Shortcake e fluff

di Nena Hyuga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 – “Odio gli shoujo manga.” ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 – “Tu chi sei?” ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 – “È un arrivederci.” ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 – “Odio gli shoujo manga.” ***


Shortcake e fluff

 
 
 

Capitolo 1 – “Odio gli shoujo manga.”
 
 
Non era normale che lui fosse lì.
Li separavano chilometri di distanza, il che valeva a dire quasi due ore di shinkansen1, per non parlare dei vari cambi da fare durante il tragitto.
Eppure lui era lì, l’aria di chi sembrava capitato davanti alla palestra per puro caso. Le mani nelle tasche dei pantaloni rossi con la banda bianca e la felpa con il colletto alzato a nascondere il suo solito ghigno molesto.
“Yo, Tsukki!”
Tsukishima finse di non averlo sentito, non gli sarebbe nemmeno stato difficile simulare dato che aveva le cuffie sulle orecchie e l’aria stanca di chi aveva appena finito un intenso allenamento.
Non era affatto normale, si ripeteva il middle-blocker.
Non gli aveva detto che sarebbe venuto a trovarlo, e Tsukishima Kei odiava quel genere di sorprese.
Per vedere Kuroo Tetsurou, il biondo aveva bisogno quanto meno di un giorno intero di preparazione psicologica a ciò che avrebbe dovuto sopportare.
Ma non aveva fatto i conti con l’imprevedibilità del capitano, tutto il contrario della personalità del middle-blocker della Karasuno.
“Tsukki, c’è il capi-…”
“Zitto, Yamaguchi. Non badare ai gatti randagi. Se dai loro attenzioni, poi si affezionano e non ti si scollano più di dosso.” bofonchiò Tsukishima, il quale aveva alzato la voce di proposito per farsi sentire dal giocatore del Nekoma.
“Ah! Kuroo-kun!” esclamò un quarto.
Daichi e Sugawara uscirono dalla palestra, come loro solito per ultimi dopo aver chiuso tutte le luci e aver sprangato le porte degli spogliatoi e dell’edificio.
Tsukishima fu costretto a fermarsi per ascoltare almeno cosa aveva da dire il moro, altrimenti non lo avrebbe mollato per tutta la sera. Sapeva che lo avrebbe tartassato di messaggi, e non poteva permettere che gli altri componenti della sua squadra scoprissero che aveva dei contatti con Kuroo.
“Oh, Sawamura!”
“Non vorrei sembrarti scortese, ma come mai da queste parti?”
Quella domanda era sulla bocca di tutti, ma Daichi fu gentile nel porla e  sorrise apertamente al ragazzo con cui aveva fatto amicizia durante il training-camp estivo.
Kuroo portò una mano dietro la nuca con fare fintamente impacciato, cosa che a Tsukishima diede sui nervi perché sapeva che la sua presenza lì non era una coincidenza. Di certo aveva da riferire qualcosa, ma era consapevole anche che il suo obiettivo non era altro che Kei stesso.
“Vai avanti, Yamaguchi. Non torno direttamente a casa.” lo avvisò, sospirando rassegnato al fatto che si sarebbe dovuto sorbire Tetsurou.
“Sicuro?”
Yamaguchi sin dall’estate aveva intuito che tra i due giocatori si era instaurato un rapporto particolare, ma sospettava che si trattasse semplicemente di un reciproco dare e ricevere durante gli allenamenti.
“Sì, non ti preoccupare.”
“Ok, Tsukki! A domani!” lo salutò il compagno inseparabile, il quale non aveva ancora afferrato la situazione. L’espressione sul volto di Tadashi dava segni del suo essere spaesato, ma con una scrollata di spalle si incamminò verso casa.
Il middle-blocker si avvicinò di qualche passo ai senpai del terzo anno, sfruttandoli come una specie di barriera per stare al sicuro da Kuroo. E nonostante la curiosità non fosse del suo mondo, se si trattava di Tetsurou la faccenda cambiava, anche perché desiderava essere pronto qualora avessero deciso per un’altra sessione d’allenamento.
“Il mio allenatore avrebbe voluto che dessi questa direttamente al vostro coach, ma suppongo possa darla anche a te. È un invito a partecipare al training-camp organizzato dalla Fukurodani, sempre a Tokyo. Dentro ci sono dei biglietti per la pensione e le disposizioni in merito.”
“Wow! Hai fatto tutta questa strada quando bastava mandare una mail. Non dovevi proprio aver niente da fare, Kuroo-san.” si intromise Tsukishima, portando la mano davanti alla bocca e ridacchiando tra sé e sé.
Sugawara e Daichi si voltarono immediatamente verso il loro kohai, lanciandogli delle occhiatacce di rimprovero da veri genitori.
“Tsukishima! Non è questo il modo di rivolgersi a qualcuno che ci sta facendo un favore.” lo riprese Sugawara, sospirando affranto ed ormai rassegnato al fatto che il biondo avesse la lingua lunga ed affilata.
“Ahahah! Ti chiedo scusa, Kuroo-kun. Anche Tsukishima scommetto sarà contento di partecipare ad un altro ritiro di allenamento.” aggiunse Daichi.
“Non fa nulla, Sawamura. So che i primini sono difficili da gestire, ma suppongo anch’io che Tsukishima-kun non veda l’ora di fare altre sessioni speciali d’allenamento con Bokuto ed il sottoscritto.” rimbeccò il moro, facendo innervosire Kei oltre ogni dire.
La sua sola presenza lo irritava, il fatto che non lo avesse nemmeno avvisato di quella visita era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Ciononostante, Tsukishima mantenne la sua solita poker-face davanti ai senpai, ed un sorrisetto di circostanza si dipinse sulle sue labbra.
“Già. Kuroo-san è proprio lungimirante.” lo prese ulteriormente in giro il biondo.
L’aria era divenuta tesa tra i due middle-blocker delle squadre avversarie, ma mantenevano una compostezza ed un sorriso inquietanti.
“Uhm...ciò non spiega la tua presenza qui, Kuroo-kun. Non vorrei che tu ti fossi fatto così tanti chilometri quando potevi mandare una semplice mail.” le stesse parole dette da Tsukishima, se pronunciate da Daichi, non avevano più quella sfumatura minacciosa, bensì di una banale chiacchierata tra amici.
“Ho dei parenti a Miyagi e ne ho approfittato per vedere tutti. Sono gentile, no?~” li liquidò, senza dare ulteriori notizie, ed il suo tono implicava che non avrebbe sborsato altre informazioni.
Daichi e Koushi si scambiarono dei rapidi sguardi per poi fare spallucce ed alzare la mano in segno di saluto.
“Spero tu riesca a trovare la strada, nel caso hai il nostro numero di cellulare. Ci vediamo al campo d’allenamento allora.” concluse il capitano della Karasuno, sorridendo apertamente e stringendogli la mano amichevole. Dal momento che non vi erano partite in corso, i due si comportavano anche troppo in modo normale, e ciò diede i brividi a Tsukishima che rimase solo con Kuroo senza accorgersene.
“Ah, Tsukishima! Cerca di affrettarti ad andare a casa, non rimanere fuori quando cala il sole.” lo richiamò Sugawara con il suo solito tono da mamma apprensiva. Internamente al biondo faceva piacere, ma si limitò ad annuire accondiscendente.
Subito dopo, però, l’atmosfera cambiò.
“Non mi hai mai detto che hai dei parenti a Miyagi.” sentenziò Kei, non guardando le iridi ambrate del giocatore del Nekoma.
“Non stavo mentendo.”
“Ma non me l’hai detto. Mi sa fin troppo di scusa.”
“Tranquillo, non ti faccio accogliere un gatto randagio in casa.”
“Certo, Kuroo-san.” marcò il nome con cui l’aveva appellato in precedenza.
Lo scambio di battute fu rapido, ma non troppo acido.
Kuroo si difendeva bene, come al solito Tsukishima non riusciva a scalfirlo o trovare un’apertura nella sua difesa. Inoltre non aveva destato sospetti in Sawamura e Sugawara, quindi non poteva nemmeno fare affidamento su una scusa come un possibile maltrattamento di avversari.
Sospirò rassegnato poiché sapeva perfettamente che qualora si fosse mosso, il capitano rivale lo avrebbe seguito.
Tsukishima abbassò per primo le difese, volendo sapere il vero motivo per cui si trovava lì.
“Perché sei venuto fin qui da Tokyo?”
“Che scortese, Tsukki. Ma te lo dirò ugualmente~” trillò divertito, avvicinandosi al biondo di poco più alto di lui. Lo sentiva dannatamente vicino, era fastidioso, irritante e snervante, le stesse solite sensazioni che gli facevano rivivere il trascorso training-camp.
“Comincio a pensare di non volerlo più sapere.”
“E se ti dicessi che sono venuto per Sawamura-kun? Volevo rivedere un vecchio amico, del resto abbiamo passato bei momenti assieme...”
Tetsurou lasciò in sospeso la frase di proposito, tanto per far innervosire ancora di più il biondo.
Tsukishima, d’altro canto, si irrigidì un minimo. Divenne improvvisamente teso, e per qualche ragione a lui non ben definita si sentiva preso in giro ed offeso.
Un’ombra oscurò per qualche istante il viso di Kei, il quale respirò più profondamente ed allungò poi il passo. Forse il suo scopo era far perdere le sue tracce a Kuroo, ma sapeva che era impossibile.
Era sempre la stessa storia: nonostante Tsukishima mostrasse disinteresse, il giocatore del Nekoma gli stava comunque appresso. Tutto ciò lo doveva far arrabbiare ed irritare, ed era quel che accadeva, ma un’altra parte di sé si divertiva in malo modo.
“Ah-ah~ Stavo scherzando, non prendertela. Hai cambiato immediatamente espressione. Ti sei arrabbiato?” domandò gongolante il moro.
“Affatto.”
“Sei così tsundere che non mi aspetto tu lo ammetta. Oh, in tutto ciò mi sa che non hai ancora detto ai tuoi senpai che ci sentiamo regolarmente per cellulare. O sbaglio?”
“Se per “regolarmente” intendi che ti rispondo quando mi stressi troppo, allora hai ragione. Non gliel’ho detto.”.
“Sei sempre così acido, Tsukki.” si lamentò Kuroo, portando le braccia dietro la nuca ed intrecciando le dita.
Arrivati davanti al cancello della scuola superiore Karasuno, fu inevitabile che le ragazze notassero i due giovani pallavolisti assieme, ma più di tutti Tetsurou.
Il fatto che il moro, però, passò loro davanti con aria impassibile e senza badare alle occhiate languide, stupì Tsukishima. Il biondo si aspettava che si atteggiasse, che raccogliesse i complimenti, ma forse da quel canto non si comportava come Oikawa dell’Aoba.
Con una scrollata di spalle varcò la soglia del cancello e prese la strada di casa, percependo che Kuroo non lo mollava.
“Ed io che volevo bere qualcosa assieme a te dopo tanta strada fatta.” brontolò, ficcando le mani in tasca.
“Non mi va di bere qualcosa.”
“Dai, mi fai compagnia~” cantilenò il capitano avversario.
Tsukishima ci pensò su, e si ricordò di una promessa fatta dal moro nel caso in cui si fosse fatto trovare nei paraggi di Miyagi.
“Solo se mi offri un pezzo di torta come pattuito tempo fa.” lo inchiodò il biondo. Se si parlava di short-cake alle fragole diventava particolarmente attento.
“Non so se dire che mi fa piacere tu ti sia ricordato della nostra piccola promessa, oppure essere irritato per il tuo poco rispetto per i senpai ed il tuo essere approfittatore.”
“Non ti preoccupare, Kuroo-san, è lo stesso effetto che faccio a tutti.”
“Sì, sei terribilmente irritante.”
I due ragazzi avanzarono per la strada che era solito seguire Kei per tornare a casa, e passarono di fronte al negozio del coach Ukai.
Kuroo si era zittito e sembrava stesse facendo un giro panoramico del paese. I felini occhi ambrati guizzavano da una parte all’altra della strada, ma finivano sempre per fissare la schiena del ragazzo che gli camminava spedito davanti.
Solitamente Kei aveva un passo lento e cadenzato, ma per via di due pugnali piantati tra le scapole si sentiva messo sotto pressione e costretto ad accelerare l’andatura.
“Puoi, per piacere, smetterla di fissarmi e stare sulla mia stessa linea d’aria?” domandò il biondo con tono cortese, anche se per chi lo conosceva bene era ovvio che fosse nervoso.
“È un modo tsundere per chiedermi di camminare di fianco a te?”
Tsukishima ammutolì per poi sospirare greve per tutta risposta.
“Sembra che ti ci voglia un po’ di tempo per riabituarti al sottoscritto.”
“Sono solo sorpreso di vederti qui, nient’altro.”
“Non sapevo di doverti avvertire. Dopotutto non stiamo nemmeno assieme. O vuoi riconside-…ops.”
Kuroo si bloccò nel continuare la frase. Tsukishima aveva preso un colore tendente alla felpa del capitano del Nekoma, il quale scommetteva che se si fosse avvicinato avrebbe potuto far mimetizzare il biondo con essa.
“Tsukki..?”
“Non è nulla. Mi stavo soffocando con la mia stessa saliva e non riuscivo a respirare.” disse prontamente, tossicchiando per eludere l’attenzione da sé.
“Ah, è così.” gli diede fintamente corda. Fece come gli era stato chiesto e affiancò il silenzio il più alto.
Man mano che camminavano, il sole segnava l’ora del tramonto.
Essendo autunno le giornate si stavano accorciando e con esse anche le ombre davanti ai loro piedi.
Il sole che tramontava e li riscaldava in contrasto con la brezza divenuta più fresca, erano piacevoli da percepire senza la giacca pesante addosso. Gli ultimi momenti in cui potevano godere della libertà dai vestiti invernali.
L’unico indumento più caldo che Kei indossava era una sciarpa nera avvolta attorno al collo. Era ancora presto per il piumino, ed il vento carezzava la loro pelle facendo venire nostalgia dell’estate, di cos’era accaduto durante il training-camp estivo.
Kuroo lesse l’atmosfera, si morse il labbro inferiore pensieroso ed indicò un locale che sembrava fare al caso loro.
“Forza, dopo un allenamento stancante sarà il caso di farti mangiare. Sei sempre più deperito, come credi di potermi battere alle nazionali del torneo scolastico?” chiese ghignando, provocandolo come al solito.
Tsukishima gliene fu grato silenziosamente, dacché poteva dedicarsi a rispondergli a tono su un argomento che non lo metteva in difficoltà, ossia la pallavolo in sé.
“Imparo dal peggiore, dopotutto.”
“Sei meschino con il piccoletto!”
“Mi riferivo a te, Kuroo-san.”
Kuroo scoppiò in una risata divertita che si concluse con colpo sulla spalla di Kei, il quale si scansò indignato da tale gesto.
“Se avessi la stessa agilità di gambe che usi per la tua lingua tagliente, Tsukki, potresti avere qualche possibilità di battermi!” continuò ridendo ancora.
La loro posizione, essendo la stessa nelle due squadre avversarie, li metteva sul piano di doversi fronteggiare ufficialmente, prima o poi. Eppure il confronto con il senpai del Nekoma non spaventava Tsukishima, ma lo stimolava a voler dare il massimo per zittirlo una volta per tutte.
“E per la cronaca, mangio quanto mi pare.”
“Sì sì ~ Entra. Andiamo.”
Kuroo lo forzò dentro al locale dall’aspetto rustico ed accogliente, e subito attirarono l’attenzione dei presenti. Erano due ragazzi alti e piacenti, e fu impossibile quella volta per Kei evitare di badare alle occhiate rivolte al senpai.
Il moro ordinò un pezzo di short-cake alla fragola ed un cappuccino per sé, prendendo posto ad un tavolino in disparte, e la loro ordinazione arrivò dopo solo due minuti, essendo il bar quasi vuoto.
Kuroo puntellò i gomiti sul tavolo ed iniziò a fissare Tsukishima senza un motivo apparente. Il biondo ovviamente si fece le peggiori idee sul cosa frullasse per la testa all’altro, e lo poteva dire per esperienza personale.
Inoltre c’era qualcos’altro che turbava quel quadretto particolare. Le ragazze.
Cercò di non badarvi, ma sentir appellare Kuroo come “figo” era impossibile da non sentire. Non che non se ne fosse mai accorto, ma era tanto più il fatto che il ragazzo stesso non si atteggiasse che stupiva Tsukishima.
“Cosa stai guardando?” domandò disinteressato il biondo, alzando le iridi nocciola su quelle ambrate e furbe di Kuroo.
“Strano che tu me lo chieda. Vuoi saperlo davvero?”
“No, grazie, mi è passata la voglia.”
Ma era ovvio che un rifiuto di Kei non servisse a fermare Tetsurou, anzi, era un invito a nozze per farlo continuare.
“Pensavo che se ti dovessi sporcare di panna, potrei sempre aiutarti a-...”
“Stop! Ho capito!”
“Ahahahah! Ti sei imbarazzato di nuovo~ È così facile metterti in difficoltà, Tsukki?”
“Solo perché non ci troviamo in un campo da pallavolo, non significa che puoi giocare con me come ti pare.”
“Touchè.” ammise, alzando le mani.
Tsukishima si sentiva più spossato per via di Kuroo che dall’allenamento. Dover fronteggiare ogni sua battuta era difficile, sfibrante e logorante.
Il moro era sagace, la stessa furbizia e reattività di risposta di Tsukishima, solo che aveva due anni di esperienza in più, e ciò lo rendeva la persona più pericolosa per il biondo.
“Com’è la torta?” chiese all’improvviso con un disinteresse tale da farlo apparire normale.
“Normale.”.
Quell’aggettivo sembrava rimbombare nella mente di Tsukishima più del  solito “sgradevole” che avrebbe affibbiato ad ogni essere sulla terra. Kuroo in primis.
“Me ne fai assaggiare un pezzo?” domandò ancora con lo stesso tono piatto.
Tsukishima fece virare la forchettina da dolce verso la bocca di Kuroo, ma fu solo un attimo di sbandamento che subito la indirizzò verso le proprie labbra.
La mossa del moro fu altrettanto rapida, e senza imprimere forza prese il polso di Kei e lo attirò a sé, mangiandone il boccone.
Inutile dire che il coro di urla concitate che ne seguì dal tavolino accanto, fece sì che Tsukishima pensasse seriamente all’omicidio –e subito dopo al suicidio-, ma Kuroo fu veloce anche a ritrarsi indietro e sfoggiare uno dei suoi migliori sogghigni.
“...questo è davvero troppo!”
Kei si alzò dal tavolino del bar, ma subito Tetsurou lo afferrò per il polso con una sola mano, mentre con l’altra faceva il gesto di scusarsi, ridendosela della grossa sotto ai baffi.
“Perdonami! Non ho resistito.”
Sapeva che non lo avrebbe lasciato andare e dopo essersi obbedientemente seduto si liberò dalle grinfie del giocatore del Nekoma con uno strattone.
Era imbarazzante, lo era in qualsiasi momento che passasse accanto a lui e nonostante lo sapesse, non riusciva a farsene un’abitudine ed al tempo stesso non era in grado nemmeno di rinunciarvi.
Ma di lì a quel momento, Kuroo aveva segnato l’inizio del calvario.
Infatti Tsukishima finì in religioso silenzio la sua torta che non sarebbe andata sprecata, chinò il capo impercettibilmente e ringraziò cordiale.
“Grazie per aver offerto.” disse lapidario.
“Tsukki, aspettami che pago il conto-...”
Tsukishima ovviamente riuscì a malapena ad uscire dal locale che Kuroo lo raggiunse, afferrandolo per una mano. Un’azione sconsiderata, ma la stretta del giocatore del Nekoma non lo voleva mollare. Lo stringeva con decisione, ma senza fargli male.
“Lasciami o non risponderò delle mie azioni se ti ritroverai senza le dita per murare la palla al prossimo match.”
“Ohohoh! Hai ancora la capacità di rispondere, quindi non hai perso la lingua. Meno male~” lo canzonò Tetsurou.
“Mollami la mano ho detto.”
Tsukishima cercò inutilmente di staccarsi di dosso il giovane, sembrava che si fosse incollato a lui. Era tenace e doveva ammettere che se non fosse stato per la sua testardaggine, Kei non sarebbe salito di livello nel gioco, né avrebbe scoperto di avere una sorta di ammirazione-repulsione verso l’altro.
“Ti sei spazientito per le ragazze che ci guardavano oppure perché era un bacio indiretto?” chiese Kuroo.
“Tch!”
“Non era il tuo primo bacio, no?” continuò, inarcando un sopracciglio “E se era per le ragazze, beh, puoi sempre pensarlo come ad un bonus per il fanservice.”
Tsukishima riuscì a liberarsi della stretta con un ennesimo strattone più potente, ergendosi in tutta la sua altezza dinnanzi all’altro ragazzo. Nonostante fosse più alto, Tetsurou rimaneva più intimidatorio di lui.
Il biondo era rosso in viso: una simile vergogna l’aveva provata solo un’altra volta. Ed il fautore del suo imbarazzo non era niente meno che Kuroo Tetsurou stesso.
 “Odio questa stupida situazione da shojo-manga! E non sopporto più nemmeno te. Anzi, non credo di averti mai sopportato.”
“Ahahah! A pensarci bene hai ragione. Colpa mia, mi sono lasciato un po’ trasportare. Non oserò mai più toccare la tua adorata torta.” si giustificò, alzando le mani ed assumendo un’espressione meno canzonatoria.
“Quando mai non sarebbe opera tua, mi chiedo. E la torta non era il punto della questione!”
“Non fare la vittima, sono pur sempre un tuo senpai e ho il diritto di tormentarti un po’, no?”
Kuroo aveva dannatamente ragione quando gli ricordava che era più grande di lui, non come età, ma in quanto ad esperienza. Gli aveva insegnato molto, e tutto grazie al fatto che l’aveva punzecchiato durante tutta l’estate. Se non fosse stato per il moro, probabilmente non avrebbe imparato a murare così bene.
Tsukishima si calmò e si voltò a guardare il capitano del Nekoma, il quale aveva smesso finalmente di schernirlo.
“Cosa vuoi, Kuroo-san?”
La domanda del biondo lo colse impreparato, infatti il moro sgranò gli occhi ambrati e fece vagare lo sguardo per aria.
“Pensavo che oggi è sabato. Domani è domenica.” disse con una tranquillità spaventosa, talmente inadatta che lasciò perplesso persino Kei.
“Sono lieto che tu sappia quali sono i giorni della settima-...”
“Usciamo insieme?” domandò Kuroo ancor prima che Tsukishima potesse concludere la sua esclamazione acida.
“Eh..?”
Quella domanda parve così sincera e senza secondi fini, che il povero Kei rimase sorpreso e con la bocca di poco schiusa.
“Durante la sessione di allenamento estiva non c’è mai stato un attimo di riposo, ogni ora era dedicata alla pallavolo come era giusto che fosse. La sera eravamo tutti troppo stanchi e la routine era serrata. Non ho mai avuto modo di chiedertelo ufficialmente, e di solito faccio le cose per bene.”
“Chissà perché faccio fatica a crederti...”
“ Quindi, vuoi uscire con me domani?” ignorò l’ultima cattiveria di proposito e perseguì con il suo intento.
Il suo discorso lasciò Tsukishima ancora più stupefatto.
Non faceva una grinza, era lineare, serio, onesto. Tutte caratteristiche che Kuroo aveva, ma solamente quando si trovava su un campo da pallavolo. Nella vita quotidiana si era fatto un’idea deviata del capitano avversario, specie per la sua indole provocatoria che non si incastrava con quella ironica e sarcastica propria.
Il fatto che Kei non desse risposta fece sorridere Kuroo, il quale si limitò a ficcare le mani in tasca ed aspettare pazientemente.
“Allora?”
“Non...non credo di aver afferrato.” mentì spudoratamente. Persino Kei sapeva che quella risposta non se la sarebbe bevuta nessuno.
“Ti offrirò un altro pezzo di torta. Ogni volta che accetterai di uscire con me, sarà un mio punto d’impegno.”
L’offerta era allettante. Non poteva nemmeno dirgli che aveva una partita di campionato o un’amichevole l’indomani, dato che di certo avrebbe chiesto a Daichi conferma.
Tsukishima deglutì, aprendo di poco la bocca e fissando il terreno. Era la seconda volta che si trovava ad abbassare gli occhi davanti a Kuroo, e della prima ricordava ben poco a causa del moro stesso.
“Va bene.”  strascicò le sillabe, sperando non lo sentisse.
Kuroo sorrise a trentadue denti, entusiasta.
Non sembrava più risparmiarsi nel far sapere a Tsukishima quanto fosse felice; evidentemente premeditava quell’uscita da parecchio tempo.
 “Allora ci vediamo domani, Tsukki! Ti faccio sapere dopo l’orario!” esclamò il moro.
Kuroo fece qualche passo all’indietro, salutando il biondo con un gesto energico della mano e ostentando il suo sorriso più gentile.
Non fece null’altro.
Non tentò di baciarlo come invece si aspettava Tsukishima. Non che ci rimase male, ma aveva trattenuto il fiato nell’attesa che accadesse qualcosa, qualsiasi cosa.
Kuroo camminò all’indietro, salutandolo, finché non svoltò l’angolo di una via e si intrufolò dentro il cancello di una casa posta poco distante dal negozio del coach Ukai. Ciò insospettì un minimo il biondo, il quale riprese la propria strada, sentendo pian piano le guance sfogare di caldo.
Non poteva fare a meno di sentirsi un idiota per essersi lasciato comprare con uno stupido pezzo di torta alle fragole.
 
 
 
 
 
shinkansen1: il treno veloce giapponese, la nostra metropolitana.
 

 
 
Angolino dell’autrice
Faccio il mio debutto nel fandom di Haikyuu con una KuroTsukki. Sapevo che ci sarei cascata prima o poi La trovo una coppia interessante, che purtroppo pochi apprezzano ed io sono così triste di ciò. Ok, no, non lesiniamo sui commenti. Sono la mia OTP suprema di HQ. Poche ciance <3 =w=
Amo entrambi i personaggi e nonostante siano secondari, hanno due caratteri meravigliosamente sviluppati.
Ho seguito il manga, quindi il tutto è ambientato poco dopo il training-campo estivo (come si sarà sicuramente capito) e per chi ha visto solo l’anime mi piange il cuore aver fatto spoiler çç
Io spero vivamente di essere rimasta IC, specialmente con Kuroo che mi è più difficile da muovere per via del suo carattere, infatti si può notare che la storia nonostante sia narrata da un p.o.v. esterno, è più vista dalla parte di Tsukishima.  
Ah, il primo capitolo dà per scontato che tra Tsukishima  e Kuroo sia accaduto qualcosa nel precedente training-camp, ma tutto sarà più chiaro più avanti. La storia si va ad inserire poco prima del campionato.
Se avete consigli o critiche da muovere non fatevi scrupoli ><
Al prossimo capitolo <3
 
Nena Hyuga~

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 – “Tu chi sei?” ***


Shortcake e fluff





Capitolo 2 – “Tu chi sei?”
 
 
 
Tsukishima si tamponò i capelli con l’asciugamano e vagò con lo sguardo per la sua camera alla ricerca del cellulare abbandonato chissà dove.
Non avendo gli occhiali addosso aveva solo sentito la suoneria e si era precipitato in stanza prima di finire di asciugarsi la zazzera bionda.
Afferrò l’apparecchio e nemmeno si sforzò di leggere il mittente, sapeva già a priori chi lo avrebbe contattato a quell’ora della sera, ma quell’“Idiota-san” usato come nominativo lo fece sorridere ed era sempre un piacere per gli occhi e per il proprio orgoglio.
“Domani alle 11~”
Tsukishima rimase un po’ perplesso dall’orario, valeva a dire che avrebbero pranzato fuori assieme.
“Devo sopportarti anche a pranzo? Mi si bloccherà la digestione.”
Rispose, sogghignando e gettando di nuovo il cellulare sul materasso.
Sospirò pesantemente, continuando a frizionarsi i capelli umidicci, ma non dovette attendere molto prima di un responso.
“Con la tua acidità non accadrà, credimi.”
Il biondo inarcò un sopracciglio, innervosito. Storse il naso ed afferrò saldamente il telefono, dando delle potenti ditate allo schermo touch mentre digitava una risposta altrettanto sagace.
Fissò la schermata vuota, scrivendo frasi in cui sputava veleno, ma le cancellava continuamente per non sembrare troppo sfrontato nei confronti di Kuroo che era pur sempre un senpai.
Passarono quasi dieci minuti prima che Tsukishima decidesse di far finta di niente, ma Tetsurou era insistente.
“Il gatto ti ha mangiato la lingua?”
Le spalle del biondo ebbero un cedimento. Kuroo, oltre che insistente, era anche esasperante con certe battute, specie se nascondevano una sfumatura maliziosa. O magari la vedeva solamente lui, ma era meglio far finta di nulla.
“No, io spero che il gatto in questione se la morda da solo.”
Lo scambio di messaggi si concluse con un’emoticon di un gatto nero sorridente inviata da Kuroo; quel micio molesto sembrava proprio il capitano del Nekoma e Kei si immaginò esattamente quell’espressione sul viso spigoloso dell’avversario.
Sospirò esasperato, abbandonando di nuovo l’apparecchio e andando ad asciugarsi i capelli velocemente. Sentiva di voler vedere se l’altro avesse continuato la conversazione, era curioso come non lo era mai nella quotidianità di tutti i giorni.
“Oggi ti aspettavi qualcosa?”
Tramite un semplice messaggino era impossibile capire il suo tono. Se lo poteva immaginare serio, come invece con un ghigno sardonico stampato in faccia che si crogiolava nella sua vittoria virtuale.
“Ho smesso di aspettarmi qualcosa dalla gente.”
La risposta di Tsukishima fu breve e sincera. A causa del fratello aveva perso la fiducia nelle persone, era stato un duro colpo per lui, e dubitava che Kuroo potesse capire quel che provava. Non era riuscito a spiegarglielo nemmeno al training camp, dubitava avrebbe avuto mai la voglia di raccontargli la motivazione che lo spingeva a non dare del suo meglio quando giocava a pallavolo, anche se il discorso l’avevano sfiorato con Bokuto del Fukurodani.
Dopo essersi coricato, ancora sul cellulare non compariva alcuna notifica di messaggi ricevuti.
Per un momento esultò tra sé e sé di essere stato in grado di mettere a tacere l’avversario, ciononostante voleva scoprire come si sarebbe continuata la discussione. Chissà se Kuroo si era già addormentato o voleva solo farlo aspettare.
Nemmeno farlo apposta, quando il biondo posò il cellulare sul comò di fianco al letto in stile occidentale, sentì l’avviso di una notifica e mentalmente maledì il capitano dalla testa crestata, perché anche senza essere presente sapeva esattamente come essere fastidioso.
“Significa che da me ti aspetti qualcosa? Oh, sono importante~” il tutto condito con faccine irritanti ed un’ennesima emoticon di un gatto.
Di certo aveva fatto finta di nulla, o non aveva capito che era un discorso generale che includeva anche Kuroo stesso.
“Non mi hai forse detto che da te devo aspettarmi delle fette di torta?”
“Il solito opportunista goloso~”
Quell’aggettivo lo fece avvampare all’improvviso.
Kei era anche solo in camera, ma si nascose comunque sotto alle coperte tirandosele fin sopra al naso. Non sapeva se era più imbarazzante quella parola o l’immagine del gatto che faceva l’occhiolino, ma nel dubbio il biondo adottò la tecnica dell’altro.
“Buonanotte”
Per Tsukishima significava perdere una battaglia, ma la guerra era ancora aperta.
 
 
 
 
Tsukishima controllò ancora una volta l’orologio: era certo fosse quello l’orario stabilito, eppure davanti al cancello della scuola superiore Karasuno non c’era chi aspettava.
Era domenica, quindi la strada era poco trafficata non essendovi corsi o lezioni di recupero, non era come il solito via vai di macchine, autobus che sostavano ad aspettare gli studenti od orde di alunni che si sbrigavano per acchiappare il treno.
Kei si guardò intorno, sistemandosi il colletto della camicia che spuntava fuori da sotto il cardigan beige che gli ricadeva leggermente largo sulle spalle. Era infatti di una taglia più grande, essendo quello smesso di suo fratello maggiore Akiteru.
Fissò l’orologio, poi il cellulare.
Le 11:05.
Tsukishima odiava i ritardi, ma soprattutto i ritardatari. Specialmente se si trattava di Hinata, Kageyama e si era aggiunto Kuroo come new entry nella sua lista nera da quella mattina.
Vi era solo un ragazzo sospetto nei dintorni, ed aveva anche qualcosa di famigliare. Era alto, un fisico snello, capelli neri e abbassati.
No, non poteva essere “Testa crestata”, come lo definiva spesso Hinata, poiché mancava appunto la corvina cresta scomposta e sbilenca.
“Si può sapere perché ti stai guardando intorno come se non esistessi?” chiese l’inconfondibile voce di Kuroo.
Tsukishima sussultò, tanto che il cellulare rischiò di fare un volo sull’asfalto, ma lo riacciuffò in tempo.
Il suo tono caldo e basso, gli occhi sottili ed ambrati: non poteva essere che Tetsurou. Fuorché per i suoi capelli che erano diventati normali.
Ancora una volta quell’aggettivo ritornava, ed abbinarlo così spesso al capitano del Nekoma fece pensare a Tsukishima che il ragazzo potesse davvero essere un tipo comune.
Ma ciò non tolse a Kei il divertimento di tormentarlo un po’, giusto per vendicarsi della sera precedente.
“Chi sei?” chiese, inarcando un sopracciglio e storcendo il naso con aria sdegnata.
“Ora fai lo spavaldo, Tsukki?” replicò, dando una cadenza offesa alla domanda.
Guardandolo più da vicino, però, poteva definire anche il suo modo di vestire casual abbastanza semplice; ciononostante l’effetto che fece su Kei fu quello di erigerlo mentalmente ad un livello superiore di gradevolezza visiva.
“Che hai fatto ai capelli?” domandò su due piedi, dritto al punto.
Kuroo si toccò la testa e sgranò gli occhi perplesso, non capendo davvero cosa intendesse il biondo.
Aveva sentito una volta Kenma parlare con Hinata e riferirgli che la cresta era il risultato della “piega a cuscino”, quindi Kuroo non prestava per nulla attenzione a come si presentasse la mattina. Ciò fece doppiamente irritare Kei, il quale non concepiva tale sciattezza con un risultato sorprendente.
“Perché? Cos’hanno? Ho fatto la doccia stamattina e li ho asciugati di fretta e furia altrimenti mi beccavo un raffreddore. Non potrei mai perdonarmelo se mi ammalassi prima delle qualificazioni.” spiegò tranquillo, mostrando anche il codino dietro la testa con cui aveva fermato la zazzera nera.
“Capisco. Non sono abituato a vederti così, tutto qui. Non ti avevo riconosciuto.”
“Oh, quindi mi stai facendo un complimento, Tsukki?”domandò euforico, mordendosi il labbro inferiore in attesa di una risposta sicuramente non affermativa.
“Certo. Se non ti ho riconosciuto è una cosa buona, significa che non mi hai traumatizzato di prima mattina.” replicò ghignando.
“Ahahah! Dovevo immaginare una risposta simile da te.” concluse con un sorrisetto divertito e facendogli cenno di seguirlo.
Tsukishima non perse tempo e si incamminò dietro il moro che sembrava particolarmente gongolante e su di giri.
Si era stupito che non avesse fatto battute riguardo “l’aspettarsi qualcosa”, argomento delicato toccato la sera precedente. Kuroo aveva letto l’atmosfera ed aveva preferito tacere, lasciando le cose seguissero il loro corso per quella bizzarra giornata.
“Tsukki, fammi vedere una cosa...” lasciò in sospeso la frase, allungando il braccio e facendogli segno di avvicinarsi a lui.
Tsukishima non ci pensò due volte, non sentiva il segnale di pericolo squillare, e non badò poi tanto a ciò che aveva intenzione di fare.
“Cosa c’è?”
“Mostrami la tua mano, stendila bene.” continuò, mimando lo stesso gesto anche lui.
Tsukishima trovò addirittura carino il modo in cui Kuroo arricciò le labbra attendendo che Kei compisse quell’atto.
“Dobbiamo proprio parlare di pallavolo anche mentre siamo fuori?” chiese il biondo scocciato già in partenza di dover affrontare altre discussioni sul come murare, sullo stendere le dita e tenerle ben tese. Di domenica voleva almeno riposarsi, ne aveva abbastanza ogni settimana di allenamenti.
“Si tratta solo di un attimo, volevo confrontare un momento l’ampiezza del tuo blocco.”
“Non ho capito cosa intendi, ma va bene...”
Si arrese all’evidenza che Kuroo era un totale fissato della pallavolo, di certo avrebbe iniziato mentalmente a confrontare la loro muscolatura, per poi prenderlo in giro che con una schiacciata gli avrebbe mandato a monte il blocco centrale a muro.
Gli tese la mano sinistra, aperta, ed il moro vi poggiò sopra la sua destra in un gesto inaspettato ed insensato, ma ancora Tsukishima non capiva dove volesse arrivare.
“Ottimo~”  trillò contento, serrando le dita ed incrociandole con quelle di Kei, tenendogli saldamente la mano.
“Dannazione! Togliti, staccati subito!”
“Fre-ga-to~” cantilenò ancora, non mollando la presa. Eppure non stava facendo troppa forza, ma l’aveva incastrato in modo tale da non potersi liberare facilmente.
Tsukishima si sentì un tale idiota che avvampò all’istante, portando l’altra mano davanti alla faccia per mascherare l’imbarazzo, ma le guance erano ormai tinte di un rosa acceso e Kuroo sembrava bearsi della sua vergogna con un sorrisetto deliziato dipinto sulle labbra.
“Ci vedono tutti!” dibatté il biondo, divincolandosi sempre con meno convinzione.
“È proprio per questo che l’ho fatto qui dove non c’è anima viva e non in città.” rispose prontamente il moro.
Tsukishima sapeva che quel luogo era deserto di domenica, ma qualcuno poteva sempre passare di lì e se li avessero visti in quello stato si sarebbe sparsa la voce. Non avrebbe più vissuto a Miyagi, già era proiettato verso un eventuale trasferimento.
“Non è la fine del mondo, sai? È un modo come un altro per flirtare.” ovviò Kuroo, il quale sembrava particolarmente divertito dal sottolinearlo.
“So perfettamente cosa significa prendere per mano una persona!” ribatté l’altro.
Stranamente si stavano muovendo, camminavano l’uno di fianco all’altro, le dita accavallate le une sulle altre, il passo cadenzato di chi voleva godersi la passeggiata. Tsukishima si trovò a pensare che erano dei gesti così semplici visti dall’esterno, ma ne sentiva il peso come un macigno all’altezza delle spalle.
Inoltre scoprì  una cosa inaspettata: la mano del capitano era calda e leggermente sudata, ciò stupì Kei che rivolse un’occhiata perplessa all’altro, tacendo per un attimo. Kuroo doveva aver mascherato la sua agitazione nell’azione di attirarlo a sé con una stupida scusa, e per quanto non lo volesse far trapelare, anche il moro aveva dovuto far ricorso al suo coraggio per compiere un gesto così sfrontato e sfacciato alla luce del giorno, sapendo bene quanto poco ben visti fossero gli atti affettuosi.
Ancora una volta, Kuroo aveva superato le aspettative di Kei uscendo dagli schemi.
“Lo sai? L’hai studiato a scuola oppure Suga-kun ti ha dato qualche consiglio in merito?” lo punzecchiò, rafforzando la presa sulle mani.
“Non sono nato ieri, Kuroo-san, inutile che ti rifugi in certi giochetti per farmi dire cose tanto palesi.”
“Non c’è proprio gusto con te. Mi sarebbe tanto piaciuto sentirti dire qualcosa di scolastico o imparato a menadito come “Quando due persone provano piacere nel godere della compagnia l’uno dell’altro, talvolta accade che si possano prendere per mano.” O qualcosa di simile...”
“Sei un controsenso continuo. Che senso ha deridere qualcuno del suo essere inquadrato ed oggettivo, quando si sta tenendo per mano quel qualcuno che si suppone ti possa piacere?”
La domanda di Kei era lecita, ma l’espressione di vittoria sul volto di Kuroo fece intuire al biondo che era caduto dritto nella sua trappola per la seconda volta.
L’aveva detto, si era espresso a parole sue per definire quel gesto, sottolineando che a Tetsurou, a quanto pareva, piacesse Tsukishima.
“L’hai detto tu, Tsukki.”
“Sei un vile.”
Ma per quanto la bocca di Kei si muovesse e ripudiasse tutto ciò che aveva un lato umano, sentendo di nuovo la mano umidiccia di Kuroo si ricredette immediatamente.
Non avrebbe mai detto che si rimangiava tale appellativo, men che meno non avrebbe ammesso che quella sensazione di calore iniziava a diventare piacevole.
Tsukishima camminò per svariati metri con lo sguardo abbassato, puntato verso l’asfalto che scorreva lento sotto ai loro piedi.
Kuroo, d’altro canto, aveva smesso di punzecchiarlo e di tormentarlo; aveva inoltre allentato la presa in modo da dargli una possibilità di svignarsela, ma Kei non vi badò, finse di non accorgersene e rimase vittima della gabbia del moro.
“Allora? Che ti va di fare?” domandò d’un tratto il capitano del Nekoma, alzando lo sguardo felino.
“Qualsiasi cosa va bene.”
“Sii meno propositivo, Tsukki! Ho solo fino ad oggi pomeriggio, non posso rimanere per fare tutte queste cose!” scherzò Kuroo, cercando di ironizzare sulla perenne scarsa voglia di fare dell’altro.
Se c’era una persona in grado di dargli una mossa, quella era Kuroo.
Daichi e Sugawara avevano rinunciato nel chiedergli di essere più attivo, e solo quando si sentiva in competizione diretta con Kageyama tirava fuori il meglio –o il peggio- di sé.
Tetsurou, però, aveva dei metodi più fini e diabolici per dare una svegliata a Kei.
“Parti presto?”
“Impiego troppo tempo ad arrivare a Nerima a Tokyo, prenderò il treno delle 16.” spiegò, accennando ad un sorrisetto contento.
Kei conosceva quel ghigno, si stava beando del suo interesse e di riuscire a farlo partecipare alle conversazioni. Diabolico, come l’aveva sempre definito.
“In centro c’è un locale dove possiamo mangiare. Da lì poi prendiamo la strada che costeggia il fiume e ci dirigiamo in stazione.” disse infine, guardandolo in cerca di approvazione “Sulla via ci sono dei negozi di articoli sportivi, videogames...”
Il biondo sfornò qualche idea, pensando seriamente a come ammazzare il tempo.
“Mi affido a te, Tsukki.”
“Ti vorrei ricordare che mi hai invitato tu a questo appuntamento, dovresti essere tu a proporre.”
“Qualsiasi cosa va bene.” lo imitò, facendolo esasperare.
“Giuro che ti abbandono in qualche vicolo con i tuoi simili randagi.”
Ma la minaccia di Tsukishima ebbe solo l’effetto di far scoppiare a ridere il senpai del Nekoma, che subito riprese la discussione.
“Hai detto videogames? Non sapevo fossi un nerd, Tsukki.”
“In realtà l’ho detto per te. Hai così tanto tempo libero che mi sembra di averti sempre con il fiato sul collo, suppongo tu abbia determinati hobby tra cui i videogames per ammazzare le ore.”
“Vedrai che quando avrò ogni giorno impegnato a studiare per gli esami di fine anno, le partite e gli allenamenti, sentirai la mia mancanza e rimpiangerai di non aver trascorso tanto tempo con il sottoscritto.” rimbeccò Kuroo.
Inaspettatamente Tetsurou gli lasciò la mano, e Tsukishima per un attimo guardò spaesato dapprima i loro arti e poi il viso di Kuroo che esibiva un ghigno soddisfatto.
Era come se il suo corpo si fosse ambientato al contatto con le dita del giocatore avversario, il fatto che l’avesse lasciato andare gli aveva procurato una sgradevole sensazione di freddo.
“Visto?”
“Cosa vuoi dimostrare con questo?” storse il naso con aria vezzosa.
“Che dobbiamo prendere la metro per arrivare in centro.” indicò la stazione e poi si rivolse di nuovo a Tsukishima come se fosse la cosa più naturale ed ovvia del mondo “Non erano questi i patti? Non ti ho fatto beccare da nessuno a tenere per mano un rivale del mio calibro.” commentò infine, portando le braccia dietro la nuca con svogliatezza.
“Non mi aspettavo che...nulla. Lascia stare.”.
“Uhm?”
Il moro si fermò in mezzo al marciapiede bloccando la strada a Tsukishima, obbligandolo ad arrestarsi a sua volta.
Non che non si aspettasse un attacco di qualche sorta, ma lì per lì lo stava prendendo in contropiede perché non voleva difendersi per sua scelta, continuava a ripetersi mentalmente.
Le spalle di Kei si curvarono ed i centimetri di differenza che li separavano non furono più così evidenti. Il capitano fu lesto a cingergli i fianchi e poggiare un semplice bacio appena vicino alle sue labbra, né sulla guancia e né sulla bocca.
Aveva mirato a qualcosa di provocante, che lo mettesse in guardia per il resto della giornata, e la reazione inconscia del corpo di Kei di avanzare un passo in avanti fece sorridere Kuroo, il quale si limitò a scompigliargli i capelli con sincero affetto.
“Credevi mi fossi arreso, Tsukki?”
“Non credo sia nel tuo vocabolario quella parola.”
La risposta di Tsukishima fu altrettanto veloce e lucida, forse per via dell’abitudine ed aveva già messo in conto certe “molestie”, ma con una scrollata di spalle si liberò anche della sensazione di stupidità datagli dal rossore sulle gote.
D’altra parte, anche Kuroo fu parecchio stupito di vedere che non si era dimenato o non aveva opposto resistenza, ma diede la colpa al fatto che doveva essersi rassegnato.
Ripresero a camminare e Tsukishima vietò di prendere la shinkansen dato che per strada avrebbero trovato altro con cui distrarsi.
La normalità riprese possesso dei loro discorsi, la naturalezza con cui interagivano li avvolse senza che nessuno dei due se ne accorgesse. E sulla strada per arrivare in centro città, i negozi di articoli sportivi attirarono l’attenzione di entrambi.
“Tsukki! Guarda qui, hanno un nuovo modello che sostiene meglio il carico sulle caviglie.” esclamò Kuroo con aria entusiasta e genuina, mentre mostrava la scarpa da ginnastica in vendita.
Si avvicinò, osservando attentamente la struttura della calzatura. Akiteru gliene aveva parlato e lui evidentemente non gli aveva dato retta liquidandolo con qualche frase sgarbata, ma lì per lì rimase affascinato nel sentir parlare Tetsurou di articoli sportivi.
“C’è anche di un altro colore, per te andrebbero bene visto che sei alto ed essendo un centrale continui a saltare. Non che tu lo faccia, ma...” sogghignò con l’intenzione di prenderlo un po’ in giro.
“Non devo far vedere a te i miei miglioramenti in partita, Kuroo-san.” bofonchiò spazientito, sistemandosi gli occhiali “ In ogni caso Akiteru ne ha portate a casa un paio, non so dove le ho riposte.” continuò la frase, soppesandole tra le mani.
Kuroo ne rimase un po’ perplesso, era la prima volta che nominava quella persona e gli interessava avvicinarsi a Tsukishima anche sul piano famigliare, conoscere di più in ogni senso.
“È un tuo parente?” domandò con finto disinteresse.
“Mio fratello maggiore.”
“Oh. Quindi hai un fratello che ti sopporta.”
“Mio fratello giocava con il Piccolo Gigante, ha qualche anno più di te, Kuroo-san.”
Il moro si accigliò e portò una mano sotto al mento con aria pensierosa.
“Uhm...è quel tipo di cui blatera sempre il vostro piccoletto?”
“Sì, Hinata lo nomina in continuazione.”
Il tono irritato con cui parlava fece intuire a Kuroo che l’argomento non era dei migliori, e che Tsukishima si stava innervosendo, stranamente non a causa sua nonostante gli avesse piazzato una frecciatina ironica. Si stava pian piano abituando a lui, la cosa gli fece intimamente piacere ed il capitano della Nekoma sorrise contento dando una pacca sulla spalla a Kei. Quest’ultimo si massaggiò il braccio e prima che potesse aprire bocca per lamentarsi che gli arti gli servivano interi per sventare i suoi attacchi in partita, Kuroo aveva già cambiato reparto per andare verso le felpe sportive.
“Sei rimasto indietro, Tsukki? Non perderti, stammi vicino!”
“Come se non fossi obbligato a farlo...”
“Non vorrei mai dover andare alla cassa e far annunciare la scomparsa di un bambino alto 190cm. Sai che imbarazzo?” cantilenò divertito, godendosi l’espressione contenuta di Kei che cercava in tutti i modi di non serrare le mani attorno al collo di Kuroo.
A discapito delle apparenze, però, Tsukishima gli fu grato di aver cambiato argomento e di non essere entrato nel dettaglio. Inoltre per quei momenti trascorsi all’insegna del pigro shopping per indumenti sportivi non si stavano rivelando noiosi come avrebbe scommesso, anzi, al contrario si sentiva a suo agio. Per non dire che si stava divertendo.
“Se vuoi ci troviamo qui fra dieci minuti.” propose ancora il moro.
“Come vuoi. Finalmente ho trovato il posto dove abbandonare il randagio.”
“Signorina! Ho un annuncio da fare per un bambin-..”
“Kuroo-san, se non la pianti questo posto diventerà anche la tua tomba.”
La risata divertita del moro fece scemare il prurito alle mani del biondo che rilassò le spalle e si schiaffò una mano sulla fronte.
Le minacce non servivano a nulla e nemmeno arrabbiarsi.
Ciononostante, un sorriso solcò le labbra di Kei.
Era sincero, appena accennato, ma era il chiaro segno che si stava divertendo.
Quel giorno fu la seconda volta che Tsukishima si trovò a porgere la domanda “Chi sei?” al capitano del Nekoma. Non era abituato al fatto che le persone potessero sorprenderlo e stupirlo sul piano umano.
 
 
 
 
 
 
 
Angolino dell’autrice
 
Di solito sono mooolto lenta con gli aggiornamenti, specie se in periodo di esami, ma questa fan fiction mi sta dando modo di distrarmi durante gli studi, ne scrivo un pezzetto ogni tanto e mi rilasso.
Detto questo, spero sia piaciuto il nuovo capitolo <3 è un po’ all’insegna del fluff e della vita quotidiana, mi diverto troppo a scrivere i loro dialoghi/battibecchi.
Oh, e spero che l’immagine di un Kuroo con i capelli raccolti e afflosciati abbia scatenato lo Tsukishima che è in voi *if you know what I mean* ~
Ho la brutta abitudine di soffermarmi sui particolari, ma per me il fatto che Kuroo e Tsukki si diano la mano è un qualcosa di importante. Il tenersi per mano è un gesto molto significativo, di norma i giapponesi non lo fanno se non da fidanzati. E neanche neanche!
Quindi pensate un po’ lo sforzo di entrambi xD
Il bacio invece è una piccola preview.
Ringrazio le persone che l’hanno messa tra le seguite, che l’hanno letta, che hanno messo “Mi piace” su Fb (mi piacerebbe sapere chi siete così che vi possa mandare tanti cuoricini çwç ), chi l’ha commentata, le persone con cui fangirleggio sulla KuroTsuki <3 Brave ragazze <3
Alla prossima~
 
 
Vostra, Nena Hyuga~
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 – “È un arrivederci.” ***


Shortcake e fluff


 
 
Capitolo 3 – “È un arrivederci.”
 
 
Avevano finito di pranzare velocemente e Kuroo si stupì di quanto Tsukishima potesse essere attirato dai dolci. Non se lo aspettava da un ragazzo come lui, dacché sembrava che il biondino guardasse anche l’estetica del dessert.
Si trovò a ridacchiare tra sé e sé quando lo scorse ad analizzare tutti i tipi di dolcetti presenti nella vetrina di una pasticceria, ma fece finta di nulla, portando le mani dietro la schiena e guardandosi intorno disinteressato non appena l’altro posò uno sguardo accusatore su di lui.
“Che hai da guardare?”
“Sembra che tu stia scegliendo una cosa di vitale importanza.” spiegò Kuroo mantenendosi sul vago, scrollando le spalle al tono irritato di Kei.
Tsukishima non era la prima volta che riceveva un commento simile, anche per il fratello maggiore era abitudine farglielo notare.
“Lo è. Con questa mi gioco tutto il viaggio di andata verso il fiume con te al seguito, devo avere buona compagnia.” lo liquidò, sogghignando malignamente.
“Mi vendi per un pezzo di torta, Tsukki? Potrei offendermi.”
Ma alla fine l’ossessione per la shortcake alla fragola ebbe la meglio e si fece dare una vaschetta per poterla mangiare strada facendo.
Inoltre era offerto da Kuroo che aveva preso l’impegno di comprargliela ogni qualvolta avesse accettato di uscire con lui.
Quella torta aveva il sapore di due vittorie ed iniziò a gustarla con lentezza, dando occhiate annoiate ai negozi che si paravano loro davanti. Kuroo osservava come Kei sondava il dolce con la forchettina, dando dei colpetti sulla panna e tastandone il sapore con circospezione, poi, una volta appurata la bontà della stessa, affondò i rebbi per un primo boccone.
Tsukishima notò, però, che Tetsurou non aveva preso nulla per sé.
“Devi stare attento alla linea, Kuroo-san?” nonostante fosse una frecciatina, quella volta era stata detta per scherzare e non per offendere.
Le varie sfumature dei toni del centrale della Karasuno iniziarono ad essere più chiare per il capitano della Nekoma, che sorrise a sua volta.
“Se voglio bloccare le tue schiacciate o quelle di Bokuto , devo mantenermi leggero.”
“Ah, sì.” ingoiò un altro pezzo di dolce, stando particolarmente attento a non sporcarsi per evitare il ripetersi della scena del giorno precedente.
“Non credere di scamparla, parteciperai agli allenamenti extra anche a questa sessione d’allenamento.”
“Mi darò per malato.” replicò istantaneamente, botta e risposta.
“Cosa scriverai sulla giustificazione? Febbre d’amore?”
Tsukishima sentì la tempia pulsare per un istante all’ennesima allusione a qualcosa di romantico che per lui non esisteva e di certo non avrebbe visto durante il training camp. Detestava quelle sessioni di allenamento infinite proprio perché non poteva riposarsi, quasi preferiva studiare inglese, la materia che meno lo allettava, piuttosto che stare ore ed ore a bloccare le schiacciate di Bokuto e Kuroo.
Optò quindi per una reazione passiva e finì il dolcetto, gettando la vaschetta in un cestino.
“Che fai? Mi ignori?”
“Read-block. Leggo le intenzioni dell’avversario e mi creo una strategia, che nel tuo caso è ignorarti.” rispose vittorioso, ghignando in direzione del capitano avversario.
Kuroo si lasciò sfuggire una risata, mentre la mano scivolava sulla testa di Tsukishima, scompigliandogli i capelli biondi e dandogli un affettuoso buffetto.
Sul viso spigoloso del moro apparve il sorriso che disarmava Kei, quello che sapeva essere genuino e non di scherno, tanto che gli ricordava Hinata per quanto puro ed innocente fosse. Con certa gente lui non sapeva averci a che fare, lo metteva in difficoltà, ma se si trattava di Kuroo aveva delle riserve.
“Non ti azzardare ad utilizzare le cose che ti ho insegnato contro di me, uhm?Lo puoi fare solo in partita.”
“Saranno affari tuoi quando tutto ciò ti si rivolterà contro.”
“Beh, suppongo di sì, ma non ci sarebbe gusto, no?”
Tsukishima si accorse di aver appena confermato Kuroo come suo senpai da cui aveva tratto dei benefici, non gli aveva mai dato credito di ciò che effettivamente aveva imparato ed appreso durante la settimana sfiancante estiva.
Strabuzzò gli occhi sconvolto dalle sue stesse parole e dal fatto che il moro le avesse bypassate così alla leggera, come se non volesse fargli pesare di essersi dedicato ad un avversario. Quello sarebbe rimasto uno dei quesiti di Kei, domanda che aveva anche posto apertamente al capitano avversario stesso in occasione dell’allenamento a squadre e da cui non aveva tratto nessuna risposta soddisfacente.
Camminarono lungo la stradina che affiancava il fiume arginato da dei muretti facilmente scavalcabili –ricordava che da piccolo Akiteru lo portava a giocare lungo quelle sponde-  e gli sfuggì un sorriso nostalgico che gli si disegnò sulle labbra proprio nel mentre in cui Kuroo stava parlando.
Kei non gli aveva dato retta, si stupì infatti di come era riuscito ad essere sovrappensiero, non badando a ciò che lo circondava; era lo strano segno che indicava il suo essere rilassato, ma ignorare addirittura Tetsurou poteva rivelarsi fatale.
“Che ne dici, Tsukki?” la voce del moro fece capolino tra i suoi pensieri, cogliendolo in fallo.
“Uhm?” Tsukishima scosse la testa, voltandosi verso il suo interlocutore e non sapendo cosa rispondere “Non ho seguito il discorso, mi sono distratto.” ammise infine.
“E’ raro che accada, sei sempre così sulla difensiva, è difficile coglierti di sorpresa.”
“Sono umano anch’io, ti vorrei ricordare.” si infastidì, scoccando la lingua contro il palato.
“A che pensavi?” ignorò la sua lamentela, fissando le iridi feline in quelle nocciola di Kei, mettendolo alle strette.
Decise che per una volta l’essere sincero non poteva  essere poi tanto male.
“Mio fratello mi portava qui a giocare, quando eravamo piccoli. Nulla di importante.” spiegò brevemente, conciso, così da far capire a Tetsurou che non voleva gli si facessero domande inopportune. E così accadde. Kuroo rispettò la privacy di Tsukishima, invadere i suoi spazi equivaleva ad indietreggiare nel loro rapporto, e concluse la conversazione con un sospiro affranto per non essere riuscito a cavare qualcosa di interessante al biondo.
“Vorrei che fossi sempre così rilassato in mia presenza.” azzardò.
“Lo ritengo impossibile.”
“Già, lo sospettavo~”  cantilenò, soddisfatto di per sé dalla  mezza chiacchierata.
 
La stazione di Miyagi era caotica a quell’ora, si riusciva a malapena a camminare l’uno accanto all’altro ricevendo spintoni dai passanti ed essere travolti dalla calca.
Per loro fortuna avevano già annunciato il treno per Tokyo ad un ben preciso binario e potevano andare direttamente ad aspettarlo in quel settore, il tutto grazie all’accortezza di Tsukishima di essere arrivato in anticipo.
“Se avessimo aspettato ancora un po’ avresti perso il treno.” lo rimproverò il biondo, non vi era alcun significato nascosto dietro tale affermazione, ma Kuroo ne approfittò ugualmente.
“Mi sarei fermato a casa tua a dormire, no?”
“Non dire cose così sfrontate, Kuroo-san, non è educato. Non ti inviterei mai a casa mia, non sono ammessi animali.”
La frecciata di Tsukishima zittì Tetsurou, ma solo perché il moro era soddisfatto ed impegnato a godersi le risposte soddisfacenti dell’altro, più che per la mancanza di parole in sé.
Camminarono fianco a fianco, attirando gli sguardi di numerose persone, proprio come nel cortile della scuola il giorno precedente.
“Mi rendi onore addirittura della tua compagnia fino alla salita del treno, Tsukki?”
“Voglio essere sicuro che salirai su quel treno e che non tornerai indietro come un gatto randagio, seguendomi fino a casa.”
Una risata cristallina proruppe dalle labbra di Kuroo che non si trattenne dal dare una pacca sulla spalla a Kei e biascicare un “Buona questa!” che sapeva tanto di presa in giro.
Il biondo sospirò rassegnato, ormai ogni volta che faceva una battuta, sembrava che il capitano avversario avesse sviluppato una sorta di anticorpo in grado di combattere la sua acidità.
Cadde un rovinoso silenzio che impedì a Tsukishima di continuare il discorso, nemmeno si ricordava cosa voleva dire o fare, ma una delle tante cose che apprezzava di Kuroo era la sua capacità di far tesoro dei silenzi. Non era una persona che necessitava di riempire gli spazi vuoti con parole altrettanto inutili e prive di significato, era un punto a favore del moro.
Si sedettero su una panchina in disparte, quasi alla fine del binario, poiché entrambi avevano continuato a camminare a testa bassa assaporando la compagnia reciproca.
Tsukishima si aspettava  qualche battuta su un probabile bacio d’arrivederci, era pronto a replicare, aveva la risposta sulla punta della lingua, ma Kuroo  non fece alcun commento sconveniente.
Il biondo alzò lo sguardo confuso, incapacitato dalla mancanza di reazione dell’avversario che in un momento del genere avrebbe dovuto prendere le redini della situazione.
Schiuse le labbra per controbattere ad un silenzio, per poi richiuderle per rendersi conto di quanto fosse stato sciocco anche solo a pensare di prendersela per un mancato punzecchiamento.
“Quando ci troveremo la prossima volta...”
“Non lo so, come puoi chiedermelo ora?”
“Non era una domanda, hai interrotto il discorso, Tsukki.” gli fece notare con un sorriso gentile.
Tsukishima si era messo subito sulla difensiva quando Kuroo aveva iniziato a parlare, rompendo il silenzio che si era venuto a creare.
Vedere Kei così sull’attenti lo fece ghignare vittorioso,  il biondo non si lasciava sfuggire nulla.
“Quando ci troveremo la prossima volta vorrei che...” titubò per un istante, lasciando morire la frase.
“Continua.” lo esortò pacatamente il biondo, inarcando un sopracciglio.
“Vorrei che fosse una specie di post-scuola, capisci? Un appuntamento dopo le lezioni della mattina.” si salvò in corner dato che quella non era l’idea originale che aveva in mente,  ma a quanto pareva Tsukishima l’aveva bevuta o non se ne era accorto.
“...intendi in divisa scolastica?”
“Perché no?”
“Kuroo-san, i tuoi kink strani tieniteli per te, io non ho intenzione di partecipare alle tue fantasie.” brontolò scocciato, immaginando di dover portare la divisa anche in un normale pomeriggio senza scuola. Era assurdo per la concezione di Kei.
“Certo, certo, mi immaginavo una risposta del genere.” cantilenò l’altro e lasciandosi sfuggire un sospiro esasperato, come se avesse appena mandato in fumo un suo desiderio recondito.
A Kei però era rimasto un dubbio.
“Perché? Quando ci potremo vedere ancora?”
La domanda posta da Tsukishima era incalzante ed il biondo stesso non si era reso conto di aver enfatizzato la richiesta, come se fosse speranzoso in una data vicina.
Kuroo stesso ne rimase scioccato tanto che sgranò gli occhi ambrati e indietreggiò di un passo.
Subito riprese il controllo delle sue facoltà, il suo cervello macchinò una risposta che avrebbe inchiodato Tsukishima e lo avrebbe obbligato ad esporsi.
“E’ un modo per farmi dire una data lontana in modo che tu possa trarne un respiro di sollievo, oppure speri che non passi troppo tempo dal nostro prossimo appuntamento?” gongolò Kuroo, dando di gomito a Kei per spezzare la tensione.
Ancora una volta, Tsukishima reagì in modo inaspettato rimanendo in silenzio a guardare morbosamente le mattonelle scure della stazione, la punta delle proprie scarpe e le mani congiunte nella sua classica posizione di quando si sentiva a disagio o titubante, la ricordava dalla sessione di allenamento estivo.
Kuroo si guardò attorno, notando come ci fosse una colonna posta davanti a loro che fungeva da schermo per gli altri passeggeri: erano davvero distanti da tutti quanti, pareva si fossero imboscati nell’angolo più recondito del binario di proposito per avere un po’ di privacy, ed anche se così  non era, il moro non poté non approfittarne.
Si puntellò con la mano sulla gamba di Tsukishima mentre l’altra andava a carezzargli la nuca, sospingendolo verso di sé, tirandolo per dargli l’input ad avvicinarsi e non rimanere fermo come un ameba.
Non volle accelerare i tempi, non affrettò il momento in cui avrebbe annullato le distanze fra loro, poggiando le labbra su quelle di Kei e dandogli un casto, dolce bacio di arrivederci. Non vi fu alcun rumore, era stato per l’appunto delicato, rispettoso del bisogno di Tsukishima di riservatezza e mantenendo tutt’attorno a loro quella bolla soffice di silenzio.
Fece per appoggiare la fronte su quella di Tsukishima, azzardando ad un secondo bacio che non sarebbe arrivato dato che lo stesso indietreggiò con il capo, sfuggendo alla presa sulla sua nuca della mano dell’avversario.
Kuroo rimase al suo posto, paziente; non era finita lì.
L’attesa valse la candela quando Tsukishima, svuotato dai suoi razionali ed innumerevoli pensieri, si avvicinò di nuovo per ricevere un secondo assaggio delle labbra fredde e morbide di Kuroo che mai avrebbe immaginato di apprezzare per la loro consistenza, il loro sapore dolce –merito della shortcake, probabilmente- e la carezza veloce che gli diede alla fine.
Si staccò dopo qualche attimo, respirando piano a labbra schiuse, mentre Kuroo valutava se risvegliarlo con una battuta sagace oppure lasciarlo crogiolare nei suoi pensieri che lo avrebbero investito entro pochi minuti.
Tsukishima non pensava più.
Per la prima volta era stato messo a tacere e l’idea non gli dispiaceva.
“Ehi, Tsukki, la prossima volta che ci vediamo cerca di essere preparato perché il bacio dell’arrivederci non sarà l’unico.”
Quello era l’avvertimento originario che avrebbe voluto dire, ne aveva avuto l’occasione, e gli occhi sconvolti di Tsukishima gli diedero la conferma che era ancora scioccato, che non lo aveva ascoltato e che gli aveva dato credito, probabilmente, si sarebbe nascosto pur di non farsi vedere alla prefettura di Miyagi.
“La prossima volta sarà la settimana prossima all’accademia Fukurodani per un weekend da suicidio all’insegna dell’allenamento. Vedi di essere in forma, ok?” lo esortò, tornando il solito Kuroo estroverso ed entusiasta, il capitano di pallavolo fissato con gli allenamenti pesanti e distruttori.
Alzò finalmente la testa e ghignò sardonico per permettersi un’ultima battuta.
“Lo dirò a Sawamura-san se oserai tormentarmi oltre il consentito.”
“Ah, sì? E da quando ci sarebbe un limite?”
La risata di scherno del moro lo accompagnò per quei secondi in cui il treno si fermò esattamente davanti a loro, e Kuroo venne inghiottito dalle porte scorrevoli salutando con la mano il biondo.
Tsukishima, qualsiasi cosa succedesse, non perdeva mai le sue buone maniere e fece un inchino formale per salutare il capitano avversario, sciogliendosi poi in un gesto poco convinto della mano.
Si voltò verso l’uscita, sospirando e calciando all’aria qualcosa di inesistente, per poi trovarsi a contare inconsciamente i giorni che mancavano al successivo training-camp.
“Ancora una settimana, uhm?”
 
 
 

 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Mi rendo conto che sono in ritardo di un anno...? Bene. Ma ho promesso che l’avrei finita, e così farò. Non ho molto tempo per me per via dell’università,purtroppo ho praticamente smesso anche di scrivere ed il mio umore ne risente, btw voglio comunque portare a termine tutto ciò che ho in ballo <3
Il titolo si riferisce ovviamente al fatto che ci sarà una prossima volta in cui interagiranno, una prossima sessione di allenamento, un prossimo bacio...libera interpretazione~
Non ho molto da dire, se non che questo è l’ultimo capitolo che vede i due relazionarsi così liberamente perché l’ambientazione si sposterà e finalmente compariranno anche gli altri miei due pulcini, Bokuto ed Akaashi <3 Oh, sì, la foursome KuroTsukiBokuAka è vincente <3

 
 

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