente verso di lei «E' stato un vero piacere signorina, spero che...»
Akito lo prese per il colletto della camicia, trascinandolo fuori la porta
«Signore!» lo richiamò, tentando di liberarsi
«Sparisci!» urlò l'altro, sbattendogli la porta in faccia.
«Akito, ma che modi sono questi?» lo rimproverò, mentre cercava di trattenersi nello scoppiare a ridere.
«Se l'è cercata lui»
«Geloso?» sorrise maliziosa.
«Geloso di te?» inarcò un sopracciglio «Nemmeno per sogno!»
Peccato che il suo comportamento dimostrasse ben altro e lui lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene.
«E allora perchè hai reagito in quella maniera?»
«Perchè...» tentennò «Non sopporto quelli come lui»
«Non sei mai stato bravo a mentire»
«Pensala come vuoi, Kurata» sbuffò, sedendosi accanto al tavolo.
Lo raggiunse, accomodandosi vicino a lui «E questo cos'è?» domnandò perplessa, prendendo un biglietto posto sul vassoio.
Lo aprì, leggendolo a voce alta:

-Certi amori non finisco mai, fanno dei giri immensi e poi ritornato.
Amori invisibili, indissolubili, inseparabili. Ma amici mai, per chi si cerca come noi-


Sentì un lieve calore invaderle il viso «Ma cosa...»
Hayama alzò gli occhi al cielo «Dannata Matsui»
«Fuka?» alzò lo sguardo su di lui, corrucciando la fronte «E' opera sua?»
Non rispose, si limitò solo a lanciarle uno sguardo ovvio.
«Ma...» spostò lo sguardo dal biglietto a lui un paio di volte «Perchè l'ha fatto?»
Sospirò «Se te lo dico, mi prometti di non arrabbiarti?»
Sana e
sitò per qualche secondo.
Era una promessa difficile da mantenere per lei «Ok, te lo prometto» incrociò le braccia sotto al seno «Ora però sputa il rospo!»
«Matsui ha organizzato tutto questo per farci tornare insieme»
«Quindi la storia del torneo era solo una scusa per farci riavvicinare?» sbottò, incredula.
Annuì.
«E tu da quanto tempo sei a conoscenza di tutto questo?»
«Da quel giorno al bar» rispose, sorseggiando del caffè «Ho subito capito che ci fosse qualcosa sotto»
Si alzò di scatto dalla sedia, non riuscendo più a rimanere ferma in un posto, iniziando a camminare avanti e indietro per la camera «E perchè non me l'hai detto?» lo guardò con rabbia «Se avessi saputo del suo piano, non avrei mai accettato di venire qui»
«Ti sei risposta da sola»
Ci mise qualche minuto buono per capire cosa intendesse dire «Quindi mi hai portata qui con l'inganno»
«Kurata, ricordi della promessa di poco fa?»
«E il bacio di ieri sera faceva parte della farsa, vero?» urlò, ormai sull'orlo di una crisi di nervi «E io che invece....» si morse un labbro per impedire a se stessa di continuare.
Era consapevole del fatto che l'avesse baciata solo a causa di quei due vecchietti che avevano incontrato a cena, ma dopo ciò che le aveva sussurrato durante la notte mentre lei fingeva di dormire, si era illusa che anche lui avesse provato qualcosa.
Akito spalancò gli occhi, mentre il suo battito cominciò a correre come un dannato «Tu cosa?»
Possibile che avesse provato qualcosa anche lei?
«Lascia perdere» prese il cambio d'abiti dall'armadio «Sono solo una stupida» mormorò. entrando in bagno e chiudendo nervosamente la porta dietro di sè.


 
* * *

«Matsui abbiamo un problema»
«Buongiorno anche a te, Hayama» lo salutò, sarcastica «Cos'è successo?»
«Ho detto a Sana del piano»
Sentì dei rumori in sottofondo, segno che si era spostata per poter parlare tranquillamente. «Tu cosa?» urlò, costringendolo ad allontanare il telefono dall'orecchio «Ma ti sei bevuto il cervello o cosa?»
«Dopo che ha letto il biglietto che ci hai fatto mandare insieme alla colazione, mi sono trovato con le spalle al muro e...»
«Tu sei un'idiota» l'interruppe bruscamente «Hai mandato tutto all'aria te ne rendi conto?»
«Il tuo piano era destinato a fallire fin dall'inizio, Mastui!»
«Quindi il bacio di ieri sera non ha significato niente per te?»
Sgranò gli occhi, sorpreso «E tu come diavolo fai a saperlo?»
«Ho le mie fonti!»
«Sei incredibile! Non dirmi che hai pagato qualcuno per spiarci?»
«Non hai ancora risposto alla mia domanda»
«Non ho provato nulla» si affrettò a risponderle, forse troppo velocemente per essere creduto.
«Ah si?Allora perchè l'hai baciata una seconda volta?» ironizzò «Che io sappia bastava solo un semplice, casto, bacio»
«Sai proprio tutto, eh?»
Annuì «Allora?»
«Io...» tentennò «Non lo so...»
«Hayama, sii sincero...hai provato qualcosa?»
Sbuffò «Si...»
Fuka urlò dalla gioia, perforandogli un timpano «Lo sapevo, lo sapevo!»
«Ti decidi a calmarti?»
«E lei? Ha detto qualcosa a riguardo?»
«Prima durante il litigio stava dicendo qualcosa, ma poi si è fermata»
«Voglio sapere con precisione cos'ha detto»
«E' proprio necessario?»
«Sì»
Hayama alzò gli occhi al cielo «Quando ha saputo del piano mi ha accusato dicendomi che anche il bacio era stato una farsa e poi ha detto "E io che invece..." e si è fermata»
Urlò nuovamente «Lo sapevo!»
«Matsui, piantala!» urlò a sua volta «Il mio povero orecchio sta implorando pietà!»
«Dunque, è chiaro che anche lei abbia provato qualcosa e l'idea che tu l'abbia fatto "per gioco" l'ha ferita» constatò, ignorando la sua lamentela.
«E tu come fai ad esserne così sicura?»
«Fidati, così funziona la mentalità femminile»
Hayama fissò la porta del bagno dove si trovava ancora chiusa Sana «E ora cosa devo fare?»
«Semplice, devi farle capire che anche per te ha significato qualcosa»
«A che pro?Lei ha Kamura al suo fianco»
«Quella sottospecie di fatina con i capelli tendenti al lilla non fa per la nostra Sana e tu lo sai»
Ghingò divertito. Adorava la sua amica quando prendeva in giro quello lì.
«Lo so, ma lei no»
«Allora faglielo capire tu»
«Ci proverò»
«Hayama...»
«Mmmh?»
«L'ami, vero?»
Sospirò.
Ormai era inutile continuare a mentire, non soltanto agli altri, ma soprattutto a se stesso.
 «Credo di non aver fatto altro che amarla da sempre»

Non era da lui dire cose sdolcinate, ma quando si trattava di Sana, emergeva quel lato del suo carattere che non credeva nemmeno di possedere.
«Allora riconquistala»
«Sarà dura»
«Non credo, visto che anche lei è innamorata di te»
«Te l'ha detto lei?»
«No, ma sono la sua migliore amica e certe cose le so»
Sorrise «Ti chiamo dopo»
«Tienimi aggiornata!»


 
* * *

 

Quando Sana uscì dal bagno lo trovò seduto accanto al tavolo, con lo sguardo rivolto nella sua direzione «Kurata»
«Non ho tempo da perdere in inutile chiacchiere, Hayama» prese la borsa «Anche se sono stata trascinata qui con l'inganno ormai ci sono dentro e ho diversi impegni lavorativi che mi attendono» era così concentrata nel trovare una scusa per scappare via da lì che non si era nemmeno resa conto che si era avvicinato velocemente a lei.
Deglutì a vuoto, trovandoselo a pochi centimetri di distanza «Devo andare»
«Ieri ti ho baciata perchè quei due mi hanno chiesto di farlo»
Abbassò lo sguardo, permettendo alla frangia di coprirle gli occhi «Lo so, Hayama»
Le afferrò il viso con le mani, costringendola a guardarlo negli occhi «Ma ciò non significa che mi sia dispiaciuto»
Sentì le proprie gote andare a fuoco «D-dici sul serio?»
Sorridendole annuì.
Quegli occhi magnetici la stavano divorando e lei non riusciva a smettere di guardarlo «Ora... devo andare»

«A dopo allora»
Annuì ancora imbarazzata, per poi uscire da quella stanza che improvvisamente era diventata troppo stretta peri suoi gusti.

Distesa sul letto, si girò nella direzione di Akito, trovandolo con lo sguardo rivolto verso il soffitto «Dormi?»
«Ti pare che io dorma con gli occhi aperti, Kurata?»
Sana si mise a pancia in giù, poggiata sui gomiti «Ti va di fare un gioco?»
«Se si tratta di un gioco erotico si, altrimenti no»
Lo colpì con il cuscino «Smettila di fare il pervertito!»
Si girò di fianco verso di lei, con la testa sorretta dalla mano «Che gioco vuoi fare?»
«In verità non è proprio un gioco, diciamo che è...una sorta di confessioni, ecco»
«Un che?» domandò perplesso, incurvando un sopracciglio.
«Ci facciamo delle domande a vicenda alle quali dobbiamo rispondere sinceramente» sorrise «E ciò che diciamo rimarrà tra queste quattro mura»
«E se uno dei due non vuole rispondere ad una domanda?»
«Non avevo pensato a quest'eventualità» si picchiettò il mento con le dita un paio di volte «Facciamo che se uno dei due si rifiuta, dovrà scontare un obbligo richiesto dall'altro»
«Solo tu potevi avere un'idea così stupida»
«Eddaiii, sarà divertente»
«No!»
«Ti prego, ti prego, ti prego» ripetè a mitraglietta, punzecchiangoli la guancia con un dito.
Hayama sbuffò.
Quando ci si metteva diventava peggio una bambina «E va bene!»
Sorrise vittoriosa «Bene, inizio io» ci pensò su qualche secondo «Perchè ti diverti tanto a fare il donnaiolo?»
«Perchè il sesso è piacevole e divertente»
«Se è così divertente e piacevole non mi resta che provarlo quando tornerò a casa» lo provocò «Con Naozumi»
Akito s'irrigidì e, fulminandola, rettificò  
«Guarda che non è niente di che» 
«Sei contraddittorio, lo sai?Un secondo fa avevi detto che era...»
«Per l'uomo, non per la donna» l'interruppe acidamente.
«Fuka ed Aya dicono il contrario»
«Sbagliano»
«E tu che ne sai? Non sei mica una donna»
Digrignò i denti «Perchè ci tieni tanto a farlo con lui?»
«Che domande» arrossì «E' il mio ragazzo»
«E non puoi aspettare un altro po' prima di concederti a lui?»
«Stiamo insieme da due anni, non credi che abbia già aspettato abbastanza?»
«No» rispose deciso «Meglio aspettare un'altra decina d'anni»
«Ma sei impazzito o cosa?»
«E poi mi sembra di ricordare che siete in pausa, no?»
«Sì, ma è solo una cosa momentanea»
Akito respirò profondamente.
Doveva cercare di mantenere una certa calma, anche se era maledettamente dura.
«Lo ami?»

A quella domanda sussultò «Io non lo so...» iniziò a tormentare le povere lenzuola «A volte sono convinta di amarlo, altre volte invece no...»
«C'è qualcosa o qualcuno che fa nascere i tuoi dubbi?»
Questa volta fu lei ad irrigidirsi.
Non poteva certo confessargli che la causa dei suoi dubbi era proprio lui.

«Ehm... hai fatto troppe domande, ora tocca a me»
Ghignò «Spara!»
«Ti sei mai innamorato?»
«Dopo di te non c'è stata nessun'altra» rispose senza esitare.
«Perchè no?»
Si strinse nelle spalle «Nessuna è riuscita a darmi ciò che volevo»
«E cos'è che vuoi?»
Sbuffò «Guarda che ora tocca a me» la guardò. sorridendo malizioso «Ti è piaciuto il bacio di ieri?»
Sana arrossì fino alla punta dei capelli «Ma che diavolo di domande fai»
«Ti voglio ricordare che sei costretta a rispondere, a meno che tu non voglia ricevere un obbligo»
Abbassò lo sguardo, nel banale ed inutile tentativo di non far notare le sue gote arrossate «S-si...»
«Lo immaginavo»
«Montato che non sei altro» borbottò, pizzicandogli un fianco.
«Non si tratta di essere montati Kurata, ero solo sicuro che ti fosse piaciuto»
 «E sentiamo, questa sicurezza da dove deriva?»
«Semplice, perchè altrimenti dopo il primo bacio, non avresti chiuso gli occhi per riceverne un altro»
«L'ho fatto semplicemente perchè mi era entrato qualcosa nell'occhio!» tentò invano di giustificarsi, ma ovviamente con scarsi risultati.
«E visto che ti era entrato qualcosa nell'occhio, hai pensato bene di ricambiare anche il bacio...»
«Io...» si morse un labbro. provocando l'ilarità del ragazzo.
«Piantala di ridere, ora tocca me» respirò profondamente, doveva trovare il coraggio per porgli quella domanda che l'aveva tormentata per anni «Quando stavamo insieme, tu e Mizu...»
«No» l'interruppe, capendo subito quale sarebbe stata la sua domanda.
«Ma non mi hai lasciato nemmeno finire»
«So cosa vuoi chiedermi, Kurata!Non c'è stato nulla tra me e Mizu mentre stavamo insieme, ti sei fatta solo inutili film mentali»
Sana abbassò lo sguardo, iniziando a torturare i lembi del lenzuolo con le mani «Ma andavate così d'accordo...»
«Eravamo solo amici Kurata, nulla di più» affermò indispettito «Ma tu come sempre hai frainteso tutto e hai mandato all'aria la nostra storia»
Avvertì un nodo alla gola che le impediva di respirare mentre calde lacrime spingevano prepotenti per uscire dai suoi occhi «Avresti potuto sforzarti di dimostrarmi il contrario, non credi?»
«Ci ho provato e tu lo sai» le urlò contro «Ma ormai avevi già tratto le tue conclusioni e...» si bloccò di colpo quando la sentì singhiozzare.
L'abbracciò «Scusami, non avrei dovuto alzare la voce con te» le sussurrò, baciandole il capo ed inebriandosi del suo profumo
«Tocca a me fare l'ultima domanda»
Alzò lo sguardo per incontrare il suo «Credevo che avessimo finito»
Sul suo volto comparve un sorrisino che non prometteva nulla di buono «Eh no, c'è un'ultima cosa che voglio chiederti»
«Devo preoccuparmi?»
«Forse...»
Si mangiucchiò l'unghia del pollice, preoccupata «Spara!»
«Hai mai...» le sue labbra si piegarono in un ghigno malizioso «Pensato di fare l'amore con me?»
Si staccò di scatto da lui, con gli occhi sgranati e le guance arrossate «AkitoHayama! Non credi di esagerare ora?»
«Rispondi»
 «No, mi rifiuto di rispondere a questa domanda» brontolò, incrociando le braccia al seno.
Come poteva dirgli che spesso si era svegliata di notte, accaldata e sudata, per aver sognato di fare l'amore con lui, piuttosto che con Naozumi?

«Ok, allora passiamo all'obbligo»
«Cos'hai intenzione di farmi fare, Hayama?» sussurrò con un fil di voce.
Quel ragazzo delle volte sapeva essere davvero imprevedibile e la cosa, la intimoriva un bel po'.

Sorridendo, iniziò ad accarezzarle le labbra con il pollice, facendola sussultare «Akito, ma che...»
Si posizionò sopra di lei, sorreggendo il suo peso con le braccia «Se non ti va puoi fermarmi» sussurrò, avvicinandosi lentamente al suo viso.
Restò a fissare il suo sguardo per qualche secondo, prima di fiondarsi sulle sue labbra che dopo il primo attimo di stupore si schiusero leggermente, lasciandogli libero accesso alla sua bocca.
Le loro labbra erano incastrate, le lingue si rincorrevano senza mai stancarsi.
A Sana scappò un gemito represso percepito dal ragazzo che di rimando le sorrise sulle labbra, ma fu quando le mordicchiò il labbro inferiore che la mandò letteralmente in delirio.
Affondò le mani nel capelli di lui, rispondendo con maggiore passione al bacio.
Quando capirono che si stavano lasciando troppo andare, si fermarono.
Lei aprì gli occhi con una lentezza esasperante, lui la fissava estasiato
«Sai» appoggiò la fronte su quella di lei «Potrei abituarmi a questi baci della buonanotte»
Sorrise, timida «Ora andiamo a dormire»
Tornò a stendersi di fianco a lei, facendole appoggiare la testa sul suo petto «Buonanotte Aki»
«Buonanotte»
Mentre la osservava dormire, gli venne in mente una domanda alla quale non aveva risposto:
«Nessuna è riuscita a darmi ciò che volevo»
«E cos'è che vuoi?»

Le spostò delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio «Te Sana, ho sempre voluto solo te»

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Gelosie e confessioni ***


«Kurata, sbaglio o stai prendendo il vizio di avvinghiarti a me durante la notte?»
In realtà non gli dispiaceva affatto aprire gli occhi e trovarla con la testa appoggiata sul suo petto, mentre lui con un braccio la teneva stretta a sè, anzi, era una delle cose che più gli sarebbe mancata una volta che quella settimana sarebbe giunta al termine, ma adorava vedere le smorfie che faceva quando si innervosiva e poi sdrammatizzando avrebbe liberato entrambi da quell'imbarazzo che si andava a creare ogni qual volta che la distanza che li sperava era praticamente inesistente.
«Ti voglio far notare che sei tu quello che mi sta stritolando, Hayama»
«Se ti dispiace puoi sempre allontanarti»
Non lo fece «Beh, la stessa cosa vale per te»
Non si mosse di un millimetro.
«Kurata»
«Si?»
«Il bacio del buongiorno non me lo dai?»
Sorridendo, si sporse quanto bastava per stampargli un tenero bacio sulla guancia e Hayama mise su il broncio, causando la sua ilarità.
«Non intendevo così» polemizzò irritato.
«Quel tipo di bacio fattelo bastare per la buonanotte, Hayama»
Sbuffò sonoramente, facendo svolazzare un ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte «Per ora me lo faccio bastare»
«Per ora?» ripetè divertita
Annuì convinto, iniziando ad accarezzarle i capelli.
Sana chiuse gli occhi, lasciandosi andare alla carezze che gli faceva sul capo.
Era una sensazione incredibile ritrovarsi tra le braccia di Akito, avvertire la propria pelle tremare ad ogni suo tocco, mentre il cuore smetteva di battere regolarmente.
«Oggi hai da fare?»
«No, mi sono già occupata di tutto ieri»
 «Di già? Credevo che avessi diversi impegni di cui occuparti»
«Lo credevo anch'io, ma quanto pare farcelo credere faceva parte del piano di Fuka, in modo tale che partissimo una settimana prima del torneo per stare da soli»
Roteò gli occhi al cielo divertito, ringraziando mentalmente la loro amica impicciona, per aver messo in atto il suo strampalato piano. «Dovevo immaginarlo»
«E tu? Devi allenarti?»
«Si ma...» le accarezzò il fianco, lasciato scoperto dalla maglia del pigiama, con fare seducente, provocandole diversi brividi su per la spina dorsale «Ci si può allenare anche a letto, sai?»
Lo spinse via, divertita, cercando, con non poca facilità, di non cedere alle sue provocazioni «Non cambierai mai»
«Tranquilla, Kurata, ti prendevo in giro. Con il pigiama anti-sesso che indossi la voglia di saltarti addosso è pari a zero»
Sana osservò il suo pigiama con le rondelline di ramen stampate sopra «Mi stai dicendo che non sono per nulla attraente?» chiese piccata.
Akito incrociò le braccia dietro la nuca, cercando di apparire il più convincete possibile «Esatto»
Fece per ribattere ma si fermò quando sentì bussare alla porta della loro camera.
«Vai in bagno» le ordinò alzandosi dal letto.
 «Eh?»
«Sarà di nuovo il cameriere di ieri»
Sorrise serniona capendo il motivo di quella richiesta «Allora devo salutarlo, sarebbe maleducato da parte mia non farlo»
«Vai in bagno ho detto» ringhiò.
«Non se ne parla» replicò.
Avvicinandosi velocemente a lei se la caricò sulle spalle «Ma che diavolo fai, mollami!» gli urlò, tentando di liberarsi dalla presa, ma Akito non se ne curò affatto, la trascinò in bagno e con non poca fatica riuscì a chiuderla a chiave lì dentro.
«Hayama, sei un idiota!»
Ignorando le imprecazioni di Sana, aprì la porta della camera trovandosi davanti, come aveva previsto, lo stesso cameriere della mattina precedente
«Buongiorno» stavolta il suo tono non era affatto cordiale «Vi ho portato la colazione»
Lo lasciò entrare, senza degnarlo di una risposta
Posizionò il vassoio contenente la colazione sul tavolo «La signorina non è in camera?» chiese, guardandosi intorno
«Preferisci uscire da qui con le tue gambe o vuoi che ti riserva lo stesso trattamento di ieri?»
«Vado...vado...» mormorò impaurito, dirigendosi a grandi falcate verso l'uscita.
Ebbe appena il tempo di aprire la porta del bagno che Sana gli si scagliò addosso colpendolo con dei pugni sul petto «Non osare mai più fare una cosa del genere, stupido»
«Vuoi darti una calmata?» la richiamò, bloccandola per i polsi.
 «Mi spieghi perchè ti comporti così? Prima dici che non sono affatto attraente con questo indosso» si strattonò dalla presa e passò ad indicarsi il pigiama «E poi mi trascini in bagno per non farmi vedere da quel cameriere?»
«Perchè...» tentennò «Te lo ripeto, quel tipo mi da sui nervi»
«Ma a chi vuoi darla a bere, Hayama! Tu sei geloso! ammettilo una buona volta»
«Tu vaneggi, Kurata»
«Beh meglio così, visto che un fidanzato ce l'ho già» incrociò le braccia sotto al seno, voltando il viso dall'altra parte «Mentre tra noi c'è solo una semplice amicizia e non puoi essere geloso di me, non puoi più»
Non ricevendo alcuna risposta si voltò, trasalendo quando notò il suo sguardo, lo stesso sguardo che aveva diverso tempo fa, quando era poco più di un bambino tormentato dai problemi riguardanti la sua famiglia.
«Perchè mi guardi così?» deglutì.
Hayama non le rispose, si limitò a prendere il cambio d'abiti dall'armadio per poi chiudersi all'interno del bagno.
S’infilò sotto il getto d’acqua calda e la lasciò scivolare sul corpo, sperando di riuscire a scaricare almeno in parte la rabbia che quelle parole gli avevano causato, ma fu tutto inutile.
Preso da uno scatto d'ira affondò un pugno alla parete, maledicendosi per averci creduto, per esserci cascato un'altra volta, mentre lei, nonostante in quei giorni avesse dimostrato il contrario, continuava a considerarlo solo come il suo migliore amico.


 
* * *

Distesa sul letto, si voltò in direzione dell'orologio digitale posto sul comodino che in quel momento segnava le 22:30.
Sbuffando si alzò, iniziando a camminare avanti e indietro per la camera, non riuscendo più a stare ferma in un posto.
Dopo la discussione avvenuta quella mattina, Akito era uscito senza rivolgerle nemmeno una parola, nonostante lei avesse cercato di parlargli e non aveva fatto ancora ritorno.
"Forse sarà troppo impegnato con qualche ochetta"
Scosse la testa, cercando di eliminare subito quel pensiero.
Se fino a poco tempo prima le dava fastidio vederlo in compagnia di altre ragazze, nonostante ogni volta cercasse di nasconderlo, ora il solo pensiero che le sue labbra potessero posarsi su quelle di un'altra che non fosse lei, la mandava completamente fuori di testa.
Afferrò il suo telefono e compose il numero della prima persona che l'era venuta in mente.
«Fuka, ho bisogno del tuo aiuto»
«Ciao anche a te, Sana. Problemi con Hayama?»
«Beh si...abbiamo discusso»
«E ti pareva» sospirò «Cos'è successo?»
«Lui mi ha fatta innervosire e...»-
«E tu gli hai detto qualcosa di cui ora ti sei pentita e non sai come fare per rimediare, la solita routine insomma»
«Già...»
Mettere in discussione ciò che stava riaffiorando tra loro non era mai stato nei suoi pensieri, perchè per quanto avesse tentato di autoconvincersi del fatto che tra lei e Hayama ci fosse solo una semplice amicizia, aveva capito che la realtà era un'altra.
«Hai provato a parlargli?»
«Si, ma non ha voluto saperne»
«Ora è lì con te?»
«No, dopo la discussione è uscito e non ha fatto ancora ritorno»
«E' stato fuori tutta la giornata?»
«Già»
«Perchè non lo chiami?»
 «E che gli dico?»
«Che vuoi parlargli, sono sicura che non riuscirà a tenerti il muso ancora per molto»
«E se non vorrà ascoltarmi?»
«Indosserai uno di quei babydoll che ti ho infilato in valigia per attirare la sua attenzione»
«Allora sei stata tu!»
«Certo, con la collaborazione di tua madre»
Scosse la testa, ridacchiando divertita «Siete sempre le solite»
«Avanti sono sicura che mi ringrazierai... e
 anche lui!»


 
* * *

«Problemi con la tua ragazza?»
Akito alzò lo sguardo dal suo drink al barman che si era appena rivolto a lui «Come?»
«E' da quando sei entrato che ti osservo e mi sembri parecchio giù» constatò, pulendo il bancone con uno strofinaccio.
«E cosa ti fa pensare che il mio malumore sia causato da una ragazza?»
«Non si riduce sempre tutto all'amore per una donna?»
Mandò giù un altro sorso, senza rispondergli.
«Non pensi che dovresti andare da lei invece che passare l'intera serata a bere alcolici?»
«Non cambierebbe nulla»
«Se non ci provi nemmeno come fai a saperlo?»
Sbuffò come una pentola a pressione, infastidito dall'invadenza di quell'individuo «Ci ho già provato»
«E già ti sei arreso?»
Digrinò i denti, ormai sull'orlo di scoppiare «Senti tu...»
«Ascolta giovanotto» l'interruppe «So che in questo momento non sei in vena di ricevere consigli, ma lasciati comunque dire una cosa. Se trovi l'amore, il vero amore, non puoi buttarlo all'aria senza almeno combattere» versò del sakè in alcuni bicchieri «Spero che tu ascolterai il mio consiglio, comunque sia, ti auguro una buona serata» concluse allontanandosi da lui.
Non ebbe nemmeno il tempo di rimurginare sulle sue parole che sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
Si voltò trovando una ragazza vestita in maniera provocante, che gli sorrideva maliziosa «Ti dispiace se mi siedo accanto a te?»
«Fa pure» le rispose, senza prestarle troppa attenzione.
La tipa prese posto sullo sgabello posto vicino a lui «Come mai sei qui tutto solo?»
«Non vedo come la cosa possa riguardarti»
«Ma come siamo acidi, dovresti provare a rilassarti, non credi?» gli propose, strusciandosi su di lui.
Per un attimo fu tentato di lasciarsi andare alle sue avance, ma subito tornò in sè quando sentì la vibrazione del suo cellulare.
Sussultò quando lesse il nome della persona che lo stava chiamando e solo dopo aver superato il primo attimo di stupore, si decise a rispondere.
«Cosa vuoi, Kurata?»
«Ehm... ciao Akito»
«Ripeto, cosa vuoi?»
«Volevo solo...»
«Perchè non posi quel telefono e riprendiamo il discorso di poco fa?»
Dopo le parole della ragazza che aveva appena incontrato, sentì silenzio dall'altra parte del telefono.
«Kurata?»
«Chi era?»
La sua voce indispettita gli fece scappare un sorriso «Chi?»
«Non fare finta di niente, Hayama. Ho sentito che c'è una ragazza vicino a te, chi diavolo è?»
Liquidò con un gesto della mano la tipa che stava iniziando ad accarezzargli il petto «Perchè ti interessa saperlo?»
«Lo sai che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda?» il suo tono si era alzato di un ottava, costringendolo ad allontanare il telefono dall'orecchio «E comunque non mi hai ancora risposto»
«Perchè dovrei risponderti?» la provocò «Siamo solo amici, no?»
«Perchè...» tentennò «Aaaah! Va al diavolo, Hayama!» gli urlò contro e senza nemmeno attendere una qualche risposta da parte sua, chiuse lì la chiamata. 
Sorridendo, infilò il telefono nella tasca dei jeans e si alzò.
La tizia del quale non conosceva ancora il nome, sollevò un sopracciglio, intanto che osservava i suoi movimenti «E ora dove stai andando?»
«Via di qui»
Si alzò anche lei, con un sorriso maliziosa stampato sul volto li «Vuoi che venga con te?»
«Mi dispiace ma ormai sono fuori dai giochi» le rispose, incamminandosi verso l'uscita, ignorando completamente la lista di insulti ed imprecazioni che lei gli stava lanciando contro..
Quando rientrò in camera, trovò Sana distesa sulla sdraio fuori la terrazza.
Si avvicinò a lei, che di tutta risposta gli dedicò un'occhiataccia veloce prima di tornare a fissare un punto impreciso di fronte a sè.
«Nervosette?»
«Fanculo»
Akito sghignazzò, sedendosi accanto a lei «Quanta grazia e raffinatezza ogni volta che apri la bocca»
Lo guardò torva, serrando la mascella e dire che in quel momento fosse furiosa, era un eufemismo «Come mai già di ritorno, Hayama?Non dirmi che hai fatto cilecca»
Il suo sopracciglio sinistro scattò all'insù «Io non faccio mai cilecca, Kurata»
Quest'ultima scattò come una molla da sopra la sdraio e rientrò all'interno della camera «Allora duri poco» lo schernì, facendolo accigliare.
«C'è mezza Tokyo che potrebbe affermare il contrario» replicò, seguendola.
«Già, dimenticavo che vai a letto con tutte, baci chiunque, senza fare alcuna distinzione e...»
«Non ci sono andato a letto»
Sana socchiuse appena gli occhi, fissandolo con fare circosospetto «Ma immagino che tu l'abbia almeno baciata»
Scosse la testa in segno di negazione, facendola rilassare di colpo.
Si schiarì la voce, per poi iniziare ad arrotolarsi una ciocca di capelli intorno al dito «Allora...allora che ci facevi con lei?»
«Non è colpa mia se le altre mi trovano irresistibile e ci provano con me» si avvicinò a lei «Piuttosto, perchè ti ha dato tanto fastidio l'idea che io stessi con un'altra?»
Le sue gote assunsero diverse gradazioni di rosso «I-io...» tentennò, guardandosi furtivamente intorno, come a cercare una via di fuga «Non... non mi ha dato fastidio»
Hayama sollevò così tanto le sopracciglia che gli arrivarono quasi all'attaccatura dei capelli «Eppure quella di poco fa aveva tutta l'aria di essere una scenata di gelosia»
«Ti sbagli» ribattè, voltando il viso dall'altra parte ed alzando il mento con fare altezzoso.
«Ti costa così tanto ammetterlo?»
«Detto da te poi è davvero il colmo!Piuttosto...» si voltò nuovamente verso di lui, con tanto di ghigno provocatorio «Perchè non ci sei andato a letto?»
«Perchè ti interessa saperlo?»
«Ah basta, mi arrendo!» urlò esasperata, alzando le braccia in aria, per poi farle ricadere subito dopo lungo i fianchi «Di questo passo non andremo da nessuna parte!» fece per allontanarsi, ma lui la bloccò afferrandola per un polso «Perchè non è lei la ragazza che voglio»
Deglutì a vuoto, arrossendo lievemente «E chi è la ragazza che vuoi?»
Senza pensarci due volte, le afferrò il viso con entrambe le mani e la baciò dolcemente. «Ti basta come risposta?»
Sana annuì imbarazzata, mentre avvertiva il proprio volto prendere fuoco. Si portò le mani sulle guance nel tentativo di nascondere il rossore «Ora dipende tutto da me, vero?»
Akito alzò i palmi aperti delle mani in aria «Io non nessuna fidanzata da mandare a quel paese»
Sana incrociò le braccia sotto al seno, inarcando un sopracciglio «Sei così sicuro che manderò a quel paese Nao?»
«No, anzi, l'unica cosa di cui sono sicuro è che ne varrà la pena riprovarci»
«So che ti chiedo troppo, ma mi dai un pò di tempo per pensarci?» iniziò a tormentarsi le mani «La mia vita si è completamente stravolta in questi ultimi giorni e ora sono nel caos più totale»
Annuì «Ti aspetterò ma tu cerca di sbrigarti» ghignò «Sai com'è, non vorrei che le altre ragazze patissero la mia assenza per nulla»
Indispettita, lo colpì con un pugno sulla spalla «Idiota!»
Sorrise divertito «Ora andiamo a letto, sono a pezzi»
«D'accordo» si avviò verso l'armadio da dove estrasse qualcosa che nascose subito dopo dietro la schiena
«Cos'hai lì?» le chiese, cercando di sbirciare.
«Nulla» esclamò, correndo all'interno del bagno.
Per quella notte aveva deciso di sostituire i suoi pigiamini infantili (o anti-sesso, come li chiamava Hayama) con un babydoll in pizzo bianco e dalle rifiniture rosa, che sua madre e Fuka le avevano infilato nella valigia a sua insaputa, con l'intento di vendicarsi di ciò che lui le aveva detto quella mattina, accusandola di non essere per nulla attraente.
Si osservò diverse volte allo specchio, chiedendosi se fosse la cosa giusta osare così tanto; certo, non era volgare, ma si sentiva comunque in imbarazzo nel mostrarsi così scoperta ai suoi occhi.
Dopo aver preso una buona dose di coraggio, fece un respiro profondo, aprì la porta del bagno e rientrò in camera, trovandolo disteso sul letto, intento a messaggiare con qualcuno.
 «Con chi stai messaggiando?» domandò, avvicinandosi.
«Con Nat, mi ha chiesto come ce la stavamo passando e...» si voltò verso di lei, sgranando occhi e mascella quando la vide «Ma che...»
Il respiro gli si era mozzato in gola soprattutto quando Sana, sporgendosi, gli aveva passato un dito sotto il labbro inferiore  «Avevi un pò di bavetta» lo schernì, per poi fare il giro del letto e stendersi al suo fianco.
Hayama non le tolse gli occhi di dosso nemmeno per un secondo «Ma sei impazzita o cosa?»
«Perchè? Che ho fatto?» domandò, assumendo un'espressione angelica.
Afferrò il lenzuolo per coprirla ma lei glielo impedì «Ho caldo»
«Kurata» si massaggiò le tempie con le dita, ispirando ed espirando profondamente «Stai giocando col fuoco!»
«Ma non avevi detto che non sono per nulla attraente, Hayama?»
«Kurata, non voglio ripetertelo più, copriti»
Dal tono di voce che stava utilizzando era chiaro come il sole che stesse facendo una fatica immensa per trattenersi dal saltarle addosso, ma Sana non se ne curò e si avvicinò a lui, appoggiando una gamba sulla sua, facendolo irrigidire «Il bacio della buonanotte non me lo dai?»
«Per... per stanotte è meglio evitare»
«Perchè?»
«Perchè non sono un santo, Kurata e tu sei mezza nuda, vicino a me e... per l'amor di Dio. Vuoi coprirti?»
Lei rise, stampandogli un bacio sulle labbra 
«Ora puoi dormire»
«Ti pare che riuscirò a chiudere occhio?» 
«La prossima volta impari a non provocarmi» gli cacciò la lingua e si accoccolò sul suo petto, caldo e muscoloso.
Hayama la strinse a sè, cercando di mantenere un certo contengo «Sei una strega»
«Una strega?»
Annuì «Una strega attraente però, anche con i pigiami anti-sesso»
La sentì sorridere sul suo petto «Buonanotte, Aki»
«Buonanotte, Sana»
Quella notte si addormentò con una nuova consapevolezza: la strada per la felicità era tortuosa ed in salita, ma non si sarebbe mai arreso, mai.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Tutta la verità ***


La suoneria del telefono si propagò insistente nella camera da letto in cui alloggiavano, facendo imprecare senza ritegno un Akito particolarmente assonnato ed infastidito.
Cercò a tentoni il suo cellulare sul comodino, riuscendo ad afferrarlo solo dopo vari tentativi, sbuffando quando lesse il nome del mittente.
«Matsui, che diavolo vuoi?»
«Razza di imbecille!» urlò lei, costringendolo ad allontare l’apparecchio dall’orecchio, per non rischiare di rimetterci un timpano «Si può sapere che fine hai fatto? Ti avevo chiesto di tenermi aggiornata e tu te ne se completamente fregato!»
Alzò gli occhi al soffitto, scompigliandosi i capelli «Scusami tanto, ma sai com’è… ho avuto da fare»
«L’avete fatto?» gli chiese diretta, facendogli andare la saliva di traverso.
Tossì diverse volte, prima di riuscire a riprendersi e solo dopo, si decise a rispondere «Ma che razza di domande sono?»
«Andiamo, non dirmi che il Dongiovanni di Tokyo si scandalizza per così poco» ironizzò, facendogli arricciare il naso «Allora? L’avete fatto? Com’è stato? Avrò un nipotino a breve?Parla!»
«N-no…non l’abbiamo fatto» momorò imbarazzato, guardando di sottecchi Sana, ancora addormentata con il capo appoggiato sul suo petto.
Ghingò divertito, scuotendo appena il capo…era incredibile, quella ragazza aveva davvero il sonno pesante.
Fece scendere lo sguardo lungo il suo corpo, coperto solo da un misero babydoll e deglutì a vuoto, ignorando la lista di insulti ed imprecazioni che Fuka gli stava lanciando dall’altra parte del telefono.
Era stata davvero dura, la scorsa notte, resistere dalla tentazione di farla sua ed amarla come non aveva mai fatto prima d’ora ma alla fine, per fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, era riuscito a mantenere un certo autocontrollo.
Non voleva che facesse qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire visto che, in fondo, era ancora impegnata con quel damerino di Naozumi e poi... c'era ancora una cosa che doveva confessarle, ma che non aveva ancora avuto il coraggio di fare.
«Hayama, mi stai ascoltando?» gli chiese Fuka, distogliendolo dai suoi stessi pensieri.
«Veramente no, ero rimasto a quando mi hai chiamato “uomo senza palle”, dopodichè ho smesso di ascoltare»
La sentì sospirare «Ti avevo chiesto se ricordi che giorno è oggi»
«Dovrebbe essere il nostro nono anniversario» le rispose, senza pensarci un secondo di troppo.
Come poteva dimenticare quel giorno?
Anche volendo, non c’era mai riuscito in tutti quegli anni…
D’istinto sorrise, ricordando quel pomeriggio di nove anni addietro, in cui lui, dopo aver ottenuto la tanto agognata e sudata cintura nera, nel suo modo impacciato ed imbarazzato era riuscito finalmente a confessarle i suoi veri sentimenti, sotto al loro gazebo, il luogo in cui era nato tutto.
«Esatto e dimmi, hai qualche programma in mente? Che ne so... una cenetta romantica, solo per voi due, ad esempio...»
«Matsui, ti ricordo che non stiamo più insieme e al momento non so ancora se sceglierà me o quella fatina che la sta aspettando a Tokyo... quindi, non dobbiamo festeggiare e…»
«Ma vuoi riconquistarla, dico bene?» lo interruppe, ricevendo un flebile «Sì» come risposta.
«E non pensi che potrebbe apprezzare di buon grado, un gesto romantico da parte tua? E poi chissà, se giocherai bene le tue carte, lei in cambio potrebbe anche aprirti le porte del paradiso»
«Per porte del paradiso intendi…»
«Sì Akito, mi riferisco ad una notte di travolgente e sfrenata passione»
Hayama deglutì, avvertendo la temperatura corporea salire alle stelle.
«Diamine Matsui, quando ti ci metti diventi anche più malata del sottoscritto»
L’amica scoppiò a ridere, per poi tornare improvvisamente seria «Hayama, posso farti una domanda?»
«Che me lo chiedi a fare? Sappiamo entrambi che me la farai ugualmente»
«Non sto sprecando tutte le mie forze per poi scoprire che in realtà è successo per davvero qualcosa, con quella Mizu, quando tu e Sana stavate ancora insieme… vero?»
Lui restò in silenzio per diversi secondi, aprendo e riuchiudendo la bocca almeno una decina di volte, indeciso su come risponderle «No Fuka, quando stavamo insieme, non è successo nulla tra me è Mizu»

«E dopo?E’ successo qualcosa?» gli chiese sospettosa, come se avesse intuito qualcosa.
«Ti saluto, Matsui» si limitò a risponderle, chiudendo lì la chiamata e spegnendo il cellulare.
Si sistemò meglio sul letto, stringendo a sé la ragazza dai capelli ramati che dormiva beatamente al suo fianco, non riuscendo ad impedire al senso di colpa di farsi spazio dentro di lui.
Si sentiva un verme per ciò che aveva fatto in passato, ma purtroppo, anche volendo, non poteva tornare indietro ed evitare di commettere quell’errore.
La fissò, mordendosi il labbro inferiore, preoccupato dalla reazione che Sana avrebbe potuto avere, se fosse venuta a conoscenza della verità.
Si portò una mano sul volto, con fare disperato… doveva dirglielo, non aveva altra scelta, non poteva continuare a portarsi quel peso sulle spalle, soprattutto adesso che stavano tentando di ricostruire qualcosa.

 


 
***
 
 
 
 
Quando verso sera, terminati gli impegni lavorativi che l’avevano tenuta occupata per gran parte della giornata, Sana rientrò in camera, rimase piacevolmente sorpresa da ciò le si presentò davanti agli occhi.
La stanza era illuminata da diverse candele sparse un po’ ovunque, al centro del tavolo, apparecchiato per due persone, c’erano diverse pietanze dall’aspetto davvero invitante e come ultima cosa, ma non meno rilevante, il letto matrimoniale che padroneggiava al centro della camera, era praticamente cosparso da patali di rosa.
Si portò le mani sul viso, con gli occhi velati dalla commozione.
In cuor suo sperava che, anche se non stessero insieme, Akito avrebbe organizzato qualcosa per quel giorno, ma di certo non si aspettava tutto questo… soprattutto conoscendo lui, anti-romantiscismo per eccellenza.

«Allora, ti…ti piace?» le chiese lui, impacciato ed imbarazzato come mai prima d’ora.
Lei gli sorrise, gettandosi tra le sue braccia «Non immagini quanto» gli stampò un bacio a fior di labbra, che fece sorridere anche lui «Non l’avevi mai fatto prima d’ora, essere così romantico intendo»
«Si lo so…» arrossì, grattandosi dietro la nuca «E mi auguro che tu non ne faccia parola con nessuno… sai com’è, ho una reputazione da duro da difendere»
Sana rise divertita, per poi rattristarsi improvvisamente, senza un apparente motivo.
«E adesso che ti prende?»
«Io non ti ho fatto nulla…volevo farti qualcosa giuro, ma non sapevo cosa e alla fine mi sono presentata a mani vuote» sospirò, chinando il capo «Scusami»
Lui le posò un dito sotto al meno, alzandole il viso per costringerla a guardarlo negli occhi «Ho un’idea su come puoi farti perdonare»
E prima che lei potesse rispondergli o anche solo capire il significato delle sue parole, la baciò.
Sorrise sulle sue labbra, ricambiando il bacio che, come sempre, da dolce e lento, diventò pian piano sempre più travolgente e passionale.
«Sai, credo di avere un modo migliore per farmi perdonare» sussurrò, ad un soffio dal suo viso.
Sollevò un sopracciglio «Ah si?»
Annuì, sorridendogli maliziosa «Adesso vedrai»
Abbassò le spalline del vestito, lasciandolo scivolare lentamente via dal suo corpo, mostrandosi ai suoi occhi, con solo un misero completino intimo a coprirla.
Una vocina nella sua testa, continuava a ripeterle che era troppo presto, che c’erano ancora tante cose da chiarire, che non poteva fare un torto del genere a Nao, ma non le diede peso.
Amava quel ragazzo, non aveva mai smesso di farlo, nonostante in quegli anni avesse tentato di convincere tutti, lei compresa, del contrario.
Hayama indietreggiò di un passo, per poterla ammirare meglio, eccitato e allo stesso tempo sorpreso dalla sua audacia.
«Ehm sì…in effetti, la tua idea è decisamente migliore della mia»
E senza pensarci due volte, l’attirò nuovamente a sé, imprigionando le labbra sulle sue.
Accadde tutto in una frazione di secondo: si distesero sul letto, lui era sopra di lei, entrambi si guardarono intensamente negli occhi per poi continuare a baciarsi con passione.
Akito iniziò a baciarle il collo e ad accarezzarle il corpo, imprigionandolo con le sue possenti braccia e lei lo lasciava fare… lo voleva, lo desiderava, non aspettava altro.
Sana si aggrappò alla sua camicia e in poco tempo si sorprese a sbottonare pian piano i bottoni, imbarazzata ed impacciata.
Akito, rendendosi conto della sua incertezza le sfiorò le dita tremanti si liberò dall'indumento, permettendole di percorrere con le dita le linee dei pettorali e degli addominali ben scolpiti.
«Fai l’amore con me»
Gli sussurrò, ma la reazione di lui, che s’irrigidì di colpo, la lasciò parecchio perplessa.
«Non… non vuoi?»
Hayama sospirò, alzandosi dal suo corpo e mettendosi a sedere sul bordo del letto «Certo che voglio Kurata… sogno di fare l’amore con te da praticamente tutta la vita»
Si mise a sedere anche lei, guardandolo interrogativa «E allora dov’è il problema?»
Akito cominciò a fissare il soffitto, con il capo tra le mani e solo dopo quella che sembrò un’eternità, si decise a risponderle «Devo confessarti una cosa»
«Ed è tanto importante da non poter aspettare?» gli chiese indispettita, sistemandosi le spalline del reggiseno.
Se c’era una cosa che sapeva con certezza di lui e del suo modo di rapportarsi con l’altro sesso, era che non riusciva mai a trattenersi quando la situazione iniziava a scaldarsi, anche se si trovava in un luogo pubblico, quindi… perché con lei si era fermato?
Possibile che non la desiderasse come lei desiderava lui?
«Non mi sembra che con le altre ti crei simili problemi»
«Perché le altre non le amo, maledizione! Di loro non me ne importa un fico secco, con te…con te è diverso»
Sussultò, intanto che avvertiva i battiti del suo cuore accellerare furiosamente nel petto.
Sperava con tutta se stessa che anche lui ricambiasse i suoi sentimenti ed averne avuto la conferma, le riempì il cuore di gioia.
Sorrise, afferrandogli il viso tra le mani «Anch’io ti amo, Aki e lacerò Naozumi, te lo prometto. E’ con te che voglio stare»
Fece per baciarlo, ma lui si scostò «Sono andato a letto con Mizu» confessò tutto d’un fiato, evitando di guardarla negli occhi.
Trasalì, lasciando scivolare via le mani tremanti dal suo viso e lo fissò come se avesse appena visto un fantasma.
«Ma è successo dopo, non quando stavamo insieme e…»
«Quando?» gli chiese, tentando di mandare indietro le lacrime.
«Circa tre mesi dopo che mi hai lasciato»
E in quel preciso momento sentì il mondo crollarle addosso.
«Quindi, mentre io stavo rischiando di prendere una ricaduta, per il dolore che la nostra rottura mi aveva causato…tu, tu te la spassavi con lei. La causa dei nostri problemi»
Akito si portò una mano sul capo, stringendosi i capelli «Avevo sedici anni, ero immaturo, arrabbiato perché mi avevi lasciato senza un valido motivo e… non so nemmeno io perché l’ho fatto»
Sana strinse le labbra ed annuì, asciugandosi velocemente le lacrime «E invece di cercare di chiarire la questione tra noi, hai preferito arrotolarti sotto le lenzuola con lei» si lasciò andare in una risatina nervosa, alzandosi dal letto «E pensare che mi davi anche della paranoica quando ti accusavo di provare un’attrazione per lei»
«Non ero attratto da lei, l’ho fatto per ripicca, perché sono un idiota, ma se potessi tornare indietro non commetterei di nuovo lo stesso errore, devi credermi» le rispose, con tono quasi disperato.
Si alzò andandole in contro, ma lei indietreggiò, fulminandolo con lo sguardo «Non avvicinarti» si abbassò per raccogliere il suo abito dal pavimento e lo indossò «Comunque sia ti ringrazio per avermelo detto, se non l’avessi fatto avrei commesso l’errore più grande della mia vita, ovvero quello di lasciare un ragazzo fedele, che mi ama con tutto se stesso, per uno come te»
Lo guardò con occhi colmi di rabbia e disgusto e senza aggiungere altro, uscì dalla camera.
Rimasto solo e preso da una scatto d’ira, con un gesto secco spazzò via tutto ciò che c’era sopra il tavolo, provocando diversi tonfi assordanti.
Ancora una volta il destino era stato ingiusto.
Ancora una volta, l’aveva perduta e non sapeva come fare per rimediare.

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