Checkmate

di lauren_reid
(/viewuser.php?uid=886080)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Karin Hope ***
Capitolo 2: *** Sala dei Curiosi #1 ***
Capitolo 3: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 4: *** Proteggere ***
Capitolo 5: *** Amore occulto ***
Capitolo 6: *** Non saper combattere ***
Capitolo 7: *** Supporto ***
Capitolo 8: *** Distanza ***
Capitolo 9: *** Sakai Oell ***
Capitolo 10: *** Rientro ***
Capitolo 11: *** Ipocrisia ***
Capitolo 12: *** Ostilità ***
Capitolo 13: *** L'affetto di un'allieva ***
Capitolo 14: *** Confidenze ***
Capitolo 15: *** Un drastico malinteso ***
Capitolo 16: *** Il logorio del rimorso ***
Capitolo 17: *** Il peso dell'Ordine ***
Capitolo 18: *** L'addestramento di Miranda ***
Capitolo 19: *** Determinazione ***
Capitolo 20: *** Nell'arena ***
Capitolo 21: *** Sentimenti reconditi ***
Capitolo 22: *** La foresta irraggiungibile ***
Capitolo 23: *** Esca ***
Capitolo 24: *** Barriera ***
Capitolo 25: *** Nebbia innaturale ***
Capitolo 26: *** Fiamme ***



Capitolo 1
*** Karin Hope ***


Un saluto a tutti voi!

Proprio perché non voglio affievolire la curiosità che vi ha spinto ad aprire la mia fanfic, l'unica premessa che per ora ritengo opportuna fare è quella di indicarvi che il periodo di riferimento è successivo all'ultimo volume del manga.
Troverete infatti strana la presenza di Kanda, Lavi, Bookman e Allen all'Ordine a questo punto della storia, ma non temete: i misteri arcani saranno svelati man mano che la narrazione procede.

Detto questo... vi auguro un buon inizio!


 

Immagine di presentazione alla fanfiction | CLICCA QUI per visualizzarla meglio♦

D Gray Man CHECKMATE image



















 







Capitolo 1

~ Karin Hope ~




 

Erano le ultime luci del dì, lo spettacolo sempre nuovo con cui il giorno cedeva il passo alla notte.

Tondo, pacificato, fra l'oro cupo e il rosso, il sole calava all'orizzonte. Mentre l'orlo più basso del disco si posava sui monti, che ne avevano le cime arrossate, il rosso del tramonto saliva alto nel cielo a occidente e il viola della foschia sembrava quasi una striscia di nuvole tanta era l'intensità del suo colore.

Illuminate dai raggi allungati del sole le mura della cittadina ne riflettevano il colore ramato diffondendolo nella parte superiore del caseggiato, mentre le ombre che sorgevano con forme pittoresche ne ricoprivano pian piano quella inferiore.

A uccidere la pacificità e la quiete del posto era stata una delle minacce che da diverso tempo a quella parte bramavano il dominio del mondo in cui vivevano: gli Akuma.

Ed era proprio in perfetto equilibrio, sulla sporgenza più alta della facciata della maestosa Chiesa a nord, che Marie proteggeva i pochi abitanti del villaggio rimasti servendosi della sua arma anti-akuma: rifugiati all'interno di quelle mura, erano gli unici sopravvissuti all'improvvisa invasione da parte di una cinquantina di Bambole di Secondo e Terzo Livello quando il cielo aveva cominciato a tingersi delle prime sfumature rossastre.

Queste infatti, come consuetudine, intendevano impadronirsi del frammento dell'Innocence oggetto della missione, nonché causa dell'incessante temporale nel caseggiato e nelle zone limitrofe da diverse settimane, recuperato dagli Esorcisti dopo lunghe ricerche e che il tedesco stava momentaneamente custodendo.

Contemporaneamente, tra le strade verso il centro della cittadina, anche Allen era intento a occuparsi di diversi demoni dove nel mentre si ritrovò a dover riconoscere che, nonostante sia lui che gli altri Esorcisti erano ormai da tempo in grado di affrontare senza alcun problema gli Akuma di Livello 1 e 2, quelli al Terzo Stadio non erano invece per nulla da sottovalutare.

L'abilità speciale che ognuno di quelli possedeva era in effetti piuttosto scomoda, per non parlare dei demoni evoluti al livello successivo di cui fortunatamente al momento non ve ne era alcuno, e il fatto che erano costretti a combattere sulla difensiva non li aiutava a sbarazzarsene in tempo breve.

“Alleeeen!”

Improvviso, un grido si levò alto dal trasmettitore che portava all'orecchio contrastando di poco il trambusto ormai monotono della battaglia.

Allarmato da quel richiamo che non presagiva nulla di buono l'inglese non indugiò un solo istante a prendere contatto con Karin, Esorcista dell'Ordine Oscuro.

“Rin!” replicò preoccupato il sedicenne mentre ricorse a Crown Edge contro due Macchine assassine “Stai bene?” la sua premura nei confronti di ciascun compagno era sempre stata una delle sue qualità più grandi, non si spegneva nemmeno nella peggiore delle situazioni.

“Un gruppo di Akuma a ovest!” si affrettò a dire la ragazza, in sottofondo si udì la confusione provocata dal combattimento “Si dirige verso la Chiesa!”

Senza esitazione l'Esorcista dai capelli grigi si disfò di diversi demoni con un fendente orizzontale del suo spadone, in modo che l'esplosione di quelli rallentasse le Bambole retrostanti, e sfruttò una delle abilità di Crown Clown per allungare il suo mantello il tanto che bastava per portarsi subito sulla sommità dell'edificio adiacente.

Gli fu sufficiente dirigere lo sguardo dinanzi a sé per notare le suddette Macchine dirigersi in volo verso l'edififio dedicato al culto e rischiando quindi di oltrepassare le difese di Marie, impegnato nel frattempo a distruggere una ventina di quelle e un Akuma gigante che doveva essersi formato diversi istanti prima dalla fusione di una moltitudine di Livello 3.

Sapeva che non era affatto per uno scarico di responsabilità che Rin aveva chiesto il suo intervento, bensì perché tra i due Allen era decisamente più vicino: la zona a sud verso il confine dove ella stava combattendo era in effetti piuttosto distante da quella in cui si trovava il tedesco.

Nel tentativo di raggiungere le Bambole nel minor tempo possibile l'inglese optò per un percorso in diagonale e nel mentre, nonostante l'andamento a velocità sostenuta unito ai continui balzi da un tetto all'altro ad ogni interruzione del calpestabile, riuscì a focalizzarsi con poco più della coda dell'occhio sulla situazione della battaglia nella parte meridionale del villaggio.

Mentre la propria arma anti-akuma e quella di Marie permettevano di far fuori più nemici in un colpo solo, Karin al contrario poteva eliminarne – nella maggioranza delle volte - uno per volta ma la cosa non sembrava affatto crearle grossi problemi: munita di una spada interamente scarlatta, sulla vetta di un'abitazione, riservava ai demoni l'unico trattamento privo di gentilezza che accomunava tutti gli Esorcisti.

Più bassa di lui di un paio di centimetri, malgrado la distanza di circa un miglio che li divideva e gli Akuma che la attorniavano, Allen poté comunque scorgere parte della sua figura muoversi a destra e a manca suggerendo il ritmo solerte con cui si muoveva. La luce arancio del sole rendeva quasi ramato il colore castano chiaro della sua lunga chioma, spesso legata in una coda alta e laterale sulla destra.

La vide improvvisamente avvicinarsi verso il bordo del terrazzo dove c'era un Livello 2 che pugnalò prontamente allo stomaco, adagiare poi il piede con poca delicatezza in un punto poco vicino alla ferita inferta e aiutarsi con la pressione dell'arto per estrarre l'arma, facendo inevitabilmente perdere l'equilibrio al nemico che precipitò al suolo un attimo prima di andare in mille pezzi.

Forse perché Kanda era l'unico a disporre di un'arma simile a volte succedeva che gli veniva in mente il suddetto mentre osservava la compagna combattere, al di là del fatto che per quanto se la cavasse egregiamente la sua maestria non era comunque del tutto paragonabile a quella del samurai con la katana.

Fu quando ella indirizzò lo sguardo verso il sé, un frangente prima di tornare a occuparsi delle altre Bambole, che le iridi argentee di Allen incrociarono quelle smeraldine della ragazza; le sopracciglia sottili erano messe poco in risalto per via della frangia e di tutte quelle ciocche che a causa della corta lunghezza non riuscivano a raggiungere l'elastico, ma che con leggiadria incornicivano il viso dalla pelle chiara.

Se come prerogativa dell'Ordine la parte superiore delle uniformi era comune per tutti gli Esorcisti, a partire dal busto il resto della divisa di Karin era più un unico pezzo anziché giacca e pantaloni: i bottoni e la rifinitura rossa scendevano fino ai fianchi, circondati da una cintura alta dove sulla destra pendeva il fodero della spada e sulla sinistra c'erano due piccole custodie che nemmeno lui sapeva cosa contenessero esattamente, forse accessori da battaglia, magari fasciature.

Dal fisico normale e dalle forme appropriate alla sua altezza la stoffa dell'intero indumento aderiva al corpo come una seconda pelle e mentre la stigmate dell'Innocence sull'epidermide all'altezza dello sterno era nascosta dall'uniforme, dalla cintura in giù non c'erano altro che tessuto nero ad avvolgere le gambe e ai piedi degli anfibi simili a quelli dei suoi compagni.

Ormai giunto in prossimità della sua meta Allen staccò le proprie iridi dalla compagna e le indirizzò verso gli Akuma che stava inseguendo, avanzò ancora per un breve tratto e soltanto quando fu abbastanza vicino compì un salto impiegando una spinta decisamente superiore alle precedenti, così da ritrovarsi momentaneamente sospeso nel bel mezzo del gruppo nemico.

“Crown Belt!” ordinò in quell'esatto istante approfittando infatti della loro improvvisa confusione per colpire ciascun demone con la ragnatela formata dal bordo del suo mantello, distruggendoli all'unisono in un unico attacco che provocò diverse esplosioni tutt'intorno alla sua persona.

Costretto subito dopo dalla forza di gravità a tornare a terra il sedicenne evitò l'impatto, che sarebbe stato piuttosto indelicato a quell'altezza, aggrappandosi prontamente alla prima materia solida che riuscì ad afferrare.

“Quell'attacco mi sorprende ogni volta!” esclamò Rin compiaciuta in seguito all'attacco dell'inglese.

Anche per lei era una consuetudine focalizzare i propri sensi sulla situazione circostante e certo non mancavano le volte in cui ciò alimentava distrazioni, come successe in quel momento: intercettò infatti troppo tardi il Livello 3 che l'assalì alle spalle scagliandola come un missile contro la facciata dell'abitazione al fondo di un vicolo adiacente prevalentemente distrutto.

La forza che usò la Bambola fu tale da farle trapassare il muro pieno di crepe divenuto fragile come una crosta di pane per via degli urti circostanti, innalzando un gran polverone che ciò nonostante si diradò pochi istanti più tardi.

“Diamine, diamine” mormorò la castana indolenzita, distesa su alcuni blocchi in pietra nella parte più bassa delle macerie, provocate dalla caduta di una buona parte del soffitto a causa dell'impatto “È stata davvero una bella botta” considerò.

Nel momento in cui si mise a sedere diede qualche copo di tosse, per via della terra che la ricopriva, e non tardò molto a realizzare che a intrappolarle la gamba sinistra in una stretta morsa non era altro che uno dei tanti macigni appoggiato con grazie all'altezza del femore.

“Sei maledettamente resistente” avanzando verso di lei l'Akuma l'aveva seguita fin nell'edificio per portare a termine il lavoro iniziato “Esorcista”

“Lo prendo come un complimento” esclamò Rin sarcastica mentre con lo sguardo cercò la spada nell'abitacolo, in effetti l'unica spiegazione perchè avesse le mani libere era che le fosse sfuggita di mano nella collisione.

“Cerchi questa?” chiese altezzoso il Livello 3, fermatosi apposta a una decina di metri dalla castana per farle notare che ciò di cui aveva bisogno per distruggerlo era proprio accanto ai propri piedi “Senza questa sei come un uccellino con le ali strappate” prese a sfotterla mentre riprese il cammino verso l'Apostolo, ignorando quindi l'arma.

Il fatto che fosse incastrata lo considerò un punto decisamente a proprio favore.

“Lo credi davvero?” lo contraddì l'altra, sorrise di sfida un istante prima di portare la mano destra sul blocco di pietra che la bloccava.

Nello stesso frangente sia quello che tutti gli altri adiacenti presero ad amalgamarsi l'un l'altro come un impasto finchè grande parte di quest'ultimo non si scagliò improvvisamente verso l'Akuma, nel mentre che solidificandosi assunse la forma di massicci rami in pietra, che colto di sorpresa venne perforato in diversi punti del corpo bloccandogli qualsiasi movimento a causa del dolore dovuto dalle profonde lacerazioni.

Il tutto avvenne in una manciata di secondi.

“Maledettaaa!” urlò la Macchina del Conte.

Rin, che nel frattempo si era liberata dalla morsa grazie alla momentanea consistenza pastosa della pietra, era subito scattata a recuperare l'arma e non concesse al demone più di diversi attimi di vita: gli trapassò il lato sinistro della gabbia toracica da parte a parte e si allontanò con un balzo un istante prima che quella esplodesse.

Con la spada in mano la castana rimase lì ferma e osservò come ipnotizzata le fiamme che, sebbene man mano diminuirono, si rifletterono nelle sue iridi smeraldine.

Poco dopo spostò gli occhi su ciò che rimase dei rami in pietra “E dire che avrei potuto eliminarti semplicemente con questi, sarebbe stato più facile e immediato”

Successivamente volse lo sguardo via via verso quel pezzo di cielo ormai scurito che si intravedeva dal buco del soffitto “Tuttavia sarei rimasta col senso di colpa che la tua povera anima non avrebbe trovato pace" aggiunse mesta "In fondo hai tutto il diritto di tornare dalla persona che ti ha amato a tal punto da riportarti qui, dico bene?”

“Riiiin!”

Il richiamo di Allen fece bruscamente tornare la ragazza a focalizzarsi sul presente e, proprio mentre cercò di capire da dove provenisse la voce del compagno, quasi sobbalzò nel vederselo piombare davanti grazie al soffitto improvvisato come scorciatoia.

“Stai bene?” le chiese il sedicenne, preoccupato.

“Certo” gli sorrise la castana.

“Torniamo da Marie” l'inglese abbozzò un sorriso tirato “Sembra che in giro non ci siano più Akuma”

Convinta che ci fossero altre Bambole da distruggere Rin apparì smarrita in un primo momento, rinfoderò poi la spada e annullò la sincronizzazione con l'Innocence “D'accordo”

 



 

Continua nel prossimo capitolo

Pubblicazione prevista nei prossimi giorni.
Nel frattempo... non perdetevi la SALA DEI CURIOSI domani 12 ottobre, sempre qui su D.Gray-Man Checkmate!

Grazie per la lettura!
 




 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sala dei Curiosi #1 ***


Sala dei curiosi image

















 



Reever: (munito di un paio di fogli se ne sta in piedi appoggiato alla scrivania di una stanza dall'aspetto simile a quello di una classe) Ah.. ehm... (si schiarisce la voce) Benvenuti alla prima sezione di questa rubrica dove ogni volta ci saranno degli ospiti diversi che risponderanno alle vostre domande. Dato che siamo ancora all'inizio e non ne è stata formulata ancora nessuna mi sono offerto di analizzare per voi questo primo capitolo e fare le mie domande a un'ospite che ho trascinato qui con non poca fatica, ovvero l'unica persona dotata di una follia tale da scrivere una storia del genere.
Autrice: (seduta su una sedia, accanto al Caposezione, sorseggia del tè. Si accorge poi di essere osservata, dato il silenzio) Oh, ciao ragazzi! (euforica)
Reever: (alza un sopracciglio, interdetto) Mi spieghi perchè sventoli quel braccio?
Autrice: (con espressione stupita&stupida in volto) E che c'è di male?
Reever: (sospira esasperato, poi bisbiglia) Mi chiedo se non sia stato un eccesso di teina a farle scrivere una fanfiction così assurda...
Autrice: (che sembra non aver sentito granchè) Prego?
Reever: (sospira nuovamente) Vediamo di sbrigarci, altrimenti chi lo sente Komui!


Reever: Prima di tutto affrontiamo l'introduzione, che è ciò che incuriosisce il lettore a tal punto da aprire la storia. Qual è l'idea su cui si basa la fanfiction?
Autrice: Nonostante l'aggiunta di nuovi personaggi che avranno un'importanza determinante, i personaggi chiave che ho scelto per la fanfic sono ben altri: ovvero Komui, Lavi, Kanda e Tyki Mikk. Tutti e quattro, come indicato nell'introduzione, hanno rinunciato all'uso del cuore per adempiere ognuno al proprio dovere. Nel manga/anime questo aspetto è molto marcato nel personaggio di Kanda e un po' meno in quello di Tyki, tuttavia è presente anche in Lavi e Komui sebbene lo mascherino con il loro divertente modo di fare.
Ciascuno di loro ha una persona a cui tiene molto e, nella mia fanfiction, la loro battaglia più grande non sarà quella contro la fazione avversaria bensì contro i loro stessi sentimenti.


Reever: Il titolo, Checkmate (in italiano "Scacco matto") riferisce un termine usato nella partita degli scacchi. È stata una scelta a caso?
Autrice: Assolutamente no. Mi sono spremuta abbastanza a lungo le meningi per trovare il titolo più adatto che contenesse in poche parole un ragionamento logico legato all'obiettivo della storia. Cercavo un titolo intrigante che infine sono riuscita a trovare guardando la storia da un'altra prospettiva.
Ho infatti immaginato i 4 personaggi chiave in una partita a scacchi, ognuno contro un individio decisamente scarso in materia (ma che rappresenta i loro stessi sentimenti). All'inizio è facile vincere perché costui è talmente debole che la vittoria è assicurata ancor prima di cominciare. Tuttavia ognuno di loro non si rende per nulla conto che nel frattempo l'inetto cresce pian piano, rafforzandosi talmente tanto dopo ogni sconfitta subita che infine ribalta nettamente la situazione: "Scacco matto" è quindi ciò che dichiara dopo aver spostato la pedina fino alla posizione finale della partita.


Reever: Quindi in tutti e quattro i casi saranno i sentimenti a vincere?
Autrice: (Espressione titubante) Sta ai lettori scoprire come andrà a finire.

Reever: Vediamo un po' i pairing che hai scelto... (cerca i nomi sul foglio per poi diventare improvvisamente rosso) Per tutti i calcoli scientifici! (esclama scandalizzato) M-Mettere Komui con Bak?! Kanda con uno sconosciuto?! Ci tieni così tanto ad essere decapitata?!
Autrice: (con espressione stupita&stupida) Decapitata?
Reever: (si passa una mano sul volto, in un misto tra lo sconvolto e l'esasperato) Ringrazio che non mi abbia incluso tra questi... (pensa, poi sospira) Andiamo avanti...

Reever: Perché hai scelto Komui, Lavi, Kanda e Tyki? In 24 volumi ce ne sono di personaggi...
Autrice: È vero. Allen mi piace molto ma renderlo un personaggio chiave anche nella mia fanfic non lo distoglierebbe molto dall'immagine di protagonista qual è, stessa cosa per il Conte sebbene faccia parte degli antagonisti. In qualsiasi opera il mio sguardo tende molto a posarsi sui personaggi secondari: articolano la storia tanto quanto il protagonista e spesso si rivelano particolarmente interessanti sotto vari aspetti.

Reever: Ad ogni modo, tre pairing in un'unica storia non sono molti?
Autrice: Direi di no.

Reever: Perché hai scelto di concentrarli in un'unica fanfic?
Autrice: Trattare un solo pairing per storia significa concentrarsi solo su 2 personaggi, il che non consisteva in una sfida particolarmente difficile per me.


Reever: Passiamo al primo capitolo. La storia si apre con una missione degli Esorcisti il che si allontana parecchio dagli ultimi fatti del manga. Mi spieghi perchè diavolo non hai continuato dall'interruzione del manga? è_é
Autrice: E' vero, la vicenda iniziale fa sbandare parecchio se si cerca di collocare il periodo esatto in cui avviene. Come già detto nell'intro in cima al primo capitolo, lo sviluppo della storia avviene dopo il capitolo 219 tuttavia non subito dopo. Ad ogni modo non lascerò i lettori alla deriva: gli anedoti verranno spiegati nel corso della storia con la dovuta, quanto sublime, calma attraverso il GAIDEN della storia.

Reever: (inarca un sopracciglio) E che cosa sarebbe?
Autrice: è la narrazione di quanto accaduto prima dell'inizio della storia, suddivisa in brevi frammenti inseriti come "extra" alla normale narrazione a partire dal prossimo capitolo. E' stata una decisione non poco facile da prendere, cercavo un modo per non annoiare i lettori in quanto non tutti possono apprezzare interi capitoli inerenti a fatti precedenti alla storia e che quindi non proseguono subito a livello di trama. In questo modo, un pezzetto per volta, ho pensato fosse la soluzione migliore ma anche per chi, invece, non desidera leggerli e passare subito al capitolo successivo.

Reever: Il GAIDEN non ci accompagnerà fino alla fine della storia, voglio sperare.
Autrice: (scuote il capo) No

Reever: Ora parliamo dei new entry della storia. Il nuovo personaggio, Rin, da cosa è nato?
Autrice: Dalla nostalgia di Lavi XD (ride)
Scherzi e battute a parte, Lavi è il mio personaggio preferito e l'ansia di vederlo tornare all'Ordine (un giorno) mi ha fatto pensare "E se ci fosse stato qualcun altro con loro, qualcuno che avrebbe aiutato i due Bookman a sfuggire ai Noah?"

Reever: Perché una ragazza?
Autrice: La presenza di donne è un po' carente in d.g.-m. ^^'''
Reever: In effetti non posso che darle ragione... (si lascia scappare un commento, poi torna sull'argomento) Ad ogni modo durante lo scontro Rin ha dimostrato di sapersela cavare, nonostante tutto. Ha anche delle debolezze?
Autrice: Sicuramente, come qualsiasi essere umano.

Reever: La sua Innocence sembra essere particolare, è così?
Autrice: In realtà se pensiamo all'Innocence di ciascun Esorcista, ognuna ha dato vita a un'arma anti-akuma particolare. Se l'Innocence di Rin è la più speciale e potente tra tutte? No, affatto. E' una normalissima Innocence di tipo parassita ma non voglio spoilerare, si conoscerà meglio con l'avanzare della storia.

Reever: Quindi assicuri ai lettori che non si tratta affatto di una Mary Sue?
Autrice: Assolutamente.

Reever: Bene, direi che per oggi le domande terminano qui (a dire il vero le ha esaurite e per giunta ha parecchio lavoro da sbrigare)
Autrice: Diavolo, ho finito il tè (perplessa, poi si alza) Bye bye ragazzi! (saluta energica prima di filarsela a farsi un'altra dose di teina)
Reever: (sospira) Tu guarda che tipa... Ad ogni modo non dimenticatevi di fare le vostre domande nei commenti, verranno lette da me o qualche altro personaggio fortunato nella prossima riunione. Abbiate un buon proseguimento, almeno voi -__-''' (per nulla entusiasta del lavoro che lo aspetta)

Reever image














 


♦ Non perdetevi il 2° capitolo di d.g.-m. Checkmate nei prossimi giorni! ♦

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sensi di colpa ***


Capitolo 2

~ Sensi di colpa ~






“Purtroppo non posso permettere che l'Ordine rimanga privo di difese, partirete l'indomani che una delle tre squadre farà rientro” concluse il Supervisore dopo aver illustrato a Bookman la missione cui avrebbe intrapreso insieme a Lavi e Linalee “Se ha qualche dubbio non esiti a chiedere” si rese disponibile per rispondere a eventuali domande.

L'anziano però considerò che il moro era stato abbastanza esaustivo “Per ora è tutto chiaro, Signor Komui” ad ogni modo c'era il fascicolo con tutte le informazioni raccolte al quale avrebbe potuto fare successivamente affidamento.

“Bene, allora” lo congedò il cinese rivolgendo un sorriso all'altro, tuttavia il silenzio in risposta lo preoccupò “Qualcosa non va, Signor Bookman?” per il poco che lo conosceva era sempre stato una persona dai modi accurati e in quei casi prima di togliere il disturbo era suo solito dire “Con permesso”

L'anziano fissò il moro ancora per qualche attimo, poi si decise a rispondere “Non si senta responsabile” per lui che era ormai un'abitudine studiare qualunque cosa gli fosse attorno non mancò affatto di notare l'inquietudine del Supervisore, nascosta dietro quel sorriso che indicava tutto il contrario “È stata una loro scelta”

Komui si rabbuiò, le lenti incolore degli occhiali sembrarono tingersi di grigio per qualche istante. Nonostante anche Reever gli avesse detto la stessa cosa, lui invece non riusciva ad andare avanti come se nulla fosse.

Profondamente sconvolto per la perdita di Kanda, la fuga di Allen dall'Ordine e l'improvvisa scomparsa di Lavi, Bookman e Rin l'unico modo che aveva avuto per impedirsi di pensare sempre più al peggio era quello di far credere a se stesso che, in fondo, i tre stavano bene ovunque si trovassero.

Infatti non andava assolutamente fiero del fatto che avesse ritenuto meglio di non disobbedire agli ordini dei Piani Alti, che nonostante avesse insistito più e più volte quelli non avevano autorizzato la ricerca, piuttosto che agire di testa propria e mandare una squadra a cercare un'Esorcista e due componenti dell'Ordine che – seppure ne facevano parte per registrare gli andamenti della guerra – fino a quel momento avevano sempre dato il loro pieno sostegno.

E per che cosa, poi? Temeva che la Centrale avesse potuto sollevarlo dalla carica di Supervisore a tal punto da sentirsi in obbligo di rispettare qualsiasi loro ordine?

Non sapeva darsi una risposta certa, tuttavia non era certo il salario o la posizione che ricopriva ciò che gli importava realmente bensì il timore che il proprio sostituto non avrebbe avuto a cuore - almeno tanto quanto lui - Linalee, gli Esorcisti e tutte quelle persone che facevano parte della Dark Religious: nessun altro Supervisore, era convinto, avrebbe considerato tutti loro come una grande famiglia da proteggere come invece lo era per lui.

Ciò nonostante, si sentiva morire dalla vergogna.

Avrebbero potuto perdonarlo?

“Tutto ciò che succede qui è mia responsabilità” si limitò a dire, la presenza silenziosa di Bridget in piedi al proprio fianco gli impedì di parlare liberamente sull'argomento.

“Me ne rendo conto” assentì Bookman “Tuttavia cerchi di non farsi trascinare nel baratro. L'Ordine ha davvero bisogno di una persona come lei”

Komui rimase toccato dalle parole del suo interlocutore “La ringrazio” sorrise “Lo apprezzo molto”

L'anziano accennò un lieve sorriso “E con l'occhio?” divenne successivamente serio “Cos'ha deciso di fare?”

“Ho dato l'ordine di distruggerlo” rispose laconico il Supervisore “Non possiamo permettere che il nemico continui a spiare le nostre mosse”

Era stato infatti lo stesso Bookman a parlargli del parassita all'interno del corpo di Chaoji, lo stesso giorno del loro ritorno poco più di un mese addietro, subito dopo che la situazione sembrava essersi tranquillizzata.

Tuttavia in quel momento l'Esorcista era in missione e Komui aveva quindi atteso il suo rientro al Quartier Generale per farglielo rimuovere immediatamente; inoltre, nel mentre che la Scientifica aveva fatto le dovute analisi per diverse settimane, avevano tenuto il bulbo oculare in una stanza isolata per motivi di sicurezza, soprattutto affinché i Noah non scoprissero che Allen era tornato all'Ordine.

“Capisco”

L'improvviso squillare del telefono sulla scrivania del moro interruppe bruscamente la conversazione dei due.

“Voglia scusarmi” disse Komui mentre alzò la cornetta, avvicinandola all'orecchio.

“Prego” si accomiatò Bookman, chinando leggermente il capo in avanti, per poi avviarsi verso l'uscita.


 

NEL FRATTEMPO...

Seduto comodamente con le gambe accavallate sulla poltrona della sua stanza, all'interno del Quartier Generale, il Sovrintendente sorseggiò con tranquillità il té caldo che si era appena fatto portare mentre fissò un punto astratto della grande finestra che aveva di fronte.

“È inutile che se la prenda con Komui”

“Maledetta Esorcista” bisbigliò un insulto rivolto a Karin mentre posò la tazza con poca delicatezza, seppure con forza controllata, sul piattino che reggeva con l'altra mano.

La collera che lo accompagnava dal rientro di Allen Walker non era affatto a causa della sceneggiata della castana in quello stesso giorno, anzi lasciar credere ai presenti che quella ragazzina l'avesse costretto a cedere al suo ricatto era in realtà un pretesto perfetto per continuare a nascondere ciò che egli stesso aveva messo in moto diverso tempo prima.

Tuttavia certo non si sarebbe aspettato che l'Esorcista da lui sempre disprezzata avrebbe fatto ritorno di punto in bianco insieme al samurai e ai due Bookman proprio con il possessore della Memory, ciò minacciava quindi di far decadere all'improvviso i piani progettati fino ad allora e la cosa rischiò di fargli perdere il controllo.

In effetti non gli era stato per nulla semplice nascondere la verità sulla falsa morte dell'ispettore Howard Link avvenuta poco più di quattro mesi prima, ma ne era valsa decisamente la pena perché soltanto così avrebbe potuto approfittare della fuga di Walker per far sì che il Corvo lo sorvegliasse con maggiore attenzione: guadagnarsi la fiducia del Quattordicesimo fingendosi suo alleato gli avrebbe infatti permesso di usare il Noah per ottenere la vittoria definitiva su quella lunga guerra santa.

Era quello il motivo per cui non aveva affatto gradito il rientro di Allen all'Ordine.

Poiché insieme alla Centrale lo aveva etichettato ufficialmente come pericoloso certo non avrebbe potuto rivalutare così su due piedi tale giudizio e permettergli dunque di circolare liberamente, non avrebbe avuto altra scelta quindi se non quella di sbattere il ragazzo nuovamente in cella e ciò avrebbe però impedito a Link di riuscire nella sua missione segreta.

Non aveva però messo per nulla in conto che quell'insolente sarebbe arrivata a patteggiare la sua libertà a tal punto da rivolgersi con malagrazia verso i suoi stessi compagni, circostanza che aveva permesso al sottoscritto di cogliere al volo quell'occasione offertagli su un piatto d'argento: mentre da una parte avrebbe avuto come capro espiatorio Rin, Lavi e Kanda, dall'altra avrebbe permesso all'investigatore di progredire nel suo compito nonostante la sua permanenza all'interno del Quartier Generale sarebbe rimasta nascosta a chiunque.

Il Sovrintendente fece per bere ancora un sorso e soltanto allora si rese conto che la tazza era ormai vuota, non ricordava con esattezza quando ebbe terminato di consumare la bevanda ma poco gli importò. Prese piuttosto a fissare il deposito di tè sul fondo.

“Pensi davvero di potermi battere con la mia stessa arma, samurai?”

Permise alle labbra di allargarsi in un macabro sorriso quando ripensò al momento in cui aveva posato gli occhi sulla katana scarlatta, materializzata dalla castana, in possesso del giapponese.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 1 || Missione non autorizzata




TRE MESI PRIMA

Rin, Lavi, Bookman e Chaoji non avevano per nulla previsto che il Noah della Corrosione sarebbe improvvisamente apparso nel bel mezzo della loro missione in Cina, per giunta erano rimasti piuttosto sorpresi nel constatare che non si trattava affatto di intralcio al recupero dell'Innocence.

Non solo questi li aveva sfacciatamente informati che in quello stesso momento alla Sede Nord Americana dell'Ordine Allen si sarebbe finalmente trasformato nel Quattordicesimo grazie a Kanda, ma pretendeva inoltre che Lavi e Bookman lo seguissero senza opporsi.

Indipendentemente dal fatto che egli non si fosse minimamente degnato di illustrare almeno un vago motivo per cui la presenza dei due era stata pretesa dal Quartier Generale nemico, fu inutile dire che erano stati innumerevoli i tentativi di resistenza di ciascuno privi però di alcun risultato significativo a causa di una strana abilità del Noah con la quale aveva messo al tappeto sia il rosso che Chaoji in brevissimo tempo.

Uno di quei tanti bulbi oculari rivoltanti staccatosi dalla lingua particolarmente lunga dell'avversario non aveva certo risparmiato la castana, andando a insinuarsi nella gamba destra poco sopra il ginocchio, ma la preoccupazione verso i due compagni che urlavano doloranti era tale che Rin non se ne rese per nulla conto.

“Il mio occhio parassita sembra non avere alcun effetto su di te, Esorcista” furono le parole stizzite di Feedra nel constatare che la ragazza era riuscita, nonostante tutto, a muoversi come se nulla fosse avvicinandosi al giovane Bookman nel tentativo di soccorrerlo.

“Occhio parassita?” ripeté Karin scioccata, inginocchiata davanti al rosso disteso per terra su di un fianco, osservando come il compagno si contorceva dal dolore allo stomaco e, voltandosi alle proprie spalle, notò che anche Chaoji non sopportava la medesima sofferenza alla spalla.

“Probabilmente c'entra il fatto che tu sia di tipo parassita” evidenziò l'anziano, in piedi poco distante, senza però distogliere lo sguardo dall'avversario.

Già, Rin la dimenticava spesso quella differenza.

La infastidiva attribuire la causa di qualsiasi cosa accadesse in battaglia in base al tipo d'Innocence di ciascuno, era normale che ogni Esorcista fosse diverso e lei aveva sempre cercato di vederne le qualità piuttosto che i difetti. Tuttavia era impossibile pensare che qualcun altro potesse osservare la situazione dalla propria ottica, specialmente il vecchio Bookman che per via del suo ruolo aveva un modo di vedere le cose totalmente differente dagli altri.

Ad ogni modo l'anziano non aveva poi avuto tutti i torti: nel cercare di darsi una spiegazione quanto meno valida la castana infatti ricordò d'aver percepito poco prima una fitta interna piuttosto dolorosa alla gamba, ma che subito dopo era sparita lasciandole la sensazione che qualcosa di estraneo si stesse disciogliendo.

Aveva però accantonato la cosa, come un foglio appallottolato e poi gettato nel cestino alle spalle, allarmata com'era nel vedere il diciannovenne soffrire a quel modo.

Che fosse stata davvero opera o meno dell'Innocence che dimorava nei propri vasi sanguigni Karin preferì comunque non illudersi e capitolare la questione come un avvenimento di poco conto, non poteva affatto essere certa che avrebbe potuto restarne incolume una seconda volta.

Approfittò dunque del fatto che come Bookman fosse tutto sommato in buona forma fisica, rispetto a Lavi e Chaoji, per partire all'attacco insieme all'anziano più che determinata ad eliminare definitivamente il Sesto Membro della Famiglia [NdA: riferito a Feedra come scritto nel volume 19 Capitolo 187].

Grazie a quella lingua del tutto fuori misura di cui si serviva per avere un aspetto ripugnante, usandolo anche come diversivo insieme agli occhi parassita, Feedra diede parecchio filo da torcere alla ragazza tanto quanto quella riuscì a mala pena a fare altrettanto.

Si rese tuttavia conto che era passato diverso tempo dall'inizio dello scontro e al Noah venne improvvisamente in mente la raccomandazione che gli fece Cheryl prima che l'intera Famiglia si dividesse, ovvero tornare al Quartier Generale quanto prima.

In effetti il suo sesto senso gli suggerì che sarebbe stato meglio non perdere ulteriore tempo: conosceva fin troppo bene quanto Desires [NdA: nome Noah di Cheryl Kamelot] fosse di parola e quanto, quando perdeva le staffe, fosse temibile tanto come il Conte. Il solo pensiero che quindi sarebbe rincasato prima di lui e che con la propria assenza avrebbe scatenato la sua parte peggiore lo fece non poco rabbrividire.

Per quanto avesse intenzione di farla subito finita Feedra trovò tuttavia piuttosto allettante l'ostinazione dei due Esorcisti nel cercare di disfarsi della propria persona, considerando un vero peccato il non potersi attardare oltre.

Come unica consolazione si premurò di infliggere diverse lesioni particolarmente profonde alla castana e, piuttosto sicuro che la ragazza non avrebbe avuto più di alcuni minuti di vita, con rapidità afferrò poi malamente Lavi e Bookman e si portò verso il Gate in tutta fretta.

Purtroppo consapevole che nelle proprie condizioni fisiche non sarebbe affatto riuscita ad uccidere il Noah ma per nulla intenzionata ad abbandonare i due compagni, Rin rimase distesa per terra fingendosi in fin di vita sufficientemente da far abbassare la guardia all'avversario per poi raccogliere le forze necessarie e scattare verso il varco nemico intrufolandocisi senza pensarci due volte.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Proteggere ***


Capitolo 3

~ Proteggere ~





 

“Ehi, Bak”

Fu Four a chiamarlo mentre entrò nel suo ufficio.

“Bak?” ripetè.

Sebbene attese qualche istante che il Direttore seduto dietro al tavolo si accorgesse di lei, ferma a meno di due metri di distanza, fu del tutto inutile poichè quello al contrario continuò a mostrarsi piuttosto assorto.

“Baaaaaaaakkk!” spazientita la ragazza lo chiamò con un grido per nulla contenuto, pronunciato con tutta la voce che aveva tanto da farla piegare in avanti per lo sforzo, facendo così sobbalzare il biondo il quale si spaventò talmente che se non fosse perché si era retto prontamente alla scrivania sarebbe sicuramente caduto all'indietro insieme a tutta la sedia.

“Insomma, Four!” la rimproverò con ancora il cuore in tumulto “Ti pare il modo?!”

“Ti ho chiamato più volte!” si difese il Guardiano con le mani ai fianchi e lo sguardo cruccio “Si può sapere che ti è preso?”

“Nulla” la liquidò “Stavo solo riflettendo” si raddrizzò poi “Piuttosto, perché sei venuta?”

Four lo scrutò incerta con un sopracciglio inarcato prima di esporre il motivo della sua visita “Di là” piegò il braccio per indicare col pollice un punto astratto dietro di lei “Al Gate c'è un tipo, dice di essere un Esorcista mandato da Renny”

“Da...” Bak la guardò scettico e confuso “... Renny?”

 

 

NELLO STESSO MOMENTO, ALTROVE...

A quell'ora della sera soltanto la luce della luna poteva impedire che quella pianura rocciosa, al di là della distesa di alberi che Kanda e Miranda avevano superato poco prima, venisse ricoperta dall'oscurità. Sebbene la ricerca dell'Innocence si era rivelata una totale perdita di tempo, gli Akuma non avevano esitato affatto a sbarrare comunque ai due Esorcisti la strada del ritorno al Gate.

“Kanda-san!” urlò la ventiseienne preoccupata per il giapponese che, a circa un centinaio di metri di distanza, era impegnato in un combattimento contro diversi Livello 3.

Ciò che però rendeva lo scontro piuttosto complicato era la presenza di un Livello 4 che si divertiva ad ostacolare il samurai ogni qualvolta egli cercasse di occuparsi prima delle altre Bambole, dato che erano più facili da eliminare. Ciò nonostante il moro non si diede per vinto, tornando ripetutamente incolume grazie all'abilità della compagna.

In ginocchio sul terreno, angosciata per le condizioni fisiche dell'Esorcista nascoste dal Time Record, la ragazza lo osservò tornare innumerevoli volte alla carica sebbene finisse nuovamente al tappeto “Non può continuare così...” mormorò abbassando lo sguardo sulla propria arma anti-akuma, tuttavia l'improvviso atterraggio ben poco delicato del samurai a pochi passi da lei la costrinse ad alzare il viso verso il compagno “Oh, no...!” esclamò spaventata, mentre cercò di avvicinarglisi carponi.

“Kanda-san, come...”

“Piantala di piagnucolare!” sbottò acido l'altro ormai stufo che quella continuasse a chiamarlo ogni maledetta volta che veniva colpito, si rialzò intanto che le ferite appena inflitte vennero risucchiate dall'Innocence di Miranda e tornò subito all'attacco: li avrebbe eliminati quegli Akuma, anche a costo di metterci più tempo del previsto.

La ventiseienne tenne le iridi fisse sulla figura del moro, le lacrime che scesero lentamente lungo le guance riscaldarono appena la sua pelle divenuta fredda per via del clima “Ha ragione...” strinse i pugni nella terra, rendendosi conto di quanto il giapponese avesse ragione “Sono una buona a nulla... per quanto io cerchi di essere d'aiuto... alla fine...”

Ripensò alle molteplici volte in cui gli Esorcisti le avevano fatto notare la non indifferente utilità del Time Record, lei però non era affatto della stessa opinione: cosa c'era di bello nel tardare momentaneamente gli effetti delle ferite dei compagni soltanto per permettergli di combattere senza sosta, perché non poteva guarirli invece?

Miranda non riuscì a impedire alle lacrime di fluire via via sempre di più appannandole la vista “Non sono nemmeno in grado di combattere” in quel momento si considerò un'incapace, più di quanto lo fosse sempre stata, poiché fu proprio per tale motivo che ricorse a ciò che prima di allora non aveva mai fatto e per cui Kanda – e forse anche tutti gli altri – l'avrebbe sicuramente disprezzata.

Nonostante dubitasse totalmente e di continuo delle proprie capacità, e dunque richiedere dei soccorsi significava ammettere la sconfitta, la preoccupazione che provava per il samurai era tale che preferì la disfatta piuttosto che il moro rischiasse di non uscirne vivo da quello scontro.

Portò quindi la mano all'orecchio e azionò il trasmettitore “Komui...”

Non le importò affatto che quel gesto sarebbe stato meglio interpretato come vigliaccheria, si sentì disposta a sopportare tale giudizio pur di proteggere il suo compagno.

 

 

ORDINE OSCURO – SEDE EUROPEA

“Che cosa?!” alzatosi in piedi di scatto il Supervisore era rimasto sconvolto alla richiesta di rinforzi da parte di Miranda, dall'altra parte del trasmettitore “Questa non ci voleva!” imprecò fra sé.

Forse era stato troppo ottimista a considerare che i due avrebbero potuto farcela senza molte difficoltà: stando al rapporto dei Finder sul sopralluogo le abilità di Kanda sarebbero dovute essere ben più che sufficienti, sebbene per precauzione aveva deciso di mandare la ventiseienne insieme a lui in modo da supportarlo nel caso ci sarebbe stata qualche complicazione, tuttavia non si aspettava che la missione sarebbe potuta degenerare a tal punto.

All'Ordine però la situazione non era certo delle migliori: gli unici Esorcisti presenti erano Bookman, il suo allievo e Linalee e per quanto fosse dell'idea di mandare gli ultimi due in soccorso, a difendere il Quartier Generale in caso di un nuovo attacco a sorpresa da parte del nemico sarebbe rimasto un solo Apostolo di Dio il che si rivelava un alto rischio per l'incolumità dell'Organizzazione “Non mi resta che mandare soltanto Lavi” concluse combattuto mordendosi il labbro inferiore.

“Ehi, Komui!” si udì una voce femminile dall'altra parte della cornetta lasciata sul tavolo, il Supervisore stava infatti conversando con la Direttrice della Sede Nord Americana quando Miranda li aveva interrotti “Sei ancora lì?! Komui!”

Il moro riavvicinò il ricevitore all'orecchio “Sì, ci sono”

“Ma che succede?! Sembri turbato”

“Renny, ti richiamo” l'altro cercò di liquidarla “Una delle squadre in missione è in difficoltà”

“Aspetta! Non mi hai ancora detto se il mio pupillo è arrivato!”

“Pupillo?” ripeté Komui decisamente confuso.

“Sì! È il supporto che ho deciso di trasferire da te per un po'!” spiegò la donna “L'ho mandato sull'Arca giusto prima di chiamarti!”

Il Supervisore rimase piacevolmente sorpreso dal gesto di Renny tuttavia notò che nessuno era venuto ad avvisarlo di un nuovo arrivato e, data l'efficienza dei collaboratori dell'Ordine, dubitò che se ne fossero dimenticati, il che gli fece sorgere un dubbio “Sei sicura d'averlo mandato qui?”

“Cooosa?!” gridò la donna scettica, poi sospirò.

In effetti le sembrò piuttosto strano che il ragazzo non fosse ancora giunto a destinazione, fino ad allora si era sempre dimostrato molto affidabile in qualsiasi cosa assegnatagli e si rifiutò quindi di pensare che si fosse potuto perdere “Mandami la posizione esatta della squadra che ha bisogno di rinforzi, vedrò di farlo arrivare direttamente lì”

“Renny...” il moro rimase stupito.

“So che hai bisogno di tutto l'aiuto possibile” dal tono s'intuì che la Direttrice stesse sorridendo, probabilmente per il fatto che fosse riuscita a rendersi utile una volta tanto “Mi raccomando, trattalo bene!” e detto ciò riagganciò senza nemmeno aspettare una qualsiasi risposta da parte del Supervisore.


 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 2 || Nell'ombra



 

Una volta messo un piede fuori dal varco Karin non riuscì affatto a non rimanere affascinata dal vivo contrasto tra il Gate alle proprie spalle, che appariva come un enorme lastra di vetro oscuro ornato ai due lati da due grandi e imponenti tende scarlatte, e l'immenso salone regale ed elegante su cui esso si affacciava.

“Ehi, Feedra, che te ne fai di quelli?” nell'udire improvvisamente una voce forse appartenente a un altro membro della Famiglia, proveniente dalla scala ben rifinita dall'altro lato della stanza che portava ai piani superiori, ma il cui aspetto rimase nascosto dalla figura frapposta del Noah Rin tornò bruscamente alla realtà nascondendosi istintivamente dietro la tenda alla propria destra.

“Non sono affari tuoi” rispose acido il rapitore.

Presa dallo spavento per aver appena rischiato d'essere scoperta la ragazza respirò a bocca aperta e a pieni polmoni senza emettere il minimo suono, nel tentativo di rallentare il battito cardiaco troppo accelerato.

Quell'irregolare tamburo nel petto parve però troppo rumoroso persino al suo udito interno che temette fosse percepibile anche dagli altri due e, credendo che non ci avrebbero messo più di qualche secondo ad accorgersi della propria presenza, prese a insultare mentalmente quell'organo vitale che sembrava esattamente come un bambino in cerca di attenzioni nel momento sbagliato.

Nemmeno minacciare se stessa di cavarselo servì a qualcosa e via via l'ansia mista a paura si impadronì di lei, tanto da farle cercare involontariamente di aderire sempre più con la schiena al muro come a volerci entrare per potersi nascondere meglio.

Le bastò pensarlo perché accadesse.

Talmente ci aveva messo inconsciamente forza nello spingersi contro il muro che si rese conto solo quando era improvvisamente caduta all'indietro, un istande dopo che un blocco di parete poco più alto e largo di lei si illuminò di verde, che l'Innocence era intervenuta senza che se ne fosse accorta subito.

Devo averci appoggiato la mano...” commentò fra sé osservando la palma della mano destra dove era impresso un cerchio alchemico rosso scarlatto.

Appariva ogni qualvolta che l'arma anti-akuma della ragazza era attiva e fu piuttosto sorpresa nel constatare che avesse agito da sé, domandandosi se l'Innocence fosse realmente in grado di percepire i sentimenti del compatibile e se ciò spiegherebbe dunque quanto successe diverso tempo prima sia ad Allen che a Linalee.

Si rialzò successivamente guardandosi attorno in quel piccolissimo spazio quadrato grande poco più della sua persona creatosi un attimo prima, aveva sottratto materia in realtà perché a pochi passi da lei c'era la tenda dietro la quale si era nascosta.

Fissandola mentre, con il braccio destro piegato ad angolo e il dorso della mano distante pochi centimetri dal petto, si tenne pronta ad attaccare concentrò l'udito verso il salone per cercare di localizzare le posizioni dei due nemici nella stanza attraverso le loro voci e capire soprattutto se l'avessero effettivamente scoperta.

Passati diversi secondi, troppi, in cui il silenzio regnò incontrastato Rin si decise a combattere l'ansia e avanzò con cautela verso la stoffa rossa, mantenendo all'erta ciascun senso di cui disponeva. Non esitò troppo prima di allungare la mano sinistra verso il bordo sinistro del tendone e ne spostò qualche centimetro con due dita il tanto che bastava per buttare l'occhio nella stanza.

“Non c'è nessuno...” bisbigliò, ritraendosi poco dopo con un'espressione che mishiava la meraviglia con la delusione, eppure era sicura di non essere per nulla passata inosservata. Si morse il labbro inferiore e mentre appoggiava la schiena a una parete di quel piccolo spazio pensò che fosse necessario pensare a un piano d'azione, non poteva certo restarsene lì a vita.

Non si considerava una codarda né una vigliacca, era però piuttosto impulsiva e aveva seguito Feedra con l'intenzione di salvare Lavi e Bookman nonostante non avesse avuto alcuna certezza che ci sarebbe riuscita.

Al contrario delle proprie aspettative era stata capace di non farsi notare ed inoltre il Noah non era stato accolto da nessuno, a significare che la cattura dei due non interessava dunque all'intera Famiglia ma ad un numero molto sicuramente ben ristretto.

Il fatto che il Conte non fosse lì presente le lasciò pensare che la cosa dovesse rimanere nell'ombra e Rin dubitò fortemente che i compagni servissero solamente al rapitore, mettendosi nei suoi panni era del parere che non avesse alcun senso agire di nascosto sotto lo stesso tetto del Costruttore correndo così il rischio d'essere scoperto, a meno che non stesse operando per conto di un altro – o più - Membro della Famiglia anch'egli cospiratore.

Traendo dunque le conclusioni, ammesso che sarebbe riuscita a scoprire chi ci fosse realmente dietro e sottrargli i compagni, nutrì la speranza che potesse esistere una possibilità - seppure piccola - di uscire da lì vivi.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Amore occulto ***


Capitolo 4

~ Amore occulto ~




 

ORDINE OSCURO – SEDE ASIATICA

“Credo proprio che tu ti sia sbagliato” da almeno una ventina di minuti Bak stava cercando di far ragionare l'Apostolo di Dio che tutt'a un tratto era approdato alla Sede che dirigeva “È in Europa che hanno bisogno di Esorcisti, non qui”

In tutta risposta l'altro puntò la sua alabarda alla gola del biondo “Le ripeto che è qui che sono stato mandato” sottolineò perentorio con un'occhiataccia.

Il cinese agitò le mani a mò di tregua nel tentativo di calmarlo e soprattutto di fargli abbassare l'arma, d'altronde quel modo di fare gli ricordò davvero molto un samurai di propria conoscenza.

Sebbene leggermente più alto in effetti la sua struttura fisica era simile a quella di Kanda tanto quanto l'espressione irritata che in quel momento dominava il suo volto; la zazzera di un biondo intenso seppur liscia e tenuta in ordine aveva un taglio scalato in particolar modo sul davanti dove le lunghezze più corte della frangia sfioravano le ciglia andando a contrastare le scure sfumature violacee dell'ametista che domavano le sue iridi, mentre quelle più lunghe erano comodamente sistemate dietro le orecchie, queste ultime però per lo più nascoste dalle ciocche che dalla sommità del capo cadevano gentili ai lati del viso dalla carnagione chiara.

Il ragazzo sbuffò improvvisamente in seguito al suono emesso dal trasmettitore che portava all'orecchio, il che lo fece finalmente decidere ad abbassare l'alabarda prima di rispondere con tono annoiato “Che cosa vuole?” fissò l'apparecchio con la coda dell'occhio.

“Si può sapere dove diavolo sei??!” talmente urlò la voce di Renny che persino Bak poté udirla.

“E dove cavolo dovrei essere? Alla Sede Asiatica, no?” replicò l'altro spazientito “Vecchia rimbambita!” si disse fra sé, le dimenticanze che qualche volta aveva la propria Direttrice avevano sempre il potere di irritarlo non poco.

“Stupidooooo!!!” la donna, a causa di quel grido dal volume decisamente superiore dal normale, costrinse il suo interlocutore ad allontanare il trasmettitore dall'orecchio onde evitare di mandargli un timpano a farsi benedire “Ti avevo mandato alla Sede Europea, non a fare un giro turistico!”

“Che cosa?!” sbottò il ragazzo piuttosto perplesso “È stata lei a ordinarmi di venire qui!”

“Non dire assurdità!”

Con un'espressione esasperata e con una vena che gli pulsava violentemente sulla tempia [NdA: a mò di *RINGRAZIA CHE NON SIA Lì IN QUESTO MOMENTO!*] l'Esorcista strinse un pugno davanti al viso “Giuro che prima o poi l'ammazzo!” minacciò fra sé.

Bak osservò senza parole il susseguirsi di quella discussione, attonito dal tono che quei due usavano l'uno verso l'altra. Aveva l'impressione che più che un rimprovero fosse uno dei tanti battibecchi simili a quelli che tra lui e Four non mancavano mai.

 

 

NEL FRATTEMPO A CASA NOAH...

“Si può sapere che diamine gli è preso?” si rassegnò a chiedere Tyki dopo qualche ora, che con la sigaretta fra le labbra oziava su una sedia in velluto rosso che sembrava essere piuttosto comoda considerando il modo in cui vi si era adagiato, ormai stufo di vedere il Noah della Corrosione seduto sul bordo della finestra nel lato opposto della stanza con lo sguardo rivolto chissà dove.

“Feedra, intendi?” la domanda che Wisely gli rivolse fu piuttosto retorica, nonostante quello sedeva a lato sul pavimento con le gambe incrociate non si voltò a guardare il suo interlocutore distante mezzo metro dalla propria persona “È piuttosto incavolato considerando quel muso lungo”

“Questo l'ho visto anch'io!” incrociando le braccia il moro evidenziò l'ovvio con un'espressione eloquente [NdA: a mò di *NON SONO ANCORA DIVENTATO CIECO!*].

“Quanto siamo curiosi di sapere” sbuffò il Noah della Saggezza “Non ti piace per niente essere tenuto sulle spine, eh? E dire che sei il Noah del Piacere” lo sfotté.

“A me piace tenere sulle spine gli altri” l'altro apparì piuttosto imbronciato “Ma non certo me stesso!” sottolineò alzando di poco il tono della voce mentre battè un pugno sul bracciolo [NdA: a mò di *NON CAPISCI UN FICO SECCO DEL PIACERE!*].

“Certo che sei proprio permaloso” sospirò Wisely scuotendo lievemente il capo per poi cominciare a spiegare con un tono all'inizio scocciato [NdA: come a voler dire *MI HAI TOLTO TUTTO IL DIVERTIMENTO!*] “Dato che i due Bookman sono riusciti a evadere e il parassita presente nel corpo dell'allievo è stato inspiegabilmente rimosso, per spiare i movimenti del nemico ci rimaneva perlomeno quello che l'Esorcista Chaoji portava dentro di sé”

“Questo lo so” annoiato Tyki rivolse gli occhi al soffitto, successivamente però si rese conto che qualcosa non quadrava nell'ultima parte della frase “Aspetta un momento, hai detto portava?”

Il Noah dai capelli bianchi annuì “Il parassita è stato rimosso e distrutto, quindi puoi ben immaginare come Cheryl se la sia presa con Feedra”

Il moro rabbrividì per qualche istante al solo provare a pensare come fosse andata, sapeva perfettamente quanto brutale e spietato potesse essere il fratello specie se di umore nero. C'era però una cosa che non lo convinse, dato che nemmeno lo stesso Chaoji doveva essere a conoscenza di quella presenza estranea “E come avrebbe fatto ad accorgersene?”

“Non grazie alla divinazione, questo è certo” Wisely fece dell'umorismo sebbene sarcastico “Sicuramente Bookman sarà tornato all'Ordine” in effetti non vide altra spiegazione se non quella che il vecchiaccio avesse raccontato tutto a chi di competenza.

“Quindi siamo di nuovo al punto di partenza” considerò l'altro, infatti la permanenza dei due ospiti alla fine non si era rivelata per nulla utile come anche l'abilità di Feedra sui due Apostoli di Dio.

“Questo non sarebbe affatto successo se non avessi permesso a quell'Esorcista femmina di filarsela con i Bookman” lo rimproverò Wisely scrutandolo torvo con la coda dell'occhio.

Le parole del Noah lasciarono il moro talmente scioccato, tanto da riuscire a fargli cadere dalle labbra la sigaretta ancora accesa.

Conosceva da troppo poco colui che rappresentava la Saggezza e non gli era mai capitato prima di avere al proprio fianco qualcuno che leggesse ogni minima facciata della propria mente, non si era ancora abituato del tutto a quell'abilità e per tale motivo era quindi rimasto scettico dalle sue parole: non aveva affatto calcolato, allora, che Wisely avrebbe comunque saputo ciò che nascondeva sia a Feedra che a Cheryl da diverso tempo a quella parte.

Ebbene sì, la presenza di Karin nella propria dimora non gli era passata affatto inosservata ed evidentemente era stato l'unico ad essersene accorto. Era da lungo tempo ormai che non l'aveva più rivista eppure non aveva per nulla dimenticato il profumo inconfondibile di vaniglia dei suoi capelli che gli aveva permesso di riconoscerla, sebbene la stanza fosse immersa dall'oscurità, e nonostante fosse pienamente consapevole del proprio ruolo di Noah Rin era l'unica ragione per la quale avrebbe preferito sottoporsi alla più temibile e dolorosa delle torture piuttosto che farle del male.

Aveva creduto che nessuno l'avesse mai saputo, che lo stesso Wisely non sarebbe stato in grado di leggere le proprie sensazioni ma bensì che si basasse soltanto su ciò che gli occhi potevano vedere. Si era dunque sbagliato a giudicare troppo presto quell'abilità tuttavia non se ne pentì affatto perché, che avesse saputo a priori o meno che il familiare l'avrebbe scoperto, si sarebbe comunque comportato allo stesso modo.

Tyki cercò comunque di far finta di nulla e di mostrarsi all'altro come se le sue parole non l'avessero affatto turbato, anzi optò per una reazione cui ricorreva abbastanza spesso con lui data la sua perenne invadenza. Assunse quindi un atteggiamento piuttosto irritato, si alzò in piedi tutt'a un tratto e gli assestò un pugno in testa [NdA: a mò di *TE LA SEI PROPRIO CERCATA!*] “Quante volte ti ho detto di non leggermi nel pensiero?!” lo ammonì con fare scocciato.

Wisely al contrario non si scompose per nulla, non batté nemmeno ciglio per il bernoccolo che gli era appena spuntato, e portò invece entrambe le mani alla nuca “Ma il mio terzo occhio si annoia” sbuffò contrariato.

“Bè allora vedi di trovargli un altro passatempo!” sbottò il moro esasperato mentre raccolse la sigaretta un attimo prima di sedersi sulla poltrona “E poi non è certo colpa mia se Feedra è un incapace, credevo che sarebbe stato perfettamente in grado di cavarsela!”

L'altro abbassò le braccia e volse il capo di lato in modo da fissare Tyki nelle sue iridi dorate con un'espressione piuttosto seria, troppo. Aveva tenuto strettamente per sé il fatto che avesse scoperto la relazione tra il Noah del Piacere e quell'Esorcista, tuttavia non avrebbe mai creduto che il suo legame con la ragazza era ancora talmente forte da impedirgli di trattarla come un qualsiasi nemico.

Certo, avrebbe dovuto parlarne a Cheryl noncurante che ciò avrebbe scatenato sicuramente una gran confusione, una di quelle che lasciavano un segno permanente. Wisely però non si riteneva una spia bensì un componente della Famiglia tanto quanto il Tyki ed era per tale ragione che piuttosto aveva deciso di tenerlo d'occhio, anche se per il momento ritenne meglio di non rivelargli nulla sul piano alternativo di Desires.

Tyki resse quello sguardo per qualche istante, successivamente decise che togliere il disturbo sarebbe stata la cosa migliore da fare.

Aveva capito perfettamente cosa l'altro avrebbe voluto dirgli sebbene non avesse proferito alcuna parola, lui però non aveva alcun timore dell'ira del fratello né si sentì in dovere di dover rivalutare qualsiasi azione o decisione, qualunque essa fosse, che avrebbe intrapreso da quel momento in avanti.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
(Per chi non avesse ancora avuto modo di vedere la locandina della fanfiction CLICCATE QUI, potrete vedere le raffigurazioni di Karin e Sakai!)

 
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 3 || Dolore invisibile


 

DIVERSE ORE DOPO

Nascosta nella più totale oscurità dietro la parete di quella stanza sotterranea vecchia e diroccata Rin aveva faticato non poco per trovare quel luogo: sottraendo materia e unendo la rimaterializzazione si era spostata con cautela attraverso le mura della vasta dimora finché la ricerca non l'aveva infine condotta verso i piani inferiori dove le urla del compagno dai capelli rossi l'avevano guidata, come molliche di pane lasciate lungo il percorso, verso la camera esattamente accanto a quella in cui era tenuto prigioniero probabilmente insieme a Bookman.

Per quanto avesse voluto intervenire immediatamente non disponeva di occhi che fossero in grado di vedere attraverso gli ostacoli, si costrinse perciò a toccarsi con certa noncuranza una delle ferite affinché il dolore le permettesse di non agire ancor prima di pensare - come era suo solito fare del resto - ma di restare con i piedi per terra e attendere il momento più opportuno per agire.

Non potendo contare su nessun altro senso se non l'udito per poter cercare di capire cosa stesse accadendo dall'altra parte chiuse dunque le palpebre nonostante fosse circondata dalle tenebre, in modo da migliorare l'alterazione della normale percezione, mentre sfiorò con la mano sinistra il muro davanti a sé lasciando che l'organo prensile restasse a contatto con la pietra fredda.

Dapprima non affatto certa che oltre Lavi potesse esserci qualcun altro - aveva sperato che almeno l'anziano fosse insieme a lui - e considerando che non fosse affatto semplice per lei ignorare le urla del rosso nel tentativo di riconoscere le voci di ulteriori presenti, dopo diversi minuti potè affermare con certezza che oltre Feedra, che dal linguaggio che usava aveva tutta l'aria di fare da spettatore, c'era un secondo Noah intento a interrogare Bookman riguardo il Quattordicesimo.

Rimasta piuttosto confusa quando all'improvviso il silenzio si era impadronito della camera, temendo nuovamente che uno dei due nemici l'avesse notata, si era però sentita successivamente sollevata nel constatare che quel maledetto mutismo non era stato causato altro che dall'entrata di un terzo Noah nel locale.

A quel punto non aveva potuto non domandare a se stessa se forse disponesse o meno di uno di quegli Angeli Custodi di cui la gente di Chiesa tanto ne parlava, o se fosse proprio quel Dio a cui mai si era fermata a degnare un minimo di pensiero a porgerle una mano in quell'impresa suicida.

 

“Hai detto che dopo aver difeso Allen Walker... Road è scomparsa...?!” Cheryl ripetè scioccato le parole del fratello.

 

Il sentir nominare l'amico dai capelli grigi riportò Rin bruscamente alla realtà tanto da farle sbarrare improvvisamente gli occhi, provando lo stesso sgomento di Cheryl rivolto al contrario nei confronti di Allen – figurarsi a dover provare preoccupazione nei confronti di Road - nell'udire inoltre che l'inglese era scappato a causa dell'inseguimento di un certo Apokryphos, personaggio del quale ignorava del tutto l'esistenza né ne aveva mai sentito parlare.

“Tyki...” dopo qualche istante Rin pronunciò il suo nome in un sussurro, il suono della sua voce che avrebbe riconosciuto fra mille le fece assumere un'espressione profondamente triste.

Socchiuse gli occhi e prese a fissare un punto davanti a sé poco più in basso di dove aveva appoggiato la mano, si focalizzò poi sul registro vocale del moro che raccontava l'accaduto ai due Membri della Famiglia e percepì la sua presenza quasi come se egli fosse davanti a lei nonostante il muro il separava, ipotizzando che dovesse aver preso posto a meno di qualche passo di distanza.

Conosceva molto bene e da diverso tempo il Noah del Piacere, non l'aveva più visto da almeno un anno e ogni giorno da quando successe quel fatto aveva sperato che l'assenza di contatto continuasse così. Si era pian piano abituata a non rivederlo più persino nei combattimenti - all'inizio domandandosi se egli non lo facesse di proposito - che quando si era infiltrata nel Quartier Generale nemico il pensiero di incontrarlo dopo così tanto tempo non l'aveva minimamente sfiorata, come se il moro non le suscitasse più alcuna considerazione.

Flashbacks di ricordi che credeva aver sepolto per mai riesumarli erano improvvisamente saliti in superficie e Rin si accorse troppo tardi della tortura cui la propria mente la stesse sottoponendo.

A destarla fu il ripetuto distacco e contatto della mano alla parete causato dal tremore che si era via via diffuso per tutto il corpo unito all'accelerazione del battito cardiaco e alle lacrime che, avendo ormai ben inumidito le guance chiare sporche di terra e sangue e trovando il percorso fluido, non poterono fare a meno di staccarsi dal mento per cadere e scontrarsi infine contro il pavimento.

Resasi conto che quella reazione incontrollata era stata provocata dal constrasto tra rabbia e nostalgia che l'avevano invasa simultaneamente, cominciando a lottare tra loro ostinando l'una a sopraffarre l'altra nonostante nessuno ne avesse dato ordine, portò con stizza entrambe le mani al volto asciugando senza la minima delicatezza quel liquido incolore che tanto odiava perché lo vedeva come ciò che esternava la sofferenza di ciascun individuo.

Detestava piangere e vedere le persone che amava versare lacrime, la faceva sentire impotente di alleviare sia il proprio che il loro dolore e l'agonia che stava provando in quel momento purtroppo non aveva mai conosciuto una guarigione permanente nel corso della storia umana.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Non saper combattere ***


Capitolo 5

~ Non saper combattere ~



 


Kanda partì per l'ennesima volta all'attacco. Ormai aveva perso il conto delle ferite collezionate solamente in quel combattimento e, come se non bastasse, aveva perso la cognizione del tempo, tuttavia era sicuro che ne fosse già passato più di quello che a inizio scontro aveva pensato di necessitare.

Sebbene quel maledetto Livello 4 sospeso a mezz'aria si stesse prendendo gioco di lui, proprio perché consapevole che l'Esorcista non poteva permettere alle altre Macchine assassine di attaccare Miranda, a furia di rialzarsi era riuscito a colpirlo in più punti con Mugen.

Il fatto che se ne sarebbe potuto sbarazzare in breve se non avesse dovuto tenere testa nello stesso momento anche agli altri Akuma lo irritò non poco, ciò nonostante era comunque riuscito a diminuirne il numero anche se certo non poteva considerarsi un passo verso la vittoria.

“Sto cominciando ad annoiarmi!” piuttosto stufa la Bambola angelica mutò le sue braccia in degli spara proiettili puntandole successivamente contro il moro “Muori!” annunciò entusiasta, continuò a ripetere quella parola senza sosta mentre bombardò con assoluta noncuranza il giapponese che si muoveva velocemente qua e là nell'intento di evitare i colpi.

Scattando agilmente in diverse direzioni Kanda non si lasciò affatto sfuggire l'occasione che l'avversario gli offrì involontariamente con quell'attacco: mentre si spostava seguendo un percorso all'apparenza privo di senso, ciò che in realtà stava facendo era sfruttare le pallottole stesse per utilizzarle contro i nemici adiacenti.

Infatti si scansava ogni volta sull'ultimo lasciando che la furia distruttrice del Livello 4 li eliminasse al posto proprio, nonostante alcuni di quelli riuscì a farli fuori nel mentre con un colpo secco o due ancor prima che la scia di proiettili li raggiungesse.

“Maledettooo!” urlò furiosa la Bambola angelica, una volta accortasi del diversivo del samurai, per poi riprendere a sparare con più violenza nel tentativo di centrare il bersaglio, si vide tuttavia costretta a smettere quando improvvisamente l'Esorcista scomparve dalla sua visuale.

Lo cercò subito muovendo il capo a destra e a manca fin quando non avvertì, qualche istante più tardi, un dolore talmente lancinante da farla urlare ancor prima che potesse realizzare dove fosse stata colpita.

“Hah!” il giapponese si sentì soddisfatto d'essere finalmente riuscito a tagliargli anche l'ala rimasta, insieme al braccio sinistro, costringendo così il Livello 4 a scendere a terra ormai privo di ciò che gli permetteva di stare sospeso a mezz'aria.

“Sei finito” minacciò poi con tono risoluto mentre guardava la Macchina assassina che constatava da sé il danno subìto, ignorando per un momento l'Esorcista, e scattò subito dopo verso quella per infliggerle il colpo di grazia.

Non previde, tuttavia, l'attacco a tradimento di uno dei restanti Akuma che lo costrinse a fermarsi seppur contro la propria volontà.

“No, sei tu ad esserlo” lo corresse un Livello 3 mentre scendeva lentamente al suolo con una mano tesa in davanti in direzione dell'Esorcista, segno che stesse esercitando dunque la sua abilità su di lui “Ora non puoi più muoverti”

In tutta risposta il samurai lo guardò torvo riducendo gli occhi a fessure “Cosa?!” si domandò scettico successivamente quando realizzò che i piedi non si spostarono di un millimetro, sebbene l'ordine di muoversi impartito dal cervello fosse perfettamente arrivato agli arti “Che diavolo succede?!” imprecò irritato e confuso.

Tutt'a un tratto infatti anche fare il minimo movimento gli sembrò uno sforzo immane, percepì inspiegabilmente ogni singola parte del proprio corpo farsi sempre più pesante talmente da costringerlo a cadere sulle ginocchia e reggersi all'impugnatura di Mugen che riuscì a piantare prontamente nel terreno.

“Ora ti faccio crepare sul serio!” più che intenzionata a fargliela pagare la Bambola angelica prese la rincorsa per poi, giunta in prossimità dell'Esorcista, spiccare un balzo in modo da intensificare la potenza del colpo. Ficcò al giapponese un bel destro in pieno viso scaraventandolo violentemente poco lontano.

La considerevole forza di gravità causata dall'abilità dell'altro Akuma unita all'attacco ricevuto, invece di fargli sorvolare la superficie e infine accasciarsi, lo fece strisciare nel terreno provocando una scia grande quanto la sua stessa sagoma profonda diversi centimetri.

“Tsk!” sbottò Kanda supino, alzò a fatica il capo e fissò l'avversario con boria.

Sebbene qualche istante più tardi il liquido vermiglio scomparve una parte di sangue che gli colava dal naso si era intrufolata nella fessura delle labbra sporche di terra, come lo fu anche maggior parte del viso, bagnando la bocca di un sapore amaro e ferroso “Cosa credi di aver fatto?” lo sfotté sarcastico.

Il samurai trattenne un urlo di dolore, e riuscì persino a soffocarne il gemito, quando improvvisamente il Livello 4 gli balzò brutalmente sullo stomaco atterrandoci sopra con il tallone sinistro, si sollevò poi con un nuovo piccolo balzo e lasciò cadere il suo peso privo di delicatezza sull'addome dell'Esorcista.

La Bambola, sedutagli sopra, piantò le ginocchia sugli avambracci del moro immobilizzandoli al terreno.

 

 

Miranda, purtroppo incapace di intervenire, non poté fare altro che osservare con orrore l'Akuma dall'aspetto angelico colpire con la mano che gli restava il compagno in pieno viso più e più volte sempre con più violenza. Le ferite assorbite erano divenute troppe e lei cominciò ad avvertire i primi sintomi della stanchezza “Devo resistere, devo resistere...” cercò di farsi forza.

“Non è giusto che solamente quei due si divertano ora!” si levò una protesta.

Il suono di quella voce piuttosto particolare non le fu per nulla sconosciuto, allarmata alzò subito lo sguardo verso l'alto fino a notare la presenza di quattro Livello 3 sospesi a mezz'aria diversi metri sopra la propria testa: oltre a quello che stava usando la sua abilità su Kanda erano gli ultimi rimasti.

“Però intanto potremmo passare il tempo con l'altra Esorcista!” fu la risposta estasiata di un'altra Bambola.

La ventiseienne sgranò gli occhi sconvolta quando le Macchine assassine la fissarono come un lupo che stava per gustarsi la preda e, nel momento in cui quelle non attesero oltre per scattare in picchiata verso di lei, travolta dal panico incrociò le braccia davanti al viso e chiuse gli occhi per istinto di difesa.

Certo, avrebbe potuto alzarsi in piedi e scappare ma a cosa sarebbe servito? Non sarebbe comunque riuscita a correre così veloce e lontano da seminarle “Marie... ragazzi...” mormorò, ripensando ai volti delle persone a cui voleva bene più di se stessa “Perdonatemi, non sono riuscita a combinare nulla di buono”

"Crepa!" fu l'augurio di uno dei demoni che le giunse alle orecchie come l'ultimo rintocco di un orologio con le batterie scariche.

Dolore e poi sangue prima della fine. Almeno, era quello ciò che si aspettava.

Come ad avverarsi una speranza remota una presenza delicata la prese a sé e la sollevò da terra un attimo prima dell'impatto, quella stessa atterrò leggiadra diversi metri più in là.

La cosa stonò profondamente contro l'illusione della propria morte alimentando al contrario una buona dose di confusione.

“Stai bene?” le chiese la voce della persona che la teneva fra le braccia.

“Kanda-san?” bisbigliò dubbiosa.

Ancora scossa e disorientata non aveva avuto il tempo di alzare il capo per accertarsi che si trattasse proprio del samurai: in effetti era l'unico lì presente che avrebbe potuto trarla in salvo per l'ennesima volta, tuttavia non solo nel registro vocale ma anche per il riguardo verbale e nel modo in cui egli la teneva a sé c'era qualcosa che la dissuase dall'affermare con certezza che quello fosse davvero il suo compagno.

 

 

♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 4 || Così vicini

 


L'improvviso urto violento contro una delle pareti della stanza accanto, ripercossosi sulle camere circostanti causando un brevissimo terremoto seguito dalle urla di Lavi per nulla contenute, fece sussultare e allarmare Rin allo stesso tempo non mancando di imprecare se stessa per l'essersi permessa il lusso di dirigere i propri pensieri verso un soggetto diverso dai propri compagni.

 

“Sputa il rospo, Bookman” la minaccia di Desires lasciata a metà, pronunciata con rabbia piuttosto contenuta, fece capire al suo interlocutore che il Noah non ci avrebbe messo molto a perdere del tutto le staffe e più che per sé temette per la sorte dell'allievo.

 

“Di nuovo lui...” constatatò la ragazza, riconoscendo questa volta un tono piuttosto minaccioso nella voce di Cheryl.

Ammirava la profonda riservatezza dell'anziano nel non lasciarsi sfuggire una singola vocale nonostante tutto, tuttavia per lei erano insopportabili le grida straziate del rosso torturato senza pietà quanto era doloroso non poter ancora intervenire per porre fine a quella lenta sofferenza.

Il cuore le saltò improvvisamente in gola come a voler mettere in maggior risalto il rumore di tacchi che le orecchie riuscirono a distinguere, nonostante i propri sensi fossero focalizzati su quanto stesse avvenendo dall'altra parte del muro. Il suono di quei passi cresceva sempre di più e istintivamente i propri piedi la trascinarono a destra verso l'angolo - a un paio di metri da lei - della stanza.

Non seppe spiegarsi il perché avesse avuto la sensazione che uno dei tre nemici si stesse dirigendo verso di lei, eppure fu ciò che le era vivamente sembrato. Non era a conoscenza di una eventuale abilità di Feedra di passare attraverso le cose né se la possedesse invece il Noah che stava interrogando Bookman. No, non poteva trattarsi di lui, sentiva chiaramente la sua voce rivolgersi all'anziano mantenere la stessa profondità il che indicava che fosse fermo in un punto, sicuramente vicino al suo interlocutore.

Neanche il tempo di pensare se dunque si trattava davvero del Noah della Corrosione che la ragazza sbarrò gli occhi nel percepire il rumore di tacchi entrare nella stanza in cui si trovava, come se non ci fosse stato alcun muro a fare da ostacolo. La figura distava un paio di metri, esattamente dove si trovava lei un attimo prima, e proseguiva diritta verso una meta che solo essa conosceva.

Rimase immobile con le spalle contro le due pareti ad angolo tenendo la mano destra appoggiata al petto e chiusa a pugno dentro la sinistra per evitare di correre il rischio che l'Innocence si attivasse nuovamente da sé, nonostante il batticuore respirò a bocca chiusa sforzandosi di non emettere il minimo rumore.

Probabilmente sono proprio una codarda” pensò, constatando che si trovava nella stessa situazione di qualche ora precedente, un istante prima di sussultare a causa del rumore di passi fermatosi improvvisamente in quello che doveva circa essere il centro della stanza.

La camera era completamente sommersa dal buio e per quanto socchiuse le palpebre a fessure non fu assolutamente in grado di distinguere, anche vagamente, la sagoma della figura che stazionava non molto distante dalla propria persona.

Quest'odore...” considerò poi Rin perplessa, riconoscendo l'aroma di quella marca di sigaretta che sapeva essere l'unica che Tyki preferisse. L'odore di fumo non era vivido come quando si consumava il tabacco bensì un pò meno incisivo, come quello che rimaneva impresso sulla parte superiore del corpo una volta tolto lo sfizio.

Non aveva alcun dubbio dunque sull'identità di colui che sostava a pochi passi da lei e doveva ammettere che era stato davvero un colpo basso, percepì distintamente le sue iridi addosso e si chiese se egli l'avesse davvero notata o se si fosse solamente illusa d'aver catturato la sua attenzione.

Nonostante non fosse in grado di vederlo provò a ricostruire la sua figura con i ricordi che aveva focalizzandosi inconsciamente soprattutto sugli occhi, un tempo non sapeva cosa avrebbe dato per poter immergere ancora una volta i propri smeraldi nell'ambra disciolta delle sue iridi ma ormai le cose tra loro erano decisamente cambiate.

Non era affatto sicura che farsi avanti e mostrarsi a lui in quel momento avrebbe migliorato la propria situazione, chi avrebbe potuto assicurarle che il Noah non l'avrebbe attaccata invece? Del resto le sembrava palese che sarebbe andata così, lui era un nemico e certamente non avrebbe liberato Lavi e Bookman anche se gliel'avesse chiesto con gentilezza al di là del rapporto che li aveva legati tempo prima.

Era però vero il fatto che non poteva continuare a nascondersi come un topo impaurito dal gatto, tuttavia chiedersi se ciò che seguì si fosse trattata di coincidenza o meno non le avrebbe potuto dare una risposta.

Infatti non era in grado di affermare se fosse stata lei per prima a pensare che data la situazione non avrebbe esitato ancora a lungo prima di attaccarlo approfittando del fatto che fossero soli, oppure se fosse stato invece Tyki a precederla decidendo di ignorare qualunque fosse stata la ragione per la quale si fosse fermato e tornare ad incamminarsi verso i piani alti della dimora.

Seguì con gli occhi il suono dei tacchi che via via si allontanava e quando fu sicura che la presenza del Noah fosse ormai lontana si lasciò cadere sulle ginocchia con noncuranza, portandosi la mano sinistra al petto cercò di constatare a che velocità stesse correndo il suo muscolo cardiaco.

“Calmati...” fu il bisbiglio rivolto a se stessa nel tentativo di tranquillizzarsi “Ricorda che tutto avviene per una ragione. L'hai sempre creduto... no?”

 
 
♦ Continua... ♦


Happy Halloween D.Gray-Man











Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Supporto ***


Capitolo 6

~ Supporto ~





 

“Sei ferita?” le chiese nuovamente il ragazzo data la muta risposta di Miranda.

Da parte sua la ventiseienne ebbe l'occasione di risentire quella voce e poté quindi porre certezza nel dubbio che l'aveva assalita: la persona che la teneva tra le braccia non era affatto Kanda.

E poi, ammesso che il giapponese avesse mai pensato a quelle due semplici e corte parole, non si sarebbe certo degnato di pronunciarle così apertamente e soprattutto non con un tono così gentile e pieno di riguardo.

Ad ogni modo, sforzandosi di tornare alla realtà, in un primo momento non seppe a chi dei propri compagni associare quel registro vocale. Benché la maggior parte di loro fosse attualmente in missione non era comunque da escludere che nel frattempo alcuni fossero rientrati, tuttavia le venne inspiegabilmente difficile convincersi che a soccorrerla era stato Marie o magari Allen, Lavi, Crowley, Chaoji.

Ecco che, per sfamare una volta per tutte la sua curiosità, si decise finalmente ad alzare il capo per guardare in viso il suo salvatore e come se fosse stata colta alla sprovvista arrossì involontariamente sulle gote per qualche istante, giusto il tempo di rendersene conto e far sparire subito quel colorito del tutto poco consono alla situazione.

E non le si poté dare torto.

Seppur consapevole di essersi legata a Marie e che mai le aveva sfiorato la mente il pensiero di posare gli occhi su qualcun altro, proprio perché il tedesco era l'unica persona per la quale provava un sentimento più forte dell'amicizia, a suo parere quel ragazzo di cui ignorava l'identità era di bell'aspetto almeno tanto quanto il samurai [NdA: nel caso la descrizione di Sakai nel Cp 4 non avesse reso l'idea oppure per chi non avesse ancora avuto modo di vedere un suo disegno CLICCATE QUI].

“S-Sto bene” balbettò ancora confusa.

“Tranquilla, sono stato mandato come supporto” la rassicurò il biondo Esorcista mettendola a terra con garbo “Dove sono gli altri Esorcisti?”

“Grazie al cielo” rivolgendo i suoi pensieri a Komui Miranda si sentì piuttosto sollevata, riconobbe che però quello non era il momento più adatto per perdersi in ringraziamenti e in preda alla preoccupazione nei confronti del giapponese puntò subito l'indice in direzione del compagno “Laggiù!”

“Credi davvero che ti lasceremo passare?” s'intromise uno dei quattro Akuma quando il ragazzo fece per muoversi, lo schianto contro il terreno non li aveva per nulla danneggiati e infatti senza perdere tempo si erano rialzati ben impazienti di eliminare anche il nuovo incomodo.

In tutta risposta l'Esorcista impugnò l'alabarda che teneva legata dietro la schiena e successivamente si portò in posizione d'attacco mentre attivò l'Innocence che avvolse la lama con un alone [NdA: aureola luminosa che si forma intorno a una sorgente di luce o anche contorno di luce intorno a un corpo, ovvero una luce simile a quando si attiva Mugen] luminoso dal colore che variava nelle sfumature del fuoco “Sbrigatevi, piuttosto” li provocò secco, non aveva tutto il tempo a disposizione per affrontarli con calma.

“Osi sfidarci?!” gridò la stessa Bambola un attimo prima di scattare verso l'avversario “Sarà troppo tardi quando te ne pentirai!”

Quante chiacchiere!” sbottò scocciato il biondo nel frattanto che imitò il gesto del Livello 3. Si fermò poi improvvisamente abbassandosi in avanti quando quello tentò un affondo con la sua mano artigliosa, lo pugnalò prontamente all'inguine e concentrò le energie nei muscoli delle braccia per salire con l'arma - ancora conficcatagli in corpo - via via fino al cranio.

Tagliata in due la Macchina assassina esplose subito dopo e fu proprio nell'approfittare di quel piccolo e fugace polverone che una coppia di Akuma tentò di attaccare alle spalle l'Esorcista, egli però sembrava aver previsto una mossa del genere: sollevò infatti l'alabarda e, mentre si voltò roteando, con un solo taglio netto e orizzontale si disfò di entrambi.

Non seppe tuttavia se considerare come frutto di un diversivo il pugno ricevuto su un lato del viso, da parte dell'ultima Bambola rimasta che lo attaccò inaspettamente alle spalle da destra, ma non si fece comunque cogliere impreparato: con un gioco di mano cambiò l'impugnatura come fosse un coltello e affondò la lama in senso verticale nel mezzo del volto del nemico per una lunghezza che si estendeva fino allo sterno.

Miranda nel frattempo era rimasta lì immobile a osservare il biondo interdetta. Considerò che fosse decisamente agile e veloce nei movimenti ma al di là delle sue abilità non aveva mancato di notare una particolarità sulla sua arma anti-akuma: nonostante fosse lampante che l'Esorcista era di tipo equipaggiamento, il colore scarlatto della lama non lasciò dubbi sullo stadio di evoluzione della sua Innocence.

Anche lui... è di Tipo Cristallo” pensò, d'un tratto però sobbalzò nel notare che il ragazzo si era inaspettamente voltato verso di lei.

“Rimani qui” la raccomandò l'Esorcista con gentilezza.

Per reazione istintiva la ventiseienne si tirò su e avanzò di qualche passo afferrando con impeto il biondo per la manica della divisa prima che quello potesse allontanarsi “Ti prego” lo supplicò “Salvalo”

Il ragazzo la fissò per un attimo, stupito, e le rivolse poi un sorriso comprensivo “Sono qui per questo”
 

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦

 
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 5 || Evasione



 

“Credi davvero che resistere ti terrà in vita, Bookman?” prese a sfotterlo Feedra con fare altezzoso e con le mani ai fianchi, erto a pochi passi dalla poltroncina dove l'interlocutore era seduto “Sei uno stolto se hai pensato che Desires ti lasci in vita anche se non dovessimo riuscire a cavarti alcuna informazione di bocca”

Vediamo di farla finita, piuttosto” rispose Rin fra sé spazientita nascosta dietro la tenda sinistra della stanza, ritenendo quanto quelle parole fossero diventate ormai monotone.

Per quanto appena accennato l'amaro sogghigno dell'anziano fu chiaramente udibile “Sei davvero convinto che sia questo il motivo?”

E bravo il vecchio” riconobbe la ragazza compiaciuta mentre inginocchiandosi con cautela, per evitare di muovere la stoffa e rischiare d'essere scopera subito, toccò il terreno con la palma destra “Vuoi vedere che aveva già capito tutto?” attivò l'arma anti-akuma sorridendo di sfida.

“Che cos-?!” interrotto prima che potesse concludere la frase Feedra non ebbe il tempo necessario per chiedere a Bookman di spiegarsi meglio per via del suolo sotto ai propri piedi che aveva improvvisamente mutato la sua forma, come se fosse liquido, ergendosi velocemente su tutta la propria persona prima avvolgendola interamente bloccandone i movimenti e solidificandosi successivamente dando al Noah la reale sensazione di essere imprigionato nella pietra.

 

Rin sapeva esattamente dove si trovava il nemico.

In effetti aveva atteso diverso tempo prima che Cheryl lasciasse la stanza - per cause di forza maggiore - e poter mettere finalmente in pratica il piano di fuga che aveva pianificato: subito dopo che Tyki si era allontanato e aveva cominciato a pensare a un modo di compiere il da farsi si era resa conto che il solo ascoltare non le era sufficiente, poiché ciò le indicava non più dell'identita dei presenti e la loro posizione approssimativa, e che quindi necessitava di vedere con i propri occhi la situazione nella stanza.

Il fatto che si trovava in quell'angolo le aveva suggerito in effetti che avrebbe potuto approfittarne, dato che così forse non avrebbe dato subito nell'occhio, considerando che l'interrogatorio nell'altra camera si svolgeva più verso il centro.

Prestando quindi la massima attenzione aveva cercato di fare meno rumore possibile mentre rimuoveva una mattonella dalla parete senza ricorrere all'Innocence a causa del bagliore verde che emanava ogni volta che ne faceva uso e, nel realizzare che grazie alla poca luce che ne proveniva l'unica cosa che era stata in grado di vedere dell'altra stanza attraverso quel buco rettangolare era della stoffa, aveva deciso di rimuoverne quante ne fossero necessarie per creare un collegamento tra i due locali limitando la grandezza del passaggio alla copertura che la tenda le offriva.

Il tempo passato in quell'opera improvvisata le era sembrato infinito ma dovette ammettere che però ne era valsa decisamente la pena “Chissà chi ha scelto l'arredamento” aveva pensato domandandosi poi, dato che si trovava nuovamente a celare la propria identità dietro un tendone seppure quello fosse in condizioni peggiori rispetto a quello precedente, se la fissa di costui per tale ornamento meritasse o meno un ringraziamento da parte propria.

 

Senza perdere un solo istante Rin scattò verso la panca in legno contro il muro [NdA: la stessa panca presente nel manga su cui si era seduto Tyki] ricorrendo all'Innocence per mutarla in un carretto del medesimo materiale per poi dirigersi immediatamente verso i due prigionieri, non mancando di rivolgere nel mentre un'occhiata al nemico per constatare l'effetto del il proprio attacco su di lui.

Per quanto il materiale che lo teneva imprigionato fosse resistente la ragazza dubitò che l'avrebbe trattenuto ancora per molto: l'intera figura del Noah ricoperta di terra aveva infatti cominciato a fumare e in quanto Membro della Famiglia che rappresentava la Corrosione era inevitabile che fosse in grado di corrodere qualsiasi cosa volesse. O almeno quella era l'idea che si era fatta sull'avversario.

Constatando che dunque fosse meglio affrettarsi con l'aiuto di Bookman Rin caricò in tutta fretta Lavi sul mezzo di trasporto appena creato senza però mancare di delicatezza, con esso e affiancata dall'anziano si diresse poi immediatamente verso lo stesso muro contro il quale il rosso era stato scaraventato precedentemente.

Adagiando la mano sulla parete sottrasse materia nell'intento di creare un passaggio, tuttavia il rendersi conto che dietro le mattonelle non c'era il vuoto come si aspettava - a indicare dunque la presenza di un'ennesima stanza - bensì uno spazio innaturale attorno al quale non c'era altro che terra, dando la sensazione che potesse cedere da un momento all'altro, fu per lei uno stupore piuttosto piacevole.

“Cominciavo a temere che questo labirinto fosse fin troppo vasto” esclamò la ragazza con sarcasmo, sollevata d'aver finalmente trovato un punto di fine a quella gigantesca dimora.

Si addentrò senza pensarci due volte nello spiazzo insieme ai due compagni per poi voltarsi subito dopo e restituire la materia sufficiente per ricoprire il grande buco nella parete in modo da rallentare, e magari confondere, il Noah che intanto stava liberandosi.

 
 
♦ Continua... ♦


Un grazie speciale a akiracri22 e _Chibitalia_ per aver aggiunto la storia alle preferite e Hinata Hyuuga per averla aggiunta alle seguite!
I ringraziamenti vanno anche, ovviamente, a tutti gli altri lettori!
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Distanza ***


Capitolo 7

~ Distanza ~




 


Dichiarando dunque la missione terminata ed essersi assicurati che i pochi cittadini rimasti non correvano più alcun pericolo Allen, Marie e Rin si lasciarono quel piccolo villaggio della Danimarca – nei pressi di Ikast - alle spalle per incamminarsi verso l'apertura del Gate che sarebbe avvenuta non molto distante.

“Marie, tu non hai fame?” l'inglese ruppe il silenzio creatosi volgendo lo sguardo sul tedesco alla propria sinistra.

“Non particolarmente” ammise l'altro, sorrise poi leggermente “L'opposto di te, suppongo”

“Infatti non vedo l'ora di mettere qualcosa sotto ai denti” con un'espressione eloquente e un'aria da morto di fame Allen si portò una mano sullo stomaco suscitando una piccola risata al compagno che, sebbene fosse cieco, gli bastò l'udito per capire la movenza del sedicenne tanto lo conosceva.

Estraniandosi dalla conversazione dei due Rin al contrario proseguiva senza fiatare alla destra dell'inglese, sembrava infatti piuttosto assorta mentre si fissava il palmo destro.

Era stato palese che il Sovrintendente non gliel'avrebbe fatto passare liscio quell'affronto a viso aperto e, quando si era recata in infermeria subito dopo l'animata discussione al loro rientro, la castana aveva dovuto ammettere a se stessa che l'ordine di Lvellie sulla sospensione delle trasfusioni fino a nuovo ordine da parte dello stesso era stato davvero un colpo basso.

Per quanto tenersi in forma era una cosa che le era costantemente piaciuto fare purtroppo ciò non le permetteva di recuperare in brevissimo tempo il sangue usato in battaglia: dato che era stata assente dall'Ordine per diversi mesi aveva contato sulle trasfusioni per rimettersi pienamente in sesto e poter affrontare senza problemi ogni missione successiva, come del resto aveva sempre fatto in precedenza ogni qual volta ne necessitava.

Al suo arrivo alla Dark Religious era stato infatti lo stesso Komui a venirle incontro a tale riguardo e insieme allo staff medico era l'unico ad esserne al corrente, Rin non ne aveva né avrebbe mai fatto parola con nessuno dei suoi compagni proprio perché – oltre ad altre ragioni - non intendeva dar loro un motivo per essere continuamente preoccupati nei propri confronti.

Se crede che andrò da lui strisciando per pregarlo di farle riprendere si sbaglia di grosso!” imprecò fra sé stringendo il pugno, era in effetti piuttosto sicura che tale ordine fosse in realtà la punizione per la propria sfacciataggine “Preferisco crepare piuttosto che dargli questa soddisfazione!”

Del resto non era però nella posizione di potersi lamentare: benchè il piano per far tornare Allen all'Ordine fosse stato frutto dell'unione delle idee proprie e di Linalee, Marie, Lavi e Kanda, era stata proprio lei a insistere di condurre la parte principale e non perché volesse prendersene il merito oppure aggiungere carico sulle proprie spalle o addirittura farsi vedere.

Desiderava soltanto che l'inglese tornasse a Casa.

Escludendo Linalee e Marie che in quel momento erano già al quartier generale, se ci fosse stato il samurai al proprio posto il Sovrintendente, ancor prima di scendere a un compromesso, avrebbe sicuramente avuto il coltello dalla parte del manico approfittando della sua situazione per nulla stabile per via di Alma; stessa cosa valeva se al contrario ci fosse stato il rosso poiché sia lui che l'anziano in quanto Bookman non facevano realmente parte dell'Ordine e quindi, totalmente estranei alla faccenda, non possedevano alcun diritto di imporre a un uomo di tale carica la loro volontà né tanto meno di negoziare.

Fortunatamente lei non aveva avuto dei trascorsi significativi che Lvellie avrebbe potuto sfruttare per mandare subito all'aria il loro piano e inoltre al confronto tra la propria Innocence e quella del rosso - Kanda era da escludere poiché non era ancora rientrato in possesso di Mugen - quella della castana era la più idonea per ferire senza realmente ferire e quindi la più adatta per la riuscita dell'impresa.

"A volte ferirsi a vicenda è un ottimo stratagemma per confondere il nemico"

Era stato proprio quell'insegnamento del suo Maestro, il Generale Cross, che insieme avevano deciso di adottare. L'idea di cercare Allen però era stata sua ed era quello il motivo per cui si era rifiutata di coinvolgere oltre i propri compagni, teneva davvero molto a ciascuno di loro e l'aveva fatta sentire non poco sollevata il fatto che né il giapponese né i due Bookman fossero stati sottoposti a punizione.

A tale proposito, sebbene fosse da tempo dell'intenzione di provare a farne a meno senza però mai provarci seriamente, aveva deciso che invece di vedere l'interruzione delle trasfusioni come un castigo di considerarlo piuttosto come un'occasione per cercare di trovare un modo alternativo che facilitasse – o magari accelerasse - la rigenerazione del sangue perso ogni volta in battaglia: aveva quindi cominciato con l'alternare diversamente dal solito il riposo e l'attività fisica seppur consapevole ci avrebbe messo un po' ad abituarsi al nuovo ritmo.

La guerra contro il Conte aveva preso una piega più ripida, gli scontri si facevano via via più impegnativi e sperava profondamente che quel tentativo di resistenza non l'avrebbe fatta incorrere in conseguenze che le avrebbero impedito di continuare. Era arrivata fin lì e non intendeva fermarsi proprio ora.

“Rin, tutto bene?” il compagno più alto la riportò tutt'a un tratto alla realtà.

La castana in effetti si rese conto che i due la stavano fissando “Sì, Marie, non preoccuparti” sorrise, subito dopo diede voce alla prima cosa che le venne in mente per evitare che il tedesco potesse chiederle cosa la turbasse “Ad ogni modo, sono contenta che la missione sia finita bene”

“Lo penso anch'io” affermò il ragazzo.

“Mi dispiace però per le loro case” continuò la ragazza “Saranno per la maggior parte da ricostruire”

“Già” sbottò l'inglese ancor prima che Marie avesse avuto il tempo di risponderle.

Rin si fermò all'improvviso, rabbuiandosi. Il tono sbrigativo di Allen le aveva dato la forte impressione che egli non volesse per nulla sentirla parlare e ciò non lo considerò affatto come una conseguenza alla stanchezza: sin da quando erono tornati al Quartier Generale il sedicenne le aveva rivolto sempre meno la parola sino a ché persino quando capitava che rimanevano soli lui finiva sempre con il trovare delle scuse per allontanarsi.

“Ora basta, Allen”

I due si fermarono a diversi passi dalla compagna, infatti soltanto nell'udire la sua voce un po' lontana e proveniente dalle loro spalle avevano notato che si era fermata senza che se ne fossero accorti. L'Esorcista dai capelli grigi si voltò e piantò le iridi in quelle della castana mentre Marie, confuso e facendo riferimento ai loro battiti cardiaci, alternò lo sguardo su entrambi nel tentativo di capire che cosa stesse succedendo.

“Non credo di poter continuare a sopportare questa situazione” esordì Rin dato il silenzio da parte dell'inglese “Tuttavia, se davvero intendi andare avanti così, ti chiedo almeno di spiegarmi le tue ragioni”

Allen restò muto ancora per qualche istante. In cuor proprio sapeva che quel momento sarebbe arrivato, che prima o poi la compagna gli avrebbe chiesto il motivo per cui si comportava con distacco nei suoi confronti eppure, nonostante non avesse mai avuto problemi a comunicare con lei, non seppe dirsi perché trovò difficile articolare una frase che contenesse i giusti vocaboli.

Abbassò lo sguardo, credendo che magari guardare il terreno l'avrebbe aiutato a esprimersi, e soltanto quando pensò d'aver finalmente trovato le parole adatte parlò “Il tuo comportamento nei miei confronti non è cambiato per nulla”

Karin lo guardò confusa “Perchè sarebbe dovuto cambiare?”

A quella domanda il sedicenne alzò di scatto il capo “Come puoi starmi accanto dopo quello che ti ho fatto?!”

“E cos'è che mi avresti fatto?”

“Piantala per una volta di fare finta di nulla!” l'inglese alzò la voce irritato.

“Io non sto facendo finta di nulla” controbatté Rin pacata “Non sei stato tu a ferirmi, ma il Quattordicesimo” sottolineò decisa senza distogliere lo sguardo da quello sconcertato del compagno.

“Credevi davvero che mi sarei allontanata da te?” la castana camminò poi verso Allen senza usare la benché minima traccia di rimprovero nel suo tono di voce “Credevi davvero che avrei cominciato ad avere paura della tua vicinanza?” e si fermò una volta che gli fu vicina “Non succederebbe nemmeno se mi ferissi a morte”

Colpito fin nel profondo da quelle parole il sedicenne restò in silenzio e senza che se ne rendesse conto due lacrime, che non si preoccupò affatto di nascondere, gli rigarono il volto “Mi dispiace, mi dispiace davvero”

Rin appoggiò in modo saldo una mano sulla spalla destra dell'inglese e abbozzò un lieve sorriso ma al contempo deciso “Non prenderò le distanze da te. Mai, Allen”

L'Esorcista dai capelli grigi non rispose e posò invece la mano sinistra su quella della compagna ricambiando il suo stesso sguardo, considerò che tale gesto valesse molto di più di un semplice grazie per esprimerle la propria riconoscenza per la sua vicinanza e per l'affetto che provava per lui.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 6 || Rischiare se stessi


 


Rin posò fino all'ultimo le proprie iridi sulla figura di Feedra mentre il muro si ricomponeva gradualmente. Considerando quanto fossero state molteplici le volte in cui i Noah avrebbero potuto notarla il fatto che fosse riuscita a celare la propria presenza fino a quel momento stava forse a significare che poteva davvero essere in grado di portare Lavi e Bookman fuori di lì.

Non le era ancora capitato di dover affrontare un Noah in una battaglia impegnativa e a giudicare dai racconti dei compagni si era fatta l'idea che fossero degli avversari decisamente potenti. Aveva in effetti potuto accertarsene nel breve combattimento contro Feedra molte ore prima e le era dunque piuttosto palese la difficoltà di uno scontro contro un singolo Noah, figurarsi a sfiorare l'assurdo pensiero di poterne fare fuori tre in una sola volta.

Volgendo i propri pensieri ad Allen e Linalee molto probabilmente si sarebbero lanciati all'attacco già da tempo, Kanda avrebbe escogitato un attacco a sorpresa mentre lei aveva invece pensato a un modo di salvare i due senza dover necessariamente ricorrere allo scontro: forse c'entrava il fatto che ormai da molto molto tempo avesse cominciato a vedere l'Innocence non come un'arma di morte per chiunque ostacolasse Dio o non si schierasse dalla sua parte, ma come uno strumento che le permettesse di proteggere ciò che per lei valeva la pena di essere protetto.

Mentre l'Ordine e i propri compagni vedevano sia gli Akuma che i Noah come un unico nemico, lei vedeva i primi come anime prive di colpa imprigionate contro la loro volontà e i secondi come esseri umani capaci di provare emozioni nonostante avessero la mente annebbiata dalla Memory che ognuno di loro possedeva.

Solamente Allen la pensava come lei ed era quello il motivo per cui si limitava a dare spiegazioni delle proprie azioni in battaglia solamente a lui, anzi doveva dire che per quanto fosse un soggetto di conversazione bizzarro usava confidarsi spesso con lui al riguardo. Sebbene amasse ciascuno dei propri compagni aveva sempre cercato di mascherare ciò che provava in quelle situazioni ormai consapevole del fatto che essi non avrebbero affatto condiviso.

Tuttavia, nonostante l'avversione che nutriva per il nemico, non doveva assolutamente dimenticare che il salvataggio di Lavi e Bookman aveva ben più importanza: sia lei che i due erano più utili all'Ordine da vivi piuttosto che da morti, era ovvio che i Noah non li avrebbero lasciati andare una volta avute le informazioni che volevano tanto quanto non avrebbero esitato ad ucciderla anche se si fosse spremuta le meningi nel pianificare il più devastante attacco a sorpresa che sarebbe potuto venirle in mente.

Se dunque i due Bookman erano comunque spacciati, tanto avrebbe valso arrivare fin lì invece di fare ritorno al Quartier Generale dove si sarebbe contata una perdita in meno. Che cosa ci faceva laggiù, allora? Che cosa l'aveva spinta a mettersi in quella situazione? Il dovere? No, non ricordava assolutamente d'aver mai letto o sentito che uno dei doveri degli Esorcisti fosse quello di correre in soccorso dei compagni, eppure lei non aveva mai esitato a precipitarsi in loro aiuto né si era mai fermata a chiedersi se dovesse davvero farlo.

Era amicizia, allora. Già, ma ne esistevano molteplici tipi e ciò che la costrinse a doverci riflettere per un istante fu una domanda che prima di quel momento non si era mai posta, molto probabilmente perché era sempre riuscita a cavarsela in qualunque situazione si fosse trovata con ciascuno dei suoi compagni.

La loro salvezza è così importante da rischiare la mia stessa vita?”

Forse il fatto di trovarsi in territorio nemico e non avere alcuna sicurezza di riuscire a portarli a Casa sani e salvi aveva fatto sì che quella domanda avesse continuato a pulsare nella sua testa per tutto il tempo, tanto da costringerla a cercare infine la risposta nell'unico posto in cui avrebbe potuto: dentro se stessa.

Fu così che finalmente aprì gli occhi.

Rischiare se stessa per i propri compagni era ciò che aveva sempre fatto senza mai rendersene realmente conto. Mai quanto in quel momento.

 

 

DIVERSO TEMPO DOPO

“Finalmente” commentò Bookman sollevato, seduto in modo composto per terra alla sinistra di Lavi e con le braccia conserte al solito, nell'istante in cui l'allievo riaprì gli occhi.

“Vecchio” rincuorato nel vedere un volto amico al proprio risveglio il ragazzo si mise a sedere improvvisamente portandosi successivamente la mano al capo a causa dell'improvvisa fitta alla ferita lungo la tempia sinistra, soffocò un gemito di dolore sebbene non riuscì a nascondere tale sofferenza in una brutta smorfia “Che diavolo è successo?” domandò guardandosi intorno piuttosto confuso dato lo scenario nettamente diverso che lo circondava.

“Siamo riusciti a fuggire, per merito di Karin” sintetizzò l'anziano posando gli occhi scuri sulla figura della ragazza che giaceva addormentata più in là di qualche metro davanti ai due.

Seguendo la direzione verso cui lo sguardo di Bookman era puntato il rosso prese a fissare incredulo la reale presenza della compagna sul lato opposto dello stretto tunnel di una piccola caverna, illuminata dalla sola luce di una fiaccola nelle vicinanze “Vuoi dire che è stato... solo un incubo?” bisbigliò più che altro a se stesso.

Dato che Rin era insieme a loro molto probabilmente Bookman - per fuga - si riferiva al fatto che fossero riusciti a seminare Feedra quando quello li aveva attaccati nel bel mezzo della missione, eppure il ricordo di tutto ciò che aveva vissuto presso i Noah era talmente vivido in lui che gli era sembrato fosse accaduto realmente per potersi trattare di un semplice e brutto sogno.

“Purtroppo no, Lavi, la nostra permanenza a Casa Noah è davvero avvenuta”

Scioccato il diciannovenne volse immediatamente il capo verso l'anziano, assolutamente noncurante della fitta al collo per il movimento troppo brusco e improvviso.

“Rin si è semplicemente infiltrata e ha atteso il momento migliore per portarci in salvo” Bookman liquidò l'allievo con poche parole “Ha dato fondo a tutte le sue energie, ma devo dire che ne è valsa decisamente la pena”

L'anziano fissò il rosso che intanto aveva nuovamente rivolto la sua iride smeraldina sulla castana, si costrinse tuttavia a rassicurarlo prontamente quando il giovane cercò di alzarsi nel tentativo di avvicinarsi alla ragazza “Tranquillo, non è in pericolo di vita”

“Ora vedi di non sforzarti troppo e di rimetterti in sesto, almeno il poco sufficiente per tornare all'Ordine” gli raccomandò infine perentorio prima di alzarsi e avviarsi verso l'uscita poco lontana, necessitava di cercare alcune erbe medicinali ma anche di assicurarsi che la situazione lì fuori fosse ancora tranquilla.

 
 
♦ Continua... ♦
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Sakai Oell ***


Capitolo 8

~ Sakai Oell ~





 

La Bambola angelica smise di colpire il viso del samurai “Sei proprio duro a morire, Esorcista” sbottò scocciata, considerò in effetti che nonostante l'avesse malmenato più e più volte quello si presentava ancora perfettamente integro.

Lo guardò con profondo disprezzo nel frattempo che decideva in che modo eliminarlo e d'improvviso un'espressione sadica dipinse il suo volto pallido, successivamente si mise in piedi e afferrò il moro per la gola sollevandolo da terra “Ti romperò l'osso del collo!”

“Non se te lo rompo prima io” ribatté Kanda acido.

Era inutile. Per quanto cercasse di sforzarsi non riusciva per nulla a muoversi, per non parlare del cordino per capelli che nel ricevere tutti quei colpi doveva essersi slacciato: odiava portare la lunga chioma sciolta in combattimento, era un elemento di distrazione.

Ad ogni modo non gli restò altra scelta se non ricorrere al potere particolare che soltanto lui possedeva, non era infatti fra le sue opzioni quella di essere mandato all'altro mondo proprio per mano di quell'Akuma insignificante e indegno di vivere.

“Hai del fegato!” da parte sua l'avversario non attese un istante in più per cominciare a stringere la presa sul giapponese.

 

 

A diversi metri di distanza il Livello 3 continuava ad esercitare la propria abilità sul samurai nel mentre si gustava lo spettacolo indistrurbato. Più volte avrebbe voluto unirsi all'altra Bambola ma, data la sua insaziabile e spropositata fame di morte, quella non avrebbe affatto esitato a farlo fuori pur di essere l'unica ad occuparsi dell'Esorcista.

Aveva preferito dunque starsene al suo posto, per quanto gli Apostoli di Dio fossero dei bersagli ben appetibili terminato lo scontro si sarebbe divertito altrove a stanare degli insulsi esseri umani da uccidere.

“Mmh?”

D'un tratto l'Akuma ebbe l'impressione di percepire una presenza sconosciuta nei dintorni e prese a guardarsi attorno per accertarsi che fosse davvero così e che non si trattasse soltanto di una sensazione.

Non ebbe tuttavia modo di realizzare esattamente a cosa appartenesse la figura scura che si muoveva velocemente verso di lui, balzando di qua e di là come a volerlo confondere, se non sull'ultimo quando quella gli fu ormai vicina.

Fu dunque impossibile per il Livello 3, colto di sorpresa, scansare anche in parte l'attacco da parte del biondo Esorcista.

“Fendente infuocato!” pronunciò infatti il ragazzo fendendo l'aria in diagonale in direzione del nemico con un movimento secco e preciso: in quel preciso istante dall'alabarda si generò un incandescente lama di fuoco che si scagliò a gran velocità contro la Macchina assassina, la quale esplose inevitabilmente un istante dopo.

 

 

Il Livello 4 volse immediatamente il capo verso la fonte di quel rumore inaspettato ma ormai familiare “Altri Esorcisti?!” gridò perplesso e irritato nel constatare a colpo d'occhio che nemmeno uno degli altri Akuma era più rimasto in vita.

La smisurata forza di gravità che fino ad allora gli aveva impedito di muoversi tornò alla normalità e Kanda si sentì immediatamente più leggero, cercò subito Miranda con lo sguardo in quanto si rifiutava totalmente di credere – o anche pensare - che fosse stata proprio lei a intervenire “Hanno mandato dei rinforzi?” si chiese una volta accertatosi che, in effetti, la compagna era ancora laddove l'aveva lasciata.

Le urla improvvise e insopportabili da parte della Bambola lo costrinsero tuttavia a tornare a concentrarsi su quella sebbene si sentisse confuso sul motivo di tale sfogo, dato che non aveva ancora avuto modo di ricambiare il trattamento ricevuto.

Successivamente però la sua attenzione venne catturata dalla corazza del petto dell'Akuma che inspiegabilmente stava crepandosi pian piano dal centro verso l'esterno, finché non fuoriuscì la punta di una lama accecante quanto la luce intensa del fuoco che roteava come se fosse una trivella, in preda al dolore sempre più insostenibile il Livello 4 allentò via via la presa sul collo del giapponese fino a lasciarla del tutto.

In quel momento al moro non importò che cosa stesse realmente accadendo dall'altro lato anzi ne approfittò per recuperare Mugen rimasta lì a terra e, nel mentre che attivò l'evocazione, separò con un taglio netto la testa dell'Akuma dal resto del corpo trapassandola poi da parte a parte sulla fronte una volta che quella cadde al suolo.

Evidentemente chiunque avesse sorpreso il demone alle spalle doveva aver nel frattempo ritratto l'arma poiché quando alzò lo sguardo sul resto della carcassa quella si presentava con un grande buco sul petto, oltre ai danni inferti per mano propria, e non tardò di molto a saltare in aria in quanto ormai priva dell'organo vitale.

“Te l'avevo detto che eri finito” rinfoderando la katana e lasciandosi andare a un sospiro appena accennato Kanda poté finalmente dichiarare fine allo scontro.

Tuttavia c'era ancora una questione che non gli quadrava affatto: sebbene avesse ormai capito che era stata quell'inutile Esorcista che si ritrovava come compagna a chiedere dei rinforzi, l'arma anti-akuma usata da chiunque fosse quell'individuo non gli sembrava per nulla familiare.

Era mancato dall'Ordine soltanto due giorni e non ricordava che ci furono stati nuovi arrivi prima della partenza e, ammesso che al contrario fosse arrivata una nuova recluta nel frattempo, sarebbe stato comunque impossibile che un novellino avrebbe potuto intervenire con tale efficienza.

Puntò quindi le iridi dinanzi a sé sulla sagoma confusa dal fumo che, pian piano che si diradava, prese una forma più lineare rivelando infine un'identità del tutto estranea.

“Chi sei?!” data la propria diffidenza nei confronti degli sconosciuti fu una reazione automatica quella di tenere i sensi guardia pronto a portare una mano sull'impugnatura dell'arma.

“Kanda-san!” la voce preoccupata di Miranda si fece via via più vicina fino a raggiungerlo.

“Parla!” il giapponese ignorò totalmente la presenza seccante della compagna fissando il ragazzo che lo guardava a sua volta.

Sebbene non fosse dell'intenzione di distaccare lo sguardo dal suo viso finché non avrebbe ricevuto una risposta quanto meno decente, la Rose Cross tuttavia riuscì ad attirare su di sé le gemme fredde del samurai e ad allontanarle da quelle violacee del biondo.

Ipotizzò che potesse essere un Apostolo di Dio, del resto il suo uso dell'Innocence ne era da testimone, eppure non riuscì a spiegarsi il significato delle rifiniture turchesi della divisa anziché rosse come in quelle che sia lui che i propri compagni indossavano.

In ogni caso dubitò che si trattasse di un individuo normale, dopo l'entrata in scena dei Third non si sarebbe infatti stupito a considerarlo una nuova uscita da laboratorio data l'abilità dimostrata.

“Mi chiamo Sakai Oell” si decise a rispondere il ragazzo quando Kanda tornò a fissarlo negli occhi “Sono un Esorcista”

Il samurai lo fissò ancora per qualche istante. Seppur riluttante decise che per ora quella piccola confessione gli fu sufficiente: ne aveva abbastanza di quella missione, l'unica cosa che voleva in quel momento era fare ritorno al Quartier Generale e dichiararla definitivamente conclusa insieme al rapporto che avrebbe consegnato a Komui.

Rilassò dunque i muscoli del corpo allentandone la tensione “Andiamo” ordinò supponente mentre cominciò ad incamminarsi.

“Kanda-san” lo chiamò Miranda, abbassò al contempo lo sguardo piantandolo al terreno “Mi dispiace...”

In tutta risposta il moro si fermò e fece un profondo sospiro esasperato. Quel suo continuo scusarsi lo perseguitava sin dall'inizio della missione specie ogni qual volta che ella apriva bocca e lui la zittiva con un'occhiataccia, si sentiva così decisamente stufo che se la ventiseienne avrebbe continuato anche solo per un altro po' non si sarebbe preso la responsabilità di spiacevoli conseguenze.

Volse il viso il tanto che bastò per incrociare il suo sguardo “Per quanto ancora intendi continuare a lagnarti?” si limitò a rimproverarla nel solito modo offensivo che da sempre lo accompagnava, del tutto noncurante dell'espressione ferita della compagna.

“Simpatico” commentò Sakai sarcastico osservando il samurai riprendere subito il cammino, rivolse poi lo sguardo sulla figura depressa di Miranda “Andiamo anche noi?” le sorrise nel tentativo di tirarle su il morale.

Stupita, la ventiseienne non si era per nulla aspettata di essere presa in considerazione a quel modo “Sì!” rispose successivamente allargando le labbra allo stesso modo.
 

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦

 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 7 || Quando fingere diventa difficile

 



Al contrario di quanto gli aveva ordinato Bookman, e ignorando totalmente ogni fitta lancinante impartita dal cervello ad ogni singolo movimento, Lavi riuscì pian piano nel suo intento di prendere posto accanto a Rin.

Me ne frego” pensò con uno sbuffo quando immaginò il vecchio panda, al suo ritorno, rimproverargli la propria ostinazione per l'ennesima volta.

Chiuse l'unico occhio di cui disponeva mentre adagiò lentamente la schiena contro la parete, lo strizzò successivamente - in modo da aiutarsi a trattenere i gemiti di dolore causati dal contatto - riaprendolo solamente quando la sofferenza fisica cominciò ad alleviarsi grazie all'adattamento del corpo a quella nuova posizione.

“Rimettermi in sesto, eh?” la domanda che si pose fissando un punto astratto davanti a sé era piuttosto retorica. Temeva in effetti che non ci sarebbe voluto meno di qualche giorno per potersi muovere senza doversi lamentare mentalmente per il dolore, per di più sotto la tortura di Cheryl aveva finito col perdere la cognizione del tempo e come se non bastasse non sapeva nemmeno per quanto fosse rimasto privo di sensi.

Abbassando l'iride sulla ragazza, distesa su di un fianco con la parte anteriore del corpo rivolta dall'altro lato, cercò di studiarne la condizione fisica dato che Bookman aveva del tutto sorvolato l'argomento. Per quanto però l'avesse squadrata con occhio critico, oltre alle bende che si intravedevano dalle zone strappate dell'uniforme non era riuscito a scorgere granché.

Solamente a frittata fatta si era reso conto che, poco prima con l'anziano, non era riuscito affatto a celare la propria preoccupazione nei confronti della compagna e in effetti aveva percepito appieno il fastidio del vecchio al riguardo.

Prendeva sempre in giro Kanda per il suo essere chiuso in se stesso ma in fondo lui per primo non doveva considerarsi poi così diverso dal samurai, nonostante il motivo per cui non potesse legarsi a nessuno fosse ben differente da quello del moro.

Per quanto avesse costantemente cercato di mostrarsi come una persona maliziosa, rilassata, amichevole, fredda e amara ma anche furba e ingenua, in realtà era molto riservato e quei tratti della propria personalità il più delle volte tendevano a essere una sorta di enigma che la propria formazione come Bookman lo aveva costretto a mettere in piedi: infatti tali insegnamenti dissuadevano fortemente, vietando addirittura, di avere qualsiasi tipo di attaccamento personale.

Quando era arrivato all'Ordine era stato quindi consapevole del fatto che un giorno avrebbe potuto vedere i propri compagni morire intorno a sé senza dover trapelare la minima reazione conseguente alla perdita, tuttavia col tempo aveva trovato sempre più difficile attenersi a ciò che la propria istruzione prevedeva.

Se ne era reso conto proprio durante lo scontro con Road realizzando che, mentre prima non nutriva alcuna fiducia nei confronti della razza umana, più trascorreva tempo insieme ai propri amici e più gli veniva difficile ricordare quante volte il vecchio gli avesse rammentato di non creare alcun legame.

Si era dunque chiesto chi fosse lui realmente, se in quanto Bookman potesse davvero ritenersi una persona totalmente diversa dagli esseri umani e quando era finalmente divenuto consapevole dei cambiamenti all'interno della propria persona aveva pian piano cominciato a dare autenticità alle proprie emozioni nonostante cercasse di non darlo troppo a vedere all'anziano.

“Lavi”

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Rientro ***


Capitolo 9

~ Rientro ~





 

Nell'arco di un paio d'ore Lavi si era recato ben due volte al Gate.

La prima per il rientro di Crowley avvenuto diversi minuti dopo la conversazione tra Komui e Renny. Due settimane prima era infatti stato mandato in missione nella squadra di Klaud, per farle da scudo dai nemici insieme a Chaoji, in modo che il Generale si potesse pienamente dedicare all'addestramento di Timothy; la seconda invece per il ritorno di Allen, Rin e Marie da una missione durata circa tre giorni.

“Ragazzi!” li chiamò preoccupato e al contempo contento di rivederli nel momento in cui fermò la corsa a due passi da loro e nello scrutarli velocemente si rese conto che le loro condizioni non erono delle migliori sebbene non così gravi, meglio conosciute come le solite ammaccature da battaglia.

“Sorellooona!” Timothy, andato ad accogliere i tre insieme al giovane Bookman, saltò entusiasta al collo di Karin rimanendoci aggrappato. Nonostante volesse bene a ciascuno dei suoi compagni si sentiva maggiormente affezionato alla castana, non solo perché tra loro era quella che gli dedicava più tempo oltre ad Emilia ma anche per le molte attenzioni che ella aveva nei suoi confronti.

“Sembri una scimmia!” commentò il rosso [NdA: con un'espressione da *MA NON TI VERGOGNI?*] nel notare che il bambino aveva inoltre circondato con le sue piccole gambe la vita della ragazza.

“Ciao, Tim!” lo salutò la castana con un largo sorriso reggendolo con un solo braccio “Ciao, Tsukikami” aggiunse poi, sebbene non fosse in grado di vederlo non ignorò affatto la sua presenza.

“Potrei svenire dalla fame” sbottò Allen che si reggeva in piedi grazie all'aiuto di Linalee, la mora infatti era arrivata nella Sala qualche istante prima di Lavi e Tim.

“Prima dobbiamo andare in infermeria!” fu il rimprovero allarmato della cinese.

“State bene?” chiese preoccupato il piccolo Esorcista posando gli occhi prima su Rin, poi su Allen e infine su Marie.

“Certo” gli rispose il tedesco ricorrendo al tono più rassicurante che poté, nonostante il suo ruolo da Apostolo di Dio restava comunque un bambino e non gli sembrava giusto che si logorasse di preoccupazione sin dalla sua giovane età.

“E il tuo addestramento?” gli domandò la castana nel tentativo di cambiare discorso, anche lei della stessa opinione del compagno.

In un istante gli occhi di Timothy divennero sempre più lucidi finché due lacrimoni non scesero lungo le guance “La Maestra è cattivissima” confessò mentre tra una parola e l'altra tirò su con il naso il muco che cominciò a colargli [NdA: come a voler dire *È STATO UN VERO INFERNO!*].

Alla vista di quella reazione, tipica del piccoletto, fu impossibile non suscitare una risata ai ragazzi.

“Sono sicura che lo fa per il tuo bene” Rin cercò di consolarlo.

“Tu dici?” l'inglese alzò un sopracciglio mentre con un'espressione eloquente dipinta in volto si grattò la tempia con l'uso dell'indice [a mò di *MAH, AVREI I MIEI DUBBI*], in effetti non aveva per nulla uno straccio di bei ricordi del suo addestramento con Cross.

La castana non ebbe il tempo di rispondere dato che Timothy s'intromise tutt'a un tratto, ma non prima d'aver fatto sparire in un batter d'occhio muco e lacrime da viso lasciando posto a un improvviso entusiasmo.

“Perché invece non diventi tu la mia Maestra?” le propose come se gli si fosse improvvisamente accesa una lampadina.

“Per favore, dimmi almeno le ferite più gravi che...”

La voce preoccupata di un registro vocale femminile parecchio familiare interrupe bruscamente l'allegra rimpatriata degli Esorcisti che si voltarono subito verso il Gate, dove trovarono conferma che gli unici due compagni assenti dall'Ordine avevano appena attraversato il varco.

“Ti ho detto che sto bene!” avanzando davanti a Miranda Kanda la zittì scocciato senza permetterle di finire la frase.

“Il solito Yu” commentò il rosso con un'alzata di spalle. L'avrebbe volentieri stuzzicato sulla sua divisa per lo più ridotta in brandelli se non fosse che la sua attenzione, insieme a quella degli altri compagni, venne catturata dal ragazzo che proseguiva al fianco della ventiseienne.

“Ti è tanto difficile ammettere le tue ferite?” s'intromise Sakai “Non te lo chiede mica per deriderti, sai?”

Profondamente irritato il samurai non si risparmiò dal rivolgere al biondo lo stesso trattamento che riservava a tutti, non esitò infatti a portare la mano sull'impugnatura della katana e voltarsi indietro nel mentre che la estrasse puntandogliela alla gola.

“Tu sta al tuo posto” lo minacciò con un'occhiataccia torva.

L'americano non si scompose affatto e lo fissò con annoiata indifferenza “Le tue minacce non mi spaventano” dichiarò sotto le facce sconvolte degli altri Esorcisti che cominciarono a sudare freddo per lui.

Kanda alzò un sopracciglio, irritato “Che faccia tosta!” pensò, fu evidente che quel ragazzo non si era ancora reso conto di chi si trovava davanti per sfidarlo così apertamente “Voglio che tu lo ripeta dopo che ti avrò tagliato in due”

“Mi sa che non abbia per nulla idea di cosa va incontro” Allen [NdA: con una goccia materializzata sulla testa] non era per nulla invidioso della situazione in cui si trovava il biondo.

“Miranda!” di tutta fretta Rin si piegò con le gambe, il tanto che bastò affinché Timothy potesse scendere in breve tempo a terra senza che si facesse male, e subito dopo si precipitò insieme a Marie verso la compagna che era caduta sulle ginocchia.

Inginocchiandosi accanto lei mentre al contempo il tedesco la prese tra le braccia notò che respirava a fatica, segno che era ormai allo stremo delle forze “Come ti senti?”

La ventiseienne si aggrappò alla stoffa dell'uniforme del ragazzo e appoggiò la testa sul suo petto “Non ce la faccio...” ammise con le lacrime agli occhi.

Sebbene avesse dimostrato diverse volte di poter mantenere attiva la sua Innocence per diverso tempo e per quanto potesse dunque sembrare poco per essere ridotta in quello stato soltanto per via delle ferite di Kanda, delle quali non si poteva di certo ignorarne la gravità, in realtà non era stato solo quell'ultimo scontro ad averla portata ai limiti della stanchezza.

Era appena tornata da una lunga missione insieme a Lavi e Linalee quando Komui l'aveva informata che sarebbe successivamente partita con Kanda e, benché il Supervisore avesse insistito affinché lei si prendesse un giorno di riposo, lei al contrario aveva già deciso di voler partire immediatamente.

Aveva sempre invidiato sia Linalee che Rin per la loro bravura e resistenza in battaglia ma anche per il rapporto che entrambe avevano con il samurai. Sin da quando aveva messo piede all'Ordine per la prima volta non era mai riuscita a farsi apprezzare dal giapponese, il contrario piuttosto, e per una volta che aveva finito col credere che avrebbe potuto farcela, che avrebbe potuto resistere e dimostrargli per una volta che non era una buona a nulla, aveva finito col fallire su tutta la linea.

“Kanda!” spazientita Karin alzò lo sguardo sul moro che intanto continuava a tenere la katana alla gola del biondo nonostante l'interruzione di Miranda al loro battibecco “Piantala di perdere tempo in minacce!” lo rimproverò nel tentativo di spronarlo a recarsi subito in infermeria, la profonda spossatezza della ventiseienne infatti aveva fatto chiaramente capire che le condizioni del giapponese dovevano essere piuttosto gravi e che dunque quello non era affatto il momento di indugiare oltre in stupidi sprechi di tempo.

“Non ti ci mettere anche...” cadutagli improvvisamente Mugen di mano il samurai non riuscì a terminare la frase a causa di un brusco shock fisico dovuto sia dal dolore lancinante, proveniente da ogni singola parte del corpo, che dalla gravità delle ferite accumulate che stavano lentamente riemergendo.

Scioccata nel vedere le lacerazioni apparire via via sul compagno la castana abbassò subito lo sguardo su Miranda, rimase perplessa nel vedere che aveva perso i sensi e che l'evocazione stava dunque annullandosi gradualmente.

Alla vista di tutto quel sangue e di tutti quei tagli uno più grave dell'altro lungo tutto il corpo del giapponese gli Esorcisti sbarrarono gli occhi sconvolti e Linalee si portò le mani alla bocca per costringersi a non urlare.

Il moro sentì man mano le forze venirgli sempre meno finché anche il semplice stare in equilibrio si rivelò un'impresa, la vista offuscata peggiorò le sue percezioni visive e per quanto continuasse a sforzarsi di tenere gli occhi aperti le palpebre si facevano ogni volta più pesanti.

Purtroppo consapevole che non avrebbe resistito a lungo fece un passo indietro nel tentativo di restare in piedi, e soprattutto cosciente, qualche attimo in più per ricorrere al potere rigenerativo prima che fosse troppo tardi.

“Kanda” Sakai lo afferrò prima che, privo di sensi, cadesse a terra.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦

 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 8 || Dubbio

 


 

"Lavi"

Sebbene fosse un richiamo sussurrato fu piuttosto sufficiente ad interrompere il flusso di pensieri dentro cui si era immerso il giovane Bookman.

“Rin, come ti senti?” Lavi non esitò a chiederle. Notò solo in quel momento che la ragazza era distesa supina e considerò che doveva essersi girata nello svegliarsi.

“Meglio direi” la castana si mise a sedere “Tu, piuttosto? Sei rimasto privo di sensi per undici giorni”

“Sto bene” le sorrise con fare rassicurante.

Non intendeva certo ammettere apertamente che percepiva ancora dolori piuttosto lancinanti anche se in confronto a quanto aveva subito non poteva certo negare che ora si sentiva decisamente meglio. Doveva però riconoscere d'essere rimasto piuttosto sconcertato nel sapere di essere rimasto privo di conoscenza così a lungo, non era successo nemmeno quando il primo Livello 4 aveva invaso l'Ordine.

Prese ad osservare i lineamenti del volto della compagna sperando che almeno l'espressione sul suo viso potesse rivelargli il suo stato interiore, quello che la ragazza celava persino a se stessa ma che a lui cominciava – ormai dopo due anni che la conosceva - ad essere come un libro aperto.

“Perdonami per averti ferito allo stomaco” afflitta Rin piantò le sue iridi in quella del rosso mentre gli indicò con l'indice destro una zona bendata vicino all'ombelico “ma ho dovuto farlo per rimuovere il parassita di quel Noah”

Confuso in un primo momento il diciannovenne rivolse l'occhio di giada verso il basso, poi scosse il capo con fare bonario “Non me la prendo mica per un taglio, specie se necessario per salvarmi la vita” le sorrise sperando di risultare minimamente credibile per riuscire a convincerla a non sentirsi troppo in colpa.

Era ben a conoscenza che il gruppo sanguigno della compagna fosse uguale al proprio e non si era affatto stupito che ella non avesse visto altra soluzione se non quella di introdurre una piccola dose del suo sangue nel proprio corpo per distruggere l'occhio di Feedra, del resto erano di quel tipo i casi in cui la pecca dell'essere un Esorcista di tipo equipaggiamento si faceva sentire ed era piuttosto riconoscente a Rin per la sua abilità.

Ciò nonostante c'era una questione, o meglio dire un dubbio, che gli ronzava nella testa già da un po' di tempo ma che non era mai riuscito a trovare il modo giusto per metterlo in tavola senza che la ragazza avesse potuto scambiarlo piuttosto per un interrogatorio.

In seguito a una spiegazione da parte di Karin, non molto dopo il loro primo incontro, era venuto a conoscenza che il cerchio alchemico impresso sulla palma destra le consentiva di attingere ai vasi sanguigni per rimaterializzare ciò che toccava - ovvero ricomporre l'elemento nella forma che desiderava – e, dopo l'evoluzione avvenuta durante la prima invasione dell'Ordine, materializzare nel limite delle sue possibilità ciò di cui necessitava trasformando il sangue dallo stato liquido a un solido decisamente resistente come quello del Tipo Cristallo.

Costretta agli inizi ad eseguire dei tagli per poter utilizzare la sua abilità, in quanto inesperta finiva con l'impiegare ogni volta troppo liquido vermiglio. Soltanto in seguito era riuscita a comprendere il vero motivo per cui il Generale Cross l'avesse fatta interessare all'alchimia sin da bambina e aveva sfruttato dunque la conoscenza alchemica acquisita a suo favore.

L'alchimia, a quei tempi, era conosciuta come una scienza esoterica il cui primo fine era quello di trasformare il piombo - ovvero ciò che era negativo - in oro - ovvero ciò che era positivo nell’uomo - per fargli riscoprire la sua vera natura interna.

Nel tentativo di studiare una soluzione, insieme al Supervisore, Bak e ai membri della Sezione Scientifica Rin aveva tuttavia elaborato diversamente la pratica per poterla adattare meglio alla sua arma anti-akuma: il risultato che ne era venuto fuori era stato, appunto, il cerchio che portava disegnato nella mano come un tatuaggio.

Per cercare di diminuire al massimo la possibilità che la castana di dissanguasse le erano stati inoltre impressi dei simboli specifici che le permettevano quindi di utilizzare il sangue necessario ogni volta nella giusta quantità.

Benché ciò le impediva di incorrere in eccessi Lavi non aveva affatto bisogno di sentirselo dire per capire che più Karin abusava della sua abilità e più andava incontro a dei rischi.

Certo non avrebbe mai voluto vedere Karin in condizioni critiche tuttavia la rigenerazione del sangue sottratto era un processo che richiedeva diverso tempo e la pausa tra una missione e l'altra raramente poteva essere lunga quanto si necessitava davvero, eppure la compagna non aveva mai mostrato segni che indicassero una mancanza importante di liquido vermiglio dovuta al costante utilizzo dell'Innocence.

“Siete svegli” Bookman annunciò la sua presenza ferma a pochi passi dai due.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Ipocrisia ***


Capitolo 10

~ Ipocrisia ~





 

In seguito alle cure necessarie prestate a Kanda con estrema urgenza la Capo Infermiera aveva deciso di trattenere sia il suddetto che la ventiseienne nell'area medica del Quartier Generale, almeno finché i due non si sarebbero ripresi sufficientemente da poter essere dimessi.

Quanto alle ferite degli altri Esorcisti le infermiere se ne erano occupate successivamente.

Era stato piuttosto inevitabile che Komui si fosse recato in infermeria e, se la decisione sull'impiego del suo stesso tempo spettasse minimamente a lui, avrebbe senz'altro scelto di restare in compagnia dei ragazzi finché non avrebbe finito con l'addormentarsi esausto e scomposto su una sedia o magari su uno di quei letti candidi dal perenne profumo di biancheria appena lavata.

Invece, come suo solito, la fastidiosa presenza di Bridget così irrimediabilmente precisa e rispettosa delle regole rovinava quella calma e piacevole atmosfera tipica di quando si passava un attimo di respiro lontano da qualsiasi preoccupazione e affanno in una piccola e ritagliata serenità insieme a coloro che si voleva più bene.

“Bene, ragazzi, vi lascio” si congedò il Supervisore.

Tuttavia non si allontanò subito, non prima d'aver chiuso gli occhi per un attimo e chinato leggermente il capo in avanti in segno di gratitudine “Ti ringrazio per averli riportati a Casa” si rivolse all'Esorcista dai capelli biondi, alzò poi lo sguardo e gli rivolse un caldo sorriso accogliente “Benvenuto, Sakai”

L'americano non rispose, bensì lo ringraziò con un cenno del capo.

 

 

POCO PIÙ TARDI

“Linalee” posandole una mano sulla spalla Allen ruppe il silenzio che era andato a crearsi da quando Komui aveva lasciato la stanza, del resto non se la sentiva di continuare a vedere la cinese fissare Kanda con quello sguardo così preoccupato che persino lui che le era seduto accanto alla sua destra poté sentirsi travolto da tale stato d'animo “Vedrai che si riprenderanno” la rassicurò.

“Allen ha ragione” si unì Rin in piedi accanto al fondo del letto, affianco a quello di Kanda, che i due compagni e Lavi avevano occupato abusivamente come fosse una panca in seguito alla loro visita al samurai, subito dopo essere andati a trovare Miranda nell'altra stanza “Torneranno in forma in men che non si dica”

Lavi, seduto alla sinistra della mora con le mani dietro la nuca tenendo i gomiti alti e una gamba piegata ad angolo con la caviglia appoggiata sul ginocchio dell'altra, d'accordo con l'inglese e la castana annuì con un sorriso sulle labbra “Non avrai nemmeno il tempo di avere nostalgia di loro”

“Tsk!”

Quell'esclamazione breve e contrariata tipica del giapponese attirò subito sul medesimo gli sguardi degli Esorcisti che, per quanto ansiosi di vederlo cosciente, considerarono il suo risveglio un po' troppo affrettato data la gravità delle ferite inferte.

Piuttosto taciturno e continuamente disinteressato per qualsiasi cosa lo circondasse parve ad ogni modo decisamente strano che ci tenesse a esprimere la sua opinione, benché sotto una forma così arrogante e scorbutica, come anche che mostrasse tale diniego sebbene fosse proprio di lui che si stava parlando.

Particolarmente stupiti nel rendersi tuttavia conto che Kanda fosse ancora privo di sensi e che quindi quell'interiezione non poteva assolutamente provenire dal moro, indirizzarono le iridi sull'unica persona lì presente che sin da quando era entrata nella stanza se ne stava in silenzio nel piccolo spazio di circa mezzo metro tra il letto del samurai e il muro.

Anzi, in realtà non aveva ancora rivolto la parola a nessuno di loro se non poco tempo prima per le presentazioni.

Appoggiato alla parete con le braccia conserte Sakai fissava Rin indignato.

Abbassando le braccia il viso di Lavi cambiò completamente espressione e il suo occhio di giada divenne freddo e inquisitore riducendosi leggermente a fessura “Qual è il problema?”

“Occorrerebbe essere più razionali”

Contrariamente a quanto il rosso si aspettava la risposta arrivò con tono garbato e contenuto che fu in pieno contrasto con la delicata punta di amarezza appena percettibile, nonostante ciò l'americano non distolse lo sguardo dalla castana.

“Tante grazie per la nota” sbottò il diciannovenne con un misto tra irritazione e profonda ironia.

“Non c'è di che” concluse l'altro con lo stesso tono prima di chiudere le palpebre.

Come gli altri compagni il giovane Bookman sapeva poco e nulla sul suo conto, il nome e il motivo del suo trasferimento erono l'unica cosa di cui Komui aveva ritenuto di informarli eppure ciò non gli aveva impedito di formulare un primo e vago giudizio sul biondo che venne immancabilmente raso al suolo da uno decisamente più concreto.

E sarebbe andata avanti così almeno finché non l'avrebbe conosciuto il minimo necessario, una routine ormai anche troppo ordinaria e monotona nel suo lavoro di Bookman.

L'affermazione che aveva suggerito uno scarso senso dell'ottimismo, o comunque una ben impolverata quanto arrugginita volontà di vedere le cose da una prospettiva possibilmente positiva, andò infatti ad aggiungersi alla lista che pian piano avrebbe dato forma in maniera chiara e sintetica al tipo di temperamento che accompagnava Sakai nella vita di tutti i giorni.

Il lato protettivo che aveva comunque dimostrato poc'anzi nei confronti di Miranda prendendo le sue difese contro Kanda non era poi così diverso da quello che Lavi stesso si impegnava a tenere ben nascosto al vecchio panda, dietro quel suo fare così gioviale e fin troppo tranquillo, e che aveva fatto scattare in lui un naturale istinto di difesa nei confronti dei suoi compagni benché pienamente consapevole che la castana fosse più che capace di difendersi da sé.

Di natura decisamente poco conflittuale Rin aveva sostenuto l'occhiataccia del nuovo arrivato senza battere ciglio, nonostante avesse profondamente apprezzato il gesto inaspettato del giovane Bookman.

Sapeva fin troppo bene che era la razionalità a oliare uno degli ingranaggi che permettevano al mondo in cui vivevano di andare avanti ma se c'era una cosa che accomunava coloro che facevano parte dell'Ordine, perlomeno la maggior parte, era proprio quel pizzico di ottimismo che permetteva di pensare e di vedere diversamente l'orribile e tetra realtà che erono costretti ad affrontare finché la stessa non sarebbe giunta a una fine.

Perché se avrebbero dovuto vivere soltanto basandosi sui fatti che man mano che si susseguivano col tempo la negatività avrebbe finito con l'insinuarsi avidamente nei cuori di ognuno facendo strage con assoluta noncuranza della speranza che ne dimorava dentro fino a deprimerne persino l'animo, trasformando infine ogni individuo in pedine prive di qualunque moralità.

Ma non tutti la pensavano come lei e chi altri fosse della sua stessa opinione, la castana ne era perfettamente d'accordo e non aveva affatto l'intenzione di mancare di rispetto al biondo né tanto meno alle ragioni che l'avevano spinto a obiettare con tale fermezza.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦

 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 9 || Il valore dell'amicizia

 


 

“Siete svegli” Bookman annunciò la sua presenza ferma a pochi passi dai due.

Lavi quasi sussultò. Lo stato di sovrappensiero dentro cui si era assorto era tale da non aver notato subito la figura dell'anziano avvicinarsi, al contrario di Rin che invece dava le spalle all'entrata della caverna.

“Bookman” lo chiamò la castana in segno di saluto voltando il capo a sinistra verso il suo interlocutore.

“Ti senti meglio, Rin?” le domandò il vecchio con lo stesso tono di un nonno che si rivolge alla nipote mentre prendeva posto per terra proprio dove era stato prima di allontanarsi, piuttosto intento a recuperare una ciotolina in legno nella quale avrebbe cominciato a lavorare le erbe che aveva appena raccolto.

“Sì, ti ringrazio” la ragazza si mise a sedere meglio incrociando le gambe seppure il giovane Bookman non mancò di notare che ella strizzò leggermente l'occhio destro, come a voler trattenere un qualunque gemito di dolore, per poi rilassare immediatamente i lineamenti del viso.

“Attenderò che Lavi si riprenda, dopo di ché vi accompagnerò all'Ordine” continuò Karin catturando su di sé lo sguardo alquanto stupito sia del rosso che dell'anziano il quale interruppe improvvisamente ciò che stava facendo.

“Accompagnarci?” ripeté il diciannovenne piuttosto confuso “Aspetta!” tutt'a un tratto ebbe però un brutto presentimento “Non intenderai mica portare a termine la missione da sola?! È assolutamente fuori discussione” dichiarò categorico.

La castana scosse il capo in segno di diniego “So che abbiamo una missione da portare a termine, ma francamente non è ciò che mi preoccupa in questo momento” spiegò alternando le iridi sulle figure dei due sui quali volti regnava un'espressione interrogativa.

“Non che abbia potuto capire molto dai discorsi dei Noah" continuò "Ma ciò che è risultato chiaro è che il Quartier Generale è stato nuovamente invaso, il che mi fa dedurre che la presenza di ciascun Esorcista sia ben più utile laggiù che qui. Inoltre Allen è scappato per via del Quattordicesimo e conoscendo quel dannato di un Lvellie avrà sicuramente ordinato la sua cattura e non certo con delle buone intenzioni”

Karin incrociò successivamente le braccia e chiuse gli occhi, mentre si lasciò andare ad un sospiro esasperato, per poi riaprirli e dichiarare “Io non intendo affatto tornare all'Ordine per finire con l'essere costretta ad eseguire quest'ordine”

Seguirono diversi istanti di assoluto silenzio.

“Che cosa intendi fare, allora?” le chiese il giovane Bookman con fare serio.

“Andare a cercare Allen. Ho un'idea di dove potrebbe essere andato, almeno credo” asserì la castana guardandolo dritto nell'iride di giada con uno sguardo che sprizzava più determinazione di quanta avesse potuto averne.

Lavi sapeva bene quanto l'amicizia tra lei e l'inglese fosse profonda e che nulla avrebbe potuto dissuaderla dal partire alla sua ricerca, d'altra parte Rin conosceva Allen sin da quando Cross prese il sedicenne con sé e non c'era da stupirsi che ella si fosse fatta un'idea della sua meta.

Inoltre quando un anno prima aveva avuto tra le mani il rapporto sulla riunione tenuta tra i Supervisori delle diverse Sedi dell'Ordine e Lvellie, in seguito al rientro del Generale Cross dalla missione sulla ricerca dell'Uovo del Conte, non aveva affatto gradito nel leggere fra le righe l'intenzione del Sovrintendente di condannare Allen per eresia.

Era quindi pienamente d'accordo con la compagna sulla sua preoccupazione di cosa quella serpe inviata dalla Centrale ne avrebbe fatto dell'inglese una volta riportato a Casa, lui per primo aveva cominciato a nutrire già da tempo dei sospetti sulle sue apparenti intenzioni e sicuramente non era l'unico all'interno dell'Ordine.

Per quanto il proprio dovere fosse quello di documentare gli andamenti di quella guerra e al di là del fatto che Allen fosse diventato un soggetto piuttosto importante nel corso e per la fine di quella lunga battaglia, anche lui era amico dell'Esorcista dai capelli grigi e a modo proprio gli era molto affezionato sebbene non gliel'avesse mai dato a vedere apertamente.

Se sarebbe tornato al Quartier Generale per poi essere costretto a obbedire di cercarlo per conto di Lvellie, si sarebbe quanto minimo sentito un perfetto traditore nei confronti di Allen.

Che cosa avrebbe dimostrato, di buono, a quell'amico che non aveva esitato a rischiare se stesso per poterlo salvare quando Road aveva attaccato la propria mente con la sua abilità, a quell'amico che non l'aveva mai lasciato indietro ed era sempre stato disposto a dargli una mano, a quell'amico che pian piano aveva reso più colorate e allegre le proprie giornate?

No, non si sarebbe tirato indietro per seguire impassibile il corso della storia. Non questa volta.

“Vengo con te” dichiarò il rosso con lo stesso sguardo determinato della compagna in contrasto con quello decisamente sconcertato dell'anziano “Vengo con te a cercare Allen, Karin”

La castana accennò un sorriso che andò a sostituire lo stupore sul suo volto dato dalle parole del compagno “Ti ringrazio, Lavi”

“Vecchio” il diciannovenne si rivolse a Bookman fissandolo con fermezza dritto nei suoi occhi scuri.

L'anziano, da parte sua, fece altrettanto con l'allievo “È deciso, dunque. In fondo, in entrambi i casi saremmo dovuti partire alla sua ricerca” pronunciò mentre indugiava ancora per un istante sulle iridi del giovane prima di tornare a dedicarsi alle erbe.

Lavi rimase piuttosto sorpreso che Bookman avesse assecondato la propria decisione. Del resto, come egli aveva appena detto, non avevano comunque altra scelta.

Ciò nonostante il rosso aveva la sensazione che il vecchio fosse a conoscenza di cosa tramavano alcuni Elementi dell'Ordine ed il fatto che tempo prima gli avesse ordinato di non fare domande al riguardo, finché egli non gliene avrebbe parlato di sua iniziativa, lo innervosiva non poco.

A tale proposito si domandò quali fossero le reali intenzioni di Bookman nell'unirsi a quella ricerca ribelle, se intendesse ostacolare tali individui oppure se dietro non ci fosse qualcos'altro.

In ogni caso Lavi dubitava fortemente che fosse per l'unico scopo di aiutare Allen e decise che, per il momento, sarebbe stato meglio non commentare affatto e accettare la sua decisione così com'era.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Ostilità ***


Capitolo 11

~ Ostilità ~





 

Con un lieve tocco delle dita su una delle mani di Timothy, che se ne era stato tranquillo e in silenzio per tutto il tempo accanto a lei, Rin invitò il bambino a sciogliere la presa delle sue braccia che le cingevano affettuosamente la vita quasi come se non volesse lasciarla andare.

Seppur riluttante esattamente come quando al mattino arrivava l'ora di alzarsi e lui non ne voleva per nulla sapere di metter giù i piedi dal letto il piccolo Esorcista allentò pian piano il nodo che gli permetteva di tenerla a sé e la guardò con fare interrogativo, curioso di capire il motivo di quel distacco involontario.

La castana avanzò fino a raggiungere il Sakai e si fermò alla sua destra data l'impossibilità di stargli di fronte a causa della mancanza di spazio, gli rivolse un largo sorriso mentre il ragazzo aprì gli occhi nell'aver percepito la sua presenza.

“Non ci siamo ancora presentati” proferì l'altra tendendogli la mano “Io sono Karin”

Il biondo riconobbe che in effetti era l'unica di cui non aver ancora avuto modo fare conoscenza poiché, nel momento in cui gli altri l'avevano circondato nell'intento di rompere il ghiaccio, era stata in compagnia delle infermiere.

In risposta però non pronunciò alcuna sillaba e l'unica cosa che si limitò a fare fu quella di puntare le iridi sull'organo prensile lì sospeso, guardandolo come se fosse uno strano oggetto proveniente da chissà dove, e spostarle poi sul viso dell'Esorcista.

“I tuoi capelli sono davvero di un bel biondo” commentò la ragazza dato il mutismo dell'americano, probabilmente una presentazione accompagnata da una stretta di mano non era sufficiente per rompere il silenzio e decise di fare un ulteriore tentativo con dell'umorismo “Non sarai mica venuto dal Sole?”

“Ma dai, Rin!” sbottò Allen dopo essere scoppiato brevemente a ridere insieme agli altri tre “Ti pare possibile?”

“Beh, potrebbe” fece lei nel contempo che si voltò verso l'inglese impersonando senza troppe difficoltà un fare totalmente ingenuo come quello di un bambino, benché non volesse offendere anima viva in realtà lo faceva apposta e ben volentieri specie nei momenti in cui desiderava regalare ai suoi compagni un attimo di assoluta spensieratezza “No?”

Lavi sollevò per aria il dito indice annuendo due volte [NdA: a mò di *SI' CERTO, COME NO*] “Allora io provengo da Marte!” insinuò.

La castana non tardò a unirsi alla risata scaturita dalla battuta del rosso, tuttavia l'ilarità le morì di colpo quando volgendo lo sguardo sull'americano si rese conto che non c'era minimamente l'ombra di un sorriso sul suo volto e che era rimasto invece a fissarla nella più totale indifferenza.

“Perdonaci” dispiaciuta, Linalee prese parola ancor prima che potesse farlo la compagna.

Dopo lunghi anni passati insieme a Kanda era ormai abbastanza semplice per lei riconoscere anche i più piccoli segni di un carattere asociale, pensò quindi che per il momento sarebbe stato meglio non sporgersi oltre e dare piuttosto al nuovo arrivato il tempo necessario ad abituarsi al nuovo ambiente “Non volevamo offenderti, cercavamo solo di farti sentire a tuo agio”

Abbozzare un sorriso sincero o lasciarsi contagiare dalle innumerevoli e piacevoli sensazioni di una risata non erano per Sakai una cosa sconosciuta o di cui non fosse in grado di parteciparvi, né tanto meno la nuova Casa lo faceva sentire del tutto fuori luogo nonostante avesse nostalgia della precedente.

Quella ragazza con la quale avrebbe avuto a che fare da allora in avanti gli era sembrata pronta a gettarsi in aiuto dei suoi compagni senza nemmeno pensarci due volte, eppure c'era un aspetto della sua personalità che lo aveva fatto retrocedere dal stringerle ben volentieri la mano per segnare l'inizio di un'amicizia che lui sinceramente non se la sentiva nemmeno di cominciare.

La leggerezza nel pronunciare parole capaci di illudere tanto quanto ingannare senza la minima traccia di scrupolo chi stava accanto, unita a quelle curve delle labbra che davano vita a sorrisi così perfetti da celare alla perfezione la forma di falsità più pura rendendo coloro che li indossavano più gentili e disponibili agli occhi di tutti, gli ricordavano ciò che l'aveva da sempre circondato nella vita dell'alta nobiltà che conduceva prima di diventare un Apostolo di Dio e che disprezzava fino al midollo a tal punto da fargli perdere la voglia di sorridere indipendentemente dal fatto che fosse circondato da atmosfere allegre o meno: l'ipocrisia.

Tuttavia, nonostante avesse abbandonato quell'ambiente di sua totale e spontanea iniziativa, era purtroppo consapevole che tale insincerità ormai di casa a quel mondo si celava persino nelle più improbabili delle persone.

Sakai indirizzò le sue gemme viola sulla cinese e scosse la testa in segno di diniego “Non mi ritengo per nulla offeso” confessò con tono pacato “Tuttavia” aggiunse mentre staccò la schiena dal muro rivolgendo un'occhiataccia torva quanto estremamente acida alla castana “Io non stringo la mano di un'ipocrita che si rende ridicola” dichiarò con una tale fredezza mista a non poca indignazione nel momento in cui la sorpassò per dirigersi verso l'uscita.

Rimasta lì ferma ad osservare un punto astratto davanti a lei con un espressione indecifrabile sul volto, sicura che i compagni avrebbero ribattutto alle parole del biondo rischiando così di trasformare la discussione in una litigata Rin li zittì con un leggero cenno della mano ancor prima che potessero aprire bocca.

“Ti auguro una buona notte” auspicò atona la castana senza illudersi troppo, non arrivò infatti la benché minima risposta da parte del biondo se non il rumore della porta che egli stesso richiuse.

Ho l'impressione che questo tipo sia addirittura peggio di Yuu” considerò Lavi fissando il legno, l'occhio di giada venne successivamente distolto dalla figura della compagna che si avvicinava a loro con un'espressione neutra sul viso come se nulla fosse successo.

“Vi ringrazio per aver preso le mie difese” disse, benché fu nello stesso momento che Allen fece per dire qualcosa “ma non volevo che finiste col litigare a causa mia”

“Non puoi farti trattare così!” sbottò il giovane Bookman incrociando le braccia.

“Hai ragione, ma non voglio guadagnarmi la sua antipatia” la castana sorrise leggermente “Quindi non cambierò il mio modo di fare solo per forzarlo ad accettarmi”

Linalee annuì con impeto “Sono sicura che col tempo anche lui si sentirà parte della nostra famiglia”

“Sai, Rin, mi stupisci ogni volta” Allen mostrò un sorriso ben più largo a dimostranza della stima che nutriva nei suoi confronti, mentre il rosso al contrario era rimasto in silenzio piuttosto contrariato alla gentilezza della compagna nei confronti di chi non se lo meritava.

“Sorellona” li interruppe Timothy tirando più volte la manica dell'uniforme di Karin stropicciandosi l'occhio assonnato “Mi accompagni alla mia stanza?”

“Certo” la ragazza s'inginocchiò e facendo successivamente leva sulle gambe si rialzò con il bambino tra le braccia “Caspita, ora che me ne rendo conto pesi un po' di più dell'altra volta. Sei cresciuto!” considerò sorridendo compiaciuta.

“Eeeeh?” esclamò incredulo il piccolo Esorcista “Come posso essere cresciuto in due settimane?!?”

“Notte, ragazzi” Rin rivolse loro un ultimo sorriso.

“Notteee” anche Tim si unì al saluto agitando la mano.

“Buona notte” augurarono Allen, Linalee e Lavi ai due per poi seguire la compagna con lo sguardo fino a che non si fu chiusa la porta alle spalle.

“Sapete, a volte mi sembra più adulta di quanto sembri” commentò l'inglese pochi attimi dopo.

“È sempre stata così" affermò la mora "Sin dal suo arrivo all'Ordine”

“È vero” annuì l'inglese che sebbene la conoscesse da ben più tempo il suo modo di fare era rimasto identico, tuttavia non poté fare a meno di osservare come pian piano la cinese cercò di trattenere una risata finché non riuscì più a contenersi scoppiando infine a ridere di gusto.

“L-Linalee” Allen e Lavi si guardarono a vicenda confusi, chiedendosi se non si fossero persi qualcosa.

“Scusate” la ragazza si asciugò le lacrime agli occhi nonostante altre le sostituirono subito dopo “Era da molto tempo che non avevo più pensato al nostro primo incontro”

“Sembra essere stato divertente” il sedicenne si dimostrò piuttosto incuriosito.

È davvero incorreggibile” commentò Lavi con un sorriso sulle labbra, quella non era infatti la prima volta che Rin avesse reso memorabile il primo approccio con i suoi compagni.

“Mio fratello non bevve più caffè per una settimana intera” rivelò Linalee sfamando una piccola parte della curiosità dell'inglese prima di immergere nel racconto i due Esorcisti.
 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦

 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Ricordo di Linalee || Il profondo e avvolgente calore di un sorriso

 


 

UN ANNO PRIMA DELL'ARRIVO DI ALLEN ALL'ORDINE

Nonostante alle sue spalle si udivano rumori e voci indistinte provenienti dal piano inferiore i passi di Linalee riecheggiavano lungo il corridoio che attraversava con un vassoio tra le mani a un'ora incerta del mattino, la luce solare penetrata dalle finestre alla sua sinistra e diffusa dal pavimento illuminava il passaggio rendendolo meno scuro e sinistro del solito.

Si fermò sulla soglia della porta in fondo, sistemò il vassoio in modo che stesse in equilibrio su una mano e con l'altra bussò.

“Avanti” rispose una voce maschile dall'interno.

Un sorriso si dipinse sulle labbra della mora, non attese oltre per abbassare la maniglia ed esercitare la pressione necessaria per aprire la porta “Ti ho portato il caffè, Fratello” dichiarò entrando.

Seduto alla scrivania Komui si lasciò andare a una sonora esclamazione che contenne tutta la sua contentezza nel gesto quotidiano della sorella “Ne avevo proprio bisogno!”

Il disordine che da tempo alloggiava nella stanza non fu affatto un problema per l'Esorcista, ormai sapeva bene dove mettere i piedi senza rischiare di calpestare qualche documento ritenuto momentaneamente meno importante di altri o, peggio, di inciampare.

Avanzò dunque con sicurezza fino a raggiungere il Supervisore dove posò accuratamente il vassoio nello spazio del tavolo che meglio poté ospitare la presenza del portavivande.

“Bisogno?!” ripeté scettico il Caposezione Reever in piedi dall'altro lato dello scrittoio “Ha bevuto l'ultimo due ore fa!”

“Caposezione” lo riprese Komui con fare scherzoso “Lo sa che non si dicono le bugie?”

L'espressione interdetta sul volto dell'altro diventò successivamente esasperata “Lei è davvero irrecuperabile” commentò nel mentre che osservava il moro zuccherare la sua bevanda.

“Ne ho preparato anche per lei” annunciò Linalee porgendo la tazza all'uomo della scientifica, ormai le veniva naturale metterne una in più sul vassoio data la continua presenza di qualcuno nell'ufficio del fratello.

“Oh, Linalee” Reever rimase toccato dal costante riguardo della cinese verso i membri dell'Ordine “Non dovevi” la ringraziò ricambiando il largo sorriso che ella gli rivolse.

Komui adorava il caffè, il sapore che gli esplodeva prima sul palato e poi lungo la gola era una goduria unica che non perse altro tempo per dedicarsi alla bevanda scura di cui non riusciva affatto a fare a meno.

Notò tuttavia immediatamente, nel momento in cui bevve il primo sorso che c'era qualcosa di assolutamente sbagliato e sputò subito [NdA: comicamente, a mò di getto d'acqua] il liquido ancora caldo addosso al Caposezione che nel frattempo si stava accingendo ad avvicinare la sua tazza alle labbra “Che schifooo!” sbottò subito dopo non riuscendo a trattenere una reazione di profondo disgusto prossimo alla nausea.

“Questo dovrei dirlo io!” protestò Reever [NdA: con una vena che gli pulsava violentemente sulla tempia destra] non appena si riprese un minimo dal gesto decisamente poco educato del suo superiore “Ma dico, si è per caso bevuto il cervello?!”

“Non era buono, Fratello?” chiese subito Linalee confusa e visibilmente preoccupata.

Dubbioso Komui indicò la zuccheriera con il dito indice “Sei sicura che questo sia zucchero???”

“Certo” la mora non avava dubbi, era del tutto sicura che fosse dolce la polvere bianca che aveva versato nel piccolo contenitore dell'argenteria e non ebbe alcun timore nel dargliene prova: prese un cucchiaino, ne raccolse una piccola quantità sulla punta e lo mise in bocca senza indugio.

Del tutto convinta che la dolcezza avrebbe inondato le sue papille gustative un'espressione nauseata prese però forma sul suo viso quando realizzò che a pervaderle fu al contrario un sapore decisamente salato.

“Perdonatemi” si scusò con un sorriso dispiaciuto “Ne preparo subito dell'altro”

“Non riuscirei comunque a berlo” rifiutò il Supervisore [NdA: con dei lacrimoni che scendevano giù] profondamente amareggiato che curvando la schiena in avanti appoggiò il lato sinistro del viso sulla scrivania, fregandosene dell'inchiostro che si trasferì dalla carta sulla sua pelle.

Il trauma causato dall'accaduto alimentò la disperazione e la frustrazione per non essere riuscito a gustarsi beatamente la bevanda calda e scura che tanto amava, che tutt'a un tratto si mise dritto sulla sedia come se fosse stato travolto da un'illuminazione “Sono sicuro che dietro ci sia qualcuno della scientifica!” dichiarò piuttosto convinto della sua congettura.

Puntò poi il dito indice verso la sorella che nel frattempo si stava avviando verso l'uscita portando con sé il vassoio con le tazze sopra “Linalee, la prossima volta assicurati che non ci sia nessuno!” la raccomandò agitando il dito in segno di affettuoso [NdA: quanto comico] rimprovero.

“Guardi che i miei uomini hanno ben altro da fare che architettare simili scherzetti!” ribatté Reever incrociando le braccia a mò di broncio.

“Lo farò, Fratello” lo rassicurò Linalee [NdA: con una goccia materializzata sulla testa] “Eppure” pensò “Non c'era nessuno mentre ho preparato il caffè”

Non riuscì affatto a spiegarsi come era stato possibile che si fosse sbagliata senza nemmeno accorgersene, oltre a Jerry era soltanto lei ad usare la dispensa con così tanta affluenza che ormai sapeva bene dove mettere le mani persino a occhi chiusi.

Mentre con un gesto automatico si richiuse la porta alle spalle una risata alquanto divertita interruppe il flusso dei suoi pensieri attirando inevitabilmente la sua attenzione. Si focalizzò subito sui sensi uditivi per intercettarne la provenienza e ne rimase piuttosto sorpresa quando, infine, si rese conto che non distava più di un braccio da lei.

Accovacciata sul pavimento con le ginocchia contro il petto e la schiena appoggiata al muro una ragazza sui diciassette rideva a crepapelle, tanto da avere le lacrime agli occhi e tenere gli avambracci premuti sullo stomaco.

I capelli color castano chiaro mediamente lunghi erano raccolti in una coda bassa che le cadeva su una spalla, la frangia le accarezzava delicatamente le sopracciglia che insieme a delle ciocche più lunghe ai lati le attorniava il viso dalla pelle chiara. Era un'Esorcista a giudicare dall'uniforme, tuttavia Linalee non l'aveva mai vista prima.

“E dire che i barattoli erano talmente identici che è stato sufficiente invertirli di posto e scambiare le etichette!” dichiarò la ragazza tra una risata e l'altra.

“Ma allora sei stata tu!” eclamò la mora con tono accusatorio puntando un dito contro la castana che, accorgendosi solo allora della sua presenza, si immobilizzò di colpo mentre le rivolse lo smeraldo dei suoi occhi.

Rimasero a fissarsi per diversi secondi come se nessuna delle due sapesse che cosa fare, poi entrambe scoppiarono a ridere divertite come se avessero ripensato simultaneamete alla reazione di Komui non appena aveva bevuto il caffè.

La castana cominciò ad avvertire un leggero formicolio lungo gli arti inferiori del corpo e decise che fosse meglio tirarsi su in piedi prima che si sarebbero intorpiditi del tutto.

“Io sono Linalee, piacere” tendendole la mano libera e con le labbra curvate in un largo sorriso la mora colse subito l'occasione per presentarsi.

“Io sono Karin” l'altra ricambiò il sorriso stringendo l'organo prensile della cinese “Molto piacere”

“Sei arrivata da poco?” le domandò incuriosita l'Esorcista dai capelli lunghi e scuri.

“Questa mattina” asserì la castana portandosi una ciocca dietro l'orecchio mentre osservava la compagna cominciare ad incamminarsi.

Notando con la coda dell'occhio che la Rin al contrario non si era mossa, Linalee si fermò dopo appena qualche passo e si volse indietro “Vieni” la invitò rivolgendole un sorriso “Ti faccio fare un giro del Quartier Generale”

La nuova arrivata rimase in un primo momento stupita dalla proposta della mora “Sì” la raggiunse subito dopo con la contentezza negli occhi.

In tutti quegli anni passati all'Ordine con ogni singola cellula del suo corpo che fremeva dal desiderio di fuggire in un luogo lontano, tranquillo e pacifico Linalee non aveva mai incontrato una persona che condividesse il suo stesso destino lasciarsi andare a un'ilarità tale da architettare scherzetti nella più totale spensieratezza.

Non sapeva ancora se Karin si fosse lasciata alle spalle dolorose sofferenze prima di diventare un'Esorcista, ma di una cosa era certa da quell'incontro: anche la castana era della sua stessa idea.

Quella lunga guerra non doveva essere affrontata con la sola compagnia del senso del dovere, perché mentre si percorreva la strada che guidava alla vittoria sarebbe stata allo stesso tempo un incosciente calvario verso la perdita di travolgere coloro che si consideravano più cari del calore profondo e avvolgente di un sorriso.

 
 
♦ I Frammenti riprenderanno nel prossimo capitolo ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** L'affetto di un'allieva ***


Capitolo 12

~ L'affetto di un'allieva ~




 

Si era fatto piuttosto tardi quando la Capo Infermiera, andata a controllare le condizioni dei feriti, mandò Allen, Lavi e Linalee nelle loro stanze.

I tre si erano infatti attardati ben più del dovuto che passando il tempo a dialogare e prendersi in giro a vicenda, proprio come un raduno tra amici dopo le lunghe e noiose lezioni, avevano totalmente messo da parte l'inevitabile scorrere delle lancette.

Era passato davvero molto dall'ultima volta che c'era stata una chiacchierata così allegra e tranquilla tra loro, del resto sin dall'attacco dei Noah alla Sede Nord Americana il susseguirsi di eventi uno peggio dell'altro aveva in un certo senso impedito a molti nell'Ordine di lasciarsi andare a momenti come quello.

Il ritorno degli Esorcisti aveva risollevato le speranze demoralizzate della Dark Religious e le cose sembravano finalmente andare per il meglio dopo quel lungo periodo di ansia, inquietudine e ombra.

La leggera curvatura all'insù delle labbra accompagnò Lavi lungo il tragitto tra i corridoi dell'edificio. Si era abbastanza divertito a stuzzicare Allen quasi come succedeva ai vecchi tempi nonostante avesse avuto spesso la strana sensazione che Kanda avrebbe potuto svegliarsi da un momento all'altro e minacciare la loro incolumità per la sovrabbondanza di battute che gli impedivano di riposare beatamente.

Il motivo per cui constatò che le sue gambe l'avevano portato di fronte alla porta della stanza di Karin piuttosto che alla propria fu il rendersi conto che nonostante la spensieratezza delle ultime ore non aveva per nulla smesso di ripensare, seppure inconsciamente, alla discussione avvenuta tra la castana e il nuovo arrivato.

Non era affatto Sakai a turbarlo bensì la ferita che il biondo le aveva inferto senza pensarci due volte, una ferita così incavata che le era penetrata fin nel profondo. Ormai la conosceva bene e il significato che si nascondeva dietro le sue movenze o espressioni del viso, specialmente di quelle che celavano il suo reale stato d'animo, non era più un annodato e irrisolvibile enigma per lui.

Bussò.

Passarono diversi attimi dopo i quali bussò nuovamente.

Ripeté il gesto ancora una volta.

Dato il solo silenzio ottenuto in risposta il rosso non tardò a prendere in considerazione l'ipotesi che il locale fosse vuoto, la castana aveva il sonno leggero ed era dunque impossibile che non avesse per nulla sentito i colpi alla porta. Che fosse rimasta a dormire da Timothy? Non era una teoria da scartare, del resto non sarebbe stata la prima volta e la cosa non lo stupì più di tanto.

Emise un sospiro deluso misto a inquietudine nel mentre che si decise a staccare l'iride fissa sul legno e permise infine agli arti inferiori del corpo di condurlo verso la sua stanza.

Ebbene sì, ormai arcistufo di condividerla con Bookman sin dal trasferimento alla nuova Sede disponeva finalmente di una camera tutta per lui sebbene per ottenerla – oltre alle innumerevoli richieste e solleciti a Komui - era stato purtroppo costretto ad accettare l'unica condizione da parte dell'anziano: ovvero che si trovasse accanto alla sua.

Perlomeno era riuscito a conquistare uno spazio tutto suo. Lo considerava più che sufficiente e, considerato che la prima cosa su cui il suo occhio si posava ogni mattina quando apriva la porta era proprio la sua faccia piena di rughe e con un contorno occhi talmente marcato da ricordargli inevitabilmente un panda, era una sopportazione che si era imposto di accettare senza discutere.

Ad ogni modo la disposizione dei locali nella nuova Sede era decisamente cambiata rispetto a quella vecchia, per non parlare delle diverse e vaste ramificazioni site a ogni piano. Un qualsiasi estraneo o anche un collaboratore dell'Ordine appartenente a un settore totalmente differente si sarebbe semplicemente perso e forse soltanto dopo qualche ora sarebbe riuscito a uscirne da quel labirinto rompicapo.

Per lui invece che aveva memorizzato l'intera planimetria dell'edificio grazie alle sue abilità di Bookman era estremamente facile muoversi fra le mura con così tanta dimestichezza che gli sembrava piuttosto di seguire delle molliche di pane lasciate lungo il percorso.

Scese gli ultimi scalini che gli permisero di accedere alla grande Sala Comune al primo piano dove tenendosi sulla sinistra, e lasciandosi quindi la vasta stanza sulla destra, avrebbe preso sullo stesso lato le scale che l'avrebbero condotto verso altri piani superiori e quindi alla sua meta.

D'un tratto però, a metà della ringhiera tra una una scala e l'altra, si fermò.

Con la coda dell'occhio aveva riconosciuto i tratti di una figura fin troppo familiare per permettergli di ignorarla e procedere con indifferenza.

Si avvicinò con passo felpato come se non volesse fare alcun rumore e attese qualche istante prima di pronunciare il suo nome. Nonostante la stanza fosse illuminata da diverse lampade da parete, oltre quelle lungo il corridoio a destra e a manca che divideva le scale dal salone, fu perfettamente in grado di scorgere l'espressione mesta che dominava il viso di Karin mentre fissava la foto di gruppo appesa sul muro sinistro della Sala [NdA: cliccate qui per l'immagine a cui mi sono ispirata].

Con le braccia conserte, le mani a reggere i gomiti e appoggiata alla parte posteriore di una delle poltrone che unita alle altre formava una L al centro della stanza, e che insieme a un tappeto rettangolare e un tavolino che offriva dei cestini pieni di caramelle e cioccolatini invogliava ancora di più chiunque passasse di lì a concedersi un meritato momento di relax, le sue iridi smeraldine osservavano astratte un uomo dai lunghi capelli rossi che nemmeno a ricattarlo avrebbe accettato di farsi immortalare senza l'immancabile sigaretta fra le dita.

Non era la prima volta che Lavi sorprendeva Rin perdersi nei pensieri mentre fissava il volto del Generale Cross, diverso tempo addietro aveva pensato ad una semplice nostalgia ma man mano gli veniva sempre più difficile credere che dietro non ci sia qualcosa di ben più profondo.

Quando si parlava del suo Maestro Allen ricorreva sempre e senza alcuno scrupolo agli aggettivi più dispregiativi che conoscesse tuttavia la castana al contrario non aveva mai dato voce a nulla di offensivo nei confronti dell'uomo, eppure entrambi erano stati addestrati dallo stesso.

Benché consapevole che a volte la sua inveterata curiosità finiva col trasformarsi in un'invadenza senza freni l'inglese rispondeva comunque con gentilezza alle proprie domande, sebbene talvolta si intrufolavano troppo in profondità.

Tempo prima era dunque venuto a conoscenza dal sedicenne che Cross non aveva affatto trattato i due allievi diversamente l'uno dall'altra, come aveva smentito categorico la propria ipotesi che la compagna guardasse il suo tutore con occhi diversi aggiungendo un commento satirico tipo “Mi domando chi fra te e il Maestro sia più pervertito” per aver formulato un pensiero di tale genere.

La ragione del legame che Rin nutriva per il Generale continuava quindi ad restare un mistero per tutti, un legame così forte da non diminuire se non crescere nonostante la sua tragica scomparsa.

Ricordava perfettamente il duro shock che l'aveva travolta quella mattina. Quando la brutta notizia si era diffusa per tutto l'Ordine e lui era corso immediatamente per accertarsene l'aveva trovata lì, in ginocchio nella stanza del suo Maestro e del tutto noncurante dei cocci di vetro che le si erano conficcati nella pelle mentre stringendosi stretta nelle spalle uno sguardo vuoto regnava implacabile sul suo volto.

Sebbene sia per lui che per il resto del Quartier Generale i mesi successivi non avevano significato motivo di sofferenza emotiva dovuta alla perdita, non si poteva dire lo stesso di Karin e Allen. Per quanto entrambi cercassero di farsi forza e di dissimulare alla buona il dolore emotivo, lo shock dell'accaduto era penetrato fin nei meandri più profondi del loro essere che era passato diverso tempo prima che fossero riusciti a riprendersi nonostante il continuo sostegno da parte delle persone a loro vicine.

“Rin” il tono che il rosso usò per destarla non era più forte di un mormorio eppure sufficiente a farla sobbalzare.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 10 || Inaspettato rincontro

 

 

Kanda camminava ignorando totalmente i volti delle persone presenti lungo la strada lastricata che si ritrovò a percorrere in una cittadina francese della quale ricordava vagamente il nome, non aveva poi così molta importanza del resto in quanto era solamente di passaggio e sarebbe stata la prima se non l'ultima volta che ci sarebbe stato.

Erano passati tre mesi da quando Allen l'aveva aiutato a fuggire con Alma e da allora aveva volutamente interrotto qualsiasi contatto con l'Ordine. Non che sprizzasse allegria da tutti i pori mentre era proprio lì che stava andando, avrebbe di gran lunga preferito dirigersi altrove, tuttavia c'era una sola ragione per cui aveva deciso di ritornare sui propri passi e per la quale si era promesso che nulla gli avrebbe impedito di portarla a termine.

Un qualcosa che improvvisamente gli urtò un piede fece spostare i propri pensieri su una palla ferma a terra proprio vicino a sé e fu proprio nel domandarsi come diamine fosse finita lì che il piccolo proprietario in compagnia dei suoi amichetti attirò la propria attenzione nel chiedergli gentilmente a gran voce di lanciargliela.

Non era ancora del tutto sicuro ma, nel gesto, credé di scorgere tra la gente al di là del piccolo gruppo di ragazzini due persone dal volto piuttosto familiare, sperò che non si trattattasse di un brutto scherzo giocato dalla propria mente e notando in effetti l'espressione piuttosto perplessa della figura femminile mentre egli si avvicinava ebbe la conferma che erano proprio Linalee e Marie.

“Cretino...” fu il saluto del tedesco in un misto tra sollievo e inquietudine "Perchè sei tornato?"

Un'improvvisa esplosione a qualche miglia di distanza oltre i confini della cittadina tuttavia impedì bruscamente al samurai di dare ai due una qualsiasi e breve spiegazione. Temendo che si trattasse di un attacco degli Akuma fu inevitabile rimandare mutamente all'unisono le chiacchiere a più tardi.

Ai tre bastò scambiarsi uno sguardo d'intesa un istante prima di annuire impercettibilmente l'uno all'altro, s'inginocchiarono il tanto che bastò per caricare la spinta e scattarono in alto raggiungendo il punto più alto dell'edificio più vicino per poi dirigersi immediatamente verso la direzione cui l'esplosione era stata provocata balzando da un tetto all'altro.

Oltrepassata l'ultima abitazione e superata la boscaglia che fungeva da recinzione alla cittadina gli Esorcisti arrestarono la corsa laddove la situazione sembrò essere più critica a causa di un fitto polverone che gli impediva di proseguire oltre.

“Marie!” nonostante Linalee mantenesse lo sguardo dritto sul terreno davanti a sé allarmata si portò subito una mano sulla parte inferiore del volto, per inalare il meno possibile il veleno che la carcassa in pezzi di un Livello 3 emanava sotto forma di gas, e incitò il compagno sulla sinistra a fare altrettando prendendogli gentilmente l'arto guidandolo verso il viso del proprietario.

“Nessuno dei nostri, oltre noi due, dovrebbe trovarsi qui” puntualizzò Marie a indicare che chiunque stesse affrontando le Bambole del Conte non era certo stato mandato dall'Ordine.

Sebbene il polverone alzatosi a causa delle esplosioni di un numero imprecisato di Akuma impedì a Kanda e Linalee di avere una nitida visuale, nel tentativo di capire cosa stesse succedendo i due ridussero gli occhi a fessure focalizzando la vista sul terreno laddove la nebbia non si era posata riuscendo infine a distinguere attorno e più in là del cadavere del Livello 3 enormi molteplici e profondi buchi che sembrarono appartenere a un'arma parecchio familiare.

“Lavi...?!” esclamò Linalee piuttosto incredula stringendo il pugno della mano libera sul petto mentre Marie si concentrò subito sulle cuffie nel tentativo di accertarsi che si trattasse davvero del giovane Bookman.

“Heaven Compass!” pronunciò una voce anziana e maschile proveniente da dentro la coltre proprio nel momento in cui il proprietario ne fuoriuscì di spalle atterrando nei pressi della carcassa dell'Akuma, con gli aghi ancora fra le dita mantenne uno stato di totale allerta nonostante l'esplosione della Bambola del Conte contro la quale si stava battendo - rimasta al contrario nella nube di polvere - fosse avvenuta subito dopo averla colpita.

“Questo battito...!” Marie riconobbe subito il possessore di quella frequenza cardiaca.

“Bookman!” piuttosto felice nel rivederlo la cinese non aspettò a corrergli incontro mentre l'anziano, da parte sua, non mancò di assumere un'espressione alquanto sorpresa nel vedere i tre Esorcisti.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Confidenze ***


Capitolo 13

~ Confidenze ~




 

“Rin” il tono che il rosso usò per destarla non era più forte di un mormorio eppure sufficiente a farla sobbalzare.

Volgendo il capo alla sua sinistra la castana incrociò gli smeraldi con quello del giovane Bookman che con un sorriso di circostanza e le mani incrociate dietro la nuca sostava in piedi sul lato opposto della poltrona su cui era appoggiata “L-Lavi” balbettò sorpresa “Che cosa ci fai qui?”

“Tu, piuttosto?” il diciannovenne rigirò la domanda mentre si buttò a sedere sul morbido “Sei da poco tornata da una missione”

“Se è per questo non sono l'unica a dover riposare” sentenziò l'altra “Dovrai partire tra poche ore, o mi sbaglio?”

Allungando il busto per consentire alla mano sinistra di prendere un biscotto a forma di stella dal cestino sul tavolino il rosso evitò di replicare, anche se muta la risposta fu comunque chiara che non ci fu alcun bisogno di pronunciare quella breve e banale affermazione.

Portò il dolcetto alla bocca nel contempo che ritraendosi appoggiò le spalle allo schienale, ne staccò un pezzetto e prese a masticarlo lentamente. Ricorrere a un metodo alquanto indiretto nel tentativo di farle ammettere cosa fosse a turbarla si era dichiarato un totale fallimento, che porle al contrario una domanda mirata non sarebbe stata un'alternativa al traguardo se non a farla chiudere di più a riccio.

Da buon osservatore qual era non aveva affatto bisogno di sentire i suoi compagni dar voce a ciò che lui aveva già notato o compreso eppure era proprio nei momenti in cui gli rivelavano pezzi della loro vita, in cui condividevano gioia e dolore che sentiva il legame rafforzarsi. Lo aiutava a sentirsi apprezzato e benvoluto, era ciò che impediva al suo cuore di tornare freddo e distaccato come lo era prima di arrivare all'Ordine e di incontrare persone che l'avevano circondato del profondo calore dell'amicizia.

Ingoiò l'impasto ormai ridotto in poltiglia e fissò il biscotto nel frattempo che decise quale fra le quattro punte restanti avrebbe raggiunto quella che già dimorava nel suo stomaco.

Sebbene il motivo per cui la castana fosse giù di morale non gli era dunque estraneo non voleva comunque tirarsi indietro dal fare un ulteriore tentativo nonostante fosse consapevole della sconfitta sin dalla partenza: non considerava infatti inutili o perdite di tempo le diverse, molte volte che aveva cercato di farla parlare proprio perché l'avevano aiutato a rendersi conto che non era lui il problema ma un muro immateriale che le impediva di confidarsi apertamente e con naturalezza.

Ciò nonostante non gli importava affatto di quante altre volte avrebbe cercato di andarle incontro, era sicuro che un giorno sarebbe finalmente riuscito a far crollare una a una tutte quelle mattonelle invisibili.

“Nessuno di noi ha mai pensato che tu sia un'ipocrita” dichiarò prima di affondare i denti sulla punta del dolcetto opposta a alla precedente “Sakai è appena arrivato, non dovresti darci troppo peso”

Rin incollò le iridi al pavimento. Sfrontata, impulsiva, priva di timidezza e di peli sulla lingua quando si trattava di dover raccontare qualcosa di sé faceva sempre qualche passo indietro, preferiva cambiare discorso piuttosto che fare un piccolo sforzo almeno con quelle persone che insieme a lei condividevano felicità e sofferenza.

Nonostante il profondo legame con Allen era con Kanda che riusciva ad aprirsi un po' di più su argomenti che scendevano sul personale, forse era proprio il suo modo di essere a darle la sensazione che il samurai avrebbe custodito per sé ciò di cui lei lo rendeva partecipe.

Ciò non significava affatto che considerasse il resto dei suoi compagni come persone capaci di pettegolezzi, semplicemente ammirava la moderata riservatezza e imparzialità che soltanto il giapponese aveva sempre mostrato di possedere.

Con Lavi le veniva invece meno facile prendere in cosiderazione l'idea di confidarsi, il suo fare costantemente allegro e scherzoso non le dava mai l'impressione che prendesse le cose sul serio. Eppure non poteva negare la gentilezza con cui la trattava, la sua presenza accanto quando meno se l'aspettava, quando si sentiva abbattuta o persino quando nemmeno la voleva che tagliarlo fuori da ciò che faceva di lei la persona che era diventata non cambiava molto dal non avere fiducia nei suoi confronti, fiducia che lui al contrario le aveva sempre dimostrato di avere.

“In passato mi sono macchiata di una colpa indelebile” confessò con un filo di voce e un tono sofferto “È solo grazie al Maestro se ho cambiato il modo di vedere le cose, la vita, chi mi circonda”

Malgrado le spalle e lo sguardo basso udì chiaramente il rosso smettere di masticare, lo stupore di tale ammissione doveva averlo infatti esortato a cessare qualsiasi rumore gli impedisse di focalizzare i sensi uditivi su di lei.

“Mi sono promessa di non lasciare mai nessuno indietro, che avessi fatto qualsiasi cosa pur di essere minimamente utile” continuò la castana “Mi rendo conto che il più delle volte combino casini nonostante abbia solamente delle buone intenzioni, non mi offendo se mi si viene data della ridicola perché sono disposta a rendermi tale pur di suscitare almeno una risata e mi dispiace se molte volte la mia impulsività provochi irritazione”

Si interruppe subito dopo, come se pronunciare le parole successive le richiese tali energie da costringerla a fare una pausa prima di procedere “Non mi ferisce l'essere considerata quanto c'è di più male in questo mondo, ma essere ritenuta un'ipocrita manda in frantumi tutti i miei sforzi fino a questo momento”

Piuttosto colpito dall'inaspettata e spontanea confessione della ragazza Lavi rimase in silenzio. Fino ad allora, tuttavia, non si era per nulla soffermato a cercare di capire da dove derivasse il suo umorismo, il sorriso che l'accompagnava tutti i giorni, la disponibilità per chiunque ne avesse bisogno né aveva mai pensato di chiederglielo.

Aveva paura della risposta, di scoprire che in realtà dietro non ci sarebbe stato altro se non un motivo futile e comune come la speranza di un mondo migliore, perché per lui che aveva passato l'esistenza a registrare il susseguirsi di determinati avvenimenti la speranza era solo un modo per illudersi su scenari che non si sarebbero mai realizzati, distoglieva la percezione della realtà e ritardava la consapevolezza di una fine che sarebbe stata per lo più inevitabile.

Nonostante nella guerra contro il Conte si sentisse ben più coinvolto che nelle precedenti, sapeva comunque restare al suo posto e tenere strettamente per sé le considerazioni che sotto certi aspetti avrebbero portato a controversie non indifferenti con i suoi compagni.

Tale ammissione però gli aveva fatto capire che in passato Rin aveva nutrito un pessimo apprezzamento su ciò che la circondava e che Cross aveva avuto senza dubbio un ruolo decisamente importante nella sua vita da Esorcista.

Fu ciò che colse dal significato nascosto delle sue parole e sebbene per via di fatti, rivelazioni e osservazioni l'opinione che si era fatto sul Generale non era particolarmente positiva, il sapere che avesse spinto la castana ad avere una ragione piuttosto radicata per andare avanti fu sufficiente a fargli rendere conto che non fosse soltanto capace di sfruttare e manipolare le persone come invece aveva sempre fatto credere.

Lanciò in bocca ciò che rimase del biscotto e si sbrigò a disfarsene, quasi come se all'improvviso si fosse ricordato di un impegno al quale era drasticamente in ritardo. Mosse poi il braccio destro e lo adagiò sulla spalliera della poltrona che afferrò saldamente e usò come leva per saltare indietro sul lato opposto.

Rispose con un sorriso allo sguardo interrogativo con cui lo scrutò la castana “Sono sicuro che l'espressione sul viso di Sakai una volta che si sarà reso conto d'averti fraintesa non avrà eguali”

Le parole di conforto del rosso spinsero Rin a immaginare un'espressione scettica sul volto del biondo, per una qualche strana ragione la trovò talmente buffa che portandosi una mano davanti alla bocca si lasciò sfuggire una risata appena accennata che scacciò inconsciamente la tristezza sul suo volto.

Contento d'essere riuscito a farla sorridere il giovane Bookman allargò le labbra a sua volta “E poi non credo che possa esistere qualcuno che ti consideri quanto c'è di più male a questo mondo” commentò disinvolto.

Il modo con cui poco prima si era riferita a se stessa l'aveva infatti lasciato non poco perplesso che non ebbe potuto fare a meno di pensare che molto probabilmente era stato frutto dell'angoscia della ragazza, non si illuse che Rin l'avrebbe degnato di un'altra confidenza ma la sua reazione avrebbe sicuramente sciolto il dubbio che ben presto avrebbe preso a tormentarlo.

Per un breve istante un alone scuro sembrò sovrapporsi alle iridi color smeraldo della castana, le parole del rosso suscitarono in lei un orribile ricordo che scacciò immediatamente negli angoli più remoti della sua mente prima che diventasse troppo vivido “Esiste” si limitò a dire, poi si staccò dalla poltrona.

Vide sul volto di Lavi l'entusiasmo per essere riuscito a confortarla spegnersi gradualmente per sostituirsi via via a un senso di colpa, conoscendolo si era sicuramente pentito d'averle dato modo di rattristarsi con quella sua ultima uscita.

Fece un passo in avanti, avvicinandosi a lui, e si affrettò a parlare prima che il rimorso lo divorasse ingiustamente. Lui non c'entrava nulla con ciò che le successe in passato e non trovò affatto giusto che si sentisse responsabile di sofferenze che non gli appartenevano “Ti ringrazio per avermi risollevato il morale” gli sorrise “Davvero, Lavi”

Confuso in un primo momento, la sincerità da parte della ragazza fu tale da restituirgli la contentezza che l'aveva invaso diversi attimi prima “Non devi ringraziarmi” disse subito dopo aver curvato le labbra allo stesso modo.

“Voi due!” con le mani ai fianchi e un tono sentenzioso il Caposezione Reever fece sobbalzare i due Esorcisti che prima d'allora non si erano affatto accorti della sua presenza “Che cosa ci fate ancora in piedi?!”

Benché il motivo del suo passaggio dalla Sala Comune fosse legato alla sua mansione, dato che i laboratori non erano disposti vicini l'uno all'altro e nemmeno sullo stesso piano, la permanenza ingiustificata a quell'ora tarda della notte di Rin e Lavi non gli era passata affatto inosservata.

Il rosso si voltò verso l'uomo della scientifica rivelando un'espressione nervosa e colpevole sul volto, tipica di chi è appena stato colto sul fatto “Noi stavamo solo...” tentò di giustificarsi mentre portò una mano dietro la testa.

“Stavamo giusto per andare nelle nostre stanze” Rin completò la frase dell'altro, nonostante mostrò la sua stessa reazione, sperando di riuscire a rinforzare quella spiegazione del tutto improvvisata.

Reever inarcò un sopracciglio, sapeva benissimo che i due lo stavano prendendo in giro e certo non li avrebbe costretti a sputare il rospo “Filate” ordinò mentre con un cenno del capo indicò le scale alle sue spalle.

Rimase lì finché il rosso e la castana, augurandogli una buona notte, non gli passarono accanto e non li vide salire gli scalini. Era giusto che chiunque lì dentro passasse il tempo in compagnia, tuttavia era dell'opinione che attardarsi troppo in luoghi comuni fosse abbastanza fuori luogo indipendentemente da qualunque potesse essere la ragione.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 11 || Confusione

 

 

Kanda trovò decisamente strano che i due compagni non sembrarono essere affatto al corrente che degli stessi membri dell'Ordine fossero nelle vicinanze, sentì una forte puzza di bruciato al riguardo perché in qualunque cosa fossero invischiati i due Bookman poté solamente significare che nessun altro ne fosse a conoscenza.

La cosa lo infastidì non poco, ciò che si muoveva nell'ombra lui non lo sopportava proprio.

Non riuscendo dunque a starsene lì fermo un secondo di più il samurai non esitò oltre per portare prontamente la mano sull'impugnatura dell'arma appesa alla cintura, che una volta estratta si rivelò essere una normalissima katana raccattata durante il viaggio in quanto era del tutto fuori discussione che avrebbe accettato di rimanere disarmato nel frattempo che si fosse riappropriato di Mugen.

Assolutamente noncurante dei richiami contrariati dei due compagni si diresse senza alcun indugio nel polverone lasciando che pian piano lo avvolgesse facendo perdere così agli Esorcisti ogni traccia visiva di sé.

Addentratosi ormai abbastanza in profondità, muovendosi con cautela e concentrandosi su ogni minimo spostamento d'aria attorno a sé, Kanda continuò comunque a procedere guidato dai suoni metallici in lontananza dati dal tocco poco delicato tra le armi.

Fu piuttosto sicuro d'aver sentito nelle vicinanze la voce del giovane Bookman invocare il Sigillo del Fuoco e focalizzò l'udito nel tentativo di capirne la posizione esatta ma si fermò improvvisamente quando la figura di un Livello 2, in fuga verso la propria direzione, si rese chiaramente nitida.

Si portò subito in posizione d'attacco preparandosi ad abbatterlo, tuttavia i propri sensi al contrario gli suggerirono clamorosamente di spostarsi nel momento in cui realizzò che la Bambola in realtà era inseguita da un enorme serpente infuocato.

Seppur colto sull'ultimo il samurai ebbe la prontezza di compiere un balzo piuttosto alto evitando così di essere investito dal vortice di fuoco a dispetto dell'Akuma che, avendo rallentato bruscamente nel vedersi spuntare davanti un ulteriore avversario, non ebbe decisamente scampo.

“E anche questo è sistemato!” esclamò Lavi pienamente soddisfatto appoggiandosi il manico del martello, rimpicciolitosi subito dopo l'attacco, sulla spalla.

Grazie al vortice infuocato che aveva spazzato via gran parte del polverone Kanda scorse subito la figura dell'Esorcista “Stupido coniglio!” piuttosto irritato non si risparmiò a rimproverarlo mentre atterrò con innata eleganza a pochi metri dal compagno.

“Yuuu!”

Per quanto a volte non gli dipiacesse assistere alla pietrificazione di Lavi per effetto delle proprie parole, provando in fondo una sottospecie di soddisfazione nascosta nell'essere temuto a tal punto, non permise comunque al rosso di avvicinarsi troppo a sé puntandogli prontamente la katana alla gola per mantenere le giuste distanze quando gli corse incontro preso dall'euforia nel rivedere la propria persona.

Alquanto preoccupato per la sua incolumità e cominciando a sudare freddo il diciannovenne rimase improvvisamente immobile nell'evitare movimenti bruschi che il samurai avrebbe potuto facilmente malinterpretare “Cre-de-vo di esse-rti man-ca-to” sillabò mentre fissava con l'occhio di giada la lama che gli sfiorava il collo.

“Tsk!” esprimendo totale diniego il moro allontanò con un solo e rapido gesto l'arma dalla pelle del compagno che non sentendosi più minacciato sospirò subito di sollievo “Piuttosto” rivolgendogli il freddo delle proprie iridi unito al fare borioso tipico del proprio carattere si affrettò a costringerlo ad occuparsi di cose serie prima che potesse uscire qualche altra stupidaggine dalla sua bocca “Che cosa state combinando?”

“Siamo stati attacca-” per quanto buono il tentativo di sintetizzare Lavi fu bruscamente interrotto dalla presenza di un Livello 2 piombato con violenza sul terreno proprio lì vicino, costringendo i due ad indietreggiare di qualche balzo un attimo prima che esplodesse per via dei danni subiti.

“Rin, tutto bene?” chiese il rosso a voce alta, parandosi momentaneamente il viso con il braccio libero, dato che la compagna non rientrava ancora nel suo campo visivo.

“Sì!” lo liquidò la castana balzando giù dall'alto alle spalle del suo interlocutore “Ce n'è ancora qualcuno” lo avvertì impugnando meglio con entrambe le mani la spada scarlatta, posò successivamente gli smeraldi sulla persona poco distante dal diciannovenne che catturò involontariamente la sua attenzione.

“Kanda?” apparì piuttosto perplessa quando infine ne identificò il proprietario.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Un drastico malinteso ***


Capitolo 14

~ Un drastico malinteso ~




 

IL MATTINO DOPO

Terminato di consumare la colazione assieme ai suoi compagni Linalee si stava dirigendo di tutta fretta verso la sua stanza per riassettare velocemente la valigia, la partenza per la missione sarebbe avvenuta di lì a poco e sebbene non potesse permettersi di perdere altro tempo qualcosa la costrinse a fermarsi prima di svoltare l'angolo.

Non era riuscita a distinguere chiaramente le parole pronunciate, tuttavia il tono irritato di una voce a lei familiare proveniente dall'altro lato le aveva suggerito che fosse meglio non interrompere la discussione che forse sarebbe dovuta avvenire altrove oppure, molto probabilmente, era stata ingaggiata proprio lì approfittando del fatto che ormai a quell'ora del mattino non c'era quasi più nessuno in quell'area dell'edificio.

“Siamo qui per registrare gli andamenti della guerra, non per carpire informazioni sugli Esorcisti”

Informazioni... sugli Esorcisti?” ripeté la cinese fra sé perplessa.

Era il registo vocale di Bookman, non ci fu alcun dubbio. Era uno degli uomini mandati dalla Centrale a porgli una così subdola richiesta? O forse Bridget? Persino lo stesso Lvellie non era da estromettere.

Per quanto la tentazione di scoprire l'identità del suo interlocutore la stesse pian piano divorando rimase immobile e in silenzio, benché una cospirazione interna non fu affatto da escludere non poté certo permettersi di essere scoperta e rischiare di peggiorare la situazione.

“Mi spieghi che cosa ci facevi con il fascicolo di Karin Hope in mano?!” continuò l'anziano parendo ancora più irritato.

No, quello non era affatto il rifiuto categorico di svolgere un lavoro sporco, e comunque il vecchio avrebbe avuto le sue buone maniere nonostante la riluttanza. Quello era invece il classico modo con cui rimproverava il suo allievo, e a cui aveva assistito diverse volte, sfruttando ogni volta il pretesto che ciò facesse parte del suo addestramento come Bookman.

La mora si rifiutò di credere con tutta se stessa che la seconda persona lì presente potesse essere proprio Lavi, che il diciannovenne non si fidasse ancora dei suoi compagni da raccogliere informazioni alle loro spalle come se tutto ciò che ci fosse stato tra loro sino ad allora non aveva mai significato nulla per lui.

“Ieri Rin ha accennato a una colpa indelebile di cui si macchiò” spiegò il rosso con tono sottomesso “Ho pensato che potesse aver influito sull'andamento della guerra”

La cinese sbarrò gli occhi scioccata al suono della sua voce e alle parole che essa aveva pronunciato, profondamente incredula.

“Di questo non ti devi preoccupare, Lavi” dichiarò Bookman perentorio “Se uno degli Esorcisti fosse coinvolto nell'andamento della guerra ne sarei senza dubbio al corrente. Ringrazia che sia stato io a sorprendere la tua intrusione nell'archivio ed esigo che tu non faccia mai più una cosa del genere”

“Sì”

 

 

POCO PIU' TARDI

Lavi era rimasto alquanto attonito quando giunto al Gate aveva scorto la figura di Sakai accanto al varco “Che cosa ci fai tu qui?” gli domandò.

Stando a quel che sapeva la sua era l'unica squadra a partire quella mattina, ciò nonostante non dubitava per nulla delle capacità di Komui sul pianificare una missione all'ultimo minuto. Ne era ormai diventato un esperto.

“Non dovrebbe essere così difficile da capire” sbottò il biondo con tono pacato.

Lasciando che un'espressione interdetta si dipingesse sul suo volto il giovane Bookman inarcò quasi impercettibilmente un sopracciglio “Tu guarda che tipo!”

“Perdonate l'attesa” si annunciò Linalee raggiungendo i due con un sorriso forzato.

“Andiamo” fece Sakai cominciando a incamminarsi.

“Come sarebbe a dire?” perplesso il rosso puntò il dito indice verso l'Esorcista “Anche lui viene con noi?” chiese nel contempo che volse il capo verso la cinese come se cercasse il suo assenso, ella tuttavia non rispose limitandosi ad annuire.

“Così ha deciso il Supervisore” lo liquidò l'americano che si era fermato apposta attirando nuovamente su di sé l'attenzione del giovane Bookman “Ora possiamo andare o c'è dell'altro?” gli domandò con una flemma che aveva dell'irritabile.

“Manca il vecchio” il diciannovenne lo fece apposta a ricorrere a un atteggiamento superbo soltanto per vedere la smorfia spazientita sul viso del biondo “Arriverà a momenti”

“Lavi” tirando il compagno per il braccio qualche metro più in là Linalee decise di approfittare dell'attesa e, soprattutto, della momentanea assenza di Bookman.

Una parte di lei si rifiutava ostinatamente di credere a ciò che il rosso fosse stato capace di fare, era sicura che avesse una spiegazione ben più recondita per essersi spinto a frugare in archivio e, nonostante si fosse promessa di impegnarsi a fare finta di nulla finché non avrebbe avuto l'occasione di parlargli a quattrocchi, l'impazienza di togliersi il peso dal petto e sentirsi in pace con se stessa finì con l'agire per suo conto.

“L-Linalee” piuttosto confuso l'Esorcista osservò lo sguardo serio della mora “Stai bene?” ignorava il motivo per cui l'avesse allontanato dal biondo e si chiese se non fosse proprio la sua presenza a metterla a disagio.

La cinese fissava il pavimento mentre lasciò la presa sul braccio dell'altro “Non volendo ho ascoltato la tua conversazione con Bookman nel corridoio” esordì senza troppi giri di parole, alzò poi il capo per incrociare lo sguardo sconvolto del compagno.

“Mi rendo conto che Rin lasci davvero poco spazio alle confidenze" continuò "e non la biasimo per questo, sono assolutamente consapevole che ognuno affronti il suo passato nel modo che ritiene meno doloroso” si interruppe brevemente prima di continuare “Non avrei mai pensato usassi le sue confidenze per scavare nel suo passato scritto su un fascicolo collegandolo persino alla guerra”

Il diciannovenne si morse il labbro inferiore, osservò gli occhi della mora divenire sempre più lucidi “Linalee, io...”

Come avrebbe potuto spiegarle che era stato tutto un malinteso? Come avrebbe potuto farle capire che la spiegazione data all'anziano era solamente ciò che il medesimo avrebbe voluto sentirsi dire? Anche ammesso che ci sarebbe riuscito la cinese avrebbe finito col sentirsi nuovamente ferita, avrebbe senz'altro creduto che oltre a non essere mai stato sincero fino in fondo con il vecchio non lo era stato nemmeno con i suoi compagni.

“Dovresti annunciare la tua presenza invece di origliare”

La voce seccata di Sakai interruppe bruscamente la discussione delicata dei due attirando la loro attenzione sul suddetto e successivamente sulla persona, alle spalle di Linalee, che il biondo fissava con risentito fastidio.

Dapprima convinto che l'individuo al quale l'americano si fosse rivolto era sicuramente Bookman Lavi sbarrò l'occhio atterrito quando si rese conto che invece si trattava della castana “Rin” mormorò, cercò invano di decelerare il ritmo del cuore che batteva all'impazzata nonostante l'espressione sul volto della ragazza che cercava di mascherare lo sgomento di quanto doveva aver udito.

“E dire che ti avevo fatto cenno di non dire nulla” rivolgendosi a Sakai la castana incrociò le braccia e mise su un piccolo broncio amichevole sebbene in tutta risposta il biondo volse il capo dall'altra parte, spostò poi gli smeraldi sui due compagni “Avrei voluto coglierli di sorpresa”

In effetti la tentazione di far loro uno scherzetto prima della partenza era stata piuttosto grande che nel vederli così silenziosi e in disparte non era riuscita a resistere all'idea di avvicinarsi di soppiatto e gridare un buu non indifferente tanto da farli saltare per lo spavento, tuttavia la parte finale del discorso di Linalee era stata più che sufficiente a guastarle del tutto la voglia di portare a termine lo scherzo.

“Sempre in vena di fare scherzi, eh?” portandosi una mano dietro la testa [NdA: con una goccia materializzata sulla testa] Lavi cercò di sdrammatizzare.

“Ero venuta a salutarvi” sorrise la castana unendo un'alzata di spalle.

L'americano sbuffò contrariato “Te lo potevi risparmiare” sbottò incamminandosi poi verso il Gate subito dopo aver scorto l'arrivo dell'anziano.

“Grazie, Karin” Linalee si sforzò di piegare le labbra in un sorriso prima di raggiungere Bookman e Sakai.

“Rin...” il tempo che il rosso ebbe a disposizione non era superiore a una manciata di secondi che non lo aiutò a sentirsi meno impacciato su cosa sarebbe stato meglio dirle prima di separarsi, non era così che avrebbe voluto che la compagna venisse a conoscenza di ciò che aveva fatto. Anzi, non avrebbe mai voluto che lo sapesse.

“Lavi!” il vecchio Bookman lo sollecitò a muoversi.

“In bocca al lupo per la missione” gli augurò la ragazza costringedosi a curvare le labbra.

Quel sorriso, che la castana gli rivolse per la prima volta nella sua più totale freddezza, fece sentire Lavi a pezzi.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 12 || Orgoglio

 

 

Celando con uno sguardo indifferente e indecifrabile la propria confusione nel rendersi conto che con i due Bookman c'era anche quella stupida mocciosa impulsiva il samurai considerò purtroppo che in battaglia non era certo né il momento né il luogo adatto per ricevere delle spiegazioni minimamente logiche, non se ne faceva proprio nulla delle sintesi che evidenziavano i fatti principali e tralasciavano il resto mai soppesato con la giusta importanza.

Mise momentaneamente le domande da parte e tornò a focalizzarsi sulla situazione “Chi non muore si rivede” si limitò a dire attribuendo la reazione della ragazza allo stesso motivo che ebbe la cinese in precedenza.

“Specie se si fanno dei miglioramenti” Karin gli sorrise leggermente “Il tuo viso” spiegò “è più rilassato di come me lo ricordavo. Sai, era tipo maschera di bellezza all'argilla, decisamente impenetrabile”

Stupida mocciosa!” imprecò fra sé distogliendo lo sguardo dalla compagna [NdA: a mò di *FACCIO FINTA DI NON SENTIRE*] considerando scocciato quanto non perdesse mai l'occasione per fare dell'umorismo.

Riconobbe tuttavia che probabilmente Rin aveva ragione in fondo: nonostante Alma facesse ancora parte di sé e l'odio nei confronti dell'Ordine non si era per nulla fatto meno, ora che per diverse ragioni aveva deciso di lasciarsi quella parte del proprio passato alle spalle il peso che si portava dentro lo sentiva poco più leggero.

Sebbene più di una volta l'avesse giudicata stupida ammise a proprio malgrado che doveva averla sottovalutata in qualche modo, non era la prima volta che fosse stata in grado di scorgere in lui delle piccole differenze come quella il che lo lasciava abbastanza scettico.

Servendosi della maschera che aveva costruito apposta pezzo dopo pezzo era diventato ormai un maestro nel celare in modo perfetto qualsiasi cosa provasse e si domandò se potesse comunque continuare a sentirsi tranquillo nella considerazione che si era fatto della castana fino ad allora.

Seppure avesse abbassato la guardia per qualche istante Kanda non si lasciò comunque cogliere di sorpresa da un Livello 3 che si avvicinò da destra approfittando che fosse assorto, intercettò per tempo la sua indegna presenza e contenenne il pugno dell'avversario parandosi prontamente con la katana messa in orizzontale.

“Davvero credevi che questa spadina riuscisse a scalfirmi?” lo derise l'Akuma quando si rese finalmente conto che in quell'arma non c'era alcuna traccia di Innocence.

“Taci” lo minacciò acido, oppose resistenza il meglio che poté concentrando tutte le energie nei muscoli delle braccia mentre tenne i piedi saldamente incollati al terreno. Non aveva la benché minima intenzione di permettere che il nemico lo sopraffacesse nonostante fosse consapevole che purtroppo la katana non potesse fare più di tanto contro quella maledetta Bambola.

Da parte sua il Livello 3 certo non si lasciò mettere i piedi in testa dal giapponese “Come osi?!” adirato per l'offesa subita afferrò la lama con l'altra mano stringendola con tutta la forza che aveva fino a spezzarla e approfittò subito che la difesa dell'avversario fosse scoperta per scagliare l'Esorcista poco lontano con una ginocchiata in pieno stomaco non poco indifferente.

Il moro scacciò immediatamente come una palla presa violentemente a calci il dolore che il cervello gli impartì e mentre si rialzava su un ginocchio guardò con astio l'Akuma che camminava verso di lui mostrandogli il più rivoltante ghigno che avesse mai visto.

Per quanto gli diede il voltastomaco ammetterlo purtroppo la Bambola aveva ragione: non poteva sperare di poterla sconfiggere con un'arma comune, era proprio quello in fondo il motivo per cui gli Esorcisti esistevano, tuttavia disponeva comunque del potenziale fisico. Sarebbe stato del tutto fuori discussione che si fosse fatto da parte o peggio che si sarebbe fatto difendere dai suoi compagni, ne andava al di là del suo orgoglio e della sua dignità.

“Kanda!” fu la castana a chiamarlo a voce alta, nonostante come Lavi fosse impegnata a fronteggiare diversi Livello 3 e 2, che approfittando di un momento di distrazione dell'Akuma a lei più vicino piantò la spada nel terreno per avvicinare la mano sinistra alla palma destra e afferrò l'impugnatura dell'arma che fuoriuscì via via dal cerchio alchemico.

“Prendi!” lo avvertì un istante prima di lanciarla come fosse un frisbee subito dopo averla totalmente estratta.

Il giapponese seguì con gli occhi il percorso dell'oggetto lungo e sottile che roteava verso di sé finché non sentì il cuore balzargli in gola insieme a un brivido lungo la schiena quando lo stesso, sfiorandogli il viso, si conficcò netto al suolo nello spazio largo non più di qualche centimetro tra una gamba e l'altra.

Si limitò a fulminare Rin con un'occhiataccia proprio perché non sapeva se avesse almeno approssimativamente calcolato la traiettoria del lancio oppure se fosse stato invece lui ad essere fortunato a non trovarsi leggermente più avanti di dove l'arma fosse praticamente caduta. In ogni caso non si sarebbe mai abbassato a dirle grazie, anche se in qualche modo ne apprezzò comunque il gesto.

“Cosa credi di fare, Esorcista?” lo sfotté il Livello 3 ormai vicino continuando ad avanzare verso l'avversario.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Il logorio del rimorso ***


Capitolo 15

~ Il logorio del rimorso ~




 

Era rilento il ritmo con cui Karin procedeva lungo il corridoio che, subito dopo la svolta obbigatoria a destra sul fondo, conduceva unicamente all'infermeria del Quartier Generale.

Dopo la partenza dei quattro compagni era rimasta lì ferma per un lasso di tempo a lei sconosciuto, con la testa china e le braccia abbandonate lungo i fianchi, prima di riuscire a trovare la forza di staccare i piedi dalle lastre del pavimento.

Apprendere ciò che Lavi avava fatto era stato come accusare una pugnalata in pieno petto. Non aveva più sentito le gambe, mentre un dolore insostenibile aveva preso ad affliggerle il suo io più profondo con una veemenza e un'atrocità inconcepibile. Si era sentita tutt'a un tratto ferita, arrabbiata, delusa.

Sei un'idiota!” imprecò a se stessa.

Si era stupidamente illusa che a legarli fosse l'amicizia, un sentimento che andava al di là di ciò che li accomunava l'uniforme, al di là del considerarsi semplici compagni che lottavano per la stessa causa.

Aveva tradito la sua fiducia nel peggiore dei modi, una scortesia che non si era per nulla aspettata di ricevere. Ma ciò che le aveva fatto più male, come una lama brutalmente estratta subito dopo aver trapassato il corpo da parte a parte, era stata la sua mancanza di rispetto nei propri confronti.

Le chiacchere poco lontane di un paio di individui alle sue spalle, dall'identità a lei sconosciuta dato che il loro registo vocale non le disse nulla e non le sembrava poi così educato voltarsi apposta, la riportarono improvvisamente alla realtà facendole notare quanto fosse ancora distante dalla sua meta.

Scosse la testa, scacciando con decisione i pensieri rivolti al giovane Bookman, e si decise ad accelerare il passo.

 

 

Soltanto dopo aver bussato la castana si rese conto che in realtà la porta era appoggiata, il breve e rapido picchiettare delle nocche era infatti stato sufficiente a socchiuderla.

“È permesso?” domandò, portò la mano destra sul legno e la spinse leggermente verso l'interno “Kanda?” chiamò entrando con circospezione.

Aveva pronunciato il suo nome senza pensarci, forse perché era lì che il samurai era stato portato la sera prima, tuttavia ciò non escludeva che forse era stata un'infermiera a lasciare la porta aperta, giusto il tempo di fare quello che doveva.

Si addentrò nella stanza e tra una decina di letti vuoti, disposti una metà su un lato e il resto dall'altro, la figura della ventiseienne in piedi davanti a un letto vuoto attirò subito la sua attenzione.

“Miranda!” la chiamò nel frattempo che la raggiunse, permettendo quindi all'Esorcista di accorgersi di lei “Come ti senti?”

Probabilmente era stata una domanda piuttosto retorica, considerando che altrimenti non si troverebbe lì, e ciò spiegherebbe perché non l'aveva trovata nella stanza riservata alle donne, un attimo prima.

Però, Kanda? Anche il suo letto era vuoto. Possibile che l'avessero già dimesso?

“Meglio” rispose la tedesca con voce affranta, sollevando vagamente il capo verso la compagna.

Rin la scrutò con un'espressione preoccupata. Non aveva dubbi che la ventiseienne le avesse detto la verità, lo provava il suo aspetto riposato, eppure era ben evidente che qualcosa la turbava “Qualcosa non va?”

Miranda tornò a fissare il materasso coperto dal lenzuolo bianco e leggermente stropicciato, come se fosse stato occupato solo per pochi minuti “La prima cosa che ho fatto quando sono scesa dal letto è stata quella di venire qui” spiegò amareggiata “Però, quando sono entrata, Kanda-san non c'era più”

La castana le mise una mano sulla spalla “Sicuramente si sarà sentito meglio” la confortò, abbozzando un sorriso consolatorio.

“Tu dici?” la tedesca volse di scatto il capo verso la compagna, poi abbassò nuovamente lo sguardo, colta da un senso di rammarico “E se... se ne fosse andato perché non voleva vedermi?” domandò avvilita, gli occhi le divennero lucidi, sempre di più finché le lacrime non solcarono le guance “È solo colpa mia se le sue ferite erano così profonde. Se Sakai-san non fosse intervenuto....” si interruppe, scossa dai singhiozzi che cercava di frenare “Sono davvero una buona a nulla”

Rin aveva ascoltato fin troppo.

Molte, tante volte aveva dato il meglio di sé per confortarla, per rassicurarla che la sua presenza non era affatto inutile, per cercare di far sì che si convincesse che non doveva considerarsi tale, per farle capire quanto in fondo tutti le volessero bene.

Eppure, nonostante la sua reazione sembrava vanificare ogni suo sforzo finora, non se la sentì affatto di biasimarla, come non le avrebbe messo una mano sulla spalla, o nemmeno l'avrebbe avvolta tra le sue braccia, dicendole che non era colpa sua.

Sapeva dannatamente bene come ci si sentiva e che tali parole non sarebbero state dunque di alcun conforto, se non a farla sprofondare ancora più in basso nel baratro del rimorso.

Essere divorata dal senso di colpa, era stato un malessere che le aveva fatto compagnia diverse volte in passato e che tuttora albergava nel suo cuore, sebbene il dolore provocato dalle cicatrici fosse ormai minore.

Non aveva avuto, purtroppo, opportunità per riparare. Non ne aveva avuta alcuna, non era stato per nulla come disporre di una colla per riattaccare i cocci di un vaso infranto.

Uno sguardo risoluto dominò il suo volto.

Conosceva Miranda, il suo lato paranoico e l'infiducia che nutriva verso se stessa ma anche il terribile stato d'animo che il rimorso conseguiva. Non avrebbe affatto permesso che sentimenti così oscuri cominciassero a dimorare dentro di lei.

Le afferrò un polso con gentilezza, portandola verso l'uscita.

“Ma...” per quanto confusa la ventiseienne non oppose resistenza “Rin, cosa...?”

“Vieni”

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 13 || La katana scarlatta

 

 

“Cosa credi di fare, Esorcista?” lo sfotté il Livello 3 ormai vicino continuando ad avanzare verso l'avversario.

Kanda ignorò totalmente la Bambola, al contrario abbassò lo sguardo per qualche attimo posandolo sulla katana che la compagna aveva creato apposta per lui. Era la prima volta che si ritrovava a dover usare un'arma materializzata da Rin e mentre la scrutò lungo tutta la sua lunghezza sperò che non facesse subito la stessa fine di quella usata poco prima.

“È la tua fine!” l'Akuma si lanciò verso il giapponese nel tentativo di colpirlo ancor prima che potesse brandire l'arma ma il samurai fu nettamente più rapido: attese infatti che il nemico fosse abbastanza vicino per impugnare la katana e mozzargli con un taglio netto l'arto con il quale gli aveva distrutto l'arma precedente, scattò poi subito in piedi mentre quello si portò la mano artigliosa sulla ferita e unendo un gioco di polso alla maestria che possedeva ci mise non più di qualche secondo a infliggergli il colpo di grazia tranciandolo brutalmente in due in diagonale.

Talmente monotoni e del tutto insignificanti non fece affatto caso agli insulti che gli biascicò la Bambola un istante prima di esplodere in mille pezzi, al contrario però non gli erano state indifferenti le urla di dolore della stessa quando l'aveva colpita con quella strana arma.

Non che gli importasse minimamente se il nemico provasse dolore ma notò che l'Akuma era stato particolarmente sensibile al contatto, esattamente come succedeva con Mugen.

Ancor prima di usarla aveva considerato quella katana come un'esatta sostituta della precedente e quindi non così tanto diversa se non per il fatto che fosse scarlatta, del resto non si trattava della propria Innocence bensì di quella di Karin e aveva creduto che avrebbe avuto effetto solamente se impugnata dalla proprietaria in quanto sua sola compatibile.

Invece, aveva potuto constatare, che qualunque cosa venisse materializzata con il sangue della castana potesse dunque essere usata da chiunque come arma anti-akuma a parte dalle Bambole del Conte e dai Noah che al solo tocco ne avrebbero sicuramente risentito.

Non uscì un commento acido dalle sue labbra e nemmeno lo formulò nella sua mente, semplicemente non seppe giudicare fino a quanto quest'abilità sarebbe stata in fondo utile o meno e comunque non si sarebbe affatto sprecato a esprimere il suo parere.

Volse lo sguardo verso i due Apostoli per valutare come si fosse evoluta la situazione nel frattempo e solo allora si accorse che il polverone si era completamente diradato, permettendogli così di vederli nitidamente sbarazzarsi degli ultimi nemici rimasti con l'aiuto di Bookman e dei due compagni che aveva lasciato indietro precedentemente.

Osservò come combattevano unitamente e come se nulla fosse.

Accantonò il sospetto formulato in precedenza basato all'inizio sulla sola presenza dei due Bookman, che per quanto facessero parte dell'Ordine li considerava comunque in un certo senso estranei per via del loro ruolo e dunque sospettabili tanto quanto coloro che cospiravano in segreto, perché altrimenti i due non avrebbero certamente permesso che Rin facesse parte di qualcosa che non la riguardasse.

Prese invece in considerazione l'ipotesi che i tre fossero stati mandati in missione dopo Linalee e Marie ed era dunque per tale motivo che questi ultimi non sapevano nulla sulla loro presenza lì vicino.

Almeno, quella poteva essere la spiegazione che più si avvicinava sebbene non riuscì comunque a capire perché due squadre sarebbero state mandate in missione quasi nello stesso posto.

Che si fosse trattata di un'emergenza? Lo escluse.

Se così fosse stato i due compagni incontrati in città sarebbero stati come minimo avvertiti e, anche se fossero stati trattenuti e Komui si sarebbe visto costretto a far intervenire un'altra squadra, sicuramente non sarebbero stati in procinto di tornare al Quartier Generale con quell'espressione tranquilla e malinconica stampata in faccia ma al contrario non avrebbero perso tempo a precipitarsi in aiuto dei compagni.

In aggiunta non vide nessun Noah nei paraggi e soprattutto nulla che rendesse quel luogo minimamente motivo di minaccia o sospetto nei confronti dell'Ordine a giustificare la loro presenza, pertanto non si sentì affatto tranquillo nel concludere che più cercava di venirne a capo da sé e più la ragione per cui i tre si trovassero lì sembrava dannatamente intricata.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Il peso dell'Ordine ***


Capitolo 16

~ Il peso dell'Ordine ~




 

NEL FRATTEMPO

“Penso proprio che dovresti prenderti un giorno libero” Bak non mancò di notare il lieve pallore sul volto di Komui.

“Credo sia impossibile” obiettò il moro rammaricato, seduto alla scrivania, porgendogli i documenti per cui il biondo si era recato nel suo ufficio “Ma, anche se lo fosse, sarebbe solo il fisico a riposarsi”

“Komui, se c'è qualcosa che io possa fare...”

“Bak Chan-chan” gli sorrise il cinese, ricorrendo a un tono di voce decisamente più morbido “Da quando l'Arca collega le nostre Sedi fai già più del dovuto”

“Però...” il Direttore cercò di insistere.

“E perdi anche tempo!” sottolineò l'altro scherzosamente nel tentativo di sdrammatizzare, e sogghignò poi, contento d'essere riuscito a guadagnarsi un'occhiataccia da parte del biondo.

“Io cerco solo d'esserti d'aiuto” sbottò Bak incrociando le braccia, e per rinforzare quel piccolo broncio volse lo sguardo nella direzione opposta.

“Lo so, Bak, lo so” asserì il moro, riconoscente.

Prima costretto a ricorrere a lettere o telefonate data la distanza per nulla banale che li separava, ormai da poco più di un anno quel mediocre e indiretto modo di comunicare era stato totalmente sostituito da visite fatte di persona e mai, non un solo giorno, il Direttore aveva notato la sua assenza.

Il biondo era consapevole di quanto peso ammontasse sulle sue spalle, anzi, in realtà poteva soltanto immaginarlo perché non si era mai trovato nella posizione di dover dirigere tutte le Sedi dell'Ordine Oscuro.

Eppure, indipendentemente da quanto la sua posizione fosse inferiore rispetto a quella del Supervisore e da quanto i suoi doveri avessero poco a che vedere con quelli del medesimo, di una cosa era certo: Komui restava un essere umano con dei limiti, nonostante tutto, e se concedersi una tregua fisica era dunque impossibile tanto come pensare che l'uomo potesse volare, allora Bak si sarebbe diviso tra le due Sedi offrendogli tutto il supporto possibile, anche a costo di crollare esausto per l'esorbitante stanchezza.

Il broncio finì con lo sciogliersi in un sorriso che il Direttore non esitò a mostrare al moro mentre, distendendo le braccia lungo i fianchi, si voltò verso il suddetto che in risposta aveva curvato le labbra allo stesso modo.

“A proposito” il biondo introdusse un nuovo argomento, ricordatosene all'improvviso “La Cerimonia di nomina a Generale, quando si terrà?”

“I preparativi sono quasi ultimati” lo informò Komui “Del resto Kanda è ancora convalescente” aggiunse “Saranno tutti presenti, data l'importanza della formalità, quindi dovremo comunque attendere il rientro dei ragazzi dalla missione”

“Ho saputo che hai mandato anche l'ultimo arrivato con loro” proferì Bak, assumendo poi un'espressione cupa sul viso “Temi che possano avere problemi?”

“Sakai è un valido Esorcista, l'ho capito da come Renny me ne ha parlato” esordì l'altro “Ciò non significa affatto che io dubiti di Linalee, Lavi e Bookman, anzi” precisò, prima di dare un valore avversativo alla spiegazione che ne seguì “Tuttavia, proprio perché è l'ultimo arrivato che ho deciso di non aspettare oltre. Partecipare attivamente sul campo con i suoi nuovi compagni lo aiuterà ad ambientarsi”

Per un istante Bak ripensò all'arrivo dell'americano alla Sede Asiatica, il che gli fece venire in mente il samurai, probabilmente per via di una similitudine nei loro caratteri “E Kanda?” ne approfittò dunque per dare voce a una delle altre questioni che lo preoccupava “Accetterà il suo ruolo di Generale?”

Komui fissò le iridi celesti del biondo per qualche istante, poi abbassò distrattamente lo sguardo sul prossimo documento da esaminare.

“Lo spero, Bak” il tono che usò fece capire al Direttore che, purtroppo, non fu del tutto convinto.

L'odio che nutriva il giapponese nei confronti dell'Ordine non aveva eguali, era più profondo e radicato persino del rancore annidato nel cuore di Linalee.

Lui per primo soffriva per ciascun Esorcista, per ciò che ognuno di loro era costretto ad affrontare, perciò quando il samurai era stato dichiarato deceduto per via dello stato in cui si era ridotta Mugen, aveva sperato, per quanto profondamente addolorato della sua perdita, che la sua anima potesse finalmente riposare in pace, lontana dai tormenti e dalle sofferenze che l'avevano lacerata in vita.

Sebbene la guerra contro il Conte si faceva sempre più ardua e un aiuto in più era dunque ben accolto, non avrebbe mai immaginato di vederselo inaspettatamente davanti. Aveva deciso di accettare il suo ritorno così com'era, non aveva ritenuto di trattenerlo in nessun tipo di discorso che ne concernesse il motivo.

Diventare un Generale significava legarsi all'Ordine più a fondo, e Komui non era affatto sicuro che la ragione che aveva spinto Kanda a tornare sui suoi passi di sua spontanea volontà fosse una devozione tale da accettare di adempiere a dei doveri così onerosi.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 14 || Simili

 

 

Il silenzio regnava incontrastato in quella stanza di Locanda illuminata da nient'altro che dalla luce della luna, talmente era profondo che il minimo rumore proveniente da qualsiasi direzione lì vicino poteva arrivare persino alle orecchie di coloro che la occupavano.

Seduto con braccia e gambe incrociate sul futon, aggiunto a causa della mancanza del quarto letto piazzato davanti ai tre già presenti e predisposti con la testa al muro, senza muovere minimamente il capo Kanda rivolse gli zaffiri prima sulla figura di Bookman distesa su di un fianco sul primo letto alla propria destra e successivamente a sinistra sul compagno dai capelli rossi.

Se ne stava seduto con una gamba penzolone sul bordo della finestra mentre l'altra piegata ad angolo col ginocchio alto faceva da poggio al gomito che, insieme alla mano, reggeva svogliatamente il peso della testa.

I lineamenti del suo viso mescolati alle varie sfumature della luce della luna e lo smeraldo che fissava un punto astratto lì fuori lasciarono intravedere al samurai, dietro quella seria apparenza, un'espressione piuttosto pensierosa quanto preoccupata.

Fu proprio quel suo lungo silenzio a fargli notare che anche Lavi fosse in grado di provare inquietudine nonostante tutto. Ormai troppo abituato al suo fare allegro e al suo maledetto vizio di non saper mai tenere la bocca chiusa per più di qualche secondo pensò che da una parte fosse meglio così, almeno per una volta non si sarebbe visto costretto a ricorrere alle maniere forti per ottenere un po' di tranquillità, ma dall'altra dovette riconoscere che era del tutto fuori luogo.

Ad ogni modo ne approfittò per chiudersi in meditazione giusto il necessario per sgomberare la mente prima di riposare, abbassò quindi le palpebre e come se cercasse la conferma che quel mutismo continuasse a perdurare cercò di concentrarsi soltanto dopo aver atteso qualche istante.

I propri pensieri, però, andarono a finire inconsciamente sul giovane Bookman.

Sin dal suo arrivo all'Ordine il giapponese non aveva mai apprezzato neanche in parte la sua presenza: l'aveva da sempre considerato come una persona falsa ed era una caratteristica con la quale non riusciva affatto a convivere proprio perché era stato, e lo era ancora, continuamente circondato da individui che si comportavano allo stesso modo nel tentativo di farlo abboccare alle loro menzogne senza rendersi conto che, probabilmente, sarebbe stato molto più semplice puntualizzare la verità.

Irritato increspò impercettibilmente un sopracciglio e obbligò la propria mente a indirizzarsi sulla strada che invece avrebbe dovuto prendere, tuttavia il tentativo gli rimbalzò inspiegabilmente indietro e le proprie considerazioni indugiarono ancora sul compagno.

Sebbene all'inizio avesse cercato di sforzarsi con ogni muscolo e nervo del proprio corpo ad accettare la vicinanza del rosso almeno in combattimento, pian piano la costrinzione si era fatta meno da quando - dopo quanto accaduto sull'Arca a Edo - aveva notato un cambiamento nel suo modo di fare cominciando così a sopportarlo benché il suo atteggiamento troppo aperto lo infastidisse non poco.

Un cambiamento che forse soltanto lui aveva scorto.

Mentre tutti gli altri si esprimevano con facilità a lui invece risultava uno sforzo immane ammettere anche la cosa più stupida e solamente nel vedere Lavi nello stato attuale aveva cominciato a realizzare che in fondo anch'egli fosse nella stessa situazione nonostante, a differenza propria, ritenesse più facile fingere di apparire come una persona spontanea e parlare di ciò che provava dietro enigmi che lasciavano interpretare decisamente il contrario.

A parer proprio dunque, dato che il compagno era sempre stato di poche parole sia con Bookman e sia con il sottoscritto tolti i momenti in cui si metteva d'impegno a stuzzicarlo, il fatto che la sua inquietudine fosse emersa dal momento in cui Karin si era allontanata non si trattava affatto di una coincidenza bensì che si sentisse molto meno costretto a dover celare il suo reale stato d'animo quando si trovava in presenza di persone interiormente simili a lui.

Ciò che però tutt'a un tratto rese il samurai piuttosto scocciato fu il rendersi conto che malgrado avesse provato più di una volta a dirigere le proprie riflessioni da tutt'altra parte, quelle avevano involontariamente continuato via via a prendere una piega che non gli piacque per nulla.

Sbuffò mentalmente un attimo prima di riaprire gli occhi e si alzò mentre mandò l'intenzione di meditare a farsi maledettamente benedire, facendo due passi probabilmente sarebbe riuscito a focalizzarsi su altro.

Lavi al contrario era talmente assorto che non batté affatto ciglio nemmeno quando il cigolio della maniglia annunciò l'uscita del moro dal locale: lui che squadrava ogni mimima cosa gli fosse intorno, lui che non si guardava mai dal fare domande che fossero esse opportune o invadenti.

A Kanda non era mai importato minimamente dei problemi altrui e sicuramente qualunque fosse il problema del rosso non lo riguardava né tanto meno gli interessava, eppure non seppe spiegarsi il motivo per cui osservò il compagno con la coda dell'occhio fino all'ultimo mentre la porta si richiudeva alle proprie spalle.

Che seccatura”

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** L'addestramento di Miranda ***


Capitolo 17

~ L'addestramento di Miranda ~




 

Miranda sembrava piuttosto confusa.

Non era quello il luogo in cui si aspettava di essere condotta, aveva pensato infatti che Rin la stesse portando da Kanda in modo che potesse scusarsi sebbene ciò non avrebbe comunque migliorato di molto il loro rapporto non affatto amichevole.

“Questa è... l'arena?” chiese retorica e con una punta di disillusione, seguendo con gli occhi la castana che si dirigeva con non poca familiarità verso l'angolo a destra dell'entrata.

Più che un'arena vera e propria era una grande sala adibita agli allenamenti: la scarsa presenza del pavimento faceva infatti sia da podio che da margine, che a partire dalle pareti misurava una lunghezza di circa un paio di metri, attorniando il terreno sabbioso e circolare ribassato non più dell'altezza di un individio di media statura.

“Mmm” rifletté Rin con fare pensieroso, osservando le armi in legno disposte in ordine e per tipo, ognuna in una diversa cassa del medesimo materiale. Non c'era una vasta scelta, del resto erano quelle più usate da chi frequentava tale luogo, ovvero spade, katane, bastoni, persino alcuni martelli.

Le scrutò una ad una per classe di apparteneza mentre cercava di decidere quale potesse adattarsi meglio alla ventiseienne, quando improvvisamente le si illuminò il volto.

Un'arma a lunga gittata era indubbiamente perfetta.

Prese tra le mani diversi bastoni, balzò giù sulla sabbia e camminò fino a raggiungere i pressi del bordo sul lato opposto alla porta di ingresso. Ne posò alcuni per terra e utilizzò i restanti per rimaterializzarli in un bersaglio di tiro circolare, insieme all'immancabile supporto, con l'uso della sua Innocence.

Subito dopo si occupò dell'arco e delle frecce adoperando il legno messo da parte un attimo prima, tuttavia notò che mancava ancora qualcosa. Si portò dunque una mano ai capelli, tolse l'elastico che li teneva raccolti e mutò la sua forma in una corda robusta e dal giusto spessore, necessaria per tendere e scoccare le frecce, legandola poi accuratamente alle due estremità dell'arco.

Tutto si svolse sotto lo sguardo sempre più interrogativo di Miranda.

“Bene” Rin osservò quanto realizzato con piena soddisfazione “Ora ci siamo” si volse poi verso la compagna rimasta ancora all'entrata “Mira-chan!” la chiamò esuberante, invitandola a raggiungerla, mentre si portò verso il centro dell'arena.

Ancora confusa, dato che era solita fare da spettatrice, la ventiseienne provò a indovinare il motivo per cui la castana la volesse proprio lì, nel bel mezzo dell'area da combattimento “Devo passarti le frecce?” chiese titubante, una volta vicina.

L'altra scosse il capo in segno di diniego “Al contrario, invece”

“C-Che significa?” domandò piuttosto scettica, quando la compagna le mise l'arco in una mano e una freccia nell'altra.

“I nostri nemici sono dei bersagli mobili, tuttavia il Time Record non ti consente di fare spostamenti se non entro una certa, quanto vincolata, distanza” spiegò la castana “Di conseguenza, istruirti a usare un'arma a scontro ravvicinato, sarebbe decisamente inutile” indicò poi l'oggetto in questione con il dito indice della mano libera “Ho pensato, dunque, che nel tuo caso l'arco sia lo strumento più adatto sia per difendere che per disfarsi dei nemici senza doversi necessariamente avvicinare”

“M-Ma io non ho mai scoccato una freccia in vita mia!” balbettò Miranda, totalmente sconvolta.

“Di questo non devi preoccuparti” la rassicurò Karin con risolutezza “Ti insegnerò io”

“Dici...” la ventiseienne non dubitava affatto delle sue parole, non si era mai smentita fino ad allora, tuttavia l'idea di sottoporsi ad un addestramento le sembrava piuttosto inverosimile, tale che lei stessa stentava a crederci “... sul serio?”

La castana sorrise e annuì con vigore “Cominciamo” dichiarò mentre, stringendo il pugno davanti al viso, uno sguardo misto di sfida ed entusiasmo dominò il suo volto.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 15 || Confessione

 

 

A quell'ora tarda della notte tutto il resto della Locanda dormiva.

L'unica figura presente sotto uno degli alberi del piccolo e accogliente giardino interno non poteva appartenere a nessun altro se non a Karin, seduta di spalle su una panca in pietra priva di schienale, che percependo una presenza estranea volse immediatamente il viso e il busto per metà alla sua sinistra mentre adagiava la gamba piegata ad angolo sulla superficie.

“Kanda” aggrottò le sopracciglia stupita.

“Dovresti riposare” sbottò il samurai con tono rude fermo a qualche metro dalla ragazza.

Il moyashi aveva lasciato il Quartier Generale ormai da un bel po' e nessuno sapeva in che condizioni fosse in quel momento, lui certamente non intendeva arrivare troppo tardi dunque non potevano affatto permettersi di perdere tempo.

Quindi non che gliene fregasse qualcosa se ella faceva le ore piccole ma dato che se la ricordava meno pallida di quel momento, sebbene avesse sempre dimostrato una buona resistenza fisica, era alquanto contrariato all'idea di doversi attardare all'ostello oltre l'alba, come deciso, per colpa dell'incapacità fisica della castana.

Rin abbassò lo sguardo per poi tornare seduta come un attimo prima “Non credo che riuscirei a prendere sonno” rispose amareggiata.

Il giapponese fissò la sua figura per qualche istante prima di avanzare verso la panca dove prese posto con la parte anteriore del corpo rivolta dal lato opposto a quello della compagna “La solita testarda” commentò incrociando le braccia e accavallando le gambe.

 

Subito dopo il combattimento avevano tenuto una sottospecie di riunione improvvisata: ognuno di loro conosceva l'andamento della storia a pezzetti ed era stato necessario che ciascuno raccontasse la sua versione in modo da rendere un quadro più chiaro e completo della situazione, racconto che alla fine nessuno aveva gradito in realtà.

A seguito di un momento di assoluto silenzio Rin aveva esposto l'iniziativa nel cercare Allen e Linalee e Marie avevano concluso che quella poteva essere la soluzione migliore, seppure l'impresa si sarebbe rivelata ardua tanto quanto cercare un ago in un pagliaio.

Lavi in risposta non aveva mancato di sottolineare che se l'inglese voleva davvero combattere il Quattordicesimo la prima cosa che fosse logico aspettarsi che facesse era che tentasse di raccogliere informazioni sull'avversario, quindi l'unico indizio che possedeva era il suo Maestro – in quanto suo collaboratore – purtroppo scomparso e il solo modo che aveva per rintracciarlo erano i luoghi delle fatture non pagate a suo nome.

Il problema dunque non stava nel non sapere dove cercare l'Esorcista, dato che potevano contare sulla guida di Karin, ma capire fino a che punto fosse arrivata la sua trasformazione in Noah e se soprattutto il loro aiuto sarebbe riuscito ad aiutarlo a rallentarne il processo se non ad annullarlo definitivamente.

Inoltre se mai sarebbero riusciti a convincerlo a tornare all'Ordine la Scientifica, stando a quanto rivelato da Linalee, avrebbe potuto cercare di espiantare la Memory.

“Mi serve Mugen” per quanto Kanda fosse intenzionato a unirsi a quei tre cosicchè avrebbe risparmiato tempo purtroppo quell'incontro inaspettato non gli avrebbe evitato il viaggio, anche se grazie al Gate avrebbe accelerato i tempi, bensì sarebbe stato comunque costretto a recarsi al Quartier Generale per recuperare la propria Innocence.

Pertanto, dato che non poteva fare diversamente, li avrebbe raggiunti successivamente noncurante che ciò avrebbe comportato una nuova fuga dall'Ordine.

“Magari di aspetto non sarà identica” aveva obiettato Rin indicando con l'indice la katana vermiglia che il samurai teneva ancora in mano “ma in quanto ad efficacia non è poi così diversa da Mugen”

Più che comparare cosa sarebbe stato meglio per sé, come poteva infatti sembrare, Kanda aveva riconosciuto invece in quel tono l'intenzione della compagna di risolvere il problema.

Abbassato lo sguardo sull'arma e ripensando velocemente allo scontro aveva constatato che in effetti non aveva avuto del tutto torto, decidendo quindi di accettare quella soluzione per quanto temporanea.

 

Presente nell'elenco di quelli che indossavano una maschera invisibile, secondo Kanda la castana non era certo da meno.

Non che anch'ella non fosse in grado di esprimersi, il contrario piuttosto, ma la sua consisteva nel celare la sofferenza che si portava dentro salvo quei i casi in cui accumulava troppo e non riusciva totalmente a impedire di trapelare il suo stato d'animo, come qualche ora prima: a cena aveva toccato poco cibo e mentre loro si erano diretti verso la stanza subito dopo lei al contrario aveva optato per un'altra destinazione.

Sebbene fossero passati due anni conosceva davvero poco sul conto della ragazza, del resto lui non era quel genere di persona che amava trascorrere il tempo libero in compagnia e indipendentemente da questo gli bastavano pochi attimi per capire come funzionava qualcuno.

Per essergli scoppiata a ridere in faccia al loro primo incontro aveva pensato che vivesse allegramente e aveva continuato a credere così nel vederla sempre di buon umore e col sorriso sulle labbra, tuttavia successivamente aveva avuto modo di constatare che invece non se la passava poi meglio di lui e degli altri Esorcisti benché lo dava raramente a vedere.

Non c'era stato dunque nulla da stupirsi sul fatto che Rin avesse cercato di stargli accanto sin dall'inizio mentre lui al contrario aveva sempre cercato di allontanarla: il suo modo di fare era a volte un miscuglio che gli ricordava il moyashi, Linalee e Lavi a seconda della situazione e ciò lo irritava non poco.

Eppure la castana non si era data mai per vinta mantenendo costantemente un atteggiamento gentile nei propri confronti sebbene avesse ottenuto solamente delle risposte fredde in cambio, non era mai riuscito a capire da dove derivasse quell'ostinazione ed era sicuro che se si fosse trattato di chiunque altro – a parte gli Esorcisti che continuavano a circondarlo della loro amicizia - questi l'avrebbe lasciato perdere prima o poi.

Senza accorgersene subito col tempo aveva pian piano accettato la compagnia della ragazza accanto a sé in mensa, poiché non sedeva mai assieme alla mammoletta e agli altri Rin si alternava spesso tra il proprio tavolo e il loro, quanto l'abituarsi a trascorrere insieme a lei gran parte degli allenamenti.

A parte ciò si era rivelata un soggetto utile almeno in battaglia e fino ad oggi non ricordava d'aver avuto pesantemente da ridire, conoscendosi probabilmente sì ma in quel momento non riuscì a farne mente locale il che indicava che doveva averle ritenute piccolezze ormai di poco conto.

Era però ciò che la compagna non faceva quasi mai che aveva fatto sì che la sua vicinanza a lungo andare non gli risultasse così fastidiosa: parlare di sé.

Non che gli altri Esorcisti amassero parlare di loro spontaneamente senza un motivo ma il più delle volte finivano con l'esprimere qualcosa di personale in mezzo ai discorsi, senza magari rendersene effettivamente conto oppure coglievano semplicemente l'occasione per rivelare particolari sulla loro personalità.

Effettivamente Karin si era sempre impegnata in qualsiasi modo a tenere coloro che la circondavano di buon umore, si preoccupava se questi avessero qualcosa che non andava e cercava d'essere d'aiuto anche se di poco. Eppure per quanto cercasse di essere presente nei confronti di tutti era piuttosto raro sentirla parlare spontaneamente di ciò che la riguardava oppure turbasse, al contrario era la mammoletta a raccontare qualche volta qualcosa sulla castana.

“Prima avrei voluto tirarti un bel pugno in faccia” la ragazza ruppe il silenzio.

Contrariamente a quanto disse il tono che usò sembrava stranamente tranquillo.

Il samurai, rivolgendo le iridi scure all'estrema sinistra e voltando il viso di qualche grado per focalizzarsi meglio sulla compagna, capì subito che si stava riferendo a quanto era successo ad Allen per mano propria.

“Non l'hai fatto” ribatté secco benché dubitò che si fosse trattato di debolezza da parte sua.

“Mi sono resa conto che non avevo il diritto di calpestare le tue ragioni” spiegò con un tono privo di rabbia ma avvilito in realtà, gli smeraldi rivolti verso il basso fissavano i piedi che giocherellavano con l'erba disegnando delle linee immaginarie “e che invece debba prendermela soltanto con me stessa”

Kanda aveva ipotizzato che il motivo per cui fosse giù di morale concerneva l'Esorcista dai capelli grigi, probabilmente dovuto al fatto che non era stata lì presente per aiutare Allen.

Egli stesso aveva avuto una miriade di occasioni per vedere quanto i due si volessero bene a vicenda, ciò nonostante era del parere che la castana mettesse a volte del peso non indifferente sulle sue spalle quando invece non ne aveva affatto bisogno.

Ricordava ben poco i presenti, immagini sfocate per lo più, ma era sicuro che Komui e quelli della Scientifica fossero lì il che significava che nessun altro al Quartier Generale Europeo sarebbe stato capace di usare l'Arca per aprire un varco per la Sede Nord Americana, di conseguenza nessuno degli altri Esorcisti sarebbe comunque potuto essere chiamato d'urgenza per intervenire dato che ciascuna squadra era stata trattenuta dai Noah.

“Eri in missione. Che foste stati attaccati dal Noah o meno, non ci sarebbe stato comunque nessun Gate aperto”

La ragazza annuì lentamente “Quello che dici è vero e so che pensi che sia una stupida ad avvilirmi così, che sia inutile piangersi addosso. Però, per quanto mi senta afflitta per ciò che gli è successo, il motivo non è questo” dichiarò mentre continuava a giocherellare con i piedi.

“Non riesco a fare a meno di pensare che probabilmente avrei potuto evitarlo” aggiunse per poi fermare gli arti inferiori all'improvviso prima di voltare il viso alla sua sinistra.

Fissò il samurai negli zaffiri “Sapevo del Quattordicesimo sin da poco prima di arrivare all'Ordine”

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Determinazione ***


Capitolo 18

~ Determinazione ~




 

Kanda avanzava con passo deciso e calcolato verso l'arena del Quartier Generale.

Si era ripreso non molto dopo le prime luci dell'alba, e la prima cosa che aveva fatto dopo la visita della Capo Infermiera era proprio quella di abbandonare quell'angolo di edificio che tanto gli sapeva di debolezza.

Benché la donna avrebbe voluto trattenerlo almeno un'altra giornata, purtroppo non aveva potuto opporsi all'evidenza e quindi all'ostinata volontà del samurai di essere dimesso immediatamente.

Il potere del tatuaggio, che era riucito ad attivare un istante prima di perdere i sensi, aveva rimarginato gran parte delle ferite nonostante alcune, le più profonde, che sebbene non presentavano più alcun pericolo per la sua incolumità se non dei tagli ormai superficiali avrebbero impiegato ancora non più di un paio di giorni per richiudersi del tutto.

La cosa, però, non gli fece particolarmente piacere.

L'unica ragione che nove anni prima l'aveva spinto a distruggere Alma per sopravvivere, l'unica ragione che aveva avuto per altrettanti lunghi anni di restare in vita a qualsiasi costo finché non avrebbe ritrovato quella persona, era la promessa stretta con la donna che aveva amato nella sua vita precedente.

Ora, però, che aveva degli obiettivi per i quali non poteva affatto permettersi di decedere prima, e che il potere del tatuaggio cominciava via via ad attenuarsi, era costretto a doversi ben guardare da ogni movimento in battaglia, soprattutto da quelli che avrebbero potuto inconsciamente rivelarsi un passo falso.

Kanda, sii prudente”

Erano le parole che gli disse Marie, quella stessa mattina a colazione, e le stesse che aveva pronunciato Komui con una celata preoccupazione, un attimo prima che si congedasse, quando subito dopo si era recato nel suo ufficio per fare rapporto sulla missione.

Sebbene fosse consapevole che il loro riguardo nei propri confronti non era affatto dispregiativo, odiava quell'eccessiva premurosità, preoccupazione con la quale lo trattavano. Gli dava la fastidiosa sensazione di essere considerato al pari di uno sprovveduto.

Lui era un samurai. Non avrebbe mai permesso a nessuno, nemmeno al più temibile dei nemici di farsi trascinare facilmente in un punto di non ritorno, avrebbe combattutto fino alla fine con tutto l'orgoglio e la dignità che aveva.

Arrestò il cammino tutt'a un tratto, poi sbuffò mentalmente e, appoggiando la mano sulla maniglia della porta che dava accesso all'arena, allontanò con indelicatezza quei pensieri che possedevano solo la maledetta capacità di innervosirlo.

Aveva indubbiamente percepito la presenza di qualcuno lì dentro, sin dal momento in cui aveva abbassato la maniglia. All'inizio aveva pensato che si trattasse della mammoletta e, nonostante condividere quel posto con lui non lo allettava particolarmente, data la sua discreta maestria con la spada, l'idea di sfruttare la sua permanenza per fare del riscaldamento non gli sembrava poi così inutile.

Le voci indistinte che gli giusero nel canale uditivo, però, appartenevano a due registri diversi che non avevano nulla in comune con quello del sedicenne, e che in un primo momento associò agli unici due Esorcisti che oltre lui e l'inglese si recavano lì per allenarsi.

Lo spettacolo cui si ritrovò ad assistere una volta varcata la soglia, tuttavia, lo lasciò piuttosto scettico: la nullità che si ritrovava come compagna aveva appena scoccato una freccia che era andata a conficcarsi nella parte inferiore del cerchio più esterno del bersaglio.

“Brava Miranda!” esultò Karin entusiasta, in piedi accanto all'Esorcista.

Tsk!” sbottò tediato il samurai, certo che con la presenza delle due sicuramente non avrebbe ottenuto la tranquillità che cercava “Lo sapevo che avrei fatto meglio ad andare nel bosco!”

“Kanda!” esclamò la castana che, piuttosto sorpresa, aveva scorto con la coda dell'occhio la sua figura sull'uscio.

“Kanda-san” ripeté la ventiseienne in un mormorio, sapere che il moro fosse lì fu sufficiente a invaderla di un profondo senso di trepidazione. Quasi come se volesse accertarsene con i suoi stessi occhi interruppe ciò che stava facendo e si volse immediatamente verso il samurai, alle sue spalle, che ricambiò il suo sguardo con assoluta freddezza.

Cercò di sostenere il meglio che poté lo sguardo freddo che ricambiava quello inquieto della tedesca. Era lì, proprio davanti a lei, e le sue condizioni fisiche sembravano essere decisamente migliorate. Certo, a guardarlo non si direbbe che la sera prima aveva rischiato non poco, ma ciò non significava affatto che il giapponese avrebbe volutamente agito con lei come se nulla fosse successo.

L'istinto le disse di corrergli incontro e scusarsi, con le lacrime agli occhi, acqua salata che gli avrebbe provato quanto si sentisse preoccupata e mortificata nei suoi confronti. Tuttavia non si mosse, nemmeno di un passo, convinta che l'unico risultato che avrebbe ottenuto era quello di irritarlo più di quanto non lo fosse già.

“Miranda” Karin richiamò a sé l'attenzione della compagna, interrompendo così il silenzio che era andato a crearsi “Credo che per oggi possa bastare”

“Eh?” la ventiseienne incrociò confusa lo sguardo dell'altra, come se fosse stata sottratta improvvisamente dal filo dei suoi pensieri “Oh, sì”

“Non sei ancora abituata, è meglio non eccedere troppo sin dall'inizio” le spiegò Rin con gentilezza, del resto quell'interruzione non era per nulla dovuta all'arrivo del samurai, aveva già avuto l'intenzione di porre una tregua all'addestramento diversi attimi prima che entrasse “Riprenderemo domani” la rassicurò con un sorriso.

“Certo” poco convinta la tedesca volse il capo dall'altra parte, verso il bersaglio.

La castana non mancò di scrutare un'espressione demoralizzata sul viso della compagna, mentre osservava il resto delle frecce conficcato non molto distante dall'ultima, e pensò che molto probabilmente avrebbe voluto fare un po' più bella figura con il samurai.

“Mira-chan” la chiamò posandole una mano sulla spalla con una presa ferma, che incitò la ventiseienne a staccare le iridi dal legno e incollarle in quelle dell'Esorcista “Sono sicura che ce la farai”

“Rin-chan...”

Miranda si sentì una stupida. Aveva perso il conto di quante volte il suo lato deprimente avesse preso il sopravvento, facendola sentire peggio di uno straccio destinato a lavare i pavimenti per non essere riuscita a fare di più, a fare di meglio, e nonostante tutto Rin le era sempre rimasta accanto, pronta a supportarla quando ormai tutto le sembrava perduto.

Ed era così che avrebbe voluto mostrarle la propria riconoscenza? Sotterrandosi e buttando all'aria tutti gli sforzi fatti fino ad allora?

No. Non era così che desiderava ringraziare sia lei, che Marie, Linalee, Allen. Si sarebbe messa d'impegno, invece, ed avrebbe trovato la forza necessaria per sentirsi sicura di se stessa.

Curvò le labbra in un largo sorriso, carico di fiducia e di ottimismo che sperò potessero perdurare ancora un po' dentro di lei, prima che l'incertezza e la negatività ne prendessero inconsciamente il posto “Grazie”

Con un sorriso dipinto sul volto la castana osservò la ventiseienne avviarsi verso l'uscita, che però non varcò immediatamente, non prima di essersi fermata davanti al samurai per qualche istante.

“Che vuoi?” la esortò acido il giapponese, squadrandola con la coda dell'occhio, seccato dal modo con cui lo fissava, quasi come se stesse riflettendo su cosa fosse meglio dire.

Miranda si chinò in avanti e si raddrizzò soltanto dopo essersi scusata “Mi dispiace, Kanda-san”

Scocciato, il moro piegò le labbra in una smorfia esasperata “Un'altra lagna e ti...”

“Ti prometto che mi impegnerò a non essere più un peso” dichiarò la ventiseienne, interrompendo involontariamente la minaccia di Kanda, un attimo prima di lasciare la stanza.

L'incredulità sbarrò leggermente gli occhi del samurai, che però recuperò subito la sua compostezza nell'immediato momento in cui se ne rese conto.

Sebbene essere interrotto era una cosa che non sopportava affatto, ciò che in quella circostanza gli aveva fatto sgranare le palpebre era dovuto alla perplessità che delle parole risolute, accompagnate da un sorriso altrettanto determinato, fossero state in grado di uscire dalla sua bocca che fino ad allora era stata soltanto in grado di dare voce a scuse, piagnucolii e lamentele.

Che si fosse finalmente decisa a mettere da parte le lacrime? Per quanto gli sembrò surreale, ciò non significava che alla fine Miranda non fosse riuscita ad aprire gli occhi.

Eppure, stentava davvero a crederci.

Scocciato da quei pensieri, tutto sommato inutili, si recò verso l'angolo del locale dedicato alle armi e prese due katane di legno.

La reazione della castana, tuttavia, che era scoppiata improvvisamente a ridere, attirò le sue iridi sulla figura della ragazza che piegata in avanti teneva le mani sullo stomaco.

“La pianti di ridere?!” sbottò irritato.

“Dovevi vedere l'espressione sulla tua faccia!” ammise Rin tra una risata e l'altra.

Kanda chiuse gli occhi, inspirò ed espirò, esasperato. Li riaprì subito dopo e ricorse all'unico modo, veloce e infallibile, che conosceva per farla smettere all'istante.

Non era la prima volta che la castana si lasciava andare a delle risate, persino per le cose più stupide come quella, e avrebbe anche potuto ignorarla cimentandosi nell'allenamento, se non fosse che era l'unica in tutto l'Ordine capace di tenergli testa nella pratica della spada.

Lanciò una delle katane a mò di freccia verso la compagna senza alcun indugio, e tanto meno senza uno straccio di avvertimento.

Benché avesse trovato piuttosto buffa l'espressione sul volto del samurai e si fosse lasciata andare a una reazione di conseguenza, Rin non aveva comunque dimenticato dove si trovava e, soprattuto, con quale compagnia.

Col tempo aveva imparato che tenere i sensi all'erta era indispensabile in sua presenza, specie se a circondarli era un luogo adibito ai combattimenti. Si era sempre rivelato essere un avversario decisamente imprevedibile, e accettare le sfide che tacitamente le lanciava era una cosa che la allettava parecchio.

Ci teneva in particolar modo a dimostrargli che non fosse facile coglierla di sorpresa, e sebbene a volte le capitava di fallire affrontava la sconfitta a testa alta aspettando con impazienza l'occasione di capovolgere le carte in tavola.

Evitare le distrazioni però non era certo il suo forte, eppure riuscì a intercettare, malgrado sull'ultimo, l'arma che l'avrebbe indubbiamente colpita ad altezza petto. Smise immediatamente di ridere e con un passo indietro si scansò il tanto che bastava per afferrarla prontamente dall'elsa.

“Mancata!” ebbe appena il tempo di dichiarare con un sorriso di sfida, prima di parare lestamente il colpo a tradimento del samurai.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 16 || Per Allen

 

 

Sapevo del Quattordicesimo sin da poco prima di arrivare all'Ordine”

Quella confessione fatta così su due piedi arrivò come una freccia alle spalle non intercettata nemmeno alla lontana che il samurai stesso non riuscì affatto a controllare i lineamenti del viso per lo shock e sbarrò gli occhi per qualche decimo di secondo, tuttavia ne riacquistò subito la padronanza tornando immediatamente ad indossare la maschera impassibile che faceva parte di sé ormai da lungo tempo.

Karin si alzò in piedi mentre volse lo sguardo al cielo stellato “La sera prima di partire per il Quartier Generale” cominciò a spiegare mentre nell'intento di fare il giro della panca prese a compiere piccoli passi seguendo una linea immaginaria e il modo in cui tenne le braccia distese per avere maggior equilibrio, ondeggiando a volte, diede la reale impressione che stesse camminando su un filo sospeso a mezz'aria anziché sul terreno “il Maestro me ne parlò in segreto. Mi raccomandò di non rivelarlo a nessuno, sapeva da tempo della presenza di elementi nell'Ordine che intendono sfuttare questo Noah per i loro interessi”

Si fermò dinanzi al moro, abbassò le braccia e si volse verso il compagno sebbene continuasse a guardare un punto astratto del terreno erboso che li separava “Dovevo prendermi cura di Allen piuttosto, sarebbe stato comunque inevitabile che il Quattordicesimo avesse cominciato a prendere il sopravvento prima o poi e per quanto tu abbia degenerato la situazione non credo che sia quello da dover biasimare”

Karin alzò poi il viso e puntò gli occhi in quelli del giapponese “So di non poter comprendere appieno il tuo odio nei confronti dell'Ordine" dichiarò "Che per quanto possa provare ad immaginare come tu possa sentirti non potrò mai provare lo stesso sentimento, ma ciò che davvero sento di dirti è che molto probabilmente mi sarei comportata allo stesso modo”

Kanda non l'avrebbe mai dato a vedere esteriormente ma non poté comunque nascondere a se stesso che la castana fosse riuscita a toccare quell'io interiore che difficilmente era semplice da scuotere.

Aveva sempre creduto che nonostante le sofferenze di ciascuno all'interno dell'Ordine nessuno avrebbe mai potuto capirlo proprio perché nessuno aveva vissuto lo stesso, ogni volta che si sentiva dire frasi del tipo “Mi dispiace” “Ti capisco” e altre molto simili da copione avrebbe semplicemente voluto dare di stomaco.

Era facile ascoltare i racconti delle brutte esperienze altrui e dare conforto con poche e ordinarie parole come se potessero in qualche modo cancellare ciò che era stato. Non che dubitasse che Komui, Linalee e chi altri fosse a conoscenza del proprio passato non si sentisse davvero addolorato, ma a dirla tutta non se ne faceva nulla della loro compassione.

Anche se considerava da tempo la cinese come l'unica che potesse in parte capirlo né lei né Marie, Lavi, Bookman si erano ancora permessi di commentare sull'accaduto e nonostante ciò sentiva per certo che le loro preoccupazioni andavano principalmente alla mammoletta, che consideravano il sottoscritto responsabile per la situazione così velocemente degenerata solamente perché non era stato in grado di tenere per sé l'odio che provava.

Senza ombra di dubbio avrebbe incluso anche Karin nella lista dato il suo legame con Allen, tuttavia non si sarebbe mai aspettato che al contrario ella avesse provato a mettersi nei propri panni e appoggiato la propria causa.

Non gli era mai importato di cosa pensassero gli altri di sé, lui per primo non si era mai interessato a nessun altro oltre che a se stesso e aveva sempre considerato deboli coloro che sprecavano il loro tempo a consolarsi l'un l'altro proprio perché dimostravano l'incapacità di andare avanti.

Sì, lui poteva dire di essere andato avanti con le sue sole forze dopo tutto e non aveva mai avuto bisogno di avere accanto qualcuno che lo consolasse né tanto meno che lo compatisse.

Era consapevole che per via del proprio carattere fosse difficile avere degli amici e a dirla tutta nemmeno li voleva, allora per quale motivo non sapeva spiegarsi perché i ragazzi continuassero a stargli accanto nonostante facesse di tutto per tenerli alla larga, perché quell'idiota di una mammoletta aveva rischiato se stesso per lui che l'aveva sempre trattato con freddezza e disprezzo, perché Rin si fidava di lui a tal punto da confidargli ciò che – sicuramente - non avrebbe rivelato a nessun altro?

Si chiese se sarebbe mai riuscito a darsi almeno una mezza risposta.

La castana si morse con noncuranza il labbro inferiore “Per quanto ne fossi a conoscenza ancor prima di tutti gli altri...”

“Sono stato io a far risvegliare quello là come Noah” sottolineò Kanda interrompendola mentre fissava le sue iridi smeraldine “Non m'interessava cosa sarebbe successo all'Ordine ed è per questo che durante la missione di Parigi ho ignorato le avvisaglie della sua trasformazione. Non ho fatto rapporto a Komui e me ne sono fregato perché odio l'Ordine più dei Noah e degli Akuma"

Si alzò in piedi senza distaccare lo sguardo “Però ora questo rimorso mi ostacola un po' il morire in pace. Non ho fiducia nei confronti dell'Ordine, soprattutto ora che potrebbero commissionare l'omicidio del moyashi per liberarsi del Quattordicesimo”

Non le avrebbe permesso di portarsi dietro il senso di colpa al posto proprio perché altrimenti il proprio ritorno sarebbe stato decisamente vano “Quindi piantala di autocommiserarti” concluse con tono supponente “Hai fatto ciò che il Generale Cross ti ha chiesto di fare, da sola non avresti potuto comunque competere”

Karin lo guardò sbigottita per ogni singola parola fuoriuscita dalle sue labbra e il samurai lo associò al fatto che molto probabilmente non si fosse affatto aspettata tale confessione. Del resto non aveva poi tutti i torti, non era da lui parlare così a lungo né tanto meno rivelare ciò che provava.

Forse, da qualche parte dentro di sé, aveva sentito il bisogno nascosto di liberarsi un po' di quel peso che si portava dentro come uno zaino stracolmo di pietre pesanti.

“Puoi davvero dire... che me ne sia presa cura?”

Fino alla nausea” pensò.

Lesse negli occhi della ragazza il timore d'aver fallito con Allen e che Cross, fosse stato ancora fra loro, non ne sarebbe andato fiero. Sapeva che la compagna non avrebbe voluto deludere il suo Maestro specialmente se quella sarebbe stata una delle sue ultime volontà prima di scomparire.

Ebbene, a parer proprio, la castana si era presa cura della mammoletta sin troppo, quasi come fosse suo fratello minore “Il moyashi è fatto così” si limitò a rispondere celandone l'assenso, stare accanto a qualcuno non significava affatto che quella persona non avrebbe intrapreso prima o poi una strada diversa da quella che si vorrebbe.

In seguito allo stupore Rin allargò le labbra in un sorriso riconoscente “Ti ringrazio, Kanda”

Il samurai chinò il capo, chiudendo gli occhi per un istante, in segno di risposta.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Nell'arena ***


Capitolo 19

~ Nell'arena ~




 

Dire che erano esausti era poco, attenuativo.

Nel silenzio rotto solo dalla loro respirazione affannosa, i due Esorcisti giacevano sulla sabbia poco distanti l'uno dall'altra.

“Era da molto che non ci allenavamo così!” asserì Karin, tra un'inspirazione e l'altra, con un misto tra nostalgia e compiacimento.

Distesa supina fissò un punto astratto del soffitto, concentrandosi sui corti respiri di Kanda che denotavano una carenza di ossigeno ad irrorare i suoi polmoni. Essere riuscita a sfinirlo a tal punto le dava una piacevole sensazione, una soddisfazione ineguagliabile.

Diverso tempo addietro, prima che la situazione all'Ordine degenerasse, si riducevano spesso in quello stato e tante volte nemmeno le ammaccature da battaglia erano state un ostacolo al loro allenamento.

All'inizio il rapporto tra loro due non era stato affatto semplice, non che ora poteva considerarlo tale, anzi dopo un bel pezzo aveva perso il conto delle innumerevoli volte che aveva sopportato quel suo borioso, freddo, sospettoso modo di fare.

Per esperienza era dell'opinione che erano le vicende passate a formare il carattere di ognuno, e che dunque il samurai doveva aver vissuto qualcosa che l'aveva segnato nell'animo, così in profondità che chiudersi serratamente in se stesso era l'unico modo che aveva per andare avanti.

Prendersela con il suo comportamento non sarebbe servito a nulla, non avrebbe fatto altro che peggiorarlo e lei lo aveva accettato così com'era sin dal primo momento in cui aveva incrociato gli smeraldi con le sue gemme scure e profonde come l'oceano.

L'aveva sempre trattato con gentilezza, aveva cercato di tenergli testa ogni volta che quello l'aveva fatta sentire peggio di una nullità, perché aveva fermamente creduto che prima o poi il compagno si sarebbe reso conto delle persone che lo circondavano e gli volevano bene nonostante il suo insopportabile caratteraccio.

Dopo le prime settimane al Quartier Generale aveva capito che era inutile cercare di farlo parlare o fargli trovare un modo diverso dagli allenamenti per passare il tempo, era già un miracolo se ogni tanto si degnava di rispondere, seppure brevemente, a ciò che gli si chiedeva. L'unica cosa che sembrava interessargli era il costante esercizio fisico e Rin aveva dunque provato a cominciare da lì.

Inutile dire che aveva faticato non poco prima che Kanda la accettasse come avversaria.

Per lei aveva quindi significato davvero molto quando poco a poco il samurai aveva dimostrato di provare un pizzico di fiducia nei propri confronti in battaglia, fiducia che era divenuta pian piano sempre di più, finché non era ormai diventato automatico l'aiutarsi a vicenda durante gli scontri senza avere bisogno di ricorrere alle parole.

Sapere di Alma Karma, tuttavia, l'aveva sconvolta. Ormai dopo quanto accaduto tutto l'Ordine Oscuro ne era a conoscenza, chi più in dettaglio e chi, come lei, vagamente. Era però merito di Allen se ora ne sapeva di più al riguardo.

Era una caratteristica dell'inglese tormentarsi per gli altri, ed era piuttosto evidente che la cosa aveva scosso profondamente anche lui. L'aveva incrociato per i corridoi una notte che girovagava insonne per il Quartier Generale e lei si era attardata troppo negli allenamenti.

Parlarne era come alleggerirsi un po' il peso nel cuore, e lei era rimasta ad ascoltarlo finché non si fosse sentito alleviato, se non del tutto, almeno un poco.

Non avrebbe mai immaginato che l'Ordine fosse stato disposto a tanto pur di non sottrarsi definitivamente degli Esorcisti caduti in battaglia. Non aveva per nulla apprezzato l'esperimento che aveva dato vita ai Third, e aveva voluto credere che si trattasse dell'unica sperimentazione raccapricciante che la Dark Religious avesse mai condotto. Venire a conoscenza che a molti Esorcisti non era stato permesso di riposare in pace dopo la morte aveva fatto crescere in lei il risentimento che già nutriva da tempo verso i Piani Alti.

“Meglio che sprecare il tuo tempo con quella lì”

Seduto con la gamba sinistra piegata ad angolo sulla rena [NdA: sinonimo di sabbia], e il ginocchio dell'altra accostato al petto che reggeva l'avambraccio destro, il palmo dell'altra mano conficcato nella sabbia era impegnato nell'arduo compito di sorreggere il peso del samurai.

La castana abbozzò un sorriso nell'udire la sua boriosa affermazione. La interpretò come un suo modo indiretto di sottolineare perentoriamente che era lui l'unica persona capace di farle trascorrere delle intense ore di allenamento, che era l'unico avversario tra gli Esorcisti, dopo il suo Maestro, che ritenesse valido di confrontarsi con lui.

Ciò le fece notevolmente piacere e non la infastidì per nulla riconoscere che in fondo anche lei nutriva lo stesso apprezzamento per il giapponese, sebbene non condividesse affatto la sua considerazione su Miranda “Io confido nelle sue capacità” ammise, marcando di più il sorriso sulle labbra, e volse il capo a sinistra per incrociare le iridi blu del giapponese con le proprie.

Interdetto, Kanda restò a fissarla per qualche istante, non era la prima volta che la ragazza si rivolgeva a lui con una franchezza tale da disarmarlo, privandolo di una risposta pronta, distaccata e a tono che riservava senza alcuno scrupolo a chiunque se ne usciva con una stupidaggine come quella.

“Tsk!” sbottò poi contrariato, del tutto convinto che la castana stesse investendo energie inutili sull'addestramento della ventiseienne “La solita testarda”

Rin fece appello al briciolo di forze recuperato per mettersi improvvisamente a sedere e guardò il moro come se avesse avuto un'intuizione folgorante “Hai paura che possa diventare più brava di te?” scherzò con un sorriso di sfida.

“Hah!” la smentì subito il samurai “Impossibile” dichiarò supponente.

Rin scrollò le spalle e sollevò le mani, con il palmo rivolto verso l'alto, mentre un'espressione comicamente annoiata si dipinse sul suo viso “Eccolo che attacca col suo solito atteggiamento borioso”

L'espressione attonita del giapponese fece scoppiare la castana in una piccola risata contenuta, la sicurezza con cui il moro aveva pronunciato quell'ultima parola aveva suscitato in lei una tentazione troppo forte di prenderlo in giro alla quale non era per nulla riuscita a resistere.

Kanda la guardò. Puntarle contro la katana e ordinarle categorico di smetterla non sarebbe servito a nulla, se non a offrirle un'altra occasione per fare dell'umorismo. Nel periodo successivo al suo arrivo all'Ordine erano state innumerevoli le volte in cui aveva minacciato scocciato e spazientito la sua incolumità, e altrettante volte ci era andato vicino dal metterle in pratica, ma ormai aveva fatto l'abitutine a quel suo particolare modo di fare che lui considerava incomprensibile.

Per quanto se ne fosse sempre fregato di ciò che non lo riguardava o non gli suscitava un minimo di interesse, ciascun Esorcista lì dentro aveva vissuto situazioni traumatiche per via dell'Innocence e questo lui lo sapeva. Si capiva dal risentimento con cui ognuno di loro combatteva, parlava, si comportava, perché nonostante ciascuno si impegnasse a mescherarlo dietro gesti bonari, sorrisi, gentilezze, quello riusciva sempre ad emergere in un modo o nell'altro.

E Kanda era convinto che la castana non faceva eccezione. Talvolta si domandava se non fosse la sofferenza che si portava dentro a darle la forza di andare avanti con tale vivacità, di vedere il lato divertente di qualsiasi cosa o situazione la circondasse.

Tirò un sospiro esasperato, rendendosi conto di aver indugiato troppo con lo sguardo sulla figura della compagna, e successivamente si alzò.

Stupida mocciosa” inveì fra sé.

La castana imitò il giapponese e si mise in piedi “Ti ringrazio per l'allenamento, Kanda” disse rivolgendogli un sorriso, poi, senza aspettarsi una qualsiasi risposta da parte del moro, con le mani si spolverò via la sabbia dai vestiti.

“Credevo che foste tu e quello stupido coniglio a fare baccano, prima”

Il giapponese non seppe dirsi il motivo per cui le aveva fatto una simile osservazione, del resto sapere chi fossero gli avversari con cui Rin sceglieva di allenarsi non rientrava per nulla nello scarso elenco dei suoi interessi. Molto probabilmente, pensò, il bersaglio che si intravedeva alle spalle della ragazza lo aveva riportato alla sopresa che aveva provato nel vedere la ventiseienne nell'arena insieme a lei.

Quelle parole però, notò il moro, avevano bloccato la castana per qualche istante, adombrando il suo volto, che nel frattempo si era piegata per recuperare l'arma, come se si fosse improvvisamente dimenticata la ragione per cui si fosse chinata.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 17 || Pierrot

 

 

In perfetto equilibrio sull'enorme palla da circo Allen era totalmente immedesimato nel Pierrot che ormai dopo tutti gli insegnamenti di Mana riusciva ad impersonare senza alcuna difficoltà, era come se facesse parte di lui o magari poteva considerarla come l'eredità che il padre adottivo gli aveva lasciato.

Per anni si era aggrappato alle sue parole che lo incoraggiavano quando si trovava in quelle situazioni così disperate che nemmeno lui stesso era certo di uscirne vivo, gli aveva sempre voluto bene e si sentiva perennemente in colpa per averlo trasformato in un Akuma. Colpa che non poteva essere pian piano dimenticata perché per quanto cercasse di non pensarci quella era lì ogni volta che si guardava allo specchio a ricordargli la maledizione della persona che più avesse mai amato come un tormento senza fine.

Era stato così importante per lui, persino più di se stesso, che la sua morte era stato uno shock così brutale che il mondo aveva cominciato a perdere qualsiasi significato avesse avuto per lui fino a quel momento, come lo era stato quando il Maestro gli aveva rivelato nella stanza d'interrogatorio la verità sul Quattordicesimo.

Era da allora che aveva iniziato a dubitare dell'affetto di Mana nei propri confronti sebbene lui al contrario continuasse a volergli ancora molto bene nonostante tutto, perché come poteva dimenticare tutto quello che c'era stato? Era stato tutto per lui, aveva significato tutto, era stato l'unica cosa che lo faceva andare avanti e anche se i suoi sentimenti erano sempre stati rivolti a Neah, quello che lui provava per il padre adottivo era così profondo e autentico che nulla l'avrebbe mai cambiato.

Fu solamente quando porse il cappello a cilindro verso uno degli spettatori radunati attorno a sé che tornò alla realtà rendendosi bruscamente conto che quella persona non era altri se non Kanda che lo fissava con uno sguardo talmente irritato da fargli venire la pelle d'oca, ancor più della propria incolumità si preoccupò che il giapponese fosse riuscito a riconoscerlo nonostante il trucco pesante sul proprio viso.

Sebbene non si sentisse affatto a proprio agio nel percepire distintamente l'aura demoniaca del samurai che lo minacciava continuò comunque a recitare impegnando tutte le proprie energie nel mantenere un'espressione calma e indifferente sforzandosi di far finta di nulla.

“Yu!” Lavi si fece spazio tra la folla raggiungendo finalmente il moro “Che stai facendo?! Dobbiamo andare!”

“No, quello là devo un attimo farlo a fett...” il giapponese sembrò talmente irritato dalla presenza del Pierrot che non riuscendo per nulla a controllarsi portò la mano sull'impugnatura della katana.

“Non è il momento!”

Osservando con la coda dell'occhio il rosso che cercava di trascinare Kanda a forza prima che quello estraesse definitivamente l'arma Allen sperò profondamente che il giovane Bookman riuscisse a far cambiare idea al samurai.

“Ragazzi! Si può sapere perché vi siete fermati qui? Il prossimo locale è vicino!”

L'inglese sobbalzò, seppur impercettibilmente, al suono di quella voce.

“Yu si è bloccat...”

“Quello là!” Kanda interruppe il diciannovenne, indicando il pagliaccio.

“Oh”

Il sedicenne sentì su di sé gli occhi indagatori della ragazza che scrutava curiosa il motivo dell'irritazione del giapponese e divenne per lui sempre più difficile comportarsi indifferentemente, era sicuro che ormai non avrebbe più avuto scampo perché Karin era purtroppo l'unica ad essere in grado di riconoscerlo nonostante il travestimento.

“Avete trovato Allen!” esclamò estasiata quanto compiaciuta sotto lo sguardo impietrito dei due compagni che la fissavano piuttosto confusi.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Sentimenti reconditi ***


Capitolo 20

~ Sentimenti reconditi ~




 

Seguirono diversi attimi di silenzio, nei quali Kanda seguì con gli occhi i movimenti di Karin mentre afferrava la katana per poi raddrizzarsi, nonostante la velocità della sua movenza non fosse delle migliori.

Ebbe l'impressione che una tale lentezza non fosse affatto dovuta alla stanchezza bensì indotta di proposito, come se avesse voluto sfruttare quel frangente per ritrovare la concentrazione di cui aveva bisogno per mantenere intatto il suo autocontrollo, e impedirsi così di trapelare uno stato d'animo che invece preferiva sopprimere.

Considerare che il solo nominare Lavi avesse scaturito nella compagna una simile reazione fece supporre al samurai che i due dovevano aver indubbiamente litigato.

“È in missione” fu la risposta atona della ragazza, la cui mancanza di tono confermò l'ipotesi del moro, che successivamente si appoggiò l'estremità inferiore della katana sulla spalla destra mentre incrociò brevemente lo sguardo del compagno.

“E poi” aggiunse, questa volta con una sfumatura amara “Questi bei momenti non dureranno per sempre, tanto vale cominciare ad allontanarsi”

Si avviò poi verso uno specifico angolo della stanza e ripose l'arma laddove il samurai l'aveva presa precedentemente.

Non avrebbe mai pensato di arrivare a una simile conclusione, e tanto meno di farne parola con Kanda.

Il gesto del giovane Bookman le aveva fatto capire con brutalità quanto fosse decisamente diversa la considerazione che l'uno aveva dell'altra, ma anche a farle rendere conto che stava rischiando di commettere lo stesso errore di circa due anni prima.

Al di là del fatto che preferiva andare incontro a una morte atroce piuttosto che abbandonare un compagno, e al di là dell'amicizia che, credeva, li legasse, c'era stata una ragione ben più profonda che l'aveva spinta ad addentrarsi fin nei sotterranei della dimora dei Noah per salvarlo.

Se ne era accorta soltanto in quel momento, soltanto quando Feedra lo stava trascinando via con sé, e la paura che una volta varcato il Gate l'avrebbe perso per sempre le aveva fatto capire che ciò che provava inconsciamente per lui era più intenso di un forte rapporto di amicizia, un sentimento che in passato si era promessa di non provare mai più per nessun altro.

Non aveva saputo darsi una risposta, neanche vaga, quando si era chiesta da quanto tempo i propri sentimenti nei suoi confronti erano divenuti così intensi a tal punto da trascinarsi senza il minimo scrupolo, ancor prima di pensare che lo stesse facendo per salvare un compagno caduto nelle mani di un nemico, in un'impresa suicida soltanto per rischiare se stessa pur di riuscire a salvargli la vita.

Erano passati diversi mesi da allora e né l'uno né l'altra si era mai azzardato a mettere in tavola qualcosa che li esortasse a discutere sull'accaduto, nemmeno un microscopico accenno.

Lavi aveva continuato a comportarsi come aveva sempre fatto, come se nulla fosse successo o, peggio, come se fossero usciti da una delle solite battaglie monotone e impegnative di cui sarebbe stato quindi inutile parlarne.

E Rin aveva pensato che in fondo era meglio così, che se il rosso aveva davvero interpretato quel gesto come una delle sue impulsività era dunque più facile per lei fingere che fosse stato l'istinto e non il cuore ad agire per suo conto, ma anche sopprimere i sentimenti che aveva scoperto di provare per lui nonostante il suo atteggiamento nei confronti del giovane Bookman non sarebbe comunque cambiato.

Perché il suo timore più grande non era che Lavi non la ricambiasse, bensì che tale sentimento avrebbe potuto continuare a crescere inconsapevolmente dentro di lei, a tal punto da non essere più in grado di ignorarlo facilmente.

Non poteva permettere al suo cuore di battere per quella persona. La guerra sarebbe giunta a una fine, un giorno, e Lavi avrebbe lasciato l'Ordine per dirigersi verso la meta successiva e continuare il suo addestramento come Bookman. Un viaggio in cui non le sarebbe stato permesso di seguirlo.

Non avrebbe sopportato di soffrire, ancora una volta, per la perdita della persona che amava.

Ora, però, la certezza che il rosso non la considerasse più di una semplice compagna aveva preso a straziarle l'animo con una veemenza indescrivibile.

Si servì della stessa violenza per mettere da parte quel malessere, tuttavia si rese conto di non essere riuscita a celarlo del tutto. Aveva percepito sui lineamenti del proprio viso la mestizia incrinare il sorriso che aveva rivolto al samurai.

Il suo modo di comportarsi con Lavi non avrebbe avuto ripercussioni, né tanto meno aveva intenzione di rovinare il loro rapporto d'amicizia, perché non era affatto ciò che voleva. L'unica via che aveva per limitare le crepe nel suo cuore era servirsi del dolore per fare ciò che avrebbe dovuto e che aveva creduto di aver fatto: prendere la giusta distanza a livello emotivo per cancellare definitivamente i sentimenti che provava per lui.

“Ci vediamo in mensa” lo salutò, unendo un gesto della mano, un attimo prima di lasciarlo solo nell'arena.

Kanda era rimasto ancora lì, fermo, a fissarla fino all'ultimo con una sfumatura perplessa negli occhi nonostante il suo volto mostrava la più totale indifferenza.

L'amarezza era un sentimento che finora il samurai le aveva visto riservare soltanto agli Akuma, ai Noah e a volte persino al Sovrintendente, benché la camuffasse spesso dietro al suo immancabile umorismo. Lavi al contrario era un suo compagno eppure ciò non le aveva impedito di riferirsi a lui con lo stesso modo, sebbene fosse la prima volta che dalle sue labbra uscivano simili parole nei suoi confronti.

Affermare, però, che quei due erano compagni era alquanto diminutivo, almeno secondo il giapponese.

Quante volte gli era capitato di scorgere più riguardo del dovuto nei loro gesti, nelle parole l'uno dell'altra. Riguardo che dal suo punto di vista considerava talvolta più dolce dello zucchero da fargli venire il voltastomaco, nonostante non fosse poi così diverso da quello che c'era tra la mammoletta e Linalee, ma che né il rosso né la castana sembravano esserne consapevoli tanto quanto ciò che invece lui era stato in grado di vedere.

Per Kanda fu pertanto evidente che, qualunque cosa fosse successa, era stata tale da incrinare il rapporto tra i due.

Sospirò pesantemente, irritato da tutti quei pensieri che si intrufolavano nella sua mente senza nemmeno degnarsi di bussare, o tanto meno di chiedergli il permesso, e si diresse poi verso l'uscita.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 18 || Fine della ricerca

 

 

"Avete trovato Allen!"

L'Esorcista dai capelli grigi celò un'espressione esasperata, del resto se l'era aspettato.

“Come fai ad esserne certa?” non distogliendo lo sguardo dal Pierrot, che nonostante tutto continuava ad esibirsi, Lavi in effetti nutrì parecchi dubbi sul fatto che dietro il pagliaccio potesse esserci proprio l'amico che stavano cercando da tempo.

“Succedeva spesso che le fatture del Maestro fossero troppo alte" spiegò Karin "Quando avevamo del tempo libero aiutavo Allen in questi spettacoli improvvisati per racimolare qualche spicciolo in più in modo da giocare d'anticipo sul prossimo debito”

Non credevo che anche lei fosse ancora tormentata dal Maestro” si disse l'inglese ironico, ripensando per un istante ai tempi spiacevoli che ora come ora erano ormai solamente brutti ricordi di quell'uomo sfruttatore senza riguardo al quale era però affezionato nonostante ciò che gli aveva fatto passare, un attimo prima di percepire la presenza di diversi Akuma attirati dal Noah celato dentro di sé.

Una delle Bambole emersa da un varco sottostante lo costrinse a ricorrere a Crown Clown mandando così definitivamente all'aria tutti i sacrifici che aveva fatto per tenere nascosta la propria identità specialmente ai membri dell'Ordine che, era sicuro, lo stavano cercando sin dalla sua fuga di tre mesi prima.

Considerando che erano Akuma di basso livello approfittò che i tre compagni fossero brevemente impegnati ad occuparsi dei nemici rimasti per allontanarsi il più velocemente che poté: non aveva alcuna intenzione di essere trascinato a forza al Quartier Generale, almeno non prima d'aver portato a termine l'obiettivo che si era prefissato.

Purtroppo si accorse troppo tardi che il samurai l'aveva raggiunto, questi lo afferrò in malo modo per il mantello bianco dell'arma anti-akuma mentre con uno sgambetto dietro il piede sinistro lo fece cadere all'indietro sui mattoni che rivestivano la strada.

“Mi pareva che quel Pierrot mi desse troppo sui nervi, eri tu allora!” sbottò il giapponese che gli impedì prontamente qualsiasi tipo di resistenza immobilizzandogli il busto con una gamba mentre teneva con la mano il viso dell'altro contro il terreno “Moyashi!”

In tutta risposta l'inglese si limitò a restare in silenzio puntando lo sguardo altrove piuttosto stizzito e seccato per essere stato messo al tappeto a quel modo proprio dal moro.

“Yuuu! Alleeen!” li raggiunse Lavi insieme a Karin e Bookman.

Successivamente il rosso s'appoggiò per qualche istante sulle ginocchia in modo da poter riprendere fiato mentre osservava confuso l'espressione disgustata sul viso di Kanda.

“Ehi! Ma che fai?!” esclamò perplesso quando il samurai afferrò con la mano libera, senza nemmeno chiedergli il permesso, un lembo della sua sciarpa arancione sfidandogliela di colpo con il solo scopo di ripulire il volto del sedicenne.

“Ahi! Ahi! Ahi!” imprecò Allen almeno una ventina di volte constatando sulla propria pelle l'indelicatezza del giapponese, non che avesse mai pensato che il compagno fosse capace di esprimere gentilezza dopo tutto.

“Hai intenzione di spellarmi la faccia, idiokanda?!” gli sferrò a tradimento un colpo diretto alla nuca con la gamba sinistra per porre tregua a quella tortura che, era sicuro, faceva invece sicuramente piacere al moro il quale purtroppo parò prontamente il calcio con lo stesso braccio che stava usando per pulirgli il viso.

“Moyashi”

“Mi chiamo Allen!”

“A quanto pare non sei ancora diventato il Quattordicesimo” gli fece notare Kanda fissandolo serio, lasciando posto sul proprio volto a un'espressione piuttosto stupita, e lo liberò successivamente della sua presenza sopra di sé ormai non più necessaria dato che si era accertato di ciò che doveva.

Non aveva nemmeno avuto il tempo di mettersi a sedere che Rin si inginocchiò subito accanto a lui “Ero così preoccupata, lo eravamo tutti” lo avvolse forte tra sue braccia.

L'inglese poteva percepire distintamente le lacrime invisibili della compagna sebbene ella non ne versò alcuna, avrebbe davvero voluto ricambiare quell'abbraccio così carico d'affetto perché la castana gli era davvero mancata insieme a tutti gli altri.

“Potete dire all'Ordine che sto bene” tuttavia rifiutò la sua vicinanza, con gentilezza le prese i polsi senza mancare di gentilezza e la allontanò da sé ignorando lo sguardo sconcertato dipinto sul suo volto.

“Al contrario di quello che pensi” si intromise Lavi “Non è stato l'Ordine a mandarci”

Allen non fu del tutto sicuro di potersi fidare delle parole del rosso. Era vero, non aveva mai dubitato prima d'allora di nessuno dei propri compagni anzi si era sempre fidato ciecamente di ciascuno di loro. Come poteva però essere certo che non fosse stato Lvellie ad ordinare loro di rivelargli che non erano sulle proprie tracce per suo conto?

Che diamine vai a pensare?!” si rimproverò, in effetti nessuno di loro aveva mai tradito la propria fiducia e si vergognò profondamente per aver dubitato dei propri amici per un solo istante. Probabilmente la sfiducia nei confronti del Sovrintendente aveva inconsciamente cominciato a influire negativamente su di sé.

“Rispondi a una domanda” lo fissò il samurai “Quel corvo, Howard Link, perché è morto?”

Allen rimase talmente sconvolto dalla domanda che non riuscì ad aprire minimamente bocca, lasciò invece che la mente lo riportasse a quanto accaduto quella notte.

“Linalee e Marie ci hanno raccontato il tutto a grandi linee, ma è decisamente troppo poco per risultare convincente. Chi l'ha ucciso?” continuò il moro “Sei stato tu? O i Noah?”

“Avanti, Yu!” Lavi prese le difese del sedicenne “Non può essere stato Allen!”

“Link... è morto?” l'Esorcista dai capelli grigi si rifiutò di credere che l'investigatore fosse realmente deceduto “Quando?!”

Il giovane Bookman sorrise, sollevato nel trovare conferma nell'espressione scioccata del compagno che questi non avesse affatto fatto del male al Corvo della Centrale “A quanto siamo riusciti a capire, subito dopo che tu hai lasciato la cella il Sovrintendente e le guardie hanno detto d'aver trovato il corpo quando sono accorsi lì”

Invaso dalla collera Allen si alzò improvvisamente in piedi “Apokryphos!” imprecò stringendo i pugni un attimo prima di avvertire una fitta lancinante allo stomaco, sentì via via le forze abbandonarlo del tutto sino a ché persino tenere aperte le palpebre si rivelò uno sforzo immane.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** La foresta irraggiungibile ***


Capitolo 21

~ La foresta irraggiungibile ~




 

Al fianco di Bookman ma a pochi passi da Sakai e Linalee, Lavi avanzava barcollando con la schiena ricurva in avanti, le braccia abbandonate a peso morto si muovevano all'unisono a destra e poi a manca al ritmo dei suoi passi corti e pesanti.

Ormai non ne poteva più.

Era passato poco meno di due ore da quando avevano lasciato il villaggio e, per quanto costringesse gli arti inferiori del corpo a proseguire, non poteva certo ignorare il bruciore ai polpacci e l'insensibilità alle dita dei piedi, sentiva come degli aghi infuocati fare su e giù per le gambe e gli sembrò che le piote [NdA: piante dei piedi] avessero camminato sul carbone ardente piuttosto che sulla strada in terra battuta che si ritrovava sotto le scarpe.

La cosa peggiore era che il percorso rettilineo dinanzi a loro non sembrava avere una fine, nemmeno vaga o immaginaria, anzi continuava a estendersi a perdita d'occhio.

Lo scenario circostante, però, era tipico dell'Irlanda del Sud: vaste e superbe praterie della colorazione di un verde vivace, interrotte da alcuni stagni e pochi alberi tra cui faggi e betulle, il cielo azzurro e il sole nascosto a volte da qualche nuvola di passaggio. Poteva considerarsi una sublime distrazione se non fosse che, dopo un po', diventava purtroppo noiosa talmente il paesaggio era ripetitivo.

“Ma insomma!” spazientito Lavi si lamentò a voce alta con malcelata frustrazione, strizzando gli occhi nel contempo che sollevò lo sguardo al cielo “Per quanto dobbiamo ancora camminare?”

“Finché non raggiungeremo il nostro obiettivo”

Alla risposta ironica da parte del biondo il rosso aggrottò leggermente le sopracciglia e sbuffò [NdA: comicamente] scocciato “Questo lo sapevo già!” ribatté.

Dapprima etichettato come una possibile presenza dell'Innocence, dopo l'incontro con il capo villaggio lo scopo della missione si era reso più concreto. Stando a quanto aveva dichiarato il primo cittadino, infatti, la foresta a nord della cittadina era improvvisamente scomparsa diverse settimane addietro comportando così la perdita di diverse materie prime naturali quali legna, erbe medicinali, fauna.

Inoltre, come se non bastasse, chiunque avesse provato a recarsi in quella direzione, chi per accertamenti e chi per raggiungere il villaggio successivo, non aveva mai più fatto ritorno.

E dire che il Sindaco sarebbe stato così gentile da risparmiare quella lunga camminata agli Esorcisti, offrendo loro una carrozza, se non fosse che il numero dei cavalli al villaggio drasticamente diminuito in seguito allo sgradevole evento l'aveva portato a negare loro tale utilizzo. Del resto soltanto uno stupido si sarebbe privato di un bene per affidarlo, senza alcuna garanzia di ritorno, a degli estranei che combattevano una causa sconosciuta e incomprensibile.

La cosa non li aveva comunque stupiti minimamente, erano ormai abituati a incontrare sulla loro strada individui che non sapevano affatto cosa fosse la Dark Religious ma che non esitavano a servirsi del suo aiuto senza dare nulla in cambio.

Ad ogni modo Lavi non attese oltre ad esporre l'idea che gli aveva appena sfiorato la mente, arrestando dunque di colpo la sua camminata – costringendo gli altri tre a fare altrettanto - raddrizzò la schiena mentre alzò il braccio sopra il capo con fare estasiato “Propongo di fare una pausa!” si rivolse poi all'anziano “Sarai sicuramente molto stanco data la tua età, no, vecchio?”

Lo sguardo torvo di Bookman fece immediatamente sudare freddo il rosso, infatti quella muta minaccia precedette [NdA: scena tipica e divertente di Lavi e Bookman in cui quest'ultimo è travestito da panda] tre colpi che l'anziano sferrò con noncuranza sulla testa dell'allievo “Non usarmi come pretesto, scansafatiche!”

“Ahiooo!” si lamentò il diciannovenne con le mani sul capo.

“Però se Lady Linalee ne avesse bisogno, potremo fermarci per qualche istante” propose Bookman posando lo sguardo sulla mora.

Lavi, alle spalle del suo Maestro, alzò i pollici e strizzò l'occhio alla cinese unendo un largo sorriso a denti strerri per incitarla ad assentire.

Linalee, tuttavia, distolse subito lo sguardo dal rosso “Sto bene” affermò rivolgendosi all'anziano, ignorando l'espressione confusa sul volto del diciannovenne “Sono in grado di proseguire”

Anche lei è stanca” pensò il giovane Bookman, preoccupato. Ormai conosceva la mora così bene che gli bastava uno sguardo per captarne lo stato d'animo eppure, nonostante quella non fu la prima volta, aveva negato l'evidenza “Che sia ancora arrabbiata?”

“Sakai?” Bookman interpellò infine l'americano.

“Non ne ho bisogno” dichiarò il biondo, pacato e risoluto “Ad ogni modo fare una pausa sarebbe stata solo una perdita di tempo. Ormai siamo vicini”

“Ci prendi in giro?” protestò Lavi, totalmente incredulo, portandosi le mani ai fianchi.

“Come fai ad esserne così sicuro?” gli chiese l'anziano.

“Già” intervenne Linalee “Purtroppo non c'e ancora alcuna traccia della foresta”

“Odore di muschio e querce” Sakai si volse e, con lo sguardo dritto davanti a sé, fissò un punto in lontananza in direzione della loro meta.

“Eh? Muschio e querce?” ripeté Lavi che, affiancandosi a lui, sporse il busto in avanti e annusò l'aria nel tentativo di far risalire su per le narici gli stessi odori che il compagno dichiarava di percepire “Io sento solo profumo d'erba” obiettò, rivolgendogli un'occhiata strana [NdA: a mò di “TE LO SEI INVENTATO”].

Il biondo ignorò la constatazione del diciannovenne, riprendendo il cammino “Andiamo”

Lavi, al contrario di Linalee e Bookman, non fece un singolo passo “Ora ho capito!” affermò deciso, constringendo nuovamente i compagni a fermarsi, mentre batté un pugno sul palmo dell'altra mano “L'hai detto per incentivarci a camminare!” mostrò un entusiasmo tale da sembrare piuttosto sicuro di sé.

“Non ti facevo così...” aggiunse il rosso ma s'interruppe quando vide l'espressione sul viso dell'americano, nel frattanto che egli si volse verso di lui, divenire tutt'a un tratto terribilmente seria da farlo sussultare “... ottimista!” si affrettò a concludere con un sorriso nervoso e la mano dietro la nuca [NdA: insieme a una goccia materializzata sul capo], ricorrendo a un tono simile a quello di una vocina.

“C-Calma!” agitando le mani a mò di tregua Lavi prese a sudare freddo, mentre la parte superiore del viso gli si colorò di blu, nel vedere l'Esorcista portare il braccio dietro la schiena ed estrarre l'alabarda “Non c'è motivo di ricorrere a...”

“Sakai!” gridò Linalee, allarmata quanto spaventata, nel tentativo di fermare il biondo che senza un minimo di esitazione era scattato verso il giovane Bookman.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 19 || Faccia a faccia col Quattordicesimo

 

 

DIVERSE ORE PIÙ TARDI

Rimasta sola con Allen, dato che sia Kanda che Lavi e Bookman avevano lasciato la stanza della Locanda, Karin gli era rimasta accanto finché la stanchezza non l'aveva costretta a distendersi sul letto accanto.

Non ricordava quanto tempo fosse passato ma a destarla era stata proprio la voce dell'inglese. Sapeva che l'inglese non era per nulla tipo da parlare da solo e socchiuse gli occhi per cercare di identificare il suo interlocutore, certo non era da escludere che nel frattempo almeno uno dei compagni fosse tornato.

Benché non scorse nessuno dei tre Esorcisti assenti si tranquillizzò nel vedere il sedicenne seduto di spalle e una delle ali di Timcanpy emergere lateralmente dalla sua figura, sicuramente stava tenendo il golem tra le mani, e richiuse le palpebre pensando che sarebbe rimasta distesa ancora per qualche attimo.

All'inizio non aveva fatto molto caso alle parole pronunciate dal compagno ma, con il susseguirsi di queste, un qualcosa che non la convinse affatto nel suo discorso la costrinse ad aprire gli occhi di scatto.

Quello non era per nulla il modo di parlare di Allen.

“Che ne dici, Tim, vogliamo andare? Insieme, tu e io”

In silenzio la castana si era messa a sedere, teneva una gamba penzonole e un ginocchio all'altezza del petto mentre le mani reggevano il bordo del materasso “Non credo proprio che riuscirai ad andare da qualche parte”

“Oh” l'altro non si volse sebbene dal tono s'intuì che avesse un sorriso amaro sulle labbra “E sarai tu ad impedirmelo?” non parve inoltre per nulla stupito, come se già sapesse che si era svegliata.

“Credevo che con la tua impresa eroica di trentacinque anni fa avessi imparato a non sottovalutare l'avversario” lo sfotté la ragazza “In fondo è proprio per questo che contro il Conte ci sei rimasto secco”

Il Quattordicesimo si mosse così velocemente che Rin non se ne accorse subito, fece soltanto in tempo a incrociare le braccia all'altezza del viso per parare il pugno per nulla indifferente dell'avversario.

La castana conosceva bene la potenza di Allen che la forza esercitata dal nemico era troppo grande per poter essere quella dell'amico "Come diamine è possibile?!" si domandò scettica "Eppure l'unica cosa che gli permette di rivelarsi è la Memory!"

Tale potere andava oltre la propria capacità di tenergli testa, Karin non tardò molto a rendersene conto, e il pensiero che il Noah potesse approfittare della troppa disparità di potenza tra loro per fuggire non si limitò soltanto a sfiorarla.

Lasciò che fosse l'impulsività a guidarla e fingendo un calcio in pieno viso avvicinò il palmo destro all'avversario: si servì di un grosso e robusto ramo scarlatto che lei stessa materializzò per avvolgere il busto del Quattordicesimo, intrappolandogli anche le braccia, e strinse la morsa il più che poté in modo da immobilizzarlo senza nuocere troppo al corpo dell'inglese.

“Non sei proprio dell'intenzione di ferirmi, eh?” la derise il Noah sorridendo beffardo “E dire che se forse ti impegnassi, potresti farcela”

Rin in tutta risposta lo guardò con astio “Lascia stare Allen, bastardo!”

L'avversario scoppiò in una risata sarcastica “A meno che tu non sia disposta a rinunciare a questo Esorcista e ad eliminarlo, le tue minacce sono solo fumo”

Travolta da uno scatto adirato la castana avvicinò il viso a quello del Quattordicesimo e lo fissò dritto negli occhi riducendo di poco le palpebre a fessure “Sta pur certo che creperai”

Osservò l'espressione divertita sul volto del nemico mutare improvvisamente in una allo stesso tempo indignata, seccata e spazientita.

Fu la perplessità mista a incredulità a divorarla quando quello si liberò della morsa con la sola pressione delle braccia verso l'esterno, frantumando in mille pezzi ciò che lo teneva legato, e con un colpo secco, deciso e calcolato la ferì alla spalla prima che potesse riuscire perlomeno a difendersi.

Fu in quel momento che Kanda aprì la porta della stanza.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Esca ***


Capitolo 22

~ Esca ~



 


La reazione fu istintiva per Lavi quella di lasciare la frase a metà e portare piuttosto la mano nel taschino del pantalone, laddove teneva conservata la sua arma anti-akuma.

Trascorse un solo istante, un fugace lasso di tempo nel quale si rese conto che per quanto fosse stato veloce ad impugnare il martello in miniatura Sakai era stato maggiormente lesto nel muoversi ma, al contrario dell'intenzione di ciò che il suo gesto avesse suggerito, aveva invece sorpassato la propria persona.

Nell'attimo successivo la confusione cominciò via via a impadronirsi della sua mente. Che si trattasse di un avvertimento oppure di un metodo indelicato per dirgli di smetterla di perdere tempo?

Nello stesso momento, al suono sordo dato dal violento scontro tra piombo e metallo successe una moderata esplosione.

Il rosso sbarrò l'occhio, sconvolto, voltandosi di scatto.

Sakai apparve incolume, seppur di spalle, e il modo in cui reggeva l'alabarda gli lasciò capire che aveva usato la parte piatta della lama a mò di scudo per parare il colpo che molto probabilmente era stato destinato a lui.

La leggera inclinazione del suo capo verso l'alto incitò il diciannovenne a sollevare lo sguardo e notare la presenza di una trentina di Akuma, sospesi in aria, dal livello che andava dal Primo al Terzo. L'attenzione del giovane Bookman venne infine catturata dall'unica Bambola cui del fumo fuoriusciva dal suo braccio, a indicare il fresco utilizzo dell'arma da fuoco, insieme all'espressione stizzita che regnava sul suo volto per la sorpresa malriuscita.

“Come hai fatto a...?” Lavi, ancora incredulo, non riuscì a spiegarsi come il compagno fosse riuscito a intercettare per tempo l'attacco nemico. Nessuno tra lui, Bookman e Linalee aveva percepito alcuna presenza nemica prima dell'americano.

“Andate” ordinò Sakai perentorio “Di questi me ne occupo io”

“Non sarebbe meglio sbarazzarcene tutti insieme?” obiettò il rosso scocciato.

“Ne arriveranno sicuramente degli altri, attirati dalla battaglia”

“Sakai ha ragione” intervenne Bookman.

Proprio malgrado anche il diciannovenne riconobbe che il biondo non aveva poi tutti i torti: se infatti il numero degli Akuma si sarebbe moltiplicato oppure avrebbe fatto la sua entrata in scena anche un solo Livello 4 o un Noah il recupero dell'Innocence sarebbe diventato un'impresa a dir poco ardua.

Si morse il labbro inferiore, riluttante quanto contrariato all'idea di lasciare il compagno a fare da esca. Purtroppo non avevano altra scelta.

Si volse, e cominciò a correre verso la direzione opposta seguito dell'anziano.

“Sakai” Linalee, invece, indugiò ancora qualche istante.

Il gesto del biondo le aveva portato alla mente quando tempo prima Kanda e Crowley, sull'Arca, si erano proposti di restare a combattere contro i Noah per far avanzare i loro compagni. Ma a dire il vero anche lei aveva fatto la stessa cosa, fronteggiando il primo Livello 3.

Comprendeva benissimo cosa portava un Esorcista a restare indietro e proprio per tale motivo non avrebbe cercato di dissuadere l'americano ma, sebbene la situazione in quel momento non era ancora da ritenersi drastica da avere un particolare motivo per sentirsi preoccupata, non riuscì a non provare inquietudine nei confronti del compagno.

Lo conosceva da meno di una giornata, eppure lo considerava già parte della sua famiglia.

La cinese allargò le labbra “Ti aspettiamo”

Fu lo stupore ciò che regnò sul volto di Sakai in seguito alle parole della mora, un'espressione che successivamente lasciò spazio a un sorriso dai lineamenti sinceri e delicati allo stesso tempo.

“Contaci”

 

 

DIVERSI MINUTI PIU' TARDI

Ormai siamo vicini?!” Lavi ripeté irritato fra sé le parole del compagno, cominciando a dubitare più di prima l'affidabilità della sua affermazione “Io non faccio altro che vedere lo stesso e identico percorso per almeno altre venti miglia!”

Abbassò per qualche istante lo sguardo sui piedi, come se con un'occhiata fugace avesse potuto constatarne meglio la situazione impartitagli dal cervello, e lo rialzò subito dopo. Si sentiva piuttosto provato lungo gli arti inferiori del corpo e si domandò come invece riuscisse Bookman a stare quasi al passo di Linalee, seppure a stento.

E dire che solo in rari casi l'anziano era stato in grado di precederlo.

Dunque, azzardò un'ipotesi, non era il suo Maestro che tutt'a un tratto si era dimostrato capace di correre a una tale velocità, al contrario era lui ad avere il passo più lento.

Se i due si sarebbero fermati per aspettarlo, sarebbe stato davvero il colmo.

All'improvviso, mentre continuò ad avanzare sforzandosi di negligere [NdA: trascurare, dimenticare] il dolore che via via non riusciva più a ignorare, per un lasso di tempo pari a un millesimo di secondo una buona parte del paesaggio davanti a lui apparì disconnesso, come fosse una nube.

“Ma cos...?!”

Si fermò di colpo, incredulo di fronte a ciò che aveva creduto d'aver visto “No, è impossibile!” scosse il capo con vigore, decisamente convinto che si trattasse di nient'altro che un'allucinazione data, molto probabilmente, dalla stanchezza.

“Che cosa c'è, Lavi?” Bookman non aveva potuto evitare di fermarsi, costringendo anche Linalee a fare lo stesso.

“Nien...”

“Alle spalle, Lavi!”

Nonostante l'avvertimento della mora, per il rosso fu purtroppo impossibile realizzare nell'immediato il pericolo imminente e tantomeno scansarlo in tempo. L'esplosione che si verificò dietro la sua persona si manifestò con una tale veemenza da scaraventarlo per aria.

“Lavi!” Bookman abbassò subito le braccia, che un istante prima aveva incrociato davanti al volto nel tentativo di ripararsi, e si volse immediatamente indietro, piuttosto sicuro d'aver scorto con la coda dell'occhio la figura del diciannovenne volare in quella direzione.

Ma dell'allievo non c'era alcuna traccia.

“Lavi?” guardandosi attorno allarmata insieme all'anziano, nemmeno Linalee riuscì a capacitarsi di come fosse possibile. Eppure l'evidenza era chiara “È... scomparso?”

“Dov'è l'Innocence, Esorcisti?”

Fu un Livello 3 a parlare, con un tono che andava decisamente sull'arrogante. Sospeso in aria affiancato dal Livello 1 che aveva appena sparato il colpo, alle sue spalle stazionavano diverse Bambole al Secondo e Terzo stadio.

“Lady Linalee” con espressione seria Bookman assottigliò lo sguardo, pronto allo scontro, senza distogliere lo sguardo dal gruppo nemico.

“Pronta!” dichiarò la mora con fermezza portandosi in posizione.

La pazienza non era un termine che faceva parte del loro piccolo quanto breve vocabolario, infatti la frenesia omicida indusse quasi istantaneamente gli Akuma in possesso di armi da fuoco a scatenare un'impietosa pioggia di piombo velenoso.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 20 || In continua fuga

 

 

“A-Aspetta un momento... che ti prende?!”

L'ultima cosa che Allen ricordava era la sgradevole notizia della morte di Link lì per strada e la rabbia che subito dopo aveva provato nel rendersi conto chi fosse la persona macchiatasi di tale colpa.

Eppure non aveva la più pallida idea di come fosse arrivato in quella stanza di Locanda e soprattutto perché fosse lì in piedi con la katana del giapponese sul collo a minacciare la propria incolumità.

“Ti ho chiesto se sei il Quattordicesimo!” Kanda sembrò piuttosto irato.

“No no, ferma tutto!” cercò di calmarlo, nonostante si sentisse piuttosto confuso, mentre la lama che premeva contro la propria pelle cominciò a fargli male “Sono Allen! Allen, capito?!”

“Balle!”

“Invece è la verità, sono io!” insisté alquanto seccato “Insomma, Kanda, che ti prende così all'improvviso?!”

“Allora che significa quello?!”

“Que..llo?” chiese spiazzato osservando il capo del samurai fargli un leggero cenno che lo invitava a posare lo sguardo alle sue spalle.

Si domandò se fosse uno scherzo, a proprio parere di pessimo gusto, quando vide il comodino in pezzi come se qualcuno ci avesse brutalmente sbattuto contro e trovò piuttosto insolito che il compagno se la prendesse con lui a tal punto soltanto per un mobile.

Successivamente però trasalì nel notare che in realtà la stanza era ridotta a soqquadro come a indicare la conseguenza di uno scontro e soltanto allora si accorse della figura scombussolata di Karin lì vicino seduta per terra nel tentativo di rialzarsi.

Sbarrò gli occhi scioccato nel rendersi conto che lungo il braccio destro della ragazza scendeva del liquido vermiglio proveniente da una ferita alla spalla.

La castana portò una mano sulla ferita “Dai, Kanda, è solo un graffio” cercò di dissuaderlo.

“Un graffio?!” ripeté il samurai senza distogliere lo sguardo dall'inglese con il tono di chi si sentiva preso letteralmente in giro.

Afferrò poi la mano sinistra del sedicenne portandogliela davanti al volto e non si scompose affatto quando quello impallidì ulteriormente nell'accorgersi che il suo organo prensile era macchiato del sangue appartenente alla castana senza ombra di dubbio.

Successivamente lasciò brutalmente la presa e si volse verso la compagna “Quell'idiota di Lavi e il vecchio non dovevano essere qui?!” domandò acido.

“Sono usciti poco dopo di te" Rin si mise in piedi nel mentre che continuò a premere con la mano sulla ferita nell'intento di arrestare l'emorragia "Dal tono credo che Bookman dovesse parlare con Lavi”

“Al suo risveglio il Noah aveva già preso il sopravvento” aggiunse prima di abbozzare un piccolo sorriso dispiaciuto come a voler sdrammatizzare “Perdonami, credevo di riuscire a tenerlo a bada”

Non ci credo” Allen aveva il cuore in tumulto, allibito di fronte a ciò che il Quattordicesimo aveva fatto attraverso la propria persona “Non può essere... non può assolutamente essere...!”

Aveva temuto che una cosa del genere sarebbe potuta accadere ed era questo uno dei motivi per cui aveva deciso di allontanarsi dall'Ordine e dalle persone a cui voleva bene più di se stesso.

“Allen...”

“Non avvicinarti!” indietreggiando verso il muro l'inglese fermò la compagna ancor prima che potesse fare un passo, evocò la propria Innocence che non avrebbe esitato a usare per difendersi dai due se necessario.

Sin da quando era diventato ufficialmente un Esorcista e aveva conosciuto ciascuno dei propri amici si era promesso che avrebbe fatto di tutto, che avrebbe dato tutto se stesso pur di proteggerli e non sopportava affatto che la castana si comportasse come se nulla fosse persino adesso.

Nonostante fosse cresciuto con accanto questo suo modo di fare che in circostanze simili metteva in atto per evitare di venire scalfita ulteriormente, in questo momento odiava questa sua caratteristica perché per lui al contrario significava il proprio fallimento nell'impedire al Quattordicesimo di fare del male a coloro che amava.

D'un tratto la porta si aprì senza alcun preavviso.

“Yu! Allen!” di ritorno insieme all'anziano Lavi entrò col suo solito fare allegro “Ho sentito le vostre voci dal corridoio, non starete mica litigando per l'ennesima...” tuttavia s'interruppe quando realizzò bruscamente come la situazione fosse degenerata durante la loro assenza “...volta?”

Approfittando della distrazione di Kanda e Rin data dall'arrivo dei due Bookman Allen scattò verso la finestra alla propria sinistra, si lanciò contro il vetro per aprirsi una via di fuga parandosi con Crown Clown dai frammenti di vetro che avrebbero potuto ferirlo.

 

 

IN FUGA

È segno che il risveglio del Quattordicesimo, che dopo il contatto con Apokryphos tre mesi fa sembrava regredito, è ricominciato di nuovo”

 

Era sin da quando si era allontanato dalla Locanda, e gli Akuma avevano ricominciato a perseguitarlo senza tregua, che le parole di Wisely gli risuonavano nella testa più e più volte.

Sebbene non avesse affatto gradito il modo in cui aveva ripreso coscienza non necessitava di ulteriori spiegazioni per comprendere ciò che fosse successo in quella stanza poco prima.

“Perdonatemi, ragazzi” un'espressione rattristata regnò sul suo volto pallido.

Era piuttosto sicuro che i compagni fossero finiti col farsi l'idea che intendesse darsela a gambe, al contrario lui non era mai scappato ma aveva combattuto usando sempre al massimo le sue capacità di Esorcista ed era proprio per continuare a farlo che aveva scelto la via che gli era sembrata la più giusta.

Malgrado si sentisse tremendamente in colpa per aver ferito Karin il cui sangue sarebbe rimasto indelebile nella propria mente, non si sarebbe comunque ancora arreso: intendeva assolutamente combattere da solo il risveglio del Quattordicesimo lontano da chiunque potesse rischiare di ferire e giunto ormai a questo punto non poteva affatto permettersi di essere trascinato all'Ordine a forza.

“Dannazione!” imprecò nel momento in cui balzò in un vicolo giù dal tetto di un edificio.

Portò la mano allo stomaco soffocando un gemito di dolore dovuto all'impatto e, mentre considerò che prima o poi avrebbe davvero dovuto costringersi ad occuparsi di quella ferita, il braccio sinistro che aveva cominciato improvvisamente a deformarsi lo allarmò non poco.

Tale reazione significava una cosa sola “Maledizione... è Apokryphos!”

Dov'è?” in preda all'agitazione l'inglese si guardò attorno in qualsiasi direzione “Da dove mi attaccherà?!”

“Quattordicesimo”

Al suono di una voce familiare ma che contrastava con quella del suo inseguitore Allen sobbalzò voltandosi immediatamente per identificarne il proprietario, rimase successivamente scettico alla vista di una sagoma che ormai conosceva bene “Il Conte...”

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Barriera ***


Capitolo 23

~ Barriera ~



 


Nella confusione più totale Lavi notò che lo scenario pronto ad accogliere la sua caduta era decisamente differente, l'improvvisa presenza di una grande distesa verde era in effetti piuttosto inspiegabile.

Percepì distintamente la velocità di caduta verso il suolo aumentare sempre di più, tanto che gli venne via via difficile riuscire a tenere l'occhio aperto: gli bruciava a causa del vento, ciò nonostante si costrinse a tenerlo perlomeno socchiuso e cercò di attutire la veemenza della corrente sul volto incrociando le braccia davanti al viso.

Dalla fessura tra i due avambracci cercò di scrutare qualcosa che lo aiutasse a capire dove si trovava, tuttavia il momento dell'impatto di avvicinava sempre di più e fare il punto della situazione in così poco tempo su un'area così estesa attraverso uno spiraglio era, per un Bookman, per lo più un'impresa ardua.

Si sarebbe, in ogni caso, inevitabilmente schiantato.

“Stupido!” si disse ad alta voce, scioccamente “Perché non ci ho pensato prima?”

Portò una mano al taschino del pantalone e recuperò la sua arma anti-akuma “Martellone martellino” pronunciò, rivolgendo la testa dell'arma verso il basso “Cresci, cresci!”

Nel frattanto che la statura minuta del martello si ingrandì notevolmente a colpo d'occhio, Lavi saldò entrambe le mani alla base del manico “Allungati!” ordinò subito dopo. Seduta stante la lunghezza del bastone crebbe a dismisura finché l'impatto del martello con il terreno, accompagnato da un forte scossone, non gli impedì di estendersi oltre.

“Fiuuuuu! L'ho scampata bella!” sospirò, penzoloni nel vuoto, mentre staccò una mano dalla presa e si passò l'avambraccio sulla fronte “Accorciati” impartì infine, e nell'immediato l'estensione del manico si ridusse verso il basso fino a che l'Esorcista non poggiò i piedi sulla testa dell'arma.

Toccò terra con un balzo nel contempo che fece regredire il martello a una dimensione poco più grande della norma, posandoselo poi sulla spalla con disinvoltura.

Si guardò attorno.

Nonostante la fitta nebbia, dalla vasta quantità di alberi intorno a lui non ci volle un genio per fargli capire che si trovava in una foresta, indubbiamente la stessa che stavano cercando.

Com'era possibile che ci fosse finito così all'improvviso? L'ultima cosa che ricordava era Linalee che cercava di avvertirlo dell'attacco da parte della Macchina del Conte.

Di colpo non poté fare a meno di allarmarsi “Vecchio! Linalee!” li chiamò a voce alta ma, per quanto volse lo sguardo in qualsiasi direzione, dei due Esorcisti non riuscì a scorgere la benché minima traccia.

Probabilmente la mora e l'anziano erano troppo distanti per udire quello che lui considerò un fievole richiamo, dato il lungo tratto che li separava, e non indugiò un solo istante a inspirare profondamente per raccogliere nei polmoni quanta più aria possibile in modo da permettergli di gridare con tutta la forza che aveva.

Un'inaspettata serie di colpi provenienti dalla sua destra tuttavia, che identificò subito come proiettili di sangue di Akuma, gli impedì bruscamente di pronunciare i loro nomi una seconda volta, costringendolo a ricorrere nuovamente alla sua arma anti-akuma.

“Martellone martellino” pronunciò, facendolo roteare con due dita “Cresci, cresci, cresci!”

 

 

INTANTO

Nonostante la sensazione di smarrimento dovuta all'improvvisa e inspiegabile scomparsa del rosso, i due Apostoli ricorsero alle armi anti-akuma per sbarazzarsi delle Macchine del Conte scansando al tempo stesso, con la dovuta rapidità ed accortezza, i proiettili nemici che al minimo contatto avrebbero provocato conseguenze per nulla indifferenti.

La preoccupazione che l'americano fosse stato sopraffatto, tuttavia, mista alla probabilità che quelle lì presenti erano dunque le Bambole sopravvissute, spinse Linalee a dirigere nel contempo lo sguardo in lontananza verso il punto in cui avevano lasciato Sakai e, nello scorgere scontri di luce rossa e violacea accompagnati da saltuari polveroni, tirò mentalmente un sospiro di sollievo nel constatare che il biondo era ancora impegnato nel combattimento.

Dubitare dei suoi compagni non era assolutamente tipico della mora, ciò che infatti l'aveva indotta ad accertarsi della situazione era stato un semplice senso di inquietudine legato al fatto che non conosceva nulla sul conto del nuovo arrivato, se non che proveniva dalla Sede Nord Americana, e tantomeno sulle sue capacità in battaglia.

Finora ogni nuovo Compatibile si era dimostrato poco propenso ad un efficace utilizzo dell'Innocence senza una rispettiva base di addestramento, figurarsi ad essere in grado di affrontare senza alcun aiuto un considerevole numero di nemici tra i quali alcuni di livello troppo avanzato per un principiante.

Ripensare per un breve istante al sorriso che l'Esorcista le aveva rivolto insieme alla parola che ne aveva seguito subito dopo, però, le fu sufficiente per rendersi conto di quanto a volte fosse fin troppo eccessiva la preoccupazione che riservava nei confronti dei suoi compagni.

Sakai sta bene” si disse fra sé, allargando poi le labbra con decisione “Ne sono sicura”

Constatato dunque che quelle Bambole appartenevano a un nuovo gruppo di Akuma, ci fu qualcosa che ciò nonostante aveva lasciato i due letteralmente perplessi.

Sebbene il numero di avversari si era man mano ridotto la grande quantità di proiettili sparati sin dall'inizio, senza seguire una traiettoria precisa con lo scopo di mettere in maggiore difficoltà l'elusione [NdA: eludere, ovvero evitare con accortezza, con astuzia] degli Esorcisti, aveva scatenato un putiferio oltre misura che avrebbe dovuto inevitabilmente devastare tutta l'area circostante.

Avrebbe dovuto, infatti, perché gran parte del territorio a nord, ovvero la direzione in cui si trovava la foresta, appariva totalmente incolume.

“Che strano...” bisbigliò Linalee “Che possa c'entrare con la scomparsa di Lavi?”

Più che determinata a scoprire che cosa si celasse dietro lo strano fenomeno la mora prese a correre verso l'area indenne, lasciando che la scia di piombo tossico dell'ultimo Livello 2 la seguisse di proposito finché, tutt'a un tratto, non balzò piuttosto in alto con una rapidità tale da far momentaneamente perdere le sue tracce alla Bambola.

Nel frattanto che la spinta la distanziava sempre più dal suolo Linalee si focalizzò sulle cartucce velenose seguendone la traiettoria con lo sguardo fino a che, nel preciso istante in cui varcarono il confine delimitante il divario terreno, scomparvero improvvisamente.

A rendere la cosa maggiormente inverosimile, notò la cinese, fu l'assenza del classico suono tipico della collisione.

“Possibile che...?”

Fu soltanto una l'ipotesi che andò a formularsi nella sua mente, l'unica che considerò come una possibile spiegazione a quel fenomeno insolito e che per accertarsene definitivamente decise di servirsi di quello stesso demone che intanto aveva ripreso a rivolgerle contro la sua argenteria venefica.

Un movimento del corpo le bastò per mutare di scatto l'ascesa in una capriola all'indietro che le permise di trovarsi in brevissimo tempo alle spalle dell'Akuma, sebbene a un'altezza superiore; sfruttò la forza di gravità oltre al potere dell'Innocence per sferrare col tallone un calcio devastante al nemico, scaraventandolo verso un punto più in alto rispetto a quello in cui i colpi nemici erano scomparsi.

La sorte della Bambola fu identica a quella che avevano avuto i suoi stessi proiettili, diversi istanti prima.

“Una barriera” dichiarò Bookman, atterrando con maestria al suolo, convinto tanto quanto la mora che sia Lavi che l'Akuma e il resto di tutte le cartucce nemiche fossero finiti al suo interno.

La cosa tuttavia lo convinse ben poco: se la barriera era stata davvero generata dall'Innocence, perché una Macchina del Conte sarebbe stata in grado ad attraversarla?

 

 

A SUD DELLA FORESTA

“Che tu sia maled...!”

In piedi accanto al corpo di un Livello 3 piuttosto malridotto Sakai conficcò netta l'alabarda nel cervello dell'Akuma uccidendolo all'istante, troncando così l'ennesima esecrazione che gli rivolse anche quell'ultima Bambola.

Il fresco profumo dell'erba era stato bruscamente rimpiazzato dal maleodorante miasma velenoso, proveniente dalle carcasse nemiche, che era andato inevitabilmente a mischiarsi con il fumo provocato da quelle esplose.

Indirizzò lo sguardo verso un punto in lontananza alla sua sinistra, nel contempo che rinfoderò l'arma nella custodia dietro la schiena, laddove scorse una serie di esplosioni.

Assottigliò gli ametisti per un breve istante. Poi scattò, inquieto.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 21 || Un brusco intervento

 

 

“Io e te, Neah e Mana” il Quattordicesimo accarezzò affettuosamente la guancia del Conte ora in forma umana “Io e te una volta eravamo uno, noi siamo il Conte del Millennio” rivelò nella speranza che Mana riuscisse finalmente a ricordare il loro passato.

Ancor prima che Neah potesse aggiungere altro, però, improvvisamente una presenza estranea piombò fra loro dall'alto costringendo i due ad indietreggiare qualche passo l'uno dall'altro, come se fossero stati forzatamente spinti.

“Quanto tempo, Conte”

Piuttosto confuso e stizzito il Costruttore ridusse gli occhi a fessure nel tentativo di identificare visivamente nell'immediato l'autore dell'inopportuna interruzione dato che il suono della sua voce non gli era affatto familiare.

“Che diamine...?!” imprecò poi, nel momento in cui percepì un improvviso dolore lancinante allo stomaco, un attimo prima di realizzare che fosse dovuto da un pugno dalla forza poco contenuta da farlo sbalzare qualche metro lontano.

Piuttosto che correre in aiuto di Mana Neah tentò di colpire a tradimento l'uomo sconosciuto approfittando che fosse di spalle, al contrario fu quello a coglierlo di sopresa schivando prontamente il colpo bloccandogli il braccio con la mano sinistra e afferrandogli con forza la testa con la destra mentre si era velocemente girato verso di sé.

“Maledetto!” inveì il Noah.

“Innocence, Occhi del giudizio”

“Neah!” chiamò il Conte piuttosto allarmato nell'udire le urla del gemello, si affrettò ad alzarsi nonostante si premesse una mano sullo stomaco “Ma dove...?” sbarrò gli occhi scioccato una volta in piedi, rendendosi conto che i due erano scomparsi ancor prima che avesse potuto posare lo sguardo su di loro.

Un ripetuto rumore di tacchi ruppe il silenzio annunciando l'arrivo di due figure tra cui una vestita elegantemente di scuro.

“Conte!” accompagnato da Wisely Tyki fermò la sua corsa a pochi passi dal Costruttore, osservò sconcertato lo scenario che raccontava un avvenuto scontro per poi posare lo sguardo preoccupato sul Primo Noah.

“Richard Hope” ignorando totalmente la presenza dei due, stringendo a sangue il pugno libero invaso da un profondo sentimento d'ira, il Conte riprese le sembianze della spropositata figura che mascherava il suo reale aspetto “La prossima volta ti ucciderò” minacciò a denti stretti.

 

 

PIU' TARDI

“Che mal di testa” si lamentò Allen con gli occhi ancora chiusi non appena ebbe ripreso i sensi “Devo averne prese parecchie” ipotizzò, passandosi la mano sinistra sul volto, nel tentativo di darsi una spiegazione sul motivo per cui fosse svenuto.

Al contrario del fatto che i Noah avrebbero dovuto lasciarlo momentaneamente in pace dato che per loro era un'esca per attirare Apokryphos, come rivelatogli da Wisely, non aveva ancora un'idea precisa sulla ragione per cui il Conte gli fosse apparso se non che quella che era stato probabilmente attirato dal Quattordicesimo.

Nonostante non avesse potuto ricorrere a Crown Clown per via della reazione al Cardinale, e per quanto si fosse limitato a parare e schivare i colpi non essendo in grado di affrontarlo in quello stato, l'inglese aveva notato che nel comportamento del Conte c'era decisamente qualcosa di più inquietante del solito - facendolo apparire del tutto fuori di testa - chiedendosi se non fosse per via del risveglio di Neah.

Finendo dunque col constatare che non si trovava affatto nella posizione di potersi prendere un attimo di pausa spalancò di scatto le palpebre mettendosi a sedere improvvisamente, tuttavia rimase del tutto spiazzato quando nel guardarsi attorno per mettere a fuoco la situazione si rese conto che il luogo in cui giaceva lì seduto non era nemmeno lontanamente identico all'ultimo che ricordava.

Con maggiore confusione notò inoltre che il braccio sinistro era tornato normale, segno che non risentisse più della risonanza con Apokryphos.

“Dove mi trovo?” si chiese mentre cercò di capire dove fosse finito, era piuttosto sicuro di non stare affrontando il Conte sotto a quel piccolo ponte in mattoni.

“Al confine della città” rispose una voce maschile a lui sconosciuta “Un posto tranquillo è l'ideale per riposare”

“Chi sei?!” tenendo i sensi bene allerta Allen voltò istintivamente il capo a destra e a manca cercando visivamente l'interlocutore, il fatto che non si trattasse del registro vocale di nessuno dei quattro compagni venuti fin lì per cercarlo lo preoccupava perché poteva solamente significare che chiunque fosse non era certo un amico.

“Mi sono allontanato un attimo per controllare la situazione, non credevo che ti saresti ripreso così presto”

“Crown Clown” bisbigliò evocando l'arma anti-akuma mentre osservava con attenzione la figura che, sbucata da dietro l'attaccatura del ponte al terreno a diversi metri da dove si trovava, si avvicinava con fare pacato nonostante il sedicenne al contrario si tenne pronto a scattare.

“Rilassati, sono un amico” con le mani alzate in segno di resa e le labbra leggermente allargate in un piccolo sorriso l'uomo si fermò a qualche passo dall'inglese “Almeno, anch'io faccio parte dell'Ordine, se ti può tranquillizzare”

“Dipende” sbottò Allen squadrandolo.

A occhio e croce doveva avere circa l'età del Maestro, anche la corporatura era abbastanza simile; il viso dalla carnagione chiara era incorniciato dalla chioma leggermente mossa di colore castano scuro, era disordinata nonostante fosse corta sulla nuca e più lunga sul davanti nascondendo in gran parte la fronte; non c'era la minima ombra di barba se non il pizzetto sottile sul mento che metteva più in risalto la sua età [NdA: CLICCATE QUI se gradite vederne il disegno, in basso a sinistra dell'immagine].

Allen distolse lo sguardo dalle sue iridi color castano chiaro per cercare la Rose Cross che provava la sua appartenenza all'Ordine e rimase alquanto perplesso nel notare che, oltre allo stemma, l'uniforme che l'uomo indossava aveva le stesse rifiniture dorate di quelle dei Generali.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Nebbia innaturale ***


Capitolo 24

~ Nebbia innaturale ~


 


NEL FRATTEMPO

Servendosi del Cerchio del Fuoco Lavi si sbarazzò infine anche di quelli che sembrarono essere gli ultimi attacchi da parte del nemico.

Ansimava, reggendo il martello gigantesco con entrambe le mani. La cadenza alquanto ravvicinata degli attacchi non gli aveva lasciato un solo attimo di respiro, né tantomeno permesso di fare un quadro della situazione e capire soprattutto la loro reale provenienza.

Perché, nonostante la totale assenza di Akuma, era impossibile che i loro attacchi provenissero dal nulla.

"C'è qualcosa di strano..."

Tenne lo sguardo dritto davanti a sé, approfittando della tregua per quanto inspiegabile, per riprendere fiato.

Una buona parte di foresta attorno e di fronte alla sua persona era stata completamente rasa al suolo a causa dell'elemento fuoco impiegato da entrambe le parti, la grande quantità di polvere sparsa nell'aria era andata a mischiarsi con la nebbia, rendendola ancora più fitta, così che il contrasto tra il verde degli alberi e il grigio incenerito del terreno parve sempre meno stridente quasi a formare un unico colore.

Nonostante la presenza di alcuni piccoli incendi soffocati, che nella loro piccolezza combattevano per restare vividi quanto più potevano sui resti di cortecce e rami sparsi qua e là sul suolo, la totale immobilità circostante insieme al suo silenzio lo inquietava non poco, tanto da esortare il rosso a tenere i sensi maggiormente allerta.

Fu quando decise di abbandonare la posizione d'attacco, ormai diversi istanti più tardi, che giunse alle sue orecchie un rumore crescente in forte contrasto con la tranquillità del luogo che, nella sua familiarità, non presagì nulla di buono.

Qualcuno o qualcosa si stava avvicinando a una velocità non indifferente.

"Linalee?" pensò il diciannovenne, la piena certezza che fosse la compagna era però decisamente scarsa. Non poteva escludere, infatti, che potesse invece trattarsi di un nemico.

Del tutto riluttante quindi all'idea di farsi trovare impreparato Lavi tentò di identificarne la sagoma quanto prima, tuttavia la visuale piuttosto povera a causa della densa foschia diminuì notevolmente la sua eccelsa abilità visiva, costringendolo a ridurre l'occhio a fessura, e soltanto quando ormai la figura sconosciuta era abbastanza vicina fu in grado di riconoscerne l'identità.

Sussultò, mentre un colorito bluastro si ravvivò sulla parte superiore del viso a cui si unì il sudore freddo che colava lungo una parte [NdA: scena comica, a mò di *OH, CAVOLO!*], quando realizzò che un Livello 2, incapace di fermare la sua corsa, era prossimo a scontrarsi contro la sua persona.

Fece in tempo a scansare l'impatto saltando in alto, mentre tenendo il capo chino seguì con lo sguardo la Bambola che passò come un missile sotto di lui e andò ad accasciarsi violentemente al suolo a una decina di metri.

"Soltanto uno?" si chiese, atterrando sul terreno. Si volse poi verso la Macchina del Conte mentre si portò in posizione.

Quell'unica presenza destò diversi sospetti nel giovane Bookman: era infatti piuttosto improbabile che soltanto quell'Akuma fosse stato l'artefice del finimondo di svariati minuti prima; fu inoltre palese che era stato scaraventato e ciò andava a sminuire totalmente la sua prima impressione, ovvero che fosse un attacco frontale premeditato dallo stesso.

Certamente tale grazia non era stata opera dei suoi stessi simili e gli unici Esorcisti lì presenti, oltre a lui, erano il vecchio panda e Linalee.

I due compagni erano lì attorno. Non aveva più alcun dubbio.

"Esorcista"

Il rozzo richiamo del Livello 2 costrinse Lavi a spostare la sua attenzione sul suddetto. Notò subito che il suo aspetto non era particolarmente incolume, il che gli fece supporre che fino a un attimo prima di essere bruscamente scagliata altrove la Bambola era stata nel bel mezzo di un combattimento.

"Dove sono gli altri Akuma?" domandò il rosso senza mezzi termini.

La Macchina del Conte sogghignò divertita "La tua è una domanda davvero stupida" rispose e un istante più tardi allargò le labbra in un lugubre sorriso "Esorcista"

Non ci fu nulla, nemmeno un minimo cenno ad annunciare l'intenzione del demone di attaccare il suo nuovo avversario, ciò nonostante il giovane Bookman non si lasciò cogliere alla sprovvista e giocò d'anticipo, approfittando del fatto che l'Akuma avesse optato per un attacco diretto senza ricorrere a un qualsiasi effetto sorpresa.

"Secondo sprigionamento dell'Innocence" dichiarò il diciannovenne sollevando il martello verso l'alto "Timbro!" disse e, un attimo dopo, la sua persona venne accerchiata da diversi simboli luminosi.

"Cerchio del Fuoco!" pronunciò colpendo risoluto il segno corrispondente con la sua arma anti-akuma, una volta che il medesimo ebbe ruotato fino a posizionarsi di fronte al Compatibile, fino a toccare il terreno. Subito la raffigurazione del simbolo si sparse luminosa sul suolo lungo tutta una vasta area circostante.

"Fiamme dell'apocalisse. Sigillo di Fuoco!" disse infine e un largo quanto lungo fascio di luce fiammeggiante ergendosi dal suolo andò successivamente a formare un serpente infuocato che, dopo aver aperto le sue enormi fauci, inghiottì al suo interno l'Akuma il quale, inevitabilmente, esplose diversi istanti più tardi.

"Bene" affermò soddistatto dimezzando la spropositata dimensione del martello "Ora occupiamoci di..."

"Laviii!"

Il richiamo a voce alta da parte della mora lo interruppe, costringendolo a voltarsi "Linalee!" la chiamò entusiasta, scorgendo anche la figura dell'anziano insieme a lei.

"Stai bene?" fu ciò che gli chiese Bookman una volta che i due lo raggiunsero.

“Tranquillo, vecchio, sono ancora tutto intero” lo rassicurò trionfio passandosi il dorso del dito indice sotto il naso.

La sensazione che ebbe di essere osservato trovò conferma quando con la coda dell'occhio notò che la cinese aveva posato il suo sguardo su di sé. Le rivolse un sorriso mentre incrociando lo smeraldo con le sue scapolite viola [NdA: gemma di colore viola scuro] alzò il pollice, tuttavia Linalee non allargò le labbra allo stesso modo bensì spostò subito le iridi altrove, come se si fosse pentita d'aver mostrato preoccupazione nei propri confronti.

Attonito di fronte alla reazione della mora, Lavi si rese conto che non sarebbe stato semplice riappacificarsi con lei. Linalee non era affatto il tipo da tenere il broncio se non per questioni che l'avevano ferita profondamente nell'animo, e il rosso sapeva bene che quel risentimento non sarebbe per nulla svanito con il passare del tempo.

L'unica soluzione era parlarle, spiegarle nel modo meno doloroso possibile che aveva frainteso le proprie parole all'Ordine. Però, si domandò, ciò sarebbe stato sufficiente a far sì che il loro rapporto tornasse come prima?

Ad ogni modo quello non era né il luogo né il momento.

“Piuttosto...” esordì il giovane Bookman, deciso a rimandare le spiegazioni al momento più opportuno “Credo che questa sia la foresta tanto ricercata”

Bookman annuì con un cenno del capo “Credo che in realtà non sia mai scomparsa” disse “Ma che un frammento d'Innocence abbia creato una barriera tale da renderla invisibile”

“Non ci resta che cercarlo, allora” dichiarò Lavi mettendosi il martello in spalla.

“Con tutta questa nebbia non sarà affatto semplice” aggiunse l'anziano “Tuttavia non possiamo fare altrimenti”

“Ho un'idea!” dichiarò il diciannovenne di punto in bianco e, ricorrendo alla sua arma anti-akuma, evocò il Sigillo del Legno.

"Disco rotante della natura!" pronunciò a voce alta con il braccio sinistro teso sopra la testa e il dito indice che puntava il cielo “Diradati nebbia!”

Al contrario della sua aspettativa, però, non successe nulla.

"Ma che...?!" esclamò il rosso incredulo, immobile nella sua posizione.

“Dubitavo che questa nebbia fosse un fenomeno naturale” esordì Bookman con le mani l'una nell'altra nascoste dalle maniche dell'uniforme “Altrimenti ti avrei già fatto usare il Timbro del Legno da un pezzo”

“E perché non l'hai detto prima?” gli domandò l'allievo, stizzito, voltandosi verso il suo Maestro.

“Valeva la pena fare comunque una prova”

Vecchio panda!” pensò Lavi irritato, stringendo un pugno davanti al viso mentre una vena gli pulsava violentemente sia sul dorso della mano che sulla tempia [NdA: scena comica].

“Sarà meglio sbrigarci” ordinò l'anziano, incamminandosi verso la direzione opposta da cui lui e la mora erano arrivati.

“Quanta fretta, Esorcisti” li bloccò la voce di un Akuma alle loro spalle, costringendo i tre Apostoli a voltarsi.

Il numero totale delle Macchine del Conte era pressapoco più di una decina e lo stadio di evoluzione raggiungeva il Terzo. Non si trattava di un ennesimo e nuovo gruppo di Akuma bensì di quelle che poco prima Bookman e Linalee avevano ignorato per recarsi dall'altro lato della barriera e che, avide di morte e di Innocence, li avevano seguiti senza la minima esitazione come il lupo con le pecore.

“Non riuscirete a trovare l'Innocence prima di noi” continuò la stessa Bambola.

“Restiamo vicini” bisbigliò Bookman, portandosi in posa da combattimento insieme a Lavi e Linalee, nel contempo che formarono un triangolo mettendosi l'uno contro le spalle degli altri due “Dubito che ritrovarsi sarà un'impresa facile”

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 22 || Il Generale Richard Hope

 


 

“Così tu saresti l'allievo di Mari-kun” gli sorrise l'uomo compiaciuto abbassando le braccia.

“Mari, chi?” ripeté Allen spiazzato, non aveva mai sentito quel nome prima di allora.

“Perdonami” dopo aver brevemente ridacchiato dispiaciuto l'altro portò una mano dietro il capo “Intendevo il Generale Cross”

Il sedicenne si stupì nel sentir nominare il Maestro “Lei... lo conosceva?”

“Sì” asserì l'uomo prendendo posto per terra vicino all'inglese, appoggiò successivamente la schiena al muro “Era il mio migliore amico” confessò pochi attimi dopo aver assunto un'espressione malinconica.

D'apprima piuttosto sorpreso Allen in tutta risposta inarcò un sopracciglio incredulo. Avrebbe davvero voluto chiedergli come sia possibile che uno come il Maestro fosse in grado di avere degli amici, nonostante il suo caratteraccio e il suo rude modo di fare, se non ci fosse stata una ben altra domanda che gli premeva.

“Anche lei un è Generale?”

“Che maleducato, non mi sono ancora presentato” l'altro si scusò subito dopo aver annuito “Sono il Generale Richard Hope”

Sebbene l'abito avesse parlato da sé e certamente quell'uomo non avrebbe potuto rubarlo né tantomeno comprarlo, Allen rimase comunque stupito dalle sue parole e lasciò che fossero i dubbi saliti a galla a prendere parola “Però non l'ho mai vista al Quartier Generale né il Maestro ha mai parlato di lei”

Stupefatto l'uomo piegò il capo su un lato, come se qualcosa d'invisibile gli fosse caduto addosso “Bell'amico, Marian!” mise su un piccolo broncio amichevole, successivamente incrociò le braccia mentre raddrizzò la testa sospirando rassegnato “Beh, d'altra parte non è affatto tipo da sentimentalismi”

“Per niente” commentò il sedicenne piuttosto ironico con un'espressione eloquente sul viso poiché tale frase lo descriveva appieno.

“Comunque” Hope cambiò discorso “È da diciassette anni che non faccio più ritorno all'Ordine per via della missione affidatami non appena raggiunsi la carica di Generale”

“Quale missione?” chiese l'inglese incuriosito.

Richard si fece serio tutt'a un tratto “Trovare il Cuore”

Quelle parole fecero sobbalzare Allen, fissò l'uomo ponendogli una domanda muta che anche se non la pronunciò la risposta non tardò ad arrivare.

“Purtroppo la ricerca continua tutt'ora, ma con la comparsa di Apokryphos significa che siamo ormai vicini" dichiarò "È il protettore del Cuore e il fatto che si sia fatto avanti ora non è affatto un caso, per questo motivo mi sono messo sulle sue tracce”

L'Esorcista prese a stringere il pugno sinistro per cercare di contenere la collera nell'udire quel nome e mantenne lo sguardo basso sull'arto appoggiato sul ginocchio “È anche per causa sua se sono stato costretto ad allontanarmi dall'Ordine”

“Per via del Quattordicesimo” l'altro asserì “È l'inattesa esistenza nata nella lunga storia dei Tredici discepoli di Noè dopo il diluvio universale che, dopo essere stato ucciso dal Conte del Millennio trentacinque anni fa, sta cercando di riemergere per tornare sulla scena. In quanto unico quattordicesimo Noah è diverso dagli altri, il che lo rende spaventoso ed essendo che il suo ritorno non può essere assolutamente permesso Apokryphos non smetterà mai di perseguitarti”

L'inglese alzò lo sguardo scioccato “Lei... come fa a sapere?”

“Lo so e basta” lo liquidò il Generale “Ad ogni modo...”

“Io...” lo interruppe Allen preoccupato che la situazione fosse degenerata più del dovuto senza che lui stesso ne fosse consapevole “Io ero con il Conte. Che cosa è successo? Perché mi ha portato qui?”

“Diciamo che ho interrotto una riunione di famiglia” Hope sembrò essere particolarmente attento a non rivelare più di quanto dovesse “Ho usato la mia Innocence su di te, non avrà lo stesso effetto di quella di Apokryphos ma dovrebbe comunque rallentarne il processo per un po'. Inoltre mi sono permesso di curarti quella brutta ferita allo stomaco e di metterti quella” indicò con l'indice il collo del ragazzo.

Per quanto Allen abbassò lo sguardo non fu comunque in grado di vedere cosa ci fosse sotto il mento, si tastò quindi la gola con la mano destra e percepì sotto le proprie dita la presenza di un accessorio aderente, fatto di quattro gemme ovali e di media dimensione legate tra loro da una sottile catena d'argento. Accessorio che sicuramente non gli apparteneva.

“Una collana?” chiese piuttosto confuso non riuscendone a capire l'utilità.

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Fiamme ***


Capitolo 25

~ Fiamme ~


 



Lenalee si ritrovava a combattere da sola contro l'ultimo dei quattro Livello 3 che l'avevano allontanata da Lavi e Bookman.

Era inevitabile che si sarebbero divisi, all'inizio aveva pensato che fosse solo per via della fitta nebbia che aveva perso il contatto visivo con i compagni ma ormai si era resa conto che i rumori indistinti che le permettevano di accertarsi della loro presenza nelle vicinanze erano diventati sempre più flebili fino a scomparire del tutto.

Ciononostante la cosa non la preoccupò più di tanto, confidava che sarebbe riuscita comunque a cavarsela e a riaggiungerli. La scarsa visuale che le impediva di vedere a un palmo dal naso, però, alimentava in lei un senso di insicurezza. Era la prima volta che si trovava in una circostanza del genere e non negò a se stessa di sentirsi francamente a disagio.

Fece appello a tutta la sua concentrazione per tenere i sensi bene all'erta, le probabilità di ricevere un attacco alle spalle erano piuttosto alte e sperò, una volta essersi disfatta del demone, di riuscire a trovare il frammento dell'Innocence in tempi decisamente stretti, o che almeno ne entrassero in possesso i due compagni al più presto.

Dapprima poco distinguibile, il rumore che man mano si avvicinava frontalmente assomigliava sempre di più a un continuo susseguirsi di piccoli e brevi scoppiettii accompagnato da un insolito odore di bruciato.

"Che cosa...?" Lenalee lasciò cadere la domanda a metà e aggrottò le sopracciglia nel contempo che si focalizzò il meglio che poté sul canale uditivo, piuttosto confusa sulla reale identità di cosa le stesse andando incontro.

Soltanto sull'ultimo però fu in grado di realizzare con assoluta certezza che il rumore non proveniva da altro se non da un raggio di luce violacea incandescente, largo quanto un paio di dita, la cui elevatissima temperatura a contatto col suolo incideva, spargendo intorno scintille rossastre, una scia sul terreno incenerendolo all'istante.

Soffocando un verso di sgomento la cinese si scostò immediatamente di lato, evitando per un soffio il contatto sulla pelle ma non la bruciatura sulla stoffa all'altezza del braccio.

Nonostante avesse il cuore in tumulto per lo scampato pericolo la mora non attese oltre per precipitarsi verso il nemico, la cui posizione approssimativa era stata suggerita dalla provenienza del raggio.

"Che strano" dichiarò il Livello 3 con il dito indice della mano destra ancora teso verso il vuoto davanti a sé, il leggero fumo che ne emanava la punta lasciava intendere chiaramente che l'avesse usato per attaccare l'Apostolo "Ero sicuro che fosse proprio..."

L'inaspettato calcio sul fianco da parte dell'Esorcista piombatagli davanti all'improvviso gli aveva impedito bruscamente di terminare la frase.

Quasi come se avesse i secondi contati Lenalee, questa volta con la gamba sinistra, lo calciò subito sotto la mascella ma prima che l'Akuma si ribaltasse indietro balzò leggermente in alto nel contempo che girò su se stessa e, infine, con l'arto inferiore destro assestò un potente colpo di tacco sul capo del demone, tale da fargli sbattere la faccia corazzata contro il terreno.

Indietreggiò di un passo e puntò le iridi sulla Bambola che giaceva immobile al suolo, il sangue scuro scendeva lento lungo il cranio fino a gocciolare sulla terra dove si raggrumò subito dopo.

Attese alcuni istanti.

Successivamente si volse e prese a correre, doveva trovare sia l'Innocence che Lavi e Bookman al più presto.

Man mano che avanzava il colore grigio della nebbia diveniva sempre più di un giallino pallido e luminoso e Lenalee non ebbe nemmeno il tempo di considerare quanto la cosa fosse strana che si fermò improvvisamente.

Delle fiamme crepitavano davanti a lei, abbastanza alte quanto vivide e ardenti che poteva persino sentirne il calore sul viso.

Era impossibile vedere con certezza per quanto si estendessero tuttavia su cosa fosse stato ad averle provocate non aveva alcun dubbio, infatti era piuttosto sicura che il calore emesso dal raggio luminoso dell'Akuma era stato talmente alto da permettere alla boscaglia di prendere fuoco in così breve tempo.

"Devo allontanarmi da qui!" allarmata fece un passo indietro volgendosi a sinistra, indirizzò poi lo sguardo verso il cielo coperto "Potrei saltare in alto!" dichiarò un istante prima di inginocchiarsi per prendere la giusta spinta.

“Titolo: Pietrificazione”

Fu proprio nel momento in cui la cinese stava per spiccare il salto che le gambe in tutta risposta non risposero ai suoi comandi. Non importava quanto ordinasse loro di fare il contrario, quelle continuavano a non muoversi affatto.

"Perché non si muovono?!" imprecò scettica.

Un sogghigno divertito proveniente dalla sua sinistra la fece trasalire, lentamente poi volse il capo nella stessa direzione.

Sbarrò gli occhi scioccata nel vedere a pochi passi da lei lo stesso Livello 3 contro il quale aveva combattuto poco prima. Una buona metà del suo viso ripugnante era ora ben visibile, prova che per quanto resistente era riuscita a danneggiare la corazza che lo proteggeva sebbene la veemenza con cui l'aveva colpito non era stata tale da eliminarlo definitivamente come invece aveva creduto.

“La mia abilità mi consente di paralizzare qualsiasi cosa io voglia” spiegò l'Akuma beffardo avvicinandosi “In questo caso il tuo punto forte, le gambe”

Per nulla intenzionata a cedere all'idea di arrendersi Lenalee abbandonò l'espressione colma d'astio indirizzata al demone e si afferrò una gamba con le mani nel tentativo di muoverla, ma la sola conseguenza fu che finì col perdere l'equilibrio.

“Dovrai strisciare” la sfotté la Bambola che ormai vicina le sferrò un calcio in pieno stomaco “Ma sarai comunque lenta, il fuoco ti divorerà prima che tu possa riuscire a scamparlo. Sarà divertente vedere le fiamme avvicinarsi sempre di più mentre ti uccido lentamente"

La Macchina del Conte non si lasciò certo sfuggire l'occasione di ricambiare la cortesia ricevuta e prese subito a colpire l'Esorcista nella parte superiore del corpo con pugni, calci, gomitate premurandosi soprattutto di ingliggerli con la massima delicatezza di cui era capace.

Lenalee, che distesa a terra su un fianco cercò di pararsi con le braccia come meglio poté, incassò inerme ogni singolo colpo in assoluto silenzio. Quasi arrivò a temere la fame di morte e vendetta di cui si serviva il nemico come una scarica di energia, noncurante dei danni poco indifferenti che lei stessa gli aveva causato precedentemente.

Aprì debolmente l'occhio destro e indirizzò l'iride sulle gambe che, nonostante tutto, erano rimaste immobili "I boots" notò sorpresa “sono ancora attivi”

“Voi, insulsi Esorcisti” con arroganza il Livello 3 la afferrò per la gola sollevandola da terra “Fate così tanto affidamento sulla vostra patetica Innocence senza rendervi conto che non è altro che il vostro punto debole”

Caricò un pugno e la colpì violentemente allo stomaco, colpo che la mora incassò soffocando un gemito di dolore.

L'abilità nemica sugli arti inferiori le aveva dato la sensazione che fossero talmente pesanti che l'incapacità di muovere un singolo muscolo le aveva fatto credere che nel frattempo la sincronizzazione si fosse annullata da sé. Era evidente che la Bambola doveva aver prestato occhio al proprio modo di combattere prima di scagliare con decisione la sua abilità, convinto che sarebbe stato sufficiente pietrificarle gli arti inferiori per metterla fuori gioco.

Non aveva tenuto conto, però, d'aver lasciato il lavoro a metà. E ringraziò l'intelligenza decisamente ridotta che la Bambola disponeva.

La sua arma anti-akuma, infatti, non era vincolata all'immobilità: era ciò che aveva realizzato quando, un attimo prima, aveva notato uno strano alone scuro ricoprire soltanto l'epidermide. Sicuramente l'abilità si estendeva fino alle dita, dato che nemmeno quelle intendevano collaborare con gli ordini impartiti dal cervello, ma essa non comprendeva comunque l'Innocence.

A volte dimenticava che quelli non erano più i vecchi Dark Boots, che non era più necessario dover muovere le gambe per attaccare e che piuttosto le era sufficiente pensare affinché l'arma agisse per suo conto. Sì, perché se lei non poteva muovere le sue stesse gambe, i nuovi Dark Boots invece potevano farlo.

Posso ancora batterlo” un lume di sfida le illuminò gli occhi mentre l'angolo delle labbra si curvò leggermente all'insù.

“Mi sembri sprovvisto di forze” prese poi a provocarlo “Altrimenti mi avresti sollevata più in alto. I tuoi pugni mi fanno solo il solletico”

L'Akuma si lasciò andare a una risata macabra “Vuoi fare la dura anche nei tuoi ultimi istanti, eh?” in seguito la sollevò più in alto nel contempo che caricò un nuovo pugno con la mano libera “Ti accontento subito!”

Il demone non fece in tempo a ferirla, però, che una ginocchiata non indifferente lo colpì in pieno volto costringendolo a lasciare immediatamente la presa sull'Esorcista.

“Tu!” urlò portandosi entrambe le mani sul volto “Come hai fatto a muov...?!”

Non passò più di un istante prima di venire nuovamente colpito al collo con un calcio tale da spezzargli l'osso.

Con una capriola all'indietro Lenalee ricorse infine al potere offensivo dei Boots per sferrare il colpo finale alla Bambola in pieno stomaco. Quest'ultima si accasciò a terra subito dopo, inerte, mentre la mora al contrario rimase sospesa in aria a mezzo metro dal terreno grazie all'abilità dell'arma.

Una debole risata divertita e soffocata si levò dalle labbra dell'Akuma, attirando per l'ultima volta su di sé l'attenzione dell'Esorcista “Credi davvero di riuscire comunque a cavartela?” la derise nello stesso attimo in cui si spense definitivamente.

Allarmata Lenalee si diede subito uno sguardo attorno.

Il fuoco aveva quasi raggiunto la carcassa, a separarli non c'erano più di un paio di metri.

Volse lo sguardo in alto, sebbene notò che le fiamme erano giunte persino sulle pendici degli alberi più alti la cosa non la preoccupò affatto: le avrebbe scampate dirigendosi dal lato opposto scampando così l'area incendiata ed era abbastanza palese che si sarebbe servita della velocità dei Dark Boots.

Non ebbe nemmeno il tempo di prepararsi a scattare, tuttavia, che avvertì un inspiegabile e lancinante formicolio lungo le gambe accompagnato da una sensazione pungente, come se un numero largo e indefinito di aghi le pungesse la pelle, tale da annullare forzatamente la sincronizzazione con l'Innocence.

L'Esorcista cadde inevitabilmente al suolo.

 

 
♦ Continua nel prossimo capitolo ♦
 


— EXTRA —
D.Gray-Man Checkmate GAIDEN

(Cosa successe prima dell'inizio della storia)

Frammento 23 || Lacrime

 


 

“Una collana?” chiese Allen piuttosto confuso non riuscendone a capire l'utilità.

“Quelle pietre sono Innocence” spiegò Richard sotto lo sguardo sconcertato dell'inglese “Non toglierla mai o vanificherebbe il fatto che te l'abbia data”

“La ringrazio, ma...” benché fosse la prima volta che veniva a conoscenza che l'Innocence potesse essere lavorata in tale maniera non si sentì affatto meritevole di poterla accettare. Quell'Innocence, recuperata dal Generale lungo la sua missione, era destinata ad altri compatibili.

“Per quanto tu sia forte d'animo e intenda contrastare la Memory non puoi mantenere attiva la tua Innocence troppo a lungo, finirà col prosciugarti tutte le energie prima o poi” lo interruppe Hope “Questa la sostituirà”

“Perché?” domandò Allen, non ne comprese assolutamente il motivo e soprattutto perché proprio in quel momento “Perché sta facendo questo?”

“Marian mi ha parlato di te nelle sue lettere” confessò il Generale “Sebbene le sue azioni siano spesso malinterpretate, non fa nulla se non per una ragione e sono sicuro che mi abbia messo al corrente affinché ti aiuti dove lui non avrebbe più potuto”

Il ragazzo abbassò lo sguardo inchiodandolo al terreno “Sa, è davvero ironico che dopo avermi tenuto nascosto tutto questo ora si preoccupi per me” sbottò.

Non vide affatto arrivare il pugno per nulla delicato da parte dell'uomo che lo colpì sulla testa senza troppi complimenti.

Mentre portò immediatamente la mano sinistra sulla parte dolente Allen alzò lo sguardo verso il suo interlocutore “Ma che diamine le è saltato in mente?!” lo rimproverò stringendo il pugno destro poco lontano dal proprio viso.

“Pensi che se te ne avesse parlato sin dall'inizio avrebbe migliorato la situazione?!” con tono severo Hope alzò di poco il tono della voce “Ti saresti comunque impegnato a diventare un Esorcista nonostante sapessi che saresti stato assorbito pian piano dal Quattordicesimo?!”

L'inglese sbarrò gli occhi.

Colpito nel profondo non osò rispondere, rimase in silenzio sforzandosi di riflettere per un istante sulle ragioni che doveva aver avuto il Maestro.

In tutti quegli anni non l'aveva mai messo in discussione apertamente nonostante a volte si lamentasse con i compagni del suo modo di fare nei propri confronti. In effetti come poteva avere torto? Quell'uomo non l'aveva mai abbracciato, né rivolto un sorriso e né tanto meno una gentilezza che potesse essere sotto forma di parola o di gesto.

Era vero, aveva preso profondamente male tutto ciò che gli era successo a partire dal momento in cui aveva controllato l'Arca per la prima volta e ancora peggio nel sapere che il Maestro era un alleato del Quattordicesimo, così tanto da pensareo che la storia fosse venuta a galla solamente per via di quell'evento che necessitava una spiegazione e che se non fosse successo lui avrebbe continuato a rimanere all'oscuro di tutto finché la propria esistenza non sarebbe scomparsa senza che lui stesso se ne accorgesse.

Dovette tuttavia riconoscere che il rimprovero del Generale non fu del tutto sbagliato: era stato proprio a causa della perdita di Mana che aveva deciso di diventare un Esorcista per aiutare le anime imprigionate negli Akuma ed eliminare definitivamente il Conte, e per quanto la strada da allora fosse stata sempre più ripida non si era mai arreso dando il meglio di sé.

Nonostante non fosse affatto tipo da tirarsi indietro e non mancasse di spirito molto probabilmente, avesse saputo a priori cosa l'avrebbe aspettato, non avrebbe avuto la stessa determinazione a guidarlo come quella che lo aveva accompagnato fino a quel momento.

 

Avrebbe dovuto scegliere un tizio più inutile come ospite”

 

Le parole che il Maestro gli disse avvolgendolo in un primo grezzo mezzo abbraccio gli erano sembrate futili e prive di significato fino ad allora, eppure se si fosse impegnato prima a interpretarne il vero significato non si sarebbe reso conto così tardi che ciò che egli intendesse dire era proprio che fosse fiero dell'Esorcista che era diventato e soprattutto che in fondo gli voleva bene. Affetto che gli aveva impedito di parlargliene prima se non costretto a doverlo fare perché non era così che si sarebbe comportata una persona legata affettivamente ad un'altra?

Allen si coprì la parte superiore del viso con il braccio sinistro “Maestro” mormorò permettendo alla rabbia di retrocedere e liberare l'ostruzione che aveva impedito alle lacrime di scendere libere lungo le proprie guance fino ad allora.

Non gli era difficile piangere ma fino ad ora il solo sentimento che si era portato dietro era la collera nei confronti del Maestro per avergli celato così a lungo quell'orribile verità e sopratutto per essersene andato così all'improvviso, lasciandolo nuovamente senza una persona a cui si era a fatica e profondamente affezionato.

Percepì improvvisamente una presenza sulla testa e la riconobbe come la mano del Generale, stupito del suo gesto l'inglese abbassò il braccio mentre alzava lo sguardo verso l'uomo che gli sorrideva nel tentativo di confortarlo.

“Torna all'Ordine, figliolo” gli disse dopo avergli scompigliato leggermente i capelli e ritratto l'arto a sé.

“Mi dispiace, Generale” il ragazzo lo fissò “Ma non posso ancora farlo, non fin quando non avrò trovato il modo di distruggere il Quattordicesimo”

“Stai scomparendo, Allen. Ogni volta che il Noah prende il sopravvento si fa sempre più forte mentre tu ti indebolisci” ribattè Hope senza peli sulla lingua “C'erano almeno altri quattro Noah in città oltre al Conte e se non fossi intervenuto molto probabilmente avrebbero potuto prenderti con loro senza che tu ne fossi minimamente consapevole, se non eliminarti definitivamente”

“La tua Innocence fa da calamita ad Apokryphos come la presenza di Neah agli Akuma del Conte" continuò l'uomo visto il silenzio da parte del ragazzo "Per quanto la tua forza di volontà sia notevole continuando di questo passo senza avere un luogo sicuro dove nasconderti finirai inevitabilmente nelle mani di uno dei due”

“Comprendo appieno la tua determinazione, ma non è questo il modo migliore per aiutare te stesso e il mondo a distruggere il Quattordicesimo” concluse infine.

“Sembrate essere tutti bravi a dirmi cosa debba e non debba fare” Allen si decise a rispondere “ma nessuno che sappia realmente aiutarmi”

Sebbene per la prima volta avrebbe voluto esprimere acidità proprio come faceva Kanda cercò comunque di apparire gentile anche se non riuscì a contenere una nota di sarcasmo, per quanto avesse continuato a sopportare così a lungo non gli sembrava giusto prendersela proprio con il Generale.

“Perdonami, le mie parole non avevano l'intenzione di rimproverarti” si scusò subito Hope prima di assumere un'espressione terribilmente seria “Conosco un modo per rimuovere la Memory” dichiarò con un filo di voce sotto lo sguardo scioccato di Allen, come se temesse che ci fosse qualcuno nascosto ad origliare.

“Sospenderò la missione per tornare all'Ordine e aiutarti ma non prima d'essermi occupato di una questione che purtroppo non posso assolutamente rimandare” Richard fissò il sedicenne dritto negli occhi “Ho bisogno di sapere che nel frattempo tu sia in un luogo ben protetto come il Quartier Generale”

“Parla di quel posto come se fosse davvero sicuro” sbottò l'inglese, ancora sforzandosi di riprendersi dalla notizia, considerando che i Noah erano riusciti ad infiltrarsi ben due volte nonostante le misure di sicurezza adottate dall'Ordine.

“Non lo è?” l'uomo al contrario sottolineò l'ovvio “Non è la nostra Casa, in fondo?”

Il ragazzo rimase totalmente spiazzato da tali parole seguite dal largo e sincero sorriso che Hope gli rivolse e si rese conto che, nel suo cuore, aveva inconsciamente considerato nessun altro luogo più sicuro di come lo fosse Casa sua sin dal momento in cui era stato accolto fra le sue mura e renderlo tale stava proprio a coloro che lo abitavano.

“Sì” annuì Allen deciso allargando le labbra allo stesso modo “È la nostra Casa

 
 
♦ Continua... ♦
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3331198