Being a Mutant is not simple, especially when your brother is Paul McCartney.

di MayLing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amy ***
Capitolo 2: *** Cap0 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: I Poteri. ***



Capitolo 1
*** Amy ***


Ospedale di Liverpool – Autunno del 1956 I grandi occhi color smeraldo di Mary Mohin McCartney osservavano lo spazio circostante, Il grande finestrone che dava sulla strada, l’armadietto in metallo di fronte a lei, il soffitto bianco pieno di crepe e macchie di umidità che si espandevano su tutto il muro, il suo misero letto di ospedale, ovvero una brandina metallizzata con un materasso e una coperta. Desiderava tanto piangere Mary, desiderava tanto chiudere gli occhi e andarsene senza dolori, perché di sofferenza ne stava vedendo troppa. Le sue iridi una volta luminose, giovani e attraenti erano gonfie e rosse in quel momento. A tradire i suoi sentimenti era però quel dolce sorriso che la donna non aveva perso mai. Ma cosa avrà mai da sorridere una donna morente? Beh in quel momento al capezzale di Mary vi erano tre figurine esili che le stringevano le mani e le accarezzavano il volto pallido e stanco con dolcezza, erano i suoi figli. Mike, un ragazzino basso e dalla pelle pallida le stringeva la mano sinistra, Gli occhi scuri erano pieni di lacrime che il bambino cercava di nasconderle, Mary però gli sorrise e tossendo gli parlò :” Non devi essere triste tesoro mio, Io sarò sempre con voi. Sarò la vostra forza per sempre. Lo giuro.”: Mike le sorrise lievemente prima di tornare a concentrarsi sugli occhi della madre. Era un bambino dolce, timido ma molto forte per avere dodici anni. Altre due figure però erano attorno alla donna, Paul ed Amy, i gemelli. Paul stava seduto sulla sedia vicina al letto, gli occhi color smeraldo osservavano con attenzione la stanza e si soffermavano sempre prima su Mike, poi sulla sorella ed infine radiosi sul volto della madre. I capelli corvini gli incorniciavano il viso candido e delicato. Le mani del ragazzo stringevano invece uno strumento in legno, una chitarra che Mary guardava di tanto in tanto. Paul oltre ad essere il maschio più grande di casa e il più responsabile fra i fratelli, era anche un ottimo musicista e la madre adorava ascoltare le melodie che quel ragazzino componeva con tanta passione. Il più grande dei McCartney non aveva gli occhi gonfi dal pianto o dalla disperazione, ma era radioso e pieno di gioia perché voleva dare alla madre serenità ma soprattutto si sentiva la roccia della famiglia, sentiva che doveva essere forte per i suoi fratelli ma anche per suo padre. Accanto a Paul, in piedi, vi era Amy, l’unica femmina di casa McCartney. Del fratello aveva i dolci occhi verdi, il colorito candido e i lineamenti dolci. I capelli invece erano color grano. La ragazza era immobile, le mani distese lungo il corpo e lo sguardo perso nel vuoto, perso fra mille pensieri e parole che avrebbe voluto dire alla madre. Era anche lei sul punto di piangere, proprio come Mike, ma Paul l’aveva avvertita :” Niente pianti Amelia. Mamma deve vederci forti, Michael è piccolo e può permettersi di fare scenate ma noi no. Ci siamo intesi?:” La risposta della giovane fu un lieve cenno del capo che il fratello accolse con un sorriso d’incoraggiamento. Amy aveva sempre desiderato essere come il fratello. Perfetta in tutto e forte ma lei non era così. Non sapeva suonare nessuno strumento, la sua media scolastica non era pessima ma discreta e a volte le emozioni, sia negative che positive, la travolgevano. Era però dolce e generosa. Lei e Paul erano inseparabili. Mai una volta aveva provato invidia oppure odio nei confronti del gemello. Mary deglutì a fatica e iniziò a tossire in modo violento. Paul si avvicinò al suo volto e iniziò ad accarezzarle i capelli, Mike le dondolava la spalla mentre Amy le stringeva la mano. I colpi di tosse non finivano, Paul provava a farla respirare ma Amy toccando la spalla del gemello gli fece segno di fermarsi. La ragazza si avvicinò alla madre e si inginocchiò ai piedi del letto, le sorrise e sospirò lievemente prima di parlare. :”Mamma mamma sta calma, facciamo come l’altra sera. Chiudi gli occhi anzi chiudiamo tutti e quattro gli occhi:” Si bloccò tendendo la mano libera a Paul che strinse a sua volta la mano di Mike, :”Immaginiamo un prato, una distesa verde e soffice dove vi sono un sacco di alberi di arance e il cielo è fatto di marmellata. Una volta immaginato tutto ciò contiamo fino a tre e poi apriamo gli occhi.:” La ragazzina aspettò qualche minuto prima di contare fino a tre, quando aprirono gli occhi però, dinanzi ai loro occhi non vi era la stanza umida e fredda ma una distesa verde con alberi di arance e il cielo color marmellata di fragole. Paul scosse il capo stranito, Mike guardava a bocca aperta il paesaggio, Amy spalancò gli occhi incredula mentre Mary tirava quelli che erano gli angoli della bocca in un lieve sorriso e iniziò a chiedersi se stesse sognando o se invece era già arrivata in paradiso. A destarla da quel sogno così reale furono però altri attacchi di tosse, sempre più violenti e forti, questa volta dalla bocca della donna uscì perfino del sangue. Mary guardava attorno a se stordita iniziando a pensare che l’avevano drogata o ipnotizzata, il panico infatti arrivò subito. La povera donna iniziò ad ansimare, ad agitarsi e a gridare aiuto. Le urla furono sentite da un’infermiera che entrò nella stanza e vide la donna dimenarsi e strillare, la prima cosa che fece fu prendere Mike fra le braccia e portarlo fuori, voleva fare la stessa cosa con Amy e Paul ma appena provò a toccare la ragazza questa iniziò ad urlare. L’illusione svanì del tutto ma Amy continuava ad urlare e piangere mentre Paul cercava invano di tranquillizzare la madre. Fra il panico generale successe un’altra cosa molto strana, l’armadietto di metallo iniziò a tremare, le ante sbattevano in continuazione, anche il letto di Mary tremava e iniziò a scivolare verso l’uscita della stanza dove la gemella era stata condotta dall’infermiera. Il rumore, le urla e la situazione surreale fece avvicinare molte persone alla camera. Paul però si alzò di fretta e spinse Amy e gli altri fuori chiudendosi la porta alle spalle. Non appena chiuse la porta tutto si calmò ma Mary era ancora in stato di shock, Paul sospirò varie volte guardandosi attorno, guardò poi la madre e sorridendo tirò fuori la chitarra, secondo la madre la musica era infatti la soluzione a tutto. Il ragazzo lanciò uno sguardo alla madre e cominciò a suonare, una melodia soave e delicata accompagnata dalla voce bella e limpida di Paul. Mary guardò dolcemente il figlio mentre una lacrima le solcava il volto, si tirò su attirando l’attenzione di Paul che si fermò di botto. Mary però scosse il capo incitandolo a continuare, Paul così fece e ascoltò quello che le disse la madre :” Vi voglio bene a tutti e tre tesoro mio, dillo anche ai tuoi fratelli. Siete la cosa più bella che mi sia capitata, ora ti prego, suona per me e ricorda a te stesso e ai tuoi fratelli di fare della vita un dono:” E fu con quelle parole accompagnate da una soave armonia che si spense Mary Mohin McCartney. Paul continuò la melodia e alla fine si accasciò piangendo al corpo senza vita della madre







. Ehm… Salve a tutti…mi scuso per la depressione di questo capitolo e per la roba appena scritta. Avevo in mente questa storia da un bel po’ di tempo e niente..recensite gentilmente, vorrei sapere se posso andare avanti. Grazie ancora per aver letto. Alla prossima.

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Capitolo 2
*** Cap0 ***


Salve, mi scuso se scrivo un avviso ma dato che sono molto insicura sulla storia volevo sapere se valeva la pena andare avanti. Potreste quindi lasciare una recensione al primo capitolo? Mi scuso davvero per il disturbo. Grazie ancora May.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: I Poteri. ***


Casa McCartney, Autunno 1956 Erano passati due giorni dalla morte di Mary McCartney, e nella casa McCartney si respirava aria di dolore e tensione. Jim McCartney se ne stava da due giorni seduto sulla poltrona marrone posizionata al centro del salone, uno sguardo perso nel vuoto e un bicchiere di whiskey fra le mani, se ne stava in silenzio senza emettere neanche un sospiro, solo qualche singhiozzo che l’uomo cercava di nascondere. Aveva perso l’amore della sua vita, la donna che aveva dato alla luce i suoi tre figli, non avrebbe mai pensato di rimanere senza di lei, aveva sperato fino all’ultimo senza mai piangere. Avrebbe fatto di tutto per la sua dolce Mary. Jim quindi, sapeva cosa doveva fare, doveva rimboccarsi le maniche e badare alla famiglia. Ma le parole a volte, o meglio sempre, sono più facili dei fatti. Jim non era accanto alla moglie durante la sua morte e questo lo rendeva ancora più triste, una tristezza che lo stava consumando lentamente. McCartney quindi faticava a credere a quello che raccontavano le infermiere, il letto che strisciava verso la porta, l’armadietto che sbatteva e saltava e sua figlia Amy che urlava come indemoniata. Non credeva a quelle cose e così per scacciare via i brutti pensieri diede un altro sorso al suo whiskey. Jim non era solo in casa, al piano di sopra vi erano i tre ragazzini che ancora stavano metabolizzando il tutto. Le lacrime sembravano aver prosciugato gli occhi luminosi di Michael che guardava fisso il cielo seduto sul letto con le gambe al petto. Paul invece non smetteva di torturare la custodia della sua chitarra, la graffiava, la girava e la apriva più volte. I pensieri del ragazzo erano multipli e nella sua testa vi era come un uragano, pensava alla madre e a quel sorriso dolce che ogni volta gli regalava quando si trovava nei guai, immerso nei suoi problemi. Mary sussurrava sempre parole dolci, ricolme di speranza alle sue orecchie ed era così che lui si calmava. Il secondo pensiero era invece la gemella Amy, ripensava ancora all’episodio dell’ospedale e a quanto fosse tutto surreale. Eppure lui aveva visto quel paesaggio incantato come aveva anche visto il caos creatosi attimi dopo. Che fosse tutta colpa della sorella lo escludeva perché … :” Queste cose esistono solo nei libri di fantasia Paul, deve esserci una spiegazione scientifica.” Si ripeteva costantemente prima di esordire in un :” Ma io ho visto tutto e si è stata Amy ma..com’è possibile?” Continuava a farsi le stesse domande da due giorni senza però chiedere spiegazioni alla sorella che non usciva dalla sua camera dal quel fatidico giorno. Amy, infatti, se ne stava in camera sua seduta a terra con il capo sulle ginocchia. Quello che era successo all’ospedale era colpa sua senza ombra di dubbio. D’altronde non era la prima volta che le accadeva qualcosa di strano. Una volta, quando lei e Paul avevano nove anni, andarono a Brighton, c’era un insolito caldo e i gemelli erano sotto una grande giostra. I due ci salirono sopra ma il gioco non partiva a causa delle poche persone a bordo. Amy iniziò a piangere e la giostra in metallo iniziò come a vibrare e a girare prima lentamente e poi sempre più veloce. Ricordava le urla della proprietaria della giostra che affermava di non aver fatto partire niente. Sembrava un sogno ma ad un certo punto la giostra perse il controllo e iniziò ad impazzire. Il macchinario si fermò solo quando Amy chiuse gli occhi immaginando di essere calma e ferma. La giovane rabbrividì mentre quel ricordo fluiva veloce nella sua mente, scosse il capo più volte e prese a singhiozzare lentamente e pianse circondata dal silenzio. Solo qualche minuto dopo quando alzò la testa, si accorse del letto che vibrava sospeso in aria e di due biglie metalliche che roteavano attorno ad esso. Amelia spalancò gli occhi e si allontanò strisciando dalla sua posizione, voleva urlare ma un suono sordo uscì dalla sua bocca. Iniziò ad ansimare e chiuse gli occhi sperando si trattasse di un incubo, però invece quella era proprio la realtà e la ragazzina dovette respirare profondamente prima di alzarsi e allungare la mano verso le biglie. Nella stanza oramai si sentiva solo il suo respiro spaventato che si tramutò in un piccolo grido quando le biglie le volarono in mano. Non appena le due palline furono nelle sue mani, Amy le strinse forte coprendosi la bocca con la mano libera. Il letto era ancora lì, sospeso a metà fra il soffitto e il pavimento. La giovane McCartney guardò poi il letto e stranamente iniziò a ridere, levò la mano dalla bocca e la tese verso il letto, sospirò e cercando di rimanere calma fece abbassare la mano. Mentre compieva quel gesto, si sentiva strana, sentiva come un formicolio e una scarica di adrenalina fluirle nelle vene, la mano abbassandosi fece anche ritornare il letto al suo posto lasciando Amy sorpresa. Sorrise per la prima volta dopo tanto tempo e posò le biglie a terra, allungò nuovamente le mani e chiuse gli occhi pensando di far volare le biglie, quando li riaprì le biglie roteavano per la stanza e seguivano le sue mani, in quel momento però Paul aprì improvvisamente la porta ed Amy spaventata e ancora incapace di controllare quello strano potere lanciò le biglie verso la porta. Gli oggetti metallici fortunatamente colpirono il muro lasciando un giovane Paul con gli occhi sbarrati dal terrore, immobile sull’uscio e confuso. Paul la guardava con le iridi iniettate di terrore ma anche rabbia che gli fece chiudere violentemente la porta alle spalle. Andò accanto alla sorella che imbarazzata si stringeva il vestito color azzurro pastello e porgeva gli occhi al pavimento, il futuro beatle era sul punto di piangere quando si rivolse alla sorella :”Tu..Ora mi spieghi cosa diavolo erano quelle cose e perché..volavano, Amy io non… non voglio credere a quelle cazzate come la telecinesi e altro quindi ora mi aspetto una spiegazione logica. “ Il timbro di voce era basso, un sussurro ma la voce di Paul era come rabbiosa. :” Paul non lo so io non riesco a controllarmi e:” era un balbettare incerto ed intimorito quello di Amy, :”Amelia Rose McCartney ho detto una spiegazione logica. Non ho tutto il giorno.” :”Vuoi una spiegazione logica Paul? La vuoi davvero? No perché non penso ci sia qualcosa di logico in questo:” La bionda, allungò la mano verso il letto e muovendola fece alzare il letto dal suolo. Le reazioni dei due non si potevano dire simili, Amy era come meravigliata dalle sue abilità e guardava sorridendo il letto che fluttuava nella stanza, Paul dal canto suo aveva ancora impresso il disastroso accaduto di due giorni prima, e tremando guardò Amy con le lacrime agli occhi prima di lanciare un forte grido per allontanarsi da lei, :” Mostro, sei un mostro. Hai ucciso la mamma, hai ucciso la mamma mostro.:”. La ragazza fece adagiare il letto sul pavimento e guardava il gemello disperata, gli andò vicino ma questi aprì la porta della stanza e prima di sbatterla le urlò :” Non voglio più vederti Amy. Sei un mostro.:”. E fu’ così che Amy rimase sola, Immobile al centro della sua stanza. Si accasciò sulle ginocchia e iniziò a piangere nuovamente. SALVEEEEE. Si lo so questo capitolo è un po’ lungo e vi chiedo scusa. Grazie per averlo letto e alla prossima! -May Ling.

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