Family [IN REVISIONE]

di PrincessintheNorth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Belle ***
Capitolo 2: *** Dreaming about past, pt.1 ***
Capitolo 3: *** Leaving ***
Capitolo 4: *** About Cries ***
Capitolo 5: *** Arya Drottning ***
Capitolo 6: *** Nasuada, Cold as Ice ***
Capitolo 7: *** Past won't stop haunting me ***
Capitolo 8: *** Mother ***
Capitolo 9: *** Morzan ***
Capitolo 10: *** Rapita ***
Capitolo 11: *** Verità nascoste ***
Capitolo 12: *** Sogni e Rivelazioni ***
Capitolo 13: *** Anime Perdute ***
Capitolo 14: *** Life and Death ***
Capitolo 15: *** Piccole ribellioni nascoste ***
Capitolo 16: *** Farewell, my love ***
Capitolo 17: *** Liti e rimpianti ***
Capitolo 18: *** Loneliness ***
Capitolo 19: *** Guerra ***
Capitolo 20: *** Di Lady Dieta, Lady Fuoco e Sangue e inaspettati aiuti ***
Capitolo 21: *** Divinazione ***
Capitolo 22: *** La Rivolta degli Schiavi ***
Capitolo 23: *** Happy Birthday ***
Capitolo 24: *** Tempo & Speranza ***
Capitolo 25: *** Pain ***
Capitolo 26: *** Amore ed Odio ***
Capitolo 27: *** Psychopath ***
Capitolo 28: *** Life and Freedom ***
Capitolo 29: *** Welcome in our family, Killian. ***
Capitolo 30: *** I was trying to leave, part 1 ***
Capitolo 31: *** You're the strongest man I've ever met ***
Capitolo 32: *** Let's go home. ***
Capitolo 33: *** He is back. ***
Capitolo 34: *** She is pregnant. ***
Capitolo 35: *** Rose d'argento ***
Capitolo 36: *** Matrimonio ***
Capitolo 37: *** Grazie, Katherine. ***
Capitolo 38: *** Rapiti ***
Capitolo 39: *** Ce li riprenderemo con fuoco e sangue. ***
Capitolo 40: *** You owe me a kiss, Dragon Rider. ***
Capitolo 41: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Belle ***


NOTA PER I  LETTORI: alcune parti della storia sono state modificate. 
Mi sono infatti accorta che il nome del drago di Morzan era già stato usato da un'autrice su fanfiction.net, prima di me. Non avevo la minima intenzione di compiere plagi, molto probabilmente il nome mi era rimasto in mente ed è saltato fuori quando dovevo trovare un nome al drago. Non me ne sono resa conto. Perciò l'ho cambiato in "Dracarys": in questa storia ho altresì preso spunto, come avrete modo di notare proseguendo, anche dalla serie tv Game of Thrones per alcune scene e il nome del drago (la "parola magica" che Daenerys usa per far sputare fuoco ai suoi draghi). 
Detto questo, buona lettura!





 

TRE ANNI DOPO

 

MURTAGH

 

 

Fu un pianto a svegliarmi. 

Un “ueeee” acutissimo, che mi trapanò i timpani e mi fece emettere un lamento. 

Mi alzai dal letto e andai verso la culla, dove la mia piccola Belle frignava. 

- Che succede? – mormorò Katherine, mia moglie. 
- Niente. Anzi, mi sa che ha fame. – sospirai portandole la piccola peste, che subito venne accontentata. 

Appena finita la poppata (la quarta, in tre ore, quella notte), rimase accoccolata tra le braccia della sua mamma, tirandole i capelli e ben consapevole di ciò che faceva. 

Ma non potevamo fargliene una colpa, in fondo era in famiglia solo da una settimana. 

Una bellissima, perfetta e pestifera neonata. 

Quando vedemmo che i suoi occhietti tendevano a chiudersi, Katherine la appoggiò delicatamente sul materasso in mezzo a noi. 

- È bellissima. – mormorò sfiorandole il viso. 
- Proprio come la sua mamma. – mi sporsi a baciarla, e lei ridacchiò, scuotendo la testa. 
- Ruffiano. – sussurrò. 
- Però funziona sempre, o sbaglio? 
- Smettila! C’è la piccola! 
- E allora? 

Sospirò, reprimendo un sorriso divertito e assumendo un’espressione scocciata. – E allora. – precisò. – Non voglio che, a soli sette giorni e sei ore di vita senta suo padre dire certe cose. 

- Ma se non sa nemmeno chi siamo! 
- Oh, sta certo che lo sa. Io sono quella che le dà da mangiare e tu quello che la prende in braccio quando ha le coliche. – disse sicura. 
- Wow. – commentai, fingendomi offeso. – Ci sentiamo un po’ troppo egocentrici, Katherine? Tu le dai la vita e io … io le curo il mal di pancia. Bel ruolo importante. 

E ovviamente, come sempre quando facevo quel tono di voce, la feci ridere, e stavolta dovette ridere a bassa voce, o avrebbe svegliato Belle. 

- Sai cosa penso? 
- No. – ridacchiò.
- Che se mettessimo la peste nel suo letto, cosa che dovremmo fare altrimenti tra qualche anno ci ritroveremo con una bambina straviziata, potremmo dedicarci ad altre attività. – le spiegai, facendo ben intendere quali fossero queste “altre attività”. 

Katherine inarcò il sopracciglio sinistro, scettica. – Ad una settimana dal parto. Si vede proprio che sei un uomo. 

- Che occhio, amore. 
- Smettila. Sai cosa intendo. 
- Si. – sospirai. 
- E poi Belle stanca, fisicamente. E anche mentalmente, e ... 

Starei cercando di dormire, sibilò Castigo, irritato. Ma i tuoi pensieri riguardanti tua moglie nuda mi impediscono di farlo. 

Si, però stai calmo, sbuffai. 

E tu raffredda i bollenti spiriti. 

Detto questo, troncò la conversazione. 

Io e Katherine ci fissammo un attimo negli occhi, perché sia Castigo che Antares, la sua dragonessa, avevano rivolto le loro rimostranze ad entrambi, e poi scoppiammo a ridere. 

Svegliando la nostra piccola Belle. 

 

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Capitolo 2
*** Dreaming about past, pt.1 ***


Mi risvegliai con un forte mal di testa.
E non sapevo nemmeno dov’ero.
- Ehi, tu! Sta giu. – mi intimò una voce femminile, eppure piena d’autorità.
- Chi sei? Dove sono?
- Tu e il tuo drago siete entrati nel nostro regno. Tu hai pensato bene, vedendo la neve, di buttarti giu da quasi cento metri d’altezza, il che la dice lunga sulla tua intelligenza, no? E ti abbiamo portato qui, per curarti.
- Non importa, posso fare da solo.
- Ti ho detto di stare giu. – ripeté e poi la donna a cui apparteneva la voce entrò nella mia visuale.
Non era una donna.
Era una ragazza, di circa sedici anni. Bellissima.
- Chi … chi sei …
- Katherine, figlia di re Derek, del Regno del Nord. Tu sei il famigerato Cavaliere Rosso, vero?
- Si …
Si sedette sul materasso morbido sul quale ero disteso e iniziò a tamponarmi la fronte con un panno bagnato.
- Che ci facevi nelle terre di mio padre? – chiese ridacchiando.
- Sono affari miei.
- Non direi, dato che ti sei buttato giu da Castigo allegramente, per poi finire nella neve con un atterraggio ben poco morbido e rompendoti il naso.
- Mi sono rotto il naso?!
- Mmh. E non hai ancora risposto alla mia domanda.
- Forse non voglio farlo.
- Va bene,allora non ti aggiusterò il naso. È un peccato, saresti stato un bell’uomo con un naso a posto. – ghignò e usci’ dalla stanza.
- KATHERINE!!! – urlai arrabbiatissimo.
Si fermò allo stipite della porta, voltandosi verso di me con un sorriso di vittoria.
- Ho davvero il naso rotto?!
- Mmh-mmh. Non senti come parli?
Sbuffai. – Va bene. Curami.
- Prima dimmi che ci facevi fuori da Uru’Baen. Da quello che so, sei il Cavaliere di Galbatorix.
- È morto. – sorrisi al pensiero. – è morto e io me ne sono andato. Non sapevo che queste fossero le terre di tuo padre. Veramente, non sapevo nemmeno dell’esistenza di queste terre.

Mi squadrò con attenzione, ma poi scrollò le spalle e tornò accanto a me, a tamponarmi la fronte con il panno per abbassare la febbre.
- Perché te ne sei andato? È cosi brutta quella città?
- Non era solo per la città.
- Una donna? – chiese, indovinando in parte.
- Solo in parte. Dopo la morte del re, ero mal visto da tutti. Volevo trovare un posto dove nessuno mi conoscesse, per rifarmi una vita.
Annuì. – Si può sapere chi è questa ragazza?
- No. – brontolai.
- La ami, però.
- Non ... non lo so.
Questa volta non insistette.
- Il tuo drago è molto simpatico.
- Ha … ti ha parlato?!
- Si. Ha detto che gli stavo simpatica e se potevo fargli i grattini.
Rimasi sbalordito. – Castigo non solo ti ha parlato, ma non ti ha minacciata di incenerirti, e ti ha chiesto coccole e fatto complimenti?!
“Trovi strano che una ragazza possa essere simpatica?”, rise Castigo. “Perché Katherine è molto simpatica. Ed è bella, bellissima, piu bella di Nasuada, e piu coraggiosa, intraprendente, e autoritaria, e dolce e …”
“Stai cercando di trovarmi una moglie?!”
“Una compagna adatta.”
“NON NE HO BISOGNO! GRAZIE!!!”
“E invece si. Credi che Nasuada ti aspetterà?!”, mi criticò, ma capii che la nostra conversazione era aperta anche a Katherine quando lei trasalì.
- Mi dispiace, non volevo che sentissi. – mi scusai.
- Sei fidanzato con la regina?
- Non è la tua regina, no?
- No. Ma lo saprai … niente, non importa. – disse in fretta e furia e usci’ di corsa dalla stanza, ignorando il fatto che la chiamassi.  
 
 
 
 

 
 
 
 
 
I giorni passarono lenti senza di lei. Al suo posto era venuta una ragazza insipida e che si limitava a fare male il suo lavoro.
Continuavo a scervellarmi e a ripetere ogni singola parola che le avessi detto, ricordando tutte le espressioni comparse sul suo viso, cercando di capire se l’avessi ferita o offesa in alcun modo.

- Signore, il mio signore Derek richiede la vostra presenza. – disse la cameriera insipida.
Derek
 … il padre di Katherine. Quindi molto probabilmente lei ci sarebbe stata.
- Portami dei vestiti, per favore. – dissi in fretta, ma quella sembrò non aver capito.
- Mi … mi scusi?!
- Dei vestiti! Cosa faccio, vado da Derek con le palle al vento? – sbottai.
Dov’era Katherine?! La bellissima, intelligente, pragmatica Katherine.  

- Subito, subito, mi scusi, signore!
Tornò poco dopo con un paio di pantaloni neri, una maglia rossa, un mantello nero e degli stivali.
- Grazie. – sbuffai vestendomi, poi presi Zar’roc, con relativo cinturone e me la assicurai al fianco.
Quello risollevò un po’ il mio umore: il suo peso familiare mi faceva sentire piu al sicuro.

La cameriera mi guidò fino ad una sala del trono che sarà stata un quarto di quella di Galbatorix, ma era decisamente piu bella. Le tende rosse erano state tirate per far entrare la luce del sole.
Su un lato della sala c’erano decine di statue di marmo  raffiguranti dei re, tutti dai tratti nobili e fieri, mentre dall’altro, di fronte ad ogni re, c’era la sua regina.

Un tappeto rosso, orlato d’oro, correva dall’ingresso fino al trono, dove c’era un uomo di circa quarant’anni, con un mantello di pelliccia grigio. 
Alla sua destra, Katherine, piu bella del solito. Indossava un abito rosso scuro, quasi color ruggine, ed un mantello di pelliccia grigia come quello del padre, ma bordato di pelo bianco.

- Benvenuto, Murtagh figlio di Morzan. – disse il re, Derek, con tono accogliente. – Non sappiamo se tu intenda rimanere o proseguire per la tua strada, e sei libero di fare ciò che meglio credi.
In ogni caso, troverai sempre accoglienza, qui al Nord.


A quelle parole, rimasi sconvolto.
Sapevano chi ero, sapevano chi era mio padre, e mi offrivano accoglienza?

- Perché? – mi venne spontaneo chiedere.
Il re sollevò un sopracciglio, stranito. – Perché cosa?
- Sono il figlio di Morzan. Sapete chi sono, quindi saprete … saprete cos’ho fatto. – dissi. – Perché offrite accoglienza ad un criminale?
A questo punto il re fece un sorriso.
- Prima di tutto non sei un criminale. A quanto ci risulta non agivi di tua spontanea volontà.
E poi perché un figlio non sceglie il padre. Non abbiamo il diritto, come non ce l’ha nessuno, di giudicare una persona in virtù delle azioni commesse dai genitori.

Non mi sembrava vero.
Dovevo stare sognando, perché davanti a me vedevo persone che in me vedevano semplicemente Murtagh, senza esprimere giudizi viziati dalla triste fama di mio padre.

- Hai del tempo per decidere se restare o no. Quanto te ne serve. – disse il re, e a mio giudizio Derek era un re degno del suo titolo. – Non dovrai pagare.
- Vi … vi ringrazio, sire. – riuscii solo a mormorare.
- Figurati. Mi sembrò che si rendesse conto di qualcosa solo in quel momento, e in un attimo si voltò verso la figlia.
- Ma te non dovevi andare con Antares?
Sul viso di Katherine crebbe la stessa espressione del padre, identica.
- È vero! – strillo’ e corse fuori velocissima.
- Antares?
- La sua dragonessa. – replicò il re come se fosse ovvio.

Nel sentire la parola “dragonessa”, rimasi scioccato.
Evidentemente il re capì il mio stupore, perché mi spiegò. – I draghi non si sono estinti. Durante la guerra dei Rinnegati, i Cavalieri nascosero qui parte delle uova, e altre nella Rocca di Kuthian. Una di esse si è schiusa per Katherine circa sei mesi fa.

Pochi istanti dopo, dalle vetrate potei ammirare una splendida dragonessa blu mare, con una squama bianca sul muso, librarsi in volo, con Katherine, splendida e fiera, sulla groppa. 











Buonsalve, gente! 
Questo capitolo é diviso in due parti, presto arriverà la seconda parte del sogno/flashback di Murtagh, poi la storia "vera" prenderà piede  :)

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Capitolo 3
*** Leaving ***


Decisi di restare.
Decisi che Derek era un re giusto, per cui mi misi implicitamente al suo servizio.
Non approvavo la scelta di Eragon di diventare vassallo di mille e una razze, quindi non avevo formalizzato nessun accordo, ma tra di noi c’era piu che altro un accordo tacito di mutua assistenza.
Passo' un anno, nel quale strinsi amicizia con Katherine e giunsi ad ammettere di esserne innamorato. 
Arrivo' la sua festa di compleanno, compiva diciassette anni, eppure non fece nulla di eclatante: fu solo una cena di corte in suo onore. 
Indossava un abito blu scuro, che donava moltissimo alla sua carnagione chiara, semplice e pulito, come lei, e un diadema di diamanti sui capelli castani. 
Era bellissima. 
Fu dopo la cena che riuscii a prenderla in disparte, con la scusa di darle il mio regalo. Cosa parzialmente vera. 
Giungemmo fino ad un tempio di colonne, dedicato a tutti gli dei. 
- Che c'é? - sorrise, con dolcezza. - Mi hai fatto fare tutta questa strada per un regalo? Che peraltro scommetto che non hai. - mi stuzzico'. 
- Prima di tutto, il regalo ce l'ho. - precisai tirando fuori dalla tasca una scatola di legno intagliata e dandole una rosa. - E secondo ... beh, potevo dartelo benissimo a palazzo. La verità é che c'é una cosa che dovrei dirti, ma non sapevo come dirtela. Quindi ti ho fatto fare tutta questa strada perché speravo che mi sarebbe venuto in mente un modo intelligente per dirti la cosa. 
- E ti é venuto in mente? 
- No. - ammisi. 
Sorrise e scosse lentamente la testa. - Prova a dirlo comunque, dato che mi sembra tu abbia una certa urgenza. 
- Non ho la minima idea di come dirtelo ... 
- Tu prova! - insistette. 
Sospirai, maledicendomi mentalmente per quello che stavo per fare, perché lei avrebbe interpretato in tutt'altro senso e sarei stato sbattuto fuori a calci. 
Le presi il viso tra le mani e la baciai, cercando di esprimere in quel semplice contatto tutto l'amore, l'ammirazione, l'affetto e il desiderio che provavo per lei. 
Dopo qualche attimo di esitazione, la sentii ricambiare, iniziando ad accarezzarmi i capelli. 
E capii che aveva capito, e che mi ricambiava. 

 
 
Passarono sei mesi, e la mia vita nel Nord era perfetta. Avevo Katherine e il suo amore, la fiducia di tutti e finalmente avevo trovato un posto dove mi sentivo accettato.
Fu cosi che presi la decisione.
Dopo la cena, portai Katie a fare una passeggiata, fino ad arrivare al tempio colonnato, in onore degli dei.
- Ti ricordi cos’è successo qui? – le chiesi.
- Beh, sono successe molte cose. – commentò.
- La piu recente? Arrossì lievemente.
– Mi hai detto di amarmi …

- Vorrei dirti qualcos’altro. – le confessai. – Anzi, chiederti.
- Chiedermi? Ma che diavolo stai …
Perse la voce nel momento in cui mi inginocchiai di fronte a lei, porgendole un anello di diamanti.
arrossi' lievemente. - Almeno sai cosa dire? - sussurro', ricordando la prima volta che l'avevo portata li. 
- Assolutamente no, amore. - scossi la testa. - Probabilmente avrei dovuto preparare un discorso, ma non l'ho fatto. Quindi ...
Vuoi sposarmi?
Passarono cinque secondi, nei quali temetti il no.
Poi sentii le sue labbra sulle mie.
- Certo, idiota di un Cavaliere. – rise felicissima, cosi la strinsi a me, baciandola finché entrambi non avemmo piu fiato.  
 
 
Sei mesi dopo, ci sposammo.
E il mese successivo, fu Katherine a trascinarmi al tempio, che aveva visto la nascita del nostro amore e il suo consolidamento nel matrimonio.
Quindi doveva essere qualcosa di importante.
Era bellissima, aveva le guance rosse ed era felicissima ed emozionata.
- Amore, che c’è?
Fece un sorriso bellissimo. – Devo dirti una cosa e non so come dirtela. 
- Questo puo' essere un problema. - ridacchiai. 
- Non credo proprio. - sorrise. 
- Prova a dirla.
Sembro' mettersi li a riflettere, ma in realtà sapevo che lo faceva solo per aumentare l'attesa e farmi rodere dalla curiosità. 
- C'é che siamo in tre, qui. 
Mi voltai per vedere se ci fosse qualcun altro, ma non c'era nessuno. E quando rividi il viso di Katherine, illuminato dalla felicità, capii. 

Ebbi giusto il tempo di elaborare la notizia, prima che la gioia pervadesse anche me.
- Un bambino? – ripetei incredulo, stringendola a me e appoggiando una mano sulla pancia, ancora piatta.
Annuì, iniziando a piangere dalla felicità, e non potei far altro che baciarla e stringerla.



- Buongiorno, Principessa Katherine! Buongiorno, Principe Murtagh!
La voce della domestica e la relativa apertura delle tende furono un trauma tanto per me quanto per lei.
- Sheryl … - si lamentò Katherine, rannicchiandosi di piu tra le mie braccia e spostando il viso contro la mia spalla, nel tentativo di ripararsi dalla luce. – Chiudi … ti prego …
- Non posso, Altezza, vostro padre il re mi ha detto di svegliarvi a quest’ora. – rispose Sheryl contrita, per poi uscire.
Mi bastò un incantesimo per riaccostare le tende, ma non del tutto, perché comunque era mattina e, prima o poi, ci saremmo dovuti alzare.
Le accarezzai i capelli e mormorai un “buongiorno” ben poco credibile, perché se il buongiorno si vede dal mattino …
Dei versetti provenienti dalla culla ci annunciarono che la piccola si era svegliata, e aveva molta piu voglia di alzarsi di noi.
E non aver voglia di alzarsi a diciannove e ventitré anni …
Questa volta si alzò Katie, raggiungendo la culla di Belle con un sorriso e prendendola tra le braccia, iniziando a cullarla dolcemente.
- Cosa c’è, amore? Hai fame? Si, che hai fame. Adesso ci pensa la mamma. – le sorrise, andando verso la poltrona dove si sedeva per allattarla.
Diedi un bacio sulla fronte alle mie principesse, poi andai a vestirmi e a darmi una lavata al viso.
Cosa c’è da fare oggi?, chiese Castigo mentre si stiracchiava.
Non ne ho idea. Penso il solito giro di perlustrazione. Ti porti Antares?
Si, ma perché Katherine non viene mai?!, brontolò. Quando Belle era dentro la pancia, lei veniva sempre a fare le perlustrazioni. E ora no. Se ne sta sempre per terra.
Forse perché Belle è nata e ha bisogno di sua madre?, commentai.
Viene anche Belle a volare!
Spero tu stia scherzando. Ha una settimana, è piccolissima, si ammalerebbe.
Ti fai troppi problemi.
Senti. Belle è una bambina umana, non un cucciolo di drago. Ti è chiara la differenza?, sbuffai.
Okay, okay! Dico solo che tua moglie è molto piu simpatica di te.
Ti voglio bene anche io.
Quando tornai dalle ragazze, vidi che Belle aveva finito di mangiare, lasciando la sua mamma libera di vestirsi e sistemarsi.
Si era messa un abito blu molto semplice, i lunghi capelli castano chiaro lasciati liberi sulle spalle.
- Che hai da fare oggi? – chiese mentre metteva una tutina rosa alla piccola.
- Penso la perlustrazione. – le risposi. – Tu?
- Figlia, giro con figlia, figlia …
- Tutto con figlia! – ridacchiai abbracciandola, mentre lei ricambiava la stretta.
- Ti ho già detto di stare attento, oggi? – mormorò.
- No.
Sorrise e si alzò in punta di piedi per baciarmi. – Allora sta attento.
- Garantito.
Ridacchiò. – Attento a non fare come l’ultima volta.
- Perché, che è successo l’ultima volta?
- Appunto. – replicò furba. – Sei caduto da Castigo e non te lo ricordi perché hai battuto la testa, non che ci voglia un trauma cranico per renderti piu scemo …
- Ehi! Allora, donna. – iniziai a dirle, facendo il tono da marito psicotico, sapendo che la faceva ridere. – Non osare mai piu dare dello scemo a tuo marito o non ti farò piu vedere tua figlia e ti metterò a pulirmi gli stivali!
E infatti scoppiò a ridere, tanto da tenersi la pancia e diventare blu.
E la sua risata mi contagiò, tanto che anche io per un po’ persi il respiro.
- Okay. – sorrise, spingendomi. – Va, prima che mio padre ti ammazzi.
- Ci vediamo dopo. – la salutai baciandola.
- A dopo! 
 
Non feci in tempo a raggiungere Castigo che un ragazzo mi corse incontro, ansimando.
- Cavaliere, Principe, signore, il re vuole vedervi!
- Ehi, rilassati. Mi basta Murtagh. – lo rassicurai, vedendo che era spaventato dall’idea di offendermi. Avrà avuto si e no dodici anni.
- Sissignore!Corse via e mi avviai verso la sala del trono.
Derek aveva un’espressione seria, ma disse soltanto. – è tuo fratello, con lo specchio incantato.
Annuii in fretta e andai nella sala dove c’era lo specchio, dove infatti c’era l’immagine di Eragon.
- Eragon? – fissai il volto di mio fratello nello specchio incantato. Era contratto dall’ansia e dal dubbio.
- Ciao. – mormorò.
- Che succede? – chiesi insospettito. Sentii Belle, in lontananza, piangere, ma di sicuro ci stava già pensando Katherine.
- È … è successa una cosa … che ti riguarda molto. Molto. – enfatizzò. – Devi tornare immediatamente.
- Non posso. – risposi. – Belle è troppo piccola per volare e Katherine ha bisogno di una mano.
- Potete portarla a cavallo, o in carrozza, o … senti, non lo so! – esclamò ansioso. – C’è questo problema, e non possiamo prendere una decisione senza di te, anche perché il problema richiede di parlare con te e la regina ha deciso di rispettare il suo diritto.
- E chi è il problema?
- È … si, Arya, arrivo! Scusa. – mormorò e interruppe la connessione.
Sospirai e mi passai una mano tra i capelli.
Proprio quando tutto stava andando per il meglio, il passato tornava a bussare alla mia porta.
Subito andai negli appartamenti miei e di Katherine, dove la trovai intenta a cullare la piccola.
- Ehi! – mi salutò. – Già finita la perlustrazione?
- Mi ha chiamato Eragon. – mormorai. – Devo andare a Ilirea.
- Cosa? – sussurrò stranita.
- Evidentemente c’è un problema che non si può risolvere senza di me. – sbuffai.
- Ma … Belle è troppo piccola, non puoi …
- Viene anche Belle.
- Non può volare, Murtagh, è troppo piccola!
- Non per andare a cavallo.
Annuì in fretta, capendo che era abbastanza ragionevole, per quanto quella situazione fosse irragionevole.
- Va bene. – mormorò.La raggiunsi e la strinsi, mentre si appoggiava al mio petto.
- Vedrai che andrà tutto bene. – la rassicurai. – Torneremo a casa presto.
- Quanto dura il viaggio?
- Beh, con Castigo ci avevo messo circa un mesetto …
- Un mese?
- A cavallo, direi un mese e una settimana, considerando anche Belle e se il tempo è bello …
Sospirò e annuì.








Sono tornata! 

Il prossimo capitolo sarà un POV Katherine :)

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Capitolo 4
*** About Cries ***


KATHERINE
 
 
Partimmo la mattina dopo, con quindici uomini scelti da mio padre tra i migliori guerrieri del regno.

- Come vedete, Principessa, la strada è questa. – mi disse Kevan, indicandomi la strada. – Ci dovremmo mettere circa tre settimane andando spediti.
- Ma Murtagh ha detto che ci avremmo messo piu di un mese. – obiettai. – Hai considerato Belle, che avrà bisogno di fermarsi spesso?
- Certo.
- E il tempo?
- I maghi dicono che farà bello, Altezza, d’altronde è estate. – sorrise.
- Kevan, ti ho già detto di non chiamarmi Altezza. Se mia madre mi avesse chiamata Altezza allora si, ma se mi chiamo Katherine chiamami cosi, no?

In lontananza sentii Belle, che avevo lasciato con il suo papà, iniziare a piangere.
Pianto numero cinque.
Fame.

- Scusate. – mi congedai. – Faccio venire subito mio marito a sostituirmi.
- Certamente, Principessa.
Corsi a perdifiato fino ad arrivare alla piccola tenda che ci ospitava, d’altra parte non è che avessimo bisogno di un tendone da circo, e Belle non aveva smesso di piangere.
- No, dai, Belle, smettila … - sentii Murtagh mormorare, cercando di calmarla. – Cosa c’è? È tutta la mattina, anzi, tutta la settimana, da quando sei nata, che piangi per tutto, perché devi piangere sempre, non me lo puoi dire, quello di cui hai bisogno?
- Per ora comunica cosi. – ridacchiai vedendolo tanto disperato. Il Cavaliere Rosso, eroe delle Pianure Ardenti, Primo Consigliere del vecchio Re Folle, Primogenito di Morzan il Terribile, che si disperava alle prese con la sua bimba. – E devi capire ciò che dice.
- Beh, io non parlo il Bellese momentaneo! – protestò consegnandomi la piccola e passandosi una mano fra i capelli.
- Questo è il Pianto Numero Cinque. Vuol dire che ha fame. – gli suggerii, e sembrò illuminarsi.
- SO COSA DICE MIA FIGLIA! – esultò allegro. – Parlo il Bellese!
- No. Non sai ancora cosa vogliano dire il Pianto Numero Uno, Due, Tre e Quattro. Oh, e ora sta sviluppando il Sei.
- E ovviamente la Principessa Katherine non condividerà i suoi arcani segreti con un povero Cavaliere disperato. – ridacchiò.
- Quando farà il pianto, ti dirò che numero é.
Iniziai ad allattare la piccola, che smise di piangere e iniziò a succhiare allegramente.
- Intanto non puoi dirmi a cosa si riferiscono? Cosi sono già preparato.
- Uno: sonno. Due: si è svegliata. Tre: Pannolino. Quattro: mal di pancia. Cinque: fame. – gli spiegai in fretta. – Piange in modo leggermente diverso in ognuna di queste situazioni.
- Ah. – commentò scuotendo la testa. – E quello nuovo, il Sei?
- Pretende i genitori. Vuole stare con mamma e papà.
Fece un sorriso. – Mi sa che il Sei è il mio pianto preferito.
- E adesso vai, che ti aspettano. – sospirai ridendo.
- Dove?
- Alla tenda, per decidere il percorso e come razionare il cibo.
- Okay. Ci vediamo dopo. – sorrise dandomi un veloce bacio e uscendo dalla tenda, con la spada al fianco.
Da quando eravamo partiti, era un miracolo se si ricordava di toglierla prima di venire a dormire.
Aveva un attaccamento morboso nei confronti di quella lama.
Dopo circa dieci minuti, Belle decise che era sazia, cosi le feci fare il ruttino e, una mezz’oretta dopo, si addormentò, pacifica e serena.
Oltre che bellissima.  
 
 

- Amore? – sentii Murtagh mormorare sfiorandomi i capelli.
- Che diavolo vuoi, rompiballe?!
Lo sentii ridacchiare. – Buongiorno anche a voi, Principessa Finezza. Non hai idea di quanto mi piaccia vederti dormire piu di mezz’ora, ma dobbiamo partire. – mi lasciò un lieve bacio sulla tempia e mi tirai su, sbadigliando.
- Belle?
- Dorme ancora, l’ho già preparata io. Manchi solo tu.
Annuii in fretta. – Arrivo.
Fece un sorriso e appoggiò la mano sul mio fianco, e sussultai nel sentire una scossa di energia attraversarmi.

- Pensavo ti servisse un aiutino. – ghignò e usci’ dalla tenda.
Sempre con quella spada attaccata alla cintura.
Non ero andata a chiedergli il perché dell’attaccamento a quell’arma, l’unica volta che l’avevo nominata il suo viso si era oscurato, segno di un dolore che lo tormentava ancora oggi e del quale faticava molto a parlare, quindi avevo preferito non forzarlo.
In meno di dieci minuti mi preparai, poi presi la fascia con la quale mi legavo Belle al petto senza avere il bisogno di tenerla, e andai verso Snow, il mio cavallo.

- Finalmente. – sorrise la mamma, già pronta.
Aveva deciso di accompagnarci, sia perché dopo il parto non ero ancora al top della mia forma a causa della lieve sepsi avvenuta, sia perché si era innamorata della sua nipotina.
- Dammi Belle! – pretese. – Oggi la voglio tenere io.
Sapendo che era meglio non contraddire la regina Miranda in merito a Belle, le consegnai la piccola, poi salii su Snow, raggiungendo Murtagh all’inizio della fila.
- Ci hai messo un po’. – ridacchiò.
- Sono una ragazza, ci metto il tempo necessario. – feci finta di essere una di quelle cortigiane con la puzza sotto il naso tanto comuni al Sud, o Ilirea, o Uru’Baen, che dirsi voglia.
Rise e scosse la testa. – Sembri la Contessa Amelia. Fatta e finita.
- Chi? – replicai incuriosita.
- Contessa Amelia di Ceunon, figlia del vecchio governatore. L’ho incontrata qualche volta, una ragazza brutta come la fame e che se la tirava in una maniera assurda. – ridacchiò al ricordo.
- Coerente fino alla fine, immagino. – commentai ironica.
Partimmo, e solo in quel momento sembrò accorgersi dell’assenza di Belle.
- Dov’è Belle? – domandò già in ansia.
- Con mia madre, sta tranquillo. – lo rassicurai prendendo una strisciolina di carne secca dalla mia borsa e iniziando a smangiucchiarla.
- Dammene una! – gli si illuminò lo sguardo.
- Neanche morta! Non sei tu quello che deve restare in forze perennemente per allattare! – risi.
- Oh, già, è vero, sono solo il padre di Belle, quello che deve alzarsi ogni cinque minuti ogni notte e portarla da te. – sbuffò.
- Va bene, va bene, basta che la smetti di frignare! – risi e gliene diedi una.
Sorrise tutto contento e ne staccò un pezzo. – Molto bene, moglie. – aggiunse facendo la voce da ubriaco.
E scoppiai a ridere. 
























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Ed eccomi qui con il nuovo aggiornamento!

Cosa ne pensate del personaggio di Katherine? Anche il prossimo capitolo sarà dedicato al suo punto di vista :)

Se il capitolo vi é piaciuto, lasciate una recensione! 

DREAM CAST: 

Murtagh: Colin o'donoghue / Garrett Hedlund https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwitjIKpub_QAhXGbxQKHVX4AyQQjRwIBw&url=https%3A%2F%2Fwww.pinterest.com%2Fexplore%2Fcolin-o%27donoghue%2F&bvm=bv.139782543,d.d24&psig=AFQjCNEt8eS6NdznEGCgAjsEwZ-H3FYt3w&ust=1480010042739477

Katherine: Nina Dobrev https://www.google.it/imgres?imgurl=http%3A%2F%2Fstatic.comicvine.com%2Fuploads%2Foriginal%2F11111%2F111115315%2F4811229-5007688264-nina-.jpg&imgrefurl=http%3A%2F%2Fcomicvine.gamespot.com%2Fforums%2Foff-topic-5%2Fbattle-of-the-cw-girls-nina-dobrev-vs-kristin-kreu-1716104%2F&docid=BwyVc-Sphf3yKM&tbnid=aYeVonBDkQwcaM%3A&vet=1&w=2560&h=1600&bih=494&biw=1024&ved=0ahUKEwjjpPfduL_QAhXIaxQKHbWXC2wQMwg3KAUwBQ&iact=mrc&uact=8

Miranda: Sara Canning https://www.google.it/imgres?imgurl=http%3A%2F%2Ftvrecappersanonymous.files.wordpress.com%2F2010%2F04%2Fvampire-diaries-clarke2.jpg&imgrefurl=http%3A%2F%2Finuyasha.gdr.blogfree.net%2F%3Ft%3D3243799&docid=Zf3iGw8j2MBRBM&tbnid=ktJwWXhKyVVSlM%3A&vet=1&w=948&h=1459&bih=494&biw=1024&ved=0ahUKEwiKnrS1ur_QAhXBPxQKHQZSBUIQMwglKAowCg&iact=mrc&uact=8

Derek: Patrick Dempsey https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwjh4PW9ub_QAhUSrRQKHbEHBp8QjRwIBw&url=http%3A%2F%2Fwww.sfizioserietv.it%2Fgreys-anatomy-patrick-dempsey-single%2F10515&bvm=bv.139782543,d.d24&psig=AFQjCNHGErYz5EESRFyu5M9sKPFFNBvqlw&ust=1480010109873610


 

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Capitolo 5
*** Arya Drottning ***


- Ti va di andare a caccia? – propose a un certo punto, dopo quasi un’ora di silenzio, interrotto solo dalle risatine di Belle e dalle chiacchiere dei soldati.
- A caccia?
- Si. – inarcò un sopracciglio. – Che c’è, non sei piu in grado di abbattere uno scoiattolo? Tanto in questi boschi gli scoiattoli sono l’unica cosa vivente.
- Sono perfettamente in grado di abbattere uno scoiattolo. – replicai fingendomi stizzita.
Fece un sorriso. – Allora non avrai nessun problema a venire a caccia.
- E Belle?
- Belle è con tua madre, e non sembrano in vena di volersi separare. E poi, è ora di fermarsi per la notte.
- Sono le cinque del pomeriggio!
- Si, ma tra il montare le tende e tutto viene buio presto.
Sospirai e accettai. – Benissimo. Andiamo a procacciare del cibo.
Scese dal cavallo e, prima che potessi rendermene conto, mi aveva presa tra le sue braccia per farmi scendere.
- Guarda che so scendere da cavallo! – protestai ridendo.
Ridacchiò e mi mise giu, tenendomi un braccio intorno alla vita.
- Quindi non posso nemmeno piu farti un favore, o una coccola?
- Certo che puoi, scemo … ma di fronte a tutti?!
Fece un sorrisetto pericoloso. – Sei mia moglie.
- E quindi?
- Quindi tutti sanno che ti amo. Non è come quando non eravamo ancora sposati e guai se ti baciavo in pubblico. O se passavamo piu di mezz’ora in camera, da soli, senza sorveglianza.

Mi venne da ridere, ricordando quelle situazioni accadute non piu di un annetto fa.
Quando eravamo da soli in camera mia, e mi aveva baciata, e Sheryl era entrata senza bussare, arrossendo fino alle punte dei capelli, convinta che stessimo facendo chissà che cosa.
Quando era solo un semplice bacio.
- Kevan. – lo avvisò. – Noi andiamo a caccia. Saremo di ritorno tra due ore, e si spera con la cena.
- Si, Cavaliere. Principessa, volete un arco?
- Ma si, dai. Grazie. – gli dissi quando mi passò il mio arco elfico, bianco, leggero e decorato, e la faretra.
Quando fummo nel fitto del bosco, commentò. – Per te ci vorrebbe un arco dei nani, non certo degli elfi.
- Scusa?!
- Data la tua statura …
- Che problemi hai con la mia statura media?
- Beh, forse che non è media, ma da incrocio tra un nano e un umano. Ammettilo,nella tua famiglia c’è qualche …
Non poté continuare, perché gli tirai un leggero schiaffo sulla testa.
- E allora tu ammetti che nella tua famiglia c’era qualche deficiente, dal quale hai ereditato tutto.
- Non lo metto in dubbio. – rise e mi mise un braccio intorno alle spalle, dandomi un bacio sulla tempia.
- Comunque non sono cosi bassa … - brontolai, anche se gli arrivavo alla spalla.
Okay, forse un po’ meno.
Fece per commentare, ma lo precedetti. – Sei tu che sei troppo alto. Probabilmente nella tua famiglia c’è stato qualche gigante. - lo presi in giro.
- Va bene. Lo ammetto. La mia prozia era talmente grassa da definirsi gigantessa. E ha sposato un deficiente.
- Sicuro di essere loro nipote e non loro figlio?
- In tal caso sarei anche grasso. E non lo sono.
- Okay, questo te lo concedo …
- Zitta! – sussurrò tappandomi la bocca.
Feci per liberarmi, ma mi indicò un punto tra la fitta vegetazione, e allora lo vidi.
Un enorme cervo maschio, con delle corna che non avrebbero risparmiato nessuno.
È enorme …
Dici?, commentò divertito.
Lo prendiamo?
Certo, amore. E se vuoi ti faccio anche dare il primo colpo.
Sorrisi e silenziosamente incoccai la freccia piumata sull’arco, tendendo la corda fino a sentire che la mia mano sfiorava la guancia.
Presi bene la mira e feci un profondo respiro, poi cambiai obiettivo, dal cuore all’occhio …
- PRINCIPESSAAAAAA!!! CAVALIEREEEE!!!
Il cervo si spaventò e scappò, e trattenere un’imprecazione fu un’impresa che non mi riuscì.
- KEVAN! – sbottai. – Che diavolo c’è?!
- Le tende sono pronte, Principessa.
- Bene! Adesso … va a fare qualcos’altro!
Iniziammo ad inseguire le tracce lasciate dall’animale, che ormai era scomparso, finché anche un cacciatore esperto come Murtagh si dichiarò incapace di ritrovarlo.
Sospirò e facemmo per tornare all’accampamento, ma trovammo un impedimento.
Una quindicina di uomini, con i volti coperti, ci tendeva contro ogni genere possibile di arma.
- Katherine, sta dietro. – mormorò Murtagh, stringendomi il braccio e spingendomi dietro di sé, ma rifiutai di obbedirgli.Ero in grado di difendermi, potevo dargli una mano.
- Cosa volete? – chiese, con un tono distaccato e diplomatico.
- Soldi. Gioielli. Merce di valore. – disse quello che sembrava essere il capo.
- Non abbiamo niente di tutto ciò. – ringhiai.
- Ci accontentiamo anche di te, tesoro. – ridacchiò quello, e Murtagh mise mano alla spada, estraendone dal fodero quanto bastava per tenersi pronto.
- Prova a parlare di nuovo alla Principessa del Nord cosi e ti ritroverai senza qualcosa a cui tieni parecchio. – gli sibilò contro.
- Principessa del Nord … Katherine, quindi. Circolano voci sulla tua bellezza … eterea e guerriera, dicono. La perfezione divina. – disse quello.
- Vattene e richiama i tuoi uomini, se non desideri incontrare subito i tuoi dei. – lo minacciò Murtagh, e questa volta estrasse del tutto la spada.  Nel vedere la lama rosso sangue, molti di quegli uomini indietreggiarono.
- È lui …
- È il Cavaliere Rosso!
- Il figlio di Morzan …
All’improvviso, una voce musicale e tuttavia sorprendentemente autoritaria disse.
- Banditi, arrendetevi. Siete circondati da settanta elfi: deponete le armi, o morirete.I malviventi si guardarono qualche secondo tra di loro, poi abbassarono le armi e scapparono via, per fortuna nella direzione opposta a quella del nostro accampamento.
Dalla foresta, comparve la figura di una donna, un’elfa bellissima, dai lunghi capelli neri, sui quali c’era un diadema a forma di goccia, e gli occhi verdi come gli aghi di pino, vestita con un paio di pantaloni di pelle e una maglia verde.
Murtagh, di fianco a me, fece un sorriso, come se la conoscesse.
- È un piacere rivederti, Arya Drottningu.
L’elfa sorrise.
- Anche per me, Murtagh Morzansson. 


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E oggi é entrata in scena anche la nostra reginetta degli Elfi Arya! 

Se il capitolo vi é piaciuto, ditemelo giu nelle recensioni! 

Al prossimo! 

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Capitolo 6
*** Nasuada, Cold as Ice ***


MURTAGH
 
- Che ci fai in queste zone? – chiesi ad Arya, mentre Katherine cullava Belle.
- Tuo fratello. Ti conosce, e sa che avresti preso la via piu breve, soprattutto per via di Belle.Nel sentire il suo nome, la piccola fece un versetto. – E? – la esortai a continuare.
- E la via piu breve, ossia questa, è anche la preferita dei banditi. Quindi mi ha pregata di inviare qualche elfo a darvi una mano.
- Appunto. Qualche elfo. Ma settanta elfi e la regina?! – replicai divertito, non che mi dispiacesse rivederla.
Era stata una delle uniche persone a non giudicarmi per via di mio padre.
- Non capita tutti i giorni di vedere una neonata. – fece un sorriso felice, ed era già innamorata della mia piccola Belle.
- Vuoi tenerla? – le propose Katherine, con quel sorriso dolce che mi aveva fatto innamorare di lei.
Arya all’inizio impallidì, poi arrossì e le vennero gli occhi lucidi.
- Posso?
- Certo. – Katie sorrise e le porse la piccola, che tra le braccia dell’elfa iniziò a sorridere.
- Ma ciao, àstar. Ma ciao. – la salutò, chiamandola “amore” nell’antica lingua.
Un soprannome che sia io che Katherine usavamo spesso con lei, fin da prima nella nascita.
Nel sentire la parola elfica, la piccola s’illumino’.
- Cosa c’è di tanto urgente da rendersi necessaria la mia presenza? – chiesi, dato che da tre giorni ormai la curiosità mi rodeva.Arya strinse le labbra, poi mormorò.
- Secondo Eragon … beh, vorrebbe dirtelo lui, ma di persona, e non tramite specchi magici …
- Oddio. – sbuffai.
- Beh, guarda il lato positivo. – Katherine sorrise, ma era il suo sorriso sarcastico. Non prometteva niente di buono. – Al Sud non avrai freddo.
- Non ho freddo al Nord! – protestai.
- Eh, no … “Katherine, prendiamo un’altra coperta? No, dai, facciamo due coperte …” – mi ricordò ridendo a crepapelle.
- Era all’inizio!
- Oh, si, il mese scorso.
Sbuffai e iniziai a pensare a cosa potesse esserci di tanto urgente da richiedere la mia presenza.
- Ti da fastidio se vado a fare un giro? – le chiesi, e lei scosse la testa.Uscii e salii in fretta su Castigo, che spiccò il volo.
Secondo te cosa ci aspetta, a Ilirea?, gli chiesi.
Non ne ho idea.
Ma secondo te, piu o meno?
Te l’ho già detto: non ne ho idea.
Parlare con te è sempre ispirante.
L’aria fresca della sera, non rigida come a Winter Manor, il castello di Derek, fu estremamente utile, togliendomi tutto il peso della giornata e facendomi sentire come nuovo di zecca.
Ci voleva proprio …
Hai ragione. È da tanto che non ci facevamo un voletto solo io e te, per il gusto di farlo, mormorò Castigo, e nella sua mente riecheggiarono le note di rabbia e tristezza della prigionia del re folle.
Ehi … sono tempi passati, amico. Ora siamo liberi, tentai di rassicurarlo. Hai Antares, e ammettilo, aspetta le uova.
No.
Castigo … ti conosco.
Non aspetta le uova!, e sentii che sarebbe potuto arrossire … se non fosse già stato rosso.
Va bene, va bene.
 
 
 
Arrivammo a Ilirea la settimana dopo, senza grossi intoppi, se non qualche tronco lungo la strada che i draghi carbonizzarono.
Durante la strada, Antares e Castigo fecero amicizia con il drago di Arya, un maschio verde di nome Firnen, che era innamorato perso di Saphira.
Arya e Katherine legarono abbastanza da definirsi conoscenti, essendo entrambe estremamente riservate e sulle loro, e Belle diventava piu bella e intelligente ogni giorno che passava.
Appena arrivammo nei pressi della città, la prima cosa che Katherine vide furono le mura esterne, che scambiò per il castello, non essendo abituata a città enormi come quella.
La capitale del Nord, Winterhaal, era grande come metà di Ilirea.
- Ehm … Katie, sono solo le mura esterne. – le spiegai, mentre arrossiva.
- Come, solo le mura esterne?! – chiese, meravigliata. – Non è possibile! E quanto è grande il palazzo, allora?
- Fin troppo.
- Sta arrivando. – disse Arya, indicando un piccolo puntino nel cielo, che doveva essere Saphira.
Pochi minuti dopo, atterrò su una collina vicina, e dalla grande dragonessa azzurra scese Eragon.
Fu bello rivederlo.
Non mi sembrava di aver sentito la sua mancanza, in quei tre anni, eppure solo ora che ce l’avevo quasi di fronte mi rendevo conto che un po’ mi era mancato.
- Ehi! – mi salutò con un sorriso. – Dov’è la principessa?
- Di quale principessa parli? – perché le principesse della mia vita erano due.
- Ma di entrambe! Parleremo dopo. Adesso voglio conoscere mia nipote. – sorrise tutto contento del suo nuovo ruolo di zio.Katherine, aiutata da Kevan, scese da cavallo con la piccolina in braccio.
Insieme erano una visione.
- Principessa Katherine. – si rivolse a lei con deferenza, inchinandosi.E nel vedere quel gesto, lei sospirò.
- Ma piantala, va. – sbuffò. – Non valgo né piu né meno di te, alzati.
Un po’ stupito, Eragon si rialzò, per essere accolto dal sorriso piu bello di Katherine.
- Eragon Bromsson.
- Katherine del Nord.
Fu sufficiente una stretta di mano, poi l’attenzione di mio fratello si catalizzò su Belle.
- Ehi, ma chi c’è qui? Una principessina? Ma ciao, piccola Belle … - sorrise estasiato dalla bellezza della piccola. – Somigli tanto alla tua nonna …
Su questo aveva ragione, Belle somigliava tantissimo a nostra madre.
C’era un motivo se il suo secondo nome era Selena.
- Potrei …
- Si, si.Eragon provò a prendere in braccio Belle, che iniziò a ridere e fare versetti.
- Sta arrivando Nasuada. – osservò, vedendo una carrozza avvicinarsi.
Pochi minuti dopo, anche Nasuada si unì alla nostra piccola rimpatriata.
- Murtagh! Quanto tempo! – esclamò e la abbracciai.
Non l’avevo piu vista dal giorno della sconfitta di Galbatorix, e anche lei mi era mancata.
- Nasuada …
- Mi è stato detto che c’è una piccolina in piu! Posso vedere la nuova principessa? – sorrise felice.
- Certo. Katie, vieni un attimo. – la chiamai e lei arrivò, splendida e perfetta, con la nostra cucciola tra le braccia.
- Principessa Katherine. – la salutò, ma con un tono gelido.
Katherine, da allegra e tranquilla, passò ad essere irritata e sulla difensiva, anche se non lo diede a vedere.
- Regina Nasuada. – rispose anche lei piuttosto freddamente.
- Posso vedere la nuova arrivata?
Katherine le mostrò Belle, ma il sorriso che fece Nasuada …
Non lo so.
Non mi convinse del tutto.
- Che bella bambina. Potrei tenerla in braccio?
- Magari in un altro momento, è una bambina molto precisa ed è l’ora della poppata. - rispose Katherine tagliente. 
- Oh, andiamo, solo pochi secondi …
- HO DETTO NO! – gridò allontanandosi di scatto, lasciando tutti basiti, tranne me.
Dovevo immaginarlo.
Troppa gente.
Troppa curiosità verso Belle.
E poi, l’atteggiamento ambiguo di Nasuada.
- Scusala. – le dissi, mentendo, perché onestamente davo ragione a Katherine. – Ha partorito da tre settimane, e la piccola le da molto da fare, è stato un viaggio stressante per lei e la bambina.
- Ma certo,capisco. – fece lei, sempre con quello strano tono di voce.












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E oggi entrano in scena Eragon e Nasuada! 

Che ne pensate della nostra cara regina? Qualche idea sul "misterioso affare" che ha riportato Murtagh ad Ilirea?

Fatemelo sapere nelle recensioni! 

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Capitolo 7
*** Past won't stop haunting me ***



MURTAGH


Katherine decise di non parlarmi per tutto il tragitto dalla collina al palazzo e durante tutta la cena, e onestamente non capivo perché.
La chiamavo, non rispondeva.
Le facevo una domanda, e niente.
Le chiedevo di darmi Belle, e stringeva la piccola piu forte.
Una volta finita la cena, si avviò con la piccola in braccio verso i miei vecchi appartamenti, che mi ero ripreso, ma fermò un servo e gli disse. – Potresti preparare una stanza in piu, per favore?
- Katherine, che stai dicendo? – la fermai.
- Non ho intenzione di dormire con te, penso che la tua cara regina non approverebbe, sai. – sibilò.
- Amore, che succede? – mi preoccupai, perché non mi sembrava lei.
La portai in camera, in modo da non dare spettacolo in mezzo al corridoio di fronte a tutti, e chiusi la porta.
- Mi spieghi che succede o devo indovinare?!
- Che cosa succede?! – ringhiò furiosa. – Quella stronza ha preteso di prendere in braccio Belle, io le ho detto di no dopo che ha insistito e tu hai pensato bene di chiedere scusa per il mio comportamento!
- Katherine, era una bugia, non intendevo …
- Non mentivi, Murtagh, è molto semplice! Le dicevi che non doveva azzardarsi a toccare nostra figlia, e che solo il fatto di averla vista, dopo essersi presentata in quella maniera, come se fosse la persona piu perfetta del mondo, era un privilegio! – gridò infuriata, trattenendo le lacrime, anche se una sfuggì al suo autocontrollo, scivolò lungo la guancia e si fermò un attimo sul mento, per poi cadere a terra.
Mi avvicinai a lei, lentamente, come si fa con un animale spaventato.
- Non hai nulla da temere. – la rassicurai prendendole la mano. – Non dirmi che è la prima persona altezzosa che incontri.
Sbuffò. – No.
- Qui non funziona come al Nord. – le spiegai facendola sedere sul letto, poi presi Belle dalle sue braccia e la misi nella culla. – La gente è falsa. Cercano tutti di fare i loro comodi senza preoccuparsi degli altri.
- Anche a casa c’è gente cosi. – mormorò.
- Con la differenza che nel Nord è una minoranza, mentre qui è la gente onesta ad essere poca. – commentai. – Potrebbe essere difficile per te stare qui, anche se per poco, è completamente diverso da casa.
Qua il “per favore” ai servitori non esiste. Per la maggior parte, sono schiavi. Qua … - quello mi costò dirlo. – Non siamo sullo stesso piano, io e te. – le spiegai, e lei sgranò gli occhi, scioccata.
- In che senso? Sei piu importante perché tuo padre era Morzan o perché era il conte di Dras-Leona?
- No, amore. Qui le donne e gli uomini non sono considerati alla pari. Per fartela breve, non puoi darmi del deficiente. Se ti dico di andarmi a prendere una cosa, devi farla.
Deglutì, tormentandosi le mani.
- Quindi … anche quando saremo soli …
- No. In quel caso, assolutamente no. – rifiutai la sola idea di vederla come mia serva con forza. Lei era mia moglie. – In pubblico.
- E perché dovremmo …
- Per evitare che ti sparlino dietro, mettendoti ancora piu a disagio.
Annuì in fretta.
- Quindi quando saremo qui, in questa stanza, sarà come essere a Winter Manor?
- Assolutamente si. – la rassicurai, e finalmente vidi un piccolo sorriso incurvarle le labbra.
Stavo per baciarla, quando bussarono alla porta.
- Cavaliere, vostro fratello il Cavaliere Eragon vorrebbe vedervi nell’Armeria. Estende l’invito anche alle Principesse Katherine e Belle di Winterhaal. – disse un uomo da dietro la porta.
- Va bene.
- Grazie. – aggiunse Katherine, e sentimmo l’uomo trasalire.
Subito lei corse ad aprire, sconvolta.
- Si sente bene?! – chiese preoccupata.
- S-si, Altezza … - replicò il servitore scioccato.
- E allora perché …
- Non … non avevo mai sentito una nobile, specialmente una principessa, usare tanta gentilezza con un servo, Principessa …
- Oh. – fece lei, stupita.
- Andiamo. – la esortai, ringraziando l’uomo con un cenno della testa.
La accompagnai fino all’Armeria, dove trovammo Eragon, insieme a Roran, una donna in dolce attesa e una bambina di circa tre anni.
- Non credo vi siate ancora presentati. – fece Eragon. – Roran, lui è mio fratello Murtagh.
- Oh. È un onore. – disse, stranamente senza toni strani o sguardi insospettiti.
- Anche per me.
- Lei è mia moglie, Katrina, e lei … beh, lei è tua nipote, dato che considero Eragon, e per estensione anche te, come un fratello. Ismira. – mi presentò la piccolina, una bimba dolcissima con i capelli rossi e gli occhi verdi.
- È un piacere, Ismira. – le sorrisi e anche lei mi fece un sorriso. – Loro invece sono Katherine, mia moglie e Principessa del Nord, e Belle, tua nipote, Principessa di Winterhaal.
- Principessa Katherine. – sorrise lui con un cenno del capo. – Le voci sulla vostra bellezza non si limitano al vostro regno.
- Ho già avuto modo di constatarlo. – mormorò lei, ricordando l’assalto dei banditi.
Devo fare come mi hai detto tu o posso comportarmi normalmente?, mi chiese conferma, un po’ insicura.
No, qui siamo in famiglia, puoi essere la solita pazza Katherine, la rassicurai.
Katrina e Katherine iniziarono a chiacchierare del piu e del meno, conoscendosi un po’, poi Ismira iniziò a pretendere di vedere la sua cuginetta, cosi Katrina la prese in braccio e le fece vedere Belle.
La piccola ammutolì, portandosi le mani alla bocca.
- Ma è piiiiccolaaa, papà!!! – fece stupita.
- Anche tu eri piccola cosi. – ridacchiò.
- Non è velo! Io sono glande!
- Quanto ha? – mi chiese, guardando Belle rapito.In effetti, era difficile non rimanere incantati da Belle.
- Ha appena compiuto un mese. – replicai orgoglioso della mia bambina.
- Potrei tenerla un secondo? – chiese Katrina.
Per un attimo temetti che Katie strillasse e corresse via.
Ma replicò con un sorriso stupendo, e lasciò che Katrina cullasse nostra figlia.
Sospirai di sollievo, perché nel vedere come aveva reagito dal pomeriggio per tutta la sera avevo iniziato a temere che gli effetti della nuova maternità, come stanchezza e irritabilità, stessero iniziando ad uscire insieme a quelli del lungo viaggio.  
E invece no.
Era stata solo una parentesi con il comportamento di Nasuada, che era stato irritante.
 
- Qual è il problema? – chiesi ad Eragon, perché ormai ero stufo del fatto che tutti mi dicessero “te lo vuole dire lui, di persona,” e bla, bla, bla.Eragon deglutì, poi annuì.
- Seguimi.
Lasciai le ragazze con Roran e Katrina e lo seguii nelle segrete.
Quindi il problema era un qualcuno.
Ma chi?
Tre anni prima, ero talmente spento dentro che le urla dei pazzi e dei criminali rinchiusi mi scivolavano addosso come acqua; ma ora, con Katherine e Belle che avevano ridato un senso alla mia vita, non riuscivo ad essere tanto indifferente.
Superato il primo piano delle segrete, scendemmo al secondo, dove, tra le altre celle, c’era la Stanza dell’Oracolo.
Sapevo che c’era un altro piano, ancora piu sotterraneo, ma quando c’era Galbatorix al potere mi era stato proibito di andarci, e dato che l’ultima cosa che volevo era farlo arrabbiare, conoscendo i rischi, non ero mai andato oltre la Stanza dell’Oracolo.
Questa volta però ci andai, seguendo mio fratello.
Era un lungo e basso corridoio, illuminato solo da qualche fiaccola, talmente umido che mi stupii del fatto che quelle torce bruciassero ancora.
Ci mettemmo almeno dieci minuti a percorrerlo tutto, data la lunghezza, e arrivammo ad una porta, l’unica presente.
Era di metallo, nero, e toccandola sentii che su di essa era stato imposto un incantesimo per cui non poteva essere aperta o sfondata con la magia.
Era una cella per maghi potenti.
Molto potenti.
- Preparati. – mi consigliò Eragon, lo sguardo grave.
- Apri questa dannata cella e fammi vedere.
Annuì e inserì le chiavi, aprendola.
Entrai in fretta,con una fiaccola in mano per vedere meglio.
In un angolo, c’erano un uomo e una donna, quest’ultima riversa tra le braccia di lui, che piangeva.
- No … no … no … vi prego, fate qualcosa … - singhiozzò l’uomo, disperato. – Io merito di morire, ma lei no … salvatela … non merita questa morte …
- Chi sei? – dissi in fretta.
Lentamente, l’uomo alzò il volto, e nel vederlo il mio cuore perse alcuni battiti.
Dimostrava circa quarant’anni, ma sapevo che ne aveva almeno cento in piu.
I capelli erano scuri, anche se sporchi, e abbastanza corti: il taglio era irregolare e disordinato, come se fosse stato fatto con una spada.
La linea delle labbra era sottile, ma a distinguerlo erano gli occhi.
Uno, azzurro come il ghiaccio, freddo e tagliente.
L’altro, nero come la notte piu cupa.

Era Morzan. 






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Ed ecco qui svelato il problema! 

 

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Capitolo 8
*** Mother ***


Non so per quanto tempo rimasi impietrito a fissarlo, sconvolto e con la mente azzerata dallo shock.
Lui fissava me, io fissavo lui.
Io l’avevo riconosciuto, ma non sapevo se lui aveva riconosciuto me.
Probabilmente no.
Morzan era li, in quella cella, con una donna tra le braccia.
Chi era quella donna?
Mamma non poteva essere, era morta.
- Non merito di essere salvato. – mormorò Morzan, fissandomi con le lacrime agli occhi. – Ma almeno salva mia moglie. Non merita di morire … salvala, ti prego …
- Come si chiama? – riuscii solo a sussurrare.
Volevo sapere chi era la donna con cui aveva sostituito la mamma, come se fosse un giocattolo rotto.
- Selena. – disse, la voce tremante. – Si chiama Selena, ha un fratello di nome Garrow … lui ha un figlio, si chiama … si chiama Roran …
La fiaccola mi cadde dalle mani.
Era mamma.
E l’odio che si era riacceso nel vedere Morzan venne affiancato dalla gioia del rivedere la mamma.
- Mamma. – mormorai.
In qualche modo, anche se l’avevo detto a bassa voce, Morzan lo sentì.
I suoi occhi si fissarono sul mio volto, e l’espressione disperata si tramutò nello stupore.
- Murtagh. – sussurrò sconvolto.
Risentire il mio nome, pronunciato dalla sua voce, mi provocò un brivido lungo la schiena.
Di solito, quando mi chiamava, era per farmi del male.
 Murtagh, sei tu? – sussurrò mentre un sorriso iniziava a farsi strada sul suo volto e le lacrime trattenute cadevano dagli occhi.
Mentre io non riuscivo a muovermi.
Uscii dalla cella e presi Eragon da parte.
- Perché mi hai fatto venire qui?! – ringhiai. – Avevo una vita perfetta! Ti diverti a distruggerla cosi?!
- È tuo padre. La decisione spetta a te. – disse.
- Che decisione?!
- Vita o morte. Nasuada ha deciso cosi, e l’avrebbe condannato a morte lenta se non mi fossi opposto.
- E perché ti sei opposto?!
- Perché mamma ha detto che se lo avessero condannato, allora avrebbero dovuto condannare anche lei. Morzan non è mio padre, ma lei è nostra madre, e non potevo vedere mia madre morire.
- Eragon, non ha senso! Mamma si è innamorata di Brom. Perché adesso avrebbe deciso di fare la martire con Morzan?!
- Non lo so! Sta di fatto che è cosi. Devi scegliere se uccidere nostra madre e anche tuo padre, o salvare lui e quindi salvare anche mamma.
Sospirai e mi passai una mano fra i capelli, in ansia.
- Prendi mamma e portala da un medico. Lui resterà li fino a nuovo ordine. – decisi.
Eragon annuì e rientrammo per prendere la mamma.
- La portiamo da un medico. – gli disse iniziando a prenderla in braccio, ma improvvisamente lei si svegliò.
- No … - sussurrò debolmente aggrappandosi alla mano di Morzan. – Per favore …
Seppur arrochita e stanca, era la sua voce.
Era la voce che cantava per farmi addormentare quando ero piccolo.
Era la mamma.
- Ti devo portare dal medico. – disse Eragon.
- No … con lui … - mormorò tenendosi aggrappata a Morzan.
Eragon mi fissò, in attesa di una mia decisione.
Uccidere lui, uccidere mamma.
Salvare lui, salvare mamma.
- Va bene. – mormorai e Morzan si alzò, barcollando.
Uscii per primo, in modo tale da raggiungere prima Katherine e Belle.
In quel momento avevo bisogno di loro, della mia famiglia, piu che mai.
 
- Ehi, piccolina … - sorrisi alla mia Belle, che era tutta contenta.
Era notte fonda, ma non aveva fame.
Era solo sveglia, quindi avevo preferito non svegliare Katie, che era stanchissima e aveva bisogno di dormire.
La misi dritta e la sollevai oltre la mia testa, facendola ridere.
Decisi di portarla a fare un giro, perché con tutto il rumore che stavamo facendo Kat si sarebbe sicuramente svegliata.
Iniziammo a passeggiare, arrivando fino alle cucine e poi andando in biblioteca, dato che la piccola non sembrava intenzionata a riaddormentarsi, dove le lessi qualche favola.
Dalla biblioteca, andammo giu fino alle stanze del tesoro, e da li risalimmo girando a vuoto, finché non ci imbattemmo in lui.
Morzan.
Era appoggiato al muro, di fianco ad una porta, dietro la quale forse c’era la mamma.
Non ci aveva visti, quindi mi misi dietro un angolo.
La mamma poteva anche amarlo, ma io no di certo, e di sicuro lui non avrebbe mai visto Belle o Katherine.
Lo vidi scivolare lungo il muro, sedendosi per terra e seppellendo la testa fra le ginocchia, il corpo scosso da singhiozzi.
I singhiozzi si trasformarono in lamenti, che diventarono urla di dolore.
Mamma.
E se mamma fosse morta?
Troppo preso dalle mie paure, non mi accorsi che Belle si era messa a fare versetti.
E che Morzan aveva sentito.
A quel punto, presi e corsi via.
 
 
Non mi feci problemi a svegliare Katherine, anche piuttosto malamente.
Non le avevo ancora detto niente, ma ora non riuscivo piu a reggere quel segreto.
- Murtagh … - mormorò sedendosi. – Che succede?
- Mia madre e mio padre. – sussurrai dandole Belle. – Sono vivi. 
Lei rimase in silenzio alcuni secondi.
- Murtagh, è una cosa fantastica. – sorrise, sfiorandomi la guancia con la mano.
- Non lo so … lo voglio morto, ma lei non merita di morire, ma ha detto che se muore lui, muore lei … non so cosa fare, Katherine. – confessai, cercando di trattenere le lacrime.
- Forse dovresti iniziare togliendo quella spada. – mormorò e mi resi conto di avere ancora il fodero di Zar’Roc appeso alla cintura.
- Scusa. Dimmi cosa devo fare. – la pregai. – Non ho idea di cosa scegliere.
- Salvali entrambi. – rispose semplicemente.
- Ma lui …
- Sono consapevole di ciò che ti ha fatto. Ma salvarlo è l’unico modo in cui tu possa riavere tua madre, senza che il vostro rapporto venga compromesso.
Anche se ti è impossibile capirlo, lei sembra innamorata di Morzan. Se lo uccidi, di sicuro lei ti vorrà bene, ma non sarà come … non sarà un rapporto normale.
Non potrà vederti solo come suo figlio, ma anche come colui che ha ucciso l’uomo che amava.
- Katherine, non mi ha ucciso per miracolo, se avesse tirato un po’ piu forte …
- Lo so. – fece un piccolo sorriso. – Ma sono morte già troppe persone. Tua madre è anche la madre di Eragon, la nonna di Belle e la zia di Roran.
Nel dubbio, salva una vita in piu. La morte di Morzan causerebbe la morte di tua madre, e ciò causerebbe piu lutti.
- Quindi salvo entrambi?
Lei fece un sorriso.
- Si. 

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Capitolo 9
*** Morzan ***


KATHERINE
 
 
Passò una settimana, durante la quale le cose furono parecchio complicate.
Murtagh negò a quella stronza della regina, che non aveva smesso di parlarmi come se lei fosse una divinità e io un ammasso di letame, il permesso di procedere con l’esecuzione dei suoi genitori, facendola imbestialire.
Belle crebbe e iniziò a mostrare interesse per qualcosa, non limitandosi a tirare i capelli a me e al suo papà per gioco, ma iniziando a guardarli, toccarli, annusarli.
I suoi occhi iniziarono a vedere piu distintamente e a cambiare un po’ il loro colore, passando da un grigio nero al grigio limpido che caratterizzava gli occhi di Murtagh, ma il medico disse che era normale.
Dato che non mi fidavo particolarmente della gente del Sud, chiamai a casa con lo specchio magico e papà mi disse che era perfettamente normale, che era successo anche a me.
Stessa cosa mi ripeté il medico di Winter Manor, cosa che mi rassicurò non poco.
Scoprii che non tutti, in quella strana corte del sud, erano altezzosi e strafottenti.
Katrina e Arya erano simpatiche, e anche due duchesse, Regina ed Eliana.
Già dal secondo giorno mi resi conto di quanto i miei abiti fossero inadeguati, soprattutto al clima.
A casa indossavo il mantello di pelliccia anche d’estate, mentre li morivo di caldo anche indossando il vestito piu leggero che avevo, che ovviamente era rivestito di pelliccia.
Quindi, dato che la nostra permanenza ad Ilirea sembrava doversi protrarre, decisi di andare dalla sarta di palazzo.
Ovviamente mi portai dietro Belle: Murtagh era uscito con Castigo, dato che aveva davvero bisogno di un attimo di pace, e io non mi fidavo a lasciare la piccola con qualche tata del Sud.

- Salve. – salutai la donna, che si inchinò.
- Non si inchini. – dovetti ripetere per l’ennesima volta. – Non sono superiore a nessuno.Lei si rialzò e mi fece un sorriso.
- Si porti al centro, Altezza, cosi posso prenderle le misure.
Obbedii e in un attimo si era già appuntata su una pergamena la mia altezza, girovita e tutto.
- Quindi avete bisogno di un rinnovamento del guardaroba …
- Non credo totale. – obiettai.
- Principessa, onestamente, non può pensare di andare in giro con un abito adatto a questo clima con sotto dell’intimo invernale. – commentò. – Lei non si preoccupi. Penso a tutto io. Inizi ad indicarmi che stoffe desidera e quali modelli.
Su un lato della grande stanza dove lei e le sarte a lei sottoposte lavoravano, c’erano almeno venticinque manichini, e tutti indossavano abiti diversi, di colori diversi.
Alla fine scelsi cinque abiti da giorno, due rosa, uno azzurro e uno bianco, e cinque da sera, uno dorato, uno blu scuro con ricami d’argento, uno bianco con dei diamanti, uno rosso scuro e uno grigio argento.
E li adoravo tutti quanti.
Presi anche qualche tutina leggera per Belle, perché non morisse di caldo.
Li le notti erano veramente afose, e non immaginai che vita tremenda all’insegna del caldo dovessero condurre nel Surda.
Per fortuna la sarta, Joan, aveva già alcuni modelli pronti, e della mia taglia, cosi potei indossarne uno già subito e smettere di morire di caldo. 
Era quello bianco, che aveva dettagli dorati che mi facevano impazzire.
Era una sensazione strana: mi sentivo come nuda, la stoffa era leggerissima, quasi impalpabile, in confronto ai mantelli di pelliccia del Nord.
      
 Pagai la sarta e mi congedai, poi feci per tornare alle stanze di Murtagh, ma a metà strada cambiai idea.
Le cose dovevano cambiare: volevo che si riappacificasse almeno con sua madre, ma dato che accanto a lei c’era Morzan non era andato nemmeno a vederla o a salutarla.
Quindi decisi di fare il primo passo.
Andai alla ricerca di qualcuno che sapesse dirmi che aspetto avesse Morzan.
 
 
Girai per almeno mezz’ora, ma nessuno volle dirmelo.

- Scusi, potrebbe dirmi che aspetto ha Morzan? – chiesi ad un domestico, ma quello si dileguò all’istante.Sospirai e continuai a camminare, con Belle che rideva tutta contenta, finché non sbattei contro un uomo.
- Mi scusi, non l'avevo vista ... - mormorai viola di vergogna.
- Non preoccuparti. - rispose. 
- Sa per caso dirmi dove posso trovare Morzan? – chiesi.

L’uomo mi squadrò, alzando un sopracciglio, poi fece un sorriso.
- Tu non sei di qui, vero?
- No, ma per favore, potrebbe rispondermi?
- Sono io Morzan. – disse e impallidii per la figuraccia fatta.
Avevo chiesto a Morzan dove si trovasse, e non mi ero resa conto di averlo davanti, nonostante somigliasse tantissimo a Murtagh.
Seriamente.
Trovare le differenze tra i due, a parte gli occhi, era un’impresa eroica.

- Oh …
- E tu saresti?
- Katherine di Winterhaal. – risposi.
- Winterhaal? Nel Nord, quindi. Sei … sei la figlia di Derek di Winterhaal, il Re del Nord. – disse, sicuro. – Lo conosco bene.
- Come fai a conoscere mio padre?
- Diciamo che siamo stati amici. – commentò. - Ma veniamo a noi. Perché la Principessa del Nord dovrebbe venire a cercare un Rinnegato?
Deglutii. – Sono la moglie di Murtagh. – dissi.
La sorpresa attraversò il suo sguardo, poi il suo viso si aprì in un sorriso.

- Allora benvenuta in famiglia, Katherine di Winterhaal, è un onore. E lei chi è? – fece un sorriso a Belle, che lo guardò dritto negli occhi. – Ciao, bellissima. Come si chiama?
- Lei è Belle di Winterhaal. È nostra figlia. – risposi orgogliosa.
- Quanto ha?
- Un mese appena compiuto.
- Ma sei già grande, allora, una vera signorina come la tua mamma! – le sorrise prendendole la manina e facendole il baciamano, mentre la situazione mi sembrava sempre piu strana.
Il Primo ed Ultimo dei Rinnegati faceva le smorfie ad una bambina?
Dai racconti, Morzan era un demonio, uno degli uomini piu crudeli mai esistiti.
Aveva quasi ucciso Murtagh,lanciandogli la spada addosso.
E ora stava giocando con Belle?

- Capisco i tuoi dubbi. – disse con un sorriso triste, scioccandomi.
- Quali … quali dubbi?
- Come può il malvagio Rinnegato giocare con una bambina.
- Avete letto nella mia …
Ridacchiò. – Ti si legge in faccia.
Dovetti ammettere che aveva ragione, anche Murtagh lo diceva spesso.

- Come sta Selena? – chiesi, d’altronde ero li per quello.
- Molto meglio. – fece un sorriso felice. – Non tossisce piu e si sta riprendendo in fretta.
- Bene!Il rumore delle grandi ali di Castigo mi distrasse,e capii.
Murtagh stava tornando, e non sapevo come l’avrebbe potuta prendere.

- Devo andare.
- Arrivederci, allora.
- Arrivederci. Ciao, piccola Belle. – le fece un sorriso, identico a quello di Murtagh. 
 

- Eeecco qui. – sorrise Murtagh a Belle, cullandola e mettendola a letto, perfettamente addormentata. – Era ora, psicotica bambina insonne.
- Dai, poverina. – protestai. – Oggi è stata bravissima.
- Non ne ho dubbi. Ah, e comunque quel vestito ti sta benissimo. – aggiunse, e puntualmente divenni viola d’imbarazzo.
- Ma se lo sai che divento un pomodoro se dici cosi. – sbuffai affondando la faccia nel cuscino.
- Eri un po’ troppo pallida.
- Non è vero … se sono fatta cosi, che ci posso fare?
Sbuffò e mi baciò sui capelli, sdraiandosi.
- Come diavolo fai a stare bene qui? Si muore di caldo!
Io facevo quasi fatica a respirare dal caldo e lui era li, tutto tranquillo.
- Ma guarda un po’ … la stessa ragazza che mi ha preso in giro perché all’inizio avevo freddo, ora frigna perché ha caldo. In effetti fa un po’ freschino, amore, forse dovrei chiudere le finestre …
- NO! – quasi strillai e arrivai a saltargli addosso per impedirgli di fare una stupidaggine simile.
Lui scoppiò a ridere, incontrollato.
- Senti … oggi sono … sono andata … a trovare tua mamma. – confessai.Quello catturò la sua attenzione.
- Cioè, piu che altro mi sono messa a cercare tuo padre, non l’avevo mai visto e non sapevo che idea farmi, quindi … volevo capire che tipo di persona fosse …
- Non ti bastava sapere quello che già sapevi? – chiese calmo, ma la sua voce tradiva qualcos’altro. Se fosse stata rabbia o paura, non seppi dirlo.
- Si, ma … volevo farmi un’idea mia.
- E ci sei andata con Belle …
- Sai che non mi fido di queste tate.
- Lo so …
- Ti sei arrabbiato?
Si passò una mano tra i capelli, poi scosse la testa. – No … non sono arrabbiato. Mi hai fatto prendere un colpo, tutto qui.
Avevo deciso che lui non sarebbe venuto a conoscenza di te e Belle, almeno finché non avessi capito bene come gestire lui e tutta la situazione … ma non fa niente. E che idea ti sei fatta, sentiamo?

- Mi è sembrato una persona molto gentile e dolce. – confessai e strabuzzò gli occhi. – Anche a Belle è piaciuto.
- Cosa?!
- Ha detto di conoscere mio padre, e anche Belle gli è piaciuta tantissimo. E ho fatto una figuraccia, non sapendo nemmeno come fosse fatto gli ho chiesto “Scusi, sa dirmi dove posso trovare Morzan?”. Quando mi ha detto di essere lui Morzan volevo sotterrarmi dalla vergogna, non ne hai idea!
Ridacchiò, senza nascondere il divertimento per la mia figuraccia.
- Ha detto che tua mamma sta molto meglio, e si sta riprendendo in fretta.
- Bene. – commentò. – Bene.
Mi avvicinai a lui e gli presi la mano.
- Guarda che puoi andarla a trovare.
- Lo so … è che c’è lui intorno. Non … non riesco a gestire quello che provo. – mormorò abbassando lo sguardo. – Ogni volta che lo vedo, vorrei ucciderlo. Ma c’è … c’è qualcosa che mi frena. Non lo so …
- Forse è perché è tuo padre? – tirai ad indovinare.
- Quale padre farebbe una cosa simile?
- Ti stupiresti di quanti hanno fatto di peggio. – commentai, ricordando tutti i bambini e le donne che accoglievamo a Winter Manor a causa dei mariti e padri violenti. – A prescindere dal fatto che tu lo odi o meno, resta pur sempre tuo padre. Anche se distorto, non puoi negare il legame di sangue. 
Sospirò, visibilmente combattuto, e nel vederlo cosi anche i miei sentimenti iniziarono a prendersi a pugni.
Una parte di me era arrabbiata con Eragon, perché Murtagh era felice a casa e chiamandolo l’aveva riportato in un passato di rabbia, dolore, infelicità e soprusi, e un’altra gli era grata, perché cosi avrebbe potuto rincontrare i suoi genitori e, se fosse stato possibile, tentare una riconciliazione.

- Una parte di me vorrebbe … vorrebbe chiedergli perché. – mormorò e vidi i suoi occhi luccicare di lacrime. – E una vorrebbe prenderlo, trascinarlo nelle segrete, torturarlo e lasciarlo morire di stenti, da solo.
- Dovresti dare ascolto alla prima. La vendetta non è mai dolce, e non sazia affatto. Anche dopo che l’avrai ucciso, se lo ucciderai, sentirai sempre lo stesso dolore, la stessa rabbia, lo stesso vuoto. Cerca di capire.
Fece un sorrisetto. – La via del guerriero è la via della conoscenza. – mormorò tra sé e sé.
- Cosa?
- È … è una cosa che un drago disse a mio fratello. Bisogna imparare a conoscere il proprio nemico.
- Senti, ci ho parlato solo per cinque minuti, ma non mi sembra affatto un nemico.
- Lo so … vorrei solo evitare di … di ritornare quel Murtagh … - sussurrò, come spaventato. – Di ritornare il Cavaliere Rosso.
- Potremmo andare insieme. – proposi. – Cosi non sarai da solo. Potremmo portare Belle, cosi tua mamma potrà conoscerla. Oggi non l’ho vista perché sei arrivato e siamo venute a dire ciao al papà, ma potresti presentargliela tu. Anzi, forse prima dovresti presentarti tu stesso …
- Stai dicendo che potrebbe non riconoscere suo figlio? – replicò scettico.
- Se ora prendessero Belle e tu la rivedessi tra ventitre anni, saresti in grado di riconoscerla?
Si mordicchiò il labbro. – No.
- Appunto. Adesso è il caso di dormire un po’. Domani vedremo che fare, okay?
- Mmh. Ti amo. 
- T
i amo.






































 

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Capitolo 10
*** Rapita ***


KATHERINE
 
 
Mi svegliai il mattino dopo, stranamente riposata.
- Murtagh …
- Ehi … - mormorò, svegliandosi.
Si tirò su e mi abbracciò, lasciandomi un bacio sui capelli.
- È già mattino? – fece stranito.
- Sembrerebbe di si …
- E ci siamo svegliati normalmente, e non per via di Belle? È un miracolo.
Ma dentro di me, si stava già facendo strada un brutto presentimento.
- Murtagh …
- Mmh?
- Non lo so … non mi convince del tutto.
Mi alzai e andai verso la culla.
L’orrore e la paura si impossessarono del mio cuore e delle mie facoltà mentali nel vederla.
No, no, no … 
Era vuota.
 

- Okay, senti, adesso … cerca di calmarti … - cercò di tranquillizzarmi Murtagh, ma anche lui stava piangendo dalla paura.
- NO! L’HANNO RAPITA! E’ SPARITA! – singhiozzai, senza piu fiato nei polmoni.
- Amore, senti, devi stare calma. Basta piangere. Adesso la ritroviamo. Va bene?
- Me l’hanno portata via …
- Andrà tutto bene. Ma ho bisogno che tu sia lucida, tesoro, mi servi per cercarla. – sussurrò inginocchiandosi davanti a me e tenendomi le mani, tremanti, ferme tra le sue. – Pensi di riuscirci?
- Non lo so …
- Sempre meglio che un no. – commentò fra sé e mi aiutò ad alzarmi.
Si assicurò Zar’Roc alla cintura e corremmo fuori, a cercare la nostra piccola.
- Tu va di la. – mi disse indicandomi la destra. – Urla se ti serve aiuto.
Iniziai a correre, aprendo ogni porta che trovassi e setacciando ogni singola camera, ogni singolo armadio.
Ma niente.
Era scomparsa.
Non è possibile … non è possibile
Dovetti appoggiarmi ad un mobile che trovai, perché le mie gambe iniziarono a tremare talmente forte da non riuscire a reggermi in piedi.
Non mia figlia … non la mia bambina …
A un certo punto anche il mobile non fu abbastanza, e mi lasciai scivolare contro il muro, cercando inutilmente di respirare.
Non Belle … dei, vi prego, non Belle …
Non riuscivo a sentire nient’altro a parte il battito del mio cuore, lo scorrere troppo veloce del sangue nelle vene e il suono delle mie lacrime scivolarmi lungo le guance e cadere per terra, intervallate da singhiozzi che mi facevano sussultare.
Belle …
Cercai di allargare la mente per percepire la coscienza della mia piccola, ma ero talmente concentrata su me stessa e lei da non riuscire ad andare oltre poche persone.
Ti prego, non dirmi che ha fatto la cacca un’altra volta …
Forse dovrei aumentare le tasse …
Perfetto! Un ottimo pasticcio di carne!
A quel punto urlai, perché non ce la facevo piu.
La vita di tutti procedeva tranquilla e perfetta, mentre mi era stata rubata la mia bambina, distruggendo ogni certezza che avessi.
Come se mi avessero strappato il cuore per ridurlo in mille pezzi sparsi per il mondo, in modo tale da non poterlo piu ricomporre.
- Katherine?
Lentamente, alzai lo sguardo su chi mi avesse chiamato.
Era Morzan, che mi guardava insospettito e anche un po’ preoccupato.
- Che succede?
Non riuscii a rispondergli.
Era l’unica cosa che volevo fare, gridare, urlare e uccidere chiunque mi avesse portato via la mia bambina, ma non riuscivo.
La mia voce era sparita.
L’attimo dopo, una coscienza premette leggermente sulla mia.
- Non ti preoccupare, sono io. Dimmelo cosi. – mi rassicurò.
Probabilmente non avrei dovuto concedere ad un Rinnegato l'accesso alla mia mente, ma era l'unica possibilità che avevo. 
Belle …
Impallidì. – Che è successo? – chiese, la voce allarmata.
L’hanno portata via … l’hanno rapita …
- Oh, dei. – imprecò. – Selena!
Sentii distrattamente Morzan parlare con una donna, che doveva essere Selena, la mamma di Murtagh, poi lui corse fuori.
Pochi attimi dopo, il volto di una donna si mise di fronte al mio.
Era un viso gentile, contornato da mossi capelli biondi e ornato da due limpidi occhi grigi, gli stessi di Murtagh.
Quel dettaglio … non lo so.
Mi fece sentire piu al sicuro, piu a casa.
Rivedere gli occhi di Murtagh, gli occhi di Belle, in quel volto, mi fece sentire come se un cardine della mia vita, strappato quando mi ero resa conto che Belle era sparita, stesse pensando di rimettersi a posto.
- Katherine?Anche la sua voce era dolce e gentile.
- Mi chiamo Selena. Lascia che ti aiuti.
Mi aiutò a rialzarmi e mi fece sedere sul letto.
Istintivamente strinsi le coperte, fatte di pelo, tra le dita.
Mi sembrò di tornare a casa. Anche a Winter Manor avevo coperte di pelo.
Qualche minuto, e tra le mie mani arrivò una tazza calda.
- È un infuso. – mi rassicurò. – Aiuta a calmare i nervi.
Iniziai a berlo a piccoli sorsi, era bollente.
- Devo andare a cercarla … - riuscii solo a dire.
- Non è il caso. – obiettò dolcemente. – Non sei lucida. Probabilmente non la vedresti nemmeno se fosse davanti a te. Rilassati. Sdraiati un po’, ti farà bene.
Cercai di seguire il suo consiglio, e appoggiai la testa al cuscino.
- Bene. Morzan mi ha detto che sei entrata da poco in famiglia. – sorrise. – Da quanto siete sposati?
- Undici mesi. – mormorai atona. In un’altra occasione, sarei stata felice di dirlo. Ma senza la mia piccola, la mia felicità era stata completamente risucchiata.
- Oh … benvenuta in famiglia, allora. E Belle quanto ha?
- Un mese …
- È un lungo viaggio, da Winterhaal a qui. Quanto aveva quando siete partiti?
- Una settimana …
- Dev’essere stato uno sforzo notevole.
- C’era mia mamma. – mormorai. – Mi ha dato una mano … e poi c’era anche Murtagh.
- Come sta?
- Bene … oggi un po’ meno.
- Non lo metto in dubbio. – mormorò, poi tossì forte. – Perdonami. – si scusò. – Non sono ancora guarita del tutto.
- Non devi scusarti …
Sospirò, poi mi appoggiò la mano sulla fronte.
- Slytha. – sussurrò, e scivolai in un sonno profondo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
MURTAGH
 
 
Era ovvio.
A casa, tutto andava bene.
Tornavo in quella maledetta città, e i morti tornavano in vita e la mia Belle veniva rapita.
Ma certo.
Ricacciai indietro le lacrime di paura, sebbene non fosse facile, e continuai a cercarla.
- BELLE! – gridai, anche se sapevo che non mi avrebbe risposto. – BEEELLEE!!!
- MURTAGH!
Quella voce … rabbrividii solo a sentirla.
Morzan.
Quella voce era accompagnata, però, da un pianto che conoscevo bene … un ueeee acuto, che si intervallava ogni cinque secondi per mezzo secondo.
Il Pianto Numero Sei.
- BELLE!
Era lei.
Era la mia piccola …
- Belle!
Gliela strappai dalle braccia e la strinsi forte, sentendo che smetteva di piangere ed emetteva un versetto rilassato.
A quel punto, smisi di trattenere le lacrime.
- Ehi, principessa … dove ti eri cacciata? – le sorrisi, beandomi del suo viso, tanto simile a quello della sua mamma.
- In una stanza, da sola. Probabilmente i rapitori se la sono data a gambe. – disse Morzan in fretta.
- Sei ancora piccola per andare in giro da sola, amore … ma adesso metteremo tanti di quegli incantesimi che nemmeno la tua mamma potrà toccarti, okay? Andiamo dalla mamma? Si, che andiamo dalla mamma, che si è presa uno spavento … adesso ci tocca anche cercare la tua mamma pazza …
- È con tua madre. – intervenne. – Non si è sentita bene.
- Cos’ha avuto?
Riuscii a mantenere un tono civile. Riuscii a mettere da parte l’odio e il rancore: mi aveva riportato Belle, e riavere mia figlia tra le braccia respingeva qualunque odio che potessi provare.
- Era terrorizzata. Non riusciva a respirare, era sul punto di svenire, non riusciva nemmeno a dire cosa fosse successo.
Annuii in fretta.
Non potevo aspettarmi diversamente, da una neomamma di diciannove anni appena compiuti.
Era stato un errore farla andare a cercare Belle: sarei dovuto andare da solo, e farla stare in camera, a calmarsi.
Ma per fortuna, aveva trovato assistenza, anche se avevo parecchie ansie.
- Allora deve vedere Belle.
- Per di qua.
Durante il tragitto, nessuno dei due parlò, e il silenzio era interrotto solo dai versetti dolci di Belle, che si guardava intorno.
Lentamente, si accoccolò contro di me e chiuse gli occhietti, iniziando a dormire.
Aveva la bocca un po’ aperta, e ogni tanto si formava una piccola bollicina.
 
 
 
Arrivammo dopo dieci minuti davanti ad una porta aperta.
Dentro, vidi Katherine, profondamente addormentata tra le braccia di mia madre, che le accarezzava dolcemente i capelli.
Perfino durante il sonno, quasi sicuramente indotto con la magia o qualche droga, aveva un’espressione tormentata.
- Come diavolo ti è venuto in mente? – sibilò mamma sconvolta, e anche un po’ arrabbiata, fissandomi.
Wow.
Diciannove anni che non mi vedeva, e la prima cosa che mi diceva era quella.
- Mettere una ragazza a cercare la propria figlia, ad un mese dal parto e una settimana da un viaggio snervante, in completo stato di shock!
Perdoname madre por mi vida loca.
- Non avrebbe accettato di starsene con le mani in mano. – risposi.
L’attimo dopo i suoi occhi divennero lucidi di commozione, lasciò Katherine sul letto e mi corse incontro.
- Mi sei mancato! – singhiozzò.
A quel punto la strinsi anche io, anche se piuttosto goffamente, dato che Belle dormiva tra le mie braccia.
E ovviamente, si svegliò, con un ueeee acutissimo. 
- E chi è lei? – sussurrò, fissando la piccola.
- Belle. Belle Selena di Winterhaal. – risposi, cercando di trattenere le lacrime di orgoglio.
Mamma si portò una mano alla bocca, asciugandosi in fretta le lacrime.
- Potrei tenerla in braccio?
Le diedi la piccola, che si calmò subito appena fu tra le sue braccia.
- Ehi, piccolina … somigli proprio tanto al tuo papà, sai?
- È piu simile a Katherine. – obiettai. Il naso, le labbra e le forme del viso erano innegabilmente di Katherine.
Era una piccola fotocopia di Katie e Miranda, con i miei occhi.
- Tu sta zitto! È identica a te alla sua età!
- È vero. – commentò Morzan ridacchiando.
- Belle?
Katherine si era svegliata, e fissava la piccola con un misto di stupore, amore e paura.
Mia madre gliela consegnò, e il sorriso che comparve sul volto di Katie fu il piu luminoso di tutti. 





































 

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Capitolo 11
*** Verità nascoste ***


MORZAN

 

 

In quel momento, mi sentivo completo. 

Ero fuori da quella cella puzzolente, con Selena. 

Avevo rivisto Murtagh, dopo diciannove anni, e avevo scoperto che aveva preso moglie e aveva una figlia, e onestamente non sapevo quale adorassi di piu, se la mia dolcissima nipotina o la mia principesca nuora.

Non riuscivo a trovare un aggettivo diverso per descrivere Katherine. Principesca la descriveva perfettamente, includendo l’orgoglio, la dolcezza e la fierezza che si intuivano ad ogni suo passo. 

Potevo sentirmi solo onorato. 

Murtagh, Katherine e Belle se n’erano andati già da un paio d’ore, ma non riuscivo a togliermeli dalla testa. 

E d’altra parte, perché avrei dovuto? 

Erano perfetti insieme, loro tre. 

- Che ne pensi? – mi chiese a un certo punto Selena, sedendosi sul letto e sciogliendosi i capelli dalla complicata acconciatura. 

- Che ne penso di cosa? 

Inarcò un sopracciglio. – Di nostro figlio? Di Katherine? Di Belle?

- Beh, piu che altro … penso che dopo quasi vent’anni, siamo tornati ad essere genitori e abbiamo anche scoperto di essere nonni. – commentai felice. – Beh, almeno fisicamente. Non credo che Murtagh … 
- Oh, smettila. – sbuffò. – Ti perdonerà in un batter d’occhio se saprà. 
- Non lo saprà. – ringhiai. 
- E perché non dovrebbe? – protestò. – Ha vissuto anche lui la stessa cosa, Morzan. Capirebbe perfettamente. 
- Non voglio la pietà di mio figlio, Selena. Possiamo parlare di qualcos’altro? – cercai di chiudere il discorso. 
- Assolutamente no. Non proverebbe mai pena per te, per suo padre! Anzi! È convinto che tu l’abbia fatto perché lo odi, è convinto che tu lo odi e non lo abbia mai voluto, e gli dobbiamo la verità! 
- Come fai a sapere che non proverebbe pena? – risi amaramente. – Questo non è piu il Murtagh di tre anni e mezzo. Ne ha ventitré. Non lo conosciamo affatto. Di lui sappiamo solo che è nostro figlio, che è sposato, che ha una figlia e che è un Cavaliere. 
- E che anche lui è stato controllato da Galba … 
- NON PRONUNCIARE QUEL NOME! – gridai. 

Annuì. – Scusa. Non … non me ne sono resa conto.  

- Non fa niente. Non avrei dovuto aggredirti, scusami tu. 

Si alzò dal letto, raggiungendomi di fronte alla finestra, e mi prese delicatamente la mano. 

- Non lo conosceremo mai davvero se non siamo sinceri con lui. – sussurrò, gli occhi pieni di lacrime. – Siamo già stati dei cattivi genitori, e ora abbiamo la possibilità di redimerci … non buttiamola via. Altrimenti non meriteremmo di essere genitori. 

Annuii in fretta, stringendola a me. 

- E sia. Ma non ci crederà. Ha avuto vent’anni di tempo per convincersi del mio odio. 
- E noi estirperemo quella convinzione, dovessero volerci altri vent’anni. – replicò con determinazione. 

 

 

 

 

 

 

 

SELENA

 

- Ben svegliata, principessina. – sorrisi alla mia nipotina, prendendola in braccio mentre gorgogliava nella sua culletta. – Ma ciao. Ciao. Vuoi venire a fare una passeggiata? Andiamo nel giardino? 

Era una bellissima giornata, una di quelle sul finire della primavera, quando sembra già estate, e il giardino reale era un tripudio di colori, fiori, vita e profumi. 

Avevo costretto Kate a lasciarmi la piccola per il pomeriggio, quella ragazza si reggeva in piedi per miracolo. 

Non riuscivo a capire come, anche con l’aiuto di Murtagh e di sua madre, non fosse ancora crollata, tra la gravidanza, il parto, il doversi abituare ad una vita completamente diversa, il viaggio estenuante e il rapimento della bambina. 

Oh, e la nuova regina. 

L’avevo vista per si e no trenta secondi, quella mattina, in un corridoio, e quei pochi attimi mi erano bastati per farmela apparire antipatica. 

Guardava tutti dall’alto in basso, con un’espressione altezzosa che mi fece venire voglia di tornare ad essere la Mano Nera per sventrarla, e dato che ero insieme a Katherine e Belle, non perse l’occasione per lanciare alle due, e a me, uno sguardo di derisione. 

Katie aveva tutta l’intenzione di inseguirla per prenderla a pugni, ed era stato difficile trattenerla. 

Sapevo per esperienza quanto era difficile abituarsi alla corte di Ilirea, o Uru’Baen che fosse. 

Lurida cagna in calore, aveva sibilato Katherine quando la regina aveva voltato l’angolo. 

E io avrei usato espressioni piu colorite per una persona come quella. 

- Dove credete di andare? – commentò Morzan ridacchiando e prendendo in braccio la piccola. – Non è prudente per una nobildonna e una … nobilbimba andare in giro da sole. 
- Nobilbimba? – feci divertita. 
- Non è ancora una donna, o una ragazza. È una bimba. È nobile … se non può essere nobildonna, è nobilbimba, no? 

La fece saltellare in aria, facendola ridere. 

- Vieni a volare? – le propose, e il suo sguardo si illuminò. – Ah, vedo che sai anche cosa significa! Chi ti ha fatto provare? Il papà? 
- Forse non è il caso. – lo avvertii. – Dovremmo andarci piu piano, sia con Murtagh che con il far volare una bambina di un mese. 
- Ma se Murtagh ha volato quando aveva un giorno! Fammi il piacere! 
- Morzan! 
- Che c’è? 
- Non è una decisione che spetta a noi. Non è nostra figlia, e se esageriamo Murtagh potrebbe arrabbiarsi. È un miracolo che ce la lascino tenere … 
- Che Katherine ce la lasci tenere. – precisò. 
- Pensi che farebbe qualcosa di simile all’oscuro di Murtagh? – replicai scettica. 
- È andata in giro a cercarmi per il palazzo, sbattendomi addosso e chiedendomi “dov’è Morzan” all’oscuro di Murtagh, ben sapendo quel che lui pensa di me. 
- Beh, in ogni caso, non credo che Kate sia propensa al volo per una bambina tanto piccola. Pensa se prendesse un colpo d’aria. 
- Cosa che non accadrebbe se fosse coperta bene. 
- Morzan? 
- Che c’è?! 
- Niente. Volo. Con Belle. E non credere di riuscire ad ingannarmi con il trucco della torta. – dissi chiaramente.

Sul viso gli crebbe un’espressione delusa e scocciata, ma non protestò. 

- Sissignora. 

Poi un sorrisetto furbo gli crebbe sul viso e corse verso Dracarys, il suo drago rosso, con la bambina in braccio, ci saltò su e prese il volo. 

Dracarys, lo raggiunsi con la mente. Per favore, torna giu. 

Scusa Sel. Ordini del gran capo. Sta tranquilla, non farò cadere la-figlia-del-figlio-di-Morzan. 

Sospirai e non potei far altro che sedermi su una panchina, ad aspettare che quello sconsiderato di mio marito si decidesse a tornare giu. 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Sogni e Rivelazioni ***


KATHERINE
 
 
Nel pomeriggio, andai da Morzan e Selena a recuperare la pazza scatenata, che fece un dolcissimo sorriso sdentato vedendomi arrivare.
- Ehi, piccola Belle! – sorrisi prendendola dalle braccia del suo nonno. Era incredibile come quei due si adorassero all’ennesima potenza. – Li hai fatti disperare abbastanza, oggi?
- È stata bravissima. – disse Selena porgendole un piccolo drago rosso di peluche.
- Ooh! Guarda, Belle, che bel regalo che ti ha fatto la nonna? Grazie.
- Figurati. Era del tuo papà, questo Spike, il suo gioco preferito. Vedrai come sarà contento quando vedrà che piace anche a te.
Diedi un bacio sulla fresca guancia della mia piccolina, che si rannicchiò tra le mie braccia per fare la nanna.
A quel punto non ce la feci piu, a trattenere i miei dubbi.
- Com’è possibile? – chiesi stupefatta.
I due si guardarono un attimo in faccia. – Cosa? – chiese Morzan.
- Che siate vivi. Il mondo è certo che siate morti entrambi.
Morzan sospirò, sedendosi.
- È molto semplice, in realtà. Abbiamo tradito l’ex re. Anzi, veramente non abbiamo mai veramente lavorato per lui.
La rivelazione mi fece sgranare gli occhi dallo stupore.
- Ma … com’è possibile?
- Conosci Brom?
Arrossii. Murtagh mi aveva detto un po’ di cose, tra le quali la relazione tra Brom, un ex Cavaliere, e Selena.
- Era il mio migliore amico. I miei genitori erano i lord di Dras-Leona, e un giorno presi una licenza per andare a casa una settimana. Partii da Vroengard e andai a Dras-Leona. La sera uscii, dovevo incontrarmi con un mio amico, Jorah, che aveva seguito la strada del pirata del padre.
- Jorah il Guercio? Era uno dei pirati piu temuti.
- Si. Andammo in una locanda a bere, e quando se ne ando’, vidi Galbatorix. Non avrà avuto piu di diciassette, diciotto anni, all’epoca. Aveva appena perso Jarnunvosk, la sua dragonessa, e gli Anziani avevano respinto la sua richiesta di avere un altro drago.Mi avvicinai a lui per chiedergli se avesse bisogno di qualcosa, durante l’addestramento, in fondo, mi era sembrato uno abbastanza simpatico, e non un sociopatico con manie di potere.
Gli offrii ospitalità a palazzo, e accettò.
Fu in quel contesto che mi resi conto della sua instabilità mentale, e lo dissi agli Anziani.
Scoprii che loro lo sapevano già, e avevano elaborato un piano.
Dodici Cavalieri si sarebbero messi al suo servizio, ovviamente sotto copertura. Brom ci avrebbe combattuti, almeno fino a quando non fossimo riusciti a rovesciarlo.
Accadde però qualcosa che nessuno si aspettava. A parte me, gli altri dodici si allearono davvero con lui. Quella che doveva essere un’eliminazione del problema con una sola vita persa, quella di Galbatorix, si tramutò nella strage dei Cavalieri. A quel punto, io e Brom ci accordammo, e io continuai a passargli informazioni sull’Impero, e lui ad Oromis, nostro maestro …
Quando nacque Murtagh, fu troppo tardi per metterlo in salvo, il re sapeva già della gravidanza. Con Eragon fummo piu fortunati: Brom accettò di fingere che fosse suo figlio, e riuscimmo a salvarlo, facendolo crescere da Garrow e Marian. 
Dopo quello, Galbatorix scoprì del tradimento. Pensò … pensò che la morte sarebbe stata troppo dolce. – disse amaramente. – Cosi prese possesso della mia mente, mi costrinse a ferire Murtagh lo stesso giorno del suo compleanno e poi ci rinchiuse in quella cella.

A quel punto si voltò, forse per non far vedere le lacrime che sapevo gli bruciavano negli occhi: violenze come la profanazione della mente, specie se i danni collaterali ricadono sul proprio figlio, non si dimenticano facilmente.
Selena gli si avvicinò, accarezzandogli il braccio.
- Scusate … non volevo essere inopportuna. – mi scusai.
- Non lo sei stata. – mi sorrise lui, recuperata la tranquillità. – Figurati.
Ci salutammo e portai Belle a fare il sonnellino.
 
 
 
 
 
 
 
 
MURTAGH
 
 
Stavo camminando lungo un corridoio, ma era come se i miei piedi non toccassero terra: tutto era avvolto da una calda luce burrosa, che mi faceva sentire felice e sollevato.
Sentivo i versetti di Belle in lontananza, ma non me ne curai piu di tanto. Di sicuro era con Katherine.
A un certo punto, passai di fronte ad una stanza, dove capii si stava svolgendo un funerale.
Su un alto blocco di marmo, c’era una figura, avvolta in un abito bianco.
Stranito dalla familiarità di quell’abito, entrai.
Mamma e Morzan erano li, in piedi.
Mamma piangeva, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto, e Morzan la stringeva per calmarla.
Entrambi erano vestiti di nero, e mamma teneva Belle tra le braccia.
A quel punto ebbi un orribile presentimento, cosi mi sporsi per vedere chi fosse la persona che stavano piangendo.
Ancora prima di vederne il viso, riconobbi immediatamente l’abito bianco, semplice e luminoso, impreziosito da una sottile cintura argentata in vita.
Riconobbi immediatamente il diadema di diamanti,che portavano le donne reali sposate, che Derek aveva sostituito a quello dorato, emblema della donna reale nubile.
Non era possibile. Non era possibile.
Mamma e Morzan che piangevano, tenevano Belle tra le braccia …
La ragazza era Katherine.
- Katie … - sussurrai, mentre ricacciavo indietro le lacrime. Le presi la mano destra.
Era fredda come il ghiaccio.
- No, non è possibile … KATHERINE! KATHERINE! – a quel punto non fui piu in grado di trattenere le lacrime, e iniziai a scuoterla, per cercare di svegliarla. – Svegliati … svegliati … torna da me …
- Non si sveglierà. – singhiozzò mamma, e mi voltai verso lei e Morzan.
- Chi è stato?
Katherine era una diciannovenne in ottima salute, non poteva essere morta di malattia.
Non aveva nemmeno avuto il minimo sintomo di febbre puerperale.
Morzan mi fissò, l’espressione seria.
- Sei stato tu.  
 
Mi svegliai di soprassalto, e subito mi voltai verso destra.
Katherine era li … respirava.
- Murtagh … - mormorò, tirandosi su e stringendomi le braccia intorno ai fianchi, appoggiando la testa alla mia spalla. – Che succede?
- Niente. – risposi in fretta. – Torna a dormire.
Sospirò. – Piantala di mentire.
- Amore, non è niente.
- Quindi non pensi che abbia controllato perché urlavi nel sonno? – commentò e li capii che sapeva.
Doveva aver dato un’occhiata al mio sogno.
- Va tutto bene … - sussurrò. – Stiamo bene.
- C’è quella … quella donna …
- Chi?
- Smettila di fingere di non sapere niente.
- Questa non la so davvero!
Sospirai e ricambiai la stretta. – La regina.
- Cosa?
- Non esiterà a farti del male … e a quel punto la tua morte sarebbe colpa mia, perché non ti ho protetta abbastanza …
- Non potrebbe mai essere colpa tua. Solo sua. Okay?
- Sono tuo marito, Katie, é mio dovere proteggerti ... 
- Smettila. Se mi accoltella, non é colpa tua. Sarà colpa tua solo se sarai tu ad accoltellarmi. 
Annuii, sapendo che era impossibile mettersi contro Katherine. – Va bene.
- Non farti rovinare il sonno da una come lei. – mormorò.
In qualche modo, riuscì a calmarmi, facendomi dimenticare l’orribile visione di lei, bellissima ma morta.
E riuscii a riaddormentarmi. 























 

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Capitolo 13
*** Anime Perdute ***




Il POV di oggi é della guardia del corpo di Katherine, Kevan, che abbiamo già incontrato prima :)

Detto questo ... 

NON LINCIATEMI, PLEASE. 






KEVAN
 
 
Era tutto il giorno che nel palazzo di Winter Manor c’era un trambusto inconcepibile, e non capivo perché.
Tutti sembravano su di giri, eccitati per qualcosa, le donne ridacchiavano come tredicenni alla prima cotta e gli uomini facevano battutine squallide.
Mah.
Ero appena ritornato da una missione di sei mesi ai confini del regno, quindi doveva essere successo qualcosa di eclatante.
A quel punto fermai una donna, anche lei su di giri.
- Perché l’intero castello è in fermento? – chiesi.
Lei mi rivolse un sorriso estasiato. – Sei mesi fa il Cavaliere Murtagh si è deciso a chiedere la mano della Principessa Katherine. E lei ha detto si! Oggi è il giorno delle nozze, anzi, manca meno di un’ora alla cerimonia, e tutto dev’essere perfetto.
Cosi dicendo, se ne ando’ per la sua strada, con in mano un cesto di fiori, mentre il mio cuore si infrangeva in mille schegge di vetro, tanto che dovetti reggermi.
Non era possibile.
Un anno prima, quando la Principessa e quell’idiota si erano innamorati, avevo creduto che non potesse essere vero, Katherine non poteva essere tanto cieca e stupida da cedere alle moine di un bellimbusto simile.
No, no, no …
E ora, stava per diventare sua moglie, ed ogni possibilità che avevo di dichiararmi a lei sfumava.
Non so quanto tempo rimasi immobile, bloccato dal rompersi del mio cuore.
Solo che a un certo punto vidi re Derek, con la corona che non metteva mai e un mantello bordato di ermellino, dirigersi a passo spedito e con un sorriso smagliante verso gli appartamenti della sposa.
E, controvoglia, mi diressi verso la sala del trono, dove si sarebbe tenuta la cerimonia.
Lo scranno regale era stato tolto per la funzione,e faceva strano vedere quella sala addobbata a festa, con fiori, festoni di fiori e illuminata dal sole splendente.
Quell’idiota del Cavaliere Rosso era già li, vestito come un principe, con degli aderenti pantaloni neri, come la giacca che indossava, un mantello rosso e la spada, contenuta nel fodero rosso, assicurata alla cintura.
Sorrideva, di sicuro pensando al privilegio che stava per ottenere e del quale avrebbe goduto quella stessa notte.
Non poteva essere vero …
Sperai fino all’ultimo che fosse un sogno.
Poi le trombe squillarono, ad annunciare l’ingresso della sposa, la Principessa Katherine del Nord.
Era accompagnata dal padre, che stava alla sua destra, e dal fratello, l’erede al trono, Alec del Nord.
Era bellissima, con i capelli sapientemente acconciati ed un delicato diadema di foglie d’alloro dorate, un abito bianco che brillava tanto che sembrava fosse fatto di polvere di stelle ed il mantello di pelliccia di lupo, che solo principesse e regine potevano indossare.
Venne condotta dall’idiota, che la prese per mano, e un moto di gelosia mi percorse le budella.
Lei era mia.
- … marito e moglie. – disse il re, commosso. Non mi ero nemmeno accorto della conclusione della cerimonia, tanto ero concentrato sull’odiare il criminale che stava entrando nella famiglia reale.
Un disonore.
Una disgrazia.
Una vergogna.

- Puoi baciare la sposa.
A quel punto il figlio di Morzan le mise le mani sui fianchi e la baciò, ed era definitivamente sua.
E non avevo piu possibilità.
 
Uno dei miei doveri come guardia del corpo della Principessa era stare fuori dalla sua camera, giorno e notte.
La notte era a giorni alterni, e il giorno prima purtroppo era toccato a Julius.
Le mura del castello erano spesse, le porte anche, ma non abbastanza da non permettermi di sentire tutto della prima notte di nozze.
Il giorno dopo, rassegnai le dimissioni.
Non avrei retto un’altra notte simile a quella.
 
 
 
Un urlo acutissimo squarciò la quiete della notte, mentre entravo nel castello dopo la missione di nove mesi in una provincia del sud del regno.
Preoccupato, lasciai il cavallo nelle scuderie e corsi dentro, fermando una donna che portava tra le braccia dei teli bianchi.
- Cosa succede?
- Il parto!
- Parto?
- L’unione di Lady Katherine e del Cavaliere Murtagh è benedetta! Gli dei gli hanno concesso un figlio ad appena un mese dalle nozze! È molto raro che un figlio arrivi tanto presto, è un segno degli dei, sono felici dell’unione! Molto probabilmente è un maschio!
A quel punto, le mie speranze erano decisamente andate.
Un matrimonio si poteva sempre distruggere, ma questo prima del concepimento.
Un bambino li avrebbe legati ancora di piu, un maschio, poi …
Per inerzia, seguii la donna, fermandomi alla porta della principessa.
- TIRATE-FUORI-QUESTO-BAMBINO! – strillo’ lei, le lacrime agli occhi.
- Sta calma, amore. – la rassicurò il marito, baciandole la guancia. – Passerà presto … stai andando benissimo, sei bravissima …
Le posò una mano sul petto, mormorando un incantesimo.
- Dovresti sentire meno dolore, cosi.
Le ore passarono lente, e a mezzanotte, un urlo piu forte degli altri, seguito dal primo vagito, segnò la nascita del bambino.
- È una bambina, amore mio … - sentii l’idiota dire. – è bellissima, tesoro, è perfetta … ciao, piccolina … Katherine, è Belle …
Una bambina.
- Non … Belle … - ansimò Katherine. – Belle … Selena. Dammela …
- Eccola qui, tesoro.
A quel punto, sentii Katherine singhiozzare di gioia.
- Benvenuta, piccola Belle … benvenuta, principessa.  
 
 

- Pensieri profondi?
La voce di una donna mi riscosse dai miei ricordi.
Alzai lo sguardo verso di lei.
Era una ragazza di circa ventiquattro, venticinque anni, alta e bellissima.
Indossava un ricco abito rosso e oro, e una collana tempestata di pietre preziose.
- Buongiorno, Maestà.
Chinai leggermente la testa.
-   Posso sedermi?
- È casa vostra, no?
Si sedette accanto a me.
- Comprendo i tuoi pensieri … - sibilò acidamente. – Sono il riflesso dei miei.
- Perdonatemi?
- Murtagh disse di amarmi. – ringhiò. – Lo dimostrò piu volte. E poi se n’è andato, dicendomi che sarebbe tornato. Ed è tornato con una sgualdrina e quel mostriciattolo di bambina.
Fissò con astio la famigliola che giocava a circa cento metri da noi: l’idiota abbracciava Katherine, che teneva in braccio la piccola, e si divertivano a sfiorarle il viso con un giglio, che Belle cercava di afferrare.
A circa dieci metri, Morzan e Selena li guardavano abbracciati.
Ormai era un mese che eravamo li.
- Chiamate di nuovo le Loro Altezze Reali le Principesse del Nord e di Winterhaal in tali modi e vi farò pentire di essere nata. – sibilai mettendo mano alla spada. – Non approvo quel matrimonio, ma se Katherine é felice allora quest'unione é la mia felicità.
- Poco importa … sono dell’idea di prendermi sempre ciò che mi spetta. E tu, amico mio, meriti di piu di un cuore spezzato.Meriti una Principessa. Una come Katherine … si, ho visto come la guardi. – sorrise. – Aiutami, e l’avrai. Non avrai nemmeno la bambina tra i piedi.
- E in cosa consisterebbe il vostro piano, sentiamo?
- Non lo immagini? – fece una risatina sciocca. – Farò si che un mago annebbi la mente di Murtagh quanto basta per spingerlo a ripudiare Katherine, dichiarare Belle sua figlia illegittima e sposare me. A quel punto avrai Katherine.
- Mi chiedete dunque di agire contro la donna a cui ho giurato fedeltà.
- Una piccola deroga, non chiedo altro.
- Mi chiedete di tradire.
- In parte.
- La vostra idea è allettante … ma mi vedo costretto a rifiutare. Anche se non merita niente di ciò che ha, preferisco sentirli scopare ogni notte piuttosto che strappare Belle dalle braccia dei suoi genitori. Il Cavaliere potrà anche non amare Katherine, ma state certa che ama sua figlia. Gli fareste solo del male.
La vidi arrossire di rabbia.
- Vi do un consiglio da amico: cercate l’amore altrove, e non la vendetta. 
 
 
- Uuuuuuuuhhh … - fece il Cavaliere, facendo giocare la neonata, che rise.
Bussai, e quando lui diede il permesso, entrai.
Katherine non c’era.
- Kevan! Che succede? – sorrise alla piccola che teneva tra le braccia.
- Devo parlarvi. – confessai.
Poco importava ormai che sapesse dell’amore che provavo per Katherine.
Doveva sapere dei piani della regina, che avrebbe attuato con o senza di me.
- Dimmi.
- È … la regina.
- Nasuada?
- Mmh.
- Che ha fatto? – sospirò. – Ha insultato Katherine e lei l’ha presa a pugni?
- No … niente del genere, signore.
Aggrottò un attimo la fronte. – E allora cosa?
Deglutii. – Nel pomeriggio, mi ha avvicinato … mi ha detto di un piano per il quale intendeva chiedere ad un mago di annebbiarvi la mente … e …
Chiuse gli occhi per un secondo, mentre si arrabbiava ogni secondo di piu.
- E, Kevan?
- E in tal modo vi avrebbe costretto a ripudiare la Principessa Katherine, dichiarare la Principessa Belle figlia illegittima e a sposare lei. – confessai in fretta.
Rimase in silenzio per almeno cinque secondi, un silenzio tombale interrotto solo dai versetti della bambina.
- Non serve che tu dica perché l’abbia chiesto a te. – disse. – Sappiamo entrambi benissimo cosa provi per Katherine. Sappi però che non ho nessuna pretesa su di lei, né l’ho mai avuta. – aggiunse guardandomi dritto in faccia. – L’ho sposata perché la amo.
E fu impossibile non credergli, perché il fervore e la sicurezza che animavano il suo sguardo e le sue parole valsero piu di mille promesse.
E seppi che le Principesse, con lui, erano amate e al sicuro.
- Anzi … ti dispiacerebbe accompagnarmi dalla regina? – disse, e vidi che i suoi occhi lampeggiavano di rabbia.
- Ma, signore … e la bambina?
- Non preoccuparti.
Uscimmo dalla stanza e affidò Belle ad una balia, dicendole di restare in camera e di dare la piccola a Katherine non appena fosse tornata, poi proseguimmo verso la sala del trono.
- Signore, attendete che l’annunci … - lo pregò un paggio.
- Sta zitto! – ringhiò. – Credo che tu mi conosca abbastanza bene da sapere quando tenere a freno la lingua.
Entrammo nella sala del trono, su cui era seduta la regina, intenta a rimirarsi in uno specchio.
- Oh, Murtagh! Ti attendevo. – ridacchiò, vanitosa come poche.
- Sta zitta. – sibilò. – Mi hanno riferito del tuo piano …
- Oh, quello … comunque ottimo lavoro, Kevan. – rise e mi sentii ghiacciare il sangue nelle vene.
Non era possibile.
Il Cavaliere si voltò verso di me, con un’espressione stupefatta.
- Non guardarlo cosi, tesoro. – commentò lei. – Non sapeva che stava facendo esattamente quello che serviva a me.
- BUGIARDA! – gridai indignato. – Mi hai chiesto di collaborare, e io ho rifiutato!
- Sapevo che l’avresti fatto … i soldati del Nord sono cosi, leali e incorruttibili, anche se li si tenta con la donna dei loro sogni. – rise. – Era ovvio che saresti andato a dirglielo … ed era altrettanto ovvio che sarebbe venuto qui.
- Kevan, vattene. – disse in fretta, mettendo mano alla spada. – Avverti Morzan e mia madre, proteggi Katherine e Belle, tornate immediatamente al Nord, con i draghi. Cavalca il mio. Hai il permesso.
- Signore? – sussurrai sconvolto.
- ORA!
Contravvenni al suo ordine e non mi mossi dal suo fianco.
- Che stai facendo?
- Non vi lascerò combattere da solo.
Le porte di onice della sala del trono si spalancarono, facendo entrare almeno cento uomini, con armature nere e drappi viola a coprirgli naso e bocca.
Non indossavano guanti, e ciò mi fece capire che erano maghi.
Nemmeno un Cavaliere sarebbe riuscito a sconfiggerli tutti.
Sarebbe morto per la fatica dell’incantesimo.
Nonostante non avessimo la minima possibilità, combattemmo.
Lo scontro fu breve: riuscimmo ad ucciderne almeno quindici, ma a quel punto eravamo entrambi talmente debilitati che non ci misero niente ad immobilizzarci.
- Qualcosa da dire, amore mio? – sorrise malevola la regina, avvicinandosi a Murtagh, che la fissò con odio, tenendolo per il mento.
- Lascia andare lui e fa che recapiti un messaggio.
Nasuada soppesò la questione, poi annuì. – Come desideri. Liberatelo.
- Kevan … - sussurrò alzando gli occhi su di me. Erano pieni di lacrime. – Di a Katherine che la amo, di non dimenticarlo mai … che amo nostra figlia.
Dille di non preoccuparsi per me.
Di … di a mio padre che lo perdono … non voglio nemmeno sapere il perché … ma digli che lo perdono. Di a mia madre che le voglio bene. Avverti Eragon, Saphira, Arya, Roran e Katrina. Scappate. Proteggi Katherine e Belle a costo della vita.
Annuii in fretta.
- Giuralo …
- Lo giuro, Cavaliere.
Annuì, e vidi una lacrima scivolargli lungo la guancia.
- Grazie. – sussurrò, poi un mago recitò un incantesimo.
I suoi occhi divennero prima di ghiaccio, poi tornarono normali, seppur annebbiati.
Era perduto. 

































 

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Capitolo 14
*** Life and Death ***


KEVAN
 
 
Subito corsi via, prima che la regina gli ordinasse di uccidermi, e raggiunsi le stanze della Principessa. Spalancai la porta senza preoccuparmi di bussare, e lei sollevò lo sguardo, certa di incontrare quello del marito.
Corrugò un secondo la fronte quando mi vide.

- Kevan? Che succede?
- Preparatevi a partire. Dobbiamo andarcene ora. – dissi in fretta.
Inarcò un sopracciglio, cullando la bambina.
- Che è successo? Dov’è Murtagh? – sussurrò, la voce piena di preoccupazione.
- Ve lo dirò strada facendo.
- No, tu me lo dici ora.
- Vorrei, ma ciò rallenterebbe le cose.
- Non partirò senza di lui! – protestò.
- È stato stregato! – urlai disperato. – è peggio che morto, è diventato il cagnolino della regina! E ora dobbiamo andarcene! Ti dirò tutto, dopo, ma dopo che tu e Belle sarete in salvo.
- Stre … stregato?
- Prendi solo la spada e il denaro, il resto ci rallenterebbe. Incanta la stanza finché sei qui, vado a prendere gli altri. Intesi?
- Kevan …
- Benissimo.
Corsi fuori e raggiunsi la stanza di Morzan e Selena, dove per fortuna trovai anche Eragon, la regina Miranda e una coppia con una bambina. Dovevano essere Roran e Katrina.
- Sbrigatevi. – dissi in fretta. – Dobbiamo andarcene.
- Che succede?
- La regina ha stregato Murtagh. Non aspetterà. Sono i suoi ordini, dobbiamo andarcene ora.
Selena impallidì e strinse piu forte il braccio del marito, non che lui fosse messo meglio.  
- Dove sono Katherine e Belle? – sussurrò Katrina.
- Nelle loro stanze, le ho già avvisate. Prendete solo il necessario.
- Come, lo ha stregato? – fece Morzan, poggiando la mano al pomolo della spada.
- Non lo so! Un mago … un incantesimo. I suoi occhi sono diventati prima blu, poi sono tornati normali, ma annebbiati.
Morzan chiuse gli occhi, tremando. – Preferirei che fosse morto … - sussurrò. – Si. Dobbiamo andarcene.
Attesi cinque minuti, con il cuore in gola dalla paura che potesse essere accaduto qualcosa a Katherine e Belle, che preparassero le loro cose, poi andammo a riprenderle.
 
 
 
 
MORZAN
 
 
Correvo per raggiungere Katherine, ma il pensiero era da tutt’altra parte.
Era intriso d’odio, odio verso quella donna che aveva preso mio figlio e l’aveva reso suo schiavo con la magia nera.
L’avrei uccisa, fosse stata l’ultima cosa che avrei fatto.
L’avrei uccisa con le mie mani.
Lentamente.
Avevo recitato la parte del Rinnegato peggiore di tutti per anni, non ci sarebbe voluto niente a riprendere il ruolo.
Cercai di raggiungerlo con la mente, e come sapevo, la trovai lucida.
Papà … sussurrò disperato. E quando mi chiamò cosi, capii.
Mi aveva perdonato. 
Murtagh, stai tranquillo … andrà tutto bene … cercai di rassicurarlo.
Sappiamo entrambi come funziona … proteggi Katherine e Belle …
Certo che lo farò. Andrà tutto bene. Staranno bene.  Torneremo a salvarti. Porterò le ragazze in salvo, e tornerò a prenderti.
No … è troppo tardi …
Non osare dare ordini a tuo padre, ragazzino, cercai di rimproverarlo bonariamente, per stemperare la tensione che avvolgeva entrambe le nostre menti.
Chi c’è con te?
Kevan, Katrina, Roran, Ismira, la mamma ed Eragon.
Dove sono Katherine e Belle?!
In camera, c’è un incantesimo a proteggerle. Stiamo andando a prenderle, non preoccuparti.
Portale al Nord. A Winter Manor, li saranno al sicuro. Andate con i draghi … non m’importa se Belle è piccola.
Mi resi conto che eravamo arrivati davanti alla camera, e quando vidi, troncai subito la comunicazione.
Non potevo mostrarglielo.
Belle era sul letto, tranquilla, ma Katherine …
Si reggeva ad una colonna del letto, una mano sul ventre, e piangeva dal dolore, sul punto di svenire.
Un sottile rivolo di sangue le colava dalle gambe, raccogliendosi in una pozza intorno ai suoi piedi.
Era incinta …
E aveva appena perso il bambino.
Non ci misi niente a superare la barriera magica. Diedi Belle a Selena e presi in braccio Katherine, perché non era in grado di reggersi in piedi.

- Andrà tutto bene. – la rassicurai accarezzandole i capelli.
- Il … il bambino … - singhiozzò.
A quel punto la strinsi piu forte.
 
 
 
 
 
KATHERINE
 
 
Sentii Antares scendere ed atterrare, ma sinceramente non me ne importava niente.
Dopo Murtagh, dopo il bambino, il mio cuore poteva ospitare solo dolore.
Un bruciante e distruttivo dolore.
Che nemmeno l’amore per Belle poteva rischiarare.
Scesi e mi sedetti contro il fianco di Castigo.
L’unico che potesse minimamente comprendere.
Mugolava piano, la testa appoggiata al terreno.
Chiamai Kevan, tanto, dolore per dolore …

- Principessa.
- Dimmi cos’è successo.
Lo vidi esitare, mordicchiandosi il labbro. – Non credo …
- Parla. Subito. Puoi anche sederti, se vuoi, non m’importa. Basta che mi dica cos’ha fatto quella troia a mio marito.
Sospirò e si sedette di fianco a me.
- Questo pomeriggio si è avvicinata a me. Mi ha parlato di un piano per cui avrebbe preso possesso della mente di Murtagh, costringendolo a ripudiarti, dichiarare Belle illegittima e a sposare lei.Subito ho riferito a vostro marito … ha affidato Belle ad una balia, voi non eravate ancora tornata, e mi ha chiesto di accompagnarlo dalla regina.
Li lei … lei ha detto che l’avevo servita bene, perché sapeva che l’avrei detto al Cavaliere e che lui avrebbe agito d’impulso andando li … sono entrati circa cento maghi. Abbiamo lottato, ma non abbiamo potuto fare molto. Siamo riusciti ad ucciderne a malapena venti.
Ci hanno bloccati,e …

- E cosa? – sussurrai stringendo gli occhi per non far uscire le lacrime.
- Murtagh … come ultimo desiderio ha chiesto di lasciarmi libero per salvarvi, e darvi un messaggio. Vi ama, e dovrete ricordarvelo sempre. Ama vostra figlia, e di non preoccuparvi per lui. – mormorò.
A quel punto non fui piu in grado di trattenere le lacrime, cosi seppellii il viso tra le ginocchia.
Sentii Antares sfiorarmi la mente, ma la respinsi. Non erano affari suoi.
Non questi.

L’attimo dopo sentii che qualcuno si stava sedendo accanto a me.
Alzai controvoglia lo sguardo: era Morzan, e anche lui aveva smesso di trattenere le lacrime.
Mi cinse le spalle con un braccio, avvicinandomi al suo petto, e non lo respinsi. In quel momento era uno dei pochissimi che poteva comprendere.

- Lo sapevi? – sussurrò. – Del bambino.
Scossi la testa. – Non ne ero sicura …
Mi sfiorò i capelli con le labbra. – Mi dispiace tanto. So di non essere in grado di capire quanto tu soffra … ma sappi che, per qualunque cosa, ci sono, okay?

- Cosa gli ha fatto? – mormorai, cercando di asciugarmi le lacrime.
A quel punto, si morse il labbro, per cercare di trattenere un singhiozzo.
- Magia nera. – sussurrò, la voce spezzata. – è … è uno degli incantesimi piu devastanti e orribili che esistano. È in grado di pensare autonomamente. Ma non ha il minimo controllo su sé stesso e su ciò che dice. Se lei gli ordina di andare e sterminare dieci neonati, lui può anche disapprovare, ma non può esimersi. È … è come se … se fosse un burattino, come se il suo corpo fosse mosso da fili invisibili. Come se fosse posseduto.
Serrai gli occhi.
Nell’arco di dieci minuti, avevo perso il bambino e Murtagh era diventato un burattino, schiavo di una donna meschina, infima e crudele.

- Tieni, mangia qualcosa.
Mi porse due striscioline di carne secca, ma le rifiutai.
- Sto bene.
- Devi mangiare. – insistette, accigliandosi.
- Non ho fame, davvero.
Fece un sospiro. – Mi permetti di farti un incantesimo? È possibile che non abbia perso il bambino, che si sia trattato di un falso allarme.
- È uscito talmente tanto sangue …
- Magari è ancora vivo.
Sospirai. – Va bene …
Annuì e mi posò la mano sul ventre.
Il tocco fu delicato, esattamente come quello di Murtagh quando voleva sentire Belle tirare i calcetti.
“Ehi, piccolino” rideva sempre, mentre gli accarezzavo i capelli morbidi e setosi. “Non picchiare la mamma, che è piccola. Una nana mancata.”
Dal suo palmo si sprigionò una luce rossa, che si spense dopo qualche secondo.

- Allora? – mormorai atona.Un sorriso gli rischiarò il volto.
​- Mangiane quattro. – disse. – Devi nutrire tuo figlio. è vivo, ma non per molto se non mangi.
A quel punto non potei trattenere un sorriso.
Murtagh mi era stato strappato con una barbarie incivile e inconcepibile, ma almeno il piccolo c’era ancora.
Si alzò e raggiunse Selena, mentre io mi rendevo conto che, in effetti, Castigo era li.
Se era il drago di Murtagh, che cavolo ci faceva con noi?
Mi ha detto di venire, mormorò, triste. La sua mente sembrava una landa grigia e desolata.
Lo salveremo, lo rassicurai. Ora che sapevo che il piccolo era con me, sentivo la speranza crescere con lui.
E uccideremo quella puttana, fosse l’ultima cosa che faccio. 















































 

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Capitolo 15
*** Piccole ribellioni nascoste ***


- Abbiamo finito il cibo. – sbuffò Morzan dopo una settimana.
Nonostante fossimo stati attentissimi con le razioni, il cibo era finito.
- Posso andare io a cacciare. – si offrì Eragon. – Sono bravo.
- Ti esporresti ad un pericolo inutile. – mormorai. – I soldati che ci stanno dietro staranno proprio nei boschi, dove ci nascondiamo. Se uscissimo, saremmo piu vulnerabili. Ci saranno meno guardie in città, dove oltre al cibo possiamo ottenere informazioni.
- È una buona idea. – asserì mamma.
- Vado io. – decisi.
- Tu. – commentò Roran, scettico. – Incinta. Senza offesa, ma a questo punto saresti tu quella che si espone ad un pericolo inutile.
- Vieni con me, se hai tutta questa brama di proteggere gente. – sibilai irritata.
- SMETTETELA! – ringhiò Selena, mettendosi in mezzo a noi con le braccia allargate. – Andremo io, Katherine e Roran. Punto.
- Ma … - tentò Morzan. Tentativo stroncato da un’occhiataccia.
Ci rendemmo invisibili con un incantesimo e arrivammo fino alle porte della città: a quel punto ci bastò far svenire due guardie isolate e prendergli le armature.
Non ne avevo mai indossata una prima, ed era pesantissima.
Dopo due passi, mi tremavano già le gambe, mentre Roran ci correva persino.
Selena no, ma era palese che non era la prima volta che si metteva un’armatura.
- È tutta questione di abitudine. – mi rassicurò con un sorriso.Cercai di crederle ed entrammo in città.
- Io vado a prendere il cibo. – ci disse. – Roran, pensa a razioni d’acqua e latte: Katherine, trova piu informazioni che puoi. Ci rivediamo qui fra quattro ore. Cambiate travestimento, adesso e una volta all’ora. I soldati ci staranno già cercando, e di sicuro adocchieranno coloro che gli sembrano travestiti da mendicanti. Se possibile, rubate abiti di buona fattura, è quasi impossibile che si azzarderanno a disturbare dei nobili. Capito?
- Mmh. 
Annuii e ci separammo.
Subito trovai una donna alta circa come me, che indossava uno splendido abito di seta verde con un mantello nero sopra.
Con una scusa riuscii a condurla in un vicolo cieco e la stesi con un incantesimo.
 
Indossai in fretta l’abito e misi il mantello in modo da coprirmi il viso, poi andai nel centro della città, dove sapevo esserci una bacheca, come in ogni città, sulla quale venivano affissi gli avvisi relativi alla città e all’Impero.
La prima cosa che vidi fu un mio ritratto, affiancato a quello degli altri sette fuggitivi.
KATHERINE DEL NORD, CAVALIERE DEI DRAGHI DONNA RINNEGATA
      È accusata di crimini contro la Corona, di aver messo in libertà il noto Rinnegato Morzan e la moglie, la Mano Nera.
Chiunque la riporterà, viva o morta, alle autorità, avrà in dono la valle Palancar”.
Wow.

Valevo una valle intera.
Ed ora ero persino tacciata come Rinnegata.
Ma a farmi provare una fitta dolorosa, tanto forte da dovermi reggere, fu un altro avviso.
Nella giornata di ieri il Cavaliere Murtagh Morzansson ha ripudiato Katherine del Nord, dichiarato la figlia avuta da quest’ultima, Belle di Winter Manor, come illegittima e ha sposato la Regina, divenendo il nuovo Re.
Alla fine, lei aveva ottenuto quello che voleva.
Averlo tutto per sé.
Era evidente ormai che non le interessava che lui l’amasse o meno, lo considerava alla stregua di un anello, un soprammobile.
Un oggetto da collezione.
Ti salverò e ucciderò quella stronza.
Mi sfiorai la pancia ancora piatta. A Murtagh non avevo detto niente dei miei sospetti per non illuderlo, e ora non potevo nemmeno dirgli che stava per diventare padre ancora.
Stai tranquillo, piccolo. Conoscerai presto il tuo papà.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
MURTAGH
 
 
Ti odio.
- Ti amo. – dissi invece, costretto.Nasuada si avvicinò, tutta contenta del suo nuovo giocattolino.
- Certo, mio caro. Adesso … ti dirò un segreto … qualcosa che neanche la tua adorata Katherine ti ha detto, e nemmeno il tuo amato papà. Lei aspettava un figlio …
Un bambino?!
- E l’ha perduto.
Quella rivelazione … non so descrivere l’effetto che mi provocò.
Come se mi avessero tagliato in due il cuore con una lama.
Distrutto.
Era incinta, e a causa dello stress aveva perso il piccolo.
Mio figlio …
- Sai cosa fare o desideri che te lo ripeta?
Ti prego, smettila di ripeterlo … ti prego …
- Insegui Katherine e la sua allegra brigata.
Uccidili tutti, ma lascia per ultime Katherine e Belle.
E uccidi la tua cara figlioletta di fronte agli occhi di sua madre.
Ucciderò te, appena posso. E non sai nemmeno quanto mi piacerà.
- Lentamente, tieni bene a mente questo particolare, tesorino.
Tesorino tua madre.
L’unica cosa che volevo fare era strangolarla.
Stringerle le mani intorno alla gola finché non avesse smesso di appestare l’aria con il suo respiro.
Ma le mie braccia rimasero lungo i fianchi, inerti.
- La ucciderò di fronte a sua madre lentamente. – ripeté la mia voce.
- Bravo. – ghignò. – E poi?
Poi ucciderò me stesso, se mai ciò accadrà.
- Ucciderò Katherine.
- Ci sono tante Katherine al mondo … quale, tra queste?
- Katherine di Winterhaal. – rispose la mia bocca, mentre lottavo per farla stare chiusa e zitta, imploravo di farla smettere di vomitare parole tanto orribili da sembrare bestemmie.
Sicuramente piu gravi delle bestemmie.
- E Katherine di Winterhaal è tua moglie?
Si. E lo sarà sempre.
- No.
- E chi è tua moglie?
- Tu sei mia moglie.
- E ti è piaciuto giacere con me questa notte, vero?
Avrei preferito la morte.
- Si.
Annuì fra sé e sé. – Bene. Il tuo piccolo trucchetto con Castigo è un problema, lo ammetto, ma sono certa che sarai in grado di raggiungerli presto. Vero?
- Si.
- Perfetto. Ora vai.
Sentii le mie gambe muoversi contro la mia volontà, fino alle scuderie.
Sentii le mie mani sellare un cavallo, e assicurare Zar’Roc, letale e affilata, alla cintura.
Sentii i miei muscoli spingermi sull’animale.
E lo sentii partire. 






























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Prevedo maledizioni su Nasuada tra 3,2,1 ... ahahahahah, al prossimo cap Shur'Tugals!

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Capitolo 16
*** Farewell, my love ***


Trovai Katherine e la mia famiglia dopo due settimane.
Anzi, piu che loro, vidi Castigo, Dracarys, Firnen, Saphira e Aderes in volo.
MURTAGH!, gridò il mio drago, con una felicità disarmante.
Scappa …
Ma cosa stai dicendo?
Non sono libero … devo darvi la caccia … scappate!
Per qualche attimo, non lo sentii, poi fu un’altra coscienza a sfiorare la mia.
Murtagh …
Era venata di tristezza, rabbia e odio, tanto da essere quasi irriconoscibile, ma era lei.
Amore … piccola mia, mi dispiace …
Andrà tutto bene, stai tranquillo, sussurrò. Porto Belle a casa, e poi tornerò a prenderti.
No, devi stare li. Non ti muovere dal castello, hai capito?!
Se credi che non ti aiuterò …
Katherine, ho bisogno di saperti al sicuro, a proteggere Belle.
Murtagh?
Dimmi …
Un tenue bagliore si accese nella sua mente. Aspetto un bambino …
A quel punto, nonostante la maledizione, frenai il cavallo.
Non so bene come feci, ma per un secondo quella rivelazione riuscì a farmi riavere un attimo di controllo su me stesso.
Che stai dicendo? Non … mi è stato detto che l’avevi perso …
Lo credevo anch’io, poi tuo padre ha fatto un incantesimo. Stai per diventare padre di nuovo, amore …
Davvero?
Davvero …
E Belle? Come sta?
Belle sta bene … è tranquilla e le piace volare. Adesso è con tua mamma …
Nella mia mente prese spazio un’immagine. Belle era su Dracarys, con mamma e papà, tra le braccia della prima. Guardava il cielo meravigliata, e grazie agli dei era ben coperta.
Amore … mi dispiace tanto …
Capì subito a cosa mi riferivo.
Dillo di nuovo e non verrò a prenderti, sibilò. Non hai nessuna colpa, ti sei comportato con onore e quella donna viscida ha usato la magia nera su di te. Non hai niente di cui scusarti.
Katherine, mi … ho dovuto …
Lo so!, ansimò disperata. E anche li capii che sapeva. L’avevo tradita e lei ne era consapevole. Non mi hai tradita … è stata lei. Lei ti ha usato e dovrà pregare che io sia in buona quando mi capiterà per le mani.
Devi scappare. Non fermarti finché non sarai arrivata alla Du Weldenvarden e non avrai superato la barriera. Lei vuole che uccida Belle davanti a te. Se superi le barriere magiche degli elfi, non potrò seguirti.
Improvvisamente, un dolore tremendo si propagò in tutto il mio corpo, e non riuscivo a capire da dove nascesse.
MURTAGH!
Sentivo che continuava a chiamarmi, ma la sua voce si affievoliva sempre di piu …
Finché non fui piu in grado di percepirla.
Scesi da cavallo, il dolore non accennava a diminuire, e appena fui giu, un calcio nello stomaco mi mandò a terra.
Una risata aspra mi giunse alle orecchie, e il mio campo visivo fu occupato dal volto del mago che mi teneva imprigionato.

- Che credevi di fare, Cavaliere senza drago? – rise, e notai che gli mancavano dei denti. – Speravi di poter parlare con la tua amichetta e di spifferarle i piani di tua moglie?
KATHERINE È MIA MOGLIE!
- Sembra proprio che dovrò porre delle barriere mentali intorno a questa capoccia dura, vero?
No …
Non sarei stato in grado nemmeno di comunicare …
 
 
 
KATHERINE
 
 

- Dovremo dividerci. – decise Morzan, accigliato. – Secondo Murtagh, è una minaccia troppo grande. Se ci trovasse, sarebbe costretto ad ucciderci, e sarebbe difficile opporsi. Ma se ci dividiamo, dovrà darci la caccia singolarmente. E dato che deve uccidere prima tutti noi, e poi Katherine e Belle …
Roran annuì, mentre teneva Ismira in spalla.
- Katherine, va con Arya e Belle nella Du Weldenvarden. Da li, al nord. La meta sarà Winterhaal per tutti, ma ci arriveremo per strade diverse. – disse Selena. – Arya, Kevan e Katherine andranno per la via piu breve. Io, Miranda e Morzan passeremo per Dras-Leona, costeggeremo il Lago e il fiume Toark e vi raggiungeremo seguendo il mare. Roran, Eragon e Katrina: arriverete a Taurida: da li, proseguirete per la città elfica di Kirtan. Poi Ellesméra, e Winterhaal. La cavalleria. – disse riferendosi ai soldati che ci avevano accompagnati. – Seguirà Katherine.
Annuii in fretta.
- Bene. Prepariamoci. Non gli manca molto, ormai. – mormorò Morzan e tutti iniziammo a raccogliere le nostre poche cose.
In cinque minuti, eravamo pronti a partire.
Mamma si avvicinò a me e Belle, abbracciandoci forte.

- Non ho ancora trovato il tempo di dirtelo … congratulazioni. – sussurrò posando una mano sul mio ventre.
- Grazie, mamma. – mormorai.
- Fa buon viaggio, tesoro. E tu obbedisci alla tua mamma, okay? – sorrise a Belle, facendole una carezza sulla guancia. – Adesso la mamma ha un nuovo fratellino nella pancia, quindi dovrai essere una buona sorella maggiore, come lo zio Alec con la tua mamma.
Le diede un bacio sulla guancia, poi raggiunse Morzan e Selena, e io salii su Antares, con Arya dietro di me.
Firnen sarebbe andato con Eragon, Saphira non sarebbe riuscita a reggere quattro persone in volo.
Sentii la mia dragonessa sfiorarmi la mente con dolcezza.
Scusa per ieri, lucertola …
Non ti preoccupare, mi consolò. Lo riavrai. Basta che mi lascerai mangiare viva quella donna.
Scusa, tesoro, ma ucciderla è una mia prerogativa. Anzi, forse di Murtagh, in fondo è lui quello che sta peggio, no?
Io non ne sarei cosi sicuro, mormorò Castigo, che avrebbe portato mia mamma.
Sospirai, asciugandomi una lacrima solitaria, e nello sfiorarmi la guancia con la mano sentii il tocco freddo e delicato dell’anello di fidanzamento, ornato da un diamante che lanciava riflessi azzurrini tutt’intorno.
Lo sfilai e rilessi, per l’ennesima volta dal giorno in cui me l’aveva dato, sedici mesi e mezzo prima, l’incisione realizzata con la magia.
“Il giorno in cui questa scritta scomparirà, smetterò di amarti”.
E, tanto per essere sicuro, appena dopo avermelo dato se l’era ripreso, aveva lanciato un incantesimo perché la scritta non sbiadisse nemmeno un po’, e me l’aveva reso, tutto soddisfatto.
Antares sbatté le ali e si diede la spinta con un balzo, e volavamo.
 

 
 

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Capitolo 17
*** Liti e rimpianti ***


Attesi che Arya si addormentasse, e cosi Belle e Firnen, poi mi alzai lentamente, presi la spada e mi avvicinai ad Antares.
Sei sicura, piccola mia?
Non lascerò Murtagh nelle mani di quella donna.
- Che cosa stai facendo?
La voce di Arya, totalmente inaspettata, mi fece prendere un colpo tale che quasi caddi dalla dragonessa.
- Che ci fai sveglia?
- Ti controllavo. – commentò.
- Sto solo andando a fare un giro.
- Oh, davvero? Dopo aver cavalcato un drago per otto ore?! – fece scettica. – Tu stai andando da Murtagh.
- Non è vero. – mentii.Sospirò. – Scendi.
- Ho tutto il diritto di andare a fare un giro.
- Non di notte. Stai andando da Murtagh, è inutile che lo neghi. Scendi.
- No.
Alzò gli occhi al cielo. – Katherine, per favore, scendi.
- Prenditi cura di Belle per il tempo in cui starò via, per favore.
- Sei incinta. Perché esporre tuo figlio, entrambi i tuoi figli, ad un tale pericolo, se sappiamo già come risolverlo?
- Non lascerò Murtagh da solo!
- L’ha chiesto lui! L’unica cosa che vuole è sapere te e i bambini al sicuro. Fa come dice, ci pensiamo noi.
- Ma fammi il piacere! Ci pensate voi chi, di preciso? Gli elfi? – risi senza allegria. – A quanto mi risulta, nella Guerra dei Cavalieri avete fatto ben poco. Avete risposto solo quando hanno attaccato uno dei vostri, vero?
I suoi occhi verdi lampeggiarono di rabbia, ma che tuttavia non mostrò.
- Scendi dal drago. – ripeté. – Sto cercando di aiutarti.
- Sta zitta e lasciami andare!
- Non costringermi ad usare la forza.
- Mi stai minacciando, per caso?
Scesi da Antares e presi la spada, avanzando verso di lei.
Che però mi fece volare via la spada con un gesto della mano.
- E Murtagh è piu forte di me. – mi avvisò. – Non avresti la minima speranza.
- Stronza arrogante, chi ti credi di essere per …
- Colei alla quale tuo marito ha chiesto di proteggerti. – disse, serissima. – E di impedirti di fare cazzate.
- Salvarlo non è una cazzata!
- E invece si!
- Si vede proprio che sei un’elfa. – sibilai con tutto il veleno che potessi mettere in quelle parole. – Tu e la tua gente siete solo un branco di egocentrici che si credono superiori e asseriscono di rispondere solo alla ragione. Mi sembra palese che tu dica cosi, dato che non hai idea di cosa sia l’amore.
- SMETTILA! – urlò e con un incantesimo mi lanciò dall’altra parte della radura dove ci eravamo accampate.Sbattei la testa contro un albero, ma grazie alle difese magiche non mi feci niente.
- Come ti permetti di dirlo? Chi sei per dirlo, ragazzina?!
- Una madre. Una moglie. Qualcosa che tu non sarai mai, perché non sai cosa sia amare. – ringhiai.
- NON È VERO! – strillo’ a quel punto, crollò in ginocchio e scoppiò a piangere.  
Vedere un’elfa cosi, la regina degli elfi, cosi … non lo so.
Mi sentii una persona orribile.
E realizzai che anche lei stava vivendo un tormento simile al mio.
- Mi dispiace. – mormorai avvicinandomi a lei. – Ho esagerato.
- È Eragon ... – sussurrò. – E non posso dirglielo … 
- Certo che puoi. – mi sedetti di fronte a lei, prendendole la mano che tremava. – Anche lui stravede per te.
Scosse la testa, asciugandosi le lacrime. – L’ho già rifiutato una volta, quando ero ancora cieca … quando ancora amavo un altro. – mi confidò, disperata. – E in quel momento ho distrutto tutto … in modo irrecuperabile.
- Niente è irrecuperabile, Arya. Quando mia sorella April nacque, mia madre ebbe una tremenda febbre da parto, il medico disse che non sarebbe vissuta per nemmeno un’ora. E dopo tre anni, è ancora qui. Tutto si può aggiustare, l’importante è aprire il proprio cuore.E se anche viene ferito, guarirà. – la consolai e lei annuì.
- Perdonami … sono stata dura con te, prima. – mormorò.
- Figurati. Anzi, scusami tu, sono stata una vera bastarda.
- Si, in effetti. – commentò ridacchiando, poi mi mise le mani sulle spalle. – Non intendevo dire che salvare Murtagh sia una stupidaggine. Sarebbe una vera stronzata se tu ci andassi nelle condizioni in cui sei ora, incinta e anche abbastanza debole. Lui è molto forte, e non esiterebbe ad ucciderti. A quel punto, Belle rimarrebbe orfana. Lo salveremo. – fece un piccolo sorriso. – Di questo puoi essere sicura.
- Non può uccidermi se lo raggiungo ora. Prima deve uccidere tutti gli altri.
- E credi che il mago che lo controlla, che a sua volta è agli ordini di Nasuada, non lo costringerà a ferirti o ad uccidere il bambino?
Un punto per lei.
- Se davvero lo vuoi salvare, devi essere sicura di vincere, Katherine. Altrimenti tutto finirà in tragedia.E dobbiamo evitare questo finale.
Nella Du Weldenvarden può entrare solo chi sia animato da buone intenzioni, e in ogni caso deve avere il permesso della regina. Ci mancano poche miglia alla foresta, entro domani al tramonto sarai al sicuro.
Da li, andremo a Winterhaal, dove incontreremo gli altri, raduneremo l’armata e marceremo su Ilirea.
E li, ci riprenderemo Murtagh.
- Non hai appena detto che è troppo forte?
Sollevò un sopracciglio. – è pur sempre un Cavaliere senza drago, contro un’armata, contro quattro Cavalieri e cinque draghi.
- E i maghi di Nasuada?
- Non possono competere con i maghi elfici.
- Bene … ma dovrai giurarlo. Giura sulla tua corona che gli elfi combatteranno al fianco degli uomini, questa volta, dall’inizio, e che non entreranno nel conflitto solo quando farà comodo a loro. – sibilai. – Giuralo, e forse accetterò di starti ad ascoltare, orecchie a punta.
- Come se tu non le avessi. – ridacchiò. – Perfetto. Giuro che gli elfi combatteranno da subito. Dichiaro in questo momento, di fronte a te, Katherine del Nord, a Belle di Winterhaal e ad Antares che, da ora, gli elfi sono in guerra contro l’Impero, al fianco del Nord.
Mi presi qualche minuto per ponderare bene le sue parole.
In fondo, gli elfi erano maestri nel fare promesse con un cavillo che gli avrebbe consentito di voltare le spalle a chiunque. 
- Giuri che non ci volterete le spalle mai?
- Lo giuro.
- E collaborazione?
- Assicurato.
- Perfetto.
Un pianto acuto mi informò che la piccola pretendeva di mangiare, e che aveva anche il pannolino sporco.
Perfetto.
Giustamente, non ci eravamo fermate vicino ad un ruscello dove potessi lavarlo.
- Dei, Belle. – commentai storcendo il naso. – La cacca di una principessa dovrebbe puzzare di meno.
Per tutta risposta, mi rise in faccia.
- Come faccio a pulirlo, adesso?
Ci pensò Arya, muovendo la mano e facendo sparire tutta la cacca.
- Grazie. – mormorai e le rimisi il pannolino, per poi allattarla.
- Ragazze? – fece Kevan tornando all’accampamento, dato che era di guardia e stava facendo un giro di perlustrazione. – Tutto bene? Vi si sentiva urlarvi addosso da due miglia di distanza.
- Si, si. – sorrisi e annuì.
- Bene. Ripartiamo ora.
- Tu sei matta. – fece Arya. – Sei incinta, non puoi cavalcare cosi tanto un drago. Partiremo alle prime luci dell’alba. 
 
 
 
 
KATRINA
 
 
Mi accarezzai il pancione di ormai sei mesi, sentendo il piccolo scalciare.
- Ismira. – la chiamai e lei arrivò, tutta contenta.
- Cosa c’è, mamma?
- Vuoi sentire il tuo fratellino?
Il suo sguardo si illuminò e posò la manina sulla pancia.
Appena il bambino tirò un calcetto proprio nel punto dove Ismira aveva posato la mano, la ritrasse spaventata.
- Non preoccuparti, sta solo giocando. – la rassicurai.
Annuì e si accoccolò tra le mie braccia, assonnata.
- Dov’è la bimba piccola? – chiese.
- Intendi Belle?
- Si.
- È con la sua mamma, tesoro.
- E dov’è zio Multy? 
Sospirai e la presi in braccio. – è un attimo via.
- Pecché? Dov’è?
- È a Ilirea.
- E pecché è a Ililea se Belle e zia Katie sono via?
- Perché …
Sospirai. Come potevo spiegarle una cosa cosi brutta, senza turbarla?
- Una donna cattiva lo vuole tutto per sé, e gli ha fatto un incantesimo per cui non po’ andarsene da Ilirea.
- Oh … - mormorò, un po’ triste. – Ma lo salvelemo, mamma, velo?
- Certo. – le sorrise Eragon, sedendosi accanto a noi e scompigliandole i capelli. – Lo salveremo eccome, e tornerà a  casa.
Ismira fece un sorriso, poi si addormentò.
La misi nel suo giaciglio di fortuna, poi tornai a sedermi contro il fianco caldo di Saphira.
- Non riesco nemmeno a immaginarlo. – confessai.
- Cosa?
- Come si debba sentire Katherine in questo momento, a saperlo intrappolato nel suo stesso corpo, agli ordini di una donna simile che gli impone di uccidere la propria famiglia. E Selena e Morzan, poi. È loro figlio, devono star patendo le pene dell’inferno.Mi ero sbagliata su Nasuada …
- Ci eravamo sbagliati tutti. – mormorò. – Forse era davvero meglio che Orrin salisse al trono.
- Già.
Rimanemmo in silenzio per qualche momento.
- E tu? – gli chiesi.
- Io cosa?
- Come ti senti?  
Sospirò ed estrasse un coltellino dalla tasca, iniziando a sfregarlo contro una radice.
- Penso che dopo tutto quello che ha passato, questo non se lo meritava. Se chiudo gli occhi, sento due cose: la prima, è la rabbia che provo per Nasuada. La seconda … le mie mani che si serrano intorno al suo collo.
Annuii.
Per una donna simile, poteva esserci solo la morte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
MURTAGH
 
 
Passarono tre mesi, e per tre mesi fui costretto a dare la caccia a Katherine.
Già il giorno dopo che le avevo parlato, avevo trovato i resti del loro accampamento, reso riconoscibile dalle impronte dei draghi, appena fuori un villaggio.
Dovevano essersi separati, grazie al cielo.
In maniera tale che Katherine e Belle raggiungessero per prime il Nord, dato che erano le ultime a dover essere uccise, in modo che io perdessi tempo a cercare e uccidere tutti gli altri.
Per fortuna il mago era venuto a scoprirlo successivamente, dopo tre mesi.
- Intelligenti, i tuoi amichetti. – ridacchiò il mago. – Davvero … ma a tua moglie interessano le testoline di Katherine e Belle, quindi inseguirai loro per prime.
Saranno già a casa. È inutile, idiota.
- Inseguirò Katherine e Belle e le ucciderò. – disse la mia voce.
Sorrise soddisfatto. – Bravo. E ora andiamo. 







 

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Capitolo 18
*** Loneliness ***


KATHERINE
 
 
- Piano, Belle … - mormorai mentre cercava di afferrare una farfalla raminga.
Eravamo nei giardini di Winter Manor, e nevicava.
Come sempre.
- Principessa! – gridò Sheryl correndomi incontro. – Siete richiesta nella sala del trono, per un’udienza regale.
Un’udienza …
Potevano essere … no, impossibile.
Era troppo presto.
- Arrivo immediatamente.
La seguii nei corridoi del castello, fino a raggiungere la sala del trono e a mettermi vicino ad Alec, che accarezzò la testolina bionda di Belle.
- Buongiorno, piccolina. – la salutò. – Me la fai tenere cinque minuti?
- Certo.
Prese Belle tra le braccia, che rise appena capì di trovarsi tra le braccia dello zio, che iniziò a farle delle facce buffe.
- Morzan e Selena, da Dras-Leona! – disse il valletto, mentre sentivo il mio cuore esplodere dalla felicità. – Sua Maestà la Regina Miranda del Nord!
- Mami! – strillo’ April, vedendo mamma entrare, e le corse incontro.
Belle iniziò a scalpitare e a fare versetti sentendo i nomi dei suoi nonni.
E quando li vidi entrare, non resistetti.
Mollai tutto e gli corsi incontro.
- Ehi. – mormorò Morzan, abbracciandomi. – è andato bene il viaggio?
- Non ci posso credere … - sussurrai.
- Credici. Allora? Tutto bene? State bene?
- Si, si. Il vostro viaggio?
- Lungo, ma nessun problema. Ciao, piccola Belle. – le sorrise, prendendole la piccola mano. – Guarda come ti sei fatta grande! Una vera signorina!
Belle rise e tese la manina a sfiorargli la guancia, resa ispida dalla barba appena accennata.
- Ma guarda un po’ chi è cresciuta tanto! – esclamò Selena, guardandola ammirata. – Ma sei bellissima!
La piccola riconobbe anche lei, facendole un sorrisone, nel quale spuntava già un dentino.
- No, Morzan, guardala! Ha già messo un dentino! Patatina!
La prese in braccio, e Belle sembrò al settimo cielo.
Pochi secondi dopo, papà era accanto a me, di fronte a Morzan.
Si fissarono in silenzio per almeno cinque secondi, poi lui fece un mezzo sorriso.
Al quale papà rispose con un abbraccio.
- Dov’eri finito, cretino di un Cavaliere?! – rise. – Ne parleremo dopo, a cena. Lianna, dagli la stanza migliore.
- Ti ringrazio. – sorrise Morzan.
- Dopo che hai salvato Alec da quel burrone, è il minimo.
- Che cosa? – feci stranita.
- È una lunga storia. Te la racconterò dopo.
Improvvisamente, sentii come un acutissimo rumore, simile ad uno stridio, che per un momento mi fece girare terribilmente la testa e mi assordò.
Oddio … oddio …
- KATHERINE! – la voce di Alec mi riscosse.
Mi resi conto di essere per terra, ma tra le sue braccia. Doveva essere stato abbastanza rapido da evitare che pestassi la testa.
- Che è successo? – fece mamma terrorizzata.
- Non … non lo so … - mormorai ancora disorientata. – Un rumore tremendo …
Papà mi guardò, insospettito.
- Non c’è stato nessun rumore, gioia.
- Si, invece … era … era nella mia testa …
- Magia oscura. – ringhiò Morzan dando Belle a Selena. – Puoi descrivere il rumore?
- Era … era come quando due spade strisciano l’una sull’altra.
A quel punto vedemmo Sheryl correre verso di noi, sconvolta.
- Principessa, perdonatemi, ma è successa una cosa.
- Cosa?
- Un oggetto è comparso sul vostro letto. Non ho toccato niente, lo giuro.
- Meno male. – fece Morzan, avvicinandosi. – Potrei vederlo?
Annuii in fretta e corremmo verso la stanza.
Sul letto c’era un piccolo cofanetto nero, di velluto.
Il potere della magia nera che emanava si percepiva fin dalla sala del trono, a cinque minuti di distanza.
- Sta indietro. – fece Morzan, poi con un incantesimo fece volare l’oggetto fuori dalla finestra, finché non scomparve alla vista.
- Che diavolo era?
- Magia nera. – mormorò. – Se l’avessi toccata, saresti morta. Dev’essere stato questo a causare quel rumore.  
- Non credo si possa aspettare. – fece papà a questo punto, lo sguardo serio e le labbra tese.
Non gli avevo mai visto un’espressione simile sul viso.
Era piu che arrabbiato.
- Se nemmeno casa mia è sicura per i miei figli, allora dobbiamo estirpare immediatamente la minaccia e liberare Murtagh. – decise. – Julius!
- Si, Maestà?
- Di ai maghi di mettersi in contatto con Eragon. Quando saranno riusciti, avvertimi, cosi che possa parlargli.
- Posso farlo io. – disse Morzan. – Mi basta uno specchio. 
 
A cena, mangiammo tutti abbastanza in silenzio. Di li a due giorni, saremmo partiti per la guerra.
- Qual è la storia di Alec? – chiesi per stemperare la tensione, e vidi Morzan e papà, come anche Selena e mamma, trattenere le risate.Anche Alec sembrava incuriosito.
- Che cos’è? Non mi ricordo. – fece incuriosito.
- Stavi giocando con Murtagh, tu avevi tre anni e mezzo e lui due. – iniziò mamma.
- Conoscevo Murtagh?
- Conosceva Murtagh? – esclamai scioccata. – Perché non me l’hai detto, traditore?
- Ma mi ascolti quando parlo? Non – lo – sapevo! – fece.
- Abbiamo dovuto cancellarvi i ricordi, ad entrambi voi due. – spiegò Morzan. – Per proteggervi dal re.
 - Oh. – mormorò Alec. – Peccato …
- Faremo in modo che li riabbiate. – lo consolò Selena.
- Comunque, eravamo andati a trovarli a Dras-Leona. – continuò papà. – Eravamo in un bosco per farli giocare. Lo scoprirai presto anche tu. – mi indicò. – I bambini sono pazzi. Basta che ti giri un secondo … Murtagh si era messo a piangere, e credevamo avesse fame, ma poi si è messo ad indicare il fiume, e abbiamo capito che Alec non c’era. E che era finito nel fiume.A quel punto a Morzan è bastato un incantesimo e Alec, seppur leggermente, ma leggermente. – ridacchiò ironico. – Bagnato, si salvò.
 Mi portai una mano davanti alla bocca per evitare di ridere a crepapelle davanti a mezza corte.
Ma poi, vedendo che nessuno si stava trattenendo a parte me, risi anche io.
Poi pensai a quanto Murtagh avrebbe riso in quella situazione, e ogni ilarità scomparve.
Tutti intorno a me ridevano, scherzavano e parlavano, ma era come se non li sentissi.
C’era solo la sua ombra, invisibile ma presente.
C’era solo la rabbia, la lontananza, la nostalgia e il rimorso.
- Ehi. – Selena mi sfiorò il braccio e mi voltai verso di lei.
Sorrideva, ma era un sorriso triste.
- Ce lo riprenderemo.
Annuii, cercando di mostrare la sua stessa convinzione.
Quando mi decisi a dare un’occhiata a gli altri commensali, mi resi conto che tutti fingevano, esattamente come me.
Mamma, papà, Alec, Morzan, persino Lord Jones, al quale Murtagh non era mai andato particolarmente a genio.
Fingevano tutti di essere felici e tranquilli, ma era palese che tutti soffrivamo.
Chi piu, chi meno, la mancanza di Murtagh era avvertita da tutti.
 




MURTAGH
 
 
Mi svegliai nel cuore della notte, senza capire bene il perché.
Forse un tuono. Fuori pioveva a dirotto.
Dopo il fortunato insuccesso della missione, lei mi aveva costretto a tornare al castello, ma a causa della mia incompetenza mi aveva sbattuto in prigione.
Vedendo che il metodo magia oscura non funzionava, aveva optato per la tortura, che in confronto a quella maledizione era una piscina d’acqua fresca.
Se ne era convinta lei, che torturarmi mi avrebbe fatto piu male ... di certo lungi da me il voler farle credere il contrario. 
Le frustate erano perfino piacevoli rispetto al non poter nemmeno pisciare senza il permesso di quel maghetto da quattro soldi che si era trovato per puro caso a comandare a bacchetta uno dei piu potenti maghi di tutto il continente.
Adoravo quella cella puzzolente.
- Murtagh?
Quasi volai giu dal letto, riconoscendo la sua voce, poi realizzai di non avere un letto.
Era li.
Splendida e perfetta, incinta e vestita di un magnifico abito blu.
- Katherine?
Fece un sorriso e si sedette accanto a me, iniziando ad accarezzarmi i capelli.
- Che … che ci fai qui?
Non mi rispose.
- Siamo morti entrambi e questo è una sorta di aldilà?
- No.
Lentamente, ci arrivai.
- È un sogno, vero? Non … non è reale. Non sei reale. – mormorai amaramente.
Scosse lentamente la testa, un’espressione contrita e triste sul viso.
- Dove sei?
- Non ne ho idea. – disse, sollevando un sopracciglio. – Mi hai creata tu.
- Ma che stai … ah, già. Sogno. – sbuffai. – Quindi parlare con te è parlare con me stesso, giusto?
- Penso di si, ma non ne sono sicura. – commentò. – Posso rispondere come Katherine, parlare come lei … ma non posso sapere ciò che tu ignori.
- Quindi se ti chiedessi di raccontarmi qualcosa che ho fatto con lei, la racconteresti dal mio punto di vista.
Annuì.
- Meraviglioso. Mi sono ridotto a parlare ai sogni.
- Beh, se preferisci che me ne vada …
 - NO!
Si fermò sulla soglia della cella, voltandosi verso di me.
- Resta … ti prego, non te ne andare …
Sorrise e si sdraiò accanto a me.
E sapevo che non era la mia Katie, ma era cosi maledettamente simile, che la strinsi. Era come avere tra le braccia una pallida imitazione di lei, ma sempre meglio che non averla.
- Belle? Come sta Belle?
- Non lo so.
Sospirai. Era un sogno.
- Ma se sei un sogno, non dovresti dirmi ciò che sogno? Quindi che Belle stia bene, sia con te a Winter Manor e che il piccolo stia bene?
- Non è ciò che direbbe Katherine, lei non mente. Quindi non posso mentirti.
- Stai dicendo che non sono nel Nord, che Belle sta male e cosi suo fratello?
- No. Ti sto dicendo che non conosco la loro sorte.
Scossi la testa e mi limitai a stringerla, godendo di quella sua pallida imitazione. 




















 

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Capitolo 19
*** Guerra ***


KATHERINE
 
 
Quando, il mattino dopo, mi svegliai, mi accorsi che il sole era già alto nel cielo.
Il che mi fece strano.
Papà aveva detto che sarebbe partito con l’esercito alle prime luci dell’alba …
Chiusi gli occhi, nel tentativo di dominare la rabbia.
Mi aveva lasciata li.
E io, come una cretina, mi ero illusa che mi avrebbe portato con sé, che mi avrebbe lasciata combattere per salvare Murtagh.
E invece no.
A casa, a badare alla famiglia e al focolare, come una donnina indifesa.
Quando invece ero un Cavaliere dei Draghi tra i piu potenti … e unici.
- SHERYL!
- Buongiorno, Principessa!
- Fa preparare il mio cavallo. Baderai a Belle mentre sarò via.
- Principessa, mi dispiace ma non posso obbedirvi.
Quasi la incenerii dalla rabbia.
- Che diavolo stai dicendo?!
- Il re mi ha detto di non eseguire nessun ordine e di impedirvi di raggiungerlo in guerra, Altezza. Non siete l’unica che non sia andata, Lady Selena e Sua Maestà la Regina sono qui …
- NON ME NE FREGA NIENTE! FAMMI PASSARE, O GIURO SUGLI DEI CHE …
- Non posso farci niente, Altezza!
Antares, preparati a partire, ringhiai.
No, disse semplicemente.
CHE CAZZO DICI?!
Non ti permetterò di andare in guerra incinta. La vita di tuo figlio vale piu di quella di Murtagh.
Se muore Murtagh, muore Castigo, stupida. Buona fortuna con le uova, sibilai e chiusi i contatti.
- Scusami, Sheryl, scusami tanto. Slytha.
Sheryl cadde addormentata sulla sedia, con uno schiocco di dita mi ritrovai vestita con l’uniforme da caccia, presi Belle in braccio e uscii dal castello, raggiungendo le scuderie.
Papà, che di sicuro era partito con Morzan, non mi avrebbe consentito di oltrepassare nemmeno le linee dell’esercito, e mettersi contro tutti i guerrieri del regno era abbastanza stupido, quindi decisi di contattare Arya con lo specchio magico.
- Buongiorno. – fece, un po’ stupita.
- Mio padre mi ha tagliata fuori dalla guerra. L’accordo di alleanza l’hai stipulato con me. Digli che se non mi fa combattere non avrà i tuoi. – dissi in fretta.
- No. – rispose semplicemente,e io diventai verde di rabbia.
- Senti un po’, orecchie-a-punta …
- Possiamo discutere la questione secondo due punti di vista. Formalmente, non sei la regina, quindi hai stipulato un contratto d’alleanza a nome di tuo padre. Moralmente, è giusto che non ti abbia coinvolta. Non sei lucida …
- Perché Morzan lo è, vero?!
- E sei incinta. Morzan è un guerriero espertissimo e navigato, questa sarebbe stata la tua prima esperienza. Proteggi i tuoi figli. – disse, e mi sembrò di cogliere una supplica in quelle parole. – Pensa a cosa vorrebbe lui, Katherine. Che rischiassi il tutto per tutto o che lasciassi la guerra a chi la sa fare e proteggessi i vostri figli?
- Non so come funzioni il matrimonio tra gli elfi, ma nel Nord la moglie non è sottomessa al volere del marito. Mi riprenderò Murtagh, costi quel che costi.
- Non è una questione di parità! È una questione di responsabilità! Sei sua moglie, certo, ma prima di una moglie sei una madre. – disse duramente. – Devi salvaguardare l’interesse dei tuoi figli.
- Il loro interesse è avere il loro padre indietro!
- Il loro interesse è restare in vita! Riavere Murtagh è un tuo interesse. Tuo, Katherine, non di Belle.
- Stai dicendo che Belle non gli vuole bene?
- Certo che gli vuole bene … ma che ti parlo a fare?! Voi umani ragionate solo in base alle vostre emozioni, non siete in grado di ragionare!
- E voi elfi non vivete niente!   
- Sai una cosa? – sibilò, come un gatto a cui è stata calpestata la coda. – Fa come vuoi, ragazzina. Quando sarà proprio Murtagh a ripudiarti, sul serio, questa volta, perché Belle o il bambino saranno morti, e sappi che almeno uno lo perderai, non venire a piangere da me.
- È UNA MINACCIA?! STAI MINACCIANDO I MIEI FIGLI?! – gridai, ma aveva già interrotto la connessione.
In un accesso di rabbia, scagliai lo specchio contro la parete, e ando’ in mille pezzi.
Uno di essi mi ritornò indietro, procurandomi un graffio sulla guancia.
Lo lasciai sanguinare, non avevo nemmeno voglia di curarlo, poi radunai le truppe rimaste al castello.
Castigo, almeno tu ci sei?
Penso che Murtagh preferirebbe che tu stessi a casa … ma anche io vorrei poterlo liberare.
Appunto, sei un drago, che ci fai qui? Perché non sei con l’esercito?
Antares.
Credo che Antares non intenda venire. Tu?
SCUSA?!, fece la mia lucertolona, sfiorandomi la mente con dolcezza. Posso non approvare al cento per cento, ma non ti lascerò partire con questo zotico di un drago.
Zotico a chi?, protestò Castigo, fingendosi irritato.
E poi, se ti lasciassi partire senza di me, prenderesti decisioni stupide. E dopo quel che ha detto orecchie-a-punta … cercava di difendere la sua idea, ma si è spinta oltre con quella minaccia, non che tu non l’abbia fatto definendola una che non prova emozioni non una ma ben due volte nell’arco di quattro mesi … ma ha esteso il discorso ai bambini. Questo non si fa.
Nossignore, concordò Castigo.
Bene.
- Kevan?
Sorprendentemente, era li.
- Principessa.
- Che ci fai qui? Non dovresti essere in guerra?
Inarcò un sopracciglio, divertito. – Sono pur sempre la tua guardia del corpo. La tua ombra.
- Quanti uomini sono rimasti al castello?
- Circa cinquecento, ma non puoi portarli via. Servono per difendere il maniero.
- Bene … ne prenderemo alcuni a Sevirya.
Mi bastò una parolina magica perché tutto il necessario per Belle, me e Kevan fosse pronto.
Lo assicurammo ai draghi, montammo a cavallo, e partimmo.
 
 
 
MORZAN
 
 
Pessima.
Pessima, pessima idea.
Stupida, pessima e anche un po’ meschina idea, quella di Derek.
Sapeva che Katherine ci teneva a venire con noi, non le aveva dato una risposta certa, facendole dare per scontato che sarebbe venuta, e poi l’aveva ingannata.
- Sei stato un idiota. – commentai. – Non vorrei essere te quando tornerai al Nord.
- È mia figlia. – sospirò. – è incinta, e non è mai stata in guerra, non ha mai nemmeno visto una battaglia. Si sarebbe fatta uccidere, e questo non è nell’interesse di nessuno.
- Almeno avresti potuto farla venire. Darle mansioni semplici, tipo curare i feriti e i malati, dare cibo e acqua.
- E credi che avrebbe accettato? – commentò.
- Disperata com’è, avrebbe accettato anche di spalare il letame, pur di venire. Non l’hai vista durante la fuga. Non riusciva nemmeno a  piangere o a respirare. Per riprendersi Murtagh avrebbe accettato qualunque compromesso.
- Sarebbe stato un rischio …
- Mi sa che è piu rischioso lasciarla a Winter Manor come unico membro della famiglia reale rimasto, dato che hai portato Alec e Miranda e hai fatto mentire la sua domestica a riguardo. – osservai. – Non c’è nessuno che la controlli e che possa effettivamente impedirle di fare cazzate. Se fosse stata qui, sarebbe stata felice e contenta, controllabile piu che altro. Adesso sarà arrabbiata, rancorosa, e soprattutto imprevedibile.
 - Sire, Lord Morzan, Arya Dröttning allo specchio. – disse un paggio, portando lo specchio nella tenda principale.
- Arya, che succede? – chiesi, leggermente preoccupato.
- Katherine. – sospirò. – Ha fatto la cazzata.
Derek chiuse gli occhi e scosse la testa.
- Che cazzata?
- Ha fatto armi e bagagli e ha lasciato il castello, con i draghi. Si dirige a Sevirya per prendere uomini, e secondo Kevan la prossima tappa è Northern Harbour, per prendere la flotta.
- Da li andrà a Sud. – dissi, capendo al volo il suo piano. – Passerà per il canale di Arughia e risalirà il fiume Jiet, arrivando al lago di Leona. Da li, marcerà su Ilirea, prendendoli alle spalle.
- Forse c’è ancora una speranza per evitare che diventi un’enorme cazzata. – disse Derek, come illuminandosi. – è geniale … geniale. Andremo piu lentamente, in modo da darle il tempo di compiere il suo giro. Poi attaccheremo Ilirea da due fronti separati, circondandola. Arya, raggiungila con tutte le tue truppe, va da lei, mettile a disposizione anche la tua flotta. Falla ragionare in modo che non si esponga troppo. Magari va tu in battaglia al posto suo.
- Certo. Arrivederci, sire. – si congedò portandosi due dita alle labbra.
- Arrivederci
.La connessione si interruppe e tornammo a vedere i nostri volti riflessi.
- Riesci a contattare Katherine? – mi chiese.
- Non so se ha una superficie riflettente che mi consenta di raggiungerla. – commentai.
- Almeno prova.
Annuii. – Draumr, kopa. – mormorai concentrandomi su Katherine.
L’attimo dopo, la vidi.
Stava cullando Belle, canticchiandole una ninna nanna, seduta su un tronco.
- Principessa! Lo specchio.
Questo era Kevan.
Almeno non era sola.
- Oh …
Il suo sguardo si gelò quando vide che c’era suo padre.
- No, grazie Kevan.
- Katherine … - sospiro' Derek. 
- Tu tradisci me, io tradisco te. – sibilò.
- Quindi cercare di salvarti la pelle è tradirti?
- Potevi dirmelo fin da subito, piuttosto che ingannarmi!
- Credevo fosse chiaro che non saresti venuta.
- Ma per piacere. Scommetto che mamma è li con te. Mi chiedo a cosa possa servire, dato che nemmeno lei ha esperienze militari. O Alec, e anche lui non è che sia questo grande esperto. Almeno io ho un drago, anzi due, per ora.
 - E anche due figli.
 - Esistono le balie! – sbottò. – Tu l’hai fatto perché non hai la minima fiducia nelle mie capacità e perché credi che sul campo di battaglia mi metterei a fare cazzate epocali solo per attirare l’attenzione.
- Katherine? – la chiamai, e a me rivolse un sorriso.
 - Ciao!
- È stata un’idea brillante, la tua. Prendere la flotta e assalire Ilirea alle spalle.
Sgranò gli occhi. – Come fai a saperlo?
- È palese. Semplice e astuto. Arya ti sta raggiungendo con le truppe elfiche, e ti metterà a disposizione anche la sua flotta. Attaccheremo Ilirea insieme, circondandola.
Alzò gli occhi al cielo. – Proprio Arya?! Qualunque altro elfo, ma non la reginetta della lattuga!
Dovevano aver avuto qualche screzio.
Beh, non che ci volesse molto, tra Lady Impulsività e Lady Prudenza.
- Allora? Ci stai? – fece Derek, con un sorriso. – Mi consentite di chiedere la vostra collaborazione, Principessa?
- Evidentemente non ce la fareste senza di me. – ridacchiò lei. – E va bene.
- Perfetto. Ci sentiremo ogni sera a quest’ora. – decise. – Non mancare.
- Comandi. 










 

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Capitolo 20
*** Di Lady Dieta, Lady Fuoco e Sangue e inaspettati aiuti ***


KATHERINE
 
Tra tutti gli elfi della foresta, proprio Sua Signoria la Reginetta delle Lattughe dovevano mettermi dietro.
Ma ovvio.
Beh, almeno la missione adesso non era segreta e avevo l’appoggio di papà.
E se serviva a salvare Murtagh, anche Lady Dieta sarebbe stata ben accetta.
Contemplai l’enorme flotta di Northern Harbour, la mia flotta.
Quattrocentocinquanta navi da guerra, armate e potenti.
- Principessa. – sorrise Thornton, l'Ammiraglio che mi stava sostituendo durante la maternità. – Non vi vediamo da molto qui. Dove … dov’è Murtagh?
- Sono qui per questo. È nei guai, e devo salvarlo.
Annuì, serio.
- Dimmi un numero.
- Cento soldati.
- Solo? I marinai della flotta sono duemilacinquecento.
- Dammene trecento. Avrò tutto l’esercito degli elfi. Voglio che tra i soldati del Nord e tra i miei marinai ci siano meno vittime possibili. E il regno dev’essere ben protetto.
- Perfetto. Li avrai entro tre ore.
- Grazie. 
 
 

- Lady Katherine, la Regina degli Elfi Arya.
Sospirai, finendo di allattare Belle, poi la misi a nanna e la feci entrare.
Aveva un’espressione arrogante e altezzosa, e cercai di contenere la mia voglia di prenderla a schiaffi.
- Arya.
- Katherine.
- Questa collaborazione non piace a nessuna delle due, rendiamola il piu rapida e indolore possibile. Tra parentesi, gli ordini li do io. Non so se mio padre e Morzan ti hanno già accennato al piano …
- Canale di Arughia, Jiet, Ilirea. – replicò. – Una buona strategia.
- Bene. Partiremo domani all’alba, il tempo di avere i soldati e di armare tutte le navi. Su quanti elfi posso contare?
- Ottocentomila.
Merda.
Non sarebbero bastate le navi.
- Adesso stanno raggiungendo il nostro porto, Vistiya. Ci raggiungeranno tra circa due giorni, qui.
- Non possiamo ritardare la partenza. Ogni minuto che perdiamo è un minuto in piu in cui Murtagh è nelle mani di quella psicotica. – ringhiai. – Risaliranno il fiume Toark.
- Oh, cosi si faranno massacrare?
- Ci aspetteranno sul Lago di Leona, il tempo che li raggiungiamo. Avverti le tue truppe del cambio di programma. E per favore, non metterti a protestare solo per irritarmi o perché te lo sto dicendo io. Sai che è la scelta piu opportuna, quindi fa il favore di comportarti da adulta.
- Scusa?! – fece indignata. – Fammi capire bene: tu decidi di rischiare il tutto per tutto per Murtagh, compresa la vita dei tuoi figli, e io avrei un comportamento infantile? Vedi le pagliuzze negli occhi degli altri, ma non le travi nei tuoi, Katherine. – sibilò. – Sei una ragazzina irresponsabile. Non riesco a capire come mai Murtagh si sia innamorato di te, forse gli piaci solo da scopare.
- Se mi odi talmente tanto va pure da Nasuada, non ho bisogno di un branco di orecchie a punta. – ringhiai. – Mi riprenderò ciò che è mio, con fuoco e sangue. Non sarai tu a fermarmi, e non saranno ottocentomila elfi a farmi vincere. Tu faresti lo stesso per Eragon. Se solo vivessi un po’ piu rilassata e lasciassi piu libere le tue emozioni. Ora abbiamo concluso. Se vuoi, avverti le tue truppe.Altrimenti, non farlo e tornatene a casa.
Avvampò di rabbia, e usci’ dalla stanza.
 
 
 
ARYA
 
 
Tra tutti gli umani di Alagaesia e del Nord, proprio Lady Fuoco e Sangue.
Ovvio.
Sospirai e andai nella stanza che la domestica mi aveva dato, buttandomi sul letto.
Non sarebbe stata la Principessina dei Fiocchi di Neve a farmi rimangiare la parola.
Avevo preso un accordo, e l’avrei mantenuto.
Per quanto le sue intenzioni fossero nobili, era il piano che lasciava un po’ a desiderare.
Cioè, il piano di sorprendere Nasuada da dietro era geniale, ma avrebbe dovuto lasciare Belle a casa.
Inoltre, era incinta.
Non avrebbe combattuto, o almeno lo speravo.
Ma sembrava che per Katherine la vita di Murtagh valesse di piu di quella di Belle o del piccolo che portava in grembo.
Di sicuro non era cosi, anzi, era palese. Voleva solamente che crescessero con il loro padre, ma se almeno avesse lasciato Belle a Winter Manor …
Ma era troppo, troppo emotiva e impulsiva. E testarda, altroché.
Mi venne quasi da ridere nel realizzare che eravamo l’una l’esatto opposto dell’altra, lei innamorata di Murtagh, emotiva e spietata, io persa di Eragon, e di sicuro troppo razionale.
Ed entrambe spaventate a morte dalla sorte dei due fratelli, una paura che veniva sapientemente nascosta dietro ad un muro di rabbia per lei, e raziocinio per me.
Presi lo specchio magico e divinai Lord Dathedr.
- Mia regina. – disse. – Cosa posso fare?
- Invece di andare a Northern Harbour, risalite il fiume Toark.  
- Se posso chiedere, mia signora, perché?
- In questo modo, si annullerà il divario di due giorni tra noi e voi, Katherine vuole partire subito. Nel frattempo, inviate spie e vedete quanto è seria la situazione a Ilirea.
- Tra quanto arriverete?
- Katherine intende concludere la guerra prima del parto … adesso è al quarto mese, quindi tra circa tre mesi.
- Benissimo. Arrivederci, Maestà.
- Arrivederci, sir.
Chiusi la connessione e mi preparai un bagno caldo.
Avevo la sensazione che mi sarebbe proprio servito.
 
 
 
MURTAGH
 
 
Il sibilo della frusta mi avvisò che un’altra sferzata di dolore si sarebbe abbattuta in un attimo.
Strinsi i denti, e quando il dolore si propagò dalla schiena a tutto il mio corpo non gridai.
Avrei voluto solo che la smettessero.
Che mi liberassero e che mi lasciassero tornare a casa.
Belle …
Ora doveva avere circa quattro, quattro mesi e mezzo.
Probabilmente stava già mettendo i denti …
Mi lasciai scappare un sorriso, pensando a quanto i bambini piangessero durante la dentizione.
Probabilmente Belle stava tirando matta la sua mamma, la cui pancia doveva iniziare a vedersi ormai.
Un altro sibilo.
Un’altra scarica di dolore.
Ma sempre meglio che la maledizione.
Chiusi gli occhi, e davanti a me le vidi.
Katie, bellissima e regale, con la nostra piccola in braccio.
Mi stavano salutando, Belle agitava contenta le manine … e il ventre pronunciato di Katherine mi faceva innamorare di lei ogni momento di piu.
Amore …
 
 
- Come ti senti?
Il volto di Katherine riempì la mia visuale, una piccola ruga di preoccupazione le solcava la fronte.
- Sei sempre il sogno, vero?
- Tu che dici?
Sospirai.
Probabilmente nel mondo reale qualcuno mi stava tamponando la fronte con un panno bagnato, perché era quello che Katherine stava facendo.
- Come ti senti?
- Malissimo.
Si mordicchiò il labbro. – Andrà meglio, non preoccuparti. Stiamo venendo a salvarti.
- Ma tu … tu sei a Winter Manor, vero?
- Non lo so. Sono solo un’immagine di Katherine. Io sono qui, nella tua mente, ma non ho idea di dove sia la vera Katherine.
Annuii. – Quanto vorrei che mentissi, qualche volta.
- Mi dispiace, non posso farlo, amore. Ora svegliati … svegliati … 
 
 
 
 

 
Mi svegliai.
E invece del viso di Katherine, trovai quello di una donna di circa quarant’anni, dai capelli scuri e gli occhi azzurri.
Un viso che riconobbi all’istante.
Era la mia balia, e la moglie di Tornac.
- Marlene? – sussurrai, scioccato.
- Sssh, mio caro. – mormorò, facendomi segno di stare zitto. – Sono qui di nascosto. Quella psicopatica non vuole che nessuno ti allievi il dolore … ma non ne posso piu di sentirti gridare e piangere. Fa silenzio e non parlare, peggioreresti le ferite.
Feci come diceva e rimasi fermo, mentre mi metteva degli impacchi di erbe sulle ferite della schiena. 
Almeno qualcuno di buono c'era, in quel maledetto castello.























 

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Capitolo 21
*** Divinazione ***


KATHERINE
 
 
Fin da quando ero piccola, avevo adorato andare sulle navi.
Ogni singolo momento era fantastico, se vissuto su una nave.
A quasi vent’anni, con nausee da gravidanza e una bambina di quattro mesi insonne, mi piaceva un po’ meno.

- Finito? – chiese Kevan, dopo l’ennesima nausea.
Presi il secchio pieno di vomito e lo rovesciai in mare.
- Odio le navi. – sbuffai massaggiandomi la pancia.
Il piccolo rispose con un calcio.
Alla fine i rapporti tra me e Arya si erano tesi al punto che avevamo deciso di stare su due navi diverse, io l’ammiraglia e lei una a caso, non sapevo quale.

- Senti, piu o meno quanto ci metteremo ad arrivare ad Arughia?
- Due mesi. – commentò un marinaio.
Annuii in fretta e mi sedetti su un barile di rum.
Col cavolo che sarei scesa in battaglia al sesto mese.
Il terzo trimestre di una gravidanza era già di per sé una battaglia.
Avrei curato i feriti, ero brava a guarire la gente.  

- Se il tempo è buono. – precisò. – Altrimenti, potrebbero volercene anche quattro.
- Speriamo sia buono, allora.
- Si, Altezza.
- Puoi portarmi uno specchio? – chiesi a Kevan, che inarcò un sopracciglio.
- Vuoi divinarlo? Quello che potresti vedere potrebbe non piacerti, lo sai.
- Dammi uno specchio e basta … per favore. – cercai di essere gentile, anche se é difficile essere gentili con un bambino pazzo che ti prende a calci nelle costole.
Annuì e mi porse uno specchio.
Chiusi gli occhi e mi concentrai su Murtagh.
Gli occhi grigi e brillanti.
I capelli mossi color cioccolato.
Il sorriso, a tratti dolce e a tratti sarcastico.

- Katie?
Dovevo essermela immaginata.
La sua voce chiamarmi.
Ma la sorpresa fu tanto grande da farmi cadere lo specchio dalle mani.
Subito lo raccolsi, e vidi che non mi ero immaginata niente.
Era Murtagh.
Vivo.
E riusciva a vedermi.

- Riesci a …
- Non ci posso credere. – sussurrò, con un sorriso meraviglioso. – Sei davvero tu? Non … non è un sogno o qualcosa di simile?
- No, è … è tutto vero … ma come fai a …
- Non credo ti piacerebbe saperlo. – rise. – Tutto bene?
- Si … tu?
- Ho visto giorni migliori. – commentò storcendo il naso. – Dove sei?
- Dove sei tu! Da quello che vedo, non mi sembrano le stanze di un re. – osservai, anche se vedevo solo un muro nero.
- Cella. – rispose, con un sorriso stranamente sincero.
- Sei in prigione e sorridi?
- Sempre meglio che quella maledizione, piccola. Belle?
- Sta dormendo.
- E il piccolo?
- Psicotico e agitato come sua sorella.
Scoppiò a ridere sommessamente, per non farsi sentire dalle guardie.
- Dei, mi sei mancata. – sospirò.
- Anche tu …
- Dove sei?
Merda.
- Perché? – andai sulla difensiva.
E a quella risposta sospirò, scuotendo la testa.
- Quale parte di “resta a casa con i piccoli” non ti è chiara, amore?
- Sono solo a caccia. Nei boschi dietro casa.
- Non diciamo stronzate. Quello è l’albero maestro di una nave.
- Sono a pesca.
- Katie …
- Che c’è, ti disturba essere salvato da una ragazza?
- Mi disturba il fatto che la suddetta ragazza potrebbe farsi molto male. E non solo lei. – mi ricordò. – Torna a casa. La mia vita non vale la tua o quella dei bambini.
- Ma …
- Katherine. Va a casa. Almeno tu … - vidi le lacrime luccicare nei suoi occhi, e mi ci volle uno sforzo serio per non scoppiare a piangere.
- Murtagh …
- Sapervi al sicuro è l’unica cosa di cui ho bisogno, Katie. – sussurrò. – Ti prego.
- Non ho intenzione di scendere in battaglia, te lo giuro! Praticamente ti sto solo raggiungendo. Saranno gli altri a tirarti fuori di li …
- Si, amore, ma c’è sempre un rischio.
- Non posso starmene a Winter Manor con le mani in mano sapendo che tu …
- Tesoro, io sto bene. – mentì. – Va a casa. Proteggere i piccoli è il compito piu importante al quale tu possa assolvere. Non ti amerò di meno solo perché non hai guidato una spedizione di mille navi o uomini per salvarmi, okay? Torna a casa.Fa la mamma, non la martire. Per favore.
Per un attimo, fui tentata di ascoltarlo.
Poi mi resi conto che non mi sarei mai sentita in pace con me stessa se non lo avessi aiutato: in fin dei conti, io ero andata con lui a Ilirea.
Io l’avevo messo nei casini.

- Smettila. – sospirò.
- Di fare cosa?
- Di darti la colpa per i miei problemi.
- Non mi stavo dando la col …
- E invece si, te lo si legge in faccia.
- Se non fossi venuta con te …
- Non sarebbe cambiato niente. Lei lo sapeva già … merda. – sussurrò, e sul suo viso comparve un’espressione di paura che mi fece gelare il sangue nelle vene. – Amore, devo andare. Torna a casa, okay?
- Murtagh …
- Ti amo, piccola. – sorrise, poi la sua immagine scomparve. 
 
 


- Katherine?
Sentii distrattamente la voce di Arya chiamarmi, ma non la ascoltai.
Da almeno due ore, non riuscivo a muovermi dall’angolo dove mi ero messa, e da due ore non riuscivo a smettere di piangere.

- Eccoti. – sospirò, ma nemmeno la guardai. – Che succede? È il bambino?
Scossi la testa, e con la coda dell’occhio la vidi annuire lentamente, per poi sedersi di fianco a me.
- L’hai divinato, vero?
Feci di si con la testa, cercando di asciugarmi le lacrime, e a quel punto fece una cosa che mai mi sarei aspettata da Lady Ghiaccio.
Mi cinse le spalle con un braccio, invitandomi ad appoggiare la testa alla sua spalla.

- Sono riuscita a parlargli … - confessai.
- E?
- Sta male … lo stanno torturando … quella donna è psicopatica …
- Ti ha detto di andare a Winter Manor, giusto?
Annuii.
- Forse dovresti ascoltarlo.
- No … non ho intenzione di combattere …
- Ma sareste a rischio comunque, tu e i bambini.
- Starò all’accampamento. Curerò malati e feriti, non scenderò in battaglia … ma non andrò a Winter Manor. – decisi.
Sapevo che non era d’accordo, ma sinceramente non m’importava.
Era mio marito.
Era la mia spedizione.
Erano le mie decisioni.

- Ma … con quante navi stiamo andando? – mi venne da chiedere in quel momento. – Ottocentomila elfi …
- Seicentomila sono con tuo padre. Solo centomila sulle navi, gli altri ci seguono a piedi, come cavalleria. – rispose in fretta.
- Bene. Ottimo. 
 
 
 
 
 
MURTAGH
 
 
Passarono un paio d’ore, i soldati si stancarono di torturarmi e potei riposare un po’.
La tecnica del mangiare solo uno dei due pasti che mi propinavano stava funzionando: mangiavo solo la cena, cosi l’effetto delle droghe che mi impedivano di usare la magia svaniva durante la notte, e durante il giorno ero abbastanza forte da evocare su di me un po’ di incantesimi anti dolore e, nei giorni migliori, di divinare Katie e Belle.
Le era perfino spuntato il primo dentino.
Era carinissima.
Dolce e patatosa.

- Colazione. – sbuffò il carceriere, mettendomi nella cella un vassoio con un bicchiere d’acqua e un pezzo di pane.
Qualche ora prima ero riuscito a divinare Katherine in una pozza di un liquido che nemmeno mi ero chiesto cosa fosse o da quanto fosse li, ma ora sarei stato in grado almeno di vederla riflessa nell’acqua.
Chiusi gli occhi, mi concentrai sulla sua immagine (sua e di Belle), e pochi secondi dopo era nel mio bicchiere.
Era praticamente abbracciata ad un secchio, il piccolo doveva darle delle brutte nausee. Con Belle ne aveva avute pochissime …
Tossì e si ripulì il viso, scuotendo leggermente la testa.
Le sue labbra si incurvarono mentre si accarezzava il ventre gonfio.

- Stai stretto, piccolo? Non ti preoccupare … la mamma e il papà ti aspettano, e anche la tua sorellina. Certo che … ahh … - gemette, portandosi una mano allo stomaco. – Sei proprio una peste.
Amore mio.
- Adesso andiamo a prendere il papà, e poi andremo a casa.

Che cosa?!
Ovviamente.
Quando mai quella ragazza ascoltava qualcuno se non sé stessa.
Sospirai, pregando che non succedesse niente di orribile.
Poi misi il cibo in un angolo. L’avrebbe mangiato il topo che viveva in quella cella, che avevo chiamato Topo, tanto per sentirmi un po' meno solo.
Ero pieno di fantasia. 








 

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Capitolo 22
*** La Rivolta degli Schiavi ***


KATHERINE
 
 
Non facemmo tappe durante il viaggio.
Rendemmo le navi invisibili, un incantesimo di una tale portata che avrebbe ucciso un mago all’istante, ma trovammo un espediente.
Lo legammo ad ogni elfo ed essere vivente presente sulle navi: in tal modo tutti avremmo alimentato l’incantesimo, e il dispendio di energia per ognuno sarebbe stato minimo.
Avevo insistito perché anche io fossi inclusa nell’incantesimo, ma Arya, che l’aveva evocato, si era rifiutata.
“Aspetti un bambino e stai allattando” aveva risposto “Hai bisogno di tutte le tue forze”.
Avevo preferito non iniziare un’altra lite, non avrei avuto né la forza né la voglia di urlarle dietro o di ordinare ad Antares di arrostirle il sedere.
Passò un mese, durante il quale non riuscii piu a divinare Murtagh, come se avesse un incantesimo che mi impedisse di divinarlo.
Non ne ero sicura, ma ero abbastanza certa che l’avesse fatto per non farmi piu vedere in che condizioni era.
  • Dove siamo? – chiesi a Branagh, il capitano dell’ammiraglia, la Katherine.
Quella nave era stato il regalo di papà a mamma per il matrimonio, quindi era piuttosto nuova.
Enorme, con vele quadre su cui c'erano disegnati sia lo stemma della famiglia di Murtagh, un leone nero su sfondo rosso, che quello della mia, un drago rosso su sfondo nero. La prua era a forma di testa di drago, con le fauci spalancate, interamente d'oro, tanto che mi ero chiesta come facesse a non affondare, con quel peso sul davanti. 
La nave migliore della flotta.

- Il vento è stato sorprendentemente favorevole, Altezza.
- Piantala di chiamarmi Altezza!
- Katherine. – ridacchiò. – Dovremmo metterci circa due settimane ad arrivare.
- Bene. Papà è a Dras-Leona … si, come tempistiche ci siamo.
- UNA FLOTTA! – gridò l’ammiraglio, spaventato a morte. – Contro di noi!
Corsi a prua e poco ci mancò che rimanessi secca.
Cinquecento navi venivano verso di noi.
Navi che recavano il vessillo di Nasuada.
Istintivamente, allargai la mente per vedere se Murtagh si trovasse su una di quelle navi.
Ci misi quasi un quarto d’ora a setacciare tutte le menti, ma niente.
Grazie al cielo, lui non c’era.

- Dovremo riuscire ad evitarle. Siamo invisibili dall’inizio del viaggio, non può saperlo. – disse Arya, una ruga sulla fronte.
- A meno che tra noi non ci sia una spia. Nel dubbio, bruciamole. – ringhiai.
- Sei sicura?
- Mmh. Kevan?
- Katherine.
- Scegli la nave piu vecchia e malandata che abbiamo.
- La Royal.
- Bene. Falla riempire di olio nero, rendila visibile e mandiamola incontro a loro. Non ci dovrà essere nessuno su, capito? Fa che perda una quota considerevole dell’olio. Quando sarà in mezzo alle navi, lanceremo una freccia infuocata sul mare. L’olio prenderà fuoco, raggiungerà la nave, che esploderà.E buona parte di quelle navi caleranno a picco.
Arya annuì in fretta, mentre io mi spostavo sul cassero di poppa, la parte piu alta della nave.
Mi sarei goduta lo spettacolo.
Feci gettare le ancore, dato che ci sarebbe voluto un po’.
In fondo, quelle navi erano ancora a tre ore da noi. Avevamo tutto il tempo di prepararci, ma solo restando fermi.
Belle iniziò a giocare con i miei capelli, tutta persa nel suo mondo di luce e colori.

- Adesso la mamma farà fare bum ai cattivi. Nessuno potrà farti del male.
Antares?
Mmh.
Avvisa Castigo e Firnen. L’esplosione non distruggerà tutte le navi, e alle ultime ci penserete voi, okay?
Assicurato.

- KATHERINE! PRINCIPESSA! ALTEZZA! 
Il capitano corse a perdifiato, raggiungendomi.
- Dobbiamo interrompere il piano! é una bandiera bianca, vogliono una tregua!
- Siamo invisibili. Non possono sapere che siamo qui. – obiettai.
- Non lo so come fanno a saperlo! Ma uno dei maghi ha ricevuto un messaggio da quelle navi. Stanno mandando un emissario a parlarti.
Sospirai.
E va bene. 
Mezz’ora dopo, avevo di fronte a me due uomini, magri e vestiti di stracci.

- Chi siete? Come avete fatto a sapere di noi? – chiesi.
- Uno di quelli che stanno scappando con noi. – rispose il primo. – Perdette la vista tre anni e mezzo or sono, ma ora vede luci, come stelle. Ha la capacità di vedere ciò che è invisibile.
- E cosa volete?
- Unirci a voi, Altezza.
- Chi siete?
- Schiavi … scappiamo da Ilirea. Ci siamo imbarcati ad Arughia e ora siamo qui.
- Schiavi? Credevo che la tratta degli uomini fosse stata abolita nell’Impero.
- Non è cosi … accettateci nei vostri ranghi, Altezza, e combatteremo per voi, contro la regina, fino alla morte.
- È un’offerta interessante … ma come posso sapere che non è un inganno?
Ripeté la stessa promessa nell’antica lingua.
- Quanti siete?
- Duemilacinquecento, Altezza.
- Bene. Da oggi, non siete piu schiavi. Siete uomini liberi, e siete liberi di decidere: o combattete per me, o andate per la vostra strada. Non vi verrà fatto alcun torto in base alla vostra decisione.
Il secondo arrossì, infervorato, e si mise in ginocchio, stringendomi l’orlo del vestito.
- Per voi e per i vostri figli combatterò finché avrò vita in corpo! Da oggi fino al mio ultimo respiro! Da oggi non conoscerò altro padrone se non voi!
- Calmati un attimo. Non voglio schiavi. Voglio uomini liberi. Non voglio essere padrona di nessuno. Combatti per me, se lo desideri, ma non chiedermi di renderti schiavo, perché non otterrai mai ciò da me.
All’uomo si illuminarono gli occhi.
- Beato sia colui che vi ha sposata, Principessa.
Talmente beato che era rinchiuso in una cella minuscola, fetida e sporca.
Nella quale però non sarebbe rimasto a lungo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ARYA
 
Il tempo passava, e Katherine diventava sempre piu assennata, anche se a volte perdeva la testa, perché non poteva soddisfare le voglie della gravidanza.
Banalmente, sulle navi non c’erano cioccolato e dolciumi, e il cibo era razionato.
Di solito, quindi, si metteva a camminare avanti e indietro sul ponte, percorrendo sempre lo stesso tratto, accarezzandosi il pancione nel tentativo di calmare il bambino, che non le dava un attimo di pace.
Avendo concluso le mie mansioni della giornata, mi spogliai, rimanendo solo con la sottoveste, e salii su Firnen, che si tuffò in mare.
L’acqua, sebbene fredda, non era un problema.
Lo slancio ci portò a toccare il fondale, rischiarato dalla luce della luna e di una bellezza incredibile.
Pesci variopinti, squali, razze, coralli …
La pace dei sensi.
Mi sporsi dalla sella per accarezzare uno squalo tigre, che però non mi morse, riconoscendomi come Cavaliere.
Mi voltai, e mi venne un colpo.
Che diavolo ci faceva Katherine sul fondo del mare?!
Antares era poco distante, intenta a cacciare, e lei stava nuotando allegramente.
Katherine?!
Che vuoi?, sbuffò annoiata.
L’acqua è troppo fredda, potresti perdere il bambino o ammalarti!
Un incantesimo mi protegge dal freddo, e posso restare qui quanto voglio, perché un altro mi permette di respirare. E poi è l’unica cosa che mi fa passare il mal di schiena.
Sospirai e lasciai che facesse come meglio credeva.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
MARLENE
 
 
 

- Maestà. – mi rivolsi alla regina, assisa sul suo trono.
- Mmh?
- Il prigioniero … vostro marito è malato. – le dissi.
- Quanto malato? – sospirò annoiata e mi ci volle un bello sforzo per non decidere di avvelenare il suo pasto.
- Una setticemia che lo ucciderà in poche ore, se non viene curata. - esagerai un po' la situazione, in realtà era solo febbre alta, ma le ferite erano infette. La sepsi poteva arrivare, e ucciderlo dolorosamente. 
- Allora curalo, o il divertimento finirà. – ridacchiò sadica.  
- Devo portarlo fuori dalla cella, Maestà.
- Fa quello che devi. L’importante è che non scappi.
- Vi ringrazio, Maestà.
Mi voltai e potei fare un gran sorriso.
Prima di andare a prenderlo nelle segrete, passai dai suoi appartamenti e gli feci preparare un bagno caldo e profumato, degno di un Cavaliere, e una cena vera.
 A quel punto andai nei sotterranei ed entrai in quella minuscola cella fetida dove l’avevano relegato.
Dormiva, cosi lo svegliai con quanta piu delicatezza possibile, come quando era bambino.

- Mmh … Kath … Katherine … - mormorò e una lacrima gli scese sulla guancia dagli occhi chiusi.
- Svegliati. – lo esortai, e lentamente aprì gli occhi.
Deglutì e tossì. Sangue.
- Marlene?
- Posso farti uscire.
Fece un sorriso di liberazione e sospirò. – Ti adoro …
- Si, va bene, ma adesso andiamo.
Si alzò e uscimmo dalla cella, sebbene si reggesse a stento a causa delle ferite e della stanchezza.
Arrivammo fino ai suoi appartamenti, e quando si ritrovò in un ambiente familiare tirò un sospiro di sollievo.

- C’è un bagno caldo che ti aspetta, di la. Va subito, o l’acqua si raffredda. Intanto si sta preparando la cena.
- Grazie. – sussurrò stringendomi in un abbraccio, che non potei non ricambiare. – Di tutto. 
 
 
 
 
 
MURTAGH
 
Da piccolo odiavo lavarmi.
Era troppo bello puzzare ed essere sporchi, nella mia strana mentalità infantile.
E invece, appena vidi la vasca, praticamente mi ci affogai dentro.
Appena entrai, mi sentii in paradiso.
Winter Manor era costruita sopra ad una fonte termale, e nel sotterraneo, invece delle prigioni, c’era un fantastico sistema di piscine, dove mi era capitato di passarci intere giornate.
Katherine una volta ci si era addormentata, in una di quelle piscine, dopo che Belle, ancora dentro di lei, l’aveva fatta impazzire tutto il giorno.
Mi lasciai cullare dall’acqua calda e dal profumo dei sali da bagno, anche se non riuscii a capire che profumo fosse, poi cercai di divinarla.
Stava dormendo, Belle era raggomitolata contro di lei e le stringeva l’indice nella manina. Una bollicina le comparve sulle labbra, poi scoppiò.
Piccolina.
Dopo di loro, divinai Castigo.
Anche lui stava bene, stava volando con Antares accanto.
Cercai di non ridere, vedendo che la pancia di quest’ultima era palesemente gonfia dalle uova di cui Castigo continuava a negare l’esistenza.
Passai ad Eragon, che stava volando su Saphira, e Roran e Katrina, ma la mia attenzione era focalizzata sulla piccola Ismira, che continuava a chiedere alla sua mamma dove fossero “la zia Katie, lo zio Murtagh e la bimba piccola”. Era troppo tenera, quella bimba.  
Dopo di loro, controllai mamma e papà.
Stavano parlando, a bassa voce, ma mamma dovette dire qualcosa di bello, perché papà prima rimase in silenzio, poi la prese in braccio e la strinse forte.
Quando le appoggiò una mano sulla pancia, capii, e non potei trattenere un sorriso.
Era in arrivo un Morzansson in piu. 











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Ciao a tutti! 
Gli stemmi di Katherine e Murtagh li ho presi da GoT (Katherine - Targaryen,https://encrypted-tbn3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcThmEnqHPt7DO50fuNz_Tt0ZIBbOQ6UatHPBOB_vhvvjcblsStXQw Murtagh - Lannister,https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcR-lOFqUNcsFhyzJOYZ0P9LcLbznrGTPeB8XmNOCbSsxH64NMwWbQ seppur rivisitato), e anche il piano di Katherine per far saltare in aria la flotta degli schiavi (il piano di Tyrion contro Stannis). E si, anche la nave di Katherine é quella di Daenerys nella 6x10:) 

Alla prossima! 

 

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Capitolo 23
*** Happy Birthday ***


DUE MESI DOPO
 
MORZAN

 
 
Sospirai, cercando di non crollare di sonno davanti a Derek e almeno sette, o forse erano dieci, generali.
Selena aveva vomitato tutta la notte, e di conseguenza ero rimasto in piedi anche io.
Quando era incinta di Murtagh la cosa non mi dava il minimo problema, ma erano ventitre anni fa.
Lentamente, inorridii, rendendomi conto di aver sbagliato.
Ventiquattro.
Era il tredici settembre.
Era il compleanno di Murtagh.
E lo stava passando incatenato in chissà quale cella, sotto tortura, a quanto aveva detto Katherine. Non avevo avuto il coraggio di divinarlo, avevo troppa paura di quello che avrei potuto vedere.
E, a sentire Katherine, avevo ben ragione.
Aspettai che la riunione finisse, partecipando con qualche “mmh” “hai ragione” e “si, certo, proprio cosi”, poi appena Derek dichiarò tolta la seduta schizzai fuori.

- Ehi! – mi gridò dietro, e dovetti fermarmi.
- Che c’è?! – sibilai.
- Mi dispiace. So che giorno è oggi. – mormorò. – Se ti serve qualcosa, fammelo sapere.
- Mmh. – annuii in fretta, e mi allontanai, diretto alla tenda.
Selena era fuori, seduta per terra.
Tra le mani teneva una piccola tavoletta nera, che riconobbi come un fairth.
Sporgendomi, vidi che ritraeva me e Murtagh: lui doveva avere circa un anno, forse anche meno, ed esattamente come sua figlia cercava di mettere le mani nelle narici di Dracarys, che accettava di buon grado la tortura.

- Sono passati ventitré anni. – mormorò con un sorriso triste. – E venti da quando abbiamo festeggiato il suo ultimo compleanno.
- Come se fosse terminato bene. – commentai, ricordando ogni singolo dettaglio.
Galbatorix che prendeva lentamente possesso della mia mente, in modo da farmi capire bene le sue intenzioni.
La mia mano che, incontrollata, afferrava l’elsa della spada.
L’urlo di Murtagh, seguito da quello di Selena.
L’odore del sangue e la morsa del re folle sulla mia mente che si allentava, permettendomi di andare a soccorrerlo …
L’enorme ferita sulla schiena.
Il piccolino esanime e mortalmente pallido tra le mie braccia, che solo Oromis, dopo un volo disperato di due giorni senza soste, nemmeno per mangiare o bere, da Dras-Leona a Ellesméra, era riuscito a strappare alla morte.
E, due settimane dopo, la rappresaglia del re per non essere riuscito a farmi uccidere non un semplice bambino innocente, ma mio figlio.
Murtagh che piangeva mentre veniva separato da noi.
In extremis, ero riuscito a cancellargli la memoria, facendogli credere che non l’avessimo mai amato, perché non soffrisse la nostra lontananza, e togliendogli ogni ricordo sensibile che il re avrebbe potuto usare contro di lui.
L’attimo dopo, le lacrime avevano smesso di scendere dai suoi occhi, sostituite da una gelida indifferenza.
Tuttavia, prima di quel momento in cui le nostre vite erano cambiate per sempre, era stato un bellissimo compleanno.
L’avevamo riempito di regali e Selena aveva deciso di preparare una torta a tre piani. Dato che aspettava Eragon, e mancava pochissimo al parto, le avevo dato una mano, sebbene come cuoco facessi davvero pena.
Erano invitati tutti i suoi amici, tra cui Alec.
Miranda, in quel periodo, era prossima al parto di Katherine.
Lui era felicissimo, continuava a ridere e a correre da una parte all’altra del giardino, rincorrendo ora Alec, ora Denver, il suo cagnolino.
In quell’occasione, Dracarys aveva stupito tutti, invitando e lasciando giocare i bambini su di lui.

- Prima di quello, era stata una bella festa. – sussurrò. – Si era divertito talmente tanto … e adesso … dopo vent’anni, non posso nemmeno fargli gli auguri perché quella psicotica ha deciso altrimenti.
- Ce lo riprenderemo. – le promisi. – Katherine sta arrivando. Quando ci raggiungerà, attaccheremo.
- GLI ELFIII! – strillo’ a quel punto una vedetta. – NAVI IN AVVICINAMENTOO!
Un gran sorriso si dipinse sul volto di Selena.
Era ora di attaccare.
 
 
Raggiungemmo il lago di Leona a dorso di drago.
Come avesse fatto Katherine a percorrere tutto quel tragitto in appena tre mesi, era un mistero. Di solito ce ne volevano almeno sei.  
L’importante era che ce l’avesse fatta.
Eravamo ancora ad alta quota quando vedemmo le navi: occupavano almeno metà di tutto il lago, se non di piu, e sopra di esse volteggiavano Antares, Castigo e Firnen, in un turbinio di colori e giochi di luce.
Sulla nave ammiraglia, le cui vele portavano gli stemmi della mia casata e di quella di Derek, Katherine si vedeva lontana un miglio, come se non si preoccupasse di nascondersi.
Indossava un abito talmente bianco da risultare accecante: i capelli erano sistemati in un’acconciatura semplice e raffinata, ornata da un diadema, e al fianco portava una spada, contenuta in un fodero.
Al suo fianco, Arya, vestita però di una maglia verde e di un paio di pantaloni neri.

- Scendi. – fece Selena portandosi una mano alla bocca. – O potrei davvero vomitarti addosso.
- Come se non l’avessi già fatto. – ridacchiai e scendemmo a terra.
Dopo circa un’oretta, il tempo che la nave gettasse l’ancora e Katherine prendesse il volo per raggiungerci.
Quando scese, l’aura di regalità che avevo colto da almeno due miglia d’altitudine era parecchio mitigata.
Si vedeva benissimo che si reggeva in piedi per miracolo, il viso era segnato da profonde occhiaie e il ventre, ormai di sette mesi, forse di piu, pronunciato.
Appena fu giu dalla dragonessa, si piegò per vomitare, cosa che avvenne.
A quel punto la raggiunsi per darle una mano, ma lei scosse la testa.

- Sto … sto bene …
- Piantala. – sbuffai e la presi in braccio.
Pochi attimi dopo, si addormentò, e li ebbi la risposta alla sorprendente rapidità del viaggio.
Nessuna tappa di rifornimento.
 
 
 

- … una tremenda tempesta ci ha colpiti dalle parti dell’isola di Beirland, portandoci parecchio fuori rotta. Per fortuna non abbiamo perso nessuna nave. – disse Branagh, il capitano dell’ammiraglia. – Il ritardo è stato dovuto a quello. In teoria da Teirm avremmo dovuto impiegarci al massimo due settimane, il vento era ottimo e il mare calmo. La tempesta è stata veramente inaspettata e imprevedibile.
Perfino gli elfi non sono stati in grado di evitarla.

Belle mugolò, sbadigliando e rannicchiandosi contro il mio petto.
In pochi minuti si addormentò, ma venne svegliata praticamente subito dal fragore di un battito d’ali.  
L’attimo dopo, fecero il loro ingresso nella tenda Eragon, Roran, Katrina e Ismira.

- Scusate il ritardo. – fece Eragon, mentre la piccola si avvicinava incuriosita a Belle.
- Mamma, la bimba piccola è piu glande!
- Certo, tesoro, è cresciuta. – le spiegò Katrina, trattenendo una risata.
- Dove sono zia Katie e zio Multagh?
- La zia … - inizio' Katrina, ma poi si volse verso di me, dato che nemmeno lei aveva idea di dove fosse. 
- Sta dormendo. – risposi.
- E lo zio è ancora via. Ma tra poco tornerà, va bene?
Ismira sbuffò. – E va bene. – sospirò. – Ma deve tolnale plestissimo. Mi ha plomesso che giocavamo insieme.  
- Tornerà talmente presto che non ti accorgerai nemmeno del tempo passato. – la rassicurai e fece un sorrisone.
- Posso vedele la bimba piccola di zia Katie?
- Certo. La presi in braccio e misi Belle seduta, ora era capace.
- Ciao! – la salutò allegra. – Io mi chiamo Ismila come la mia nonna, che ela la mamma della mia mamma che si chiama Katlina, un po’ come la tua mamma che si chiama ... – corrugò un attimo la fronte, in effetti “Katherine” era un nome difficile da pronunciare per una bimba della sua età. – Cheitilin. Tu ti chiami Beeeelle?
Belle fece un versetto sentendo il proprio nome, e fece un sorriso.
- Guadda. Quetti sono i miei giochi. – fece Ismira tirando fuori dalla tasca delle biglie. – Ma tu non ci puoi giocale, pecché sei piccola e la mamma dice che li mangi. Pelò puoi usale quetto. – e le porse un orsacchiotto.
- Le guardi tu? – chiesi a Katrina, che annuì, cosi io potei andare a controllare Katherine.
Dormiva ancora, o almeno sembrava addormentata.
Era pallidissima e tremava, quindi le misi una mano sulla fronte.
Febbre.
Sospirai. Almeno non era molto alta.
Feci bollire dell’acqua per purificarla e poi la raffreddai.
Poi bagnai delle pezze che le misi sulla fronte e sui polsi, e aspettai che la temperatura scendesse







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Questo é il look di Katherine: http://images6.fanpop.com/image/photos/39400000/Emilia-Clarke-as-Daenerys-Targaryen-Entertainment-Weekly-Portrait-daenerys-targaryen-39419857-375-500.jpg



Quando Ismira prova a dire Katherine, storpia il nome, quindi ho riportato la sua pronuncia :) nel dubbio, normalmente me lo sono immaginato pronunciato con la A (come in TVD) e non la E :) in caso qualcuno se lo fosse chiesto.

Alla prossima! 

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Capitolo 24
*** Tempo & Speranza ***


MURTAGH
 
 
Nonostante la situazione, mi venne da sorridere.
Neanche due giorni dopo che Marlene mi aveva tirato fuori da li, ero finito di nuovo nella cella, giusto il tempo di farmi passare la febbre e guarire (con la magia, sia chiaro, o ci sarebbe voluto troppo tempo) le ferite.
Mai interrompere troppo a lungo il divertimento di Sua Maestà.
Avevo quindi ripreso le mie abitudini, saltare la colazione per divinare Katie e la piccola e mangiare solo alla sera.
Quella mattina, appena arrivò la colazione, presi il bicchiere, mormorai in fretta Draumr Kopa e l’attimo dopo apparve Katherine.
Era con papà, quindi doveva essere riuscita a raggiungere l’accampamento.
Il pancione era stranamente prominente per essere di soli quattro mesi e mezzo, e se il piccolo era davvero peggio di Belle non osai immaginare come stesse. Già con la piccola l’ultimo trimestre era stato un inferno.
Era pallida e stanca, e papà la stava aiutando a mettersi in piedi.
Okay. Lei e Belle, addormentata nella culla, stavano bene.
Passai a mamma, ed era palese che fosse incinta, anche se solo di due mesi. Sembrava felice, ma i suoi occhi erano velati dalla tristezza, e in quel momento mi odiai per essere diventato la causa del dispiacere di tutti.
Mai avrei voluto che mamma vivesse male la gravidanza solo perché ero in una cella.

- Comunque non si nota. – dissi, anche piuttosto sottovoce.
Non sapevo se mi avesse sentito, ma si voltò di scatto.
Quando mi fissò negli occhi, capii.
Mi aveva sentito.

- Murtagh? – sussurrò, come a non crederci davvero.
- Ciao, mamma. – cercai di non mettermi a piangere.
- Cosa … come fai a …
- Lascia stare.
- Ma ti danno da mangiare?
- Si, non preoccuparti. Sto bene. – mentii, sperando che mi credesse.
- Katherine dice di no.
- Katherine è una bugiarda patentata.
Scoppiò a ridere. – Dovresti parlare piu rispettosamente di tua moglie, soprattutto quando porta in grembo tuo figlio, che la sta tirando matta.
- Cosi tanto?
- Sono due giorni che dorme. Anche lei però non è mica tanto a posto, eh. Non ha fatto nemmeno una sosta da quando si è messa in mare. E appena è scesa dalla nave, ha vomitato l’anima. – commentò un po’ preoccupata.
- Ma sta male?
- No … è solo incinta, preoccupata da morire per te, arrabbiata con il mondo intero ... cose cosi, nella norma. - fece ironica. 
- E tu?
- Io sto bene. – rise. – Non preoccuparti. Auguri, comunque.
A quel punto mi stranii.
- Che stai dicendo? Che è successo?
La vidi impallidire. Gli occhi le si riempirono di lacrime e si portò una mano alla bocca.
Poi scomparve.
 
 
 

 
 
 
SELENA
 
 
Cercai di calmarmi, ma già sapevo che sarebbe stato inutile.
Strinsi piu forte la stoffa dell’abito, cercando di non mettermi a piangere, ma dopo pochi secondi sentii uno strappo.
Stranita, sollevai di qualche centimetro la gonna azzurra del vestito, fissando lo strappo di circa dieci centimetri che avevo creato.
Morzan aveva detto che la stoffa era resistente. Indistruttibile, aveva detto. 

- Non si può rompere. – mormorai confusa. – Non si può rompere.
- Che succede? – fece Morzan entrando.
Aveva Belle in braccio, Katherine non doveva essersi ancora svegliata.

 Non si può rompere. – continuai a dire. – Non si può rompere.
Mise giu la bambina e mi si avvicinò, prendendomi la mano e guardando lo strappo.
​- Amore, non è niente. Ne hai tanti altri.
- Non si può rompere.
- Selena … tutto si può rompere. Ma poi si aggiusta. Ecco, vedi? Non è piu rotto. – tentò un sorriso, ma non lo vidi nemmeno.
- Non si può rompere …
- Sel, è tutto a posto. Guarda, non c’è piu nessuno strappo. È come prima. – ripeté, ma la sua voce era sospettosa.
- Non si può rompere.  
Davanti a me non vedevo nemmeno lui.
Vedevo solo l’espressione confusa di Murtagh. “Mamma, che stai dicendo? Cos’è successo?” 
 
 
 

- … stato di shock. – sentii una voce dire.
- Capisco. Ma a cosa può essere dovuto? – Morzan fece, preoccupato.
- Una brutta notizia, uno spavento … qualunque cosa.
- Ma può dare problemi in gravidanza?
- Di norma è meglio evitare emozioni forti, positive o negative, nell’intero decorso della gestazione, ma soprattutto nel primo trimestre. Se le emozioni sono molto forti, in alcuni casi le reazioni che ne sono conseguite hanno portato alla perdita del bambino.
- Bene. Grazie.
- Si figuri.
- Raggiunga Katherine e si occupi di lei. Ha la febbre e non da segni di risveglio. In realtà sta solo dormendo, ma le dia un’occhiata comunque.
- Si, signore.
Un fruscio mi informò che quello straniero doveva essersene andato, poi Morzan si inginocchiò davanti a me, prendendomi le mani.
- Ti va di dirmi che succede? – sussurrò.
Vidi che aveva gli occhi pieni di lacrime.

- Murtagh. – riuscii a dire.
- Che è successo?
- L’ho visto …
Un sorriso gli illuminò il volto, gli occhi accesi di nuova speranza.
- E?
- Sono riuscita a parlargli …
- Cos’ha detto?
- Ha mentito … ha detto che sta bene, ma non è vero … e non … - cercai di non mettermi a piangere, ma non ce la feci. – Non sa nemmeno che giorno sia … non sa quanto tempo è passato … da quando …
- Sssh, ehi, calmati. – mi abbracciò e iniziò ad accarezzarmi la schiena. – Andrà tutto bene. Manca poco, ormai. Meno di un mese, e lo potremo riabbracciare.
Cercai di credere a quelle parole, tanto attese da non sembrare vere.
 


ERAGON
 
 
- Ciao. – non potei non sorridere guardando quella bimba. – Sei proprio bella.
Belle fece un sorrisone, poi si sporse e, prima che me ne rendessi conto, mi aveva afferrato una ciocca di capelli, e si era messa a strattonarla.
- Bella e malvagia. – sbuffai. – Pestifera come poche. Mollala, dai.
Scosse la testa e la trattenne.
Cosi provai a dirglielo nell’antica lingua.
E la mollò.

- Ah, però l’elfico lo capisci, eh? In che lingua ti parlano la mamma e il papà, nanetta malefica?
Fece un sorriso da peste che mi fece morire dal ridere, poi fece un versetto acutissimo.
- No, non fare cosi, che svegli la … come non detto.
Katherine fece uno sbadiglio e si tirò su, i capelli che sembravano il nido del chiurlo.
- Che succede? – sbadigliò.
- Niente. – la rassicurai. – Puoi dormire ancora, non preoccuparti.
- No, no, non fa niente … ehi, piccolina. – fece un sorriso a Belle, che in un attimo fu tra le sue braccia. – Hai fatto la brava con i nonni e lo zio?
Belle annuì ridacchiando e iniziò a gattonare sul letto.
Era troppo tenera. Ogni volta che muoveva le braccia le sollevava in alto e verso l’esterno.

- Avete avuto notizie di …
Annuii, cercando di evitare il suo sguardo.
Sospirò e appoggiò la schiena contro la testiera del letto, sfiorandosi ogni tanto il pancione.

- Grazie agli dei dorme. – mormorò. Era visibilmente stanca, il viso era pallidissimo e tremava di stanchezza nonostante la dormita.
Beh, c’era da contare anche la febbre.
- È cosi agitato?
- Non ne hai idea. – fece un piccolo sorriso, che si tramutò in una smorfia di dolore, mentre si piegava con una mano sullo stomaco. – Come non detto. Ben svegliato, eh? Il buon sangue dei Morzansson non mente mai. – commentò. – Come il papà. Mai che ve ne stiate buoni e tranquilli, tu e tua sorella. No.
Cercai di non ridere, perché la sua espressione, che ostentava fastidio per celare l’affetto che provava, era troppo buffa.
- Quando saranno pronte a partire le truppe?
- Nel giro di un mese.
- Cosi tanto?!
- Il tempo di elaborare una strategia e tutto.
Annuì in fretta.
- Però diamoci una mossa, che qui il bambino a momenti nasce e suo padre è con una psicotica.
A quel punto non ce la feci a non riderle in faccia, e a un certo punto caddi anche dalla sedia, scatenando le sue risate, tanto che entrambi diventammo blu.
Non si era ancora calmata quando riuscii a rialzarmi, mormorare un. – Ai vostri ordini, Principessa. – e uscire.
 










 

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Capitolo 25
*** Pain ***


KATHERINE
 
 

- Lady Katherine, vostro padre vi vuole nel padiglione di comando. – disse un ragazzino, cosi presi in braccio Belle e uscii.Non appena misi il piede fuori, ecco che il piccolo mi tirò un bel calcio sulle costole.
ANTAREEEES!
Per due metri?! Stai scherzando?!
Vieni giu ora, razza di lucertola gigante.
Che palle che sei.
Ma che cosa vuoi? Tu hai le uova, non un bambino psicotico!
Appunto. Drago è meglio.
Se non la smetti giuro che …
Okay, okay, Principessina Perfettina.
ANTARES!
La sentii ridere, poi atterrò di fianco a me. La sua ala mi fornì un ottimo appoggio per salire, e mezzo minuto dopo eravamo davanti al padiglione di comando.
Tragitto che io avrei coperto in dieci minuti, ma con quel bambino pazzo …

- Già qui? – fece papà.
- Ho scroccato. – sbuffai sedendomi, dato che ormai anche il minimo passo era una tortura. – Cosa c’è?
-Piano. – disse Morzan cercando di restare il piu asettico e distaccato possibile, ma la sua voce tremava di felicità e voglia di vendetta.
- RMAN. - fece Eragon tutto allegro. 
- RMAN? – commentai stranita.
- Riprendiamoci Murtagh Ammazziamo Nasuada. – spiegò Eragon orgoglioso.
-Gli acronimi per le missioni li facevo a cinque anni. – sospirai. – Dimostra la tua età, per piacere.
- Cioè dovrei imitare una psicotica diciannovenne incinta?
- Sta. Zitto.
- Mi infastidisce ammetterlo, ma ha ragione. – disse Arya, ed Eragon alzò gli occhi al cielo.
Non notando che Arya pendeva dalle sue labbra come se ogni sua parola fosse un diamante.
Ora, sussurrai alla sua mente.
Co … cosa?
Prendilo in disparte, e diglielo.
Ma … non posso!
Scusa?!
È l’uomo che lo fa!
Tu non sai cosa prova, ma sai cosa provi tu. Diglielo.
Ma …
Arya, dimostra la tua età.
Probabilmente quel giorno ce l’avevo con l’età della gente, non lo so.
Fatto sta che dicevo a tutti di dimostrare la loro età.
Lo farò al termine della riunione, ora sarebbe oltremodo irrispettoso.
Va bene.

- Dunque, come pensavate di fare? – chiesi incuriosita.
- Tecnica Jeod. – ridacchiò papà.
- Chi è Jeod?
- Un amico nostro. – rispose Selena, con un sorriso che andava da Vroengard a Tronjheim. – Grazie a lui fummo in grado di rubare l’uovo di Saphira … cioè, Brom fu in grado.
- Si, ma in cosa consiste?
- Un passaggio segreto che porta all’interno del palazzo. Io e una squadra scelta ci introdurremo all’interno del castello, invisibili, e lo tireremo fuori di li, in modo che non possa succedergli niente. E poi …
- Se Nasuada non si arrenderà, assedieremo la città, ma non torceremo un capello ai civili e ai militari che non desiderano combattere per lei. – concluse Alec.
- E tutto questo quando?
 - In al massimo un mese. Spostare un esercito di queste dimensioni è difficile e lungo, ma non impossibile.
- Ma le truppe sono invisibili?
- Ovviamente.
- Ma l’incantesimo …
- Si, prende energia da tutti meno che da te, Selena e chi non può reggerlo. – concluse papà. – Vivi rilassata.
Annuii e poco ci mancò che non vomitassi sul piano.
 
 
Tornai alla tenda sempre con l’aiuto di Antares, che dopo avermi fatta scendere si mise comoda, appoggiando l’enorme testa vicino a me, perché voleva le coccole.
Mi ci sedetti accanto e iniziai a grattarla tra la testa e il collo, e iniziò a fare le fusa.
Scusa se sono stata maleducata, prima.
Non fa niente …
Fa molto, invece, disse serissima. Io ho Castigo e le uova, ho tutto, mentre tu, la mia compagna di-cuore-e-di-mente, sei stata privata di Murtagh e costretta a reggere da sola uno scalciante-cucciolo-d’uomo. Sarei dovuta essere piu gentile e aiutarti subito, invece che lasciarti aspettare solo per fare del sarcasmo inutile e fuori luogo.
Smettila di giudicarti cosi duramente, cercai di consolarla. Ogni tanto il sarcasmo fa bene. E comunque non sto cosi male come mi dipingi.
Già, stai peggio. Non puoi mentire a me.
Possiamo smettere di parlarne?
Mmh. Scusa, comunque.
Sta tranquilla.
A quel punto cercai di allargare la mente il piu possibile, superando i confini dell’accampamento.
Sapevo che era un tentativo disperato, ma volevo almeno provare. Non sarei mai riuscita a raggiungerlo con la mente abbastanza chiaramente da poterci parlare, ma …
Ragazzina idiota, stupida e testarda.
Esordì cosi.
Insultandomi.
E tuttavia, scoppiai a ridere.
E con questo ho la conferma che sei proprio tu, commentai.
Cercava di fingersi arrabbiato, ma la felicità che provava era evidente. Cosi come la preoccupazione.
Una cosa ti ho chiesto, disse. Torna a Winter Manor. Ma tu noooo. Come al solito, Katherine di Winterhaal è testona, ha ragione solo lei e deve fare di testa sua.
Perché secondo la tua mentalità distorta avrei aspettato un solo minuto di piu per riabbracciarti?
È per questo che ti amo, idiota zuccona, mormorò con un moto d’affetto. Come va con il piccolo?
Lasciamo stare, va.
Cosi male?
Quasi non riesco a camminare! Prima ho dovuto chiedere ad Antares per fare cinque minuti di tragitto a piedi.
Sta tranquilla, tra quattro mesi verrà fuori e sarà tutto finito.
Mi stranii un attimo.
Quattro mesi?
Si, beh, a casa mia nove meno cinque fa quattro …
Murtagh … sono al settimo …
Nella sua mente, sentii solo silenzio per qualche secondo.
Non è possibile, sussurrò poi.
Amore …
Tu dovresti essere al quinto! Sono passati cinque mesi, cinque dannatissimi mesi!
No …
Che mese è?
Agosto … gli auguri che ti ha fatto tua madre erano per il tuo compleanno …
Non può già essere metà agosto. Non può. Katherine ... ti prego, amore, dimmi che è uno scherzo …
È Agosto …
La rabbia si impadronì della sua mente. Va bene. Okay, sono passati sette mesi. Avevo perso la cognizione del tempo. Ora ce l’ho. Di a mia mamma che la ringrazio. Belle?
Ha iniziato a gattonare qualche giorno fa … dovresti vederla, è bellissima …
Fammela vedere, allora, no?
Mi concentrai sul ricordo del giorno prima, quando Belle gattonava allegra in quel modo buffissimo.
Trattenne a stento l’emozione, poi sentii una sferzata di dolore tremendo alla schiena.
Strillai e mi voltai, ma non c’era nessuno.
Stranita, mi toccai la schiena. Era a posto …
Lentamente, capii.
E inorridii.
Il dolore non era mio … era di Murtagh.
Amore, continua a parlare, sussurrò. Ti prego …
Non so cosa …
Qualunque cosa, mi basta sentire la tua voce, sentirti accanto a me …
Vuoi … il piano?
Va bene …
Okay, allora … beh, secondo papà per spostare l’esercito da Dras-Leona a Ilirea ci vorrà circa un mese … ma una squadra con tuo padre verrà a salvarti, si renderanno invisibili ed entreranno nel castello grazie ad un passaggio segreto, che porta sia alla stanza del tesoro sia alle segrete.
Okay. Poi?
Se Nasuada non si arrenderà, assedieranno la città. Senza far del male ai civili e ai militari che non vogliono combattere per lei.
E tu? Non scenderai in battaglia,vero?
No, su questo puoi stare sicuro. Sarò nell’ospedale da campo. 
Giuralo.
Murtagh …
Giuralo nell’antica lingua, Katherine. Adesso.
Giurai.
Bene … okay, sospirò, e un’altra ondata di dolore investì anche me.
Cosa ti stanno …
Amore, basta, sussurrò, la voce piena di dolore.
Ma che cosa stai dicendo?
Senti tutto ciò che sento io … non posso sopportarlo. Quindi, interrompi la connessione.
No, Murtagh, non …
A tra un mese, piccola. 

Silenzio.
Aveva interrotto lui.
Lo stavano torturando …
Ormai lo sapevo, credevo di essermi abituata a quella consapevolezza. Evidentemente mi sbagliavo.
Scivolai contro il fianco di Antares, trovando in lei un po’ di conforto. 















 

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Capitolo 26
*** Amore ed Odio ***


ARYA
 
 
Non ce la posso fare.
Arya … brontolò Firnen.
Non posso! Sono un’elfa!
E quindi?
E quindi si! Gli umani esternano i propri sentimenti! Non gli elfi!
Cosa fanno gli elfi, si amano ragionevolmente?
Divenni viola fino alle orecchie.
Non si poteva amare ragionevolmente: era semplicemente un concetto che non stava in piedi, perché le due parole facevano reciprocamente a pugni. Amore e ragione? No.
Adesso in te non c’è proprio niente di ragionevole, reginetta della festa.
Smettila di chiamarmi con quel nomignolo o …
O cosa? Picchierai me, un drago, con un cespo di lattuga?
FIRNEN!
Arya.
Sospirai. Devo proprio?
Se preferisci sbavare dietro di lui, con tutti che lo vedono …
Nessuno lo sa, a parte te e Katherine.
E Morzan, Derek, tutti i presenti oggi alla riunione … gli occhi a cuore si notano. E anche il filo di bava. Diglielo.
Come?!
Eragon, ti amo. Non mi sembra difficile.
È un’impresa titanica.
No, non lo é. Va, adesso.
No, senti … non ce la faccio …
A cosa credi serva io? Ti darò una mano.
Promesso?
Garantito, lattughina.
Annuii e mi feci forza, andando davanti allo specchio.
Mi sentivo insieme strana e comune mentre mi preparavo per raggiungerlo: mai nella mia vita mi ero preoccupata del mio aspetto estetico, contava solo la praticità, ed ora ero li a controllarmi i capelli e perfino a mettermi un po’ di trucco.
E la sentivo come la piu normale delle cose, sebbene mi rendessi conto che non faceva parte della mia normalità.
Dopo circa un quarto d’ora, sospirai.
O la va o la spacca.
Sentivo lo stomaco contrarsi dall’ansia e dalla paura, ma costrinsi i miei piedi a portarmi fuori dalla tenda e a raggiungere quella di Eragon, distante mezzo miglio a nord-ovest dalla mia, tra la tenda di Katherine, quella di Roran e quella di Morzan.
Avevo preferito montare la mia vicino a quelle degli elfi piuttosto che ai capi della spedizione. In fin dei conti, dovevo rappresentare la mia razza in ogni modo possibile.
No, non posso essere già arrivata …
Era li.
Appena fuori dalla sua tenda, con Katherine e Belle. Teneva in braccio la piccola, che continuava a mettersi le mani in bocca per via dei dentini.

- No, no, e no. – le disse fingendosi severo. – Le manine nella boccuccia non si mettono, perché sono sporche. Vuoi mangiarti la polvere, piccola bavosa?
- Ma poverina! – fece Katherine ridendo.
- Senti, sbava dalla mattina alla sera, come devo chiamarla?!
- Ma è perché sta mettendo i denti. Diglielo a questo zio un po’ tocco, Belle.
Belle rise e gli tirò i capelli.
SIANO LODATI GLI DEI DEL CIELO!!!, ridacchiò Katherine.
Okay, questa puoi mettertela nel …
ARYA CONQUISTACAVALIERI ALLA RISCOSSAAAAA!!!!
Sospirai e mi avvicinai.
Subito Belle mi riconobbe e fece un sorriso, iniziando a tirare i capelli anche a me.

- Cosa combini, peste?! Ma si fanno queste cose?
- Gugu. – fu la sua risposta.
- Ma si, gugu.
Restituii la piccola a sua madre, poi raccolsi il coraggio.
- Potremmo parlare un attimo? – gli chiesi cercando di non parlare tutto in un fiato.
Eragon annuì tranquillamente. – Certo.
Rimase seduto dov’era, un sopracciglio sollevato nell’attesa.

- Ehm … in … in privato. – dissi, cercando di trattenere il rossore.
Lanciò un’occhiata fugace a Katherine, senza farsi notare da lei.
Probabilmente pensava che l’argomento della conversazione sarebbe stato Murtagh, qualcosa di tanto orribile su di lui che lei non avrebbe dovuto sentire.
Si alzò, accarezzò la testolina bionda di Belle e poi ci allontanammo.
Non sapevo cosa fare, dove andare, non sapevo niente.
Fatto sta che camminammo fino alle rive del lago, finendo in una minuscola spiaggia nascosta. E bellissima.

- Che c’è? – fece a quel punto. – Perché siamo dovuti arrivare fino a qui?
A quel punto andai seriamente nel panico, e se non fosse stato per Firnen, che mi mandava continuamente ondate di calma, senza dubbio avrei fatto armi e bagagli e sarei scappata a gambe levate.
- Io … ecco …
- No. – disse e sentii il mio cuore rompersi in due.
Quando rialzai lo sguardo su di lui, vidi che gli occhi, un tempo caldi e dolci, erano gelidi.
- Per piu di un anno ti ho dimostrato il mio amore in mille modi diversi. Ho cercato di farmi notare da te in tutti i modi che conoscessi. E tu niente.
Erano rare le volte in cui mi trattavi come … non dico nemmeno un amico, come una persona degna di essere tale, di solito ti atteggiavi come se avessi a che fare con un bambino viziato. Per non parlare poi dell’Agaeti Blohdren, non credo ci sia bisogno di ricordarlo, no?

O di quando ho deciso di partire, quando ci siamo incontrati dopo la tua incoronazione. Quella è stata una delle poche volte in cui mi hai trattato come un amico.
Non credere che non mi sia accorto di quest’ultimo periodo.
Tre anni fa ti avrei detto si. Ma ti ringrazio di una cosa: mi hai fatto capire di non essere semplicemente la donna adatta a me. Come amica, ben venga.
Non come compagna.

- Eragon …
- Mi dispiace. Avevi ragione, quando mi hai parlato dell’albero di Menoa. Come loro non erano fatti per stare insieme,cosi noi non siamo fatti l’uno per l’altra.
Detto questo, si allontanò nella notte, lasciandomi sola e con il cuore spezzato.
Lentamente, la voragine lasciata iniziò a riempirsi.
D’odio, verso la vera colpevole di quella situazione.
Katherine.
A pensarci bene, era lei che creava i problemi. 
A causa sua Murtagh era imprigionato, e avevo mobilitato gli elfi solo perché era il fratello dell'uomo che amavo. 
Era lei che si era sempre opposta su tutti i fronti, rifiutando di pensare ai propri figli. 
Evidentemente, non le importava di loro. Né di Belle, né del nascituro. 
Stronza arrogante. Non hai idea di cosa sia l'amore. Una madre, una moglie: qualcosa che tu non sarai mai, perché non sai cosa sia amare. Lady Lattuga. Orecchie a punta.  
Un sorriso mi incurvo' le labbra.

Distruggerò la tua felicità, ragazzina, come tu hai distrutto la mia. 






 

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Capitolo 27
*** Psychopath ***


KATHERINE
 
 
Come ogni mattina, venni svegliata da Belle. Dai pianti disperati, era passata al gattonarmi in faccia, come un gattino.

- Ma buongiorno, piccolina. – la salutai mentre rideva e si accoccolava tra le mie braccia. – Cosa sei tu? Una bimba o una gattina?
Rise e le diedi la sua colazione, che consisteva nella polpa frullata di una mela. Se la divorò in pochi minuti, poi si rimise a gattonare sulla branda.
Il piccolo mi annunciò di essere sveglio con un calcio nello stomaco … non debole, ecco.

- Sta buono.
La risposta fu un calcio nelle costole, al che ci rinunciai.
Mi misi su un paio di pantaloni aderenti, con sopra una corta tunica blu, indossai gli stivali e sistemai un po’ i capelli, per poi allacciarmi al collo la collana con la prima squama che Antares aveva perso: sul naso aveva una squama bianca, a forma di stella, e da piccola le era caduta mentre si grattava contro un albero.
Ora era ricresciuta, ma mi ero tenuta quel ricordo.
Poi passai a Belle, mettendole su un paio di pantaloni bianchi formato baby, perché potesse gattonare in tutta comodità, e una tunica rosa.
Le pettinai i capelli con la spazzola a setole morbide, un momento che a lei piaceva molto, perché piegava sempre la testolina all’indietro e faceva un’espressione tutta contenta che mi faceva sia morire dal ridere che sciogliere dalla tenerezza.

- Bubu …
- Dov’è il bubu?
Ormai ero abbastanza convinta che “bubu” fosse Spike.
- Bubu!
- Vuoi Spike? Ma tu lo sai dov’è?
Fece una faccina triste, e scosse la testa.
- Eccolo qui. – lo presi da sotto il cuscino e il suo viso si illuminò, saltò addosso al suo orsetto, strappandomelo di mano, e lo strinse forte. – Bubu!
L’attimo dopo, sentii un’entità premere sulla mia mente.
La riconobbi all’istante, e lo lasciai entrare.
Come va li?
Belle sta giocando, tuo figlio è impazzito …
Sentii che il suo umore si risollevava. E tu?
Mi manchi.
Anche tu, piccola. Qualche novità?
Non lo so, devo chiedere ad Eragon.
Perché?, fece incuriosito.
Arya è innamorata di lui, e le ho consigliato di dirglielo. Non so come lui abbia risposto, o se lei l’abbia effettivamente fatto.
Rise, come se si stesse togliendo un gran peso dal cuore.
Vorrei solo poterti stringere …
Manca poco ormai.
E coccolare Belle. Parla già?
Per ora piange e dice “bubu”, che è Spike.
Gliela mostrai, intenta a giocare con il draghetto di peluche e a gridare “bubu”, e sentii tutto l’orgoglio, l’affetto e la nostalgia che provava.
Come sta?
Le manchi. Ogni sera si guarda intorno per vedere se arrivi.
Non avrei mai voluto che soffriste per causa mia …
Non è colpa tua! È di Nasuada!
Si, ma è per me che state soffrendo.
Soffrire per una persona non significa che la persona ne abbia la colpa.
Parli come un drago. O un elfo.
Paragonami di nuovo ad uno di quegli orecchie-a-punta e …
E?
Non ti bacerò al tuo arrivo.
Rise ancora. Vorrà dire che ti bacerò io, amore.
Non aspetto altro …
Devo andare.
Non mi diede nemmeno il tempo di salutarlo, che già aveva chiuso la mente e si era ritirato.
Sospirai, cercando di non pensare al perché avesse chiuso le comunicazioni, e presi Belle in braccio, portandola un po’ fuori.
Volevo sapere com’era andata tra Arya ed Eragon, cosi lo raggiunsi.
Era fuori dalla sua tenda, intento a sistemare la sella di Saphira.

- Serve una mano?
- Ma se sei incinta! – commentò ridacchiando.
- E allora?
Sospirò e alzò gli occhi al cielo. – Se proprio ci tieni … reggi qui.
Presi la striscia di cuoio che mi porgeva e misi giu Belle, che gattonò alla velocità del fulmine tra le braccia di Morzan.

- Guarda un po’ chi c’è! Si è svegliata una principessa? – la salutò stampandole un bacio sulla guancia.Lei gli strinse le braccine al collo, lasciandosi coccolare.
- Ti va di venire a fare un voletto?
Il suo sguardo si illuminò, mentre salivano su Dracarys e spiccavano il volo.
Aspettai cinque minuti, poi glielo chiesi.

- Allora?
- Allora cosa?
- Ieri sera … com’è andata fra te e Arya?
Si voltò verso di me, stupefatto. – E tu come lo sai?
- Beh, le ho consigliato io di dirti …
- Oh. – fece un po’ sorpreso.
- Quindi?
Scrollò le spalle. – Non è la donna giusta per me.
Al che rimasi un tantino scioccata. 

- Ma Murtagh aveva detto …
- Murtagh è rimasto fuori dalle scene per un po’. – ridacchiò. – Quando ero piu piccolo, ne ero innamorato. Poi, con l’isolamento di Vroengard, mi sono reso conto che lei non aveva mai provato niente per me, mi aveva sempre trattato come un neonato che frigna e non si vuole. Solo che allora ero talmente cieco da non rendermene conto, e continuavo a starle dietro come un cagnolino scodinzolante.
- Beh, in effetti penso che lei sia un po’ altezzosa, a volte, però nasconde un gran cuore.
- Non lo nego, assolutamente. Trovo che in fin dei conti sia una brava persona, a volte anche simpatica, e piacevole per passare il tempo. Ma penso di provare per lei solo amicizia. Non certo amore. Mi sono … ho capito che sono altre le cose che cerco in una persona. Quando avevo sedici anni … non è che la situazione fosse delle migliori. Avevo appena perso la mia famiglia e Brom, stavo inseguendo i Ra’Zac e poi andando dai Varden … e lei era cosi bella e coraggiosa che mi ha abbagliato. Forse, piu che amore era sconfinata ammirazione. E tuttora la ammiro, perché ha affrontato cose terribili e ne è uscita a testa piu che alta. Semplicemente non la trovo la donna adatta a me.
- Okay. – annuii, capendo la sua posizione.
Fino ad allora, avevo ascoltato solo una campana, ma ora … beh, non sapevo a chi dare ragione.
Eragon non aveva nessuna colpa se si era innamorato di lei e poi aveva smesso; e Arya non aveva nessuna colpa di essersi innamorata di lui.
- Tu? Tutto bene?
- Sono riuscita a parlare con Murtagh, prima.
I suoi occhi si illuminarono. – Che ha detto?
- Ehm … gli manchiamo tutti … e penso che lo stessero per torturare. – mormorai in fretta e a bassa voce, come se dirlo cosi lo avrebbe reso meno reale.Eragon strinse il pugno, e dovetti costringerlo ad allentare la presa quando vidi che dalla sua mano colava sangue.
Gliela aprii, e vidi che sul palmo quattro mezzelune rosse avevano inciso la pelle.
Un rapido incantesimo bastò a guarirlo, e lui annuì in risposta.

- Grazie.
- Figurati. Allora, questa sella?
E continuammo a lavorare.
 
 
 
Andammo avanti fino al pomeriggio, a ingrassare e lucidare la sella, per poi concederci un voletto.
Rendendoci invisibili, andammo fino a Dras-Leona.
Eragon mi mostrò dall’alto vari luoghi della città, la cattedrale dove si consumavano riti orribili, la piazza dove aveva assistito alla tratta degli schiavi, la locanda dove lui e Brom avevano soggiornato.
Tornammo indietro per l’ora di cena, dove insieme ai nostri genitori e parenti mangiammo le stesse cose date ai soldati.
Era ingiusto che noi avessimo tutta la roba buona, e loro cibo stantio.
Quindi, cibo buono e salutare a tutti.

- Domani faremo partire l’esercito. – disse papà. – Saremo a Ilirea entro un mese. Se ci muoviamo, tre settimane.
- A dorso di drago, non ci vogliono piu di due ore ad arrivarci. – commentò Morzan. – Potrei arrivare li in un attimo, prendere Murtagh e tornare prima del tramonto, partendo dopo pranzo … Arya. – fece sorpreso, voltandosi. – Buonasera …
Ma Arya fissava me, con un’aria truce e sanguinolenta.
- C’è qualcosa che desideri dirmi? – chiesi.
- Vieni fuori.
- Tu datti una calma …
Non riuscii nemmeno a terminare la frase, che un getto di magia verde mi colpì alla tempia, aprendomi una ferita lungo il sopracciglio.
- ADESSO! – strillo’ e capii.
Doveva aver pensato che il rifiuto di Eragon fosse colpa mia.
- Allontanati da lei. – sibilò papà, mentre mamma mi teneva per il braccio. – Immediatamente.
- No. Lei ha rovinato la mia vita. – fece un sorriso malvagio. – E io rovinerò la sua. – cantilenò.
L’attimo dopo, crollò riversa a terra, ai piedi di Selena.
Firnen, il suo drago, le aveva tirato una testata.
Perdonatela, disse a tutti noi. Non è in sé.

- Che è successo? – chiese mamma preoccupata.
- Ma niente … - sbuffai.
- In realtà è una questione molto semplice. – disse Eragon. – Arya le ha detto di provare dei sentimenti per me, lei le ha consigliato di dirmelo. Arya lo ha fatto, ma dato che non la ricambio le ho detto di no, e ora pensa che la colpa sia di Katherine.
Cinque minuti dopo, quattro elfi arrivarono alla tenda, storcendo il naso all’odore della carne.
- Mi rammarico per l’increscioso avvenuto. – disse uno di loro. – La regina non era evidentemente in sé. La terremo confinata, incapace di usare la magia, finché non avrà recuperato la lucidità mentale.
- Grazie. – mormorai.
- Figuratevi, Altezza.
- KATHERINE! – strillai, e l’elfo ridacchiò.
- Katherine. 






 

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Capitolo 28
*** Life and Freedom ***


KATHERINE
 
Da quel giorno passarono tre settimane e mezzo, e Lady Lattuga non si era ancora ripresa.
Le sue urla, del genere “Ti ucciderò” “Ti distruggerò” “Morirai per mano mia” mi accompagnavano per tutta la giornata, e in certi giorni anche la notte.
Sospirai.
Doveva essere mezzanotte, e ancora non aveva smesso.
Il risultato era che ne io ne Belle riuscivamo a dormire.
Si era accoccolata sul mio petto, nella manina stringeva il ciondolo che il suo papà mi aveva regalato per le nozze.
“Tienilo sempre” aveva sussurrato nel darmelo, la voce venata di serietà. “Ha incantesimi di protezione e saprai sempre dove sono, e viceversa. Tienilo, e se saremo lontani potremo aiutarci, in caso di bisogno.”
Lo guardava con nostalgia, e le sfiorai la mente con delicatezza.
Era stanchissima, e ascoltava il battito dei nostri cuori: anche se non sapeva che fosse il battito cardiaco, quel suono la cullava, ricordandole probabilmente di quando era nel pancione.
Ma soprattutto, pensava al suo papà. Ricordava il suo sorriso e le sue braccia che la cullavano. Ricordava la sua voce dirle “ti voglio bene”, e anche se non sapeva cosa volesse dire, sentiva l’affetto nelle sue parole.
Ricordava la sensazione del tirargli i capelli, la sua risata e i suoi baci.

- Ti manca, amore? – mormorai accarezzandole la schiena.
Fece un versetto triste, come se avesse capito. E dicesse di si.
- Manca anche alla mamma … ma tieni duro, manca pochissimo ormai. Presto il nonno lo riporterà da te e papà ti coccolerà tantissimo, e ti dirà “ti voglio bene” centomila volte. Non preoccuparti, lo rivedremo presto.
Emise un piccolo sospiro, e chiuse gli occhietti, mentre l’odio per quella donna raggiungeva limiti stellari.
A causa sua, Belle soffriva. A soli otto mesi, soffriva tanto.
E per questo, per il dolore che stava causando a mia figlia, avrebbe sofferto mille volte tanto.
Quella notte non misi Belle nella culla. Soffrivamo entrambe troppo per stare separate, anche se di pochi metri.
 
 
 
Un fruscio mi ridestò dal sonno, e in un attimo tirai fuori il pugnale da sotto il cuscino e mi preparai a difendere Belle.

- Sta calma, sono io.
La voce di Morzan era tranquilla e bassa, tuttavia venata di impazienza.
- Che succede?
Accesi una luce e potei vederlo in volto.
Indossava abiti da viaggio, come se dovesse partire da un momento all’altro, e aveva Zar’Roc assicurata alla vita, un pugnale nello stivale e un arco con la faretra sulle spalle.

- Dove stai …
- Ogni giorno che passa è un giorno in cui lui soffre di piu. – disse serio, gli occhi gelidi di rabbia. – Sto andando ad Ilirea a prenderlo. E ora te lo sto dicendo.
- Fammi venire. – le parole mi uscirono dalla bocca senza nemmeno pensarci. – Ti prego …
Scosse la testa. – Non sei in grado di combattere se si dovesse arrivare alle armi.
- Se ti rendi invisibile non si potrà arrivare alle armi! Starò con i draghi e fuori dalla città. Ma fammi venire. Ti servirà una mano. Farò in modo che non chiudano i cancelli, entrerai e uscirete indisturbati.
Sospirò e si passò una mano tra i capelli. – Dirti di non venire sarebbe inutile e controproducente, dato che ti è stato detto di restare a Winter Manor e sei qui. Sveglia Antares e Castigo. Andare con tre draghi è meglio che andare con uno.
Un gran sorriso si dipinse sul mio volto.
Finalmente Murtagh sarebbe stato salvo.

- Ti aspetto ai confini est dell’accampamento tra un quarto d’ora. – disse con un mezzo sorriso. – Porta Belle da Selena, lei sa tutto.
Annuii e usci’ dalla tenda, mentre io iniziai a prepararmi.
Corsi verso la cassapanca, tirando fuori pantaloni, tunica e stivali.
Mi misi anche un mantello: in caso fossi dovuta entrare nella città magari non mi avrebbero riconosciuta subito, cosi.
Presi la spada e l’arco, e sfiorai il ciondolo, prendendo un po’ dell’energia in esso contenuta.
Svegliai i draghi, che furono subito entusiasti.
Castigo spiccò il volo e si mise a fare acrobazie dalla contentezza.
Presi Belle, ancora addormentata, in braccio e la portai da Selena, che era sveglia e trepidante d’attesa.

- La tengo io. Ma tu sta attenta, per gli dei. – mi ammonì.
 - Va bene.
Feci una carezza a Belle, poi uscii dalla tenda e salii su Antares, che spiccò il volo.
Raggiungemmo Morzan e Dracarys, e partimmo.
 
 
 
MORZAN
 
 

- Tu resta qui. – le ripetei per l’ennesima volta. E lei annuì per l’ennesima volta. – Non abbassare gli incantesimi finché non sei sicura che siamo io e Murtagh.
- Okay, ho capito! – ridacchiò. – Adesso vai.
Mi resi invisibile e presi un profondo respiro.
Non era il momento per essere il Morzan papà, o nonno.
Dovevo tornare ad essere il Rinnegato calcolatore e micidiale.
In un’ora, raggiunsi le mura della città, arrivando ad un piccolo cancello secondario. Addormentai le guardie e aprii il cancello, che non era sigillato con la magia.
Stupida regina, pensai. Non ti è venuto in mente che mi sarei ripreso mio figlio, vero?
Mi tirai su il cappuccio del mantello, un gesto involontario, benché fossi invisibile.
Raggiunsi il mio drago con la mente, per controllare Katherine. Era li, appoggiata al fianco di Antares, intenta a sfiorare un bracciale a forma di drago.
Perfetto.
Andai avanti e raggiunsi l’entrata delle cucine. Non avrei usato il piano di Jeod: probabilmente quella donna ne era a conoscenza, e aveva appostato guardie lungo il percorso.
Ma in quel castello ci avevo vissuto per quasi un secolo, lo conoscevo meglio delle mie tasche.
Vidi molte donne al lavoro, nonostante fosse notte fonda. Una di esse sospirò una maledizione contro Nasuada.

- Joan … dille a casa tua queste cose! – sussurrò un’altra donna. – Se le guardie ti sentono …
- Lo so. – disse Joan. – Ma io ricordo Murtagh quando era ragazzo qui. Gentile come pochi nobili sono. E sapere che quella donna gli sta facendo del male …
- Ti capisco. Era un bambino talmente generoso … tutti che lo allontanavano per via dei suoi genitori, senza nemmeno domandarsi se lui potesse essere diverso.
- Oh, piantatela di giudicare, voi due! – un’altra donna sentenziò, e la riconobbi subito.
Marlene, la tata di Murtagh. 
Gli anni non l’avevano scalfita.

- Conosco Murtagh fin dal suo primo vagito, e posso assicurarvi, è tutto i suoi genitori! Quelle povere anime erano assoggettate al vecchio re. Non avete idea dei sacrifici che hanno compiuto per quel bambino. – brontolò.
- Morzan e Selena … - iniziò la seconda donna, la piu giovane, stupefatta.
- Persone oneste, gentili e generose come poche! – declamò Marlene, e quasi mi venne da ridere.
Adoravo quella donna.
Dopo quella conversazione ne iniziarono una su un soldato che reputavano bellissimo, e io proseguii per la mia strada.
Allargai la mente raggiungendo quella di Murtagh.
Era nelle segrete, nella stanza dove io e Selena eravamo rimasti confinati per vent’anni.
Dormiva, ma perfino nel sonno la sua mente era attraversata da dolore e paura.
E Nasuada l’avrebbe pagata. Carissima.
Indisturbato, raggiunsi il corridoio che portava alle segrete, facendo attenzione a non fare rumore.

- Non sai la tentazione, Jeff. – sbuffò una guardia.
- Che stai dicendo?
- Prendere e liberare quel povero diavolo del Cavaliere. Non si merita di stare li.
L’altro scrollò le spalle. – Per me, si merita anche di peggio.
- Ma che stai …
- Si è fatto mia sorella!
- Ma tua sorella era nell’harem del vecchio re, cretino. Non è stato l’unico a …
- Sta zitto. – sbuffò. – Scherzavo. In certi momenti vorrei davvero aprire la cella e farlo uscire. Ma c’è il giuramento.
- C’è da pregare che Katherine arrivi in fretta. Questa regina non la sopporto. Con Katherine ci ho parlato un paio di volte, e ho capito perché Murtagh se n’è innamorato. Cavoli, non fossi sposato la bacerei.
Proseguii e feci addormentare tutte le guardie.
Poi, per buona misura, attinsi dall’energia di Zar’Roc e addormentai tutto il castello.
A quel punto, raggiungere la cella piu isolata del castello e aprirne la porta fu facilissimo.

- Murtagh? – sussurrai.Presi una torcia e la misi per terra.
Era seduto in un angolo, addormentato, i vestiti in pessimo stato.
Lo raggiunsi e lo guardai, mentre l’odio verso la regina aumentava sempre di piu.
Era dimagrito, pallido e sporco.
Ferite incrostate e non pulite gli costellavano il corpo.
Cosi diverso dal ragazzo nel pieno delle forze che aveva aperto la cella, scoprendo me e Selena. Cosi diverso dal ragazzo che cullava la sua bimba, inconsapevole di essere guardato. 

- Murtagh … Murtagh, svegliati. – lo scossi leggermente, e aprì gli occhi.Tossì forte e cercò di rimettersi in piedi, ma se non l’avessi sorretto sarebbe caduto.
- Piano. Sta tranquillo. Adesso ce ne andiamo. – lo rassicurai e lui annuì.
- Mi … dis … dispiace … - sussurrò.
- Non devi dispiacerti di niente. Adesso andiamo.
Mi tolsi il mantello e lo aiutai a metterselo, ne aveva piu bisogno lui.
Poi lo resi invisibile, legando l’incantesimo a Zar’Roc, e ce ne andammo.
 
 
 
Appena fummo fuori dal castello, entrammo in una taverna vuota.
Presi acqua e cibo, e lasciai che si sfamasse a dovere. Lasciammo delle monete sul bancone, perché non fosse un furto.

- Dov’è … Katherine? – ansimò preoccupato.
- Ci aspetta fuori dalla città.Impallidì, terrorizzato.
- Doveva tornare a casa. – sussurrò. – Aveva detto che sarebbe tornata a casa … che non avrebbe fatto stronzate …
- È con tre draghi. Non le può succedere nulla.
- Belle e il bambino?
- Lo puoi chiedere direttamente a lei, tra pochissimo. – lo rassicurai, poi uscimmo dalla taverna.  Dopo un’ora, raggiungemmo le mura della città.
Dracarys, vieni a prenderci … non credo riesca a camminare ancora a lungo.
Non posso, fu la sua risposta.
Che stai dicendo?
Katherine.
Me la mostrò.
Stava piangendo dal dolore, tenendosi la pancia, ansimando: la terra intorno ai suoi piedi era bagnata, mentre in me lo sconvolgimento aumentava sempre di piu. 
Il bambino.
Stava arrivando.

- Dobbiamo muoverci. – riuscii solo a dire e da Zar’roc gli diedi l’energia per rimettersi in forze.
- Che succede?
- Katherine. Sta avendo il bambino.
Divenne, se possibile, ancora piu bianco.
E a quel punto iniziammo a correre a perdifiato.
Quando arrivammo all’accampamento, era sul punto di svenire.

- Sta calma. – le dissi aiutandola a sdraiarsi.
- M- Murtagh … - ansimò, le lacrime agli occhi dal dolore e dalla gioia.
- Sono qui, amore. Andrà tutto bene. – le sorrise prendendole la mano. – Puoi stare tranquilla.
Stesi una coperta per terra, perché non partorisse proprio per terra.
- Non andiamo all’accampamento? – fece Murtagh confuso. Energia e cibo facevano miracoli, constatai.
- Non c’è tempo. Partorirà qui.
La aiutò a togliersi i pantaloni e a sistemarsi meglio per partorire.
Poi si mise dietro di lei, abbracciandola, per aiutarla a spingere.

- No … è troppo … presto …
- Andrà bene. – cercai di calmarla. – Molti bambini nascono all’ottavo mese. Sarà solo un po’ piu piccolo.
Adesso mi toccava anche fare l’ostetrico.
- Ogni quanto senti le contrazioni?
- OGNI POCO! – strillo’.
- Va bene. Verrà fuori tra poco.
- Dovrebbe venire fuori tra un mese!
- Calmati. – le disse Murtagh. – Se ti agiti comprometti la nascita.
- Ma non deve nascere … non adesso …
- Spingi!
Fu un parto cosi.
Katherine terrorizzata, noi che cercavamo inutilmente di calmarla, ma alla fine ci riuscimmo.
Un vagito acuto squarciò l’aurora, annunciando, con la nascita di un nuovo giorno, la nascita di una nuova vita.
 






 

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Capitolo 29
*** Welcome in our family, Killian. ***


MURTAGH
 
 
 
Appena ero uscito dalle mura di quella città, la mia vita aveva preso una piega decisamente migliore.
Ero libero, stavo già meglio, e Katherine stava partorendo, anche se non credo che fosse una bella esperienza, almeno per lei, partorire senza delle vere ostetriche.
Mi era crollata tra le braccia, respirando profondamente.
Le baciai i capelli, stringendola forte a me. Non riuscivo a credere che la stessi abbracciando di nuovo, dopo tutto quel tempo trascorso separato da lei.
- Sei stata bravissima. – le sussurrai all’orecchio, mentre papà tagliava il cordone.
Avvolse il piccolo in una copertina, poi lo diede a Katherine.
- È un maschio. – ci disse, aiutando Katie a tenerlo tra le braccia. – Forte e in salute.
- È grande come Belle, quando era nata … - osservò lei, cercando di asciugarsi le lacrime di gioia.
- Lei era piccola. – le ricordai sfiorando il viso del bambino.
Appena era giunto tra le braccia della sua mamma, aveva smesso di piangere, e si era rannicchiato contro il suo petto.
Piccolo.
Dolce, piccolo e bellissimo bambino.
- Ti somiglia tanto … - sorrise lei. – Somiglia ad entrambi voi.
- È vero. – commentò papà, mentre iniziava a preparare i draghi per la partenza.
- Non ha un nome … - mormorò.
- Certo che ce l’ha. Abbiamo l’opzione per Belle.
Katherine fece un gran sorriso.
- Benvenuto, Killian Murtaghsson, Principe di Winterhaal e del Nord, sterminatore di mamme.
Quell’ultimo appellativo mi causò un accesso di risate.
- Mi sei mancata. – mormorai stringendola piu forte.
- Anche tu. – sussurrò, mentre appoggiava la mano al mio braccio per sorreggersi.
E finalmente, dopo otto mesi, potei baciarla.
Sentii le sue labbra incurvarsi in un sorriso, eco delle mie, e la sua mano sfiorarmi il fianco, per tenermi piu vicino a lei.
E non avrei potuto desiderare altrimenti.
 
Ma certo, tutte le attenzioni a lei e al bambino, brontolò una presenza familiare nella mia mente, e nel sentirla la gioia nel mio cuore dilagò ulteriormente.
Lucertolina mia adorata!,lo presi in giro, sapendo di farlo arrabbiare.
Omino mio amatissimo!, mi rispose per le rime. Poi avvicinò il muso triangolare, lasciando che lo accarezzassi. Mi sei mancato, idiota.
Anche tu, sputafuoco.
Voglio uccidere Nasuada.
E la uccideremo. Ma prima … fammi prendere una pausa. Per ora, ho solo bisogno di stare con te e gli altri, non certo di combattere o torturare gente. Solo … pace.
E pace sarà ciò che avrai. Come stai?
Ora bene.
Come sei stato, allora?
Di merda. Anche i tuoi insulti mi sono mancati.
Sono meraviglioso, lo so.
Sei meraviglioso, lo accontentai.
Antares aspetta le uova, ammise, finalmente.
È una notizia fantastica, stetti al gioco. Sono felice per te.
Un giorno di questi lo prenderemo solo per noi due, vero?
Assicurato.
Come si chiama il cucciolo d’uomo?
Killian. Si chiama Killian, risposi orgoglioso.
- Okay. – papà disse. – Siamo pronti.
- Voi, forse. – sbuffò Katherine. – Ma io no.
Sospirai e la presi in braccio, salendo su Castigo.
Lei e il piccolo si addormentarono tra le mie braccia qualche minuto dopo, entrambi stanchi per il parto e la nascita e cullati dal battito costante delle ali del drago.
- Perché? – chiese papà dopo un po’, fissando la sella di Dracarys.
La stessa di vent’anni fa, l’avrei riconosciuta ovunque.
- Perché cosa?
- Mi hai perdonato. Senza sapere niente. Per quanto ne sai, potrei averti odiato veramente. – replicò, questa volta guardandomi.
- È una domanda legittima. – alla quale nemmeno io conoscevo la risposta. – Non lo so. – dissi infine, optando per la verità.
Non mi rispose, o forse mugugnò qualcosa.
Decisi di non curarmene piu di tanto.
Durante il viaggio, ci pensai.
Perché l’avevo perdonato?
Nessuna delle idee che mi venivano in mente erano incrollabili, finché non lo capii.
- Non volevo avere conti in sospeso. – risposi definitivamente.
- Che intendi dire?
- Con nessuno. Nel dubbio … se non ce l’avessi fatta, almeno sarei morto in pace.
A quel punto annuì, con un sorriso.
- Non saresti morto. – disse, serio. – Non l’avrei permesso. 
 
 
Era li.
Quasi non la riconobbi, ma era senza dubbio lei.
Stava inseguendo a gattoni un gatto, controllata da mamma.
Nel vederla, quasi non trattenni le lacrime, poi il sospetto si fece strada dentro di me.
Aveva solo un mese quando tutto era successo.
E se non si fosse ricordata di me?
- Non vai? – sorrise Katherine.
- Non si ricorderà nemmeno chi sono …
- Se lo ricorda. Si ricorda tutto. Belle! – la chiamò, e la piccola si voltò.
Era bellissima … i capelli si erano scuriti, passando da un biondo quasi platino ad un castano chiaro, dai riflessi color miele.
- Vai. – mi esortò ridendo, e andai verso la piccola.Appena mi vide, iniziò a gattonare piu veloce, e li capii.
Si ricordava tutto.
Le risparmiai la fatica e la presi in braccio, stringendola forte.
Lei mi era mancata piu di tutti.
- Ehi, piccola … - le sorrisi, trattenendo le lacrime. – Guarda come sei cresciuta … sei bellissima …
Mi sfiorò la guancia con la manina, ritraendola infastidita dall’accenno di barba.  
Poi però fece un enorme sorriso e mi strinse le braccia al collo.
- Pa … pà. – sussurrò poi, e l’emozione fu talmente grande che quasi mi cadde dalle braccia.
Per fortuna, Katherine arrivò.
- Che succede? – chiese terrorizzata.
- Ma … mma. – disse Belle, sorridendo tutta contenta. – Pa … pà.
Per un attimo, Katherine non riuscì ad aprire bocca, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
- Mi sembra un sogno … - mormorò, sollevandosi in punta di piedi per dare un bacio sulla guancia alla piccola.
Finalmente, ero completo.

 
 
 
 
 

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Capitolo 30
*** I was trying to leave, part 1 ***


KATHERINE
 
Dal giorno successivo, tutto cambiò.
Improvvisamente.
Murtagh smise completamente di occuparsi di Belle e di Killian, non li guardava nemmeno.
Belle lo chiamava, e se rispondeva con un “ciao” era una grazia.
In compenso, se ne stava da solo tutto il giorno. Si alzava al mattino, tornava per cena, usciva di nuovo e tornava a tarda notte. In completa solitudine, non andava nemmeno con Castigo. 
Le prime volte, decisi di non dirgli niente. Aveva vissuto cose terribili, di sicuro aveva bisogno di riprendere contatto con la realtà e di rimettersi in sesto.
Ma amava Belle e Killian. Non li avrebbe mai abbandonati, e di questo ne ero certa.
Eppure, sembrava proprio che li stesse abbandonando.
Ne avevo parlato con Morzan, Selena ed Eragon: anche con loro era evasivo, e in quella settimana l’avevano visto si e no due volte, da lontano.
A quel punto decisi di provare a parlargli. Magari quello che provava era peggiore di quanto non desse a vedere, anzi, di sicuro era cosi.
Ritornò per cena, lo sguardo a terra ed evasivo.

- Papà! – esclamò Belle felice, gattonandogli incontro.
- Ciao Belle. – rispose solamente, senza nemmeno guardarla.
- Tutto bene? – provai a chiedergli, e annuì in fretta, sedendosi a tavola.
G
li riempii il piatto, e fece un mezzo sorriso.
- Questo è buono. – disse e divorò tutta l’omelette, condita con quella che lui chiamava “salsa alla Katherine”, e che invece era una ricetta di famiglia.
Imboccai Belle con della pappa d’avena, per cui lei andava matta e io un po’ meno.
- Ti va di provare? – gli proposi, accennando un sorriso. – Ti sei perso molte cose.
- Magari un’altra volta. – mormorò.
- Sei sicuro? Davvero, dovresti provare, è una cosa …
- TI HO DETTO NO! – gridò, alterandosi improvvisamente e rovesciando il tavolo, e tutto quel che c'era sopra.
I bambini, terrorizzati dalla sua reazione, iniziarono a piangere, ma nemmeno questo lo fermò dal prendere e andarsene.
- Va tutto bene, ragazzi. – li consolai. – Papà sta bene … ha solo bisogno di un momento … spero.
-  Papà … - pianse Belle, tendendo la manina in direzione del suo papà, la cui figura stava scomparendo in lontananza.
Si era messo a correre, pur di allontanarsi.
 
 
 
 
Non lo rivedemmo per due giorni, quando si ripresentò.
Che poi, ripresentò.
Due soldati l’avevano trovato svenuto a miglia di distanza, e l’avevano riportato indietro.
E, per altri due giorni, non rivenne e la febbre causata dall’insolazione non passò, se non verso il tardo pomeriggio del quarto giorno.
Sorpresa da quel miglioramento, rimisi la benda nell’acqua fredda, riprendendo a tamponargli la fronte, il collo e le braccia perché la sua temperatura si abbassasse.

- Smettila. – mormorò a un certo punto, afferrandomi il polso con uno scatto improvviso della mano.
- Sta giu e lascia che ti curi.
- Ti ho detto di smetterla. – ripeté, la voce stanca. – Non me lo merito.
- Tutti meritano cure.
- Non io.
- Smettila e sta zitto.
Non replicò, ma dopo dieci minuti smisi. Se si era svegliato, si stava riprendendo,quindi la febbre sarebbe scesa da sola.
Si mise a sedere, e anche stavolta non alzò lo sguardo dalle coperte.

- Grazie. – sussurrò poi.
- Non preoccuparti.
- Sono stato uno stronzo.
- Si, ma puoi sempre fornire una spiegazione.
Sospirò, senza alzare lo sguardo. Provai a sfiorargli la guancia, ma non ebbi risposta.
- Che succede? – mormorai, mentre ogni secondo che passava la preoccupazione saliva.
- Niente.
- Se non stesse succedendo niente non staresti facendo cosi … senti, lo capisco, hai bisogno dei tuoi spazi, specie dopo quel che è successo …
- No, non lo capisci. – commentò asettico.
- Aiutami a capire, allora.
Si rifiutò, voltando il viso dall’altra parte.   
- Posso almeno stare qui?
Annuì, cosi mi sdraiai accanto a lui, stringendogli le braccia in vita. Dopo qualche secondo, strinse debolmente la mia mano.
- Perdonami. – mormorò soltanto, prima di addormentarsi. 
 
 
Quella notte, i bambini si svegliarono insieme.
Killian iniziò a piangere, e ciò svegliò Belle, e anche lei si mise a piangere.
Sospirando, mi alzai e li presi in braccio, tornando poi a letto.

- Okay. Tu hai fame. – sbuffai guardando Killian. – E tu hai sonno. – mi rivolsi a Belle.Iniziai ad allattare il piccolo e Belle si accoccolò meglio in braccio a me.
Sfiorò leggermente la guancia del fratellino, poi mi guardò incuriosita.

- Lui è Killian. – le spiegai facendole una carezza. – è il tuo nuovo fratellino. Ora sei la sorella maggiore, e dovrai comportarti bene, perché lui imparerà da te.
Arricciò il nasino, come se l’idea di dover fare la brava non le piacesse molto.
- Il … Illi. – provò a dire, indicando Killian.
- Si, bravissima!
- Che diavolo …Murtagh sbadigliò, sedendosi.
- Oh … - fece, vedendoli entrambi svegli.
- Papà! – esclamò felicissima Belle, gattonandogli incontro.
- Katherine, prendila, potrebbe cadere. – replicò lui, senza nemmeno guardarla.
- Prendila tu, ho già Killian. – lo spronai.
Sospirò, ma la prese in braccio, per poi rimetterla accanto a me.
Lei, ostinata, ritornò accanto a lui, stringendosi con braccia e gambe al suo braccio.

- Papà. – protestò.
Lo vidi mordersi il labbro, come se temesse di farle del male. O come se avesse paura di un giudizio.
Poi però la strinse tra le braccia, con un piccolo sorriso.

- Dovresti dormire di notte, sei grande ormai. – la riprese dolcemente, sfiorandole le piccole labbra.Belle fece un gran sorriso e si rannicchiò contro il suo petto, iniziando a succhiarsi il pollice.
Entrambi si addormentarono circa un’ora dopo, e potemmo rimetterli nei rispettivi letti.
Non feci nemmeno in tempo a dire niente, che già si era voltato e aveva ripreso a dormire.

- Buonanotte, allora. – mormorai dandogli un bacio sulla guancia e tornando a dormire anche io.Passarono cinque minuti, poi lo sentii voltarsi e stringermi a sé.
Non potei trattenere un sorriso e ricambiai la stretta, crogiolandomi nel suo abbraccio caldo che mi era mancato immensamente.

- Scusa … - sussurrò. – Scusa.
- Ti scuserò solo se mi dici perché sei cosi scostante con i piccoli. Hai detto che Belle ti era mancata, eppure non l’hai minimamente calcolata per una settimana.
- Katherine …
- Un corno! Cosa ti hanno fatto per meritarsi questo? Cosa ti abbiamo fatto?!
Come prima, si voltò dall’altra parte, ma questa volta vidi i suoi occhi luccicare di lacrime represse.
- Ci stavo provando … - sussurrò infine, la voce rotta. – Voi non lo meritavate …
- Cosa?
Mi misi di fronte a lui, prendendogli la mano.
Tremava.

- Tu … tu e i piccoli … stavo cercando di andarmene. – mormorò. 


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Cos'avrà Murtagh? 
Lo scopriremo solo vivendo: e intanto sbizzarritevi con le teorie nelle recensioni! 
Al prossimo capitolo, Shur'Tugals!

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Capitolo 31
*** You're the strongest man I've ever met ***


BELLE
 
 
Un rumore fastidioso mi aveva svegliata.
Stavo sognando che papà mi abbracciava e mi dava tanti baci, coccolandomi e dicendomi “ti voglio bene, principessa”.
Appena mi svegliai, sentii le braccia calde e amorevoli della mamma stringersi intorno a me, portandomi al suo petto. Sentii i suoi capelli morbidi e profumati accarezzarmi il viso, poi una delle sue mani si staccò da me, e il rumore fastidioso fu molto piu vicino.

- Sssh, Belle. – sentii mamma sussurrare con la sua voce dolce.
Finalmente potei vedere cos’era quel rumore brutto.
Era uno strano esserino, che stava in braccio alla mamma. Minuscolo e aveva un naso, gli occhi, le orecchie e la bocca.
Incuriosita, cercai di toccarlo, e mamma mi diede un bacino.

- Lui è Killian, tesoro. Il tuo fratellino.
Fratellino? Ma mamma chiamava fratellino la grossa pancia che aveva! Diceva che dentro c’era un bambino!
Voleva farmi credere che la cosa che teneva in braccio e strillava fosse il bimbo nella pancia?
Roba da matti.
Quell’essere era un …

- Killian. – cercai di dire, ma non riuscii a dirlo bene.
- Si, amore. – sorrise mamma.
Papà disse qualcosa, e subito sentire la sua voce mi fece sentire sia felice e al sicuro, che strana.
Non era la sua solita voce.
Papà parlava sempre dolcemente e con un sorriso: stavolta sembrava arrabbiato, infastidito … preoccupato. 

- Papà! – lo chiamai cercando di farmi notare da lui, ma non si voltò a sorridermi come aveva sempre fatto.
- Katherine, prendila. – disse asciutto.
Mamma gli disse qualcosa, e sentii le braccia di papà avvolgersi dolcemente intorno a me.
Per quegli attimi, mi sentii felicissima.
Poi la magia svanì, e sentii il fianco caldo della mamma.
No.

- Papà! – ripetei andandogli incontro, e per essere sicura che non mi lasciasse, mi strinsi intorno al suo braccio con tutta la forza che avevo.
Dopo qualche secondo, mi fece un sorriso e sentii il mio cuore scoppiare di gioia quando mi riprese in braccio, stringendomi forte e cullandomi.
Cercai di ricambiare quella stretta, avvolgendogli le braccia intorno al collo.

- Papà …
- Dovresti dormire di notte, amore mio, ormai sei grande. – mi sussurrò accarezzandomi la schiena.
Finalmente papà mi coccolò, accarezzandomi e baciandomi come aveva sempre fatto.
Mi era mancato, il papà.

- Piccola. – sorrise dandomi un bacio sul naso. – Dolce. – mi diede un bacino sulla fronte. – Belle. – bacio sulla guancia. – Insonne e bellissima Belle. Adesso dormi, è tardi. 
 
 
 
 
 
KATHERINE

 
 

- Stavo cercando di andarmene.
Vuoto.
Dopo quelle parole, fu come se ogni mio sentimento si fosse annullato.
Per almeno un quarto d’ora, nella tenda non volò una mosca.
Non ci guardavamo nemmeno.

- Katherine … - sussurrò sfiorandomi la guancia.Seguii il suo movimento e a quel punto sentii la sua mano bagnata.
- Amore, non piangere.
- Perché?
Deglutì e si morse il labbro.
- Non ve lo meritate.
- COSA?! – a quel punto urlai, senza preoccuparmi dei bimbi, di niente. – COSA NON MERITIAMO?! SONO GIORNI CHE VAI AVANTI A DIRLO!
L’attimo dopo sentii le sue labbra sulle mie, in un momento totalmente inaspettato e imprevedibile.
Fu un bacio casto e semplice, senza nessuna pretesa.
Un bacio che ebbe il potere di calmarmi.

- Voi non meritate un debole. – sussurrò infine.
- Cosa stai …
- La verità. – mormorò. – Non sono mai stato in grado di proteggere nessuno di voi. Anzi, siete piu al sicuro senza di me …
Nel sentire quelle parole, impallidii.
Non era possibile.
Dopo tutto quello che aveva passato, credeva di essere debole.

- Murtagh, ma … hai mal di testa, vomito, qualcosa? – chiesi, per essere sicura che non stesse vaneggiando.
Scosse la testa.
Era ciò che pensava … lo pensava sul serio.

- E chi ti ha messo in testa quest’idea, allora?
- Nessuno. È la verità. – ripeté convinto.
- Beh, allora la tua verità è sbagliata, perché non sei debole. Non sono molti quelli che escono da quello che hai passato vivi e sani di mente. Sei … ti senti debole perché siamo venuti a salvarti?
Annuì in fretta. – Non … volevo essere in grado di uscirne da solo.
- E che male c’è a darti un aiuto?
- Che non mi avete aiutato a fare niente. Avete fatto tutto voi, e almeno avrei voluto avere la forza di … di stare sveglio … - lacrime iniziarono a uscire dai suoi occhi, e la sua voce si incrinò. – Non …
- Murtagh. – sussurrai prendendogli il volto tra le mani, costringendolo a guardarmi. Si vergognava persino delle sue stesse lacrime, e odiai Nasuada ancora di piu. – Adesso voglio che mi ascolti, molto attentamente. Sei la persona piu forte che il mondo abbia mai visto. Nessuno avrebbe potuto sopportare quello che hai retto tu da quando sei nato. Nessuno sarebbe sopravvissuto alle torture di Galbatorix: i piu forti ne uscivano matti, e tu sei vivo e sano di mente. Nessuno sarebbe sopravvissuto ad una caduta di cento metri, anche se c’era la neve, e tu ti sei beccato solo un naso rotto, e neanche cosi tanto. Nessuno, Murtagh Morzansson, sarebbe sopravvissuto a Nasuada, eppure sei qui, sano e salvo. Ovviamente, non lo sarai la prossima volta che te ne uscirai con discorsi simili o ripenserai un’altra volta di essere debole, perché a quel punto sarò io a farti male. – cercai di calmarlo, e vidi un piccolo sorriso spuntargli sul viso.
- Non potresti farmi male nemmeno se lo volessi con tutte le tue forze. – sussurrò e dovetti dargli ragione. Era di troppo piu forte di me.
- Ma … ma perché hai rifiutato anche i piccoli? – la domanda mi sorse spontanea.Sospirò. – Temevo …
- Cosa … cosa può farti paura di due bambini di nemmeno un anno?
- Il loro giudizio …
- Ma non possono giudicarti!
- Ogni volta che li guardavo … mi ricordavano che non sono stato abbastanza forte da … ehi! – fece, massaggiandosi la mano. – Perché l’hai fatto?
- Te l’avevo detto. Se non lo capisci con le buone …
A quel punto scosse la testa, reprimendo una risata.
- L’unica … l’unica cosa che volevo … era stare con voi. – sussurrò sfiorandomi la guancia.
- E allora perché te ne andavi?
- Non lo posso dire, o mi picchierai di nuovo. – fece un piccolo sorriso.Sospirai e ricambiai la stretta, iniziando ad accarezzargli i capelli.
- Pensi che tutto tornerà come prima? – mormorò.
- Certo che tornerà come prima. – lo rassicurai dandogli un bacio. – Anzi, sarà anche meglio.
- E adesso? Cosa facciamo?
- Dipende da te. La decisione è tua: possiamo marciare su Ilirea e sconfiggere Nasuada, e vendicarci, oppure tornare a casa.
Deglutì, come se fosse in ansia. – Non lo …
Un urlo acutissimo squarciò la quiete della notte.
Killian, a nemmeno un’ora di distanza, si era svegliato.
A quel punto fu Murtagh ad alzarsi e ad andare verso la culla.
Prese dolcemente il piccolo in braccio, facendogli un sorriso e coccolandolo.
Immediatamente, Killian smise di piangere, mentre mi raggiungeva tra le braccia del suo papà.

- Ma ben svegliato. – lo salutai accarezzandogli i sottili capelli biondi. – Qual è il problema?
- Non lo so. Non sembra avere fame, il pannolino è a posto …
- Magari vuole solo stare in braccio.
- A te, allora.
Solo che non appena fu tra le mie braccia, iniziò a piangere e urlare, cosi lo ridiedi subito a Murtagh.
E subito iniziò a sorridere.

- Ma guarda te … maschilisti! Io non vi parlo piu!
- Noooo! – rise Murtagh. – Killian, abbiamo fatto piangere la mamma! E adesso? Dai, falle una coccola, cosi si rilassa. Anzi, dalle una sberla, che ha osato picchiare il papà.
- MURTAGH MORZANSSON! – strillai esasperata. – DOBBIAMO EDUCARLI!

E finalmente, lo sentii scoppiare in una risata liberatoria. 
 

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Capitolo 32
*** Let's go home. ***


KATHERINE
 
 
Il giorno dopo, tutto tornò com’era sempre stato. Finalmente, Murtagh sembrava davvero felice.
- Ho deciso. – mormorò quella mattina, svegliandosi.
- Cosa, che colazione vuoi? Siamo in un accampamento, ci si accontenta, signorino.  
Scosse la testa, abbracciandomi. – Andiamo a casa. – sussurrò baciandomi la punta del naso.
- Non … non vuoi vendicarti? – chiesi stranita.
- Oh, certo che voglio. Ma prima di tutto … voglio recuperare i mesi persi. – sorrise. – Voglio stare con te e con i piccoli. Fidati, ho un sacco di cose da fare prima di vendicarmi. – rise.
- Tipo?
- Tipo recuperare il tempo perso e … cercare di …
- Ricostruire con i tuoi?
- Mmh.
- Beh, siete tutti e tre animati da buona volontà, sono sicura che vi basterà un pranzo insieme. – lo rassicurai.
Sospirò e mi accarezzò i capelli. – Non lo so, amore. Per ora … andiamo a casa. Anzi … facciamo cosi. Noi andiamo a casa. L’esercito prenderà quella donna, verrà rinchiusa in prigione, a Winterhaal. Cosi non potrà causare danni. E poi ci penseremo.
Annuii e mi alzai per prendere Belle, che si era svegliata e aveva fame.
- Aspetta. – mi disse bloccandomi a metà strada e andando lui a prenderla.
- PAPI! – strillo’ la piccola e fu subito in braccio.
- Ciao, Belle. – le sorrise dandole un bacio sul nasino. – C’è una bimba che ha fame?
- Gugu … - brontolò poi.
- Gugu?
- Gugu. – annuii prendendo Spike e porgendoglielo.
Murtagh ridacchiò, coccolandola. – Certo che da Spike a Gugu …
- Oh, perché tu non lo chiamavi Gugu alla sua età. – rise Selena, mentre entrava.
E grazie al cielo non eravamo, ecco … in deshabillé.
Nel vederla un sorriso illuminò il suo volto e ando’ ad abbracciarla.
- Mi farai morire, un giorno o l’altro. – sbuffò lei. – Sei il mio tormento.
- Oh, beh, scusa tanto se ti ho salvata, signora madre nobilissima … - replicò fingendosi offeso.
- Smettila. Quindi, tutti a Winterhaal?
Annuii, andando a prendere Killian.
- Benissimo. Faccio preparare il tutto. – disse felicissima.
Personalmente, sarei rimasta li e avrei preso Nasuada per i capelli io stessa, ma era Murtagh quello che aveva sofferto piu di tutti.
Era sua la decisione e il suo benessere quello che andava ristabilito. Quindi avrei fatto ciò che lo faceva sentire meglio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
MURTAGH
 
 
- Smettila! – ripetei a Belle esasperato, ma lei noooo.Lei doveva tirarmi i capelli.
- Ma tirali alla mamma, ce li ha lunghi, è piu divertente!
- Papi. – rispose lei tutta soddisfatta.
- Proviamo a camminare? – le proposi. – Vuoi fare la bimba grande?
- Illi. – rispose e scosse la testa.
- Che c’entra Killian?
- Mamma. – sorrise.
- Non è niente. – rispose Katherine ridacchiando e raggiungendoci. – Le ho detto dei suoi compiti di sorella maggiore.
- Cioè, le rovini la vita già da subito. Bella madre.
Sospirò. – Scemo. Se vuoi, falla provare …
- Dai, Belle, vieni qui.
Mi misi di fianco a lei e la presi per le manine, sollevandola lentamente finché non fu in piedi.
- Bravissima … adesso vieni …
Cercò di muovere un passo, ma inciampò e sarebbe caduta se non l’avessi presa.
- Non fa niente. – rise Katherine. – è un ottimo inizio … ho parlato con mio padre. – mi disse poi. – Resteranno gli elfi.
- Arya? Mica era impazzita?
- Mmh. È ancora confinata. – rispose.
- Ma perché ha dato fuori di matto? Cioè, lei è la persona piu razionale del pianeta …
- Era segretamente innamorata di Eragon, me l’ha detto e io le ho detto di dirglielo, gliel’ha detto, Eragon l’ha rifiutata e, credendo che fosse colpa mia, è andata fuori di testa. – riassunse.
Arya? Innamorata di Eragon?
Ed Eragon che la rifiutava?
Il mondo andava all’incontrario.
Katherine sospirò, mentre guardavamo la nostra piccola rincorrere una farfalla variopinta.
- Pronto?
- A cosa?
- A tornare a casa. – mormorò mentre la stringevo.
- Forse dovrei farti io questa domanda. – commentai, visto che ormai sembrava piu abituata alla vita nell’accampamento che in quella nel castello.
- Si, certo, ma …
- Ma cosa?
Scrollò le spalle. – Mi piace questo posto. – sussurrò. – Non fa né troppo caldo, né troppo freddo.
- Senti un po’ … la Principessa del Nord, seconda in linea di successione, che dice che le piace il Sud. – la presi in giro, e ridacchiò.
- Idiota. – sbuffò. – è che in certi periodi il Nord è … è una distesa infinita di neve.
Nel dire “neve”, sembrò illuminarsi.
- NEVE! – rise. – Si, andiamoci subito! – fece tutta contenta, e dovetti tenerla giu, o si sarebbe messa a correre.
- Ci andremo subito. Se Sua Altezza lo desidera, la porterò a dorso di drago. – le dissi facendole anche il baciamano, e scoppiò a ridere.
- Ridatemi mio marito! – rise.
- Adesso uno non può essere gentile, quindi?
- Gentile si. – sorrise baciandomi. – Pomposo, anche no.
- Come vuoi, principessa. 
 
 
Era sera, e stavo facendo fare il ruttino a Killian, quando li vidi.
A circa trecento metri da me, Katherine e mio padre stavano parlando, a voce bassa. Lo vidi darle qualcosa in mano, lei annuire, e lui andarsene in fretta.
Katie tornò indietro, e con un piccolo sorriso mi porse un’ampolla.
- Che è?
- Me l’ha data tuo papà, per te. – rispose.
- E non poteva darmela direttamente?
Sospirò e si sedette di fianco a me.
- Cerca di capire. Non è una situazione facile nemmeno per lui. Tu pensavi che Belle, a nemmeno un anno, ti avrebbe giudicato per un’inesistente debolezza. Pensa a come si deve sentire lui, con un figlio di ventiquattro anni, che l’ha giudicato per venti per un crimine esistente ma non voluto, e non in grado di ricordare i momenti felici.
- Come far sentire le persone dei figli pessimi, manuale di Katherine. – sbuffai.
- Questo è l’antidoto. Ti consentirà di ricordare. Non sei obbligato ad assumerlo. Ma io ti consiglio vivamente di farlo.
Non mi serviva il suo consiglio.
L’avrei fatto immediatamente.
Avere dei ricordi felici, specie se reali, era il mio sogno da sempre.
Subito stappai l’ampolla e mandai giu il contenuto.
All’improvviso, fu come se un velo si fosse alzato dalla mia mente: quei ricordi c’erano sempre stati, ma erano solo bloccati.  
In quei ricordi dominava la felicità.
Papà che mi prendeva in braccio, ridendo e facendomi saltare. Mi aiutava a camminare, come avevo fatto poche ore prima con Belle … mi portava a volare per la prima volta.
- Vedi? Quella è Dras-Leona. – mi spiegava, indicandomi tutti i luoghi. – Un giorno, sarà tua.
Le ultime parole che mi aveva rivolto, stringendomi forte, gli occhi luccicanti di lacrime. – Sii forte, piccolo mio. Ricordati che ti voglio bene. Fregatene di quello che dirà la gente, il tuo papà ti ha amato dal primo momento in cui ha saputo che saresti venuto al mondo.
Mamma che mi coccolava, facendomi sentire Eragon che scalciava. – La mamma ti vorrà sempre bene. – aveva sussurrato, tra le lacrime, mentre venivo portato via. – Dovrai essere forte, amore mio. E ricordati … non mangiare i pistacchi, o starai male. Se vedi qualcuno che soffre, aiutalo. Un giorno ci rivedremo, tesoro …
- Scusa, amore. – dissi in fretta a Katherine, alzandomi ed allontanandomi. 
 
MORZAN
 
 
- Selena? Amore, ci sei? Sel … - mi interruppi, sentendo dei singhiozzi provenire da un angolo.
Preoccupato, vidi che era Katherine.
Le guance rigate di lacrime, le ginocchia strette al petto, tremava tutta.
- Katherine?
Mi vide, ma non mi rispose. Era disperata e terrorizzata, nel bel mezzo di un attacco di panico.
- Che succede? – le chiesi inginocchiandomi di fronte a lei, cercando poi di parlarle con la mente. La sua risposta mi congelò.
- Sta tranquilla. – la rassicurai. – Ci penso io. Selena!
- Che succede? – fece raggiungendomi. Vide Katherine, e si preoccupò.
- Morzan, chi è?
È la moglie di Murtagh. – spiegai in fretta. – Hanno una figlia, ma è stata appena rapita. Non è in grado di cercarla, prenditi cura di lei e tranquillizzala, io vado a cercare Belle.
E uscii, correndo via a cercare la piccola.
Allargai la mente il piu possibile, ma la trovai dopo mezz’ora.
Era simile a quella di Murtagh quando era piccolo, e appena la localizzai corsi a prenderla.
Era in un’ala lontana del castello, e i rapitori l’avevano lasciata sola, sotto un tavolo.
- Ehi … - la presi in braccio, cercando di calmarla. – Non preoccuparti. Adesso andiamo dal papà, va bene?
Sembrò calmarsi e tese una mano a sfiorarmi il viso. Mi aveva riconosciuto.
Localizzai in un attimo la mente di Murtagh, poi gridai il suo nome, quando fui abbastanza vicino perché mi sentisse.
Lo vidi corrermi incontro, terrorizzato e sulla soglia delle lacrime.
Lacrime che uscirono non appena riebbe sua figlia tra le braccia.
 
- Papà?
Sorpreso, alzai lo sguardo.
Era Murtagh, con un piccolo sorriso a increspargli il volto.
- Che succ …
L’attimo dopo, mi stava abbracciando.
E li capii.
Aveva preso l’antidoto, e ora ricordava.
Ricambiai la stretta e non potei trattenere la commozione.
Ora riavevo mio figlio. 






 

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Capitolo 33
*** He is back. ***


DUE MESI DOPO
 
NASUADA
 
Era ormai un mese che ero rinchiusa in quella cella gelida. Le pareti erano scivolose, perché ghiacciate.
Tuttavia, sempre meglio quello che quel mostro nella mia mente.
La prigione di Winterhaal era mille volte meglio, ma in cuor mio tremavo.
Ricordavo le ultime parole che mi aveva sussurrato alla mente. “Ormai non mi servi piu” aveva detto. “Resterai sola a convivere con i tuoi peccati. La mia vendetta è quasi pronta.”
E da quel momento, avevo cercato di avvertire Murtagh. Era in pericolo, e piu di lui la sua famiglia, Belle, Katherine …
Sentii le guardie ridere, e la porta cigolare, aprendosi.
Un lieve raggio di luce illuminò la stanza, e una figura entrò nella cella.
Era una donna, di statura media e slanciata. L’abito che portava era di velluto, color blu notte, semplice ma bellissimo, e non indossava gioielli, se non un anello di diamanti all’anulare sinistro e una collana elfica, che sembrava brillare di luce propria.
I capelli erano sciolti, ma alcune ciocche erano raccolte per formare un’acconciatura semplice, elegante e pratica.
Subito la riconobbi.
Era Katherine del Nord.
Non potei trattenere un sorriso, forse gli dei stavano ascoltando le mie preghiere …

- Katherine …
- Strano che tu sorrida. – sorrise, la voce tagliente come acciaio. – Dopo tutto, sai ciò che ti aspetta.
Si inginocchiò davanti a me, guardandomi negli occhi.
- Murtagh è un uomo intelligente. – disse. – Ha deciso di farti avere un processo. Ciò che distingue un uomo da un barbaro è questo: il non ricercare la vendetta, ma la giustizia.
Personalmente lo appoggio in pieno. È una soluzione corretta e onesta: sebbene tu non lo sia stata con noi, non abbiamo il diritto di farci giustizia da soli, sennò potremmo definirci animali.

- Katherine, non capisci … - cercai di spiegarle. – Non ho fatto apposta … non volevo …
- Queste cose le dirai in sede di tribunale. – disse. – Sono venuta qui per dirti una cosa: volevo farti capire quanto mi fai vomitare. – sibilò disgustata. – Ciò che gli hai fatto è veramente spregevole, disumano e …
- NON SONO STATA IO! – gridai disperata. – Devi ascoltarmi … è in pericolo … tutti lo siete …
- Principessa, dovete uscire. – disse la guardia.
- No. Voglio sentire cos’ha da dire. – fece lei, sorprendentemente incuriosita. – Va avanti.
- Ho subito le stesse torture, durante la Guerra dei Cavalieri. – sussurrai. – E Murtagh è stato la mia salvezza. Non avrei mai potuto fargli del male … é mio amico ... 
- E allora perché l’hai fatto?
- È stato lui … mi è entrato nella mente … devi credermi, non avrei mai potuto … la maledizione che Murtagh ha subito, l’ho sofferta anche io … per tutti questi anni …Sentii la sua mente premere sulla mia, e le lasciai l’accesso, perché capisse che non mentivo.
Quando si ritrasse, tremava dalla paura.

- Vieni con me, ora. – sussurrò.
Mi aiutò ad alzarmi e mi porse il suo mantello.
Mi guidò per corridoi e sale, finché non ne raggiungemmo una piu grande delle altre.
Era luminosissima e bella oltre ogni dire, con statue di re e regine sui lati.
In fondo, sul trono, c’era un uomo di circa quarant’anni, che teneva una bambina di piu o meno tre anni, dai capelli rossi, sulle ginocchia, giocando con lei.
Poco distanti, Murtagh e Morzan, che aiutavano Belle a muovere i primi passi. Accanto a loro, Selena, che si accarezzava il pancione.

- PAPÀ! – strillo’ Katherine, e tutti si voltarono verso di noi.
- Mai che questa ragazza ne combini una giusta. – sospirò il re e avanzò verso di noi. – Guardie, riportatela in cella.
- No. – disse Katherine. – Devi ascoltarla. È questione di vita o di morte.
In un attimo, Murtagh era accanto a Katherine, tenendola per il braccio.
- Cos’è questa storia? – disse duramente.
- Murtagh … - cercò di calmarlo lei.
- Tu sta zitta. – le parlò gelido, e a quelle parole lei sembrò sconvolta.
Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime, e capii che doveva essere la prima volta che si comportava in quel modo con lei.
- Ma … - tentò.
- Va in camera, ne parliamo dopo. – sibilò algido.
- Murtagh, senti, se …
Si voltò verso di lei, guardandola in un modo che fece venire i brividi di terrore anche a me.
In silenzio, Katherine prese Belle e l’altro bambino e se ne ando’.


KATHERINE
 
Appena arrivai in camera, rinchiusi me e i bambini nel bagno, incantando la porta e cercando di calmarmi e trattenere le lacrime.               
Non mi aveva mai parlato in quel modo … non si era mai comportato in quel modo, con nessuno, nemmeno con i servitori …
E adesso l’aveva fatto con me.
Era di troppo piu forte di me, se avesse voluto farmi male ci sarebbe riuscito tranquillamente. Ragion per cui rafforzai l’incantesimo alla porta.
Tuttavia il problema Murtagh era niente, se paragonato a ciò che avevo scoperto nella mente di Nasuada, e che stava causando il mio attacco di panico.
Era vivo.
Il Re Nero era vivo.
E cercava vendetta contro Murtagh.
Aveva posseduto il corpo di Nasuada per tre anni, con la stessa maledizione che aveva imposto a Murtagh, e l’aveva costretta a torturarlo, a sposarlo, quando lei ormai era già innamorata di un altro.
Mi appoggiai contro la porta, cercando di respirare.
Guardai Belle giocare, Killian succhiarsi il pollice, e non riuscii a trattenere le lacrime.
Non ero in grado di proteggerli … se non ero nemmeno in grado di difendermi da una probabile aggressione di Murtagh, che speranze avrei avuto contro Galbatorix?
Ormai per Nasuada non potevo piu provare odio. Solo compassione.
Aveva sofferto molto piu di Murtagh, non volevo nemmeno immaginare come si sentisse.
Improvvisamente, sentii i suoi passi in camera.

- Katherine. – mi chiamò.
Era ancora arrabbiato, e tanto.
Non risposi, stringendo Killian piu forte.

- KATHERINE!
Tirò un pugno contro la porta, e la sentii tremare.
Belle smise di giocare e gattonò incontro a me, spaventata.
Conscia che l’incantesimo non avrebbe retto a lungo, strinsi piu forte il ciondolo protettivo, e per buona misura evocai degli incantesimi di protezione su me stessa e i bambini.

- Mamma? – sussurrò Belle.
- Andrà tutto bene, piccola.
- Katherine, lo so che sei dentro. Apri questa maledetta porta o …
Per quasi cinque minuti, non parlò piu.
Poi ricominciò.

- Katherine,amore, apri. – disse.
Sembrava tranquillo, ma quel tono di voce mi faceva ancora piu paura.

- Allontanati. – sussurrai.
- Katie …
- Fai dieci passi indietro.
Sentii che arretrava.
 - Fatto, amore. Puoi uscire …
- Togliti la spada e buttala.
Un clangore mi annunciò che la sua spada rossa, nuova di zecca, era a terra.
- Anche la cintura.
Non c’era niente di erotico in quella frase. Semplicemente, sapevo che con una cintura si poteva fare male.
- Fatto. Amore, vieni fuori. – disse.
Decisi di aprire la porta, lasciando però i bambini dentro.
Appena fui fuori, presi la spada e la tenni stretta.

- Katherine …
- Metti le mani in vista. – sibilai.
- Amore, non è …
- Subito.
Sospirò e sollevò le mani.
- Mi dispiace. Non avrei dovuto aggredirti.
- Oh, questo è poco ma sicuro. Per stanotte, spera che i porcili siano accoglienti.
- Katie …
- Vattene, ora.
Scosse la testa e si sedette sul letto.
- Non prendo ordini da te. – rispose semplicemente. – Siediti, cosi possiamo parlare.
- Non …
- So di Galbatorix. – disse, serio. – Vieni qui, amore. Non ti farò niente. Prima ho reagito male. Adesso … ho … ho gridato … ero in ansia. – mormorò. – Stavo impazzendo. Vieni qui.
Sembrava sincero, cosi mi sedetti accanto a lui.
Mi strinse delicatamente la mano, sfiorandomi la tempia con le labbra.

- Amore mio, andrà tutto bene. È stato sconfitto una volta, lo sconfiggeremo ancora. Per il momento … metterò te e i bambini al sicuro. No, non dire niente. – mi fermò. – Questa volta mi assicurerò che tu non possa fare sciocchezze. È un nemico pericoloso, e non sei pronta per affrontarlo. Ho bisogno che tu stia qui, per proteggere i bambini. Anche mia madre starà qui.
- E questa volta quanto ci vorrà? – mormorai. – Mesi o anni?
- Non lo so, tesoro. – sussurrò. – Davvero non lo so.   













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Colpo di scenaaa!!! Il #mainagioia é tornato!
Mi sentivo un po' in colpa ad aver reso Nasuada una psicotica malvagia ... 
Anyway, non pubblichero' nelle seguenti date: 
- 24/12
- 25/12
- 26/12
- 31/ 12
- 1/1
- 6/1

Al 27! 

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Capitolo 34
*** She is pregnant. ***


NASUADA
 

 
Nonostante la situazione, quel bagno caldo decisi di godermelo tutto.
La ragazza che l’aveva preparato, Shay, aveva ricoperto la superficie dell’acqua con petali di rosa, e il risultato era un profumo divino.

- Mia signora, Sua Altezza Reale la Principessa Katherine la attende in biblioteca tra un’ora. – mi disse Shay.
- Perfetto, grazie. Dille che arriverò in orario. – le chiesi, lei annuì e si ritirò.
Grazie al cielo, ero riuscita ad avvisarli. Temevo che non avrei fatto in tempo, ma c’ero riuscita.
Ricordai la felicità che avevo provato nel rivederci tutti insieme, quel pomeriggio assolato sulle colline di Ilirea: Roran, Katrina, Eragon, Arya, Murtagh ed io. Alla fine, eravamo una sorta di banda.
La meraviglia che avevo provato nel vederlo felice, con Katherine al suo fianco che teneva Belle tra le braccia.
Cose che non avevo potuto esternare, per colpa di quel bastardo.
Ma avrei fatto ammenda.
In un modo o nell’altro, li avrei ripagati tutti delle sofferenze patite.
Dopo un quarto d’ora, uscii dalla vasca e mi asciugai i capelli con un telo, operazione che, data la loro lunghezza, mi portò via mezz’ora.
In fretta e furia, mi misi su un vestito e mi avviai verso la biblioteca.

- … bada a te, ragazzino. – disse una voce familiare, e mi sporsi. Erano Morzan e Selena, e stavano sgridando Murtagh. Era Selena a parlare. – Se osi parlare a Katherine in quel modo un’altra volta …
- Puoi scordarti l’eredità. – concluse Morzan, con un tono severissimo. – E farò si che chieda di divorziare. Cosa ti fa pensare di aver diritto di parlare in quel modo ad una persona? Lasciando stare il fatto che è tua moglie. Non hai il diritto di parlare cosi nemmeno all’ultimo degli schiavi.  
- Non ricapiterà piu. Mi sono fatto prendere dalla rabbia. – mormorò lui, a testa china. – So di aver sbagliato …
- Grazie al cielo! – commentò sua madre. – Spada, arco e pugnale, Murtagh.
- Cosa?
- Dammi le armi. Immediatamente.
- Ma mamma …
- Murtagh. – lo avvisò Morzan, sollevando un sopracciglio.
- E come dovrei combattere Galbatorix senza un’arma?! – protestò.
- Le riavrai quando sarà il momento. – tagliò corto Selena. – In fondo, Katherine le armi le ha. In caso di necessità, confido che ti consentirà di usarle.
Murtagh sospirò, ma si slacciò il cinturone con il fodero della spada, si tolse l’arco dalle spalle e il pugnale dalla cintura, e li diede a Selena.
Proseguii per la mia strada, fino ad arrivare in biblioteca.
Sulle prime non vidi Katherine.
Sentivo solo la sua voce leggere una fiaba e dei versetti di un bambino.
Seguii la voce e la vidi.
Era con Belle e Killian, la piccola si attaccava agli scaffali per camminare, con a fianco un enorme lupo grigio, e il bambino era in braccio a lei.
Indossava un morbido abito rosso, e aveva un braccialetto di diamanti.

- … e papà saltò giu da Castigo, si Killian, il tuo papà non c’è tutto, e si ruppe il naso. – concluse ridacchiando.
- Principessa. – mormorai inchinandomi.
- Non serve che ti inchini. – disse alzandosi e mettendo il piccolino in una cesta. – Siediti pure.
Mi sedetti sulla poltrona, che trovai estremamente accogliente, di fianco alla sua.
- Fate girare i lupi nel castello? – chiesi un po’ stranita.
- È domestica, non preoccuparti. – sorrise mentre il lupo le appoggiava il muso in grembo, in cerca di coccole. – Ariel è con me da quando era solo una cucciola, avevo quattro anni quando l’ho trovata. Comunque, non ti ho chiesto di venire per parlarti degli animali domestici. – fece. – Io … beh, devo ammettere che il nostro primo incontro è stato un po’ … burrascoso. Ho pensato di cercare di superare le nostre divergenze, sempre che sussistano, dato che evidentemente le ho avute con Galbatorix, causando la sua irritazione e la sua vendetta. – cercò di metterla sul ridere per sdrammatizzare, ma entrambe sapevamo che con il Re Oscuro non c’era da scherzare.
Se voleva vendicarsi, non ci metteva né uno né due.
Ti voleva morto, ed eri morto.
Senza possibilità d’appello.

- Quindi … piacere, sono Nasuada, regina dell’Impero. – feci. – Sono stata innamorata di tuo marito, ma ora non lo sono piu. Piacere.
Fece una risata. – Katherine del Nord, principessa di Winterhaal. Sono sposata con il ragazzo di cui eri innamorata e ci ho fatto due figli. Piacere.
A quel punto ci guardammo un attimo in faccia e scoppiammo a ridere.
 
 
MURTAGH
 
 
Quando entrai in camera, non vidi né Katherine né i bambini.
E iniziai ad andare in panico.
Poi cercai di calmarmi, ed allargai la mente. Li localizzai in un attimo, erano in biblioteca, quindi corsi in quella direzione.
Solo che, a metà strada, mamma mi si mise davanti.
Era nera di rabbia.

- Dove credi di andare, signorino? – sibilò, e con un gesto autoritario mi indicò la porta dei suoi appartamenti.
- Mamma, senti, devo andare da …
- Non m’interessa. – fece papà, gelido. – Il mio, anzi, il nostro interesse, è tutt’altro.
- Che c’è?
- Come ti è venuto in mente di aggredire tua moglie in quel modo, prima? – disse mamma, guardandomi malissimo.
- Mamma …
- Cosa ti fa credere di avere il diritto di farlo? Sei per caso superiore a lei? – commentò papà.
Ora che avevo indietro i miei ricordi, non l’avevo mai visto cosi arrabbiato.

- No, ma …
- E allora come mai le hai parlato in quel modo?! – urlò mamma buttando giu un vaso. – Bada a te, ragazzino, sia ben chiaro. Se osi parlare a Katherine in quel modo un’altra volta …
- Puoi scordarti l’eredità. – concluse papà. E la mia eredità non era poca. – E farò si che chieda di divorziare. Cosa ti fa credere di aver diritto a parlare in quel modo ad una persona? Lasciando stare il fatto che sia tua moglie. Non hai diritto di parlare cosi nemmeno all’ultimo degli schiavi.
- Non ricapiterà piu. – promisi. – Mi sono fatto prendere dalla rabbia. So benissimo di aver sbagliato …
-Grazie al cielo! – fece mamma. – Spada, arco e pugnale, Murtagh.
Quell’ordine mi lasciò basito.
- Cosa?
Forse avevo capito male. Di sicuro.
- Dammi le armi. Immediatamente.
- Ma mamma …
Come avrei fatto a proteggere Katherine e i bambini, senza uno straccio di arma offensiva?
- Murtagh. – mi avvisò papà.
- E come dovrei combattere Galbatorix senza un’arma? – feci irritato.
- Quando sarà il momento, le riavrai. – disse mamma. – In fondo, Katherine ha delle armi. Confido che in caso di necessità ti consentirà di usarle.
Sospirai e le consegnai tutte le armi.
- Bene. – annuì mettendole in un angolo.
- E vedi di comportarti meglio. – aggiunse papà, serissimo. – Questa cosa è una macchia sul tuo onore che non potrai lavare in nessun modo. Non se la dimenticherà nessuno, men che meno Katherine.
- Ha già detto che mi ha perdonato!
- Non è stato un perdono che ti sei meritato. Adesso va e rimedia.
Annuii ed uscii, andando verso la biblioteca.
Ma le sorprese non erano finite.
Scioccato, da dietro uno scaffale vidi Katherine e Nasuada chiacchierare del piu e del meno, come se fossero amiche da sempre.
Il mondo andava al contrario, definitivamente.

- Murtagh, è inutile che fai il guardone. – ridacchiò Katherine. – C’è posto anche per te.
Sospirai ed uscii allo scoperto, con le mani in alto.
- PAPI! – strillo’ Belle, cercando di arrampicarsi su Ariel.
Ci riuscì, e la lupa di Katherine iniziò a portarla in giro per tutta la biblioteca. Il suono delle sue risate riempiva l’aria, stemperando la tensione che era calata su tutti come un drappo spesso e scuro.
- Quindi … ti sei beccato una sgridata. – commentò Katherine.
- E tu come fai a …
- Le urla di tua madre si sono sentite fino a qui. – mormorò Nasuada.
- Rilassati. – le fece Katherine. – Non hai nulla di cui scusarti.
- Si, lo so, ma …
- Non è facile. – conclusi.
Capivo benissimo come si sentisse.
Annuì in fretta.
L’attimo dopo, le risate di Belle si tramutarono in pianti.

- Vado io. – mormorò Katherine, alzandosi e andando via.
E fummo da soli, se non per Killian, che dormiva.
- Tu … la cosa di cui noi sappiamo, va tutto bene? – le dissi a bassa voce, o Katherine avrebbe sentito.
Annuì in fretta, asciugandosi una lacrima. – Devi dirglielo.
- Non posso. – mormorai, sentendomi una merda solo parlandone. – Le spezzerei il cuore.
- Non puoi … non possiamo tenerglielo nascosto! – protestò.
- Invece si. Resterai a palazzo, dirai che … che io non c’entro niente. Verrò ad occuparmene, quando potrò …
- No. – disse, seria. – Non è una cosa che si può nascondere. Se tu non vuoi dirglielo, va bene, non dirlo. Ma io non lo nasconderò, non a lei. È una persona d’oro, e merita di conoscere la verità.
- Non dovrai dirle niente. – ringhiai. – Ha rischiato di perdere Killian pur di salvarmi. Non merita un dolore simile …
Non riuscii a continuare.
Katherine era li, con Belle in braccio, e fissava ora me ora Nasuada, con un’espressione tra lo spaventato e l’insospettito.

- Cosa sta succedendo? – sussurrò, la voce tremante.
- Niente … - cercai di dirle.
- Non è vero. – disse Nasuada. – Katherine, mi dispiace. Mi dispiace, non hai idea di quanto, ma non è stata una cosa voluta, da nessuno di noi.
Il suo labbro inferiore iniziò a tremare e gli occhi le si riempirono di lacrime.
- Che cosa non è stato voluto?Stava guardando me.
La verità la voleva da me.
E non potei negargliela.

- È incinta … è … è mio figlio. – sussurrai.
L’attimo dopo, aveva preso i piccoli ed era scappata. 




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Okay, sapevo che non era programmato che postassi, ma ho deciso di scrivere anche durante le feste! E l'ennesimo mainagioia é il regalo di Natale! Ps: scusatemi :(

A domani, e auguri! 


 

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Capitolo 35
*** Rose d'argento ***


KATHERINE
 
 
Lasciai Belle e Killian ad Alec, poi corsi fuori dal castello, con solo l’arco dietro.
Si gelava, ma non me ne importò piu di tanto.
Appena fui nel bosco, lasciai che le lacrime uscissero, ma forse fu un’idea sbagliata, perché erano talmente tante che mi offuscavano la vista.
Incinta.
Non era possibile.
Lei e Murtagh aspettavano un figlio, e non potevo incolpare nessuno se non me stessa. Se mi fossi sbrigata a raggiungere Ilirea …
Era incinta, ed era colpa mia.
E la verità che piu mi feriva era che lei era, nonostante tutto, sua moglie.
Dopo che l’avevamo salvato, ci eravamo completamente dimenticati di non essere piu sposati.
Che lui era ancora l’Imperatore di Broddring.
Il bambino era legittimo, piu legittimo di Belle e Killian.
Mi arrampicai su un albero, cercando di calmarmi e ragionare.
Ma mi resi presto conto che era impossibile.
Perciò seppellii il viso nelle ginocchia e continuai a piangere.
 - 
Cosa succede qui?
Una voce mi sorprese, facendomi alzare lo sguardo.
Un uomo di circa quarantacinque anni era ai piedi del mio albero, e mi guardava incuriosito.
Era magrissimo e vestiva di nero, e risaltava tantissimo sulla neve tanto bianca da essere accecante.
Ma a sorprendermi fu la sua voce. Melodiosa e carismatica.

- Se ne vada. – mormorai. – Non sono in vena.
- Questo è palese. – fece un sorriso. – Ti va di parlarne?
Scossi la testa, ma all’improvviso era di fronte a me, seduto sul mio ramo.
- Come vi chiamate? – chiese incuriosito.
- Ma chi è lei? Se ne vuole andare?!
- Sono solo un semplice mercante, sto andando alla città di Winterhaal per commerciare.
- E cosa vendete?
- Manufatti d’argento di Belatona. Vedete … - armeggiò nella giacca ed estrasse una bellissima rosa d’argento, finemente lavorata. – Ve la donerei, ma non conosco nemmeno il vostro nome.
In fin dei conti, non sembrava un malintenzionato. – Sono Katherine di Winterhaal.
Un luccichio si accese nei suoi occhi. – Oh, comprendo. La sposa rifiutata del nuovo Imperatore.

- Mi scusi?! – ringhiai infastidita.
- Tutto l’Impero dice cosi nel sentire il vostro nome. Non è forse vero?
Sospirai. – No, è … è vero. Ma … lui non voleva. È stato costretto dall’Imperatrice, che a sua volta era controllata dal Re Nero, che non è morto come tutti pensavamo.
- Questo è un problema. – fece il mercante. – Come fate a sapere che lui e l’Imperatrice non vi hanno mentito?
- Ho guardato nelle loro menti! Erano sinceri!
- Come puoi esserne sicura?
- Dissimulare il proprio io è difficilissimo, e …
- Ma qui non si tratta di dissimulare la propria identità. – osservò, con un’arguzia sorprendente. – Con la mente si può mentire con una facilità disarmante.
- Ma chi siete? Dite di essere un mercante, eppure sapete cose sulla magia e sulla mente che …
- I miei genitori erano maghi. Ma tornando a noi … state piangendo da piu di mezz’ora. Cosa può aver scatenato una simile reazione? Certo, oltre al fatto che la moglie dell’uomo che si ama vive nel proprio palazzo.
- Non sono affari vostri. E non mi dispiace piu di tanto la sua presenza, é una persona gentile. – mormorai.
L’attimo dopo, sentii in lontananza la voce di Murtagh chiamarmi. Sembrava disperato …
Ma rimasi zitta.
L’ultima cosa di cui avevo bisogno era tornare a palazzo.

- È senza dubbio la voce di Murtagh. – disse furbo il mercante. – Dovreste andargli incontro.
- No … non ora.
Poi uno strano sospetto iniziò a farsi strada dentro di me.
Quello strano uomo compariva proprio al momento giusto, nel posto giusto. Sembrava sapere tutto della mia situazione.
Vestiva di nero, e aveva una voce melodiosa che ti spingeva a fare tutto ciò che voleva …
Era cosi che Murtagh l’aveva sempre descritto.

- Non mi avete detto il vostro nome. – mormorai.
Un sorriso malvagio gli increspò le labbra.
- I nomi sono preziosi, Principessa. Tuttavia, per una bella donna come voi farò un’eccezione: Doran, per servirvi.
Annuii, anche se non gli credevo molto.
Con un sorriso galante mi porse la rosa d’argento.

- Non sofferenze e dolori andrebbero donati ad una donna, ma rose e fiori. – disse, e saltò giu dall’albero, allontanandosi rapidamente.
Ancora confusa e stranita da quel curioso incontro, feci per scendere dal mio albero, quando mi resi conto di non esserne in grado.
Sospirai, infastidita.
Riuscivo sempre a salire sugli alberi, e mai a scendere.

- Okay. – mi dissi, per darmi forza. – è solo un saltino. Ce la puoi fare, Katherine.
Poi guardai giu, e realizzai che erano almeno tre, quattro metri di salto.
Mi sarei ammazzata.

- KATHERINE!
La voce di Murtagh si fece piu vicina, e a quel punto decisi di aspettare che mi desse una mano a scendere. Odiavo dover dipendere da qualcuno, ma d’altra parte, dovevo pur scendere.
Qualche minuto e svariate urla dopo, la sua figura comparve.

- Eccoti. – sospirò raggiungendo l’albero.
Sembrava avesse pianto e aveva il fiato corto, doveva avere corso.
- Scendi. – mormorò.
Tuttavia, non riuscii ad ammettere di non esserne in grado.
Era semplicemente troppo umiliante.
Cosi mi limitai a starmene appollaiata li.

- Katherine, vieni giu. – ripeté, e a quel punto arrossii.
Un leggero sorriso gli increspò le labbra, mentre cercava di non ridermi in faccia.
Anche io mi sarei risa in faccia.
Non ce la fece, e l’attimo dopo scoppiò a ridere, e segretamente ne fui felice.
Non rideva davvero da troppo tempo.
Riuscì a calmarsi solo cinque minuti piu tardi, quando mi disse. – Salta. Ti prendo.

- No. – mi rifiutai.
- Katie, salta.
- E se cado?
- Non cadi. Ti prendo io.
- E se cadiamo entrambi?
- Non cadremo. – sorrise.
- Non ti credo.
Sollevò un sopracciglio, divertito. – Allora vieni giu da sola. Sei un Cavaliere dei Draghi, dovresti essere in grado.
Fece per allontanarsi, ma a quel punto decisi di accettare la sua idea.

- E va bene! – protestai e venne sotto l’albero.
Tese le braccia, poi annuì.
Chiusi gli occhi e mi lasciai cadere …
Per ritrovarmi l’attimo dopo tra le sue braccia.

- Visto? – sorrise e mi mise a terra.Il suo sguardo poi si incupì, fissando la rosa che tenevo stretta tra le mani.
- Chi te l’ha data? – chiese insospettito.
- Un … un mercante, poco fa. – risposi. – Me l’ha regalata.
- Questo genere di cose non le vendono, i mercanti. Non è argento, è platino. – disse agitato. – Si può comprare solo nelle botteghe dove viene lavorato … andiamo a casa. – mormorò appoggiandomi una mano alla schiena. – Li potremo parlare di tutto.
Decisi di accettare, e tornammo a casa.
 
 
Nessuno di noi parlò finché non fummo in camera, dove il fuoco del camino rendeva piu caldo l’ambiente.

- Dove sono i bambini?
- Ancora con Alec. – mi rispose.
Mi strinse con dolcezza, appoggiando la testa sopra la mia.
Forse aveva piu bisogno lui di conforto.
Erano lui e Nasuada a dover gestire una gravidanza che nessuno dei due voleva.

- Ti amo. – sussurrò, sfiorandomi i capelli. – Non hai idea di quanto abbia bisogno di te in questo momento … non so cosa fare.
Sospirai e lo strinsi forte. – Una nuova vita è sempre motivo di felicità. Non rifiutarla a priori.
- Non intendo farlo … - mormorò. – è una mia responsabilità. Ma …
- Dovrai decidere. – capii, mentre la paura scavava nel mio cuore un sentiero sempre piu grande.
- Non posso. Ti amo e voglio stare con te e i bambini. Ma non posso né togliere il bambino a sua madre, né non occuparmene.
- Non dovremmo parlarne da soli. – gli ricordai. – Anche Nasuada ha voce in capitolo.
Annuì e sfiorò le mie labbra con un bacio.
- Tu sei mia moglie. – sussurrò. – Non importa quel che dicono i documenti, e presto, prestissimo, metteremo a posto anche quelli. Adesso ho bisogno che tu mi descriva questo mercante. – il tono della sua voce cambiò repentinamente. – Devi dirmi esattamente tutto quello che ti ha detto e ha fatto. È importante, amore.
- Ero … ero su quell’albero. È comparso all’improvviso e mi ha chiesto perché stessi piangendo … mi ha offerto quella rosa, dicendo che fosse d’argento. Poi … mi ha chiesto come mi chiamassi, e dato che sembrava simpatico gliel’ho detto … ha detto che tutti sapevano del … del ripudio. Poi ha detto che forse tu e Nasuada mentivate …
- Gli hai creduto? – mi interruppe, preoccupato.
- No! No, certo che no … poi ti abbiamo sentito, ha detto di aver riconosciuto la tua voce, e a quel punto gli ho chiesto come si chiamasse. Ha detto di essere un certo Doran. E poi se n’è andato.
- E com’era fatto?
- Era vestito tutto di nero, era magrissimo e alto. Aveva un po’ di barba e i capelli e gli occhi neri … e una voce molto … particolare. Era … molto … musicale, avrebbe potuto convincere chiunque con quella voce.
- Merda. – sussurrò, e vidi che gli tremavano le mani. – Stai bene?
- Si!
- Sicura? Niente di … non ti senti strana?
- No, perché?
Imprecò e si passò una mano tra i capelli, scioccato e terrorizzato.
- Non era un mercante. – disse, la voce rotta dalla paura. – Hai incontrato Galbatorix.




 


 

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Capitolo 36
*** Matrimonio ***


Dall’ora seguente, le porte della città vennero sbarrate e i maghi innalzarono barriere protettive lungo tutto il perimetro delle mura.

Avvisammo i villaggi e le città del Nord tramite comunicazioni mentali tra maghi e Murtagh iniziò ad accarezzare l’idea di confinarmi in camera.

-     Oh, no. – mi rifiutai incrociando le braccia. – Te lo scordi.

-     Katherine, ora che lui sa chi sei … - ripeté, esausto.

-     Non voglio nascondermi. Sono un Cavaliere anche io!

Inarcò un sopracciglio, e l’attimo dopo non ero in grado di muovermi.

-     CHE FAI?! – sbraitai arrabbiata.

-     Liberati. – disse solamente, trattenendo una risata.

-     Come?!

-     Sei tu il Cavaliere.

Dopo cinque minuti tremendi, in cui il suo incantesimo diventava piu forte secondo dopo secondo, mi liberò e finii per terra, ansimante.

Tutti gli incantesimi che avevo provato mi avevano tolto troppa energia.

Sentii che mi posava una mano sul fianco, e una scarica di energia mi entrò in circolo.

-     Se non riesci a rispondere ad un incantesimo tanto banale, come pensi di poter avere una minima possibilità contro di lui? È già tanto che tu sia ancora viva dopo avergli detto chi sei … ma scusa. – fece poi. – Perché gli hai detto come ti chiami? Era uno sconosciuto!

-     Era simpatico e non sembrava un malintenzionato, figurarsi Galbatorix!

Scosse la testa e si sedette sul letto. – Facciamo un accordo. – propose. – Se la situazione dovesse presentarsi, non scenderai in battaglia. In quel caso, resterai in camera con i bambini e i migliori soldati e maghi. Per il resto, fa come ti pare. Ti va bene?

-     Mmh. – mormorai mentre si rialzava e mi abbracciava. – Quando dobbiamo incontrare Nasuada?

-     Dopo. – sussurrò. – Adesso, dobbiamo fare una cosa.

Quella frase mi insospettì.

-     Davvero?

Annuì, furbo.

Mi prese per mano e mi condusse fuori dalla camera e dal castello, fino ad arrivare a quel vecchio tempio che aveva visto compiersi ogni momento importante della nostra vita.

E li un mezzo sospetto iniziò ad aleggiare nella mia mente.

Il suo sorriso e l’improvvisa comparsa di Eragon confermarono tutti i miei sospetti.

-     Bene, ci siamo tutti? – fece allegro Eragon. – Benissimo. Allora … amici carissimi, siamo qui riuniti oggi per …

-     Smettila. – lo rimbeccò Murtagh. – Versione abbreviata, non voglio aspettare un minuto di piu.

Eragon sbuffò. – E fu cosi che Murtagh accese l’antiromanticismo in sé …

-     ERAGON!

-     Okay, okay. Dunque … vuoi tu, Murtagh Morzansson …

-     Piu. Abbreviata. – ripeté, ma vidi che sorrideva.

Eragon rise. – Okay. La vuoi?

-     Si. – sorrise Murtagh.

-     Lo vuoi?

-     Assolutamente.

-     Benissimo. Matrimonio restaurato. Firma dell’ex moglie già presente … a posto. Andate e figliate! – ci congedò con quella formula … decisamente anticonvenzionale.

A quel punto Murtagh scoppiò davvero a ridere, e sigillò il nuovo matrimonio con un bacio da favola.

 

 

 

Era agitato.

Continuava a mordersi le labbra, e la mano che stringeva la mia era piu calda del normale.

-     Sei sicura? – mormorò per l’ennesima volta. – Non devi assistere se ti fa troppo male.

-     Andiamo. – lo rassicurai ed entrammo in biblioteca.

Nasuada era già li, e non è che lei fosse meno agitata di noi. O lui.

Continuava a torcersi le mani, e fece per alzarsi vedendoci.

-     Non serve. – le ripetei, e lei annuì sedendosi.

-     Io … io ho già deciso. – disse risoluta, e sbiancammo entrambi.

-     Cosa hai deciso? – chiese Murtagh, cercando di rimanere tranquillo.

-     Non voglio che il bambino cresca a Ilirea come un principe. Finché sono la regina, non potrei essere una buona madre, e in tal modo tu dovresti scegliere … rinuncio alla corona. – disse sicura, e con un piccolo sorriso.

-     Non posso chiederti di rinunciare all’Impero. – fece Murtagh.

-     E infatti non l’hai fatto. Ho deciso io. È la cosa migliore per il bambino. In questo modo, il rischio che subisca attentati sarà notevolmente minore.

Murtagh annuì, poi si accigliò. – E in questo modo, dove andrai?

A quel punto intervenni. – Se ti va, potrai restare qui. Cosi Belle e Killian potranno conoscere il loro fratellino, o sorellina. A questo punto, non posso … non possiamo che darti il benvenuto in famiglia. – tentai un sorriso di riconciliazione.

Le si illuminarono gli occhi.

-     Sarebbe un onore.

 

 

 

 

 

 

 

Sospirai, rinunciando a fingere di dormire e mettendomi seduta con la schiena appoggiata alla testiera del letto.

Era piu di un’ora che mi ero messa a letto, e il sonno non si decideva a raggiungermi.

Se non altro, Belle, Murtagh e Killian dormivano come sassi. Murtagh russava, perfino.

Gli accarezzai i capelli, poi mi alzai e andai verso la finestra, annoiata, prendendo il libro “Storie di Cavalieri e dei loro Draghi, dagli albori alla caduta”.

Guardai con astio la rosa di platino ancora posata sulla scrivania, un ricordo della mia stupidità.

Ma anche a me, cosa mi passava per la testa? Dire chi fossi alla prima

persona che sembrava simpatica che passava per strada, conscia del pericolo che la mia famiglia correva.

In un impeto di rabbia, afferrai la rosa e feci per buttarla nel camino, poi un sospetto mi attraversò.

Galbatorix non mi conosceva, almeno fino a quel pomeriggio.

Perché andava in giro a regalare rose alle ragazze?

-     Murtagh. – lo chiamai, cercando di svegliarlo.

Brontolò qualcosa e si girò.

-     Murtagh!

-     Che c’è? Siamo sotto attacco? – mormorò alzandosi e raggiungendomi.

-     No …

Aggrottò le sopracciglia e mi strinse dolcemente. – Che c’è, allora?

Involontariamente, mi morsi il labbro, e me ne accorsi solo quando me lo sfiorò. – Smettila. – sorrise. – Preferisco baciarle tutte intere.

-     È … perché Galbatorix va in giro a regalare rose? Soprattutto di platino, quindi di cospicuo valore. Mi … mi sembra strano …

-     Stava cercando di attirare la tua attenzione. – rispose, cercando di rassicurarmi. – O magari voleva solo sedurti. Non perderci il sonno. Lo sconfiggeremo e vivremo …

-     Per sempre felici e contenti? – commentai scettica.

Ridacchiò e scosse la testa. – Non sono cosi folle da sperare cosi in la … piu che altro, vivremo al sicuro da lui. Nel dubbio …

Afferrò la rosa e la lanciò nel camino.

Il fatto che iniziò subito a sciogliersi fu la prova che non aveva incantesimi protettivi.

-     Andrà tutto bene. – mormorò di nuovo, e improvvisamente mi prese in braccio. – Se ti piaceva tanto, te ne regalerò un intero mazzo.

-     Ma costerebbe una fortuna!

-     La mia piu grande fortuna siete tu e i bambini. – sorrise.

-     Ma …

-     Si?

-     Come ho fatto a non accorgermi che Nasuada fosse incinta? Dici che è al settimo mese … ma mi è sembrata incinta solo dopo che tu me l’hai detto.

Sospirò. – Si era fatta fare da un mago un incantesimo perché non si vedesse. Non so perché, non chiedermelo.

-     E perché tu non volevi dirmelo? Ti vergognavi di avere un figlio a tal punto da …

-     Non mi vergogno di avere un figlio. – disse serio. – No, mi … mi vergogno del fatto che sia frutto di un tradimento nei tuoi confronti. Non volevo dirtelo … sapevo che sapevi, ma dirtelo avrebbe reso il tradimento ancora piu reale … non volevo ferirti, non dopo che tu hai rinunciato ad una gravidanza serena e hai rischiato di morire pur di salvarmi.

-     Non mi hai tradita. Non ne avevi l’intenzione. – cercai di rassicurarlo, ma continuava ad evitare il mio sguardo.

-     Non cambia il fatto che sia stato con un’altra. – mormorò.

-     Tu volevi?

-     NO! – esclamò ferito. – Certo che non volevo, Katherine, come credi che …

-     E allora non mi hai tradita. Avrai un bambino che Galbatorix ti ha costretto ad avere. Né tu, né Nasuada, né il piccolo avete alcuna colpa. Mettitelo bene in testa. Non ti resta che amarlo.

Si, ma dovrò comunque scegliere. Non ho due mogli. – disse.

-     – Sei l’unica. Sarà un figlio illegittimo, guardato male da tutti …

-     “Illegittimo” è una gran brutta parola, Murtagh. È tuo figlio. Lo riconoscerai e, come Belle e Killian, avrà la sua parte di eredità. Capito?

-     Ovvio che gli avrei dato l’eredità, ma tutti gli parleranno dietro …

-     Sono sicura che sapremo difenderlo.

 

 

 

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Capitolo 37
*** Grazie, Katherine. ***


Altri due mesi passarono. Il pancione di Nasuada era aumentato, e Murtagh si era avvicinato se non a lei, al piccolo. Ogni tanto andava a sentirlo scalciare, ed entrambi sorridevano nel sentirlo.

E non potevo esserne gelosa. Erano due vittime della stessa persona, ma se trovavano il modo di essere felici, tanto meglio.

Il rapporto tra Nasuada e me si era evoluto, e penso che avremmo potuto definirci buone amiche, dato che mi aveva chiesto di assisterla, insieme ad Arya, che si era rimessa, nel parto.

“So di chiederti molto” aveva detto. “Ma non c’è nessuno di cui mi fidi piu di te.”

E non avevo potuto non accettare.

Anche se in modo un po’ anticonvenzionale, io, lei e Murtagh saremmo stati a capo della famiglia.

Non sarebbe stato mio figlio, ma l’avrei di sicuro amato.

Killian era cresciuto tantissimo, ed ora era un bel bambino di quattro mesi perennemente affamato e coccoloso.

Belle aveva ampliato il suo vocabolario: da “mamma” e “papà”, aveva imparato anche “nonno”, “nonna” e i nomi dei nonni, anche se un po’ storpiati: Derek era diventato “Delek”, “Miranda” Milly e “Morzan” Molzy.

“Selena” lo pronunciava benissimo, e per lei era motivo di grande orgoglio.

Non avevamo celebrato il suo primo compleanno in grande stile: appena tornati a casa (perciò almeno tre mesi in ritardo) ci eravamo limitati ad una piccola festa in famiglia, dove però si era divertita un mondo.

Io e Murtagh le avevamo regalato un set di spada e scudo di legno formato bambino, dato che sembrava adorasse giocare alla guerra con il suo papà e i suoi nonni, un cucciolo di lupo e un nuovo orsacchiotto a forma di drago, delle misure di un drago di circa quattro mesi, sul quale adorava arrampicarsi.

Mamma e papà, un cavallo a dondolo e delle bambole, che però non sembrava apprezzare molto, e Morzan e Selena, oltre ad una palla ed un orsacchiotto incantato che parlava, una somma di denaro che avevano consegnato a me e Murtagh, da utilizzare per il futuro di Belle.

Quando aveva visto il cucciolo di lupo, Belle si era portata le mani alla bocca, poi l’aveva accarezzato timidamente.

E poi avevano iniziato a correre insieme, urlando e ululando come due pazzi.

Avevamo deciso di chiamarlo Hunt, e a Belle sembrava piacere come nome.

Murtagh, nonostante si stesse abituando a questa nuova realtà includente Nasuada e il bambino, non aveva minimamente abbassato la guardia: riottenute da sua madre le armi, non andava mai in giro senza, tenendo la spada sempre leggermente fuori dal fodero. E di notte, dormiva con un pugnale sotto al cuscino e uno sotto al materasso.

Nonostante avessi cercato di fargli capire che tutte quelle armi e quelle ansie non fossero necessarie, aveva fatto orecchie da mercante e aveva continuato.

Di sicuro la situazione era pericolosa e grave, ma con tutta l’ansia che provava, avevo paura che nel momento del bisogno, si lasciasse prendere dalla paura.

E che si facesse ammazzare.

Anche durante il sonno non era sereno: bastava che lo sfiorassi perché scattasse in piedi. Una volta l’avevo toccato per sbaglio, e mi ero ritrovata con un pugnale alla gola.

Benissimo! – lo sentii ridere, e andai in fretta nella sala del trono, dove vidi che stava giocando con Belle e Morzan.

Ovviamente, alla guerra.

Tutti e tre armati di spade e scudi di legno, padre e figlia contro il nonno.

Che cosa credete di fare? – li istigò Morzan. – Io sono un grande e potente guerriero! Tié!

Finse di infilzare Murtagh, che stette al gioco e fece un verso di dolore, cadendo a terra.

Tuttavia Belle si sconvolse, fece cadere la spada e lo scudo e corse dal suo papà, salendogli sulla pancia.

Papiiii! – strillo’. – Ottiamo, papi!

Subito, principessa!

Murtagh si rialzò in un secondo, e fece per abbattere Morzan, che cadde a terra.

E anche qui, Belle mollò armi e bagagli e ando’ a rianimare il nonno.

Nonno! Otta, nonno! Otta papi! – protestò, facendo alzare Morzan.

Non posso, Belle. – ridacchiò lui. – Sono vecchio. Mi aiuti?

Belle sbuffò, come se fosse indispettita, poi lo prese per la mano e iniziò a tirare.

Con un colpo di reni, Morzan si rimise in piedi, fingendosi poi meravigliato.

- Oddio! Ma sei fortissima!

Belle fece un sorriso di compiacimento, poi prese la spada e iniziò a combattere contro entrambi loro, menando fendenti anche piuttosto forti, costringendo Murtagh e Morzan a dover scappare da lei.

 A un certo punto, Murtagh non riuscì ad evitarne uno, e si beccò un bel colpo sulla gamba.

Belle … - cercò di trattenere un’imprecazione. – Mi lascerà il livido. Tu hai picchiato il tuo papà, signorina! – finse di sgridarla.

E infatti Belle si mise a ridere.

E hai fatto bene! – rise Morzan, prendendola in braccio. – è una testa calda. Si meritava una botta. Meno male che gliel’hai data tu, con te non può arrabbiarsi.

MAMMA! – strillo’ la mia piccola, correndomi incontro.

Ormai era bravissima a camminare e correre. E velocissima.

Aprii le braccia e mi si fiondò addosso, tutta contenta.

Hai fatto la lotta con il papà e il nonno? – le chiesi con un sorriso. Era bellissima.

Si! – rispose tutta contenta, il viso rosso dalla corsa.

E chi ha vinto?

Io, papi, e nonno.

Tutti?

Si! Illy? – mi guardò con il labbruccio, come a chiedermi se anche il suo fratellino potesse giocare alla lotta.

Amore, Killian è ancora troppo piccolo. Ma quando sarà piu grande, giocherete alla lotta tutti insieme!

Sospirò, annoiata, poi corse verso il suo drago di peluche, salendoci su e mettendosi seduta tra il collo e le spalle, come un vero Cavaliere.

Prese la spada e la tese prima verso l’alto, poi iniziò ad attaccare Murtagh, Morzan e varia gente. 

PRINCIPESSA! – strillarono Sheryl e Shay, venendo verso di me.

Che succede?

Nasuada … il bambino sta arrivando. – ansimò Shay. – Dovete venire.

Vengo anche io. – disse Murtagh, e corremmo verso la sua camera.

Arrivati, Judith, la capo levatrice, ci prese da parte, preoccupatissima.

Il parto non si presenta facile. – disse a bassa voce. – è molto probabile che uno dei due non si salverà.

Ci dev’essere qualcosa che si può fare. – protestai.

Ma lei scosse la testa, anche se non ne era del tutto certa. – Principessa, quando avete partorito Belle ero sicura che il vostro fosse stato il parto piu difficile e pericoloso al quale avessi mai assistito.

E il parto di Belle era stato tremendo, ricordai preoccupata.

Ora … vedendo come inizia questo parto, mi rendo conto che il vostro è stato una passeggiata. – sussurrò e Murtagh impallidì di colpo, reggendosi ad una cassettiera.​Anche lui ricordava benissimo il parto di Belle.

Lei lo sa? – chiese a bassa voce.

Judith annuì. – Ha già disposto che, in caso si dovesse scegliere, di salvare il piccolo.

Guardai un attimo Murtagh. Aveva le lacrime agli occhi ed era pallidissimo, sul punto di vomitare.

Esci. – gli consigliai.

No.

Murtagh, non credo tu possa res …

Devo. – sussurrò, e andammo da Nasuada.

Era sudatissima e piangeva dal dolore. Murtagh le prese la mano, confortandola.

Andrà bene. – la rassicurò. – Starete bene entrambi.

- Non … credo … - mormorò lei, prima che una contrazione la facesse urlare dal dolore.

Chiamate Selena! – gridai preoccupata. – è lei l’esperta di magie curative, chiamatela e fatela venire qui al piu presto, insieme a Morzan e una squadra di maghi scelti!

Subito, Principessa.

Arrivarono dopo cinque minuti, ma anche Selena si morse il labbro nel vedere le condizioni in cui Nasuada versava.

La vidi parlare un attimo con Morzan, e anche lui non sembrò troppo fiducioso.

Lo scambio di opinioni però era stato troppo evidente, e Murtagh li fissava sconcertato e scioccato, con le lacrime che ormai gli rigavano incontrollate il viso.

Murtagh, andiamo. – disse Morzan dolcemente.

No!

Murtagh …

NON VOGLIO!

Vai. – lo rassicurai accarezzandogli i capelli.

No, non …

Non sei di nessun aiuto in questo stato. – gli sussurrò Morzan stringendolo. – Se vuoi davvero aiutare, andiamo fuori. Non ci allontaneremo, rimarremo giusto qua fuori, va bene? Ecco, bravissimo.  

Alla fine, si lasciò portare via.

Salvate … il … bambino … - ansimò Nasuada, mentre l’ennesima contrazione la torturava. – Dovete salvarlo …

Ti salverai. – mormorò Selena, tamponandole la fronte con un panno bagnato.

Improvvisamente, una delle levatrici glielo tolse dalle mani, e lei la guardò malissimo.

Non potete, milady! – fece quella. – Per aiutarla, ci vuole un impacco.

Nel sentire gli ingredienti del rimedio, Selena impallidì, poi divenne rossa di rabbia.

Chissà perché hai avuto un parto difficile, Katherine! – sbottò. – Ci fossi stata io, due minuti e Belle era già fuori! Uscite, subito! – gridò alle levatrici. – Massa di incompetenti!

Non appena anche le levatrici furono fuori, nella stanza eravamo rimaste solo io, lei, Arya e tre maghi, i piu potenti del regno.

Nasuada, quelle levatrici erano si delle sciocche, ma su una cosa avevano ragione. – mormorò Selena. – è molto probabile che dovremo scegliere tra la tua vita e quella del piccolo. Ormai quello che si può fare è ben poco.

Il bambino! – gridò, piangendo. – Salvate il piccolo!

Arya? – le chiesi, pregando nella medicina e nella magia degli elfi. – Secondo te?

Si vedeva che le costava dirlo. Nasuada era una delle sue piu care amiche.

Devo concordare … - sussurrò, le lacrime agli occhi. – Penso che a questo punto, la cosa migliore da fare sia ridurre al minimo il suo dolore e far uscire il piccolo.

Selena annuì, e insieme praticammo un incantesimo che l’avrebbe aiutata a sentire meno il dolore del parto, cosi da rendere meno atroci i suoi ultimi momenti.

Ci volle tutto il giorno.

Alla fine, il bimbo venne alla luce durante la notte.

Prima ancora di lavarlo, lo mettemmo tra le braccia della sua mamma, i cui pianti di dolore si tramutarono in singhiozzi di gioia.

Scostò leggermente la coperta in cui Selena aveva avvolto il bambino, e sorrise.

È … è una bambina … - sussurrò. – Benvenuta, piccola mia … benvenuta … la mamma ti amerà sempre, tesoro mio … ricordalo sempre, piccola Nadara.

L’attimo dopo, le fu difficile respirare, e mi si formò un nodo in gola.

Non ce l’avrebbe fatta.

Nonostante gli incantesimi di guarigione e di impedimento alla sepsi puerperale, la morte non l’avrebbe risparmiata.

Non riuscii piu a trattenere le lacrime.

Katherine … - sussurrò, piangendo. – Prenditi cura di lei … sii sua madre … ti prego … crescila con Murtagh … amala come se fosse tua … sii la sua mamma … ti scongiuro …

Non preoccuparti. – singhiozzai cercando di sorridere per rassicurarla. – Andrà tutto bene …

Sorrise.

Sembrava che non soffrisse piu. – Lo so … sei un’ottima madre. Lo sarai anche per mia figlia … di a Murtagh che sarà il papà migliore del mondo, che è il mio migliore amico … se riesci, rintraccia Niklaus di Melian … digli che lo amo. Katherine … grazie. – sussurrò.

Fu la sua ultima parola.

Reclinò la testa sul cuscino, e chiuse gli occhi.

Arya appoggiò due dita sul suo collo, il viso rigato di lacrime.

Se n’è andata. – singhiozzò, mentre Selena, le mani tremanti dall’emozione, raccoglieva la piccola Nadara dal petto di sua madre, per poi porgermela.

A quel punto, Murtagh entrò, il respiro corto dalla paura.

Le lacrime abbandonarono i suoi occhi nel vedere il corpo di Nasuada senza vita.

Subito dopo di lui, entrò Morzan, che si limitò ad esprimere il suo dolore con un cenno.

Si avvicinò al corpo di Nasuada, sfiorandole la fronte con la mano e sussurrando una parola in elfico.

La benedizione dei Cavalieri dei Draghi, mi resi conto.

Alzai lo sguardo su Murtagh.

Era dietro di me, e guardava sua figlia, gli occhi pieni di lacrime di dolore e felicità.

Mi alzai, porgendogli la piccola Nadara.

È una bambina. – mormorai cercando di rinchiudere il mio dolore in una solida cassa di metallo in un angolino della mia mente. – Si chiama Nadara …

Annuì, sfiorando il viso della bimba, che se ne stava tranquilla tra le sue braccia.

È … è bellissima. – sussurrò. – Benvenuta, piccola. La tua mamma non c’è piu, ma Katherine sarà la migliore mamma del mondo … starai bene, te lo prometto.  





 

 

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Capitolo 38
*** Rapiti ***



MURTAGH

 
Che serata di merda, pensai lasciandomi cadere sul letto.
Pochi attimi dopo, Katherine entrò, con la piccola Nadara tra le braccia che piangeva incessantemente.
- Sssh, sta buona … - cercò di consolarla, ma la bambina non ne volle sapere.
- Falla stare zitta. – la pregai. Erano due ore che quel pianto mi tormentava, e onestamente non ce la facevo piu.
Non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine del corpo esanime e insanguinato di Nasuada. Era morta.
Era morta di parto … Katie aveva rischiato di fare la sua stessa fine.
E non riuscivo a non vedere anche Katherine, morta come lei.
Mi sembrava di impazzire.
- Murtagh, è una neonata, è nomale che pianga! – sbottò lei.
- Non mi pare che Belle e Killian abbiano mai pianto cosi!
- Oh, fidati, Belle ha pianto anche peggio! Se ti da tanto fastidio, puoi anche uscire!
Si vedeva che era stremata.
Tremava dalla stanchezza e si reggeva in piedi per miracolo, e rendendomene conto mi sentii una merda.
Lei aveva assistito ad un parto tremendo, aveva fatto incantesimi che le avevano preso tantissima energia, e io l’avevo messa li ad occuparsi della bambina.
- Scusa. – cercai di redimermi, prendendo Nadara dalle sue braccia e iniziando a cullarla. – è stata una giornata pesante e litigare non aiuta.
Si sedette sul letto e mi misi accanto a lei, guardando davvero la piccolina per la prima volta.
Finalmente, si era calmata.
Aveva due grandi e curiosi occhi grigi, ma per il resto era tutta sua madre, se non per la carnagione mulatta.
Era bellissima.
Katie fece un piccolo sorriso, accarezzandole la testina. – I tuoi bambini vengono tutti simili.
- In che senso?
- Somiglia un po’ a Belle …
Guardai meglio Nadara, ma non mi sembrava somigliasse a Belle.
- No. – feci, stranito. – Non è vero.
- Si, guarda, gli occhi sono quelli …
- Ma perché entrambe li hanno presi da me, amore. È normale che abbiano qualcosa in comune, però non si somigliano piu di tanto.
Katie sospirò, mentre Belle iniziava a piangere.
- Ehi … - mormorò prendendola in braccio. – Che succede?
Belle rimase tra le sue braccia, mentre la sua mamma la coccolava per farle passare la paura.
Si rimise accanto a me, e a quel punto Belle guardò incuriosita Nadara.
- Illy. – disse sfiorandole la manina.
- No, amore. – le spiegai. – Lei è la tua sorellina, si chiama Nadara.
- ILLY! – strillo’, infuriata.
Dopo qualche secondo, Katherine scoppiò a ridere.
-  Ho capito … - disse. – Lei ormai crede che i bambini piccoli siano dei Killian. Lei è piccola, quindi è una … Killian.
- SIAMO SOTTO ATTACCOOO!!! – gridò una sentinella. – WINTERHAAL È ATTACCATAA!!!
Non era possibile.
Non adesso, non cosi presto …
Diedi la neonata a Katherine e andai verso la finestra.
Un enorme esercito circondava la città, un esercito che si perdeva all’orizzonte. 
- Dei del cielo. – sussurrai sconvolto.
Mi preparo, disse Castigo sgranchendosi le ali e riscaldando il ventre.
Andai verso l’armadio, dove c’era l’armatura e iniziai a mettermela, ma Katherine mi fermò.
Aveva gli occhi pieni di lacrime.
- Non andare … - mi pregò.
- Non posso fare altrimenti. – mormorai stringendola. – Andrà tutto bene. Ricorda cosa mi hai promesso, piccola.
Annuì, asciugandosi gli occhi, poi bussarono alla porta.
- Cavaliere! C’è bisogno di voi!
- Arrivo. – dissi in fretta. – Cinque minuti.
- Sissignore!
Finii di prepararmi, poi presi la spada.
- Murtagh … - mormorò Katie, avvicinandosi a me. Era terrorizzata.
- Amore, calmati. – cercai di rassicurarla abbracciandola. – Andrà tutto bene.
- Torna. – disse soltanto. – Non m’importa se come vincitore o vinto. Torna.
- Come desiderate, Principessa.
Fece per baciarmi, ma la fermai.
- Tienilo per dopo.
E uscii.
 
 
 
Era tutto il giorno che combattevamo, ma di Galbatorix non c’era traccia.
Voi riuscite a vederlo?, chiesi a Eragon e papà.
No, risposero entrambi, cupi e preoccupati.
Fu in quel momento che ebbi un orribile sospetto.
Voleva vendicarsi di me …
Cercai la mente di Katherine, ma non riuscii a trovarla.
A quel punto abbandonai la battaglia e corsi nel castello, raggiungendo la camera …
Sentii il mio cuore fermarsi, mentre grosse lacrime bollenti mi scorrevano lungo le guance.  
No, no, no … non è vero …
Era vuota.
Dei, vi prego, fate che sia un incubo … solo un incubo …
Mia madre, Katherine e i bambini … andati.
 
 
 
 
Ero seduto su un albero, intento a mangiarmi una mela, quando la vidi.
Katherine era su un cavallo, che spronava al galoppo.
Incoccò una freccia in direzione di un cervo in corsa, ma lo mancò.
Maledizione! – ringhiò e sollevò la mano marchiata dal gedwey ignasia per abbattere l’animale, ma non ci riuscì nemmeno con la magia.
Cercando di non ridere, saltai giu dall’albero.
Cacciare non è un’attività da donne. – le ricordai, mentre scendeva dal cavallo e mi raggiungeva.
Volete provare voi, messer so-tutto-io? – mi prese in giro.
Posso insegnarvi, Principessa.
Senti, ti ho già detto che … - fece esasperata.
Si, si. Katherine, contenta?
Annuì.
Dai. Prendi l’arco …
Mi misi dietro di lei, insegnandole come tendere al meglio l’arco e come prendere la mira.
Il profumo dei suoi capelli mi solleticò le narici. Sapevano di fiori, piu precisamente di rose e stelle alpine.
Benissimo. – mormorai riscuotendomi dal torpore in cui il suo profumo mi aveva indotto. – Adesso tendi un po’ piu il braccio …
La presi per il gomito, aiutandola a portare indietro il braccio …
E ora scocca.
Mollò la presa, e la freccia colpì il cervo nell’occhio destro.
SI! – esultò, felicissima, poi mi abbracciò forte, dandomi un bacio sulla guancia. – Grazie mille!
Corremmo verso la preda.
Non perdeva sangue. Un tiro perfetto.
Antares e Castigo si avvicinarono al cervo, con l’intenzione di mangiarlo, ma Katherine lo strinse.
Non potete! – li rimbeccò. – Lo porterò al castello! Era la sfida tra me e Alec, e l’ho vinta! Questa è la mia cena!
Andiamo. – la esortai, senza riuscire a smettere di sorridere. – Portiamolo alle cucine.
Lo raccogliemmo e, rallentati dal peso della bestia, ci avviammo verso casa.


Mi risvegliai di soprassalto, certo di aver sentito Killian piangere.
L’attimo dopo, però, mi resi conto di essere solo nella camera, a parte papà.
- Ti senti bene? – mi chiese preoccupato. Mi stava tamponando la fronte con un panno bagnato.
- Katie …
Sospirò, e vidi che aveva gli occhi lucidi di lacrime.
- Non avremmo dovuto sottovalutare Galbatorix. – mormorò.
- Cos’è successo?
-  Ha preso Katherine, i bambini e la mamma. – sussurrò.
-  No … non è possibile, erano ben protette …
-  Dei maghi a guardia della porta non c’è traccia. O erano infiltrati, o chissà cosa ne ha fatto.
-  Non può … non può averli portati via …
Sentivo il cuore martellarmi nel petto dall’ansia e dalla paura.
Papà fece un sospiro, e mi sfiorò la fronte con la mano.
- Dormi, Murtagh. Riposa e quando ti sveglierai andremo a riprenderci ciò che è nostro. – mormorò, e scivolai in un sonno profondo.



 

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Capitolo 39
*** Ce li riprenderemo con fuoco e sangue. ***


MORZAN
 
Avevo rassicurato Murtagh, e per buona misura l’avevo fatto cadere in un sonno magico.
Quando avevo capito anche io dell’inganno di Galbatorix, era troppo tardi.
Ero arrivato agli appartamenti di Murtagh e Katherine, ma avevo trovato solo mio figlio, in preda alla disperazione e in stato di shock.
Calmarlo era stato impossibile, perciò l’avevo narcotizzato e messo a letto, cercando di fargli passare la febbre che il panico e le ferite infette della battaglia gli avevano provocato.
L’avevo curato e medicato, cercando di prendermi cura dell’ultimo membro della mia famiglia, a parte Eragon, che mi fosse rimasto.
Alla fine, ce l’aveva fatta.
Galbatorix voleva vendetta contro me e Murtagh, e l’aveva avuta. Ci aveva tolto tutto ciò che di caro avevamo, e le possibilità di riavere Selena, Katherine e i piccolini erano ben poche.
Rimasi accanto a Murtagh per tutta la durata del suo sonno indotto, che comunque rimase agitato: continuava a chiamare sua madre, Katherine e i piccoli, e nell’insieme era una visione straziante.
A quel punto, entrai nella sua mente, cercando di calmarlo.
Sta tranquillo, dissi. Katherine, i bambini e la mamma torneranno presto. Ce li riprenderemo, come dice Katherine, con fuoco e sangue.
Il suo viso sembrò distendersi, e fece un piccolo sorriso.
Perfetto.
Almeno uno di noi era sereno.
 
 
 
 
Ebbi anche il mio bel daffare a calmare Derek e Miranda, che erano terrorizzati e arrabbiati per il rapimento.
Poi però Murtagh si svegliò, e andai da lui.
- Perché mi hai addormentato? – protestò. – Katherine, la mamma e i bambini potrebbero essere morti a questo punto e non abbiamo fatto niente per salvarli!
- Non eri in grado nemmeno di parlare da tanto eri agitato, figurarsi andare in missione. – gli dissi. – Adesso calmati. Ho provato a divinarli, ma sono schermati da qualche incantesimo.
- Usa la magia oscura. – sussurrò a quel punto, l’espressione del suo viso congelata in una gelida e determinata rabbia.
- Ci sono altre strade, Murtagh, la magia nera non …
-  Galbatorix li ha rapiti! – sbottò, disperato. – Se vogliamo avere una minima possibilità dobbiamo giocare secondo le sue regole, papà, non le nostre!
-  La magia nera ha sempre un prezzo. – gli ricordai. – Ed è un prezzo molto alto. Di solito è la vita del mago o di chi subisce l’incantesimo. Non concluderemo niente con la magia nera, perché moriremo noi o Katherine, la mamma o uno dei bambini, probabilmente tutti loro. E a quel punto?
Annuì e si asciugò una lacrima dalla guancia. – Non posso stare senza di lei. – sussurrò.
- Abbi pazienza. – lo rassicurai. – Andiamo in biblioteca. È un posto tranquillo, e potremo ragionare meglio.
Prese un profondo respiro. – Sta bene … Katie. – mormorò.
- Come fai a dirlo?
- Le fedi del matrimonio … le ho incantate. Se le fosse accaduto qualcosa, l’avrei saputo.
Feci un sorriso.
Avevo imposto lo stesso incantesimo sul mio anello e quello di Selena.
Certe cose non cambiano mai.
 
 
 
SELENA
 
 
Un lamento mi annunciò che Katherine doveva essersi svegliata.
La raggiunsi e vidi che era agitatissima.
- Calmati. – le dissi.
- I bambini … - ansimò.
- Stanno bene, Katie, non preoccuparti. Stanno bene tutti e tre. – la rassicurai.
- Dove siamo?
Bella domanda.
- Non lo so. – le risposi. – Ma troveremo un modo per scappare.
- Galbatorix …
- Si. Non avere paura, però. Non credo ci farà del male … almeno, non adesso.
Il piccolo dentro di me scalciò e iniziai ad accarezzarmi il pancione per tranquillizzarlo.
- Non c’è motivo di essere preoccupati. – mormorai, cercando di convincere più me stessa che lei. – Davvero …
- Murtagh farà qualcosa di tremendamente stupido. – sussurrò.
- C’è Morzan con lui, sta tranquilla. Manterrà la calma e terrà buono anche Murtagh. Dormi ancora un po’, ti farà bene …
- Ho dormito abbastanza.
- Mamma … - mormorò Belle, andando verso di lei.
- Ehi … - la visione della piccola riuscì a strapparle un sorriso, e accolse la bimba tra le braccia. – Andrà tutto bene, piccolina. La mamma ti proteggerà e non ti accadrà niente di brutto.
 
 
 
KATHERINE
 
 
Mi misi sugli spalti, in prima fila. Murtagh aveva deciso di partecipare al Torneo di Winterhaal, e il primo premio erano un diadema e una rosa d’argento.
“Li vincerò per te, amore mio”, aveva sorriso tutto contento. “Sconfiggerò tutto e tutti per te.”
Mi sedetti nella tribuna, riservata alla famiglia reale, di fianco ad Alec.
Si sporse verso di me, sussurrandomi. – Allora, come va la gravidanza?
Alec, non sono incinta. – mentii, cercando di trattenere un sorriso. Per il momento, era ancora il segreto mio e di Murtagh.
Sarà … secondo tutta la corte ti è cresciuto improvvisamente il seno, e da vicino posso notare che il tuo famoso ventre piatto, così piatto non è.
ALEC!
Che il torneo abbia inizio!
Vidi entrare due uomini, uno con un elmo sul quale torreggiavano due corna di cervo e un altro.
Era un ragazzo bellissimo, dai capelli ricci e castani. Aveva un’armatura splendente e lavorata a sbalzo, tutta decorata da fiori.
-  Non è all’ultimo sangue, vero? – chiesi a papà, preoccupata. Murtagh era perfettamente in grado di compiere sciocchezze solo per farsi bello ai miei occhi. Quando voleva, era un tiraiolo assurdo.
Non dire scemenze. Sei incinta, ti pare che lo faccio morire?
Non sono incinta!
Rise e scosse la testa. – Va bene, non sei incinta … hai l’utero diversamente vuoto.
I tornei mi erano sempre sembrati noiosi … almeno fino all’arrivo di Murtagh. Da quel momento, li gradivo molto di più.
Però non seguii i combattimenti, finché non comparve.
Sicuro di vincere, si era messo un’armatura leggera, non aveva nemmeno l’elmo.
Ovviamente, voleva farsi bello.
L’ultimo combattimento del Torneo! – esclamò papà. – Murtagh Morzansson contro Jamie di Sevirya!
Anche Jamie si tolse l’elmo e fece un sorriso a Lianna, che divenne viola.
“Preparati”, ridacchiò Murtagh.
“Vedi di stare attento, e piantala di fare il galletto”
“Sono il migliore. Non mi capiterà niente”.
Il grande genio era così occupato a parlare con me, che non si accorse che Jamie l’aveva caricato e l’aveva ferito ad una guancia.
La folla esultò, iniziando a gridare il suo nome.
“STA ATTENTO!”, gli strillai dietro. “O vuoi rendere tuo figlio orfano?”
“Non è niente, amore” rise e sollevò la spada rossa.
E il vero combattimento iniziò.
Alla fine, ovviamente, vinse lui, anche se l’avversario lo mise a dura prova. Combatterono per almeno un’ora, senza che nessuno prevalesse.
Quando lo mise a terra, puntandogli la spada alla gola, la folla esultò, gridando il suo nome.
“Visto?”, commentò Murtagh ironico.
“Sta zitto, ti sei quasi fatto ammazzare.”
Venite qui, campioni. – disse papà. Sembrava felice, ma d’altronde lui andava matto per i tornei, come Alec e mamma. Ero io la pecora nera della famiglia.  – Ho deciso di annunciare la parità. I premi in palio sono due: un diadema e una rosa d’argento. Scegliete una dama ciascuno.
Lianna Mormont. – disse Jamie, guardando la ragazza di fianco a me.
Murtagh mi guardò un secondo, con un sorriso. – Sua Altezza Reale, la Principessa Katherine.
Jamie prese il diadema, e Murtagh la rosa.
Ma quando me la porse, disse ad alta voce, perché tutti lo sentissero.
Non hai bisogno di una corona per essere la mia principessa.
Io divenni viola dall’imbarazzo e dall’emozione, e la folla continuò a gridare il suo nome.  
 
 
-  Maaammaaa … - pianse Belle, e la presi in braccio.
-  Che succede, amore? Sta tranquilla, va tutto bene … - mentii.
Le tremò il labbro inferiore. – Papi …
Sospirai e la abbracciai. – Papà sta arrivando, cucciola mia. Presto giocherete insieme di nuovo.
 



 
 
 
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Ciao!
Ehm ... sono qui per dirvelo ...
Alla storia mancano solo due capitoli per dirsi conclusa ...
*scappa*
 
Al prossimo  e penultimo *sigh* capitolo!
 

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Capitolo 40
*** You owe me a kiss, Dragon Rider. ***


MURTAGH
 
 
Altri tre mesi erano passati.
Ma almeno erano fruttati qualcosa.
Adesso sapevamo dove il re si nascondeva, e lo stavamo andando a prendere.
Arya, che grazie al cielo era tornata in sé, ci aveva fornito il suo appoggio. Quando gliel’avevamo chiesto, era diventata viola di rabbia. “I bambini non si toccano!” aveva gridato e mobilitato tutta la foresta.
- Allora, salpiamo? – fece Derek, irritato.
- Sissignore!
La nave ammiraglia, sulla quale ero salito, insieme a papà, mollò gli ormeggi, e a quel punto non potei trattenere un gran sorriso.
Adesso toccava a me salvare la principessa in pericolo.
Sto arrivando, amore.
 
 
 
-  Non è che non mi fidi. – disse papà durante la riunione. – è che le navi sono un po’ … lente.
Derek lo squadrò. – Tu vuoi andare a liberarle da solo.
-  Galbatorix è furbo. – replicò Arya, e capii che si erano messi d’accordo. – Sa come vedere attraverso incantesimi che riflettono la luce.
- Quindi voi tre vorreste andare a salvarli tutti da soli? – commentò.
- Aprirvi la strada. – lo corresse papà.
- Vuoi fare un raid. – disse Derek.
- Hai qualche problema?
- Ovvio che ho qualche problema! Potreste morire tutti e tre, e a quel punto come pensate d salvarli a morti? – commentò.
- Senti, Derek. – fece papà, ma stava perdendo la pazienza. – Li ha portati nella sua vecchia base, un castello diroccato sulla Grande Dorsale. È un punto pieno di boschi, quindi molto difficile da attraversare per un esercito. Inoltre è in alta montagna, vi vedrebbe subito. Conosco bene quella zona, so come arrivarci in volo senza essere visto. Potrei salvare tutti quanti in meno di una giornata.
- È un’idea pericolosa.
- La tua lo è! – a quel punto papà urlò e rovesciò il tavolo. – Andrò a prenderli con o senza il tuo permesso. Se vuoi mettere in pericolo tua figlia, mia moglie e i nostri nipoti fa pure. Io non ho intenzione di fare lo stesso. – sibilò. – Il tuo piano li ammazzerà tutti. Ci farà ammazzare tutti.
- E tu non stai ragionando! – gridò Derek, mentre entrambi mettevano mano alle spade. – è mia figlia ad essere stata rapita, non la tua!
- Ragion per cui dovresti evitare piani dementi!
- Benissimo. Ai voti. – disse Derek, lo sguardo lampeggiante di furia.
- Ottimo. – ringhiò papà.
- Splendido.
- Fantastico.
- Meraviglioso.
- Stupefacente.
- BASTA! – gridai a quel punto. Ero semplicemente stufo, e arrabbiato. Katherine, i piccoli e mia madre erano in balia di quel folle e loro litigavano come se avessero tredici anni. – Nessuno metterà ai voti niente. E comunque, nessuno dei vostri è un gran piano. Troppi soldati si vedrebbero, ma un contingente di centocinquanta circa è invisibile. Entreranno nel castello e uccideranno le guardie, e avremo il tempo e la possibilità di liberare gli altri.
Non avevo nemmeno voglia di sentire se mi avrebbero dato ragione o torto.
Uscii dalla cabina, diretto alla mia.
Una volta arrivato lì, cercai di nuovo di divinarli.
Era impossibile, e lo sapevo, ma dovevo fare qualcosa.
Mi focalizzai sull’immagine di Katie, e quando la vidi riflessa nello specchio quasi ebbi un colpo.
Aveva funzionato.
Dormiva, come i piccoli. Aveva la testa appoggiata in grembo a mia madre, che le accarezzava i capelli mormorando una ninnananna.
Aveva la fine del sopracciglio sinistro incrostata di sangue, doveva essersi opposta a qualche ordine o aver cercato di proteggere mamma e i bimbi.
Amore …
Era bellissima come sempre. Tutti loro lo erano.
Belle sonnecchiava in una cesta, come Killian e Nadara.
La piccolina si succhiava il pollice, ma l’attimo dopo iniziò a piangere.
- Mmh … - Katie si alzò e andò a prenderla in braccio. – Che c’è? Hai fatto un brutto sogno? Non preoccuparti. – le fece un sorriso e la bimba sembrò calmarsi. – Presto torneremo a casa dal papà.
Oh, certo che sarebbero tornati.
Stavo andando a prenderli apposta.
Venni distratto da un bussare alla porta.
Ad entrare fu papà, che aveva un’espressione un po’ contrita.
-Tutto bene?
- Riesco a vederli … - gli mostrai lo specchio. – Sembra stiano bene …
Prese lo specchio. Fece un gran sorriso vedendo mamma, ma quel sorriso si spense quando guardò Katie.
- Non sta bene. – disse, l’urgenza nella voce.
- Cosa?
- Dobbiamo muoverci.
- Cos’ha?!
- Guarda come si tiene la pancia. – mi mostrò e vidi che il sorriso di Katherine era finto.
Stava soffrendo.
Aveva una mano appoggiata alla pancia.
- Vedi il colorito? – era pallidissima. – è febbre. Ha difficoltà respiratorie …
Improvvisamente trasalì. – Merda.
- Cosa?!
- Il braccio …
Sul braccio Katie aveva una minuscola macchietta rossa.
- Sepsi. – sussurrò papà. – Dobbiamo muoverci, non le resta molto tempo … tua madre la sta curando, ma non può fermare la morte.
A quel punto non m’importò piu niente di piani e strategie di battaglia.
Katherine stava morendo e io dovevo salvarla.
 
 
 
 
Ci mettemmo due giorni a dorso di drago per raggiungere la parte di Grande Dorsale che celava le rovine del castello dove si nascondeva Galbatorix.
Allargai la mente, raggiungendo quella di Katie.
Katherine?
Mi aveva sentito.
Non … non saresti dovuto venire …
Attraverso la connessione mentale sentii tutto il dolore che provava.
Amore, sta tranquilla. Non sono da solo, sto venendo a salvarvi.
Murtagh, non capisci … vattene!
Troncai la connessione, evidentemente vaneggiava.
In silenzio, entrai nel castello, con papà, Arya, Eragon e Roran.
Sapevo che, dall’altra parte della struttura, duecento elfi stavano eliminando le guardie.
Galbatorix, contro quattro Cavalieri incazzati e duecento elfi, non avrebbe avuto scampo.
Entrate in azione quando ve lo diremo, dissi ai draghi.
Si, ma non fare l’eroe solo per farti bello agli occhi di Katherine, mi ricordò Castigo. Devi salvarle la vita, non hai tempo per pensare all’aspetto.
Come se non lo sapessi, sbuffai.
Improvvisamente, papà mi tirò indietro, schiacciandomi contro il muro.
- Ma sei impazzito? – sibilò. – Guarda dove vai, stavi per farti ammazzare! Siamo in missione, ragazzino, non in un campo di girasoli! Non puoi permetterti di essere distratto!
Mormorai delle scuse, e procedemmo.
Sono all’ultimo piano, ci informò Arya, dato che ci eravamo divisi.
Lei, Eragon e Roran da una parte, io e papà dall’altra.
La via più breve è di qua, disse papà e lo seguii.
La sua via più breve, tuttavia, consisteva nell’arrampicarsi lungo il vecchio pozzo del montavivande.
Andò per primo.
Metti i piedi dove li metto io, e non fare di testa tua, ci farai ammazzare, disse severamente.
Obbedii, e in poco tempo eravamo su.
Eccovi!, esclamò Eragon. Pensavo non sareste più arrivati.
Mi bastò un’occhiataccia per farlo stare zitto.
Katie, mamma e i piccoli erano lì, sorvegliati a vista da Galbatorix. Belle, l’unica dei bimbi che potesse camminare, aveva i polsi e le caviglie serrati da pesanti catene, e solo vedere lei ridotta così sentii la rabbia sfondare il muro della magia nella mia mente.
Sembrava una bambolina di pezza abbandonata. Si guardava i piedini, un’espressione neutra sul viso sporco.  
Piccola?, cercai di raggiungerla con la mente.
Stranita, si guardò intorno, cercandomi.
Amore, non parlare. Sono qui per salvarti, ma se vuoi aiutarmi devi stare in silenzio, okay? Non muoverti, cucciolina. Ci pensa il tuo papà.  
Anche mamma e Katherine erano incatenate, ma quest’ultima sembrava addormentata.
Non aveva più le forze per combattere la malattia, realizzai.
Si stava lasciando morire.
- Svegliati … - mormorò mamma, cercando di farla rialzare. – Katherine, devi resistere …
L’unica risposta che ebbe fu un colpo di tosse, corredata dal sangue.
- Bene, bene. – sentimmo Galbatorix dire. – Sembra che alla nostra festicciola si siano aggiunti degli autoinvitati.
Mamma impallidì.
- Ho ragione, Eragon, Murtagh, Arya e Morzan?
- NO! – gridò mamma, ma venne zittita da uno schiaffo.
A quel punto uscimmo dai vari nascondigli.
-  Lasciali. – intimò papà a Galbatorix.
-  Oh, certo, certo …  ma uno di loro morirà.
- No. – fece Arya. Era livida di rabbia.
-  Suvvia, Arya, non essere così …
- Lasciali andare immediatamente o ti uccido.
La mia voce non tremò come quando mi controllava. Semplicemente, la rabbia che provavo si era trasformata in una gelida determinazione. Estrassi la spada dal fodero, pronto a combattere.
-  Non potete farmi proprio niente. – commentò lui. – Solo obbedirmi. Li libererò … ma ad un prezzo. Sceglietene uno da uccidere, o tutti tornerete al mio servizio. Ti piacerebbe, Morzan? – rise, ironico. – Non hai dimenticato Mavis, spero.
Non sapevo chi fosse Mavis, ma papà tremò di rabbia nel sentire quel nome.
- Stanotte verrà vendicata. – sibilò. Era furioso.
- Scegliete. – ripeté.
Ci rifiutammo.
Il sorriso che fece fu diabolico.
- Speravo proprio che lo diceste. – rise e l’attimo dopo non eravamo in grado di muoverci.
State calmi, disse papà. Ci penso io.
Ma mentre elaborava l’incantesimo, Galbatorix andò verso Katherine, le tolse le manette e la sollevò, mettendo mano ad un pugnale.
No, no, ti prego …
- LASCIALA! – gridai. – UCCIDI ME!
Galbatorix si voltò incuriosito.
- Murtagh … - sussurrò mamma, mentre papà scuoteva la testa.
Non ascoltai nessuno dei due.
- Vuoi uccidere qualcuno. Uccidi me. Non lei. Tornerò io al tuo servizio, lasciala in vita e libera …
-  È un’offerta allettante … giura, ragazzo. Pronuncia il tuo vero nome, e giura su di esso, su Katherine e sui tuoi figli.
Katherine scosse la testa, cercando di impedirmelo.
Non farlo …, mi pregò.
Ti amo, amore.
Giurai.
Sentii la mia essenza legarsi a quella del re, la mia volontà assoggettarsi alla sua.
Ero di nuovo suo schiavo …
Ma Katherine era salva.
- Non sei già più felice, ragazzo mio? – ghignò Galbatorix, liberandomi dall’incantesimo. – Come ai bei vecchi tempi.
- Sì, sire. – mormorai.
-  Bene … sei rimasto ingenuo come ai bei vecchi tempi. Io non ti ho promesso che avrei lasciato Katherine in vita.
- NO! – gridai, ma era troppo tardi.
La pugnalò allo stomaco, una sola volta.
Ma fu un colpo ben assestato.
Katherine cercò di gridare, ma nessun suono uscì dalle sue labbra.
Galbatorix la lasciò cadere, e feci appena in tempo a prenderla.
Respirava a fatica, e il sangue sgorgava a fiotti dalla tremenda ferita.
- M … Murtagh. – sussurrò.
- Non preoccuparti. Ti salverò …
- E invece la lascerai morire. – disse Galbatorix, con un sorriso perverso.
Cercai di oppormi in tutti i modi, ma non potei aggirare il giuramento.
La strinsi più forte, liberando tutte le lacrime trattenute.
- Mi dispiace tanto, amore …
- Murtagh … - fece un piccolo sorriso. – Quel … quel bacio …
- No. Ti salverai, ce la farai, sei forte. – dissi, ma probabilmente stavo cercando di convincere più me stesso che lei.
Rise e scosse la testa. – Sappiamo entrambi come finirà … male. Hai un bacio in sospeso, Cavaliere dei Draghi …
Lo capii a quel punto.
L’avrei persa, e non potevo farci niente.
Tutto ciò che chiedeva era l’ultimo bacio.
La strinsi più forte e la baciai, mettendo in quel bacio tutto l’amore che provavo per lei, mentre le lacrime scorrevano sui nostri volti.
-  Ti … ti amo … - sussurrò.
-  Non andartene. – la pregai, ormai disperato. – Katie, ti prego …
Ma i suoi occhi erano chiusi, la testa appoggiata al mio petto, inerte.
Non pregavo spesso.
Anzi, per la verità non avevo mai pregato, ero sempre stato convinto che gli dei non servissero a niente.
Ma ormai le preghiere erano la mia ultima spiaggia.
Dei, vi prego, farò qualunque cosa … non portatemela via … vi prego …
A quel punto accadde.
Galbatorix ruggì di rabbia, e non capivo perché.
Ma nel vedere la lama di Zar’Roc uscirgli dal petto, non potei trattenere un sorriso.
- Hai sempre perso tempo a parlare. – sibilò papà. – Ci rivediamo all’inferno, bastardo.
Il re nero non ebbe ultime parole.
Emise solo un gorgoglio strozzato, prima di cadere a terra.
Sentii il giuramento spezzarsi e il mio corpo e la mia mente tornare liberi, e a quel punto feci un gran sorriso.
Appoggiai la mano sulla ferita di Katherine, forte di rinnovata speranza, e pronunciai le parole magiche.
Ma lei non si risvegliò.







 

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Capitolo 41
*** Epilogo. ***


 
 
EPILOGO
 
10 ANNI DOPO
 
Dai, Katie. – la esortai, dato che sembrava restia. – Ho perfino lavorato.
A quel punto scoppiò a ridere e afferrò la mia mano, e in un attimo la tirai sul cavallo, tra le mie braccia.
Allora se Murtagh Morzansson ha lavorato non posso farmi scappare quest’opportunità. – sussurrò e mi baciò.
Esatto.
La portai nel fitto della foresta. Era estate, il fiume era scongelato e la coltre di neve aveva lasciato spazio all’erba e ai fiori.
Ci mettemmo un po’ ad arrivare, anche perché non è che spronassi più di tanto il cavallo al galoppo.
Sentivo Castigo fare una corte spietata ad Antares, che da brava dragonessa vanitosa si faceva desiderare.
-  Guarda! – esclamò Katie, meravigliata, indicandomi un nido di rondine. – Non ne vedevo da anni!
Certo, di solito vai a caccia. I poveri uccellini indifesi li ammazzi, no?
Non è vero! – protestò. – Anzi, prima che mi insegnassi non avevo mai nemmeno centrato un bersaglio.
Te l’ho detto. Caccia e armi non sono cose da donne.
Eppure ho imparato! – mi ricordò.
Okay. Hai vinto questo round. – sospirai.
Quanto manca?
Poco, non preoccuparti.
Annuì, ma dopo cinque minuti saltò su. – Siamo arrivati?
No.
Altri cinque minuti. – E adesso? Siamo arrivati?
Te lo dirò io, quando saremo arrivati, o ti faccio andare a piedi. – sbuffai, appropriandomi delle sue labbra soffici e deliziose.
Alla fine arrivammo alla sorpresa che le avevo preparato. Era solo un picnic, niente di che, ma sembrò andare fuori di testa.
NON CI CREDO! – strillò, poi mi saltò in braccio, abbracciandomi forte. – TI AMO!
Il pranzo andò liscio e tranquillo, poi ci sdraiammo sull’erba, lei accoccolata contro il mio fianco, tra le mie braccia.
Stare con lei era rilassante, era come respirare della fresca aria di montagna.
Parlammo del più e del meno, più che altro prendemmo in giro i nobili altezzosi della corte, dandogli nomignoli stupidi ma calzanti.
Oh! – esclamò, indicando un cervo enorme.
Pochi attimi dopo, comparvero al suo fianco una cerva e un piccolo cerbiatto, doveva essere appena nato.
Nel complesso, era una visione bellissima.
Li guardammo incuriositi e meravigliati, e Katie si portò le mani alla bocca dall’emozione quando il cervo abbassò con le corna un ramo di un albero perché il piccolo potesse mangiare le foglie più tenere.
Magari un giorno anche noi saremo così. – mormorai a bassa voce.
Era da un po’ che accarezzavo l’idea, e spesso me l’ero sognata. Ormai stavamo insieme da sei mesi, e non avevo più dubbi sul fatto che lei fosse la ragazza giusta.
Beh, in realtà non ne avevo mai avuti.
Piu che altro, con lei sognavo una famiglia.
Katie, io e un bambino. Anche più di un bambino.
Lei si voltò verso di me, gli occhi sgranati, nei quali ora lampeggiava una scintilla che non seppi interpretare.
Murtagh … - sussurrò. Ormai i nostri visi erano talmente vicini che potevo contare le pagliuzze dorate nei suoi occhi e perfino le minuscole lentiggini sul suo naso.
Si?
Arrossì lievemente. – è … è una proposta?
A quel punto sorrisi e la strinsi a me. – Diciamo che è la proposta di una proposta.
Fece un sorriso felicissimo. – Allora si, Cavaliere. Accetto la vostra proposta di una proposta.
E suggellammo quella promessa con un bacio.  
 
 
 
 
- MURTAGH MORZANSSON, PER GLI DEI!
Sospirai, annoiato.
Una Katherine incinta e sclerata veniva verso di me, arrabbiata a livelli estremi.
- Dammi Grace. – mi intimò, indicando la piccola di tre anni e mezzo tra le mie braccia.
- Katie …
-  È troppo piccola per le acrobazie in volo, e lo sai benissimo! Scendete, tutti e due!
Gracie rise e si tuffò tra le braccia della sua mamma, stringendole le braccine intorno al collo.
Scossi la testa e scesi da Castigo, abbracciandola.
Entrambi, anche se avevano trentaquattro e trent’anni, ne dimostravamo circa ventisei e ventidue, grazie all’invecchiamento rallentato di cui i Cavalieri disponevano.
-  Sai che non voglio. – mormorò, abbracciandomi. – Eppure insisti.
-  Mmh … rilassati, amore. – la rassicurai, mentre Killian ci correva incontro.
-  MAMMA! PAPÀ! – gridò.
-  Che c’è?
-  Belle non mi lascia salire su Rhaegar! – protestò puntando il dito contro sua sorella, che ebbra di felicità si librava in volo sul suo drago argenteo.
Rhaegar si era schiuso per lei l’anno prima, rendendo lei felicissima e noi orgogliosissimi.
-  È il suo drago, Killian. – osservai.
-  Abbi pazienza. – Katie gli scompigliò i capelli, mentre Killian la abbracciava. – Tra due settimane ci sarà la cerimonia e parteciperai anche tu.
Il nostro ometto, che avrebbe compiuto undici anni la settimana seguente, fece un gran sorriso e corse di nuovo a giocare, inseguendo Belle.
Lei era diventata una bellissima ragazzina, dai lunghi boccoli biondi e gli occhi grigi e vispi. I lineamenti erano i miei, ma il sorriso era quello della sua mamma.
Veloce come il vento, nostra nipote Guinevere ci passò davanti, inseguita da Eragon.
Anche lui finalmente si era sistemato, con una ragazza della sua stessa età di nome Serena, che era veramente simpaticissima.
E alla fine, anche Arya aveva trovato l’amore in un elfo di nome Aerandir, e insieme avevano avuto la piccola Islanzadì e, due settimane prima, Evandar.  
-  MURTAGH! – Mavis, mia sorella, mi corse incontro e la sollevai da terra.
Lei aveva nove anni ed era nata due mesi dopo il salvataggio di mamma, Katie e i piccoli da Galbatorix. Lei era indubbiamente una piccola Morzansson, altro che mamma.
Capelli scuri, occhi chiari, gusto per la guerra. Papà fatta e finita.
- Che succede, nanetta?
- Okay, prima di tutto chiamami un’altra volta così e lo dico alla mamma. – mi minacciò. – Secondo, Nadara non mi presta i colori. E terzo, dopo mi racconti di quella volta in cui tu, papà e zia Arya avete salvato mamma, Katie, Belle, Killian e Nadara?
- Ancora?! Ma me la chiedi tutti i giorni!
- È una bella storia!
- Se proprio ci tieni, va bene. Adesso arrivo a gestire la disputa.
Andammo da Nadara, che gelosamente custodiva tutti i suoi pastelli.
- Ehi, ragazzina. – le disse Katie, con un sorriso. – Che cos’è questa storia?
Nostra figlia sospirò. – Ma voglio disegnare solo io, mamma! Non è giusto, anche lei ha i pastelli!
- Beh, tu non hai tutte le bambole che ha lei. – osservai. – Potrebbe decidere di non prestartene nemmeno una.
Lei sospirò, ma intervenne Mavis. – Facciamo un disegno insieme! – propose. – Tu sai disegnare e io so colorare: verrà bellissimo!
Quello fece ritrovare il sorriso a nostra figlia, e lei e Mavis si misero a decidere che cosa disegnare.
Nel cielo sopra di noi volteggiavano i draghi, tra i quali Eridor, il drago di mamma: si era schiuso per lei sette anni prima, ed era di un color verde mimetico.
“Beh, di sicuro il colore è adatto alla spia migliore del regno!”, aveva scherzato.
Strinsi Katie e tornammo dov’eravamo, sedendoci sull’erba soffice che spuntava in estate a Winterhaal. Lei sorrise e alzò il viso, godendosi il calore del sole sulle guance.
- Dovremmo andare al Sud, qualche volta. – rise, mentre cambiavo idea e mi sdraiavo per terra, trascinandola con me.
- Al Sud dove?
Imbronciò le labbra mentre ci pensava.
- Cosa c’è a est dei Monti Beor?
- Non lo so.
Il suo viso si illuminò. – Magari quando i piccoli saranno cresciuti potremo andare in missione!
- È una bella idea. – approvai, poi misi una mano sul pancione, il piccolo tirava calci.
- Ehi, calmati. – lo sgridai. – Ormai tua madre è vecchia.
- EHI! – protestò ridendo e baciandomi.
In momenti come quello, non mi capacitavo che fosse viva.
Quando avevo cercato di guarire la ferita allo stomaco e non c’ero riuscito avevo temuto davvero di perderla, di non poter parlare mai più con lei, perfino di non poterci mai più litigare.
Ma ci aveva pensato papà.
L’aveva salvata all’ultimo secondo, un minuto in più e la sepsi, oltre alla ferita, me l’avrebbe portata via.
-  Smettila di rimuginarci. – brontolò.
-  Non ci stavo rimuginando …
-  Bugiardo di un Cavaliere. Questa bugia è una macchia sul tuo onore, che mai si laverà.
Sospirai e le baciai i capelli, coccolandola.
-  Ricordami la data del parto. – mormorai acchiappando Grace e facendola saltellare.
Katherine rise e scosse la testa. – Manca poco … solo cinque giorni.
Un enorme sorriso affiorò sul mio volto. Finalmente avrebbe sfornato un altro piccolo!
-  Hai sentito cos’ha detto la mamma? – chiesi a Grace. – Tra pochi giorni arriva un fratellino, sei contenta? IO SI!
La bimba rise a crepapelle, e con lei Katie.
Se il cucciolo non la pianta gli stacco la coda, brontolò Castigo, guardando uno dei nuovi cuccioli avuti da Antares.
Mutileresti il tuo stesso erede? Il sangue del suo sangue, artiglio del tuo artiglio, fuoco del tuo fuoco?, lo presi in giro ricordando cos’aveva detto alla nascita dei primi cuccioli.
Quel “fuoco del tuo fuoco” mi aveva fatto morire dal ridere, tanto che ero diventato blu e sarei davvero morto dalle risate se non mi avesse aiutato Katie.
Smettila, psicotico ingravida-Katherine, mi rimproverò, poi prese il cucciolo, Vaghar.
Poi Antares mandò un ruggito di ammonimento alla più piccola, una dragonessa viola di nome Meraxes.
- La situazione sembra sotto controllo. – le sussurrai. – Ci sono i tuoi a guardare i ragazzi. Ti va se …
-  Andiamo a caccia? – tirò ad indovinare.
-  Beh, io pensavo più ad andare a …
-  Murtagh! Con il pancione?
Mi strinsi nelle spalle. – Con, senza … non è il pancione a venire coinvolto, no?
Scoppiò a ridere, arrossendo. – Smettila. Dovrai aspettare.
-  Ma Katie …
-  Niente ma, Murt … ops. – osservò. – Mi si sono rotte le acque.
E lì andai nel panico.
-  Come, ti si sono rotte le acque? Mancano cinque giorni, Katherine! Cinque fottutissimi giorni, come possono essersi rotte le acque? Quando sono iniziate le doglie?!
- Ieri mattina. – confessò con un sorriso. – Volevo farti una sorpresa … potresti accompagnarmi in camera? Dovrei partorire.
- Tu non puoi partorire adesso! Hai detto che il bambino sarebbe arrivato tra cinque giorni!
- Beh, è arrivato adesso. Andiamo, per favore?
La presi in braccio e raggiunsi papà con la mente.
Il bambino sta arrivando, guarda i ragazzi.
Perfetto. Ti mando la mamma, e fammi sapere se qualcosa non va, rispose.
 
Il parto fu estremamente veloce e indolore, per quanto un parto lo possa essere, con mamma a farle da levatrice.
-  Puoi entrare, adesso. – mi disse, elettrizzata.
Appena entrai, rimasi piacevolmente sconvolto.
Katherine teneva tra le braccia due bambini.
- Due gemelli … - non mi accorsi nemmeno di averlo detto ad alta voce.
- Un bimbo e una bimba. – disse orgogliosa, con le lacrime agli occhi.
Un bimbo! Finalmente Killian avrebbe avuto un compagno di giochi, anche se non è che ne fossi molto certo, data la differenza d’età.
-  Vieni, dammi una mano …
Mi sedetti sul bordo del letto e Katie mi consegnò il maschietto.
-  Ehi … - sorrisi al piccolo, sfiorandogli la manina.
-  Guarda come ti somiglia! – esclamò Katherine, le lacrime agli occhi.
-  Ha i tuoi occhi, amore mio … - gli occhietti del bimbo erano castano dorati, dolci e gentili, come quelli della sua mamma. – E invece lei chi è?
La neonata tra le braccia di Katherine era piccolissima, il maschietto era più grande di lei.
Lei aveva i capelli della sua mamma, biondo scuro dai riflessi miele, ma gli occhi e i lineamenti del viso … erano miei.
No, forse il naso e la bocca erano di Katie. Onestamente, era difficile stabilirlo, era talmente bella da essere unica.
Entrambi lo erano.
Le diedi un bacio sulla guancia, accarezzandole i capelli.
- Mamma! – gridò Belle entrando in camera come un uragano. Aveva il viso rosso dalla corsa ed era preoccupatissima.
Fece per dire qualcosa, ma era completamente rapita dai suoi fratellini.
-  Due? – sussurrò e annuii, cercando di trattenere le lacrime.
-  Come si chiamano? – chiese portandosi le mani alla bocca.
Guardai Katherine, in attesa che si facesse venire in mente un nome per i nuovi arrivati.
-  Liam ed Alienor? – disse poi.
-  Liam ed Alienor. – approvai. – Liam Murtaghsson, Principe del Nord, ed Alienor Katherinesdaughter, Principessa del Nord. Belle! Ho una missione per te.
Trattenne il respiro, sconvolta.
-  Ma papà, non ho completato l’addestramento!
-  Non m’importa. Va con Rhaegar e Killian. Andate nelle maggiori città del regno e annunciate la loro nascita.  
-  SI! – esultò felicissima, poi mi abbracciò. – Grazie! Ciao Liam! Ciao Alienor! Ci vediamo presto! RHAEGAR! – strillò correndo fuori come un fulmine.
Un minuto dopo, vedemmo lei e suo fratello librarsi in volo.
- Ehm … e se si facesse male? – fece Katherine, insicura e preoccupata.
- Non si farà niente. Abbiamo fatto la strada insieme decine di volte. – la rassicurai, poi presi in braccio il piccolino.
Era leggerissimo e bellissimo.
-  Vieni qui, stupida. – mormorai e strinsi Katie tra le braccia, baciandola.
-   Idiota di un Cavaliere. – sussurrò contro le mie labbra.
-   Ti amo, amore mio. Adesso e per sempre.
Fece un sorriso. – Sei sempre stato uno affascinante.
- Dieci anni fa mi avresti dato del ruffiano …
-  Sono passati dieci anni, però.
-  Eh dai. Che ti costa dirlo?
Sospirò e rise. – Ti amo.
 
 
 
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​Sciau a tutti!
 
Ebbene si, anche questa storia è finita, insieme al 2016.
 
è stata una bellissima avventura da condividere con tutti voi, ma soprattutto con due persone:
- Eragon90: verrai sempre ricordato per voler prendere Nasuada a pugni :) mi hai fatta morire dal ridere con quella recensione
- RosaNera_Rinnegata_30613: colei che scrive i poemi, che sono sempre ben accetti, innamorata di Murtagh e Morzan: verrai ricordata per il mitico "se Katherine muore verrò a trovarti con un esercito di Estranei e i Draghi di Dany" :)
 
Siete stati tutti voi a dare vita a questa storia, e per questo posso solo dirvi GRAZIE.
 
Tanti auguri e Buon Anno!
 

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