Is this a Challenge?

di Cannie Follett
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - impossibile! ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno - Tre anni dopo ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre - Fragile ***
Capitolo 4: *** Ci si vede ***



Capitolo 1
*** Prologo - impossibile! ***


Life is a challenge - meet it

Capitolo uno – Impossibile!
15 ottobre 1992, studio di Silente
 
Fuori dalle finestre di Hogwarts, si poteva vedere la pioggia scendere incessantemente, portandosi via le ultime speranze di sole e incupendo gli ambienti scolastici.
Le lezioni del pomeriggio erano già finite da un pezzo, e i professori erano tutti nelle loro stanze private, davanti a un camino acceso e con una pila di compiti da correggere (o, nel caso di Gilderoy Allock, con un mazzo di foto da autografare).
Ma… Proprio tutti?
-In sella a delle Nimbus 2001, i Serpeverde saranno notevolmente avvantaggiati, Albus. E io, in quanto ex-giocatrice, posso capire quanto una buona scopa possa cambiare l’esito della partita.-
-Quindi cosa mi stai suggerendo di fare, Minerva?-. Il Preside stava fissando con fare inespressivo le gocce di pioggia colare sui vetri, mentre con una mano si lisciava la lunga barba argentea.
Come al solito, era calmo e per nulla scosso.
-Io non ti sto suggerendo niente! Sto solo dicendo che-
-Che quelle scope il padre del signor Malfoy poteva anche usarle per spazzare la polvere, lo so-
Il collo della McGranitt si colorò di chiazze rossastre.
-No, certo che no!- protestò la strega, fissandolo austera da sopra gli occhiali.
La sua espressione, però, si addolcì quando intravide un sorriso ironico sulla faccia del suo principale. Passarono vari minuti di silenzio, prima che Minerva intervenisse di nuovo:
-A proposito di Serpeverde: sai che Draco ha chiamato la signorina Granger mezzosangue?-
Silente si prese del tempo, prima di rispondere.
-Sì, ne ho sentito parlare-
-E?-
-E cosa, Minerva?-
-Non lo hai punito?- lo incalzò la professoressa di trasfigurazione, impaziente.
-Punirlo?- Albus la fissò da dietro le lenti;
-No, non ne ho visto il motivo-
La Vicepreside rischiò di strozzarsi col tè che stava bevendo:
-Non ne hai visto il motivo? Sei impazzito?-
Il Preside alzò un sopracciglio, divertito.
-No, date le mie facoltà mentali ancora abbastanza lucide penso proprio di non essere ancora impazzito, grazie al cielo!. Ma vede, il fatto è che il signor Malfoy è molto più profondo di quanto lei possa pensare. Sospetto che lui non usi gli insulti per offendere, ma per comunicare qualcosa… qualcosa che non ammetterebbe mai ad alta voce. Capisci cosa intendo, Minerva?-
La donna aggrottò le spracciglia:
-Che cos… Ah! No, Albus, quello che dici è impossibile. Impossibile!-
Lui riprese a lisciarsi la barba, pensieroso.
-Tu dici? Secondo me, invece, è molto probabile. I sentimenti di Draco per Hermione cambieranno totalmente prima della fine del settimo anno, e scommetto che lei sarà molto tentata di ricambiare-
La McGranitt storse le labbra:
-È una promessa, Albus?-
-È una sfida- dichiarò semplicemente Silente, unendo le punta delle dita;
-E se avverrà ciò che ho detto io, sarai costretta ad assegnare 200 punti a Serpeverde senza che questi non abbiano fatto nulla di particolare. In caso contrario, ovviamente, io farò lo stesso con Grifondoro-
-E chi ti ha detto che io voglia accettare la tua sfida?- domandò Minerva, con un leggero sorriso a incresparle le labbra.
-Mi dispiace doverglielo dire, professoressa, ma glielo si legge in faccia- rispose il Preside, guardandola con uno sguardo divertito.
Lei annuì:
-Bene. Con Potter nella propria casa, non posso dire di aver bisogno di punti in più, ma non si sa mai. Ora però si è fatto tardi, Albus, è meglio che vada-
Dopo un veloce congedo la McGranitt lasciò la stanza, e Silente si ritrovò a pensare se non avesse detto una cosa troppo avventata. Di solito, a lui non interessavano granché gli intrighi amorosi della sua scuola, ma… quella situazione lo incuriosiva, non poteva negarlo.
Doveva fidarsi del suo istinto.
Al resto, con un po’ di fortuna, ci avrebbe pensato Draco.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno - Tre anni dopo ***


                                                                                                                                           " Stop thinking about future,
                                                                                                                                               your moment is now. "
Capitolo due – tre anni dopo
15 ottobre 1995, Hogwarts
 
Hermione sapeva che non avrebbe dovuto lasciare i capelli sciolti durante la notte.
Eppure, eccola lì, con un folto nido di passeri repubblicani in testa. Come stava scritto in un libro che aveva letto poco prima di partire per Hogwarts: Il passero repubblicano è un piccolo volatile abitante delle zone calde che costruisce enormi nidi di paglia, nei quali possono vivere fino a un centinaio di uccelli.
Peccato che lei non avesse né le penne né le ali.
Le quali, in effetti, le sarebbero servite parecchio al momento, dato che, per la prima volta in vita sua, Hermione era in ritardo. E non per un corso qualsiasi, ma per quello di pozioni.
Tanto valeva versare dello shampoo sui capelli unti di Piton o dichiarargli guerra, per quel che ne sapeva. Inoltre, non sapeva veramente come sistemare quei capelli: in qualsiasi modo li pettinasse, continuavano sempre a sembrare un nido di
No, quella sarebbe stata sicuramente una giornata da dimenticare.
Corse nella Sala Grande, dove gli ultimi studenti si apprestavano a fare una veloce colazione. La ragazza scorse Neville, così lo raggiunse e si sedette di fronte a lui.
-Dove sono Harry e Ron?-
Il ragazzo fece spallucce:
-Non penso verranno, oggi. Sono in infermeria.-
Hermione quasi si strozzò con il latte che stava ingurgitando.
-In infermeria?-
-Sì, a quanto pare hanno preso un virus del momento… una specie di influenza, credo- rispose tranquillamente Neville, scrutando pensieroso nella sua ricordella piena di fumo rosso.
Quindi, a Hermione sarebbe toccato affrontare le ore di Piton senza i suoi migliori amici.
Perfetto.
                                                                   ***
La ragazza giunse trafelata nei sotterranei, prestando a malapena attenzione a dove poggiava i piedi.
Primo miracolo della giornata: Hermione non era ritardo.
Così, si sedette al primo banco libero che vide e iniziò a sistemare penne e rotoli di pergamena davanti al calderone, senza prestare particolare attenzione a ciò che le succedeva intorno.
-Badate attenzione a ciò che dico, perché la Aqua Memoriae sarà oggetto d’esami. Lavorerete a coppie-
Hermione si rese conto di essersi persa qualcosa, finchè non sentì la voce di Piton pericolosamente vicina a lei.
-E lei, signorina Granger, non ha ancora scelto un compagno?-
Hermione fissò per un secondo le iridi nere del professore di pozioni, ma, prima che potesse rispondere, Piton la zittì con un gesto della mano.
-Farai coppia con… - il suo sguardo vagò a lungo nell’aula malamente illuminata di pozioni.
-… Il signor Malfoy.-
Il morale di Hermione scivolò sotto zero.
Perché Piton non aveva scelto qualcun altro?
Neville, per esempio, era ancora senza compagno. Oppure Lavanda, o Calì, o Dean.
Ma con quel serpeverde non voleva starci, mai.
La ragazza sentì a malapena le proteste di Draco, nelle quali venne ripetuta un sacco di volte la parola “Mezzosangue”.
Mezzosangue.
Era inaccettabile. Hermione era sicura di aver letto una legge a proposito dell’uso improprio di aggettivi offensivi da qualche parte, ma non fu sorpresa quando Piton liquidò le esclamazioni di Malfoy con vago gesto della mano.
Avvertì Draco avvicinarsi sbattere con violenza il suo libro sul suo stesso tavolo di legno.
Il professore annuì, poi iniziò a scrivere gli ingredienti dell’infuso alla lavagna.
-Allora, sei soddisfatta, mezzosangue?- soffiò il ragazzo, fissandola con aria di disprezzo.
-Perché, dovrei esserlo?- ribattè lei con tutta la dignità disponibile.
La quale non era molta, in effetti, ma per il momento sembrò funzionare. Il suo compagno di banco sbuffò, poi iniziò a guardarsi intorno con aria svogliata.
-Beh? Che aspetti?- sibilò la ragazza cominciando a tirare fuori gli ingredienti necessari.
Polvere di Tumblestrump, verbena, erba gatta.
-Sto aspettando che la pozione sia pronta- rispose l’altro con aria annoiata.
Triturare la verbena fino a che non diventi un pulviscolo verdastro, poi miscelarla con la polvere di
-La pozione non si fa da sé, Malfoy. Vai a prendere dell’acqua.- disse Hermione con tono deciso.
Secondo miracolo della giornata: Draco le obbedì. Quando tornò con il calderone riempito a metà, Hermione era ancora ferma nella posizione di poco prima, con entrambe le mani verdi di verbena e gli occhi leggermente sgranati, come se non riuscisse a capacitarsi di una tale meraviglia, ma non volesse dimostrarlo apertamente.
Qualche goccia le schizzò in faccia quando Draco lasciò cadere il calderone sul tavolo da lavoro.
-Grazie.- mormorò, ancora sorpresa.
Ma non doveva illudersi su un possibile cambiamento psicologico di Malfoy: forse era stato soltanto il fumo della pozione di Neville a fargli quell’effetto.
Dietro di sé sentì il rumore di un’esplosione, seguita dall’imprecazione di Paciock.
Sì, molto probabilmente era così.
Il ragazzo scrollò le spalle, poi fissò con insistenza la ciotola di erba gatta.
-Bisognerebbe estrarne il succo.- lo informò Hermione;
-Vuoi farlo tu?-.
Senza protestare, ma con una smorfia di disappunto, il ragazzo prese un coltellino piatto e iniziò a far cadere qualche goccia di linfa nell’acqua tiepida.
Infine, mescolare finché la pozione non assume la sua caratteristica sfumatura castana.
                                                                          ***
-Direi che è venuta bene- contestò con un sorriso la ragazza, spostandosi una ciocca di capelli crespi dietro l’orecchio.
Draco si limitò ad annuire, fissando concentrato il liquido marrone scuro.
-Tempo finito!- annunciò Piton dalla cattedra.
Subito, la maggior parte degli studenti corse a consegnare la propria boccetta di pozione al professore, per poi affrettarsi fuori dai sotterranei. Hermione cercò di avanzare attraverso quel caos, quando improvvisamente si sentì stringere con forza una spalla; le salì alle labbra un piccolo strillo.
Si girò: si trattava solo di Malfoy, che sillabò una parola a bassa voce.
Poi si voltò e sparì nella folla senza mai voltarsi indietro.
Passò qualche istante in cui il cervello della ragazza iniziò effettivamente a credere ai miracoli.
-È interessante fissare il muro, signorina Granger?- domandò con una cadenza strascicata Piton. La giovane grifondoro si riscosse, accorgendosi solo in quel momento di essere rimasta sola nella stanza umidiccia dei sotterranei.
-Mi scusi, professore- squittì Hermione, scattando verso la cattedra e deponendo con estrema delicatezza fra le mani di Piton la fragile fialetta di Aqua Memoris.
Ma, mentre riponeva penne e calamaio nella borsa, non potè fare a meno di ripensare alla parola del serpeverde che più odiava.
-Prego, Malfoy.- sussurrò, senza quasi rendersene conto.
                                                                         ***
 
Studio di Silente
Ore 12.45
 
-È andato tutto come previsto, signore-
La voce viscida di Piton rimbombò fra gli scaffali dello studio di Silente, fino a perdersi fra i polverosi scaffali in mogano.
-Signore?-
-Grazie mille, Severus, puoi andare.- si affrettò a rispondere il preside, passandosi distrattamente una mano nella lunga barba argentea.
Quando Piton chiuse la porta dietro di sé, Silente non potè fare a meno di sorridere.
Draco aveva fatto un passo, piccolissimo, è vero, ma pur sempre un passo.
 
Finalmente.
 
 
 
 
~Angolino della scrittrice~
Prima di tutto, un grazie immenso a _mary_laura_ per aver messo la storia fra le preferite e averla recensita, e a _milagro_ per averla recensita e per averla messa fra le seguite.
Un ringraziamento va anche a Giuliagiu, ladyathena, Lisa Piton, Saku_Kokka12, SiverRose e yukii96 per stare seguendo questa storia.
Ogni consiglio mi sarà utile per migliorare, people.
Ma torniamo a noi: se non fossi stata troppo chiara (cosa che non sono mai lel), la parola che Draco sussurra a Hermione è “Grazie”.
E questo è tutto u.u
Alla prossima!
   ~Cannie

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Capitolo 3
*** Capitolo tre - Fragile ***


"I believe in opportunities, not in coincidences."
Capitolo 3 - Fragile
16 ottobre 1995
Hogwarts
 
-È tutto chiaro, Sibilla?- la voce grave della vicepreside rimbombò debolmente fra le quattro pareti del suo studio. Una figura alta e ossuta annuì, facendo tintinnare le numerose collane che le pendevano dal collo:
-Sì, Minerva.-
-Ne sei sicura?-
La professoressa Cooman fissò i suoi occhi in quelli di Minerva:
-Draco sta lontano da Hermione. Hermione sta lontano da Draco. Non mi pare così difficile, Minerva, stai sottovalutando le mie abilità. Senza contare che il Futuro stesso mi ha rivelato…-
-Va bene, va bene, ho capito.- tagliò corto la McGranitt, battendo la mano sulla scrivania. Quella mattina, quando era riuscita a capire che Silente stava organizzando qualcosa per vincere la scommessa fatta tre anni prima, Sibilla Cooman le era subito parsa l’alleata migliore.
Forse, doveva ammetterlo, si era sbagliata.
***
~Hermione’s P.O.V.
 
Il castello era completamente silenzioso, e nonostante fossero solo le sei e mezza di un mattino d’autunno, il sole filtrava già attraverso le grandi vetrate Hogwartsiane. I passi di Hermione sulla pietra erano gli unici rumori che interrompevano ritmicamente la quiete del castello.
Toc, toc, toc, toc.
I colpi delle suole contro il duro pavimento creavano una sorta di nenia ipnotica, una ninnananna da cantare assieme al vento.
Finalmente, la ragazza arrivò a destinazione.
La porta aperta dell’infermeria lasciava intravedere uno scorcio dei letti dalle lenzuola candide sistemati in fila. Hermione vi entrò senza esitazione, ma prima che potesse anche solo sperare di scorgere i suoi migliori amici, una bassa ma robusta donna di mezz’età le si parò davanti:
-Posso sapere lei cosa ci fa qui, signorina?- chiese Madama Chips con tono vagamente minaccioso.
-Ero venuta per salutare due persone.- detto questo, superò con molta calma l’infermiera, dirigendosi verso il fondo della stanza, dove poco prima aveva adocchiato una chioma rossa.
Madama Chips sembrò essere sul punto di ribattere, ma all’ultimo momento lasciò stare.
-Le do dieci minuti- brontolò solo, scuotendo la testa con aria rassegnata.
-Ehi, Herm.- la salutò Ron, vedendo la ragazza avvicinarsi.
Lei rispose con un cenno della testa, poi si sedette di slancio sul letto di Harry, che dormiva nel posto di fianco a quello del rosso. Il prescelto si svegliò con un sussulto, scattando a sedere, salvo poi tranquillizzarsi alla vista della sua migliore amica.
-Ciao, Hermione.-
Lei sospirò.
-Buongiorno anche a voi. Come state?-
-Meglio. Per essere franco, in infermeria si sta molto bene, non bisogna neanche rischiare di vedere la faccia della Umbridge dietro ogni angolo. L’unica nota stonata è quell’intruglio che ci ha fatto bere Madama Chips. Sembra acqua di scolo.- rispose Ron, fissando con desiderio la montagnetta di dolci che giaceva sul suo comodino.
-In ogni caso, sono qui per consegnarvi i compiti di ieri, vale a dire pozioni, storia della magia ed erbologia.- Hermione estrasse dal proprio mantello due foglietti spiegazzati di pergamena, e li consegnò ai rispettivi destinatari.
-Coha vi ha favvo fave Piton?- domandò Ron con la bocca piena di cioccorane, aggrottando le sopracciglia.
Hermione si strinse nelle spalle:
-Oh, ci ha spiegato come preparare una pozione per recuperare la memoria, il professor Piton ha detto che sarà oggetto d’esami.-
-Lo avrà fatto solo per incutere timore.- commentò Harry sistemandosi meglio a sedere.
-Poi?- continuò il rosso, osservando da vicino una gelatina tuttigusti.
-Poi cosa?-
-Neville ci ha detto che hai dovuto preparare la pozione con Malfoy.- Harry sembrava sinceramente dispiaciuto.
E anche Hermione lo sarebbe dovuta essere, ma stranamente non provò il suo solito moto di repulsione al nome di Draco. Dove prima c’era disprezzo per il serpeverde, ora trovava solo una vaga indifferenza mista a qualcosa di nuovo.
Un nuovo sentimento, che finora aveva provato solo per i libri e le vecchie pergamene.
Curiosità.
Tutta colpa della malattia di stagione, pensò Hermione.
Harry e Ron dovevano avergliela attaccata.
Era sicuramente così. Non era giusto che lei provasse qualcosa di positivo per colui che l’aveva sempre derisa e insultata. Era… innaturale, ecco, e lei non avrebbe dovuto cedere davanti a una piccola gentilezza da parte di Malfoy.
Improvvisamente, le venne una gran voglia di tirare un pugno a Draco.
-Non dargli ascolto, Herm. È solo invidioso dei tuoi voti.- cercò di consolarla Ron, interpretando il suo silenzio in maniera sbagliata; -Sai com’è fatto, no?-
Lei annuì distrattamente, e si impose di relegare Malfoy in un angolino buio della sua mente.
***
Draco’s P.O.V.
 
Draco non era mai stato debole. Mai… fino al giorno prima. Il giorno prima aveva commesso qualcosa di imperdonabile. Aveva ringraziato una mezzosangue. Se suo padre fosse stato presente, lo avrebbe condannato alla damnatio memoriae per sempre.
Nessuno avrebbe più potuto sentir parlare o anche solo nominare il nome di Draco.
Draco stesso non sarebbe più appartenuto alla famiglia Malfoy, e forse questo sarebbe stato un bene. Era stanco di essere come suo padre, stanco di non poter essere se stesso.
Scosse la testa. Era colpa della Granger, stupida grifondoro. E di Piton, oh, sì, suo padre lo sarebbe venuto a sapere. Ma la colpa principale era di Hermione, che lo aveva fatto sentito in debito con lei.
Ne aveva passate tante, da quando era nato, ma mai, mai, si era sentito in debito con qualcuno.
Specialmente se quel qualcuno era il risultato di un rozzo accoppiamento fra babbani.
La fresca aria autunnale gli scompigliò i capelli biondi, e per il momento il ragazzo si dimenticò di Hermione, facendo vagare i suoi pensieri sul cortile perennemente affollato di Hogwarts.
Fu allora che successe.
Da un angolo del porticato comparve una chioma crespa e castana che il ragazzo ben conosceva, ma in quel momento lui non se ne accorse.
Se ne accorse, invece, quando Hermione perse la presa su un faldone di fogli che stava trasportando sottobraccio, e questi raggiunsero il terreno, svolazzando in mille direzioni.
-Scusate, scusate!- iniziò a ripetere la ragazza, arrossendo, mentre si chinava per raccogliere i più vicini. Draco involontariamente notò i raggi di sole colpire la sua chioma, facendola scintillare come rame, o bronzo. Quando la ragazza alzò lo sguardo su di lui, incontrando i suoi occhi, il serpeverde indugiò un istante sulle sue iridi nocciola, sul suo naso delicato, sulle efelidi che le decoravano le guance.
Poi Draco la raggiunse, si chinò e racimolò i fogli rimasti, li organizzò in un’ordinata pila, poi li porse alla ragazza.
Fu un gesto naturale, completamente scollegato dalla sua volontà.
E ancor più naturale fu accennare un piccolo sorriso con l’estremità delle labbra.
-Signor Malfoy!- strillò una voce acuta che il ragazzo aveva sentito solo poche volte prima. Due mani ossute e straordinariamente energiche lo presero per le spalle e lo obbligarono ad alzarsi.
Così, Draco si ritrovò faccia a faccia con un viso magro, contornato da una folta massa di capelli trasandati. Due occhi sgranati e maniacali lo fissavano da dietro due spesse lenti rotonde.
-Buongiorno, professoressa Cooman.- la salutò Hermione (non senza una nota di disappunto, notò il biondo).
-Non dovrebbe essere già a lezione, signor Malfoy?- domandò Sibilla, con più calma.
-Veramente, oggi è saltata la prima ora, il nostro professore di Rune si sposa. Non lo sapeva? Strano, per un’esperta divinatrice come lei, Hogwarts non dovrebbe avere segreti… evidentemente il suo Occhio Interiore non è più quello di una volta.- ribattè Draco, inserendo nell’ultima frase una nota della sua solita arroganza.
Sentì la Granger ridacchiare.
La faccia della professoressa Cooman diventò prima livida, poi paonazza. Infine, spinse Draco di lato e si fermò di fronte a Hermione.
-E lei, signorina Granger? Anche lei aveva rune antiche alla prima ora?-
-Io…-
-Non importa! Venga con me, la vicepreside le vuole parlare.-
Detto ciò, la donna agguantò Hermione per una spalla, costringendola a seguirla.
Ma la ragazza, poco prima di venire inghiottita dalla massa di studenti, girò la testa di profilo, guardando Malfoy da sopra la spalla.
E incurvò le labbra rosee verso l’alto in un timido, casto e inaspettato sorriso.
E Draco si sentì improvvisamente molto fragile.
 
 
~Angolo della scrittrice~
Mispiacemispiacemispiace che questo capitolo sia venuto così corto, però ho già programmato tutti i capitoli e nel prossimo (prometto!) ci sarà un momento di Dramione più tenera e accentuata.
Cercherò di scrivere di più, d’ora in poi, anche perché in queste prime pagine non è successo granché: il bello deve ancora accadere (Eheheh^^).
E poi, in questi giorni sono andata a vedere Animali fantastici e ho fantasticato per giorni su Newt (Ah, il mio piccolo e dolce Newt *-*).
In ogni caso, in questo capitolo (anche in quello prima, a dir la verità, ma shh) abbiamo potuto notare che fra i professori si stanno formando alleanze. Io se fossi al posto di Hermione avrei tagliato la corda, perché costantemente i miei prof si coalizzano contro la mia classe, e non è una bella cosa.
Anyway, ho deciso di tenere un angolo ringraziamenti.^_^
(No, sul serio, siete fantastici!)
E quindi, saluto i nuovi arrivati: -Cioccolataconpanna, lalu407 e stekken che hanno messo la storia nelle preferite;
-Ale1402 e Zaffiro_Argentato, per averla “ricordata” (per averla messa fra le ricordate, insomma. Ci siamo capiti xD);
-Ale1402, Alyssa Malfoy, barbarak, crivevale, lilyrose94, love_for_reading, M3RY__ e Zaffiro_Argentato per averla messa fra le seguite.
E poi, beh, Milagro ha recensito questa storia per due volte di fila, e per me è già un traguardo lel.
Alla prossima!
~Cannie

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Capitolo 4
*** Ci si vede ***


Carpe Diem
Capitolo 4 – Ci si vede
Hogwarts, 23 ottobre 1995
Sala Comune Serpeverde
 
-Mio padre ha detto che, se quei mezzosangue se ne stanno al loro posto, ben presto Pendrow avrà finito la sua carriera al Ministero.- stava spiegando annoiata Pansy, mentre sfogliava le pagine di una rivista femminile.
-Pendrow?- intervenne Tiger, masticando a gran voce una mela, o meglio ciò che restava di essa.
La ragazza sbuffò:
-Roger Pendrow! Lo avrò nominato almeno un centinaio di volte!-
La sala comune della casa Serpeverde era, come al solito, illuminata a malapena da una soffusa luce verdastra, e rischiarata qua e là da un paio di fiamme tenute vive dalla magia.
Anche se fuori il tempo non era troppo freddo, nella stanza sotto al lago si gelava, e le pareti erano velate di umidità. Draco fece il suo ingresso silenziosamente, scivolando sulle piastrelle in pietra come una macchia d’ombra.
Infine, si lasciò cadere sulla poltroncina di fronte a quella di Pansy, scacciando Tiger e Goyle, che alloggiavano sui braccioli.
-Draco!- squittì la ragazza, chinandosi col busto sopra al tavolino che li divideva, e premurandosi di far sembrare più profonda la scollatura della maglietta che indossava.
-Ciao, Pan.- rispose garbatamente il ragazzo, con un cenno del capo, ma con una leggere smorfia di disgusto sulle labbra. Non che non gli facessero piacere le attenzioni di Pansy: d’altronde era bella, anche un cieco l’avrebbe notato. Con quei suoi occhi scuri e furbi e un malizioso sorriso a trentadue denti, aveva da tempo una sfilza di ammiratori, tutti perlopiù brutti, stupidi o rozzi.
Però, quel giorno, Malfoy la trovò una ragazza insipida, quasi volgare e stupida.
Il ragazzo scosse la testa: a essere sincero, erano già da un po’ di tempo che pensava queste cose, più precisamente dalla settimana prima, quando era successo il fattaccio.
Decise di accartocciare il pensiero, per il momento.
-Tu cosa ne pensi?- fece Pansy, allungandosi languidamente sulla poltroncina in pelle.
-Che cosa?-
Lei alzò gli occhi al cielo, ridacchiando:
-Sei sempre distratto, Draco. A cosa stai pensando?-
O a chi, precisò il ragazzo fra sé e sé, ma non lo disse ad alta voce.
-A Roger Pendrow, i miei me ne hanno parlato. Tuo padre sta facendo un buon lavoro, a quanto pare.-
La serpeverde di fronte a lui, fortunatamente, non notò la velata ironia dell’ultima frase.
Anzi, si accese in uno dei suoi sorrisi, cercando di nascondere la soddisfazione:
-Sì, ne sono consapevole. In effetti, sto cercando di imparare il più possibile da lui, e meno dai discorsi da finto moralista di quel rimbambito di Silente. A proposito, sai che cosa ho trovato nella bacheca, stamattina?- il tono con cui lo disse celava una certa impazienza di trasmettere la notizia.
Draco annuì brevemente, prima di far perdere lo sguardo nel vuoto.
Lei gli spinse in mano un foglietto piegato, a mo’ di coupon, battuto a macchina da scrivere.
Il ragazzo iniziò a leggere, curioso.
 
***
Alleanza Comune anti-babbani, Hogwarts, ottobre 1995
Un testo di: Lizzy Montrose
 
La situazione parla chiaro.
Più di duemila incidenti causati dai babbani a danno di maghi purosangue nel corso di un anno, dei quali almeno la metà hanno causato problemi irreversibili al Mondo Magico. Sebbene l’idea di dubbia origine di Albus Silente sia di proteggerli dalla magia, la realtà è un’altra: bisogna intervenire.
Ora, fin da subito.
Ma come?
Dunque, sia ben chiaro che finché siamo minorenni e barricati ad Hogwarts (dove ormai regna sempre di più il degrado – specialmente sociale), e quindi soggetti alla persecuzione della Traccia, nessuno di noi può fare nulla di più che proteggere la nostra scuola. Il che, credetemi, sarebbe già un bel passo avanti. In questo secolo, soprattutto negli ultimi anni (e soprattutto con l’ascesa al potere di certi presidi filo-babbani, N.d.A.), il numero di nati babbani ammessi ad Hogwarts è salito alle stelle.
Sarà per la loro reputazione da martiri, sarà per le loro abilità a ingraziarsi le persone che contano, ma ormai i cosiddetti mezzosangue (termine che indica la perversa pluripersonalità che li caratterizza) sono ovunque, e rischiano di superarci.
E con questo, torniamo alla domanda di prima: cosa potremmo fare noi, maghi e streghe purosangue, legittimi eredi del sapere magico, per evitare ciò?
Ma soprattutto, esiste qualcosa che potremmo fare?
Assolutamente sì.
Da quasi un mese, infatti, girava l’idea di poter finalmente epurare la nostra Scuola da certe presenze fin troppo primitive e dannose per la comunità scolastica, ma l’idea è stata spenta quasi subito da un certo vecchio preside grifondoro che tutti noi abbiamo già avuto modo di contestare (sapete di chi parlo).
Ma la settimana scorsa, finalmente oserei dire, l’Alleanza Comune anti-babbani (per farne parte, contattate direttamente la sottoscritta, N.d.A.), con lo scopo di tutelare i propri figli, è riuscita a prendere una decisione importante: stavolta, saremo noi, noi studenti purosangue, a decidere cosa ne sarà della nostra scuola.
Firmando questo tagliando nello spazio indicato, sarà possibile ridurre notevolmente (se non del tutto) il numero di mezzosangue che occupano quasi “illegalmente” i banchi del nostro caro vecchio castello.
Le firme verranno poi raccolte e inviate ai membri dell’Alleanza, che provvederanno a portare la nostra voce all’interno del Ministero.
Sperando che, questa volta, ci venga finalmente concesso quello che aspettiamo da tanto tempo.
 
Non esiterò a tenervi informati.
Un saluto,
Lizzy
 
P.s. questo messaggio può essere letto solo dai serpeverde, per ora. Quindi è inutile che spifferiate in giro!
***
Seguiva sotto lo spazio per firmare.
Draco ripose il foglietto con la sensazione di avere un peso sullo stomaco.
Da una parte, avrebbe dovuto essere contento di quello che aveva appena letto; dall’altra, non credeva possibile che una proposta così insensata potesse avere successo.
-Allora?- fece Pansy, scrutandolo in attesa del suo verdetto.
Il ragazzo proruppe in una risatina forzata, al che la sua interlocutrice si sentì autorizzata a guardare con orgoglio il foglietto:
-Finalmente giustizia, direi. Niente più mezzosangue ad Hogwarts.- commentò, sistemandosi meglio contro lo schienale.
La parola Mezzosangue rimbombò nella mente di Draco, come un dolore sordo che martella le tempie.
Gli girò la testa.
Aveva bisogno di una boccata d’aria.
-Draco, dove vai?-
-Torno subito- rispose il ragazzo, dirigendosi verso l’ingresso della sala comune.
***
Hermione’s P.O.V.
 
Hermione era appena uscita dallo studio della vicepreside, che le aveva parlato per mezz’ora di una qualche differenza fra le scope da quidditch della scuola, prima di scacciarla gentilmente dal suo studio, e ora stava leggendo a bassa voce un poema di un antico scrittore latino, Horatio, facendo scivolare le parole sulla lingua come una musica dolce e potente.
–…Tu ne quaesieris -scire nefas- quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati!
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum, sapias, vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.–

Non appena ebbe finito, il silenzio del parco sembrò dieci volte più opprimente del solito.
Forse perché era da tanto che non leggeva qualcosa ad alta voce: da quando era arrivata ad Hogwarts, ormai, si dedicava quasi esclusivamente allo studio intensivo.
E a salvare il mondo con Ron ed Harry.
Sorrise.
In effetti, ora che ci pensava, se non ci fosse stato il problema di Voldemort, non avrebbe mai fatto tutte quelle cose, contemporaneamente eroiche e stupide, che l’avevano fatta sentire viva.
Se non si fosse ritrovata nella necessità di farlo, avrebbe “colto il giorno”?
Ne dubitava.
Assorta com’era nei suoi pensieri, non sentì subito il rumore di passi in avvicinamento. Si rese conto di non essere sola solo nel momento in cui Draco comparve alle sue spalle, facendola trasalire. Per lo spavento, lasciò quasi cadere il pesante libro che teneva fra le mani.
Il ragazzo tossicchiò, imbarazzato.
-Scusa. Adesso me ne vado.-
-No!- il tono con cui la ragazza lo disse sorprese Hermione stessa, che maledisse la sua impulsività: non doveva forse allontanare Draco il più possibile?
Il ragazzo la guardò con aria diffidente, poi la raggiunse e si sedette all’estremità della panchina occupata in gran parte dalla giovane grifondoro.
-E così… cosa stavi leggendo?- chiese il ragazzo, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
-Il Carpe Diem- si affrettò a rispondere Hermione, arrossendo leggermente per il fatto che qualcuno che l’avesse sentita leggere.
Draco si girò a guardarla:
-Cogli il giorno. Buffo titolo, per una poesia-
-Solo per coloro che non la comprendono.- ribatté la ragazza, con una punta di durezza nella voce.
Draco fece spallucce, poi indico il libro con un cenno della testa:
-Posso?-
-Fai pure-
Lui si limitò a sporgersi sopra la spalla di Hermione, aggrottando appena le sopracciglia quando incontrava parole che non conosceva.
-Sai il latino?- chiese sorpresa la ragazza, voltandosi verso di lui.
-Prima di andare ad Hogwarts, mio padre mi teneva lezioni private. Così, perché la lingua più potente in fatto di magia è proprio il latino.-
Mentre parlava, una ciocca bionda le solleticava la guancia, facendole il solletico.
-Carino.- commentò alla fine della poesia, poi alzò lo sguardo su di lei:
-Hai mai sentito parlare di Johnatan Deway?-
Hermione si perse, seppur per un breve istante, nelle sue iridi azzurre, simili a ghiaccio rotto, sprofondato sotto il peso dei suoi pensieri.
-Mmh… no, mi pare di… no- balbettò, sentendosi molto stupida.
Cosa aveva fatto Draco per farla balbettare?
Niente. Assolutamente niente.
Ed era questa la cosa che preoccupò di più la ragazza.
-… Cosa ne pensi?- la voce del serpeverde la riportò bruscamente alla realtà.
-Oh, è semplicemente… Scusa, non ti stavo ascoltando.- ammise Hermione, scrollando le spalle con un sorriso imbarazzato.
Anche sulla faccia di Draco si estese un piccolo sorriso.
Improvvisamente, le lievi increspature sulle labbra dei ragazzi si trasformarono in vere e proprie risate, aperte e sincere, risate senza pudore. Quando l’euforia del momento fu passata, la ragazza si premette il palmo contro la fronte, scuotendo la testa, ma con un’espressione felice in volto.
-Beh, devo essere onorato di poter assistere alla prima volta in cui sei disattenta. Vero, Granger?-commentò con sarcasmo Draco, inarcando un sopracciglio.
Hermione annuì, sistemandosi la chioma mossa, che ora scendeva in disordinate ciocche sul mantello che indossava.
Il ragazzo, con delicatezza, ne prese una e gliela sistemò dietro l’orecchio.*
-Draco!- urlò una voce femminile in quel momento.
Il ragazzo si girò di scatto, facendosi serio, ed Hermione gli lanciò un’occhiata interrogativa.
-Pansy- sussurrò lui in risposta.
-Draco!- ora la voce era più vicina.
-Arrivo!- gridò Draco di rimando.
Poi, senza scomporsi, si alzò e si lisciò i vestiti con le mani. Infine, si diresse a grandi passi verso il punto da cui sembrava la serpeverde sembrava chiamarlo. Ma, proprio prima di scomparire dalla visuale di Hermione, le fece un cenno di saluto, sempre senza girarsi:
-Ci si vede in giro, Granger.-
-Ci si vede.- mormorò lei qualche istante dopo.
Ma ormai, Draco non avrebbe potuto più sentirla, inghiottito fra le fronde secolari degli alberi del parco.
***
23 ottobre 1995
Hogwarts, Studio di Silente
 
Silente aveva assistito alla scena dalle ampie finestre del suo studio, e ora camminava avanti e indietro sul pavimento, pensando alla mossa più astuta da fare.
La scelta di Piton come aiutante sembrava aver reso i suoi frutti, senza contare che il signor Malfoy e la signorina Granger parevano più vicini di quanto si sarebbe immaginato.
Inoltre, Minerva aveva agito troppo impulsivamente, facendosi venir buona la professoressa Cooman.
Sì, quella era definitivamente una bella giornata.
 
 
*, questa scena ci doveva essere. Chi ha visto Animali Fantastici sa il perché. *-*
 
 
 ~Spazio autrice~
Innanzitutto, scusate per l’immenso ritardo! -.-‘
Le feste Natalizie sono iniziate e, fra pranzi in famiglia e compiti vari, il tempo scarseggiava. Spero di farmi perdonare con questo capitolo.
 
Vediamo che il rapporto fra Draco ed Hermione si evolve, non andando però più in là di un’allegra risata insieme.
Bah.
Speriamo che Silente abbia ragione, riguardo alla bella giornata. Perché, intanto, ha iniziato a girare il foglietto Anti-Babbani, cosa che non promette nulla di buono.
E con questo vi lascio, ringraziando enormemente chi recensisce/ricorda/altro questa storia!^^
A presto!
~Cannie

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