I Guardiani dell'Anello di _musette_top_ (/viewuser.php?uid=877560)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo. ***
Capitolo 6: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** Primo capitolo. ***
I GUARDIANI DELL'ANELLO
CAP. I
“È la tua ennesima Draxata!
Guarda cosa hai fatto!”
Lamiere fumanti attorniavano quel che restava
della carcassa
della Milano, provocando piccoli fuochi sull’erba secca e
arida della prateria
sulla quale la nave si era appena schiantata.
“Porco cacchio! Non riuscirò
mai a farla ripartire!” esclamò
Rocket frustrato, infilandosi le zampine nella pelliccia.
“È colpa tua invece, stupido
ratto!” ribatté furioso Drax,
flettendo i possenti bicipiti.
“Smettetela voi due! – li
interruppe scocciata Gamora – Non
vedete che precipitando abbiamo fatto delle vittime? Abbiamo spappolato
un
gruppo di persone.”
Un piede peloso sbucava inerte
da sotto uno dei motori, e un grosso cappello grigio fu trasportato via
da un
lugubre soffio di vento, volteggiando insieme alle ceneri del
combustibile
xandariano.
Peter Queel giaceva in ginocchio di fronte ai
resti della
sua astronave, senza riuscire a staccarne gli occhi. Sembrava sul punto
di
scoppiare in lacrime.
“La mia nave… -
mormorò – Avevo
appena fatto il tagliando…”
Qualche ora prima l’avvenente capitano
della Milano aveva pronunciato
le seguenti parole: “Un po’ e un
po’!”*
Subito dopo i propulsori avevano lanciato la nave
e tutto il
suo equipaggio lontano dalla sede della Nova Corps, verso
l’immensità dello
spazio. Non avevano ancora superato la nebulosa Neeto quando Drax e
Rocket
cominciarono con i loro soliti bisticci: l’ex cacciatore di
taglie balzò con
gli artigli protesi puntando al faccione del guerriero ma
quest’ultimo, grazie
ai suoi riflessi infallibili, lo acchiappò al volo e lo
scagliò via. Le
chiappette pelose del procione atterrarono per errore sul quadro di
comando
attivando l’acceleratore ultraprotonico che deviò
la rotta verso un insidioso
buco nero a due sistemi di distanza. Nessuno poté impedire
al gruppo di finire
risucchiato in quanto Peter, walkman alla mano, tentava di far danzare
la
ritrosa Gamora negli scompartimenti posteriori, mentre il povero Groot,
nelle
sue condizioni “invasate” non avrebbe potuto fare
molto.
Da un cespuglio apparve un paffuto ragazzo in
miniatura che
saltellava trafelato reggendosi maldestramente i calzoni.
“Padron Frodo!” –
chiamò con voce strozzata.
I Guardiani si voltarono all’unisono
verso di lui.
“Per la pipa del vecchio Gaffiere! Che
è successo qui? E voi
chi siete?”
Avvicinandosi al luogo dello schianto, Sam
contemplò
inorridito la misera scena: i suoi compagni erano ormai diventati
schiacciatine
sotto il peso di quella…cosa.
Un tintinnio cristallino catalizzò
l’attenzione di tutti i
sopravvissuti: un grosso anello dorato rimbalzò facendo
risuonare i rottami
della Milano.
Ormai era chiaro che Pipino non avrebbe
spippettato mai più.
*Riferimento
alle ultime parole del film “ I Guardiani della
Galassia”
“
Allora, che cosa facciamo adesso? Qualcosa di buono?... Di
cattivo?... Un po’ e un po’? ”
“
Seguiremo te, Starlord.”
“
Un po’ e un po’ ”.
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Capitolo 2 *** Secondo capitolo. ***
L’anello era rotolato ai
piedi di Drax. Lo raccolse
lentamente da terra osservandolo incuriosito, ma con un gesto fulmineo
Gamora
glielo tolse di mano e domandò: “ E questo
cos’è?”
“ Non lo so, ma è… bellissimo!”*
Mormorò rapito Rocket, ipnotizzato dallo scintillio del
gioiello.
Il ragazzotto abbigliato in maniera curiosa andò loro
incontro,
sebbene con un po’ di preoccupazione, ed esclamò
agitando le braccia: “ Non
toccatelo!”
“ Perché?” Chiese Peter.
“ Non vi lascerò portare l’Anello a
Sauron! A costo della
mia vita !”
“ Deve valere un sacco di unità se ci tiene
così tanto.”
“ Non ti preoccupare” – Lo
rassicurò Peter – “ Non sappiamo
nemmeno chi sia questo Sauron. Comincio anche a sospettare che non
siamo
neppure di questo mondo. Siamo atterrati qui dalla nostra Galassia, non
cerchiamo guai.”
“ Come posso credervi! Avete ucciso i miei amici!”
Aggiunse
Sam brandendo goffamente un bastone raccattato dai cespugli.
“ Ci dispiace, è stato un incidente. Siamo
capitati qui per
caso. Non stiamo mentendo.” Intervenne Gamora la quale, con
la sua pacatezza,
riuscì a calmare Sam e a indurlo ad essere più
ragionevole. Si fecero
raccontare allora dallo Hobbit tutta la storia della Compagnia
dell’Anello, del
loro scopo e della minaccia che incombeva sulla Terra di Mezzo.
“ Quello è l’Unico Anello! Dobbiamo
distruggerlo! Se il
Signore Oscuro ne entrasse in possesso il mondo sarebbe perduto! E temo
che lo
sarà davvero ora che tutti son stati ridotti in…
in… polpette!” Piagnucolò il
giardiniere.
“ Oh, vi prego – Soggiunse sbuffando Rocket
– Abbiamo appena
finito di lavorare! Tutti hanno il diritto ad una vacanza!”
“ Nanerottolo” – Disse Drax –
“ Ti abbiamo recato danno. Da
uomini d’onore ti aiuteremo.”
“ Ehi ehi frena un attimo ciccio, qui non facciamo promesse
che non possiamo mantenere. Non siamo di questo mondo, siamo persi in
mezzo al
nulla più nulla con la nave a pezzi. Che diavolo pensate di
fare?!”
“ Te l’ho già detto, non sono un nano,
sono uno Hobbit.”
“ Quel che è!”
“ Drax ha ragione. Mi pare di capire che
c’è un problema qui
e noi dopotutto siamo i Guardiani della Galassia…
probabilmente anche di questa.”
“ Io sono Groot.” Aggiunse solidale
l’alberello nel vasetto.
Dopo un attimo di esitazione Rocket sbottò: “ E va
bene !
Dobbiamo sempre fare quello che dici tu! Spero che almeno ci paghino.
Ne ha di
grana questo Sauron?”
“ Dobbiamo raggiungere il Monte Fato a Mordor, ma avete
ridotto in frittella l’unica guida che avevamo!”
“ Nessun problema: ho Galaxy Maps.” Disse Queel
estraendo
dalla tasca un aggeggio tecnologico. Iniziò a digitare su di
esso, ma la sua
espressione corrucciata lasciò trasparire che qualcosa non
andava. “ Ehm,
ragazzi… non funziona! Probabilmente, essendo un altro
mondo, le mappe non sono
aggiornate.”
“ Aggiornate ?” Ripeté Samvise
arricciando il naso,
ignorando cosa volesse significare.
“ Vuol dire avere delle mappe nuove.”
Semplificò Gamora.
“ Credo che dovremo tornare da Lady Galadriel allora. Lei
saprà cosa fare.” Suggerì lo Hobbit e i
Guardiani si affidarono a lui, dato che
era del posto.
Peter disse allora gagliardo: “Partiamo allora! Sam, tu
sarai in testa!”
Drax a quel punto afferrò il piccolo Hobbit da sotto le
ascelle e se lo mise sulle larghe spalle mentre Sam si
aggrappò terrorizzato
dalle vertigini alla zucca pelata del Distruttore.
Peter sbuffò: “ Per la centesima volta,
è una metafora.”
“ Anche questa?”
“ Sì!”
“ Ah, sembrava così concreta.”
“ In effetti da qui vedo molto più lontano. Posso
rimanere
quassù?” Aggiunse Sam accomodandosi sul bestione.
Cammina cammina raggiunsero la Foresta incantata degli Elfi.
Un’eterea dama apparve lucente, bianco vestita e con il
pallido volto
incorniciato da una fluente chioma bionda.
“ Vi aspettavo.”
“ Ma è… bellissima!”*
esalò Peter Queel, stregato.
* da leggersi e agirsi nella
modalità Collezionista di
fronte alla Gemma dell’Infinito.
* ibidem
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Capitolo 3 *** Terzo capitolo. ***
CAP.
III
“Mi dichiaro sconfitta dal
tuo maleficio, uomo venuto dalle
stelle, il tuo maleficio pelvico.”
“Veramente sarebbe Starlord.”
Peter Queel aspirava soddisfatto il fumo dalla sua
nuovissima pipa hobbit, mentre la Dama di Lothlórien
giocherellava vezzosamente
con una ciocca dei suoi lunghi capelli, coperta solo da un leggero
lenzuolo
elfico di fianco a lui.
“…quanti anni hai detto di avere?”
“Troppi perché tu possa contarli, celeste
guerriero.”
Peter alzò gli occhi al cielo (da cui di fatto proveniva) e
poi commentò: “Li porti bene. Complimenti alla
mamma.”
Galadriel ridacchiò portandosi leggiadra una mano sulla
bocca.
All’improvviso quattro potenti scossoni alla porta turbarono
la quiete della luminosa camera da letto.
“Allora! Quanto ci vuole per fare queste mappe!”
Era la voce di Drax, e dalla potenza dei colpi sembrava
parecchio spazientito.
In un’altra stanza del
castello arboreo, nel frattempo,
Gamora se ne stava seduta in un angolo a braccia incrociate, verde di
stizza
(come se di solito non fosse stata verde abbastanza).
“Io sono Groot.” Esordì Groot annoiato,
mentre Sam gli
potava, da bravo giardiniere, le sue prime foglioline secche.
“Abbi pazienza,
ho quasi finito.” rispose il buon hobbit.
“Gli altri due non lo so.” Commentò
acido Rocket, lucidando
la sua mitraglietta preferita.
“Altri cinque minuti, e li finirò io.”
Minacciò Gamora,
stizzita.
Finalmente, la coppia di assenti fece il suo ingresso,
scortata da Drax: la Dama sembrava ancora più raggiante di
quello che era sembrata
prima.
“Compagnia della Galassia, la vostra mappa è stata
infine
completata. Ora permettetemi di invocare una divina benedizione sul
vostro…”
“Taglia sorella. Abbiamo aspettato abbastanza.” La
interruppe il procione facendo il gesto della forbice con le sue
unghiette.
Galadriel lo assecondò sorridendo.
Gamora si era alzata in piedi e con passo deciso si avvicinò
a Peter.
“Si può sapere perché ci avete messo
così tanto?” domandò,
velenosa.
“Anche lei aveva bisogno di un aggiornamento, non solo le
mappe. Sai, le ho presentato il mio lato Pollock.” Rispose
lui, facendo
l’occhiolino.
“Mi fai schifo, Queel! Tu e i tuoi stupidi attacchi
d’arte!*”
Peter alzò le spalle, sardonico.
“E allora andiamo amici! Prossima fermata, i cancelli di
Mordor!” esclamò Drax, estraendo le sue daghe
letali.
* QUESTO.
È. ART
ATTACK!!! (da leggersi con la voce
di
Mucciaccia).
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Capitolo 4 *** Quarto capitolo. ***
“Io ho un piano.”
Confabulò Rocket con sguardo complice.
“Veramente, anche io avrei un piano.”
“Zitto Pollock.” Tagliò corto Gamora.
“Possiamo intrufolarci dentro a quel cancello senza farci
notare dalle guardie, ma ho bisogno di tre cose: il mantello del
nanerottolo…”
“Ehi!” si lamentò Sam.
“…cinque dei sassi più grossi che
riuscite a sollevare, e
l’occhio di quello lì.”
Il procione puntò decisamente il dito verso
l’orribile
occhio fiammeggiante che torreggiava al centro regno di Mordor.
“No, tu non ne hai bisogno!”
“Sì, eh eh, sì che ne ho
bisogno!”
“Fermi tutti, dov’è Drax?”
domandò ansiosa Gamora.
“SIGNORE OSCURO!
APRI LA
PORTA E
AFFRONTAMI, CODARDO!
TI STO
ASPETTANDO!”
Drax si stagliava solitario di fronte ai cancelli di Mordor,
a daghe sguainate, e scrutava minacciosamente oltre la soglia,
sgolandosi
intimidatorio e facendo risuonare la sua voce potente nella vallata.
Insomma, Drax aveva fatto una delle sue solite draxate.
Il nero cancello iniziò a muoversi con un boato
terrificante, e orde di orchetti apparvero brulicanti e armati fino ai
denti,
pronti a riversarsi tutti insieme addosso al Distruttore e ai suoi
basiti
compagni di avventura.
“Okay, nuovo piano.” – urlò
Rocket – “Scappiamo!”
La fuga fu precipitosa e fortunata in
quanto la schiera di
Sauron fu presto richiamata a riprendere il proprio posto presso i
bastioni.
Non era il momento di perdersi via per una manica di disgraziati.
Saruman, lo Stregone Bianco, era
intento ad abbaiare ordini
ai suoi Uruk-hai quando vide avvicinarsi l’insolito
gruppetto della Milano e
cominciò a borbottare ed imprecare con voce roca e profonda
il suo sdegno: “
Voi, insignificanti vermi! Cosa osate entrare nel Regno di Isengard e
venire a
disturbare e, il
grande Saruman il
Potente Stregone Bianco, signore di…” Non
terminò la frase che venne colpito da
un proiettile che gli lasciò un grosso buco sulla fronte.
Strabuzzando gli
occhi, lo stregone cadde di schiena, rimanendo stecchito.
Sam a quella scena si meravigliò e chiese: “ Che
magia è mai
questa?!”
“ Una calibro ventidue” – Disse
Rocket soffiando vicino
alla bocca della sua arma fumante, seguitando – “ I
pipponi dei vecchi
rincoglioniti non mi sono mai piaciuti.”
Secondo Galaxy Maps, la seconda via
più veloce per arrivare
alla torre del loro nemico con la congiuntivite passava da Isengard,
che
avevano appena superato indisturbati, e da una fitta foresta che
portava a un
ameno passo alpino con un piccolo problema di infestazione di aracnidi.
Secondo la mappa, il bosco si chiamava “Foresta degli
Ent”,
e si era rivelato un ottimo posto per una pausa-pipa: Sam e Peter
sedevano
comodi comodi sul folto muschio di una radice ombrosa, gustandosi
l’erbapipa
del Vecchio Tobia (annata eccezionale!) che si erano fregati dalla
dispensa del
defunto Saruman.
“Cos’è un Ent?” chiese Gamora,
mimetizzata perfettamente tra
il fogliame verde.
“Non ne ho idea!” rispose Sam, compiaciuto dalla
bontà del
suo fumo.
“…e francamente me ne infischio.”
Completò Rocket, beandosi
nelle nuvolette di fumo passivo che lo circondavano.
Groot sembrava di ottimo umore in mezzo a tutti quegli
alberi giganti, e agitava soddisfatto le sue braccine ramose da dentro
il suo
vasetto sistemato nello zaino di Sam.
“Io sono Groot!” chiamò contento.
“Che razza di testa di legno, non c’è
nessuno oltre a noi, non
lo vedi Groot?” lo rimproverò Rocket seccato,
prima di capitombolare giù dalla
radice su cui stava seduto insieme a tutti gli altri da un forte
scossone.
“Oooooooooooh che gioia… …un minuscolo
Ent…” sospirò una
voce lenta e profonda dall’alto del soffitto di foglie.
“Oh porco Thanos un Groot gigante!”
imprecò Peter Queel col naso all’insù.
I Guardiani dell’Anello si accorsero improvvisamente di
essere
circondati da una moltitudine di creature arboricole alte in media
dieci metri
ciascuna, ricoperti di foglie e muschio: per fortuna sembravano tutti
amichevoli – tranne l’albero sul cui piede si erano
seduti tutti, quello era
decisamente innervosito.
“Credo di aver capito cos’è un
Ent.” Affermò Gamora
stupefatta.
Dopo l’incredibile scoperta
che la specie di appartenenza di
Groot sembrava essere molto diffusa nella Terra di Mezzo il gruppo fu
costretto
a fermarsi molto più del dovuto nella foresta, rallentando
la tabella di
marcia.
I grossi bestioni di legno sembravano essersi innamorati
tutti di quell’adorabile arboscello che era Groot,
l’avevano prelevato con le
loro mani enormi e si erano messi a chiacchierare in alberese, ossia in
versi e
fraseggi ancora meno comunicativi del solito familiare “io
sono Groot”. Drax
ormai aveva accumulato una modesta collinetta di dardi da lancio, che
stava
intagliando con una delle sue daghe, Gamora si era addormentata in un
angolo,
Rocket fumava di impazienza e Peter, insieme al buon Sam, aveva ormai
esaurito
l’intera riserva di erba pipa che si erano portati via.
Insomma tutti si
stavano annoiando tranne i due con le pipe, che erano decisamente su di
giri
per tutto quel fumare.
“Potremmo accompagnarvi fino alla fine della foresta
–
propose Barbalbero (uno dei Groot giganti) – così
vi facciamo compagnia.”
Il procione sbuffò seccato lanciando un’occhiata
storta a
Groot, nella mano di un Ent a sette metri di altezza.
“Naturalmente vi trasporteremo sui nostri rami.”
“FIGATA! – urlò Queel, svegliando Gamora
– CAVALCHEREMO
ALBERI!”
“Che storia…” farfugliò Sam
condividendo l’entusiasmo.
“SPERO DI RICORDARMI TUTTO DOMANI MATTINA E’ MEGLIO
DEL TRIP
DA DOMORFINA AL PLUTONIO!”
“Vi voglio bene amici…”
balbettò Sam prima di vomitare tutto
il contenuto del suo stomaco sulle foglie di Barbalbero, che lo stava
sollevando per ricominciare il viaggio.
Finalmente giunse la fine della
foresta, e gli
umani/alieni/hobbit dovettero dire addio ai loro nuovi amici Ent. Groot
trattenne un piccolo singhiozzo mentre Rocket riceveva il suo vaso
dalle mani
di un albero, e il suo amico procione gli lanciò uno sguardo
eloquente
arricciando i baffi.
“Vorresti restare qui eh? Hai trovato la tua
famiglia.”
Sotto gli occhi sbalorditi di tutti Rocket afferrò il busto
dell’alberello e lo tolse dal suo vaso, scavò una
piccola buca con la zampa e
poi lo piantò lì, coprendolo con un po’
di terriccio. Groot lo fissava con
espressione commossa.
“Ecco qui. Ci si becca in giro Groot, ora andiamocene prima
che le cose si facciano troppo sentimentali.”
Dopodiché si voltò e scappò correndo,
seguito a ruota da
tutti gli altri che cercavano di inseguirlo, e si allontanarono
velocemente
abbandonando gli Ent e il loro compagno di ciurma alle loro spalle,
lontano.
“È meglio così – rispose
Rocket ai suoi amici che gli
chiedevano se fosse stata una buona idea – È ovvio
che sarà più felice tra i
suoi simili.”
Stavano giusto superando una collina in direzione delle
montagne, quando una voce squillante li chiamò tutti
dall’orizzonte.
“Io sono
Groot!”
Groot correva verso di loro con un paio di gambette appena
cresciute, e nulla poté impedire che Rocket si trasformasse
in una fontana e
gli corresse incontro a braccia spalancate, felice come una Pasqua.
“Io sono Groot!”
“Hai ragione, niente può dividerci amico
mio!”
Sam e Drax si asciugarono una lacrimuccia, e il viaggiò
poté
finalmente ricominciare per davvero.
Prossima tappa: il passo di montagna!
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Capitolo 5 *** Quinto capitolo. ***
Peter Queel non aveva mai amato molto
le scampagnate in
montagna, nemmeno quando era ancora un undicenne freddoloso sulla
Terra: suo
nonno lo costringeva a interminabili gite in mezzo agli elementi, e
sinceramente aveva detestato farsi kilometri in macchina solo per
pestare cacca
di cerbiatto e farsi tirare le ghiande dagli scoiattoli.
Figuriamoci in quel momento allora, dove stavano tutti
sputando i polmoni per risalire una scalinata letteralmente verticale sul fianco di una stupida
montagna, tempestati di vento e pioggia gelida. E al posto degli
scoiattoli li
stava disturbando un uomo nudo.
“Sssì tesssoro, vi accompagniamo noi fino a
Mordor… daccelo sì!
Lo portiamo noi
l’anello…”
“Negativo sgorbio, il nanetto qua dice che l’anello
lo
poteva portare solo il suo ex datore di lavoro… peccato che
lui sia morto. E il
sostituto certo non può essere un maniaco
sconosciuto.”
Peter stava cercando di mandare via quel coso inquietante,
ma le sue insistenze lo irritavano sempre di più.
Rocket come al solito era il meno impressionato e più
incazzato di tutti: “Levati dalle scatole o ti faccio saltare
dalla faccia
tutti e quattro quei denti che hai, puzzone!”
Il nudista digrignò i suoi quattro denti e soffiò
in
direzione del procione: “Ssstupido
ratto spelacchiato! Non saresti buono nemmeno come spuntino!”
A quel punto Rocket prese una manciata di sassi e iniziò a
bersagliare il seccatore con tutta la forza che aveva,
cosicché questi
finalmente corse via urlando lasciandoli liberi di proseguire la loro
salita in
pace.
Quella notte si accamparono in quello
che sembrava un
pianerottolo, mangiandosi un po’ di zuppa liofilizzata e di
ipercalorico Pan di
Via (gentilmente offerto dalla Dama Bianca prima della partenza) prima
di
accoccolarsi in qualche modo per recuperare un po’ di energia
con qualche ora
di sonno.
Peccato che evidentemente anche qualcun altro voleva cenare
con loro, e in particolar modo con Rocket.
Il procione si svegliò strillando quando sentì
quattro
dentini infilarsi nel suo pancino da roditore, staccandogli per poco un
pezzo
di pelliccia. Il maniaco era tornato, più nudo e affamato
che mai.
Drax procedette subito a metterlo in time
out sollevandolo per
la collottola e Groot lo legò coi suoi viticci.
“Prova di nuovo a mangiarti uno di noi e ti trasformo in uno
spezzatino!” lo minacciò Gamora.
Il tizio rispose urlando come un disperato.
“Se hai solo fame potevi dirlo anche prima sai? Potevamo
darti qualcosa.”
Peter rovistò nello zaino e tirò fuori un piccolo
incarto di
plastica con su scritto “Apollo – la tortina che ti
rende satollo”, e la lanciò
al disgraziato, che si liberò con uno strattone e se la mise
in bocca senza
nemmeno scartarla.
“Grazie tesssssoro
– rispose, con gli occhi che brillavano mentre masticava un
pezzo di cartaccia
– ci piace! Ci piace! Proseguite fino in cima sì!
Fino in cima! Lì lei vi
farà una bella sorpresa e poi
passerò a salutarvi! Hehehehehe”
Dopodiché sparì
nell’oscurità, lasciando addosso a tutti una
vaga sensazione di disagio e sudiciume.
La mattina dopo raggiunsero molto in
fretta le caverne per
entrare a Mordor, in cima alla montagna.
“Aaaaaaaaaaaaaah un ragno!
– strillò Gamora schifata – Drax schiaccialo!”
“…aspetta, è una metafora
questa?”
“No! Spiaccicalo e
basta! Più letteralmente che puoi!”
Drax tirò un pugno così forte al ragno gigante
che le sue
interiora verdastre finirono addosso ai vestiti di tutti.
“Aaaaaw che schifo – si lamentò Samvise
- … e come lo faccio
venire pulito, questo?”
E così finì la grande Shelob, terrore dei
viaggiatori nel
passo per Mordor.
Il gruppo attraversò
indisturbato la valle di Mordor fino al
Monte Fato: Rocket aveva fregato parecchi pezzi di armatura ad alcuni
orchetti
dopo che Sam li aveva storditi a padellate in testa, così
nessuno si accorse di
loro. Persino l’inquietante occhio rosso fiammeggiante che
osservava tutto
dall’alto della sua torre li ignorò, probabilmente
aspettandosi che se il suo
amato Unico Anello fosse stato portato al monte Fato sarebbe stato in
modo
molto epico e drammatico. L’unica cosa drammatica che
colpì i nostri eroi,
infatti, fu il sudore che ricoprì tutti una volta arrivati
alla fornace del vulcano,
che accidenti era più surriscaldata di un rotore pulsar
acceso.
Peter tirò fuori l’Anello dalla tasca e lo
osservò per un
secondo, nostalgico:
“Cavolo, potrei tenerti e regalarti a qualche bella ragazza.
Nah, sono già abbastanza fascinoso
così.”
E lo lanciò nella lava.
“…sapete che quel coso ti faceva diventare
invisibile se lo
indossavi?” affermò casualmente Sam.
“Che!? – esclamò Rocket scandalizzato -
…e ce lo dici solo
ora!? Hai idea di quante unità ci avrebbe dato il
Collezionista per un aggeggio
simile!?”
Ma ormai era troppo tardi: torre, montagna e compagnia bella
furono scosse da un potente terremoto che prometteva di radere al suolo
tutto
ciò che si elevasse più in alto di una sedia
all’interno della valle di Mordor,
così il gruppo decise che era decisamente ora di levarsi di
torno.
E la minaccia del malvagio Sauron fu sventata e la Terra di
Mezzo da quel giorno conobbe solo pace e prosperità.
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Capitolo 6 *** Epilogo. ***
Dopo parecchi giorni di lavoro
sfiancante, finalmente la
Milano era pronta a ripartire.
I Guardiani della Galassia sarebbero tornati nella loro
galassia, e anche se la loro
esperienza nella Terra di Mezzo era stata piena di avventure e buoni
sentimenti, era il momento di dirsi addio.
Sam si asciugò una lacrima mentre salutava i suoi nuovi
amici, in piedi davanti al portellone di ingresso sul prato assolato
nel quale,
qualche giorno prima, tutta la sua vita precedente era stata
spiaccicata come
un insetto molesto.
“Mi mancherete ragazzi – disse il povero Hobbit,
stropicciandosi gli occhi lucidi – Adesso dovrò
pure trovarmi un nuovo lavoro.”
“Cosa farai adesso, Sam?” chiese Peter, di ottimo
umore per
il nuovo vaglio della sua adorata nave spaziale.
“Boh… padron Frodo è morto. Potrei
tornarmene alla Contea
dal vecchio Gaffiere, ma dopo quest’avventura tornare a fare
il giardiniere
sarebbe noioso.”
Groot protestò.
“No Groot, fare il giardiniere per te non sarà mai
noioso.”
Lo consolò Sam sorridendo.
“Vieni con noi allora. – invitò Peter
– Sei un tipo tosto.
Puoi entrare a far parte della nostra squadra e viaggiare per lo spazio
verso
nuove avventure.”
Lo hobbit strofinò il piede contro l’erba.
“Oh ragazzi, mi piacerebbe ma… sapete io sono un
tipo
semplice, poi ho appena perso il mio padrone e sicuramente al villaggio
mi
aspettano e…”
“Oh, chissene frega. – sbottò Rocket
– Sembra una lagna. E
poi con noi ti divertirai… scommetto che Frodo era pure stronzo!”
“Sai cosa? Va bene. Va bene accidenti.”
Tra le esultanze di tutta la ciurma, Sam salì con loro sulla
nave spaziale sentendosi più ribelle e libero che mai.
“…e sapete cosa? Frodo era una palla
al piede!
Come diavolo ho fatto a sprecare
i migliori anni della mia vita a star dietro ad uno così?
Hai ragione Rocket,
era uno stronzoooooooo!”
La nave decollò tra gli applausi, e la ciurma
partì verso
nuove avventure.
Ma un secondo… non ci
stiamo dimenticando qualcosa?
Nascosto nella stiva della nave, qualcuno molto emaciato e
molto nudo se ne stava accoccolato nell’ombra, circondato
dalla riserva
personale di Peter di tortine Apollo (la tortina che ti rende satollo):
“Perso un tesssoro,
se ne trova uno nuovo. Giusto, tesssoro?”
sibilò contento, addentando la merendina ancora incartata.
Lo aspettava un
lungo viaggio, e la riserva di tortine era molto ben fornita.
…Fine?
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