Sempre. E' una Promessa. di Viandante88 (/viewuser.php?uid=66819)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sempre. E' una Promessa. ***
Capitolo 2: *** Avviso! ***
Capitolo 3: *** L'Amore Perduto ***
Capitolo 4: *** Non mi incanti ... (?) ***
Capitolo 5: *** Non lo sopporto! ***
Capitolo 6: *** Strane reazioni ***
Capitolo 7: *** Quello stesso giorno... (Edward) ***
Capitolo 8: *** Odio? No. Amore! ***
Capitolo 9: *** E se ... ? ***
Capitolo 10: *** Pensieri + Domande = Confusione! ***
Capitolo 1 *** Sempre. E' una Promessa. ***
-
SEMPRE.
E' UNA PROMESSA. -
*
20
GIUGNO, 1901. CHICAGO, ILLINOIS.
Edward
“Signora
è un bellissimo
maschietto, eccolo qua!”
Esclama la
levatrice avvolgendo
accuratamente il piccolo in una copertina per poi consegnarlo alla
madre.
“Oh,
è bellissimo...”
Afferma questa con
tono affaticato
accogliendolo tra le sue braccia stanche.
“Mia
cara è un bambino davvero
stupendo. Hai già deciso che nome dargli?”
Esclama
Renée, amica intima della
famiglia Masen, avvicinandosi lentamente e sfiorandone la delicata
manina.
Elizabeth
raccoglie tutte le sue
forze e lo solleva leggermente guardandolo in viso.
“Edward.”
Esclama poi.
“Edward
Anthony Masen. Questo sarà
il suo nome.”
Teneramente lo
riconduce al suo
seno, dove il bimbo che appena aveva iniziato a piangere si
calmò
all'istante persuaso dal calore innato della sua mamma.
“Che
nome importante questo
piccolino.”
Disse
Renèe sorridendogli dolce.
“Il nome
del tuo papà e quello di
tuo nonno. Entrambi in cielo, ma sempre nei nostri cuori.”
Le lacrime
cominciano lente a
solcare le guance di Elizabeth, che stringe di più a se il
suo
bambino, senza fargli del male. Lacrime di dolore al ricordo del suo
defunto marito, lacrime di gioia al pensiero di suo figlio Edward
Anthony, che era sicura avrebbe onorato il nome del padre.
Una settimana
è passata da tale
miracolo della vita, dalla nascita del piccolo Edward.
*
27
GIUGNO, 1901.
Isabella
“Congratulazioni
Signora. E' una
bellissima bambina!”
Esclama la
levatrice avvolgendo
accuratamente la piccola in una copertina, per poi consegnarla alla
madre.
“Benvenuta
bambina mia.”
Afferma
Renèe con voce roca e
affaticata guardando per la prima volta il viso pacifico di sua
figlia.
“Guarda
Edward, lei è Isabella.”
Esclama Elizabeth
avvicinandosi con
il suo piccolo in braccio.
“Già,
la mia piccola Bella.”
Ripete
Renèe senza staccarle gli
occhi di dosso, occhi già pieni di lacrime gioiose.
“Mia
cara, è stupenda!”
Charlie con
rapidità si accosta al
letto dove sua moglie è distesa e tiene tra le braccia la
tanto
attesa primogenita.
Le sfiora delicato
una guancia. Ha
gli occhi lucidi, ma cerca a tutti i costi di trattenere le sue gocce
salate, così da mantenere la parte 'dell'uomo'.
“I
nostri piccoli cresceranno
insieme e si vorranno bene. Non è così cara
Elizabeth?”
Domanda
Renèe rivolgendo il suo
sguardo verso la sua amica, e le allunga una mano.
“Ma
certamente. un bene immenso.”
Risponde lei
prendendola dolcemente.
Una
presa, una promessa.
I due bambini
crescono felici,
sereni, e proprio come previsto dai rispettivi genitori, pieni di
bene l'uno per l'altra.
“Ma dai!
Lezioni di cucito? Tu?”
Edward scoppia in
una fragorosa
risata.
“Guarda
che io so cucire
benissimo!”
Replica Bella
mostrandogli la
lingua.
“E anche
cucinare. La mia
insegnate privata dice che ho del talento.”
Continua poi
voltandosi indispettita
e aumentando il passo.
“Hei ti
sei offesa? Dai
scherzavo!”
Lui la raggiunge
senza problemi e
gli si posiziona davanti cercando di guardarla in viso.
“Mi
perdoni? Mi perdoni? Mi
perdoni?”
Comincia a dire Ed
senza
interruzione.
“Uffa!
Va bene, basta però!”
Esclama alla fine
Isabella
rassegnata. Lei cedeva sempre, non riusciva mai a resistergli.
“Io
invece non appena avrò l'età
mi arruolerò nell'esercito, proprio come il mio
papà!”
Dice Edward
d'improvviso recuperando
la sua posizione al suo fianco.
Bella si gira di
scatto verso di
lui, e lo guarda con occhi tristi.
“Sul
serio?”
Domanda con tono
pieno di tristezza.
Edward annuisce.
“Sul
serio! Mio padre sarebbe
orgoglioso di me, mia madre me lo dice sempre!”
“Tua
madre non vorrebbe che tu ti
arruolassi, lo sai benissimo.”
Lo interrompe
Bella che abbassa la
testa e comincia a guardare fisso il pavimento.
“Io
tornerò vincente, e se così
non fosse morirei da eroe!”
Esclama Ed
impassibile con un
luccichio esaltato negli occhi al pensiero della gloria bellica,
la stessa che dopo
anni circondava
ancora suo padre.
“Capisco...
Quindi non ti potrò
vedere per tanto e tanto tempo...”
Non era una
supposizione, Bella lo
disse con certezza.
“Be...
Io non lo so questo.”
Edward si volta
verso di lei e nota
i suoi occhi già colmi di lacrime, si ferma e le prende
dolcemente
la mano, poi le mostra un sorriso sghembo che sapeva bene a Bella
piaceva tanto.
“Io non
ti lascerò mai. Prometto
che tornerò sempre da te!”
Afferma deciso lui
inarcando
entrambe le sopracciglia e ponendo il mignolo alla sua amica.
Lei lo guarda
stupita e rossa in
viso.
“Parli
seriamente?”
Chiede incerta.
“Certo!”
La rassicura lui.
“Davvero
davvero?”
Continua lei
ancora diffidente.
“Davvero
davvero!”
Le risponde lui
mantenendo lo stesso
tono sicuro.
“Tu
tornerai sempre da me?”
Chiede speranzosa
guardandolo dritto
in volto.
“Sempre.”
Conferma Edward
avvicinandole
maggiormente il mignolo.
Bella li sorride,
uno di quei
sorrisi radiosi che a lui piacciono tanto, poi glielo stinge.
“E' una
promessa.”
Conclude Edward
stringendo a sua
volta.
Da quel giorno
sono passati nove
anni. Oggi Edward e Isabella hanno diciassette anni .
Lui un ragazzo di
bell'aspetto,
fiducioso in se stesso, innamorato di Bella. Lei non lo sa.
Lei ragazza di
bellezza non
indifferente, perfetta donnina di casa, innamorata di Edward.
Lui non lo sa.
“Quindi
hai deciso... settimana
prossima ti arruolerai...”
Quella di lei non
era una
supposizione, proprio come anni prima si trattava di una certezza.
“Esatto.
Ho già rimandato di un
anno a causa della malattia di mia madre, ma ora che lei sta meglio
non ho più alcun motivo per rimandare oltre.”
Le risponde lui
fingendo decisione.
“Certo
è giusto.”
Afferma solamente
Bella, presa dallo
sconforto. Non osa guardarlo in viso, anche una piccola occhiata la
avrebbe fatta scoppiare in lacrime.
“Sono
felice che Elizabhet stia
meglio.”
Cambia poi
argomento provando così
ad allontanare anche i pensieri.
“Be..”
Edward non riesce
a continuare
colpito da una forte ondata improvvisa di tosse.
“Ed stai
bene?!”
Bella preoccupata
li si avvicina
sostenendolo.
“Tranquilla.
Ora va meglio.”
Afferma lui ancora
con voce roca
allontanandosi e facendo un cenno con la mano per rassicurarla.
“Domani
mi aspetta la mia festa di
'arrivederci', non posso certo star male!”
Cerca di
rassicurarla con tono
spiritoso e sorridendo.
Riesce
nell'obbiettivo e lei si
tranquillizza un po'.
“Sarà
splendida vedrai. Avrai un
bel ricordo da portare con te.”
“Ne ho
già molti.”
Afferma lui
interrompendola serio e
guardandola dritta negli occhi.
I due lentamente
si fanno più
vicini, passo dopo passo...
“Signorini!
Signorini presto!”
Kate, cameriera
personale di
Isabella, corre verso di loro con espressione sconvolta,
raggiungendoli in giardino.
“Kate
che sta succedendo?”
Bella spaventata
da quella sua
agitazione le va incontro.
“La- la
signora Elizabeth,
presto!”
Esclama infine
affannosamente.
Edward spalanca
gli occhi e senza
attendere altre informazioni si precipita dalla madre.
Bella lo segue
istintivamente fino a
giungere alla stanza da letto nella quale Elizabeth è ospite
in
questo periodo di malattia.
Quando i ragazzi
aprono la porta
Renèe è già li, poggiata preoccupata
alla finestra, mentre un
dottore visita con sguardo rassegnato la donna.
“Dottore!
Dottore! Che ha mia
madre?!”
Edward si
precipita vicino ad essa
accorgendosi che sua madre è senza sensi, in delirio per la
febbre,
in preda ad attacchi convulsi di tosse.
“Tua
madre è affetta da influenza
spagnola figliolo. I polmoni sono già pieni di
sangue.
Dobbiamo portarla
immediatamente in
ospedale.”
Afferma il medico
sollevandola tra
le sue braccia non curante della malattia.
Edward in quel
momento tossisce
nuovamente attirando la sua attenzione.
“Da
quanto hai quella tosse
ragazzo?”
Domanda con
espressione preoccupata.
“Da
poco...”
Edward viene
prontamente interrotto
da Bella.
“Non
è vero, è da giorni che ce
l'ha!”
“Devi
venire con me.”
Non ha bisogno di
ripeterlo un'altra
volta, Ed lo avrebbe seguito anche senza una sua richiesta pur di
stare accanto alla mamma.
Bella e sua madre
rimasero in casa
per quel pomeriggio, disinfettando su consiglio del medico la stanza,
indossando mascherine per non rischiare ulteriormente di riscontrare
il virus.
Solo Bella
però sembrava essersi
accorta di un particolare. Lui, quell'uomo dagli occhi color
dell'oro, l'aveva presa in braccio senza niente in viso, senza
minimamente pensare alla possibilità di contagio.
Come era possibile?
Il giorno seguente
anch'esse si
recarono in ospedale, una volta arrivate non ricevettero
però
nessuna buona notizia...
“Oh
eccolo il Dottor Cullen!”
Esclama
Renèe correndogli in contro
seguita a ruota da Bella che intanto con lo sguardo cerca il suo
Edward aspettandosi di trovarlo seduto in attesa. Ma non
c'è, da
nessuna parte.
“Signora,
purtroppo non ho buone
notizie.”
Bastarono queste
parole per far
scoppiare in lacrime Renèe che si prese il viso tra le mani
sconvolta.
Elizabeth era
morta durante la
notte. Non ce l'aveva fatta.
“Edward!
Dov'è Edward?”
Chiede Bella
cercando di
trattenersi, stringendo forte i pugni.
L'espressione del
medico non cambia.
“E' in
condizioni disperate. Non
supererà la notte.”
Afferma poggiando
delicato la mano
sulla spalla della ragazza, un tocco gelido.
Una intensa e
dolorosa fitta le
trafisse il cuore, come mille lame insieme.
Il pianto di
Renèe aumenta a quelle
parole e si accascia su una panca alle sue spalle.
Cerca di
abbracciare sua figlia ma
viene dolcemente respinta con un sorriso forzato, poi si volta
nuovamente verso il dottor Cullen.
“Voglio
vederlo.”
Afferma
guardandolo fisso e decisa.
Gli occhi lucidi.
Il medico non
replica e fa cenno
alla ragazza di seguirlo.
“Torno
subito mamma.”
Intanto un
infermiera le si avvicina
per sostenerla, e Bella si incammina.
Arrivati davanti
alla stanza prima
che il dottore possa aprire la porta lei lo ferma, sorprendendolo
con delle parole
inaspettate.
“Per
favore lo salvi.”
Afferma
estremamente sicura di se.
Le lacrime cominciano a solcarle le guance.
“Come
solo lei può
fare.”
Conclude
poi
mordendosi il labbro inferiore.
Il
dottor
Cullen non parla è in silenzio e riflette su tale richiesta,
una
richiesta a cui solo lui può dare significato.
“Vuoi
'salutarlo'?”
Le
domanda
senza aggiungere altro.
Bella
annuisce
sorridendo.
Entra
nella
stanza. Edward è sofferente nel letto, trepidante dalla
febbre, si
agita nel letto sudato.
Gli
si avvicina
con cautela, nel frattempo il dottore entra chiudendosi la porta alle
spalle.
Lei
gli prende
una mano e gliela stringe forte.
“Edward
vedrai starai .. bene..”
Ormai
è
impossibile trattenere le lacrime, la sofferenza è troppa.
Lo
accarezza in
volto senza lasciare la presa.
“S-Sappi
che ti amo più della mia stessa vita,
ti amo da sempre e
per sempre ti amerò.”
Dicendo
ciò il
suo mignolo stringe delicato quello del ragazzo delirante.
“E'..
è, una Promessa.”
A
quelle parole
gli pare di sentir stringere anche da parte sua, come per dare
conferma.
Lo
bacia in
fronte bollente al tatto, un'ultima carezza al sua amato, un ultimo
sguardo.
“Abbia
cura
di lui.”
Afferma
poi
rivolgendosi al dottor Cullen.
“Lui
è...”
Bella
si
interrompe per i singhiozzi e cerca di recuperare un po' di quella
poca forza rimastagli.
“Speciale.
Proprio come lei.”
Detto
ciò si
avvia fuori dalla stanza dando ancora un'occhiata al medico, che
impercettibilmente annuisce alla sua richiesta.
“E
così
sarà.”
Sussurra
una
volta rimasto solo. Poi si avvicina al ragazzo e si accosta al suo
orecchio...
Sono
ormai
passati sette anni. Bella ne compierà esattamente tra una
settimana
venti quattro ,
oggi
è il
venti giugno.
Lei
e i suoi
genitori come accadeva ormai regolarmente in quegli ultimi anni si
recano al cimitero per fare tanti auguri al loro caro Edward, il cui
corpo non è presente nella bara perché nella
confusione di quella
pandemia, che colpì il paese tra il 1918 e il 1919 causando
più di
cinquanta milioni di morti nel mondo, venne tragicamente 'perduto'.
Solo
Bella, sa che non è stato così, solo lei sa che
chissà dove e
chissà come lui vive,
e
soprattutto sa che Edward Anthony Masen Cullen vivrà
sempre nel suo cuore.
Perché...
“E'
una promessa Bella. Sempre.
Io sarò Sempre qui.”
Ciao a
tutti! Eccovi un'altra One-Shot uscita dalla mia testa sempre
più
bacata!
Ieri
sera
mi è venuta un'improvvisa ispirazione e ho cominciato a
scrivere,
be, questo è il risultato di una notte insonne... hihihi!
Devo
confessarvi che mi sono rattristata da sola mentre la scrivevo...
Comunque spero possa piacere, e perchè no, far provare anche
una
piccola emozioncina!
Mi
raccomando fatemelo sapere!
Bacioni!
|
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Capitolo 2 *** Avviso! ***
GRAZIE!!!!!!!!!!
Ciao a tutte!
Allora considerando le
vostre disperate
richieste (siete tenerissimeee! Sono commossa)
prometto che
continuerò questa ff nata
come One-Shot.
Vi ringrazio di cuore
perché le vostre
recensioni mi hanno onorata!
Allora alla prossima!
Grazie ancora!
Bacioni!
|
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Capitolo 3 *** L'Amore Perduto ***
Ciao
a tutti! Allora come promesso ecco a voi il secondo capitolo di
questa ormai ff nata come semplice One-Shot! Per cominciare vi
ringrazio ancora per avermi chiesto in così tante di
continuarla mi
ha fatto davvero piacere e soprattutto non me lo aspettavo proprio!
Comunque
questo capitolo in verità è stato scritto da me
un po' come
'capitolo prova', cioè vorrei che foste voi a dirmi se un
continuo
del genere potrebbe piacervi. La mia intenzione iniziale era quella
di far ritrovare a Edward la sua Bella anni dopo come vampira, poi
però mi è venuto in mente che già
avevo scritto che Bella appunto,
era oramai arrivata a ben venti quattro anni e sinceramente parlando
la differenza di età forse sarebbe stata troppo e la storia
avrebbe
avuto un cambiamento troppo radicale ..
Boh,
non so... Aspetto un vostro parere a tal proposito!
Spero
comunque possa piacervi e che non vi deluda!
2:
L'amore perduto
“Eccoci.
Questa è Forks.”
Afferma Carlisle
una volta passato
il cartello con la scritta:
Benvenuti
a
Forks.
rivolgendosi alla
sua amata, Esme, e
a suo figlio adottivo Edward, seduto scomposto nel posto posteriore
con lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
“Non
sembra male.”
Esme mostra un
caloroso sorriso al
marito, che in tutta risposta le prende delicatamente la mano.
Edward era sempre
preso da quei
gesti così dolci tra loro, e ogni volta gli osservava come
perso nei
suoi pensieri, come se in cuor suo se ne sentisse rapito, e un po'
geloso.
Oltrepassando la
piccola cittadina
attirarono l'attenzione di tutti passanti, non per il loro aspetto,
del quale ancora nessuno si era accorto, ma per i modelli di
macchine sul quale viaggiavano, troppe belle e sofisticate per un
paesino come quello.
La famiglia
Cullen, questo il loro
nome, non aveva acquistato una casa in città, ben si qualche
chilometro al di fuori di questa, tra i boschi.
“Benissimo,
siamo arrivati.”
Così
dicendo Carlisle parcheggiò
in uno spiazzo di fronte ad un immensa casa bianca, dall'apparenza
antica e malandata, ma comunque di estrema bellezza.
Uscì
dalla sua Mercedes e senza
farla attendere aprì la portiera a sua moglie che scese
ringraziandolo.
Appena dietro di
loro c'era un'altra
macchina guidata da Emmett, assieme a Rosalie, Alice e Jasper,
anch'essi figli adottivi del signor Cullen e signora.
“Wow,
certo che qui non è poi
così diverso dall'Alaska!”
Esclama Emmett
notando il cielo
uggioso e scuro saltando agile giù dall'enorme Hummer scura,
alla
quale prima di allontanarsi da una pacca sul cofano.
“Già,
con la sola piccola
differenza che qui ci saranno almeno venti gradi in
più...”
Disse Alice con
tono ironico
avvicinandosi alla maestosa dimora.
“Questo
non è vero! In estate è
uguale!”
Replica lui
guardandola di sottecchi
e ricevendo per tutta risposta un'occhiataccia dalla sua fidanzata,
Rose.
Già,
proprio così. Lui,
soprannominato l'orso di casa per il suo aspetto rude e massiccio,
dalla grossa muscolatura e dal viso d'angelo contornato da deliziosi
riccioli neri, è da sempre insieme a Rosalie, la
così detta,
barbie, la classica ragazza alta, magra, con un fisico da fare
invidia alle miglior modelle, dai capelli lunghi, biondo d'orato che
le ricadono leggermente ondulati sulla schiena.
Alice
invece,
dall'aspetto esile e divino, dalla corporatura magra ma ben
distribuita, dai capelli corti tenuti sbarazzini color nero e dalla
personalità eccentrica, sta assieme a Jasper, un biondino
dall'aria
misteriosa e un po' sbadata, dal fisico magro ma con una muscolatura
non indifferente, dall'aspetto semplice ma incantatore.
Poi... be, e poi
c'è Edward.
Un'aria enigmatica
lo circonda,
sempre serio e diffidente, ma con un'espressione ipnotica, un viso
meraviglioso dai lineamenti perfetti, capelli bronzei tenuti
scompigliati, un fisico asciutto ma visibilmente muscoloso,
statuario.
Non ha ancora
trovato la sua 'anima
gemella', preferisce tenersi alla larga da tutte le 'ragazze'
che con evidenza,
dimostrano un
interesse nei suoi confronti.
Da ciò
i suoi genitori si
dimostrano affranti, per quanto loro facciano è raro
rubargli un
sorriso, e quando accade è sempre per un istante dopo il
quale
recupera la sua consueta serietà.
Carlisle, anzi il
Dottor Cullen, è
un uomo che dimostra sulla trentina d'anni, dai capelli biondi che
fanno da contorno ad un viso divino, dall'aspetto affascinante e
attraente, in molti lo considerano 'un angelo sceso in terra'.
Esme è
una donna magra,
dall'aspetto esile, di una bellezza delicata che ricorda tanto quella
di una bambola di porcellana, moglie comprensiva e madre amorevole,
vuole bene ai suoi ragazzi più di qualsiasi cosa al mondo,
li
considera figli naturali.
“Allora
ragazzi mi sono già
occupato personalmente delle vostre iscrizioni scolastiche, domani
potrete iniziare regolarmente. Il liceo di Forks è a dieci
minuti di
distanza da qui, o almeno questo sarebbe il tempo in occasioni
normali...”
Dice Carlisle
rivolgendosi ai suoi
figli.
“Che
palle! Si ricomincia di già?”
Esclama Emmett
passando un dito su
un mobile impolverato.
“Coraggio
figliolo!”
Il padre gli da
una pacca su una
spalla come segno di incoraggiamento, ridendo di quella sua
lamentela.
“Forza,
ora al lavoro! Questa casa
ha bisogno di una bella ripulita!”
Esme si dimostrava
sempre entusiasta
in queste occasioni, lei adorava abbellire le cose!
“D'accordo!”
Rispondono tutti
insieme carichi, ad
esclusione del piccolo orso, che sbuffa al pensiero!
“Sono
felice che tu sia tornata
qui con me Bella.”
Afferma Charlie
guardando sua figlia
mentre sono a tavola a pranzare.
“Anche
io papà sono felice di
essere qui.”
Risponde lei
piegando le labbra in
un timido sorriso.
Suo padre la
osserva stranito
inarcando un sopracciglio.
“Sto
parlando sul serio!”
Replica lei
vedendo il suo sguardo
sospetto.
“Be,
comunque credi che domani
riuscirai a farti degli amici a scuola?”
Continua lui
sorseggiando un
bicchiere di latte.
“Papà,
sai bene che la maggior
parte li conosco già, eravamo alle elementari insieme, in un
paesino
come questo la gente è sempre la stessa no?”
Gli rammenta lei
alzando gli occhi
al cielo.
Charlie scuote la
testa.
“Già,
che sbadato, hai ragione.
Ma dopo tutto manchi da sei anni...”
Nel pronunciare le
ultime parole il
suo volto si rattrista.
“Ma ora
sono qui.”
Lo rassicura
Bella, sorridendogli
questa volta in maniera più calorosa, lui le risponde
più sereno.
Il mio nome
è Isabella Swan, mia
madre mi ha chiamata così in ricordo della mia bisnonna,
proprio
come lei è stata chiamata Renèe in ricordo della
sua. Inoltre per
una straordinaria coincidenza mio padre possiede lo stesso nome e
cognome del mio bisnonno, il che è assolutamente
incredibile!
Insomma girando e rigirando i nomi nella nostra famiglia rimangono
sempre gli stessi!
Nella mia vita non
ho mai vissuto in
un posto fisso per più di qualche anno. I miei genitori si
sono
sposati molto giovani e a oggi il loro matrimonio lo considerano un
po' un 'errore ' di gioventù. Hanno divorziato poco dopo la
mia
nascita, io in principio ho vissuto con mia madre e mia nonna a
Chicago, città nel quale lei era nata e dalla quale non
voleva
separarsi per via delle tombe dei genitori, mio papà lo
vedevo solo
durante i week end e così è andata avanti fino a
che non ho
compiuto sei anni, anno in cui la mia nonnina purtroppo ci ha
lasciati, anche lei ha voluto esser sotterrata li, vicino a loro,
vicino ai suoi di nonni e vicino ad un caro amico di sua madre del
quale lei le parlava sempre, morto molto giovane di influenza
spagnola, non ricordo il nome però.
Dai sei agli
undici anni ho vissuto
invece qui a Forks con mio padre, fin tanto che la mia mamma trovasse
un lavoro che le permettesse di mantenere me e una casa decente,
quando questo accadde mi trasferì da lei in Florida, dove
non solo
era riuscita a trovare ciò che stava cercando ma si era
anche
fidanzata con un giocatore semi professionista di baseball, e ora
rieccomi qui.
Renèe e
Fhil, il suo ormai marito,
si sono per l'appunto sposati, lui ha avuto un'offerta di lavoro a
Jackson Ville e ora si trovano entrambi li, di nuovo alla ricerca di
una casa dove vivere tutti insieme.
Non sono un tipo
particolarmente
loquace, forse proprio a causa di questa mia vita non poco
incasinata, tendo ad essere riservata, silenziosa, non amo attirare
l'attenzione, anche se a causa della mia innata goffaggine delle
volte non riesco a farne a meno!
Il mio carattere
l'ho preso dal mio
papà, anche lui è una persona particolarmente
introverso, ha molti
amici e anche nemici essendo qui a Forks il capo della polizia,
è
altruista e diffidente nello stesso tempo, in tanti però gli
vogliono bene, me compresa ovviamente.
Siamo a gennaio,
secondo trimestre,
domani comincerò la scuola, sperando di attirare meno
pettegolezzi
possibili...
“Ma che
tristezza... non trovate?”
Esclama Emmett
grattandosi la testa
guardando la struttura addetta a liceo.
“Be, in
effetti, non è il
massimo...”
Conferma Rose
prendendolo per mano.
“Forza
scendiamo e cerchiamo di
non farci caso.”
Dice Edward
aprendo lento la
portiera preparandosi mentalmente ad un altro stupido anno alle
superiori.
Non appena i
Cullen scesero dalla
loro auto, tutti quanti, ragazzi e ragazze, presenti nel parcheggio
bloccarono all'istante ciò che stavano facendo e li
osservarono
meravigliati e circospetti, alcuni anche con la bava alla bocca. Al
loro passaggio si scansavano per permettergli di passare indisturbati
mentre i loro occhi non smettevano di fissarli.
La loro bellezza
non poteva non
prendere attenzione, il loro modo di muoversi non poteva non
attrarre.
Cercando di far
finta di nulla e
ormai abituati a qual genere di occhiate entrano in segreteria a
ritirare gli orari delle lezioni lasciando senza fiato perfino la
segretaria.
Fu proprio in
quell'istante che
Edward si rese conto che 'quest'altro stupido anno di scuola' non
sarebbe stato come gli altri.
Davanti a lui, in
piedi poggiata al
bancone che compilava un foglio, c'era lei, il suo unico amore, il
suo amore perduto.
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
gerby88! sono felice che la one shot ti sia piaciuta e spero ti sia
piaciuto anche questo continuo!
*Grazie
francycullen! Come vedi ho deciso di continuarla, con la speranza che
ti sia piaciuta!
*Grazie
Axel_Twilight_93! Mi fa piacere che la mia one shot ti sia piaciuta,
anche io mi sono intristita nel scrivere il pezzo finale..! Spero
apprezzerai questo continuo.
*Grazie
RenesmeeCurlyCullen! Ecco a te un continuo! Spero possa esserti
piaciuto!
*Grazie
Roxyz! Desiderio avverato, eccoti un continuo, spero ti piaccia!
*Grazie
Wind! Come hai potuto vedere ora diventerà un po'
più lunga, spero
possa piacerti!
*Grazie
BluRose89! Ti ringrazio molto per i tuoi consigli anticipati, spero
possa esserti piaciuto un continuo di questo tipo! Fammi sapere!
*Grazie
antimarella94! Ecco a te un continuo, spero ti sia piaciuto!
*Grazie
Cullenuzza! Non sai quanto mi abbiano fatto piacere le tue
recensioni, e se sei contenta sono contenta anche io! Grazie ancora,
spero che come continuo possa piacerti!
*Grazie
BellaCullen88! Ma grazie, che bello saper di riuscire a far provare
emozioni!
Spero
possa esserti piaciuto anche questo!
*Grazie
Fedekikka! Eccoti i continuo! Con la speranza che ti sia piaciuto!
*Grazie
jadis96! Mi fa piacere che ti piaccia come scrivo e spero ti sia
piaciuto questo secondo capitolo!
Ringrazio
poi ovviamente tutti voi che leggete questa ff, tutti quelli che mi
hanno messo (onorandomi) tra i preferiti e le seguite! GRAZIEEEE!
Allora
aspetto i vostri consigli e le vostre opinioni!
Bacioni!
|
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Capitolo 4 *** Non mi incanti ... (?) ***
Ciao
a
tutti! Allora eccoci arrivati al terzo capitolo, ad essere sincera
l'ho riscritto più volte perché non mi convinceva
mai e anche ora
non è che ne sia entusiasta... (Ispirazione dove se
finita??) Bah,
spero vi piaccia.
Buona
lettura!
3:
Non mi incanti … (?)
“Bella.”
Sussurrò
Edward in maniera
impercettibile, almeno ad orecchio umano, guadagnandosi degli sguardi
straniti ed interrogativi dei suoi fratelli.
“Buon
giorno ragazzi, voi dovete
essere i Cullen, giusto? I figli del dottore!”
Esclamò
la segretaria accogliendoli
con un gran sorriso dopo uno stupore iniziale.
“Si
esatto, siamo noi!”
Si fece avanti
Alice rispondendo
anch'essa sorridendole educatamente e facendosi a fianco della
ragazza ancora impegnata a scrivere.
“Benissimo!
E' un piacere avervi
qui, io sono Susan. Prego compilate questo modulo e poi potrete
ritirare i vostri orari.”
Affermò
la signora dai capelli
rossi porgendo loro dei fogli.
“La
ringrazio.”
Disse Alice
afferrandoli e dando
un'occhiata fuggitiva alla ragazza vicino a lei, che tanto aveva
attirato l'attenzione di suo fratello.
“Posso?”
Le chiese poi
indicando la penna che
aveva appena finito di usare.
“Oh si,
prendila pure!”
In quel momento mi
voltai per la
prima volta verso quei ragazzi appena entrati e notai subito la loro
straordinaria bellezza, per un istante ne rimasi abbagliata. Uno di
loro, il più magro in apparenza, mi fissava con insistenza
senza
sbattere nemmeno le palpebre.
Scossi la testa
cercando di
riprendermi, e imbarazzata presi il mio orario e feci per uscire.
“Oh
Isabella tesoro, hai
dimenticato la cartina! Ti servirà per orientarti in questi
primi
giorni!”
La
chiamò Susan porgendole il
foglio.
Forse mi sbagliavo
ma mi parve di
vedere quel ragazzo, dai capelli ramati, sussultare nell'udire il mio
nome, ma probabilmente era stata solo un'impressione.
La segretaria si
schiarì la gola
per recuperare la mia attenzione.
“L-la
ringrazio molto, che
sbadata!”
Affermai infine
grattandomi
leggermente la testa piena di vergogna, lo presi ed uscii.
Una volta fuori
tirai un sospiro di
sollievo, non sapevo il motivo ma improvvisamente li dentro si era
creato un clima di tensione insostenibile, poi se c'era una cosa che
mi dava fastidio era proprio essere fissata in quel modo, non lo
sopportavo!
Decisi di non
pensarci più, la
giornata era appena iniziata e non volevo rovinarmela per
così poco.
Diedi un'occhiata
alla cartina
consegnatemi, la prima lezione era inglese, area uno, aula quattro,
mi guardai intorno
con lo sguardo
per aria per leggere i numeri.
“Hai
bisogno di aiuto?”
Una voce
squillò alle mie spalle
facendomi sobbalzare, mi voltai pronta a rifiutare ma non feci in
tempo...
“Oh, ma
guarda chi si rivede!
Isabella, Isabella Swan!”
Esclamò
d'un tratto urlando ai
quattro venti il mio nome attirando l'attenzione di tutti i ragazzi
che si girarono perplessi.
“Ti
ricordi di me? Sono Mike
Newton!”
Continuò
non curante degli sguardi
curiosi.
“Ah, ma
certo. Ciao Mike, come
stai?”
Mike, un vecchio
compagno delle
elementari.
“Tutto
alla grande! Tu invece?
Tornata alla pioggia?”
Mi chiese ironico
avvicinandosi
ulteriormente.
“Eh
già... mi mancava avere i
capelli sempre inumiditi!”
Esclamai
mantenendo il suo stesso
tono.
“Sei
davvero tu allora!”
Ecco aggiungersi
un'altra voce bella
squillante che mi fece girare istintivamente.
“Jessika,
ciao.”
Un'altra mia
vecchia compagna, alle
elementari non andavamo particolarmente d'accordo, e se ricordo bene
la causa era proprio... Mike, già... Lui preferiva la mia
compagnia
a quella di lei così a sua volta Jess se la prendeva con me,
facendomi come si chiamava un tempo 'lo stacca pace.'
“E' un
piacere rivederti!”
Mi si
avvicinò dandomi due baci
sulla guancia sfiorandomi appena, il suo sorriso però
sembrava
sincero, dopo tutto erano passati più di cinque anni e ormai
eravamo
cresciute.
“Allora
Bella che lezione hai
ora?”
Mi chiese Mike
mantenendo il suo
sorriso a trenta due denti.
Riguardai il
foglio delle lezioni.
“Ehm,
inglese.”
“Ma dai!
E' la nostra stessa
lezione...”
Affermò
Jessika sempre col sorriso
sulle labbra.
“Che
fortuna!”
Aggiunse lui
chiaramente entusiasta.
Mi avviai quindi
assieme a loro
nonostante anche tra noi ci fosse un clima un po' pesante, riuscivo a
percepirlo in maniera chiara, soprattutto dalle occhiate che ogni
tanto Jess mi lanciava.
Presi di nuovo un
respiro profondo
cercando di infondermi coraggio tra me e me, ad un tratto ebbi una
strana sensazione. Qualcuno mi stava osservando.
Meccanicamente mi
girai guardandomi
alle spalle, era di nuovo di lui.
Il suo sguardo era
così intenso e
profondo...
“Bello
vero?”
La voce di Jessika
mi riportò alla
realtà facendo svanire l'incanto.
“Ehm,
già...”
Risposi sperando
di tagliare corto.
“Il suo
nome è Edward Cullen, lui
e i suoi fratelli si sono trasferiti qui dall'Alaska, anche se... be
non sono proprio 'fratelli fratelli', solamente i due biondini hanno
un legame di sangue,
sono stati tutti
adottati dal Dottor
Cullen il nuovo e rinomato medico dell'ospedale di Forks e dalla
moglie, signora Cullen, almeno credo siano sposati.”
Era incredibile,
erano appena
arrivati e già sapeva ogni cosa sul loro conto.
“Non far
caso a lei, è una
pettegola ambulante.”
Disse Mike come
rispondendo ad una
mia domanda silenziosa.
Sorrisi
leggermente poi il mio
sguardo tornò a Edward. Così quindi si chiamava,
ma non c'era più,
mi guardai attorno, ma nulla... Chissà forse era
già andato a
lezione.
Entrammo in
classe, consegnai il mio
foglio in maniera tale da farla firmare al professore che,
ringraziando il cielo, mi risparmiò l'imbarazzante rituale
della
presentazione invitandomi, a sedermi nel primo posto vuoto.
Le prime tre ore
passarono in fretta
e la pausa pranzo giunse in un baleno. In sala mensa mi accomodai
allo stesso tavolo di Mike e Jessika al quale erano già
accomodati
altri ragazzi.
Gli sguardi di
ogni singolo
individuo li presente erano rivolti ad un solo tavolo, quello coi
fratelli Cullen, acui anche io non negai un' occhiata.
“Allora
Bella loro sono tutti.
Tutti lei è Bella!”
Affermò
Mike cercando di fare lo
spiritoso e distraendomi dall'oggetto della mia attenzione .
A guardarlo bene
non era cambiato
per nulla da quando avevamo sei anni, si era solo fatto più
alto,
mantenendo i suoi capelli biondo cenere, le sue sporadiche lentiggini
su naso e guance e il suo sorriso sempre infantile.
Jess invece la
trovavo un po' più
robusta, me crescendo è normale cambiare costituzione,
inoltre in
quanto a fisico non aveva comunque nulla da invidiare.
Seduta al suo
fianco si trovava
un'altra ragazza estremamente magra, dai capelli castano chiaro e
occhi dello stesso colore coperti da un elegante paio di occhiali
rossi.
“Piacere,
il mio nome è Angela.”
Si
presentò educatamente porgendomi
la mano mentre l'altra la teneva saldamente stretta a quella di un
ragazzo di nome Heric.
Di fronte a me,
non che di fianco a
Mike, era invece seduto in maniera estremamente scomposta Tyler, un
tipo in apparenza simpatico e immaturo.
Comunque tutte
persone molto
piacevoli, gli sono grata dell'aiuto che mi hanno dato in un giorno
come questo, rendendomelo sereno anzi che ansioso.
“Uffa!
Si torna già in classe!”
Esclamò
Tyler poggiando la testa
sul tavolo.
“Dai Tay
.. Sveglia!!”
Dicendo
ciò Mike prese un bicchiere
d'acqua mezzo pieno e glielo versò sui capelli.
“Comincia
a scappare! Se ti
prendo!”
Affermò
lui a sua volta cominciando
a rincorrerlo.
“Ciao
ragazze! Ci vediamo dopo!”
“Ciao
Mike... Sempre i soliti...”
Disse Jessika
scuotendo la testa e
piegando le labbra in un sorriso divertito.
Anche io mi
lasciai andare in una
semi risata, non potevo negare che erano buffi!
“Che
lezioni hai ora Bella?”
Mi chiese col suo
tono timido e
pacato Angela mentre ci alzavamo dalla tavola.
Rovistando nelle
mie tasche tirai
fuori il mio foglietto ormai tutto stropicciato.
“Ehm,
vediamo un po'... Biologia!”
Affermai infine
abbastanza contenta,
era una materia che mi aveva sempre affascinata.
“A noi
invece tocca storia...”
Disse Jess facendo
un'espressione
scocciata.
“A
dopo!” Concluse poi facendomi
un cenno con la mano.
Prima di andare
mentre ci mettevo
qualche minuto di troppo a raccogliere il mio zaino, mi guardai alle
spalle, ma loro
non c'erano
già più. Sospirai e mi incamminai.
L'aula di biologia
era a due passi
dalla sala mensa per cui non feci fatica a trovarla e non appena
entrai in classe i miei occhi si spalancarono dalla sorpresa.
Il ragazzo dai
capelli ramati,
Edward, era li davanti a me, impegnato a far firmare il professore,
ma immediatamente nel momento in cui oltrepassai la soglia vidi i
suoi occhi, fino a qualche secondo prima impegnati, puntare su di me,
occhi ombrati, scuri come la notte.
Io deglutii
meccanicamente
aspettando che lui si allontanasse per prendere il suo posto vicino
alla cattedra.
“Oh
bene, un'altra nuova alunna.
Ecco a lei la mia preziosa firma signorina Swan. Si accomodi pure la
in fondo vicino al signor Cullen.”
Il mio cuore
cominciò a battere
velocemente solo a al pensiero di una vicinanza con lui.
Mi sedetti ansiosa
come non mai, non
sapevo se salutarlo, se rimanere in silenzio, cercavo anche di non
guardarlo, di rimanere voltata, ma i miei occhi ogni tanto sfuggivano
al mio controllo agendo di testa loro, in quelle occhiate l'unica
cosa che riuscii a notare fu che si teneva saldamente una mano sul
naso, come per evitare un cattivo odore e che muoveva ritmicamente la
gamba sotto il tavolo facendolo ballare a sua volta.
Cercando di non
farmi vedere mi
odorai ascelle e capelli che con mio sollievo profumavano!
Non riuscivo a
capire...
Tutta la lezione
fu un totale
disastro, non ascoltai una parola del professore che mi
richiamò più
volte esattamente come ad Edward, solo che lui, al mio contrario,
rispose perfettamente a tute le domande di comprensione della
lezione.
Non appena
suonò la campanella si
diresse veloce fuori dalla classe. Quella fu la goccia che fece
traboccare il vaso. Chi diamine si credeva di essere per comportarsi
in quel modo?
Solo
perché aveva un bell'aspetto
non ne aveva il diritto!
Mi alzai di scatto
e lo seguii a
ruota più innervosita che mai, lo intravidi uscire nel
cortile e
nello stesso istante la campana che indicava l'inizio della quinta
ora suonò, allora mi fermai per un attimo indecisa sul da
farsi, ma
ero troppo fuori controllo inoltre avrei avuto educazione fisica e
qualche minuto di quella lezione potevo anche perderlo.
Mi ritrovai fuori
a cercare con lo
sguardo quell'essere così spregevole per potergliene dire
quattro, e
ad un tratto lo vidi, poggiato ad un muretto con lo sguardo perso nel
vuoto. La determinazione cominciò a svanire nel nulla ma
cercai di
recuperarla, la sua bellezza non poteva incantarmi di nuovo!
A passi svelti e
rabbiosi mi diressi
verso di lui a pugni stretti come per trattenere la mia rabbia, per
non farla 'scappare'.
La sua reazione
non fu però quella
che mi aspettavo, lentamente si sollevò dal suo appoggio e
rivolse i
suoi occhi, che ora mi sembravano leggermente più chiari,
verso di
me, a quello sguardo così sofferente mi fermai senza
avvicinarmi
completamente.
I pugni si
schiusero, ecco la mia
determinazione scivolare via, lasciando al suo posto una luce
ammaliata nei miei occhi.
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
Elrilin! Sono felice che la mia ff ti piaccia e spero ti sia piaciuto
anche questo capitolo!
*Grazie
nanerottola! No, lei non se lo ricorda perché questa Bella
non è
altro che la pronipote della Isabella che lui conosceva...
Chissà
come reagirà lui.. hehe! Spero ti sia piaciuto!
*Grazie
Night Sakura! Anzi Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! Hihihi! Spero ti sia
piaciuto anche questo!
*Grazie
Cullenuzza! Sono felice ti sia piaciuto! E lo so, anche a me sarebbe
piaciuto far rimanere la Bella originaria, ma quando ho scritto la
one shot non immaginavo un seguito per cui tante cose non
coincidevano, spero comunque ti sia piaciuto! P.S: si è
vero, mi
piace interrompere sul più bello.. hehe, ma non lo faccio
per
crudeltà!
*Grazie
kikka_la cantante di edward! Meno male che ti piace anche
così e
spero sarà lo stesso per questo terzo capitolo!
*Grazie
ishizu! Io sono invece felice che tu mi abbia aggiunto nei tuoi
preferiti e nelle tue seguite, è un onore per me, grazie!
Spero ti
possa esser piaciuto anche questo!
*Grazie
CullenDipendent! E già... cose che capitano... uhm..! Hehe!
Grazie
mille, sono felice che la mia ff ti piaccia e spero ti possa piacere
anche questo capitolo!
*Grazie
Axel_Twilight_93! Che bello, sono stra contenta che tu sia contenta
(scusa il gioco di parole!) che io abbia continuato questa ff e spero
ti sia piaciuto anche questo terzo!
Ringrazio
poi tutti voi che leggete e spero continuerete a farlo e farmi
sapere le vostre preziose opinioni e consigli (che mi sarebbero
utili!) Grazie ancora!
Bacioniiiiii!
|
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Capitolo 5 *** Non lo sopporto! ***
Ciao!
Ok,
eccoci arrivati al quarto capitolo, l'ho scritto un po' di fretta, ma
spero comunque che la svolta presa dalla storia posso piacervi, ho
voluto solo cambiare un po'... Fatemi sapere!
Buona
lettura!
4:
Non lo sopporto!
“Hai
bisogno di qualcosa?”
Edward mi guardava
con uno strano
sorrisetto sulle labbra, intanto si era accovacciato a terra e
sfiorava con un dito i fili d'erba stando attento a non strapparli.
Nei suoi occhi c'era tristezza riuscivo a scorgerla chiaramente.
“E-ecco
io...”
Avevo d'improvviso
perso le parole,
non ricordavo nulla di ciò che ero corsa a dirgli, la sua
espressione era riuscita a soggiogarmi completamente, l'unica cosa
che avrei voluto fare in quel momento non era sgridarlo, non era
arrabbiarmi con lui, era andargli vicino, stringerlo forte come fa
una mamma con il suo bambino in lacrime e carezzarlo dolcemente
dicendogli che andava tutto bene. Questi erano i sentimenti che quel
ragazzo del quale conoscevo solo il nome, riusciva a tirarmi fuori
solo con uno sguardo.
Mi arresi, e presa
da questi strani
pensieri feci per andarmene senza dirgli nulla, lasciandolo li solo
con la sua sofferenza.
“Ehm,
scusate .. non disturbo
vero?”
Una ragazza mi si
piazzò
d'improvviso di fronte bloccandomi la strada.
Mi
guardò in principio con aria di
sfida poi il suo sguardo passò a lui.
“Ciao,
il mio nome è Megan, ma tu
puoi chiamarmi Meg o Meggy, come meglio credi.”
Cominciò
a parlare sorpassandomi e
facendosi più vicina a Edward, come se io non esistessi.
In compenso ancora
non le aveva
risposto nulla i suoi occhi erano fissi su di me,
non appena la
ragazza se ne accorse
fece un passo laterale così da coprirgli la visuale e
riprese a
parlare.
“So che
può sembrarti inopportuno
ma ti andrebbe di uscire insieme, io e te?”
I miei occhi si
spalancarono dalla
sorpresa. Che razza di faccia tosta questa tipa! Non solo aveva
interrotto maleducatamente una conversazione, o almeno un inizio,
osava perfino chiedergli di uscire davanti alla sottoscritta, non
calcolandomi minimamente, insomma per quanto ne sapeva io potevo
benissimo essere la sua .. la sua ragazza, no?
Ecco la rabbia
fare ritorno, avrei
voluto girarmi e esigere rispetto da questa Megan o Meg o Meggy o
come cavolo si chiamava, ma non lo feci, senza rivolgergli ulteriori
sguardi e attenzioni a passo svelto me ne andai, sbattendo alle mie
spalle il portone del cortile.
Lui non mi
fermò, probabilmente era
un normalissimo adolescente con i problemi classici che questo
periodo comporta, e io era stata tanto egocentrica da pensare che il
suo atteggiamento fosse dovuto a me. A me, una semplice ragazzina di
città, dalla bellezza comune e dal carattere solitario,
perché mai
uno così, bello impossibile, avrebbe dovuto avere un
interesse,
positivo o negativo che fosse, nei miei confronti?
Alle volte sapevo
essere proprio una
stupida.
In confronto a me
quella tipa era
una modella, alta, snella, capelli color del miele curatissimi,
vestita alla moda...
Al diavolo! Tanti
problemi per uno
del quale sapevo a malapena il nome!
Mi diressi
così verso la palestra
cercando di pensare ad una scusa plausibile per il mio ritardo, per
lo meno un alto positivo in tutta questa situazione c'era, avevano
già iniziato una partita di pallavolo, per cui io avrei
dovuto
attendere la fine per giocare, ma per mia fortuna si
prolungò fino
al suono della campanella e io rimasi tutto il tempo seduta su un
materassino a sbuffare nervosa tra me e me.
“Hei
Bella!”
Mi girai
sentendomi chiamare, vidi
Mike assieme a Jessika sbracciarsi.
Mi raggiunsero di
corsa.
“Come ti
senti?”
Lo guardai
interrogativa, senza
capire.
“Non sei
stata bene prima no? Ora
come stai?”
Mi chiese lui con
tono preoccupato.
Giusto,
dimenticavo la scusa del
ritardo.
“Oh, ma
certo. Ora va meglio,
grazie, ho... ho avuto solo un capo giro, nulla di grave.”
Risposi cercando
di essere più
convincente possibile.
“Ah meno
male.”
Disse Jess
visibilmente sollevata
toccando il braccio a Mike, anch'esso con un sorriso più
sereno in
viso.
“Senti
ti serve un passaggio?”
Mi
domandò poi facendomi vedere le
chiavi del suo suburban.
“Ehm, no
grazie.”
Gli risposi
scuotendo a mia volta
quelle del mio fidato, vecchio pick up.
Si misero a ridere.
“D'accordo
allora a domani!”
Ci salutammo e
mentre mi dirigevo
alla mia auto mi meravigliai nel vedere Mike cingere con un braccio
Jess e tirarla dolcemente a se baciandola sulle labbra.
Ora capivo il
motivo per cui lei era
così tranquilla nei miei confronti, ormai stava
già coltivando
l'amore tanto desiderato e a quanto pareva non temeva niente e
nessuno.
Ero felice per
loro, quel fatto mi
fece finalmente sorridere e nello stesso tempo provare un po' di
gelosia, anche a me sarebbe tanto piaciuto avere accanto una persona
'speciale' che sapesse volermi bene e al quale volere bene...
Sospirai e misi in
moto, in quello
stesso istante vidi Edward che assieme a suoi fratelli stava salendo
sulla volvo argentata.
“Ciao
ciao Ed!”
Una voce
squillante attirò la sua
attenzione facendolo voltare.
'Ancora
lei!”
Sbottai tra me
stringendo forte un
pugno e digrignando i denti nervosa.
Lui
però non andò oltre una
leggera occhiata facendola rimanere chiaramente delusa, invece
rivolse immediatamente il suo sguardo a me. Eravamo lontani, almeno
ad una decina di parcheggi di distanza e io ero già in auto,
ma me
ero certa, stava guardando proprio me, fisso, poi le sue labbra si
schiusero in un sorrisetto enigmatico, dopo di che salii in macchina
e partì.
“Ma che
diamine ha da ridere
quello?!”
Esclamai sbattendo
il pugno sul
clacson facendolo suonare e attirando così l'attenzione di
tutti.
Mi feci
più bassa sul sedile e
senza pensarci due volte feci retro marcia e mi diressi verso casa,
l'unico luogo in cui in quel momento avrei voluto essere!
“Eddi
chi era quella barbye
menosa?”
Chiede Alice
guardando il fratello
accigliata e circospetta.
“Una.”
Si limita a
rispondere lasciando
crogiolare sua sorella nella curiosità.
Lei si gira
imbronciata.
“Sappi
che non è prevista nel tuo
destino.”
Gli rammenta
incrociando le braccia.
“Be,
nemmeno i cambiamenti
improvvisi sono nel tuo.”
Replica rimanendo
impassibile
indossando gli occhiali da sole.
“uff!”
Sbuffa Alice
poggiando la testa
sulla spalla del suo amore sempre pronto a consolarla.
“Ciao!”
Esclama Edward non
appena
oltrepassata la soglia di casa.
“Oh,
ehm.. ciao figliolo!”
Risponde sorpresa
Esme, presa alla
sprovvista da questa suo tono estroverso.
Si dirige subito
su per le scale
mantenendo un sorriso leggero sulle labbra.
Esme guarda
stranita tutti i suoi
figli.
“Ah non
chiedere a me, ti sembrerà
strano ma non so nulla...”
afferma Alice con
un tono di voce
chiaramente scocciato tirando su le braccia in segno di resa.
“Carlisle...
Posso entrare?”
Edward bussa allo
studio di suo
padre aprendo lentamente la porta.
“Certo
Ed, entra pure.”
Risponde poggiando
il libro che
stava leggendo sulla scrivania facendo una leggera piega per tenere
il segno.
“C'è
qualcosa che non va?”
Domanda subito
dopo notando sul viso
del figlio una strana espressione.
Edward si accomoda
sulla poltroncina
proprio di fronte.
“Io...
ho visto Bella.”
Confessa poi senza
indugiare
fissando Carlisle negli occhi.
“Bella?”
Ripete stupito lui.
Edward si limita
ad annuire, ora i
suoi occhi sono fissi sul pavimento.
“Figliolo,
sai meglio di me che
non...”
“Che non
è possibile?”
Lo anticipa
prontamente lui.
“Lo so
bene, non può essere lei,
io non c'ero al momento della sua...”
Si interruppe per
un attimo, il suo
sguardo mostra sofferenza.
“Però
l'ho vista da adulta, o
almeno a vent'anni superati...”
continua poi
evitando però di
pronunciare quella parola.
“Eppure
non può essere una
coincidenza.. Carlisle lei, lei si chiama Isabella Swan!”
Conclude con tono
deciso ma confuso
nello stesso momento.
Il dottore si
appoggia riflessivo
allo schienale portandosi il mento tra l'indice e il pollice.
“Dici
che tra loro c'è...”
“Un
legame di sangue?”
Lo anticipa ancora
una volta.
“Sicuro,
il suo, proprio come
quello della mia Bells, mi attrae in maniera
logorante.
Quel
profumo...
canta per me.”
Si
porta una
mano sul volto come per nascondersi.
“Edward,
è
molto probabile, come hai tu stesso intuito, che questa Isabella sia
una sua parente prossima...”
Affermò
il
dottore poggiando entrambi i gomiti sulla scrivania, facendosi
più
vicino al figlio.
“Cosa
devo
fare papà?”
Chiede
con tono
insicuro, triste...
“Figliolo
caro, la soluzione più ovvia sarebbe anche la più
giusta... Ma sono
certo che sarà il tuo cuore a scegliere per te...”
Disse
Carlisle
guardandolo dritto negli occhi e mostrandogli un sorriso
rassicurante.
“Il
mio
cuore?”
Ripete
Edward
con tono ironico.
“Il
cuore di
un mostro non può certo consigliarmi...”
“Edward...”
Cercò
di
fermarlo il padre.
“Non
preoccuparti, ho capito cosa intendi, conosco la tua idea.
Chissà
forse ci proverò...”
Affermò
alzandosi e dirigendosi fuori facendo un cenno di saluto al dottore.
“Il
tuo cuore
ti consiglia più di quanto tu creda...”
Sussurrò
Carlisle.
Sul
volto di
Edward, apparve un timido sorriso.
“Hei
tesoro!
Come è andata oggi a scuola?”
Mi
domandò
Charlie rientrando dal lavoro.
“Ciao
papà.
E' andata... Bene...”
Gli
risposi con
tono più convincente possibile mentre finivo di servire la
cena.
“Ah
si? Mi fa
piacere! Uhmm, senti che buon odorino!”
Esclamò
mio
padre portandosi una forchettata di lasagne alla bocca.
“Uon
aetito!”
Disse
masticando.
“Buon
appetito anche a te.”
Gli
dissi
scuotendo la testa col sorriso sulle labbra.
“Hai
per caso
conosciuto i Cullen? I figli del nuovo medico... Lui è
davvero una
persona straordinaria!”
Riprese
la
conversazione ingoiando il boccone con un sorso di latte.
A
quella
domanda mi fermai per un istante al pensiero di quell'antipatico, poi
ripresi a mangiare con più foga.
“Solo
di
vista!”
Risposi
infine
nuovamente nervosa.
Charlie
inarcò
un sopracciglio e mi guardò stranito.
“Ho
capito...
Be, senz'altro saranno dei bravissimi ragazzi con un padre del
genere!”
Continuò
sorvolando sul mio strano comportamento .
“Pensa
che
tante persone non gradiscono la loro presenza qui da noi, invece
dovrebbero essere solo onorati che un medico di grande fama e bravura
come il dottor Cullen abbia deciso di venire a lavorare in una
cittadina come questa anzi che in una grande città, dove
avrebbe
guadagnato il doppio se non il triplo!”
Anche
Charlie
si innervosì d'improvviso cominciando a mangiare al mio
stesso modo.
Sembrava
gli
avesse presi in simpatia.
“Chi
sono
queste persone?”
chiesi
incuriosita dalla sua agitazione.
“Bahh..
è
Billy...”
Rispose
scocciato.
“Billy?”
Ripetei
io
accigliandomi.
“Billy
Black,
il mio amico di La Push, colui che ti ha dato il tuo Pick Up... Tu e
suo figlio Jacob giocavate spesso assieme quando eravate
piccoli”
Rispose
per
farmi capire meglio.
“Ohhh,
certo
Billy.. me li ricordo! Come mai non gli piacciono i Cullen?”
Non
ne sapevo
il motivo ma quell'argomento mi interessava, nonostante mi fossi
ripromessa di non pensare più a quell'arrogante...
“Lascia
stare... Stupide superstizioni di secoli fa, non ci pensare
ora!”
Affermò
Charlie mettendosi nel piatto una seconda porzione di lasagne.
“Così
grande
e ancora così credulone..”
Si
limitò a
balbettare poi.
Quella
questione mi incuriosiva, chissà di che superstizione si
trattava?
Una
cosa però
era certa, leggende o no, io con quel tipo non avrei mai avuto a che
fare!
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
Axel_Twilight_93! Ecco a te il nuovo capitolo, in effetti il nostro
Edward un po' confuso è... Spero possa esserti piaciuto!
*Grazie
BluRose89! Sono felice che ti piaccia come l'ho continuata, mi fa
davvero piacere, e spero possa esserti piaciuto anche questo come gli
altri!
*Grazie
tittitrilli89! Sono contenta ti sia piaciuto il precedente e spero
sia stato lo stesso per questo!
*Grazie
Elrilin! Sono felice che questa Bella un po' diversa ti piaccia,
d'altra parte qualcosa di diverso doveva averla dalla sua bisnonna!
Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!
*Grazie
ishizu! Eccoti il quarto capitolo, con la speranza che possa esserti
piaciuto!
*Grazie
CullenDipendent! Ma figurati, anzi grazie per aver trovato il tempo
di recensirmi!
Spero
possa
esserti piaciuto anche questo quarto capitolo!
Ringrazio
poi tutti voi che continuate a leggere la mia ff, e spero
continuerete a seguirla!
Bacioni!
|
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Capitolo 6 *** Strane reazioni ***
5:
Strane reazioni
Un'altra giornata
ha inizio, come
sempre in questa piccola cittadina, il cielo è uggioso, ma
dopo
tutto rispecchia esattamente quello che è oggi il mio umore,
per cui
non mi lamento.
“Allora
vediamo... che metto
oggi?”
Esclamo
spalancando l'anta
dell'armadio mentre mi lascio andare in uno sbadiglio rumoroso.
Tenendo conto del
tempo alla fine
opto per una semplice magliettina di cotone blu con cappuccio e un
paio di pantaloni in lino neri. Scendo di sotto, Charlie ovviamente
è
già uscito, tiro fuori dal frigorifero il latte, prendo
dalla
dispensa i cereali e una tazza dal lavello, dopo di che mi metto
svogliata a mangiare mentre distrattamente penso al giorno
precedente, a quel tipo così tremendamente odioso e al mio
desiderio
di far andare meglio questo secondo giorno.
Certo è
anche tremendamente
affascinante e enigmatico e misterioso...
“Ma a
che diamine mi metto a
pensare?”
esclamo
risollevandomi con la testa
fino a quel momento poggiata ad una mano.
“No! No!
No! Esci dai miei
pensieri, brutto antipatico!”
Continuo alzandomi
di scatto
versando così la scatola dei corn flakes sulla tavola.
“Uffa!
Ecco... è solo colpa sua!”
Borbotto pulendo.
Il mio sguardo va
poi meccanicamente
all'orologio.
“Oh no,
ma è tardissimo!”
Grido vedendo la
lancetta corta
ormai sull'otto e quella lunga quasi sul dodici.
Corro verso la
porta, indosso il mio
giubetto, prendo le chiavi dal mobiletto ed esco veloce chiudendomi
la porta alle spalle.
'Meno male sono
arrivata in
tempo...'
penso tra me
mentre scendo cauta,
stando attenta a non cadere, dal mio pick up.
“Ma
guarda, non pensavo che quei
modelli così antichi potessero ancora circolare...”
Megan mi passa
vicino squadrando
schifata la mia auto e sventolando indifferente le chiavi della sua
Porche Carrera Coupè.
Non mi sforzai
nemmeno di
risponderle, e mi voltai sbuffando dall'altra parte, udendo una
risatina divertita da parte sua.
Chissà
perché poi ce l'aveva con
me, nemmeno la conoscevo, se voleva quel Edward poteva anche
prenderselo, che mi importava!
In quello stesso
istante al mio
fianco, a pochi passi da me, eccoli, i Cullen al completo.
Non potevo,
cioè non riuscivo a
rimanere indifferente di fronte a tale bellezza, tale eleganza
sfoggiata in maniera così semplice, e non come quella figlia
di
papà...
I miei occhi
istintivamente vanno
alla sua ricerca, ed eccolo, serio e impassibile, coi capelli
leggermente bagnati da alcune gocce che avevano cominciato a cadere e
che li donavano un'aria ancora più straordinaria.
Anche lui si
voltò verso di me, per
un secondo mi parve di vedere i suoi occhi spalancarsi di sorpresa,
ma dopo un solo movimento di palpebre tutto era tornato come prima.
Scossi la testa
come per riprendermi
e in quell'istante suonò la campanella, corsi per non
arrivare in
ritardo.
“Hei
hei! Rischi di cadere se
corri così!”
Esclama Mike di
fronte al suo
armadietto vedendomi arrivare correndo.
“Non
preoccuparti, il professore
di inglese arriva sempre cinque minuti dopo, per cui...”
si interruppe
guardandosi l'orologio
al polso.
“Abbiamo
ancora ben tre minuti!”
concluse poi tutto
sorridente.
Spontaneamente
sorrisi anche io,
mentre cercavo di recuperare un respiro decente.
“Jessika?”
domando poi non
vedendola
stranamente vicina a lui.
“Oh oggi
è rimasta a casa, già
ieri sera non si sentiva bene ...”
mi rispose con
tono dispiaciuto.
“Infatti
oggi farò un eccezione e
per lei starò attento a tutte le lezioni per prendere
appunti!”
Esclamò
infine cercando di farsi
coraggio.
“Da
quanto state insieme?”
chiesi
istintivamente incuriosita.
“Be,
ormai è quasi un anno!”
rispose Mike fiero
e felice.
“Cavoli,
complimenti!”
esclamai allora
io. Un anno insieme
ad una persona... io al massimo avevo raggiunto un mese...
Sbuffai
demoralizzata.
“Che ti
succede?”
Mi chiese Mike
sentendomi.
“Nulla ,
nulla!”
Dissi io con tono
più convincente
possibile.
Le prime tre ore
passarono in
fretta, Mike si impegnò davvero nel seguire le lezioni,
anche se
ogni tanto lo vedevo distrarsi giocherellando con la matita,
recuperando però subito l'attenzione.
“Hei
Bella, ci vediamo in sala
mensa, vado un attimo a chiamare Jess!”
Esclamò
Mike salutandomi con la
mano.
Io ricambiai e mi
diressi a pranzo.
Non appena entrata
la mia attenzione
ricadde su un tavolo verso il fondo e sgranai gli occhi allibita.
Megan, la
smorfiosa, era seduta sola
con Edward e chiacchieravano socievolmente.
Non sapevo cosa
fosse, ma fui invasa
da una strana sensazione, rabbia sicuramente mista però a
qualcos'altro...
Senza pensarci a
passi svelti mi
sedetti al primo tavolo libero disponibile, dimenticando anche di
prendere il vassoio e da mangiare. Sbattei lo zaino vicino la sedia e
mi accomodai rumorosamente, attirando l'attenzione della maggior
parte dei presenti.
“Ehm..
ciao Bella.. Va-va tutto
bene?”
Alzai lo sguardo
ancora accigliato,
era Angela visibilmente preoccupata ma intimorita nello stesso tempo.
Cercai di calmarmi
e di risponderle
cauta, dopo tutto lei non centrava nulla.
“Si, si,
va tutto bene...”
Dissi solamente.
Avrei voluto
inventarmi qualche scusa ma non mi venne in mente nulla di credibile.
“Ok,
allora.”
Rispose lei
sedendosi al mio fianco
stranita.
Di sottecchi mi
guardai alle spalle.
Erano ancora la, lei con il suo sorrisino irritante sulle labbra e
lui...be lui non la degnava di uno sguardo e nemmeno di un sorriso
veramente, almeno da quanto riuscivo a vedere io da quella posizione.
“Bella?
Mi hai sentito?”
mi
domandò Angela svegliandomi dal
mio 'ipnosi'.
Mi girai di scatto
verso di lei
confusa in volto.
“Oh,
scusa... dicevi?”
“Sei
sicura di sentirti bene?”
Mi richiese
mangiando un po' della
sua insalata inarcando un sopracciglio.
“Ehm,
ecco... no, in verità ora
che ci penso ho un po' di mal di testa, forse è meglio che
vada a
prendere una boccata d'aria.”
Esclamai alzandomi
e recuperando lo
zaino da terra.
“Forse
stai covando l'influenza, è
periodo..”
mi disse Angela
con tono premuroso.
“Già,
chissà.. Be, ci vediamo
dopo..”
Le risposi
andandomene e salutandola con un cenno di mano, che lei
ricambiò.
Non appena fuori
tirai un respiro
profondo. A pochi metri da me vidi un albero in mezzo al prato e
decisi di mettermi li per calmarmi un po' e capire che diamine mi
stava accadendo.
Mi sedetti e
poggiai la schiena
contro il tronco, che per quanto duro mi risultava molto più
comodo
di una sedia.
Rimasi li
così, impalata con gli
occhi chiusi, mentre il vento leggero mi carezzava il viso e mi
scompigliava i capelli.
“Hei..
hei … Bella
addormentata...”
D'improvviso
sentii una voce, come
in lontananza, che mio malgrado mi costrinse a riaprire gli occhi.
Lentamente e con
fatica sollevai le
palpebre che sentivo pesanti e davanti a me vidi una figura sfocata.
Mi strofinai il
viso e
istintivamente sbadigliai.
“Ben
svegliata.”
continuò
quella voce, incantevole e
melodiosa.
Riguardai quella
che fino a pochi
secondi prima mi sembrava un ombra senza volto.
“Aahhh!
Tu??”
sbottai non appena
mi resi conto a
chi apparteneva.
Edward era li,
accovacciato a pochi
passi da me e mi fissava intensamente.
“Che
– che ci fai tu
qui?!”
ero
come
sconvolta, cercavo di indietreggiare ma il tronco alle mie spalle
ovviamente me lo impediva.
“Ma
che
ringraziamenti eleganti...”
commentò
lui
soltanto sedendosi completamente in maniera comoda, i suoi occhi per
un millesimo di secondo si spostarono da me al terreno per poi
tornare rapidi sul mio viso.
“Ri-ringraziarti??
E di cosa scusa??”
Mi
sentivo
confusa, che voleva da me? Che ci faceva li??
“Be
di averti
svegliata ovviamente, ti sei già persa biologia e ti stai
perdendo
anche l'altra lezione ora.”
Mi
rispose lui
strappando un filo d'erba per poi lasciarlo volare trasportato dal
vento.
Non
potevo
farci nulla, per quanto quel tipo poteva risultarmi così
antipatico
e presuntuoso, non riuscivo a non trovarlo affascinante in tutti i
suoi lati, in tutti i suoi gesti, anche quelli più
insignificanti,
come quello appena compiuto, fatti da lui risultavano speciali.
D'un
tratto mi
resi conto di ciò che aveva detto...
“Che
cosa ?!”
Non
potevo credere di essermi addormentata in quel modo stupido, di certo
mi stava prendendo in giro.
“Stai
mentendo!”
lo
accusai più
speranzosa che convinta.
“Ah
davvero?”
mi
rispose lui
inarcando un sopracciglio.
“Allora
guarda un po'...”
continuò
poi
mostrandomi il suo polso e mettendo in mostra il suo magnifico rolex.
Lo
osservai
come richiesto, per un attimo mi strofinai gli occhi, come se le cose
potessero cambiare.
“Non
è
possibile!!”
Esclamai
incredula poi, buttandomi verso di lui e prendendo tra le mani il suo
braccio d'istinto per vedere meglio, notando all'istante quanto la
sua pelle fosse gelida, poi accadde tutto velocemente. Con
agilità e
rapidità Edward lo sottrasse dalla mia presa e si
allontanò
rialzandosi in piedi, facendo perdere l'equilibrio a me e di
conseguenza facendomi cadere.
D'istinto
per
non sbattere la faccia portai le mani in avanti sbucciandomele
entrambe.
“Scusa...
devo andare.”
disse
con
sguardo fisso verso il terreno per poi andarsene svelto, lasciandomi
li perplessa e dolorante.
Non
riuscivo a capire che cosa gli era preso, perché avesse
avuto quella
reazione. Sentii un bruciore e mi guardai le ferite, sanguinavano.
“Meglio
andare in infermeria.”
Eccoci
arrivati al quinto capitolo, spero tanto vi possa esser piaciuto, vi
chiedo scusa se non è molto lungo, ma il tempo in questi
giorni è
tiranno! Fatemi sapere!
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
BluRose89! Ecco a te il quinto, spero ti sia piaciuto! Comunque
anche io non sarei stata zitta, ma prima o poi esploderà...
Grazie
ancora!
*Grazie
lory_lost_in_her_dreams! Che gentile quanti complimenti, arrossisco
non me li merito, ma sono stra felice che la mia ff ti piaccia e
spero sia stato lo stesso per questo capitolo! Comunque esatto lei
è
la pronipote ed è vero .. Megan è più
che odiosa!
*Grazie
Elrilin! Sono contenta e spero ti sia piaciuto anche questo!!
*Grazie
Axel_Twilight_93! Caspita sono riuscita nel mio intento allora con
questa megan, è davvero odiata, meglio così!
Hehe! Grazie per il
complimento e spero ti sia piaciuto anche questo quinto!
*Grazie
gerby88! Non preoccuparti sono felice che comunque ti siano piaciuti
e spero sia stao lo stesso per questo nuovo! Grazie ancora!
*Grazie
ishizu! Ecco a te anche il quinto! Spero ti sia piaciuto come gli
altri!
*Grazie
tittitrilli89! Allora per il momento a dire il vero tra Bella e Jake
non c'è nessun rapporto particolare solamente un'amicizia
iniziata
durante l'infanzia ma ancora non si sono rincontrati, più
avanti
però accadrà sicuramente, credo... hihihi! Grazie
ancora e spero
possa esserti piaciuto anche questo!
Ringrazio
poi ovviamente tutti voi che leggete, spero davvero continuerete a
farlo!
Bacioni!
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Capitolo 7 *** Quello stesso giorno... (Edward) ***
Ciao
a
tutti! Ecco a voi il sesto capitolo! Allora come qualcuna di voi ha
intuito alla grande, si tratta dello stesso giorno vissuto
però da
Edward, quindi saprete i suoi pensieri, il perché delle sue
reazioni
e anche il motivo per cui era seduto al tavolo con Megan...
Che
dire di
altro... spero possa piacervi!
Buona
lettura!
6:
Quello stesso giorno... (Edward)
“Hei
Edward!
Andiamo!”
Esclama
Emmett
già pronto ad uscire sulla soglia di casa. Accanto a lui,
immancabile, la sua Rose, con quel suo viso fiero e stupendo.
“Ma
dove si è
cacciato? In questa scuola i professori la menano per i ritardi...
pensate che ieri mi hanno messo una nota per quaranta minuti di
ritardo alla terza ora, secondo loro ingiustificati... ba, come sono
rigidi...”
continua
lui
guadagnandosi occhiatacce da parte di tutti i presenti.
“Come
se
potessimo arrivare in ritardo...”
Replica
Jasper
con fare ovvio.
“Vado
io a
vedere come mai non scende.”
Afferma
Carlisle, anch'esso già pronto per andare al lavoro.
“Figliolo?
Posso entrare?”
chiede
bussando
leggermente alla porta della camera. Era strano per lui fare tale
gesto in quanto di solito veniva sempre preceduto.
Lentamente
si
apre e dietro compare Edward tranquillo, sereno, non certo quello che
il dottore si aspettava.
“Si,
va tutto
bene.”
Rispondo
io
alla sua domanda ancora non fatta portandomi lo zaino dietro le
spalle.
“Sai
Carlisle, non so esattamente il motivo ma... mi sento felice... un
po'.”
Dico
mostrando
un timido sorriso guardandolo, dopo di che mi dirigo verso le scale
per raggiungere i miei fratelli impazienti, lasciandolo in preda a
pensieri confusi.
Non
sapevo
esattamente cosa fosse, mi trovavo in una strana situazione,
situazione che mi causava una confusione che da parecchio tempo ormai
non provavo più. Ma nello stesso momento l'aver visto quella
ragazza, mi aveva come riempito un vuoto, un vuoto che piano piano mi
aveva mangiato dentro facendomi indossare per anni e anni una
maschera che non mi apparteneva e ora sentivo che finalmente stava
per cadere.
“Hei
Eddi...”
Esclama
Alice
affiancandomi una volta scesi dalla macchina, arrivati davanti a
scuola.
“Mi
piace!”
mi
sussurra poi
con un sorriso radioso.
“In
verità
non vedo ancora gran che... tra tutti e due non so chi è
più
indeciso...”
continua
con
tono un po' scocciato e alzando gli occhi al cielo.
“Ma
ciò che
so è che mi piace!”
Conclude
poi
facendomi l'occhiolino e raggiungendo col suo fare aggraziato Jasper.
Non
riesco a
trattenere una risatina soffocata, inutile arrabbiarsi, esattamente
come me per lei era impossibile non farsi gli affari altrui.
Chiudo
la
macchina e mi avviò verso l'entrata quando in lontananza la
vedo. E'
di fianco al suo Pick Up e parla con quella tipa ossigenata che il
giorno prima mi aveva rivolto la parola, non ricordavo minimamente il
suo nome, non era importante.
Continuo
a
camminare e non appena le passo accanto i miei occhi non possono
fare a meno di andare alla ricerca dei suoi, ed eccoli. Non
riuscì a
non stupirmi nel vederli, nel vedere lei, così familiare,
così
meravigliosa bagnata da quelle leggere gocce che avevano cominciato a
cadere, come se fosse l'unica barriera a dividerci.
Cerco
subito di
recuperare la mia maschera seria ed impassibile non era ancora giunta
l'ora di rivelarmi, c'erano ancora troppe cose che dovevo capire.
Intravedo
quella tipa che accenna un saluto ma mi volto impedendoglielo, non
era certo il suo saluto che volevo...
Ecco
il suono
della campana, uno spostamento d'aria veloce, il suo odore mi invade
il respiro, corre verso l'entrata.
'Come
vorrei
conoscere i suoi pensieri...”
“Eddi...”
Alice
mi guarda
stranita ed interrogativa.
“Nulla
sorellina tranquilla.”
Le
rispondo
scompigliandole i capelli.
“Aaahhh!
I
miei capelli!”
Replica
lei
risistemandoseli senza fatica.
Le
prima tre
ore durarono un'eternità, tutte lezioni già fatte
e rifatte,
finalmente la pausa pranzo, posso vederla.
Mi
avvio verso
la mensa dove i miei fratelli già mi attendono come di
consueto, ma
non appena oltrepassata la soglia vengo fermato da una tipa che mi si
para davanti.
'O
no, ancora
questa...”
penso
tra me
non poco irritato, odiavo la gente insistente ed appicicaticcia.
“Ciao
Ed!”
esclama
in tono
confidenziale, spostandosi dietro le spalle una ciocca di capelli con
fare malizioso.
“Avrei
bisogno di parlarti di una cosa di estrema importanza, potresti
sederti un minuto con me?”
mi
chiede poi
mantenendo lo stesso tono e mostrandomi un sorrisetto convincente.
Al
momento non
sapevo che rispondere, cercavo di leggere di cosa volesse parlare ma
l'unica cosa che riuscivo a percepire erano i suoi pensieri
riguardanti la mia bellezza. Seguendo l'istinto le avrei risposto di
no e me ne sarei andato, ma aveva parlato di 'una cosa di estrema
importanza'...
Mi
insospettì
.
“D'accordo.”
Le
risposi
solamente.
“Benissimo!
Vieni andiamo a sederci la!”
Esclamò
soddisfatta indicandomi un tavolo sul fondo dell'aula.
Mentre
camminavamo tutti si giravano verso di noi con fare stupito, molti
pensavano a quanto stessimo bene assieme, altre impazzivano
dall'invidia nei suoi confronti, ma l'odio che provavano era
più che
leggibile anche solo attraverso i loro occhi infiammati.
Ci
accomodammo.
“Tu
non hai
preso nulla da mangiare?”
Mi
domandò
vedendomi senza vassoio.
Scossi
la
testa.
“Nemmeno
tu
vedo.”
Le
dissi poi
giusto per non risultare troppo maleducato, almeno fino a che non mi
avesse parlato di quella questione tanto urgente.
“Ma
certo..
ecco qui il mio pranzo.”
Mi
mostrò una
barretta dietetica che tirò fuori dalla sua cartella color
rosa
sciocking insieme ad un succo di frutta.
Alzai
gli occhi
al cielo e per un istante mi voltai verso il tavolo dei miei
fratelli, mi guardavano tutti allibiti ad eccezione di Alice, lei
sapeva già di cosa volesse parlarmi e compresi che non si
trattava
di una cosa importante, anzi...
Allora
cercai
di tagliare corto per andarmene al più presto da li.
“Dimmi
pure.
Di cosa volevi parlarmi?”
“O
giusto!”
mi
rispose lei
ingoiando il boccone che aveva in bocca.
“Vedi
caro
Edward, tra un paio di mesi ci sarà il ballo di fine anno,
non so se
tu sai che in questa scuola per questo grande evento vengono
selezionati due rappresentanti, un maschio ed una femmina, che si
occupano della gestione e della sua organizzazione. Ovviamente la
ragazza sono io, è così da tre anni, sai
com'è, essere popolari ha
le sue conseguenze... Per i ragazzi invece ho da fare sempre una
sfiancante ricerca, me ne serve uno bello, dalla popolarità
per lo
meno simile alla mia e... be ancora bello, proprio per questo ho
pensato a te...”
Avevo
smesso di
ascoltare ciò che aveva da dirmi non appena aveva definito
un ballo
un 'grande evento'... In quel momento alle sue spalle eccola apparire
sulla soglia della sala mensa.
Sola,
con un
viso un po' demoralizzato, per un istante i suoi occhi incrociano i
miei, per poi dimostrarsi stupiti da ciò che vedevano. La
guardai,
stando attento a non farmi notare, avviarsi a passi svelti e decisi
verso un tavolo ancora vuoto e sedercisi rumorosamente attirando
l'attenzione di molti.
Istintivamente
sulle mie labbra comparve un leggero sorriso che cercai di celare
alla ragazza di fronte a me, ancora intenta a parlare.
Dopo
qualche
minuto la vidi guardarci nuovamente di sottecchi per rigirarsi svelta
come infastidita.
“Allora?
Che
mi dici?”
Mi
chiese la
tipa ossigenata in attesa di una risposta facendomi deviare lo
sguardo.
“Mi
dispiace
ma... non è una cosa che fa per me. Non amo particolarmente
questi '
grandi eventi.'
Ma
sono certo
che troverai qualcun altro.”
Feci
per
alzarmi, non ce la facevo più, tutto in me esprimeva il
desiderio di
avvicinarmi a Bella, di parlarle, così mi decisi a farlo, ma
non
appena voltai lo sguardo verso il posto dove lei era fino a poco
prima seduta, dovetti rinunciare non vedendola più.
Guardai
meglio
attorno, ma nulla.
'Eddi,
è
uscita.'
sentii
i
pensieri di mia sorella Alice che mi guardava sorridendo.
Senza
salutare
mi diressi allora verso l'uscita sentendo prima di sfuggita i
pensieri della ragazza bionda.
'Come
osa
lasciarmi sola in questo modo? A me?'
Istintivamente
le mie labbra si piegarono in un sorriso, soddisfatte. Una volta
fuori la cercai, ma non la vidi, poi notai la porta del cortile
socchiusa e il suo profumo inconfondibile chiamarmi.
Ed
eccola,
bella come non mai, seduta con la schiena poggiata contro ad un
albero, i suoi occhi socchiusi, quasi dormienti, i suoi capelli mossi
dalla leggera brezza che le frustava dolcemente il viso leggermente
arrossato.
Aspettai
qualche minuto prima di avvicinarmi a lei, poi la campanella
suonò,
sarei dovuto andare in classe ma non lo feci, a passi felpati mi
portai al suo fianco, sapendo che anche camminando normalmente non mi
avrebbe sentito, ma il suo sonno mi sembrava così delicato
che mi
venne spontaneo.
Per
un'ora
intera rimasi ad osservarla. Il suo respiro lento, le sue palpebre
tremanti ad ogni minimo rumore, il suo corpo inerme e indifeso.
Tutto
di lei mi
ricordava la mia Bella.
Meccanicamente
allungai una mano verso una sua candida guancia e in quello stesso
secondo la campanella, che segnava la fine della quinta ora,
suonò.
'Forse
è
meglio svegliarla...'
“Hei..
hei...
Bella addormentata...”
Lentamente
riaprì gli occhi, mi osservò confusa per qualche
secondo per poi
strofinarseli con la mano sbadigliando rumorosamente.
“Ben
svegliata.”
In
quel momento
credo realizzò chi fossi.
“Aahhh!
Tu??”
Sbottò
d'improvviso vedendomi.
Io
ero
accovacciato a pochi passi da lei e la fissavo intensamente.
“Che
– che
ci fai tu qui?!”
Continuò
come
sconvolta cercando di indietreggiare, cosa che le era impedito
dall'albero.
“Ma
che
ringraziamenti eleganti...”
Le
risposi io
sedendomi a terra completamente, spostando per un millesimo di
secondo i miei occhi che poi ritornarono immediatamente su di lei.
“Ri-ringraziarti??
E di cosa scusa??”
Sembrava
confusa.
“Be
di averti
svegliata ovviamente, ti sei già persa biologia e ti stai
perdendo
anche l'altra lezione ora.”
Le
risposi
strappando un filo d'erba per poi lasciarlo volare trasportato dal
vento.
Per
qualche
istante rimase a fissarmi, avrei pagato oro per sapere a che diamine
pensava, era logorante per me non riuscire a leggerla...
“Che
cosa ?!”
Esclamò
poi
con tono incredulo.
“Stai
mentendo!”
Mi
accusò più
speranzosa che convinta però.
“Ah
davvero?”
Le
risposi io
inarcando un sopracciglio.
“Allora
guarda un po'...”
continuai
poi
mostrandole il mio polso sul quale si trovava un rolex regalatomi da
Alice.
Osservò
stranita il mio orologio, per poi strofinarsi gli occhi, come se
l'ora avesse potuto cambiare.
“Non
è
possibile!!”
Esclamò
incredula per poi buttarsi inaspettatamente verso di me cingendomi il
braccio.
Rapidamente
mi
spostai sottraendomi alla sua presa, alzandomi subito in piedi.
Così
facendo
le feci perdere l'equilibrio, facendola cadere di conseguenza.
Fortunatamente
si portò le mani in avanti per non sbattere la faccia, feci
per
avvicinarmi e scusarmi, con l'intenzione di aiutarla a rialzarsi, ma
nello stesso momento sollevò le mani, entrambe sbucciate,
entrambe
sanguinanti.
L'odore
del suo
sangue mi invase completamente, istintivamente mi obbligai ad
indietreggiare per paura di commettere qualche sciocchezza, per
timore di non sapermi controllare.
“Scusa...
devo andare.”
dissi
allora
tenendo lo sguardo fisso a terra per poi andarmene svelto,
lasciandola, con mio grande rammarico, li perplessa e dolorante.
Ancora
una
volta la mia dannata natura aveva avuto la meglio su di me, ancora
una volta il mostro mi aveva sovrastato.
Mi
diressi
subito verso la mia macchina chiudendomici dentro.
“Dannazione!”
Esclamai
dando
un pugno al volante infervorato.
Avevo
assoluto
bisogno di calmarmi così accessi la radio e misi su una
delle poche
musiche che riusciva in questo intento, Claire De Lune, poi mi
abbassai sul sedile facendo giungere quella melodia soave dritto al
mio cuore, che forse realmente mi stava guidando verso la strada
giusta, io dovevo solo limitarmi a seguirla.
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
ishizu! Come hai potuto leggere non è perché
è antipatico (o
meglio forse un po', hihihi)
Comunque
spero possa esserti piaciuto questo capitolo!
*Grazie
Axel_Twilight_93! In effetti non si può non trovarlo bello,
bello e
affascinante.. hehe!
Sono
felice
che il precedente capitolo ti sia piaciuto e spero sia stato lo
stesso per questo!
*Grazie
lory_lost_in_her_dreams! Sono felice che la mia storia ti piaccia, e
spero sia stato lo stesso per questo capitolo!
*Grazie
free09! Eccoti la risposta, come hai potuto leggere di quella al
nostro Ed non gliene frega nulla.. le sta bene hehe! Grazie mille per
il complimento, in verità non credo di scrivere molto bene
ma faccio
del mio meglio l'importante per me è trasmettere almeno
qualcosina
..
Grazie
ancora, spero ti sia piaciuto anche questo!
*Grazie
tittitrilli89! Che dirti... hai proprio indovinato, complimenti! La
mia intenzione era proprio quella di riscrivere il capitolo dal punto
di vista del nostro Ed per farvi capire meglio ciò che
provava lui,
i suoi pensieri.. spero di esserci riuscita e spero ti sia piaciuto!
*Grazie
BluRose89! Non sei l'unica a non sopportarla, a me viene il nervoso e
lo scrivo io.. hihi!
Comunque
il
nostro Edward si sentiva in colpa come hai potuto leggere, do averla
lasciata la, povero... Spero ti sia piaciuto!
Grazie
mille poi a tutti voi che continuate a seguirmi, spero continuerete a
farlo!
Alla
prossima!
Bacioni!
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Capitolo 8 *** Odio? No. Amore! ***
7:
Odio? No. Amore!
Uscii
dall'infermeria medicata e con due grossi cerotti sui palmi, ormai
mancavano quindici minuti alla fine delle lezioni per cui decisi che
non valesse la pena raggiungere la palestra, questa volta la
professoressa non mi avrebbe presa sul serio, le avrei fatto le mie
scuse l'indomani.
Mi
diressi verso l'uscita con l'intenzione di accomodarmi nel mio fidato
Pick Up e ascoltarmi un po' di musica, così da rilassarmi
per quanto
possibile.
Tirai
fuori le chiavi dalla tasca in basso dello zaino e mi diressi verso
l'auto, mentre camminavo notai parcheggiata a poca distanza dalla
mia, la volvo argentata dei Cullen, mi impalai per un momento a
fissarla per poi sbuffare scuotendo la testa. Feci per riportare il
mio sguardo sulla portiera quando vidi al suo interno qualcosa
muoversi, osservando meglio notai che erano dei capelli, capelli
color bronzo.
Stupita
mi lasciai cadere le chiavi di mano, immediatamente mi abbassai per
raccoglierle e quando mi rialzai i suoi occhi erano fissi su di me.
Possibile
avesse udito il rumore?
Mi
schiarì la gola e facendo finta di nulla salii in macchina
indecisa
sul da farsi, mettere in moto o aspettare i dieci minuti che
restavano?
Alla
fine decisi per la prima opzione, mi sentivo tesa e avevo bisogno di
andarmene a casa a riposare, prima di partire però decisi di
dare
un'ultima occhiata a lui, ma non appena girai la testa mi spaventai
vedendolo li, ancora una volta a pochi passi da me.
Con
un gesto mi chiese di abbassare il finestrino e intanto fece un passo
avanti senza però avvicinarsi troppo.
Feci
come mi era stato chiesto se pur con un po' di indecisione.
“Come
ti senti?”
Mi
chiese immediatamente con tono freddo ma nel quale si udiva
chiaramente preoccupazione.
Deglutì
prima di rispondere, in verità mi sentivo un po' confusa
e...
stranita.
“M-
mi chiedi come sto?”
Gli
risposi con un'altra domanda guardandolo accigliata.
“Be...
si.”
disse
semplicemente lui come fosse la cosa più ovvia del mondo.
Io
scossi leggermente la testa.
“Ehm...
sto.. bene grazie. Cioè non grazie a te ma...
bene.”
affermai
con tono ironico e un po' acido nello stesso tempo.
In
verità mi aspettavo le sue scuse visto che era a causa della
sua
improvvisa e immotivata reazione che ero caduta a terra, certo non
era una cosa che mi accadeva di rado ma questa volta non era certo
stata per la mia goffaggine!
Feci
per mettere in moto ma fui immediatamente fermata dalle sue parole.
“Ti
chiedo di perdonarmi per poco fa, non avrei dovuto lasciarti li da
sola.”
affermò
con tono colpevole fissandomi negli occhi, mi accorsi solo in quel
momento dello strano colore di questi, erano come ombrati, facevano
un gioco di chiaro scuro... forse vedevo male...
Ecco
comunque tutta la mia rabbia scivolare via come se non mi avesse mai
nemmeno sfiorata.
Il
suo sguardo, così intenso e sincero mi fece capitolare in
meno di un
secondo, meccanicamente sentii il viso imporporarsi, e mi voltai
verso il volante sperando di non fargliene accorgere.
“N-non
importa, cosa vuoi che siano due cerottini alle mani...”
dissi
alzando le spalle.
“Sono
abituata a cose peggiori.”
conclusi
poi senza mai guardarlo nonostante la tentazione fosse enorme.
Il
mio tono si era ora fatto più dolce e tenue, non c'era
più ironia.
Non
sentendo risposta con la coda dell'occhio cercai di vedere se era
ancora li, non sentivo il minimo rumore, neppure un minimo respiro e
ciò mi insospettì, ma lui era la, immobile.
Mi
voltai allora completamente mostrandogli un timido sorriso, anche le
sue labbra seguirono le mie. Rimanemmo così, persi l'uno
nello
sguardo dell'altra per qualche secondo che sembrarono durare
un'eternità, neanche se mi fossi obbligata, nemmeno con una
pistola
puntata alla testa avrei distolto i miei occhi dai suoi.
“Il
mio nome è Edward Cullen. Non mi sono ancora
presentato.”
In
quel momento notai che si era fatto più vicino.
“Isabella
Swan.”
Mi
presentai di risposta un po' imbarazzata, in quei casi di solito ci
si stringeva la mano, ma lui non me l'aveva offerta per cui evitai
anche io.
Certo
averlo così vicino mi causava un batti cuore assurdo,
sentivo
perfino la pelle d'oca, non avevo mai provato nulla di simile, era
tutto così ... assurdo.
In
quell'istante suonò la campanella e la confusione si diffuse
all'esterno, urla, schiamazzi, saluti... atmosfera completamente
rovinata insomma, ed ecco spuntare a poca distanza da noi anche i
suoi fratelli.
“Devo
andare.”
Mi
disse lui subito, senza aver bisogno di vederli, come se già
lo
sapesse...
“Ehm,
certo... Ciao..”
dissi
mostrando nuovamente un leggero sorrisetto.
“Ciao
Bella.”
Dei
brividi mi percorsero la schiena sentendolo pronunciare il mio nome,
avrei pagato per farglielo ripetere mille e mille volte ancora.
Si
unì agli altri che in quel preciso istante ci stavano
passando a
fianco, una di loro, una ragazza bionda, stupenda, mi guardò
con
sospetto quasi fulminandomi, istintivamente mi voltai non riuscendo a
reggere il suo sguardo, misi in moto e partii.
Sovrappensiero
arrivai davanti casa, il cuore mi batteva ancora forte non riuscivo
proprio a calmarmi, mi sentivo strana.
Non
appena entrata in casa mi posai una mano sul petto: tu-tum tu-tum
tu-tum tu-tum...
Feci
un respiro profondo e mi sedetti sul divano nella speranza di
recuperare un battito decente.
“Che
mi succede? Perché mi sento così?”
Sussurrai
tra me.
“Appena
penso a lui mi sento come se... come se avessi... le farfalle nello
stomaco...”
Mi
interruppi per un istante.
“Oh
no! Non mi starò innamorando di lui?!”
Sobbalzai
d'un tratto rizzandomi in piedi.
“No!
No! No! No!”
Esclamai
scuotendo violentemente la testa tenendomela tra le mani.
Tutti
i 'sintomi' coincidevano, batticuore quando lo vedevo o solo quando
pensavo a lui, quella strana sensazione di agitazione poco prima di
vederlo, la rabbia nel vederlo in compagnia di un'altra,
arrossamento, farfalle nello stomaco, pensarlo di continuo,
desiderare di rivederlo al più presto...
“Non
è possibile...”
Affermai
ributtandomi all'indietro sul divano ormai resa, mi portai le mani
davanti alla faccia come per nascondermi.
“Mi
sono innamorata di un tipo antipatico, presuntuoso... bello
all'inverosimile, gentile, con un sorriso mozza fiato, due occhi
profondi da svenimento... Mi sono innamorata di Edward
Cullen.”
Ammisi
tra me.
“Ecco
il mio primo amore impossibile, completamente fuori dalla mi
portata... finirò per soffrire e basta già lo so!
Devo
scordarmelo!”
Non
volevo più pensare, ne a lui ne a nient'altro che lo
riguardasse,
decisi così di uscire, sicuramente mi sarei distratta.
Di
corsa raggiunsi il mio pick up misi in moto e mi diressi verso Port
Angeles, non avevo pensato nemmeno a darmi una sciacquata alla faccia
ne tanto meno a mangiare dato che avevo saltato a scuola... poco
importava, avrei preso qualcosa fuori se mi fosse venuta fame, cosa
che in quel momento non avevo.
Parcheggiai
in una via poco prima prima del centro, nel frattempo aveva
ricominciato a piovigginare e fui costretta a tirarmi su il cappuccio
della maglia per proteggermi la testa, fortunatamente sembrava non
dover durare molto, il cielo non era ancora così annuvolato,
nonostante non ci fosse un minimo spiraglio di sole.
'Da
queste parti se non erro tempo fa c'era una libreria...'
pensai
tra me scrutando i negozi, certo ne erano passati di anni e le
possibilità che ci fosse ancora erano minime... infatti non
riuscii
a vedere nulla che potesse assomigliarle ad eccezione di uno strano
negozio dal nome The
Leggend.. la
cui
vetrina era piena di strane cianfrusaglie,amuleti, pietre colorate e
altri oggetti assurdi, e un po' inquietanti, da me mai visti...
'Forse
è meglio mettere qualcosa sotto i denti... già ho
saltato il pranzo
e la testa comincia a girarmi seriamente!'
Pensai
distogliendo lo sguardo da esso.
A
pochi passi da me vidi un fast food, buono ed economico... insomma
non mangiavo hamburger ma anche le insalate con il tonno non erano
male.
Non
appena entrata fui scoraggiata dalle lunghe file alle casse, ma il
mio stomaco reclamava per cui rimasi in attesa del mio turno.
Come
deciso optai per l'insalata e un the al limone come bibita, trovare
un tavolo libera era davvero un impresa, mi guardai attorno
più
volte e alla fine se ne liberò uno dove fino ad un secondo
prima era
seduta una coppietta.
“Che
persecuzione...”
Sussurrai
tra me accomodandomi.
'Per
quanto provi a non pensarci mi torna sempre in mente... ma poi
chissà
per quale arcano motivo è venuto a chiedermi scusa, insomma
avrebbe
dovuto pensarci prima... è facile venire dopo!
Certo
è stato estremamente gentile, e poi la sua espressione era
così
dispiaciuta...
Oh
insomma! Basta Bella!!'
Mi
ordinai scuotendo la testa come per fare uscire quei pensieri dalla
mia mente.
“Ciao!
Ti senti bene?”
Una
voce maschile improvvisamente mi riportò alla
realtà, alzai lo
sguardo e in piedi di fronte a me vidi un ragazzo, ad occhio e croce
sulla ventina d'anni, esteticamente abbastanza carino, che mi
mostrava un sorriso ammiccante.
Ingoiai
il boccone che avevo in bocca, poi un po' esitante gli risposi.
“Ehm,
si.. si, ti ringrazio.”
Dissi
solamente sperando se ne andasse.
“Ne
sei sicura? Se vuoi io e i miei amici possiamo farti compagnia... Sei
tutta sola...”
continuò
lui senza perdere quell'espressione maliziosa.
Automaticamente
mi voltai e vidi alla mia sinistra altri tre ragazzi sempre sulla
stessa età, che ridacchiavano divertiti assistendo alla
scena.
“No,
non ce ne bisogno, mi devo incontrare con degli amici...”
Mentii
sperando di riuscirci in maniera convincente, solitamente ero una
vera frana nel dire bugie, i miei occhi e il mio tono di voce mi
tradivano sempre!
“E'
un vero peccato... Be, se dovessi cambiare idea noi saremmo lieti di
averti tra noi...”
Disse
avvicinandosi sempre di più fino a sfiorarmi leggermente il
mento
con un dito.
“Allora
arrivederci...”
Mi
sussurro poi all'orecchio.
Deglutì
aspettando che si allontanasse e quando avvenne tirai un profondo
sospiro di sollievo, intanto lui raggiunse i suoi amici che lo
accolsero con schiamazzi e fischi, lanciandomi occhiate ammiccanti.
Fortunatamente
andarono a sedersi in un tavolo lontano dal mio e fuori dalla mia
vista, così immediatamente mi alzai buttai via la poca
insalata che
mi era rimasta e la bibita ormai vuota, dirigendomi all'uscita il
più
velocemente possibile, se fosse stato uno non mi sarei fatta problemi
a fronteggiarlo, ma erano in quattro.. c'era una maggioranza notevole
ed era meglio non rischiare!
Erano
già le due passate, nonostante tutto non avevo ancora voglia
di
tornare a casa così decisi di entrare in un negozio di cd
musicali
era da molto che non ne compravo uno, non ero nemmeno al corrente
delle ultime novità a dire il vero...
Dopo
di che mi diressi, se pur svogliatamente in un negozio di vestiti e
accessori, giusto per passare il tempo. Notai un paio di scarpe da
ginnastica a poco prezzo, le provai, la misura andava bene, ma non
volevo spendere soldi per quello in quel momento, magari sarei
ripassata tra qualche giorno...
Uscita
da li le campane suonarono indicando quattro rintocchi...
'Cosa?
Già le quattro?'
Pensai
tra me.
'Forse
è meglio tornare a casa...'
Nell'avviarmi
verso la macchina ripassai di fronte a quello strano negozio, mi
fermai ad osservarne meglio la vetrina, non so il motivo ma al
contrario di poco prima mi sentii incuriosita così entrai.
C'era
un ciondolo in alto vicino alla porta ad indicare il mio ingresso che
tintinnò attirando l'attenzione del negoziante.
“Buona
Sera signorina.”
Mi
accolse con un sorriso accogliente se pur minimamente accennato.
Anche
lui come il resto in quel posto era un po'... strano. Una carnagione
olivastra, due occhi a fessura scuri, dei capelli di un nero lucido
lunghi fino ai fianchi tenuti indietro da una sottile fascia ricamata
con perline, il viso segnato da marcate rughe che li davano un'aria
saggia.
“Buona
sera...”
Risposi
tranquilla cominciando a dare un'occhiata in giro. Al contrario di
quanto mi aspettassi non mi venne dietro a chiedermi se avevo
bisogno, rimase fermo al suo posto dietro al bancone ad armeggiare
con le mani, non vedevo cosa stesse facendo ma era molto impegnato.
Arrivai
ad un'intera scaffalatura piena di libri, a giudicare dalla copertina
libri di una certa antichità, abbastanza impolverati e dai
titoli
stravaganti.
'Le
ore della luna piena; Miti Fantastici; Creature
dell'Aldilà.' e
altri di questo tipo. Stavo per voltarmi quando ne vidi uno che
attirò totalmente la mia attenzione:
'Creature
Leggendarie: e se fossero tra noi?'
Esattamente
non ne capii il motivo, ma mi venne istintivo prenderlo tra le mani.
La
copertina era di un nero ormai sbiadito, e la scritta era in rilievo
color argento, dietro essa solo una leggera luna piena.
Cominciai
a sfogliarlo, anche le pagine erano ingiallite, piene di figure
raffiguranti creature mistiche, leggendarie appunto... Lo presi.
Mi
diressi alla cassa, in quel momento notai che l'uomo era impegnato
nell'intagliare delle statuine in legno con una sottile lama
argentata, e con abilità sorprendente.
Interruppe
per un attimo il suo lavoro e prima di passare il prezzo
guardò
sorpreso il libro acquistato per poi rivolgere il suo sguardo a me.
“Spero
tu sia pronta a leggerlo...”
Disse
poi con tono serio e speranzoso nello stesso tempo, dopo di che pagai
me lo mise in un sacchettino e mi salutò.
“Buona
serata.”
“G-grazie,
anche a lei.”
Ricambiai
uscendo notando la sua espressione grave.
Per
un attimo mi spaventai, insomma era solo un libro, mica avrei
risvegliato una mummia...
Almeno
speravo!
“Accidenti
le nuvole si sono intensificate, meglio fare ritorno.”
sussurrai
tra me vedendo il cielo ormai scuro, in giro la gente era
notevolmente diminuita e istintivamente aumentai il passo, impaziente
di raggiungere il mio pick up.
Non
appena arrivata alla via fuori dal centro nel quale avevo
parcheggiato cominciai a sentirmi un po' più rilassata, ma
questa
mia sensazione svanì all'istante non appena vidi chi c'era a
pochi
passi da quello.
Poggiati
alla fiancata della macchina accanto c'erano i quattro ragazzi di
poco prima che mi osservavano da lontano con le labbra piegate in
sorriso, meccanicamente indietreggiai, ma come potevo fare? La mia
auto era la...
Decisi
di farmi coraggio, probabilmente erano tutto fumo e niente arrosto,
dovevo solo arrivare al mio furgoncino aprirlo velocemente e partire
alla velocità della luce.
Cominciai
così a camminare, ma poco prima che potessi raggiungere la
portiera
fui fermata da uno di loro che mi si parò davanti.
“Ciao
bella... sono felice di rivederti.”
esclamò
facendosi più vicino, io feci allora un passo indietro ma
fui
fermata da qualcosa, uno di loro si era messo alle mie spalle
prevenendo una mia fuga.
“Ehm,
scusate devo andare.”
Affermai
cercando di farmi strada, ma un altro mi fermò tirandomi per
un
braccio.
“Ma
no dove vai... possiamo divertirci un po' prima...”
Disse
cominciando ad accarezzarmi il viso, cercai di scansarmi ma la presa
era troppo forte.
Lentamente
mi stavano circondando e il panico cominciò ad impossessarsi
di me,
non sapevo più cosa fare, quando all'improvviso in
lontananza si udì
il rombo di un motore e subito dopo una frenata spaventosa a pochi
passi da noi che fece istintivamente allontanare quei ragazzi da me.
“Hei!
Ma come cazzo guidi??”
Gridò
uno di loro con tono intimidatorio. Non appena si spostò
liberandomi
la visuale anche io guardai quella macchina e subito dovetti
spalancare gli occhi dalla sorpresa.
Davanti
a noi c'era la più bella Volvo argentata che avessi mai
visto.
Ecco
a voi
il settimo capitolo! Allora, che ne pensate? Be, io spero ovviamente
possa esservi piaciuto! Fatemi sapere!
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
BluRose89! Si, si è vero, ha fatto bene a lasciare
così Megan...
hihihi! Comunque sono certa che si farà perdonare...! spero
ti sia
piaciuto!
*Grazie
lory_lost_in_her_dreams! E si poveri tutti e due in effetti... ti
ringrazio molto per i complimenti, mi fai arrossire ^\\\\^ spero ti
sia piaciuto anche questo!
*Grazie
Nessie93! Ma che bello avere una tua recensione anche in questa ff!
Chiedi pure ciò che non hai capito, non essendo stata
programmata
come una ff è molto probabile che non mi sia spiegata bene
in
qualcosa, considerando poi il fatto che improvviso ad ogni capitolo!
Comunque sono felice che ti piaccia e spero sia stato lo stesso per
questo capitolo!
*Grazie
Cullenuzza! Infatti avevi indovinato, povero il nostro Eddi! Grazie
per il complimento e spero tanto ti sia piaciuto anche questo!
*Grazie
tittitrilli89! Come hai letto sicuro il nostro Edward si è
già
fatto perdonare, meno male che c'è lui! Spero possa esserti
piaciuto!
*Grazie
ishizu! Sfigato è dir poco! Ahahah! Spero ti sia piaciuto
anche
questo settimo capitolo!
*Grazie
Axel_Twilight_93! Si in effetti in quanto a dolcezza non si smentisce
mai, ma ancora tutto deve accadere! Spero ti sia piaciuto!
Ringrazio
di cuore poi tutti voi che leggete, spero continuerete a farlo e che
mi esporrete le vostre opinioni!
Bacioni!
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Capitolo 9 *** E se ... ? ***
8:
E se...?
Avevo gli occhi
spalancati dallo
stupore, il cuore aveva cominciato a battere più forte, ma
non per
la paura...
Rapidamente la
portiera dell'auto si
aprì e ne uscì lui, Edward.
Istintivamente il
ragazzo che fino a
quel momento mi aveva trattenuta, mi lasciò facendo un passo
indietro e ne capii il motivo non appena scorsi la sua espressione
illuminata sotto la luce fioca di un lampione che cominciava ad
accendersi.
I suoi occhi
completamente scuri,
come fossero un tutt'uno con la pupilla, fissi sui quattro ragazzi,
i denti lasciati
scoperti dal labbro
superiore ripiegato e leggermente tremante lasciandolo intendere come
un segno di 'attacco'.
“Sali in
macchina!”
Mi
intimò interrompendo il silenzio
che si era venuto a creare facendomi sobbalzare, non me lo feci
ripetere due volte e senza guardare nessuno di quei quattro tipi a
testa bassa mi incamminai verso la volvo, portandomici dentro al
volo. Mi sentivo però doppiamente spaventata anzi che
rilassata, ero
in pensiero per lui, per quanto potesse essere arrabbiato loro erano
in quattro, una netta maggioranza.
“Si
può sapere di che ti impicci?
Pensi di farci paura?!”
esclamò
il ragazzo che mi aveva
trattenuta avvicinandosi a lui ed estraendo dalla tasca un coltellino
per poi portarselo davanti come per difesa e intimidazione.
Non so cosa
successe dopo, Edward mi
dava le spalle e non capii se aveva detto qualcosa o fatto qualche
gesto, fatto sta che sentii il coltello cadere a terra e subito dopo
vidi i quattro aggressori correre via senza voltarsi.
Nel giro di un
secondo Edward era in
macchina, ma i suoi occhi non erano cambiati, avevano mantenuto
l'oscurità, rimase fermo immobile per qualche minuto, con le
mani
poggiate al volante e lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse
cercando di calmarsi, nonostante non riuscissi ad udire nessun tipo
di respiro affannato, anzi il suo petto dava l'impressione di non
muoversi affatto.
Non sapevo se dire
qualcosa o
comunque che cosa, quindi rispettai il suo silenzio cercando a mia
volta di riprendere un respiro normale e provare a bloccare
quell'ondata di domande che già mi stavano invadendo il
cervello.
“Stai
bene?”
Mi chiese
improvvisamente con tono
di voce rauco senza voltarsi.
Deglutì
prima di rispondere un po'
intimorita.
“Ehm,
si.. si sto bene.”
Riuscii a dire a
fatica.
Non feci in tempo
a terminare la
frase che senza che me ne rendessi conto eravamo in strada, nel
frattempo la pioggia aveva cominciato a scendere fitta ricoprendo
completamente tutto il parabrezza impedendomi così di
guardare dove
stavamo andando e facendomi cadere nel panico più totale.
“Edward!
I tergicristalli!”
Esclamai allora
non poco agitata.
“Non ne
ho bisogno.”
Mi rispose
soltanto continuando a
guidare con una mano.
Solo in quel
momento guardando fuori
dal finestrino mi resi conto della velocità alla quale
stavamo
viaggiando, non riuscivo a distinguere nulla. Alberi, marciapiedi,
strade mi sembravano tutte la stessa cosa. Mi voltai allora verso di
lui terrorizzata e istintivamente mi aggrappai al sedile con entrambe
le mani.
“Mi
prudono le mani... Dimmi
qualcosa che possa impedirmi di tornare da quei bastardi...”
Mi disse d'un
tratto facendomi
passare il terrore che fino a un secondo prima mi possedeva.
Mi stava facendo
chiaramente capire
che se non avessi trovato un modo di calmarlo sarebbe tornato
indietro da quei quattro...
Cominciai a
pensare e pensare, ma
quando ti servono si sa, le idee non arrivano mai!
Un rumore forte e
gorgogliante ruppe
quel silenzio riflessivo, parlando al mio posto.
Mi portai
istintivamente una mano
sulla pancia imbarazzata.
“Hai
fame?”
Mi chiese con tono
più rilassato e
un po' divertito, sommerso da una timida risata.
“Ehm..”
Non finii che
ancora una volta fu il
mio stomaco a rispondere per me.
Questa volta si
lasciò andare in
una fragorosa risata, risata che mi fece sussultare il cuore e
arrossire allo stesso tempo.
“Abbiamo
superato da poco una
pizzeria. Ti va una pizza?”
Disse poi
finalmente guardandomi. I
suoi occhi erano fortunatamente tornati chiari, di quel giallo dorato
che tanto mi stupiva.
Mi limitai ad
annuire voltandomi
verso il finestrino incapace di reggere il suo sguardo così
intenso,
mi rigirai però di scatto lasciandomi scappare senza
pensarci una
domanda.
“Ma
scusa.. come hai fatto a
vederla?”
Lo presi allo
sprovvista, lo vidi
chiaramente sorpreso.
“Insomma...
io nemmeno riuscivo a
distinguere un albero da quanto stavamo andando veloce!”
continuai poi
senza lasciar lui il
tempo di rispondere.
“Ho una
buona vista.”
Si
limitò a rispondermi con un
sorrisetto enigmatico sulle labbra.
Io lo guardai con
occhi sgranati,
incredula di quanto potesse essere bello anche quando faceva
l'arrogante.
Intanto si
fermò di fronte a quel
locale, parcheggiando a poca distanza dall'entrata.
Rimasi in
silenzio, non sapevo che
dire, poi prima di entrare mi ricordai una cosa di fondamentale
importanza.
'O cavoli... ho
speso tutti i soldi,
non mi basteranno mai per una pizza!'
urlai dentro di me
bloccandomi sul
posto.
Edward che nel
frattempo stava
aprendo la porta di fermò e mi guardò perplesso.
“Che ti
succede?”
Mi chiese
incuriosito e accigliato.
“Ehm,
ecco vedi io...”
non riuscii a
continuare la frase,
mi vergognavo.
“Su
coraggio, dopo lo spavento che
ti sei presa il minimo che posso fare è offrirti qualcosa da
mettere
sotto i denti, no?”
Rimasi sbalordita
di quelle sue
parole, era come se avesse capito al volo quale fosse la mia
preoccupazione, sorrisi timidamente e mi accinsi ad entrare, mentre
lui molto cortesemente mi teneva aperta la porta.
Non appena dentro
nella pizzeria
piombò il silenzio, interrotto solo da leggeri sussurri e
risatine
composte, gli sguardi di tutti erano rivolti a lui, esattamente come
accadeva a scuola.
“Prego,
posso esservi d'aiuto?”
Una ragazza,
davvero carina, ci si
avvicinò, mostrandoci, o meglio, mostrandogli un sorriso
accogliente.
“Si, la
ringrazio. Vorremmo un
tavolo per due, meglio se appartato.”
rispose Edward in
maniera
impeccabile con tono serio.
“Certamente,
seguim... ehm,
seguitemi..”
si corresse
immediatamente.
Involontariamente
mi lasciai
sfuggire un respiro scocciato che Edward non mancò di
notare,
infatti subito si voltò verso di me con un sorriso sghembo
da
svenimento, provocando in me una tachicardia esagerata e un
arrossamento immediato.
“Ecco,
spero che questo vada
bene.”
Disse la cameriera
accompagnandoci
ad un tavolo per due, sistemato in fondo alla sala vicino ad
finestra.
“Va
benissimo.”
Disse solo lui
ringraziandola con un
cenno della testa.
La vidi arrossire
compiaciuta.
“Allora,
cosa posso portarvi?”
Continuò
rivolta solo a lui
mostrando un sorrisetto ammiccante.
“Bella?”
Edward, con mia
soddisfazione,
rivolse invece i suoi occhi a me, invitandomi con una mano a
scegliere sul menù.
La ragazza lo
porse un po' scocciata
di doversi voltare, lo aprii e cominciai a scrutarlo, in effetti
avevo un po' fame, ma l'imbarazzo totale che provavo in quel momento
mi chiudeva lo stomaco.
“Una..
pizza margherita e una
fanta...”
esclamai infine
con voce flebile.
“Bene. E
a te cosa posso portare?”
Cambiò
immediatamente la sua
traiettoria usando ora una voce più cordiale.
“Per me
nulla grazie.”
Le rispose senza
distogliere il suo
sguardo da me che intanto tenevo il capo chino incapace di reggerlo.
La
sentì sbuffare e allontanarsi
delusa.
“Co-come
mai nulla? Non hai fame?”
Domandai cercando
di togliermi da
quella situazione.
“Già
mangiato.”
Mi rispose
semplicemente continuando
a scrutarmi.
“Capisco.”
dissi cominciando
a giocherellare
con la busta di grissini presente sulla tavola.
“Edward...”
continuai poi
evitando sempre di
guardarlo, così da evitare che potesse farmi passare il
coraggio.
“Come
facevi a sapere dove ero?”
Chiesi poi curiosa.
Per un istante
regnò il
silenzio,dopo di che mi rispose.
“Mi
trovavo da quelle parti per
caso.”
Fu la sua risposta
netta.
Alzai la testa di
scatto, tutto mi
aspettavo ad eccezione di una risposta così banale!
“Ah,
ma... ma certo.. Be, che
fortuna.”
Cercai di
togliermi d'impiccio. In
quel momento la cameriera tornò con al mia pizza che
posò
pesantemente davanti a me rivolgendo ogni sua occhiata a Edward.
“Sicuro
che non posso portarti
proprio nulla caro?”
Richiese con tono
dispiaciuto.
“Sicuro.”
Le disse
deludendola ancora una
volta.
Non riuscii a
trattenere una
risatina che non le sfuggì e in tutta risposta mi rivolse
un'occhiata fulminante. Ma insomma, ben le stava, dopo tutto per
quanto lei ne sapesse potevamo davvero essere una coppia e il suo
comportamento era davvero detestabile!
“Sono
felice di essere arrivato in
tempo però...”
riprese
prendendomi di sorpresa
mentre portavo alla bocca il mio primo boccone.
In confronto alla
mia faccia il sugo
doveva sembrare pallido in quel momento.
“Già!
Che fortuna! Be ma sono
certa che non sarebbe accaduto nulla... sai come sono quei ragazzi,
tutto fumo e niente arrosto!”
Cercai di
minimizzare io ridendo.
“Tu non
puoi sapere quanto fossero
disgustosi i loro pensieri!”
Sbottò
d'improvviso con tono basso
ma rabbioso nello stesso tempo.
Rimasi di sasso e
deglutì
nonostante non avessi ingoiato nulla.
“Tu...
tu si?”
domandai poi
incerta e sbalordita.
Mi
guardò con occhi spalancati come
se si fosse pentito di ciò appena detto.
“Ma- ma
no... certo che no. Solo
che non è difficile immaginarli.”
Esclamò
cercando di recuperare una
tonalità più serena, ma nei suoi occhi l'astio
era chiaro come il
sole.
Per qualche minuto
regnò nuovamente
il silenzio, per me era difficile mangiare, i suoi occhi erano
puntati sul mio viso in maniera insistente, rendendomi così
estremamente complicato ogni minimo boccone, al quale inoltre mi
pulivo la bocca per paura di essermi sporcata.
Fu poi lui a
parlare:
“Dove
sei nata?”
Mi chiese
d'improvviso senza
smettere di scrutarmi.
Ingoiai il pezzo
di mozzarella che
per la sorpresa mi stava andando di traverso, bevvi un sorso di
aranciata e gli risposi:
“Be...
Sono nata qui a Forks, ma
quando avevo pochi mesi i miei genitori si sono separati e io sono
andata a vivere con mia madre a Chicago assieme a mia nonna Elizabeth
fino all'età di sei anni...”
“Elizabeth??”
Mi
domandò Edward interrompendomi
con tono di voce sorpreso.
“Ehm,
già...”
Non sapevo che
altro rispondere, non
capivo il motivo per il quale potesse interessargli il nome di mia
nonna.
Lo vidi
rincomporsi.
“Scusa...
dicevi?”
Mi
invitò a continuare.
“Be
ecco... quando avevo sei anni
appunto mia nonna purtroppo morì... e io sono tornai a
vivere qui
con mio padre Charlie mentre mia madre Renèe cercava casa
altrove.”
Ancora una volta
vidi i suoi occhi
sgranati e sorpresi sempre più ad ogni mia parola.
Stavo per
chiedergli se stava bene
ma mi interruppe di nuovo.
“Sono...
dei bei nomi...”
esclamò
con tono sereno ma con
sguardo accigliato.
“Ah
davvero? Sono tutti nomi
ripetuti!”
Esclamai allora io
prendendo una
delle ultime fette di pizza e morsicandola.
“Ripetuti?
Che intendi?”
Chiese Edward con
strano interesse.
“Ecco,
mia madre si chiama come la
sua bisnonna ad esempio, e da quanto ne so invece il nome Elizabeth
è
stato dato a mia nonna in ricordo di una vecchia amica della mia
bisnonna che per l'appunto si chiamava esattamente come me, Isabella
Swan! Be in verità il cognome è una coincidenza,
il caso ha voluto
che mio padre avesse lo stesso nome e cognome del mio bisnonno,
Charlie Swan! E' incredibile no?”
Finii la mia
confusa spiegazione con
entusiasmo, ma non appena scorsi la sua espressione questo
passò.
Era come sconvolto.
“Quindi
la tua bisnonna si
chiamava Isabella Swan??”
Domandò
poi ancor più interessato
mantenendo quell'espressione.
Io
annuì un po' spaventata e
intimorita.
Ancora
piombò il silenzio per un
dieci minuti buoni, e non osai interromperlo, Edward sembrava
completamente perso nei suoi pensieri, il suo sguardo perso nel
vuoto.
“Forse
è meglio andare ora... Si
è fatto tardi.”
Disse d'improvviso
proprio mentre
sorseggiavo l'ultimo goccio di aranciata, la pizza la avevo
già
finita, ma era rimasta in attesa.
Ci alzammo, Edward
lasciò i soldi
in mezzo al menù e da quanto ero riuscita a vedere non erano
certo
contati, ce ne erano almeno venti di troppo.
Durante il viaggio
di ritorno non
aprii bocca e io feci lo stesso, in men che non di dica fummo davanti
a casa mia, le luci erano ancora spente, Charlie non era ancora
rientrato, tirai un sospiro di sollievo per ciò.
“Be,
allora grazie per oggi...”
Presi il sacchetto
con dentro il
libro acquistato quel pomeriggio lasciato fino a quel momento sul
sedile posteriore e feci per scendere, ma una volta aperta la
portiera mi fermò con una domanda incompiuta.
“La tua
bisnonna è...”
Non concluse la
frase, abbassò il
capo come per trattenere le lacrime.
“Non
importa... Ciao.”
“C-ciao.”
Partì
prima che potessi finire di
salutarlo, io rimasi ferma immobile confusa.
C'erano tante cose
che non mi erano
chiare, tante cose di cui avrei voluto avere risposte,
per esempio
perché era così
interessato alla mia bisnonna? O al mio passato in generale?
Perché
soffriva nel sapere che lei
fosse morta?
Certo
si era
interrotto, ma era facile capire cosa volesse chiedermi.
Entrai
in casa
e in quello stesso istante squillò il telefono, corsi a
rispondere.
“Pronto?”
“Ciao
tesoro!
Sono la mamma!”
“Ciao
mamma.”
“Allora
come
stai? Come va li? La scuola? Tutto a posto?”
“Mamma
una
domanda per volta!”
“Oh
scusami
amore, ma mi manchi così tanto!”
“Anche
tu mi
manchi, comunque va tutto benone tranquilla.”
Mi
limitai a
risponderle, non ero proprio dell'umore adatto per chiacchierare
allegramente.
“Sicura?”
“Sicura.”
“Ah
tesoro mi
dovresti fare un favore...”
mi
disse con
vocina mielosa. Quando mi diceva così c'era sempre da temere.
“Nello
sgabuzzino di Charlie dovrebbe esserci dentro ad una scatola la mia
vecchia divisa da cheerleader del liceo... puoi guardare se
c'è
ancora? Sai vorrei fare una sorpresa a Fhil e...”
“Mamma!”
La
interruppi
immediatamente io.
“Il
favore te
lo faccio, ma tu fammi quello di non finire la frase!”
esclamai
disgustata al solo pensiero.
“D'accordo...
allora mi fai sapere?”
“Certo..”
“Grazie
piccola! Baci baci!”
“Baci
mamma.”
Renèe
non
aveva ancora capito che certi particolari ai figli non interessano!
Mi
diressi
verso il ripostiglio, non appena lo aprii un ondata di polvere mi
invase il naso facendomi starnutire più volte.
“Io
odio la
polvere...”
borbottai
tra
me. Su uno scaffale in alto notai una scatola colorata, di sicuro era
quella la divisa, allungai il braccio per tirarla giù ma era
troppo
in alto per me, così mi misi in punta di piedi, riuscii a
farla
cadere ma assieme ad essa cadde anche un'altra piccola scatola che
non appena toccato il pavimento si rovesciò, sparpagliando
ovunque
delle vecchie fotografie.
“Oh
.. ma
questa è la mamma da piccola!”
esclamai
prendendone in mano una.
“E
questa è
lei assieme alla nonna! Oh .. e questa?”
domandai
vedendone una evidentemente vecchia, in bianco e nero, più
che una
fotografia sembrava un ritratto.
“Ma
la
bisnonna...”
dissi
sorpresa.
“Come
era
giovane... è proprio vero che le somiglio!”
esclamai
soddisfatta.
Ne
vidi poi
un'altra simile nascosta sotto le altre, la presi in mano, c'era
ritratta ancora la nonna e vicino a lei c'era una ragazzo, non si
vedeva molto bene in viso, oramai era parecchio rovinata e
stropicciata, però mi parve familiare. La voltai e nel retro
notai
una dedica.
La
data
risaliva ad aprile del 1918, e al scritta diceva così:
'A
Isabella Swan.
Per
sempre insieme. E' una promessa.'
'Con
affetto;
Edward
Anthony Masen.'
“Non
è possibile...”
Rigirai di botto
il ritratto che
avevo tra le mani, non appena lessi quel nome una lampadina mi si
accese nella testa...
In quel momento
capii perfettamente
perché quel viso mi sembrasse così dannatamente
familiare.
Ciao
a tutti! Allora, che ne pensate di questo nuovo capitolo? Spero tanto
possa esservi piaciuto!
Perdonatemi
per il ritardo, ma per farmi perdonare l'ho fatto un pochino
più
lungo, sperando non sia troppo pesante o noioso!
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
lory_lost_in_her_dreams! Troppo gentile, non mi merito tutti questi
complimenti arrossisco.. ^\\\\^ comunque già, meno male che
è
arrivato lui come sempre a salvarla! Spero ti sia piaciuto anche
questo!
*Grazie
BluRose89! Spero possa esserti piaciuto anche questo capitolo!
*Grazie
tittitrilli89! Come hai potuto leggere ha già cominciato a
farsi
qualche domanda, figuriamoci quando aprirà quel libro...
hihihi!
Spero ti sia piaciuto!
*Grazie
Axel_Twilight_93! Chi non si innamorerebbe di lui... hehe! Comunque
è
vero.. proprio un super eroe! Spero possa esserti piaciuto anche
questo!
*Grazie
Skiribilla! Troppo gentile davvero, per me è un vero piacere
che la
mia sia una di quelle storie che ti abbia convinto a continuare a
leggerla! Ti ringrazio tanto per i complimenti, e anche per aver
trovato il tempo di recensirmi nonostante tu non ne abbia molto, ne
sono onorata!
Grazie
poi a tutti voi che leggete la mia ff, spero continuerete a seguirmi!
Bacioni
a tutti!
Alla
prossima!
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Capitolo 10 *** Pensieri + Domande = Confusione! ***
Ciao
a
tutti! Allora, è da un bel po' di tempo che non scrivo
più sul sito
e mi dispiace tanto!
In
questi
ultimi giorni, tra una cosa e l'altra, ho ritrovato il tempo di
rileggere tutte le mie storie qui pubblicate e rileggendo questa, ho
travato opportuno (tempo permettendo!) provare a continuarla, visto
che era molto seguita da tutti voi, e vi ringrazio per questo!
Che
dire di
altro, spero possa piacervi e vi chiedo scusa se vi
risulterà un po'
corto, ma il tempo è davvero tiranno! Sperando di riuscire
nuovamente a coinvolgervi, vi auguro Buona Lettura!
9:
Pensieri + Domande = Confusione!
Quella notte non
chiusi occhio,
continuai a pensare e a ripensare alla foto trovata, e
all'impossibilità del fatto che, realmente, potesse
trattarsi
dell'Edward che io conoscevo.
Era una cosa
assurda, risaliva ad
anni e anni prima, e lo ritraeva esattamente come ancora oggi
si presentava:
adolescente.
Mi girai e rigirai
nel letto,
cercando di trovare risposta a delle domande che erano senza senso,
eppure una
spiegazione doveva pur
esserci...
Quando riaprii gli
occhi mi resi
conto, infine, di essermi addormentata, se pur per poche ore; la
mia radiosveglia
segnava le sette e
venti, tra dieci minuti sarebbe suonata, e a tentoni, con la
mano, cercai
l'interruttore per
evitarlo, dopo di che mi stirai rumorosamente e
mi tirai su.
Rimasi a guardarmi
attorno, scombussolata, per qualche secondo, con una strana
sensazione addosso, come se avessi momentaneamente scordato qualcosa
di essenziale, poi
tutto mi
tornò in mente. Mi alzai
scattante e mi diressi verso la mia scrivania in ciliegio, dal quale
cassetto, estrassi la fotografia trovata il giorno prima, e la
osservai per la milionesima volta.
“L'unico
modo per sapere, è
portarla a lui.”
Sussurrai tra me,
determinata. Di
corsa mi vestii e andai di sotto a fare colazione; come sempre
Charlie era già uscito e mi aveva lasciato sulla tavola la
mia tazza
da latte, tonda e bassa.
Presi i cereali
dalla dispensa e il
latte dal frigorifero, versandoli contemporaneamente per fare prima,
e li mangiai in fretta e furia. L'orologio segnava le otto meno dieci
e decisi di uscire; non appena spalancai la porta, vedendo il mio
Pick up, mi tornò in mente la conversazione
avuta con mio
padre la sera
precedente. Avevo dovuto inventarmi una scusa al momento, sul
perché
la mia macchina non fosse parcheggiata nel vialetto; mi prese alla
sprovvista, in quanto i miei pensieri erano concentrati
esclusivamente su Edward, e non ricordavo minimamente di non esser
tornata a casa con la mia auto, per ciò, su due piedi, dissi
che ero
andata a fare un giro a Port Angeles e che il Pick up aveva
improvvisamente deciso di non mettersi in moto e, per questo, avevo
preso un taxi per tornare a casa.
Charlie, dopo
avermi osservata con
fare circospetto, aveva prontamente chiamato Steve, proprietario del
carro attrezzi, e si era fatto accompagnare a riprenderlo, dopo
essersi fatto spiegare dove era parcheggiato; pensate la sorpresa
quando, accendendolo, è partito senza esitazione...
Fortunatamente,
riuscii a fingermi
giustamente stupita ed entusiasta...
Sospirai al
ricordo della fatica e
dell'agitazione che avevo provato!
Dopo di che scossi
la testa e
recuperai il mio obiettivo: trovare Edward Cullen.
Misi in moto e mi
diressi verso la
scuola, parcheggiai al primo posto libero, poi iniziai a scrutarmi
attorno, alla ricerca della mitica Volvo argentata, ma non la vidi da
nessuna parte.
“Non
può non venire proprio
oggi!” esclamai tra me, continuando a sparare occhiate a
destra e a
manca.
“Se
pensi che lui abbia
un'interesse per te, sappi che ti sbagli, e di grosso!”
Una voce acida e
alquanto
sgradevole, interruppe le mie ricerche, attirando la mia attenzione;
mi voltai e con enorme dispiacere, vidi alle mie spalle Megan,
poggiata comodamente alla sua
Carrera
Coupè, intenta a
specchiarsi in un piccolo specchietto rosa.
Mi sentii offesa
solo dal fatto che
nemmeno mi riteneva degna di esser guardata, quando
mi concedeva
'l'onore' di parlarmi,
e non so cosa mi trattenne dal colpirla in modo tale da scompigliarle
i suoi preziosi capelli, forse semplicemente non mi sembrava il caso,
considerando la mia netta superiorità.
“Di che
parli?” le chiesi con
fare disinteressato, mentre ripresi a cercare i Cullen.
“Di
Edward mia cara.” Disse con
fare ovvio. “Mi sembra abbastanza palese che tu...”
si interruppe
guardandomi dall'alto
in basso con espressione quasi schifata. “Tu.. non sia
affatto alla
sua altezza, per cui volevo solo dirti di non illuderti troppo. Un
consiglio da 'amica.”
concluse con tono
fintamente
socievole, dopo di che mi mostrò un sorrisetto falso e
scansandomi,
si
allontanò.
“Sculettando
in quel modo prima o
poi ti slogherai il bacino!!” Borbottai tra me, sbuffando
scocciata.
“Che
succede Bella? Megan ti da
delle noie?” la voce di Mike mi risvegliò dai miei
pensieri.
Al mio fianco
c'era lui cinto a
Jessika, ed entrambi mi osservavano accigliati e interrogativi.
Scossi la testa.
“No, figuriamoci.
E' un problema suo...” dissi tagliando corto. Non avevo
nessuna
voglia di spiegare tutto, soprattutto non lo ritenevo opportuno.
“Be,
comunque se hai bisogno,
chiedi pure!” esclamò Jess determinata.
“Quella non l'ho mai
potuta vedere! Fa la gatta morta con mezza scuola, ma quando ha
provato a miagolare con lui...”
indicò
Mike con un cenno della
testa. “L'ho rimessa nella sua cuccia!” disse fiera.
Risi.
“Bene, allora nel caso, so a
chi rivolgermi!”
Lei
annuì frettolosamente.
“Assolutamente!”
In quell'istante
suonò la
campanella e ci dirigemmo in classe, prima di varcare la soglia,
però
mi voltai ancora indietro, speranzosa, ma la delusione mi
sovrastò
di nuovo. Sospirando rumorosamente feci per entrare in classe, quando
Jessika mi ridiede le speranze.
“Guarda
com'è bello oggi Edward!”
Mi sussurrò all'orecchio, dandomi una leggera gomitata.
Senza attendere
seguii il suo
sguardo, ed eccolo, bello più che mai, camminare verso di
noi; aveva
indosso una giacca a vento nero a tre quarti, sotto la quale si
intravedeva un maglioncino bianco dal collo alto, perfettamente
intonato ai jeans scuri e alle scarpe.
Lentamente si
avvicinava, passo dopo
passo, e il mio cuore batteva forte, sempre di più; quando
poi mi
passò a fianco il suo profumo mi invase il respiro e mi
sentii quasi
svenire.
“Ti ha
sorriso!” esclamò
saltellando Jessika, entusiasta. “E'
incredibile...” continuò
sorpresa.
“So-sorriso?”
ripetei stranita.
Mi
guardò attonita. “Non te ne
sei accorta!?” domandò sbalordita.
Mi ero incantata a
guardarlo e a
pensare talmente tanto al suo intenso profumo, che nemmeno mi ero
resa conto che mi aveva sorriso!
“Allora!
Volete entrare!” La
voce grave del prof. di inglese mi riportò alla
realtà, e dovetti
resistere alla voglia di corrergli dietro, per entrare in classe.
Non feci
minimamente attenzione alla
lezione, e fui più volte rimproverata dal professore, ma
poco
importava; l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a lui, a lui e
ancor a lui, nient'altro.
Mi toccai la tasca
dei jeans, dove
avevo riposto la foto prima di uscire e cercai di recuperare la
sicurezza con la quale ero partita quella mattina.
Finalmente
arrivò la pausa pranzo,
il momento in cui avrei potuto parlare con lui senza più
attendere;
entrai in sala mensa ma non presi nulla da mangiare, lo stomaco aveva
automaticamente indotto come delle barriere anti cibo, soltanto al
pensiero che tra poco gli avrei parlato. Sapevo che toccava a me
andare da Edward, come sapevo che non sarebbe stato facile
affiancarmi a quel tavolo, da tutti osservato ma da nessuno
avvicinato, un tavolo figurativamente avvolto da una bolla a parte,
una bolla divisoria tra noi e i Cullen.
Mi feci coraggio e
presi un respiro
profondo, poi, senza notare nemmeno Mike e Jess intenti a salutarmi,
iniziai a camminare decisa, stringendo i pugni per darmi coraggio;
vidi tutti i presenti voltarsi all'istante verso di me e trattenere
il respiro per qualche millesimo di secondo, impazienti.
Per fino
quell'ossigenata di Megan
mi guardava contrariata ma stupita nello stesso tempo.
Cercai di non
badare a quelle
occhiate troppo inquisitrici e continuai la mia avanzata, determinata
più che mai a parlare con lui; ed eccomi ormai al loro
tavolo.
Anche i loro occhi
erano puntati
meravigliati e interrogativi su di me, a esclusione di quelli della
bellissima ragazza bionda, che mi guardava come se fossi una
minaccia, un moscerino da schiacciare all'istante.
“Ehm...
Edward dovrei parlarti,
per favore.” mentre pronunciavo quelle parole un timore
improvviso
si impossessò della mia mente; e se mi avesse detto di no?
Cosa
avrei fatto? Ma soprattutto... che razza di figuraccia davanti a
tutti, davanti a Megan!
Stavo per
ritrattare tutto quanto e
andarmene, quando lui mi prese alla sprovvista.
“Certo.”
Una sola parola,
ma magnifica, che
mi fece battere il cuore a mille e imporporare le guance.
Il sorriso sghembo
che mi mostrò
nel rispondermi sarebbe stato capace di farmi svenire come una pera
cotta, e forse dentro di me lo ero già.
“In
privato?” mi domandò poi
alzandosi dalla tavola senza fare il minimo rumore.
“Oh,
s-si.” dissi deglutendo,
emozionata e anche spaventata per quello che mi aspettava ora.
Uscimmo dalla
mensa e ci dirigemmo
nel cortile interno, dove il giorno precedente mi aveva svegliata e
anche fatta cadere a terra, e ci fermammo nella parte più
lontana
dalle finestre e dalla porta, così da esser certi
dell'assenza di
sguardi e orecchie indiscrete...
Si
accomodò su una panchina,
leggermente sporca e, con un gesto della mano, mi invitò a
fare lo
stesso; quel gesto mi stranii, era inconsueto da parte sua,
solitamente manteneva molto attentamente le distanze.
“Dimmi.”
proruppe nei miei
agitati pensieri, riportandomi alla strana realtà.
“Si,
ecco vedi io...”
all'improvviso fu come se avessi perso tutte le parole, come se la
memoria si rifiutasse di farmi arrivare le giuste informazioni;
l'unica cosa che riuscivo a pronunciare era un flusso di parole senza
senso, che mi uscivano di bocca senza controllo, nonostante io
cercassi di evitarlo!
Scoppiò
a ridere fragorosamente,
divertito, io gli lanciai uno sguardo fulminante per poi sentirmi
estremamente in imbarazzo. “Le somigli molto..”
Pronunciò una
frase che non riuscii a capire, la tonalità che aveva usato
mi
risultò troppo bassa e lo guardai sconcertata e accigliata.
In quel momento
anche i suoi occhi
si diressero nei miei e rimanemmo a osservarci intensamente per
qualche secondo, che mi sembrarono un'eternità.
“Tra
poco suonerà la campana...”
fu lui a interrompere il silenzio, mettendomi al corrente del tempo.
Fu come risvegliarmi da un fulmineo sonno, ma ora era giunto il
momento. Rapida e senza attendere oltre tirai fuori dalla tasca la
fotografia e gliela porsi.
“Ieri,
in una vecchia scatola di
famiglia ho rinvenuto questa foto. So che i volti non si vedono
chiaramente, ma sono convinta del fatto... che questo... questo sia
tu! Quindi, gradirei una spiegazione!”
Dissi tutto quanto
in un sol fiato,
senza interruzioni e con tono più determinato che mai.
Vidi i suoi occhi
spalancarsi
leggermente, poi le sue labbra rosee si piegarono in un sorriso
lieve.
“Ebbene
si Sono io.”
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