Happy family on ice

di hollien
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Roles ***
Capitolo 2: *** Drooling ***
Capitolo 3: *** Duet ***



Capitolo 1
*** Roles ***


Scleri pre-capitolo: Sono tornata perché, beh, questo fandom chi lo abbandona più ormai? Yuri on ice mi sta regalando troppe emozioni. Ogni episodio è un colpo al mio debole cuore e se andiamo avanti in questo modo non reggerò (I am going to die, SRLY).
Non parlo dello splendido rapporto tra Victor e Yuuri perché parlano da sé i miei due splendidi pargoli. Sono fatti l’uno per l’altro e sono più che convinta che entro l’ultimo episodio si sposeranno (oltre al piazzamento tattico del limone, come dicevo l’altra volta uhuhuh). Bando alle ciance: dovevo TROPPO iniziare una raccolta di flash-fic/drabble sui miei bambini, con la speciale partecipazione di nientepopodimenoche Yurio (♥♥). Non sarà presente in ogni capitolo, però cercherò di inserirlo come meglio posso e dove sarà possibile. Sarà un po’ il prezzemolo (?) della situazione. Voglio sottolineare che nella mia raccolta, diversamente dall’anime, Yurio prolunga la sua permanenza in Giappone, quindi “dimenticate” il suo ritorno in Russia, per ora.
Ultima cosa: ho scelto il rating giallo, ma non escludo un possibile salto all’arancione in futuro. Una lime non la escludo, però vedremo, perché vorrei rimanere nel fluffuoso. Dipende da come mi sveglierò prossimamente la mattina. (?)  
Vi ringrazio per aver dedicato del tempo al mio sermone e vi auguro una buona lettura! Un piccolo commento sarà più che gradito. ;)

 
 




 

 
Happy family on ice

#O1: Roles




Era davvero difficile, per non dire impossibile, contenere Yurio quando si arrabbiava con Victor per la sua memoria alquanto labile.
Arrabbiare, poi, era un eufemismo bello e buono, perché Yurio non si limitava a sbraitargli addosso cose come: “vai a quel paese” – detta finemente – oppure “stupido ubriacone che non sei altro”.
No. 
Aveva la pessima abitudine di fare un gran casino, perché incazzarsi moderatamente non rientrava nelle sue capacità.
Doveva dare una manata o prendere a calci qualsiasi porta fosse nel raggio di cinque metri. Sbattere il piede sul tavolo dove mangiavano, urtando ciò che vi era sopra con il rischio di far cadere tutto sul suolo. Urlare ai quattro venti quanto non potesse sopportare la superficialità del suo connazionale.   
Dal canto suo, Victor non faceva niente per cercare di placare il suo spirito ardente. Alimentava la sua ira sorridendogli apertamente in faccia con ingenuità, ridendo successivamente come se gli avessero fatto una battuta esilarante; oppure assumeva l’espressione di una povera vittima innocente, chiedendo man forte a Yuuri che neanche centrava nella discussione.
Quel giorno, Victor si era catapultato dietro la schiena di Yuuri perché gli facesse da scudo, le mani appoggiate alle sue spalle, piagnucolando un: «Difendimi, Yuuriii» dopo che Yurio aveva dato prova di avere un diavolo per capello.
Non era uno scherzo: gli sembrava di aver intravisto qualche bestiolina ghignante e assetata di sangue nella capigliatura bionda.
«Togliti dalle palle, Debu» sibilò Yurio tra i denti, facendogli il gesto di smammare. «Sono affari miei e di Victor.»
Yuuri aveva iniziato a sudare freddo.
Affrontare il biondo in quel momento significava andare incontro alla morte, ne era certo; però doveva fare qualcosa, tirare fuori gli attributi. Erano stati sacrificati troppi tavolini in quei pochi giorni di convivenza. A breve sarebbe rimasto senza una dimora in cui abitare.
«C-calmati, Yurio-kun» gracchiò, la bile che gli faceva su e giù nello stomaco, neanche avesse un reflusso biliare. Doveva lavorare giusto un pizzico sulla propria sicurezza, senza lasciarsi prendere dal panico ogni volta. «Non c’è bisogno di adirarsi in questo modo, n-no?»
Oddio. Gli si stavano appannando gli occhiali. Quanto diamine stava sudando? Doveva tranquillizzarsi. Stava solamente affrontando un minaccioso quindicenne con i nervi a fior di pelle che da lì a poco gli sarebbe saltato al collo.
Yuuri non credeva che la situazione potesse degenerare più di così.
Poi Victor parlò.
«Dovresti ascoltare tua madre! Non vedi quanto è in pensiero per le nostre litigate?»
Sia Yuuri che Yurio misero da parte il loro scambio di sguardi – uno da uccellino spaurito strappato dal suo nido e l’altro da tigre inferocita – per fissare Victor con cospicuo sconcerto.
«Madre…?» domandarono entrambi all’unisono.
Victor sbucò dal suo nascondiglio ed annuì con convinzione. «Non l’avete ancora capito? All’interno di questa casa sono stati definiti i nostri ruoli» annunciò, battendosi il pugno sul palmo della mano. «Io sono il papà severo ma giusto – c’era molto da ridire su questo. Yuuri è la mamma premurosa, affabile, goffa e un bel po’ insicura.»
Il rossore esplose repentino sulle guance di Yuuri. Cercò di non darlo a vedere, schiaffandosi una mano in faccia e fissando il muro antistante. Improvvisamente era diventato un soggetto degno di nota e così affascinante. Aveva delle peculiarità che prima d'allora non aveva mai considerato, tipo alcune crepe poco rassicuranti.
«E tu, Yurio…» Victor si massaggiò il mento, scervellandosi per partorire la descrizione più adatta al biondo. Quando l’illuminazione giunse, Victor levò l’indice della mano verso l’alto, sul viso marmoreo un sorriso gaio.
«Tu sei il nostro problematico figlio adolescente in piena tempesta ormonale!»
Nella stanza calò il gelo polare artico, e mentre Victor non si accorse di quel cambiamento improvviso di temperatura nell’aria e continuava a sorridere beato, Yuuri se ne era reso fin troppo conto, tanto da temere per l’incolumità dell’intera popolazione giapponese.
Yurio era diventato paonazzo in volto, non si capì bene se per la rabbia o per l’imbarazzo. «C-chi vuole essere vostro figlio*!» ululò belluino nella sua lingua madre, dardeggiando entrambi con lo sguardo, come se Yuuri avesse contribuito ad alimentare la fantasia sfrenata di Victor. «Piuttosto mi faccio adottare da quel vecchiaccio rincretinito di Yakov! E poi non sono problematico, né tanto meno sono in piena tempesta ormonale! Guardati te piuttosto, ublyudok* Victor! Posciòl nàkhuj*!»
A conclusione della sfuriata di cui Yuuri non ci aveva capito un accidenti, il biondo girò i tacchi e marciò a passi pesanti verso la porta, sbattendosela malamente alle spalle e continuando a spolmonare in russo.
Yuuri ruotò il capo di centottanta gradi per guardare Victor.     
Victor guardò Yuuri.
«Ha detto che sarebbe fantastico averci come genitori e che se potesse si farebbe adottare immediatamente. Non lo trovi meraviglioso?»
Palese bugia.
«Victor…»
«Che c’è?» domandò Victor con simulata innocenza, allacciando le braccia intorno al busto del giapponese, il mento appuntito appoggiato all’incavo della spalla. «Non sei contento di essere mia moglie, Yuuri?»
E Yuuri, stupidamente, ma molto stupidamente, avvampò di nuovo, fumando come un katsudon appena impiattato.
Non c’era niente da fare. Quando si trattava di Victor, ogni frammento della sua integrità morale sfumava irrimediabilmente nell’aria.    





Note:
Ublyudok: Bastardo
Posciòl nàkhuj: Vai al diavolo

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Capitolo 2
*** Drooling ***



Scleri pre-capitolo: Okay. OKAY. Sono reduce dal sesto episodio di YOI e OMMIODDIO SANTISSIMO. Che voglia immensa di scrivere una lemon. Ma non posso, non ora. Ho un dovere nei confronti di questa raccolta e non l'abbandonerò al suo destino. (??) Coooomunque, I am back! Che dire di questo secondo capitoletto? Beh, prima di tutto che non mi convince molto (ogni cosa che scrivo in realtà non mi convince, ma vbb); in secondo luogo, è una piccola OS senza pretese. Spero davvero tanto che possiate apprezzarla nella sua stupidità. (?)
Ci tenevo tantissimo a ringraziare le persone che hanno commentato il capitolo precedente, e anche coloro che hanno inserito la raccolta nelle preferite, ricordate e seguite. Mi auguro di non deludervi né con questo capitolo, né con i prossimi. 
Un bacione enorme. 
 




 

 
Happy family on ice

#O2: Drooling




Un colpo di tosse forzato ed improvviso lo prese in contropiede, facendolo sobbalzare per lo spavento. Yuuri scandagliò meccanicamente l’area intorno a sé, incontrando lo sguardo contrariato – e quando mai? – di Yurio.
«Adesso fai pure lo stalker?» esordì causticamente il biondo, la fronte aggrottata, una mano infilata a pugno nella tasca della felpa e l’altra che reggeva sulle spalle il borsone. «Sei imbarazzante, Debu.» 
Yuuri scosse convulsamente le mani davanti a sé, pronto a giustificare la sua immotivata presenza al castello di Hasetsu. 
Non doveva essere lì, in teoria; ma dopo aver offerto il suo contributo alla onsen i suoi genitori gli avevano concesso di levare le ancore prima del previsto.
Inutile dire che il primo luogo a cui aveva pensato di recarsi era stato il palaghiaccio. Victor gli aveva accennato casualmente alla preparazione di un nuovo programma e Yuuri non aveva posto resistenza alla propria curiosità: doveva vedere.
Vederlo
Alla fine non ebbe l’opportunità di spiaccicare una sola sillaba perché Victor si accorse della loro presenza inaspettata.
Dopo essersi asciugato alcune gocce ribelli di sudore dalla fronte con l’avanbraccio, il mito vivente di Russia pattinò verso la loro postazione, adagiando le braccia alla ringhiera, la schiena incurvata all’indietro come quella di un felino.
«Che dolci i miei allievi che vengono a fare una sorpresina al loro coach» trillò con compiacimento, sul volto un sorriso che prese la sua tipica piega a forma di cuore. 
Mentre Yuuri congiungeva gli indici e borbottava qualcosa di incomprensibile, Yurio rilasciò un verso contrariato dalla giugulare. «Lui di sicuro - lo disse indicando Yuuri - che sarà qui a spiarti da chissà quanto tempo. Io sono qui per il mio allenamento» replicò asciutto, appoggiando al suolo la borsa pesante. 
Victor fece ciondolare il capo, scoccandogli una palese occhiata interrogativa che tentò di mascherare con un assenso dubbioso.
«Non ti ricordavi già più?!» berciò Yurio incredulo.
Victor, di rimando, si grattò distrattamente il cuoio capelluto, ridacchiando ingenuamente come se nulla fosse. «Adesso che mi ci fai pensare bene…» ma era palese che lo stesse dicendo per salvarsi la pelle.
La seconda parte del piano per fuggire dall'ira funesta di Yurio previde far guizzare lo sguardo dal suo connazionale a Yuuri; fu in quel momento che Victor si accorse di un particolare a cui non aveva fatto caso fino a quell’istante. 
Allungò la mano verso il volto di quest’ultimo, gli agguantò il mento tra le dita affusolate e alitò un flemmatico: «Stai sbavando, Yuuri.»
Yuuri avvampò vistosamente mentre Yurio fece ruotare gli occhi verso il cielo, dimenticandosi della sua caduca irritazione. «Te l'avevo detto che eri imbarazzante.» 
«N-no, io...!»
Yuuri si aggrappò a quel poco di dignità rimastogli e fece saettare istintivamente un braccio in direzione delle proprie labbra, cercando disperatamente di cancellare le tracce del suo vergognoso operato. Non poteva credere di essersi reso ridicolo fino a quel punto.
Victor non fu dello stesso avviso.
Arrestò sul nascere la sua azione e pressò il volto al suo, leccandogli voluttuosamente il rivolo di saliva all'angolo della bocca con la punta della lingua.
Yuuri lo fissò stralunato, le gote violacee, la gola riarsa, le mani tremanti e il cuore che gli martellava nella cassa toracica con un’intensità tale da fargli temere che sarebbe potuto scoppiargli. Deglutì faticosamente, senza riuscire a staccare lo sguardo dalle iridi glaciali e magnetiche di Victor.
Sulla bocca di quest’ultimo si delineò poco più tardi un sorriso gioioso, felice. «Quanto sei carino quando arrossisci, Yuuri!» esclamò raggiante, accogliendolo amorevolmente tra le braccia e percuotendolo come farebbe un bambino con il suo nuovo pupazzo. Yuuri, tra le proteste, cercò di divincolarsi, ancora paonazzo in volto e col fiato corto.
Quel teatrino trovò presto la sua conclusione quando entrambi udirono un ringhio agghiacciante insidiarsi nei loro padiglioni auricolari.
Volsero meccanicamente il capo, guancia contro guancia, ancora incastrati in un abbraccio, con la consapevolezza di aver dimenticato qualcosa.
O meglio: qualcuno.
«Voi…» sibilò Yurio con i denti digrignati e livido dalla rabbia, due grosse e minacciose vene sulla fronte che davano l’idea di poter detonare da un momento all’altro. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, sia Victor che Yuuri sarebbero già andati all’altro mondo da un pezzo.
«TROVATEVI UNA STRAMALEDETTA CAMERA DA LETTO SE DOVETE COPULARE, STUPIDA COPPIETTA DI IDIOTI!» sbraitò tutto di un fiato, carpendo il suo borsone dal pavimento e sgambettando via oltraggiato verso lo spogliatoio, sprigionando fuochi e fiamme da ogni dove.
Dopo svariati secondi di mutismo da parte di entrambi i colpevoli della sfuriata, Victor addossò il capo su quello di Yuuri, certo che Yurio fosse abbastanza lontano da non riuscire ad udirlo.
«Ha ragione…»
Nell’imbarazzo di tutta quella bizzarra situazione, Yuuri rimase piacevolmente stupefatto dall’ammissione di Victor. Non credeva che fosse in grado di ammettere i suoi sbag—
«Una di queste sere prenoto la stanza di un hotel per noi due.»        
«VICTOR!»    

 

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Capitolo 3
*** Duet ***


Scleri pre-capitolo: Ebbene ce l’ho fatta. Anche il terzo capitolo è stato elaborato e direi che mi sento piuttosto realizzata. Era da tempo che non riuscivo ad aggiornare con questa costanza, quindi sono tanto feliciaH. ;w; Ringrazio YOI perché senza di lui non sarebbe stato possibile tutto questo (sembro una che sta ricevendo il premio Oscar, ma vbb). A parte gli scherzi, Victor e Yuuri ti offrono così tanto materiale, per non parlare di ciò che ci hanno regalato nell’episodio 7. Sono così belli. COSI’ PURI. Sto strisciando per terra (?) nell’attesa di vedere l’episodio di domani sera.
Insomma, sono stata condizionata così tanto dalla dolcezza dello scorso episodio che non ho potuto fare a meno di scrivere un capitolo particolarmente fluff. Vi avviso inoltre che non sarà presente Yurio, ahimè. Avrei voluto piazzarlo da qualche parte, ma la flash-fic ha preso una piega diversa da quella che mi aspettavo, quindi niente per stavolta. *sigh sob*
Concludendo, voglio ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, chi ha inserito la raccolta nelle seguite, nelle preferite e nelle ricordate. Mi piacerebbe molto anche sentire l’opinione di queste buone anime. ♥ Poche parole farebbero di me una ragazza felice. (L)
Un bacio grande and see you next time!





 




Happy family on ice

 
#O3: Duet 
 



Dalla sua angolazione, Yuuri era in grado di scorgere ogni minimo particolare di Victor: i rivoli di sudore che gli ruzzolavano dalle tempie sino al mento appuntito. Il rossore accennato delle gote che si sposava perfettamente con il candore della sua pelle. Le labbra piene, schiuse, in cerca di ossigeno. La maglietta scura aderita al busto a causa dell’allenamento intensivo. Lo sguardo affilato, assorto, che fissava il soffitto del palaghiaccio e le braccia protese verso il cielo, come se stessero cercando affannosamente di afferrare qualcosa di inespugnabile persino per lui. 
Guardare il proprio idolo pattinare sul ghiaccio a pochi metri di distanza era come vivere in un sogno da cui non ci si sarebbe mai voluti destare. Per Yuuri era così. Lo era stato sin dal primo istante in cui Victor si era addentrato nella sua mente senza domandargli il permesso, sconquassando la porta che dava accesso ai suoi pensieri.
Era ormai da una ventina di minuti che Victor eseguiva una coreografia sulle note di una commovente, armoniosa musica italiana, e non c’era stato un istante in cui Yuuri avesse fatto scivolare le iridi amaranto in un altro spazio adiacente. 
Così come il più abile degli incantatori soggiogava i serpenti con le canzoni mantra, così Victor aveva la capacità, o più probabilmente la dote naturale, di incatenare gli sguardi altrui sulla sua figura eterea mediante movimenti aggraziati e al medesimo tempo provocanti.
Era quella la più grande abilità di Victor: saper assumere il ruolo di entrambe le facce della stessa medaglia con una disinvoltura invidiabile. 
Un istante prima brillava di luce propria, immacolata come quella di una stella, una stella caduta dal cielo e destinata ad attecchire su ogni distesa di ghiaccio presente sulla Terra. Un istante dopo corrompeva gli animi ardenti di uomini e donne come il più esperto seduttore, trasudando erotismo da ogni molecola del proprio corpo. 
Non importava quale personaggio interpretasse nella sua recita, Victor si calava pienamente in quest’ultimo ed eccelleva, depredando il fiato di chi lo osservava.
«Yuuri.» Il richiamo di Victor riecheggiò per tutto il palaghiaccio, destandolo dal suo circolo infinito di pensieri. I ciuffi argento gli incorniciavano il volto imperlato di sudore. Le braccia erano conserte al petto e la bocca arricciata in ciò che era palesemente del disappunto.
Era vero che Yuuri non gli aveva levato gli occhi di dosso neanche per un secondo, ma la sua testa, fino ad un momento prima, era altrove. Non si era nemmeno reso conto che la canzone era terminata.   
Victor doveva averlo intuito dal suo sguardo vacuo.
«Ti vedo distratto.»
Appunto.
Yuuri si fece ritto con la schiena come un soldato che rispondeva agli ordini del suo capitano. Si schiarì poi la gola nel pessimo tentativo di temporeggiare. «Ecco, io…sì, ecco…» cianciò, arrovellandosi il cervello come un dannato per trovare una scusa abbastanza plausibile per legittimare la sua disattenzione. E no: non voleva ammettere che avesse la mente annebbiata da pensieri che traboccavano di lui, nonostante fosse l’unica giustificazione che avrebbe sicuramente ammorbidito l’animo dell’altro.
Sì, un po’ aveva imparato a conoscerlo.  
Victor si insidiò nel suo blaterare sconclusionato senza troppi preamboli. «Vieni qui» ingiunse, facendo cenno di raggiungerlo, i denti snudati in un sorriso sornione.
Chiaramente, Yuuri non rifiutò la sua richiesta – ordine – ed annuì meccanicamente come un automa. Si sedette sulla panchina e si calzò frettolosamente i pattini. Dopodiché si proiettò in pista, avvicinandosi a Victor con il nodo alla gola, il capo chino.
L’ultima cosa che desiderava era una ramanzina da parte di Victor, tuttavia sembrava che non ci fosse via di scampo. Purtroppo per lui, Victor aveva un talento innato a minare alla sua autostima - in realtà gli bastava un suo fiato negativo e la sua autostima si recava direttamente ed irrimediabilmente nella tomba.
Yuuri tenne lo sguardo fisso sul suolo, autoconvincendosi che avrebbe fatto meno male se non lo avesse guardato.
«Per punizione…» Ecco che cominciava la minaccia. Si aprivano le scommesse su tre ore di corsa ininterrotta intorno al castello di Hasetsu, oppure- «Duetterai con me.»
Yuuri alzò la testa di scatto, sbarrando gli occhi. «Eh?» riuscì a dire, attonito, sbattendo le palpebre un paio di volte.
Era certo di aver frainteso. 
«Duetterai con me» gli ribadì Victor, e non c’era traccia di presa in giro nel suo tono. Pigiò il tasto del telecomandino che aveva nella tasca dei pantaloni della tuta, facendo ripartire la musica, dopodiché gli si fece più appresso, avanzando un braccio nella sua direzione, il palmo della mano disteso, in attesa che quello spazio vuoto venisse riempito da un’altra presenza.
«Se ti stringo a me non avrai la possibilità di distrarti.»
Ammiccò intenzionalmente con lo sguardo, ottenendo il consueto avvampamento da parte di Yuuri che, per abitudine, pur non avendo addosso gli occhiali da vista, si premette due dita sulla base del naso.
«Non ho mai duettato con nessuno» asserì imbarazzato, senza tuttavia rifiutare l’offerta o mostrare contrarietà. Non esecrava l’idea di addossare il suo corpo a quello di Victor, di toccarlo, inalare il profumo della sua pelle, dei suoi sforzi.
Lo aveva sognato per una vita.
«Sono il tuo allenatore, Yuuri.» Victor gli agguantò delicatamente una ciocca di capelli castani e la fece scivolare tra l’indice e il medio. «Sono qui per te, per insegnarti.»
Sul volto di Yuuri, tra il battito concitato del cuore e l’accumulo di sentimenti positivi che gli si stavano diramando nelle vene, si dipinse un sorriso genuino, radioso.
Per me.
Senza più esitare, allungò la mano verso Victor, il quale l’avvolse prontamente nella propria. «Sei pronto?» domandò quest’ultimo, appropinquando Yuuri a sé in modo tale da riuscire a cingergli i fianchi con il braccio.
Yuuri, dal canto, collocò la mano disoccupata sulla spalla dell’altro. «Lo sono.»
Lo vide. Vide la sua replica decisa lasciare Victor piacevolmente stupefatto. Gli sorrise, iniziando poi a pattinare all’indietro, guidandolo in una danza lenta, semplice, in cui riuscirono capitombolare per terra una volta soltanto a causa di un passaggio acrobatico troppo elaborato.
In quella mezz’ora di pattinaggio di figura improvvisato, Yuuri ebbe l’occasione di concentrarsi, ridere, e specialmente riflettere.
Se non fosse stato per quel fatidico giorno, quello in cui aveva avuto l’occasione di ammirare Victor per la prima volta alla televisione, forse Yuuri si sarebbe dedicato maggiormente agli studi e avrebbe abbandonato il pattinaggio sul ghiaccio agonistico. Oppure si sarebbe accontentato di contribuire alla gestione della onsen di famiglia; invece il destino lo aveva guidato verso un obiettivo.
Lo aveva condotto verso Victor.      
Era stato il giorno più bello della sua esistenza. 
«Yuuri, inclina quella gamba! Il tronco di un albero sarebbe più flessibile di te!»
Più o meno.  
 






 

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