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di mjlwards
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Califogna, here we come! ***
Capitolo 2: *** E-mail. ***
Capitolo 3: *** Scoop. ***
Capitolo 4: *** Address. ***



Capitolo 1
*** Califogna, here we come! ***


Onestamente non ho mai pensato che un giorno mi sarei trasferita in una grande città. Anzi, in un altro stato. La situazione economica cominciava sempre più a mostrare delle crepe che i miei genitori hanno deciso di riparare investendo le ultime risorse in una idea alquanto folle. Sono sempre stati propensi al cambiamento, ma questa volta si sono lasciati guidare anche dal desiderio del rischio, cresciuto dopo mesi e mesi di monotonia. Insomma, il loro positivismo è contagioso, ma sono certa che sentirò la mancanza del Texas, e specialmente di Arrow, il mio cavallo. Le corse nella immensa prateria saranno un ricordo speciale della mia infanzia e crescita. «Ma nemmeno tu mi dimenticherai, non è così?» domando ad Arrow, carezzandogli la criniera e il muso. «Alli, hai diciannove anni e parli ancora con gli animali!» esclama Jolene, mia sorella minore, sporgendosi dall'entrata della stalla. «In qualche modo loro ascoltano, e spesso con più attenzione degli umani» rispondo andandole incontro. «Sono ancora troppo piccola per questi discorsi, ero solo venuta per dirti di sistemare le valigie in macchina, tra non molto partiremo per la Califogna». Mi son messa a ridere tanto rumorosamente da far scappare qualche gallina nei dintorni. Jolene non è affatto contenta di trasferirsi, per una bambina di dieci anni è giustamente più difficile affrontare un nuovo inizio. «Andiamo piccola».                                  


Il viaggio fu meno duraturo di quanto pensassi, d'altronde non vi era la voglia frenetica di arrivare in California. Feci scorrere il tempo osservando semplicemente i diversi paesaggi aldilà del finestrino e facendo quattro chiacchiere con i miei familiari.


Siamo arrivati da non più di dieci minuti e non faccio altro che pensare all'aria pulita di casa, mentre, seduta sulla valigia, tento di trovare qualche pregio nel nuovo quartiere. «Allison, entra in casa, sistemati, sarai stanca» interviene mia madre, giocando con una ciocca dei miei capelli. «A... a dire il vero mi sento molto attiva, è un problema se porto Jolene a prendere un gelato dopo cena?» «Assolutamente no, questo è lo spirito giusto! Comunque, tuo padre ed io abbiamo notato che c'è una pizzeria a pochi isolati da qui, avresti voglia di andare pure ora a ordinare quattro pizze, mentre ti porto la valigia nella tua nuova camera?» «Va bene, mandami un messaggio con segnate quelle che volete».


La verità è che sono molto stanca, ma Jolene ha già espresso il suo ripudio per questo nuovo ambiente e vorrei distrarla un po'. Con la macchina svolto a destra - dopo quindici minuti di strada - e comincio a sentire sempre più chiasso, a vedere sempre più luci e persone. Sopra i miei occhi un cartello che annuncia: "Benvenuti a Los Angeles". La folla aumenta abbondantemente, pertanto decido di parcheggiare al primo posto libero e continuare a piedi. Ad un tratto non posso fare a meno di sentire delle ragazze che urlano all'unisono: «Justin! Justin!», e mi domando se si tratti di Justin Bieber, un artista che mia sorella adora. Mi faccio spazio tra le fans e riesco a intravederne l'aspetto. È lui. Chiamo immediatamente Jolene per darle la splendida notizia, subito ho creduto che l'universo abbia voluto premiare la sua forza nel gestire il trasferimento. Sento la sua voce robotica al telefono ma non faccio in tempo a parlarle perché una ragazza mi spinge praticamente a terra, facendomi perdere il telefono tra le dozzine di piedi euforici. Quando lo riesco a trovare, vedo che sta per essere afferrato da qualcuno. Scatto in piedi ed esclamo: «Il mio cellulare!». Non sono solita ad urlare, ma i rumori attorno non mi consentono di fare altro. «Non volevo rubartelo, tranquilla» afferma Justin Bieber ed io, incredula, lo ringrazio. «Posso domandarti velocemente per quanto resti qui?» «Fino a dopodomani. E tu? Hai un accento insolito» sorride. Il chiasso viene sostituito dai bisbigli delle fans. Si chiederanno cosa ci stiamo dicendo. «Mi son trasferita qui, sono texana. Ora devo andare, scusa. Tornerò tra poco con la mia sorellina, lei ti ammira tanto». Dopo essermi guardata attorno mi allontano, e trovo la pizzeria ad una cinquantina di metri di distanza. Ricevo un messaggio: "Cos'era quel frastuono? J.", e rimetto il telefono in tasca, ritirando le pizze dopo una breve attesa. Mi affretto per tornare alla macchina,  notando uno sguardo incuriosito e divertito da parte di Bieber mentre si fotografa insieme ad una ragazza. Jolene sarà contentissima.


Ciao ragazze!
E' la mia prima FF con Justin Bieber come protagonista, spero possa scaturire il vostro interesse. Può sembrare una introduzione noiosa, ma sono certa vi ricrederete con il seguito della vicenda. Grazie se state leggendo e apprezzando.
Un abbraccio, S.

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Capitolo 2
*** E-mail. ***


«Piccola, mangerai la pizza per strada, ti sto per donare una fantastica esperienza!» esclamo non appena entro in casa. Per un istante è come se mi sentissi di nuovo a Dallas, ma realizzo poco dopo la nuova realtà che mi attorna. «...dov'è Jolene?» «Credo si sia addormentata, tesoro. Era esausta» esordisce mio padre, seduto sul divano del salotto ancora rivestito dalla plastica. Lascio i cartoni delle pizze sul tavolo della cucina e corro su per le scale alla ricerca di mia sorella, apro la porta di ogni stanza finché non sento dei singhiozzi provenire da una di queste. Faccio un passo avanti e la intravedo piangere sul lavandino di quello che dovrebbe essere il bagno. «Jolene, capisco tu sia rattristita, ma se accetti di seguirmi cambierai totalmente umore. Non te ne pentirai, però dobbiamo sbrigarci!». Si asciuga le lacrime con l'orlo della maglietta e mi tende la mano senza esitare. Torniamo al piano terra e prendo le nostre due pizze, spiegando ai genitori che stiamo per uscire, poi la faccio accomodare sul sedile anteriore.


Durante il tragitto Jolene non fa altro che chiedermi qualche indizio, ma sarebbe troppo semplice da intuire. «Ti dico solo che ne sarai molto colpita» sospiro. «Ma che indizio è?!» domanda mia sorella scalciando e sporcandosi i jeans con il trancio di pizza. «Bene, allora ti annuncio che ci saranno molte pers...» non riesco a terminare la frase dopo aver notato che in fondo al viale la folla si è dimezzata, che i rumori sono quasi svaniti. In cuor mio continuo a sperare che Justin Bieber non abbia lasciato la propria postazione. Parcheggio bruscamente facendola sobbalzare e prendo la mia quattro formaggi. «Scendi, Jolene». Faccio un morso, due, tre e quando raggiungiamo il posto non c'è più nessuno. Mi comincio a sentire molto innervosita, gli avevo detto che sarei tornata presto, ma tento di placare la rabbia. In fin dei conti, una superstar non può stare ai comodi di una persona qualunque. Prendo coraggio e dico a Jolene la verità. «Piccola, non voglio tu pensi che stia per mentirti, ma prima, facendo questa strada, ho incontrato il cantante che ti piace tanto, il frastuono era dovuto alla massa concentrata di fans...» «Beliebers» mi corregge. «Ad ogni modo, mi ha detto che si tratterrà qui fino a dopodomani, e ti prometto che farò di tutto per fartelo incontrare. Te lo meriti, hai bisogno di uno stimolo per prendere al meglio questo cambiamento» concludo. Vorrei abbracciarla ma il cartone di pizza mi limita dal farlo. Lei mi stringe ugualmente, sussurrando un "grazie" appena udibile, e poco dopo sento uno squittio. Le sue braccia si irrigidiscono. «È lei, la tua sorellina?». Il cantante si avvicina a noi, Jolene gli salta letteralmente in braccio e continua a ridere istericamente. Quando è felice non può farne a meno. «Grazie per averci attese» mi sento in dovere di dire, dopo averlo accusato a priori nella mia mente di incarnare il classico stereotipo della superstar indaffarata, «ne aveva molto bisogno». Jolene mi chiede di far loro un paio di foto, Justin si mostra davvero dispondibile e domanda se pure io gradisca uno scatto insieme a lui. «Ehm, va bene». Mi avvicino a lui dopo aver lasciato il cartone di pizza su un marciapiede - su consiglio della piccola Jolene - e sforzo un sorriso, ho sempre evitato di trovarmi di fronte all'obbiettivo, preferisco immortalare ciò che mi si presenta davanti. Conosco già abbastanza la mia esteriorità. Sento la sua mano scendere lungo il mio fianco, Jolene se ne accorge e simula un occhiolino cercando di non farsi notare dal suo idolo, il quale - avendo ovviamente capito - riporta la mano sulla mia spalla. «I bambini fraintendono molto spesso» generalizza, provocandomi un certo fastidio. «Non è il caso di Jolene, lei risulta molto perspicace e consapevole. Dovresti evitare di far di tutta l'erba un fascio» «Quindi pure tu pensi che voglia provarci con te?» domanda ridacchiando. Ignoro la provocazione e mi allontano dalla sua stretta raggiungendo mia sorella che, piena di soddisfazione, gli chiede un autografo sulla maglietta. Quando abbassa lo sguardo nota tuttavia la macchia di pomodoro sui jeans e la nasconde incrociando le gambe. Justin le sorride teneramente e le lascia il suo nome in scritta indelebile. «Credo di aver intuito che tu non lo voglia... come ti chiami?» «Allison» «Allison» ripete con un ghigno. Confermo ciò che ha detto e riprendo la mia pizza, agguantandone una fetta. «Ne vuoi un po'?» chiedo cortesemente e lui rifiuta con altrettanta gentilezza. Jolene gli fa una proposta insolita: «Justin, domani vieni con noi a prendere un gelato? Però verso tardo pomeriggio, dobbiamo prima sistemare la nuova casa». Lo osserva insistentemente e lui sembra non riuscire a dirle di no. «Piccola, sai che l'egoismo non è nella nostra indole, avrà molte cose da fare e tante altre fans da incontrare» cerco di rompere il silenzio creatosi. «Beliebers. E... cos'è l'indole?» dice grattandosi la nuca. «Non ha importanza. Domani alle 18:30 mi farò trovare qui» annuncia il cantante. «Wow» mugugno, portando lo sguardo su Jolene la quale, esaltata, lo abbraccia di nuovo. «Ti lascio il mio contatto e-mail, Allison, per ulteriori aggiornamenti. E scrivimi quando siete a casa». Segno sulla mano il suo indirizzo di posta elettronica e ci salutiamo in forma cordiale. Mentre mia sorella ed io torniamo alla macchina, la sento canticchiare e interrompersi subito. «Alli, sei una sorella unica». Mi guarda con i suoi occhietti sinceri; mando giù l'ultimo morso di pizza e prendo nuovamente la sua mano.


Tornate a casa salutiamo mamma e papà e andiamo in bagno a sistemarci insieme per la notte. Accompagno Jolene nella sua nuova cameretta spoglia e le rimbocco le coperte fino alle spalle, cosciente che durante il riposo le farà arrivare ai piedi. Le lascio un bacio sulla guancia e mi alzo, ma prima di uscire dalla stanza mi ricorda di scrivere a Justin Bieber che siamo arrivate. «Sì, ora lo faccio. Sogni d'oro» mormoro, spostandomi dall'altro lato del corridoio, dove parallelamente si trova camera mia. Prendo il telefono, il computer è ancora tra gli oggetti da sistemare, e inizio a digitare.

 
A: jdrew94@webmail.us
Da: alli1607@webmail.us
Oggetto: //
Messaggio: Ciao Justin, siamo a casa sane e salve!
Grazie ancora per la disponibilità, tutto ciò mi sembra irreale.
Buonanotte, A.

E-mail inviata. Spengo la schermata del dispositivo e appena poggio la testa sul cuscino mi lascio trascinare dai pensieri che ben presto lasciano spazio ai sogni.


Buonasera!
Non ho granché da dire, solo che questa storia sta tirando fuori il meglio di me, non vedo l'ora di proseguirla. Ringrazio ancora chiunque ci abbia buttato un occhio sopra.
Passate una buona giornata, S.

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Capitolo 3
*** Scoop. ***


Il giorno dopo mi sveglio alle 8:30, vado in camera di Jolene per accertarmi che non stia ancora dormendo, ma la colgo con la pancia all'aria e la bocca aperta; naturalmente le coperte sono a terra, in estate sente molto il caldo. «Svegliati, mostriciattolo» sussurro scuotendole leggermente una gamba penzolante. «Mh, Alli» borbotta con le labbra impastate, «Justin ha risposto?». Le affermo onestamente che non ho ancora visualizzato la mia posta elettronica e, senza che lo chieda, vado a prendere il telefono.

A: alli1607@webmail.us
Da: jdrew94@webmail.us
Oggetto: Gelato
Messaggio: Ciao Allison, ho parlato con il mio manager.
Domani alle 18:30 dovrei essere libero, al massimo tarderò di mezz'ora per questioni private.
È un piacere lasciare a tua sorella un ricordo personale.
Buonanotte, Justin D. Bieber.

Leggo l'e-mail a Jolene la quale, nel frattempo, si sta stirando la schiena seduta sul bordo del materasso. «Allora non ho sognato ogni cosa, ci andremo sul serio! Secondo te a lui che gusto piace?» «Sai praticamente tutto della sua vita, e non sai quale gusto del gelato gli piace?!» ironizzo, sfoggiando espressioni molto buffe. Jolene afferra il cuscino e me lo lancia sul viso, al che faccio la stessa cosa fino a che non entra nostra madre in camera. «Buon dì! Abbiamo molto lavoro da fare, oggi. La colazione è pronta» sorride e si congeda. Mia sorella ed io ci guardiamo e ci alziamo in sincro, per poi scendere.


Dopo aver mangiato due fette biscottate e bevuto del buon latte caldo, mi alzo e torno nella mia stanza a sistemare vestiti e oggetti. Non mi ci vuole molto, anche nella vecchia casa avevo poche decorazioni, pertanto decido di andare ad aiutare Jolene una volta ultimato il mio lavoro. «Bene, appendili in ordine cronologico a partire da sinistra» ordina, lasciandomi tra le mani una decina di poster del cantante. «Ai suoi ordini» recito in tono imperialistico. Svolgo questo incarico con estrema rapidità e sento la voce di mio padre che mi chiama dal piano inferiore. «Serve una mano in salotto!» esclama. Mi affretto a tornare giù e gli vado incontro. «Allora, ieri sera che avete fatto?» domanda, mentre mi passa dei quadri da appendere. Mi lascio scappare un mezzo sorriso. «Jolene ha fatto delle foto con Justin Bieber e le ha lasciato il suo autografo. Quando siamo tornate a casa eravamo troppo stanche per raccontarvelo» «È una notizia splendida! Se lo merita» «Lo penso pure io». Comincio a spolverare il camino, «Ah, e alle 18:30 andremo a mangiare un gelato con lui» mi viene in mente di dire, ed intanto mi strofino il naso a causa del contatto con la fuliggine. «Allora vi conviene accellerare il passo, abbiamo ancora molto da sistemare».


Sono le 18:00 e sia Jolene che io dobbiamo ancora prepararci. A dire il vero, avremmo ancora la cantina da ripulire. «Come facciamo?!» esordisce Jolene quasi in preda alla disperazione. «Vai a cambiarti, adesso scrivo a Justin di posticipare l'incontro di quindici minuti e quando ho finito di mettere a posto la cantina partiamo». Mia sorella mi lascia un bacio sul naso alzando le punte dei piedi e corre in camera sua. Prendo il telefono dalla tasca.

 
A: jdrew1994@webmail.us
Da: alli1607@webmail.us
Oggetto: Ritardo
Messaggio: Ciao, spero tu legga al più presto questa e-mail.
Devo ultimare una piccola faccenda, arriveremo alle 18:45.
Ci vediamo dopo, A.

Prendo un secchio pieno d'acqua e lo rovescio a terra, con lo straccio e la scopa inizio a pulire il pavimento. Sento il telefono vibrare, ma non lo prendo per cercare di darmi una mossa. Ancora mi sembra impossibile di star messaggiando con un teen idol, e che quest'ultimo abbia accettato di mangiare un gelato insieme a me e Jolene. Più ci penso, meno credo stia accadendo sul serio. Mia sorella non si dimenticherà mai di questi giorni. «Alli! Alli!» strilla la piccola, inciampando sulla scalinata che conduce a dove mi trovo. «Sono le 18:30!».


Con un anticipo di un minuto, ci presentiamo al posto di ieri sera. Jolene è carinissima, pare una caramella. Mentre io... non ho fatto in tempo né a cambiarmi, né a sistemarmi i capelli. «Odori di muffa» ammette mia sorella con un risolino in volto ed io, arresa, rido insieme a lei. Mi sovviene di non aver letto la risposta di Bieber, quindi domando allegramente a Jolene di leggerla ad alta voce. Quando i suoi occhi incontrano lo schermo noto la sua espressione peggiorare radicalmente ed una lacrima rigarle la guancia sinistra. «Allison, ho avuto un serio contrattempo, mi dispiace ma non potrò esserci. Salutami tanto Jolene e buon proseguimento in California, Justin D. Bieber» legge con voce tremolante. «Ehm... cioè... alla fine non possiamo farci nulla, piccola. È stata comunque una bella esperienza quella di ieri, molte tue coetanee ancora non hanno avuto la fortuna di vederlo» tento di consolarla, ma Jolene è sempre stata testarda ed infatti si limita a rammentarmi che Justin aveva accettato. Le propongo di andare a mangiare lo stesso un gelato, lei accetta e mi fa strada pur non sapendo dove si trovi la gelateria.


«E quindi ci mancano la soffitta ed il giardino?» domanda Jolene leccando il gelato al cioccolato che si sta sciogliendo lungo il cono. «Proprio così». Facciamo una passeggiata lungo un parco immenso, entrambe abbiam creduto che un ritorno in mezzo alla natura ci avrebbe fatto bene. Manca solo Arrow. Poco più avanti si presenta uno skate park ben attrezzato, ma la mia attenzione si sposta immediatamente sui ragazzi che stanno godendosi la pista. Tra questi, ne incrocio uno molto familiare. La rabbia comincia a pervadermi. «Jolene, vai per favore in quel chioschetto a prendermi una bottiglietta d'acqua e aspettami lì». Mi incammino verso Justin Bieber e appena focalizza la mia immagine, sbianca. Lo invito a spostarsi dietro ad un albero, non voglio che mia sorella lo veda. «So già cosa stai per dirmi» mormora senza abbassare lo sguardo. «Io non ti conosco, dunque non mi sento nemmeno delusa dal tuo comportamento» un flash mi abbaglia la vista, dei paparazzi si stanno avvicinando a noi, ma continuo a parlare. «Il punto è che le hai mentito, hai detto una bugia ad una tua ammiratrice per fare i tuoi comodi. Con ciò non voglio dire che avresti dovuto accontentarla, ma non accetto che tu l'abbia illusa, specialmente in questo periodo in cui è molto fragile. Scusami il disturbo, puoi tornare a divertirti» esprimo tutto d'un fiato. A volte la mia calma è disarmante, tanto da averlo lasciato a bocca aperta, mentre a passo svelto torno da Jolene la quale sta chiacchierando con la barista. «Signorina, è pericoloso lasciare una bambina in mezzo ad un parco» mi rimprovera. «Ha ragione, buona giornata». Prendo per mano Jolene e la porto indietro ripercorrendo il tratto di strada. «Che cosa hai fatto?» «Nulla di importante» «Mh... e perché non finiamo il percorso nel parco?» chiede innocentemente. «Non mi sento molto bene, vorrei tornare a casa» dico questa mezza verità a cuore stretto. Detesto mentire, e detesto farlo con Jolene, ma sapere che il suo cantante preferito ha disdetto l'incontro per i propri comodi l'avrebbe fatta stare ulteriormente male. Presto raggiungiamo la macchina e, con la radio al massimo, ci avviamo verso casa.


La mattina seguente vengo svegliata da un giornale lanciatomi addosso, appena apro gli occhi vedo Jolene camminare a piedi pesanti verso il corridoio. Afferro il giornale, osservo la prima pagina rivestita da una foto ad altissima definizione, e resto sbigottita per una manciata di minuti.

 
"La popstar Justin Bieber discute con una ragazza nel parco della dodicesima strada di Los Angeles.
Le ultime parole della giovane, prima di congedarsi, sono: «Scusami il disturbo, puoi tornare a divertirti».
Che si tratti della sua nuova fiamma?
"


 
Ciao ragazze!
Non riesco a far a meno di continuare a scrivere, sono stata travolta dall'ispirazione ultimamente.
E nada, spero anche questo capitolo sia di vostro gradimento.
Un bacio, S.

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Capitolo 4
*** Address. ***


«Jolene, non è come credi» dico, raggiungendola in salotto. Mia madre interviene domandandomi perché le abbia mentito ed inizio a sentirmi disorientata. «Te ne ha già parlato?» «Le ho fatto notare io la foto sul giornale dove, effettivamente, non è presente. L'hai lasciata sola per quale motivo, di preciso?». Anche la sua tranquillità riesce a spezzarmi. Prendo fiato e stringo la mano destra in un pugno. «Non volevo mentirle, ma non è un bel momento per Jolene e se avesse incrociato il suo idolo per strada, dopo aver letto l'e-mail nella quale ha annullato l'appuntamento, avrebbe sofferto troppo. E io non pensavo sarei finita in prima pagina!» sbotto; sento il viso arrossarsi, non per rabbia nei confronti della mia famiglia, bensì per il gesto egoistico di Justin Bieber. Sposto lo sguardo su Jolene che con il broncio osserva ogni mio movimento, appoggiata alla mensola del camino. «Non voglio dubitare del fatto che tu abbia agito così per il suo bene, Allison, ma sin da piccola ti ho insegnato a dire la verità anche quando sai che potrebbe ferire una persona. E tu, Jolene, sei una bambina molto intelligente, sono certa tu abbia capito che non fosse sua intenzione ferirti». Mi avvicino a mia sorella e tento di stringerla tra le mie braccia, ma vengo bloccata. Mi dice: «Grazie per avermi difesa, ma la prossima volta voglio mostrarti che sono più coraggiosa di quanto pensi!», poi si congeda. Nostra madre sfoggia un fiero sorriso e si dirige verso la cucina, lasciandomi sola. Immersa nei miei pensieri recupero il giornale e lo strappo in molteplici pezzi, lasciandoli sulla brace ancora spenta. Mi manca Arrow, mi mancano le fresche giornate nella natura, il fango fin sopra le ginocchia e i sorrisi genuini scaturiti dal benessere. Improvvisamente sobbalzo nel sentire il telefono vibrare.
A: alli1607@webmail.us
Da: jdrew94@webmail.us
Oggetto: ...
Messaggio: Allison, penso tu abbia letto il giornale.
Vorrei vederti per chiarire alcune cose, ho posticipato di un giorno la mia partenza.
Se mi mandi il tuo indirizzo ti passo a prendere alle 21:30.
Rispondi al più presto, Justin D. Bieber.

Decido di cestinare l'e-mail, trovo banale questa richiesta. Non è a me che deve spiegazioni, ma a Jolene. Successivamente, però, mi lascio sopraffare dal senso di rivendicazione. Eseguo una rapida ricerca su Internet e digito velocemente nel messaggio l'indirizzo di una abitazione situata dal lato opposto della città. È una mossa rischiosa, non si sa come potrebbe reagire la celebrità, ma nessuno ha il diritto di fare un torto simile a mia sorella.


Sono le 22:00, Jolene si è addormentata da poco più di dieci minuti ed io sono seduta sul letto a leggere un romanzo di avventura. Vengo interrotta da mio padre il quale, aprendo la porta per far scorgere a malapena il suo viso, mi chiede di scendere. Lascio il libro sul letto e indosso le pantofole, nel frattempo sento i suoi passi farsi sempre più lontani. Non mi pongo troppe domande, lo raggiungo in salotto e resto allibita non appena incrocio lo sguardo di Justin. «Non è possibile» mormoro avvicinandomi sempre più alla porta di ingresso. «Immaginavo una mossa del genere da parte tua, quindi ho lasciato che il mio manager facesse delle ricerche». Allude al mio tentativo di farlo finire nel luogo sbagliato. Tentativo fallito. I miei genitori tornano in salotto dopo averlo salutato e perdonato dell'orario poco consono di visita. «Vieni con me» «No, forse non hai capito che ciò che volevo dirti l'ho già detto ieri pomeriggio» «Sì, ma non mi hai lasciato il tempo di rispondere». Oltre il marciapiede si presenta una Range Rover nera e una figura immobile al suo interno. «Puoi farlo qui, adesso, senza che io ti segua» insisto. Non voglio dare preoccupazioni ai miei genitori, ma specialmente vorrei che la conversazione si concluda rapidamente. «Bene». Mi domanda di entrare e lo invito ad accomodarsi in cucina, ci sediamo uno di fronte all'altra. «I paparazzi sono come iene. Ti seguono finché non gli cedi la possibilità di essere sbranato, e poi, a stomaco pieno, si dileguano. Il mio manager mi aveva già avvisato della loro presenza in città, ieri. Non volevo accadesse quel che mio malgrado è già successo, cioè che una di voi due finisse sui giornali. Loro cercano di diffondere una falsa realtà per guadagnarci qualcosa». Ci osserviamo in silenzio per qualche secondo, poi gli propongo un tè freddo. Accetta. «Vedi, Justin, vorrei crederti ma quando qualcuno si comporta in maniera disonesta, divento molto diffidente. Avresti dovuto scrivermelo subito, in quella e-mail, ma hai preferito mentire!» dico, mentre verso il tè in un bicchiere. Nel passarglielo le nostre mani si sfiorano, ma non viene data importanza al gesto. «Hai ragione» continua, «ma temevo non mi avresti creduto, alla fine i paparazzi sono un fattore quotidiano nella mia vita. Ho pensato sarebbe stato più facile improvvisare un impegno» «Non continuare a giustificarti, Justin. Per favore». Fa una lunga sorsata e riprende a guardarmi. Di nuovo il silenzio. «Allora... quale è la tua destinazione, domani?» «Florida. Mentre tra dieci giorni sarò in Texas, sai?». Al solo sentir pronunciare la mia dimora, mi piange il cuore e lo lascio trapelare dalle mie iridi celesti. Justin poggia una mano sul mio braccio, «Non pensavo ci saresti rimasta tanto male». Lascio scappare un flebile sorriso dalle mie labbra e per evitare l'argomento lo accompagno verso l'uscita. Si è fatto un certo orario. «Mi piace il tuo carattere, Allison. Suona come una continua sfida. Ci sentiamo, se vuoi. E grazie per aver ascoltato». Mi saluta con un bacio sulla guancia, a mia volta lo ringrazio di non essersela presa per l'indirizzo fasullo. Dopo aver chiuso a chiave la porta, torno in cucina a finire il mio tè e continuo ad osservare il suo bicchiere, ripensando a quelle parole.


Salve!
Ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo. L'ispirazione sopraggiunge in giorni alternati, è come se fosse il burattinaio della mia scrittura. Comunque, spero piaccia anche questo seguito, ammetto di essere dispersiva nel narrare e quando arriva la scena più "attesa", pare che duri mezzo secondo.
Grazie a chi sta apprezzando!
S.

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