The Black Thread Of the Destiny

di keli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01.The End Among The Bows ***
Capitolo 2: *** Angels Without Wings ***
Capitolo 3: *** The Greatest Treasure ***
Capitolo 4: *** Welcame To Akatsuki ***
Capitolo 5: *** Also the Criminals are Afraid ***
Capitolo 6: *** The Two Sides of the Moon ***
Capitolo 7: *** Broken Hearts ***
Capitolo 8: *** Pieces of Bloody Glass ***
Capitolo 9: *** Words Of Poison ***
Capitolo 10: *** For You This and Other ***
Capitolo 11: *** Confusion in the Dark ***
Capitolo 12: *** A Light in the Dark ***
Capitolo 13: *** The Whisper of a Life ***
Capitolo 14: *** The Greatest Fear ***



Capitolo 1
*** 01.The End Among The Bows ***


The Black Thread Of the Destiny




#Sakura#
Chi era? Chi la cercava?
#Sakura…#
Cosa voleva? Lei non conosceva nessuna Sakura, le faceva solo male la testa, voleva dormire, si dormire, solo questo, dormire e non svegliarsi più.
#Sakura svegliati#
No, era così stanca. Ed era così bello, non sentiva più niente, c’era solo il buio e il dolore era svanito.
Perché svegliarsi?
Lei non voleva soffrire di nuovo, e poi non si chiamava nemmeno Sakura…
…Già, ma allora chi era?
Tentò di muoversi, ma non sentiva più ne braccia ne gambe.
Doveva saperlo, doveva sapere chi era, forse la voce non aveva torto, forse stava chiamando proprio lei.
#Fermati! Dimmi chi sei! Dimmi chi sono!#
Ma ormai la voce era troppo lontana perché la sentisse.
Sospirò, rilasciandosi cadere, trascinata dal nero.
Dov’era? Non riconosceva niente oltre il buio, solo la sua stanchezza.
Si sforzò di rimanere concentrata e non lasciarsi vincere da quel tepore che le immobilizzava i sensi.
Cosa ci faceva li…li, ovunque lei fosse?
Cercò di mettere a fuoco dei ricordi, ma erano troppo sfocati perché li vedesse bene.
Forse non c’era nessuna domanda da fare. Forse si doveva solo abbandonare.
In fondo, cosa aveva da perdere?
< < Ehi tu! > >
Cosa?! Un'altra voce? Sicuri che si stesse rivolgendo a lei?
Basta, va via, sono stufa. Lasciatemi dormire.
< < Svegliati! Dannazione…guarda se una mocciosa… > >
Ma le parole si spengono a poco a poco, delicate.
La testa le gira ancora, ma sente indistintamente che qualcosa la sta alzando da terra, ovunque si trovi, e che il freddo che preme sulla sua guancia è svanito.
Svanito ma subito rimpiazzato da qualcosa di duro che le preme contro le spalle e il petto.
Di nuovo, si sforza di mettere a fuoco l’immagine ma vede solo il color nocciola.
Un nocciola che sembra a tratti dorato e a tratti verde. Non riesce a coglierne le sfumature.
Osserva per qualche istante, appannata, un fiocco di neve che le si posa delicato sul viso.
Poi la stanchezza torna, e lei chiude gli occhi, sicura che non li riaprirà più.




Angolo di Keli


Uh uh, ma salve miei cari. Siete sopravvissuti per così poco? Si si? Vero?Dai, non ci credo! E pensare che questo è solo il principio! Il prossimo capitolo sarà moooolto più lungo. Avete capito di chi si tratta? Si? E' facile...Allora, soltanto alla prossima cari, Un Bacio!

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Capitolo 2
*** Angels Without Wings ***


The Black Thread Of the Destiny




#Sakura…#
No, non può essere.
E’ morta, lei è morta. Si ferma un attimo ad ascoltare quel suono.
Ma è davvero così?
Allora perché sente ancora la voce? Si agita. Forse la voce non vuole lasciarla andare.
Ma lei vuole morire!
O no…?
Ci sono altri rumori oltre la voce, più ovattati, più vicini, come dei passi delicati o qualcuno che sta lavorando. E’ bello questo rumore. E’ rilassante, quasi familiare, non vuole che smetta, Sakura, o chiunque lei sia.
Ma così come è venuto il rumore sparisce, lasciando il posto a veri passi, sta volta lenti, misurati, quasi aggraziati, forse appartenenti a un bambino. Non lo capisce, le fa ancora male la testa.
Sente una presenza davanti a se, e ancora quel nocciola le invade i sensi, le inonda la vista.
E’ così bello, così caldo.
Ma sta volta riesce anche a vedere il viso del proprietario degli occhi belli.
E’ un viso perfetto, liscio, adolescenziale. Le labbra sottili sono come piegate in un esclamazione muta di sorpresa, gli occhi che tanto l’hanno affascinata sono coperti da ciocche rosso mattone, mentre il viso si abbassa su di lei.
< < Sei ancora viva, allora… > >
Anche la sua voce è bella, roca, anche se un po’ triste. Perché sei triste?
Glielo vorrebbe chiedere, ma non ne ha la forza. Lo guarda ancora.
Perché un angelo dovrebbe essere triste? Perché è questo che è, vero?
Questo non è forse il paradiso?
Lei è morta, giusto?
< < Sei un angelo? > >
Si ammutolisce subito dopo. È questa la sua voce?! Ma a confronto con quella dell’angelo è così scialba, quasi un offesa.
E’ troppo trillante, quasi come delle campanelle, fa male alla testa.
Il volto si piega in un ghigno, e dalle labbra fuoriesce una risata amara.
Strano, eppure non stona affatto con la stupenda visione del suo proprietario.
< < Io un angelo? Forse hai battuto la testa ragazzina, io non sono un angelo. Sono l’opposto, forse. Bah… un angelo. > >
Sembra divertito dalle sue parole. Riflette un attimo e poi si solleva da lei.
No, non abbandonarmi ti prego!
< < Non… andartene > >
Lo prega, misurando le parole in modo che non risultino troppo sgraziate all’udito.
Lui si ferma, voltandosi verso di lei, guardandola per un minuto infinito. Che strana ragazzina, eppure dovrebbe avere paura di noi.
Ci pensa su, poi si riavvicina, piano. La guarda. Di nuovo.
< < Cosa vuoi? > >
Domanda cauto, cercando di non essere troppo brusco. Non vuole ucciderla, non ha niente contro di lei.
Non è nemmeno tanto male. Anzi no, è bella. E detto da lui è davvero un complimento.
Pochi hanno ricevuto questo onore. I corti capelli di un delicato rosa pastello le sfiorano il viso d’avorio e le guance tinte di rosso.
Si avvicina. Profumano di pesca.
La cosa che lo attira di più sono i suoi occhi. Sono grandi, verdi come la foresta, un po’ spenti . Deve aver sofferto.
Il suo corpo è quasi interamente fasciato, anche se lui non è un esperto ha fatto quel che poteva.
Quando l’ha raccolta tra la neve, stava per morire, se non per le ferite, per il freddo.
Buffo. In tanti anni questa è la prima vita che salva, senza tramutarla in una sua opera d’arte. Ma ne è valsa la pena. Non sembra pericolosa, sembra solo sperduta.
Trema mentre lo trova di nuovo vicino, sta volta consapevole della sua presenza.
< < Come…ecco…come ti chiami? > >
Chiede piano, per poi abbassare lo sguardo.
Lui la fissa accigliato. Perché ha così paura di parlare? Non ha una brutta voce, anzi è come il suono dell’acqua fresca di una cascata, argentino.
Soppesa le parole, guardingo. Davvero non lo conosce?
< < Sasori. Tu? > >
Lei sbatte le palpebre, puntandosi un dito al petto.
Sembra chiedere, “chi, io?”, ma non parla. Sasori sembra confuso, ma poi capisce. Non ricorda.
Ed è quasi straziante vedere come soffre, cercando di ripescare qualcosa di confuso.
Non può stare a guardare. Sospira impercettibilmente.
Deidara lo prenderà in giro per anni, sciocco bambinetto.
Alza una mano, nascosta dalla manica della cappa nera a nuvole rosse che indossa, poggiandola, esitante, sul capo della ragazza, che trattiene il respiro.
Lui non sorride. Non esageriamo.
< < Bene. Ti chiamerò…Sakura > >
Non da spiegazioni. Stringe tra le dita una ciocca chiara della ragazza. Sembra guardare oltre quel momento. Un albero, un grosso ciliegio, petali che cadono leggeri al suolo. Annuisce. Perfetto.
Lei stringe le gambe contro il petto, fra le sue esili braccia. Sembra così piccola…
< < Eri tu? > >
Mormora, piano, intimorita. Lui toglie la mano, guardandola pacato
< < Cosa? > >
Lei deglutisce, abbracciandosi più forte, guardandolo con le meravigliose gemme, che gli farebbero fermare il cuore, se ne avesse ancora uno
< < A chiamarmi, mentre… mentre morivo… > >
La fissa, accigliato. Sentiva la sua voce? Ma com’è possibile, lui non la conosceva, l’aveva trovata per caso. Forse era solo il suono di uno dei suoi ricordi.
Scuote il capo, piano, in segno di diniego. Lei sembra esserci rimasta male, sgrana gli occhi
< < Ah… ma allora, chi? > >
Sta volta è il turno di Sasori, di rimanere in silenzio. Non sa che dire, e odia mostrarsi debole. Non sa nemmeno perché stia ancora li con lei, e non la elimini subito, o la trasformi.
La guarda ancora.
Non gli ha fatto nulla di male. Non lo odia. Non è come gli altri.
Perché levarle la vita così? Se l’avesse voluta morta non l’avrebbe salvata.
< < Sta qui, Sakura. Non allontanarti per nessun motivo. Io torno presto. Se hai fame, li c’è del riso e dell’acqua. > >
Lei lo guarda riconoscente, mentre lui si volta uscendo dalla porta della piccola camera in cui si trova.
Guarda il cibo, ma non ha fame. Osserva la stanza, dipinta di rosso cupo, con una sola finestra e il letto in cui si trova, di legno.
C’è un altro letto più avanti, ma è vuoto e di ferro, con le coperte gialle. Sopra la testata, sul muro, ci sono dei disegni da bambino, colorati. È l’unica cosa vivace nella stanza.
Si volta, notando quelle che sembrano bambole, ai piedi del letto in cui si trova, ma non fa in tempo a guardare meglio, che viene rapita di nuovo fra le braccia di Morfeo.


La sala riunioni è già piena.
Sasori avanza avvolto dal suo mantello, con passi lenti, misurati, strascica un po’ i piedi come farebbe se fosse dentro una delle sue marionette, ma così facendo fa innervosire uno dei suoi compagni.
L’immortale devoto ai kami ringhia, mostrando i denti affilati, assottigliando gli occhi color porpora, e stringendo con forza il manico della sua falce. Non gli piace aspettare e ogni scusa è buona per battibeccare.
Il rosso lo guarda pacato. Povero sciocco.
L’albino si lascia sfuggire una bestemmia nella sua direzione, venendo poi a urlare con il suo compagno dal viso nascosto, che lo ha ripreso, penetrandolo con i suoi profondi occhi azzurri.
Sasori nasconde nell’orlo del colletto, un sorriso fra il divertito e lo sprezzante. E’ abituato a tutto questo. Si posiziona vicino a un ragazzino dai lunghi capelli biondi, legati per metà in una coda, che gli nascondono l’occhio sinistro, mettendo in risalto quello destro, azzurro, vivido come una fiamma.
< < Sei in ritardo Danna, com’è possibile?! >>
Soffia il ragazzino nella sua direzione. Conosce il suo compagno di squadra. Sasori odia aspettare ed è sempre puntuale.
Ciò è molto strano per tutti.
L’uomo dai capelli arancioni, così come gli occhi dalle tonalità strane, si volta verso di lui, serio. Evidentemente anche il Leader trova la situazione strana, o non si sprecherebbe più di tanto.
< < Cos’è successo, Sasori? > >
Chiede, con quella sua voce un po’ malinconica che ricorda un condannato a morte.
Il rosso non tradisce la sua ansia. Anche se sotto sotto è preoccupato per la ragazza chiusa nella sua stanza
< < Allora?! > >
Chiede nervoso l’albino, che saetta gli occhi chiari dal capo al compagno interpellato. L’uomo dagli occhi blu gli da uno spintone mettendolo a tacere con un
< < Sta zitto, Hidan! > >
più tosto convincente.
Ma ciò non basta a distrarre l’attenzione degli altri e del Leader sulla sua domanda. Sasori chiude gli occhi.
< < Ho trovato una ragazzina ferita nella neve. L’ho portata al covo e curata come ho potuto. Non si ricorda nulla. Chiedo il permesso di tenerla come mia protetta, Pain > >
Il Leader l’osserva senza parlare, riflettendo sulla domanda, o meglio , sulla richiesta del rosso. Non gli ha mai chiesto nulla di simile prima, anzi per poco non insorgeva per avergli affidato Deidara, e ora? Ora richiedeva persino il permesso di poter tenere una mocciosa. A beh, la vita, se di questo si può parlare, è sua. Ma d’altronde Sasori è uno dei suoi uomini più forti, non hai mai chiesto niente, appunto, prima d’ora, e si è sempre comportato più che bene nei riguardi dell’Oraganizzazione.
< < Bene, permesso accordato. Konan, va dalla ragazza, fra donne si sentirà meglio… > >
La donna al suo fianco annuisce, senza scomporre lo chignon di fili blu appuntato da un fiore di carta, socchiude gli occhi neri, facendo per andare, ma Sasori la ferma con una mano.
< < No, ci penserò io,a lei. E’ sotto la mia tutela, non ve ne dovrete preoccupare > >
Guarda con la sua solita calma il viso del Leader. Pain lo fissa per qualche istante, come se volesse sondarlo, ma poi annuisce. Che faccia quel che vuole.
Lui soffoca un sospiro sulla stoffa. Non vuole che Sakura si spaventi a vedere un estraneo al suo posto. Ha già sperimentato la sua fragilità emotiva, ed è ancora troppo fragile. Si volta. Così non va bene, da quando è così…così…melodrammatico? Scrolla le spalle, rivolgendosi al biondo al suo fianco
< < Deidara, tu vieni con me > >
Ordina, secco. In fondo cosa volete. Non è per una mocciosetta che cambierà il suo modo di essere. In fondo lui è solo una marionetta, niente di più, niente di meno. Il ragazzino biondo lo segue, con una smorfia accigliata sul viso


Quando apre la porta della camera, il rosso rimane sorpreso.
La ragazzina dorme, stretta al suo cuscino, il viso affondato nella stoffa, le gambe ripiegate come se si fosse abbracciata nel sonno. Dorme di un sonno tranquillo, e anche se non ha toccato cibo, non è preoccupato per lei.
Meglio così.
Avanza, aprendo con una mano l’armadio di Deidara, e ignorando il suo sbuffo di protesta esce una cappa dell’organizzazione, coprendo la ragazzina dai capelli rosa, visto che non dovendo dormire, il suo letto non ha coperte di sorta per ripararla dal freddo invernale.
La osserva. Forse è rannicchiata proprio perché sentiva freddo. Quanto sono sciocchi gli umani.
Il suo compagno punta l’occhio azzurro su di lei, osservandola, sedendosi nel suo letto a gambe incrociate, il viso nascosto da una mano dalle unghie curate
< < Come si chiama? Uhn > >
Sasori alza il viso verso lo Yagi, sorpreso del suo interesse. Ma poi scrolla il capo, incrociando le braccia al petto.
< < L’ho chiamata Sakura. Non…non ricorda nulla > >
Deidara sgrana l’occhio fin troppo azzurro, voltandosi rapidamente verso il suo compagno, e poi tornando quasi contemporaneamente a guardare la ragazza.
Quindi è sola al mondo. Nessuno l’ha cercata, la stavano lasciando morire…
…cosa mai aveva potuto fare, di così terribile, quella figuretta rosa?
< < Sakura? Non vuol dire fiore di ciliegio? Beh, almeno su questo c’hai azzeccato, amico > >
L’Akasuna annuisce, mentre si avvicina a Sakura che inizia a svegliarsi, aprendo gli occhi di giada, e stringendosi al cuscino, facendo scivolare meglio la cappa sulle spalle.
Sbatte piano le palpebre, confusa dallo sguardo che le rivolge il biondino, che sorride alzando una mano verso di lei
< < Yo, Sakura-chan! > >
La rosa sbatte più volte le palpebre, la confusione cresce, cercando con lo sguardo il rosso, e mordendosi le labbra
< < Gome, Sasori, chi è lui? > >
L’Akasuna scocca un occhiata severa allo Yagi, sedendosi sul bordo della finestra, a occhi chiusi.
< < E’ soltanto un idiota, Sakura… > >
< < Ehi! > >
Sbotta il biondo, offeso, tirandogli una scarpa che il rosso evita prontamente, senza scomporsi.
Entrambi però non possono fare a meno di voltarsi e sgranare gli occhi, quando sentono un suono leggero e cristallino provenire dalla ragazza.
La rosa ride, ancora schermata dal cuscino, le guance rosse. Anche il biondo sembra un angelo, molto più del rosso, forse, ma è convinta che fra i due il più bello sia l’ultimo e non il biondino che la guarda sbigottito.
Come fa a non aver paura di loro? Loro sono i cattivi, i mostri, no?
Deidara si esalta, sorridendo sornione e facendo segno di vittoria
< < Eh eh! Io sono Deidara, molto piacere Sacchan! > >
La rosa lo guarda, poi gli esce la lingua.
Evidentemente il nomignolo non le va molto a genio.
Sasori apre un occhio. Non sa come darle torto.
< < Mi chiamo Sakura io, DeiDei! > >
L’Akasuna richiude le palpebre scure, roteando gli occhi.
Wow, iniziano già con i nomignoli, cos’è fra poco si dipingeranno le unghia a vicenda e si faranno le treccine?! E no, non era del tutto sicuro che sarebbe resistito senza poi prendersela col biondo.
Già era difficile sopportare “UNA” ragazzina esagitata, senza che se ne aggiungesse un'altra. Almeno spera che la rosa non sia una pazza come…com’è che l’aveva chiamato?
Ah si, DeiDei
< < Perché non vai a impiastricciarti con la terra e ci lasci in pace, DeiDei? > >
Il bombarolo arrossisce, voltandosi verso il compagno, indicandolo con un dito dall’unghia laccata di viola scuro.
In quanto a stile, non hanno nulla da invidiare a gli altri criminali, non c’è che dire.
< < COSA HAI DETTO?! QUELLA SI CHIAMA A-R-G-I-L-L-A!Uhn! > >
L’Akasuna si eclissa nella sua cappa, nascondendosi nel colletto, ignorando bellamente il compagno. Regge molto poco le fandonie sull’arte che urla il biondo nei loro soliti litigi.
In fondo è solo un bambino, che si diverta pure con la nuova amichetta.
< < Deidara, calmati ti prego! > >
Lo prega la rosa, improvvisamente preoccupata.
Lo Yagi la guarda confuso, abbassando la mano. Lei si stringe la cappa nera a dosso, nascondendosi dietro il cuscino, imbarazzata forse. (eppure quella strana sensazione di deja-vù…)
< < Io… non mi piacciono i litigi... ho... mi danno una brutta sensazione, quindi ti prego… > >
Esclama, gli occhi grandi, lucidi, in procinto di scoppiare in lacrime.
Sasori ha un brusco movimento involontario. Non sopporta le persone che piangono e non è così sicuro di voler vedere lei farlo.
Deidara annuisce, sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi brillanti
< < Scusami Sakura… ehi! Ti va di venire con me? Ti presento gli altri! Uhn > >
La ragazza soppesa bene le parole. Incontrare degli sconosciuti o rimanere in stanza con il rosso?
Scocca un occhiata al ninja, che rimane fermo immobile, come morto, senza fiatare.
La rosa scrolla le spalle, sospirando piano, e alzando i suoi occhioni sul nuovo amico con un sorriso accennato
< < E va bene… > >




Angolo di Keli:

Mi sono fatta perdonare con la lunghezza? Eh eh eh?!*___* Grazie a chi ha letto e recensito! Sasori mi sa troppo OOC…io ho cercato di mantenerlo più IC che ho potuto, ma… ho pensato che fosse meglio mettero OOC nelle avvertenze, tanto per andare sul sicuro. Alla prossima! Baciu

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Capitolo 3
*** The Greatest Treasure ***


The Black Thread Of the Destiny




Il biondo cammina piano, tenendosi dietro la ragazzina per non perderla, guardandola di sottecchi. Può avere si e no sedici anni, ma sta attaccata al suo mantello come una bambina spaurita il suo primo giorno di accademia, quasi la sua vita dipendesse da lui.
Lo Yagi sorride mentalmente, posandole una mano sul capo per farle forza. Non avendo altro aveva tenuto il mantello dell’organizzazione e- nota sorpreso il ninja- le sta divinamente, quasi fosse fatto apposta per lei.
Scrolla il capo, trattenendo un sospiro malinconico fra le labbra. Nessuno è nato per quella vita, figurarsi una mocciosetta innocua priva di ricordi.
<< Uh uh guardate chi vi presento! Uhn >>
Esclama, aprendosi in un sorriso falso al cospetto dei suoi “amici”.
Tutti lasciano perdere le loro attività per dedicarsi alla nuova arrivata, di certo più interessante di qualsiasi altra cosa noiosa al covo.
<< Ah…la ragazzina di Akasuna… >>
<< …una mocciosetta >>
Il primo a parlare è un uomo che sembra in procinto di essere ingoiato da una pianta. Ha il corpo lambito da due enormi foglie che gli lasciano visibile solo il viso, circondato da capelli verde muschio, che sembra essere dipinto per metà di nero e l’altra metà bianco.
La ragazza rabbrividisce, nascondendosi di più dietro a Deidara, tremando per lo sconcerto.
<< Q-quello c-cos’è? >>
Sussurra verso il biondo che viene scosso da risatine silenziose, ma che comunque le avvolge le spalle in un abbraccio, sorridendole comprensivo.
Anche a lui aveva fatto lo stesso effetto, e lo fa tutt’ora.
<< E’ solo Zetsu, non morde mica… ma… ehm, comunque non stargli mai molto vicina, eh eh… uhn >>
Le consiglia saggiamente.
Sakura annuisce, mentre un omone dalla pelle bluastra, le sembianze da squalo, gli occhi gialli, con uno spadone enorme tranquillamente poggiato su una spalla, si china su di lei, scrutandola attentamente, con un sorriso animale
<< Uh… ma non sarà un po’ troppo deboluccia, ”biondina”? >>
Lo Yagi lo guarda male, tirando la ragazza verso di se e uscendo la lingua al compagno che si rialza ridendo grottescamente
<< Lui è Kisame, pescione alquanto idiota e superficiale, a dirla tutta. Uhn >>
Lo presenta alla rosa, che non ne sembra spaventata, ma interessata, forse proprio per il suo aspetto strano e l’immane forza.
Deidara osserva il ninja spadaccino sovrappensiero, guardandosi attorno, perplesso
<< Dov’è finito Itachi? >>
Domanda all’uomo che scrolla le spalle, appoggiandosi con nonchalance al muro e chiudendo gli occhi
<< In missione… non tornerà per un pai… ehi voi due, finitela! >>
Esclama con la sua voce baritonale verso due ninja appena entrati, che battibeccano tra loro.
Sakura li osserva divertita. Uno è alto, avvenente, dai capelli argentei lunghi, e occhi viola chiaro, una cicatrice lungo il collo e una falce sulla spalla. Il secondo è completamente nascosto dalla cappa a nuvole rosse e da un passamontagna da cui si scorgono solo i grandi occhi verde chiaro. Si lanciano gli insulti più disparati, gesticolando.
Quello con la falce fa un movimento brusco, voltandosi, e rischiando di decapitare la rosa che viene prontamente presa di lato da un Deidara alquanto scosso.
<< Ehi Hidan…RAZZA DI IDIOTA STA UN PO’ ATTENTO CON QUEL TUO TAGLIAUNGHIE! UHN! >>
Gli urla contro lo Yagi, in parte incavolato e in parte sollevato, soprattutto perché la ragazzina non si è fatta niente, e perché così, almeno per le prossime due ore, non subirà le ire di Sasori.
L’albino guarda Sakura, sorpreso di trovarla li, riabbassando la falce in modo che non la colpisca. Sorride. La ragazza rabbrividisce.
Lui sa cosa può fare l’Akasuna se gli si tocca uno dei suoi giocattolini.
<< Uhuh! Per tutti i kami… come ti chiami, bambolina? >>
Domanda lui, sorridendo, a parer suo, in modo molto sexi. La rosa si ritira irrazionalmente al petto dell’amico, che sospira, accarezzandole il capo con fare rassicurante
<< Non preoccuparti di lui, Sakura, è solo un gran gradasso a cui piace fare lo spaccone, ma è tutto fumo e niente arrosto, credimi. Ah…Kakuzu? Per favore, dopo puoi venirle a dare un occhiata? Sasori ha detto che ci ha già pensato lui, ma non mi fido molto delle sue capacità mediche… >>
Esclama poi verso il ninja dal volto coperto che annuisce, squadrando Sakura da capo a piedi per un breve giudizio, per poi voltarsi, tirandosi dietro Hidan e le sue bestemmie contro tutti i kami esistenti, con la scusa che gli deve ancora dei soldi.
Deidara soffoca un risolino, molto provabile.
La giovane amica lo tira per una manica, facendolo abbassare e sussurandogli all’orecchio indicandogli qualcosa
<< E lei chi è? >>
Lo sguardo vivace del biondo si punta sulla donna seduta nell’angolo che con rapidi movimenti di mano accumula origami su origami, con espressione quasi distratta.
Il ragazzo si rialza, passandosi una mano fra i capelli, sorridendo
<< Lei, beh, lei è l’unica donna dell’organizzazione, almeno fino a oggi. Il suo nome è Konan, ed è la donna del Leader. Uhn >>
Spiega con aria divertita.
Si sente un po’ una guida turistica, un po’ una sorta di bodyguard, per quella ragazzina strana. Certo ora avrebbe dovuto averla sempre tra i piedi, ma in fondo non gli dispiaceva, e la cosa, se pur recondidamente, lo spaventava
La guarda sorridere all’uomo-squalo, di sottecchi. No se è piaciuta al suo Danna deve avere proprio qualcosa di speciale.
Scrolla il capo, sorridendo sornione, e sollevandola da terra, facendole cacciare un urlo per la sorpresa, mentre se la issa a cavalluccio sulle spalle, come una bimba piccola. Sakura gli tira una ciocca di capelli, per ripicca, uscendogli la lingua e mettendogli il muso, mentre lui se la trasporta per gli intricati corridoi del covo.

<< Dove mi stai portando, DeiDei? >>
Si lamenta dopo un po’, lasciandosi andare e abbracciandolo per il collo, stringendolo scherzosamente.
Il biondo si sente arrossire per la vicinanza dei loro visi, e si sforza di ridere per smorzare la tensione che par sentire solo lui
<< E’ un segreto Sacchan! >>
Lei sbuffa più forte, appoggiando il viso nell’incavo del suo collo, contro la sua spalla. Fa una smorfia.
Ecco, di nuovo quella fastidiosa sensazione.
Si accoccola su di lui, giocherellando con una ciocca chiara sfuggita alla sua coda, ispirando il suo profumo. E’ strano, ma buono. Sa di argilla e sole.
<< Non… mi piacciono. Non mi piacciono i segreti… >>
Lui non si ferma, ma volta il viso nella sua direzione, così vicini che le loro labbra quasi si sfiorano. Ma non vi fa caso, il suo occhio chiaro è fisso su di lei, teso
<< Stai… ricordi qualcosa? >>
Sakura si morde il labbro, abbassando lo sguardo verde sulla sua cappa, senza vederla realmente, sospirando, sentendo il fiato caldo del giovane ninja sul suo viso, quasi come se la stesse cullando col suo respiro
<< E’ solo una sensazione. Un deja-vù, qualche volta… >>
Ammette, con un sorriso vago.
Deidara sospira, abbassando il viso, e carezzandole una guancia con il dorso della mano libera. Non vuole che si preoccupi sentendo le ferite sui suoi palmi, le bocche così mostruose che hanno allontanato sempre tutti.
Era una cosa così triste. Com’era possibile che una creatura così dolce potesse soffrire così? Non era giusto, non era colpa sua.
Appena aveva incrociato il suo sguardo, l’aveva subito presa in simpatia. Nei suoi occhi smarriti si era rivisto lui, strappato alla sua casa, alla sua famiglia, alla sua vita. Ma qualcosa in lei gli aveva fatto capire che è più forte di lui allora.
Sorride.
Te la caverai bene, piccola Sakura.
<< Siamo arrivati! Su scendere…! Non sembra ma sei pesantuccia, uhn >>
Esclama ridacchiando, sollevandola con estrema facilità, visto la sua innaturale leggerezza, e posandola davanti a se.
Lei trattiene il respiro.
Sono fuori dal covo, sbucati da una caverna sotterranea nascosta, in una radura interamente coperta di neve, con un laghetto ghiacciato al centro. Semplicemente stupenda.
Lo Yagi sorride felice per la riuscita della sorpresa, si accosta a lei, circondandola in un abbraccio
<< E’ il mio posto segreto, quindi shhhh! Soprattutto con Sasori, non vorrei vedermelo spuntare in giro! Uhn >>
Sorride. In realtà l’Akasuna lo conosce già questo posto, ma l’ha voluto “regalare” al suo compagno, visto che l’aria aperta non gli piace molto.
La rosa annuisce, estasiata, voltandosi tra le sue braccia e abbracciandolo a sua volta. Non ricorderà chi è, e da dove viene, ma sa per certo che di questo strano ragazzo si può fidare.
<< Ti piace? >>
Chiede inutilmente lui, posandole un bacio delicato sul capo, la ragazza annuisce ancora, stringendolo più forte.
<< Arigatoo, Deidara-kun. Non saprò chi sono io, ma una cosa la so, ti voglio bene… >>
Il biondo si scorda letteralmente di respirare.
La conosce da così poco…
La allontana gentilmente da se, sorridendole a qualche centimetro dalle labbra morbide. Basterebbe spostarsi per farle combaciare.
Ma lui continua a sorridere, rispecchiandosi nelle sue iridi confuse
<< Anch’io ti voglio bene, Sakura-imoutochan >>
Si rialza, baciandola sulla fronte, fra le ciocche rosa. Si… sarebbe stato il fratellone perfetto, per lei ci sarebbe stato sempre.
Lei arrossisce, toccando con le punte delle dita, li dove le sue labbra calde l’hanno toccata.
Deidara continua a sorridere.
Ha mentito, ma è ancora troppo presto. Deve capire cosa prova veramente, o la farebbe solo soffrire, di nuovo. E lei non merita questo. Poco gli importa, se alla fine, quello che soffre davvero è lui.
Si guarda in torno, emettendo nuvolette di vapore dalle labbra.
Fa freddo, ma non è eccessivo, visto la loro copertura.
<< Potremmo allenarci Sakura. Non so se ti ricordi ancora come si fa a combattere… sai, Pain vorrebbe che misurassimo la tua forza, per conoscerti meglio, uhn >>
La magia di quel momento è finita, ma è giusto così.
La ragazza abbassa lo sguardo, tentennando. Combattere?
<< Ecco, io non s… >>
Ma non finisce di parlare che un colpo le arriva a tradimento, cercando di colpirla sul viso. Con riflessi incondizionati lo schiva, arretrando con un salto di qualche metro, e fissando il biondo sconvolta.
Non se l’aspettava.
Lo Yagi si rialza, sorridendo sornione.
Uh, in quanto a riflessi e velocità non è male.
<< Ma dico, sei PAZZO?! >>
Gli urla lei, attonita. Il ninja ghigna, strafottente, guardandola con l’occhio azzurro, concentrato, il busto inclinato
<< … preparati! >>
Inconsciamente la giovane va a sistemarsi i guanti neri che le fasciano le mani, tirandoli verso il basso, aprendo e chiudendo il pugno. Questo piccolo gesto le da coraggio, la fa ricordare.
In un rapido movimento estrae un kunai da una tasca interna, correndogli incontro, anche lei a busto chino.
Ha capito. Sa cosa fare.
I colpi si intrecciano veloci, perfetti, misurati, come in una danza. Deidara è più volte costretto a retrocedere per evitare i suoi micidiali pugni, che raggiunto il terreno aprono fratture nella roccia.
Sakura ansima, ma sente l’adrenalina scorrerle nelle vene. È impossibile scordarsi come si combatte. Viene naturale come camminare o respirare.
Lo Yagi la osserva, critico, l’occhio azzurro puntato su di lei. La rosa sorride di sfida, sparendo da davanti il suo avversario ora spaesato, per poi riapparire colpendolo con un pugno allo stomaco dall’alto. Una copia.
Il ninja biondo ha un gemito strozzato mentre si accascia dolorante nella neve, guardandola accucciarsi repentinamente di fianco a lui, di nuovo preoccupata. Di nuovo Sakura e non la macchina da guerra che ha visto in azione.
<< K-kami… sei forse un Anbu, Sakura? N-non p-puoi essere c-così forte, è-è impossibile… uhn >>
Battuto. Battuto da una ragazzina che nemmeno ricorda il suo nome.
Battuto senza la possibilità di usare le sue armi, di tirar fuori la sua arte.
In un certo senso c’è l’ha a morte con la rosa, seduta al suo fianco. Ma basta un suo sguardo intriso della più profonda delle preoccupazioni a farlo cedere.
Ridacchia, cercando di alzarsi
<< Mi sa che mi dovrò far rimettere insieme da Kakuzu… >>
<< … no! >>
Esclama quella, costringendolo a terra. Poi al suo sguardo perplesso arrossisce, guardandosi le mani
<< Ecco… io credo di saper… posso fare io >>
Mormora, levando i guanti, presa da una strana sicurezza, per poi posare i palmi sulle ferite del biondo.
Immediatamente le sue mani vengono avvolte da un alone di chakra verde. Deidara sgrana l’occhio.
Chakra medico! Ma com’è possibile…
Dopo qualche istante non sente più nessun dolore. Alza il viso sull’amica, stupito.
<< Ma… ma… >>
Lei sorride, ma dopo questo si accascia su di lui, svenuta. Il giovane ninja biondo si alza, accomodandola fra le sue braccia, coprendola con la cappa dell’Akatsuki, rinviandole una ciocca rosa dal viso.
È stremata.
Le sorride dolcemente, per poi rientrare come un fulmine nel tunnel che conduce al covo.




Angolo di Keli


C’è l’ho fatta c’è l’ho fatta c’è l’ho fatta*balla in tondo da sola canticchiando felice*Sono riuscita a completare anche questo capitolooooo!!! Me miticaaaa *_____* (bhe..non esageriamondDei)A_A tu vai da Uchi!(O_O signorsisignore!ndDei sull’attenti)Ma che bello, ma che bello!!! Ringrazio le care care anime che hanno avuto la pena di recensire questa mia schizofrenia che dovrei chiamare fan fiction! Siccome vi voglio bene care, vi faccio un regalino! Collega l’ha già visto U_U ma lei è lei…
Eh, no...ho un problemino... va beh posterò il regalino non appena saprò come fare >_<(ossia non appena mi farò helpare da Uchiha-girlXD) Beh…allora…alla prossima puntataaaa!!! SMAAAACK!

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Capitolo 4
*** Welcame To Akatsuki ***


The Black Thread Of the Destiny




Sasori guarda confuso il suo compagno, entrare nella stanza, con la ragazzina rosa fra le braccia. Non si muove, ma vorrebbe tanto prenderlo a pugni. Si passa una mano sul viso, sospirando contro il palmo duro. Ma tu guarda a cosa lo sta portando…
Deidara sistema la ragazza sul suo letto, coprendola con le coperte, per poi voltarsi verso il suo Danna. Ha un attimo di smarrimento.
Può una marionetta rimanere… shockata?!
Non gli si avvicina, per precauzione resta seduto sul bordo del letto accanto alla rosa, che respira tranquilla.
L’Akasuna lo guarda truce, come se gli avesse fatto esplodere una delle sue amate creazioni
<< Cos’è-successo >>
Scandisce piano le parole, col solo risultato di farle suonare più minacciose. Il ninja biondo ridacchia, passandosi una mano fra i capelli.
E’ abituato agli scatti d’ira del munekin di Suna, quindi ormai non gli fanno ne caldo ne freddo. Ma è sempre meglio rispondere, non si sa mai.
<< Non preoccuparti amico. Si è solo addormentata, era molto stanca. Cavolo… i suoi pugni fanno male! Ha una forza…MOSTRUOSA! Secondo me deve essere un Anbu, o un Jounin. E poi… caspita Sasori, è un ninja medico! Mi ha curato ogni singola ferita meglio di Kakuzu… ma dove cavolo l’hai pescata? Uhn >>
Il marionettista assorbe ogni informazione lentamente. Si volta a guardare la ragazza sul letto, senza un accenno d’espressione sul volto perfetto.
E così non è solo una mocciosetta, è una ninja. Chi l’avrebbe mai detto… con quel suo corpicino minuto tutto poteva sembrare tranne una kuinochi.
Mentre la salvava dalla neve aveva pensato questo, almeno.
<< Hai informato Pain? >>
Chiede lento, senza guardare negli occhi il compagno.
Deidara scrolla scioccamente il capo, seguendo lo sguardo dell’altro, e solo dopo capisce. Si alza di scatto dal letto, attento a non svegliare la kuinochi, avviandosi velocemente alla porta.
Deve informare i capo. E… e lasciarlo solo con lei.
Sospira mentre si chiude dietro la porta. Quell’ultima parte non gli va molto a genio.
Sasori scende giù dalla sua postazione, osservando la ragazza perplesso. E ora? Se è davvero così forte come dice il biondo dovrebbe entrare nella sua collezione. Ma è lui che non vuole, non lo tollera. Non vuole vedere quel corpo senza vita alla sua mercé, e soprattutto detesta l’idea di non potersi più rispecchiare nelle sue iridi smeraldinee e sentirsi, ancora una volta anche se per poco, umano.
D’altro canto…
Pain avrebbe potuto decidere di tenerla con loro, come membro numero dieci. Ma la sola idea che così sarebbe entrata in squadra con Zetsu bastava e avanzava a non volere che ciò accadesse. E se…
E se avesse convinto il Leader a tenerla sotto la sua tutela? Una squadra di 3 elementi è più forte di una di 2, e poi Zetsu sa benissimo lavorare da solo.
Già sotto questa prospettiva va meglio.
La giovane si muove, fra le coperte, aprendo piano gli occhi. Sente il profumo d’argilla e sole di Deidara sul cuscino, e la cosa non le dispiace. Mettendo a fuoco la stanza si accorge della presenza del rosso, e arrossisce, nascondendosi sotto le coperte.
Possibile che quando c’è lui dovesse essere sempre addormentata?! È imbarazzante…
<< Stai cercando di soffocarti? Conosco metodi migliori… >>
Osserva, atono, l’Akasuna, in una battuta di spirito involontaria.
La rosa fa capolino da sotto l’ammasso di coperte, sorridendo appena, lo sguardo basso. Dannazione, perché le fa sempre questo effetto? Sente che è una sensazione naturale, sempre presente nei suoi ricordi sfocati, anche se rivolta a un'altra persona, e si incupisce.
Sarà normale, ma non le piace affatto.
<< Anch’io… ma non ci tengo più di tanto >>
Ammette, sorpresa dalle sue stesse parole. Ricorda vagamente le pagine ingiallite di vecchi volumi, e tutte le nozioni studiate tornano a galla, come ripescate da una canna invisibile. Ma avrebbe preferito ricordare qualcosa del suo passato, non del suo lavoro.
Il marionettista si china su di lei, scrutandola con calma prepotenza, incatenandola ai suoi occhi. Sembra volerle leggere dentro.
Piega le labbra come se l’idea venutagli in quell’istante non gli vada molto a genio.
<< Conosco una persona che forse potrebbe aiutarti, anche ne non mi fido minimamente di lui… >>
Soffia, accorgendosi del rossore diffuso che le colora le guance, e alzando il viso.
Come mai va in iperventilazione quando gli è vicino? Le tocca il capo, guardandola calmo
<< Respira, Sakura >>
Le ordina con una parvenza di gentilezza. La ragazza annuisce, costringendosi a prendere una bella boccata d’aria e mandare l’ossigeno ai polmoni.
Si sente una sciocca. Con Deidara non ha queste “crisi di idiozia”, si sente a suo agio. Oh, non che con lui non lo si senta, si affretta a correggere mentalmente, ma è più difficile restare concentrata se c’è lui nei paraggi.
Sakura si stringe nelle braccia, schiarendosi la voce,e guardandosi attorno, sorpresa
<< Dov’è DeiD… Deidara? >>
Si affretta a correggersi, notando l’irritazione celata sul viso del giovane, a quel nomignolo.
Sasori inarca le sopracciglia, contrito. Quel soprannome inizia a dargli i nervi, quasi quanto il vero artista biondo. Si passa una mano fra i capelli, lasciandosi cadere seduto sul letto del compagno
<< E’ andato a parlare con Pain, il Leader. A quanto pare hai dato del filo da torcere a DeiDe…arg, Deidara>>
Sbuffa, contrito, correggendosi immediatamente. Guarda offeso la ragazza ridere. Cosa c’è di così divertente?
Maledetto soprannome… non è che quella ragazza sta cercando di farlo impazzire, in qualche strano modo?!
Mpf, streghetta…
<< Ehhh… non l’ho fatto a posta, lui mi ha attaccata e io… >>
Si difende, svelta, lei. A quanto pare non le piace essere mal giudicata.
L’Akasuna scrolla il capo. Ma in che guaio si è cacciato?
Sakura alza gli occhi su di lui, preoccupata di una sua qualunque reazione, ma quando nota che il suo viso perfetto è solcato da un sorriso sghembo, accattivante, avvampa, scrollando velocemente il capo
<< Cos’hai da ridere?! >>
Sbuffa offesa, voltando il viso di lato. Il rosso la guarda serio, sgranando gli occhi. Sembra volerla prendere in giro. Si indica il petto con un dito
<< Chi, io? >>
La giovane lo squadra, critica, incrociando le braccia al petto e ricambiando il suo sguardo.
Non demorde, ha accettato la sfida
<< Ah, non io! Io sono Mister-faccia-di-legno, no? >>
Lo ribecca, mimando un robottino.
Sasori la fissa confuso. Cosa vuole fare? E soprattutto, dove vuole arrivare?>
<< Mi stai prendendo in giro, mocciosetta? >>
Domanda candido. Lei fa lo stesso gesto che vuol dire “chi, io?”, fingendosi indignata, alzando il viso in aria e ondeggiando un dito con aria saccente, l’espressione da angioletto
<< Mi sento molto offesa, Sasori. Come pensi che IO possa prenderti in giro? >>
Il rosso la guarda qualche istante
<< Finiscila… >>
Lei allarga un sorriso brillante.
A quel punto l’Akasuna si costringe a distogliere lo sguardo, voltando il viso. Se solo potesse ora arrossirebbe anche lui, decisamente. Ma per fortuna non può, quindi la kuinochi non può intuire i suoi pensieri contrastanti e fraintende il gesto, abbassando il viso, mortificata
<< Ti ho offeso. Scusa… >>
Mormora piano, sincera. Lui volta rapido il viso, facendo un brusco movimento che gli fa ondeggiare i capelli rossi sul viso, facendolo apparire quasi una divinità, agli occhi lucidi della giovane.
Bello è bello, certo, insofferente e apatico, ma bellissimo.
Si sente stringere il cuore, gli occhi le pizzicano. E ora la odia, per colpa della sua boccaccia larga. Le piccole spalle tremano, scosse da singhiozzi silenziosi.
Il ninja la guarda, allarmato. E ora che fa, piange?
Si alza, avvicinandosi incerto, e sedendosi al suo fianco. Le sfiora gentilmente una spalla, ancora più incerto, per poi avvolgerla in abbraccio.
Lei sgrana gli occhi, il viso sul suo petto. Non se lo sarebbe mai aspettata, non da lui
<< Non devi piangere, Sakura. Piangono solo i deboli, e i bambini, e tu non sei ne l’uno ne l’altro… >>
Gli mormora, contro i capelli. E la sua voce suona quasi dolce, rassicurante, per la ragazzina che tiene stretta a se. E’ così fragile… potrebbe essere spezzata se solo la stringesse di più.
Schiude le labbra, alzandole il viso inumidito dalle lacrime. Lei lo guarda confusa, senza fiato.
Poi lui si abbassa, composto, sfiorandole una guancia e bagnandosi le labbra della piccola goccia che gli sfiora il viso, inglobandola. È salata, ma non è male.
Lei avvampa come fiamma viva, imponendosi di non svenire, e respirare.
<< Sasori… >>
<< Su presto, il Leader vuole vedervi. Uhn! >>
Sasori si scosta, voltandosi annoiato.
Deidara è il solito guastafeste.
Il ninja biondo rimane paralizzato sulla porta. Il suo Danna non ha fatto quello che ha visto, vero?! È’ stato un gesto troppo intimo… quasi volgare… Che diritto ha, lui, su Sakura? Per quale motivo può prendersela, nemmeno fosse un oggetto?
Assottiglia l’occhio azzurro, puntandolo sull’Akasuna che si sistema la cappa, con nonchalance, disinteressato.
Lui è solo una marionetta, dannazione! Non può provare sentimenti! Non può amare veramente!
Deidara ansima pesantemente, appoggiandosi alla porta, passandosi una mano sul viso. Doveva saperlo che era solo uno stupido sogno, il suo. Lo doveva sapere che Sakura per lui era solo un utopia impossibile. Del resto, chi poteva resistere ad Akasuna No Sasori? Il bello e dannato…
Stringe un pugno, e poi si volta, ignorando lo sguardo preoccupato della rosa
<< Io vi ho avvertito, sbrigatevi… uhn… >>
La kuinochi lo vede sparire nel corridoio senza riuscire a dire nulla. Si alza, avvicinandosi alla porta, passando le dita della mano sul capostipite, dove si può vedere un ammaccatura nel legno. Trattiene il respiro, abbassando lo sguardo, mortificata. Non voleva fargli del male, è suo amico…
A quei pensieri una fitta le attraversa il capo, facendola cadere in ginocchio. Vede una figura bionda che la guarda tradita, prima di voltarsi e scappare. Ma non è Deidara quello che corre via nel ricordo sbiadito.
La giovane si tiene la testa fra le mani, reprimendo un singhiozzo. Sta accadendo, di nuovo. Vede ammalappena, fra il velo di lacrime, la figura di Sasori che si china su di lei, preoccupata.
Un nome che non ricorda, un suono a cui è legata ma che non le può risultare meno famigliare le sale prepotente alle labbra
<< Naruto-kun… >>


Camminano nel corridoio illuminato da sporadiche fiaccole senza dire una parola. I loro passi risuonano secchi dietro di loro, come a volerli richiamare. Sasori ha lo sguardo vacuo che lo caratterizza, la fissità perenne dell’espressione, come se anche questa fosse intagliata nel più duro dei legni.
Sakura lo segue senza fiatare, lo sguardo alto, un po’ in ansia per quello che l’aspetta.
Varcano la soglia insieme, e sette paia di occhi dai colori svariati si posano su di loro, curiosi, al loro arrivo.
Pain sta al centro, seduto sul bracciolo di una poltrona di pietra, occupata da una silenziosa Konan, che scruta la ragazza quasi analizzandola nel dettaglio. Il Leader socchiude gli occhi mistici, quasi la fioca luce gli desse fastidio, seppellendo il viso dai numerosi pearcing, nei palmi delle mani.
C’è silenzio, a parte il brusio causato dai continui borbottii con se stesso dell’uomo-pianta e le lamentele sporadiche di Hidan, che il silenzio lo detesta come i gatti con l’acqua.
L’Akasuna avanza di un passo, facendo per aprir bocca, ma Pain alza una mano verso di lui, senza vederlo, fermandolo. Tutta la sua attenzione è catalizzata sulla ragazza dai capelli rosa poco dietro il rosso, che lo guarda fisso, senza battere ciglia.
<< E così… sei tu, la famosa Sakura… no, non parlare, prima devo dirti qualche parola in privato… >>
Una eco di protesta esplode dagli altri componenti dell’organizzazione presenti in sala. Mai prima d’ora, Pain, ha fatto una simile richiesta.
Il ninja guarda i suoi uomini con aria grave, zittendo ogni brusio con un alzata di mano
<< Lo so, che ogni decisione deve essere presa in presenza di tutti i membri, ma prima che dica la mia, ho bisogno di sentire la nostra nuova amica da solo… vogliate perdonarmi. Sakura seguimi… >>
Fa, col solito tono malinconico, alzandosi e dando le spalle alla sala. La rosa ad un breve cenno di Sasori, lo segue, affiancandolo.
Riesce a seguire ammalappena le mani dell’uomo muoversi sotto le maniche. Si volta, ma gli altri sono ancora la, solo che parlano fra di loro, come se loro due non fossero presenti.
Ingegnoso.
Pain sospira, voltandosi verso di lei, riabbassando le mani
<< Di, hai davvero battuto Deidara in sei minuti, e poi curato perfettamente? >>
Domanda, fissando i suoi occhi così strani in quelli della ragazza. Ma questa è più un affermazione sbrigativa che una vera domanda. A quanto pare ha già trovato i suoi modi di accertarsi della risposta che darà.
Sakura non sa che rispondere, quindi si limita ad annuire positivamente. Il ninja fulvo non ne pare per nulla sorpreso. La fissa qualche istante, prima di chiudere gli occhi.
Istintivamente la rosa si mette in posizione di difesa, guardinga.
<< Bene, indossi già una cappa, quindi non c’è bisogno che chieda a Konan di procurarsene un’altra. E ora… >>
Si volta, sciogliendo quella che sembra un illusione ben congeniata.
Il vociare nella sala smette, e tutti si voltano a guardarli, come se fossero appena rientrati. Pain avanza, alzando le braccia verso gli altri componenti, prendendo poi un braccio di Sakura e mettendone in mostra la mano destra.
La kuinochi deglutisce, ma gli altri sanno già che significa.
Il leader estrae un piccolo anello d’oro con uno strano anagramma in rosso stampato sopra, e lo infila all’anulare della giovane.
La sala esplode in un boato. Sakura vede indistintamente Sasori applaudire pacato, mentre Deidara vicino a lui, gli mormora qualcosa, un espressione adirata in viso, ma viene trascinata al centro della sala da Pain, prima che possa capire.
<< Oggi sei rinata! Oggi apri gli occhi in una nuova famiglia, Sakura. Date il benvenuto al numero dieci di Alba! >>




Angolino di Keli


*O* sono stata più veloce del previsto!*saltella abbracciando Deidara rischiando di strozzarlo*(ç_ç aiut..ndDei) Ed ora la nostra Sakura è ufficialmente una Akatsukina!!! Ne vedremo delle belle… Sasori… beh… Sasori è Sasori U_U quindi la scena dello pseudo-bacio ci sta di incanto*ç*(ç_ç e io…ndDei)U_U tu sei mio marito(U_U e che c’èntra..ndDei)POSSO TRADIRTI!^O^(ç_______ç il mio matrimonio…mia moglie…sigh..urge vendettandDei sparisce probabilmente per costruire una bomba che distrugga l’universo) <.<…cooomunque. Nel prossimo cappy avremo ancora un po’ di smielata dolcezza, e vedremo le difese di Saso-kun cedere per qualche istante…ah ma vi sto dicendo troppo!^O^ Ora rispondiamo alle recesioni!*si alza le maniche strofinando le mani*

XUchiha_gilr:^O^ vedi vedi che sono super veloce!^O^(quando ti conviene…ndSaso)TACI è.è e tornatene da collegaaaaa!!!(<.< sono diviso in due U_UndSaso)?_?(fra la voglia di farti fuori e quella di coccolare Tobina!^O^ndSaso che si sbraccia la bimba)A_A tu…TOBI LA PAGHERA’!!!CHIUNQUE USERA’ QUELL’ASSURDO NOME…LA PAGHERAAAAAA’!!!!!!!(gulp..hulk 2 la vendetta!O_OndTutti)ç___ç…collega…comunque ti ti..la sai la coppia principale, quindi…shhhhh o mi troverò costretta a eliminarti U_U*stile 007*XD Un bacio grosso grossooooo

XZoe chan:*O* ma graaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaazie! Me contenta che ti piaccia, sniff, sniff…*autrice in lacrime si soffia il naso nella cappa di Sasori*XD Eh eh…SasoSaku fan girl? Beh per ora eccoti accontentata…chi sa che non finisca così…<.< >.> >.< mistero!

XPetaloDiCiliegio:Grazie mille anche a te!^^ Baciottoli

XAlletta:Ma ciau cara!Come vedi ho postato velocissimamente!!!*in posa stile superman*Scusa se non ho risposto ma il lavoro a volte è davvero troppo e rispondervi mi viene difficile!^O^ Ma come vedi ho rimediato…uh uh..chi sa che non ci sia andata vicino!Come già detto…mistero!Baciottoli!


Uff, ecco finito anche questo, quindi mie adorate, al prossimo capitolo!Non mancate!XDKiss!!!

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Capitolo 5
*** Also the Criminals are Afraid ***


The Black Thread Of the Destiny




La giovane nuova leva dell’Organizzazione Alba, sbuffa, rannicchiata sul bordo del laghetto ghiacciato del luogo segreto di Deidara, che ora è anche il suo. Non è felice. Non lo è per molti motivi.
Si rispecchia nel ghiaccio, abbracciando più stretta le gambe.
Dopo la sua investitura ad Akatsukina, non ha più visto ne lo Yagi ne l’Akasuna e non sa cosa si siano detti per far in modo di non parlarsi più. La cosa le logora i nervi.
Solo per un innocente carezza, un bacio non si può certo definire. Arrossisce ripensando al volto del marionettista vicino al suo. Forse così innocente non lo è poi stato.
In più il vuoto di memoria che riguarda la sua vita prima di entrare in quel covo non si riempie. Sono troppo pochi e troppo piccoli gli sprazzi di ricordi che la sfiorano di tanto in tanto.
#Sakura…#
Una smorfia si dipinge sul bel viso. Ah già, e la voce sconosciuta la tormenta, quasi si diverta a farla impazzire. Assottiglia lo sguardo, tenendosi la testa fra le mani.
Avanti fatti sentire, lo so che tanto non mi lasci così facilmente
#Parli con le voci, adesso, Sakura?#
Ghigna di sfida la rosa. La voce è qualcosa di indefinito, impalpabile, quasi un ombra. Ma sente lo stesso una sfumatura ironica in quel tono maschile.
Tu sparisci e forse eviterò di sembrare pazza.
Aspetta, sa che se la stuzzica la voce le risponde
#Sei noiosa, Sakura#
Eccola infatti. È infastidita, ma si sente una nota divertita.
La ragazza la blocca, cercando di identificarla. Sa che è una pazzia parlare con un ricordo, perché lo sa, la voce è solo l’ombra impalpabile di un ricordo caduto nel dimenticatoio forse già da prima della sua perdita di memoria, che cerca di tornare, prepotente.
Un sorriso malinconico si delinea sul viso evanescente riflesso sul ghiaccio.
Sei sempre così acido e insofferente Sa…
<< Sakura… >>
Una voce sostanzialmente diversa dal suo tormento personale la richiama, e il nome le scivola repentino via dalle labbra, via dalla memoria.
La rosa si volta, riempiendosi gli occhi della bellezza svogliata del suo angelo rosso, e per un istante, è quasi felice che l’altra voce sia sparita dalla sua testa, sostituita da quella roca, dolce, eppure fredda come il ghiaccio, di qualcuno di reale
<< Sasori-kun.. cosa ci fai tu…? Ah! >>
Esclama, capendo, la giovane, mentre il ninja le si avvicina, sedendosi sulla neve accanto a lei.
Deidara l’ha ingannata. Chi sa perché non è poi molto sorpresa.
Scrolla le spalle.
Forse la cosa non le interessa più di tanto, in realtà. Forse il fastidio per essere stata presa in giro viene scacciato da una più forte voglia di sapere.
#La curiosità uccise il gatto, Sakura#
Ma la soddisfazione lo riportò in vita.
Replica lei, ignorando prepotentemente lo sbuffo del suo “tormento”.
Non è lui che vuole sentire parlare, non ora. Il rosso non si da nemmeno la pena di voltarsi verso di lei, o di alzare il viso eclissato nel collo della cappa.
<< Così sei una di noi… sei nel nostro gruppo… dovrei farti gli auguri, ma non so se sia il caso… >>
La giovane sbatte confusamente le palpebre, guardandolo. E’ così strano, Sasori, non parla mai e quando lo fa, beh… sembra lo faccia solo per criticare o parlare per enigmi.
Ci vuole così tanto a essere espliciti?!
L’Akasuna alza gli occhi nocciola su di lei, piegando le labbra nel suo caratteristico ghigno
<< Non c’è nulla da festeggiare nel diventare criminali. Non è una nostra scelta. Molti di noi ci sono stati costretti. Ma tu, tu… non ti capisco. Sembri così felice, così a tuo agio… come fai a star bene tra una manica di assassini? Sembri nata a posta per indossare questa divisa. Ma nessuno nasce per questa vita… >>
Mormora dolcemente, come in una cantilena. Ma le sue parole sono come una stilettata al cuore.
Sakura abbassa lo sguardo, mordendosi le labbra.
Perché sei così triste, angelo assassino? Non è questa la vita che hai voluto? Perché solo ora rimpiangi le tue scelte?
Gli e lo vorrebbe chiedere, ma ha paura della sua reazione.
Infondo chi è lei per poter dire di conoscere Akasuna No Sasori? Come può lei, che non conosce realmente neanche se stessa?
<< Sei contraddittorio Sasori-kun. Sembri essere felice nella tua corazza di legno, eppure non vedo gioia nel tuo volto. Dici che sembro nata per stare tra voi, e hai ragione. Io lo sembro soltanto, non lo sono… ma tu, tu sei considerato una macchina da guerra, è davvero questa la vita che vuoi? >>
Il marionettista rimane in silenzio. Dove l’ha trovata questa ragazza? Nessun criminale ha un anima, ma lei anche se è così forte, non può esserlo davvero. Lei ha ancora una coscienza.
Non c’è nulla di sbagliato nelle sue parole, eppure gli fanno male come un pugno nello stomaco. Forse perché per la prima volta qualcuno gli dice la verità per come sta, senza cercare di addolcirgli la pillola.
<< Non… non era questo che volevo. Ma ormai è tardi, e tornare indietro non si può. Ognuno è cagione dei suoi mali, Sakura, e nessuno può cambiare il frutto delle sue scelte… almeno, non io… >>
La sua voce si affievolisce, perdendosi nelle sue ultime parole. Si spegne, soffocata da un amara consapevolezza.
Ciocche rosse si muovono accompagnate da una leggera carezza, sfiorando la fronte e il suo viso perfetto. Lei si rispecchia in quelle pozze d’ambra, perdendosi, annegando, senza voler riemergere.
Ma non ci sono lacrime in quegli occhi bellissimi, e la pelle sotto il suo tocco è gelida. Lei gli sfiora una guancia, seguendo il contorno dei suoi lineamenti.
Perché una marionetta non può essere un angelo. Perché una marionetta è morta, è il risultato di qualcuno che si è tappato da solo le ali, senza avere la forza, ne il coraggio, di andare avanti. Perché lui sarà per sempre cristallizzato nella sua perfezione, immobile in quella sua adolescenza perpetua, mentre gli altri cresceranno e invecchieranno senza che lui possa far nulla. È un processo inesorabile.
Sente un gemito soffocato, come un lamento, un singhiozzo represso sul nascere, invisibile come le lacrime d’aria che sfiorano l’avorio del suo viso.
Preme una mano sulla sua, per sentire ancora il calore. Sasori chiude gli occhi, assorbendo l’essenza stessa della vita.
Perché è una marionetta. E in quanto tale può permettersi di essere egoista, anche con se stesso
<< Sa..so..ri.. >>
<< Non mi lasciare Sakura. Non lasciare che questo finisca, ti supplico… non abbandonarmi, sono stanco, non voglio essere più solo… non è ho la forza… >>
Mormora, aggrappandosi a lei come fosse la sua unica speranza. Sakura ha gli occhi lucidi, ma non piange, qualcosa in lei le dice che non deve, che ha smesso da tempo di dimostrarsi debole agli occhi degli altri.
E così è questo di cui hai paura, ne Sasori? La solitudine… sin da bambino ti sei circondato di esseri senza vita, li hai manovrati per cercare quel calore che il legno non può darti
La rosa sorride dolce, rinviandogli i capelli dalla fronte con un gesto materno, e appoggiandogli il capo sul suo seno, carezzandogli il viso, e cullandolo fra le sue braccia.
L’Akasuna sgrana gli occhi ambrati, sorpreso per la prima volta in un intera vita. La sente, sente il calore e il battito confortante del suo cuore.
Una marionetta non dorme, ma ora, Sasori, chiudi gli occhi, fra la neve, cullato dal respiro di una persona vera, di qualcuno di importante.
Sakura sorride, chinandosi su di lui, le labbra vicine al suo orecchio
<< E’ questo che vuoi, Sasori-kun? Solo questo? Ma non preoccuparti, Danna, non sei più solo, non lo sei mai stato, come fai a non capirlo? Come fai a non accorgerti di chi ti ama? >>
Soffia, delicata, musicale, con quella voce che trova tanto inopportuna al pari di quella dell’angelo che dorme, cullato fra le sue braccia, rannicchiato contro il suo petto, come il bambino di cui mantiene le fattezze, ma che non è mai stato realmente.
Anche Sakura dorme, concedendosi il riposo, stretta a una delle persone più care. Mentre chiude gli occhi, seppellendo il viso nelle fiamme dei capelli del ninja, un lampo giallo le riempie la vista.
E nel suo cuore, il carminio e l’oro, si scontrano, per predominare su qualcosa che è già loro.




Angolo di Keli

O___O ma ma…è..è troppo pucchoooo!!!!!! Mi è venuto davvero davvero troppo dolce, tanto da rasentare l’OOC più estremo! Ma è qui che Sasori si scopre, confessandosi, capendo quel che vuole. Almeno la penso così. E così abbiamo anche un momento di dolcezza dedicato alle fan del SasoSaku! E poi…vediamo chi sa dirmi a chi appartiene la “voce” alias tormento personale che parlicchia nella mente di Sakuruccia? Bhe ora dico è davvero troppo dolce, quindi il prossimo cappy sarà un po’ più movimentato, che ne dite? Ringrazio le ragazze che leggono e che commentano(non ho tempo, vi ringrazierò una a una nel prossimo cappy) e chi mi ha messo tra i preferiti! Baciuzziiiii!!

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Capitolo 6
*** The Two Sides of the Moon ***


The Black Thread Of the Destiny




Il respiro del Leader è così calmo da suonare persino impossibile, per uno come lui. Sta seduto, composto, con la nobiltà che lo caratterizza in ogni movimento, le mani dalle unghie curate serrate sui braccioli di pietra, il viso nascosto nel buio della sala. Tiene gli occhi chiusi, chi sa a cosa pensa, lui che si crede un Dio. Non si muove, immobile, come una statua di carne e ossa, perfetto nella sua assurda convinzione di essere solo lui.
Il covo sembra vuoto, ogni respiro rimbomba nelle pareti scure che ospitano fiaccole che sembrano in procinto di spegnersi, danzando labili in una fiamma perpetua, baluginando, rispecchiandosi sul viso assurdamente freddo dell’essere eclissato nella pietra. Il silenzio è quasi un canto, un vento leggero che soffia fra i corridoi vuoti.
Non c’è nessuno, per la prima volta da tanto tempo. Anche l’immagine del ninja appare confusa, come un quadro in cui manca qualcosa. Non c’è nessuno al suo fianco, ed è così strano.
Riflette, appoggiata al muro, nascosta nell’ombra che il Capo dell’Organizzazione pare considerare parte stessa della sua esistenza.
Chiude gli occhi, segnati da matita nera che li risalta, come profonde occhiaie. Il viso di porcellana è sfiorato dai fili disordinati di un rosa tenue, che le incorniciano i tratti. Non si muove, non fiata, ma ha l’impressione che se anche lo facesse, la statua viva non aprirebbe gli occhi in nessun caso.
<< Cosa ci fai qui, Sakura? >>
Ma si sbaglia, come sempre del resto. La voce dello shinoby è melaconica, soffice, quasi inesistente. Non vi è ombra di rimprovero nelle sue parole, ne tantomento, curiosità, come se sapesse, come se conoscesse già tutto.
La kuinochi si affaccia, osservando silenziosa in viso il munekin, che non ha ancora aperto gli occhi. Si rivela, avanzando in un fruscio di stoffa, della gonna nera che ha ricavato dalla sua cappa. Anche il corpetto è nero, così come le maniche che le cadono ampie dal gomito, coprendole le mani, lasciandole vedere la magli a rete sotto la stoffa.
Si arresta, davanti a lui, esitando qualche istante, prima di fare un breve inchino
<< Gli altri sono in missione, Pain-sama, io sono rimasta al covo… >>
Spiega, musicale, semplicemente, rialzandosi e specchiandosi nelle iridi mistiche del munekin. Viene rapita dal suo sguardo ipnotico, così freddo e impescrutabile, che la sonda come volesse leggerle dentro.
Annuisce, senza dar forma alla sottile linea delle sue labbra. China il capo, guardando verso il basso
<< Bene… oggi dovrebbe tornare Itachi, se non mi sbaglio. Aspettalo e curalo se necessario, poi ritorna da me… ho una cosa da dirti ma dev’esserci anche Konan…ora vai! >>
La ragazza annuisce, in un altro breve inchino, prima di voltarsi e avanzare veloce fuori nel corridoio, con la sgradevole sensazione di avere gli occhi dell’uomo puntati sulle spalle.
I suoi passi riecheggiano secchi sul pavimento, mentre cammina a passo sostenuto, l’aria meditabonda.
Perché il Leader voleva parlarle con Konan? E cosa doveva dirle?
Senza accorgersene si trova ben presto fuori dal covo. La foresta è fitta e florida, è ottima per nascondere l’entrata.
Sospira, prendendo a giocherellare con una ciocca più lunga, attorcigliandola al dito dall’unghia laccata di viola, andando a sedersi su un grosso masso. Non ha proprio idea di quello che potrebbe dirle Pain, e la cosa non le piace.
Alza lo sguardo in alto, verso il sole nascosto dalle fronde degli alberi secolari. Il silenzio è una cosa così rara al covo, che ora le risulta strano, le mette quasi angoscia, come se non sapere come stessero i suoi compagni fosse un dolore quasi fisico.
La sua attenzione viene attirata da un leggero fruscio di foglie smosse. Si mette sulla difensiva, chiudendo gli occhi e cercando di captare il chakra sconosciuto. E’ formidabile e molto vicino,ma soprattutto, non è nessuno dei chakra dei suoi compagni.
Ormai nei due mesi al covo ha imparato a distinguerli e questo proprio non lo riconosce.
Riapre gli occhi.
C’è un solo membro di Alba che non ha mai conosciuto. Un sorriso le si dipinge, affabile, sul volto
<< Tu devi essere Itachi… >>
Il suo sguardo di giada si scontra con quello onice del ragazzo a qualche metro da lei. Una scarica elettrica le attraversa la spina dorsale. È così strano, ma le sembra di conoscere perfettamente quegli occhi così neri e freddi.
Scuote il capo. No è solo una sciocca sensazione.
Si sofferma a guardarlo. E’ molto più alto e slanciato di lei, il viso spigoloso candido, gli occhi neri segnati da profonde occhiaie, i capelli anch’essi neri, sono legati una coda bassa che gli arriva alle scapole, trattenuti sulla fronte da una fascia con una placchetta dal simbolo a lei sconosciuto, che le ricorda molto una foglia. Anche lui indossa una cappa nera a nuvole rosse, segno che fa parte dell’organizzazione.
Per un attimo sembra leggere la sorpresa nel suo volto, ma questa viene immediatamente sostituita dall’apatia. La rosa assottiglia lo sguardo.
Forse se l’era solo immaginato
<< Mi conosci ragazzina.. ma io non conosco te. Dalla cappa devo dedurre che sei una novizia… >>
La sua voce è bassa, leziosa eppure gelida. Non assomiglia a nessuna di quelle che conosce. Non è come quella di Sasori roca e dolce, ne come quella di Deidara squillante e allegra, ne, tantomeno, come quella del Leader bassa, seria, soave e al tempo stesso ferma.
Si indispettisce, assumendo un aria ironica.
<< Wow sei arguto… >>
Il ninja inarca un sopracciglio scuro, squadrandola. Un sorriso derisorio gli si dipinge sul volto, guardando quella mocciosetta appollaiata sul masso, che ricambia il suo sguardo con aria saccente.
Eppure… eppure deve averla già vista da qualche parte, anche se non si ricorda dove. È una figura troppo stramba e affascinante per non essere degnata di uno sguardo, per passare inosservata
<< Uh, sei sagace ragazzina… posso sapere il tuo nome, visto che il mio già lo conosci? >>
Chiede, affabile, senza avvicinarsi a lei.
La ragazza sembra pensarci qualche attimo su, poi scrolla il capo con aria di sufficienza.
<< Uhm… Sakura, credo, almeno è così che mi ha chiamata Sasori-danna… >>
Spiega in un alzata di spalle.
Itachi sgrana gli occhi color pece. Sakura? Ha detto proprio… ma è impossibile! Lei dovrebbe essere… eppure…
Si avvicina inconsapevolmente a lei, chinandosi alla sua altezza, il viso a un soffio dal suo
<< Sakura… Haruno… >>
La ragazza spalanca gli occhi verdi confusa, rispecchiandosi nei suoi.
<< Di chi parli? >>
Chiede, con una nota sorpresa nel tono melodico.
Il munekin la guarda stupefatto. O non è lei, o non si ricorda di se… una cosa è comunque più improvabile dell’altra. Forse è solo molto stanco… la missione si era dilungata troppo, diventando più complicata del previsto.
Si allontana, rialzandosi, e chiudendo stancamente gli occhi scuri.
<< Lascia pe…AH! >>
Geme, piegandosi in due, senza riuscire a finire la frase.
Sakura si allarma, notando la chiazza rossa allargarsi sulla stoffa proprio sotto il ventre. Scatta in piedi, accostandosi a lui e aiutandolo a sedersi.
Il ninja stringe i denti, scostando la mano della ragazza che prova ad aprirgli la cappa.
<< Non… non è niente… >>
L’espressione sul viso della kuinochi cambia, diventa seria, professionale. Respinge le sue mani, aprendogli il mantello
<< Sono un medico, decido IO se non è niente! >>
Esclama, strappandogli la maglia di rete con un gesto secco, liberando la ferita profonda. Per fortuna non è infetta.
Sembra sia stata inferta da un kunai conficcato nel ventre. Si tira su le maniche, poggiandovi sopra i palmi delle mani, ignorando un suo lamento, e illuminando le mani di chakra verde.
A poco a poco la ferita si rimargina fino a scomparire del tutto, lasciando solo qualche chiazza di sangue sulla pelle candida.
Il giovane riapre gli occhi, guardandola sorpreso e grato insieme
<< G-grazie, moc… Sakura… >>
Si corregge, sorridendo leggermente all’espressione offesa di lei.
Non si aspettava che quella minuscola ragazzina potesse essere un così abile ninja medico. Era fuor di dubbio che il Leader avesse fatto un ottima scelta lasciandola entrare nell’organizzazione.
Già, ma Pain gli doveva delle spiegazioni.
Scambia un occhiata con la giovane che sorride sollevata risistemandosi le maniche.
Chi diavolo era veramente quella ragazzina venuta dal nulla?



Angolo di Keli

Mie care!^O^ cosa mi dite di bello? Sakura ha incontrato finalmente Itachi che sembra intuire qualcosa del suo passato… chi sa se l’aiuterà a riacquistare la memoria? E se lo farà, come reagirà la nostra Sacchan? Pain cosa vuole da lei e Konan? Tutto alla prossima puntataaaaaa…..
…..
Ma no! Devo ancora rispondere alle recensioni lo so >.< posate quelle mazze!

XHele91:Grazie^O^

XAlletta: Ma mia cara, saaaaalve! Vedi?! Sembra che postiamo insieme! XD Comunque…rispondo alla tua domanda U_U*modalità seriosa* Dei l’ha “ingannata” perché le ha detto che Sasori non conosceva il suo “posto segreto” invece lo conosceva benissimo! (<.< madre santa che idiozia..ndDei)A_A TU! UCHI! (>.> vado vado…ndDei che si trascina via)XD E dopo questo, un bacio mia cara!

Xdark_akira: *O* sei una delle poche che come me, lovva Sacchan! Tutti la considerano inutile, povera cara… XD La vedi bene con tutti? Beh tranne Pain, Konan, Zetsu e Kisame? Io con Pain c’è la vedrei…e anche con Konan XD(per il sommo piacere di qualcuno di mia conoscenza >.
Xtatanena:D’ah! A Dei piace Sakuruccia, anzi la lovva proprio! Povero caro… chi sa chi sceglierà la nostra bella rosa?XD

E dopo questo, vi saluto VERAMENTEUOU Un beso grande a tutti!!!!!X3

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Capitolo 7
*** Broken Hearts ***


The Black Thread Of the Destiny




Cos’era successo? Non lo ricorda… gli fa male la testa, come se fosse stato messo sotto da una valanga.
Cerca di muoversi ma non ci riesce. Sa solo che non è più la neve, quella che sente attorno al suo corpo, e non c’è più sangue… perché?
È tutto così ovattato, così soffice… non distingue i colori, ne le forme. Si sforza, ma non ci riesce.
Viene preso dal panico. Perché non riesce a vedere?
Cerca di muovere un braccio, ma non gli risponde, è come se fosse scollegato dal suo cervello, immune alla sua volontà. Sente appena le dita, e quando prova a chiudere il palmo una fitta tremenda parte dal polso, attraversandolo come una scarica elettrica.
Cerca di prendere un respiro profondo, di ragionare.
Non sono morto… questo l’ho capito benissimo da me… i morti non provano dolore… e allora, allora cosa sono?
Sospira, allontanando da se l’idea di provare ad alzarsi. Vede in un sottile spiraglio dei tubicini di plastica che partono dalle braccia, e capisce che muoversi, in quel momento, sarebbe una follia.
Allora perché sente il disperato bisogno di alzarsi…e correre. Si blocca, sorpreso.
Si, ma dove? E da chi?
<< E’ sveglio? >>
Una voce gli arriva lontana, ma riconosce benissimo il tono. Come non potrebbe? E’ stato il suo maestro per anni! Prova ad articolare il suo nome, ma non esce alcun suono, come se non avesse nemmeno mosso le labbra.
Sospira più forte, frustrato.
<< Credo di si, Kakashi… dovrebbe stabilizzarsi da un momento all’altro.. >>
Il Copia-Ninja annuisce verso la donna bionda china sui macchinari per controllare il battito cardiaco, poi il suo sguardo va inevitabilmente a Lui steso sul letto.
Da quando l’avevano trovato quasi morto, al confine del villaggio della Nuvola, due mesi fa, aveva evitato in tutti i modi di posare il suo sguardo su di lui. Non perché lo detestasse, o provasse rancore nei suoi confronti, no… semplicemente perché non voleva vederlo così.
Steso su un letto bianco d’ospedale, come mille e mille volte ancora addietro, in un asettica stanza sterile, priva di vita, quasi come lui. Non voleva vedere quei tubicini di plastica attaccati alla sua pelle, per permettergli di vivere e cibarsi attraverso le flebo, ne le sonde per misurare i battiti del suo cuore.
Si passa una mano sul viso coperto, Zanna Bianca della Foglia, saettando l’occhio scuro sui suoi lineamenti. I capelli biondi, lunghi, sparpagliati per il cuscino, il viso coperto di bende, così come interamente parte del suo corpo, e i suoi occhi, i suoi occhi di sicuro azzurro vivido, sotto le fasce che li nascondono alla vista.
Maledice mentalmente Kyubi per il mancato intervento sul suo contenitore… cos’è la dannata volpaccia vuole finalmente tirare le cuoia?! Ma non può farlo… lui non può permetterlo, se il demone dovesse morire porterebbe con se anche il suo Bijui…
Scrolla il capo, cacciando da se questi pensieri. Non vuole nemmeno pensarci… ha già perso due dei suoi allievi, non permetterà che succeda di nuovo.
<< Kakashi… tu… tu pensi che… >>
Mormora dopo un po’ la donna, abbassando gli occhi ambrati sulle sue mani intrecciate. Non riesce a pronunciare quelle parole… non può e non vuole… solo se Naruto si risvegliasse, potrebbe sapere la verità e mettersi il cuore in pace.
Il ninja dai capelli argentei guarda con tristezza l’Hokage della Foglia. Non si avvicina, tiene le mani nelle tasche, appoggiato allo stipite della porta. Perché anche lei è solo un essere umano, malgrado la sua carica, e anche lei prova dei sentimenti… qualcosa che li accomuna, visto che entrambi hanno perso tutto quello che avevano…
<< Tsunade… io non so se Lei sia viva… ma la speranza è sempre l’ultima a morire, no? >>
Tenta un sorriso sotto la maschera che viene ricambiato a stento dalla Gondaime. La ninja piega le labbra in una smorfia, sforzandosi di cacciare in dietro le lacrime.
Non può permettersi di essere debole, non davanti ai suoi uomini.
Eppure… eppure non può fare a meno di farlo. Da quando avevano ritrovato Naruto, in fin di vita due mesi fa, e lei non era con lui… aveva creduto di poter morire, così, senza fare un passo. Non era uscita dal suo ufficio, per quasi un mese, la finestra chiusa, i fascicoli sparpagliati sulla scrivania, la voce supplicante di Shizune nelle orecchie.
Non voleva più vivere, se lei non c’èra più. A che pro farlo? Lei era diventata come una figlia… l’allieva che aveva superato la maestra.
Si era maledetta molte volte per averle affidato quella missione… per averla elevata al rango di Anbu Medico Capo, lei, che era ancora così giovane, così fragile…
Si morde un labbro, passandosi il palmo della mano sugli occhi, e rimanendo così.
Era stata soltanto un egoista. Aveva visto in lei la speranza per il villaggio, aveva visto in lei se stessa. Perché di una cosa era sicura, Sakura Haruno era troppo forte, troppo importante, semplicemente troppo per poterli abbandonare così. E anche se la maschera di indifferenza e quella di stoffa di Kakashi combaciavano, rendendole impossibile la vista delle sue emozioni, sapeva che anche lui era distrutto dal dolore, distrutto dal rimorso… come lei.
<< Spero… >>
<< …cof cof!! >>
I due ninja si voltano verso il lettino, gli occhi sgranati.
Il ninja biondo è seduto, chino su se stesso, un braccio a tenersi il ventre, l’altro a sorreggersi.
Tsunade sente gli occhi farsi lucidi, e si fionda mandando al diavolo la sua carica, e tutte le altre idiozie sul suo conto, sul ragazzo, stringendolo fra le braccia.
Lo sente sorpreso, confuso, mentre alza il viso cercando con i suoi occhi oscurati il suo viso, senza trovarlo, reprimendo una nota sorpresa.
Alza la mano bendata, cercandola. Tsunade la prende portandola al viso, stringendola fra le mani, come farebbe una madre per il proprio figlio.
Perché anche Naruto, negli anni, è diventato il bambino che non ha mai avuto, ripercorrendo l’ombra di suo fratello e di Dan. E anche per lui aveva pianto, credendo di averlo perso, come tutte le persone che amava.
<< T-tsunade b-baa-chan… c-cosa…c-cosa è su-successo… perché no-non vedo e… e dov’è… Sa-Sakurachan..? >>
Domanda balbettando. Sente il silenzio, e sotto la benda sgrana gli occhi.
Perché nessuno parla? Perché dannazione… poi capisce. Si sente svuotato di ogni emozione, di ogni forza, perché ricorda… e una fitta all’altezza del cuore lo fa accasciare sul cuscino, inerme, come una bambola di pezza.
Il suo volto è privo di emozioni, privo del solito sorriso, non c’è più Naruto Uzumaki, non è più Naruto Uzumaki.
<< …lei… Sasuke… no… >>
E il suo mormorio si disperde per la stanza, mentre anche le ultime speranze si sgretolano, insieme ai cuori dei due ninja.
E poi solo il silenzio, soffocato da gemiti e pianto.
Ed è tutto Caos e Dolore.




Angolo di Keli


OMG che capitolo tremendo! Ma l’ho dovuto scrivere, si si, anche se credo avrei potuto far di meglio… per tutti quelli che si chiedevano, e Konoha? Ha dimenticato Sakura? Ecco- in parte- la risposta. Nel prossimo capitolo sapremo cosa è successo realmente al villaggio della Nuvola. ^O^ Beso grande a tutti!!!!(scusate sono di fretta, risponderò alle recensioni nel prossimo chappy!!!!)

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Capitolo 8
*** Pieces of Bloody Glass ***


The Black Thread Of the Destiny




Si tiene la testa fra le mani, lo sguardo cristallino fisso sul biancore della benda che lo rende cieco. I rumori sono cessati nella stanza, come se le persone presenti avessero smesso di respirare. L’unico suono appartiene al gemere soffocato della donna bionda, appoggiata al muro, lo sguardo vuoto, stravolta.
Il giovane ninja rimane così per un tempo che gli pare infinito. Non gli sembra vero, non gli sembra possibile.
Ed è tutta colpa sua
L’uomo dal viso coperto è il primo a riprendersi, perché lui al dolore c’è abituato, perché sa che il destino di ogni Shinoby soffrire, che fa parte del suo mestiere.
Torna alla ragione, passandosi una mano sul viso coperto, puntando l’occhio scuro sul suo allievo. Sa che soffrirà, parlandone, ma è necessario.
Deve sapere, devono sapere.
<< Naruto… cosa… cosa è successo? >>
Domanda, col solito tono pacato, cercando di sembrare gentile e non invadente, anche se la voce si perde un po’, trema, nel dolore, nell’emozione, nel raconcore e nell’ingente voglia di sapere, di capire
Il biondo scuote il capo, affondando di più le dita tra i capelli. Gli manca l’aria, sente che l’ossigeno l’ha abbandonato, come se i suoi polmoni non riuscissero a pompare aria, come se dovesse morire da un momento all’altro.
Annaspa, cercando di calmarsi, ignorando i rumori di chi si preoccupa per lui. Non vuole che lo compatiscano, prova pena per se stesso, non merita la loro preoccupazione, non dopo quello che ha fatto.
Si calma, abbassando le mani e artigliando le coperte candide, inspirando profondamente, mantenendo però il viso basso. Anche se non li vede, sa che loro possono farlo. E non vuole, non vuole che capiscano così. Non vuole che lo giudichino ancor prima di sentirlo.
Tsunade, singhiozza, stringendosi le mani al petto, cercando di frenarsi, per ascoltare.
Anche lei vuole la verità, su qualcosa che è stata taciuta, rimasta mistero per troppo tempo.
Il Contenitore del Kyubi alza il viso su di loro, finalmente. E si leggono sul quel volto di bambino mai cresciuto, tutto il dolore, e tutte le verità che cercano. Perché lui ricorda… perché lui sa.

Flash Back


L’alba era appena spuntata. C’era freddo, il fuoco durante la notte doveva essersi spento. Infatti eccolo, il focolare, con qualche rimasuglio di legno bruciato e cenere, ma senza alcuna parvenza di fiamma attorno. Si strinse di più nel sacco a pelo, uscendo solo un braccio per tastare dietro di lui. C’era un freddo dannato, accamparsi in mezzo alla neve non era stata certo l’idea più geniale che avessero mai avuto.
<< Sakurachan? Sakurachan sei sv… >>
Ma il sacco a pelo al suo fianco era piatto e, soprattutto, vuoto. Il ninja dai capelli color oro si mise all’impiedi, maledicendo il freddo e fregandosene della temperatura, lo sguardo al posto vuoto al suo fianco. Per un attimo venne preso dal terrore. Le era forse successo qualcosa? Ma poi si tranquillizzò, dandosi dello stupido.
Sakurachan non era certo tipa da farsi prendere alla sprovvista.
Toccò la stoffa, cercando di capire da quanto potesse mancare. Era quasi gelida, solo una lieve traccia di calura del corpo che vi era stato adagiato durante la notte.
Quindi era da quella mattina presto che si era alzata. Allora perché non l’aveva chiamato?
Di nuovo il dubbio che le fosse accaduto qualcosa si insinuò in lui. Prese a correre, seguendo la scia di impronte quasi cancellata, che di sicuro aveva lasciato la compagna. Quando si addentrò nella boscaglia innevata, credette che il suo cuore potesse fermarsi per non ribattere più.
C’era Lei, ma al suo fianco c’èra anche Lui. Quel compagno maledetto per cui avevano dato tutto, il traditore che stavano cercando, l’amico che non avevano mai smesso di aspettare, il fratello mai avuto.
Gli venne da ridere, e urlare il suo nome per la felicità. Ma qualcosa lo bloccò. Forse lo sguardo di Lei, acceso del dolore più acuto, o quello di Lui, più gelido di quella giornata innevata.
Avanzò di qualche passo, confuso.
<< Sakurachan l’hai trovato! Teme… da quanto tempo! Ma cosa… >>
E solo allora capì.
Sakura non l’aveva trovato. Era stato lui a chiamarla a se. E la sua Sakurachan, la sua non dell’altro, gli aveva mentito per un tempo immemore.
Fu preso da rabbia mista a tristezza. Sul suo viso, i segni della volpe iniziavano a farsi più marcati, cosa che si poteva riflettere nei visi anziosi dei suoi compagni.
Gli aveva mentito… l’aveva tradito! Per quanto tempo… per quanto tempo gli aveva creduto? Per quanto tempo si era convinto che il suo amore per lui fosse sincero, che avesse dimenticato il traditore, che fosse solo un ricordo passato.
Solo ora poteva rendersi conto della sua stoltezza. Sakura non aveva mai rinunciato a lui, non l’avrebbe fatto per nessun motivo. Era stato così sciocco a non accorgersi, a non voler vedere, il dolore e l’amarezza in quei sorrisi tanto finti che rivolgeva al mondo-che rivolgeva a lui-.
La vide mordersi nervosamente il labbro, e farsi avanti, la mancina alzata nell’intento di calmarlo.
<< Naruto ti prego… >>
Ma lui gli ruggì contro, raspando, facendola ritrarre dietro all’Uchiha, che l’aveva protetta col suo corpo, vedendo il Kyubi prendere possesso della mente, e del corpo del biondo.
Fu lui a farsi avanti. Fu lui ad attivare lo Sharingan e il segno maledetto. Ma f u LUI a lanciarsi contro quello che aveva creduto il suo migliore amico, ignorando l’urlo spaventato e le preghiere della ragazza che amava, o almeno, che credeva di amare.
<< Sporco traditore! Tu… sei sempre tu a rovinare tutto Sasuke! Non meriti di vivere… non meriti LEI!!! >>
Ed era così che aveva avuto inizio la lotta.
E quando entrambi esausti, si fissarono con più rancora di quello che era stato un tempo, Sakura comprese. Con tutta la velocità di cui era disposta si mise in mezzo, proteggendo il SUO Sasuke, dalla potenza distruttiva del Kyubi. Naruto non riuscì a fermarsi in tempo, e Sasuke sgranò gli occhi, vedendola accasciarsi fra le sue braccia.
<< Sa-ku-ra… >>
Il Demone Volpe si ritirò, facendo perdere energie al suo contenitore. Naruto cadde in ginocchio, esausto. L’ultima cosa che vide, prima di chiudere gli occhi appannati dal sangue sul viso, fu Sasuke ferito come lui, se non più, chino su Sakura fra la neve insanguinata, che le sussurrava qualcosa, utilizzando lo Sharingan su di lei.



Fine Flash Back

Tsunade trattiene il fiato, accasciandosi su se stessa, gli occhi sbarrati dal terrore e da emozioni contrastanti.
Naruto era come un figlio, come un figlio… allora perché ora sente questo sentimento, così simile all’odio e al rancore più sconfinato, nei suoi confronti? Perché vorrebbe prenderlo a pugni, fino a vederlo morire sotto i suoi occhi?
Perché è stato lui a ucciderLa.
No… scrolla il capo più forte, nascondendo il viso nei palmi delle mani. Non può pensare questo… non può. Perché anche se nel suo cuore c’è il dolore più nero… il dolore più acuto, lui rimarrà per sempre come suo figlio… perché lui è il suo Naruto, e anche se è stata colpa sua…
Ma è davvero così?
Kakashi si appoggia allo stipite della porta, sorreggendosi. Sasuke… Sasuke quel suo allievo maledetto… perché alla fine c’èntra sempre lui? Perché lui è il guaio, il filo conduttore di tutte le disgrazie?
Naruto ansima, stringendosi alle coperte… è colpa sua, è solo colpa sua… si è odiato così tanto, per aver pensato quelle cose orribili su Sakura, per averla voluta MORTA.
<< E… e Sasuke? Che fine ha fatto? >>
Soffia il copia ninja. Perché non può fare a meno che preoccuparsi anche per lui, per lui… perché lo conosce, o almeno così pensa.
La Kitsune oscilla il capo, un ghigno tristemente sconfitto sul viso.
Perché alla fine Sasuke vince sempre, lo batte in qualsiasi modo. Perché c’è sempre lui, nei loro pensieri, nei loro cuori..
<< Era conciato male… credo non c’è l’abbia fatta… >>
E si prende la sua rivincita Naruto.
Si prende la sua rivincita su di loro, su di lui. Vuole che soffrano come sta soffrendo lui… non sa se quel teme sia morto, o sia riuscito a scappare… non gli interessa, non più.
Perché ormai non c’è più nessun motivo per farlo.
Perché ormai non c’è più nessuna Sakurachan, per cui lottare.
Perché ormai è solo, definitivamente. Perché lei non c’è più… perché lei non c’è mai stata.



Angolino di Keli


Devo ammettere che lo avevo programmato diverso, invece è uscito questo. Ma va beh, è tutto quello che posso fare con tutti i grattacapi che ho ora. Tra scuola, famiglia, ff in corso, e ora anche il contest con Uchi/Collega(XD) non ho più un minuto d’aria. Vvb a tutti Guys! Un beso grande

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Capitolo 9
*** Words Of Poison ***


The Black Thread Of the Destiny




<< Pain-sama… >>
L’uomo seduto sul “trono” di pietra, alza lentamente il viso, ondeggiando il capo con movimenti ipnotici, così esasperante in ogni suo fare, tanto da sembrare voler contrastare il tempo.
La ragazza dai capelli rosa stava china davanti a lui, il viso basso, le vesti che sfiorano la pietra fredda, rovinata dal tempo, del pavimento, piegata in un chino di riverenza, non alza il capo, rimane così il braccio sulla gamba destra, aspettando un suo cenno per tornare in piedi.
La sala è buia, come al solito, solo qualche fiaccola illumina, sporadica, il viso del Leader, che osserva interessato la kuinochi, e dietro di lei, la figura composta, nascosta dal buio, dell’Uchiha. Annuisce, facendole cenno di rialzarsi.
<< Bene, Sakura… mi hai portato Itachi… spero sia andato tutto bene… >>
La sua voce è come una cantilena, un sussurro basso, fioco, appena accennato, remoto e incolore, eppure carico di una consapevolezza unica per un essere del genere.
Il ninja dai capelli tessuti nelle trame della notte si affianca alla ragazza, compiendo un singolo, elegante movimento, un ichino fulmineo, puramente formale. Ha smesso da tempo, anzi, non ha mai trovato piacere nel chinarsi troppo davanti a quell’uomo, quasi risultasse troppo scoperto a qualcosa di eventuale, che non era mai capitato negli anni.<
La ninja, si alza, fluida, con movimenti veloci e precisi, senza far rumore. Annuisce soltanto, osservando atona il Leader.
Sa che con lui è fatica sprecata mostrarsi cordiale. Il suo sorriso equivale a un segno di debolezza.
E lei non vuole essere debole. Non davanti ai suoi occhi.
<< Ha riportato una ferita profonda inferta da kunai all’addome, niente di preoccupante, sono riuscita a guarirla perfettamente. Per il resto, proporrei un controllo più accurato, Uchiha non ha voluto dirmi altro… forse avrebbe preferito lasciarci le penne, che farsi curare da una… come mi hai chiamato, Itachi-kun? Mocciosa? >>
Un ghigno balena divertito sul viso della ragazza, rispecchiandosi negli occhi freddi del suo interlocutore. Lo shinoby squote il capo, nascondendo un sorriso tra il divertito e l’esasperato, poggiando una mano sul capo rosa della ragazza, con fare ammonitore.
Infondo lei è solo una ragazzina… non può permettersi tutte queste confidenze con lui.
Anche se mi ha salvato la vita…
<< Sei insopportabile, mocciosa… Si Pein, la missione è stata conclusa con successo. La moc… Sakura, è inutile che fai così non attacca mocciosa. Comunque, converrà con me che non c’è alcun bisogno di altri controlli… >>
Lo Shinoby dai capelli fulvi annuisce, guardando i suoi sottoposti con sguardo assente.
Pensa, Pain, per una volta concentrato in qualcosa che non è la sua Divinità. Ha accettato quella ragazza seguendone personalmente lo sviluppo delle capacità. E’ qualcosa di incredibile. Non ha mai visto tanta forza e determinazione concentrata in un corpo così… così umano.
Quella ragazza non ha alcuna capacità supplementare, ne è dotata di immortalità. Ha soltanto una forza fisica e mentale mostruosa, ed è un assassina perfetta, perché le sue tecniche mediche, ha scoperto possono essere usate come una portentosa arma offensiva.
Eppure sembra ancora una bambina, ride e scherza, persino con il flemmatico Itachi Uchiha, riesce a coinvolgere col suo sorriso il più duro e spietato degli assassini. Sbuffa, riabbassando il viso.
Anche lui si è trovato a sorridere, qualche volta, senza nemmeno sapere il perché, vedendola scherzare con i suoi sottoposti. Konan aveva cercato il suo sguardo, sorpresa, ma lui l’aveva abbassato, senza sapere cosa rispondere.
Già, quella mocciosa era una boccata d’aria fresca, per loro, criminali senza vita…
Rialza il capo, puntando il suo sguardo su Itachi, appoggiandosi allo schienale e socchiudendo gli occhi dalle palpebre pesanti.
<< Sakura ha raggione… ti farai controllare da lei, poi verrai da me per il rapporto sulla missione. Sakura, hai il resto della giornata libera… Konan non tornerà prima di domani… >>
Si limita a favellare, congedandoli.
Il moro non prova nemmeno a ribellarsi, accetta in silenzio, sospirando per la sconfitta subita contro una, una… bambina.
La rosa non può trattenersi dal sorridere, esultante, chinandosi verso il Leader, per poi rialzarsi, afferrando il ninja dai capelli neri per una manica, e trascinandolo senza alcuno sforzo fuori dalla sala.
Nel corridoio, sorride, sentendo che il ninja cerca di opporre resistenza, dalla stoffa che tira sotto il suo pugno. Inclina il capo verso il basso, facendo ondeggiare i capelli chiari, cercando gli occhi del nuovo compagno con un che di ironico e malizioso
<< Cos’è, Itachi-kun?Vuoi disubbidire agli ordini di Pain? >>
Il ninja la guarda da sopra il collo della cappa, sospirando brevemente, lasciando perdere i tentativi di resistenza. Quella ragazza è davvero… insomma… eppure è solo una bambinetta! Come può essere così forte?! Ha visto solo una persona così forte, nella sua vita… ed era una kuinochi di Konoha, l’amica del ragazzo della Volpe a Nove Code.
Assottiglia gli occhi scuri, osservandola muoversi agilmente per i corridoi, seguendo il suo passo, la manica ancora stretta nel suo pugno.
E lei… gli e la ricorda molto. Ma come può essere?! Quella ragazzina… quella perdutamente innamorata del suo fratellino… non avrebbe mai abbandonato il suo villaggio per unirsi a loro. Inclina il capo di lato, mentre entrano nell’infermeria del covo.
Sasori gli doveva delle spiegazioni.
<< Mmm… vediamo… hai qualcos’altro in corpo? Tipo… shuriken nell’esofago… kunai nello stomaco e via dicendo… >>
Domanda la ragazza incrociando le braccia al petto, un sorriso sornione sul bel volto.
Il ragazzo la osserva scettico, levandosi il mantello e gettandolo per terra, levandosi la maglia a rete ormai irrimedialmente rovinata, voltandosi verso di lei, mostrandole la schiena ampia segnata da lunghi graffi trasversali, rossi di sangue.
La rosa sgrana leggermente gli occhi, poggiando le mani sulla sua pelle, infondendo il chakra curativo sulle ferite, per farle rimarginare.
<< E menomale che stavi bene… >>
Il moro sorride, nascondendo le labbra con una ciocca di capelli scuri, chiudendo gli occhi.
<< … non sei così inutile allora … >>
Afferma, atono, quando lei finisce, rimettendosi la cappa sulle spalle e voltandosi con un bel ghigno verso la ragazza che lo guarda truce, evidentemente offesa.
<< Cosa credevi Donnola-kun?! >>
Domanda mordendosi nervosamente il labbro, aprendo e chiudendo il pugno destro, nel chiaro intento di metterlo sull’attenti.
Il ninja la guarda per un istante, per poi scrollare le spalle con noncuranza
<< Umm… che fossi una mocciosa piagnuco… >>
Nemmeno il tempo di finire la parola.
Il pugno della kuinochi gli arriva potente, al viso, spaccandogli il labbro. Il munekin barcolla, preso alla sprovvista, alzando la mancina e pulendo la scia di sangue che gli cola sul mento.
La rosa lo guarda furente, ritirando la mano con cui l’ha colpito, gli occhi verdi illuminati da rabbia
<< non… permetterti… mai… più… >>
Scandisce, lentamente, cercando di arginare la rabbia.
L’Uchiha la guarda per qualche istante, fisso. Non può permettersi che un’insulsa ragazzina lo tratti così… lui non è il primo che passa… Fulmineo, l’afferra da dietro, girandole le braccia, tenendole dietro la schiena, il viso vicino al suo, le labbra al suo orecchio, ancora rosse di sangue.
<< Mai mettersi contro un assassino mocciosa… >>
Le sussurra, piano, sensuale, mentre lei geme dal dolore provocato dalla stretta ai suoi polsi.
Ricaccia le lacrime che premono prepotenti per uscire, muovendosi, cercando di liberarsi, ma senza risultato. Lui la tiene ancora più stretta, saldamente, la mano libera va al suo viso, prendendola per il mento e voltandola verso di se, guardandola pacatamente negli occhi verdi.
Le labbra sono a un soffio dalle sue.
<< Capito…? Non ti conviene, Sakura… >>
<< Ti conviene lasciarla subito… Uchiha… >>




Angolino di Keli


Eh eh, ecco (dopo taaaaanto tempo) il nuovo chappy! Lo so lo so sono in ritardo… ma l’ispirazione era…*Puff* sparita!ç___ç…. E ora? Che succede? Chi è l’impavido eroe che tenta di salvare Sakuruccia? Grazie a tutti quelli che mi seguono! Siete grandi… un beso grande grande!

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Capitolo 10
*** For You This and Other ***


The Black Thread Of the Destiny




<< Ti conviene lasciarla subito… Uchiha… >>
Un occhio azzurro li fissa, gelido, pieno di qualcosa indistinguibile, forse rabbia, forse qualcos’altro. La mano che sta sulla cornice della porta si chiude, lasciando un segno ben visibile sul legno, scavandolo. C’è puro odio in tutta la sua essenza di angelo, in tutto se stesso.
Itachi lo può sentire, palpabile, come se fosse cosa vera, nell’aria, colpirlo con un pugno allo stomaco.
Non ha mai avuto paura di quell’assurdo mocciosetto che sembrava una ragazzina, e che aveva battuto molte volte, ma ora, ORA, sentiva che c’èra qualcosa di diverso. Doveva essere per forza così… e la cosa lo incuriosisce.
Punta gli occhi onice, ancora miracolosamente privi di Sharingan, sul viso della ragazzina che tiene nella sua morsa. La fissa, per un lungo istante, adombrandosi. Cosa mai può avere di così speciale, da essere persino fonte di forza… per quel ragazzetto? Infondo è solo una bambina dagli assurdi capelli rosa, e innocui occhi verdi… non ha nulla di speciale, davvero… nulla che possa destare la sua attenzione.
Forse la forza, però, quella forza celata, incredibilmente nascosta in un corpo così gracile… e il suo profumo.
Per il tempo, assai poco, che gli era stato vicino… l’aveva sentito chiaramente. Era un odore inconfondibile, qualcosa che aveva pensato di non poter sentire più… parte del suo passato.
Si ridesta dalla sua fantasia, volgendo lo sguardo al biondo che lo fissava truce dalla porta.
<< … >>
Lascia la presa sulla ragazza, indietreggiando, e guardandola con la solita espressione apatica.
Sakura geme, massaggiandosi i polsi arrossati, guardandolo con astio, ancor di più di quello mostrato fino a quel momento.
L’Uchiha rimane così, per qualche istante, prima di darle le spalle, camminando posato verso la porta, incrociandosi con il ragazzo, abbassando il viso al suo livello.
<< … spero che tu capisca, che non ci sarà un prossima volta, Deidara… >>
Mormora, per poi rialzare il capo e sparire alla vista, nel corridoio.
Il Munekin lo segue con lo sguardo, contraendo le labbra in una smorfia. Non gli è mai piaciuto l’Uchiha… e ora men che prima.
Abbassa la mano, guardando con noncuranza il danno provocato alla porta. Una voragine col segno delle cinque dita. Un ghigno gli sfiora il bel volto, perdendosi nell’aria.
Inclina il capo, sospirando, per poi voltare anche lui le spalle alla ragazza, passandosi una mano fra i capelli.
<< Stai bene? Uhn >>
La rosa lo fissa muta, curandosi i lividi senza distogliere lo sguardo dalla sua schiena.
I suoi occhi sono vacui, privi di qualsiasi luce, quasi privati anche della stessa vita. Può sembrare infantile, persino folle… ma sente che questo, o non proprio questo… con un'altra persona… in un altro momento, ma questo, questo dolore, questa sofferenza e umiliazione… li ha già provati, avvolti dalla nebbia dei ricordi che non possiede più.
Solo un movimento infinitamente piccolo dell’artista, che volta appena il torso, per guardarla confuso dalla sua mancanza di risposta, riesce a farla riprendere.
Abbassa lo sguardo, umiliata, mordendosi le labbra in un gesto nervoso.
<< … bene… grazie di avermi, beh… >>
<< Non c’è di che… uhn >>
Replica lui, calmo, con la cadenza dolce della sua voce, che gli è tanto mancanta in questi mesi, lontana da lui… perché dopo che Akasuna e Yagi avevano litigato, lei stessa non l’aveva visto più se non per le convocazioni del Leader.
Per il resto: o era in missione, o tornava tardi e dormiva.
Comunque, era fermamente convinta che la stesse evitando.
<< … Deidara io… >>
Ma non riesce a finire di parlare, perché il ninja l’ha avvolta fra le braccia, in una stretta leggera, dolce, eppure sofferta, quasi possessiva. Le sue mani, sfigurate da bocche creatrici di distruzione, viaggiano lievi sui suoi capelli, tenendola contro il suo petto.
La kuinochi sgrana gli occhi, sorpresa, ma questo dura poco. Ricambia la stretta, raggomitolandosi su quel torace ampio, stringendosi più a lui, inspirando il suo profumo di sole e argilla, che le è mancato come l’aria.
Lacrime bagnano la sua cappa, ma il biondo non vi fa caso, stringe la presa, per sentirla più vicina a se, più sua… perché sa che lei non lo potrà mai essere, perché se ne è fatto una ragione, in quel lasso di tempo lontano da lei.
Sa che non può vivere senza il suo sorriso, senza la sua voce, l’ha sperimentato… e per lui va bene anche che lei sia di Sasori, anche questo, pur di averla vicino. Anche se soffrirà… ma non gli importa, non gli importa più niente oramai.
Affonda il viso nei suoi capelli, sentendo tutta la fragilità racchiusa in quel corpo di bambina, nascosta per essere più forte.
<< Shhh… anche tu mi sei mancata, Sakura… non c’è l’ho con te, lo giuro… uhn >>
Le sussurra, dolce, con un sorriso.
E lei sa che non mente, che non può farlo. Perché del suo angelo biondo si fida, si fida più di se stessa.
Appoggia il viso nell’incavo del suo collo, chiudendo gli occhi, lasciando che le lacrime si estinguano da sole, senza fretta.
<< Non abbandonarmi Dei… ti supplico… sei… sei mancato molto anche a Sasorikun sai? Anche se è insofferente, antipatico e non lo dimostra… gli sei mancato davvero >>
Deidara sgrana l’occhio azzurro… anche… il… Danna?
Forse era solo stato uno stupido, infondo gli e lo dicevano tutti… eppure… eppure vederli insieme gli dava la nausea, e una rabbia incredibile… perché sapeva che Sasori si meritava un po’ di felicità…
Ma la sua?
La sua felicità, quando sarebbe arrivata?
Sorride, allontanando la ragazza da se, guardandola negli occhi e asciugandole col palmo della mano le lacrime che le bagnano il viso.
Forse era tutta qui la sua felicità…
<< Davvero? Non ne dubito… che ne dici di andargli a parlare? >>
<< Lo… lo faresti davvero? >>
Domanda stupita lei, guardandolo con gli occhi verdi, piena di gratitudine.
Deidara sorride, anche se una fitta gli attraversa il cuore. Ma non fa nulla… davvero…
<< Certo… >>
… per te questo e altro, Sakura.



Angolino di Keli


Ecco per farmi perdonare… un capitolo lampo dulce dulce! Per chi non l’avesse capito Deidara è stato lontano da Sacchan e Sasokun per due mesi, ossia da quando li ha trovati “abbracciati” nella loro stanza. Per chi pensava a Saso come super eroe… beh non credo che sia una brutta sorpresa anche questa XD.
Grazie mille a chi continua a seguirmi e recensire!
Un baso grande…!

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Capitolo 11
*** Confusion in the Dark ***


The Black Thread Of the Destiny




”Dove sono…?”
Nella sua vita, non aveva mai posto troppe domande, e ne accettato altrettante risposte. Semplicemente non gli e ne poteva importare di meno. Era una cosa così naturale, come vivere o respirare. Non esistevano vere domande, l’aveva imparato da bambino, anche perché, al tempo, non aveva mai ricevuto risposte concrete.
Beh, forse era solo un bambino.
Ora cos’era, invece? Un adulto, per quel che un ragazzo possa definirsi tale, un uomo che non sa porsi domande, ne darsi risposte coerenti.
Infondo non era cambiato poi molto.
La prima cosa, razionale, che gli viene da fare e tentare di mettersi seduto… grave sbaglio, visto che il solo cercare di tendersi gli mozza il fiato, come se avesse ogni singolo osso del corpo in frantumi… e poi…
… e poi c’è qualcosa che gli tira alle braccia, se ancora possono chiamarsi tali visto che non sente quasi più nemmeno di averle, costringendolo nella medesima posizione supina in cui si è trovato.
Cerca di mettere a fuoco l’immaggine, e nota dei lunghi tubi che si collegano alla spalliera di quella che sembra una capsula, più che un letto.
Increspa le sottili sopracciglia nere, sbattendo le palpebre varie volte, per abituarsi alla luce soffusa della stanza… e ora?Che diavolo è questo coso sulla bocca?!
Tenta di alzare la mano destra, fallendo inesorabilmente, e rassegnandosi alla maschera di plastica verdina collegata da un lungo tubo bianco, che gli copre quasi tutto il viso.
E ancora la medesima domanda gli esplode nella testa, al pari di un emicrania.
”Dove… diamine… sono?!”
Se avesse ancora qualche osso sano, si sarebbe strappato tutti quegli orrendi marchingegni già da un pezzo, e avrebbe fatto un casino bestiale per ricevere delle risposte.
Peccato che in queste condizioni non si sente neppure più un essere umano… figurarsi anche il solo pensare di fare qualcosa del genere.
<< Mmh… credevo non ti riprendessi più giovane Uchiha… ah… ma la speranza è l’ultima a morire, no? >>
Gli occhi neri del ex ninja di Konoha saettano veloci verso chi ha parlato. E’ una figura strana, appoggiata al muro, nascosta dall’ombra e da un mantello nero che ne ricopre i lineamenti, con un cappuccio calcato sul viso, in modo da renderlo invisibile.
Il giovane si smuove, cercando ancora di liberarsi, senza troppi risultati. Forse avrebbe dovuto apprendere qualche nozione di medicina da Kabuto, quando era ancora al covo di Orochimaru, ma quel tempo è passato e non si può tornare indietro, non più ormai.
La figura scrolla le spalle, in quella che sembra una risata silenziosa, staccandosi dal muro. Alla luce fioca che traspare dalla finestra, un occhio nero brilla instabile dall’unica fessura della maschera arancione che indossa, che gli copre il viso interamente.
<< Ovviamente…suppongo che aver assimilato Orochimaru nel tuo corpo ti abbia dato le stesse capacità di guarigione del Sennin.. bene, non sei uno sprovveduto… >>
Si china sul ragazzo, osservandolo per un istante. Lo vede smuoversi, tentando di parlare, senza riuscirci, strizzando gli occhi neri in una chiara espressione frustrata.
Da sotto la maschera, l’uomo si concede un ghigno… certo che il piccolo Uchiha è più forte di quanto immaginava… resistere così dopo uno scontro con il Jinjokui della Volpe... strabiliante. L’aveva trovato mezzo morto nella foresta, agonizzante, riverso a terra e privo di sensi. Per fortuna l’aveva trovato in tempo, o tutti i suoi piani per lui, sarebbero stati vani…
<< Uh… ho una domanda però da farti, ragazzino… com’è possibile quello che ho visto nella tua mente? Sono riuscito a osservare immagini del covo dell’Organizzazione Alba, mentre dormivi, eppure tu sei sempre stato qua… >>
Sasuke sgrana gli occhi neri, osservando per un attimo il bagliore rosso di quello che è chiaramente uno Sharingan sviluppato, nell’unico occhio dell’uomo. E, mentre chiude gli occhi, tornando nel suo sonno senza sogni… si chiede se quello che ha fatto a Sakura, prima della sua morte, possa essere stata cagione di quello che l’uomo aveva visto.




Angolino di Keli


Lo so, lo so chappy cortissimo e scialbo, ma mi serve per continuare, e soprattutto per cercare di capire quello che è successo, e che succederà a Sasukkia. <.< per quanto lo odi mi serve pure lui ù.ù. Ringrazio chi mi segue sempre *___* e chi legge soltanto. Ancora scusa per il chappy cortolino piccino picciò, un beso!

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Capitolo 12
*** A Light in the Dark ***


The Black Thread Of the Destiny



La stanza che condivideva con I due artisti era adombrata, quel pomeriggio. Nemmeno uno spiraglio di luce, si intravedeva, entrando.
Sospira, gettando un occhiata al ragazzo biondo, da sopra la spalla.
Evidentemente, Sasori sta li. Quando c’era lui in camera, si stava nel buio più assoluto. All’inizio non riusciva a comprendere perché, ma poi si era lentamente abituata a questa costante, che come tutte le altre stramberie del covo, era diventata quotidianità.
Sente il respiro del suo compagno rallentare per un istante, come se stia ripensando a quello che sta facendo.
Per riflesso incondizionato, stringe la mano forte e grande del giovane artista, fra la sua, piccola e delicata, cercando di infondergli forza, regalandogli un sorriso appena visibile al buio.
Deidara annuisce, ricambiando, aguzzando la vista per cercare il marionettista in quella pozza di buio che era la loro camera.
<< Cosa vuoi, Sakura? >>
La voce del munekin di Suna arriva lenta, quasi insofferente, da un angolo della stanza. Sta seduto li, il viso fra le mani pogiate sulle ginocchia, gli occhi chiusi, i corti capelli rossi, scomposti, che gli ricadono sul viso da eterno fanciullo, nascondendone i tratti.
Sta volta è il turno della rosa, di trattenere il fiato. Per quel poco che poteva dire di conoscere l’Akasuna, quello non era forse il momento più adatto per parlargli, e provare a farlo ragionare.
Ma forse, non esiste un vero momento adatto, per uno come lui
Avanza, trascinandosi dietro il ragazzo che sembra voler nascondersi, saettando l’occhio azzurro per la stanza, imbarazzato, o forse teso.
Non sa se vuole veramente parlare con il suo Danna. Non l’ha mai fatto.
Sasori non è una persona molto paziente.
<< Ecco… Sasorikun… devi… devi fare una cosa per me. >>
<< … >>
Mormora, avvicinandosi, la ragazza.
Ora sta davanti a lui, che è seduto. La cosa non le piace. Lei non è superiore a lui.
Lei non è niente a suo confronto.
Si china, mettendosi davanti a lui, alzando timidamente una mano affilata, posandola su quella lignea e fredda dell’altro, stringendola e costringendolo, con delicatezza, ad abbassarla.
Due occhi nocciola con riflessi dorati rispondono al suo sguardo, e non dicono niente.
Sospira, sorridendogli, passandosi una mano fra i capelli, e facendo cenno al munekin biondo dietro di lei, di mettersi al suo fianco.
<< Sasori… Deidara vuole parlarti. Voi DOVETE parlare. Non riesco a sopportare più questo silenzio, è peggio che sentirvi urlare. Voi siete amici.. beh non proprio amici, ma compagni. Lo so che vi siete mancati a vicenda, quindi è inutile che fate quella faccia! Siete stati compagni per anni, e se ora per causa mia, vi siete divisi, mi sento male! Non voglio vedervi così… voi siete… ecco… siete importanti, per me… entrambi… e io… >>
La rosa si blocca, le parole le mancano, ma i due hanno capito.
Il marionettista e il dinamitardo incrociano lo sguardo per un istante.
Il blu più intenso contro il nocciola acceccante come l’oro.
Un sorriso si estende, timido, accennato, sul volto chiaro del primo, che si passa una mano fra i capelli, rinviandoli, e ridacchiando nervosamente
<< Beh, Danna… potremmo provare, no? Uhn >>
Il rosso lo fissa per un istante, per poi perdersi nel verde delle gemme della ragazza, che li fissa ansiosa. Per lei… per lei potrebbe farlo. Infondo, che ha da perdere?
Un piccolo sorriso increspa le sue labbra, mentre rinasconde il viso, facendo scivolare la sua mano da quella di Sakura.
<< … direi che si può fare… >>
Ammette, cauto, chiudendo gli occhi quando l’urlo di gioia dei due compagni arriva a superare la soglia massima del suono.
Deidara scatta in piedi, sollevato, abbracciando di slancio la ragazza al suo fianco, stringendola forte a se, mentre questa ride, saltellando e urlando, contenta.
Sasori apre un occhio chiaro, osservando uno spiraglio di luce entrare, timidamente, dalla finestra che credeva chiusa, bagnando di luce dorata i due.
Forse non ha sbagliato, e Sakura non ha tutti i torti.
La luce è meglio del buio.




Angolino di Keli

Oook ed abbiamo finito con i capitoletti corti u.u. Da questo momento in poi si faranno più lunghi, e si vedrà un po’ d’azione.
Ma non sono troppo dulci i due artisti che tornano amiciiii?!*___*
Ringrazio chi continua a sopportarm… seguirmi U-U”,di tutto cuore. Fossi stata in me mi sarei mandata a quel paesa da sola già da un pezzo!XD
Un bacio grosso, e alla prossima!

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Capitolo 13
*** The Whisper of a Life ***


The Black Thread Of the Destiny



Inspira…
… espira…
Inspira…
E’ tutto quello che può fare, costretto nel suo sonno senza sogni, incatenato in un incubo nero senza possibilità di risveglio. Non è che una parvenza di vita, quella che si cela in lui. Il suo corpo vive, ma è come se fosse morto. Chiuso nei meandri della sua mente, sente, si sforza, sa di esserci ancora. Ma è come se la sua volontà fosse incatenata li, con lui, in quell’eterna illusione.
E’ inutile provare a ribellarsi, non fa altro che sfiancarlo, perso in tutto quel rosso di uno Sharingan sconosciuto, di un illusione che ha fatto provare a molti, nella sua vita, e che ora si è ritorta contro di lui.
Ed è solo la morte, quella che brama, ora.
Perché non serve a niente, vivere, in quella mera utopia che si ostina a chiamare vita, in quel corpo che non risponde più ai suoi comandi, in quella terra dove non c’è più lei
Può sentirlo, può rivederla, ancora e ancora, come se fosse stampata nel suo cervello, un immagine vista e rivista, una condanna che deve scontare all’infinito, perché per lui non ci sarà mai pace. Lo sa, sa che è destinato all’inferno, l’ha sempre saputo.
Ma quella consapevolezza era da tempo stata affievolita dalla dolcezza del sapere che Lei sarebbe stata il suo paradiso, alla fin fine. Anche solo saperla li, in vita, anche se non più sua, anche se non lo era mai stata, gli bastava ad andare avanti come seguendo una scia che sola poteva rischiarare il buio di quella vita che si era scelto.
Ma ora che anche l’ultimo filo che lo collegava al suo passato, alla sua felicità, era stato tranciato di netto, gli era stato tolto brutalmente, forse meritandoselo, la morte non era che un alternativa, una fine ovvia per quello che aveva dato al mondo.

Flash Back

Poteva vedere l’ira, e la follia della volpe, farsi strada negli occhi del giovane ninja davanti a se, di quello che un tempo aveva chiamato amico, prendendone possesso in ogni suo piccolo dettaglio, come se non aspettasse altro che una mossa falsa da parte del suo contenitore, per scatenarsi.
Gli occhi rossi dello Sharingan sfaldarono questa ipotesi ancor prima che si creasse nel suo cervello, e l’amarezza mista all’ironia prese possesso del suo volto, senza che se ne rendesse conto.
In fondo era un Genio, un Uchiha, e come tale non si sarebbe mai illuso così…
… Naruto lo stava odiando davvero, non era la Volpe, lei era solo minima parte di quello che era stato scatenato che era finito per diventare una supernova di emozioni represse, di parole non dette.
Non si era accorto, sciocco, che la ragazza dai capelli rosa, quella noiosa, aveva capito prima di lui le intenzioni del biondo, e non aveva fatto in tempo a fermarla, che quella gli si era parata davanti, a braccia aperte, ricevendo il colpo che era stato destinato a lui, solo a lui, proteggendolo, amandolo, ancora e ancora…
<< Sakura, no… >>
Mormorò prendendo la ragazza che si era accasciata contro di lui, sbalzata dal colpo.
E vide il sangue che macchiava ogni cosa, che la rendeva più bella eppure più tremenda di come non era mai stata. La strinse a se, accasciandosi a terra, sforzandosi di ignorare le ferite che urlavano la loro presenza in ogni suo gesto, scostandole i capelli dal viso esangue.
Non si diede pena di voltarsi verso il suo ex migliore amico, che estinta la forza della Volpe, si lasciava ricadere al suolo, esanime, maledicendosi per quello che aveva fatto.
Sapeva soltanto che non poteva finire così… che non doveva
Sakura si meritava di meglio che una morte che avrebbe dovuto essere solo sua.
Così lo fece.
Non doveva soffrire, non più. Attivò lo Sharingan, guardandola dritto negli occhi, facendola perdere nella sua illusione, convinto, sperandando, che ciò l’aiutasse a non provare il dolore.
Si chinò, sfiorandole la fronte con le labbra
<< Mi dispiace… >>
E poi sparì, lasciandola così, fra il sangue e la neve, maledicendosi più volte, odiandosi, e sperando che la morte avrebbe raggiunto pure lui, per ricongiungerlo alla sua compagna.

Fine Flash Back


La porta si apre lentamente, cigolando, e l’uomo dal mantello nero scivola dentro la stanza, come un ombra, come se non fosse nemmeno umano.
E forse non lo è più da tanto tempo oramai… l’immortalità non dona se è la malvagità che l’ha creata.
Osserva divertito e interessato il giovane nella capsula che lo mantiene in vita, studiandone le fattezze perfette, degne di un Uchiha.
Si avvicina, chinandosi su di lui, osservando la smorfia che gli segna il volto, nel sonno in cui l’ha costretto.
<< Mi dispiace giovane Sasuke… ma il potere ha sempre un prezzo troppo alto… nevero? >>
Ride, e la sua risata aleggia nell’aria come presagio di morte.
Chiude l’unico occhio che si può vedere, e quando lo riapre è rosso come il sangue che ha macchiato le mani di entrambi con pene che basterebbero per una vita intera di inferno, ma che lui non sfiorerà mai, come invece sarà condannato il giovane che è caduto nelle sue mani.
D’altronde, non è mica colpa sua se il fratello è inutilizzabile… Itachi Uchiha aveva avuto la sua parte in quel racconto, ma ora doveva mettersi da parte, lui non serviva più.
<< Dovresti essere onorato… >>
Alza il viso, di scatto, i capelli corvini che gli e lo sfiorano, colpendolo esangue come un pugno nell’occhio, spiccando in quella pelle fin troppo bianca, a confronto con il nero in cui vive. Si smuove, rabbioso, facendo tintinnare minacciosamente le catene che lo costringono in questa sua prigione illusoria, in un mondo astratto, fatto di inchiostro e sangue.
Fissa con odio la figura nera che sta al centro dell’occhio stilizzato rosso, che rappresenta il potere dello Sharingan che lo domina.
<< BRUTTO BASTARDO LASCIAMI SUBITO! >>
Ringhia, inferocito, verso di lui. Nemmeno vede il colpo che gli arriva, veloce, fulmineo, atroce, strappandogli le vesti e squarciandogli il petto.
Urla, mentre il sangue imbratta le vesti sgorgando dalla ferita che si apre, insieme a molte altre, sul petto, sul suo intero corpo. Sputa un fiotto di sangue, che gli cola dalle labbra pallide, mentre cade in ginocchio, il viso abbassato, le spalle ricurve sotto il peso di quelle catene che non l’abbandonano, ma che anzi, sembrano stringersi ogni ora di più, tirandogli gli arti, nell’intenzione di romperli, e di soffocarlo.
La figura viene scossa da risate, si piega in avanti, stringendosi le braccia al ventre.
<< Oh oh abbiamo una tigre… ma dimmi, tigrotto Uchiha, anche le fiere belve vengono addomesticate… tu non reggerai più di così… sono stato anche troppo mangnanimo a tenerti in vita fino ad adesso… ma ora… >>
Allude, evasivo, rimettendosi all’impiedi e indicando vago con una mano guantata verso il corpo martoriato e stanco nel munekin.
Sasuke ringhia, ma esce solo un suono smorto, appena un filo di respiro, nemmeno una parola. Ha raggione lui, non c’è la fa più, nemmeno lui è in grado di sopportare questo.
Ed è stanco, oramai, veramente troppo…
In uno spostamento d’aria, la figura è davanti a lui, all’impiedi, e può vedere benissimo la maschera infantile che ne copre i tratti.
L’uomo sogghigna, alzandogli il mento con una mano, costringendolo a guardarlo negli occhi.
Lo Sharingan è l’ultima cosa che vede, prima di spegnersi completamente, di azzerare la sua volontà, diventando solo un baccello vuoto… poco più che un ombra…
L’uomo si china, il volto vicino al suo orecchio, mentre chiude una volta per sempre gli occhi, abbandonandosi al dolce conforto della morte
<< … un ultima cosa… la tua Sakura, è ancora viva… >>




Angolino di Keli


E Sasukkia ha finito i suoi giorni in questo atroce modo, lo so lo so sono sadica e cattiva, ma se lo merita, razza di brutto emo scoiattolo fratricida mal riuscito!è.è
Eppure… eppure Sasuke ci sarà ancora, anche se non vi dico come, ne perché… eh eh…
Ringrazio davvero tanto chi continua a sopportarmi** Siete grandi!
Un bacio grosso e alla prossima!

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Capitolo 14
*** The Greatest Fear ***


The Black Thread Of the Destiny



<< Painsama… ha chiamato? >>
Non c’era niente che non avesse già detto, niente che non avesse già fatto. Quella vita sembrava essere stata scritta in un copione dalle mille pagine uguali. Arrivare, chinarsi davanti a leader, sforzarsi di non sentirsi terribilmente vuota quando i suoi occhi chiari si scontravano nei suoi.
Si era chiesta come mai il Capo dell’Akatsuki fosse così… per quanto diversi fra loro, pericolosi, e cattivi, loro tutti, lei compresa, vivevano una vita seminormale, parlando, scherzando. Erano macchine per uccidere, ma anche esseri umani. Pain si credeva un Dio, e si limitava a esistere, come se il resto non gli importasse.
Non riusciva a comprendere questo, lei. Non ci riusciva proprio, il che la rendeva parecchio scontrosa nei confronti dei suoi compagni.
Perché con Sasori… e persino con Itachi, sembrava riuscirci, invece con lui no? Deidara l’aveva rassicurata dicendole che era normale. Nessuno risusciva a capire il Leader. Beh nessuno, tranne…
<< Si ti abbiamo fatta chiamare, Sakura, perché avremmo una richiesta da farti… >>
Konan.
La donna dai capelli blu la fissa, statica, seduta sulla poltrona, trono, di pietra, che sembra avere la stessa consistenza della sua pelle bianca, che risplende come granito alle deboli fiamme che lambiscono i muri, gettando ombre di luce aranciata nella stanza. Gli occhi della munekin dai capelli rosa viaggiano, esperti, sul quel viso che par essere scolpito nella più dura delle pietre.
Sembra essere la solita, fredda, asettica, donna del Leader, eppure qualcosa che si cela nella piega in cui sono increspate le sue labbra rosse, o forse gli occhi neri, che sembrano perdersi un po’, tremare con le fiammelle che li fanno risplendere più in risalto del buio stesso, sembrano suggerirle un cambiamento.
Pain risiede, calmo, immoto, sul bracciolo, e la fissa, senza espressione, con calma, come se se stia aspettando qualcosa di diverso da un’altra domanda. La sua mano nivea, sfiora appena quella della compagna, che trema, leggermente, sotto il suo tocco.
Gli occhi verde bosco della medic ninja si sgranano leggermente, per poi addolcirsi un secondo dopo, come le sue labbra, che si distendono nella pallida ombra di un sorriso.
<< Di quanti mesi siete, Konansama…? >>
Chiede leggera, cercando di levare quell’inflessione assurdamente smielata dal suo tono, che infastidisce se stessa in primis, e che non vuole risuoni nell’aria, come quegli auguri falsi che si fanno ad altrettanti falsi amici, come in costrizione.
Il Leader di Alba chiude gli occhi, annuendo piano, e stringendo appena le dita della mano pallida della donna al suo fianco, cercando di essere più umano di quel che normalmente sia, sforzandosi di esserlo.
Non aveva dubbi che Sakura rispondesse correttamente. Dopo tutto, se era una di loro doveva esserci pure un motivo. E bisognavano entrambi di quella prova, per affidarsi completamente a lei.
Ma d’altronde, quella ragazzina senza ricordi ne passato, conservando i suoi sentimenti, e infondendoli negli altri componenti dell’organizzazione, ne risultava esserne il membro più fedele. Il che era tutto dire.
La kuinochi dai capelli blu trattiene un sospiro fra le labbra, che viaggia, come un alito di vento indesiderato, perdendosi nei meandri della stanza buia, quasi come di un sogno liberato. Alza il viso, incatenando l’onice del suo sguardo a quello menta della giovane china davanti a loro.
<< Quattro, o forse cinque… non ne sono sicura. Per questo ti abbiamo fatto chiamare… >>
<< … vorremmo che ti prendessi cura della gravidanza, Sakura. Come medico e come guardia del corpo. Dovresti seguire Konan nelle missioni fin quando può ancora svolgerle, e assisterla al parto. >>
Conclude, con voce atona, come se non si trattasse della madre di suo figlio, ma di una sconosciuta, il ninja dai capelli color fiamma.
La rosa assottiglia lo sguardo, stringendo fra le sottili dita un lembo della cappa, torturandolo, le labbra contratte. Sa che non può rifiutarsi. Ma sa anche che risulta essere una missione ben lungi diversa da quelle che ha compiuto fino ad adesso, e di sicuro più importante e pericolosa:
Per il bambino, e per se stessa.
Osserva con placidità la figura dei due ninja, che la sovrastano, senza però sembrare minimamente toccati da ciò che gli succede intorno.
Se dovesse accadere qualcosa al bambino… o alla madre, per lei sarebbe finita. Pain non l’avrebbe di certo risparmiata, in fondo, è pur sempre suo figlio. Ma, d’altro canto, se avesse rifiutato, sarebbe stata la medesima cosa.
Sospira, abbassando il capo, e annuendo piano.
Pain scambia una veloce occhiata, che dura solo qualche secondo, con la compagna, prima di rivolgersi di nuovo a lei.
<< Bene… ti chiameremo quando sarà necessario. E mi raccomando, Sakura. Gli altri membri non devono saper nulla… >>
E con queste parole, la kuinochi, sa nuovamente di essere stata congedata.



Il corridoio è buio, le fiaccole che vi sono attaccate sono rare e li li per spegnersi per sempre. Non trova che la cosa possa darle fastidio, anche se decisamente non ama il buio che si sparge, come le trame di una ragnatela, in ogni angolo del covo, avvolgendo anche lei, senza che possa farci nulla.
Inspira, e espira, meccanica, controllata, cercando di non modificare la maschera di compostezza che si è adagiata sul volto, per non far trapelare le sue emozioni. In realtà è confusa, incredibilmente confusa, non ha un idea ben precisa sul daffarsi, e vorrebbe chiedere aiuto a Sasori.
Si blocca, proprio davanti alla porta della loro stanza, trattenendo la mano in aria, in un attimo di stallo.
Sasori
Scrolla il capo, stringendo con forza gli occhi verdi, e imponendosi di calmarsi. Non può farsi scoprire, ne va della sua incolumità.
Quando la porta si richiude alle sue spalle sospira, stancamente, passandosi una mano sul viso, massaggiandosi le palpebre, dirigendosi, anche senza guardare, nel letto che condivide con Deidara da circa… quanto?
Si ferma un attimo a pensare, sorridendo amaramente al calcolo appena effettuato.
Cinque mesi.
Sono cinque mesi di vita regalatole dal marionettista, cinque mesi passati al covo, cinque mesi da quando è diventata ufficialmente un membro di Alba. Non che la cosa la turbasse particolarmente, visto che prima di quei giorni non sapeva nemmeno se la sua esistenza fosse voluta su quella terra, o tuttal più, fosse un tragico sbaglio del destino.
<< Credevo ti avessero rapita… >>
La voce bassa che arriva dall’altro capo della stanza la fa sobbalzare.
Sgrana istintivamente gli occhi, cercando con lo sguardo il proprietario della voce, che, come suo solito, sta seduto compostamente sul bordo della finestra socchiusa, gli occhi così simili ai suoi, puntati nella sua direzione.
Sospira, accarezzando la figura dell’Akasuna con lo sguardo, lasciandosi poi cadere sul materasso morbido del letto, che l’accoglie tra le sue coperte calde e avvolgenti, che odorano ancora dell’argilla che utilizza l’altro suo compagno. E’ un po’ come sentirsi a casa, e la fa stare bene.
<< Come vedi, sono ancora tutta intera Sasorikun… >>
Replica, candida, sforzando un sorriso, lasciandosi sprofondare col viso nel cuscino.
Il munekin la osserva, pacato, corrugando leggermente le sopracciglia, in un espressione confusa, o forse scocciata, sul viso infantile.
<< Non hai risposto alla mia domanda, Sakura >>
La rosa apre di nuovo gli occhi, voltando il viso in modo da essere in grado di seguire i movimenti del suo insistente interlocutore. Cosa strana, perché di solito il rosso è molto restio al parlare.
<< Ah, perché era una domanda? >>
L’altro non risponde, limitandosi al guardarla in silenzio. Da quando è diventata così ironicamente piccata? Stare con lo Yagi non le faceva bene, per nulla.
La giovane scrolla le spalle, tornando al suo riposo, credendo che la cosa sia caduta li.
<< … si … >>
Il monosillabo pronunciato dalla marionetta ha il potere di fare irritare la giovane, che scatta su, stringendo le lenzuola fra le mani, assottigliando lo sguardo di giada, fissandolo accusatrice.
Non ha mai risposto in questo modo alle provocazioni dell’altro, questo è tutto colpa del Leader.
<< Da quando sei così loquace, Sasori? Preferivo quando facevi la bella statuina e mi ignoravi, eri meno pedante… ho detto che non è successo niente, ok? N I E N T E! E ora, col tuo permesso, vorrei riposare, visto che non ho la fortuna di essere di legno… >>
Sbuffa, sprofondando per l’ennesima volta fra le lenzuola, sperando ardentemente che il ninja non risponda. Le fa male trattarlo così, e mentirgli, ma non può rischiare la sua vita soltanto per soddisfare la sua irritante, e inopportuna, curiosità.
Soprattutto adesso che è la prima volta che la manifesta.
I pensieri che si agitano nella mente dell’artista sono contrastanti, confusi, e incolleriti. Come può permettersi quell’insulsa ragazzina di trattarlo in quel modo?! Come può, dopo che le ha salvato la vita, andando contro a tutta l’etica che si è costruito in una vita?!
Senza che nemmeno se ne rende conto, si trova davanti al letto dove è distesa la kuinochi, sopra di lei, una mano forte che stringe con violenza i sottili polsi della ragazza sopra il suo capo.
Può vedere lo sgomento, e il terrore, dipingersi su quel viso da bambola di porcellana.
Inclina il viso, in modo che sia a un soffio dal suo. Null’altro che i suoi occhi nocciola, che brillano, folli, può esprimere la sua espressione, le sue emozioni. Anche se, di emozioni non si può correttamente parlare.
La collera mista alla follia, quella, che cos’è?
<< Sa… sasori, lasciami, mi fai male… >>
Mormora lei, spaventata, gli occhi sgranati, muovendosi alla ricerca della libertà. Ma è come se le forze le venissero meno, come se tutti i precetti ninja si dissolvessero come neve al sole, proprio adesso che ne vorrebbe fare affidamento.
Perché malgrado lo spavento, non può fare a meno di perdere il fiato, quando lui le è così vicino.
<< Non puoi permetterti, Sakura, non puoi farlo… io ti ho dato la vita, io ti ho strappato dalla morte! Dovresti essermi riconoscente… invece… invece ti prendi gioco di me… e ora, ora dimmi… cosa è successo? >>
La voce del ninja suona infinitamente carezzevole, ma dietro quel velo di dolcezza, ci sono mille kunai pronti a ferirla. Si sta divertendo a prenderla in giro, ad umiliarla… come può? Non è questo il Sasori che conosce, non è questo il ragazzo che…
Blocca il flusso dei suoi pensieri, mentre le lacrime iniziano a scorrere copiose sul suo volto, bagnando le labbra del giovane, che ha appoggiato il viso contro il suo.
<< Io… io non posso, ti prego Sasori, ti scongiuro… non chiedermelo! >>
Singhiozza, chiudendo gli occhi.
L’Akasuna si trova suo malgrado, a sgranare i suoi, mentre perde la presa sui polsi della giovane, che sono rossi e gonfi, e le dolgono tremendamente. Ma non è quello a farle più male.
Appoggia una mano sul suo viso, delicatamente, costringendola a guardarlo negli occhi.
E quello che vi vede è tutto il dolore, la sorpresa, il disprezzo, che non vorrebbe mai vedere nel suo sguardo. E capisce.
Lei ha paura. Paura di lui
<< Io... Sakura scusami… >>
Mormora, come ritornato in se stesso. Si lascia cadere, debolmente, su di lei, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, inspirando il suo profumo, e l’odore della sua paura, ascoltando i battiti frenetici del suo cuore impazzito.
<< …scusami, scusami, scusami… >>
Ripete, a mo di cantilena, come un disco rotto, mentre la giovane tiene gli occhi fissi sul soffitto, l’espressione shokkata. Lentamente, fa si che lui si scosti dal suo corpo, scendendo dal letto, e rintanandosi verso la porta. La apre, ancora tremante, voltandosi verso di lui con aria terrorizzata, prima di scuotere il capo e scappare via dalla stanza, correndo, lasciando la porta aperta dietro di se.
Sasori geme, stringendo la stoffa all’altezza della riserva di chakra, dove un tempo c’era il suo cuore. Fa fatica a respirare, e non ne capisce il motivo.
Poi afferra. E’ rimasto solo.
Di nuovo




Angolino di Keli


E dopo un tempo che pareva infinito, ecco il nuovo capitolooooo!!!! >.< Mi scuso infinitamente per il ritardo, ma tra la scuola, gli impegni, la mancanza di ispirazione, non voleva proprio venir fuori! Ringrazio chi mi segue, siete dei santiXD
Un bacio!

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