Caos Senza Legge, Devastatori Senza Nome di Tifawow (/viewuser.php?uid=12895)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
"Senza Nome
essi Sono,
Devastatori dal Fato scelti.
Vite e Regni insieme mietono,
più della Morte Sono svelti.
Ecco al Mondo si presentano,
come il Morbo e la Pazzia.
Sei Individui che tormentano,
Sei Poteri di razzia.
Le Fiamme son il suo Castello,
del Calor Paura non ha.
Del Fuoco è Fratello,
nell' Inferno più Caldo sta.
Il Demone senza Cuore,
nella Scura Ombra risiede.
Le sue Mani son Dolore,
nella Distruzione solo crede.
Vi è la Dama senza Volto,
i cui Occhi lontan vedono.
La Verità mostran allo Stolto,
il Destino lor presiedono.
C'è chi Identità non trova,
e Forma non desidera.
Ciò che è Fisso disapprova,
ciò che Muta Lui considera.
Il Ghigno sempre permane,
la sua Mente non ha Fine.
È Cinque Entità umane,
la Pazzia a Lui è affine.
E seduta nella sua Dimora,
la sadica Regina sta.
La Bambina che divora,
Tutto ciò della sua Età.
La Sfera essi accoglie,
in un trepido Futuro.
Il Devasto che il Mondo coglie,
per i Senza Nome imperituro."
Silenzio.
La Sfera, silente, si ergeva su tutto, alta e distante come un antico
monumento funebre.
Dentro di lei, nel freddo ambiente che accoglieva i Devastatori Senza
Nome, il silenzio aleggiava sovrano, informe ma tangibile, avvolgendo
come una coperta di velluto i sei membri che in quel momento ivi
risiedevano, assorti nella contemplazione del loro potere.
Devastatori Senza Nome.
Leggenda.
Paura.
Distruzione.
Tre parole che venivano subito associate a loro, tre parole che
echeggiavano nella mente delle persone sconvolte, tre parole che
descrivevano perfettamente quello che erano.
Leggenda perché da secoli si narrava il loro arrivo, da
così tanti secoli che molti credevano che ormai fosse solo
una storia per spaventare i bambini.
Paura perché nei secoli c'era chi ricordava,
perché gli elfi avevano memoria più lunga e
antica, perché le loro azioni abominevoli non erano del
tutto dimenticate.
Distruzione, perché era quello che erano, semplici strumenti
nelle mani del Fato avverso alla terra, che con un ghigno beffardo
aveva lasciato a piede libero quei mostri.
E la Sfera li proteggeva.
Chiusa, inaccessibile senza il permesso della Regina, che come una
madre proteggeva i suoi figli.
-Sei pronto Femhalt?- una voce sottile, infantile e stranamente dolce
ruppe il silenzio della stanza. Quattro volti dai loro seggi
fissavano in direzione dell'uomo inginocchiato ai piedi delle scale,
attivi, vivi, pronti a servire la Regina senza colpo perire.
L'uomo ai piedi della Regina era alto, muscoloso, con un bel viso
limpido e lunghi capelli rossi estremamente curati e sottili. Il capo
piegato, umile -Lo sono, mia signora...- una pausa. Era come se stesse
cercando le parole adatte -Quando voi darete il via, io
potrò cominciare...-
Una risata, lieve e trillante.
Il sottile velo carminio che impediva la visuale al trono della Regina
si smosse appena, come toccato da un alito di vento. Una mano piccola,
estremamente piccola fece per prima capolino dallo squarcio che il velo
concedeva e una figura innocente fece un passo al di fuori di esso.
Una bambina.
All'incirca otto anni pareva portare, chiaramente di razza umana. Due
trecce castane ben pettinate circondavano il suo volto innocente e
tremendamente serio, due occhi scuri profondi come la notte fissavano
l'uomo ancora inginocchiato -Femhalt, amico mio... è giunta
l'ora finalmente...- un ghigno beffardo si disegnò sulle sue
piccole labbra, mentre di nuovo iniziava a scendere le scale -Questa
notte avverrà l'ultima consacrazione e domani
incomincerà la nostra vera missione...- non un 'alito di
voce si alzò dagli altri presenti -Sensitive!-
improvvisamente, il suo tono di voce da dolce e infantile si fece
mortalmente severo e maturo, mentre con uno scatto si voltò
verso uno dei seggi -Cosa leggono i tuoi occhi?-.
-Nathirra...- una nuova voce di donna si intromise nel silenzio che in
quel luogo era totale da qualche ora. La figura velata di una Dama si
alzò dal suo seggio, scendendo due gradini con passo felpato
-I miei occhi hanno visto... il momento è giunto. La
consacrazione del Matto deve avere inizio il prima possibile- la sua
voce era fredda, quasi atona, persa nelle visioni, mentre gli occhi da
sotto il velo come la nebbia si fissavano sull'umano che ancora non era
stato consacrato.
La bambina rimase qualche secondo, ferma, immota, ascoltando le parole
della veggente, poi lentamente annuì -Sia così
dunque. La Veggente ha parlato...- una pausa – Femhalt,
presto sarai uno di noi...- una sentenza.
Quelle parole suonarono poco migliori di una maledizione.
Gli altri tre devastatori si alzarono all'unisono, prima ancora che la
Regina parlasse, attendendo i suoi ordini.
-Damon... Fire- ancora quella voce di bambina che ordinava, quella
figura sottile che piegava tutti al suo volere.
Un elfo di eccezionale altezza alzò il volto, occhi azzurri
iniettati di sangue, seguito a ruota da un umano dai capelli argentei
straordinariamente ribelli, il bel volto sbarazzino come quello di un
fanciullo.
-A voi il compito di trovare il Sacrificio. Fate in modo che il Cubo
accolga quante più vittime potete. Le faremo giocare a ritmo
della nostra voce-.
I due si inchinarono velocemente, senza pronunciare parola.
Non occorreva parlare, non quando lei dava i suoi ordini, saggi o
stupidi che fossero, sensati o insensati, buoni o malvagi.
-Mimic...-.
Un volto senza forma precisa, occhi senza un colore definito, corpo
senza proporzioni. Non era nemmeno possibile distinguere il sesso tanto
era volubile -Comanda...- una voce che non aveva tono, o che forse ne
possedeva troppi.
-Prepara la Sfera, che sia pronta entro pochi giorni a concedere i suoi
poteri al nostro caro Femhalt...- un tenue sorriso di
disegnò sulle labbra della bambina -Ci divertiremo. E poi
infine, il devasto avrà inizio...-.
Femhalt abbassò gli occhi timoroso.
Cinque risate si alzarono dalla Sfera.
La Regina voleva che si ridesse.
CONTINUA...
Ed
ecco, amici lettori, il primo capitolo di questa storia, della quale ho
già tutti i capitoli pronti, che pubblicherò nel
corso di queste settimane. E' stata un po' un parto a dire il vero, tra
il lavoro e il resto non avevo moltissimo tempo per scrivere, ma
fortunatamente sono riuscita a finirla.
Spero che vi piaccia come piace a me...il tema del consorso
è stato veramente ispirante e sono proprio contenta di
averci partecipato *__*
Come sempre, ringrazio Eylis per aver indetto questo concorso
fantastico che mi ha permesso di scrivere questa storia, augurandomi di
riuscire a partecipare anche ai prossimi!
E un bacio grande grande a chi legge ^_*
Tifa.
Dedicata a
Cristina, che si è dovuta subire i miei deliri e i miei
scleri per tutto il periodo della stesura.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
..::.CAPITOLO
1.::..
Il
Prigioniero arrancava, stanco, esausto, lungo il buio corridoio dove
lui e i suoi compagni di sventura venivano costretti a camminare da
quel sadico elfo, che li aveva prelevati dalla loro casa, in quella
strana struttura dov'erano stati spinti in massa e con violenza.
Un
passo dopo l'altro si trascinava, cercando disperatamente di ignorare
la stanchezza, le fitte di dolore che gli causavano le innumerevoli
ferite riportate nel combattimento contro il loro aguzzino, le voci
impaurite e stanche dei compagni.
L'elfo,
con quegli occhi da Demone dell'inferno, li scortava senza battere
ciglio, senza pietà ne commozione, in quello sguardo freddo
come il ghiaccio che pareva volerli dilaniare lentamente.
E
il Prigioniero non poteva far altro che tenere il capo chino e
avanzare, tenendo le labbra strette per non lasciarsi sfuggire alcun
lamento, per non dare soddisfazione all'elfo e al suo compagno dai
capelli argentati, che li guardava con un sorriso fiducioso al punto
tale da essere una palese presa in giro, che continuava a giocare con
quella fiammella che continuava ad accendersi e spegnersi nel suo palmo.
-entrate
qui, schifosi bastardi- con uno strattone, l'elfo con gli occhi da
Demone, aveva tirato le loro catene, quelle che lo legavano ad una
decina di persone, spingendoli in una piccola e angusta cella.
Una
donna scoppiò in lacrime.
Lamenti
di dolore si alzarono dal gruppetto.
-Damon...-
il ragazzo dai capelli argentati chiuse il pugno di colpo, spegnendo la
brillante fiammella che ivi bruciava -Hai sentito Nathirra? Non
dobbiamo distruggerli... sono prigionieri...-.
Prigioniero.
L'unica
cosa che era dopo che gli avevano strappato tutto.
Eppure
fino a qualche giorno prima così non era stato. Era un
guerriero: abile, forte, valoroso, colmo di orgoglio e di nobili
ideali.
Combatteva
a fianco dei Cavalieri del Vento, senza regole e libero come l'aria,
affrontando nemici e proteggendo i deboli. Non aveva rivali, nemmeno
tra i suoi compagni... la sua spada abbatteva ogni nemico, parava ogni
colpo.
Poi
erano arrivati loro.
Damon
e Fire.
Devastatori
senza nome.
Lo
avevano disarmato facilmente con le loro arti diaboliche, lo avevano
preso, lo avevano ridotto a un misero corpo spogliato delle armi e
dell'armatura, l'avevano incatenato a un gruppo di poveri sfortunati,
gente che una volta era stata qualcosa di più di un
Prigioniero come era lui ora.
Prima
era Lancaster.
Ora
era nessuno.
Istintivamente,
cercò di mettersi in piedi e ridarsi un minimo di
dignità, quando sentì la sorda risata del Demone
accompagnare lo stridio metallico della porta della cella che si
chiudeva.
-Sono
feccia- fu la risposta che egli diede al compagno -Che ti importa di
quello che gli faccio? Non muoiono ora sotto le mie mani, ma moriranno
domani nella Sfera... credo che il mio sarebbe un fato più
misericordioso-.
Fire
scosse le spalle, come se poco gli importasse -A me non interessa di
certo. Ma Nathirra la prenderebbe bene?- il suo tono si fece
improvvisamente basso -Tiene Sensitive in suo potere... né
io né te
vogliamo che le succeda qualcosa, vero? O a te non importa forse di tua
moglie?-.
-Taci!-
il tono ringhiante di Damon si fece, se possibile, ancora
più minaccioso -Queste parole sanno tanto di tradimento
amico. Credi che non sappia cosa si cela nei tuoi pensieri?-.
Fire
ridacchiò tra sé e sé, avvicinandosi
alle sbarre -Attento a
come calibri le parole, amico...- una pausa. I suoi occhi come la brace
parvero sfiorare con insistenza la figura del prigioniero, che a fatica
stava cercando di rialzarsi, impacciato dalle catene -Ti va di rendere
i nostri giochi più interessanti?-.
Il
volto del Demone prese una posa vagamente curiosa -In che senso?-.
-Io
scommetto che quello lì- la destra si alzò a
indicare il Prigioniero -Arriverà alla Sfera sano e salvo-.
Il
Prigioniero sentì un brivido salirgli alla schiena quando si
accorse che parlavano di lui.
Da
Nessuno era passato ed essere il loro Giocattolo.
Damon
scosse il capo, dubbioso -Dici che quest'essere riuscirà ad
arrivare alla fine?-.
-Ne
sono sicuro- Fire guardò il prigioniero ancora per qualche
attimo.
Caldo.
Tensione.
Pietà.
I
suoi occhi ardenti come le fiamme, di cui era fratello, parevano
osservare nell'animo del prigioniero che gli stava davanti, quasi in
qualche modo lo sentisse affine. Lui mai aveva avuto le straordinarie
doti percettive di Sensitive, non era capace di organizzare un gruppo
come faceva Nathirra, non possedeva la straordinaria forza fisica di
Damon o l'abilità di confondersi di Mimic, ne tanto meno
condivideva gli stranissimi poteri del Matto.
Lui
era capace solo di usare il fuoco, di incendiare, di creare fiamme
così calde ed elevate da far evaporare laghi interi...e
quella sua comunione con il fuoco gli permetteva anche di riconoscere
l'intensità delle fiamme dell'animo di una persona.
E
quelle del Prigioniero erano altissime.
Fire
sorrise, vagamente.
-Io
ne dubito, comunque...- con un gesto forzato, Damon porse la mano al
Piromane -Cosa ci giochiamo?-.
Fire
allungò la mano a sua volta, prendendo quella del compagno.
Come sempre, le carni altrui gli risultavano troppo fredde al tatto
-Sensitive..- disse dopo qualche attimo di silenzio -Se vinci tu, io
non mi avvicinerò più a tua moglie, nemmeno
quando lo prevede il rituale. Se vinco io...- una pausa -Tu non
ostacolerai più la nostra amicizia. Perché
è solo questo che c'è sempre stato tra me e lei-.
Damon
parve rifletterci qualche secondo. Poi un sorriso sarcastico si
disegnò sulle sue labbra, mentre la stretta alla mano si
faceva più solida -E sia. Tanto sono certo che non ce la
farà mai...-.
Fire
sorrise.
Un
lampo di fuoco balenò nei suoi occhi -hei tu!- disse,
lasciando la mano del compagno e voltandosi verso la cella.
Il
Prigioniero, che tutto aveva ascoltato fino a quel momento senza
capirci molto, diresse il proprio sguardo verso il Piromane.
Egli
sorrise ammiccante -Cerca di vincere questa partita! Per me
è importante sai??- si avvicinò di un passo alle
sbarre.
-Farti... un
favore?- la voce del Prigioniero suonava stentorea
-Preferisco... marcire qui dentro per tutta la vita....- occhi decisi,
ribelli. Liberi com'era stato lui tra i Cavalieri del Vento.
Fire
scoppiò in una risata, calda e fragorosa -La fiamma di vita
che brilla nel tuo corpo è così accecante da
darmi certezze...- una battuta forse, o forse la verità
-Come ti chiami?-.
-Non
sono forse il Prigioniero?-.
-Perfetto
Prigioniero, allora come ti chiamavi?-.
-Lancaster...-
quel nome era un sussurro, come se avesse paura che loro potessero
strappargli di dosso anche il ricordo di quel nome.
Ma
così non fu.
-Bene,
Lancaster...- sorrise Fire -Tu vinci questa sfida... ed io ti prometto
che se raggiungerai la Sfera ti lasceremo andare...-.
Il
Prigioniero non abbassò gli occhi, sostenne con forza lo
sguardo del Piromane, che quasi sembrava volerlo bruciare dall'interno.
L'aveva
chiamato con il suo nome.
Non
era un Prigioniero, né un Giocattolo. Era era un Mezzo con
il quale
l'uomo che aveva di fronte aveva intenzione di prendere quello che
desiderava. E come Mezzo aveva diritto ad un nome.
Fire
non aggiunse altro, si limitò ad annuire con soddisfazione.
Aveva
capito che davanti a se, c'era qualcuno esattamente come lui.
CONTINUA...
Ed ecco il
secondo
capitolo pubblicato di questa storia^__^ credo che ne
pubblicherò uno ogni due giorni, sono troppo ansiosa di
metterla su tutta quanta per aspettare *_*
Ringrazio
di cuore tutti coloro che nel precedente capitolo hanno commentato,
Eylis che ha lasciato la recensione per la partecipazione al concorso,
Shnusschen
e Ghen che come me vi
hanno partecipato, e NightAlchemist93 che mi ha riempita di
complimenti^^
Un
bacione a tutte quante!!!
E
un bacio anche a chi legge senza commentare ^_*
Tifa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
..::.2
CAPITOLO.::..
Il Cubo era devastante.
Il Cubo era enorme.
Il Cubo era la fine.
Le uniche tre cose che si
sapevano di quel luogo infame, che i Devastatori amavano chiamare
“La Stanza dei Giochi”, quel luogo che i
prigionieri temevano come la peste, quel posto dal quale non era mai
tornato nessuno.
Eppure, pensò
Lancaster, non pareva così spaventoso una volta al suo
interno.
Enorme certo. Quando era
stato portato nelle prigioni non si era accorto di quanto potesse
essere grande quel luogo di tormento... sicuramente, si disse, doveva
essere stato modificato con la magia, perché dall'esterno
non sembrasse così tremendamente grosso.
Poteva tanta vegetazione
crescere all'interno di una torre? Lancaster non lo credeva, eppure i
suoi occhi gli mostravano ora il contrario, palesando alla sua vista
una specie di strano panorama indefinito, una massa intricata di alberi
e arbusti, sentieri nascosti dai rovi, strane piante e strani fiori. E
gli animali, strane specie sfuggivano al suo occhio, specie che non
ricordava aver mai visto nei suoi lunghi viaggi, stralci di pellicce
dai colori sgargianti, versi innaturali che si alzavano su tutto.
Immenso.
Non si riusciva a capire
la fine.
Lancaster, assieme ad
altri cinque prigionieri, stava in piedi, coperto come meglio gli
consentivano i pochi stracci che gli avevano dato, di fronte al grande
cancello di ferro battuto che dava sul Cubo, scortati dai due
devastatori che li avevano catturati solo il giorno prima.
Il Demone, altissimo e
terribile, era fermo alla destra del cancello, lasciando che il ghigno
permanente sulle sue labbra mettesse i brividi a tutti coloro che
osavano alzare gli occhi sulla sua figura.
Il Piromane, che ancora
non aveva smesso di sorridere in direzione di Lancaster, che ancora lo
fissava con quegli occhi simili a pezzi di brace ardente, che confidava
apertamente in lui e nelle sue capacità.
-Questo è il
Cubo- la voce di Damon in quel luogo, riusciva a suonare più
terribile che mai -il luogo della vostra morte- la mano, magra e forte,
si alzò, indicando un punto indefinito al di là
della fitta boscaglia -Da qualche parte, in mezzo a tutto questo,
c'è l'unico posto che può darvi la salvezza... la
Sfera-.
Il vociare spaventato dei
prigionieri parve non scalfire minimamente i due devastatori, che
ancora attendevano ai lati del cancello, pronti a breve a farli entrare
per cominciare le danze.
-Silenzio!-
esclamò Damon, quando le suppliche si fecero più
alte e disperate -Qui gli ordini li diamo noi!- una donna
singhiozzò debolmente, mentre le voci diminuirono di colpo.
Lancaster taceva.
Unico tra quei cinque
prigionieri a non parlare, lo sguardo fisso sullo stretto sentiero che
si snodava al di là del cancello, strada che lo avrebbe
riportato a casa, nel vento, nella libertà che tanto amava,
dai suoi compagni Cavalieri che si erano battuti inutilmente per
difenderlo quando i due Devastatori erano giunti a lui.
I lunghi capelli biondi
ricadevano sporchi sul viso macchiato di sangue, le numerose ferite che
gli percorrevano il corpo quasi non le sentiva tanta era la sua
determinazione.
-Se sopravviverete fino
alla Sfera- continuò Damon -Vi lasceremo andare- una pausa.
Sul volto del Demone si disegnò ancora il medesimo
spaventoso ghigno di poco prima -Ma dubito che qualcuno di voi ce la
farà...- fece un cenno al compagno, traendo fuori dalla
bisaccia una lunga chiave di ferro, probabilmente quella del cancello.
Fire, molto lentamente,
distolse gli occhi da quelli di Lancaster, annuendo in direzione del
Demone e prendendo a sua volta una seconda chiave. Quando entrambe le
chiavi furono girate nei rispettivi chiavistelli, come per magia il
cancello iniziò a cigolare sui cardini, aprendosi lentamente.
Senza attendere oltre,
Damon avanzò verso l'interno, tirando con uno strattone le
catene che tenevano insieme i prigionieri. Fire si fece da parte,
attendendo che passassero.
-Vedi di vincere-
mormorò, quando Lancaster gli passò a fianco,
lasciando scivolare un pugnale nella sua mano -E' un po'
contro le regole ma... ci tengo...-.
Lancaster
lasciò che il pugnale scivolasse sotto i suoi pochi stracci,
senza rispondere. Non capiva perché il Piromane volesse
aiutarlo, ma la cosa non lo toccava... a lui interessava solo la sua
libertà.
Quando il Demone li ebbe
portati tutti all'interno del Cubo, sciolse le catene che li legavano
insieme, guardandoli dalla sua notevole altezza -buon gioco,
bambini...- mormorò, prima di dare loro le spalle e
dirigersi verso il cancello, lasciando che quest'ultimo si chiudesse
dietro di se.
Lancaster, sciolto dalle
sue catene, si voltò verso la fitta boscaglia.
La sua libertà
era vicina.
* * *
Nathirra osservava,
silenziosa, composta sul suo trono all'interno della Sfera.
Circondata da quel
sottile alone luminoso che le conferiva il più grande tra i
poteri di devastazione, osservava deliziata i prigionieri mandati al
sacrificio, ansiosa di vedere chi di loro sarebbe infine giunto per
nutrire il Matto che sarebbe stato a breve iniziato.
-Nathirra...- la voce
sibillina di Sensitive si alzò dal suo scranno, e la sottile
figura della Dama Velata si mosse lentamente.
La bambina dalla lunghe
trecce castane volse appena il suo sguardo, distante e compiaciuto
-Dimmi Sensitive, ti ascolto...-.
La figura della Dama
parve esitare, poi lentamente si alzò in piedi dal suo
trono, situato poco più in basso di quello della Regina,
voltandosi verso di essa e iniziando a percorrere con estrema lentezza
i pochi gradini che la dividevano da lei. Dolce e melodiosa la sua voce
si alzò da quel fragile corpo avvolto dai veli -Il Gioco
è cominciato come tu hai ordinato mia Regina... i tuoi occhi
lo possono vedere anche da sé. Ma mi sento in dovere di
metterti in
guardia...- i passi, quand'essa fu arrivata di fronte al trono, si
fermarono di colpo.
Nathirra, il cui sguardo
pareva così compiaciuto qualche attimo prima, prese
un'espressione imbronciata, esattamente consono alla bambina che era -I
tuoi avvertimenti giungono in ritardo Veggente- rispose -Se
c'è qualcosa che non va, perché non hai parlato
prima?-.
-Perché prima
la Visione era confusa...- leggiadra, Sensitive si chinò di
fronte alla bambina, con l'intento di guardarla in volto -Ma ora
è successo qualcosa... qualcosa che cambierà le
Nostre sorti, le sorti del nostro Devasto...-.
-Le vedi?-.
-Le vedo, Regina...- gli
occhi della Veggente, da sotto il velo, guizzarono per un breve
secondo, prima di spegnersi di nuovo nel fiume di visioni -Vedo un
Nome...-
Nome.
Quella parola fece
sgranare i grandi e infantili occhi della bambina, le cui mani si
portarono subito a stropicciare la gonna del vestitino che indossava
-un nome...- mormorò -Che nome?! Noi siamo... il Devasto che
non conosce legge!! Non possiamo avere un nome! Esso sarebbe la nostra
fine! Che nome vedi Sensitive?? Vedi forse la nostra fine??- agitata.
-Non vedo né
inizio né
fine, questo il Fato non me lo concede...- ancora quella voce distante
e melodiosa -Nathirra... il Nome che vedo è confuso tra
altri, ed esso ricorda, ricorda a noi quello che tendiamo a
dimenticare...-.
Il volto della piccina si
fece dubbioso -Cosa...?-.
Sensitive rimase in
silenzio, per pochi, lunghissimi secondi. Poi le labbra scarlatte si
socchiusero appena, sibilline come ogni singola movenza nel corpo della
donna -Il Ghigno sempre permane, la sua Mente non ha Fine. È
Cinque Entità umane, la Pazzia a Lui è affine...-
una pausa -E' questo, che noi dimentichiamo Nathirra. Il
Matto è oltre la nostra comprensione... oltre la mia
vista...-.
Gli occhi della bambina,
quasi d'istinto, corsero sul seggio del Matto, ormai vuoto da
moltissimi anni e che presto sarebbe stato occupato da Femhalt...da
anni quel posto non era occupato, da anni la risata sarcastica e il
ghigno malefico del più imprevedibile tra i Devastatori non
riempiva il silenzio della Sfera.
Ma presto sarebbe stato
preso... Femhalt si era mostrato degno, e presto avrebbe banchettato
con
i resti umani del sacrificio, diventando uno di loro e dando inizio al
Grande Devasto.
Che cosa significava quel
nome?
CONTINUA...
Ed eccoci
al secondo capitolo di questa storia^^
Come sempre, un grazie a chi si sofferma per leggere, e un bacione
grande grande :*
Tifa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
..::.CAPITOLO 3.::..
La corsa, sembrava essere
la costante della sua vita in quei giorni.
Il combattimento, l'unica
azione di cui era capace.
Plic. Plic. Plic.
Lente, le gocce di sangue
che fuoriuscivano dal suo corpo, picchiettavano a terra, una dopo
l'altra, in un susseguirsi di rumori sottili quasi urlati, nel silenzio
che ora permaneva nel Cubo, silenzio quasi irreale, silenzio che non
presagiva niente di buono.
Erano rimasti in tre.
Lui, una donna e un uomo
dall'aspetto, se possibile, peggiore del suo.
Per la prima volta,
Lancaster aveva avuto paura.
Avevano deciso di non
dividersi lui e gli altri sfortunati che erano caduti preda di quel
gioco assurdo, era meglio proseguire insieme e affrontare in massa gli
orrori di quel luogo... troppo tardi si erano resi conto che in gruppo
o
da soli, niente sarebbe cambiato.
Orrore.
Orrore senza fine,
così come la devastazione che tutto circondava.
Camminavano da solo
mezz'ora quando il Mostro li aveva attaccati. Un qualcosa di
indefinibile tra un animale e un essere umano, feroce, dal corpo
interamente coperto di scaglie taglienti e le gambe possenti come una
scala di pietre. Una maschera di bruttezza senza eguali, una sete di
sangue paragonabile solo al terrore che ispirava...era uscita dal
nulla, rapida quasi quanto forte, e si era buttata contro di loro,
rivolgendo i suoi affilatissimi artigli e le sue zanne adunche contro
la compagnia.
La prima a cadere era
stata una donna, presa di sorpresa e sbranata quasi senza accorgersi di
cosa le era piombato addosso.
Sibilava, soffiava come
una bestia ferita e proprio come tale si comportava.
Lancaster, armato del
solo pugnale che il Piromane gli aveva concesso, aveva tirato fuori il
suo cuore di guerriero e aveva cercato di battersi, tentando per lo
meno di dare del tempo ai compagni disarmati, ma era stato tutto
inutile. L'incoerenza si era impossessata di quella bestia, che non
riconosceva in lui il più pericoloso tra i nemici.
Un ragazzo era caduto,
l'unica anima giovane di quel gruppo.
A quel punto erano
scappati.
Sfiniti, con le vesti a
brandelli e numerose ferite a percorrere il corpo, avevano corso,
più veloce che potevano, sfruttando a loro vantaggio la
fittissima vegetazione.
Si erano fermati per
poche ore, cercando in qualche modo di riprendersi, ma anche nella
piccola palude dove avevano trovato momentaneamente riparo, non avevano
potuto rilassarsi più di molto.
Ci si erano messi gli
insetti.
Di ogni tipo, di ogni
colore, li tormentavano con le loro punture fastidiose, in sciame o
solitari impedivano loro di dormire e riposare.
L'altro uomo non ce
l'aveva fatta.
Dopo una giornata
tentando di riprendersi dalla ferite, aveva ceduto alla puntura di un
insetto violaceo grande quasi quanto un pugno, il cui veleno si erano
diffuso così rapidamente da non dare nemmeno il tempo al
vecchio uomo di urlare.
E Lancaster non aveva
potuto farci niente.
Il peso di tutte quelle
morti lo sopprimeva, lo distruggeva lentamente, per lui, che un tempo
aveva potuto salvare innocenti e distruggere il male, non poter reagire
davanti a cotanto orrore era una cosa insopportabile.
Rivoleva la sua vita.
La sua libertà.
Il vento.
E dopo quei due giorni di
corsa folle, avevano deciso di fermarsi.
L'ultima sua compagna non
poteva proseguire, era sfinita, stanca e ferita, e così
avevano deciso di rischiare il tutto e per tutto fermandosi dietro una
specie di conformazione rocciosa che offriva riparo dal gelido vento
notturno.
Per la prima
volta da quando era stato preso prigioniero, Lancaster sognò.
Era in un giardino, il
più bello che avesse mai visto in tutta la sua vita: alte
siepi fiorite circondavano una strana torre, sentieri di ghiaia
segnavano il cammino che portava fino ad un grosso portone di ferro,
portone che probabilmente era l'entrata di quello strano luogo.
E lì la vide.
Seduta in mezzo ai fiori
rossi, fiori del colore del sangue e che mai aveva visto prima di
allora, stava una bambina, una bambina di circa dieci o dodici anni,
avvolta in un vestito scuro che faceva risaltare la pelle pallida, gli
occhi grandi e seri, la bocca sorridente, i capelli pettinati in due
trecce castane.
-Lancaster...- la sua
voce era quella di un'adulta.
-Chi sei...?-
domandò lui, avanzando di un passo in quella nuvola di fiori
rossi, avvicinandosi alla bambina che ne stringeva un mazzo tra le mani.
-La Regina...- rispose
lei, ridendo.
Una risata infantile ma
terribile.
Lancaster
indietreggiò, guardandola senza capire -Come?-
domandò.
Ma lei non rispose.
Si limitò
semplicemente a ridere ancora più forte, alzando la mano che
reggeva il mazzo di fiori rossi. Una folata di vento, forte e decisa,
si alzò proprio in quel momento, investendo appieno la
figura della piccina, che lasciò andare i fiori che reggeva
in mano, permettendo che si disperdessero in una nuvola rosso sangue.
Poi si voltò, iniziando a correre verso il portone di ferro.
Lancaster
avanzò di un passo, cercando di fermarla.
Ma quando la nube rossa
si diradò, lei era sparita.
E lui era sveglio.
-Lancaster! Svegliati!-
una voce maschile lo fece tornare in sé -Apri gli occhi!
Muoviti!-.
Sul chi vive, il ragazzo
balzò in piedi di scatto, stringendo il pugnale, temendo un
nuovo attacco. La tensione scese notevolmente quando riconobbe la
figura di Fire di fronte a se -Tu?- domandò, incredulo -Che
ci fai qui?-.
-Vattene!- rispose il
Piromane senza mezzi termini -Esci da qui e scappa!-.
-Ma che...?- si
interruppe di colpo. Il luogo, dove lui e l'altra donna avevano trovato
rifugio, era ora coperto da una rada e fredda nebbia, dall'odore
vagamente melmoso. La sua compagna era sparita.
-Dov'è?-
domandò, volgendosi minaccioso verso Fire -Se le hai fatto
qualcosa ti giuro che...-.
-Hei amico!- il Piromane
mise le mani avanti, come a voler fermare qualsiasi parola -Io non ho
fatto niente!-.
-Dov'è?-
rispose lui, brandendo in avanti il pugnale.
-Nelle mani della strega
delle nebbie, l'abitante di questa palude...- una pausa -E se non vuoi
finirci anche tu ti conviene andare via da qui!-.
Lancaster
esitò.
Strega delle nebbie?
-Che...cos'è?-.
-Ha importanza?-.
-No. Ma non posso
abbandonare...- non sapeva nemmeno il suo nome. Non c'era stato tempo
di chiederlo.
-Probabilmente
è già morta!- esclamò Fire. La sua
mano, quasi istintivamente, si posò sull'avambraccio di
Lancaster- Vattene!-.
-Perché lo
fai?-.
-Mi servi... non metto in
gioco il mio potere per niente, ricordalo-.
Lancaster
esitò.
Poi annuì
leggermente -Grazie...- disse, prima di stringere il pugnale e correre
via, lontano dalla palude e dalla strega.
E intanto, la sua
compagna moriva.
Il primo precetto di un
Cavaliere era stato infranto.
* * *
-E' il
momento...-.
La voce di Sensitive, si
alzò di nuovo, dopo ore e ore di perfetto silenzio.
Nathirra, annoiata,
distolse lo sguardo dai suoi balocchi, andando a cercare la sua
Veggente, che ora sedeva composta e visibile.
-Sensitive?-
domandò, invitandola con lo sguardo a proseguire.
-E' il momento-
ripeté -Il Vento è qui fuori, poco distante da
noi e come predetto è riuscito nell'impresa di giungere fin
qui...- una pausa -Attende fuori che il destino e il Matto gli vadano
incontro, per dare inizio al più antico tra i rituali...-.
Femhalt, nervoso e in
attesa, si avvicinò alla scalinata, inchinandosi
profondamente davanti al cospetto di Nathirra -Regina...- disse,
tenendo il capo basso. Ancora non era al suo livello -Sono pronto. Al
tuo ordine andrò e compirò la profezia-.
La bambina, stringendo
tra le braccia una bambola di pezza, parve riflettere qualche attimo
ancora prima di parlare -Femhalt, mio buon amico. Il momento, come dice
Sensitive è giunto. Saprai rendere onore alla carica che
stai per ricoprire?-.
-Sì, mia
signora-.
-Allora vai e porta il
caos...- un sorriso, quasi di scherno -Quieta il Vento e torna da noi,
vincitore. Banchetteremo insieme questa notte...-.
L'uomo rimase fermo,
ancora un attimo.
Poi si alzò,
dando le spalle alla Regina e avviandosi fuori, senza una parola,
sapendo che ben presto il suo nemico sarebbe giunto per affrontarlo.
-Sei certa Nathirra, che
quel ragazzo ce la farà?- i mille toni di Mimic erano tutti
dubbiosi nel porre quella domanda.
La Regina, semplicemente
rise.
CONTINUA....
Come
sempre, un ringraziamento e un grosso bacio a chi legge.
Tifa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
..::.CAPITOLO
4.::..
Femhalt stava seduto su
una roccia, serio e compunto, un lungo mantello nero drappeggiato sulle
spalle scendeva a coprire la sottile ed emaciata figura. Stava a
braccia conserte sul petto, lo sguardo fisso su Lancaster ancora fermo
ai margini della radura, come a volerlo divorare con gli occhi.
Dietro di lui, la Sfera
si ergeva alta e imponente.
Era assai diversa da come
Lancaster l'aveva immaginata: aveva pensato a un luogo carico di orrore
e paura come il resto del mondo all'interno del Cubo, e invece era
quasi attraente. Era per l'appunto una sfera, ma non pareva essere di
materiale corporeo...luce, sembrava costituito di un 'intera luce
violacea, che emanava un che di immensamente freddo e brutale.
Non orrido, ma brutale.
-Ti aspettavo,
Prigioniero...- la voce di Femhalt si alzò, nel silenzio
quasi innaturale che sembrava aver coperto tutto come un velo di nebbia.
Lancaster
avanzò di un passo, tenendo stretto il pugnale che Fire gli
aveva dato all'inizio di tutto -Chi sei? Che cosa vuoi da me?-
decisione, senza un filo di paura.
La Sfera, la
libertà, erano a pochi passi.
Non avrebbe ceduto.
Lentamente, come mosso da
fili invisibili, Femhalt si alzò, portando la mano all'elsa
della spada che teneva assicurata alla cintura -Io sono Femhalt,
candidato all'investitura del Matto- una pausa -E tu sei il mio
sacrificio, Prigioniero... sono qui per te...- un solo, sicuro e fluido
gesto, gli fece estrarre la spada, una spada dall'aspetto regale, dalla
lama lucida e cesellata come se fosse appartenuta in passato a qualche
nobile.
Lancaster non
tremò.
Si fermò di
colpo, quasi senza capire -Matto?- domandò, incerto. Non
aveva mai sentito qualcuno fregiarsi di quel titolo da solo
-Sacrificio?- ripeté -Che cosa intendi dire? Non capisco...-.
-Capirai...- un altro
passo, diretto verso di lui -Ti arrendi al tuo destino, Prigioniero, o
preferisci batterti?-.
Battersi.
Quella parola
causò nell'animo del Cavaliere del Vento una sensazione
quasi nostalgica, nel ripensare ai duelli passati. Ora era solo l'ombra
del guerriero che era stato, sporco e coperto di sangue -Fammi
passare...- disse, scandendo la parole con voce ferma e decisa -Devo
entrare in quella Sfera... è l'unico modo...-.
Una risata ruppe la
frase. Femhalt stava ridendo -L'unico modo per cosa? Pensi che
riuscirai davvero a uscire da qui?- tenendo stretta la propria arma,
avanzò di nuovo, verso di lui - Mi dispiace, ma devo darti
una notizia: l'unico motivo per cui ti è stato chiesto di
arrivare fino qui, è perché io devo banchettare
con un corpo umano prima di accedere al sacro seggio del Matto...-
ghignò, malefico.
-Un inganno...- quelle
parole rimbombarono nella mente di Lancaster per un lunghissimo secondo
-Sono stato ingannato...-.
-Sei mio... è
diverso...- e senza attendere oltre, si lanciò contro
Lancaster.
Istintivamente, nel
vedersi attaccato, Lancaster si mosse abilmente di lato, schivando il
colpo a lui diretto.
Ingannato.
Quella parola, infingarda
e maligna, gli fece quasi perdere il controllo.
Lo avevano ingannato.
Come una furia,
stringendo il pugnale, contrattaccò scattando in
avanti, con un fendente al braccio. Femhalt, non aspettandosi
una reazione così rapida, si levò un attimo
più tardi del previsto, finendo colpito di striscio.
Un rivolo di sangue rosso
come il fuoco sgorgò dalla ferita.
-Bastardo...-
sibilò Femhalt, alzando di nuovo la propria arma e
preparandosi a menare un nuovo colpo, carico di un odio che quasi non
aveva eguali.
Fu un combattimento lungo
ed estenuante.
La forza della pazzia,
contro la forza dell'orgoglio.
Spada e pugnale l'uno
contro l'altro.
Tecnica e furia cieca.
E Femhalt cadde.
Un affondo, un fendente,
un colpo a tradimento.
Niente bastò a
sedare la voglia di vita che da Lancaster sgorgava, come un fiume in
piena che rompeva gli argini.
Lancaster voleva vivere.
Girò su stesso
rapidamente, schivando l'ennesimo colpo diretto alla sua testa, un
colpo di certo devastante. Si abbassò di scatto, menando di
sorpresa un affondo diritto al cuore del rivale.
Fu solo un istante di
distrazione.
I battiti che
rapidamente, come un tamburo, aumentavano di frequenza, per poi
fermarsi di botto, come un colpo di frusta.
E sangue.
Sangue ovunque.
Femhalt, era morto.
E Lancaster, davanti a
sé, aveva la sua via di salvezza.
Come un monito,
il vento si alzò, forte, lambendo la sua figura insanguinata.
* * *
Nathirra sorrideva,
attendendo l'entrata di Lancaster.
-Arriva...-
mormorò Sensitive, ora in piedi a fianco della Regina
bambina.
-Lo so...- rispose
l'altra, attendendo semplicemente.
Pochi secondi.
E la Sfera si
aprì.
Dotata di propria magia,
permise che le mille sfaccettature violacee delle sue pareti si
aprissero, lasciando finalmente entrare la figura del Prigioniero, di
Lancaster, che lento e trionfante faceva la sua avanzata.
Era stanco, ferito... ma
era arrivato alla fine.
Dal suo scranno, Fire
sorrise, vincitore.
-Dove sei???- la voce di
Lancaster si alzò, alta e decisa -Dove sei??!-
urlò ancora, rivolto a chi o a che cosa non lo sapeva con
esattezza.
Nathirra scese le scale
-Sono qui...-.
Istintivamente Lancaster
si fermò di colpo, alzando gli occhi verso di lei: il volto
si fece ancora più pallido, nel riconoscere la bambina con
trecce che aveva sognato quando era stato salvato dalla strega delle
nebbie.
-Chi sei?-
domandò nella di lei direzione, ancora senza accorgersi
della presenza degli altri devastatori.
-La tua Regina...-
mormorò lei, scendendo gli ultimi gradini e fermandosi a
pochi metri da lui.
Lancaster
sentì un brivido salirgli la schiena nel riconoscere le
parole che lei stessa aveva pronunciato, quando, quella medesima
domanda, le era stata posta in sogno -Io non ho regina- rispose,
tenendo stretto un fianco sanguinante -E non ho idea di chi tu sia...-.
-Tu sei l'unico che ha
superato la prova, Lancaster...-.
Il suo nome.
Come faceva a conoscerlo?
Era davvero lei nella sua
mente quando aveva sognato?
-La prova?-
osò domandare.
-La prova...-
confermò lei, piegando graziosamente il capo di lato e
sorridendo -Hai affrontato il Cubo e sei giunto qui... unico vincitore.
Hai persino battuto Femhalt, il prescelto...-.
-Mi avete promesso la
libertà!- esclamò lui, stufo di sentir la bambina
parlare di cose a lui sconosciute -Lasciatemi andare!-.
-Certo, ti lasceremo
andare...- annuì lei, lentamente -Ma nessuno qui ha mai
parlato di libertà...- improvvisamente, la sua espressione
mutò -Damon! Mimic! Prendertelo...-.
Lancaster si
girò, cercando di ignorare il dolore delle ferite, tentando
di riprendersi il minimo che bastava a fronteggiare l'attacco.
Tutto fu inutile.
In meno di un minuto, i
due devastatori l'avevano preso, bloccandolo come se fosse un
giocattolo rotto.
La bambina sorrideva.
-Avevate... promesso...-
mormorò lui, stanco, troppo stanco.
-Ti lasceremo andare-
riprese Nathirra -Ma non prima che tu abbia fatto qualcosa per noi...-.
Con gesti rabbiosi, i due
Devastatori lo sollevarono, tenendolo per le braccia da ambedue le
parti. Lancaster era sfinito, ma poté chiaramente vedere,
mentre i due lo trasportavano, che il corpo di Femhalt era stato
portato all'interno della Sfera e adagiato nel centro.
-Nutriti del suo
corpo...- sentì dire dalla voce della bambina, mentre i suoi
carcerieri lo costrinsero a inginocchiarsi vicino al corpo senza vita,
di colui che avrebbe potuto essere un loro compagno -Divoralo e fai tuo
il suo potere-.
Lancaster
inorridì -Mai!- trovò la forza di esclamare
-perché dovrei... che cosa..?-.
-L'hai ucciso...-
sibillina, la voce di Sensitive sovrastò le sue urla -E ora
tocca a te prendere il suo posto. Fai tue le cinque arti, rendile e sei
e diventa uno di noi...-.
-No, no!- sentiva la mano
del Demone premere sulla sua testa, costringendolo verso il basso,
verso il cadavere ormai freddo.
-Sì...-
rispose Nathirra
-L'ultima cosa, prima di lasciarti andare...-.
La libertà.
La sua vita.
Il vento.
Avrebbe tradito tutto
quello, il suo credo, i suoi giuramenti.
Disgusto, terribile
disgusto all'idea di quell'atto contro natura. Poteva un uomo cibarsi
della carni di un suo simile, commettere un atto degenere, al solo
scopo di riuscire a salvarsi? Per difendere la libertà che
tanto amava, forse, ma per altro?
-No...- non poteva.
-Allora morirai...- .
Morire.
Morire.
Morire per il vento.
Perché era
proprio questo che significava nell'insieme, ciò che aveva
giurato e in cui credeva si rifletteva solo in quella parola: Vento.
Non era forse quello che
aveva giurato il giorno che era diventato Cavaliere? Fare sempre quello
che era giusto, rispettare la legge e difendere gli inermi.
Lui non era come loro.
-Morire...-
mormorò, stancamente.
Non poteva commettere
quell'atto innaturale e credere di non aver perso il proprio credo.
Vita e morte.
Giusto e sbagliato.
Onore e paura.
Davanti a lui come pezzi
di un puzzle che non era in grado di comporre.
-Io giuro... di
rispettare
la vita...- un sussurro stentoreo gli uscì dalle labbra,
come un'ultima preghiera -Giuro di difendere gli inermi e i deboli, di
essere giusto, di essere saggio, e di... mettere la mia spada al
servizio della verità...- una lacrima, solitaria,
scivolò dal suo occhio destro -Giuro di servire la legge e
di proteggere il bene. Sempre. Sul mio cuore... sul mio onore... sul
mio
nome... difenderò per sempre la
Libertà. Vivrò per sempre nel Vento...- antico
giuramento, parole ormai lontane ma che sempre lo avevano sostenuto,
dal momento in cui era diventato Cavaliere.
Nathirra sorrideva ancora.
E Lancaster, fece la sua
scelta.
CONTINUA...
Al solito, un bacio e un
abbraccio per chi legge.
Tifa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Epilogo ***
..::.EPILOGO.::..
I sei Devastatori Senza
Nome si ergevano insieme, alteri e fieri, in cima alla collina al di
là del loro terrificante castello, le figure appena
percettibili nell'arancio intenso del tramonto.
Il Demone.
La Veggente.
Il Piromane.
Il Mutaforme,
Il Matto.
La Regina.
Sei figure avvolte nei
propri mantelli, in attesa di qualcosa, in procinto di scagliarsi
contro il mondo intero per realizzare quel futuro presente da secoli
nelle loro menti, per portare la Sfera nel mondo, per liberare il
potere caotico del Cubo, per far si che il pianto si levasse eterno
dall'umanità in fuga.
Per loro, con loro, in
loro.
-E' il
momento...- la voce di Nathirra si alzò, infantile ma chiara
nei suoi propositi.
Un sommesso coro di
assensi venne portato dal vento.
- Senza Nome essi Sono,
Devastatori dal Fato scelti. Vite e Regni insieme mietono,
più della Morte Sono svelti- cantilenante, la voce del Matto
fece da eco alle parole della Regina -Ecco al Mondo si presentano,come
il Morbo e la Pazzia. Sei Individui che tormentano, Sei Poteri di
razzia- nenia infinita, senza senso ma colma di significato.
Nathirra, lenta ma
implacabile, portò entrambe le mani al cappuccio abbandonato
sulle sue spalle, coprendosi con esso il capo -Fire...-
chiamò, distintamente – A te che sei sfuggente
come le fiamme di cui sei padrone, do l'arduo compito di prendere
possesso delle Terre dei Ladri...-.
-Non padrone...-
mormorò lui, quasi impercettibilmente -Fratello...-.
-Sì,
fratello...-
concordò il Matto, unico a non aver mai scoperto il volto
-Le Fiamme son il suo Castello,del Calor Paura non ha. Del Fuoco
è Fratello,nell' Inferno più Caldo sta-.
-La famiglia reale della
Regina Belial, signora di Edlesh e Regina dei Ladri è il tuo
obiettivo...- ancora ignorò le parole del Matto -Puoi farlo?-.
-Sì, Regina-
concluse
Fire, stringendo le redini del cavallo.
-Damon...- ancora la voce
della bambina si alzò.
-Ordina, Regina-.
-Tu, che dall'alto della
tua potenza chiunque asservi e spaventi, dovrai sottomettere
l'orgoglioso popolo dei Nani. Alle Caverne di Brillante dovrai recarti
e lì, portare il nostro Devasto-.
-Il Demone senza
Cuore,nella Scura Ombra risiede. Le sue Mani son Dolore, nella
Distruzione solo crede- cantava il Matto, la sua profezia senza fine.
-Sensitive...-.
La figura velata della
Veggente quasi non fece accenno di accorgersi di essere stata nominata.
Non era sua abitudine parlare quando non vedeva.
-I tuoi occhi vedono
più lontano di quelli di chiunque altro e il tuo intuito ti
permette di evitare ogni pericolo, per questo tu ti occuperai del
popolo dei Mari, astuto e pericoloso come nessun altro. Sottometti
Orphen, il Signore dei Pirati, e dimostragli quanto il mare in tempesta
sia calmo a nostro confronto...-.
Un leggero cenno di capo,
quasi impercettibile.
Sensitive già
sapeva.
Il Matto
ridacchiò, stringendosi nel mantello -Vi è la
Dama senza Volto,i cui Occhi lontan vedono. La Verità
mostran allo Stolto,il Destino lor presiedono-.
Nathirra volse il capo,
sorridente e accondiscendente in direzione del Matto, lasciando che poi
i suoi occhi si portassero sul Mutaforme -Mimic, tu possiedi l'arte
delle mille forme e sei in grado di poter passare per chiunque. Il
popolo umano della Regina Dite, signora del Sud, è il tuo
obiettivo. Distruggila e rendila degna schiava da sacrificare al Cubo-.
-Come ordini- i mille
toni si confusero tra le sue labbra, mille voci e mille volti si
mischiarono in quelle due semplici parole, mentre il capo senza volto
si chinava , umile, in attesa del via.
-C'è chi
Identità non trova, e Forma non desidera. Ciò che
è Fisso disapprova, ciò che Muta Lui considera-.
-Insaniac...- lo sguardo
della Bambina cadde subito sul matto- La tua imprevedibilità
e le tue cinque arti sono il tuo punto di forza. Qualsiasi nemico da te
rimarrebbe spiazzato, qualsiasi razza non saprebbe come comportarsi. Re
Jeinkis delle terre del Nord e i suoi sudditi saranno le tue vittime.
Distruggili Insaniac... annientali...-.
Il Matto, rise. Una
risata strana, contorta, come la sua mente -Nel suo Animo attendono,
non si sa Dietro chi c'è. Sei Volti lo contendono,
Attenzione, è dietro di Te!- parole nuove, nuovo essere che
sul podio finalmente rivelava la sua natura.
Per un secondo, Nathirra
rimase quasi senza fiato nel sentire la profezia, quella ballata che
tanto li aveva decantati, cambiare nella strofa dedicata al Matto,
colui che appena aveva fatto il suo ingresso nel gruppo.
Poi ogni dubbio fu
dissipato.
L'aveva detto
Sensitive... lui era il più imprevedibile, ed ora le arti
non
erano più cinque, ma sei.
-E infine io, la Regina
Bambina, mi occuperò del popolo che ovunque vede il
buono...- una pausa, un sorriso di trionfo capeggiò
sull'infantile bocca -Gli elfi. Divorerò i loro figli, uno
per uno, fino a quando non mi doneranno il regno su un piatto
d'argento...-.
-E seduta nella sua
Dimora, la sadica Regina sta. La Bambina che divora, Tutto
ciò della sua Età- per un secondo la voce
cantilenante parve abbassarsi, remore di umanità ormai
perduta.
-Siete pronti, miei
fedeli?- domandò infine Nathirra.
Di nuovo, più
alto e squillante di prima, il coro di assensi si perse nel vento, che
spirava forse in direzione di colui che un tempo era stato Lancaster,
colui che un tempo si era battuto per ciò che era giusto,e
che ora gli dava il suo addio.
-Andiamo dunque, amici
miei... che il devasto abbia inizio!-.
Cinque cavalli, sul far
della sera, sfrecciarono a tutta velocità in direzioni
diverse, verso un futuro segnato dal Caos.
Insaniac, il Matto,
ancora esitò qualche attimo -La Sfera essi accoglie, in un
trepido Futuro. Il Devasto che il Mondo coglie, per i Senza Nome
imperituro- ultima strofa, ultimo attimo ancora per sentire il vento
che
spirava sempre più forte.
Per lui.
Per l'ultima volta.
Poi, colui che un tempo
fu Lancaster, spronò il cavallo verso le Terre del Nord.
Incontro al Devasto Senza
Nome.
FINE
Ed
eccoci arrivati alla fine^^
Ringrazio
di cuore tutti coloro che hanno letto e commentato questa storia,
ringranziando ancora Eilys che mi ha permesso di scriverla!
Un
bacio a tutti,
Tifa.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=348808
|