LOTR: NEXT GENERATION IN AMERICAN HIGH SCHOOL

di YukiWhite97
(/viewuser.php?uid=784197)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo ***
Capitolo 2: *** Secondo ***
Capitolo 3: *** Terzo ***
Capitolo 4: *** Quarto ***
Capitolo 5: *** Quinto ***
Capitolo 6: *** Sesto ***
Capitolo 7: *** Settimo ***
Capitolo 8: *** Ottavo ***
Capitolo 9: *** Nono ***
Capitolo 10: *** Decimo ***
Capitolo 11: *** Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattodici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitré ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventisei ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette ***



Capitolo 1
*** Primo ***


1

La sveglia risuonò tre volte prima di finire malamente scaraventata contro il pavimento.
Non un altro giorno di scuola. Non lo reggo. Non mi alzerò. Non ho intenzione di alzarmi.
"Llweran, è ora di alzarsi!"
Non mi alzo. Non esiste cosa al mondo che potrà convincermi a lasciare questo letto. Proprio no.
"Llweran, ho detto che ora di alzarsi!"
Se fingo di dormire, probabilmente mi lascerà in pace. Forse penserà che sto male e allora potrò saltare questa tortura. Sì, adesso chiudo gli occhi e mi rimetto a dormire.
Nel momento stesso in cui richiuse le palpebre, qualcuno prese a bussare rumorosamente contro la porta della sua stanza.
"Llweran Greenleaf, se non ti alzi immediatamente passerai guai seri!"
Oh, no, è davanti la porta e aspetta che io esca. Si mette male. Non ho via di scampo.
Si alzò, con i capelli biondi appiccicati al viso, e aprendo la porta, si ritrovò davanti la figura di suo padre, che lo guardava a braccia conserte.
"Sì?" - domandò.
"Beh, buongiorno principino, qualcuno ha fatto le ore piccole... di nuovo" - rispose Legolas guardandolo.
"Umh - sorrise l'altro nervosamente - questo vuol dire che posso tornare a dormire?"
L'adulto fece un segno con la mano che non permetteva repliche.
"Di sotto. Adesso"
Llweran a quel punto si arrese, ma ci avrebbe riprovato l'indomani.
Come ci provava ormai da molti anni a questa parte.
In men che non si dica si vestì e cercò di sistemarsi alla "meno peggio" i lunghissimi capelli che portava ma che mai avrebbe tagliato.
Li portavano tutti nella sua famiglia, perché spezzare quella bella tradizione?
Poi afferrò uno zaino nero, infilando alla rinfusa i suoi libri, e, cosa più importante, la divisa di basket, una delle cose più preziose che potesse avere.
Llweran Greenleaf aveva sedici anni e... era un comune adolescente , o almeno questo credeva di essere.
Probabilmente tutti alla sua età pensavano di essere un po' insulsi, e tentavano di diventare qualcuno. E lui sapeva già cosa voleva diventare: un famosissimo giocatore di basket, per quanto difficile potesse essere
Intanto era già diventato playmaker.
Chissà se riuscirò mai a diventare qualcuno. Lo spero, altrimenti  dovrò finire a fare qualche lavoro in cui sarò sfruttato, e nessuna ragazza mi vorrà mai e finirò con il vivere in uno scantinato...
Questi erano i soliti pensieri mattutini a cui si lasciava puntualmente andare.
Ma a sedici anni c'era così poco tempo per pensare...
"Llweran!" - lo chiamò nuovamente Legolas.
"Sto arrivando!" - rispose immediatamente.

Al piano di sotto, Legolas viveva la sua giornata con frenesia, come sempre.
Essere il padre single di un adolescente non era per niente facile, era un lavoro impegnativo, però dava anche tante soddisfazioni.
Quando Llweran si decideva a collaborare.
"Llweran - si lamentò poggiando un piatto sul tavolo - che ne pensi di svegliarti prima la prossima volta? Guarda che dobbiamo sbrigarci, se ritardo a lavoro mi retraggono soldi dallo stipendio! Interessa anche te la cosa!"
In mezzo a tutto quel trambusto, riuscì però ad udire il rumore del campanello. Senza neanche controllare chi fosse, aprì la porta.
"Papà! - esclamò - ciao, non ti aspettavo!"
"Lo vedo. Sempre di corsa, vero Legolas?"
Thranduil era il padre di Legolas, sempre molto presente, a volte forse troppo, e con un certo occhio critico verso tutto.
Anche lui aveva praticamente cresciuto il figlio da solo, e quindi lo comprendeva facilmente... all'incirca.
"Non dirlo a me! - esclamò - è colpa di tuo nipote. Llweran!"
Thranduil scosse il capo, alzando gli occhi al cielo. Glielo aveva ripetuto troppe volte, era sempre stato troppo tenero con quel ragazzino, un po' di severità non sarebbe stata male.
"Tutta questa confusione per cosa? Per arrivare in quella specie di studio per contabili dove ti risucchiano il sangue e la vita?" - domandò.
"Beh - ansimò - è l'unico lavoro che ho trovato, ed è l'unico che ci conceda di vivere una vita dignitosa. A meno che tu non voglia proveddere a noi, devo arrangiarmi"
Thranduil fece per rispondere, ma prima che potesse farlo, udì dei passi pesanti provenire dalle scale. Llweran si era finalmente deciso a scendere.
"Ah, finalmente - sospirò Legolas - avanti mangia"
"Non ho tempo, devo sbrigarmi ad arrivare a scuola"
"Ma eravamo d'accordo che ti avrei accompagnato io!"
"Lo so però - disse sorridendo nervosamente - non te la prendere, ma per come guidi penso che ci metterei più tempo che a piedi!"
"Cosa? - domandò - hey, aspetta, non mi saluti neanche?"
L'adolescente alzò gli occhi al cielo.
"Oh, papà, così però sei tu che mi fai fare tardi! - esclamò donandogli un bacio fugace sulla guancia, gesto che riservò poi a Thranduil, il quale spalancò gli occhi - ciao a tutti e due, non aspettatemi, ho l'allenamento!"
"Dovresti pensare anche a studiare - esclamò, pur sapendo che non sarebbe stato ascoltato - insomma, ma perché quel ragazzo fa sempre tutto di corsa?"
"Già, chissà, con un tipo calmo e organizzato come te"- disse Thranduil bevendo dal bicchiere il succo d'arancia ancora intero.

E così, la corsa di Llweran era cominciata, ed era una vera fortuna che il suo fisico fosse allenato. E come il suo corpo, anche la sua mente correva, elaborando un lungo elenco delle cose che avrebbe dovuto fare.
Non devo assolutamente mancare all'allenamento.
E devo anche fare il compito di matematica. Diamine, ho dimenticato di studiare , se prendo un altra F papà mi uccide per davvero questa volta.
D'accordo, probabilmente Sabia potrebbe farmi copiare qualcosa.

Per pensare così intensamente, non si accorse neanche di essere arrivato alla "Minas Tirith", nonché il liceo che frequentava.
Con un ansimo, riuscì ad arrivare al proprio armadietto, che proprio quel giorno pareva non volerne sapere di aprirsi.
"Accidenti! - si lamentò - ma perché tutte a me?!"
"Di nuovo in ritardo" - disse ad un tratto un voce femminile, alle sue spalle.
Llweran si voltò, incrociando due occhi azzurri come il mare, belli dolci, ma mai quanto la fanciulla a cui appartenevano.
"E dai Shauna, mi rimproveri anche tu adesso?!" - si lamentò.
"Lo faccio per te - fece alzando gli occhi al cielo a aprendo l'armadietto al posto suo - tu hai troppe cose per la testa, sei sempre stato così, sin da bambino"
"Beh, fortuna allora che ci sei sempre stata tu accanto a me" - disse sorridendo e arrossendo leggermente. Non bisognava essere un genio per capire quale particolare simpatia legasse quei due fanciulli. Il fatto era che erano cresciuti insieme, per questo nessuno dei due aveva mai pensato di fare un passo che potesse trasformare quell'amicizia in qualcosa di più.
E poi c'era anche un piccolo, piccolissimo dettaglio da tenere in considerazione: Eldarion, migliore amico di Llweran, che aveva la leggera tendenza a provarci con molte, molte ragazze, Shauna compresa.
"Buongiorno amici, vi disturbo?" - domandò il ragazzo moro, apparendo alle spalle del biondo.
"Ciao Eldarion, ma no, arrivi al momento giusto" - sbottò quest'ultimo alzando gli occhi al cielo.
"Suvvia, non fare quella faccia, oggi ti voglio carico, abbiamo l'allenamento. Se quest'anno vinciamo la finale, sarà il..."
"Terzo anno di fila, lo so. Non ricordarmelo"
"Hey, hey, tu sei il migliore della squadra!"- esclamò l'altro.
"Non quanto te, capitano" - disse sorridendo.
I due non erano legati soltanto da una profonda amicizia, ma anche da quella comune passione che li aveva portai a far parte della stessa squadra.
Immediatamente dopo, le attenzioni di Eldarion si posarono su Shauna.
"Oh, Shauna, dolce Shauna, scusa, non ti ho neanche salutato"
"Ciao Eldarion - disse sorridendo - dimmi un po', qual'è il tuo segreto del buonumore?"
"Ovviamente tu, mia cara. Che ne diresti se, dopo la scuola, ce ne andassimo in qualche posto, solo io e te?"
Llweran si portò una mano sul viso: trovava i modi di corteggiare dell'amico alquanto... improbabili.
"Sei molto gentile, ma io ho lezione di canto, e tu l'allenamento. Quindi sarà per un'altra volta!" - disse sorridendo amabilmente, dandogli un buffetto sulla guancia ed in seguito, allontanandosi.
"Ah - sospirò il moro - è cotta di me"
"Oh, sì" - rispose l'altro.

La campanella che segnava l'inizio delle lezioni suonò poco dopo. Llweran ed Eldarion si diressero nella loro aula, dove ovviamente regnava il caos. Si diressero entrambi verso un banco, in cui una ragazza gracile e dai capelli castani, teneva gli occhi fissi su un libro.
"Hey, Sabia! - la chiamò Llweran - ti prego, devi farmi copiare oggi, non ho studiato niente!"
Sabia Tuc alzò gli occhi, ma la sua attenzione si era immediatamente spostata sull'altro ragazzo.
"Eldarion! - esclamò arrossendo - ciao, io, ecco... io..."
"Ciao Sabia, ti trovo carina come sempre!" - rispose l'altro.
"Io... io carina? Davvero?" - domandò agitandosi ulteriormente.
"Ma certo! - esclamò afferrandole una mano - adoro le ragazze dolci e un po' timide"
Prima che potesse però aggiungere altro, un calcio ben assestato gli arrivò alla schiena.
"STA LONTANO DA MIA SORELLA, LATIN LOVER DEI MIEI STIVALI!"
Ad aver parlato era stata Una, sorella gemella di Sabia. Le due erano praticamente identiche, se non fosse stato che la prima era bionda, la seconda mora.
"Ahi! - si lamentò l'alro - ma si può sapere che ti prende?!"
"Che mi prende? Nessuno fa l'idiota con la mia dolce sorellina, hai capito? Perché se provi solo a sfiorarla, te ne pentirai!" - esclamò fronteggiandolo.
"Scusate! - urlò Llweran - stavamo parlando di me. Sabia, mi aiuterai, sì o no?!"
"Eh... sì, certo!"
"Forse qualcuno dovrebbe sfiorare te, per farti calmare un po'!" - controbatté poi Eldarion. Una frase che gli sarebbe costata cara, poiché Una tendeva ad essere molto aggressiva... quando voleva.
Lo colpì al centro del diaframma, in modo che almeno per qualche secondo gli mancasse il fiato. Poi lo afferrò per un braccio, costringendolo a chinarsi. Nessuno sarebbe stato disposto a credere quanta forza si nascondesse dietro quella ragazzina dalla bassa statura.
Fortunatamente, il tentativo di Una di ucciderlo, venne frenato dall'arrivo dell'insegnante di matematica.
"Tsk! - esclamò - salvato dalla matematica, ma pensa un po'!"
"Oh - ansimò - in cos'hai detto che è brava, quella lì?"
"Pittura" - rispose Llweran.
"Ah... avrei detto judo"

Se la vita di Llweran era frenetica, quella di Legolas non era da meno. 
Nella sua esistenza, si sarebbe voluto ritrovare a fare qualcosa di più che fare il semplice e stressato contabile. Ma purtroppo quelli erano gli imprevisti che capitavano quando la propria vita cambiata all'improvviso.
E la sua vita era cambiata poco più di sedici anni prima, quando il suo piccolo Llweran era venuto al mondo, così all'improvviso, senza che nessuno se lo aspettasse. Per lui aveva fatto di tutto, aveva cercato di non fargli mancare niente, di dargli affetto, comprensione ed un'educazione.
E fin'ora c'era riuscito, anche se ci sarebbe stato ancora tanto lavoro da fare, dopotutto l'adolescenza era un periodo così... complicato.
L'aiuto non gli era mai mancato, da parte di suo padre (più o meno) e dei suoi amici. Ma avere accanto qualcuno da amare, era una cosa diversa.
Una cosa che non aveva mai avuto, e che avrebbe tanto desiderato.
Dire che la sua fosse una vita facile... sarebbe stata una bugia bella e buona. Ma cercava di tirare avanti, come poteva.
Finché aveva Llweran, non aveva bisogno di nient'altro...
"Legolas - lo chiamò ad un tratto un suo collega - hai visite"
"Visite, io? - domandò sorpreso - e chi sarà mai?"
In genere nessuno veniva mai a trovarlo a lavoro.
Ma quella volta si trovava di un vecchio amico.
"Gandalf!?" - esclamò sorridendo. L'anziano uomo dalla lunga barba grigia ricambiò il sorriso.
"Già, proprio io, Legolas. Spero di non averti disturbato, anche se qualcosa mi dice che forse la cosa non ti dispiace affatto"
Gandalf il Grigio era di certo un uomo... sopra le righe, amava viaggiare e non amava fermarsi per troppo tempo nello stesso posto.
Però, quando poteva, amava tornare da dove veniva.
Gandalf e Legolas erano molto amici, tutti nella loro comitiva lo erano, da tanti anni ormai. E chiacchierare con lui, molto spesso, si rivelava liberatorio.
"Così Llweran va al liceo, adesso? - domandò Gandalf - e pensare che quando l'ho visto era poco più che uno scricciolo di dodici anni"
"Già, è cresciuto molto. E anche Shauna, Una, Sabia. Sono molto amici, proprio come lo siamo noi tutti"
"Bene, questo mi fa molto piacere. E gli hai già detto di..."
"Di?"
"Oh, lo sai di che parlo. Non gliel'hai ancora detto?"
"Io... no, in realtà no"
"Ma Legolas!"
"Senti, lo so. E' solo che non so come dirglielo, potrebbe rimanerne sconvolto"
"A cinque anni era piccolo per capire, la stessa cosa a dieci. Adesso credo che sa abbastanza grande. Più il tempo passerà, peggio sarà"
"Chissà perché tutti non fanno altro che dirmi le stesse cose"
"Forse perché siamo tuoi amici"
"Beh! - esclamò nervoso - non sono solo io che devo fare la mia parte, siamo in due. Non intendo assumermi tutte le responsabilità da solo"
Gandalf a quel punto capì che sarebbe stato meglio cambiare discorso, diveniva impossibile  parlare con Legolas, quando si premevano certi tasti.
"D'accordo. Senti, che ne diresti di una rimpatriata? Dopotutto è un po' di tempo che non stiamo tutti insieme... come i vecchi tempi"
"Sì - disse più calmo - direi che si può fare. Gli altri saranno contenti"

Le ore di lezione erano passate in fretta, e fortunatamente per Llweran erano giunte le ore di allenamento, le ore in cui poteva finalmente dare tutto sé stesso e dimostrare la propria bravura, data dalla sua prestanza fisica e dai suoi riflessi niente male.
All'ennesimo canestro, Eldarion fece alla squadra segno di fermarsi.
"Basta così per oggi. Llweran, meno foga, o ti verrà un capogiro"
"Sì, scusa - ansimò legandosi i capelli che gli davano impaccio - è che non riesco a calibrare la forza"
"Ah, non fa niente, di qui alla finale riuscirai a farcela. Non vedo proprio l'ora che arrivi quel giorno, anche perché è il mio ultimo anno. Il prossimo dovrò concentrarmi sugli esami, e indovina chi prenderà il mio posto?"
"Oh Eldarion, lo sai che non sono pronto!"
"Ma certo che lo sei, dovresti solo imparare ad essere più sicuro. Sei bello, forte, affascinante, che motivo hai di sentirti insicuro?"
"Sì - rispose - hai ragione, non ho motivo. Io... io sono forte!"
"Questo è lo spirito giusto! Oh, è arrivato mio padre a prendermi, ti saluto, amico!" - lo salutò dandogli una pacca sulla spalla.
Llweran lo osservò allontanarsi, e lo vide andare incontro a quell'uomo che solo poche volte aveva avuto l'occasione di vedere, ma con cui non aveva mai parlato.
Quest'ultimo lo aveva guardato, e con un gesto fugace lo aveva salutato.
Lui aveva ricambiato.
Chissà cosa si provava ad avere una famiglia... come le altre.
"Llweran!"- esclamò ad un tratto la voce di Shauna.
"Che c'è?"
"Sbrigati, dobbiamo andare a casa tua, tuo padre non ti ha avvertito?"
"No - fece alzando gli occhi al cielo e lanciando la palla all'indietro - è sempre il solito!"

N.D.A
Se siete arrivati fin qui.... beh, vi rinrgrazio molto XD
Erano secoli, e dico SECOLI, che volevo pubblicare una cosa del genere, e finalmente mi sono presa di coraggio. Non so se sia un'idea molto normale, però mi piace sperimentare.
Vi ho giò elencato cosa vi aspetta. Ci sono un pochino di personaggi nuovi che ho idealizzato tipo secoli orsono, infatti cose come i nomi, le storie e il carattere dei pg, non ho il coraggio di cambiarli, perché mi ci sono affezionata.
Non è un granchè, ma spero di avervi incuriosito almeno un pochino ^^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Secondo ***


2

Dalla casa di Legolas proveniva un frastuono festoso come ormai non succedeva da tempo immemore. Era stata una bella idea quella di Gandalf: era passata una vita da quando si erano ritrovati tutti insieme.
E mentre gli adulti si ritrovavano a parlare dei bei tempi andati, i più giovani se ne stavano seduti, piuttosto annoiati a dir la verità.
"Perchè non guardiamo un film? - sbottò Una seccata - sempre meglio
che non fare nulla"
"Possiamo giocare a campana" - disse Sabia.
"Oh, Sabia non abbiamo più sei anni - le fece notare Llweran - e poi è buio"
"D'accordo! - fece l'altra gemella alzandosi - allora vado di là a prendo qualcosa da bere, forse con un po' di alcol riusciremo a movimentare la serata"
Shauna alzò gli occhi al cielo, sospirando. La serata non stava poi andando così male... dopotutto, aveva la compagnia di Llweran.
Quest'ultimo si era voltato a guardarlo, accennando un sorriso. 
Shauna Gamgee Baggins era la sua migliore amica sin da quando riuscisse a ricordare, ed era la ragazza più bella, simpatica, dolce e in gamba che avesse mai conosciuto. Solo da qualche tempo si era reso conto di provare qualcosa che andasse ben oltre la semplice amicizia, solo che, data la sua timidezza, non era mai riuscito a dichiararsi.
E lo stesso problema premeva la povera Shauna, la quale non se ne intendeva affatto di ragazzi. Insomma, a sedici anni non aveva neanche mai dato il suo primo bacio, al contrario delle sue coetanee.
Avevano bisogno di una spinta, entrambi. Sabia li osservò, li osservò scambiarsi occhiate dolci ed intense che non contribuivano a farla sentire un po', come dire, di troppo...
Intanto, in soggiorno, "La compagnia dell'anello", così si chiamava la loro comitiva, si stava divertendo sicuramente molto di più dei ragazzi.
Il particolare nome del gruppo risaliva a parecchi anni prima, precisamente al periodo che aveva preceduto il matrimonio di Frodo e Sam. Quest'ultimo aveva dovuto patire le pene dell'inferno per cercare un anello di fidanzamento che fosse adatto al compagno, e visti i suoi particolari gusti, non era stato facile. Per questo si era affidato all'aiuto dei suoi inseparabili amici, che da quel momento si erano sempre chiamati"La compagnia dell'anello".
Frodo e Sam erano sposati, e avevano Shauna come unica e preziosissima figlia. Anche Peregrino detto Pipino e Meriadoc detto Merry erano sposati, e le due gemelle erano bastate per riempire le loro vite. Poi c'era Gimli, scapolo felice con la passione per il bere e con la delicatezza di un termosifone per quanto riguardava il romanticismo.
Boromir era un tipo a posto, a volte un po' burbero, ma in fondo molto gentile. Gandalf era il membro più anziano, ma con uno spirito ancora giovane. E poi c'era Legolas. Lui non era niente di speciale, o almeno di ciò si era convinto.
I loro bicchieri erano pieni fino all'orlo di birra, che era arrivata perfino a macchiare il pavimento.
"Hey, Gimli, fa attenzione - disse Boromir dando una pacca sulla spalla all'amico - altrimenti l'indole da casalinga di Legolas prenderà il sopravvento"
"Tsk, roba de femminucce. Ecco cosa succede a fare un lavoro da donne" - sbottò l'altro.
"Delicato come sempre, eh?" - domandò Frodo.
"Ah, lascia fare, sono abituato all'amabile atteggiamento del nostro piccolo amico" - scherzò il biondo.
"Piccolo amico chi?! - sbottò - è per la mia bassa statura?! Guarda che se voglio posso farti molto male, spilungone!"
Quella reazione aveva fatto ridere di gusto gli altri, che si divertivano spesso a stuzzicarlo.
"Ah, non mi divertivo così da un pezzo! - esclamò Pipino - è un peccato, manca solo Aragorn!"
Immediatamente, Merry gli diede una gomitata nel tentativo di zittirlo.
Tutti gli altri si erano a loro volta ammutoliti, e lo avevano mal guardato. Quel nome era, purtroppo, divenuto una sorta di taboo.
Nessuno parlava mai di Aragorn, almeno non davanti a Legolas.
Quest'ultimo sorrise nervosamente.
"Oh, andiamo, mi sembra una reazione esagerata"
Nessuno però aveva creduto a quella sua frase, lo conoscevano tutti troppo bene.
"Beh, Llweran potrebbe sentirci" - azzardò Boromir.
"Boromir, ti prego!" - esclamò Frodo, che molto bene conosceva le sofferenze di quello che era uno dei suoi migliori amici.
"Non gli hai ancora detto niente, vero?" - domandò.
Legolas a quel punto si irrigidì.
"No, non ancora. Se davvero credi sia tanto facile, diglielo tu"
"Oh, lo faccio volentieri! - esclamò - cosa credi, di poterlo tenere sempre all'oscuro? Prima o poi verrà a saperlo, e quando succederà, sarà una tragedia!"
"Perché insistete tanto che debba saperlo? Per sedici anni ce la siamo cavati alla grande, sarà così per altrettanto tempo"
"Non siamo preoccupati solo per lui - disse Frodo con calma - ma anche per te. Dopo lui, non hai avuto più alcuna storia d'amore. Sappiamo che non l'hai dimenticato"
"Il biondo sospirò lentamente.
"Non l'ho dimenticato, infatti. Ma devo farmene una ragione. Aragorn ormai ha la sua vita, una famiglia. E poi, se davvero gli fosse interessato qualcosa di me, o di suo figlio.... si sarebbe fatto avanti molto prima"
Aveva concluso la frase con una nota di tristezza. Il vero amore si incontrava una volta sola, e a lui era  successo. Peccato che quell'amore fosse anche impossibile.
"Umh, umh - fece a quel punto Gandalf - coraggio, non è il caso, questa è una rimpatriata, non un funerale!"

Nella stanza di Llweran intanto, Una era tornata con un più che soddisfacente bottino.
"Hey, guardate cosa ho trovato sul tavolo della cucina! - esclamò sorridendo - del whisky! Io adoro il whisky, mi fa bruciare la gola!"
"Oh, ma forse non dovresti bere - suggerì la sorella - potrebbe farti male"
"Ah, non preoccuparti. Volete favorire voi? Llweran?"
Il ragazzo però non la stava neanche ascoltando. Per tutta la giornata era stato un po' con la testa tra le nuvole.
Era circondato da famiglie felici, perfette e normali. A rigor di logica, per fare un figlio c'erano bisogno di due genitori. Allora lui perché ne aveva solo uno? Era una domanda che si faceva da sempre in realtà, ma nessuno gli aveva mai risposto. E con il tempo aveva imparato a fare a meno di chiedere. Adesso però  quel pensiero era tornato a tormentarlo, soprattutto quando vedeva il suo migliore amico Eldarion insieme al padre, sembravano così... in sintonia.
"Llwean? - lo chiamò Shauna - che c'è che non va?"
"Niente... un pensiero stupido..." - rispose vago.
"Suvvia! - esclamò Una - siamo le tue migliori amiche, parla con noi!"
"Sì - sussurrò Sabia - con noi puoi parlare"
Il biondo alzò gli occhi al cielo.
"Eh va bene. Stavo solo pensando ... perché io non ho entrambi i genitori?"
Le tre ragazze si zittirono. Quella era una domanda di cui nessuna delle tre poteva avere risposta.
"Ecco - rispose Shauna - non saprei... forse dovresti chiederlo a tuo padre"
"L'ho fatto un mucchio di volte quando ero bambino, ma non mi ha mai risposto. Poi crescendo ho capito che parlarne lo faceva star male, così ho evitato di chiedere. Però mi è rimasto il dubbio. Deve essere una persona cattiva se il solo parlarne gli fa così male...magari ci ha abbandonato"
"Questo non puoi saperlo!" - esclamò Shauna.
"No, ma è la spiegazione più plausibile. Altrimenti perché nasconderlo?"
La ragazza fece spallucce.
"Ah, fai troppe domande per i miei gusti - proclamò Una già abbondantemente sbronza  - va lì e chiediglielo con più decisione, no?
Llweran annuì. Una non aveva torto, e poi ormai era abbastanza grande per capire certe cose, sui padre non gli avrebbe detto di no.
"Hai ragione - fece rubandole la bottiglia di whisky dalle mani - glielo chiederò... stasera!"
La serata passò in fretta, e quando furono andati tutti via, Legolas si apprestò a sistemere le ultime cose, prima di coricarsi. Quella era stata una giornata estremamente faticosa, più delle ltre.
Llweran comparve all'improvviso, a braccia conserte, vicino la porta.
Era parecchio tempo che non gli faceva domande di quel tipo ed il pensiero di dover affrontare il discorso, probabilmente lo impauriva più di dover ricevere una risposta.
"Llwran? - domandò Legolas - che fai ancora in piedi?"
"Oh, non ho sonno. Ti do una mano" - disse avvicinandosi a lui, per cercare di prendere tempo per pensare. Come poteva arrivare al discorso in maniera non troppo diretta? O forse era necessario non girarci troppo attorno?
Accidenti, se continuo  pensarci non gli chiederò nulla. D'accordo, cercherò di essere delicato.
"Emh... papà?" - lo chiamò.
"Sì?"
"E' da oggi pomeriggio che qualcosa mi tormenta"
"Di che si tratta?"
"Ecco - fece distogliendo lo sguardo - lo so che il discorso non ti piace. E' solo che molto spesso mi chiedo perché... insomma, perchè io non ho due genitori come tutti gli altri? Questa cosa mi fa sentire.... diverso"
Legolas si immobilizzò, sentendo il proprio cuore fermarsi. Non era la prima volta che gli faceva quella domanda. Una volta gliel'aveva fatta a cinque, poi a otto, a dieci, a dodici, ma tutte le volte lui  aveva sviato il discorso. Adesso che però di anni ne aveva sedici, sapeva che sviare non sarebbe stato tanto facile.
"Vedi... a volte le cose non vanno come vorremmo - disse chinando lo sguardo - a volte ci si innamora, si crede di aver trovato la persona con la quale trascorrere il resto della vita, e poi... poi invece, tutto svanisce, inesorabilmente. E ti ritrovi da solo... a crescere tuo figlio..."
Il suo tono era diventato strano, spezzato, Llweran lo aveva intuito immediatamente. Capì subito di aver fatto un errore, l'ultima cosa che voleva era vederlo piangere o star male.
"Papà, no scusa, non piangere! - esclamò abbracciandolo - mi dispiace, non volevo farti star male!"
"La colpa non è tua, è mia che sono troppo sentimentale. Mi dispiace, mi dispiace che tutto questo ti facci a sentire strano"
Llweran in quel momento prese a pensare. Dalle parole che gli aveva detto, allora le sue teorie dovevano essere esatte. Legolas doveva essere stato con qualcuno che gli aveva spezzato il cuore e quel qualcun era lo stesso genitore che gli mancava. Ma se davvero le cose erano andate così, non voleva saperne.
"No - disse guardandolo - no, non ti devi dispiacere. A me va bene così. Finché siamo io e te non ho bisogno di altro"
Legolas rimase sorpreso da quella farse. Poi lo abbracciò di nuovo , donandogli un bacio sulla testa. Quella volta era stato in grado dire una mezza verità, anzi, un quarto di verità, poiché una storia molto più complicata vi si nascondeva dietro. Llweran però ormai aveva deciso: non avrebbe più chiesto nulla. Dopotutto non aveva bisogno di sapere nulla, era felice così.

Il giorno dopo fu la solita tiritera, Llweran si svegliò tardi e Legolas fu costretto a chiamarlo cinquecento volte prima che si svegliasse.
E come ogni giorno, il sedicenne si ritrovò ad essere in ritardo. Quella sarebbe stata una mattinata molto lunga. 
Ad accoglierlo appena arrivato, ci pensò il famigerato insegnante di biologia che gli alunni chiamavano affettuosamente "Gollum".
Era un tipo piuttosto inquietante, aveva una doppia personalità, una disponibile e gentile, l'altra sadica e burbera. Probabilmente soffriva di schizofrenia, ma questo era un motivo in più per tormentarlo.
Adesso l'aula era costernata da schiamazzi e risatine e da aeroplanini di carta che volavano in direzione del malcapitato Gollum.
"Stavo dicendo! - esclamò - prima che il signor Greenleaf arrivasse in ritardo e mi interrompesse... dovete fare una ricerca sulla teoria dell'evoluzione Darwiniana.. e dovrete consegnarmela... fra due giorni"
In quel momento si levarono in aria sbuffi e lamenti.
"Ah, due giorni?! - esclamò Eldarion - come facciamo a finirla in due giorni?"
"L'avrei spiegato se solo sua maestà non mi avesse interrotto! - esclamò l'insegnante fuori di sè - lo farete in coppia. Così almeno unirete le metà dei cervelli che avete per fare un lavoro quanto meno decente. Questo è quanto e non voglio sentire discussioni, sono stato chiaro, razza di piccoli vandali?"
Un'altra risata, poi il chiacchiericcio più totale. Una, Sabia, Llweran e Eldarion avevano preso a parlare tra di loro.
"Mi dispiace per voi, ma io ho già una compagna di studio - disse la prima - vedrete, io e mia sorella faremo la miglior ricerca"
"Sì, però questa volta potresti fare qualcosa anche tu? L'ultima volta ho fatto io tutto il lavoro" - sbuffò la seconda.
"Ah, non è vero, io ti aiutato a mettere le graffette nei fogli per tenerli uniti!" - protestò.
"Già - sospirò - e voi invece?"
"Ovviamente Llweran lavorerà con me! - esclamò Eldarion - possiamo andare a casa mia nel pomeriggio"
"A casa tua, davvero?" - domandò il biondo incuriosito. Malgrado conoscesse l'amico sin dal primo anno di liceo, non era mai stato a casa sua, anzi, non conosceva neanche la sua famiglia, a parte il padre, che aveva avuto occasione di vederlo più di una volta.
Comunque sia accettò senza troppe pretese, dopotutto, non poteva immaginare che, accettando, sarebbe stato molto più vicino di quel credeva, alla risposta delle sua domande.

Legolas quel giorno uscì prima da lavoro, e quando tornò a casa, ebbe la bella sorpresa di trovare metà della cucina allagata, causa un tubo rotto.
Fra tutto ciò a cui doveva pensare, adesso anche questo.
Ovviamente, a trovarlo venne Thranduil, sempre pronto a consolarlo nel momento del bisogno.
"Sì... d'accordo - fece il più giovane al telefono - cosa? Ma è impazzito, è un prezzo troppo alto! Io... oh, va bene, come vuole! - esclamò poi chiudendo la chiamata - cinquanta dollari soltanto per riparare un tubo, ma scherziamo?"
"Che vuoi farci - rispose il padre comodamente seduto - i tempi cambiano"
"Sì, ma il mio stipendio è sempre uguale - sbottò - è un periodo così stressante... E temo che il mio malumore possa influenzare anche Llweran, lui ha altro a cui pensare, la scuola, il basket, la vita da adolescente insomma"
"Ah beh, se non vuoi allora è meglio che ti faccia comparire un sorriso, perché sta arrivando, con un suo amico"
"Con chi?" - esclamò nervosamente. Affacciandosi alla finestra, potè infatti vedere suo figlio arrivare in compagnia di un ragazzino che conosceva fin troppo bene.
"Oh no - fece impallidendo - sta venendo qui con Eldarion! Che faccio, li lascio fuori?"
"Legolas, non essere ridicolo, è solo un ragazzino. E tu dovresti far finta di niente"
"Giusto, giusto - rispose prendendo un respiro profondo - allora..."
Nel dire ciò aprì la porta. Sapeva dell'amicizia che ci fosse fra i due ragazzi, la cosa ovviamente non lo aveva mai fatto impazzire, ma non poteva opporsi così, senza un apparente motivo.
"Emh... salve ragazzi" - salutò.
"Ciao, papà, mi stavi aspettando?"
"Salve!" - salutò il moro.
"Emh... ciao" - salutò sorridendo nervosamente. Come poteva guardarlo senza farsi venire in mente l'uomo che amava? Erano praticamente identici.
"Sono passato di qui soltanto per avvertirti che vado a studiare a casa di Eldarion" - disse a quel punto Llweran.
"Cosa?! Aspetta... perché?!"
"E' per una ricerca"
Legolas sentì quasi di svenire. Non poteva permettere che suo figlio andasse a casa dell'altro... non era affatto consigliabile come cosa.
"Ma non potete farla qui?" - provò a convincerli.
"Mi piacerebbe, ma purtroppo il mio computer è rotto. Non farò tardi, promesso!" - esclamò salutando allegramente.
"Ma... ma... io" - sussurrò. Non poté aggiungere nient'altro. Due minuti dopo, suo figlio stava dirigendosi verso la casa in cui Aragorn viveva, e la cosa non prometteva affatto bene.
"Accidenti! - esclamò poi - e adesso cosa faccio?! Ma di tutti gli amici che poteva avere, proprio lui?"
"Beh, sono fratelli, non mi meraviglia che vadano così d'accordo!" - gli fece notare Thranduil.
"Ma non è questo il punto! Il punto è che Aragorn e Llweran non sono mai stati troppo vicini, ed il fatto che possano stare nella stessa casa, mi preoccupa"
"Pff, figurati. Conoscendo Aragorn farà finte di niente. Quell'irresponsabile, è per questo che non mi è mai piaciuto. Ha già fatto del male a te una volta, se prova  a farlo anche con Llweran, beh, penso che potrei non essere più così gentile"
"Oh, forse hai ragione - sospirò - forse mi sto preoccupando inutilmente. Aragorn non gli direbbe mai nulla, non metterebbe a rischio il suo matrimonio"
"Già, ed io invece penso che dovresti smetterla di pensare a lui. Sono passati sedici anni, non puoi continuare ad andargli dietro"
"Ma è il padre di mio figlio. E ne sono profondamente innamorato"
"Questo lo so. Ma se vuoi che sia tu che Llweran stiate bene, forse dovresti cercare di andare avanti, non trovi?"
Legolas sospirò avvilito, portandosi alle labbra una tazza di té. Suo padre aveva ragione, continuare a stargli dietro gli avrebbe fatto solo male. Ma lui amava Aragorn, si erano amati, ed era certo che anche quest'ultimo lo amasse ancora, molto in fondo.
"Cercherò di trovare una soluzione adeguata - sospirò, cambiando poi discorso - e invece... che mi dici di te ed Elrond?"
"Cosa?" - domandò l'altro fingendo indifferenza.
"Beh... uscite ancora insieme, no?" - domandò sorridendo.
"Pff, questo non ti riguarda affatto"
"Sì se diventerà il tuo nuovo compagno"
"Ah, ma quale nuovo compagno! - sbottò imbarazzato - e poi perché dovrei voler stare per tutta la vita con un tipo così... insopportabile?"
Il più giovane trattenne una risata. L'amore poteva fare miracoli alle volte, anche con un tipo tanto austero come Thranduil.

Dopo dieci minuti di camminata, Eldarion e Llweran arrivavano a casa Strider. Una casa molto grande, moderna e molto bella da vedere.
Il biondo sapeva come l'amico fosse benestante, e non se ne stupiva. Il padre era di origini nobili e la madre era un famosissimo avvocato divorzista. Per lui tutto quel lusso era semplicemente incredibile, per questo non potè fare a meno di guardarsi intorno sbalordito
"Wow, è sorprendente!" - esclamò.
"Io credo che il dentro ti piacerà ancora di più, vieni!" - fece l'altro trascinandoselo dietro. Eldarion aveva avuto ragione, il dentro era ancora meglio dell'esterno, tutto così in ordine, tranquillo e accogliente.
Seduta su una scrivania vicino al soggiorno, Llweran poté vedere una bella donna dai capelli corvini, tutta intenta a scrivere qualcosa sul portatile. Doveva trattarsi sicuramente di sua madre.
"Ciao mamma - salutò il ragazzo - ti presento Llweran, mio compagno di scuola e mio migliore amico"
La donna sorrise, porgendogli poi una mano.
"Piacere di conoscerti, sono Arwen"
"Ah... il piacere è tutto mio, signora" - rispose il biondo stringendole timidamente la mano.
"Siamo qui per una ricerca! - esclamò l'altro - quindi adesso ci andiamo a chiudere in camera!"
"D'accordo, allora passo più tardi a portarvi qualcosa" - disse infine Arwen.
Llweran si lasciò trascinare dall'amico in camera sua, dove poi presero  a studiare per le due ore seguenti, tra interruzioni e numerose pause.
Il biondo pensò che dovesse essere molto bello vivere lì, in un'altra famiglia normale. Eldarion aveva un padre e una madre che si prendevano cura di lui Lui invece aveva un padre-che tecnicamente era sua "madre", visto che lo aveva fatto nascere. Non sentiva che gli mancasse qualcosa, non gli mancava affetto, né comprensione... però gli piaceva immaginarsi nelle vesti dei suoi amici che tanto invidiava.
In men che non si dica arrivarono le diciotto, e la ricerca era stata fatta solo a metà.
"Oh - sospirò Eldarion stiracchiandosi - sono esausto. Ho bisogno di una pausa cioccolata. Ne vuoi una?"
"Ah, ma certo" - rispose continuando a scrivere.
"D'accordo, allora torno subito!" - esclamò.
Al piano di sotto intanto, Aragorn Strider era tornato dopo una giornata di lavoro. Essere il capo di un'azienda commerciale non era facile, ma dava un guadagno proficuo, oltre che un'importante posizione.
Quando arrivò, sua moglie Arwen gli andò vicino, salutandolo.
"Eldarion è di sopra con un suo amico, un certo Llweran. E' un ragazzo davvero adorabile"
Nell'udire qel nome, l'uomo si immobilizzò. Al posto suo, una persona normale avrebbe fatto finta di niente e si sarebbe dedicato ad altro. Ma Aragorn non era una persona normale, e sapere che in casa sua vi fosse il ragazzo che inconsapevolmente, avrebbe unito lui e Legolas a vita, lo agitò e lo incuriosì al contempo.
"Capisco - rispose - salgo in camera da letto"
Ovviamente il suo obiettivo non era la camera da letto, ma la camera del figlio, in cui Llweran si trovava. Quest'ultimo si stava portando avanti con il lavoro visto che l'amico ci stava mettendo parecchio. I capelli gli andavano davanti al viso, ma era comunque possibile vedere la sua espressione concentrata.
Aragorn percorse il corridoio, arrivando poi di fronte la camera del figlio, dove la porta era aperta. Non lo aveva mai visto così da vicino. Era di una bellezza quasi inusuale, identico a Legolas.
Nel guardarlo attentamente, si era poggiato allo stipite della porta. Erano ben sedici anni che sapeva della sua esistenza, eppure non gli aveva mai rivolto una parola che andasse oltre il semplice saluto. E dopotutto come poteva, come poteva affezionarsi a qualcuno che era parte di sé ma con cui non avrebbe avuto modo di stare? Lui aveva una famiglia, un matrimonio, e mandare tutto a rotoli per una sola notte di passione.. era assurdo.
Dopo un po', Llweran si rese finalmente conto di essere osservato. I due sussultarono entrambi, nel momento in cui si guardarono.
"Scusi! - esclamò il biondo - non l'avevo vista"
"No, scusami tu, non avrei dovuto starmene qui a fissarti. Eldarion ti ha lasciato tutto solo a studiare?"
"E' andato a prendere della cioccolata, ma forse era una scusa per non stare qui" - disse sorridendo. Aragorn a quel punto si avvicinò, con fare serio.
"Tu e Eldarion siete anche nella stessa squadra, se non erro"
"Sì, io sono il playmaker. Contano molto su di me, anche suo figlio. Vuole che il prossimo anno prenda il suo posto come capitano, io però non so se ne sarò in grado"
"Suvvia, e perchè pensi questo?"
"Beh - disse smettendo di scrivere - non ho le doti da leader, non sono bravo a guidare una squadra. Eldarion infatti mi dice sempre che sono insicuro, e ha ragione. Io però voglio davvero diventare qualcuno. E voglio che mio padre sia orgoglioso di me"
"Io - sussurrò - credo che lo sia a prescindere. Insomma, ogni genitore è orgoglioso del proprio figlio. Mi sembra di capire che... tu gli voglia molto bene"
"Certo, come potrei non volergliene, si è sempre preso cura di me tutto da solo, ha fatto davvero tanto, ed io come minimo voglio essere un bravo figlio".
Sorrise di nuovo. Il suo stesso identico sorriso. Non si meravigliava del fatto che Legolas avesse dovuto fare tanto. Dopotutto lui non c'era mai stato.
"Scusa se mi intrometto... ma come ve la passate? Economicamente intendo"
"Insomma - sospirò - mio padre lavora come contabile, ma non prende molto. Viviamo meglio che possiamo. Anche per questo voglio diventare un giocatore di basket, così potrei guadagnare tanto, e potremmo stare bene entrambi"
Aragorn lo guardò sorridendo, con gli occhi pieni di ammirazione verso quel figlio che non aveva mai osato di riconoscere.
"E' davvero un bel gesto"
"Grazie - sorrise - oh, ma anche Eldarion vuole diventare famoso. Magari lo diventeremo insieme"
"Mio figlio mi ha parlato spesso di te. Dice che sei come un fratello"
"E lui lo è per me - disse sorridendo - se non fossimo figli di genitori doversi, penserei che lo siamo veramente!"
Se solo Llweran avesse saputo quanta verità si nascondesse dietro quella frase... ma ovviamente non lo avrebbe mai saputo, o almeno questo era ciò di cui Aragorn si era convinto.
"Scusa se ci ho messo tanto! - esclamò ad un tratto Eldarion, sbucando dal nulla con due tazze in mano - ma ho bevuto le prime due e ho dovuto rifarle... papà, che fai qui?"
"Stavo solo tenendo compagnia al tuo amico, mentre tu eri impegnato a fare altro" - scherzò.
"Oh, scusa Llweran, mio padre ti ha importunato?"
"No, affatto. E' molto simpatico"
"Dovresti vederlo la mattina alle sette appena sveglio, non è affatto simpatico"
"Grazie Eld, mi ricorderò di questo tuo complimento quando mi chiederai dei soldi" - fece sfregandogli i capelli e  facendolo ridere.
Llweran si lasciò andare ad un sorriso.
"Adesso vi lascio soli, scusate l'intrimissione" - disse infine l'uomo andandosene. Quando si fu richiuso la porta alle spalle, si lasciò andare ad un profondo sospiro. Per quanti anni ancora avrebbe resistito?
Era risaputo che la verità venisse sempre a galla, soprattutto quando in mezzo vi erano i sentimenti. Sarebbe stata una bugia dire che avesse dimenticato Legolas del tutto, anzi, non lo aveva dimenticato affatto..
Probabilmente aveva preso a pensare a causa dei sensi di colpa che stavano riaffiorando in lui per non esserci mai stato.
Non doveva necessariamente sconvolgere la sua vita, però poteva fare qualcosa di piccolo per rendere la vita migliore a Llweran.
Quest'ultimo non lo sapeva ancora, ma quell'incontro avrebbe scaturito una serie di eventi che avrebbero cambiato la sua vita per sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terzo ***


Era risaputo che Thranduil non fosse un tipo romantico, ma la verità era che neanche la sua famiglia lo conoscesse bene quanto pensasse.
Probabilmente se avesse dato loro una conferma ogni volta che gli veniva posta una domanda circa la sua vita privata, avrebbe mandato a monte la faticosa maschera da duro e impossibile che si era costruita nel corso degli anni. C'era una persona però che era stata in rado di vedere oltre quella maschera: lui ed Elrondd erano amici da una vita, ma recentemente qualcosa era cambiato. Forse il fatto di ritrovarsi quasi sempre insieme, il fatto di completarsi visto i due caratteri diametralmente opposti, aveva fatto sì che la scintilla scoppiasse.
Elrond era l'unico in grado di fargli battere il cuore e allo stesso tempo di farlo arrabbiare come non  mai. Era l'unico che conosceva ogni suo difetto e debolezza, e proprio per questo Thranduil non riusciva a sopportarlo.
Insomma, anni spesi per costruirsi una reputazione, mandati in frantumi per colpa dell'amore. Entrambi erano stati legati dal triste destino che aveva visto la morte delle rispettive mogli, molti anni prima. Si erano sempre aiutati, in un certo senso. Non era difficile intuire quale sentimento li legasse, peccato che non vi fosse ancora niente di ufficiale.
"E dimmi, quale scusa hai inventato questa volta? - domandò Elrond versando del vino nel bicchiere nell'altro - prima o poi tuo figlio smetterà di crederti"
"Legolas è più sveglio di quello che sembra - disse l'altro - immagina già che mi trovo qui con te, non ho bisogno di dirgli nulla. E tua figlia invece, lei non ti dice niente?"
"Lei non lo sa, e non credo lo immagini - disse sorridendo - chissà come la prenderebbe se scoprisse che la persona che amo è il padre dell'amante di suo marito"
"Non ti sto seguendo - sbuffò - e comunque sia, Legolas non è il suo amante. Ci è stato una volta sola"
"Sì, e da lì è nato Llweran"
"Già. Dovresti non sopportare né me nè loro, ed invece sembri dalla nostra parte"
"Non sono dalla parte di nessuno in realtà. Certo non è stato facile mantenere il segreto con Arwen, ma non posso giudicare. Quando l'amore arriva, arriva, e va contro ogni legge morale e non. Non lo pensi anche tu?" - domandò sorridendo in modo affabile.
"Pff, l'amore. L'amore porta guai e nulla più" - sbottò a braccia conserte.
Elrond a quel punto poggiò il bicchiere sul tavolo e  con umano si avvicinò al viso dell'altro, il quale cercò di non lasciar trapelare alcuna emozione dal suo sguardo. Il suo batticuore e il rossore sulle sue guance però, lo tradirono alla svelta.
"Oh, andiamo. Lo sappiamo tutti e due che ti piace fare il duro. Ma in fondo sai essere anche dolce"
"Toccami ancora senza il mio consenso e te lo do io il dolce"
"Invece ti piace. Stai arrossendo"
"E' il vino!" - si affrettò a dire.
Quello che Thranduil non aveva ben capito, era che più si comportava in quel modo, più Elrond era portato a dargli attenzioni.
Ma dopotutto non gli dispiaceva, solo che non lo avrebbe ammesso con tanta facilità. Il moro gl si avvicinò, con l'intento di dargli un bacio.
L'altro chiuse gli occhi, deciso a non opporsi e pregustando già la serata movimentata che gli sarebbe aspettata...
Il suo cellulare però prese a squillare proprio in quell'istante.
"Oh, che diamine! - esclamò prendendo il telefono - e adesso chi è? Pronto?"
"Papà, sono io!" - esclamò la voce dall'altro capo.
"Legolas! - esclamò nervoso - lo sai che non devi chiamarmi a quest'ora!"
"Lo so, lo so, mi dispiace! E' solo che Llweran non è ancora tornato, e se è successo qualcosa? Magari ha scoperto qualcosa, ed è scappato di casa!"
"Oh, ma che dici, ti pare che scappa di casa così all'improvviso?"
"Certo, per te è facile stare stare così tranquillo... - mentre stava parlando, la porta si aprì, e Llweran fece tranquillamente il suo ingresso - ah, eccoti qui, sei tornato! Potevi avvertirmi che avresti fatto così tardi, fila in camera sua, subito!"
"Accidenti, che accoglienza!" - sbuffò il più piccolo alzando le braccia al cielo.
"Tutto a posto, è tornato. Ah, come sta andando il tuo appuntamento?"
"Legolas"
"Sì?"
"Va a quel paese" - concluse chiudendo la chiamate e posando il cellulare.
"Tutto a posto?" - domandò Elrond.
"Ho un figlio che è un concentrato d'ansia e di nervi, come può andare?" - domandò avvilito
"Oh, suvvia, non è il caso di stressarti - disse gentilmente, alzandosi e posizionandosi dietro di lui, iniziando a massaggiargli le spalle - è normale che conti su di te, tu per lui ci sei sempre stato"
"Questo lo so - sussurrò improvvisamente più calmo - ma se almeno mi ascoltasse. Mi dà così da pensare"
"Sssh - sussurrò l'altro - rilassati, ok? Adesso non hai nulla a cui pensare"
Nel dire ciò si era chinato sul suo collo, baciandolo, un contatto leggero che bastò a far fremere Thranduil.
Faceva così tanto il duro e invece bastava il niente più totale per farlo sciogliere. Poi si voltò, poggiando le labbra sulle sue, potendo riprendere tranquillamente ciò che aveva interrotto poco prima.

Adesso Legolas si sentiva decisamente più calmo, e aveva ben capito quanto la sua reazione fosse stata esagerata. Sapeva anche che se non si fosse rilassato gli sarebbe venuto un esaurimento nervoso, ma non poteva farci nulla, con il passare degli anni era diventato piuttosto agitato.
Al contrario suo, Llweran era molto tranquillo e annoiato, steso sul letto della sua camera con la palla da basket in mano, che faceva roteare abilmente su un dito. Ripensava alla giornata passata a casa dell'amico Eldarion, e alla gentilezza del padre di quest'ultimo. Gli era davvero piaciuto conversare con lui, gli dava l'idea di una persona molto disponibile e buona. Sì, poteva affermare che Eldarion fosse stato molto fortunato. Udì ad un tratto dei passi provenire dalle scale. Legolas aprì la porta, sorridendogli gentilmente.
"Hey - lo chiamò - non hai fame?"
"No, grazie. Ma perché ti sei arrabbiato?"
"Scusa, è che... si è fatto buio, e mi sono preoccupato nel non vederti tornare"
"Oh, ma mi trovavo a casa di Eldarion, cosa mai sarebbe potuto accadermi?"
Legolas si irrigidì. In realtà erano innumerevoli le cose che sarebbero potute accadere stando nella casa del "nemico", ma ovviamente questo suo figlio non poteva saperlo.
"Hai ragione, è solo che... non sono molto tranquilla quando so che sei con Eldarion..."
"Ma di che stai parlando? E' un bravo ragazzo, e la sua è una buona famiglia, oggi ho conosciuto i suoi genitori"
"Davvero?" - domandò sorpreso.
"Sì. Sua madre è molto gentile, e anche suo padre, abbiamo parlato un po'. Io credo che dovreste fare amicizia, così ti sentiresti più tranquillo"
A Legolas venne quasi da ridere. Ma certo, perché non intraprendere una bella amicizia con il padre di suo figlio, dopo che gli aveva spezzato il cuore, era una bella idea, no?
"Oh, beh... sì, magari qualche volta... potrei... comunque adesso, è tardi... ti lascio... ti lascio in pace..."
Llweran si sollevò, guardandolo.  Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma era sicuro che non sarebbe servito a niente. Suo padre era strano, e non ne capiva il motivo. Legolas sapeva a sua volta di essere strano, e come avrebbe potuto stare tranquillo? Aveva la terribile sensazione che qualcosa sarebbe successo, e in genere, quando aveva una sensazione, era difficile che sbagliasse.

Aragorn si sentiva decisamente uno stalker nello stare davanti casa di Legolas, aspettando che uscisse. Sì, sapeva che probabilmente si sarebbe cacciato nei guai, ma quando si metteva un'idea in testa, era difficile rimuoverla. E poi la sua chiacchierata con Llweran la sera prima, gli aveva dato parecchio da pensare. E probabilmente, agendo in quel modo, avrebbe messo un bel freno ai suoi sensi di colpa.
Ma come potergli parlare senza sembrare pazzo? O senza far sembrar tutto troppo strano?
Ciao Legolas, da quanto tempo, eh? Come te la sei cavata da quando ho deciso di chiudere con te?. No, forse, no.
Oppure. Ieri ho avuto l'occasione di parlare con nostro figlio. Mi ha parlato così bene di te. No, così sembro troppo lecchino.
Io... vorrei fare qualcosa per aiutarti, so che non ci sono mai stato.
No, non mi prenderebbe sul serio, come faccio?!

I suoi pensieri vennero interrotti quando vide Llweran uscire di casa. Si irrigidì, cercando di fingere di trovarsi lì per caso, appoggiato alla propria macchina. Anzi, sperò perfino che l'altro non lo vedesse, ma non è che messo lì passasse proprio in osservato.
"Lei? - domandò il più giovane - salve, ma...cosa fa qui?"
"Ah, ciao Llweran - salutò cercando di apparire calmo - oh, niente di che, è che mi piace prendere un po' d'aria la mattina prima di andare a lavoro. Quella è casa tua? Non mi dire"
"Sì, è casa mia - rispose stranito - sicuro che non ha bisogno di qualcosa?"
"Sono... sicuro sì, puoi stare tranquillo" - disse sorridendo.
Llweran annuì, per poi voltarsi. Quell'atteggiamento era piuttosto strano e  sospetto, ma non ci pensò troppo. Dopotutto, cosa mai sarebbe potuto accadere?
Aragorn sospirò quando vide Llweran allontanarsi, per fortuna non aveva fatto troppe domande, ma la verità era che il peggio dovesse ancora arrivare. Aspettò venti minuti ancora, prima di vedere Legolas uscire da casa sua,e  quando lo vide, il suo cuore si ferm.ò Malgrado vivessero nella stessa città, malgrado i propri figli fossero amici per la pelle, non si vedevano da anni, molto probabilmente avevano cercato, per tutto quel tempo, di ignorarsi a vicenda. Lui però era rimasto bello come sempre, e come sempre era in grado di fargli battere il cuore come nessuno.
L'uomo scosse il capo, non era lì per rimuginare sul passato. Il biondo non lo aveva ancora visto, si stava dirigendo verso la propria auto.
Prese un respiro profondo, andandogli dietro.
"Legolas" - chiamò.
L'altro sollevò immediatamente lo sguardo, quasi con fare istintivo. Non poteva essere la sua voce, non ci sarebbe stato motivo... invece era proprio lui, davanti ai suoi occhi. Avvertì immediatamente un nodo alla gola che gli impedì di respirare. Per un attimo parve quasi che il tempo si fosse fermato. Erano così tanti anni che non lo guardava negli occhi, che non lo aveva così vicino, che non udiva la sua voce.
Il tutto era reso ancora più difficile dal fatto che fosse ancora innamorato di lui, dopo tutto quel tempo.
Ma non poteva permettersi di darlo a vedere, così tirò fuori un profondo sospiro.
"Aragorn - disse - ma che bella sorpresa. Come mai da queste parti?"
"Stavo... stavo facendo una passeggiata e ti ho visto. E' molto... tempo che non ci vediamo"
"Sì, abbastanza direi. Ora scusami, ma sono in ritardo per il lavoro" - disse aprendo lo sportello e infilandosi in macchina. Prontamente Aragorn però si avvicinò.
"Ascolta. Vorrei parlarti di una cosa, so che ti prendo alla sprovvista, ma è importante"
Legolas non poteva crederci. Cosa voleva dirgli, dopo tutto quel tempo? Magari c'entrava Llweran? Magari era successo qualcosa?
"Mi piacerebbe, ma ripeto, sono in ritardo, quindi se non ti dispiace" - concluse freddamente, infilando la chiave. Aragorn sbuffò, già pronto ad arrendersi, ma sorprrndentemente, que giorno la fortuna pareva essere dalla sua parte.
Il motore non fece il minimo rumore e quando il biondo se ne rese conto, sgranò gli occhi.
"Oh, no - fece poggiando la fronte sul volante - non ci credo, non può essersi guastato il motore, non adesso! E ora come dovrei arrivarci a lavoro, volando?"
"Ti accompagno io" - disse prontamente l'altro. Legolas lo guardò, non riuscendo a capire cosa avesse in mente.
"Non mi sembra... il caso..." - disse imbarazzato.
"Mi sembra il caso eccome invece. Ho la macchina proprio lì"
"Ma non eri venuto a fare una passeggiata?"
Aragorn si era dato mentalmente dello stupido.
"Sì... una passeggiata con la macchina" - disse cercando di apparire più convincente possibile. L'altro scosse il capo, e  capendo di non avere altra scelta, accettò. Avrebbe preferito trovarsi a mille mila chilometri di distanza da Aragorn, dopo tutto quel tempo non era più abituato e si sentiva parecchio a disagio.
Il disagio aumentò particolarmente quando si ritrovò nella stessa auto dell'altro. Non voleva assolutamente incrociare il suo sguardo, anzi, non capiva neanche perché avesse accettato da lui un passaggio, era una cosa assolutamente sconveniente. E si sentiva nervoso... molto.
Sono un'idiota, cosa mi passa per la testa?
D'accordo, calma Legolas. Andrà tutto bene, devi solo startene in silenzio e non parlare assolutamente.
Sarebbe stato facile fare ciò che aveva deciso, se solo Aragorn non avesse deciso di scombinare i suoi piani.
"Suppongo che Llweran ti abbia detto della nostra conversazione di ieri"
Il biondo si irrigidì.
"Sì... mi ha accennato giusto qualcosa. Perché? C'è qualcosa che non va?"
"Assolutamente no - lo tranquillizzò - prima di ieri non aveva assolutamente idea di che tipo di persona fosse. Mi ha fatto piacere conversare con lui e mi ha anche parlato molto bene di te"
"Ah, davvero?" - disse sorridendo nervosamente.
"Sì, in particolare ha elogiato il tuo altruismo e il fatto che tu ti sia preso cura di loro tutto da solo"
"Beh... non ero proprio solo, però sì... mi sono arrangiato"
"... Per colpa mia"
L'altro a quel punto lo guardò, sgranando gli occhi: la conversazione stava divenendo imbarazzante.
"Oh... è stato tempo fa. Alla fine comunque me la sono cavata"
"Alla grande direi. Ma comunque non sono qui per parlare di questo"
"E per cosa allora?"
"Llweran mi ha anche detto della delicata situazione economica in cui vi trovate. Non pensavo ve la passaste tanto male, ed è anche vero che avrei potuto fare di più, ma forse non è troppo tardi. Quindi stavo pensando che forse... se ti va ovviamente, potresti venire a lavorare nella mia azienda"
Legolas si voltò a guardarlo, un po' stizzito.
"Che cosa?! Ma... no! - esclamò - non ho bisogno della tua carità"
"Non è carità, e non dovresti essere così orgoglioso"
"Io non sono orgoglioso affatto. Che c'è, sono i sensi di colpa per caso che ti fanno parlare? Sono arrivato, fammi scendere"
"Legolas, ti prego" - sbuffò alzando gli occhi al cielo.
"Grazie per il passaggio - fece l'altro richiudendo lo sportello - sei stato molto gentile, ma se questo era un modo come un altro per tentare di avvicinarti dopo tutto quello che è successo, è fallito miseramente. Noi non siamo più niente Aragorn, e l'hai deciso tu"
"Lo so - rispose fulminandolo con uno sguardo di ghiaccio - beh, se cambi idea, sai dove trovarmi"
Dopodiché l'uomo si allontanò sulla propria auto, mentre Legolas rimase lì a guardarlo. Come osava venire da lui dopo tutti quegli anni come se nulla fosse e comportarsi d'amico?
E poi lavorare insieme a lui... era assolutamente fuori discussione.
Doveva stare fuori dai guai, non poteva farsi coinvolgere sentimentalmente, non di nuovo.
Eppure quel suo riavvicinamento aveva dell'incredibile. 
Ed era stato tutto merito di Llweran.

Quest'ultimo ovviamente non poteva immaginare dell'incontro dei propri genitori. Era piuttosto annoiato durante la lezione di matematica, e sicuramente si sarebbe addormentato se solo Eldarion non avesse attirato la sua attenzione.
"Pss - lo chiamò - Llweran, hai sentito?"
"Cosa?" - domandò distrattamente.
"Di Tauriel Elvs, quella dell'ultimo anno. Sta organizzando una festa nella sua villa, tutti i maggiorenni sono invitati, non ti sembra grandioso?"
"Sì, tranne per un semplice fatto: nessuno di noi ha diciotto anni"
"Ah, chi se ne importa! - esclamò - possiamo infiltrarci, nessuno se ne accorgerà, e poi tu sembri decisamente più vecchio"
"No grazie, io posso"
"Ah - fece alzando gli occhi al cielo - gemelle, voi siete con noi?"
"Dove ci sono feste e alcol, ci sono anche io" - affermò Una.
"Ma... ma Una, potrebbe essere molto pericoloso, e se ci cacciamo nei guai?!" - domandò giustamente la sorella.
"Ah, sta tranquilla, io sono brava in queste cose. Ci saremo entrambe" 
"Bene. Manchi solo tu"
"Non mi va, Eldarion. E poi Shauna non viene neanche"
"Questo lo dici. Gliel'ho già chiesto e mi ha detto di sì. Potrebbe essere l'occasione perfetta per me per conquistarla, e magari potrebbe essere anche la tua occasione per fare colpo su una ragazza"
Llweran sgranò gli occhi, avvertendo dentro di sé una sensazione che  probabilmente doveva essere gelosia. Eldarion era il suo migliore amico, ma talvolta sapeva essere molto idiota, ed il pensiero di lasciarlo da solo con Shauna... non faceva premunire niente di buono.
Non era mai andato contro le regole, e probabilmente infiltrarsi ad una festa di soli  maggiorenni sarebbe potuto essere pericoloso.
Però in fondo si trattava di una volta soltanto, e se fosse stato attento, nessuno si sarebbe fatto male.
"E va bene - fece roteando gli occhi - ci sarò anch'io!"
"Bene! - esclamò l'altro contento - vedrai, ci divertiremo, ne sono certo"
Il biondo sorrise nervosamente. Chissà perchè ma non aveva un bel presentimento. Nella sua ingenuità non avrebbe ma potuto pensare che tutto ciò che facesse, coinvolgesse automaticamente anche Legolas ed Aragor.
Il primo era piuttosto agitato, più del solito in realtà. La giornata a lavoro era passata più lenta del solito, ed inoltre l'incontro con Aragorn lo aveva abbastanza scosso. Per tanto tempo aveva cercato di ignorare, di cambiare, di provare a conoscere qualcun'altro, ma tutto era stato inutile. Figurarsi adesso che aveva provato dd avvicinarsi a lui! Era facile per l'altro tornare dopo tutti quegli anni e fare il buon samaritano. Ma da un lato, trovava il suo gesto molto altruista. Si trovava davanti un bivio: avrebbe potuto ignorare la sua richiesta, e continuare a fare la vita che faceva sempre, senza che nulla cambiasse.
Oppure poteva accettare, avere un lavoro ed una vita migliore e magari far sì che qualcosa cambiasse.
Ma cosa vado a pensare. Lui è pensato, non ha voluto stare con me una volta, non vorrà stare con me neanche adesso.
Purtroppo, a dargli ulteriori pensieri, vi erano le numerose bollette da pagare, aggiunte ovviamente all'impianto idraulico da aggiustare e all'auto rotta. Avrebbe avuto voglia di portarsi le mani tra i capelli e  strapparseli uno ad uno, mentre leggeva le cifre  esorbitali delle bollette. Con lo stipendio che aveva come sperava di pagare tutto?
A distarlo dai suoi pensieri ci pensò il campanello.
Era Thranduil.
"Ciao Legolas - salutò lanciando un'occhiata al tavolo - ma che è successo?"
"Cosa può essere successo? Sempre più cose da pagare!"
"Se vuoi posso prestarti io dei soldi"
"No, papà, ti prego. Mi sono già indebitato troppo, e poi prima o poi dovrò cavarmela da solo!"
"Allora venditi un rene, non credo ci sia altra soluzione!"
"Beh, in realtà una soluzione ci sarebbe" - sospirò avvilito.
"Sentiamo" - dichiarò l'altro a braccia conserte.
Legolas deglutì rumorosamente. A suo padre non piaceva per niente Aragorn, per motivi che erano piuttosto ovvi. Se avesse saputo della loro conversazione, si sarebbe arrabbiato di brutto.
"Ecco.... - disse cercando di arrivare al discorso in un altro modo - sai oggi chi mi ha dato un passaggio? Aragorn!"
La sua espressione cambiò immediatamente.
"Aragorn? Quell'Aragorn? E tu sei andato con lui?!"
"Beh, dovevo arrivare in qualche modo. Comunque sia... abbiamo parlato un po'... e beh, sì insomma. Sì è dimostrato molto gentile nei miei confronti... e mi ha anche...  mi ha anche fatto un offerta di lavoro molto, molto... interessante"
"No! - esclamò prontamente - te lo proibisco! Non hai già accettato, vero?"
"No. Però, ora che ci penso, mi farebbe comodo"
"Neanche per sogno, non ci pensare! Sicuramente vorrà incastrati"
"Ma è stato gentile"
"Oh, ed è stato gentile anche quando ti ha lasciato crescere un bambino da solo, non è vero? Devi pensare a tuo figlio, prima"
"E' proprio per Llweran che lo voglio fare, non voglio che gli manchi nulla"
"E non gli mancherà nulla. Ce la siamo sempre cavata, non ci serve l'aiuto di quello lì. Cosa vuoi che siano quattro bollette da...? - nel prendere i fogli in mano, li aveva lasciati andare immediatamente con gli occhi sgranati - che cosa?! Com'è possibile che in due consumiate tutta quest'acqua!"
"Siamo persone estremamente pulite!" - esclamò seccato.
Sapeva che la reazione del padre sarebbe stata più o meno contraria, ma alla fine, la decisione spettava a lui. Lavorare per Aragorn non implicava necessariamente un rapporto con lui, se non lavorativo. Però non aveva certezze, sarebbe potuto accadere di tutto.
Llweran si accorse del suo fare pensieroso mentre erano a tavola la sera, ma non gli disse nulla, dopotutto anche lui aveva da pensare. Quel week end si sarebbe infiltrato ad una festa di soli "adulti", ciò avrebbe significato droga, sesso, fumo, tutte cose che conosceva ma di cui non aveva mai abusato. Il pensiero lo innervosiva, e ancora di più lo innervosiva il pensiero di essere scoperto
Conoscendo suo padre poi... gli sarebbe venuto un infarto.
Legolas a quel punto si sgranchì la voce.
"Llweran, posso farti una domanda? Pensi mai al fatto che... ti manchi qualcosa?"
"In che senso?"
"Beh... noi non siamo esattamente benestanti. Mi stavo solo chiedendo se tu... stessi bene così"
L'altro alzò gli occhi al cielo, pensandoci attentamente.
"Non è che sto male. Mi hai insegnato ad arrangiarmi sin da piccolo. Ho del cibo, dei vestiti e un tetto sopra la testa, però certo, sarebbe bello non doversi accontentare... ma perchè mi fai questa domanda?"
"Così... stavo solo pensando..."
"Hai perso il lavoro?"
"No, no! - esclamò nervoso - assolutamente no, tranquillo. Non devi prenderti di pensiero, è compito mio pensare a te, non il contrario. D'accordo?"
Llweran annuì, un po' stranito. Quando finì di mangiare, si alzò richiudendosi nella propria camera.
Legolas si avvicinò al telefono, afferrandolo e rigirandoselo tra le mani. Non voleva che Llweran si accontentasse, voleva dargli il meglio. Forse era una scelta avventata, illogica, che gli avrebbe portato guai ma...
In quel momento era ciò che sentiva di voler fare.
Compose il numero, che negli anni era rimasto lo stesso e non aveva mai cancellato. Dopo tre squilli, la voce di Aragorn rispose.
"Pronto?"
L'altro prese un respiro profondo.
"Aragorn. Sono io Legolas"
"Legolas. Non me lo aspettavo"
"Già, volevo chiederti una cosa"
"Dimmi"
"Quella tua offerta è ancora valida?"

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarto ***


4

Llweran alzò gli occhi al cielo. Quella mattina Legolas era piuttosto strano. Più del solito si intende.
"Allora? - domandò il più grande mostrando l'ennesimo capo d'abbigliamento provato nell'arco della mattina - questo com'è?"
"Sì... carino" - disse distrattamente.
"Llweran, hai detto la stessa cosa le ultime tre volte" - gli fece notare contrariato.
"Beh, mi dispiace, ma non è che me ne intendo molto. E poi non mi hai ancora spiegato perché tutta questa cura nel vestire oggi"
Legolas prese un respiro. Non gli aveva detto ancora nulla riguardo il suo nuovo lavoro, e sicuramente quello sarebbe stato il momento più adatto, nonchè l'unico.
"D'accordo - iniziò a dire - volevo che fosse una sorpresa ma ormai credo che sia inutile. Ho... trovato un nuovo lavoro..."
"Davvero? - domandò - forte, e dove?"
"In... un'azienda di commercio" - disse nervosamente.
Il più giovane inarcò un sopracciglio.
"Un azienda di commercio? No, non è proprio per te"
"Oh, beh, grazie per il sostegno morale" - rispose sistemandosi la cravatta.
"Come l'hai trovato?" - domandò a braccia conserte, con sguardo sospetto.
"Emh... un amico - rispose frettoloso - non lo conosci"
"Tu non hai amici che non conosco. Mi stai nascondendo qualcosa?" - domandò guardandolo negli occhi.
Fosse stata solo una la cosa che gli aveva tenuto nascosta. Legolas non se la sentiva affatto di dirgli di Aragorn, non ancora per il momento. Meno quei due venivano a contatto, minore sarebbero state le probabilità che Llweran scoprisse la verità.
"Oh, ma che importa - disse sorridendo - l'importante è che da adesso la nostra vita cambierà in meglio. Adesso scusa, ma devo proprio andare, torno alle sei, passa una buona giornata" - concluse dandogli poi un buffetto sulla guancia
Il figlio scosse il capo. Adesso aveva la conferma, suo padre era strano. Ma per il momento aveva ben altri pensieri per la mente.
Poco dopo arrivò a scuola con il suo solito fare assonnato. Ad accoglierlo come sempre vi erano Una, Sabia, Shauna e l'immancabile Eldarion, il quale era come sempre particolarmente entusiasta.
"Oh, eccoti qua! - esclamò circondandogli le spalle con un braccio - allora, sei pronto per domani sera?"
"Per cacciarmi in guai seri? Beh, più o meno"
"Smettila di fare il noioso, io e le ragazze abbiamo un piano"
"E quale sarebbe?"
"E' stata una mia idea - puntualizzò Shauna, fiera- io e le gemelle abbiamo detto ai nostri genitori che avremmo passato una tranquillissima e assolutamente sobria serata, a casa tua!"
"Mi meraviglio di te, Shauna - costatò Llweran - tu in genere sei una brava ragazza"
"Io lo sono infatti! - esclamò - è che... mi piacerebbe andare ad una vera festa come quelle della televisione, ma lo sai come sono i miei, pensano ancora che abbia cinque anni. Quindi è deciso"
"Sì,e d io che scusa dovrei inventarmi?" - domandò scettico.
"Facile, puoi dire a tuo padre che dormi da me, mentre invece io dirò ai miei che ho un gruppo di studio serale"
Llweran spalancò gli occhi.
"Se ci scoprono ci ammazzano"
"Non ci scopriranno - rassicurò ancora Eldarion - con questi visi d'angelo che abbiamo, chi potrebbe mai sospettare di noi?"
Il biondo avrebbe avuto tanto dire la sua, ma se l'avesse fatto gli avrebbero sicuramente ricordato quanto noioso. In seguito si lasciò prendere sottobraccio da Shauna, felice che almeno in quel momento Eldario non stesse cercando di flirtare con lei. Chissà, magari quella poteva davvero essere un occasione per lui di fare finalmente una mossa decisiva.

Di solito Legolas teneva molto al suo aspetto, ma quella mattina ci aveva perso ancora più tempo, senza sapere il motivo.
Probabilmente voglio solo che mi veda bello.
No, ma cosa vado e pensare. E' solo che per un certo tipo di lavoro bisogna essere ordinati e puliti.

Si lasciava andare a questi e ancor pà svariati pensieri mentre aspettava Aragorn, visto he la sua auto era ancora rotta e l'altro si era gentilmente offerto di passarlo a prendere, tanto per cambiare.
"D'accordo - sospirò, parlando tra sé e sé - non devo essere nervoso, dopotutto lavoreremo solo nello stesso posto per qualche ora al giorno, probabilmente per sempre.. cosa mai potrebbe accadere?"
Quasi sussultò quando udì il clacson. Aragorn aveva accostato con la sua lucente e costosissima auto nera, aveva abbassato il finestrino oscurato, e aveva poi scostato leggermente gli occhiali da sole, facendogli un sorriso.
Legolas dovette chiamare a raccolta tutto il suo autocontrollo per non lasciarsi scappare qualche frase poco opportuna. Era terribilmente bello,  e quasi il biondo avesse l'impressione che lo facesse apposta.
"Buongiorno. Vedo che ti sei tirato a lucido, stai molto bene" - si complimentò Aragorn.
"Grazie - rispose fingendo indifferenza - anche tu... stai bene. Il posto è molto lontano da qui?"
"Non molto, ci impiegheremo un quarto d'ora circa" - disse facendogli segno di salire.
"Oh, d'accordo - fece portandosi i capelli dietro le orecchie - allora, allora andiamo..."
Legolas si era irrigidito ed era assolutamente teso, stare lì con lui gli piaceva, e questo era assolutamente sbagliato. Non doveva farselo piacere, doveva scacciare ogni sensazione strana che provava. Lui era sposato, e quello che c'era stato, era antico ormai di anni.
"Hai detto a Llweran di me...?" - domandò ad un tratto.
"Ecco... no, in realtà no. E' solo che..."
"Non ti fidi, vero?" - disse sorridendo.
"Emh..."
"Non ti fidi. Hai paura che possa scoprire la verità"
"Pff, no - fece alzando gli occhi al cielo - d'accordo sì, è questo. E' solo che sarebbe abbastanza traumatico per lui scoprire che sei tu suo padre. E poi... ci odierebbe entrambi. Me per averglielo nascosto e te.. per beh.."
"Per non esserci stato - sospirò - lo so. Ma puoi stare tranquillo, non ho intenzione di immischiarmi nella sua vita. Mi basta sapere che sta bene, è felice ed è una brava persona"
"Già - fece sgranchendosi la voce - basta questo..."
Aragorn a quel punto decise di cambiare discorso. E fra le mille mia domande che avrebbe potuto porgli, alla mente gli venne proprio quella più sconveniente.
"Stai con qualcuno, adesso? - domandò - voglio dire, immagino che dopo tutto questo tempo, tu abbia trovato un'altra persona con cui stare"
Un quesito perfetto. Legolas avrebbe voluto rispondergli di sì, che c'era un'altra persona importante nella sua vita, che lo aveva dimenticato. Ma dalle sue labbra fuoriuscì tutt'altro.
"No... nessuno" - sussurrrò.
"Ah - disse l'altro imbarazzato - capisco..."
"Non mi interessa trovare l'amore. Io ho Llweran, non ho bisogno d'altro"
"Certo, non intendevo dire questo. Lo so che è difficile, ma spero che non ci siano rancori tra noi, e che potremo avere un tranquillo rapporto lavorativo" - disse guardandolo.
Legolas sorrise nervosamente. Era molto difficile non avere rancori dopo tutto ciò che era successo, e ancora più difficile sarebbe stato mantenere un semplice rapporto lavorativo.
"Ah... ma certo" - rispose.
"Ne sono contento. Ah, siamo arrivati" - disse poi Aragorn, accostandosi.
Legola puntò lo sguardo sull'imponente struttura grigia davanti ai suoi occhi. Era una vera fortuna che fossero arrivati presto, la situazione stava diventando molto imbarazzante. Seguì Aragorn, che lo condusse all'interno, dovi vi erano uffici su uffici, e molta gente che passando lo salutava, con grande ammirazione nello sguardo. Legolas pensò che la figura di Aragorn dovesse essere molto apprezzata e rispettata, e in fondo neanche lui dubitava che fosse effettivamente bravo nel suo lavoro. Dopotutto, anche lui lo aveva sempre ammirato, in tutti i sensi.
"Ecco, questo è il tuo ufficio - gli disse dopo averlo portato con l'ascensore fino all'ottavo piano - sei veloce con la tastiera?"
"Abbastanza - disse guardandosi intorno - sei sicuro che vuoi lasciarmi già al primo giorno da solo?"
"Sta tranquillo, per ora devi solo occuparti di quello che c'è scritto qui in questi fogli - fece indicandogli una pila sopra la scrivania - in ogni caso il mio ufficio è proprio qui accanto, se hai bisogno"
"Enh... d'accordo. Allora a dopo" - salutò con un sorriso nevoso, per poi prendere un lungo respiro quando finalmente fu rimasto solo. Tutto intorno era molto accogliente, riscaldato, con una bella visuale grazie alle ampie vetrate, sicuramente nulla a che vedere con il tugurio in cui stava prima. Prese un altro respiro.
"Bene, allora..." - disse sedendosi e cominciando.
La giornata passò abbastanza velocemente e piacevolmente. Non era affatto stressante come il suo vecchio lavoro. Aragorn era passato più di una volta per chiedergli se fosse tutto a posto, se fosse a suo agio eccetera, e Legolas aveva sempre risposto in modo molto sbrigativo che fosse tutto perfetto. Non voleva che si prendesse pensieri di troppo, né aveva intenzioni di farsi illusioni. Aragorn lo aveva aiutato per mero dovere, di certo non perchè provasse ancora qualcosa, anche se la parte più recondita di sé dicesse completamente il contrario.
Quando scoccarono le sei, Aragorn si offrì nuovamente di accompagnarlo a casa. L'atmosfera era molto meno tesa, poichè la conversazione era stata prettamente di lavoro. Legolas si dimostrò contento e gli disse che sarebbe stato felice di proseguire.
"Sono molto contento che tu ti sia trovato bene. Allora dalla prossima settimana puoi cominciare"
"Bene, è una notizia grandiosa - disse sorridendo, per poi distogliere o sguardo - ah, Aragorn... insomma.. non ti ho è neanche ringraziato... senza te non avrei saputo proprio come fare"
Solo in seguito si rese conto della dolcezza eccessiva di quella frase.
"Non devi ringraziarmi - disse sorridendo - l'ho fatto con piacere. Sono contento se so che tu e Llweran vivete bene"
"Sì - disse nervoso - ah ecco, sono arrivato. Grazie mille per il passaggio, allora, alla prossima settimana!"
Se solo avesse potuto, Aragorn gli avrebbe detto sicuramente qualcos'altro, ma Legolas si allontanò alla svelta. 
Senza sapere perché non poté fare a meno di sorridere.
La prima giornata era andata... discretamente anche se non aveva idea di come avrebbe fatto le altre volte. Continuò a pensare anche durante l'ora di cena, mentre Llweran e Thranduil parlavano di tutt'altro. Soltanto una domanda in particolare attirò la sua attenzione.
"Com'è andato il tuo primo giorno di lavoro?" - domandò ingenuamente il più giovane. Legolas sgranò gli occhi, mentre Thranduil si voltava a guardarlo con fare sospetto.
"Primo giorno di lavoro?" - domandò.
"Sì. Papà ha un nuovo lavoro, non te l'ha detto?"
"No, non mi ha detto niente" - disse lanciando un'occhiataccia al figlio, il quale avrebbe desiderato di sparire proprio in quell'istante.
"Beh, te lo dico io, allora. Un suo amico, gli ha trovato un lavoro"
"Ma non mi dire" - fece l'altro sorridendo nervosamente.
"Già - fece scostando il piatto e alzandosi - papà, domani sera andrò a dormire da Eldarion"
"Cosa?! Mi sembrava di averne già parlato con te di questo discorso del passare tutto il tuo tempo con quel tipo!" - esclamò contrariato.
"Oh, andiamo, che sarà mai per una volta!" - sbottò alzando gli occhi al cielo.
"Ah, e va bene - sospirò - ma solo per questa volta"
Forse agitarsi sarebbe stato inutile, dopotutto Aragorn era stato chiaro, non aveva affatto intenzione di immischiarsi nella vita di suo figlio, quindi poteva stare più tranquillo. Quando Llweran se ne andò, Legolas si rese immediatamente conto di come gli occhi di suo padre fossero fissi su di sé.
"Perché ti arrabbi tanto? Dopotutto non c'è niente di male - disse Thranduil sarcastico - se tu passi il tuo tempo con Aragorn lui potrà passare del tempo con suo fratello, no?"
"Oh, ti prego! - esclamò - te l'avrei detto"
"Non dovevi accettare. Io ti conosco bene, ti farai coinvolgere sentimentalmente"
"Non succederà, ormai non sono più un ragazzino, so quello che faccio, vedrai che andrà tutto per il meglio!"
Thranduail si lasciò andare ad un profondo sospiro.
"D'accordo - disse stizzito - se vuoi lavorare per quello... fa pure. Ma non voglio vederlo entrare in questa casa, o non potrei essere tanto gentile"
"Non succederà - lo tranquillizzò - non ho intenzione di portarlo qui"
"Tsk, lo spero bene!" - esclamò l'altro. 

La notte passò in fretta, e il tanto atteso giorno della festa era arrivato. Llwrran non era mai stato ad una festa, soprattutto non ad una di quelle vietate ai minori. Sarebbe stato divertente in parte, anche se il lato più ragionevole di sè gli diceva che si sarebbe cacciato nei guai. Ma oramai era troppo tardi per tornare indietro. Quando arrivò il pomeriggio, preparò le sue cose, per poi dirigersi verso casa dell'amico, da cui ovviamente non avrebbe dormito, solo che questo Legolas non poteva saperlo, e non doveva saperlo, altrimenti gli sarebbe venuto un attacco di cuore.
Verso le nove e mezza, i due ragazzi e le tre ragazze, si ritrovarono ad un punto comune. Adesso vi era il problema di come arrivare alla villa, la quale distanziava abbastanza. L'unico ad avere la patente era proprio Eldarion, ma non avrebbe assolutamente potuto prendere l'auto che apparteneva al padre.
"Io dico di andare con l'autobus! - esclamò Una - sicuramente è meno pericoloso, io non ci salgo in macchina con questo qui"
"Prima dovremmo trovarla un auto - le fece notare l'amico - nessuno di voi ne ha una?"
Llweran aveva fatto caso a come Shauna fosse pensierosa, e per questo aveva preso a guardarla. Beh, in effetti, aveva preso a guardarla perchè pensasse anche che fosse molto bella: i capelli biondi erano semi appuntati, ed un semplice abito blu notte la avvolgeva perfettamente.
"Io avrei un'idea - proclamò ella - ma credo che mi servirà tirare fuori tutto il mio essere tenera e carina. Seguitemi!"
Gli altri quattro si guardarono negli occhi, non riuscendo a capire a cosa si riferisse. Scoprirono presto che la loro destinazione fosse la casa del vecchio Gandalf, il quale possedeva un auto ma di fatto non la usava mai perchè preferiva di gran lunga andare a piedi. 
"Com'è che dovremmo convincerlo, esattamente?" - domandò Llweran.
"Lasciate fare a me" - lo zittì Shauna, suonando il campanello. Poco dopo, Gandal, con un capellino da notte sulla testa, fece la sua comparsa.
"Oh, ma che bella sorpresa - salutò cordialmente - cosa ci fate qui, miei cari?"
"Ciao zio Gandalf - salutò Shauna attorcigliandosi i capelli tra le dita-  ti disturbo forse?"
"Oh, no stavo bevendo la mia camomilla serale. Cosa posso fare per te?"
"Ecco - fece adottando la tecnica da occhi languidi - mi servirebbe un piccolo favore. Vedi, dobbiamo andare ad una festa, ma non abbiamo un auto, così... stavo pensando... che magari... potresti prestarci la tua"
"La mia? Oh, non so, potrebbe essere pericoloso"
"Oh, ti prego, staremo attenti. Noi siamo ragazzi responsabili, lo sai"
"Non lo metto in dubbio, mia cara. Ma... i vostri genitori sanno di questa vostra uscita?" - domandò sospettoso.
"Ovvio - affermò Shauna sorridendo nervosamente - anzi, è stata una loro idea quella di chiedere  a te. Allora... potresti fare questo grande favore ai tuoi piccoli amici?  Ti preeeego"
Era sempre stato difficile resistere a Shauna e a quei suoi dolci occhi, sin dalla più tenera età. Ed inoltre, ormai Gandalf era troppo vecchio per poter sperare di tenerle testa.
"D'accordo - si decise - prendetela pure, ma fate attenzione"
"Grazie - disse la ragazza sorridendo - ti adoro"
E così, il gioco era fatto. Llweran era rimasto stupito dalla capacità persuasive dell'amica, che aveva praticamente salvato la loro serata. Dopo essersi fatta presatre le chiavi, saltarono tutti e cinque dentro la piccola auto rossa, sfrecciando poi verso la villa.

Quindici minuti più tardi arrivarono a destinazione. Furono molto sorpresi di vedere la quantità di gente che vi fosse, il rumore assordante della musica, e l'immensità di quella magione. Ma dopotutto, era normale, la loro compagna di scuola Tauriel era popolare quanto ricca.
"Wow - sussurrò Shauna guardandosi intorno - è assolutamente prodigioso"
"E' figo! - esclamò Eldarion indicando la piscina in giardino - voglio assolutamente farmi un bagno"
"Io invece voglio andare dentro e buttarmi sugli alcolici!" - esclamò Una prendendo sotto braccio la sorella - chi vuole mi segua!"
Poichè il posto era piuttosto grande e confusionario, decisero di rimanere tutti insieme. L'interno era ancora meglio dell'esterno, sembrava una vera e propria discoteca, inoltre le luci sul blu davano a tutto un'atmosfera molto suggestiva. Vi erano anche miriadi e miriadi di ragazzi e ragazze, decisamente più grandi di loro, che sbucavano da tutte le parti. L'umore era alto, così come libidine, non era difficile infatti poter scorgere coppie appartate che si lasciavano andare ad effusioni assai poco appropriate.
Tuttavia, nessuno di loro si sentì fuori luogo, nessuno tranne Llweran ovviamente.
"Troppo figo! - esclamò Una - chi arriva prima al tavolo degli alcolici non beve niente!"
"Hey! - esclamò Shauna - aspettatemi!"
I due ragazzi rimasero invece in disparte, appoggiati ad una parete per evitare di essere travolti.
"Te l'avevo detto io che ti sarebbe piaciuto" - disse Eldarion soddisfatto.
"Oh, sì, davvero grandioso" - fece alzando gli occhi al cielo.
"Andiamo, non essere così floscio! Devi divertirti! Guarda quante ragazze più grandi di te ci sono, fai amicizia, buttati nella mischia! Io intanto - fece lanciando lo sguardo su Shauna - vado a fare il mio lavoro"
"Ma... - provò a dire - oh, non importa..."
Alle volte avrebbe tanto voluto avere il carattere sicuro del suo migliore amico, non avrebbe avuto problemi con Shauna per esempio. Ed invece, come si era aspettato, si sarebbe ritrovato a fare da tappezzeria.
Ma non per molto in realtà. Llweran non si era infatti accorto che da lontano, qualcuno lo avesse adocchiato. Si trattava di una ragazza alta almeno quanto lui, dai lunghi capelli castano/rossicci, e che indossava un tubino nero che la faceva apparire più grande di quanto non fosse.
"Ciao" - salutò ella, avvicinandosi con un bicchiere di Quattro-bianchi in mano. Quando Llweran la guardò, sgranò gli occhi: si trattava proprio di Taurile Elvs, l'organizzatrice della festa e ragazza più popolare della scuola. E stava rivolgendo la parola proprio a lui.
"Emh... ciao - salutò nervoso - bella festa"
"Grazie - disse l'altra guardandola - anche tu sei dell'ultimo anno? Non mi sembra di averti mai visto"
"Ah... ma certo che sono dell'ultimo anno, solo che... nessuno bada troppo a me.."
Tauriel sorrise melliflua.
"Tu non hai neanche diciotto anni, vero?" - domandò.
Il biondo sospirò.
"Ah, no. Senti, mi spiace di essermi imbucato alla tua festa, ma è stata un'idea di quell'idiota del mio migliore amico. Se però disturbiamo ce ne andiamo subito"
"Oh, no - disse afferrandolo per un braccio - non mi infastidisci affatto. Non pensavo che dei ragazzini avessero il coraggio di infiltrarsi ad una festa di soli adulti. Mi piacciono i ribelli"
I suoi modi di fare erano stranamente gentili. Di solito, quelle come lei non perdevano tempo a parlare con quelli come lui. Ed inoltre Llweran non era abituato a parlare con ragazze più grandi di lui.
"Ah... allora... allora va bene..."
"Fammi indovinare - esordì mordicchiando la cannuccia con i denti - tu giochi a basket, vero?"
"Come fai a saperlo?"
"Uno alto come te sarebbe sprecato se non facesse questo - disse lasciandosi andare ad una risatina - io invece faccio tiro con l'arco. Non a scuola ovviamente"
"Davvero? Forte, mi sarebbe piaciuto imparare tiro con l'arco, solo che non ho mai avuto l'occasione"
"I ricchi devono fare attività da ricchi - sospirò - ma se proprio ci tieni, qualche volta potrei insegnarti"
"Sì - disse sorridendo - si potrebbe fare"
"Prima però devi dirmi il tuo nome" - disse avvicinandosi esageratamente.
"Emh - fece l'altro arrossendo - è... è Llweran"
"Llweran - ripetè muovendo lentamente le labbra rosse come rose - è un piacere di conoscerti"
La vicinanza dei due non era di certo sfuggita ad Eldarion, il quale si era un attimo distratto da suo flirt asfissiante, per rivolgere un'occhiata all'amico. Era rimasto piacevolmente sorpreso di vedere che stesse familiarizzando con una ragazza più grande.
"Wow, bravo Llweran! - esclamò - è così che si fa!"
Shauna, accanto a lui, rivolse lo sguardo nella sua stessa direzione. Quando vide il biondo accanto a quella bellissima ragazza alta, formosa e seducente, avvertì una sensazione dentro di sè che molto probabilmente doveva essere gelosia. Sapeva del rapporto speciale che ci fosse tra lei e Llweran, ma vederto accanto ad una ragazza che era praticamente il suo opposto, mandava in frantumi tutta la sua autostima.
Tuttavia si trattenne, non era da lei fare scenate, così decise di affondare tutto il suo malumore nell'alcol, malgrado non fosse abituata a bere. Afferrò un bicchiere poggiato sul tavolo, contenente sambuca, bevendola tutt'ad un fiato, fino a farsi bruciare la gola.
"Wow - fece Eldarion sconvolto - ci vai giù pesante"
Imbronciata, l'altra gli porse il bicchiere.
"Prendimene ancora" - borbottò.
La conversazione tra Llweran e Tauriel stava intanto continuando a diventando stranamente troppo intima. Il biondo poteva notare come la ragazza si avvicinasse a lui sempre di più, ma sarebbe stato stupido pensare che volesse provarci. E sperò vivamente che così non fosse, perché  non avrebbe saputo come comportarsi.
"E' incredibile che non ti abbia mai notato prima - fece scostandogli una ciocca dal viso - hai una  bellezza straordinaria. E che bei capelli, sono tuoi?"
"Ma certo che sono miei" - rispose imbarazzato.
"Oh, sei così carino - disse sorridendo - purtroppo i ragazzi della mia età sono tutti così presuntuosi. Io vorrei decisamente qualcuno di più dolce e che mi ami per quello che sono, non solo per la mia bellezza e per i miei soldi"
"Sono sicura che troverai quello giusto  - disse l'altro - devi solo continuare a cercare"
Tauriel sorrise, avvicinandosi nuovamente. Era rimasta davvero rapita dai modi di fare dolci e ingenui, un po' da bambino in realtà, del ragazzo.
"A volte non è necessario cercare - disse languida - a volte basta soltanto fermarsi e guardare ciò che abbiamo intorno"
Adesso la mano della ragazza era proprio sul suo viso. La situazione stava diventando bollente e non avrebbe saputo dire se la cosa gli dispiacesse o meno, stava di fatto che si sentiva parecchio a disagio. Così si scostò, prima che l'altra potesse fare qualche gesto inconsulto.
"Emh, vado a prendere da bere ,torno subito!" - esclamò scostandosi. Tauriel lo osservò allontanarsi, sorridendo. Era una vera  e propria predatrice, e  vedere la propria preda scappare, non faceva altro che accrescere in lei il desiderio di inseguirla.
Eldarion si era intanto insinuato tra i tavoli, nella speranza di prendere un bicchiere per la sua "amata". Quest'ultima era piuttosto strana, doveva ammetterlo, ma ci avrebbe pensato lui a risollevarle il morale. 
La sua mano si incontrò presto con quella di Sabia, che stava anche lei cercando di afferrare un bicchiere.
"Eldarion!" - esclamò arrossendo.
"Sabia, ecco dov'eri. Tua sorella ti ha abbandonata?"
"In realtà è lì che balla - fece indicando una scatenatissima Una - è già andata"
"Però... che tipa - disse sorridendo - dovresti trovarti qualcosa da fare anche tu, Sabia. Magari potresti farti invitare da qualcuno a ballare"
"Nessuno mi invita - sospirò - io sono una secchiona, e non sono per niente carina, quindi perchè qualcuno dovrebbe scomodarsi?"
Eldarion a quel punto, dall'alto dei suoi parecchi centimetri in più , le poggiò una mano sulla testa, facendola arrossire del tutto.
"Hey, non ti permetti di dire ciò. Tu sei molto più che una secchiona, sei simpatica, dolce e anche molto, molto carina"
A quelle parole Sabia ebbe l'impressione che il cuore le fuoriuscisse dal petto. Era la prima volta che Eldarion le diceva una cosa del genere, e ciò le fece pensare che probabilmente anche lei poteva avere una possibilità.
"Eldarion, io..."
Le attenzioni del ragazzo però, si spostarono ben presto su Shauna. Quest'ultima, a quanto pare, aveva trovato da sola come rifornirsi di alcol, perché adesso, con le guance rosse e uno sciocco sorriso sul viso, stava attirando l'attenzione di tutta la gente presente, con mosse di ballo molto improbabili ed un entusiasmo maniacale.
"Shauna?! - esclamò sconvolto - ma cosa...?!"
Nello stesso frattempo, il povero Llweran, per sfuggire alle attenzioni di Tauriel, non riusciva più ad orientarsi.
"Oh no, mi sono perso. Mi sono decisamente perso. E ora che faccio?"
Compì due passi all'indietro, senza rendersi conto di andare a sbattere proprio contro Shauna.
"Shauna! - esclamò - eh? Ma che hai?"
La ragazza infatti, aveva uno guardo stralunato e si reggeva a malapena in piedi.
"Ah, eccoti qui! - esclamò ella afferrandolo e ridendo - sei molto, molto cattivo. Ero arrabbiata con te perchè stavi parlando con un'altra... adesso però... no, non lo sono più..." - fece poi abbracciandolo. Quando Llweran la annusò, si eese conto del perchè di quel suo atteggiamento.
"Shauna, sei ubriaca! Ma quanto hai bevuto?!"
"Oh, sei così caro a preoccuparti per me. Però non sono ubriaca, ho bevuto solo due bicchieri... o forse erano dodici?"
"Non va bene! - esclamò afferrandola per mano - devo farti passare la sbornia"
"Ah, e asciami stare! - sbottò - io mi diverto, ed il pubblico mi adora. Volete vedere quanto sono brava a ballare? Forza su le man!"
"Oh, no, no" - fece l'altro portandosi una mano sul viso.
Era incredibile come l'alcol fosse in grado di inibire completamente cose come la vergogna ed il pudore, certo che però la gente sembrava davvero apprezzare le performance di Shauna.
"Shauna! - esclamò afferrandola - ma cosa fai?"
L'altra sorrise.
"Tesorino... sei geloso, vero?"
"Io..."
"Vieni qui, ci penso io a te" - sussurrò afferrandolo dalla nuca e donandogli un bacio per niente casto. Llweran spalancò gli occhi, sapeva di doversi assolutamente fermare, ma non poteva, dopotutto quel bacio era ciò che aveva sempre sognato, anche se in modo diverso.
Lasciò che la musica nelle orecchie lo stordisse e che il profumo della ragazza lo inebriasse. Ricambi il bacio allo stesso modo, mente applausi e  schiamazzi si levavano in aria da parte di tutti i presenti.. tranne di Eldarion, che era rimasto a guardare tutto, sconvolto.
"No - proclamò serio, con una punta di nervosismo - non può averlo fatto"

La sera a casa Greenleaf era molto tranquilla, e Legolas non poteva immaginare che non  lo sarebbe stato ancora per molto. Aveva chiamato al cellulare Llweran già un paio di volte, ma l'altro non aveva risposto. Non si preoccupò più di tanto, probabilmente, distratto per com'era, non doveva aver sentito il cellullare. Tuttavia, il pensiero che si trovasse a casa di Aragorn, malgrado quest'ultimo lo avesse tranquillizzato, non lo lasciava in pace al cento per cento. Così aveva deciso di eliminare lo stress con la lettura di un buon libro.
Il suono del campanello però lo distrasse dai suoi piani. Andò ad aprire, sorprendendosi molto di trovarsi Frodo davanti a sé.
"Frodo - lo chiamò - ciao, ma... che fai qui, è successo qualcosa?"
"Oh, no - rispose l'altro sorridendo - è che Shauna ha dimenticato la borsa con dentro soldi, documenti e tutto il resto, così ho pensato di portargliela"
"Eh? - domandò - ma guarda che Shauna non è qui"
"Ma sì che si trova qui - affermò l'altro convinto - lei, Llweran gli altri dovevano vedersi questa sera"
"Ti posso assicurare che non è così. Llweran non c'è. E' da Eldarion - assottigliò lo sguardo - o almeno così mi ha detto"
"Che vuoi dire?"
Un pensiero si impossessò della mente di Legolas. Non sapeva perché, ma adesso iniziava ad avere la sensazione che Llweran gli avesse mentito spudoratamente.
"Puoi scusarmi un secondo?" - disse allontanandosi un attimo e prendendo il cellulare. Non avrebbe voluto chiamare Aragorn a casa, si era ripromesso che non lo avrebbe fatto se non per questioni di lavoro, ma quella era un'emergenza. Così cercò il suo numero, per poi chiamarlo.
Ovviamente, anche Aragorn era assolutamente tranquillo, pronto a passare un'altrettanto tranquilla serata con la moglie Arwen.
Anche i suoi piani però furono ben presto sviati, a causa dello squillare insistente del suo cellulare. Si sorprese molto quando si accorse che si trattava di Legolas, e non esitò a rispondere.
"Pronto? Legolas?"
"Sì, sono io. Scusa l'orario. Volevo sapere solo... Llweran si trova da te per caso?"
Aragorn inarcò un sopracciglio.
"No, assolutamente. Non è a studiare  insieme ad Eldarion?"
Il biondo si lasciò andare ad un sospiro. evidentemente, erano stati tutti ingannati in modo molto astuto.
"Io ho l'impressione che ci abbiano preso in giro. Non ci posso credere - fece portandosi una mano sulla fronte - ti consiglio di andare a cercare Eldarion, perchè ho il vago presentimento che si cacceranno nei guai. Adesso scusami, ma devo trovare mio figlio e poi ucciderlo"
"Aspetta...!" - provò a fermarlo, invano. 
"E' tutto a posto?" - domandò Arwen.
"Non... ne sono più sicuro..." - rispose confuso.
Legolas intanto era andato incontro all'amico Frodo, con un'espressione poco amichevole sul viso.
"Allora?" - domandò l'altro impaziente.
"Andiamo - fece a denti stretti - dobbiamo trovarli"

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quinto ***


5


La situazione era degenerata e Llweran non riusciva a dispiacersene. 
Shauna l'aveva realmente baciato. Quello era stato il suo primo bacio in assoluto, ed era stato assolutamente incredibile. Se lo era immaginato più intimo, senza schiamazzi e applausi intorno e senza che la ragazza dei suoi sogni fosse ubriaca, ma era stato comunque fantastico.
E ancora sentiva di avere le farfalle allo stomaco, neanche fosse stato una sciocca ragazzina di tredici anni.
Adesso però Shauna si era distaccata da lui, ed era salita sul palco che si ergeva al centro dell'norme pista da ballo. Aveva preso in mano il microfono e aveva iniziato a cantare, peccato che al posto della sua candida e dolce voce, era fuoriuscito un canto stonato e poco piacevole.
Chissà se avrebbe ricordato. In caso contrario sarebbe stato un vero e proprio disastro, non voleva essere unico a custodire il ricordo di quel bacio.
"Accidenti - si lamentò - anche quando sono fortunato poi sono sfortunato!"
Da come si trovava, con lo sguardo chino, si accorse di un'ombra davanti a sé. Per un attimo ebbe paura che si trattasse di Tauriel, ma fu immediatamente più sollevato quando, alzando lo sguardo, si accorse che si trattava di Eldarion.
"Oh, Eldarion - sospirò - mi hai spaventato... pensavo fossi... qualcun'altro"
Solo dopo aveva fatto caso a  come l'amico sembrasse nervoso. Lo guardava, a braccia conserte, quasi come se avesse voluto ucciderlo.
"Dico, ma ti sei per caso bevuto il cervello?" - domandò.
"Eh?! Ma perché, che ho fatto?"
"Che hai fatto?! - esclamò  - sei stupido o cosa? Sai bene che Shauna mi piace, e tu cosa fai? La baci, davanti a me tra l'altro!"
"Veramente è stata lei a baciarmi - puntualizzò - e poi cosa avrei dovuto fare?"
"Magari scostarti. Io l'avrei fatto se mi fossi trovato al posto tuo"
"Oh, io ne dubito! - affermo nervoso, alzandosi e cercando di superarlo - adesso lasciami in pace"
Eldarion però lo afferrò per un braccio. Quando Llweran lo guardò negli occhi, si accorse di come quest'ultimi fossero arrossati. Probabilmente doveva aver esagerato anche lui con l'alcol.
"Eldarion - disse - lasciami, mi fai male"
"Ah, ti fa male? E il mio cuore spezzato allora? Anche questo fa male"
"Oh, insomma, non fare il bambino, si è trattato solo di un bacio, d'accordo?"
Il moro si lasciò andare ad una risatina nervosa. Dopodiché gli lanciò un pugno un pieno viso. Il biondo, abbastanza sorpreso, si portò una mano sul naso ed infine sulla mascella, costatando piacevolmente che non avesse niente di rotto.
Non era mia stato un tipo aggressivo, e sicuramente il fatto che Eldarion fosse anche ubriaco, avrebbe dovuto convincerlo a lasciar perdere. In teoria. Lo guardò negli occhi, ed infine ricambiò il gesto. Senza volerlo, i due avevano dato inizio ad una vera e propria rissa, con tanto di acclamazioni e tifo. Gettati sul pavimento, stavano cercando di avere la meglio l'uno sull'altro. Non si erano mai picchiati, neanche per scherzo, eppure adesso non stavano esitando  a darsele di santa ragione.
Shauna, poco più in alto, si accorse ben presto della situazione, ma poiché non era per niente lucida, pensò di peggiorare la situazione.
"Hey, heu, gurdate, una rissa! - esclamò - forza, fate il tifo, alzate le mani!"
Un intervento più che inopportuno, visto che nessun, a quanto pare, aveva intenzione di separarli.

"Insomma, non può andare più veloce questo coso?!"
"Se non ti va bene allora scendi a va a piedi, hai capito?! Mi basta già il fatto che mi abbiate disturbato solo perchè i vostri figli sono dei delinquenti, c'era la partita stasera!"
"Oh, scusa tanto se sei l'unico che abbia una auto abbastanza grande da portarci tutti lì!"
Legolas, stipato nel sedile posteriore assieme a Gandalf, Frodo, Merry e Pipino, si portò una mano sulla testa mentre Sam e Gimli si insultavano amorevolmente a vicenda. La situazione era già abbastanza tragica senza che quei ci mettessero del loro.
"Io non capisco Gandalf, come hai potuto credere alle storie di Shauna, e soprattutto come hai potuto dare loro la tua macchina?!" - esclamò Frodo.
"Mi dispiace, ma io sono vecchio e sono facilmente convincibile!" - si giustificò l'anziano.
"Almeno ti hanno detto dove stavano andando?!"" - domandò Merry.
"Umh - fece pensieroso - sì, mi pare proprio che stessero andando ad una festa.
"Ah, grandioso, questo ci sarà molto utile" - disse Legolas.
"Non vi preoccupate, so io come trovarli" - fece Frodo prendendo il proprio cellulare.
"Ma che stai facendo?! - domandò Pipino - abbiamo già provato a chiamare, e non risponde nessuno"
"Oh - fece alzando gli occhi al cielo - voglio solo usare il GPS. Inizialmente non avevo idea di come si usasse, ma grazie all'indole da stalker di Sam, ho imparato anche io. Così posso facilmente rintracciare Shuna, ovunque si trovi"
"Voi fate paura" - costatò Pipino.
"Ah, ecco fatto! - esclamò l'altro - Gimli, devi solo seguire le informazioni che ti do, d'accordo?"
"D'accordo! - esclamò l'altro, accelerando tutt'ad un botto - ma tenetevi forte, se mi sbrigo forse sono ancora in tempo per il secondo tempo!"

Alla festa intanto, Eldarion e Llweran non accennavano a staccarsi l'uno dall'altro. Il primo era adesso salito a cavalcioni sul secondo, lo aveva atterrato a pancia sotto, e gli aveva anche portato un braccio sotto il collo per immobilizzarlo meglio.
"Così impari a rubare la ragazza agli altri!"
Il biondo però, deciso a non voler fare una pessima figura di fronte a tutti i presenti, trovò la forza per liberarsi e per invertire le parti.
"Lei non è la tua ragazza, perchè non riesci a capirlo? Tutto quello che sai fare è il dongiovanni da quattro soldi!"
"Sei solo invidioso! - esclamò - perché tutte le ragazze mi vanno dietro mentre invece a te non ti si fila nessuna!"
"Ah, sì?! - esclamò bloccandogli le braccia contro il pavimento - ti vanno dietro soltanto finché non ti conosco meglio, idiota!"
La folla intorno a loro si era intanto accalcata ancora di più. Tauriel, incuriosita da tutto quel baccano, si era avvicinata, ed era rimasta parecchio sorpresa dalla tanta intraprendenza di Llweran. Quest'ultimo si era accorto di essere osservato da lei, e questa sarebbe stata una ragione in più per non fare brutta figura.
"Ma guarda che carino - sorrise la ragazza - spero si stiano picchiando per me"
"Hey, hey! - esclamò ad un tratto Sabia, l'unica ancora lucida  - dobbiamo fermarli, non statevene li impalati, fate qualcosa!"
"Hey, tu ragazzina - la frenò la più grande - rimani al tuo posto, è divertente"
"Non è affatto divertente!"
"Ch noiosa. Forse prima dovresti occuparti di quella pazza sul palco che non fa che incitare il pubblico. E' tua amica, vero?"
Sabia seguì l'indicazione , scorgendo Shauna che si lasciava andare a cori degni di uno stadio.
"Diamine!" - esclamò, scivolando poi tra la folla. Tauriel scosse il capo, tornando poi a guardare quella che era diventata l'attrazione principale della festa.

Dopo vari minuti gettati a girare a vuoto, "Legolas & company" erano arrivati all'enorme villa piena di gente. Scesero dall'auto, guadandosi intorno.
"Ah, quindi è qui che è andato? Non lo faccio uscire per un mese, appena lo trovo" - borbottò Legolas.
"D'accordo - disse Frodo - forse è meglio se non ci separiamo. Questo posto non mi piace affatto"
"Pff, sbrighiamoci - sbottò Gimli - ho di meglio da fare che stare in mezzo ad un branco di ragazzini idioti"
Fu così che il numeroso gruppo entrò nella tana del lupo, avvertendo immediatamente il caos di quel luogo troppo affollato.
"Non mi sembra affatto una festa per bambini" - costatò Sam a braccia conserte.
"Infatti non lo è" - affermò Frodo.
"Oh beh, vedo che almeno qualcosa di buono c'è - fece Gimli - alcol. Chi si unisce a me?!"
"Io vengo volentieri!" - esclamò Pipino.
"Cosa?! - esclamò Merry andandogli dietro - tornate immediatamente qui voi due!"
"Oh beh - fece a quel punto Gandalf indietreggiando - forse è meglio che io aspetti fuori, non è un luogo adatto a me questo"
"Ma non dovevamo stare tutti insieme?!"  domandò Legolas.
Gandalf però aveva indietreggiato, ed il suo tentativo di fuga venne ben presto frenato da due aitanti ragazze bionde e dagli abiti rispettivamente blu e rosso, molto striminziti.
"Oh, salve - salutò una di queste - che sorpresa, è bello vedere un uomo maturo in mezzo a tutta quest'orda di ragazzini"
"Sì, infatti - fece l'altra attaccandosi al suo braccio - perché non viene con noi?"
"C-cosa? - domandò Gandalf cercando di darsi un contegno - oh mie care ragazze, vi prego, non mi sembra proprio il caso"
"Coraggio, non sia timido. Non capita tutti i giorni di fare conoscenze interessanti"
"E poi noi siamo maggiorenni e  vaccinate. Dovremmo guardare liberamente gli uomini più grandi, vero?"
A quel punto Gandalf, che si sentiva decisamente troppo vecchio per ribattere, ma abbastanza giovane per accettare l'invito, sorrise.
"Oh, beh, visto che insistete tanto, allora vengo volentieri!"
"Eh? - domandò Legolas - Gandalf, aspetta! Oh bene, abbiamo perso anche lui! E adesso?"
"Mmh - fece Frodo - d'accordo, dimenticate quello che ho detto. Legolas, dividiamoci. Io e Sam andiamo da questa parte,, a  dopo!"
"Aspettate! - provò invano di fermarli. Era incredibile, alla fine i suoi degni compari erano caduti vittima di quel sbrilluccichio. Ma non erano lì per divertirsi.
"D'accordo - sbottò - ci penso da solo!"
Nel dire ciò, prese ad incamminarsi, dubitando sul fatto che sarebbe uscito vivo o meno di lì.
"Insomma! - esclamò Shauna, che era oramai diventata la mascotte della serata - cos'è questo, un funerale o una festa? Fatevi sentire!"
"Shauna! - esclamò Sabia afferrandola per un braccio - smettila di fare la scema, abbiamo un problema!"
"E dai, lasciami stare!" - disse l'altra ridendo.
"Ma Llweran ed Eldarion si stanno picchiando a vicenda, qualcuno vuole darmi retta almeno una volta nella vita?!" - esclamò l'altra esasperata, nel vago e inutile tentativo di trascinarsela dietro.
Legolas sapeva che da solo avrebbe impiegato molto più tempo, ma visto che i suoi fidati amici lo avevano abbandonato, non aveva molta scelta. La puzza di fumo e di canne era soffocante tanto da farlo tossire, ed inoltre quel connubio di luci "sparaflashose" gli stavano dando alla testa.
"Llweran! - chiamò cercando di superare il volume della musica - dove diamine sei?"
Non poteva immaginare che suo figlio si trovasse chino sul pavimento, con le mani tra i capelli di Eldarion. Entrambi adesso si erano sollevati. Il biondo aveva il naso che gli sanguinava appena, l'altro invece aveva già un evidente livido intorno all'occhio, e si guardavano in cagnesco.
"Eldarion - lo chiamò compiendo un profondo sospiro - adesso basta"
"Basta? Lo dico io basta! - esclamò - non dovevi sfidarmi!"
"Oh, Dio, ti prego" - fece alzando gli occhi al cielo. Si stupiva del fatto che l'effetto dell'alcol non fosse ancora finito, e si chiese per quanto ancora avrebbe dovuto andare avanti. Fortunatamente ebbe il buon senso di voltarsi, giust'in tempo per vedere a sagoma di Legolas, che a giudicare dal suo sguardo nervoso, doveva averlo scoperto e doveva starlo cercando.
"Cazzo!" - imprecò, chinandosi appena, prima che Eldarion gli lanciasse un pugno. Il gesto di quest'ultimo infatti andò a vuoto, con il risultato di farlo cadere a terra. Il biondo intanto si era chinato, ed aveva preso a camminare carponi, nel tentativo di fuggire all'amico e di non farsi vedere. Dovevano assolutamente andare via prima di farsi vedere.
Poi si tirò su, puntando gli occhi su Shauna e su Sabia che tentava inutilmente di portarla via di lì.
"Shauna! - esclamò facendo mille mila segni con le braccia - Shauna!"
"Llweran! - lo chiamò l'altra con fare languido - che c'è, ti sono mancata?"
"Dobbiamo andarcene, adesso!" - esclamò.
"Non ti sento, forse hai bisogno di un po' più di tifo? D'accordo allora! - esclamò - hey, ragazzi, il mio amico Llweran vuole il vostro sostegno, perchè non gli fate un bell'applauso, eh?"
"No!" - esclamò portandosi le mani sulla testa. In quel momento accadde la cosa peggiore che potesse capitargli. Una luce biancastra e quasi accecante gli si puntò addosso, mettendolo praticamente al centro dell'attenzione.
Ah, perfetto. Passi la vita a voler essere al centro dell'attenzione di tutti e  quando succede, succede nel momento sbagliato.
Anche l'attenzione di Legolas era stata attirata. Quest'ultimo finalmente fu in grado di individuarlo. Strinse i denti, avvicinandosi a passo felpato, mentre l'altro pregava silenziosamente di scomparire all'istante.
"Llweran Greenleaf!" - lo chiamò duramente. Il più piccolo rimase immobile, con gli occhi spalancati.
Shauna lo aveva imitato, rendendosi conto solo in quel momento di ritrovata lucidità, di ciò che fosse successo.
Frodo e Sam la adocchiarono immediatamente.
"Shauna?!" - esclamarono all'unisono. Lei sorrise nervosamente, lasciandosi poi andare ad un'acuta risatina ancor più nervosa.
Tutti gli occhi adesso erano puntati su di loro. E malgrado sembrasse che la cosa non potesse andare peggio, proprio in quell'attimo arrivò un ospite alquanto... inatteso.
"Eldarion!"
Legolas sussultò all'istante nel riconoscere quella voce, mentre il giovane Strider si limitò a  strisciare contro il pavimento, ancora stordito.
"Ma cosa...?" - sussurrò. 
Legolas vide arrivare Aragorn dal nulla, con fare agitato e con un'espressione che parlava da sè Quando anche lui si accorse della sua presenza, rimasero a fissarsi  per secondi interminabili.
"Aragorn?" - domandò tremando, senza riuscire a controllarsi.
"Legolas?"
Llweran era ancora immobile. Trovò alquanto strano il fatto che quei due si conoscessero.
E alla fine la serata era finita in modo abbastanza... inaspettato.

"No! Papà, ti prego, non togliermi il cellulare, come faccio senza!" - esclamò Shauna supplichevole, senza neanche la forza di reggersi in piedi e  con una nausea pazzesca.
"Dovevi pensarci prima di fare una cosa così stupida! - esclamò Sam dandogli una spinta dentro la macchina  - e non solo. Dì addio alle tue lezioni di canto per un mese. E dimenticati anche di uscire di casa, Shauna Gamgee Baggins. Puoi contarci!"
"Vergogna, vergogna tutti e due! - esclamò Merry furioso a braccia conserte - cosa vi passa per la testa?!"
Pipino e Una si trovavano nel bel mezzo di una terribile sbornia, ed erano completamente stesi.
"Ma perché stai rimproverano anche me?" - domandò l'altro contrariato.
"Perchè se un pessimo esempio, ecco perché,ma faremo i conti a casa, eh, non ti preoccupare!"
L'unico a stare in silenzio era Legolas, il quale si era portato una mano sulla testa. Llweran si trovava un po' più distante, stava cercando di fermare il sangue del naso, camminando di fianco a Gandalf ,che era stato, per suo dispiacere, recuperato.
Il biondo cercò di non fare caso ad Aragorn che gli si stava avvicinando.
"Mi spiace - si scusò - Eldarion mi ha detto tutto. E' stata una sua idea, ma lo punirò come si deve"
"Non... non è solo sua la colpa - disse senza guardarlo negli occhi - Llweran è abbastanza grande per capirle certe cose"
"Almeno non si è cacciato nei guai - sospirò - ha preso da te la prudenza"
Legola arrossì, sentendo il proprio respiro mozzarsi. Più passava il tempo accanto ad Aragorn, più sentiva quanto fosse difficile trattenere ciò che per sedici anni aveva ben trattenuto.
"Ah, e grazie per avermi avvertito. Se non fosse stato per te non avrei mai saputo nulla"
"Dovere" - disse tremando. Non sapeva se fosse per il freddo o per altro. Aragorn se ne accorse, e si tolse la pesante giacca marrone che portava addosso.
"Che fai?" - domandò.
"Hai freddo, non vorrei che ti prendessi un malanno" - rispose gentilmente poggiandogli la giacca intorno alle spalle.
Nell'attimo in cui furono vicini, Legolas tremò di nuovo, ed ebbe l'impressione che anche l'altro tremasse. I loro occhi azzurri si incrociarono ancora per alcuni secondi, secondi in cui rimasero particolarmente vicini come non lo erano più da tanto tempo.
C'era sempre stata attrazione e alchimia tra di loro. Ma non solo ciò. C'era sempre stato amore, ma viste le circostante, avevano sempre fatto finta  che così non fosse.
"Vuoi... vuoi che ti accompagni a casa?"
"No - disse indietreggiando con un grande sforzo - mi padre sta venendo a prendere me e Llweran"
"Oh - disse accennando un sorriso - allora forse è meglio che non mi faccia vedere. Non vorrei tentare di difendermi da un suo tentativo di farmi male"
Legola rise, una risata che illuminò il suo intero viso. E poi si guardarono ancora. Per un attimo entrambi ebbero un attimo di debolezza in cui avrebbero voluto mandate tutto al diavolo, ma non lo fecero.
Il rumore del clacson fece trasalire Legolas, il quale indietreggiò ancora.
"Beh... noi andiamo. Ci vediamo..." - disse in un sussurro. L'uomo rimase a guardarlo, quasi con fare maniacale. Non era solo una sua sensazione, probabilmente il suo autocontrollo stava davvero andando a  farsi benedire.
Legolas e Llweran salirono in macchina, e scorsero immediatamente l'espressione poco piacevole di Thranduil. Quest'ultimo aveva tra le dita anche una sigaretta. Non fumava mai, solo occasionalmente quando era molto, molto nervoso. E il motivo di quel suo nervosismo era dato dal fatto che il suo appuntamento con Elrond fosse stato interrotto, solo che ovviamente non lo avrebbe mai ammesso.
Si voltò a guardare suo figlio, che era silenzioso.
"Vorrei tanto capire come si fa perdere un ragazzo di sedici anni" - sbottò.
"Non l'ho perso,  è uscito di nascosto" - fece lanciando un'occhiataccia al più piccolo - e poi anche a te è successo"
"Sì, quando avevi tre anni! - esclamò afferrando il volante e sferzando con rabbia - tutti e due avreste bisogno di rigare un po' più dritto!"
"Metti via la sigaretta - lo rimproverò cercando di afferrare l'oggetto incriminato - non davanti a Llweran"
"Dopo tutto quello che ha visto là fuori non si sconvolgerà per così poco"
"Ho detto mettila via!"
"Potete smetterla di urlare? - azzardò a dire - mi fa male la testa"
"Tsk, d'accordo, quindi la colpa è mia?! E' questo che stai cercando di dire? - continuò l'altro ignorando il figlio - io faccio del mio meglio, ma non posso essere perfetto. Perchè non fai altro che criticarmi?"
"Perchè devo farti capire in cosa sbagli!"
"Beh, io non ho bisogno del tuo aiuto!" - proclamò freddamente. Thranduil a quel punto si zittì, e smise di guardarlo per rivolgere lo sguardo allo strada. Finalmente tornò il silenzio, un silenzio però carico di tensione.
Llweran sospirò, stanco. Avrebbe voluto lasciarsi scivolare nel sonno, ma sapeva che gli sarebbe toccata una ramanzina appena arrivato.
Venti minuti dopo giunsero a casa. Il più piccolo entrò fiacco, ricurvo su se stesso La testa gli pulsava, ma sapeva che neanche questo lo avrebbe salvato. Legolas appariva spossato e amareggiato. Si voltò a guardarlo, fulminandolo con lo sguardo.
"Da quando in qua dici le bugie, Llweran? - fece ad alta voce, ignorando che fosse molto tardi - come ti è venuto in mente di andare in un posto del genere, poteva succedere  qualsiasi cosa!"
"Ma non è successo niente. Lo sai che ho abbastanza cervello per capire cosa è sbagliato e cosa no"
"Non importa! Il mondo là fuori è pericoloso, avresti dovuto dirmi dove stavi andando! Ed inoltre guarda che hai fatto al viso!"
"E' stato quel cretino di Eldarion"
"Non mi interessa, ben ti sta, la prossima volta forse ci penserai due volte prima di dirmi bugie! Adesso vai subito in camera tua, sei in punizione"
L'altro corrugò la fronte.
"Beh, se per questo anche tu dici bugie! - esclamò - per esempio, non mi hai detto come mai tu e il padre di Eldarion vi conoscete. Anzi, sono sicuro che è proprio lui il famoso amico di cui mi parlavi"
"Questo non ti riguarda"
"Ah, quindi quello che faccio ti riguarda, ma quello che fai tu, no?"
"Sì, è esatto! Perchè sei un ragazzino e ancora non poi capire certe cose!"
L'altro strinse i pugni, furioso.
"Stupido"
"Cos'hai detto?"
"Ho detto che sei uno stupido! Se non volevi problemi, avresti atto bene a non farmi nascere!" - esclamò con rabbia, voltando le spalle e risalendo le scale con ancora più rabbia. Legolas sentì quella frase come una terribile pugnala al cuore. Capì che dire qualsiasi cosa sarebbe stato inutile. Si sentiva davvero una bruta persona. Non era Llweran quello a dire bugie, era lui, era lui che gli aveva sempre nascosto la cosa più importante. Ma lo aveva fatto per il suo bene, o almeno questo era ciò che cercava di ripetersi continuamente.
Si lasciò cadere sul divano, stringendo a sè la giacca di Aragorn. Aveva dimenticato che fosse sua, ma glie l'avrebbe restituita in seguito. Adesso che l'aveva tra le mani, poteva sentire il suo profumo che tanto amava . Poi chiuse gli occhi, e si addormentò.



Sedici anni e qualche mese prima...

"Dio ti prego, ti prego. Fa che non sia vero, fa che non sia vero"
Gli occhi di Legolas, stranamente arrossati, stavano fissi sul bastoncino bianco che stringeva tra le mani. Aveva sentito un colpo al cuore nello stesso istante in cui lo aveva guardato. Non poteva essere vero, non a lui, non adesso. Tra le mani stringeva la sua verità e quello che sarebbe divenuto inesorabilmente il suo futuro. Ma non era pronto, e soprattutto, non se lo sarebbe mai aspettato. Si appoggiò con la schiena contro il muro, nel tentativo di sorreggersi. Come avrebbe fatto adesso? E soprattutto, come avrebbe fatto a dirlo ad Aragorn?
Era talmente sconvolto da non riuscire neanche a parlare. Fortunatamente però aveva avuto abbastanza forze per avvertire Thranduil.
Quest'ultimo si era immediatamente precipitato in casa sua, e quando aveva salito le scale, aveva trovato il figlio con lo sguardo stralunato, immobile.
"Legolas! - chiamò afferrandolo - Legolas, riprenditi, sono io!"
L'altro si mosse appena. Era quasi come se fosse stato immobile per tentare di trattenere più facilmente le lacrime.
"E' successo - sussurrò -  è successo veramente..."
"Ah - fece l'altro alzando gli occhi al cielo - dovresti rifarlo"
"L'ho fatto già quattro volte - affermò duramente - non ho bisogno di un'altra prova. Non ci credo... non può essere..."
Ancora una volta il suo autocontrollo era andato a farsi benedire e le lacrime e tutta la sua disperazione e paura presero il sopravvento. Thranduil avrebbe tanto voluto dirgli che era uno stupido, che era stato irresponsabile, com'era abituato a fare. Tuttavia non ci riuscì. Si limitò ad abbracciarlo, nella speranza di calmare almeno un po' il suo pianto isterico.
"Su - sussurrò il più grande - non è così terribile come può sembrare"
"In questo caso lo è eccome! - esclamò - come faccio? Io sono solo"
"Tu non sei solo. Hai me. E malgrado non mi piaccia ammetterlo, hai anche quel... quell'idiota che adesso deve prendersi le sue responsibilità, perchè se non la fa, consocerà un lato di me molto poco gentile"
"Non lo farà mai! - esclamò - lui è sposato, ha già una sua famiglia! Me lo aveva detto, mi aveva avvertito che non saremmo potuti stare insieme, a io ho insistito e... mi sono concesso a lui. Non pensavo potesse succedere questo... per una sola volta che..."
"Una sola volta basta e avanza. Comunque non mi importa se è sposato o quel che vuoi. Non può lasciarti così a te stesso come se nulla fosse. Se non glielo dirai tu, glielo dirò io"
"No! - esclamò - glielo dirò io. Anche se non so come. Ho una paura terribile, non so più niente"
"Coraggio - lo consolò - non ti fa bene. Asciugati le lacrime e va a dirglielo. E' una cosa che riguarda entrambi"
Legolas tirò fuori un profondo sospiro, nella speranza di calmarsi quanto più poteva, asciugandosi gli occhi che bruciavano.
Probabilmente dirlo sarebbe stata la parte più facile, quello di cui era certo. C'era un piccolo germoglio di vita che stava crescendo in lui, e la cosa l'aveva lasciato piùscosso più che felice. Ma dopotutto era normale, nella situazione in cui si trovava. Quello che invece non sapeva, era qual sarebbe stata la reazione di Aragorn.
Non avrebbe potuto mai dimenticarsi di quell'unica notte di passione che li aveva uniti. Perchè loro si erano amati da sempre, sin da quando si conoscevano, e non bisognava essere un genio per capire che il matrimonio di Aragorn fosse stato programmato per tutto fuorchè per amore. Aveva provato a fargli capire in tutti i modi che i sentimenti fossero più importati del dovere, ma Aragorn nonl o era stato a sentire, perchè ora aveva la sua vita, la sua famiglia, un nome che doveva potare avanti e  che non poteva di certo macchiare. Così si erano concessi una volta per loro. Una sola volta.

E adesso lui si trovava in difficoltà Però una cosa era vera Era una difficoltà che riguardava entrambi. Per questo, gli aveva detto, anzi, quasi ordinato, di vedersi. Non gli importava quanti impegni avesse, era qualcosa di urgente.
Mentre lo aspettava, seduto su una panchina poco distante da casa sua, si contorceva le mani, nervoso, chiedendosi cosa ne sarebbe stato ora della sua vita, visto che non aveva neanche un lavoro stabile, era giovane e assolutamente inesperto.. Aveva bisogno di lui.
Lo vide arrivare dopo quasi venti minuti. Sarebbero potuti passare anni, ma il suo cuore avrebbe sussultato ogni volta nel vederlo. Era così bello... era quasi una luce, ma che non sarebbe stata sua, forse. Magari, Aragorn si sarebbe convinto, in qualche modo.
Si irrigidì nel vederlo arrivare. Non sembrava particolarmente contento.
"Ebbene? - domandò Aragorn venendogli vicino - cosa c'è era di così importante da farmi addirittura andare via da una riunione di lavoro?"
Legolas non lo guardava, preferiva tenere lo sguardo dritto davanti a sé.
"Sono stato male. Sono quasi due mesi che non ci vediamo"
Lo sguardo dell'altro parve ad un tratto sofferente.
"Lo so, Legolas. Ma eravamo d'accordo di allontanarci dopo quella volta. Almeno finchè i nostri sentimenti non si sarebbero affievoliti. Dopotutto, tu sei sempre stato il mio migliore amico, e non voglio perderti"
"Lo sai che non è vero - disse serio - la nostra non è mai stata semplice e sola amicizia, c'è sempre stato qualcosa di più. Ma tu hai preferito sposare un'altra"
"Io devo fare quello che è giusto. Mio padre voleva che portassi avanti l'azienda e che mi sposassi. E soprattutto adesso che ho un figlio, non posso permettermi di lasciarmi andare ai sentimentalismi. Anche se questo... vuol dire soffrire..."
"Non sei l'unico che sta soffrendo"
"Insomma, mi hai fatto veramente venire solo per parlare di quello?"
"No, in realtà no. Solo promettimi di non arrabbiarti"
"E va bene, d'accordo. Non mi arrabbierò, adesso mi dici che succede?"
Il biondo tirò fuori l'ennesimo esasperato sospiro. Poi si voltò, trovando finalmente il coraggio di guardarlo.
"Aspetto un bambino"
Un flebile "eh?" fuoruscì dalle labbra dell'altro. Si sarebbe aspettato di tutto, meno che una notizia del genere. Una notizia che adesso cambiava tutto.
"Cosa? - domandò - tu... ma, sei sicuro che sia mio?"
"Aragorn!"
"Scusa, volevo solo essere sicuro . Cavolo... e adesso?"
"E adesso devi dirmi tu quello che dobbiamo fare. Perchè io sono disposto a prendermi le mie responsabilità, ma tu?"
"Io... ma io ho già una famiglia..."
"Ed io? - domandò - è anche tuo figlio"
"Ma io non volevo che accadesse"
"Neanche io, ma visto che è accaduto, non abbiamo altra scelta. Non puoi far finta di niente. Aragorn, ti prego. Io ti amo, e  so che anche tu ami me. Probabilmente questa è una sorta di occasione che abbiamo di stare insieme veramente"
"No, Legolas, sarebbe troppo difficile. Non posso avere due famiglie, non posso lasciare quella che ho... "
"Per me? - domandò - perchè io non sono degno di starti accanto. Io sono solo un povero  e illuso ragazzino in confronto a te, vero?"
"Non lo penso affatto. Ma avevamo deciso di chiudere, per il bene di entrambi. E poi... non sei costretto a  tenerlo se non vuoi"
"Non dirlo neanche per scherzo! - esclamò furioso - è mio figlio, e non lo uccido!"
"D'accordo, calmati - fece tirandolo per un braccio - voglio solo dire che probabilmente da solo avresti difficoltà"
"Ah - domandò a denti stretti - quindi hai deciso. Non vuoi saperne, vero?"
"Legolas... io sono stato preso completamente alla sprovvista. Vorrei fare la cosa giusta, ma non so quale sia in questo momento!"
Dopo quella frase, il biondo non trovò più nulla da dire. Si era illuso, almeno per un secondo,che tutto potesse andare bene, che tutto potesse andare secondo i suoi piani. Ma la vita non era di certo una favola, e quella era la dimostrazione. Si amavano, perchè non poteva stare insieme?
Ma quello che adesso Legolas provava non era solo amore, era anche rabbia, delusione e tristezza. Aveva bisogno di lui, ma aveva anche bisogno della propria dignità. Trattenendo a stento le lacrime, si alzò di nuovo.
"D'accordo, allora ti sollevo dal prendere una decisione! - esclamò - se non vuoi sapere niente, continua pure con la tua perfetta vita. Ma dimenticati di me, dimenticati che esisto. Non preoccuparti, nessuno verrà a saperlo, così la tua perfetta reputazione non verrà messo in pericolo. A mai più!"
"Legolas, aspetta!" - esclamò cercando invano di fermarlo. Legolas però non rispose, né si voltò. Aveva troppa rabbia e delusione nel cuore, anche solo per guardarlo negli occhi.
Camminò abbastanza in fretta da arrivare a casa quasi subito. Thranduil sussultò quando udì la porta aprirsi.
"Legolas? - domandò alzandosi - Legolas, sei tu?"
Suo figlio però stava immobile. Non sembrava stabile, dava quasi l'impressione che sarebbe potuto cadere da un momento all'altro.
"Oh, Legolas" - gli andò incontro sorreggendolo.
"Non voglio saperne più niente - sussurrò - se mi ama, allora perchè non sta con me e basta. Perchè deve farmi soffrire?"
"Non vorrei dirtelo, ma forse non ti ama tanto come credi"
"Allora... allora perchè lui... è stato con me?"
"Non ho la risposta alle tue domande. Tu sei ancora giovane, a il mondo non è affatto gentile là fuori. E chissà perchè non sono sorpreso dal fatto che Aragorn si sia tirato indietro
"Pff - fece sorridendo amaramente - mi ha detto che se volevo potevo sbarazzarsene. Come se un bambino fosse una cosa che si getta via. Io non voglio liberarmene. Però ho paura, non so cosa mi succederà, come mi dovrò comportare?"
"Nessuno lo sa in realtà all'inizio. Ma verrà tutto naturale - gli sollevò il viso - andrò tutto bene. Ne abbiamo superate tante, supereremo anche questa. E dovresti sorridere. Avrai un bambino, non una condanna a morte"
Quella frase gli strappò una risata. Era stato così impegnato a  disperarsi e ad avere paura. che non si era reso neanche conto della lunga avventura in cui era stato catapultato, contro ogni sua aspettativa.



Llweran si era svegliato presto, non che avesse dormito molto ovviamente, a  causa del mal di testa pulsante. Inoltre aveva litigato violentemente con Legolas, e già questo di per sé gli aveva creato problemi. Insomma, alla fine quella serata si era dimostrata un vero e  proprio disastro. Era domenica, ma  non aeva intenzione di rimanere rintanato dentro casa con la pessima atmosfera che c'era.
Così si vestì, e poi scese le scale. Legolas dormiva ancora, malamente steso sul divano. Forse sarebbe stato  meglio non svegliarlo. 
No, era meglio di no, anche perché non aveva voglia di discutere. Chissà se anche ad Eldarion era andata così male. Già, Eldarion...il suo migliore amico con cui aveva avuto una magnifica rissa. Chissà se adesso avrebbe potuto parlargli senza ricever un pugno. Probabilmente era ancora molto presto per andare a casa sua e provare a parlargli, ma aveva assolutamente bisogno di confidarsi con qualcuno, e quel qualcun era lui, che nonostante a volte si comportasse  da idiota, era comunque il suo migliore amico.
Così afferrò la giacca, e richiuse la porta.
Di domenica mattina le strade erano deserte, e l'aria fresca gli servì per rimettere a posto le idee e i pensieri, dopotutto di cose ne erano successe tanto nell'arco di una sola sera. Quando l'orario divenne un po' più decente, avvicinò nei pressi di casa dell'amico, con le mani in tasca. Bussò, sperando che non fosse malamente cacciato a causa dell'orario. Ad aprire la porta fu la madre di Eldarion, già ben vestita  e truccata.
"Emh.. buongiorno signora - disse imbarazzato - so che è molto presto.. però... avrei bisogno di parlare con Eldarion"
"Oh, ma certo non preoccuparti. Eldarion è sveglio da un pezzo. Ammesso che sia riuscito a chiudere occhio. Ti prego, entra"
Ancora più imbarazzato, il ragazzo entrò  e si fece guidare per quella casa in cui era stato solo una volta. Arwen arrivò di fronte una porta, per poi bussare.
"Eldarion! - esclamò - hai visite!"
Senza attendere una risposta aprì la porta ed il biondo potè osservare l'amico seduto sul letto, con una borsa del ghiaccio sull'occhio.
"Mamma? Llweran! Ciao, ti prego entra"
"Vi lascio soli" - fisse infine Arwen. Llweran si voltò a guardarlo. Adesso Eldarion sembrava molto più gentile, nulla a che vedere con la sera prima.
"L'occhio ti fa ancora molto male, eh?" - domandò.
"Abbastanza, ma credo di essermelo meritato - disse sorridendo - scusa amico, non ero in me. Non ti avrei mai picchiato"
"La colpa è anche mia. Avrei dovuto lasciarti perdere, invece di iniziare una rissa con te"
"Sei stato bravo a   difenderti, devo ammetterlo. Quando ho visto Shauna che ti baciava non ci ho visto più. Ma mi sono arrabbiato inutilmente, dopotutto lei era ubriaca, tu invece eri una vittima delle circostanze. Insomma, non l'hai mica baciata perché ti piace"
Llweran scostò lo sguardo imbarazzato. Bisognava essere proprio allocchi per non capire certe cose, ma visto che la pace era stata ritrovata, non aveva intenzione di tirare fuori un discorso del genere.
"Eh... già... Piuttosto i tuoi si sono arrabbiati molto?"
"Abbastanza, soprattutto mio padre. Dice che se non metto la testa a posto smette di darmi soldi e mi manda a fare il militare.. Quest'ultima cosa m fa più paura della prima,  visto che io e la disciplina non andiamo d'accordo. Tuo padre, invece?"
"Si è trebbiato, tanto. E abbiamo litigato anche molto violentemente"
"Mi spiace, se solo non avessi avuto quella stupida idea"
"In fondo non era troppo stupida"
"Dici così soltanto perchè Tauriel Elvs ha dimostrato interesse verso di te, vero?"
"Ma come fai a ricordartelo?!"
"Guarda che mi ricordo tutte le cose importanti, io!" - esclamò ridendo, mandando immediatamente in fumo tutta la rabbia della sera prima.

Legolas non si sarebbe mai e poi mai svegliato se non fosse stato per l'arrivo di Thranduil, il quale aveva preso a scuoterlo.
"Legolas! - chiamò - Legolas, sveglia!"
Piuttosto a malavoglia, il biondo aprì gli occhi ,stordito.
"Ma che... che ore sono?"
"Le due passate - sbuffò - non è da te dormire così tanto e visto che non rispondevi sono venuto qui, pensavo fosse successo qualcosa"
Non appena ebbe rimesso un attimo a  posto i pensieri, Legolas si tirò su.
"Llweran? Dov'è?"
"Non lo so - disse facendo spallucce-  in camera sua non c'è"
"Oh, no - fece portandosi una mano sul viso - lo metto in punizione e lui scappa. Non mi prende neanche sul serio"
"Beh, è l'età - rispose l'altro sgranchendosi la voce - Ma forse dovrei farmi gli affari miei"
Legolas intuì immediatamente quella frecciatina, ricordandosi dell'accesa discussione della sera prima. La cosa gli era dispiaciuta molto, ed era evidente che avesse dispiaciuto anche Thranduil,malgrado non lo avesse mai ammesso.
"Papà - chiamò - ascolta. Mi spiace per ieri sera"
"Ti spiace per cosa? Per avermi detto che non hai bisogno di me? No, ma hai ragione, tu ormai sei grande e puoi farcela da solo"
"Non importa. Io avrò sempre bisogno di te. Ci sei sempre stato, non solo mi hai cresciuto ma mi hai aiutato a crescere Llweran. Credo che se non ci fossi stato, sarei stato perso"
A quel punto l'espressione del più grande parve addolcirsi.
"Ma sì che ce l'avresti fatta - sussurrò - dopotutto , a parte il fatto che sei perennemente ansioso e il fatto oche perdi tuo figlio di continuo, sei in gamba"
L'altro sorrise.
"Forse è meglio che prima di chiamarlo lo lasci un po' in pace"
"Sì, così magari ti prendi anche qualche ora per te. E dovresti anche mangiare qualcosa. A proposito... di chi è quella giacca?"
Solo in quel momento Legolas si ricordò della giacca che Aragorn gli aveva prestato. Arrossì di colpo, sforzando un sorriso.
"E' mia ovviamente! - esclamò - l'ho tirata.. fuori.. da un cassetto. Comunque è effettivamente tardi e come dici tu, non è da me stare qui senza far nulla!"
Thranduil scosse il capo. Chssà perché alle volte aveva l'impressione che suo figlio gli stesse nascondendo qualcosa...

Llweran ed Eldarion avevano finito con il passare tutta la giornata insieme. Il primo non voleva ancora tornare a casa, voleva prima aspettare che le acque si calmassero. O almeno questi erano stati  suoi programmi, fin quando Legolas non lo aveva chiamato.
"Io sono  a casa di Eldarion in questo momento" - aveva risposto freddamente.
"Oh, allora ti... passo a prendere"
"Se proprio insisti" - aveva concluso lui. Certo, l'idea di andare a casa di Aragorn non lo entusiasmava poi parecchio, ma dopotutto si trattava solo di alcuni secondi. Qaudno arrivò tirò un lungo sospiro prima di bussare.
Ad aprire fu Arwen, che gli donò in sorriso.
"Legolas"
"Ciao Arwen - salutò nervosamente - sono venuto a recuperare mio figlio"
"E' qui, entra!"
Arwen e Legolas si conoscevano, o per meglio dire, sapevano dell'esistenza dell'altro. Per Arwen, Legolas era un amico di vecchia data del marito, dal quale si era però allontanato. E per Legolas, Arwen era soltanto l'impedimento tra lui ed Aragorn.
"I ragazzi sono lì dentro" - indicò. Il biondo si avvicinò, scorgendo i due che parlavano. Era incredibile quanto effettivamente si somigliassero, ma dopotutto erano fratelli. Sospirò.
"Umh - fece sgranchendosi la voce - Llweran"
"Papà - chiamò - ciao emh... Eldarion, ci vediamo domani a scuola, ok?"
"Oh, d'accordo"
I due raggiunsero poi il piano di sotto, ma il caso volle che Aragorn stesse rientrando proprio in quel momento.
"Aragorn! - esclamò.
"Legolas - disse l'altro sorpreso  ciao..ma che fai qui?"
"Ero.. venuto a  prendere Llweran, in realtà"
"Oh, ciao Llweran"
"Emh... salve..."
"Sì. noi comunque stavamo andando via, scusaci"
"Oh, ma perchè non rimanete a cena da noi?"- domandò Arwen.
"Eh? - domandò nervosamente - da voi?"
"Sì. Non abbiamo mai molti ospiti, e poi sarebbe un buon modo per riavvicinarvi tutti, no?"
Llweran li guardò con fare molto sospettoso.
"Io... noi, non vorremmo disturbare"
"Alcun disturbo! Non è vero, Aragorn?"
Quest'ultimo sorrise meglio che poteva.
"Ma certo"
"Emh... allora... penso che vada bene" - bisbigliò.
Si trattava soltanto di qualche ora...
Sarebbe stata una serata divertente.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sesto ***


6

Come aveva potuto pensare che sarebbe stata una serata divertente?
Era assolutamente terribile! Era fuori posto lì, non avrebbe dovuto trovarsi nella casa di quello che una volta era stato il sui amante, soprattutto non doveva trovarsi lì con Llweran. Quest'ultimo era già abbastanza sospettoso per ovvi motivi, Legolas poteva capirlo da come li guardava. E anche per questo cercava di non incrociare il suo sguardo, né quello di Aragorn. Era ovvio che anche quest'ultimo fosse molto imbarazzato. Insomma, che ne era  del semplice  e puro rapporto lavorativo? Era andato ttuto a monte, decisamente.
Arwen aveva fatto caso al silenzio strano, non riuscendo a capacitarsene. Probabilmente doveva essere dovuto al fatto che l'essere insieme dopo tanti anni dovesse causare un po' di imbarazzo. Decise così di smorzare l'atmosfera.
"Certo che è strano , i nostri figli sono amici per la pelle eppure ci siamo sempre parlati così poco, non è buffo?"
"Sì, decisamente buffo..." - costatò Legolas con lo sguardo sempre chino.
Voleva sparire. Da un lato aveva l'uomo che amava, da un lato sua moglie, che era stata tradita abbondantemente, davanti a lui suo figlio e dall'altro lato il fratello di suo figlio. La situazione sarebbe potuta divenire drammatica in un istante.
Llweran non stava capendo nulla, e la cosa lo stava parecchio innervosendo. Com'era possibile che quei tre si conoscessero? Legolas non gli aveva mai accennato niente, ed era sicuro che neanche Eldarion sapesse.
In effetti fu proprio quest'ultimo a porgere la domanda che tanto gli tormentava la mente, quasi come se gli avesse letto nel pensiero.
"Com'è esattamente che vi siete conosciuti?"
Legolas a quel punto sentì il cibo andargli di traverso, cosa che lo fece tossire violentemente. Aragorn gli lanciò un'occhiata, come a dirgli: fa silenzio, risolvo tutto io.
"Eravamo... molto giovani quando ci siamo conosciuti. Io e Legolas frequentavamo la stessa scuola e... beh io ero quello popolare, affascinante e simpatico, mentre lui invece era..."
"Uno sfigato" - sussurrò mestamente il biondo.
"Beh, non esattamente. Comunque sia, alle persone piaceva dargli fastidio, così un bel giorno, sono intervenuto per difenderlo. E da lì ... siamo diventati migliori amici per la pelle ,avevamo anche una comitiva. Ed eravamo sempre insieme". Nel dire ciò si era voltato a guardarlo, e Legolas aveva ricambiato lo sguardo. Quelli della loro giovinezza, quelli sì che erano stati tempi d'oro, i tempi in cui la loro iniziale amicizia era maturata in qualcosa di molto più profondo.
"Però poi non vi siete più parlati" - aggiunse Eldarion sospettoso.
"E' vero - sospirò Aragorn - ma sai, dopo il matrimonio, le cose cambiano e un uomo ha le sue priorità. Io avevo e ho tutt'ora una famiglia, quindi ho... allontanato gli amici..."
"E' una cosa stupida"
"Ma Eldarion!" - lo rimproverò Arwen.
"No, ha ragione - la calmò Aragorn - effettivamente è una cosa molto stupida"
E si voltò di nuovo a guardarlo. Legolas si sentiva morire ogni volta, e poi, con quegli sguardi, cosa stava cercando di dirgli?
"In effetti è un peccato che un'amicizia come la vostra si sia persa nel tempo - aggiunse a quel punto la donna - forse non sarebbe male se vi riavvicinaste tutti, no?"
Il biondo si portò una mano sul viso. Quella era assolutamente una pessima idea. Aragorn era già il suo capo a lavoro, non poteva uscire con lui come ai vecchi tempi, sarebbe stato... strano. E molto sconveniente.
"Oh, Arwen, non credo sia una buona idea, con tutti gli impegni che ho"
Legolas sapeva che in quel momento, l'unica cosa che avrebbe dovuto fare era tacere. Ma purtroppo il suo istinto era più grande di qualsiasi cosa, e lo portò a parlare senza pensare.
"Penso che sia una buona idea - disse lentamente - anche gli altri sarebbero contenti". Poi sforzò il sorriso migliore che poteva, un sorriso che Aragorn non seppe interpretare.
Adesso sì che adesso era nei guai. Adesso sì che si sentiva un irresponsabile. Adesso sì che tutti i suoi sforzi erano stati vani.
Ma forse c'era la speranza che Aragorn rifiutasse.
"Beh... se proprio insisti, non vedo perché no" - rispose molto bonariamente. A quel punto Legolas dovette trattenersi con tutte le sue forze per non lasciarsi andare ad un gemito si disperazione.
Il destino giocava contro di lui, ed anche il suo cuore. Llweran ancora non accennava a parlare. C'erano troppe cose che non tornavano. Perchè per tutti quegli anni, nè Eldarion né lui avevano saputo che i loro padri erano stati amici, un tempo? Non avrebbe avuto senso allontanarsi e  tenere la cosa nascosta, a meno che dietro non vi fosse un litigio o una motivazione seria.
Ma dubitava fortemente si trattasse di questo. E poi c'era qualcosa... come si guardavano, come si rivolgevano la parola. Era tutto fin troppo strano.
Fortunatamente la cena finì, più o meno presto. Legola  non vedeva l'ora di andare via, aveva già combinato troppi guai per quel giorno. Aragorn sembrava essersi accorto del suo modo di fare frettoloso, così gli era andato vicino, mentre l'altro si accingeva per andare a casa propria.
"Legolas - chiamò - mi spiace se ti sei sentito in imbarazzo. A volte Arwen ha delle idee assurde"
"No, è stata gentile. Ora... beh, capisco perché l'hai sposata"
"Che vuoi dire?"
"Insomma, è bella, gentile, di successo. La dona adatta per  te"
"Sì... grazie" - rispose, non molto convinto in realtà. Il biondo lo guardò con intensità, sperando che gli dicesse frasi del tipo "non l'ho di certo sposata per amore". Anche se fosse stato così, e lui era sicuro che fosse così, non lo avrebbe mai ammesso.
"Comunque non sei costretto a riavvicinarti a me, noi, se non vuoi. Io dicevo per dire"
"Sono restio dall'accettare soltanto perché non vorrei ti sentissi a disagio"
Perchè dovrei sentirmi a disagio? Ah sì, forse perché dopo sedici sono ancora pazzamente innamorato di te, e a quanto pare non sono neanche troppo bravo a nasconderlo. Ma io non posso far sì che tu mi veda un' altra volta debole. Ti sono già andato dietro troppe volte.
"Ah, perchè dovrei sentirmi a disagio? Dopotutto, è passato tanto tempo da quella volta. Ed io ormai ci ho messo una bella pietra sopra"
Nel dire ciò aveva sorriso, ma  chiunque si sarebbe accorto di quanto quel sorriso fosse falso. Probabilmente anche Aragorn se n'era accorto, a  giudicare da come lo guardava.
"Ah, comunque sia io ero venuto anche per restituirti  questa - disse porgendogli la giacca che teneva tra le mani - incredibile, in tutti questi anni non hai neanche cambiato profumo, è quello di sempre"
Solo dopo si rese conto di quanto quella frase potesse risultare effettivamente equivoca.
"Ricordi perfino il mio profumo?" - domandò sorridendo.
"No... figurati, io non ricordo neanche quando sono nato. Emh, Llweran! Llweran, è meglio andare! Allora, grazie eh. Ci vediamo, domani. Llweran!"
"Sì, arrivo! - esclamò il più piccolo raggiungendolo, rivolgendosi poi all'altro - arrivederci"
"Ciao Llweran, ciao Legolas" - sussurrò, richiudendo poi la porta. Infine tirò fuori un sospiro di sollievo. Ricordava perfettamente perché su fosse innamorato di lui. Per i suoi modi di fare, per il suo grande cuore, per il suo coraggio. Perchè anche se poteva non sembrare, Legolas era coraggioso. Ed era stato l'unico in vita che gli aveva realmente rubato il cuore. Quel cuore che continuava a custodire lui, malgrado tutti i suoi sforzi di fingere che ciò non fosse mai successo.

Llweran si mostrò molto silenzioso anche mentre tornavano a casa. A parte che non avevano ancora chiarito la discussione della notte prima, e poi con tutti quei dubbi che gli tormentavano la mente, non avrebbe saputo che dire.
Legolas si era accorto di quei suoi modi di fare, e aveva sinceramente paura che avesse capito qualcosa, dopotutto suo figlio era molto intelligente. Quando tornarono, Llweran lo precedette. Probabilmente sarebbe andato in camera sua senza rivolgergli la parola, ma Legolas non voleva che rimanessero in freddo.
"Llweran - chiamò - non dirmi che sei ancora arrabbiato per ieri sera"
Il più giovane rimase immobile, per poi voltarsi.
"Sì, sono arrabbiato per ieri sera. Non è bello sentirsi dire che si è un ragazzino e che non capisco niente"
"Mi spiace, Llweran. Ma mi hai fatto preoccupare e mi sono arrabbiato, sai come sono fatto io"
"Sì, lo so - sospirò - ma non pensi veramente quelle cose, vero?"
"No, ovvio che no! - esclamò - nessuno mi capisce meglio di te. Però mi prometti che non mi dirai più bugie?"
"Va bene, e lo prometto - sospirò - però anche tu, non dirmi più bugie, neanche piccole, d'accordo?"
"Promesso"
"D'accordo. Allora visto che avevo ragione riguardo al fatto che tu ed Aragorn vi conoscere... puoi dirmi come mai non l'hai mai detto?"
Il più grande sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Gli aveva appena promesso che non gli avrebbe detto più bugie, ma le circostanze non gli permettevano di mantenere la parola data.
"Io - balbettò - io non lo ritenevo importante"
"Ma perchè? Voglio dire, da ciò che ho capito eravate molto amici"
"Migliori amici. Ma a volte è necessario allontanarsi,  per il bene di entrambi"
In quel momento Llweran intuì una cosa che era effettivamente vera, ma a cui nona aveva trovato un collegamento che sarebbe stato più che logico. Dopotutto però, non avrebbe mai potuto immaginarlo.
"Oh, mamma! - esclamò - ho capito, tu sei innamorato di lui!"
"Che cosa?!"
"Sì, è per questo che vi siete allontanati! L'ho capito da come vi guardavate! E dopo tutti questi anni l'amore non si è mai spento. E' qualcosa di incredibilmente romantico. E poi se voi vi metteste insieme, io ed Eldarion diventeremmo come fratelli"
"Frena, frena! - esclamò - d'accordo, va bene, probabilmente è vero. Ma devo stare al mio posto. Lui è sposato"
"Sì, ma secondo me anche lui ti vuole! E penso che avresti dovuto lottare per stare con lui invece che lasciarlo ad un'altra donna"
Legolas sorrise.
"Ah, un po' come stai lottando tu per non lasciare Shauna ad Eldarion?"
Il più giovane a quel punto divenne rosso come un peperone.
"E TU COME LO SAI?!"
"Lo sanno tutti in realtà, perchè si vede - affermò l'altro - hai davvero un indole romantica"
"Ah, silenzio! - esclamò piagnucolando - nessuno capisce le mie sofferenze, vado a farmi una doccia fredda!"
Quella reazione lo aveva fatto parecchio ridere.
Poi però tornò ad essere serio. Llweran aveva perfettamente ragione. Era innamorato di lui, ed evidentemente la cosa era piuttosto evidente.
Probabilmente il fatto che si stessero avvicinando così in fretta, doveva premunire qualcosa di meraviglioso, ma da un lato però voleva cercare di rimanere realista, dopotutto orma non era più un ragazzino.

Anche Aragorn non riusciva a non pensare ad altro che non fosse Legolas. 
Era colpa sua se si erano allontanati, sua perché si era comportato male e lo aveva trattato in un modo in cui nessuno meritava di essere trattato. Legolas però sembrava davvero non portargli rancore. 
Egli poteva sembrare tanto un uomo responsabile, ma non lo era affatto, e se ne rendeva conto ogni volta che guardava Llweran negli occhi. Li aveva lasciati da soli entrambi, e adesso, dopo sedici lunghi anni, ecco che le sue responsabilità tornavano a tormentarlo. Probabilmente ai tempi doveva aver rinunciato per paura. Adesso invece, sarebbe stato felice di trascorrere il tempo in loro compagnia, peccato che Llwean non sapesse della sua vera identità e che avesse anche un'altra famiglia a cui pensare. Eldarion aveva intuito che qualcosa non andasse, suo padre era piuttosto pensieroso, poteva osservarlo mentre, seduto vicino la scrivania del soggiorno, stava compilando distrattamente alcuni documenti. Quella strana storia che gli aveva raccontato  a cena poteva sembrare veritiera  fino ad un certo punto, non riusciva a liberarsi dal pensiero che qualcosa di importante fosse stato omesso. Aragorn a  quel punto, sentendosi osservato, si voltò, vedendo il figlio appoggiato allo stipite della porta, a braccia conserte.
"Eldarion? - chiamò - cosa fai lì?"
"Niente... stavo solo riflettendo. Nona avrei mai pensato che tu e Legolas aveste avuto un legame tanto forte"
"La cosa ti ha sorpreso parecchio"
"Beh, sì. Perchè non mi capacito del fatto che vi siate allontanati così, come se nulla fosse-  disse avvicinandosi - sei proprio sicuro di aver detto tutto quello che avresti dovuto dire?"
Aragorn a quel punto si sentì parecchio in difficoltà, ma cercò comunque di non darlo a vedere. Sorrise nervosamente.
"Assolutamente, perché pensi questo?"
"Non so. E' che eri strano quando c'era lui. Sembravi sovrappensiero, però allo stesso tempo sembravi felice... e intendo felice come non lo sei mai"
"Oh, che esagerato, mi ha solo fatto piacere rivedere un vecchio amico. Siamo un po' come te e Llweran... tu.. tu gli vuoi molto bene, vero?"
"Eh? Ma certo che sì! - esclamò - è strano, a volte lo sento come un fratello"
"Sì... strano - sussurrò - tu ti prendi molta cura di lui"
"Ah, voglio solo che impari ad essere forte anche senza di me. E poi io sono il suo capitano, quindi deve obbedirmi"
Aragorn si lasciò scappare una mezza risata. Non era per niente sorpreso dal fatto che quei fossero tanto amici. Eldarion si comportava da fratello maggiore senza saperlo. Chissà, magari se avesse saputo la verità, sarebbe stato contento.
Ma cosa vado a pensare... ma certo che non sarebbe felice, si sta parlando di tradimento comunque.
"Un giorno di questi verrò a vedervi giocare" - disse poi.
"Davvero? - domandò - forte. E come fai con il lavoro?"
"Troverò il tempo, non preoccuparti"
Eldarion sorrise, contento.
Forse adesso che lui e Legolas ai erano avvicinati, poteva anche avvicinarsi a Llweran senza però fargli scoprire nulla. Aveva detto che non si sarebbe intromesso, ma con molta probabilità... stava iniziando ad affezionarsi a quel ragazzo.

Il giorno dopo...
La settimana cominciò con la  solita tiritera, Llweran si svegliò tardi come sempre e gli toccò correre per cercare di non arrivare tardi. La sua comitiva era lì ad attenderlo, solo che le tre ragazze avevano una faccia scura, sicuramente a causa di ciò che era successo due giorni prima.
"Ciao a tutte - salutò, notando l'aura oscura di Una - ma che è successo?"
"Oh, niente è arrabbiata perchè siamo in punizione" - rispose Sabia.
"Lo siamo tutti" - commentò Shauna con un sospiro. Non appena ebbe udito la sua voce, Llweran si voltò a guardarla, arrossendo di colpo e sentendo il suo cuore fare una capriola all'indietro. Ricordava esattamente cosa fosse successo il sabato sera, ma a quanto pare lei non ricordava nulla, per sua enorme sfortuna.
"Emh... ciao Shauna" - salutò.
"Llweran! - esclamò - oh cielo... ciao... mi sento così in imbarazzo"
"AH, non non devi preoccuparti! - esclamò - a me ha fatto piacere"
"Davvero? - domandò inarcando un sopracciglio - che strano, pensavo che fossi arrabbiato perchè anziché  aiutarti mentre ti stavi picchiando  con Eldaron io non ho fatto altro che peggiorare la situazione"
"Eh?  domandò sorridendo nervosamente - quindi non ricordi... niente? Nient'altro?"
"Umh... c'è forse qualcosa che dovrei ricordarmi?"
Se Llweran avesse potuto sarebbe sprofondato. Si erano dati il loro primo bacio e lei non ricordava niente.. assolutamente niente. Il loro primo bacio... era assolutamente nascosto nell'ombra. Sforzò ancora un sorriso, probabilmente per evitare di piangere.
"No... assolutamente..."
"Buongiorno! - esclamò Eldarion arrivando alle spalle del biondo - Llweran, spero che tu sia in forma, perché oggi ci aspetta un allenamento piuttosto tosto"
"Mi chiedo come fai ad avere tutte queste energie dopo il weekend distruttivo che abbiamo avuto" - sbuffò voltandogli le spalle e cercando di aprire il proprio armadietto. In quel momento, il corridoio fu letteralmente illuminato quanto Tauriel fece il suo ingresso, splendente e sempre ben vestita, con i lunghi capelli che le arrivavano fin oltre le spalle. Ignorò tutti gli occhi che le stavano puntati addosso, per rivolgere le sue attenzioni al timido ed impacciato ragazzino che l'aveva rapita alla sua festa. Così si avvicinò, e quando gli fu abbastanza vicino, gli poggiò una mano sulla spalla.
"Ah! - esclamò - oh... Tauriel... cosa... ciao"
"E' bello rivederti tutto intero - disse l'altra - mi è dispiaciuto che te ne sia andato così..."
"Oh, emh sì... anche a me"
Le tra ragazze ed Eldarion avevano fatto caso all'arrivo di Tauriel, e mentre Shauna si ritrova a storcere il naso, il moro non potè resistere dal corteggiarla.
"Oh, salve! - esclamò - io mi chiamo Eldarion Strider, e sono il migliore amico di Llweran"
"Oh, sì, so chi sei - fece non mostrando molo interessa in realtà- sei quello che gli ha lanciato un pugno"
"Umh... sì,  esatto"
"Comunque, pensavo che potremmo passare un po' di tempo insieme. Dopotutto non mi avevi detto che volevi ti insegnassi il tiro con l'arco?"
"Cosa? Davvero? - domandò Eldarion - ma Llweran, abbiamo gli allenamenti di basket"
"Amh... ci penso io. Ascolta Tauriel, lo so che l'ho detto, ma sai, io ho la settimana piena, piena, piena..."
"Anche il fine settimana?" - domandò melliflua.
"Emh no, il fine settimana... credo proprio di averlo libero"
"Bene, allora non c'è problema - disse sorridendo, lanciando poi un'occhiata a Shauna che stava sforzandosi di non fare scenate di gelosia - oh, mi ricordo di te, tu sei quella che faceva i cori da stadio"
"Mi chiamo Shauna. E faresti meglio a non dimenticarti il mio nome"
"Perchè mai?"
"Non si sa mai" - rispose l'altra. Le due si guardarono intensamente, emettendo sin da subito una certa aurea di rivalità, di cui tutti si accorsero.
"Allora conto su di te, Llweran - disse ancora Tauriel facendogli l'occhiolino - ti aspetto!"
"Emh.. sì, ma certo" - disse l'altro sorridendo nervosamente. La ragazza quindi voltò loro le spalle e ancheggiando si allontanò, sotto lo sguardo furente di Shauna e delle altre due.
"Accidenti che razza di tipa - si lamentò Una - ma chi si crede di essere?"
"A Lelwran però sembra piacere. Forse mi sbaglio, Llweran?" - domandò Shauna duramente, stringendo i pugni.
"Sì... cioè no! Cioè... è molto più simpatica di quel che sembra in realtà"
"Sì, io dico invece che quella vuole solo affondare i suoi artigli nella tua carne innocente" - aggiunse Una.
"Su di me?"
"Ah, e anche se fosse? - domandò Eldarion circondandogli le spalle con un braccio - è una donna quella, io ti consiglio di approfittatane"
"Certo! - esclamò Shauna - siete tutti uguali voi maschi! Io davvero non vi capisco!" - concluse voltando loro le spalle e andando via. Llweran intuì immediatamente la gelosia dell'altra, ed effettivamente anche Eldarion aveva capito, peccato ce avesse mal interpretato.
"Wow - disse lasciandosi andare ad un fischio - la mia Shauna è arrabbiata. Questa è una cosa assolutamente fantastica, adesso posso consolarla, vado, ci vediamo dopo ok, ricordati l'allenamento"
"Ma... oh accidenti" - sbuffò alzando gli occhi al cielo. Era inutile, in amore era sempre stato sfortunato... più o meno. Non riusciva a capacitarsi di come Tauriel gli stesse concedendo tutte quelle attenzioni, e  malgrado cercasse di convincersi che non ci fosse nulla di male, non riusciva ad esserne troppo sicuro.

La giornata era iniziata con frenesia anche per Legolas, il quale aveva ufficialmente iniziato il suo nuovo lavoro. E per fortuna, perchè almeno il lavorare duramente gli consentiva di non pensare a quell'uomo che, guarda caso, distanziava da lui solo pochi metri. Sperò vivamente che non venisse a trovarlo, visto che a quanto pare aveva preso l'insana abitudine di andare a trovarlo. 
Ma ovviamente, non c'era mai una volta il cui le sue preghiere fossero ascoltate.
"Hey - esordì Aragorn entrando - tutto bene?"
"Sì, tutto molto bene direi. Puoi anche smetterla di preoccuparti, sono un adulto in fondo" - disse sorridendo.
"Mi fa piacere parlare con te. Però se ti da fastidio..."
"Oh no, per carità. Sei tu il capo, puoi fare quello che vuoi" - fece chinando lo sguardo. Il pensiero di avere i suoi occhi azzurri fissi su di sè,  lo faceva imbarazzare non poco. Perchè ancora era lì? Cosa voleva?
"Il ventuno marzo" - disse improvvisamente Aragorn. Il biondo alzò lo sguardo, sorpreso.
"Cosa?"
"Il ventuno marzo - ripeté - è il giorno in cui sei nato". A Legolas ci volle qualche minuto prima di ricollegare la frase di Aragorn a ciò che aveva detto la sera prima solo per scherzare.
"Te lo ricordi, allora" - disse cercando di non mostrarsi sorridente.
"Sì, il primo giorno di primavera. Il giorno della rinascita. Sì, direi che ti si addice. Tu ricordi la nascita in qualche modo... un fiore che sboccia..." - disse guardandolo negli occhi. Legolas cercò di scacciare via il rossore dalle sua guance. Ci stava cadendo di nuovo, ma lui non lo amava, o almeno di questo Aragorn era convinto.
Sforzò un sorriso.
"Il mio lo ricordi, ma quello di Llweran?"
Aragorn serrò le labbra. Era ovvio che non lo ricordasse, ed ovviamente Legolas non si aspettava che lo ricordasse.
"Il sei settembre"  disse deciso.
L'altro alzò gli occhi al cielo.
"Il quindici aprile"
"Sicuro che non fosse settembre? Ricordo che era una bella giornata"
"Pioveva - disse - e sì, diciamo che sono abbastanza sicuro"
"Oh, beh -  costatò imbarazzato - in effetti ci sono molte cose che non so di lui. Non so cosa gli piace e cosa non gli piace, non so il suo colore preferito, il suo cibo preferito, però so il suo sogno. Vuole diventare un giocatore di basket professionista"
"Eh già - sospirò - sono cose che avresti potuto sapere comunque... se solo non ti fossi rifiutato"
Immediatamente il suo tono era divenuto freddo, gelido, come a voler far notare tutto il rancore che avesse provato in quegli anni e che non era in realtà mai sparito.
Aragorn non rispose, cosa avrebbe dovuto dire? Sapeva quanto l'altro avesse ragione. Si sgranchì la voce, imbarazzato, dandogli poi le spalle. Immediatamente Legolas si rese conto di aver sicuramente esagerato. Dopotutto, lui avrebbe dovuto far finta di niente.
"Amh, Aragorn. Scusa, è che a volte sono troppo impulsivo"- lo chiamò alzandosi.
"Non devi scusarti, hai detto la verità. Io non ci sono mai stato"
L'altro si morse le labbra. Doveva assolutamente cambiare discorso e smorzare quell'atmosfera così tesa.
"Amh... senti, stasera io e gli altri ci vediamo, perché non vieni anche tu?!" - domandò senza pensare.
"Io? - domandò - sicuro che sia il caso?"
"Certo, dopotutto eravamo d'accordo. Mi... farebbe piacere, ecco" - disse sorridendo nervosamente.
Aragorn ricambiò il sorriso.
"Farebbe piacere anche  a me. Accetto l'invito"
"Bene, perfetto. Allora... torno a lavoro... sì..." - concluse sedendosi.
Non aveva idea di cosa la testa gli dicesse, anzi, in realtà non aveva idea di niente ultimamente. Il cuore e la mente erano in continui conflitto, e non avrebbe saputo a chi dar retta. 
Certo però, doveva esserci un motivo se si erano riavvicinati così tanto.
Giunse la sera, e come da programma, la sua simpatica comitiva riempì presto di risate  schiamazzo la sua cosa. Di Aragorn però, neanche l'ombra.
Magari alla fine aveva deciso di non  venire... cosa che in parte gli avrebbe dato sollievo, ma dall'altra lo faceva star male. Sarebbe stato bello trascorrere del tempo con lui, come i vecchi tempi. 
I suoi amici avevano notato che qualcosa effettivamente non andasse in lui.
"Heiy, hey, che ti prende amico? Sei piuttosto imbronciato, è successo qualcosa?" - domandò Pipino.
"No - rispose lasciando roteare distrattamente la birra dentro il bicchiere - non è successo niente"
"Via, via, guarda che si vede che hai gli occhi lucidi - aggiunse Boromir- secondo me, il caro Legolas è innamorato di qualcuno ma vuole fare il misterioso"
"Innamorato? Di chi? Lo conosciamo?! - domandò Frodo.
"Oh, non sono affatto innamorato, che cosa vi viene in mente"
"Sarebbe anche l'ora, non pensi?" - domandò Gandalf fumando tranquillamente la sua pipa.
"Ah, sentite, quando avrò bisogno di un'agenzia matrimoniale mi rivolgerò a voi, d'accordo?" - domandò nervoso.
"Non c'è bisogno di arrabbiarsi, noi ci preoccupiamo per te - disse Boromir, con un certo tono di provocazione - anche perchè insomma... dopo tutti questi anni, certi bisogni diventano impossibile da trattenere. Che gusto c'è poi a fare tutto da soli?"
A Legolas  andò di traverso la birra che stava bevendo, per poi tossire.
"Ma Boromir!" - esclamò arrossendo.
"Che c'è? Qui siamo tutti adulti"
"Oh, vi prego, non fatemi vomitare" - sbottò Gimli, cercando di far prevalere le sue opinioni da eterosessuale.
Scoppiò una risata generale. Legolas stava cercando di darsi un contegno, ma a quanto pare il suo buon umore doveva essere evidente un po' a tutti. Non si sentiva diverso... ma magari lo era senta accorgersene.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta, cosa che lasciò abbastanza sbigottiti un po' tutti.
"Emh... non aspettiamo altri ospiti, vero?" - domandò Gandalf.
Legolas però non rispose. Si limitò ad alzarsi, e ad aprire la porta. Davanti a lui, c'era proprio Aragorn, il quale non aveva potuto fare a meno di sorridere.
"Ciao Legolas"
L'altro ricambiò il sorriso, non badando a fatto che la cosa sarebbe potuta apparire strana al resto della comitiva, la quale fu piuttosto sorpresa di rivedere il loro vecchio amico dopo tutto quel tempo.
"Hey! - esclamò Eldarion cercando di attirare l'attenzione - ci sono anche io"
"Oh, ciao, scusa Eldarion - disse il biondo - Llweran è di sopra con le altre. Vi prego entrate, non state lì sulla porta"
Quando Aragorn fece il suo ingresso, si accorse immediatamente di come tutti gli occhi fossero puntati su di lui, cosa che lo fece sentire abbastanza in imbarazzo.
"Ma che ci fa lui qui?" - domandò Gimli, non riuscendo a trattenere il suo stupore.
"Gimli!" - lo rimproverò Legolas.
"Oh, non fa niente - disse l'altro - è normale. E' molto tempo che non vedo... tutti voi"
Gandalf a quel punto si alzò, e sempre con la sua fidata pipa in bocca, gli si avvicinò. Lo gaurdò a lungo, con un'espressione indecifrabile a dire il vero. Poi però accenno un sorriso.
"Beh... bentornato" - disse tranquillamente, quasi come se non fosse successo nulla.

"Voi ci sarete alla finale di basket, vero?" - domandò Llweran, disteso a  pancia sotto sul suo materasso.
"Oh, io non so se potrò esserci - disse Shauna dispiaciuta, accanto a lui - coincide con il ballo di fine anno, e io devo cantare, l'ho già promesso agli organizzatori"
"Ma non puoi mancare! - esclamò - e dai Shauna, fallo per me"
"Umh - rispose l'altra a braccia conserte - perchè non chiedi alla tua Tauriel di venire, sicuramente non ti dirà di no"
"Non è la mia Tauriel, e poi non è il genere di ragazza che fa per me. Siamo solo amici"
"Con una tipa del genere è impossibile essere amici" - sbottò lei.
La porta della camera si aprì pian piano, ed Eldarion fece il suo ingresso.
" 'sera!" - esclamò sorridendo.
"Eldarion? - domandò Llweran - ma che fai qui?"
"Mio padre doveva venire qui stasera, il tuo l'ha invitato. E così ha portato anche me"
"L'ha invitato?" - domandò il biondo sorpreso. Poi immediatamente si lasciò andare ad un sorriso. C'era una buona probabilità che quei due finissero insieme, dopotutto se si trattava di amore vero, avrebbe vinto facilmente sul matrimonio e su altre avversità. Ora però gli toccava convincere Eldarion della bontà di quel sentimento, cosa che non sarebbe stata facile.
"Eldarion! - esclamò afferrandolo per un braccio - devo parlarti! Sai, io credo che mio padre sia innamorato.."
"Oh, mi fa piacere..." - disse confuso.
"No, no, no, intendo di tuo padre!"
"Eh? - domandò - ma che dici?!"
"Riflettici, tutto avrebbe senso. Sicuramente si amavano entrambi, poi però tuo padre ha sposato tua madre e per cercare di dimenticarsi l'uno dell'altro si sono allontanati. Ma in verità si amano ancora, possono mettersi insieme, non sarebbe bellissimo?"
"No! - esclamò - non voglio che i miei si lascino..e poi mio padre non è mica gay"
"E scusa, come fai ad esserne sicuro?"
"Lo so e basta! E poi perchè mi stai dicendo questo?"
"Perchè vorrei che finissero insieme. E magari tu potresti aiutarmi"
"Neanche per sogno. Non intendo rovinare il loro matrimonio, non è bello intromettersi in una relazione"
Oh, sì, peccato che tu lo fai sempre senza accorgersene con me e Shauna.
"Oh, e va bene, come vuoi - sbottò - qualcuna di voi ha un'idea?"
"Hey, non fare cose stupide!"
"Un appuntamento" - propose Shauna.
"Shauna! Llweran, no! Te lo proibisco! Non possono stare insieme, sarebbe troppo strano, non voglio essere tuo fratello"
"Questa sì che è un'idea! - esclamò il biondo ignorando l'amico - ci vuole un appuntamento solo per loro due, e solo così l'amore potrà nascere"
"Non funzionerà  disse Eldarion - perché adesso io vado a dirgli tutto"
"Non ci provare! - esclamò afferrandolo - se tu vai a spifferare tutto, io dirò a  tuo padre di quella votla che hai rubato i suoi soldi per comprarti la droga"
"Non era droga, erano sigarette, una volta sola.. E poi non oseresti"
"Oh, sì che oserei. Tossicodipendente!"
"Eh va bene, come vuoi! - esclamò - ma non riuscirai a convincerlo, mio padre ama troppo mia madre per anche solo pensare di tradirla"
"Questo  e tutto da vedere, amico!" - esclamò l'altro divertito.

Al piano di sotto l'atmosfera intanto si era decisamente rilassata, e adesso Aragorn aveva preso a parlare un po' con tutti, come se nulla fosse. Legolas stava seduto accanto a lui senza dire una parola, però sorrideva, era felice di averlo accanto, era come se fossero tornati indietro nel tempo.
L'unico che in realtà stava un po' in disparte era Boromir, che era rimasto più di tutti molto sorpreso nel vederlo.
"E così adesso sei diventano un pezzo grosso nel commercio? - domandò Sam - ora capisco perché sei così ricco"
"Eh già - disse l'altro - Legolas lavora nella mia azienda"
"Ah, sì, non ce l'avevi detto, Legolas" - affermò Merry malizioso.
"Ve l'avrei detto!" - esclamò.
"Voi due sembrate andare molto d'accordo... voglio dire, dopotutto.. è una bella cosa..." - disse Frodo non molto convinto.
"Sì... è una bella cosa, lo so" - disse il biondo guardando Aragorn.
Boromir a quel punto si alzò, bruscamente.
"Scusate, vado fuori a prendere una boccata d'aria"
Tutti gli altri si guardarono.
"Ma che gli prende?" - domandò Gimli.  Aragorn sapeva esattamente cosa ci fosse che non andava. Per questo, poco dopo, con una scusa, si alzò. Andò nella veranda sul retro, dove Boromir si trovava. Gli arrivò vicino, e  quando l'altro se ne accorse cercò di non guardarlo.
"Cose sei venuto a fare?"
"Ero venuto a vedere se stavi bene"
"No, intendo dire cosa sei venuto a  fare stasera. Tu non dovresti esserci"
"Se ti do fastidio posso anche andarmene"
"Non è questo! - esclamò - sono estremamente felice di rivederti. Ma tu sei sparito Aragorn, per sedici anni"
"Sai che ho dovuto"
"Non ti ha obbligato nessuno"
"Non sarebbe cambiato nulla tra di noi"
"Questo lo so. Ma almeno saremmo rimasti amici"
"Andiamo... non mi dire che provi ancora qualcosa nei miei confronti""
L'altro lo fulminò con lo sguardo..
"Anni fa mi sono fatto da parte perché sapevo di non essere ricambiato, e tu cosa fai? Vai a sposare una donna, così all'improvviso. E' la cosa più stupida che tu abbia mai fatto. E adesso ti comporti come se nulla fosse. Bene, io non posso comportarmi come se nulla fosse"
"Cosa vuoi fare?"
"Non lo so. Ero tranquillo, ma adesso che ti ho visto, dubito riuscirò ad esserlo. Scusami"
Dicendo ciò si allontanò. Aragorn sospirò. Ebbene sì, anche Boromir era innamorato di lui, o almeno lo era stato anni prima. Gli si era anche dichiarato , ma Aragorn lo aveva sempre visto come un amico. L'altro aveva accettato quel rifiuto, anche se probabilmente non del tutto. E sicuramente, il fatto che ora si fossero rivisti, non aveva fatto altro che riaccendere vecchie ferite.
Rientrò,cercando di non pensarci, e tornò a sedersi accanto a Legolas.
"Oh, Aragorn - esclamò Frodo - stavamo parlando di somiglianze"
"Sì infatti, dicevamo che tu ed Eldarion siete due gocce d'acqua"
"Oh, no, lui somiglia di più a sua madre. In genere i miei figli non mi somigliano mai" - rispose con quella che voleva sembrare una battuta ma che in realtà non era.
"Llweran sì, ha i tuoi occhi" - affermò il biondo senza pensare.
"Il resto l'ha presa da te, peer fortuna" - disse mestamente. In quel momento l'atmosfera divenne nuovamente cupa. Gandalf si tirò su.
"Oh andiamo, non fate quei musi lunghi, riempitemi il bicchiere, piuttosto!"- esclamò allegramente.
La serata passò, al contrario di ciò che tutti pensavano, piacevolmente,e  alla fine anche Legoas era riuscito a lasciarsi andare. Verso mezzanotte gli ospiti si stavano apprestando ad andare.
"E' stata una bella serata Legolas, dovremmo farlo più spesso"
"Quando vuoi Aragorn, a me e  a Llweran fa piacere"
"Già.. Llweran... stavo pensando a lui... Insomma, so che ti avevo detto di non volere immischiarmi. Ma mi piacerebbe trascorrere il mio tempo con lui"
"Eh... ma... non è che..."
"Non ho intenzione di dirgli nulla. So che non ci sono mai stato, per questo volevo chiederti il permesso"
No, non posso dirgli di sì. E' assurdo, ha avuto la sua occasione anni fa, e l'ha sprecato. Se adesso gli dico di sì si capirà che lo faccio anche per me.
Rifiuta. Rifiuta. Rifiuta.
"Se... davvero starai attento come dici a non fargli scoprire nulla... Puoi anche farlo" - disse mestamente.
Bella mossa, idiota.
Quando alzò lo sguardo, si accorse di come Aragorn gli si stesse avvicinando.
"Grazie, Legolas. Te ne sono grato, davvero"
Era quasi vicino, che per un attimo il biondo ebbe la voglia di baciarlo.
Per questo dovette tirarsi indietro con forza.
"Non ringraziarmi. Lo faccio per lui"
Bugie e ancora bugie. Lo aveva fatto per entrambi.
Non sarebbe affatto finita bene.



Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Settimo ***


7

Llweran era rimasto tutta la notte sveglio a pensare a come far avvicinare quei due. Oramai si era fatto miriadi di film in testa,  malgrado Eldarion non fosse d'accordo e malgrado ci fosse di mezzo la questione "matrimonio".
Aragorn era simpatico ed era sicuro che insieme, lui e Legolas avrebbero formato una bella coppia. Sì, sarebbe stato tutto perfetto, ma vista la difficoltà del padre d lasciarsi andare a qualsiasi tipo di rapporto sentimentale, avrebbe dovuto metterci il suo zampino, in qualche modo. La mattina si svegliò stranamente presto, immediatamente attratto dall'odore di caffè al piano di sotto. Legolas e Thranduil stavano come ogni mattina.
"Qualcosa mi dice che ieri sera qui c'è stata un po' di baldoria. Forse saranno tuti i bicchieri gettati alla meno peggio sul tavolo"
"Sì, senti, non ho avuto tempo di pulire, abbiamo fatto tardi, perché non pulisci tu?"
"Cosa pensi che sia io? - domandò prendendo un biscotto - una donna delle pulizie, forse?"
L'arrivo di Llweran fu annunciato dal suo scalpitio.
" 'giorno!" - esclamò allegramente.
"Oh, cielo - fece Legolas - tu sveglio a quest'ora? E' un miracolo"
"Sì, lo so - disse alzando gli occhi al cielo - papà ascolta, stavo pensando... insomma... forse dovresti uscire un po' più spesso"
"Che intendi? Io esco già abbastanza?"
"Sì, lo so. Io infatti intendo... un tipo di uscita diversa... un po' più intima.. con Aragorn per esempio"
Legolas sgranò gli occhi, desiderando d zittirlo, ma non sapendo effettivamente come fare. Nell'udire quel nome ,Thranduil aveva immediatamente sollevato lo sguardo.
"Aragorn?" - domandò.
"Sì. Ho scoperto che è il suo ex migliore amico. Tu dovresti conoscerlo"
"No, credo di non avere il piacere di ricordare" - disse guardando malamente il figlio.
"Llweran! - esclamò - è un pensiero molto gentile da parte tua, ma... ma.. Aragorn è molto impegnato,  e lo sono anch'io, e poi mica posso lasciarti tutta la sera da solo, non mi sembra opportuno"
"Non c'è problema, nonno baderà a me, vero?"
"Ah, certo! - rispose l'altro nervosamente - ci bado io a te, qual'è il problema?"
"Visto? Così voi potete uscire e divertirvi! Ti prego, sono sicuro che ti farebbe tanto bene, tantissimo!" - esclamò con fare supplichevole.
Legolas a quel punto sospirò.
 Lui ci stava provando, ci stava provando in tutti i modi a non cedere, ma a quanto pare anche suo figlio stava cercando in qualche modo di riavvicinarlo ad Aragorn.
"Io emh... d'accordo, ci posso pensare... però..."
"Grande, vedrai che non te ne pentirai! - esclamò sorridendo - adesso però devo andare, altrimenti faccio tardi a scuola! A dopo!"
"A dopo" - salutò l'altro nervosamente stringendo tra le mani la tazza di caffé. Quando alzò lo sguardo, si rese conto di come Thranduil lo stesse guardando con fare accigliato.
"Che cosa voleva dire Llweran?"
"Ah, niente... sai come sono i ragazzini, dicono tante cose"
"Legolas"
"Ah, d'accordo - fece alzando gli occhi al cielo  - io e Aragorn ci siamo riavvicinati più del previsto e .. ieri è anche stato qui"
"Che cosa?! - esclamò prendendo l 'ennesimo biscotto e iniziando a morderlo nervosamente - ci sono miriadi id uomini nel mondo,e   tu proprio con lui devi passare il tuo tempo? Rischiate di rovinare tutto, voi con la vostra incoscienza"
"Ascolta, io e Aragorn siamo solo amici, non c'è nulla di male, anche perchè abbiamo un figlio in comune. E a proposito di questo..."
"Cosa?"
"Mi ha chiesto se può.. se potrebbe riavvicinarsi a Llweran"
"Mi auguro che tu gli abbia detto di no"
"Beh..."
"Non ci credo, ma che ti dice il cervello?! Perché non vi sposate direttamente allora, tanto manca poco immagino! Io ti avverto, non intendo accettarlo, proprio no!"
"Papà! - esclamò - smettila, stai mangiando tutti i biscotti"
"E' colpa tua che sono nervoso! E tu ti caccerai nei guai, sappilo!"
Legolas alzò gli occhi al cielo. Sì, sapeva già che si sarebbe cacciato nei guai, ma sfortunatamente la situazione gli stava sfuggendo di mano senza che potesse farci nulla.
Era tutto invece nelle mani di Llewran, che senza saperlo stava facendo riavvicinare i suoi genitori.
Era arrivato a scuola con un entusiasmo che di certo non era passato inosservato al suoi migliore amico.
"Salve a tutti, bella giornata, vero?" -  esclamò sorridendo.
"Come mai così di buon umore? - domandò Eldarion inarcando un sopracciglio, visto che ormai era costretto a guardarlo con un certo fare sospettoso - hai combinato qualcosa, vero?"
"Io? Assolutamente, assolutamente, combinare qualcosa con questo viso d'angelo? Non scherziamo. Piuttosto, spero che tu sia in forma, perché abbiamo un altro allentamento questo pomeriggio, meraviglioso, vero?"
"Ma che gli prende?" - sussurrò Shauna.
"Forse dovresti provare a chiederlo al suo spacciatore"  - sbuffò.
Era raro che Llweran fosse così allegro di prima mattina, ma ben presto avrebbe scoperto il motivo di tanto buon umore.
Le ore di scuola passarono lente e noiose come sempre, e  finalmente, nel pomeriggio, vi furono gli allenamenti di basket, i quali furono particolarmente faticosi. Quello per Eldarion sarebbe stato l'ultimo anno in cui avrebbe giocato all'interno della scuola, e voleva concludere la sua carriera da "capitano" con una fantastica vittoria. Ovviamente tutta la sua fiducia era posta in Llweran, suo migliore amico e playmaker.
"Ragazzi! - esclamò - dobbiamo iniziare a lavorare sui nostri schemi di gioco. Ho già scritto qualcosa su questo foglio, se non va bene dovremmo cambiarlo. In ogni caso, tu Llweran sei il nostro fulcro, la nostra possibilità di vittoria, dopotutto sei il più scattante e il più veloce"
"Questo significa che tutta la responsabilità grava sulle mie spalle?" - domandò un po' spaventato.
"No, non tutta. Circa metà. Allora, come stavo dicendo..."
"Eldarion!" - esclamò ad un tratto Sabia, arrivandogli alle spalle.
"Sabia? Che succede?"
"Il preside vuole parlarti. Adesso" - balbettò.
"Ma ho l'allenamento adesso"
"Ti prego Eldarion, va da lui, lo sai che mi mette i brividi, ed il ruolo di capoclasse è già abbastanza stressante"
"Oh, e va bene! - fece lanciando la palla a Llweran - torno dubito, voi intanto continuate senza di me!"
"Eh va bene - sospirò il biondo  avanti ragazzi, cominciamo"
Immediatamente il duro allenamento ebbe inizio. Avere delle responsabilità tanto grande era stressante, ma Llweran avrebbe fatto del suo meglio. Era del tutto concentrato, talmente tanto che non si accorse che un posto della tribuna, di solito vuota, fosse occupato.
Aragorn aveva mantenuto la sua promessa, aveva peso un po' di tempo dal lavoro ed era venuto a guardarli. Eldarion però non c'era, e così le sue attenzioni erano rivolte esclusivamente a Llweran. Si sorprese di quanto fosse effettivamente abile e concentrato. Sicuramente un giorno avrebbe avuto successo nel mondo del basket, ne era certo, e nel pensare ciò si sentì per la prima volta orgoglioso di quel figlio che aveva sempre tenuto lontano. Era una sensazione già provata con Eldarion, ma assolutamente nuova da un lato. Dopotutto quello era il figlio del suo unico vero amore.
Il pensiero lo fece fremere. A quest'ora, se non fosse stato per la sua scelta, avrebbero potuto essere una famiglia, e avrebbe vissuto tante cose che invece aveva perso. Se mai Llewran avesse saputo la verità,... lo avrebbe odiato, e  avrebbe avuto ragione.
La sua attenzione fu attirata dallo stesso ragazzo, il quale nel correre, era inciampato ed era caduto.
"Ahi, accidenti!" - esclamò. Per Aragorn in quel momento fu naturale alzarsi e andare a soccorrerlo.
"Llweran! - esclamò - Llweran, stai bene?"
"Eh? Lei? Ma che fa qui?"
Si fermò, rendendosi conto di quanto effettivamente quel suo modo di fare potesse risultare strano.
"Ero... venuto a vedere te ed Eldarion.. pensavo ti fossi fatto male"
"Un po', ma capita sempre! - sospirò alzandosi - d'accordo ragazzi, pausa. E' strano vederla qui, in genere agli allentamenti non vniene mai"
"Ti prego Llweran, dammi pure del tu. Comunque lo so, ma l'avevo promesso"
"Oh, sarebbe bello se anche m io padre potesse vedermi, ma lui deve lavorare, c'è solo lui a mantenermi. Alla finale però ci sarà, anche perché è molto importante. Spero tanto di vincere, tutti contano su di me"
"Sono sicuro che farai un buon lavoro, sei un ragazzo in gamba come lo era Legolas alla tua età"
L'altro sorrise.
"Non avrei mai pensato foste anche voi diventati amici a  scuola. E che tu fossi quello che lo difendeva sempre. Però in effetti non è così strano, lui è un po' debole"
"Oh no, no è affatto debole, Anzi, credo proprio che sia lui il più forte dei due. E anche il più  coraggioso. Ha affrontato molte cose. Insomma, ti ha anche cresciuto da solo"
"Già, questo è vero. Mi chiedo però perché sia stato solo. Insomma... tutti hanno due genitori, io ne ho solo uno. E scommette anche che chi l'ha lasciati doveva essere una persona orribile, perché ogni volta che provo a parlarne sta male"
Aragorn sentì una stretta allo stomaco.
"Probabile. Ma è anche probabile che questa persona sia stata solo un po' codarda"
"Bhe, ma non avrebbe dovuto. Un figlio si cresce insieme, mica si abbandonano come ha fatto lui. Tu non hai idea di chi possa essere? Voglio dire, eri il suo migliore amico..."
"Noi... eravamo già distanti quando è successo"
"Oh, giusto. Beh, sono sicuro che con tee accanto sarebbe stato tutto più facile, avrebbe avuto il suo migliore amico su cui contare. Saremmo stati come una famiglia"
"Hai ragione..."
Llweran si ricordò presto del su piano, e decise di metterlo in atto.
"Umh... beh, magari non è troppo tardi. Nel senso, potete recuperare tutti gli anni persi. Mio padre mi ha detto che sarebbe molto, molto felice di uscire con te... da solo. Però si vergogna... quindi faresti meglio a chiederglielo tu"
"Legolas ha davvero detto questo"
"Oh sì. Ma che vuoi farci, è un po' arrugginito. Allora glielo chiederai?"
"Beh... perchè no..."
"Fantastico! - esclamò - cioè... fantastico per voi, s'intende..."
Aragorn ci avrebbe giurato, ma aveva l'impressione che Llweran stesse facendo di tutto per farli avvicinare in un modo decisamente non amichevole. Era possibile?
Eldarion tornò proprio in quel momento, sorprendendosi di trovare i due che stavano conversando.
"Papà, che fai qui?"
"Oh, ciao Eldarion. Sono venuto come ti avevo promesso, ma  non ti ho trovato e Llweranm i ha intrattenuto"
"Ah, capisco. Beh ti consiglio di non farti intrattenere troppo. Torniamo ad allenarci, immediatamente" - disse prendendo Llweran per il il braccio e trascinandolo con sé.
"Allora ci si vede!" - salutò allegramente il biondo.
Aragorn ricambiò il saluto. Chissà se ciò che Llweran aveva detto fosse vero.
E poi provare non avrebbe fatto male a nessuno.
Magari era anche un'idea stupida, ma doveva assolutamente togliersi quel dubbio dalla testa.
Così, quando fu uscito dalla scuola, chiamò immediatamente Legolas al cellulare, malgrado quest'ultimo si trovasse ancora a lavoro.
Legolas era rimasto infatti sinceramente sorpreso dal fatto che quel giorno Aragorn non fosse nei paraggi, probabilmente era anche dispiaciuto.
E si sorprese ancora di più quando vide la sua chiamata sul cellulare a quell'orario strano.
"Pronto?"
"Ciao, Legolas. E' tutto a posto lì?"
"Oh, sì. Il tuo impero non crollerà se per un po' ti assenti. A proposito... come mai non sei qui...?"
"Per una promessa fatta ad Eldarion. Ho assistito ai suoi allenamenti di basket e... c'era anche Llweran"
"E' successo qualcosa? E' per questo che mi hai chiamato?"
"Cielo, no - disse sorridendo - no, in realtà ti ho chiamato perché... volevo chiederti una cosa. Vorresti, sempre e vuoi ovviamente, uscire con me?"
Ci mancò poco che Legolas non cadesse dalla sedia. Nessuno gli faceva una domanda del genere sin dai tempi del liceo, ed il fatto che fosse proprio lui a chiederglielo era alquanto strano. Poi ebbe la strana sensazione che ci fosse lo zampino di suo figlio.
"Tu hai parlato con Llweran, vero?"
"Come lo sai?"
"Perchè sta cercando di organizzare un'uscita tra noi due, ecco come lo so"
"Beh, furbo il ragazzo. Quindi non vuoi?"
Voleva eccome, ma se avesse accettato, addio a tutti i suoi buoni propositi. Come al solito però le parole gli scivolarono dalla bocca senza che potesse fermarle.
"Ah... perché no. Dopotutto, si tratta solo di un'uscita tra due vecchi amici"
"Sì... Facciamo tipo... stasera alle otto?"
"Stasera? Sì - sussurrò - direi che va bene"
"E così sia, allora. Ti passo a prendere alle otto, a più tardi"
"Va bene, d'accordo. Allora a più tardi, ciao"
Quando chiuse la chiamata, si portò le mani sulla testa, arrossendo.
 Erano passati anni da quando aveva provato sensazioni come quelle che si provavano di solito quando si andava ad un appuntamento con qualcuno.
"Oh... io uscirò con Aragorn. Ok - sussurrò - tutto regolare..."
Oramai c'era dentro fino al collo, ma doveva assolutamente comportarsi bene e non lasciare che un appuntamento amichevole sfociasse in qualcosa di decisamente meno casto. Non era conveniente, dopotutto Aragorn era sposato e lui... lui era semplicemente innamorato.
Ovviamente, quando tornò a casa, Llweran fu ben contento di sapere che il suo piano avesse funzionato. Thranduil non si mostrò altrettanto contento invece, e non aveva mancato di farlo notare.
"Se quel tipo fa con te cose che non deve fare, saranno dolori molto, molto, molto amari!" - aveva detto furioso.
Adesso Legolas iniziava  a capire da dove avesse ereditato la sua tanto apprensione, solo che non era altrettanto bravo a nasconderlo.
"E' soltanto un'uscita tra amici"
"Oh, certo, ed io sono nato ieri ovviamente!"
Fortunatamente Llweran era pronto a mettere tutta l'allegria di cui ci fosse bisogno.
"Andrò tutti bene, vedrai. Non devi preoccuparti per me. Anzi, perché no vai di sopra a prepararti?" - domandò tirandolo per un braccio.
"Mancano ancora due ore!" - esclamò l'altro.
"Così poco? Allora è meglio che ti sbrighi!" 

Un'atmosfera un po' più tesa vi era invece a casa Strider. Aragorn si stava preparando per quello che sarebbe stato una sorta di  appuntamento dopo tanti anni, e la cosa lo rendeva abbastanza nervosa, cosa molto strana, visto che in genere non era mai nervoso.
Eldarion aveva fatto caso al suo strano modo di fare e alla sua particolare cura nel vestire. La cosa gli puzzava alquanto, considerando le malevoli intenzioni del suo migliore amico.
"Dov'è che vai?" - gli domandò.
"Fuori... con Legolas..." - rispose distrattamente.
"E basta?"
"Beh? Cosa c'è di male?"
"Oh, ma perché dovreste uscire da soli, non h assolutamente senso!" - esclamò.
"Eldarion, vorrei ricordarti che io sono il padre e tu sei il figlio. E poi da quando ti preoccupi?" - domando prendendo la via delle scale.
Ma forse da quando il mio migliore amico ha deciso di mandare a monte il tuo matrimonio, ecco da quando!
"Ma non puoi rimanere a casa stasera? - domandò correndogli dietro -  e poi domani devi alzarti presto, e..."
"Oh, ma che ti prende? - domandò Aragorn alzando gli occhi al cielo - sembra quasi che tu voglia impedirmi di uscire"
"Ah, ci sei arrivato! - esclamò nervosamente, rivolgendosi poi alla madre - mamma, tu non gli dici niente?!"
"Tesoro,  è solo un'uscita tra amici, cosa mai dovrei dirgli?"
"Oh, niente..." - sbottò bassa voce, alzando gli occhi al cielo. Ovviamente lui era l'unico a  conoscere le intenzioni di Llweran, e per questo nessuno poteva vedere cosa ci fosse male.
E doveva anche passare per il pazzo della situazione.
"Bene, allora io vado - disse - torno presto"
Eldarion lo osservò andare via, portandosi le mani tra i capelli. Non era affatto difficile immaginare a causa di chi ciò fosse accaduto.
"Llweran - fece a denti stretti - brutto stupido, giuro che questa me la paghi"
Lo stesso nervosismo aveva preso anche Legolas, il quale camminava nervosamente in attesa che l'altro venisse a prenderlo,
D'accordo, calma. Mica è la prima volta che esci con lui, solo che adesso siete soli, ed è passato un po' di tempo da quando siete rimasti soli. Povero me... mi sento sessualmente e sentimentalmente represso, spero che non se ne accorga.
Un rumore improvvisamente lo fece  sussultare.
"Cos'è stato?"
"E' solo il clacson, papà! - esclamò Llweran - avanti vai, e mi raccomando, divertiti"
"Sì, d'accordo - fece agitato - vado, vado, vado..."
"Mi raccomando, non tornare tardi! - esclamò Thranduil - e soprattutto... non fare cosa che non devi. Trattieni i tuoi istinti repressi, perché non voglio sorprese"
"Papà!!! - esclamò arrossendo - non sono pià un bambino, che diamine!"
Llweran si portò una mano sulla bocca per trattenere una risata. Thranduil si comportava con  Legolas proprio come quest'ultimo si comportava con lui.
"E tu! - esclamò Thranduil indicandolo  - fila a letto, adesso!"
"Che cosa?! Ma sono solo le otto!"
"Non importa, i bravi bambini dovrebbero dormire molto!" - sbottò.
Legolas tirò fuori un sospiro. Poi si armò di coraggio ed andò fuori, dove Aragorn lo aspettava in auto.
Cercò di sfoggiare il sorriso migliore che poteva, cercando anche di trattenere il suo nervosismo.
"Ciao Legolas" - salutò Aragorn.
"Ciao - disse salendo in macchina - allora, dove mi porti?"
"Ovunque tu voglia andare" - disse sorridendo. L'altro si sgranchì la voce, arrossendo.
"Avrei fame"
"Oh, benissimo, conosco un ristorante che ti piacerà sicuramente" - gli rispose. 
Aragorn prese a guidare, e dopo una decina di minuti, arrivarono ad un  ristorante che già dall'esterno doveva sembrava molto lussuoso. 
Legolas spalancò gli occhi.
"Wow, io conosco questo posto, anche se non ci sono mai venuto. Non sarà un po' costoso?"
"Ah, non preoccuparti" - gli disse facendo l'occhiolino.
Dopodiché gli andò dietro, e poi insieme si affrettarono a raggiungere il tavolo dove avrebbero passato la serata. Legolas non era di certo abituato ad un trattamento dle genere, e questo non faceva altro che metterlo ancora più a disagio.
Si sedettero, ed il biondo si sgranchì la voce, distogliendo lo sguardo.
"Sei nervoso? - domandò Aragorn.
"Io? No, assolutamente"
"E' passato un po 'di tempo da quando siamo usciti l'ultima volta"
"Più di sedici anni per la cronaca. Beh, e pensare che siamo qui perchè Llweran ha tanto insistito"
"E' davvero adorabile. Io credo che vorrebbe stessimo insieme"
"Ma... tu sei sposato..."
"Lo so. Ma non ci sarebbe nulla di strano. Dopotutto sono suo padre"
"Eh già - fece afferrando un bicchiere in cui Aragorn gli aveva precedentemente versato dello champagne  e portandoselo alle labbra - secondo me ha una sorta di empatia nei tuoi confronti"
"E ti dispiace?"
"No, è solo che se mai scoprisse la verità penso che ne soffrirebbe"
"E tu hai intenzione di tenerglielo nascosto? Voglio dire, capisco che mi odi, ma penso che ormai sia grande"
A Legolas andò lo champagne di traverso.
"Aragorn, che dici, io non ti odio!"
"Oh... e che pensavo che dopo tutto ciò che fosse successo, mi odiassi"
"Beh, forse all'inizio un po' si - sussurrò arrossendo - ma che dovevo fare? Il rancore non mi avrebbe aiutato"
"Sì -  sussurrò allungando una mano e afferrandogliela - se potessi tornare indietro penso proprio che non commetterei l'errore di lasciarti andare"
Legolas sentì il cuore sussultare. Lui lo stava toccando, e questo gli provocava miriadi di emozioni diverse. E se avesse continuato a guardarlo, avrebbe ceduto.
Si portò di nuovo il bicchiere alle labbra. bevendo tutta ad un fiato.
"Forse non dovresti andarci così pesante"
"Ah, sta tranquillo! - esclamò sorridendo nervosamente - con le guance più arrossate di prima- sono abituato!"

In realtà c'era un motivo se Thranduil aveva spedito Llweran a dormire così presto. Non sarebbe stato sol o per il resto della serata. 
Elrond era con lui, e  visto l'eccessivo romanticismo che c'era tra i due, non era consigliabile che un sedicenne stesse nei paraggi.
"Ma pensa, non ci posso credere - disse Elrond divertito - hai fatto andare Legolas con Aragorn? Fai passi da gigante mio caro"
"Tu lo trovi divertente, vero? - domandò l'altro nervosamente, ingerendo grandi cucchiaiate di gelato alla vaniglia - tanto poi sono io quello che si stressa. Soprattutto in questo periodo, son nervoso, e Legolas non aiuta. Tuttavia ormai è un adulto, non è che posso controllare costantemente cosa fa e con chi sta. Spero solo che  non faccia stupidaggini, sappiamo tutte e due com'è finita l'ultima volta"
"Suvvia, sta calmo. Se quei sue provano attrazione l'uno per l'altra, non c'è nulla di male se si mettono insieme. Dopotutto anche per noi è stato così"
"E' diverso! - esclamò - noi eravamo già adulti e molto più maturi quando ci siamo messi insieme, e non eravamo sposati con altra gente. E mi sorprende che tu dica questo, sto il matrimonio di Argorn con tua figlia"
"Io dubito che si siano sposati per amore. Da parte di Arwen almeno, l'amore c'è. Dalla parte di Aragorn, non saprei proprio. Probabilmente ha soltanto sposato la persona sbagliata"
"Tsk, è meglio che non cambi idea. Non permetterei mai a Legolas di sposarlo"
Elrond si lasciò scappare un sorriso.
"Sei tenero quando ti preoccupi per gli altri"
"E tu sei insopportabile quando... beh diciamo sempre" - disse alzandosi.
"Ti preoccupi per la vita sentimentale di tuo figlio, ma dovresti anche pensare alla tua"
"Eh?! Che cosa vorresti insinuare? Io... io ci penso già" - sussurrò, non riuscendo a nascondere il rossore e sulle guance.
Elrond gli si avvicinò piano, afferrandogli le mani.
"Thranduil - chiamò - direi che stiamo insieme da abbastanza tempo. Quindi... pensavo... perchè non andiamo a  vivere insieme?"
Dalle sue labbra uscì un flebilissimo "eh?". Non avrebbe saputo cosa dire, ma la risposta arrivò dall'alto, senza che se lo aspettasse.
"Sì! Vai nonno dì di sì , sei grande!"
Thranduil aveva alzato lo sguardo e si era accorto che Llwera, che era arrivato pochi attimi primi, li stava guardando dalle scale, in alto.
"Cosa fai qui?! Ti avevo detto di filare a letto, vai, subito!" - esclamò imbarazzato.
"Prima voglio sapere cosa gli risponderai, e non me ne vado finché non lo dici!"
"Oh, che diamine! - esclamò - io..."
"Allora Thranduil? Accetteresti?"
Odiava quando Elrond tentava di mandare a monte la sua facciata da duro. Anche perchè poi ci riusciva quasi sempre. Chinò lo  sguardo, cercando di non incrociare il suo.
"Io... accetto..." - sussurrò. Elrond sorrise, affondò una mano tra i suoi capelli, e poi si avvicinò per baciarlo. Prima però che potesse farlo, Thranduil alzò gli occhi e guardò con fare omicida il nipote
"Va bene, non c'è bisogno che mi diciate nulla, me ne vado, vi lascio da soli" - disse l'altro divertito.
Quando se ne fu andato, Elrond si avvicinò di nuovo, e lo baciò.
Sfortunatamente il momento fu interrotto dal suono di un campanello.
"Oh, santo Dio - fece Thranduil esasperato - e adesso chi è?"
Andò ad, aprire la porta, per poi ritrovarsi davanti la figura imbronciata di Eldarion.
"Tu?" - domandò.
"Emh,.. salve... - saluto, accorgendosi poi di Elrond -  Emh, nonno? Che fai qui?"
"Io.. stavo... aspetta, sono  io l'adulto e io faccio le domande, dovresti essere a casa a quest'ora, tu cosa fai qui?"
"Io sono venuto qui per Eldarion. E' in casa?"
"Sì, e di sopra"
"Bene. Allora vado da lui, quindi continuate pure a fare le vostre cose" - disse sbrigativo.
"Non ci posso credere! - esclamò Thranduil - perché lo sanno tutti?"
"Lo capiranno a causa del tuo sguardo sognante, tu che dici?" - domandò Elrond maliziosamente.
"Non ci pensare neanche, non sono nelle condizioni fisiche"-  borbottò l'altro.

Aragorn aveva iniziato a dubitare del fatto che Legolas fosse abituato ad assumere alcol. Aveva tracannato, non sapeva neanche lui quanti, bicchieri di champagne e vino, e adesso che erano usciti dal ristorante, faticava a reggersi in piedi. Però almeno il suo nervosismo era stato cancellato e sostituito da uno strano buon umore che lo divertiva alquanto.
"Aragorn! - chiamò allegramente trascinandolo per un braccio - sei troppo lento, non riesci a starmi dietro?"
"La macchina è di là, Legolas"
Il biondo gonfiò e guance come un bambino, poi gli si avvicinò, facendo in modo che che la distanza tra i loro visi fosse azzerata.
"Non torniamo a casa, non mi va"
"Non credo tu sia nelle condizioni di poter camminare"
"Stai scherzando? - domandò facendo un passo indietro - io sono super informa!"
Poichè ovviamente ciò non era vero, ci mancò poco che Legolas non cadesse malamente al suolo. Aragorn agì di istinto, allargando le braccia  e afferrandolo, notando quanto fosse incredibilmente leggero.
Malgrado non si trattasse di un vero abbraccio, si sentì immediatamente in imbarazzo, sensazione che si mescolava perfettamente a uno strano senso di felicità. Peccato che  fosse l'unico ad essere nervoso dei due, visto che l'altro se la rideva alla grande. Legoas adesso aveva preso a guardarlo, con le pupille dilatate e le guance bollenti. Se fatto stato sobrio probabilmente si sarebbe tirato indietro senza troppo complimenti, ma la ragione appariva inibita.
"Sei bello, lo sai? - domandò - e mi piaci tanto. Perché non anaaimo da qualche parte dove nessuno può vederci? Così possiamo lasciarci andare a qualche gioco decisamente più intimo"
"Legolas, tu sei completamente ubriaco! - esclamò divertito - non mi avresti ai detto una cosa del genere altrimenti!"
"Tu non hai idea delle miriadi di cose che ti direi  - disse afferrandogli il viso - tu mi piaci,  e so per certo che ti piaccio anche io. Perchè stare separati, allora?"
Nel momento in lui lo aveva afferrato, Aragorn era rimasto immobile. Legolas poteva anche non essere in sé, ma si era ben presto reso conto che ogni gesto fatto e  ogni parola detta, fossero dettati dalla sua volontà più profonda. Si perse nei suoi occhi, sentendosi ad un tratto accaldato.
Certe sensazioni non le aveva dimenticate, le aveva solo messe da parte, e riviverle adesso aveva dello straordinario. Allungò una mano, accarezzandogli un zigomo.
"Forse hai ragione, Legolas. Probabilmente mi piaci anche tu. E come potresti non piacermi?"
Il biondo sorrise ancora, stupidamente. Poi si avvicinò ancora, poggiando la fronte sulla sua.
"Ma non è che mi piaci e basta. Io ti amo Aragorn, da sempre e per sempre. Quindi adesso io ti bacerò"
Successe tutto troppo in fretta per far sì che potesse fermarlo. Legolas gli si era avvicinato e con molta naturalezza aveva poggiato le labbra sulle sue. Aragorn sapeva che la cosa più saggia sarebbe stata staccarsi, ma non ci riuscì, poiché nel momento in cui si baciarono, ogni sua volontà si annullò, e fu beatitudine completa. Fu completamente avvolto dal suo profumo inebriante, che per tanto tempo gli era mancato, e poi affondò le mani tra i suoi lunghi capelli, tenendolo stretto a sé, mentre Legolas lo abbracciava.
Quest'ultimo si sarebbe accorto solo in seguito di come ogni sforzo fatto fin ora fosse divenuto inutile, e che quel semplici bacio avesse fatto crollare anche tutti i muri che Aragorn aveva cercato di costruirsi
Il biondo si staccò poco dopo, notando piacevolmente  come l'altro avesse il respiro affannato.
Aveva lasciato che lo baciasse, e gli era piaciuto maledettamente. Solo adesso si era reso realmente conto di quanto gli fosse mancato.
"Legolas - sussurrò tremando - io..."
Prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa però, furono distratti dal rumore assordante di clacson e  dalla luce accecante dei fari della macchina.
Nella frenesia del momento, non si erano accorti di essere nel bel mezzo della strada.
"Hey! - esclamò una voce - che diamine fate in mezzo alla strada!"
Ci volle poco per riconoscere la voce e i modi di fare poco aggraziati di Gimli, il quale si era affacciato al finestrino agitando un pugno.
"Oh, accidenti" - sussurrò Aragorn.
"Eh? - domandò Gimli - Aragorn? Legolas? M che cosa ci fate lì?!"
"Gimli! - lo chiamò Boromir, seduto accanto a lui - ti vuoi muovere, cosa è..."
Nell'affacciare anche lui il capo dal finestrino, si era accorto della figura di Legolas stretta ad Aragorn, cosa che lo costrinse a trattenersi dalla voglia di uscire di lì a prenderlo a pugni.
"Voi due - disse nervoso - ma che bella sorpresa"
"Mh, ciao Bormomir" - salutò allegramente Legolas, ancora stretto ad Aragorn.
"Siete molto intimi voi due, chi l'avrebbe mai detto!" - esclamò stringendo i pugni.
"No, non è come pensi. Legolas è un po' brillo..."
"Non sono affatto brillo! - esclamò - io... sto benissimo!"
"Oh, non sa quel che dice" - affermò sorridendo nervosamente, notando quanto Boromir lo stesse mal guardando.
"Beh, non vorremmo rovinare assolutamente il vostro appuntamento romantico, quindi ce ne andiamo! - esclamò infine l'altro, stufo - andiamo, Gimli"
"Ma... aspettate!" - provò a chiamarli invano Aragorn. Boromir era sembrato parecchio arrabbiato, ed aveva l'impressione che non appena avesse avuto occasione gliene avrebbe dette quattro. Come se non avesse già abbastanza problemi.
"Accidenti, si è arrabbiato parecchio, l'hai combinata grossa"
"Perchè? - domandò il biondo sorridendo - io ti ho baciato, ma a te non è dispiaciuto.... non è vero... non è vero?"
Adesso era nuovamente troppo vicino e la passione si era riaccesa. Aragorn sapeva che se l'avesse baciato di nuovo, avrebbe ceduto totalmente. Legolas però non riuscì ad arrivare a destinazione.
Si tirò indietro, portandosi le mani sulla bocca.
"Oh cavolo... devo correre da qualche parte... adesso...!" - esclamò allontanandosi alla svelta.
Aragorn rimase immobile, con un'espressione da completo ebete sul viso. La salvezza era arrivata all'ultimo secondo. 
Ma chi voleva prendere in giro, era già perso.

"Tu sei completamente fuori di testa! Dico, come ti è venuta in mente una cosa del genere?"
Malgrado Eldarion fosse furioso, Llweran non riusciva a prenderlo sul serio.
"Ridi? Io non ci trovo nulla da ridere, sei un rovina famiglie!"- esclamò ancora furioso.
"Io non ho fatto niente di male - disse alzando le braccia in alto - se davvero sei così sicuro del forte legame dei tuoi genitori, non dovresti preoccuparti"
"Io... non è questo il punto! Queste cose non si fanno, e sapevi anche che non ero d'accordo"
"Tu vedi troppo il lato negativo delle cose"
"E tu vedi troppo il lato positivo! Perchè proprio loro dovrebbero stare insieme?"
"E' solo che... mi sembra che abbiano un legame speciale, tutto qui. Magari mi sbaglio, ma lo sai come sono testardo. Sto solo cercando un modo in cui potremmo essere tutti felici"
Eldarion a quel punto parve calmarsi, probabilmente a causa del tono improvvisamente più serio dell'amico. Aveva intuito solo in quel momento che ciò che stava facendo non lo stava facendo per male, ma allo stesso tempo non poteva essere dalla sua parte. Sarebbe stato troppo strano.
"Capisco cosa vuoi dire - disse gentilmente - ma sai che non potrò essere d'accodo, vero?"
"Questo lo so. Solo ti prego, fammi provare. Se non funziona lascio perdere, giuro!" - esclamò.
"Oh -sospirò - e va bene, se proprio insisti non mi intrometterò"
"Grazie Eld, sei un amico!" - esclamò entusiasta.
"Sì, sì, come vuoi"  fece l'altro alzando gli occhi al cielo.
Ad un tratto qualcuno il campanello trillò, e Llweran immaginò subito che si trattasse di Legolas.
"Oh, devono essere qui!" - esclamò trascinandoselo dietro.
Legolas aveva più o meno smaltito la sbornia nel peggiore dei modi e  adesso si ritrovava con un grandissimo mal di testa, otre che con un grande imbarazzo. Aragorn lo stava sorreggendo, in piedi sulla porta di casa.
"Non ci credo, com'è potuto accadere?" - si lamentò.
"Ci sei andato un po' pesante"
"Mi dispiace, non so cosa ami sia preso"
"Non fa niente, mi sono divertito" - disse sorridendo. 
Si guardarono a lungo, ma Legolas non riuscì a mantenere il contatto visivo, si ricordava abbastanza bene di ciò che aveva fatto e detto, e  questo lo faceva sentire un vero stupido.
"Legolas"
"Aragorn"
Si chiamarono nello stesso istante, e  poi sorrisero nervosamente. Era evidente che ci fossero cose molto cose in sospeso.
Ma Thranduil aprì la porta  e quando il su sguardo si incrociò con quello di Aragorn fu imbarazzo totale.
"Salve" - salutò il più giovane sgranchendosi la voce..
"Salve - rispose l'altro fulminandolo  con lo sguardo - Legolas, sei tornato prima del previsto, me ne compiaccio"
"Sì, beh... la serata ha preso una piega insolita..."
"Tu... - fece avvicinandosi a lui -  puzzi di alcol. Hai bevuto? Ma sei proprio un idiota?!
"E' tutto a posto, davvero, devo solo stendermi..."
"Oh, ma salve! - esclamò Llweran comparendo dal nulla - siete già di ritorno? Com'è andata la vostra uscita"
"Eldarion, che fai qui?"- domandò Aragorn accorgendosi del figlio.
"Niente - rispose frettoloso - Adesso che sei tornato possiamo andare?"
"Sì, potete andare, decisamente - disse Thranduil tirando per un braccio  il figlio - mi prenderò adesso cura io di lui, una buona serata"
Aragorn rimase lì a fissare la porta chiusa, mentre il figlio lo guardava con aria di rimprovero.
"Beh? - domandò Thranduil - ma che fai? Ti sembra modo di lasciarti andare? E meno male che sei un adulto"
"La mia testa... ti prego..." - si lamentò sedendosi sul divano.
"Oh, allora, com'è andata? - domandò ancora Llweran - perché non mi dici niente?"
"Llweran di sopra, adesso" - ordinò Thranduil con un tono che non permetteva repliche.
"Ma..."
"Ora" - ripete.
"Oh, e va bene, che diamine" - sbuffò ubbidendo.
"Non pensare di poter sfuggire all'interrogatorio. Cosa è successo? Sei uno straccio. Avete fatto sesso?"
"Papà! - esclamò Legolas esasperato - io sto male e l'unica cosa che vorrei e riposarmi e sentirmi in famiglia, invece quello che ti interessa è sapere se ho ceduto alle mie voglie o meno?"
"Oh beh, scusa se mi preoccupo per te, ma credo di averne ili diritto"
"Non abbiamo fatto nulla, d'accordo? C'è stato solo... solo un bacio" - disse arrossendo al solo pensiero.
"Solo un bacio? Solo un bacio? Stai scherzando, vero?"
"Ero ubriaco, non ero in me"
"Oh, io invece credo che tu fossi abbastanza in te!"
"Senti, io ci provo a comportarmi come se non me ne importasse nulla, ma non è così facile"
"Lo so che non è facile, ma Legolas, lo capisci che la situazione è complicata? Vi siete già lasciati una volta, cosa ti fa dire che questa volta potrebbe essere diverso?"
"Io... io non lo so. Però sai.. mi sono sentito felice come non mai, dopo tanto tempo"
"Oh  - sospirò - allora siamo in due. Elrond mi ha chiesto di andare a vivere con lui ed io... ho accettato"
"Davvero? - domandò - allora è ufficiale? Non è che mi fai tanto la ramanzina ma alla fine sei tu quello da tenere d'occhio?"
"Ti prego, sono troppo sveglio e intelligente per cacciarmi nei guai" - affermò offeso.
Legolas sorrise, poi si lasciò cadere con la testa sullo schienale.
Quel bacio era vivido nella sua mente e ben impresso sulle sua labbra.
Da quel momento in poi non si tornava più indietro.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ottavo ***


8

Legolas aveva sognato di baciarlo.  E si era tratto di un bacio estremamente vivido ed emozionante. Poi però si era svegliato, e si era reso conto che non si era trattato di un sogno.
Era successo tutto realmente, lo aveva baciato veramente, e Aragorn era stato al suo gioco. Si era lasciato andare.... non osava immaginare cosa sarebbe successo se non fosse riuscito a   trattenersi.
 Suo padre aveva ragione, stava diventando tutto troppo pericoloso, pericoloso per lui, per il suo povero cuore. Aveva capito molto bene quale fosse la questione, doveva allontanarsi da lui, ma non voleva. 
Non voleva assolutamente. Il suo sentimento adesso era più sveglio e vivido che mai.
Llweran quella mattina si era accorto di come fosse pensieroso. Non sapeva cosa fosse successo la sera prima, ma i modi di fare di Legolas lasciavano ben sperare. Perché era preoccupato ma sembrava anche felice, con una nuova luce negli occhi che non aveva  mai avuto. E questo era un bene, probabilmente il suo piano stava funzionando.
Anche Eldarion aveva fatto caso agli strano modi di fare di Aragorn, che cercava di ar finta che non fosse successo nulla.
Il ragazzo aveva promesso all'amico che non si sarebbe intromesso, che lo avrebbe lasciato fare, ma come poteva non intromettersi se di mezzo c'era anche lui, la sua famiglia?
"Cosa avete fatto ieri?" - domandò Arwen al marito.
"Ah, nulla di che, abbiamo parlato molto" - rispose distrattamente.
"Solo parlato?" - domandò Eldarion sospettoso.
"Sì, Eldarion. Perché?"
"Nulla, nulla di che" -  rispose borbottando.
"Bene, sono davvero contenta che vi stiate riavvicinando! Da quant'è che non stavate insieme?"
"Sedici anni" - rispose con un sussurro, ma abbastanza forte da farsi udire da figlio. Sedici anni, esattamente la stessa di Llweran. Era un po' strano il fatto che i due non si parlassero proprio dalla nascita del ragazzo, poco più, poco meno.
O era semplicemente una coincidenza? Probabilmente. Allora perchè il suo cervello aveva iniziato a formulare mille mila pensieri?
"Io vado a a scuola!" - esclamò frettoloso, alzandosi con uno scatto.
Aragorn lo guardò allontanarsi. Suo figlio faceva troppe domande, ma  dubitava che avesse capito, stava cercando di mantenere il segreto.
Anzi, i segreti, visto che adesso avevo di nuovo tradito sua moglie, anche se si era trattato soltanto di un semplice bacio. 
Non avrebbe dovuto accettare, ma oramai...
Non dovevano. Aveva bisogno di chiarire con lui, e se fosse stato il caso si sarebbero allontanti. Di nuovo. Per poi riavvicinarsi.
Era tutto un maledetto circolo vizioso.

Un altro giorno di scuola per Llweran era cominciato, un giorno che avrebbe però preso una piega molto particolare. L'atmosfera era decisamente allegra, anche se Eldarion non riusciva proprio a non pensare, era tutto troppo strano, e non sapeva neanche perché. Oramai si era convinto che vi fosse qualcosa che non sapeva e che probabilmente non avrebbe mai saputo, qualcosa in cui Llweran centrava parecchio.
"Allora - esordì arrivandogli accanto - com'è andata l'uscita di ieri sera? Tuo padre ti ha detto nulla?"
"In realtà no. Fa troppo il misterioso ultimamente, questo è il ringraziamento per averli fatti uscire insieme" - disse offeso.
"Sì, beh, posso capire..."
"Perchè mi fai questa domanda? Oh, fammi indovinare, hai cambiato idea, vero?"
"Assolutamente no, stupido!" - esclamò nervoso.
"D'accordo ragazzi, ma basta litigare - intervenne Sabia - abbiamo il compito di matematica, quindi forse è meglio se ci sbrighiamo"
"Oh no - si lamentò Llwaren - non matematica, faccio schifo in questa materia. S prendo un altra F mio padre emi uccide, me lo sento"
"E' perché non ti applichi" - disse l'altra.
"No, e perché è troppo stupido" - scherzò Eldarion.
"Grazie, parlare con te è una vera iniezione di fiducia"
Ad ascoltare la conversazione era Tauriel la quale oramai si ritrovava sempre più spesso accanto a Llweran, e la cosa non era di certo casuale. Da brava predatrice qual'era, non si sarebbe fatta scappare quel ragazzo che tanto le interessava, per questo aveva preso la buona abitudine di ascoltare ogni sua conversazione. Gli passò accanto, cercando di far apparire la cosa casuale.
"Oh, ciao Lweran! - esclamò - scusa, stavo passando dritto di qui e non ho potuto fare  a meno di sentire la tua conversazione"
"Sì, casualmente, come no" - borbottò Shauna.
"Se hai problemi con la matematica, posso aiutarti io?" - domandò melliflua. Llweran la guardò negli occhi, arrossendo, il suo tono era gentile, ma il suo sguardo dichiarava tutt'altre intenzioni.
"Oh... no, non vorrei crearti disturbo. E poi devi insegnarmi anche il tiro con l'arco, non vorrei essere di peso"
"Non mi disturbi affatto. E' un vero piacere per me aiutare chi ha bisogno... e rendermi... utile"
Nel dire ciò si era avvicinata lentamente, forse fin troppo. Shauna la fulminò con lo sguardo, a lei e anche a Llweran, il quale si sentiva abbastanza in difficoltà. Come ci si comportava in questi casi?
Bisognava rifiutare gentilmente o accettare?
Era bravo a dare consigli agli altri, ma per sé... non aveva proprio idea di come fare. Però, dopotutto, le offerta era gentile.
"Beh... se ti fa piacere..." - rispose timidamente.
"Fantastico. Allora vengo a  casa tua più tardi alle quattro, d'accordo? Ciao Llweran!" - esclamò poi facendogli l'occhiolino.
Incredibile, era quasi come se avesse già organizzato tutto sin dal principio.
Eldarion gli diede una pacca sulla spalla.
"Bene, complimenti! - esclamò - vai sempre meglio, sia cosa succederà quando tu e la tua bella vi ritroverete da soli, vero?"
"Ah, non dirlo neanche per scherzo! - esclamò - come se una come lei volesse sprecare a fare certe cose con me"
"Dici così soltanto perché sei un povero verginello!"
"Sta zitto! - esclamò arrossendo - perché devi dirlo davanti a tutti?!"
Shauna li guardava crucciata. Non riusciva a credere che Llweran avesse accettato, ma allo stesso tempo cosa mai avrebbe potuto dirgli? Non era di certo la sua ragazza, e assolutamente non era paragonabile a Tauriel. Forse Llweran stava cambiando idea? Forse non gli piaceva più?
Al solo pensiero strinse con più forza i libri che stringeva al petto.
"Vado..." - disse lentamente.
"Ma dove vai?" - domandò Llweran.
"Non sono affari tuoi!" - esclamò furiosa, correndo via.
"Lascia fare - disse Eldarion - ci penso io"
Llweran sospirò. Aveva l'impressione che le sue azioni non facessero altro che allontanare sempre di più la ragazza che amava.
Era proprio negato. In compenso però aveva guadagnato una sorte di appuntamento con la ragazza più popolare e desiderata della scuola.
Ma non sapeva quanto ciò fosse un bene.
Il pensiero di rimanere da solo con lei non lo rendeva esattamente entusiasta. Inoltre, se Eldarion avesse avuto ragione? Se Tauriel avesse avuto intenzione di mirare ad altro?
Quello sarebbe stato un bel problema. Era piuttosto timido e non è che amasse affrontare il discorso.Sapeva come nascessero i bambini, visto che Legolas gli aveva fatto il classico discorso quando aveva dieci anni, che si fa a tutti i bambini. E aveva anche aggiunto: "Astieniti dal fare qualsiasi cosa finché non sarai abbastanza grande"
Ma quando si era abbastanza grandi? Llweran non credeva di esserlo, ed inoltre avrebbe preferito donare la propria virtù a qualcuna che amava.
Probabilmente chiunque, lo stesso Eldarion, gli avrebbe detto che era uno sciocco ragazzino romantico.
E probabilmente lui si stavano facendo troppi problemi.
In fondo non avrebbe avuto una risposta finchè non sarebbe giunto il momento, momento che arrivò prima di quanto sembrasse.
Probabilmente non doveva farsi influenzare dal fatto che sarebbero stati soli in casa, senza nessuno a controllarli. E avrebbero quindi potuto fare... qualsiasi cosi. 
Tauriel parlò a lungo durante il tragitto  verso casa, ma Llweran non ne capì nulla, era troppo impegnato a lasciarsi prendere dal panico. Quando arrivarono  a casa, spalancò con forza la porta, notando con dispiacere che non ci fosse veramente nessuno.
"Beh - sussurrò - eccoci qui"
Tauriel entrò. guardandosi intorno.
"Che casa adorabile! - esclamò - ci mettiamo qui?" - domandò indicando il divano.
Il biondo annuì, agitato.
"Sì... emh...accomodati pure"
"Tutto bene? - domandò lei - mi sembri piuttosto agitato"
"Io, agitato? - domandò sorridendo nervsosamente - assolutamente, sono così tranquillo..."
Oh, no. Sono un idiota, un totale idiota. Che razza di uomo sono se non riesco neanche a gestire una situazione del genere?
Prese un respiro profondo, e dopodiché le si sedette accanto. La tensione era alta, ma controllata, anche perchè effettivamente Tauriel stava facendo ciò per cui diceva di trovarsi lì: lo stava aiutando a capire esercizi di matematica ed algebra che da solo non sarebbe mai riuscito a risolvere, mentre invece spiegati da lei sembravano così chiari.
Allora c'era molto più della bellezza in Tauierl, era anche brava a scuola.
Stavano seduti vicino, ma Llweran badava a non sfiorarla, non sapendo cosa sarebbe potuto succedere al suo corpo. Anche se non aveva losche intenzione, Tauriel rimaneva comunque molto bella, oltre che formosa, ed il fatto che vestisse così attillata non lo aiutava.
"... E questo è il risultato - disse Tauriel - saresti in grado di rifarlo da solo?"
"Eh? - domandò - io... non so... posso provare"
Perse la penna tra le dita, fissando il foglio bianco. Non è che non avesse capito, ma il sapere di avere i suoi occhi fissi su di lui, lo faceva agitare  non di poco. Sicuramente la ragazza doveva essersi accorta di come la sua povera preda fosse intimidita, perché con le scusa gli si era avvicinata e aveva poggiato la mano sul suo polso, costringendolo a guardarla.
"Tesorino, credo che tu sia troppo agitato"
"Agitato? Ma no, sono tranquillissimo!"
"Non è che per caso sono io che ti metto in agitazione?" - domandò melliflua, battendo le ciglia.
"Assolutamente no, perché dovresti mettermi in agitazione?" - chiese sforzando un sorriso. A quanto pare però Tauriel non aveva intenzione di parlare. Si era avvicinata di molto, e si era sollevata leggermente, tanto da costringerlo a rimanere immobile.
Oh no... non sta accadendo davvero
"Tauriel?" - sussurrò intimido.
"Non fare quella faccia - gli sussurrò all'orecchio - so che probabilmente non sei molto esperto ma... lascia fare a meno, non preoccuparti"
Era tutto assurdo. Non poteva lasciarsi andare in quel modo, perché anche se il suo corpo gli ordinava di assecondare certi istinti, il suo cuore gli ordinava di fermarsi. Come poter decidere cosa fosse giusto?
A pensare alla risposta più adatta ci pensò la stessa ragazza, la quale si avvicinò con le labbra protese verso le sue. Llweran provò invano a scostarsi, ad indietreggiare, ma era bloccato contro il divano ed avvolto dalle sue braccia. Chiuse gli occhi, sentendoisi derubare da quelle labbra rosse come rose che sicurmante non si sarebbero soffermate ad un gesto così casto. Il ragazzo si sentì immediatamente accaldato, e sentì la maggior parte dei suoi sensi cedere a quel contatto così piacevole. La ragione stava lottando disperatamente per vincere sui sensi.
Ma Llweran non era mai stato troppo forte e volenteroso, e probabilmente si sarebbe perso tra  i suoi capelli profumati e le sue mani morbide, se non fosse stato per il tempestivo arrivo di Legolas, il quale, aprendo la porta, si ritrovò davanti la scena di suo figlio con le labbra incollate a quelle di una ragazza decisamente più grande.
"Llweran?!" - domandò sconvolto. 
"O Dio! - esclamò sollevandosi, con gli occhi spalancati - papà... cosa... cosa..."
La situazione era decisamente imbarazzante. L'unica che sembrava a suo agio era Tauriel, la quale era stata paicevolmente sorpresa dall'arrivo di Legolas, e non mancò di farlo notare.
"Llweran, è tuo padre? Avrei detto tuo fratello"
"Emh - disse il più grande ridendo in modo isterico - e tu chi sei?"
"Tauriel Elvs - fece stringendogli la mano - piacere di conoscerla. Ora capisco suo figlio da chi ha preso il suo bell'aspetto"
"Va bene! - esclamò Llweran nervoso - è stato un bel pomeriggio, ma si è fatto tardi. Ti dispiace se ci vediamo domani a scuola, eh Tauriel?"
"Oh, no, assolutamente - fece lanciando poi un'occhiata languida a Legolas - è stato un vero piacere conoscerla. Ci vediamo domani, ciao, ciao tesorino"
Dicendo ciò se ne andò ancheggiando. Qundo rimase in due, Legolas prese  a guardare suo figlio, il il quale appariva sconvolto.
"Llweran Greenleaf, devi dirmi qualcosa?"
"Io non devo dire assolutamente niente. Non è come sembra, non stavamo facendo niente"
"Le sue labbra erano incollate alle tue"
"Sì, beh, non volevo che succedesse! - esclamò - mi sento così umiliato... e agitato"
"Figliolo, sei sicuro di non essere gay? Perché non ci sarebbe nulla di male"
Il più piccolo si voltò a guardarlo con le guance rosse.
"Ma insomma! - esclamò - io mi sento violato nella mia intimità e tu metti in dubbio i miei orientamenti sessuali?! Non è proprio questo il modo di comportarsi!"
"Oh, suvvia, stavo solo scherzando" - fece alzando gli occhi al cielo.
"Bene, non scherzare! - esclamò - non è tanto facile. Io avrei voluto tirarmi indietro, ma il mio corpo non rispondeva E poi... io sono innamorato di Shauna, quindi..."
"Beh, ma non hai fatto nulla, quindi non hai motivo di incolparti. E' normale che il tuo corpo sia di tutt'altra opinione, credo sia l'età. Comunque ti consiglio di non fare nulla, non con la prima persona che capita, almeno"
"Proprio tu mi dici una cosa del genere?" - domandò, portandosi in seguito una mano sulla bocca, rendendosi conto di essersi fatto sfuggire qualcosa di troppo.
"No! - esclamò - non intendevo dire quello che ho detto!"
"Non preoccuparti, dopotutto non è una bugia. E proprio per evitarti i miei guai che ti dico questo. Ora scusami, salgo di sopra"
Legolas si stava sforzando di sorridere, ma era evidente di come il suo sguardo lo tradisse.
Se Llweran avesse potuto si sarebbe preso a pugni da solo. Era stato uno stupido, un vero stupido.
Legolas però non si sentiva tanto più intelligente. Era bravo a  dare consigli agli, ma non a se stesso. Ed inoltre era pensieroso, Aragorn non si era fatto sentire per tutto il giorno, e questo lo aveva portato a credere che sicuramente non volesse più avere niente a che fare con lui. E avrebbe anche avuto ragione, con tutte le cose imbarazzanti che aveva detto, dopo averlo baciato. Si portò una mano sul viso. Certo non gli sarebbe dispiaciuto se adesso Aragorn lo avesse chiamato e avesse richiesto le sue attenzioni. Se solo quel cellulare avesse squillato...
Dopo essersi lasciato cadere sul materasso,  passò direttamente dal pensiero ai sogni. A svegliarlo fu poi la vibrazione del cellulare, che aveva accanto. Ancora impastato di sonno, rispose.
"Pronto?"
"Legolas"
"Aragorn? E' successo qualcosa?"
"No, sta tranquillo. Ascolta, avrei bisogno di parlarti. Puoi venire tu o vengo io?"
"No, è meglio che venga io. Se vieni qui Llweran va su di giri"
"D'accordo, allora. Ti aspetto"
Legolas chiuse la chiamata. Malgrado nona avesse fatto altro che aspettare quella chiamata, adesso si sentiva preoccupato a causa del tono di Aragorn. Cosa voleva dirgli? Che sarebbe stato meglio chiuderla lì?
Non aveva intenzione di rivere le stesse cose di sedici anni  prima, non di nuovo, non l'avrebbe accettato.
Che stupido era stato a cedere. Se solo si fosse dimostrato distaccato sin dall'inizio,  tutto questo non sarebbe mai successo.
Erano questi i pensieri a cui si lasciava andare mentre andava a casa di Aragorn. Il cuore gli batteva a mille e la paura di dover soffrire di nuovo era tanta. 
Suonò i campanello, tirando fuori un respiro profondo.
Sapevo ce sarebbe andata  finire così, che stupido che sono.
Lui aprì la porta, sorridendo appena.
"Ciao Legolas, entra, ti prego"
"Umh - fece guardandosi introno - non c'è nessuno?"
"No, siamo solo noi due. Ma non preoccuparti, non ti tratterrò molto"
"Di cosa volevi parlarmi?" - domandò sedendosi sul divano accanto a lui.
"Di noi... Sai, ho molto ripensato a quello che è successo l'altra sera..."
Eccolo, eccolo che arriva.
"Io penso che... per il bene di entrambi, è meglio se ci limitiamo ad un semplice rapporto lavorativo"
Legolas aveva trattenuto il respiro. Non avrebbe detto una parola, non si sarebbe arrabbiato, né lo avrebbe supplicato.
Sarebbe stata solo  una la domanda che gli avrebbe porso e che, senza saperlo, avrebbe messo l'altro in difficoltà.
"Sei sicuro?"
Una semplicissima domanda che fece vacillare tutte le convinzioni di Aragorn.
"No, Legolas - sussurrò guadandolo ngli occhi - non sono sicuro affatto"
"Allora - bisbigliò - allora non farlo. Non di nuovo, ti prego"
Si era ripromesso che non lo avrebbe pregato, ma era stato più forte di lui. E poi c'era qualcosa di diverso nel modo in cui lo guardava. Ed il suo respiro caldo ora era irregolare. Erano soli, vicini,  l'attrazione stava per esplodere come non mai. Erano passati anni dall'ultima volta che si erano toccati in un determinato modo, ed era evidente che entrambi bramassero per farlo ancora. Proprio come la loro prima volta, fu Aragorn a prendere l'inizativa  e mandare finalmente a monte anni di lontananza e matrimonio, per rubare un bacio dalle sue labbra.
Legolas non poté quasi crederci, si convinse di stare sognando, ma mai sensazione fu più nitida di quella. Ricambiò il bacio, e si lasciò stringere, catturare da quella sensazione già vissuta ma nuova da una parte.
Dovevano fermarsi, avrebbero dovuto, per il bene di entrambi, per non sbagliare come era già successo una volta... ma era ormai troppo tardi.
Avevano ceduto a ciò che volevano e  desideravano ardentemente. Non esisteva più niente al mondo, se non loro due.
Una passione antica di anni fu consumata. Quando entrambi tornarono in sé, quasi non si resero conto di essere sprofondati nuovamente nel sentimento che provavano l'uno verso l'altro.
E soprattutto non parlarono. Non  ci sarebbe stato bisogno di aggiungere nulla. O magari Legolas non parlava per paura, per paura che gli venisse detto "è stato un errore" o cose del genere, visto che di queste parole ne aveva già abbastanza.
Quando venne l'ora di tornare a casa, prese  a rivestirsi, dando le spalle ad Aragorn che, ne era certo, doveva avere gli occhi puntati su di lui.
Perché lo guardava senza dire una parola? Probabilmente se ne stava già mentendo? Con la fortuna che aveva non era difficile che fosse così.
"Emh - sussurrò attorcigliandosi i capelli tra le dita, ad un tratto - so cosa stai pensando. Che probabilmente credi che dopo questa cosa... che è successa... io pretenda qualcosa da te... ma... ma in realtà non pretendo nulla, davvero..."
"Io non ho detto questo, Legolas..."
"Ah, ah, no? Beh... era soltanto per... per chiarire! - rispose alzandosi - adesso però devo andare, davvero..."
Voleva andare via prima di udire qualcosa che avrebbe potuto ferirlo e spezzare quel sogno meraviglioso.
"Legolas - lo chiamò - vorrei rivederti..."
Aragorn non sapeva neanche perchè lo avesse detto. Non solo aveva ceduto, ma adesso voleva anch ricominciare a fare l'amante.  Era più forte di ogni sua volontà.
"Rivedermi? In che senso?"
"In questo senso. Solo se lo vuoi"
Legolas  a quel punto fu preso da una frenesia e da una felicità che non avrebbe però mostrato, non subito almeno.
"Ci penserò - disse cercando di nascondere il suo sorriso... a presto"
Dopodiché uscì e lo lasciò lì, mentre Aragorn lo osservava, mordendosi le labbra.

Non riusciva a crederci, era successo veramente! Ed era così felice da sentirsi quasi un ragazzino alle prime armi con l'amore.
Una cosa però era certa: se era riuscito a trattenersi davanti ad Aragorn non sarebbe risucito a trattenersi di fronte la sua famuglia. Llweran per primo si accorse del suo strano buon umore.
"Dove sei stato?" - domandò.
"Io? Da nessuna parte, perché?"
"Perché manchi da un po'. E poi... sei particolarmente felice - disse a braccia conserte - c'è qualcosa che non so?"
Legolas sorrise con fare sognante.
"Niente di importante" - sussurrò accarezzandogli distrattamente i capelli.
"Legolas? - chiamò la voce di Thranduil - ah, eccoti qua, dove... Ma cos'hai?"
"Ci sono due opzioni, o è molto felice, oppure ha fumato erba" - dichiarò Llweran.
"Molto felice, eh? - domandò guardandolo con fare sospetto - Llweran, perché non ci lasci soli un attimo. Io e tuo padre dobbiamo parlare"
"Ah, voi mi cacciate sempre via, non è affatto giusto!" - borbottò salendo le scale.
"Oh, credimi, preferisco che la tua crescita non si blocchi - sussurrò, avvicinandosi poi al figlio - Legolas Greenleaf, è per caso un succhiotto quello che hai sul collo?"
"Eh? - domandò distrattamente - quale collo?"
Thranduil prese un profondo sospiro.
"D'accordo, io non voglio sapere niente, perché sto già male di mio, e non intendo innervosirmi. Ma dì a chi ti fa i succhiotti, che la prossima volta, te lo faccia in un punto non visibile al mio occhio, sono stato chiaro?"
"Chiaro..."
"E smettila con quell'aria sognante! Dio, cosa...-  si interruppe un attimo, portandosi la mano sulla bocca - ci mancava anche la nausea. Mi farai morite qualche volta"
Legolas però non lo stava neanche ascoltando. Era totalmente sulle nuvole, dopo le fantastiche ore passat econ Aragorn.
Adesso però c'era una qiestione: avrebbe dovuto dare una risposta negativa alla sua domanda, o positiva?
L'unica cosa che rendeva felice Llweran, era sapere che probabilmente il suo piano stesse funzionando, anzi, ne era quasi sicuro. Purtroppo, il tornare a scuola non gli metteva addosso tanta allegria, soprattutto dopo ciò che era successo con Tauriel. Nei corridoi temeva di rivederla, era stato tutto così imbarazzante.
"Oh, guardate un po' chi c'è, il conquistatore! - esclamò Eldarion vedendo arrivare l'amico - allora, com'è andata?"
"Non ne voglio parlare. Ha quasi attentato alla mia vita"
"Eh? - fece ridendo - oh, ma che faccia hai fatto, non mi dire ti sei tirato indietro?"
"PERCHE TU CHE AVRESTI FATTO!?"
"Io  ci avre dato dentro, mio caro!"
"Ah, certo, facile per te!"
Shauna, che si trovava accanto a loro, sbatté con forza lo sportello dell'armadietto, attirando la loro attenzione.
"Scusate - disse seria - io adesso ho lezione. Eldarion, io  e tu ci vediamo dopo"
"Ma certo dolcezza" - disse facendole l'occhiolino.
"Che? - domandò Llweran - aspetta, che storia è questa?"
"Oh, io e Shauna abbiamo cominciato ad uscire insieme. Finalmente, eh?"
"Cosa?" - sussurrò. 
Non riusciva a credere che Shauna avesse ceduto alle avance di Eldarion, era assolutamente  impossibile. Così le andò dietro, aveva bisogno di spiegazioni.
"Shauna! - esclamò - Shauna, aspetta!"
"Che c'è?"
"Cos'è questa storia? Tu... ed Eldarion?"
"Sì... e allora?"
"Ma... pensavo di piacerti io..."
"Anche io pensavo di piacerti, ma evidentemente mi sono sbagliata"
"Aspetta! - esclamò - tu non puoi... non puoi uscire con lui!"
"E perché no, sentiamo? 
"Perché... perché tu mi hai baciato, ecco perché!"
"Eh? Ma io non l'ho mai fatto"
"Sì invece... - rispose distogliendo lo sguardo - alla festa di Tauriel. Solo che non puoi ricordare nulla"
"Oh - fece arrossendo - Beh, non importa, tanto ormai hai trovato qualcun altra da baciare. Spero davvero che siate felici insieme"
"Ma Shauna, aspetta!"
Purtroppo lo ragazza non lo ascoltò minimamente. La sua via amorosa stava andando a rotoli ancor prima di cominciare.
"Oh, accidenti" - si lamentò.
"Llweran!"- esclamò ad un tratto Tauriel, proprio l'ultima persona che in quel momento avrebbe voluto vedere.
"Oh... ciao Tauriel"
"Ti ho cercato ovunque! - esclamò - stavo pensando, visto che devo insegnarti il tiro con l'arco, magari potrei venire io da te, giusto per non crearti problemi"
"Sì... d'accordo... come vuoi"
"Bene! - esclamò - e senti... tuo padre ci sarà anche?"
"Io... sì, credo di sì. Dopotutto vive con me"
"Perfetto! - esclamò - allora ci vediamo dopo, non vedo l'ora!"
Llweran la salutò pigramente con una mano. Ogni altro ragazzo si sarebbe sentito fortunato al suo posto, ma lui non era come gli altri, questo lo aveva sempre saputo. Era uno sciocco.

Legolas non aveva dormito molto, ma non era di cattivo umore. Dopotutto come avrebbe potuto, dopo il fantastico pomeriggio che aveva passato.
Anche a lavoro adesso non riusciva a pensare ad altro, soprattutto quando il soggetto dei suoi pensieri si trovava proprio a pochi metri da lui.
Una risposta... una risposta. Era ovvia la risposta, quella più "logica" ma  non era la risposta che avrebbe voluto dargli.
Con la scusa di consegnargli dei documenti, Legolas bussò alla porta del suo ufficio.
"Avanti" - rispose  poco dopo una voce. Quando il biondo entrò, si accorse di come Aragron stesse mordicchiando nervosamente il tappo di una  penna.
"Buongiorno" - salutò.
"Ciao Legolas" - sussurrò.
"Ti ho portati questi e poi... beh... una risposta alla domanda che mi hai fatto ieri"
Aragorn alzò lo sguardo, aspettando una risposta che però non sarebbe arrivata, non vocalmente almeno. Le labbra di Legolas si curvarono in un sorriso malizioso. Andò verso la porta e la chiuse.
"Legolas" - sussurrò.
"Direi che la mia risposta è più che chiara - disse andandogli incontro e avvicinando il suo viso e accarezzandolo - mi sei mancato"
Aragorn chiuse gli occhi. Anche lui gli era mancato, ogni cosa, ogni suo tocco, ogni sua parola.
Lo afferrò per la nuca, attirandolo a sé.
"Anche tu mi sei mancato"

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Nono ***


9


Per Legolas ed Aragorn era come se quei sedici anni non fossero mai passati. La passione era scoppiata in maniera inarrestabile, ed ormai avevano preso a vedersi ogni giorno, anzi, ogni mattina per la cronaca, visto che era l'unica parte della giornata in cui entrambi non avevano impegni "familiari". Ciò implicava ovviamente il saltare il lavoro, ma per Legolas non sarebbe stato un problema.
Erano stati giorni di felicità e spensieratezza totale, come se uno dei due non fosse sposato e non stesse tradendo la moglie. Aragorn non sapeva spiegarselo, ma era come si si trovasse in un'altra dimensione in cui non sarebbe riuscito a preoccuparsi neanche volendo. 
Si amavano e nulla più, come due bravi amanti avrebbero dovuto fare. E malgrado nessuno amasse vivere una relazione in segreto, al loro pareva andare bene così, almeno per il momento
Legolas tirò fuori un sospiro di sollievo. L'ennesimo rapporto, l'ennesima passione consumata, che li aveva lasciati abbastanza stremati.
"Wow... non ricordavo fossi così..."
"Così come?" - domandò l'altro, accanto a lui.
"Così... passionale"
"Beh... devo ammettere che anche tu non scherzi. Saranno stati gli anni di astinenza"
"Ma sentitelo - borbottò - chi ti dice che sono stato in astinenza?"
"Puoi negarlo? - domandò sorridendo.
"Stupido! - esclamò dandogli una cuscinata sul viso - stasera io e gli altri siamo insieme. Ti unisci a noi? Mi farebbe piacere"
Aragorn lo guardò, e parve effettivamente pensarci un attimo.
"Ci sarà anche Boromir?"
"Certo che sì. Tutti insieme, implica che sia anche lui. Perché?"
"Non è... nulla" - borbottò voltandosi dall'altro lato.
"Aragorn! - esclamò - qual'è il problema?"
Anche quello era una sorta di segreto, segreto per Legolas almeno. Il pensiero che avrebbe dovuto rivedere Boromir dopo l'ultima volta, lo innervosiva parecchio.
"Ricordi quando siamo usciti l'altra sera e mi hai baciato?"
"Diciamo che lo ricordo abbastanza bene. Perché?"
"Ecco... probabilmente non te lo ricordi ma... Abbiamo incontrato Gimli e Boromir... e ci hanno visto..."
"Oh. Beh, non è un problema, manterranno il segreto"
"Non è questo il punto - sospirò - Legolas... Boromir... lui è diciamo... innamorato di me"
"Eh? "Diciamo innamorato di te?" Ma da quando?"
"Da più di sedici anni - disse sorridendo nervosamente - credo non abbia mai smesso"
"E tu me lo dici così, Aragorn?! Lui è mio amico!"
"E' anche mio amico. Eravamo molto più giovani e incoscienti quando mi si è dichiarato, ma sapeva del legame che ci fosse tra noi due, quindi aveva deciso di farsi da parte. Credo che però non mi abbia mai perdonato il fatto che mia sia allontanato così. Credo che impazzirebbe se sapesse che io e te abbiamo intrapreso di nuovo una relazione..."
"Ma pensa, ti fa più paura lui che Arwen?"
"Sì, perché se vuole può farmi molto male"
"Non devi preoccuparti. Nessuno ne capirà niente... nessuno... lo saprà mai" - sussurrò, non molto convinto in realtà.
Era felice, era vero, ma per quanto sarebbe potuta andare avanti quella storia in segreto? Si sarebbe davvero accontentato di fare solo l'amante?
Fino a quel momento, tutto quello che aveva desiderato era avere lui. Adesso che ce l'aveva però, si era reso conto di desiderare anche altro, come una relazione stabile e una vera e propria famiglia.
E per la prima volta in quei giorni, tutte le sue certezze vennero messe in dubbio.
"Sei sicuro, Legolas? Sicuro che per te questo vada bene?"
Non poteva esserne sicuro. Probabilmente avrebbe voluto di più, ma aveva paura che questo avrebbe rovinato tutto. Non voleva perderlo, non di nuovo.
Così forzò un sorriso.
"Sì, mi va bene. Allora verrai, non è vero?"
"Sì - disse sorridendo - verrò"
Poi gli posò un bacio sulle labbra, cosa che di lì a poco li avrebbe portati nuovamente nella passione più sfrenata.

E mentre suo padre se la spassava alla grande, Llweran era irrimediabilmente depresso, a causa della nascente relazione di tipo romantico tra Shauna ed Eldariom.
Bell'amico a fregarmi la ragazza. Va bene, Shauna non è la mia ragazza, e che lui non ne sapeva nulla, ma avrebbe dovuto capirlo! Oh, chi voglio prendere in giro, la colpa è mia, solo mia, che sono sempre così indeciso, stupido e timido. Accidenti!
"Llweran? Ci sei?"
Il ragazzo si risvegliò dai suoi pensieri. 
Nel pensare tanto  intensamente aveva completamente dimenticato di essere in compagnia di Tauriel, la quale, come promesso, era andata a casa sua per insegnargli il tiro con l'arco.
"Sì, scusa, stavo solo pensando"
"Tesorino, dovresti prestare più attenzione se vuoi imparare " - disse tendendo la freccia e chiudendo un'occhio. Essa fu immediatamente scoccata, andando a colpire il bersaglio inciso su un albero.
"Non ci riuscirò mai" -si lamentò.
"Se neanche ci provi - disse guardandosi intorno - ma tuo padre non è ancora arrivato?"
"E' a lavoro, credo - fece prendendo in mano l'arco - perchè?"
"Oh così. Certo che neanche la compagnia di tuo nonno mi dispiace" - disse sorridendo e  salutando con la mano Thranduil, il quale si trovava vicino la porta sul retro che li osservava. Con un po' di riluttanza ricambiò il gesto.
Che ragazza... non vorrei essere nei panni di Llweran.
Quest'ultimo prese la mira, o almeno ci provò, con il risultato di mancare davvero di poco il bersaglio.
"Accidenti, ci è mancato poco!" - esclamò.
"Non male tesorino, decisamente non male" - si complimento l'altra. 
I due furono distratti ad un tratto dal rumore di uno sportello d'auto che veniva richiuso: era Legolas.
Gli occhi di Tauriel si illuminarono.
"Salve" - salutò ella calorosamente,
"Ciao - salutò - cosa state facendo?"
"Tauriel mi sta insegnando il tiro con l'arco... cioè, sta provando ad insegnarmelo, visto che sono proprio negato"
"Negato? Non puoi essere negato, dovresti avercelo nel DNA. Anche io facevo tiro con l'arco, ed ero il migliore" - disse il più grande.
"Davvero? - domandò la ragazza battendo ripetutamente le ciglia - oh, ma è meraviglioso. Perchè non prova a tirare?"
"Oh non so, ho paura di essere un po' arrugginito"
"Coraggio, io sono sicura di no!"
Legolas a quel punto si lasciò convincere. Non prendeva in mano un arco da anni, e ritornare a farlo era piuttosto strano, oltre a smuovergli anche un certo moto di malinconia. Ritrovò però immediatamente l'abilità che credeva perduta: scoccò la freccia, la quale andò immediatamente a colpire il bersaglio.
"Wow - fece Llweran - che forte! Rifallo, rifallo!"
"Ah, adesso sono stanco Llweran, prova a rifarlo tu" - gli suggerì porgendogli l'arco.
"E' davvero sorprendente" - sussurrò Tauriel con gli occhi lucidi. Ormai il suo interesse verso Legolas era pià che palese: Llweran era tenero e gentile, ma lui aveva quel qualcosa in più che non sapeva spiegarsi e che le piaceva
Si rivolse al ragazzo, il quale stava cercando di litigare con l'arco.
"Llweran... senti... così, giusto per curiosità... Tuo padre frequenta qualcuna?"
"Ah... no, che io sappia no" - rispose.
"Che strano. E sai che tipo di donne gli piacciono?"
"Emh..."
C'è un piccolo problema, gli piacciono gli uomini. A meno che tu non cambi sesso, non credo potrebbe mai interessarsi a te. Ah, non posso assolutamente dire così, è troppo diretto.
"Non gli piacciono! - esclamò - cioè, nel senso, non è interessato per adesso alle storie d'amore"
"Ma davvero? - domandò melliflua - io invece dico che presto cambierà idea"
Lo sguardo di Tauriel era inquietante: Llweran pareva aver compreso quali fossero el sue losche intenzioni, ma almeno per il momento, non ci avrebbe dato troppa importanza.

"Sei tornato presto. Sei sicuro di essere stato a lavoro?" - domandò Thranduil a braccia conserte. L'altro lo guardò, con un'espressione che parlava da sé.
"Io... sì"
"Avete ripreso a vedervi, non è vero?"
"Oh - sospirò - mi dispiace, non volevo che accadesse, ma è successo. Che cosa posso farci, sono pur sempre un essere umano, non ho potuto resistere"
"Non devi dispiacerti per me, ma per te e per il tuo cuore. Lo sai come la penso"
"Lo so!" - esclamò nervoso.
Thranduil sospirò.
"C'è una cosa di cui devo parlarti"
Legolas a quel punto lo guardò di nuovo, il suo tono era decisamente preoccupato, come mai l'aveva udito.
"Che succede?" - domandò.
L'altro serrò le labbra. In genere era lui quello che ascoltava/risolveva i problemi del figlio, non il contrario. Ma quella volta dubitava che chiunque sarebbe riuscito a salvarlo.
"Io... aspetto..."
"Cosa? Aspetti cosa?"
"Idiota! Cosa? Un bambino, ovvio!"
Legolas  a quel punto assunse un'espressione da totale idiota.
"EH?! Cosa? Ma come? Come... come è successo!" - esclamò.
"Sei davvero sicuro di non sapere come sia successo?"
"So com'è successo! - esclamò - intendevo dire, com'è possibile? Alla vostra età dovreste stare attenti!"
"Alla nostra età? - domandò offeso - senti un po' chi parla!"
"Oh, beh! Questo proprio non me lo aspettavo! Elrond lo sa?"
L'altro cambiò espressione.
"No, non lo sa"
"E perché non glielo dici?"
"Non so come potrebbe reagire. Non era mica una cosa programmata"
"Oh ti prego, stiamo parlando di Elrond, la persona più gentile e tranquilla che io conosca. Sono sicuro che la prenderà bene"
"E se poi invece non è così? E inoltre, io ormai ho dimenticato come si ha a che fare con i bambini... hai ragione tu, sono troppo vecchio per queste cose"
Il suo adesso tono era isterico, e Legolas ebbe tanto l'impressione di rivedere se stesso sedici anni prima. Così lo abbracciò, prima che potesse scoppiare a piangere.
"Oh, non sei affatto vecchio, guarda che scherzavo. Non ti preoccupare, credo che la seconda volta sia più difficile della prima. E poi ti aiuterò io. Tu hai aiutato me, non posso  non ricambiare il favore"
"Davvero?" - domandò.
"Ovviamente. Però tu devi dirlo ad Elrond, ha il diritto di sapere"
"Sì, hai ragione - sospirò staccandosi da quell'abbraccio, cercando di ricomporsi, per quanto possibile - d'accordo, ora basta panico, devo calmarmi. Andrà tutto bene... tutto bene..."
I suoi modi di fare però erano particolarmente agitato. Legolas sospirò: quella era un'altra cosa da aggiungere alla lista di "strani avvenimenti che stavano cambiando la sua vita".
In bene o in meglio, questo ancora non avrebbe saputo dirlo. Poi guardò Llweran, che ancora cercava di colpire quel maledetto bersaglio.
Poteva capire suo padre meglio di chiunque altro. Aveva reagito molto peggio quando aveva saputo di aspettare Llweran... ed anche i mesi successivi, come dimenticarli.

Sedici anni e cinque mesi prima...

"Voglio morire... uccidimi... ucci..."
Legolas non riuscì a terminare la frase, colto da un altro improvviso e violento conato di vomito che lo costrinse a zittirsi.
"...Mi" - si lamentò flebilmente, con fare sofferente.
"Strano - disse Thranduil accanto a lui mentre gli reggeva i capelli - di solito le nausee vanno a  diminuire, le tue invece vanno solo ad aumentare"
"Grazie tante, non me n'ero proprio accorto! - si lamentò - mi sta uccidendo!"
"Ma smettila, mai nessuno è morto per queste cose... credo. Oh, non guardarmi così, stavo solo scherzando!"
"Non è... il... momento... di scherzare!" - si sforzò di finire la frase, prima che fosse di nuovo costretto a rimettere un'altra volta.
In qualche modo il tempo era passato, alle volte così lentamente che sembrava quasi un agonia vivere. Se Legolas avesse detto di essersi dimenticato di Aragorn, sarebbe stata una bugia bella e buona. Non si era dimenticato di lui, anzi continuava ad aspettarlo, continuava a sperare che prima o poi avrebbe cambiato idea...
Ma i giorni passavano ed Aragorn non tornava, mentre lui si chiudeva sempre di più in sé stesso... e dentro casa.
"D'accordo, non voglio infierire! - esclamò Thranduil - ma almeno potresti uscire e prendere una boccata d'aria, ti fa bene!"
Legolas, seduto malamente sul divano, boccheggiò, pronunciando qualcosa di incomprensibile. Anche volendo non avrebbe avuto le forze, si sentiva troppo debole.
L'unica cosa che voleva era dormire, cosa che faceva la maggior parte del tempo, visto non richiedeva sforzi.
Quando qualcuno bussò alla porta, sentì Thranduil aprirla e dire qualcosa.
"Ciao Elrond. Scusa, la casa è un disastro"
"Ah, non preoccuparti - rispose gentilmente - ciao, Legolas, come stai?"
"Sto come mi vedi" - borbottò.
"Scusalo è isterico - sorrise nervosamente l'altro - Legolas, sii un po' più gentile"
"Sta tranquillo, Arwen era la stessa quando... amh, scusa Legolas"
"Non importa - si lamentò con fare drammatico - tanto nessuno pensa  a me. Nessuno mi ama. E' tutto va male"
"Oh no, ecco che comincia la fase del vittimismo" - si lamentò suo padre. Elrond gli andò vicino, con fare gentile.
"Suvvia, non è vero che nessuno ti ama. Tuo padre, i tuoi amici ed anche io.. siamo qui per aiutarti"
"Ma tu dovresti odiarmi. Ho quasi rubato il marito a a ta figlia"
"Non ti odio affatto. Anzi, che rimanga tra noi ma... io faccio il tifo per voi"
"Ma non ha alcun senso"
"Probabilmente è vero, ma sta di fatto che è così. Quello che voglio dire e che non puoi chiuderti in te stesso, devi reagire. Anche perché fra qualche mese avrai davvero poco tempo per pesare a te se stesso"
"Non ricordarmelo! - esclamò - io non sono in grado. Insomma dovrebbero fare un corso in cui ti insegnano come ci si occupa di un figlio""
"Temo che purtroppo non esista una cosa del genere. Non preoccuparti, viene tutto molto istintivo. So che tutto quello che vorresti è avere accanto l'uomo che ami ma... è andata così Legolas, non fartene una colpa"
A braccia conserte, il biondo si trattenne dal piangere. La gravidanza non aveva fatto che aumentare la sua già terribile natura sensibile.
"Lui ha scelto l'altra famiglia.... e ha lasciato me..."
"Eccolo che ricomincia a piangere" - fece Thranduil alzando gli occhi al cielo..
"Mi sento una vera schifezza" - piagnucolò poggiando la testa sulla spalla di Elrond.
"Oh, su, su, non è il caso. Avanti... è passato.. è passato.."
"Umh... ci sai proprio fare - sussurrò Legolas - sono contento che tu e mio padre stiate insieme"
"Hey, io non ho mai detto che stiamo insieme!" - esclamò Thranduil arrossendo.
I tre furono distratti dal "ding dong" del campanello.
"Chi è ora?" - ansimò Legolas.
"I tuoi amici - disse - li ho invitati io. Hai bisogno di ridere e svagarti, ma visto che non vuoi uscire, ci ho pesato io! Per favore ragazzi, entrate!"
Legolas si asciugò il viso, sistemandosi meglio sul divano.
I suoi amici entrarono uno dopo l'altro, e parevano molto felici di vederlo.
"Ciao Legolas! - esclamò Frodo andandogli incontro e abbracciandolo - ci sei mancato! Come stai?"
"Ciao Frodo... sto... beh.... più o meno bene..."
"E' un  sacco di tempo che non ci vediamo - disse Sam - pensavamo non volessi più vederci"
"Assolutamente, non è per questi"
"Oh, beh... io ti trovo assolutamente in forma!" - esclamò Merry.
"In forma? Ma se sei ingrassato un sacco dall'ultima volta che ci siamo visti"- borbottò Gimli.
"Gimli! - esclamò Frodo - aspetta un bambino, sai com'è!"
"Ah, giusto..."
"Tuo padre ci ha spiegato tutto - disse Sam - non posso crederci che Aragon... sì insomma, non posso credere che lui ti abbia abbandonato a te stesso, non è proprio da lui"
"Anche io ho sbagliato. Lui era sposato, avremmo dovuto astenerci dal fare qualsiasi cosa... ed invece..."
"Beh, ma certe cose si fanno in due. Avrebbe dovuto prendersi le sue responsabilità... ed invece..."
"Invece l'ho perso per sempre"
"Beh, se tu hai perso l'amore, noi abbiamo perso un amico. Dubito che vorrà ancora stare con noi, dopo questo"
Boromir, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, strinse i pugni. La situazione per lui, senza che nessuno potesse saperlo, era già abbastanza tragica, e adesso, anche il pensiero che probabilmente Aragorn non gli avrebbe più rivolto la parola, lo faceva impazzire.
Tutto questo solo perchè lui e Legolas avevano fatto qualcosa che sarebbe stato molo meglio non fare.
"Io invece dico che Legolas ha ragione. La colpa è anche sua!"
"Boromir! Ma che dici?! - esclamò Frodo.
"Non fa niente... tanto è vero..."
"Sì, beh, lui sapeva a cosa sarebbe andato incontro, e poi... Aragorn ha già una famiglia. E' ovvio che dia la precedenza a quest'ultima che a una storia da una botta e via"
"Hey, adesso stai esagerando" - borbottò Gimli.
"Ah... lasciate perdere!" - esclamò  nervosamente, alzandosi e cercando di calmare quel malumore che probabilmente nessuno avrebbe potuto comprendere.
"Lascialo perdere, Legolas. Lo sai com'è isterico - gli disse Frodo - devi stare tranquillo, la "compagnia dell'anello" non abbandona mai un suo membro"
L'altro sorrise.
"Ma dove li trovo altri amici come voi?"
"Da nessuna parte! Piuttosto... hai deciso come lo chiamerai"
"Sicuramente con un nome che voglia dire "pazzo assassino omicida che cerca di uccidermi"
"Non può essere così terribile"
"Lo è. Dopo questa... non avrò più figli... giuro.... Comunque credo che... troverò il nome giusto... quando sarà il momento..."


Lasciò che quel ricordo dolce amaro sfumasse. Quasi gli veniva da ridere nel pensare a quanto avesse preso in modo così drammatico la sua gravidanza. E poi pensò alla reazione di Boromir, che effettivamente avrebbe potuto fargli capire qualcosa. La sua posizione non doveva essere facile, aveva dovuto sopportare il fatto che lui aspettasse un bambino di Aragorn e  che quest'ultimo si fosse allontanato. Non si sarebbe sorpreso affatto se l'avesse odiato.
Soprattutto adesso che avevano ricominciato a vedersi.
La sera arrivò. Sia Legolas che Aragorn doveva assolutamente fingere che fra di loro non vi fosse nulla di più di una semplice amicizia ancora in procinto di ricostruirsi. E caso vuole che anche Gimli e Boromoir stessero facendo finta di non aver mai visto nessun bacio. Anche se Legolas, ad un certo punto, si era ritrovato costretto a dover ignorare le occhiate omicide che quest'ultimo gli lanciava. Boromir sapeva bene cosa aveva visto, ed era certo che quei due stessero nascondendo qualcosa, e la cosa non gli piaceva per niente. Si era già fatto da parte troppe volte, aveva o no anche lui il diritto di ricercare la propria felicità?
E poi non bisognava essere un genio per intuire che ci fosse del tenero far quei due, bastava solamente prestare attenzione a come si sorridevano o  come si guardavano, nel modo in cui tutti avrebbero voluto essere guardati, nel modo in cui lui avrebbe voluto. E non riusciva a pensare a nient'altro, mentre tuttti gli altri si lasciavano andare a conversazioni assai più piacevoli.
"E così Eldarion sta uscendo con Shauna - disse Sam - posso stare tranquillo o è il caso che gli faccia un discorso prima?"
"Oh... credo tu possa stare tranquillo" - rispose Aragorn
"Se non è come te, sicuro"
"Sì, emh, grazie Sam!" - esclamò Legolas.
"Non fa niente - lo tranquillizzò Aragorn - ormai quello che è passato è passato, non è il caso di rimuginarci sopra"
"Ben detto! - esclamò Gandalf, seduto comodamente su una poltrona mentre fumava la pipa - incredibile come vi siate amichevolmente riappacificati dopo tutto quello che è successo"
"Sì... davvero incredibile" - borbottò Boromir guardando malamente il biondo, il quale si sgranchì la voce.
"Io, emh... sentite vado a prendere da bere in cucina, voi... voi continuate pure a parlare senza di me!"
Dicendo ciò scivolò via dallo sguardo omicida di Boromir, il cui malumore stava aumentando sempre di più.
Llweran, dal canto suo, non stava tanto meglio. Era già difficile sapere che il suo migliore amico stesse con la ragazza che amava, ma anche vederli lì insieme, era decisamente troppo. Sabia era del suo stesso umore, ed Una era alquanto seccata. Eldarion era così.. insopportabile, ed inoltre Shauna sembrava congelata, malgrado si spacciasse per sua fidanzata.
"Mia adorata, sei tesa vuoi che ti faccia un massaggio?"
"No, Eldarion, non ce n'è bisogno - fece lanciando un'occhiataccia a Llweran - anzi, magari sì"
L'altro sbuffò. Adesso stava iniziando ad avere il dubbio che lo facesse a posta, ma cosa aveva mai fatto lui di male? Era solo una povera vittima delle circostanze.
"Come sei appiccicoso" - borbottò Una.
"Sei solo invidiosa perchè nessun ragazzo ti fila!"
"Cosa hai detto, brutto idiota?!"
"Calma, calma - sussurrò Sabia - emh... qualcuno vuole accompagnarmi ad incipriarmi il naso?"
"Ottima idea! - esclamò Shauna - signori, torniamo subito"
Quando i due ragazzi furono rimasti soli, Eldarion si avvicinò all'amico.
"Eh? Che te ne pare? Non so come Shauna abbia cambiato idea"
"Me lo chiedo anche io" - rispose seccato.
"Che c'è che non va? - domandò - non dirmi che le cose con Tauriel vanno male?"
"Oh, lei non è la ragazza adatta a me"
"Ancora con questa storia? Dovresti smetterla di soffrire di senso di inferiorità"
"Non è questo, è che a me... a me piace un'altra!"
"Un'altra? - domandò - chi?! La conosco?"
"No... no, lascia perdere..."
"Devi essere cotto se il tuo umore cambia così spesso - disse dandogli una pacca su una spalla - senti, vado a prendere qualcosa da bere giù. arrivo...."
"Ma... oh, lascia perdere" - borbottò il biondo a braccia conserte.
Come si poteva essere così imbranati da non capire che la risposta fosse proprio sotto il suo naso?

"Io proprio non ti capisco Shauna, se non provi niente per lui, allora perchè ci stai?" - domandò Una contrariata.
"Abbass la voce! - esclamò l'altra - perché? Beh, sto cercando di farlo ingelosire, ma non  sembra funzionare!"
"E tu aspetti una reazione da parte di Llweran? Lo sai che è completamente imbalsamato"
"Sì - aggiunse Sabia - quando si tratta di te non capisce più nulla"
"Davvero? - domandò lusingata per poi tornare seria - e allora perchè passa il suo tempo con quella lì, eh?!"
"Oh, benedetta, ingenua, sciocca ragazza! - esclamò Una - se ti piace davvero, allora dovresti fare di tutto per lottare, altrimenti così vincerà lei. E tu vuoi che vinca lei?"
"Accidenti, no! - esclamò - ma come faccio con Eldarion? Lui... insomma, mi vuole per davvero..."
"Ah, non preoccuparti - disse lanciando un'occhiata alla sorella - c'è chi lo consolerà alla grande"
"Eh? - arrossì l'altra - ma che..."
"Non è male come idea, non è male. Grazie Una, sei brava con queste cose, non capisco perchè nessun ragazzo ti viene dietro"
"Io non capisco perchè voi tutti diciate così!" - proclamò offesa.

Nel frattempo, Legolas si era spostato in cucina, sperando che nel frattempo l'atmosfera si calmasse. Non era facile mantenere una relazione segreta, già ai tempi era stato difficile, tant'è che alla fine lo avevano saputo tutti, eccetto al diretta interessata. Adesso però era tutto diverso, in mezzo c'era Llweran, ed anche Eldarion... il loro bene.
Sussultò all'improvviso quando si accorse che due braccia lo stringevano da dietro. Riconobbe immediatamente che si trattava di Aragorn.
"Come mai ci stai mettendo tanto?" - sussurrò al suo orecchio.
"Aragorn! - esclamò nervosamente - cosa fai qui? Togliti, vai di là, o farai capire tutto!"
"Oh, andiamo, è tutto a posto, tutto tranquillo. E poi ho la vaga impressione che le mie attenzioni non ti dispiacciano"
"Ma quanto sei stupido, è ovvio che mi facciano piacere, ma temo che non sia... il... momento..."
Il tono della sua voce però era diminuito, poiché si trovava già in balia di voglie puramente carnali. Aragorn lo costrinse a voltarsi, e dopo che i loro occhi si furono incrociati, avvicinò le labbra alle sue. Una mossa azzardata di certo, ma come succedeva la maggior parte delle volte, avevano praticamente dimenticato di poter essere visti.
Il caso volle però che a vederli fosse qualcuno... la cui reazione sarebbe stata peggio di quella di qualsiasi altro: Boromir. Quest'ultimo si era insospettito nel vedere Aragorn correre dietro Legolas, e così lo aveva seguito. Adesso si stava ritrovando davanti la conferma ai suoi dubbi. Immediatamente, la gelosia e la rabbia presero in lui il sopravvento. Per tutto quel tempo lo aveva aspettato, aveva sperato di poter avere una possibilità.
Ma l'essere di nuovo secondo.. no, non poteva accettarlo.
"Voi!" - esclamò.
"Boromir! - esclamò Legolas - cosa... cosa...?"
"Cosa ci faccio qui, eh?! Beh, qual'è il problema, tanto ormai sto facendo l'abitudine ad interrompere i vostri momenti intimi"
"Boromir, aspetta, ti posso spiegare" - fece Aragorn.
"Spiegare? Perchè dovresti spiegare a me? Dopotutto io non sono importante, non è me che stai tradendo. Malgrado tu sappia quello che provo per te da oltre ben sedici anni, cosa fai? Torni da questo qui!"
"Questo qui?! - esclamò Legolas facendosi avanti - hai dimenticato il mio nome?! Non prendertela con me, se mi avessi detto prima cosa stavi provando, allora probabilmente tutto questo non sarebbe successo!"
Eldarion, che era sceso proprio in quel momento, fu attratto dal frastuono proveniente dalla cucina. Si accorse che anche suo padre fosse invischiato in quello che pareva un litigio.
"Non prendermi in giro, sarebbe successo eccome! Tu sei sempre stato al primo posto, prima di me, almeno per questa volta non potevi farti da parte?!"
"E' successo e basta, non lo avevo programmato!"
"Ragazzi...!"
"Oh, povero, tu sei sempre una vittima, vero? No, tu sei un egoista. E' per questo che non hai mai detto a Llweran che Aragorn è suo padre, non per proteggere lui, ma per porteggere te stesso!"
Eldarion percepì quell'informazione che gli mandò immediatamente in tilt il cervello.
No... non è ero... non è vero... devo aver capito male.
"Non osare tirare in ballo Llweran, tu non capisci niente, tu non sai come ci si sente!"
"Quello a non capire niente sei tu!"
"Ora basta! - esclamò Aragorn separandoli - non i permetto di parlarvi così, voi siete amici!"
"Non voglio essere amico di un falso come lui" 
"Io falso?! Ma come..."
"Legolas, lascia fare. Boromir, adesso calmati, va bene? Non  è colpa di nessuno"
"Sempre a difenderlo, i miei complimenti. Ma sei bravo solo a parole, perché con i fatti non te la cavi proprio. Io me ne vado!" - borbottò infine, andando via.
Legolas tirò fuori un sospirò Non era assolutamente da lui litigare in quel modo.
"Legolas, mi dispiace..."
"Diamine, ha ragione lui, sono un egoista... Sono proprio pessimo"
"Hey - sussurrò abbracciandolo - se c'è uno pessimo qui sono io. Non preoccuparti, non ci pensare"
Eldarion intanto era rimasto immobile, con gli occhi spalancati e il respiro corto. Non aveva capito male, era tutto vero. Non solo quei due stavano insieme ma... Llweran , il sui migliore amico... era suo fratello.
Loro erano molto più che semplici amici. E nessuno aveva mai detto loro niente. 
Si diresse verso il bagno. Aveva bisogno di inumidirsi il viso bollente con dell'acqua
"Va dagli altri. Se ti chiedono... a questo punto credo sia inutile mantenere il segreto"- suggerì Aragorn.
"Va bene - sussurrò - e tu?"
"Arrivo subito, devo solo rimettere a posto le idee" - gli sorrise l'altro.
Legolas se ne andò. 
Incredibile che strana piega stesse prendendo la situazione.
Ben presto Llweran arrivò in cucina, con gli occhi arrossati.
"Llweran. Che è successo?" - gli domandò.
"Ero venuto a prendere dell'acqua"
"No, intendo che ti è successo agli occhi. Sembra che tu abbia appena pianto"
"Sì... perché sono un cretino!"
"Cosa è successo?" - sussurrò gentilmente, andandogli vicino.
"E' per Shauna. L'ho sempre amata, ma non ho mai avuto il coraggio di fare il primo passo. E adesso lei sta con Eldarion ed io non riesco a  sopportarlo. Lui è sempre stato quello bello, popolare e e amato dei due"
"Hey, non dire così - disse portandogli una mano sulla spalla - Anche tu hai i tuoi pregi. E se davvero ami Shauna, enso che dovresti dirglielo, Eldarion se ne farà una ragione"
"Ma non dovresti difendere tuo figlio?"
"Io difendo chi è giusto!" - affermò sorridendo nervosamente.
"Oh.. sono contento si parlarne con te.  Mi piacerebbe tanto se tu e mi padre staste insieme. Perchè io l'ho capito sai, che prova qualcosa per te,e  anche tu..."
"Llweran"
"Se avessi ragione... voi vi mettereste insieme?"
"Mio caro, non  facile come sembra. Io sono sposato"
"Lo so ma... non mi dispiacerebbe averti come padre" - disse sorridendo.
Aragorn sentì una stretta al cuore che ultimamente era divenuta onnipresente e soffocante. Avrebbe voluto dirgli di non dannarsi, che lui era lì, che voleva stargli vicino e che gli voleva bene.
 Eldarion uscì in quel momento dal bagno, rimanendo immobile ad osservare i due: suo fratello e suo padre. . E Llweran non ne sapeva nulla.
Provò dentro di sé un misto tra gelosia, incredulità e rabbia.
"Emh.." - fece sgranchendosi la voce.
"Eldarion" - lo chiamò l'adulto.
"Papà, possiamo andare? Non mi sento bene"
"Oh... sì, ma certo. Mi raccomando Llweran, tieni duro"
L'altro sorrise.
Aragorn raggiunse il soggiorno. Gli altri lo guardavano, non dicendo nulla, ma facendo capire chiaramente di sapere.
"EMh... noi andiamo... ci vediamo a lavoro"- disse rivolvendosi a Legolas.
"Sì... Aragorn.. beh.... allora...  ciao"
Il loro primo istinto fu quello di baciarsi, ma dovettero trattenersi. Eldarion uscì da quella casa con l'umore completamente sotto terra. Aveva appena scoperto una cosa che avrebbe preferito non scoprire mai.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Decimo ***


10


Terribile. Terribile. Terribile.
Adesso quello ad essere depresso era Eldarion, dopo la scoperta che gli aveva causato una crisi esistenziale. Doveva essere un incubo...
Come poteva avere un fratello e scoprirlo solo adesso? Perché nessuno aveva mai detto loro niente? Soprattutto... perché Llweran?
Adesso non sarebbe più riuscito a guardarlo allo stesso modo.
E l'altro non sapeva niente, assolutamente niente, viveva nella più totale beatitudine.
"Shauna non è con te oggi?" - gli domandò Llweran, senza però ottenere alcuna risposta.
Come dovrei vivere con questo peso addosso?
"Eldarion! - lo chiamò - ci sei o no?"
"Eh? Ah... scusa... Shauna... no, non l'ho vista recentemente"
"Recentemente? E' la tua fidanzata e non sai neanche dove di trova?
L'altro però rispose facendo spallucce. Una a quel punto diede una gomitata alla sorella.
"Oh, guardate, sta arrivando Shauna!"
Llweran si voltò immediatamente a guadarla. Aveva le guance rosate e delle ciglia così lunghe. 
Gli era sempre piaciuto guardarla.
Aragorn gli aveva dato un bel consiglio, il problema sarebbe stato adesso metterlo in atto. Ma doveva prendere un po' di coraggio. Così esalò un respiro profondo, e  le andò incontro.
"Ciao Shauna, devo parlarti" - disse velocemente.
"Anche io" - ammise.
"Perfetto, allora perchè non andate a parlare, mentre noi ce ne andiamo?" - domandò Una trascinandosi dietro gli altri due.
La ragazza prese ad attorcigliarsi i capelli tra le dita con fare nervoso.
"Cosa devi dirmi...?"
"Prima tu"
"No prima tu..."
"D'accordo, allora..."
"Sì, beh..."
"Mi dispiace!" - esclamarono poi all'unisono.
"Aspetta, perchè ti dispiace?" - domandò Llweran.
"Perché sono una persona orribile - sospirò - mi sono messa con Eldarion soltanto per farti ingelosire. Lo so, sono cose che non vanno fatte, ma in quel momento ero così arrabbiata. Credo di soffrire di complesso di inferiorità.... e di non sopportare il fatto che quella ti stia attorno continuamente..."
Il biondo a quel punto sentì il cuore iniziare ad andare a mille. Lei aveva fatto tutto questo soltanto per lui... per attirare la sua attenzione.
In quel momento sentì di andare completamente in brodo di giuggiole.
"Amh... emh... no, ti sbagli! - esclamò afferrandole una mano - non è così! Cioè... insomma, Tauriel non mi interessa in quel senso"
"Ma... ma tu stai sempre con lei. E tu sembri piacerle..."
"Oh, credimi, non sono io quello che le piace. E anche se fosse... è un'altra la ragazza che mi... piace..."
L'espressione di Shauna finalmente si addolcì e sorrise. Era un'atmosfera perfetta per un bacio, un vero bacio, questa volta. Infatti, entrambi si avvicinarono con il cuore in gola e le farfalle nello stomaco.
"Llweran!"
Shauna avrebbe voluto strozzare la proprietaria di quella voce insopportabilmente acuta. Tauriel era lì, e non si era accorta, o magari fingeva di non essersi accorta, di aver interrotto un momento importante.
"Scusa! - esclamò Shauna - noi staremmo parlando!"
"Sì, lo vedo, carina-  fece squadrandola - allora, Llweran? Torniamo a casa insieme anche oggi?"
"Ma... ma... io veramente..."
Shauna gli poggiò una mano su una spalla, guardandolo, come a dargli una sorta di permesso. Adesso non aveva più paura, si fidava delle sue parole e sapeva quanto il ragazzo fosse troppo gentile per dire di no, non solo a Tauriel, ma a chiunque.
"Va pure" - gli disse tranquillamente. Llweran si sorprese molto, era certo che Shauna stesse chiamando a raccolta tutta la sua forza per lasciarlo andare. Rispose con un cenno del capo, e poi raggiunse Tauriel, la quale lo pese sottobraccio. L'altra rimase a guardarlo, ma il moto di gelosia era spezzato da qualcos'altro: il pensiero di ciò che avrebbe dovuto fare di lì a poco.

Eldarion non riusciva a togliersi quel pensiero dalla testa. Ci stava provando in  tutti i modi a non pensarci, a  convincersi che fosse tutto falso, ma non poteva, in fondo sapeva sin dall'inizio che ci fosse qualcosa che non andava, ma non avrebbe mai immaginato fosse addirittura questo. Era nervoso, e  sapeva che se nessuno gli avesse dato spiegazioni, non sarebbe stato tranquillo. Andò così da suo padre, quel pomeriggio dopo la scuola. Non voleva sentire risposte vage o, ancora peggio, una negazione, lui sapeva molto bene cosa aveva visto e sentito.
Aragorn lo sentì arrivare e potè immediatamente intuire la tensione che doveva starlo tormentando.
"Eldarion - chiamò - tutto bene? Hai un espressione orribile"
Vorrei vedere te al posto mio!
"Io ti devo parlare... subito" - affermò con un tono di voce gelido.
L'altro a quel punto gli diede tutta l'attenzione che poteva offrigli.
"Ti ascolto.
Prese un respiro profondo. C'erano così tante cose che avrebbe voluto chiedergli e dirgli, così tante che non sapeva neanche da dove cominciare.
Le domande si susseguivano senza un ordine preciso.
"Dimmi la verità... tu.. sei sempre stato solo con la mamma? Non sei mai andato con nessun altro da quando stai con lei?"
Aragorn non capì il perchè di quella domanda che lo mise ovviamente in difficoltà.
"Perchè fai questa domanda? Hai dubbi per caso?"
"Beh... diciamo che quando ho scoperto che hai avuto un altro figlio, il dubbio mi è venuto" - disse con tono incredibilmente calmo. 
L'uomo a quel punto impallidì, intuendo immediatamente che l'altro sapesse tutto.
"Eldarion... tu..."
"Io hp sentito tutti, ieri. E così Llweran è tuo figlio? - domandò stringendo i pugni - tu hai tradito mia madre e stai continuando a farlo...!"
"Eldaron, ti prego, le cose non stanno così!"
"E allora come stanno?! - esclamò-  perché mi sembra di non capire più niente, mi sembra che tutto ciò che conoscevo sia in realtà una bugia!"
"Ascoltami, ti prego - lo supplicò afferrandolo dalle spalle - io amavo Legolas, ma ho dovuto sposare tua madre... diciamo per dovere. Ma non avevo mai smesso di amare lui. E così è successo... quello che doveva succedere. Non ho mai smesso di amarlo,  è vero, ma malgrado tutto, io ho scelto voi, ho scelto te..."
"Oh, bravo, sei un eroe, allora! - esclamò - non dire stupidaggini! Avresti dovuti dirmi tutto. Avresti dovuto essere sincero!"
"Le cose non sono così facili come possono sembrare, Eldarion. Io avevo delle responsabilità"
"E io avevo il diritto di sapere che il mio migliore amico è mio fratello in realtà! - disse con gli occhi lucidi - ti rendi conto cosa vuol dire scoprirlo dopo tutto questo tempo?! Perchè non ce l'avete detto, perché?"
"Perché.... io e Legolas ci siamo lasciati ai tempi e non volevamo che nessuno soffrisse..."
"Sì, guarda che bel risultato!" - esclamò.
"Eldarion, ti prego - supplicò - so che sei sconvolto, ma io te ne rpego davvero... non dire nulla.. né a tua madre... né a Llweran. ti prego... non devono scoprirlo così..."
"Però io sì, non  è vero?!"- domandò furioso. 
Ad un tratto il suo telefono prese a vibrare. Lo guardò: era un messaggio di Shauna che diceva "Dobbiamo parlare"
Sapeva che quella frase non fosse mai di buon auspicio, ma almeno sarebbe stata una buona occasione per prendere una boccata d'aria.
"Esco! - esclamò - non aspettarmi!"
Sbatté la porta con violenza. Aragorn sospirò. Non riusciva a credere di aver mandato a monte anni di segreti in quel modo. E come se non bastasse, adesso uno dei suo figli sapeva, e com'era giusta, adesso lo avrebbe odiato.

L'umore di Eldarion era già pessimo, e le parole di Shauna non erano di certo di aiuto, Non solo i problemi familiari, adesso anche quelli d'amore, in cui pensava di aver trovato la felicità.
"No, io non ti capisco - disse cercando di rimanere tranquillo - spiegami perchè dovremmo lasciarci? Ho fatto qualcosa che non dovevo?"
Shauna sospirò avvilita.
"Eld, non sei tu, sono io il problema!"
"Ma che dici? Tu sei fantastica, meravigliosa, perfetta..."
"Non sono perfetta! - esclamò - Eld... mi dispiace, ti ho preso in giro. Mi sono messa con te ma non per amore..."
"Cosa?"
"Mi piace un altro?"
"Chi è?"- domandò nervoso.
"Non posso dirtelo"
"Shauna!"
"E' Llweran! - esclamò - mi piace da sempre. Mi spiace tanto, io ti voglio bene, però..."
"Vai..." - sussurrò.
"Ma Eld..."
"Ho detto vai..." - proclamò serio. 
Non voleva sentire altro. La rabbia prese ad  aumentare. 
Non avrebbe detto nulla a Llweran. Il dirglielo avrebbe reso tutto solo più reale. E' proprio in quel momento, l'ultima cosa che voleva era averlo come fratello.

Era successo proprio ciò che Aragorn tanto temeva. Eldarion aveva scoperto tutto e lo aveva fatto nel modo più terribile. Era un totale disastro, era stato certo, fino a quel momento, di essere in grado di mantenere il segreto che avrebbe altrimenti mandato a rotoli la sua in apparente perfetta vita e la sua famiglia.
Povero, Eld. Per colpa mia adesso sta soffrendo, ma come potrebbe capire? In fondo non capisco neanche io. Diamine, dovevo tenere conto che sarebbe successa una cosa del genere, ed invece ho dato per scontato di poterla fare franca!
Sua moglie Arewn aveva notato il suo pessimo umore e aveva fatto caso anche al litigio tra lui e il figlio, ignorandone ovviamente il motivo.
"Eldarion è uscito?" - gli domandò.
"Già - sospirò - è difficile averci a che fare"
"Oh - rispose alla affettuosamente, posandogli un bacio su una guancia -  è l'età. Qualsiasi cosa sia gli passerà"
Aragorn si passò un dito su quella stessa guancia. Non gli sarebbe passata invece, o almeno non così facilmente come sperava.
Era in grossi guai, anzi, lo erano entrambi, sia lui che Legolas, visto che in quel modo Llweran sarebbe stato a soli due passi dallo scoprire la verità in modo assolutamente pessimo!
Per questo lo aveva chiamato con urgenza, dicendogli di dovergli parlare. E Legolas, che come sempre viveva nell'ansia, era accorso immediatamente a quella sua richiesta, arrivando a casa sua con il fiato corto.
"Eccomi! - esclamò - che è successo? E' grave?"
"Abbassa la voce! - bisbigliò con una mano sul viso - mi chiedi se è grave o no? E' più che grave, è catastrofico"
"Mi stai facendo paura, adesso - ansimò - cosa è successo?"
"Eldarion sa" - disse tutt'ad un fiato.
"Sa? Sa di noi?" - domandò a bassa voce.
"Sa di noi! Deve averci sentito l'altra sera. E' una cosa terribile, ovviamente si  è arrabbiato, e  se lo dicesse a Llweran? La situazione è già abbastanza critica così!"
"Oh no... d'accordo, stiamo calmi - sospirò - forse dovresti provare a spiegarglielo..."
"Come posso spiegarglielo?! Cosa dovrei dirgli poi? Scusa figliolo, ma in verità ho sempre tradito tua madre?!"
"Beh... sì! Dopotutto è la verità, ormai è abbastanza grande da capire"
"E Llweran, allora?! Anch lui è abbastanza grande, ma non mi pare tu ti sia mai preso il disturbo di dirgli la verità"
Aragorn si morse la lingua, sapendo di essersi fatto scappare qualcosa di troppo. Qualcosa di troppo che aveva fatto irrigidire Legolas.
"Io lo dovevo proteggere. Da tutto il male e da tutta la sofferenza che io stavo passando. Ma adesso le cose sono cambiate. Mi ero ripromesso che glie l'avrei detto se le cose fossero divenute serie e se tu - lo guardò - avessi lasciato Arwen"
"Ma non posso lasciarla così! Non dopo un matrimonio e un figlio!"
"Beh, un figlio l'hai fatto anche con me, ma non hai esitato a lasciarmi! - esclamò con rabbia - perché sei tornato allora, eh Aragorn?! Perché ti annoiavi e hai pensato che sarebbe stato divertente riaccendere il fuoco della passione? Per me tutto questo non è un gioco! Perchè ti amo!"
Quella frase lo fece rabbrividire. Era così tanto tempo che non se lo sentiva dire, non da lui almeno.
E lui? Lo amava. Era ovvio che fosse così, ma era sempre stato troppo codardo per dimostrarlo.
"Non è un gioco neanche per me!" - esclamò nervoso.
"Bene, se è così allora scegli, e questa volta che sia una cosa definitiva! Perché.... lo ammetto, non mi  va per niente bene continuare a fare l'amante!"
"Ma avevi detto..."
"Ho mentito, perché non volevo perderti. Adesso però capisco che non vale la pena di vivere una relazione con te se deve essere nascosta agli occhi di tutti. Una cosa però è certa, Aragorn. A qualcosa dovrai rinunciare, purtroppo è così'"
Era la prima votla che Legolas parlava così duramente, però aveva ragione, non potevano vincere tutti, era chiaro che qualcuno dovesse soffrire. Rimasero a fissarsi per dei secondi che parvero interminabili, tant'è che non badarono neanche al suono del campanello.
A farli rinvenire fu proprio Arwen, la quale aprì la porta e affacciò il capo.
"Scusate - bisbigliò - Aragorn, c'è Boromir qui alla porta"
"Eh? Oh sì... sì, fallo entrare pure..."
Lanciò poi un'occhiata al biondo.
"Sarà meglio che vada, adesso - sussurrò - aspetto una tua risposta"
Una sua risposta. Non era riuscito a prendere una decisione per sedici anni, come poteva pretendere che ci riuscisse in una notte?
Solo una cosa era certa. Così non avrebbero potuto continuare,  soprattutto adesso che Eldarion sapeva.
Poco dopo Boromir fece la sua comparsa.
"Ho visto Legolas che andava via - gli disse - adesso lo fai venire anche a casa tua? E magari fate sesso anche sul tuo letto?"
"Boromir, ti prego, non sono dell'umore - sbottò - cosa fai qui?"
"Volevo vederti, dopo quello che è successo l'altra sera - disse a braccia conserte - insomma, malgrado possa non sembrare, non mi piace litigare"
"Neanche a me" - sospirò sollevato.
"Sta di fatto che però quello che ho detto lo penso davvero. Tu hai sempre avuto occhi solo per lui e non mi hai mai considerato. Io ero soltanto l'amico, quello con cui ridevi, scherzavi e a cui chiedevi consigli"
"Boromir, ti prego..."
"No, adesso voglio che mi ascolti. Se avessi saputo che avresti comunque sposato un'altra, avrei lottato molto di più. Ricordi? Io mi sono fatto da parte perchè volevo vederti felice e a cosa è servito? A niente, perchè adesso sei comunque infelice!"
"La colpa non è tua. Ma mia"
"Io potrei aiutarti. Deve esserci un motivo se dopo tutto questo tempo c'è stata data la possibilità di riavvicinarci! Ma se non mi dai una possibilità anche tu, come puoi essere certo del contrario?"
L'altro chiuse gli occhi. Ebbe quasi 'impressione di udire le stesse identiche parole di Legolas.
"Infatti non posso esserne certo, ma in questo momento la situazione  molto più difficile di quanto credi!"
"E allora butta tutto all'aria e scegli me! E' solo questo quello che ti chiedo, di darmi una possibilità! Dovrai prendere una decisione definitiva, prima o poi!"
Adesso anche lui gli parlava di scelte. Possibile che veramente tutto dipendesse dalla sua volontà? E possibile anche che si trovasse nel bel mezzo di un triangolo (anche quadrato se si contava Arwen) da cui non riusciva ad uscire?
Una scelta... una scelta... ma quale poteva essere la scelta più adatta?

Per Legolas, la scelta più giusta sarebbe stata quella di tornare insieme. Dopotutto si amavano, da sempre, e sarebbe stato stupido fare altrimenti.
Purtroppo sapeva anche quanto la posizione di Aragorn fosse difficile, ma voleva che si decidesse per davvero e che scegliesse lui. 
Non pensava che sarebbe riuscito a sopportare un altro rifiuto.
Infilò la chiave nella serratura, rendendosi conto che in realtà la porta fosse aprta, e ciò era abbastanza strano, ma non ci pensò più del previsto.
Gettò tutto sul divano, attraversando il soggiorno buio. Poi arrivò in cucina, dove la luce era accesa. Possibiile che si fosse dimenticata anche di spegnerla?
Aprì il rubinetto, la sua gola reclamava acqua. Ma qualcuno alle sue spalle lo aveva adocchiato, qualcuno che aveva un paio di occhi felini e delle labbra rosse come rose. Tauriel era una predatrice, e quando adocchiava la sua preda doveva assolutamente addentarla. E più quest'ultima era difficile da prendere, più la cosa diventava eccitante.
Si morse le labbra, compiendo un passo. Legolas non si era ancora accorto di lei, si era portato il bicchiere d'acqua alle labbra. Somigliava molto a Llweran, ma era certa che dietro quella timidezza si nascondesse un vero uomo pronto a farle vivere una notte si sogno.
Con uno scatto lo afferrò per un braccio, e quando si rese finalmente conto di non essere da solo, l'acqua gli andò di traverso, facendolo tossire.
"Ma cosa...?! Tu?! Tauriel? Mi hai fatto prendere uno spavento, ma che fai qui? Llweran non è neanche in casa, come hai fatto ad entrare...?"
"Oh, ho i miei metodi - disse sorridendo - ed inoltre... io non sono venuta qui per Llweran"
Qualcosa si mosse nella mente di Legolas, qualcosa che gli faceva intendere quanto quella ragazza non avesse buone intenzioni. Ella aveva preso ad andargli incontro, mentre lui invece aveva cominciato ad indietreggiare, intimorito dal suo sguardo da cacciatrice spietata.
"Oh beh, sarò qui a minuti, possiamo aspettarlo insieme"
"Io insieme a lei vorrei fare altro, in realtà - sussurrò azzerando quasi del tutto la distanza dalle loro labbra - so cosa sta pensando. Come ho potuto resistere per tutto questo tempo a questa splendida ragazza che voleva solo darmi attenzioni?"
"No, non lo sto pensando affatto!" - esclamò afferrandole dalle spalle.
"Si lasci andare - sussurrò - Llweran non ne saprà niente... giuro, non se ne pentirà"
"Sono troppo vecchio per te, Tauriel, davvero!"
"Oh, e questo il problma? - domandò sorridendo - non si preoccupi. Sono giovane ma sono già una donna... può vederlo bene anche lei, questo"
Legolas deglutì pesantemente, certo di non avere scampo e certo che di lì a poco Tauriel lo avrebbe baciato. Ma a lui le donne non piacevano, e soprattutto non le ragazzine, era una cosa indecente!
Ma Tauriel lo aveva già bloccato, e se qualcuno non lo avesse salvato allora sarebbe stato perso, non avrebbe saputo come difendersi!
L'intera casa fu ad un tratto illuminata. Legolas voltò il capo, con tanta speranza negli occhi. Llweran era lì davanti a lui, appena rientrato insieme a Thranduil ed Elrond. La cosa che li accomunava era la loro espressione sconvolta, specie quella del più giovane, che non riusciva a credere ai propri occhi.
"Papà - sussurrò - che cosa stai facendo?"
"Emh..."
"Oh, Llweran! - esclamò prontamente Tauriel - ciao, ero venuta a trovarti, ma non c'eri, così ho deciso di aspettarti"
"Sbaglio o eravate appiccati?" - domandò Thranduil infastidito.
"Non è così! Tauriel stava cadendo e l'ho afferrata, vero Tauriel?"
"Assolutamente - disse sorridendo - oh... probabilmente sono di troppo, scusate, me ne vado"
"Sì, sarà meglio che ti accompagni alla porta,  signorina"  borbottò l'altro.
Llweran era ancora con gli occhi spalancati. A suo padre erano sempre piaciuti irrimediabilmente gli uomini, ed il fatto che l'avesse sorpreso quasi a baciare uan sua compagnia di scuola lo sconvolgeva alquanto.
"Papà - chiamò - ti prego, non vi siete baciati, vero?"
"No! - esclamò - assolutamente no. Temo di rientrare negli interessi della tua amica"
"La cosa mi risulta parecchio disturbante!"
"Questo è veramente il colmo! - esclamò Thranduil contrariato, tornando dai tre - quella ragazza ha provato deliberatmente a sedurmi! Un uomo come me non può sopportare un simile trattamento!"
Fortunatamente quella sua reazione aveva scateato una risata e di conseguenza aveva smorzato l'atmosfera.
E almeno quello strano avventimento aveva permesso a Legolas di ditstrarsi dalla tristezza che altrimenti lo avrebbe tormentato. Ma dopotutto era sempre stato abbastanza bravo a nascondere il suo malumore, anche a Llweran, il quale non immaginava del litigio tra i due. Sorrideva, ma con gli occhi tristi, e questo sarebbe bastato, fino a quando... sì, fino a quando Aragorn non gli sarebbe dato una risposta certa. Ma sarebbero passati altri sedici anni prima che ciò fosse successo?
"Mio figlio mi nasconde qualcosa - borbottò Thranduil, di pessimo umore come la maggior parte delle volte - insomma, si comporta in modo più strano del solito, e come se non bastasse non mi dice più nulla. Figli... prima li cresci e  poi ti voltano le spalle, tipico..."
"Ti fai troppi problemi - gli disse gentilmente Elrond - e non so perchè ho l'impressione che questo non faccia bene alla tua salute. Insomma guardati, sei così pallido"
"Eh? - domando l'altro, avvertendo un giramento di testa - io sto benissimo"
"Thranduil - disse a braccia conserte - non è che anche tu mi stai nascondendo qualcosa?"
Sì, una cosa molto grossa in realtà, ma non ho il coraggio di dirtelo. Come la prenderesti? Non voglio finire come Legolas, non voglio rimanere anche io da solo, non lo sopporterei.
"Assolutamente niente" - rispose freddamente.
"Non mi convinci - rispose afferrandolo per un braccio - se c'è qualcosa che ti riguarda, credo di avere il diritto di saperlo"
Il suo tono adesso era cambiato, ed era severo come mai lo era stato.
Il fatto di essere messo alle strette, innervosì ancora di più Thranduil.
"Ho detto che non c'è niente! - esclamò - tu proprio adesso ti decidi a fare il serio? Lasciami in pace"
Elrond mollò immediatamente la presa sul suo braccio. Ma nello stesso momento in cui lo aveva fatto, l'altro aveva capito di aver esagerato. Era sempre austero e nervoso nei suoi confronti, malgrado la dolcezza con cui lo trattava.
"Elrond..."
"No, va bene - sospirò l'altro - sei nervoso, lo capisco, se non vuoi dirmi il motivo non posso costringerti a dirmelo. Ti lascio in pace"
Aveva accennato un sorriso, ma i suoi occhi dicevano tutto tranne che felicità. Thranduil lo osservò allontanarsi. Se solo fosse stato in grado di trattare meglio le persone a cui voleva bene, probabilmente tutto ciò non sarebbe successo. Ma non era bravo a mostrare i suoi sentimenti, la considerava una cosa da deboli, in un certo senso. 
Ma io sono debole, in fondo. E sono anche uno stupido, oltre che codardo.
Spense la luce, dopodiché tornò nel soggiorno. Legolas stava seduto a gambe incrociate, con lo sguardo vitreo, gli occhi lucidi. Lo aveva sempre rimproverato ogni volta che lo aveva visto piangere, ma quella volta non ci sarebbe  risucito neanche volendo.
"Legolas?" - lo chiamò piano.
"Puoi venire ad abbracciarmi?" - sussurrò. Non chiedeva a qualcuno di abbracciarlo da tanto tempo, soprattutto non a lui. 
Ma Thranduil non esitò. Gli si sedette accanto e lo abbracciò, come lui gli aveva chiesto.
"Allora? - sussurrò - devo andare ad ucciderlo?"
"E a che servirebbe? Sono io quello stupido"
"No... tu non sei stupido... Io lo sono"
"Vi ho sentito litigare. Mi dispiace"
"Non dispiacertene. La colpa è mia. Sono una persona orribile"
"Non lo penso affatto. Sei uguale a me, non puoi essere orribile"
"E questo... dovrebbe essere una sorta di complimento?"
Il più giovane sorrise.
"Ti voglio bene"
"... Anche io..."

Il giorno dopo...

Llweran era in ritardo, e questa volta più del solito. Il cortile era vuoto e se non si fosse sbrigato non avrebbe raggiunto in tempo le lezioni, anche per questo aveva preso a  correre.
Fu soltanto una la cosa in grado di distrarlo dalla sua corsa.
"Llweran!"
A chiamarlo era stata Shauna, la quale gli si era avvicinata timidamente.
"Shauna? - la chiamò - sei in ritardo anche tu?"
"In realtà ti stavo aspettando... ecco... io dovrei parlarti..."
"Di cosa...?"
"Io ho... lasciato Eldarion..."
"Eh?!"
Si dia il caso che anche Eldairon fosse in ritardo, e di umore pessimo. Il giorno precedente era stato orribile, ed inoltre ce l'aveva a morte con il mondo intero. Si fermò quando vide Shauna e Llweran parlare vicini.
Ebbe come primo istinto quello di andare lì e fare una scenata, ma riuscì a trattenersi e ad udire quello che si stavano dicendo.
"Ma perché? - domandò il biondo - perché l'hai fatto, lui è il mio migliore amico!"
"Io... non potevo continuare a stare con lui - disse chinando lo sguardo anche se avessi fatto passare del tempo, non sarebbe servito a nulla. Perché io voglio te e non voglio continuare a tenerti lontano!"
"Ma Shauna..."
"Io ti amo - disse socchiudendo gli occhi e  arrossendo - da sempre"
In seguito a quelle parole, anche Llweran arrossì. Era la prima volta che una ragazza gli diceva "ti amo", ma era certo ce se si fosse trattata di qualcun altro, non sarebbe stata la stessa cosa. Shauna era lì, la sua gote era arrossata e i suoi occhi azzurri lucidi. Lo guardava, e lui guardava lei. Per troppo tempo si erano comportati semplicemente come due amici, ed era giunto il momento di smetterla di fingere. Così si avvicinarono piano, e quando furono abbastanza vicini, si baciarono, potendo questa volta avvertire ogni sensazione che ne scaturì.
Eldarion rimase lì immobile, mentre le gelosia e la rabbia si impossessavano di lui. Niente questa volta avrebbe potuto trattenerlo.

Per Aragorn era stata una nottataccia, e doveva assolutamente combattere contro il sonno per non addormentarsi sulla scrivania. Tra Eldarion, Boromir e Legolas, non sapeva più come comportarsi, tutti pretendevano tanto da lui, e non era in grado di decidere senza ferire nessuno!
Lui amava Legolas, ma voleva bene a suo figlio ed anche a Boromir.
La post in gioco era troppo alta...
Qualcuno bussò alla porta del suo uffiicio.
"Avanti" - rispose debolmente. Si aspetta a che si trattasse di chiunque, magari anche di Legolas.
Invece no, si trattava di Boromir.
"Boromir! - esclamò saltando su - che ci fai qui?"
"Se ti do fastidio me ne vado" - borbottò.
"No, no, no, non è questo, è solo che non mi aspettavo una tua visita"
"Sì, beh... sono stato duro ieri sera. Ogni volta mi riprometto di trattarti bene, ma non ci riesco mai"
"No... lo capisco... dopotutto me li merito i tuoi maltrattamenti" - disse lasciandosi andare ad una risatina che però non convinse Boromir. Stava soffrendo, stavano soffrendo entrambi e l'unica cosa che voleva era renderlo felice come meglio poteva.
"Mi spiace che anche per colpa mia ti trovi in questa situazione" - disse avvicinandosi.
"Non è colpa tua, ripeto, sono io che mi sono cacciato in questo guaio"
"Io voglio solo vederti felice, veramente felice. E lo sai perché? Perchè ti amo"
Si era avvicinato ancora, ed il fatto che gli avesse detto di amarlo lo aveva agitato alquanto. In certe situazioni certe cose venivano automatiche, per questo stava cercando di mantenere le distanze.
"Boromir... Boromir ti  prego..."
"Non posso lasciarti andare, non di nuovo..."
Con uno scatto lo tirò per un braccio e  si fiondò sulle sue labbra. Aragorn rimase immobile, sconvolto, senza alcuna forza per reagire. Lui lo stava baciando, per davvero, non se lo era immaginato.
La porta si aprì. Legolas ormai aveva preso l'abitudine di non bussare,e  quella volta fu provvisorio. I fogli che portava in mano caddero, ed il suo cuore si fermò.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Undicesimo ***


11

Eldarion sentì un brivido attraversagli la schiena. Ciò che stava vedendo era troppo. 
Aveva dovuto sopportare troppo. La scoperta sull'identità del suo vero fratello, il fatto che Shauna lo avesse lasciato per quest'ultimo, il bacio....
Sentì di odiarlo. 
Non era colpa di Llweran, lo sapeva, eppure in quel momento non poté fare a meno di incolparlo per tutto il male che stava provando, forse perché per la prima volta, sentiva di provare invidia, quando era chiaramente sempre stato il contrario.
Si fece avanti, lentamente. Quando Shauna se ne accorse si staccò immediatamente da Llweran, portandosi le mani davanti al viso.
"Oddio, Eld..."
"Eld?" - lo chiamò Llweran con un filo di voce. 
Il suo sguardo era quasi... disumano, e il biondo ebbe l'impressione che avrebbe potuto ucciderlo anche solo guardandolo.
"Brutto bastardo! - esclamò inveendogli contro - e così, ti fai la ragazza che amo alle mie spalle?"
"Cosa?! Ma di che parli?! Non è come sembra!"
"Non è come sembra?! - esclamò afferrandolo per le spalle - sei un traditore, un bugiardo! E dici di essere il mio migliore amico?"
"Smettila! - esclamò Shauna - Sei fuori di testa!"
Il ragazzo le lanciò un'occhiata terribile, facendola rabbrividire.
"Di quanto tempo stavate insieme?! Vi eravate messi d'accordo, dì la verità! E tu, tu mi hai seriamente lasciato per questo qui?!"
"Questo qui? Ma Eld..."
"Non chiamarmi Eld! Qual'è il problema, l'invidia era diventata troppa? Ma certo... il tuo migliore amico, popolare, amato, capitano della squadra di basket, che stava con una ragazza bellissima... era diventato troppo per te!"
"Ora basta, piantala!" - esclamò spingendolo.
 Un gesto a cui non si era mai lasciato andare, e  che sorprese anche il corvino, il quale però non fece altro che inviperirsi di più.
"Tu piantala! - esclamò spingendolo a sua volta - è utta colpa tua, per colpa tua si è rovinato tutto!"
"Non so di cosa tu stia parlando, io non ho fatto niente, accidenti! Sei tu lo stupido che non ha mai capito come stavo, che non ha mai saputo leggere i miei sentimenti! Va bene, ero invidioso, ebbene, vuoi darmi torto?! Tu hai tutta, una famiglia, la popolarità, tutti ti ammirano... ed io allora?! Come puoi biasimarmi?"
"Posso biasimarti e posso fare anche altro!" - esclamò lanciandogli un pugno sul viso. 
Llwera indietreggiò, con una mano sul punto colpito, mentre Shauna sentiva il nodo alla gola farsi sempre più insopportabile.
"No! - esclamò mettendosi tra i due - smettetela, non vi permetterò di picchiarvi!"
"Togliti tu! - esclamò Eldarion afferrandola per un braccio - non ti immischiare!"
Qualcosa si spezzò in quel momento dentro Llweran. Non aveva mai alzato un dito a nessuno, anche perchè non avrebbe avuto la forza, ma in quell'istante tutta la rabbia era fuoriuscita, e soprattutto, nessuno poteva trattare in quel modo la ragazza che amava.
"Lasciala stare!" - esclamò andandogli contro e spingendolo, costringendolo con la schiena contro il suolo. Lo immobilizzò, ma pareva che neanche quello potesse fermare l'ira dell'altro.
"Non mi toccare, è colpa tua, è tutta colpa tua!"
"Colpa mia?! Sei tu che si sempre stato troppo idiota per poter guardare al di là del tuo naso!"
"Ah, e così? - esclamò sollevandosi di scatto e spingendolo via - visto che sono troppo stupido, allora puoi benissimo dimenticarti che esisto! Anzi, fa finta che io sia morto, così la facciamo finita! Và al diavolo!"
Dicendo ciò si tirò indietro, prendendo a camminare a passo felpato. Llweran era ancora stordito, non riusciva a capire esattamente perché tutto ciò fosse successo, ma non ebbe neanche il tempo di riprendersi, che Shauna gli fu addosso.
"Llweran, ti prego, vagli dietro e parlargli! Non possiamo lasciarlo andare così!"
In realtà, l'idea di andargli dietro non lo entusiasmava parecchio, non dopo come lo aveva trattato, ma pretendeva delle spiegazioni.
"Hai ragione! - esclamò - Eldarion, aspetta!"

Ci vollero circa cinque secondi  prima che Aragorn e  Boromir si accorgessero di essere stati colti in flagrante. Il primo in particolare, poté leggere la rabbia e la delusione negli occhi di Legolas.
"Legolas - lo chiamò, impallidendo di colpo - cosa..."
Cosa? Chiedi a  me cosa? Ma cosa ti salta in mente? Ti diverti alle mie spalle, eh? Adesso ci penso io a te!
Qualcosa si spezzò in lui, qualcosa che non si seppe spiegare ma che mandò letteralmente al diavolo tutta la sua calma e il suo essere riflessivo.
"Ma che cazzo state facendo voi due?!" - esclamò furioso.
"Legolas! - esclamò Aragorn - aspetta..."
"Mi sa che qualcuno è piuttosto arrabbiato" - costatò Boromir.
"Tu! - esclamò l'altro indicandolo - ,mi stai prendendo in giro?! No, dico, sei serio? Pensavo che fossi mio amico, pensavo che fossi una brava persona!"
"Non ti considero mio amico da molto tempo ormai! - urlò l'altro spingendolo - da circa sedici anni!"
"Ragazzi, per favore - fece Aragorne esasperato - ci sentono tutti!"
"Ah, non mi importa! - esclamò Legolas - sono stato in silenzio per troppo tempo, adesso tocca a me parlare! Cosa credi, che facendo così Aragorn cadrà ai tuoi piedi?"
"Sicuramente lo renderei molto più felice di come fai tu, che non sei altro che un debole e gli hai sempre creato solo problemi!"
"Cosa?!"
"Ragazzi..."
"Tu non sai un cazzo. Mi sei sempre stato accanto, ma in realtà non ci sei mai stato. Doppiogiochista  e traditore!"- esclamò Legolas.
"Forse sono diventato così dopo essere stato buono per troppo tempo, tu che dici?" - rispose Boromir, fronteggiandolo.
"Smettetela, tutti e due! Non dovete farvi del male a vicenda"
"Hai paura che possa alzare un dito su questo qui? - domandò Boromir - no, non ci penso neanche. Scusate il disturbo, me ne vado, dimenticatevi di me!"
"Ma, aspetta...!" - provò a fermarlo Aragorn, senza però alcun risultato. Legolas lo guardò a braccia conserte.
"Aragorn"
"Legolas, qualsiasi cosa tu stia pensando è sbagliata! E' successo tutto così in fretta. Che casino..."
Il biondo sospirò. Probabilmente aveva esagerato, con quella sua reazione, ma adesso si sentiva decisamente meglio.
Che ne era della sua maturità? E di quell'amicizia? Era giusto che finisse così?
"E va bene, andiamo a cercarlo!" - borbottò a quel punto, trascinandosi l'altro dietro e cercando di mettere da parte, almeno per un po', quello che aveva visto.

Llweran stava cominciando ad annaspare, ma non poteva fermarsi, non poteva permettersi di perdere il sui migliore amico, malgrado le parole dette, malgrado tutto ciò che era successo.
"Eldarion, ti vuoi fermare, dannazione!"
"Lasciamo in pace! - esclamò l'altro arrivando fino ad un semaforo rosso e attraversando comunque - hai già combinato abbastanza guai!"
Il biondo fu costretto ad infilarsi come lui, nel bel mezzo del traffico, con il rischio di farsi investire.
Certo che in quel momento, Boromir ed Eldarion, senza saperlo, stavano vivendo le stesse identiche frustrazioni. Il primo si era messo in macchina, e con le mani sul voltante si era allontanato alla svelta. Non voleva sapere più niente di Legolas, la loro amicizia era ufficialmente finita. 
Lo odiava, perché per colpa sua era sempre stato secondo, sempre messo all'ombra, e non sarebbe stato in grado di sopportare altre umiliazioni. 
Si dia il caso che il suo destino e quello di Eldarion stessero per incontrarsi, in modo fatale.
Il ragazzo infatti si accorse di lui, e pensò che salire in macchina fosse un buon modo per sfuggire alle attenzioni insopportabili dell'amico.
Tese il braccio, facendo segno di fermarsi.
"Eldarion?" - domandò Boromir, accostando.
"Puoi darmi un passaggio?" - domandò agitato.
"Sì, ma certo, entra pure"
"Eldarion!"
Llweran comparve in fondo alla strada, correndo come un forsennato.
"Accidenti! - esclamò l'altro afferrando lo sportello - ma perché non mi lascia in pace!"
Nel dire ciò fece per entrare.
"Aspetta, aspetta! - lo chiamò Llweran - non andare!"
Incredibilmente, era ruscito a raggiungerlo, ed era riuscito ad afferrare lo sportello, con il rischio di farsi male ad una mano, ed infilarsi dentro con lui.
"Llweran! - esclamò Eldarion - vattene via immediatamente!"
"Io non me ne vado! Ti devo spiegare prima!"
"Io non voglio ascoltarti, non voglio ascoltare le parole di un traditore! Tu mi hai rubato la ragazza!"
"Bene, vedo che a quanto pare è un vizio di famiglia" - borbottò Boromir, il quale aveva preso a  guidare.
"Io non ti ho rubato la ragazza, Eld, non è così. Io e Shauna ci amiamo da sempre, ma  tu non sei mi riuscito a  capirlo"
"Oh, certo! - esclamò - allora perché si  messa con me?"
"Perché voleva farmi ingelosire! - esclamò - probabilmente avrei fatto meglio a dirtelo prima, ma lo sai che sono timido, e poi lei piaceva anche a te, io non ti volevo perdere"
"Oh, guarda che bel risultato! - esclamò - io non ti voglio più vedere, Llweran!"
Il biondo a quel punto fu preso dalla rabbia e da tante, tante emozioni, e lo afferrò dalle spalle.
"Perché?! - esclamò - perché ce l'hai tanto ocn me? Cosa ti ho fatto?! Parlami!"
"Vuoi che ti parli?! - esclamò - va bene, te lo dico, tu....!"
Forse era proprio destino che Llweran non sapesse, almeno non ancora. Eldarion aveva fato per aprire bocca, ma a distrarli era stata una luce accecante. Non se ne resero conto in tempo, ma Boromir, lui invece sì, e aveva infatti cercato di frenare. 
Ma non riuscì a fare un tempo. Un camion li investì, e dopodichè fu il buio più totale.

Legolas ed Aragorn avevano passato tutto l'ora successiva a cercare l'amico che era andato via, senza però alcun risultato: Boromir sembrava scomparso nel nulla.
C'era molta tensione fra i due, una tensione che ben presto sarebbe scoppiata in un litigio furioso.
"Dove può essere andato? Spero non faccia idiozie!" - esclamò Aragorn.
"Io mi preoccuperei per altro se fossi in te! - esclamò  dico, che cosa diamine stavi facendo?! Come puoi baciare un altro così, come se nulla fosse?"
"Mi sembra di averti già detto che non era come sembra!"
"E allora com'è, Aragorn?! Perché mi viene molto difficile non pensare che tu stia solo giocando con me!"
"Maledizione, non è....!"
Aragorn fece per rispondere, ma prima che potesse farlo, il cellulare di Legolas prese a squillare all'impazzata. Quest'ultimo si sorprese parecchio nel rendersi conto che fosse un numero sconosciuto. 
Poi rispose.
"Pronto? Sì... sono io..."
Aragorn non lo udì più parlare. Poté soltanto vedere la sua espressione da rabbiosa divenire strana, quasi sconvolta. Solo in quel momento si rese conto che qualcosa non andava, e fu per lui naturale lasciare addietro la discussione che avevano avuto poco prima.
Quando poi vide il cellulare scivolargli dalle mani, si preoccupò ulteriormente.
"Legolas! - esclamò - che succede?"
Si voltò a guardarlo, con gli occhi vitrei. Stranamente non vi furono bisogno di parole. A lui bastò uno sguardo per comprendere ciò che era successo.

Bene, ottima giornata per morire, devo dire. Avrei preferito fare altre mille mila cosa, divenire un campione nel basket, diplomarmi, trovarmi un lavoro, sposarmi, avere una famiglia, e morire da vecchio.
Invece no, a quanto pare qualcuno ha deciso che dovevo morire così.
O almeno credo di essere morto. Sento rumori intorno a me, ma se provo a muovermi non ci riesco. E poi, cosa sono questi fili che mi stringono?
Diamine, liberatemi!
Ma probabilmente nessuno può sentirmi


Queste erano  le parole che scorrevano nella mente di Llweran senza un ordine preciso, come un fiume. 
Ma di fatto non avrebbe potuto reagire anche volendo. Non era morto. Era più corretto dire che si trovasse in una via di mezzo, ma questo non poteva saperlo, e probabilmente anche per questo si sentiva così tranquillo. Essere sospeso fra due mondi, fra la vita e la morte, aveva dello straordinario, e se fosse sopravvissuto, sarebbe stata una grande storia da raccontare...

Legolas aveva sentito il cuore spezzarsi in un milione di pezzi. Ed era rimasto così sconvolto che non aveva trovato neanche il coraggio di reagire. Semplicemente non riusciva più a parlare.
Deve essere uno scherzo... non può essere. Dio, fa che sia così.
Aveva pregato a lungo che i medici si fossero sbagliati, ma purtroppo non era così: Llweran, Eldarion e Boromir avevano avuto un gravissimo incidente, e tutti e tre si trovavano in fin di vita.
Non aveva sentito più di questo. Per il resto gli era sembrato tutto così ovattato, lontano. 
Poi Arwen li aveva raggiunti, ed era scoppiata in lacrime. Perché lui non ci riusciva? Perché lui doveva essere vittima di quella calma, di quell'indifferenza, così frustrante?
"Sopravviveranno? - domandò Aragorn - abbiamo bisogno di saperlo!"
"E' presto per dirlo. I due ragazzi si trovano in condizioni gravi e per il momento sono in coma... mentre invece l'altro... beh... sinceramente non credo si salverà, ma chissà..."
In coma L'ultima cosa che voleva, era vedere suo figlio attaccato ad una macchina per chissà quando tempo. 
Guardò Aragon negli occhi. Dio solo sapeva quanto in quel momento avrebbe voluto stringerlo a sé e trovare conforto, ma  non poteva, poiché al suo posto c'era Arwen. L'altro invece non poteva fare a meno di sentirsi in colpa. I suo figli erano in pericolo, e se li avesse persi.. no, non voleva neanche pensarci.
"Devo vedere mio figlio Llwean - proclamò ad un tratto il biondo - adesso"
"Anche io!"- esclamò Aragorn, quasi istintivamente.
"Mi spiace, solo i parenti più stretti" - rispose il medico.
I due si guardarono negli occhi. Adesso Aragorn avrebbe tanto voluto dire chi fosse veramente, quale fosse il suo vero ruolo, ma non poteva, non era il momento.
Legolas si armò di coraggio, quel poco che gli rimaneva, e si peparò ad afforntare forse il momento più difficile della sua vita.

Thranduil lo aveva raggiunto immediatamente dopo, mentre stava cercando di trattenere le lacrime. La sua emotività era strana, e probabilmente era stata accentuata dalla gravidanza.
Sicuramente però, anche in condizioni  normali non sarebbe riuscito a trattenersi. Llweran era in pericolo, come poteva stare tranquillo?
Stava male, e l'unica cosa di cui aveva bisogno sarebbe stata una stretta,un abbraccio dalla persone che amava.
Elrond arrivò poco dopo, e quando ciò avvenne, i due si guardarono, con leggero imbarazzo, dopotutto  non si erano più rivolti la parola dal loro litigio.
"Elrond" - sussurrò appena.
"Thranduil - disse avvicinandosi - ho fatto prima che ho potuto. Come stanno...?"
"Non lo so... Legoals è appena entrato, Arwen e Aragorn la stessa cosa. Sto morendo di paura. Es e non dovessero farcela?"
"Hei, non è questo il momento di pensare negativo. Si salveranno entrambi"
"E se non dovesse essere così? Non so se riuscirei a sopportarlo. Se solo... se solo fossi stato un po' più affettuoso con lui, se solo non  fossi stato sempre così severo..."
"Non ti devi sentire in colpa"
"Invece sì, invece sì. Perché non so prendermi cura delle persone che amo, non so tenerle vicino a me, e va a finire sempre che si allontanano. Sono io che le allontano, come ho fatto con te"
"Via, via, non mi hai allontanato, a volte capita di litigare" - disse avvicinandosi al suo viso. Quando l'altro lo guardò negli occhi, si rese conto di quanto quest'ultimi fossero lucidi. Stava... piangendo? Lui?
"Thranduil, ma cosa...?"
"Mi dispiace, d'accordo? Avrei voluto dirtelo in un altro momento, ma avevo paura che non l'avresti presa bene. Aspetto un bambino, Elrond. E se tu  ne vai ed io rimango solo, come dovrei fare? Lo vedi anche tu che non sono affatto portato per questo genere di cose, non più almeno, inomma, non era programmata, e se poi..."
Elrond lo aveva zittito, portandogli un dito sulle labbra. Non sembrava affatto arrabbiato, o infastidito,  stava sorridendo.
"Thranduil, non mi hai dato neanche il tempo di rispondere"
"Sei contento?"
"Mi chiedi se sono contento del fatto che la persona che amo aspetta un figlio da me? Tu che dici? Non ti avrei mai lasciato. Mai. E' una vita che stiamo insieme,e  così continuerà ad essere"
"Adesso mi sento stupido..."
"Oh, vieni qui - disse abbracciandolo - grazie per avermelo detto. Avevo bisogno di una notizia che mi risollevasse il morale. Questo significa ch torni a casa con me, giusto?"
"Sei pronto a  sopportare ogni mio malumore, ogni mia voglia, e  ogni mio insulto?"
"Lo faccio da una vita..."

Legolas era entrato nella stanza d'ospedale dove Llweran, immobile e inerme, si trovava. Aveva miriadi di fili attaccati al braccio, e il viso graffiato in diversi punti. Si avvicinò, quasi tremando. 
Non riusciva a guardare, era una visione troppo orribile.
L'ultima volta che lui e Llweran erano stati in un ospedale insieme era... era quando era venuto al mondo. Poi basta. Era sempre stato bene. Adesso invece, per qualche strano scherzo del destino, ecco che si trovava lì, in fin di vita.
Le cose non dovevano andare così.

C'è qualcuno? Non mi piace  non poter vedere, e se qualcuno entra e cerca di farmi del male? Non che possa stare peggio di così, è chiaro.

"Llweran"

Papà?! Papà, sei tu?! Meno male, non sai cosa è successo! O... forse te l'hanno detto. Ti prego, non arrabbiarti...

Si avvicinò ancora e si piegò, afferrandogli una mano che non avrebbe però potuto ricambiare la stretta.
"Llweran - lo chiamò di nuovo, questa volta non potendo trattenere le lacrime - piccolo..."

Cosa? Stai piangendo? No! Io non volevo farti piangere, ti prego perdonami. Se solo potessi stringergli anche io la mano... ma non ci riesco! Maledizione! Come posso fargli capire che lo sento? Come faccio ad uscire da questa situazione?

Era una realtà troppo dura da sopportare. Suo figlio steso lì, con una macchina che gli permetteva di respirare, suo figlio che non avrebbe più potuto avere certezze per il futuro. Non poteva sopportarlo, era  certo che se fosse morto... probabilmente lo avrebbe seguito
"Llweran, ti prego. Non smettere di lottare, io... ti prego... Ci sono così tante cose che ancora deiv fare nella tua vita, tante cose che devi sapere... e non ti puoi arrendere... perchè tu sei forte"

Io forte? Ne dubito fortemente. Ma sì, lotterò, non voglio morire così, non adesso. Farò del mio meglio, lo giuro.

Si portò l'altra mano sul viso. Pregava silenziosamente, a mente, senza trovare la forza di fare altro. Fuori intanto si era scatenata la tempesta.
Proprio come sedici anni prima, stesso posto, stessa pioggia...

Sedici anni prima...

Quando a Legolas avevano detto che il travaglio fosse doloroso, non immaginava così doloroso! Era ala cosa più insopportabile che avesse mai provato, certo che sarebbe morto!
"Vuoi andare più veloce maledizione?! io sto morendo!"
"Ho capito! _ esclamò Thranduil nervoso - ma non posso correre, c'è un temporale assurdo, non lo vedi?!"
"No me ne importa un bel niente, sbrigati e...". Fortunatamente ad interromperlo ci pensò una contrazione abbastanza forte.
"Hei, hei! Vedi di trattenerti, la mia macchia  non diverrà un ospedale!"
Trattenersi... sembrava facile per gli altri che guardavano... ma per lui non lo era affatto
Non avrebbe più avuto figli dopo quella volta, ne era sicuro.

"Cazzo! - esclamò - ma come fa la gente a fare figli ogni giorno, è tremendo!"
"Legolas! - esclamò Thranduil, rivolgendosi poi alla gente lì intorno - scusatelo,  un po' nervoso, è la prima volta"
"Prima e ultima. E adesso cosa succede? Cosa mi faranno? Mi uccideranno, vero?"
"No, no, ma che uccideranno!Ti faranno l'anestesia e non sentirai niente di niente, sarà come dormire!"
"Stammi accanto lo stesso"
"Ma..."
"Ti prego..."
"Oh - sospirò - e va bene, come vuoi!"
Glielo doveva. Passare quel momento da solo era già abbastanza difficile.
Legolas nona aveva realizzato, fino a quel momento, i cosa stesse andando veramente incontro. La sua vita sarebbe cambiata per sempre. E aveva paura e tanti dubbi, voleva avere accanto la persona che amava ma questo non sarebbe accaduto. Però non ci sarebbero stato tempo per avere paura. Si addormentò subito dopo a causa dell'anestesia,e l'ultima cosa che udì fu un tuono, all'esterno.

Si svegliò dopo quelle che parvero ore. Aveva dormito bene però, come ormai non faceva da tempo. Girato su un lato com'era, si portò una mano sul ventre, rendendosi conto di come quest'ultimo adesso fosse piatto e tirasse, probabilmente a causa dei punti di sutura.
"Bene, ben sveglio!" - esclamò una voce accanto a lui. Legolas si voltò piano. era Thranduil, il quale teneva tra le braccia un bambino minuscolo, ma dalle guance rosse, avvolto in una copertina azzurra.
"Papà - chiamò- mi sei veramente stato accanto per tutto il tempo"
"Figurati, e che volevo passare il mio tempo con lui - disse indicando il bambino - non vuoi conoscere tuo figlio?"
Suo figlio. Fino a quel momento nona aveva idealizzato ancora la cosa, ma adesso era tutto reale ed era stordito, malgrado i nove mesi di preparazione psicologica. L'altro gli porse il piccolo, il quale aveva aperti gli occhi a metà- Era molto grazioso ed i capelli erano così biondi da risultare invisibili.
Legolas rimase interdetti per qualche secondo, provando una miriade di sensazioni diverse. Incredibile che quel piccolo fosse stato dentro di lui per tutto quel tempo.. incredibile... che l'avessero fatto loro.
"Oh... ciao.. allora eri tu chi mi davi tutti quei calci, eh?"
Delicatamente gli accarezzò una guancia. Nona avrebbe saputo dire con esattezza a chi somigliasse, ma probabilmente era presto per dirlo.
Era u bambino perfetto. Avuto dal suo grande amore. Che però non era lì. E questa era cosa molto triste, si era immaginato quel momento in maniera molto diversa.
"Dunque, in nove mesi non avevi ancora deciso che nome dargli? Adesso lo sai?"
Guardò fuori dalla finestra. Il temporale era scomparso, ed adesso una arcobaleno dipingeva il cielo.
"Sì - sussurrò piano - il suo nome sarà... sarà... Llweran"
Il bambino a quel punto si lasciò andare ad un versetto, quasi come se avesse intuito che quello d'ora in poi sarebbe stato il nome con lui l avrebbero chiamato.


Quello stesso bambino che aveva cresciuto, stretto a sè e nutrito adesso si trovava immobile, gelido e con il viso spento. Legolas non poteva pensare che sarebbe morto, doveva assolutamente avere bisogno di un'altra possibilità.
Lo aveva chiamato in quel modo per un specifico motivo, perché dopo una cosa brutta c'è sempre una cosa bella. E lui era stata la cosa bella dopo tante sofferenze
"Non preoccuparti, Llweran. Io mi fido di te. C'è sempre l'arcobaleno dopo la tempesta"


N.D.A
"Llweran" viene da "Ilweranta" che dovrebbe significare "arcobaleno" in elfico.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Dodicesimo ***


12

I minuti passavano e parevano interminabili. Da parte di Llweran nessun cambiamento, né in meglio né in peggio. Semplicemente era statico, con gli occhi chiusi, immobile.
Legolas non si era allontanato neanche per un attimo. Aveva continuato a stringere la sua mano, nella speranza vana che si risvegliasse. E da quella posizione era irremovibile.
La sala d'attesa intanto si era riempita: Shauna stava seduta, dondolando nervosamente le gambe e mordendosi le dita.
"Non ci credo - sussurrò - è colpa mia, è tutta colpa mia. Sono io che li ho messi contro"
"Oh, andiamo - fece Una - non è colpa tua, gli incidenti capitano"
"Sì che è colpa mia! - esclamò duramente - perché se uno dei due muore... io giuro... giuro che non me lo perdonerà mai!"
Giù di lì aveva cominciato a piangere, senza riuscire a trattenersi.
Le due gemelle si erano zittite dinnanzi quella sua reazione, certe che nessuna parola avrebbe potuto consolarla.
Poco dopo, ad aggiungersi alla confusione, furono altre due persone che nessuno delle tre aveva mai visto. Si trattava di due ragazzi un po' più grandi di loro, dal bel bell'aspetto, probabilmente dovevano essere anche gemelli.
"Salve... immagino siamo tutti qui per lo stesso motivo..." - disse uno dei due.
"E voi chi dovreste essere?" - domandò Una.
"Siamo Elladan e Elrohir - rispose l'altro - la madre di Eldarion... è nostra sorella..."
"Ma... ma davvero?" - domandò osservandoli entrambi con una vaga nota di interessa. Ad Eldarion gli somigliavano anche, ma nello stesso tempo erano leggermente diversi.
"Oh, ragazzi - disse a quel punto Elrond, comparendo dal nulla - sono contento che siate arrivati"
"Abbiamo fatto più in fretta che potevamo - sospirò Elrohir - Eld come sta?"
"Meglio di quanto crediate. E' sveglio"
In quel momento vi fu un sospiro generale. Shauna si era portata una mano sul petto, sentendo quest'ultimo decisamente alleggerito.
Eldarion era sveglio, ma Llweran no. Non ancora, perché avrebbe dovuto risvegliarsi... non avrebbe potuto accettare la sua morte...

Voglio svegliarmi. Voglio svegliarmi. Voglio svegliarmi. Non voglio continuare a dormire. Devo trovare la forza per rimanere qui, per non andare, anche se fa tutto male, anche se mi sento debole. C'è chi mi vuole bene in questo mondo, non posso permettermi di andarmene.

Llweran stava lottando, anche se nessuno avrebbe potuto dirlo, nel vederlo così inerme.
Legolas, continuando a stringere la sua mano, si era ora addormentato, non era riuscito a reggere la stanchezza, o forse era semplicemente stat una sorta di arma difensiva, per evitare di sentire troppo dolore.

Apro gli occhi. Devo aprire gli occhi. Perché non ci riesco?! Io devo vivere, devo svegliarmi. Devo essere io a vincere.

Llweran sentì ad un tratto il proprio battito accelerare, così come il proprio respiro. Quasi non se lo seppe spiegare, ma era come se stesse ritrovando la forza, nemmeno lui sapeva da dove.
Poi sussultò, quasi come se avesse sognato di cadere nel vuoto.
Riuscì finalmente la forza di ricambiare quella stretta, più forte che poté.
Poiché Legolas non stava dormendo profondamente, se ne accorse, ma non ci badò molto: se lo era immaginato talmente tante volte, che pensava che ancora una volta fosse frutto della sua immaginazione.
Un altro sforzo, e poi riuscì ad aprire gli occhi, anzi, a spalancarli.
Era sveglio. Voltò piano il capo verso destra, scorgendo Legolas, il quale teneva ancora gli occhi chiusi. Era rimasto lì per tutto il tempo, lo aveva sentito, e di questo gliene sarebbe stato grato.
"Papà - bisbigliò debolmente - sono qui... sono sveglio..."
Nell'udire la sua voce, il più grande si svegliò all'improvviso. Spalancò gli occhi nel vederlo, tuttavia rimase anche parecchio interdetto.
"Io... sto sognando - sussurrò - e che bel sogno..."
Il più piccolo non potè fare a meno di ridere.
"Non stai sognando, sono veramente sveglio!" - esclamò con più forza.
"Tu... sei sveglio veramente?"- domandò con voce tremula.
Llweran annuì, e quando finalmente Legolas si convinse che ciò che aveva davanti non era un sogno, trovò il coraggio di abbracciarlo come aveva mai fatto. Llweran ricambiò il gesto, felice del fatto che fosse sopravvissuto.
"Temevo che non ce l'avresti fatta! Ho temuto il peggio!" - esclamò Legolas non riuscendo a trattenere le lacrime, questa volta di gioia.
"Mi hai detto di lottare, ed io l'ho fatto"
"Mi hai sentito?" - domandò sorpreso.
"Ho sentito ogni cosa. Grazie per essere rimasto"
L'altro sorrise, accarezzandogli il viso.
Aragorn capitò davanti alla porta proprio in quell'istante. Per tutto il tempo, era stato in pensiero sia per lui che per Llweran.
Adesso che però aveva visto quest'ultimo vivo ed in forze, la paura se n'era andata.
Sorrise nel vedere quei due abbracciarsi, trattenendo a stento le lacrime della commozione. Llweran si accorse di essere osservato, e quando lo guardò, fu ben felice di vederlo.
"Ciao Aragorn!" - salutò allegramente.
Ciò che egli avrebbe veramente voluto, era andare lì ed abbracciarlo, perché era suo figlio, e aveva bisogno di fare ciò. Ma fu costretto a trattenersi.
"Ciao Llweran - lo salutò a sua volta - sono felice di vedere che stai bene"
"Sono felice anche io! - esclamò - ma... insomma... Eldarion... lui..."
"Oh, lui sta bene. E' sveglio"
"E' sveglio?! - esclamò saltando giù dal letto - devo andare subito da lui!"
"Fermo! - esclamò Legolas - non puoi ancora alzarti!"
"Ce la faccio! - esclamò a fatica - ho bisogno di parlare con lui!"
Nel momento in cui si era svegliato, tutto gli era tornato alla mente, il loro litigio, le parole dette. Non gli importava più di niente però, l'importante era che fosse vivo, che stesse bene, perché era come un fratello per lui, e non avrebbe sopportato l'idea di perderlo.
A fatica, arrivò alla stanza di Eldarion, che si trovava poco distante dalla propria. Lì scorse Shauna, le gemelle, Arwen, e i due gemelli Elladan e Elrohir. La ragazza, nel vederlo, gli andò immediatamente incontro, circondandoli il collo con le braccia.
"Llweran! - esclamò - sei sveglio, sveglio! Non ci posso credere, sei qui, ma... cosa fai in piedi?"
"Beh, anche a me spetta fargli visita, non trovi?" - domandò allegramente come sempre.
Il biondo sollevò poi lo sguardo, fino a scorgere l'amico. Quest'ultimo pareva stare bene, non aveva ferite gravi, a parte un braccio rotto, ma l'espressione diceva tutt'altro.
Si sgranchì la voce, avvicinandosi.
"Hei..." - sussurrò.
"Llweran. Stupido, non dovresti sforzarti così tanto" - disse distogliendo lo sguardo.
"Non preoccuparti per me, sto bene. E sono felice che anche tu stia bene"
"Pff, perché ti preoccupi per me? Dopo tutto quello che ti ho detto..."
Llweran a quel punto cambiò completamente espressione. Aveva reagito in modo strano per tutto il tempo, cercando di mascherare i propri dubbi e le proprie preoccupazioni. Adesso però stava cedendo, e ciò si sarebbe dimostrato un bene, perché aveva proprio bisogno di piangere.
"Non me ne frega niente, d'accordo?! - esclamò - non mi importa se mi hai insultato, se mi hai preso a pugni o quello che vuoi! Ho avuto paura che potessi morire, mi sono preoccupato più per te che per me! E lo sai perché?! Perché sei il mio migliore amico, sei un fratello per me! E non ti posso perdere, hai capito?!"
Le sue parole lo colpirono profondamente. Llweran non gli aveva mai parlato in quel modo, e adesso, come se non bastasse, lo stava anche facendo sentire in colpa.
In colpa perché lo aveva odiato, senza nessun motivo, in colpa perché lo aveva accusato solo per rabbia. Ma era chiaro che entrambi fossero vittime di un segreto. Ed il fatto che fossero realmente fratello, spiegava il perchè del loro legame così stretto.
Si asciugò gli occhi, impedendo ad una lacrima di scivolare via. Non piangeva mai, ma adesso sarebbe stato impossibile non farlo.
"Tu dovresti odiarmi..."
"Io non ti odierei mai. Ma se tu mi odi va bene così. L'importante è che stai bene"
"Io... io non ti odio - ammise - ti voglio bene. E se... tu e Shauna vorrete stare insieme... beh, per me va bene..."
"Ma...!"
"Te lo devo. Dopotutto, se non mi avessi seguito, non saresti quasi morto"
Le sue labbra si erano curvate in un sorriso, e da quel semplice gesto Llweran capì che fosse tutto a posto. Poi lo abbracciò. 
Raramente si erano abbracciati nel corso degli anni, e si chiesero anche il perchè.
Shauna sospirò felice. Era contenta che quei due fossero tornati amici, che stessero bene entrambi. Dopotutto, aveva bisogno di tutti e due, nella sua vita.
"Scusate, scusate, permesso!" 
La voce che giunse poco dopo al loro orecchio, fu molto familiare.
Tauriel, con il fiato corto, era arrivata fino a loro, con il suo solito modo di fare molto brioso.
"Oh, Llweran! - esclamò afferrandogli le guance - non appena ho saputo sono venuta subito! Sono così felice che tu stia bene!"
"Tauriel? - domandò a fatica - come... come facevi a saperlo?"
"Io... io l'ho avvisata..." - disse timidamente Sabia.
"Che?! - sbottò Una - pff, bella mossa!"
"Ho avuto una paura tremenda! - esclamò la ragazza con un certo fare teatrale - ma l'importante è che tu stia bene - si rivolse poi ad Eldarion, il quale la guardava in cagnesco - oh, e ovviamente è importante che anche tu stia bene, sì!"
"Grazie" - borbottò l'altro.
"Beh, direi proprio che tutto adesso andrà per il meglio! - esclamò il biondo - spero che ci riprenderemo presto, così potremo tornare a scuola e giocare a basket, abbiamo un campionato da vincere!"
Eldarion però, nell'udire la parola "basket", si era intristito ulteriormente, e l'amico ci aveva fatto caso.
"Ho detto qualcosa che non va?" - chiese.
"No, Llweran... è solo che - sussurrò - io... io non potrò più giocare a basket..."
"Che cosa?! - esclamò - ma che stai dicendo?! Certo che puoi, tu sei il nostro capitano! Potrai giocare, non è vero?!"
Il suo sguardo aveva poi incrociato quello di Arwen, la quale aveva scosso il capo.
"I medici hanno detto che per come si è fratturato l'osso del braccio, non sarà più in grado di giocare, o almeno non come faceva prima"
"Eh... eh?" - domandò flebilmente. Si sentì ad un tratto debole. Eldarion non poteva rinunciare al suo sogno, non poteva, giocare a basket era sempre stata la sua grande ambizione.
"Ma non puoi arrenderti! - esclamò - non puoi farlo! Era il tuo sogno!"
"Era il mio sogno, per l'appunto - bisbigliò - io vorrei Llweran, ma non posso!"
Il suo tono era duro, segno che sicuramente controbattere sarebbe stato inutile. Non trovò più la forza di aggiungere altro. Ora capiva il suo tanto cattivo umore, adesso capiva... no, non capiva nulla. Perché Llweran aveva avuto più fortuna, e se solo avesse potuto, avrebbe preferito donargli un po' di quella fortuna che aveva avuto, pur di vederlo felice.

Alla fine Legolas, come al solito, non era stato ascoltato. Tuttavia era felice che Llweran stesse bene e che avesse chiarito con Eldarion.
Si lasciò andare ad un sospiro: erano andati vicino dallo sfiorare una tragedia, ma per fortuna si era risolto tutto.
Aragorn gli arrivò alle spalle. Nell'avvertire la sua presenza, il biondo si voltò, scorgendo la sua espressione che in realtà non parlava chiaro.
"Stanno bene tutti e due - sospirò - non posso crederci, poteva finre così male..."
"Ma non è successo" - rispose sommesso.
"Non sembri molto felice, in realtà - notò - sei ancora preoccupato?"
Aragorn fece per aprire bocca: non era solo preoccupato, era anche confuso. Fino a quel momento, aveva come vissuto in una bolla di vetro che era adesso stata spezzata. La realtà lo aveva letteralmente investito, mettendo in pericolo i suoi figli.
Prima che però potesse dire qualcosa, una giovane dottoressa li interruppe.
"Scusate. Voi siete parenti del paziente della camera n. 12?"
"Parla di Boromir? - domandò Legolas - ecco... no, siamo suoi amici. Lui... lui non ha parenti in vita, che io sappia..."
"Possiamo vederlo?" - domandò Aragorn.
"La situazione purtroppo è andata solo a peggiorare - sospirò la donna - temo che non ci sia più nulla da fare"
"Che cosa?! - esclamò l'altro - ma cosa significa, voi dovreste provare a salvarlo!"
"Aragorn! Lo scusi, è nervoso"
"Ci abbiamo provato, ma non c'è più niente da fare - ripeté - se volete vederlo... fate pure. Forse è il caso che lo salutiate come si deve"
I due si guardarono negli occhi, sentendo il proprio cuore fermarsi. Non riuscivano ad idealizzare il fatto che Boromir stesse per morire, ma non appena lo videro, immediatamente divenne tutto incredibilmente reale.
Lui stava lì, steso, irriconoscibile in viso a causa delle ferite subite. E stava soffrendo, era evidente.
Amici... Legolas dubitava che egli lia vrebbe ancora visti come tali.
"Boromir" - chiamò piano.
L'altro sollevò lo sguardo, sorpreso nel vederli.
"Voi... voi... qui?"
"Non è il caso che ti sforzi - disse Aragorn - i medici ci hanno detto che le tue ferite sono molto gravi"
"E come potrebbero non esserlo? Il camion mi ha investito in pieno. I ragazzi... loro..."
"Loro stanno bene. Stanno bene tutti e due..."
"Ah - boccheggiò - sono contento di ciò - si rivolse poi a Legolas - tuo figlio è insistente e insopportabile proprio come te"
"Sì, lo so - rispose il biondo con un sorriso amaro, non riuscendo a trattenere le lacrime - Boromir, mi dispiace. Mi dispiace se per colpa mia ti sei sentito sempre messo in secondo piano, mi dispiace di non aver capito prima..."
"No - ansimò debolmente - no... sono io... sono io che ho tutte le colpe. Io, perché non ho fatto altro che provare invidia, perché tu... tu sei forte"
"Forte, io? Ma che dici..."
"Probabilmente deve essere dovuto al fatto che sono sul punto di morire e non ragiono più con la testa" - affermò, trovando la forza di sorridere.
"Hei - disse Aragorn - non morirai"
"Non sono uno stupido, Aragorn - sussurrò - mi spiace andarmene così.Forse avrei potuto comportarmi meglio, con entrambi. Ti ho amato veramente, Aragorn. E Legolas... mi spiace per tutto ciò che ti ho detto.."
Il biondo gli afferrò istintivamente la mano, mentre Aragorn gli stringeva l'altra.
Anche per loro, tutto ciò che di male c'era stato, sembrava essere stato cancellato.
"Non andare... noi siamo un gruppo, siamo sempre stati insieme!" - esclamò Legolas.
"Beh, si vede che d'ora in poi dovrete fare a meno di me. E tu, Aragorn... non sei mai stato bravo con le questioni d'amore... non fartelo sfuggire, mi raccomando..."
Sorrise, e subito dopo tossì. Si abbandonò con il capo sul cuscino, poi esalò un lungo e sofferente respiro.
"Boromir..." - lo chiamò debolmente il biondo.
La linea sul monitor che segnava i battiti del cuore però, adesso era piatta.
Aragorn mollò la presa dalla sua mano. Non avrebbe pianto, non era da lui, al contrario di Legolas, che di lacrime quel giorno ne aveva versate anche troppo.
I due si spostarono poi in corridoio. Il biondo si sedette, poggiando i gomiti sulle ginocchia e le la fronte sulle mani, mentre Aragorn, tramite un giro di telefonate, avvisò gli altri circa ciò che era appena successo.
Non riuscivano a credere che se ne fosse andato.
Aragorn gli si avvicinò, sedendoglisi accanto.
"Gli altri saranno qui a momenti"
"Io non ci posso credere - sussurrò - non posso crederci. Se solo non avessimo litigato, tutto ciò non sarebbe successo..."
"Siamo in due allora a sentirci in colpa. Io sono il maggior responsabile, perché avrei dovuto badare un po' di più ai suoi sentimenti, ed invece...
Probabilmente, se non ci fossimo rimessi insieme, tutto ciò non sarebbe successo"
Legolas alzò immediatamente lo sguardo.
"Che vuoi dire?"
L'altro sospirò. Con tutto ciò che era successo, dove avrebbe avuto la forza per continuare a mantenere segreta quella relazione?
"Io... credo che forse è meglio se ci prendiamo una pausa"
Il biondo si sentì raggelare il sangue nelle vene. La stessa scene, le stesse parole, le stesse sensazioni di sedici anni prima.
"Una pausa?! - domandò stringendo i pugni - perché? E' per Boromir?"
"No... no, no, no - rispose - è soltanto che... la situazione per adesso è delicato. Eldarion... lui è molto scosso, ha appena saputo che non potrà più giocare a basket. Lui... e Arwen, anche lei è sconvolta, entrambi hanno bisogno di me, e Llweran ha bisogno di te"
"Cosa stai cercando di dire?" - domandò duramente.
"Sto cercando di dire che per il momento è meglio che ci dedichiamo ognuno alle nostre famiglie!"
"Io e Llweran siamo la tua famiglia! - esclamò prontamente - cazzo, non ti importa niente di lui?"
"Ti prego, non gridare" - lo supplicò.
"No, invece adesso parlo io! Sedici anni fa mi hai detto le stesse identiche cose, che dovevi pensare alla tua famiglia, e adesso che cambia? Nulla! Io dico che è l'ennesima scusa!"
"Non è così! Io tengo ad entrambi..." - sussurrò facendo per afferrargli un braccio.
"Non toccarmi! - esclamò - sta lontano da mio figlio, hai capito?! Tu non ci sei mai stato, per te c'è sempre stata solo l'altra famiglia! Sta lontano da entrambi, ti odio!"
Finalmente aveva tirato fuori tutto, gli aveva detto chiaramente ciò che pensava, che corrispondeva poi a verità.
Lui non era un oggetto, né un passatempi. Era stato male tante di quelle volte, che adesso si era come congelato.
Aragorn, dal canto suo, non aveva trovato la forza di replicare. Se l'era meritato, ma su una cosa Legolas si era sbagliato: non era vero che non gli importava nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***


 

Dall’incidente era passata una settimana, e se pian piano Llweran si era ripreso, lo stesso non si poteva dire per Legolas.

Ormai era finita, era giusto che fosse così. La relazione tra lui e Aragorn aveva portato a troppi eventi spiacevoli, l’incidente, la morte di Boromir.

Già, Boromir…

Non riusciva a non sentirsi in colpa nel pensarci. Se solo avesse saputo prima che sarebbe finita così probabilmente si sarebbe comportato in maniera diversa, ma ormai era tardi per pensarci.

Era tardi.

Non doveva più pensare ad Aragorn né a nulla, era ora che ci desse un taglio e si dedicasse all’unica cosa davvero importante: Llweran. Lo aveva quasi perso e la paura era stata tanta, forse fin troppa.

Thranduil osservò suo figlio seduto con lo sguardo vitreo sopra il divano. Non lo avrebbe rimproverato, né gli avrebbe detto nulla, poteva solo immaginare il dolore che stava provando.

“Legolas – lo chiamò lentamente – non voglio infierire, però penso che dovresti darti una svegliata”

“Una svegliata? - sussurrò con un filo di voce – Boromir non c’è più, ed è tutta colpa mia”

“Oh no, non cominciare. Non è colpa tua, non è colpa di nessuno. Certe cose accadono e basta...”

“Se solo non mi fossi fatto coinvolgere – sussurrò ignorandolo – a quest’ora nulla di tutto ciò sarebbe successo”

Suo padre sospirò, andando a sedersi accanto a lui.

“Non è detto, magari sarebbe successo comunque. Il fatto è, Legolas, che devi andare avanti. Lo devi fare per Llweran, è quasi morto. E inoltre… posso ben capire quanto la situazione per te sia difficile, ma devi stringere i denti. Io sto con Elrond, avrò un bambino di lui, di conseguenza è come se fossimo tutti una famiglia...”

“Già… crudele ironia” - disse accennando un sorriso.

“Bene, così ti voglio – rispose sorridendo a sua volta – adesso… perché non corri a svegliare tuo figlio? Oggi torna a scuola. E tu devi tornare a lavoro”

“No – si portò una mano sul viso – non voglio andare a lavoro”

“Non fare il bambino e sbrigati” - borbottò severamente.

 

Il fatto di aver quasi sfiorato la morte non aveva influito troppo su Llweran.

Strano a dirsi, ma la scuola gli era incredibilmente mancata.

Quando arrivò si guardò intorno come se fosse stato assente per chissà quanto tempo. Immediatamente Una, Sabia e Shauna lo adocchiarono, andandogli incontro.

“LLWERAN! - piagnucolò la maggiore delle Tuc, stritolandolo – sono così felice che tu sia tornato, così felice!”

“Cough, Una, non respiro” - borbottò il biondo.

Dopodiché sollevò lo sguardo incrociando gli occhi celesti di Shauna, che sorridendo gli si era avvicinato.

“Hei” - sussurrò con le mani dietro la schiena.

“Shauna… sono così felice di vederti, di vedere tutte voi. Temevo che non sarei più tornato”

“Non dirlo neanche per scherzo! - Una gli puntò il dito contro – piuttosto, dov’è quello scemo di Eldarion?”

Llweran fece per rispondere che non lo sapeva, ma non ci fu bisogno.

Il ragazzo comparve alle loro spalle. Era evidente che qualcosa in lui fosse cambiato, oramai non aveva più quell’espressione sicura in viso.

Era una stata un’esperienza terribile, al punto che Eldarion aveva deciso che il segreto che aveva scoperto sarebbe rimasto tale. Non era necessario che Llweran sapesse.

Quest’ultimo gli si avvicinò, e quando gli arrivò vicino lo guardò negli occhi.

“Strider”

“Greenleaf”

Non si erano mai chiamati per cognome, e per questo ciò risultò un gesto alquanto inusuale. Un gesto che fu poi seguito da un abbraccio sincero.

Llweran gli diede una pacca sulla spalla. Eldarion non avrebbe più potuto giocare a basket, e poteva anche solo immaginare quanto la cosa lo facesse star male. Come avrebbe preso il suo posto? Lui era il playmaker, era diverso dall’essere un capitano.

I due furono raggiunti dalle tre ragazze, e gli uni accanto agli altri si avviarono dentro la scuola

 

Se suo figlio era riuscito a riprendersi a testa alta, ci sarebbe riuscito anche lui. Anche se la situazione era un po’ diversa visto che si sarebbe ritrovato a lavorare a stretto contatto, quindi a vedere ogni giorno, la persona che per la seconda volta gli aveva spezzato il cuore.

“Non so se ce la posso fare” - sospirò.

“Non ho cresciuto un codardo, ho cresciuto un uomo coraggioso – Thranduil gli diede una spinta – va. E non lasciarti prendere dalle emozioni”

“Pff, facile per te” - sussurrò.

“Come prego?”

“Nulla! - esclamò – scappo, a più tardi!”

Immediatamente uscì di casa, saltò in macchina e raggiunse il proprio ufficio.

Ok, va tutto bene. Devo solo sperare che Aragorn non passi di qui, e dopotutto perché dovrebbe succedere? Lui è solo il capo.

Nervosamente si sedette vicino la propria scrivania, prendendo a sistemare dei documenti. Non aveva il coraggio di sollevare lo sguardo, e se lo avesse visto?

Emotivo per com’era, specie in quel periodo, sarebbe stato impossibile tenergli testa.

In realtà, per tutto il tempo Aragorn non aveva fatto altro che aspettare il suo arrivo. Lo aveva visto entrare non trovando il coraggio di avvicinarsi. Legolas tra i due era stato il più forte, quello che era stato in grado di mettere la parola “fine” alla loro relazione. Lui invece, che tra i due era il debole, non riusciva a darsi pace. In poco tempo erano successe troppe cose, uno dei suoi amici più cari se n’era andato e molto probabilmente suo figlio avrebbe dovuto rinunciare al sogno di diventare un campione di basket.

La fine di quella malsana relazione avrebbe fatto bene a tutti… a tutti tranne che a loro.

Decise di avvicinarsi, con una banale scusa.

“Buongiorno”

Legolas rabbrividì nell'udire il suo tono di voce così stranamente tranquillo.

“Emh – sollevò lo sguardo – buongiorno...”

“Hai finito di controllare quei documenti? Mi servirebbero”

“No… in realtà ho appena cominciato” - ammise.

“D’accordo, non fa niente, fa pure con comodo” - la tranquillizzò.

La conversazione era già morta e dopotutto Aragorn non se ne sorprendeva. Legolas gli aveva chiaramente urlato contro quanto lo odiasse.

“Come… come stai?”

“Io come sto? - domandò in tono polemico – bene, ovviamente”

“Legolas, non parlare affatto mi sembra assurdo”

“Bene – disse freddamente – vuoi sapere come sto? Sto male, com’è ovvio che sia. Fortunatamente mio figlio è più veloce di me a riprendersi”

“Sono… sono contento che almeno lui stia bene...” - sussurrò.

“E… Eldarion invece? Come sta?”

“Oh lui… sì, sta abbastanza bene. Certo, è un po’ giù di morale, ma immagino sia normale”

“Già” - il biondo abbassò lo sguardo.

Insomma, cosa aspetta ad andarsene? Sta calmo Legolas, non farti prendere dal panico, non farti prendere dalle emozioni.

“Comunque credo che la colpa sia mia” - disse Aragorn ad un tratto.

“Eh? Cosa?” - domandò confuso.

“La morte di Boromir. Avrei dovuto mettere un freno ai suoi sentimenti sin dall’inizio...”

Legolas però gli fece segno di tacere.

“Io non voglio parlare di questo adesso. Non devi preoccuparti, non è colpa di nessuno, ed io imparerò ad andare avanti come ho già fatto una volta. Qui tu sei il mio capo, tutto qui...”

Il suo tono era incredibilmente gelido come non mai. Ciò colpì molto Aragorn, che a quel punto non poté ribattere. Si allontanò come Legolas voleva, e continuando a pensare al fatto che… non poteva finire tutto così.

 

Per quanto riguarda Thranduil, si era ormai trasferito da Elrond, peccato che la loro quiete era durata poco..

Elladan ed Elrohir, i suoi figli più piccoli, erano tornati a casa per un periodo, visto che studiavano all’estero.

Se avere a che fare con un appena ventenne con un caratteraccio e con l’amore per il disordine era difficile, avere a che fare con DUE tipi così era praticamente impossibile.

“Questa poi – si guardò intorno, nervoso – non mi sono trasferito qui per fare da badante a due ragazzini impertinenti!”

Nel dire ciò si chinò, raccogliendo dei vestiti sparsi sul pavimento.

E come se non bastasse, uno dei due gemelli amava follemente la musica metal… ad alto volume e a tutte le ore del giorno e della notte.

Thranduil picchiettò contro una parte.

“Elladan – chiamò – ti dispiacerebbe abbassare il volu… oh, figurati se mi sente!”

Elrond lo udì, e decise quindi di andare in suo aiuto.

“Ma che succede?” - gli chiese.

“Succede che i tuoi figli mi faranno diventare matto! - esclamò puntandogli il dito contro – sono così indisciplinati...”

“Sono solo ragazzi – disse divertito – e poi dovrai abituarti”

“Ah, non dirlo neanche per scherzo. Perché mio figlio prenderà i miei geni, non i tuoi, quelli sono difettosi”

“Se lo dici tu” - tentò di trattenere una risata.

In quel momento Elladan si decise ad uscire, con le cuffie ben impiantate nelle orecchie.

“Ah, finalmente!”- esclamò Thranduil.

“Io sto uscendo con Elrohir, ci vediamo dopo!” - esclamò il ragazzo ignorandolo.

Il biondo alzò gli occhi al cielo, entrando poi nella camera lasciata aperta.

“Oh mio Dio – si lamentò osservando il disordine – Dio ti prego, fa che mio figlio non erediti i geni del disordine!”

 

La giornata non era andata poi così male. Ma non era stato che il primo di una lunga serie di giorni lunghi e tutti uguali.

Come se non bastasse aveva anche iniziato a piovere e c’era un traffico infernale.

Legolas tentò di vedere oltre il vetro appannato, ma tutto ciò che riuscì a riconoscere fu la luce di due fari di un auto. Un auto che per poco gli venne addosso, facendogli prendere uno spavento immane.

“AH! - esclamò, togliendosi la cintura e aprendo lo sportello – razza di idiota, ma cosa fai?!”

Dall’alta auto ne uscì immediatamente un altro uomo, il che non sarebbe stato un problema se solo non fosse stato così… carino.

Quest’ultimo gli sorrise.

“Mi dispiace, purtroppo con questa pioggia non vedo niente” - si scusò.

Legolas scosse il capo per tornare in sé.

“Beh, comunque faccia attenzione, potrebbe essere pericoloso”

“Oh, si è fatto male? Vuole che la porti in ospedale?” - domandò facendo per avvicinarsi.

“Ah, non si avvicini, sto bene” - borbottò.

“D’accordo, d’accordo – disse sorridendo – però vedo che è bagnato fradicio, almeno mi faccia perdonare offrendole un caffè”

Legolas strabuzzò gli occhi.

Questo qui ci sta provando con me in maniera palese! Non pensarci neanche Legolas, tu hai chiuso con gli uomini.

“Grazie… ma no grazie, devo tornare a casa. E’ stato un piacere, ma devo proprio andare, arrivederci” - disse frettoloso, infilandosi in auto.

“… Io comunque mi chiamo Faramir!” - esclamò l’altro.

Il biondo finse di non aver udito, ma in realtà aveva sentito tutto e molto bene anche. Non riuscì a trattenere una risata. Trovava alquanto tenero il fatto che qualcuno volesse provarci con lui, oltre al fatto di farlo sentire molto lusingato.

Ma non era proprio il caso.

Riprese a guidare, lasciandosi alle spalle quel giovane uomo che tanto l’aveva sorpreso.

 

Finalmente erano giunte le lezioni pomeridiane. Llweran Eldarion, Shauna e le gemelle stavano camminando per il corridoio.

“Ragazzi, ci vediamo fuori in cortile fra cinque minuti! - esclamò Shauna – abbiamo molto di cui parlare!”

“RAGAZZIIII!”

La voce squillante che li colse di sorpresa apparteneva a Tauriel, la quale si fiondò su di loro.

“Ma questa qui non ha altri amici da cui andare?!” - borbottò Una.

“Oh Llweran, ti sei ripreso, che bellezza – disse la ragazza avvinghiandosi al suo braccio e guardando poi Eldarion – e ci sei anche tu El… umh...”

“Eldarion”

“Giusto! Cosa fate di bello?”

“Dobbiamo andare ad una riunione – fece Una – e tu non sei invitata”

“Vi preeego! - supplicò la ragazza – per voi è un problema?”

“Beh...” - Llweran alzò gli occhi al cielo.

“Io direi…. Che va bene” - Eldarion fece spallucce.

“Evvai!”

Una si portò una mano sul viso.

“Strider, se prima non mi piacevi, adesso ti detesto proprio”

Il numero gruppo poco dopo si recò in un angolo tranquillo del cortile, in modo da poter parlare in pace. Vennero raggiunti anche da Elladan ed Elrhoir..

“Voi che fate qui?” - domandò Shauna.

“Li ho invitati io, è un problema?” - domandò Eldarion.

“Assolutamente no! Prego, accomodatevi pure!”

“Oh no – Una spalancò gli occhi – è come avere tre Eldarion, sto sognando – si rivolse ad Elladan, che le si sedette accanto – tu npn sei stupido come quel campione di tuo nipote, vero?”

“Scoprilo se sei abbastanza coraggiosa” - scherzò l’altro facendola sorridere, e mentre Sabia arrossiva nel ritrovarsi Elrhoir accanto.

“Va bene ragazzi, ascoltatemi – a parlare fu Shauna – siamo qui per una cosa importante. Dobbiamo aiutare Llweran. La squadra di basket è importante, è quella che ha vinto più campionati in tutta la scuola, e poi è un suo sogno diventare un giocatore professionista”

“Uh, posso fare la ragazza pon pon?!” - esclamò Taurile con brio.

“Emh… sì – Shauna sollevò le braccia – Llweran non crede di potercela fare, ma noi siamo qui per dimostrargli che può essere un buon capitano, può provare con noi!”

“Emh, emh – Llwran si sgranchì la voce – Shauna, siete tutti molto gentili. Ma prima cosa…. Voi non sapete nulla di basket!”

“Appunto, così puoi insegnarci!” - rispose lei.

“Sì… ma anche se fosse io non posso essere il capitano!”

“Perché no? - domandò Eldarion – sei l’unico che può farlo”

“Io sono il playmaker, anche volendo non possiamo togliere il playmaker alla squadra”

“Eh… giusto. Ebbene? Non c’è qualcun altro?”

“Eviterei di nominare qualcun altro della squadra capitano”

“Allora chiedetelo a qualcuno fuori la scuola, dopotutto è un attività extracurricolare!” - intervenne Sabia.

“Questa si che è un’idea! - esclamò Shauna – gemelli, voi sapete giocare a basket, vero?”

“Soltanto io – disse Elrohir, ma poco, e poi comunque io ho lo studio a cui pensare, quindi passo...”

“Bene, fantastico – sbuffò Eldarion – e la nostra squadra è fuori dal campionato!”

“Non dire così! - esclamò Llweran – io ti prometto che porteremo la squadra alla vittoria, parola mia! Ci serve solo un leader, uno impavido, coraggioso, severo e che non abbia paura di mettersi in gioco”

Mentre parlava Shauna aveva assunto un'espressione pensierosa.

“Forse…. Forse c’è qualcuno che fa al caso nostro”

Llweran la guardò, rabbrividendo.

“Shauna...ti prego… non starai pensando a...”

“Llweran, ma è è perfetta!”

“Oh no – piagnucolò – tutti, ma non lei...”

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo quattodici ***


Qualche giorno dopo...

 

Probabilmente il riprendere a lavorare era stato d’aiuto a Legolas e al suo malumore. Certo, una parte di sé era ancorata alla sofferenza, ma per il resto si era obbligato ad andare avanti e a ritrovare il buon umore.

E questo ovviamente non aveva nulla a che vedere con il fatto che avesse incontrato un uomo molto carino e gentile…

“Legolas, ma a che pensi?”

Il biondo si sentì chiamare da Sam.

Finalmente lui e la sua adorata “Compagnia dell’anello” si ritrovavano a passare del tempo insieme dopo gli spiacevoli eventi capitati.

E ovviamente la mancanza di Boromir si sentiva eccome. Vi era come un posto vuoto all’interno del gruppo, ma quest’ultimo era e sarebbe rimasto unito.

“A niente, non sto pensando a niente” - disse guardando pensieroso le carte da poker che teneva in mano. Avevano improvvisato una partita per passare il tempo, nonostante non fosse molto portato.

“Guarda che noi ti conosciamo bene – Frodo gli puntò il dito contro – tu pensi a qualcosa… o magari a qualcuno”

“Oh – sbuffò gettando le carte sul tavolo – ma a voi non sfugge niente?”

“Suvvia, Legolas – Gandalf lo chiamò con tono pacato, mentre fumava la sua pipa – voglio tirare ad indovinare…. Hai conosciuto qualcuno, vero?”

L’altro avrebbe tanto voluto negare, ma di fronte l’evidenza come avrebbe potuto? Il suo tentennamento fece immediatamente crollare ogni possibilità di uscir fuori da quella conversazione strana.

“Lo sapevo – Merry batté il pugno sul tavolo – chi è lui?”

“E’ carino?” - domandò prontamente Frodo.

“Ma soprattutto, è ricco?” - aggiunse Pipino.

“Basta! - sbottò arrossendo – siete degli impiccioni! Comunque – il suo tono si addolcì un attimo – sì… è carino… s chiama Faramir, ma non so se è ricco o meno...”

“Ah, questo è fantastico – sentenziò Sam – insomma, era giunta l’ora di voltare pagina”

“Frena, frena, frena! - Legolas gli fece segno di stare calmo – io non ho voltato pagine con nessuno! L’ho visto una volta sola e molto probabilmente non lo rivedrò mai più!”

“Ah, quante sciocchezze...” - si limitò a borbottare Gimli, mentre sorseggiava un bicchiere di birra.

“Beh, tu che ne sai, magari il destino farà il suo corso – Frodo gli rivolse un sorriso malizioso – non ci sarebbe nulla di male a costruirsi una nuova vita”

“Sapete che c’è? - disse con sarcasmo, alzandosi – siete molto gentili a preoccuparvi per me, vi garantisco che nel momento in cui mi servirà un’agenzia matrimoniale mi rivolgerò a voi e….”

La sua frase fu interrotta da un suono proveniente dall’esterno, precisamente dal suono di un clacson.

“Oh beh, è arrivata” - disse Frodo.

 

Lo stesso suono era arrivato al piano di sopra. Shauna era scesa giù per le scale, seguita dal numeroso gruppo di amici.

“Io comunque continuo a ripetere che non sia una buona idea” - Llweran strofinò i palmi delle mani gli uni sugli altri nervosamente.

“Oh! - Shauna alzò gli occhi al cielo – senti Llweran, Enya è l’unica che ci può salvare e se vuoi mantenere la tua promessa allora taci!”

Il biondo si portò una mano sulla testa, mentre Eldarion gli si avvicinava.

“Ma che ha di particolare questa Enya ?” - domandò.

“Diciamo solo che ha l’aspetto di un angelo e il carattere di un diavolo, pff – sbuffò – andiamo...”

Frodo andò ad aprire la porta.

“Enya!” - esclamò sorridendo.

La giovane donna davanti a lui aveva dei lunghi capelli biondo cenere, occhi azzurri ed un’espressione fiera che distgolieva l’attenzione dalla sua bassa statura.

“Mio caro Frodo! - esclamò lei gettandogli le braccia al collo – mi sei mancato, mi siete mancati tutti voi!”

Gli altri accolsero con gioia la nuova arrivata, tutti tranne Gimli che la guardava come se avesse tanto voluto che non fosse lì. E di questo Enya se ne accorse.

“Gimli – disse portandosi una mano sul fianco - vedo che sei sempre più burbero”

“Tsk, Enya – chiamò – e tu sei sempre più irritante”

“Oh, grazie! - si voltò un attimo, urlando qualcosa – papà sbrigati con quelle valigie! - poi guardò Sam – dov’è la mia piccola Shauna?”

“E’ di là, ti sta aspettando” - rispose lui.

La donna allora si allontanò.

Poco dopo dalla porta aperta entrò un uomo dai capelli grigi che tentava di trascinarsi dietro delle valigie.

“Enya! Ah, io sono vecchio, non doverebbero essere lavori per me!”

“Zio Bilbo! - esclamò Frodo – ti aiuto io, non preoccuparti, Enya è già andata a tormentare i ragazzi. Non è cambiata di una virgola”

“No che non è cambiata, ha lo stesso carattere di suo padre. Anche Thorin era così” - disse intristendosi. Frodo si morse il labbro, non sapendo che dire. La situazione si sarebbe sicuramente incupita se non fosse stato per Gandalf.

“Beh? Ti sembra questo il modo di salutare un vecchio amico?” - disse quest’ultimo allegramente.

 

Nel frattempo Enya aveva raggiunto Shauna e l’aveva abbracciata.

“Sei così carina, così carina! Sei troppo carina! - esclamò – e dimmi, ce l’hai già un fidanzato?”

“Sì, ma non è questo il momento di parlarne! - disse imbarazzata – emh, emh. Zia Enya... Una, Sabia e Llweran li conosci già. Lui è Eldarion, ed era… insomma, era il capitano...”

“Ah, tanto piacere Eldarion. Sei gracilino per essere stato un capitano”

Il ragazzo sorrise nervosamente, rivolgendosi a Llweran.

“Ma fa sempre così?”

“Credimi, non hai ancora visto niente” - sbuffò lui.

“Dunque, da quello che Shauna mi ha detto, mi avete chiamato perché avete bisogno di me” - disse con una certa solennità.

“Emh sì – Llweran si sgranchì la voce – Eldarion non può più essere il nostro capitano ed io non posso prendere il suo posto. Quindi ci siamo rivolti a te”

“Mh – disse fiera – ho giocato per tutti e quattro gli anni del liceo, e ho sempre portato la mia squadra alla vittoria. Se solo – il suo sguardo si incupì – se solo non avessi mandato all’aria tutto. Un canestro, all’ultimo anno, un solo canestro ci divideva dalla vittoria. Ah, ma che importa! L’importante è che io ci sia per voi!”

“Allora ci aiuterai?” - domandò Eldarion contento.

“Certo. Pertanto portatemi dalla vostra squadra!”

 

“COME SAREBBE A DIRE LA SQUADRA DI BASKET SI E’ SCIOLTA?”

Eldarion era più che certo che di lì a poco gli sarebbe venuto un infarto. Purtroppo il preside Saruman aveva detto la verità, ed era stato anche molto chiaro.

“Mi spiace, ma purtroppo non so che dirvi – rispose lui – alcuni si sono trasferiti e altri hanno mollato, e sapete meglio di me che se non c’è il numero giusto di giocatori è impossibile giocare”

“Ma questo non è possibile! - Llweran sbuffò – ci allontaniamo per qualche giorno e succede questo?”

“Calma ragazzi, calma – Enya era seria – c’è sempre una soluzione”

“La soluzione ci sarebbe, potreste reclutare dei nuovi membri” - disse il preside.

“Sì, e come? Non è facile come può sembrare, bisogno scegliere accuratamente i membri di una squadra” - Eldarion si portò le mani tra i capelli, esasperato.

“Mmmh – ad Enya si illuminarono gli occhi, segno che doveva aver avuto un’idea – e se foste voi altri a sostituire la squadra?”

“Eh?! Noi?!” - domandò Shauna.

“Ma non sappiamo niente su come si gioca!” - esclamò Una.

“Concordo, è una pessima idea” - disse Eldarion.

“Per lei sarebbe un problema?” - domandò Llweran rivolgendosi a Saruman.

“Non so. Di solito non mescolo maschie femmine nella stessa squadra e...”

“Oh, andiamo vecchio, non faccia questi discorsi arcaici e ci dia il consenso!” - esclamò Enya

Saruman sospirò spazientito davanti l’arroganza di quella donna.

“E va bene, va bene. Ma vi prego, non fatemene pentire”

“Non si preoccupi, non accadrà” - disse lei sorridendo divertita.

Llwerane d Eldarion invece si guardarono allibiti. Non avevano idea di cosa ne sarebbe uscito fuori.

 

Poco più tardi il gruppo si riunì nel giardino della casa di Llweran, e vennero raggiunti anche da Elladan, Elrohir e dalla briosa Tauriel.

La tensione e l’agitazione erano palpabili, dopotutto come avrebbero potuto diventare una squadra vincente in poco tempo?

“Bene ragazzi, statemi a sentire – esordì Enya – purtroppo non ho ancora la capacità di fare miracoli. Pertanto dovrete impegnarvi! Ho già fallito una volta e non fallirò di nuovo. A costo di farvi sputare sangue!”

Sabia alzò una mano.

“Almeno potremo avere tempo, che ne so… per una merenda veloce?”

“Niente merenda, niente di niente! Abbiamo del lavoro da fare, e pietà per nessuno!”

Se i modi di fare di Enya aveva intimorito i ragazzi, lo stesso non si poteva dire per Tauriel, che annoiata si limava le unghie.

“Questa qui non è un po’ bassa per giocare a basket?” - domandò tranquillamente.

Enya inarcò un sopracciglio.

“Stammi a sentire sotto specie di Barbie rossastra, non è necessario essere alti per essere dei bravi giocatori! E comunque adesso i ruoli li decido io: Come da programma Llweran è il playmaker. Shauna, tu sarai la guardia tiratrice, Una ed Elladan saranno rispettivamente l’ala piccola e l’ala grande Elrohir, che è il più spilungone, sarà il pivot, tutto chiaro?”

Sabia alzò timidamente la mano.

“Ed io che cosa faccio?”

“Una cosa importantissima. Tu dovrai stare in panchina. Sembra scontato, ma è importante, perché se qualcuno di loro si fa male, tu devi sostituirlo, chiaro?”

“Chiaro” - sospirò

“Beh, almeno qualcuno mi terrà compagnia” - sospirò Eldarion.

“Io ovviamente farò la ragazza pon pon, vero?” - disse Tauriel.

“Assolutamente sì. E adesso – Enya prese la palla in mano – si comincerà con la pratica e sappiate che non avrò pietà”

In quel momento comparve Thranduil dalla porta sul retro.

“Ragazzi scusate, per caso avete se...” - si bloccò di colpo quando vide Enya.

I ragazzi notaorno immediatamente ceem i due si stessero fissando in cagnesco, lasciando intendere che vi fosse un antica rivalità. Enya sorrise divertita e gli andò incontro.

“Guarda chi si vede...”

“Enya – la chiamò sprezzante - Mio Dio, i ragazzi devono essere proprio disperati per rivolgersi a te”

“Sei proprio tenero come ti ricordavo. Certo che.. - lo guardò – ti trovò un po’ ingrassato, biondino

Lui le lanciò un'occhiata velenosa.

“E tu sei diventata più bassa, nana

“Va bene, va bene! - Llweran intervenne per separarli – non è il caso di scaldarsi, nonno tu puoi andare, è tutto a posto”

Alla fine il ragazzo riuscì ad evitare una guerra tra i due, ed il faticoso allenamento di basket ebbe inizio. Per i Llweran, Elladan ed Elrohir non fu difficile considerando l‘esperienza che avevano, contrariamente alle ragazze.

“Metteteci più energia! - Enya urlava come una forsennata – Shauna, più forza in quelle braccia. Guarda che ti faccio fare sollevamento pesi e flessioni per tre giorno di fila! E voi, sorelline, non state così appiccicate”

“Mi fa tanta paura...” - Sabia sussurrò.

“Datemi la forza per non impazzire...” - disse Una nervosamente.

“Ragazze, io vi ringrazio, ma non siete costretti a farlo – disse Llweran – Insomma, avete anche i vostri impegni, tu con il canto, e voi con la musica e la pittura”

“Non preoccuparti Llweran, noi ragazze siamo in grado di fare due cose contemporaneamente. Anche se devo capire ancora come farò a giocare e a cantare alla festa di fine anno”

“Vi ringrazio, siete davvero fantastiche” - Llweran disse ciò rivolgendosi, almeno in apparenza, a tutte e tre, ma era ovvio che si stesse rivolgendo ad una persona in particolare. E Shauna ciò lo capì. Per questo fece per avvicinarsi e baciarlo, ma ovviamente fu frenata da Enya.

“E tu! - diede un colpo sulla testa del biondo – non pensare di poter battere la fiacca solo perché sei il play maker andate, andate, andateeee!”

 

Le ore di lavoro erano passate abbastanza veloci per Legolas e fortunatamente di Aragorn non c’era stata neanche l’ombra.

E per fortuna, si ritrovò a pensare. E adesso poteva godersi una meritatissima pausa caffè.

Arrivò ad una macchinetta e infilò una banconota da cinque dollari.

Peccato che la macchinetta non sembrava intenzionata a ridargli il resto.

“Oh no – sbuffò – andiamo, andiamo!”

In aiuto del “biondo principe in difficoltà”arrivò un cavaliere non del tutto inaspettato.

“Amh, ti serve una mano?”

Sorprendentemente l’altro lo riconobbe immediatamente. Come prima reazione ebbe quella di indietreggiare.

“Tu...”

“Buono, buono, sta tranquillo, lo so cosa stai pensando e no, non sono una stalker. La mia officina è qui vicina, tutto qua”

Legolas si avvicinò con cautela. Adesso che lo osservava da vicino si rendeva contro che era più carino di quanto ricordasse.

“Emh…. Non mi avevi offerto aiuto?”

“Ah sì ma certo. Conosco bene queste macchinette, bisogna colpirle un po’ alle volte” - disse battendo contro essa. Poco dopo si sentì un rumore metallico, certo che la macchinetta dovesse aver rilasciato le monete.

“Oh, ecco fatto”

“Grazie – Legolas si abbassò per prendere il denaro – non so cosa avrei fatto senza di te”

“Beh, magari così mi faccio perdonare per l’altra volta” - disse sorridendo e facendo sorridere anche Legolas.

“Va bene così. Mi dispiace di averti dato del deficiente”

“Ah, non fa niente, non sono troppo bravo a guidare. Però potresti dirmi il tuo nome, così starei meglio”

“… Mi chiamo Legolas….” - disse lusingati.

“Oh, un nome adorabile, Legolas” - ripeté

Parlare con Faramir si rivelò essere molto piacevole, ed inoltre quanto poteva essere casuale il fatto che si fossero incontrati per una seconda volta?

 

Aragorn uscì in quello stesso momento per la pausa, e si immobilizzò quando si accorse di Legolas che parlava con un uomo. Chi era costui? E soprattutto perché Legoals gli sorrideva in quel modo e perché la sua gote era arrossata?

Un potente moto di gelosia lo colse. Doveva avvicinarsi ed indagare, e lo avrebbe fatto con la scusa di un caffè.

“Sera, Legolas” - salutò tentando di apparire freddo.

“Amh – il biondo si sgranchì la voce – salve… “

“Un tuo amico?”

“Lui è… Faramir. Faramir lui è il mio capo, Aragorn Strider”

“Ah, lo consoco di fama ovviamente, piacere” - disse stringendogli la mano.

“Piacere mio” - Aragorn ricambiò il gesto, squadrandolo.

“Mi raccomando si tenga stretto un dipendente come Legolas” - disse l’altro lanciando un’occhiata al biondo e facendolo arrossire.

Di ciò Aragorn se ne accorse, e sbuffò seccato.

“Lo farò”

“Beh, adesso però sarà meglio che torni dentro – Legolas capì che sarebbe stato meglio andare - Ci si vede, Faramir”

“Ci si vede, Legolas”

Aragorn, con la coda dell’occhio, aveva osservato tutto, aveva visto le occhiate che Faramir lanciava a Legolas, e la cosa non gli piaceva affatto. D’accordo, non stavano più insieme e non erano più nulla, ma almeno voleva tentare di proteggerlo per evitare che soffrisse un’altra volta.

 

“Sono a casa!”- Legolas rientrò battendo la porta.

“Ssssh – Thranduil lo zittì – Llweran sta dormendo”

Ed effettivamente il ragazzo sembrava trovarsi in un bellissimo sogno, disteso malamente sul divano.

“Oh – Legolas gli posò un bacio sulla fronte – Enya deve averli strapazzati”

“Già. Tu invece mi sembri piuttosto allegro”

“Io? - domandò – no, sono sempre lo stesso”

“Legolas, andiamo. Lo sai che non puoi mentirmi”

“Hai ragione. Non è niente di che, è solo che ho conosciuto quest’uomo e...”

“Hai conosciuto chi?!”

“Senti, non farti troppi film mentali. Siamo solo semplici conoscenti”

“Sai, io non ho nulla in contrario se ti rifai una nuova vita, anzi, se questo può aiutarti a dimenticare Aragorn e il resto, non può che fartmi piacere. Solo devi procedere con calma, non voglio che tu soffra ancora. E inoltre assicurati che sia qualcuno che potrebbe andare bene anche per tuo figlio”

“Ecco, hai visto? Ti avevo detto niente film mentali? Saprò cavarmela, sta tranquillo” - disse passandogli davanti

“E adesso dove vai?”

“A dormire”

“Ma come non mi aiuti a spostare tuo figlio nel suo letto?”

“Ah, non vorrei mai farti sforzare, in questo periodo sei così fragilino” - lo prese in giro

“Tsk…. figlio ingrato”

Legolas si chiuse in camera sua. Dopo essersi steso a letto prese ad osservare lo schermo del telefono. Tra le mani stringeva un biglietto che Faramir gli aveva passato fugacemente. Ora, lui gli piaceva, su questo non c’erano dubbi, ma davvero si sentiva pronto per ricominciare?

Io amo ancora Aragorn, questo è certo. Ma non posso continuare a stargli dietro, devo ricominciare e devo rincominciare da qui e adesso!

Deciso, scrisse un messaggi e poi lo inviò al numero.

Faramir gli rispose subito, quasi come se non avesse atteso altro.

Era la cosa giusta. Era così che doveva andare.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo quindici ***


Per aiutare l'immaginario collettivo [?] ecco alcune immagini di come dovrebbero essere i personaggi (all'incirca)

 Llweran
 Shauna
 Una
 Sabia
 Enya

 Eldarion
 Elladan&Elrohir

Detto ciò, buona lettura!
 

Quella era stata una giornata strana. Questo si ritrovava a pensare Aragorn, seduto a tavola assieme alla sua apparente perfetta famiglia. Sua moglie Arwen sembrò non badare al suo sguardo vacuo, mentre continuava a parlare di chissà cosa.

Ma Eldarion, lui se n’era accorto eccome. Da quando lui ed il padre avevano avuto quell’accesa discussione parecchie sere prime, e dopo l’incidente, non avevano più avuto modo di ritornare sull’argomento. Forse nessuno dei due voleva tornarci in realtà, ma fingere che nulla fosse mai successo sarebbe stato impossibile.

Il ragazzo era consapevole del vero legame che lo univa a Llweran: lui era suo fratello!

Ma per il bene di tutti aveva deciso di tacere. E suo padre invece? Che intenzioni aveva?

Perché dai suoi atteggiamenti sembrava in procinto di crollare, sembrava costantemente in bilico tra luce e oscurità.

D’altronde, Aragorn si sentiva davvero così. Era già difficile provare a mettersi il cuore in pace, ma doverlo fare con la consapevolezza che un altro uomo avrebbe potuto rendere felice Legolas, era impossibile.

L’immagine di lui e Faramir che parlavano con tono affabile chiusero momentaneamente il suo stomaco.

Si alzò, lasciando stridere la sedia contro il pavimento.

“Scusate, mi è passato l’appetito, credo di non stare bene”

“Ma certo tesoro, non preoccuparti” - Arwen gli sorrise, e lui provò a ricambiare.

Eldarion lo osservò ancora, e poi decise di andargli dietro: non poteva continuare a stare in silenzio.

L’uomo andò a rifugiarsi nel suo studio. Non sapeva quanto avrebbe retto.

Per sedici anni aveva finto, aveva indossato una maschera che lo aveva salvato.

Ora però quella stessa maschera era caduta, e i suoi sentimenti erano ben esposti alla luce del sole. Per quanto ancora avrebbe potuto fingere di amare Arwen?

Lei era così buona, e lui si stava comportando così male nei suoi confronti.

Non era giusto, ma d’altronde non era neanche giusto complicare ancora la vita di Legolas.

L’ultima volta che ci avevano provato, avevano quasi rischiato di perdere tutto.

Eldarion batté un pugnò sulla porta aperta, attirando l’attenzione del padre.

“Eld, tutto bene?” - domandò Aragorn.

Dopo l’incidente, egli aveva imparato ad essere molto più premuroso e attento verso i bisogni del figlio.

“Questo dovrei chiedertelo io. Cosa c’è che non va?”

“Ah, non è niente – lo rassicurò – sono solo un po’ stanco”

“Papà – il suo tono e il suo sguardo adesso erano seri – c’è qualcosa, lo sappiamo entrambi. Dopo l’incidente non sei più lo stesso...”

L’uomo abbassò lo sguardo. Era tutto così evidente, così trasparente, che chiunque avrebbe saputo leggere i suoi mali e le sue emozioni.

Anche suo figlio.

“E’ per lui, vero? Tu lo ami ancora, per questo stai male”

“Io e Legolas abbiamo deciso di comune d’accordo che sarebbe stato meglio allontanarci – mentì – è giusto così, io ho la mia famiglia, lui la sua”

“No che non è giusto! - esclamò – io fin ora mi sono sforzato, ma non è facile vivere con un peso così grande. Llweran è mio fratello, ed io non posso trattarlo come tale. E inoltre lui non sa niente, ho paura che chi ne soffrirà di più sarà solo lui. Perché non possiamo stare tutti insieme come una famiglia?”

“Eld, non è così facile come sembra – sospirò – noi abbiamo provato a stare insieme per ben due volte, e non ha funzionato”

“Forse non avete provato abbastanza, o forse tu non hai il coraggio di andare fino in fondo. Prima o poi dovrai decidere se andare avanti o se tornare indietro sui suoi passi”

Aveva ragione lui. Continuare a tormentarsi non sarebbe stato utile per nessuno, anzi.

“Incredibile che un adolescente sia anche più saggio di me – Aragorn accennò un sorriso – hai ragione, dovrò prendere una decisione”

La discussione morì lì. Eldarion sperò che il padre prendesse la decisione non giusta, ma quella che lo avrebbe reso felice.

Voleva bene sua madre, non voleva vederla soffrire, e la sua famiglia così per com’era gli piaceva. Ma non era la realtà.

Per sedici anni lui e suo fratello avevano vissuto senza sapere dell’effettiva importanza dell’altro. Le cose non potevano rimanere così per sempre.

 

Il mattino seguente…

 

Legolas dormiva beato. Finalmente stava riuscendo a fare riposare come si deve, senza incubi e risvegli continui.

In realtà si svegliò di soprassalto, a causa dello squillare del cellulare.

Immediatamente rispose, senza badare al mittente della chiamata, con voce impastata.

“Pronto?”

“Buongiorno, principino – la voce era chiaramente quella di Faramir – sveglia, è una giornata troppo bella per starsene a letto?”

“Faramir? - domandò sorpreso, guardando poi l’orario dallo schermo – ma sono le sette del mattino, cosa succede?”

“Lo scoprirai tra poco. Apri la finestra”

No, non può essere.

Si alzò, ed immediatamente aprì la finestra, lasciandosi illuminare dalla luce del sole. Di fronte casa sua c’era proprio Faramir, ed il fatto che lui fosse lì lo sconvolse ma lo emozionò al contempo.

“Oh mio Dio – gli venne da ridere, parlando ancora al telefono – quanto ti ho detto dove abitavo non pensavo di dovermi aspettare ciò”

“Allora, perché non scendi? - domandò l'altro chinando lo sguardo – ho un caffè qui per te”

“Io ti ringrazio però… devo andare a lavoro”

“Ah no, oggi niente lavoro. Ti dai malato, perché voglio portarti a fare un giro, e sappi che non accetterò un no come risposta, signor Greenleaf”

Come avrebbe potuto rifiutarsi? Nessuno aveva mai fatto una cosa tanto sciocca e tenera per lui.

E poi cosa ci sarebbe stato di male nel prendersi un giorno libero?

“Va bene – disse sorridendo – dammi cinque minuti e arrivo”

“Bene, molto bene” - concluse l’altro sorridendo.

Darsi malato non fu affatto difficile, anche perché era la prima volta che si assentava da lavoro. La città il mattino aveva tutt’altra atmosfera, l’aria era fresca ed era anche possibile udire gli uccellini cantare.

Malgrado l’aria fredda, i due si incamminarono per un sentiero che si addentrava per un parco dai prati verdi.

Stare lì, con un caffè caldo in mano a conversare piacevolmente era davvero rilassante. Legolas dovette rendersi conto che quando parlava con Faramir non pensava effettivamente a nulla.

“Sappi che per colpa tua mi sono dimenticato di svegliare mio figlio. Quindi se tarderà a scuola sarà colpa tua”

“Ah, ma davvero? - l’altro sorrise – mi piacerebbe conoscere tuo figlio. Come si chiama?”

“Llweran. Ha sedici anni ed è l’amore della mia vita. Ah, ed è anche uguale a me”

“Oh, allora deve essere altrettanto adorabile e affascinante”

Il biondo mandò giù un lungo sorso di caffè, sentendo le guance divenire bollenti: la sua capacità di fare complimenti a freddo era incredibile.

“Allora devo presupporre che tuo marito o il tuo compagno potrebbe staccarmi la testa nel vedermi con te?” - scherzò.

“Io non sono sposato – rispose subito – e non ho un compagno. Con il padre di Llweran ecco… diciamo solo che non ha funzionato”

“Oh, mi dispiace. Immagino non deve essere stato facile”

“A volte no. Ma avevo la mia famiglia ed i miei amici. Insieme ce la siamo sempre cavati, anche se… lo ammetto, a volte mi manca la presenza di un compagno..”

“Immagino di sì, ma lascia che ti dica una cosa. Per quello che conosco di te, posso affermare che non hai bisogno di un uomo per sentirsi completo”

Un altro complimento che lo fece maledettamente arrossire. Faramir era semplice nei suoi modi di fare, ma era in grado di far scaldare il suo cuore.

“E tu invece?”

“Oh, io ho avuto parecchie ragazze in passato, prima di capire che… mi attraeva altro – lo guardò – ma non sono mai stato sposato. Diciamo solo che aspetto la persona giusta”

Legolas guardò il suo bicchiere ormai vuoto.

“Allora buona fortuna. Per quanto mi riguarda, mi sa che non sono fatto per l’amore”

“Chiunque è fatto per l’amore. E lascia che ti dica una cosa, se il padre di tuo figlio ti ha perso così, vuol dire che era un vero idiota”

Al biondo venne da ridere.

“Davvero?”

“Assolutamente sì. Se io avessi accanto una persona come te, col cavolo che me la farei scappare Ti tratterei come meriti, ti farei sentire speciale – i lor sguardi si scontrarono – insomma… ti terrei con me...”

L’altro sospirò, sorridendo imbarazzato.

“E’ bello sentirtelo dire...”

“Già – si schiarì la voce – ascolta, so che i miei modi di fare sono un po’ trasparenti”

“Un po’...” - rise il biondo.

“Però sappi che io non voglio causarti problemi, né farti del male o metterti fretta. Mi piaci, ma voglio che tutto nasca da sé… se è destino che accada. Quindi, per adesso sappi che se mai avessi bisogno di una spalla su cui piangere, un consiglio, qualsiasi cosa. Io ci sono. E ci sarò finché mi vorrai con te”

Legolas rabbrividì a quelle parole. O forse era per il vento. Sta di fatto che quelle parole lo scaldarono ulteriormente.

Gli occhi di Faramir erano chiari, limpidi e sinceri. E la sincerità era proprio ciò di cui aveva bisogno.

“Ti ringrazio” - sussurrò flebilmente.

 

“MALEDIZIONE, MALEDIZIONE, MALEDIZIONE!”

Llweran, come sempre, si stava ritrovando a correre per arrivare a scuola ad un orario decente. Ma stavolta la colpa non era sua. Di solito era suo padre a svegliarlo, peccato che quella mattina Legolas avesse deciso di uscire prima senza lasciar traccia.

“Questa me la dovrà proprio spiegare!” - esclamò mentre attraversava il cortile della scuola, con il rischio di strozzarsi con una brioche che stava mangiando.

Arrivò ansimante in corridoio, dove scorse Eldario, Tauriel e le sue tre amiche del cuore parlare tra di loro.

“Eccomi, sono qui!” - esclamò.

“Llweran, ma che hai combinato?” - domandò Shauna.

“Questa volta non è colpa mia! Sto per morire – ansimò – sto per morire!”

Eldarion lo guardò, anzi, in realtà era da un po’ che lo fissava senza rendersene conto. La sua conversazione con Aragorn lo aveva fatto pensare molto. Non voleva assolutamente che Llweran soffrisse, ma non poteva neanche spiattellargli la verità in faccia come se nulla fosse.

Allora forse avrebbe potuto fargli capire… in qualche modo.

“Eld, stai bene?” - a parlare era stata Sabia.

“Umh sì, sto bene – rispose frettoloso – scusami”.

Dopodiché si rivolse verso Llweran, mentre la ragazza lo osservava sospirante. Oramai era chiaro come il sole che non avrebbe avuto alcuna speranza con lui, soprattutto data la sua indole timida e riservata.

E Tauriel parve accorgersene, era in grado di fiutare certe cose anche a chilometri di distanza.

“Oh, cara piccola Sabia… so cosa provi...” - disse con fare teatrale.

“Eh? Di che parli? E poi se mia sorella ti vede parlare con me si arrabbierà”

“Parlo di Eldarion. Ti piace”

“Io, ecco… si vede?” - domandò imbarazzata.

“Assolutamente sì. Se vuoi una cosa devi prendertela – le portò un braccio intorno alle spalle – ora, non per vantarmi, ma sono molto esperta con queste cose. Magari potrei consigliarti...”

Sabia si sentì intimidita da quel suo modo di fare, ma forse qualche suo consiglio avrebbe potuto tornarle utile.

Mentre le due confabulavano, Eldarion si rivolse a Llweran.

“Ciao” - sussurrò.

“Hei – il biondo ricambiò il saluto – come stai Eld? Mi sembri così serio”

“Oh no, sto bene, mi stavo chiedendo se...”

Il suo tentativo di creare un approccio fu interrotto dalla campanella.

Accidenti. Beh, poco male, ne parleremo dopo.

Dopo diverse ore di lezione, arrivò finalmente l’intervallo.

L’intera comitiva andò in cortile per godere del sole che finalmente si era deciso a spuntare. Llweran era seduto su un muretto, tra Shauna ed Eldarion.

Quest’ultimo stava trovando un modo per approcciarsi al discorso “fratelli” senza però apparire troppo strano.

“Umh, Llweran – esordì incerto – ti sarebbe piaciuto avere un fratello?”

“Mh? Perché questa domanda?”

“Beh, è per sapere. Io sono figlio unico, e vorrei sapere tu che ne pensi”

“Mmh, forse non mi dispiacerebbe. Un fratello è sempre una compagnia”

“Oh sì, lo credo anche io – decise di entrare un po’ più nel dettaglio – e cosa faresti se magari incontrassi una persona e questa persona ti dicesse che… siete fratelli?”

Llweran inarcò un sopracciglio.

“Ma cosa vai blaterando? Una cosa del genere è impossibile”

“Oh certo, una cosa del genere è proprio impossibile” - sospirò l’altro esasperato.

Shauna però aveva ben udito la loro conversazione, e la cosa appariva piuttosto strana. Eldarion stesso era strano, e ciò le faceva intuire che vi fosse qualcosa che non andava, qualcosa in cui centrava anche Llweran.

E poiché quest’ultimo era oramai il suo ragazzo, doveva assolutamente sapere.

 

“Parla! Voglio sapere!”

“Shauna, cosa vuoi? Avanti, io non potrei neanche stare qui!”

“Eld, voglio che tu parli!”

Shauna aveva deciso di passare direttamente le maniere forti. Aveva trascinato Eldarion nel bagno delle donne,e dopo di ciò aveva iniziato ad interrogarlo.

“Non c’è niente che non vada! - esclamò il corvino – va tutto bene!”

“Se va tutto bene allora perché hai fatto tutte quelle strane domande a Llweran? Inoltre anche tu sei strano. Non voglio immischiarmi nei tuoi affari, ma se in questo qualcosa c’entra anche lui, voglio saperlo!”

Eldarion deglutì. Gli occhi azzurri di Shauna sembravano osservarlo fin dentro l’anima. Mentirle sarebbe stato impossibile.

Le sue labbra tremarono appena..

“Llweran è mio fratello...”

Il respiro della ragazza si bloccò un attimo.

“Che cosa…? Ma che stai dicendo…?”

“E’ così – sospirò suo padre e mio padre stavano insieme una volta. E da lì beh, è nato lui. Non sapevo di questa cosa fino a poco tempo prima”

“Oh mio Dio – Shauna si portò una mano sulla testa – questo è incredibile. Tu e Llweran siete fratelli. Sembra quasi la trama di un film!”

“Ti prego Shauna, non devi assolutamente dirgli nulla, ti prego! Se venisse a saperlo così temo che ne soffrirebbe troppo!”

“Ma come posso nascondergli una cosa del genere? Come possiamo? Eld, lui deve sapere!”

“Lo so, lo so, ed è mia intenzione dirglielo, solo con calma, ok? Ci stavamo per perdere una volta, non voglio che accada di nuovo!”

Shauna sospirò.

“Lui è proprio fortunato ad avere un amico come te. Ed io sono proprio stupida, avrei preferito non sapere, ma oramai. E va bene, tenterò di tenere la bocca chiusa”

“Ti ringrazio”

“Non ringraziarmi. Adesso sarà meglio andare all’allenamento, posso già sentire Enya che ci urla dietro...”

 

Poco più tardi…

 

Per quando Legolas si fosse ripromesso di passare solo qualche ora in compagnia di Faramir, alla fine era finito per passarci insieme anche tutto il pomeriggio. Avevano passeggiato a lungo, avevano mangiato fuori ed avevano anche scattato un mucchio di foto. Era stata una giornata piacevole come non gliene capitavano da molto, ed inoltre Faramir si dimostrò essere molto gentile, premuroso e simpatico.

L’altro lo aveva accompagnato fino a casa, solo per poter godere ancora della sua compagnia.

“E’ stata una bellissima giornata, dobbiamo rifarlo!” - affermò.

“Sì, ma magari aspettiamo che io abbia il giorno libero!” - rise l’altro.

“D’accordo. E la prossima volta porta anche tuo figlio, secondo me andremo molto d’accordo”

“Sì, potrebbe essere – sorrise dispettoso, divenendo poi serio – grazie, Faramir”

“Grazie a te. Mandami pure un sms quando vuoi”

“Oh, ma certo”

Faramir si avvicinò, e gli posò un baciò sulla guancia, anzi, più correttamente sull’angolo della bocca.

Llegolas sorrise radioso, e prima che rossore prendesse il possesso del suo viso, aprì la porta e si infilò in casa.

Tuttavia c’era qualcosa che nessuno dei due avrebbe potuto immaginare. Accostato dall’altro lato della strada, Aragorn stava osservando tutto dalla sua auto. Il fatto che Legolas lo avesse chiamato per darsi malato non lo aveva convinto, ed allora aveva preso a seguirlo.

Era stata una cosa maledettamente stupida e immatura, alla sua età poi!

Ma i suoi dubbi almeno erano stati confermati. Legolas si vedeva con quel meccanico da strapazzo, e ciò non gli andava bene.

Strinse le mani sul volante. Lui era suo, gli apparteneva. Non poteva permettere che qualcuno lo portasse via.

Legolas sospirò, una volta entrato in casa.

Certe sensazioni risalivano alla sua adolescenza. Sentiva il cuore battere a mille, che quello fosse un segno? Magari era possibile ricominciare dopo tutto.

Udì dei passi provenire dalle scale. Llweran gli si presentò davanti con le mani sui fianchi.

“Ma dove sei stato?! Ti sembra questo l’orario per tornare?”

Il più grande strabuzzò gli occhi, avendo per un attimo la sensazione che i ruoli si fossero invertiti.

“Mi spiace Llweran, è che sono dovuto uscire di corsa e mi sono dimenticato di avvisarti...”

“E di svegliarmi! Ma dove sei stato?! E non dirmi “a lavoro”, perché non ti credo!”

“Sono solo uscito con un mio amico, tutto qua...” - disse passandogli davanti.

“Un tuo amico? Chi è? Come si chiama? Che lavoro fa?”

“Si chiama Faramir e fa il meccanico. E’ un tipo carino, ma perché tutte queste domande?”

“Beh, voglio saperlo, se diventerà il mio futuro padre...”

Legolas lo guardò, sentendosi pietrificare.

“Llweran, ma cosa dici…?”

“Beh, che ci sarebbe di strano? Io non ti ho mai visto con nessuno da quando sono nato” - disse alzando le braccia al cielo.

Il padre lo guardò negli occhi.

“A te farebbe piacere se avessi una persona importante nella mia vita?”

“Beh, sarebbe strano. Però sì, penso sarebbe forte. Però mi raccomando, scegli bene”

Legolas sorrise, scompigliandogli teneramente i capelli.

“Sei un ometto”

“Oh, grazie – borbottò arrossendo – e la prossima volta che esci, almeno lasciami un biglietto!”

“Sissignore!” - esclamò ridendo.

 

Il giorno dopo…

 

Aragorn tamburellò nervosamente le dita sulla scrivania. Non aveva dormito affatto bene la notte scorsa, non dopo ciò che aveva visto.

Forse non avrebbe fatto bene a nessuno dei due, ma doveva assolutamente parlare con lui.

Legolas non si sentì stranito quando Aragorn lo convocò nel suo ufficio.

Probabilmente doveva trattarsi di qualcosa che riguardava il lavoro, per questo si presentò in tranquillità.

“Mi ha fatto chiamare?” - domandò.

“Legolas – Aragorn lo guardò – vieni pure avanti”

Il biondo si sedette.

“Beh? Come stai? Visto che ieri ti sei dato malato...”

“Oh, ah sì. Sto bene, ho solo un po’ di raffreddore, ma sto bene” - disse nervosamente.

“Capisco – Aragorn assottigliò lo sguardo, iniziando poi a girargli intorno – suppongo tu abbia trovato qualcuno in grado di farti stare meglio...”

“Cosa… di che parli?” - sussurrò sentendosi raggelare il sangue nelle vene.

Aragorn afferrò la sedia girevole e lo costrinse a guardarlo.

“Ti ho visto con Faramir” - proclamò tranquillamente.

Nel vedere il suo sguardo infuocato, Legolas rabbrividì. Era forse gelosia quella che poteva leggere?

“Tu… mi hai seguito per caso?” - domandò indignato.

“Esattamente. E sappi che questa è stata una grave offesa per il mio orgoglio. Ebbene? Ti vedi con lui? State insieme?”

“A te cosa importa? Non ti è mai interessato, non vedo perché dovrebbe interessarti adesso!”

Il biondo fece per alzarsi, ma l’altro lo afferrò prontamente per un braccio, attirandolo a sé.

“Che ti piaccia o no tu mi apparterrai sempre – disse accarezzandogli le labbra – hai il mio segno addosso. Ed in qualche modo, io e tu ci ritroveremo sempre”

Legolas avrebbe voluto scappare. Perché lì, in quella morsa, troppe emozioni e sensazioni venivano allo scoperto.

Ma Aragorn parve infischiarsene, e lo baciò, dimostrandogli per l’ennesima volta a chi lui apparteneva per davvero.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo sedici ***


Un bacio che durò un attimo. Un attimo che però fece crollare ogni muro che Legolas aveva tentato invano di costruire.

Le sue labbra, il suo calore, la sua possessività lo attiravano inesorabilmente a sé. Ma questa volta, per quanto difficile fosse, doveva essere forte e dar retta al proprio orgoglio.

Si staccò non appena riuscì a recuperare le forze. Quando si fu allontanato poté finalmente respirare di nuovo. Aragorn appariva sbigottito quanto lui, ma Legolas non gli diede la possibilità e il tempo di riprendersi.

Gli lanciò uno schiaffo in viso, secco e deciso. Non era da lui lasciarsi andare alla violenza, ma quella volta sentì che era stato necessario.

Come osava violarlo ancora? Come poteva trattarlo così, come un oggetto senza volontà?

Aragon tremò appena al contatto della sua mano con la propria guancia.

In realtà non aveva neanche sentito dolore, e se non fosse stato per il rumore probabilmente non si sarebbe neanche accorto dello schiaffo in sé.

Adesso si fissavano. Legolas indietreggiò, con il viso vergognosamente arrossato.

"Come hai potuto..." - sussurrò indignato.

"Andiamo, non era la prima volta che ti baciavo..." - rispose immediatamente.

"Non è questo il punto! - Legolas trovò il coraggio di alzare lo sguardo ed anche il tono di voce - avevamo un accordo, dovevi stare lontano da me!"

"Non mi sembra di essere mai stato d'accordo su questo punto!"

"Beh, non hai altra scelta! - esclamò - tu non puoi comportarsi così, non siamo due ragazzini, non più. Abbiamo le nostre vite, le nostre famiglie, siamo arrivati a questo punto per una scelta che è stata tua!"

"Io sto cercando di rimediare! - l'uomo gli si avvicinò di nuovo, facendo scontrare i loro respiri un'altra volta - forse nel modo più sbagliato, illogico e immaturo, ma ci sto provando"

Legolas ebbe paura di vacillare davanti i suoi occhi, davanti il suo sguardo così intenso. Poi però si disse che non doveva assolutamente cedere.

"Mi dispiace, ma a me non importa. Quello che è stato è stato e non si può cambiare, ma di certo posso cambiare il presente e il futuro. Sto cercando di rifarmi una vita, ti conviene fare lo stesso..."

Il tono del biondo appariva freddo, ma Aragorn non si sarebbe lasciato ingannare.

"Rifarti una vita? Con quello lì?"

"Quello lì ha un nome. E poi, anche se fosse? Lui è gentile, è una brava persona, e sicuramente dimostra di tenerci a me più di quanto lo abbia dimostrato tu in questi anni"

Dopodiché gli voltò le spalle. Non voleva più guardarlo in viso.

"Questo è assurdo, non puoi dire sul serio. Cercare di dimenticarmi con il primo uomo che passa è ridicolo è pietoso, non è da te, Legolas"

Quest'ultimo sentì ad un tratto una stretta al cuore, probabilmente data dal fatto che l'altro stesse dicendo la verità. Questo però non lo avrebbe ammesso, non gli avrebbe dato quella soddisfazione.

Lo guardò di nuovo, questa volta con la fronte aggrottata e le labbra serrate.

"E tu pensi di potermi giudicare? - disse con disprezzo - parli proprio tu, che hai lasciato me e Llweran al nostro destino soltanto perché non hai avuto il coraggio di rompere un amore che in realtà non c'è mai stato. Io sarei potuto essere tuo, ma evidentemente era giusto che le cose andassero diversamente. Lo sai cosa sei tu? Sei un codardo. Ed io non ho bisogno di avere un codardo al mio fianco!"

Quelle parole erano uscite dalle sue labbra come se stesse vomitando veleno. E proprio per questo Aragorn non aveva osato ribattere. Era rimasto in silenzio a farsi insultare, perché dopotutto Legolas aveva ragione, aveva sempre avuto ragione.

Il coraggio non era mai stata una delle sue più grandi doti.

Legolas non aspettò una sua risposta. Se ne andò di corsa così come era arrivato, in preda ad una grande rabbia che lo avrebbe corroso da dentro.

Ma questa volta non voleva stare male, non voleva soffrire, né pensare. Anche a costo di commettere qualche follia.

E sapeva già bene quale fosse la follia adatta…

Lasciò l’ufficio prima che il suo turno di lavoro terminasse, ma dopotutto che importava. In quell’istante nella sua mente vi era l’oblio più totale, ed il solo desiderio di non soffrire.

Si ricordò che quel giorno Faramir non lavorava. Allora si diresse proprio alla sua abitazione, dopo aver guidato nervosamente e oltre il limito consentito per arrivare il prima possibile. Non lo aveva avvisato, nessun messaggio e nessuna telefonata. Probabilmente proprio per questo quando l’uomo sentì il campanello suonare, si aspettava di trovare chiunque meno che lui.

“Legolas? - domandò una volta che ebbe aperto la porta – ma cosa fai qui?”

Lo sguardo del biondo in effetti appariva indefinito. Legolas però non voleva parlare, non voleva dare alcune spiegazione, voleva soltanto buttarsi. Alla lettera.

Si gettò su di lui, circondandogli il collo con le braccia e catturando le sue labbra in un bacio quasi selvaggio.

Faramir spalancò gli occhi in un primo momento di incredulità, trovando la forza di scostarlo da sé.

“Legolas – chiamò con il fiato corto – ma cosa fai…?”

“Beh? - domandò – pensavo di piacerti”

“Infatti è così! - rispose subito – solo non capisco questo gesto che significa...”

L’altro si avvicinò con un sorriso malizioso.

“Tu cosa pensi che possa significare?”

Questa volta Faramir si sentì in difficoltà, certo che non avrebbe potuto rifiutarlo. Il suo atteggiamento era strano, proprio poco prima gli aveva offerto la sua amicizia, e adesso lui veniva così, con strane intenzioni per la testa.

Il biondo lo baciò di nuovo, con la stessa passione di poco prima. Faramir si lasciò baciare ed anzi, ricambiò volentieri, mentre l’eccitazione cresceva senza che potesse fermarla.

Stavano correndo troppo, se ne rendeva conto, ma dopotutto che senso avrebbe avuto mettere un freno a quella passione così sfrenata?

“Legolas – riuscì a chiamare il suo nome, fra gli ansimi – tu sei proprio sicuro di questa cosa?”

Già, era sicuro? Era sicuro di volersi concedere ad un uomo, malgrado ne amasse un altro? Era indubbiamente sbagliato, era indubbiamente contro la sua morale. Ma aveva bisogno di non pensare, di dimenticare.

Così sorrise convincente.

“Sono molto sicuro...” - sussurrò attirandolo a sé.

Dopo aver ottenuto il suo “consenso”, Faramir si sentì più tranquillo e più libero di poter andare fino in fondo.

Fu passione pura, per entrambi. Legolas tenne gli occhi chiusi per tutto il tempo, svuotando la mente, avvertendo il piacere incommensurabile ma anche un profondo senso di colpa. Fare sesso per ripicca non era mai una buona idea, ma oramai era troppo tardi.

Consumarono la loro passione, la loro eccitazione e le loro sensazioni, fin quando non rimase più nulla.

Solo quando fu tutto finito, Legolas si rese conto di cosa fosse affettivamente successo: era andato a letto con un altro, per rabbia, per uno stupido senso di vendetta, e adesso?

Si tormentava con mille domande mentre nervosamente si attorcigliava i capelli tra le dita e Faramir, accanto a lui nel letto, tentava di riprendere fiato.

Era rimasto piuttosto sorpreso, Legolas gli aveva dato l’idea di essere piuttosto passivo per certi aspetti… ma si era sbagliato di grosso, non aveva mai visto persona più passionale di lui. Solo che adesso le stesse domande tormentavano la sua mente.

Decise quindi di schiarirsi la voce per spezzare quell’imbarazzante silenzio.

“Ebbene? Tutto questo invece come dovrei interpretarlo?”

Legolas continuò a fissare dritto davanti a sé.

“Tu come lo interpreti?”

“Beh, lo interpreto come una sorta di dichiarazione da parte tua. Forse anche io ti piaccio, ma queste sono solo mie supposizioni, non è di certo la verità...”

Finalmente il biondo lo guardò, e dai suoi occhi Legolas poté capire che l’altro stesse cercando una risposta. Ma cosa rispondere?

Faramir gli piaceva, ed era innegabile che con lui si trovasse splendidamente.

Il suo cuore però batteva per un altro uomo.

No, devo smetterla. Non ha senso continuare a star dietro un amore impossibile quando a mia disposizione c’è lui, che a me sembra tenerci davvero. Forse è tutto avventato, ma perché negarmi la possibilità di ricostruirmi una vita?

“E’ la verità – rispose – scusa se mi sono presentato così all’improvviso, di solito non è da me buttarmi così in certe… cose...”

“Wow… allora devo piacerti davvero molto – disse sorridendo – pertanto questo cosa vuol dire? Voglio dire…. È corretto dire che abbiamo una relazione?”

Legolas ci penso su un attimo.

Ma sì, che vada così. Non vedo perché tirarmi indietro.

“Sì… è corretto dire che abbiamo una relazione” - rispose.

Il sorriso di Faramir si allargò. Poi si avvicinò e gli posò un bacio sulla fronte.

“Ti ringrazio per avermi concesso questa possibilità. Prometto che farò del mio meglio per renderti felice…”

“Sì… anche io...” - sussurrò il biondo, tentando di ricambiare il sorriso.

Dopodiché fu soffocato in un dolce abbraccio. Probabilmente si era cacciato in un grosso guaio, ma avrebbe fatto di tutto per far sì che quella relazione appena nata andasse per il verso giusto.

Ovviamente però, più il tempo passava e più la lucidità tornava, e più Legolas sentiva di non poter tenere una notizia tanto importante per sé.

Aveva bisogno di parlare con qualcuno, di ricevere consiglio da una persona più saggia.

Si rivestì e dopo aver salutato Faramir se ne andò, non tornò però a casa, bensì da Elrond e Thranduil. Quest’ultimo era l’unico che avrebbe potuto ascoltarlo e dargli, nonostante tutto, un consiglio e un parere oggettivo.

“Ma cosa ti è successo?” - suo padre aveva capito immediatamente che qualcosa non andasse quando lo vide arrivare. Suo figlio appariva stordito, stanco e pensieroso.

“E’ una storia lunga, forse è meglio che ti siedi” - sospirò il più giovane, lasciandosi cadere sul divano.

“Smettetela di trattarmi come se fossi malato – rispose stizzito, accarezzandosi il ventre – ebbene?”

“D’accordo – cominciò a dire – ti ricordo di quel mio… “amico” di cui ti ho parlato?”

“Sì, all’incirca...”

“Bene… come dire… in un momento di rabbia da parte mia, noi… noi siamo finiti a letto insieme”

Thranduil sgranò gli occhi.

“Ok, forse è meglio che mi siedo. COSA TI E’ SALTATO IN MENTE?!”

“Ti dispiacerebbe abbassare la voce?”

“Mi dispiacerebbe eccome. E mi hai anche accusato di farmi troppi film mentali, e adesso mi vieni a dire una cosa del genere. Avevi detto che non avresti corso, ma poi cosa significa in un “momento di rabbia?”

“Ero furioso per colpa di Aragorn – spiegò subito – non ne potevo più, perché più cerco di allontanarmi e più sembriamo avvicinarci. Abbiamo avuto una discussione, quindi per colpa del mio stupido senso di vendetta ho fatto quello che ho fatto”

“Non si gioca con i sentimenti delle persone” - lo rimproverò.

“Infatti non sto giocando. Io ho deciso, devo rifarmi una vita con una persona che tiene veramente alla mia felicità. E infatti io e Faramir stiamo insieme adesso”

“State insieme?! Ma se lo conosci appena!”

Legolas sbuffò, stufo di tutte quelle precisazioni.

“Tu non dovresti essere contento?!”

“Sono contento se ti rifai una vita, ma ti aveva raccomandato di non correre – si portò una mano sul viso, per poi sospirare – oh beh, tanto suppongo che ormai sia fatta. Qui non importo io, piuttosto importa tuo figlio, penso che dovresti dirglielo”

“E infatti ci stavo pensando. Solo che ho un po’ paura che possa reagire male”

“Perché? Perché suo padre si è messo con un uomo che conosce appena? Sono sicuro che la prenderà benissimo – disse sarcastico – trova le parole giuste. Llweran è sveglio, sono sicuro che capirà”

“Sì… lo spero. Vuol dire che ho la tua approvazione?”

“Questo lo vedremo non appena avrà conosciuto costui” - disse inarcando un sopracciglio, già pronto a lasciar prendere il sopravvento alla sua indole iper protettiva.

Legolas sorrise sentendosi più sollevato, anche se solo in parte.

Dare una notizia del genere a suo figlio non sarebbe stata una passeggiata.

 

Oramai il natale era alle porte, e questo si poteva facilmente intuire dalla temperatura che non faceva altro che abbassarsi.

Questo ovviamente non aveva fermato i ragazzi dal loro allenamento continuo che giustamente non dava ancora i suoi frutti.

Enya e la squadra si erano dati appuntamento alla palestra della scuola nel pomeriggio, e una volta lì giunti avevano iniziato con il riscaldamento.

O almeno questo era ciò a cui avrebbero dovuto dedicarsi, perché in realtà c’era chi aveva testa a tutt’altro, come Shauna, la quale si era seduta vicino al pensieroso Eldarion a parlare.

“Credo che la mia stia diventando una sorta di ossessione, quasi non ci dormo la notte – sospirò egli – ma come posso fare? Io non sono bravo con le parole, soprattutto quando un argomento è così delicato!”

“Non dirlo a me – fece la ragazza – io mi sento in colpa, sto nascondendo a Llweran una cosa importante, ed anche se so che non è compito mio dirglielo, non posso fare a meno di pensarci”

“Lo so, ma posso assicurarti che presto finirà tutto – disse deciso – probabilmente continuare a fare il vago non servirà a nulla, quindi a questo punto tanto vale essere diretti!”

“Ti sei deciso?!” - esclamò Shauna.

“Sì… solo che non so come, voglio dire, ci vuole il momento adatto. Forse potrei invitarlo a passare le vacanze di natale da me, creerò l’atmosfera giusto e gli dirò tutto”

“Oh, cielo… pensi che accetterà?”

“Certo che sì, sono il suo migliore amico. Probabilmente sarà il natale più assurdo che avrà occasione di passare ma, hei, il sottoscritto qui perde la testa se continua così”

Nel dire ciò strappò una risata alla ragazza, la quale gli diede una pacca su una spalla.

Senza che se ne accorgessero, i due erano letteralmente osservati da Tauriel e Sabia. Quest’ultima appariva molto nervosa, infatti aveva preso a strofinarsi le mani insistentemente.

“Io non so se è una buona idea…” - disse ad un tratto.

“Come sarebbe a dire?! Abbiamo parlato tanto di quello che agli uomini piace e adesso vuoi tirarti indietro? - fece l’altra – devi essere decisa, altrimenti non otterrai mai quello che vuoi. E tu vuoi essere una perdente?”

“Una perdente? No!” - esclamò prontamente.

“Benissimo, allora vai!” - disse dandole una leggera spinta.

Sabia prese un profondo respiro. Sapeva di non essere brava a relazionarsi con i ragazzi e di non avere affatto sex appeal, ma come le aveva detto Tauriel, era tutta una questione di convinzione.

Trattenendo il respiro che aveva incamerato poco prima si avvicinò ad Eldarion, senza pensare alla figuraccia che probabilmente avrebbe fatto.

“Hei” - chiamò.

“Sabia – salutò prontamente Shauna – che succede, hai un’espressione così… strana...”

Effettivamente l’amica aveva le guance arrossate e le labbra serrate.

Si abbassò, fino a ritrovarsi faccia a faccia con Eldarion.

Tauriel le aveva detto una cosa ben precisa: “sii spacciata e diretta e digli chiaramente quello che vuoi!”

“Eld – chiamò, con il cuore che batteva a mille – io voglio che tu mi baci!”

Il ragazzo strabuzzò gli occhi.

“Eh? Hai fumato per caso?”

“Non ho fumato affatto – disse decisa – sono seria. Voglio che tu mi baci”

“Ma cosa dici? Non posso baciarti!”

“Perché no? - domandò avvicinandosi – forse non sono abbastanza carina?”

“Non è questo, è solo che baciare te sarebbe come baciare… una sorella!”

Quella frase riecheggiò come un’eco nella testa della povera Sabia.

Ecco perché non gli piaceva, perché lui la vedeva come una… sorella?

Delusa e affranta, Sabia si alzò, e con lo sguardo basso come se fosse stata un cane bastonato, si allontanò silenziosamente.

“Questa è stata decisamente una cosa imbarazzante” - proclamò Shauna sottovoce.

“Hei! - esclamò a quel punto Enya – ma dove stai andando? Sabia, torna qui!”

“Vado io a vedere come sta, torno subito!” - esclamò Elrohir.

“Eh? No! Aspetta, tu mi servi! Oh, accidenti!” - imprecò ella esasperata.

Tauriel si portò una mano davanti il viso a quella scena: insomma, a lei veniva così naturale essere favolosa e perfetta in tutto, perché per le altre era tanto difficile?

Doveva però ammettere che la reazione di Eldarion non la sconvolgeva troppo: quel ragazzo era strano ultimamente, era troppo pensieroso e assente, e siccome la curiosità era indiscutibilmente “donna”, decise di chiedere.

Così si avvicinò a lui, che era adesso rimasto da solo.

“A quanto pare le hai spezzato il cuore” - disse con una mano poggiata su un fianco.

“Eh? In che senso?”

“Oh – alzò gli occhi al cielo, sedendoglisi accanto – tu le piaci. E da molto tempo anche”

“Che cosa?! Ma… io non lo sapevo...”

“Certo che no, voi uomini non capite mai nulla”

“Accidenti, mi dispiace – sospirò – sono negato in queste cose”

“Ma come, un bel tipo come te? Tu non eri quello che faceva una corte spietata a Shauna?”

“Sì, ma lei ha scelto il mio migliore amico. Tra l’altro, tu non eri quella che faceva una corte spietata proprio a lui? Oltre che all’intera sua famiglia...”

“Spiritoso. Beh, per quanto io sia affascinante, non mi è andata bene. Mi sa che siamo sfortunati entrambi per quanto riguarda l’amore”

“Già, ma per il momento non mi interessa molto. Ho altro per la testa”

“Immaginavo. Che succede? Sarò bella ma sono anche sveglia, sai?” - disse sorridendo.

“Davvero? Beh, diciamo solo che ho problemi di tipo “familiare”, ma purtroppo non posso dirti di più”

“Oh, sei misterioso, mi piace. D’accordo, Eld. Se ti serve una ragazza… una ragazza bella e intelligente con cui confidarti, sappi che sarò felice di ascoltarti”

Eldarion sollevò lo sguardo sorpreso: effettivamente era la prima volta che i due avevano un vero e proprio dialogo, e in quel caso particolare Tauriel non sembrava la solita oca giuliva che probabilmente fingeva di essere.

“Ci sto” - concluse con un sorriso.

 

Sabia era letteralmente scappata via, e a testa bassa per com’era, si lasciò cadere sul pavimento del lungo corridoio vuoto e con la schiena contro il muro.

Probabilmente non aveva speranza, non era particolarmente bella, intelligente o dotata. Era una comune adolescente con il cuore spezzato, e in quel momento ciò sembrava la più grande catastrofe che le potesse capitare.

Elrohir era accorso per assicurarsi che stesse bene L’aveva inseguita e quando l’aveva vista accasciata al pavimento si era preoccupato.

“Hei – chiamò avvicinandosi – Sabia, stai bene?!”

La ragazza sollevò lo sguardo, mostrando gli occhi lucidi.

“Un cuore spezzato può farti star bene?” - domandò.

“No, immagino di no – sospirò sedendosi accanto a lei – da quel poco che ho visto devo presupporre che si tratti di un amore non corrisposto”

“Tanto c’era da aspettarselo – disse con rassegnazione – i ragazzi non guardano quelle come me...”

“E perché no?”

“Perché? Insomma, mi vedi?”

“Sì, ti vedo, e sei una ragazza carina e da un cuore grande. Questo non basta?”

Sabia arrossì, sentendo le lacrime scivolare giù per le guance.

“A me non basta” - sussurrò appena. Elrohir si accorse in quel momento delle sue lacrime. Malgrado non avesse troppa confidenza, si permise di abbracciarla. Sabia rimase un attimo interdetta, ma quel contatto non le dispiacque, il calore e il profumo di quel ragazzo erano… rassicuranti.

“Tu vai bene così, non sottovalutarti - le disse semplicemente.

La ragazza sorrise appena tra le lacrime, rimanendo immobile in quella dolce morsa.

In quello stesso momento, Una ed Elladan erano stati mandati fuori da Enya per cercare i rispettivi fratelli. Inutile dire che la piccola Tuc fosse alquanto arrabbiata.

“Non so se dovrei prendermela con Tauriel o con quello stupido di tuo nipote, tu che dici?!” - esclamò.

“Cosa vuoi che ti dica? - sbuffò il ragazzo – a tutti può capitare di ricevere un due di picche”

“Ah, fa silenzio! Lo immaginavo, sei un idiota come Eld. Piuttosto dove si trova la mia dolce sorella? Io sono l’unica che può consolarla in questo momento!”

I due avanzarono per un lungo corridoio, incrociandone poi un altro. Sbucando appena dall’angolo, si accorsero di due figure sedute sul pavimento, abbracciate tra di loro.

“Che cosa? - sussurrò Una – questa poi! Come osa tuo fratello mettere le mani sulla mia piccola sorellina indifesa?”

“Ah, sta buona! - la afferrò per un braccio – sai come si dice, no? “Chiodo schiaccia chiodo”, ed è esattamente ciò che Sabia sta facendo”

Una assottigliò lo sguardo contrariata.

“Non permetterò che un altro individuo di questa famiglia di matti la faccia soffrire”

“Io non mi preoccuperei per lei, ma piuttosto per te. Infatti – disse con aria furbetta – penso di piacerti”

La ragazza si trattenne dal ridere.

“Tu? Piacere a me? Ma ti prego, non sei alla mia altezza. Mettermi con uno come te sarà sicuramente l’ultima cosa che farò”

A braccia conserte, Elladan la squadrò.

“Vedremo. Intanto fra i nostri fratelli credo che qualcosa stia già sbocciando”

Una strinse i pugni furiosa. Probabilmente aveva ragione lui, non solo su Sabie ed Elrohir, ma anche su tutto il resto. Questo ovviamente però doveva rimanere un segreto.

 

Legolas tornò a casa sua che era già buio. Era stata una giornata al dir poco stancante e piena: aveva litigato con Aragorn, era finito a letto con Faramir e aveva anche iniziano una relazione proprio con quest’ultimo.

Non riusciva ancora a credere di essersi buttato così come se nulla fosse, era tutto così assurdo e surreale.

Quando rientrò si accorse che Llweran non era ancora tornato.

Prese il proprio cellulare: Faramir non gli aveva ancora mandato alcun messaggio da quando si erano separati, e questo era piuttosto strano.

Come se non bastasse stava anche morendo di fame, ma la voglia di cucinare era pari a zero. Probabilmente avrebbe passato una noiosissima serata a non far niente.

Oppure qualcuno poteva suonare improvvisamente al campanello, cosa che infatti avvenne poco dopo.

Probabilmente Legolas doveva aspettarsi che l’unico abbastanza matto da presentarsi a casa come se nulla fosse, fosse proprio Faramir.

“Ma che ci fai tu qui?” - disse sorridendo.

“Mi mancavi – rispose facendo spallucce - e poi stavo pensando che magari potremmo trascorrere una serata insieme. A meno che tu non debba fare altro, è chiaro”

“Oh, no… io non devo fare niente…. - disse aprendo la porta per farlo entrare e notando poi un sacchetto che teneva in mano – che cos’è?”

“Beh, è ora di cena, quindi ho pensato di portare del sushi”

“E tu come facevi a sapere che amo il sushi?” - domandò curioso.

“Non lo sapevo – ammise – l’ho scoperto adesso”

Legolas rise, e poi lo fece accomodare in casa sua. Mangiarono, parlarono e scherzarono molto. Poi, ad un certo punto, la situazione divenne bollente, e due finirono in un vortice di passione, probabilmente molto più intenso della volta precedente.

Llweran si trascinò fino alla porta di casa proprio in quel momento. Era stanco morto, da quando si era ripreso dall’incidente aveva come l’impressione di aver perso parte della sua resistenza.

Aprì la porta con le chiavi, ma quando si ritrovò dentro si sorprese nel trovare le luci accese ma il soggiorno vuoto.

“Papà? - chiamò gettando le chiavi e lo zaino in un angolo – ma dove sei?”

Arrivò in cucina, non scorgendo nessuno. Poi udì dei rumori provenire dal piano di sopra, quindi pensò che potessero esserci tre possibilità: o dei ladri erano entrati in casa, o un assassino era entrato in casa, oppure Legolas era morto ed ora il suo fantasma vagava tristemente per la dimora.

Deciso a scoprire cosa stesse succedendo, salì lentamente le scale, drizzando l’orecchio verso destra e rendendosi conto che effettivamente i tonfi e i rumori provenivano dalla camera del genitore.

Così si avvicinò, poggiò una mano sulla maniglia e poi aprì. E in quel momento, Llweran si pentì di non aver considerato anche una quarta opzione, ovvero la più plausibile.

Rimase immobile con gli occhi spalancati. Nello stesso frattempo Legolas sussultò, coprendosi istintivamente con un lenzuolo, mentre Faramir stava avvinghiato a lui, ancora stordito.

“Llweran! - esclamò completamente rosso in viso, con la sola voglia di sparire – emh… ti posso spiegare!”

Il ragazzo però non rispose. Era una situazione troppo imbarazzante e surreale per dire qualsiasi cosa. Così richiuse la porta, come se niente fosse.

Dall’altro lato Legolas si ora portato una mano sulla fronte: si era scervellato per ore per trovare le parole giuste da usare con lui, e adesso tutto era andato a monte. Quello era il modo peggiore per scoprire le cose.

“Accidenti – imprecò – e adesso? Ce l’avrà a morte con me!”

“Non preoccuparti! - esclamò Faramir mentre si rivestiva – ci parlerò io!”

“Tu?! Non sono sicuro sia una buona idea!”

“Tranquillo, me la cavo con gli adolescenti, sta tranquillo!” - lo rassicurò.

Llweran si era diretto nella sua stanza, ed in stato catatonico si era seduto sul letto. Nessuno avrebbe potuto biasimarlo, dopotutto aveva appena beccato suo padre fare cosacce con un uomo.

Ancora ansimante e vestito alla meno peggio, raggiunse la camera del ragazzo.

“Emh - gli tese una mano – piacere, sono Faramir”

Llweran però lo mal guardò.

“Non sono sicuro di volertela stringere, chissà cosa ci hai fatto”

“Giusto, hai ragione. Senti, so cosa stai pensando, però ti prego, non arrabbiarti, devi cercare di capire che...”

“Ma io non sono arrabbiato – lo interruppe – solo avrei preferito che la mia crescita non si bloccasse”

“Aspetta… non sei arrabbiato? Né contrariato?”

“In realtà no. Voi state insieme, non è vero?”

“Io, beh...sì, è corretto dire di sì...”

“E gli vuoi bene veramente? Perché se è così io non ho problemi – disse serio – perché lui ha sofferto tanto, io lo so che è così, e se sei qui per renderlo felice allora non ci sono problemi. Ma se lo farai soffrire, allo sappi che dovrai vedertela con me”

Faramir sorrise, divertito e sorpreso dalla sua reazione e dal suo senso di protezione. Gli portò una mano sulla testa.

“Immaginavo fossi così in gamba. Non ti preoccupare, non è mia intenzione fare soffrire nessuno qui”

“Molto bene – Llweran sorrise – allora se è così benvenuto in famiglia”

Per Llweran andava bene così. Non aveva mai capito il perché suo padre non si fosse mai rifatto una vita sentimentale, e adesso che l’occasione si era presentata, non avrebbe potuto esserne più felice. Perché in fondo tutti meritano una seconda possibilità, e di certo non sarebbe stato lui a mettersi in mezzo.

Legolas li raggiunse con il fiato corto.

“Llweran! - chiamò – prima che tu dica qualsiasi cosa, sappi che te l’avrei detto, stavo solo aspettando il momento giusto!”

Faramir e il ragazzo si lanciarono un’occhiata d’intesa.

“Guarda che è tutto a posto” - disse il primo.

“Eh…?”

“Non c’è bisogno che ti giustifichi – disse il figlio – sono contento che tu abbia trovato qualcuno. Solo fammi un favore: la prossima volta che fate le vostre cose chiudetevi a chiave”

Incredulo ma anche incredibilmente sollevato, Legolas lo guardò, e poi guardò Faramir.

Stava andando tutto così bene che penso che quello dovesse essere un segno.

Un segno che avesse finalmente trovato la sua strada.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo diciassette ***


“E’ una pessima, pessima idea. Non sono neanche sicuro di voler venire”

A braccia conserte Thranduil aveva dichiarato apertamente le sue intenzioni per la gioia del povero Elrond.

“Andiamo, si tratta solo di conoscerlo. Fallo per tuo figlio almeno” - l’altro cercò di consolarlo.

“Io per mio figlio dovrei fare altro, come prenderlo, legarlo, metterlo su un aereo e spedirlo in Antartide, in modo che nessuno possa mettergli le mani addosso! Capisco che in questa famiglia siamo tutti terribilmente affascinanti, ma un po’ di spazio non sarebbe affatto male!”

La questione era molto semplice: Legolas li aveva invitati, insieme agli altri suoi amici, a trascorrere una serata insieme a casa propria, e a che c’era avrebbe fatto loro conoscere ufficialmente il suo… fidanzato.

“Modesto – Elrond sorrise – ma comunque non puoi impedire che certe cose accadano. E poi cosa sarebbe più conveniente, starsene qui o andare e vedere con i tuoi occhi con chi tuo figlio ha una relazione?”

Thranduil sembrò pensarci un po’ su, ma in realtà sapeva benissimo quale fosse la risposta esatta.

“Oh, va bene – borbottò – ma non posso prometterti che sarò gentile”

“Non preoccuparti, dopotutto non me l’aspetto” - affermò l’altro divertito.

I due quindi si apprestarono a raggiungere la casa di Legolas: lì vi era già “La compagnia dell’anello” al completo, insieme ai ragazzi.

Ma di Faramir neanche l’ombra.

“Beh, quando arriva il nostro atteso ospite? - a parlare fu Merry – io sono curioso di conoscerlo, non è che magari si vergogna?”

“Ah, secondo me non viene – borbottò Gimli – e già partirebbe male...”

“Perché, tu invece sei un esperto per quanto riguarda le relazioni amorose?” - Enya accanto a lui lo stuzzicò velenosamente.

“Sicuramente più di te, biondina!” - esclamò l’altro adirato.

“Ragazzi vi prego – Legolas cercò di far loro mantenere la calma – comportatevi bene, non fate battute stupide e soprattutto…. Vi scongiuro, non fatemi fare brutta figura”

“Brutta figura? - domandò Pipino fintamente offeso – insomma stiamo parlando di noi!”

“E’ proprio questo ciò che mi preoccupa” - sospirò il biondo.

Fra tutto quel trambusto quest’ultimo riuscì fortunatamente ad udire il suono del campanello.

“Ok, è qui! - esclamò – mi raccomando, comportatevi bene!”

“Oh, e apri quella porta!” - esclamò Gimli con assai poca grazia.

Legolas alzò gli occhi al cielo. Dopodiché aprì la porta e poco dopo la figura del suo impeccabile elegante e affascinante del suo fidanzato fece la sua comparsa.

“Hei, scusa il ritardo”

“Non fa niente – sorrise un pochino imbarazzato – entra pure ti stavamo aspettando”

“Oh cielo, spero di fare bella figura” - si lasciò andare ad una risatina nervosa, per poi seguire il biondo dentro.

“Emh, emh – Legolas si schiarì la voce per attirare l’attenzione dei suoi amici – ragazzi.. voglio presentarvi Faramir, il mio… fidanzato. Faramir loro sono i miei migliori amici, nonché compagni di avventure”

“Salve...” - l’uomo salutò con una mano. Intorno a loro calò improvvisamente un silenzio imbarazzante, e Legolas sperò che i suoi amici non avessero in mente qualcosa di stupido, ma era difficile non pensarci viste le loro espressioni curiose, sorprese ed anche un pizzico diffidenti.

Quando la cosa sembrava star diventando troppo imbarazzante, fu Gandalf a salvare il tutto.

“Beh, benvenuto in questa folle compagnia” - disse togliendosi la pipa di bocca

Il biondo sospirò, certo che successivamente lo avrebbe ringraziato.

Anche gli altri si dimostrarono stranamente amichevoli malgrado la loro reazione iniziale, e ovviamente riempirono il povero nuovo arrivato di domande.

“Ma tu sei del tutto gay? Oppure sei bisex? Perché sai ci sono persone a cui piacciono sia le donne che gli uomini” - Pipino era sin da subito partito con una domanda personale.

“Beh, io sono stato con molte donne, però sì… direi che adesso mi piacciono solo gli uomini...”

“E dimmi – Frodo abbassò la voce - tu e Legolas… avete già fatto… sesso?”

“Eh? Ma… ma veramente io...” - arrossì totalmente. Fortunatamente in suo aiutò arrivò proprio il fidanzato.

“Va bene adesso basta stargli addosso – lo afferrò per un braccio – scusa, i miei amici si comportano come i bambini con un giocattolo nuovo”

“Ah, non fa niente sono simpatici...”

Faramir però non avrebbe avuto pace, e questo lo capì non appena incrociò lo sguardo di Thranduil che fino a quel momento se n’era stato buono senza parlare o fare niente. Accanto a lui Elrond gli cingeva le spalle con un braccio, tentando di tenerlo tranquillo con sé.

“Ma buonasera” - salutò il biondo con tono assai poco amichevole.

“Amh– Legolas sorrise nervosamente – lui è….”

“Sono suo padre. Lui è il mio compagno. E Legolas è mio figlio, se non ti fosse chiaro il concetto”

“Ah sì ho capito. E’ un piacere conoscerla” - disse stringendogli la mano.

“Ah è così bello che possiate conoscervi – abbassò la voce – ti rpego sii gentile con lui, è in dolce attesa ed è più nervoso del solito”

“Ah è in dolce attesa? Congratulazioni, sa che non si direbbe proprio?”

Thranduil inarcò un sopracciglio squadrandolo.

“E va bene, questo è un punto a tuo favore, ma sappi che ti tengo d’occhio”

Elrond trattenne una risata, attirandolo di più a sé.

“Va bene, direi che con le presentazioni può bastare, vieni con me Thranduil”

“Sì, vengo vengo – sbuffò – sai, quel tipo lì sa come arruffianarmi almeno, al contrario tui!”

Legolas si portò una mano sul viso esasperato. Possibile che fosse tutto così assurdo e imbarazzante?

“Ah, mi dispiace...”

“E di cosa? Io mi sto divertendo. Capisco che tutti vogliano proteggerti, sei una persona speciale”

Nel dire ciò Faramir si era avvicinato tanto a lui da far scontrare i loro respiri. Legolas sorrise lusingato.

“Sì beh… diciamo che anche tu sai come farmi sentire speciale” - sussurrò accarezzandogli il petto con le dita.

Stipati nel non esattamente grande soggiorno vi erano anche i ragazzi.

Eldarion, Llweran, Tauriel e le due coppie di gemelli avevano iniziato una partita a Uno L’unica ad estraniarsi da quel contesto era Shauna che seduta a parte in un tavolino con Enya, teneva in mano delle carte da poker senza però guardarle veramente.

E l’adulta aveva effettivamente capito che qualcosa non andasse.

“Andiamo, cosa devi dirmi?” - disse gettando sul tavolo le carte.

“Eh? Come fai ad essere certo che devo dirti qualcosa?”

“Beh, non avrebbe senso di chiedermi di fare una partita poker visto che non sai giocarci, quando tutti i tuoi amici stanno facendo altro. Avanti, dimmi, hai qualche problema con Llweran?”

“Beh…. Più o meno...”

“Problemi a letto? Avete già fatto le vostre cose, vero?”

“Ssssh! - la zitt’ arrossendo nervosamente – no, e non dire queste cose, se i miei dovessero sentirti…”

“Allora qual’è il problema?” - domandò impaziente.

Shauna sospirò.

“Il fatto è che… sono venuta a conoscenza di un segreto che riguarda Llweran”

L’espressione di Enya a quel punto divenne strana. Era come se sapesse già ciò che la ragazza stesse per dirle e stesse aspettando solo una conferma.

“Lui… ed Eldarion sono fratelli. Nel senso, sono figli dello stesso padre!” - sussurrò.

Enya la osservò per qualche secondo.

“Lo so”

“Eh?! Come sarebbe a dire lo sai?”

“Beh, che c’è di strano? Noi “grandi” lo sappiamo tutti”

“Ah, fantastico tutti conosco questo segreto tranne il diretto interessato! Questo mi renderà le cose ancora più difficili!”

“Più difficili? Perché?”

“Perché… non posso tenerglielo nascosta. Llweran è il mio ragazzo ed io… insomma io – arrossì – sento di amarlo, e mi sento in colpa per questo. Cosa devo fare?”

Enya sospirò rumorosamente.

“Mentirei se dicessi che non posso capirti. Immagino come tu debba sentirti in colpa. Il fatto è che certe volte… l’amore ti rende strana…. E non ti fa cambiare più nulla”

Shauna aveva fatto caso a come Enya avesse voltato lo sguardo in direzione di Gimli mentre parlava.

“Eh, ma comunque qui la situazione è seria! - esclamò la donna ritornando in sé - io so che tu vorresti dirglielo, ma ti prego, evita. Non è compito tuo parlargliene”

“Sì, e se poi viene a scoprirlo in una brutta maniera? Potrebbe prendersela con me!”

Rivolse il suo sguardo verso Llweran.

Quest’ultimo sembrava così felice e spensierato mentre rideva con i suoi amici.

“Ho vinto io! - esclamò Tauriel – sono la più brava, la più bella, la più...”

“Abbiamo capito, adesso puoi piantarla!” - esclamò Una zittendola e facendo ridere gli altri.

Eldarion osservò immediatamente il biondo. Quella era l’occasione perfetta per invitarlo a casa sua durante le feste.

“Emh… Llweran – chiamò – tu…. Farai qualcosa in particolare questo Natale?”

“Oh no, non credo. Penso che lo passerò in casa come ogni anno”

“Bene! Cioè, ecco… magari potresti passare le vacanze da me, magari solo qualche giorno…”

“Eh? Non so Eld, e se poi disturbo?”

“Ah sciocchezze la mia famiglia è la tua!”

Letteralmente.

Llweran si grattò il mente.

“Beh sì penso che si possa fare”

Eldarion sospirò sollevato. Adesso doveva soltanto organizzare un discorso all’interno della sua mente, per poi trasformarlo in parole.

La serata in un modo o nell’altro stava andando avanti. Probabilmente sarebbe stato tutto perfetto se non fosse stato per la piccola vocina nella testa di Legolas, probabilmente la voce della sua coscienza, quella che continuamente gli ripeteva quanto fosse sbagliato ciò che stava facendo.

Tuttavia non sembrava disposto ad ascoltare la sua coscienza né il suo cuore. Era la situane ideale, ciò che avrebbe sempre voluto, con l’unica differenza che al posto di Faramir avrebbe dovuto esserci Aragorn.

Scosse il capo.

Smettila. Che senso ha rimuginarci? Non vedi che adesso è tutto perfetto? Hai i tuoi amici, la tua famiglia, un uomo che ti rispetta e che ti vuole bene… smettila di pensare a lui.

Il campanello suonò di nuovo distraendolo dai suoi pensieri.

“Aspettavamo qualcun altro?” - gli chiese Faramir. Legolas però fece spallucce, alzandosi per andare ad aprire. Ovviamente avrebbe dovuto aspettarsi che quella perfezione doveva per forza essere interrotta niente meno che dal soggetto dei suoi pensieri. Aragorn sussulto appena quando i loro occhi si incrociarono. L’ultima volta che si erano visti si erano lasciati nel peggiore dei modi.

Proprio per questo Legolas avrebbe tanto voluto lanciargli un pugno: come osava presentarsi così alla sua porta ad interrompere una situazione praticamente idilliaca?

E come se non bastasse il silenzio intorno a loro era calato, visto l'imbarazzo. Aragorn aveva sollevato appena lo sguardo quanto bastò per scorgere Faramir.

“Scusate io… sono venuto a prendere mio figlio...” - disse con sguardo attonito.

“Legolas ma lui non è il tuo capo? Si ricorda di me? Ci siamo visti una volta”

“Emh sì, i nostri figli… sono amici...” -sussurrò desiderando di sparire.

“Sì, mi ricordo di te. Noto con piacere che… siete amici… o magari qualcosa di più” - disse con tono neutro.

Le labbra di Faramir si curvarono in un sorriso.

“Direi di sì”

Quella risposta era stato un vero colpo al cuore per Aragorn, tuttavia tentò di non farlo vedere. Era davvero difficile essere messo davanti la realtà dei fatti. E nonostante i suoi sforzi, Legolas poté vedere la sua delusione. E quello, quel preciso momento fu quello in cui si sentì in colpa.

Pochi minuti dopo Aragorn e suo figlio si trovavano in auto. Eldarion poteva solo immaginare come su padre dovesse sentirsi. Quest’ultimo infatti stava chino sul volante, con un’espressione indefinita sul viso.

Quella situazione era davvero assurda, se quei due si amavano perché semplicemente non si mettevano insieme?

“Eld, metti la cintura...” - sussurrò Aragorn.

“No”

“Che cosa?”

“Ho detto di no. Dico di no a tutto! - esclamò – insomma quando la smetterete? Quando vi deciderete a lasciar perdere i doveri e a pensare un po’ più ai sentimenti”

“Eld, ne abbiamo già parlato, non è facile come tu credi” - sospirò nervoso.

“Perché sei sposato? Beh, allora ti dico una cosa. Se non parli con la mamma, se non le dici quello che sta succedendo…. Lo farò io!”

Aragorn rimase spiazzato dinnanzi quella dichiarazione. Non avrebbe mai immaginato che suo figlio potesse arrivare a tanto.

“Stai scherzando, vero?”

“No, sono serio. Perché non si può vivere sempre di bugie e rimpianti, ed è molto meglio dire la verità che aspettare e...”

“Va bene, Eld, va bene – o interruppe – glielo dirò”

Eldarion a braccia conserte inarcò un sopracciglio.

“Dici davvero o lo dici solo per prendermi in giro?”

“No… no, dico sul serio – sussurrò – probabilmente hai ragione tu. Probabilmente vivere nella menzogna è più facile. Mi sono sentito dire che sono un codardo, non voglio che anche tu pensi lo stesso”

Il ragazzo sospirò.

“Bene sono contento che lo pensi. E comunque… io non credo tu sia un codardo. E sappi che ti sosterrò in questa cosa”

Aragorn sorrise debolmente. Sapeva di poter contare su suo figlio, un p’ meno sul proprio coraggio, ma le parole di Eldarion erano servite. Aveva portato avanti quella mascherata per troppo tempo.

 

Qualche giorno dopo si era arrivati al ventitré dicembre. Legolas, Faramir e Llweran ormai passavano molto tempo insieme, come di solito una famiglia faceva.

Quella sera in particolare Faramir aveva ben pensato di portare i due a mangiare in un ottimo ristornare di sushi.

“Adoro tutto! - esclamò il ragazzo immergendo il sushi in della salsa di soia – Faramir, tu sei un genio!”

“Ah, no, conosco sono bene i vostri gusti – disse sorridendo – ebbene, domani è la vigilia di natale, hai qualche progetto in mente, Legolas?”

“No, in realtà no. Di solito non faccio mai nulla di speciale. E tu invece?”

“Beh, di solito neanche io faccio qualcosa di speciale, ma quest’anno… è un po’ diverso...” - disse cambiando tono ed espressione.

“Che cosa vuoi dire?” - domandò l’altro curioso.

“Io… in realtà stavo pensando di partire… per Parigi...”

“Parigi? Ma è fantastico, so che è una bellissima città, anche se ovviamente non ci sono mai stato...”

“Io in realtà stavo pensando di andarci con te e Llweran”

Quest’ultimo, che stava per addentare del sashimi, si bloccò.

“Eh… - Legolas strabuzzò gli occhi – con noi? Ma…. Io veramente non lo so”

“Coraggio – tentò di convincerlo – si tratta solo di un viaggio. Non ti piacerebbe cambiare aria, vedere posti nuovi?”

“A me piacerebbe” - intervenne Llweran.

“Sì, ma non possiamo andare così, come se nulla fosse...”

“Legolas, se mi dirai di sì ti garantisco che questo sarà il natale più indimenticabile della tua vita” - Faramir poggiò una mano sulla sua, facendolo fremere.

Quello era un pensiero così dolce, e da un certo punto di vista era anche un passo in avanti nella loro relazione. Che motivo avrebbe avuto di dire di no? Non era mai stato da nessuna parte, e poi si trattava di andare con lui e suo figlio

“Eh… e va bene, se la metti in questo modo allora...”

“Che cosa stra figa! - esclamò Llweran – non ho neanche mai preso un aereo, chissà come dev’essere!”

“Lo scoprirai presto, anche perché ho già comprato i biglietti”

“Ah sì? - Legolas sorrise – sapevi che ti avrei detto di sì?”

“Ci speravo” - sorrise a sua volta.

“Emh… prima di tornare a casa però possiamo passare da Eld? C’è una cosa importante che devo dirgli!”

Il ragazzo non aveva infatti dimenticato dell’impegno con l’amico e che adesso si sarebbe ritrovato a declinare, ma era certo che l’altro avrebbe capito.

Dopo quell’ottima cena, Llweran si fece accompagnare fino a casa di Eldarion pregando dentro di sé che non la prendesse troppo male.

“Llweran? - chiamò il ragazzo aprendo la porta – ma che fai qui a quest’ora, è successo qualcosa?”

“No, no non è successo niente – lo tranquillizzò – è sol oche devo dirti una cosa e ho preferito venire qui… hai presente quando mi hai chiesto di trascorrere qualche giorno durante le vacanze insieme?”

“Sì, ricordo”

“Beh… io spero che tu non te la prenda, ma credo proprio che non potrò venire”

“Cosa? Perché no?” - domandò.

“Perché… non ci crederai mai, ma Faramir ha deciso di portare me e mio padre a Parigi. E’ stata una cosa dell’ultimo minuto e partiamo domani! Io… spero che tu non te la prenda, ecco...”

Eldarion non se la sarebbe presa, ma in questo modo tutti i suoi piani sarebbero saltati. Ma dopotutto cosa avrebbe potuto dirgli? Non poteva certo impedirgli di partire, né tanto meno arrabbiarsi. Doveva solo fare buon viso a cattivo gioco.

“E’… una notizia fantastica. No, non preoccuparti, certo che non mi arrabbio, dopotutto è un occasione da pendere al volo”

E in questo modo così la sua occasione sarebbe saltata, un’altra volta.

Il biondo gli sorrise.

“Grazie Eld, sapevo che avresti capito. Allora domani mattina vieni a salutarmi, vero?”

“Ma… ma certo..” - gli sorrise.

“Perfetto, io adesso devo andare, pensa che ci sono ancora le valigie da preparare. Allora ci vediamo domani!”

“Sì, a domani!” - lo salutò con un sorriso che serviva solo a camuffare il suo dissenso.

Quella notizia non ci voleva proprio, e adesso?

Richiuse la porta e si voltò con un sospiro. In quell’istante si accorse che Aragorn si trovava lì, a pochi metri da lui, con lo sguardo attonito e con l’espressione di chi doveva aver sentito tutto. E poté leggere la profonda delusione nei suoi occhi.

Tuttavia Eldarion non parlò. Bastò soltanto uno sguardo, le parole sarebbero state di troppo.

 

Il giorno dopo…

Nessuno si aspettava una notizia del genere, ma malgrado ciò, tutti si presentarono a casa di Legolas e Llweran per salutarli prima che partissero.

“Ma ti sembra il modo di dirmi certe cose? - Thranduil appariva contrariato e anche assonnato, poiché erano appena le otto del mattino – non mi hai neanche dato il tempo di prepararmi psicologicamente”

“Mi dispiace, ma è stato tutto deciso all’ultimo minuto – il figlio tentò di consolarlo – devi stare tranquillo. Ormai sono un adulto”

L’altro sospirò avvilito.

“Va bene ma… fai attenzione, ok? Non parlare con gli sconosciuti e chiamami quando arrivi e – la sua voce si incrinò – mi mancherai tanto...”

“Ma! - Legolas lo abbracciò immediatamente – ma papà, starò via qualche giorno, non è che me ne vado per sempre. Oh cielo, gli ormoni della gravidanza...”

“Sto bene, sto bene – tentò di ritornare in sé – solo che non siamo mai stati separati così a lungo. E dì a Faramir di prendersi cura di te, altrimenti lo uccido”

“Lo farò, non preoccuparti” - lo rassicurò.

Anche Llweran si stava apprestando a salutare i suoi amici, venuti appositamente a salutarlo.

“E bravo Llweran – disse Una – vogliamo un sacco di foto. E fatti sentire”

“Non preoccupatevi, mi farò sentire ogni giorno”

Shauna si avvicinò, sistemandogli la sciarpa.

“Parigi è la città dell’amore, lo sapevi? - sussurrò – quindi spero che questo ti aiuti a pensarmi?”

“Io… io ti penserai a prescindere...” - rispose con un po’ di imbarazzo.

“Ah – Sabia sospirò sognante – siete così teneri!”

Shauna sorrise divertita.

“Mi raccomando, divertiti. E molto, perché temo che quando tornerai Enya ti farà lavorare il triplo”

“Ah, sì, cercherò di divertirmi più che posso”

La ragazza si sollevò sulle punte, e aggrappandosi a lui gli posò un dolce bacio sulle labbra, mentre Eldarion li osservava.

Pareva quasi che le parole premessero sulle sue labbra per uscire, ma probabilmente quello era il momento più sbagliato.

L’amico si voltò poi a guardarlo.

“Eld, non mi dici niente, tu?” - domandò.

L’altro sentì il cuore perdere un battito. Doveva dirglielo, doveva farlo adesso, in quell’istante, sentiva che fosse giusto così. Poi però notò la sua espressione felice

Effettivamente, Llweran non era mai stato tanto felice e spensierato come in quel periodo. E chi era lui per rovinare quel momento? Proprio quando stava per partire per la prima volta poi…

No, non era il caso. In un secondo momento ci avrebbe pensato, ma quella volta sarebbe stato meglio continuare a farlo vivere nell’illusione, per quando sbagliato fosse.

“… Portami un souvenir...” - disse sorridendo nervosamente.

“Anche due!” - esclamò.

“Llweran! - a chiamarlo fu Legolas – vieni dobbiamo andare!”

“Arrivo! Allora ci vediamo quando torno. E buon natale!”

Il ragazzo voltò loro le spalle ed i suoi amici rimasero lì ad osservarlo.

Eldarion si morse le labbra. Perché aveva come l’impressione che niente sarebbe più stato come prima?

 

Parallelamente a quel momento, stava accadendo qualcosa di molto importante, solo che nessuno poteva saperlo.

Dopo aver passato una notte in bianco a pensare, Aragorn si era alzato ed era sceso al piano di sotto. Sua moglie Arwen era già vestita e truccata,e stava sistemando le ultime cose prima di uscire di casa.

Ella si accorse di una presenza dietro di sé, e quando si voltò scorse il marito e la sua espressione stralunata.

“Tesoro, tutto bene?” - domandò.

L’uomo alzò la guardò negli occhi.

Ora o mai più.

“Arwen. Ti devo parlare”

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo diciotto ***


Due settimane dopo…

 

Eldarion mugolò qualcosa di indefinito, infastidito dalla luce che trafiggendo i vetri illuminava la stanza.

All’esterno un candido manto di neve copriva le strade, gli alberi e le case.

Natale era passato, ed era arrivato un nuovo anno.

I primi istanti non ricordò esattamente perché si fosse svegliato così presto.

Poi, non appena ebbe rimesso a posto i pensieri, sussultò, saltando giù dal letto.

“Llweran! - esclamò – oggi torna Llweran!”

Dopodiché si vestì alla svelta, scendendo al piano di sotto e scontrandosi quasi con il padre.

“Ma dove vai così presto?”

“Da Llweran!” - esclamò il ragazzo aprendo la porta e correndo via, lasciando Aragorn lì, con gli occhi leggermente lucidi.

Proprio come due settimane prima, i ragazzi si videro di fronte casa di Llweran. Qualche minuto dopo un’auto nera si posteggiò sul vialetto, e poco dopo il biondo ne uscì, sorridendo alla vista dei suoi amici.

“Ragazzi! - esclamò sorpreso – non ci posso credere, ma siete tutti qui!”

Immediatamente Shauna gli gettò le braccia al collo stringendolo.

“Certo che siamo qui! Mi sei mancato, mi sei mancato tanto!”

“Anche tu! - il ragazzo ricambiò l’abbraccio – mi siete mancati tutti voi! Eld...”

L’altro gli si avvicinò, sorridendo appena.

“Bentornato, amico. Com’era Parigi?”

“Molto figa! - esclamò – ci sono tante cose che devo raccontarvi!”

“Bene, vedo che finalmente sei tornato!”

Quella voce in più apparteneva senza ombra di dubbio ad Enya, la quale si era presentata lì a sorpresa.

“Oh, ciao Enya” - salutò Llweran.

“Ciao, caro. Ti sei divertito?” - domandò fin troppo gentilmente.

“Molto, ti ringrazio”

“Bene – poi cambiò espressione – perché adesso dovrai recuperare l’allenamento di due settimane, mi sono spiegata?!”

“Ma – il biondo sgranò gli occhi – sissignora!”

Legolas uscì dalla macchina, alzando gli occhi al cielo.

“Enya, non me lo strapazzare troppo”

“Non preoccuparti, tu!” - lo tranquillizzò lei.

Legolas scosse il capo, per poi rivolgersi a Faramir che si trovava ancora dentro l’auto.

“Allora ci vediamo più tardi...” - disse sorridendo.

L’uomo ricambiò il sorriso allo stesso modo.

“A più tardi”

Il biondo lo guardò andò via, con un’espressione ed uno sguardo eccessivamente sognante.

“Andiamo! - Enya lo tirò per un braccio – gli altri ci aspettano dentro!”

Come per suo figlio infatti, anche la sua inseparabile comitiva e suo padre non avevano perso tempo per andare a trovarlo e sapere tutto riguardo il viaggio.

“Avete visto la Torre Eiffel, vero? E il museo de “Le Louvre?” - domandò Frodo curioso.

“Hai mangiato le lumache?” - chiese Pipino.

“E le zampe di rana?” - aggiunse Sam.

“No, non ho mangiato nulla di strano, e sì, ho visto tutto quello che mi avete elencato. Parigi è una città estremamente romantica”

“Che cosa meravigliosa – sussurrò Enya, per poi schiarirsi la voce – cioè, non che faccia per me ecco..”

Legolas si lasciò andare ad una risata.

“Probabilmente ci torneremo un giorno, e magari visiteremo anche altre città d’Europa...”

Mentre parlava però, non si era accorto di come l’attenzione di uno dei suoi amici si fosse rivolta a qualcosa in particolare.

A Frodo brillarono gli occhi quando si accorse di un piccolo luccichio sul dito dell’amico, un qualcosa a cui probabilmente nessuno aveva fatto caso.

“Oh, mio Dio – sussurrò – cos’è quello?”

A quel punto fu inevitabile che tutte le attenzioni andassero sul mal capitato Legolas, il quale aveva sperato fino all’ultimo che nessuno lo tonasse.

“Questo? - domandò nervosamente – non è niente, è solo...”

Thranduil, che fino a quel momento non aveva proferito parola, studiò la sua espressione, tipica di quando cercava di nascondere qualcosa.

“Legolas, questo è… - a parlare fu Enya – è un anello di fidanzamento!”

“Eh?!” - esclamò Gimli che fino a quel momento non aveva prestato troppa attenzione alla conversazione.

“Un anello di fidanzamento? Ti sposi?” - domandò Sam.

“E non ci hai detto niente?! Traditore!” - esclamò Merry.

“No, no, no ragazzi, piano piano, vi posso spiegare!”

Thranduil però non gli permise di parlare ancora. Con uno scatto si alzò.

“Legolas – chiamò freddamente – di là. Adesso”

Il figlio sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Tra tutti, la reazione del padre era proprio quella che temeva di più.

Quando si furono spostati Legolas poté vederlo respirare profondamente.

“Ti prego, dimmi che è tutto uno scherzo”

“Non è uno scherzo – disse subito – ma almeno mi fai spiegare?!”

“Cosa c’è da spiegare?! Una proposta di matrimonio non è uno scherzo!”

“Lo so – sospirò – ascoltami, va bene?”

Thranduil incrociò le braccia al petto, dubitando fortemente che una spiegazione avrebbe potuto calmarlo, ma comunque lo avrebbe ascoltato.

 

Qualche giorno prima a Parigi…

 

Mancavano pochi minuti alla mezzanotte del nuovo anno. Per l’occasione, Faramir aveva portato Legolas e Llweran sulla torre Eiffel, da cui vi era una visuale a dir poco mozzafiato. L’intera città era illuminata da luci di colore diverso che creavano un contrasto suggestivo. Ed inoltre nevicava lentamente, il che andava a rendere tutto ancora più spettacolare.

Con gli occhi spalancati Llweran aveva cominciato a scattare foto, completamente preso.

E Legolas, anche lui si sentiva bene. Nella sua vita non aveva mai visto o fatto nulla di troppo speciale, e dil solo fatto di trovarsi lì aveva dello straordinario. In quei giorni non aveva pensato a nulla, se non alla sua famiglia e alla sua relazione con Faramir che stava praticamente andando benissimo.

I due, un po’ più distanti da Llweran, guardavano dritto davanti a loro, parlando a bassa voce.

Grazie per avermi portato qui. E’ tutto perfetto, davvero” - sussurrò.

Beh… io credo che potrebbe andare meglio...” - rispose Faramir.

Ma dai, tu credi?”

L’uomo a quel punto lo guardo ocn fare più serio, ma comunque Legolas non riuscì a capire. Solo quando lo vide inginocchiarsi intuì qualcosa.

Faramir…?” - domandò portandosi una mano sul petto.

Lo so, so cosa stai pensando. Ci conosciamo da poco tempo, eppure in questo poco tempo ci siamo messi insieme, tu mi hai accolto nella tua famiglia… ed io mi sono molto legato a te – cominciò a dire infilandosi una mano in tasca – e so che probabilmente crederai che io sia pazzo. Magari lo sono davvero – tirò fuori uno scatolo e poi lo aprì – Legolas vuoi sposarmi?”

Scattò la mezzanotte e Legolas in quel momento credette di morire.

Non riusciva a credere che glielo avesse chiesto veramente. Immaginava che una cosa del genere sarebbe successa molto più avanti, e adesso non sapeva se sentirsi felice, emozionato o disperato.

Anche lui si stava sempre legando di più a Faramir, ma un passo importante come un matrimonio, non era sicuro di poter essere in grado, soprattutto a causa di quell’insistente e continuo pensiero rivolto ad Aragorn.

Io...”

Prima di rispondere voglio che tu sappia una cosa. Quest’anello che ti sto donando per me equivale ad una promessa, la promessa che mi prenderò cura di te e di Llweran, che ti amerò e che ti rispetterò, e cercherò di cancellare le sofferenze che hai passato. Non ti sto dicendo di sposarmi subito, ma ti prego accettalo, e quando ti sentirai pronto allora penseremo al da farsi”

Come posso dirgli di no? Lui mi rende felice, pensa al mio bene, e con me vuole davvero costruire un futuro. Lui mi da sicurezza, e la sicurezza è sempre stato ciò che di più ho bramato nella vita.

E’ una promessa… e so che è una promessa che manterrà.

Legolas sapeva che molto probabilmente avrebbe dovuto pensarci su, perché quello era un impegno serio da rispettare e portare avanti.

Ma come ormai tendeva a fare spesso decise di buttarsi.

Quindi sorrise.

Sì, Faramir. Io accetto”

Felice come non mai, l’altro gli infilò l’anello al dito, e poi si alzò per baciarlo, mentre la neve cadeva ancora sopra le loro teste.

 

 

 

“E questo è quanto! Capisci adesso?”

Thranduil sospirò.

“Sì, capisco. Capisco che sei uno sconsiderato!” - esclamò.

“Io pensavo che saresti stato felice” - rispose deluso.

“L’unica cosa che voglio nella mia vita è vederti felice, ma non così. Voglio dire… non potevi aspettare? Hai comunque preso un importante impegno, in mezzo ci sono i sentimenti di un’altra persona! E poi com’è la presa Llweran?”

“Lui è elicissimo per me...” - sussurrò.

“Oh – sospirò l’altro – ho sempre voluto che ti rifacessi una vita, ma non volevo che affrettassi le cose in questo modo. Cosa succede se poi cambi idea? Come faccio a sapere che non ami più Aragorn?”

Il figlio lo guardò serio.

Anche se dovessi ancora amarlo, rifiuterei ogni sentimento nei suoi confronti. Mi costringerò a dimenticarlo, così sarò felice.

“Sono sicuro. Io ormai amo Faramir. E questo è quanto” - rispose con tono neutro ma con un’espressione non esattamente convincente.

 

 

Llweran intanto stava raccontando del viaggio ai suoi amici, a cui si erano uniti anche Tauriel, Elrhoir ed Elladan.

Appariva molto entusiasta, questo Eldarion poteva vederlo. Era felice, tranquillo e rilassato, al contrario suo che al momento aveva mille mila pensieri per la testa. Di questo il biondo se ne accorse, poiché mentre parlava l’amico appariva assente.

“Ho comprato un sacco di souvenir per voi. Sapere l’Europa è così diversa dall’America, dovresti venirci anche tu Eld...”

“Eh, cosa?” - domandò distrattamente.

“Lo sapevo, non mi stavi ascoltando. Ho notato la tua espressione strana sin da quando sono arrivato. Che cosa succede?”

Il ragazzo sospirò.

“Non è nulla di che. Ho solo qualche problema in famiglia…”

“Nulla di che?! Questo è nulla di che?!”

“Non è niente Llweran, sono solo problemi tra i miei genitori”

“Loro… cosa? Vogliono lasciarsi?”

“Io sì… ma non chiedermi il perché, sarebbe troppo complicato da spiegare”

Sì, sarebbe stato complicato spiegargli del legame di sangue che li univa e del fatto che i loro rispettivi padri fossero stati amanti.

“Mi dispiace – rispose il biondo – non mi sarei mai aspettato una cosa del genere”

“A volte purtroppo l’amore può finire – Tauriel intervenne, abbracciando Eld – io lo so, anche i miei sono divorziati”

“Sì Tauriel, lo so che mi capisci, grazie” - sospirò lui godendo del suo abbraccio e del suo profumo.

“Hei… ma voi da quando siete così uniti?” - domandò Llweran.

“Beh, bel biondino, diciamo che mentre non c’eri ho pensato io a consolare il povero Eld...”

“Ah – rispose curioso – e questo a te Sabia non crea alcun problema?”

“No, io ed Eld abbiamo chiarito, vero Eld?”

“Assolutamente”

Il biondo li guardò con fare circospetto.

“Che succede qui? - guardò Sabia, la quale stava molto vicina ad Elrohir – non è che ve la fate fra di voi, vero?”

I due arrossirono visibilmente.

“Beh, io non l’avrei detto così però… ci siamo molto affezionati” - rispose il ragazzo.

“Sì certo, vedi di non fissarti troppo” - borbottò Una.

A quel punto Elladan la afferrò saldamente, con fare divertito.

“Anche io ed Una ci siamo molto legati, solo che la piccoletta non vuole ammetterlo”

“Chi hai chiamato piccoletta, spilungone?!”

Quella sua reazione fece ridere tutti i presenti. Shauna scivolò tra le braccia di Llweran, con fare molto suadente.

“Sento profumo di amore nell’aria” - sussurrò.

Quello fu una sorta di segnale per le sue amiche, le quali capiron oche probabilmente fosse il caso di lasciarli da soli.

“Va bene, noi ce ne andiamo – Tauriel si tirò dietro Eldarion – faremo la guardia alla porta”

“La guardia alla porta per cosa?” - domandò Llweran confuso, mentre i suoi amici ridacchiavano senza dargli spiegazione.

Quando furono rimasti soli, Shauna si fiondò sulle sue labbra con un passione a dir poco travolgente. Llweran ricambiò volentieri, sentendosi immediatamente accaldato e… eccitato.

“Wow, Shauna, sei così passionale” - sussurrò.

“Mi sei mancato veramente tanto. Al punto che in questi giorni lontana da te ho capito che c’è… qualcosa che cerco...”

Il biondo afferrò le sue mani e guardando i suoi occhi azzurri come il mare, non poté fare a meno di capire e di leggere di voglie ed emozioni che probabilmente condividevano.

“Oh – arrossì – Shauna, sei sicura? La tua prima volta… con me?”

Lei però lo zittì poggiandogli un dito sulle labbra.

“Per quel che mi riguarda abbiamo aspettato anche troppo”

Quelle parole valsero più di qualsiasi rassicurazione o permesso.

Questa volta fu Llweran a baciarla, e dopodiché accadde ciò che doveva succedere. Consumarono la loro prima volta fatat di tenerezze e nuove scoperte, con la consapevolezza che sarebbe stata indimenticabile.

 

Poco dopo…

Llweran si sistemò la maglietta e i capelli, i quali apparivano arruffati. Non riusciva ancora a credere a quello che fosse realmente, e con quale naturalezza poi.

Non avrebbe mai pensato che si potesse essere così felici.

Scese al piano di sotto. Shauna sedeva composta sulla sedia, e nel vederlo gli aveva concesso un sorriso carica di intensa.

Il biondo ricambiò, mentre i suoi amici si lasciavano andare a delle risatine maliziose a causa di quel segreto che si stavano ritrovando a custodire.

“Scusate – disse ad un tratto Llweran – io esco un attimo”

“Cosa? - Legolas lo chiamò – dov’è che vai a quest’ora, è buio!”

“Lo so, lo so, ho solo bisogno di aria, tutto qui” - lo rassicurò.

Aprì la porta e uscì. La neve sulle strade non accennava a sciogliersi e intorno vi era un piacevole silenzio.

Stava sorridendo senza neanche rendersene conto. Quel nuovo anno era cominciato nel migliore dei modi, prima la proposta di matrimonio di Faramir a suo padre, poi quello… era tutto stranamente perfetto, e non voleva che nulla venisse rovinato.

Aragorn lo adocchiò in lontananza. Anche lui aveva bisogno d’aria soprattutto in quel periodo. Contrariamente al figlio, il nuovo anno era iniziato nel peggiore dei modi, la sua vita si era complicata ulteriormente.

Il biondo si accorse ben presto di essere osservato, e quando si accorse di chi si trattava sollevò una mano.

“Salve signor Strider!” - esclamò.

“Llweran – chiamò avvicinandosi – ciao… cosa fai fuori con questo freddo?”

“Avevo bisogno di aria...” - sospirò con un sorriso, un modo di fare che ad Aragorn non poté sfuggire.

“Ti vedo piuttosto allegro”

“Emh… davvero? - domandò arrossendo – beh sì, in effetti sono molto allegro...”

“Di cosa si tratta, se posso chiedere?” - domandò curioso.

Il ragazzo gonfiò le guance.

“Sa mantenere un segreto?”

“Sì, ma certo”

“D’accordo – sussurrò – ha presente Shauna? Lei è la mia ragazza, e questa sera noi… insomma… ha capito…!”

Aragorn rimase piacevolmente sorpreso da quella sua dichiarazione.

“Davvero? Bene, sono contento per te” - rispose sorridendo.

“Grazie! E’ stato tutto così perfetto. Insomma, all’inizio non sapevo come fare, poi però è avvenuto tutto da sé...”

Llweran non si chiese come mai gli venisse così facile parlare di un argomento tanto delicato con uno sconosciuto.

“E’ strano che tu ne parli con me – disse poi infatti l’uomo – non dovresti parlarne non so.. con tuo padre…?”

“Ho l’impressione che se glielo dicessi andrebbe in panico dicendomi che sono troppo giovane e che devo stare attento, eccetera” - rispose alzando le braccia al cielo.

Aragorn trattenne una risata. Effettivamente era proprio da Legolas.

Lo aveva sempre immaginato come il più apprensivo dei due. Probabilmente insieme avrebbero formato una bella squadra.

Quel pensiero venne immediatamente spazzato via quando Llweran cambiò discorso.

“Emh… Eld mi ha detto di lei e sua moglie… mi spiace...”

“Eh? - domandò – oh no… non dispiacerti… purtroppo le cose non sempre vanno bene”

“Io credo che dovrebbe cercare di salvare il suo matrimonio. Siete una famiglia dopotutto. Adesso posso capire anche io che significa”

“Che intendi?” - domandò.

“Beh – sussurrò di nuovo – forse non ci crederà, ma Faramir ha chiesto a mio padre di sposarlo e lui ha detto di sì!”

Aragorn sentì il cuore spezzarsi in mille pezzi. Aveva immaginato che una cosa del genere potesse succedere, eppure adesso non riusciva a crederci.

Legolas… sposato con un altro…

Ma dopotutto anche lui aveva a suo tempo sposato un’altra donna…

Llweran, che non aveva fatto caso al cambiamento d’espressione dell’uomo, continuò a parlare.

“Finalmente mio padre sarà felice – sospirò – e saremo una famiglia. Ed io avrò quella figura che mi è sempre mancata”

Quelle parole riportarono alla realtà l’uomo, il quale non riuscì a controllarsi troppo.

“Ma… lui non è tuo padre, sei consapevole di questo, vero?”

“Certo che ne sono consapevole, eppure si comporta come se lo fosse”

“Però… - Aragorn stava tentando di capire – tu hai un altro padre… non ti è mai venuta la curiosità di sapere chi fosse, di conoscerlo?”

Llweran divenne serio, per poi rimanere qualche secondo in silenzio.

Poi rispose con una freddezza e una semplicità disarmante.

“Lui ci ha abbandonati. Se non mi ha voluto non vedo perché io dovrei volerlo conoscere. Ha scelto la sua strada… che di certo mai di incontrerà con la mia”

Un altro colpo per il suo cuore. Llweran aveva ragione, aveva ragione su tutto, e forse proprio per questo faceva così male.

Lui non c’era stato per suo figlio e ora quest’ultimo sembrava inafferrabile.

Fece per rispondere, ma fu frenato dall’arrivo di Legolas.

“Llweran! - esclamò con il fiato corto – ti ho detto mille volte di portarti il telefono quando...”

Lasciò la frase in sospeso quando si accorse di quella presenza in più.

“Cosa… fai tu qui…?” - sussurrò.

“Io… stavo solo… l’ho incontrato per caso...” - balbettò.

“E’ vero – Llweran intervenne – adesso però torno dentro, inizio a sentire freddo. Ci si vede!”

Il ragazzo lo salutò, e Aragorn lo osservò andare via senza dire una parola.

Legolas invece non ebbe la forza di muoversi. Era così strano averlo lì davanti dopo tutto ciò che era accaduto.

“Emh… di cosa avete parlato…?” - sussurrò.

“Nulla di importante – disse serio – e comunque congratulazioni per il tuo imminente matrimonio...”

Legolas sentì l’aria mancargli. Era inevitabile che si venisse a sapere, ma probabilmente avrebbe preferito non accadesse.

“Io… te l’ha detto Llweran?”

“E chi sennò? Legolas… come puoi sposare un altro?”

“Come?! - esclamò furioso – tu come hai potuto sposare un’altra!”

“Ho detto tutto ad Arwen!” - lo interruppe subito.

“Eh… eh? - domandò flebilmente – tutto? Intendi tutto…?”

“L’unica cosa che per il momento ho omesso è che Llweran è mio figlio, ma ovviamente le dirò anche di questo. Così come le ho detto della nostra storia”

Il biondo prese a tremare.

“Perché l’hai fatto?”

“Per te. L’ho fatto per te”

Legolas abbassò lo sguardo.

Bravo, stupido. Avresti dovuto pensarci prima. Adesso cosa me ne faccio di questa tua dimostrazione?

“Beh.. mi dispiace… ma temo… sia stato inutile...” - sussurrò dandogli le spalle.

“Legolas, ti prego! - esclamò – forse per noi non è tardi!”

Non ebbe il coraggio di voltarsi. Sentiva gli occhi pizzicare e il cuore far male.

Essere forti era troppo doloroso.

“Invece sì. E’ tardi ormai”

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo diciannove ***


Aragorn faticava a tenere gli occhi aperti. La psicologa parlava e parlava, ma in verità non la stava ascoltando.
Arwen, al contrario suo, invece appariva molto attenta, con la mano possessivamente intrecciata alla sua.
Parecchi giorni prima avevano deciso, anzi, lei aveva deciso, di andare in terapia.
Si era molto arrabbiata quando aveva saputo del tradimento del marito, ma quando poi si era calmata aveva convenuto che sarebbe stato meglio tentare di risolvere la cosa.
Questo aveva sorpreso non poco Aragorn. Si era aspettato che Arwen lo lasciasse, invece no, stava ancora tentando di tenerlo a sé.
E questa cosa lo stava spaventando molto, temeva che la situazione sarebbe solo peggiorata.
Dopotutto non ci sarebbe stato nulla da salvare.
Dopo l’ennesima seduta, i due uscirono dallo studio della psicologa. Aragorn sospirò profondamente.
“Beh – Arwen sospirò a sua volta – cosa ne pensi… di tutto ciò?”
“Parli del fatto che stiamo… che stai tentando di recuperare il nostro rapporto? Non so che pensare… il fatto è che non me l’aspettavo...”
“Nemmeno io. Dovrei lasciarti, lo so. Ma forse c’è qualcosa che possiamo fare. Voglio credere che c’è un motivo se mi hai sposata, voglio credere che provi qualcosa per me”
Aragorn però non riuscì a ribattere. Cosa avrebbe dovuto dire? Oramai era completamente in balia degli eventi.
Nulla aveva più importanza. Nulla aveva importanza, non con la consapevolezza di aver perso lui…

Legolas, al contrario suo, sembrava pieno di vita e voglia di fare, o almeno era bravo a fingere. Ormai aveva deciso e non si sarebbe tirato indietro: si sarebbe sposato il prima possibile, e ovviamente Faramir era stato contento della notizia.
Si stava dando da fare per cercare di organizzare tutto per il meglio e soprattutto… in fretta, grazie anche al prezioso aiuto dei suoi amici.
“Vuoi il tulipano o le rose bianche?” - domandò Frodo sfogliando una rivista.
“Chi ti ha detto che voglio i fiori?” - Legolas ribatté inarcando un sopracciglio.
“Ma ad un matrimonio devono esserci i fiori, magari te ne metti qualcuno anche tra i capelli”
“Ah-ah, molto spiritoso” - disse alzando gli occhi al cielo.
Era piuttosto consolatorio vedere tanto entusiasmo nei suoi amici.
Per quanto tentasse di dimostrarsi felice, aveva come l’impressione di star correndo solo per impedire che i suoi sentimento verso Aragorn prendessero il sopravvento. Una volta che si sarebbe sposato sarebbe andato tutto bene, di ciò ne era certo.
Anche Llweran era piuttosto allegro e aveva preso molto sul serio la questione “matrimonio”.
“Per eventi come questo ci vuole qualcuno con del buon gusto – disse ai suoi amici – quindi… eccomi qua...”
“Ah, e tu avresti buon gusto?”- lo schernì Una.
“Sentite – borbottò – voi ragazze farete tutte le damigelle e vi vestirete di… verde Tiffany”
“Oh mio Dio, tu non dovresti neanche sapere cosa sia il verde Tiffany!” - rispose l’altra portandosi una mano sul viso.
Eldarion però non riusciva proprio ad essere partecipe a quel discorso. Non avrebbe potuto rallegrarsi di un qualcosa che faceva stare così male suo padre. Ed in più si aggiungevano anche le parole di Llweran di qualche sera prima: Aragorn gli aveva raccontato tutto, e ciò aveva molto turbato Eldarion: in parte poteva capire la sua rabbia, ma da un lato… proprio non riusciva a comprenderlo. Era nervoso, furioso. Per se stesso, poiché non era ancora stato in grado di trovare le parole, che per Llweran, che alle volte gli pareva così ottuso!
Provò a trattenersi dal dire qualcosa di poco spiacevole, purtroppo non riuscendoci.
Batté un pugno sul pavimento, attirando l’attenzione degli altri.
“Eld?” - sussurrò Shauna.
“Io però non ti capisco – disse a denti stretti – come puoi essere felice?”
“Di che cosa parli? E’ un matrimonio, mica un funerale!” - rispose prontamente il biondo.
“Tutto questo non ti sembra un po’ strano e affrettato? Non pensi ci sia qualcosa sotto?”
“Che stai cercando di dirmi, Eld? Io proprio non ti capisco”
Eldarion capì che in quel momento tutta la tensione accumulata in quei giorni stava pian piano uscendo fuori.
“Anche se loro si sposano, Faramir non diventerà automaticamente tuo padre. Non è così che funziona”
Llweran corrugò la fronte, sentendo una grande rabbia accrescere dentro di sé. Cosa poteva saperne lui di cosa volesse dire?
“E com’è che funziona, dimmi. Fare un figlio per poi abbandonarlo?”
“Magari c’è un motivo se lui ti ha abbandonato, ma questo non puoi saperlo”
“Non voglio saperlo! - esclamò – un figlio non si abbandona, mai. E poi, se proprio avesse voluto mi avrebbe cercato. Non mi pare l’abbia fatto. Questo è perché non gli importa nulla di me. Pensi di poterlo sapere meglio di me?”
“Io penso di poterlo sapere meglio di te! - si lasciò scappare – ti comporti come un bambino, e parli senza sapere….!”
“E tu?! Tu cosa sai?!” - esclamò avvicinandosi al suo viso.
Gli altri, intorno a loro, si erano zittiti. Ricordavano bene di come fosse andata a finire l’ultima volta in cui avevano litigato, e temevano che la situazione precipitasse.
Eldarion però riuscì a ritrovare un po’ di autocontrollo. Se avesse parlato tutto sarebbe crollato, e non era quello il modo giusto per dirglielo.
Così indietreggiò, lentamente.
“Hai ragione, non so niente – sospirò – scusami… E’ solo che mi preoccupo”
Anche Llweran parve calmarsi.
“Non fa niente. E non devi preoccuparti. Io starò bene, te lo assicuro”
Il moro forzò un sorriso, incrociando lo sguardo di Shauna.
Entrambi sapevano che avrebbe sofferto, sfortunatamente era inevitabile.

Giunta la sera Aragorn si ritrovava spesso a passeggiare senza una meta. Lo aiutava a pensare e riflettere circa tutto ciò che stava accadendo. Arwen non aveva reagito come si era aspettato, e ciò lo aveva messo in difficoltà.
Se lei si fosse arrabbiata e lo avesse lasciato andare sarebbe stato tutto più semplice. Ma adesso lei voleva tentare di ricominciare, voleva riprovarci.
Lui però sapeva di non poterci riuscire, ma aveva paura che negandole anche ciò il suo già fragile cuore si sarebbe spezzato, e di cuori spezzati ne aveva già troppi sulla coscienza. Per non parlare poi delle parole di Llweran.
Come avrebbe potuto farsi avanti e dirgli la verità, visto come lui la pensava? Sarebbe stato impossibile…
Alzò lo sguardo. Senza rendersene conto era giunto dinnanzi la casa di Elrond. Quest’ultimo non lo aveva mai troppo rimproverato, anzi, era sempre stato dalla sua parte. E forse sarebbe stata la persona più adatta con cui parlare, anche se ciò avrebbe significato anche fare i conti con la sua dolce metà, ma dopotutto poco importava.
Si avvicinò e bussò alla porta a testa bassa come un cane bastonato.
Ad aprirgli fu Thranduil, con uno sguardo accigliato e un’espressione assai poco piacevole.
“Tu?” - domandò.
“Emh… salve. So che probabilmente non è un buon momento ma… posso entrare?”
“Beh – lo squadrò – se fosse solo casa mia ti direi di no, ma poiché è anche casa di Elrond temo di non poterlo fare”
Non molto entusiasta gli permise di entrare. Aragorn si guardò intorno, sentendosi piuttosto a disagio, finché non scorse Elrond seduto sul divano con le gambe accavallate.
“Aragorn – lo chiamò – ciao… qual buon vento di porta qui?”
“Io… no, è che amo camminare molto, mi sono ritrovato qui e quindi ho pensato di passare per un saluto...”
“Oh, che cosa carina” - aggiunse Thranduil con sarcasmo.
L’altro scosse il capo.
“Come vanno le cose con Arwen?”
“Beh… come potrebbero andare? Lei è convinta che le cose si sistemeranno, ma io non sono dello stesso parare”
“Deve avere un bel coraggio a darti un’altra possibilità dopotutto quello che lei fatto. Non hai ingannato solo una persona, lo sai cosa ti meriteresti? - il biondo gli puntò il dito contro – di essere lasciato da entrambi”
“Thranduil, ti prego – Elrond tentò di calmarlo – io penso che Aragorn sappia degli sbagli che ha fatto”
“Purtroppo lo so bene. E sono molto confuso, non so cosa fare. Da un lato ho Arwen ed Eldarion, che sono la mia famiglia, ma anche Legolas e Llweran lo sono, solo che non vogliono avere a che fare con me”
Thranduil si schiarì la voce.
“Senti, voglio essere onesto con te. Hai creato abbastanza problemi a mio figlio, questa storia è andata avanti per troppo tempo...”
“Questo vuol dire che ti va bene il fatto che sposi un uomo che conosce appena?”
“Io… no, ma questi non sono affari tuoi. E poi, se proprio devo scegliere fra Faramir e te, scelgo mille volte lui!”
Aragorn si portò una mano sul viso.
“Elrond, e tu cosa mi dici…?”
“Lo sai che nonostante la posizione in cui mi trovo sono sempre stato dalla parte di Legolas – disse tranquillo – certo, hai ingannato e tradito mia figlia, e questo non mi va per niente bene. E d'altronde Legolas per me è come un figlio, e sarebbe bello se non facessi più soffrire nessuno dei due. Pertanto devi fare quello che è giusto… e magari quello che è giusto per te è proprio stare da solo, almeno per il momento”
L’uomo non rispose. Non aveva mai preso in considerazione l’idea di prendersi una pausa da tutto e da tutti.
Era chiaro che tutti bramassero il quieto vivere, ed era chiaro che se non sapeva cosa scegliere, avrebbe fatto meglio a rimanere da solo, ma il pensiero che Legolas sposasse un altro che, ne era sicuro, probabilmente non amava, lo faceva impazzire.
Più sconsolato che mai uscì da quella casa, con la testa piena di pensieri.
Sarebbe stato bello se qualcuno gli avesse detto ciò che semplicemente voleva sentirsi dire.
“Bella sera per una passeggiata, non trovi?”
L’uomo riconobbe immediatamente quella voce: si trattava di Gandalf, con la sua immancabile pipa.
“Amh… Gandalf – disse sorpreso – sì, beh… a parte il freddo...”
“Sai, sono solito a fare la mia passeggiata serale, ed era un po’ che ti vedevo da queste parti. Sembri pensieroso, brutto periodo immagino”
“Immagini bene. E’ tutto assurdo – sbuffò – io non riesco a lasciare andare Legolas, per quanto sia egoistico. Giustamente tutti mi dicono di farmi da parte, è la cosa più saggia, ma io non ci riesco”
“Magari – Gandald appariva molto rilassato – magari non è poi la cosa più giusta da fare...”
“Cosa? - lo guardò – che vuol dire…?”
“Aragorn, io sono vecchio, ma so ancora come funzionano certe cose. Tu hai avuto paura per troppo tempo, e adesso Legolas si è chiuso in se stesso, ma dubito che non ti ami più. Se veramente lo ami, allora credo che dovresti semplicemente riconquistarlo...”
L’uomo sgranò gli occhi: era esattamente quello ciò che avrebbe voluto sentirsi dire, ma non avrebbe mai immaginato che a dirlo potesse essere proprio Gandalf.
“Quindi tu mi stai dicendo di riprovarci?”
“Oh, io non ho detto proprio nulla” - rispose l’anziano con sguardo complice.
Aragorn allora capì. Gandalf era sempre il solito, ma era estremamente saggio, e con quel consiglio gli aveva aperto un mondo.
Ormai aveva dimenticato come arrivare al cuore della gente… e forse era arrivato il momento di ricordare

Il giorno dopo…
Non solo Llweran aveva preso molto sul serio la questione del matrimonio, ma l’aveva anche presa ancora più sul serio di quanto Legolas avesse fatto.
Era mattino presto, circa le sette e il ragazzo ebbe la geniale idea di andare a svegliare il padre in modo non molto delicato.
“BUONGIORNO!” - esclamò saltandogli addosso.
Legolas si svegliò trasalendo.
“Ma… Llweran! - esclamò – cosa fai?!”
“Adesso sai cosa significa essere svegliato a quest’ora! - gli puntò il dito contro – tu devi assolutamente venire con me!”
“Eh? Dove?” - domandò assonnato.
“Devi sposarti, no? Quindi ti ci vorrà un vestito nuovo… ed io ti aiuterò a sceglierlo”
“Adesso? Ma se non abbiamo neanche deciso una data, e poi tu devi andare a scuola!”
“Oh, non fare il guasta feste! - esclamò tirandolo per un braccio – dovresti ringraziarmi, voglio che sia tutto perfetto, tu te lo meriti!”
“Va bene, ho capito! - esclamò spazientito – allora andremo oggi, peccato che i negozi non aprano prima delle nove”
Llweran sorrise dispettoso.
“Ops”
Dopo quel risveglio traumatico sarebbe stato inutile rifiutare la proposta di Llweran. Sembrava così contento per come stavano andando le cose.
E dopotutto non poteva dargli torto. In qualche modo sarebbero finalmente stati una famiglia normale, cosa che era sempre stata negata ad entrambi.
Anche se si era sempre immaginata la sua famiglia un po’… diversa.
Pensava a questo mentre Llweran se ne stava a fissare le vetrine di un negozio.
“Wow – disse sorridendo –  ti vestirai di bianco”
“E questo chi l’ha deciso, tu?” - domandò.
“La sposa è sempre vestita di bianco”
“Ah, così io sarei la sposa, eh?” - domandò ridendo e scompigliandogli i capelli, facendo ridere anche il figlio.
Quando da lontano Aragorn li vide e li sentì ridere, pensò che probabilmente il destino gli stesse dando una mano.
Si era deciso ad ascoltare il consiglio di Gandalf, e, strano ma vero, aveva deciso di non pensare. Si sarebbe buttato, e quel che sarebbe stato, sarebbe stato.
Così assunse l’espressione più normale che poteva, in modo da nascondere la sua indole da stalker represso.
Si avvicinò, salutandoli con la mano.
“Buongiorno”
“Ah, buongiorno!” - esclamò Llweran.
Legolas si schiarì la voce. Inutile dire che l’agitazione avrebbe voluto prendere il sopravvento, ma doveva sforzarsi di tenerla a bada e apparire indifferente..
“Ciao, emh… Aragorn...” - balbettò.
“Cosa fate così presto fuori?” - domandò.
“Niente di che, compere...” - rispose vago.
“E’ per il suo matrimonio – aggiunse Llweran – siamo qui per scegliere il suo abito”
“Sì, precisamente, grazie Llweran...”
Aragorn tentò di non mostrarsi sorpreso da quella notizia. Certo che il destino era proprio beffardo.
“Ah, bene...”
“Sì, però io e mio padre abbiamo, come dire, idee un po’ discordanti – pensò un attimo – hei, magari lei potrebbe darci una mano”
“No, no, no! - esclamò Legolas, sorridendo poi nervosamente – Aragorn ha sicuramente di meglio da fare”
“Veramente io sarei libero”
Il biondo lo guardò, desiderando di ucciderlo. Cosa aveva in mente?
E in oltre che scherzo era mai quello? Perché mai il suo ex fidanzato avrebbe dovuto aiutarlo con qualcosa che aveva a che fare con il proprio matrimonio?
“E… va bene… se non è un problema...” - rispose.
Per la gioia di Llweran, Aragorn si unì a loro.
Entrarono in un negozio di abiti da uomo, ed immediatamente l’adolescente prese a mettere mano su ogni cosa, senza lasciare spazio per un opinione di Legolas. Dopodiché lo aveva spedito in camerino con l’ordine di provarsi tutto. E dopo aver eliminato il colore bianco, blu, grigio e marrone, Legolas provò un normalissimo smoking nero.
“Beh? - domandò infatti allargando le braccia – questo com’è? Ti prego, dimmi che ti piace, perché sono stanco”
“Mmmh – Llweran lo squadrò – non saprei, tu che cosa dici Aragorn?”
Quest’ultimo osservò Legolas. Gli venne naturale immaginarlo accanto a sé per compiere quel passo importante che però era stato bruscamente saltato. 
“Bellissimo – sussurrò senza pensarci, per poi tornare in sé – cioè, il vestito è bellissimo, e gli sta bene”
“Sì, però… - il ragazzo continuò ad osservare – Faramir si vestirà anche lui di nero. E se poi stona?”
“Andiamo, non essere ridicolo...” - sbuffò Legolas.
“No, no, dico davvero! - esclamò – signor Strider, sarebbe così gentile da provare anche lei uno smoking e mettersi accanto a mio padre?”
“Eh… cosa?” - sussurrò.
“Va bene, direi che così è abbastanza” - Legolas rise soltanto per evitare di avere una crisi di nervi.
“La prego, lo faccia per me!” - il più piccolo congiunse le mani.
“Io… va bene, se me lo chiedi così”
Llweran esultò, senza sapere che alle sue spalle suo padre stesse tentando in tutti i modi dal trattenersi dall’ucciderlo.
Non osava pensare a quanto sarebbe stato imbarazzante.
Anche Aragorn non se n’era reso effettivamente conto fin quando non si ritrovò davanti la realtà dei fatti: indossò uno smoking molto simile a quello di Legolas, e con evidente imbarazzo lo raggiunse, senza che l’altro osasse guardarlo.
Llweran li osservò con gli occhi lucidi, e poi gli venne da sorridere.
“Wow… siete così… belli” - sussurrò.
A quelle parole Legolas trovò il coraggio di guardarlo, e quando sollevò lo sguardo arrossì nell’accorgersi che Aragorn lo stava già osservando.
Era strano, era un po’ imbarazzante, ma era anche una cosa estremamente dolce. Era questo che entrambi avevano sempre sognato, momenti come quelli, un matrimonio che non c’era mai stato, una famiglia che era stata divisa. Quando si guardarono negli occhi, per un attimo il mondo intorno a loro parve sparire.
“Faramir sarà molto fortunato” - sussurrò Aragorn sorridendo.
Legolas ovviamente non rispose, sentì soltanto un nodo alla gola. Tuttavia gli sorrise, malgrado fosse così strano sentirlo parlare così.
Era lui quello che aveva sempre sognato di avere al suo fianco.
“Amh – Legolas ritornò in sé – allora direi che possiamo prendere questo”
“Sì – rispose Llweran – io direi proprio di sì”
Per quei brevi istanti Aragorn aveva vissuto quei momenti che lui stesso si era negato, i momenti con la sua famiglia.
Tutti e tre insieme erano così perfetti da fargli dimenticare di ogni altro pensiero malevole.
Quando uscirono dal negozio, Llweran li prese entrambi sottobraccio.
In quei momenti erano ciò che avrebbero dovuto essere.
Legolas e Aragorn si guardarono: questo ciò che avevano sempre sperato, questo ciò che sembrava tanto reale da poterlo afferrare.
Che ci fosse ancora una possibilità per loro?
Un momento idilliaco che fu però brutalmente spezzato.
I due adulti non si erano accorti di nulla finché Llweran non si fermò: davanti a loro Arwen li fissava, sorpresa ed anche visibilmente furiosa.
Tutti e quattro si bloccarono, rimanendo in silenzio, un silenzio che premuniva soltanto una burrascosa tempesta.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo venti ***


Legolas ebbe l’impressione che il respiro gli si fosse bloccato.
Per lui fu quasi automatico afferrare Llweran per un braccio e  portarlo dietro di sé, come a volerlo proteggere, pur sapendo che in realtà chi aveva bisogno di protezione era proprio lui.
Anche Aragorn rimase immobile: quella era l'ultima cosa che avrebbe voluto, sua moglie e il suo ex amante lì, insieme, con Llweran che li osservava con aria interrogativa. Se Arwen avesse parlato, quest'ultimo avrebbe potuto anche capire tutto, e sarebbe stato il  modo peggiore.
La donna, dal canto suo, sembrava davvero furibonda, probabilmente nessuno avrebbe potuto fermare la sua ira.
Tutta impettita ed anche con una certa freddezza, Arwen si avvicinò ai due: guardò prima il marito, poi passò lo sguardo su Legolas, il quale ricambiò l’occhiata senza capire esattamente cosa stesse per accadere.
Il biondo ebbe appena il tempo di vedere la sua espressione cambiare in una smorfia, e poi la vide allungare una mano, ed infine sentì qualcosa toccare con violenza la sua guancia destra. L’aveva davvero fatto, Arwen lo aveva schiaffeggiato e lo aveva fatto con una rabbia e una violenza che tuttavia  erano giustificate.
Suo figlio e Aragorn rimasero impietriti di fronte a quel gesto inaspettato, o forse non troppo in realtà.
Legolas rimase qualche secondo immobile, poi si portò una mano sulla guancia la cui pelle bruciava.
“Ma bene, i miei più sentiti complimenti! - esclamò la donna – sei un rovina famiglia!”
“Arwen! - Aragorn la fermò prontamente – ti prego, non voglio scenate!”
“Non vuoi scenate? E cosa dovrei fare? Dovrei starmene zitta mentre tu passi il tuo tempo con questo qui?!”
“Non è come sembra – provò a dire il biondo – noi non stavamo facendo nulla…!”
“Ah, non provare a parlarmi tu, hai capito? - furiosa Arwen gli puntò il dito contro – io so, so tutto. Tu sei il suo amante. E indovina un po’? Non potrai che aspirare ad essere più di questo, perché...”
“Arwen – Aragorn le poggiò una mano su una spalla – adesso basta”
Il suo tono era freddo ed incredibilmente serio.
Per quanto riguarda Legolas invece, le lacrime avevano preso a pizzicargli gli occhi. Non credeva sarebbero mai arrivati a tanto, si sentiva umiliato, incredibilmente ferito da quelle parole, probabilmente perché rappresentavano la verità.
Senza esitazione afferrò nuovamente suo figlio per un braccio e lo trascinò via con sé prima che tutti i suoi sentimenti ed emozioni represse esplodessero in una volta sola.
Aragorn provò a chiamarlo, avrebbe voluto tanto corrergli dietro e abbracciarlo, e probabilmente in seguito lo avrebbe anche fatto, ma non prima di parlare con Arwen: la situazione stava loro sfuggendo di mano.

Poco dopo i due giunsero a casa. Llweran non aveva capito nulla, era stato preso e sballottato da una parte all’altro senza che nessuno gli desse una spiegazione.
Quando erano arrivati, Legolas aveva richiuso la porta e si era poi accasciato sul pavimento con il fiato corto.
Llweran si fermò poi davanti a lui, anche lui stanco, mentre le frasi urlate da Arwen gli rimbombavano nella testa come un’eco: possibile che quei due fossero davvero amanti? E se così era perché non se n’era mai accorto?
Si avvicinò cautamente. Legolas sembrava molto provato ed era come se si stette trattenendo per non piangere.
“Papà?” - sussurrò piano, con voce tremante.
A quel punto l’altro non riuscì più a trattenersi. Gettò fuori tutto il peso e la pressione che da settimane lo attanagliava, nella speranza che potesse sentirsi meglio.
Immediatamente Llweran si abbassò e lo abbracciò stretto, più di ogni altra cosa odiava vederlo soffrire.
“Mi dispiace – sussurrò Legolas ricambiando l’abbraccio – mi dispiace per tutto”
Llweran allora si staccò un attimo.
“Non mi devi chiedere scusa di niente, però voglio che tu sia sincero: è vero che sei il suo amante?”
Il padre batté ripetutamente le ciglia: probabilmente Llwreran non avrebbe ricollegato quel fatto alla vera paternità di Aragorn, ed in parte questo lo faceva sentire meglio, ma rimaneva comunque la questione dell’essere il suo amante.
“E’ vero, ma è stato solo per poco. Mi dispiace Llweran, io non volevo che lo sapessi” - disse dispiaciuto.
“Ma… proprio con lui? - domandò sbigottito – è il padre del mio migliore amico”
L’altro si sforzò davvero tanto per tentare di non rivelare la verità.
“Lo so… ho sbagliato. Ma te lo giuro, è finita, davvero, da un po’ anche”
Llweran lo osservò attentamente. Al solito, non avrebbe fatto ulteriori domande,perché crescendo aveva imparato che parlare di certe cose poteva far soffrire la gente intorno a loro, e per quanto quella notizia lo avesse sconvolto, avrebbe taciuto.
“Se davvero mi dici che è finita ti credo, solo che mi fa così strano – sospirò – loro si lasceranno per questo”
“No, non credo – rispose tentando di nascondere la tristezza nelle sue parole – Aragorn ama Arwen, non me. E inoltre, ti prego , non fare parola di questo con Eld, penso che lui abbia già i suoi problemi”
“D’accordo – sospirò – ci proverò. Solo.. adesso non piangere più, ok?”
Legolas si asciugò gli occhi per poi sorridere debolmente.
“Ci proverò”


Anche Aragorn ed Arwen erano tornati a casa, solo che l’atmosfera era molto meno tranquilla, anzi, i due stavano ora conversando animatamente.
“Arwen, come ti è venuto in mente di fare una scenata del genere?”
“Non puoi dirmi assolutamente nulla! Io mi sto sforzando per ricostruire tutto, e tu cosa fai? Cammini con lui alla luce del sole come se nulla fosse!”
“Come te lo devo dire, Llweran mi aveva chiesto aiuto per una questione riguardante il matrimonio. E poi perché ti preoccupi? Legolas sta per sposarsi adesso!”
“Questo non mi rende affatto più tranquilla, anche tu sei sposato eppure mi hai tradita!” - urlò.
“Abbassa la voce! - la zittì – penso che già ti abbiano sentito tutti, avresti potuto evitare di dirlo davanti a Llweran, è solo un ragazzino”
“Ah, e perché? E’ giusto che sappia che suo padre è un rovina famiglia, spero solo che la cosa non sia ereditaria!”
Aragorn a quel punto non riuscì più a trattenersi: i nervi accomunati erano troppi, ed il fatto di sentir parlare Arwen così della sua famiglia, dell’altra famiglia, lo fece andare fuori di testa.
“Non parlare di loro così, soprattutto non parlare di Llweran così!”
“Perché?! Perché di ti importa così tanto di lui?!”
“PERCHE’ E’ MIO FIGLIO!” - esclamò.
Finalmente era riuscito a dirlo, finalmente tutta la verità era venuta a galla.
Arwern non aveva ribattuto, era solo lentamente indietreggiata con una mano sul cuore. Per un istante ebbe quasi la sensazione di svenire.
Si sarebbe aspettata tutto, ma non quello. Quello era troppo.
“Cosa…?” - sussurrò.
Aragorn sospirò esasperato.
“Non ti ho detto tutta la verità. E’ vero, Llweran è mio figlio, ma lui non lo sa”
“Com’è possibile questo?” - domandò cno un filo di voce.
“Eravamo sposati da poco quand’è successo, ed Eldarion era ancora molto piccolo. Quando Legolas mi ha detto di aspettare un bambino sono stato un codardo perché l’ho abbandonato, non volevo lasciare te ed Eld, ma adesso mi rendo conto di aver fatto un madornale errore. Ho due figli e avrei dovuto esserci per entrambi, invece… invece ho scelto”
Finalmente si era liberato di quel peso che di portava dietro da sedici anni, almeno con Arwen. Quest’ultima adesso più che furiosa appariva delusa ed esasperata e gli occhi le si erano riempiti di lacrime.
“Me l’hai tenuto nascosto per tutti questi anni… Mio Dio!”
“Arwen, cosa avrei dovuto fare? Io avevo scelto voi, non potevo dirtelo così come se nulla fosse!”
“Mi hai mentito per tutti questi anni! Non solo tu e Legolas siete stati amanti ma avete anche avuto un figlio! No… lui non avrà mai ciò che è mio di diritto”
“Cosa? - domandò sorpreso – di cosa stai parlando?”
“Sto parlando del fatto che rimanendo qui non avremo modo di risolvere la cosa! - esclamò – tu lo avrai sempre intorno, per questo credo che… l’unica possibilità è quella di trasferirsi in un altra città se non in un altro paese”
Aragorn sentì qualcosa dentro di sé spezzarsi: cosa aveva in mente Arwen?
Non poteva portarlo via così.
“Se è per questo perché non ci lasciamo e la facciamo finita?”
“Perché io non ho intenzione di lasciarti andare!”
“Beh, ed io non ho intenzione di venire!”
“Allora mettiamola così, se non vieni porterò via tuoi figli. Dopotutto con uno dei due sei già stato separato, quindi suppongo che tu sia abituato!”
Quello era un colpo basso: perché doveva un’altra volta decidere, perché doveva scegliere fra i suo ifigli?
Lui li amava entrambi, ne aveva la certezza, ma amava anche Legolas, e separarsi da lui del tutto sarebbe stata troppo dura questa volta

Arrivata la sera Llweran era crollato nel suo lette, e questo si rivelò essere un bene per Legolas. Faramir sarebbe arrivato di lì a poco, malgrado il biondo non fosse esattamente dell’umore giusto.
Di questo l’uomo se ne accorse e per questo non poté fare a meno di chiedergli cosa ci fosse che non andava.
“Che ti prende? E’ da quando sono arrivato che hai un’espressione strana” - gli disse infatti invitandolo a sedersi accanto a lui.
Legolas lo raggiunse con fare pensieroso. Forse era il caso raccontargli al verità, all’incirca, dopotutto se davvero avrebbe passato con lui il resto della sua vita, era giusto che sapesse.
“Io – sospirò – credo di doverti parlare...”
“Aspetta…. Qualsiasi cosa sia successa, riguarda noi?”
“Non esattamente… riguarda più che altro Llweran – so portò le mani sul viso – come ben sai lui non ha mai conosciuto suo padre. Quest’ultimo ci ha lasciato non appena saputo che sarebbe nato”
“Sì, mi avevi accennato a questa triste storia”
“Beh, il fatto è che… lui  è semore stato più vicino di quanto pensi”
Faramir lo guardò con curiosità.
“Di chi parli?”
“Parlo – sussurrò – parolo di Aragorn, Faramir. E’ lui il padre di Llweran”
Per qualche istante l’altro rimase interdetto. Legolas dava per scontato che andasse su tutte le furie, per questo la sua reazione lo sorprese.
“Aragorn? - domandò – davvero? Non capisco, e com’è possibile che non lo sappia?”
“Io, ecco… io non gliel’ho mai detto. Aragorn ha un’altra famiglia… ebbene sì, lui è stato il frutto di un tradimento, per quanto sia brutto da dire. Ma on capisco… perché non sei arrabbiato?”
Faramir fece spallucce.
“Non posso arrabbiarmi per una cosa successa anni fa. E’ ovvio che tu sia stato con un altro uomo, solo che  non mi aspettavo si trattasse di lui, ecco. Ma se adesso avete due vita separate, non vedo quale sia il problema, io rispetto il suo ruolo”
Magari, magari avessimo due vite separate. In realtà siamo fin troppo vicini.
“Wow – sussurrò – non me l'aspettavo. No, non devi preoccuparti, lui ha alcun ruolo, Llweran non saprà mai di lui”
“Se posso permettermi dovresti dirglielo. Sicuramente ha sbagliato ad abbandonarvi, ma é giusto che tuo figlio sappia. Sai che se dovesse venire a saperlo ti odierebbe, vero?”
“Purtroppo lo so. Non so se voglio dirglielo, ho paura che questo potrebbe rovinare tutto”
“Hei – strinse la sua mano – non accadrà niente. Parola mia”
Legolas gli sorrise trovando tanta rassicurazione in quegli occhi. 
Che sarebbe andato tutto bene o meno, quello purtroppo non era dato saperlo.


Qualche tempo dopo…

Quattordici febbraio, San  Valentino, la festa di tutti gli innamorati, per alcuni addirittura il primo. Anche a scuola si respirava un’aria diversa che sapeva di amore e cioccolato.
Llweran richiuse il proprio armadietto e quando lo fece si ritrovò davanti Shauna che lo guardava con due occhi languidi.
“Buon San Valentino, tesoro” - disse sorridendo.
“Shauna. Buon San Valentino anche a te! - esclamò notando le sue mani nascoste dietro la schiena – cos’hai lì?”
L’altra fece finta di non capire. Poi rivelò il mistero.
“Ho fatto del cioccolato con le mie mani, spero che ti piaccia” - disse porgendogli una scatola rossa e infiocchettata.
“Davvero? Lo hai fatto tu? Grazie! - esclamò contenta – in effetti anche io ho qualcosa per te, perché non guardi nel mio zaino?”
Con curiosità e come se fosse stata una bambina, Shauna iniziò a frugarvi dentro, trovandovi un graziosissimo orsacchiotto color miele.
“Oh!” - esclamò con gli occhi lucidi.
“So che ti piacciono le cose morbide e tenere, per cui….”
“E’ bellissimo, grazie Llweran!” - esclamò abbracciandolo stretto e  sentendosi poco dopo cingere dalle sue braccia.
“Hei – disse lui dopo pochi istanti di silenzio – credi che Enya oggi sarà più buona?”
“Oh-oh, io ne dubito” - rise lei prendendogli per mano.
I due si avviarono poco dopo verso la palestra, trovandovi già i loro amici, che erano però impegnati a fare tutt’altro. Da una parte  Elrohoir porgeva delle rose a Sabia, la quale arrossiva violentemente. Dall’altro lato, Elladan tentava di porgere il suo dono a Una, la quale tentava di rifiutare, malgrado il rossore sulle sue guance. E poi c’erano Eldarion e Tauriel, che vicini vicini si guardavano languidamente negli occhi.
“Direi che l’amore è nell’aria oggi...” - disse Llweran passandosi una mano tra i capelli.
Poco dopo però la simpatica atmosfera fu interrotta da Enya, la quale arrivò come un fulmino.
“D’accordo piccoletti, ora basta! - esclamò – è finito il momento per le smancerie, datevi da fare!”
Vi fu un grande sospiro di disapprovazione. Shauna alzò gli occhi al cielo, chissà che non potesse aiutarla ad addolcirsi.
“Zietta – chiamò – cosa farai oggi?”
L’altra la guardò, inarcando un sopracciglio.
“Cosa dovrei fare? Non è di certo un giorno speciale!”
“Ma… ma sì che lo è – Llweran capì il gioco – è la festa degli innamorati”
“Ah! Io non sono innamorata. Anzi, non lo sono mai stata, e di certo mai lo farò”
“Mmh, che peccato – fece Shauna – anche Gimli la pensa così. Poveretto, secondo me è così burbero perché è da solo. Sono sicuro che gli piacerebbe tanto uscire con te, almeno per oggi...”
A quel punto l’espressione di Enya cambiò, per quanto tentò di nasconderlo.
“Tu… lo pensi davvero? Vorrebbe passare con me questo giorno?”
“Ma certo! - a parlare fu Llweran – dopotutto tu gli piaci, è solo che non è bravo a gestire i sentimenti. Sei una donna indipendente e forte no? Bene, allora fai tu la prima mossa”
“Mmm…. Non hai tutti i torti – disse decisa -e va bene, d’accordo. Gli chiederò di uscire. Sì, ho deciso. Ah voi… voi allenatevi pure per i fatti vostri, ho un vestito da comprare e una telefonata da fare!”
Enya scomparve quasi in una nuvola di fumo. I due si guardarono, prendendo a ridere come due matti.
Forse sarebbe stata una bella giornata per tutti.

Faramir aveva chiesto a Legolas di uscire, ed ovviamente lui ne era stato entusiasta. Si stava già preparando in vista della serata che gli sarebbe spettata. Mentre si guardava alo specchio e si intrecciava alcune ciocche di capelli però, ebbe per un attimo la sensazione di svenire, oltre che una fortissima nausea.
Si aggrappò con una mano al lavandino, fermandosi un attimo e esalando un lungo respiro. Era strano che si sentisse male così dal nulla, dopotutto non era neanche stato soggetto a chissà quale sforzo.
Forse era per qualcosa che aveva mangiato, o magari aveva dormito poco.
Decise di aprire l’armadietto dei farmaci e vedere se qualcosa faceva al caso suo. Cercando però trovò qualcosa che lo fece pensare test di gravidanza. Immediatamente gli prese un colpo: ricordava che per Llweran aveva avuto gli stessi sintomi.
Magari anche questa volta…?
Al solo pensiero il cuore gli si bloccò in gola. Non era pronto ad una cosa del genere, non di nuovo, non… in quel momento.
Immediatamente ne afferrò la scatola: c’era solo un modo per scoprire la verità, malgrado non fosse esattamente sicuro di volerlo sapere.
Però lo fece, lo fece perché in fondo era necessario che sapesse. Mentre aspettava il risultato si mordicchiò le dita, passeggiando nervosamente avanti e indietro. Un’altra persona al posto suo sarebbe stata felice, insomma,aspettare un figlio dall’uomo che ami e che di lì a poco avrebbe sposato… allora perché non riusciva ad esserlo?
Perché sentiva solo ansia e preoccupazione?
Dopo due minuti abbassò lo sguardo, e quando vide il risultato poté tirare un respiro di sollievo: negativo, e per questo ringraziò il cielo, nonostante non fosse una reazione normale. Cosa sarebbe successo se fosse stato positivo?
Lui e Faramir sarebbero stati legati indissolubilmente, com’era successo con Aragorn?
Questa cosa che era successa, questa possibilità mancata, adesso lo stava facendo riflettere come non mai sui suoi sentimenti: era chiaro come il sole che quello fosse un amore “a senso unico”
A farlo sussultare ci pensò lo stridente squillare del cellulare.
Legolas sussultò, poi prese il telefono e si accorse che si trattava di Faramir.
“Pronto?” - rispose tentando di camuffare il su tono di voce, ancora scosso.
“Legolas – rispose – sono io. Ascolta… ho qui un cliente che mi ha lasciato un’auto da riparare, e ahimè è piuttosto urgente. Purtroppo non so a che ora riuscirò ad arrivare”
Il biondo sospirò appena, un po’ deluso.
“Non preoccuparti, il lavoro è lavoro. Io… io ti aspetto qui...”
“Mi dispiace. Farò il prima possibile. Un bacio”
Legolas sbuffò quando chiuse la chiamata: insomma, il suo primo San Valentino doveva passarlo a  deprimersi?
Decise che lo avrebbe aspettato, ma non prima di aver preso una boccata d’aria fredda, ne aveva bisogno dopo lo spavento preso.
Così indossò qualcosa di pesante e uscì fuori, iniziando a camminare senza una meta. Quella che doveva essere una breve passeggiata si trasformò in realtà in qualcosa di più lungo, poiché senza neanche accorgersene arrivò al parco dove qualche mese prima aveva passeggiato con Faramir.
Ovviamente non vi era nessuno, ma questo rendeva tutto ancora più piacevole. Si sedette e respirò a fondo l’aria fredda.
La sua mente si svuotò e per qualche breve attimo non pensò a nulla.
Per qualche breve attimo… perché poco dopo una voce lo distrasse.
“Come mai qui da solo?”
Aragorn stava seduto nella panchina accanto alla sua, con le mani in tasca.
Legolas non si mosse. Aveva ancora ben in mente ciò che era successo circa un mese prima, e dopo quella volta non si erano più visti.
“Prendo aria. E tu invece? Tu non hai una moglie?” - disse freddamente.
“Sì, ma non siamo in vena di festeggiare – decise di alzarsi e avvicinarsi – Legolas. Mi dispiace per quello che è successo. Mi ha molto infastidito che Arwen ti abbia detto quelle cose…”
“Non importa, tanto ha ragione” - disse sbrigativo.
“Sì… emh… lei sa… Di Llweran intendo. Gliel’ho detto.”
Finalmente il biondo si decise a guardarlo negli occhi.
“Gliel’hai detto? E come ha reagito?”
“E’ andata su tutte le furie – si sedette accanto a lui – e dice anche che dopo questa ha intenzione di trasferirsi, dopo che Eld avrò finito la scuola. E dice che se non la seguo non potrò mai più vedere nostro figlio. Sì, mi ha ricattato”
“Questo è assurdo. Però sai… anche Faramir sa, e lui l’ha presa piuttosto bene. Mi ha anche consigliato di darmi una mossa nel dire la verità a Llweran”
“Già… do buoni consigli. Sono sicuro che sarà un buon padre per lui”
Legolas si strofinò nervosamente le mani, pensando a  ciò che era successo poco prima: non seppe perché lo disse, ma quelle parole scivolarono dalla sua bocca quasi istintivamente.
“Io… pensavo di aspettare un bambino da lui” - sussurrò con un filo di voce.
Aragorn sussultò
“Eh….?”
“Ma non era così, era un falso allarme. Il fatto è che io mi sono sentito sollevato, questo non è normale, non capisco!” - esclamò.
“Sicuramente sei solo impaurito per l’ultima volta. Non credo dovresti però… lui non ti abbandonerebbe...”
“Lo so, il fatto è  che io…. Non credo che lo ami al punto di voler avere un figlio con lui...” - ammise.
“Allora perché vuoi sposarlo?”
Non rispose. Sarebbe stato troppo difficile da spiegare.
“E’ complicato. E comunque sia, il padre di Llweran rimani sempre tu!” - disse cambiando discorso.
“Fare il padre non significa solo farli i figli, ma anche crescergli e insegnargli a  vivere. L’altra volta per qualche breve istante, stando con voi due, ho sentito e visto quello che avremmo potuto essre se solo non fossi stato così codardo”
“Sei… tanto pentito?”
“Da morire. La colpa è mia. Tu non meritavi alcun male, e non lo meriti tutt’ora”
Legolas sorrise, sentendo il cuore battere un po’ più forte di prima.
Erano vicini, e forte era il bisogno da parte di entrambi di un contatto fisico, anche se minimo.
Con la scusa di spostarsi, Legolas fece scivolare la testa sulla sua spalla, poggiandola su essa.
Aragorn non si mosse, non voleva rovinare nulla, non voleva che si spostasse.
Anche se per poco, Legolas poteva godere del suo calore. Non sapeva perché stesse reagendo in quel modo, ma era come se il suo cuore si fosse sciolto. Aveva nuovamente smesso di pensare, forse perché aveva tutto ciò di cui aveva bisogno lì, accanto a lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo ventuno ***


Legolas ed Aragorn decisero di alzarsi dalla panchina e di incamminarsi verso casa. 
Il secondo aveva avvolto un braccio attorno alla vita del biondo e quest’ultimo ne era stato felice. Adesso si stavano ritrovando abbracciati, a camminare vicini quasi come se fossero stati una coppia.
Certo che in quel modo… il freddo era molto meno fastidioso.
“Allora non sei più arrabbiato con me?” - domandò Aragorn.
“Io sono sempre arrabbiato con te. Ma ammetto che quando vuoi sai essere tenero”
“Tenero, eh? Non sono sicuro sia il termine adatto, ma lo accetto”
Legolas rise. Stava adorando quel momento, perché ogni preoccupazione era stata spazzata via in un attimo.
Delle urla fecero ad un tratto sussultare il biondo, il quale si aggrappò più saldamento all’altro.
I due riconobbero immediatamente le figure di… Gimli ed Enya!
Quest’ultima camminava spedita, ben vestita e con una borsetta in mano ed un’espressione a dir poco furiosa.
“Insomma donna, fermati!” - esclamò Gimli.
“Non ci penso neanche! E’ stata una pessima idea chiederti di uscire, tu non sai proprio cosa vuol dire uscire con una donna!”
“Oh, ma che ne sapevo che avrei dovuto pagarlo io il conto?”
“Stai scherzando, vero?!”
Nel bisticciare i due non si erano accorti di essere osservati. Aragorn e   Legolas stavano tentando in tutti i modi di non ridere.
Solo ad un certo punto Enya si accorse di loro.
“Voi?”
“Emh, ciao Enya. Direi che non sei l’unica qui ad essere sorpresa” - affermò Legolas.
“Voi?! - ripeté Gimli – non ditemi che siete tornati insieme”
“Emh, no – Aragorn si schiarì la voce imbarazzato – non stiamo insieme… e voi piuttosto?”
“Non dirlo neanche per scherzo! - esclamò Enya – questo qui non potrebbe stare con me neanche tra un milione di anni”
“Sono io che non voglio stare con te! Accidenti, che diavolo di donna!”
Legolas si morse un labbro per non ridere, poi afferrò Aragorn sottobraccio e decise di lasciare quei due ai loro adorabili problemi di coppia.
Successivamente presero a parlare sottovoce.
“Quei due si piacciono”
“Si piacciono? Si amano oserei dire – affermò Aragorn – si vede da come litigano”
“E tu sei forse un esperto in amore?”
“Non saprei dirlo. Mi sono innamorato una sola volta nella vita” - disse serio.
A quelle parole Legolas sentì il respiro bloccarsi in gola. Erano arrivati senza accorgersene di fronte casa sua, tuttavia non riusciva a muoversi.
“Ah… ah sì?” - sussurrò.
L’altro annuì, avvicinandosi.
“Molti anni fa. E sono innamorato tutt’ora della stessa persona”
Legolas tremò nel sentirlo così vicino. Non voleva che fosse così vicino.
Perché altrimenti sapeva che avrebbe ceduto alle proprie voglie, e questo non andava bene. Stava per sposarsi. Stava con un altro uomo.
Proprio Faramir si era molto stranito di non trovare Legolas i casa ed inoltre si era anche molto preoccupato, dove poteva essere a quell’ora?
Scostò le tende e quando si accorse che il fidanzato si trovava lì fuori nientepopodimeno che con Aragorn, sentì una morsa di gelosia acuta mai provata in vita sua.
Decise quindi di uscire.
Legolas sussultò quando si accorse di lui e prontamente si scostò.
“Hei...” - chiamò.
“Legolas, ma dov’eri finito? Pensavo di trovarti a casa” - disse duramente.
“Mi dispiace, ero uscito a prendere un po’ ‘aria e poi – guardò Aragorn – ho incontrato Aragorn e ci siamo fermati a parlare”
Faramir guardò l’uomo malamente. Non aveva mai provato gelosia nei suoi confronti, ma da quando Legolas gli aveva detto la verità circa la sua paternità gli veniva un po ‘difficile non esserlo.
“Capisco. Che ne diresti di tornare dentro?” - domandò.
“Eh… sì, ma certo”
“Io… io adesso me ne vado – aggiunse infine Aragorn – ci si vede”
A braccia conserte Faramir lo osservò andare via. Quando se ne fu andato del tutto, guardò Legolas.
“Cosa ci facevi con quello lì?”
“Eh? Te l’ho detto, l’ho incontrato”
“Per caso? Io dubito che sia il caso a gestire il tutto!”
“Faramir… mi stai facendo una scenata di gelosia forse?” - domandò sorpreso.
“Beh, e cosa ci sarebbe di strano? Siete stati insieme una volta!”
Il biondo alzò gli occhi al cielo.
“Non c’è motivo di essere gelosi”
“Guarda che ho visto come ti guarda e ho visto anche come ti era vicino, quello stava per baciarti”
“Hai preso anche l’abitudine di spiarmi adesso?”
“Penso di avere tutto il motivo di preoccuparmi!”
“E invece no! E sai perché? Perché so difendermi da solo. La sofferenza mi ha reso più forte, quindi so come comportarmi!” - proclamò con stizza, mettendo fine a quella discussione. La gelosia di Faramir era più che giustificabile, tuttavia quella dimostrazione lo aveva infastidito.
Forse perché effettivamente lui aveva ragione. Aragorn non gli stava attorno per caso, c’era un motivo e la cosa stranamente gli faceva piacere.
Questo non andava bene. Questo avrebbe mandato a monte tutto.

I giorni passarono e  velocemente arrivò marzo. I preparativi per il matrimonio erano costanti, ma molto più lenti di quello che Legolas aveva voluto. Stava cercando di non pensare ad Aragorn, ma più non voleva pensarci e più lui gli tornava in mente.
Ovviamente per Aragorn la situazione non era migliore. Arwen era rimasta ferma sulla sua decisione di andare via e per questo aveva deciso di parlarne con Eldarion, viso che oramai manca poco la fine della scuola.
“Ho deciso che ci trasferiremo non appena finirai la scuola” - gli disse tranquillamente.
Eldarion capì che quella decisione doveva essere la conseguenza di un qualcosa di molto grave.
“Trasferirci? Ma non possiamo trasferirci, mamma! Io qui ho tutto, ho i miei amici!”
“Mi dispiace, ma non ho altra scelta. La famiglia è più importante e temo che se rimaniamo qui possa crollare tutto”
Eldarion abbassò lo sguardo. Dubitava che le cose si sarebbero risolte in quel modo.
“Papà ti ha detto tutto, non  è vero?”
“Tutto? Di che parli?”
“Parlo del fatto che certe cose le so da molto tempo prima di te. So che Llweran è mio fratello”
Arwen sorrise amaramente.
“Bene, allora non dovrò sforzarmi di dirtelo. Penso che sarai d’accordo con me allora”
“No che non sono d’accordo. Non voglio allontanarmi da lui”
“Avere lo stesso sangue non fa di voi fratelli”
“Sì invece! Noi siamo sempre stati insieme, c’è sempre stata alchimia tra di noi, e questo era il motivo! Se voi volete lasciarvi fate pure, ma non mettetemi in mezzo”
“Eldarion  - chiamò aspramente – tu sei ancora troppo piccolo per poter capire certe cose, io so quello che è meglio per te. Io, tu e tuo padre partiremo e ci rifaremo una nuova vita”
“Ma non lo capisci, vero?! - esclamò – lui non ti ama e non ti amerò mai, né qui né da nessun’altra parte, ma a che serve parlarne, sei troppa cieca per vedere la verità!”
Ad Eldarion non importava di essere stato troppo duro, aveva sputato  fuori ciò che pensava senza pensarci due volte. Adesso stava malissimo, e l’unica persona con cui avrebbe voluto parlare era proprio Llewran.
Quest’ultimo si preoccupò tantissimo quando sentì l’altro così preoccupato, e quindi andò immediatamente da lui, si videro fuori, malgrado stesse per piovere.
“Eld! - esclamò ansimante – Eld, che è successo?”
“La fine del mondo, ecco cosa. Mia madre vuole che ci trasferiamo quando la suola sarà finita”
“Cosa? Perché?”
“Per.. tutto quello che è successo...”
“Cosa? Ma no! Eld… non c’è motivo! Mio padre sta con Faramir adesso, stanno per sposarsi! Dov’è tua madre? Voglio parlarle!”
“No, no, no è meglio di no!” - esclamò l’altro al solo pensiero di cosa avrebbe fatto sua madre se se lo fosse ritrovato davanti.
“Ma Eld… non poi andare via. Sei il mio migliore amico. Sei un fratello per me”
Le lacrime punsero gli occhi del giovane Strider. Mesi di stress gravavano sulle sue spalle. Lo abbracciò.
Lui non era come un fratello, era un fratello, ed era ingiusto che dovessero separarsi.
“Ti voglio bene Llweran…. per favore ricordatelo sempre...”
“Eld… ti voglio bene anche io. Risolveremo la cosa, promesso”
Il biondo lo strinse forte a sé, come a volerlo rassicurare, non sapendo che probabilmente molto presto sarebbe stato lui quello ad aver bisogno di essere consolato.

Per quanto riguarda Aragorn, quest’ultimo si sentiva parecchio sotto pressione. Arwen non voleva cambiare idea e sapeva che se non avesse fatto come lei voleva gli avrebbe portato via Eldarion, e questo non doveva accadere. Tuttavia era diventato impossibile trattenere i sentimenti verso Legolas, non gli importava se quest’ultimo fosse in procinto di sposarsi, era certo che fosse tutta una messa in scena.
Per questo era uscito di nascosto e aveva supplicato Legolas di incontrarsi. Inizialmente quest’ultimo aveva declinato vista la precedente reazione di Faramir, ma alla fine aveva ceduto, dopotutto voleva vederlo allo stesso modo in cui voleva Aragorn.
Il biondo arrivò prima di lui, nevoso e con un nodo allo stomaco, quasi pentendosi di aver accettato.
L’altro gli arrivò alle spalle.
“Legolas” - chiamò.
“Aragorn. Cosa è successo?”
“Stai bene? Da San Valentino non ci siamo più visti, e ho avuto l’impressione che Faramir fosse infastidito”
“E’ tutto a posto, davvero. Tu invece mi sembri agitato”
“Ti sembro agitato semplicemente perché sono arrivato al limite della mia sopportazione. Arwen vuole andare via, ma io non voglio”
“Beh… allora non andare...”
“Ma io non posso perdere Eldarion, ma non posso perdere neanche te, neanche voi!”
“Aragorn… questo non dovrebbe importarti”
“Mi importa eccome invece! - esclamò afferrando il sui viso-  sono un stupido, ok? Sono anche un codardo, proprio come mi hai detto tu. Ma Legolas, io ho capito che il tuo matrimonio  è tutta una messa in scena, ho capito che stai facendo tutto solo per dimenticare. Questo  è sbagliato, ti prego, non sposarti per questo motivo, non fare lo stesso errore che ho fatto io”
Legolas avrebbe voluto scoppiare lacrime, lui era in grado idi leggergli così fin dentro l’anima. 
“Aragorn, per favore...” - sussurrò con voce strozzata. Aveva cercato di trattenersi, ma alla fine aveva preso a a piangere, anche se in modo sommesso.
“Ti prego no, non piangere, non ce la faccio più a vederti così”
“Io non posso stare con te. Anche se in fondo ti amo e ti amerò sempre, ci abbiamo già provate due volte, forse è proprio destino che sia così!”
“Nulla è scritto. Per favore”
“Perdonami... perdonami, ma non ho il coraggio di provarci un’altra volta. Dobbiamo pensare al bene delle nostre famiglie, dei nostri figli. Eldarion sta già soffrendo abbastanza e non voglio che anche Llweran soffra”
“Ma soffrirà. E soffrirai anche tu”
“Io starò bene. Voglio bene a Faramir e lui vuole bene a me”
“E per te va bene così? Accontentarti?”
“Come ho sempre fatto”
La sua mano era stretta a quella di Aragorn. Provò un’immensa difficoltà a staccarsi, ma alla fine non seppe neanche lui come ci riuscì. Aragorn lo vide allontanarsi, ma non poteva permettersi di perderlo un’altra volta, perché sentiva che questa volta sarebbe stata quella definitiva.
Legolas tornò a casa in stato catatonico. Credeva quasi di essere sull’orlo della follia. Faramir era lì, seduto sul divano a guardare la tv.
Egli non si era neanche accorto che il suo fidanzato fosse tornato.
Il biondo lo fissò con gli occhi spalancati.
“Legolas? - domandò ad un tratto – che succede?”
Ora o mai più. Deve essere come deve essere.
“Faramir – disse con tono neutro – io voglio che ci sposiamo adesso”
“Eh… adesso? - domandò – ma Legolas, ci sono ancora molte cose da...”
“Io voglio che ci sposiamo adesso. Domani se possibile – dichiarò serio – non voglio più aspettare. E’ questo quello che voglio”
Faramir rimase piuttosto sorpreso da quel suo desiderio, ma da un lato fu estremamente lusingato. Gli si avvicinò, stringendo le sue mani.
“Legolas… se ti senti pronto, io non ho alcun problema” - disse guardandolo negli occhi.
L’altro ricambiò la stretta, fremendo. 
Dopo che l’avrebbe fatto sarebbe tutto finito, ne era certo. I suoi guai sarebbero finiti.
“Io sono pronto” - sussurrò con decisione
E il giorno dopo fu, proprio come Legolas voleva. Certo non sarebbe stato il matrimonio dei suoi sogni, ma dopotutto neanche voleva, l’importante era compiere l’atto che lo avrebbe unito a Faramir per sempre. Amici e  familiari erano stati avvertiti la sera prima, ed alcuni la mattina stessa.
Il matrimonio  si sarebbe svolto nel giardino di una villa antica e tutti gli invitati erano già lì, malgrado l’avvertimento dell’ultimo minuto.
“La cosa non mi piace – disse Thranduil – c’è qualcosa sotto, è stato fatto tutto troppo di fretta”
“Lo penso anche io – affermò Elrond – ma dobbiamo essere positivi, forse Legolas non vedeva l’ora di sposarsi”
“Ne dubito fortemente” - dichiarò.
Poco distante, Llweran sistemava il cravattino ad Eldarion.
“Ecco, adesso sì che va bene” - disse il biondo.
“Già – l’altro sorrise nervosamente – Llweran… sei sicuro che questo vada bene per te, per voi?”
“Di cosa parli? Certo che va bene. Mio padre ama Faramir, ed è giusto che si sposino. Non preoccuparti per me” - nel dire ciò gli diede una pacca sulla spalla.
Eldarion tentò di sorridere, ma non ci riuscì. Aveva come l’impressione che sarebbe finita molto, molto male.
Llweran raggiunse le quattro damigelle, Tauriel, Shauna, Sabia ed Una, rigorosamente vestite di color verde Tiffany.
“Odio queste scarpe – si lamentò l’ultima – e odio questo vestito”
“Almeno adesso sembri una ragazza” - commentò Tauriel.
“Cosa vuoi dire tu, brutta…!”
“Hei, hei – il biondo le fermò – non è il momento di litigare. Siete tutte splendide, soprattutto tu Shauna”
“Oh, grazie – rispose arrossendo – sei bello anche tu, sembri uno sposo”
“Oh, penso di aver capito di chi sarà il prossimo matrimonio” - sghignazzò Tauriel.
“Emh, d’accordo – si schiarì la voce – io vado a vedere Faramir come sta, voi… voi non toccate niente e state buone”
Era davvero dura controllare che fosse tutto perfetto.
Sotto l’arco nuziale, Faramir appariva piuttosto nervoso, dopotutto stava per compiere un passo importante.
“Hei – il suo futuro figliastro lo raggiunse – come va?”
“Eccetto la nausea e i nervi a fior di pelle, credo bene...”
“Avanti, non c’è bisogno di essere nervosi. Vedrai che andrà tutto bene. Anche se ho la vaga impressione che mio padre sarà ancora più nervoso di te, motivo per cui sto evitando di parlargli. Comunque sia, sappi che sono molto felice di averti nella mia vita”
Faramir sorrise.
“Sono felice anche io”

Legolas passeggiava agitato. Stava davvero per farlo, stava per compiere quel passo e non sarebbe più tornato indietro.
Eppure non era raggiante e felice come avrebbe dovuto essere. E per forza, si stava sposando solo per tentare di dimenticare, e questo era sbagliato. Forse però avrebbe imparato ad amare Faramir.
“Nervoso?”
Riconobbe immediatamente la voce gentile di Gandalf.
“Ah, un po’… dopotutto è un passo importante”
“Già. Sai, sono stato a molti matrimoni nella mia vita eppure non ho mai incontrato uno sposo con un’espressione tanto felice” - disse sarcastico.
“Non so di cosa tu stia parlando. Io sono felice”
“Legolas… ma davvero è quello che vuoi? Sei sicuro ce questo ti renderà felice?”
No che non sono sicuro, ma non posso fare nulla se non provare. Almeno potrò fare qualcosa di buono nella mia vita.
“Non lo scoprirò finché non lo farò – disse duramente – adesso, scusami, ma devo andare a sposarmi”
Dopodiché gli passò accanto senza aggiungere una parola.
Tutti i suoi amici fremevano mentre lo aspettavano.
“Adoro i matrimoni, spero di non piangere” - sussurrò Frodo.
“Ah, ti prego, io ho la vaga impressione che questo matrimonio salterà” - disse Gimli.
“E smettila di fare l’uccellaccio del malaugurio” - lo rimproverò Enya.
Qualche secondo dopo l’arrivo di Legolas fece drizzare tutti sulle sedie.
Mentre raggiungeva il so futuro marito tutto impettito, Legolas poté vedere molte cose: la vecchia vita che sperava di lasciarsi alle spalle, la preoccupazione negli occhi di suo padre, la felicità in quelli dei suoi amici e  di suo figlio, che credeva che fosse finalmente felice.
Ma non era esattamente così. Faramir lo accolse con un sorriso che per un attimo lo fece scaldare.
Llweran si sedette accanto a Shauna, stringendo la sua mano. Era certo che da quel momento tutto sarebbe andato bene. Finalmente.

Faramir Wenhan, vuoi tu prendere Legolas come tuo sposo?
“Lo voglio”
La sua risposta fu chiara, decisa e concisa.
Il biondo sentì di perdere un battito.
Legolas Greenleaf, vuoi tu prendere Framir come tuo sposo?
Una risposta, una sola parole, due lettere. Quelle le dividevano dal suo destino.
“Io...”
“FERMI TUTTI!”
Peccato che un ospite inaspettato aveva deciso di fare la sua teatrale entrata in scena: Aragorn non si sarebbe tirato indietro e lo aveva ben dimostrato presentandosi al suo matrimonio.
Legolas credette di morire nel vederlo lì, Llweran invece lo guardò con aria interrogativa, non capendo. Ma il resto degli invitati, loro sì che avevano ben capito cosa sarebbe accaduto.
Gimli borbottò qualcosa che diceva:
“L’avevi detto che questo matrimonio sarebbe saltato”

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo ventidue ***


Doveva essere un incubo, altrimenti Legolas non avrebbe saputo spiegarselo: non poteva credere che lui, il suo ex, l’uomo che lo aveva tanto illuso fosse giunto fin lì e avesse interrotto il suo matrimonio in maniera anche abbastanza scenica.

Ma la vera domanda era… PERCHE’?!

Chiunque lì se lo stava domandando, soprattutto il diretto interessato.

“Legolas – chiamò Faramir – che ci fa lui qui?”

Il biondo ovviamente non rispose. Non credeva sarebbe arrivato fino a quel punto.

Anche Llweran era rimasto sorpreso.

“Eld… ma cosa…?” - sussurrò.

“Io non lo so… non so davvero nulla” - rispose immediatamente, anche lui sorpreso.

Era arrivato il momento di pendere la situazione in mano.

“Aragorn – chiamò – cosa ci fai tu qui?”

“Mi sembra più che evidente – rispose facendosi avanti – sono qui per impedirti di commettere il più grande errore della mia vita”

“Beh, ti ringrazio!” -aggiunse Faramir, ma Legolas gli fece segno di tacere.

“Non so di cosa tu stia parlando. Questo è un giorno felice”

“Non è così, e lo sappiamo entrambi. Io ti amo Legolas, e so che mi ami anche tu. E’ sempre stato così, da sedici anni a questa parte”

Un mormorio si levò in alto e Llweran spalancò gli occhi. Lui aveva sedici anni.

Era forse vero che per gli stessi anni quel sentimento non si fosse mai spento?

Legolas avrebbe voluto rispondere e negare, ma non ci riuscì, e di ciò Faramir se ne accorse.

“Legolas… è vero?”

“Certo che non è vero! - esclamò agitato – noi abbiamo chiuso molto tempo fa!”

“Questo non è vero – rispose Aragorn tranquillo, come se oramai non avesse più nulla da perdere – noi non abbiamo mai veramente chiuso. Perché c’è sempre stato qualcosa che ci ha uniti”

Attimi di tensione, lunghi e all’apparenza infiniti. Avrebbe parlato, lo avrebbe detto veramente.

“Non dirlo”

“Mi dispiace, ma è troppo tempo che entrambi ci tratteniamo. E’ Llweran la cosa che ci ha uniti in tutti questi anni. Perché lui è mio figlio”

Poco dopo si udirono sospiri di incredulità, ma l’unico a non avere aperto bocca era stato proprio Llwran, il quale era stato investito da quelle parole come un treno in corsa ed ora era rimasta immobile, seduto tra Shauna ed Eldarion che si erano guardati negli occhi. Sapevano che quel momento sarebbe arrivato, ma non in quel modo.

E adesso che era arrivato, Legolas si era completamente zittito.

Il matrimonio si concludeva, anzi, non si concludeva, lì.

 

Poco dopo…

“Lasciatemelo picchiare, lasciatemelo picchiare! Giuro che lo ammazzo!”

“Thranduil, no, ti prego – Elrond tentò di calmare l’ira del compagno – nelle condizioni in cui sei dovresti evitare”

“Non dirmi che dovrei evitare. Gli stacco la testa io a quello, come avrei dovuto fare molti anni fa!”

Poco distante Aragorn stava animatamente conversando con Legolas, Faramir e la Compagnia dell’anello.

“Come hai potuto fare una cosa del genere? - domandò il primo -di tutti i momenti, di tutti i luoghi, proprio qui, adesso!”

“E quando avrei dovuto farlo? Tanto oramai eravamo arrivati al limite”

“Magari dopo che io e Legolas ci saremmo sposati!”- disse Faramir.

“Non sarebbe cambaito niente, anzi, una cosa sì, Legolas si sarebbe ritrovato intrappolato con te!”

“Come osi tu, brutto...”

“Ragazzi, calma – a parlare fu Enya – non è il momento di litigare”

“E’ il momento eccome invece. Tutti a fare i “buonisti”, vero? Perché voi non avete tenuto il segreto per tutti questi anni, eh, eh?”

“Hei, vedi di stare calmo, non potevamo fare altrimenti – disse Sam – se tu avessi avuto coraggio questo non sarebbe successo”

“Osate ancora darmi contro? So benissimo quello che ho fatto, ma voi non siete da meno!”

“Ora basta, smettetela tutti – disse di nuovo Enya – qui si pala tanto eppure nessuno sta badando alla cosa più importante! Llweran! Perché nessuno sta parlando con lui?

Legolas ed Aragorn si lanciarono un’ occhiata. Nessuno gli aveva ancora parlato perché semplicemente parargli sarebbe stato troppo difficile.

 

Llweran, in stato completamente catatonico, stava seduto sul manto d’erba del giardino, con gli occhi vitrei. Quella frase ancora gli rimbombava nelle orecchie.

Lui, figlio di Aragorn? Era proprio lui quella persona che aveva sempre disprezzato, la persona che lo aveva abbandonato?

E lo aveva avuto accanto per tutto questo tempo senza che ne sapesse nulla.

Perché nessuno gli aveva mai rivelato una verità cosa evidente?

Si sentiva così stupido adesso nel ripensarci, si sentiva così… vuoto, come se la sua intera vita fosse una bugia O effettivamente era proprio cosi’.

Shauna ed Eldarion si avvicinarono con cautela. Immaginavano solamente quanto potesse essere sconvolto.

“Emh… Llweran...” - disse la ragazza. Lui si voltò a guardarlo con due occhi totalmente spenti.

“Emh… hei – parlò l’altro – lo so che sei sconvolto. Ero sconvolto anche io quando l’ho scoperto. Non volevo che lo scoprissi così”

“Tu lo sapevi”

“Da poco. E comunque stavo cercando il modo per dirtelo”

“Noi volevamo che tu non soffrissi troppo però… mi sa che siamo arrivati tardi” - fece Shauna.

“Non volevate che soffrissi, eh? E secondo voi adesso come sto?”

“Mi dispiace, lo posso capire come stai...” - cercò di dire Eldarion.

“Non ti avvicinare. Anzi, state lontani tutti e due”

“Ma Llweran. Tu non capisci, lo abbiamo fatto per te!” - disse Shauna.

“Per me? Per me? Se volevate fare qualcosa per me avreste dovuto dirmelo subito! Mi avete mentito tutti. Io vi credevo miei amici, e Shauna, pensavo mi amassi”

“Infatti è così!” - esclamò con le lacrime agli occhi.

“Ne dubito fortemente. Lasciatemi, voglio stare da solo”

“Ma Llweran... Non voltarmi le spalle così,io … io sono tuo fratello”

Il biondo si voltò a guardarlo con rabbia.

“Non mi interessa”

Dopodiché si allontanò, lasciando i due da soli.

 

Di comune accordo decisero Aragorn e Legolas decisero che quest’ultimo che avrebbe parlato con Llweran, non era il caso che Aragorn facesse la prima mossa, non per il momento almeno.

Così il biondo si avvicinò al figlio, con una grande ansia in corpo. Per anni aveva cercato di trovare le parole giuste, eppure adesso ogni sforzo sembrava vano.

Llweran gli dava le spalle,, non permettendogli di vedere la propria espressione.

“Llweran?” - domandò flebilmente, come se avesse avuto paura.

Il ragazzo si voltò piano, fino ad incrociare il suo sguardo.

“Portami a casa” - sibilò.

“Cosa?” - domandò l’altro sorpreso.

“Ho detto portami a casa”- ripeté con lo stesso tono di poc’anzi.

Legolas non ebbe il coraggio di rispondere: era strana quella reazione da parte del figlio, quest’ultimo appariva fin troppo tranquillo, e proprio questa cosa lo spaventava. Decise di accontentarlo e dopo essere saltato in auto lo accompagnò. Durante il breve tragitto ne seguì un pesante silenzio. Llweran non sembrava voler parlare, malgrado stesse scoppiando di rabbia.

Una volta arrivati, il ragazzo scese immediatamente dalla macchina, precipitandosi verso casa.

“Llweran? - chiamò Legolas andandogli dietro – ma dove stai andando?”

“Lasciami in pace!” - esclamò con rabbia.

“Ti prego, se almeno mi dessi la possibilità di spiegare...”

“Non c’è niente da spiegare! - esclamò – tu mi hai mentito e lo hai fatto per sedici lunghi anni. Come pensi possa stare io, eh?”

“Io… avrei voluto dirtelo, ma non sapevo come”

“No che non volevi, altrimenti lo avresti fatto. Ma bravo – affermò con disprezzo – vivi nella menzogna, proprio come fanno tutti!”

“Llweran, io volevo solo proteggerti!” - esclamò afferrandolo per un braccio.

“Non toccarmi! - disse indietreggiando – io non voglio parlare con te adesso, non voglio parlare con nessuno. Sei un bugiardo, un traditore, tu non sai cosa significa volere bene a qualcuno…!”

A quell’ennesimo veritiero insulto, Legolas lo col in viso, ma soltanto per zittirlo.

Llweran rimase un attimo interdetto, ma subito dopo gli lanciò un’occhiataccia perfida e ricolma di risentimento.

Senza aggiungere una parola si avviò verso le scale.

“Llweran!” - chiamò l’altro, pentendosi già del gesto troppo avventato a cui si era lasciato andare.

Il ragazzo però, senza ascoltarlo si era infilato in camera propria e subito dopo ne era uscito con uno zaino riempito alla rinfusa.

“E adesso dove stai andando?”

“Lontano da te!”

“Almeno dimmi dove, ti accompagno!”

“No! Non voglio avere nulla a che fare con te – lo guardò con disprezzo ma anche con tanta tristezza – tu eri il mio eroe e adesso mi hai deluso”

Quelle parole furono come una lama affilata dritta al cuore. Era proprio per evitare di deluderlo che aveva sempre taciuto, e adesso il tutto gli si era rivoltato contro. Negli occhi di Llweran c’era davvero una profonda delusione, oltre alla voglia di trattenere le lacrime.

E Legolas lo lasciò andare via, perché dopotutto aveva ragione su tutto.

Quello che avrebbe dovuto essere il giorno più bello della sua vita era finito con il diventare il peggiore.

 

Poco dopo…

 

Faramir aveva ben presto raggiunto il suo innamorato, il quale appariva abbastanza disperato, ed ovviamente poteva ben capirne il motivo.

“Papà, Llweran è da te?” - domandò nervosamente mentre parlava al telefono.

“Sì, è qui sano e salvo” - sospirò Thranduil dall’altra parte.

“Ti prego, puoi passarmelo?”

“Ci posso provare. Llweran, tuo padre vuole parlare con te”

“DIGLI CHE PUO’ ANDARE TRANQUILLAMENTE A QUEL PAESE!” - esclamò il ragazzo con rabbia.

“Emh… ha detto che...”

“Ho sentito – sospirò – va bene… cerca di tranquillizzarlo, l’importante è che non faccia cose strane”

“Ci proverò. Ma prima o poi dovrete risolvere la cosa faccia a faccia”

Legolas annuì, per poi chiudere la chiamate e gettare il cellulare sul tavolo.

Faramir gli andò vicino, certo che di lì a poco avrebbe avuto un crollo.

“Mi dispiace che sia andata così. Llweran non meritava di saperlo in questo modo”

“La colpa è tutta mia. Io sono il responsabile, io avrei dovuto dirglielo”

“Sì beh… diciamo che anche Aragorn ci ha messo del suo. Come gli è venuto in mente di fare quella sceneggiata?”

“Lui… lo ha fatto perché mi ama...” - disse chinando lo sguardo.

“Allora è vero quello che ha detto? Che vi amate da sempre?”

Legolas tremò. A che sarebbe servito continuare a mentire? Dopotutto oramai la realtà era più che evidente.

“Anche se fosse non potrebbe esserci nulla tra noi. Non più ormai”

“Allora è vero. Non posso crederci, allora perché stavi per sposarmi?”

“Faramir, ti prego, è troppo lungo da spiegare. Non devo pensare a me in questo momento”

“Invece sì, dovresti eccome! Quali sono le tue intenzioni? Perché io sono innamorato di te Legolas, e vorrei sapere se stai con me per cercare di dimenticare o altro”

Il biondo sollevò lo sguardo, incrociando i suoi occhi tanto buoni, come buona era la sua anima. E lui gli aveva sempre mentito, aveva mentito a tutti, soltanto perché gli mancava il coraggio.

Forse non era la persona più adatta per accusare Aragorn di codardia.

“Io pensavo veramente che potessimo cominciare una nuova vita, io e te – disse con le lacrime agli occhi – io ci ho provato, ma non ci sono riuscito”

“Allora è come pensavo – aggiunse indignato – io ero un ripiego”

“No, Faramir, non è così...”

“Forse è un bene che stiamo tutti separati per un po’. Llweran da te… ed anche io...”

“Ti prego...” - lo supplicò con un filo di voce.

Ma Faramir non lo ascoltò, dopotutto non avrebbe avuto motivo. Aveva ragione ad andare via e a lasciarlo solo così, come meritava di stare.

Queste erano le giuste conseguenze per aver taciuto tanti anni qualcosa di così importanti. In un solo giorno aveva perso la famiglia e la possibilità di ricominciare una nuova vita. Era finita.

 

Aragorn sapeva di essere stato troppo avventato, ma poco importava, oramai era andata. Legolas e Llweran erano spariti ad un tratto dalla sua vista, e ciò l’aveva fatto preoccupare non troppo. Per questo aveva deciso di andare a casa dei due, dopotutto aveva molto di cui discutere!

Quando arrivò però trovò le luci spente e le finestre chiuse, cosa alquanto strana.

Provò a bussare, senza ricevere però alcuna risposta.

“Cosa fai tu qui?”

La voce di Legolas gli arrivò alle spalle.

“Legolas ma… cosa fai qui fuori?”

“La casa è troppo vuota per me...” - disse facendo spallucce.

“Vuota? Che vuol dire? Dov’è Llweran?”

“Non qui ovviamente. Cosa ti aspettavi, che capisse? - domandò avvicinandosi – perché l’hai fatto? Perché non mi hai lasciato in pace? Potevamo ricominciare una nuova vita”

“Sarebbe stata una vita fatta di bugie. Ed io sono stanco delle bugie. Perdonami, lo si che è stato tutto troppo avventato ma...oramai era giunto il momenyo”

Nel guardarlo Aragorn si accorse che probabilmente l’altro doveva aver pianto molto.

“Io non pensavo che questo giorno sarebbe mai arrivato. Nella mia mente immaginavo che se mai fosse accaduto, saremmo diventati una famiglia di quelle felici di cui si legge nelle favole. Ma questa non è una favola, è la vita vera e la vita vera non ti regala nulla Io ho sbagliato, ed è giusto che paghi”

“Abbiamo sbagliato entrambi – poggiò una mano sulla sua spalla – quindi se ci saranno delle conseguenze le affronteremo insieme”

Legolas poté avvertire il suo calore. Era ciò di cui aveva bisogno, averlo lì accanto, perché quella rivelazione aveva mandato a monte ogni suo tentativo di ignorar i propri sentimenti.

Quest’ultimi erano riaffiorati con tanta facilità che Legolas non avrebbe potuto fermarli. Da un lato avrebbe dovuto odiarlo per aver rovinato tutto, ma in fondo… tra i due era stato il più coraggioso, per una volta.

Finalmente ebbe un crollo e fu per lui naturale cadere letteralmente fra le sue braccia.

E Aragorn lo afferrò saldamente, stringendolo condividendo il suo stesso identico dolore.

“Sarà difficile – gli sussurrò – ma in un modo o nell’altro riusciremo a venirne fuori”

Legolas ascoltò le sue parole e si strinse ulteriormente a lui. Che potesse essere quella la vera possibilità che entrambi stavano aspettando?

 

“Fatemi capire bene, voi lo sapevate e… NON CI AVETE DETTO NIENTE?”

Una sembrava essere andata su tutte le furie, e dopotutto non aveva torto.

“Non potevamo dirvelo – disse Shauna – vi immaginate cosa sarebbe potuto accadere?”

“Esattamente ciò che è accaduto ora! - disse l’altra – santo cielo… Eld e Llweran fratelli, ma scherziamo?”

“Prima o poi ti abituerai all’idea – borbottò Eldarion – e comunque per adesso mio fratello mi odia”

“Oh no – Sabia si portò una mano sul viso – e adesso cosa succederà?”

Calò il silenzio. Nessuno sapeva cosa sarebbe esattamente successo

“Eld, forse dovresti parlargli” - suggerì Tauriel.

“Ci ho provato, non vuole parlare con nessuno, e purtroppo ha ragione – sospirò – avrei dovuto dirglielo subito quando l’ho saputo”

“Anche io – sospirò Shauna – spero che adesso non mi odi”

“Ma quale odiare! - borbottò Una – ora come ora dobbiamo essere più uniti che mai, ed aiutare Llweran. Certo, forse sarebbe meglio far passare qualche giorno ma… ci saremo per lui”

I suoi amici annuirono. Era ovvio che ci sarebbero stati. Probabilmente nessuno poteva capire come realmente si sentiva, ma avrebbero fatto del loro meglio.

 

Non solo Llweran era arrabbiato, era anche triste, amareggiato e deluso. Tutto ciò in cui aveva sempre ceduto non era stata altro che una grande bugia.

“D’accordo – a parlare fu Thranduil – io non voglio mettere il dito nella piaga, ma credo che scappare non sia la cosa giusta”

“Guarda che ce l’ho anche con te. Anche tu mi hai mentito”

“Hei, non prendetela con me io rispettavo solo la volontà di tuo padre”

“Perché nessuno mi ha detto niente?”

“Perché non era facile – intervenne Elrond – Legolas ha molto sofferto quando Aragorn lo ha lasciato e in questo modo ha tentato di proteggerti. Per i figli si fanno tante cose, a volte anche sbagliate”

“Sì, beh, io avrei preferito scoprire in un altro modo che l’uomo che mi ha abbandonato non è niente di meno che… lui! Oh mio Dio, ho un padre, e anche un fratello!”

“Ebbene sì. Adesso che lo sai devi prenderne atto” - disse Thranduil.

“Ah, no. Io non sono pronto. Io non voglio renderne atto, non voglio che le cose vadano così. Stavo bene prima, perché tutto è dovuto cambiare?”

“Io non lo so, Llweran, proprio non lo so”

“Adesso.. scusate ma vorrei restare solo”

Elrond e Thranduil si lanciarono un’occhiata, decidendo di lasciare il ragazzo da solo.

Quest’ultimo si lasciò cadere sul divano, afflitto. Fissando il soffitto qualche lacrima rigò il suo viso. Fin ora si era trattenuto dal piangere, ma adesso era divenuto impossibile.

Era stata tutta una grossa bugia. E ciò che riusciva a chiedersi era… perché?

Cosa mai aveva fatto di male?

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo ventitré ***


Qualche giorno dopo…

 

Nulla era cambiato da questa volta. Llweran era rimasto dov’era e Faramir, ancora troppo peso da quella delusione, non si era neanche fatto vedere.

Legolas era solo, l’unica cosa a tenergli compagnia era qualche messaggio da parte di Aragorn, il quale lo intimava a non mollar e a resistere perché prima o poi tutto si sarebbe risolto.

Legolas però ne dubitava fortemente. No solo aveva perso l’uomo che aveva quasi sposato, ma cosa più importante aveva perso Llweran! Lui che non rispondeva più alle sue chiamate, lui che non era più lì.

E la colpa era tutta sua! Solo adesso ripensava a quante volte avrebbe potuto dirglielo, e invece non l’aveva fatto.

Come? Come avrebbe risolto la cosa?

Llweran era a pezzi, e in quei giorni non era uscito di casa, neanche per andare a scuola, tanto meno agli allenamenti di basket.

E per questo i suoi amici erano preoccupati, soprattutto Eldarion e Shauna che erano stati accusati di essere traditori. E in parte forse era vero, chissà.

L’assenza del loro amico si sentiva troppo. Per quanto loro e il resto del gruppo avevano costatato che fosse importante rimanere uniti, nessuno riusciva a parlare e a scherzare normalmente, nemmeno Tauriel, che in genere era così briosa.

Quel pomeriggio si videro nella palestra della scuola. Ormai era primavera, e lì iniziava a fare piuttosto caldo.

Enya arrivò svogliata, gettando la propria borsa in un angolo.

“Va bene ragazzi, cominciamo” - disse lentamente.

“Come possiamo continuare così? - domandò Eldarion – Llweran è il playmaker”

“Ha ragione lui – aggiunge Elladan – se continua così Llweran rischia di chiuedrsi in se stesso e magari ci mollerà anche”

“No! - esclamò Shauna – questo non lo farebbe mai”

Enya assottigliò lo sguardo: il biondino mancava già da un po’ dall’allenamento, e questo non andava bene. Avevano un campionato da vincere, e quello non era il momento di piangersi addosso.

“Ha ragione Shauna. Non lo farebbe mai, anche perché adesso tocca a me parlarci”

“Guarda che non ascolta nessuno!” - esclamò Eldarion.

Lei però lo fulminò con lo sguardo.

“Ascolterà a me. Voi state qui”

Dopo aver detto ciò e senza ulteriori spiegazioni, Enya si avviò verso il momentaneo nascondiglio di Llweran.

 

Thranduil sussultò quando sentì suonare al campanello con tanto impeto.

“Ma chi è che osa disturbarmi?” - domandò alzandosi a fatica, causa gravidanza ormai tanto, troppo avanzata.

Quando aprì la porta ebbe un colpo nel trovarsi davanti nientemeno che Enya.

“Tu?! Che diamine ci fai tu qui?!”

“Stai calmo biondino. Dove si nasconde tuo nipote?”

“Che vuoi da lui?”

“Devo parlargli, quindi fammi entrare”

“Dubito che vorrà parlarti”

“Io invece gli parlo ugualmente – disse entrando – quindi nel frattempo perché non ti prendi una bella camomilla e stai qui buono buono?”

Thranduil la fulminò con lo sguardo, ma non la fermò. Dopotutto qualcuno doveva pur parlare con Llweran, e lei era la persona più adatta.

Llweran era arrotolato letteralmente su un materasso, con la testa affondata sul cuscino e la musica sparata ad alto volume nelle orecchie.

Da giorni ormai quella era diventata la sua posizione preferita.

Per questo non si accorse neanche quando Enya entrò. Quest’ultima si avvicinò, togliendogli le cuffie.

“Hei! - esclamò lui – eh? Enya?”

“Dico io, ma ti sembra il modo? - domandò con le mani sui fianchi – sono giorni che non ti fai vedere. I tuoi amici e la squadra hanno bisogno di te!”

“Oh, lasciami in pace. Non sono dell’umore” - borbottò.

“Non me ne frega niente. Svegliati Llweran, devi reagire!”

A quel punto il biondo si mise seduto sul materasso.

“Ah dovrei reagire? - domandò pieno d’astio – e certo, dopotutto è una passeggiata andare avanti dopo quello che ho scoperto, no?”

“Non sto dicendo che sia facile – sospirò sedendosi accanto a lui – però non puoi chiuderti in te stesso così, non risolverai niente”

“E’ solo che mi chiedo perché sono dovuto venire a saperlo così. Perché?”

“Perché a volte si fanno degli errori. Tu devi ritenerti fortunato”

“Fortunato? Io ti sembro fortunato?”

“Sì, perché almeno i tuoi genitori sono entrambi vivi – disse seria, con un luccichio negli occhi – mio padre è morto quando avevo due anni, e non ricordo di nulla, ho soltanto qualche fotografia. E nessuno mi ridarà indietro i momenti che ho perso, ma tu Llweran, tu sei ancora in tempo”

Llweran si calmò nell’udire quelle paorle. Non aveva mai visto Enya così seria. Probabilmente aveva ragione, ma da un lato… non riusciva proprio ad andare avanti.

Strinse i pugni.

“Come posso far finta che non sia successo niente?” - tremò.

“Non sto dicendo questo. Prenditi pure il tuo tempo, ma non vivere di rancore. Un giorno potresti pentirtene – gli accarezzò la testa – ah, sei davvero uno strano biondino tu. Ti prego, vedi di tornare presto, abbiamo bisogno di te”

“Io farò del mio meglio. Grazie per essere venuta”

“Figurati – saltò in piedi, nuovamente allegra – Enya risolve tutto. Adesso forse è meglio che me ne vada, prima che tuo nonno venga e mi cacci malamente. Non dimenticarti della nostra chiacchierata”

“Non preoccuparti” - la tranquillizzò salutandola con la mano.

Qualche secondo dopo rimase di nuovo da solo. Quelle parole avevano sbloccato la sua mente che adesso correva, un susseguirsi continuo di pensieri uno dietro l’altro. Aveva preso nuovamente a pensare e ciò lo agitava. Non poteva e non voleva stare lì senza far nulla.

Il suo sguardo cadde sulla finestra. Probabilmente se fosse uscito di lì, nessuno se ne sarebbe accorto.

 

L’unica nota positiva in quel contesto disastroso per Legolas era Aragorn.

Aragorn che adesso si era avvicinato, come se se quello fosse una sorta di punto di partenza. Seduti attorno al tavolo di casa sua e di fronte una tazza di caffè stavano parlando affiatati come non facevano da tanto.

“E tua moglie?”

“Beh, lei sa che adesso tutti sanno. Non voleva che venissi, ma l’ho ignorata”

“Oh cielo. E’ ancora convinta di voler partire?”

“Ahimè sì. Inizio a dubitare che voglio tenermi a sé per amore. Più probabilmente vuole farlo per ripicca”

“Oh, che situazione”

“Almeno adesso io e tu siamo in grado di parlare – poggiò una mano sulla sua – so che probabilmente ho peggiorato le cose, ma almeno adesso siamo arrivati così in fondo che dobbiamo per forza risalire, no?”

A Legolas venne istintivo stringere la sua mano.

“E’ possibile farlo?”

“Io non lo so. So solo che ti amo, Las”

Sorrise e arrossì nel sentirsi chiamare così. Aveva così tanta voglia di baciarlo, peccato che… arrivò un terzo ospite.

Faramir era entrato alle sue spalle. Ovviamente, in quanto suo quasi/mancato marito, aveva le chiavi di casa. L’uomo si fermò nel vedere i due.

“Faramir” - chiamò il biondo.

“Vedo che non hai perso tempo”

“No! - si alzò – non stavamo facendo nulla!”

“Almeno potresti avere la decenza di non farlo entrare in casa nostra”

“E’ casa sua, non vostra” - disse Aragorn.

“Silenzio, per favore. Hai già rovinato tutto”

“Io non ho rovinato niente. Legolas non ti ama, per cui...”

“Stai mettendo a dura prova la mia pazienza, sappilo”

Legolas si portò una mano sul viso. Era una visione snervante vedere quei due litigare. A salvarlo, più o meno, ci pensò il telefono che aveva preso a squillare.

“Sssh – fece segno ai due di tacere – pronto? Papà?”

“Amh… ciao Legolas...”

“Che… che succede?”

“Che succede? No niente, è solo che...”

“Cosa? Mi stai facendo innervosire”

“Come dire… non trovo più Llweran”

“EH?! COSA SIGNIFICA NON LO TROVI PIÙ’?! E’ POSSIBILE PERDERE UN SEDICENNE?”

“Calma! Io non l’ho perso. Ho trovato la finestra aperta e il telefono sul letto. Non voglio farti spaventare, ma credo che sia scappato… Legolas?”

Scappato. Una di quelle parole che nessun genitore vorrebbe mai sentirsi dire.

“Las, tutto bene?” - domandò Aragorn. Il biondo però non rispose

Direttamente svenne.

 

Poco dopo Legolas aprì debolmente gli occhi: quando lo fece si ritrovò davanti Aragorn e Faramir che sventolavano davanti al suo viso un giornale nel tentativo di farlo riprendere.

“Sì è ripreso!” - esclamò il secondo.

“Legolas, stai bene?” - domandò il primo.

“No – rispose subito – non sto bene. Mio figlio è scomparso, e questo è terribile! Io devo andare a cercarlo!”

“Fermo, sei quasi svenuto!” - tentò di fermarlo Faramir.

“Non importa – disse a fatica – lo devo trovare. Avvertite tutti, fatemi questo grande favore”

“Ah – sospirò Aragorn – la sua testardaggine non conosce limiti, ma ha ragione: dobbiamo trovarlo”

Poco dopo la tranquillità dei loro amici fu totalmente messa sotto sopra: nessuno aveva visto Llweran e tutti si stavano dando da fare per cercarlo.

“Cosa gli hai detto, brutta sconsiderata? - Thranduil puntò un dito contro Enya – so che la colpa è tutta tua!”

“Rilassati, io non c’entro nulla. Non avrebbe motivo di scappare per ciò che gli ho detto!”

“Andiamo “vecchio” - Gimli intervenne in favore della donna – non puoi incolpare lei”

Quest’ultima si voltò a guardarlo, sorpresa dal fatto che la stesse difendendo.

“Oh, ti ringrazio”

“Vecchio io?! E a chi dovrei dare la colpa, eh?!”

“Silenzio! - li zittì Aragorn – sto cercando di parlare con la polizia!”

Legolas intanto passeggiava nervosamente, tremando.

“E se gli è successo qualcosa? Non me lo perdonerò mai!”

“Non preoccuparti, Legolas – cercò di tranquillizzarlo Frodo – Gandalf e gli altri lo stanno cercando, vedrai che non può essere andato lontano”

“Magari è stato soltanto la follia di un secondo – aggiunse Sam – sai come sono gli adolescenti”

“Sì, lo so! Mi sta costando la salute però!” - si lamentò.

Shauna, seduta, agitava nervosamente le gambe. Non poteva credere che Llweran fosse sparito, sapeva molto bene quelle cose come andavano, quando uno della loro età spariva non veniva più ritrovato.

“E SE LO HANNO RAPITO?!” - esclamò Tauriel.

“Grazie, tu sì che sai come consolare la gente” - la rimproverò Una.

“Ragazze, vi prego, non è il momento giusto – le fermò Eldarion – su Shauna, vedrai che lo ritroveremo, Llweran non è mica stupido”

“Lo so – disse con fare attonito – è che io non posso crederci che se ne sia andato così. Oh no, forse mi odia veramente”

Legolas udì quelle parole.

“Ma no Shauna…. Lui non è in grado di odiare”

“Lo spero… - si attorcigliò nervosamente i capelli tra le dita – gli ho anche donato la mia prima volta, non voglio che gli accada qualc...”

“CHE COSA?! - esclamò Sam – TU HAI FATTO COSA?! COME AVETE POTUTO!”

“Sam, calmo” - Frodo tentò di trattenerlo.

“CALMO UN BEL NIENTE! HA FATTO PROPRIO BENE A SCAPPARE, SE LO VEDO…!”

“Va bene, d’accordo – Faramir si alzò in piedi – non ho intenzione di stare qui a fare niente, vado fuori a cercarlo anche io”

“Vengo con te” - gli disse Aragorn.

“Preferirei di no”

“Faremo prima se siamo in due” - affermò con un tono che non permetteva repliche. Faramir non sembrò troppo felice della cosa, ma se voleva aiutarlo, allora tanto meglio per lui.

Fuori era buio e ciò rendeva la ricerche ancora più difficili. Si temeva già il peggio, a Llweran sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa.

Aragorn e Faramir, affiancati l’un l’altro, stavano proseguendo dritto per la lunga strada davanti a loro.

“Non hai fatto il padre per sedici anni, adesso improvvisamente ecco che ti preoccupi!” - esclamò il secondo.

“Senti, è inutile che continui ad accusarmi, ok? Tutto quello che posso fare è cercare di rimediare, in qualche modo”

“Sì, certo, rimediare. Secondo te perché è scappato? Per tutto quello che è successo, è ovvio”

“Io… lo so – sospirò – solo non ricordarmelo. Se gli succede qualcosa sarà tutta colpa mia”

Poco dopo si zittirono e in quel frattempo Faramir poté vedere una grande amarezza negli occhi del “nemico”.

“No… sono sicuro che sta bene”

“Lo spero. Forse avrei dovuto lasciare le cose come stavano. Forse tu saresti stato un padre migliore di me”

“Può essere di sì, ma può essere anche di no. Ciò non avrebbe cambiato le cose, tu saresti rimasto sempre il suo vero padre e… prima o poi si sarebbe venuto a sapere comunque, quindi meglio adesso che dopo. Anche se hai interrotto malamente il mio matrimonio”

“E’ vero – ammise – mi dispiace di aver rovinato tutto. Purtroppo però non posso mentire sul fatto che amo Legolas: è sempre stato così e così sempre sarà”

“Lo so. E purtroppo mi rendo conto che… anche per lui lo stesso. E temo che non mi amerà mai come ama te”

Adesso che erano soli potevano capire meglio le ragioni e i sentimenti dell’altro. Fino a quel momento si erano odiati, adesso però sentivano che non fosse necessario.

“Beh… avrebbe imparato ad amarti” - fece spallucce.

“Questo non lo sapremo mai – si guardò intorno – forse dovremo prendere di là”

Indicò una strada che ad un certo punto svoltava a destra, ed Aragorn decise di seguirlo. Strano ma vero, ma per la prima volta stava sentendo il suo rivale in amore vicino, come se fosse stato un semplice amico.

 

Llweran sospirò a fondo. Era certo che nessuno lo avrebbe trovato: nel parco vicino casa si ergeva una piccola montagnetta formata da terra, e visto il buio nessuno avrebbe potuto vederlo.

Lì si stava bene, vi era silenzio, l’aria era fresca, e ciò bloccava il flusso dei suoi pensieri.

Aveva anche chiuso gli occhi.

“Ah, ecco dove ti nascondevi”

Il biondo sussultò. Quando si voltò si accorse che accanto a lui c’era Gandalf.

“Ah, sei tu – sospirò – meno male, pensavo fosse qualcun altro. Come sapevi che ero qui?”

“In realtà non lo sapevo, sono venuto qui per caso. Stai facendo preoccupare tutti, mio caro ragazzo”

“Sì, come no – rispose con stizza – a nessuno importa di me”

“Suvvia, questo non è assolutamente vero. Sei amato da tutti, dai tuoi amici, da Shauna, dalla tua famiglia”

“Oh, certo la mia famiglia – alzò gli occhi al cielo – intendi quella che per tutta la vita mi ha mentito?”

“La situazione non deve essere facile, me ne rendo conto. Ma scappare o nascondersi non serve a niente. Tutto quello che puoi fare è trarre qualcosa di positivo da tutto ciò”

“Qualcosa di positivo?” - domandò scettico.

“Certo, bisogna sempre vedere il lato positivo nelle cose. E presto, quando la rabbia sarà passata, ti verrà naturale. Solo… non punire i tuoi genitori. Anche loro hanno sofferto, e stai soffrendo anche tu. Non è il caso di aggiungere altra sofferenza”

Parlare con Gandalf era sempre liberatorio vista la sua immensa saggezza.

Tra le sue parole e quella di Enya, Llweran doveva cercare il modo di tirarsi su, anche se momentaneamente non ci riusciva.

“Che ne diresti di tornare indietro?”

Llweran parve pensarci su.

“E va bene. Ma questo non cambia le cose”

“E’ già un inizio” - sorrise lui.

 

Poco dopo…

Aragorn e Faramir tornarono a mani vuote da Legolas, che nel frattempo continuava a preoccuparsi e ad immaginare le peggio cose che sarebbero potute succedere al figlio.

“Allora?” - domandò ansioso.

“Mi dispiace – rispose il primo – non lo abbiamo trovato”

“Come sarebbe a dire – quasi gli venne da piangere – oh Llweran…. Ma dov’è il mio bambino…?”

Shauna si guardò intorno, e ad un certo punto i suoi occhi si illuminarono.

“E’ lì!”

Ed effettivamente il biondo stava avanzando verso di loro affiancato da Gandalf.

Legolas sentì finalmente tutte le tensioni e paure abbandonarlo, e senza pensarci due volte gli andò incontro e lo abbracciò forte come mai aveva fatto.

“Llweran! Sei qui, stai bene! Ho temuto il peggio!”

Il ragazzo però non rispose a quell’abbraccio, non si sentiva ancora pronto.

“Sì, sto bene – si scostò – una sparisce dieci minuti per prendere aria e guarda un po’ cosa succede”

Aragorn si avvicinò. Non avrebbe saputo cosa dire. Dopotutto capiva che Llweran fosse ancora arrabbiato e scosso.

“Sono… sinceramente felice che tu stia bene” - si limitò a dire.

Il figlio, freddo come non mai, fece un cenno con il capo. Poi si indirizzò verso Eldarion e Shauna, che fremevano di abbracciarlo ma che erano costretti a trattenersi.

“Llweran...” - chiamò la ragazza.

“Da domani torno a scuola – disse freddamente – e ad allenarmi. Non lo faccio per voi, ma per il bene della squadra, sia chiaro”

Nessuno dei due osò dire niente. Andava bene così per il momento, l’importante era che Llweran stesse bene.

Legolas si portò una mano sul cuore nel vederlo così.

“E adesso che succederà?” - domandò.

“Adesso vi terrò d’occhio io… promesso” - sussurrò Aragorn.

Faramir sospirò, per poi incrociare lo sguardo del suo ormai ex fidanzato.

Era chiaro che avessero molto di cui parlare, ma lo avrebbero fatto in un secondo momento.

Lo spavento era stato grande, ma tutto era andato bene, alla fine.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattro ***


Arwen guardava indispettita il marito, mentre quest’ultimo si preparava per andare a lavoro. Aveva l’impressione che stesse pian piano perdendo tutto ciò che fin ora aveva avuto. Anzi, probabilmente lo aveva già perso, perché in quel momento Aragorn era lontano da lei come non mai.

“Andrai di nuovo da quello oggi, vero?” - domandò alludendo al suo amante/ex fidanzato.

“Quello lì ha un nome – si sistemò i polsini della camicia – e comunque non lo so… può darsi”

“Io non posso credere che tu sia arrivato a tanto – disse con amarezza – fiondarti lì, interrompere il suo matrimonio, rivelare a Llweran che...”

“Andava fatto. Ho aspettato fin troppo” - disse con decisione, guardandola negli occhi.

“Comunque ciò che ho detto settimane fa è ancora valido. E’ una scelta che devi fare”

“Perché devi costringermi a scegliere? L’amore tra due persone può finire, non vedo perché punirmi!”

“Non è per questo. E’ perché mi hai mentito, ingannata, fatto credere che mi amassi...”

“E quindi mi porterai via mio figlio?!”

“Non avrai più tempo per lui adesso”

“Certo che avrò tempo. D’accordo, agisci pure come meglio credi. Ma questo non mi farà tornare da te in ogni caso” - sussurrò lanciandole un’occhiataccia.

Arwen quasi rabbrividì, ma cercò di non darlo a vedere.

Che stesse perdendo la testa? Che si stesse trasformando in una psicopatica?

Non era da lei fare certe cose, eppure ultimamente non riusciva più a comportarsi diversamente.

“Vado a lavoro” - borbottò Aragorn con rabbia, passandole accanto

 

Llweran era tornato a scuola da un po’, tuttavia nessuno riusciva più a riconoscerlo.

Era cambiato, aveva come bloccato i suoi sentimenti, forte una sorta di difesa involontaria per impedirsi di soffrire. Il problema era che ciò lo aveva reso incredibilmente freddo e apatico, e questo non era da lui.

Almeno però sul campo la sua rabbia repressa era molto utile, vista l’energia che metteva… forse fin troppa.

“Llweran, piano – lo richiamò Enya – se continui così andrà a finire che ti stancherai già i primi cinque minuti”

“Non preoccuparti per me – borbottò – ce la faccio benissimo”

“Ah – sospirò – la tua testardaggine non conosce limiti”

Eldarion, Tauriel, Shauna e Sabia, seduti in panchina, lo osservavano, così come avevano osservato il suo repentino cambiamento non esattamente gradito.

“Oh no – si lamentò Shauna – ho paura che Llweran non tornerà più quello di prima. E se rimane così? Freddo e apatico?”

“Ah, io non credo – la consolò subito Tauriel - è soltanto un periodo”

“Sì, ma adesso ce l’ha con me”

“E con me – Eld alzò gli occhi al cielo – sono un cretino, adesso non c’è proprio nulla che posso fare”

“Se mi permettete – parlò Sabia – io penso che nessuno dovrebbe fare niente. Llweran ha bisogno di tempo, tutto qua”

“Mi sa che la piccola Sabia ha ragione – fece Tauriel – e se Llweran non torna come prima giuro che lo picchio!”

Eld si massaggiò la testa dolorante. Aveva troppi problemi a cui pensare, tra cui quello del suo quasi sicuro trasferimento in un’altra città.

Non lo aveva detto a nessuno tranne che al fratello, e la cosa gli pesava non poco.

“Che ti succede, tesorino?” - domandò Tauriel.

“Niente… non è niente...” - mentì. Avrebbe detto loro quale fosse il problema, ma non in quel momento.

Alzò lo sguardo: Llweran sembrava piuttosto scatenato e la sa prestanza fisica appariva incredibile. Accidentalmente diede una spallata a Una, facendola cadere.

“Ahi! - si lamentò la ragazza – hei!”

“Cosa vuoi? Perché non presti più attenzione?”

“Hei – Elladan si intromise – come ti permetti, chiedile scusa!”

“E tu non immischiarti!”

“Mi immischio eccome, Una è la mia ragazza”

Quest’ultima arrossì violentemente. Non ricordava di aver accettato di essere la sua ragazza, ma quella dichiarazione l’aveva piacevolmente sorpresa.

“Cos’è questa storia? - Enya li rimproverò – Llweran, datti una calmata!”

“Io sono calmissimo, è questo qui che rompe”

Incuriositi gli altri si avvicinarono.

“Ragazzi, tutto bene?” - domandò Shauna.

“Fatti i fatti tuoi tu”

“Llweran – Eld era sconvolto – ma la vuoi smettere? Non è da te trattare le persone così”

Il biondo assottigliò lo sguardo.

“Oh, e immagino che tu sia qui per farmi la predica, vero? - disse con disprezzo – eh sì… preché tu sei migliore di me… tu sei quello che ha avuto tutto… tu sei il prescelto”

“Adesso smettila”

“Perché? Tanto lo sai anche tu che non durerai. Tra poco non potrai più rompermi con le tue sciocchezze”

Eldarion sgranò gli occhi. Desiderò tanto strozzarlo in quel momento.

“Che vuol dire, Eld?” - domandò Tauriel.

“Ah, perché, non l’hai neanche detto alla tua ragazza e ai nostri amici?”

“Llweran per favore...”

“Allora ve lo dico io. Il povero Eldarion a fine anno se ne andrà via. Oh sì, proprio così, in un’altra città, magari un altro paese. Mi sa che sua madre non ha preso bene la storia tra suo padre e il mio”

Il fratello lo fulminò con lo sguardo.

Stupido… stupido Llweran. Perché mi fai questo? Non era giusto che lo sapessero così.

Tauriel gli si avvicinò.

“E’ vero, Eld?”

Lui sospirò.

“Sì, è vero. Giuro che ve l’avrei detto, solo non adesso”

“Dopotutto non è il tuo forte dire la verità”

“Va bene, adesso basta! - Enya era furiosa – queste cose non mi piacciono. Siete fratelli, iniziate a comportarvi come tali!”

“Io non voglio proprio avere a che fare con questo qui!”

“Ora basta, fuori! Prenditi una boccata d’aria”

“Certo, me ne vado volentieri!” - esclamò.

Shauna l v ide andare via. Doveva assolutamente fare qualcosa.

“Aspettami Llweran!”

Il biondo però la ignorò. Fu bloccato ad un tratto dalla ragazza stessa.

“Hei… aspetta” - ansimò.

“Che cosa vuoi?”

“Ti prego, non trattarmi male” - lo supplicò.

“Ti tratto semplicemente come meriti di essere trattata”

“Non puoi smettere di essere così arrabbiato?”

La guardò.

“No che non posso. Tu ti comporteresti allo stesso modo!”

“Non è vero. Io non tratterei male i miei amici”

“Tu mi hai mentito, anzi, mi hai nascosto una cosa importantissima che riguardava me!”

“Lo so, e mi dispiace. Non puoi lasciarmi così… io ti ho dato tutto, letteralmente”

“E’ proprio questo che mi fa male. Come hai potuto concederti a me pur sapendo cosa mi nascondevi, io pensavo che non avessimo segreti”

“L’ho fatto per proteggerti”

“Certo, come tutti. In questo momento comunque non sarebbe ideale stare insieme. Io… non riesco proprio a provare niente… e di questo mi dispiace”

Shauna provò a fermarlo una seconda volta, solo che adesso non avrebbe saputo cosa dire. Quella era una facciata, non bisognava essere dei geni per capirlo.

Il problema era che Llweran aveva costruito un muro all’apparenza invalicabile attorno al suo cuore, e se non riusciva a scavalcarlo lei, con l’intesa che avevano sempre avuto, aveva paura che non ci sarebbe riuscito più nessuno.

 

La situazione era stabile, e Legolas non avrebbe saputo dire se ciò fosse un bene o un male. Llweran non viveva con lui, aveva preferito rimanere con Thranduil, e la sua mancanza si sentiva eccome. Almeno suo figlio non aveva più preso l'abitudine di sparire, anche se gli sarebbe piaciuto ogni tanto ricevere una telefonata.

Ma poteva capire la sua rabbia.

Oltre ciò, doveva anche prendersi le sue responsabilità. Faramir era andato da lui per parlare e chiarire una volta per tutte.

“Allora, con Llweran come va?”

“Come vuoi che vada… non va. Non so neanche cosa fa per ora, come sta… anche se posso immaginarlo”

“Beh, era ovvio che andasse così”

“Già, ma dubito tu sia venuto qui solo per chiedermi questo”

“No infatti. Legolas, sarò sincero. Io provo qualcosa di moto forte per te, dopotutto stavamo anche per sposarci. E mi ha fatto soffrire tutta questa storia”

“Lo so. Mi sento già abbastanza una schifezza. Sono una persona orribile”

“No.. sei una persona che ha tentato di fare del suo meglio”

“Tu dovresti odiarmi”

“Dovrei, ma non ci riesco. Per qualche strano motivo capisco perfettamente le tue ragioni e quelle di Aragorn. Siete una famiglia “mancata”, e questo è un peccato”

Era incredibile sentirlo parlare. Lui era così comprensivo, aveva davvero un buon cuore.

“Sai quando ho capito che le cose non sarebbero potute andare? Qualche mese fa… io.. credevo di aspettare un figlio da te”

“Cosa?” - domandò sgranando gli occhi.

“Sì… non te l’ho mai detto perché il test era negativo. Lì mi sono detto… se non accetto l’idea di avere un figlio dalla persona che amo allora forse non lo amo così tanto”

“Sì… è un pensiero giusto. Ho ben capito che ami ancora Aragorn, quindi… anche se mi costa dirlo… devi riprovarci”

“Una terza volta?”

“Magari sarà quella buona.. Non voglio improvvisarmi cupido, dopotutto non sono troppo fortunato in amore”

Legolas sorrise.

“Sai, io ho un cugino che secondo me ti piacerebbe E mi somiglia molto”

“Davvero?”

“Oh sì. Ma te lo presento soltanto se mi prometti di non andare via. Avrei bisogno di un amico come te”

“Questa è una friendzone bella e buona. Però l’accetto di buon grado”

Legolas gli sorrise un’altra volta. Non si aspettava che le cose andassero così bene, almeno con lui. Ma di ciò era molto contento.

 

Dopo un pessimo allenamento, Llweran era tornato a casa. Era stata una giornata pesante, aveva litigato praticamente con tutti. Qualche mese fa non sarebbe stato così. Quello non era lui, lo sapeva bene, ma non aveva altra scelta.

Non riusciva ad essere come sempre, forse neanche voleva, chissà.

Quando arrivò a casa si rese conto che i propri nervi non si erano affatto calmati.

Fare cose come bere una camomilla e prendere un pugno ad un cuscino sarebbero state troppo semplici. No, qui ci voleva qualcosa di più forte.

Così gli venne una malsana idea: sapeva che Thranduil nascondeva delle sigaretta da qualche parte, vista la sua ormai abbandonata abitudine di fumarne qualcuna saltuariamente. Llweran non aveva neanche mai provato a fumare, il solo pensiero del fumo che attraversava la sua gola gli faceva abbastanza schifo.

Ma era anche vero che una sigaretta avrebbe potuto calmare i suoi nervi tesi.

Cercò nei vari cassetti della casa. Il suo bottino lo trovò nella cassettiera del soggiorno, ultimo cassetto, in fondo.

Ce n’erano poche, ma poiché esse erano state praticamente dimenticate, nessuno si sarebbe accorto di nulla.

Così ne afferrò una e decise di andare a fumarla fuori, in modo da non lasciare tracce.

Si portò dietro un accendino, e una volta arrivato nel vialetto davanti casa, se la porto alle labbra e la accese.

Ispirò profondamente, per poi tossire.

“Oh – si lamentò – cavolo, è disgustoso”

La sua reazione iniziale fu di ribrezzo, ma man mano che i minuti passavano sembrava tranquillizzarsi sempre di più.

Aragorn si stava ritrovando a passare da lì per andare da Legolas.

Non aveva più parlato con il figlio da quella volta… quella volta in cui gli aveva rivelato tutto.

Il pensiero di non poter parlargli lo faceva molto soffrire.

L’uomo lo scorse, e probabilmente avrebbe dovuto continuare a camminare senza parlargli, ma non appena lo vide fumare gli si fiondò addosso.

“Llweran!”

Il ragazzo sollevò lo sguardo, crucciato.

“Che cosa vuoi, tu?”

“Cosa stai combinando?! Da quando in qua fumi?!”

“Da adesso, serve a calmare i miei nervi!”

“No! - esclamò afferrandogli la sigaretta dalle labbra – ti fa male!”

“Hei, ridammela!”

“Neanche per sogno. Che ti piaccia o no sono tuo padre, e mi sta a cuore la tua salute”

“Oh, che cosa commovente – disse sarcastico – stavo molto meglio prima”

“Llweran… tu non potrai evitare la cosa per sempre, ne sei consapevole, vero?”

“Io sono solo consapevole del fatto che non voglio avere a che fare con nessuno, perché la mia famiglia mi ha mentito, così come i miei amici ed anche la mia ragazza!”

Aragorn poté leggere parecchia sofferenza in quel tono rabbioso.

“Un giorno capirai che lo abbiamo fatto per te”

“Ma quel giorno non è oggi. Ora ti dispiace ridarmi la mia sigaretta?” - domandò tendendo la mano.

“Questa viene con me. Ti rovinerai i polmoni, non va bene se vuoi diventare un giocatore di basket”

“Tsk – gli lanciò un’occhiataccia – d’accordo, che guastafeste”

L’uomo alzò gli occhi al cielo. Llweran non era mai stato un adolescente scapestrato ed incosciente, ma temeva che la sofferenza lo cambiasse in peggio.

C’era una persona che lo aveva seguito… e si trattava niente meno che di Arwen.

 

Legolas aspettava con ansia che Aragorn venisse a trovarlo.

Ormai si vedevano spesso, anche se per poco ed anche se non facevano un granché, se non parlare molto.

Il biondo lo vide arrivare dalla finestra, quindi andò subito ad aprirgli la porta.

“Ciao” - salutò con un sorriso.

“Hei – rispose l’altro, tendendogli la mano – guarda un po’ qui”

“Che cos’è? Tu fumi?”

“Non io, nostro figlio”

“EH?! CHE COSA?!”

“Già. L’ho beccato mentre venivo qui. Come dovrei chiamarla questa, “fase di ribellione”?”

“Questo è terribile – Legolas si fece cadere sul divano – e se diventa un drogato? E se diventa uno spacciatore? Magari lo arrestano, magari muore!”

“Ah, non essere esagerato, una sigaretta non farà di lui un drogato, e poi anche tu fumavi quando avevi la sua età”

“Mi hai convinto tu – lo accusò – il mio Llweran, che cosa gli sta succedendo?”

“Non sono uno psicologo, ma credo che questo sia il suo modo di reagire. Ho l’impressione che le cose non gli vadano troppo bene a scuola”

“L’ultima cosa che volevo era creargli problemi”

“Ah, no. Basta con questi sensi di colpa. Piuttosto, hai parlato con Faramir?”

“Sì. Sai, l’ha presa piuttosto bene”

“Ah, fantastico!”

“Emh – arrossì – questo vuol dire che noi… potremo stare insieme?”

Aragorn sospirò.

“Stai dimenticando Arwen”

“Giusto. Tutto questo è ridicolo. Non c’è un modo per separarvi e fare in modo che Eldarion venga affidato a te”

“I figli non vengono quasi mai affidati al padre”

“Ma a te sì! Tu hai un lavoro, stai bene economicamente, sei una figura genitoriale perfetta. Forse dovremmo provare… dovremmo contattare un avvocato”

“Legolas, ma che vuoi fare?”

“Non è giusto che tu venga separato da tuo figlio. Pensaci, se ci riusciamo forse… forse potremmo vivere insieme, tu, io, Eld e Llweran… come una famiglia”

“L’idea mi stuzzica, ma non so quanto sia fattibile”

“Se non ci proviamo...”

Aragorn sollevò lo sguardo, incrociando i suoi occhi.

“Allora vuoi tornare con me? Pensavo non volessi, dopo tutto quello che è successo”

“Sono ancora innamorato di te, d’accordo? Ma questa volta non intendo correre. Non starò con te prima che tu non abbia lasciato Arwen”

“Mi sembra giusto – gli si avvicinò – quindi se adesso avessi voglia di baciarti tu cosa faresti?”

“Questo – si schiarì la voce – questo è giocare sporco”

L’altro gli accarezzò il viso.

“Giocare sporco è essere belli come te...”

“D’accordo, adesso la cosa sta diventando strana. Abbiamo altro a cui pensare, dobbiamo salvare i nostri figli”

“Giusto, è vero. Allora beh – si allontanò – diamoci da fare”

 

Nello stesso tempo…

 

“Tsk. Ci tiene alla mia salute – Llweran camminava nervosamente avanti e indietro sul marciapiede – non gli è mai importato nulla, figurarsi adesso!”

Arwen, che se n’era rimasta nascosta dietro un albero, poteva osservare quel ragazzo dannarsi e parlare da solo.

Inizialmente aveva sentito di odiarlo, dopotutto lui rappresentava proprio l’unione tra Legolas ed Aragorn. Adesso invece non sapeva cosa provasse, forse compassione.

Proprio per questo motivo gli si avvicinò. Llweran non si accorse di lei finché non gli fu a meno di un metro accanto.

“Oh! - sussultò – lei…”

“Calmo, non voglio fare niente di male”

“Non è qui per insultarmi, vero?” - domandò.

“No, non sono qui per questo. Ti ho visto parlare con mio marito, poco fa”

“Ah sì – borbottò – che rompiscatole”

Ad Arwen venne da sorridere.

“Tutti i padri si preoccupano”

“Lui non è mio padre. Non mi ha cresciuto, non c’è stato”

“Non c’è stato perché… ha avuto noi a cui pensare” - sospirò, capendo forse per la prima volta che non era l’unica in quella situazione a soffrire

“Non poteva esserci per tutti e due? - domandò con amarezza – tutto quello che abbiamo perso, quello che non abbiamo vissuto. Non mi ha voluto”

“Io… forse non sono la persona più adatta per parlarne, ma credo che se avesse potuto ti sarebbe stato accanto. Tu non sei molto diverso da mio figlio. Forse non dovresti odiarlo, è tuo fratello”

“Odio tutti in questo momento”

“Sì – trattenne una risata – posso capire”

Arwen non capiva perché si stesse intrattenendo a parlare con lui. Non si era mai soffermata a leggere le sue sofferenze.

Llweran non aveva colpe. Forse… forse non era colpa di nessuno e forse lei stava prendendo troppo male la cosa.

L’amore poteva finire… o non nascere affatto. Lo sapeva.

“Riguardati – sospirò – hai rischiato già una volta di morire, non far stare in pensieri chi ti ama”

Il ragazzo non rispose. Effettivamente fumare gli aveva fatto schifo, quindi dubitava che l’avrebbe fatto nuovamente.

Non sapeva come avrebbe affrontato le cose il giorno dopo e quello dopo ancora.

Sapeva solo che la rabbia era l’unica cosa a cui riusciva ad aggrapparsi.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo venticinque ***


Llweran non aveva più fumato una sigaretta in quei giorni. Gli era già bastata la prima volta e gli aveva fatto anche abbastanza schifo, perciò sarebbe stato inutile continuare a sfogare i suoi nervi in quel modo. Tutto stava andando a rotoli, non aveva più una famiglia, né degli amici, né una ragazza... il suo essere apatico lo aveva portato a questo, e nonostante tutti gli consigliassero di andare avanti lui non ci riusciva.

Forse era troppo debole!

Il condividere la stessa casa con i gemelli Elladan ed Elrohir non aiutava di certo, perché per come discutevano fuori discutevano anche dentro.

"Hei – il primo lo richiamò – ti dispiace abbassare la musica? Qui stiamo cercando di studiare"

Il biondo per tutta risposta aveva aveva alzato lo sguardo e in segno d sfida aveva aumentato il volume della musica.

"Mi prendi in giro?!" - esclamò Elladan.

"No, non mi permetterei mai" – lo schernì ancora l'altro.

"Ti sto avvisando, la mia pazienza ha un limite"

"Non fai paura a nessuno!"

"Ma insomma! - intervenne anche Elrohir – uno non può neanche studiare in santa pace?"

"Dillo a questo bambinetto qui. Forse se ti mettessi la testa nel wc impareresti ad essere un tantino più rispettoso"

"Non osare toccarmi – lo sfidò – faresti meglio a lasciarmi in pace"

"Perché, sennò ti metti a piangere?"

Quello fu troppo per Llweran, e per quanto non fosse un tipo violento non ci pensò due volte prima di saltargli addosso. Elrohir ovviamente intervenne in favore del fratello.

"Due contro uno, siete scorretti!" - urlò infatti.

Tutte quelle grida erano state udite da Elrond e Thranduil, che immediatamente si precipitarono da loro.

"Hei! - esclamò il primo, separandoli – fermi, ma che diamine fate?"

"La colpa è tutta sua! - esclamò Elladan – se ne deve andare di qui!"

"Tu non mi dici cosa devo e non devo fare, brutto idiota!" - esclamò.

"Ora basta, smettetela tutti e due! - questa volta parlò Thranduil – dovreste vergognarvi, noi siamo una famiglia e come tale dovremmo comportarci"

"Io non ho nulla a che fare con questo qui"

"Beh nemmeno io ho anche fare con uno che usa le mollette a forma di coccinella per i capelli!"

"Le uso solo per stare a casa, idiota!" - esclamò allungando una mano verso di lui.

"Smettetela! - disse subito Elrond – Elladan, Elrohir, non è il modo di comportarsi questo!"

"Io non c'entro niente" – si giustificò subito.

Mentre quei quattro discutevano però, Thranduil avvertì un dolore al basso ventre non indifferente, che immediatamente gli fece capire cosa stesse per accadere.

"Emh... scusatemi..." - disse flebilmente.

"Va bene, va bene, allora visto che non volete collaborare siete in castigo, tutti e due!"

"Ragazzi..."

"Perché noi sì e lui no, non è giusto...!"

"Si fa come dico io!"

"ELROND!"

Quest'ultimo si voltò.

"Cosa c'è?"

"Non vorrei disturbarti – disse con una punta di sarcasmo – ma credo che ci siamo"

"Ci siamo? – lo guardò – adesso? In questo preciso istante? Per forza?"

"Cosa credi che sia io a decider... ahi!"

"Va bene, va bene, d'accordo – afferrò la sua mano – respira, ok?"

"E noi cosa dovremmo fare?" - domandò Llweran.

"In macchina adesso, e senza fiatare" – ordinò l'altro con un tono che di certo non permetteva repliche.

 

Nel frattempo il povero Legolas aveva ben trovato come consolarsi. Adesso che non era più sul punto di sposarsi si sentiva molto meno in colpa, anche se comunque continuava a pensare che fosse tutta una follia.

Le luci erano soffuse ed in mano lui e Aragorn tenevano un bicchiere di vino rosso, rimembrando i bei tempi andati.

"Ti ricordi quella volta che siamo andati in campeggio?" - domandò quest'utlimo.

"Non mi dire niente, la serata più distruttiva della mia vita. Mi ricordo molto bene anche come sono caduto nel lago bagnandomi fino all'osso"

"Sì, ma poi io ti ho preso e ti ho portato vicino al fuoco. Ti ho salvato, se non fosse stato per me ti saresti beccato un brutto raffreddore"

"Oh, allora sono in debito con te"

Aragorn rise. Stare lì e parlare con tranquillità del loro passato era piuttosto piacevole.

"Eh... di cose insieme ne abbiamo vissute.. siamo diventati grandi insieme"

"Già... magari l vita per noi ha in serbo anche altro da vivere insieme, chissà"

Legolas si irrigidì a quelle parole. Era sempre stato il suo sogno, non tanto segreto in realtà. Il fatto era che aveva sempre avuto il ruolo dell'amante e forse era arrivato il momento di smetterla.

"Vorrei dirti di no ma se siamo qui nonostante tutto mi sa che un motivo c'è eccome. Non abbiamo mai smesso di amarci in tutti questi anni, è assurdo"

"Non è assurdo – fece spallucce – è amore... molto semplicemente"

Il biondo si schiarì la voce.

"Forse non dovrei dirlo ma in questo momento è tanto, troppa voglia di baciarti.... dici che è un problema?"

Aragorn sorrise afferrando il suo viso tra le mani.

"No, non è un problema"

Poi si avvicinò a lui e dopo tanto tempo poterono donarsi un bacio come si deve, un bacio che in realtà era soltanto un punto di partenza per qualcosa di più profondo, visto quanto si desideravano. Il telefono del biondo aveva peso a squillare all'impazzata, ed anche se Legolas aveva provato ad ignorarlo, era poi stato costretto a rispondere.

"Ah, e adesso chi è? - lesse il nome sul display e spalancò gli occhi – pronto, Llweran? Tesoro, tutto bene?"

"Ciao.... sì, io sto bene, lo stesso non si può dire per il nonno"

"Eh... aspetta... non mi dirai che..."

"Sì, forse faresti meglio a venire"

"Cazzo"

"Eh?"

"Niente, sto arrivando... sì, arrivo subito.... ciao"

"Qualcosa non va?" - domandò Aragorn.

Legolas sorrise nervosamente.

"Beh, sto per diventare fratello maggiore, devo correre"

 

Per Llweran era stato strano parlare con suo padre dopo quanto accaduto, e ciò gli aveva dato da pensare. Doveva ammettere che un po' gli era mancato.

"Giuro che se ne esco vivo ti ucciderò con la mie stesse mani – si lamentò Thranduil steso sul letto d'ospedale – stupido Elrond, la colpa è tutta tua"

"Lo so, la colpa è sempre mia" – sospirò.

"Piuttosto, quell'ingrato di mio figlio sta arrivando?"

"Sì, l'ho appena chiamato" – rispose Llweran.

"Ah, bene, almeno così mi ricambierà il fav... ah!"

"Non dovresti parlare"

"Io sono troppo vecchio per queste cose"

"Sei vecchio solo quando ti conviene, eh?"

"Non è divertente... ah...."

"Ohi – si lamento Elladan – non oso immaginare il dolore"

"Ragazzi, fareste meglio ad uscire" – suggerì Elrond.

"Non possiamo rimanere?"

"No, e poi anche se fosse credetemi, voi non volete vedere. Tranquillo Llweran, mi prenderò io cura di lui"

E così i tre ragazzi furono costretti ad andare in sala d'aspetto.

"Io non avrò mai dei figli" – proclamò Elrohir.

"E certo, tanto chi è che vuole farli con te?" - lo schernì il fratello.

"Ragazzi, non è il momento"

"Non è il momento? Ma se sei stato giorni a rompere, adesso dici a noi che non è il momento?"

"Lo so, ma adesso non è il momento per davvero"

"Ha ragione lui" – sospirò Elrohir.

"Ah, va bene" – sbuffò.

Llweran sbuffò Poco dopo il biondino si voltò verso l'entrata, scorgendo Legolas che annaspando si stava dirigendo verso di loro... insieme ad Aragorn.

"Llweran – ansimò - come sta andando?"

"Non lo so, credo bene – disse a braccia conserte – eravate insieme?"

"Noi, ecco..."

"Sì, eravamo insieme" – disse Aragorn.

"Capisco. Beh, non possiamo fare altro che aspettare"

La situazione adesso era strana. Tutti e tre si trovavano accanto ma senza parlare, e per la prima volta Legolas non sapeva che dire.

"Come stai Llweran? - sussurrò ad un certo punto – non ti vedo da troppo"

"Mi sembra di averti già detto che sto bene"

"Sono tuo padre, capisco quando non è vero"

"Ma che diamine, non ti sfugge nulla"

"Aragorn mi ha detto che hai fumato"

"Hai fatto la spia!" - lo accusò.

"Era giusto che sapesse, siamo i tuoi genitori"

"Sì, peccato che ve ne siete ricordati solo adesso" – rispose con fare polemico.

"Llweran, non se adesso è il momento giusto"

"Lo è eccome – disse alzandosi in piedi – voi forse non avete idea di cosa vuol dire vivere per sedici anni con una convinzione che in un giorno viene del tutto smontata !Mi sento tradito, peso in giro e soprattutto... non riesco più a fidarmi!"

"Hai perfettamente ragione – rispose Aragorn – non c'è giustificazione per quello che abbiamo fatto. Solo ti prego... non portarci rancore per sempre. Non è stato facile per noi"

"Per te è stato facilissimo, mi pare"

"Llweran" – Legolas lo richiamò.

"Cosa c'è? E' vero? Lui faceva la bella vita mentre noi facevamo i sacrifici. Non gli importa nulla, né di me né di te"

"Questo non è assolutamente vero" – rispose Aragon con severità.

"Ah, vuoi forse dire che lo ami? Che vuoi bene anche a me? Tu non capisci – sembrava esasperato – tu non sei mio padre. Non ci sei stato.... non ci sei stato..."

Il suo tono di rabbia aveva lasciato posto ad una tristezza più che evidente.

Aragorn lo capì immediatamente. Era vero, non c'era stato, se non passivamente, ed era più che giusto che suo figlio non lo riconoscesse in quel ruolo.

"Va bene, stiamo tutti calmi adesso – suggerì Legolas – devi capire Llweran che la situazione era molto... più pesante e complicata"

Il ragazzo si asciugò gli occhi, da cui avrebbero altrimenti rischiato di uscire delle lacrime.

"Mi sforzo di capirlo ma non lo capisco invece. Non lo so quanto tempo mi ci vorrà per perdonarvi" – disse infine.

Legolas ed Aragorn si lanciarono un'occhiata senza dire nulla. Forzarlo sarebbe stato inutile e controproducente.

Seguirono altri interminabili minuti di silenzio. A braccia conserte Llweran si era addormentato sulle sedia e con la testa poggiata al muro, Legolas invece aveva trovato un comodo giaciglio sulla spalla di Aragorn.

Dopo un po' il silenzio fu squarciato da un vagito.

Legolas sussultò, ed Aragorn lo tranquillizzò sorridendogli.

"Congratulazioni" – gli disse.

Poco dopo la porta si aprì e un'infermiera fece il suo ingresso portando avanti una culla che somigliava più che altro ad una gabbietta in vetro.

Immediatamente vi furono tutti intorno.

"Wow, com'è carino!" - esclamò Llweran ritrovando immediatamente il buon umore.

"Carina – lo corresse lo l'infermiera – è una lei"

"Una lei? Ho una sorella?" - domandò Legolas ancora incredulo.

La bimba dalle guanciotte rosee aveva pochi capelli di un biondo molto scuro, e gli occhi erano già vispi.

"Hanno deciso di chiamarla Yaren" – disse ancora l'infermiera.

"E' bellissima – sussurrò il biondo accarezzandole una guancia – benvenuta, Yaren. Come sta mio padre?"

"Bene, adesso sta riposando un po'. Sono contenta di vedere che questa piccola è già amata da tutti"

"Oh, lo può dire forte" – aggiunse Llweran, completamente preso dalla nuova arrivata.

Arwen arrivò esattamente in quel momento, seguita da Eldarion. Immediatamente si diresse verso la culla, in fretta e furia.

"Oh – disse commossa – allora è nato! Com'è carino!"

"Carina – la corresse Legolas – è una lei"

La donna sollevò lo sguardo incrociando lo sguardo ed incrociando poi quelli dell'ex marito. Si ritrovavano tutti lì, e ciò era piuttosto imbarazzante.

"Scusate, vado a prendere un caffè, ne ho bisogno" – disse a quel punto Aragorn nella speranza che non scoppiassero litigi.

Fortunatamente, forse anche grazie all'arrivo di Yaren, non sembrava intenzionata a creare discussioni.

"E'... andato tutto bene?" - domandò Arwen.

"Eh? Ah sì... tutto bene..."

"Capisco. Sai... è piuttosto strano. Detto in tutta sincerità, io ti detesto"

"Avevo intuito"

"Però allo stesso tempo facciamo parte della stessa famiglia. Abbiamo una sorella in comune adesso, i nostri genitori stanno insieme, abbiamo avuto un figlio dallo stesso uomo..."

"Sì, ho capito cosa vuoi dire" – la interruppe.

"Forse – Arwen sorrise nervosamente – il destino mi sta prendendo in giro. O forse sta cercando di dirmi qualcosa"

"Arwen, ti prego – per la prima volta Legolas si stava rivolgendo a lei come se fosse un'amica e non una nemica – non portare via Eldarion ad Aragorn, non costringerlo a seguirti. L'hai detto tu stesso che siamo una famiglia ormai"

"Lo so. E credevo che in questo modo avrei salvato quella stessa famiglia... adesso sinceramente non ne sono più sicura – si interruppe quando sentì Yaren lamentarsi – hei... ciao piccola. Sappi che sei molto fortunata. Hai appena guadagnato ben tre fratelli maggiori, una sorella e due nipoti che ti proteggeranno sempre"

A Legolas venne da ridere. Dubitava che quella breve chiacchierata avrebbe cambiato le cose. Ma magari, chissà, poteva essere un punto d'inizio.

Ovviamente Llweran ed Eldarion non avevano potuto ignorarsi. O per meglio dire, il primo ci aveva anche provato, ma il secondo aveva deciso di parlargli.

"Hei... che faccia, dovresti essere felice"

"Io sono felice infatti – rispose altezzoso – solo che non sono felice di vederti"

"Rassegnati, ormai facciamo parte della stessa famiglia, e poi io diventerò il preferito di Yaren, per cui..."

"Col cavolo" – borbottò il biondo, facendolo ridere.

"Sono molto contento di vederti. Possiamo parlare un attimo?"

"E di cosa?"

"Mi manca il vecchio Llweran. Quello buono, gentile e premuroso. Mio fratello"

"Smettila di ripeterlo. Lo so, manca anche a me, ma non è colpa mia. E' come se il mio cuore si fosse chiuso ermeticamente"

"Allora riaprilo, che diamine – sbuffò – sai che cosa penso? Che sei un debole"

"Hei!"

"E' così! Perché una persona forte non ha bisogno di chiudersi in se stessa. Sei arrabbiato, ferito e deluso, e fai bene. E so che non potrà passarti tutto dall'oggi al domani, ma almeno sforzarti, e sforzati per davvero! Io e gli altri ti siamo vicini, e lo è anche Shauna... che tu hai trattato male..."

Era proprio vero. Quanto perfido era stato con lei, lei che era sempre stata così dolce e attenta nei suoi confronti. E lui invece si era comportato da cretino.

Dopo tanto tempo stava nuovamente imparando a sentire cose come il senso di colpa.

"Sì, l'ho trattata male – ammise – accidenti, e ora come faccio?"

"Va da lei e chiedile scusa! Tu la ami, no? Allora va"

Llweran si guardò intorno con fare indeciso. Aveva ragione Eld nonostante tutto.

"E va bene, vado!" - esclamò.

"Bravo!" - si complimentò.

"Hei Llweran! - Legolas lo chiamò vedendolo correre via – ma dove vai?"

"Ah, sta andando solo a risolvere i suoi problemi d'amore" – gli rispose Eld.

Aragorn arrivò in quell'istante.

"Ho visto Llweran che correva, ma dove sta andando?"

"A risolvere i suoi problemi d'amore" – disse semplicemente, facendo spallucce.

Mentre correva, Llweran non poteva fare a meno di continuare a ripetersi quanto stupido fosse stato. Trattare male i suoi amici... la sua ragazza!

Doveva rimediare in qualche modo.

Dopo una forsennata corsa che lo aveva lasciato senza fiato, Llweran era giunto a destinazione.

Ansimante, suonò il campanello. Poco dopo Sam aprì.

"Sam – chiamò – ciao... Shauna è in casa"

"Sì, è in casa – rispose squadrandolo – ma tu non puoi entrare"

"Cosa? Ma io devo parlarle, per favore!"

"Non dopo quello che hai fatto"

"Senti, mi dispiace di essermi preso la sua verginità, d'accordo?! - esclamò esasperato – ma adesso le devo veramente parlare"

"Adesso te lo puoi proprio scordare, brutto tradi..."

"Sam – Frodo lo rimproverò – non essere maleducato! Scusalo Llweran. Entra pure"

"Grazie – sospirò – mille volte grazie"

Entrò, risalendo le scale mentre Sam lo guardava in cagnesco.

La porta della camera di Shauna era aperta e quest'ultima stava comodamente seduta sul proprio letto con le cuffie dentro le orecchie.

Llweran la vide e silenziosamente le arrivò dietro, coprendole gli occhi con le mani.

"Eh? - domandò la ragazza togliendosi le cuffie – ma che...? Llweran?"

"Sono io"

"Ma... che fai qui? E' successo qualcosa?"

"Effettivamente è successo qualcosa. E' successo che sono rivenuto, almeno in parte, e ho capito quanto sono stato stupido a trattarti male!"

Shauna arrossì leggermente.

"Mi sono sentita molto ferita, lo ammetto"

"Lo so e mi dispiace! Ho preso troppo male la cosa e mi sono sfogato con te e con gli altri che invece volevano solo aiutarmi. Temo che non mi vorranno più vedere"

"Ma chi, i nostri amici? No, non credo proprio, loro capiranno"

"E tu? Tu capisci?"- sussurrò avvicinandosi.

Lei sorrise radiosa.

"Io capisco. Sono contenta che tu mi abbia chiesto scusa, ormai non ci speravo più"

"Oh, meno male! - esclamò abbracciandolo – adesso mi sento molto meglio, molto meglio! Ah, ed inoltre – tirò fuori il telefono, mostrandole una foto – voglio presentarti mia zia. Si chiama Yaren"

A Shauna si illuminarono gli occhi.

"Oh, com'è tenera! Un po' ti somiglia lo sai? Amo i bambini, magari un giorno potremmo farne uno e due"

Llweran si schiarì la voce.

"Mi piacerebbe molto"

Shauna si avvicinò alle sue labbra, e dopo settimane si donarono un bacio profondo ed intenso, ricco di emozione ed anche un abbondante pizzico di eccitazione.

"Emh, emh"

I due si voltarono. Ad averli interrotti era stato niente meno che Sam.

"Le mani si tengono al proprio posto"

"Sam, non essere noioso – Frodo lo rimproverò di nuovo – Llweran, ti andrebbe di rimanere a cena?"

"Io? Sì, mi piacerebbe molto" – accettò volentieri. Shauna si aggrappò al suo braccio.

Adesso che erano tornati più uniti che mai, le cose sarebbero andate meglio.

 

Intanto, Legolas ed Aragorn erano usciti un attimo dall'ospedale per prendere una boccata d'aria.

"Arwen ti ha detto qualcosa?" - gli chiese.

"Sì, ma stranamente è stata più gentile del solito. Ha detto che siamo una famiglia oramai e che non è sicura di voler andare fino in fondo con ciò che vuole fare... non so, è strano, e se ci sta prendendo in giro?"

"Potrebbe essere, ma stranamente credo che non sia così"

"La cosa che mi spaventa è che tutto, anche la nostra relazione, dipende da lei"

A quel punto ad Aragorn venne da sorridere.

"Questo vuol dire che se fosse per te torneresti con me anche subito?"

"Eh... io non ho detto questo"

"Però è qullo che intendevi"

"E smettila di leggere tra le righe" – sbuffò arrossendo.

"Hei, voi piccioncini!"

I due riconobbero immediatamente la voce di Faramir.

"Faramir! - esclamò Legolas buttandogli le braccia al collo – sono così felice di vederti"

"Oh, anche io. Congratulazioni, hai avuto una sorellina. Adesso ti porterà via tutte le attenzioni, spero tu non sia geloso"

"No, credo di aver passato da un pezzo il periodo della gelosia"

"Bene. Ciao Aragorn, non è che ho interrotto qualcosa?"

"No, non stavamo facendo nulla" – disse il biondo.

"Certo – Faramir appariva estremamente malizioso – beh, siete di buon umore, sarebbe giusto sfogarvi in un certo modo"

"Beh, per me non ci sarebbero problemi" – fece Aragorn.

"Ma la volete smettere di parlare di queste cose?! Davanti a me tra l'altro!"

"Ah, andiamo – Faramir rise – il povero Legolas è così sensibile, hai notato che non dura un bel niente?"

"Sì, effettivamente ci ho fatto caso!"

Legolas divenne rosso come un pomodoro. Quei due erano passati dall'essere rivali in amore ad amici che lo prendevano in giro riguardo le sue prestanze sessuali.

"Questo è veramente forte!"

"Andiamo, ti sto solo prendendo in giro. Quello che voglio dire è... non fatevi scappare a vicenda, oppure giuro che stavolta vi uccido, parola mia"

Gli altri due si guardarono senza parlare. Si erano già persi e trovati fin troppe volte.

Forse le cose sarebbero state destinate ad andare bene per quella volta.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo ventisei ***


I neonati erano carini, ma avevano un grande difetto: piangevano troppo.

Di giorno, di notte, quando avevano fame, quando avevano sonno e quando volevano attenzioni. Adesso che in casa erano in sei la convivenza era diventata un po’ difficile, anche se almeno aveva dissipato i problemi con i due gemelli.

Peccato che l’umore fosse un po’ troppo basso a causa del sonno che mancava.

Thranduil cullava Yaren, in realtà lo stava facendo da circa mezz’ora, con un’espressione stanca.

“Yaren, ti prego, papà ti adora ma se non dormi mi farò venire un esaurimento nervoso”

“Forse ha fame”- suggerì il nipote.

“Ha mangiato poco fa”

“Magari deve essere cambiata?”

“Cambiato anche quello”

“Quali altri problemi può avere un neonato?” - domandò Elladan esasperato.

“Sssh, se gridate la farete agitare di più. Ma dove si è cacciato Elrond, quel tipo mi lascia da solo così!”

“Io non ti ho lasciato solo – urlò dall’altra stanza - Sto solo cercando di fare un po’ d’ordine, è tutto fuori posto”

“Beh, scusami se tra le altre cose non ho avuto tempo di pulire!”

Llweran si trattenne dal ridere. Avere un bambino doveva essere meraviglioso ma anche difficile, chissà come facevano certe persone a crescerli in solitudine.

“Posso prenderla io?” - domandò.

“La vuoi? Accomodati!” - esclamò porgendogliela come se fosse stata un sacco di patate.

Non appena il più piccolo la prese tra le braccia, la bimba si zittì istintivamente, guardandolo con curiosità.

“Hei Yaren, adesso non piangi più?” -disse sorridendo.

“E’ perfetto, ti prego, tienila tu, sono ore che non godo un po’ di silenzio!”

“Adesso devo andare agli allenamenti di basket, ma se vuoi posso portarla con me”

“Con te? Da solo? Fuori?” - domandò preoccupato.

“Tecnicamente non sono solo, e poi starò attento, fidati di me”

“Ti dico di sì soltanto perché la stanchezza non mi fa ragionare. D’accordo andate, finalmente potrò dormire come si deve!

E così Llweran insieme ad Elladan ed Elrohir si avvicinò verso la scuola spingendo il passeggino. Parevano quasi la locandina di qualche commedia.

Ormai era primavera inoltrata e iniziava a fare caldo. Per questo quando arrivarono trovarono il resto del gruppo nel campo da basket esterno.

“Hei, non mi avevate detto che tu e Shauna avevate avuto un bambino” - scherzò Eldarion.

“Come sei spiritoso. Per qualche strano motivo Yaren non piange solo con me, così l’ho portata qui”

Immediatamente tutte le ragazze furono intorno alla bambina per coccolarla.

“Quant’è carina” - disse Sabia.

“La voglio anche io” - fece Una.

“Oh, la adoro – Enya sembrava la più presa di tutti – e adoro i bambini”

“Forse dovresti farne uno anche tu, secondo me saresti una brava madre” - disse Shauna.

“Davvero lo pensi?” - domandò con aria sognante mentre si immaginava con un bambino. Il vero problema era trovare un uomo con cui farlo, e una mezza idea ce l’aveva anche, peccato che sembrava altamente impossibile

“Va bene ragazzi, Allora, manca poco alla partita di fine anno, e voi siete tutti molto migliorati, ma non è abbastanza. Voi sapete che pretendo la perfezione”

“Ah - Sabia deglutì nervosamente – e se qualcosa va storto?”

“Cosa mai dovrebbe andare storto?”

“Non lo so, ma sai come sono queste cose, c’è sempre qualcosa che non va”

“Sabia Tuc, non farti prendere dal panico. E poi tu sei il nostro asso nella manica, se succede qualcosa vai in campo tu”

“Chissà perché la cosa non mi tranquillizza” - deglutì.

E così i ragazzi cominciarono il loro allenamento mentre la piccola Yaren risposava, finalmente, all’ombra.

 

Davanti allo specchio Aragorn si stava sistemando la cravatta, e pensieroso per com’era sussultò quando vide Arwen spuntargli da dietro.

“Mi hai fatto prendere un colpo” - sospirò.

“Cosa pensavi, che spuntassi con un coltello per pugnalarti alle spalle?”

“Beh, avrebbe potuto essere”

Arwen si lasciò scappare un mezzo sorriso per poi tornare seria.

“C’è una cosa che devo dirti. Ho riflettuto e credo sia giusto avviare le pratiche per il divorzio”

Aragorn sgranò gli occhi, sorpreso. Non si sarebbe mai aspettato una decisione del genere da parte di sua moglie, ma ciò lo aveva reso estremamente felice.

“Davvero Arwen?” - domandò.

“Sì… tuttavia ho deciso che comunque Eldarion verrà con me. Ho deciso, ci trasferiremo in Italia”

Immediatamente la felicità dell’uomo fu spazzata via.

“Che… cosa? - balbettò – ma… credevo che...”

“Voglio ricostruirmi una vita. E poi potrai venire a trovarlo quando vuoi”

“Ma è dall’altro lato del mondo! Non puoi portarmelo via!”

“Eldarion ha bisogno di sua madre”

“Non sto dicendo che non deve stare con te, ma non in un altro continente!”

“Ti ho già dato quello che vuoi, non puoi portarmi via anche mio figlio!”

“Quello che voglio? Non è un gioco, Arwen!”

“Proprio per questo. Mi dispiace, ma adesso lui è tutto quello che mi rimane”

Dicendo ciò Arwern si allontanò senza aggiungere nient’altro, lasciando il marito lì da solo. Per un attimo pensava di avercela fatta, ma era evidente che non poteva essere tutto così facile come sperava.

 

Chi invece aveva già ricevuto quella notizia da ben prima di lui era proprio Eldarion. Mentre i suoi amici si allenavano si era lasciato cadere al suolo, con il cellulare in mano e un’espressione vacua. Non voleva che tutto finisse così, non voleva andarsene e lasciare i suoi amici così. Non voleva neanche costruirsi una nuova vita, a lui piaceva la sua di vita.

Ansimante Llweran lo raggiunse, accorgendosi del suo malumore.

“Eld, ma perché quella faccia?” - domandò.

“Perché secondo te? Per il mio trasferimento. Non ce la posso fare” - si lamentò esasperato.

“Ragazzi – Shauna li richiamò – state litigando di nuovo?”

“No, in realtà lo sto consolando”

“Consolando per cosa?”

Eldarion sospirò avvilito.

“E’ ufficiale. Mi trasferisco. In Italia. Molto… lontano da qui”

Non appena Tauriel ebbe udito quelle parole gli gettò le braccia al collo con le lacrime agli occhi.

“Ma non puoi andartene sul serio! Ci sono io… e gli altri!”

“Nemmeno io voglio andarmene, ma cosa posso fare?”

“No – A Llweran venne quasi istintivo rispondere – tu non te ne andrai, parola mia”

“Cosa? Come fai ad esserne certo?”

“Infatti non ne sono certo, ma non è giusto che tu venga punito per qualcosa che non hai fatto”

Il suo tono era pieno di determinazione. La rabbia, che ancora esisteva, era stata incanalata in maniera più positiva, o almeno in parte.

 

Intanto Aragorn aveva raggiunto Legolas per informarlo della terribile notizia che aveva ricevuto.

Immediatamente il biondo tentò di trovare una soluzione a quel problema che sembrava però senza via d’uscita.

“Ma non possiamo, che so, mettere in mezzo un avvocato, assistenti sociali?”

“Non funzionerà mai – Aragorn sospirò – Arwern ha un lavoro, economicamente sta bene ed è una buona madre, non avrebbero motivo di toglierle Eld per affidarlo a me”

“Allora accusiamola di essere matta! Non penso neanche sia una bugia! Non può farti questo, non è giusto. Ti sta costringendo a scegliere, io lo so che è così!”

“Ma non andrò con lei – si avvicinò a lui – qui ci sei tu”

“Ma tuo figlio… - sussurrò – forse stiamo sbagliando di nuovo”

“Hei… no. Non tirarti di nuovo indietro, altrimenti sarà stato tutto vano”

Anche volendo, come avrebbe potuto tirarsi indietro? Aragorn lo teneva così stretto a sé, metaforicamente e anche fisicamente, che non avrebbe avuto scampo neanche volendo.

Istintivamente lo abbracciò. Dovevano tenere duro, perché per l’ennesima volta il mondo intorno a loro stava cercando di separarli. Questa volta avrebbero dovuto lottare come non avevano fatto per le due volte precedenti.

Si staccarono quando sentirono la porta aprirsi. Llweran era comparso insieme a Yaren, con la sua solita espressione indifferente.

“Llweran” - Legolas pareva sorpreso.

“Se interrompo qualcosa me ne vado”

“No, no, no! - disse subito Aragorn – non interrompi niente, e poi questa è casa tua”

“Hai portato la piccola?” - domandò l’altro.

“Sì, preferisce stare con me. Non ha fatto altro che piangere fino a qualche ora fa”

“Ah, sei più bravo con i bambini di quanto lo sia mai stato io” - Aragorn tentò di alleggerire l’atmosfera, ma non vi riuscì, ed infatti ricevette una gomitata da Legolas.

“Come mai sei qui?” - domandò quest’ultimo.

“Per parlare. Della vostra relazione. Ho saputo che Eldarion dovrà andarsene … ed ovviamente questa è la conseguenza del fatto che siete tornati insieme”

“Noi non… non ancora, devo prima divorziare” - spiegò Aragorn.

“Sì, però io non voglio che lui vada via!”

“Nemmeno io. Però così almeno noi saremo una famiglia”

“Non lo saremmo a prescindere perché avrei mio fratello lontano. E poi, a dirla tutta, se devo scegliere fra i due preferisco lui. Lui c’è sempre stato, tu no”

“Llweran” - Legolas fece per dirgli qualcosa, ma Aragorn lo interruppe.

“Hai ragione. Però vedi, il fatto è io e tuo padre ci amiamo. Non lascerei mai andare via Eld, non voglio più scegliere”

“Ma perché non dovresti scegliere? - domandò quasi con tristezza – l’hai cresciuto fino ad ora ed io… io non posso avere bisogno di qualcosa di cui non sapevo neanche l’esistenza. E poi io ormai vado per i diciassette, ti sei perso tutto”

“Lo so, ma non è troppo tardi”

Llweran si schiarì la voce. Adesso il suo tono sembrava diverso, sembrava quasi… provato.

“Secondo il mio parere non dovresti scegliere me, sarebbe da egoista. Ma immagino che per l’ennesima volta la mia opinione non conti, vero?”

“Conta eccome – questa volta parlò Legolas – ti prego… abbi pazienza. Almeno torna a vivere con me...”

“Sinceramente non me la sento, mi fa già strano sapervi insieme. E poi manca pochissimo alla partita di fine anno, e io devo concentrarmi”

“Noi ci saremo. Ci sarò anche io” - gli disse Aragorn.

E per un attimo nella testa di Llweran si materializzò l’immagine della famiglia perfetta che aveva sempre desiderato e che adesso sembrava quasi realtà.

Peccato che la realtà non era facile come la fantasia.

“Come volete” - disse facendo spallucce. Poi se ne andò.

“Hei – Aragorn poggiò una mano sulla spalla di Legolas – andrà tutto bene”

“Come fai ad esserne certo?”

“Non lo so. Lo so e basta”

Tutta quella sicurezza lo rincuorava, tuttavia il biondo sentiva di avere qualcosa di importante da dire, non a lui, ma ad Arwern.

 

Quest’ultima usciva da lavoro ad un orario specifico che ormai Legolas aveva imparato. Appostato fuori dal suo ufficio sembrava più che altro uno stalker.

La donna gli passò elegantemente davanti, e quando Legolas la vide la afferrò immediatamente per un braccio.

“Oh! - esclamò lei – tu! Mi hai fatto venire un colpo!”

“Mi dispiace, ma dovevo parlarti immediatamente – le rispose – Aragorn mi ha detto che vuoi andare via”

“Beh, non capisco dove sia il problema. Voi potrete stare insieme e vi libererete di me!”

“Ma Aragorn non vuole stare lontano da nessuno dei suoi figli. Ti prego Arwen non… non essere egoista!”

“Pensare al bene mio figlio non è essere egoista!”

“Ah, e il bene di tuo figlio sarebbe portarlo via dagli amici e da tutto il resto?”

“Cosa pretendevate? Che stessi a guardare mentre voi giocate alla famiglia felice? Tu mi hai portato via l’uomo che amo!”

“Lui non è mai stato tuo! - disse senza pensarci – il suo cuore è sempre appartenuto a me. E mi dispiace, abbiamo fatto degli errori, ma perché a pagarne le conseguenze devono essere i nostri figli? Ti prego… io capisco bene cosa ti passa per la testa… ma temo che così farai del male ad Eld...”

Arwern si sentì colpita nel profondo, ma tentò di non darlo a vedere. Il fatto era che si sentiva davvero sicura che quella fosse la scelta giusta, poi arrivava lui e le metteva mille dubbi in testa!

“Tu dovresti odiarmi – disse con tono spezzato – e dovresti essere felice di non avermi più tra i piedi. Credimi, sarà la scelta migliore per tutti!”

“Ma… aspetta!” - Legolas provò a fermarla, ma la donna era corsa via.

Rimaneva troppo poco tempo per agire e scegliere… ma scegliere che cosa?

Non potevano essere separati adesso che finalmente si erano ritrovati.

 

Il giorno dopo a scuola…

 

Llweran sembrava aver ritrovato il suo cattivo umore. Ma la cosa positiva era che anche i suoi amici sembravano piuttosto giù di corda.

“Hei ragazzi – Eldarion tentò di consolarli – non sto mica morendo”

“Beh… è molto simile ad una morte – proclamò Una – siamo sempre stati insieme, non è giusto che tu te ne vada così”

“Ma potete venire a trovarmi. Ed io verrò a trovare voi”

“Ci vedevamo ogni giorni, adesso ci saranno chilometri di distanza ed anche un aereo da prendere” - sbuffò Shauna.

Tauriel poggiò la testa sulla spalla del suo ragazzo, con un misto di rassegnazione e dolcezza.

“Non ho mai creduto nelle relazioni a distanza… ma forse dovrei cominciare. Voglio ricevere tante lettere, non sms. Quelle sono più romantiche”

“Ma certo, tutte quelle che vuoi. L’Italia non è così male, e poi si mangia bene”

“Sì, ma non tradirmi con qualche ragazza del posto!”

“Smettetela – proclamò Llweran – lui non andrà da nessuna parte”

“Come fai a dirlo?” - domandò Eld.

“Lo dico perché sono stanco che gli altri debbano decidere per noi. E poi tu sei mio fratello. Ti ho odiato quando l’ho saputo ma adesso non ti voglio a mille miglia di distanza. A costo di scappare, di fare qualche follia, ma non ci separeranno”

“Wow – Eld era sorpreso – non… me l’aspettavo”

“La famiglia si protegge sempre” - disse con una certa solennità. Quella frase che si era insinuata nella sua testa stava iniziando a farlo riflettere su tante cose.

Lui avrebbe fatto di tutto per proteggere Eld, come suo padre aveva fatto di tutto per proteggere lui. In fondo era la stessa cosa, no?

“Va bene ragazzi, ma in questo momento non pensiamoci! Dobbiamo essere carichi, la fine è vicina!” - disse Una.

I due fratelli si guardavano. La parola “fine” poteva davvero intendere la fine di tutto. O un inizio. Ciò rimaneva un mistero ma lo sarebbe rimasto per poco .

NDA
Stento a crederci ma il prossimo sarà l'ultimo capitolo. Non so se sarà particolarmente più lungo degli altri ma... accadranno tante cose, non vi resta che aspettare!

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo ventisette ***


Il tempo era volato, e la finale era giunta quella sera di inizio giugno.

La tribuna era già piena, e ciò rendeva non poco nervosa Enya. Già, proprio lei in genere così coraggiosa e sicura, era nervosa. Aveva fatto un buon lavoro? E soprattutto, le cose sarebbero andate effettivamente bene come sperava?

"Cosa stai guardando?" - domandò Una curiosa.

"Niente! - esclamò lei. Non voleva spaventarla inutilmente – osservavo il nostro pubblico, tutta quella gente è lì per noi"

"Adoro la tifoseria! - esclamò Tauriel nel suo vestito da ragazza ponpon – farò in modo che si tifi solo per noi!"

"Quelli sono i nostri avversari per caso?" - domandò Shauna.

Dall'altro lato vi era un'altra squadra i cui membri erano completamente diversi da loro, alti, possenti e di aspetto più che altro sgradevole. E ciò li faceva apparire terribilmente forzuti e spaventosi.

Enya poté vedere l'espressione dei suoi piccoli amici cambiare.

"Non fate quelle facce. Loro avranno la forza probabilmente, ma noi abbiamo l'intelletto, e questo è decisamente più importante. Adesso non voglio che vi facciate prendere dal panico, per cui correte a riscaldarvi, mentre io faccio gli onori di casa!"

Il suo tono era incoraggiante ma in verità serviva soltanto a nascondere una grande ansia: quante possibilità avrebbero avuto di vincere contro quei mostri?

 

Buona parte della tribuna era stata occupata dalla Compagnia dell'Anello, che ovviamente non faceva mancare di farsi sentire.

"Io odio tutto questo – borbottò Gimli – perché dovete sempre mettermi in mezzo?"

"Perché siamo un gruppo, dove va uno vanno gli altri" – lo rimbeccò Frodo.

"Quindi se voglio andare al gabinetto mi seguite tutti?"

"Sai cosa intendo. E poi dovresti essere contento di vedere la tua quasi-fidanzata"

"Taci!" - lo zittì.

Legolas ed Aragorn si erano ritrovati ad essere seduti accanto. C'era anche Arwen, qualche metro più distante, ma avevano preferito non guardarsi neanche

"E chi l'avrebbe mai detto che ci saremmo trovati qui insieme" – disse il primo.

"Già. Sarebbe bello se fosse così sempre...se solo non mi sentissi così costantemente minacciato" – sbuffò l'altro.

Il biondo si strinse al suo braccio per tentare di tranquillizzarlo: la scuola sarebbe finita a giorni e Arwen sembrava irremovibile sulla sua scelta. Sembrava che non potessero fare altro che arrendersi alla realtà dei fatti: la cosa più facile sarebbe stata lasciarsi, ma nessuno dei due voleva staccarsi dall'altro oramai.

"Questo posto è libero?" - domandò ad un tratto una voce.

"Sì, credo di sì"- rispose Legolas, che nel voltarsi si rese conto che quella voce non apparteneva ad un estraneo, bensì a Faramir, seguito a sua volta da Thranduil ed Elrond. In braccio a quest'ultimo Yaren succhiava avidamente il ciuccio.

"Ciao! - esclamò – ci siete anche voi!"

"Certo, non me lo sarei perso per nulla al mondo!" - esclamò Faramir.

"E nemmeno io – disse Thranduil lanciando un'occhiata ad Aragorn – vedo che siete insieme. A quanto pare qualcuno non impara mai"

"Vi prego, possiamo evitare discussioni? Questa è una serata importante"

"Giusto, ha ragione lui – disse Faramir sedendoglisi accanto e per poi sussurrargli - allora, vi siete messi insieme?"

Legolas scosse il capo esasperato, poi fu distratto dalla voce di Merry.

"Guardate, lì c'è Enya, ma dove sta andando?"

"Io credo si stia dirigendo a conoscere l'allenatore dell'altra squadra" – suggerì Gandalf.

Quando Gimli udì quelle parole non poté rimanere indifferente.

Osservò Enya camminare tutta impettita e con fare nervoso, verso una figura sconosciuta.

La giovane donna arrivò a destinazione, sgranchendosi la voce.

"Emh, salve – si schiarì la voce – io credo sia il caso di presentarci. Mi chiamo Enya Durin Baggins. Lei è...?"

L'uomo si voltò: era la figura più inquietante che avesse mai avuto la sfortuna di avere davanti: alto sicuramente almeno due metri, uno spesso alone di misero intorno, occhi vuoti, viso privo d'espressione ed una voce talmente grave da farla tremare.

"Chiamami Sauron"

Enya tremò. Anche il nome faceva paura, ma doveva cercare di dimostrarsi tranquilla.

"Ah... originale. Spero potremmo giocare senza problemi e con sportività, e soprattutto divertirci, perché l'importante è divertirsi, vero?" - domandò con un sorriso nervoso, mentre l'altro si avvicinava sempre di più al suo viso.

"Non so chi abbia inventato una cosa del genere ma... di certo io non sono qui per divertirmi. Noi vinceremo, vi faremo a pezzi, e su questo puoi starne certo... piccola e strana ragazzina"

Se si fosse trattata di una persona qualunque Enya avrebbe risposto a tono. Ma era completamente bloccata, quel tipo sembrava risucchiarle via la vita e il respiro.

Solo quando si fu allontanato poté riprendere a respirare, ma adesso i nervi erano nuovamente alti. Forse aveva un pochino sottovalutato i suoi rivali.

"Enya, tutto bene?"

A domandare ciò fu la più inaspettata delle persone.

"Gimli – rispose sorpresa – io ecco... sì, sto benissimo, perché?"

"Perché sei pallida e soprattutto tremi. Non ti farai spaventare da quello lì?"

"No, certo che no! Io non ho paura di niente, assolutamente!" - esclamò.

"Bene, perchè è inutile avere paura. Tu sei una che vince"

Enya sorrise sinceramente lusingata da quel complimento. Per una volta il suo orgoglio e la sua corazza di ferro stavano lentamente andando a farsi benedire.

Abbassò lo sguardo.

"Sarebbe un favore troppo grande se ti chiedessi di rimanere qui? Sai com'è... per gestire meglio i nervi"

Gimli fu sorpreso, ma quella richiesta gli fece piacere. Era incredibile il riuscire a conversare senza litigare.

"No, non è un favore troppo grande. Lo faccio volentieri"

Mentre i due parlavano, la squadra tentava di scaldarsi, malgrado l'umore un po' basso.

"Io sono piccola, se qualcuno di quegli omoni lì mi fa male, li uccido!" - sbuffò Shauna.

"Non ti preoccupare – le disse Llweran, deciso come non mai – contate su di me, porterò la squadra alla vittoria!"

Legolas ed Aragorn avevano deciso di andare dal figlio, giusto per dargli un po' di conforto, malgrado quest'ultimo sembrasse non averne bisogno.

"Hei – lo richiamò il primo – sembri in forma"

"Voi? Insieme?" - domandò sorpreso.

"Spero ti faccia piacere che siamo entrambi qui" – disse Aragorn.

"Amh... non lo so, credo mi faccia piacere. Allora state insieme?"

"Non – Legolas guardò il compagno – non esattamente. Non ti andrebbe bene?"

"Come posso essere certo che lui vada bene per te? Solo perché avete avuto me non vuol dire che dovete stare insieme per forza"

"Llweran, ti prego – Aragorn sembrava stargli parlando con il cuore in mano – dammi una possibilità"

"Llweran, Llweran! - Shauna lo tirò per un braccio – dai, dobbiamo iniziare, veloce!"

"Adesso devo andare" – proclamò freddamente il biondino, guardandoli con un'espressione vacua.

Aragorn sospirò avvilito e Legolas poggiò una mano sulla sua spalla per tentare di consolarlo. Avrebbero avuto il modo di risolvere quel problema, o almeno così sperava.

Poco dopo le due squadre si ritrovarono faccia a faccia. C'era una netta differenza, forse fin troppo evidente, e di questo Llweran se n'era reso conto, ma non avrebbe perso.

Enya andò a sedersi in panchina con Gimli, Eldarion, Sabia che fungeva da riserva, e Tauriel.

La partita cominciò. La squadra di Sauron sembrava determinata e forse anche un filino brutale, inoltre quest'ultimo se ne stava a guardare la scena con un'espressione a dir poco inquietante.

Elladan ed Elrohir erano a dir poco brillanti, erano migliorati molto in quei mesi, così come Shauna e Una. La palla fu lanciata a Llweran, ma forse per la prima volta il ragazzo non riuscì ad afferrarla, poichè fu scavalcato da uno degli avversari che tranquillamente andò a imbucare la palla nel proprio canestro.

"Accidenti! - esclamò Enya – d'accordo, dopotutto è solo un punto, devo stare calma"

Peccato che quel piccolo avvenimento aveva un po' ferito l'autostima di Llweran. O forse non era questo, forse era tutto ciò che era successo a fargli male, tutte le cose non dette, tutte le ferite aperte, lo stupido orgoglio che gli impediva di andare avanti, la sua famiglia che gli mancava ma che tuttavia non riusciva a perdonare e la paura per un futuro incerto.

E tutte quelle emozioni avevano deciso di venir fuori proprio quella sera.

Era assente, di ciò se ne resero conto anche i suoi compagni. E come se non bastasse, la povera Una fu letteralmente gettata a terra da uno della squadra rivale.

"Hei! - Elladan andò subito in suo soccorso – questo è fallo! Ti sei fatta male?"

"Quel cretino mi ha fatto roteare su me stessa prima di farmi cadere. Mi fa male la caviglia, come faccio a giocare?"

"Che succede?!" - esclamò Enya andando loro incontro.

"Non può giocare, credo che si sia fatta male alla caviglia"

"Maledizione. Va bene allora – si voltò indietro – Sabia, vieni tu!"

"Eh? Io? - esclamò la ragazza in panico – ma non posso andare io, io non sono brava"

"Hei, hei, qui si fa quello che dico io!"

"Ma... ma... ma..."

"Avanti – la incoraggiò Elrohir – credo in te, coraggio"

Lei arrossì profondamente, sentendo come una profonda spinta.

"Va bene, vado"

"Brava sorellina, fai vedere a quei bifolchi chi comanda" – sua sorella le diede il cinque.

"Ci proverò"

Dopo quel piccolo incidente la partita riprese tranquillamente, ma Llweran continuava a non esserci. Gli avversari gli passavano davanti senza che potesse fare nulla, quasi fosse in balìa degli eventi.

"Llweran! - Shauna lo chiamò – va tutto bene?"

"Sì... sì, va tutto bene" – le mentì frettoloso.

No, che non andava tutto bene. Il cuore batteva più forte di come avrebbe potuto e sulle spalle gravavano troppe responsabilità, non solo per la partita, ma per tutto.

Quando arrivò l'intervallo la squadra non aveva segnato che due punti, e questo non andava bene, gli avversari erano in netto vantaggio.

"Hei, hei, venite tutti qui! - lo richiamò a sé – ragazzi, svegliatevi e tenete duro! L'altra squadra gioca in maniera leggermente scorretta"

"Allora ripaghiamoli con la stessa moneta!" - fece Elladan.

"No. Lo so che siete forti, ho visto le potenzialità di ognuno di voi. Llweran, parlo anche con te, concentrati, mi sembri un po' sulle nuvole"

"Vi chiedo scusa, farò del mio meglio"

Eldarion però sembrava piuttosto preoccupato. Ormai aveva imparato a conoscere bene suo fratello, e quando aveva quell'espressione strana non succedeva mai nulla di buono.

"Sono un po' strani, non pensate anche voi?" - domandò Faramir.

"Sì, effettivamente sì. E Llweran mi sembra un po' distratto, non è da lui" – costatò Legolas con una punta di preoccupazione.

In campo, Llweran sospirò. Era come se si sentisse sopraffatto da mille emozioni , paure e sensazioni diverse che non gli facevano capire più nulla.

Al segnale d'inizio la partita riprese: adesso i suoi compagni sembravano molto più motivati. Ellaldan gli lanciò una palla, e quando capì di dover andare a canestro, sollevò il viso, rimanendo tuttavia immobile. I suoi amici gli urlarono di andare, ma lui sembrava non udirli. La vista iniziò ad annebbiarsi.... come se stesse piovendo, e a quel punto fu chiaro a tutti che qualcosa non andasse. Per questo calò quasi il silenzio.

Stava per avere un altro crollo, diverso da quello avuto la volta prima, principalmente per rabbia. Adesso c'era solo tristezza, paura, paura di non farcela più in nulla, paura di non poter ricominciare.

"Non posso" – sussurrò solamente. Poi lasciò cadere la palla, e si allontanò, quasi correndo, sotto lo sguardo sconvolto del pubblico e delle due squadre.

"Llweran, ma dove stai andando?!" - esclamò Enya.

"Hei... ma che è successo?" - domandò Tauriel.

"Non lo so... ma niente di buono" – le rispose Eldairon.

Legolas ed Aragorn si guardarono negli occhi spaventati. Se Lweran era corso via così nel bel mezzo di una partita importante, era ovvio che fosse successo qualcosa di non indifferente.

Llweran si era lasciato alle spalle tutto ed era corso negli spogliatogli. Stava male, e non solo mentalmente, anche fisicamente. Aveva come la sensazione di non poter respirare, come se sarebbe potuto svenire da un momento all'altro, per non parlare poi del formicolio al viso che non faceva altro che peggiorare le cose. Era quello il crollo definitivo, era quello il fondo che aveva finalmente toccato.

I suoi amici gli vennero dietro spaventati.

"Llweran, cosa è successo?!" - domandò Eldarion.

"La... lasciatemi stare..." - ansimò portandosi una mano sulla testa.

"Ti senti male? - domandò Enya – parlaci, insomma!"

"Ho detto che dovete lasciarmi in pace!" - esclamò con rabbia.

Ad aggiungersi alla confusone arrivarono anche Legolas ed Aragorn. Il primo sgranò gli occhi nel vedere il figlio in quelle condizioni.

"Cos'ha?"

"Non lo so, stiamo cercando di capire" – fece Shauna.

Aragorn si avvicinò a lui e osservandolo poté giungere ad una conclusione.

"Mi sa che è un attacco di panico. Fareste meglio a tornare in campo e cercare di trattenere la folla. Qui ci pensiamo noi"

"Io rimango!" - insistette Eldarion.

"Va bene, ma noi andiamocene - concluse Enya – prendetevi cura di lui"

Fu così che insieme al ragazzo rimasero solo i genitori e il fratello.

"Llweran... calmati" – sussurrò Legolas

"Taci... tu non lo sai cosa sto provando in questo momento"

"Hei.. hei – Aragorn lo costrinse a guardarlo – calmati, devi cercare di stare calmo, di respirare"

"Io non ci riesco! E tu non mi dici cosa fare!"

"Respira piano, cerca di ascoltarmi"

"Perché? - domandò mentre una lacrima rigava il suo viso – tu... non ci sei mai stato... mi hai abbandonato..."

Fu l'ultima cosa che riuscì a dire prima di lasciarsi andare ad un pianto sommesso che ma man divenne sempre più sentito, come se fosse stato un bambino che tentava di nascondersi. Legolas si portò una mano sul cuore, vedendo per la prima volta quanto suo figlio stesse soffrendo per quella situazione.

Istintivamente Aragorn afferrò il suo viso fra le mani.

"Lo so, lo so, e mi dispiace per questo. So che perdonarmi sarà difficile, ma c'è una cosa che che voglio che tu sappia. Ti voglio bene Llweran, te ne ho voluto da sempre, anche se sono stato troppo codardo per dimostrartelo"

Infine lo abbracciò per la prima volta, e Llweran lo lasciò fare, anche volendo non avrebbe avuto la forza di staccarsi, e d'altronde non voleva.

Legolas li raggiunse e si unì a quell'abbraccio. Per la prima volta si stavano ritrovando tutti e tre insieme, consapevoli di ciò che erano l'uno per l'altro.

Adesso che Llwera si trovava protetto tra le loro braccia, aveva ricominciato a respirare. Quello era ciò che aveva sempre sognato, non solo loro due, ma tutti e tre. Quell'attimo di ritrovamento sicuramente superava tutto il dolore provato in quei mesi, e tra le sue lacrime comparve un sorriso.

"Ti voglio bene anche io... voglio bene ad entrambi" – sussurrò con tono soffocato.

"Oh, Llweran" – disse Legolas commosso, guardando poi Aragorn, che ricambiò dolcemente la sua occhiata.

Eldarion li osservò contento, era felice che finalmente le cose si stessero aggiustando. Anche se ciò avrebbe dovuto dire farsi da parte, stare lontano dalla sua famiglia... andava bene comunque.

Ciò che però non sapeva era che anche Arwen aveva assistito alla scena. Una scena che incredibilmente l'aveva commossa. Era stata ferita, e forse Aragorn non era stato un bravo marito, ma ciò non faceva di lui anche un pessimo padre, e lo aveva dimostrato in quell'istante. Non lo avrebbe mai ammesso, ma si sentiva fiera di lui, per aver trovato il coraggio di andare fino in fondo. Forse separarlo dai suoi figli non era giusto.

"Mamma" – chiamò Eldarion. Nell'udire la sua voce i tre si staccarono dall'abbraccio.

"Arwen?" - la chiamò Aragorn.

"Scusate – disse con voce spezzata – volevo assicurarmi che non fosse successo nulla"

Llweran si asciugò il viso, ritrovando in quel momento la vitalità che credeva di aver perso.

"No, va tutto bene. Sono pronto a tornare in campo. E questa volta... giuro che non combinerò guai, dopotutto ho promesso ad una persona che avremo vinto!"

"Ah, Llweran, sei tornato quello di sempre!"- esclamò contento il fratello.

Il biondino si voltò versi i suoi genitori.

"Grazie. Forse... forse dovrei rimangiarmi quello che ho detto. Lui non va bene per te... lui per te è proprio perfetto... ed è perfetto anche per me..."

"Sono... contento che lo pensi" – Aragorn gli rivolse un sorriso sincero.

Forse ce l'aveva fatta. Forse era riuscito a riconquistare la sua fiducia e cosa più importante, a stabilire un legame.

"Emh, emh – Enya sbucò dal nulla- non vorrei interrompere questo momento idilliaco ma... se non vieni fra due minuti ci squalificano!"

"Questo non lo possiamo permettere! - esclamò Llweran – emh, ci vediamo dopo!"

"Buona fortuna!" - esclamò Legolas.

Aragorn gli circondò le spalle con un braccio.

"Dici che ho avuto un buon tempismo?"

"Perfetto – rispose l'altro sorridendo – come sempre"

 

Pochi secondo dopo Llweran tornò in campo più carico che mai.

"Eccomi, sono qui!"

"Llweran! - esclamò Shauna – ci hai fatto prendere un colpo!"

"Lo so, mi dispiace, ma vi giuro che adesso andrà bene. Quanto stiamo?"

"22 a 4.... - sbuffò Sabia – non so se possiamo farcela"

"Ma sì che possiamo farcela, andiamo. Abbiamo lottato tanto per arrivare a questo punto!"

"Va bene, hai ragione – disse Shauna – Tauriel, vai con la tifoseria, abbiamo bisogno di carica!"

Tauriel non se lo fece ripetere due volte. La partita cominciò subito dopo e nonostante il divario di punti la squadra adesso sembrava veramente determinata, guidata da Llweran che aveva ritrovato il giusto spirito e che soprattutto voleva rendere orgogliosi tutti loro, ma soprattutto se stesso. Aveva trovato il coraggio di perdonare e di guardare avanti, e niente ormai gli faceva più paura.

Segnò un primo canestro, poi un secondo, ed un terzo. La folla era completamente impazzita e sorpresa da quel cambio repentino, e la squadra avversaria pareva frustrata così come il rispettivo allenatore.

"Sì! - esclamò Enya in direzione di quest'ultimo – questi sono i miei ragazzi, non fai più tanto lo spavaldo,e h?!"

"Cavolo, vostro figlio è davvero forte!" - esclamò Faramir in direzione dei suoi amici.

"Beh... che ti aspettavi, ha preso da me" – disse sorridendo Legolas.

"No, ha preso da me"

"D'accordo, non litigate. Guardate, un altro canestro!"

Con gli occhi sgrananti Eldarion fissava la scena davanti a sé. Adesso erano pari e mancava davvero pochissimo alla fine. Llweran però non sembrava disposto a farsi mettere i piedi in testa da quegli omoni che giocavano sporco. Era più che certo che qualcuno di loro lo avrebbe spinto con il tentativo di far mancare il canestro.

Osservò i componenti della propria squadra. Vide Sabia fare una finta ad uno degli avversari (ormai era diventata piuttosto sicura di sé), poi lanciare la palla ad Elladan, che però non riuscì ad afferrarla, poiché gli fu rubata da un avversario. Shauna però si mise in mezzo e piccola per com'era riuscì ad afferrarla.

"Llweran! - esclamò – la palla è tua!"

Il biondo spalancò gli occhi. Non appena ebbe la palla in mano si voltò verso destra, vedendo un tipo dell'altra squadra che stava per andargli addosso. Non avrebbe permesso a niente e a nessuno di rovinare quel momento per lui epico.

Sembrò quasi calare nuovamente il silenzio. Llweran palleggiò, poi spiccò un salto allungò le braccia e cacciò finalmente quella dannata palla dentro il canestro segnando il canestro della vittoria!

Vi fu un boato di acclamazione che echeggiò per tutta l'aria circostante. Llweran cadde e lì per lì non capì cosa fosse appena accaduto. Vide i suoi amici andargli letteralmente addosso e abbracciarlo.

"Oh mio Dio! - esclamò Tauriel saltellando – abbiamo vinto!"

"Sì - urlò Enya in direzione di Sauron che nervosamente aveva lanciato un pugno al muro – CE L'ABBIAMO FATTA, CE L'HANNO FATTA!"

"Hei – Gimli le andò incontro – te l'avevo detto che..."

"OH, TACI!"

Nel dire ciò lo afferrò e con molta semplicità lo baciò appassionatamente. Poco dopo si staccò. I due si guardarono negli occhi, stupiti per ciò che era appena successo. Ma in verità... avevano aspettato fin troppo. Così si baciarono di nuovo, e questa volta non si sarebbero staccati tanto facilmente.

"Hanno vinto – Legolas sembrava commosso – oh mio Dio, non ci posso credere, sono così felice!"

"Sono felice anche io – Aragorn lo guardò come se lo stesse osservando per la prima volta – oh Legolas, ti amo"

"Amh.."

Non poté aggiungere una parola perché l'altro lo baciò.

Faramir si schiarì la voce divertito, sopratutto notando come Thrandui accanto a lui li mal guardasse.

"Oh beh – tentò di alleggerire la tensione – è la foga del momento"

 

In campo intanto Llweran stava cercando di riprendersi.

"Abbiamo vinto"

"Ma certo che abbiamo vinto – disse Una – sei stato strabiliante, epico, magnifico!"

"Sei il nostro eroe – Shauna si aggrappò a lui – il mio eroe"

Senza alcun contegno lo baciò, facendo ridere i suoi amici.

"Emh, emh, scusate" – Eldrion si fece avanti.

"Eld – Llweran gli sorrise – allora... sono riusco a mentenere la mia promessa?"

Il più grande sorrise, avvicinandosi e abbracciandolo.

"Ci sei riuscito perfettamente"

Il biondo ricambiò l'abbraccio, contento di essere riuscito nel suo intento e di aver reso onore alla promessa fatta.

"Ragazzi, ragazzi! - Shauna li chiamò – c'è la festa adesso, quella di fine anno. Ma io devo esibirmi!. Ragazze, con me, ci dobbiamo cambiare. E anche voi ragazzi, non vorrete venire così spero!"

"Noi arriviamo subito – disse Llweran – prima c'è una cosa che io ed Eld dobbiamo fare"

Il fratello maggiore non capì. Fu trascinato dal più piccolo verso la tribuna.

"Hei!" - esclamò chiamando Legolas ed Aragorn.

"Llweran! Sei stato strepitoso!" - disse il primo.

"Di più" – fece il secondo.

"Va bene, va bene, adesso però mi mettete in imbarazzo. Emh, emh, visto che tecnicamente adesso... siamo tutti una famiglia. Eld non dovrà andarsene, vero?"

I due si guardarono, senza sapere che dire. Ciò non dipendeva da loro, ma da Arwen.

Proprio quest'ultima comparve alle loro spalle con una strana espressione sul viso.

"Mamma..."

"Ragazzi... raramente mi è capitato di vedere due fratelli uniti come loro"

"La... la prego – Llweran la supplicò – lo so che mi odia, ma non porti via Eld. Se lo fa rimanere qui io avrò cura di lui e lui di me... promesso"

"Llweran, io non ti odio – alzò il viso – non odio neanche te Legolas, e neanche te Aragorn. Ho capito che non posso odiare nessuno, perché non è colpa di nessuno. L'amore non si può decidere... succede e basta"

"Questo che vuol dire?" - domandò l'uomo.

"Vuol dire che siete una famiglia splendida... che lo siamo tutti in realtà, ed io non posso romperla così... Eldarion ha bisogno di me... ma anche di voi... quindi... non andremo da nessuna parte"

Colmo di gioia Llweran guardò il fratello.

"Grazie, grazie, grazie, mille volte grazie!"

"Arwen, io non so che cosa dire" – sussurrò Aragorn.

"Ho semplicemente fatto quello che avrei dovuto fare prima. Devo ammettere, malgrado tutto...che siete una bella coppia. Perché dopo tutto questo trambusto mi auguro che vi mettiate insieme"

I due si guardarono sorridendo.

"Ci puoi contare"

"Visto che è finita bene allora adesso dovete venire tutti alla festa, allora andiamo oppure no?"

"Sì, non vedo perchè no" – decise Aragorn.

 

Poco dopo...

 

Per la festa di fine anno era stata adibita una delle palestre a mo di sala, addobata come se fosse stata una discoteca. Essa era già piena, e ben presto Shauna, Una, Sabia e Tauriel arrivarono dopo essersi ben vestite, profumate e truccate.

La prima salì sul palco. Era dall'inizio dell'anno che aspettava di esibirsi davanti la scuola, e pensare che aveva anche temuto di non farcela.

"Emh, emh – si schiarì la voce al microfono – salve a tutti. Io mi chiamo Shauna e... vivacizzerò la serata, spero di piacervi!"

"Sei forte, Shauna!" - le arrivò ben presto la tifoseria da parte dei ragazzi.

Lei arrossì, e dopodiché la musica partì.

{ https://www.youtube.com/watch?v=2DQla5j26Qc }

"Wow, forte" – disse Eldarion mentre suo fratello lo abbracciava.

"Modestamente quella è la mia ragazza – lo strinse ancora di - più vi voglio bene"

"Oh – Elladan gli scompigliò i capelli – adesso però non farmi piangere"

 


[Everybody makes mistakes... Everybody has those days...

Everybody knows what I'm talkin' 'bout... Everybody get's that way...Everybody makes mistakes... Everybody has those days...

Everybody knows what I'm talkin' 'bout... Everybody get's that way...]

[Tutti fanno degli errori, tutti hanno quei giorni... 1,2,3,4!
tutti fanno degli errori, tutti hanno quei giorni...
tutti sanno di cosa sto parlando, tutti trovano la loro strada... ]

 

Aragorn camminava tra la folla trascinandosi dietro Legolas.

"Non è che siamo un po' troppo vecchi per queste cose?" - domandò quest'ultimo.

"Ma va, cammina, chissà dove si trovano gli altri?" - chiese l'altro.

Ad un certo punto furono costretti a fermarsi. L'uomo infatti si era scontrato con Thranduil, il quale non aveva reagito, semplicemente si era voltato a guardarlo con un'espressione terribile. Elrond dietro di lui tentò di mettere la buona.

"Emh... forse è arrivato il momento di seppellire l'ascia di guerra?"

Aragorn allungò la mano, facendo la prima mossa.

"Io... io sono d'accordo"

L'altro lo osservò ancora. Lentamente gli strinse la mano. Poi ad un tratto la sua espressione dura si trasformò in una più dolce.

"Benvenuto in famiglia" – gli disse per poi abbracciarlo, sotto lo sguardo sorpreso degli altri due. Quello rappresentava una sorta di vero e proprio miracolo!

"Emh – Thranduil si scostò poco dopo – scusate, a volte mi faccio prendere dalle emozioni. Comunque credo che i vostri amici vi stiano aspettando"

"Grazie papà, sei sempre il migliore!" - gli sorrise Legolas.

"Oh sì... sei proprio il migliore"- gli sussurrò Elrond con un pizzico di malizia, facendolo arrossire.

Gli altri due si spostarono di qualche metro, raggiungendo finalmente il resto del gruppo.

"Ah, ce l'avete fatta ad arrivare!" - disse Faramir allegro.

"Allora ci stavate aspettando per davvero?"

"Certo che sì. Adesso la Compagnia è davvero completa" – aggiunse Frodo.

"Questo vuol dire che mi rivolete con voi?" - chiese Aragorn.

"Che domanda, certo che sì. Tu non lo sai, ma è una vita che aspettiamo questo momento" – fece Sam.

"Beh... sono davvero commosso, non c'è che dire"

"Ah, stai tranquillo – Legolas si aggrappò al suo braccio – ma... scusate, dov'è Gimli?"

I suoi amici fecero finta di niente.

"Io credo che sia un po' impegnato con altre faccende"

"Ah, credo di aver capito. Hei Aragorn, ti va di ballare?"

"Tu balli? Questo non lo sapevo e non me lo voglio assolutamente perdere"

Lentamente Frodo si avvicinò a Gandalf.

"Dici che quei due adesso rimarranno per sempre insieme?"

"Io dico di sì – rispose – perché finalmente adesso tutto è come avrebbe dovuto essere sin dal principio"

 

{Nobody's Perfect!

I gotta work it!

Again and again 'till I get it right

Nobody's Perfect!

You live and you learn it!

And if I'm messing up sometimes...

Nobody's perfect}

 

[nessuno è perfetto
devo lavorarci!
sempre di più, finchè lo farò bene
nessuno è perfetto
sbagliando si impara!
e se faccio casini a volte...
nessuno è perfetto!]

Llweran si stava divertendo parecchio come non faceva ormai da mesi. Adesso sì che poteva dire di avere tutto, aveva la sua felicità, la sua famiglia, incasinata, numerosa, strana, ma assolutamente perfetta così com'era.

Si voltò di scatto, vedendo poco distante da lui Legolas ed Aragorn che finalmente potevano stare insieme senza doversi nascondere.

Il primo sollevò lo sguardo e si accorse di essere osservato.

"Llweran!" chiamò non essendo certo di poter essere udito.

Il più piccolo però sorrise e con uno scatto corse loro incontro, gettandosi tra le braccia dei due. Adesso che aveva ritrovato ciò che aveva mancato si sarebbe aggrappato ad esso con tutte le forze per non lasciarlo più.

A volte anche le storie più disastrate potevano avere il loro lieto fine...

 

{Nobody's perfect! You live and you learn it! And if I'm messin' up sometimes, Nobody's Perfect! I gotta work it! I know in time I'll find a way, Nobody's Perfect! You live and you learn it! Cause everybody makes mistakes, Nobody's Perfect..}

[nessuno è perfetto
devo lavorarci!
sempre di più, finchè lo farò bene
nessuno è perfetto
sbagliando si impara!
e se faccio casini a volte...
nessuno è perfetto!
devo lavorarci!
so che troverò la mia strada in tempo
nessuno è perfetto!]
.

 

Qualche mese dopo...

 

"E questa è la storia di come io e Legolas ci siamo conosciuti, messi insieme e lasciati. Alla fine ho fatto quel che un vero uomo deve fare, la cosa giusta per gli altri"

Faramir parlava quasi come se stesse recitando mentre Haldir, cugino di Legolas, lo osservava con gli occhi sognanti.

"Nessuno lo avrebbe fatto al posto tuo. Forse non è un male che mio cugino ti abbia lasciato andare... almeno adesso sei libero, no?"

"Oh... ci puoi scommettere" – disse facendogli l'occhiolino.

Quel giorno in casa di Legolas c'era un vero putiferio e un via vai di gente.

"Coraggio Yaren – Thranduil teneva Yaren tra le braccia. Oramai stava imparando a parlare ed anche a camminare – dì "papà"

La bimba però per tutta risposta scoppiò a ridere come se lo stesse prendendo in giro.

"Ti stai divertendo, dì la verità?" - sbuffò.

"Forse dovresti provare con qualche parola più semplice" – suggerì Elrond.

"Non esiste parola più semplice di questa. E comunque sparisci, adesso è il mio turno di tenerla"

"D'accordo, come siamo permalosi"

I due furono interrotti dall'arrivo di Gimli ed Enya.

"Hei, coppia felice – li chiamò Thranduil – Enya, sbaglio o sei un po' ingrassata?"

La donna gli lanciò un'occhiataccia.

"Sono incinta, cosa ti aspettavi? Non mi pare che tu fossi molto in forma quando ti è successo"

"Scusalo, sai com'è – Elrond si schiarì la voce – sapete già se è un maschio o una femmina?"

I due si guardarono. Ad Enya vennero gli occhi lucidi.

"Sarà un maschio e si chiamerà Thorin"

"Oh, questa è davvero una cosa dolce. Thranduil, ti sei commosso per caso?"

"No! - esclamò nervoso – è solo che questi vestiti sono stretti e mi fanno piangere, tutto qua!"

"Già! Scusate, ma gli sposi dove sono?"

"Aragorn è qui da qualche parte. Legolas invece è sparito da un po' "

Poco distante da loro Aragorn tentava di trattenere i tuoi ospiti.

"Oh – Merry lo guardò commosso – sono anni che aspetto questa unione. Ma Legolas dov'è?! Qualcuno vada a chiamarlo per piacere!"

"Calmi, calmi – disse Arwen – sapete, la sposa si fa sempre attendere"

"Tu però sei arrivata puntuale al nostro matrimonio"

"Non amo i ritardi. E a proposito credo dovremmo sbrigarci. Qualcuno può andare a recuperare i nostri figli?"

I ragazzi, trovando la casa troppo stretta, si trovavano fuori.

"E questo! - Una indicò il proprio abito turchese – è un bel colore per un abito da damigella!"

"D'accordo, ho capito, non ho buon gusto, ma cosa posso farci" – sbuffò Llweran.

"Siete tutte meravigliose – Elladan prese Una per mano – ma io ho la ragazza più bella"

"Emh... mi stai mettendo in imbarazzo" – rispose la ragazza.

"No, io ho la ragazza più bella!" - esclamò Elrohir stringendo Sabia.

"Ah, ma non scherziamo – intervenne Tauriel – la ragazza più bella l'ha Eldarion ovviamente. Voglio dire, mi avete visto?"

"Tu non ti smentisci mai, tesoro" – disse dolcemente il suo fidanzato circondandole i fianchi con un braccio.

Shauna si era estraniata da quella conversazione e si era stretta a Llweran.

"Cosa dici? - domandò quest'ultimo – glielo dico che con te non può competere nessuno?"

"Oh no, mi sentirei troppo in imbarazzo – sussurrò – sai, sono contenta che tutto si sia risolto"

"Anche io. Grazie per tutto quello che hai fatto per me"

"Beh – disse avvicinandosi alle sue labbra – forse c'è un modo in cui potresti ringraziarmi"

Le loro labbra erano distanti qualche millimetro, ma il momento idilliaco fu presto interrotto.

"Ragazzi! - Gandalf li chiamò – dobbiamo prepararci ad andare!"

"Di già?! - domandò Llweran – scusate, ma mio padre dov'è?!"

 

Tutti non facevano altro che chiedere di Legolas, ma in verità quest'ultimo non era scappato, si trovava in camera sua con fare molto agitato. Non tanto per il matrimonio, più che altro per il test di gravidanza.

In quegli ultimi tempi si era sentito piuttosto strano, e aveva deciso che dopo il matrimonio avrebbe cercato una conferma ai suoi dubbi. Ma la curiosità era stata talmente tanta che era arrivato a scegliere il momento più sbagliato! O magari era proprio quello più giusto.

Con fare nervoso camminava avanti e indietro. Dopo due minuti guardò il risultato, ignorando le voci che da sotto lo incitavano a sbrigarsi.

Il suo respiro si fermò: positivo.

Immediatamente gli venne da sorridere. Non era una cosa che aveva programmato, un po' come la prima volta, ma il pensiero di dover ricominciare tutto da capo lo rese istantaneamente felice.

"Legolas?" - Aragorn comparve dalla porta all'imprvviso.

Immediatamente nascose il test dentro una tasca.

"Sì?" - domandò nervosamente.

"Dobbiamo andare – si avvicinò – nervoso?"

"Emh... un po'.. Sai, mi sono quasi sposato una volta e sono stato interrotto, non è che accadrà anche adesso?"

"Ah, stai tranquillo, non succederà. Alla fine, non so neanche io come... ce l'abbiamo fatta. E finalmente potremmo stare insieme solo noi tre..."

"Ecco... io non sono sicuro saremo in tre"

"Cosa? In che senso?"

"Hei, hei! - Llweran li raggiunse con il fiato corto – dobbiamo andare, sbrigatevi. Wow, come siete belli"

"Beh, grazie Llweran. Nostro figlio ha ragione, dovremmo andare"

Legolas li guardò entrambi. Sicuramente sarebbero stati felici di ricevere quell'inaspettata notizia, e sicuramente lo avrebbe rivelato loro subito dopo il matrimonio.

Llweran li prese entrambi sottobraccio.

"Andiamo?" - domandò contento.

"Sì – Legolas li guardò entrambi – andiamo"

Quello era il finale perfetto per una storia lunga e travagliata come la loro. Anzi, non era un finale era un vero e proprio inizio.

NDA
io non ci posso credere che dopo mesi l'ho conclusa. Sono triste. Mi ero affezionata a tutti i pg, specie quelli da me creata, e ora è finita.....
Però almeno ho scritto un lieto fine, lieto fine che avevo in mente tipo dall'inizio. Legolas, Aragorn e Llweran vivranno per sempre felici e contenti e avranno anche un altro bambino, tutte le coppie sono felici, Enya e Gimli avranno anche loro un bambino, Faramir forse troverà l'amore e Arwen alla fine ha preso bene la cosa. Insomma, mi sento contenta, perchè tutti sono contenti.
Un grazie a chi ha seguito la storia, spero di avervi fatto divertire, era quella la mia intenzione. Ora vado a piangere nel mio angolino.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3586161