The walking dead

di thestoryreader
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sara ***
Capitolo 2: *** Il dormitorio ***
Capitolo 3: *** Caroline ***
Capitolo 4: *** 2 ***
Capitolo 5: *** Il cunicolo ***
Capitolo 6: *** La promessa ***
Capitolo 7: *** La cava ***
Capitolo 8: *** Ryan ***
Capitolo 9: *** lo sparo ***
Capitolo 10: *** Memento ***
Capitolo 11: *** Il sogno ***
Capitolo 12: *** L'uscita ***
Capitolo 13: *** 108 ***
Capitolo 14: *** La primavera che arriva ***



Capitolo 1
*** Sara ***


Dall’inizio dell’epidemia che aveva trasformato praticamente tutta la popolazione mondiale (o quasi) in vaganti, Sara non aveva mai smesso di cercarli. Quando la prima volta si era accorta di quello che stava succedendo il suo primo pensiero era stato rivolto a loro.
La prima volta successe al college. Stava andando a lezione come al solito, chimica, con il suo zaino grigio, i capelli castano ramati al vento e un libro di Stephen King sotto il braccio. Adorava Stephen King. Diceva sempre a Daryl che se mai avesse avuto abbastanza soldi per comprare un biglietto aereo per il Maine, avrebbe cercato la sua casa per tutto il paese e avrebbe bussato alla sua porta per stringergli la mano. Il fratello tutte le volte accennava un sorriso, a lui interessava più che altro guardare lo scintillio negli occhi della sorella quando parlava delle sue passioni. Avevano 10 anni di differenza e due padri diversi ma il legame che si era stretto tra loro era così forte che il loro rapporto era più che altro quello che esiste tra due migliori amici. Si fidavano ciecamente l’uno dell’altro e durante gli ultimi 20 anni, l’età di Sara, si erano sempre coperti le spalle a vicenda. Con Merle era diverso. LUI era diverso e Sara lo sentiva. Nonostante tutto però le mancavano tutti e due. Da quando era al college non li vedeva poi così spesso. Peccato, pensò. Varcò la porta dell’edificio color rosso dove ormai frequentava da almeno 2 anni il corso di chimica. Pensava a come avrebbe superato l’esame di matematica, non proprio il suo forte e quanto ancora avrebbe dovuto studiare per laurearsi. La sua attenzione, però, fu catturata da un gruppo di ragazzi che guardava la tv nella sala studi. Il notiziario. Alcune ragazze cominciarono a parlare tra di loro con fare preoccupato e anche i ragazzi non sembravano tranquilli. Poi vide il giornalista e capì, capì che era successo qualcosa di grave e che non si sarebbe risolto in fretta. Alle sue spalle un incendio e la polizia che correva. Non riuscì a capire di cosa si trattasse, il segnale fu interrotto improvvisamente. Lo schermo della tv si scurì. Le lampade a neon che di solito mandavano un continuo ronzio, cessarono di funzionare. Fu in quel momento che iniziò a pensare a loro. Ai suoi fratelli. La sua mente ebbe solo il tempo di pensarli. Una forte esplosione eccheggiò nel parcheggio fuori dall’edificio. Tutti i ragazzi che poco prima stavano guardando il notiziario iniziarono a correre fuori dall’aula studi e ne vide anche molti altri uscire dalle aule dove probabilmente si stava svolgendo una lezione. “Merda, che sta succedendo?” pensò. Decise di vedere dove andavano tutti. Impaurita seguì la massa cercando di non farsi schiacciare dalla folla. Quando finalmente riuscì a uscire e respirare l’aria del mattino quello che vide la sconvolse. Le macchine nel parcheggio erano in fiamme e i militari a ridosso del cancello della scuola sparavano al di fuori della recinzione. Le persone correvano e in quel caos Sara si rese conto di non aver mai provato così tanta paura in vita sua. Si arrestò, paralizzata a 100 metri dal cancello. E fu allora che li vide. Se fosse stato un sabato sera molto probabilmente avrebbe detto a se stessa che stava avendo delle allucinazioni dovute a qualche shottino di troppo. Ma era un mercoledì mattina e l’aria fresca del mattino le ricordava che, sì, era sveglia e, no, quelle non potevano essere allucinazioni. Nel parcheggio vide i primi vaganti. Camminavano lentamente con le mani protese in avanti e emettevano dei lamenti molto grotteschi. Alcuni non erano provvisti di alcune parti del corpo ma sembravano non curarsene, chi non poteva camminare strisciava. I militari sparavano ma gli zombie (così la sua mente aveva deciso di chiamarli) non cadevano, anzi continuavano a camminare. Un urlo la dissestò dalla paralisi. Una ragazza a terra era stata attaccata da uno di loro. Lui cercava di mordergli il corpo ma la ragazza lottava con tutte le sue forze, cercando di tenerlo lontano. Sara si guardò intorno in cerca di qualche oggetto che potesse aiutarla. Vide un estintore e vi si precipitò. Lo prese e corse verso la ragazza che ormai stava quasi per mollare la presa: stava perdendo. In preda al panico e all’adrenalina sferrò un colpo alla testa del mostro che ricadde supino non molto lontano dalla ragazza. Immobile. “Il punto debole è la testa” si disse Sara. La ragazza era già scappata così lei decise di correre e rifugiarsi all’interno dell’edificio. Oltrepassata la porta corse verso le scale nel tentativo di salire nei piani superiori dell’edificio. Pensò quasi ridendo che era la prima volta in tutta la sua carriera universitaria in cui faceva quelle scale così velocemente. Arrivata al secondo piano si fermò. “Dove posso andare” si chiese e l’unico posto che le balzò in mente fu il laboratorio di chimica. Poteva nascondersi li dentro visto che le porte erano ermetiche e nel caso la situazione fosse peggiorata sarebbe potuta scappare dalla finestra e atterrare sul tetto dell’edificio, molto più basso. Inoltre il laboratorio funzionava con un generatore quando la corrente andava via. E c'era un fottuto telefono. Qualcosa che la poteva collegare con l'esterno. Una volta entrata nel laboratorio percepì subito l’odore dell’acetone. Trattenendo una smorfia, si diresse verso la cattedra in cerca del telefono, non notando che una delle porte del laboratorio era rimasta splancata. Mentre cercava invano il suo unico mezzo di comunicazione con l’esterno, lo sentì, un grugnito sommesso proveniente dal corridoio. Presa dal panico aprì una delle ante dell’armadio e vi si lanciò dentro senza pensarci. si sedette sul fondo dell’armadio, nell’unico spazio disponibile. Chiuse gli occhi e iniziò a contare. Iniziò a contare tutte le volte che aveva detto ai suoi fratelli che li amava, le volte che aveva baciato qualche ragazzo o il numero dei guai che aveva combinato. O che si era sentita davvero felice e che aveva sorriso per le cose semplici della sua breve vita come i biscotti appena sfornati la mattina o il caffè caldo dopo che sei stata fuori tutto il giorno al freddo. “è così che me ne vado?” si chiese “non lotterò nemmeno per trovarli? non ho forse il diritto di dire loro addio?”. Fu così che rimase in silenzio mentre una decina di vaganti passava davanti all’armadio. Chissà se potevano sentire la ragazza che contava all’interno dell’armadio. Chissà se potevano sentire il suo odore o sentire che il suo respiro stava rallentando e le forze che la stavano abbandonando. Fu così che quasi inaspettatamente Sara si addormentò in quell’armadio del laboratorio di chimica del secondo piano del Georgia Insitute di Atlanta.

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Capitolo 2
*** Il dormitorio ***


Si svegliò di soprassalto. Sentiva lontano il ticchettio dell’orologio. Ci furono almeno 10 secondi in cui la sua mente chiese "Che cosa sta succedendo? dove ti trovi ora? che farai adesso?". Tutta indolenzita tese l’orecchio in attesa di sentire un rumore, anche uno solo che la potesse convincere a stare lì dentro anche solo per un po. Non sentì nulla così uscI dall’armadio. Si chiese come avesse potuto addormentarsi nell’armadio di un laboratorio di chimica. Sbirciò con attenzione fuori dal vetro della porta. Non vedendo niente aprì la porta. Capì in quel momento che le porte erano ermetiche e soprattutto non permettevano il passaggio di suoni. Il corridoio era deserto ma completamente distrutto. Solo una lampadina al neon lampeggiava ogni tanto sul soffitto. I muri erano costellati da buchi, probabilmente dovuti alle pallottole. Decise di scendere le scale con cautela armandosi di tutto il coraggio che le era rimasto. Alla fine della scala giaceva il corpo di un soldato. Un ragazzo giovane, sulla trentina. E aveva in mano la pistola e addosso un giubbetto antiproiettile. Con il cuore che le batteva in gola, svestì della giacca il ragazzo e lo indossò. Prese poi la pistola. E il caricatore. Sapeva come utilizzarla. Glielo aveva insegnato Merle. “Devi saperne usare una in questo mondo” le disse, con gli occhi di un uomo che sa tutto quello che deve sapere nella vita. Sara così aveva imparato a sparare e nei 5 anni seguenti aveva imparato anche a difendersi in scontri corpo a corpo. E, cavolo, se ci sapeva fare. Sara era sempre stata una ragazza in gamba. Posizionò il caricatore in una delle tasche del giubbetto antiproiettile e la pistola nella fondina controllando prima che fosse carica. Trovò anche un coltello. La prima volta che uccise uno di loro fu quel giorno. Vicino a quelle scale. Quando il ragazzo a cui aveva rubato il giubbetto e l’arma l’aveva afferrata alla gamba e aveva iniziato a emettere i tipici versi che Sara ormai sapeva riconoscere. Quando si sentì afferrare la caviglia lanciò un grido. Con l’altro piede cercò fece peso sulla mano del mostro e sentì lo schiocco tipico delle ossa che si spezzano. L’essere non sembrò accorgersene. Anzi, cercò di issarsi in piedi. Sara capì in quel momento che la sua vita dipendeva solo da quello che avrebbe deciso di fare in quel momento. Senza quasi pensarci sfilò la pistola dalla fondina e la puntò tra gli occhi del ragazzo. Sparò. Una vita andata. Aveva appena ucciso qualcuno. Ma lo aveva davvero ucciso o lo aveva restituito per la seconda e ultima volta alla morte? Sentiva il sapore amaro in bocca della morte. Si girò sperando di non vedere nessun altro vagante in giro. Non ne vide. Scendendo di un piano si trovò di fronte all’aula conferenza. La porta era sbarrata e c’era una scritta nera “DON’T OPEN. DEAD INSIDE”. Si sentivano unghie che graffiavano la porta dall’interno. Rabbrividendo si accorse che tutto il suo mondo era andato in frantumi. I suoi sogni e tutto quello che voleva vivere in futuro erano sfumati come neve al sole. Però ora non doveva vivere. Doveva sopravvivere. Controllò il numero delle pallottole per altre 3 volte e decise di andare al dormitorio. Se l’apocalisse era arrivata e lei era viva allora dovevano esserlo anche Daryl e Merle. Doveva procurarsi vestiti, cibo, acqua ma soprattutto armi. Nel parcheggio della scuola c’era un carro armato. Corse guardandosi intorno e sperando non ci fosse nessun vagante all’agguato. Raggiunse il dormitorio in 5 minuti, e la sua camera in altri 2. Continuava a strisciare sui muri dei palazzi guardandosi le spalle e facendosi scudo con il coperchio di un bidone della spazzatura che aveva trovato nel parcheggio. Non voleva sprecare pallottole e soprattutto voleva essere invisibile. Arrivò al secondo piano. Tutto sembrava normale, come se il dormitorio fosse un universo parallelo dove tutto era rimasto uguale. Inserì la chiave nella serratura e la girò piano. Dopo averla chiusa alle sue spalle si mise ad arraffare quanto più poteva. Prese delle medicine dall’armadietto in bagno, quanti più vestiti comodi riuscì a trovare, delle coperte. Prese il suo zaino da campeggio e mise tutto dentro alla rinfusa. Prese una bottiglia di acqua e delle scatolette di tonno, fagioli e mais. Poi nel silenzio si voltò e salutò per l’ultima volta la sua vita. Scappò fuori. L’asfalto del parcheggio era disseminato di cadaveri. Così decise di passare dal campetto dietro il college. I ragazzi della squadra di baseball probabilmente si stavano allenando a per la partita del sabato perchè trovò moltissime mazze da baseball e le palline gialle che spuntavano come funghi nel campo verde. Prese una mazza e la mise come meglio poteva nello zaino già strapieno. E cominciò a camminare verso l’orizzonte.









Nota dell'autrice: Ciao mi chiamo Sara e sono la protagonista della storia :) non mi sono presentata nel primo episodio. mi farebbe molto piacere se leggeste la mia storia. Se avete voglia recensitela. anche con critiche l'importante è che siano costruttive. Il prossimo episodio esce domani :)

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Capitolo 3
*** Caroline ***


Per i primi 500 m corse a perdifiato senza guardarsi mai indietro. Non ne aveva il coraggio. Poi rallentò per risparmiare energie. Iniziò a incontrare i primi vaganti a circa 1 km dal college, nel bosco, ma riuscì a evitarli senza che loro si accorgessero della sua presenza. Decise di dirigersi verso la città, sicuramente piena di possibilità di sopravvivenza e di negozi alimentari. Dopo 3 km di percorsi nel bosco incontrò la strada. “Perfetto” pensò “se riesco ad arrivare in città prima del tramonto posso avere la situazione sotto controllo e magari riesco a raggiungere casa”. In realtà una casa Sara non ce l’aveva, abitava al college ma quando tornava in città andava a stare da Daryl per un paio di settimane prima di tornare al dormitorio. I suoi genitori erano separati ed entrambi costantemente ubriachi, ma aveva smesso di badarci dall’età di 12 anni quando i suoi fratelli avevano iniziato a prendersi cura di lei.
Iniziò a camminare a passo svelto. Doveva farcela.
Arrivò a una fattoria. Corse verso la porta e cercò di vedere se al suo interno c’era qualcuno che la potesse momentaneamente aiutare con le indicazioni. Vide solo una scritta “PLEASE FORGIVE US”. due corpi giacevano sulle poltrone con un foro alla testa. Distolse lo sguardo per un momento realizzando che quelle due persone avevano perso ogni speranza e avevano deciso di uccidersi. Sperò nel profondo di non arrivare mai a quel punto. Si voltò e in quel momento li vide: due bellissimi cavalli brucavano nel prato indisturbati.

Cavalcò fino alla città. Dalla posizione del sole capì che il mezzogiorno era passato e probabilmente era il primo pomeriggio. Sentì una morsa al petto. Era sola, spaventata e affamata, ma anche determinata nel ritrovare la sua famiglia. Sentì all’improvviso alla sua destra un rumore e senza pensarci afferrò la mazza da baseball scese da cavallo e fece qualche passo nella direzione del rumore. Vide una chioma bionda e due occhi azzurri che spuntavano dal cespuglio. Sembrava...umana.
“Oddio tu sei ...viva” le disse la ragazza
Sara la guardò con un misto di incredulità e curiosità.
“io..io mi sono persa..non so dove andare e-e sono stanca...sto correndo da due ore per scappare da due vaganti e…”
“aspetta, aspetta, aspetta” disse Sara “Respira e ricomincia da capo. Come ti chiami, da dove vieni e dove stai andando”
“S-sono Caroline. Ho 19 anni e sono uscita da casa mia due ore fa. Sto cercando i miei genitori, lavorano ad Atlanta e spero siano ancora vivi. Se lo sono, sono sicuramente insieme, lavorano nello stesso ufficio.” La ragazza parlava velocemente anche se aveva il fiato corto. “tu chi sei” disse poi.
“Io sono Sara. Vengo dal mio college e anche io sto andando in città, a casa di mio fratello. Sto cercando lui e l’altro mio fratello maggiore, sperando che siano assieme. Dove si trova l’ufficio dei tuoi?”
“Vicino al Westin Peachtree Plaza” disse Caroline.
“Dove devo andare io è molto più vicino. Se ti va possiamo proseguire assieme e passare prima da casa mia e poi dall’ufficio dei tuoi.”
La ragazza iniziò a piangere e Sara le si avvicinò “noo, non piangere tesoro. Andrà tutto bene vedrai. Troveremo sia i miei fratelli che i tuoi genitori e la situazione migliorerà.” La strinse forte a sè e penso che non ci credeva nemmeno lei. Chissà se erano davvero tutti vivi. Ma in quel momento non aveva bisogno di spaventarla più di quanto già non fosse ma soprattutto aveva bisogno di una piccolissima illusione che la potesse far sperare qualche minuto di più. “Andiamo” la invitò, e salirono entrambe a cavallo. Non aveva mai creduto così tanto nell’importanza di non essere da soli fino a quel momento.

Proseguirono parlando l’una dell’altra per una mezz’ora.
“che cosa facevi nella vita?” chiese la bionda.
“ero al secondo anno di chimica. Una volta uscita dall’università volevo essere un investigatore” rise. “volevo risolvere i crimini proprio come in CSI”.
Caroline emise un risolino “bhe adesso ci sono ammassi di cadaveri ovunque. Esercitati ora che puoi e indaga sulle loro morti”. Risero forte ma pian piano la risata si spense come quando sei felice per un momento e ti balza in mente un ricordo triste.
“tu invece che facevi?” chiese Sara di rimando.
“Ero una commessa. Lavoravo in un supermercato. Non volevo continuare a st-…” si interruppe. Davanti a loro i palazzi alti di Atlanta “la città..siamo arrivate..” disse sommessamente.

Per i primi 4 isolati non videro altro che macerie e macchine abbandonate in strada. Rimasero in silenzio. Nel momento in cui si stavano dirigendo verso la strada principale, videro un branco di zombie. Coprivano tutta la strada davanti a loro e si fu un secondo in cui i due gruppi di guardarono senza fare nulla. Gli zombie fermi a fissare le due ragazze e Caroline e Sara che facevano lo stesso. “Sara… vale la tecnica se non ti muovi non ti vede” disse Caroline prima che i lamenti esplodessero come un boato. “Credo di noo” urlò Sara “HAI-YO” Incitò il cavallo retrocedendo. Il cavallo iniziò a lanciarsi nella parte opposta mentre gli zombie ruggivano da dietro. Superarono galoppando decine di case e palazzi ma da ogni via spuntavano zombie pronte ad attaccarle. Sara pensò “se il cavallo si spaventa siamo nei guai”. Non lo fece. Arrivarono a un parco giochi. Si fermarono “che fai Sara vai” Urlò Caroline istericamente. “non so dove andare, siamo cir-”. Lo vide, lo spiraglio di salvezza che poteva salvarle entrambe. Per l’ultima volta quel giorno incitò il cavallo. Il cavallo galoppò. Caroline iniziò a urlare e Sara la imitò.






Ciao ecco il terzo capitolo della storia :) Recensite!! mi farebbe molto piacere 

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Capitolo 4
*** 2 ***


Il cavallo passò attraverso a un cancello semi chiuso quasi per un soffio. Appena entrate Sara smontò, quasi cadde e corse indietro. Il cancello era di ferro e …”AIUTAMI A CHIUDERLO” urlò a Caroline. Anche lei corse indietro e la aiutò a chiuderlo. Quando Il cancello si chiuse Caroline si sfilò la cintura.
“che stai facendo” chiese Sara. “chiudo il cancello meglio che posso con la cintura” rispose. “ottima idea” pensò Sara. Gli zombie si accalcarono, ma come constatarono alla fine della giornata si erano già diradati.
Quando tutto fu finito, si sedettero sull’asfalto. Si guardarono e piansero abbracciate.

“Dove siamo?” chiese preoccupata Caroline.
“in una stazione di polizia credo. Questo deve essere il parcheggio delle volanti”.
A terra c’era una spranga di ferro. Sara la prese e la diede a Caroline.
“tieni. non si sa mai che cosa troviamo dentro” disse.
Con in pugno una mazza da baseball una e una spranga di ferro l’altra, esplorarono il parcheggio. Non c’era nulla. Solo una macchina. Lasciarono il cavallo brucare l’erbetta dell’aiuola del parcheggio ed entrarono, sempre armate come potevano. La stazione era polverosa. La luce entrava dalla finestra e illuminava il pavimento creando un arcobaleno di colori.
“AHHHH” Gridò Sara. Uno zombie si fece avanti camminando, era inarcato verso destra e con gli occhi iniettati di sangue. Istintivamente roteò la mazza e colpì il vagante in piena fronte. Ricadde all’indietro e poi si rialzò più agguerrito che mai. Sara sferrò un altro colpo. E un altro. E un altro fino a quando lo zombie rimase a terra immobile. Guardarono il corpo in silenzio.

Il resto della stazione era vuoto. Probabilmente tutti gli altri poliziotti erano fuori per l’emergenza. “Si sta facendo buio e non è il caso di uscire stanotte. Domani possiamo andare per un giro di ricognizione con l’auto del parcheggio se c’è benzina” propose Caroline. Sara annuì con un sorriso: le sembrava accettabile. Guardarono fuori dalla stazione per controllare la situazione. Gli zombie si stavano disperdendo e tirarono entrambe un sospiro di sollievo.
Si avviarono in bagno, sperando che ci fosse dell’acqua.
C’era. “BINGOO” urlò Caroline di felicità quando con la mano toccò l’acqua tiepida che usciva del lavandino. Sentirono il generatore esterno che avviarsi con un cigolio e l’acqua diventò presto calda. Prima di farsi la doccia sostò per un momento davanti allo specchio. Vide il viso rigato dal sangue e la maglietta zuppa. Si lavò via tutto in preda al disgusto e all’angoscia. Poi si mise sotto la doccia.

Caroline la guardò capì subito che cosa la angosciava. Il cadavere.
“non ti devi sentire in colpa sai” le disse.
“come?” disse Sara, come destandosi da un sogno.
“non ti devi sentire in colpa. Dovevi scegliere. O te o lui. E tu sei ancora viva quindi è meglio aver scelto per te che per lui”
“stavo solo pensando che prima aveva una vita, magari una moglie o dei figli e io l’ho ucciso.”
Prese la mazza di legno, il coltello e vi incise due stanghette. “Voglio contarle sai, le persone che uccido così saprò il numero esatto quando dovrò comunicarlo a Dio nell’aldilà”, disse con un sorriso amaro.
“è uccidere se è già stato ucciso?” disse Caroline.
“non lo so, ma lo voglio tenere a mente lo stesso” finì.

A volte bisogna apprezzare le piccole cose che si hanno perchè, si sa, quando le perdi poi non possono esserti più restituite. Sara e Caroline lo fecero. Andarono in mensa e si meravigliarono quando trovarono un’intera dispensa piena di panini e di fagioli in scatola. Trovarono del tonno, dei piselli e dei legumi. Accatastarono tutto in un punto dell’atrio della stazione. Si diressero verso l’armeria. C’era un intero arsenale: fucili, pistole, proiettili ma soprattutto anche giubotti antiproiettile nuovi e tenute anti-sommossa. “ok come primo giorno dell’apocalisse ci va piuttosto bene” disse Sara provando una delle tute. “mettiamo quante più armi possiamo nel tuo zaino e nel mio.” propose Caroline. Sara annuì e si provarono le tenute proprio come due amiche che si scambiano i vestiti a casa di una delle due.
Le tute erano abbastanza comode e soprattutto sicure. Sara si sentiva protetta. L’orologio dell’atrio segnava le 7:45 così decisero di andare a mangiare qualcosa.
“Allora..” iniziò Caroline “sei pronta a mangiare tonno per il resto dell’apocalisse?”
“solo se è accompagnato da pane duro della mensa” scherzò Sara.
“Mi puoi spiegare come funziona… con gli zombie intendo..” chiese Sara. “ti mordono o ti mangiano o…”
Caroline si rabbuiò per un secondo “Loro vogliono nutrirsi di te. Se ti mordono soltanto diventi uno di loro e per uccideli devi puntare alla testa. Devi anche stare attenta ai graffi, non si sa mai…”
“da quanto è scoppiata l’epidemia?”
“Da almeno 15 giorni ma nella nostra zona il primo attacco è avvenuto stamattina. Il governo ha tenuto tutto nascosto fino all’ultimo in attesa magari di trovare una cura. probabilmente non ce l’hanno fatta…” concluse Caroline.
“chissà se tutto il mondo è così”
Rimasero in silenzio per un po’ cercando di riordinare i pensieri. Alla luce della lampada di emergenza e coperte dal sacco a pelo del campeggio si addormentarono.

La mattina un grosso raggio di luce abbagliò Sara. Si svegliò imprecando perchè la sera prima non aveva puntato la sveglia. Dopo due secondi si rese conto del suo errore “che stupida” pensò. Svegliò Caroline “coraggio, il mattino ha l’oro in bocca e noi di certo non possiamo perdere tempo”. Ed eccole lì, vestite con una tenuta anti-sommossa, due eroine dei fumetti.
“sai usarla?” chiese Sara a Caroline porgendole una pistola.
“Dovrei esserne capace. Mio padre mi portava a caccia ogni tanto e anche se non avevo voglia di uccidere quei poveri coniglietti mi piaceva sparare.”
“Perfetto. Allora prendiamo uno di quei fucili, ti troverai sicuramente più comoda”
Camminarono fino alla macchina che partì al secondo giro di chiave. Uscite dal cancello e dopo essersi assicurate di averlo chiuso bene alle loro spalle, iniziarono a guidare. Per prima guidò Sara visto che erano dirette alla casa di Daryl.
Daryl abitava in una vera catapecchia. Ogni volta che Sara andava in vacanza da lui c’era sempre qualcosa da sistemare. In quella zona c’erano pochi zombie, probabilmente perchè il luogo era molto silenzioso. Caroline prese la spranga e uccise due zombie che si stavano avvicinando anche se con un po di difficoltà.
“Se non c’è bisogno non si spara. Meglio non attirarne di più” disse.

La porta di aprì con un cigolio. La casa era al buio. La polvere ballava sui raggi del sole. Sara sentì l’odore di sigaretta che impregnava l’aria. Corse al piano di sopra e frugò nelle cassettiere. Niente vestiti. Poi andò verso la credenza in cucina e vide che non c’era neanche il cibo in scatola pronto che teneva di solito. “Daryl è ancora vivo. non ci sono più vestiti nell’armadio e neanche quello schifoso cibo in scatola. c’è una speranza” disse Sara passando dalla cucina al disimpegno.
“Sara..emhh.. forse è meglio che vieni a vedere”
Sara si diresse verso la voce con il cuore che le batteva fortissimo nel petto.









Ecco il quarto capitolo della storia. Spero vi piaccia. Se si lasciate una recensione con anche dei suggerimenti nel caso :)

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Capitolo 5
*** Il cunicolo ***


Era una scritta in nero, su un foglio appiccicato al muro del salotto.
“SARA SE LEGGI QUESTO VUOL DIRE CHE C’è ANCORA UNA SPERANZA DI TROVARCI. SONO ANDATO FUORI CITTà, DEVI USCIRE SUBITO ANCHE TU. NE STA ARRIVANDO UN BRANCO INTERO DA NORD, LO HANNO DETTO AI NOTIZIARI PRIMA CHE TUTTO ANDASSE A PUTTANE. IO SONO SU UNA DELLE COLLINE INTORNO ALLA CITTà VERSO OVEST. LE COLLINE SONO SICURE.”
Sara sbiancò. Prese il braccio di Caroline e la tirò verso la porta.
“muoviamoci”
“Che succede Sara?” domandò preoccupata
“Nord è da dove veniamo noi e la prima cosa che troverà il branco quando arriverà in città sarà la stazione di polizia dove siamo state fino ad ora”.

Questa volta fu Caroline a guidare e su certi rettilinei riuscì anche a sfiorare la velocità della luce. A Sara mancava il respiro ogni volta che l’amica (si poteva chiamare così?) affrontava una curva ma capiva che era questione di vita o di morte. Se non fossero arrivate alla stazione di polizia in tempo, addio arsenale, addio cibo e addio coperte. Quando arrivarono aprirono il cancello e corsero dentro. Tutto il cibo era sempre accatastato nello stesso punto in cui l’avevano lasciato. Presero delle sacche di tela e buttarono dentro tutte le scatolette. Presero lo zaino, le pistole e la sacca con i fucili. Dopo una mezz’ora Sara chiese “bene, sei pronta?”. Caroline fissava fuori dalla finestra con uno sguardo perso.
“che c’è?” chiese Sara.
Dato che Caroline non rispondeva Sara si avvicinò. Seguì lo sguardo della ragazza e rimase senza fiato. Il branco era arrivato.

Il numero degli zombie di quel branco era indefinito. Non si riusciva nemmeno a vederne la fine.
“Perchè sono tutti accalcati qui? Perchè non si disperdono?” Chiese Sara.
Caroline sbarrò gli occhi e la guardò “il cavallo. DANNAZIONE. il maledetto cavallo”
“OH CAZZO” imprecò Sara. Ma ormai non c’era più nulla da fare. Gli zombie stavano già battendo contro il cancello nel tentativo di prendere il loro sogno culinario del momento.
“che facciamo ora?” urlò quasi Caroline.
“ok ...per prima cosa dobbiamo mantenere la calma”
“okok pensiamo cosa possiamo fare? la macchina è praticamente inutilizzabile. se potessimo passare da sopra sarebbe una grande idea.”
“andiamo sul tetto vediamo cosa possiamo fare”

Da sopra videro il branco di zombie per intero.
“quei fili sono elettrificati?” chiese Caroline riferendosi al filo della corrente che passava dal tetto al palo della luce in fondo alla strada.
“non saprei ma non correrei il rischio di rimanere fulminata. Morire in quel modo sarebbe come una barzelletta visto che adesso il nostro pericolo più grande sono loro. Se non fossero elettrificati non sono sicura reggerebbe tutti e due”
“che facciamo allora. Stanno quasi per entrare, il cancello si sta sfondando”
Sara guardava il parcheggio. Vide il cavallo agitarsi. Forse anche lui sapeva cosa sarebbe successo. E poi vide il tombino. “quella sarà la nostra via di fuga” disse Sara con un sorrisetto.

In realtà Sara non aveva la benchè minima voglia di ridere, anzi se la stava facendo sotto ma il barlume di speranza che si era acceso in lei quando aveva visto il tombino le aveva dato un momentaneo sprizzo di felicità. Presero le sacche e uscirono nel parcheggio. Gli zombie iniziarono ad agitarsi.
“e il cavallo?” chiese con una punta di disperazione Caroline
“non possiamo farci nulla. dobbiamo lasciarlo qui” disse Sara.
Il cancello di ferro si stava sfondando. Gli zombie spingevano, e spingevano e…
BUMMM
Il cancello uscì dai binari e gli zombie iniziarono a entrare.
“FORZA ENTRIAMO” urlò Sara.
Fecero tutto più in fretta che poterono. Prima passò Caroline, il tombino era stretto e con lo zaino in spalla era molto difficile passare. Se lo sfilò e lo buttò dentro. Sara fece lo stesso. Sentirono le borse toccare il fondo della fogna. Gli zombie stavano avanzando più veloci del solito. Caroline scese i primi gradini. Quando fu abbastanza in basso, Sara scese i primi gradini, poi prese il tombino e richiuse l’imboccatura. Quando uno zombie infilò le dita nei buchi del tombino, agitandole a pochi centimetri dalla sua faccia, Sara si accorse che la morte le era passata di fianco e l’aveva sfiorata.

Recuperarono gli zaini e si guardarono. In che direzione sarebbero dovute andare?
“ok hai detto che i tuoi lavorano a Westin Peachtree Plaza quindi dato che la stazione si trova da quella parte...” Sara si posizionò con le spalle verso la stazione e il volto rivolto verso il buio cunicolo “dobbiamo procedere dalla parte opposta e proseguire di là.”
“come la mettiamo con il fatto che quaggiù è buio pesto e non abbiamo neanche la torcia?”
“Prendi l’accendino” disse Sara “il poliziotto fumava e gliel’ho ...fregato..non si sa mai...gli ho preso anche le sigarette”. risero.
“ok quanti isolati dovrebbero essere?”
“50 credo in direzione sud e poi dobbiamo spostarci a ovest”
Caroline appoggiò la mano sul mento e fece una faccia crucciata “e come diavolo facciamo a capire dove siamo?”
“a ogni cunicolo dovrebbe corrispondere un isolato ma possiamo sempre aprire qualche tombino e sbirciare fuori, giusto per assicurarci di non essere andate fuori strada”
Caroline approvò.

Contarono i cunicoli uno a uno, sobbalzando a ogni goccia che cadeva nell’acqua delle fogne.
“cazzo, qui c’è una puzza terribile” disse Caroline.
Sara sorrise “di cosa vuoi che profumi una fogna? chanel 5?”
“in quel caso entrerei nelle fogne ogni giorno”
Sentirono un allarme. “che diavolo è?” chiese Sara. “sembra… un allarme. Magari uno zombie ha urtato una macchina ed è scattato” No, impossibile, il rumore si stava avvicinando sempre di più e si sentiva anche un clacson.
“no, no, no aspetta… il rumore si sta avvicinando QUALCUNO STA GUIDANDO”
Una macchina sfrecciò sulla strada sopra di loro ad alta velocità. L’allarme rimbombò per un attimo nelle tubature e poi cessò in modo lieve proprio come lo avevano sentito arrivare.
“preghiamo solo che non ci sia niente qua sotto. non voglio aver nessun incontro del terzo tipo” sentenziò Caroline. Se le due ragazze fossero state all’aperto, avrebbero visto un ragazzo coreano, sulla trentina a bordo di una macchina sportiva rossa.

Proprio quando Glenn era passato sopra le loro teste con l’allarme della macchina attivato, le due ragazze erano arrivate al 34 cunicolo.
Arrivate al 49esimo cunicolo si fermarono. “ok diamo un’occhiata”. Aprirono il tombino. “Ok adesso se svoltiamo a destra dovremmo essere arrivati all’ufficio” disse Caroline.
Svoltarono a destra e guardarono su. “come facciamo a uscire?”
Sbirciarono di nuovo e videro che c’erano in tutto una decina di zombie.
“sono 10 circa. Li uccidiamo ce la possiamo fare”
Sara la guardò. Caroline capì

”oh avanti non possiamo dare loro una distrazione. come diavolo dovremmo fare? ti vesti da clown e fai un teatrino” disse con tono sarcastico.
“ci deve essere un altro modo… io diventerò scema a furia di uccidere i miei simili”
“Sara….loro non sono nostri simili. loro ci vogliono uccidere. c-ci vogliono sbranare e io non starò qui mentre i miei genitori sono rinchiusi in uno di quegli uffici solo perchè potrei avere la coscienza sporca dopo. Se ci fosse Daryl o Merle tu non cercheresti di fare di tutto per salvarli?”
“si” rispose decisa.
“e allora fammi questo favore… aiutami a trovare i miei e poi cercheremo i tuoi fratelli”
“d’accordo” disse Sara poco convinta.
Uscirono alla luce del sole. “mamma, papà...vi sto venendo a prendere”.

5 minuti dopo 10 cadaveri per terra.

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Capitolo 6
*** La promessa ***


“quella è la macchina dei miei. se è qui vuol dire che sono ancora confinati in ufficio”
Corsero verso la porta girevole del palazzo sempre guardandosi le spalle. Appena si trovarono nell’atrio di guardarono “a che piano si trova l’ufficio Caroline?”
“al 4. Dobbiamo salire sperando che i piani siano sgombri.”
Questa volta imbracciarono il fucile. Avanzarono. La moquette era polverosa e a ogni passo se ne sollevava una nuvoletta dal pavimento.
“Qua non puliscono da anni” commentò Sara sarcasticamente.
Fino al terzo piano sentirono solo lamenti provenienti dai vari uffici. “A quanto pare gli zombie non sanno aprire le porte”.
Caroline non diceva nulla. Si sentiva che l’aria era tesa ee evidentemente lo era anche lei. Al quarto piano si fermarono. Decisero di perlustrare prima a destra e poi a sinistra. A destra Caroline uccise un paio di zombie. Proseguirono a sinistra del piano.
“Oddio” disse all’improvviso Caroline “che c’è?” adesso anche Sara era preoccupata. Un orecchino d’oro brillava tra i raggi del sole entranti dalla finestra. “è di mia madre”. Scoppiò a piangere. Sara le appoggiò una mano sulla spalla e la abbracciò “non significa niente Caroline. Magari l’ha perso mentre scappava via”. Scostò il viso dalla spalla dell’amica. Vide il viso bianco, gli occhi sbarrati, la bocca spalancata. La guardò meglio. Poi si girò lentamente. Li vide. In piedi due zombie. Un uomo sulla quarantina  con una camicia completamente coperta di sangue. Un braccio era stato tagliato via, probabilmente, se ne erano cibati prima della trasformazione. Una donna con un pullover rosa, una collanina d’argento e un orecchino solo.
Caroline iniziò a boccheggiare “m-m-mam…” Urlò di dolore.

Sara tentò di fermarla mentre Caroline tentava di raggiungere la madre. “Caroline stai ferma, ormai non c’è più nulla da fare, dobbiamo andare”
Caroline era in preda a una crisi. Sembrava volesse andare ad abbracciare la madre. “Caroline non…” riprovò Sara. Caroline si fermò di colpo a guardarli.
“Uccidili tu… ti prego.. io non ne ho il coraggio”
I genitori di Caroline continuavano ad avanzare. Sara imbracciò il fucile e sparò.

Caroline era seduta sulle scale. Con le mani si copriva le orecchie, come se non volesse sentire nient’altro che il sangue scorrere nelle sue vene. Sara esitò. Che cosa le poteva dire? Decise di non dirle niente e sedersi con lei. La abbracciò e rimasero in silenzio. “Non so più dove andare...io non ho più nessuno adesso”
“hai me, potrai sempre contare su di me. Insieme facciamo una grande squadra” Sara si alzò. “questa è giusto che ce l’abbia tu”. Le porse la collanina. Caroline aveva il naso rosso e gli occhi inumiditi dal pianto. Poi prese coraggio e le disse “Non pensare che i tuoi genitori siano …. le persone che hai appena visto. Ricordati di loro come le persone che erano prima che iniziasse tutto questo. Ti devi ricordare di tuo padre come la persona che ti portava a caccia e di tua madre come la persona adorabile che credo fosse. Non dubitare mai del loro amore e cerca di portarti nel cuore le esperienze belle che hai fatto in loro compagnia. Devi pensare a questo.”. Caroline prese la collanina. Una lacrima sgorgò e cadde sul pendaglio della catenina. La strinse nel pugno e poi se la allacciò al collo. Quando scesero le scale sulla mazza di Sara c’erano altri due segni.
Scesero le scale. Sara aveva paura di un’altra crisi di pianto da parte di Caroline. Sentiva ogni tanto che si passava la manica della giacca sotto gli occhi ma rispettò il suo dolore senza dirle più nulla. In quel momento pensava a sè. Cosa avrebbe fatto, come avrebbe reagito, se avesse trovato la sua famiglia morta? Non lo sapeva. Sapeva solo che non era quello il momento di pensarci.
“cosa facciamo ora” chiese Caroline triste.
“direi di trovare una macchina. Dobbiamo allontanarci da qui e raggiungere le colline. Daryl dice che sono un posto sicuro. spero abbia ragione…”

“Prendiamo quella dei miei” propose la bionda.
Sara mise le mani davanti “ehy Caroline io non voglio che tu stia male… ce ne sono decine di macchine qui”
“si ma io non so far partire nessuna macchina con i cavi e ho le chiavi di quella dei miei….le ho trovate per terra vicino alle scale..le ho riconosciute dal pendaglio”. scoppiò di nuovo a piangere. La strada era praticamente deserta e Sara la considerò una fortuna in quel momento.
 

La macchina non partì. “Merda”, Sara sbattè le mani sul volante poi disse quasi supplicando “ti prego Dio, ti prego…”. Niente. Uscì. “Dobbiamo camminare, la macchina non parte”
Presero lo zaino e con il fucile in mano, si incamminarono verso sud.
Avanzavano con passo svelto. Ogni tanto incontravano qualche vagante ma riuscivano a evitarli o respingerli senza sparare. Quel lato della città era sorprendentemente deserto.

Camminarono per un periodo lunghissimo. Raggiunsero il bosco quando ormai la notte stava calando e si iniziavano e vedere alcune lucciole che si levavano dagli alberi. Decisero di fermarsi e campeggiare in una piccola radura con alle spalle un fiumiciattolo, in modo da dover controllare solo una parte del perimetro che le circondava  “ti piacciono?” chiese Sara a Caroline mentre la guardava ammirare a bocca aperta la luce prodotta da quegli insetti. “nella mitologia giapponese si dice che le lucciole siano l’incarnazione delle anime dei defunti. Me lo diceva sempre mio padre quando ne vedevamo sciami interi al ritorno dalla caccia… probabilmente è un segno”.
Sara sorrise gentilmente “mi piace questo pensiero”
“anche a me” sorrise Caroline.

Fecero a turni. Caroline dormì prima “ne hai bisogno” le disse Sara.
La notte fu abbastanza silenziosa, ma passarono alcuni zombie e Sara dovette ucciderli necessariamente. Ora c’erano 9 solchi nella sua mazza.
La notte è sempre spunto di grandi riflessioni. Sara pensò a come era prima di tutto quel casino e come sarebbe diventata poi. Aveva già ucciso 9 zombie...ma davvero si sentiva in colpa per essere sopravvissuta?  “un po’” si disse. “la verità è che, come si può uccidere così facilmente qualcosa che prima era stata umana? La verità è che l’istinto di sopravvivenza ci rende dei mostri e io ho paura di diventarlo. Ho paura che se spengo i miei sentimenti non proverò più dolore e … e perderò la mia umanità”. Ecco di cosa aveva davvero paura la ragazza. Si strinse nelle sue gambe e appoggiò il mento sulle ginocchia. “Daryl dove sei?” bisbigliò.


Dopo aver cambiato turno Caroline e Sara ricominciarono a camminare. Caroline era incentrata nei suoi pensieri la maggior parte del tempo ma sembrava più lucida del giorno precedente e questo era un bene. Non doveva perdere la ragione proprio in quel momento così delicato.
Si fermarono. “bene il nord dovrebbe essere da quella parte” disse Sara guardando il muschio sugli alberi “quindi noi per proseguire verso ovest dobbiamo andare da quella parte” indicò.
“quanto mancherà?”
“non ne ho la minima idea ma le colline di Atlanta sono circondate da cave, quindi quando ne scorgeremo una probabilmente saremo a più o meno 10 km di distanza”
“Se questa apocalisse dopo tutti i km che abbiamo fatto non mi farà dimagrire, me la prenderò sul serio”. Per la prima volta dopo quanto accaduto, risero di gusto.

Il giorno lasciò il posto alla notte ed entrambe si decisero ad accamparsi. “non abbiamo trovato nessuna cava. O siamo girando in tondo oppure stiamo andando nella direzione sbagliata” disse Sara.
“vuoi proseguire lo stesso in quella direzione?”

“direi di si… anche perchè tornare indietro proprio adesso potrebbe essere rischioso. che facciamo se è la direzione giusta e decidiamo di tornare indietro?”
Mangiarono cibo in scatola e rimpiansero i tempi in cui si potevano abbrustolire i marshmellows sul fuoco.
“avevi un ragazzo... prima dell’apocalisse?” chiese Caroline
“Avevo un ragazzo ma ci siamo lasciati circa un mese fa. Le cose tra di noi non funzionavano. Non riuscivamo mai a essere d’accordo su niente. Probabilmente se lui fosse qui mi direbbe che domani dovremmo andare nella direzione opposta” Rise.
“lo amavi?”
“lui è stato l’unico vero amore della mia vita. Nonostante alla fine non abbia funzionato io non dimenticherò mai tutto l’amore che mi ha dato. Non si può descrivere a parole, l’amore è solo qualcosa che senti…. tu avevi qualcuno?”
“no...io ero innamorata di un ragazzo ma lui non ha mai ricambiato quello che provavo per lui...si vede che non ero abbastanza” disse amaramente Caroline.
“non penso ci sia un ‘giusto per qualcuno’. è solo una questione di avere il feeling giusto ed avere attrazione. Penso che tu sia stata fortunata. Poteva illuderti e farti fare tutto ciò che voleva ma ha deciso di non prenderti in giro. è una cosa nobile sai?”
“hai ragione” ammise. Poi i suoi occhi tornarono a posarsi sul fuoco e ogni tentativo di dimenticare quello che era successo ai genitori svanì come neve al sole. Iniziò a piangere.
“mio padre mi diceva sempre che mi sarei sposata con una persona per bene, che avrei ricevuto amore e che avrei amato profondamente qualcuno perchè per lui era la sola cosa che davvero contava. Qualcuno che mi volesse bene senza pregiudizi. Credo che ora sarà un po’ difficile esaudire questo suo desiderio. ” Fece un sorriso mentre dagli occhi sgorgava un pianto ininterrotto.
“Caroline...tu troverai quella persona te lo assicuro, a costo di cercare in tutta l’america settentrionale.” le disse Sara. Caroline guardò l’amica.
“promettimi che non mi lascerai mai sola. Ho bisogno di un’amica come te. Me avevo bisogno già prima dell’apocalisse. E promettimi che se mai ci perderemo di vista tenteremo di ritrovarci. Me lo prometti?”
“te lo prometto”
sigillarono quel patto stringendosi il mignolo della mano.

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Capitolo 7
*** La cava ***


La mattina Caroline si svegliò di soprassalto. Le ultime tracce di un sogno sparirono appena si mise a sedere. Sara era poco distante con il fucile in mano e sempre all’erta. “ehy segugio” le gridò. Sara si voltò e la salutò, poi tornò a scrutare nei dintorni. Caroline le si avvicinò.
“tutto bene?” le chiese.
“si certo, tutto benissimo” le rispose Caroline.
“Ho sentito degli spari questa notte, da quella parte… Potrebbero essere loro ma non ti ho svegliata… non sarebbe sicuro viaggiare al buio. Spero non sia successo nulla di grave” indicò Sara.
La luce del sole entrava nelle foglie degli alberi e il calore era piacevole. Appena dopo una colazione con pesche sciroppate (la cosa più decente che erano riuscite a trovare alla stazione di polizia) iniziarono a camminare in quella direzione.

“Ecco la cava”. Caroline iniziò a correre e restò a bocca aperta quando ne vide la profondità.
“credo che dovremmo passarci attorno e arrivare su quella collina, mi sembra il posto adatto per accamparsi”.
Durante il tragitto parlarono. Caroline sembrava più tranquilla anche se aveva ancora negli occhi la tristezza che solo chi ha affrontato queste cose sa descrivere.
“perchè cerchi solo i tuoi fratelli? non hai nessun altro?” chiese timidamente.

“I miei genitori per esempio? Non ho idea dove possano essere. So solo che in questa apocalisse possono fare due cose: bere e fumare, quello che hanno sempre fatto”
“...m-mi dispiace..n-non volevo”
“non devi preoccuparti. Ci sono cresciuta così. Con il tempo ho imparato a fare finta di niente e farmi scivolare tutto addosso. Sono Daryl e Merle che devono essersela vista brutta. Il padre li picchiava e in estate quando io e Daryl giocavamo in giardino in costume, vedevo sempre le cicatrici sulla schiena che diventavano sempre più numerose. Mio padre non lo ha mai fatto con me. Probabilmente i giorni in cui si ricordava della mia esistenza erano quando dovevo andare a comprargli le sigarette al bar. Se io sono la persona che sono ora lo devo ai miei fratelli. Merle ha 15 anni più di me e lui è stato il fratello che mi ha insegnato come badare a me stessa. Daryl invece mi ha insegnato che cosa vuol dire voler bene a qualcuno. Io devo a loro la mia vita” Mentre parlavano non si resero conto di essere arrivate a destinazione.

C’era un ammasso di legni, probabilmente prima c’era un falò acceso in quel punto, e molte tracce di pneumatici nella terra non asfaltata della collina. Si vedeva chiaramente che qualcuno aveva campeggiato in quel luogo e c’erano anche molti avanzi di scatolette. Ma c’erano anche corpi. Sara si diresse verso di loro e li controllò tutti. Quando vide che i suoi fratelli non erano tra quelli si sedette e pianse di sollievo. Quando le ultime lacrime furono scese dai suoi occhi e il suo cuore smise di martellarle nel petto, si alzò prese il fucile e iniziò a camminare nella direzione degli pneumatici. Caroline la seguì come un cagnolino e quando la raggiunse le disse “Sara aspetta non sappiamo neanche se sono loro.. non possiamo seguire delle tracce qualsiasi..”
La rossa si girò “Caroline… queste persone sono andate via da poco...ho toccato le braci non sono ancora completamente fredde quindi può essere che se ne siano andati di fretta e furia  quando ho sentito gli spari. Il fuoco deve aver continuato a bruciare finchè non si è completamente estinto”
“ma non pensi che ti avrebbero lasciato un messaggio o ...qualcosa per farti sapere che erano qui?”
Sara la guardò con le lacrime agli occhi “Caroline… sono passati tre giorni dall’inizio di questo inferno...credo che loro pensino che sia morta”.
Si guardarono in silenzio.
“cosa vuoi fare allora? seguire queste tracce? là in fondo però inizia l’asfalto come facciamo a sapere dove sono andati?”
“per ora seguiamo la strada principale, l’unica che possono aver percorso. Poi proveremo a vedere come evolve la situazione”

Man mano che avanzavano sull’unica strada che Daryl e Merle avrebbero potuto percorrere, il numero di zombie aumentava notevolmente. Si sentivano arrivare dal bosco, con un mugugno e per questo le due ragazze camminarono in silenzio per la maggior parte del tempo. Evitarono di usare proiettili ma preferirono usare la mazza e la spranga.
Sara era visibilmente preoccupata ma anche in trepidazione.
“Il fatto che io stia uccidendo tutti questi zombie fa di me un mostro secondo te?” chiese a Caroline alla fine.
“No Sara” le prese le spalle “sei la persona più mentalmente stabile che io abbia mai conosciuto e il fatto che tu voglia difendere me e te da degli zombie che vorrebbero servirci su un piatto d’argento al pranzo di ringraziamento è una cosa più che naturale. Questo non vuol dire essere mostri. Vuol dire sopravvivere.”
“sei assolutamente e profondamente seria?” le chiese.
“assolutamente e profondamente seria” sospirò.
“ma se un giorno iniziassi anche uccidere i miei simili, quello non mi renderebbe un mostro?” chiese di nuovo.
“Sara qui ormai non si tratta più di codice morale. Se qualcuno tentasse di uccidermi perché vuole le mie pesche sciroppate, io non mi farei scrupoli a reagire. Se lo facessimo invece perchè vogliamo i loro fagioli in scatola, allora, in quel caso, saremmo dei mostri”
“uccideresti davvero per difendere le pesche sciroppate?” chiese con sarcasmo Sara.
“il punto è … non importa COSA sei, se zombie o umana, l’importante è CHI sei”
Quelle parole risuonarono nella testa di Sara e quando Caroline si rimise a camminare lei la guardò e si disse che aveva trovato l’amica migliore che potesse desiderare.

Giunsero a un bivio. “ooook … adesso siamo nella merda. di là si va sulla tangenziale mentre di qua si va nel bosco. Dove diavolo dovremmo andare?”
Ci pensarono su. “La città è un posto abbastanza affollato dagli zombie mentre nel bosco c’è poca probabilità di trovarli...penso quindi siano andati da quella parte” indicò gli alberi.
La direzione era quella sbagliata.

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Capitolo 8
*** Ryan ***


Mentre Daryl e il suo gruppo erano diretti verso la tangenziale, le due ragazze si stavano dirigendo verso il bosco. Il bosco era composto principalmente da alberi di nocciole e si sentiva in lontananza un fiumiciattolo che scorreva. Ne approfittarono per raccogliere della frutta secca. Ormai era mezzogiorno e il sole batteva perpendicolare al suolo, ma tra gli alberi si stava bene. “qua sembra quasi che tutto sia normale… come se non fosse successo niente…”
“già” disse la sorella di Daryl. A guardarla meglio ora, tra i raggi del sole si vedevano i riflessi rossi sulla sua chioma e le lentiggini sul naso. Due occhi nocciola spiccavano sul suo viso che era di una carnagione olivastra. Caroline era esattamente l’opposto. Bionda, occhi azzurri e carnagione pallida.

Un rumore le svegliò dalla magia di quel bosco. Imbracciarono entrambe il fucile e aspettarono l’arrivo del responsabile. Videro un ragazzo, capelli biondi, occhi nocciola e con una felpa color borgogna. Appena vide i due fucili puntati addosso, esplose in un urletto di sorpresa e cadde a terra di schiena. Poi alzò la mano in direzione delle due ragazze cercando di parlare più velocemente possibile… “ehy ehy ehy...non penserete davvero di spararmi… io sono umano..vedete?? parlo”.
Sara lo guardava con un sopracciglio alzato. Poi abbassò il fucile “come ti chiami, da dove vieni e dove stai andando?”
Il ragazzo la guardò con sorpresa e poi parlò “mi chiamo Ryan e… e sto cercando un posto sicuro dove stare ma dubito che ce ne siano nella foresta quindi sto andando ad Atlanta”
“no no no...aspetta non ti conviene andare in città.. lì è pieno di zombie”
Il ragazzo guardò le due ragazze e poi disse “e ora dove diavolo posso andare?”
“ti converrebbe seguire il fiumiciattolo e trovare una capanna in giro per il bosco” azzardò Sara “sei da solo?” chiese poi.
“si sono da solo… fino a poco tempo fa ero insieme ai miei genitori e mio fratello ma sono morti… li hanno...mangiati”
“mi dispiace…” rispose. Poi Caroline guardò Sara e la rossa capì che le doveva parlare urgentemente “ci puoi scusare solo qualche minuto?”
“ok” disse il ragazzo
quando furono abbastanza lontane Caroline iniziò a parlare “che ne dici?”
“che ne dici riguardo a cosa?” chiese Sara con un grosso punto interrogativo sulla faccia,
“ohhh avanti hai capito...che ne dici se gli chiediamo se vuole venire con noi…”
“COSA? non lo conosciamo nemmeno… potrebbe rubarci il cibo e le armi… io… non sono sicura Caroline”
“avanti...non possiamo sapere se è un bravo ragazzo se non gli diamo una possibilità. Magari ci potrebbe aiutare.”
Sara guardò l’amica, poi guardò Ryan e poi di nuovo l’amica “se viene con noi non gli staccherò mai gli occhi di dosso. Sarò come un pitbull che sta puntando il suo gatto preferito per mordergli la coda”
Caroline alzò gli occhi al cielo “va bene segugio ma se alla fine si rivela un ottimo compagno di viaggio ti dovrai scusare e io potrò dirti ‘te lo avevo detto’”.
Sara si rivolse al ragazzo.
“allora, ti va di venire con noi?” gli urlò Sara
Il ragazzo fece spallucce: per lui era uguale.

Ryan iniziò con la sua storia. “eravamo in macchina quando abbiamo deciso di andare verso la tangenziale e lasciare la città… pensavamo di uscire dallo stato addirittura...magari a sud avremmo avuto più fortuna. Lì è arrivato un branco intero di quei mangia budella e...io sono l’unico che è riuscito a scappare” Sara era attentissima a ogni movimento che in ragazzo faceva mentre Caroline ascoltava con rispetto e attenzione la storia.
“quindi non dovremmo neanche avvicinarci alla tangenziale?” chiese Sara.
“non saprei… il branco era di passaggio quindi potrebbero non essercene. Però sicuramente possiamo trovare buone provviste nelle macchine”.
Quando Ryan finì di parlare, uno zombie entrò nel sentiero e si diresse verso Caroline. Non fece in tempo a togliere la spranga dalla cintura che le era già addosso. Cadde di schiena e iniziò a lottare con tutte le sue forze. Sara stava prendendo il fucile ma Ryan fu molto più rapido e piantò una lama nella testa del vagante mandando schizzi di sangue ovunque. Uno spruzzo gli era finito in faccia e i suoi occhi nocciola erano dilatati per l’adrenalina. Aiutò Caroline ad alzarsi “stai bene?” le chiese. Caroline era sotto shock e continuava a scuotere le mani come per liberarsi di un formicolio ”si credo...mi ha colta alla sprovvista e non è stato per niente piacevole…”
Ryan si pulì il volto e poi ripresero a camminare.
Caroline adesso camminava con il fucile in mano pronta a reagire per ogni movimento sospetto. “quanto dista la tangenziale?” chiese a un certo punto. “circa un giorno di cammino..sono 50 km dal punto da cui sono uscito io.. sarebbero facili da percorrere se fossimo in pianura ma qui sono tutte salite e discese e si scivola troppo su queste foglie...a proposito..voi..che cosa ci fate nel bosco da sole e dove state andando”
Le ragazze si guardarono come a volersi mettere d’accordo su quanto volessero svelare poi Sara parlò “stiamo cercando i miei fratelli. due uomini armati fino ai denti e con giubbotti di pelle”
“e come diavolo sai che sono armati e con un giubbotto di pelle?” chiese ridendo Caroline.
“perchè Daryl e Merle andavano in giro così anche quando non c’era l’apocalisse”. Risero tutti e tre. Ormai c’era in crepuscolo e le ombre si allungavano sul sentiero.

“fermiamoci qui” disse a un certo punto Ryan. Le ragazze annuirono.
Si accamparono e accesero un fuoco. Sistemarono su consiglio del ragazzo delle lattine vuote sospese intorno al campo tramite dei lacci in modo tale da essere preparati e svegliati in caso di attacco. Dormirono di profondamente tutta notte e al risveglio, dopo un breve assaggio delle ciliegie sciroppate di Ryan si rimisero un cammino. Il cielo era coperto ma il tempo non minacciava pioggia.

Erano tutti e tre in fila. Ryan stimò che dovevano essere ormai vicini alla tangenziale quando videro una bambina. Era lontana ma la vedevano chiaramente correre negli alberi. La guardarono inciampare e poi cadere. Aveva i capelli corti a caschetto e sentivano il suo pianto disperato. Iniziarono a correre anche i tre ragazzi. Correvano verso la ragazzina che si rialzava e iniziava a correre di nuovo. Sapevano perfettamente da cosa scappava.
C’erano circa 700 metri tra di loro ma quando arrivarono non c’era nessuno. “l’avete vista anche voi vero?” disse Ryan guardandosi attorno con il fiatone “certo ma...è sparita. non c’è più” confermò Sara. Ognuno guardava in una direzione diversa e cercavano di scrutare tra gli alberi ma non videro niente. “è impossibile che una ragazzina sia sopravvissuta per tre giorni da sola. Deve esserci per forza qualcun altro..magari i suoi genitori o magari un gruppo intero di persone” ipotizzò Caroline.
“proviamo ad andare nella sua stessa direzione...magari la ritroviamo” propose Ryan.
Tutti e tre si trovarono d’accordo quindi proseguirono sul sentiero preso dalla bambina e si incamminarono.

I tre ragazzi stavano camminando a zonzo nel bosco. C’erano parecchi zombie e li uccisero quasi tutti.
Poi videro la strada, la tangenziale. Era completamente affollata di vaganti e si arrestarono. Bisbigliando tra loro decisero di salire su un albero di nocciole sul bordo della strada per non farsi vedere e aspettare che la mandria passasse senza destare attenzione. Al minimo movimento avrebbero attirato gli zombie e da quel momento in poi non si sarebbero più potuti salvare. Andò tutto bene. Quando scesero decisero di proseguire dalla parte opposta rispetto alla mandria e setacciare qualche auto. Della bambina neanche l’ombra. Camminarono per circa 10 km setacciando qualche auto. Trovarono dei medicinali e delle caramelle alla frutta che si mangiarono seduta stante “queste caramelle mi faranno venire le car..” disse Sara. Poi si alzò in punta di piedi per guardare bene oltre le spalle di Ryan. Vedeva qualcosa in lontananza. Una scritta forse ma non riusciva a leggere.
“che succede?” chiese il ragazzo. Sara senza parlare si diresse verso la macchina e lesse le parole bianche sul parabrezza dell’auto: SOPHIA STAI QUI. VENIAMO TUTTI I GIORNI. Sul cofano c’erano delle scatolette di cibo e dell’acqua.
“sai cosa penso?” disse Caroline sopraggiungendo da dietro “che la bambina si chiama Sophia e che le persone che stanno con lei verranno qui tutti i giorni per ritrovarla”
“il guaio è che la bambina l’ultima volta che l’abbiamo vista era nel bosco ed erano parecchi km fa: dubito che spevantata com’era riuscirà a ritornare alla strada.”
Restarono in silenzio tutti e tre pensando a quanto fosse grave la situazione, pensando a una bambina che si era appena persa nel bosco e che probabilmente era già morta. Poi sentirono un colpo di pistola.

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Capitolo 9
*** lo sparo ***


Attesero in silenzio altri spari ma ce ne fu solo uno. “era un colpo d’arma da fuoco vero?” chiese Caroline retoricamente.
Erano tutti e tre allineati sul ciglio della strada e guardavano verso il bosco.
“cosa vogliamo fare ora?” chiese Ryan.
“la strada è completamente inutilizzabile e non si può assolutamente scappare con un'auto. inoltre c’era un’intera mandria che viaggiava nella direzione da cui Daryl e Merle sarebbero venuti. io dico di andare a vedere” indicò il bosco come a voler enfatizzare il suo pensiero
“agli ordini segugio” disse Caroline alzando la mano e facendo il gesto militare di saluto.
“la smetti di chiamarmi segugio? altrimenti dovrò trovare un soprannome anche a te” disse ridendo Sara.
“nahh. Segugio ti sta troppo bene. Trovami tu un soprannome”
“ci penserò su” le promise.

Si incamminarono e a ogni passo che faceva Sara sentiva in cuor suo che si stava avvicinando alla sua famiglia. Sentiva dietro di lei i passi dei due ragazzi che la seguivano. Dal bosco giunse su un sentiero. Si guardò intorno con il fiatone “dove diavolo andiamo ora? è praticamente impossibile trovare il luogo da cui hanno sparato” Sara era agitata, e i due ragazzi lo percepivano. Ryan si avvicinò e le posò da dietro una mano sulla spalla. Sara si voltò di colpo con il fucile stretto in mano e quasi lo colpì. Ryan fece un salto all’indietro evitandolo “ehy” le disse “mi vuoi per caso uccidere?” le chiese sarcasticamente.
“Scusami. non era mia intenzione...ho agito d’impulso”
Intanto intorno a loro si sentivano dei lamenti soffusi “stanno arrivando a causa degli spari. meglio filare al più presto”. Decisero di andare verso Nord e proseguire sul sentiero. Ryan e Caroline camminarono per 10 km dietro a Sara in testa al gruppo. Si vedeva la luna in cielo e decisero di fermarsi per la notte in una radura. Si sedettero e sistemarono gli zaini ammucchiati in un punto. Caroline e Sara decisero di andare a recuperare della legna mentre Ryan sistemava il campo.
“allora? ti sembra un ragazzo a posto?” chiese Caroline.
Sara sospirò senza guardarla ma continuando a scrutare il terreno in cerca di legni adatti al fuoco “non ne ho idea Caroline. Non è la persona di cui mi fido di più al mondo diciamo...per questo mi sono portata il fucile, una pistola e un coltello”
“oh avanti..dove andrebbe da solo...ma soprattutto perchè ti sei fidata di me e non di lui? cos’ha lui che ti fa essere così scettica?”
Sara la guardò “sai quando ti alzi la mattina e hai quel sapore amaro in bocca perchè sai che sta per succedere qualcosa che non ti renderà felice. Ecco quando l’ho visto mi ha dato questa sensazione, fin dal primo momento”
“magari ti piace invece” Caroline fece un risolino e si coprì la bocca con entrambe le mani.
“te lo comunicherò se mi voglio sposare con lui ok? visto che è a te che piace” rispose Sara con un mezzo sorriso.
Caroline spense il sorrisino che aveva in volto e arrossì “bhe dai ammetti che è un gran figo. l’hai visto? ha degli occhi pazzeschi”
“OMMIODDIO . io scherzavo Caroline. non pensavo ti piacesse davvero”.
Risero di gusto. Sembravano due ragazze che parlano del ragazzo più carino della scuola e sembravano davvero felici.
“dai ritorniamo ragazza innamorata” disse Sara a un certo punto “con tutta questa legna possiamo fare un falò”
 

tornarono indietro. “a me piaceva la musica punk”
gli occhi di Sara si illuminarono “no, non ci credo. Io ascoltavo SOLO punk. Accidenti io adoravo i Sum 41”
“sono stata al concerto un anno fa e sono spettacolari”
“non hai idea di quanto ti invidio” disse Sara guardando in avanti per evitare di inciampare tra i rami.
“Poi personalmente amavo i Simple Plan e Blink e avevo una cotta stratosferica per il cantante degli All American Rejects.. a te piacevano?”
Vide la legna cadere dalle mani di Sara e i suoi occhi sbarrati rivolti in avanti.
Dove ci sarebbe dovuto essere il campo non c’era più nulla.
Sara camminava nervosamente torturandosi i capelli ”io lo sapevo che non dovevo lasciare gli zaini a quello stronzo. te l’avevo detto che non mi fidavo. Perchè sono così stupida?” disse sedendosi a terra e tenendosi la testa tra le mani.
“o mio dio avevi ragione. quel coglione ci ha rubato le armi e il cibo. non ci ha lasciato nulla. neanche l’acqua”
“lo ucciderò” disse piano Sara
“cosa?”
“ho detto che lo ucciderò Caroline. Basta fare la buona, basta fare quella che non vuole uccidere nessuno. BASTA. Ormai qua tutti vogliono sopravvivere e lo voglio fare anche io. Quindi se mai lo incontrerò di nuovo lo ucciderò”

Riuscirono nonostante tutto ad accendere il fuoco senza fiammiferi. Si vedeva che Caroline era un po’ spaventata “senti, vuoi dirmi che cosa pensi di fare adesso? sento le tue rotelle che girano ma non riesco a decifrare”
“sto pensando a dove potrebbe andare quell’idiota! tuttavia ora non possiamo andare da nessuna parte senza armi. dobbiamo trovare il responsabile dello sparo. magari ha un gruppo, magari ci sono anche i miei fratelli”

Fecero a turni come le prime notti e Sara uccise 5 zombie nel giro di 7 ore. Poi dormì un po mentre Caroline controllava nei paraggi. Si incamminarono alle 8 circa. Raccolsero della frutta secca e ne misero quanto più ne potevano nelle tasche dei giubbotti.
“aveva un’aria così affidabile”
“a dire la verità per niente” rispose sarcasticamente. Erano appoggiate a due alberi e mangiavano le nocciole. il sentiero su cui erano si affacciava a una grossa insenatura dove , guardando giù, si poteva scorgere un piccolo laghetto creato da un fiumiciattolo che scorreva da un’insenatura nella roccia. Man mano, Sara lanciava i gusci vuoti nel laghetto. “bene, direi di andare a bere in quel laghetto. Magari è una delle poche volte che ci capita di bere”

Scesero a fatica dal burrone ma quando si trovarono a terra sentirono un cavallo nitrire. Poi un urlo di sorpresa. Videro un uomo rotolare dalla parete rocciosa e finire nell’acqua. Quanto si fermò emise un lungo lamento. Le due ragazze corsero verso l’uomo. Notarono che era un ragazzo, un asiatico. Non era uno zombie ma se non ci fossero state loro nei paraggi probabilmente lo sarebbe diventato.
“forza aiutami” disse Sara a Caroline.
Una lo prese per le braccia e l’altra per le gambe. lo sollevarono senza fatica, visto che era molto magro e lo portarono all’asciutto. Apparentemente era svenuto. Caroline appoggiò un orecchio al petto del ragazzo “sembra ancora vivo..o almeno credo”
poi il ragazzo tossì “si è vivo”disse Sara “ehy mi senti. prova ad aprire gli occhi. ce la fai?”
Niente. L’asiatico chiuse di nuovo gli occhi.
“guardiamo se è ferito”. Gli tolsero la maglietta e lo girarono per vedere se avesse qualche taglio. “senti i pantaloni arrotoliamoglieli, non...voglio...dai hai capito” disse Caroline imbarazzata.

“ok gli abbiamo fatto il check up completo e sembra non avere nulla. a meno che non abbia qualche osso rotto, credo che abbia battuto solo la testa”. Aspettarono il risveglio del giovane.
L’asiatico si svegliò alcune ore dopo. era confuso e farfugliava qualcosa. Poi lentamente aprì un occhio e poi l’altro. Si portò una mano alla testa con la stessa espressione di chi si è preso una bella sbronza.
“ehy” disse Sara “ben svegliato”
“cosa è successo? chi siete voi?” le ragazze si guardarono.
“io mi chiamo Sara e lei è Caroline. sei caduto da quel burrone e sei caduto nell’acqua. ti abbiamo portato a riva e abbiamo controllato che non fossi ferito. non lo sei”
“piacere. io mi chiamo Glenn e… grazie per avermi aiutato”
adesso il ragazzo si copriva gli occhi come se la luce gli desse fastidio.
“dove dormi” azzardò Caroline. Sara la guardò e lei fece spallucce
“no sto in una fattoria poco lontano da qui...AHHH che mal di testa”
“ok se ci dici dove andare ti possiamo aiutare a tornare. non mi sembri molto in grado di camminare”
“è a nord, circa 1 miglio da qui”

Fare salire Glenn per il burrone fu la cosa più difficile che Sara avesse mai sperimentato. Caroline tirava per le braccia il ragazzo come se fosse un ubriaco mentre Sara spingeva verso l’alto facendo leva con i piedi contro una radice.

Quando alla fine riuscirono a portarlo su, si batterono un cinque così sonoro che schioccò nell’aria come quando un sasso ne colpisce un altro.

Proseguirono verso nord nella direzione indicata da Glenn. Il ragazzo doveva avere una commozione cerebrale perchè alternava momenti di svenimento a momenti in cui riusciva a trascinarsi con le sue gambe per pochi metri. quando sveniva le ragazze lo trascinavano di peso ma ogni tanto si fermavano per riposare.
“Glenn” disse Sara prendendo il viso del ragazzo nella sua unica mano libera “ascolta devi restare sveglio” gli disse. Quello si destò per un attimo. e disse “alla fattoria abbiamo un cecchino. quando la vedi agita le braccia”
Caroline guardò Sara con gli occhi sbarrati. La rossa aveva il cuore che galoppava nel petto e quasi si pentì di aver aiutato il giovane.
camminarono per altri 100 m poi la videro. Era un edificio bianco con il tetto verde e intorno a se aveva un ampio giardino recintato.
Si guardarono “andiamo”
“andiamo”

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Capitolo 10
*** Memento ***


Sara si avvicinò allo steccato. Glenn e Caroline erano appoggiati alla recinzione e il ragazzo era privo di sensi. A quel punto alzò una mano. Solo una all’inizio. Poi alzò anche l’altra e iniziò a sbracciarsi. Aveva gli occhi chiusi e una lacrima le scese dagli occhi. Deglutì ma non c’era saliva in bocca. Si aspettava che da un momento all’altro avrebbe sentito uno sparo e poi avrebbe sentito un dolore fortissimo. sarebbe crollata a terra e sarebbe morta. Il cecchino le avrebbe sparato solo perchè lei aveva deciso di aiutare uno del suo gruppo.
Quello che sentì però non fu uno sparo. Sentì delle voci. Così aprì gli occhi. Un uomo con un cappello da sceriffo le urlava da 100 metri di distanza con un fucile puntato. “ehy, ehy tu. che stai facendo dannazione?”
Sara gli urlò “abbiamo trovato nella foresta il vostro uomo. Lo abbiamo aiutato ad arrivare qui. é svenuto ha battuto la testa. ha detto che stava in una fattoria” poi lo supplicò con voce rotta dal pianto “ti prego non uccidermi”
Si unì a lui un altro uomo e una donna. L’uomo era vecchio e aveva un cappello beige e una barba bianca. La donna era magra e aveva i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo.
poi si aggiunse un altro uomo, da destra con un fucile e i capelli rasati. doveva avere circa l’età dell’uomo con il cappello. Sara si accorse solo allora che aveva ancora le braccia alzate. Tremava da testa a piedi. L’uomo con il cappello di avvicinò mentre gli altri gli coprivano le spalle “hai detto ‘abbiamo’. vuol dire che c’è qualcun altro. dove!”
la sua non era una domanda ma un’affermazione: voleva sapere dov’era l’altra persona.
Caroline si alzò piano. Prima non si vedeva la sua testa bionda nell’erba alta. anche lei aveva le mani alzate. poi parlò “Si chiama Glenn, il ragazzo che abbiamo trovato. è appoggiato qui alla staccionata.”
l’uomo con il cappello si avvicinò di gran passo a lei e Glenn. “Shane, Dale portatelo dentro da Hershel.” il ragazzo con i capelli rasati diede il suo fucile alla bionda. Prese il braccio di Glenn e lui e il vecchio iniziarono a trasportarlo verso la fattoria. “noi non uccidiamo i vivi a meno che non ci minaccino. quindi, per favore, dateci i vostri fucili” Disse lo sceriffo.
Sara si irrigidì “ho aiutato il tuo amico e mi sono sbracciata in mezzo a un campo per farmi vedere dal vostro cecchino. Ho rischiato la vita ok? il tuo amico per la nostra…” stava dicendo quasi piangendo.
Un uomo correva verso di loro. Sara lo guardò riconoscendo l’andatura. Gli occhi si sbarrarono e trasse un sospiro. Poi si portò la mano alla bocca e bisbigliò “Daryl”. Il fucile le cadde dalla mano libera che si portò anch’essa alla bocca. Iniziò a correre anche lei verso quell’uomo che conosceva bene, il cui profumo l’aveva accompagnata in tutti i vent’anni della sua vita.
L’uomo con il cappello esclamò ”che diavolo!” ma lei era già lontana per poterlo sentire. Poi iniziò a urlare “DARYL” urlò con quanto più fiato avesse in corpo “DARYL”. Daryl sentì, accelerò il passo e a un certo punto urlava anche lui. Urlavano l’uno il nome dell’altra e quando si incontrarono, si toccarono e caddero a terra abbracciati. Sara aveva il braccio intorno al collo del fratello e si teneva stretta a lui. Daryl sentiva il suo cuore battergli contro il petto,
“ti ho trovato” disse singhiozzando, senza fiato
“lo sapevo che eri viva. Sei la ragazza più cazzuta del mondo”
“ti ho trovato Daryl” ripeteva Sara. Poi si allontanò dal fratello e lo guardò negli occhi “dov’è Merle?”

Sara racconta questo a Deanne perchè questo si ricorda di quei giorni passati a cercare suo fratello. Poi le racconta che si ricorda di aver pianto quando aveva scoperto ciò che era successo a Merle sul tetto del palazzo e che quando lui era morto era rimasta in silenzio per due settimane. Le prime parole che aveva pronunciato dopo quei 14 giorni erano “addio stronzo” quando aveva sparato al Governatore.
Deanne a quel punto le chiede che cosa fosse successo dopo.
“perchè ho la telecamera puntata in faccia?” le chiede a un certo punto Sara prima di rispondere.
“perchè voglio che tutto sia documentato quando rifonderemo il nuovo mondo”
Sara la guarda strabuzzando gli occhi “Là fuori c’è l’inferno e voi non ne avete idea perchè non portate le chiappe fuori di qui da quando tutto è iniziato, Vuole iniziare il nuovo mondo in queste quattro mura? buona fortuna” Il tono di Sara, dalla morte di Merle, si è fatto più incisivo. Non ha più tentennamenti quando vorrebbe esprimere il suo parere e lo dice in modo schietto e deciso.
Deanna la guarda stranita “è evidente che voi come gruppo ne avete passate tante. Ma ti assicuro che ricominciare è possibile. Qua viviamo tutti in armonia e ci proteggiamo a vicenda” Sara la guarda e poi dice
“sa che cosa volevo diventare prima dell’apocalisse?”
“no che cosa Sara”
“volevo essere un agente della scientifica. Tutti i miei sogni sono stati infranti. Ho perso mio fratello, ho lottato con tutte le mie forze per rimanere in vita e ho ucciso delle persone. Vive non quei morti che camminano. Delle persone vive. Ho sparato più pallottole più di quante parole abbia pronunciato. Non ho idea di che sapore abbia un pezzo di pane o un biscotto. Quindi no, non credo che restando qui io possa ricominciare la vita che avevo prima.”
“io non ho detto che avresti avuto indietro la vita che avevi un tempo. Ho detto che avresti ricominciato una vita nuova”
Sara ci pensa su poi dice “perchè vuoi aiutare proprio noi? cosa abbiamo noi che altri gruppi non hanno?”
“Aaron ha detto che siete un gruppo molto unito. Abbiamo bisogno di persone che sono state fuori e che sanno difendersi, che sanno guardarsi le spalle a vicenda.”
Sara a questo punto si alza e va incontro a Deanne. La guarda negli occhi intensamente. “dall’inizio dell’apocalisse ho ucciso 24 vivi. Il primo è stato un ragazzo che mi ha rubato un borsone con delle armi. l’ultimo è una persona che ha minacciato mio fratello”
“perchè me lo stai dicendo Sara” Deanne è tesa.
“in questi ultimi cinque anni siamo diventati pericolosi e anche io. Voi non sapete niente di quello che succede là fuori e quindi noi vi serviamo. Se volete davvero la nostra integrazione della città, voi diventerete anche la mia famiglia e cercherò in tutti i modi di proteggervi. Ma se in qualche modo verrò a sapere che ci state prendendo in giro e che questo è tutto un vostro stratagemma per non so quale piano, io vi ucciderò partendo da te” le punta il dito sulla fronte.
Deanne si è irrigidita. “perchè se non ti fidi di noi non te ne vai?”
“perchè io sto dove il mio gruppo sta”

Sara esce dalla casa di Deanne e va verso la casa a loro assegnata. Mentre cammina si guarda in giro e vede due anziani su un dondolo nella veranda di una casa poco lontana da lei. Sara sorride: è molto tempo che non vede un anziano. Entra in casa
“allora?” dice Rick quando vede Sara entrare
“Abbiamo avuto una lunga discussione sul fatto che se prova a prenderci in giro lei sarà la prima a morire per mano mia ma che se si comporta bene potrà salvarsi le chiappe” dice con un sorrisino sarcastico Sara.
“Io non sono d’accordo con questa storia” dice Michonne.
“dobbiamo essere sicuri che non ci prenda in giro Michonne” le dice Rick
“si ma se non ci stessero prendendo in giro? se vogliono davvero aiutarci e integrarci nella città?Pensateci un tetto sopra la testa, quattro mura che ci difendono e acqua calda, elettricità” poi rivolgendosi a Sara le dice “spero che ti scuserai con Deanne nel caso io abbia ragione”
“certo Michonne. ma finchè non sappiamo con che persone abbiamo a che fare direi di stare con le orecchie drizzate e far loro sapere che ci sentiamo anche bene.”
Caroline si alza dalla sedia e dice ”ci hanno dato tre case ma io propongo di rimanere tutti in questa. per una questione di sicurezza. Almeno per stanotte”
“io concordo con SmallC” dice Daryl e tutti gli altri gli fanno eco.
“bene è deciso allora. Chi dorme sul pavimento?” dice Rick

Quella sera tutti si fanno un bagno. Sara si fa la doccia per ultima nel bagno al piano terra. Prima di entrare si guarda allo specchio e si ricorda quel giorno in cui 5 anni prima lei e Caroline sono entrate nella stazione di polizia e aveva notato quella scia di sangue sulla sua faccia. Distoglie lo sguardo. Poi si riguarda di nuovo. Vede una ragazza magra, con i capelli rossi ormai sbiaditi ma molto lunghi, vede due occhi tristi e stanchi. Vede nei suoi pensieri tutto quello che ha fatto. Da quando Merle è morto non è più la stessa. Si sente morta dentro, anche lei come gli uomini che camminano fuori dalle mura. All’inizio dell’apocalisse aveva promesso a se stessa che non avrebbe mai ucciso nessuno, che avrebbe cercato di salvare più vite umane possibili. Dal giorno dell’uccisione del governatore la promessa è venuta a mancare. Ha capito che tutti vogliono sopravvivere in un modo o nell’altro e lei deve farlo per Caroline e Daryl ma anche per Carl, Judith, Rick e i suoi amici. Quando sei triste devi trovare qualcosa che ti faccia rimanere viva, qualcosa che ti salvi. Sara ha il gruppo.

Dormono tutti. Lei è sdraiata sul pavimento e vede il petto dei suoi amici andare su e giù in modo regolare. Lì ci sono Maggie e Glenn che sono sposati. Sono una bella coppia. Se avesse qualcuno da amare vuole proprio amarlo come fanno loro. Poi ci sono Abraham e Rosita, quasi abbracciati: non sa ancora se stanno insieme o no. Tuttavia sono una bella coppia anche loro. Rick dorme alla tua destra con Judith appoggiata al petto a sentire il suo battito. La piccola ogni tanto si muove ma Sara crede sia dovuto a un sogno. Carl invece dorme dietro al padre. é un bravo ragazzo. Alla sua sinistra c’è Daryl, Michonne e Carol che dormono di gusto. Passata quella notte probabilmente si divideranno nelle tre case. Vede poi Caroline, Sasha e Eugene. E poi c’è il prete, Tara e Noah. Sara è agitata. All’entrata nella città le hanno ritirato tutte le armi. Tuttavia si ricorda di avere anche un laccio di scarpe in tasca. Una volta ha messo ko due uomini con un laccio di scarpe. Magari basta.

Sara si sveglia di soprassalto. Qualcuno sta bussando alla porta. Vede poi Rick che si alza e le dice di tenere d’occhio un secondo Judith.
Va alla porta e si sente la voce in un uomo che dice che vogliono che tutti si trovino alla riunione di quella mattina nel giardino dietro la casa di Deanne.
Rick chiude la porta e si sdraia di nuovo. Sono gli unici svegli. Poi Sara richiude gli occhi e si riaddormenta.

Sara si sveglia con la consapevolezza di non aver mai dormito così bene negli ultimi anni. Alle 10 si recano tutti alla riunione. Si muovono tutti insieme, nessuno resta indietro. Abraham si avvicina a Sara e le dice
”ehy Dixon tutto bene? ti vedo il cervello fumare e non è mai un buon segno”
“sto solo pensando se possiamo fidarci o no. Ogni decisione sbagliata da parte nostra potrebbe comportare la perdita di uno di noi”
“non mi fido nemmeno io. vediamo che ha da dirci Deanne e poi vediamo”

Deanne comunica a tutti il lavoro da svolgere nella comunità per guadagnarsi da vivere. Tutti devono avere un compito, dice. A Sara il compito di occuparsi delle medicine e di stare nello studio medico “tu eri un chimico no?” dice Deanne. “no, ero solo al secondo anno e poi...avanti, studiavo chimica non medicina. Cosa dovrei farci nello studio medico?”
“noi abbiamo già il nostro medico. Tu devi solo aiutarlo se qualcuno si fa male.”

Mentre Rick Daryl e Carol si organizzano per rubare una pistola dall’armeria, senza che il resto del gruppo sappia qualcosa, Sara aiuta Caroline a trasferirsi con lei, Daryl, Eugene e Tara nella casa numero due. Non che ci sia molto da trasportare. “vado a fare un giro per la città”
“di la verità...vai a cercare indizi per vedere se sono persone normali o no” le legge nel pensiero Caroline
“si” confessa lei
“non c’è problema. basta che ritorni tra 1 ora per la riunione con gli altri” Sara annuisce distrattamente e chiude la porta. Ha una felpa di Adidas, un vero colpo di fortuna trovata nei cassetti del secondo piano. Si incammina per la via principale poi gira a destra. “come diavolo torno indietro e entro nella casa giusta? sono tutte uguali” chiede tra sé e sé. Si trova a un certo punto davanti a un garage. una ragazza bionda sta costruendo un gufo con dei rottami. Lo guarda per un po’ prima che la ragazza si accorga di lei. “ciao” le dice. “ciao. Bella la tua scultura” le dice Sara. “grazie. La stiamo costruendo io e mio figlio. Comunque io sono Jesse”
“Ciao Jesse. Io sono Sara”
Poi la bionda sembra pensarci su e le dice “Sai, io prima di tutto questo ero una parrucchiera. Ti va se ti taglio i capelli?”
“non lo so… io…”
“avanti non preoccuparti lo faccio volentieri. Siediti qui vado a prendere le forbici e un pettine”
Sara non si siede, aspetta sulla porta del garage che la donna arrivi con gli attrezzi: non vuole darle le spalle. Poi quando finalmente ritorna si siede titubante. Appena Jesse le inizia a pettinare i capelli Sara sente un brivido che le passa per la schiena. Jesse a quel punto le passa una mano sulla spalla e le fa una carezza per tranquillizzarla. A Sara scende qualche lacrima.

“ok ho finito” le dice Jesse. Sara guarda in basso e vede un cespuglio di capelli “caspita erano tantissimi. Potrei farci un cuscino”
Jesse ride e poi le dice “se vuoi mandare qualcun altro del tuo gruppo a tagliare i capelli, io sono qui”
Sara annuisce e poi la ringrazia. Si sente quasi più leggera come si fosse tolta di dosso gli ultimi 5 anni.
Arriva a casa e saluta tutti. Gli altri del gruppo la guardano con gli occhi strabuzzati “che diavolo hai fatto ai capelli Dixon?” le chiede a un certo punto Abraham. Lei arrossisce un po e poi dice che una ragazza le ha tagliato i capelli nel suo garage.
“ok perfetto. Ho parlato con Deanne. Sembra una donna apparentemente sana di mente. Io e Michonne abbiamo il compito di controllare la città, ma qualsiasi del gruppo deve stare all’erta. Qualsiasi cosa sospetta e ci riuniamo per scappare. Non importa quale sia.” dice Rick. Sara osserva il viso del suo leader: erano un sacco di anni che non lo vedeva senza barba, sembra più giovane così. “Fino a quando non ci fideremo ciecamente di loro voglio che vi teniate un’arma, qualsiasi cosa, basta anche un cavatappi” tutti annuiscono.

La riunione è finita e Carol insieme a Rosita e Sasha si mette a preparare la cena. Sembra quasi un sogno quando in tavola si portano gli spaghetti invece che un opossum cacciato da Daryl. “a un nuovo inizio.” dice Rick. Tutti alzano il bicchiere.

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Capitolo 11
*** Il sogno ***


Sara si sveglia. La luce del sole entra dalla finestra e la scalda sotto le coperte. Da un orologio vede che sono le 6 del mattino. Tutti dormono perchè non sente nulla nelle altre stanze. Si sfrega gli occhi e poi si alza. Indossa un paio di jeans e una maglietta che trova nella cassettiera. Esce dalla porta.
L’aria del mattino è fresca ma il sole rende tutto più piacevole. Le strade sono deserte. Cammina in direzione opposta rispetto alla casa di Jesse e inizia ad esplorare. Si avvicina al gazebo vicino al laghetto. Vede un ragazzo, più o meno della sua età. Sta fumando una sigaretta. Cerca di passare oltre ma il ragazzo la vede e la saluta. Sara ricambia il saluto e poi continua a camminare ma il ragazzo si alza e la raggiunge. “ehy non ci siamo ancora presentati. Io sono Isaac. Tu come ti chiami?” Lo guarda finalmente in faccia: ha due occhi castani che spiccano sul suo viso un po squadrato ma comunque armonioso nel complesso. Vede il ciuffo di capelli molto chiari e due spalle larghe. Sara arrossisce un po’: è carino.
“ciao sono Sara.” gli porge la mano.
Lui gliela stringe con vigore e le sorride. “vuoi una sigaretta?” le chiede. Lei dice di no e ringrazia. Lui annuisce. E poi le dice “bhe spero di rivederti presto. Non capita spesso che arrivino dei ragazzi della mia età qui. Ad Alexandria ci siamo solo io e due altri ragazzi”
“Certo” gli dice Sara tranquillamente. Si salutano alzando la mano e Sara prosegue a camminare, con un sorriso nuovo sul volto.

“eehy. Dove sei stata segugio?” le chiede Caroline una volta rincasata
“sono stata a girovagare un po per la città. Mi sono svegliata presto stamattina”
“bene e hai trovato qualcosa?”
Sara ci pensa su poi dice “no niente di preoccupante”
Mangiano la colazione ridendo sul fatto che Daryl abbia trovato un perizoma nel cassetto dell’armadio della sua nuova stanza e che l’abbia scaraventato fuori dalla porta. è bello ridere in questo modo, senza pensieri.

Alle 9 circa tutti sono già arrivati sul posto del lavoro a loro assegnato. Sara saluta il medico e lui le da il compito di setacciare le medicine per controllare la data di scadenza. Quelle scadute da almeno un anno vanno buttate. Le altre vanno bene. Poi, dato che l’infermeria è vuota la manda a casa: la farà chiamare nel caso ci fosse qualche problema.
Alle 11:30 è già in cucina, ma non trovando nessuno decide di andare fuori dalle mura.

Va in armeria. C’è una ragazza che tiene conto di tutte le armi che escono ed entrano. Sara prende il suo fucile. “devi firmare” “scherzi? questo è il mio fucile” le dice quasi scandalizzata. “sono le regole altrimenti non lo porterai fuori di qui” Lei firma spazientita e poi esce dalla stanza. Il fucile si adatta alle sue mani. é come se fosse un pezzo del suo corpo che le hanno portato via e che ora si è ripresa. Sospira.
Sasha la saluta con un gesto dalla torretta. Cammina un po nel bosco allontanandosi dalla città. Vede un vagante. Senza pensarci gli spara alla testa. Ricade all’indietro e i suoi lamenti vengono coperti dall’eco dello sparo. Poi va nella sua direzione. Lo guarda in volto e vede che ha una W incisa sulla fronte. Quando sta iniziando a domandarsi che cosa significhi sente un rumore alle sue spalle ma riconosce l’andatura: non si tratta di un vagante. Si nasconde dietro un albero e aspetta. Sente dei passi che vanno verso di lei. Questa volta prende il coltello: è più maneggevole. Esce di colpo da dietro l’albero alzando il coltello e...
“Rick??!”
“Sara cosa diavolo?!?!” La blocca lui con un braccio appena in tempo.
“m-mi dispiace”
“perchè sei qui? che fai?” le chiede Rick
“voglio rimanere in esercizio. Per nessun motivo devo perdere la capacità di difendermi. Non voglio essere una rammollita come la maggior parte di quelli là dentro” indica le mura.
“la penso anche io così. Se ci permettiamo di rilassarci un attimo saremo indifesi. ma a quest’ora non dovresti essere all’infermeria?”
“mi ha mandato a casa. non c’era nessuno da curare.”
Ne arrivano altri due. Rick tira fuori la sua pistola e ne fredda uno mentre Sara fa lo stesso con l’altro.
“che ci fai nel bosco tu invece?” chiede Sara.
Rick tentenna.
“sto andando a incontrare tuo fratello e Carol. Dobbiamo fare una cosa”
Sara lo guarda di sottecchi.
“che cosa di preciso?”
Rick sospira e le dice “vieni forza”
Camminano in una radura con una baracca. Vede che ci sono Carol e Daryl che quando vede la sorella si mette le mani nei capelli e si rivolge a Rick “che cosa ci fa lei qui?”
“ehy tesoro, io sono qui. Non parlare come se non ci fossi. Cosa volete che io non sappia?”
Rick guarda gli altri che annuiscono e poi guarda la ragazza che ha un grosso punto di domanda in faccia “Abbiamo intenzione di rubare una pistola”

“come scusa?”
“prima di dire qualsiasi altra cosa aspetta e ascolta. Prima di entrare nelle mura ho nascosto una pistola in questo frullatore. Per sicurezza. Al mio ritorno in giorno dopo non c’era. Ora mi chiedo: chi l’ha presa?” dice Rick.
“sei sicuro che fosse in questo frullatore? perchè qui c’è un casino allucinante”
“sisi sono sicuro Sara. N-non c’è più quindi ne dobbiamo prendere una” dice Rick mentre si massaggia la fronte.
“aspetta.. io per prendere il mio fucile ho dovuto firmare. Sanno esattamente chi ha cosa. Non so nemmeno se tengono un inventario...se volete farlo dovete avere un criterio.”
“quindi ci vuoi aiutare?”
“io non mi fido ancora di questa gente. Sto cercando di fare del mio meglio. Ma se davvero sono delle brave persone...insomma...sarebbe fico ricominciare qui. E se ci scoprono con un’arma che abbiamo rubato potrebbe sfumare l’unica possibilità che abbiamo di essere di nuovo felici. Chi altri lo sa?”
“nessuno” dice Carol.
“e perchè non volete che gli altri lo sappiano?”
“perchè meno gente lo sa meglio è. Così se stiamo facendo una stronzata resta tra noi” dice Daryl.
Sara ci pensa un po’ su “ok vi aiuto. Ma se stiamo sbagliando e sono in realtà brave persone preferirei che la rimettessimo a posto. Meglio comunque iniziare a convincere Deanna che le armi ci servono anche dentro…”
“ho già cercato in tutti i modi di convincerla. La piegheremo difficilmente a meno che non avvenga qualcosa di eclatante”
Carol a questo punto interviene “lo faremo questa notte. C’è la festa di benvenuto per noi in città e ci hanno invitati a casa di Deanna e…”
“aspetta… una festa? stasera? e perchè io non lo sapevo?”
“Prima Deanna me lo ha comunicato e io non l’ho ancora detto a tutti”
“ok” dice Sara poco convinta
“Dicevo... Prima della festa andrò a prendere del cioccolato nella dispensa e lascerò la finestra aperta. Poi qualcuno di noi andrà a prenderla”
“io sono quello più controllato quindi io mi chiamo fuori” dice Daryl
“io ho minacciato Deanna di ucciderla quindi...direi che anche io sono parecchio controllata” dice Sara
“io devo esserci..se non ci sono io si faranno delle domande” dice Rick
“ho capito che ci devo andare io. In effetti sono la meno sospettabile del gruppo. Posso intortare chiunque con questo bel sorrisetto” dice Carol sarcastica

Sara cammina verso casa. Vede in lontananza Jesse e la saluta con la mano. Lei ricambia. Sale al piano di sopra e si butta sul letto. Non ha fame quindi si mette a guardare i raggi del sole riflessi sul soffitto. Chiude gli occhi e ripensa a quella mattina. Quando ha visto il ragazzo con la sigaretta e poi lui le ha sorriso. E ripensa poi a quando gli ha sorriso anche lei. E il suo cuore galoppa nel petto. Non avrebbe mai pensato di riprovare ancora quella sensazione.

Quando Sara si risveglia di soprassalto ormai sono le 5 del pomeriggio. Ha sognato Merle. Si alza e si strofina gli occhi. Il suo stomaco brontola e a quel punto si accorge di avere fame. Scende con passi pesanti le scale e vede Caroline e Tara che conversano nel soggiorno. “ehy” dice Sara.
“Ehy Sara. quanto diavolo hai dormito? ho aperto la porta della tua camera e ho visto che eri avvolta nelle coperte come una mummia. così sono scesa”
“si ero parecchio stanca” ride Sara
“La sai l’ultima novità: stasera c’è una festa”
“oh davvero? e dove sarebbe?” dice Sara con finta sorpresa
“a casa di Deanne” conclude Tara
“é necessaria una festa? dico non abbiamo a disposizione tutte queste risorse” scuote la testa Sara sgranocchiando una mela.
“dobbiamo andarci. Rick dice di cercare di omologarci un po’...e poi è un modo per togliere tensione alla situazione. Magari stasera dopo qualche birra ce ne andremo a letto più rilassate.”
“Ok se lo dice lui...vado a farmi una doccia” dice Sara arrendendosi alla situazione: Rick ha deciso così e magari partecipando alla festa riuscirà a tenere sotto controllo tutti senza che Carol venga scoperta.

Dopo la doccia Sara va in camera e trova un paio di jeans e una maglietta con il logo di una scuola nella cassettiera. Scende al piano di sotto e aspetta seduta in veranda Tara e gli altri abitanti di quella casa. Un attimo dopo vede Rick venire nella sua direzione:
“ehy” le dice
“ehy boss. Novità?”
“no ti volevo dire che è tutto confermato per stasera e che più persone tieni all’interno della casa meglio è”
“era già quello che avevo intenzione di fare. a che ora?” dice Sara.

“alle 8:30”
 

Sono le 8:25 quando Sara e gli abitanti della casa numero 2 lasciano la veranda e raggiungono la casa di Deanne. Rick li aspetta fuori.
“Daryl?” chiede non vedendolo
“Daryl ha detto che si dissocia e che non vuole partecipare alla festa”
“bene” dice Rick sarcastico.
Poi mentre gli altri sono entrati Rick rimane indietro e chiede a Sara “Daryl ci serve qui! perchè non è venuto?”
“ha detto che rimarrà in giro per la città a controllare che non ci sia nessuno. Me lo ha detto prima di uscire” gli dice Sara e solo allora Rick distende i nervi ed entrano insieme.

La casa è accogliente e si sente un brusio di sottofondo. Poi quando il gruppo di Rick entra tutti si girano. Sono tutti molto curiosi e desiderosi di presentarsi. Sara resta stupita nel vedere che ci sono persone di tutte le età. Ci sono ragazzini dell’età di Carl, anziani, adulti e ragazzi della sua età. Vede Jesse e il marito, i suoi figli e poi vede Rick che si presenta a lei. Sembra alquanto imbarazzato come se non parlasse a una donna da tempo. Poi sente una mano sulla spalla. Si gira di scatto spaventata. Sente un brivido che le corre lungo la schiena. Dopo 5 anni passati fuori ogni contatto la fa sobbalzare come se ci fosse un vagante pronta a morderla. é solo Isaac. “Ciao..non volevo spaventarti mi dispiace”
“no.. in realtà è tutta questione di riflessi”
“volevo presentarti gli altri ragazzi di cui ti ho parlato stamattina”
Si avvicinano un ragazzo alto sulla trentina e un altro ragazzo, senza un braccio, questa volta più giovane. Si presentano come Mark e Walter. “Anche nel mio gruppo c’è una ragazza della mia età” così Sara chiama Caroline e la presenta ai ragazzi.
Caroline sta fissando il ragazzo senza un braccio. “me lo hanno tagliato perchè sono stato morso” dice a un certo punto. “oh ma non ti devi giustificare” dice lei “anche a uno del mio gruppo è successo”
Mentre parlano Sara guarda Isaac. “vuoi qualcosa da bere?” le dice lui.
“no grazie sono a posto così” dice con un sorriso
“ti va se usciamo? Vorrei fumare una sigaretta”
“ok. va bene” gli dice.

Fuori l’aria è fresca. Sara si rannicchia sul dondolo nella veranda e guarda il ragazzo accendersi la sigaretta appoggiato alla ringhiera. “sai che a ogni respiro di quella roba ti togli 10 minuti di vita vero?”
Il ragazzo la guarda come se avesse parlato in un’altra lingua ma poi dice “si lo so ma in questo mondo ormai allo sfacelo è l’unico vizio che posso permettermi” con un sorriso amaro sulle labbra.
“che cosa facevi prima?” gli chiede lei
Lui sta zitto per un attimo e poi dice “ero un soldato. Sono stato in Iraq per due missioni e quando sono tornato a casa è iniziato tutto questo. Non fumavo nemmeno prima..questa apocalisse ci ha distrutti tutti”
Sara ride a questa affermazione. “quanti anni hai per aver fatto due missioni?
“ne ho 27”
“sorridi.. sembri molto più giovane”
“ah si??” ride lui “e tu quanti anni hai?”
“non si chiede l’età a una ragazza.. non te l’hanno insegnato alla scuola militare? e io che pensavo che tutti gli uomini in divisa fossero dei galantuomini” ride lei e anche lui.
“ne ho 25” risponde
“e cosa facevi prima? chi eri?” dice lui
Lei lo guarda con il sorriso sulle labbra “ero un chimico….almeno ero quasi un chimico. Dovevo nascere qualche anno in anticipo per farcela.”
“non mi hai detto chi eri”
“te l’ho detto ero un chimico” lo guarda confusa
“si ma che cosa ti piaceva fare prima che tutto questo iniziasse? che cosa faceva di te… TE” dice lui incidendo su questo ultimo te.
Lei ci pensa su “che cosa rendeva me..me...bhe io avevo questo sogno. Volevo indagare sugli omicidi perchè volevo che ci fosse giustizia. Io ci credevo sai? credevo che se puoi fare qualcosa di buono lo devi fare, proprio come diceva lo zio Ben a Peter Parker” ride “E poi leggevo Stephen King perchè mi piaceva come qualunque frase fosse assolutamente perfetta. mi piaceva perchè mi sapeva far ridere anche in un libro horror. Mi piaceva la pioggia e il sole, il the il caffè la mattina quando faceva freddo. Mi piaceva andare a correre la mattina alle 7 prima di andare a lezione e mi piaceva andare al lago la domenica con mio fratello... pescavamo a volte.” il suo sorriso a un certo punto si spezza “Sai..mio fratello..quello con cui andavo a pescare non c’è più. Se n’è andato. Ha voluto fare l’eroe e cercare di uccidere un idiota senza un occhio e io non ho neanche potuto dirgli addio” la prima lacrima le scende dall’occhio. Isaac prende la sigaretta e la spegne. Poi si siede sul dondolo. Cerca di appoggiargli una mano sulla spalla ma lei si sposta. Si asciuga gli occhi con la manica della maglietta “no davvero ..non fa niente sto bene” dice. Poi sorride ma è un sorriso amaro “forse è meglio se rientriamo” dice ripensando anche a Carol da sola nella dispensa e a quello che sta facendo.
“va bene andiamo. ma lasciami dire una cosa. Durante questi ultimi anni ho perso anche io delle persone che mi stavano a cuore. ma la verità è che nessuno se ne va mai davvero. sei tu che li mantieni in vita. ” dice con un sorriso.

Quando entrano Caroline sta ancora parlando con il ragazzo senza un braccio. stanno ridendo. Rick invece sta parlando con Jesse. L’unica che sembra fuori posto è lei. Si sente come se stesse camminando sulle nuvole e che tutto fosse un sogno. Se si svegliasse si ritroverebbe nel suo letto all’università, pronta per andare a lezione. Invece sbatte gli occhi ed è ancora lì. In quel momento entra Carol con uno dei figli di Jesse. Sara sente un brivido correrle nella colonna vertebrale. Guarda Rick ma riesce a mantenere la calma. Rick guarda Carol che gli fa segno che va tutto bene. Sara se ne accorge e si tranquillizza. “ci vediamo dopo” le dice Carol.

La festa finisce. tutti si salutano. Caroline raggiunge Sara e le passa un braccio dietro il collo “Rick aveva ragione. Dopo 2 birre sono decisamente più rilassata” dice ridendo.
“certo sei brilla” le dice.
“ciao Sara. buonanotte” la saluta Isaac. Lei si sente le guance in fiamme e ricambia il saluto.
“Ciao Isaac”

Arrivata a casa aiuta Caroline ad appoggiarsi al letto. Poi la copre e le augura buonanotte.
Caroline però la prende per una mano e la tira a sé in una maniera talmente improvvisa che Sara cade tra le sue braccia che lei prontamente chiude sulla sua testa
“oh piccola Saretta innamorata”
“Caroline mi strozzi così” cerca di liberarsi lei
Allora lei le prende la faccia in una mano e le stringe le guance. La guarda negli occhi mentre i suoi sono ormai semichiusi “innamorati di quel ragazzo ok? dagli un bacetto anche per me” poi crolla.
Sara si mette a ridere nel buio della stanza.

Scende dalle scale per uscire e incontrare Rick e Carol.
Trova Daryl fuori dalla porta. “forza andiamo” le dice lui passandole un braccio sulle spalle
“dove sei stato?” gli chiede lei
“a mangiare la pasta da Aaron e dal suo...moroso.. credo”
“ehy” li chiama Rick tentando di tenere un volume di voce basso

“allora ce l’hai?” chiede Daryl a Carol.
“si ma ho avuto una complicazione. è arrivato il figlio di Jesse. Avevate un compito che era quello di tenere a bada tutti…”
“io ero fuori sul pianerottolo e non è passato nessuno. a meno che non sia passato dalle fogne non è uscito da quella porta.” dice Sara.
“l’importante è che non dica nulla a nessuno. Glielo hai detto?”
“si ovvio. Ne ho presa una per tutti e quatt…”
“io non la voglio” dice Daryl
“perchè no?” chiede la sorella
“sono stato a mangiare da Aaron e penso siano brave persone... avanti sono dei rammolliti. Perchè farci una festa se vogliono ucciderci?”
Sara poi ripensa a Isaac “in effetti nemmeno io la voglio. Ho un laccio di scarpe. Non so se vi ricordate ma una volta ho strozzato uno con un laccio di scarpe. Sono abbastanza brava anche senza quella” dice nervosamente.
Rick e Carol di guardano confusi “ok allora le nasconderò sotto al materasso”

Quando Sara tocca il materasso si addormenta. Sogna un prato questa volta. Con una casa e un cavallo ma al suo risveglio il sogno è già sparito.

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Capitolo 12
*** L'uscita ***


“ciao Sara” le dice il marito di Jesse
“ciao doc. tutto bene?” gli chiede..
Lui annuisce e Sara non fa altre domande.
“che devo fare oggi?” chiede poi ancora assonnata.
“oggi devi uscire. Devi c’è una spedizione per andare a prendere un pezzo di ricambio del generatore. Cercate anche delle medicine anche se sarà molto difficile trovare farmacie con farmaci ancora utilizzabili. Devi cercare principalmente queste” le da una lista.
Sara la legge attentamente e chiede al dottore alcune delucidazioni e poi conclude “ok doc”

Glenn è davanti al cancello con le braccia incrociate.
“ehy Glenn”
“ehy ciao Sara. che fai?”
“dovrei andare con la spedizione di oggi per cercare medicine ma non so chi ci va”
“io ci vado” dice.
“bene allora scappo a prendere un fucile e torno. sono in ritardo?”
“no però ti do 10 minuti. prima partiamo meglio è”

Quando ritorna Sara vede che vicino alla macchina ci sono anche Tara, Eugene, Noah, Aiden, Nicholas e Isaac.
“bene” inizia Glenn “noi dobbiamo cercare i pezzi del generatore mentra Sara deve cercare i medicinali. Io ho il comando di questa spedizione quindi ho una regola soltanto. Non si lascia nessuno indietro, per nessuna ragione. intesi?” dice Glenn.
Quando tutti si trovano d’accordo, montano sul furgone e partono.

“ehy Glenn accendi quella radio. magari c’è un cd dentro”
“Tara...davvero non mi sembra il caso…”
Tara non lo ascolta e preme il pulsante. Partono i Rolling Stones a tutto volume e lei si mette a cantare, cercando di imitare Mick Jagger con scarso successo. Tutti si mettono a ridere mentre Tara continua a cantare come se nulla fosse.

Smontano dalla macchina nei pressi di un magazzino. Sembra tutto normale intorno ma per sicurezza battono sulla porta. Niente. Entrano con cautela. Sara copre le spalle con il fucile a Glenn e Tara e Noah copre le sue. Sono sempre stati un’ottima squadra.
“Eugene forza cerca questo maledetto pezzo di ricambio” dice Glenn. Quel posto non gli piace: Sara lo sente dalla sua voce tesa. Eugene scava all’interno degli scatoloni mentre Tara gli guarda le spalle. Sara è all’erta con il fucile in mano.

“trovato” dice Eugene dopo un po’ “è un pezzo magnifico”
Glenn ridacchia “sei proprio un nerd”
Aiden a un certo punto vede un vagante “figlio di...” dice così prova a sparargli. Lo colpisce e il rumore è talmente forte che rimbomba in tutti il magazzino.
Glenn fa per avvicinarsi a lui “che fai idiota?” gli dice poi si paralizza. Lo zombie ha una granata infilata nella cintura. Non fa in tempo a dirglielo che Aiden spara di nuovo. La granata esplode e molti scaffali crollano. Tara sbatte contro il muro e cade inerme sul pavimento. Sara si ritrova per terra senza neanche rendersene conto, tramortita dall’eco dell’esplosione. Si solleva su un gomito con un fischio alle orecchie. Le prime due volte in cui Isaac la chiama non sente niente poi lui le afferra un braccio e la costringe a guardarlo “stai bene?” le sta dicendo. Lei annuisce poi si alza con fatica in piedi.

Eugene è in ginocchio. Sara gli si avvicina cercando di tenersi a uno degli scaffali e poi vede Tara a terra “eugene devi portare Tara al furgone.” Poi guarda Isaac e gli dice “aiutalo io devo cercare Glenn e gli altri” Lui annuisce deciso e prendendo Tara per le braccia si fa aiutare da Eugene e esce dalla porta del magazzino.
Sara si guarda intorno. Il rumore assordante echeggia ancora tra le mura e vede Noah rialzarsi da terra anche lui con fatica. Aiden ha un ferro conficcato nel ventre, probabilmente appartenente a uno degli scaffali. Lo guarda in preda al panico. “cazzo” sussurra tra sé e sé. Capisce di sanguinare dalla fronte quando sente il rivolo scenderle sul naso e poi toccarle la bocca. Si asciuga con la manica della felpa: adesso ci sono cose più importanti da fare.
Si avvicina piano a Aiden per cercare di liberarlo mentre questo si lamenta “Aiden...va tutto bene ok?? adesso ti aiuto. Noah aiutami a sollevarlo”. Il ragazzo si avvicina e iniziano a sollevare il figlio di Deanna per cercare di liberarlo dalla sua trappola mortale. Appena lo sollevano di pochi centimetri il ragazzo comincia a urlare. Sara lo guarda con le lacrime agli occhi e in quel momento capisce che non tornerà mai a casa vivo.

Glenn si avvicina. Appena Sara lo vede lo trascina da parte con Noah.
“Glenn, dobbiamo lasciare qui Aiden. non ce la farà mai ad arrivare ad Alexandria e soprattutto a sopravvivere a una ferita del genere”
“non si lascia indietro nessuno Sara” Dice Glenn incidendo su quel ‘nessuno’
In quel momento si iniziano a sentire i tipici lamenti che sono abituati a udire: ci sono zombie ovunque.
tutti si girano nella direzione dei lamenti e poi Sara comincia a parlare più velocemente “Glenn, ascoltami. Aiden ha un ferro che gli esce dalle budella che ha almeno 10 cm di diametro. Come pensi che sopravviverà? è già un miracolo che sia ancora cosciente”
Glenn la guarda con aria greve “come lo diciamo a Deanna e soprattutto come possiamo lasciarlo lì alle mercé di quei mostri?”
“non lo so...noi...dobbiamo ucciderlo…è inutile farlo...” cerca di dire
“G-glenn?!” cerca di parlare Aiden
Il coreano si precipita da lui e lo guarda negli occhi. il discorso che prosegue dopo quello sguardo è quasi paradossale. Sara sente ben poco ma ne capisce il senso. Aiden confessa di aver ucciso molti dei suoi compagni per salvarsi insieme a Nicholas. Per salvarsi la pelle.
Già nicholas...lui dov’è?
Gli zombie avanzano velocemente e Glenn e gli altri devono abbandonare Aiden prima di poter mettere fine alle sue sofferenze. Sentono in lontananza gli urli di Aiden che viene divorato da quei mostri. La porta che hanno utilizzato per entrare è inutilizzabile perchè gli zombie occupano anche quell’area. Così decidono di prendere l’unica via possibile.

Sara corre più velocemente di tutti ed è in testa al gruppo quando entra nella porta girevole. Riesce per prima a uscire all’aperto ma con grande sgomento scopre che anche fuori è pieno di zombie. Si guarda per un secondo indietro e vede una scena inquietante. Glenn e Noah in uno dei vani della porta girevole mentre Nicholas nell’altro (probabilmente si era nascosto da qualche parte) tutti e tre schiacciati contro il muro.
“ok o la va, o la spacca” si dice ritornando a guardare davanti a sè. Toglie la sicura al fucile e inizia a sparare. Gli zombie cadono uno a uno. Non ne manca uno. Il caricatore ha 15 pallottole. Ma sono sempre di più e a un certo punto preme il grilletto ma a vuoto.

“merda” dice tra i denti. Gira il fucile e inizia a colpirne il più possibile, spaccando la testa ad alcuni e spingendo con dei calci altri. Poi, in un attimo, viene circondata e si ritrova contro al muro schiacciata di schiena. Sente Glenn e Nicholas che si urlano attraverso il vetro e poi vede Nicholas uscire dalla porta girevole. Lo guarda paralizzata, con gli occhi gli chiede aiuto. Lui la guarda e corre via.
Sara impugna il coltello e inizia a colpirne il più possibile. ma sono troppi

“STAI GIU” le urla una voce
Sente poi dei rumori di fucile. Si para gli occhi con il braccio e si rannicchia contro il muro, seduta, vede a uno a uno gli zombie davanti a lei cadere, sente gli schizzi di sangue dei mostri sul viso, sui vestiti e sui capelli. E poi quando è tutto finito vede almeno 20 corpi davanti a lei, tutti ammucchiati e Glenn e Isaac con il fucile imbracciato. Poi si guarda le mani e vede rosso. Tutto rosso.

Sara si precipita verso Glenn e lo prende per un braccio “dov’è Noah?” Glenn la guarda con le lacrime agli occhi e a quel punto capisce. Sente le lacrime calde caderle sulle guance in fiamme. Poi sente un gran rabbia. Glenn e Sara si dirigono verso Isaac. “dov’è Eugene con il furgone?” chiede Glenn.
“è laggiù” dice il ragazzo.

Corrono verso il furgone e vedono Eugene cadere a terra dalla spinta di Nicholas. Glenn accelera e riesce a raggiungere in tempo il furgoncino e prendere Nicholas per il colletto. Lo scaraventa a terra e con due pugni lo mette ko. Si rialza e guarda i suoi amici con lo stesso sguardo di sfida che ha lui. “buttatelo sul furgone”
Il viaggio di ritorno è silenzioso.
Ci vuole un’ora prima di arrivare ad Alexandria.
Quando Sasha li vede urla di aprire il cancello in fretta.
“Eugene, vai direttamente all’ambulatorio” dice Glenn, così Eugene prosegue all’interno della città.

Quando scendono il dottore si sta rilassando all’ombra
“Doc, Tara ha sbattuto la testa. c’è stata un’esplosione” gli comunica Sara. Lui si alza di scatto e aiuta i ragazzi a portarla dentro. All’interno la posano su un lettino. Il dottore le prova la pressione e la controlla per individuare delle eventuali ferite. C’è anche una ragazza in carne che assiste il dottore.
“ok adesso tutti fuori, devo lavorare” dice il marito di Jesse.
“hai bisogno di me doc” chiede Sara
Lui scuote la testa

Sara Isaac e Glenn escono dall’ambulatorio. Vedono che Nicholas ormai si è sveglio ed è seduto sul bordo del retro del furgoncino.
“sei un maledetto stronzo” sbotta Sara avvicinandosi di gran passo “mi hai lasciato là a morire, avevi il fucile, potevi aiutarmi, avevi la strada libera. Non si lascia indietro nessuno: ricordi questa semplice regola sorta di scimmione sottosviluppato?” gli urla prima di schiaffeggiarlo.
Lui si avvicina le mani al volto inorridito.
“puoi fare quella faccia da pesce lesso quanto vuoi. Tu meritavi di morire al posto del mio amico Noah”
A quel punto si avvicina anche Glenn “sei un maledetto figlio di puttana. Al parcheggio non te ne ho date abbastanza.”
Intanto si sta radunando un gruppo di gente intorno al furgone ma Sara e Glenn continuano a urlare ignari.
“ragazzi!” cerca di dire Rick.
“e lo hai fatto uccidere per salvarti il culo. perchè l’unico di cui ti frega qualcosa sei tu”
“Sara” chiede ancora Rick.
.Anche Deanna ha raggiunto il punto di ritrovo del gruppo.
Sara continua a urlare e inizia a piangere “ma sappi che questa me la paghi. memorizza quello che ti sto per dire. Tu me la pagherai e…”
“Sara” urla Rick questa volta.
“CHE DIAVOLO C’è?” si gira lei all’improvviso “che. cosa. c’è?” chiede lei. Vede che ci sono tutti ma non li distingue. Le lacrime gli innondano gli occhi. Così dice “io non ho intenzione di farmi il culo per difendere questo rammollito. quindi io non uscirò mai più con lui fuori dalle mura. Altrimenti lo ucciderò” promette. Poi cade in ginocchio e inizia a singhiozzare come se si stesse sfogando per la prima volta dopo anni.
A quel punto si avvicinano Abraham e Rosita. “Piccola Dixon” le dice Abraham tranquillo “stai tranquilla adesso vai con Rosita. Ti accompagna lei alla doccia e ti lavi di dosso tutto il sangue che hai addosso. Poi se vuoi vengo da te e ne parliamo”
Sara annuisce piano e Rosita le porge una mano “avanti andiamo” le dice. Si aggiunge anche Maggie che la aiuta a sollevarsi da terra. Come un fantasma cammina con le due ragazze verso casa.

Sono ormai le 7 di sera quando esce dalla doccia. Ha ancora i capelli bagnati e si sente decisamente meglio. Caroline è sul divano che la aspetta insieme a Abraham. Quando la vede la abbraccia forte “mi hai fatto paura” Poi la allontana tenendola per le spalle. “ehy piccola Dixon hai un taglio sulla fronte. E sembra che non smetta di sanguinare. ti conviene andare a farti mettere i punti. con tutti il sangue che avevi addosso non si capiva.”
Sara si tocca la fronte e poi vede sulle due dita una scia rossa.
“si sarebbe opportuno che ci vada”
“vuoi che ti accompagni?” si offre Abraham. Lei lo guarda e poi gli sorride “no grazie 1000 Abe” dice prima di stampargli un bacio sulla guancia. Fa la stessa cosa con Caroline e li tranquillizza.
“adesso sto bene. Ho avuto una crisi isterica e sono profondamente delusa, amareggiata e incazzata...ma adesso ho ripreso il controllo”
I due si convincono. Così Sara prende una felpa e un pezzo di scottex, tamponandosi la ferita, ed esce dalla porta.

L’aria adesso che i capelli sono bagnati è ancora più fredda. Passa davanti alla casa di Deanna e la vede sulla veranda seduta. “ehy Sara” le dice “posso parlarti? vorrei che rilasciassi una dichiarazione su quanto successo”
Sara si ferma in strada e la guarda con occhi comprensivi. Poi decide di avvicinarsi. Resta alla base delle scale. “mi dispiace per tuo figlio Deanna”
Lei annuisce poco convinta di quelle condoglianze. “vai a metterti quei punti e poi torna qui” le dice. e così rientra in casa.

Davanti alla casa di Jesse, Sara si ferma. Sente delle urla provenire dal salotto, così quando sale sulla veranda esita un attimo prima di bussare alla porta.
Le apre Ron, il figlio più grande che la guarda “ciao, scusa ho bisogno di tuo padre un momento. dovrei mettermi dei punti”
Il ragazzo la guarda negli occhi e lei scorge un lampo di terrore “guarda, non è proprio il momento...forse se vai all’ambulatorio c’è Denise”
Lei esita di nuovo e poi dice “tutto bene? è successo qualcosa?”
“no non è successo niente. ma ora devi andare” e così sbatte la porta.
Sara scende le scale e riflette. Non andava tutto bene, affatto. Ne parlerà a Rick appena uscita dall’ambulatorio e naturalmente dopo essere andata a parlare a Deanna.

Denise c’è. “ciao, non ci siamo mai presentate e prima eravamo in un momento un po delicato diciamo. io mi chiamo Denise” le dice porgendole la mano. Sara la stringe e poi le chiede “Io sono Sara. non voglio essere inopportuna ma...dove sei stata tutto questo tempo? non ti ho mai vista in giro?”
“sono stata in casa, ho avuto un’intossicazione alimentare. Ho risolto con un paio di giorni di riposo ”
“oh. sono contenta che tu ora stia bene. Allora io sono qui perchè…”
“...non riesci a far smettere la ferita di sanguinare. Ok lasciami mettere dei punti”
“Sei un medico anche tu?”
“no io sono una psichiatra ma ho studiato per un po medicina. i punti di sutura me li ha insegnati il dottore.”
“perfetto” dice Sara
Fa qualche smorfia quando le infila l’ago nella pelle e a un certo punto caccia un piccolo urlo.
“non preoccuparti ho quasi finito” dice “domani vieni e te la fai ricontrollare dal dottore”
“ok grazie 1000 Denise. A domani” dice Sara rimettendosi la felpa e uscendo.
“a domani”

Raggiunge la casa di Deanna di corsa e quando arriva in veranda c’è anche Rick. è stupita ma non dice niente, meglio vedere quello che hanno da chiederle. Deanna la fa sedere sul divano con la telecamera sempre puntata contro.
“allora mi puoi raccontare come è andata?” chiede Deanna
Sara le racconta tutto fino alla fine, quello che Nicholas ha fatto e come l’ha lasciata lì in balia del suo destino.
“voglio che tu lo sappia, se lo vedo ancora fuori di qui io lo ucciderò”
“Perchè senti sempre il bisogno di dirmi chi vuoi uccidere. forse dovresti piantarla di minacciare di morte le persone e tentare di risolvere le cose diversamente” le suggerisce Deanna secca
“ti stai sentendo Deanna o stai parlando senza pensare?”
“Sara” la rimprovera Rick
“ok scusa boss. Ma seriamente. Tenete così tanto a voi stessi che questa cosa vi distruggerà. Lui mi ha abbandonata lì quando avrebbe potuto salvarmi e ha fatto uccidere Noah. Te l’avevo detto Deanna, Ti avevo avvisata che se mi fossi sentita minacciata, non mi sarei fatta scrupoli. Siamo stati così tante volte fregati che non mi fido neanche di me stessa. Quindi ti dico: Non permettergli di uscire di nuovo dalle mura con me”

Sara arriva in veranda. Entra in casa e trova Caroline e Eugene in cucina seduti al tavolo.
“ehy”
“ehy ti ha medicata?”
“Denise, l’aiutante di doc, mi ha messo dei punti di sutura. ha fatto male”
“sono passati Glenn e Maggie per assicurarsi che tu stessi bene… ho detto loro di ripassare domani mattina.”
“che gentili” sorride Sara “Abraham?”
“è andato via 30 minuti fa”
Poi Sara esita un attimo “è passato qualcun altro?”
Caroline la guarda con un sorrisetto malizioso “no chi doveva passare?”
“non ne ho idea” dice Sara sorridendo.

La notte passa velocemente e Sara si risveglia nel suo letto alle 8. Si tocca la fronte come per accertarsi che sia tutto vero, che sia successo. Trova i punti di sutura e sente il sapore amaro di un’altra perdita. Si gira con la faccia rivolta verso il soffitto e vede la polvere galleggiare sopra il raggio di sole che passa nel vetro della finestra.
Poi si accorge della presenza di qualcuno seduto sulla poltrona della camera e sobbalza
“Daryl? sei impazzito”
Daryl si sveglia di soprassalto
“dio mi hai spaventata”
Il ragazzo si alza e si siede vicino a lei sul letto. Sara si drizza a sedere a lo abbraccia.
Restano così per un po.
“hai fame?” le dice
“Si andiamo”

Scendono insieme le scale. Caroline li saluta e porge loro un po di pesche sciroppate. “credo che con tutte le pesche sciroppate che ho mangiato durante questi ultimi anni diventerò…” viene interrotta da qualcuno che bussa alla porta.
Caroline la guarda e dice all’amica “Sarà per te. Glenn Maggie o Rick”
Sara si alza con la solita fatica che caratterizza tutti gli umani la mattina presto.
Quando apre la porta però non è Glenn, non è Maggie e nemmeno Rick.

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Capitolo 13
*** 108 ***


“Isaac!?”
“ciao” le dice lui. Ha in mano un piatto di biscotti. Sara deglutisce e cerca in tutti i modi di stare calma.
Lui la guarda poi guarda i biscotti e poi di nuovo lei “sai volevo sapere come stavi. ieri mi hai...spaventato un po’... ho visto che ti hanno messo i punti”
Sara si tocca in modo istintivo la ferita con i punti di sutura “già ha…. fatto anche male. ma è passato”
Poi aggiunge “Anche io non ho avuto l’occasione di parlarti e dirti che ti ringrazio, per avermi salvato la vita là fuori”. I suoi occhi brillano di gratitudine ed è quasi commossa e Isaac lo capisce. “non c’è di che. Anche tu avresti fatto la stessa cosa per me. Non si lascia indietro nessuno giusto? come hai detto a Nicholas.”
“giusto. non si lascia indietro nessuno”.
Poi Sara aspetta in attesa che dica qualcosa. “si ecco.. volevo..pensavo che sarebbe stato gentile da parte mia portarti dei biscotti stamattina visto che ieri sera non sono neanche venuto a trovarti”
“sarei io che dovrei portare dei biscotti a te” gli dice lei. Si guardano per un po’ negli occhi “vuoi entrare a mangiarli con noi?”
“no sono in ritardo. devo andare al lavoro”
“Certo. Sarà sicuramente per un’altra volta. Grazie ancora Isaac” sorride lei
Anche lui sorride “qualche giorno li mangeremo assieme?” azzarda
“Quando vuoi” dice e Sara mentre sente il suo cuore sobbalzare.
Ride “ciao. Ci vediamo Sara” Lei lo saluta e lo vede allontanarsi con una sigaretta in bocca. Chiude la porta e si appoggia ad essa con la mano sulla bocca e un sorriso stampato in faccia.

Daryl Caroline e Eugene non fanno domande e Sara si tranquillizza: meglio così. In quel momento si sente felice di quel gesto e non sente il bisogno di condividerlo con loro: è una cosa solo sua.
Quando esce di casa però tutto ritorna normale. Il peso del giorno prima ricomincia a schiacciarla e ogni passo verso l’ambulatorio sembra un grande sforzo sia per il suo corpo che per la sua mente.
A un certo punto vede Nicholas. Le guance si infiammano e sente le mani stringersi a pugno. Sente la rabbia ribollirle nel sangue e quasi senza accorgersene inizia a camminare in quella direzione, decisa. Non sente neanche la mano che cala sulla sua spalla.
“Sara” dice Rick.
“Rick?!” lui sospira e la guarda. “non fare cazzate.. dobbiamo essere prudenti. Dobbiamo...aspettare..”. La ragazza vede negli occhi azzurri dello sceriffo un’altra cosa, un guizzo
“che cosa non vuoi dirmi Boss.. so che mi vuoi dire qualcosa, Rick. Dimmela e basta”
Rick le molla la spalla e leva con la mano le gocce di sudore sul labbro. Sembra nervoso e poi dice “ho bisogno che questa città sia al sicuro, ne ho bisogno per i miei figli e per tutti voi. Ma ho anche bisogno che ti calmi...Sara, che tu sia meno impulsiva perchè dobbiamo risolvere le cose senza mandare nulla a puttane. Si merita di morire ma in un altro modo, non come vuoi farlo tu. Ho già degli altri problemi da risolvere e.. ho bisogno di andare avanti” quest’ultima frase la dice guardando l’orizzonte, fissando una casa, quella di Jesse.
Anche lei guarda nella sua stessa direzione. “non mi hai detto quello che mi dovevi dire Rick” lui sposta il suo sguardo su di lei.
“Jesse e i suoi figli...sono…” in quel momento però vengono interrotti. Dalla casa di Jesse si sente uno sparo. Corrono entrambi verso la casa. Salgono le scale e quando tentano di aprire la porta è chiusa a chiave. Rick bussa “ehy tutto bene lì dentro?” tuttavia mentre aspetta continua a girare la maniglia sperando che la porta si apra da un momento all’altro.
“togliti.” le dice e poi sfonda la porta. La porta si schianta sul pavimento precipitando in numerosissime schegge di vetro. Entrambi la scavalcano e giungono nel disimpegno della casa. E a quel punto la vedono: Jesse impaurita per terra con le mani sulle orecchie vicino al caminetto della sala e il marito in piedi davanti a lei con una pistola in una mano e una bottiglia dall’altra: è alterato ma non ubriaco. “Non dovevi farmi arrabbiare oggi Jesse. Ma lo hai fatto ed è peggio per te”. dice prima di puntare la pistola alla testa della moglie. Rick si lancia su di lui appena prima che l’uomo spari, lo disarma e lo mette a terra. La pistola scivola fino al caminetto e si infila sotto la cassettiera del soggiorno. Sara invece si precipita da Jesse e la aiuta ad alzarsi. “ora tu esci e vai a chiamare Deanna, immediatamente.”
“c’è Sammy di sopra, è nascosto nello sgabuzzino in camera da letto e ..” dice lei piangendo
“vai ci penso io” le dice lei frettolosa e la spinge fuori. Poi corre da Rick che sta ancora lottando. é a terra e il marito di Jesse lo sovrasta. Non riesce a prendere la pistola. Il marito di Jesse gli dà un ultimo punto e gli fa perdere conoscenza. Così Sara prende un vaso e lo schianta in testa al dottore. Lo schianto è secco e si sentono i cocci cadere. Lui si ferma e si gira a guardare chi l’ha aggredito. Sara vede la pistola vicino al caminetto e spera che lui non l’abbia notata. “piccola puttanella. Adesso ti faccio vedere io.” Le prende un braccio e cerca di darle uno schiaffo. Lei si fa leva sul braccio di lui e con un salto riesce a prendergli la testa tra le gambe. Cadono a terra, lui appesantito dal corpo di Sara appesa al suo collo. Molla la presa al braccio e con una mano tenta di liberarsi dalla morsa mentre Sara tira l’altro braccio verso di sé. “hai fatto l’idiota con la persona sbagliata Doc” gli dice sforzandosi di scandire le parole. Lui le morde la gamba e lei urla. Si libera appena vede che Sara ha un cenno di indecisione ma si ritrovano in piedi nello stesso momento, l’uno davanti all’altro. Si guardano entrambi con sfida negli occhi. “non mi mettere mai più le mani addosso o ti uccido Sara, giuro che lo faccio” lei per tutta risposta gli tira un pugno in pieno volto. Gliene tira un altro sempre sul naso e sente la nocca schioccare. Ma sente anche l’adrenalina correrle nel sangue e le vene pulsare. é in pericolo ma se vuole sopravvivere deve lottare, proprio come aveva fatto negli ultimi 5 anni, proprio come quando lottava a scuola, ai tornei di boxe. Tira un calcio tra le gambe all’uomo che si abbassa toccandosi i testicoli con entrambe le mani. Ha le ginocchia piegate e Sara lo prende come appoggio per saltare e infierirgli una ginocchiata sul naso. Lui cade torcendosi dal dolore. La rossa vede la tenda e la corda. La sfila e gli lega mani e piedi. Lui protesta ma dopo un po, immobilizzato, si calma. “ucciderò te e tutti quei farabutti dei tuoi amici. Ma il primo sarà quel coglione del tuo capo, Rick G….”
Detto questo gli molla un pugno in pieno volto tramortendolo. “scusa, stronzo”
In quel momento entra Michonne. “che cosa è successo Sara?” le chiede. “siamo intervenuti durante un’aggressione da parte del marito di Jesse verso la moglie e i figli. Gliele ho suonate” dice “tu occupati di Rick” dice correndo verso le sclae. Michonne si avvicina a Rick e poi prende uno straccio per lavargli la faccia. Arrivata davanti all’entrata vede Isaac che sbircia dentro.
“che è successo qui?” le chiede. “tra poco lo saprai. ora vieni con me.”

Salgono al piano superiore e si dirigono in camera da letto. Sara si avvicina piano allo sgabuzzino e bussa. “Sammy...sei lì dentro? Sono Sara”
“ehy Sam” dice Isaac ad un certo punto. Si sente il chiavistello girare piano e la maniglia gira. Due occhi sbirciano fuori dallo spiraglio e fissano i due ragazzi. Sam esce piano e poi si dirige verso Isaac e lo abbraccia. La ragazza appoggia la mano sulla testa del ragazzino e inizia a giocare con i suoi capelli per tranquillizzarlo.  Restano per 5 minuti così, senza parlare.

Decidono di scendere al piano di sotto dove Rick ha ormai ripreso i sensi. Isaac tiene in braccio il bambino che non ha ancora proferito parola. Il dottore è ancora sul pavimento immobile e in quel momento arriva Deanna con Jesse. Sembra abbiano corso.
“che è successo qui?” chiede Deanna. Quando Sam vede la mamma scende dimenandosi dalle braccia del ragazzo e si precipita in quelle di Jesse.
“è successa una cosa che tu sapevi e hai permesso che continuasse ad accadere” dice Rick alzandosi dal pavimento.
“che cosa avrei permesso di così grave?”
“che Jesse e i suoi figli venissero picchiati dal marito, ormai da parecchio tempo. Sei stata zitta invece di intervenire perchè la città necessita di un medico...non sono solo io quella che fa cose sbagliate qui” dice Sara quasi sprezzante. Ha le mani livide e tremanti per i pugni ma non se ne accorge. Isaac è dietro di lei che guarda Deanna sbigottito.
Deanna la guarda e le dice “sai una cosa signorina? mi sono stancata delle tue accuse, delle tue occhiate di sfida e di tutti i tuoi commenti sarcastici. Delle tue minacce di morte e dei tuoi casini. Sono stufa. Prendi le tue cose e stasera ci riuniremo per decidere se te ne dovrai andare o no”
Si irrigidisce. “non ti permettere Deanna” dice Rick ad un certo punto. “Non ti permettere di parlarle così. Lei è una delle mie migliori amiche ed è un membro della mia famiglia. Se tu la mandi via, mandi via anche me. Lei mi ha salvato la vita...un’altra volta”
“perfetto” dice lapidaria “due piccioni con una fava. I componenti più problematici del gruppo”

Sara cammina nervosa per strada. Isaac le è di fianco. Le mani sono rosse sulle nocche ma non tremano più. Stanno andando verso l’ambulatorio per medicare le mani della ragazza, nonostante le proteste di Sara.
“non voglio andarci” gli dice “non mi fa poi così male”
“hai le mani sfasciate. direi che dovresti ricomportele” dice con fare preoccupato. Gliene prende una e le tocca delicatamente saggiando il contorno delle sue nocche livide.  
Basta un attimo e lei lo bacia. è un bacio lento e sentito, come se in quel bacio volesse rinchiudere tutte le gioie e i dolori che ha provato in quegli ultimi giorni. L’odore di sigaretta le entra in bocca e non è un sapore amaro come si aspettava, ma un sapore dolce, di caffè e biscotti la mattina. Lui ci sta e viene trasportato dal movimento delle sue labbra. Lei si fa più vicina e gli passa le braccia intorno al collo. Poi si stacca e lo guarda negli occhi color nocciola. “Sono passati solo 7 giorni da quando sono qui e sto già per andarmene. non volevo lasciare la città con questo rimpianto” gli dice. Poi si dirige verso casa sua. Isaac resta lì per un attimo e poi la rincorre. La prende per una mano e la costringe a girarsi. Lei ritrae la mano con un impulso, le fa male. Non lo guarda ma lui le solleva il mento e la costringe a incrociare il suo sguardo
“Convinceremo Deanna a non mandarti via, vedrai”
“e come? lei mi vuole fuori da qui e penso anche gli abitanti di Alexandria lo vogliano” gli dice.
“Solo Deanna ti vuole fuori di qui. Gli altri non hanno mai avuto da ridire con te”
Lei lo guarda di nuovo e gli dice “Isaac io sarò fuori nonostante tutto perchè è lei che decide”
“io non voglio che tu te ne vada”
Lo bacia di nuovo e sente una lacrima che le sgorga da un occhio.

L’ambulatorio è freddo e vuoto. Tara è distesa nell’altra stanza. Arriva Denise. Appena le vede le mani si porta una mano alla bocca “che ti è successo Sara” dice preoccupata.
“ho picchiato il marito di Jesse.”
Lei la guarda sconvolta e poi guarda il ragazzo che è con lei come per avere conferma che non sia completamente impazzita.
Le disinfetta le mani che ormai sono anche un po gonfie. Poi gliele fascia. Si sente meglio e sorride toccandosi delicatamente le fasciature.

Arriva il momento di andare alla riunione e Sara ha già preparato tutte le sue cose, è anche andata a ritirare le sue armi, il suo fucile, il suo coltello e la mazza da baseball. Sempre la prima, quella con cui ha inciso tutte le morti che ha causato. 107 tra uomini e zombie. Sono tanti, pensa.
Alla riunione ci sono tutti e dopo 10 minuti dal suo arrivo, arriva anche Deanna. Rick non è ancora arrivato. Isaac è seduto di fianco a Sara ma stanno entrambi in silenzio.
“ok visto che il signor Grimes non si presenta dovremo iniziare da te Sara”
“è un processo per caso?” chiede lei
“in un certo senso si” conferma Deanna.
Rick interrompe la conversazione sopraggiungendo con uno zombie sulle spalle. Rovescia lo zombie nel falò che hanno acceso fuori. é pieno di sangue. Guarda Deanna spaventata “adesso vedi Deanna. Adesso lo vedi perchè dobbiamo essere armati, perchè dobbiamo essere pronti a tutto? il cancello era aperto” chiede Rick con il fiato corto.
Tutti sono a bocca aperta e Deanna lo guarda con la mascella contratta.
Poi si rivolge al figlio “vai a vedere”
“è entrato da solo e lo faranno anche gli altri. perchè siamo qui. tenteranno sempre di ucciderci ed è la loro natura”
Poi si rivolge a tutti gli altri “io posso aiutarvi a sopravvivere e ve lo mostrerò”
Tutti sono in religioso silenzio e si sente solo il rumore dei legni che bruciano. “non sono dispiaciuto per quello che è successo oggi pomeriggio. Sono solo dispiaciuto di non averlo fatto prima” dice questa volta guardando Deanna. è in piedi di fianco al marito.
“non siete pronti per sopravvivere ma adesso dovete iniziare a esserlo”
“tu non sei uno di noi” dice all’improvviso il marito di Jesse. è comparso all’improvviso e brandisce un coltello. Il marito di Deanna si avvicina a lui e cerca di allontanarlo ma mentre lo respinge indietro la lama del coltello gli taglia la gola. Un fiotto di sangue sgorga dalla carotide bagnandogli la camicia. Deanna inizia a urlare e Rick e Carol si guardano: loro hanno la pistola. Deanna si precipita dal marito e gli tiene la ferita piangendo. Abraham intanto atterra il dotore e lo tiene fermo con la faccia a terra. Sara si alza e si avvicina a Rick. Quasi automaticamente lui ha impugnato la pistola e altrettanto automaticamente lei gliela sfila di mano. La tiene puntata verso la testa del dottore. Lui la guarda e poi gliela cede. Quando il marito di Deanna esala il suo ultimo respiro la donna rimane in una specie di limbo. Non parla e non emette alcun suono. Vede solo le lacrime sgorgarle dagli occhi. Poi però sussurra alla ragazza. “fallo” e lei spara.

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Capitolo 14
*** La primavera che arriva ***


Si risveglia la mattina presto. Sempre nello stesso letto, sempre con la solita luce che le scalda il viso. Le viene in mente una canzone che ascoltava sempre quando andava al college mentre camminava verso la classe, la mattina presto, ma se ne dimentica subito vedendo la schiena di Isaac rivolta verso di lei. Vede il petto alzarsi e abbassarsi con regolarità: sta dormendo ancora. Gli passa un braccio intorno alla vita e gli appoggia la testa sulle scapole sentendo il suo battito.
“non lasciarmi” pensa.
Sono passati quattro anni da quell’avvenimento, da quando Sara ha ucciso il marito di Jesse. Ne sono successe di cose ma forse la più importante è la morte di molti del suo gruppo, i più cari.
Anche lui è sveglio adesso.
“ciao bellissimo” gli dice.
“ciao Sara” le dice lui con un sorriso sulle labbra.
“hai dormito bene?”
“come sempre”
Si gira e la accoglie tra le sue braccia e si sente come se tutti i brutti ricordi possano scivolare via e andarsene.
“stavi pensando a lei?” le chiede lui
“come sempre la mattina presto” gli risponde.
Con la mano raggiunge il ciondolo della collana e se lo passa tra le dita.

Si alzano circa alle 8 e Sara scende in cucina. Sente bussare alla porta e si avvicina, vede una piccola sagoma dietro la tenda: Judith.
“ciao piccolina” le dice aprendo la porta e prendendola in braccio
“hai un po di cioccolato?” le chiede lei tentennando un po’ con le parole
“certo! vuoi anche un po di latte?” le chiede
“no”
Sara le stampa un bacio sulla guancia e si dirige in cucina. “il tuo papà sa che sei qui?” le chiede
“no” dice prima di portarsi le mani alla bocca ed emettere un risolino.
Sara ride ma poi la rimprovera: non dovrebbe allontanarsi da casa senza dirlo a nessuno anche se abitano molto vicino. Comunque sia, Judith prende il suo cioccolato e va a casa non prima di aver ringraziato e sbattuto la porta. Sara ride un po’ pensando a quanto sia buffa. Poi sale in camera di nuovo dopo aver bevuto un bicchiere di latte. Isaac è in bagno e Daryl starà ancora dormendo. Si dirige così nella camera di Peter.
Anche lui sta dormendo nel suo lettino. Ha il ciuccio in bocca e ogni tanto lo morde, probabilmente i piccoli denti che gli stanno spuntando gli danno fastidio. Sara gli accarezza la fronte. Le assomiglia così tanto. Ha i suoi stessi occhi azzurri e i capelli biondi. Le sembra anche di scorgere il nasino all’insù che aveva lei. Si siede sulla poltrona della cameretta aspettando che il bambino si svegli per dargli la sua razione di latte caldo mattutino. Chiude gli occhi e ritorna a quel giorno.

Era il giorno di San Valentino di 2 anni prima, faceva freddo ma quando si sostava sotto i raggi del sole dal colore freddo si riusciva quasi a sentire la primavera arrivare. Caroline richiamò l’attenzione di Sara.
“ehy segugio. guarda qui. Un altro albero di mandorle. Non ne posso più di torte con la frutta secca.” Sara ride.
“meglio delle pesche sciroppate che abbiamo trovato l’altro giorno. Scadute da mesi e tu hai insistito per mangiarle perchè secondo te “erano ancora buone”. Ti rendi conto che dopo ho vomitato l’anima?” ridono insieme.
“tutto questo però è sicuramente meglio degli opossum che porta a casa tuo fratello. Quello sono il peggio”
Sara si accascia a terra ridendo e tenendosi la pancia e Caroline si appoggia a un albero con le lacrime agli occhi “basta ok. Siamo lontane da casa da almeno 3 ore e direi di tornare...ormai è quasi sera” dice Caroline passandosi la manica della maglietta sotto gli occhi.
“Poteva venire qualcun altro lo sai se avevi fretta” la punzecchia Sara
“Nahh. avevo bisogno di uscire da lì. l’unica faccia che vedo è quella di Peter. Di sicuro ci sarà del latte in polvere che Tara gli potrà dare”
Sara annuisce con comprensione. “ti capisco”
“e poi avevo bisogno di stare con te. è un sacco che non usciamo da sole noi due”
Sara la guarda e arrossisce un po’ “formiamo una grande squadra mi hai sempre detto”
“si. è vero” le dice Sara.
“quanto vorrei che Walter fosse qui” disse poi Caroline con una punta di amarezza.
Sara non disse niente. non sapeva che rispondere.

Camminarono ancora per un po’. Sostarono in una radura. Si guardarono intorno e pensarono cosa fare. Proprio come un film videro un cervo, alto e possente, con i palchi vellutati sostare nella radura e brucare l’erba. Entrambe le ragazze erano paralizzate. Caroline senza distogliere lo sguardo e senza parlare avvicinò piano la mano alla spalla della rossa che la guardò. Caroline alzò impercettibilmente il fucile e lei annuì nello stesso modo.
Puntarono entrambe il fucile. Ma non fecero in tempo. Uno dei vaganti si tuffò sopra l’animale che cominciò a bramire con dolore quando lo zombie lo morse al collo.
“merda” sussurrò Caroline prima di lanciarsi sul cervo. Lo zombie le notò ma fu subito annientato da una fucilata. Caroline si inginocchiò vicino all’animale e prese il coltello.
“forza se tagliamo la testa forse c’è qualche speranza di salvare il resto” urlò.
Sara corse verso di lei. Affondò il coltello nel collo dell’animale appena sotto il morso e cominciò a far pressione per spezzare l’osso. Prese anche il calcio del fucile e iniziò a colpire. Sara giunse vicino al corpo del cervo e si inginocchiò con il volto rivolto verso quello dell’amica. Sfilò il coltello e iniziò a tagliare e non vide assolutamente niente di quello che capitò dopo.
Venne catapultata fuori dal suo stato di concentrazione da un urlo. Alzò la testa di scatto e vide Caroline con un’espressione di dolore in viso che descriveva perfettamente il suo stato d’animo. Come era possibile che non lo avesse visto e sentito? Uno zombie era avvinghiato alla sua spalla e mordeva, lacerava e mangiava. Sara prese il coltello dalla punta e lo lanciò verso lo zombie penetrandolo in un occhio. Poi si sollevò di si diresse verso l’amica, prese lo zombie per i capelli e lo scaraventò a terra. Caroline non aveva neanche la forze di parlare e singhiozzava. Anche Sara piangeva e riuscì solo a dire “forza torniamo a casa. Forse possiamo fare ancora qualcosa”. Prese il braccio sano e la sollevò portandoselo dietro le spalle. Cominciarono a camminare più velocemente possibile con il cuore che batteva forte in gola a entrambe.
Dopo 30 minuti Caroline riuscì a parlare e dire qualcosa tra i singhiozzi “Lasciami qui. Uccidimi non c’è speranza”
Sara si arrestò e cominciò a piangere portandosi la mano alla bocca, cercò di farsi forza e le mentì “SmallC non è così grave è un piccolo morso magari riusciamo a isolare la ferita e tagliare via qualcosa”
“se fosse possibile lo avresti già fatto Sara” disse lei con un sorriso amaro.
Sara la guardò con gli occhi innondati di lacrime e capì che la sua amica aveva capito, aveva capito che le aveva mentito e che la situazione era molto più grave di quanto avesse raccontato.
“devi vedere il tuo bambino Caroline. Lo devi vedere starà morendo di fame in questo momento”
Caroline cominciò a piangere “forza” le fece coraggio Sara “andiamo a casa”

Erano quasi alle mura.
“lo sai ti devo dire delle cose prima di andarmene” disse con le lacrime agli occhi. Era sempre più debole e a ogni passo arrancava e si appoggiava a ogni tronco. Sara era stremata ma l’adrenalina la aiutava non poco a proseguire. Sentiva le gambe cederle. Sara restò zitta in attesa che dicesse qualcosa.
“sei stata la migliore amica che io avessi mai desiderato. la migliore compagna di vita che potessi sperare e la ragazza più cazzuta dell’universo. Ho imparato tanto da te e non potrò mai descrivere a parole quello che provo nei tuoi confronti.”
Sara sentiva il cuore batterle nel petto. Vedeva le mura in lontananza. Mancava poco. Cominciò a urlare a Sasha di aprire le porte.
Caroline però continuò “Voglio che tu sappia che anche se ora me ne andrò e non tornerò mai più…”
“smettila ti prego” Sara iniziava a barcollare. Sentiva la mano bollente dell’amica nella sua. Urlò di nuovo per farsi sentire da qualcuno ma erano ancora troppo distanti
“...anche se non tornerò mai più voglio che tu sappia che mai avrei pensato di sopravvivere così tanto e di trovare qualcuno che mi parasse il culo come hai fatto tu. ti ringrazio”
A quel punto caddero insieme. Sara cercò di mettersi davanti e fare scudo all’amica con il suo corpo. Poi la girò sulle spalle e la guardò. Grosse lacrime le scesero dal viso e caddero sulle guance dell’amica. “così mi annaffi” disse Caroline. Aveva la febbre altissima.
Sara si illuminò. Prese il fucile e sparò un colpo in aria: quello dovevano per forza sentirlo. Caroline prese la mano dell’amica “non fa niente Sara. non piangere. Io non sto piangendo più”
Sara cercò di fare un sorriso ma non ci riuscì “caspita avresti dovuto vederlo da qui. era bruttissimo del sorriso” Risero fino a che lei non iniziò a tossire convulsamente. Sara tornò seria. Sentì il cancello che si apriva e borbottii di gente che arrivava. “stanno arrivando Caroline” disse lei. “stai tranquilla”
“voglio che ti prendi cura del mio bambino e che lo cresci come se fosse tuo. Fai solo questo non ti chiedo altro.”
Sara promise. Sapeva che ogni volta che avrebbe guardato gli occhi del bambino ci avrebbe visto lei. “tutto quello che vuoi Caroline. Ma me la dici una cosa? come mai l’hai voluto chiamare così?” cercò di tenerla sveglia in qualsiasi modo mentre gli altri arrivavano. Caroline però non rispose mai a quella domanda. Quando Sara se ne rese conto, quando si rese conto che era morta, prese la sua testa fra le mani e la strinse al petto singhiozzando. Rick fu il primo ad arrivare. Sara piangeva e singhiozzava pronunciando il suo nome. Lui le posò la mano sulla spalla e cercò di allontanarla. Lei si girò e lo guardò. “ti prego dimmi che è tutto solo un sogno, che domani mi alzerò nella mia stanza del college e che non accadrà nulla di tutto questo. Ti prego dimmelo Rick.” non disse una parola ma la staccò dolcemente dall’amica e la sorresse mentre la portava dentro.
“ce l’avevo quasi fatta, l’ho quasi portata dentro per vedere il suo bambino era l’unica cosa che mi importava in quel momento. non ci sono riuscita” diceva Sara tra i singhiozzi. Rick la sorreggeva. Quando giunsero alla porta Isaac era lì ad aspettarla e c’era anche Tara con Peter in braccio. Si staccò velocemente da Rick per raggiungere Isaac.

Viene di colpo portata alla realtà dalla vocina di Peter. “mamma” le dice.
“ciao tesoro. Hai dormito bene?” dice lei alzandosi con un sorriso e andando da lui.
“sai che giorno è oggi?”
“il mio compleanno?” dice lui
Sara ride e dice “no è il giorno di San Valentino. dobbiamo andare a salutare la zia”
Lo prende e lo tira fuori dal suo lettino. Lo posa a terra e inizia a camminare verso le scale.


Incontrano Daryl e Isaac. svegli tutti e due e seduti al tavolo della cucina. Appena Daryl lo vede si alza e lo prende in braccio “ciao spaccaculi”
Sara lo guarda sottecchi “cosa ti ho detto approposito di quel soprannome Daryl? sei anche poco originale. Quel soprannome è riciclato” ride lei
Daryl la guarda e le sorride. poi posa a terra il bambino e va ad abbracciarla. “so che giorno è oggi.” le sussurra nell’orecchio. Lei chiude gli occhi e lo stringe più forte. Poi si stacca e si siede vicino ad Isaac. Ha tolto l’anello, forse dovrà andare a cacciare nel pomeriggio. Quando esce se lo toglie sempre per non perderlo.

Sostano vicino a una croce fatta di legno. Il bambino gioca con un fiorellino e con Judith. Sara ha la giacca addosso, fa freddo fuori ma se ti metti sotto i raggi senti la primavera arrivare.

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