Apologies.

di TheCube
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** SOSPESA. ***



Capitolo 1
*** Introduzione. ***


Apologies.

Introduzione.

Tutti sono bravi a dare dei giudizi quando non sono loro a trovarsi al centro di tutte le tempeste del mondo.
Tutti, fin dalla sua nascita, non avevano fatto altro che giudicare Draco Malfoy, come la mela marcia di tutti gli alberi, la pecora nera di tutte le famiglie.
 Certo, il ragazzo aveva un forte carattere arrogante, orgoglioso, il più delle volte anche aggressivo, tutti questi aggettivi non li facevano certo garantire una buona nomina.
Ma tutto ciò, era quello che ci si aspettava che fosse un ragazzo che era cresciuto in una famiglia serpeverde, dove ti potevi comportare come volevi, ma non dovevi dimostrare alcuna delle tue debolezze.
Tutti, fin dalla nascita, avevano etichettato Hermione Granger come la ragazza più intelligente, la migliore strega della sua generazione, seppur mezzosangue.
E forse era proprio questo il suo peggior difetto, non essere una strega “completa”.
Oh, quante ne aveva sentite la Granger per quello che molti consideravano uno suo difetto, ma alla ragazza ciò non era mai importato, era sempre stata fiera delle sue origini, dei suoi genitori, e degli amici che l’accettavano proprio per come era, così come Harry e Ron.
Quindi, partendo da queste premesse, chi mai avrebbe potuto dire che due persone tanto diverse, che si erano odiate per così tanto tempo, avrebbero potuto trovare in qualche modo qualcosa in comune?
Spesso si dice che a separare l’amore e l’odio ci sia solo una linea sottile, e in molti casi ci vuole davvero poco per fare in modo che questa barriera crolli ma in un modo o nell’altro, per far ciò che questo avvenga, bisogno sempre partire dal perdono.
 

Salve gente!
Ecco la mia prima fan-fiction per quanto riguarda il mondo di Harry Potter!
Questa è l'introduzione della mia storia a breve, forse domani, pubblicherò il primo capitolo della mia storia.

Se provate semplice curiosità, o altro da questa semplice introduzione, lasciate pure una recensione!se siete 

Intanto, sempre se siete curiosa, vi linko le mie One-shot.

Infiniti più grandi di altri inifinti. (Colpa delle stelle): 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2523505&i=1
Père Lachaise (Jim Morrison): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3581079&i=1

-Marta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


CAPITOLO 1.


POV DRACO.

Una persona non si rende davvero conto di quello che fa fino a quando le sue azioni non diventano così gravi da riuscire a risvegliare la sua coscienza.
Io non mi ero mai reso conto di quanto quello che facevo potesse ferire le persone.
Quando ero ancora un ragazzino alle prime armi era tutto più facile, ero abile con le parole. Ero bravo ad ammaliare coloro che facevano parte della mia casata per ottenere quello che volevo, e farmi degli amici che mi servivano solo per attenuare determinati paini.
Ed ero bravo con le parole anche quando queste mi servivano per ferire le persone. Oh, quanto mi piaceva umiliare, soprattutto, lo sfregiato, la mezzosangue e il rosso malpelo. Ma poi, con il tempo, tutte le cose cambiano e tutte le persone crescono.
E crescere in una famiglia di serpeverde, così vicina a Lord Voldemort, non è stato poi così semplice.
Tutti si creano delle aspettative su di te: “Draco sarà il ragazzo che ucciderà Silente” oppure, “Draco diventerà un mangiamorte, , un servitore di Lord Voldemort”.  Tutte queste cose potevano cambiare la mia vita irreparabilmente, ed una di queste lo ha fatto sul serio.
Inizialemente, ai miei occhi, la proposta di diventare un mangiamorte apriva strade illimitate per arrivare al potere, per poter conquistare tutto quello che avevo sempre voluto, ma travolto in pieno dal mio egoismo non potevo capire quanto le mie decisioni fossero sbagliate, non potevo capire quanto male avrei fatto compiendo quelle gesta.
Ancora non sapevo, e nemmeno osavo immaginare, che avrei dovuto uccidere qualcuno, che avrei dovuto assistere ad infinite torture.
Non potrò mai dimenticare il giorno in cui qualcosa scattò in me, quando quei tre pseudo-eroi vennero improvvisamente nella mia casa.
Quei tre non potevano dimostrare la loro stupidità in un modo peggiore di quello. Cosa si aspettavano?  Che nessuno li avrebbe riconosciuti anche se loro erano in quelle condizioni? E poi? Dopo che avevano derubato mia zia Bellatrix questa non li avrebbe mai fatti andare via senza che prima avessero ricevuto la giusta punizione.
Non so per quale strano scherzo del destino, ma quella ad essere punita fu proprio la mezzosangue, quella che, forse, fra tutti e tre, avrei risparmiato più volentieri.
Toccò a Hermione Granger pagare per quello che avevano fatto tutti gli altri. Proprio lei che forse aveva più qualità magiche rispetto a tutti i presenti contati insieme, ma se spogliata della sua bacchetta restava comunque una debole senza alcuna difesa.
La preda preferita della mia famiglia.
E’ proprio grazie a quel momento che sono cambiato.
E’ grazie a lei che io sono cambiato.
Non riuscirò mai a dimenticare i suoi occhi che vagavano per la stanza in cerca di un viso conosciuto, di un appiglio che l’aiutasse a superare quel momento.
Che l’aiutasse a sopportare tutto quel dolore.
E ad un certo punto i suoi occhi incontrarono i miei.
Lo capivo, capivo quello che mi voleva dire.
Capivo che stava cercando aiuto, e per quanto quella sua richiesta era disperata, non le importava nemmeno il fatto che stava supplicando il nemico. Colui che aveva contribuito a torturarla per tutti quegli anni passati ad Hogwarts.
Ed io, nonostante volessi redimermi dalle mie colpe, nonostante la volessi aiutare, prenderla e portarla via da tutto quel dolore, non avevo abbastanza coraggio per compiere un’azione del genere.
E nel mio pieno egoismo rimasi paralizzato sul mio posto, limitandomi ad osservare ogni suo dettaglio.
E da quel momento fui certo che non sarei mai riuscito a dimenticare le sue labbra, che si stringevano in un modo talmente forte, per non emettere suono, che avevano iniziato a sanguinare.
Fui certo, da quel momento, che non avrei mai dimenticato il suo sguardo fisso nel mio, implorante per un aiuto che in quel momento io non potevo darle.

 
 
 

 POV HERMIONE.

In quella foresta era successo di tutto e di più, ed era stata tutta colpa mia.
Ero stata io a portarli in quel posto, da quei ghermitori.
Avevo cercato di limitare i danni nel miglior modo possibile, ma fummo comunque scoperti.
Per questo era stato un bene che fra tutti fossi stata  io ad essere punita per quello che avevamo fatto, non sarei stata in grado di sentire le urla di dolore dei miei amici.
Non sarei mai stata in grado di leggere a quel tipo di dolore mentale, ma quello fisico lo potevo combattere, sopportare. Cercare di sostenerlo per il bene di coloro  che in quel momento erano a me più cari.
Da quel momento compresi quanto fosse più facile sopportare il dolore sulla propria pelle piuttosto che osservare impotentemente quello delle persone  che ami. E, se conosco almeno un po’ Harry e Ron, so che loro in quel momento stavano soffrendo per me ed era proprio per loro che dovevo sigillare la mia bocca, non dovevo emettere alcun suono, neppure quello più lieve; ma non ci riuscì, il dolore era troppo lancinante.
E ora, appena chiudo gli occhi, posso ancora percepire, come se fosse ieri, tutto quello che è accaduto in quella stanza.
Ricordi che lei, Bellatrix, era china sopra di me, mi parlava come si parla ad un bambino, in un modo cantilenante, ma io non riuscivo comunque a capire quello che mi volesse dire.
Il dolore non mi rendeva lucida, e le poche risposte che riceveva da me non le piacevano per niente. Non le stavo fornendo alcun aiuto utile e allora, nella mia tortura, la strega iniziò ad utilizzare tutte le maledizioni che avrebbero potuto farmi soffrire nei modi peggiori e, nel mezzo di tutto quel caos, lei mi fece qualcosa di terribile. Qualcosa che porterò per sempre con me.
Certo, avrei potuto cancellare quella parola, “Mudblood”, con qualche trucchetto magico, ma decisi di non farlo.
Quella cicatrice mi avrebbe sempre aiutata a ricordare quello sono e ad andare fiera.
Ricordo che in quel momento il mio sguardo vagava per la camera, alla ricerca di un aiuto.
Ricordo che d’avanti ai miei occhi avevo trovato il viso di Draco, e che si era soffermato su di lui nella ricerca di un appiglio che mi avrebbe aiutato a resistere.
Una parte di me era consapevole che lui non avrebbe fatto niente per venirmi in contro. Non avrebbe fatto ciò in condizioni normali, figurarsi ora che era circondato dalla sua famiglia, ma da un lato non volevo smettere di sperare che qualcosa in lui fosse cambiato. Che magari avesse trovato il coraggio di ribellarsi, ma in quel momento ostentare tanto avrebbe potuto dire condurlo nelle braccia della morte.
Nonostante la convinzione di ciò, non smettevo di guardare il ragazzo negli occhi, in quel momento mi sembrava l’unica cosa che potesse tenermi ancorata a questo mondo.
Durante quello scambio di sguardi potevo, in qualche modo, percepire che qualcosa in Draco stava cambiando, sembrava che i suoi occhi fossero diventati più umani, sembrava che la sua bocca fosse socchiusa, pronta ad urlare per dire una qualsiasi cosa.
Le sue mani si erano strette a pugno lungo i fianchi, e il suo corpo sembrava essere in piena tensione, ma ad un certo punto tutti quei dettagli iniziarono a perdere la loro  nitidezza, il loro significato.
In quel momento, d’avanti ai miei occhi si presentava solo l’oblio.
Il dolore era diventato troppo forte, troppo soffocante.
Ero rimasta senza fiato, senza la forza di combattere.
Se in quel momento non fossero entrati Harry e Ron a salvarmi, con molta probabilità non c’è l’avrei fatta a sopravvivere.
Il sentimento di gioia che provai quando raggiunsi la mia salvezza fu indimenticabile, come fu indimenticabile l’espressione di Draco quando noi scomparimmo dalla sua vista grazie all’aiuto di Dobby.






Salve gente!
Ecco il primo capitolo dellsa mia prima fan-fiction per quanto riguarda il mondo di Harry Potter!
Spero che come inizio possa piacervi. 
Per qualsiasi  cosa, critiche, pensieri o ad altro lasciate pura una recensione!

P.S il prossimo capitolo sarà aggiunto GIOVEDì.

-Marta.
Intanto, sempre se siete curiosi, vi linko le mie One-shot.

Infiniti più grandi di altri inifinti.
(Colpa delle stelle)
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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


CAPITOLO 2.


 

POV DRACO.

Il giorno in cui i tre visitarono la mia casa passò velocemente, lasciandomi non pochi ripensamenti, e in un batter di ciglia arrivò il giorno della grande battaglia.
In quel conflitto successe di tutto e di più ed erano morte talmente tante persone da perderci il conto.
In quel giorno io non avevo combattuto per nessuno, ne per il signore oscuro, ne per gli studenti di Hogwarts, codardo com’ero non sarei mai stato abbastanza forte da prendermi la responsabilità della morte di qualcuno e in un’occasione del genere era impossibile restare illesi senza combattere.
Uccidere o essere uccisi era l’unica legge.
Ed è proprio per questo che tutto quello che mi restò da fare, fu quello di nascondermi nella stanza delle necessità, ma quello che vidi mentre correvo verso il mio rifugio fu abbastanza forte da farmi capire quanto fosse grave quello che stava accadendo lì fuori.
Rimasi in quella stanza, che si era trasformata in un semplice ripostiglio per le scope, fino a quando Voldemort non richiamò a se tutti i mangia morte.
In teoria sarei dovuto andare anche io con loro, ma in quel momento decisi di non seguirli.
Decisi che non avrei fatto mai più nulla che sarebbe andato contro la mia volontà.
Mentre mi incamminavo verso la sala grande, consapevole che tutti si sarebbero riuniti lì, non potevo ignorare il caos che era scoppiato ovunque.
Le macerie ricoprivano tutto il terreno su cui stavo camminando, nel quale si intravedevano ancora delle scie di sangue, probabilmente causate da qualche ferita aperta o, peggio ancora, da qualche cadavere che era stato trascinato via da lì.
In qualche parte del castello, però, si intravedevano ancora dei cadaveri, probabilmente abbandonati lì da qualcuno a cui non interessava niente di loro, non potevano non essere che dei mangiamorte.
Questo era il triste destino che ti aspettava quando facevi parte del lato sbagliato.
Sapevo che la parte più difficile di quella giornata, per me, si stava avvicinando, ma in un modo o nell’altro dovevo finalmente schierarmi anche io in quel momento di sofferenza.
Quanto entrai nella sala grande, d’avanti ai miei occhi si parò una tragedia.
Al contrario di quello che avevo egoisticamente immaginato, nessuno badò alla mia presenza. 
Certo, qualcuno mi lanciava qualche occhiata negativa, ma oltre a questo non osavano fare nient’altro; tutti erano troppo impegnati a prestare soccorso a coloro che li erano più vicini.
Man mano che procedevo verso il fondo della stanza, l’atmosfera sembrava farsi sempre più cupa.
Sembrava che il mondo si fosse diviso in due parti, da un lato si trovavano tutti coloro a cui era rimasta un po’ di speranza, mentre dall’altro era rimasto il completo nulla.
Perché era proprio di là, verso la fine della stanza, che erano riuniti i cadaveri di tutti coloro che avevano lottato per il bene di Hogwarts.
Fra i tanti riconobbi il corpo del professor Lupin, vicino ad una donna, forse sua moglie.
Se non sbaglio i due avevano appena avuto un bambino.
Ma l’immagine che mi scosse di più fu quella della famiglia Weasley riunita intorno ad un corpo.
In un primo momento non mi resi conto di chi si trattasse e per questo, colto dalla curiosità, mi avvicinai ancor di più a quel giaciglio, cercando di non farmi vedere da nessuno di loro, ma riuscì comunque a capire a chi appartenesse quel corpo.
Ad uno dei gemelli Weasley.
Non riuscì a comprendere quale dei due fosse, se George o Fred, non conoscevo quei ragazzi così bene da poterli distinguere, ma questo oramai non aveva alcuna importanza.
Quello che avrebbe avuto importanza da quel momento in poi sarebbero state tutte quelle lacrime versate per tutti gli amici che sarebbero scomparsi per sempre.
E io non potevo non sentirmi colpevole per tutto quello che era accaduto perché magari, se io avessi preso delle scelte differenti, forse molte cose non sarebbero successe, forse molte persone non sarebbero morte.
Solo dopo essermi ripreso da quei vagheggiamenti mi accorsi che in quel momento qualcuno aveva preso a fissarmi.
Si trattava di Hermione Granger.
Forse lei si era resa conto che in quel momento, ad aver bisogno di aiuto, ero anche io.
In quei pochi secondi fra di noi, si stava creando qualcosa da un semplice scambio di sguardi, ma non ci fu il tempo di chiudere gli occhi che la magia era già finita e invece era già iniziata la seconda parte di quella tremenda guerra magica.
 
 

POV HERMIONE.

Non so come, ma in tutto quel caos riuscì a percepire la presenza di Draco.
Anche se in quel momento non era la mia priorità, anche se erano morti Fred, Lupin, Tonks e molti altri.
Anche se il mio cuore era straziato pere le loro perdite, per quelle persone che mi erano sempre state così vicine, che mi avevano aiutata a diventare quella che sono, anche se lo avevo sempre odiato, riuscì, in quel momento, a sentirlo vicino a me.
In un'altra situazione lui sarebbe stato al centro dell’attenzione di tutti i presenti, ma ora tutti erano impegnati nelle loro attività. E anche se Draco aveva creato molti danni con il suo contributo nei piani di Lord Voldermort, diventando lui stesso un mangia morte, in questo momento non importava a nessuno.
Tutti sapevano che lui era solo un ragazzo che era stato influenzato in modo negativo dalle persone che aveva intorno e che da solo, soprattutto circondato da tutti quei maghi, non poteva essere considerato in alcun modo una minaccia.
Tutti nella sala grande erano riuniti in piccoli gruppetti, vicino alle persone a cui tenevano di più, ma l’unico ad essere solo era proprio lui, Draco Malfoy.
In quella situazione lui non aveva nessuno da consolare o nessuno che potesse consolare lui stesso.
Non si poteva di certo negare che questo isolamento a cui era soggetto non era altro che una conseguenza all’atteggiamento che aveva scelto di adottare durante gli anni precedenti, non per niente tutti i suoi amici erano tali grazie al prestigio che aveva la sua famiglia o dai ricatti e ai timori che incuteva nelle persone.
Ma era questo che poi ti conservava la vita quando eri una persona avida, rimanevi in piena solitudine.
Non potevo negare però, che in quel momento una parte di me desiderasse accostarsi al biondo, perché nessuno in uno scenario del genere meritava di restare da solo, ma in quel momento il mio cuore e la mia mente avevano comunque delle priorità.
Tre delle persone più importanti della mia vita erano morte, la guerra non era ancora finita ed Harry, il mio migliore amico, stava per recarsi verso morte certa.
Avevo delle priorità a cui pensare, e non potevo tenere sotto controllo Draco se non buttandoli qualche occhiata ogni tanto, cosa che mi negò anche di fare quando uscì improvvisamente dalla sala.
 E in questo modo anche ogni mio pensiero rivolto a lui sparì immediatamente dalla mia mente.
Ron era ancora vicino a me, e io non volevo cancellare in alcun modo dalla mia mente il bacio che era avvenuto tra di noi nei minuti precedenti.
 
Quello che accadde da quel momento in poi fu un vero caos.
Harry aveva preso la sua decisone, aveva deciso di sacrificarsi per tutti noi.
La sua era stata una decisone coraggiosa, non tutti avrebbero fatto lo stesso.
Tutti noi avevamo fiducia in Harry, ma non potevamo evitare di aver paura per il suo destino.
Il tempo scorreva veloce, ma sembrava non passare mai.
La tensione era arrivata al massimo e tutti, inconsapevolmente si erano radunati sulle scalinate esterne della scuola.
Ognuno aveva abbandonato le sue attività, per quanto importanti che fossero, per aspettare l’esito delle sorti dell’intera storia magica.
Poi successe l’inverosimile, o forse quello che un po’ tutti si aspettavano, ma che nessuno aveva espresso ad alta voce per paura di quanto potessero suonare reale.
Alle porte di Hogwarts si presentò Hagrid con in braccio il cadavere di Harry e in quel momento, insieme alla certezza della morte del prescelto, ebbi la certezza che era morta anche una parte di me.
Mi strinsi a Ron perché in quel momento era lui l’unica cosa che mi rimaneva, la mia unica famiglia, la mia unica speranza.
A quel punto Voldemort fece il suo bravo discorso.
Aveva dichiarato la vittoria del lato oscuro ed era pronto a perdonare tutti coloro che avevano sbagliato fazione nella prima parte della lotta.
Draco fu il primo ad abbandonar le nostre linee per unirsi al lato oscuro, e in quel momento strinsi la mano di Ron ancora più forte, come se anche lui avesse potuto prendere la decisone di abbandonarmi.
Ancora una volta le mie riflessioni ebbero vita breve e come per miracolo Harry riprese coscienza dalle braccia di Hagrid e una volta per tutte pose fine a quella guerra.


 

POV DRACO

L’umiliazione che provai quando il prescelto prese vita dalle braccia del mezzo-gigante fu indescrivibile, non solo perché ancora una volta ero stato umiliato d’avanti a tutti, ma anche perché nella mia mente era ancora fresco il pensiero che non avrei fatto mai più niente che sarebbe andato contro il mio volere, cosa che avevo, per metà, subito smentito.
Non volevo unirmi al lato di Voldemort, ma sapevo che se non lo avessi fatto, tutti gli errori che avevo commesso fino a quel momento non sarebbero mai stati perdonati,  mentre se Voldemort avesse conquistato la sua vittoria, sarei stato idolatrato fino alla morte.
Ma ora, con Harry che aveva conquistato la vittoria tutte le carte che erano in gioco erano state mischiate e io sarei per sempre stato marchiato in un modo dispregiativo, ma forse avevo ancora un modo per redimermi.
Quando Voldermort cadde a terra, morto, tutti i mangiamorte sparirono nel nulla, mentre io decisi di restare lì, prendendomi le mie responsabilità.
In un primo momento nessuno sembrava ricordasi che io ero stato per gran parte del tempo quello cattivo, ma quando tutti iniziarono a riprendersi dalla fine della guerra, e i professori, senza dare un attimo di tregua, forse in qualche loro strano modo per dimostrare la loro felicità nell’essere ancora vivi, iniziarono a impartire comandi da destra a sinistra, organizzando gruppetti di studenti per la ricostruzione della scuola, qualcuno iniziò a prendere coscienza di me.
Non potevo non notare come gli studenti, ogni volta che ci riunivano in gruppo per svolgere determinati lavori, tendevano ad isolarmi.
Non potevo non biasimarli. Avevano paura di me.
La minaccia era passata solo da qualche ora, e io sarei comunque sempre stato un mangiamorte.
E così, la gran parte del tempo che passai a dare una mano, la trascorsi da solo, fino a quando non mi si affiancò la persona che più di tutti avrebbe dovuto provare disgusto nei miei confronti.
Hermione Granger.
Anche nei primi minuti passati in sua presenza lavorai in silenzio.
Provavo uno strano imbarazzo a stare vicino a lei, ma da un lato capivo quanto fosse molto più difficile per la ragazza stare nelle mie vicinanze.
Vicino a quello che assomigliava di più al suo peggiore incubo, e proprio per questo compresi che sarei dovuto essere io quello a fare il primo passo per ricevere il perdono.
Pensai a lungo a cosa dire, ma l’argomento venne fuori da se.
Nella fatica del lavoro la Granger aveva alzato la manica della sua felpa, lasciando così scoperte le sue braccia e dandomi la possibilità di vedere le sue cicatrici.
 
-Ti fa molto male?-
 
Fu tutto quello che riuscì a dirle, senza più riuscire ad aggiungere altro, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi.
In un primo momento la ragazza non rispose alla mia domanda, ma rimase paralizzata al suo posto e con un movimento fulmineo della mano andò subito a nascondere la sua cicatrice.
Forse non avrei dovuto porle quella domanda o forse non avrei proprio dovuto rivolgerle parola, ma dopo un attimo di silenzio la grifondoro decise di rispondermi.
 
-Solo un po’, ma credo sia normale no? E ancora nuova come ferita. E a te invece? Fa ancora molto male?-
 
Anche lei mi pose la medesima domanda senza guardarmi negli occhi, ma ovviamente riuscì comunque a capire a cosa si riferiva, al mio marchio.
 
-No, non fa molto male. Bruciava solo quando Voldemort ci richiamava, e a quanto pare non dovrò provare quella situazione mai più. Il momento peggiore è stato quando me lo hanno inciso sul braccio, anche se forse era più grande la paura del dolore.-
 
Non sapevo perché mi ritrovavo a dire quelle cose proprio a lei, in fin dei conti non le avevo mai rivolto la parola, ma in quel momento sentivo che in qualche modo le potevo confidare i miei sentimenti. Però, al contrario di quanto mi aspettassi, fra noi due calò ancora una volta un silenzio imbarazzante.
Al contrario di quello che pensavo a causa della mia superficialità, anni di disprezzo fra due persone non potevano essere cancellati così facilmente e così la conversazione fra noi due finì proprio com’era iniziata, in estremo silenzio che però venne interrotto dalla voce del rosso che richiamava la grifondoro, provocandomi un’estrema irritazione.



 

POV HERMIONE.

Era difficile per me parlare con Draco Malfoy facendo finta di niente, come se quello che avesse fatto in quegli anni non avesse alcun significato. Potevo, si, porli delle domande, sostenere una conversazione, ma non potevo sopportare il fatto che Malfoy si confidasse con me, come se fossi una sua amica di vecchia data. E il fatto che lui mi avesse confidato di aver avuto paura mi aveva spiazzato, mi aveva lasciato senza parole, e per fortuna fui salvata da quella situazione imbarazzante dalla presenza di Ron, ma presto anche lui fu ben presto inutile in quanto, non appena si accorse con chi ero, restò ammutolito.
Consapevole del fatto che nessuno dei due ragazzi avrebbe parlato per primo, mi feci avanti io accostandomi al biondo e arrivando subito al punto.
 
-Draco, come mai hai deciso di restare qui?-
 
La domanda mi sorse spontanea e sembrò prendere contro piede anche lo stesso ragazzo, il quale iniziò a rispondere con molta cautela.
 
-Inizialmente non so nemmeno io perché, invece di scomparire nel nulla come hanno iniziato a fare tutti gli altri mangia morte non appena Voldemort ha toccato il terreno, ho deciso di rimanere qui, ma poi ho capito che tutte le azioni che ho fatto sono irreparabili e scappando non avrei risolto nessuno dei miei problemi, ansi avrei solo peggiorato il tutto e così, per almeno una volta nella mia vita ho deciso di prendere una decisione autonoma. Ho capito che la cosa migliore da fare è quella di restare qui e aiutarvi a ricostruire quella che per molto tempo è stata anche la mia casa. Lo so che non sarò perdonato per tutto quello che fatto facendo semplicemente questo, so che ci saranno delle conseguenze molto più serie, ma al momento sono convinto che questa sia la cosa più giusta da fare.-
 
Rimasi stupita da quella risposta di Draco.
Certo, avevo sospettato che lui, a fare determinate cose, ci era stato costretto.
 Ero sicura di aver letto del rimorso, nei suoi occhi, quella volta a villa Malfoy.
Avevo visto che aveva avuto voglia di fare qualcosa, ma al contempo non aveva avuto abbastanza coraggio per reagire.
E forse l’impressione che aveva dato il biondo l’aveva intuita anche qualcun altro, il quale, prendendomi ancora una volta di sorpresa, aveva preso parola.
 
-Beh Malfoy, il fatto che tu sia rimasto qui la dice lunga, come hai detto tu, il fatto che molti di voi se ne siano andati invece di affrontare la realtà dei fatti, dimostra che tu hai più fegato di quanto mi aspettavo.  Già il fatto che tu stia dando una mano a tutti noi senza lamentarti, conoscendoti, la dice lunga su quanto le tue parole possano essere veritiere, e per darti una possibilità, per darti un inizio in questo nuovo mondo, credo che tu abbia bisogno del perdono di tutti quelli che hai ferito, anche inconsapevolmente, ed è proprio per questo che ho deciso di darti il mio perdono; ma ricorda, potrei trovare delle persone che si, potranno perdonarti, ma che non dimenticheranno mai quello che hai fatto, compreso me. Nonostante ciò, sei pronto ad essere perdonato?-.
 

 


POV DRACO.

Pronto ad essere perdonato? In un primo momento non seppi rispondere a quella domanda.
Cioè si, era proprio quello che volevo in quel momento, ma non mi aspettavo di avere quella possibilità così velocemente.
 
-Sono stato sincero su tutto quello che ho detto. Sono qui per cercare di redimermi da tutte quelle azioni che ho fatto e se essere perdonato dalle persone mi fa avvicinare a ciò, sono pronto ad accettare e fare di tutto.-


-E allora, per quanto le mie parole possano valere per te, sei perdonato.-


















Salve gente!
Questa parte della storia potrebbe sembrarvi un pò affrrettata, ma ciò era indispensabile da fare per procedere con la storia.
Nel prossimo capitolo troverete la svolta dei fatti!

P.S Il terzo capitolo sarà pubblicato DOMENICA.

P.P.S Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite o quelle da seguire, e grazie a tutti voi che la  state leggendo!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


CAPITOLO 3.


POV HERMIONE.

 
I giorni successivi alla guerra passarono molto velocemente, e in maniera “strana”.
Il trio che fino a quel momento era rimasto unito, aveva cominciato a dividersi, non so bene in quale modo, ma era quasi una settimana che non sentivo più nessuno di loro.
Dopo aver finito di sgomberare il castello dalla sue macerie più grandi, Harry aveva abbandonato Hogwarts per recarsi alla casa della madre di Tonks.
Il prescelto si sentiva in debito con i due sposi che l’avevano fatto diventare padrino del loro figlio, il quale era oramai diventato sua responsabilità e unica parte della sua famiglia.
Ron, invece, se n’era andato ancora prima rispetto ad Harry, in quanto la sua famiglia era coinvolta nei preparativi del funerale di Fred e oltre a ciò il ragazzo sembrava essere diventato leggermente instabile, non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Sembrava che la guerra lo avesse scosso più di quanto avrebbe preferito dimostrare.
Io, invece, decisi di restare nel castello di Hogwarts.
Dopo aver eliminato dalla memoria della mia famiglia la mia esistenza, non avevo più nessun posto da chiamare casa, nessun posto dove ritornare e, ancora, dovevo terminare il percorso di studi all’interno della suola. Utilizzai queste come giustificazione alla mia permanenza all’interno della scuola.
La versione originale era che non ero ancora sicura di voler rientrare nella vita dei miei genitori. Quella guerra mia aveva fatto capire quanto fosse difficile, per i babbani, essere coinvolti nella vita magica.
Quanti pericoli io avessi potuto portare a loro.
Era vero che la guerra magica era finita, ma coloro che erano stati dalla parte di Voldemort, e credevano davvero nei suoi ideali, non erano stati ancora tutti catturati, e i pericoli presenti erano ancora troppi.
Mentre facevo queste riflessioni i miei piedi mi avevano condotto verso il lago nero, il posto che sapevo essere più isolato di tutti.
In quella giornata soleggiata andai a cercare riparo sotto l’ombra di un faggio e, non appena mi sedetti sul terreno, portai gli occhi sulla superficie del lago.
L’acqua non sembrava subire alcun movimento se non quello prodotto dal vento. Sembrava che le creature che abitavano il lago erano scomparse.
La scena mi metteva estrema tristezza e per questo decisi di chiudere gli occhi per isolarmi del tutto da questa situazione, da questo mondo.
Rivolsi il viso verso il sole per ricevere il suo calore e cercai di liberare la mente da ogni pensiero, ma non ci riuscì.
Non era facile dimenticare gli avvenimenti che erano avvenuti durante la guerra.
Se qualcuno, al mio primo anno scolastico, mi avesse detto quello a cui sarei andata incontro non ci avere mai creduto, e molto probabilmente non avrei fatto la maggior parte delle scelte che avevo fatto.
Chi mai avrebbe voluto affezionarsi a delle persone per poi perderle tutte? Lupin, Tonks, Silente, Sirius, Dobby, Fred, persino alla sua fine, il professor Piton.
La lista era lunga chilometri, e ad una così giovane età non era certo un vanto avere così tanti amici morti.
A questo pensiero le lacrime iniziarono a scendere dalle mie guance, ma non mi curai nemmeno di asciugarle, sapevo che presto ne sarebbero giunte delle altre.
Non potevo nemmeno evitare di pensare ad Harry e Ron.
In un certo senso i sentivo tradita da loro. 
Se n’erano andati così, senza dire niente, senza nemmeno preoccuparsi del fatto che sarei rimasta sola, senza nemmeno inviarmi una semplice lettera ogni tanto, giusto per vedere come me la stavo cavando.
Mi mancava Harry, il mio migliore amico. Colui al quale ero rimasta vicino per così tanto tempo che oramai ero diventato come un fratello e nel cui abbraccio potevo trovare un consolazione.
Mi mancava Ron, al quale mi ero sentita così vicina in quegli ultimi momenti, ma che poi mi aveva allontanato altrettanto bruscamente da quello che avremmo potuto creare, facendomi chiedere cosa avesse voluto significare quel bacio, se fosse stato guidato da quello che sarebbe potuto essere amore, o dalla semplice euforia del momento.
Oh, non c’è la facevo più ad avere tutti quei pensieri per la testa e allora cercai di bloccare tutto.
Mi accovacciai su me stessa, prendendomi la testa con le mani.
Cercando di scacciare quell’oppressione che sentivo crescermi dentro annullando la mia stessa esistenza.



 

 
POV DRACO.

Mi ero accorto che da una settimana a questa parte la scuola aveva iniziato a svuotarsi. Tutti coloro che avevano subito delle perdite si erano ritirati dalla scuola per riunirsi alle proprie famiglie.
Persino il fantastico trio sembrava aver perso la sua compattezza.
Il prescelto e il rosso malpelo avevano abbandonato la scuola, mentre la Granger era rintanata all’interno di questa e io non la vedevo dal nostro ultimo incontro, avvenuto poche ore prima della guerra.
Proprio per questo stavo girovagando per il castello nella sua ricerca.
Ero andato nella biblioteca, convinto che una “so tutto io” come lei potesse ovviamente trovarsi in quel posto, ma la stanza era completamente spoglia e la grifondoro non si trovava lì.
Andai a cercarla nella sala grande, ma fra quella piccola folla di teste non riuscì a intravedere la sua.
Non si trovava nell’atrio, nel campo di quidditch, nella capanna di Hagrid, ovviamente non era nei sotterranei, perché li poteva trovare solo i dormitori di noi serpeverde e inoltre non potevo sapere se si trovava nel suo dormitorio in quanto non avevo i requisiti per entrare lì dentro.
Restava solo un posto dove andare a controllare la presenza della ragazza e mentre mi recavo lì mi chiesi mentalmente se c’era qualcos’altro che mi spingeva a cercarla oltre il fatto di voler parlare finalmente con qualcuno.
Nonostante tutto, in un qualche strano modo, indifferentemente dal fatto che ci fosse solo lei come alternativa alla solitudine, non avrei preferito davvero nessun altro con cui conferire parola.
Quando arrivai sulle sponde del lago nero, i miei occhi, come per magia, si posarono immediatamente sopra la sua figura.
La ragazza sembrava volersi isolare dal resto del mondo e rannicchiata così com’era su se stessa, sembrava davvero una bambina e non più la ragazza forte che avevo visto lottare a Villa Malfoy.
In quel momento mi sentì così inadeguato in quel posto.
Un intruso che stava andando a violare la tranquillità di una persona, ecco come mi sentivo, ma non ripensai a quello che stavo facendo, ansi preso ancor di più coraggio e, con il rispetto che mi era sempre mancato nei suoi confronti, andai a sedermi con molta tranquillità vicino a lei, cercando di non distoglierla da quello stato di dormiveglia in cui era caduta.
 
 
Stetti qualche minuto, o forse qualche ora, vicino a lei, ad osservarla.
Non potevo sapere se la Granger fosse stizzita dalla mia presenza o se anche solo si fosse accorta di me. Qualsiasi sua espressione era invisibile ai miei occhi in quanto il suo viso era ancora nascosto dal resto del suo corpo.
Trascorse ancora qualche secondo di silenzio prima che uno dei due avesse preso l’iniziativa di parlare.
 
-Guarda che puoi anche smetterla di fissarmi. –
 
Fu quello che disse la ragazza.
Per qualche strano motivo mi sentivo rimproverato per qualcosa che avevo fatto.
Probabilmente limitarmi ad osservare la ragazza per così molto tempo sarebbe potuto essere maleducato ed io presi quel rimprovero molto peggio di quanto mi aspettassi.
Mi alzai dal mio posto con aria seccata, per andarmene, ma dopo nemmeno due passi venni nuovamente interrotto dalla voce della ragazza.
 
-Non c’è bisogno che tu te ne vada. - mi disse.

 
-Non volevo disturbarti-.
 
Fu tutto quello che invece riuscì a dire io.
 
-Se non volevi disturbarmi potevi anche evitare di venire qui. –
 
Sembrava che a tenere in piedi quel discorso fossero due lunatici.
La ragazza in un primo momento aveva fatto capire che forse dovevo andarmene, per farla restare nuovamente da sola, poi mi aveva detto che non era un problema per lei se io fossi restato lì e ora, nuovamente, sembrava volesse che io me ne andassi, mentre io, invece, ero colto da repentini mutamenti del mio stato d’animo.
Prima annoiato, poi sereno, poi intollerante e poi di nuovo sereno.
Ribattere alle parole della ragazza sarebbe stato a dir poco inutile.
Io mi ero recato da lei con l’intenzione di parlarle, cosa che in quel momento sembrava darle fastidio, o le dava ancora più fastidio la mia semplice presenza.
 
-Scusa se ti rispondo così, ma stavo riflettendo su delle cose. – Irruppe di nuovo la grifondoro.
 
-Se hai bisogno di stare da sola, posso anche andarmene. –
 
-No, no. In fin dei conti non mi dispiace così tanto la compagnia. –

-Nemmeno a me. –
 
La solitudine iniziava a farsi sentire da entrambi.
Tutti e due, ognuno per i suoi motivi, eravamo costretti a restar nel castello senza avere la possibilità di parlare con qualcun altro se non con noi stessi, e questo, a lungo andare ci avrebbe condotti alla pazzia.
 
-Come mai sei ancora nel castello? –
 
La ragazza ovviamente voleva intavolare una conversazione, ma aveva scelto proprio l’argomento sbagliato dal quale iniziare.
Mi vergognavo a dirle qual era il vero perché della mia permanenza all’interno del castello.
Il ministero della magia, gli auror e gli stessi professor.
Nessuno sapeva come trattare bene la mia situazione proprio perché mai prima d’ora era accaduto che qualcuno diventato mangiamorte, quando era ancora minorenne e contro la sua totale volontà, aveva dato una mano ai “buoni”, durante una guerra.
Un caso del genere era accaduto con il professor Piton, il mangiamorte che per amore verso una mezzosangue aveva denunciato la sue gesta a Silente ed era stato perdonato, almeno in parte per tutto quello che era accaduto; perché questo non poteva accadere anche a me?
Ma la condanna che dovevo ricevere non aveva importanza rispetto ai casi dei veri mangiamorte che avevano contribuito alla congiura di Voldemort e alla cui morte erano scappati e finiti chi sa dove, mantenendo la minaccia viva. E proprio per questo, in attesa della mia condanna, ero costretta a passare dei giorni senza data di scadenza all’interno del castello.
 
-Non me la sentivo di abbandonare la scuola. –
 
-Nemmeno io. –
 
Lei lo sapeva, sapeva che non stavo dicendo la verità, l’aveva intuito.
Come io avevo intuito che anche lei stava mentendo, ma nessuno dei due fece ulteriori domande sulle condizioni dell’altro.
Ci gustammo semplicemente la silenziosa presenza dell’uno e dell’altro per un breve periodo di tempo, ma dopo un po’ forse perché oramai eravamo a nostro agio, ricominciammo a parlare.
 
-Comunque, è strano vedere la scuola così vuota non credi? Spero davvero che quando le lezioni ricominceranno gli studenti avranno abbastanza coraggio per ritornare. –
 
-Ti dispiace così tanto restare da sola con me? - iniziai cercando di sdrammatizzare. – Comunque credo proprio che arriverà qualcuno, d’altronde quello che si cerca di fare dopo un’esperienza brutta e ricominciare no? –
 
-Sarà strano non credi? Ricominciare tutto da capo, come hai detto tu. Nessuno di noi due ha finito gli studi, e se tu hai intensione di riprendere la scuola, come voglio fare io, ci ritroveremmo ad essere gli studenti più grandi di tutta Hogwarts. –
 
-Già, ma la cosa non mi dispiace, potrò incutere ancora più timore a tutti quei novellini. -
 
-Riusciresti a spaventarli comunque! -
 
-Già.-
 
Dissi la mia ultima frase per sdrammatizzare sulla situazione, in effetti poteva essere deprimente il fatto di essere gli studenti più grandi all’interno della scuola, anche se tecnicamente io ero relegato all’interno della scuola come “prigioniero”, per essere tenuto sotto controllo e non per studiare, ma la risposta che mi diede la ragazza arrivò comunque a segno. 
 
 

 


POV HERMIONE.

 
Non appena pronunciai quella frase mi maledissi mentalmente.
L’avevo pronunciata senza pensarci su.
L’avevo pronunciata pensando al timore che mi incuteva quando ero ancora una bambina, e non a quello che poteva incutere con la sua nomina da mangiamorte.
E cercai di farli capire ciò assumendo inevitabilmente un tono più serio.
 
-Non posso negarti quanto timore mi incutevi quando eravamo solo dei ragazzini. A volte credevo davvero che avresti preferito vedermi morta –
 
-A volte lo credevo anche io sai? Fino a poco tempo fa ero così convinto degli ideali in cui credeva la mia famiglia che ogni altra cosa mi sembrava sbagliata e poi non credevo di spaventarti così tanto, sembrai davvero coraggiosa quando mi hai dato quel pugno. –
 
-Sono stata molto fiera di quel pugno!-
 
-Ci credo, mi hai quasi rotto il naso!
 
A quello scambio di battute non riuscì a trattenere le risate.
Ricordo che a quei tempi volevo davvero romperli il naso e se qualcuno mi avesse mai detto che in un futuro mi sarei ritrovata a ridere con Malfoy di queste scene, non ci avrei mai creduto.
 
-Sai quel è il primo ricordo che ho di te in questa scuola? Ricordo che tutti noi del primo anno eravamo riuniti sulle scale principali del castello per fare il nostro trionfoso ingresso all’interno della sala grande.
In un primo momento io ero alla base delle scale con Harry e Ron, mentre tu eri in cima, da solo. In quel momento, per quanto mi fosse possibile non conoscendoti, ho provato pena, gelosia e tristezza nei tuoi confronti. Perché eri solo, senza nessun amico, eppure eri così sicuro di te, mentre io avevo bisogno di Harry e Ron per potere combinare qualcosa in tutti quegli anni. –
 
-Strano- fu quello che disse il ragazzo. – non ho mai dubitato del fatto che tu avessi molta autostima nei tuoi confronti.
Hai ricevuto talmente tanti commenti negativi, soprattutto da me stesso e non mi hai mai dato la soddisfazione di farti vedere ferita, ansi, ti ho vista diventare sempre più forte, indifferentemente dal fatto che tu fossi sola o con degli amici come lo sfregiato e il malpelo.
E per quanto riguarda me? 
Per me non è cambiato niente, tranne il fatto che ho perso la mia sicurezza e sono ancora solo. –
 
Dopo quelle ultime battute Draco mi guardò negli occhi per ricevere un qualche tipo di risposta, ma io non trovai le parole adatte per dire alcunché, ma ricambiai il suo sguardo.
Solo allora mi resi conto di quanto eravamo vicini e di quanto i nostri visi si stessero avvicinando ancora di più.
I miei occhi erano fissati nei suoi.
i sembravano così familiari e così sereni, a differenza di come lo erano quel giorno a Villa Malfoy, e poi i miei occhi si spostarono sulle sue labbra, che si erano avvicinate al mio visto più di quanto credessi.
Non sapevo cosa stava succedendo, forse qualcosa di sbagliato, forse qualcosa di giusto, ma non potei mai scoprirlo perché prima di poter fare qualcosa di cui mi sarei pentita scappai.
Lasciai Draco da solo, il quale aveva lasciato a sua volta la mia mente piena di dubbi e incertezze.










Salve gente! 
Ecco a voi il nuovo capitolo!
Spero che vi possa piacere. CFome vedete il rapporto fra i due personaggi è in evoluzione, chissà coa succederà del prossimo capitolo!


P-S. Il prossimo capitolo sarà pubblicato Giovedì.

-Marta.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


CAPITOLO 4.
 
POV HERMIONE.

 
 
Dalla mia ultima chiacchierata con Draco passarono ancora molti giorni.
Sembrava che le cose tra noi andassero così ormai: dopo un’intensa conversazione non ci rivolgevamo la parola per interi giorni, ma questa volta rivolgersi la parola sarebbe stato molto più imbarazzante.
Quel giorno sulle rive del lago nero non era successo niente di eclatante, ma entrambi sapevamo quello che sarebbe potuto accadere se io non fossi scappata.
Con il passare di giorni non potei che essere convinta nel fatto di aver fatto la cosa giusta nell’evitare quel bacio, ma ogni volta che camminavo nei corridoi della scuola, che era ancora del tutto vuota, non appena vedevo un ciuffo di capelli biondi o un’ombra sospettosa, non potevo evitare di andare nella posizione opposta per evitare ogni tipo di incontro.
Quella mattina, non appena mi ero svegliata, avevo trovato nella camera del mio dormitorio, sul comodino vicino al mio letto, una lettera dall’attuale preside del castello, la professoressa Minerva Mcgranitt.
Nella lettera la preside mi invitava a presentarmi nel suo studio alle undici del mattino e in oltre, sempre nella lettera era allegata la parola segreta che mi avrebbe permesso di entrare in quella camera.
Mentre ero nei corridoi pe recarmi alla mia meta, iniziavo a chiedermi cosa mai volesse da me la professoressa.
Ormai era passato un mese dalla fine della battaglia e da quel giorno nessuno dei professori, o nessuno degli adulti in generale mi aveva rivolto la minima parola per chiedermi qualcosa a proposito dei miei futuri piani.
Avevano semplicemente accettato in modo tacito la mia permanenza per un altro anno all’interno della scuola, ma ora che avevo ricevuto quel richiamo iniziavo a credere che la mia permanenza non era poi tanto accettata come pensavo.
Mentre facevo le mie riflessioni ero già arrivata d’avanti alla statua alla quale avrei dovuto pronunciare la parola magica per poter entrare.
 
-Silente.-
 
Dissi quasi in un sussurro.
Strano come una semplice parola potesse portarti alla mente tanti ricordi.
Potevo capire come mai la professoressa avesse scelto proprio quel nome per accedere in quella camera.
Ripetere il nome di una persona morta ti aiutava a mantenerla nella mente, ti aiutava a non dimenticare, anche se non credevo possibile che qualcuno potesse dimenticare il più grande preside di Hogwarts.
Albus Silente.
Interruppi tutti questi pensieri quando finalmente entrai nella stanza.
Qualunque cosa avessi in mente si perse nel nulla alla vista delle persone che avevo d’avanti.
Harry, Ginny, Luna e Neville si trovavano di fronte a me e in quel momento mi accorsi che avevo portato nel petto un peso che in quel momento mi abbandonò, facendomi sentire molto più serena.
Senza pensarci due volte abbandonai la mia posizione per precipitarmi nelle loro braccia e nel giro di pochi secondi tutti noi ci ritrovammo in un grande abbraccio consolatorio. E nonostante mi sentissi così bene in quella compagnia, sentivo contemporaneamente che c’era qualcosa che non andava.
Avevo notato ciò già dalla mia entrata nella stanza.
Sentivo la mancanza di qualcuno di importante.
Sentivo la mancanza di Ron, il quale ovviamente non era presente.
Cercavo di trovare una spiegazione alla sua assenza guardando Ginny negli occhi, sperando che almeno lei potesse dirmi qualcosa che avesse un qualsiasi senso.
Magari Ron le aveva lasciato un messaggio per me, ma le mie domande non avrebbero trovato risposta in breve tempo in  quando il disordine che si era andato a creare in quello scambio di effusioni venne rapidamente rimesso in riga dallo schieramento di voce della preside Mcgranitt.
 
-E un piacere rivedervi tutti qui, di nuovo insieme. – furono queste le parole che uscirono dalla sua bocca. – Abbiamo affrontato tempi difficili, ma queste sono passati, lasciandoci infinite strade da percorrere d’avanti a noi. Ma ora mettiamo da parte i convenevoli. Vi ho richiamati qui, così in anticipo dall’inizio della scuola per chiedervi un aiuto. Noi professori e altri volontari, tra auror e alcuni genitori degli altri studenti, c’è la stiamo mettendo tutta per rimettere in piedi la scuola, ma oramai è passato quasi un mese dallo scontro, e siamo molto indietro con la messa in piedi della scuola e proprio per questo volevamo chiedervi un aiuto. -
 
-Ma, professoressa, cosa potremmo mai fare? – A parlare questa volta fu Harry.
 
-Oh, niente di brutto o di molto difficile. Per quanto vi sembrerà brutto ascoltarlo a voi toccherà fare tutte quelle cose un po’ più pesanti e noiose, ma che comunque sono di piena importanza per la stori della scuola.-
 
-Del tipo?.-
 
-Dato che per tutti gli incantesimi di protezione e la ricostruzione completa di alcune aule del castello ci siamo già noi, a voi toccherà ripulire i dormitori, spolverare le aule e i pavimenti e infine dovrete anche risistemare la biblioteca. La maggior parte dei libri sono stati recuperati, ma nessuno vuole rimetterli in ordine. –
 
-E noi dovremmo fare tutto questo da soli? Senza l’aiuto di nessuno? –
 
-Harry Potter! Qualche mese fa hai sconfitto una delle più grani minacce di questo mondo, non credo che un po’ di polvere dovrebbe spaventarti. –
 
-Già, ho sconfitto il più grande nemico del mondo magico e al mio trionfale ritorno nella scuola vengo premiato con una punizione! –
 
-Beh, risistemare la biblioteca non è proprio una punizione! –
 
In quella conversazione mi aggiunsi anche io, non mi sembrava del tutto una cosa negativa dare una mano a dare un ordine in tutto quel caos.
Dopo un lungo perito della mia vita così frenetico, iniziavo davvero a sentirmi così annoiata da tutta quella calma.
 
 -Per ora ho da dirvi solo queste parola, ma a breve riceverete altre disposizione sui lavori che dovreste svolgere. –
 
La Mcgrantitt disse queste ultime parole con aria rassegnata, ma in fondo io ero sicura che lei era felice per quello spiritoso dibattito che si era andato a creare con noi.
In fondo era un po’ come ritornare ai vecchi tempi.
 
 


 
 

POV DRACO

 
Quella mattina mi sveglia molto presto.
Avevo dimenticato di chiudere le finestre e a luce più intensa che filtrava dalle acque del lago iniziava a darmi fastidio.
Non appena mi risvegliai del tutto dal lungo sonno, mi accorsi che ai piedi del mio letto era stata posta una lettera nella quale mi veniva detto che alle dieci di quel mattino mi sarei dovuto recare nello studio del preside.
Mentre mi incamminavo nei diversi corridoi, iniziai a pensare al perché di quello strano richiamo.
Forse avevano finalmente deciso una punizione adeguata alla mia situazione.
Forse avrei scontato il resto della mia vita all’interno della prigione di Azkaban.
I miei vagheggiamenti vennero interrotti dalla figura della Mcgranitt che si stagliava d’avanti a me.
Evidentemente, seppur ero in perfetto orario, la donna mi aspettava li già da un po’ e non appena mi vide si girò per pronunciare alla statua che si trovava alle sue spalle a parola che ci avrebbe permesso di entrare nella stanza, a bassa voce, in modo tale che io non potessi sentire.
Una volta entrati nello studio rimasi in silenzio, aspettando che a parlare fosse la professoressa.
 
-Signor Malfoy, si sieda pure. –
 
-Preferisco restare in piedi. –
 
Dissi ciò perché quando avrei dovuto affrontare il duro colpo della punizione che mi sarebbe stata affibbiata da lì a breve, l’avrei fatto nel pieno delle mie forze.
 
-Come preferisce. Come lei sa, la sua permanenza all’interno della scuola è molto in dubbio. Negli ultimi giorni ho discusso molto con gli altri professori su questo argomento, per farti restare qui, e se sei d’accordo siamo giunti ad una conclusione per questa storia. –
 
Rimasi in attesa delle sue successive parole.
Da un lato quel tono distaccato mi incitava una leggere agitazione, mentre dall’altro il fatto che lei avesse detto di aver lottato per farmi restare all’interno della scuola mi rassicurava.
 
-Siamo giunti alla conclusione che tu potrai restare all’interno della scuola per terminare il tuo anno scolastico, ma non ti fare illusioni, verrai trattato in modo diverso rispetto agli altri studenti. E inoltre, lo dico per il tuo bene, qualsiasi lettera invierai o riceverai sarà letta in primo luogo da me stessa e sarai tenuto sotto stretto controllo da tutti gli altri professori. So che possono sembrare delle regole rigide, ma devi tener conto che lo facciamo per il bene di tutti. –
 
-Capisco perfettamente professoressa, anche se avrete meno lavoro da fare di quanto pensate, ma non credo che qualcuno si prenderà la briga di scrivermi e io non ho nessuno a cui scrivere. –
 
-Sbaglio o li fuori ci sono ancora i tuoi genitori? –
 
-Si, ma loro sono un capitolo chiuso. –
 
Quello dei miei genitori sarebbero stato un tasto dolente.
In un certo senso era stato come se li avessi traditi quando, invece di seguirli nella loro fuga, decisi di restare ad Hogwarts.
Da quel giorno non ebbi alcuna notizia diretta su di loro, sapevo solo che erano ancora in clandestinità, che non erano ancora stati trovati e quindi, puniti.
Non provavo rimorso per quello che avevo fatto, prendere una posizione in quella battaglia sarebbe stata sempre una delle mie scelte migliori, ma perdere le persone che ti avevo cresciuto, tradendole in quel modo, sarebbe sempre stata una ferita aperta.
Quando mi sembrò che il dibattito tra me e la Mcgranitt era finito, feci per andarmene ringraziando la professoressa, ma nel momento stesso in cui la porta stava per aprirsi sentì delle voci fin troppo conosciute avvicinarsi a noi e, prima ancora che i personaggi entrassero nella stanza, io avevo già raggiunto il mio nascondiglio.
Nella stanza entrarono: Harry Potter, Ginny Weasley, Neville Longbotton e Luna Lovegood.
Quella d essermi nascosto era stata una mossa vincente: trovarmi faccia a faccia con quelle figure avrebbe voluto dire aprire un dibattito che non mi andava di sostenere.
Vedere tutti quegli abbracci che si scambiavano i ragazzi fra di loro fece nascere nel mio stomaco un senso di disgusto e ciò mi fece ricordare il motivo per cui non avevo nemmeno un amico.
Avrei preferito sopportare una maledizione cruciatus piuttosto che tutte quelle smancerie.
Dopo qualche minuto fece irruzione nella stanza Hermione Granger la quale, senza pensarci su più di qualche secondo andò a buttarsi nelle braccia del prescelto e in seguito in tutte quelle degli altri.
Quando la Mcgranitt riprese tutte quelle manifestazioni di gioia per poter mettere in atto il suo discorso, la scena aveva già perso il mio interesse.
La vista della grifondoro mi aveva fatto riportare alla mente l’ultimo momento che avevo passato con lei, li sulla riva del lago nero
Mi chiesi cosa mi era passato per la mente quando avevo cercato di baciarla.
Chiaramente avevo perso di vista la mia vera identità.
Certo, avevo scelto io di passare, almeno per una volta, dalla parte del bene, ma questo non voleva dire che sarei dovuto diventare tollerante verso tutto ciò che mi circondava, giusto?
Eppure non potevo negare che quando avevo visto Hermione correre nelle braccia dello sfregiato mi aveva fatto nascere una nuova e strana sensazione nello stomaco e immediatamente mi ero chiesto cosa mai si potesse provare mettendo le mani in quella matassa di capelli ricci, e se a stringere quel fragile corpo fossero state le mie braccia.
Iniziai a pensare che fosse un bene la mancanza del terso membro del trio, di quel rosso malpelo, non credo che avrei avuto una risposta positiva nel vedere lui toccare in quel modo la ragazza.
Vederla nelle braccia di lui sarebbe stato ancora peggio di vederla nelle braccia degli altri.
Sapevo che fra di loro c’era qualcosa, fatto che mi apparve ancora più ovvio quando la vidi cercare il ragazzo nel viso degli altri, ma non riuscendo a trovarlo, dipingersi sul suo viso un’espressione delusa.
Il mio cervello riprese coscienza di quello che stava accadendo quando tutti i ragazzi uscirono dalla stanza, con un'unica frase che mi riecheggiava nella testa: “A breve riceverete altre disposizioni sui lavori che dovrete fare.”
Non mi ero interessato più di tanto a quelle parole e dopo aver aspettato qualche altro secondo nel mio “nascondiglio”, per essere sicuro che il branco di idioti, esclusa la Granger, si fosse allontanato abbastanza da rendermi sicuro del fatto che, un volta uscito dallo studio, non li avrei incontrati, abbandonai il mio rifugio.
Alla mia rivelazione la Mcgranitt, al contrario della sfuriata che mi ero immaginato, non disse nulla, parlò con me solo quando oramai ero arrivato all’uscita.
 
-Signor Malfoy, credo che ai ragazzi servirà anche il tuo aiuto. Ti verranno date le indicazioni su quello che dovrai fare a breve. –
 
-Contribuire ad una buona causa non dovrebbe farmi poi così male. –
 
Al termine di quelle battute uscì immediatamente dalla stanza pensando che, di qualsiasi cosa si fosse trattato, avrei lavorato duro per avere un numero di possibilità maggiori da sfruttare per avvicinarmi alla grifondoro, prima ancora che uno dei suoi stupidi amichetti avesse avuto la possibilità di allontanarla ancor più da me e da quell’instabile legame che avevamo creato nelle giornate precedenti.
Perché, per quanto ancora poco chiara potesse apparirmi l’idea che si stava andando a creare nella mia mente, avevo iniziato a credere che conquistando la fiducia della ragazza, avrei conquistato facilmente quella del resto della comunità magica.
 
 
 
 
 
 


HARRY POV.

 
 
Nonostante fossi mancato solo per poco tempo dal castello sentivo già a sua mancanza.
I giorni trascorsi nella casa della madre di Tonks mi furono molto utili per stringere un legame col piccolo.
Scoprì che il nome del piccolo era Ted, come quello del nonno materno, e che tutti molto presto avevano iniziato a chiamarlo con il nomignolo di Teddy.
Scoprì che aveva ereditato gli stessi poteri da mutaforma della madre, e che con un semplice starnuto era in grado di cambiare il colore dei suoi capelli.
Riferì queste semplici informazioni ai miei compagni che, da quando avevamo preso posizione nel dormitorio dei grifondoro, non avevano smesso di farm queste domande.
Avevamo deciso di rilassarci in questo dormitorio perché, nonostante fra di noi ci fosse una corvonero, avevamo ritenuto che questo fosse il luogo più adatto per sentirci completamente a nostro agio e la presenza di Luna per noi non era assolutamente un problema.
Lo scopo della guerra, almeno in parte, era stato quello di unirci portandoci a credere che nonostante nella scuola ci fosse una divisione per casate, le differenze che erano presenti fra di noi erano irrilevanti.
La scena che mi si presentava d’avanti in quel momento mi riempiva il cuore di gioia.
Nelle settimane precedenti potevo solo sperare in una ricongiunzione pacifica tra tutti noi, mentre ora era tutto così ver oche quasi mi sentivo male.
Io, finalmente, ero vicino a Ginny senza avere i timore che da un momento all’altro qualcosa me l’avrebbe potuta portare via per sempre, e forse questo sentimento di sicurezza lo sentiva anche qualcun altro.
Negli ultimi momenti della guerra Neville aveva preso il coraggio per avvicinarsi a Luna, anche se ancora non aveva trovato il coraggio di dichiararle quelle che erano le sue vere intenzioni; ma ora a vederli così vicini, a ridere e scherzare come se avessero avuto quel legame così stretto da sempre, mi faceva pensare che sarebbero potute essere anche anime gemelle.
L’unica che mostrava dispiacere nella camera era Hermione.
Potevo capire come mai fosse in quello stato.
Quando era entrata nell’ufficio della Mcgranitt era stata evidentemente felice nel trovarci tutti lì di fronte a lei, ma l’assenza di Ron si era fatta notare.
Il trio magico non era completo senza il rosso, come non lo era il cuore della ragazza e io, che ero nel mezzo dei due fuochi non sapevo proprio come comportarmi.
Per essere chiaro su come erano andare propriamente le cose, dovrei iniziare a spiegare da quando, una volta che stavo ancora della casa della madre di Tonks, venni contattato da Ginny.
 
La minore dei fratelli Weasley mi aveva scritto chiedendomi se potevo passare dalla loro casa per vedere se potevo tirare su di morale Ron.
Da quella lettera avevo subito capito che c’era qualcosa che non andava, ma avevo dato la colpa di ciò al fatto che probabilmente Ron non si era ancora ripreso dalla morte del fratello, ma quando arrivai nella dimora trovai ad accogliermi una situazione molto più strana rispetto a quanto mi ero immaginato.
Sapevo che i fratelli Weasley sarebbero rientrati insieme a scuola prima dell’inizio dei corsi, ma questa mia convinzione venne sfatata dalle parole del rosso il quale mi aveva detto che non sarebbe venuto insieme a noi nel castello, e che ancora non sapeva cosa avrebbe fatto il primo settembre.
La sua risposta mi aveva spiazzato talmente  tanto da farmi credere che fosse diventato pazzo, ma il modo lucido in cui pronunciò quelle parole aveva fatto cancellare subito quell’idea dalla mia mente.
Avevo cercato di farmi rivelare il perché di quella sua decisione, ma senza avere alcun successo, allora cambiai argomento focalizzando i nostri discorsi sulla figura di Hermione.
Li chiesi che intenzioni aveva con lei, se si erano sentiti da quando lui aveva lasciato il castello e altre cose.
Nemmeno questa volta ebbi delle risposte.
L’unica cose che mi disse fu che non dovevo preoccuparmi, che non aveva bisogno di portavoce, che avrebbe risolto quella situazione da solo.
Finito il nostro colloquio mi recai all’esterno della casa dove, insieme a Ginny, aspettavo il nostro passaggio per il castello.
 
-Cosa li è preso?-
 
Iniziai col dire.
 
-Non lo so, da quando la guerra è finita lui è diventato così freddo e rigido. La mamma dice che questa è solo una sua reazione alle cose che sono avvenute, alla morte di Tonks, di Lupin e di Fred.-
 
Pronunciando quell’ultima parola la ragazza ebbe un sussulto ed io non potei evitare di avvolgerla nelle mie braccia.
Quanto mi era mancato stringerla in quel modo, con la convinzione che nessuno avrebbe potuto portarmela via.
Ma la mia ragazza era forte, superò velocemente quel momento di malinconia e riprese a parlare.
 
-Io non penso che sia solo per quello. Tutti noi abbiamo sofferto per tutto quello che è successo e George ne è rimasto completamente distrutto, guardandolo ora mi sembra impossibile immaginare un tempo in cui rideva. Comunque, nella mia famiglia ho visto l’evolversi di diverse reazioni e quella di Ron ha un qualcosa di diverso, mi appare più fredda. Anche i suoi occhi sembrano cambiati e tutto quello che possiamo fare è sperare che questa sia solo una cosa passeggera.-
 
-Dovremmo dire qualcosa di tutto questo a Herm?-
 
-Non credo. Da un lato queste sono solo mie supposizioni, non vorrei far preoccupare per niente Hermione, mentre dall’altro, se tutto ciò fosse vero, ho paura della reazione che potrebbe avere mio fratello.-
 
-Potremmo anche evitare di parlare con Hermione di tutto ciò, ma sai bene che ci farà delle domande.-
 
Quando finimmo il nostro discorso attendemmo silenziosamente il nostro passaggio,  ma pochi minuti prima che c’è ne andassimo venni raggiunto da un Ron affannato
Per la corsa, il quale mi riferì semplicemente che avrebbe inviato una lettera a Hermione.
Di avvisarla di questo.
E intanto l’unica cosa che ero in grado di pensare era che il carattere del rosso mi ricordava tanto quel periodo buio in un era sotto l’effetto della maledizione dell’Horcrux.
 
 
Ora mi ritrovavo nel mio dormitorio che era andato a svuotarsi.
Ginny e Luna, con la quale avevamo deciso che avrebbe passato la notte con noi, per non restare sola nel suo dormitorio, erano già andate a dormire da un pezzo e lo stesso aveva fatto Neville.
Il caso aveva voluto che a restare soli nella sala fossimo io ed Hermione, è questo voleva dire che era arrivato il momento di confidare alla ragazza quello che sapevo.
 
-Coraggio Harry, ho capito già che devi dirmi qualcosa, fallo solo velocemente.-
 
Sagace come al solito la ragazza.
 
-Herm, non c’è modo per spiegare semplicemente quello che sta accadendo, l’unica cosa che posso dirti è che chiarirete col tempo quello che sta accadendo. E Ron mi ha detto di riferirti solo che ti invierà una lettera per dirti tutto.-




SALVE RAGAZZI!
Ecco a voi il nuvo capitolo della storia. Spero che vi possa piacere.
Nel prossimo capitolo troverete delle novità importanti!

P.S. Il nuvo capitolo verrà pubblicato DOMENICA.

-Marta.


 

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Capitolo 6
*** SOSPESA. ***


SALVE GENTE.
VOLEVO DIRVI CHE PER ADESSO QUESTA STORIA E' SOSPESA PERCHE' TRA UNA COSA E L'ALTRA NON TROVO PROPRIO IL TEMPO PER PUBBLICARE.
NON APPENA ACCUMULERò ABBASTANZA MATERIALE, RITORNERò CON QUESTA STORIA.
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE L'HANNO SEGUITA FINO A QUESTO MOMENTO.

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