Another world

di Lamy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cena di bentornato. ***
Capitolo 2: *** Strappami il cuore. ***
Capitolo 3: *** Paranoia e amore. ***



Capitolo 1
*** Cena di bentornato. ***


CAPITOLO PRIMO: Cena di bentornato.
 
 
Settembre era alle porte e il viale principale si colorava di giallo, arancione, rosso, le foglie cadute dai rami quasi spogli. Non faceva freddo come ci si poteva aspettare, ma a Castle Combe l'aria pizzicava di più rispetto alla grande Londra. Il cielo, un manto grigio-azzurro, era puntellato da nuvole dalla buffa forma. Blake ricordava ancora quando era piccola e suo padre la portava sulle colline per vedere il cielo più da vicino, così lei si sentiva un uccellino. Allora era facile chiudere gli occhi e immaginare di essere altrove, correre per i verdi prati inglesi con il vento che le faceva svolazzare i capelli e il sole che le scaldava le spalle. Ora erano solo lontani ricordi. Crescendo diventava difficile mettere a tacere i pensieri, era impossibile sedersi a terra a giocare con le bambole, non era concesso farsi ancora cullare da mamma e papà prima di addormentarsi. No, devi imparare a cavartela da solo. Blake era cresciuta prima del dovuto: all'età di diciotto anni, dopo il diploma, aveva lasciato Castle Combe per studiare Lettere Classiche a New Orleans, dove si trasferì pochi mesi dopo l'ammissione. Aveva trovato un appartamentino discreto nel famoso Quartiere Francese, che contava cucina e salotto, una camera da letto e un piccolo bagno. Per mantenere casa e studi, oltre agli aiuti mensili dei suoi genitori (che variavano dal denaro per l'affitto e i libri, al cibo, vestiti) aveva trovato impiego presso 'Sweet Dreams', la rinomata pasticcera del Quartiere. Aveva appreso da sua madre l'arte pasticcera e la padrona del locale, Molly, aveva bisogno di un aiutante. New Orleans era una città davvero bizzarra, e Blake lo aveva capito a primo impatto. Certo non immaginava che la città fosse in qualche modo sotto il controllo della famiglia Mikaelson, una delle più antiche. Aveva sentito diverse voci a riguardo, chi li temeva, chi non sapeva chi fossero, chi li rispettava, alcuni non avevano dato risposta ed altri ancora le avevano raccomandato di stare attenta. Lei, però, ci aveva riso su ed era finita là. Poi aveva conosciuto lui,  Niklaus Mikaelson.
"Blake Harris!"
Blake scosse la testa e si girò verso la porta. Sua madre se ne stava appoggiata allo stipite con le braccia incrociate e un sorriso divertito sulle labbra.
"Scusami, hai detto qualcosa?"
La signora Harris entrò e si sedette sul letto di sua figlia, ancora persa nei suoi pensieri. Notò che le valige erano tutte pronte, eccetto quella delle scarpe.
"Solo salita a vedere come procedevano le cose. Vedo che ti manca poco per finire di sistemarti."
Blake annuì e raggiunse sua madre, infilando in valigia un paio di scarpe di tela e un paio di tacchi vertiginosi. Era tornata a casa per le vacanze estive ed era arrivato il momento di ripartire. A New Orleans c'era una persona ansiosa di rivederla. Proprio in quel momento un trillo richiamò la sua attenzione, era un messaggio.
"E' il misterioso ragazzo di New Orleans?" le chiese sua madre, gli occhi curiosi e l'aria indagatrice. Blake si lasciò scappare un sorriso luminoso mentre le sue dita scorrevano sullo schermo del cellulare.
-Quando hai intenzione di tornare? Sono impaziente.
-Ti ho già detto che torno nel pomeriggio, Niklaus. Non essere ansiogeno! ;)
-Non sei simpatica, sappilo. Cerca di essere qui il prima possibile.
"Mamma, non si tratta di un ragazzo qualsiasi. Si tratta del mio migliore amico."
"Niklaus, se non erro. Che ti scrive? Gli manchi?"
Blake ridacchiò perchè Klaus per nessuna al ragione al mondo avrebbe apertamente ammesso quanto sentisse la sua mancanza, nonostante fossero lontani da due mesi. Lui era uno che si teneva tutto dentro e non lasciava intendere le sue emozioni a parole, ma attraverso i gesti.
"E' impaziente di vedermi. Dice che devo darmi una mossa a tornare." disse la ragazza, il cellulare ancora in mano e gli occhi felici.
"Siete amici o c'è qualcosa tra voi due?" l'insistenza di sua madre fece rabbuiare Blake, che adesso a testa china finiva di preparare la sua roba.
"Siamo migliori amici. E no, non c'è nulla tra di noi. Non ci sarà mai nulla." la sua voce si era spenta, così sua madre le strinse una spalla.
"Tesoro, non volevo turbarti. Cercavo solo di essere presente in una vita che vivi a distanza da me."
Blake guardò sua madre e le parve più vecchia, il viso segnato da rughe che prima della sua partenza non c'erano, una stanchezza dovuta dall'età. Chiuse le dita attorno alla mano di sua madre e le sorrise.
"Mi dispiace essere così lontana da voi, da casa mia. Andare via ogni volta è triste."
"Ma a New Orleans qualcuno ti aspetta."
Blake fece un sorriso ampio e abbassò gli occhi in imbarazzo. Non poteva abbandonare Niklaus e tornare in Inghilterra. Non avrebbe resistito senza vederlo tutti i giorni, senza la sua presenza costante, senza i suoi rari sorrisi. Aveva sentito la mancanza del suo migliore amico come se le avessero esportato un organo e lei avvertisse il senso di vuoto opprimente. Si scrivevano quotidianamente, si chiamavano prima di andare a dormire, e facevano lunghe videochiamate in cui ridevano, raccontavano le loro giornate o semplicemente si sfogavano. Entrare nella stretta cerchia di Niklaus era stata dura, eppure Blake ce l'aveva fatta dopo tanti sforzi. New Orleans era una città magica, letteralmente, e le creature che l'abitavano erano anche esse fantastiche. Vampiri, Streghe, Sciamani e Lupi popolavano la città e gli umani ne erano ignari. Eccetto Blake, che aveva avuto l'opportunità di scoprire quel mondo tanto invisibile quanto sotto gli occhi di tutti. Aveva avuto l'opportunità di conoscere il temuto bastardo, l'Originale. Ed era il suo migliore amico.
"Sì, la signora Molly non sa fare la crema al limoncello come me. Sono indispensabile per la pasticceria!" scherzò Blake facendo ridere sua madre.
"Sei pronta?" suo padre era sbucato dal nulla nella sua stanza e aspettava di caricare i bagagli in macchina. Blake, dopo un rapido sguardo alla sua casa, chiuse la portiera diretta in aeroporto.
 
 
 
-Niklaus Mikaelson, sto ufficialmente tornando. Poche ore e sarò da te.
Niklaus sorrise soddisfatto a quel messaggio, realizzando che una manciata di ore lo separavano dalla sua migliore amica. Faceva ancora uno strano effetto pensare alla piccola Blake come a una di famiglia, perchè ormai ne faceva parte. Avere qualcuno come lei nel periodo forse più difficile della sua lunga esistenza lo aveva aiutato in tanti modi diversi, cancellando quasi gli orrori di mille anni di vita. Blake aveva fatto breccia nel suo cuore in un attimo, eppure lui l'aveva tenuta a distanza debita per un anno prima di arrendersi. Non si sforzava di vedere del buono in lui, accettava le sue giornate no, insisteva a fare stupide cose da migliori amici, gli preparava i dolci migliori di tutta New Orleans. Blake non voleva che Klaus cambiasse. Desiderava conoscerlo fino in fondo, fino agli oscuri luoghi della sua anima ove riposavano e si agitavano i pensieri più crudeli. Lei voleva solo Niklaus, il pacchetto completo comprendente la sua natura di ibrido, i canini affilati, una fedina penale pessima, la voglia di sangue, le minacce, e i cadaveri che la notte lo tormentavano. Non aveva mai fatto pressione affinché lui le raccontasse tutto, anzi era stato Klaus stesso nel corso degli anni a confessarle i suoi segreti, le sue uccisioni, le sue sensazioni e si affidava a lei per qualsiasi consiglio mettendola al corrente anche dei suoi piani. E poi, cosa fondamentale per la loro amicizia, Blake adorava Hope. Riempiva la piccola Mikaelson di coccole e regali, le comprava i cappellini più strani e i giocattoli più costosi ignorando le opposizioni di Klaus, che certamente non voleva una figlia viziata. Blake piaceva molto anche ad Elijah ed Hayley, a Rebekah e Freya. La famiglia Mikaelson non poteva fare proprio a meno di Blake Harris.
"Hai finito di smanettare col cellulare? Sai, tuo fratello Kol sarà qui a momenti." la voce profonda e controllata di Elijah interruppe il flusso di pensieri che si inseguivano nella mente di Klaus.
"La sua assenza ha procurato pace a questa casa. Spero per lui che non abbia intenzione di combinare altri guai."
"Per favore, cerca di essere gentile con lui. Sai bene quanto Kol sia irascibile, e tu sei uno dei meccanismi che accende la sua ira." la frecciatina di suo fratello all'abitudine di Klaus di appiccare grandi incendi di sangue e rabbia lo fece sorridere maligno. Mise il cellulare in tasca e si alzò.
"Allora andiamo ad accogliere il figliol prodigo che torna nella sua umile dimora."
"Ti vedo particolarmente di buon umore, fratello. Devo intuire che la fonte di gioia sia la piccola Blake." disse Elijah, le dita scattanti che chiudevano la giacca, il passo sicuro mentre scendevano le scale. Klaus, le mani intrecciate dietro le schiena e le sopracciglia sollevate, annuì.
"Hai ragione, fratello. Blake sta tornando e New Orleans appare più bella."
Quando raggiunsero la sala principale, Freya teneva in braccio Hope e giocavano insieme con un orsetto di peluche rosa. La donna alzò lo sguardo sui suoi fratelli e cacciò la bambina tra le braccia del padre. Klaus diede un bacio a sua figlia sulla fronte e lei si strinse di più contro il suo petto.
"Volevo parlarvi di una cosa. Perché non organizziamo una cena dal momento che Kol e Blake tornano a casa? Sarebbe una cosa carina. Kol manca da un anno e si aspetta un'accoglienza alquanto plateale." disse Freya con la sua solita aria allegra. Klaus sbuffò e scosse la testa.
"Kol si aspetta una festa a cui tutta la città debba unirsi, una semplice cena non gli basterà. E si dà il caso che io non abbia tempo da perdere con queste sciocchezze."
"Klaus, ti avevo chiesto un minimo di tolleranza. Invece di cenare qui a palazzo, potremmo portare Kol e Blake in un ristorante elegante. Apprezzeranno entrambi." quella di Elijah non sembrava tanto una chance, bensì un ordine. Hope ridacchiò e nascose il visino contro la spalla del suo papà.
"Anche Hope é entusiasta dell'idea. Bene, io avverto Hayley e Rebekah." Freya si scusò e sparì nella sua stanza. Un trillo spezzò il silenzio. Klaus recuperò il cellulare e vide che la spia delle notifiche lampeggiava.
-Atterro tra un'ora. Mi vieni a prendere o devo fare l'autostop fino a casa?!?!
-Arrivo.
"Tieni d'occhio Hope. Devo andare in aeroporto. Sarò di ritorno tra un paio d'ore."
Elijah si sedette a terra con sua nipote e insieme guardarono Klaus infilarsi la giacca e uscire di casa.
"Allora piccolina, con che cosa vogliamo giocare?"
Hope fece un sorrisino mostrando i dentini, e poi passò allo zio una bambola di pezza.
 
 
 
L'hostess fece il secondo giro tra i passeggeri per prendere ordini. Blake rifiutò di nuovo perchè in aereo non mangiava mai. Abbandonò gli occhiali da vista sul tavolino di fronte a lei e sospirò. Era davvero esausta e qualche ora di sonno le avrebbe giovato, anche perchè mancavano circa cinque ore prima di atterrare in Louisiana. Controllò il cellulare, in modalità volo da quando era salita a bordo, e sorrise: lo schermo di sfondo ritraeva lei e Hope a Natale, sulla testa i cappelli da Babbo Natale e tra le mani un pacco regalo; dietro a loro si vedeva il profilo sfocato di Rebekah. Quella serata era stata davvero piacevole e divertente. Niklaus le aveva regalato una macchina da scrivere, sapendo quanto Blake amasse scrivere, e lei lo aveva abbracciato mentre piangeva. Quel ricordo fu sostituito da un altro, comparso dal nulla e fugace, ma lei lo catturò. Scivolò nel sonno, ma la sua mente era tornata al giorno in cui aveva incontrato Niklaus per la prima volta.
Sentiva i polmoni bruciare, il respiro irregolare e scommetteva che la camicetta nuova fosse sgualcita. Come sempre era in ritardo, e non poteva permetterselo il primo giorno di Università. Dopo il primo rimprovero da parte del professore di Letteratura, la giornata era trascorsa in un lampo. Tirò un sospiro di sollievo quando varcò il cancello di ferro per lasciare il Campus. Inforcò gli occhiali da sole e si diresse verso la pasticceria, il suo turno sarebbe cominciato entro mezz'ora. Era a New Orleans da due sole settimane e spesso capitava di perdersi tra le numerose stradine del Quartiere Francese, dove abitava. Continuando a camminare, i suoi occhi si concentrarono sul mercatino che prendeva vita ogni mese. Svoltò l'angolo, avvertì i suoi occhiali cadere a terra e la sua fronte sbattere contro qualcosa di duro.
"Ahia!" mormorò, la mano che si accarezzava la parte dolorante. Quando aprì gli occhi, fissò un petto coperto da una maglia nera. Il suo sguardo risalì e incontrò due grandi occhi blu che la guardavano accigliati. Un ragazzo, o meglio un uomo perchè sembrava avere circa trent'anni, torreggiava su di lei.
"Di solito sei sempre così sbadata?"
"No, in verità sono sbadata ventiquattro ore su ventiquattro. Anche quando dormo."
La sincerità e la trasparenza con cui la ragazza aveva risposto fece ridere lo sconosciuto. Blake ridacchiò a sua volta. L'uomo venne raggiunto da una biondina, occhi chiari e giacca di pelle.
"Andiamo, Klaus?"
Blake sussultò riconoscendo che quello fosse Niklaus Mikaelson, il re di New Orleans.
"Sì, Cami, andiamo. E tu, sta attenta la prossima volta!" l'ammonì Klaus, ma il suo tono era stato piuttosto gentile.
"Si avvisano i signori passeggeri che la fase di atterraggio è terminata. Benvenuti a New Orleans."
La voce metallica d'avviso fece scattare Blake sul sedile. Tutti i passeggeri stavano recuperando i bagagli e si affrettavano a scendere dall'aereo. Velocemente buttò cellulare e occhiali in borsa, chiuse il tavolino e si accalcò con gli altri presso la rampa. Dopo aver ritrovato le sue valige, si avviò verso l'uscita. L'aeroporto era pieno di gente che partiva, che tornava, che attendeva. Era atterrata con dieci minuti di anticipo e decise di sedersi nell'attesa che venissero a prenderla. Si lasciò cadere pesantemente sulla sedia di plastica dura e si guardò attorno. Poi la suoneria del suo cellulare la costrinse a rispondere.
"Dove sei, Niklaus? Sono già in aeroporto e ti sto aspettando."
"Sarò da te in un minuto. Comunque, sei in anticipo."
"Oppure sei tu ad essere in ritardo."
"Non dire sciocchezze, io sono sempre puntuale. Blake, gli anfibi potevi risparmiarteli agli inizi di settembre!"
Blake si guardò le scarpe con occhi sbarrati. Come faceva a sapere cosa indossava? La chiamata era terminata e aveva messo il cellulare di nuovo in borsa. Si alzò e fece vagare lo sguardo tra la folla che si muoveva incessante come un'onda. I volti si susseguivano man mano che li passava in rassegna, donne, bambini, gente bianca e di colore, anziani. Poi scorse una figura familiare. Niklaus avanzava con incedere sicuro verso di lei, il colletto della giacca alzato, un sorrisetto sardonico. Il corpo di Blake si mosse senza controllo e un secondo dopo stava correndo da lui. Niklaus spalancò le braccia e Blake gli saltò letteralmente addosso stringendo le gambe attorno alla sua vita. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e sorrise. Lui la stringeva con la mano destra e con la sinistra le accarezzava i capelli. Una signora sorrise nel vederli così stretti, immaginando che fossero una coppia, ma non importava a nessuno dei due. Niklaus poteva sentire le ginocchia della ragazza premere contro i reni ed era una piacevole sensazione. Blake, dal canto suo, stava respirando dopo due mesi quel profumo di cannella e vaniglia bourbon.
"Mi sei mancato, stupido Mikaelson." sussurrò Blake con voce rotta al suo orecchio. Niklaus la strinse di più fino a che i loro corpi non furono attaccati tanto da riconoscere le forme della sua amica. La mise a terra dopo minuti interminabili e si guardarono negli occhi.
"Anche New Orleans ha sentito la tua mancanza."
Blake sapeva bene che lui non avrebbe mai ammesso quanto gli fosse mancata, ma quella frase celava la verità e a lei stava bene così.
 
 
 
In auto nessuno dei due parlava. Niklaus aveva gli occhi puntati sulla strada e sembrava lontano anni luce, perso in chissà quali folli e spaventosi pensieri. Blake, le gambe sul cruscotto, il viso rivolto al finestrino, non voleva disturbarlo.
"I miei fratelli hanno insistito per una cena di bentornato in un ristorante in onore tuo e di Kol."
Blake si girò verso il suo migliore amico e sorrise. Se lo aspettava.
"Mi fa piacere. E poi non vedo l'ora di conoscere tuo fratello Kol. Un altro Mikaelson si aggiunge alla lunga lista."
Klaus le lanciò uno sguardo confuso.
"Tieni una lista con i nomi della famiglia Mikaelson?"
"No! Cosa vai a pensare? Dico solo che siete tanti. E manca ancora Fin."
A quel nome le mani di Klaus si strinsero di più attorno allo sterzo e contrasse le labbra in segno di fastidio. Blake, resasi conto di aver toccato un tasto dolente, posò la mano sulla sua spalla.
"Ricorda di non forzare troppo la mano con me, Blake."
In un attimo era tornato il solito Klaus, freddo e scostante. In quei momenti aveva paura di lui. Si chiudeva a riccio ogni volta che qualcuno si spingeva oltre senza il suo permesso, e capitava spesso che quel qualcuno fosse proprio Blake. Alcune volte era sparito per giorni dopo un litigio ed era lei che ci rimetteva. Fece ricadere la mano sul sedile e tornò a guardare le case sfocarsi fuori dal finestrino.
"Scusami. Dimmi, cosa dovrei indossare stasera? Un abito ricercato o un jeans? Anche se, come sospetto, Elijah avrà prenotato in uno di quei ristoranti da ricconi che richiedono un abbigliamento elegante."
Klaus si sciolse in un attimo e tornò a sorridere. Blake era un torrente in piena che lo investiva sebbene lui tentasse di restare a galla.
"Ha prenotato un tavolo in centro, al French Restaurant." convenne con un'alzata di spalle.
"Sai meglio di me che non ho vestiti eleganti nel mio armadio. La cosa più carina che conservo è il vestito azzurro che ho indossato al matrimonio di mio cugino tre anni fa, e non credo si adatto per questa sera."
Un cartello stradale annunciava che a tre chilometri avrebbero raggiunto New Orleans. Un forte senso di pienezza colse Blake, che si sistemò sul sedile per guardare il laghetto su cui si riflettevano il sole e le casette di campagna caratteristiche. Sembrava una bambina davanti al suo giocattolo preferito.
Klaus la guardò e sorrise in cuor suo, contento che la sua migliore amica fosse tornata.
"Potresti farti prestare qualcosa da Rebekah. Ti cambi a palazzo e dopo cena ti porto a casa, se per te va bene."
"Questa è un'ottima idea, Mikaelson. Ogni tanto il tuo cervello partorisce pensieri distanti dalla morte, dal sangue e dalla vedetta."
Blake scoppiò a ridere per l'espressione di Klaus, sembrava un cane bastonato.
"Harris, potrei tornare a quei pensieri in un battito di ciglia."
"Non mi faresti mai del male."
 
 
 
Palazzo Mikaelson era uno degli edifici più belli e imponenti di tutta New Orleans. La sua architettura richiamava tempi andati, le scalinate si incontravano in cima e sembrava che abbracciassero il cortile interno, così come le numerose stanze rendevano la struttura regale. Klaus aiutò Blake a scaricare i bagagli e insieme entrarono dalla porticina che saliva dal garage. L'udito sviluppato dell'Originale poteva chiaramente distinguere le voci concitate al piano superiore ed era sicuro che suo fratello fosse tornato. Fece scattare la maniglia della cucina e si spostò per far entrare Blake. Si diressero in salotto dove la famiglia Mikaelson si era riunita.
"Nik, adesso fai anche il facchino? Come sei versatile!" esordì Rebekah con acidità mista a divertimento. Tutti si voltarono verso di loro e al centro del gruppo spuntò un ragazzo dai capelli e occhi scuri. A Blake brillarono gli occhi. Un altro pezzo della vita di Niklaus si univa al puzzle. Si fece avanti e allungò la mano con un sorriso. Il ragazzo la strinse e fece un mezzo inchino.
"Tu devi essere Kol, giusto?" l'entusiasmo nella voce di Blake fecero ridere Kol e sbuffare Klaus, che alle loro spalle borbottava.
"In carne ed ossa. E tu, dolce fanciulla, chi sei?"
Klaus diede uno schiaffo alla mano di Kol rompendo la stretta cordiale tra lui e la ragazza.
"La dolce fanciulla non deve avere nulla a che fare con te."
"La dolce fanciulla si chiama Blake Harris. Piacere di fare la tua conoscenza, Kol." disse Blake, guardando prima il suo migliore amico e poi il nuovo arrivato.
"Io direi che possiamo prepararci per la cena. Freya, saresti così gentile ad aiutarmi a scegliere un completo?" chiese gentilmente Elijah a sua sorella. Freya annuì e lo seguì per le scale.
"Come se avesse vasta scelta nel suo armadio!" sbottò Rebekah, procurando una risata soffocata da parte di Kol.
"A questo proposito, sorella, dovresti prestare un vestito a Blake." disse Klaus, un bicchiere di liquore in mano, seduto sul divano. Rebekah osservò Blake con circospezione. Le ordinò di fare un giro su stessa e storse le labbra.
"Non credo che i miei vestiti possano starle bene, ha il seno piccolo."
Blake istintivamente si coprì con la giacca di jeans e abbassò lo sguardo. I Mikaelson avevano la capacità di metterti a disagio con una sola parola. Klaus mando giù un sorso e sogghignò.
"Sono sicuro che troverai qualcosa da farle indossare."
Kol mise un braccio attorno alle spalle di Blake e guardò suo fratello.
"Io non credo che sia messa così male."
Lo sguardo che Klaus rivolse a Kol fu agghiacciante, rabbioso e non ammetteva repliche. A Blake non restò che seguire Rebekah.
 
 
 
Passeggiare per le strade della città era una delle abitudini preferite di Blake, le cui passeggiate potevano durare anche due o tre ore. Amava camminare e perdersi nei colori, nei suoni e negli odori di New Orleans. Era possibile anche incontrare qualche strega al mercato e qualche vampiro in qualsiasi bar. Ma quella sera camminare tranquillamente era davvero difficile. Dopo aver usurpato il bagno di Klaus per una doccia, era stata costretta ad indossare un tubino rosso senza spalline dal corpetto stretto e un paio di sandali col tacco a spillo color argento. Temeva che il battito del cuore potesse strappare la stoffa dell'abito, e sicuramente Rebekah non avrebbe apprezzato. Avevano deciso di raggiungere il ristorante a piedi e le scarpe le stavano mordendo i talloni, a momenti sanguinavano. Si impose anche di non sudare per evitare che il trucco, quel poco che ornava il suo viso, si rovinasse. Mentre tutti i fratelli Mikaelson erano in vesti sofisticate, Klaus indossava un paio di pantaloni neri e una camicia grigia con sopra una giacca di pelle dal colletto alzato, una sua caratteristica. Nonostante la sua semplicità, riusciva comunque a sovrastare tutti gli altri. La sala in cui avrebbero cenato era enorme, le sedie erano di velluto rosso, lunghi fili di lui si intrecciavano sul soffitto e una dolce melodia suonata al violino allietava i clienti. Furono condotti al loro tavolo, dove Blake capitò seduta tra Freya e Klaus, mentre Kol le stava di fronte. Hayley quella sera non sarebbe stata con loro nè la piccola Hope.
"Allora, Blake Harris, cosa fai nella vita? Segui le folli e suicide imprese dei miei fratelli?" cominciò Kol, le gambe stese e un calice di champagne alle labbra.
"Nella vita studio Lettere Classiche e lavoro in una pasticcera del quartiere francese. Nel tempo libero mi piace tirare frecce alle bestie selvatiche." la risolutezza con cui si era espressa la ragazza aveva lasciato il giovane Mikaelson interdetto. Klaus emise una risata profonda e bevve il suo champagne.
"Questa é la mia ragazza!" disse indicando con l'indice la sua amica. Anche Freya ridacchiava sotto ai baffi.
"Blake intendeva dire che non ci segue nelle nostre imprese, come le hai artisticamente chiamate tu. Lei tira d'arco nel tempo libero." intervenne Elijah in quella piccola faida tra fratelli che poteva degenerare in poco tempo. Ma Kol non sembrava affatto volersi arrendere e Klaus era facilmente irritabile. La cena procedeva serena quando Rebekah propose un brindisi per il ritorno di suo fratello, sia dalla morte che dall'Africa. Tutti alzarono i calici e un tintinnio di vetri risuonò al tavolo.
"A Kol Mikaelson, il sopravvissuto!"
Klaus, oltre al proprio bicchiere, trangugiò anche quella di Blake perché lei non beveva, neanche un goccio.
"Non hai piacere a brindare per me, Blake Harris?" chiese Kol con sospetto.
"Hai questa terribile mania di chiamare la gente per nome e cognome che mette a dura prova i miei nervi. Comunque, Blake non beve." rispose Niklaus prima che la sua amica potesse aprire bocca. Blake sorrise grata a Klaus. Non soddisfatto, Kol rincarò la dose.
"Hai detto che lavori in una pasticcera, giusto? Mi piacerebbe assaggiare le tue prelibatezze."
Blake si irrigidì. Nessuno si era rivolto a lei in modo così diretto e squallido. Sentì la mano di Klaus stringerle il ginocchio per cercare di mantenere la calma. Freya sbatté il tovagliolo sulla tavola.
"Adesso stai esagerando, Kol. Non è così che ti devi comportare!"
La serata era appena arrivata al capolinea.
"Disse la sorella perduta, che è tornata da poco all'ovile. Ti prego, sta zitta!"
"Deduco che una daga nel petto non era abbastanza per metterti a tacere." sibilò Klaus, la mascella pronunciata e le sopracciglia corrugate. Kol rise.
"Fratello, capisco che tu voglia farti bello davanti alla tua amichetta ma qui chi si merita un pugnale nel cuore sei tu, il bastardo di cui nostro padre si vergognava!"
Blake afferrò la mano di Klaus e lo costrinse ad alzarsi.
"Grazie per la serata, ma noi dobbiamo andare. Vieni, Niklaus."
Senza aggiungere altro, lui la seguì.
 
 
 
Era notte fonda e Blake aveva più sonno del solito, dovuto alla stanchezza del viaggio. Desiderava tornare a casa, ma non poteva lasciare un Klaus infuriato a zonzo per la città. Il quartiere francese pullulava di gente, turisti, coppiette, ubriaconi ed esseri soprannaturali riempivano le strade. Di notte New Orleans prendeva vita. Camminavano in silezio da quando avevano lasciato il ristorante. Niklaus si prese qualche minuto per guardare Blake. Notò che non indossava il reggiseno e la scollatura a 'v' dietro all'abito le scopriva la schiena, la stoffa rossa stringeva nei punti giusti. Era una ragazza bellissima, non poteva negarlo, ma non aveva mai visto Blake in quell'ottica. Si muoveva sicura sui tacchi, i fianchi ondeggiavano sinuosi e sembravano imitare il moto dei capelli che cadevano in morbide onde. Per un attimo si chiese come sarebbe stato passare le dita lungo la sua spina dorsale. Quel pensieri sparì in un baleno.
"Non devi dare retta a Kol. Lo sai che parla a sproposito. E' un Mikaelson!"
Klaus sollevò gli occhi e vide il sorriso di Blake. Sorrise a sua volta.
"Stai dicendo che tutti i Mikaelson parlano a sproposito?"
"Dico solo che tutti voi avete una qualità che vi contraddistingue."
Blake rabbrividì quando la mano di Niklaus le sfiorò la schiena nuda, ma lui non ci doveva aver fatto molto caso perchè guardava davanti a sè.
"Quale sarebbe la mia qualità?"
"Tu hai solo difetti, Niklaus!"
Invece di offendersi o arrabbiarsi, Klaus la intrappolò in un abbraccio e le fece il solletico sui fianchi. Blake rideva dimenandosi invano. Ora erano attaccati. Klaus percepiva il corpo di lei premuto contro il proprio e perse per qualche istante la lucidità. Blake avvertiva il petto di Klaus più vicino del solito, il suo profumo le faceva girare la testa e le sue mani calde sui fianchi le toglieva il respiro. Si allontanarono di colpo.
"Ti accompagno a casa. Sei stanca."
Incapace di formulare una frase, Blake annuì e si lasciò guidare verso il suo appartamento.
 
 


 
Salve a tutti!
Questa è la mia prima esperienza scritta nel fandom di The Originals.
Spero possiate apprezzare questa long.
Ho inserito un nuovo personaggio e mi auguro che non vi dispiaccia.
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alla prossima.
Un bacio.

 

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Capitolo 2
*** Strappami il cuore. ***


CAPITOLO SECONDO: Strappami il cuore.
 
 
Blake odiava il suono della sveglia e odiava dover abbandonare il suo amato letto ogni giorno alle sei di mattina. Aprì gli occhi e si girò tra le lenzuola per spegnere quell'odioso aggeggio. Si buttò di nuovo sul materasso e affondò il viso nel cuscino; era ancora troppo esausta per alzarsi. Aveva la strana sensazione dalla sera precedente che tra lei e Klaus qualcosa fosse cambiato, come se una parte della loro amicizia fosse stata intaccata da una nuova minaccia. Certo, i litigi e gli insulti non erano mai mancati nel loro rapporto, ma il modo in cui si erano abbracciati in mezzo la strada, a notte fonda, sotto le luci della città, le aveva fatto serrare la gola e il cuore aveva pompato più veloce di altre volte. Ad un tratto gli occhi glaciali di Klaus erano diventati più azzurri e più belli. Le sua mani delicate e dalle dita sottili, le mani di un artista, avevano attirato l'attenzione di Blake ogni qualvolta Klaus bevesse o gesticolasse durante la cena. Aveva addirittura desiderato disperatamente passare le dita tra i suoi capelli chiari, tirargli indietro i ricci che gli cadevano sulla fronte. Aveva dovuto mordersi le labbra per trattenersi dal farlo. Aveva sempre pensato che Klaus fosse bellissimo, era ovvio pensarlo essendo la sua migliore amica, però le cose erano cambiate. La sola idea della sua voce profonda, dei suoi occhi, del suo modo di muoversi la mandavano in confusione. Si sedette sul bordo del letto e mise a terra i piedi. Allontanò quelle stupide opinioni sul suo migliore amico e andò in cucina a prepararsi un caffè. Sbloccò il cellulare per leggere i due messaggi segnalati dalla vibrazione.
-Perdona Kol per le stupidaggini che ha detto ieri sera. Spero tu non ti sia offesa più del dovuto. (Niklaus).
-Torni in città e non mi chiami? Sei davvero una cattiva ragazza! Domattina ti vengo a trovare in pasticceria. (Josh).
Si era completamente dimenticata di avvisare Josh del tuo ritorno. Era il suo più caro amico dopo Niklaus ed insieme avevano affrontato la morte di Aiden. Blake ricordava ancora quanto fosse stato orribile partecipare al suo funerale, ma doveva stare con Josh e sostenerlo. Si versò il caffè nella tazza e ne bevve un sorso, era dolce e caldo come piaceva a lei. Si affacciò al balcone e poté vedere il sole sorgere appieno. Da casa sua si intravedeva il tetto del palazzo Mikaelson e la grande 'M' in ferro battuto che brillava sul cancello sotto la luce luminosa del giorno. Scrisse velocemente una risposta a Klaus.
-Tranquillo. Non ci penso più. E' solo un ragazzino. (Blake).
Lanciò una rapida occhiata all'orologio del soggiorno e si rese conto di essere in ritardo per la corsa mattutina. Si infilò un paio di pantaloncini neri, una canottiera grigia e indossò le scarpe da ginnastica. Collegò le cuffie al cellulare e, chiusa la porta a chiave, cominciò a passo di corsa verso il parco. Correre era utile per mantenere la forma fisica e per pensare. E lei aveva molto su cui riflettere.
 
 
Il pennello stendeva il colore in maniera violenta, come se attraverso esso la frustrazione e la rabbia potessero sparire e perdersi. Niklaus aveva trascorso una nottataccia, tra i sensi di colpa e deliri di onnipotenza. Accadeva spesso che fosse tormentato dai volti di coloro che aveva ucciso, ma al tempo stesso gioiva nel ricordare che era sempre lui ad avere il potere di vita o di morte sugli altri. Sapere di avere il controllo gli regalava una sensazione di potenza che lo rendeva più insolente del solito. Tutti dovevano sottostare al grande Niklaus Mikaelson. Ed era effettivamente così, anche nei confronti della sua famiglia. L'unica persona che non riusciva a dominare era Blake. Era troppo forte per lasciarsi spazzare via da lui. Aveva una tale personalità da scoraggiare qualsiasi tentativo di Klaus di abbattere la sua volontà. Ho un cervello e sono in grado di decidere, gli aveva detto una volta. Blake non si lasciava controllare da nessuno. Era uno spirito libero. Non dipendeva da nessuno e se la cavava sempre da sola. Era proprio la sua indipendenza ad aver attirato l'attenzione di Klaus. Lui doveva sempre proteggere tutti, doveva limitare i danni e tirare fuori la sua famiglia dai guai, ma Blake non era mai stata un peso. Non l'aveva mai salvata da chissà quale nemico, non correva da lui piagnucolando, non si lamentava per la sua cattiva condotta. Blake era la sua unica fonte di riposo. Lei non creava alcun tipo di problema, al contrario lo calmava come nessun altro. La punta del pennello si conficcò nella tela bucandola. Klaus emise un gemito di rabbia. Blake era diventato il suo pensiero fisso da quando era partita per tornare in Inghilterra. Aveva passato l'estate chiuso in casa a bere solo perchè lei non c'era. L'immagine di Blake con l'abito rosso della sera prima gli dava noia. Ripensava alla curva perfetta della sua schiena, ai fianchi avvolti dalla stoffa color sangue, alle sue labbra. Aveva voluto baciarle quelle labbra. Aveva immaginato di poterla stringere a se con passione e malizia e non come una semplice amica. Scaraventò con un braccio i colori e questi colarono sul pavimento, creando un ventaglio variopinto.
"Che succede, fratello? Quale pensiero ti agita a tal punto?"
Elijah era appena entrato nello studio e stava attento a non sporcarsi le scarpe costose. Porse un fazzoletto di seta a suo fratello perchè si togliesse la pittura fresca dalle mani.
"Non ho bisogno della tua analisi psicologica, Elijah. Mi agita il pensiero che quell'essere spregevole di nome Kol stia infestando questa casa con la sua aberrante presenza."
"Ti infastidisce che qualcuno faccia la corte alla tua Blake."
Klaus alzò gli occhi al cielo e mando giù l'ennesimo bicchierino di bourbon.
"Non le stava facendo la corte. La stava trattando come un delle sue solite donnacce."
"Ha forzato la mano, ma non stava facendo nulla che anche tu non abbia fatto." disse Elijah, sereno e risoluto come sempre.
"Come hai ben detto, è la mia Blake. E nessuno la tocca."
 
 
 
"Mi stai ignorando per qualche assurdo motivo?"
Blake sorrise e corse ad abbracciare Josh. Erano le otto e lei era chiusa nel laboratorio della pasticceria per preparare dolci e paste per la giornata. Era sporca di farina sulle mani e sui gomiti.
"Sapevo che saresti venuto, ecco perchè non ti ho scritto. Allora, come stai?"
"Mi vedo con un tipo." Josh aveva la malsana abitudine di annunciare notizie del genere con un totale disinteresse che spiazzava Blake ogni volta. Capiva, però, che dopo Aiden nessuno sembrava essere adatto per Josh e lui cercava di non illudersi.
"E' una bella notizia, J! Dimmi com'è." disse Blake, concentrata sulla torta di mele e cioccolato. Josh rubò dalla teglia un biscotto al cocco e lo mangiò.
"E' perfetto. Alto, bello, gentile e anche simpatico. C'è solo un problema: è umano."
"Non vedo quale sia il problema. Anche io sono umana!"
Blake spense il forno e tirò fuori due teglie colme di dolcetti. Josh morse un secondo biscotto e le rivolse uno sguardo torvo.
"Tu sei la cocca di Klaus Mikaelson."
"Lo fai sembrare una cosa brutta. E poi, Nik è convinto che io sia la sua cocca."
La ragazza guardò Josh e gli fece la linguaccia. Lui rise.
"Andiamo, tutto il quartiere francese attende il vostro matrimonio."
Blake si bloccò col mestolo in mano. Davvero tutti li vedevano come una coppia?
"Non essere sciocco, Josh. Tra me e Niklaus non c'è nessun coinvolgimento amoroso."
"Siete solo troppo ciechi per accorgervene."
"Josh, adesso smettila."
 
 
 
 
Dopo mezzogiorno Klaus raggiunse Blake a casa sua. Lo aveva invitato a prendere un the insieme, come spesso capitava. Bussò un paio di volte e la voce allegra di lei lo invitò ad entrare. Casa si Blake era piccola, ma molto accogliente. Appese la giacca al braccio del divano e si diresse in cucina. I fornelli erano macchiati da una sostanza rossa appiccicosa e le mani di Blake erano impegnate ad impastare. Alzò gli occhi scuri su di lui e gli sorrise.
"Che stai facendo, Blake?"
"Sto preparando una torta alla cannella e alla panna. Solo che l'impasto mi sta dando filo da torcere." disse la ragazza, passandosi un braccio sulla fronte per scostare i capelli.
Klaus prese posto di fronte alla sua migliore amica e seguiva tutti i suoi movimenti, come si mordeva le labbra per la concentrazione, come premeva le dita sulla pasta fresca, come si leccava la panna dalle dita. Rimase ammaliato dalla sicurezza e dai gesti di Blake. Si chiese quale sensazione avrebbero provocato quelle labbra sul proprio collo e sul proprio petto. Il suo cervello stava già fantasticando su quelle dita piccole e affusolate che lo accarezzavano. Desiderava con tutto se stesso sbatterla contro il muro e baciarla fino a consumarsi la bocca."Quindi gli asini volano e cantano le canzoni dei Beatles!"
Klaus scosse la testa e tornò a guardarla confuso. Blake scoppiò a ridere.
"Scusami, mi ero perso nei miei pensieri."
"Lo avevo notato. E' tutto a posto?" la preoccupazione dipinta sul volto della ragazza lo fece rinsavire.
"Sì. Erano pensieri belli, te lo assicuro."
"Quindi non ti dispiace se faccio questo..."
In un attimo la maglietta di Klaus era coperta di farina. L'istante dopo anche Blake aveva della farina sulla canotta. Nacque una vera e propria battaglia. L'acqua e la farina volavano dappertutto, le bombolette di panna spray avevano il ruolo di armi e la cucina era teatro di scontri.
"Non puoi metterti contro un vampiro, Harris!" tuonò divertita la voce di Klaus, nascosto dietro al divano.
"Sta zitto, Mikaelson. Non sottovalutarmi!"
Blake, al riparo dietro l'isola della cucina, credeva di essere al sicuro, ma non aveva tenuto in conto con chi avesse a che fare. Klaus, grazie alla velocità di vampiro, le fu alle spalle ancora prima che lei potesse respirare. Lei balzò in piedi e agitò la panna in modo da proteggersi.
"Mi stai davvero minacciando con una bomboletta per dolciumi? Sappiamo entrambi che non hai il coraggio, Blake."
Blake sorrise maligna e premette la bocchetta dello spray. La spuma bianca colpì in piena faccia Niklaus, colto alla sprovvista. Lo scenario che seguì era delirante. Blake scorrazzava per tutta la casa per sfuggire da Klaus, che aveva deciso di combattere ad armi pari e aveva messo la super velocità a dormire. Il cuore della ragazza batteva all'impazzata e il suono della sua risata riempiva tutto l'ambiente. Klaus agguantò Blake e insieme caddero rovinosamente a terra; lei gli stava sopra.
"Presa." sussurrò Klaus all'orecchio della sua amica, adesso china su di lui. Blake sgranò gli occhi quando si accorse in che posizione fossero. Le sue ginocchia facevano pressione sui fianchi di lui e teneva le mani aperte sul suo ampio petto. Niklaus le accarezzò la schiena con la punta delle dita, percorrendo la spina dorsale, e continuava a fissarla. Blake fu scossa da una miriade di brividi. La situazione peggiorò quando Klaus lasciò le mani scivolare sulle cosce di Blake.
"No, Niklaus!"
Lei si alzò e si allontanò, incapace di reggere oltre.
"Forse é meglio che me ne torni a palazzo."
 
 
 
"E dimmi, avevi voglia di baciarlo?"
"Josh!"
Blake si passò la mano tra i capelli corti, sospirando pesantemente. Non smetteva di pensare a quel pomeriggio, a come le cose erano degenerate, a cosa sarebbe potuto accadere. Non voleva perdere la loro amicizia, ma qualcosa era mutato. Era arrivata ad una drammatica conclusione: era follemente innamorata di Niklaus.
"Blake, sta tranquilla. Non capita a tutti di innamorarsi di uno psicopatico assassino, ma sono sicuro che tutto si risolverà."
"Questa volta non credo. Non riuscirò a guardarlo come prima, e forse non l'ho mai visto solo come un amico. Forse mi é sempre piaciuto sin dall'inizio."
Josh le scoccò un bacio sulla fronte e le scompigliò i capelli, facendola ridacchiare.
"Secondo me dovresti dirglielo. So che si tratta di Klaus, quindi la probabilità che ti pianti una lama nel petto é alta, ma non puoi tenerti tutto dentro."
"Se gli dico la verità lo perderò. Ci tengo troppo a lui per buttare tutto all'aria!" Blake era davvero devastata. Mai avrebbe immaginato di innamorarsi di uno come Niklaus, problematico e paranoico, e per di più il suo migliore amico.
"Se ne accorgerà comunque, che tu glielo dica o meno. Io ti consiglio di essere sincera, almeno lo apprezzerà."
"E l'attimo dopo avrà una mano conficcata nel mio corpo per strapparmi il cuore. Sei geniale,Josh!"
Il cellulare di Blake vibrò sul tavolo del bar: due nuovi messaggi.
-Ho bisogno di parlarti, ora. (Niklaus).
-Sono sul pianerottolo di casa tua. Fai in fretta. (Niklaus).
Josh allungò il collo per sbirciare e Blake gli fece leggere i messaggi.
"Vado da lui. Ci sentiamo più tardi...se sarò ancora viva."
 
 
 
Blake impiegò dieci buoni minuti per tornare a casa. Aveva il fiatone e i capelli le sferzavano il viso mentre correva. Il messaggio di Klaus le stava facendo presagire il peggio. Sarebbe stato capace di strapparle il cuore e sbriciolarlo? Sì, se lo avesse voluto. Niklaus Mikaelson era capace di compiere qualsiasi azione, deplorevole o benefica che fosse. Le tremavano le mani e le chiavi le caddero a terra con un forte rumore. Fece un respiro profondo. Riuscì ad aprire il portone e salì le scale a grandi falcate. Klaus l'aspettava seduto contro la porta di casa sua, una bottiglia di bourbon accanto, gli occhi lucidi. Era brillo, e quindi era necessario dosare le parole. Le venne in mente una citazione di Bukowski: "devo essere preso a piccole dosi, perchè mi autotravolgo senza saperlo". Infatti, Klaus si risucchiava da solo, era alla mercé dei suoi demoni, si faceva spazzare via dai suoi errori. Blake gli si sedette di fronte e lo guardò. Indossava la sua solita giacca nera col colletto alzato, aveva i soliti capelli chiari arricciati sulla fronte, era lo stesso ma era diverso. Diverso in un modo che spaventava Blake.
"Sai, oggi ho visto il modo in cui mi guarda mia figlia. Sembra così fiera di me. Vede in me la bontà, la compassione, la dolcezza. Ho riso. Ho riso perchè io sono un mostro e lei crede che io sia una brava persona. Quando saprà la verità sul mio conto, perchè è scontato che lo venga a sapere, come pensi che reagirà?" Klaus sembrava più stravolto del solito, e Blake gli era stata accanto nei momenti più difficili negli ultimi due anni
"Niklaus, smettila. Detesto quando parli di te in questo modo. Hope ti guarda come una figlia dovrebbe guardare suo padre. Per lei sei stato e sei un uomo eccezionale. E' vero, hai ucciso innumerevoli persone, molti dei quali erano innocenti, hai agito egoisticamente, hai tradito i tuoi fratelli più volte, e hai ferito i tuoi amici. Hai compiuto tutte queste brutture, ma per tua figlia hai lottato con coraggio. Per lei hai riscoperto la famiglia, l'amore, la compassione e sai che c'è sempre una possibilità. Una volta mi hai detto, quando hai saputo della gravidanza di Hayley, che hai pensato se questo figlio ti avrebbe mai portato potere e se saresti stato di nuovo il re di New Orleans. Ora rispondi alla mia domanda: quanto sei cambiato da quel giorno? Come dici sempre tu, Hope è la tua speranza. Non sei un mostro per lei. Sei il miglior padre che si possa desiderare." ora Blake aveva la voce incrinata e gli occhi velati dalle lacrime, ma si sforzò di restare calma. Si morse il labbro per non piangere. Klaus non era di certo una brava persona, ma era un ottimo padre. Sentì le guance bagnate e sollevò una mano per asciugarsi le lacrime, alla fine non era riuscita a fermarle. Klaus alzò gli occhi su di lei e corrugò la fronte. Strisciò accanto a lei e le accarezzò il viso per eliminare ogni traccia di pianto.
"Non devi piangere per me, tesoro."
Blake fece un sorriso amaro e annuì piano.
"Le cose sono diverse tra di noi. Dico bene?"
Stranamente Klaus le aveva posto quella domanda con dolcezza, senza la rabbia che ci si sarebbe aspettati. Blake lo abbracciò di scatto e lui, dopo un attimo di smarrimento, la strinse forte inspirando il suo profumo di viole e camomilla. Poteva udire il cuore della sua migliore amica battere forte, come se a momenti le uscisse dal petto.
"Dici bene. Senti, Niklaus, devo dirti una cosa."
Klaus aveva assunto la sua tipica espressione preoccupata e pronta al peggio quando si separarono. Blake si mise in piedi e lui fece lo stesso. Lei gli prese le mani e lo fissò dritto negli occhi. Ora o mai più, si disse.
"Molto probabilmente mi odierai ed io non me lo perdonerò mai, ma ormai non posso ignorare più i sintomi."
"Blake, spiegati meglio. Non farmi perdere la pazienza."
Blake si fece coraggio e diede sfogo ai suoi pensieri.
"Niklaus Mikaelson, io sono innamorata di te."
In quel momento il mondo sembrava essersi fermato. Klaus la guardava senza davvero guardarla. Aveva la bocca aperta come se volesse parlare ma era incapace ad articolare una frase di senso compiuto. Aveva fatto ricadere le braccia lungo i fianchi e Blake, affranta e sul punto di piangere di nuovo, si allontanò.
"Da quanto tempo?"
"Nik..."
"Rispondi!"
Blake sospirò, incrociando le braccia al petto.
"Da un anno ne ho piena consapevolezza. Siamo amici da tre anni e non volevo rovinare tutto, però Josh mi ha consigliato di essere sincera. Ho ritenuto opportuno seguire il suo consiglio, anche se tu non vorrai più vedermi."
Klaus aveva quello sguardo allucinato che mostrava ogni volta che gli veniva sbattuta la verità in faccia senza chissà quali preamboli. Blake scosse la testa ridendo.
"E' stato un piacere averti conosciuto, Niklaus. Buona fortuna per tutto."
Si voltò e infilò le chiavi nella toppa, voleva solo stare da sola e affogare la tristezza in una torta al cioccolato. Si accinse ad entrare quando la mano di Klaus la costrinse a girarsi. In un secondo le loro labbra si stavano sfiorando.
"Blake, io..."
Blake lo baciò senza indugio. Gli mise le braccia al collo e lo avvicinò a sè. Lui sorrise nel bacio, portandole le mani ai fianchi e spingendola contro la porta. Entrambi sapevano di essere giunti ad un punto di non ritorno. Ormai erano andati oltre il semplice sentimento di amicizia e le cose non sarebbero state più le stesse, sebbene fossero già cambiate. L'odore pungente di pittura sulle mani di Klaus e il sapore dolciastro del bourbon stava uccidendo tutti i buoni propositi di Blake di staccarsi da lui. Ma Klaus la baciava con una tale passione, la stringeva come se potesse scappare da un momento all'altro, che era impossibile farne a meno. Le loro labbra si muovevano fameliche, desiderose di maggiore contatto, nonostante fossero stretti in una morsa travolgente. Blake fu scossa da brividi di piacere non appena il corpo di Klaus premette di più contro il suo, aderendo alla perfezione. Sentiva il cuore di lui battere veloce, e non per la paura o per la vendetta, ma la causa era lei. Quando si staccarono, avevano entrambi le labbra gonfie di baci e gli occhi liquidi. Klaus la guardò negli occhi e sorrise compiaciuto, mentre Blake stava ancora tremando.
"Desideravo baciarti da così tanto tempo, piccola Blake." le sussurrò Niklaus, la voce calda e il suo accento vecchio di secoli. Blake sbarrò gli occhi in preda al panico.
"C-come, sc-cusa?"
Klaus rise e le stampò un bacio sulla guancia.
"Sei davvero così sciocca da credere che abbia ricambiato il bacio per farti togliere uno sfizio? Davvero credi che io non provi nulla per te che non sia amicizia? Mia piccola e dolce Blake, sei tanto ingenua. Sono pazzo di te. Sei l'unica persona che mi accetta per il mostro che sono, per i miei errori e le mie colpe, eppure continui ad accusarmi di aver commesso gesti indicibili. Sono un essere spregevole, Blake, ma tu mi fai venire voglia di provare a vedere il mondo con occhi diversi. Con gli occhi di chi ha conosciuto la vera sofferenza e ne ha fatto la propria bandiera, chi ha imparato dal passato per non ripetere gli stessi sbagli. Voglio essere un padre migliore per Hope e un fratello migliore per la mia famiglia. Voglio essere un uomo migliore per te."
Blake stava trattenendo il fiato, la testa pulsava e un forte senso di pienezza le fluiva nelle vene. Allungò una mano per accarezzare il viso di Klaus e lui si abbandonò con gi occhi chiusi nella curva della sua mano. Era così vulnerabile. Senza dire una parola, si sporse per baciargli le labbra. Lui rispose immediato. Si baciarono con estrema lentezza, come se volessero conoscersi di nuovo, come se volessero far entrare in collisione le loro anime. La fretta e l'urgenza di prima erano state sostituite da una dolcezza disarmante. Blake ansimava sulle labbra di Klaus, e lui ne era entusiasta. Un ronzio li costrinse a separarsi, ma continuarono quel gioco di sguardi intrapreso precedentemente. Klaus estrasse dalla tasca interna della giacca il cellulare e se lo portò all'orecchio.
"Freya, qual è il problema? Al momento sono particolarmente impegnato." era seccato da quella chiamata ed era evidente dal tono scontroso con cui aveva risposto alla sorella, ma i suoi occhi, adesso azzurrissimi, erano colmi di eccitazione. Teneva gli occhi puntati su Blake e con l'indice ripassava il contorno delle sua labbra.
"Klaus, devi tornare a palazzo. un nuovo gruppo di vampiri é appena arrivato in città. Abbiamo bisogno di te."
"Non può chiedere aiuto ad Elijah?"
Freya sospirò dall'altro capo del telefono.
"Desidera la tua presenza, fratello. Fa il buono e va da lui. Ti saluto."
"Sapessi cosa desidero io..." mormorò il vampiro, riponendo il cellulare nella giacca. Blake arrossì a quel commento, intuendo a cosa insinuasse.
"Devo andare."
"Va bene. Io devo tornare in laboratorio per preparare i cornetti."
Klaus le diede un bacio a stampo e si affrettò a scendere le scale.
"Ci vediamo più tardi, amore."
Blake, spalle al muro, cuore a mille, sorrise ampiamente.

 


 
 
Salve a tutti! :)
Vi piace come ho inserito questo nuovo personaggio?
Klaus e Blake stanno bene insieme?
Fatemelo sapere.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 

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Capitolo 3
*** Paranoia e amore. ***


CAPITOLO TERZO: Paranoia e amore.
 
 
Quella mattina la sveglia non suonò. Blake si era svegliata prima e l'aveva disattivata. Le lenzuola erano raggomitolate ai suoi piedi, la luce penetrava in lunghi fasci dorati attraverso le persiane ed era già possibile udire i clacson e i passanti. Non dormiva bene nell'ultimo periodo, pesanti linee blu le contornavano gli occhi e temeva che qualche cliente si spaventasse nel vederla conciata in quel modo. Era tutta colpa di quell'ibrido che le aveva reso la vita impossibile. Dopo quel bacio sul pianerottolo del suo palazzo, Niklaus era sparito, si era dissolto come fumo. Non l'aveva cercata, nessun messaggio e nessuna chiamata, e non si era nemmeno fatto vivo in pasticceria come faceva tutti i giorni. Non avevano avuto alcun tipo di contatto per quindici giorni esatti. La cosa peggiore, oltre all'essere stata presa in giro, era aver spezzato la loro amicizia per sempre. Due settimane prima, Klaus le avrebbe scritto un messaggio per augurarle una buona giornata o sogni d'oro, si sarebbe presentato all'uscita dell'Università per farle una sorpresa. Ma non sarebbe più successo. Blake gli aveva confessato di amarlo e non poteva tornare più indietro. Preferiva di gran lunga perderlo come amico che tenerlo al fianco nascondendo i suoi sentimenti. Per quanto ci avesse provato in quelle settimane a liberarsi della famiglia Mikaelson, aveva fallito miseramente: Elijah le aveva commissionato una torta enorme per il compleanno di Hope e Kol l'aveva invitata alla festa. Lei, però, aveva accettato di preparare una torta così impegnativa solo per il bene nei confronti della piccola Hope e perchè la paga sarebbe stata lauta, e a lei servivano soldi. Aveva lavorato notte e giorno alla torta, senza chiudere occhio se necessario, ed era riuscita a completare il lavoro in pochi giorni. Dopo aver fatto colazione, si fece una doccia, indossò un jeans ed una camicetta senza maniche bianca e calzò un paio di ballerine nere. Applicò del correttore per mascherare le occhiaie e passò una linea di matita dentro l'occhio. Prima di imboccare la strada che portava in centro, ritirò la posta. Distrattamente controllò le lettere: bollette di luce e acqua, un avviso di riunione condominiale e un biglietto di plastica rigida a fantasia floreale. Blake si tolse gli occhiali da sole e scrutò il retro del biglietto, era un invito: Ore 20.30, presso il palazzo Mikaelson, si celebrerà la festa di compleanno in onore di Hope Mikaelson. Presenza obbligatoria.  Senza pensarci due volte, gettò il foglio colorato in un cestino e proseguì. Sentiva la rabbia ribollire nelle vene, avrebbe volentieri spezzato il collo a chiunque le avesse spedito quell'invito. I Mikaelson si divertivano a ferirla, e ci riuscivano sempre.
 
 
 
Soggiogare mezzo quartiere per addobbare la villa in occasione del compleanno di Hope era proprio nello stile di Klaus. Numerosi sconosciuti si aggiravano in ogni stanza, sulle scale, in cortile, in cucina e si davano un gran da fare per appendere festoni, sistemare i fiori, allestire gli ambienti. Tutto doveva essere curato nei minimi dettagli. Erano Freya e Rebekah ad occuparsi della supervisione. Klaus se ne stava stravaccato sul divano con un bicchiere di bourbon in mano, perso chissà dove nella sua testa.
"Non credete sia un po' presto per bere? Sono solo le dieci del mattino." Elijah raggiunse i fratelli in salotto e non rimase sorpreso nel vederli attaccati alla bottiglia in pieno giorno.
Kol, seduto sulla poltrona, si stava scolando un vodka.
"E cosa dovremmo fare? Attaccare fiorellini? Oppure lucidare il servizio di bicchieri della nonna?"
Elijah alzò gli occhi al cielo per la superficialità del fratello più giovane.
"E tu, Klaus, hai intenzione di sprofondare nel divano nella speranza di evitare di partecipare ai festeggiamenti?"
"A dire il vero, stavo meditando su quale passatempo trovare per evitare l'imminente festa. Hai consigli, fratello?"
Elijah non rispose, anzi con una mano gli consigliò di stare zitto. Klaus odiava le feste, la gente e, più di tutto, odiava stare da solo. Blake era l'unica con cui si intratteneva ad eventi del genere, ma sembrava proprio che si fossero allontanati. Indossò la giacca e attraversò la stanza per lasciare il palazzo. Fu Kol a fermarlo.
"Dove vai?"
"Sto andando da Blake per ritirare la torta."
A quel nome, gli occhi di Klaus saettarono su Elijah e bruciarono di curiosità. Kol si alzò dalla poltrona e si avvicinò al fratello.
"Vengo con te. Ho proprio voglia di rivedere Blake Harris. Non ti dispiace, Klaus?"
L'ironia piccata di Kol colpirono Klaus come una doccia d'acqua fredda, così gli lanciò uno sguardo truce e si rintanò nella sua stanza. Rebekah, accortasi della situazione, fece cenno ai suoi fratelli di raggiungerla in cucina.
"Blake e Nik non si vedono da due settimane. Cosa sta succedendo?"
"Magari la dolce fanciulla è rimasta folgorata dalla mia bellezza!" esclamò Kol, sorridendo malizioso. Rebekah lo guardò disgustata.
"Credo che non siano più amici, ma non è ben chiaro quali siano state le modalità della loro separazione. Io e Kol stiamo andando in pasticceria, forse potremo farle qualche domanda." disse Elijah con un'alzata di spalle.
"Sì, te ne sarei grata. Nik è più irascibile e sgarbato del solito da quando non vede Blake."
Rebekah salutò i suoi fratelli e ritornò dai soggiogati.
 
 
 
"Ecco, tenga il resto. Arrivederci e buona giornata." Molly sorrise alla cliente, e poi chiuse cassa. Il sonaglio a forma di cuore appeso alla porta tintinnò provocando un rumore sottile. L'anziana donna osservò con sospetto i due clienti, due uomini dall'aria impettita. Li conosceva bene, erano i Mikaelson.
"Posso aiutarvi?"
Kol fu catturato da un vassoio di cioccolatini al rum, mentre Elijah si avvicinò al bancone.
"Stiamo cercando Blake. Abbiamo prenotato una torta a nome Mikaelson."
Molly tirò fuori il registro su cui erano annotate tutte le prenotazioni e, indossati gli occhiali, controllò gli ordini di quel giorno. Fece scorrere il dito lungo la sfilza di nomi segnati con la penna blu e annuì.
"La torta dovrebbe essere pronta. Potete salire in laboratorio, Blake vi aspetta. E tu, ragazzino, me li paghi i cioccolatini che hai mangiato!"
Kol alzò le mani in segno di resa ridacchiando. Elijah allungò sul bancone una banconota da venti e ordinò al fratello di seguirlo. L'odore di panna e fragola impregnava la piccola scalinata che conduceva al piano di sopra, nel laboratorio. La porta era semiaperta, così era ben visibile l'interno della stanza. Era un enorme stanzone dalle pareti azzurrine, un tavolo al centro, alcuni armadietti sulla destra, un frigo e tre forni. Un calore piacevole accolse i due fratelli. Kol entrò senza bussare. Blake, grembiule in vita e mani immerse nell'impasto, sobbalzò spalancando gli occhi.
"Potevate anche bussare, nessuno vi avrebbe sparato!"
"Perdona l'infantilità di mio fratello, per favore." esordì Elijah sorridendo alla ragazza.
"Siete qui per la torta? Ecco, ci sarebbe un piccolo problema..."
Blake si sciacquò in fretta le mani. Spalancò il grande frigo e sorrise imbarazzata: la torta contava sette piani di zucchero bianco con inserti dorati e rose poste ad una certa distanza l'una dall'altra. Elijah sgranò gli occhi; Kol rimase immobile accanto ad una pila di cornetti appena sfornati.
"Non so neanche come incartarla, sempre che sia possibile." ammise Blake con sguardo colpevole. Non immaginava che sarebbe venuta così grande e vistosa.
"Kol, va a prendere l'auto e accostala più vicino possibile alla pasticceria."
Kol, sebbene borbottasse qualche insulto contro suo fratello, scese di sotto per eseguire la richiesta. Ora che erano soli, Elijah poteva azzardare qualche domanda.
"Allora, Blake, è da diverso tempo che non gironzoli per casa nostra."
Blake sospirò e rise, incrociando le braccia. Sapeva bene a cosa si stesse riferendo l'uomo.
"Vuoi sapere se ho litigato con Niklaus? La verità è che gli ho confessato di essere innamorata di lui. Ci siamo anche baciati, da non credere! Ma lui è sparito da due settimane. Di certo non vuole più vedermi. Va bene così, in fondo sapevo a cosa sarei andata incontro. Ecco svelato il mistero!" malgrado Blake sorridesse, i suoi occhi erano sul punto di piangere.
"Klaus sta davvero soffrendo, e non lo dico perchè sono suo fratello. Blake, tu sei l'unica speranza che ha di tornare a vivere. Sai meglio di me quali effetti sulla sua vita hanno avuto la morte di Cami e Davina, il tradimento di Lucien, e l'abbandono di Marcel. Ha visto tutto il suo mondo crollare come un castello di sabbia calpestato. Si è chiuso in se stesso, con le sue paranoie e il suo dolore. Soltanto tu sei riuscita a scavarti un posticino nella pietra che stringe il suo cuore. E solo tu puoi riportarlo indietro dall'eterno tormento. Ha amato molte donne, non posso nasconderlo, ma nessuna è rimasta al suo fianco per diverse ragioni e cause."
Blake stringeva il bordo del tavolo da lavoro così forte al punto da sentire tutte le dita doloranti. Deglutì ad ogni parola come se stesse ingoiando un pezzo di dolore alla volta.
"Cosa ti fa pensare che io sia quella giusta?" le tremava la voce, a stento riuscì a parlare.
Elijah le riservò uno sguardo colmo di comprensione e coraggio.
"Perchè tu completi Niklaus. Sei la linfa vitale in un cuore spento dalla sofferenza. Sei l'incendio che può fa divampare il suo cuore."
Dalle scale si udirono dei passi avvicinarsi. Blake si voltò di spalle per non far vedere gli occhi lucidi. Kol si bloccò in mezzo a suo fratello e alla ragazza.
"Va tutto bene?"
"Sì, io e Blake stavano facendo un discorsetto tra amici." rispose Elijah senza staccare gli occhi dalla torta.
"Allora, come avete intenzione di portare la torta al palazzo?"
Blake, tornata in se, aprì un cassetto e cominciò a sbirciare al suo interno. Pochi secondi dopo reggeva tra le mani un rotolo di carta rossa rigida. Afferrò un cartone, dal quale prima aveva preso i grembiuli puliti, e lo mise sul tavolo. I due fratelli la guardavano senza capire.
"Possiamo mettere la torta nel cartone e avvolgere le parti delicate con questa carta per dolci. Lo zucchero è spesso, perciò non dovrebbe danneggiarsi." spiegò Blake, occhi sorridenti e sguardo furbo.
"E se dovesse rovinarsi? Klaus ci spezza il collo, di nuovo!" protestò Kol con le braccia spalancate.
"Klaus vi spezza il collo se non porterete la torta a palazzo." ribatté lei, le sopracciglia sollevate, le braccia conserte.
"Blake ha ragione, dobbiamo almeno tentare!" disse Elijah.
Kol sollevò gli occhi al cielo, dopodiché aiutò gli altri due con la torta.
 
 
 
Rebekah e Freya, la prima con indosso un abito rosa antico e la seconda in un vestito verde acqua, si precipitarono da Kol ed Elijah.
"Come diavolo siete riusciti a portare qui la torta? E per di più, in condizioni perfette." si stupì Rebekah, un bicchiere di champagne in mano.
"Grazie per la fiducia, sorella!" borbottò Kol.
"Lei ci sarà?" domandò Freya a bassa voce, in modo che potesse sentirla solo Elijah.
"Ha detto che avrebbe fatto un salto."
"Ragazzi..."
Kol e Rebekah guardavano con occhi spalancati l'entrata della villa Mikaelson. Freya ed Elijah, voltandosi, rimasero meravigliati. Battiti veloci attirarono l'attenzione di Rebekah che, inclinando la testa verso l'alto, vide Klaus al parapetto con gli occhi puntati su Blake. Indossava una gonna color cipria e un top di pizzo bianco dalle bretelle sottili. Si era raccolta i capelli in una treccia e un filo di matita colorava i suoi occhi. Era la cosa più bella che Klaus vedesse da due settimane. Blake si muoveva con disagio, si guardava attorno spaesata, come un animale spaventato dai fari di un'auto. A Klaus sudavano le mani. Alcuni vampiri stavano osservando Blake come farebbero se lei fosse stata una ciotola di sangue. Lei si prese da bere, pur non bevendo, e si avvicinò ad Hayley per fare gli auguri ad Hope. La bambina esultò quando Blake l'abbracciò. Klaus sorrise a quella scena: due delle donne più importanti della sua vita stavano ridacchiando tra di loro. Blake salutò anche le sorelle e i fratelli Mikaelson. La mano di Kol indugiò sulla parte bassa della schiena di Blake, e Klaus dovette chiudere gli occhi per mettere a tacere la gelosia. Tornò nella sua camera, solo nella poca luce che illuminava la stanza. Afferrò il cellulare dalla tasca e selezionò la galleria: la maggior parte delle foto ritraevano Hope, altre lui e Hope, altre ancora erano scatti rubati a Blake mentre cucinava, mentre leggeva, mentre giocava con la piccola Mikaelson. Una foto in particolare attirò la sua attenzione: raffigurava loro due al mare, Blake gli stava in braccio e gli baciava una guancia. Sorrise inconsapevolmente, cosa che capitava ogni qualvolta si trattasse di lei. Sapeva che sarebbe finito per innamorarsi di lei, dopotutto Blake era fantastica. In parte era come lui, piena di segreti e demoni, torturata a volte dalla propria mente. Era quella voglia di farcela, di superare ogni ostacolo, di Blake che aveva incantato Niklaus, come se fosse stato soggiogato. Rimase chiuso nella sua stanza con una bottiglia di bourbon tra le mani per quelle che dovevano essere state almeno due ore. La festa stava volgendo al termine. Nessuno della sua famiglia lo aveva costretto a prendere parte alla serata, e lui ne fu grato. Gli faceva male la testa e di certo l'alcol non lo stava aiutando. Udì un ticchettio picchiare sul pavimento del corridoio. Si mise in piedi e, muovendosi nel buio, silenziosamente andò a dare un'occhiata. Era Blake. Era uscita dal bagno di servizio al terzo piano, dove era ubicata la camera da letto di Klaus, e zoppicava. Era scalza, si stava tamponando i talloni con un fazzoletto bagnato. Si sedette a terra, le scarpe abbandonate accanto a se, la borsa sulla panca di fronte a lei.
"Blake."
Blake riconobbe quella voce, risoluta e calda. Alzò gli occhi su Niklaus e si sentì mancare il respiro. Mantieni la calma, si disse.
"Ehm..queste scarpe mi stanno facendo sanguinare i talloni, così sono salita qui perché avevo bisogno del bagno. Però credo sia meglio che scenda. Scusami."
Si infilò le scarpe sotto lo sguardo indagatore di Klaus, che stava osservando ogni suo movimento. La gonna le fasciava perfettamente i fianchi, cosi come il top metteva in risalto le scapole. Il pizzo bianco era talmente sottile che Klaus non ci avrebbe messo molto strapparglielo di dosso. Blake, adesso in piedi, si accinse a raggiunge la scalinata per tornare in cortile, ma la mano di Klaus le bloccò il polso.
"Resta. Ti prego, Blake."
Blake incontrò gli occhi di Klaus, che tendevano al blu scuro ed erano lucidi. Sospirò, liberandosi dalla presa. Non avrebbe retto un altro colpo. Doveva chiudere quella faccenda. Blake bruciava di rabbia. Si voltò verso Klaus con un scatto furioso.
"Sai qual é il tuo problema? Tu. Sei paranoico, irragionevole, ansioso e non ti fidi di nessuno. Sei sadico, dal momento che ricavi piacere nel ferire gli altri. Sei un manipolatore di primo ordine, eserciti il controllo su tutti e tutto. Sei un calcolatore,agisci seguendo schemi e strategie. Sei vendicativo e vuoi farti giustizia secondo le tue regole. E non é finita qui. Sei tenace, capace di resistere al dolore tanto da lasciarti corrodere. Sei carismatico, ispiri le persone con i tuoi discorsi forbiti e filosofici. Sei fottutamente possessivo, perché l'idea che l'attenzione non sia su di te ti manda su tutte le furie. E sei sarcastico, in quel modo che mi fa venire voglia di zittirti con un bacio. Sei uno stronzo, Niklaus Mikaelson. Ed io sono disperatamente innamorata di te." Blake aveva parlato con ardore, come se avesse voluto schiaffeggiarlo con le sue parole. Klaus non resistette più, e un attimo dopo si sporse per baciarla. Il corpo di Blake era schiacciato tra Klaus e il muro. Era un bacio amaro, che sapeva di dolore e sentimenti repressi. Era appassionato, urgente, esasperato. L'Originale le stringeva i fianchi con prepotenza, premendo il proprio corpo a quello di Blake tanto da avvertire il pizzo del top attraverso la stoffa della maglia. Lei gli aveva allacciato le braccia al collo e lo spingeva più vicino a se. Klaus le infilò un ginocchio tra le gambe, mentre le baciava avidamente il collo. Blake annaspava per via di quelle carezze. Sentiva le mani di Klaus sollevarle la gonna per accarezzarle le cosce.
"Il mio corpo ti vorrebbe. Il mio corpo, quest’area mutilata, vorrebbe per un attimo dimenticarsi nel tuo calore, il mio corpo reclama qualche ora di serenità. La mia notte è un cuore ridotto a uno straccio. La mia notte sa che mi piacerebbe guardarti, seguire con le mani ogni curva del tuo corpo, riconoscere il tuo viso e accarezzarlo. La mia notte mi soffoca per la tua mancanza. La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce. Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra. La mia notte mi brucia d'amore." Klaus stava recitando quelle parole ,che Blake conosceva benissimo e adorava, in sussurro, alterando qualche bacio sulle sue labbra.
"Credi che mi farai cedere citando un passo di Frida Kalo, Niklaus?"
Klaus sorrise maligno, un luccichio diabolico gli balenò negli occhi.
"Sono io che ho ceduto. Ho ceduto a te, mia piccola Blake."
 
 
 
Blake non aveva mai fatto chissà quanta attenzione alla stanza di Klaus tutte le volte che ci era stata. Ma ora, distesa sul letto, mentre baciava Klaus, le sembrava più grande e buia del solito. Aveva subito notato la foto che campeggiava sul comodino: ritraeva lei,lui e la piccola Hope in mezzo durante una serata d'estate. Sembravano una famiglia. Quando le mani di Klaus spinsero via le spalline del top per baciarle le scapole sporgenti, Blake sussultò. Lui sorrise contro la sua pelle. Stava per accadere l'inevitabile, e il cuore le batteva come non mai. Senza neanche rendersene conto, stava sfilando la maglia di Klaus mentre lui la guardava con apprensione. Lei gli sorrise per tranquillizzarlo. Klaus si lasciò privare dell'indumento, che sparì chissà dove. Le posizioni si invertirono, ora era Blake che stava sopra e con le dita intraprese una lenta discesa dal collo di Klaus, passando per le spalle, poi gli addominali. Lui aveva il respiro accelerato, ansimava ad ogni tocco facendo sentire la ragazza in un certo senso potente. Klaus allungò le mani sulla schiena di Blake e le slacciò il top, facendolo cadere dal letto. Lei era in preda al panico, voleva coprirsi ma lui glielo impedì.
"Posso?" le chiese, indicando il suo seno. Blake annuì incerta. Un secondo dopo le labbra di Klaus le stavano sfiorando il collo arrivando alla porzione di seno scoperto dal reggiseno. Cercò gli occhi di lei per avere il permesso di continuare, che non tardò ad arrivare. All'improvviso qualcuno bussò alla porta, facendoli allontanare. Klaus aprì la porta, mentre Blake si era nascosta tra l'armadio e il muro, e sbuffò.
"Kol, hai bisogno di qualcosa? Credevo di essere stato abbastanza chiaro sul voler restare da solo."
Kol rise a si poggiò allo stipite della porta.
"Sento il suo cuore battere veloce, fratello. Non sei da solo. A questo punto mi sembra proprio doveroso lasciarti in pace. Ah, ciao Blake Harris!"
Quando Klaus chiuse la porta, e questa volta a chiave, Blake aveva assunto un'espressione colpevole, come se essere lì fosse uno sbaglio. Stava fissando i vestiti che erano sul pavimento.
"Blake." la richiamò lui con dolcezza, preoccupato nel vederla così spaventata. Si era portata le braccia incrociate al petto per nascondere il fatto che fosse coperta solo dal reggiseno.
"Lo saprà tutto il quartiere, Niklaus. Tutti sapranno che siamo stati a letto insieme, e penseranno che sono un numero della tua lunga lista di conquiste." il tono che Blake aveva usato era accusatorio.
"L'intero quartiere, e chiunque ci abbia visti insieme, già pensa che andiamo a letto insieme. Non essere così ingenua. Le voci su di noi corrono da tempo tra queste strade. La vera domanda é: tu pensi di essere un nome della mia lista? Credi di essere una semplice conquista?"
Blake, senza rispondere, si mosse per recuperare il top e le scarpe, ma Klaus le bloccò le braccia con le mani impedendole un altro passo.
"Non sei una conquista. E sono pronto a dire a tutti che stiamo insieme, come una vera coppia. Devi solo dirmi che anche tu lo vuoi. Io ti amo, Blake, e voglio rischiare tutto per stare con te. Ma se non vuoi, sei libera di andare." Klaus aveva gli occhi velati e biascicava a fatica quelle parole, un aspetto debole di se stesso che mostrava a pochi.
"Nessuno è libero se ha a che fare con te." rispose lei, abbassando lo sguardo.
"Sarebbe difficile stare con me, lo ammetto, e non tutti sarebbero disposti. E tu? Tu hai coraggio?"
"E' una sfida, Mikaelson? Nel caso fosse così, perderesti!" ora Blake stava sorridendo, la tensione di prima era scemata. Klaus le circondò la vita e finse un'espressione meditabonda.
"Vincerei io, Harris. E' scontato. Mai affrontare un Originale."
"Modesto come pochi."
Klaus la baciò senza replicare, anche perchè le parole erano inutili in quel momento. Le mani del vampiro correvano in maniera frenetica sulle spalle di lei, sui fianchi, sulla schiena. Blake gli succhiò il labbro e  Klaus emise un gemito, incitando la ragazza a ripetere il gesto.
"Blake."
Blake depositò un bacio a stampo sulle labbra di Klaus per alleviare il dolore procuratogli prima. Guardandola dritto negli occhi, Klaus abbassò la zip della gonna facendola rovinare sul tappeto ai piedi del letto. Lei aprì la bocca per dirgliene quattro, ma le dita affusolate di lui sulle cosce la stavano mandando in tilt. Si ritrovarono stesi sul letto in pochi attimi. Klaus baciava ogni parte del suo corpo, con calma, prendendosi tutto il tempo per dedicarle le giuste attenzioni, e godendosi il suono dei suoi sospiri. Quando Blake mostrò disagio, Klaus si interruppe e tornò a guardarla.
"Stai tremando." le disse in un sussurro, accarezzandole la guancia.
"Scusa."
Il vampiro sorrise e scosse la testa, baciandole poi la spalla.
"Hai paura? Non sei obbligata, tesoro."
"Non ho paura di te, Niklaus. Non lo pensare neanche."
"Va bene. Allora cosa ti preoccupa?"
Blake si mise seduta, facendo scansare Klaus di poco, e prese a torturarsi le mani. Quando ebbe il coraggio di guardare Klaus, lui le stava sorridendo incoraggiante.
"Lo so che ho ventitré anni e che a questa età avrei dovuto già avere le mie esperienze, ma...ecco...io..."
"Ho capito." concluse Klaus per lei. Blake annuì. Lui si chinò e le stampò un bacio sulla fronte, e solo allora lei osò alzare lo sguardo.
"Allora, sei sicura di voler fare l'amore con me per la prima volta?" l'incertezza nella voce di Klaus e i suoi supplichevoli le fecero battere il cuore a mille.
"Sono sicura. Solo una cosa ti chiedo: puoi fare piano?"
"Promesso."
La notte trascorse tra gemiti e ansiti, risatine sommesse e 'ti amo' sussurrati nel buio.
 
 
 
Quando Blake si svegliò, non aveva la minima idea di che ore fossero. La luce a malapena illuminava la stanza. Le coperte erano aggrovigliate attorno al suo corpo e una piacevole sensazione di calore la fece sorridere. Lui non c'era. Si sedette sul letto e cercò di fare mente locale: ricordava ogni piccolo dettaglio della notte passata, dal blu intenso e liquido che accendeva di piacere gli occhi di Niklaus alle sue braccia dentro cui si era rifugiata per dormire. La porta si aprì di colpo cogliendola di sorpresa, così di portò il lenzuolo sul petto per coprirsi.
"Sei sveglia. Speravo di poterti svegliare io a suon di baci, ma sarà per la prossima volta."
Blake arrossì dinanzi a tutta quella gentilezza e a quel romanticismo, caratteri di lui che ignorava del tutto. Anche quando erano solo migliori amici non avevano mai avuto un atteggiamento del genere. Klaus poggiò sul letto un vassoio su cui fumavano due tazze di caffè e il fondo era cosparso di petali di rose rosse.
"Hai fatto tutto questo per...me?"
"No, l'ho fatto per Kol ed Elijah. Ma certo che l'ho fatto per te!"
"Grazie, di tutto. Di essere stato gentile sia stanotte che adesso. Lo apprezzo."
Klaus le rivolse un sorriso sincero prima di sorseggiare il suo caffè.
"Blake, io voglio davvero stare con te. Intendo creare qualcosa di solido, almeno per una volta nella mia vita. Voglio che tu, il tuo amore per me, sia una certezza in una esistenza tempestosa come quella della famiglia Mikaelson. Magari questo discorso, l'idea di una relazione stabile, la possibilità di vivere insieme, potrebbero spaventarti adesso..."
"Sì." disse Blake di getto. Klaus la guardò confuso.
"Come, scusa?"
"Non mi spaventa avere una relazione stabile nè andare a vivere insieme. Lo voglio. Voglio te, compresi gli istinti omicidi, il tuo pessimo caratteraccio e la tua famiglia assurda. Voglio tutto questo."
Klaus rimase meravigliato e frastornato nei secondi successivi, ma poi sorrise ampiamente. Si avvicinò a Blake e la strinse, facendole poggiare la testa sul proprio petto.
"Amo come l'amore ama. Non conosco altra ragione di amarti che amarti. Cosa vuoi che dica oltre a dirti che ti amo, se ciò che voglio dirti è che ti amo?"
"Fernando Pessoa." Blake rise, e si sentì stringere più forte.
"Cito tutti gli autori e le poesie che più ami." le disse l'Originale allegramente.
"Vediamo, signor so tutto io, questa citazione la riconosci: Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte."
"Dante Alighieri, Canto V dell'Inferno. Sono le parole di Francesca da Rimini, innamorata di suo cognato Paolo e condannata all'eterna sofferenza per questo."
Blake annuì e sospirò.
"Anche io mi farei condannare all'eterno tormento per te, Blake."
La ragazza si voltò verso di lui con le sopracciglia aggrottate.
"Non dire sciocchezze simili. Troveremo un modo insieme. Ce la faremo, vedrai."
Klaus fece scivolare le dita tra quelle di Blake, baciandole il dorso della mano.
"Adesso devo proprio andare."
Blake, sempre coperta, si infilò velocemente l'intimo e sgattaiolò fuori dal letto. Indossò la gonna e le scarpe sotto lo sguardo di Niklaus, che si mordeva le labbra ripensando alla nottata che avevano interamente trascorso a fare l'amore. Nel frattempo Blake aveva trovato anche il top e tentava di chiuderlo, ma invano. Così Klaus la raggiunse e le allacciò i ganci, dandole un bacio sulla spalla.
"Io vado, allora. Buona giornata."
Blake fece per aprire la porta quando Klaus la spinse contro il muro per baciarla.
"Ora hai il permesso di andare. Ci vediamo più tardi, tesoro."
Quella mattina Blake lasciò palazzo Mikaelson col sorriso sulle labbra e la vittoria di essere riuscita ad accaparrarsi il re di New Orleans.
 


 
 
Salve a tutti!
Questo é l'ultimo capitolo. Spero davvero che vi abbia entusiasmato leggere la mia storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie per aver letto :)
Alla prossima.
Un bacio.

 

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