Portraits

di Lumik Lovefood
(/viewuser.php?uid=96127)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Family ***
Capitolo 2: *** Knowledge ***
Capitolo 3: *** First ***
Capitolo 4: *** Rain between... ***



Capitolo 1
*** Family ***


Portraits





Family

1977 - 1978
Blood, 180cm x 168cm x 187cm x 162cm

House Rukawa, Kanagawa





Se qualcuno gli avesse chiesto qual'era il primo ricordo che aveva di Keiko, sapeva cosa rispondergli.
Ovviamente, non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura che con la sorella gemella avesse un rapporto che andava bene oltre la normale fratellanza e tolleranza.
Già, loro si tolleravano, e molto anche.
Il fatto che avessero, bene o male, lo stesso identico carattere, li portava a discutere silenziosamente anche per le piccolezze, ed erano seguiti da un giorno di musi lunghi e mugolii, per poi riparlarsi a monosillabi come se nulla fosse successo.
La Signora Rukawa aveva perso le speranze a cercare di far instaurare tra di loro un minimo di dialogo costruttivo, ma si risolveva sempre con un “va' a cagare!” da parte di uno verso l'altro. Sapeva benissimo che tra i due, quello più taciturno e distaccato era il suo figlio maschio e che doveva puntare sul senso di colpa della figlia femmina.
Il problema di entrambi era l'orgoglio. Arricchito con un pizzico abbondante di testardaggine, diventava un cocktail perfetto per il caratteraccio dei caratteracci, e la Signora Rukawa era riuscita a partorire non uno, ma ben due individui muniti di ciò, e non sapeva se esserne fiera o più spaventata.
Di tutto ciò, il Signor Rukawa non era di certo immune.
Adorava i suoi gemelli, come li chiamava affettuosamente in loro assenza, ma spesso subiva il loro caratteraccio taciturno e scontroso e si ritrovava a guardare con uno sguardo allibito la moglie, che invece si scioglieva in una risata cristallina, ormai conscia dei due adorabili mostri che aveva partorito.
Spesso, il povero Nobuo Rukawa cercava di interagire con i suoi figli, alle volte fallendo miseramente, altre stupendosi lui stesso di aver fatto con loro un discorso più lungo di cinque sillabe.
E dire che quando erano piccoli, era il loro punto di riferimento, specialmente per Keiko!


Il primo ricordo che Kaede aveva di Keiko era collegato, molto probabilmente, alla culla. Ricordava a tratti questo fagottino rosa che veniva poggiato al suo fianco, con i pugnetti stretti e una piccola chiazza di capelli scuri sulla testa, gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta per catturare l'aria e trasferirla nei polmoni. Era solo un flebile flash che la sua mente gli riportava di tanto in tanto, specialmente quando con la gemella aveva un collegamento più forte, ad esempio se uno dei due era sotto pressione per qualcosa, anche se la maggior parte delle volte era lei a far scattare la scarica elettrica, semplicemente guardandolo negli occhi.
Il primo vero ricordo che aveva di sua sorella risaliva al primo giorno di asilo.


Keiko aveva un delizioso vestitino con una gonna scozzese di un rosso accesso che faceva venire il mal di testa non appena lo si guardava, con le maniche corte e lievemente gonfie sulle spalle, mentre lui indossava una semplice T-shirt con lo scollo a V e dei pantaloncini che arrivavano sotto al ginocchio. Keiko si teneva stretta alla lunga gamba di Nobuo Rukawa, guardando coi suoi occhioni blu le figure degli altri bambini che giocavano a rincorrersi sul prato verde brillante. Kaede si limitava ad osservare quegli stessi bambini con indifferenza e le mani affondate nelle tasche dei pantaloncini. Suo padre cercava, con poca convinzione a dir la verità, di staccare la gemella dalla gamba, imbarazzato davanti alla figura della maestra che guardava incuriosita quella bambina con dei lunghi capelli neri legati in due codine alte, frutto di quindici minuti di tempo persi.
“Avanti Keiko, non vuoi giocare con gli altri bambini?”
Kaede guardò la maestra, per poi rivolgere gli occhi verso la sorella, che scuoteva il capo freneticamente e rintanando maggiormente gli occhi dietro il completo grigio del padre, che s'imbarazzò ancor di più.
“Keiko...” sospirò, passandole delicatamente una mano sotto un braccio, cercando di staccarsela.
Avrebbe avuto al limite quattro anni, ma Kaede decise che ne aveva abbastanza di quella sceneggiata e si avvicinò alla sorella, prendendole una mano e stringendogliela leggermente. Si guardarono negli occhi, così simili ma nello stesso momento così differenti: Keiko aveva delle sfumature azzurrognole vicino all'iride e gli occhi più dolci del fratello, che al contrario erano di una sfumatura blu elettrico e dal taglio affilato e freddo.
Sentì le dita della mano di sua sorella stringere lievemente le sue, il suo corpo rilassarsi e far capolino da fuori la gamba del padre pian piano, sempre con più sicurezza, finché non venne completamente allo scoperto e rivolse un timido sorriso ai due adulti, che le ricambiarono in fretta, loro padre con una punta di sollievo. I due bambini si allontanarono da loro, avvicinandosi ad un albero di ciliegio, non in fiore, per sedersi all'ombra di esso e continuare a guardare quei vivaci bambini rincorrersi a vicenda.
La maestra gli sorrise lieve “E' tutto l'impatto iniziale, Signor Rukawa. Vedrà che se la caveranno bene.”
Il padre sospirò “Meno male che c'è il fratello...”
Era stato risoluto quella volta, ma più che altro perché si era scocciato abbastanza di quella situazione e voleva togliersi di torno quella maestra rompiscatole.



Le giornate in casa Rukawa erano pressoché simili, ma quella sera fu diverso. Molto diverso, nonostante la Signora Rukawa aveva iniziato a preparare la cena allo stesso orario di sempre e con la stessa calma di sempre.

Suo figlio era tornato a casa per primo, con un umore nero come il carbone e sapeva benissimo che ogni minima azione o parola poteva scatenare il suo fiume infinito di “va' a cagare”.
Aveva perso.
Lo capiva dalle mani serrate a pugno all'interno delle tasche della sua tuta, dagli occhi più freddi e distanti e dal viso duro ed inespressivo, ovviamente più del solito. Lo vide varcare la porta di casa con la schiena ritta, con il benché minimo cenno di orgoglio o narcisismo e buttare il borsone con la divisa da basket sporca e zuppa di sudore sul divano, salendo poi nella sua stanza in religioso silenzio e meno colorito di grugniti ed altro.
Con uno sospiro, la Signora Rukawa lasciò perdere il bollitore del riso ed afferrò la borsa del figlio, tirandoci fuori i panni sporchi per poi inserirli nella lavatrice dello stanzino lì vicino ed avviare il programma veloce, inserendo un misurino di detersivo, tornandosene poi alle sue faccende.

Mezz'ora dopo, anche sua figlia tornò a casa, chiudendo la porta con meno forza rispetto al fratello, ringraziando i Kami. La sentì togliersi le scarpe all'ingresso e camminare lentamente verso il salone, buttando la cartella di scuola malamente sul divano, dirigendosi poi in cucina.
“Ciao cara.” esclamò la donna, rivolgendole un sorriso.
Keiko la guardò, allungando gli occhi sulla pietanza che stava cucinando e dando una rapida occhiata alla tavola già imbandita per quattro “Pollo al curry?”
La donna le diede le spalle, sospirando “Pollo al curry.”
Lasciò la madre alle sue faccende, salendo al piano superiore da suo fratello. Sapeva che lo avrebbe trovato steso sul letto in ordine, con la benché minima voglia di farsi un bagno. E così fu. Non si prese nemmeno la briga di bussare alla porta della stanza del gemello, visto che non le avrebbe risposto, e si fermò alla soglia, aggiustandosi distrattamente il fiocco rosso della sua divisa scolastica, che ancora toglieva.
“Non mi conviene chiederti com'è andata, vero?” chiese.
Dal letto, non provenne ne uno sguardo ne un'occhiataccia, che solitamente erano il cavallo di battaglia di Kaede in ogni tipo di situazione. Si appoggiò allo stipite della porta. Non era poi cambiato molto da quando era bambino... Guardando meglio il letto su cui era steso, lo poteva vedere con lo sguardo d'acciaio fisso sul soffitto e le braccia incrociate dietro la testa, le lunghe gambe stese su un letto che nonostante fosse della sua misura, sembrava sempre troppo corto per la sua continua crescita.
Sospirò e si aggrappò lievemente alla maniglia della porta, iniziando a chiudersela alle spalle “Questa sera c'è il pollo al curry”. Sapeva che era il suo piatto preferito.

Alle otto e tredici, puntuale come sempre, Nobuo rientrò a casa dopo una lunga giornata di lavoro come impiegato. Come sempre, posò la sua ventiquattrore su un bancone della cucina e si slacciò lievemente la cravatta che aveva addosso e che gli stringeva il collo dalle nove di quella stessa mattinata. La cucina era satura di vapori ed odori vari, in particolare del curry. Probabilmente, sua moglie aveva di nuovo cucinato il pollo. Era il piatto delle partite: sia che suo figlio vinceva o perdeva, la madre gli propinava sempre quel dannatissimo pollo al curry, il suo piatto preferito, sia per festeggiare sia per tirarlo su di morale.
Vide la donna di spalle, indaffarata sui fornelli mentre la televisione era sintonizzata su un canale che stava trasmettendo il telegiornale, anche se non lo stava seguendo da un po'. Forse era quello ed il fatto di stare attenta a non bruciare la cena, che non le fece sentire suo marito che rientrava.
“Satsuki.” la chiamò l'uomo, avvicinandosi al televisore e pigiando il tasto di spegnimento.
Come se fosse stata punta da un spillo, la donna sussultò e si voltò alle sue spalle “Nobu... Non ti avevo sentito.”
“Pollo al curry?” chiese l'uomo, sedendosi pesantemente a tavola, già apparecchiata per quattro.
“Pollo al curry.” affermò Satsuki, spegnendo il fornello ed agguantando due pattine, per poter afferrare la pentola senza scottarsi e metterla in tavola. Disse a suo marito di iniziare a servirsi e si precipitò alla fine delle scale, per poter richiamare i suoi gemelli “E' pronto.”, per poi sedersi a tavola e riempirsi un bicchiere con dell'acqua.
Dopo circa cinque minuti, il primo a scendere fu Kaede, che nel frattempo si era fatto una doccia e si era cambiato, nonostante avesse ancora un po' i capelli umidi. Si sedette anche lui e, aspettando che sua madre finisse col mestolo, si servì una dose abbondante di pollo al curry, ignorando l'occhiata sottecchi che essa gli aveva rivolto. Vide suo padre passarsi una mano stanca sui capelli neri, che iniziavano a sbianchirsi un po' sulle tempie, ed afferrare un bicchierino di saké bianco e portarselo in bocca.
Poco dopo scese anche Keiko, ancora in divisa scolastica, che prese posto affianco al gemello, agguantando velocemente la brocca dell'acqua per riempirsi il bicchiere anche lei. Salutò il padre con un accenno di sorriso e prese il mestolo del riso per mettersi la sua porzione di cibo nella ciotola.
“Com'è andata la partita, Kaede?” esclamò improvvisamente il padre, guardandosi complice con la moglie.
Keiko, per poco non si strozzò col riso e si voltò immediatamente a guardare il fratello. Aveva alzato uno sopracciglio e rivolto un'occhiata di ghiaccio al suo vecchio, ma continuò a mangiare, senza rispondere alla domanda.
Suo padre capì, e passò a sua figlia “E a te, Keiko? Oggi non avevi da fare un compito?”
La ragazza abbozzò una smorfia con le labbra, mettendosi una ciocca corvina di capelli dietro l'orecchio e mescolando con le bacchette il suo riso “E' andato bene. Tra una settimana dovrebbe uscire la graduatoria di metà trimestre.” rispose tranquilla.
Nobuo lanciò prima un'occhiata alla moglie, poi guardò i volti dei suoi figli chini sulla loro cena e fece un sospiro stanco. Più crescevano e più si accorgeva che si somigliavano sempre di più, ogni giorno. Quando erano usciti entrambi dal grembo della madre, si era stupito che per quanto potessero essere gemelli, non si assomigliavano affatto, anche se erano nati l'una a distanza di sette minuti dall'altro. Mentre il maschio era nato piangendo anche l'anima e con le mani aperte in cerca di afferrare qualcosa, la femmina era nata più tranquilla, coi pugnetti rosa chiusi stretti, tanto che l'ostetrica le dovette darle uno schiaffo sul sedere per vedere se fosse tutto apposto. Ogni volta che Nobuo ricacciava quella storia, aveva sempre un po' esagerato col saké e Kaede si ritrovava a lanciare un'occhiata sprezzante alla sorella, che sbuffava. Alla nascita, erano più o meno simili nelle proporzioni, soltanto che Kaede superava Satsuki di parecchi grammi. Entrambi erano nati con una zazzera di capelli corvini sul capo e le pelle chiara. Quando finalmente aprirono anche gli occhi, rivelarono quattro perle blu elettrico, che fece felice loro padre come mai prima d'allora: era il colore degli occhi di Satsuki.
Col tempo e crescendo, iniziarono a differenziarsi per fisico. Kaede si era alzato moltissimo ed aveva superato il metro e settanta già dal primo anno di medie, mentre Keiko era ferma al metro e cinquanta, per poi superare il metro e sessantadue al suo ingresso alle superiori, mentre il fratello arrivava bellamente al metro e ottantasette. Anche i tratti del viso di diversificarono: Kaede si era ritrovato con un viso e con degli occhi dal taglio affilato, mentre Keiko aveva dei tratti morbidi e degli occhi dolci. L'unica cosa che gli accomunava era il tono della pelle, il colore degli occhi e dei capelli ed il naso.
Eh si, il naso.
Avevano lo stesso naso.
E la gente glielo facevano notare. Sempre.
Inoltre, crescendo, avevano sviluppato diversi interessi. Alle medie, Kaede si avvicinò al mondo del basket, praticandolo amatorialmente già da un paio di anni in un campetto vicino casa, coinvolgendo ogni tanto anche Keiko, e rivelando man mano un vero talento naturale, sbocciato definitivamente alle medie, diventando il giocatore di punta del Tomigaoka, fama che poi si portò anche allo Shohoku.
Se suo figlio era un genio nello sport, sua figlia lo era nello studio.
Keiko era intelligente e frequentava sia il corso di letteratura che quello di lingua giapponese, rientrando sempre nelle prime cinque posizioni delle graduatorie che venivano effettuate ogni metà trimestre a scuola. In realtà, lei non era un genio per talento, solamente le piaceva leggere ed aveva un'ottima memoria, che l'aiutava non poco nello studio e nella vita extrascolastica.
Nonostante fossero gemelli, l'uno non si era mai sentito inferiore all'altra, ne viceversa. Entrambi i genitori sapevano che i gemelli avevano degli interessi diversi, ed ogni tanto cercavano di aiutarsi a vicenda, anche se quello che alle volte doveva essere aiutato di più era Kaede, dato che la sua media era sempre in bilico tra le insufficienze e le sufficienze e perciò, quando si avvicinavano dei test o altro, riluttante andava a bussare alla stanza della gemella per chiedergli di spiegargli qualche algoritmo o qualche passo di giapponese antico. Avevano sempre frequentato le stesse scuole, ma classi diverse. Era Keiko a scegliere la scuola e Kaede la seguiva a ruota, appurando però prima quanto distanziasse da casa. La madre era conscia della pigrizia del figlio, ma sapeva anche bene che lui sceglieva la stessa scuola di Keiko per controllarla. Non avrebbe mai ammesso che era geloso o che soffrisse del complesso della sorella minore, tuttavia voleva avere la certezza di avere la gemella a portata d'occhi, e più o meno era sempre stato così da quando frequentavano le scuole pubbliche.
Inspiegabilmente, a Satsuki venne in mente che anche Nobuo Rukawa era simile ai figli, specialmente a Kaede, sia per aspetto che per carattere, inizialmente. Dall'alto dei suoi quarantadue anni, suo marito aveva imparato un po' a relazionarsi con le persone e perciò aveva abbandonato quella cortina di freddo che lo caratterizzava quando frequentava il liceo, dove aveva conosciuto lei e dove si erano anche innamorati. Satsuki sorrise a quel pensiero: quanti anni erano passati?
Guardò il volto dell'uomo che aveva sposato e, nonostante un po' di rughe e qualche capello grigio che spuntava ribelle, poteva riconoscere l'uomo di cui si era innamorata a sedici anni come se fosse passato solo ieri. Scosse un po' la testa, sorridendo sotto i baffi e continuò a mangiare.
Nobuo finì la sua porzione di pollo al curry e mise le proprie scodelle sporche nel lavello, congedandosi dalla famiglia per finire del lavoro arretrato e togliendosi completamente la cravatta dal collo.
A tavola rimasero solo Satsuki, Kaede e Keiko intenti a finire la propria cena, in religioso silenzio, spezzato ogni tanto dal rumore delle bacchette che si scontravano con la ceramica. Il figlio fu il primo ad alzarsi, lasciando la scodella sul tavolo ed avviandosi verso le scale.
“La prossima volta li batterai.” esclamò improvvisamente la madre, alle sue spalle. Si voltò a guardarla e la ritrovò con un lieve sorriso delineato sul viso, così simile a quelli che ogni tanto spuntavano sul volto della gemella quando leggeva il suo nome alla cima della graduatoria scolastica di metà trimestre. Anche Keiko lo guardava, ma se sua madre sorrideva, lei aveva un boccone di pollo al curry in bocca.
“Batterò Sendoh.” grugnì duro, scomparendo poi al piano di sopra.
Satsuki sospirò rassegnata, per poi voltarsi verso la figlia, che nel frattempo aveva ingoiato il boccone.
Keiko sbuffò “Chi?”










Salve a tutti
Sono "relativamente" nuova in questo fandom, anche se è uno dei primi che seguo da quando mi sono iscritta la prima volta su EFP.
Dai meandri del mio computer, ho trovato una cartellina minuscola con ben cinque diverse varianti di questa storia, alcuni scritti in maniera massiccia, altri semplicemente abbozzati. Non so precisamente cosa mi è preso, ma grazie a due storie di questo fandom, che ho letto in pressapoco un giorno, mi è venuta voglia di riprendere in mano questa storia e di farla diventare qualcosa di concreto  e non semplici bozze. Ci sto lavorando da un paio di giorni, nel tempo libero e nei buchi che ho sul lavoro, anche perché dovevo ricordare che cavolaccio volevo scrivere ed a cosa volevo arrivare alla fine, anche perché era scritta anche un pochino da cani, ma capitemi: il più vecchio documento che ho trovato risale al 2009!
Detto ciò, spiego brevemente il titolo della "raccolta", il perché e la fascia temporale a cui faccio riferimento.

"Portraits", "ritratti", perché ogni capitolo avrà un titolo ben preciso, non ci sarà nessuno collegamento temporale tra un capitolo e quello successivo, a meno che non ve lo scriva, e verranno pubblicati così come mi sono venuti in mente, anche se temporalmente saranno sconessi tra di loro. I titoli dei capitoli saranno come le descrizioni che potrete trovare sotto una fotografia di un dipinto in un libro di storia dell'arte. Perché questa scelta? Non lo so sinceramente, ma mi è sempre piaciuta come idea e volevo sfruttarla prima o poi.
Temporalmente parlando, la storia è ambientata nel 1993 ed i ragazzi del primo anno di liceo avranno quindici anni e così via... La data riportata in questo ritratto è quella in cui i cogniugi Rukawa si sono sposati (non c'era da specificarlo, ma vabbè...)

Non credo che ci sia altro... Non so quando aggiornerò, ma spero di poterlo fare il prima possibile...
Ringrazio anticipatamente chiunque si fermerà a leggere questa raccolta e chiunque abbia voglia di recensire, anche solo per evidenziare degli errori (che sicuramente ci saranno)...

Vostra, Lu.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Knowledge ***


Portraits - Family

Portraits





Knowledge

1993
Paper and tea, 162cm x 184cm x 190cm

Shohoku High School and Basketball Gym, Kanagawa





Quella mattina c'era una strana agitazione nella “prima anno classe terza” che infastidiva le orecchie di Keiko, anche se la mattinata era iniziata come al solito e con un tentato omicidio-suicidio da parte Kaede e quella maledettissima bicicletta. Se lo ripeteva ogni mattina che doveva evitare il gemello e quel trabiccolo a due ruote, ma ogni volta di ritrovava in un ritardo madornale e doveva per forza di cose farsi dare uno strappo a scuola.
Mentre si dirigeva verso il suo banco, vide avvicinarsi il ragazzo che occupava quello affianco al suo con un'espressione strana in volto. Se non sbagliava, si chiama Kuwata ed era nel club di basket insieme a Kaede.
“Rukawa.” - per lui era strano chiamare quella ragazza con lo stesso cognome del suo compagno di squadra e non solo perché avevano lo stesso sguardo spiritato - “Il professor Oguro mi ha detto di informarti che il tuo senpai è tornato a scuola.” e sparì velocemente, intimorito da quei due occhi di ghiaccio.
Che seccatura. Posò la cartella sul banco e, armata di libretto scolastico, si diresse verso la classe del suo senpai, la terza del terzo anno, che fortunatamente non era troppo distante dalla sua. Vide due ragazzi più grandi fuori la porta chiacchierare tranquillamente e decise di chiedere a loro del suo senpai. Gli indicarono un ragazzo dai capelli scuri svaccato su una sedia, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni della divisa e gli occhi chiusi, come per riposarli. Aveva diversi cerotti in faccia, come se avesse fatto a botte con qualcuno da lì a poco. Le parve strano: anche Kaede era tornato a casa pieno di lividi e cerotti un paio di giorni fa.
Sbuffò: le era capitato anche un idiota a quanto vedeva.
Entrò in classe, non curandosi degli sguardi che alcuni alunni le rivolgevano, e si fermò in piedi di fronte a quel ragazzo, con un'espressione tutt'altro che felice in volto.
Sentendosi osservato, il ragazzo aprì gli occhi e si trovò davanti lo sguardo annoiato di una primina. Che diavolo voleva quella, ora?

Hisashi Mitsui.” disse semplicemente e non era una domanda, questo lui lo capì benissimo.
Sono io.” rispose con una punta di superbia nella voce, osservandola bene da capo a piedi. Non era niente male come ragazza “Carina.” si sorprese a pensare.
La primina non parve per nulla minata da quella espressione e gli sbatté sotto il naso un libretto scolastico, già compilato con alcuni voti “Sei il mio senpai.” - mentre lo diceva, sembrava che si sforzasse – “Devi controllare il mio libretto.”
Oh merda, ci mancava solo questa.
Siccome aveva l'aria di una che non cedeva terreno facilmente, decise di darle retta, anche per non avere seccature quella mattinata. Si piegò sul libretto e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva: quella dannata aveva tutti cento!
Richiuse di scatto il libretto e lesse distrattamente il nome della ragazza, “Keiko Rukawa”, e poi glielo restituì con la stessa flemma con cui aveva analizzato i suoi voti. Lei se lo riprese senza fiatare o salutare ed uscì dalla classe.
“Keiko Rukawa” ripeté fra se Mitsui. Dove lo aveva già sentito? Poi ripensò alla figura della ragazza... Capelli neri, la pelle pallida, occhi blu e con un'espressione di ghiaccio... Keiko... Rukawa... Merda!
Si alzò di scatto dal suo banco e la inseguì per il corridoio, richiamandola “Rukawa!”
Lei si girò, alzando un sopracciglio. Kami, ora che la guardava meglio era uguale a quel dannato della sua squadra. Dannato lui, dannata lei!
“Rukawa come Kaede?” le chiese, con uno sguardo stralunato sul volto.
“Siamo gemelli.” disse con ovvietà, voltandosi per andarsene.
Doppia merda.
Andò agli allenamenti con meno voglia del solito. Merda, quel dannato lo sapeva? Se si fosse comportato male con la sua dolce gemellina, quel ghiacciolo della malora gli avrebbe scartavetrato le palle all'infinito, se non spellato vivo.
Kogure, accortosi del suo umore nero, gli si avvicinò “Ehi Mitsui, tutto bene?”
Il moro mugugnò cupo “Ho incontrato il kohai che mi è stato assegnato.”
L'occhialuto sorrise “E' un'ottima cosa! Vuol dire che devi essere un mentore per questo ragazzo e dargli il buon esempio. Ma dimmi, chi è? Lo conosco?”
Mitsui mugugnò ancora più rumorosamente, mentre si avvicinava al cesto delle palle per prenderne una “E' una ragazza.”

Oh... Beh, poteva andarti peggio... Pensa se ti fosse capitato Sakuragi...” e scoppiò a ridere “O Rukawa!”
Kogure era un idiota” disse tra sé Mitsui, pensando che fosse stata una pessima idea parlarne con lui “In realtà, è un Rukawa.” ammise.
L'occhialuto smise immediatamente di ridere, deglutendo a fatica “Oh mamma...”
Eh già, oh mamma.
“Non sarà male dai... Insomma, lei non è lui...” rise nervoso l'altro, cercando di tirarlo su di morale, fallendo miseramente “E poi, è una dalla media alta, potrà aiutarti...”
In quell'istante, entrò in palestra l'altro Rukawa, il maschio, vestito in pantaloncini e canotta, pronto per allenarsi. Gettò un'occhiata di ghiaccio verso la sua direzione, per poi avvicinarsi al canestro e provare un po' di tiri in sospensione.
Tripla merda!


Ripetersi le parole di Kogure ogni volta che incontrava Keiko era dura, anche perché non era propriamente una persona amichevole, ma che si aspettava dalla gemella di quella volpaccia delle nevi? Non avevano contatti, se non per quel dannatissimo libretto scolastico: lei lo cercava solo per fargli vedere quei stramaledettissimi voti, di cui il più basso era cento su una media di cento.
E non lo chiamava nemmeno! Si presentava davanti la sua classe, sventolando in una mano il libretto, come per richiamare un cane, e questo lo mandava in bestia.
Anche quella volta, aveva attirato la sua attenzione sventolando quel blocchetto di carta, trovandolo da solo in classe a consumare il suo bento. Rimase a fissarla con le bacchette a mezz'aria ed una vena che pulsava rabbiosa sulla fronte. Era fissa alla porta, con i lunghi capelli che le scendevano morbidi dalle spalle e gli occhi freddi che lo guardavano con noncuranza, il libretto che molleggiava tra due dita. Entrò nell'aula e si bloccò davanti al suo banco, alzando un sopracciglio. Vedendo che lui non si muoveva, si sedette stancamente di fronte a lui, aprendo il suo blocchetto e mettendoglielo sotto gli occhi. Mitsui li diede un'occhiata veloce. Un altro cento. Tipico.
Ingoiò il suo boccone “Ma non ti annoi?”
Keiko alzò un sopracciglio “Nel senso?”
Aveva parlato, gran passo avanti “A prendere sempre cento. Tirare il freno a mano, ogni tanto?”
“Hm.” - tipico della razza della volpaccia.

Bah... Mi sembra di parlare con tuo fratello.” sbuffò. Un'ombra di sorriso sembrò illuminarle gli occhi, ma forse era solo un'impressione di Mitsui.
Hm.”
Dove vuoi arrivare?”
Keiko parve ostentare una muta incredulità nello sguardo ma che sciolse subito, facendo largo al tipico orgoglio Rukawa “Prima.”

Nella classifica di metà trimestre?” - annuì, mantenendo gli occhi fissi su quelli del suo senpai.
Mitsui guardò bene quelle pupille blu freddo e sapeva che non stava mentendo “Guarda che se arrivi seconda, mica mi arrabbio, sai?” sbottò a ridere il ragazzo, non seguito però da Keiko, non che se lo aspettasse ovviamente.
Rimase a guardarlo serio, per poi alzarsi dalla sua sedia e riprendersi il suo libretto scolastico “I secondi sono i primi degli ultimi, non te l'hanno mai detto?” e se ne andò, raccattando anche tutto il suo orgoglio.

Maledetta volpaccia” pensò sorridente Mitsui.

Quella settimana Keiko era più suscettibile del solito, notò Mitsui. Quando la incrociava per i corridoi scolastici, tutti i ragazzi che passeggiavano si allargavano nemmeno stesse passando Noé nel Mar Rosso, guardandola con sguardi tutt'altro che calmi. Metteva soggezione e tanta. Pensandoci su bene, anche Rukawa era diventato più freddo del solito, probabilmente per riflesso della gemella. Era sempre dell'idea che quei due si influenzassero a vicenda, e non solo perché condividevano lo stesso DNA. I gemelli lo avevano sempre affascinato, specialmente per lui che era figlio unico, ed era sempre stato curioso di questo rapporto quasi unico, ma ritrovarsi i Rukawa per gemelli era una maledizione bella e buona.
La vide passare affianco a lui con in mano un carico di libri da far paura a Kogure... Prendeva seriamente questa cosa della graduatoria, che da lì a pochi giorni sarebbe uscita.

Rukawa.” - essa si voltò, non prendendosi nemmeno la briga di nascondere il suo sguardo scocciato - “Non ti stai ammazzando troppo di studio?” - non era preoccupato ed anche se lo fosse stato, non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma erano un paio di giorni che non la vedeva mangiare in cortile nelle pause pranzo e la vedeva un po' con lo sguardo stanco.
Keiko lo fissò con i suoi occhi freddi, scollando le spalle “Hm.” e si voltò per andarsene.
La fermò acciuffandola per una spalla, ma il contatto non doveva esserle piaciuto dato che gli rifilò un'occhiataccia più cupa di quelle che solitamente rifilava il gemello alla Scimmia Rossa, ma non si fece intimidire e la lasciò immediatamente.
“Sono serio.”

Ne riparliamo quando sarò arrivata prima.” e si defilò in un nanosecondo, facendo sbuffare stancamente Mitsui.



Era soddisfatta.
Prima su trecentoventitré studenti del primo anno.
E questo significava crediti extra.
Per quanto era alta la soddisfazione personale, aveva deciso anche di saltare la scuola per vedere la prima partita ufficiale di suo fratello... Poteva anche permetterselo un giorno di svago!
La strada non era lunga e con il tram non ci avrebbe messo molto ma l'unica cosa che sperava era che suo fratello vincesse e che non le avesse fatto fare tutta quella strada per un pugno di mosche.
Si arricciò distrattamente un ciocca ribelle di capelli scuri attorno all'indice, mentre continuava a leggere il suo libro di Giapponese Antico, dato che aveva l'indomani un compito in classe, immersa nei suoi pensieri. Quando l'altoparlante annunciò la sua fermata, mise come segnalibro il biglietto usato e ripose il tomo nella tracolla, alzandosi dal suo posto per poter uscire.
Quando mise finalmente piede a terra, iniziò a camminare lentamente, non curandosi di essere già in ritardo, guardandosi intorno con disinvoltura. Era riuscita a tornare appena in tempo a casa, per potersi togliere la divisa scolastica ed indossare le prime cose che aveva raccattato dallo stendino, ovvero un paio di jeans lisi ed una felpa di suo fratello, che le stava tre volte grande sulle spalle e quattro volte più lunga, ma non le importava.
Dopo una decina di minuti, arrivò all'edificio sportivo. Sentiva delle urla provenire da lontano, che sicuramente arrivavano dal palazzetto. Decise di seguirle così da trovare la palestra in un attimo. Salì le scale e si ritrovò nel bel mezzo dei tifosi del Miuradai. Ovviamente, lei non era quel genere di tifoso che gridava ai quattro venti la sua preferenza, ma decise che era meglio non rimanere in mezzo al nemico, per cui si guardò un po' intorno per vedere se trovava qualche faccia conosciuta dello Shohoku, anche se dubitava dato che la partita si svolgeva durante l'orario scolastico. Dopo aver visto il gruppetto delle fan scatenate del suo gemello ed essersi debitamente allontanata da loro, continuò a vagare con lo sguardo e lì vicino trovò il gruppetto di amici del Rosso che si stavano sganasciando dalle risate per un motivo sconosciuto. Si affacciò un po' dagli spalti e trovò il viso crucciato di suo fratello, seduto in panchina insieme al Rosso, al Pigmeo e all'ex Parruccone. Crucciò anche lei i sopraccigli.

Ma che fico, mi ci ficco! Ma che fico, mi ci ficco!”
Che scalmanate...” si ritrovò a pensare Keiko, mentre quel tifo imbarazzante riecheggiava per tutto il palazzetto. Proseguì un po' la ricerca di un posto, gettando ogni tanto un'occhiata verso il gemello, per vedere anche se notava la sua presenza, con le dita che tamburellavano lungo la ringhiera metallica degli spalti.
“E' iniziata! Devo prendere nota!”
Si voltò di scatto alle sue spalle, spaventata da quel grido strampalato e con gli occhi sgranati. Chi diavolo era quel pazzo che gridava alle spalle della gente?
“Ehi Hikoichi! Non puoi startene tranquillo e guardare la partita?” sbraitò un ragazzo, con una vena che pulsava nervosamente sulla fronte.

Ehm... Scusami Koshino!” si affrettò a rispondere lo scalmanato che l'aveva spaventata.
Squadrò velocemente con gli occhi i ragazzi che aveva di spalle, per vedere se ne riconosceva qualcuno, ma nulla. Solo una scritta sulla coscia di un ragazzo la colpì: Ryonan. Anche lei però, colpì qualcuno.
“Signorina Rukawaaaa!”
Quella porchetta dell'amico del Rosso la stava chiamando a gran voce per tutto il palazzetto ed infatti non pochi si erano voltati nella sua direzione, contando anche il fatto che era vicino ai giocatori del Ryonan. Gettò un'occhiata alla squadra e per poi andarsene a sedere affianco a quei mentecatti degli amici di Sakuragi, anche perché quei quattro avevano continuato a farle segnagli affinché si sedesse affianco a loro.

Anche tu hai saltato scuola per vedere la partita, Rukawa?” gridò Mito, sorridendole.
Scrollò le spalle “Stiamo sotto?”

Sì.” le rispose il ragazzo “Tuo fratello e gli altri sono rimasti in panchina.”
Scrollò di nuovo le spalle e si sedette affianco a Mito, guardando la panchina, in direzione del fratello.

Rukawa?”
Sendoh si voltò di scatto, non appena sentì pronunciare quel cognome. Non aveva dato molto peso a quella ragazza che si era fermata di fronte la loro squadra, ma quel cognome gli aveva dato una scarica elettrica.
“Hikoichi.” lo chiamò Sendoh “Sai dirmi chi è lei? Ho sentito un certo Rukawa....”
Lo scribacchino sgranò gli occhi, imporporandosi leggermente sulle guance “Sì!” iniziò a svogliare velocemente il suo quaderno per gli appunti “Keiko Rukawa. Sorella gemella di Kaede. Primo gennaio. Quindici anni. Prima classe, sezione tre. Centosessantadue centimetri. Scuole Medie Tomigaoka.”
“Come siamo informati.” fischiò Koshino.
Hikoichi diventò ancora più rosso “Ecco, io... Veramente...”
Sendoh non sentì le risate dei suoi compagni e si voltò a guardare il profilo della ragazza. Ovviamente, la somiglianza col fratello era lampante, ma c'era qualcosa che la differenziava da lui, ne era sicuro. Vedeva quei quattro agitarsi al suo fianco mentre lei restava ferma ad osservare la partita. Poi la vide voltarsi verso i ragazzi e mormorare qualcosa, mentre i lunghi capelli le ricaddero in avanti dalle spalle.
“Io voglio un the!”
“Anche io!”

E dell'acqua.”
Forse andava al distributore...
La vide alzarsi dal posto e camminare verso l'uscita degli spalti, non prima di aver gettato un'occhiata al campo.
La ritrovò davanti al distributore automatico, mentre sceglieva con cura le bevande di cui aveva bisogno. Le si mise dietro, aspettando che finisse il suo turno. Lei si accorse della sua presenza, gettandogli un'occhiata fugace con la coda dell'occhio, ma non gli diede tanta importanza. Premette un po' di tasti ed aspettò che calassero le lattine, poi si chinò e le raccolse ad una ad una.
“Come va, Sendoh? Anche tu qui, a goderti lo spettacolo?”
Il ragazzo si voltò seguito anche da Rukawa, che rimase con una lattina a mezz'aria nella mano. Essa alzò un sopracciglio, rimanendo comunque chinata sulle ginocchia ma ignorando completamente il resto delle altre lattine. La voce proveniva da un ragazzo, se non giovane uomo, con un completo piuttosto elegante di uno strano blu. Il ragazzo che era alle sue spalle, che da quanto avesse capito si chiamava Sendoh, si voltò lentamente, assottigliando lo sguardo e diventando serio in volto.

Se non sbaglio, sei del Kainan.”
Il Kainan, se Keiko non ricordava male, era un altro liceo della prefettura. Possibile che quel vecchio era ancora uno studente?

Ciao Maki.” continuò il ragazzo alle sue spalle.
Rimasero a fissarsi per un po' e lei si sentì quasi fuori posto, e non solo perché erano altissimi in confronto a lei, nonostante fosse ancora piegata sulle ginocchia. Decise di voltarsi e di continuare a raccoglie le lattine, ma lentamente.

Vedo che ti ricordi...” esclamò calmo Maki, tenendo ancora le mani nelle tasche dei suoi pantaloni.
“Sei il capitano del Kainan, la squadra migliore dell'anno scorso.” Sendoh piegò leggermente di lato il capo “Chi credi che vincerà oggi? Il Miuradai o lo Shohoku?”
“Non ha nessuna importanza chi andrà alle finali. Qualunque squadra sarà, dovrà vedersela con noi.” rispose l'altro, con una punta di superbia, per poi voltarsi e fare un cenno di saluto con una mano.
“Sei troppo ottimista.” esclamò l'altro, con l'ombra di un sorriso “Quest'anno, ci sono molte squadre agguerrite, ed una di queste è il Ryonan.”
Si lanciarono uno sguardo di sfida ed il ragazzo del Kainan ghignò, poco prima di andarsene.
Keiko sbuffò sonoramente, e finì di prendere le bevande che le servivano, riempiendosi entrambe le braccia con le lattine. Si rialzò in piedi e si voltò verso Sendoh, con un sopracciglio alzato. Ora che il ragazzo la guardava meglio, notava delle differenze col gemello, lasciando ovviamente da parte il fatto che lei era femmina e Kaede maschio. Innanzitutto, aveva i capelli lunghi fin sotto al seno, lisci e neri come il fratello, lo sguardo non era affilato ma dolce e gli occhi con una leggera punta di azzurro intorno alle iridi blu, le ciglia lunghe e scure; i lineamenti del viso erano netti, ma non duri ed il mento aveva una bella linea. Non era altissima ma non era nemmeno bassa, il fisico era asciutto, anche se con quel felpone che aveva addosso non poteva sbilanciarsi troppo, ma le gambe erano fasciate bene nei jeans chiari che aveva addosso, anche se con uno strappo sul ginocchio sinistro. Continuò a guardarla ed evidentemente lei era stufa di ciò, dato che imprecò lievemente e fece un passo per andarsene, peccato però che una lattina le scivolò dalla presa e cadde, finendo proprio ai piedi dell'asso del Ryonan. La sentì imprecare di nuovo, questa volta però non fece nemmeno finta di trattenersi. Fece un passo verso la lattina, ma lui la precedette.

Aspetta. Ti aiuto.”
La vide bloccarsi di scatto, stringendo una mano attorno ad una bibita di thé, che non aveva perso per strada. Raccolse quella che era a terra e gliela porse, sorridendo nemmeno fosse il protagonista di uno spot pubblicitario di dentifricio.
La Rukawa crucciò le sopracciglia scure “Non brilli di acume, eh?” e mosse un poco le braccia per fargli notare che erano colme di bibite.
Si grattò la testa, continuando a sorridere “Scusa.” e cercò di infilare la lattina in mezzo alle altre, cercando di non farla cadere nuovamente. Keiko rilassò i sopraccigli ma non lo ringraziò, facendo letteralmente scoppiare a ridere Sendoh.

Cielo! Uguale a tuo fratello!” esclamò il ragazzo, continuando a ridere.
Keiko sbuffò “Siamo gemelli.”

Lo so. Hikoichi mi ha detto tutto.”
Chi?

E poi avete le stesso naso.”
Eccolo la. “Hm.” e lo fece scoppiare di nuovo a ridere.

Sono Akira Sendoh.” esclamò improvvisamente il moro, porgendole la mano. E forse per la prima volta Keiko lo guardava seriamente. I capelli neri a punta, il sorriso affabili e gli occhi blu intenso...
“Keiko Rukawa.” si presentò la ragazza, dandogli poi le spalle per andarsene “E ripeto: non brilli di acume.”
Sendoh scoppiò di nuovo a ridere, osservandola poi allontanarsi coi capelli che le ondeggiavano sulla schiena.










Salve a tutti
Sono tornata più in fretta di quanto sperassi, ma sono riuscita a ritagliare del tempo per potermi portare avanti coi capitoli e delineare una trama ben precisa. Entrano in scena altri personaggi e spero vivamente di non fare un casino madornale perché non vorrei creare confusione o altro. Spero che questo altro ritratto vi sia piaciuto.

Come sempre, rinnovo i ringraziamenti per chiunque abbia letto il capitolo precedente, in particolare nebbiolina e Celest93, che hanno inserito la storia tra le seguite. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Ringrazio anche che leggerà questo capitolo e, perché no, vorrà farmi sapere una sua opinione.
Alla prossima...
Vostra, Lu.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** First ***


Portraits





First

1993
Paper and apple, 162cm x 187cm x 184cm x 190cm

Shohoku High School, Rukawa’s House and Ryonan High School, Kanagawa








Se il suo gemello era riuscito a rientrare nelle finali a quattro dopo una faticosissima partita contro lo Shoyo, per lei quel giorno era la resa dei conti: ci sarebbero stati gli esami e, di conseguenza, la graduatoria della media scolastica degli studenti del primo anno della prefettura di Kanagawa.
Per una settimana Keiko era stata più intrattabile del solito e se ne era accorto anche Mitsui, tanto che l'aveva deliberatamente evitata, anche se un giorno dovette per forza averci a che fare, dato che doveva controllarle il libretto scolastico, con suo enorme dispiacere. Il richiamo era sempre lo stesso: lei davanti la porta della sua classe ed in mano quel blocchetto della malora che molleggiava tranquillamente.


Più cerco di evitarti, più questo libretto del cazzo mi perseguita!” esclamò nervoso Mitsui, con una vena pulsante sulla fronte.
Hm.” scollò le spalle la Rukawa, sedendosi stancamente su una sedia, di fronte al banco di quell'ex capellone teppista, e passandosi una mano sui capelli.
Domani hai l'esame?” - annuì - “Kogure mi ha detto che è da tre anni che il liceo Shohoku non ci partecipa... E' una grande responsabilità.”
“Hm.” si riprese il suo libretto, scoccandogli un'occhiata che Mitsui non riuscì a definire bene. Non era superba ma aveva un'ombra che non piacque per nulla al ragazzo: aveva forse paura di non farcela? Dopotutto, era solo una matricola, ed era forse la prima volta che partecipava ad esami del genere con studenti provenienti da tutte le scuole della prefettura. Oltretutto, era l'unica rappresentante del liceo Shohoku, una grande responsabilità, oltre che scocciatura.

Ehi Rukawa.” la richiamò alla porta e lei si voltò verso di lui, con un sopracciglio alzato e notò che il suo senpai stava ghignando - “Spacca i culi.”


Gli esami si tenevano nel liceo Ryonan, con grande disappunto del gemello.


La famiglia Rukawa era di nuovo a tavola, ma la tensione che c'era poteva tagliarsi con un coltello. I gemelli avevano litigato. Satsuki se ne era accorta dalle occhiatacce in tralice che si rivolgevano i due ed il mutismo forzato in cui erano piombati solo per non dover mugugnare tra di loro. Il problema era che la donna non riusciva a capire il perché, insieme a quel povero Nobuo che decise, per salvarsi la pellaccia, di far finta di niente. Cosa del tutto ignorata dalla donna, che voleva sapere. A differenza delle normali persone, che gridavano e si sputavano in faccia le cattiverie più assurde, quei due assestavano monosillabi e frasi striminsite dette con grugniti tanto sommessi che si sentivano a malapena tra di loro, quindi figurasi se qualcuno si accorgeva di qualcosa!
Allora Kaede...” esclamò improvvisamente la Signora Rukawa “Quando ci sarà la prossima partita?”
Settimana prossima.” mormorò tra un boccone ed un altro il gemello maschio, scoccando un'occhiata di fuoco alla gemella femmina che gli aveva rifilato una botta al gomito, facendogli cadere dalle bacchette la sua porzione di frittata.
Erano passati ai dispetti da bambini. Tipico.
Satsuki vide sua figlia impassibile a quella occhiata e quindi si buttò su di lei “E tu Keiko? Gli esami quando li avrai?”
“Dopodomani.” grugnì, mentre incassava ed ignorava una gomitata alla sua ciotola di riso dal gemello.

E dove si svolgeranno?”
Al Ryonan.” - Kaede le rifilò un'altra gomitata, con tanto di grugnito questa volta. Se si potesse ammazzare con lo sguardo, lo avrebbero fatto quei due testoni.
L'accompagni tu, caro?” chiese la donna al marito, più per avere una mano con quei due che per altro.
“Hm?” - perché i suoi gemelli dovevano per forza assomigliare a Nobuo Rukawa?
La donna tornò a guardare i due, maggiormente perché aveva sentito un rumore di bicchieri rovesciati: Keiko aveva fatto cadere il bicchiere di saké del padre sulla frittata di Kaede.
Sarebbe stata un lunga cena.

Dopo essersi fatto una doccia, Kaede trovò la gemella seduta sul letto, mentre era circondata da diversi libri e ne sfogliava uno, vagando velocemente sulle pagine con gli occhi. Avevano passato l'intera serata a grugnirsi contro ed a farsi dispettucci stupidi solo per innervosirsi e disturbarsi l'un l'altro. Ora la osservava in piena crisi scolastica. Non lo dava a vedere, ma lui la capiva più di tutti: le dita che tamburellavano su un ginocchio, i piedi impossessati da tic nervosi e lo sguardo stanco. Doveva darsi una regolata con lo studio, togliendo da parte ovviamente il fatto che l'esame l'avrebbe fatto nella scuola del suo rivale Porcospino. Sapeva che si conoscevano, ma quanta più distanza ci fosse tra di loro, più lui era tranquillo.
Entrò nella stanza della gemella, facendola finalmente alzare gli occhi dai suoi libri, anche se non ne sembrava molto entusiasta, data l'occhiataccia in tralice che gli aveva rifilato. Kaede non ci fece caso e, con una semplice manata, le gettò a terra tutti i tomi che aveva sul letto, compreso quello che stava sfogliando.
“Sei impazzito?” gli grugnì contro, vedendosi puntare i suoi stessi occhi addosso.
Non proferì parola e si stese sul letto della sorella, posandole una mano sui capelli, come ad invitarla affianco a lui. La sentì sbuffare, ma si stese accanto al fratello, poggiando la testa sul suo braccio e finalmente si concesse di chiudere gli occhi. Kaede sentì attraverso la pelle del braccio il battito di Keiko che rallentava a mano a mano, calmandosi sempre più. Era da tempo che non si concedevano di rilassarsi insieme e chiuse anche lui gli occhi. La sentì muoversi affianco a lui e posargli una mano all'altezza del cuore e prendere fiato. La mano sul cuore era il loro collegamento: nonostante a quei due non piacesse il contatto fisico, tra di loro se lo concedevano sporadicamente.
“Se farò schifo?”
Aprì di scatto gli occhi “Keiko Rukawa che non prendeva cento ad un compito?” - “Invece no.”
Parve pensarci su “Hm.” disse semplicemente.

E sta lontana dal Porcospino.” aggiunse poi Kaede con un grugnito.
La sorella imprecò “Kami!”


Nel Ryonan c'era fermento.
Quel giorno si sarebbero svolti gli esami scolastici della prefettura di Kanagawa e tutti gli studenti del primo anno si erano recati lì. Sendoh, nonostante fosse arrivato in ritardo, trovò mezza scuola fuori ad aspettare che arrivassero le matricole degli altri licei, più per curiosità che per un reale interesse a chi sarebbe arrivato primo. Sendoh non era tra questi, ma perché entrare prima in classe e perdersi lo spettacolo?
Le maggiori scuole di Kanagawa presentavano un nutrito gruppetto di matricole la cui media scolastica superava il novanta su cento. Altre scuole, non tanto prestigiose o famose, presentava i suoi quattro-cinque studenti migliori, ma sicuramente non meno affamati di punti rispetto ad altri. Gli occhi di Sendoh però furono colpiti dalla sola e unica studentessa dello Shohoku, accompagnata da un solo professore, un uomo poco più altro di lei e con la testa pelata come una palla da bowling. Era lei.
Il professore le stava parlando ma lei non batteva ciglio o rispondeva, mettendosi una ciocca di capelli corvini dietro un orecchio e guardandosi intorno curiosa. Arrivarono di fronte ad un professore del Ryonan che si presentò ai due dello Shohoku e gli fece strada per la stanza adibita all'esame. La ragazza si sistemò distrattamente il fiocco rosso della sua divisa e seguì il professore.
Sendoh vagò con lo sguardo, alla ricerca di quel pettegolo di Aida, che sicuramente sapeva tutto quello che sarebbe accaduto quel giorno.
Lo trovò davanti agli armadietti delle scarpe, intento a togliersi le sue per sostituirle con quelle dell'istituto.
“Hikoichi!”
La matricola gli sorrise a trentadue denti “Sendoh! Buongiorno! Come stai?”
L'asso del Ryonan ricambiò il sorriso “Bene, grazie. E tu?” ma non aspettò la sua risposta “Sai che sta succedendo?”
Annuì con fervore “Ci sono gli esami scolastici della prefettura per quelli del primo anno. Ci partecipa anche un ragazzo della mia classe. Si chiama Yoshikawa! Ci sono ottime probabilità che il Liceo Ryonan si posizioni nelle prime cinque posizioni!”
“I risultati per quanto si avranno, che tu sappia?”
“Dopo la pausa pranzo. E' un test, quindi la correzione sarà veloce, dato che arriva direttamente dal Ministero dell'Istruzione.”
“Grazie Hikoichi.” e Sendoh si dileguò.
L'avrebbe fermata a pranzo, decise.


Quell'idiota del professore di Fisica lo aveva trattenuto fin troppo in quella classe, solo perché doveva finire la sua interrogazione, che fortunatamente raggiunse la sufficienza striminzita. Corse fuori verso il cortile scolastico e si guardò un po' in giro: era stracolmo di studenti, del Ryonan e non. Con un cenno salutò Koshino, che si stava intrattenendo in una chiacchierata fitta fitta con una matricola dello Shoyo, e cercò un posto tranquillo ed isolato, lontano da tutti. Sapeva che l'avrebbe trovata lì: se era riuscito ad inquadrare ben il gemello, lei non era tanto diversa da lui.
Ed infatti, fu così.
La trovò all'ombra di un albero, la testa china su un libro posato sulle gambe stese ed un torsolo di mela che si stava già annerendo all'aria, più una scatola di bento vuota. Il sole faceva capolino tra le fronde dell'albero, illuminandole lievemente i capelli con degli specchietti di luce dorata e donandole una strana tranquillità da farla sembrare meno fredda del solito. Decise di avvicinarsi e di sfoggiare il miglior dei sorrisi che avesse nel suo repertorio, sperando che non fosse in tutto e per tutto uguale al gemello.
“Ciao.”
Keiko era rimasta con una pagina a mezz'aria ed alzò il viso, assumendo un'espressione contrita in volto. Merda, Kaede era un uccellaccio del malaugurio!
Sendoh continuò a sorriderle “Com'é andato il test?”
“Bene.” rispose breve lei, riprendendo a sfogliare il libro.
Le si sedette affianco, incrociando le gambe e sbirciando un po' tra le pagine “Fisica?” - essa annuì, non distogliendo gli occhi - “Ikegami è un mostro in fisica! Conosce tutti i libri del triennio... A differenza mia!” e scoppiò a ridere di nuovo.
La ragazza lo osservò sottecchi, mentre la sua risata cristallina le riempiva le orecchie e la distraeva un po' dal casino che aveva fatto “Sono sicura di aver confuso alcuni principi della Termodinamica.” ammise mesta e guardando gli occhi blu del ragazzo allargarsi dallo stupore.
Gli aveva risposto veramente?
In realtà, Keiko non si spiegava perché glielo avesse confessato. Forse la sua risata l'aveva messa a suo agio oppure l'annebbiamento del suo cervello si era ripresentato, dopo che le aveva fatto sbagliare quasi sicuramente la risposta sulla Termodinamica. Kami, e meno male che aveva detto al suo senpai che sarebbe arrivata prima... Si era giocata il primato!
Sendoh continuava a guardarla con stupore, ma poi le rivolse un sorriso che parve rassicurante “Sei l'unica studentessa dello Shohoku del primo anno, vorrà pur dire qualcosa...”
“Hm.”
Il DNA della volpe era comparso di nuovo “Quando escono i risultati?”
“Alle tre.”
Si guardò il polso, dove aveva un orologio che guardava praticamente mai “Tra un'ora.”
Keiko annuì e decise di chiudere il libro con un tonfo e si appoggiò con la schiena sul tronco dell'albero. Un po' di minuti di riposo non avevano mai fatto male a nessuno, soprattutto a lei.
Akira le rimase affianco, non pronunciando più parole e sorridendo tra se nel vederla per la prima volta rilassata ed in pace con se stessa, forse.
Sembrava così diversa da quella volta che la vide alla partita dello Shohoku contro lo Shoyo.



Il palazzetto era colmo di gente, ma solo i cori dello Shoyo riecheggiavano distinti, sovrastando quelli miseri dello Shohoku.
Gli amici di Sakuragi avevano preso posto comodamente nella prima fila degli spalti, affiancati da Haruko Akagi e le sue amiche di classe, e si stavano guardando in giro curiosi.
“Non manca qualcuno?” chiese Yohei, lanciando un'occhiata sugli altri spalti.
Takamiya aveva una mano infilata in un pacchetto di patatine al curry “Manca la signorina Rukawa.”

E' vero!” notò Okuso “All'ultima partita era dei nostri...”
Starà arrivando...” disse Noma, voltandosi poi alla sue spalle “Ooh... Guardate, c'è il Ryonan!”
I quattro si voltarono, seguendo il dito del ragazzo, sgranando gli occhi.
Notando la figura di Uozumi, la porchetta esclamò “Il capobranco!”
In cima agli spalti, l'intera squadra del Ryonan si era ritrovata di fronte la squadra del Kainan, la più forte della prefettura di Kanagawa, ed alla sua guida il loro capitano Shin'ichi Maki nella sua tuta blu e d'oro. Sorrise di circostanza ai giocatori del Ryonan, lanciando una lunga occhiata al loro asso.
Sendoh, non per nulla intimorito, ricambiò il sorriso, rivolgendosi direttamente a lui “Al Kainan chi pensate che vincerà? Eh, Maki?”

Lo Shoyo con dieci punti di scarto...” rispose deciso, non distogliendo gli occhi dal ragazzo.
Alla sue spalle, Soichiro Jin prese parola “E secondo il Ryonan, Uozumi?”
“Io punto sulla squadra favorita!”

Dal capobranco c'era d'aspettarselo!” esclamò Mito, sorpreso.
Okuso affilò lo sguardo “Oh! Guardate chi c'è lì!” esclamò indicando le due squadre sugli spalti. Gli altri tre seguirono il suo dito, scontrandosi con la figura di Keiko Rukawa, con la divisa scolastica addosso intenta a sistemarsi alla meno peggio il fiocco rosso che aveva sul petto, facendosi spazio tra i ragazzi del Kainan.

Permesso.” disse, spostando il più gentilmente possibile un ragazzo che le sembrava più una scimmia per come non riusciva a stare fermo. Sendoh rizzò i peli sul collo, sgranando gli occhi nel vedere la ragazza. Fece per dire il suo nome, ma venne preceduto da qualcun'altro.
“Signorina Rukawaaaaa!”
L'intero gruppo si voltò in direzione della voce, trovandosi di fronte i quattro amici di Sakuragi agitare le mani in direzione della ragazza, che assunse un'espressione tutt'altro che piacevole.
La scimmia prese parola “Ru-Rukawa.... Come quel Rukawa?”
Keiko non si prese nemmeno la briga di rispondergli e gli rivolse un'occhiataccia di puro ghiaccio, ma evidentemente non bastava per far freddare il carattere del giocatore del Kainan, nonostante si fosse allontanata da lui.

Ehi! Tu!” esclamò il ragazzo, puntandole un dito “Dì a tuo fratello che il rookie numero uno sono io, Nobunaga Kiyota dell'imbattibile Kainan King!”
Si fermò sul primo gradino, lanciando un'occhiata agli amici del Rosso, intenti a reprimere le risate. Si voltò per la prima volta a guardare il ragazzo, non facendo caso a come fosse vestito o che faccia avesse “Emerito idiota.” sillabò cupa, assottigliando gli occhi, come a reprimere gli starnazzi di quei quattro scalmanati, e riprese a scendere verso il posto a sedere che Mito le indicava affianco a se, ma evidentemente qualcuno quel giorno ce l'aveva con lei.

Ciao Rukawa.”
Si voltò nuovamente, questa volta in direzione dei giocatori del Ryonan, dato che la voce proveniva da loro. Si ritrovò la figura tutta sorridente di Akira Sendoh intendo a sventolarle una mano per salutarla.
Alzò gli occhi al cielo e raggiunse i suoi compagni di scuola, mentre le risate del Porcospino le riempirono le orecchie.



Alle tre in punto, vennero esposti i risultati del test. Keiko stava ancora riposando e perciò Sendoh le sfiorò brevemente il braccio con una mano, togliendola immediatamente quando la vide scattare come una molla. Gli rifilò un'occhiata strana, non era rabbiosa o altro, solo stupita.
“Sono usciti i quadri.” le disse il ragazzo, indicando una piccola folla che si era ammassata nell'atrio. Raccattò velocemente le sue cose e scattò in piedi, fermandosi poi di botto e lanciando uno sguardo verso Sendoh. Si alzò anche lui e l'accompagnò, sorridendole e beccandosi uno sbuffo dalla Rukawa.
Keiko si fece largo a forza, mentre il ragazzo era rimasto un po' fuori quella folla, aspettando che gli facesse sapere qualcosa, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni. Tornò quasi subito, con uno sguardo che non preannunciava nulla di buono. Gli occhi le fiammeggiavano. Gli passò affianco, senza degnarlo di uno sguardo, mentre si mordicchiava un'unghia nervosamente, guardando fissa davanti a se.
“Rukawa.” la richiamò Sendoh, seguendola verso l'uscita della sua scuola, ma sembrava essere diventata sorda “Keiko!” - finalmente si voltò, assestandogli uno sguardo tutt'altro che amichevole.
“Che vuoi?” - il tono di voce era freddo e rabbioso.
“Com'è andata?”
La ragazza parve rifletterci su, ma alla fine parlò “Seconda.”
Sendoh sospirò “E' un buon risultato...”
Keiko si scurì in volto “I secondi sono i primi degli ultimi.”
L'Asso del Ryonan scoppiò a ridere. “Imbecille” pensò la ragazza, facendo per andarsene, ma fu agguantata al polso da una mano di Sendoh. Lo guardò con occhi gelidi.
“Scusa.” si affrettò a dire il ragazzo, grattandosi la testa.
“Lascia perdere.”
“Kami! Identica a tuo fratello.”
“Gemelli.”
“La prossima volta arriverai prima.”
Keiko sgranò leggermente gli occhi per poi sbuffare e guardare Sendoh orgogliosa “Ovviamente.”
Si voltò ed andò via, non prima di aver rivolto un'occhiata al ragazzo, che scoppiò a ridere e sventolò una mano in segno di saluto.









Salve a tutti
Quando si dice "Chi non muore si rivede"
In questo ritratto, si delinea un po' di più il carattere di Keiko, molto simile a quello del gemello eppure totalmente diverso. Sappiamo tutti che Kaede è un ghiacciolo fatto e finito, ma volevo comunque instaurare una connessione con sua sorella, fatta ovviamente di silenzi. Inoltre, mi sono divertita a scrivere la parte in cui si punzecchiano a vicenda solo perché a lui non va giù il fatto che lei vada nella scuola del suo acerrimo nemico.

Il rapporto con Sendoh è criptico. Nel senso, Keiko sa chi è lui per il gemello, ma non riesce ad inquadrarlo ancora per se stessa. Lampante il fatto che fa un cenno verso di lui affinché la segui a vedere i risultati e che riesca a scucirsi con qualche parola in più.

Mitsui, caro Mitsui. Come ogni senpai che si rispetti, vuole che la sua kohai non lo faccia sfigurare, anche se pare si stia facendo largo dell'istinto fraterno? Boh.

Scusate la lunga attesa, questo capitolo era già pronto ma non ero mai sicura del risultato ed è cambiato parecchie volte nel frattempo.
Per concludere, spero che vi piaccia e che mi facciate sapere cosa ne pensate...
Alla prossima...

Vostra, Lu.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Rain between... ***


Portraits







Rain between...

1993
Water and fabric, 162cm x 190cm

Streets of Kanagawa prefecture and Sendoh's House, Kanagawa





Odiava dover studiare in biblioteca. Riusciva a concentrarsi al meglio nella tranquillità della sua camera, seduta a gambe incrociate sul letto, la porta della stanza chiusa e la finestra leggermente aperta, per godersi appieno quella lieve arietta che penetrava da essa. Era il suo paradiso, ma ovviamente non avendo a disposizione i libri che le occorrevano, doveva per forze di cose andare in biblioteca. Quella dello Shohoku e quella vicino casa non avevano il tomo con gli approfondimenti sulla Termodinamica e dovette andare ad una più distante. Odiando le biciclette, grazie alla guida estrema di suo fratello, ci andò con i mezzi pubblici, visto che l’unica biblioteca che aveva quel maledetto libro, era dall’altro lato della prefettura di Kanagawa. Avendo finito anche abbastanza in fretta, decise di farsi una passeggiata e prendere l’autobus ad una fermata più distante, per godersi appieno quel venticello che precedeva solitamente la pioggia, e che lei adorava. Sul palmo della mano, aveva un fascicolo su Carnot e se lo stava divorando come una matta, tanto che non si accorse di dover svoltare l’angolo. Andò a sbattere violentemente contro qualcuno, tanto da perdere l’equilibrio, visto che stava per andare col sedere a terra, ma per fortuna che il tipo di fronte a lei la prese miracolosamente per un polso, salvandola da una rovinosa caduta, e riuscì a farla rimanere in piedi.
“Mi scusi, grazie.” balbettò Keiko, chiudendo il fascicolo ed alzando lo sguardo verso colui che l’aveva salvata.
“Rukawa.” esclamò Sendoh, sorridendole a trentadue denti e non mollando la presa sul polso di lei, cosa che invece poi fece dopo aver ricevuto un’occhiataccia in tralice “Che ci fai qui?”
La mora si guardò attorno, osservando poi distrattamente l’asso del Ryonan di fronte a sé con in spalla il borsone della sua squadra “Sono stata in biblioteca.”
“Io sono stato agli allenamenti. Ora sto tornando a casa.” e sospirò “Il coach ci sta massacrando in vista della partita di domani.”
Keiko ripose il libro nella cartella, cosa che il ragazzo notò e sottilmente apprezzò “Giocate contro il Kainan.”
“Sì. Ed io mi scontrerò contro Maki.”
“Come fai a dirlo?”
“Beh, ti ricordi la nostra dichiarazione di guerra davanti ai distributori automatici?”
Alzò gli occhi al cielo “Non ti ha sfidato direttamente.”
Rise “A volte trovo davvero difficile parlare con te… Riesci a smontarmi in un attimo!” e continuò a ridere.
“Non è che sia difficile...”
Akira incassò quel commento sarcastico con un sorriso, conscio del carattere della ragazza “Comunque, sono sicuro che ne uscirà una bella sfida.”
“Probabile...”
“Tu che fai domani?”
Alzò un sopracciglio, sospettosa “Scuola e la partita di mio fratello.”
“Rimarrai a vedere anche il Ryonan?” - Sendoh pensò che fosse meglio coralizzare, piuttosto che chiederle se sarebbe venuta a vederlo.
Scrollò le spalle “Se non ho niente da fare...” - Keiko preferì non rispondergli che forse aveva meglio da fare che vedere una partita di basket di due scuole di cui le importava poco e nulla, specialmente del Kainan, ma non voleva... Ferirlo? Scosse anche il capo, per liberarsi di quel pensiero che non sapeva nemmeno lei da dove le fosse uscito, sentendo da lontano i rumori dei tuoni che si avvicinavano.
“Verrà a piovere.” disse il ragazzo, guardando le nubi scure che incombevano sulle loro teste “Hai l'ombrello?”
“No.”
“Dov'è la tua fermata?”
“Lontana.” si maledisse per aver scelto il percorso più lungo, non poteva farsi gli affaracci suoi e tornare a casa prima, invece che girare come una perfetta turista per la prefettura?
“Ti accompagno.”
“Non ce n'è bisogno.”
“Ma potresti bagnarti.”
“Non credo che tu abbia un'ombrello nella tua sacca da basket.”
“Ma...”
“Davvero, non ce n'è bisogno... Posso...” - ma non finì la frase perché il cielo si aprì in un'acquazzone assurdo, con gocce grandi quanto occhi e che facevano anche male sulla pelle. Sendoh la prese per un polso, trascinandosela dietro, nonostante lei continuasse a borbottare, e non riuscendo a sovrastare lo scrosciare della pioggia. Si rintanarono sotto un balcone, con Sendoh che poggiò pesantemente a terra il borsone e si scuoteva per togliere un po' di pioggia in eccesso, coi capelli che per una volta avevano perso contro le legge di gravità.
Keiko lo osservava con gli occhi sgranati: i capelli scuri erano appiccicati sulla fronte e sulla nuca, gocciolanti e più scuri del solito; gli occhi blu elettrico, avevano assunto una sfumatura d'acciaio col riflesso delle nubi grigie e dell'asfalto bagnato; la T-shirt bianca gli si era attaccata al petto, abbracciando tutti i muscoli. Distolse immediatamente lo sguardo da lui, sentendo improvvisamente caldo sul viso ed scegliendo di scuotersi anche lei dalla pioggia.
Sendoh vide Keiko agitare le mani per asciugarsi alla meno peggio coi capelli completamente bagnati da farla sembrare ancora più piccola e la gonna bagnata che fasciava tutte le sue forme. Con gli occhi risalì verso il petto della giovane, notanto che la sua divisa fosse bianca ed era diventata pressoché trasparente con la pioggia. Arrossì, aprendo di scatto il borsone e ficcandoci la testa dentro per nascondere il rossore, tirandoci fuori la felpa del Ryonan, fortunatamente asciutta.
La porse alla ragazza, con il migliore dei sorrisi “Tieni.”
Lei allungò una mano, esitante, ma l'accettò e se la mise addosso, sospirando poi per il sollievo di qualcosa di asciutto “Grazie.”
“Accidenti! Ci ha proprio colto alla sprovvista.”
“Già.”
Rimasero per un po' in silenzio, non sapendo entrambi cosa dire, l'unico rumore che si sentiva tra di loro era quello della pioggia scrosciante, che non accennava ad attenuarsi. Sendoh sospirò, voltandosi verso Keiko che era rimasta fissa a guardare i cerchi d'acqua che le gocce di pioggia creavano sulle pozzanghere.
“Se aspettiamo che spiova, potremmo rimanere qui in eterno...” - la ragazza annuì, non capendo però dove volesse andare a parare - “Ce la fai a correre?”
“Sì, ma...”
“Ci bagneremmo, è vero...” - Akira si grattò la testa, cercando di pensare a qualcosa, ma non ne cavò nulla e si fermò a fissare la giovane, che aveva addosso la sua felpa - “Forse potremmo...”
“Ho capito.” lo interruppe lei, sflilandosela e porgendogliela, imbarazzata. Lui si issò meglio sulle spalle il borsone, prendendo la felpa e coprendosi la testa e le spalle con essa, invitando con gli occhi a ripararsi anche lei sotto quell'ombrello improvvisato. Lei obbedì, circondandosi il corpo con le braccia e facendo segno col capo a Sendoh di essere pronta. Iniziarono a correre, sotto la pioggia che non accennava a diminuire nemmeno per un secondo, e che batteva violentemente sulla felpa, ormai praticamente zuppa. Keiko riusciva a stento a tenere il passo di Akira, troppo alto e con una falcata molto più ampia della sua. Si morse il labbro, maledicendo tutti i Kami possibili e con un braccio si aggrappò alla schiena di lui, stringendo lievemente il tessuto umido della T-shirt che le dita, strizzando gli occhi, incredula di sé stessa.
Sendoh si stupìdi quel gesto e sentì il cuore perdere un battito: Keiko Rukawa era praticamente appiccicata a lui. Voleva coprirla il più possibile ma se le avesse circondato le spalle con un braccio, avrebbe avuto l'effetto contrario e quindi decise che fosse meglio che fosse lei a decidere il contatto tra di loro... Almeno, si sarebbe risparmiato un “imbecille” gratuitamente.
Corsero per un bel po', arrivando poi davanti ad una casa ed imbaccando il vialetto, riparandosi poi sotto la tettoia che copriva la porta d'ingresso. Keiko lo vide trafficare un po' con le tasche della tuta, tirandoci poi fuori un mazzo di chiavi.
“Dove siamo?”
“A casa mia.” trillò serafico Sendoh, sfoggiando il suo solito sorriso da spot pubblicitario. Che diavolo gli era venuto in mente a quel porcospino del cavolo?
La fece entrare in casa, anche perché continuava a piovere a dirotto e lei era senza ombrello e distante dalla fermata dell’autobus che le occorreva, mormorando un “permesso” poco convinto e guardandosi intorno sospettosa, pronta a veder comparire alla soglia i due genitori Sendoh, con lo stesso sorriso smagliante della loro progenie, cosa che però non accadde.
“Non c’è nessuno.” esclamò Akira, passandosi una mano sui capelli, che si erano un po’ ammosciati per via della pioggia “I miei sono entrambi a lavoro.”
Annuì, continuando a guardarsi intorno, cercando di nascondere la sua curiosità. Appena varcata la porta di casa, c'era un piccolo corridoio con le pareti ed il pavimento chiari, sui toni del beige e del bianco, oltre c'era il salotto ed una rampa di scale che portava sicuramente alla zona notte. Il salone era sempre chiaro, con un ampio divano grigio posto di fronte ad una televisione con un grande schermo, e con al suo fianco un tavolo rotondo e quattro sedie. Sulle pareti e sui mobili, oltre a vari oggetti prendi polvere, c'erano molte foto, quasi tutte di famiglia. Considerando le quantità, erano state scattate tutte a cicli di un anno, visto che man mano Sendoh cresceva in quelle foto. Una la colpì particolarmente: era stata scattata nel parco Maruyama di Kyoto nel periodo in cui si festeggiava l'hanami, e raffigurava l'intera famiglia Sendoh sotto un shidarezakura, un cigliegio piangente,con tutti i splendidi fiori rosa aperti e che ricadevano eleganti dai rami. Tutti e tre indossavano il tipico yukata. I genitori di Sendoh avevao deciso di abbinarlo tra di loro, con la signora che indossava uno yukata beige con l'obi azzurro, mentre il padre aveva l'abito azzurro stretto da un'obi beige; Akira invece lo aveva blu notte con un obi rosso. Keiko cercò guardare megli i volti dei signori Sendoh, ma dovette distogliere lo sguardo perché venne richiamata dal figlio di quest'ultimi.
“Tieni.” le disse improvvisamente Sendoh, porgendole una maglietta bianca e il pantalone di una tuta “Cambiati, così metto la tua divisa nell’asciugatrice. Un’oretta e sarà asciutta.”
“Non c’è bisogno.”
“Ti prenderai un raffreddore.” insisté lui.
“Si asciugherà da sola.”
“Se rientra mia madre e ti vede in queste condizioni, me la sentirò da qui a Natale. Ti prego.”
Osservò gli indumenti che aveva in mano e poi gli occhi blu di lui, che non cedevano di un passo. Annuì con uno sbuffo, prendendo di scatto il suo cambio e chiudendosi in bagno. Ne uscì poco dopo, con la maglietta bianca di lui che le arrivava a metà cosce e il pantalone della tuta largo, con la scritta Ryonan a caratteri cubitali su un lato. Gli scoccò un’occhiata torva, conscia che lui l’avesse fatto di proposito a darle proprio quei pantaloni.
Sendoh scoppiò in una risata “Perdonami. Non ho resistito.”
Alzò gli occhi al cielo, porgendogli la sua divisa “Grazie.” mormorò poco convinta.
“Puoi aspettarmi in camera, mentre si asciuga ed io mi faccio una doccia. Ci sono libri o riviste...”
Soppesò le sue parole, annuendo poi e dirigendosi verso la camera di lui.

Sendoh era una persona molto caotica si sorprese a pensare Keiko, notando la scrivania colma di riviste di basket, T-shirt buttate alla rinfusa e una scatola aperta di esca finte. Non sapeva che fosse appassionato anche di pesca...
Si voltò a guardare il letto, diligentemente in ordine grazie alla signora Sendoh sicuramente, con delle inamidate lenzuola a pois azzurri su sfondo blu scuro, notando quanto fosse largo e lungo, rispetto a quello che lei aveva nella sua camera. Le pareti bianche erano tappezzate con poster di varie squadre e giocatori di basket: c'era Michael Jordan con la tipica maglia rossa dove capeggiava la scritta dei Bulls; c'era anche O'Neal con la divisa numero trentaquattro dei Lakers e qualcuno altro, che però non era tanto importante quanto i primi, visto che i poster erano molto più piccoli e che probabilmente facevano da tappa buchi. Aveva inoltre una libreria che, non solo contenava i libri di testo scolastici ed altre riviste di basket, ma anche vari trofei di vari campionati di pallacanestro delle scuole elementari e medie, dalle più svariate forme e misure.
Siccome di basket ne aveva abbastanza grazie al fratello, decide di leggere i titoli dei libri di testo del secondo anno di liceo, afferrandone uno di matematica e sedendosi sul letto per poterlo leggere.


Mentre si passava ancora l’asciugamano sui capelli umidi, trovò Keiko stesa sul suo letto, che dormiva e che aveva ancora in una mano il libro di matematica del secondo anno che stava sfogliando, forse per curiosità. Le si avvicinò con cautela, osservandone i tratti del volto rilassati e meno freddi del solito, gli occhi chiusi e le labbra rosee leggermente socchiuse. Quando non era scorbutica come il gemello, era più bella del solito, notò Sendoh sentendosi in imbarazzo ad averla nel suo letto.
Le poggiò delicatamente una mano sul braccio, scuotendola un po’ “Keiko.”
Mugugnò qualcosa, passandosi una mano sugli occhi e aprendoli lentamente. Si ritrovò il viso di lui a pochi centimetri dal suo, mentre continuava a scuoterla per farla svegliare. Si mise a sedere di scatto, sgranando gli occhi e guardandosi intorno, spaesata.
“Ti sei addormentata...”
Si morse un labbro, imbarazzata “Non volevo…”
Sorrise a trentadue denti “Figurati. Ti stai ancora ammazzando di studio?”
Le sue labbra s’incresparono in una smorfia “Il giusto.”
“E’ tornata mia madre.” esclamò improvvisamente il ragazzo, continuando a sorriderle.
“Sarà meglio che vada. La divisa?”
“Ehm, ecco...”
“La divisa.” gli ripeté Keiko, affilando lo sguardo.
“L’avevo messa nell’asciugatrice, davvero, ma non ho premuto il tasto di accensione.”
“Imbecille.” grugnì a denti stretti “Dammela, così me ne vado.”
“Ma è ancora bagnata...”
Si voltò a guardarlo negli occhi “Chissà per colpa di chi.”
Sentirono bussare allo stipite della porta della stanza di Akira, e Keiko si trovò di fronte la Signora Sendoh in persona. Cercò di non avvampare, per l’imbarazzo e si morse il labbro. Akira aveva palesemente ripreso dalla madre: lo stesso sorriso gentile, la stessa luce negli occhi blu e gli zigomi alti. Era poco più alta di lei, i capelli scuri raccolti in una coda bassa ed un grembiule a fasciarle la vita, segno che si era già messa ai fornelli per la cena. Che diavolo di ore erano?
La signora Sendoh sorrise alla giovane, per poi rivolgersi al figlio “Akira, ho messo ad asciugare la divisa della tua amica”
“Grazie mamma.” ed indicò la ragazza “Lei è Keiko Rukawa.”
La ragazza s’inchinò “Molto piacere. Scusi il disturbo, signora Sendoh.”
“Chiamami Atsuko. Non frequenti la stessa scuola di Akira...” notò la donna e forse riferendosi alla sua divisa scolastica, diversa da quella del Ryonan, e continuando a sorridere nello stesso modo dal figlio, cosa che imbarazzava ancora di più Keiko.
Scosse il capo “Frequento lo Shohoku.”
“Fermati a cena, Keiko. E’ tardi per tornare da sola a casa… Ti farò poi accompagnare da mio marito con l’auto.”
“La ringrazio signora, ma non è necessario. Ho già disturbato abbastanza.”
Akira s’intromise “Puoi usare il telefono per avvisare a casa...”
“Insisto anche io.” rincarò la dose Atsuko, sempre sorridendole. Il sorriso della donna, per quanto bello e genuino era, rendeva impossibile dirle di no, e Keiko si ritrovò ad annuire mesta, beccandosi dei sorrisi dai due Sendoh.
“Hai preferenze di cibo, Keiko?”
“No, signora, mangio di tutto.”
Annuì, lanciando un’occhiata indecifrabile al figlio, che si ritrovò a guardare il soffitto con un’aria tra l’innocua e l’imbarazzata. La donna si congedò, lasciando soli di due ragazzi, che rimasero in silenzio, non sapendo cosa dire. Nessuno dei due osava guardarsi in faccia o spiccicare parola, cosa che stranamente ad Akira riusciva anche abbastanza bene.
Keiko era in imbarazzo, oltre al fatto che se suo fratello avesse saputo che aveva passato il pomeriggio a dormire a casa del suo rivale, l’avrebbe fatta volare per tutta Kanagawa. Perché diavolo aveva dato retta a quell’imbecille di Sendoh ed alle sue idee del cavolo? Come ne usciva pulita con Kaede, ora?
Il ragazzo aveva una strana euforia che gli scorreva nel corpo. Quando la Rukawa aveva accettato l’invito di sua madre, a stento trattenne un sorriso e si appuntò mentalmente di ringraziarla poi per il colpo di genio che le era venuto. Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma Keiko Rukawa gli piaceva e non poco. Non sapeva se era dovuto al fatto che fosse la gemella del suo rivale, o per il semplice fatto che non era una delle tante ragazze che l’apprezzavano, ma averla intorno non gli dispiaceva affatto, anzi ne era felice. Il fatto che poi lui cercasse in ogni modo di avere un approccio con lei, era anche abbastanza lampante, e forse qualcuno della sua squadra l’aveva notato, oltre a Koshino, che aveva delle certezze. Una volta era uscito un discorso del genere con lui ed era riuscito, subdolamente, a farglielo ammettere.



Allora?”
Sendoh lasciò perdere il Pocari che stava sorseggiando e lo fissò per un istante, non capendo a cosa si riferisse “Allora, cosa?”
Koshino alzò gli occhi al cielo, esasperato “Con la Rukawa femmina.”
Si strozzò con la bevanda “Non so a cosa tu ti stia riferendo...”
“Si, come no.” fu il commento lapidario del Playmaker “Le sei stato tutto il tempo appiccicato, prima che uscissero i risultati. Non ti voleva staccare a morsi la testa?” e scoppiò a ridere nell’immaginare la scena.
“Non è come il fratello.”
“Ah no?”
Sospirò, tanto era inutile negare a Koshino, glielo avrebbe fatto sputare fuori comunque in un modo o nell’altro “Per alcuni versi, sembra di parlare con Rukawa in persona, ma per altri Keiko è totalmente diversa.”
L’altro fischiò “Addirittura per nome la chiami...”
“Se la chiamo Rukawa, mi viene in mente la faccia del gemello.”
“Beh, effettivamente, lei è più bella.” ghignò Koshino, punzecchiando l’amico, che si limitò a guardare altrove, imbarazzato. Rimasero un po’ in silenzio, mentre Sendoh si rigirava un pallone da basket tra le mani, nervoso. Perché Koshino aveva sempre tutte le risposte? Era quello che conosceva da più tempo, erano stati in classe insieme quando erano matricole e si erano iscritti insieme al club di basket… Praticamente, Koshino sapeva tutto di lui, da quello che pensava a quello che avrebbe fatto.
“Mi sa che mi piace, Hiroaki.” confessò alla fine Sendoh, evitando accuratamente lo sguardo dell’amico.
“Ma dai?” si alzò in piedi, porgendo con un ghigno la mano all’asso del Ryonan “Devo iniziare a scavarti la fossa, immagino.”
“Non potrà prenderla così male, Rukawa...”
“Il male minore è che ti uccida; il male peggiore che lo faccia veramente.”
Sendoh sentì un brivido percorrergli la schiena “Dai, non credo che...” ma si bloccò quando incontrò gli occhi sprezzanti di Koshino.
“Da quella volpaccia, mi aspetterei questo ed altro.”



Decise che fosse meglio rompere il ghiaccio che si era creato “Che leggevi?” chiese Akira, nemmeno lui troppo convinto di quello che stava facendo.
La ragazza gettò un'occhiata al libro abbandonato sul letto “Matematica del secondo anno.”
“Keiko, ma sei ancora al primo.”
“E quindi?” - era tornata ad essere un po' scontrosa - “Dov'è il telefono?”
“Nel corridoio.” e l'accompagnò lui stesso all'apparecchio, dicendole poi di fare con tutta calma e di raggiungerlo in salone quando avesse fatto. Lei annuì, facendo una smorfia con le labbra, simile ad un sorriso di circostanza.
Rimasta sola col telefono, a Keiko balenò l'idea di farsi venire a riprendere dal padre, ma poi avrebbe offeso la signora Sendoh, e non se la sentiva proprio di dover dare un dispiacere del genere alla donna, sopratutto vista la gentilezza con cui l'ha accolta. Stava perdendo tempo e la sua altra preoccupazione era anche le parole che si stavano scambiando madre e figlio nell'altra stanza. Compose velocemente il numero di casa Rukawa, sperando con tutta se stessa che Kaede non fosse già a casa.
Ovviamente, lei non era mai fortunata.
“Pronto, casa Rukawa.” - era il gemello, con il suo solito tono tagliente e la voglia perenne di non fare niente, oltre a dormire e praticare basket.
“Sono io.” le rispose, incerta.
“Dove sei?”
“C'è mamma? Me la passi?” - rispondere ad una domanda con un'altra domanda, tipico di chi voleva evitarne delle altre.
“Sì, ma dove sei?”
Kami! - “Sto studiando a casa di un compagno di classe, ma ho notato che ha iniziato a piovere...” - si stupì anche lei di quella frase così lunga, completamente inventata ovvio - “Siccome ancora finiamo, e per domani vorrei che fosse tutto finito, suo padre mi ha proposto di accompagnarmi con la macchina dopo cena...” ed incrociò le dita, sperando che il suo gemello si fosse rincitrullito dopo tutte quelle parole, l'una dopo l'altra.
Lo sentì borbottare qualcosa e trafficare col telefono, dato i vari rumori che ne seguirono in seguito, e finalmente passò il capo a sua madre, che trillò un “pronto” che probabilmente fu sentito anche dai due Sendoh all'altra stanza. Keiko ripeté per filo e per segno la bugia che aveva rifilato a Kaede, cercando di ripetere parola per parola il tutto, così che ci fossero tre versioni, tutte e tre uguali.
“Va benissimo tesoro, ma cerca di non disturbare troppo. Mi raccomando.”
“Va bene, a dopo. Grazie.” e riagganciò, chiedendosi perché l'avesse ringraziata, quando voleva solo tornare a casa sua e sprofondare nel letto.
Raggiunse Sendoh nel salone, intento a fare zapping col telecomando, alla ricerca di non si sa quale stupido programma televisivo. Poco dopo, entrò la signora Sendoh con in mano alcuni piatti, che si avvicinava al tavolo, già imbandito con la tovaglia. Keiko decise che fosse meglio aiutare la donna, piuttosto che sedersi affianco al ragazzo ed aumentare la sua dose di imbarazzo.
“L'aiuto.” disse incerta a Atsuko, che le sorrise bonaria.
“Sicura?”
Annuì, sfilandole la pila di piatti dalle mani e sorridendole appena, sforzandosi di sembrara naturale. Dispose i piatti perfettamente equidistanti l'uno dall'altro, cercando di metterci più tempo possibile, mettendo anche i tovaglioli e le posate in modo preciso. Entrò poi in cucina, chiedendo dei bicchieri e s'inebriò degli odori che saturavano la stanza. C'era odore di soba e verdure, con punte anche di tempura di gamberi e verdure. La signora Sendoh era impegnata ai fornelli, trafficando con varie pentole e tegami, ma sempre col sorriso sulle labbra e gli occhi rilassati. Quando la sentì entrare, le rivolse un dolce sorriso, indicandole una credenza lì vicino.
“Sono lì, Keiko.”
“Grazie.” rispose questa, allungandosi per prendere quattro bicchieri.
“Come mai ti trovavi da queste parti?”
La ragazza la fissò, pronta che l'interrogatorio fosse iniziato proprio in quel momento “Avevo bisogno di un libro, ma nelle biblioteche vicino casa non era disponibile.” - si stupì della chiacchiera che aveva quella serata.
“Sei molto diligente con lo studio...”
Scrollò le spalle “Il giusto.”
“Come hai conosciuto Akira?” - ecco la domanda ostica.
“Tramite mio fratello. Gioca anche lui a basket.”
“Davvero? Hanno la stessa età?”
Scosse il capo “No. Un anno di differenza.”
La signora crucciò i sopraccigli “Tu non sembri avere l'età di Akira però...”
Si grattò una guancia, imbarazzata “Io e mio fratello siamo gemelli.”
“Veramente?! Ma è una cosa bellissima.” squittì Atsuko, con un largo sorriso “E dimmi, siete uguali uguali?”
“No mamma, non tantissimo.” - Akira era entrato nella cucina, notanto che per quattro bicchieri Keiko ci stava mettendo relativamente troppo, infatti sua madre l'aveva trattenuta con una serie di domande a raffica - “Lui è più spigoloso ed ha gli occhi blu; mentre Keiko li ha quasi azzurri. Il naso però è identico.”
La signora Atsuko lanciò una lunga occhiata al figlio, che sembrò molto elequente tra i due ma che la ragazza non capì, decidendo che fosse meglio togliere le tende e posizionare quei maledettissimi bicchieri sul tavolo.
“Perdona mia madre.” - Sendoh le fu subito dietro le spalle, afferrando uno dei bicchieri che aveva in mano e mettendolo affianco ad uno dei posti che aveva preparato in precedenza “E' la prima volta che porto qualcuno che non sia un giocatore di basket a casa.” e sorrise.
Keiko alzò un sopracciglio, decidendo di non rimuginare troppo sulla sua frase e specialmente a che cosa escludesse la parola “giocatore di basket” - “Sembra un tipo molto cordiale. E' simpatica.”
“Davvero?” e fece un lungo sospiro “Meno male, pensavo che t'avesse asfissiato di domande.”
“No, forse le sono sembrata maleducata io.”
“Perché?” - Keiko rintanò la testa nelle spalle, distogliendo lo sguardo da quello di Akira - “Ma no! Sei così tu, perché dovresti fingere?” e decise di cambiare argomento “Hai avvisato a casa?”
“Sì.”
“Problemi?”
“No.”
“Rukawa era a casa?”
“Ha risposto lui.”
Annuì, non proseguendo oltre, sentendo la porta di casa aprirsi e palesando la figura alta di suo padre, Takumi Sendoh.





- Angolo d'autore che ha cambiato nickname (finalmente, dopo aver fatto richiesta mesi e mesi fa) -

Io lo so che probabilmente qualcuno appena vedrà questo capitolo, mi tirerà qualcosa dietro... Non solo per la quantità di tempo che è passato dall'ultimo aggiornamento, ma anche per vcome l'ho fatto finire... Stava diventando un pochino lungo e la parte della cena mi serve per completare l'altro capitolo, quindi per forza di cose ho dovuto dividerlo.
Come se non bastasse poi, mi si è rotto il pc un paio di mesetti fa. Ed ho perso tutto... T U T T O !
Fanfic e storie originali, immagini presta volto, scanner di miei disegni, un capitolo di questa storia... Praticamente, ho perso una parte di me che non ritornerà mai più e sto ancora eleborando il lutto. Sono riuscita a salvare solo quattro fic che avevo scritto sul computer del negozio nei momenti di noia e metà di questo capitolo, per il resto nulla...

Passando a cose serie... Che ve ne pare questo capitolo? Non so se sono stata in grado di far capire il gran passo avanti che Keiko sta facendo nei confronti di Sendoh, anche se è minuscolo in effetti, ma spero di si, anche se continua a volte ad essere una Rukawa fatta e finita! xD
Tranquilli, torneranno anche Kaede e Mitsui nei prossimi capitoli... Anche perché qui il gemello ha un ruolo molto marginale, mentre il secondo non è proprio niminato!

Spero che questo capitolo vi piaccia e, perché no, segnalatemi i vari errorri e anche che cosa ne pensiate...
Noi ci vediamo alla prossima.

Vostra, Lumik Lovefood.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3572397