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E che anche lui diceva di aspettare. Ecco,
appunto. Diceva…
Ma lasciate che vi spieghi
meglio.
Era trascorso un anno preciso dalla fine
della battaglia, era esattamente il giugno dell’anno successivo.
Tutto era tornato quasi normale, anche se erano rimasti in noi quei
segni indelebili che nessuno avrebbe potuto cancellare.
Ma ci stavamo provando; non a cancellarli, perchè
sarebbe stato ingiusto, ma a far sì che non ci impedissero
di andare avanti con la nostra vita.
Io e Ginnyavevamo
ripreso a studiare.
Harry era entrato nel corpo Auror dopo aver superato l’esame brillantemente.
Ron stava aiutando George con il negozio.
Ed ora era passato un anno…
L’anno scolastico era terminato ed io e Ginnystavamo, finalmente, tornando a casa.
Devo ammettere che Hogwarts senza Ron ed Harry non era la stessa cosa. All’inizio dell’anno la situazione era
già abbastanza dolorosa per tutti, e la loro mancanza era stata per me un’ulteriore sofferenza.
Ma adesso era finito. Potevamo
di nuovo stare insieme…
Già, come mi aveva scritto Ron nell’ultima
lettera.
“Ancora
un mese e poi… finalmente insieme”
Adesso anche quel mese era passato.
ERon
sarebbe stato lì, ad aspettarmi.
*
Metaforicamente parlando, intendo.
Perché in effetti, quando
arrivammo alla stazione di KingKross
ad accoglierci c’erano solo i miei genitori, il signor Weasley
ed Harry.
Ron non c’era.
Ma non
era una sorpresa. Lo sapevo che non sarebbe venuto perché me lo aveva detto.
Aveva un incontro importante con un fornitore
o qualcosa del genere… e non poteva rimandare…
Non che io glielo avessi chiesto, anzi.
Prima il dovere, poi il piacere, dico
sempre.
Ma non vi nego che non mi sarei
arrabbiata se stavolta Ron non avesse
rispettato il detto e fosse venuto…
-Hermione, tesoro!
– mia madre mi venne incontro a braccia aperte; quando la abbracciai respirai
il dolce aroma del suo profumo che durante l’anno precedente mi era mancato
tanto.
-Ciao mamma… ciao papà! Non sapete quanto
sono felice di essere tornata…
-Anche noi, piccola non vedevamo
l’ora di riaverti a casa. – disse mio padre dandomi un bacio sulla fronte.
Questo aveva causato un altro piccolo
intoppo.
Ron mi
aveva scritto di andare subito da lui, una volta tornata da Hogwarts, ,ma gli avevo spiegato che i miei genitori non avrebbero
apprezzato tanto questa decisione.
E
sinceramente, non la trovavo neanche giusta nei loro confronti.
Così avevo promesso a Ron
che li avrei raggiunti alla Tana la settimana dopo, il tempo di salutare tutti
i parenti a cui i miei genitori avevano deciso di fare visita. Tanto per fargli
capire che ero viva, per intenderci, visto che erano
anni che non incontravo zii e cugini.
Ma non
avevo detto a Ron del mio piano segreto.
Avevo intenzione di passare alla Tana,
giusto per un saluto, il pomeriggio successivo: sarebbe stato giovedì. Ciò
significa che avrei trovatoRon
a casa, perché giovedì pomeriggio il negozio è chiuso.
Sarebbe stato un po’ un problema raggiungere
la Tana; mi sarei dovuta Smaterializzare più volte, visto che dopo la guerra le misure di sicurezza erano aumentate e le zone
sempre più protette.
Ma non mi importava.
*
Era dalle vacanze di Pasqua che non ci vedevamo.
La cosa si era limitata ad un paio di pomeriggi e stop: lui era
stato impegnatissimo con il negozio, io con lo studio
e il tempoera
volato.
Ma adesso sarebbe stato
diverso. Non avevamo vacanze limitanti o brevi gite a Hogsmade.
Quando vidi il familiare profilo
della Tana stagliarsi in lontananza, sullo sfondo di un cielo azzurrissimo, non
riuscii a non sorridere.
Non avevo detto neanche a Ginny che sarei
passata a trovarli.
Nessuno poteva minimamente dubitare del mio arrivo.
Toc, Toc.
Aspettai trepidante che qualcuno venisse ad aprire. Dalla casa
sembrava provenire solo silenzio.
Prima che potessi pensare o fare qualsiasi cosa, il portone si
spalancò.
E due braccia mi tirarono
dentro, accogliendomi in un abbraccio mozzafiato.
Ma non erano esattamente le
braccia della persona che speravo di trovare…
Ciao a tutti!!
Come avrete notato, dopo aver scritto numerose fanfic
dal punto di vista di Ron, stavolta ho deciso
di lasciare la parola ai pensieri di Hermione. Mi
sembrava giusto e doveroso.
Vi sarete
accorti che questo capitolo si chiude lasciando un interrogativo…
ma vi assicuro che nel prossimo verrà risolto… e saranno messe in luce
delle cosette inaspettate…
L’abbraccio soffocante della signora Weasley
stava sortendo i primi effetti di soffocamento.
Prima che finissi la mia riserva di
ossigeno, mi mollò per soffiarsi il naso e asciugarsi gli occhi lucidi.
Anche
io sono felice di essere tornata, Molly… è bello
essere a casa!
Pessima mossa.
A quel punto la signora Weasley
era impegnata in un impianto dirotto.
- Oh, cara… come sei dolce! Sono davvero contenta per te e Ron…
Oh, mio dio.
Sperai ardentemente di non essere arrossita in modo troppo
evidente.
Davvero,
sai! – continuò Molly, trascinandomi verso la cucina
– Io ho sempre saputo che Ron aveva un debole per te…
solo che era troppo codardo per dirtelo! Spero che i
vostri figli…
Santo cielo, aiuto.
E l’aiuto arrivò.
- Mamma! La vuoi smettere? – la voce di Ginny
arrivò acuta e forte – Hermioneha
venti anni! Non credo che li voglia neanche sentire questi discorsi!
Il sorriso sulla faccia di Molly
sembrò spegnersi gradualmente…
No,
no… certo che no… - si affrettò a dire – Io parlavo per il futuro, non certo
ora… no, no, cara…
Va
bene, mamma. Fine della discussione.
Grazie a Merlino.
-
Herm, non ti aspettavamo oggi! – Ginny
mi venne incontro per abbracciarmi.
-
Bè… diciamo che vi ho fatto
una sorpresa! – risposi alzando le spalle.
Cioè
voglio dire, in effetti è la verità.
O per lo meno… la
sorpresa sarebbe stata per un’altra persona in particolare.
Ma era sempre una
sorpresa, no?
-
Oh, una bellissima sorpresa, cara! – annuì Molly, adoperandosi con il bollitore del tè – Proprio non
ci speravamo di vederti oggi. Ron sarebbe
stato molto contento…
Queste parole risuonarono nella mia testa come una sirena
della polizia.
Sarebbe stato? Quindi significa…
-
Ron non è qui? – sperai che la mia voce non
risuonasse troppo sorpresa.
-
No, cara… non te lo ha detto?
Stavolta fu il mio sorriso a spegnersi.
-
No, io… credevo di trovarlo oggi… ma dove è andato?
Prima che Molly o Ginny potessero rispondermi, una voce fin troppo familiare
mi fece tornare il sorriso. Per lo meno in parte.
-
Herm! Che bello vederti! – quando i miei occhi incontrarono quelli verdi di Harry, percepii una sensazione particolare: quella di
essere davvero a casa.
Ci eravamo
già incontrati alla stazione il giorno prima.
Perché lui era venuto.
Lui.
Vabbè…
non facciamo polemiche.
Notai che era spettinato e accaldato. La maglietta
macchiata.
-
Harry, cosa ti è successo? – gli chiesi.
-
Io e il signor Weasleystiamo
montando l’antenna per il televisore sul tetto…
Ginnysbuffò, divertita – Montando è un parolone. Diciamo che stanno ad armeggiare con quei fili da un’ora e
mezza senza averci capito nulla!
Risi, mi erano davvero mancate quelle scene.
-
Non pensavo aveste un televisore! – notai.
-
Oh, sì… il caro Harry ha voluto regalarcelo.- disse Molly, adorante – E’ stato tanto gentile… Arthur per poco non andava in escandescenza
quando ha visto la scatola…
Stavolta ridemmo tutti insieme. Non
era difficile immaginare la scena.
-
Senti – mi disseGinny – ti
va di uscire fuori a vedere cosa stanno combinando? Intanto che il tè bolle…
-
Certo, non me lo perderei mai!
Seguimmo Harry nel cortile
assolato.
Faceva caldissimo, proprio non li
invidiavo lassù a cuocersi sul tetto.
-
Hermione, bentornata figliola! – mi salutò Arthur dal tetto, in mano quella che sembrava una parabola.
-
Salve, signor Weasley! Come procede lassù?
Il sorriso del signor Weasley si
allargò.
-
Magnificamente! Magnifico, magnifico!
-
Tutto sta nel capire dove infilare i fili… - disse Harry
a bassa voce, facendo in modo che solo io e Ginny
potessimo sentire.
-
Harry, dov’è Ron? – chiesi,
senza di riuscire a trattenermi.
Harry
mi fissò, per un attimo spaesato, ma subito la sua espressione tornò
tranquilla.
-
E’ in negozio, ha dovuto sostituire George…
-
Oh… pensavo che il giovedì non andasse… - dissi sospirando.
-
Infatti è così. Questa di oggi
è stata un’eccezione…
Wow, quando si dice la fortuna, eh.
Di tutti i giovedì che c’erano durante l’anno proprio quel
giorno aveva avuto l’impegno…
Avevo fatto tanta strada per
niente. Così imparavo a fare le sorprese.
Già, mi stava bene. Se glielo
avessi detto, mi sarei risparmiata un bel viaggio.
E una gran delusione,
soprattutto…
Prima di avere il tempo di fare qualsiasi altra domanda, una
voce lontana mi distolse dal mio intento.
-
Hermione, resti a cena con noi stasera, vero? – disse
Molly, sbracciandosi dalla finestra del primo piano.
-
Mi dispiace, signora Weasley ma ho promesso ai miei di tornare a casa per cena. Grazie
mille, comunque.
-
Come preferisci, cara. Ti aspetto fra qualche giorno… perché verrai a stare da
noi un po’, vero?
Era quasi un ordine, più che un invito.
-
Certo, non vedo l’ora.
-
Oh, benissimo cara!
Mi voltai verso Ginny
ed Harry.
-
Sarà meglio che vada, ora… ci vediamo fra un paio di
giorni allora!
Ginny
mi abbracciò – Ron sarà dispiaciutissimo quando saprà
che sei passata e lui non c’era…
-
Bè… non poteva saperlo. Salutatelo voi da parte mia.
Prima di Smaterializzarmi, guardai di
nuovo verso l’alto.
-
Arrivederci signor Weasley e buona fortuna con l’antenna.
Mentre cenavo a casa con i miei
quella sera, pensai che sicuramente Ron mi avrebbe
mandato un messaggio per sgridarmi, quando avrebbe saputo della mia visita a
sorpresa.
Ma quando salii in
camera mia, non c’era Leo ad aspettarmi.
E nessuna civetta mi
fece visita quella sera.
*
La mattina dopo, fui svegliata da un raggio di sole che
finiva dritto dritto sul mio
viso.
Mi girai, troppo insonnolita per imprecare
contro la finestra. Ma…
In un attimo di lucidità la vidi.
La finestra. Completamente aperta.
Eppure
io l’avevo chiusa la sera prima.
Ne ero
sicura. Me lo ricordavo perfettamente.
Ma cosa…?
- Buongiorno, bellezza…
Oh, Merlino…
Capitolo piatto, ma
necessario.
Vi assicuro che il prox
sarà alquanto…interessante! Titti
Ps: grazie a tutti voi che avete letto e recensito!
Sì, credeteci. Era lui. Di prima mattina, seduto sul letto
della mia camera.
Entrato da… guardate non voglio neanche saperlo da dove era entrato.
-Ma sei pazzo? – gli gridai, scattando a sedere sul letto – Mi hai quasi fatto
venire un accidente!
Lui sorrise furbamente, incrociando le braccia – Ti arrabbi
se ti dico che era quello il mio scopo? Che mi sono
alzato all’alba stamattina, che sono uscito senza
farmi vedere da nessuno, che mi sono quasi rotto l’osso del collo per
arrampicarmi fino al tuo balcone solo per venire a metterti paura?
-Se i miei genitori si
svegliano e ti trovano qui adesso, sarà mio padre a romperti il collo! – gli
dissi, assumendo la posizione “vediamo cosa rispondi ora”.
-“Se” i tuoi si svegliano ora?
– disse lui scetticamente – Hermione, se continui ad
urlare in questo modo, i tuoi genitori si sveglieranno
sicuramente!
Sbuffai senza rispondere, anche perché aveva ragione.
-Il tuo entusiasmo mi sconvolge, sai? – disse Ron, sistemandosi meglio sul letto
– Non pensavo saresti stata così felice di rivedermi…
-Ma che dici, scemo! – detto
questo, cercai di sbrogliarmi le lenzuola di dosso e gli gettai le braccia al
collo. Lui, che era molto più alto di me, riuscì a sollevarmi e a farmi sedere
sulle sue ginocchia.
-Ti ricordi quando ti ho detto
che ero venuto solo per spaventarti? – disse lui, baciandomi
una tempia – Bè… mentivo. In realtà il mio
vero scopo era questo.
Feci un’espressione sorpresa e lo guardai in faccia – Non mi
dire! Non lo avrei mai detto!
Rimasi qualche secondo così, stretta
fra le sue braccia, ad osservare il suo viso, alla ricerca di qualche
cambiamento.
-Non sei cambiato tanto da aprile… - gli dissi,
sfiorandogli una guancia ispida con la punta delle dita.
-Mi dispiace per lei, signorina. – fece lui, scherzando
– Riprovi fra altri tre mesi, magari sarà più
fortunata!
-E chi dice che ne voglio uno
diverso? – feci, stringendo maggiormente le mie braccia intorno al suo collo –
Mi va più che bene quello che ho…
-Bene. In questo caso… - posò delicatamente le labbra
sulle mie, baciandomi dolcemente, mentre con la mano mi accarezzava la vita
sotto la maglietta del pigiama.
Per poco non svenni, ma non sto qui a raccontarvi i particolari…
-Anzi, un piccolo cambiamento c’è.
Lui inarcò le sopracciglia, in attesa.
-Sembri più abbronzato.
Lui rise, indicandosi con la
mano, come se non credesse a quello che avevo appena detto.
-Io?
-Sì, sì, tu – confermai – Dove te ne vai
il giorno, invece di lavorare in negozio, Weasley?
Ronrise, poi finse di sbuffare.
-E va bene, mi hai scoperto…
invece di stare al negozio, me ne vado a passeggio tutto il giorno per Hogsmade mangiando Cioccorane.
Ora non dirlo a George, però…
Fu il mio turno di ridere. Lui
invece, rimase serio, a fissarmi.
-Cosa c’è? – gli chiesi,
sentendomi un po’ in imbarazzo ma allo stesso tempo
intenerita.
-Anche tu sembri cambiata, sai…
- disse, serio – Sei l’unica persona a cui lo studio fa bene. Diventi sempre
più bella…
Gli tirai uno schiaffetto
sul braccio per scherzare – Ma smettila, che non ci
crede nessuno!
Ron, prendendomi alla sprovvista, mi ribaltò con la sua forza
bruta e mi fece ricadere sul letto, intrappolandomi i polsi.
- Non mi credi? – disse,
sorridendo.
- No che non ci credo! E poi il tuo giudizio è un po’ di parte…
Lui borbottò qualcosa, poi si
chinò su di me. Baciandomi il collo, si fece strada
tra i miei capelli, per arrivare al mio orecchio – La mia ragazza è la creatura
più bella e intelligente del pianeta… il resto del mondo non può farci niente.
Mi sciolsi letteralmente sotto il
suo bacio. Bè… devo ammettere che era
diventato bravo con le parole.
E anche
a fatti, naturalmente.
- Mi sei mancata da morire – mi disse, quando tornò a guardarmi.
- Anche
tu. Ieri sono venuta alla Tana… ma tu non c’eri.
- Già. Ero al lavoro.
- Di giovedì pomeriggio?
Lui si scostò leggermente da me,
passandosi una mano tra i capelli.
- Sì. Visto che ragazzo diligente
che sono diventato?
- Oh, sì. A saperlo ti avrei
spedito a lavorare otto anni fa.
Ron
guardò l’orologio posato sul mio comodino.
- Sarà meglio che vada…
- Ma
sono le sette meno un quarto, non è presto per aprire il negozio? – dissi,
stupita.
- No, devo fare
alcuni giri prima – fece, aiutandomi ad alzarmi.
- Domenica verrai alla Tana, allora?
– mi chiese, mentre si dirigeva verso la finestra.
- Ehm… credo di sì… al massimo la
settimana prossima.
Ron mi
guardò torvo – Eddai, Hermione!
Avevi detto che saresti venuta presto! Devo aspettare
un’altra settimana adesso?
Peggio di un bambino di cinque
anni.
Mi ritrovai a promettergli che
domenica sarei stata là.
-Comunque, non è sicuro
arrampicarti dalla finestra – gli dissi, mentre saliva sul davanzale – Potresti
farti male sul serio.
-Tutto questo non sarebbe necessario, se una certa
signorina non avesse protetto la stanza con non so
quale incantesimo, impedendomi di Smaterializzarmi!
Sorrisi – Veramente è su tutto il
palazzo…
Ron si diede una botticella sulla
fronte come se avesse avuto una rivelazione – ma certo! Come ho fatto a non
pensarci?
Prima che potessi rispondergli,
sentii un rumore fuori la porta.
- Oddio i miei… devono essersi svegliati…
vai!
- A domenica…
E sparì.
Feci giusto in tempo a raggiungere il letto e ad infilarmici che la porta della mia stanza si spalancò.
- Buongiorno, tesoro. – mi salutò mia
madre – Ti ho sentito parlare.
- Oh… - dissi. Pensa, pensa, pensa
– Mi sono appena svegliata. Forse parlavo nel sonno, mentre sognavo.
- Un bel sogno spero.
- Sì, mamma… bellissimo.
Vi sembro troppo presuntuosa se vi confesso
che mi sento davvero soddisfatta di questo capitolo??
Aspetto notizie… xk il bello deve ancora venire! Tittin ci crede nessuno!
o per scherzare -
Mail giorno pavevo appena detto.
ccarezzava la vita
sotto la maglietta d
veva ragione.
isponderen questo modo, i tuoi genitori si sveglieranno sicuramente! otto l'
-Caspita quanto pesa… - fece Ron, tirandosi dietro il mio baule – Ma cosa ci tieni qua
dentro?
-Vestiti… e libri.
Ron si
bloccò di botto vicino le scale. Io che gli ero dietro, gli finii praticamente addosso.
-Libri? – disse, seriamente sconvolto – E cosa ci devi fare?
-Li devo leggere, Ronald. Cosa vuoi che ci faccia con un libro?
-Fidati: non avrai tempo per leggere – disse lui, riprendendo a salire le scale.
-Vedremo.
-Oh, sì… vedrai – disse
furbamente – Impedirti di leggere è appena diventata la mia priorità assoluta. E ho già diverse idee…
-Ron, per favore, risparmiaci
le tue idee sconce!
Ginny. Delicata come al solito.
Io e Rondiventammo
di un bel color rosso porpora.
-Ginny! – la rimproverai,
appena recuperato l’uso della parola.
Nel frattempo eravamo arrivati nella mia stanza, o meglio,
nella stanza di Ginny che
lei ogni volta accettava di dividere con me.
-Che c’è? – fece lei,
innocentemente – Come se non si fosse capito che le intenzioni di mio fratello
erano quelle!
-Okay, Gin, ora puoi anche
andartene – disse Ron.
Eh, sì. So cosa pensate: la delicatezza è una dote di
famiglia proprio.
-Cosa? Ma
vattene tu! – rispose Ginny –
Questa è la mia camera!
Mi sedetti sconsolata sul letto. Conoscevo quei due e sapevo
che ne avrebbero avuto per molto.
-Ah, sì? – fece lui – Benissimo. Allora ce ne andiamo! – mi afferrò per un braccio e senza sforzo mi
trascinò fino alla porta.
-Aspetta, scemo – disseGinny, alzando gli occhi al cielo – Perfetto, me ne vado. Ma sappi che lo faccio per lei, non certo per te.
Ron rispose con uno sbuffo.
-Tra l’altro – continuò Ginny,
mentre usciva – Per quanto ancora hai intenzione di monopolizzarla ancora? Sai
mi piacerebbe fare quattro chiacchiere con la mia
migliore amica, se per te non è di troppo disturbo.
-Vedrò che posso fare – rispose Ron
e molto poco delicatamente gli sbattè
la porta in faccia.
Per un attimo temetti che questo gesto potesse scatenare
l’ira di Ginny.
Ma la porta rimase chiusa, e non sembravano provenire urla di alcun genere.
-Ron! Ti pare questo il modo
di trattare tua sorella?
-Perché? Che
ho fatto?
Senza speranza, proprio.
Decisi di lasciar perdere, era una
battaglia persa. Aprii il baule, iniziando a tira
fuori le cose.
Ron invece si spaparanzò
comodamente sulla poltrona vicino la finestra, guardandomi
mentre sistemavo i miei oggetti.
-Non ho visto Harry, dov’è? –
gli chiesi, rompendo il silenzio.
-Lo hanno chiamato al Ministero, è
dovuto correre.
-Niente di grave, vero? – dissi allarmata.
Avevo sempre il terrore che potesse accadere qualcosa. Mi
spaventavo per la minima sciocchezza.
Ron mi sorrise – No, tranquilla.
Controlli di routine.
-Allora, cosa farai qui questi giorni? – mi chiese –
Oltre che leggere, ovvio.
Gli tirai un pacchetto di fazzoletti che avevo tra le mani.
Sfortunatamente, riuscì ad evitarlo – Smettila!
Lui rise – Dai, dico sul serio.
Cosa farai quando io sarò al lavoro?
Oh, Merlino. Non ci avevo pensato.
Era vero… lui sarebbe andato al
negozio con George. Lo avrei visto solo la sera e a
pranzo, qualche volta.
Era un particolare che non avevo messo in conto.
Ron evidentemente, si era accorto della mia espressione, perché si
alzò e mi venne vicino, abbracciandomi da dietro.
Posò la testa sulla mia spalla e mi strinse più forte.
-Devo confessarti una cosa – mi
bisbigliò nell’orecchio, facendomi venire i brividi – Non ti libererai
di me tanto facilmente. Perché ho intenzione di stare insieme a te ogni minuto libero… perciò vedi di non scappare troppo
lontano perché tanto ti verrò a cercare, ovunque tu ti vada a nascondere.
Mi voltai per abbracciarlo.
-E chi scappa? – sibilai, ma
non so se riuscì a sentirmi.
-E poi – continuò – ho un’altra
promessa da mantenere.
Mentre parlava, scese lentamente con le
labbra sul mio collo. Sentivo che stavo perdendo il controllo.
-Sarebbe? – riuscii a dire.
Lui sorrise sulla mia pelle – Devo
tenerti impegnata, per tenerti lontana da quei libri, ricordi?
Risi a mia volta.
-E mi sa che inizierò proprio
ora…
Ricordate il controllo di cui vi parlavo prima?
Ecco, a quel punto era proprio andato.
Senza oppormi mi lasciai trascinare da Ron
sulla poltrona…
Ma poi… chi aveva voglia di
opporsi?
La mattina seguente, a colazione trovai solo Ginny.
-Buongiorno! – le dissi, trascinandomi sulla sedia di
fronte a lei – Dove sono tutti?
-Andati- fu la sua unica risposta. Prese la scatola dei
biscotti e me la porse.
-Che vuol dire “andati”? –
dissi, sfilando un biscotto.
Ginny rise – Nel senso che sono usciti. Mamma a fare la spesa con
papà, Harry al Ministero e Ron
al negozio con George.
-Ma non è troppo presto per il
negozio? – le feci notare.
Erano da poco passate le otto.
Ginnyalzò le
spalle – Boh… non saprei, avranno avuto da
fare. E poi… - sorrise maliziosamente – Ron mi sembra molto più attivo. Chissà per quale motivo…
-Me lo chiedo anche io sai?
Ridemmo insieme.
-Mi sa che passo a trovarlo, stamattina. Vieni con me?
–dissi.
-Sì, così facciamo anche un girò
per il villaggio. Buona idea.
Già, anche a me sembrava una buona idea…
Et voilà!!! A voi!! Grazie mille a
tutti coloro che hanno letto e soprattutto recensito!
A prestissimo, Titti!quei due e sapevo
che ne avrebbero avuto per molto.
Il campanello sulla porta del negozio tintinnò, quando io e Ginny la
spostammo per entrare
Il campanello sulla porta del
negozio tintinnò, quando io e Ginny la spostammo per entrare.
Il negozio era pieno e…
scoppiettante. Come sempre.
La gente esaminava le scatole
e provava gli scherzi. Uno spettacolo, devo ammettere.
Dietro il bancone, George
schizzava da una parte all’altra, tentando di stare dietro a tutti i clienti.
- Finalmente! Ecco la mia
cognatina preferita!
Oh mio Dio. Circa sette teste
si erano girate a guardarmi.
Naturalmente, Ginny non era di
nessunissimo aiuto: per poco non si sfiatava dal ridere.
Traditrice.
- Ciao, George. Anche io sono
felice di rivederti. - in realtà, il tono sarebbe stato più adatto a “Ciao
George. Non vedo l’ora che questa gente se ne vada, così potrò ucciderti senza
testimoni”.
George ridacchiò - farò finta
di credere che tu sia venuta qui per salutarmi, e non per venire a trovare un’altra
testa rossa di mia conoscenza.
Alzai gli occhi al cielo, ma
sorrisi.
- Avanti, George, smettila! -
intervenne in Ginny - Lasciala in pace, è arrivata solo ieri!
- Sorellina cara, invece di
complottare con la tua amica del cuore, vieni qui a dare una mano al tuo
fratellone! - afferrò qualcosa sul bancone e lo tirò a Ginny. Era nastro
adesivo-Ci sarebbe bisogno di un po’ di
pacchetti.
Ginny sbuffò, ma senza opporsi
raggiunse George dietro il bancone e si mise a trafficare con le confezioni.
Prima che George affidasse
qualche compito anche a me, mi infilai tra la gente, tentando di mimetizzarmi. Diedi
una controllatina intorno, ma Ron non c’era.
Probabilmente era andato a
fare qualche commissione fuori.
Merda. Perché non ci avevo
pensato?
Fui assalita da una sensazione
bruttissima.Mi sembrava che Ron mi…
sfuggisse.
La gente intorno a me
continuava a muoversi, avanti e indietro tra gli scaffali.
Stavo giusto tornando da
Ginny, quando il mio sguardo si posò su una porta.
Anzi, non “una porta”.
LA porta. O meglio, la porta
del magazzino.
Tentando di passare
inosservata, la raggiunsi ed entrai, richiudendomi velocemente la porta alle
spalle.
Santo cielo. Quel posto aveva
bisogno di una seria spolverata.
Che poi, da dove entrava tutta
quella polvere?
Nel magazzino c’era giusto una
finestrella, per il resto niente. Buio, nada de nada.
Attesi qualche secondo, il
tempo che i miei occhi si abituassero alla semi oscurità.
Poi mi guardai attorno.
Scatole, scatole e ancora scatole.
La stanza era enorme piena di
scatoloni, aperti e chiusi. Dovetti resistere all’istinto di prendere la
bacchetta e dare una riordinata.
Mi trattenni soltanto perché
avrei potuto fare un danno peggiore. Come diceva sempre Ron “io mi organizzo
nel mio disordine”.
Ed io non volevo di certo
incasinarlo ulteriormente.
Comunque, Ron non c’era.
Pazienza… ci avevo provato.
Un po’ delusa, feci per
riaprire la porta, ma proprio quando posai la mano sulla maniglia, dietro di me
ci fu un gran fracasso.
Come una pila di scatole
buttate a terra. O magari, cadute per sbaglio.
Balzai per lo stupore,
portandomi una mano sulla bocca.
Dopo il fracasso, silenzio.
Bè… una pila di scatole non
poteva cadere da sola, no?
Qualcuno doveva averla spinta,
non vi pare?
Eppure non si vedeva nulla,
non si muoveva nulla. Aguzzai la vista e feci qualche passo avanti, bacchetta
alla mano.
Un passo…ù
Due passi…
Tre passi…
Quattro…
- Hermione!
Stavolta non riuscii a
trattenere un gridolino.
Per la miseriaccia…
Ron mi si era parato davanti,
sbucato da non so dove ed era… nudo.
Cioè, non nudo… semi- nudo.
Era senza maglia e stava
visibilmente trafficando con i pantaloni.
- Ron… cosa diavolo combini?
Mi hai fatto prendere un colpo! Che ci fai qua?
Ron rise, passandosi una mano
tra i capelli, a disagio - Cosa ci faccio io? Ci lavoro, direi.
- Ah, mezzo nudo?
Tentai in tutti i modi di
mascherare la mia voce tremante. Un brutto presentimento incombeva su di me
come una sciabola. Non osavo guardare cosa ci fosse oltre quella pila di
scatoloni che era caduta. O chi ci fosse.
- Sai… stavo sistemando un po’
il materiale che è arrivato… faceva un caldo tremendo e quindi… ho tolto la
maglia.
- Ah… strano, non mi sembrava
che ci fosse qualcuno quando sono entrata.
In quel magazzino iniziava a
fare tremendamente caldo. Mi mancava il respiro.
Il mio sguardo indugiava su
Ron. Ma non osavo guardarlo negli occhi.
- Eh si… - disse lui - facevo
l’inventario.George mi ha praticamente
costretto, stamattina.
Cercai di sorridergli, ma non
ottenni un bel risultato. Pazienza…
Mi voltai per andarmene, ma
non lo feci. Mi voltai di nuovo a guardarlo.
- Non è che mi nascondi
qualcosa, là dietro, Ron? Magari una bella ragazza…
Tentai di mantenere un tono
scherzoso, ma dentro di me stavo patendo le pene dell’inferno.
Lui mi afferrò per un braccio,
trascinandomi tra le scatole. Dal punto in cui era venuto il rumore.
Ma… non c’era niente.
Sospirai di sollievo, mi sarei
messa a saltellare per la felicità.
Ero così felice che neanche mi
ero accorta che Ron mi aveva abbracciato da dietro, infilando la testa tra i
miei capelli, per raggiungere il collo.
- L’unica bella ragazza che
desidero è qui tra le mie braccia - mi sussurrò all’orecchio - E se avessi
saputo che oggi sarebbe venuta a trovarmi, l’avrei accolta con le dovute
maniere… - aggiunse maliziosamente.
Mi rigirai tra le sue braccia,
percependo la mia pancia piatta adottarsi ai suoi pettorali scolpiti.
- Lungi da me distrarti dal
tuo lavoro…
- Tardi, Hermione - disse Ron,
fingendosi dispiaciuto, mentre infilava una mano sotto la mia canotta - Ormai
il danno lo hai fatto e dovrai rimediare.
Afferrai prontamente la
bacchetta, in realtà non aspettavo altro - Certo, conosco un paio di
incantesimi per mettere tutto…
Ron scosse la testa,
sfilandomi la bacchetta dalle mani.
- Ma… -provai ad obiettare.
- Il danno che hai fatto non
si può riparare con una bacchetta, signorina Granger.
- Oh… - dovevo immaginarlo -
Va bene, mi farò perdonare, quando finirai di lavorare.
Lui sbuffò, lasciandomi
andare.
Mi alzai sulle punte dei piedi
per dargli un veloce bacio sulle labbra, senza dargli il tempo di reagire.
- Vado, prima che George si
accorga che sono qui… - dissi - Anche perché qua dentro si sfiata…
Lui alzò le spalle, indicando
se stesso con un gesto eloquente, per spiegare nuovamente il fatto che fosse
senza maglia.
- Dovreste mettere qualche
altra finestra, qua dentro.
- Riferirò al capo…
Con un ultimo cenno di saluto
uscii dal magazzino, tornando alla luce.
Il negozio era ancora
affollato.
- Hermione, ti prego, vieni a
salvarmi! - la richiesta d’aiuto di Ginny mi arrivò chiara e limpida da l
bancone. Decisi che meritava un aiutino.
- Geroge, scusa devo rubarti
Ginny per un po’! - dissi, afferrandola per un braccio - Dobbiamo fare un salto
al Ghirigoro per comprare un regalo a…
- Sì, sì, sì… - disse lui,
sbrigativamente.
- Allora andiamo! - Ginny
colse la palla al balzo, abbandonando carta da regalo e forbici - ci vediamo
alla Tana, George!
- Certo, ragazze… Hermione, mi
dispiace che hai fatto un viaggio a vuoto. Dirò a Ron che sei passata, quando
torna.
- C-cosa? - feci io di
riflesso.
- Ron è andato fuori per delle
consegne, non è venuto per niente in negozio… sono diciotto galeoni, signore -
disse rivolto ad un cliente.
“Non è venuto per niente in
negozio“?
Possibile che George fosse così
stressato da non essersi accorto che Ron era nel retro a fare l’inventario?
- Oh, va bene… - dissi,
confusa, seguendo Ginny fuori dal negozio.
In realtà, c’era qualcosa che
non andava bene per niente.
- Hermione, cara! - disse la
signora Wesley - Hai dormito bene?
- Sì, certo, Molly - le
risposi, cercando di mantenere un tono allegro. Evidentemente, la signora
Weasley stava tentando di spiegarsi il perché del mio malumore, attribuendo la
causa ad una notte insonne.
- Ginny mi ha detto che siete
passate al negozio oggi… - continuò Molly, prendendo dalla mensola le stoviglie
per apparecchiare la tavola.
La cucina della Tana era
ancora vuota. Per poco.
Di lì a poco sarebbe rientrato
il resto della truppa. Io e Ginny eravamo state le prime a tornare a casa e la
signora Weasley ci aveva messo subito al lavoro.
- Sì, siamo andate a fare un
giro a Diagon Alley. E visto che c’eravamo siamo andate in negozio… - le
risposi sistemando i piatti sulla tavola.
Sui fornelli, due pentole
brontolavano allegramente, emanando un profumino delizioso.
Mi chiesi se io sarei mai
riuscita a preparare un piatto del genere. Probabilmente no.
Ma voglio dire… esistono le
pasticcerie, no?Ron si sarebbe dovuto accontentare.
Cioè, non che io e ron…
insomma…
Vabbè, azzerate tutto. Come se
non avessi detto nulla.
- Ron sarà stato contento
della tua sorpresa! - proseguì la signora Weasley, togliendo lo stufato dal
fuoco.
- Ehm… più o meno…
Molly si voltò a guardarmi con
aria interrogativa.
- Che vuoi dire, cara?
Oddio. Ma quanto ci metteva
Ginny a lavarsi quelle benedette mani?
Quando serviva, spariva
sempre. Con tutto il tempo che stava impiegando, altro che lavarsi le mani. Ci
si sarebbe potuta fare un bagno. Con l’aromaterapia, tra l’altro.
- No, è che… c’era tanta gente
e quindi… - tentai di arrampicarmi sugli specchi. Perché non sapevo mentire,
mannaggia alla miseria? Molly continuava a guardarmi confusa - Ron non è che c’era
proprio… in realtà… era come se non ci fosse!
Mamma mia. Mi facevo pena da
sola. La migliore studentessa di Hogwarts degli ultimi anni che non sapeva
neanche trovare una bugia decente.
Cosa avrei dovuto dirgli?
“Sì, c’era: stava nel
magazzino a fare l’inventario, mezzo nudo, aggiungerei. Però, George allo
stesso tempo ha detto che non si era presentato per niente in negozio, oggi“.
Bella risposta, mi avrebbe
preso per pazza.
- Non capisco, Hermione, cara.
C’era o no Ron?
O no… che le dico?CHE LE DICO? Sì… no? No…
- No, che non c’era, mamma.
Ginny aveva fatto la sua
entrata in cucina, mandata da non so quale Santo.
Per lo meno mi aveva evitato
di rispondergli.
- Sì, sì, infatti! - mi
affrettai a sostenerla - Intendevo che non c’era, ma se ci fosse stato, penso
che gli avrebbe fatto piacere!
- Oh… certo! - disse Molly,
sorridendo - Sicuramente, cara. Non dovrei dirtelo - fece con aria cospiratoria
- ma ogni volta che si parla di te… Ron si illumina!
Mi sentii arrossire.
- Mamma, ti prego! - disse
Ginny ridacchiando - Risparmiala!
- Ma non è affatto una cosa di
cui vergognarsi, Ginny! - protestò la signora Weasley - Tutti noi abbiamo
passato un bruttissimo periodo… - la sua voce si incrinò - ma abbiamo trovato
la forza di andare avanti. Io temevo che Ron… - i suoi occhi si riempirono di
lacrime; io e Ginny ci guardammo un attimo, allarmate - Che Ron sarebbe stato…
quello più in difficoltà… per tutto quello che ha passato… per Fred… - si soffiò
il naso - Invece… Ron ha trovato la sua forza… in te, cara - disse,
accarezzandomi.
Le sorrisi, in imbarazzo e la
abbracciai.
Ginny con molta nonchalance si
era messa a lavare la frutta.
- Grazie, Hermione, grazie per
averlo fatto andare avanti… il mio bambino… - mi sussurrò, mentre ancora mi
teneva stretta.
Non uscì alcun suono dalla mia
bocca. Mi limitai a stringerla più forte.
- Ah… quel tontolone… - sospirò,
staccandosi da me e rimettendosi a trafficare con le pentole.
Poco dopo, uno alla volta
rientrerono gli altri.
Il primo fu il signor Weasley
che spuntò dal camino come se nulla fosse, complimentandosi per il buon odore
che si sentiva in cucina.
Poi arrivò Harry direttamente
dal Ministero, seguito da Percy.
Per ultimi arrivarono George e
Ron.
Il volto di Molly brillò
quando Ronsi chinò per baciarmi sulla
fronte.
- Ronnie, caro… sembri stanco
- fece Molly, mettendogli davanti un piattone di spezzatino.
- Colpa di George. Mi fa
lavorare troppo - rispose Ron, concentrandosi sul suo piatto - Mà… buonissimo!
Molly sorrise, accarezzandogli
la testa.
- Ma smettila… - disse George
- Tutte queste scene per un inventario! Harry, per favore, mi passi l’olio?
Cosa, cosa, cosa?
Ma allora George sapeva che
Ron era in magazzino a fare l’inventario…
Peròa me aveva detto che sarebbe stato fuori
tutta la mattina…
Naturalmente, nessuno sembrava
essersi accorto di nulla. Ginny continuava ad amoreggiare con Harry, Percy e il
signor Weasley chiacchieravano sull’ultima novità del Ministero…
- Eilà, Hermione! Sei con noi… - la voce di
Harry mi giunse indistinta, mentre mi sventolava una mano davanti alla facci -
Allora, per te ve bene?
- Certo… - risposi. Poi ci
ripensai - Cosa, scusa?
Harry alzò gli occhi al cielo - Che ti è
successo? Nemmeno durante le lezioni di Vitious se mai stata così distratta…
- Per tua norma e regola, le
lezioni del professor…
D’un tratto sentii una mano
tapparmi la bocca. E anche se non riuscivo a vedere che fosse, dalla grandezza
capii che si trattava di Ron.
E infatti…
- Sì, Hermione intendeva dire
che è felicissima di venire al lago con noi, oggi pomeriggio. Vero, Mione?
- Cofmeff pacffil… - provai a
biascicare, ma con scarsi risultati. Alla fine, annuii.
- Perfetto! - disse Harry. Prese Ginny per mano e si allontanarono.
Mi voltai verso Ron.
- Tu non dovresti andare in negozio, oggi pomeriggio? - gli chiesi.
- Sì, ma farò un’eccezione…
Il mio intento iniziale era quello di fargli una bella ramanzina sul fatto
che non bisogna trascurare il lavoro eccetera, eccetera…
Ecco, appunto. Quello iniziale. In quel momento infatti fui costretta ad
affrontare una momentanea… distrazione.
- Una certa persona deve ancora farsi perdonare, o sbaglio? - disse.
Oddio, da quando aveva quella voce così sexy?
- Ron, per favore… - dissi, cercando di stare seria - Ci stanno i tuoi in
cucina.
Fiato sprecato. Le sue mani raggiunsero la mia vita senza tante difficoltà
e mi tirò verso di sé.
- Esatto, in cucina… - soffiò lui, sulla mia bocca, mentre…
- Ron, Hermione! Vi ho portato il caffè! - trillò Molly, comparendo con un
vassoio in mano.
Io e Ron ci separammo alla velocità della luce. Uno vicino al camino, l’altra
sul divanetto. Impossibile che si fosse accorta di qualcosa.
- Ron, caro, mi faresti il favore di portarlo a tu a Ginny ed Harry? Così
finisco di pulire la cucina…
- Certo, mamma - rispose lui senza troppo entusiasmo.
- Vengo ad aiutarti a sistemare, Molly - le dissi, tentando di mascherare
il mio rossore, mentre Ron si allontanava.
- Assolutamente no, tesoro! Ti
ho già fatto faticare abbastanza per oggi… - disse - Senti, perché non vai a
riposarti un po’ sulla veranda? Si sta benissimo a quest’ora. Dovrebbe esserci
anche George.
Una lampadina si illuminò
nella mia testolina.
- Ah, sì? - feci - Credo che
andrò, allora.
Come aveva detto Molly, trovai
George sulla veranda, intento a leggere la Gazzetta del profeta sulla panchina
di vimini.
- George? - dissi - Devo
chiederti una cosa.
Lui mi guardò, abbassando il
giornale. Sorrise.
- Ma certo, cognatina, dimmi
pure. Che vuoi sapere?
- La verità.
Forse fu una mia impressione,
ma mi sembrò che George impallidisse.
- Cosa, scusa? - chiese,
tentando di mantenere un’espressione rilassata.
Ma non sarebbe riuscito a
fregarmi. Mi inchinai su di lui, poggiando le mani sui braccioli della
panchina.
Non aveva via di scampo.
- Ho detto la verità, George. Cosa
sta combinando Ron?
- Io non so… - tentò lui, ma
lo bloccai.
- Non dirmi che tu non sai
niente, George, perché non sono stupida. Lui sta tramando qualcosa e tu lo stai
coprendo… quindi adesso parli.
Lui ingoiò il vuoto per una
paio di volte, abbassando lo sguardo.
- Che c’è? Ha un’altra? - gli
chiesi a bruciapelo.
- Oh, Merlino, no! - disse
lui, ridacchiando istericamente - Ron sbava anche solo sentendoti nominare…
come puoi pensare che…?
Grazie al cielo. Era ovvio che
non stava mentendo.
Mi sembrava sincero.
Abbastanza…
- E allora cosa?
Lui sospirò - Senti Hermione…
sai tenere unsegreto?
- Certo che so
tenerlo, George! - dissi. Non sapevo se essere irritata o preoccupata.
Lui schioccò la
lingua, scettico.
- Fino a prova
contraria le ragazze non sono mai brave a tenere la bocca chiusa - disse lui,
serio.
Ma sentitelo…
- George, stai
parlando con me, non con Ginny. Vuoi che non sappia tenere un segreto?- alzai gli occhi al cielo - E poi stiamo
parlando di Ron… quale segreto potrebbe tenermi nascosto?
- Non so se
sono pronto a tradire la fiducia di mio fratello, comunque.
Non potevo
credere alle mie orecchie! Voglio dire, stiamo parlando di George! Quante volte
si era preoccupato di dire qualcosa che invece non- avrebbe- dovuto- dire? E
adesso faceva il prezioso.
- Stammi a
sentire George Weasley: tu adesso mi dici che diavolo sta succedendo
spontaneamente. Altrimenti, sai bene che posso farti parlare anche senza il tuo
consenso - volevo solo spaventarlo un pochino. Non terrorizzarlo, come invece
accadde.
Voglio dire…
non lo avrei fatto davvero! Penso…
Va bè… meglio
così. Con la paura si ottengono i risultati migliori. O qualcosa del genere.
George guardò
preoccupato la mia bacchetta, infilata nella tasca del pantalone.
Perfetto: aveva
abboccato.
- E va bene,
Hermione. Ma se Ron scopre qualcosa… io non ti ho detto niente! - disse con
tono cospiratorio.
- Affare fatto.
- Allora… che
vuoi sapere esattamente? - mi disse.
- Cosa sta
tramando Ron. Perché è chiaro che non passa tutto il suo tempo in negozio.
- Sì - confermò
George, guardando verso la porta per assicurarsi che non arrivasse nessuno -
hai ragione. Ron non viene tutti i giorni al negozio. E’ solo una copertura.
Oh, Melino. Lo
sapevo, lo sapevo…
- E quindi? -
lo esortai - Dove va?
- Ad allenarsi…
a Quidditch. Sta tentando di entrare in una squadra importante.
Cosa? No, dico…
cosa?
Ditemi che mi
sto sbagliando. Non può essere.
Cioè… è
materialmente impossibile.
Un momento…
Sparizioni
continue.
Tre docce al
giorno.
Fame
raddoppiata,
Ah! Ecco perché
era mezzo nudo nel magazzino del negozio: era appena tornato dall’allenamento e
si stava cambiando. Ma certo!
Solo una cosa
non tornava…
- E per quale
motivo Ron ha deciso di non dirmi niente?
George arrossì
- Non è che non ha detto niente a te. Non lo ha detto a nessuno…
- Ma perché?
- Hermione… non
lo so! - disse lui - Forse credeva che non lo avreste appoggiato o temeva di
deludervi o… non è ancora sicuro di ciò che vuole fare o… non lo so!
- E senti…
perché…
Ma non ebbi la
possibilità di terminare la mia domanda. Il signor Weasley era appena uscito
sulla veranda e si era venuto a sedere proprio sulla panca dov’era George.
Non mi sfuggì
un certo sollievo da parte del fratello di Ron.
- Non ti starà
facendo arrabbiare, Hermione? - mi disse Arthur - Non ci badare, è una cosa che
li ha sempre divertiti.
Risi - No,
affatto, signor Weasley. Stavamo solo chiacchierando… ma stavo salendo. A dopo.
Entrai
velocemente in casa e salii al piano superiore.
Perché Ron non
mi aveva detto del Quidditch? Io lo avrei appoggiato.
Non posso dire
di amare questo sport ma… se è ciò che lui vuole per me va benissimo.
Probabilmente
lui avrà pensato che io non sarei stata d’accordo e ha preferito tenermelo
nascosto.
Mi sentii
tremendamente in colpa.
Mentre salivo
le scale, pensai a quanto fosse difficile per lui doversi tenere tutto dentro.
Avrei voluto
dirgli che poteva confidarsi con me… perché io l’avrei appoggiato, sempre.
Ma non potevo
dirglielo in effetti, perché tecnicamente, io non sapevo niente.
All’improvviso,
una lampadina si accese nella mia testa.
Ma sicuro! Gli
avrei fatto capire che sapevo, senza dirglielo apertamente.
Così poi,
quando lui avrebbe confessato tutto, io avrei finto di essere sorpresa e bla
bla bla…
Animata da un
nuovo entusiasmo, mi fiondai verso la camera che dividevo con Ginny, ma prima
che potessi aprire la porta, mi sentii trascinare per un braccio nella stanza
accanto.
- Cambio di
stanza.
- Che
delicatezza, Ron - gli dissi, mentre lui chiudeva la porta.
Ron rise e si
chinò per baciarmi velocemente una spalla. Mi fece segno di sedermi sul letto,
obbedii.
Lui nel
frattempo, iniziò a raccogliere vestiti e riviste sparse qua e là per la
stanza.
- A cosa devo
tale accoglienza nel tuo regno, Weasley? - dissi, mettendomi a gambe incrociate
sul letto e osservandolo mentre riordinava - Di solito siete tu ed Harry a
venire nella stanza diGinny…
Effettivamente
era vero. Raramente ci riunivamo nella stanza di Ron. Anzi, mai per dirla
tutta.
Il fatto è che
la stanza di Ginny era più ampia e ci stavano comodamente quattro persone.
Ron si voltò a
guardarmi - Bè… diciamo che ti ho voluta rapire per non dividerti con Harry,
Ginny e… Grattaculo.
-Ron! Grattastinchi! - tentati di
rimproverarlo, ma temetti che il mio sorriso fosse troppo difficile da
nascondere.
Mi guardai
intorno, studiando le pareti. Erano tutte tappezzate di poster dei Cannoni. Ma
certo, un evidente segno.
Tutte le
immagini si muovevano, i giocatori schizzavano con le scope, altri tentavano di
afferrare il boccino a pochi centimetri dalle loro mani…
- Non pensavo
che il Quiddicth ti attraesse così tanto - disse Ron, sedendosi poco
delicatamente sul letto, accanto a me.
Perfetto, avevo
subito l’occasione giusta per riscattarmi.
- Perché dici
così? - dissi - Certo che mi attrae, a chi non piace il Quidditch?
Ron mi guardò
strano. Era semisdraiato sul letto e con un braccio si reggeva la testa.
- Andiamo,
Hermione… a te non è mai piaciuto.
- Non è vero! -
protestai - Lo trovo uno sport molto… interessante.
Lui sbuffò.
La situazione
si faceva più complicata del previsto. Certo che se lui continuava a pensare
che in effetti a me il Quidditch faceva schifo e che lo consideravo una totale
perdita di tempo, non si sarebbe mai confidato con me riguardo i suoi progetti.
- E a cosa è
dovuto questo tuo nuovo interesse? - disse lui, ancora scettico.
- Dai, Ron! Come
puoi pensare che non mi piaccia… - ormai mi stavo quasi alterando - Sono sempre
venuta a vedere tutte le partite a scuola - mi avvicinai a lui, mettendomi
nella sua stessa posizione - Anche se… spesso venivo per vedere un giocatore in
particolare…
Nei suoi occhi
colsi un guizzo, mentre le sue orecchie si tingevano di rosso.
Si sollevò
leggermente per sfiorare le sue labbra con le mie.
Da quel momento
persi di vista il mio progetto iniziale, anche perché sapevo che da quel
momento i nostri discorsi non avrebbero rispettato alcun filo logico.
La situazione
peggiorò alquanto quando sentii le sue mani accarezzarmi un fianco, mentre le
mie risalivano lentamente i suo torace scolpito.
In un attimo di
lucidità, rimisi in atto il mio piano con un debole tentativo.
- Anche questo
mi piace del Quidditch… - dissi, premendo con più forza sui suoi pettorali.
Lui sorrise
soddisfatto, strusciando il naso contro il mio collo.
- Ricordo degli
allenamenti a scuola… a quanto pare dovrò riprendere a giocare se i risultati
sono questi…
Intravidi un
barlume di vittoria… ero quasi riuscita a farlo parlare! Sì, sì… ero
sicuramente sulla strada giusta.
O almeno… ci
sarei arrivata presto, se un qualcosa non fosse andato storto.
E
così vi lascio con un altro piccolo interrogativo! Chiedo perdono in anticipo!
Grazie
mille a coloro che stanno seguendo la storia, in particolare a colore che hanno
recensito:
Nafasa:
Lo so, sono stata un po’ cattiva, spero di essermi fatta perdonare! Grazie
mille per aver recensito!
Cullen
Isabella: ti ringrazio per il complimento! Sono contenta che ti stia
incuriosendo, spero che il seguito non ti deluda. A presto!
Eli
Weasley: a quanto pare anche Ron ha dei segreti, visto? Ma Hermione saprà
tenergli testa? Grazie per la recensione! Spero che questo capitolo ti sia
piaciuto.
EDVIGE86:
Sono felice che questa storia ti piaccia, davvero. E devo ringraziarti
doppiamente: sia per la recensione, sia perché è stato il tuo entusiasmo a
farmi continuare questa storia, che ammetto, avevo intenzione di sospendere. Adesso,
invece, la storia è ben delineata nella mia mente e in gran parte è merito tuo!
Spero vorrai continuare a farmi sapere il tuo parere anche per i prossimi
capitoli! A presto!
Cosmopolitan:
spero che la tua curiosità non abbia avuto il sopravvento! Ho cercato di
postare il prima possibile! Spero che il capitolo non ti abbia deluso! Alla
prossima e grazie mille per il commento!
Tayuya_herm:
ti confido che anche io spero che con il film non abbiano distrutto il libro,
come è solito che accada! Tornando alla storia… ecco qui svelato il presunto
segreto! Ormai viene da chiedersi una cosa sola: Hermione sarà davvero in grado
di mantenere il segreto? Grazie per la recensione e per il fatto che segui
sempre le mie storie!
Zebraviola:
Mmmm…la tua teoria sembra molto interessante. Ma c’è un piccolo intralcio:
pensi davvero che Ron avrebbe lasciato fare a George le “smancerie” che il “presunto”
Ron si è scambiato con Hermione nel magazzino??? Sarei felicissima di conoscere
il tuo parere in proposito se ti va… vediamo se indovini cosa sta succedendo! Grazie x il commento, a
presto!
Ero così immersa nella lettura che neanche mi accorsi che Ron era
entrato nella stanza di Ginny e mi stava parlando
Ero così immersa nella lettura
che neanche mi accorsi che Ron era entrato nella stanza di Ginny emi stava parlando.
- Scusa, cosa hai detto? - gli
chiesi, distogliendo a malincuore gli occhi dalla pagina.
- Ho detto che devi smetterla
con questi libri - disse lui avvicinandosi e togliendomi il tomo dalle mani -
Non ti posso lasciare cinque minuti che subito ti ritrovo attaccata a questi
mattoni!
Incrociai le braccia,
inarcando le sopracciglia.
- Stavo soltanto riempendo un
buco di tempo Ronald, in attesa che voi siate tutti pronti per andare al lago…
- cercai di spiegare .
- Bè… ma potresti fare
qualcosa di più utile - continuò lui imperterrito.
Era appoggiato alla
cassettiera di Ginny e soppesava il libro, portandoselo da una mano all’altra
con finta nonchalance.
- Tipo? - lo assecondai. Non
che non avessi capito dove volesse arrivare.
- Che ne so? - disse Ron,
fingendo di fare l’ingenuo - Coccolare il tuo ragazzo, magari? Potrebbe
soffrire di carenza di affetto.
Esplosi in una fragorosa
risata.
- Credimi: il mio ragazzo più
che di carenza, potrebbe soffrire di indigestione di affetto.
Gli presi il libro dalle mani.
Lui mi sorrise.
- Va bene, va bene - disse,
alzando le mani in segno di resa - Se preferisci perdere tempo in questo modo,
invece che passare il tempo con me…
Rieccola. La sindrome della
vittima. Se non lo conoscessi così bene, ci sarei anche cascata.
- Non sto affatto perdendo
tempo, Ron.
- Ah, sì? E a cosa ti
servirebbe leggere questa specie di enciclopedia magica.
Sbuffai, riaprendo il libro e
cercando la pagina a cui ero rimasta.
- Mi anticipo per l’anno
prossimo ad Hogwarts, no?E non ti
farebbe male se ti anticipassi qualcosa anche tu, Ron.
Se no fossi stata tanto
impegnata a ricercare quella pagina, sicuramente mi sarei accorta che Ron si
era alquanto irrigidito.
- Non credo che mi servirà.
- Come no - feci, soddisfatta:
finalmente l’avevo ritrovata - Ne riparliamo a ottobre.
- Penso che non ce ne sarà
bisogno di parlarne, Hermione. Né a ottobre, ne a novembre, né mai.
A quel punto la mia attenzione
si era nuovamente concentrata su di lui.
- Cosa vuoi dire?
Lui sospirò - Non tornerò a
scuola quest’anno.
- Cosa?
- Hai capito. Io ed Harry non
torneremo ad Hoqwarts - lo disse, senza guardarmi negli occhi.
- E da quando lo hai deciso,
Ron? - la calma mi stava abbandonarmelo - Tra l’altro… pensavi di dirmelo prima
o poi? Se questa conversazione non fosse mai uscita, quando me lo avresti
detto? Sul treno, magari?
- Senti, non ti arrabbiare.
Era proprio questa la reazione che volevo evitare.
Ah! Bè certo. Adesso ero io la
pazza che dava in escandescenza.
- Quindi hai pensato bene di
non dirmi nulla. Molto maturo da parte tua.
Ron si passò una mano tra i
capelli.
- Hermione non mi sembra una
tragedia. Lo sapevi da un pezzo che Harry non sarebbe tornato a scuola.
- Ma adesso stiamo parlando di
te! Non di lui!
Evidentemente, Ron non
comprese perché dalla risposta che mi diede, compresi che non aveva capito
nulla.
- Fammi capire - si bloccò un
attimo a riflettere, le orecchie di un rosso acceso - Harry può decidere cosa
fare della sua vita, se tornare o no a scuola… e io non posso avere altri
progetti?
- Certo che puoi averli Ron! -
dissi io - Devi averli! E’ questo il punto. Tu non mi hai mai parlato dei tuoi
progetti, di ciò che vuoi fare… dimmelo, Ron! Illuminami!
Okay, magari lo dissi un po’
bruscamente. Ma insomma, il concetto era questo.
E poi era stato lui il primo
ad alzare i toni, io mi ero regolata di conseguenza.
Per un momento pensa di dirgli
tutto. Di rivelargli che George mi aveva confessato ogni cosa.
- Hermione, non lo so ancora
cosa voglio! E non lo capirò mai se continuate a starmi tutti addosso!Pensate alla vostra di vita.
Tutti addosso?
Aprii la bocca per ribattere,
ma la richiusi subito.
Non ricordo se evitai di
rispondergli per non urlargli contro o semplicemente perché altrimenti le
lacrime avrebbero preso il sopravvento. Una delle due.
E non so neanche come
interpretò lui il mio silenzio.
Grazie al cielo, qualcuno bussò
alla porta. Dall’altra parte qualcuno parlò.
- Spero che apprezziate il
fatto che io stia bussando alla porta della mia stanza - disse la voce ovattata
di Ginny dall’altro lato della porta - Vorrei evitare di assistere a qualche
spettacolo…
Con tre passi Ron fu alla
porta e la spalancò . Ginny trasalì.
- Mi hai fatto prendere un
colpo! - le ci vollero circa tre decimi di secondo per riprendersi.
- Siete pronti? - disse lui,
brusco.
- Sì…io… ero venuta a dirvi
che siamo pronti per… - cominciò Ginny, spiazzata dal tono del fratello.
- Bene - la interruppe lui. E
senza guardarsi indietro se ne andò.
Io sospirai. Adesso potevo
mettermi pure a piangere.
Ma non ne avevo neanche più
voglia. Mi nascosi il viso tra le mani, a riflettere.
Sentii Ginny avvicinarsi, per
sedersi sul letto accanto a me.
Le molle cigolarono, per il
resto solo silenzio.
- Avete litigato?
Classica domanda.
Annuii ma avrei potuto
benissimo non rispondere perché la cosa era evidente.
- Che ti ha detto stavolta?
Mi scoprii il volto - Stavamo
parlando della scuola. Lui mi ha detto che non ha intenzione di tornare.
- Davvero? - disse stupita -
Non sapevo che avesse deciso di non tornare. E credo che non lo sappia neanche
Harry.Quindi… cosa vuole fare?
- E’ questo il problema! -
dissi disperata - Non lo so cosa vuole fare… cioè lo so…
Ginny mi fissò confusa -
Hermione, lo sai o no?
Ecco.
Lo so o non lo so?
Questoè il problema.
Sperai di non fare la fine di
Amleto, in ogni caso.
Ginny continuava a guardarmi
in attesa di una risposta. Cosa potevo dirgli?
Valutai la situazione.
Da una parte avevo promesso a
George che non avrei raccontato la storia del Quiddità a nessuno.
Ma dall’altra parte… Ginny era
anche lei sorella di Ron e soprattutto era la mia migliore amica.
Io con lei non avevo segreti e
viceversa. Insomma dirlo a lei, sarebbe stato come non dirlo a nessuno.
Feci un gran sospiro.
- Ginny, devi sapere una cosa.
Stamattina ho parlato con George…
Le dissi tutto.
I comportamenti strani, le
lunghe assenze, l’atteggiamento vago, l’aria costantemente stanca, il
Quidditch, la sua intenzione di entrare in una squadra…
Ginny mi ascoltò in silenzio.
- Oh, Merlino.Perché non ci abbiamo pensato prima.
La reazione di Ginny mi stupì.
Sembrava quasi dispiaciuta per non essere giunta prima ad una conclusione del
genere.
- Sì, Herm, pensaci! - disse -
Ecco perché spariva continuamente! Io non ci ho mai creduto al fatto che
andasse sempre in negozio guarda…
- In effetti - annuii
sconsolata.
- E poi… quando si gioca in
una squadra ci si deve allenare tutti i giorni. E’ una cosa normale.
Un momento…
Io non avevo mai detto che…
Anche Ginny comprese il
significato del mio sguardo.
- Miseriaccia…
Ed altri pezzi tornarono a
posto….
Salve a tutti!!
Grazie per aver
letto anche questo capitolo, spero vi sia piaciuto!
Un grazie
particolare a:
Minnieinlove: sono
contenta che ti stia piacendo! Saròfelice di passare da te per leggere la tua storia appena ho un attimo!!!
A presto!
Tayuya_herm:
carissima, sei troppo buona!! Ho cercato di aggiornare il prima possibile,
spero di non aver fatto strafalcioni…!! Alla prossima!
Zebraviola: Hai
ragione, ci sarebbe potuto essere qualcosa di ben peggiore dietro! Invece sono
stata abbastanza buona… se hai letto le altre mie storie avrai notato che di
solito non lo sono affatto!A
prestissimo!
Cosmopolitan: se ti
riconsola, non lo aveva capito nessuno!!! Alla prossima!
Marty McGonagall:
grazie davvero! Sono contenta che la storia ti piaccia… anche io adoro la
suspance (ma dai?) ma sono consapevole che molti xò la odiano! Sono felice di
aver trovato una “collega”! a presto!
EDVIGE86: guarda se
trovi un “Ron” fammelo sapere, lo voglio anch’io!!! Riguardo la storia…
hermione sta ancora interrogandosi sul comportamento di Ron e ora ci si è messa
pure Ginny…
Un bacio, alla
prossima!
Eli Weasley:anche stavolta ho troncato un po’ la scena…
perdonooooo!!!!!!
Emmahp7: ti confido
che quel soprannome fa sorridere anche me! E tra l’altro… è prop da Ron!! A presto!
MaryPotterinaWeasley: concordo pienamente con
te!!! A presto!!
- Non lo so, Herm, di solito quando ci si allena così tanto è più probabile
che… ma George che ti ha detto di preciso?
Feci un attimo mente locale.
- No, lui mi ha detto che Ron voleva entrare in una squadra, non che lo ha
già fatto! Santo Merlino!
- Tipico di mio fratello - Ginny mi fece una carezza sul volto - Dai Herm,
non c’è niente di cui preoccuparsi.
Lo disse con un tono tale che era evidente che persino lei faceva faticaa credere a ciò che stava dicendo.
Mi alzai in piedi, iniziando a fare su e giù.
- Ginny, sai questo che significa? Che Ron ha già deciso! - dissi
esasperata.
- Non possiamo impedirgli ero, però.
- No, certo che no, Ginny! - le dissi, tentando di spiegarmi - Non voglio
certo privarlo delle sue scelte, ma… Morgana! Ha fatto tutto in fretta e furia,
senza rifletterci, senza dirci nulla…
Ginny sospirò, muovendosi a disagio sul letto.
- Lo sai come è fatto Ron… agisce sempre di impulso. E fa spesso un sacco
di stronzate - mi sorrise -Te ne parlerà,
Hermione.Ne sono sicura, te lo dirà. Tu
sei l’unica cosa di cui sono certa, se si parla di Ron.
Tentai di calmarmi.
- E allora perché non mi ha detto niente, Ginny? Cosa aspetta? Ormai è
fatta.
Ginny si alzò e mi venne incontro. Sembrava che stesse cercando le parole
giuste - Senti, Hermione… Tutti sappiamo cosa ne pensi del Quidditch. Ron
compreso. Non lo biasimo se non ha il coraggio di confessarti che ha intenzione
di dedicarsi a questo sport tutta la vita. Persino io avrei paura della tua
reazione…
Cosa???
Non potevo credere alle mie orecchie. Quindi in sintesi, il problema di
tutto ero io. O meglio, la mia reazione. Che poi da quando girava questa falsa
notizia sul fatto che a me non piacesse il Quidditch?
Quando mai?
Ero pure uscita con un giocatore, per un certo periodo…
Non che lo avessi fatto perché era un giocatore di Quidditch ma… tutto fa
brodo.
Mi diedi un contegno.
- Ma quando mai ho detto che non mi piace il Quidditch? - le chiesi,
incrociando le braccia.
Ginny alzò gli occhi al cielo - Ammettilo: lo hai sempre considerato una
perdita di tempo. Lo hai sempre detto.
Tutti uguali questi Weasley.
- Ti sbagli. Lo trovo uno sport molto interessante.
- Mettiamola così: lo consideri una perdita di tempo molto “interessante”,
allora.
- Non è vero, io…
Stavo cercando di giustificarmi con un’altra delle mie patetiche scuse, ma
una voce dal piano si sotto mi interruppe.
Ginny si diresse verso la porta, ma un secondo prima che uscisse l’afferrai
per un braccio.
- Ginny, meglio che non ne parli con nessuno di questa cosa… - bisbigliai -
Se la tua famiglia lo viene a sapere, succede un casino… Devi mantenere il
segreto.
Lei mi sorrise - Certo. Sarà il nostro segreto.
E ci affrettammo ad uscire.
*
Quel pomeriggio faceva piacevolmente caldo.
Peccato che il mio umore era più profondo del lago in cui Harry e Ron
stavano facendo il bagno.
Io e Ron non ci eravamo ancora rivolti la parole, ma dopo sette anni di
litigi non facevo fatica a tenergli il muso o a sopportare il suo.
Ginny, accanto a me, prendeva il sole, dormicchiando. Era il relax fatta
persona.
- Gin, dovresti spostarti - la avvisai - hai la carnagione troppo chiara,
rischi di arrostirti come una cotoletta.
Ginny si sollevò gli occhialiper
guardarmi, sollevandosi leggermente.
- Perché, tu non conosci nessun incantesimo contro gli eritemi solari? - mi
chiese.
- Certo, ma…
Non mi fece finire, si rinfilò gli occhiali e tornò a sdraiarsi - Come
immaginavo. Allora non c’è problema.
Decisi che ormai era inutile discutere. Se aveva deciso di ustionarsi non c’era
modo di farle cambiare idea. Anche perché conoscendola, sapevo bene che poi si
sarebbe guardata da l prendere più il sole senza protezione.
Mi sistemai meglio sul mio asciugamano. Stavo per afferrare una rivista ai
piedi di Ginny, quando notai l’ombra di una sagoma che si avvicinava di
soppiatto.
Neanche a dirlo, dietro di noi c’era Harry, con un gigantesco gavettone
verde pieno d’acqua.
Gli lanciai un semplice sguardo da “se mi arriva anche solo una goccia ti
affatturo”, perché sapevo che sarebbe bastato. Lui si premette un dito sulla
bocca, segno che non dovevo parlare e poi indicò Ginny, che non si era accorta
ancora di nulla.
Il tonfo su… gelido.
Fortunatamente ero riuscita a spostarmi abbastanza in fretta per evitare di
essere travolta, ma Ginny ci finì completamente immersa, anche perché era stata
proprio puntata.
Si mise a sedere boccheggiando e imprecando e quando realizzò chi fosse il
responsabile, si tolse i capelli fradici dagli occhi, afferrò la bacchetta e
partì all’inseguimento di Harry, che se la era già data a gambe.
- Povero Harry. Non sa cosa lo aspetta.
Quella voce mi fece sobbalzare. Non solo perché il proprietario mi era
spuntato all’improvviso alle spalle, ma perchéera la sua voce.
Lo fissai dal basso, tentando di evitare l’espressione ebete che assumevo
ogni volta che lo guardavo in costume. Distolsi lo sguardo annuendo.
- Posso? - disse indicando il mio asciugamano. Io mi spostai di lato per
lasciargli il posto per sedersi.
Afferrò con le dita una ciocca che era sfuggita dalla mia coda e sempre
guardandomi negli occhi, la bloccò con un ferrettettino. Poi riscese con la
mano ad accarezzarmi il volto con due dita.
Io mi voltai dall’altra parte. Questa volta non avevo intenzione di fare
finta di niente.
- Hermione, ti prego. Ho sbagliato io… lo so, lo so - mi afferrò il mento
con una mano per farmi voltare verso di lui - sono il solito idiota.
- E perché mai? - gli dissi io, pungente - D’altra parte noi altri dobbiamo
“pensare alla nostra di vita”. No?Hai
ragione tu.
Lui scosse la testa - Non è così. Non lo penso questo e non l’ho mai
pensato.
- Senti Ron… - essere diplomatica in quel momento mi costava una fatica
assurda - Tu sei libero di fare ciò che vuoi, io non mi devo immischiare
Lo guardai: la sua espressione era più shockata che altro.
- Mione…
- E quindi, dato che la vita è tua…
- Hermione… guardami… Mione!
- Io non voglio…
- Hermione, guardami!
- Essere un peso per te, perché…
Ma non potetti continuare perché mi ritrovai completamente sdraiata sull’asciugamano,
con Ron a cavalcioni sopra di me e una mano che mi tappava la bocca.
- Vuoi stare un po’ zitta? - delicato come al solito.
Cercai di protestare, ma venne fuori solo un suono indistinto. Rinunciai.
- Bene. Almeno parlo io - ghignò Ron.
Si sporse leggermente in avanti, per baciarmi la fronte.
- Ti inseguo da circa sette anni Hermione - stavolta era lui a non
guardarmi negli occhi - E se pensi che in questi anni io ti abbia considerato
un peso anche per solo mezzo minuto, ti sbagli di grosso - finalmente i nostri
occhi si incrociarono - Ma di grosso, proprio.
Se non fossi già stata sdraiata, probabilmente avrei avuto bisogno di
farlo.
Sentivo il mio cuore battere a mille all’ora. Sperai che lui non se ne
accorgesse.
- Se mi prometti che non comincerai di nuovo a parlare a raffica ti libero
- fece Ron, che teneva ancora la mano sulla mia bocca.
Io annuii e lui spostò la sua manona.
Per qualche secondo rimanemmo così a fissarci, lui dall’alto, io dal basso.
- Mi sa che adesso il peso sono io, in senso letterale stavolta - disse
Ron, facendomi un occhiolino.
Si rimise a sedere. Io da sdraiata, allungai le braccia verso di lui, che
mi tirò su stringendomi in un abbraccio esperto, mentre mi faceva sedere sulle
sue gambe.
- Piccola… - mi sussurrò in un orecchio, cullandomi.
Io in risposta lo strinsi più forte, infilando il viso nell’incavo del suo
collo.
- Allora, pace? - mi disse lui, accarezzando il mio braccio con un dito.
Io mi spostai per guardarlo nei suoi occhi azzurrissimi.
- Pace.
Lui sorrise malizioso. E da quel momento le parole furono a zero…
Nel frattempo…
Ma ciao a tutti!! Vi premetto che questo
capitolo ha fatto un po’ di fatica ad uscire fuori… spero di essere riuscita a
rendere almeno in parte la scena e i sentimenti dei personaggi. Se non vi è
chiaro qualcosa, potete domandarmi tranquillamente.
Proprio ieri sono andata a vedere il film al
cinema (era quasi ora! Direte voi)… ammetto che tra i sei, probabilmente è
quello che mi è piaciuto di più! Ero curiosissima di vedere la scena degli
uccellini di Hermione (si lo so, sono pazza) e per un attimo ho temuto che l’avessero
tagliata. Invece no, per fortuna, anche se io me la immaginavo un tantino più
violenta.
Ok, dopo questi vaneggiamenti, passo ai
ringraziamenti:
Marty McGonagall: Sono contenta che il tuo
pensiero sia molto simile al mio!!! Spero che il resto della storia ti piaccia!
A presto!
Nafasa: Ti confesso che il mio intento era
proprio quello di non farlo capire! Anche perché la risposta si è avuta in
questo capitolo!
Eli Weasley: grazie
mille! Sì, i misteri sono la mia passione! XD
EDVIGE86: come
sempre sei gentilissima! Si anche a me piace immaginarmi cosa sia accaduto in
quei 19 anni prima dell’epilogo… e visto che zia Row ci ha solato (!!!!), ci
tocca fare a modo nostro!!! Riguardo al capitolo… il battibecco è finito e la
pace ha trionfato. Un classico per Ron ed hermione. Che non dura mai tanto, di solito… A
presto!
Zebraviola: a chi lo dici! Anche
io!!!!!!!!!!!!!!!! XD XD
Tayuya Herm: le tue recensioni mi fanno sempre
scompisciare! Sei una grande… sono felice che la storia ti piaccia, anche se a
tratti può sembrare un po’ confusa. Sto cercando di fare il meglio che posso!!
Alla prossima cara!
Minnieinlove: dopo aver letto la tua recensione
ho aggiunto lo sbaciucchiamento!!!!! XD contenta? A presto!
- A quanto pare hanno fatto di nuovo pace - dissi ad Harry
- A quanto pare hanno fatto di
nuovo pace - dissi ad Harry.
Eravamo acquattati dietro un
cespuglio di non so quale pianta, ben lontani dai due piccioncini che fino ad
un’ora prima si erano beccati a sangue ed ora…
- Perché, avevi dubbi? - mi
chiese Harry, con le sopracciglia alzate - A proposito, avevano litigato? Ron
non mi ha detto nulla.
Sbuffai scanzandomi una ciocca
di capelli bagnati dalla faccia. Ero ancora completamente zuppa per il
gavettone che Harry mi aveva fatto poco prima, ma per lo meno gliel’avevo fatta
pagare di santa ragione.
- Mio fratello non dice molte
cose ultimamente - risposi enigmatica.
Lui mi guardò confuso - Che
vuol dire?
Oh, Merlino. Forse avevo parlato troppo: Harry aveva
quella faccia insospettita che assumeva sempre quando pensava ci fosse qualcosa
che non andava.
- Niente - risposi in fretta. Troppo in fretta.
- Ginny… è qualcosa che riguarda la piccola riunione
che tu ed Hermione avete tenuto prima che venissimo qui al lago?
Merda. Se ne era accorto. D’altra parte doveva pur
esserci una ragione se era il prescelto.
Tentai di inventarmi una scusa buona. Anche perché
avevo promesso ad Hermione di mantenere il segreto.
E lo avrei fatto.
- Che? - dissi - Quale riunione? Non c’è stata nessuna
riunione. Ecco vedi, stavamo solo chiacchierando.
Vai così, Ginny! Che bomba che sono.
- Ho capito - disse annuendo - stavate chiacchierando,
okay. Adesso dimmi la risposta reale.
Merda. Merda, merda.
Altro che bomba. Era esplosa la bomba. E se non avessi
sistemato subito la cosa Harry sarebbe andato a chiedere direttamente a Ron
cosa stavamo tramando io ed Hermione e…
Poi conoscevo Harry. Sarebbe riuscito ad estorcermi la
verità.
Oh Santa Morgana. Chi se la sarebbe sentita poi
Hermione?
- Hei voi due! Che state combinando là dietro?
Feci un sospiro di sollievo.
Io amo mio fratello. L’ho mai detto?
- Arriviamo! - mi sbrigai a dire uscendo dal nostro
nascondiglio naturale e trascinandomi dietro il mio sospettoso ragazzo, nella
speranza che dimenticasse la nostra conversazione.
*
- Abbiamo spettatori - mi sussurrò Ron in un orecchio,
dandomi un bacio sulla guancia.
Mi voltai verso il punto dove stava guardando a lui e
notai due sagome indistinte dietro un cespuglio poco lontano.
Mi affrettai a scendere dalle sue gambe e a sedermi
accanto a lui sul telo, risistemandomi i capelli.
- Hei voi due! Che state combinando là dietro? - gridò
Ron.
Mezzo secondo dopo sbucò Ginny, che sembrava alquanto
contenta di essere stata scoperta, seguita da Harry, che più che contento
sembrava imbarazzato.
- Stavamo… raccogliendo le more - annunciò Ginny. Come
scusa era pessima, ma lo disse con una tale sicurezza e tranquillità che per
poco non ci credetti.
- Ah? - fece Ron - E dove sarebbero?
Ginny si voltò verso Harry - Harry, dove sono le more?
Lui la guardò stupito - Le m-more? Io non…
Ginny lo fulminò - Te le sei mangiate! Non ho parole,
Harry Potter. Davvero, non ho parole.
La scena era decisamente comica. Dovetti infilarmi un
pugno in bocca per evitare di scoppiare a ridere.
- Perché, in questo posto ci sono le more?
A questo punto mi misi a ridere. Solo Ron poteva
uscirsene con una frase del genere.
Solo il mio Ron.
- Sarà meglio tornare a casa. Qualcuno ha preso troppo
sole.
Seguimmo tutti il consiglio di Ginny e con un colpo di
bacchette, ogni cosa fu sistemata per il ritorno alla Tana.
*
Spalancai gli occhi nel buio; avevo la sensazione che
qualcuno mi stesse guardando.
I miei occhi assonnati vagarono, abituandosi al buio.
Doveva essere ancora notte.
Ginny dormiva, nel letto accanto al mio e mi dava le
spalle. Regnava il silenzio.
Ma un movimento mi fece sobbalzare.
- Shhhh - riuscii a distinguere la sagoma di Ron
inchinato vicino al mio letto - Scusa, non volevo svegliarti.
- Ron… ma che ore sono? - dissi. Sentivo la mia voce
impastata dal sono, mentre mi stropicciavo gli occhi tentando di recuperare una
parte di lucidità .
Ron afferrò la mano con cui mi stavo sfregando la
faccia e se la portò alla bocca - Dormi. Io… volevo solo salutarti - mi passò
una mano tra i capelli - Non volevo svegliarti.
- Ma dove stai andando? E’ notte…
Nel buio lo vidi scuotere la testa.
- E’ mattino… presto. Molto presto.
Se fossi stata più lucida gli avrei fatto notare che
era più “notte tardi” che “mattino presto”, visto che non era ancora sorto il
Sole. Ma non lo ero.
- Ah…
- Dormi adesso - disse alzandosi.
- Ma tu dove vai? - chiesi in un sussurro.
- Devo fare delle… consegne.
- Delle consegne così presto? - sentivo che la mia
poca lucidità mi stava abbandonando del tutto.
Mi accarezzò il viso, dandomi un bacio sul mento.
- Dormi, piccola.
Vidi indistintamente la sua figura muoversi verso la
porta.
Prima che potessi dire qualcosa, il buio tornò ad
essere totale.
E Morfeo vinse la sua battaglia.
Ok, lo ammetto. Capitolo un po’ banalotto ma necessario. Il perché lo
capirete nel prossimo, nonché ultimo capitolo (se tutto va bene; diciamo che
questo è il progetto attuale).
Detto questo, ringrazio di cuore tutti voi che avete recensito il chap
precedente, in particolare:
Eli Weasley: grazie mille! Sono felice di aver reso l’idea!
Tayuya_herm : Grazie,
grazie grazie per i complimenti. Mi sa che sei troppo buona!!!! Un bacione!
Minnieinlove: Salve cara!
Sì nel complesso il film mi è piaciuto, ma niente di eccezionale! Grazie per la
recensione!
Bubbles: è davvero un
onore sapere che la mia storia sia riuscita a portarti in questo “nuovo mondo”.
sono contenta che la storia ti piaccia, spero sia così anche per il finale! A
presto!
EDVIGE86: un’altra
recensione così e rischio di mettermi a piangere dalla gioia!!
XD XD il mio ego sta
praticamente svolazzando sopra la mia testa!!! Davvero, grazie mille!! Per me è
la cosa più importante sapere che le mie storie riescano in qualche modo a colpire
l’interesse di chi le legge…e non posso
fare altro che ringraziarti…!!! A presto, carissima! Baci
Nafasa: XD eh, sì…! Piano
piano tutti si ritroveranno a capire…!!
Come vi ho
già accennato questa storia volge al termine.
Purtroppo
per voi, mi dispiacerebbe smettere di scrivere proprio ora (“noooooooooooooo!”
starete gemendo voi)… quindi se vi piacerebbe leggere di qualche situazione,
storia, scena in particolare fatemi sapere!! Sarei super felice di scrivere una
ff in collaborazione con voi!
- E quindi se ne è andato così, nel bel mezzo della notte
- E quindi se ne è andato così, nel bel mezzo della notte? - Ginny sembrava
indignata.
- Sì… a quanto mi ricordo.
Ginny annuì - E cosa ti ha detto esattamente?
Io le ripetei nuovamente ciò che le avevo detto già tre o quattro volte.
- Spero che tu non gli creda, Herm - mi disse Ginny, alzandosi e iniziando
a fare su e giù per la stanza - Voglio dire… è assurdo! Chi mai è andato a fare
delle consegne a notte fonda?
- Lo so, Ginny. Ma non vedo cosa altro posso pensare.
Sbuffai. Quella storia mi stava davvero stancando.
Se i miei buoni propositi mi avessero abbandonato, avrei volentieri preso
Ron per fargli una bella lavato di capo.
- Naturalmente, ha a che fare con la cosa del Quiddità - sentenziò Ginny.
Ovvio, che aveva a che fare con il Quidditch. A quello ci ero arrivata.
- Sì, bene. Ma come la spieghi la sparizione notturna? - le feci notare.
- Già…
Rimanemmo a meditare ancora qualche secondo, senza giungere ad una
soluzione plausibile.
- Senti, Gin - dissi alzandomi - Vado a mandare un gufo ai miei. E’ già un
paio di giorni che non mi faccio sentire.
Lei annuì, ancora assorta nei suoi pensieri.
- Mi raccomando, non dire nulla a…
- Che confabulate? - quella voce ci fece decisamente sobbalzare.
- …Harry!
Lui ci guardò entrambe, passando lo sguardo dall’una all’altra.
- Allora? - ci incitò lui.
- Niente, chiacchiere fra ragazze. Io allora vado - risposi, sperando di
risultare credibile. Di Harry si sarebbe occupata Ginny.
Nessuno era irremovibile come lei.
Nemmeno io.
*
- Chiacchiere eh? - ripetè Harry, quando Hermione uscì dalla stanza,
facendomi un ultimo cenno.
- Sì, sai com’è…
Harry annuì.
- Non è mai nulla di buono quando fate così, Ginny. Avanti, che state
combinando?
Oh, Merlino. Ma era davvero paranoico!
- Harry, parlavamo del più e del meno, santo cielo! - sbottai - Vuoi un
resoconto completo di quello che abbiamo detto?
. No, no… - fece lui - Passa direttamente alla parte riguardante la “spedizione
notturna”.
Quelle parole mi immobilizzarono.
Merda, la situazione si andava complicando.
Naturalmente, avevo ancora una via d’uscita ma non sapevo quanto avrebbe
funzionato.
- Tu ci stavi origliando! - lo accusai.
Lui ridacchiò - Se la metti così… sì.
Cosa?
Ma senta pazienza!
Lui non avrebbe dovuto rispondere sì!! Avrebbe dovuto negare!!
Così io lo avrei accusato di non fidarsi di me e la conversazione sarebbe
divagata sull’importanza della fiducia in un rapporto di coppia e bla bla bla…
- Ah… - fu l’unico suono che riuscii ad emettere.
- Allora? - incalzò.
- Senti, ma perché non vai a chiederlo ad Hermione?
Meglio scaricare l’incarico.
- Perché lei non me lo direbbe.
Ah! Ma che faccia tosta!
Come se io non fossi in grado di mantenere un segreto!
Che… che… quando mai?
- E’ così? - gli dissi, arrabbiata - Bene, allora. Da me non saprai una
parola. Cascasse il mondo.
Dieci minuti dopo gli avevo raccontato tutto.
Harry sa essere molto persuasivo.
Sono stata praticamente costretta. Mi ha tirato fuori le parole a forza
proprio.
-Gin, non voglio ridere. Ma tu ti rendi conto che questa storia è un
tantino assurda? - disse. Si sfilò gli occhiali e iniziò a pulirli con la
maglietta.
- Sì, ma non sappiamo cosa altro pensare! - dissi - Lo hai visto anche tu
che Ron è strano in questi giorni!
- Sì, va bene, ma le vostre sono solo supposizioni! Non avete prove!
- Che altre prove ci occorrono, Harry? - risposi infastidita - Ne abbiamo
abbastanza direi. E poi… è il tuo migliore amico, possibile che non sai niente?
- No, Ginny, te l’ho detto.
- Sinceramente, non posso crederti, sapendo che tu e lui vi siete sempre
difesi a vicenda!
Lui si rinfilò gli occhiali - E’ vero. Ma pensi che farei una cosa del
genere ad Hermione? A quella che considero come una sorella?
Già. Di malavoglia fui costretta a credergli.
- Quindi… riprese lui - Pensate che Ron stia preparandosi ad entrare in una
squadra.
- No, Harry. Non che “si stia preparando” ma che sia già entrato! -
precisai - D’altra parte spiegherebbe tutto: improvvise sparizioni, montagne di
abiti da lavare, atteggiamenti sospetti, docce continue…
Harry annuì, pensieroso.
- Inoltre, è uscito persino stanotte - conclusi.
- Davvero?
- Sì, me l’ha detto Hermione.
Harry si mise di nuovo a riflettere.
Poi parlò di nuovo.
- Non lo so, Ginny. Come storia potrebbe anche essere vera, ma… non sarebbe
da Ron. Perché tenerci nascosta una cosa del genere?
Alzai le spalle - Hermione pensa che sia colpa sua. Sai, per il fatto che
lei non ama proprio il Quidditch…
- Lei lo detesta. E’ differente.
- Appunto.
- Bè, ma comunque dovrà dirglielo. Non potrà nascondersi in eterno. Voglio
dire… tra partite, allenamenti. Ritiri all’estero. Campionati…
Un momento…
- Cosa hai detto? - chiesi orripilata.
- Dicevo che non è facile nascondere una cosa…
- No, no… ritiri all’estero?
- Certo. Molto spesso le squadre si allenano fuori sede per migliorare… oh!
- esclamò infine, capendo.
Miseriaccia, come avevo fatto a nopensarci prima?
Certo, Ron doveva trasferirsi fuori e non aveva ancora avuto il coraggio di
dirlo ad Hermione.
Ecco perché tutti quei misteri.
Quel brutto…
- Pensi che… - iniziai io.
- Sì, Ginny - mi bloccò lei - Ron sta per lasciare l’Inghilterra.
Un tonfo vicino la porta interruppe la nostra conversazione.
*
Non mi accorsi nemmeno che avevo lasciato cadere a terra i libri che avevo
in mano.
Quelle cinque parole mi travolsero come un uragano.
Ron sta per lasciare l’Inghilterra.
- Oh, mio Dio… - sibilai, incapace di muovermi.
Notai Harry e Ginny scambiarsi un’occhiata.
- Hermione, non è detto che sia così - si affrettò a dire Harry.
- Sono solo supposizioni! - confermò Ginny.
- Già… magari ci sbagliamo.
- Sicuramente, sì, sì. No può essere così.
Passavo lo sguardo dall’uno all’altra, mentre loro si affrettavano a
trovare scuse che sembravano voler convincere più loro stessi che me.
Vedendo che non reagivo, avevo altro per la mente, Ginny mi si avvicinò,
afferrandomi delicatamente un braccio.
- Hermione, non devi preoccuparti… - disse lentamente, come se pensava che
potessi scoppiare a piangere da un momento all’altro.
- Preoccuparmi? - sbottai. Nessuno dei due si aspettava una ripresa così
repentina - Io non sono preoccupata, Ginny! Sono più o meno… ehm… incazzata
nera!
- Oh… - non era esattamente la reazione che Ginny si era immaginata.
- Cioè… quell’idiota! - gridai quando ripresi il controllo - Mi sottovaluta
fino a questo punto?
- Hermione. Può darsi che Ron abbia… - iniziò Harry, cauto.
- Tu non lo difendere!
Mi sedetti sul letto a riflettere.
Possibile che Ron aveva così poca fiducia in me da non dirmi nulla? Credeva
davvero che non lo avrei appoggiato?
- Magari te ne avrebbe parlato quando la cosa sarebbe stata definitiva… -
disse Ginny.
- Certo, magari mi avrebbe mandato una cartolina dall’aereo!
- Ragazze, non facciamone una tragedia: non è la fine del mondo se Ron dovrà
lasciare l’Inghilterra per un po’ - sentenziò Harry.
- Che cosa? Il mio Ronnie?
Con un’espressione di orrore dipinta sul volto, tutti e tre ci girammo verso
la porta. Molly era là impalata, con il cesto della biancheria pulita stretto
tra le braccia.
- Perché non mi ha detto niente? Oh, no… anche Ron no… - disse
singhiozzando.
Fantastico. Proprio quello che ci voleva.
Io e Ginny ci precipitammo da lei, cercando di salvare il salvabile.
Fortuna che doveva rimanere un segreto.
- Ma no, Molly, non ne siamo sicuri ancora…
- Anzi, probabilmente ci siamo sbagliati, mamma…
- Oh, no… se ne va! Anche Ron mi lascia… no…
La situazione ci stava decisamente sfuggendo di mano.
- Chi è che se ne va?
Come non detto. Ho parlato troppo presto.
- George, ti prego, non ti ci mettere anche tu - disse Ginny, continuando a
dare delle pacche affettuose sulla spalla di Molly che non la smetteva di
singhiozzare.
- Ron! - gli rispose Molly fra le lacrime.
- Fico - disse lui - E dove va?
- Dovresti dircelo tu, George - gli dissi - A quanto pare sei il più
informato.
Lui ci guardò uno ad uno, confuso.
- Scusa?
- Avanti, George. Sappiamo tutto di Ron del Quidditch e del ritiro all’estero.
Puoi parlare.
- Cosa? Ma vi sieteimpazziti? -
rispose lui. Sembrava decisamente stupito.
Io lo fulminai con lo sguardo.
- D’accordo, facciamo un passo indietro. Perché la mamma sta piangendo?
Gli spiegammo tutto.
Molly aveva sentito Harry dire che Ron si sarebbe trasferito all’estero.
Harry l’aveva saputo da Ginny, che l’aveva saputo da me.
Eravamo al culmine dell’isterismo, quando una nuova figura irruppe nella
stanza.
- Ciao, famiglia!
Ron entrò lasciando cadere a terra la borsa degli allenamenti .
Quando lo vide, Molly pianse più forte, coprendosi il viso con le mani;
Ginny lo guardò male, Harry sollevò le spalle, come a scusarsi.
Io evitai di incrociare il suo sguardo. Avevo un forte desiderio di
mettermi a piangere.
- Che succede qua dentro? - disse, mentre il suo sorriso si spegneva.
Nessuno rispose.
Fu George dopo qualche secondo a prendere l’iniziativa.
- Credono che tu voglia trasferirti.
- Cosa? E perché?
Geroge gli spiegò tutta la storia. Di quello che mi aveva detto e delle
reazioni a catena che ciò aveva causato.
- E perché le hai detto una cosa simile? - gli domando Ron.
Noi nel frattempo, stavamo seguendo il loro discorso senza capirci nulla.
- Senti, sul momento non sapevo cosa inventarmi! - si giustificò lui - E tu
sai come può essere convincente la tua cara fidanzata…
- Bene. Penso di dovervi una spiegazione - cominciò Ron.
- Oh, davvero lo pensi? - disse Ginny sarcastica - gentile da parte tua.
- Quella del Quidditch era solo una copertura… inventata da George a quanto
pare! - disse Ron guardando il fratello - Il fatto è che gli ho chiesto io di
coprirmi con voi. Anche se… non è tutto falso. E’ vero che ho fatto degli
allenamenti. Allenamenti per il corso di Auror. Ho dovuto allenarmi tutti i
giorni… George mi ha aiutato a tenere la scosta la cosa. In previsione dell’esame
finale gli allenamenti sono diventati sempre più assidui… ma adesso, ho finito.
Questa mattina ho fatto l’esame.
. Ronnie… come è andata? - disse Molly, il viso ancora gonfio per il
pianto.
- Sono un Auror!
Molly corse subito ad abbracciarlo, seguito da George che gli diede una
pacca sulla spalla.
- Amico, perché non mi hai detto niente? - chiese Harry, avvicinandosi per
congratularsi - Neanche al Ministero ho sentito nulla…
- Ho chiesto io di non spargere la notizia. Non volevo creare false
speranze…
Anche Ginny si avvicinò per abbracciarlo.
Io invece rimasi là, momentaneamente pietrificata, seduta accanto a Molly.
Incrociai lo sguardo di Ron, speranzoso e preoccupato allo stesso tempo.
Era chiaro che temeva una mia reazioni. E aveva ragione: l’ultima volta gli
avevo scagliato contro uno stormo di canarini.
- Mamma… è quasi ora di pranzo! - disse Ginny rompendo il silenzio - Poi
dobbiamo preparare qualcosa di speciale per festeggiare!
Molly parve riscuotersi.
- Oh, ma certo! - scattò in piedi - Vado, vado subito! Vieni Ginny!
Uno alla volta, con una scusa ciascuno uscirono dalla stanza.
L’ultimo si chiuse la porta alle spalle.
- Dovrei congratularmi - dissi.
- E io devo scusarmi - fece Ron arrossendo.
Silenzio.
- Perché non me lo hai detto, Ron?
- Hermione io non volevo… deluderti! E se poi non ce l’avessi fatta?
- Credi davvero che non ti avrei appoggiato lo stesso? Che ti avrei amato
di meno?
Ron divenne rosso, avevo colpito nel segno.
- Sì… - bisbigliò, in un sussurro quasi impercettibile - Magari, se non l’avessi
superato,ti saresti resa conto di
quanto sono inferiore rispetto a te. O ad Harry.
- Ron, smettila! - mi alzai in
piedi, andandogli davanti.
- Volevo dimostrare di valere qualcosa. Sia a te, che a me stesso!
- Io lo sapevo già da prima… - dissi, accennando un sorriso.
L’ansia mi stava abbandonando.
“Non se ne va…” mi dicevo “Non vuole lasciarti…”.
- Pensavo che volessi andartene via, senza dirmi niente - ridacchiai,
istericamente. In realtà mi veniva da piangere - Che sciocca, eh?
Lui si accorse del mio disagio e mi afferrò una mano, tirandomi verso di
lui.
- E come avrei potuto? Dopo sette anni di fatica, andarmene?- scherzò lui.
Lo strinsi forte.
Lui mi baciò una tempia.
- Saresti stata l’unica cosa per cui sarei rimasto - mi sussurrò.
Anche in quel momento mi venne da piangere.
Però, sarebbero state lacrima di sollievo. Le ricacciai indietro. Non era
il momento di mettersi a piangere.
- Auror… - sussurrai, guardandolo - Non mi sono ancora congratulata…
- Non è da lei, signorina Granger - disse Ron, avvicinandosi di più.
Già, non è da me…
Meglio rimediare.
E così, ecco la fine.
Questo capitolo ha fatto una fatica del diavolo
a venir fuori.
Non mi piace particolarmente, ma non sono
riuscita a fare di meglio…
Penso di postare in settimana una one shot, che
si può collocare dopo l’altra mia ff “Eri con me”. Colgo l’occasione per
ringraziare tutti voi che l’avete letta e commentata!