Amor entre espinas

di Diana924
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pròlogo ***
Capitolo 2: *** Primer Pecado ***
Capitolo 3: *** Segundo Pecado ***
Capitolo 4: *** Tercer Pecado ***
Capitolo 5: *** Quinto Pecado ***
Capitolo 6: *** Sexto Pecado ***
Capitolo 7: *** Séptimo Pecado ***



Capitolo 1
*** Pròlogo ***


Questa storia è uno spinn off prequel riguardante due personaggi secondari della mia originale Il Giglio Nero, pertanto può essere letta anche senza aver letto la storia principale




Carlos Duncan arrivò fino ai trent’anni seguendo il percorso che era stato tracciato per lui.

Secondogenito di una famiglia a servizio del duca di Berwick, il più celebre bastardo dello sfortunato re Giacomo II, era cresciuto vicino Madrid sapendo fin dalla più tenera età di essere stato destinato al chiostro. I suoi genitori non erano ricchi, suo nonno perse le proprie terre quando a seguito della Gloriosa Rivoluzione re Giacomo venne costretto a cercare asilo per sé e per la sua famiglia presso il cugino francese, destinato a languire in preghiera a Saint Germaine en Laye assieme alla sua giovane regina italiana e al principe di Galles, più noto come il Pretendente. Il conte di Berwick allo scoppiare della guerra in Spagna seguì il cugino Orleans in quel nuovo Paese per puntellare e salvare la monarchia traballante di Filippo V, il pazzo sovrano che sempre dipese dalle mogli e la cui lussuria portò alla morte la regina Luisa e al governo la regina Elisabetta Farnese.

John Duncan dopo aver preso in moglie Anna Giraudo, cameriera savoiarda di una delle dame della regina Luisa, la regina tanto amata dal popolo che non perdeva occasione di gridare “ viva la Savoyana “ ogni volta che l’odiata Elisabetta lasciava i palazzi reali, aveva deciso che l’unico sistema per continuare a vivere in Spagna era diventare più spagnolo degli spagnoli. A differenza del suo signore e dei tanti uomini che avrebbero affollato l’entourage del Pretendente, lui non credeva ad una restaurazione della casata degli Stuart, a sentir lui erano in ritardo e il polo si era fin troppo abituato prima all’usurpatore Guglielmo e poi a quella pigra sfrontata della principessa Anna. Pertanto aveva preso lezioni di spagnolo e costretto sua moglie ad imitarlo, e si era riavvicinato alla religione cattolica nella quale aveva battezzato i suoi figli.

L’Inquisizione infatti era sempre presente e vigilava costantemente alla ricerca di eresie e comportamenti errati, dopo aver massacrato i marrani e condannato all’esilio i moriscos, scoraggiati gli eretici solo i tiepidi e gli atei restavano da perseguire e sebbene al rogo ora si preferisse la pubblica penitenza tutti sapevano che il re era un uomo molto religioso e come avesse concesso ampi poteri al Santo Uffizio che solo a Filippo V doveva rispondere.
John era morto poco dopo il ritorno di re Filippo sul trono, lasciando precise istruzioni a suo figlio: non doveva immischiarsi nella politica giacobita, doveva essere buon cattolico e far dimenticare le loro origini forestiere. Juan Duncan aveva obbedito di buon grado scegliendo per suo figlio maggiore Felipe precettori spagnoli che gli venivano raccomandati da sua sorella Luisa, badessa in un convento vicino l’Escurial dove venivano istruite le bambine dell’alta nobiltà. In quanto al secondogenito, battezzato Carlos come il primo figlio della regina Elisabetta, Juan aveva le idee chiare sul suo futuro: Carlos sarebbe entrato negli ordini e vi avrebbe fatto carriera, forse un giorno sarebbe divenuto persino vescovo, idee che sua moglie Isabel Vallejo, eternamente preoccupata della sua anima e convinta che con un figlio negli ordini le anime della famiglia avrebbero presto trovato la via del paradiso.

Carlos era nato lo stesso anno in cui il folle e grasso don Fernando diveniva Sua Maestà Cattolicissima Ferdinando VII ed Elisabetta Farnese cessava finalmente la sua influenza sul trono, per Juan Duncan non vi era epoca migliore in Spagna e aveva instillato quelle idee nei due figli sopravvissuti.

Mentre il primogenito apprendeva i rudimenti della cavalleria e studiava per poter assumere un giorno una posizione a corte accanto al signor conte Carlos era stato mandato in seminario in giovane età, le voci di seminaristi che fuggivano o peggio ancora dichiaravano di voler abbandonare l’abito erano sempre più numerose e i Duncan erano convinti che prima Carlos avesse vissuto quella vita e meno avrebbe trovato la forza di rinunciarvi. E il piano era perfettamente giunto a compimento, nonostante le visite mensili a casa dei genitori Carlos Duncan aveva in uggia il mondo, preferiva la pace del seminario al brio che poteva trovare nei salotti e a differenza di molti suoi confratelli che mantenevano atteggiamenti mondani come corrispondenze con innamorate o leggevano di nascosto libri proibiti, lui era rimasto puro dimostrandosi come uno dei migliori allievi. Aveva preso i voti a diciotto anni e tutti, dai suoi insegnanti al vescovo e i suoi familiari si erano aspettati grandi cose da un ragazzo con la sua spiritualità.

L’abito telare per lui era sufficiente, la pace del chiostro preferibile a qualsiasi palazzo e ignorava del tutto gli affari del mondo, sapeva che in confessione avrebbe udito peccati indicibili ma sapeva altrettanto bene che gli uomini spesso peccano se esposti alle tentazioni, tentazioni che lui aveva evitato e che erano state tenute lontane da lui nei suoi primi diciotto anni di vita. Il suo primo incarico era stato a Montjoy, la Catalogna poteva anche continuare a far la Fronda e a desiderare l’odiato Asburgo ma era una regione devota, la città era piccola ed era un ottimo punto di partenza si era detto il vescovo. Carlos infatti non era eccessivamente ambizioso, semplicemente sapeva che tutti si aspettavano che divenisse vescovo e a quell’obbiettivo era pronto a sacrificebbe origini Era stato un modello, si era rivelato un ascoltatore discreto durante le confessioni, le sue prediche erano appassionate ma non oltrepassavano i limiti della decenza e sentirlo dire Messa era un’esperienza superlativa, aveva una buona conoscenza del latino e soprattutto non c’erano pettegolezzi su di lui, niente donne, nessun debito che fosse troppo oneroso, nessun vizio che potesse in qualche modo pregiudicare quella che sarebbe stata una brillante ascesa.

Montjoy e altre città della Catalogna furono onorate di averlo come parroco, più gli anni passavano e più il vescovo poteva dirsi sicuro che la diocesi era in buone mani e che padre Carlos sarebbe stato un ottimo sostituto quando sarebbe venuto il momento. questo nonostante la giovane età dodici anni dopo aver preso i voti Carlos Duncan venne scelto come parroco del vicino convento di Nuestra Señora del Pilar nei pressi di Montjoy con l’incarico di occuparsi della salute spirituale delle suore, verificare la fede delle novizie e occuparsi delle ragazze che vi erano alloggiate come allieve in attesa del matrimonio.

La madre superiora in persona, suor Maria Luisa, lo aveva accolto alla porta non appena Carlos era sceso dalla diligenza.

Suor Maria Luisa era una donna di circa cinquant’anni, badessa senza vocazione e appartenente ad una famiglia della piccola nobiltà asturiana, orgogliosa del suo convento in cui viveva come una gran dama e che controllava col pugno di ferro, la mancanza di vocazione non le impediva di occuparsi di ogni più piccolo dettaglio, indossava il velo come se questo fosse la sua corona, orgoglioso e pesante.

<< Padre Carlos, a nome della comunità tutta le do il benvenuto, Sua Eccellenza don Francisco mi ha scritto così bene di lei e … volersi occupare delle nostre ragazze non sarà impegnativo, le consorelle sono ragazze a modo e le allieve hanno bisogno solo di un po’ di disciplina di cui ci occupiamo noi. Venga padre, mi sono assunta l’onore, e l’onore, di accompagnarla e le mostrerò il nostro convento, alloggerà nei pressi della cappella quando si recherà in visita per le confessioni tre giorni a settimana, sono sicura che troverà il luogo incantevole >> lo salutò suor Luisa con un sorriso che tuttavia non arrivò agli occhi prima di scortarlo.

Carlos l’aveva udita discutere sul nulla con un sorriso compiacente, il luogo era sicuramente ameno ma non era di quelle piccolezze terrene che doveva occuparsi, non lui almeno. << Non posso crederci, mi scusi ma suor Maria Isabel non sa tenere buone le più grandi >> disse ad un certo momento suor Luisa prima di alzare la voce, << Suor Isabel, porti le nostri ospiti e le novizie via di qui, ora! >> e Carlos vide fanciulle ridenti correre via tra sorrisi e volti arrossati, nessuna di loro lo colpì finché quasi per caso non si rese conto che due occhi lo avevano fissato per un istante di troppo e con uno sguardo di sfida.

Anni dopo quella fanciulla sarebbe divenuta la sua sposa.

Eulalia Maria Valdes era stata abbandonata in fasce al convento, le suore l’avevano trovata una mattina sulla ruota degli esposti, placida e tranquilla, che dormiva serena nell’attesa di entrare nel regno di Nostro Signore o sfinita dal tanto lacrimare.

Era dovere delle pie sorelle crescere gli orfani e così loro avevano fatto mandando a cercare la balia e cominciando a svolgere ricerche discrete per sapere cosa bisognava scrivere sul certificato di nascita di quel povero esserino pallido che però era così silenzioso.

Suor Maria Rafaela, la decana, aveva subito stabilito che era opportuno battezzare la povera orfana, scavalcando così le eventuali decisioni della badessa, le due donne come tutto il convento ben sapeva si trovavano vicendevolmente odiose, suo Maria Rafaela era la figlia di un semplice marinaio di Barcellona ma a causa della sua età avanzata era la più rispettata e la più ascoltata dalle sue sorelle, cosa che mandava il sangue alla testa di suor Maria Luisa che pure era la badessa, posizione che ricordava in ogni occasione possibile.

La piccola orfana fu solo l’ennesimo mezzo della lotta tra la sessantenne popolana e l’appena trentenne nobildonna, troppo diverse per intendersi e troppo simili per poter tentare di convivere in pace.

Venne deciso di battezzarla Eulalia Maria Valdes, Eulalia perché sua madrina fu la decana e suor Maria Rafaela era rimasta molto affezionata alla sua città natale, la soleggiata e ribelle Barcellona che in ogni occasione ricordava al re Cattolicissimo della sua passata gloria e di come fosse legata alla Castiglia solo a causa del matrimonio di re Ferdinando. Maria in onore della Santa Vergine che aveva protetto la bimba fin dall’inizio della sua vita non permettendole di morire e Valdes perché questo era il cognome della prima balia accorsa al monastero, Alba Valdes, moglie del locandiere la quale aveva di recente perso il suo sesto figlio, nato morto.

Solitamente le piccole orfane venivano alloggiate presso il convento il tempo sufficiente affinché imparassero un mestiere utile e poi venivano mandate a servizio ma fin dall’inizio le suore si resero conto che la bambina sarebbe stata un’eccezione: era infatti di carnagione troppo chiara per essere spagnola e quei capelli biondi sicuramente non erano catalani, troppo chiari. Le suore più giovani e le novizie si erano lanciate in romanzi in cui la piccola orfana era il frutto dell’amore tra un soldato tedesco, forse un principe, e una duchessa, o forse un’Infanta avevano sussurrato. Sciocchezze si era limitata a dire suor Maria Luisa, probabilmente la madre era la bastarda di qualche soldato arrivato con l’Asburgo e di qualche donna svergognata e traditrice, sicuramente la madre doveva essere una donnaccia e il padre … solo Nostro Signore sapeva dove si trovasse ma quella bambina non avrebbe mai ottenuto un attestato che testimoniava la sua limpieza de sangre, pertanto che una volta cresciuta Eulalia scegliesse di prendere il velo sarebbe stata una saggia decisione per tutti.

Eulalia era così cresciuta al convento assieme alle ospiti e alle novizie, non conoscendo il mondo esterno, non ne avvertiva il bisogno in quanto i suoi bisogni erano semplici e le ospiti erano in prevalenza figlie della piccola nobiltà o della scarsa ma vibrante borghesia catalana e per quanto si vantassero niente di quello di cui discutevano aveva mai realmente interessato la bambina, i palazzi e gli abiti preziosi ai suoi occhi non avevano la stessa attrattiva dei giochi e della natura che abbracciava il sacro edificio.

Era una bambina tranquilla, discreta e soddisfatta della vita che conduceva e soprattutto ignorava di essere uno dei mille motivi di attrito tra la badessa e la decana. Spesso giocava con le piccole ospiti e negli anni aveva stretto amicizia con Alexia Buenavente, figlia di un banchiere di Lleida che era anche la nipote della cuoca, suor Maria de la Paz che amava la cucina speziata e continuava ad aggiungere spezie dai mille sapori nonostante i divieti della badessa.

Alexia si sarebbe sposata con un lontano cugino che non aveva mai visto e lei ed Eulalia proprio per quello aveva legato con lei, Alexia aveva paura di lasciare quel luogo e provava un’indicibile avversione per il matrimonio, come le aveva confessato quando aveva compiuto dodici anni se avesse potuto avrebbe preso i voti ma sapeva troppo bene quali fossero i suoi doveri e suo padre mai avrebbe accettato che la sua unica figlia entrasse in convento, la dote per il matrimonio si poteva trovare ma quella per il convento mai.

Arrivata a tredici anni Eulalia Valdes sapeva leggere e scrivere quanto basta, era discreta nelle faccende domestiche ma soprattutto aveva comunicato alle pie sorelle il suo desiderio di voler rimanere e una volta cresciuta prendere i voti, per la felicità di suor Maria Rafaela che già pensava di potersi servire di lei contro la badessa.

La piccola guerra tra le due era al culmine quando suor Maria Luisa annunciò che l’indomani avrebbe accolto personalmente il nuovo sacerdote incaricato del benessere spirituale sia delle suore ché delle ospiti ben sapendo che suor Maria Rafaela si sarebbe arrabbiata con lei per non essere stata consultata, fatto che suor Maria Luisa ignorava ricordando ogni giorno alle sue consorelle che era lei a comandare e non la decana.

Quella mattina cominciò come le precedenti per Eulalia. Si era svegliata al suono delle campane e dopo aver recitato le sue preghiere aveva raggiunto le altre per il mattutino, sebbene avesse quattordici anni tutti concordavano che a breve la sua cerimonia avrebbe avuto luogo. Eulalia non desiderava una vita diversa o una famiglia e non invidiava nemmeno le ospiti o le consorelle che ricevano visite dai familiari, sarebbe stato inutile invidiare qualcosa che lei non avrebbe mai avuto inoltre non era l’unica orfana al monastero e aveva udito racconti su come le orfane o fossero costrette ad una vita di umiliazioni o come dovessero costruirsi la propria fortuna, concetto che lei non riusciva a comprendere.

Aveva svolto i suoi incarichi e poi era uscita a giocare con le altre, suor Maria Isabel, addetta alle giovani era più una sorella e un’amica per loro che un’istitutrice, avendo preso i voti senza vera vocazione adorava trovare momenti di svago e di divertimento, atteggiamento che la rendeva sospetta alla badessa, attirava il sorriso sulle labbra della decana e la rendeva amata dalle ospiti e dalle novizie più giovani.

Era così immersa nei giochi che quasi non udì la voce della badessa: << Suor Isabel, porti le nostri ospiti e le novizie via di qui, ora! >> e un’occhiata ad Alexia le rivelò che il nuovo sacerdote era arrivato. Eulalia aveva visto solamente due uomini nella sua vita, il vecchio giardiniere Juan e il precedente parroco don Fernando, per questo i suoi occhi indugiarono un momento di troppo sul nuovo sacerdote, era un uomo giovane, nel fiore degli anni, di una bellezza virile che faticava a comprendere e aveva degli occhi particolari, sembravano tristi pensò Eulalia per un istante prima di correre via.

Non poteva immaginare che anni dopo avrebbe avuto un figlio da quell’uomo.




lo so, dico  sempre 3 mesi ma poi torno prima. Comunque, in questa mini long, che secondo i miei piani dovrebbe durare 7/8 capitoli, si parlerà di due personaggi secondari de Il Giglio Nero, ossia i coniugi Duncan, Carlos ed Eulalia apparsi nel 40° capitolo e di come si siano prima incontrati, amati, sposati e come poi abbiano conosciuto il protagonista maschile della storia princiale, Jean Antoine Ducatel. Come sempre i prestavolto si troveranno sull'album dsulla mia pagina fb Diana924(EFP )

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Capitolo 2
*** Primer Pecado ***


Carlos Duncan si lanciò nel suo nuovo incarico con passione e determinazione.

Le novizie solitamente erano ragazze semplici con pochi peccati, specialmente veniali e le ospiti non davano particolari problemi, alcune di loro avevano dei fidanzati ma lui raccomandava sempre di non concedersi e di non cedere alle loro parole, molti giovani dopo aver ottenuto quello che vogliono rompono i fidanzamenti e vi lasciano disonorate, quello che in un uomo è un piccolo peccato veniale per una fanciulla è un peccato mortale. E una volta disonorate non vi resta che la dannazione eterna e una vita piena di stenti lontana dalla misericordia di Dio ripeteva, se davvero i vostri fidanzati vi amano sapranno attendere, l’attesa è la chiave per un buon fidanzamento, e non vi peserà attendere qualche mese per una vita piena di felicità coniugale.

Le suore stesse avevano pochi peccati da confessare, una disattenzione, una piccola superbia derivate da un dono ricevuto dai familiari, invidia per le suore più belle o più abili, l’unico problema di una certa importanza era la faida esistente tra la badessa e la decana che costringevano le consorelle a schierarsi ma era come un bisticcio tra bambini e Carlos si era detto che non sarebbe intervenuto.

Erano trascorsi tre mesi dal suo arrivo quando entrò nel confessionale e attese le solite confessioni, era un incarico semplice quello pensò nel sentire qualcuno che si inginocchiava.

<< Perdonatemi padre perché ho peccato, sono passate due settimane dalla mia ultima confessione >> disse una voce infantile, quasi da bambina, doveva essere una novizia o una delle ospiti pensò Carlos pronto ad udire i soliti peccati delle fanciulle: vanità, invidia, superbia e lussuria.

<< Padre, io … faccio dei sogni che non dovrei fare. Sogni che non ho mai fatto, che mi turbano e ho dei pensieri impuri>> disse la voce al di là della grata, un’ospite che a breve si sarebbe sposata e a cui il fidanzato doveva aver chiesto degli anticipi pensò Carlos, solitamente quelle ragazze erano inesperte del mondo e bastava sentire come parlassero dei loro sogni per comprendere che erano facili prede di seduttori interessati solamente a traviarle.

<< E su chi avresti pensieri figliola? >> le chiese, per niente interessato alla risposta ma era suo dovere, forse avrebbe dovuto scrivere ai genitori della fanciulla per poter affrettare il matrimonio in maniera tale che il suo fidanzato, o un altro giovane, non la tentasse.

<< Su di voi, padre, ho dei pensieri impuri nei vostri confronti >> aveva ammesso la voce e lui aveva avuto l’impressione che la terra si aprisse sotto i suoi piedi per inghiottirlo. Non si era mai trovato in una situazione simile e lei era poco più di una bambina, mai una donna gli aveva confessato di avere pensieri impuri sulla sua persona e quello lo confondeva, non aveva idea di cosa dire e cosa consigliare a quella fanciulla.

Curioso alzò gli occhi e si sporse per poterla vedere e poter dare un volto a quella voce debole e spaventata.

Quale sorpresa ebbe quando vide una fanciulla di non più di quindici anni, con il velo delle novizie da cui sfuggivano alcune ciocche bionde e un volto angelico e candido, come se il peccato su di lei non avesse mai attecchito, bella oltre ogni immaginazione, leggiadra, sottomessa, delicata, meravigliosa, semplicemente divina pensò Carlos mentre si beava di quella visione cercando un difetto, un qualsiasi difetto in quel volto che potesse fargli credere che quella davanti a lui fosse un essere umano e non una creatura angelica. La fanciulla sentendosi osservata alzò gli occhi e Carlos si sentì mancare, occhi azzurri come quelli dei santi, quella novizia apparteneva più al mondo divino che a quello mortale, occhi azzurri delicati e spaventati.

<< Dovresti pregare figliola, è il diavolo che ti sta tentando mia cara, il maligno vuole metterti alla prova prima che tu pronunci i tuoi sacri voti.  Prega e scaccia questi pensieri dalla tua mente e ricorda che senza la tua purezza non potrai prendere i voti >> le rispose, quella era una situazione nuova per lui e aveva proferito le prime parole a cui era riuscito a pensare e che sapeva avrebbero aiutato quella giovane fanciulla.

Avrebbe voluto stringerla a sé, proteggerla dai mali del mondo, mali di cui aveva solo letto e da cui si era sempre tenuto sempre lontano, e non lasciarla mai andare via e sapeva che quelli non erano pensieri consoni ma erano solo pensieri si disse, era libero di desiderare di proteggere quella fanciulla angelica così bella e così innocente.  Carlos non riusciva a smettere di pensare a come quella giovane fosse indifesa e bisognosa di cure.

<< Vi ringrazio molto padre, pregherò per voi >> dichiarò la ragazza a voce bassa, sarebbe stata un’eccellente suora pensò Carlos nel vederla farsi il segno della croce, vi era così tanta devozione e abbandono in quei gesti, doveva essere un’orfana, esposta alla nascita e cresciuta dalle religiose dato che gli appariva ancora più ingenua di lui e completamente aliena dalle faccende mondane che pure talvolta trovavano la via del chiostro.

<< Ego te absolvo … posso sapere il tuo nome, figliola? >> le chiese, solitamente non chiedeva mai il nome ma avvertiva l’urgenza di dare un nome a quel volto, di poter sapere chi fosse e quello non era un bene, sapeva che non era bene ma il bisogno era troppo forte per poterlo respingere.

<< Eulalia Maria Valdes, padre. Ho il nome della santa prediletta della decana, la quale ha sempre avuto delle buone attenzioni nei miei confronti >> spiegò la giovane, Eulalia, prima di lasciare il confessionale, Carlos la seguì con lo sguardo senza immaginare che anni dopo quella fanciulla avrebbe partorito suo figlio.
Eulalia Valdes solitamente non ricordava i suoi sogni.

Non conoscendo altre realtà al di fuori del chiostro e avendo sempre udito brutti racconti sul mondo esterno la sua mente produceva immagini o orrende o divine, orrende se sognava l’esterno e divine se riguardavano il convento. Eppure da quando aveva incontrato lo sguardo di padre Carlos i suoi sogni erano mutati.

Erano sogni innocenti e che le recevano pace facendola svegliare con il sorriso sulle labbra ma sentiva che vi era qualcosa di sbagliato, qualcosa che non doveva esserci, non adatto al sacro luogo dove si trovava e che in qualche maniera lo macchiavano rendendolo impuro.  Si trovava con padre Carlos, discutevano seduti su una delle panche del refettorio e lei si sentiva al sicuro in sua compagnia, erano soli eppure sentiva che l’arrivo delle suore e delle altre novizie avrebbe rovinato il momento e guastato l’attimo, poi lui le poggiava una delle sue mani sulle sue e lei si sentiva bene, le avevano sempre detto che quel gesto era sconveniente ed immorale ma a lei appariva come un gesto dolce e protettivo e lo lasciava fare. Era lei poi a poggiare una mano sul ginocchio di lui e sapeva che lui avrebbe dovuto allontanarle la mano ma non lo faceva, anzi le permetteva di lasciarcela e poi le sfiorava il volto con la mano ed 
Eulalia sentiva che quello era sbagliato, decisamente sbagliato.

Poi avvertiva le sue mani tra quelle di lui e padre Carlos le baciava le mani con sempre più trasporto e lei si limitava a chiudere gli occhi e a godersi quel torpore che l’avvolgeva tutta come un lenzuolo, godendo di quel calore e del contatto con il corpo di padre Carlos. Lei apriva gli occhi e sorrideva, un sorriso che sapeva non apparteneva alla sua bocca e quando lui si avvicinava a lei per poter assaggiare le sue labbra si svegliava, il fiato corto, il petto che si alzava e si abbassava ritmicamente e la fonte imperlata di sudore.

E notte dopo notte i sogni divenivano sempre più audaci, proibiti e sbagliati ma non riusciva a farne a meno, sentiva come nonostante fosse sbagliato vi era qualcosa di giusto in quei sogni, altrimenti perché avrebbe dovuto sognare situazioni simili si era detta?

Aveva pregato, la mattina prima della compieta aveva pregato silenziosamente sul suo inginocchiatoio, pregando che quei sogni lascivi abbandonassero la sua mente di fanciulla onorata, aveva pregato distesa sul pavimento della cappella, recitando il rosario e sperando di non sognare affatto quella notte, di non sognare padre Carlos e odiando come il solo pensare a lui la rendesse debole e peccatrice. Si era confessata da lui omettendo quei pensieri salvo poi sognarlo nuovamente quella notte. Nel sogno erano insieme, nel confessionale e lei era seduta sulla sue ginocchia, non accadeva nient’altro tranne poco prima che si svegliasse quando aveva avuto l’impressione che una mano le stesse sfiorando la veste, svegliandosi si era rimproverata di aver lasciato al finestra aperta, era tutta colpa del vento che aveva spalancato la finestra e spostato il lenzuolo si era detta.

Aveva avuto paura di confidare quel segreto alle suore e tantomeno alle ospiti, erano troppo mondane per comprendere le sue ambasce, nemmeno Alexia che pure era la sua migliore amica doveva saperlo e non perché non la tenesse in istima ma perché aveva paura che potesse rivelare qualcosa per sbaglio e non voleva che suo Maria Rafaela pensasse che lei fosse una delusione, nel mondo esterno non avrebbe saputo come vivere e ne era consapevole.

Così un giorno, dopo essersi informata se padre Carlos sarebbe stato presente per le confessioni aveva preso coraggio, quella mattina avrebbe confessato tutto, tutti i suoi pensieri, tutti i suoi sogni, tutto, in maniera tale che quei sogni sarebbero scomparsi.

Entrò nel confessionale timorosa e ripeté i gesti con timore, prima di allora non aveva mai tremato ma si era trattato di piccoli peccati veniali che le stesse consorelle le perdonavano, questo era diverso, completamente diverso., non era la prima a confessarsi quella mattina si disse, doveva solo avere coraggio e aprire il suo cuore.

<< Perdonatemi padre perché ho peccato, sono passate due settimane dalla mia ultima confessione >> aveva ammesso, si era già confessata ma quelle non erano state confessioni sincere e aveva preferito non contarle si era detta mentre si faceva il segno della croce, la presenza di padre Carlos così vicino a lei la stava calmando, era come se bastasse saperlo accanto a lei per calmarla e intuiva che quello era sbagliato ma non desiderava rinunciarvi. << Padre, io … faccio dei sogni che non dovrei fare. Sogni che non ho mai fatto, che mi turbano e ho dei pensieri impuri>> aggiunse chiamando a raccolta tutto il suo coraggio, dopo aver parlato avrebbe affrontato la reazione furiosa di padre Carlos e quella delle suore, sapeva fin troppo bene che gli errori si pagavano, la badessa lo diceva sempre.

<< E su chi avresti pensieri figliola? >> le domandò padre Carlos ed Eulalia si sentì morire, aveva sperato di evitare quella domanda ma ormai era troppo tardi, avrebbe dovuto rispondere e si sentiva in imbarazzo. Aveva sperato in un rimprovero, un rimprovero veloce e una penitenza, non che padre Carlos le rivolgesse quella domanda ma comprendeva il motivo: lui doveva essere un confessore scrupoloso e ora spettava a lei rispondere.

<< Su di voi, padre, ho dei pensieri impuri nei vostri confronti >> ammise timorosa mentre sentiva le guance imporporarsi per la vergogna.
Lo aveva detto, aveva finalmente ammesso di avere pensieri impuri su padre Carlos al confessore stesso e ora ne avrebbe affrontate le conseguenze. Non le importava però, padre Carlos doveva sapere, non voleva più avere quel 
segreto solo per lei, pensasse pure quel che voleva ma almeno lei si era liberata la coscienza.

<< Dovresti pregare figliola, è il diavolo che ti sta tentando mia cara, il maligno vuole metterti alla prova prima che tu pronunci i tuoi sacri voti.  Prega e scaccia questi pensieri dalla tua mente e ricorda che senza la tua purezza non potrai prendere i voti >> le consiglio padre Carlos, era un buon consiglio pensò Eulalia prima di segnarsi. Aveva spesso letto di come satana tentasse le anime più pure epr condurle alla perdizione, specialmente le novizie che si trovavano di fronte ostacoli e dubbi prima di prendere i voti, quella era una prova mandatele da Nostro Signore per constatare la sua forza e lei l’avrebbe superata, con la preghiera e l’aiuto di padre Carlos. Padre Carlos era bello, una bellezza particolare così diversa da quella dei santi e degli angeli che aveva visto nelle miniature dei volumi del convento, una bellezza che l’attraeva e la incuriosiva, avrebbe voluto far scorrere le dita sul volto di lui, rannicchiarsi sulle sue ginocchia e affidarsi alla sua protezione, chiudere gli occhi e sentire il suo abbraccio che la proteggeva dai mali del mondo e la consolava dalle pene della vita, avrebbe voluto essere più vicina a lui.

<< Vi ringrazio molto padre, pregherò per voi >> rispose con un filo di voce, era così diverso dai fidanzati delle ospiti o dai loro familiari, le ispirava non paura e timidezza ma desiderio di volergli stare accanto, di stringersi a lui e di non lasciarlo mai più.

<< Ego te absolvo … posso sapere il tuo nome, figliola? >> le domandò lui e lei sorrise, era senza dubbio un sant’uomo e lei era stata così maliziosa da avere quei brutti pensieri su di lui.

< Eulalia Maria Valdes, padre. Ho il nome della santa prediletta della decana, la quale ha sempre avuto delle buone attenzioni nei miei confronti >> gli spiegò prima di lasciare il confessionale in silenzio, il corpo leggero ma la testa piena di tanti, troppi pensieri.

Come poteva sospettare che anni dopo lo avrebbe sposato?

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Capitolo 3
*** Segundo Pecado ***


Carlos Duncan aveva riflettuto a sufficienza sulle parole della piccola Eulalia.

Costei era poco di una bambina, appena uscita dall’infanzia e non aveva conosciuto altra realtà all’infuori del monastero dov’era cresciuta e per quello secondo lui nel vederlo la giovane aveva cominciato a pensarlo: era l’unico uomo giovane che probabilmente avesse mai visto, un comportamento normale, disdicevole ma scusabile in una giovane della sua età. Sarebbe stato opportuno dotarla di una piccola dote e farla sposare invece di destinarla al chiostro si era detto, meglio che peccasse con suo marito che in un futuro una volta divenuta suora con uno dei tanti giovanotti attratti dal sacro abito e dal fascino proibito delle religiose, o che peggio ancora si indirizzasse verso pulsioni contro natura.

Solitamente non si sarebbe occupato così tanto di una semplice novizia ma c’era qualcosa in Eulalia che scatenava in lui un desiderio di protezione nei confronti della bionda novizia, il desiderio di confortarla, di rincuorarla, di proteggerla dal mondo, di stringerla a sé e di farle scudo con il proprio corpo. Solo una volta aveva sognato di baciarla, di unire le loro labbra, di gustarne la morbidezza e il sentire il suo sapore su di sé, di sentire quel corpo così rigido e delicato abbandonarsi tra le sue braccia e quegli occhi guardarlo con devozione e con l’amore che si riserva ai precettori e ai mentori, non agli innamorati. Non poteva innamorarsi di lei perché lui aveva fatto un giuramento e lei era in procinto di farne uno, sarebbero stati entrambi legati alla chiesa e quello sarebbe stato immorale, tremendamente immorale. Non poteva amarla perché aveva l’età per essere suo padre e soprattutto non aveva niente da offrirle, solamente una tonaca da prete e pochissimo denaro ed Eulalia meritava di meglio se avesse deciso di non prendere i voti. Non poteva nemmeno pensarci perché sarebbe scoppiato uno scandalo che avrebbe travolto entrambi e il convento rovinando ogni sua ambizione e lasciando lei senza un futuro tranne il meretricio e la perdizione dell’anima.

Eppure per quanto facesse non riusciva ad eliminarla dai suoi pensieri, Eulalia Valdes vi appariva nei momenti più disparati, quando diceva messa, quando pregava o leggeva il breviario per farsi coraggio e più volte negli ultimi giorni quando dormiva, quei sogni non lo avevano tormentato durante la giovinezza come solitamente avveniva ma arrivavano adesso, più forti e più intensi di quanto mai avesse letto. Non erano sogni peccaminosi, solamente di lui che la teneva stretta a sé in prato, erano distesi sull’erba e lui gli sorrideva rapita, lo sguardo disteso e felice mentre lui intrecciava ghirlande di fiori tra i suoi capelli e le baciava le mani, non accadeva nulla di più sconveniente eppure si era svegliato con il sudore che gli imperlava la fronte e con una conseguenza più evidente sul suo corpo. Non aveva osato parlarne con nessuno, il vescovo aveva grandi aspettative su di lui e molti degli altri preti non sarebbero stati discreti nell’udire che provava qualcosa a cui non riusciva a dare un nome per una giovanissima novizia, quello era il suo segreto e la sua penitenza, solo lui doveva sapere come non riuscisse a non pensare ad Eulalia Valdes e come lei lo avesse pensato. Forse era quello il vero problema si era detto una sera.

Lei lo aveva tentato, non consapevolmente ma nel confessionale quelle parole lo avevano reso meno sicuro di sé stesso e della sua vita, quelle parole gli erano entrate nella testa ma era uno sbaglio, non avrebbe saputo nemmeno come cominciare a corteggiarla se avesse voluto e lui non voleva, non provava quei sentimenti nei confronti della giovane novizia, così giovane, così bella e così indifesa, aveva il volto di un angelo si era ritrovato a pensare con un sorriso appena accennato. Non era pronto per quello, né i suoi insegnanti e tantomeno i suoi genitori lo avevano mai preparato per la vita monda, per piacere alle donne e fino ad allora era vissuto serenamente ignorando desiderio, passione e amore.

Così, una settimana dopo il loro primo contatto Carlos Duncan era tornato al convento per adempiere ai suoi obblighi come avrebbe dovuto fare e con la decisione di dover parlare con la badessa, non le avrebbe parlato di Eulalia ma in generale delle novizie, il convento aveva una reputazione impeccabile ma bisognava sempre vigilare.
Suor Maria Luisa lo accolse con il sorriso e lo fece sedere nel suo alloggio, da come si torceva le mani era evidente che doveva aver appena litigato con qualcuno, probabilmente con la decana pensò Carlos, come tutti era a conoscenza della faida tra le due donne.

<< Vi trovo bene sorella, sembrate però turbata, qualcosa vi angustia? >> le chiese prima di far vagare lo sguardo, l’alloggio di suor Maria Luisa non aveva nulla da invidiare a quello di una qualsiasi dama dell’orgogliosa aristocrazia madrilena: un letto finemente lavorato, uno specchio incastonato in una preziosa cornice, quasi che rappresentavano la madonna e i santi come giusto per un luogo simile ma nella resa troppo sfarzosi ed esibiti a suo parere, cassapanche intagliate di ottimo gusto e una bibbia miniata, suor Maria Luisa sarebbe stata certamente più adatta ad un palazzo ché al chiostro, una vita di corte e di divertimento l’avrebbero resa più felice della vita monastica pensò Carlos.

<< Niente di cui si debba preoccupare padre, solo piccoli dissapori tra suore, lei compia il suo dovere come io compio il mio, solo questo è importante oggi come oggi, con queste nuove idee che possono contaminare le ragazze >> gli rispose la badessa con aria orgogliosa.

<< Volevo parlarle proprio di questo, delle novizie. Molte di loro decidono di prendere i voti spinte dalla famiglia e non da vera vocazione e si vergognano di questo, motivo per cui non lo confessano, se poteste fare loro un discorso sarebbe importante, la vocazione deve essere cercata dentro di noi per nostro desiderio e non per accontentare i desiderio della famiglia >> dichiarò, ignorava quale fosse la posizione di Eulalia ma sentiva che quel discorso per quanto schietto prima o poi dovesse essere fatto.

<< Molto bene, solitamente concediamo alle nostre novizie due anni prima che prendano definitivamente i voti, in maniera tale che abbiano il tempo di decidere se è quello che realmente vogliono, inoltre se una delle nostre ospiti manifesta una vocazione allora la incoraggiamo a seguire quel che il suo cuore desidera dopo aver scritto alla famiglia, può accadere il contrario, ossia che alcune delle nostre orfane non prendano il velo, in tal caso provvediamo ad una dote e poi troviamo loro degli onesti giovani che le prendano in moglie prima che si perdano, le vie del Signore saranno anche infinite ma quelle del diavolo sono subdole >> gli spiegò la badessa con orgoglio malcelato.

<< Comprendo, ora io andrei, se avete bisogno di qualcosa non esitate a farmi chiamare, madre reverendissima >> la salutò prima di uscire da quella stanza.

Mentre raggiungeva il confessionale si era stupito nel cercare con gli occhi la figura snella e delicata di Eulalia, era come se non potesse farne a meno, doveva sapere dove si trovava in quel momento la giovane e non riusciva a spiegarsi il perché, sapeva solo che doveva vederla. Ebbe fortuna poco prima di raggiungere il confessionale quando la intravide e si rese conto che anche lei lo aveva notato. Era in compagnia di una giovane che indossava la divisa che le suore facevano portare alle ospiti e le due erano intente in una conversazione ma nel sentire i suoi passi alzarono gli occhi.

Eulalia lo fissò per un istante con un’intensità e un sentimento che non credeva possibile per poi abbassare gli occhi mentre la sua amica lo degnò appena di uno sguardo.
Non avrebbe dovuto farlo si disse Carlos ma quando vide le due ragazze separarsi ed Eulalia avanzare nella sua direzione rimase immobile invece di allontanarsi come la decenza gli imponeva, lei gli passò accanto non prima di averlo omaggiato con una piccola riverenza e quando furono di fianco le loro mani come guidate da una volontà propria si sfiorarono, un contatto lieve, appena accennato ma che bastò per turbare entrambi, quello sfioramento di pelle a lui fece aumentare il battito mentre sentì distintamente Eulalia sospirare.

Per quanto vi avesse provato Eulalia Valdes non era riuscita a liberarsi di quei sogni indecenti.

Aveva pregato, aveva chiesto alla bibliotecaria, suor Maria Teodora, un’asturiana che raramente diceva due parole, se poteva consultare alcuni dei volumi della biblioteca alla ricerca di un vecchio rimedio contro i brutti sogni ma era stato tutto invano, continuava ad avere quei sogni e quel che era peggio l’imbarazzo e la vergogna erano scomparsi, ora ogni notte non appena chiudeva gli occhi si concedeva a padre Carlos. Erano insieme, felici e si baciavano, lui la baciava sulle labbra, lei gli sfiorava il volto e poi sentiva le sue mani sul suo corpo e si sentiva semplicemente felice, non avvertiva nemmeno la vergogna del peccato. Sapeva che era peccato ma non ne avvertiva la famosa vergogna che lo seguiva, solo pace e sollievo. Poi apriva gli occhi, scopriva di avere il corpo imperlato di sudore come se avesse corso e un calore sconosciuto che si concentrava sullo stomaco e che le lasciavano la mente pesante.

Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Alexia che pure era la sua amica più cara e che avrebbe potuto aiutarla, Alexia a breve avrebbe lasciato il convento per sposarsi ed era inconsolabile, aveva pregato la badessa e la decana di intercedere con i suoi genitori e di evitarle tutto quello ma le due donne avevano rifiutato. Suor Maria Luisa che era stata monacata a forza non aveva minimamente compreso il desiderio della sua giovane pensionante ma l’aveva esortata ad aprirsi al mondo, si dice che il nuovo re sia una brava persona e ha fatto tanto per Napoli, puoi arrivare in alto mia cara le aveva suggerito con un sorriso che tradiva l’invidia e il rammarico per un mondo che anelava furiosamente. Suor Maria Rafaela invece le aveva ricordato che doveva obbedire alla volontà paterna, che l’obbedienza era una virtù apprezzata nelle donne e che non bisognava mai anteporre i propri desideri a quelli della propria famiglia, io fui fortunata quando i desideri di mio padre coincisero con i miei ma non tutti sono così fortunati, fatti forza e ricorda che qui ci sarà sempre un posto che ti attenderà le aveva detto prima di darle la sua benedizione. A differenza della sua rivale suor Maria Rafaela non rimpiangeva la vita mondana, fin da bambina era stata silenziosa e più portata alla meditazione che al lavoro o alla famiglia, motivo per cui aveva accettato con gioia di entrare in convento e poi di prendere i voti, era stata tra le ultime suore a prendere i voti prima della partenza di Carlo d’Asburgo, il re che la sua città aveva scelto di supportare invece dell’odiato francese sostenuto dai loro nemici di sempre, i catalani.

Quel giorno le due amiche si erano ritrovate all’interno della cappella, Alexia che cercava di non piangere troppo forte ed Eulalia che cercava di consolarla, sembravano due colombe sopravvissute in maniera inspiegabile ad un temporale.

<< Non voglio, non voglio sposarmi, non voglio sposarlo. Io … io voglio rimanere qui ma mio padre non me lo permetterà mai e mia madre … perché non desiderano che segua la mia vocazione e mi lascino prendere i voti? >> si stava lamentando Alexia a bassa voce mentre Eulalia le teneva per mano, avrebbe tanto voluto confidarle i suoi timori, i suoi sogni e quello che sentiva nel suo cuore al semplice sentire nominare padre Carlos, era come se il suo cuore si mettesse a saltare da quanto forte batteva.

<< Vogliono solo il meglio per te. Forse … dovrai passare due settimane a casa prima del matrimonio, prova a convincerli allora, e fai sapere loro che è un’idea che hai in mente da tempo e che sarebbe la cosa più opportuna per tutti, tua zia dovrà pur saperlo. Prova a parlarne con il tuo fidanzato non appena lo incontri e … so che ai matrimoni chiedono alla sposa se si sposa secondo la sua volontà, devi solo dichiarare che non vuoi sposarti, o che vuoi sposare Nostro Signore >> le spiegò Eulalia, suor Maria de la Paz sarebbe stata felice di avere accanto sua nipote, il convento si trovava distante da Lleida e così la cuoca avrebbe avuto la fortuna di avere accanto a sé una parente.

<< Mia zia lo sa, ma … mio padre penserebbe che è tutta colpa della badessa, lo conosco e mi farebbe sposare subito dopo aver udito le mie parole. E … ho ricevuto una miniatura di lui, mi è stata inviata e … ho paura amica diletta, ho paura. Sembra un buon giovane, ha un viso gentile ma i dipinti sono falsi e sono fatti per le vanità, mostrano quello che vogliamo vedere e non quello che si è, e se fosse brutto? E se fosse vecchio? So che un mio cugino ma di lui non so altro e ho paura che il giorno in cui lo vedrò per la prima volta lui mi trovi detestabile, forse se lui non mi vuole tutto potrebbe finire e io potrei ritornare qui? Oh sarebbe così bello che non oso nemmeno sperarlo >> le rivelò Alexia che continuava a tormentarsi il labbro inferiore con piccoli morsi come usava fare quando era agitata per qualcosa.

<< Dobbiamo avere fiducia, forse potrebbe capire quale sia il tuo destino e lasciarti andare, io … io sarò sempre qui, la decana ha deciso che prenderò i voti entro due anni, dobbiamo ancora decidere il mio nuovo nome >> le annunciò Eulalia, quella era l’unica vita che conoscesse e non ne aveva mai desiderate altre eppure da quando aveva posato gli occhi su padre Carlos avvertiva che le mancava qualcosa a cui non riusciva nemmeno a dare un nome. Nell’eterna disputa tra la badessa e la decana lei era certamente a favore della decana ma questo perché suor Maria Rafaela aveva fatto così tanto per lei, l’aveva salvata e le aveva dato un luogo dove vivere e uno scopo, suor Maria Luisa a malapena si accorgeva della sua presenza, la badessa aveva occhi solo per le ospiti dai nomi più altisonanti di cui invidiava il destino e che cercava o di convincere a restare o a scrivere spesso per narrare cosa accadesse al di là delle mura del convento.

Erano ancora assorte in quella chiacchierata quando udirono un rumore di passi, Alexia fu la prima ad alzarsi seguita subito dalla sua amica, Eulalia rimase senza parole nel vedere padre Carlos, e anche lui la vide, per un istante si perse negli occhi di lui, non desiderava altro che essergli vicino e godere della sua compagnia ma allo stesso tempo voleva fuggire da tutto quello.

<< Dovremmo andare, il tempo di accendere una candela e usciamo >> le sussurrò Alexia prima di voltarsi mentre lei rimase immobile.

<< Tu vai, io ti aspetto fuori >> le disse invece Eulalia e l’altra assentì distrattamente. Fece pochi passi cercando di non mostrarsi debole, era così bello pensò per un istante, aveva bisogno di essergli vicina, di toccarlo, di sapere che quello non era un sogno o in incubo, che era reale. Eseguì meccanicamente una riverenza, per abitudine e rispetto prima di avvicinarsi a lui, la sua figura sempre più vicina, anche padre Carlos era immobile come se la stesse aspettando pensò Eulalia.

Quando fu vicina a lui fu come se la sua mano si muovesse da sola, non sapeva trovare altre spiegazioni, quando sfiorò la mano di padre Carlos sospirò e sperò che quel contatto durasse per sempre, fu appena un attimo eppure si accorse che lui aveva ricambiato il gesto e i loro occhi si erano nuovamente cercati, come se entrambi avvertissero quel bisogno. Se non fosse stato per Alexia i cui passi si stavano avvicinando Eulalia non sapeva cosa avrebbe potuto fare, in quell’istante fuggì ben sapendo che prima o poi avrebbe dovuto affrontare quello che le stava accadendo.

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Capitolo 4
*** Tercer Pecado ***


Da quell’incontro con Eulalia padre Carlos aveva deciso di emendarsi.

Sapeva bene che si tratta di un semplice peccato veniale, desiderava la compagnia della ragazza, la sua vicinanza e che lo guardasse ma non avrebbe mai e poi mai osato qualcosa, lo scandalo poteva colpirlo e il destino che la sua famiglia e i suoi superiori avevano immaginato non ammetteva errori di sorta, lui non doveva farsi traviare.

Aveva escluso che la giovane lo stesse volutamente seducendo, bastava osservarla per comprendere che Eulalia Valdes era completamente priva di malizia ed innocente come una bambina eppure entrambi non riuscivano a staccarsi gli occhi di dosso e quello era sbagliato. Avrebbe dovuto rinunciare a lei, per il suo bene doveva rinunciare a lei e a tutte quelle sciocche fantasie che aveva ogniqualvolta incrociava il suo cammino ma non riusciva ad essere così forte. Era una prova, una prova per entrambi, solo se si sarebbero dimostrati degni degli abiti che indossavano l’avrebbero superato, motivo per cui aveva cercato di non vederla e di combattere quelle sensazioni ma si stava rivelando troppo difficile.

Non riusciva a smettere di pensare a lei e quando nella sua parrocchia ascoltava le confessioni dei suoi parrocchiani riguardanti adulterio ed eccessi della carne non riusciva più a tenere la mente sgombra, immaginando sé stesso ed Eulalia. Sapeva fin troppo bene che quei pensieri e i sogni erano opera del maligno ma per quanto pregasse non riusciva a mandarli via, si svegliata accaldato, con la testa pesante e una conseguenza ben visibile che detestava.
Aveva cercato una risposta nei libri, troppo timoroso di rivolgersi ai suoi superiori o ad altri religiosi suoi pari decidendo alla fine di superare tutto quello semplicemente recandosi più spesso al convento, più tempo avrebbe trascorso in compagnia di Eulalia Valdes e più lei gli sarebbe sembrata insignificante e imperfetta come tutte le altre donne, almeno così aveva pensato.

Aveva invece miseramente fallito dato che ogni volta che si vedevano sentiva quell’istinto di protezione unito a tenerezza nei confronti della giovane novizia aumentare sempre più tanto che alla fine non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Forse era tenerezza, forse amore, o peggio ancora passione e lussuria, Carlos non lo sapeva ma sapeva che desiderava Eulalia, che desiderava udire la sua voce, vedere la sua figura, sentire i loro corpi vicini e quello era sbagliato, era tutto sbagliato. Sentiva quegli occhi su di sé e si era imposto di restare impassibile, non poteva disonorare così l’abito che indossare e non poteva assolutamente portare l’altra al peccato, non lui, ogni volta che cercava di evitarla finiva sempre per ritrovarsi vicino a lei.

Col tempo aveva deciso di rinunciare, non avrebbe commesso alcuna sciocchezza ma almeno sarebbe stato accanto a lei, avrebbero goduto della reciproca compagnia e quelle idee pazze lo avrebbero abbandonato si era detto fiducioso nella propria resistenza alle tentazioni.

Aveva ricevuto attestati di stima sia dalla badessa ché dalla decana e aveva compreso che tra la nobile monacata contro la propria volontà e la popolana felice della sua vita vi era una guerra feroce, le due donne si detestavano con la passione che solitamente è propria degli innamorati, non vi era niente che potesse unire due donne così diverse per mentalità, condizione sociale e per idee, la badessa leggeva libri in francese e si mormorava che avesse un amante sebbene lei non avesse mai ammesso nulla in confessione, la decana sapeva a malapena leggere e scrivere e non aveva mai pensato all’appagamento dei sensi in vita sua.

Tutte le suore erano costrette a schierarsi, era quasi inevitabile aveva notato Carlos, persino la sua Eulalia, sua … come se lei gli appartenesse, sembrava aver scelto, durante uno dei piccoli scambi di parole che via via avevano iniziato a concedersi la giovane aveva ammesso di parteggiare per suo Maria Rafaela, la quale si era sempre presa cura di lei fin dal suo arrivo al convento.

Nel corso dei suoi arrivi al monastero sempre più spesso si ritrovavano a passeggiare invece di rimanere nel confessionale, forse così sarebbe riuscito a smettere di pensare a lei come un prete non doveva assolutamente fare, sapeva che molti religiosi infrangevano il loro voto di castità, con donne sposate, con prostitute o peggio ancora si mormorava che i monaci cedessero al peccato della sodomia, ma lui si era sempre mantenuto casto, fino ad allora.

<< Hai smesso di pensare a me? >> le chiese quel pomeriggio, erano trascorsi sei mesi dal loro primo incontro e Carlos si era presto reso conto che amava Eulalia dell’amore puro che si riserva agli angeli e ai santi ma in quell’amore vi era qualcosa che poteva distruggere lui e rovinare lei e non l’avrebbe permesso, doveva rimanere padrone del suo corpo, forte e storico nel respingere la tentazione che gli era stata inviata sotto forma di quella novizia bellissima e ignara del mondo.

<< No, io lo vorrei tanto padre ma … no, è più forte di me, perdonatemi ma non riesco ad impedire alla mia mente di pensare a voi, di pensare a me e a voi insieme >> aveva invece confessato a voce bassa Eulalia, imbarazzata ed evitando di guardarlo. Dunque anche lei pensava a lui, non era così innocente come aveva sempre immaginato pensò Carlos, erano entrambi due peccatori anche se cercavano con tutte le loro forze di resistere al peccato e di esorcizzarlo.

Gli fu spontaneo aprire le braccia e fu altrettanto spontaneo per lei stringersi a lui come se ne andasse della sua vita, era poco più di una bambina pensò Carlos, gli arrivava alle spalle e si stringeva a lui spaventata e timorosa, se avesse più paura di lui o del mondo esterno era difficile dirlo ma non si pose la domanda, si limitò ad assecondarla non lasciandola andare, lei nemmeno lo desiderava, bastava sfiorarle la pelle per accorgersi che era completamente rilassata in quel momento.

Fu disattenzione quella di alzarle il volto con le mani per poterla guardare negli occhi, quegli occhi così particolari in terra spagnola, così chiari i quali lo fissavano devoti e con espressione innamorata, almeno Carlos credette così. Lo fissavano come se lui fosse l’unico uomo esistente sulla faccia della Terra, come se lei gli appartenesse, quegli occhi lo stimavano, lo rispettavano, lo amano appassionatamente e castamente.

Non fu però un errore quando dopo un istante di timore e di incertezza padre Carlos Duncan cercò timidamente le labbra di Eulalia Maria Valdes. Non seppe spiegarsi quel gesto, perché avesse sentito il bisogno di baciarla, sapeva solo che tutto il suo corpo gli stava chiedendo di poter compiere quel gesto e alla fine lui aveva ceduto. Le labbra di lei erano piccole, sottili e dolci, era la prima volta che si avvicinava così tanto ad una donna e mai in tutta la sua vita ne aveva baciata una e sebbene sapesse che era peccato, che lo scandalo li avrebbe travolti e che era sbagliato non riusciva a staccarsi da lei. Rimase sorpreso ed entusiasta quando la sentì ricambiare il bacio, era come se fossero nati per poter vivere quei pochi istanti, solamente loro due, dimentichi nel mondo mentre le loro labbra sigillavano una promessa segreta e terribile, seducente come il peccato e proibita come la trasgressione.

Quando si separarono Carlos si rese conto che ormai era fatta, sarebbe stato dannato per l’eternità ma almeno avrebbe avuto Eulalia assieme a lui, la colpa era sua, solo sua e non era giusto che entrambi dovessero soffrire di quel peccato, era una prova e lui l’aveva appena fallita ma poteva aiutare lei, poteva aiutarla ad emendarsi e a pentirsi prima che la sua anima fosse perduta e l’avrebbe fatto, amava troppo Eulalia per vederla all’inferno a soffrire per tutta l’eternità.

<< Io … so che non avrei dovuto ma … è sbagliato ma non sono riuscito a fermarmi, perdonami >> disse continuando a sfiorarle la guancia, le labbra di lei erano gonfie e i suoi occhi scintillavano di desiderio, era una bellezza allo stesso divina e terrestre.

<< Non … lo volevo anch’io, padre. L’ho desiderato tanto e … ne voglio ancora, non mi consideri una peccatrice ma … >> replicò Eulalia continuando a fissarlo, erano soli, soli.

<< Vuoi altri baci, nevvero? >> le chiese, attese la risposta di lei prima di avvicinarsi una seconda volta, sarebbe stato dannato ma almeno sarebbero stati insieme.

Eulalia Valdes si sentiva sempre più stanca, fisicamente e mentalmente.

I sogni diventano sempre più forti, intensi e ogni volta che si svegliava si scopriva sudata dalla testa ai piedi e con il fiato grosso, e a differenza di prima quei sogni tornavano a tormentarla durante il dì perché la notte era troppo impegnata a combatterli per poter dormire serenamente.

Aveva accennato a suor Maria Rafaela che negli ultimi tempi non riusciva bene a dormire a causa dei troppi pensieri e la decana l’aveva abbracciata per poi ricordare quando decenni prima lei stessa aveva preso i voti, un po’ di paura è normale Eulalia le aveva confidato, devi solo avere fede e ricordare che non c’è niente di più bello che servire Nostro Signore ed Eulalia non aveva osato confidarle che non aveva paura della cerimonia ma di come non riuscisse a smettere di pensare a padre Carlos.

Costui arrivava sempre puntuale e ormai era divenuta un’abitudine per entrambi cercarsi con gli occhi e talvolta fermarsi a conversare, mantenendo sempre una distanza dignitosa Eulalia sebbene si sorprendesse a cercarlo con gli occhi. Era come se dipendesse dalle sue visite, come se padre Carlos fosse una parte di lei e lei nel non vederlo avvertisse dentro di sé una mancanza.

Alexia si sarebbe sposata un mese prima della sua cerimonia, per quanto avesse scritto, supplicato e pregato sembrava che suo padre non avesse cambiato parere, Alexia Buenavente si sarebbe sposata nonostante il suo desiderio di prendere i voti e i deboli tentativi di suor Maria de la Paz che si era molto affezionata alla nipote negli anni. Non ne aveva parlato nemmeno con Alexia, quel segreto era solo suo e temeva che la sua migliore amica l’avrebbe fraintesa pertanto era rimasta in silenzio offrendole il suo sostegno.

Quando quel giorno aveva rivisto padre Carlos aveva cominciato ad incamminarsi verso il confessionale prima che lui le facesse segno di seguirla e dopo pochi istanti si erano ritrovati a camminare insieme senza una destinazione precisa, in silenzio ma era come se quella mancanza di parole fosse tangibile.

<< Hai smesso di pensare a me? >> le chiese lui. Eulalia avrebbe potuto mentire, negare che pensava a padre Carlos tutti i giorni e in modi che erano sicuramente proibiti e sconvenienti, negare che si sentiva sempre più attratta da lui ma non era qualcosa di fisico, non solamente fisico, desiderava di sentirlo, voleva che lui la proteggesse dal mondo, non voleva che lui la lasciasse e aveva così tanto bisogno di lui da star male.

<< No, io lo vorrei tanto padre ma … no, è più forte di me, perdonatemi ma non riesco ad impedire alla mia mente di pensare a voi, di pensare a me e a voi insieme >> aveva ammesso, non era amore, non doveva essere amore ma per quanto avesse tentato era inutile negare quello che provava anche solo a sentir nominare il nome di padre Carlos, era come se il suo cuore si gonfiasse e le ginocchia le divenissero cedevoli come il burro.

Era stata la debolezza a non farla ribellare quando lui le aveva alzato dolcemente il volto e aveva piantato i suoi occhi nei suoi, Eulalia non aveva mai visto occhi simili, sembrava quasi che la attraessero, che volessero che lei facesse qualcosa ma lei non aveva idea di cosa fare, desiderava solamente che quell’istante non finisse mai.

Era stata incoscienza invece non allontanarsi o respingerlo quando padre Carlo aveva dolcemente premuto le sue labbra contro le sue. Eulalia Valdes non aveva mai ricevuto un bacio in vita sua, non così almeno, e in quell’istante comprese che ne desiderava altro, era peccaminoso e sbagliato ma desiderava altri baci da Carlos. Le sue labbra erano timide, spaventate e inesperte ma a lei quello sembrò il miglior bacio del mondo, si godette quel lieve contatto per qualche secondo prima di rispondere, non lo aveva mai fatto ma sembrava che ogni fibra del suo corpo la stesse guidando. Aveva lentamente ricambiato il bacio, con gesti imbarazzati e via via sempre più sicuri, godendo di quel momento, di quelle labbra che la sfioravano con reverenza e di quelle mani che le sfioravano la schiena, mai il suo velo di novizia le era sembrato così pesante e d’impiccio come in quel momento.

Tutto quello era un errore, lui poteva tentarla ma lei doveva essere forte, doveva lasciarlo cadere nel peccato o aiutarlo? Doveva pentirsi di tutto quello o chiedere altri baci come quello? La testa le vorticava velocemente ma si sentiva in pace, per la prima volta in vita sua Eulalia Valdes si sentiva completamente in pace con sé stessa.

Si separarono solo per mancanza d’aria altrimenti sarebbero rimasti avviluppati in quell’abbraccio peccaminoso per ore, giorni, era come se la sua intera vita dipendesse da lui, non aveva mai provato sensazioni simili in vita sua. Si sentiva bene, si era sentita felice e sebbene sapesse che era peccato in quell’istante non le importò, era con padre Carlos e lei … provava qualcosa per lui, tenerezza, amore, desiderio, sentiva chiaramente di avere dei sentimenti per l’uomo di fronte a lei e non voleva più tenerli celati nel suo cuore, desiderava che lui ne fosse a conoscenza e che la ricambiasse.

<< Io … so che non avrei dovuto ma … è sbagliato ma non sono riuscito a fermarmi, perdonami >> le rivelò padre Carlos, le sue mani le sfioravano dolcemente il volto con la premura di un padre e la gentilezza di un amante, anche lui dunque provava qualcosa per lei si disse e anche lui si sentiva colpevole per quel sentimento che lei aveva trovato nei pochi libri profani che le erano stati permessi di leggere al convento sotto l’occhio severo delle suore.

<< Non … lo volevo anch’io, padre. L’ho desiderato tanto e … ne voglio ancora, non mi consideri una peccatrice ma … >> ammise lei, che lui lo sapesse, non le importava, le importava solo di non essere più separata da lui, il suo corpo e il suo cuore avevano bisogno di padre Carlos. Non le importava se era sbagliato, sentiva dentro di sé che non poteva esserlo, un sentimento così forte non poteva in alcun modo essere sbagliato,  era il suo cuore a suggerirle se c’era una legge contro quello che provava doveva essere una legge sbagliata.

<< Vuoi altri baci, nevvero? >> le chiese padre Carlos ed Eulalia sorrise, padre Carlos provava gli stessi sentimenti di lei, la ricambiava e niente era più importante di quello, niente le importava in quel momento, né la condizione di lui né il suo imminente giuramento.

<< Si … ne voglio altri, padre >> ammise Eulalia prima di sentire nuovamente le labbra di padre Carlos su di sé, questa volta rispose al bacio all’istante. Se sarebbe andata all’inferno almeno non sarebbe stata sola pensò Eulalia Valdes.

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Capitolo 5
*** Quinto Pecado ***


Quando quel mattino di febbraio Eulalia Maria Valdes prese i voti Carlos Duncan era presente.

Entrambi sapevano di avere degli obblighi, che i loro destini erano già stati tracciati e che disobbedire avrebbe portato loro solo disonore e rovina ma era anche vero che non riuscivano ad evitare di sfiorarsi, toccarsi, amarsi.

Ad ogni sua visita cercavano di essere soli approfittando delle novizie che si annoiavano e delle suore immerse nelle loro attività e si cercavano. Per quanto avesse voluto Carlos non aveva ancora osato l’impensabile, lui ed Eulalia si erano baciati più e più negli angoli bui della cappella, quando era ancora estate lei lo aveva condotto in un angolo del giardino poco frequentato ed erano rimasti lì quasi due ore, solo la campana del vespro era riuscita a dividerli, a dividere le loro labbra e le promesse che si erano scambiati.

Ogni volta Carlos sentiva i voti che aveva pronunciato anni prima come una catena che gli stringeva il collo impedendogli di respirare, quanto era stato folle da ragazzo a consacrarsi a dio e quanto era debole ora da non riuscire a rimanere fedele al suo voto. Era debolezza la sua, la debolezza di un uomo che aveva scoperto sentimenti che credeva impossibili e per una fanciulla che non sarebbe mai stata pienamente sua, Eulalia sarebbe divenuta una suora e sarebbe rimasta al monastero perché non conosceva altra vita e lui sarebbe rimasto perché si era innamorato di lei.

Sapeva che molti religiosi peccavano, molti avevano amanti, altri cedevano alla sodomia, qualcuno frequentava i bordelli e aveva udito di sacerdoti che vivevano apertamente nel peccato con donne nubili da cui avevano figli, figli che riconoscevano davanti alla comunità senza la minima menzogna, quanto invidiava in quell’istante gli eretici luterani in quei momenti, aveva letto che i loro pastori si sposavano, dovevano sposarsi, potevano avere figli e ne andavano orgogliosi, così come i greci, non come tanti altri suoi confratelli che vivevano segretamente nel peccato.

Aveva pregato, dopo il loro primo bacio aveva pregato per giorni ed era stato distratto durante la messa, il sacrestano era rimasto sorpreso e alla fine della celebrazione era corso a cercare il cerusico più vicino perché a sentire lui padre Carlos non si sentiva bene e vi era necessità di un consulto.

Quando si erano rivisti la settimana successiva si erano guardati con desiderio e poi non appena Eulalia era uscita dal confessionale lui l’aveva trascinata in uno dei angoli bui della cappella e si erano baciati ancora e ancora. Era così bella in quegli istanti rubati, una bambina nell’anima e una donna nel corpo, si affidava completamente a lui, lo desiderava, Eulalia provava quello che provava lui. Poco prima di quella cerimonia lei era corsa tra lui con le lacrime agli occhi, so che dovrei amare solo Iddio ma non riesco a smettere di pensare a te, ti amo così tanto e questo sentimento anche se sbagliato mi è prezioso come l’amore per dio gli aveva sussurrato lei mentre lui l’abbracciava.

L’aveva rassicurata e poi si erano baciati ancora e ancora, non riusciva a smettere di pensare alle sue labbra, a come sembrassero attirarlo, al loro sapore, a come apparissero gonfie quando era costretto a staccarsi da esse, a come gemevano il suo nome.

Quando la cerimonia fu terminata le si avvicinò, lo aveva già fatto altre volte, con altre novizie in altre circostanze e … doveva rimanere, nessuno doveva sospettare cosa provasse per Eulalia Maria Valdes, ora suor Maria de la Mercedes. Lei sembrava quasi risplendere nel suo abito bianco quando le si avvicinò, il velo questa volta le nascondeva perfettamente i capelli, poco tempo prima aveva visto i capelli di lei, così biondi e così delicati, vi aveva passato le mani con reverenza mormorando sciocchezze da innamorato e lei aveva sorriso prima di cercare la sua bocca con infantile malizia.

<< Io … io sono così felice oggi >> gli comunicò suor Maria de la Mercedes abbracciandolo di slancio facendo aderire i loro corpi, Carlos ricambiò goffamente il suo abbraccio sentendo il corpo di lei fremere contro il suo, lei lo desiderava, anche ora che aveva preso i voti non riusciva a cessare di pensare a lui.

La strinse brevemente a sé prima di lasciarla andare e notò gli occhi delusi di lei, sembrava una bambina capricciosa in quell’istante, << potrebbero vederci mi amor, non possiamo permettere che sappiano >> le sussurrò prima che lei annuisse appena con la testa e si allontanasse, non smise di seguirla con lo sguardo, anche quando venne coinvolto dalla badessa in una conversazione riguardante una delle ospiti che avrebbe voluto prendere i voti ma la famiglia aveva deciso diversamente, avremmo gradito avere la giovane Buenavente con noi ma suo padre aveva altri progetti e dobbiamo rassegnarci a seguire la volontà divina aveva concluso suor Maria Luisa.

Aveva annuito, la testa altrove e i suoi occhi che non cessavano di cercare Eulalia, si era innamorato di lei come uno sciocco e un giovane e per quanto sapesse che tutto quello era sbagliato e immorale non riusciva a farne a meno, lei era tutto quello di cui aveva bisogno.

Quell’amore lo consumava, quando non erano insieme pensava a lei, a come renderla felice e sapeva che prima o poi avrebbero ceduto alla tentazione ultima, la carne era debole e negli ultimi tempi quando si baciavano avvertiva una sensazione nuove, meramente fisica, che lo imbarazzava e che cercava di nascondere il desiderio di possederla era stato meno forte di quello di preservarla pura, potevano amarsi ma non consumare fino in fondo il loro amore si era detto in primavera inoltrata. Quella era una follia e se doveva essere dannato almeno lo sarebbe stato per aver peccato nella sua interezza, una volta commesso l’atto sarebbe finito all’inferno ma nemmeno il pensiero del castigo eterno riusciva a tenerlo lontano da suor Maria de la Mercedes.

Accadde una sera di giugno, il cielo dell’orgogliosa catalogna sopra di lui, e in un angolo del giardino che confinava con la vicina foresta, dopo che Carlos ebbe deciso che non poteva continuare così, bisognava fare qualcosa e allontanarsi da Eulalia non era un’opzione che si sentiva di scegliere.

Quando furono vicini si cercarono lentamente prima di unire le loro labbra, Eulalia tremava come lui, oltre quello non vi era possibilità di salvezza, sarebbero stati entrambi due peccatori ma almeno sarebbero stati insieme si era detto prima di rimuovere con gesti lenti il velo di lei, suor Maria de la Mercedes aveva i capelli corti delle suore eppure non gli era mai sembrata così bella pensò mentre sentiva le mani di lei tremare non appena si posarono sul crocifisso che lui portava al collo. Il tempo di toglierlo e tornarono a dedicarsi all’altro, Carlos si sentiva come un giovinetto alle prime esperienze, sapeva cosa avrebbe dovuto fare ma si sentiva bloccato dal terrore di farle male, di essere goffo e malediva la sua protratta castità.

Quando non ebbero più abiti rimasero a guardarsi, le mani che lentamente percorrevano i loro corpi con paura e curiosità. Carlos lentamente riprese a baciarla mentre sentiva Eulalia stringersi a sé facendo maggiormente aderire i loro corpi, come si poteva condannare un piacere così bello e una gioia così divina?

Le baciò la bocca, assaporando le sue labbra, poi passò al collo, sentendo le mani di lei tra i capelli che lo accarezzavano. Sapeva cosa doveva fare grazie alle confessioni dei suoi parrocchiani ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così bello, quello non poteva essere un piacere da condannare.

Lentamente scese fino a baciarle e a succhiarle i seni, sentendola gemere il suo nome, avvertendo le sue gambe che si stringevano a lui e il corpo di lei che lo stava invitando a possederla, sarebbe stato dannato ma almeno sarebbero stati insieme pensò prima di cercare nuovamente le sue labbra.

Eulalia Maria Valdes prese i voti una mattina di febbraio, poche settimane dopo il matrimonio di Alexia Buenavente.

Nonostante le sue lacrime, le sue implorazioni e le sue preghiere il padre della giovane era stato implacabile: Alexia si sarebbe sposata e la badessa non aveva avuto nulla da ridire, l’anziana donna era sempre invidiosa delle ospiti che lasciavano il convento per maritarsi e che erano libere di poter vivere la vita che lei avrebbe tanto desiderato ma che le era stata negata.

Eulalia aveva chiesto il permesso di poter essere presente il giorno in cui colei che era divenuta la sua migliore amica avrebbe lasciato quella che era stata la loro dimora per conoscere finalmente il suo fidanzato, nemmeno allora Eulalia aveva osato parlare con Alexia di padre Carlos, sapeva bene che la sua migliore amica avrebbe avuto dure e giuste parole di condanna verso i sentimenti che provava per il sacerdote. Quei sentimenti non volevano andarsene ma anzi ad ogni loro incontro aumentavano d’intensità, aveva provato di tutto ma ogni mercoledì si faceva trovare nel confessionale e dopo aver confessato i suoi peccati uscivano, raggiungevano discretamente il giardino e si baciavano.

Quello non poteva essere peccato, come un simile piacere poteva essere peccato, come una simile felicità poteva essere disdicevole si diceva ogni notte prima di chiudere gli occhi, per questo aveva deciso di prendere i voti, era impossibile che quello che provava per padre Carlos fosse sbagliato, era troppo puro ed innocente per essere quella sozzura di cui aveva letto nella Bibbia.

Quella mattina, dopo essersi tagliata i capelli e aver indossato il velo si era sentita come divisa a metà, una parte di lei era la suora felice della sua condizione e amica fedele mentre l’altra era la fanciulla innamorata di padre Carlos Duncan e che non trovava nulla di sbagliato in quell’amore. Aveva ricevuto i complimenti di suor Maria Rafaela e la decana le aveva raccomandato di onorare sempre l’abito che indossava e di essere felice, sapevo fin da quando ti misero tra le mie stanche braccia che saresti stata un’ottima ancella del Signora aveva dichiarato la decana prima di baciarla sulla guancia, la badessa invece si era limitata ad un sorriso e ad un abbraccio veloce mentre Alexia che era tornata per lei si era fatta strada e l’aveva stretta in un abbraccio caloroso.

I capelli neri finemente acconciati e l’abito azzurro creavano un bizzarro contrasto con il suo abito bianco eppure in quell’istante Eulalia si era sentita tornare bambina, quando lei e Alexia erano felici senza secondi fini, poi aveva visto Carlos e mai l’abito le era sembrato così pesante, mai il velo così opprimente. Avrebbe voluto liberarsi di tutto e correre da lui, implorarlo di condurla il più lontano possibile, di portarla con sé, di renderla sua moglie, lei ora era una suora e lui un prete, se si fosse saputo a nessuno sarebbe importato che si scambiassero solamente dei baci, sarebbero stati condannati e dannati entrambi, l’Inquisizione non avrebbe avuto pietà di loro.

<< Io … io sono così felice oggi >> sussurrò prima di abbracciare di slancio padre Carlos, quel corpo le faceva venire alla menti pensieri che sapeva essere indecenti ma erano così incredibilmente belli e seducenti, si strinse maggiormente a lui godendo del suo imbarazzo e di come Carlos ricambiò l’abbraccio, avrebbe voluto rimanere così per sempre, loro due soli, ignorando il mondo esterno, i loro voti, solo l’amore che provavano per l’altro.

<< Potrebbero vederci mi amor, non possiamo permettere che sappiano >> le sussurrò lui, Carlos l’amava, si preoccupava per lei e per la sua reputazione, per la sua salvezza e lei non riusciva a staccarsi da lui, sicuramente tutti li stavano osservando ma nessuno avrebbe mai potuto sospettare, era stata discreta ed abile in quei mesi, era un inganno il suo ma era a fin di bene si era detta più volte.
Aveva appreso in quei mesi ad accettare i sogni, a cercarli quasi, quelle immagini lussuriose non la turbavano più, sapeva che Carlos la rispettava e gliene era grata ma avrebbe voluto provare quella felicità e quell’appagamento, motivo per cui quando si incontrarono quella sera di giugno lei lesse la stessa determinazione negli occhi di lui e l’accettò, non le importava di compromettersi, di disonorare l’abito che indossava e di essere dannata per l’eternità, desiderava solamente che Carlos la stringesse a sé.

Quei baci erano diversi, vi era la consapevolezza che non sarebbero più potuti tornare indietro e lei lo accettava, lo desiderava con tutta sé stessa. Le sue mani mentre le rimuoveva il velo le sembrarono più gentili del solito, per un istante si vergognò dei suoi capelli corti e di come apparisse ma si vide come lui la stava vedendo in quell’istante, agli occhi di lui lei era bella, semplicemente bella. Sfiorò delicatamente il crocifisso che Carlos aveva al collo, quel simbolo che l’aveva sempre colmata di pace e grazia ora le sembrava pesante e incombente su di sé mentre la giudicava, fu lui a toglierlo aiutandola poi a liberarsi degli abiti, le loro mani tremavano quasi nello stesso modo pensò Eulalia, in quell’istante non era più suor Maria de la Mercedes ma Eulalia, non una suora ma una fanciulla che stava per concedersi all’uomo che amava, una donna che sceglieva di darsi ad un uomo, di essere sua.

Quasi non si accorse di essere rimasta senza abiti e lui era nella medesima condizione, rimasero a fissarsi mentre le loro mani esploravano con timore e curiosità il corpo dell’altro, solo il cielo indifferente della Catalogna sopra di loro e l’erba sotto di loro, nient’altro. Eulalia trattenne i sospiri e gli ansiti mentre sentiva Carlos baciarle e succhiarle i seni, quel calore era quasi troppo intenso per lei ma il suo corpo voleva di più, desiderava di più, desiderava tutto.

Avvertiva nel suo cuore così tante emozioni differenti e in contrasto tra loro eppure mentre i loro corpi si univano per la prima volta Eulalia Maria Valdes, ora suor Maria de la Mercedes, era sicura solamente che lei e padre Carlos Duncan erano nati per amarsi in quella maniera, per essere legati e poco importava che finissero all’inferno, almeno sarebbero stati insieme pensò prima che il piacere pervadesse ogni fibra del suo essere.

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Capitolo 6
*** Sexto Pecado ***


L’amore sconvolse completamente la vita di Carlos Duncan.

Fino ad allora si era reputato immune ad un simile sentimento, come la sua educazione e il suo abito gli imponevano, aveva di fronte a sé una grande carriera gli era stato ripetuto più e più volte e i suoi insegnanti erano riusciti a creare nel suo cuore disgusto e una leggera noia per i sentimenti più terreni.

Prima di conoscere Eulalia non era mai stato tentato ma dopo quello che stavano vivendo era cosciente che non sarebbe riuscito a vivere senza di lei. Si incontravano tre volte la settimana, i primi tempi solamente nel giardino ma nel giro di tre mesi si erano fatti più temerari e avevano sfidato il buonsenso nei loro numerosi amplessi. Gli angoli buoi della cappella, la foresteria e negli ultimi tempi la stessa cella di Eulalia, lui entrava dalla scala che lei ogni sera sistemava sotto la sua finestra e di cui si occupava di sistemare la mattina quando sazio e appagato lasciava il letto di lui. Ogni notte era una scoperta nuova, nuovi sistemi per renderla felice, per sentire la sua pelle contro la sua, la bocca di lei che lo cercava ebbra di baci, le dita di Eulalia che percorrevano curiose il suo corpo, le cosce di lei che si stringevano con forza ai suoi fianchi come se volesse trattenerlo in quel calore inebriante, i seni che si divertiva a leccare e succhiare procurandole gemiti di piacere che era costretta a trattenere per paura di svegliare le altre suore.

<< Padre perdonami perché sono un peccatore, padre perdonami perché non ho la forza di smettere di peccare >> pregava Carlos ogni volta poco prima di cercare le labbra di Eulalia, lei aveva i suoi stessi timori e la sua stessa paura, vivevano quella passione come se ogni notte fosse l’ultima e Carlos si sentiva come se fosse tornato giovane, era la passione di un giovanotto e non quella di un uomo assennato si era detto i primi mesi, prima di esserne completamente travolto. Aveva rinunciato a tutto quello senza sapere la verità, se avesse saputo cosa fosse la passione non avrebbe atteso così a lungo, passione, desiderio, ardore, erano sensazioni che fino ad allora ignorava e ora non bramava altro che recuperare il godimento che aveva perso tra le braccia della fanciulla che amava.

Avevano corso seriamente il rischio di essere scoperti quando poco prima di Natale avevano consumato un amplesso nel confessionale, Eulalia aveva brigato in maniera tale da essere l’ultima delle suore e lui l’aveva attesa col cuore in subbuglio, era stato proprio in quel luogo sacro che la giovane gli aveva confessato per la prima volta di pensare a lui due anni fa. Suor Maria de la Mercedes si era devotamente confessata ammettendo di peccare di lussuria, di essere innamorata di lui e di non riuscire a resistere a quel sentimento prima di fargli cenno di attendere, poi era uscita dal confessionale. Dopo un secondo Carlos aveva udito un bussare e veloce aveva aperto la porticina per farla entrare, in quello spazio angusto suor Maria de la Mercedes gli si era offerta, il sudore che le imperlava la pelle candida, i capelli che in parte sfuggivano al velo, le mani che si stringevano a lui e padre Carlos Duncan che in quell’occasione si era sentito vicino al paradiso e all’inferno nello stesso momento e mai la sua tonaca gli era stata così d’impaccio.

<< Potremmo andare via, in Francia, in Italia, persino tra gli eretici luterani >> aveva sussurrato una sera d’agosto, era un’idea con cui baloccarsi ma niente più, lo sapevano entrambi.

<< Potremmo, ma non conosco il mondo al di fuori di queste mura e ho paura >> aveva ammesso Eulalia, il suo corpo nudo illuminato dalla luna la rendeva ancora più bella del solito, bella e seducente in una maniera che non poteva essere umano si era detto Carlos prima di far scivolare le dita lungo la schiena di lei.

<< Se non fossi una suora mi ameresti lo stesso, mi sposeresti? >> gli aveva invece chiesto lei poco dopo l’Epifania, non era mai troppo freddo in Catalogna e non avvertivano il freddo, non con i loro corpi stretti come se fossero ancora intrecciati e avvinti dalla passione.

<< Ti sposerei davanti a Dio e agli uomini il giorno stesso, e tu mi avresti mai notato tra la folla se non avessi addosso questa tonaca? >> aveva ribattuto lui prima che suor Maria de la Mercedes cercasse le sue labbra, poi non avevano più parlato, Eulalia aveva compiuto da poco diciassette anni e non era mai stata così bella ai suoi occhi, una giovane donna che lo amava e chiedeva in cambio solamente di essere ricambiata.
I loro incontri dipendevano dal caso, da quello che stabilivano in biglietti che lasciavano in luoghi prestabiliti, motivo per cui padre Carlos fu sorpreso nel vedere una delle consorelle di Eulalia entrare nella chiesa e guardarlo come se fosse in diavolo, negli occhi di quella ragazza vi era disprezzo, disgusto ma anche curiosità.

<< Padre Carlos, devo consegnarvi questo >> disse la ragazza, cercava di controllare la voce ma vergogna e rabbia erano evidenti, prima di allungare la mano e lasciare un biglietto di fronte a lui, non lo aveva mai guardato negli occhi, come se il solo pensiero la disgustasse.

<< Da parte di chi? E chi siete voi? >> le chiese mentre la sua mente dipingeva scenari sempre più tremendi, non sapeva cosa aspettarsi ma stava cominciando a tremare.

<< Vengo da parte di suor Maria de la Mercedes che voi avete disonorato, mi chiamo Maria Pilar e … l’inferno aspetta entrambi, voi e il bastardo che sta crescendo nel suo ventre, se la badessa scopre che sono venuta a dirvelo mi punirà e la decana non farà niente per fermarla >> fu la risposta della giovane suora prima di uscire il più velocemente dalla chiesa lasciando padre Carlos Duncan nel terrore: Eulalia, la fanciulla che amava, aspettava un figlio da lui, suor Maria de la Mercedes, la suora con cui aveva giaciuto per infinite notti era incinta e nonostante avrebbe dovuto provare solamente terrore e vergogna Carlos non poté impedirsi di sorridere, sarebbe divenuto padre.
Eulalia Maria Valdes, ora suor Maria de la Mercedes, non si era mai sentita così felice.

L’amore di Carlos aveva rivelato ai suoi occhi sensazioni e dettagli che prima ignorava, era come se fosse rinata una seconda volta e sapeva di non poter vivere senza di lui, ogni notte che passavano insieme era preziosa, ogni abbraccio rubato era un tesoro da custodire e ogni singolo bacio era per lei un godimento che non credeva nemmeno possibile. Era come se vivesse per quegli abbracci, per i momenti in cui erano liberi di amarsi, che fosse nella sua cella, negli angoli bui della cappella o in quell’angolo segreto del giardino. Non si era mai sentita così appagata e felice, era quella la felicità si era detta più volte poco prima della preghiera, sentire il corpo di Carlos sopra di sé, sentire le sue mani che la sfioravano delicato, la sua bocca che accarezzava e venerava il suo corpo, un piacere così stupendo non poteva portare alla dannazione eterna si era detta più volte.

Aveva sognato di fuggire con lui, di andare ovunque lui desiderasse, di liberarsi di quell’abito da suora che dissacrava ogni notte ma aveva paura, paura dello scandalo, di svegliarsi una mattina e accorgersi di essere stata solamente un ostacolo alle ambizioni del suo amante e soprattutto paura del mondo al di fuori del convento. Non era mai uscita e quel mondo le faceva paura, Alexia era l’unica con cui mantenesse un contatto e la giovane nelle sue lettere si era spesso lamentata dell’ipocrisia della gente, dell’odio e di come si sentisse umiliata nel dover accondiscendere ai desideri del marito, era stata tentata di raccontarle di Carlos ma all’ultimo momento desisteva sempre, per quanto fossero amiche era opportuno che nessuna sapesse la verità, quello era il suo segreto, solo suo.

Con l’inverno si incontravano nella sua cella, suor Maria Rafaela aveva dato ordine che le sue protette potessero avere una stanza solo per sé stesse, la badessa aveva ovviamente protestato e allora la decana aveva ribattuto che se voleva che le giovani consorelle vivessero assieme anche lei avrebbe dovuto dare il buon esempio e si era offerta per dividere la sua cella con la signora badessa illustrissima, atteggiamento che aveva fatto infuriare suor Maria Luisa che mal sopportava con sempre meno grazia la presenza dell’anziana decana. Le due donne erano troppo diverse per intendersi, tutto le divideva: nascita, educazione, vocazione, solo il velo le univa.

Eulalia sapeva di essere tra le protette di suor Maria Rafaela ma anche la badessa la vedeva di buon’occhio altrimenti l’avrebbe destinata ai compiti più umili invece di affidarle l’educazione delle ospiti più giovani, bambine tra i sei e i sette anni che finivano al convento o perché destinate alla monacazione o per la loro istruzione,, suor Maria de la Mercedes era poco più di una bambina con i suoi diciassette anni e proprio su questo contava la badessa che apprezzava la devozione della giovane suora.

L’amore per Carlos aveva infatti reso Eulalia più devota, più ardente nelle preghiere e molto più assidua specialmente quando iniziò la Quaresima, non mancava ad un rosario e ad una funzione e il suo pallore era stato lodato dalla decana, è il pallore delle sante bambina mia aveva dichiarato suor Maria Rafaela entusiasta. Per questo quando Eulalia svenne nel mezzo della messa della domenica la decana fu la prima a precipitarsi, aveva sempre messo in guardia le novizie dal troppo ardore e ora quella poverina era addirittura svenuta si disse mentre faceva segno alle suore più vicine di trasportare suor Maria de la Mercedes nella sua cella, stava per dirigersi verso al foresteria seguita da suor Maria Isabel quando la badessa la fermò.

<< Ritengo che sia necessario chiamare un dottore, per quanto confidi in suor Maria Isabel per quel che concerne pozioni per dormire o per rilassare la mente non possiamo affidarle una delle nostre consorelle >> le fece notare suor Maria Luisa, era evidente come stesse cercando di ostacolarla.

<< Non ritengo saggio esporre i nostri accidenti di fronte al mondo, madre revendissima >> le fece notare suor Maria Rafaela preoccupata.

<< Apprezzo la sua opinione, sorella, ma se … dovesse accadere un problema allora sarà colpa del cerusico e non di questo santo luogo di cui mi occupo da tempo >> le rispose la badessa valendosi della propria autorità prima di dirigersi verso il suo scrittoio.

Fu una fortuna che quel giorno suor Maria Rafaela non insistette perché quando il dottor Juan Herrara terminò la sua visita la diagnosi fu solamente una: la giovinetta aspettava un bambino.
Suor Maria Luisa rimase per un istante immobile, paralizzata dalla rabbia e dalla vergogna, poi con una forza che nessuno si sarebbe mai aspettato da una donna della sua età e della sua classe sociale scansò il giovane medico e si precipitò nella stanza di suor Maria de la Mercedes, gli occhi fiammeggianti di collera.

<< Svergognata, vergogna di questo luogo santo! Scostumata, sfacciata, donnaccia spudorata! Come hai osato fare questo a coloro che ti hanno accolto quando eri solo una neonata piagnucolante? Avrei dovuto lasciarti marcire al freddo! Disonorata, ci disonorerai tutte! Dimmi il suo nome, pretendo di sapere il nome del tuo amante, devo pur dare un volto all’uomo che ti ha ingravidata! >> urlò prima di lanciarsi verso Eulalia che nell’udire quelle parole aveva perso il poco colore che aveva riguadagnato. Un figlio, aspettava un figlio da Carlos … lei, una suora, avrebbe avuto un figlio, il figlio di una suora e di un prete. L’orrore, la vergogna e l’umiliazione la colpirono più forte delle unghie di suor Maria Luisa che le stavano lacerando la pelle, assieme all’amore per la creatura che cresceva nel suo ventre, quell’esserino era innocente anche se frutto di un’unione peccaminosa, molteplici unioni pensò evitando di sorridere.
Furono necessarie tre suore e il dottor Herrera per allontanare suor Maria Luisa da lei ma quello che le fece più male fu vedere lo sguardo ferito e carico di disapprovazione di suor Maria Rafaela, la decana si era sempre occupata di lei, aveva incoraggiato la sua vocazione e ora lei l’aveva delusa dissacrando l’abito che indossava e violando i suoi voti, eppure non riusciva a sentirsi colpevole, non mentre pensava a Carlos, a quanto sarebbe stato felice di saperlo.

Suor Maria Luisa lasciò la stanza solamente dopo aver fatto giurare al dottor Herrera di non dire alcunché su quella situazione, si sarebbe recata personalmente a Tarragona per udire un secondo parere e che non si azzardasse a lasciare la stanza urlò prima di ordinare a suor Maria Pilar di rimanere a sorvegliare quell’indegna svergognata che le aveva disonorate tutte. Suor Maria Pilar era natia di Vic, i suoi nonni avevano fatto parte dell’entourage che aveva accompagnato Luisa Isabel di Borbone, l’effimera e pazza regina di Spagna che con le sue stravaganze fece vergognare il folle re Filippo, l’ambiziosa Elisabetta Farnese e il suo povero marito re Luigi, e in virtù di questo la ragazza era una delle protette della badessa.

Suor Maria Pilar per due giorni rimase impassibile a farle la guardia mentre Eulalia passava dal sonno alla veglia, perennemente alla ricerca di un sistema per avvertire Carlos prima del ritorno della badessa, mai in quei giorni le venne in mente di sopprimere il bambino, né mentre era ancora nel suo ventre o quando sarebbe nato, ma non avrebbe sopportato di perderlo, sapeva che gliel’avrebbero portato via e per quello non l’avrebbe abbandonato com’era accaduto a lei.

<< Pilar, so che non siamo mai state buone amiche ma per amor di Dio, devi aiutarmi >> la supplicò il terzo giorno, suor Maria Luisa doveva essere già a Tarragona.

<< Assolutamente no, sei una peccatrice indegna di portare l’abito che indossi, provo pena e compassione per te, sorella >> fu la risposta dell’altra, sembravano le parole della badessa pensò Eulalia prima di mettersi a sedere sul letto, tremava e appariva una bambina, gli occhi gonfi di lacrime e i capelli corti le conferivano un aspetto che avrebbe deliziato un pittore.

<< Pilar, se non vuoi farlo per me fallo per la creatura che cresce nel mio ventre, non ha colpe e non merita una punizione. Devi portare questo … al padre del bambino, lui … lui mi aiuterà, mi ama così tanto, un amore simile non può essere peccato >> la supplicò mentre prendeva la penna e vergava poche parole incerte.

<< Cosa ti fa credere che lui ti ami? La sua era solo lussuria e quando saprà di questo bambino non vorrà vederti mai più >> tentò di dissuaderla Pilar, che però cominciava ad essere incuriosita dalla vicenda, in quei due giorni le suore, le novizie e le giovani ospiti si erano a lungo interrogate su chi fosse l’amante misterioso di suor Maria Mercedes, la quale fino ad allora era rimasta in silenzio.

<< Lui mi ama, mi ama più di Dio altrimenti non avrebbe mai … se ti dico il nome lo farai? Porterai il mio biglietto? >> la implorò, era la sua unica occasione per comunicare con Carlos, per avvisarlo che entro pochi giorni lei sarebbe stata colpita dallo scandalo e sarebbe bastato poco per scoprire tutta la verità.

<< Come … come puoi dire che ti ama più di quanto ami Nostro Signore? Chi è ? >> le chiese Pilar, sarebbe stata dalla sua parte ora pensò Eulalia, come tutte era divorata dalla curiosità.

<< Carlos … padre Carlos Duncan, è lui il padre del mio bambino, lo amo dal primo istante in cui i nostri occhi si sono incontrati e non riesco ad immaginare la mia vita senza di lui. Lui prova lo stesso, abbiamo combattuto questo sentimento a lungo, potrei dire per anni, poi alla fine è stato troppo forte, ti supplico Pilar, aiutami >> la implorò prima di allungare la mano nella sua direzione, aveva finalmente confessato cosa sentisse per Carlos, ora dipendeva tutto da Pilar. Suor Maria Pilar sgranò gli occhi e si portò le mani alla bocca per reprimere il grido di sorpresa, disgusto e curiosità che le stava salendo dalla gola ma prese lo stesso il biglietto.

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Capitolo 7
*** Séptimo Pecado ***


Carlos Duncan aveva ponderato molto quella decisione.

La scelta più semplice sarebbe stata abbandonare Eulalia, sostenere che era stata lei a sedurlo e che lui non voleva avere niente con tutto quello. I suoi superiori avrebbero compreso, il vescovo sarebbe stata comprensivo e la Chiesa si sarebbe occupata della bambina e lui non en avrebbe più saputo niente, altrimenti avrebbe potuto affidare il bambino alla sua famiglia, suo padre avrebbe compreso che era stato un errore e sua madre avrebbe adorato il bambino.

Ma la sua coscienza gli imponeva di fare altro e l’amore lo indirizzava decisamente verso un altro percorso. Aveva sempre considerato deboli gli uomini che si facevano guidare dal sentimento eppure in quel momento ebbe coscienza che non poteva abbandonare Eulalia, non colei di cui si era innamorato come un giovanotto, da cui era riamato e che sarebbe stata la madre di suo figlio, un figlio nato dal più puro amore e non dalla violenza come spesso aveva udito nel confessionale, sia che si trattasse di servette costrette a subire violenza dai padroni sia uomini che si vantavano di come avessero abusato in un eccesso di acquavite di serve o donne libere.

Aveva riletto il biglietto e la sera stessa si era recato da Eulalia, aveva atteso e poi aveva visto la finestra aprirsi, solitamente quando arrivava era già aperta e quello l’aveva preoccupato, suor Maria Luisa doveva aver dettato delle regole ferree contro Eulalia, se la notizia si fosse diffusa lo scandalo sarebbe stato immenso e avrebbe distrutto la reputazione del convento e della stessa badessa. Rimase in silenzio e poi sentì un rumore, tempo cinque secondi e vide Eulalia scendere dalla scala, attese e poi la prese tra le braccia, il ventre sporgeva appena si rese conto osservando la ragazza in camicia da notte, mai come allora Eulalia gli era sembrata una creatura angelica.

<< Hai avuto il mio biglietto >> sussurrò lei prima di sfiorargli il volto con le dita, i capelli corti rendevano i suoi occhi stranamente grandi e luminosi, sembrava una fata pensò Carlos prima di cercare le sue labbra in un bacio pieno d’amore e di speranza, non avrebbe permesso che la donna che amava venisse punita.

<< Dovevo venire mi amor, e vedo che hai già preso una decisione >> disse lui osservando il fagotto che giaceva a terra, fino al ritorno della badessa avrebbe potuto nasconderla in chiesa, nella sua stanza personale ma poi sarebbero dovuti fuggire. Non l’avrebbe abbandonata, erano colpevoli entrambi anche se il diritto canonico per lui avrebbe fatto un’eccezione il suo cuore gli imponeva di rimanere con Eulalia. Si trovava ad un bivio, doveva scegliere tra la sua carriera, l’unico stimolo che aveva avuto per gran parte della sua vita, e l’amore della sua vita. Il buonsenso gli suggeriva di liquidare suor Maria de la Mercedes, di provvedere al bambino e di abbandonarla per poi proseguire la sua ascesa e una volta divenuto importante occuparsi di entrambi.

Avrebbe potuto tenerla come amante, aveva visto religiosi convivere con delle donne e avere da loro figli che adoravano e che molti destinavano alla Chiesa, avrebbe potuto tenersi Eulalia per sé, tenerla nascosta al mondo, nota solo a sé stesso e crescere il loro bambino come se fosse un orfano, un orfano che in un impeto di pietà aveva raccolto e della cui educazione si occupava, era sicuro che Eulalia lo avrebbe comunque amato ma lui dopo qualche anno si sarebbe odiato e avrebbe detestato lei.

No, aveva di fronte a sé un’unica strada: la dannazione eterna della loro anima ma la salvezza terrena. Dovevano fuggire ma non in Spagna, ancora comandata dall’Inquisizione, ma in Francia, quello che si diceva della Francia aveva in sé qualcosa di blasfemo ma era quello di cui entrambi avevano bisogno in quella situazione.

<< Io … volevo venire da te, Pilar sta dormendo ma la badessa tornerà tra due giorni e non voglio … so di meritare la mia punizione per aver infranto i mie voti ma non riesco ad immaginare la mia vita senza di te, e se questo vuol dire che dovremmo fuggire così sia perché non permetterò a nessuna forza sulla terra di dividerci >> annunciò Eulalia, coraggiosa, angelica fanciulla pensò Carlos, era pronta d una vita infernale pur di stare con lui, non era degno di quell’amore, non lui che aveva trascorso tutta la vita obbedendo al disegno già tracciato per lui.

<< Dovremmo fuggire, non potrai più tornare a questa vita perché l’Inquisizione ci condannerà e il re dovrà ordinare la nostra morte. Davanti a noi, se deciderai di venire con me c’è una strada fatta di sofferenza, esilio e vergogna, se sei pronta a scegliere mi amor allora sappi che solo la morte mi porterà lontano da te >> dichiarò Carlos, quello era come un matrimonio, era il loro matrimonio.

<< Non ho paura di niente, solo di essere separata da te. Non ho mai rivelato il tuo nome, suor Maria Luisa voleva sapere chi fosse ma io non ho detto nulla >> gli confidò Eulalia prima di stringere la sua mano, avevano tanto di cui occuparsi pensò Carlos mentre l’aiutava a lasciare il convento.

La mattina successiva la fuga di Eulalia, poco prima di mezzogiorno Carlos ricevette la visita di suor Maria Luisa, la badessa aveva lasciato per la seconda volta il convento per poter conferire con lui. Come aveva temuto la donna era venuta a lamentarsi  di Eulalia, di come avrebbe portato il suo nobile luogo di preghiera verso la vergogna e se lui avesse delle idee, la fanciulla si confessava presso di voi padre, vi avrà più detto qualcosa, vi avrà rivelato il nome del padre del suo bastardo, ho ragione di credere che sia fuggita con lui e ho necessità di un nome lo interrogò. Carlos sapeva che era quello il momento di ammettere le proprie colpe, di autoaccusarsi di essere il padre del bambino ma non lo fece, se anche suor Maria Luisa avesse creduto alle sue parole non avrebbe pensato a nessuna punizione per lui, e Carlos sapeva bene di meritarla come e più di Eulalia.

<< Suor Maria de la Mercedes non mi ha mai parlato di un amante, o di essere stata sedotta, purtroppo reverenda madre io non so niente. Riconosco che il momento è grave e il peccato mortale ma bisognerebbe parlare con il vescovo e interrogare i familiari delle suore e delle ospiti, i giovanotti di oggi sono sfrontati e libertini, come dicono in Francia, Nazione dove l’eresia e la scostumatezza regnano sovrane >> aveva risposto e la badessa era stata d’accordo, lo aveva salutato ringraziandolo infinitamente, senza di voi padre saremmo perse aveva detto prima di lasciare la chiesa.

Eulalia aveva udito tutto, era rimasta nella sacrestia e aveva scritto una lettera ad Alexia, la sua unica amica meritava di sapere cosa le fosse accaduto, era sicura che avrebbe fortemente disapprovato e condannato le sue scelte ma meritava di essere messa al corrente; nella stanza di Carlos aveva trovato una mappa della Francia e l’aveva studiata, era l’unico luogo dove potevano andare, l’unico che li avrebbe sicuramente accolti.
Non fu facile fuggire, Eulalia sembrava ancora di più una bambina negli abiti che avevano trovato ed era impossibile evitare gli sguardi curiosi di coloro che viaggiavano assieme a loro sulle varie diligenze, era una fortuna che li scambiassero per marito e moglie e che nessuno facesse domande più la frontiera con la Francia si avvicinava, nessuno notava i capelli corti di Eulalia grazie al velo nero che la giovane indossava, sono in lutto a causa della morte del mio signor padre aveva spiegato ad una donna che le aveva chiesto spiegazioni, in quanto a lui era la prima volta in tanti anni in cui non indossava la sua tonaca da prete e si sentiva a disagio con quegli abiti borghesi.
Enrique Duncan nacque a Tarascon, pochi giorni dopo il loro arrivo in Francia. Carlos non aveva smesso di guardarsi le spalle attento ad ogni indizio che potesse cogliere su di loro, sembrava che in quel Paese non importasse a nessuno della loro identità ma restava comunque guardingo. Quando la levatrice gli mise tra le braccia suo figlio rimase senza parole mentre sentiva il cuore scoppiargli dalla felicità, non aveva mai osato sperare che una simile gioia potesse riguardare anche lui.

Eulalia aveva avuto timore di morire ma non per sé, la sua anima era destinata all’inferno dal primo momento in cui aveva incontrato Carlos, ma per lui e per il bambino, il solo pensiero di lasciare solo l’uomo che amava, che per lei aveva abbandonato una luminosa carriera, era devastante, saperlo crescere da solo il bambino era un pensiero a cui non voleva dedicare nemmeno un istante, fu lo stesso Carlos a battezzare il bambino, poteva ancora farlo essendo ancora un prete inoltre temeva che se si fosse rivolto al curato locale prima o poi tutta la loro vicenda sarebbe divenuta nota.

Deciso di chiamarlo Enrique, il primo nome su cui entrambi si trovarono concordi, avevano deciso di rimanere il più allungo possibile in quella città di cui ogni singolo sasso evocava il suo glorioso passato di roccaforte dell’antica contea di Provenza che rese quella terra bagnata dal sole e dal mare la prediletta dai poeti e dai trovatori e che mai i francesi del nord riuscirono a comprendere pienamente limitandosi a conquistarla.
Purtroppo fu proprio lì che ebbero la notizia, Carlos la udì quasi per caso, secondo l’oste della locanda dove alloggiava con Eulalia era scoppiato uno scandalo in Spagna, si diceva di un prete che aveva sedotto una suora, o era il contrario e che vistosi scoperti i due fossero fuggiti, dove non era importante perché l’Inquisizione spagnola, flagello degli ebrei e degli eretici, aveva deciso la scomunica solenne di lui dopo aver impiccato il prete in effige e lanciato la danantio memoriae per la suora, si mormorava che la badessa del convento avesse maledetto più volte i due giurando che se mai fossero tornati avrebbe ucciso personalmente quella suora che aveva dissacrato così l’abito sacro che indossava e strozzato con le sue mani il piccolo bastardo, perché sembrava che i due avessero avuto almeno un figlio.

Restare a Tarascon non era prudente, erano troppo vicini alla frontiera si dissero entrambi prima di preparare i pochi bagagli che avevano, conoscevano entrambi suor Maria Luisa e la sua furia, dovevano andare lontano da lei, per fortuna i capelli di Eulalia stavano ricrescendo, ora le arrivavano alle spalle e Carlos adorava passarvi le mani, dannati ma insieme anche nella punizione.

Quando furono a Bayonne, la città bagnata dalle acque del golfo di Biscaglia dove oltre cento anni fa il potente Luigi XIV aveva sposato la timida e sfortunata Infanta di Spagna, Carlos decise di chiederle se voleva sposarlo: sebbene il loro amore fosse sopravvissuto ad una prova che avrebbe schiacciato cuori più debole sentiva il bisogno di voler regolarizzare la loro unione davanti agli uomini, di fronte a Dio aveva sposato Eulalia in occasione del loro primo bacio, e soprattutto di garantire un futuro sereno a Enrique, quel bambino che dormiva placido tra le braccia di lei e che adorava giocare con i capelli ora ricresciuti di Eulalia.
Il prete non sollevò alcuna obiezione, semplicemente li osservò sospettoso per tutta la durata della cerimonia mentre Enrique era il loro unico testimone, erano coscienti che non sarebbero più potuti tornare in Spagna e che la vita da lì in poi sarebbe dovuta rimanere segreta ma sapevano che l’altro non l’avrebbe abbandonato, quei voti nuziali erano molto più sacri e inviolabili dei sacri voti che avevano pronunciato in un tempo che appariva lontano e vuoto.

<< Rovinata, condannata, dannata, non mi interessa finché tu sarai al mio fianco, io ti amo dal nostro primo incontro, prima ancora di sapere cosa fosse l’amore io amavo te, Carlos Duncan, non credo nell’amore senza di te, non credo nella vita sen non con te al mio fianco, senza di te io oggi sarei una donna monacata senza una vera vocazione perché prima di conoscerti io non avevo idea che ci fosse così tanto nel mondo >> dichiarò Eulalia quella sera nell’intimità della stanza della locanda di Bayonne dove alloggiavano, i capelli biondi sciolti sulle spalle e la camicia bianca la faceva assomigliare ad una vergine.

<< Tu hai cambiato la mia vita, mi hai mostrato che anch’io potevo scegliere e io ho scelto te, ho scelto una vita accanto a te e a nostro figlio, ho deciso di mandare all’aria quello che gli altri avrebbero voluto per me perché un istante assieme a te è ai miei occhi più importante dell’eternità, senza di te sarei ancora un’ombra che si agita nel mondo, un debole succube delle decisioni altrui. Tu mi hai reso un uomo, tu mi rendi felice ogni giorno e non passa giorno senza che io benedica il giorno in cui accettai l’incarico di confessore perché è così che le nostre strade si sono incontrato. Io ti amo Eulalia Valdes e ti amerò finché avrò vita >> replicò Carlos prima di stringerla a sé, avevano già avuto una loro prima notte di nozze eppure si sentiva nervoso come allora, quando quella sera d’estate Eulalia per la prima volta gli aveva offerto sé stessa.

Rimasero a Bayonne un’altra settimana, poi deciso di trasferirsi più a nord e cominciare a provare a condurre una vita normale. Eulalia parlava solamente poche parole di francese preferendo spagnolo e catalano, motivo per cui le prime parole di Enrique furono un misto di entrambe le lingue, mentre suo marito riusciva a farsi capire in quella lingua così simile e così differente dalla sua. Furono fortunati a Brouage era disponibile il posto di bibliotecario e quando scesero dalla diligenza a Eulalia sembrò di aver trovato un angolo di paradiso, lì nessuno li avrebbe trovati pensò mentre stringeva a sé suo figlio, nessuno avrebbe mai potuto sospettare la verità su di loro.

Si impose di uscire il meno possibile, mentre anche suo marito conduceva una vita ritirata, nemmeno il suo stesso figlio doveva sapere la verità su come si fossero conosciuti e amati, in Francia la loro storia avrebbe suscitato appena delle risate e qualche sguardo di disapprovazione ma in Spagna … in Spagna li attendeva il cappio o peggio ancora la garrotta, per questo quando cominciarono ad arrivare quelle notizie da Parigi sia lei che Carlos ne furono segretamente felici.

Enrique a sette anni era un bel bambino dai capelli castani e dallo sguardo curioso che aveva imparato quando non fare domande pertanto quando Carlos li avvisò che avrebbero dovuto alloggiare uno dei dragoni che si trovavano nella regione occupati contro gli chouans rimase in silenzio, a lei non piaceva quello che stava accadendo nelle ultime settimane e Carlos lo trovava addirittura blasfemo ma sapeva che non bisognava parlarne, la loro presenza era tollerata ma erano ben coscienti che gran parte dei cittadini si faceva domande su di loro, da dove venissero e cosa li avesse portati lì.

Le lettere di Alexia erano scarse, due o tre all’anno, ma le erano utili, colei che un tempo era stata la sua migliore amica era riuscita a capire le sue azioni ma non ad accettarle ed Eulalia la comprendeva, Alexia era sposata nonostante avesse ardentemente desiderato prendere i voti mentre lei era stata una suora ma aveva dissacrato e calpestato i suoi voti per amore di Carlos e non riusciva a pentirsene, non quando stringeva a sé suo figlio o quando la notte lei e Carlos si amavano, suo marito sapeva farla sentire protetta, amata desiderata e lei non chiedeva altro.

Quando udirono bussare alla porta si sistemò meglio l’abito, sebbene approvasse l’arrivo dei dragoni avrebbe preferito non ospitare nessuno ma il sindaco era stato categorico o così o si poteva essere accusati di essere partigiani degli chouans e dell’esercito realista, sebbene fosse profondamente credente Eulalia non credeva in quei sistemi e Carlos cercava di non pensarci, non dopo aver lanciato la tonaca alle ortiche e aver contratto matrimonio.

<< Cittadino Duncan, cittadina, vi presento il maggiore Jean Antoine Ducatel, cittadino Ducatel, vi presento i coniugi Duncan dove alloggerete >> si limitò a dire il sindaco prima di uscire, non solo dovevano ospitare un soldato pensò Carlos ma era un moro, il discendente di qualche schiavo delle colonie che aveva fatto carriera grazie alle diserzioni del generali, il mondo si stava capovolgendo ma almeno lui ed Eulalia erano ancora insieme e così sarebbe stato per sempre.




Ringrazio alessandroago_94 ed Herm93 per averla messa tra le seguite, Arya Ard per averla messa tra le preferite e ringrazio doppiamente alessandroago_94 per aver recensito, entro gennaio dovrei cominciare la seconda parte della storia originale ossia Il Giglio Nero - L'avvento dell'Aquila.
Come sempre mi trovate sulla mia pagina facebook Diana924(EFP) e sul mio profilo ask diana9241

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