Caos Senza Legge, Devastatori Senza Nome

di Tifawow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



"Senza Nome essi Sono,
Devastatori dal Fato scelti.
Vite e Regni insieme mietono,
più della Morte Sono svelti.

Ecco al Mondo si presentano,
come il Morbo e la Pazzia.
Sei Individui che tormentano,
Sei Poteri di razzia.

Le Fiamme son il suo Castello,
del Calor Paura non ha.
Del Fuoco è Fratello,
nell' Inferno più Caldo sta.

Il Demone senza Cuore,
nella Scura Ombra risiede.
Le sue Mani son Dolore,
nella Distruzione solo crede.

Vi è la Dama senza Volto,
i cui Occhi lontan vedono.
La Verità mostran allo Stolto,
il Destino lor presiedono.

C'è chi Identità non trova,
e Forma non desidera.
Ciò che è Fisso disapprova,
ciò che Muta Lui considera.

Il Ghigno sempre permane,
la sua Mente non ha Fine.
È Cinque Entità umane,
la Pazzia a Lui è affine.

E seduta nella sua Dimora,
la sadica Regina sta.
La Bambina che divora,
Tutto ciò della sua Età.

La Sfera essi accoglie,
in un trepido Futuro.
Il Devasto che il Mondo coglie,
per i Senza Nome imperituro."



Silenzio.
La Sfera, silente, si ergeva su tutto, alta e distante come un antico monumento funebre.
Dentro di lei, nel freddo ambiente che accoglieva i Devastatori Senza Nome, il silenzio aleggiava sovrano, informe ma tangibile, avvolgendo come una coperta di velluto i sei membri che in quel momento ivi risiedevano, assorti nella contemplazione del loro potere.
Devastatori Senza Nome.
Leggenda.
Paura.
Distruzione.
Tre parole che venivano subito associate a loro, tre parole che echeggiavano nella mente delle persone sconvolte, tre parole che descrivevano perfettamente quello che erano.
Leggenda perché da secoli si narrava il loro arrivo, da così tanti secoli che molti credevano che ormai fosse solo una storia per spaventare i bambini.
Paura perché nei secoli c'era chi ricordava, perché gli elfi avevano memoria più lunga e antica, perché le loro azioni abominevoli non erano del tutto dimenticate.
Distruzione, perché era quello che erano, semplici strumenti nelle mani del Fato avverso alla terra, che con un ghigno beffardo aveva lasciato a piede libero quei mostri.
E la Sfera li proteggeva.
Chiusa, inaccessibile senza il permesso della Regina, che come una madre proteggeva i suoi figli.
-Sei pronto Femhalt?- una voce sottile, infantile e stranamente dolce ruppe il silenzio della stanza. Quattro volti dai loro seggi  fissavano in direzione dell'uomo inginocchiato ai piedi delle scale, attivi, vivi, pronti a servire la Regina senza colpo perire.
L'uomo ai piedi della Regina era alto, muscoloso, con un bel viso limpido e lunghi capelli rossi estremamente curati e sottili. Il capo piegato, umile -Lo sono, mia signora...- una pausa. Era come se stesse cercando le parole adatte -Quando voi darete il via, io potrò cominciare...-
Una risata, lieve e trillante.
Il sottile velo carminio che impediva la visuale al trono della Regina si smosse appena, come toccato da un alito di vento. Una mano piccola, estremamente piccola fece per prima capolino dallo squarcio che il velo concedeva e una figura innocente fece un passo al di fuori di esso.
Una bambina.
All'incirca otto anni pareva portare, chiaramente di razza umana. Due trecce castane ben pettinate circondavano il suo volto innocente e tremendamente serio, due occhi scuri profondi come la notte fissavano l'uomo ancora inginocchiato -Femhalt, amico mio... è giunta l'ora finalmente...- un ghigno beffardo si disegnò sulle sue piccole labbra, mentre di nuovo iniziava a scendere le scale -Questa notte avverrà l'ultima consacrazione e domani incomincerà la nostra vera missione...- non un 'alito di voce si alzò dagli altri presenti -Sensitive!- improvvisamente, il suo tono di voce da dolce e infantile si fece mortalmente severo e maturo, mentre con uno scatto si voltò verso uno dei seggi -Cosa leggono i tuoi occhi?-.
-Nathirra...- una nuova voce di donna si intromise nel silenzio che in quel luogo era totale da qualche ora. La figura velata di una Dama si alzò dal suo seggio, scendendo due gradini con passo felpato -I miei occhi hanno visto... il momento è giunto. La consacrazione del Matto deve avere inizio il prima possibile- la sua voce era fredda, quasi atona, persa nelle visioni, mentre gli occhi da sotto il velo come la nebbia si fissavano sull'umano che ancora non era stato consacrato.
La bambina rimase qualche secondo, ferma, immota, ascoltando le parole della veggente, poi lentamente annuì -Sia così dunque. La Veggente ha parlato...- una pausa – Femhalt, presto sarai uno di noi...- una sentenza.
Quelle parole suonarono poco migliori di una maledizione.
Gli altri tre devastatori si alzarono all'unisono, prima ancora che la Regina parlasse, attendendo i suoi ordini.
-Damon... Fire- ancora quella voce di bambina che ordinava, quella figura sottile che piegava tutti al suo volere.
Un elfo di eccezionale altezza alzò il volto, occhi azzurri iniettati di sangue, seguito a ruota da un umano dai capelli argentei straordinariamente ribelli, il bel volto sbarazzino come quello di un fanciullo.
-A voi il compito di trovare il Sacrificio. Fate in modo che il Cubo accolga quante più vittime potete. Le faremo giocare a ritmo della nostra voce-.
I due si inchinarono velocemente, senza pronunciare parola.
Non occorreva parlare, non quando lei dava i suoi ordini, saggi o stupidi che fossero, sensati o insensati, buoni o malvagi.
-Mimic...-.
Un volto senza forma precisa, occhi senza un colore definito, corpo senza proporzioni. Non era nemmeno possibile distinguere il sesso tanto era volubile -Comanda...- una voce che non aveva tono, o che forse ne possedeva troppi.
-Prepara la Sfera, che sia pronta entro pochi giorni a concedere i suoi poteri al nostro caro Femhalt...- un tenue sorriso di disegnò sulle labbra della bambina -Ci divertiremo. E poi infine, il devasto avrà inizio...-.
Femhalt abbassò gli occhi timoroso.
Cinque risate si alzarono dalla Sfera.
La Regina voleva che si ridesse.

CONTINUA...


Ed ecco, amici lettori, il primo capitolo di questa storia, della quale ho già tutti i capitoli pronti, che pubblicherò nel corso di queste settimane. E' stata un po' un parto a dire il vero, tra il lavoro e il resto non avevo moltissimo tempo per scrivere, ma fortunatamente sono riuscita a finirla.
Spero che vi piaccia come piace a me...il tema del consorso è stato veramente ispirante e sono proprio contenta di averci partecipato *__*

Come sempre, ringrazio Eylis per aver indetto questo concorso fantastico che mi ha permesso di scrivere questa storia, augurandomi di riuscire a partecipare anche ai prossimi!

E un bacio grande grande a chi legge ^_*

Tifa.


Dedicata a Cristina, che si è dovuta subire i miei deliri e i miei scleri per tutto il periodo della stesura.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


..::.CAPITOLO 1.::..


Il Prigioniero arrancava, stanco, esausto, lungo il buio corridoio dove lui e i suoi compagni di sventura venivano costretti a camminare da quel sadico elfo, che li aveva prelevati dalla loro casa, in quella strana struttura dov'erano stati spinti in massa e con violenza.
Un passo dopo l'altro si trascinava, cercando disperatamente di ignorare la stanchezza, le fitte di dolore che gli causavano le innumerevoli ferite riportate nel combattimento contro il loro aguzzino, le voci impaurite e stanche dei compagni.
L'elfo, con quegli occhi da Demone dell'inferno, li scortava senza battere ciglio, senza pietà ne commozione, in quello sguardo freddo come il ghiaccio che pareva volerli dilaniare lentamente.
E il Prigioniero non poteva far altro che tenere il capo chino e avanzare, tenendo le labbra strette per non lasciarsi sfuggire alcun lamento, per non dare soddisfazione all'elfo e al suo compagno dai capelli argentati, che li guardava con un sorriso fiducioso al punto tale da essere una palese presa in giro, che continuava a giocare con quella fiammella che continuava ad accendersi e spegnersi nel suo palmo.
-entrate qui, schifosi bastardi- con uno strattone, l'elfo con gli occhi da Demone, aveva tirato le loro catene, quelle che lo legavano ad una decina di persone, spingendoli in una piccola e angusta cella.
Una donna scoppiò in lacrime.
Lamenti di dolore si alzarono dal gruppetto.
-Damon...- il ragazzo dai capelli argentati chiuse il pugno di colpo, spegnendo la brillante fiammella che ivi bruciava -Hai sentito Nathirra? Non dobbiamo distruggerli... sono prigionieri...-.
Prigioniero.
L'unica cosa che era dopo che gli avevano strappato tutto.
Eppure fino a qualche giorno prima così non era stato. Era un guerriero: abile, forte, valoroso, colmo di orgoglio e di nobili ideali.
Combatteva a fianco dei Cavalieri del Vento, senza regole e libero come l'aria, affrontando nemici e proteggendo i deboli. Non aveva rivali, nemmeno tra i suoi compagni... la sua spada abbatteva ogni nemico, parava ogni colpo.
Poi erano arrivati loro.
Damon e Fire.
Devastatori senza nome.
Lo avevano disarmato facilmente con le loro arti diaboliche, lo avevano preso, lo avevano ridotto a un misero corpo spogliato delle armi e dell'armatura, l'avevano incatenato a un gruppo di poveri sfortunati, gente che una volta era stata qualcosa di più di un Prigioniero come era lui ora.
Prima era Lancaster.
Ora era nessuno.
Istintivamente, cercò di mettersi in piedi e ridarsi un minimo di dignità, quando sentì la sorda risata del Demone accompagnare lo stridio metallico della porta della cella che si chiudeva.
-Sono feccia- fu la risposta che egli diede al compagno -Che ti importa di quello che gli faccio? Non muoiono ora sotto le mie mani, ma moriranno domani nella Sfera... credo che il mio sarebbe un fato più misericordioso-.
Fire scosse le spalle, come se poco gli importasse -A me non interessa di certo. Ma Nathirra la prenderebbe bene?- il suo tono si fece improvvisamente basso -Tiene Sensitive in suo potere... né io né te vogliamo che le succeda qualcosa, vero? O a te non importa forse di tua moglie?-.
-Taci!- il tono ringhiante di Damon si fece, se possibile, ancora più minaccioso -Queste parole sanno tanto di tradimento amico. Credi che non sappia cosa si cela nei tuoi pensieri?-.
Fire ridacchiò tra sé e sé, avvicinandosi alle sbarre -Attento a come calibri le parole, amico...- una pausa. I suoi occhi come la brace parvero sfiorare con insistenza la figura del prigioniero, che a fatica stava cercando di rialzarsi, impacciato dalle catene -Ti va di rendere i nostri giochi più interessanti?-.
Il volto del Demone prese una posa vagamente curiosa -In che senso?-.
-Io scommetto che quello lì- la destra si alzò a indicare il Prigioniero -Arriverà alla Sfera sano e salvo-.
Il Prigioniero sentì un brivido salirgli alla schiena quando si accorse che parlavano di lui.
Da Nessuno era passato ed essere il loro Giocattolo.
Damon scosse il capo, dubbioso -Dici che quest'essere riuscirà ad arrivare alla fine?-.
-Ne sono sicuro- Fire guardò il prigioniero ancora per qualche attimo.
Caldo.
Tensione.
Pietà.
I suoi occhi ardenti come le fiamme, di cui era fratello, parevano osservare nell'animo del prigioniero che gli stava davanti, quasi in qualche modo lo sentisse affine. Lui mai aveva avuto le straordinarie doti percettive di Sensitive, non era capace di organizzare un gruppo come faceva Nathirra, non possedeva la straordinaria forza fisica di Damon o l'abilità di confondersi di Mimic, ne tanto meno condivideva gli stranissimi poteri del Matto.
Lui era capace solo di usare il fuoco, di incendiare, di creare fiamme così calde ed elevate da far evaporare laghi interi...e quella sua comunione con il fuoco gli permetteva anche di riconoscere l'intensità delle fiamme dell'animo di una persona.
E quelle del Prigioniero erano altissime.
Fire sorrise, vagamente.
-Io ne dubito, comunque...- con un gesto forzato, Damon porse la mano al Piromane -Cosa ci giochiamo?-.
Fire allungò la mano a sua volta, prendendo quella del compagno. Come sempre, le carni altrui gli risultavano troppo fredde al tatto -Sensitive..- disse dopo qualche attimo di silenzio -Se vinci tu, io non mi avvicinerò più a tua moglie, nemmeno quando lo prevede il rituale. Se vinco io...- una pausa -Tu non ostacolerai più la nostra amicizia. Perché è solo questo che c'è sempre stato tra me e lei-.
Damon parve rifletterci qualche secondo. Poi un sorriso sarcastico si disegnò sulle sue labbra, mentre la stretta alla mano si faceva più solida -E sia. Tanto sono certo che non ce la farà mai...-.
Fire sorrise.
Un lampo di fuoco balenò nei suoi occhi -hei tu!- disse, lasciando la mano del compagno e voltandosi verso la cella.
Il Prigioniero, che tutto aveva ascoltato fino a quel momento senza capirci molto, diresse il proprio sguardo verso il Piromane.
Egli sorrise ammiccante -Cerca di vincere questa partita! Per me è importante sai??- si avvicinò di un passo alle sbarre.
-Farti... un favore?- la voce del Prigioniero suonava stentorea -Preferisco... marcire qui dentro per tutta la vita....- occhi decisi, ribelli. Liberi com'era stato lui tra i Cavalieri del Vento.
Fire scoppiò in una risata, calda e fragorosa -La fiamma di vita che brilla nel tuo corpo è così accecante da darmi certezze...- una battuta forse, o forse la verità -Come ti chiami?-.
-Non sono forse il Prigioniero?-.
-Perfetto Prigioniero, allora come ti chiamavi?-.
-Lancaster...- quel nome era un sussurro, come se avesse paura che loro potessero strappargli di dosso anche il ricordo di quel nome.
Ma così non fu.
-Bene, Lancaster...- sorrise Fire -Tu vinci questa sfida... ed io ti prometto che se raggiungerai la Sfera ti lasceremo andare...-.
Il Prigioniero non abbassò gli occhi, sostenne con forza lo sguardo del Piromane, che quasi sembrava volerlo bruciare dall'interno.
L'aveva chiamato con il suo nome.
Non era un Prigioniero, né un Giocattolo. Era era un Mezzo con il quale l'uomo che aveva di fronte aveva intenzione di prendere quello che desiderava. E come Mezzo aveva diritto ad un nome.
Fire non aggiunse altro, si limitò ad annuire con soddisfazione.
Aveva capito che davanti a se, c'era qualcuno esattamente come lui.


CONTINUA...


Ed ecco il secondo capitolo pubblicato di questa storia^__^ credo che ne pubblicherò uno ogni due giorni, sono troppo ansiosa di metterla su tutta quanta per aspettare *_*

Ringrazio di cuore tutti coloro che nel precedente capitolo hanno commentato, Eylis che ha lasciato la recensione per la partecipazione al concorso, Shnusschen e Ghen che come me vi hanno partecipato, e NightAlchemist93 che mi ha riempita di complimenti^^
Un bacione a tutte quante!!!

E un bacio anche a chi legge senza commentare ^_*

Tifa.



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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


..::.2 CAPITOLO.::..



Il Cubo era devastante.
Il Cubo era enorme.
Il Cubo era la fine.
Le uniche tre cose che si sapevano di quel luogo infame, che i Devastatori amavano chiamare “La Stanza dei Giochi”, quel luogo che i prigionieri temevano come la peste, quel posto dal quale non era mai tornato nessuno.
Eppure, pensò Lancaster, non pareva così spaventoso una volta al suo interno.
Enorme certo. Quando era stato portato nelle prigioni non si era accorto di quanto potesse essere grande quel luogo di tormento... sicuramente, si disse, doveva essere stato modificato con la magia, perché dall'esterno non sembrasse così tremendamente grosso.
Poteva tanta vegetazione crescere all'interno di una torre? Lancaster non lo credeva, eppure i suoi occhi gli mostravano ora il contrario, palesando alla sua vista una specie di strano panorama indefinito, una massa intricata di alberi e arbusti, sentieri nascosti dai rovi, strane piante e strani fiori. E gli animali, strane specie sfuggivano al suo occhio, specie che non ricordava aver mai visto nei suoi lunghi viaggi, stralci di pellicce dai colori sgargianti, versi innaturali che si alzavano su tutto.
Immenso.
Non si riusciva a capire la fine.
Lancaster, assieme ad altri cinque prigionieri, stava in piedi, coperto come meglio gli consentivano i pochi stracci che gli avevano dato, di fronte al grande cancello di ferro battuto che dava sul Cubo, scortati dai due devastatori che li avevano catturati solo il giorno prima.
Il Demone, altissimo e terribile, era fermo alla destra del cancello, lasciando che il ghigno permanente sulle sue labbra mettesse i brividi a tutti coloro che osavano alzare gli occhi sulla sua figura.
Il Piromane, che ancora non aveva smesso di sorridere in direzione di Lancaster, che ancora lo fissava con quegli occhi simili a pezzi di brace ardente, che confidava apertamente in lui e nelle sue capacità.
-Questo è il Cubo- la voce di Damon in quel luogo, riusciva a suonare più terribile che mai -il luogo della vostra morte- la mano, magra e forte, si alzò, indicando un punto indefinito al di là della fitta boscaglia -Da qualche parte, in mezzo a tutto questo, c'è l'unico posto che può darvi la salvezza... la Sfera-.
Il vociare spaventato dei prigionieri parve non scalfire minimamente i due devastatori, che ancora attendevano ai lati del cancello, pronti a breve a farli entrare per cominciare le danze.
-Silenzio!- esclamò Damon, quando le suppliche si fecero più alte e disperate -Qui gli ordini li diamo noi!-  una donna singhiozzò debolmente, mentre le voci diminuirono di colpo.
Lancaster taceva.
Unico tra quei cinque prigionieri a non parlare, lo sguardo fisso sullo stretto sentiero che si snodava al di là del cancello, strada che lo avrebbe riportato a casa, nel vento, nella libertà che tanto amava, dai suoi compagni Cavalieri che si erano battuti inutilmente per difenderlo quando i due Devastatori erano giunti a lui.
I lunghi capelli biondi ricadevano sporchi sul viso macchiato di sangue, le numerose ferite che gli percorrevano il corpo quasi non le sentiva tanta era la sua determinazione.
-Se sopravviverete fino alla Sfera- continuò Damon -Vi lasceremo andare- una pausa. Sul volto del Demone si disegnò ancora il medesimo spaventoso ghigno di poco prima -Ma dubito che qualcuno di voi ce la farà...- fece un cenno al compagno, traendo fuori dalla bisaccia una lunga chiave di ferro, probabilmente quella del cancello.
Fire, molto lentamente, distolse gli occhi da quelli di Lancaster, annuendo in direzione del Demone e prendendo a sua volta una seconda chiave. Quando entrambe le chiavi furono girate nei rispettivi chiavistelli, come per magia il cancello iniziò a cigolare sui cardini, aprendosi lentamente.
Senza attendere oltre, Damon avanzò verso l'interno, tirando con uno strattone le catene che tenevano insieme i prigionieri. Fire si fece da parte, attendendo che passassero.
-Vedi di vincere- mormorò, quando Lancaster gli passò a fianco, lasciando scivolare un pugnale nella sua mano -E' un po' contro le regole ma... ci tengo...-.
Lancaster lasciò che il pugnale scivolasse sotto i suoi pochi stracci, senza rispondere. Non capiva perché il Piromane volesse aiutarlo, ma la cosa non lo toccava... a lui interessava solo la sua libertà.
Quando il Demone li ebbe portati tutti all'interno del Cubo, sciolse le catene che li legavano insieme, guardandoli dalla sua notevole altezza -buon gioco, bambini...- mormorò, prima di dare loro le spalle e dirigersi verso il cancello, lasciando che quest'ultimo si chiudesse dietro di se.
Lancaster, sciolto dalle sue catene, si voltò verso la fitta boscaglia.
La sua libertà era vicina.

* * *

Nathirra osservava, silenziosa, composta sul suo trono all'interno della Sfera.
Circondata da quel sottile alone luminoso che le conferiva il più grande tra i poteri di devastazione, osservava deliziata i prigionieri mandati al sacrificio, ansiosa di vedere chi di loro sarebbe infine giunto per nutrire il Matto che sarebbe stato a breve iniziato.
-Nathirra...- la voce sibillina di Sensitive si alzò dal suo scranno, e la sottile figura della Dama Velata si mosse lentamente.
La bambina dalla lunghe trecce castane volse appena il suo sguardo, distante e compiaciuto -Dimmi Sensitive, ti ascolto...-.
La figura della Dama parve esitare, poi lentamente si alzò in piedi dal suo trono, situato poco più in basso di quello della Regina, voltandosi verso di essa e iniziando a percorrere con estrema lentezza i pochi gradini che la dividevano da lei. Dolce e melodiosa la sua voce si alzò da quel fragile corpo avvolto dai veli -Il Gioco è cominciato come tu hai ordinato mia Regina... i tuoi occhi lo possono vedere anche da sé. Ma mi sento in dovere di metterti in guardia...- i passi, quand'essa fu arrivata di fronte al trono, si fermarono di colpo.
Nathirra, il cui sguardo pareva così compiaciuto qualche attimo prima, prese un'espressione imbronciata, esattamente consono alla bambina che era -I tuoi avvertimenti giungono in ritardo Veggente- rispose -Se c'è qualcosa che non va, perché non hai parlato prima?-.
-Perché prima la Visione era confusa...- leggiadra, Sensitive si chinò di fronte alla bambina, con l'intento di guardarla in volto -Ma ora è successo qualcosa... qualcosa che cambierà le Nostre sorti, le sorti del nostro Devasto...-.
-Le vedi?-.
-Le vedo, Regina...- gli occhi della Veggente, da sotto il velo, guizzarono per un breve secondo, prima di spegnersi di nuovo nel fiume di visioni -Vedo un Nome...-
Nome.
Quella parola fece sgranare i grandi e infantili occhi della bambina, le cui mani si portarono subito a stropicciare la gonna del vestitino che indossava -un nome...- mormorò -Che nome?! Noi siamo... il Devasto che non conosce legge!! Non possiamo avere un nome! Esso sarebbe la nostra fine! Che nome vedi Sensitive?? Vedi forse la nostra fine??- agitata.
-Non vedo né inizio né fine, questo il Fato non me lo concede...- ancora quella voce distante e melodiosa -Nathirra... il Nome che vedo è confuso tra altri, ed esso ricorda, ricorda a noi quello che tendiamo a dimenticare...-.
Il volto della piccina si fece dubbioso -Cosa...?-.
Sensitive rimase in silenzio, per pochi, lunghissimi secondi. Poi le labbra scarlatte si socchiusero appena, sibilline come ogni singola movenza nel corpo della donna -Il Ghigno sempre permane, la sua Mente non ha Fine. È Cinque Entità umane, la Pazzia a Lui è affine...- una pausa -E' questo, che noi dimentichiamo Nathirra. Il Matto è oltre la nostra comprensione... oltre la mia vista...-.
Gli occhi della bambina, quasi d'istinto, corsero sul seggio del Matto, ormai vuoto da moltissimi anni e che presto sarebbe stato occupato da Femhalt...da anni quel posto non era occupato, da anni la risata sarcastica e il ghigno malefico del più imprevedibile tra i Devastatori non riempiva il silenzio della Sfera.
Ma presto sarebbe stato preso... Femhalt si era mostrato degno, e presto avrebbe banchettato con i resti umani del sacrificio, diventando uno di loro e dando inizio al Grande Devasto.
Che cosa significava quel nome?


CONTINUA...
 

Ed eccoci al secondo capitolo di questa storia^^
Come sempre, un grazie a chi si sofferma per leggere, e un bacione grande grande :*

Tifa.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


..::.CAPITOLO 3.::..



La corsa, sembrava essere la costante della sua vita in quei giorni.
Il combattimento, l'unica azione di cui era capace.
Plic. Plic. Plic.
Lente, le gocce di sangue che fuoriuscivano dal suo corpo, picchiettavano a terra, una dopo l'altra, in un susseguirsi di rumori sottili quasi urlati, nel silenzio che ora permaneva nel Cubo, silenzio quasi irreale, silenzio che non presagiva niente di buono.
Erano rimasti in tre.
Lui, una donna e un uomo dall'aspetto, se possibile, peggiore del suo.
Per la prima volta, Lancaster aveva avuto paura.
Avevano deciso di non dividersi lui e gli altri sfortunati che erano caduti preda di quel gioco assurdo, era meglio proseguire insieme e affrontare in massa gli orrori di quel luogo... troppo tardi si erano resi conto che in gruppo o da soli, niente sarebbe cambiato.
Orrore.
Orrore senza fine, così come la devastazione che tutto circondava.
Camminavano da solo mezz'ora quando il Mostro li aveva attaccati. Un qualcosa di indefinibile tra un animale e un essere umano, feroce, dal corpo interamente coperto di scaglie taglienti e le gambe possenti come una scala di pietre. Una maschera di bruttezza senza eguali, una sete di sangue paragonabile solo al terrore che ispirava...era uscita dal nulla, rapida quasi quanto forte, e si era buttata contro di loro, rivolgendo i suoi affilatissimi artigli e le sue zanne adunche contro la compagnia.
La prima a cadere era stata una donna, presa di sorpresa e sbranata quasi senza accorgersi di cosa le era piombato addosso.
Sibilava, soffiava come una bestia ferita e proprio come tale si comportava.
Lancaster, armato del solo pugnale che il Piromane gli aveva concesso, aveva tirato fuori il suo cuore di guerriero e aveva cercato di battersi, tentando per lo meno di dare del tempo ai compagni disarmati, ma era stato tutto inutile. L'incoerenza si era impossessata di quella bestia, che non riconosceva in lui il più pericoloso tra i nemici.
Un ragazzo era caduto, l'unica anima giovane di quel gruppo.
A quel punto erano scappati.
Sfiniti, con le vesti a brandelli e numerose ferite a percorrere il corpo, avevano corso, più veloce che potevano, sfruttando a loro vantaggio la fittissima vegetazione.
Si erano fermati per poche ore, cercando in qualche modo di riprendersi, ma anche nella piccola palude dove avevano trovato momentaneamente riparo, non avevano potuto rilassarsi più di molto.
Ci si erano messi gli insetti.
Di ogni tipo, di ogni colore, li tormentavano con le loro punture fastidiose, in sciame o solitari impedivano loro di dormire e riposare.
L'altro uomo non ce l'aveva fatta.
Dopo una giornata tentando di riprendersi dalla ferite, aveva ceduto alla puntura di un insetto violaceo grande quasi quanto un pugno, il cui veleno si erano diffuso così rapidamente da non dare nemmeno il tempo al vecchio uomo di urlare.
E Lancaster non aveva potuto farci niente.
Il peso di tutte quelle morti lo sopprimeva, lo distruggeva lentamente, per lui, che un tempo aveva potuto salvare innocenti e distruggere il male, non poter reagire davanti a cotanto orrore era una cosa insopportabile.
Rivoleva la sua vita.
La sua libertà.
Il vento.
E dopo quei due giorni di corsa folle, avevano deciso di fermarsi.
L'ultima sua compagna non poteva proseguire, era sfinita, stanca e ferita, e così avevano deciso di rischiare il tutto e per tutto fermandosi dietro una specie di conformazione rocciosa che offriva riparo dal gelido vento notturno.
Per la prima  volta da quando era stato preso prigioniero, Lancaster sognò.
Era in un giardino, il più bello che avesse mai visto in tutta la sua vita: alte siepi fiorite circondavano una strana torre, sentieri di ghiaia segnavano il cammino che portava fino ad un grosso portone di ferro, portone che probabilmente era l'entrata di quello strano luogo.
E lì la vide.
Seduta in mezzo ai fiori rossi, fiori del colore del sangue e che mai aveva visto prima di allora, stava una bambina, una bambina di circa dieci o dodici anni, avvolta in un vestito scuro che faceva risaltare la pelle pallida, gli occhi grandi e seri, la bocca sorridente, i capelli pettinati in due trecce castane.
-Lancaster...- la sua voce era quella di un'adulta.
-Chi sei...?- domandò lui, avanzando di un passo in quella nuvola di fiori rossi, avvicinandosi alla bambina che ne stringeva un mazzo tra le mani.
-La Regina...- rispose lei, ridendo.
Una risata infantile ma terribile.
Lancaster indietreggiò, guardandola senza capire -Come?- domandò.
Ma lei non rispose.
Si limitò semplicemente a ridere ancora più forte, alzando la mano che reggeva il mazzo di fiori rossi. Una folata di vento, forte e decisa, si alzò proprio in quel momento, investendo appieno la figura della piccina, che lasciò andare i fiori che reggeva in mano, permettendo che si disperdessero in una nuvola rosso sangue. Poi si voltò, iniziando a correre verso il portone di ferro.
Lancaster avanzò di un passo, cercando di fermarla.
Ma quando la nube rossa si diradò, lei era sparita.
E lui era sveglio.
-Lancaster! Svegliati!- una voce maschile lo fece tornare in sé -Apri gli occhi! Muoviti!-.
Sul chi vive, il ragazzo balzò in piedi di scatto, stringendo il pugnale, temendo un nuovo attacco. La tensione scese notevolmente quando riconobbe la figura di Fire di fronte a se -Tu?- domandò, incredulo -Che ci fai qui?-.
-Vattene!- rispose il Piromane senza mezzi termini -Esci da qui e scappa!-.
-Ma che...?- si interruppe di colpo. Il luogo, dove lui e l'altra donna avevano trovato rifugio, era ora coperto da una rada e fredda nebbia, dall'odore vagamente melmoso. La sua compagna era sparita.
-Dov'è?- domandò, volgendosi minaccioso verso Fire -Se le hai fatto qualcosa ti giuro che...-.
-Hei amico!- il Piromane mise le mani avanti, come a voler fermare qualsiasi parola -Io non ho fatto niente!-.
-Dov'è?- rispose lui, brandendo in avanti il pugnale.
-Nelle mani della strega delle nebbie, l'abitante di questa palude...- una pausa -E se non vuoi finirci anche tu ti conviene andare via da qui!-.
Lancaster esitò.
Strega delle nebbie?
-Che...cos'è?-.
-Ha importanza?-.
-No. Ma non posso abbandonare...- non sapeva nemmeno il suo nome. Non c'era stato tempo di chiederlo.
-Probabilmente è già morta!- esclamò Fire. La sua mano, quasi istintivamente, si posò sull'avambraccio di Lancaster- Vattene!-.
-Perché lo fai?-.
-Mi servi... non metto in gioco il mio potere per niente, ricordalo-.
Lancaster esitò.
Poi annuì leggermente -Grazie...- disse, prima di stringere il pugnale e correre via, lontano dalla palude e dalla strega.
E intanto, la sua compagna moriva.
Il primo precetto di un Cavaliere era stato infranto.

* * *

-E' il momento...-.
La voce di Sensitive, si alzò di nuovo, dopo ore e ore di perfetto silenzio.
Nathirra, annoiata, distolse lo sguardo dai suoi balocchi, andando a cercare la sua Veggente, che ora sedeva composta e visibile.
-Sensitive?- domandò, invitandola con lo sguardo a proseguire.
-E' il momento- ripeté -Il Vento è qui fuori, poco distante da noi e come predetto è riuscito nell'impresa di giungere fin qui...- una pausa -Attende fuori che il destino e il Matto gli vadano incontro, per dare inizio al più antico tra i rituali...-.
Femhalt, nervoso e in attesa, si avvicinò alla scalinata, inchinandosi profondamente davanti al cospetto di Nathirra -Regina...- disse, tenendo il capo basso. Ancora non era al suo livello -Sono pronto. Al tuo ordine andrò e compirò la profezia-.
La bambina, stringendo tra le braccia una bambola di pezza, parve riflettere qualche attimo ancora prima di parlare -Femhalt, mio buon amico. Il momento, come dice Sensitive è giunto. Saprai rendere onore alla carica che stai per ricoprire?-.
-Sì, mia signora-.
-Allora vai e porta il caos...- un sorriso, quasi di scherno -Quieta il Vento e torna da noi, vincitore. Banchetteremo insieme questa notte...-.
L'uomo rimase fermo, ancora un attimo.
Poi si alzò, dando le spalle alla Regina e avviandosi fuori, senza una parola, sapendo che ben presto il suo nemico sarebbe giunto per affrontarlo.
-Sei certa Nathirra, che quel ragazzo ce la farà?- i mille toni di Mimic erano tutti dubbiosi nel porre quella domanda.
La Regina, semplicemente rise.


CONTINUA....



Come sempre, un ringraziamento e un grosso bacio a chi legge.

Tifa.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


..::.CAPITOLO 4.::..


Femhalt stava seduto su una roccia, serio e compunto, un lungo mantello nero drappeggiato sulle spalle scendeva a coprire la sottile ed emaciata figura. Stava a braccia conserte sul petto, lo sguardo fisso su Lancaster ancora fermo ai margini della radura, come a volerlo divorare con gli occhi.
Dietro di lui, la Sfera si ergeva alta e imponente.
Era assai diversa da come Lancaster l'aveva immaginata: aveva pensato a un luogo carico di orrore e paura come il resto del mondo all'interno del Cubo, e invece era quasi attraente. Era per l'appunto una sfera, ma non pareva essere di materiale corporeo...luce, sembrava costituito di un 'intera luce violacea, che emanava un che di immensamente freddo e brutale.
Non orrido, ma brutale.
-Ti aspettavo, Prigioniero...- la voce di Femhalt si alzò, nel silenzio quasi innaturale che sembrava aver coperto tutto come un velo di nebbia.
Lancaster avanzò di un passo, tenendo stretto il pugnale che Fire gli aveva dato all'inizio di tutto -Chi sei? Che cosa vuoi da me?- decisione, senza un filo di paura.
La Sfera, la libertà, erano a pochi passi.
Non avrebbe ceduto.
Lentamente, come mosso da fili invisibili, Femhalt si alzò, portando la mano all'elsa della spada che teneva assicurata alla cintura -Io sono Femhalt, candidato all'investitura del Matto- una pausa -E tu sei il mio sacrificio, Prigioniero... sono qui per te...- un solo, sicuro e fluido gesto, gli fece estrarre la spada, una spada dall'aspetto regale, dalla lama lucida e cesellata come se fosse appartenuta in passato a qualche nobile.
Lancaster non tremò.
Si fermò di colpo, quasi senza capire -Matto?- domandò, incerto. Non aveva mai sentito qualcuno fregiarsi di quel titolo da solo -Sacrificio?- ripeté -Che cosa intendi dire? Non capisco...-.
-Capirai...- un altro passo, diretto verso di lui -Ti arrendi al tuo destino, Prigioniero, o preferisci batterti?-.
Battersi.
Quella parola causò nell'animo del Cavaliere del Vento una sensazione quasi nostalgica, nel ripensare ai duelli passati. Ora era solo l'ombra del guerriero che era stato, sporco e coperto di sangue -Fammi passare...- disse, scandendo la parole con voce ferma e decisa -Devo entrare in quella Sfera... è l'unico modo...-.
Una risata ruppe la frase. Femhalt stava ridendo -L'unico modo per cosa? Pensi che riuscirai davvero a uscire da qui?- tenendo stretta la propria arma, avanzò di nuovo, verso di lui - Mi dispiace, ma devo darti una notizia: l'unico motivo per cui ti è stato chiesto di arrivare fino qui, è perché io devo banchettare con un corpo umano prima di accedere al sacro seggio del Matto...- ghignò, malefico.
-Un inganno...- quelle parole rimbombarono nella mente di Lancaster per un lunghissimo secondo -Sono stato ingannato...-.
-Sei mio... è diverso...- e senza attendere oltre, si lanciò contro Lancaster.
Istintivamente, nel vedersi attaccato, Lancaster si mosse abilmente di lato, schivando il colpo a lui diretto.
Ingannato.
Quella parola, infingarda e maligna, gli fece quasi perdere il controllo.
Lo avevano ingannato.
Come una furia, stringendo il pugnale, contrattaccò scattando in avanti,  con un fendente al braccio. Femhalt, non aspettandosi una reazione così rapida, si levò un attimo più tardi del previsto, finendo colpito di striscio.
Un rivolo di sangue rosso come il fuoco sgorgò dalla ferita.
-Bastardo...- sibilò Femhalt, alzando di nuovo la propria arma e preparandosi a menare un nuovo colpo, carico di un odio che quasi non aveva eguali.
Fu un combattimento lungo ed estenuante.
La forza della pazzia, contro la forza dell'orgoglio.
Spada e pugnale l'uno contro l'altro.
Tecnica e furia cieca.
E Femhalt cadde.
Un affondo, un fendente, un colpo a tradimento.
Niente bastò a sedare la voglia di vita che da Lancaster sgorgava, come un fiume in piena che rompeva gli argini.
Lancaster voleva vivere.
Girò su stesso rapidamente, schivando l'ennesimo colpo diretto alla sua testa, un colpo di certo devastante. Si abbassò di scatto, menando di sorpresa un affondo diritto al cuore del rivale.
Fu solo un istante di distrazione.
I battiti che rapidamente, come un tamburo, aumentavano di frequenza, per poi fermarsi di botto, come un colpo di frusta.
E sangue.
Sangue ovunque.
Femhalt, era morto.
E Lancaster, davanti a sé, aveva la sua via di salvezza.
Come un  monito, il vento si alzò, forte, lambendo la sua figura insanguinata.

* * *

Nathirra sorrideva, attendendo l'entrata di Lancaster.
-Arriva...- mormorò Sensitive, ora in piedi a fianco della Regina bambina.
-Lo so...- rispose l'altra, attendendo semplicemente.
Pochi secondi.
E la Sfera si aprì.
Dotata di propria magia, permise che le mille sfaccettature violacee delle sue pareti si aprissero, lasciando finalmente entrare la figura del Prigioniero, di Lancaster, che lento e trionfante faceva la sua avanzata.
Era stanco, ferito... ma era arrivato alla fine.
Dal suo scranno, Fire sorrise, vincitore.
-Dove sei???- la voce di Lancaster si alzò, alta e decisa -Dove sei??!- urlò ancora, rivolto a chi o a che cosa non lo sapeva con esattezza.
Nathirra scese le scale -Sono qui...-.
Istintivamente Lancaster si fermò di colpo, alzando gli occhi verso di lei: il volto si fece ancora più pallido, nel riconoscere la bambina con trecce che aveva sognato quando era stato salvato dalla strega delle nebbie.
-Chi sei?- domandò nella di lei direzione, ancora senza accorgersi della presenza degli altri devastatori.
-La tua Regina...- mormorò lei, scendendo gli ultimi gradini e fermandosi a pochi metri da lui.
Lancaster sentì un brivido salirgli la schiena nel riconoscere le parole che lei stessa aveva pronunciato, quando, quella medesima domanda, le era stata posta in sogno -Io non ho regina- rispose, tenendo stretto un fianco sanguinante -E non ho idea di chi tu sia...-.
-Tu sei l'unico che ha superato la prova, Lancaster...-.
Il suo nome.
Come faceva a conoscerlo?
Era davvero lei nella sua mente quando aveva sognato?
-La prova?- osò domandare.
-La prova...- confermò lei, piegando graziosamente il capo di lato e sorridendo -Hai affrontato il Cubo e sei giunto qui... unico vincitore. Hai persino battuto Femhalt, il prescelto...-.
-Mi avete promesso la libertà!- esclamò lui, stufo di sentir la bambina parlare di cose a lui sconosciute -Lasciatemi andare!-.
-Certo, ti lasceremo andare...- annuì lei, lentamente -Ma nessuno qui ha mai parlato di libertà...- improvvisamente, la sua espressione mutò -Damon! Mimic! Prendertelo...-.
Lancaster si girò, cercando di ignorare il dolore delle ferite, tentando di riprendersi il minimo che bastava a fronteggiare l'attacco.
Tutto fu inutile.
In meno di un minuto, i due devastatori l'avevano preso, bloccandolo come se fosse un giocattolo rotto.
La bambina sorrideva.
-Avevate... promesso...- mormorò lui, stanco, troppo stanco.
-Ti lasceremo andare- riprese Nathirra -Ma non prima che tu abbia fatto qualcosa per noi...-.
Con gesti rabbiosi, i due Devastatori lo sollevarono, tenendolo per le braccia da ambedue le parti. Lancaster era sfinito, ma poté chiaramente vedere, mentre i due lo trasportavano, che il corpo di Femhalt era stato portato all'interno della Sfera e adagiato nel centro.
-Nutriti del suo corpo...- sentì dire dalla voce della bambina, mentre i suoi carcerieri lo costrinsero a inginocchiarsi vicino al corpo senza vita, di colui che avrebbe potuto essere un loro compagno -Divoralo e fai tuo il suo potere-.
Lancaster inorridì -Mai!- trovò la forza di esclamare -perché dovrei... che cosa..?-.
-L'hai ucciso...- sibillina, la voce di Sensitive sovrastò le sue urla -E ora tocca a te prendere il suo posto. Fai tue le cinque arti, rendile e sei e diventa uno di noi...-.
-No, no!- sentiva la mano del Demone premere sulla sua testa, costringendolo verso il basso, verso il cadavere ormai freddo.
-Sì...- rispose Nathirra -L'ultima cosa, prima di lasciarti andare...-.
La libertà.
La sua vita.
Il vento.
Avrebbe tradito tutto quello, il suo credo, i suoi giuramenti.
Disgusto, terribile disgusto all'idea di quell'atto contro natura. Poteva un uomo cibarsi della carni di un suo simile, commettere un atto degenere, al solo scopo di riuscire a salvarsi? Per difendere la libertà che tanto amava, forse, ma per altro?
-No...- non poteva.
-Allora morirai...- .
Morire.
Morire.
Morire per il vento.
Perché era proprio questo che significava nell'insieme, ciò che aveva giurato e in cui credeva si rifletteva solo in quella parola: Vento.
Non era forse quello che aveva giurato il giorno che era diventato Cavaliere? Fare sempre quello che era giusto, rispettare la legge e difendere gli inermi.
Lui non era come loro.
-Morire...- mormorò, stancamente.
Non poteva commettere quell'atto innaturale e credere di non aver perso il proprio credo.
Vita e morte.
Giusto e sbagliato.
Onore e paura.
Davanti a lui come pezzi di un puzzle che non era in grado di comporre.
-Io giuro... di rispettare la vita...- un sussurro stentoreo gli uscì dalle labbra, come un'ultima preghiera -Giuro di difendere gli inermi e i deboli, di essere giusto, di essere saggio, e di... mettere la mia spada al servizio della verità...- una lacrima, solitaria, scivolò dal suo occhio destro -Giuro di servire la legge e di proteggere il bene. Sempre. Sul mio cuore... sul mio onore... sul mio nome... difenderò per sempre la Libertà. Vivrò per sempre nel Vento...- antico giuramento, parole ormai lontane ma che sempre lo avevano sostenuto, dal momento in cui era diventato Cavaliere.
Nathirra sorrideva ancora.
E Lancaster, fece la sua scelta.


CONTINUA...


Al solito, un bacio e un abbraccio per chi legge.
Tifa.

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


..::.EPILOGO.::..


I sei Devastatori Senza Nome si ergevano insieme, alteri e fieri, in cima alla collina al di là del loro terrificante castello, le figure appena percettibili nell'arancio intenso del tramonto.
Il Demone.
La Veggente.
Il Piromane.
Il Mutaforme,
Il Matto.
La Regina.
Sei figure avvolte nei propri mantelli, in attesa di qualcosa, in procinto di scagliarsi contro il mondo intero per realizzare quel futuro presente da secoli nelle loro menti, per portare la Sfera nel mondo, per liberare il potere caotico del Cubo, per far si che il pianto si levasse eterno dall'umanità in fuga.
Per loro, con loro, in loro.
-E' il momento...- la voce di Nathirra si alzò, infantile ma chiara nei suoi propositi.
Un sommesso coro di assensi venne portato dal vento.
- Senza Nome essi Sono, Devastatori dal Fato scelti. Vite e Regni insieme mietono, più della Morte Sono svelti- cantilenante, la voce del Matto fece da eco alle parole della Regina -Ecco al Mondo si presentano,come il Morbo e la Pazzia. Sei Individui che tormentano, Sei Poteri di razzia- nenia infinita, senza senso ma colma di significato.
Nathirra, lenta ma implacabile, portò entrambe le mani al cappuccio abbandonato sulle sue spalle, coprendosi con esso il capo -Fire...- chiamò, distintamente – A te che sei sfuggente come le fiamme di cui sei padrone, do l'arduo compito di prendere possesso delle Terre dei Ladri...-.
-Non padrone...- mormorò lui, quasi impercettibilmente -Fratello...-.
-Sì, fratello...- concordò il Matto, unico a non aver mai scoperto il volto -Le Fiamme son il suo Castello,del Calor Paura non ha. Del Fuoco è Fratello,nell' Inferno più Caldo sta-.
-La famiglia reale della Regina Belial, signora di Edlesh e Regina dei Ladri è il tuo obiettivo...- ancora ignorò le parole del Matto -Puoi farlo?-.
-Sì, Regina- concluse Fire, stringendo le redini del cavallo.
-Damon...- ancora la voce della bambina si alzò.
-Ordina, Regina-.
-Tu, che dall'alto della tua potenza chiunque asservi e spaventi, dovrai sottomettere l'orgoglioso popolo dei Nani. Alle Caverne di Brillante dovrai recarti e lì, portare il nostro Devasto-.
-Il Demone senza Cuore,nella Scura Ombra risiede. Le sue Mani son Dolore, nella Distruzione solo crede- cantava il Matto, la sua profezia senza fine.
-Sensitive...-.
La figura velata della Veggente quasi non fece accenno di accorgersi di essere stata nominata. Non era sua abitudine parlare quando non vedeva.
-I tuoi occhi vedono più lontano di quelli di chiunque altro e il tuo intuito ti permette di evitare ogni pericolo, per questo tu ti occuperai del popolo dei Mari, astuto e pericoloso come nessun altro. Sottometti Orphen, il Signore dei Pirati, e dimostragli quanto il mare in tempesta sia calmo a nostro confronto...-.
Un leggero cenno di capo, quasi impercettibile.
Sensitive già sapeva.
Il Matto ridacchiò, stringendosi nel mantello -Vi è la Dama senza Volto,i cui Occhi lontan vedono. La Verità mostran allo Stolto,il Destino lor presiedono-.
Nathirra volse il capo, sorridente e accondiscendente in direzione del Matto, lasciando che poi i suoi occhi si portassero sul Mutaforme -Mimic, tu possiedi l'arte delle mille forme e sei in grado di poter passare per chiunque. Il popolo umano della Regina Dite, signora del Sud, è il tuo obiettivo. Distruggila e rendila degna schiava da sacrificare al Cubo-.
-Come ordini- i mille toni si confusero tra le sue labbra, mille voci e mille volti si mischiarono in quelle due semplici parole, mentre il capo senza volto si chinava , umile, in attesa del via.
-C'è chi Identità non trova, e Forma non desidera. Ciò che è Fisso disapprova, ciò che Muta Lui considera-.
-Insaniac...- lo sguardo della Bambina cadde subito sul matto- La tua imprevedibilità e le tue cinque arti sono il tuo punto di forza. Qualsiasi nemico da te rimarrebbe spiazzato, qualsiasi razza non saprebbe come comportarsi. Re Jeinkis delle terre del Nord e i suoi sudditi saranno le tue vittime. Distruggili Insaniac... annientali...-.
Il Matto, rise. Una risata strana, contorta, come la sua mente -Nel suo Animo attendono, non si sa Dietro chi c'è. Sei Volti lo contendono, Attenzione, è dietro di Te!- parole nuove, nuovo essere che sul podio finalmente rivelava la sua natura.
Per un secondo, Nathirra rimase quasi senza fiato nel sentire la profezia, quella ballata che tanto li aveva decantati, cambiare nella strofa dedicata al Matto, colui che appena aveva fatto il suo ingresso nel gruppo.
Poi ogni dubbio fu dissipato.
L'aveva detto Sensitive... lui era il più imprevedibile, ed ora le arti non erano più cinque, ma sei.
-E infine io, la Regina Bambina, mi occuperò del popolo che ovunque vede il buono...- una pausa, un sorriso di trionfo capeggiò sull'infantile bocca -Gli elfi. Divorerò i loro figli, uno per uno, fino a quando non mi doneranno il regno su un piatto d'argento...-.
-E seduta nella sua Dimora, la sadica Regina sta. La Bambina che divora, Tutto ciò della sua Età- per un secondo la voce cantilenante parve abbassarsi, remore di umanità ormai perduta.
-Siete pronti, miei fedeli?- domandò infine Nathirra.
Di nuovo, più alto e squillante di prima, il coro di assensi si perse nel vento, che spirava forse in direzione di colui che un tempo era stato Lancaster, colui che un tempo si era battuto per ciò che era giusto,e che ora gli dava il suo addio.
-Andiamo dunque, amici miei... che il devasto abbia inizio!-.
Cinque cavalli, sul far della sera, sfrecciarono a tutta velocità in direzioni diverse, verso un futuro segnato dal Caos.
Insaniac, il Matto, ancora esitò qualche attimo -La Sfera essi accoglie, in un trepido Futuro. Il Devasto che il Mondo coglie, per i Senza Nome imperituro- ultima strofa, ultimo attimo ancora per sentire il vento che spirava sempre più forte.
Per lui.
Per l'ultima volta.
Poi, colui che un tempo fu Lancaster, spronò il cavallo verso le Terre del Nord.
Incontro al Devasto Senza Nome.


FINE

Ed eccoci arrivati alla fine^^
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto e commentato questa storia, ringranziando ancora Eilys che mi ha permesso di scriverla!
Un bacio a tutti,
Tifa.

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