CENERENTOLA per sempre

di Dark Moon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Il ballo in maschera ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Un anno dopo ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: I nuovi insegnanti ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Certe notti ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Una giornata decisamente movimentata! ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Nuove convivenze ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Inizi… ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Primi sbagli ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Riappacificazioni e avvicinamenti ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: La festa ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Non mettermi nei guai... ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Gelosia e attrazione ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Il giorno dopo ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Un passo in più ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Ricordi felici ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Un giorno con te ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Insieme ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: Auguri, Dayana! ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Auguri, Ian! ...Più o meno! ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Hic et Nunc ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: Di bene in meglio! ***
Capitolo 22: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Il ballo in maschera ***


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Capitolo 1: Il ballo in maschera

 

 

 

 

-Non riesco a credere che tu mi abbia convinta!- sibilai, stretta alla mia migliore amica, mentre i tacchi mi facevano già incredibilmente male.

-Ma dai! Non fare la difficile. Che sarà mai?!- minimizzò lei, mentre la fila procedeva.

-Che sarà mai?! No, ma dico: intrufolarsi di nascosto nella festa privata del cast di The vampire diaries, ti sembra una cosa da niente?!-

Koral, la mia amica, la mia migliore amica, mi guardò, come se solo in quel momento stesse veramente realizzando la cosa. Sul serio non ci aveva pensato? Stavamo per essere schedate dall'FBI e lei ci pensava solo adesso?!

-Beh, in fondo, io sono una di loro.- fece lei, nemmeno troppo convinta, scrollando le spalle.

Guardai scettica Koral, inarcando le sopracciglia. -Tu hai cercato di farti assumere, invano, per pulire gli studi quando non  c'è nessuno, non sei una di loro.- precisai.

Era ufficiale: mi sarebbe venuta una crisi di nervi, mentre lei, l'artefice di quel piano malato, se la stava godendo come una matta.

-Su, una botta di vita ogni tanto!-

-Sentirai che botta quando ci sbatteranno fuori a calci nel...-

-...Adesso non mi sembra il caso di fare le volgari!- mi bloccò, prima che potessi finire. -E poi, dai! Chi vuoi che ci riconosca? Siamo tutte in ghingheri e poi abbiamo queste.- disse, indicando le maschere che entrambe portavamo.

Ma perché mi ero fatta trascinare dalla sua mente perversa e dal suo incrollabile entusiasmo?

Adesso mi ritrovavo con un vestito bianco, con lo scollo a "cuore", aveva due fasce intrecciate sotto al seno, per poi scendere largo sui fianchi,"rubato" nello spogliatoio dell'aula di recitazione, a fare la fila per entrare nell'esclusivissima e privatissima festa che cast e produttori di "The vampire diaries" avevano dato per festeggiare l'inizio delle riprese della seconda serie. Tutto contornato da tacchi vertiginosi e maschere che davano il prurito.

 

-Sai, mi sono sempre chiesta perché, nonostante tu abbia una montagna di soldi, hai voluto provare a fare la donna delle pulizie.-

-Per due semplici motivi: il primo è che non volevo darla vinta a quella strega della mia matrigna e il secondo è che, cazzo Dayana, avrei lavorato sul set di The vampire diaries, ti rendi conto?! Sai quanto amo quel telefilm e soprattutto...-

-Soprattutto il tuo amato Paul.- finii io per lei, ormai conoscevo quella storia a memoria.

-Sì e stasera potrò incontrarlo! E lui capirà che sono io la donna della sua vita e non...non...quella racchia spelacchiata di Torrey!.-

La guardai: era davvero convinta di quello che diceva? A volte avevo seri dubbi sulla sua santà mentale.

-Sarà.- feci io, guardandomi intorno. -Ma io non ci vedo niente di speciale in quel telefilm. Forse perché ho visto si e no due episodi.-

-E non sai cosa ti perdi, baby. Non è un telefilm, è un capolavoro.-

-Come gli attori, vero?- la presi in giro io, sorridendole.

Adoravo quella ragazza, anche se era un po' pazza e mi trascinava sempre nelle sue idee folli, ma, in fondo, glie lo dovevo. Lei c'era sempre quando io mi ficcavo nei miei immancabili casini.

-Koral ricorda che io a mezzanotte devo ritornare, sai com'è fatto Gary e non voglio avere altri problemi...- mormorai amara, mentre anche lo sguardo di Koral si rabbuiò.

-Non preoccuparti, Dayana.-

-Ho un brutto presentimento...- dissi, cercando di cambiare argomento.

-Beh, tienitelo per te, perché stiamo per entrare.-

Sospirai e, facendoci coraggio, entrammo.

Quello che vidi era la cosa più bella che avessi mai visto. La stanza era enorme e tutto era immerso in colori accesi, musica dolce e risate contagiose. Sembrava di essere entrata in un universo parallelo e io stessa non mi sentivo quasi più io.

Eravamo ancora in cima alle scale, abbagliate da tutto quel luccicare. Ma tutto brillava sul serio o ero io che non ero abituata a scenari da principessa?

 

Riguardai i miei abiti: il mio vestito stile sposa, le mie scarpe alte e la mia maschera mi davano quella sicurezza che quotidianamente non avevo. Forse non era stata una cattiva idea essere lì, magari per una notte avrei potuto anche fingere di essere qualcuno di diverso. Sarebbe stato tutto un bel sogno e domani mattina, con i miei jeans scoloriti e le converse consumate sarei ritornata la solita e incasinata Dayana. In fondo tutti, almeno una volta, meritano di vivere un sogno, no?

 

Guardai Koral: anche lei era bellissima, stretta nel suo vestito blu, ma il suo non proveniva dall'aula recitazione, ma dalla boutique della sua matrigna.

Ci ridestammo dal nostro stato di trance e soltanto in quel momento ci rendemmo conto che tutti, ma proprio tutti, ci stavano guardando.

-Koral...abbiamo qualcosa di strano?- le sussurrai, mentre cominciammo a scendere le scale, cercando di restare in equilibrio sui tacchi.

-Credo di no. Qui suppongo si conoscano tutti e forse stanno solo cercando di capire chi siamo o...-

-O?- chiesi titubante.

-O siamo troppo belle. Sei una gran figona amica mia, complimenti!- fece divertita Koral, tendendomi la mano.

Scoppiai in una fragorosa risata e le strinsi la mano. -Anche tu, sorella!-

Ancora sorridendo cominciai a camminare per la sala, sempre stretta a Koral.

-Secondo te, chi è Paul?-

-Ma se io a stento riesco a riconoscerlo normalmente, figuriamici con la maschera!-

-Non sei per niente utile.-

-Sorry.- le sussurrai, mentre prendevo un bicchiere di champagne che il cameriere mi porgeva.

Lo portai alle labbra, guardando tutta la sala. Notai che poco distante da me, appoggiato mollemente a una colonna c'era un ragazzo che guardava insistentemente verso di noi, mentre un altro ragazzo gli sussurrava qualcosa all'orecchio. Non sapevo se oggettivamente stesse guardando me, ma nonostante ciò, mi sentivo spogliata dal suo sguardo.

Sorseggiai un po' di champagne, distogliendo lo sguardo, ma poco dopo ritornai a guardare quel ragazzo. Aveva i capelli neri e lo smoking nero sembrava disegnato apposta per lui. L'altro ragazzo aveva i capelli castano chiaro e aveva anch'egli lo smoking nero.

-Ehi, Koral.-

-Dimmi, cocca.- fece lei, perfettamente a suo agio in quell'ambiente, mentre addentava una tartina.

-Quei due ci stanno guardando.- dissi, dando loro le spalle.

-Ma chi?-

-Quelli vicino alla colonna.-

-Ehm...Dayana, non c'è nessuno vicino alla colonna.-

Mi voltai di scatto: i due ragazzi erano spariti.

 

 

 

 

Sbuffai: mi stavo seriamente annoiando. Guardai Koral che chiacchierava amabilmente con un baldo giovane dai capelli biondi da circa un'ora, mentre io divoravo tartine. Si stava dando proprio alla pazza gioia.

Beh, di certo non avrebbe sentito la mia mancanza se mi fossi allontanata un po', no?

Cominciai a camminare lenta per la stanza, osservando le varie coppie danzare. Erano tutti davvero molto eleganti e io mi sentivo sempre di più un pesce fuor d'acqua. Quello non era il mio mondo e anche se avevo voluto illudermi per una notte, non lo sarebbe mai stato.

Presi un altro bicchiere di champagne che il cameriere mi porgeva, ma avevano deciso di farmi ubriacare quella sera?!

Sorseggiai lentamente, mentre la maschera cominciava a darmi fastidio sul serio.

Era davvero una villa enorme e credevo che girovagare un po' per le mille stanze che vi erano, non avrebbe fatto male a nessuno: sarei passata inosservata e non avrei toccato nulla.

Tutti i miei propositi, però, sparirono nell'istante in cui entrai in una stanza e proprio di fronte a me, stupendo e magnifico, c'era un enorme pianoforte nero.

Quasi come se fossi attirata da quel sublime oggetto, mi avvicinai, toccando appena con i polpastrelli la superficie sottile.

Controllando che in giro non ci fosse nessuno, mi sedetti e, sfiorando i tasti, cominciai a suonare la prima canzone che mi veniva in mente.

Mi sentivo così libera e spensierata quando cantavo. La musica aveva il potere di farmi dimenticare tutto e trasportarmi in un altro mondo, dove io ero tutto quello che volevo, dove non ero immersa in quello schifo di mondo.

Nella stanza c'era l'eco e la canzone di Kelly Clarkson, Because of you, rimbombava tra quelle quattro splendide pareti.

Cantare era l'unica cosa che sapevo fare o, almeno, l'unica che sapevo fare bene.

Quando finii la canzone, sentii qualcuno alle mie spalle applaudire e io mi alzai di scatto, completamente rossa.

Sì, sei stata beccata mia cara Dayana!

Speravo ardentemente che non fosse uno dei padroni di casa, altrimenti sarei stata fregata, con o senza maschera.

Quando mi voltai, però, trovai la faccia sorridente e tentatrice del baldo giovane che qualche ora prima mi stava fissando appoggiato alla colonna.

-Sei molto brava.- mi disse solamente, appoggiandosi alla porta.

La prima cosa che pensai?

Mamma mia che voce!

-Gra...grazie...- sussurrai, guardando in basso. -Mi dispiace, non volevo essere invadente.- dissi, accennando con la testa al pianoforte.

-Non preoccuparti: non sono il padrone di casa.-

Tirai un sospiro di sollievo: almeno per quella sera la sfiga aveva deciso di lasciarmi stare.

-Meno male.- sorrisi. -Beh...adesso vado...-

Cercai di "strisciare" via da lì, il mio piano per passare più inosservata possibile stava fallendo miseramente.

-Aspetta.- fece quel ragazzo, afferrandomi per il braccio.

Cominciò a fissarmi intensamente, come se mi stesse studiando e io ero impalata lì, pietrificata dagli occhi azzurri più incredibili che avessi mai visto. Sembrava che avesse imprigionato nei suoi occhi due spicchi di cielo.

Avevo sempre avuto un debole per gli occhi chiari e quelli di quel misterioso ragazzo erano magnetici, di un colore particolare, unico.

-Dovrei...andare...- riuscii a sussurrare, non essendo capace di staccare i miei occhi dai suoi.

Lui continuava a non parlare, mi fissava semplicemente, come se davanti avesse una visione.

Non avrei retto ancora quello sguardo, quegli occhi indagatori e sensuali ancora per molto su di me.

-Chi...sei?- mi chiese.

-Qualcuno che non dovrebbe essere qui! ...mi dispiace.-

Mi divincolai dalla sua salda presa e uscii di corsa dalla stanza. Dopo un sentii dei passi affrettarsi dietro di me, ma per fortuna io mi ero già dileguata nella folla.

 

 

 

 

Uscii in terrazza, mentre l'aria leggera di fine aprile scompigliava i miei capelli neri, che quella sera erano tutti boccoli grazie alle amorevoli cure della mia migliore amica.

Avevo il cuore a mille e gli occhi di quel ragazzo erano ancora impressi nella mia mente.

Mi sentivo svuotata, come se quel ragazzo, semplicemente guardandomi, mi avesse rubato l'anima.

Mi appoggiai alla ringhiera di marmo e mi misi a guardare il cielo. C'erano molte stelle e a me era sempre piaciuto perdermi in quel blu infinito.

Sospirai, pregando che quella serata finisse presto. C'erano stati fin troppi imprevisti.

-Sai.- fece una voce ironica alle mie spalle. -Se vuoi nasconderti non dovresti scegliere il posto più in vista dell'intera villa.-

Come era già successo una volta, mi voltai di scatto, ritrovandomi di nuovo davanti lo stesso ragazzo.

-Ti annoia così tanto la festa?-

Io guardai in basso, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. -Ehm, un po'.- affermai sincera.

-Ti va se ti faccio compagnia?-

Gli sorrisi, mentre gli indicavo il posto accanto a me. Gli diedi le spalle e ritornai a guardare il cielo.

-Non sei del set, vero?- mi disse subito e io mi voltai di scatto verso di lui.

-Cosa te lo fa credere?- cercai di sembrare il più tranquilla possibile, ma dentro di me avevo una tempesta.

Come si suol dire: è stato bello finché è durato.

-Non saresti passata inosservata, credimi.-

-No, non sono del set.- dissi, diventando rossa. -Sono con una mia amica, che ci lavora.- beh, non era una bugia, stava a lui decidere come interpretarla. -E tu? ci lavori?-

-Se te lo dicessi dove finirebbe il mio alone di mistero?- fece, sorridendo.

Restai incantata dal suo sorriso: aveva dei denti bianchissimi e le labbra erano perfette. E diciamocelo: anche il resto non era niente male!

-Come ti chiami?- mi chiese dopo un po', appoggiandosi con la schiena alla ringhiera.

-Così perderei il mio di alone di mistero.- risposi ironica, girandomi completamente verso di lui.

Mi piaceva giocare con quel ragazzo, c'era qualcosa che mi attirava verso di lui.

-Non ti renderebbe meno interessante, se può consolarti.-

Io abbassai lo sguardo, per poi ritornare a guardarlo.

-Grazie...- sussurrai. -Facciamo un patto.- dissi poco dopo. -Tu ti togli la maschera e io in cambio ti dico il mio nome.-

-Non sarebbe uno scambio equo.-

-Prendere o lasciare.-

Senza nemmeno rispondermi si portò le mani dietro la testa e sciolse il fiocco della sua maschera.

Se non fossi stata ancorata saldamente a quella benedetta ringhiera, sarei svenuta sul colpo.

-Ian Somerhalder?!- biascicai, non riuscendo a credere ai miei occhi.

-Delusa?-

Dal vivo era mille volte più bello che in tv e vedendolo così...così tremendamente vicino, mi si mozzò il respiro.

Ma cosa stavo facendo?! Credevo davvero che una come me poteva chiacchierare tranquillamente con Ian Somerhalder?!

-No...è che...io non dovrei essere qui...- dissi per la seconda volta. Probabilmente risultavo molto noiosa ai suoi occhi.

Mi voltai per andarmene via di lì, scappando per l'ennesima volta, ma purtroppo Ian non era dello stesso parere.

-Aspetta! Il tuo nome...-

-Aya...- sussurrai, mentre lui mi teneva ancora lì. Beh, non era il mio nome, ma il nomignolo che mi aveva affettuosamente affibbiato Koral, ma tanto lui non l’avrebbe mai saputo.

Cercavo in tutti i modi di non pensare alla sua mano stretta intorno al mio polso e ai suoi occhi che mi scrutavano.

-Aya, non scappare...-

Mi bloccai, cercando di calmarmi. In fondo conosceva solo il mio nome, anzi il mio soprannome, non poteva succedere niente di grave o compromettente.

-Ok.- sussurrai e feci qualche passo verso di lui, mentre mi lasciava il polso.

-Non ho mai fatto quest'effetto a una donna.- fece lui ironico.

-Quale? Farle venire un colpo?- chiesi io, con la sua stessa ironia.

-Beh, diciamo di si.-

-C'è sempre una prima volta.- dissi, sorridendo.

-Hai un sorriso dolcissimo.- disse lui, ma non era un complimento, non aveva secondi fini, no, lo disse come se fosse semplicemente una costatazione, come dire che il cielo è azzurro.

-Grazie...- dissi, diventando rossa, ringraziando la notte che nascondeva il mio imbarazzo.

Ancora non riuscivo a credere che una come me stesse parlando tranquillamente (ovviamente lui) con Ian Somerhalder.

-Hai detto che sei qui con un'amica. Chi?-

Mi irrigidii: le domande non avrebbero portato a nulla di buono.

-Non credo tu la conosca.-

-Tenta.-

-Non credo sia una buona idea.-

-Non sei una fan che si è imbucata, vero?- chiese lui ridendo.

Ci mancò poco che non mi venisse un infarto.

-Ma...certo che no! Cosa vai a pensare.- dissi, cercando di essere il più tranquilla possibile.

-E allora perché sei così...-

-Riservata?-

-Frenata.- fece lui di rimando.

-Non mi piace rivelare troppe cose di me.- buttai lì la prima cosa che mi venne in mente. Probabilmente sembravo davvero antipatica.

-Ti va di andare a fare un giro?-

-No, preferirei restare qui, se a te non dispiace. Ho paura che la mia amica non riesca a trovarmi.-

Mi portai una ciocca dietro l'orecchio, cercando di non pensare all'immenso dolore ai piedi.

-Un po', ma non importa.-

Io gli sorrisi. Mi faceva sentire indifesa quel ragazzo.

Tra di noi calò un imbarazzante silenzio e io distolsi lo sguardo da lui. Chi sa dov'era finita quella pazza di Koral, probabilmente tra le grinfie di qualche bel ragazzo.

Quando mi rivoltai a guardarlo, lo sorpresi a fissarmi.

-Sai.- mi disse subito dopo. -Credo che non dimenticherò mai i tuoi occhi.-

-Ehi Somerhalder, ma sbaglio o tu sei fidanzato?-

-Non ho detto nulla di male. E' un dato oggettivo che i tuoi occhi sono bellissimi.-

-Beh...-

Purtroppo, però, venni interrotta a metà dall'esuberante entrata di Koral.

-Finalmente! Ti ho cercata ovunque! Sono le 23.45!-

Non sembrò notare chi ci fosse di fronte a me, ma quando lo fece, quasi si pietrificò.

-Aya...lui...tu...I...-

-Piacere, Ian.- fece Ian, tendendole gentile la mano.

-Piacere.- disse Koral, completamente imbambolata.

-Cazzo Koral, è tardissimo!- feci anche io, guardando l'orologio, mentre lei cadeva in uno stato di trance. -Scusa.- feci, rivolta a Ian. -Adesso devo scappare sul serio.-

Mi voltai e, prendendo Koral per la mano, corsi verso la sala.

-Aspetta!- mi bloccò Ian.

Io mi voltai, supplicandolo con gli occhi di lasciarmi andare.

-Come faccio a ritrovarti?-

Sospirai.

Ma quando mi sarebbe ricapitata un'occasione del genere? Non sarei mai più stata faccia a faccia con Ian Somerhalder, perciò feci la cosa più azzardata della mia vita.

Corsi verso di lui e, specchiandomi nell'infinità dei suoi occhi azzurri, gli diedi un leggero bacio a stampo, appoggiando entrambe le mani sul suo viso.

Il semplice contatto con le sue labbra mi elettrizzò, facendomi battere il cuore a mille.

-E' stato bello conoscerti, Somerhalder, addio.-

Mi voltai, questa volta lasciando sul serio quella terrazza.

 

 

 

 

 

 

Ehm Ehm…

Ebbene si, nonostante io abbia già una storia in corso, non sono riuscita a frenarmi dal pubblicare questa storia xD

Non so se possa magari piacervi, so solo che io mi sto divertendo come una matta a scrivere e spero di far divertire anche voi xD

Questa è la prima storia che pubblico in questo fandom (escludendo una one shot), quindi davvero non so come andrà a finire!

Mi farebbe piacere se magari mi diceste cosa ne pensate, se vi piace l’idea o no! Sono bene accette anche frasi del tipo “ritirati, mi sa che è meglio!” xD

Detto questo vi lascio…lasciandovi i link delle altre mie storie!

Grazie in anticipo a tutte coloro che leggeranno e magari troveranno cinque minuti anche per recensire!

Baciiiii

 

Alcune delle mie storie:

Mi appartieni

The reason is You

I love you! thank you!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Un anno dopo ***


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Capitolo 2: Un anno dopo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Aspetta!- mi bloccò Ian.

Io mi voltai, supplicandolo con gli occhi di lasciarmi andare.

-Come faccio a ritrovarti?-

Sospirai.

Ma quando mi sarebbe ricapitata un'occasione del genere? Non sarei mai più stata faccia a faccia con Ian Somerhalder, perciò feci la cosa più azzardata della mia vita.

Corsi verso di lui e, specchiandomi nell'infinità dei suoi occhi azzurri, gli diedi un leggero bacio a stampo.

Mi alzai a sedere di scatto sul letto, con la fronte imperlata di sudore. Mi portai le mani tra i capelli, smuovendo quella folta massa nera, imprecando contro me stessa.

L'avevo sognato, di nuovo. Quei due spicchi di cielo e quelle labbra calde e accoglienti non volevo lasciare i miei sogni, nonostante fosse passato un anno da quell'incontro, che definire magico significava minimizzarlo.

Se ci ripensavo, quella sera mi sembra ancora incredibile.

Ritornai a letto, quel letto sgangherato e scomodo. In effetti, ripensandoci, anche la ragazza di quella sera mi sembrava incredibile: non ero io. Era migliore, ma forse solo perchè tutti, a quella festa, non mi vedevano per quella che realmente ero: un'orfana, che riusciva ad andare ad una prestigiosa scuola privata solo perchè aveva la fortuna di avere una migliore amica ricca.

Proprio per quello, torturarmi a scuola era diventato quasi uno sport: la poveraccia che veniva aiutata dall'amica ricca. Non c'era niente di meglio per le male lingue borghesi di quella odiosa scuola.

Ma, odiosa o no, quella scuola aveva il più famoso e importante corso di recitazione di mezzo paese e quella che mi aveva offerto Koral era davvero un'occasione unica.

Erano anni che insistevo per ripagarla, ma lei si arrabbiava e diceva che queste cose non esistevano tra amiche. Così mi ero trovata mille lavoretti, per ripagarla in qualche modo, ma anche per sopravvivere visto che Gary, il gentilissimo essere umano che si era preso la briga di accogliermi nella sua vita, mi lasciava fuori "casa" la maggior parte delle volte.

Era solo un verme viscido, che mi aveva "prelevato" da un posto altrettanto viscido. A lui interessava solo incassare il mensile dallo Stato, per il resto, come vivevo e cosa facevo, non era poi affar suo.

In compenso, però, mi faceva generosamente lavorare nel suo orribile bar. Carino da parte sua, vero?

Sospirai. Chi sa Ian cosa stava facendo in questo momento.

Probabilmente aveva già dimenticato "cenerentola". In fondo era fidanzato con quella bellezza di Nina, non c'era neanche una possibilità che lui si ricordasse di me.

...E invece io, come un'idiota, non riuscivo a cancellare i suoi occhi dalla mia mente.

Com'era possibile che ricordassi ancora le sue mani strette sui miei fianchi?

Sbuffai. Perdermi in quei ricordi non mi avrebbe aiutato. Dovevo dormire, continuare la mia vita e smetterla di rovinarmi le giornate a guardare quel maledetto telefilm.

Da che conoscevo appena il titolo, ero passata ad esserne una fan sfegatata. Avevo fatto di tutto pur di guardare ancora quegli occhi, quelle labbra, quei mezzi sorrisi.

Mi ridistesi sul letto, cercando di riaddormentarmi, ovviamente con scarsi risultati.

 

 

Pov Paul

-L'amore...fa schifo!- si lamentò Ian, mentre io, il mal capitato Paul Weasley, cercavo di sorreggerlo per le braccia.

-Ian, per favore! Sono le quattro del mattino!- feci io, stanco.

Avevamo girato per locali tutta la notte e tenere "buono" Ian era un'impresa alquanto impossibile.

-Vi siete solo lasciati, le cose si sistemeranno.- cercai di consolarlo, mentre provavo a farlo sedere su una benedetta panchina.

Dopo vari tentativi, Ian riuscì a sedersi, per poi scoppiare a ridere.

-Solo? Ho il cuore a pezzi, fratello.- disse, puntandomi contro un instabile dito.

-Sei ubriaco, Som, dai, torniamocene a casa.- tentai io, ma, ovviamente, fu tutto inutile.

Ian non dava segni di volersene tornare a casa e riposare tranquillo, anzi, sembrava sempre più pieno di energie ad ogni minuto che passava.

-Mi ha lasciato...- ripetè. -Nina mi ha lasciato dopo due anni. Cazzo, Paul, due anni. Pensavo davvero fosse quella giusta.-

Sospirai, sedendomi accanto a lui.

Odiavo vedere il mio migliore amico così. Non avevo mai avuto una particolare simpatia per Nina, ma dirgli "te l'avevo detto" in quel momento, non mi sembrava il caso.

-Ian, in fondo te n'eri accorto anche tu che le cose non andavano ed è stato meglio lasciarvi adesso invece di continuare: avreste distrutto voi e la serenità sul set.- gli feci notare io.

-No, Paul. Io l'amavo e l'amo ancora.- disse, calcandosi la testa tra le mani.

-Ma se mi hai confessato tu stesso di pensare spesso a "Cenerentola".-

Storsi il naso. Non ne potevo più di quella storia.

Mi aveva riempito la testa con quella fantomatica ragazza, sui suoi straordinari occhi e le labbra da sogno.

-Che c'entra. Cenerentola è un mistero.-

-Ma se l'hai raccontato anche a Torrey!- protestai io, mentre lui scoppiava a ridere, inspiegabilmente.

-Ma che razza di nome è Torrey!-

-Stai davvero prendendo in giro Torrey?!- mi alzai dalla panchina, guardandolo infuriato.

Lui sembrò pensarci su un attimo. -No.- sentenziò sicuro. -Io adoro Torrey.-

-Ecco.- mi sedetti di nuovo accanto a lui.

Eravamo comici, veramente comici. O pietosi. Dipendeva dai punti di vista.

-Cos'è quella, Paul?- chiese Ian.

-Quella è una scuola. Ha anche un importantissimo corso di recitazione se non sbaglio.-

I suoi occhi si illuminarono e io sentii un brivido corrermi lungo la schiena.

Quello era lo sguardo delle cazzate.

Si alzò e cominciò a correre, senza nemmeno darmi il tempo di fermarlo.

Arrivò davanti alla scuola, cominciando a toccare porte e finestre.

-Ma cosa diavolo fai?!-

-Voglio seguire una lezione di recitazione!- mi rispose lui serio, continuando a cercare un modo per entrare.

-Sai.- feci io, con tutta la pazienza possibile. -Non credo ci siano corsi alle quattro del mattino.-

-Tu credi?-

-Credo. Ma forse è solo un mio pensiero, eh!-

Ian fece spallucce, poi, prima che potessi fermarlo, ruppe una finestra ed entrò dentro la scuola.

-Ian!- urlai, seguendolo all'interno dell'edificio.

Ma vedi che mi dovevo trovare a violare una scuola per inseguire quel deficiente del mio migliore amico!

Ma dove cazzo era finito?!

Non feci nemmeno in tempo a raggiungerlo, che suonò l'allarme.

Rabbrividii, mentre il sangue mi si gelava nelle vene.

Eravamo davvero nella merda.

-Ian!- urlai e fortunatamente lui mi raggiunse subito.

-Ma che hai fatto?!-

Non fece nemmeno in tempo a rispondermi, che subito una luce ci colpì in pieno viso.

Oh, cazzo, il custode...

E fu così che...venimmo arrestati...

 

 

Un suono fastidioso mi svegliò. Ancora assonnata mi alzai dal letto, anche se di mala voglia e con il morale a terra.

Quel giorno non avevo proprio voglia di andare a scuola. Avevo uno strano presentimento.

Distrattamente andai all'armadio, tirando fuori un jeans chiaro e una maglia rossa con lo scollo a v.

Mi chiusi nel bagno, aprendo il rubinetto della vasca e lasciando che il rumore dell'acqua attutisse quello dei miei pensieri.

Cominciai a spogliarmi e quando la vasca fu piena, mi immersi, lasciando che l'acqua lavasse via tutte le mie preoccupazioni.

La doccia durò un abbondante mezz'ora e alle sette uscii dal bagno, con un accappatoio verde alquanto imbarazzante.

Mi vestii piano, ben sapendo che Koral avrebbe fatto di sicuro tardi.

Andai verso un piccolo mobiletto e presi il cofanetto con i pochi trucchi.

Misi solo il fard e la matita.

Poi andai di nuovo in bagno e mi pettinai quella massa di capelli lisci neri con poca voglia.

Ero stanchissima e quel giorno mi aspettava anche l'interrogazione di letteratura! Ed era solo il primo mese di scuola!

Guardai l'ora: erano le sette e mezza.

-Io vado!- urlai, prendendo lo zaino e andando alla porta.

Scesi velocemente le scale e aprii il portone del palazzo e mi ritrovai subito una sorridente Koral sul suo motorino nero.

-Buon giorno!- le scoccai un bacio sulla guancia, che lei ricambiò gioviale come sempre.

-Ho portato i cornetti!- mi disse, esibendo un sacchetto un po' sporco di nutella.

-Mhm...cosa ti devi far perdonare?-

Lei si morse il labbro. Ormai la conoscevo come le mie tasche e per portarmi i cornetti fino a casa, era qualcosa di grosso!

-Bhe...vedi...ti prego non mi uccidere!- la sua voce era davvero implorante, cosa che mi preoccupò non poco.

-Allora?- a me scappava da ridere, era troppo comica quando doveva confessare qualcosa!

-Vedi...io ho preso il biglietto per la convention di The vampire diaries...o meglio, i biglietti-

Inarcai le sopracciglia, con un brutto sospetto in testa. -Quindi?-

-ti prego! Accompagnami! Ti prego, ti prego, ti prego!-

Se avesse potuto, la mia mascella sarebbe arrivata a terra.

IO a una convention su the vampire diaries?!

Ma nemmeno sotto tortura!

Come poteva chiedermi una cosa del genere dopo quello che era successo un anno prima?!

-Puoi scordartelo- io non ci sarei andata mai. Non ci sarebbe stato niente che mi avrebbe convinto ad andare tra quella massa urlante di ragazzine allupate a vedere quella maledetta convention, dove c'era quel maledetto attore con la sua maledetta ragazza!

-Dai! Altrimenti non ci posso andare nemmeno io!...sei la mia migliore amica, mi devi aiutare nel momento del bisogno!-

-Sono irremovibile!-

-Non ti costringerò mai più ad andare a una loro convention! Solo questa volta!-

La guardai. Aveva quegli occhi enormi pieni di finte lacrime alla cartoni animati e le mani congiunte.

Era vero che non mi piacevano, ma lei era sempre la mia migliore amica e quello che era importante per lei, lo era per me.

-Mi dovrai più di un misero cornetto!- mi arresi, salendo sul motorino.

-Davvero?! OLEE!- quasi ci fece cadere quel suo scatto di felicità.

Era davvero contenta e io lo ero ancora di più visto che avevo potuto contribuire.

In fondo era solo una convention. Non aveva mai fatto male a nessuno andare ad una convention.

Ma quella mattina non sapevo ancora che non avremmo più avuto bisogno di andare a quella convention, perchè...

 

 

 

 

 

 

 

 

Salveeeee! Come va?

Ed ecco il secondo capitolo di una storia su cui ho ancora molti punti interrogativi xD

Questo capitolo non ha niente di particolare, serviva solo a me e a voi per addentrarci meglio nella storia e per conoscere meglio i personaggi xD

Spero che almeno un po’ vi piaccia e che magari alla fine della lettura (sempre se leggerete!) non vomiterete xD

Inutile dire che mi piacerebbe sapere le vostre opinioni, perché si sa che quando una persona mette su carta ciò che sente, spera sempre di poter leggere tante recensioni, ovviamente belle o brutte che siano…!

Detto questo, la smetto con questo papiro e vi lascio!

Baciiiii

Al prossimo capitolo! …Sempre se vi va!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: I nuovi insegnanti ***


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Capitolo 3: I nuovi insegnanti

 

 

 

 

Entrammo a scuola, io davanti che giocherellavo con il cellulare di Koral e lei dietro, che chiacchierava tranquillamente con Kelly Jump, la troia della scuola.

Entrammo in classe: alla prima ora avevamo recitazione, cosicché dovevamo andare in classe per fare l'appello e poi raggiungere l’aula recitazione.

Arrivai, gli occhi bassi e ancora il cellulare tra le mani: sapevo che il professor Robert era sempre irrimediabilmente in ritardo.

-Buon giorno.- disse cordiale una voce, che non apparteneva a nessuno dei miei insegnati, men che meno a Robert.

Così, curiosa, alzai lo sguardo.

Pessima, pessima mossa!

Rischiai seriamente un infarto.

Davanti a me, bello come il sole e con un sorriso quasi ultra terreno, c'era Ian Somerhalder e al suo fianco Paul Wesley.

 Per poco non morivo sul colpo. No, non poteva essere.

Doveva essere necessariamente un sogno. Tutto quello non poteva assolutamente essere reale, perché non aveva nessun senso logico che due attori super fighi si trovassero nella mia aula!

Sgranai gli occhi, mentre il cuore aumentò i battiti: temevo davvero che a breve potesse uscirmi dal petto e finire diritto tra le sue mani.

Come la regina di tutte le idiote, il cellulare mi cadde dalle mani, schiantandosi al suolo con un orribile tonfo.

Subito mi attanagliò la paura che lui potesse riconoscermi, ma sapevo razionalmente che quella era una paura stupida, perché la ragazza di quella sera non aveva nulla a che vedere con quella che lui adesso stava guardando.

Mi resi conto che dovevo risvegliarmi dal mio stato di trance e mi abbassai, con l'intento di raccogliere il cellulare dal pavimento, ma quel giorno la sfiga sembrava avercela particolarmente con me, perchè anche Ian, nello stesso momento, si abbassò per raccogliere l'oggetto.

Le nostre dita si scontrarono lievemente e i nostri visi si ritrovarono a pochi centimetri di distanza.

 I nostri occhi si incontrarono, si incatenarono e per poco non si riconobbero.

-Ci siamo già conosciuti?- mi chiese lui confuso, guardandomi intensamente negli occhi e porgendomi il cellulare.

-Non vedo dove mi possa aver incontrato signor Somerhalder.- mormorai formale, alzandomi e deviando il suo sguardo, incontrando così per un breve istante quello di Paul.

Un attimo...

Solo in quel momento mi ricordai di Koral. Infatti la mia migliore amica era ancora sull'uscio, che guardava Paul con gli occhi sgranati e la lingua a terra.

-Koral...Koral, dai, andiamo...- le sussurrai, tirandola per un braccio, ma niente.

Non si risvegliava dal coma.

La trascinai al banco, mentre lei non la smetteva di guardare Paul, che, ovviamente, la guardava alquanto preoccupato.

Sembrava una dannata maniaca!

Mi sedetti al mio banco, cercando di non guardare Ian, che invece mi osservava intensamente. Era come incantato, perso e ciò mi metteva in agitazione.

-Bene.- disse Paul in imbarazzo, dando una gomitata ad Ian che non la smetteva di osservarmi. -Non credo ci sia bisogno di dirvi chi siamo.-

Detto questo dei gridolini estasiati si propagarono in tutta la classe, facendomi sbuffare scocciata.

-Grazie ad un colpo di genio che non sto qui a raccontarvi, abbiamo avuto il compito da chi è più in alto di noi di dirigere il corso di recitazione fino alla fine dell'anno.- disse sbrigativo.

Sgranai gli occhi, guardando Koral.

No, un attimo…Cosa significava?!

O meglio, avevo capito, ma mi rifiutavo categoricamente di accettare quella situazione.

Avevo il cuore a mille e da li a breve sarei sicuramente svenuta.

-Beh, saremo i vostri insegnati di recitazione, in pratica.- rimarcò Ian più sbrigativo, con un meraviglioso sorriso.

Non terminò nemmeno la frase, che tutte le ragazze della classe cominciarono ad urlare come impazzite e a fare mille domande ai due, a chiedere foto, autografi e baci.

Io guardavo confusa Koral: tutto quello non aveva senso.

Cosa avevano fatto per far sì che due famosi attori facessero da insegnanti in una scuola?!

Mi calcai la faccia tra le mani: quello era l'inizio della mia fine.

Alzai lo sguardo e lo fissai su Ian.

Un altro colpo al cuore: lui mi stava fissando.

Mi voltai verso Koral, che guardava Paul con le lacrime agli occhi: lei era decisamente contenta di come si era messa tutta quella situazione.

Un pensiero mi balenò nella testa.

Avrei dovuto nascondere il vestito di Cenerentola! Non potevo lasciarlo in bella mostra nell'aula recitazione.

Poi respirai e mi calmai. Non avrebbe fatto nessuna differenza se Ian avesse visto il vestito: lui non si sarebbe mai ricordato della ragazza di quella sera.

Ian, intanto, sorridendo e facendo svenire molte ragazzine, prese il registro e cominciò a fare l'appello.

Dopo svariati nomi, arrivò il turno di Koral.

-Koral Raynolds.- disse, aggrottando le sopracciglia.

-Pre...sente...- sussurrò, alzando debolmente la mano.

Mi portai una mano sul viso. Di quel passo l'avrei persa a breve.

Ian si fermò un attimo, poi riprese.

-Dayana Smith.-

-Presente.- alzai sicura la mano, mentre lui ritornò a guardarmi intensamente.

-Bene.- disse Paul, mentre Ian posava il registro. -Direi di andare nell'aula recitazione.-

Tutti esultarono felici, impazienti come non mai di cominciare la lezione. Solo io maledivo mentalmente quella situazione.

Non era per niente buono stare a stretto contatto con lui per tutto l'anno.

Mi alzai scontrosa, uscendo dall'aula e dirigendomi in quella di recitazione, ignorando gli altri che si erano fermati a parlare con i due attori.

Arrivai nell'aula, sbuffando e appoggiandomi a un muro.

-Va tutto bene?- mi voltai di scatto, trovandomi Ian davanti.

-Una meraviglia.- sbottai.

-Sicura? Mi sembri turbata da qualcosa.- disse lui, con un sorriso.

Le immagini di quella sera mi ritornarono alla mente, facendomi rispondere in modo più aggressivo del dovuto.

-Sei una sorta di insegnante o uno psicologo?-

Lui stava per rispondermi, ma l'entrata di tutti gli altri glie lo impedì.

Così, ci mettemmo tutti in cerchio e per circa mezz'ora chiacchierammo: i due super mega iper fighi volevano entrare in sintonia con tutti noi e conoscerci meglio.

-...Alla fine dell'anno, poi, ci sarà uno spettacolo.- finì di spiegare Paul.

-E quale spettacolo?- chiese Koral.

-Non lo so, lo decideremo adesso insieme. Vi va?-

-Guarda, possiamo fare tutto quello che vuoi insieme!- sbottò Koral, facendo scoppiare a ridere tutti, attori compresi. Io gli diedi una gomitata, diventando rossa per lei.

Aveva una faccia tosta incredibile quella ragazza.

Tutti cominciammo a pensare a qualcosa, ma tutte le idee erano o troppo difficili o troppo banali.

-Io avrei un'idea.- proruppe Ian all'improvviso. -Che ne dite di...Cenerentola?-

Per poco io non svenni. La vista quasi mi si annebbiò e il cuore mi scoppiò nel petto.

Guardai velocemente Koral, che stava ghignando malefica.

Brutto segno...

-E' una bellissima idea!- proruppe Kelly. -Io potrei fare Cenerentola.- ovviamente era la solita super oca esibizionista.

-Io credo che tu, invece, saresti perfetta come sorellastra.- fece Paul, facendo scoppiare a ridere tutti.

Koral alzò la mano.

Pessimo segno...

-Si?-

-E se Cenerentola la interpretasse Dayana? Secondo me sarebbe perfetta! Ce la vedo proprio in quel ruolo!-

Spalancai così tanto la bocca, che per poco la mascella non toccò terra.

L'avrei uccisa quella maledetta ragazza!

Avevo quasi dimenticato che quando era Koral a parlare non c’era limite al peggio.

Ian, intanto, si fece spazio tra la piccola folla e venne diritto verso di me.

Puntò i suoi meravigliosi occhi azzurri nei miei, restando fermo a fissarmi.

-Credo che tu sia la scelta migliore. Brava Koral.- sentenziò dopo poco.

Si allontanò da me, mentre io volevo decisamente morire.

-Ma...- tentai io, ma venni bloccata da Paul.

-Niente ma. Sei...perfetta.- disse serio.

Sbuffai. Cazzo.

Guardai di sottecchi Koral, maledicendola mentalmente, mentre lei se la rideva di gusto.

-E chi sarà il principe?- chiese un'altra ragazza.

Ecco, bella domanda.

-Beh...- fece Paul, con la stessa aria diabolica di Koral. Sarebbero stati una coppia eccezionale quei due. -Il principe nella storia ha gli occhi azzurri e i capelli neri.-

Tutta la stanza cadde nel silenzio.

No, no, no, NO!!

A rompere il silenzio, fu la divertita e sadica risata di Koral.

Si, l'avrei ammazzata. Anche di fronte a tutti, non mi importava.

-Cosa stai insinuando, Wes?- fece angelico Ian.

-Che tu sarai il bel principe di Cenerentola.-

Un tonfo.

Si, ero svenuta.

Cazzo...Che figura di merda...

 

 

 

Salveee! Come va?

E finalmente Ian e Dayana si sono incontrati! Ovviamente Koral elabora un’altra delle sue idee geniali, cosicchè Ian e Dayana si ritroveranno a dover interpretare proprio Cenerentola e il bel principe! xD

Voi che ne pensate di questo capitolo? Vi confesso che a me non è che piaccia chi sa quanto, però io vedo orribile tutto ciò che scrivo xD potrei essere di parte xD

Beh, detto questo non voglio annoiarvi troppo, quindi vi lascio!

Un’ultima cosa: davvero grazie mille a tutte quelle persone che hanno letto e recensito, ma anche chi ha solo letto! Davvero grazie!

Baciii

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Certe notti ***


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Capitolo 4: Certe notti

 

 

 

 

 

 

Guardai l'ora, sbuffando e in preda all'ansia.

Andai avanti e indietro sul pianerottolo, maledicendo quel mentecatto che mi ritrovavo come tutore.

-Gary! Gary, aprimi!- urlai, tempestando la porta di pugni, ma niente.

Sapevo già che era inutile: mi aveva di nuovo lasciato fuori casa e per giunta erano anche mezzanotte.

Sbuffai ancora, scompigliandomi i capelli e lasciando le mani sulla testa.

Ma cosa avevo fatto di male per meritarmi un'esistenza del genere? Probabilmente nella mia vita passata ero stata qualche sorta di deliquente o una scomunicata dalla Chiesa.

Tentai ancora, ma nulla. Di sicuro si era rinchiuso in casa con una delle sue amichette notturne e adesso se la stavano ridendo di gusto alle mie spalle.

Mi misi di nuovo lo zaino in spalla e me ne andai, ormai certa che per quella sera avrei dovuto trovarmi un altro posto dove dormire.

Purtroppo non potevo andare da Koral: la matrigna mi odiava e di certo non mi potevo presentare da lei a quell'ora.

L'aria della notte era gelida e per strada non c'era nessuno. Era anche martedì e il locale di Mick era chiuso.

Adoravo quel locale: era come se fosse la casa che non avevo e Mick era la seconda persona più importante della mia vita.

Decisi di andare a scuola: quello era il luogo dove mi rifugiavo più spesso quando quell'ameba di Gary mi lasciava fuori.

Avevo cominciato anche a pensare che lo facesse di proposito, per alimentare la sua naturale perfidia, non che farmi lavorare nel suo bar non lo fosse.

Arrivai a scuola ed entrai attraverso un piccolo condotto che dava direttamente nell'aula recitazione.

Una volta lì non avevo potuto non pensare ad Ian e ai suoi occhi su di me.

Quei suoi occhi che adesso avevano visto Dayana, non Cenerentola.

Avevo dimenticato quanto fosse calda e profonda la sua voce, avevo dimenticato il suo profumo, che ancora adesso non riuscivo a togliermi di dosso, anche se tra noi non c'era stato alcun contatto.

Andai all'armadietto dei vestiti e raccolsi qualche abito che avrei usato come letto. Quella sera faceva particolarmente freddo, anche se era appena la fine di settembre.

Addio belle giornate di sole, anche se, da un lato, erano quelle che odiavo di più, perchè in quei giorni Gary mi faceva lavorare il doppio.

Poggiai la testa su quel cuscino improvvisato e mi maledii per non avere un cellulare: avrei potuto parlare con Koral in quel momento, così mi avrebbe fatto compagnia.

Fortunatamente ero troppo stanca per perdermi ancora nei miei pensieri, così, con poca difficoltà, mi addormentai.

 

 

Mi sentii scuotere, tuttavia non avevo nessun’intenzione di svegliarmi. Ero in uno stato di dormiveglia e se anche avessi voluto svegliarmi, di certo non avrei potuto.

Sentii una mano leggera che mi spostava i capelli dal viso, per poi sussurrare ancora una volta in tono basso il mio nome.

Aveva una voce calda, carezzevole e io mi beavo al suono del mio nome.

In un momento di lucidità, mi ricordai che stavo dormendo a scuola e se c’era qualcuno che mi chiamava, significava che mi avevano scoperto.

Balzai letteralmente a sedere con uno scatto, portandomi al corpo la sorta di coperta che avevo, come se quello strato invisibile di stoffa avesse potuto proteggermi.

Avevo gli occhi pieni di lacrime: nessuno avrebbe dovuto trovarmi lì e invece…

Alzai lo sguardo per vedere chi fosse e per poco non morii di vergogna. Davanti a me c’era Ian, che mi guardava confuso e quasi preoccupato.

Ma che ore erano?!

Lui tese una mano verso di me, ma io gli sfuggii, tirandomi ancora di più indietro. Avevo una paura incredibile: paura che lui avesse potuto denunciarmi e fatta cacciare dalla scuola.

-Non voglio farti niente...- sussurrò dolce, come se stesse parlando a un cucciolo.

Infatti si avvicinò lentamente, spostandomi di nuovo i capelli dal viso.

Io non sapevo cosa fare: mi vergognavo da morire, mi sentivo una ladra, una poveraccia. E avrei dovuto subire anche le conseguenze di quella situazione, perché a Gary non piaceva avere problemi.

-Ti prego, non dire niente a nessuno...- lo implorai, mentre lui si sedeva accanto a me.

-Perché dormi qui?- mi chiese lui confuso.

Non gli risposi subito: mi sembrava così strano stare a parlare con una persona che avevo visto solo in tv.

-E’ capitato, non succederà più. Ti prego, non dirlo al preside, lui mi odia. Già non vuole che una poveraccia come me si mischi ai suoi preziosi figli di papà!- mi morsi all’istante la lingua. Non dovevo spifferargli troppo, ma la paura mi aveva portato a parlare a raffica.

-Non dirò nulla, a meno che non ci sia qualche situazione strana sotto. Perché dormi qui, Dayana?- mi ripetè di nuovo lui.

-Non devo raccontarti i fatti miei!- scattai subito sulla difensiva.

-Ok, se è così...- disse lui, alzandosi, chiaro segno che sarebbe andato dal preside.

-No, aspetta!- lo afferrai così violentemente per il braccio, che perse l’equilibrio, finendomi addosso.

Stavamo a pochi centimetri di distanza e io non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi, così come lui.

Io distolsi lo sguardo e solo allora lui si alzò, sedendosi di nuovo al mio fianco.

-Sei scappata di casa?-

Sorrisi amara. Quale casa? –Certo che no! E’ capitato solo ieri notte. Sono uscita di casa senza chiavi e non sapevo dove andare. Non ricapiterà più.-

-I tuoi genitori li hai chiamati?-

Un colpo al cuore. Stavo quasi per piangere, ma non potevo davanti a lui, altrimenti non mi avrebbe più lasciata andare.

-Adesso li chiamo, ma non staranno in pensiero, non preoccuparti. –un sorriso forzato.

Lui inarcò le sopracciglia. Stava soppesando se credermi o no, poi lo vidi distendere la faccia e sorridermi.

Mi aveva creduto.

-Bene, allora preparati che tra mezz’ora verranno gli altri.- disse, alzandosi.

-Grazie, professore...- sussurrai formale.

Lui sorrise, venne di nuovo verso di me e mi afferrò per il mento.

-Chiamami semplicemente Ian.- si limitò a dire, ma quello bastò per infiammarmi. -Ovviamente solo quando siamo soli.- terminò con un sorriso.

Ero diventata sicuramente tutta rossa e il cuore mi batteva a mille.

-O...ok...-

-Allora, su, andiamo mia Cenerentola!- disse, porgendomi una mano.

Per poco non mi si mozzò il respiro.

Speravo che quella commedia sarebbe andata avanti ancora per molto...

 

 

 

-Ehi, tu, razza di idiota! Mi hai messo in un mare di guai!- afferrai Koral per un braccio, tirandola in disparte.

Ero ancora agitata per l'incontro di quella mattina e anche se l'ora di matematica era stata piuttosto tranquilla, mi sentivo ancora scossa e senza vie di fuga.

-Cosa avrei fatto questa volta?- chiese Koral angelicamente, portandosi un lecca lecca alla bocca.

-Che faccia tosta! Cenerentola, ecco cosa hai combinato!-

Koral scoppiò in una fragorosa risata. -Credo, invece, sia la cosa più intelligente che abbia mai fatto! Sarà uno spasso chiamarti signora Somerhalder!-

Io sgranai gli occhi e dovetti sbattere più volte le ciglia per riprendere contatto con la realtà. -Signora Somerhalder?! Tu ti sei fumata il cervello! Koral, ma ti rendi conto di chi stiamo parlando? Una star internazionale, di 32 anni e sentimentalmente legato a un'altra persona! Ma cos'hai in quella testa bacata per anche solo aver pensato che possa accorgersi di una come me?!- dissi tutto d'un fiato, ma Koral sembrava ancora fermamente convinta delle sue idee.

-Se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i, non sta più con Nina e poi fino a poco tempo fa sembrava impossibile anche solo vederlo da vicino e invece adesso...- lasciò la frase in sospeso.

Io speravo sul serio non pensasse davvero quelle cose, altrimenti avrei dovuto seriamente dubitare delle sue facoltà mentali.

-Secondo me tu stai fantasticando un po' troppo.-

-Ma Aya! Ha fatto gli occhi a cuoricino quando ha proposto cenerentola!-

-Secondo me te lo sei immaginato.- tagliai corto io.

Koral stava per rispondermi, quando venimmo interrotte dalla fastidiosissima voce di Kol Grey.

-Ehila, guarda un po' chi abbiamo qui, la svitata e la pezzente.- fece, con la sua tipica voce sprezzante.

Kol Grey era il tipico figlio di papà: capelli biondi, occhi azzurri, portamento elegante, aria da strafottente e l'atteggiamento di chi si crede superiore a tutti.

Era il "re" indiscusso della scuola, titolo che gli era stato affibbiato sia per i suoi modi "regali", sia perchè era sempre circondato da quelli che tutta la scuola chiamava la "corte".

Ovviamente erano tutti figli di papà che giocavano a fare i grandi mascherandosi dietro l'importanza dei loro cognomi.

-Guarda un po' chi si vede, il biondo ossigenato.- feci io di rimando.

Da quando avevo messo piede in quella scuola, Kol Grey e la sua banda di idioti non facevano altro che rendere la mia vita impossibile.

Era odioso e altezzoso e davvero non riuscivo a capire come tutte le ragazze della scuola potessero trovarlo carino.

-Sta attenta a come parli, pezzente.- mi rispose Ben Jordan, il "braccio destro" di Kol.

-Oh, ti sei comprato il pappagallo, Grey?- feci divertita io.

-Dayana, smettila...- mi disse sottovoce Koral, che cercava sempre di evitare ogni contatto con quei tipi.

Si mormorava che l'ultima persona che si era messa contro Kol Grey avesse dovvuto lasciare la scuola.

-Dovresti seguire il consiglio della tua amichetta.- fece Kol, avvicinandosi a me.

-E tu dovresti seguire il mio: va a farti fottere!- sibilai sprezzante.

Ero agitata: dovevo pur sfogarmi con qualcuno, no?

Gli occhi di Kol si accesero d'ira e il suo sorrisetto si tramutò in una smorfia.

Alzò la mano e mi colpì in viso con uno schiaffo, provocando le risatine dei suoi amici idioti.

Lo schiaffo fu così forte che fui costretta a voltare la testa di lato. Poi, non ci vidi più dalla rabbia.

Ma come osava quel maledetto bastardo a mettermi le mani addosso?!

Mi scaraventai su di lui, cominciando a riempirlo di schiaffi.

Avrei sicuramente continuato se due forti braccia non mi avessero letteralmente staccato da quell'idiota.

-Lasciami andare! Lo massacro!- sbottai nevrotica, cercando di ribellarmi a quel qualcuno che mi teneva saldamente per le braccia e mi allontanava da lì.

Mentre una folla di studenti si era radunata intorno a noi, vidi il professor Philipps afferrare Kol.

Benissimo. Philipps era il santo protettore dei figli di papà di quella scuola e, ovviamente, riuscii a sentire benissimo le parole "entrambi dal preside!", prima che la figura alle mie spalle mi allontanasse dal corridoio e mi portasse in un'aula poco distante a lì.

-Se ti lascio mi assicuri che ti calmi?- solo in quel momento capii che la persona che mi aveva "staccato" da Kol era Ian.

-D'accordo.- ringhiai e poco dopo Ian mi lasciò.

Mi voltai, trovandomelo di fronte, ovviamente bello come il sole.

Stava per chiedermi cosa fosse successo, quando le sue domande morirono alla vista del mio labbro.

Lo vidi fissarmi le labbra, corrugando la fronte. Quindi lo schiaffo di quell'idiota era stato più forte di quanto avessi immaginato.

Ian non mi chiese più nulla, si limitò ad avanzare verso di me e, sempre in silenzio, mi prese il mento tra le mani e cominciò ad ispezionare le mie labbra.

-Non sapevo ci fossero idioti del genere in questa scuola.- si limitò a dire poco dopo.

-Ci farà l'abitudine.- dissi, mentre Ian tolse le mani dal mio mento.

-Credo dovremmo andare dal preside.-

-Sarà solo una formalità. Come sempre daranno la colpa a me e magari coglieranno la palla al balzo per buttarmi fuori.- dissi amara.

-Se buttano fuori te, devono buttare fuori anche quel tipo.- mi fece notare Ian.

Io scoppiai a ridere. -Purtroppo qui usano due pesi e due misure. Dai, andiamo.- dissi, avviandomi in presidenza seguita da Ian.

 

 

 

 

 

 

Salve ragazze!

Lo so, sono imperdonabile perché ho aggiornato con un mostruoso ritardo, ma con le feste di natale, il volontariato, le corse per i regali ecc non ho avuto nemmeno un secondo xD

Cercherò di accorciare i tempi per gli aggiornamenti e spero che almeno un po’ questa storia continui a piacervi, anche perché è il mio primo esperimento in questo fandom xD

Detto questo vi lascio, non voglio annoiarvi troppo!

Volevo solo ringraziare le persone che leggono e quelle che riescono a trovare un po’ di tempo per recensire questa mia storia!

Davvero grazie mille!

Baciiii

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Una giornata decisamente movimentata! ***


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Capitolo 5: Una giornata decisamente movimentata!

 

 

 

 

 

Sentivo Ian dietro di me che mi seguiva, in silenzio tombale.

Era strano considerare che la persona che per me fino a poco tempo fa era "quello di The Vampire diaries", adesso fosse semplicemente Ian.

Ian il mio insegnante, Ian la persona a cui davo del tu quando eravamo soli, Ian che mi stringeva tra le braccia inconsapevolmente, Ian che mi parlava con semplicità, Ian che adesso era così facile da toccare.

Ian e basta.

Non Ian Somerhalder, l'attore trentenne di the Vampire diaries, amato da tutto il mondo e impossibile da raggiungere.

Sorrisi ironicamente.

Ian Somerhalder che mi accompagnava dal preside.

Aveva un chè di incredibilmente frustante quella situazione. Non volevo apparire ai suoi occhi più ragazzina di quanto in realtà già non fossi.

Ma, in realtà, che importanza poteva avere che mi vedesse come una ragazzina o come una donna?

Lui era un uomo e non poteva minimamente relazionarsi a me come io volevo, perchè, in ogni caso, anche se avesse voluto anche lui, io ero minorenne e Ian non si sarebbe mai sognato di far scoppiare uno scandalo.

Mi fermai davanti alla porta della presidenza, voltandomi a guardare Ian e indicandogli la porta con un cenno ironico.

Era solo una formalità. Ero sicura che per il professor Philips era anche inutile spedirmi dal preside: io avevo automaticamente torto.

Così, Ian mi sorpassò e bussò alla porta e quando il preside a gran voce urlò un -Avanti!-, Ian aprì la porta e si spostò di lato.

Io lo guardavo e lui guardava me. Poi quando si rese conto che io non avevo minimamente capito perchè si fosse fermato, mi fece un cenno con la mano, facendomi capire che sarei dovuta entrare prima io.

Beh, non era colpa mia se non avevo capito! Non ero abituata a una simile gentilezza, dal momento che l'unico modo in cui le persone, Gary, mi facevano entrare in un edificio era a calci!

Sorrisi a Ian e entrai nella stanza, seguita poco dopo da lui, che si richiuse la porta alle spalle.

-Di nuovo qui, signorina Smith.- fece sprezzante il preside, mentre Philipps e Kol erano già seduti di fronte al preside.

-A quanto pare, signor preside.- feci io, con il suo stesso tono di voce.

-Bando alle ciance, preside, arriviamo al punto. La Smith ha attaccato violentemente il signor Grey.-

Ma perchè io ero sempre "la Smith" e lui era sempre il signor Grey?!

Semplice. Perchè io ero una pezzente e lui un fottutissimo riccone.

-Sempre la stessa storia, sono sempre stato contrario alla sua permanenza in questa scuola.-  il preside, il signor Gregory, incrociò le dita, guardandomi come se fossi feccia.

Io ormai non rispondevo nemmeno più: sapevo che era inutile, quindi meglio restare in silenzio e fargli credere che avesse ragione.

-Non tollero che si aggredisca in quel modo un mio studente. Qui siamo in una scuola prestigiosa e non per strada.- il signor Philipps mi lanciò una fugace occhiata. -Perciò chiedo che la signorina Smith venga espulsa.-

Cosa?!

Kol si portò una mano alla bocca, per mascherare la sua palese risata.

-Mi scusi.- per la prima volta, Ian, alle mie spalle, parlò. Avanzò di un passo, appoggiandomi una mano sulla spalla. Quello, stranamente, bastò ad infondermi sicurezza. -Ma se volete espellere Dayana, dovete espellere anche il signor Grey, dal momento che la colpa di Dayana è stata solo quella di rispondere alla violenza con la violenza. E, soprattutto, persone che si permettono di aggredire una ragazza, non dovrebbero nemmeno avere tutto questo riguardo.- lanciò un'occhiata a Philipps. -Almeno questo è quello che penso io.-

-Cosa sta insinuando, signor Somerhalder?-

-Beh, credo offenderei la sua intelligenza spiegandovelo, signor Gregory, dal momento che basta guardare Dayana per capire cosa intendo.-

Io guardavo Ian con occhi sgranati, di certo non mi sarei aspettata che lui mi difendesse.

Il cuore cominciò a martellarmi nel petto, non riuscendo a togliere l'attenzione dalla sua mano appoggiata sulla mia spalla.

-Lei mi ha provocato!- scattò subito Kol, guardandomi con occhi accesi di ira.

-E questo è un buon motivo per alzare le mani su una ragazza? Perciò, se verrà espulsa lei, dovrà essere espulso anche Grey, è una questione di giustizia.-

-Ma quale giustizia? Questa è la nostra scuola! Lei non ha il diritto di stare qui, è solo una pezzente!-

Stavo per scattare di nuovo. Avrei cancellato quella faccia da borioso viziato una volta per tutte!

Purtroppo, però, la presa sulla mia spalla si fece ancora più forte. Alzai lo sguardo per guardare Ian, vedendo che guardava diritto davanti a , con la mascella contratta.

Mi stava palesemente dicendo di stare ferma.

Cercai di tornare calma, imponendomi di non staccare a morsi la testa di quel deficiente.

-Davvero di gran classe i suoi studenti.- commentò ironico Ian, guardando diritto negli occhi il professor Philipps, marcando maggiormente "i suoi studenti", come precedentemente aveva fatto lui.

Philipps si fece livido per la rabbia, ma lo sapeva: Ian era intoccabile, sapeva che lui avrebbe potuto far scoppiare uno scandalo di livelli impensabili.

-Io direi di lasciarci tutto alle spalle, ma la prossima volta che ricapiterà un evento tanto spiacevole, prenderemo seri provvedimenti.- fece il signor Gregory, palesemente contrariato.

-D'accordo. Andiamo, signor Grey.-

Kol si alzò, guardandomi sprezzante, stessa occhiata che Philipps riservò a Ian.

Ian, dal canto suo, aveva le mani nelle tasche dei jeans scuri e lo guardava con la sua tipica espressione "alla Damon".

-Arrivederci signor Preside.- fece Ian, poi mi indicò la porta.

Uscimmo dalla stanza. Di Kol e Philipps neanche l'ombra.

Mi voltai a guardare Ian, che aveva la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate al petto.

-Ehm...grazie professore.- dissi, palesemente in imbarazzo, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Ti avevo detto che potevi chiamarmi Ian quando eravamo soli, o no?-

Lo guardai.

Non riuscivo a capire se era così solo con me o si faceva chiamare Ian da tutti i suoi studenti quando nessuno ascoltava.

-Allora...grazie Ian.-

-Non ringraziarmi, ho solo fatto quello che farebbe un insegnante, anche se mi fa sempre ridere ogni volta che mi reputo tale.- fece, con un mezzo sorriso.

-Non era tenuto a farlo. Cioè...nessuno è mai stato dalla mia parte, certo, tranne Koral.- vidi Ian che mi guardava con uno sguardo interrogativo. -Aspetti, Aspetti! Non voglio sembrare melodrammatica! Voglio semplicemente dire che sono poche le persone che mi trattano con rispetto, tutto qui. Ma di certo io non ne faccio una tragedia.-

-Chi è che non ti rispetta, Dayana?-

Dio Santo quella voce!

Chi sa com'era quando...

Cercai di scacciare via quei pensieri osceni dalla mia mente.

-Devo ritornare in classe! Mi scusi!- sorpassai Ian, cercando di non rispondere alla sua domanda.

-Dayana!- lui mi richiamò e io mi voltai. Si staccò dalla parete. -Dammi del tu. Buona lezione.- detto questo mi sorrise.

Ok, il mio cuore era decisamente andato!

 

 

 

 

Non ci potevo credere! Davvero!

Ma quanto ero sfigata da uno a dieci?!

Per la seconda volta in due giorni, Gary mi aveva lasciato fuori casa e io mi ritrovavo di nuovo a dormire a scuola.

Si, ero decisamente sfigata.

Sbuffai, avvicinandomi all'unica finestra dell'aula.

Ormai mi era più familiare l'aula di recitazione che la casa di Gary, che, teoricamente, dovevo chiamare "casa mia", ma Gary si era decisamente impegnato a farmi sentire sempre un peso.

Certo, gli assegni dello Stato, però, non gli pesavano!

Guardai il cielo scuro, dove brillava qualche stella timida. Chi sa cosa stavano facendo i miei genitori biologici, se erano ancora vivi, se pensavano a me ogni tanto.

Io pensavo spesso a loro, ma soprattutto pensavo come sarebbe stata la mia vita se loro avessero deciso di tenermi.

Ma, molto probabilmente, però, non avrei incontrato Koral.

-Sapevo che ti avrei trovata di nuovo qui.- fece una calda voce alle mie spalle.

Mi voltai di scatto, non perchè non sapessi chi fosse, anzi, lo sapevo fin troppo bene, ma perchè mi aveva colto totalmente di sorpresa.

-Ian...- biascicai, dimenticando anche che era il mio insegnate.

-Sai, il fatto che tu sia cosi stupita di vedermi dovrebbe offendermi.- fece qualche passo, avvicinandosi a me. -Credevi davvero che avessi creduto alla tua storia?-

Non sapevo come comportarmi: se restare li a supplicarlo o fuggire via.

-Cosa...cosa vuoi da me? Perché sei qui, alle 23.00?- cercavo di apparire una dura, come se fosse lui ad aver sbagliato e non io che dormivo per l'ennesima volta nell’aula di recitazione.

-Non ce li hai i genitori, vero?- fece lui, rispondendo con una domanda alla mia.

Per il suo tono, per il suo sguardo,  per la sua comprensione, mi sentii ancora più orfana e vagabonda di quanto in realtà non mi sentissi già.

Io i genitori probabilmente ce li avevo, solo  che, semplicemente, loro non mi  avevano voluto.

Avevo Gary però, la cosa più vicina a una famiglia.

-Dipende che intendi per genitori.- cercai di sviare, ma di certo non potevo prendere in giro un uomo di 30 anni.

Un uomo.

Con dei magnetici occhi ghiaccio  e il corpo da dio greco.

Un brivido mi percorse la schiena.

-Intendo una famiglia, Dayana: un padre, una madre, magari dei fratelli e anche un cane.-

Abbassai gli occhi, schiacciata dal peso di non avere quella normalità.

-Ma perchè ti preoccupi?- chiesi, cercando ancora di sviare il discorso.

-Perchè mi piace occuparmi degli altri.-

-E cosa sarei allora io? Il tuo ennesimo caso di beneficenza?- incrociai le braccia al petto, facendo un passo indietro.

Ian sospiro. -Mettiamola così allora: per adesso sono il tuo insegnante e tutto cio che avviene a scuola è affar mio. E dal momento che in questo momento tu sei a scuola, questa storia è affar mio. ti basta come risposta?-

Abbassai lo sguardo, per l'ennesima volta, per poi rivolgerlo altrove. mi costava troppo anche guardarlo. -Non ce l ho i genitori.- ammisi alla fine.

Ian fece un passo verso di me, costringendomi a guardarlo. -E dove vivi?-

-Sono...sono in affidamento adesso.- gli confessai anche quello. Ma perchè non riuscivo a restare zitta?!

-E non è una persona particolarmente affidabile, giusto?-

Sospirai. -Giusto.-

-Volevi dormire anche stanotte su un ammasso di stracci?-

-...Si.- facevo fatica a parlare.

Mi faceva schifo constatare quanto apparissi squallida ai suoi occhi.

-Perchè non vai a dormire da Koral?-

-Senti, non fare finta di aver capito tutto di me adesso solo perchè mi hai visto dormire due volte a scuola! Gary odia avere problemi e se qualcuno crea problemi a lui, lui ne crea a me e io non voglio avere problemi. Quindi, per favore, se vuoi davvero aiutarmi, esci da qui e fai finta di non avermi mai visto!- quella sembrava più una supplica che una minaccia...

Guardai fuori dalla finestra, incrociando le braccia al petto.

Dopo poco alzai lo sguardo e incrociai le iridi di ghiaccio di Ian. Lui mi stava guardando con la stessa intensità, come se stesse soppesando qualcosa.

-Cosa c'è adesso?!-

Ian sospirò, guardandomi con gli occhi di chi sapeva che stava facendo una cazzata ma aveva deciso altamente di fregarsene.

-Dai, andiamo.- disse, per poi darmi le spalle.

Mi si gelò il sangue nelle vene. Aveva deciso di portarmi alla polizia per caso?!

-Dove vuoi portarmi?!- il terrore nella mia voce si constatava benissimo e in quel momento odiai il fatto che non riuscissi ad apparire calma e fredda.

Ian si voltò, sospirando. -Credi davvero che possa farti dormire in una fredda aula il dieci ottobre?- disse, come se fosse una cosa ovvia.

Io inarcai le sopracciglia. No, non capivo. -Ti porto a casa mia. Mi sentirei un mostro se ti lasciassi qui.-

CHE COSA?!

-Come?- ero sconvolta. Decisamente.

-Dai, hai capito. Solo per stanotte, domani ti accompagnerò io stesso da Gary, ok?-

Lo guardai, indecisa se accettare o meno.

Certo, dormire in un letto caldo non era male come idea, ma dormire sotto lo stesso tetto con Ian Somerhalder lo era!

-Non...-

-Non mi piace pregare le persone.- tagliò corto Ian, facendo poi un cenno con la testa alla porta e voltandosi per avviarsi.

Bene, aveva già deciso.

La sua non era stata una proposta, aveva semplicemente detto ad alta voce quello che avrebbe fatto.

Sospirai, cedendo. Raccolsi le mie cose dal pavimento e rincorsi Ian.

In fondo non mi avrebbe fatto male dormire per una volta da Ian e sapevo che lui non avrebbe fatto trapelare niente.

Raggiunsi Ian, che mi sorrise.

Quella notte avrei dormito sotto lo stesso tetto con Ian Somerhalder.

Decisamente ero la diciassettenne più invidiata del mondo in quel momento!

 

 

 

Ciaooo!

Come vi è parso il capitolo? Questo è un po’ più lungo rispetto agli altri e spero non vi siate annoiate xD

Dayana va a dormire da Ian e io sono decisamente d’accordo con lei: è la 17enne più invidiata!

Cooomunque, volevo ringraziare infinitamente chi legge questa mia piccola fanfiction, ma soprattutto chi con tanta pazienza trova 5 minuti anche per recensire *__* grazie ragazze! Siete fantastiche!

Prima di andare, volevo lasciarvi due link, che se visiterete di certo non ve ne pentirete!

Il primo è di un’altra storia scritta a quattro mani da me e da una mia amica sempre sul cast. Fateci un salto se vi la!

Miami? Si, ti amo!

Vi lascio una piccola introduzione: Selene e Iside, sorelle, anche se non di sangue, si ritrovano, come ormai ogni anno, a lavorare nell’hotel a Miami del fratello maggiore Chris. Ma mai, all’inizio dell’estate, si sarebbero aspettare che le loro vite sarebbero cambiate in modo così drastico. Così, quando il cast di The vampire diaries decide di passare le proprie vacanze in quell’hotel, mai Iside e Selene avrebbero immaginato che l’amore avrebbe bussato con una tale forza alla loro porta sotto le sembianze di due stupendi e sexy attori come Ian Somerhalder e Joseph Morgan. Se poi si aggiungono serate in discoteca, gelosie e malintesi, la storia si complica...

 

Infine, il link di una bellissima pagina su tvd, di cui io ho l’onore di essere una delle admin!

The Vampire Diaries ~ Love Sucks

E con questo vi lascio davvero!

Al prossimo capitolo!

Baciiiii

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Nuove convivenze ***


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Capitolo 6: Nuove convivenze

 

 

 

 

Ian parcheggiò la macchina nel vialetto di una bellissima villetta. Era tutta bianca e il giardino attorno sembrava quello delle favole.

Scendemmo dalla macchina e ci avviammo alla porta, mentre io non smettevo di guardarmi intorno.

C'era addirittura un gazebo al centro del giardino. Chi sa come sarebbe stato stare accoccolata sul petto di Ian a guardare il tramonto...

Scacciai quei pensieri. Stavo dormendo solo da lui, per una notte, nulla di più. Non dovevo cominciare a farmi nessun tipo di film mentale.

Nel frattempo, Ian aveva trovato le chiavi di casa, inserendole poi nella toppa.

Come era già successo, Ian fece entrare prima me, per poi seguirmi. Sebbenne  avessi visto soltanto l'entrata, rimasi un po' delusa dall'interno della casa.

La villetta era maestosa, lussuosa e arredata bene, ma...era fredda, senza un oggetto caro, una cornice o cose del genere.

Ian mi portò in cucina, passando per il salone e in entrambe le stanze ebbi la stessa sensazione che avevo avuto alla vista dell'ingresso.

Era come se Ian vivesse lì senza realmente starci.

-Cosa stai pensando?- Ian mi ridestò dai miei pensieri, estraendo dalla credenza due grosse tazze.

-Nulla...- risposi vaga, smettendo di guardarmi intorno.

Probabilmente gli dava fastidio che un'estranea cominciasse a scrutare incessantemente casa sua.

Beh, in effetti avrebbe dato fastidio anche a me...

-Hai uno sguardo così pensieroso. Ti aspettavi di meglio?-

Guardai Ian. Dovevo esternare i miei pensieri?

Sospirai. -E va bene. E' come se...se questa casa non avesse un'anima.-

Ian aggrottò le sopracciglia e si appoggiò con i fianchi al lavello. -Cosa intendi? Le case non hanno anime.-

-Intendevo che questa casa è solamente arredata. Non ci sono foto sparse per casa o oggetti che esprimano una qualche affettuosità...è come se abitassi qui senza realmente starci.- espressi tutti i miei pensieri, chiedendomi ancora se avessi fatto bene.

Ian ancora non mi rispondeva, poi mi sorrise e mi diede le spalle, cominciando a trafficare qualcosa che non riuscivo a vedere.

-E' così perchè io ad Atlanta sono solo di passaggio. La mia vera casa è a Covington.-  fece, con voce atona.

L'avevo forse offeso?

-Mi...mi dispiace...- dissi poco dopo, portandomi una ciocca dietro l'orecchio, come facevo ogni volta che ero nervosa.

-Per cosa?- Ian si voltò, offrendomi una tazza.

-Non volevo offenderti.-

Ian mi accarezzò i capelli, scompigliandomeli. -Non mi sono offeso. Hai semplicemente detto quello che pensi. Devi sempre dirmi quello che pensi.-

Io divenni completamente rossa, cercando di non pensare alla sorta di carezza di Ian.

Lui, con una tazza fumante tra le mani, andò a sedersi su uno sgabello della cucina.

Il suo sguardo si incupì. -La verità è che tutto ciò che di bello in questa casa c'era se ne è andato con Nina.- disse, fissando il liquido scuro.

Io aggrottai le sopracciglia.

-Nina se ne è andata?-

Ian sospirò, come se gli costasse moltissimo rievocare quei ricordi. -Si, mi ha lasciato da circa un mese.-

Sapevo che dovevo essere dispiaciuta per lui, ma in fondo non ci riuscivo del tutto.

-Mi dispiace...- ripetei per la seconda volta, andandomi a sedere anche io allo sgabello.

-In fondo lo sapevo da un po'. Le cose non andavano più bene tra noi nell'ultimo anno.- mi confessò, appoggiando la tazza sul ripiano della cucina.

Leggere la tristezza negli occhi di Ian, fece intristire anche me.

-Mi dispiace davvero. Ma se non andava è stato un bene.- feci con un sorriso, cercando di tirargli su il morale.

Ian mi regalò un altro suo magnifico sorriso, per poi ritornare sereno. Sapevo che era ancora triste, ma sapeva mascherarlo bene.

-Parliamo di cose più allegre!-

Anche io sorrisi, abbassando poi lo sguardo sulla tazza e scoppiando in una piccola risatina.

-Cosa c'è?-

-No niente, è che...- feci un altro sorrisino. -Questa tazza ha il naso.-

Ian scoppiò a ridere, per poi avvicinare la sua tazza alla mia. -Anche la mia ha il naso. In fondo qualcosa di bello l'ha ancora conservato questa casa.-

...E non sono solo le tazze...

Pensai, specchiandomi in quelle iridi celesti.

-Avrei un po' sonno adesso...- ammisi, finendo di bere il liquido scuro.

-Ti faccio vedere la tua stanza.-

Seguii Ian al piano di sopra e Ian mi mostrò una bellissima camera azzurro pastello.

Aveva il letto a baldacchino, una scrivania con un computer e un enorme armadio sulla destra. C'era anche una finestra, che affacciava sulla piscina.

-E' bellissima!- non avevo mai avuto una camera così bella. In realtà non ne avevo mai nemmeno viste di così belle.

-Sono contento che ti piaccia. La mia è quello accanto.- mi informò. -Buona notte allora.-

-Buona notte, Ian.-

Ci sorridemmo ancora una volta, poi entrambi entrammo nelle "nostre" camere.

 

 

 

-Buon giorno!- feci uno sbadiglio e poi mi sedetti al banco accanto a Koral.

-Cos'è quella faccia?- mi chiese la mia migliore amica, appoggiando la schiena al muro e voltandosi completamente verso di me.

-Ho dormito poco. Bene, ma poco.- la informai, appoggiando la testa sul banco e chiudendo gli occhi.

Quella notte non ero riuscita a prendere sonno se non per un paio d'oretta, nonostante il letto fosse di una comodità assurda.

Non ero riuscita a dormire perchè avevo pensato e ripensato per tutta la notte che Ian Somerhalder dormiva nella stanza accanto alla mia e quella cosa mi sembrava sempre più assurda ogni minuto che passava.

-Gary ti ha lasciato fuori casa?-

Annuii, avendo solo la forza per aprire gli occhi.

Quella mattina ero pure sgattaiolata via pur di non incontrare Ian. Non volevo mi accompagnasse davvero da Gary, non volevo che continuasse con le sue insistenti domande.

-E dove hai dormito? Potevi venire da me!-

-Koral sai che la strega non mi vuole a casa e poi come avrei fatto ad avvisarti senza un cellulare?- la feci ragionare io.

-E scusa sei stata di nuovo qui?-

Ecco. Quella era la parte più difficile. Come facevo a dire a Koral dove avevo dormito senza che cominciasse ad urlare come un'ossessa per tutta la scuola?

-Ho dormito...- colpo di tosse simulato. -...da Ian.- enorme colpo di tosse.

Koral si accigliò, avvicinandosi a me e costringendomi ad alzare la testa dal banco. -No, scusa, non ho capito.-

Divenni completamente rossa. -HodormitodaIan!- dissi tutto d'un fiato.

Koral inarcò le sopracciglia. Io sbuffai. -Ho dormito da Ian.- ripetei più lentamente.

Koral prima aprì e chiuse gli occhi più volte, poi assunse un'espressione confusa e dopo ancora, quando realizzò cosa aveva detto, si alzò di scatto dalla sedia.

-Hai dormito a casa di...- cominciò ad urlare, ma io riuscii a metterla seduta intimandole di stare zitta.

-Koral, per favore! Comunque si, ho dormito lì.-

-Ti sei intrufolata in casa? C'hai preso gusto eh!-

Roteai gli occhi. -No, mi ha beccato di nuovo in aula recitazione mi ha portato a casa con lui.-

-Non ci posso credere! Hai dormito a casa di IAN SOMERHALDER! E com'è in pigiama? L'hai visto nudo? Vi siete fatti la doccia insieme?!-

Io scoppiai a ridere. -Partiamo dal fatto che ho dormito in un'altra stanza. E poi non farti i tuoi soliti film. Non si azzarderebbe mai ad avvicinarsi a me come pensi tu, io ho 17 anni, lui 33 e per di più il mio insegnante.-

-Beh.- Koral non era troppo convinta. -Se proprio vogliamo metterla così, i professori non si portano gli studenti a casa. Il mio Paul non mi ha invitato a casa sua.-

-Forse perchè ha capito che lo violenteresti nella notte.- dissi, con le lacrime agli occhi per le risate.

-Beh, si, forse si.-

Entrambe scoppiammo a ridere, ma quel clima sereno sparì nel momento in cui entrò Philipps in classe.

Ovviamente quel giorno avrebbe interrogato in matematica e indovinate un po' chi avrebbe chiamato?!

 

 

 

Uscii da scuola, parecchio arrabbiata a causa di Philipps e delle sue carognate.

Sgattaiolai letteralmente via per non incontrare Ian. Quel giorno non avevamo avuto la lezione di recitazione e quindi non l'avevo visto, ma di certo non volevo sforzare la fortuna.

Esultai mentalmente per non averlo incontrato nemmeno nel cortile, di certo non sarei riuscita a guardarlo negli occhi dopo essere letteralmente scappata via da casa sua.

Svoltai l'angolo, tirando un sospiro di sollievo, che, però mi si bloccò in gola.

Appoggiato alla sua bellissima auto nera, c'era Ian, con le braccia incrociate al petto e gli occhi nascosti dalle lenti scure.

Il cuore cominciò subito a battere velocemente. Ma come si poteva essere così belli?

-Sai.- Ian si staccò dalla macchina, per poi venire verso di me. -Non è stato carino svegliarmi e non trovarti. Non si ringrazia così con chi è stato gentile con te.-

Io ero completamente paralizzata, senza sapere cosa dire.

-Ti hanno mangiato la lingua, Cenerentola?-

Per poco non svenni. Poi mi ricordai della recita e che lui mi aveva chiamato così per il mio ruolo e non perchè avesse capito di quella sera.

-Perchè sei scappata?- continuò.

-Perchè...- perchè mi vergognavo. -Senti, se sei venuto fin qui per essere ringraziato lo faccio, eh! Ma non ti facevo un tipo a cui piace sentirselo dire!- sbottai, incrociando le braccia al petto.

Ian scoppiò a ridere, facendo accelerare ancora di più i miei battiti.

-Non voglio sentirmelo dire. Però non è stato carino cercarti per tutta la casa. Potevi almeno salutarmi.-

-Dovevo andare a scuola.-

Ian fece un sorriso sghembo, forse aveva capito che era inutile continuare in quella maniera con me.

-Dai, ti accompagno da...come hai detto che si chiama? Gary?-

-No, Ian, davvero. A Gary non piacciono gli estranei.- cercai di persuaderlo, ma ancora non avevo fatto i conti con la sua testardaggine.

-Io non sono un estraneo, sono il tuo insegnante. Dai, andiamo.-

Ritornò alla macchina e mi aprì la portiera, per poi farmi cenno di salire.

Sapevo che era inutile controbattere, così, sbuffando, entrai in macchina.

 

 

 

-Puoi lasciarmi qui.- dissi a Ian, scendendo dalla macchina.

Eravamo di fronte al locale di Gary.

-Una volta che sono qui ti accompagno.- Ian spense la macchina e mi raggiunse.

Non volevo che Gary mi vedesse arrivare con lui, perchè sapevo che dopo se la sarebbe presa con me. Gli piaceva da morire prendersela con me.

-Ian, per favore...-

-Cosa c'è che non posso sapere, Dayana? Così mi fai solo insospettire.- divenne serio, togliendosi gli occhiali e inchiodandomi con i suoi occhi cristallini.

Sbuffai e per l'ennesima volta cedetti, sperando almeno che non ci fosse Gary.

Mi avviai all'interno del locale, salutando qualche ragazzo che lavorava lì, mentre vedevo Ian accanto a me scrutare ogni particolare del locale.

-Non è come i locali a cui sei abituato tu. E' solo un piccolo pub.- dissi, avviandomi verso l'ufficio di Gary.

Ad ogni passo i miei battiti aumentavano.

-Sembra piuttosto intimo. Non è male.-

-Beh, se devi lavorarci si.- feci un sorriso amaro.

-Lavori qui?-

-Ogni tanto.- per guadagnarmi da mangiare. Però, ovviamente, quello non glie l'avrei mai detto. -Beh, sono arrivata, allora ciao e grazie.- cercai di liquidarlo e molto probabilmente lui se ne accorse, perchè scoppiò in una leggera risatina.

Stava per rispondermi, quando la porta alle mie spalle si aprì.

-Dayana.- tuonò la voce alle mie spalle.

Oh, cazzo!

-Gary!- mi voltai, cercando di apparire più tranquilla di quanto fossi. Non dovevo far insospettire Ian più del dovuto.

-Salve.- fece Ian alle mie spalle, tendendo la mano a Gary. -Piacere Ian.-

Gary guardò sospettoso la mano tesa di Ian. -Gary.- disse semplicemente, senza stringere la mano di Ian. -Dove sei stata?- tuonò poi verso di me. -Chi è questo qui? Non è un po' troppo grande per te?-

-Sono il suo insegnate.- rispose freddo Ian, al posto mio.

-Cosa cazzo hai fatto questa volta?- mi afferrò aggressivamente per una spalla, strattonandomi verso di lui.

-Non ho fatto niente!-

Ian posò la mano sul polso di Gary, guardandolo intensamente, per fargli capire che doveva lasciarmi.

Gary lo fece, ma lo sguardo che mi lanciò mi fece chiaramente capire che me l'avrebbe fatta pagare dopo.

-L'ho semplicemente accompagnata a casa.-

-Bene. Grazie allora. Se adesso vuole scusarci.- Gary gli indicò l'uscita, ma Ian non sembrava intenzionato a muoversi da lì.

-Ian...- biascicai accanto a lui, guardandolo intensamente negli occhi. Speravo mi capisse, capisse che così stava solo peggiorando la situazione.

-Ok. Arrivederci, allora. Ci vediamo domani, Dayana.-

-A domani professore.-

Ian lanciò un ultimo sguardo a Gary, poi sparì dietro l'angolo.

Come c'era da aspettarsi, Gary mi afferrò per le spalle e mi strattonò nell'ufficio, senza premurarsi nemmeno di chiudere la porta.

-Quante cazzo di volte ti ho detto che non devi crearmi problemi?!- sbraitò.

-Non ho fatto niente, Gary, te lo giuro!- nessuno riusciva a farmi paura quanto lui.

-Niente, eh? E allora perchè quel damerino era qui?!-

-Gary, non...-

Ma non mi lasciò il tempo di finire la frase, perchè mi colpì in viso con un violentissimo schiaffo.

Caddi a terra, massaggiandomi la guancia e guardandolo con le lacrime agli occhi.

All'improvviso, come una furia, rientrò Ian nella stanza, afferrando Gary per il colletto della maglia e inchiodandolo al muro.

Ma dove si era nascosto? Possibile che io Gary c'eravamo accorte di lui?

-Lasciami andare, damerino.- fece Gary, per nulla intimorito da Ian.

-Ma che cazzo di uomo sei a picchiare una donna!- ringhiò Ian.

-Quella non è una donna. E' una morta di fame, una bastarda figlia chi sa di chi!-

Le parole di Gary non mi colpirono più di tanto, ormai le sentivo praticamente ogni giorno.

-Non la lascio qui un minuto di più.- Ian lasciò andare Gary, guardandolo con disprezzo. -Ti denuncio non appena metto piede fuori di qui.-

-Ian no, per favore!- se lo avesse denunciato, io sarei dovuta ritornare in orfanotrofio.

-Stalla a sentire damerino. Non ti conviene.-

Mi alzai, tirando Ian per un braccio. -Nessuno ricaverà niente di buono se lo denunci. Io e Gary abbiamo un patto!-

-Che patto?- mi chiese, senza staccare gli occhi da Gary.

-Lui mi permette di stare a casa sua e in cambio io sto buona, in modo che possa incassare l'assegno dello Stato.- gli dissi, cercando di persuaderlo.

Ian guardò prima me, poi Gary. Come la sera prima, lo vidi soppesare un'idea che gli balzava in testa.

Sospirò. Ecco, aveva di nuovo lo sguardo delle cazzate.

-Ti propongo un patto.-

-Sentiamo.- fece Gary, incrociando le braccia al petto.

-Io qui non la lascio un minuto in più. Dayana viene a stare da me, ma tu continuerai ad incassare l'assegno.-

CHE COSA?!

Era impazzito, decisamente!

Ma perchè gli importava in quel modo?!

Gary mi guardò, decidendo se accettare o meno.

-Deve però continuare a lavorare al locale.-

-E' fuori discussione.- esordì subito Ian.

-Allora non ci sarà nessun patto.-

-Allora ti denuncio.- fece Ian, con il suo stesso tono di voce.

-Solo due volte a settimana.-

-Ci sto!- feci io, bloccano Ian che di certo avrebbe rifiutato.

-Perfetto, affare fatto.- fece Gary, contento di sbattermi definitivamente fuori.

-Ok.- mormorò Ian tra i denti. -Andiamocene allora.- mi mise una mano sulla spalla e ci avviammo alla porta.

Arrivato lì, però, si fermò. -Scusa, ho dimenticato una cosa.-

Si voltò e ritornò da Gary, colpendolo con un potentissimo pugno in faccia. -Le donne non si toccano, stronzo.-

Poi ritornò da me e insieme uscimmo dal locale.

 

 

 

 

Salveeee bellezze! Come state?

Che ne pensate del capitolo? …Ian si è portato casa Dayana. Lei riuscirà a mantenere il suo segreto?

Fatemi sapere cosa ne pensate, anche perché non so se poi effettivamente ne vale la pena di continuare o meno, anche se io mi sto divertendo da matti a scrivere questa storia xD

Non voglio dilungarmi troppo, anche perché il capitolo è già lungo da solo xD

Grazie mille a tutte coloro che leggono e recensiscono!

Baciiiii e al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Inizi… ***


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Capitolo 7: Inizi…

 

 

 

-Questa allora da oggi a non so quando sarà casa tua.- fece Ian con un sorriso, trasportando in casa le poche cose che avevo da Gary.

-Già.- dissi con un sorriso a metà tra il felice e l'imbarazzato.

Io che abitavo con Ian Somerhalder.

Assurdo. Mi sembrava ancora così fuori dal mondo una cosa del genere.

-Però mi raccomando: la scuola la stampa deve sapere niente.- fece Ian serio, richiudendosi la porta alle spalle.

-Non preoccuparti. Di certo non avevo l'intenzione di andare in giro con un cartello che dice "sono la coinquilina di Ian Somerhalder".- gli risposi, prendendo il mio zaino in spalla.

In realtà non mi era piaciuto il fatto che Ian credesse che sarei andata a spandierare ai quattro venti che abitavo con lui. Di certo non volevo incasinargli la vita...

-Speriamo non ci pensi Koral a quel cartello.- fece Ian ridacchiando.

Sorrisi anche io, ma in realtà quella non era un'ipotesi del tutto da scartare.

-Sei sicuro di quello che stai facendo?- dissi, raggiungendolo in cucina.

-Certo che sono sicuro. Altrimenti non l'avrei mai fatto.-

Ero in difficoltà. Decisamente non sapevo come comportarmi.

Era già difficile mantenere il segreto solo a scuola, ma vivere sotto lo stesso tetto forse non era proprio una bella situazione.

-Puoi mandarmi via quanto vuoi!- proruppi all'improvviso, con il viso tutto rosso.

Ian venne verso di me e mi appoggiò una mano sulla spalla. -Non ho nessuna intenzione di mandarti via. adesso in futuro. A meno che non sia tu a volertene andare.-

...Ma come potevo decidere autonomamente di lasciare quei meravigliosi occhi azzurri?!

-Grazie.- mi sentivo in dovere di dirglielo. Era come se Ian mi avesse salvato e io stessi per cominciare una nuova vita.

Lui non mi rispose, si limitò a sorridermi e a scompigliarmi i capelli.

-Sai, ho un'idea.- disse poco dopo, sparendo in salotto, per poi ritornare dopo poco con una macchina fotografica tra le mani. Era una di quelle macchine istantanee, che subito sviluppavano la foto. -Hai detto che questa casa è fredda. Rendiamola più...viva.-

Si avvicinò a me, mi passò un braccio intorno al collo e mi attirò maggiormente a lui. -sorridi.- disse e poi scattò la foto.

Probabilmente io ero venuta con la bocca aperta e gli occhi spalancati, perchè mi aveva decisamente colto di sorpresa.

Sentivo le spalle quasi pulsare al contatto con il suo braccio. Lo allontanò da me solo per prendere la foto. La agitò leggermente, per poi soffermarsi a guardarla.

Fortunatamente non avevo la bocca aperta e gli occhi spalancati. Entrambi avevamo un sorriso dolce stampato in faccia e constatare che sembravamo quasi padre e figlia fu come un pugno in pieno stomaco.

-Sembriamo padre e figlia.- dissi, dando voce ai miei pensieri.

Ian scoppiò a ridere. -Li porto davvero così male i miei anni?-

No, per nulla. Sei un figo assurdo.

No, di certo quello non glie lo potevo dire.

-Non li porti male. Constatavo solo che hai 13 anni in più.- dissi solamente, imponendomi di non saltargli addosso.

-Beh, non pensiamoci va!- mi sorrise ancora, per poi avvicinarsi al frigo e tenendo ferma la foto su di esso con una calamita.

Quel gesto mi riempì il cuore di tenerezza.

Forse per una volta potevo avere una famiglia.

 

 

-Hanno suonato!- dissi, con la mano infilata nei popcorn, seduta sullo splendido divano blu di Ian.

Stavamo entrambi sul divano a guardare un film, un po' tesi e a volte imbarazzati.

Per quanto volesse dimostrarsi tranquillo, vedevo che Ian non era più abituato ad avere una "coinquilina", anche se in quel momento mi sentivo più un cane randagio che altro.

-Io non mi muovo!- fece di rimando lui, con gli occhi incollati al televisore.

-Mi stai costringendo ad andare, vero?- un altro suono del campanello.

Ian annuì con un ghigno, per poi infilarsi un altro popcorn in bocca.

Sorrisi anche io, scuotendo la testa e mi alzai dal divano per dirigermi alla porta.

L'aprii, senza nemmeno preoccuparmi di chiedere prima chi fosse.

-Tu non mi sembri decisamente Ian.-

Davanti a me c'era un confuso Paul Weasley, che, molto probabilmente, si stava chiedendo cosa ci facesse una sua alunna a casa di Ian.

-No, direi di no.- mi feci da parte, imbarazzata.

Forse Ian voleva che proprio nessuno sapesse che io ero lì. Però se voleva "tenermi segreta" perchè mandare me alla porta?!

-Ian cosa ci fa lei qui?- Paul entrò in casa, guardando Ian come se fosse un marziano. -Amico, capisco che la rottura con Nina è stata dura, ma addirittura con una minorenne...-

Divenni rossa tutta d'un colpo, mentre Ian scoppiò in una fragorosa risata. Possibile che niente lo mettesse in imbarazzo?!

-Ma che hai capito!!- dissi stridula, facendo voltare Paul verso di me.

-Le ho solo detto che poteva restare qui, dal momento che non aveva un posto dove stare.- fece semplicemente Ian, invitando me e Paul sul divano.

Entrambi, decisamente imbarazzati, ci sedemmo.

Io ero praticamente tra Ian e Paul.

Ecco, potevamo dire che la situazione non era delle migliori, anche se molto probabilmente ero la ragazza più invidiata del mondo in quel momento.

-E i genitori?- chiese Paul, prendendo qualche popcorn.

Sembrava essere di nuovo a suo agio. Ma tutti gli attori erano così lunatici?

-Non esistono.- mi intromisi, prendendo una manciata di popcorn.

Ero l'unica a pensare che quella scena era drammaticamente comica?

-Che significa che non esistono?-

-Cristo Santo, Paul, non ci sono, non li ha. Ma è un interrogatorio!- sbottò Ian all'improvviso.

-Si, ok, ma non ti arrabbiare. Sai, se ti sale la pressione alla tua età...può essere fatale...-

Ian, di tutta risposta, afferrò un cuscino del divano e glie lo scaraventò contro, tutto questo con me tra di loro.

Paul, che ovviamente non aveva intenzione di comportarsi da trentenne qual era, pensò che il comportamento giusto da avere fosse quello di lanciare a Ian dei popcorn.

...Ed ero io la minorenne?!

Riuscii a schivare un altro cuscino di Ian rivolto a Paul ( ma quanti cuscini c'erano su quel divano?!), ma, nell'alzarmi di scatto, andai a sbattere contro il tavolino basso davanti al divano.

Bene. Come sciogliere definitivamente il ghiaccio se non con una bella figura di merda?

Stavo per cadere a terra, aspettandomi anche di distruggere quello che mi sembrava un costosissimo tavolino per salotti, quando l'impatto col suolo non arrivò mai.

Mi sentii afferrare per le braccia e solo dopo mi resi conto che ad avermi afferrata furono sia Ian che Paul, che erano scattati subito dal divano. Entrambi mi tenevano per un braccio, con il risultato che ci ritrovammo a pochi centimetri di distanza tra noi.

Imbarazzata e con la voglia di sprofondare, riacquistai equilibrio e mi staccai da loro, cercando di riportare la tranquillità di poco prima.

-Grazie..- sussurrai.

-Di nulla.- fece Paul, mentre Ian ritornò semplicemente seduto.

Avevo già detto che quella situazione era assurda?

-Beh...io vado a dormire, vi lascio da soli.- sorrisi, guardando entrambi. Ma come si faceva ad essere così belli. -Buonanotte...-

-Buonanotte, Dayana.- fece Ian, seguito poco dopo da Paul.

-Ciao..- dissi di nuovo, dando un bacio sulla guancia a Ian. -Grazie davvero.-  feci un altro cenno di saluto a Paul e poi mi diressi in camera mia.

Ovviamente inutile dire che diventai rossa per l'imbarazzo.

Ma che diavolo mi era saltato in mente?! Dare un bacio sulla guancia ad Ian e per di più davanti a Paul...

Quella situazione stava...decisamente degenerando.

 

 

 

 

Salveeee!

Allora, volevo cominciare col dirvi che mi avete spiazzata! xD

Per la piega che aveva preso la storia, non mi aspettavo di certo ben 8 recensioni per un solo capitolo! Davvero non so come ringraziarvi e poi mi avete scritto tutte cose bellissime!

Siete fantastiche!

Coooomunque, questo capitolo non è lungo come quello precedente, ma serviva per descrivere l’inizio della vita di dayana con Ian e con un Paul Weasley che sarà sempre più presente!

Spero vi piaccia anche questo capitolo!

Vi ringrazio davvero con tutto il cuore!

Baciii e al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Primi sbagli ***


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Capitolo 8: Primi sbagli

 

 

 

 

Era passata una settimane da quando mi ero "traferita" a casa di Ian. Vivere con l'attore internazionale Ian Somerhalder stava diventando pian piano una cosa normale, anche se non mi ero del tutto abituata a vederlo gironzolare in casa con solo un asciugamano o a guardare film con lui seduti sul divano o semplicemente ritornare a "casa" e vederlo.

Di certo l'assurdità di vivere con un attore famoso aveva surclassato l'idea che un attore famoso ti facesse da insegnante di recitazione.

Ovviamente, con il passare dei giorni, ero diventata anche amica di Paul, che ormai non era più "l'altro insegnante", dal momento che passava pressochè tutte le sere a casa di Ian.

Erano davvero inseparabili e più che amici sembravano due fratelli.

Avevo capito, quindi, il segreto del loro essere così bravi su set: loro non fingevano di essere fratelli in modo impeccabile, loro si sentivano davvero fratelli.

Era un po' il rapporto che io avevo con Koral: non riuscivo lontanamente a pensare una vita senza di lei, scherzi e piani folli inclusi.

Oltretutto avevo saputo che tra i ragazzi del set si era sparsa la voce che Ian si fosse portata una fantomatica ragazza a casa. Forse era stato Paul a spargere quella voce, anche se lui negava costantemente che fosse così.

Inutile dire che Koral aveva cominciato ad odiarmi dal profondo del cuore, anche perchè le avevo detto che non potevo invitarla di punto in bianco da Ian, dal momento che era troppo poco tempo che abitavo lì per sentirmi a casa.

Quindi, per questo, mi beccavo maledizioni continue, anche se non erano nulla che un bel gelato non cacciasse via. Koral era facilmente influenzabile, per mia fortuna.

Cosi, quel giorno, dopo un'interminabile lezione di biologia, tornai a casa, desiderando ardentemente la tranquillità di quel luogo.

Ogni volta che tornavo a casa, Ian era sempre lì che mi aspettava: mi offriva una tazza di caffè (perchè sapeva che la mattina raramente facevo colazione) e mi chiedeva com'era andata la giornata.

Quel semplice gesto mi piaceva, mi faceva sentire coccolata, anche se Ian lo faceva probabilmente inconsapevolmente.

Quando rientrai a casa, però, quel martedì, non c'era quella scena idilliaca ad aspettarmi.

Appena entrata sentii provenire delle voci arrabbiate dal salotto: una era sicuramente quella di Ian, ma l'altra?

Era una donna, senza ombra di dubbio e sembrava stessero discutendo animatamente.

Inizialmente mi preoccupai: i miei precedenti familiari ( o meglio i miei numerosissimi affidi finiti male), non mi facevano presagire nulla di buono.

Mi avvicinai piano al salotto, fermandomi sulla soglia e constatando che la persona con cui Ian stava discutendo era Nina Dobrev.

Ma non si erano lasciati? Cosa voleva ancora?

In quel momento provai pena per Ian. Era sicuramente difficile incontrare ogni santo giorno la donna che ti aveva spezzato il cuore e fingere anche di amarla.

Certo, sempre che fingesse.

-Le mie decisioni non ti riguardano più, Nina.- sentii dire ad Ian.

-Mi riguardano perchè per l'opinione pubblica noi stiamo solo affrontando un periodo di crisi. Che figura farei se...- Nina si bloccò all'improvviso, voltandosi verso di me. Bene, mi aveva notato. -E così è questo il randagio che ti sei portato a casa?!- sibilò con sprezzo, puntandomi un dito contro.

Un...che?

Inarcai le sopracciglia. Ma che voleva quella tizia?

Stavo per risponderle a tono, quando lo fece Ian per me. -Ma come ti permetti! E' una persona, Nina! Sapevo che il tuo egocentrismo ti impediva di considerare gli altri, ma qua siamo arrivati a livelli assurdi!- sbraitò Ian.

Non riuscii a trattenere un sorrisino soddisfatto: mi faceva piacere che Ian mi difendesse.

Il sorrisetto, però, non sfuggì a Nina.

-E tu che hai da sorridere tanto? Ma non ti rendi conto che sei solo il suo nuovo caso umano?!-

Spalancai la bocca, incredula che quella fosse davvero la Nina Dobrev dolce e carina che appariva in pubblico, ma se credeva di potermi trattare così, aveva di certo sbagliato.

-Senti un po’.- questa volta fui a interrompere Ian. -Non so cosa ti sia saltato in testa per arrivare qui e sbraitare come una pazza. Il caso umano forse sarai stata tu, perchè sinceramente non vedo come Ian ti abbia sopportato per tutto il tempo in cui siete stati insieme!- avevo detto tutto d'un fiato, lasciando sbigottita non solo Nina, ma anche Ian.

Di certo nessuno dei due si aspettava una tale sfuriata da me, ma quella ragazzina mi dava sui nervi.

Nina boccheggiò parecchie volte, ma poi, invece che rispondere a me, si rivolse a Ian. -Bene, bel soggetto che ti sei portato a casa. Non stupirti se ti distruggerà la casa...e la carriera.- sibilò, per poi guardarmi un'ultima volta e superandomi per uscire.

Dopo che la porta venne sbattuta con forza, io e Ian rimanemmo a fissare un punto impreciso della stanza.

Forse avevo decisamente esagerato...

Ian si sedette sul divano, appoggiando il mento sulle mani intrecciate.

Mi avvicinai a lui. Aveva un'aria decisamente funebre.

Avrei dovuto consolarlo o scusarmi?

-Ian, non...non merita di farti stare così...- cercai di consolarlo, appoggiandogli la mano sulla spalla, ma Ian la allontanò seccato.

-E tu cosa ne sai di cosa merito?- inchiodò i suoi occhi azzurri nei miei, che per la prima volta erano pieni di rabbia.

-Stavo...stavo solo...-

-Stavi solo cercando di intrometterti nella mia vita.- davvero voleva dare la colpa a me?

-Ian, non...- per l'ennesima volta mi bloccò, impedendomi di parlare.

-Niente Ian! Se vuoi restare in questa casa impara a farti gli affari tuoi!- sibilò irritato, guardandomi sempre con più rabbia.

Io non sapevo cosa dire, anche perchè quello che avevo detto a Nina non poteva averlo seccato così tanto.

-Se è per quello che ho detto a Nina, mi dispiace, ma ho solo cercato di difendermi!-

-E' questo il punto! Tu non dovevi dire proprio nulla a Nina perchè non dovevi proprio essere lì ad origliare!- Ian si alzò di scatto e io feci un passo indietro, alzando le braccia davanti al viso.

Sgranai gli occhi. Era stato un gesto istintivo, sapevo che Ian non mi avrebbe mai colpito, ma c'ero passata così tante volte che mi era venuto automatico cercare di parare un eventuale colpo.

Alzai il viso, incrociando gli occhi di Ian.

Lui era immobile, stupito quanto me del mio gesto.

-Io...io...- mi sentivo in dovere di giustificarmi.

Ma non potevo parlare, non in quel momento. Così feci la cosa più sbagliata, ma quello che ero abituata a fare: mi voltai e uscii di corsa.

Come sempre, invece di reggere un confronto con le persone, scappavo vigliaccamente.

 

 

 

Bussai per l'ennesima volta alla porta di Joe, il mio migliore amico da quando avevo tre mesi ed ero stata trovata sulle scale dell'orfanotrofio.

Joe, come me, era cresciuto all'orfanotrofio e quello che ci legava era più profondo di una semplice amicizia.

Gli volevo bene al pari di Koral: sapevo che su di lui potevo sempre contare, che ci sarebbe sempre stato per me e che mi avrebbe difeso incondizionatamente.

Era la mia spalla su cui piangere, la persona a cui rivolgermi se avevo bisogno d'aiuto.

Ovviamente era il migliore amico anche di Koral, che si era affezionata immediatamente a Joe, tanto da sembrare più due fidanzati che due amici.

-Joe, aprimi!- sapevo che era in casa o almeno così speravo...

Dopo qualche interminabile secondo sentii dei passi strascicati dall'altro lato della porta e poco dopo Joe mi aprì, con gli occhi ancora assonnati e i capelli scompigliati.

Joe aveva i capelli castano scuro perennemente in disordine, grandi occhi verdi, la carnagione scura e l'accento terribilmente sexy. Tutto contornato da un fisico da Dio greco e l'aria da bello e impossibile. Se non fosse il mio "quasi-fratello" me ne sarei di certo perdutamente innamorata, ma sapevo che tra noi non ci sarebbe mai stato un simile sentimento.

-Aya!- appena mi vide sembrò svegliarsi del tutto e si spostò per farmi entrare. -Che è successo? Non dirmi che quel porco ti ha di nuovo messo le mano addosso!- fece lui preoccupato, prendendomi il mento tra le dita per ispezionarmi meglio.

-No, Joe, tranquillo, non abito più da Gary.-

Joe inarcò le sopracciglia, guardandomi scettico. -E dove staresti adesso?-

-Non posso dirtelo, ma è una persona apposto. E' di un altro livello.- sentivo il bisogno di rassicurarlo.

-E allora perchè sei qui?-

-Quanta voglia di vedermi!- feci io ironica, andandomi a sedere sul suo divano.

-Piccola, sai che ho sempre voglia di vederti. Ma ogni volta che vieni dopo mi ritrovo inevitabilmente a prendermi a pugni con Gary.- fece lui, sedendosi accanto a me.

-Adesso davvero non è successo nulla, avevo solo voglia di passare del tempo col mio amico del cuore!- feci un sorriso a 32 denti, sperando che mi credesse.

-Farò finta di crederci, anche perchè deve essere qualcosa di serio se mi hai svegliato dopo che ho lavorato tutta la notte al locale di Mick.-

-Oddio è vero! Scusami, Joe! A proposito, come sta Mick?-

Joe si grattò la testa. -Mha, tutto bene. Anche se gli manchi. E anche Koral.-

Sorrisi. Era incredibile come Koral non appartenesse al mio mondo, trovandosi però così a suo agio in esso.

Era voluta bene da tutte le persone che erano importanti per me.

-E allora stasera perchè non andiamo al locale? O devi lavorare?-

-No, non devo lavorare. Però dato che io ho la moto purtroppo non possiamo passare a prendere Koral.-

-Non importa, è relegata in casa a causa del quattro in matematica.- gli spiegai.

-E' sempre la solita. Beh...ti fermi a mangiare qui e poi andiamo al locale?-

-Volentieri!- sorrisi.

Io e Joe cominciammo a parlare di tutto, prendendoci in giro e lanciandoci dei cuscini di tanto in tanto.

Mi faceva bene stare con lui, era un toccasana a cui non riuscivo a rinunciare.

Pranzammo, divertendoci a cucinare le cose più strambe e costringendo l'altro a mangiarlo.

Era proprio il mio migliore amico!

 

 

 

Alle cinque del mattino seguente Joe, con la sua moto nera, mi riaccompagnò a casa, guardando poi scettico la villetta che gli avevo indicato.

-Sicura di abitare qui? Non è che sei completamente ubriaca?- fece Joe, inarcando le sopracciglia.

-Beh, un...un po' ubriaca lo sono, ma...ma abito davvero lì! Però...shhhh, nessuno deve saperlo! E' un seeegreto!- dissi, per poi scoppiare a ridere.

Ok, ero decisamente andata.

-Va beh, non credo di voler sapere altro!- anche Joe sorrise, non del tutto sobrio.

Gli diedi così una pacca sulla spalla, scendendo poi goffamente dalla moto. -Grazie per la serata, Joe.-

-Quando vuoi piccola. Sai che ci sono sempre per te.- mi accarezzò una guancia, per poi rimettere in moto.

-Ci vediamo!- gli diedi un bacio sulla guancia, avviandomi poi verso la porta di "casa".

Lo salutai con la mano prima che svoltasse l'angolo, per poi trafficare nel mio zaino e trovare con difficoltà le chiavi che Ian mi aveva dato una settimana prima.

Entrai in casa, barcollando leggermente e cercando di non scoppiare a ridere come una stupida.

-Ti sembra questa l'ora di rientrare?- una voce decisamente irritata mi arrivò alle spalle, facendomi sobbalzare.

Mi voltai, trovando un incazzatissimo Ian appoggiato alla finestra che dava sul giardino.

-Ero preoccupato da morire.- si staccò dalla parete, venendo verso di me. -Non la potevi fare una telefonata?!-

-Io...io...- scoppiai a ridere.

Ma perchè anche da ubriaca non riuscivo a essere seria?!

-Sei completamente ubriaca?- ringhiò quasi Ian. -E chi era quel tipo?-

-Ecco, mi hai appena chiesto due cose che non sono affari tuoi.- dissi, puntandogli un tremolante dito contro.

-Se vivi a casa mia devi rispettare delle regole, ragazzina. Tornare a un'ora decente e chiamarmi se fai tardi sono tra queste!-

-Sembri mio padre!- sbottai, lasciando lo zaino nell'ingresso e avviandomi di sopra.

-Se avessi avuto un padre di certo non ti saresti trovata in questa situazione.-

Ero arrivata solo al primo gradino, ma mi voltai per fronteggiarlo. Aveva davvero detto quelle cose orribili?

-uno:"Quel tipo" si chiama Joe ed è la persona più affidabile di questo mondo e due: non ti ho chiamato perchè io non ho il cellulare, perchè non ho mai avuto i soldi per comprarmelo, ma anche se l'avessi avuto, di certo tu non ti sei preoccupato di darmi il tuo numero!- sibilai, arrabbiata almeno quanto lui. -Mi dispiace che la mia presenza in questa casa ti infastidisca tanto, posso levare le tende quando vuoi.- conclusi.

Guardai Ian. Nei suoi occhi non c'era più traccia di rabbia, mi guardava semplicemente con rammarico.

-Ne riparleremo domani. Va a dormire.-

Non gli risposi, gli diedi semplicemente le spalle e mi avviai in camera.

 

 

Ciaooo! …E buona Domenica!

Che ne dite del capitolo? …Abbiamo fatto la conoscenza di un nuovo personaggio, Joe, amico di Dayana da praticamente tutta la vita!

Dayana e Ian poi che litigano... e lei si ubriaca ahahaha ..di bene in meglio!

Beh, infondo Dayana  è la ragazza cresciuta tra l’orfanotrofio e la strada, quindi non è il tipo che si chiude in camera e piange, lei infatti fa cose sbagliate xD

Spero che il capitolo vi piaccia e colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno recensito, letto e messo tra i seguiti/preferiti! Davvero grazie di cuore!

Baciiii

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Riappacificazioni e avvicinamenti ***


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Capitolo 9: Riappacificazioni e avvicinamenti

 

 

 

Quella notte non ero riuscita proprio a prendere sonno e per di più la sera sarei anche dovuta andare al locale di Gary.

L'idea non mi piaceva per niente, soprattutto considerando che molto probabilmente Ian mi avrebbe mandato via.

Non sapevo se mi piaceva meno l'idea di ritornare da Gary oppure quella di ritornare a considerare Ian solo il mio insegnante.

Anche se era passata solo una settimana, mi sentivo incredibilmente bene in sua presenza e non avrei voluto mai abbandonare il luogo che per la prima volta potevo definire casa.

Mi piaceva Ian, mi piaceva stare con lui, mi piaceva passare le serate con Paul e mi piaceva vivere in quello stato di serenità e benessere.

Sbuffai, chiedendomi se Ian ce l'avesse ancora con me.

Guardai l'ora: erano le sette del mattino. Sbuffai di nuovo: dovevo prepararmi per andare a scuola e quella giornata avevamo anche la lezione di recitazione.

Così, mi alzai dal letto, afferrando una felpa e un paio di jeans e mi diressi in bagno.

-Dayana.- mi sentii chiamare alle mie spalle.

Mi voltai: Ian era sull'uscio della sua camera, con indosso solo i pantaloni di una tuta. Aveva anche lui l'aria stravolta.

Che anche lui non avesse dormito?

-Possiamo parlare?-

Io annuii, posando i vestiti sul mobiletto del corridoio e facendo qualche passo verso di lui.

-Dimmi...- sussurrai, cercando di prepararmi all'idea che Ian stesse per mandarmi via.

-Mi dispiace per ieri. Ero arrabbiato per colpa di Nina e me la sono presa con te. In fondo avevi tutti i motivi per risponderle a tono.- disse, stupendomi.

Di certo non mi aspettavo che mi chiedesse scusa.

-Non...non importa.-

-No, importa invece. Importa perchè tu hai cercato di difenderti da me. Dayana, io non ti colpirei mai, devi credermi.- si avvicinò del tutto a me, prendendo le mie mani tra le sue.

Quindi era per quello che non aveva dormito?

Io lo sapevo che lui non mi avrebbe mai colpito e l'idea che probabilmente non aveva dormito per quello mi riempì il cuore di tristezza.

Non volevo si sentisse così.

Ebbi uno scatto, dimenticando quanto in realtà fossimo già vicini. -Lo so!- mi affrettai a dire, a pochi centimetri da lui. -So che non mi avresti mai colpito, Ian!-

Ian sorrise, lasciando una mia mano e accarezzandomi una guancia. -Tutto chiarito allora?- mi chiese con dolcezza.

Io mi persi nell'infinità dei suoi occhi azzurri, dimenticando anche la domanda che mi aveva fatto.

-Ma certo!- dissi, dopo aver ripreso contatto con la realtà.

-bene, a tal proposito...- lasciò le mie mani e ritornò nella sua camera, per poi ritornare di nuovo da me con un pacchettino tra le mani. -Ovviamente non l'ho comprato, però ce l'avevo qui in casa e non l'ho mai usato.-

Presi il pacchettino, che si rivelò essere la custodia di un cellulare.

-Mi regali un cellulare?-

-Si.- disse, con la sua tipica semplicità.

-Grazie! E'...è bellissimo!- feci entusiasta.

-Sono contento che ti piaccia. Ho impiegato tutta la notte a cercarlo! Beh, ovviamente il primo numero in rubrica è il mio.- mi confessò, grattandosi la testa.

-Grazie!- poteva sembrare una cosa da niente, ma per me quel gesto significava qualcosa di importante. Così, istintivamente lo abbracciai di slancio, cogliendolo di sorpresa. -Grazie...- sussurrai di nuovo, mentre le sue braccia si stringevano attorno a me.

Sentii subito dei brividi percorrermi la schiena, desiderando che quel contatto non finisse mai.

Restammo così per un tempo indefinito, ma anche lui non dava segno di volersi staccare. Ad un certo punto, però, fummo costretti a farlo a causa del suono del campanello.

-Vado io...- dissi, staccandomi da lui.

Corsi alla porta: ovviamente era Paul.

-Buongiorno! Ho portato i cornetti!- disse, esibendo un pacchettino bianco.

-Allora sei il benvenuto!- gli risposi, facendolo entrare.

-Perchè se fossi venuto a mani vuote?- posò il pacchettino sul ripiano della cucina.

-Non ti avrei fatto entrare, ovvio!- scherzai.

-Piccola insolente! Così stanno le cose, eh?!- Paul si avvicinò in un attimo a me, cominciando a farmi il solletico. -E' questo il rispetto per il tuo insegnante?-

-Paul...Paul...ti...prego...basta!- dissi, tra una risata e l'altra.

Per cercare di allontanarmi da lui, arrivai a scontrarmi con il tavolo della cucina e solo allora mi resi conto di quanto io e Paul fossimo vicini.

Paul smise di farmi il solletico, cominciando a guardarmi intensamente negli occhi.

-Ehi, Paul.-

Paul si staccò da me, per voltarsi a guardare Ian.

-Ehi, Som!- fece, ritornando subito allegro.

Ian non aveva una bella faccia. -Dai, vatti a preparare che è già tardi.- mi disse.

-Si, hai ragione. Ci vediamo a scuola allora.-

Mi avviai al piano di sopra, per preparami.

Quella convivenza mi avrebbe causato molti problemi, lo sapevo!

 

 

 

 

Anche quella stressante giornata scolastica era finita, peccato però che io ero stata costretta a restare a scuola due ore in più per punizione.

Ma non era stata colpa mia se il mio succo si era spiaccicato sulla testa di Kol Grey!

Così, mi ritrovavo nell'aula delle punizioni, con altre cinque persone alquanto strane e inquietanti, mentre non c'era nemmeno l'ombra del professore che avrebbe dovuto farci da "guardia".

Mi alzai e uscii dall'aula, sicura che l’insegante non si sarebbe fatto vedere ancora per un bel pezzo.

Stavo camminando per i corridoi, quando mi sentii afferrare per la vita e premere una mano sulla bocca.

Inutile dire che cercai di divincolarmi in tutti i modi, ma la presa su di me era troppo salda.

Che fosse Kol o qualche deficiente al suo seguito?

-Sta zitta e ti prometto che sarà indolore!- fece una voce alle mie spalle, mentre l'uomo mi portava in una classe vuota.

...Poi, all'improvviso, mentre io già mi ero data per morta e avevo immaginato le inscrizioni sulla mia lapide, il mio aggressore mi lasciò andare, scoppiando a ridere.

-Sei così buffa quando ti agiti!- un'altra risata.

-Paul, sei un cretino!- urlai, voltandomi di scatto verso di lui, completamente rossa in viso.

Se era per l'imbarazzo o la rabbia non lo sapevo.

-Dai, stavo scherzando.- disse, per poi ritornare serio.

-Mi hai fatto prendere un colpo!-

-Scusami, Cenerentola.- fece ammiccando, portandomi due dita sotto al mento.

Come era successo quella mattina, Paul cominciò a fissarmi intensamente negli occhi.

Anche io non riuscivo a staccare gli occhi da quelle die profondi pozze verdi e ringraziai il fatto di non poter arrossire maggiormente.

-Sai, hai proprio dei begl'occhi...- sussurrò, spostando per un attimo lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra.

-Sono semplicemente azzurri. Quelli di Ian sono molto più belli.-

Paul mi lasciò andare, andando ad appoggiarsi su una cattedra. -Beh, molte ragazze hanno fatto pazzie dichiarandosi innamorate degli occhi di Ian e credo che molti ragazzi ne farebbero per i tuoi.- disse, con tono neutro.

Benchè nelle settimane passate da Ian avessi instaurato un bellissimo rapporto con Paul, tanto da non vergognarmi a fare cose idiote in sua presenza, in quel momento mi sentivo stranamente a disagio.

Forse perchè eravamo soli per la prima volta, forse perchè con i muscoli tesi e i capelli sbarazzini mi sembrava terribilmente tentatore, forse perchè io ero semplicemente una stupida che si agitava per delle sciocchezze.

-Nah, non credo.- gli risposi, andandomi a sedere su un banco.

Se qualcuno ci avesse visto in quel momento, avrebbe sicuramente pensato che un insegnante aveva una tresca con una sua allieva.

Tralasciando anche il fatto che io non sarei dovuta essere li in quel momento, ma nell'aula delle punizioni.

-Sei fidanzata?- mi chiese all'improvviso, con gli occhi accesi di una strana curiosità.

Fidanzata? E quando ne avevo il tempo? L'unico ragazzo fisso nella mia vita era Joe, ma eravamo lontani anni luce dall'essere fidanzati.

-No, mai stata.- gli confessai, sentendomi subito un'inetta ai suoi occhi.

-E perchè?- incrociò le braccia al petto, mettendo più in evidenza il muscolo sul braccio.

A volte mi chiedevo se Ian e Paul fossero davvero poco consapevoli di quando fossero dannatamente belli, oppure più semplicemente lo sapevano, ma fingevano noncuranza.

-Non lo so...- ammisi, ma forse la verità era un po' troppo difficile da raccontare. -Probabilmente è perchè non ho nulla da offrire.-

Paul si allontanò dalla cattedra, avvicinandosi a me e poggiando i palmi delle mani ai lati del banco, così da trovarci dannatamente vicini. -Tutti hanno qualcosa da offrire. E credo che ci sia molto in te, anche se ti diverte lasciar trasparire solo i lati negativi.-

Non gli risposi, anche perchè non sapevo cosa dire. O molto più probabilmente perchè avevo dimenticato anche come si facesse a parlare.

Abbassai gli occhi, per poi ripuntarli nei suoi. Ma lui non era fidanzato o cosa?

Stavo proprio per chiederglielo, quando fummo interrotti.

-Ma cosa state facendo voi due qui, da soli?- ci voltammo verso la porta, dove Ian ci guardava alquanto confuso e...scocciato?

Paul si allontanò da me con indifferenza, come se fosse stato sorpreso a giocare alla play con un suo amico.

-Parlavamo.- disse semplicemente, per poi ritornare ad appoggiarsi alla cattedra.

Ian si richiuse la porta alle spalle, appoggiandovisi contro.

Bene, adesso non ero da sola con un solo insegnante, bensì con due.

-Beh, di certo sembravate molto intimi.- fece Ian, atono.

-Sai, Som, se non ti conoscessi direi che sei geloso.- fece divertito Paul.

Io mi ero completamente eclissata. Era come se volessi far finta di non essere lì.

Ian inarcò un sopracciglio, incrociando braccia e gambe. -Se non ti conoscessi, Paul, direi che ci stai provando con una minorenne.-

Ma cosa prendeva a quei due?!

-Ehm, pensandoci io dovrei andare in aula punizione!- per la prima volta in vita mia amai quell'aula.

-Ti accompagno.- fecero in coro Ian e Paul, per poi guardarsi.

-Credo di riuscire a trovare la strada da sola!- cercai di sdrammatizzare.

-D'accordo.- disse Ian. -A proposito, sabato ci sarà una festa alla fondazione, ovviamente dovete venire entrambi.-

-Ian, ci saranno sicuramente i fotografi. Come spiegherai poi che una tua alunna sarà alla tua festa?- chiesi, scendendo dal banco.

-Di certo non sei la mia amante, quindi non vedo perchè debba tenerti nascosta.- sbottò lui.

E la regola che potevo restare da lui a patto che nessuno sapesse dov'era andata a finire?

-Quindi ti va bene che lo sappiamo anche qui a scuola.- rincarò la dose anche Paul.

-Ian, non mi sembra una buona idea...- cercai di dire io, più per non mettere nei casini lui che me.

-Ho 3o anni e non credo che devo giustificarmi con giornalisti e insegnanti. Se nel caso qualcuno chiede, sei la figlia della mia migliore amica.- tagliò corto lui, passandosi una mano nei capelli.

-Se sei convinto tu, Som.- fece anche Paul, che di certo non aveva voglia di discutere con l'amico.

-Scusate, io ho solo un dubbio.- entrambi i ragazzi si voltarono verso di me. -E' una di quelle feste in cui ci si deve mettere tutti in ghingheri?- chiesi, temendo già la risposta.

-Si, è un ballo di gala.- Ian la faceva sembrare così facile!

-E secondo te io dove li trovo i soldi per comprarmi un vestito di gala?! Vado a vendere il sangue? Perchè sappiamo entrambi che Gary non mi darà nemmeno un dollaro.- portai le mani sui fianchi, cercando tutte le scuse possibili per non andare a quella festa.

-Te lo compro io.- fece Ian, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

-Non se ne parla, non posso accettare.-

-Beh, faresti prima a dire che non ci vuoi venire alla festa.- si intromise Paul, ridacchiando.

Bene, il ragazzo aveva colto nel segno.

-Troverò un modo per farmi ripagare.- fece Ian con un sorriso malizioso, aprendomi la porta della classe. -Adesso vai, non vorrei fossi messa in punizione per non esserti presentata alla punizione.-

Mi aveva decisamente fatto capire che il discorso era chiuso e che io sarei andata a quella festa.

Maledetto attore!

Così, sbuffando, uscii dalla classe.

 

 

 

Salveee! Come state?

Beh…in questo capitolo Dayana e Paul si sono avvicinati…senza contare che Ian e Dayana hanno fatto pace! U.U

Cosa ne dite del capitolo? Non è molto lungo, ma spero vi piaccia lo stesso! xD

Volevo ringraziarvi poi dal profondo del cuore, perché mi avete regalato otto magnifiche recensioni, senza contare i seguiti, preferiti, ma anche chi legge solo!

Grazie, grazie grazie!

Volevo solo specificare una cosa! In questa storia Ian ha 30 anni, perché è un dato che mi serve per i futuri capitoli della storia!

Baci e al prossimo capitolo!

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: La festa ***


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Capitolo 10: La festa

 

 

 

 

 

Era arrivato il giorno della festa o meglio del "gran galà" della fondazione di Ian e io ero ridotta a un fascio di nervi.

Non ero adatta a stare in luoghi del genere e di certo avrei combinato qualche casino colossale.

Alla festa non avevo nemmeno potuto portare Koral, dato che quel sabato aveva un'importante cena di famiglia alla quale le era stato proibito di mancare.

Benchè cercassi di dirmi che ero già stata a feste del genere con un abito principesco e che non me l'ero cavata male, ero invasa da un'ansia crescente e avevo solo voglia di fuggire e tornare il giorno dopo.

Da come mi aveva detto Ian, la festa si sarebbe tenuta in una villetta poco fuori città e che io e lui ci saremmo preparati lì, dal momento che lui doveva andarci prima per disporre di alcune cose.

Non capivo perchè Ian avesse insistito a portarmi lì dal pomeriggio, dal momento che Paul si era offerto di accompagnarmi lui direttamente la sera.

Così, adesso mi ritrovavo seduta su un enorme divano di una villa super lussuosa, mentre vedevo Ian dare disposizioni.

Mi piaceva guardarlo. Era ancora più bello quando non sapeva di essere osservato.

Era bello da mozzare il fiato anche con i jeans e una semplice maglietta nera, quindi non sapevo se avrei retto un'altra visione di lui in smoking.

Istintivamente mi strinsi di più al petto la borsa che conteneva il mio vestito.

L'idea di dover indossare "quel coso" faceva aumentare ancora di più la mia ansia. Era decisamente troppo elegante e io avevo paura di non essere all'altezza di portare un vestito del genere.

Koral mi aveva aiutato a sceglierlo e a detta sua era perfetto per quella serata e, testuali parole, a far "venire un colpo ad Ian". Io, però, non volevo far venire un colpo a nessuno, soprattutto se mi ritrovavo in un'enorme villa a prepararmi tutta da sola.

Non ero mai stata un genio del make up e all'unica festa di quel genere a cui avevo partecipato non avevo avuto bisogno di truccarmi, dal momento che avevo indossato una maschera.

-E tu chi saresti?- un'allegra voce mi ridestò dai miei pensieri, così, alzai il viso, ritrovandomi di fronte una biondina.

-Ehm...- bene, se non riuscivo nemmeno a pronunciare il mio nome, quella sera sarebbe stato un successone. -Sono...- come mi dovevo definire? L'alunna  di Ian? Il suo caso umano? LA sua coinquilina?! -Sono Dayana.- molto più semplice.

La ragazza mi guardò inarcando un sopracciglio, come se stesse pensando, poi sul suo viso ricomparve un sorriso. -Ma certo! Sei la ragazza che Ian si è portato a casa!-

Ecco, molto bene.

-Ehm, si.- meglio far dire tutto a lei.

-Piacere, io sono Candice. Aiuto Ian a mandare avanti "la baracca".- mi fece un altro sorriso e si sedette accanto a me.

-Piacere.- le sorrisi anche io. Ispirava simpatia quella ragazza.

-Che ci fai qui tutta sola?- anche lei aveva un borsone tra le mani.

-Ian ha detto che dovevamo essere qui prima per organizzare delle cose e che poi ci saremmo preparati qui.-

-Ah, ecco.- sembrò pensare per un attimo a qualcosa. -Ma quanti anni hai, scusa?- mi chiese dopo poco.

E quella domanda cosa c'entrava? Non credeva mica che ero una sorta di amante di Ian?!

Il solo pensiero di essere in "certi atteggiamenti" con lui mi fece andare il viso in fiamme.

-Diciassette.-

-Certo che Ian se le sceglie sempre più giovani!- disse, per poi scoppiare a ridere.

-Io...io non sto con Ian!- scattai subito, forse con un tono di voce di tre ottave superiore, perchè Ian, che stava parlando con un uomo sulla quarantina, si voltò verso di noi.

-Candice, non sfinire Dayana.-

-Oh, no, tesoro, lascerò a te questo compito.- disse melliflua, per poi concentrare la sua attenzione su di me. -Spero di non metterti a disagio, scherzavo prima.-

-Non...non preoccuparti.-

-Senti.- si alzò, sempre sorridendomi. -Io adesso devo andare ad aiutare quel nano malefico. Se ti serve qualcosa non esitare a chiedere!-

-D'accordo, grazie!-

Candice mi fece l'occhiolino e si voltò per andarsene.

Forse avrei potuto...

-Candice!- la richiamai e lei si voltò a guardarmi. -Ti dispiacerebbe se dopo mi dessi una mano per prepararmi? Ho paura di non essere adeguata...-

-Certo, tesoro.- mi sorrise di nuovo, per poi andarsene definitivamente.

 

 

 

Mai farsi aiutare  da Candice Accola.

Quella semplice frase l'avrei tenuta in mente per il resto della mia vita e era la stessa frase che mi ripetevo da ore.

Dopo qualche ora dall'aver considerato Candice la mia salvatrice, adesso la consideravo la mia aguzzina, dal momento che mi ritrovavo non solo ad indossare un vestito super elegante, ma ero anche truccata così tanto da sembrare tranquillamente una ventenne e oltre. Inoltre Candice si era "battuta" per legarmi i capelli con uno chignon, dal quale ricadevano alcuni ricci.

Così, anche quella volta, il mio piano per passare più inosservata possibile era tranquillamente andato a farsi benedire.

Per di più, aveva affermato che le mie scarpe non andavano bene col vestito, così mi aveva prestato un paio delle sue, dal tacco vertigginoso.

Morale della favola?

Avrei dovuto pregare tutti i santi affinchè non mi spiaccicassi al suolo quella sera, mettendo in ridicolo non solo me, ma anche Ian.

-Dai, smettila di guardarti allo specchio, sei bellissima!- proruppe Candice alle mie spalle, mentre finiva di spazzolarsi i capelli.

Ormai avevo appurato che le bionde erano la rovina della mia vita, ma forse mi trovavo bene con Candice perchè caratterialmente assomigliava un po' a Koral.

-E' che...Candice, cavolo, ho 17 anni e così mi vedo troppo...troppo...-

-Spettacolare?-

-Appariscente.- la corressi io. -Non voglio che Ian debba vergognarsi di me...- dissi, andandomi a sedere.

-Tesoro, ma come potrebbe vergognarsi di te? Ma guardati: sei bellissima e la vergogna è l'unico sentimento che Ian non proverà stasera. Credo che per la prima volta sarà più concentrato a tenerti lontano i ragazzi che a raccogliere i fondi.- mi disse con un sorriso.

Sospirai, sperando davvero di non metterlo in ridicolo.

-E se cadessi per colpa dei tacchi altissimi?- mugugnai.

-Beh, allora in quel caso mi esibirò in una plateale scena in cui ti ringrazierò pubblicamente per aver trovato il mio orecchino!- fece e poi scoppiò a ridere, coinvolgendo anche me.

Era una vera forza della natura quella ragazza.

-Grazie.-

-Oh, non ringraziarmi, ti dirò già da adesso che ci saranno volte in cui desidererai strozzarmi!-

-Non è detto che io resti tanto a lungo.- le feci notare io, facendo un sorriso tirato.

Candice mi guardò, facendo poi un sorriso sghembo. -Eppure io ho la netta sensazione che tu rimarrai più di quanto immagini.-

-Chi sa...- tagliai corto io. -Credo che ora dobbiamo andare.-

-Si comincia, bellezza. E ricorda: sorrisi e cenni come se fossi d'accordo. questo è il segreto.-

-Perfetto!-

 

 

 

Pov Ian

La villa si era ben presto riempita di gente, cosa che non poteva non rallegrarmi, dal momento che quello avrebbe significato più fondi.

Mi guardai in giro, complimentando mentalmente me e Candice per il lavoro che avevamo svolto: quella villa sembrava quasi essersi staccata dalla realtà ed essersi immersa in un clima fiabesco.

Di Candice, però, non c'era nemmeno l'ombra e mancava anche Dayana.

-Ehi, Som, bella festa!- Paul arrivò al mio fianco, dandomi una pacca sulla spalla.

-Grazie, ma è anche opera di Candice.- gli dissi, guardandomi per l'ennesima volta in giro.

Ma dov'era finita Dayana?!

Da quando l'avevo accompagnata al piano superiore per prepararsi, non l'avevo più vista.

-Ma chi stai cercando?- Paul mi riportò alla realtà.

-Dayana e Candice.- dissi, guardando poi l'ora.

-Rilassati, saranno qui in giro.- fece Paul sorridendo, prendendo poi un flute di champagne che il cameriere gli offriva.

-Si ma...- gettai un'occhiata distratta alle scale, per poi ritornare a guardarle a bocca apera. -Paul...-

Paul guardò prima me e poi il punto in cui avevo lo sguardo fisso, ritrovandosi anche lui imbambolato.

In cima alle scale c'era Dayana, che sorrideva a Candice.

Indossava un bellissimo vestito blu, lungo dietro e corto davanti, con lo scollo a cuore. Aveva i capelli raccolti e il trucco la faceva sembrare più grande.

Era bellissima, da far mancare il fiato.

Non avevo mai visto una ragazza così bella, nonostante non fosse ancora nell'età per essere considerata una "donna".

La fissavo ancora a bocca aperta, sembrandomi assurdo che quella ragazza stupenda che adesso scendeva le scale con fare regale, fosse la stessa che avevo sorpreso a dormire a scuola con dei jeans scoloriti e una felpa.

Mi sembrava di vivere un deja-vù, dal momento che solo una volta ero stato così incantato da una ragazza.

Mi voltai a guardare Paul, scprendolo incantato come me, così come il resto della sala.

Cercai di scuotermi e di riprendere contatto con la realtà, ma non riuscivo proprio a staccare gli occhi da lei.

Mi guardai di nuovo intorno, provando lo strano impulso di sottrarla agli sguardi di tutti gli uomini della sala.

Ritornai in me, dando una gomitata a Paul, per farlo riprendere.

-Che c'è?-

-Ha 17 anni Paul, per quanto può sembrare adulta in questo momento.-

-Io stavo guardando Candice, che ti credi!- fece lui, portandosi il bicchiere alle labbra.

-Si, eh?- dissi ironico, inarcando un sopracciglio.

-Mhm mhm.- asserì lui.

-Bel cucciolo ti sei portato a casa, Smolder.- al mio fianco era comparso Steven.

Bene, ci mancava solo lui e Dayana se la rideva accanto a Candice, come se l'intera popolazione maschile di quella sala non la stesse spogliando con gli occhi.

-Non farti strani pensieri, Stev.- lo ripresi io.

-Non sto facendo nessun pensiero che non abbia già fatto tu in questo momento, Ian.- fece mellifluo lui, eliminando ogni mia possibile risposta. -Ma, fammi capire una cosa, adesso è come se fosse tua figlia o cosa?-

-Non è mia figlia, Steven!- sbottai io, più irritato di quando avessi voluto.

Non era una bella sensazione sentirsi attratti da qualcuno che teoricamente avresti adottato.

-Beh, amico, avete 13 anni che vi separano...- mi fece notare Paul.

-Parli proprio tu! Non è che 10 anni siano diversi da 13. Io, invece, sono perfetto!- disse Steven, beccandosi una mia occhiataccia.

-Smettetela. Entrambi.- sibilai irritato, per poi prendere due flute e dirigermi verso Dayana.

Quella serata si sarebbe rivelata decisamente più lunga del previsto.

 

 

 

Pov Dayana

Ero accanto a Candice, cercando di ignorare tutte le occhiate che mi stavano lanciando.

Speravo di non essere troppo fuori luogo e tutte quelle persone che mi guardavano non mi mettevano di certo a mio agio.

Candice, al mio fianco, stava parlando con un uomo sulla cinquantina circa la salvaguardia ambientale e io pensavo solo che volevo scappare da lì.

Mi voltai a guardare la moltitudine di gente, quando incrociai un paio di occhi azzurri.

Quasi mi si mozzò il fiato mentre vedevo Ian che avanzava verso di me con due bicchieri in mano.

Indossava un colpeto grigio e una camicia nera. Quel vestito sembrava disegnato apposta per lui, in modo da definire il suo fisico perfetto.

Era bellissimo, sembrava un dio greco.

Arrossii, ringraziando il fatto che era ancora distante e che quindi non poteva notarlo.

Mi lisciai di nuovo il vestito, cercando di far ritornare il mio cuore a battere normalmente.

Una bellezza simile doveva essere illegale.

-Ehi...- Ian era arrivato del tutto da me, costringendomi ad alzare il viso per guardarlo.

-Ehi...- ripetei anche io, facendo un debole sorriso.

Ian mi guardava  negli occhi, regalandomi uno di quei sorrisi che avrebbero sciolto anche il ghiaccio.

-Sei...bellissima.- disse, porgendomi un flute.

Arrossii, prendendo il bicchiere tra le mani. -Gra...grazie.- balbettai. -Spero di andare bene.- continuai, indicandomi il vestito.

Ian mi guardava in modo così intenso da sembrare quasi che da ciò dipendesse la sua vita.

Io, d'altro canto, non facevo altro che cercare di imprimermi addosso il suo sguardo.

-Vai benissimo.- fece un leggero risolino. -E' incredibile come qualsiasi aggettivo che possa attribuirti stasera finisca sempre con "issimo".-

Sorrisi anche io, portandomi il bicchiere alle labbra. -Spero solo di non metterti in ridicolo, cercherò di impegnarmi!-

-Sii semplicemente te stessa, andrà benissimo lo stesso.-

Adoravo quando cercava di mettermi a mio agio, adoravo quando mi rivolgeva quel sorriso dolce e adoravo quando faceva scivolare il suo sguardo su di me.

-Ian.- Candice attirò la sua attenzione. -Dobbiamo andare a salutare Gordon, sai che è un osso duro.- finì, prendendolo sotto braccio.

-Si, hai ragione...Dayana, mi raccomando: ci sono molti lupi questa sera.-

-Non preoccuparti, so badare a me stessa.- gli dissi con un sorriso, per poi vederlo allontanare insieme a Candice.

 

 

Ero uscita in giardino per godermi un po' di aria fresca. Avevo conosciuto così tante persone quella sera, che la testa stava finendo per scoppiarmi e a forza di fare sorrisi la mia mandibola si era quasi bloccata.

Andai ad appoggiarmi contro il tronco di un grosso albero, alzando poi il viso verso le stelle.

C'erano così tante stelle quella notte ed erano così belle, proprio come la sera che avevo conosciuto Ian.

A quel ricordo, al ricordo delle nostre labbra a contatto, mi sentii infiammare e scossa da brividi. Quanto avrei voluto poter toccare di nuovo quelle labbra, quel corpo...

-Già stanca della festa?-

Abbassai lo sguardo verso la persona che aveva parlato, ritrovandomi davanti un sorridente Paul.

-La verità è che non ce la facevo più a sorridere.- ammisi.

Paul fece qualche passo verso di me. Dovevo ammettere che sotto la luce della luna, anche lui era molto bello.

Certo, lui sarebbe stato bello sotto qualsiasi luce, ma era una bellezza diversa rispetto a quella di Ian.

Paul era il tipico ragazzo bellissimo, ma Ian...Ian aveva una bellezza sconvolgente, era capace di far perdere la testa con un solo sguardo.

-Beh, per chi non è abituato è una serata pesante.- convenne Paul, ormai a un passo da me. -Ma Ian lo fa per un buon motivo, per questo tutti noi del cast siamo sempre qui.-

-Ci sono tutti quelli del cast?!- possibile che io non avevo visto nessuno?!

-Si, eri troppo impegnata tra un interlocutore e l'altro per accorgertene. Stasera tutti hanno cercato di monopolizzare la tua attenzione.- disse Paul, facendo un sorriso tirato.

-Cercavo solo non non mettere in imbarazzo Ian e far vedere che anche io ero in grado di stare in un ambiente del genere.-

-Credimi, ne sei stata all'altezza in tutti i sensi...- sussurrò Paul, lasciando scivolare il suo sguardo su di me.

-Paul...posso farti una domanda?- gli chiesi, mordicchiandomi il labbro inferiore.

Era un'idea che mi brulicava in testa da qualche giorno.

-Dimmi.- disse, appoggiandosi anche lui all'albero.

-Secondo te...sono un peso per Ian?- dissi tutto d'un fiato, temendo la risposta.

Paul sorrise, per poi accarezzarmi una guancia. -Piccoletta, non sei un peso per nessuno e men che meno per Ian. E' un po' diverso da quando tu gli gironzoli in casa.- finì con un sorriso.

-Se mai un giorno lo diventassi, me ne andrei senza guardarmi indietro. Ammesso che io resti molto tempo...- mormorai, più a me stessa che a Paul, ma lui parve sentirmi lo stesso.

-Io spero tu resti più tempo possibile.- si fermò un attimo. -E poi se mai Ian dovesse stufarsi di te, cosa che non penso, puoi sempre venire a stare da me!- concluse ironico.

Sorrisi anche io. -Beh, ci penserò!- feci col suo stesso tono. -Grazie..-

-E per cosa?-

-Per mettermi di buon umore.-

-Per così poco! Dovere piccoletta!- disse, dandomi un pizzicotto sulla guancia.

Io scoppiai a ridere, allontanandomi dall'albero. -Io ritorno dentro, forse è meglio.-

-Io credo resterò un altro po' qui.-

-Ok. E grazie ancora, Paul.-

Lui mi fece l'occhiolino, così io mi voltai per ritornare nella villetta, quando venni richiamata da Paul. Mi voltai.

-Mi sono dimenticato di dirti una cosa.-

-Cosa?-

-Sei bellissima stasera.- ammise, con una semplicità che mi fece affluire tutto il sangue al viso.

-Gra...grazie.- balbettai e poi mi voltai per ritornare definitivamente dentro.

 

 

Stavo appoggiata a una colonna della sala, osservando le varie coppie ballare. Mi sembrava tanto uno di quei balli che organizzavano a "Mystic Falls".

Erano tutti così bravi e adesso che potevo guardare la sala tranquillamente, notavo tutti quelli del cast.

Candice ballava con Joseph, con la testa appoggiata alla sua spalla, Steven ballava con una ragazza mora e infine c'era Nina che ballava con Daniel.

Storsi il naso. C'era qualcosa che mi irritava in quella ragazza e non solo per la discussione avvenuta.

-Mi concede questo ballo?- posai lo sguardo su Ian, che mi guardava sorrdendo, porgendomi la sua mano.

-Ian io...non ne sono capace.- ci mancava solo che cadessi proprio in mezzo alla sala.

-Ti guido io, dai. Fidati di me.-

E come potevo non fidarmi di lui se mi guardava con quegli occhi di cristallo?

Mi sarei buttata anche nel fuoco se me lo avesse chiesto con quella voce e quello sguardo.

Sospirai, prendendo la sua mano, mentre Ian mi trascinava trionfante al centro della pista. Al solo contatto della sua mano sulla mia schiena, sentii tutto il corpo bruciarmi. Ian mi prese l'altra mano, cominciando a condurmi.

Sentivo il cuore battere così forte che avevo paura potesse uscirmi dal petto.

-Non stai andando poi così male.- mi sussurrò all'orecchio, non aiutando per niente i miei poveri ormoni.

-Solo perchè ci sei tu...- gli sussurrai anche io all'orecchio, sentendo la sua presa su di me farsi più stretta, ma forse era solo la mia immaginazione.

Lui continuava a guidarmi, mentre le dolci note di una canzone a me sconosciuta mi stavano entrando pian piano dentro.

-Dayana...puoi restare da me finchè vorrai, non mi stuferò di te.-

Feci un sorriso amaro. -Hai parlato con Paul, a quanto pare.-

-Già. Non devi preoccuparti di nulla, comunque, davvero.-

Istintivamente lo strinsi anche io. Nessuno mi aveva rivolto parole così gentili, nessuna famiglia in cui ero stata.

-Grazie, Ian.- appoggiai la testa sulla sua spalla, dando un'occhiata alla sala.

Guardai verso la colonna contro cui ero appoggiata prima, stupendomi di trovare Paul.

Stava anch'egli fermo lì, con un bicchiere tra le mani e guardava nella nostra direzione. Aveva uno sguardo strano, confuso forse.

Tenni per un po' lo sguardo su di lui, poi lo spostai, pensando che non fosse carino mettersi a osservare in quel modo la gente, quando mi resi conto che molte altre persone ci stavano guardando, come Nina, stretta a Daniel, Candice e Steven.

Eravamo così curiosi visti da fuori?

Sfortunatamente il ballo finì e Ian si allontanò da me, ma già sentivo la mancanza del calore che emanava.

La serata proseguì tranquilla e io feci la conoscenza di tutti i ragazzi del cast, trovando fantastico Joseph Morgan.

Mi faceva ridere come una matta e c’era un’alchimia con Candice straordinaria.

Tra chiacchiere e risate la serata finì. Gli ospiti stavano man mano lasciando la festa, ma ovviamente io, Ian e Candice eravamo gli ultimi ad andarcene, dato che loro erano gli organizzatori della festa.

Dopo poco, però, anche noi ci avviammo alle macchine e io avevo tanto sonno che avevo paura di svenire all’istante e per di più avevo i piedi che mi bruciavano.

Dopo poco, anche noi tre lasciammo la villa: io camminavo davanti, cercando di "mantenere l'equilibrio", mentre dietro di me Ian e Candice chiacchieravano tranquillamente.

Sul serio non riuscivo più a camminare su quei tacchi: sarei morta prima di arrivare alla macchina. Così, mi fermai e mi sfilai le scarpe, per poi raggiungere Candice poco dietro di me.

-Grazie mille per le scarpe. Credo di non poterle più sopportare!- le dissi sorridente, per poi ridarle le scarpe.

-E arrivi scalza fino alla macchina?-

-Si. I miei piedi chiedono pietà!- mi voltai, ritornando a camminare davanti, decisamente più sollevata.

Qualche secondo dopo, però, mi sentii sollevare da terra. -Ian, ma che fai?!- chiesi allarmata, mentre lui camminava tranquillamente con me tra le braccia.

-Non è sicuro camminare a piedi scalzi per strada.- disse semplicemente, fermandosi dopo qualche secondo vicino alla sua macchina.

-Beh, buona notte allora ragazzi...- fece Candice con un sorrisetto malizioso, per poi aprire lo sportello della sua macchina.

-No...notte Candice.- ero completamente rossa.

Candice mise in moto e partì, così, Ian mi mise giù e dopo avermi aperto la portiera e fatta accomodare, raggiunse in fretta il posto del guidatore.

Ero decisamente stanca morta e quei sedili così comodi mi invogliavano decisamente a dormire.

Così, quella sera, per un attimo ritornai bambina, perchè mi addormentai sui comodi sedili della macchina di Ian e il giorno dopo mi risvegliai sotto le coperte del mio caldo letto.

 

 

 

 

 

Salve bellezze!

Mi sorprendo che siate arrivate fin qui e non siete morte di vecchiaia per leggere questo capitolo lunghissimo xD

Spero vi piaccia e che continuiate a dire tutte le cose bellissime che avete scritto nelle vostre magnifiche recensioni!

Siete davvero uno spettacolo, ragazze!

Adesso non mi dilungo troppo, per il capitolo è già lunghetto xD

Grazie mille per aver recensito!

Baciiiii

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Non mettermi nei guai... ***


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Capitolo 11: Non mettermi nei guai…

 

 

 

 

 

 

Una cosa che odiavo erano i temporali nel cuore della notte.

Forse li odiavo perchè all'orfanotrofio il soffitto cominciava a gocciolare e il gelo entrava nelle stanze.

Sbuffai, mentre l'ennesimo tuono mi faceva sobbalzare.

Odiavo i temporali, li odiavo!

Non riuscivo a dormire e questo mi rendeva ancora più nervosa. Avevo bisogno di una bella dormita perchè l'indomani avrei avuto le prove dello spettacolo e il mio sistema nervoso aveva bisogno di riposo per sopportare tutto quello.

Mi schiacciai il cuscino sulla testa, sperando di attutire il rumore dei fulmini e dello scrosciare della pioggia.

Imprecai. era tutto inutile: il rumore si sentiva lo stesso.

Chiusi gli occhi, per non pensare agli anni passati in orfanotrofio.

In notti come quelle, i più grani rubavano sempre le coperte a noi più piccoli, così chè io ero costretta a rintanarmi nel letto di Joe e lui si prendeva sempre a pugni con i suoi coetanei, beccandosi i più brutti castighi.

"uscii" dal groviglio di coperte sotto al quale mi ero ficcata e decisi di scendere al piano di sotto.

Mi sarei preparata una camomilla: forse mi sarei calmata e sarei ritornata a letto.

Arrivai in cucina e, facendo il minimo rumore, presi la solita tazza con il naso.

Stavo cominciando a prendere tutto l'occorente per prepararmi la camomilla, quando qualcuno alle mie spalle mi fece sobbalzare.

-Non riesci a dormire?-

-I...Ian!- balbettai, dopo essere riuscita a stento a non rompere nulla.

-Non riesci a dormire?- mi chiese, di nuovo, gentile, sedendosi su uno sgabello.

-Ho...ho paura dei...temporali.- ammisi, quasi vergognandomi.

Ma perchè apparivo sempre così infantile davanti ai suoi occhi?

Volevo apparire bella e seducente e mi ritrovavo ad essere una bambina.

-Anche io da piccolo avevo paura dei tuoni.- disse lui, con un sorriso.

Ecco, appunto.

-Io non sono una bambina, Ian.- feci burbera, forse più di quanto avessi voluto.

Ian si alzò dal suo sgabello e venne verso di me, appoggiando le mani sul lavandino, proprio ai lati dei miei fianchi.

Ma cosa faceva adesso?! Perchè mi aveva intrappolato tra lui e il lavello?!

-Non sei una bambina, ma nemmeno un'adulta. Hai 17 anni, l'età del limbo! Ce li avessi io ancora 17 anni, bei tempi!- esordì, guardandomi negli occhi con quel suo sguardo penetrante.

Non potevo vedermi, ma ero sicura di essere arrossita.

Cosa voleva significare quella frase?

Anche a me sarebbe piaciuto se Ian avesse avuto 17 anni, sarebbe stato più facile rapportarmi a lui, gli sarei potuta saltare addosso e basta.

Ma non ero poi tanto sicura di voler Ian a 17 anni, perchè a me piaceva l'Ian uomo, l'Ian che mi faceva passare per prima, l'Ian dalle braccia forti, l'Ian vissuto.

A me piaceva l'Ian di oggi.

-L'età è solo un numero.- dissi, con un filo di voce.

-Già, interiormente si, ma si deve pur fare i conti con le convenzioni sociali.- abbassò un attimo lo sguardo, per poi ripuntarlo nel mio.

Ma perchè era così equivoco quella sera?!

-Se sono di ostacolo perchè seguirle?-

Stava per rispondermi, ma un fortissimo tuono mi fece sobbalzare, cosicchè io finii diritta tra le sue braccia, con la faccia contro il suo petto.

Ian mi accarezzò la testa. -Hai davvero paura...- sussurrò. -Ma io ho un rimedio contro questo tipo di paura. Vuoi vederlo?-

Annuii. Un altro tuono.

Così, Ian mi afferrò per mano e, quasi correndo, salimmo al piano di sopra. Arrivammo nella sua stanza e lui mi abbandonò al centro di essa.

Si avvicinò al suo ipod, collegato a due grosse casse.

-Dimmi una canzone.- mi chiese, con un enorme sorriso.

-Una canzone? Mhm, non mi viene in mente...-

Ian fece il suo solito mezzo sorriso. -Va beh, metterò l'ultima canzone che stavo ascoltando!- mi diede di nuovo le spalle, per poi continuare a trafficare con il suo ipod.

Poco dopo, le note di Because of you riecheggiarono nella stanza.

O. Mio. Dio.

Era la canzone che lui mi aveva sentito suonare la notte del ballo.

Era quella l'ultima canzone che stava ascoltando?!

Era una coincidenza o anche lui ripensava ancora a quella sera?

Volevo chiederglielo o cominciare a saltellare per la stanza, ma non potevo fare nulla di tutto ciò.

-Spero che questa ti piaccia.- mi disse Ian, ridestandomi dai miei pensieri.

-Si, mi piace molto.- mi limitai a dire, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Ian mi sorrise, poi alzò al massimo il volume dell'ipod, in modo tale che io non sentivo più il rumore della pioggia quello dei fulmini.

Rimasi sbalordita, spiazzata dalla dolcezza di quel gesto.

Come se non bastasse, bellissimo e tentatore, Ian si avvicinò a me, tendendomi una mano.

Oh, mi stava invitando a ballare!

Afferrai timida la sua mano e in poco mi ritrovai tra le sue braccia, con il cuore a mille.

Dio, aveva un profumo fantastico quell'uomo!

Alzai lo sguardo e lo scontrai con Ian. Lo spostai subito altrove: ancora non riuscivo a farmi guardare negli occhi.

-Ogni volta che cerco di guardarti negli occhi, sfuggi sempre il mio sguardo...perchè?- mi sussurrò all'orechio, perchè a causa della musica era il solo modo che avevamo per comunicare.

-Ah, perchè, mi guardi?- chiesi. Era un pallido tentativo di abbordaggio, lo sapevo!

-Ti guardo come un uomo di 30 anni potrebbe guardare una ragazza di 17.- fece serio.

Ecco, era il suo modo gentile per dirmi di non costruirmi mille film mentali.

-Non c'è bisogno che mi ricordi ogni volta che abbiamo 13 anni di differenza.-

-Allora devo ricordarti che sono il tuo insegnate?-

-Non vedo perchè ci sia bisogno di ricordarmi i limiti, dal momento che non mi sembra li stiamo sorpassando...- dissi, alzando di nuovo lo sguardo su di lui.

Non mi importava di essere riconosciuta. Anzi, molto probabilmente lui non ci sarebbe mai riuscito, dal momento che la frase di quella sera forse era solo un modo di dire.

Ian mi guardò negli occhi, per poi sospiare di frustrazione.

Ma che gli prendeva quella sera?!

-Che hai...Ian?-

-Non...non pronunciare il mio nome in quel modo!- sbottò, lasciandomi al centro della stanza e andando a spegnere l'ipod.

Davvero non lo riuscivo a capire quella sera. Era strano e io non avevo fatto proprio nulla.

-In che modo?- dissi, evitando accuratamente di pronunciare il suo nome.

-Come se ne dipendesse la tua vita.- disse burbero, passandosi una mano nei capelli. -Hai 17 anni, Dayana.-

-E sei il mio insegnante. Lo so, Ian.-

-Si, sono il tuo insegnate.- si avvicinò di nuovo a me. -Quindi smettila di essere così...- si bloccò.

-...Così?-

-Intrigante.- ammise, facendo aumentare ancora di più i battiti del mio cuore. -Non mettermi nei guai, Dayana...-

Intrigante.

Per lui ero intrigante.

-Quale sarebbe il rischio, Ian?-

Non riuscì nemmeno a rispondermi, perchè il suo celliulare suonò. Andò al suo comodino e lo prese tra le mani, fissando il display per minuti interminabili.

-Nina?- pronunciò, dopo aver risposto.

Ritornò a guardarmi intensamente.

Beh, mi stava dicendo di andarmene.

Così, senza nemmeno voltarmi, uscii dalla sua camera e ritornai nella mia.

Volevo una camomilla per calmarmi e adesso ero più agitata di prima!

 

 

 

Ero decisamente in preda all'ansia!

Stavamo aspettando tutti nell'aula recitazione per la prima prova dello spettacolo e io avevo i nervi a fior di pelle.

Cosa mi dovevo aspettare da quella situazione?

L'unica cosa positiva era che Koral mi aveva detto di aver fatto sparire il famoso vestito di Cenerentola, cosicchè Ian non potesse vederlo utilizzarlo.

Ma sarei stata "al sicuro" lo stesso?

Avrei potuto recitare una parte così vicina a quella sera?

-Bene, ragazzi, dobbiamo provare una delle scene più importanti.- disse Paul, facendomi l'occhiolino.

-Quale?- chiesi, avvicinandomi a Paul.

-Quella in cui Cenerentola scappa.- disse, facendomi quasi strozzare con la mia stessa saliva.

Speravo che quella scena sarebbe stata più lontano possibile e invece mi toccava già girarla.

Istintivamente mi voltai a guardare Ian: era appoggiato al muro e leggeva il copione con un'aria decisamente corrucciata.

Come richiamato dai miei pensieri, alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi nei miei.

Mi sorrise debolmente, per poi ritornare a leggere il copione.

Riportai la mia attenzione su Paul. -Io non la posso girare questa scena!- affermai decisa.

-E perchè?-

-Perchè...- mi bloccai. Cosa potevo mai dirgli?! -Non possiamo semplicemente cambiare scena? Vorrei prepararmi meglio per questa!-

-Di cosa hai paura, Cenerentola? Di fare una brutta figura? Non è che state recitando ad Hollywood, è solo una recita scolastica, quindi sta tranquilla!- disse, accarezzandomi la testa.

Ma perchè quando stavo con Ian mi sentivo una bambina, mentre quando stavo con Paul un cucciolo di una qualche specie animale?!

-Ti prego...per favore!- dissi, battendo le ciglia e cercando di convincerlo con lo sguardo da cucciolo tipico di Koral.

Non ero sicura mi riuscisse bene come a lei.

Paul sospirò. -Mi devi un favore, Cenerentola!- disse, puntandomi un dito contro.

-Grazie!- esultai euforica, saltandogli al collo.

Subito dopo mi ritrassi, diventando tutta rossa.

-Non si possono abbracciare gli insegnanti vero?-

Paul sembrò pensarci su. -Tu abbracci Philipps?-

-Assolutamente no!- esclamai inorridita.

Io e Philipps. Puah!

-Ecco, appunto. Quindi mi sa di no.- fece Paul, scoppiando a ridere e coinvolgendo anche me. -Dai, parliamo di cose serie. E allora quale scena dovremmo girare? Magari una in cui Cenerentola canta?-

-NO!- quasi urlai, ma subito dopo mi portai le mani sulla bocca. -Ecco...-

-Ma non hai voglia di fare niente!- fece Paul, con un mezzo sorriso.

-Io...- e adesso cosa mi inventavo? -Io non...non so cantare!- dissi all'improvviso.

Beh, era la prima cosa che mi era venuta in mente!

-Non canti? E come la fai Cenerentola, scusa?- Paul si accigliò.

-Puoi sempre sostituirmi se vuoi...-

-Ma no! Tu sei perfetta come Cenerentola! Ci inventeremo qualcosa!- disse sorridente, tranquillizzandomi come sempre.

Adoravo quel ragazzo e adoravo passare le serate con lui da Ian, mi metteva sempre di buon umore!

-Grazie, Paul, sei fantastico!-

-Sai.- disse ridacchiando. -Non credo che un'alunna possa parlare così con un insegnante. Dovresti darmi del lei.-

-Paul, ti ho visto mentre ti prendevi a cuscinate con Ian e mentre ti esibivi in quella strana danza dopo che la tua squadra preferita di baseball ha vinto. Credo proprio di poterti dare del tu!- dissi, cercando di non scoppiargli a ridere in faccia.

-Già, hai ragione!- Paul rise. -Ci manca solo che mi vedi in mutande!-

-No, quello no, grazie!- dissi, diventando tutta rossa.

-Già, anche perchè penso Torrey poi sia molto contrariata!-

-Torrey?-

-Si, è la mia...- si bloccò un attimo. -La mia fidanzata.-

-Non sapevo fossi fidanzato...- dissi, con un pizzico di fastidio.

Ma no, forse era solo la mia immaginazione!

-Beh, adesso lo sai...- disse, facendomi un lieve sorriso. -Va beh, vatti a riposare, Cenerentola, oggi si prova con i topolini!- concluse, accarezzandomi di nuovo la testa e avviandosi verso gli altri della mia classe.

Quel ragazzo era decisamente fantastico!

 

 

 

Dopo la fine delle lezioni decisi di andare nel cortile della scuola per godermi quel tiepido sole di fine ottobre, mentre aspettavo Joe che mi aveva promesso di portarmi fuori a pranzo, ma con mia sorpresa, sul muretto dove mi sedevo sempre io, trovai Paul, con un'aria decisamente afflitta.

-Ehi, che è successo?- dissi preoccupara, sedendomi accanto a lui.

-Nulla, Dayana...nulla.- mi rispose, guardando altrove e stringendo il cellulare tra le mani.

-Mi sembri parecchio...scosso.-

-Senti, di certo non vengo a raccontare i miei problemi a una ragazzina!- sbottò infuriato, puntando i suoi occhi nei miei.

Che?

Da quando lui era così scorbutico con me?

-Paul io non...non volevo intromettermi. Scusa...- dissi, cominciando a scendere dal muretto, ma mi sentii afferrare per un polso.

-No, non andare via!- sospirò. -Scusami tu...non volevo prendermela con te, è solo che...ho...ho litigato con Torrey. Non mi piace litigare con le persone, men che meno con lei!-

Ritornai a mettermi seduta meglio sul muretto, poggiando una mano sulla spalla di Paul.

-Negli ultimi mesi non solo ci vediamo poco, ma litighiamo sempre. Mi rinfaccia le cose, mi incolpa per il mio lavoro...non la capisco davvero più...- disse, sospirando di frustrazione.

-Beh, non credo sia facile essere fidanzati con una star internazionale. Anche lei ha le sue difficoltà.-

-Si, lo so, ma è come se non mi amasse più. Non stiamo più bene insieme, è un periodo difficile...-

Istintivamente gli presi la mano. -Vedrai che è solo un momento. Tutto quello che avete costruito non si può distruggere in qualche mese.- gli feci un leggero sorriso. -Tutto passa. Nella vita bisogna sempre guardare avanti.-

Paul fece un sorriso amaro. -Sicura di avere 17 anni?-

Sospirai. -Si, purtroppo si.-

-Vorrei che Torrey avesse la tua stessa maturità quando mi accusa di essere l'uomo invisibile...-

Gli strinsi un po' di più la mano. -Credo che Torrey abbia solo paura di perderti. è difficile stare lontani dalla persona che si ama, soprattutto se poi la si deve dividere col mondo. Vedrai che si sistemerà tutto.- gli sorrisi, sperando di infondergli un po' di coraggio.

Paul rimase a fissarmi, inclinando leggermente la testa di lato.

Alzò la mano libera e mi accarezzò la guancia, facendomi imbarazzare.

-Grazie, piccoletta.- mi sorrise.

Aveva un bel sorriso. Trasmetteva calore.

-Di nulla, prof.- dissi, cercando di stemperare la situazione.

-Ehi, fannulloni!- entrambi ci voltammo, incontrando lo sguardo confuso di Ian. -Ma che fate?- disse, accennando alla mano di Paul sulla mia guancia e alla mia che gli stringeva l'altra.

Paul si ritrasse lentamente, mentre io spostai velocemente la mano.

-Nulla!- rispondemmo insieme, per poi guardarci e ridacchiare.

Ian inarcò le sopracciglia, incrociando le braccia al petto. -C'è qualcosa che dovrei sapere?-

-Per esempio?- fece Paul, tranquillo.

-Non lo so, dimmelo tu Paul. Non sono mica io che faccio le coccole a una minorenne.- sbottò, con un tono decisamente burbero.

Ma che gli prendeva?!

-Ehm...Ian, non...non stavamo facendo...nulla.- tentai di dire. Ma perchè mi stavo giustificando con lui?!

-Io non le stavo facendo le coccole, la stavo ringraziando. Ma quale sarebbe il problema, Ian?-

Ma stavano litigando?

Ian aveva un tono contrariato, mentre Paul mi sembrava assolutamente tranquillo...

-Non ho nessun problema, Paul.- disse Ian, più tranquillo. -Ma comunque hanno inventato la parola "grazie" proprio per situazioni di questo tipo. Così non serve nessun altro modo per ringraziare.-

-Ian, smettila di essere così...burbero!- sbottai io, incrociando le braccia al petto.

-Non sono burbero, Dayana, vorrei solo che un mio amico non venisse fotografato con una minorenne e magari rovinare non solo la sua carriera, ma anche la sua relazione.-

-Sai, Ian, se non ti conoscessi direi che sei geloso.-

Mi voltai a guardare Paul, fulminandolo con lo sguardo.

-Beh, ma mi conosci Paul. Quindi conosci anche la risposta.-

-Oh, cavolo, ma la smettete!- mi ero stufata di essere praticamente invisibile in quella scenetta!

Ian spostò prima lo sguardo di lato, per poi riportarlo di nuovo su di noi. -Si, hai ragione. Ero solo venuto a prenderti per andare a casa.-

-Oh...ehm. Io pranzo fuori.-

Ian aggrottò le sopracciglia. -Con Koral?-

-Con...Joe.-

-Joe?- chiesero in coro Ian e Paul.

Ma perchè quella situazione mi sembrava ancora più imbarazzante di quella di prima?

-Joe è il mio migliore amico.- dissi, scendendo dal muretto.

-E' il tipo con cui sei tornata ubriaca?- chiese Ian, con tono quasi scocciato.

-Aspetta, sei tornata ubriaca a casa?- rincarò la dose anche Paul, aggrottando le sopracciglia.

Io aprii e chiusi la bocca varie volte.

Da che non avevo un padre, adesso ne avevo ben due.

Brava, Dayana, bel record!

-Si. Ma non c'è bisogno di essere così iperprotettivi!-

-Forse non dovresti stare con quel tipo.- disse Ian, muovendo le sopracciglia come solo lui sapeva fare.

Oh cavolo, sembrava mamma chioccia!

-Ian, io sono stata praticamente tutta la vita con Joe e mi ha tolto dai guai molte volte. Credo sia la persona più affidabile di questo mondo.- cercai di tranquillizzarlo.

Proprio in quell'istante il rumore di una moto ci fece voltare. Joe era arrivato.

-Ha anche la moto? Sono pericolose le moto! Vero, Ian?- fece anche Paul.

Pensavo scherzasse, invece aveva uno sguardo alquanto serio.

-Molto.- rispose Ian, annuendo.

Inarcai le sopracciglia, esterrefatta.

C'era qualcosa nell'aria quel giorno! Qualcosa che faceva impazzire la gente!

Joe suonò il clacson, facendoci voltare di nuovo verso di lui.

-Oh, va anche di fretta!- fece Paul.

Io afferrai velocemente lo zaino da terra. -Ci vediamo a casa, eh, Ian! Ciao Paul!- li salutai velocemente e mi avviai da Joe.

Dovevo scappare da quella situazione!

-Dayana!- mi chiamarono in coro, ma io montai velocemente sulla motocicletta di Joe, che partì subito, lasciando indietro i due attori.

 

 

 

Salve bella gente! Come state?

Che ve ne pare del capitolo? …Devo ammettere che a me è piaciuto tanto scriverlo xD

Cosa ne pensate di Ian? Come lo interpretate il suo “non mettermi nei guai”? Poi però arriva la telefonata di Nina a rovinare tutto…chi sa! xD

Dayana doveva provare le prime scene della recita, però, fortunatamente, facendo gli “occhi dolci” a Paul è riuscita a scamparla xD

Ci sono anche le liti tra Paul e Torrey e Dayana si comporta come una buona amica, finchè non arriva Ian con la sua…gelosia? Sta a voi dirmi cosa ne pensate!!

Beh…detto questo vi lascio, sperando che il capitolo vi piaccia!

Volevo ringraziare tutte coloro che hanno recensito, perché senza di voi ovviamente questa storia non sarebbe nulla =) Spero, quindi, di vedere sempre crescere il numero delle recensioni, perché non c’è nulla di meglio che “affrontare questa avventura” insieme!

Baciiiiiii

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Gelosia e attrazione ***


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Capito12: Gelosia e attrazione

 

 

 

 

 

Tornai a casa verso le 16.00 e trovai Ian placidamente seduto sul divano, con indosso solo un asciugamano legato in vita e tra le mani un bicchiere di quello che forse era bourbon.

Ma come poteva girare così per casa?!

Sarebbe venuto un accidente a me e a lui!

-Ehm ehm...- mi schiarii la gola, dal momento che lui non dava segni di avermi notata.

Ian portò, così, gli occhi su di me, provocandomi l'ennesima fitta al cuore. Cavolo quanto era bello! -Ciao, Dayana.- disse, con quel tono di voce capace di far dire di si a qualunque cosa.

-Ehm...perchè sei...nudo?- lasciai lo zaino in un angolo, spostando lo sguardo ovunque, ma mai su di lui.

-Non sono nudo.- si alzò dal divano, posando il bicchiere. -Mi sono fatto una doccia e poi mi ero fermato a pensare...- si bloccò, avanzando verso di me. -...Divertita?- perchè avevo la sensazione che non gli importasse davvero?

-Si, molto, grazie.- dissi, sentendolo molto vicino a me, senza però guardarlo.

Non potevo farlo se aveva addosso solo un asciugamano del cavolo!

Ian mi portò due dita al mento, costringendomi a guardarlo. -Non mi piace che non mi si guardi in faccia quando parlo.- disse, bruciandomi con quel suo sguardo intenso.

Istintivamente feci un passo indietro, cosicché Ian fu costretto a interrompere il contatto.

-Ti...ti sto guardando...adesso.-

Ian fece un altro passo avanti. -Ti metto per caso in soggezione?-

Stava per caso cercando di ammaliarmi con i suoi sguardi e il suo corpo?

-Non mi metti in soggezione, Ian...-

-Ah, no?- mi prese una ciocca di capelli tra le dita, per poi lasciarla andare.

Mi sembrava molto più Damon che Ian in quel momento.

-No.- affermai più o meno decisa, mentre Ian faceva un altro passo verso di me.

Eravamo così vicini adesso che potevo quasi sfiorare il suo petto.

-Sei innamorata di quel tipo con la moto?- mi chiese all'improvviso, spiazzandomi.

-Cosa? No!- quasi urlai.

Ma come aveva potuto pensare una cosa del genere.

-Volevo esserne sicuro...- mormorò, accarezzandomi una guancia.

Il suo tocco quasi mi bruciò. Mi ritrassi. Non ce la facevo a farmi toccare da lui, non se avevo la paura di potermi spingere troppo oltre.

-Cosa c'è? Solo Paul può farlo?- fece, con quella che io interpretai come una punta di fastidio.

-Cosa c'entra Paul adesso?-

-Ti da così fastidio quando ti tocco io? Non mi sembrava fossi così infastidita quando Paul ti accarezzava. -sbottò, guardandomi quasi in modo duro.

Ma cosa gli prendeva?

-Sembra che Paul mi abbia "toccato" in chi sa quale modo.- feci, con il suo stesso tono di voce. -"Toccarsi" significa ben altro!-

Ian serrò la mascella, poi mi afferrò per le spalle e mi inchiodò al muro. Eravamo vicinissimi, la distanza di un sospiro.

Ma cosa...

-Ian, cosa...-

-Cosa significa per te, "toccarsi"?-

Cavolo...era così...vicino...

-Hai...bevuto?!- chiesi, pur di non rispondere alla sua domanda.

Ian fece un mezzo sorrisetto. -Un po'.- mi confessò.

Questo non poteva portare a nulla di buono.

-Ian...dai...smettila...- cercai di staccarlo da me, ovviamente invano.

-Su, rispondimi. In che modo ci si tocca secondo te?- all'improvviso mi afferrò la gamba all'altezza del ginocchio, per poi tirarla verso di lui. Il  risultato fu che i nostri bacini si scontrarono. -Dovresti essere toccata così...?- sussurrò.

Io ero ormai incapace di parlare.

Quello non era l'Ian che io conoscevo, non era quello che mi aveva implorato di non metterlo nei guai.

-I...Ian...- riuscii solo a balbettare, con il viso in fiamme. -Sme...smettila...-

-Smettere di fare cosa?- adesso era arrabbiata. Non riuscivo a stare dietro ai suoi cambiamenti d'umore.  -Un uomo adulto attratto da una mocciosa. Che scandalo!- sembrava quasi un pazzo.

Sentivo il cuore a mille. Lui era attratto da me?

Era sicuramente l'lacool a farlo parlare, perchè non poteva essere!

-Non...non sono una mocciosa!- feci stizzita, cercando di non pensare al resto della sua frase.

Meno ci pensavo e meglio era.

-Oh, si che lo sei. Perchè se non lo fossi stata...- si fermò un attimo. -Se non lo fossi stata...avrei fatto molto altro invece di prenderti solo per una gamba...- disse, stringendo la presa.

-Ian dai, smettila...questo non sei tu. Sei ubriaco...- cercai di farlo calmare.

La ragione mi diceva di fuggire da li e aspettare che si calmasse, mentre il cuore si sarebbe volentieri buttato tra le sue braccia.

-Si, sono decisamente ubriaco.- appoggiò la faccia nell'incavo del mio collo.

-Ian...-tentai di chiamarlo.

-Mi sono ubriacato perchè ero geloso...e non capisco perchè lo sono.-

Un altro colpo al cuore. -Geloso? Geloso di cosa?-

Mi lasciò andare la gamba, cosicchè il mio unico contatto con lui era la sua testa sulla mia spalla. -Di quel tipo.- si fermò un attimo. -E non mi piace.-

-Perchè non...non ti piace?-

Ian geloso di me.

Mi sentivo così euforica, così felice, eppure non sapevo se dovevo esserlo.

-Perchè rappresenta una parte della tua vita che non avrei mai voluto per te...-

Perchè anche da ubriaco faceva discorsi così tremendamente seri e belli?!

Gli ubriachi dicevano cose stupide, non quelle che fanno battere il cuore alle ragazze!

-Non...non è stata così male la mia vita, in fondo...- molto in fondo...

Ian alzò il viso, inchiodandomi con i suoi bellissimi occhi. -Dimmi che è sbagliato, dimmi che è ripugnante che un uomo di trent'anni...provi attrazione per una ragazzina...-

Come poteva dirmi quelle cose e offendermi nello stesso momento?

-Avrei voluto non trovarmi in questa situazione...avrei voluto restare a casa quella sera invece di intrufolarmi nell'aula recitazione...- sussurrò.

Io chiusi gli occhi.

Se n'era pentito. Era pentito di avermi portato a casa con lui.

...Che si dannasse da solo in quel momento, allora!

Lo spinsi lontano da me, guardandolo con rabbia. -Vaffanculo, Ian.- gli lanciai un'ultima occhiata, poi, prima che lui potesse afferrarmi, uscii da casa.

 

 

 

 

Ormai avevo perso il conto da quanto tempo stavo camminando, sapevo solo che ero uscita col sole e adesso era buio.

Non facevo che ripensare alle parole di Ian.

Prima mi confessava che era attratto da me e poi mi diceva di essersi pentito di avermi portata a casa con lui.

Si era pentito di avermi conosciuto in pratica.

...Però non si era pentito di aver fatto il cascamorto con "Cenerentola"!

Fanculo anche a lei! ...Che poi in sostanza mi stavo mandando a fanculo da sola.

Sospirai, sentendo il cellulare vibrare in tasca. Era un numero che non conoscevo.

-...Pronto?-

-Dove sei?- e lui come faceva ad avere il mio numero?

-Paul?- mi fermai nei pressi di una panchina, sedendomi.

-Dove sei?- ripetè di nuovo.

-In giro...perchè?-

Lo sentii sbuffare dall'altro capo del telefono. -Sono andato da Ian e l'ho trovato incazzato, ubriaco e depresso. E tu non c'eri. Mi ha detto che ti aveva detto cose che non pensava e che tu sei scappata via incazzata nera. Dove sei adesso?-

Gli aveva raccontato proprio tutto? O solo quello che faceva comodo a lui?

-Paul, sto semplicemente facendo un giro. Me la sono cavata anche prima di avere voi due come balie. E' stato Ian a darti il mio numero?-

-In verità l'ho fregato dalla sua rubrica. E comunque so che sei in grado di badare a te stessa, ma ciò non toglie che sono preoccupato per te.- disse con voce seria.

Perchè Ian non poteva essere equilibrato e calmo come Paul?!

-Sono...al parco.- gli dissi alla fine, sospirando.

-Dieci minuti e sono lì.- non mi diede nemmeno il tempo di rispondere, che chiuse la telefonata, lasciandomi come una deficiente attaccata al telefono.

Riposi il cellulare in tasca, stringendomi nella sottile giacca che avevo. Non avevo portato con me nemmeno il giubbotto nella fretta di uscire.

Forse aveva ragione Ian: sarebbe stato meglio non andare così oltre, sarebbe stato meglio che lui fosse restato solo il mio insegnante.

...Ma io sapevo che non sarebbe stato così facile, perchè c'era sempre stato tra noi qualcosa che ci spingeva ad avvicinarci pur non conoscendoci, come la sera della festa.

-Dayana!-

Mi voltai di scatto, trovandomi Paul a pochi metri da me. -Ehi..- mi alzai dalla panchina.

Lui a grandi falcate si avvicinò a me, abbracciandomi.

Mi spiazzò. In fondo si era preoccupato troppo per una cosa da niente... -Paul...-

-Sei congelata!- Paul si staccò da me, sfilandosi il giaccone e mettendomelo sulle spalle.

-Grazie, ma non c'era bisogno ti precipitassi qui, sarei tornata dopo a casa.-

-Ho trovato Ian così arrabbiato con se stesso che mi sono preoccupato da morire. Anche se non mi ha spiegato cosa ti ha detto...-

Feci un'alzatina di spalle. -Forse sono stata anche io che me la prendo per nulla...- abbassai la testa, ma Paul, mettendomi due dita sotto al mento, mi costrinse a guardarlo.

-Che ti ha detto?-

Sospirai. Non sapevo se dirglielo o no, perchè non sapevo se potevo spiegargli tutta la situazione o era meglio tacere. -Nulla...solo che forse sarebbe stato meglio non portarmi a casa...in sostanza.-

Paul aggrottò le sopracciglia. -Ti ha detto così? All'improvviso?-

Spostai lo sguardo di lato. Non volevo dirglielo, non volevo che si creasse un problema che non c'era.

Ian si era ubriacato ed aveva detto quelle cose. Non c'era nient’altro sotto e io dovevo smetterla di pensarci.

Dovevo. Smetterla.

-Paul, non mi va di parlarne, davvero. Era solo nervoso e lo ha esternato in questo modo.- portai lo sguardo su di lui, sperando che la smettesse di fare domande.

Paul sospirò, attirandomi di nuovo a lui. -Va bene...lascio stare. Ma mi hai fatto preoccupare, piccoletta. Dovresti smetterla di scappare via ad ogni discussione...-

Questa volta anche io ricambiai il suo abbraccio. Sentivo che potevo fidarmi di Paul, che lui ci sarebbe sempre stato. Sentivo che era mio amico, benchè ci conoscessimo solo da due settimane.

Ripensai alle sue parole. Aveva ragione, non potevo scappare ogni volta. Dovevo imparare ad affrontare i miei problemi.

-Lo farò la prossima volta...- sussurrai.

-Almeno, se proprio devi scappare...scappa da me. Almeno ti so al sicuro!-

Mi staccai velocemente da Paul, guardandola tutta rossa. -Dovete smetterla di dirmi cose che mi fanno arrossire!- sbottai.

Paul mi guardò, inclinando la testa. -Che intendi dire? Cosa ti ha detto Ian di imbarazzante?-

-Preoccupati di quello che dici tu.- sbuffai.

-Io mi sto solo comportando da buon amico. Forse il fatto che sei così piccola e indifesa ai nostri occhi ci porta a volerti proteggere. Non è colpa nostra se sembri un pulcino bagnato!-

Scoppiai a ridere. Quanto stavo bene con quel ragazzo...

-Un pulcino bagnato, eh? Un po' come Stefan con la sua Elena!- scherzai, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Direi più Damon con la sua Elena!-

Ridacchiai di nuovo, soffermandomi a guardare gli occhi di Paul. Erano proprio belli...

Di scatto lo abbracciai di nuovo. -Grazie di essere venuto qui praticamente di corsa...- sussurrai.

Paul mi circondò la vita con un solo braccio. -Non ringraziarmi, piccoletta. In poco più di due settimane mi hai fatto affezionare in modo assurdo...- sussurrò anche lui.

Misi il viso nell'incavo del suo collo e subito ricordai Ian nella stessa posizione con me solo poche ore prima.

Mi ridestai dai miei pensieri perchè la presa di Paul si fece più salda. -Ti voglio...bene piccoletta...- sussurrò di nuovo.

Sorrisi. Ero contenta di conoscere Paul e lo ero ancora di più che fosse mio amico.

Ci staccammo. -Ti accompagno a casa?-

Guardai da un'altra parte. Non è che ne avessi tanta voglia...

Paul ridacchio. -Ok, ho capito: ti porto a mangiare fuori e dopo decidi?-

-Ok...grazie... sorrisi.

-Andiamo!- mi misi accanto a Paul e lui mi passò un braccio sulle spalle e mi sorrise, tirandomi verso di lui. -Ci divertiremo!- continuò, per poi lasciarmi andare.

Io gli sorrisi soltanto. Speravo solo di non pensare costantemente Ian. Quello sarebbe già stato tanto!

 

 

 

Salve bellezze, come va??

Beh…cosa ne pensate del capitolo? Ne sono successe di cose… xD

Ian per la prima volta afferma ad alta voce che è geloso e attratto da Dayana e il detto “in vino veritas” non sbaglia mai, a quanto pare!

Paul si comporta da “buon amico” e si precipita subito da lei, ma non è poi così disinteressato il ragazzo, eh!

Che altro dirvi...spero che il capitolo vi piaccia e che continuiate ad appoggiarmi in modo fantastico come state facendo!

Vi ringrazio dal profondo del cuore per tutte le STUPENDE recensioni, che come ogni “autore”, spero crescano sempre di più!!

Ancora grazie mille!

Baciiii

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Il giorno dopo ***


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Capitolo 13: Il giorno dopo

 

 

 

 

Tornai a casa il sabato mattina, dopo aver dormito da Koral. Avevo passato tutta la serata con Paul e mi ero anche divertita parecchio. Aveva subito fatto in modo che io mi trovassi a mio agio: avevamo parlato di tutto, avevamo riso e scherzato e mai una volta avevamo sentito il peso della differenza d'età che c'era tra noi.

Paul era fantastico e insieme sembravamo più due grandi amici che alunna e insegnate. Mi aveva portato in un fast food e aveva cercato in tutti i modi di farmi sorridere e non farmi pensare al litigio con Ian. Avrei dovuto anche dormire a casa sua, ma arrivati proprio davanti alla sua villetta, mi ero sentita d'un tratto insicura, come se avessi paura che varcata quella soglia fosse cambiato qualcosa, così, gli avevo chiesto di accompagnarmi da Koral e lui, sorprendendomi, non aveva battuto ciglio davanti alla prospettiva di fare cento kilometri per me.

Ovviamente era stato divertentissimo essere aiutato da Paul ad entrare dalla finestra della camera di Koral, mentre lei era rimasta imbambolata a fissarlo.

Così, appena rientrata a “casa”, posai lo zaino nell'ingresso e sfilai il giaccone, trovando la casa vuota. Ovviamente Ian era a scuola, dove sarei dovuta essere anche io, ma non me la sentivo di andare lì, guardare Ian e fare finta di nulla.

Sentivo ancora le sue mani bruciarmi addosso e le sue parole bruciarmi dentro. Se solo ci ripensavo il cuore mi saliva in gola, ma inevitabilmente, anche se le sue parole mi avevano ferito, sapevo che avrei sempre voluto le sue mani su di me.

Però non se lui dopo doveva pentirsene, ovviamente.

Ancora non riuscivo a crederci che lui aveva pensato quelle cose. Forse sarei dovuta andare via o forse ero io che ingigantivo troppo le cose. Mi aveva detto che era attratto da me e che si era pentito di avermi portata a casa sua, ma tutto questo poteva solo essere causato dal fatto che era ubriaco.

Forse nemmeno ricordava quello che aveva detto e io me la stavo prendendo tanto.

Così, salii in camera mia e mi guardai allo specchio.

Ian era attratto da me.

Guardai ancora lo specchio, incontrando nel riflesso i miei occhi azzurri. Erano così simili a quelli di Ian, eppure così diversi. Con le mani mi alzai i lunghi capelli neri, sperando, infantilmente, di sembrare "più adulta" in quel modo. Ma anche se nel corpo potevo sembrare adulta, avevo comunque 13 anni che mi separavano da lui, avevo il mio essere minorenne, avevo il suo essere il mio insegnante, avevo il suo essere un personaggio pubblico.

Sospirai, lasciando che i capelli mi ricadessero di nuovo sulle spalle. Cavolo, odiavo quella situazione!

Odiavo dover essere tranquilla solo quando ero con Paul o Koral. Non volevo sentirmi in perenne ansia quando ero con Ian.

Andai in camera mia e mi sfilai le scarpe, per poi andare di nuovo all'ingresso per recuperare il mio cellulare. L' avevo abbandonato nel mio zaino ed era da ieri che ero fuggita che non l'avevo controllato.

Presi il cellulare tra le mani, notando che effettivamente era impostato sul silenzioso. Guardai il display e sgranai gli occhi.

10 telefonate perse.

8 messaggi non letti.

Ovviamente tutte le telefonate erano di Ian, così come i messaggi. Aprii il primo.

From: Ian

Dayana, dove sei?

Sospirai, leggendo anche tutti gli altri.

Secondo messaggio.

From: Ian

Lo so che ho esagerato, ma non ricordo perchè ero così arrabbiato, quello che ho detto, ma se ti ha fatto fuggire ti avrò detto qualcosa di terribile, che sicuramente non penso...scusami.

Terzo messaggio.

From: Ian

Dayana, ma dove cazzo sei? Mi stai facendo preoccupare da morire!"

Andai a sedermi sul divano, mentre una parte di me era contenta che Ian si fosse preoccupato per me.

Quarto messaggio.

From: Ian

E' l'una di notte, ti sembra il caso di andartene in giro a quest'ora? Cavolo, Dayana, mi dispiace, sul serio, ma perchè non mi rispondi? ...Mi stai facendo diventare matto!

Quinto messaggio.

From: Ian

Non so dove sei, non so con chi sei...ti stai comportando da bambina! Se vuoi essere considerata una donna comincia a comportarti come tale!

Inarcai le sopracciglia. Se quello era il suo modo di scusarsi aveva qualcosa da imparare il ragazzo.

Lessi, così, anche il sesto.

From: Ian

Paul mi ha mandato un messaggio...sei con lui, non ci posso credere. Dovresti venire qui e dovremmo parlare di quello che è successo e che io non ricordo...dovresti confrontarti con me, non scappare come tuo solito. Rifugiarti tra le braccia di Paul non risolve la situazione!

E così Paul gli aveva scritto che eravamo insieme….

Non ricordavo nemmeno quando avesse mandato un messaggio ad Ian.

Sospirai, passando al settimo messaggio.

From: Ian

Sono le cinque. Non hai risposto nemmeno ad un messaggio, sei così impegnata?

Lessi l'ultimo messaggio. Ne aveva spediti otto....ma non aveva nulla da fare la notte?

From: Ian

Perdonami.

Perdonami...Solo quello diceva l'ultimo messaggio. Per cosa me lo chiedeva poi se neanche si ricordava il motivo?

Posai il cellulare sul divano e sospirai. Sapevo che Ian mi avrebbe fatto impazzire. Quanto avrei voluto stare su un isola deserta in quel momento...magari con lui.

Con lui che mi baciava ovunque...

Mi alzai di scatto a sedere. dovevo smetterla, smetterla di pensarlo!

Ritornai nella mia stanza e presi tutto l'occorrente per una bella doccia.

 

 

 

 

Pov Ian

Camminavo a passo spedito per i corridoi, incurante delle occhiate adoranti delle ragazzine e quelli ostili dei ragazzi.

Di solito ero ben lieto di elargire sorrisi a tutti e fare il carino, ma in quel momento avevo un solo obbiettivo.

Arrivai in sala insegnanti, contento di trovarlo da solo, senza gli altri.

-Nel momento in cui l'hai trovata dovevi riportarla a casa!- tuonai, aggrottando le sopracciglia.

-Buongiorno anche a te, Ian.- fece angelico Paul, seduto e con un libro tra le mani.

-Sapevi che avevamo discusso ed era scappata, dovevi convincerla a tornare a casa sua.- rincarai la dose, mentre Paul posava il libro.

Ero nervoso e arrabbiato e la notte insonne non mi aiutava.

-Dopo quello che le hai detto sicuro che sia casa sua?- Paul si alzò e tranquillamente mi raggiunse.

-Non ricordo quello che ho detto o fatto...- dissi, vergognandomi.

Mi capitavano troppo spesso in quel periodo quelle situazioni.

-Le hai detto, in pratica, che ti eri pentito di averla portata a casa, dopo aver fatto non so cosa perchè non me l'ha detto. Io l'ho trovata nel parco e l'ho portata un po' in giro. Non mi sembra di essermi comportato male.- borbottò Paul, incrociando le braccia al petto.

Effettivamente non era lui che aveva sbagliato, ma io provavo lo stesso una strana irritazione.

Davvero le avevo detto quello? Non lo pensavo minimamente, non lo avevo mai fatto. Ero contento di avere Dayana nella mia vita. Anzi, ne ero felice.

C'era qualcosa che mi portava verso di lei e mi faceva stare bene quando ero con lei.

-In ogni caso, non era l'ideale passare la notte con una minorenne, Paul.-

-Non era l'ideale per te o per me? E poi non ho passato la notte con lei. L'ho portata a mangiare fuori e basta.- disse Paul, con tono freddo.

-Ma sapevi che io ero a casa che mi preoccupato per lei e ti sei degnato di mandarmi un messaggio alle tre di notte. Cazzo, Paul, le tre!- sbottai.

-Non vedo dove sia il problema, Ian. Se eri davvero così preoccupato saresti uscito a cercarla. Ma comunque non mi va di litigare.-

-Non stiamo litigando, stiamo discutendo.- precisai io. -Ha dormito da te?- chiesi poco dopo.

-Se dicessi si o no cosa cambierebbe?- disse enigmatico lui, facendomi inarcare le sopracciglia.

Cosa voleva dire? Non mi piaceva quando faceva l'ambiguo.

-Cambia se hai dormito con una minorenne.-

-Ma perchè lo sottolinei sempre?! Lo vuoi ricordare a me o a te? So che ha 17 anni e infatti io sono solo suo amico, niente di più.-

Mi portai una mano nei capelli, facendo un respiro pensante. -Sono solo preoccupato, non è venuta nemmeno a scuola...e io avrei solo voluto scusarmi.- feci, capendo che la discussione con Paul stava prendendo una brutta piega.

-Io l'ho accompagnata a casa di Koral, ha dormito lì.- mi avvisò Paul. -E poi vive con te, avrai mille occasioni per scusarti.-

-Si, hai ragione. Adesso vado a casa...spero di trovarla lì...- gli voltai le spalle, ma Paul mi richiamò.

-E' una ragazza fantastica...eccezionale e piena di vita. Non voglio ritrovarmi più come ieri sera a doverla consolare perchè tu hai fatto il cazzone. Dovrebbe stare meglio da te, non peggio.- disse serio.

Aveva uno sguardo strano e quelle parole non mi sembravano proprio dette da un amico.

Mi irritai. Nessuno gli aveva detto di mettersi in quella posizione, anzi, se Paul si fosse fatto gli affari suoi, probabilmente Dayana sarebbe tornata a casa anche prima.

-Lo so che persona è. L'ho portata via da quella merda proprio per questo.- gli diedi di nuovo le spalle e uscii dall'aula insegnanti.

Ma come poteva farmi la paternale?

Non ne era proprio nella posizione. Dopotutto, nessuno gli aveva chiesto di intromettersi di prendere tanto a cuore Dayana.

Così, con questi pensieri, mi diressi alla mia auto e dopo poco tempo arrivai a casa. Aprii la porta e con la coda dell'occhio vidi a terra lo zaino di Dayana.

Era a casa?!

Posai velocemente le chiavi e corsi al piano superiore, facendo gli scalini a due.

-Dayana!-

Nella sua camera non c'era, provai nella mia, nel bagno, in cucina, ma niente...

Era tornata ma non era più a casa.

Diedi un pugno sul ripiano della cucina, passandomi le mani nei capelli.

Mi sentivo così frustrato, con incapace di fare qualcosa.

Ritornai in salotto e mi sedetti pesantemente sul divano. Notai che sul piccolo tavolino proprio difronte a me c'era un biglietto, lo presi tra le mani.

"Sono tornata a casa...sto bene...ho trovato solo adesso le dieci telefonate e gli otto messaggi...Comunque stasera vado al locale di Gary, ho il turno. Ci vediamo domani...forse.

                                                                                                                      Dayana"

Accartocciai il foglietto tra le mani. Cosa significava forse? Ok, avevo sbagliato, ma non avevo ammazzato nessuno!

Sbuffai e tirai fuori il mio cellulare dalla tasca, poi mi venne un'idea e composi un numero.

-Pronto?-

-Candice, chiama gli altri, stasera usciamo!- dissi.

-Sei ubriaco, drogato o semplicemente euforico?- fece Candice dall'altro lato.

-Niente di tutto ciò. Mi va solo di uscire con i miei amici. Non posso?- feci angelicamente.

-Si eh? E dimmi un po'...dov'è che dovremmo raggiungere Dayana?- chiese melliflua.

Inarcai le sopracciglia. Era un radar, non una ragazza.

-Dayana?- feci finta di non capire.

-Si, Dayana. Abbastanza alta, tremendamente carina e con due magnifici occhi azzurri, non so se hai presente.-

-Senti, il fatto che mi è venuta voglia di andare al  Flowers e che casualmente Dayana stasera abbia il turno lì, non significa che io ci vada per lei!- tenni a precisare.

-Si, si...come no...- fece uno sbadiglio. -Io vi vedrei bene insieme.-

Per poco non caddi dal divano. -Ma cosa vai blaterando?! Forse sei tu quella ubriaca!-

-Hn, io sono ubriaca e tu cieco.- ribattè.

-Candy, ha 17 anni e io 30. Siamo due mondi opposti.-

-Beh, non avrà mica 17 anni a vita.- disse.

Sospirai. No, non avrebbe avuto 17 anni a vita, ma ci sarebbero sempre stati i 13 anni di differenza e tutto il resto.

-Io ho chiuso con le donne.- feci. Nina mi aveva già distrutto abbastanza...

-Senti, amore, sei un figo da paura e hai un culo che...guarda, non sto nemmeno qui a spiegartelo, quindi, non puoi toglierti dalla piazza in questo modo. Pensa a tutte le single del mondo!-

Scoppiai a ridere. Candice era una forza della natura.

-Sarà, ma per adesso non voglio una donna.- mi incupii. Non potevo negare che pensavo ancora a Nina... -Allora per stasera?-

-Certo che vengo. Voglio un posto in prima fila quando il famoso e sexy Ian Somerhalder si metterà nei guai per il suo amore clandestino con una minorenne!- ridacchiò, questa volta non coinvolgendomi.

-Vai un po' troppo oltre con la fantasia. Non avrò mai questo genere di problemi. A stasera, Candy.-

-Avverto anche Paul?- chiese, con uno strano tono.

-Certo, perchè non dovresti?-

-Ah, non lo so. Non credo ti piaccia la concorrenza!- disse tutto d'un fiato.

-La che?!- era impazzita sul serio.

-Nulla, nulla, a stasera, Smolder!-

-A stesera!-

Riattaccai, guardando l'ora.

Erano le quattro e molto probabilmente mi sarei visto con gli altri verso le nove.

Andai nella mia camera e decisi di ascoltare un po' di musica, avrei pensato dopo a "farmi bello".

Mi distesi sul letto e infilai le cuffiette nelle orecchie. Partì la canzone Because of you, l'ultima che avevo ascoltato con Dayana.

Because of you...

Mi fu impossibile non pensare a quella sera, che adesso sembrava così maledettamente lontana.

Ripensai alla mia bella Cenerentola e alle sue incredibili labbra.

Era incredibile quanto sentissi ancora dentro il suo calore. Sarebbe stato bello sapere in quale parte del mondo fosse in quel momento...magari come me stava ripensando a quella sera.

Chiusi gli occhi, facendomi cullare dalle note della canzone.

All'immagine di Cenerentola si sovrappose quella di Dayana.

Dovevo  far pace con lei quella sera.

E ci sarei riuscito!

 

 

 

Salve, bellezze, sono tornata!!

Cosa ne pensate del capitolo? Dayana trova ben otto messaggi, OTTO! …Senza contare tutte quelle telefonate xD

Che ne dite del “confronto” tra Ian e Paul?

Devo ammettere che ho amato scrivere la parte con Candice, la adoro sia come personaggio in TVD sia come persona! È magnifica!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio dal profondo del cuore le otto splendide persone che hanno lasciato una recensione al capitolo! Grazie davvero ragazze!!

Beh…vi lascio, non vorrei annoiarvi xD

Baciiiiii

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Un passo in più ***


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Capitolo 14: Un passo in più

 

 

 

 

 

 

 

Mi spostavo da un punto all'altro del bancone per preparare le ordinazioni dei vari clienti, sotto lo sguardo stranamente vigile di Gary.

-Ecco a lei, signore.- posai l'ennesimo drink sul bancone.

Sospirai, muovendo la testa a ritmo di musica.

Passai le mani sulla mia mini- molto mini- gonna di jeans, guardando la folla. Quella sera il locale era davvero pieno e vedevo Gary alquanto compiaciuto delle sue nuove "ballerine" semi nude.

-Signorina, mi preparerebbe un drink alla menta? E anche molto alcolico possibilmente!- fece una voce, ridestandomi dai miei pensieri.

-Certo...- portai lo sguardo sul cliente, sorridendo subito dopo. -Joseph!-

Adoravo quel ragazzo. Mi ero innamorata subito del suo accento terribilmente sexy sin dalla sera della festa alla fondazione di Ian.

-Sono contento che ti ricordi di me!- mi sorrise anche lui.

-Come potrei non farlo!- sorrisi. -Sei da solo?- chiesi, urlando leggermente a causa della musica.

Speravo davvero che lo fosse, perchè l'eventualità di incontrare Ian non mi allettava parecchio, dal momento che ancora non sapevo se fossi riuscita a guardarlo negli occhi senza diventare tutta rossa.

-No, ehm...- sembrava imbarazzato. -Sono con gli altri.-

Ecco, molto bene.

-Tutti i ragazzi del cast? E cosa ci fate qui? Il Flowers non è di certo un locale alla moda!- dissi.

-Scusa, se hai finito di flirtare io vorrei la mia birra!- fece un ragazzo accanto a Joseph, già palesemente ubriaco.

-Glie la porto subito!- quanto avrei voluto rispondergli a modo, invece di dover fingere una gentilezza che non volevo.

-Ian ha proposto di venire a dare un'occhiata. Infatti è carino qui.- fece Joseph, mentre io porgevo la birra al fastidioso ragazzo.

E così Ian aveva proposto di venire qui?

-Mhm...- voltai lo sguardo e vidi Gary guardami in modo truce. Portai, così, lo sguardo di nuovo su Joseph. -Jos, ho la sanguisuga attaccata al collo, non posso continuare a parlare...-

-Oh, si, scusa, hai ragione. Allora prendo il drink alla menta e vado via!- mi sorrise ancora.

Certo che era parecchio sexy...

Decisi di allontanare da me quei pensieri e mi misi subito al lavoro per preparare il drink a Joseph. Poco dopo, infatti, glie lo porsi e lui, salutandomi poi con un cenno della testa, sparì tra la folla.

Ritornai a preparare vari drink, quando Cindy, l'unica cameriera normale in quel locale, si avvicinò al bancone con aria decisamente affranta.

-Non ne posso più!- si appoggiò al bancone.

-Non dirlo a me...- mi lamentai anche io.

-Cosa si deve fare per pagarsi gli studi!- fece ironica, scoppiando a ridere.

-Pensa che io mi sto pagando la libertà!-

-Che ne dite di fare entrare anche me nella conversazione, splendori? Magari si può organizzare qualcosa a tre...- il tono viscido di un ragazzo accanto a Cindy, ci fece voltare.

-Come prego?- fece Cindy.

-Oh, hai capito, dolcezza.- fece il ragazzo, guardando Cindy dalla testa ai piedi.

Cindy si voltò verso di me. -Dayana, dammi due birre va', così me ne vado, prima che spacco la faccia a questo deficiente.-

Ridacchiai, porgendole le due birre, così lei, dopo aver lanciato un'ultima occhiata al ragazzo biondo, se ne andò.

-E tu?-

-Io cosa?- feci, alquanto scocciata.

Avevo le tasche piene dei clienti maniaci e delle loro avances, molto spesso senza senso.

-Sei proprio una meraviglia...- si passò la lingua sulle labbra.

Ecco, adesso rischiavo davvero di vomitare.

-Si, si, certo...- ritornai a preparare le ordinazioni, sperando che capisse l'antifona e se ne andasse.

-Forse tu non te ne rendi conto, ma c'è già della magia tra noi!-

Ovviamente, non aveva capito niente.

Lo guardai, inarcando le sopracciglia. -Ecco, appunto, allora sparisci.- feci un sorriso ironico.

Feci un cenno a Lucy, un'altra cameriera, di prendere per un attimo il mio posto.

Dovevo allontanarmi da quel bancone e da quell'idiota.

Così, Lucy si avvicinò a me, sorridendomi, mentre io aggiravo il bancone per andarmene. Purtroppo, però, non avevo fatto i conti con la tenacia di quel ragazzo decisamente fastidioso, infatti, prima che potessi andare via, mi afferrò per il polso, anche in modo abbastanza saldo.

-Dai...- mi guardò lascivo.

Stavo per rispondergli, quando una mano si posò sul polso del ragazzo.

-Togli quella cazzo di mano.- alzai lo sguardo, perdendo un battito.

Ian era accanto a me e aveva un'aria decisamente minacciosa e irritata.

Il ragazzo mi lasciò subito andare, ma era evidentemente troppo stupido per decidere di lasciar perdere.

-E tu che vuoi? Chi ti ha chiesto di metterti in mezzo?-

Ian, con una mano, mi spostò piano alle sue spalle.

-Sono uno che tra cinque minuti ti spacca la faccia se non sparisci immediatamente e non smetti di darle fastidio.- disse Ian, con tono minaccioso.

Avevo visto tante sfaccettature di Ian, ma con quel tono minaccioso, quei muscoli tesi e la mascella contratta non mi sembrava proprio lui.

Ian e quel ragazzo erano decisamente troppo vicini e decisi che era ora di intervenire, quando il ragazzo, fortunatamente, decise di lasciar perdere.

-Ma si. Andate a fanculo tutti e due.- concluse, per poi sparire tra la folla.

Solo allora Ian si voltò verso di me, guardandomi ancora con irritazione.

Lo guardai meglio: indossava dei jeans neri, una maglia bianca e un giubbotto di pelle nero.

Deglutii. Se mi si presentava così era normale non ritrovare l'uso della parola.

-Non dovresti andare in giro conciata così, soprattutto in un locale del genere.- mi rimproverò.

-E' l'abbigliamento che hanno tutte le altre ragazze qui, tutte le altre cameriere.- tenni a precisare. -L'ha imposto Gary.-

Ian aggrottò le sopracciglia. -Io non le guardo le altre ragazze.- mi rispose mellifluo. -E sinceramente me ne sbatto di quello che "impone" Gary.-

Il mio cuore accelerò. Non guardava le altre ragazze, però guardava me.

Abbassai lo sguardo, sperando non notasse il mio rossore. Lo sentii sospirare e poi afferrarmi per la mano.

-Vieni con me.- mi disse, per poi "immergersi" tra la folla.

Sentivo il calore della sua mano e se anche cercavamo di districarci tra la moltitudine di persone, era come se fossimo solo io e lui.

Riuscivo a concentrarmi solo sulla sua mano stretta alla mia. Il battere incessante del mio cuore riusciva anche ad attutire il rumore della musica.

Mi teneva così saldamente, come se avesse paura di perdermi.

Arrivammo, così, all'uscita posteriore del locale, dove la musica arrivava ovviamente di meno.

-Dobbiamo parlare.- disse Ian, inchiodandomi con i suoi occhi di ghiaccio.

-E non potevamo farlo quando sarei tornata a casa?- dissi, dopo aver ricordato come si parlava.

Ian appoggiò un braccio sul muro, proprio accanto alla mia testa e si avvicinò leggermente a me. -Ho aspettato anche troppo.-

Divenni ancora più rossa, mentre il rumore del mio cuore era quasi assordante.

-I...- stavo per parlare, ma lui mi bloccò.

-Mi dispiace.- ritornai a guardarlo. -Non pensavo quello che ho detto. Non potrei mai pentirmi di averti portato con me.-

-Ian, senti...- tentai di nuovo.

-No, senti tu.- mi bloccò di nuovo. -O dico tutto adesso o non lo dico più.- mi sorrise, anche se con nervosismo. -Ho sottolineato tante volte la mia età, il mio essere uomo e tu solo una...- si fermò. -una 17enne, ma adesso devo anche comportarmi da uomo, non esserlo solo a parole.- si fermò di nuovo. -Ricordo quello che ti ho detto: ho ammesso di essere attratto da te e non è da uomini rimangiarmelo o nascondermi dietro al fatto che ero ubriaco.-

Dove voleva arrivare con quel discorso? Sapevo solo che sentivo le gambe molli e tra poco il cuore mi sarebbe scoppiato dal petto.

-Anche perchè ero ubriaco a causa tua.- fece un sorriso amaro. -Ero ubriaco, è vero, ma è vero anche che sono attratto da te, per quanto questa cosa non possa piacermi e cerchi di respingerla. Ma non posso oppormi a qualcosa che il mio corpo sente.- sospirò, passandosi l'altra mano nei capelli. -Una cosa, però, posso farla: non ti toccherò mai più con un dito, ma tu sbrigati a crescere. Perchè su una cosa Candice ha ragione: Non avrai 17 anni per sempre...- concluse.

Mi appoggiai ancora di più al muro per non rischiare di cadere. Quelle parole...tutto il suo discorso...

Mi sentivo come in trance: mai avrei immaginato di sentire quelle parole da lui. Ero pronta al fatto che lui si rimangiasse tutto, non che lo ammettesse.

Mi portai una mano sul cuore, non riuscendo ancora a parlare.

"Tu sbrigati a crescere".

Quelle parole mi rimbombavano nella mente.

...E se gli avessi detto che ero Cenerentola?

Se glie lo dicevo proprio in quel momento? ...Lo avrei perso o lo avrei invece convinto a baciarmi proprio in quel momento?

-Perdonami se ti ho ferito...- sussurrò, accarezzandomi una guancia.

Annuii piano, non staccando i miei occhi dai suoi.

Dio...quanto era bello, quanto era perfetto.

Sorrise e sospirò, come se si fosse tolto un grande peso dal cuore.

-Ritorniamo dentro dagli altri. Gary non avrà nulla in contrario se il tuo turno finisce qui.- mi sorrise e mi prese di nuovo per mano.

Rientrammo nel locale, ma era come se io non ascoltassi la musica. Mi sentivo ancora in trance, come se stessi vivendo un'esperienza extracorporea.

Ci avvicinammo al tavolo, dove Candice parlava allegramente con Michael e Joseph, seduto sulle gambe di quest'ultimo, Steven stava parlando con Paul, che appena ci vide arrivare, guardò prima noi, poi le nostre mani intrecciate. Io ed Ian ci staccammo subito.

-Ciao, ragazzi.-

-Ciao Dayana!- mi salutarono tutti, mentre vedevo Candice ridacchiare.

-Dov'è Kat?- chiese Ian, sedendosi e indicandomi il posto accanto a lui.

-Sta ballando con Claire.- disse Paul, dando un sorso al suo drink.

-Che aspettiamo ad andare anche noi in pista?- fece pimpante Candice, alzandosi e tirandosi dietro Joseph.

-Si, andiamo a ballare!- anche Steven scattò in piedi, afferrandomi poi la mano. -Mi concede questo ballo?-

-...Come?- ritornai solo in quel momento alla realtà.

Non era colpa mia se tra le parole di Ian e la sua vicinanza io non fossi molto mentalmente presente in quel momento!

-Vieni a ballare!- mi ripetè Steven, facendomi alzare.

-Ok...- gli sorrisi.

-Steven, ti tengo d'occhio.- fece serio Ian, guardandolo con sguardo truce.

-Non preoccuparti, rispetterò la tua dolce figlia!- rispose, sarcastico.

Inarcai le sopracciglia. Io ed Ian padre e figlia...mi veniva quasi da vomitare.

-Non fare il deficiente, Steven.- rincarò la dose anche Paul.

Sembrava stranamente di malumore.

-Amico, dato che Torrey ti ha lasciato, dovresti essere in pista a rimorchiare, non qui ad infastidire me e questa bellissima ragazza.- disse Steven con un sorriso.

Portai subito lo sguardo su Paul. Lui e Torrey si erano lasciati? E quando?

-McQueen, un'altra parola e ti spacco la faccia.-

-Ok, ok, andiamo a ballare!- si intromise Candice, portando me, Steven e Joseph in pista.

Cominciammo a ridere e a ballare, mentre Steven faceva ogni tanto il "cascamorto" con me. Io, invece, lanciavo di tanto in tanto lo sguardo al tavolo: Ian non aveva distolto per un attimo lo sguardo da me.

All'improvviso, però, una ragazza gli si avvicinò, infastidendomi. Cosa gli stava dicendo?

Vidi Ian ridacchiare e poi prendere qualcosa che la ragazza gli porgeva: era un pennarello.

Inarcai le sopracciglia, mentre vedevo la ragazza abbassarsi la già troppo scollata maglia. Ian scosse la testa, per poi scrivergli qualcosa sul seno. Un  autografo, molto probabilmente.

No, ma dico, erano atteggiamenti normali?!

Perchè era così maledettamente contraddittorio! Dopo quello che aveva detto a me, poteva risparmiarsela questa cosa proprio sotto al mio naso.

La ragazza ridacchiò e se ne andò e Ian si voltò di nuovo verso di me, smettendo di ridere dopo aver incontrato il mio sguardo serio.

La musica cambiò e io distolsi lo sguardo da lui.

Se Ian voleva divertirsi, lo avrei fatto anche io.

Ritornai a ballare con Steven, questa volta contraccambiando le sue occhiate e il suo ritmo sensuale.

Risi, buttando la testa indietro, mentre Steven faceva uno strano movimento con il bacino. Lo abbracciai di slancio, mentre Candice si avvicinava a noi.

-Me lo farai morire, così.- mi sussurrò all'orecchio, indicando Ian.

Ritornai a guardarlo, mentre lui aveva uno sguardo decisamente irritato. Guardava me e Steven con aria alquanto contrariata.

-Problemi suoi.- le dissi, facendo un'alzatina di spalle.

Dopo poco, ritornammo al tavolo, dove Ian mi ignorò per quasi un'ora. E adesso cosa voleva? Mica ero io che facevo autografi sulle tette!

-Beh, ragazzi, io direi di andare!- fece Trevino, sorridendo.

Tutti appoggiammo la sua idea, così, ci avviammo all'uscita. Ian parlava con Joseph, dandomi le spalle.

Lo odiavo quando mi ignorava.

Sbuffai, mentre Candice mi si metteva accanto.

All'uscita del locale, ci dirigemmo al parcheggio, dove Candice urlò, facendoci venire un infarto.

-Ma cosa cazzo ti prende all'improvviso?!- fece Claire.

-La...la...- fece Candice.

-La cosa, Candy?- fece Kat, inarcando le sopracciglia.

-Mi hanno rubato la macchina!-

-Candice, ma sei sicura?- fece Joseph. -Siamo in un parcheggio, forse l'hai messa da un'altra parte.-

-No, era qui!- fece, in preda al panico. -E adesso come faccio!- si portò una mano nei capelli.

Di bene in meglio quella sera...

Mi venne un'idea. Estrassi il cellulare dalla tasca della gonna.

-Chi chiami?- fece Steven.

-Joe.- mi limitai a dire.

-Il motociclista?- fecero in coro Ian e Paul.

Al terzo squillo mi rispose. -Joe! Sono Dayana. Sono al parcheggio del Flowers, in quanto puoi raggiungermi?....Ok, ti aspetto!- chiusi la telefonata, mentre tutti mi guardavano. -Joe sarà qui tra cinque minuti, per fortuna era in zona.-

-Era in zona, eh.- fece Paul, portandosi le mani in tasca.

Poco dopo, infatti, Joe arrivò, fermandosi accanto a me. -Ciao Dayana! ...Ehm, salve ragazzi.- salutò anche gli altri. -Qual è il problema?-

-Mi devi accompagnare da Pitt.-

-E chi è Pitt adesso?- fece Ian, sbuffando.

-Ok, salta su!- fece Joe.

-Pitt rivende pezzi di auto rubate. Se la macchina di Candice non è già stata fatta in pezzi, la troveremo da lui.- dissi, salendo sulla moto di Joe. -Voi ci seguite con le auto?-

-Se pensi che ti faccio andare da un ricettatore di auto rubate ti sbagli di grosso!- fece Ian.

-Non ti ho mica chiesto il permesso.-

-Forse è meglio di no...- fece anche Kat.

-Oh, andiamo, salite sulle vostre costose macchine e seguiteci, Pitt non farà del male a Dayana.- fece Joe, sbuffando. -E io tra un'ora devo essere a lavoro, quindi sbrigatevi.-

-Ragazzi, vi prego!- fece Candice.

-Ok, ma se vedo qualcosa che non va chiamo la polizia.- disse burbero Ian, avvicinandosi alla sua macchina insieme a Paul.

-Trev, tu accompagna Kat, Claire e Steven a casa.- fece Joseph, salendo in macchina insieme a Candice.

-E perchè?!- si lamento Steven.

-Per una sola volta non lamentarti e vattene a casa!- sbottò Paul.

-Dai, Stev, andiamo...- Michael lo portò alla sua auto, facendolo salire insieme alle ragazze.

-Bene...andiamo Joe...- dissi e poi mi voltai verso Ian, che era al posto del guidatore nella sua auto, proprio dietro di noi.

Mi guardava e io sapevo che era arrabbiato, ma non era quello il momento per pensarci.

Mi voltai di nuovo, stringendosi a Joe, che partì a tutta velocità, sgommando sull'asfalto.

Speravo di trovare l'auto di Candice da Pitt e speravo anche che lui non creasse problemi.

-Grazie, Joe.- gli dissi.

-Di nulla, piccola.- mi rispose e poi si lanciò a tutta velocità nella notte, seguito dalle due auto.

 

 

 

 

Salve gente!! …Come state?

Cosa ne pensate del capitolo? Vi aspettavate che Ian “ammettesse” tutto?

Certo, il suo discorso non significa “compi 18 anni e ti sposo”, ma più che altro significa “cominciamo a togliere qualche problema”! xD

…Per di più rubano la macchina a Candice e Dayana deve utilizzare le sue “conoscenze”.

Ovviamente Ian vorrebbe sbranare sia lei che Joe! Hihihhi

Beh, non voglio annoiarvi troppo! …Vi voglio solo ringraziare dal profondo del cuore per appoggiarmi così tanto! Ringrazio tutte le ragazze che recensiscono, permettendomi così di conoscere persone meravigliose!

Ovviamente ringrazio anche chi legge soltanto e mette tra le seguite/preferite!

Grazie Grazie Grazie!

Baciiii

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: Ricordi felici ***


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Capitolo 15: Ricordi felici

 

 

 

Pov Ian

 

 

Scesi dalla macchina, dopo che la moto su cui viaggiava Dayana si era fermata in un piccolo spiazzale poco fuori città.  In breve tempo, anche Paul scese dall'auto, affiancandomi insieme a Joseph e Candice.

Ero parecchio incazzato e l'idea che Dayana dovesse incontrare questo fantomatico Pitt, per di più rivenditore di auto rubate, non mi piaceva per niente. Aveva 17 anni, dannazione, non poteva conoscere un ricettatore di auto!

Mi infilai le mani in tasca, mentre Dayana insieme a quel tipo fastidioso si avvicinavano a noi. Non mi piaceva quel ragazzo, quel Joe, e non mi piaceva la parte di vita che rappresentava per Dayana. Se avessi potuto, le avrei impedito di vederlo.

...Sapevo che me la prendevo troppo per un "semplice amico", ma per quanto cercassi di imprimermi bene in mente questa cosa, non riuscivo a non infastidirmi. In realtà, come avevo potuto notate più volte, mi infastidivo ogni qual volta si avvicinava a Dayana un ragazzo che non ero io.

Ma questo era sbagliato.

Come poteva... piacermi.... una ragazzina?! Forse stavo cercando di superare con lei la delusione che avevo provato per Nina, in fondo, Dayana e Nina non avevano poi tutti questi anni di differenza.

Scossi la testa. Ero già confuso di mio, non dovevo paragonare anche Nina e Dayana.

-Ragazzi, quella è l'officina di Pitt.- Dayana si era avvicinata a noi, ovviamente con sempre Joe alle costole. -Io entrerò, cinque minuti e sarò fuori. Voi non avvicinatevi e non fate niente di stupido come chiamare la polizia.-

-No, aspetta, fammi capire. -cominciai io. -Davvero credi che io possa lasciarti andare da sola? O entro anche io o non se ne fa nulla.- affermai deciso. -Mi dispiace, Candice.- conclusi, guardandola.

-Ian, non mi succederà niente! E' solo Pitt!- si lamentò lei, come se quello in torto fossi io.

-Potresti mettere anche un attimo da parte la tua ossessione per questa benedetta ragazza!- sbottò Candice all'improvviso, facendoci voltare tutti verso di lei.

-Non si tratta di ossessione.- rispose Paul per me. -E' pericoloso. Quello che lei chiama "Pitt", è un criminale. Potrebbe farle del male.-

-Oh, ma andiamo, ma che....- fece Joe. -Vi state preoccupando per nulla. Non è la prima volta che abbiamo a che fare con lui.-

Io inarcai le sopracciglia. Lui era l'ultima persona che poteva parlare: doveva persuadere Dayana a non incontrare quel dannato Pitt, non incitarla.

-Dayana, tu sei sicura che non sia pericoloso?- disse Joseph.

-Morgan, vende auto rubate, certo che è pericoloso!- sbottai io. -Non stiamo andando da uno che vende caramelle!-

-Oh, se volete posso portavi anche da quello che vende le caramelle, ma non credo sarebbero di vostro gusto.- disse Dayana, facendo un mezzo sorriso.

-Non sei per niente divertente.- fece Paul, dando voce ai miei pensieri.

Come potevano essere tutti così tranquilli se Dayana incontrava un tipo del genere?

-Sentite, io vado, ma se può farvi stare più tranquilli, parlerò con Pitt fuori dalla sua "officina".-

-E lui accetterebbe?-

-Per me, certo.-

-Vorrei proprio sapere com'è che hai questo tipo di rapporto con una persona del genere.- incrociai le braccia al petto. -Ti do cinque minuti, fai uscire quel tipo.-

-Ok...-

Dayana si allontanò da noi ed entrò nell'officina. Ero molto in ansia, avevo paura che potesse succederle qualcosa. Non me lo sarei mai perdonato....

Dopo poco, Dayana uscì, accompagnata da un ragazzo di forse 30 anni. Cominciarono a parlare e Dayana non mi sembrava la 17enne che conoscevo. Aveva le braccia incrociate al petto e si vedeva che stava sulla difensiva.

Scambiai un'occhiata con Paul, anche lui era teso come me.

-Speriamo non succeda niente...- disse Candice, prendendo Joseph per mano.

-Ma cosa volete che succeda?- fece Joe, incrociando le braccia al petto.

-Dovresti essere preoccupato per lei.- sbottai io, cominciando ad innervosirmi più del dovuto.

-Sentite, voi vi state preoccupando troppo.- cominciò lui, quasi spazientito. -Dayana non è la ragazzina fragile e indifesa che credete voi. Il fatto che abbia 17 anni non significa che viva ancora nel mondo dei balocchi. Ha visto più lei in 17 anni che voi in 30.- concluse.

Ma cosa significava quel discorso?! Io mi sarei preoccupato per Dayana anche se avesse avuto 40 anni!

-Tu non capisci. Sta parlando con un tizio che vende auto rubate!- sbottai io, perdendo la pazienza.

-Senti, Dayana e io siamo cresciuti per strada. Siamo sopravvissuti ogni giorno in un quartiere dove non esitavano un attimo a spararti. Dayana sa picchiare, se proprio lo vuoi sapere, perciò adesso non mi preoccupo per lei. La strada era casa sua fino a poco tempo fa. Conosce un rivenditore di auto rubate, conosce spacciatori e conosce altre persone che voi definite "criminali". Ha cambiato due famiglie prima di Gary, entrambe perchè la picchiavano. Ha dormito per strada, anche, quando restava chiusa fuori l'orfanotrofio, perchè io avevo ricevuto troppe botte per andarle ad aprire. Non riuscivamo mai a decidere se era peggiore la vita da strada o quella nell'orfanotrofio. Dayana sa badare a se stessa, saprebbe sopravvivere da sola anche nel deserto! Quindi evitate quelle facce afflitte, perchè proprio non vi reggo.- concluse, guardandoci arrabbiato.

Non trovai la forza per ribattere o, molto più probabilmente, non c'era niente da dire. Restai senza parole, schiacciato dal peso di quelle parole. Non riuscivo ad immaginarmi Dayana in quelle situazioni, non riuscivo ad immaginarla insieme ad uno spacciatore o a casa di qualcuno che la picchiava.

Non riuscivo ad accettare che quello fosse il suo passato.

Lei era cresciuta per strada tra mille pericoli. Più questa consapevolezza mi colpiva e più avevo voglia di spaccare tutto.

Riportai di nuovo lo sguardo su Dayana. Stava discutendo con Pitt e io l'unica cosa che riuscivo a fare era starmene lì a guardare. Vidi Pitt estrarre il cellulare e fare una chiamata, mentre Dayana si voltava verso di noi e ci faceva l'occhiolino.

-Tutto risolto.- disse Joe, facendo un sorriso.

Bene, almeno ce ne saremmo andati da lì. Provavo lo strano impulso di chiudere a chiave Dayana a casa per tutta la vita.

Dayana salutò Pitt e si avviò, poi, ad un certo punto, tornò indietro e afferrò Pitt per il collo della maglia, inchiodandolo al muro. Stavo per scattare, ma Joe mi fermò.

-E' tutto sotto controllo.- si limitò a dire, senza smettere di guardare Dayana.

Infatti lei, poco dopo avergli detto qualcosa, lasciò andare Pitt, che ritornò nella sua officina, mentre lei ritornava da noi.

-Vai a prendere la tua auto domani alle otto dove l'avevi lasciata al Flowers.- si limitò a dire Dayana, dopo averci raggiunto.

Io non parlavo, non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi in effetti.

-Bene, possiamo tornarcene a casa, finalmente.- Paul tirò un sospiro di sollievo, ficcandosi le mani in tasca.

-Grazie, grazie, grazie!- Candice corse ad abbracciare Dayana.

-Non preoccuparti, Candy, non ho fatto niente di che.-

-In quale occasione hai conosciuto questo Pitt?- fece Jos, dopo che Candice aveva lasciato andare Dayana.

-Credimi, non vorreste davvero saperlo.- fece un sorriso amaro, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Piccola, io devo andare a lavoro.- disse Joe. -Dovrei andare.-

Dayana lo abbracciò. -Si, vai, non preoccuparti. Grazie per essere corso subito!-

-Dovere, baby!- ridacchiò, facendomi innervosire. Si staccarono e il ragazzo maledetto salì sulla moto. -Buona... nottata, ragazzi.-

-Ciao...- lo salutammo tutti e poco dopo lui mise in moto, abbandonando lo spiazzale.

-Torniamo a casa...- feci, pensieroso e incazzato.

-Si, non vedo l'ora di buttarmi sotto le coperte!- fece Jos.

-Si, andiamo...- fece anche Dayana, seguendoci.

Joseph accompagnò Candice, mentre io lasciai prima Paul a casa e poi mi diressi verso la mia...la nostra.

 

 

 

Pov Dayana

Rientrammo a casa, ancora in un religioso silenzio. Durante tutto il viaggio di ritorno, io e ed Ian non avevamo scambiato una parola. Ancora adesso mi sembrava perso nel suo mondo. Chi sa a cosa stava pensando...

Mi sfilai le scarpe e lo guardai fare lo stesso con la sua camicia. Era incredibile quanto non riuscisse a restare vestito... Niente in contrario, ovviamente, ma in quel modo i miei già andati neuroni non avevano un attimo di pace.

-Ian...- tentai di parlare, ma lui si voltò di scatto, con gli occhi ridotti a fessure.

-Niente Ian, Dayana. In questo momento sono così...incazzato.- disse.

Mi avvicinai a lui, reprimendo l'impulso di abbracciarlo. -Sei arrabbiato per la questione di Pitt?-

-Anche per quello.- si limitò a dire.

-Ian, purtroppo quella è una parte di vita che non posso cancellare. Conosco persone come Pitt, ho lavorato anche per persone come Pitt.- dissi, scrollando le spalle.

Tutti avevano un passato e forse il mio era troppo "pesante" per una ragazza della mia età, ma non potevo cancellarlo, anche perchè era grazie al mio passato che sapevo distinguere il bene dal male.

-Ma perchè mi dici cose che fanno solo aumentare la mia frustrazione?!- sbraitò Ian.

Si passò una mano nei capelli, imprecando tra se e se.

-Ian, guardami: sto bene! ...Sono felice adesso! Il mio... passato, da più fastidio a te che a me.-

-Mi danno fastidio tante cose, Dayana, mi da fastidio che tu sia cresciuta in un orfanotrofio, mi da fastidio che tu stasera sia stata tranquillamente a parlare con un ladro d'auto, mi da fastidio che ti picchiavano, mi da fastidio che l'esperienza che hai te la sei fatta per strada!- disse, tutto d'un fiato.

Io lo guardavo con gli occhi lucidi e di slancio l'abbracciai. Ian era così...dolce, così adorabilmente dolce, che avrei voluto passare tutti i momenti della mia vita ad abbracciarlo.

Lo adoravo quando si preoccupava per me, lo adoravo quando faceva il protettivo con me, lo adoravo qualsiasi cosa facesse o dicesse.

In fondo...era impossibile non affezionarsi a Ian.

-Dayana...-

-Mi dispiace che tu ti sia preoccupato per me...- lo bloccai. –Non sono abituata.- conclusi, appoggiando la testa sul suo petto.

Le braccia di Ian si strinsero attorno ai miei fianchi. –E a me dispiace asfissiarti con le mie...preoccupazioni.- fece lui di rimando.

Lo abbracciai ancora più forte, mentre una domanda mi frullava nella mente.

-Ian...cosa...- mi bloccai un attimo. –Cosa...significa il discorso che mi hai fatto...al Flowers…?- conclusi, morendo di vergogna.

Dovevo pur chiederglielo...avevo come l’impressione che tra di noi ci fossero un milione di cose irrisolte.

Ian si staccò da me e si sedette sul divano. –Non lo so, ma sentivo che dovevo dirtele.- mi guardò. –Lo so che sei...piccola paragonata a me, ma non potevo più ignorare ciò che ti ho detto. Certo, non significa che compi 18 anni e ti sposo, ma...- mi sorrise. –Almeno cominciamo a risolvere qualche problema...-

Io sospirai. Dio...quanto era ingarbugliata quella situazione...

-Ti voglio bene, Ian.- gli dissi di getto, non riuscendo a tenere dentro quelle parole.

Lui mi sorrise, tendendomi una mano. –Ti voglio bene anche io, piccoletta.-

Afferrai la mano di Ian, ma subito dopo mi sentii tirare sul divano, così da ritrovarmi seduta tra le gambe di Ian, con la schiena appoggiata al suo petto.

Divenni tutta rossa, ringraziando Dio che Ian non potesse vedermi perché ero di spalle.

Quel ragazzo aveva il potere di destabilizzarmi...ragazzo poi...uomo!

-Ti va di…vedere un bel film?- mi chiese, appoggiando la testa sulla mia spalla.

-Ce…certo!- avrei voluto dirgli che mi andava di fare qualsiasi cosa con lui.

-Bene!- Ian sorrise e poi, prendendo il telecomando, si sintonizzò su un canale dove davano un film.

Il film parlava di amori, segreti e dolci ricordi. Era molto carino, anche se non mi stavo concentrando molto a guardarlo dato che mi trovavo in quella posizione con Ian.

Quanto avrei voluto girarmi e baciarlo…

Quanto avrei voluto avere di nuovo quella maschera e baciarlo, proprio come quella sera, ma forse, anche la Dayana senza maschera poteva sperare di baciare Ian.

Però ero felice...perchè avevo capito che ero importante per Ian almeno quanto lui lo era per me.

-Ian…- lo chiamai, tenendo lo sguardo fisso sullo schermo.

-Dimmi...-

-Mi…mi racconti qualcosa di bello?- gli chiesi senza motivo, girandomi per guardarlo in faccia.

-Qualcosa di bello?- fece confuso, sorridendomi.

-Si…questo film mi ha fatto venire voglia di ricordi felici!- dissi, guardandolo negli occhi.

Ian mi fissò, pensandoci su. –Un ricordo felice...- si fermò. –Ci sono, però non prendermi in giro!-

-Lo giuro!- mi portai le dita incrociate sulle labbra.

-Mhm ok.- sorrise. –Allora...circa un anno fa, a una festa, vidi…- si bloccò un attimo. –Vidi una ragazza bellissima, la più bella che abbia mai visto in vita mia…la sentii cantare e mi innamorai della sua voce…- mi sorrise, mentre io sentivo il mio corpo andare a fuoco. –Riuscii a parlarle fuori in terrazza e mentre la guardavo negli occhi sentivo il cuore battermi come un tamburo. Poi a mezzanotte è sparita, proprio come Cenerentola...di lei so solo che si chiama Aya e che…aveva delle labbra morbidissime. – si grattò la testa, con imbarazzo. –E i suoi occhi…le dissi che non avrei mai dimenticato i suoi occhi…da quella sera, però, non l’ho mai più…incontrata. La mia Cenerentola…-

Io rimasi a bocca aperta.

Lui…lui non solo si ricordava di quella sera, ma lo considerava anche un ricordo felice.

Io ero il ricordo felice di Ian.

Avrei voluto buttarmi su di lui e dirgli che ero io la sua Cenerentola, ma, in quel momento, mi venne un’altra domanda da porgli.

-E perché non l’hai mai menzionata in un’intervista? …Magari lei avrebbe ascoltato e sarebbe venuta da te...-

-Perché avrebbero cominciato a inseguirmi ovunque dicendo di essere Cenerentola e io odio le bugie. Riesco a perdonare tutto…ma non una persona  che mi mente.- disse, sorridendomi.

In quel momento la voglia di dirgli che io ero Cenerentola sparì del tutto.

Io gli avevo mentito dal primo momento che c’eravamo visti a scuola e lui non mi avrebbe mai perdonato per avergli mentito per un mese.

Sospirai,  sentendo gli occhi pizzicarmi.

-Che c’è? …Perché hai gli occhi lucidi adesso?- mi chiese, aggrottando le sopracciglia.

-No, nulla.- cercai di sorridere. –E’ una bella...storia.-

-Una favola…più che altro.-

Si…era una favola e tale doveva rimanere.

Non avrei mai sopportato l’odio di Ian per avergli mentito. In fondo, lui voleva bene a “Dayana” indipendentemente da “Cenerentola”. Non era indispensabile per lui sapere che io e Cenerentola eravamo le stesse persone.

-Forse è meglio se…vada a dormire, domani c’è scuola.- gli dissi, alzandomi dal divano.

Anche Ian lo fece, scompigliandomi i capelli. –Si, a domani, piccoletta. Buonanotte…-

Mi accarezzò un altro po’ la testa, poi si avviò al piano di sopra.

Sospirai, volendo sprofondare proprio in quel momento…

Avrei dovuto dirgli chi ero davvero fin dal nostro primo incontro…magari adesso potevamo essere insieme.

Così, mi diressi al piano di sopra, non vedendo l’ora di andare a scuola per passare un po’ di tempo con Koral.

Mi spogliai e mi infilai a letto, ma sapevo che addormentarmi sarebbe stata un’impresa a dir poco ardua.

 

 

 

 

Saaalve gente, come state?

Ammetto di aver aggiornato con un po’ di ritardo, ma spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo!

…Cosa ne pensate?

Ian è decisamente molto nervoso per l’incontro di Dayana con Pitt, ma Joe lo “rassicura” (seh, come no!) dicendogli che Dayana se la sa cavare…

E anche qui Dayana è stata a un passo dal dire ad Ian di essere Cenerentola, ma purtroppo anche questa volta si è dovuta fermare.

Condividete la sua scelta?

Beh, detto questo vi lascio, perché non voglio annoiarvi troppo!

Volevo solo ringraziarvi con tutto il cuore per le recensioni e le visite al capitolo! Davvero grazie infinitamente!

Baciiiiii

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: Un giorno con te ***


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Capitolo 16: Un giorno con te

 

 

 

 

 

 

-Non potevi darmi notizia migliore!- scattò Koral, con un sorriso a 32 denti, poi si bloccò di colpo, ritornando seduta. -Certo, però mi dispiace se lui ci soffre...- continuò, pensandoci.

Io la guardai, inarcando le sopracciglia. -E' normale che ci soffre, si sono lasciati da poco.- feci io, appoggiando le braccia sul mio banco.

Le avevo appena raccontato della rottura tra Paul e Torrey e lei gioiva come una pazza. Certo, non perchè Paul soffrisse, ma perchè, a detta sua, adesso avrebbe potuto provarci con lui senza problemi.

Come se prima avesse avuto qualche scrupolo a farlo!

-Beh, potrei in ogni caso consolarlo!- rise, appoggiandosi con la schiena al muro dietro di lei.

Io scrollai le spalle: se voleva farlo di certo non l'avrei fermata io. In un certo senso, sarebbe stato bello uscire a quattro...lei con Paul e io...beh, io con Ian!

Scossi subito la testa.

Dovevo smetterla di fare quei pensieri assurdi! Per quanto lo volessi, tra me e Ian non poteva succedere un bel niente e se anche lui mi aveva fatto quel discorso, io non potevo mentirgli per il resto della mia vita.

Non sarei riuscita a stare con lui, a guardarlo negli occhi e ad accarezzarlo senza dirgli che io ero..."Cenerentola". D'altra parte, se glie lo avessi confessato, lui non mi avrebbe mai perdonato e io avrei finito in ogni caso per perderlo.

Era davvero un bel problema...senza contare i fattori età, popolarità e carriera.

Glie l'avrei rovinata se si fosse saputo che Ian aveva un "certo rapporto" con una ragazza poco più che maggiorenne.

Sbuffai. Dovevo smetterla di pensare quelle cose: stavo correndo troppo con la fantasia.

A ridestarmi dai miei pensieri, però, non fu Koral, ma la vibrazione del mio cellulare.

Lo presi dalla tasca e vidi che era un messaggio.

 

"From: Paul

Aula insegnanti...ti aspetto! <3"

 

Rilessi più volte il messaggio. Era successo qualcosa di grave? Ad Ian, magari?

No, se fosse stata una cosa del genere, non avrebbe messo un cuore!

-E' successo qualcosa?- fece Koral, guardandomi confusa.

Portai lo sguardo su di lei e sorrisi. -No, nulla. Devo uscire un attimo!- dissi veloce, ringraziando che il professore della terza ora ancora dovesse arrivare.

Così, mi alzai e uscii, raggiungendo in breve tempo l'aula insegnanti.

Aprii la porta e trovai Paul seduto su uno dei tavoli, che guardava il vuoto con aria seria. Quando sentii il rumore della porta, alzò il viso verso di me, sorridendomi.

-Ciao!- mi salutò, scendo dal tavolo e venendomi incontro.

-Ciao...è successo qualcosa?- chiesi subito, mentre Paul scoppiava a ridere.

-Perchè deve essere successo qualcosa? Non potrei solo avere voglia di...vederti?- mi chiese. -Di solito gli...amici hanno voglia di vedersi!-

Io gli sorrisi e mi rilassai.

Ovvio, non doveva accadere per forza una cosa brutta!

-Io faccio schifo come amica...- lo guardai, mentre lui mi guardava confuso. -Non ti ho ancora chiesto come...stai.- precisai, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Paul abbassò lo sguardo, poi lo ripuntò di nuovo su di me. Sapevo che voleva farsi vedere allegro, ma che in realtà non lo era.

Poi, inaspettatamente, si abbassò verso di me e mi abbracciò. -Adesso...si.- sussurrò soltanto, abbracciandomi di più. -Grazie per averlo chiesto...- continuò, dandomi un profondo bacio sulla guancia.

Io mi sentii subito andare a fuoco, mentre sentivo il cuore aumentare leggermente i battiti.

Adesso capivo perchè migliaia di ragazzine perdevano la testa per due ragazzi come loro: ci sapevano proprio fare! ...Erano in grado di far sciogliere una ragazza anche solo con lo sguardo.

-Ma cosa è successo?- gli chiesi, dopo che lui mi lasciò andare.

Paul scrollò le spalle. -Ennesima litigata. Diceva che io ero troppo distante, che non gli davo attenzioni. Credeva addirittura che...- si fermò un attimo. -Che avessi un'altra.- continuò.

-Quindi è stata lei a...- dissi, senza però finire la frase.

-Praticamente si, ma era già finita da tempo, solo che io non trovavo mai il coraggio che invece sembra aver trovato lei.- disse, ritornando verso il tavolo, seguito anche da me.

-Ci soffri tanto?-

Mi dispiaceva così tanto per lui. Paul era la tipica persona che dalla vita doveva avere solo cose belle, perchè si meritava solo quelle.

Aveva tutte qualità positive...era davvero una persona fantastica.

-Credevo di soffrirci di più in realtà...- ammise, guardandomi intensamente negli occhi. -Certo che sei proprio una nanetta!- continuò poco dopo, afferrandomi per i fianchi e facendomi sedere sul tavolo.

-Ma che fai!- urlai quasi, aggrappandomi alle sue spalle.

Solo dopo, però, mi accorsi che eravamo vicini...molto vicini.

Paul era letteralmente tra le mie gambe, mentre io lo tenevo saldamente per le spalle. Potevo quasi sentire il suo respiro sul viso.

Paul mi guardava negli occhi, per poi spostare lo sguardo per una frazione di secondo sulle mie labbra.

-Così...sei alla mia altezza...- sussurrò, cominciando ad accarezzarmi un fianco.

Davvero non riuscivo a capire quella situazione. Paul era strano. Troppo strano.

Però, mi sentivo strana anche io.

Certo, non era la stessa sensazione che provavo quando Ian mi si avvicinava, ma ci andava molto vicino.

-Ehm...Paul...- cercai di riportare entrambi alla normalità, ma Paul non dava segni di voler smettere di toccarmi il fianco.

-Vuoi venire a mangiare qualcosa con me, stasera?- mi chiese all'improvviso, sorridendomi.

-Come scusa?-

Forse avevo capito male. Decisamente.

-Stasera ho voglia di uscire. Voglio distrarmi. Mi fai compagnia?- mi chiese di nuovo, mentre gli occhi gli brillavano.

Era forse un...appuntamento?

Mi diedi mentalmente della stupida. Era Paul! Di certo non mi stava chiedendo un appuntamento. Era triste per la fine della sua storia e voleva uscire per distrarsi un po'.

Non c'era niente di male.

-Ehm...si!- gli sorrisi anche io. -Ti ci vuole del sano divertimento per eliminare la tristezza!- conclusi, scendendo dal tavolo e interrompendo il nostro contatto.

-Perfetto!- mi sorrise anche lui. -Ti vengo a prendere alle otto da Ian.-

Oh, Ian.

Chi sa come l'avrebbe presa.

Beh, in fondo stavo solo uscendo con un amico, non c'era niente di male.

E poi che cavolo! Ian  non era il mio padrone!

-Allora a stasera! ...Adesso devo ritornare in classe.-

-Si, vai piccoletta.- mi diede un bacio sulla guancia, poi io lasciai l'aula inseganti.

Sentivo una strana sensazione dentro, ma mi decisi a non pensarci.

Ritornai in aula, cercando di concentrarmi sulla lezione.

 

 

 

 

 

-Iron Man 3 o Se scappi ti sposo?- mi chiese all'improvviso Ian, appena arrivai nel salone.

Aveva in mano due cd e mi guardava con aria indecisa.

-Come?- posai la borsa e mi sfilai il cappotto.

Ian guardò prima ciò che aveva in mano e poi di nuovo me. -Serata film. Forza: quale scegli?-

Bene. E adesso come gli dicevo che invece dovevo uscire con Paul? ...Come si faceva a rifiutare una serata film con Ian Somerhalder?

Mi portai una mano nei capelli. Perchè diavolo ora mi sentivo in colpa?!

-In verità...- sorrisi nervosa. -Stasera dovrei uscire...-

Ian posò i cd sul tavolo e venne verso di me.

-Con chi?- mi chiese subito, guardandomi.

-...Paul.- ammisi, cercando di sembrare più calma possibile.

Ma perchè adesso mi sentivo così in difficoltà? Non stavo facendo nulla di male e di certo non stavo tradendo Ian, visto che non era nemmeno il mio...ragazzo!

-Ah.- disse soltanto. -Ok.- continuò, per poi avviarsi in cucina.

Io sospirai e lo seguii. Non volevo ci restasse male.

-E' un amico che ha bisogno di uscire.- ci tenni a precisare, mentre Ian prendeva una tazza e la riempiva di caffè.

-Perchè ci tieni a precisarlo? Io non ho detto nulla.- si voltò verso di me, appoggiandosi con la schiena alla cucina.

-Perchè mi sembra te la sia presa. Non sto preferendo te a lui.- cercai di farlo ragionare. -Si è lasciato da poco con Torrey.-

Ian inarcò le sopracciglia. -Beh, io mi sono lasciato con Nina.- disse, bevendo un sorso di caffè.

Ma faceva sul serio? E ora cosa c'entrava Nina?

-Ma perchè fai così?-

-Così come?-

-Ian!- sbottai esasperata.

Lo odiavo quando faceva così! Ma cosa diavolo gli prendeva?!

Si stava comportando come un ragazzino, quando invece mi aveva sempre sbattuto in faccia di essere un uomo.

-Volevo semplicemente vedere un film con te, ma se tu hai da fare non preoccuparti, troverò di sicuro altro da fare.- fece un'alzatina di spalle, inchiodandomi con i suoi occhi ghiaccio.

Era impossibile da trattare quando faceva così.

-Di certo non mi sarei aspettato il contrario da chi autografa le tette della gente!- sbottai, non riuscendo a trattenere quella parole.

Così, sbuffai e ritornai di la, intenta ad andare in camera mia, Ian però, mi venne dietro e mi afferrò per il polso.

-E cosa c'entra adesso?-

-Nulla, sei tu che hai cominciato a dire cose senza senso.- ci tenni a precisare.

Ero infastidita. Decisamente troppo.

-Stiamo litigando?- Ian aggrottò le sopracciglia, tirandomi leggermente verso di lui.

-No, ci stiamo informando. Io esco con Paul e tu...- mi tirai il braccio. -Tu con chi vuoi. Vado a fare i compiti.- salii velocemente al piano di sopra, senza nemmeno dargli il tempo di rispondere.

Mi chiusi in camera mia, sbuffando.

Solo lui aveva la capacità di innervosirmi in quel modo!

Cercai di non pensarci, perchè rimuginare sulle stranezze di Ian mi avrebbe solo fatto impazzire.

Mi sdraiai sul letto e estrassi il cellulare dalla tasca. Proprio in quel momento, il cellulare vibrò.

Un messaggio.

 

"From: Ian <3

Ti voglio bene"

 

Sorrisi leggendo il messaggio e lasciai il cellulare sul letto, alzandomi.

Quel ragazzo aveva il potere di farmi cambiare umore in un nano secondo...

Uscii dalla mia camera e lo trovai proprio di fronte a me, con ancora il cellulare tra le mani. Senza dirgli nulla, gli andai incontro e lo abbracciai.

-Anche io ti voglio bene.- gli dissi, mentre le sue braccia mi circondavano i fianchi.

-Mi dispiace per prima, scricciolo. Divertiti stasera con Paul...-

-Dispiace anche a me...ma tu...non divertirti troppo!- ridacchiai, mentre Ian mi lasciava andare.

Ci sorridemmo, poi io tornai in camera e lui di sotto.

Cavolo...quel ragazzo era...

...Perfetto!

 

 

 

-Canestro!- urlai, lanciando in aria le mani.

-Solo culo!- sbottò Paul, prendendo di nuovo la palla tra le mani.

Mi stavo divertendo come una matta: Paul era davvero uno spasso.

Era venuto a prendermi alle otto e mi aveva prima portata a mangiare qualcosa.

Certo, mangiare panini del Mc Donald’s seduta su un muretto con un attore internazionale era un qualcosa di eccezionale.

Paul aveva la maionese ovunque, mentre io non facevo altro che ridere.

Avevamo chiacchierato e riso per tutta la serata, quando, passando accanto a un campetto di basket, Paul mi aveva sfidato.

Ovviamente, dopo ben cinque tiri, io ero riuscita a fare canestro e adesso esultavo come una pazza, come se avessi vinto il torneo internazionale di basket.

-Sono forte!- dissi, puntando un dito contro Paul.

-Seh, come no! Dopo 10 tentativi!- disse, lasciando cadere la palla e venendo verso di me.

-5 per la precisione. Ma questo tiro era da vera campiona!- dissi, scoppiando poi di nuovo a ridere.

-E' stato solo culo!- disse di nuovo lui, cercando di trattenere una risata.

-Si, ma un bel culo!- feci, piegandomi in due dalle risate.

Non riuscivo a smettere di ridere. Paul faceva delle facce assurde ed era impossibile non ridere.

-si, proprio un bel culo.- disse, guardandomi.

Io smisi di ridere e recuperai la palla da terra. -Adesso però non prendermi così tanto in giro!-

Paul venne verso di me e mi prese la palla dalle mani.

-Grazie per questa serata.- mi disse, improvvisamente serio.

-Dovere!- gli sorrisi, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Lui era sempre venuto da me quando io ne avevo bisogno e adesso dovevo assolutamente ricambiare il favore.

-Grazie lo stesso...- mi prese per i fianchi e mi attirò a lui, dandomi un bacio molto vicino all'angolo delle labbra.

Ma come faceva a passare da un estremo all'altro?

Io gli portai le mani sulle spalle, mentre Paul cominciò a guardarmi intensamente negli occhi.

-Sono tua amica...era giusto farlo.- gli dissi, mentre lui faceva uno strano sorriso e mi lasciava andare.

-Già.- disse soltanto.

Calò per un attimo il silenzio tra noi, poi Paul ritornò a parlare. -Forse dovrei accompagnarti a casa...-

Io presi il cellulare e guardai l'ora: era l'una.

-Ehm, si, direi di si.- dissi anche io.

-Andiamo, piccoletta.- mi tese la mano e io l'afferrai subito.

Ritornammo alla sua macchina e dopo poco tempo arrivammo sotto casa mia e...di Ian.

Mi faceva ancora strano dirlo.

-Siamo...arrivati.- disse Paul, spegnendo la macchina e voltandosi verso di me.

-Si...- gli sorrisi. -Grazie per la bella serata.-

-Questo dovrei dirlo io...- mi sorrise anche lui.

-Beh...allora io vado. Ciao, Paul!- mi sporsi e gli diedi un bacio sulla guancia, poi mi voltai per aprire la portiera.

-Dayana!- mi richiamò Paul e io mi voltai. Lo guardavo, ma lui sembrava non voler proferire parola. -No...nulla.- disse poi, quasi deluso.

Lo salutai ancora, poi uscii dalla macchina ed entrai in casa.

-Ian?- chiamai, visto che tutte le luci erano spente.

Nessuna risposta.

Mi sfilai la giacca e andai al piano di sopra, ma Ian non c'era nemmeno nella sua stanza.

Ancora non era tornato...

All'improvviso una strana ansia mi invase, ma decisi di restare tranquilla.

Era uscito...era adulto e vaccinato...poteva fare quello che voleva...

E se era con una donna?

Scossi la testa.

Non era il mio uomo, poteva fare quello che vuole!

Sbuffai e andai in camera mia, mentre il mio cellulare vibrava per l'ennesima volta.

Quella giornata aveva avuto un tempismo perfetto.

Lessi il messaggio.

 

"From: Koral

Qui c'è qualcosa che non quadra!"

 

Era un mms e quindi aprii subito il file allegato per capire a cosa si riferisse Koral.

Quando lo feci, apparve davanti ai miei occhi una foto in cui Ian parlava all'orecchio di una ragazza e l'altra in cui lei gli sfiorava le labbra.

Strinsi il cellulare tra le mani, mentre sentivo una strana sensazione partire dal cuore e propagarsi in tutto il corpo.

Certo che non perdeva un attimo...

Dalla troppa rabbia non risposi nemmeno a Koral e lanciai il cellulare sul letto.

...Lui aveva tutto il diritto di uscire con una donna. E allora perchè a me faceva così male?

Decisi di andare al piano di sotto, ma poi, quando passai davanti alla camera di Ian, decisi di entrare lì.

Mi guardai intorno.

Sospirai e mi andai a sdraiare sul letto.

Si sentiva il profumo di Ian. A pensarci bene, in quella casa il profumo di Ian era ovunque...

Beh...era casa sua...

Chiusi gli occhi, mentre sentivo il cuore battere forte.

...Perchè mi sentivo così triste?

Sospirai e poco dopo mi addormentai, dimenticando di essere sul letto di Ian.

Forse...era stato proprio il suo profumo a cullarmi, fino a farmi addormentare.

 

 

 

 

Salve bellezze e buona domenica!

Cosa ne pensate del capitolo?

Paul comincia già ad essere diverso dopo la rottura con Torrey...chiede addirittura un'uscita con Dayana e non sembra nemmeno stare così male!

Ian invece decide di uscire anche lui e si sa...è inevitabile che le donne non gli si buttino addosso xD

Koral ha il colpo di genio di inviare a Dayana le foto che aveva trovato su internet e lei ovviamente ci soffre.

Povera cucciola xD

Beh...non voglio dilungarmi troppo! ...Spero che questo capitolo vi piaccia e come sempre voglio ringraziare tutte le BELLISSIME persone che recensiscono...siete davvero favolose!

Un bacio e al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: Insieme ***


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Capitolo 17: Insieme

 

 

 

 

 

Mi svegliai all'improvviso, ma sentivo gli occhi così pesanti, che li aprii molto lentamente. Era tutto buio e non vedevo nulla di familiare: ovviamente non ero in camera mia.

Cercai di ricordare cosa fosse successo la sera prima, poi misi a fuoco l'uscita con Paul e le foto che mi aveva mandato Koral.

Oh, giusto.

Ero nella camera di Ian, immersa nel buio più totale.

Mi stropicciai gli occhi, ignorando completamente che ora fosse. Cercai di alzarmi, ma qualcosa di pesante sul mio fianco me lo impedii.

Inizialmente mi prese il panico, poi, ruotando leggermente il busto, per quanto mi fosse possibile, accesi la piccola lampada che Ian teneva sul comodino. Poi mi voltai di nuovo.

...E mi prese un colpo.

Di fronte a me, disteso sul letto, c'era Ian. Era così vicino a me che le nostre fronti si sfioravano. Era sdraiato su un fianco, i capelli tutti scompigliati e la bocca leggermente aperta.

Rimasi impalata a fissarlo, rendendomi conto solo dopo che quel "qualcosa" che mi aveva impedito di alzarmi, era un suo braccio.

Il cuore cominciò a battermi forte, mentre sentivo anche il respiro mancare.

Stavo dormendo con Ian.

STAVO DORMENDO CON IAN!

...O meglio, fino a qualche minuto prima stavo dormendo con Ian!

Cercai di calmarmi. Dovevo ASSOLUTAMENTE calmarmi. In fondo non era successo niente.

Certo...come se dormire con IAN SOMERHALDER  non fosse niente. Ero sullo stesso letto, a un respiro di distanza con uno degli uomini più belli esistenti sulla terra.

Ma perchè si era sdraiato accanto a me invece di svegliarmi e riportarmi a letto, nella mia stanza?

Dovevo respirare. Respirare.

E poi?

L'avrei dovuto svegliare o continuare a dormire?

Beh, di certo mi sarebbe piaciuto accoccolarmi sul suo petto, ma in un certo senso ero ancora arrabbiata con lui.

Si, ero arrabbiata!

Non poteva prima sbaciucchiarsi con quella ragazza e poi intrufolarsi in camera e dormire con me!

...Che poi era camera sua, ma questi erano dettagli!

Improvvisamente si mosse, avvicinandosi, per quanto possibile, ancora di più. Il cuore mi stava scoppiando nel petto e stavo reprimendo l'impulso di buttarmi su di lui e schiacciarlo sotto di me.

Cosa avrei dovuto fare? Non riuscivo ad addormentarmi e fare finta di nulla.

-Mhm...- mugugnò all'improvviso Ian, portandosi la mano che aveva sotto la testa sugli occhi.

Oh, giusto...forse gli dava fastidio la luce della piccola lampada. Così, ruotando di nuovo il busto, spensi la luce, immergendomi di nuovo nel buio di quella stanza.

Ritornai a guardare Ian, rendendomi conto che era la cosa più bella che avessi mai visto in vita mia. Forse l'unica cosa bella.

Sospirai e chiusi gli occhi, ma le immagini di quel mezzo bacio invasero la mia mente e mi costrinsero di nuovo a riaprire gli occhi.

Ma perchè mi sentivo così tradita da lui? Non stavamo insieme, non eravamo niente...

Eppure...sentivo il cuore stretto in una morsa. Odiavo sapere che lui baciava altre donne e odiavo che le donne ci provassero con lui. Sentii i miei occhi inumidirsi, così, per evitare di scoppiare a piangere a due centimetri da Ian, gli spostai il braccio e mi alzai dal letto, recandomi nella mia stanza.

Mi sedetti sul letto e recuperai il mio cellulare, che intanto lampeggiava. Lo sbloccai, notando che erano le quattro del mattino. Sbuffai e decisi di leggere il messaggio che mi era arrivato.

 

"From: Koral

Finalmente, ringraziando quel gran figone del ragazzo di cui sei pazzamente innamorata (non provare a negarlo!), posso farti gli auguri di buon compleanno a mezzanotte! Quindi...BUON COMPLEANNO AMICA! ...Ora sei 18enne!"

 

Rilessi più volte il messaggio.

Il mio compleanno?

Ritornai a guardare il display del mio cellulare, per controllare la data.

Venerdì, 1 Dicembre.

Si, era proprio il mio compleanno. Con tutti gli avvenimenti degli ultimi mesi non mi ero nemmeno resa conto che fosse arrivato il giorno del mio compleanno. Rilessi il messaggio di Koral ancora una volta.

...Ora sei 18enne!

Si...ero 18enne.

-Dayana...- sussultai, alzando lo sguardo verso la porta.

Sulla soglia c'era Ian, che mi guardava assonnato.

Perchè adesso lo guardavo con occhi diversi? Perchè sentivo come una strana forza che mi attirava ancora di più verso di lui.

-Sei sveglio...-

-Si, mi sono svegliato e mi sono accorto di non averti accanto.- disse lui, entrando nella mia camera.

Lo guardai, appoggiando di nuovo il cellulare sul letto, cosa che non sfuggì ad Ian.

-Chi è che ti manda messaggi alle quattro del mattino?- aggrottò le sopracciglia. -Paul?- aggiunse poco dopo.

Ma perchè aveva quell'ossessione per Paul?!

Mi alzai anche io dal letto. -No, non era Paul, ma anche se lo fosse, di certo non sarebbero problemi tuoi.- dissi scontrosa, incrociando le braccia al petto.

Non ero riuscita ad essere gentile con lui, non dopo che la foto di lui e quella donna non volevano abbandonare la mia mente. Anzi, non volevo essere gentile con lui! ...che ritornasse alle sue numerose gallinelle e non facesse quella faccia così offesa se io messaggiavo con qualcuno!

-Perchè sei così acida?- fece un passo verso di me.

-Non sono acida, ti ho solo detto in altri termini che la mia vita sentimentale non è un tuo problema.- precisai, aggrottando le sopracciglia.

Ian mi guardava confuso, ma presto il suo sguardo si animò anche di un'altra cosa. Rabbia forse.

-E da quando Paul c'entra con la tua vita sentimentale?- mi chiese scontroso.

-Ma perchè sei ossessionato da Paul? Non è lui che mi ha mandato un messaggio. Preoccupati più delle ragazze con cui ti baci, piuttosto.- mi sfuggì, pentendomene subito dopo.

Chiusi per un attimo gli occhi. Non avrei voluto dirgli quella frase, non volevo che lui pensasse che io ero un'altra delle sue innumerevoli fans che cercavano sue notizie su internet.

-Cosa? E questo cosa c'entra?-

-Non c'entra niente, hai ragione.- sbottai, cercando di sorpassarlo, ma Ian mi afferrò per un polso, costringendomi a voltarmi verso di lui.

-Non è come credi.- mi disse, poi sospirò. -L'ho conosciuta in un locale e ci siamo messi a parlare. Lei si è avvicinata a me all'improvviso e mi ha baciato, ma a quel punto mi sono alzato e l'ho piantata lì.- precisò poco dopo, guardandomi intensamente negli occhi.

-Non mi devi nessuna spiegazione, Ian.- mi limitai a dire, guardandolo anche io con la stessa intensità.

-Dannazione, ma perchè ti comporti così?!- sbottò, lasciandomi andare il polso.

Perchè sono gelosa, Ian, cazzo!

-Non mi comporto in nessun modo! Tu puoi baciare chi ti pare!- feci stizzita, portandomi nervosa una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Sei sicura?- mi chiese, guardandomi con uno strano sguardo. -Credimi, non posso baciare chi mi pare.- continuò.

-Vado di sotto a bere qualcosa.- dissi esausta, sorpassandolo di nuovo.

Non avevo voglia di discutere con lui e nemmeno di pensare ai doppi sensi delle sue frasi. In quel momento volevo solo bere qualcosa e ritornamene a letto, dimenticando tutta quella discussione.

-Tu invece?- disse all'improvviso Ian, facendomi bloccare sulla soglia della mia camera. -Ti sei divertita con Paul? E' andato bene il vostro appuntamento?- chiese ironico, voltandosi verso di me.

Ma con quale presunzione ora si comportava anche come un marito geloso?

-Da quanto tu puoi baciare tutte le donne del mondo e io non posso uscire con un mio amico?- sbottai. -Comunque si, Ian, sono stata benissimo, Paul è meraviglioso e io adoro stare con lui!- quasi urlai, mentre Ian strinse i pugni.

-...Ti piace?- mi chiese di nuovo, a denti stretti.

-Si, Ian, mi piace!- urlai questa volta.

Quanto avrei voluto dirgli che si, Paul mi piaceva, ma che non mi faceva battere il cuore come invece sapeva fare solo lui. E invece ci ritrovavamo ad urlarci contro e a dire mezze frasi.

Vidi Ian stringere ancora di più i pugni, poi, in pochi passi, fu di fronte a me e mi abbracciò con un tale slancio e con una tala forza che mi fece quasi male.

-Non mi dire che ti piace un'altra persona...- sussurrò.

Chiusi gli occhi, sentendoli di nuovo inumidirsi. Perchè godeva nel farmi del male? Perchè non capiva che quelle frasi mi ferivano?

Quelle frasi dovevano accompagnarsi a dei gesti. Non poteva farmi sentire sua solo a parole e io avevo bisogno di capire se lui provava solo uno strano senso di possessione o c'era dell'altro.

Perchè per me c'era!

Mi staccai da lui, mentre Ian mi lasciò fare senza opporsi.

-Come dovrei interpretare tutto quello che mi dici, Ian?- gli chiesi, cercando di mantenere la voce più stabile possibile.

-Dayana, io...- si bloccò un attimo. -Io non riesco a controllare quello che sento per te, ma...ma so che non posso andare oltre con te, io...- si bloccò di nuovo, sospirando di frustrazione. -Facciamo finta che questa conversazione non sia mai avvenuta.- continuò, per poi sorpassarmi lui e ritornare nella sua camera.

No, non poteva scappare ogni volta che le cose tra noi diventavano serie! Così, lo seguii, entrando anche io nella sua camera.

-E se io non volessi più fare finta di niente?- gli chiesi, restando sulla soglia della porta, mentre Ian era accanto alla finestra, a qualche metro da me.

Mi guardò, implorandomi quasi di non affrontare quel discorso, ma quella volta non mi sarei arresa.

-Dayana...- sospirò. - Ci...sono troppi ostacoli, troppe cose da superare, troppe...-

-Oggi è il mio compleanno, Ian.- lo bloccai, mentre lui mi guardava confuso. -Ora sono maggiorenne.- continuai.

Volevo urlargli di prendermi con lui, perchè adesso l'unico impedimento era solo la sua morale.

Adesso non aveva più scuse, non poteva più bloccare quello che stava nascendo tra di noi.

Ian sgranò gli occhi, facendo un passo avanti, ma poi si fermò di nuovo. -No, Dayana...questo non cambia le cose, non...-

Si stava tirando indietro, per l'ennesima volta. Ma io adesso dovevo dirglielo, non potevo più tenerlo per me, perchè quel sentimento mi stava scoppiando dentro il petto.

-E non le cambia nemmeno il fatto che...- mi bloccai un attimo. -...Che ti amo?- sussurrai, cercando di non piangere.

Prendimi Ian...prendimi ora...

Ian si bloccò, sbattendo  più volte le palpebre. -Cosa...-

-Hai capito bene, ho detto che ti amo.- ridissi, tremando. -E non posso più fare finta di non provare niente per te. Perciò, se tu non provi lo stesso, io non posso più restare qui, perchè mi sto facendo solo del male.- continuai, sussurrando.

Ian non dava segni di voler rispondere o altro, quindi io abbassai lo sguardo. Non potevo guardarlo negli occhi mentre mi rifiutava di nuovo. Dovevo andarmene da quella stanza, da lui...da quello che provavo.

Mi voltai e uscii dalla camera di Ian, sentendomi una stupida.

All'improvviso, però, mi sentii afferrare per il polso, ma quando mi voltai, non ebbi nemmeno il tempo di dire una parola, che Ian mi attirò verso di lui, baciandomi.

Mi afferrò per le spalle, attirandomi ancora di più a lui. Lo sentivo tremare ed ero certa che lo stessi facendo anche io.

Ian mi stava baciando. Mi stava tenendo stretta a lui e mi stava baciando.

Sentivo il cuore esplodermi nel petto e senza aspettare oltre, gli legai le braccia in vita, per quanto mi era possibile.

La sua stretta era forte e il suo bacio disperato. Mi teneva così saldamente...quasi avesse paura di perdermi.

Ma io non mi sarei mai mossa da li, non sarei mai andata in nessun altro posto, perchè era tra le braccia di Ian che io mi sentivo completa.

Mi passò la lingua sulle labbra e io le dischiusi, per permettergli di approfondire il nostro bacio.

Mi sentii morire nell'attimo in cui le nostre lingue si incontrarono.

Diavolo, era così giusto stare così, tra le sue braccia!

Ian si allontanò solo per un attimo per riprendere fiato, ma poi io mi rituffai di nuovo sulle sue labbra. Adesso che ero con lui, non volevo più lasciarlo andare.

Le nostre lingue si toccavano, per poi fuggire. Avevo voglia di abbandonarmi, avevo voglia di perdermi dentro di lui, avevo solo voglia di poterlo vivere liberamente.

Le labbra di Ian erano così morbide e più la sua lingua mi accarezzava la bocca, più sentivo il corpo andare a fuoco.

Io ed Ian ci stavamo baciando, mi sembrava ancora così incredibile.

Ci baciammo ancora e ancora...niente aveva più importanza, se non stringerci e accarezzarci.

Dopo un tempo indefinito, ci staccammo e io quasi sentii un male fisico.

Guardai Ian negli occhi e vidi che anche lui mi guardava con la stessa intensità.

Aveva gli occhi lucidi e un sorriso bellissimo stampato sulla faccia.

-Sei una pazza se pensi che ti lascerei andare via da qui...da me...- sussurrò, baciandomi di nuovo.

No, non sarei andata da nessuna parte.

-Ti amo...- gli sussurrai di nuovo, mentre lui mi strinse ancora di più.

Adesso che avevo trovato il coraggio di dirglielo, non riuscivo più a smettere.

Lo volevo, lo volevo troppo.

All'improvviso, Ian mi passò le mani sotto le ginocchia, prendendomi in braccio. Mi colse così alla sprovvista, che gli intrecciai le braccia intorno al collo, fortissimo.

-Ehi, tranquilla, principessa, non ti faccio mica cadere!- disse ironico lui, mentre io lasciavo un po' la presa.

Lo guardai, diventando incredibilmente rossa. -Lo...lo so...- sussurrai.

Perchè adesso mi riusciva facile dirgli ti amo e non guardarlo negli occhi?!

Si voltò, cominciando a camminare. -Do...dove andiamo?-

Entrò in camera sua, rendendo ovvia la risposta. -Ti porto a dormire con me...come si deve!-

Si sedette sul letto, tenendomi ancora tra le sue braccia.

Cavolo, ero così tesa, così in imbarazzo...

Perchè lui invece ora era così rilassato?! Dov'era finito l'Ian teso e frenato?!

Mi appoggiò al suo fianco, ma prima che io potessi dire una parola, mi attirò sul suo petto.

Io chiusi gli occhi, cercando di calmarmi.

Ero così felice...mi sentivo così completa.

-...Sei mio ora?- chiesi all'improvviso, diventando ancora più rossa, ma per quanto mi imbarazzasse quella domanda, dovevo capire cosa significava per lui quel bacio.

...Stavamo insieme? Stavo correndo troppo?

Sentii Ian ridacchiare, poi voltarsi e schiacciarmi sul materasso col peso del suo corpo.

-In verità, non ricordo un momento in cui non lo sono stato da quando ci siamo incontrati.-

Il cuore, se possibile, cominciò a battermi ancora più velocemente.

-Tutto questo, però, non semplifica le cose...- continuò. -Tutti gli ostacoli ci sono ancora...dobbiamo andarci piano e...e per un po' quello che c'è tra noi dovrà restare tra di noi...- concluse, anche se vedevo che gli costava fare quel discorso.

In pratica, potevamo stare insieme, ma in segreto.

In quel momento, però, non mi importava. Se potevo avere lui, i suoi baci e i suoi abbracci non mi importava che il mondo non lo sapeva.

-Non...non è un problema...- gli dissi, sorridendogli.

-Però, da oggi in poi, evita di farmi morire dalla gelosia.- ridacchiò.

-Ma perchè ora sei così eloquente e prima mi sembravi uno "Stefan" represso?- dissi, trattenendo una risata.

Era impossibile non notare quanto fosse cambiato in poco più di mezz'ora. Prima era così frenato, ora invece...era praticamente l'opposto.

-Beh, perchè adesso stiamo insieme!- disse, facendo un sorriso a 32 denti.

Sorrisi anche io, abbracciandolo così forte da fargli male.

Stavamo insieme...stavamo insieme...

Non ci potevo credere...

-Così però mi spezzi il collo!- lo sentii mugugnare e lasciai un po' la presa.

Finalmente, dopo tanto tempo, arrivava anche per me un po' di felicità.

Lo baciai di nuovo, stringendolo.

Era così bello baciare Ian!

Dopo poco ci staccammo e Ian mi spostò una ciocca di capelli dal viso. -Dai, ora andiamo a dormire, che domani c'è scuola...-

-Mhm mhm...- annuii e Ian si spostò da me, mettendosi al mio fianco.

Appoggiai la testa sul suo petto, mentre Ian mi circondava i fianchi con un braccio.

-Dayana...- mi richiamò.

-Si?-

-Buon compleanno.-

 

 

 

 

Salve bellezze!!

Beh….

Ve lo aspettavate?

No?

Nemmeno io!

Questo capitolo mi è uscito di getto. Non avevo pianificato di farli “dichiarare” proprio in questo capitolo. La storia ha preso una piega che decisamente non mi aspettavo xD

Spero che, in ogni caso, vi piaccia lo stesso!

Cosa ne pensate?

Vedete troppo “affrettato” questo capitolo? Forse avrei dovuto ritardare ancora un po’?

Non lo so…so solo che ho adorato scrivere questo capitolo e spero che anche voi vi emozionerete un po’ a leggerlo, come mi sono emozionata io a scriverlo xD

Prima una bella litigata, poi Dayana confessa i suoi sentimenti ad Ian…

Lui, ovviamente, non se lo fa ripetere due volte e la bacia!

Bravo Ian!

Beh…detto questo vi lascio, perché non vorrei annoiarvi troppo!

Volevo solo ringraziarvi per tutte le bellissime cose che mi dite nelle recensioni! …Siete fantastiche ragazze, davvero e ogni volta che leggo le vostre recensioni mi emoziono!

Grazie, grazie, grazie!

Baci e al prossimo capitolo!

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: Auguri, Dayana! ***


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Capitolo 18: Auguri, Dayana!

 

 

 

 

 

Come era successo solo poche ore prima, mi svegliai lentamente, stropicciandomi poi gli occhi con una mano.

Mi sentivo incredibilmente serena e felice, come  ormai non mi capitava da molto tempo. Sorrisi, chiudendo nuovamente gli occhi. Le immagini della sera precedente invasero la mia mente, riempendomi il cuore di gioia.

Se ci pensavo, mi sembrava ancora tutto assurdo. Era davvero successo tutto quello con Ian o era stato solo un meraviglioso sogno?

Mi voltai su un fianco, convincendomi che non era un sogno: avevo davvero confessato i miei sentimenti ad Ian e tutto era andato nel modo migliore. Più di quanto avessi potuto sperare.

Allungai un braccio, ma quando capii che non c'era nessuno al mio fianco, aprii gli occhi di scatto.

Ian non era lì.

Possibile che era andato a lavoro o a scuola senza nemmeno svegliarmi o lasciarmi qualche bigliettino?

Certo, non avevo bisogno di una lettera, però non potevo evitare di sentirmi triste e sola in quel letto enorme. Mi alzai a sedere, portandomi distrattamente i capelli indietro.

Volevo vederlo quella mattina...avrei voluto almeno salutarlo.

Forse lui si era pentito di qualcosa? Forse, alla luce del giorno, aveva capito che di notte si fanno le cose più folli e ora voleva tornare indietro?

Fortunatamente, i miei mille film mentali non continuarono, perchè la porta della camera di Ian venne aperta e sulla soglia apparve lui, bello come il sole e con una sorta di vassoio tra le mani.

Il cuore cominciò a battermi velocemente. Allora non era andato via, era solo andato al piano di sotto. Tirai un sospiro di sollievo, mentre lui si avvicinava al letto e mi metteva sulle gambe il vassoio colmo di ogni prelibatezza.

Lo guardai sorridendo, mentre Ian portava le mani dietro la schiena. Poco dopo, tra le mani, aveva una spendida rosa rossa.

-Buongiorno, principessa.- sorrise. Anzi, fece QUEL  sorriso: quello che faceva sciogliere il cuore e tremare l'anima.

Dio, era così incredibilmente perfetto, così bello.

E voleva me. Questa era la cosa più bella. Per la prima volta nella mia vita, ero la prima scelta di qualcuno.

Adesso non c'erano più estranei che mi passavano davanti dicendomi che non andavo bene, che ero troppo ribelle. Ian mi voleva: lui si era fermato e mi aveva detto che andavo bene.

-Buongiorno.- sorrisi anche io, prendendo la rosa tra le mani.

Ritornai a guardare Ian, che intanto mi stava guardando con altrettanta intensità.

-Posso baciarti? Perchè hai l'aria di chi sta per avere un collasso.- disse all'improvviso lui, facendomi scoppiare a ridere.

Sapeva sempre come tranquillizzarmi, come farmi ridere e io lo amavo ancora di più per questo.

-Beh, puoi chiedere a tutte le ragazze del mondo come reaggirebbero se si presentasse Ian Somerhalder a portarle la colazione a letto e tutte ti darebbero la stessa risposta.- feci io, rigirandomi la rosa tra le mani.

Ian Somerhalder che mi chiedeva se poteva baciarmi...le cose andavano decisamente fin troppo bene!

-Allora.- Ian spostò il vassoio sul comodino, sedendosi accanto a me. -Punto numero uno: io per te non sono Ian Somerhalder, ma solo Ian e punto numero due: non mi interessa chiedere a tutto il mondo, dal momento che mi interessa la reazione di una sola ragazza.- sorrise di nuovo, facendomi incendiare.

Era impossibile che fosse perfetto qualsiasi cosa dicesse!

-Sei solo...Ian.- esclamai anche io, sorridendogli felice.

-Si, solo Ian, solo il tuo ragazzo.- fece lui, accarezzandomi una guancia. -O meglio dovrei dire il tuo uomo, visto che ho superato la soglia del "ragazzo".- ridacchiò.

Era il mio uomo...si era tutto mio...tutto meravigliosamente mio.

Fino a quel momento non credevo esistesse una felicità così completa. Mi sembrava di aver abbandonato la mia vita ed essermi catapultata in una favola.

-Beh, in fin dei conti non ti conservi proprio male!- esclamai io, appoggiandogli una mano sulla spalla.

Dio, era così buffo quando muoveva le sopracciglia in quel modo strano. Probabilmente era l'unico al mondo che sapeva moverle in quel modo!

-Non mi conservo male?- inarcò le sopracciglia. -Ragazzina impertinente!- si lanciò letteralmente su di me, cominciando a farmi il solletico.

-N...no, I...Ian ti...prego!- dissi tra le lacrime, cercando di difendermi la pancia più che potevo.

Solo in un secondo momento, quando Ian smise di farmi il solletico, mi resi conto che lui era praticamente seduto su di me e la mia maglia era mezza alzata. Alzai il viso e lo guardai: Ian era diventato improvvisamente serio e non spostava le mani dalla mia pacia.

Poi, cogliendomi del tutto alla sprovvista, si abbassò verso di me, baciandomi. Io inizialmente non ricambiai, poi chiusi gli occhi e mi feci trasportare in quel vortice di emozioni, che solo lui era capace di darmi. Spostò le mani dai miei fianchi e intrecciò le sue dita con le mie, portandole sopra la mia testa. Sentivo le sue labbra premute contro le mie...sentivo il suo corpo premuto contro il mio.

Mi sentivo morire e rinascere nello stesso momento. Sentivo il cuore battermi come impazzito e lo stomaco in subbuglio.

Cavolo...mi sentivo creta tra le sue mani.

Alzai leggermente la testa per arrivare ancora di più a lui, così Ian approfondì ancora di più il nostro bacio, che in un attimo divenne acceso. Passò la lingua sulla mia bocca, per poi prendermi il labbro inferiore tra i denti. Sentivo un calore propagarsi in tutte le parti del mio corpo e sentivo cambiare le carezze di Ian.

Erano diventate più esigenti, più volute...un po' come il nostro bacio. Cercai di "stargli dietro", ma quando una sua mano si intrufolò sotto la mia maglietta, persi del tutto il lume della ragione.

Sentivo caldo, molto caldo.

All'improvviso, però, forse attraversato da un lampo di lucidità, si staccò subito da me, spostandosi di scatto al mio fianco, lasciandomi letteralmente con...il fiatone.

-Mi dispiace.- disse a denti stretti, voltandosi poi verso di me.

Quanto avrei voluto dirgli che doveva scusarsi per essersi fermato e non il contrario.

-Non...non è successo niente.- mi voltai anche io verso di lui e gli sorrisi, per dimostrargli che non doveva scusarsi.

-Adesso è ancora più difficile tenere in mente che sei...che hai diciotto anni.- ammise lui, sospirando.

Mi avvicinai a lui e gli appoggiai la testa sul petto. -L'età è solo un numero.- gli dissi, abbracciandolo.

Ian mi passò un braccio dietro la schiena e mi attirò maggiormente a lui. -Dai, piccola, facciamo colazione...-

-Mhm mhm...- feci per spostarmi da lui, ma Ian mi tirò di nuovo a lui.

-Ma cosa fai?- mi chiese, come se chi sa quale crimine avessi commesso.

-Ehm...non lo so...- lo guardai, aggrottando le sopracciglia.

Ian ridacchiò, poi si mise seduto, portandomi tra le sue gambe e facendomi appoggiare la schiena al suo petto. Prese il vassoio dal comodino e me lo adagiò sulle gambe.

-Cosa prendi per primo?- mi chiese, stampandomi un sonoro bacio sulla guancia.

Te, cavolo, prendo te!

-Ehm...questo!- presi un cornetto a cioccolata e lo portai alle labbra.

-Io lo prendo a crema, allora.- disse, per poi prendere anche lui il suo cornetto.

Io mi voltai leggermente, appoggiando la testa sulla sua spalla, per poterlo guardare in viso. Quanto avevo desiderato tutto quello. Sembravamo una coppia normale...in quella stanza non eravamo divisi da tutto ciò che appena la sera prima ci sembrava insormontabile.

-Posso farti una domanda?- gli dissi all'improvviso, dando un altro morso al mio cornetto.

-Dimmi.-

-Ieri...stanotte, mi hai baciata perchè sono diventata maggiorenne e ti sentivi meno in colpa?-

Ian fece un sorriso sghembo. -No, stanotte ti ho baciata perchè mi hai detto che mi amavi.- fece, sorridendomi ancora. -A proposito.- continuò, lanciando uno sguardo alla sveglia sul comodino, che segnava le 10.30. -Sono esattamente sei ore che non me lo dici.- concluse, lanciandomi uno sguardo ammonitore.

Ridacchiai. Quell'Ian non era proprio la stessa persona che fino a poco tempo prima mi guardava come fossi l'Anticristo.

Lo guardai negli occhi. -Ti amo, Ian.- gli dissi, sentendo per l'ennesima volta il cuore battere all'impazzata.

Ian sorrise e mi baciò di nuovo, anche se questa volta era solo un timido sfiorarsi di labbra. Stava per dire qualcosa, quando sentimmo suonare il campanello.

-Vado io...- dissi a malincuore, mentre Ian mi lasciava andare.

Scesi velocemente al piano di sotto e arrivai all'ingresso. Aprii la porta, trovandomi davanti un fattorino con un immenso mazzo di rose bianche con il bordino rosso.

-Ehm...si?- chiesi timida.

-Cerco la signorina Dayana.- disse il fattorino, con aria parecchio scocciata.

-Sono io.- mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, cominciando a pensare chi avesse mai potuto mandarmi quel bellissimo mazzo di rose.

-Allora questi sono per lei.- mi porse l'enorme mazzo, che io feci quasi fatica a prendere.

-Ma chi le manda?-

-Credo sia scritto tutto nel biglietto, signorina.- disse, facendomi, stranamente un sorriso.

-Ah, grazie mille, allora.- salutai il fattorino e mi chiusi velocemente la porta alle spalle.

Arrivai in cucina e appoggiai le rose sulla penisola, staccando poi il bigliettino.

 

"Dei fiori...per un fiore. Buon compleanno piccola, ti voglio bene.

Paul <3"

 

...Cosa? Paul? E come faceva a sapere che oggi era il mio compleanno?

Guardai di nuovo le rose, poi rilessi il bigliettino.

-Di chi sono queste rose?-

Sobbalzai, quando la voce di Ian mi colse all'improvviso alle spalle. Fece dei passi verso di me, con uno sguardo strano.

Gli passai il bigliettino, stranamente in agitazione.

Dannazione, io non avevo fatto proprio niente di male!

-Paul?- disse poco dopo, posando il bigliettino. -Come sa che è il tuo compleanno?-

-Non lo so.- scrollai le spalle e mi avvicinai ai vari mobiletti della cucina.

-Cosa cerchi?-

-Un vaso. Non posso mica far appassire queste rose.- dissi, continuando a cercare.

Sentii dei passi dietro di me. -I vasi sono in salotto.- mi informò freddo.

-Ian, c'è qualche problema?- gli chiesi, alzandomi e guardandolo negli occhi.

Sorrise, ma sapevo che non era un sorriso vero. -No, perchè dovrebbe essere un problema se la mia donna riceve dei fiori da un altro uomo,  ma figurati!-

Beh, il mondo ruotava decisamente al contrario.

Adesso IAN SOMERHALDER l'uomo più desiderato della terra...era geloso di me?!

No, questo non era ammissibile in nessun universo!

Mi avvicinai a lui e gli puntai un dito sul petto. –Tu sei geloso.-

Ian inarcò le sopracciglia. –E quindi?-

Stavo facendo davvero molta fatica a trattenere le risate. Ian era uno spasso: lo era anche quando stava zitto. Faceva delle facce buffe allucinanti!

Anche io inarcai le sopracciglia. –Che significa e quindi?- lo guardai allibita.

-Sono geloso…e quindi?- disse lui, come se stesse dicendo la cosa più naturale del mondo.

Mi ritrovai a sbattere le ciglia più volte, non sapendo cosa rispondergli.

-Ian, dovrei essere io quella gelosa. Tu decisamente no!- gli feci notare io, come se stessi parlando con un bambino.

-E chi l’ha decisa questa cosa? Io sono solo un uomo come tutti gli altri, che si sente ribollire dentro se vede che un altro uomo fa il cretino con  la propria donna.- concluse il tutto con un blando sorriso.

Decisi di non rispondergli, con lui servivano i fatti, perché a parole era sempre più bravo lui. Così, mi avvicinai e dopo essermi messa in punta di piedi, lo baciai.

-Sono completamente tua. Anima e corpo. Paul ha solo voluto essere gentile.- sorrisi.

Ian mi guardò per minuti infiniti, forse stava decidendo se lasciar perdere o continuare quella che a me sembrava una discussione inutile. Fortunatamente, decise di lasciar perdere, perché mi sorrise e mi strinse a lui.

-Si, hai ragione.- si staccò da me e andò a sedersi su uno sgabello della cucina. –Allora.- continuò poco dopo. –Cosa vuoi fare oggi? Dopotutto è il tuo compleanno.- concluse, puntando un gomito sulla penisola e appoggiando la testa sul palmo della mano.

Feci un sorriso a 32 denti e mi sedetti accanto a lui. –Non lo so.-

-Cosa facevi di solito?- chiese curioso.

-Mhm.- ci pensai un attimo. –Di solito uscivo a bere una birra con Koral e Joe.- affermai, vedendo Ian storcere il naso.

-Vada per Koral, ma Joe…-

-Dai! Non posso festeggiare senza di lui! È il mio migliore amico.- feci lo sguardo da cucciola e infatti poco dopo Ian scosse la testa.

-So già che mi fregherai molte volte con questo sguardo…- mi prese la mano. –Che ne dici se andiamo in qualche localino carino? Magari chiamiamo anche i ragazzi del set, ormai sei diventata la nostra mascotte. Candice ti ama e Joseph ti considera la sua figlioccia!- disse Ian, facendomi scoppiare a ridere.

-Allora è deciso: stasera andremo tutti a bere qualcosa fuori! Tu chiama i ragazzi, io chiamo Koral e Joe!- sorrisi e mi alzai.

-Si, tanto io adesso devo andare  sul set.- anche Ian mi imitò, avviandosi poi verso l’entrata. –Puoi far venire Koral se ti fa piacere. A dopo.-

Mi diede un altro bacio e poi andò via.

Cominciai a saltellare per tutta la casa come una cretina. Ero così felice e sapevo che questo sarebbe stato il compleanno più bello della mia vita.

Senza pensarci due volte chiamai Koral e Joe.

Finalmente avevo un compleanno con i fiocchi!

 

 

 

-Se mandi giù anche quello, comincio davvero a preoccuparmi per il tuo fegato!-

-Oh, Jomo, non mi scocciare!- brontolò Candice, bevendo il suo ennesimo drink.

-Ricorda che sono stato la voce della ragione!- fece di rimando lui, prendendo tra le mani il suo bicchiere colmo di liquido rosso.

In tutta risposta Candice gli fece la linguaccia, facendo scoppiare a ridere tutti.

-Un brindisi al compleanno di Dayana!- fece di nuovo Candice, alzando un bicchiere in aria.

-Glie ne hai fatti 15 di brindisi, Candice!- disse anche Ian, ridacchiando.

Sorrisi anche io e mi guardai in giro.

Ero davvero fortunata ad essere circondata da persone così meravigliose. Li guardai uno ad uno: cominciando da Ian, alla mia destra, che mi aveva organizzato una serata bellissima, per finire a Koral, alla mia sinistra.

Quando le avevo detto che la sera saremmo usciti con i ragazzi del suo telefilm preferito, aveva urlato così forte che probabilmente l’avevano sentita fino in Siberia.

Adesso, infatti, teneva il suo drink tra le mani e guardava tutti con aria sognante.

Beh, non tutti. Eravamo solo io, Ian, Candice, Joseph, Paul e Koral.

Purtroppo Joe non era potuto venire, dal momento che aveva il turno a lavoro, ma mi aveva promesso che domani avremmo passato il pomeriggio insieme e che si sarebbe fatto scusare.

-Quella che dovrebbe ubriacarsi sono io. Tra poco mi scoppieranno gli occhi se sto ancora a guardarvi fisso!- disse Koral, facendo scoppiare a ridere tutti.

Fortunatamente, Koral era riuscita subito ad integrarsi con tutti, che la considerarono parte del gruppo sin dal primo istante.

-No, dai, ti prego, credo che ne resterei leggermente traumatizzato!- esordì Paul, sorridendo.

-Credimi, io ti traumatizzerei con ben altro!- esclamò Koral, scatenando di nuovo l’ilarità di tutti.

-Koral!- la richiamai io, dandogli una leggera gomitata.

Paul ridacchiò, mentre Ian mi lanciò una lieve occhiata.

Sorrisi, per poi spostare lo sguardo sulla pista da ballo. Mi sembrava ancora incredibile che ancora nessuno avesse riconosciuto i ragazzi, dal momento che era passata già un’oretta.

Mi voltai di lato e vidi che Ian mi stava guardando. Quanto avrei voluto accoccolarmi sul suo petto e baciarlo, ma non potevo fare niente di tutto quello. Dovevo guardarlo e fare finta di non amarlo.

Ian mi sorrise, per poi ritornare a parlare con tutti gli altri.

-Ti va di andare a ballare?- mi chiese all’improvviso Paul, facendo zittire Ian e Candice che stavano chiacchierando tra loro.

-Paul non credo sia il caso. Già siamo stati fortunati per non essere stati fotografati in compagnia di due nostre studentesse.- proruppe Ian, cercando di sembrare più naturale possibile.

-Credo abbia ragione Ian…- concordai anche io, portandomi una ciocca dietro l’orecchio.

-Tu dici che in mezzo a una pista del genere riconoscono proprio Paul?- fece Joseph, beccandosi un’occhiataccia da Ian e Candice.

-Mai tentare la sorte!- rincarò la dose anche Koral, sorridendo diabolica.

-Secondo me state esagerando.- disse Paul.

-Meglio non rischiare.- fece Ian, stringendo di più la presa sul suo bicchiere.

Quello era l’unico gesto che lasciava capire che si stava innervosendo, perché al di fuori era completamente calmo, sembrava quasi di ghiaccio.

Paul sbuffò. –Adesso non posso neanche divertirmi.-

-Dai, Paul, non roviniamoci la serata. Ian e Candice hanno ragione.- dissi, cercando di riportare di nuovo il clima di serenità che c’era stato fino a qualche secondo prima.

-D’accordo, come volete.- si arrese alla fine Paul, estraendo il cellulare dalla tasca.

Sospirai di sollievo. Temevo che quella situazione sarebbe andata per le lunghe e invece Paul aveva cambiato idea molto velocemente.

-La prossima volta che fa il cretino non sarò così…diplomatico.- mi sussurrò Ian all’orecchio, facendomi rabbrividire.

Assomigliava molto a Damon quando minacciava in quel modo pacato.

Si allontanò velocemente da me, ritornando a scherzare con tutti come se niente fosse.

-Scusatemi un attimo…vado in bagno…- mi alzai e passando davanti a Koral che non faceva altro che guardare Paul con gli occhi a cuoricino.

Cercai di districarmi tra la folla e dopo non poco tempo, riuscii ad arrivare nei bagni. Mi avvicinai al lavandino e mi bagnai leggermente le mani.

Adoravo la sensazione dell’acqua fredda sul mio corpo, in particolare sulle mie mani.

All’improvviso, però, sentii il mio cellulare vibrare e, dopo essermi asciugata le mani, lo estrassi dalla tasca dei jeans.

 

“From: Paul

Avrei tanto voluto ballare con te…ho voglia di stringerti, piccoletta.”

 

Fui costretta a rileggere molte volte quel messaggio.

Beh, se non avesse avuto un doppio senso…non me lo avrebbe scritto in un messaggio, no? Me l’avrebbe detto da vicino…

Decisi di non rispondere al messaggio, anche perché non avrei saputo nemmeno cosa dirgli…

Ritornai dagli altri, ignorando le occhiate che mi aveva lanciato Paul.

-Dayana, mi accompagni a prendere la torta in auto?- mi chiese poi Ian, facendomi uno strano sorriso.

-Ehm, si, ok..- mi alzai di nuovo.

-Ian, se vuoi ti accompagno io.- disse Joseph, prendendo distrattamente la mano di Candice.

-No, no, non preoccuparti.- sorrise Ian, alzandosi.

Così, ci avviammo al parcheggio, ma appena arrivati alla macchina, invece di prendere la torta come aveva detto, Ian mi prese per le spalle e mi fece scontrare dolcemente con la portiera, per poi baciarmi.

Mi mise le mani sui fianchi e mi attirò verso di lui.

-Ian…cosa…- gli dissi, tra un bacio e l’altro.

-Morivo dalla voglia di toccarti…- sussurrò roco, ricominciando a baciarmi con più passione.

Scese a baciarmi il collo, mentre io sentivo il corpo andarmi a fuoco. Incurante di trovarci in un parcheggio, incurante di qualcuno che potesse vederci…lo baciai con la stessa passione, infilandogli le mani sotto la maglia.

Ian ritornò a baciarmi, passandomi la lingua sulle labbra.

Era incredibile che voglia avessi di toccarlo…

-A…aspetta…qui ci…vedranno…- mi staccai un attimo da Ian, con gli occhi lucidi per la voglia che avevo di lui.

Ian si guardò in giro, poi estraendo le chiavi dalla tasca, fece scattare l’allarme della macchina e aprì la portiera.

Mi sorrise e dopo essere entrato in macchina mi tese una mano. Io l’afferrai, tremando leggermente per tutti i sentimenti che sentivo dentro. Ian mi tirò verso di lui, così da ritrovarmi seduta a cavalcioni sulle sue gambe.

Ritornammo a baciarci.

Io avevo bisogno di lui e Ian ne aveva di me.

Le labbra di Ian erano così morbide e le sue mani che vagavano sulla mia schiena mi riempivano di adrenalina.

Questa volta fui io a baciargli il collo, mentre la sua presa su di me si faceva più salda.

-Dayana…- sussurrò roco, mentre io sentibo la sua erezione sotto di me attraverso i jeans.

Le sue mani si posarono sulle mie gambe, cominciando ad accarezzarle da sopra a sotto.

Le sue carezze erano fuoco…e io mi sentivo come in un oblio tra le sue braccia.

Arrivò all’orlo dei miei jeans, infilandoci un pollice dentro e facendolo scorrere piano, mentre io gli alzavo leggermente la maglietta per baciargli il petto.

Quanto lo amavo…quanto lo desideravo.

Ian mi fece alzare il viso e mi baciò, mentre una sua mano mi sbottonava abile il jeans.

-Ian…-

-Non…non voglio farti mia qui…così…- un altro bacio. –Rilassati…- sussurrò roco, mentre la sua mano si infilava oltre i miei slip.

Trattenni il fiato quando la sua mano arrivò dove mai quella di nessuno era arrivata.

Era di una dolcezza disarmante, ma allo stesso tempo di una passione incredibile. Mi sfiorava abile, ma non interrompeva mai il contatto tra i nostri occhi e le nostre labbra.

Tremai e gli afferrai le spalle saldamente. Sentivo un calore incredibile invadermi il corpo, mentre la mano di Ian si muoveva a ritmo dei miei sospiri.

-Dimmi…che mai nessuno ti ha…toccata così…ti prego…- mi sussurrò sulle labbra, mentre io mi sentivo così in estasi da non riuscire quasi a sentirlo.

-Ne…nessuno…te lo…giuro…- riuscii a sussurrai io, tra un gemito e l’altro.

No, nessuno mai mi aveva toccato così e in quel momento stavo provando sensazioni che non sapevo nemmeno esistessero.

Ian sorrise e mi fece sdraiare sul sediolino posteriore, mettendosi poi su di me. Ritornò a baciarmi e io ad ogni bacio lo amavo di più.

Ad ogni bacio ero sempre un po’ più sua.

Più di quando non lo fossi già.

Le carezze al cuore della mia femminilità ricominciarono e io cominciai a non riuscire più a stare ferma. Ian appoggiò la sua fronte contro la mia, velocizzando il ritmo delle sue carezze.

Chiusi gli occhi, lasciandomi andare all’ondata di calore che era partita dal mio ventre e si era propagata in tutto il mio corpo, urlando il suo nome.

Ian sfilò la mano, abbracciandomi poi con tutta la forza che aveva nel corpo.

Quella fu la prima volta che raggiunsi il piacere tra le braccia dell’uomo che amavo.

 

 

 

 

Salve bellezze e buona domenica!

Dopo quella che secondo me è un’eternità, ho aggiornato!

Che ve ne pare del capitolo?

Vi è piaciuto il “risveglio” o vi aspettavate qualcosa di meglio?

Paul fa arrivare delle rose a Dayana, scatenando le gelosie di Ian. La sera poi, da bravo fidanzatino, organizza una festicciola per la sua amata e li…

Beh, spero che la mia decisione di far succedere già qualcosa di “fisico” tra i due non vi dispiaccia. Non credo sia una cosa così strana da far succedere tra i due, anche se poi vedrete nel prossimo capitolo la sorta di “reazione” di Ian.

Beh, dal momento che non voglio dilungarmi troppo nelle note, visto che il capitolo è già abbastanza lungo, vi lascio!

Vorrei ringraziare le persone meravigliose che mi regalano le loro parole bellissime! Grazie ragazze, mi fate sempre sorridere e emozionare con quello che mi scrivete!

Grazie grazie grazie!

Un bacio e al prossimo capitolo!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: Auguri, Ian! ...Più o meno! ***


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Capitolo 19: Auguri, Ian! ...Più o meno!

 

 

 

 

 

Era passata una settimana.

Da ben sette giorni (erano pochi, ok, ma per me erano un sogno!) ero la "donna" di Ian Somerhalder, l'uomo più bello e dolce della terra. In quei sette giorni che mi ero svegliata accanto, o meglio stritolata, a lui, mi ripetevo quanto fossi fortunata a poter stare accanto ad una persona del genere.

Perchè Ian non era bello solo per quei meravigliosi occhi azzurri, per le sue braccia muscolose o per quel sorriso malizioso capace di far sciogliere chiunque...no, Ian era bello soprattutto dentro: era sempre ottimista, vivace, generoso....lui era...perfetto.

Soprattutto, in quei bellissimi sette giorni, avevo capito quanto le persone si sbagliassero a chiamarlo "occhi di ghiaccio": i suoi occhi erano ciò che di più caldo esistesse al mondo. Nei suoi occhi potevi leggervi tutte le emozioni che provava in quel momento: la felicità per un momento passato insieme, l'emozione alla vista di qualcosa di meraviglioso, la tristezza per non poterci amare alla luce del sole, come una coppia normale.

Ian era speciale e io mi svegliavo ogni giorno con il sorriso sulle labbra per avere la possibilità di stare accanto ad una persona così meravigliosa.

...E proprio per questo mi chiedevo continuamente cosa ci facesse con una come me. Lui era perfetto e io di perfetto non avevo proprio niente.

Vivevo nella costante paura che lui un giorno apra gli occhi e si rendesse conto che accanto a lui non c'è nessuno di speciale, ma solo una...ragazzina noiosamente normale, con problemi più grandi di lei sulle spalle. Avevo paura che lui capisse che meritava di meglio, magari qualcuno che fosse del tutto sincero con lui...

Cavolo, dovevo dirgli che ero Cenerentola, ma proprio non riuscivo a trovare il coraggio di guardarlo negli occhi e confessargli che ero io quella ragazza che appena un anno prima gli aveva rubato un bacio. Ma sapevo che a quel punto Ian mi avrebbe respinta, perchè lui perdonava tutto, ma non le bugie. Quelle le detestava e io non potevo sopportare l'idea che lui mi detestasse, ma purtroppo sapevo che prima o poi tutta quella storia sarebbe venuta a galla.

-Ehi, ma a cosa stai pensando? Non hai capito niente di quello che ti ho detto!- la voce squillante di Koral mi riportò alla realtà, facendomi ricordare di essere fuori scuola e che un'altra interminabile giornata di scuola era finita.

-Scusami, oggi ho un po' la testa tra le nuvole...cosa mi stavi dicendo?- le sorrisi, cercando di restare concentrata e di non ritornare a pensare ad Ian.

Cosa maledettamente difficile.

-Niente di speciale, mi lamentavo solo del fatto che Paul continua ad ognorarmi. Ma quando capirà di amarmi?- disse lei, facendo un'alzatina di spalle. -Oh, è arrivato mio padre, devo andare tesoro, ti chiamo più tardi!- continuò poco dopo, scoccandomi un bacio sulla guancia e avviandosi verso la Mercedes di suo padre, a metà strada, però, si voltò, sorridendomi. -A proposito: fai gli auguri al tuo uomo da parte mia!- concluse, per poi voltarsi e correre di corsa in auto.

Io scossi la testa, ridendo. Koral era l'essenza della vita racchiusa in una persona.

Decisi così di avviarmi verso il set dove lavorava Ian. Almeno il giorno del suo compleanno potevo presentarmi lì e fargli una sorpresa!

Chi sa come avrei fatto ad entrare però...

-Dayana!- mi sentii chiamare e mi fermai subito, riconoscendo la voce di Paul.

In verità era un po' imbarazzata, perchè dal giorno del mio compleanno non avevamo praticamente più parlato, anche se lui mi aveva inviato un messaggio o due.

Ma quando è Ian Somerhalder a distrarti con i suoi baci mozzafiato non sempre si hanno le facoltà mentali per rispondere ai messaggi.

-Ehi.- cercai di sorridere a Paul, dopo che mi aveva raggiunto appena voltato l'angolo della scuola.

-Ciao.- sorrise anche lui, anche se forse era un po' tirato. -Come va? E' un po' che non parliamo noi due...- continuò, abbassando per un attimo lo sguardo.

Io mi passai le mani nei capelli. -Hai ragione, sono una pessima amica, ma ho...ho avuto delle cose da fare. Comunque a me va tutto alla grande, te?-

Paul si infilò le mani in tasca, posando velocemente lo sguardo su una macchina che passava, per poi concentrarsi su di me. -Diciamo...normale. E' un po' che io e Torrey ci siamo lasciati e...non lo so, è come se fosse normale la sua assenza.- ammisse, grattandosi la testa.

-Forse questo è il segno che la vostra storia era già finita da un bel po', perchè altrimenti sentiresti la sua mancanza. O almeno credo, non ho molta esperienza in materia.- esclamai, ridacchiando leggermente.

Beh...se mai Ian mi avesse lasciato probabilmente io avrei sguazzato in un mare di depressione e malinconia.

Cavolo...ero già così dipendente da lui?!

-Si, forse hai ragione, anche perchè la mia testa in questo momento è...- si fermò un attimo, piantando i suoi occhi nei miei. - Altrove.- concluse.

Ecco...e io ora non sapevo cosa dire. Dopotutto cosa avrei mai potuto dirgli?

-Dayana...- la sua voce mi riportò alla realtà. Lo guardai: sembrava in difficoltà, quasi avesse paura di dire qualcosa. -A...a proposito del messaggio...quello della sera del tuo compleanno...beh, spero non ti abbia turbato e che tu non mi abbia evitato per questo.- disse velocemente, concludendo con un sorriso tirato.

Il messaggio del mio compleanno? ...Oh, quel messaggio.

Mossi più volte le palpebre. Di certo non lo stavo evitando per quel messaggio. Beh, in effetti non mi ero proprio accorta che lo stavo evitando.

-Paul io...no, figurati, quel messaggio non mi ha turbata. E perdonami, non mi ero accorta che ti stavo evitando, avevo solo la testa da un'altra parte...- mi affrettai a spiegarli.

Non volevo pensasse che lo stessi evitando. Io gli volevo bene ed era importante per me che Paul capisse che per lui ci sarei sempre stata.

Paul fece un sospiro di sollievo, ritornando subito il Paul spensierato di sempre.

-Bene, mi fa piacere sentirlo. Quindi...posso farlo ora?- mi chiese dopo poco, sorridendo.

-Cosa?- feci senza capire. Decisamente Ian mi aveva fatto evaporare il cervello, perchè mi ero alquanto rincoglionita da quando stavo con lui.

-Stringerti. Posso farlo?- chiese di nuovo, stupendomi.

Paul voleva...abbracciarmi?

... E perchè?

Dopo qualche secondo sorrisi tra me e me. Che stupida: magari aveva solo bisogno di un abbraccio di un'amica per risollevarlo da tutto quel periodo strano.

-Certo Paul.- gli sorrisi e lui subito fece lo stesso.

Poi venne verso di me, passandomi le braccia dietro la schiena e attirandomi a lui. Mi strinse, forse troppo per essere un semplice abbraccio tra amici o forse ero io che mi stavo facendo qualche film mentale.

-Paul...- mi ritrovai a sussurrare dopo poco. Volevo abbracciarlo, ma in un certo senso tutto quello mi sembrava così...sbagliato.

-Ti prego, solo un attimo...- sussurrò di rimando lui, appoggiando la fronte sulla mia spalla.

Ma cosa significava tutto quello? Cosa gli prendeva?! Non aveva mai fatto così e adesso mi sembrava così diverso dal Paul che era mio amico.

Che fosse successo qualcosa di grave?

Stavo per chiedergli se voleva parlarmi di qualcosa, quando lui si staccò da me. Aveva uno sguardo strano.

-A domani, Dayana.- disse solamente, come se poco prima non fosse successo assolutamente nulla.

-A...a domani.- feci anche io, un po' confusa.

Paul mi sorrise ancora, poi svoltò di nuovo l'angolo, sparendo dalla mia vista. Decisamente aveva qualcosa di strano: si comportava in modo ambiguo e poi subito dopo come se niente fosse accaduto.

Decisi che non era quello il momento per pensare alle stranezze di Paul: dovevo andare da Ian e augurargli buon compleanno.

Così, canticchiando, mi avviai, sperando di trovare Ian ancora sul set.

 

 

Io amavo Joseph Morgan.

Era più forte di me: lo amavo e basta. Avrei lasciato Ian e sposato lui, ne ero più che certa!

...Ero arrivata mezz'ora prima agli Studios, ma come era ovvio che fosse, la sicurezza mi aveva bloccato subito, dicendomi che non potevo assolutamente entrare. Quando gli avevo spiegato per la dodicesima volta che ero amica dei ragazzi del cast, mi aveva guardato con le sopracciglia inarcate, dicendomi di fare silenzio perchè lui era il detective Conan in incognito.

In pratica...mi stava prendendo per il culo.

Quindi, mentre il tipo se la rideva di gusto, io vedevo sempre di più la mia sorpresa allontanarsi.

Quando poi, però, era arrivato Joseph proprio dietro di me e mi aveva circondato le spalle, scoccandomi un bacio sulla guancia, quello della sicurezza era decisamente sbiancato, spostandosi di lato per farci passare.

In pratica, dopo mezz'ora, dopo il divino arrivo di Joseph, io ero diventata sua nipote, quindi adesso potevo andare sul set ogni volta che volevo.

Grande...grandissimo Joseph!

-Sappi che ti amerò per tutta la mia vita!- gli dissi, mentre lui mi conduceva in sala relax, dove probabilmente c'era Ian.

Ero proprio curiosa di vedere che faccia avesse fatto quando mi avesse visto sbucare dalla porta.

-Ne sono lusingato scricciolo, ma ho la netta sensazione che ad una certa persona non piacerebbe questa frase!- disse, per poi scoppiare a ridere.

Io divenni rossa in meno di due secondi. -No, ma che dici. Non gli darebbe fastidio!-

Joseph sorrise malizioso, come se avesse scoperto chi sa che grande verità. -Beh, allora avresti dovuto chiedermi a chi mi riferissi no?- dichiarò poco dopo, voltandosi a guardarmi.

Io aprii e chiusi la bocca più volte. Beh, mi aveva decisamente disarmato, aveva vinto lui.

-Sei così criptico che non ti capisco mai.- tentai di sembrare assolutamente innocente. Possibile che qualcuno si fosse accorto di quello che c’era tra me e Ian?

No, non era assolutamente possibile. Eravamo sempre attenti e quando eravamo con i ragazzi evitavamo anche di guardarci.

-Dai, non ci pensare. Comunque siamo arrivati.- tagliò corto Jos, indicandomi con la testa la porta della sala relax oltre la quale si sentivano risate e schiamazzi. Beh, si poteva tranquillamente distinguere la voce di Ian…

Jos mi sorrise e poco dopo aprì la porta, spostandosi per farmi entrare per prima. Quando, però, i miei occhi si posarono su Ian, notai che la sorpresa l’aveva fatta lui a me. Ian stava praticamente sdraiato a terra e Nina era seduta a cavalcioni su di lui, entrambi ridevano come matti.

-Ian, guarda un po’ chi ci ha fatto una sorpresa!- proruppe Joseph, appoggiandosi con la schiena alla porta.

Ian e Nina si voltarono verso la porta e quando gli occhi di Ian si posarono su di me, il suo sguardo passò dalla sorpresa all’imbarazzo.

Si, maledetto Somerhalder, sentiti in colpa per avere praticamente la tua ex spalmata addosso.

Non spostai lo sguardo da lui, limitandomi ad incrociare le braccia al petto. Ian velocemente fece spostare Nina, alzandosi da terra e aiutando anche lei a farlo.

-Ciao ragazzi, scusate per il disturbo.- dissi cordiale, facendo un enorme sorriso.

Ian si irrigidì, passandosi una mano nei capelli. Si, fai bene a tremare attorino da quattro soldi, perché la finta aria calma l’ho imparata proprio da te.

-Ciao, Dayana.- fece anche Nina, completamente tranquilla.

Odiavo la sua faccia da “io sono migliore di te”. Poteva anche crederlo, ma Ian aveva scelto di stare con me.

Le feci un sorriso, cercando di apparire più tranquilla possibile. Calò il silenzio, interrotto poi dai passi di Ian, che si era mosso per venire verso di me.

-Ciao, piccoletta. Che bella sorpresa.- mi abbracciò, anche se non era come quegli abbracci che mi riservava quando eravamo nella nostra casa, a coccolarci sul divano a luci spente.

-Ciao…- sussurro anche io, staccandomi poco dopo. –Sono venuta solo per augurarti buon compleanno…- continuai, come a voler giustificare la mia presenza lì.

Ian sorrise. –Grazie, sono contento tu sia venuta.-

-Giusto, oggi è il tuo compleanno, Som.- Nina si avvicinò a noi, sorridendo ad Ian. –Adori ancora i compleanni? Ricordi quando ti svegliai nel cuore della notte con quella torta tra le mani?- ridacchiò in modo finto, posando per un attimo lo sguardo su di me. –Ancora oggi sono curiosa di sapere che sapore avesse…- concluse, sorridendo maliziosa.

Io ingoiai. Dovevo restare calma, non dovevo raccogliere le sue provocazioni. Avevo capito benissimo com’era finita “quella sorpresa”, ma non le avrei dato la soddisfazione di vedermi infastidita.

Ian fece un sorriso tirato. –Ehm, si…- poi si voltò verso di me. –Ti va di vedere un po’ il set?- mi chiese poco dopo.

-Ian, dobbiamo girare tra poco.- ci interruppe Nina, sempre con quella sua aria da Alice nel paese delle meraviglie.

-non preoccuparti, Nina.- si intromise Joseph. –Ci sono prima le scene tra te e Paul. C’è ancora tempo per quelle con Damon.- sorrise.

Si, lo amavo proprio.

-Ci vediamo dopo, ragazzi.- Ian fece l’occhiolino a Joseph e poco dopo, appoggiandomi una mano sulla spalla e conducendomi fuori.

Quando la porta si richiuse alle nostre spalle, Ian tirò un sospiro di sollievo. –Non mi aspettavo di vederti qui.- sorrise.

-Si, immagino.- sorrisi anche io. –Dai, andiamo a visitare questo set!- continuai ironica, avviandomi, ma la mano di Ian sul mio polso mi fermò.

-Perché sei arrabbiata ora?- mi chiese, puntando i suoi occhi magnetici su di me.

-Cosa ti fa credere che io sia arrabbiata?- replicai, sciogliendo la presa sul mio polso.

-Andiamo a parlare in un posto più tranquillo.- Ian mi prese per mano e guardandosi in giro mi portò nel suo camerino. Chiuse la porta a chiave e poi vi si appoggiò contro con la schiena.

-Di cosa dobbiamo parlare?- mi appoggiai alla “postazione trucco”, guardandolo diritto negli occhi.

Ian si staccò dalla porta e venne verso di me. –Sei arrabbiata perché giocavo con Nina?-

-No, perché dovrei essere arrabbiata se la tua ex si siede su di te?- affermai ironica, sorridendo.

In tutta risposta Ian mi prese il viso tra le mani e mi baciò. –Sei bellissima quando diventi gelosa.-

-Non vale…non puoi comprarmi così ogni volta.- dissi in tono dolce. Con i suoi baci riusciva sempre a farsi perdonare. Se mi avesse ucciso mentre mi baciava, gli avrei perdonato anche quello.

Ian sorrise, ritornando di nuovo a baciarmi. Si infilò tra le mie gambe per tenermi maggiormente vicino a se.

-E invece a me non piace essere gelosa.- replicai io, mentre Ian cominciava ad accarezzarmi le braccia.

-Credimi, non hai nessun motivo per esserlo.- disse, bloccando le mani sulle mie spalle.

Io sbuffai, spostando per un attimo lo sguardo di lato. –Per te è tutto semplice. Io invece ti devo condividere con tutto il mondo…devo vedere che milioni di fan possono urlare di amarti, mentre io, che ti amo davvero, posso solo sussurrartelo in un orecchio mentre siamo soli. Devo accettare che ovunque vai le donne ti si buttano addosso.- sospirai. Non lo avevo guardato in faccia neanche un attimo. –Io sono completamente tua, mentre tu sei del mondo.- conclusi, concedendomi solo in quel momento di lanciargli un’occhiata.

Ian era immobile, aveva le mani sulle mie spalle e gli occhi puntati nei miei. Poi un bellissimo sorriso comparve sulle sue labbra. Il sorriso di Ian era speciale perché lui non sorrideva soltanto con la bocca…il suo sorriso nasceva negli occhi.

Si avvicinò a me, o meglio, al mio orecchio. –E’ Damon Salvatore che dividi con tutto il mondo. Ian invece è soltanto tuo.- soffiò al mio orecchio, procurandomi milioni di brividi.

-Già...spiegalo a quella snob della tua ragazza...odio lei e le sue torte.- borbottai.

Ian si avvicinò maggiormente a me. -Non pensare a  Nina...lei è il passato. Tu sei il mio presente...Siamo insieme...qui e ora... il resto non è importante...-

Senza rispondergli gli presi il viso tra le mani e unii di nuovo le nostre labbra. Ian aveva la capacità di dire la cosa giusta al momento giusto. Avevo bisogno di sentirlo solo mio, perché talvolta sentivo la nostra storia scivolarmi dalle dita.

E io non potevo concedermi di perderlo.

Ian portò le mani dietro la mia schiena, approfondendo il nostro bacio. Aveva un modo unico di baciare: non sapevo se perchè lo amavo da morire o perchè aveva 30 anni e di esperienza ne aveva già fatta molta.

Strinse maggiormente la presa su di me, quasi volesse farmi sparire nel suo abbraccio. Gli passai le braccia intorno ai fianchi, dimenticandomi di tutto il mondo. In quel momento non c'era nessuna ex stronza, lui non era un attore famoso, io non ero Cenerentola e noi potevamo volerci bene come una qualsiasi coppia.

Mi prese tra le braccia e io gli intrecciai le gambe in vita. Non avevo nemmeno bisogno di riprendere fiato, perchè il mio ossigeno era lui.

Mi appoggiò con la schiena al muro, mentre i suoi baci diventavamo più intimi, più esigenti.

-Ian, devi andare sul set!- la voce di Candice ci ridestò, facendoci riprendere contatto con la realtà. -Ian! Ma sei morto o cosa lì dentro?!- continuò lei.

Ian fece un sorriso tirato, appoggiando la sua fronte contro la mia. -Beh, ci stavo andando vicino...- mi sussurrò sulle labbra, per poi darmi un ultimo bacio prima di mettermi a terra.

Io feci un mugolio di protesta. Non volevo muovermi, volevo restare tra le sue braccia e volevo riempirlo di baci.

Ian mi guardò, per poi abbassare imbarazzato lo sguardo verso i suoi pantaloni. -Questo sarà molto difficile nasconderlo...- ridacchiò.

Istintivamente guardai anche io, per poi spostare subito lo sguardo.

Beh...in effetti...

Si "aggiustò" meglio che poteva, poi corse alla porta ad aprire. -Sono ancora vivo.- fece, sorridendo.

-Lo vedo, ma cosa...- si bloccò, vedendo me alle spalle di Ian. -...oh.- lanciò poi uno sguardo malizioso a Ian e poi a me. -No, di certo non eri morto. Anzi, eri più vivo che mai, vero Som?- ridacchiò. -Ciao, piccoletta!-

-Ciao, Candy.- sorrisi debolmente anch'io, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Candy, i tuoi giri di parole non li capisco normalmente, immagina alle due del pomeriggio senza aver nemmeno mangiato.- brontolò Ian, appoggiandosi alla porta.

Ma non dovevano andare a lavorare quei due?! Cavolo, come mi sentivo in imbarazzo!

Facevamo tanto per non dare nell'occhio, eppure sembrava che tutti avessero capito che tra noi ci fosse qualcosa.

Candice scoppiò a ridere. -Diciamo che oggi la scena tra Damon e Elena verrà particolarmente bene.- affermò, per poi lanciare uno sguardo ai jeans di Ian.

Oh...oooh!

In quel momento diventai tutta rossa. -Io torno a casa!- dissi tutto d'un fiato. -Ciao ragazzi!- sorpassai velocemente i due e mi lanciai letteralmente fuori dal camerino, accompagnata dalle risate di Candice e le frasi sconnesse di Ian.

 

 

 

Bene. Era quasi pronto. O meglio, era quasi pronto quello che non avevo maldestramente bruciato...

Cara Dayana, la cucina non fa decisamente per te, ecco perchè da più di due mesi tu e il tuo bell'Ian vivete di cibo in scatola e pizze.

-E che palle!- sbraitai all'ennesimo campanellino che mi avvisava che l'arrosto in forno era già pronto.

-Che è successo?! Che hai bruciato?!- la voce squillante di Koral mi giunse dal vivavoce del cellulare.

si, perchè come se non bastasse, avevo avuto la malsana idea di chiamare Koral, quindi la situazione era questa: stavamo in vivavoce e lei, piccola maniaca dei computer, mi teneva aggiornata sulle ricette prese da internet.

Come sempre...eravamo una coppia pericolosa!

-Non ho bruciato niente.- mi giustificai. -E' il trillo del forno che mi sta mandando in escandescenza!-

-Beh, tesoro, dopo i due vassoi di dolcetti, la torta di compleanno, i muffin andati a male, le patatine decisamente troppo cucinate e l'arrosto, credimi...- si fermò un attimo, come per dare più enfasi alla frase. -E' lui ad andare in escandescenza!- concluse, scoppiando a ridere.

Sfilai l'arrosto dal forno e lo poggiai sulla penisola della cucina. -Sei poco divertente, davvero.- sbuffai, passandomi poi una mano sulla fronte.

Guardai la cucina, che più che una cucina, era un campo di battaglia.

Avevo cominciato a cucinare dalle quattro e ben quattro ore dopo...io ancora non avevo finito!

Avevo bruciato così tanta roba da poter sfamare il terzo mondo, ma avevo ricominciato a cucinare altrettanta roba.

Guardai soddisfatta l'abbondantissimo antipasto che avevo preparato, l'arrosto con le patate, bacon e uova, l'insalata con dentro di tutto, le bistecche e la pasta ancora da cucinare, i dolcetti, i muffin un po' bruciacchiati e la torta di compleanno...che dovevo ancora ricoprire di panna!

-Dayana? Sei ancora viva?-

-Ehm, si. stavo pensando che devo ancora ricoprire la torta di panna.- aggrottai le sopracciglia, dirigendomi al frigo per prendere tutto l'occorrente.

-E muoviti! Tra poco lui sarà a casa!- era più eccitata lei che io...il che era tutto dire!

-Non mettermi ansia!- mi lamentai, cominciando a montare la panna.

-Mi raccomando, domani voglio la descrizione nei minimi dettagli!- mi disse, forse per la millionesima volta.

-Si, si, certo!-

Mi concentrai a montare la panna, dopodiché presi la torta e stando molto attenta cominciai a ricoprirla con la panna. La torta preferita di Ian era panna e nutella, proprio come i bambini.

-Finito!- esclamai contenta poco dopo.

-Bene, ora mettila in frigo. Hai finito di cucinare, amica!- fece contenta anche lei.

-No.- dissi, posando la torta in frigo. -Manca ancora la pasta e le bistecche.-

-Che devi cucinare quando verrà Ian, non stare in ansia!-

Stavo per rispondere, quando la voce di Ian mi giunse dall'entrata. Cavolo era già arrivato!

-Adesso devo andare!- staccai velocemente la chiamata, senza nemmeno ascoltare il saluto di Koral e dopo essermi sfilata il grembiule e pulita, uscii dalla cucina, premurandomi di chiudere bene la porta.

Arrivai nel salotto e lì trovai...

Il sorriso sparì dalle mie labbra.

In salotto c'erano tutti. Ma proprio tutti!

-Ciao...- dissi, senza nascondere un pizzico di delusione nella voce.

Se ne sarebbero andati, vero?

-Ehi, ciao!- Ian venne verso di me e mi diede un bacio sulla guancia, mentre Paul mi guardava.

Poi salutai velocemente tutti i ragazzi, che ricambiarono facendomi un enorme sorriso.

-Vi abbiamo invaso!- disse Steven.

-Avete invaso Ian, questa è casa sua.- sorrisi, lanciando un'occhiata ad Ian.

-Abbiamo organizzato ad Ian una festicciola a sorpresa nel suo locale preferito...spero non ti dispiaccia.- disse Nina, usando quel tono di finta cortesia.

Loro...cosa?

Voltai lo sguardo verso Candice, che mi restituì uno sguardo dispiaciuto. Sapevo che lei non era a conoscenza di nulla, altrimenti me l'avrebbe detto quando l'aveva incontrata sul set.

-Quindi non restiamo a casa?- chiesi ad Ian.

No, non poteva farmi questo. Cazzo, Ian, cucinavo da quattro ore!

-A proposito di questo...- lanciò un debole sorriso agli altri e mi portò in disparte, lontano dalle orecchie e dagli occhi degli amici. -Non posso portarti con me...- sussurrò, dispiaciuto.

Io mi ritrovai a sbattere le palpebre più volte.

-Come?- forse non avevo capito bene.

-Il giorno del mio compleanno oltre a festeggiare io, festeggiano anche i paparazzi. Sono ovunque, Dayana e scattano milioni di foto...- cominciò a dire. -Non possiamo permetterci di essere fotografati insieme. Immagina cosa sarebbero capaci di scrivere se mi fotografassero con una mia alunna.- concluse.

Io ero esterrefatta. Mi stava davvero dicendo che io sarei dovuta restare a casa mentre lui usciva a festeggiare?

-E perchè questo problema non te lo sei creato anche al mio compleanno?- gli chiesi, incrociando le braccia al petto.

-Dayana è diverso, tu sei...- si bloccò, imprecando.

-Dillo, Ian, dillo. Sono...normale, sono una qualunque!- sbottai, non riuscendo a credere alle sue parole.

-Non è questo che intendevo dire e lo sai. Non voglio buttarti in questo mondo, non voglio spazzare via la nostra tranquillità in questo modo. Non staremo in santa pace nemmeno in casa nostra.- esclamò lui, puntandomi i suoi occhi azzurri addosso.

No, Ian, questa volta non mi avresti convinto facendo quel giochetto con gli occhi!

-Ma quando ti andrò bene Ian? Quando la smetterai di vergognarti per...per amarmi?- sibilai, cercando di restare calma.

Tecnicamente lui non mi aveva mai detto "ti amo", però me lo aveva fatto capire in mille modi, quindi era come se me lo avesse detto.

-Io...- si bloccò, sospirando. -Io non mi vergogno di...stare con te. Voglio solo tenerti lontana da tutto ciò.-

-Tutto ciò è la tua vita, Ian. Non puoi tenermi lontana dalla tua vita se stiamo insieme.- dissi.

Dovevo trattenere le lacrime. Dovevo farlo.

-Dayana, non...-

-Se ero Nina però non ti saresti creato tutti questi problemi.- sbottai, senza lasciarlo finire.

-E cosa c'entra ora Nina?- chiese scontroso, infilandosi le mani in tasca.

-Non lo so, Ian. Cosa c'entra?!- replicai, guardandolo in modo duro.

Possibile che non capiva che mi stava ferendo?

-Se non me lo dici tu io come faccio a saperlo?- disse spazientito.

-Lasciamo perdere Ian. Ormai ho capito che le tue promesse non valgono nulla.- spostai lo sguardo, combattendo l'impulso di tirare su col naso.

-Ma cosa dici?- mi prese per un braccio, voltandomi verso di lui.

-Avevi promesso che avresti passato con me il tuo compleanno.- gli spiegai, guardandolo con gli occhi lucidi.

Ian sospirò, lasciando andare la presa sul mio braccio. -Avevi organizzato qualcosa?-

Lo guardai.

Ero arrivata all'improvviso nella sua vita e glie l'avevo sconvolta. Negli ultimi mesi aveva pensato solo a me...forse gli serviva un po' di tempo da dedicare ai suoi amici...

Io non volevo che lui perdesse la sua vita precedente per me e se lui non aveva sentito l'impulso di festeggiare un giorno tanto importante con me, allora io non potevo costringerlo.

Non sarebbe stato giusto per lui per me.

Sospirai. -No, non avevo organizzato nulla.- dissi, cercando di trattenere il groppo che sentivo in gola.

-Allora facciamo così...adesso vado con i ragazzi, perchè altrimenti i giornalisti cominceranno a supporre cose assurde...e domani festeggiamo solo io e te dopo l'intervista che devo fare...che ne dici?- mi sorrise, ma vedevo che in fondo non era sicuro nemmeno lui.

Sorrisi. Dovevo mostrarmi normale. -Buona serata, Ian.- dissi delusa.

Dio, Ian! Urlami di restare con te! Chiama gli altri e annulla tutto...resta con me...

-Ti chiamo, te lo prometto.- mi diede un bacio a fior di labbra e poi raggiunse gli altri.

No...non farlo...non voltarmi le spalle...

In silenzio raggiunsi anche io il salone, giusto in tempo per vederlo indossare il giubbotto di pelle, mentre rideva con Trevino.

Guardai Candice, che mi restituiva lo stesso sguardo dispiaciuto.

-Allora...ciao, ragazzi.- dissi, mentre tutti si voltavano a salutarmi.

-Ciao Dayana e non preoccuparti: te lo teniamo al sicuro noi.- sorrise melliflua Nina.

-Sono sicura che è in buone mani.- dio, quando la odiavo!

-Certo, il tuo...paparino è più che in buone mani.- disse ancora, per poi voltarsi verso gli altri. -Su, andiamo.-

Ian mi lanciò un ultimo sguardo e insieme a tutti gli altri sparì dalla mia vista.

Appena chiusa la porta, mi concessi di portarmi le mani al viso e scoppiai a piangere.

Mi sedetti a terra, sempre con il viso tra le mani.

Paparino...Paparino...

Lui avrebbe passato tutta la serata con lei...e non aveva voluto me.

Avrebbe sempre vinto Nina, perchè lei faceva parte del suo mondo...quel mondo che io cercavo di conquistarmi a spintoni.

Quella non era la mia vita...e Ian non poteva essere semplicemente mio. Anche perchè lui non faceva nulla per esserlo.

Era andato via...era stato così facile per lui lasciarmi lì, da sola. Non aveva saputo leggere nel mio sguardo o forse più semplicemente non aveva voluto.

Mi alzai da terra e mi avvicinai al divano.

...Lui era davvero sicuro di volermi?

Davanti ai miei occhi passarono le ultime quattro ore della mia vita. Tutto quel cibo...la fatica che avevo fatto nel prepararlo...l'amore con cui avevo cucinato...

Niente...lui non sapeva niente...

E adesso mi ritrovavo come una stupida a piangere distesa su un divano.

Stupida...stupida...stupida.

...E mi addormentai.

 

 

Mi svegliai di botto, forse avevo fatto un brutto sogno.

La casa era avvolta dall'oscurità: l'unica luce proveniva dal display del mio cellulare.

Mi stropicciai gli occhi e mi misi seduta, prendendolo tra le mani.

Le 2.10.

E Ian non era ancora tornato.

Sul mio telefono c'era un solo messaggio: Koral.

Mi chiedeva come fosse andata la cena.

Una meraviglia, Koral, decisamente la più bella della mia vita. Ricontrollai di nuovo: non c'era ne un messaggio ne una chiamata di Ian.

E mi aveva promesso di farlo...lui e le sue promesse inutili...

Mi portai le mani al viso, facendo un profondo respiro. Dovevo stare tranquilla...tranquilla...

Allontanai le mani dal viso e presa da uno strano impulso, andai su twitter. Magari qualcuno dei ragazzi aveva postato qualche foto.

Andai sul profilo di Ian...effettivamente c'erano delle foto...

Lui che brindava con tutti i ragazzi...lui che rideva come non lo avevo mai visto fare...lui che ballava allegro con un drink tra le mani...

Ma tutte quelle foto c'era sempre un elemento fondamentare: Nina era SEMPRE accanto a lui...

Uscii da twitter. Sentivo un peso enorme sul cuore e la voglia di piangere stava per ritornare.

Andai su internet, precisamente su una delle pagine dedicate ai meravigliosi "Nian".

E mi prese un colpo al cuore.

Sulla homepage del blog, c'era una foto di Ian e Nina (una ragazza li aveva avvistati nel locale e aveva subito postato la foto) che ballavano vicini...molto vicini.

C'era anche una scritta.

"Fan di tutto il mondo gioite...i Nian sono tornati! "

Con rabbia spensi il telefono e lo scaraventai sul divano.

Volevo urlare, piangere, odiarlo e dire a tutto il mondo che ero io la ragazza di Ian, non lei.

Ma non potevo fare nessuna di queste cose...io ero quella che doveva restare a casa, ero quella da nascondere al mondo...mentre lei era quella da poter mostrare in giro...

Quanto avrei desiderato poter condividere anche io un momento come quello con Ian.

Lui era mio...eppure non lo era affatto.

Ricacciai di nuovo indietro le lacrime, alzandomi dal divano e andando in cucina. Quando aprii la porta, sentii dei nuovi brividi.

Era ancora tutta lì, la mia sorpresa per Ian...

Mi feci forza e mi avvicinai al cibo.

Dovevo buttare tutta quella roba...era stata una sorpresa inutile...inutile...

Presi l'arrosto...lo guardai...

Buttato...

I muffin...i dolci...

Proprio in quel momento sentii il rumore della porta che si apriva e poco dopo i passi di Ian.

Non volevo guardarlo...non volevo parlargli...

Sentii i suoi passi avvicinarsi...probabilmente aveva visto la luce accesa della cucina.

-Dayana...- sussurrò.

Ecco...era sulla soglia.

Non alzai lo sguardo verso di lui, ne dissi una sola parola, mi limitavo solo a buttare tutto ciò che avevo preparato per lui.

Mi sentivo così male...così esclusa...così rifiutata...

-...Mi dispiace.- sussurrò ancora, avvicinandosi alla penisola della cucina.

Gli dispiaceva...era l'unica cosa che sapeva dire.

Io ancora non gli parlavo...avevo troppa paura di rompermi se lo avessi fatto.

Fanculo lui e i Nian...

-Ti prego...guardami...- mi disse, mentre io buttavo anche l'insalata.

Solo in quel momento decisi di alzare il viso e guardarlo...ormai avevo buttato tutto.

-Se...se avessi saputo...- sospirò di frustrazione. -Perchè non me l'hai detto? Sarei rimasto.-

Guardai i suoi occhi.

Poteva anche risparmiarsela l'aria afflitta.

Senza parlare mi avvicinai al frigorifero e presi la torta, voltandomi poi verso di lui.

Ian si irrigidì, poi mi guardò con gli occhi lucidi.

Mi avvicinai a lui. -Buon compleanno.- afferrai meglio la torta e glie la spiaccicai addosso...sempre con l'aria più fredda del mondo.

Ian sgranò gli occhi, guardandosi la maglia e poi di nuovo me.

-Ecco, questa è la seconda torta di compleanno che non assaggi.- dissi fredda, poi lo superai e mi diressi in camera mia.

Chiusi la porta a chiave e mi lanciai sul letto. Era una settimana che non dormivo lì.

-Dayana!- sentii i colpi di Ian alla porta. -Cazzo, aprimi!-

Mi alzai e presi il mio ipod. Infilai le cuffiette nelle orecchie e mi ridistesi a letto.

Vaffanculo, Ian Somerhalder.

 

 

 

Salve ragazze!

Ho un ritardo ENORME nell'aggiornare, ma vi prego: non uccidetemi!

In compenso, però, vi ho scritto un capitolo un po' lunghetto e quindi colgo anche l'occasione per fare i miei complimenti a tutte le anime coraggiose che sono riuscite ad arrivare fin qui! xD

Che ne dite del compleanno di IAn? Voi al posto di Dayana come avreste reagito?

Ho amato l'ultima parte e credo che Ian se lo sia meritato xD

Oltre al pessimo comportamento di Ian, Dayana ha dovuto sopportare anche tutte quelle foto e le frasi delle fan...povera!

Beh...non voglio dilungarmi anche qui altrimenti mi uccidete! Spero solo che il capitolo vi sia piaciuto e grazie ragazze per avermi supportato fino ad ora!

Baciiiii

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Hic et Nunc ***


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Capitolo 20: Hic et Nunc

 

 

 

 

 

Da quanto tempo ero immobile a fissare il soffitto?

Secondi, minuti...ore? Non lo sapevo, ma ormai conoscevo a memoria ogni dettaglio di quel maledetto soffitto. Non avevo chiuso occhio tutta la notte e verso le cinque e mezza mi aveva abbandonato anche il mio ipod, ma per fortuna a quell'ora  i colpi di Ian alla mia porta erano già terminati.

Fortunatamente, aveva deciso presto di arrendersi. O forse no, forse aveva bussato ininterrottamente fino alle cinque, questo non potevo dirlo: avevo ascoltato la musica ad un volume così alto che molto probabilmente avevo perso l'udito.

Chiusi gli occhi, odiando persino la vista di quel soffitto, l'unico compagno di quella mia notte insonne. Quella, però, fu una pessima mossa: le immagini che avevo trovato su internet si ripresentarono di nuovo davanti ai miei occhi e con esse la domanda che mi ero posta durante tutta la nottata: era davvero me ciò che Ian voleva?

...E questa domanda, inevitabilmente, mi portava ad un'altra domanda, ben più difficile di questa: era giusto restare con lui?

Sospirai, cercando ancora una volta di cacciare indietro le lacrime che prepotente mi ricordavano quanto fossi fragile...quanto Ian mi rendesse fragile.

Mi alzai a sedere e guardai la porta: cosa mi aspettava oltre quella soglia? Ian era ancora a casa? Era a scuola o sul set? Magari era con lei...

Scossi la testa. Non volevo uscire da lì, mi sentivo protetta e lontano da quel mondo che non volevo affrontare. Ero troppo vulnerabile in quel momento e l'idea di affrontare Ian rendeva tutto ancora più difficile.

Ma una cosa era sicura: avevo bisogno di parlare con Koral, di andare a scuola e riprendere quella routine che ora, confinata in questa stanza con le lacrime che minacciavano di uscire, non mi sembrava più così male. Abbandonai quel letto tanto sicuro e presi dei vestiti dall'armadio. Appena uscita da quella stanza sarei stata di nuovo catapultata in quella realtà che a me non piaceva, quindi dovevo uscire velocemente da quella casa, sperando in un colpo di fortuna e non incontrare Ian.

Mi vestii velocemente e ringraziai per avere la borsa in camera mia, così non avrei perso altro tempo per trovarla in punti improbabili della casa.

Mentre mi dirigevo alla porta, mi fermai un attimo davanti allo specchio, odiando il mio riflesso. Occhiaie e occhi rossi. Il massimo.

Aprii piano la porta, cercando di fare il meno rumore possibile. Stavo per uscire, quando mi bloccai sulla soglia. A terra, con la schiena appoggiata al muro, c'era Ian, che dormiva con una smorfia dipinta in faccia. Ero così stupita e assorta in quel momento che sarebbe anche potuta scoppiare una bomba, tanto non me ne sarei minimamente accorta.

Lo guardai ancora un po': i capelli scompigliati, la maglia leggermente stropicciata e quella smorfia innaturale. Beh, di certo era in una posizione scomoda e al suo risveglio avrebbe accusato un pesante mal di schiena e...

Dannazione!

Imprecai contro me stessa. Possibile che mi preoccupavo per lui anche quando mi faceva male il solo vederlo?! Sospirai pesantemente. Dovevo sorpassarlo, senza guardarlo e soprattutto reprimendo l'impulso di svegliarlo con un calcio nelle...

Scossi la testa, voltandomi per raggiungere le scale, portandomi meglio lo zaino in spalla.

-Dayana...- un flebile sussurro arrivò alle mie orecchie, facendomi sussultare. L'aveva detto nel sonno o si era svegliato? Non avevo il coraggio di guardare, ma quando sentii dei rumori dietro di me capii che Ian era sveglio e che si stava alzando. -Dayana.- appunto...

-Devo andare a scuola.- mi limitai a dire, non voltandomi a guardarlo. Mi lanciai letteralmente verso le scale, ma mi fermai di nuovo, questa volta bloccata dalla mano di Ian stretta intorno al mio polso.

-Dove pensi di scappare, ancora?- la sua voce era dura, anche se ancora leggermente impastata dal sonno. -Adesso possiamo parlare?-

Forza Dayana, sii forte.

Mi voltai e quando incrociai gli occhi cielo di Ian temetti di sgretolarmi lì, davanti a lui, cosa che non potevo assolutamente permettermi. Aveva l'aria distrutta, la mascella era contratta e lo sguardo duro.

-Devo andare a scuola.- ripetei per la seconda volta. Non volevo affrontare ne lui ne quella discussione.

-Credo che questo sia più importante.- disse, lasciando andare la presa sul mio polso. Fece un passo verso di me e io automaticamente ne feci uno indietro.

-Beh, quando ieri mi hai letteralmente abbandonato a casa per divertirti con i tuoi amici non mi sembrava che...questo.- dissi, marcando maggiormente l'ultima parola. -...fosse così importante.- replicai acida.

Ian imprecò passandosi una mano nei capelli, puntando poi di nuovo i suoi occhi nei miei. -Credi che mi sia piaciuto abbandonarti, come dici tu, a casa?- sbottò lui.

Cercai di sorridere, anche se molto probabilmente era venuta fuori solo una smorfia. -Si, credo che ti sia piaciuto. Su questo non ci sono dubbi.- incrociai le braccia al petto. -Twitter è la tua maledizione.- conclusi, per fargli capire che avevo visto le foto.

Lui sospirò, come se solo in quel momento si fosse ricordato di quelle foto. -Ti ho spiegato i motivi per cui non ti ho potuta portare con me, anche se avessi voluto.-

-Non dire cazzate, Ian, eri più che felice di passare in quel modo il tuo compleanno, almeno ti ho liberato dalla mia ingombrante presenza e ti sei goduto la festa insieme alla tua bella Nina.- sputai con cattiveria, mentre sentivo un nodo stringermi la gola.

Ian batté le palpebre più volte. -La mia bella Nina?- esclamò allibito. -Ma ti senti quando parli? Cosa c'entra adesso lei?- disse, agitando le mani.

-E tu ti vedi quando agisci?- stavo per aggiungere qualcosa, ma con Ian non servivano le parole. Così, sotto il suo sguardo stralunato posai lo zaino a terra e estrassi il cellulare, recuperando facilmente la foto in cui lui e Nina ballavano a due centimetri di distanza. -Ti vedi?- richiesi, puntandogli contro il mio cellulare.

Gli occhi di Ian indugiarono sulla foto, mentre sul suo viso si dipingeva un'aria colpevole. -Quello era solo un ballo con una vecchia amica, non...non sono più innamorato di Nina.- aveva un tono di voce più calmo, ma comunque non nascondeva il fatto che era diventato teso.

-E come mai non ci sono foto in cui balli con Candice, per esempio?- sbottai. Adesso avevo io il coltello dalla parte del manico e non mi sarei lasciata scappare quell'occasione.

Misi il cellulare in tasca, mentre Ian cercava ancora qualcosa da dire.

-Non c'è nulla tra me e Nina e mi dispiace per quello che è successo ieri, non era mia intenzione ferirti.- mi guardò diritto negli occhi, mentre il suo sguardo era quasi diventato cristallino.

Ingoiai. Dovevo combattere l'impulso di lanciarmi tra le sue braccia, dovevo essere forte, dovevo farli capire quanto mi avesse ferito. E non sarei riuscita a fare tutto ciò se lui mi avesse raggirato con i suoi modi gentili.

-Quando la smetterai di sentirti in colpa per quello che c'è tra noi?- questa volta non ero riuscita a mantenere un tono fermo, la mia voce si era incrinata leggermente. -Quando la smetterai di vedere poco pulito il nostro rapporto?-

Ian si appoggiò con le spalle al muro, passandosi una mano sugli occhi. -Non mi sento in colpa.- disse, con voce non troppo convinta.

-Ah no? Ne sei sicuro?- feci un passo verso di lui, guardandolo con occhi lucidi. -Sai cosa mi ha fatto più male nelle foto che hai pubblicato?- mi fermai un attimo. -Vedere quanti fossi libero, quanto ti sentissi a tuo agio. Non ridi mai così quando sei con me, sei sempre sull'attenti, persino quando siamo chiusi nella tua stanza.- sussurrai, guardandolo fisso negli occhi.

Sentivo il cuore pesante. Una litigata non sanciva la fine di una storia, ma quello mi sembrava davvero un discorso di non ritorno.

-Dayana, non...- tentò di parlare, ma io lo bloccai.

-Non riesci nemmeno a sfiorarmi senza sentirti in colpa. L'idea di sfiorarmi ti fa così...- non sapevo che parole usare, sentivo solo la vista annebbiarsi per le lacrime. -Ti fa sentire sporco.-

-Quando non fare sesso è diventato oggetto di questa discussione?- fece lui, senza però controbattere ciò che avevo detto.

Mi portai le mani nei capelli, sforzandomi di cacciare indietro le lacrime. -Tu sei un uomo, Ian e io una ragazzina, come mi fai sempre notare tu. E questo discorso c'entra con ieri sera, perchè se io fossi stata un'avvenente trentenne non ti saresti vergognato di me e magari avremmo cenato insieme e forse dopo...- abbassai lo sguardo, aggiungendosi alle lacrime anche il rossore. -...dopo avremmo fatto l'amore...- conclusi la frase sussurrando.

-Ma come puoi pensare che io mi vergogni di te?! E' assurdo!- sbraitò, agitando le braccia.

-Sei sicuro di volermi davvero, Ian? Stai con me senza farmi entrare del tutto nel tuo mondo, mi chiudi fuori, non permettendomi davvero di avvicinarmi a te. Non posso biasimarti se ora ti rendi conto che in realtà hai superato un limite senza volerlo davvero.- una lacrima sfuggì al mio controllo, ma io subito la spazzai via con il dorso della mano. -Ieri hai preferito ritornare alla tua vecchia vita, invece di restare con me a vivere quella che hai ora. Ancora una volta hai rimarcato il confine che ci divide. Se non ti va bene amarmi, a me non va bene elemosinare attenzioni. Forse non dovremmo stare insieme se tu non sei pronto ad avermi nella mia vita.  Forse è con Nina che devi stare se con lei ti senti più libero. Forse è giusto che io mi faccia da parte...che me ne vada...-

Ian mi guardava con la bocca leggermente aperta. Aveva lo sguardo perso e le spalle rigide.

-E' questo che credi?- sibilò con voce dura. -Credi che io non ti desideri? Che non voglio portarti nel mio mondo perchè non ti voglio, perchè mi fai...schifo?- venne verso di me, afferrandomi con forza il polso.

Lo guardai stupida, non riuscendo a spiegarmi quel suo cambio improvviso di comportamento.

-Ian...cosa...- provai a sussurrare.

-Hai detto tutte cazzate e non capisci quanto per me sia difficile. Vuoi sapere cos'è che mi fa vergognare davvero?- mi avvicinò al suo viso, con gli occhi iniettati di rabbia. - Mi fa vergognare volerti come un pazzo, mi fa vergognare la voglia di fare l'amore con te come un animale, mi fa vergognare la voglia di rinchiuderti in casa e non farti uscire, mi fa vergognare il fatto che voglio che i tuoi occhi guardino solo me.- mi strattonò ancora, mentre io spalancavo la bocca. -Questo mi fa vergognare, perchè io voglio rispettarti, voglio andare piano con te, perchè voglio che TU sia sicura di tutto questo.  Voglio essere la persona giusta per te, ma l'unica cosa che penso quando ti vedo è che vorrei saltarti addosso. E tu invece...credi che...- aveva detto tutto con una tale velocità, che non potevo giurare di aver afferrato tutte le sue parole.

Sentivo il corpo andare a fuoco, mentre vedevo Ian tremare e il suo sguardo riempirsi ancora di più di rabbia. Ero allibita, quello che aveva appena visto non aveva niente a che fare con l'Ian calmo che cercava sempre di tenere la situazione sotto controllo.

-I...Ian...- sussurrai, mentre la sua presa sul mio polso si faceva più forte.  Stava cominciando a farmi male...

-Credi non ti voglia?- mi strattonò verso di lui, facendomi scontrare con il suo petto. -Che mi vergogni di te?- mi baciò, ma non aveva niente a che fare con i nostri soliti baci, questo era violento, voglioso. -Credi che non mi senta tremare ogni volta che il tuo corpo mi sfiora?!- mi prese per i fianchi senza che io potessi fare niente per oppormi e dopo due secondi mi ritrovai sul mio letto, schiacciata dal corpo di Ian, che mi baciava con una foga che non avevo mai visto. -Credi non ti voglia nella mia vita?-

Le sue mani corsero veloci sotto la mia maglia, mentre Ian si posizionava tra le mie gambe, spingendo il suo bacino verso di me. Cominciò a baciarmi così forte che sentivo le labbra farmi male.

-Ian....Ian...per....per favore...-  tremavo, mentre le sue mani erano ovunque sul mio corpo. Mi stava facendo male, non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Cercai di allontanarlo, ma con scarsi risultati. Era come impazzito: quello non era l'Ian che amavo.

Mentre mi baciava il collo le sue mani corsero al bottone dei mei jeans, che sbottonò con estrema facilità. Con un ginocchio mi allargò le gambe, usando invece le mani per bloccare le mie sul materasso, proprio sopra la mia testa.

I suoi baci erano violenti e le sue carezze mi stavano disgustando. Sentivo gli occhi offuscati dalle lacrime. Aveva ragione lui, quando era diventato il sesso il centro della nostra discussione? Stavamo parlando del suo comportamento della sera prima, come eravamo arrivati a quello?

-Ian mi stai facendo paura!- urlai, con la voce strozzata.

A quelle parole Ian si bloccò di scatto, puntando i suoi occhi sgranati nei miei, come se solo in quel momento si fosse reso conto di ciò che stava accadendo.

-Dayana...- mi guardava sconvolto, riprendendo solo in quel momento il contatto con il suo corpo.

Anche io lo fissavo con occhi sgranati, non riuscendo a capire cosa dire, ma forse le parole in un momento come quello non servivano. Così, odiando stare nel posto che avevo sempre amato, lo spinsi di lato, alzandomi velocemente dal letto e volando fuori dalla stanza.

-DAYANA!- urlò, ma io mi ero già precipitata sulle scale ed ero uscita di casa, con gli occhi appannati e il cuore a mille.

Come era successo tutto quello? Perchè aveva reagito così? Dovevamo solo discutere del suo avermi lasciata sola al suo compleanno, dovevamo discutere delle foto e di Nina.

...Cosa diavolo era successo?!

 

 

Era da più di due ore che ero distesa sulle gambe di Koral, con lei che mi accarezzava i capelli. Ero arrivata a casa sua in lacrime e fortunatamente era da sola.

Singhiozzando le avevo spiegato tutto, con l'unico risultato che avevamo anche saltato la scuola.

Koral mi aveva ascoltato in silenzio, poi mi aveva fatto stendere e aveva cominciato a toccarmi i capelli.

-Come siamo arrivati a tutto quello...- sussurrai per l'ennesima volta, tirando su col naso.

-Beh, secondo me quello che è successo ieri sera è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso e stamattina non vi siete limitati a litigare solo su ciò che era successo, ma su tutto quello che vi tenete dentro da quando vi siete visti la prima volta...- disse lei, non smettendo mai di accarezzarmi la testa.

-Forse...forse hai ragione. Gli ho lanciato contro tutte le mie paure e lui ha reagito così...- sussurrai, chiudendo gli occhi.

-Certo che è focoso il ragazzo...- ridacchiò, mentre io mi alzavo a sedere sul letto.

-Non è divertente...- incrociai le gambe, lanciando un'occhiata all'orologio. -Cavolo, sono le due.- mi sorpresi.

Era davvero passato tutto quel tempo senza che io me ne accorgessi?

-Giusto! Stavo per dimenticarmene!- urlò all'improvviso Koral, lanciandosi alla ricerca di qualcosa. -Ma dove cavolo è!-

Io inarcai le sopracciglia. -Ma cosa stai cercando?-

Non mi rispose, perchè la vidi sbucare poco dopo da sotto il letto con un telecomando tra le mani. La guardai senza capire. Che doveva fare con quel telecomando?

-Adesso va in onda l'intervista ai ragazzi!- mi ricordò, ritornando a sedersi sul letto e accendendo la tv.

-Io non la voglio vedere...- sussurrai, sdraiandomi di nuovo sul letto.

-Invece tu stai zitta e la guardi.- mi ammonì, mettendosi comoda.

Stavo per ribattere, quando il viso di Ian sullo schermo mi fece dimenticare anche il mio nome.

Era così bello, anche con quell'espressione triste e tormentata sul volto. Accanto a lui c'erano anche Paul.

Grugnii qualche imprecazione, mentre Koral mi costringeva a mettermi seduta.

-Peccato, è già cominciata...- si lamentò Koral, mentre l'intervistatrice faceva una domanda a Paul.

" Ian, vedo che sul tuo braccio c'è un tatuaggio che non abbiamo mai visto!"

L'attenzione della giornalista passò subito ad Ian, che la guardò stralunato, come se solo in quel momento avesse preso contatto con la realtà.

Ian abbassò il viso verso il suo braccio, mostrandolo poi con aria fiera alla giornalista.

"Si, questo. L'ho fatto proprio questa mattina."

Il cameramen fece un'inquadratura sul braccio di Ian, dove spiccavano chiare due parole.

"E cosa significa questo tatuaggio?"

Ian sorrise, passandosi le mani sulla scritta. "Hic et Nunc. Qui e ora."

Prestai più attenzione all'intervista.

Qui e ora...

Qui e ora...

Era quello che mi aveva detto quel giorno in camerino. Tu sei il mio presente...qui e ora...

La giornalista, intanto, guardava Ian incuriosita. "E cosa ti ha spinto a tatuarti proprio questa frase?"

Ian sospirò, puntando di nuovo gli occhi sull'intervistatrice. "L'ho fatto per ricordare alla mia donna che sono solo suo. Che il mio cuore è solo suo." affermò deciso, guardando diritto in camera.

Mi portai una mano sul cuore. Era come se Ian stesse parlando direttamente con me.

"Ma questa è una dichiarazione d'amore in piena regola! Sei consapevole, vero, che stai facendo scoppiare a piangere tutte le tue fan?" la giornalista ridacchiò. "E puoi dirci anche il nome della fortunata?".

Ian indugiò un attimo, mentre al suo fianco vedevo Paul guardarlo con aria interrogativa.

"No, non posso proprio dirlo, perchè ci tengo che la mia storia resti lontana dalle prime pagine dei giornali." ridacchiò.

"Anche con una piccola delusione accettiamo la tua decisione. Se lei ti sta vedendo ora, cosa vorresti dirle?"

Ian puntò di nuovo lo sguardo verso le telecamere. "Vorrei dirle che...che mi dispiace." abbassò lo sguardo, per poi puntarlo di nuovo sulla giornalista.

"Quindi mi sembra di capire che così smentisci tutte le voci su un presunto ritorno di fiamma tra te e la tua bella collega Nina"

"Non c'è nessun ritorno di fiamma. Nina non è più la mia ragazza da molto tempo e entrambi abbiamo trovato il nostro modo di essere felici".

Mi portai la mano sulla bocca. Sentivo il cuore a mille e le lacrime pronte ad uscire di nuovo.

"E tu hai trovato la felicità con la ragazza del tatuaggio". Cinguettò la giornalista.

-Amore, quello è cotto alla grande!- esordì Koral, non staccando gli occhi dallo schermo.

"Si, lei è la cosa più bella della mia vita."

Vidi Ian sospirare, poi l'attenzione della giornalista ritornò su Paul.

Sentivo il cuore scoppiarmi nel petto. Mi voltai a guardare Koral, come a cercare conferme su ciò che avevo sentito.

-E' pentito, Aya...- fece Koral, spegnendo la tv, dato che l'intervista era appena finita.

-Io...-

-Tu cosa?- esordì lei. -Ti ha tatuata addosso e tu sei ancora qui a rimuginare? Ha sbagliato questa mattina, ma solo perchè si è trattenuto molto tempo per paura di offenderti.-

Abbassai lo sguardo. Koral aveva ragione e io adesso non riuscivo a togliermi dalla mente gli occhi luccicanti di Ian mentre confessava che lui...era solo mio.

-Si...-

-E quindi cosa aspetti? Corri dal tuo uomo!-

Alzai di nuovo lo sguardo, mentre vedevo Koral sorridere. Così, mi alzai dal letto e corsi fuori.

Corsi verso casa e mai il viaggio verso casa di Ian mi era sembrato tanto lungo.

 

 

Dopo circa mezz'ora arrivai nel vialetto di Ian. Purtroppo avevo dovuto prendere un pullman, perchè se avessi corso fino a casa sarei arrivata il giorno dopo.

Sospirai, prendendo le chiavi dalla borsa. Cosa avrei dovuto fare una volta entrata in casa?

Non volevo pensarci, volevo fare ciò che mi sentivo...

Aprii la porta ed entrai dentro, trovando la casa in un silenzio surreale. Possibile che non era ancora rientrato dall'intervista?

Arrivai in salotto e quando vidi Ian fermo sulle scale che portavano al piano di sopra, il mio cuore cessò di battere o forse aveva cominciato a farlo così velocemente che ora non riuscivo più a distinguere i battiti.

Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa dire.

Ian mi guardava con gli occhi sgranati, forse non si aspettava di vedermi piombare a casa.

Eravamo entrambi impalati ai nostri posti, senza mai interrompere il contatto visivo.

-Mi dispiace per questa mattina, non so cosa mi sia preso.- fu Ian il primo a rompere quel surreale silenzio.

-Mi hai fatto paura...- dissi, quando ritrovai la voce per parlare.

Ian sospirò di frustrazione, restando però al suo posto. -Ti prometto che non ricapiterà mai più una cosa del genere, ma...- si bloccò.

-Ma?- lo incitai a parlare.

-Ma quando hai cominciato a vaneggiare sul lasciarmi, sull'andare via...io ho perso la testa. In un attimo si sono avverati tutti i miei peggiori incubi...-

-Ian...- sussurrai, con gli occhi di nuovo velati di lacrime.

Era di nuovo il mio Ian...

-Tu credi che io non ti voglia del mio mondo, che non riesca ad accettare  i miei sentimenti, ma la verità è che mi spaventa constatare quanto sia diventato dipendente da te in soli tre mesi.- sospirò, passandosi le mani nei capelli. -E ho reagito così...ma io non ti forzerei mai, non ti farei mai del male...- sussurrò l'ultima frase, poi cominciò a scendere qualche gradino.

-Quello che hai detto durante l'intervista non cambia le cose.- affermai, cercando di mostrarmi dura, quando in realtà il mio cuore l'aveva già perdonato.

-Lo so.- scese un altro scalino.

-Quello che hai detto ora non cambia le cose.-

-Lo so.- cominciò ad avanzare verso di me.

-Il tatuaggio non cambia le cose.- dissi per la terza volta, mentre Ian era ormai di fronte a me.

A quest'ultima frase, però, Ian non rispose, ma, stupendomi, cadde in ginocchio, appoggiando la fronte contro la mia pancia e cingendomi i fianchi con le sue braccia.

-Perdonami...- sussurrò.

Mi si strinse il cuore a vederlo in quel modo. Adesso era così indifeso tra le mie mani...

-Non farmi più sentire come negli ultimi due giorni...- opposi la mia ultima, pallida, resistenza.

La presa di Ian si fece più salda su di me.

-Ti amo.- sussurrò.

Chiusi gli occhi, cominciando a tremare.

-...Perdonato.-

 

 

Salve a tutte ragazze!!

Beh...questo capitolo è decisamente lungo, ma comunque molto intenso xD

A me è piaciuto molto scriverlo e immaginare un Ian così mi ha prima elettrizzata poi sciolto il cuore.

Come in ogni discussione, si parte da un punto, per poi arrivare a tutt'altro...cosa ne pensate voi della reazione di Ian?

Credete abbia sbagliato a descriverlo così?

Per quanto riguarda la questione del tatuaggio era da un po' che mi frullava in testa un'idea del genere e mi sembrava molto carino che quel tatuaggio magari fosse un modo di Ian per chiedere scusa a Dayana.

E alla fine ci scappa anche il ti amo di Ian...troppo affrettato o momento giusto per dirlo?

Sta di fatto che io ho trovato molto dolce la parte finale e spero che questo capitolo vi susciti qualche emozione!

Adesso vado, perchè ancora non ho risposto alle vostre magnifiche recensioni del capitolo precedente, che, oltretutto, sono state tantissime!

Grazie mille, siete stupende!

Baci e al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: Di bene in meglio! ***


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Capitolo 21: Di bene in meglio!







Dalla mia riconciliazione con Ian erano passate due settimane, durante le quali io e Ian avevamo vissuto nella nostra bolla staccata dal mondo: non c'era nessuna Nina, che cercava in tutti i modi di avere le attenzioni di Ian, non c'era Paul con il suo comportamento ambiguo, non c'erano fan che rivolevano i "Nian".

C'eravamo solo io e lui.

Tutto era ritornato alla normalità e io ringraziavo ancora in tutte le lingue del mondo per risvegliarmi ogni giorno accanto a Ian.

Beh, ovviamente svegliarsi con il muscoloso braccio di Ian stretto in vita, aprire gli occhi e vedere quell' Hic et nunc, per poi voltarsi e incontrare i suoi occhi azzurri era un qualcosa di meraviglioso.

-Tieni.- sorrise Ian, porgendomi una tazza di caffè, mentre io riprendevo contatto con il mondo.

-Umh, grazie.- afferrai la tazza fumante, perdendomi a contemplare Ian con un maglione bianco da capogiro.

Ma si poteva essere così perfetti?

-Quando mi guardi così mi viene sempre voglia di farti avere un incontro ravvicinato con il mio letto.- fece malizioso,sporgendosi a baciarmi.

Io appoggiai la tazza al ripiano della cucina, godendomi quel bacio magnifico. Ogni volta che Ian mi baciava, sentivo lo stomaco stretto in una morsa e il cuore a mille. Mi sarebbe mai passato tutto ciò? Lo avrei mai visto come un normale "fidanzato"?

Probabilmente no, perchè Ian sarebbe rimasto per sempre l'uomo dei miei sogni.

-A cosa stai pensando?- si sedette accanto a me, bevendo un sorso di caffè dalla sua tazza.

-Uhm, nulla.- sorrisi, diventando leggermente rossa.

-Quella non è la faccia da niente.- sorrise di rimando lui, incantandomi.

Beh, era il mio ragazzo dopotutto...perchè mi sentivo sempre in imbarazzo?

Perchè era un uomo di 30 anni, perchè era incredibilmente bello e sorrideva in un modo mozzafiato.

-Stavo pensando che...- poggiai di nuovo la tazza sul tavolo. -che...credo tu possa davvero essere l'uomo della mia vita.- dissi, quasi tutto d'un fiato, mentre vedevo il sorriso di Ian abbandonare il suo viso, per lasciare il posto a un'espressione più seria.

Si alzò, inchiodandomi con il suo sguardo magnetico. Venne verso di me, poi, come se pesassi quanto una piuma, mi prese tra le sue braccia, in perfetto stile principessa.

Cominciò a guardarmi intensamente negli occhi, mentre io mi tenevo stretta alle sue spalle, chiedendomi perchè all'improvviso si comportasse in modo così strano.

-Tu, credi.- disse, non interrompendo mai il contatto con i miei occhi. -Io invece sono sicuro che tu sei la donna della mia vita.- concluse, con l'aria più seria che gli avessi mai visto.

Io, dopo le sue parole, sentivo il cuore scoppiarmi nel petto. Avevo aperto e chiuso la bocca probabilmente una decina di volte, senza trovare mai cosa dire.

-Ian...- sussurrai e il solo pronunciare il suo nome aveva il potere di riempirmi l'anima.

-Ti amo, Dayana.- continuò lui, come se le sue parole precedenti non fossero abbastanza. -E sarai mia per sempre.-

Questa volta non fu necessario trovare le parole per rispondergli, perchè Ian suggellò quelle parole con un bacio. Mi strinse ancora di più a lui, approfondendo quel bacio così perfetto.

Gli passai una mano sul petto e la fermai all'altezza del su cuore. Potevo sentirlo, potevo sentire il suo battito. Il cuore di Ian batteva fortissimo, proprio come il mio in quel momento.

Ci allontanammo, giusto il necessario per riprendere fiato. Guardai Ian negli occhi.

-Amo vedere me, nei tuoi occhi...- sussurrai, accarezzandogli una guancia.

-Ci sei sempre nei miei occhi. Anche quando li chiudo, perchè nei miei sogni ci sei sempre e comunque tu.- sussurrò anche lui.

Sorrisi, abbracciandolo, per quanto mi era possibile e nascondendo il mio viso nell'incavo del suo collo.

Ero felice, perchè finalmente tra le sue braccia...

...Avevo trovato il mio posto nel mondo.





Quel pomeriggio decisi di uscire con Koral, dato che in un modo o in un altro non dovevo pensare al fatto che in quel momento Ian fosse sul set, a girare scene "Delena".

Sbuffai, sedendomi sulla panchina del parco ad aspettare Koral.

Odiavo il Delena.

Mi strinsi maggiormente nel cappotto, mentre osservavo dei bambini giocare poco distante.

C'erano molte coppiette che passeggiavano. Quanto mi sarebbe piaciuto stare con Ian, mano nella mano, proprio come quelle coppie. Ma, purtroppo, io mi ero scelta una relazione complicata e sapevo che avrei dovuto aspettare un bel po', prima di poterlo baciare liberamente davanti a tutti.

-Dayana!- la voce di Koral mi distolse dai miei pensieri. Mi voltai, vedendola corrermi incontro. -Scusa per il ritardo!- disse tutta trafelata, dopo essere arrivata proprio accanto a me.

Si lasciò andare sulla panchina, facendo un enorme respiro. -Scusa per il ritardo.- continuò, guardandomi.

-Non preoccuparti, questa volta ho aspettato solo venti minuti!- ridacchiai, mentre lei borbottava qualcosa.

-Allora, come va col principe azzurro?- mi chiese dopo un po, allentandosi il cappotto alla gola.

-Va tutto alla grande!- risposi subito, con un sorriso a trentadue denti.

-Sono contenta per te.- sorrise anche lei. -Io, invece, ancora non so come conquistare il mio, di principe azzurro!-

-Ti prego, dimmi che non ti riferisci a Paul!- mi infilai le mani in tasca, inarcando le sopracciglia.

-Certo che si!- soffiò lei, come se avessi detto la cosa più stupida del mondo. -Chi altri? Lui dovrà capire prima o poi che sono la donna della sua vita!-

Scoppiai a ridere, più per la faccia buffa di Koral che per le sue parole.

Avevo decisamente sottovalutato la cotta che Koral aveva per Paul, ma lui non mi sembrava per niente intenzionato ad avvicinarsi a lei in quel senso...

Però...se Ian si era avvicinato a me, tutto poteva succedere, no?

-Koral...forse dovresti concentrarti su qualcosa di più...concreto.- tentai, grattandomi la testa.

Non volevo che lei soffrisse e avevo come la sensazione che quella cosa non sarebbe andata a buon fine.

-Io voglio lui. E poi fino a qualche tempo fa era incredibile anche che la mia migliore amica si fidanzasse con Ian Somerhalder!-

-Mhm mhm.- mi arresi. Non l'avrei mai spuntata in una conversazione con Koral, quindi era inutile anche provarci.

-Beh, allora cosa facciamo?-

Stavo per risponderle, ma mi sentii improvvisamente afferrare per una spalla. Non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi, che venni strattonata indietro, ritrovandomi poco dopo faccia a faccia con...Gary.

Sentii subito il sangue nelle vene gelarsi. Stando con Ian avevo quasi dimenticato quella parte della mia vita, ma a quanto sembrava era stato un grande errore.

-Sapevo che ti avrei trovata qui!- sibilò la viscida voce di Gary.

-Co...cosa vuoi da me?- riuscii solo a sussurrare, mentre Koral si alzava allarmata dalla panchina, spostando lo sguardo da me e Gary.

-Cosa voglio? ...Cosa...- Voglio?!- tuonò, facendomi sussultare e voltare alcuni passanti. -Credi che adesso che sei maggiorenne puoi lasciarmi alle spalle?- mi strattonò ancora, ma quella volta, per fortuna, mi lasciò andare. -Tu sei in debito con me!-

-Lei non ti deve proprio niente!- scattò Koral, tremante.

Lo sguardo furioso di Gary si spostò su Koral, guardandola come se fosse il più insulso insetto presente sulla faccia della terra. -E a te chi ti ha interpellato?- sibilò, facendo un passo verso di lei.

Io, istintivamente, mi misi tra loro, per evitare che Gary potesse fare qualcosa a Koral, ma sapevo che non era stupido: non avrebbe alzato le mani su una di noi nel bel mezzo di un parco.

-Il problema ce l'hai con me, lascia lei fuori.- dissi, cercando di avere una voce ferma.

-No, non ce l'ho con te il problema, sei tu il problema!- fece un altro passo. -Tu mi devi qualcosa. Se non fosse stato per me, avresti marcito in quell'orfanotrofio!-

Mi irrigidii, stringendo i pugni. -Ti ho fatto da schiava da quando avevo tredici anni, non ti devo un cazzo!- cominciai ad alterarmi anche io, mentre Koral mi tirava per una manica.

-Ascoltami bene, ragazzina.- fece un ultimo passo, per poi afferrarmi saldamente per un braccio. -Ti voglio nel mio locale e se non mi ripagherai, troverò il modo di farla pagare a te e a quel bell'imbusto che ti porti dietro.-

Strinsi gli occhi, riducendoli a due fessure. Avrebbe potuto minacciare me quanto voleva, ma non doveva nemmeno azzardarsi ad alludere ad Ian. -Va a...- mi avvicinai al suo viso, così tanto che potevo quasi sentire il suo respiro sulla mia faccia. -...farti fottere.- strattonai il braccio, per poi mollare un pugno sul viso del bastardo.

Dio, come mi sentivo bene ora! Erano anni che desideravo farlo.

Gary mi guardò sconvolto, pulendosi il sangue dal naso, mentre Koral era scattata verso di me, prendendomi per mano.

-Te ne pentirai.- ringhiò soltanto Gary, prima che io mi voltassi, lasciandomelo completamente alle spalle.

Senza lasciare la mano di Koral, recuperai la borsa dalla panchina.

-Dayana...- tentò di dire Koral, ma io la bloccai.

-Non ora.- mi limitai a dire, cercando di non pensare alla mano che mi faceva male.

-O...ok...- si limitò a stringermi la mano, mentre, in completo silenzio, ci perdevamo per le strade della città.





Quando tornai a casa ero ancora completamente frastornata. Dopo il breve momento di adrenalina che mi aveva portato a dare un pugno a Gary, era subentrata la preoccupazione.

Gary non era una persona che faceva minacce a vuoto e io ero preoccupata non tanto per me, ma per Ian.

E se Gary gli facesse del male?

Sospirai di frustrazione, lanciando la borsa in un angolo e liberandomi velocemente del cappotto.

Odiavo tutto quello. Odiavo dover fare continuamente i conti con il mio passato. Perchè non potevo semplicemente godermi il presente? Perchè non potevano lasciarmi in pace?

Mi ritrovai, quasi attirata come una calamita, davanti all'enorme pianoforte che Ian teneva nella saletta accanto al salotto.

Sfiorai i tasti con le dita. Quante volte avrei voluto sedermi lì, ma ero sempre in casa con Ian e lui non doveva assolutamente scoprire il mio segreto.

Quella volta, però, a casa ero da sola e io avevo un enorme bisogno di sfogarmi. E, ovviamente, riuscivo a farlo solo cantando.

Così, cercando di chiudere i pensieri fuori dalla mia mente, mi sedetti, tenendo ferme le mani.

Quanto mi sarebbe piaciuto che Ian mi sentisse cantare, proprio come quella sera, ma io, invece, come una stupida, dovevo nascondermi.

Sospirai ancora, poi, come accadeva sempre quando cominciavo a suonare, mi chiusi nella mia musica, staccandomi per una manciata di minuti dalla realtà.

Suonai le prima note di Just Give Me a Reason, di Pink: era la prima che mi era venuta in mente.

Chiusi gli occhi, facendomi trasportare da quella musica che ormai conoscevo a memoria.

Per una volta, ringraziai il fatto che Ian fosse a lavoro e che sarebbe tornato soltanto stasera, perchè in quel momento, non riuscivo a controllare il bisogno che avevo di cantare.

Suonavo, cantavo... e per un attimo mi sembrava di essere lontana da tutto, ma sapevo che era solo una mera illusione.

Non mi accorsi nemmeno dei rumori alle mie spalle, ero solo concentrata in quello che stavo facendo.

-Allora sei tu Cenerentola.- esclamò una stupita voce alle mie spalle.

Mi bloccai all'istante, sgranando gli occhi. No, non poteva essere.

Mi voltai lentamente, trovandomi addosso un paio di occhi sbalorditi.

...Ero stata scoperta.







Salve gente!

Oh mamma, da quanto tempo non aggiornavo questa storia! Voi come state? xD

Spero non vi siate dimenticate di me, anche se con questo aggiornamento così in ritardo, le possibilità sono altissime!

Posso solo giustificarmi dicendo che ho cominciato l'università, ed è molto difficile stare dietro a corsi, studio e per di più al giapponese! xD

Beh...sempre se vi ricordate dove eravamo rimaste (meritate una medaglia se la risposta è si!)...che ne pensate di questi nuovi eventi?

E la parte finale?

Sono curiosissima di leggere le vostre ipotesi! X3

Quindi...evito di scrivere papiri e mi limito a ringraziare tutte le meravigliose persone che recensiscono questi miei ritardatari capitoli, ma anche chi legge soltanto.

Grazie mille, davvero *.*

Un bacio e, spero, a presto!





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Capitolo 22
*** AVVISO ***


Lo so, lo so!

Manco da così tanto tempo che vi sarete dimenticate sia di me che delle mie storie e non posso nemmeno darvi torto!

Ho perso il filo anche io, credetemi, ma in questo periodo ho avuto così tanti problemi che non mi è stato proprio possibile stare anche dietro alle storie.

E adesso vi chiederete...e ora che vuoi?!

Ottima domanda!

Vi vorrei fare una domanda che mi frulla da un po' nella testa (anche se non sono ancora sicura di riuscire nel mio intento):

Vorrei rimettere mano sia alle storie concluse (vorrei decisamente migliorarle, senza cambiare la trama ovviamente) che quelle in corso...vorrei revisionarle e magari ritornare a pubblicare...Vi farebbe piacere o comunque ritornereste a leggere le varie storie lasciate in sospeso?

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Grazie a chiunque legga questo piccolo “avviso”.

Vi porto sempre nel cuore...baci!!!!

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