Bacio o Stupeficium

di Kylu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scommessa ***
Capitolo 2: *** Proposta ***
Capitolo 3: *** Primo approccio ***
Capitolo 4: *** Risvegli ***
Capitolo 5: *** Sala Comune ***
Capitolo 6: *** Sotterranei ***
Capitolo 7: *** Camini e discorsi ***
Capitolo 8: *** Feste e piani ***
Capitolo 9: *** Troppo alcol ***
Capitolo 10: *** Uscite di scena ***



Capitolo 1
*** Scommessa ***


L’intera scuola è stipata sulle tribune.
Tra gente che applaude, grida, ride e canta c’è un casino assurdo, ma per una volta la confusione non mi da fastidio: Grifondoro ha battuto Corvonero nella prima partita della stagione di Quidditch,  e se perfino io – che di questo sport non ci capisco un mezzo Nargillo – sono felice, vuol dire che c’è sul serio da festeggiare.
O almeno per i rosso-oro; in effetti quelle cornacchie bronzo e blu so-tutto-io non hanno l’aria troppo felice, quasi quasi mi fanno pena.
Quasi.
In effetti la promessa dei capitani delle due squadre avversarie di scannarsi a vicenda ha contribuito ad aumentare la tensione già alle stelle in ogni partita.
Ecco uno dei tanti motivi per odiare questo gioco: la rivalità che crea tra le case. Gli scontri sono frequenti, sia tra tifosi che tra giocatori, o addirittura tra i due capitani…
Soprattutto quando uno dei due è quell’emerito ipocrita di James Potter.
Lo scorgo tra il guazzabuglio di divise rosse e scope ora infangate formato dall’abbraccio di gruppo improvvisato dalla squadra. Sta ridendo come un idiota – rettifico, lui è un idiota - per chissà quale battuta, la solita aria da sbruffone dipinta in faccia e quell’insopportabile sorriso arrogante sulle labbra.
Lo ucciderò entro la fine dell’anno scolastico.
Dovete sapere che ho la mia personale versione del detto babbano parli del diavolo e spuntano le corna: guardi Potter anche per sbaglio e lui ti compare magicamente davanti, rompendoti le scatole per il resto del giorno.
“Lily! Vieni qua a festeggiare con noi!”
Ecco, appunto.
Mi giro in fretta e comincio a camminare frettolosamente verso l’uscita del campo, senza aspettare nessuno e fingendo di non aver sentito Potter.
Se non che quell’essere  inutile e fastidioso mi compare davanti (come dice appunto il proverbio) e mi costringe a fermarmi, un sorriso ebete che va da un orecchio all’altro e i capelli perfettamente spettinati.
Faccio una smorfia di disgusto. “Cosa vuoi dalla mia vita, Potter?”
“Che esci con me. No, anzi, non serve neanche che esci dalla sala comune” ride da solo alla sua pessima battuta. “Basta che stai alla festa con me. Sirius e gli altri stanno andando in cucina dagli elfi a procurarsi un po’ di roba per stasera, per festeggiare la vittoria… Che sarebbe stata impossibile senza il sottoscritto, il più bravo, bello, portato, intelligente e simpatico Cercatore della storia di Hogwarts”.
“Anche il più modesto, sicuramente” rispondo io. Si può essere più irritanti di Potter?
L’ho detto che lo uccido entro la fine dell’anno.
“Ok, allora è un si. Ci vediamo in Sala Comune alle otto, vestiti carina eh…”
Okay, neanche chiederselo, no che non si può essere più irritanti di lui.
“Non ho detto di si! Ma ti sei bevuto il cervello? Non verrei mai ad una stupida festa con te, sei la persona più stupida… più vanesia, più boriosa che io abbia mai…”
“Ei Lily, troppi complimenti in una sola frase! Se continui così arrossisco!”
Rettifico: lo uccido entro questa sera.
“NON PROVARE A CHIAMARMI LILY! Sono Evans per te, chiaro?”
“Certo, mio piccolo giglio, ci vediamo stasera!”
E si gira per tornare dai suoi amici.
Sto quasi per ringraziare Merlino e Morgana che non abbia provato ad abbracciarmi come ha fatto altre volte - non avevo troppa voglia di trovarmi in punizione per averlo schiantato - quando realizzo cosa ha detto.
“COME MI HAI CHIAMATA, RAZZA DI IPOCRITA CELEBROLESO!?”
Urlo, rincorrendolo per il campo.
Finisce sempre così, James Potter è l’unico con la capacità di farmi perdere sul serio il controllo. Divento semplicemente isterica. E come non potrei, con un tale imbecille a farmi il filo da sette anni?
“Perché devi sempre aggredirmi, piccola Lily? Sono solo un povero ragazzo in cerca di un po’ d’amore” dice lui girandosi, lo sguardo fintamente da cucciolo bastonato.
Conto fino a dieci respirando profondamente.
Impedire alla mia mano destra di correre fino alla tasca dei pantaloni dove tengo la bacchetta è quasi doloroso.
“Non. Ci. Vengo. Alla. Festa. Con. Te. E’ chiaro il messaggio, ora?” domando con un sorriso tanto tirato quanto finto sulle labbra.
“Ma il cercatore più figo della storia ha diritto ad un premio, no?” chiede lui, tornando all’attacco.
Ma quando si stancherà di provarci? Questo cretino ha una fila di ragazze altrettanto cretine che gli vanno dietro… Perché diamine non può lasciare in pace me?
“Si, il cercatore più figo della storia ha diritto ad un premio. Quindi quando troverò il cercatore più figo della storia ci penserò. Ma ora ciao, Potter, a mai più rivederci” dico acida girandomi nuovamente verso l’uscita del campo.
“Almeno fai un giro del campo in volo con me?”
“E’ più probabile che Silente si rada i capelli” asserisco, continuando a camminare.
“Lily Evans che ha paura?”.
A queste parole mi fermo.
Se c’è una cosa che non sopporto – oltre a Potter – è quando qualcuno osa accusarmi d’avere paura.
Non ho paura di niente, io.
E oltre essere coraggiosa, sono molto, molto orgogliosa.
Grifondoro mica per caso.
Mi giro lentamente, tremando letteralmente dalla rabbia.
Cammino fino a trovarmi il più vicino possibile a Potter senza superare la distanza di sicurezza dei due metri abbondanti.
“Datemi una scopa” sibilo, e nonostante io abbia parlato pianissimo, almeno cinque persone corrono a procurarmi un mezzo volante.
E questo per due semplici motivi.
Primo, perchè sto sfidando il grande e mitico James Potter.
Secondo, perché l’unica volta in vita mia che ho toccato una scopa volante è stata durante la mia prima – e unica – lezione di volo con Madama Bumb.
Dopo tre secondi cronometrati mi ero schiantata contro un albero.
Fortuna che il manico di scopa in questione fosse una vecchia Comet Centodieci, talmente malandata che a nessuno era dispiaciuto che fosse andata distrutta, quindi non avevo dovuto neppure ripagarla. Solo qualcuno si era lamentato del fatto che nel giro di un paio d’anni qualche museo avrebbe pagato per averla in collezione.
Una ventina di ragazzi, perlopiù grifondoro, si dispone a cerchio attorno a noi.
Uno dei battitori della squadra mi mette in mano il suo manico di scopa. Controllo la scritta oro appena sopra i ramoscelli della coda: è una Nimbus Milleottocento. Fantastico, questa cosa corre più veloce di Peter Minus davanti ad un libro di pozioni, e io dovrei guidarla?
Ma io sono Lily Evans. E Lily Evans non si tira mai indietro.
Mi metto a cavalcioni del manico, fingendo una sicurezza che si è volatilizzata al contatto con la superficie liscia del legno.
Il famoso coraggio grifondoro è probabilmente immigrato in Alaska, sostituendosi ad un pinguino balbuziente che in questo momento sta ballando la samba nella mia pancia. Si, perché io non ho paura. E’ colpa di quello stupido pinguino se le mie ginocchia tremano tanto che a momenti non riesco a tenermi in piedi.
“Allora, Potter, mettiamola così” comincio, guardando negli occhi Mister Decerebrato, che si scompiglia i capelli con fare malizioso. Tutte le ragazze presenti sospirano, sognanti.
“Io ora faccio un giro del campo. Giusto perché un ipocrita come te non possa dire mai più che ho paura di qualcosa, chiaro? Se faccio un buon volo, ho il diritto di schiantarti. Tu non avrai diritto di lamentarti e nessuno dirà niente al preside”.
“E se vinco io?” chiede lui, strafottente come sempre.
“Scegli tu, tanto non vincerai” dico.
In quel momento arrivano Mary, Alice ed Emmeline, le mie compagne di dormitorio.
“Lily, tesoro, non so se ti ricordi cosa è successo l’ultima volta che sei salita su una scopa…” comincia Alice.
“E sai, nel molto probabile caso in cui tu perdessi, oltre a fare quel che James ti dirà di fare, dovrai ripagare la scopa…” continua Emmeline.
“Insomma, noi ti vogliamo bene, ma non abbiamo troppa voglia di venirti a raccogliere con un cucchiaino” conclude Mary, dolce come sempre.
“Anche io vi voglio bene, ragazze” commento, cupa.
“Ci sono” esclama in quel momento Potter l’Idiota.
“Se non riesci a finire il giro o se ci metti secoli… dovrai baciarmi!”
Improvvisamente scoppio in quello che è un incrocio tra un attacco di tosse e una risata isterica. Alice mi batte affettuosamente sulla schiena mentre tutti gli altri scoppiano a ridere.
“Io COSA? Potter, ti sei completamente rincogli…”
“Paura, Evans?” mi interrompe lui.
Io mi riprendo, mi rimetto in equilibrio sulla scopa e gli lancio un’occhiataccia al cianuro degna della McGrannit.
“Ti piacerebbe…”
“Allora è fatta” sorride lui. “Se riesci a fare un giro del campo in volo puoi schiantarmi. Se non ci riesci, dovrai baciarmi”.
“D’accordo” dico io, indifferente.
Male che vada posso perdere e schiantarlo comunque. La McGrannit non è mai troppo cattiva nello scegliere le punizione da assegnarmi, quando succede.
Chiudo gli occhi. Cerco di ricordarmi i rudimenti del volo appresi quasi sette anni prima.
Mi do una spinta decisa verso l’alto, e sono in aria.
Sento l’aria pungermi la pelle e scompigliarmi i capelli, annodandomeli più di quello che già sono normalmente.
Cambio idea e apro di nuovo gli occhi, inorridita dal paesaggio sotto di me che rimpicciolisce sempre di più.
Dieci metri, quindici, venti…
Butto in avanti il peso, dando un’accellerata sulla Nimbus. Dopo poco comincio a sterzare a sinistra per seguire il perimetro del campo.
Rido, so già di avere la vittoria in tasca.
In fondo non è difficile, davvero, basta mantenere la traiettoria, lo sguardo sempre rivolto verso il mio punto d’arrivo.
Lo sguardo sempre rivolto verso il mio punto d’arrivo…
Sento il rumore dello schianto ancora prima di sentire il dolore.
Poi, di colpo, il nulla.

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Capitolo 2
*** Proposta ***


Mi tengono intrappolata qui dentro.
Io ci ho provato, a scappare dall’infermeria per trovare Potter e ucciderlo prima che possa venire a reclamare la sua ricompensa.
Che poi, porco Merlino, stavo andando benissimo! Avrei vinto se non fosse stato per quel fottutissimo palo.
Ma dico io, che ci sta a fare un palo in mezzo ad un campo da Quidditch?
Okay, era il palo di uno degli anelli del portiere. Ma per Morgana, non era lì un attimo prima, lo giuro! Qualcuno lo deve aver fatto apparire.
Ovviamente penserete che io stia per dare la colpa all’Idiota Potter. Sbagliato.
L’Idiota Potter, come dice il suo stesso nome, è immensamente idiota, ergo non abbastanza intelligente da far apparire pali di metallo di venti metri in mezzo ad un campo.
Il problema rimane quello: lo devo uccidere prima che vada a scalpitare da mammina-Sirius che la brutta e cattiva Lily Evans non gli vuole dare il bacio che gli spetta.
Ecco, un’altra cosa che non sopporto di lui. Non è capace di dire Lumos se non c’è Sirius a dargli il permesso.
Di per se non avrei troppo da dire contro Sirius: è un bel ragazzo, decisamente più intelligente di Potter (non che ci voglia molto per esserlo), e poi sta con Mary, che è una delle mie migliori amiche.
Ovviamente non fa altro che distrarla dallo studio e beccarsi punizioni per aver cercato di sgattaiolare nel dormitorio femminile, ma dettagli.
In ogni caso, sono intrappolata in infermeria chissà ancora per quanto. In fondo non mi sono fatta troppo male per i miei standard: mi sono rotta un braccio cadendo dai venti metri, ma per quello basta un Ossofast, e distrutta mezza faccia, ma quella è già stata sistemata con un colpo di bacchetta. Sono riuscita per chissà quale miracolo divino a non rompere la scopa del tizio, perché ho avuto la prontezza di calciarla via al momento dell’impatto.
L’unico vero problema è che ho sbattuto la testa. Volavo a qualcosa come un fantastiliardo di chilometri orari e, con tutta la fortuna che mi contraddistingue, dove becco il palo? Dritto in testa.
Spero di essermi beccata un trauma cranico.
Sarebbe un buon attenuante nei miei confronti dopo che avrò ucciso Potter.
Ma in tutto questo bisogna stare attenti a ricordarsi il mio proverbio, quello che prevede Potter a tiro di bacchetta non appena il mio stupido cervello lo sfiora col pensiero.
E difatti in quel momento sento Madama Chips tentare inutilmente di spiegare a qualcuno che la sottoscritta ha bisogno di riposare e non può vedere gente.
“Ma egregia Madama Chips, divina protettrice degli studenti, carissima guaritrice dei poveri ragazzi infortunati, lei deve capirmi, questa è questione di vita o di morte, mi lasci vederla…”
“Mi dispiace, James, caro, ma la signorina Evans ha bisogno di riposo, ora…”
“E non conta il fatto di quanto io abbia bisogno di vedere lei? La prego, la scongiuro...”
Faccio in tempo  vedere Potter inginocchiarsi di fronte alla Chips, dopo di che mi giro per evitarmi la visione di quell’ipocrita che recita la parte del santo ragazzo sensibile ed innocente.
“Veramente la Bumb è venuta qui prima e mi ha espressamente vietato di permettere a chicchessia di…”
“Devo solo assicurarmi della sua incolumità. Sa che sono un ragazzo serio e diligente, non mi permetterei mai di disturbare i suoi pazienti…”
Alzo gli occhi al cielo e torno a fissare la scena, incredula. Possibile che la gente si lasci raggirare a questo modo da Potter? Lui, un ragazzo serio e diligente?
E’ come dire che gli schiopodi sparacoda sono animaletti dolci ed affetuosi.
“Va bene, James, ma solo dieci minuti. Siamo d’accordo?” cede infine la donna
“Ha davvero un cuore d’oro. E’ un angelo!” le dice Potter rialzandosi da quella posa ridicola e schioccandole un bacio sulla guancia.
Giuro di averla vista arrossire.
Ma che si spari.
In mezzo secondo James è seduto su una sedia vicino al mio letto, lo sguardo più ebete che io abbia mai visto.
“Mia piccola Lily, mia bellissima rosa profum…”
“Ora ti schianto davvero. Basta” dico, cercando di alzarmi dal letto.
Lui però mi mette una mano sulla spalla (che due scatole, dopo dovrò lavarmi di nuovo per rimuovere i pericolosissimi germi di Potterite).
“Non devi fare sforzi eccessivi, hai sentito Madama Chips... Hai bisogno di riposo…”
“TUTTO QUELLO DI CUI HO BISOGNO E’ CHE TU ESCA DA QUI, POTTER!”
“Ehi, grazie! Mi hai appena fatto fare un nuovo record, farti saltare i nervi in meno di un minuto! Aspetta che lo dica a Sirius…”
Non lo sopporto. Non lo tollero. L’avevo già detto?
“Allora, insomma, pare che la scommessa abbia un vincitore…” comincia lui.
“Certo, un vincitore che ha barato” commento io, indifferente.
 “Come sarebbe a dire?” si offende lui. “Ho anche io un orgoglio Grifondoro, sai? Non barerei mai… Se tu non sai guidare mezzo manico di scopa non puoi dare la colpa a me!”
Scoppio a ridere. “Questa era bella, Potter” ammetto. “Tu che non bari mai…”
“Beh, forse in alcune circostanze, tipo con i Serpeverde, un pensierino ce lo farei” ammette lui. “Ma non con te, mia cara acida Lily…”
“Non chiamarmi Lily, Potter, che diamine!” sbotto io. “E non sono acida, sei tu che mi fai salire il Potterzismo…”
E’ la sua volta di scoppiare a ridere. “Il cosa?”
“Oh, lasciamo perdere. Comunque ora ti do questo fottuto bacio così possiamo dimenticarci di questa storia e…”
“Ecco, a proposito del bacio…” m interrompe lui, improvvisamente serio e… Non è possibile, James Potter sta forse arrossendo?!
“Ho una proposta migliore per entrambi”.
Io mi ammutolisco. Le proposte di Potter non sono mai, mai una buona cosa. Per definizione.
“Rinuncio al bacio…”
“TU FAI CHE?” urlo io. Stavolta non riesce a trattenermi e io mi alzo definitivamente dal letto.
Non è possibile. Quell’arrogante permaloso bambino straviziato sta rinunciando all’umiliarmi? Deve avere qualche Nargillo di troppo in testa.
“…ad una condizione” continua lui, ignorando la mia reazione.
Mi fissa negli occhi, per una volta senza alcuna traccia del sorriso sghembo da guastafeste che lo contraddistingue.
E per la prima volta nella mia vita mi ritrovo a pensare che in fondo tutte le ragazze della scuola – e dell’Inghilterra – potrebbero in parte avere ragione. Mi ritrovo ad ammette che, se dovessi essere obiettiva, James Idiota Potter è un ragazzo da urlo. Fisico modellato dagli allenamenti quotidiani di Quidditch, occhi profondi color nocciola, i capelli spettinati che gli ricadono sulla fronte in ciuffi ribelli.
Ma io sono Lily Evans, e Lily Evans odia James Idiota Potter.
Probabilmente l’ho preso davvero, un trauma cranico.
“Dammi un mese”.
Io lo fisso corrugando la fronte, convinta d’aver capito male.
“Un mese di tempo, non un giorno di più, non un giorno di meno. Ho un mese di tempo per provare a conquistarti con le buone maniere. Terrò le mani a posto, non ti salterò addosso. Ma tu mi dovrai lasciare una possibilità: dovrai passare del tempo libero con me in Sala Comune o nel parco, dovrai sederti vicino a me in Sala Grande, dovrai parlarmi civilmente e non schiantarmi partendo dal presupposto che sono Potter e che, in quanto tale, posso solo romperti le scatole”.
Io lo fisso sconcertata, metabolizzando la notizia.
“Potter” comincio lentamente. “Non penso di averti mai sentito pronunciare una frase così lunga che non comprendesse almeno due battute squallide e tre tempi verbali sbagliati”.
Lui ride, buttandosi indietro i capelli con una mano. “Questo perché sono ancora meglio di quello che sembro. E meglio di perfetto è… perfetto al quadrato!”
Scuoto la testa, esasperata. “Potter, non funzionerà mai, non resisto cinque minuti con te senza volerti schiantare almeno una decina di volte…”
“Preferisci baciarmi? No perché sai, a me va benissimo anche quello”.
Io che do una possibilità a James Potter. James Potter che parla di conquistarmi con le buone maniere. E’ una contraddizione, una cosa surreale.
Ma in effetti tutto in Potter è una contraddizione, dai suoi capelli ordinatamente disordinati alla sua simpatica faccia da schiaffi.
“Perché mi fai questa proposta?”
“Perché… perché boh, con te non è come con le altre”
“In che senso?” No, impossibile. Potter che rinuncia ad una delle sue battute pessime o ad una delle sue auto-sviolinate per dire qualcosa di serio? Il mondo oggi è al rovescio.
Non è che se l’è preso pure lui, un bel palo in testa?
“Nel senso che con le altre ragazze, beh, lo sai, le conosco dieci minuti, ci scambio una bella pomiciata e via. Con te è diverso. Quindi ho pensato che costringerti a darmi un bacio perché hai perso una scommessa sarebbe stata una cosa piuttosto squallida. Preferisco questo” risponde lui semplicemente.
Lo fisso ancora.
Probabilmente sto facendo la babbanata più grossa della mia vita.
“Ci sto”.

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Capitolo 3
*** Primo approccio ***


“Posso uscire?”
“No, signorina Evans”
“Perché?”
“Perché ha ancora bisogno di cura e riposo”
“Ma io sto benissimo”
“Infatti uscirà già questa sera”
“Io voglio uscire adesso”
“Temo che ciò che vuole o non vuole non importi più di tanto”
 “Okay. Posso uscire ora?”
“No, signorina Evans”
“E ora?”
“No”
“…Ora?”
“Signorina Evans, le dirò io quando potrà uscire di qui, ora mi lasci lavorare!”
“Ma non posso proprio?”
“No”
“E se le chiedo per piacere?”
“BASTA!”
 
Ovviamente l’ho lasciata in pace solo dal momento in cui ha minacciato di chiamare la McGrannit se non avessi smesso di tartassarla.
Che colpo basso. E che persona noiosa. Mi ha fatto perdere tutta la domenica mattina, e ora vuole tenermi rinchiusa fino a questa sera. Ma quanti gorgosprizzi ha in testa quella?
In questo momento entrano Mary ed Emmeline. Sorrido vedendo che entrambe trasportano qualcosa tra le braccia, ma la mia espressione gioiosa svanisce non appena realizzo che quel qualcosa altro non è che la montagna di compiti che mi toccherà sbrigare oggi.
Bella combinazione, compiti ed infermeria. Non chiedevo di più dalla vita.
“Ei Lils, che è quella faccia?” mi chiede Mary, buttandosi senza tanti complimenti sul letto accanto a me, affondando tranquillamente le scarpe infangate nelle lenzuola candide.
Lei è sempre così... spontanea, a differenza mia.
“Ti passi due giornate di completo riposo e ancora ti lamenti?” mi dice imbronciandosi per finta. Emmeline intanto prende una sedia e la trascina vicino a noi, schioccandomi poi un veloce bacio sulla guancia in segno di saluto.
“Odio l’infermeria” rispondo intanto io.
Le due grifondoro si scambiano un’occhiata comprensiva. Loro e Alice sono le uniche a conoscenza dei miei brutti ricordi legati ai posti come quello.
“Beh, pensa positivo” cerca di tirarmi su Emmeline. “Hai una giustificazione valida per tutti i compiti di domani! Noi te li abbiamo portati nel caso la brava studentessa diligente che c’è in te volesse studiare anche in queste condizioni, ma non possono pretendere seriamente che tu li faccia”
Il resto della mattinata passa tra i nostri soliti discorsi insensati e le conseguenti risate.
Verso l’una ci raggiunge Alice portando diversi vassoi per il pranzo. Sono felice di vederla, fino a quando non mi accorgo che la mia carissima amica si è portata dietro quella mandria di idioti dei Malandrini.
L’unico di quel gruppo con cui mi trovo davvero bene è Remus, il mio migliore amico. E’ anche l’unico tra loro con almeno un briciolo di cervello, se è per questo.
“Come sta oggi il mio bellissimo piccolo giglio?”
Ho bisogno di dire chi è? Solo una persona al mondo è così Idiota da chiamarmi piccolo giglio.
Si, avete capito bene: Idiota, non idiota, scritto proprio con la “i” maiuscola, tanto elevato è il suo grado di idiozia.
“Stavo bene fino a trenta secondi fa, Potter” dico.
Lui si siede vicino a me, dal lato opposto rispetto a Mary ed Emmeline, e passa mi un braccio attorno alle spalle. Io sto per scrollarmelo di dosso, quando mi ricordo della scommessa.
Resto ferma, limitandomi ad un’espressione schifata che fa sbellicare gli altri dalle risate.
In occasioni ordinarie Madama Chips non tollererebbe sette visitatori in contemporanea. Ma oggi sono l’unica ricoverata, e in più c’è il suo tesorino Potter, perciò ci lascia fare.
Verso le tre del pomeriggio resto di nuovo sola.
Provo a scrivere qualche riga del tema di pozioni, ma niente da fare. Prendo la bacchetta e cerco di esercitarmi con qualche incantesimo e trasfigurazione, ma ottengo solo risultati disastrosi. L’infermeria mi fa sempre questo brutto effetto.
Finisco per addormentarmi di nuovo, accogliendo il sonno che riesce ad affievolire i brutti pensieri.
 
Poche ore dopo vengo svegliata da una carezza sul viso.
Non appena apro gli occhi e realizzo a chi appartiene quella mano, salto giù dal  letto buttando le lenzuola all’aria.
“E’ un incubo, vero?” dico, sconcertata.
Potter l’Idiota mi fissa dispiaciuto. “Scusa, non volevo svegliarti” dice.
“Non volevi svegliarmi? E cosa volevi fare di preciso, per Merlino?”
“Niente. Sei così bella quando dormi. Cioè, bella lo sei sempre. Ma con quell’espressione per una volta dolce e tranquilla lo sei ancora di più”.
Arrossisco mio malgrado. Le sa usare bene le parole Potter, in fondo.
“Non sparare scemenze” ribatto, giusto per onorare la mia fama di ragazza acida, però non lo guardo negli occhi.
Lui sospira scuotendo la testa e si passa una mano tra i capelli nel suo gesto consueto, come a dire che sono un caso perso.
“Ho chiesto a Madama Chips, ha detto che ora puoi uscire, se ti accompagno io” dice, ben attento a sottolineare le ultime quattro parole.
“Dove sono Mary e le altre? Non potevano venire loro?” chiedo io, indispettita.
“Se… Se vuoi vado a chiamare loro” dice lui, e improvvisamente ha un’aria da cane bastonato.
Per la prima volta in vita mia mi sento… Possibile? Mi sento in colpa per aver fatto rimanere male Potter.
Non mi piace questa cosa. Potter è uno stupido essere problematico, un’ameba sociopatica decerebrata, e come tale va trattato.
Provo comunque a rimediare. “Ehm, no, lascia stare. Ormai sei qui tu e… non voglio spendere altro tempo in questo posto ad aspettare le altre. Portami via di qui, ti prego” dico.
Lui sembra la personificazione di M’illumino d’immenso. Ha proprio un’aria da ebete. Cioè, più del solito.
Raccoglie la mia borsa dei libri, mi prende per mano –bleah!- e dopo aver salutato l’infermiera mi conduce fuori per i corridoi.
Aria. Finalmente.
Fortuna che in giro non c’è praticamente nessuno a vedermi in queste condizioni. Tra la caduta con la scopa e tutte le ore passate a letto ho un viso cadaverico circondato da capelli talmente aggrovigliati da formare una capigliatura in stile afro. E poi sono ancora tenuta per mano da Potter. Mi ucciderei, piuttosto che farmi vedere così.
Non credo di stare benissimo.
Non lo ammetterei neanche sotto tortura, sia mai che rivogliano spedirmi ad ammuffire da madama Chips. Preferirei una “T” in pozioni. Però mi gira parecchio la testa, e mi sento malferma sulle gambe.
Stringo la mano a Potter senza rendermi conto di quello che sto facendo. Lui ricambia la stretta, sorpreso per quello che ha evidentemente scambiato per il primo gesto affettuoso che abbia mai compiuto nei suoi confronti.
Solo diversi minuti dopo mi accorgo che non ci stiamo dirigendo verso la torre di Grifondoro.
“Dove stiamo andando, per Merlino?” chiedo, fermandomi di colpo.
“Pensavo ti facesse piacere fare quattro passi prima di tornare in Sala Comune” dice lui, nuovamente mortificato.
“No… io… no che non voglio fare quattro passi con te” comincio in modo confuso. “Portami subito in dormitorio dalle altre… io…”
Non finisco la frase. Improvvisamente sento le gambe cedere, e cadrei se le braccia forti di Potter non fossero pronte a sorreggermi.
I miei occhi appannati registrano l’immagine del suo viso tesissimo e preoccupato.
Mi sento sollevare, capisco che mi ha presa in braccio. Normalmente la cosa mi darebbe un immenso fastidio. Mi sento chiamare, ma la sua voce mi giunge come da un posto molto lontano.
“Non in infermeria… Non in infermeria..” riesco solo a mormorare. Poi lascio che il bianco mi avvolga.
Lo avverto camminare e poi fermarsi nuovamente. Si muove per tre volte avanti e indietro, sussurrando parole che non afferro.
Riesco a socchiudere gli occhi e vedo materializzarsi una porta.
Finalmente comprendo: siamo al settimo piano, davanti alla Stanza delle Necessità.
Ancora qualche passo, io sempre sorretta da Potter, la testa appoggiata al suo petto, le mie mani fredde unite dietro al suo collo.
La porta si chiude alle nostre spalle con un fruscio.
 


ANGOLO AUTRICE
Ciaaao bella gente (:
Scusatemi, scusatemi, scusatemi. Tra fine scuola, feste varie e vacanze, ho continuato a rimandare l’aggiornamento. Mi perdonate se vi dico che ho già scritto gran parte dei prossimo due e che quindi sarò più rapida ad aggiornare di Severus Piton di fronte ad uno Shampoo?
Voi recensite, mi raccomando. Datemi idee se vi va, consigli, critiche, qualunque cosa.
Un abbraccio, alla prossima.
Kylu
 
Ps: Per chi seguisse anche le altre mie fanfiction, ho quasi finito il nuovo capitolo di Cervello babbano, cuore da strega, e questa volta sarà densissimo di nuovi avvenimenti! Mentre per Divided but united ho paura che ci sia da aspettare qualche altro giorno, sono momentaneamente a corto di idee.

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Capitolo 4
*** Risvegli ***


Probabilmente vi aspettereste un risveglio da incubo tipo io che apro gli occhi, vedo Potter e salto su iniziando a sclerargli contro.
Invece quando mi sveglio ho una tale confusione in testa da impiegare parecchi secondi solo a ricordare il mio nome.
Sono Lily Evans.
Giusto?
Tengo gli occhi chiusi. Vedo mille lucine colorate che mi esplodono davanti al nero delle palpebre serrate.
Sono Lily Evans e ho fatto una scommessa con Potter.
Ho fatto un giro di campo con una scopa.
Io cosa? Io non dovevo fare un giro di campo con una scopa!
Il dolore pulsante alla testa mi riporta parzialmente alla realtà.
Ah già, ora ricordo.
Aria. Velocità. Palo. Boom. Ahia, male.
L’avevo detto che non dovevo.
Finalmente i miei sensi cominciano a riconnettersi.
Ho freddo. Tremo.
Finalmente apro gli occhi.
E' buio.
Provo a mettermi seduta.
Provo, perché le braccia di Potter l’Idiota mi circondano e mi tengono ancorata al letto.
Aspetta, aspetta. Le braccia di chi?
“Potter. Che. Cosa. Stai. Facendo. Per Merlino!”
“Buon giorno piccolo Giglio” risponde la sua voce assonnata con un sorriso che si trasforma in uno sbadiglio.
“Buon giorno un corno di Erumpert! Che ore sono? Da quanto siamo chiusi qui dentro… Insieme?!” chiedo con una nota di isteria.
L’occhio mi cade su un orologio digitale in stile babbano accanto al letto. Mi stupisce sempre come la Stanza delle Necessità riesca a soddisfare così prontamente ogni piccolo desiderio.
Poi realizzo.
Le quattro e mezza di notte.
Per le mutande di Merlino, Morgana e i loro avi fino alla undicesima generazione!
Finalmente riesco a scivolare via da Idiota Potter e ad alzarmi. Basta un pensiero e la luce si accende.
Siamo in una stanza piccola e accogliente. Il decerebrato deve averla evocata quando mi sono sentita male, in fretta e furia, eppure è ricca di dettagli deliziosi. Tipico della Stanza, dare anche più di quello che le viene chiesto. C’è un semplice letto di legno chiaro sotto una finestra incantata, uno di quei vetri che rispecchiano alla perfezione il tempo atmosferico reale.
Fuori, l’inchiostro della notte sta già sfociando nel grigiore dell’alba.
“Siediti.”
Mi giro in fretta. Potter ha i capelli ancora più arruffati del solito e gli occhi pieni di sonno. Sembra quasi un bambino.
“Ha-ha. Io ora esco di qui e mi allontano millemila ventordici bilioni di chilometri da te.”
Lui solleva le sopracciglia. “Esiste davvero quel numero?”
Sbuffo e comincio a sistemarmi al meglio i vestiti. Chissà cosa potrebbero pensare a vedermi in questo stato con quella sottospecie di vermicolo Potter.
“Lily…” torna alla carica lui. “Poche ore fa sei svenuta qui fuori, non so se te lo ricordi. Non puoi far finta di nulla. Stai male!”
“Per tutti i nargilli, Potter, sembri mio padre! Anzi, oddio, scusa, papà” aggiungo a me stessa. “Non volevo. Quale terribile offesa…”
“Non padre, semplicemente una persona che tiene molto a te. Lo vuoi capire o no? Mi sembra di avertelo dimostrato abbastanza”
“Ook, risparmiamelo, okay? Ci vediamo in giro, cià” dico, e con pochi passi veloci mi avvicino alla porta.
“Ti porto da Madama Chips”.
Faccio una smorfia inorridita. Non può farmi questo. Neanche lui è così stronzo. Si sa quanto io odi le infermerie.
Gli scocco uno dei miei famosi sguardi gelidi e sprezzanti (ehm, più o meno) ed esco in corridoio sbattendomi la porta dietro le spalle.
Mi accorgo subito di aver fatto una cosa idiota.
Dev’essere Potter che influisce negativamente con la sua sola vicinanza. Potevo chiedere alla Stanza di creare un passaggio vicino alla Torre dei Grifondoro. Invece sono qui, al settimo piano.
Davanti mi si prospetta praticamente tutta la scuola da attraversare con il terrore di Gazza e la sua stupida gatta.
Non faccio in tempo ad avanzare di un passo quando sento delle voci concitate che si avvicinano.
Poi riconosco una delle due voci, e m’immobilizzo.
Sento la porta dietro di me riaprirsi e le braccia di Potter portarmi al sicuro per la seconda volta nella giornata.
 
“…anche oggi. Devi smetterla di star dietro a quella feccia. E’ il momento che tu capisca. Hai fatto la tua scelta ormai, sai che Lui non sarebbe tanto contento se provassi a tornare sui tuoi passi” dice la prima voce. E noi due qui, schiacciati dietro la porta, di nuovo al buio, che riusciamo a distinguere perfettamente tutte le parole.
“Non intendo farlo.”
“Lo vedremo. Come ti dicevo, l’Oscuro Signore non è molto contento del tuo operato fino ad adesso. Sei troppo... Forse avresti preferito finire tra quei luridi nati babbani e quei schifosi traditori del proprio sangue.”
“Mai!” Questo è quasi un urlo. Sobbalzo, e stavolta non rifiuto l’abbraccio di Potter.
“Vedremo. Comunque conosci i tuoi compiti. Quello che Lui ci chiede può essere…” le voci si affievoliscono mentre i due si allontanano lungo il corridoio.
 
Sento del liquido scorrere lungo le guance. Mi passo un palmo sul viso e mi accorgo che sono lacrime.
E’ stata una paura, poi un sospetto, una supposizione.
Ora una certezza.
Severus Piton, il mio migliore amico fino a qualche mese fa, è un Mangiamorte.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Salve lettori… sempre che ne sia rimasto qualcuno.
E’ passato tanto di quel tempo che ho dovuto rileggermi gli scorsi capitoli da cima a fondo per poter proseguire la storia. In ogni caso un enorme scusa a tutti. Giustificazione: trasloco, scuola e mille attività extrascolastiche che mi hanno fagocitata.
In ogni caso ora cercherò di muovermi e aggiornare presto.
Sono però a corto di idee. Quindi, per evitare che la fanfiction finisca nel limbo di storie incomplete che detesto con tutto il cuore, aiutatemi. Recensione, messaggio privato, come preferite, fatemi avere qualche idea o consiglio.
 
Per chi dovesse seguirmi anche sull’altra mia long potteriana (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2021825&i=1) : aggiornerò a brevissimo anche lì (:
 
Un abbraccio a tutti,
Kylu

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Capitolo 5
*** Sala Comune ***


Lunedì salto le lezioni.
Non sono solo sconvolta psicologicamente: nonostante la mia fretta nell’uscire dall’infermeria, infatti,  il mio corpo mi prega di concedergli ancora un po’ di riposo.
Il braccio, guarito in poche ore grazie all’ossofast, si limita a pizzicare leggermente quando lo muovo, ma la testa pulsa ancora dolorosamente, e l’aver passato il resto della nottata di ieri in bianco inzuppando mezza tonnellata di fazzoletti non ha certo aiutato.
I miei pensieri sembrano coagulare oziosamente attorno a quella nuova consapevolezza. Che Severus sia… Non riesco nemmeno a pronunciare quella parola. Non collegandola al mio Sev, per lo meno.
 
L’Oscuro Signore non è molto contento del tuo operato fino ad adesso.
 
Affondo la testa nel cuscino trattenendo l’ennesimo singhiozzo.
Lily, ti sei concessa la tua dose giornaliera di debolezza, finiscila, mi dico scocciata con me stessa.
 
Forse avresti preferito finire tra quei luridi nati babbani e quei schifosi traditori del proprio sangue.
 
Quando sono entrata in punta di piedi in Sala Comune accompagnata da Potter cominciava appena ad albeggiare. Le tende tirate alle finestre del dormitorio non mi permettono di capire che ora sia, ma calcolo che tra poco le lezioni finiranno, e allora le ragazze mi raggiungeranno in dormitorio e mi costringeranno ad alzarmi, collegare il cervello e parlare.
Non so se essergliene grata o se odiarle per questo.
Finisco per riaddormentarmi.
Quando riapro gli occhi, il mal di testa è decisamente diminuito e mi sento finalmente riposata.
Sento Mary e Alice che discutono. Lo fanno spesso, e fa ridere, perché sono capaci di far apparire come litigio un semplice scambio di opinioni, anche quando le loro opinioni coincidono. Però sono gli unici momenti in cui Alice alza il suo tono di voce, e credo che le faccia bene.
“Sinceramente sono preoccupata. Non può essere solo la botta.”
“Madama Chips aveva detto che già ieri sera sarebbe stata come nuova…”
“ Doveva restare in infermeria, per quanto odi quel posto”
“A meno che non c’entri quello là” le interrompe Emmeline. “Non dovevamo lasciare che fosse quel cerebroleso di James ad andarla a prendere.”
Avverto un’immediata ondata di ammirazione e affetto sconfinato per Emmeline. Lei è praticamente l’unica ragazza – oltre la sottoscritta, ovviamente – a non adorare Potter l’Idiota come se fosse un’emanazione diretta di Dio protetta dai quattro Fondatori e a capo della squadra speciale Auror, o qualcosa del genere.
Per un attimo mi scordo di Severus e scoppio in quello che è una via di mezzo tra uno sbadiglio e una risata soffocata.
Le ragazze si precipitano subito da me, la preoccupazione negli occhi.
“Lil, tesoro, come stai?” chiede Emmeline, mentre Alice mi sorride e mi stringe una mano tra le sue. Mary mi guarda con un’espressione fintamente esasperata. “Era ora che ti svegliassi, sfigata di un ghiro che non sei altro!”. Poi si butta accanto a me nel letto e mi scompiglia i capelli con una mano.
“Sto bene” rispondo intanto io. “Ero solo K.O. Ora va una meraviglia. Tranquille”.
Sono veloce a mentire quando serve, perfino alle mie migliori amiche. Non che le bugie mi si addicano, ma se è per far stare tranquille loro…
Emmeline parla. Alice parla. Io parlo. Mary tace. Decidiamo di andare a fare un giro nel parco e poi affrontare il tema di pozioni. Parliamo ancora. Mary tace. Mary non sta mai zitta. Perché ora si?
“Emmy, Ali, andate a chiamare anche i ragazzi? Noi vi raggiungiamo giu al solito posto” dice infine, prendendo finalmente parola.
Le altre annuiscono, ci salutano ed escono. Di colpo è silenzio, e davanti agli occhi di Mary il mio finto sorriso può finalmente svanire.
Lei non fa domande. Si gira verso di me e mi abbraccia. Io mi sciolgo di nuovo in lacrime, ma questa volta c’è qualcuno a condividerle con me. Sento che anche Mary sta piangendo, soffre per me e con me ancora prima di sapere cosa è successo. Lei è così: prova le emozioni ancor prima di comprenderle. Fa parte del suo essere estremamente impulsiva.
Mary è la mia migliore amica, capisce sempre di cosa ho bisogno, e sa aspettare.
Dopo un ultimo singhiozzo mi sciolgo dall’abbraccio e la guardo negli occhi.
“Sev… Sev è davvero un Mangiamorte. Io mi sono sempre sbagliata e voi avevate ragione. Voi avevate ragione e io sono così stupida, così stupida…”
“Shh” mi fa Mary,  scostandomi i capelli dalla fronte come farebbe una mamma. “Va tutto bene, Lil, tutto bene. Raccontami tutto, dall’inizio”.
E così passo il quarto d’ora successivo ad aggiornarla sulla scommessa con Potter, il mio malore appena uscita dall’infermeria la sera prima, la Stanza delle Necessità, e Severus, Severus con quel discorso, Severus che stava prendendo la strada sbagliata e io non l’avevo aiutato, e ora mi sentivo così in colpa, così in colpa…
Mary ascolta in silenzio, senza giudicare.
Quando finisco sono esausta.
Lei aspetta che mi sia calmata, poi dice semplicemente: “Lily. Usa il cervello. Non è colpa tua, e in ogni caso le cose possono ancora cambiare. Ci sono persone che fanno le scelte giuste e altre che che fanno quelle sbagliate, ma non si è mai buoni o cattivi di natura. Mocciosus – okay, d’accordo, Severus – beh, lo sai che non lo posso sopportare, ma se era amico tuo un po’ di cuore ce lo deve avere da qualche parte. Puoi ancora salvarlo, c’è sempre qualcosa che si può fare. Sempre”.
Io la fisso. Da quando Mary è diventata così saggia?
Improvvisamente mi accorgo che Mary sta cambiando. Il suo sorriso, seppur aperto e sincero, sembra stanco. Era sempre stata magra, ma ora persino i tratti del viso sembravano fragili, come se bastasse un soffio di vento per dissolverli.
“Okay” dico ostentando tranquillità. “Ora parliamo di te”.
“Sto bene” dice subito Mary, lo sguardo improvvisamente sfuggente.
“E io sono figlia della piovra gigante. Mary, ti prego”
“Lily… Gli altri ci aspettano, muoviti”
“Io non mi muovo finché non mi spieghi che succede! Io ti ho raccontato tutto, ora tocca a te” sentenzio io.
Mary si alza, si passa una mano tra i capelli scompigliati, poi si avvia verso la porta del dormitorio.
“Non ora, Lily”.
 
                                                                       *
“James, hai sentito Emmeline e Alice, ci aspettano, muoviti” mi richiama Remus. Il solito precisino, secchione e pignolo Remus.
Visto da questo punto di vista, uno potrebbe anche chiedersi cosa ci fa tra i Malandrini, bravo ragazzo perso dietro a noi due sbandati.
“Non vorrai far aspettare la Evans” aggiunge.
Io mi limito a sbuffare e passarmi una mano tra i capelli. Lui si acciglia. Anche senza legilimanzia, posso leggere il suo pensiero come se fosse scritto sulla sua fronte.
James che non scatta in piedi, non si innervosisce, non fa nulla di estremamente stupido ed insensato nonostante io abbia nominato Lily?
Lunastorta è l’unico tra noi a chiamare Lily per nome. Cioè, l’unico che lo possa fare senza beccarsi una fattura.
“Ramoso, o muovi il tuo stupido didietro da quella poltrona o giuro che ti faccio arrivare in Sala Grande a calci di ippogrifo” mi dice Sirius con dolcezza.
“Ehi, sono pur sempre James Potter. Il mio fondoschiena è comunque un meraviglioso fondoschiena” osservo io in automatico. Poi sbuffo ancora, buttando la testa indietro.
“Trentaquattro” dice Remus.
“Non ti chiedo cosa, tanto me lo dirai comunque.”
“E’ la trentaquattresima volta che sbuffi. Ti stai trasformando nell’Hogwarts Express.”
“Oppure sta pensando ad una rossa di nostra conoscenza” ride Felpato.
“Dov’è Minus?” chiedo io, un po’ per zittire quei due idioti che si suppongono essere i miei migliori amici, un po’ per vera curiosità.
Remus si acciglia leggermente, il che gli conferisce un’aria da vecchio professore annoiato. Rüf da vivo dev’essere stato più o meno così.
“Non lo vedo da pranzo, in effetti”.
“Sarà a racimolare una “S” da qualche insegnante” commenta Sirius.
“Bene, vado a cercarlo” dico io, alzandomi.
Sono di un umore talmente insolito che gli altri due si zittiscono e si scambiano un’occhiata significativa.
“Ramoso, cosa…”
“Niente” taglio corto io. “Andate voi dalle ragazze e dite che vi raggiungo dopo aver trovato Minus. A dopo”
Sirius mi guarda storto. So che ha capito, ma so anche che non proverà a fermarmi.
Esco dal dormitorio.
Non è da me. Non è per niente da me.
Non credo che i miei amici mi abbiano mai visto prima di oggi rimanere così serio per più di quattro secondi.
Mi avvolgo nel mantello dell’invisibilità e scivolo silenziosamente attraverso la Sala Comune.
In giro per la scuola c’è un Mangiamorte. Anzi, ce ne sono come minimo due. Probabilmente Lily mi odierebbe se sapesse cosa ho intenzione di fare – ma mi odia in ogni caso, no? E comunque lo faccio per lei.
Devo trovare Mocciosus. Trovarlo e scoprire le sue intenzioni da schifoso doppiogiochista.
E poi beh, ho giusto in mente un paio di incantesimi freschi di invenzione che necessitano una cavia...
Perché Mocciosus non è solo un Mangiamorte: è una sottospecie di vermicolo vomitato da un Cornoricco Sciattone (o come si chiamano) che ha fatto star male Lily.
Sono già fuori dalla Sala Comune quando compare Sirius.
“Ramoso, togliti quel mantello, so perfettamente che ci sei. Pensavi davvero di andare a caccia di Mangiamorte da solo?”

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Capitolo 6
*** Sotterranei ***


Potter non c’è.
Siamo tutti seduti sotto il solito albero in riva al fiume da una buona mezz’ora, e Potter non c’è.
Alice e Remus stanno chiacchierando dell’ultima riunione del club di Trasfigurazione. Che cosa da secchioni.
Mary giocherella nervosamente con un bottone della camicia, Emmeline è sdraiata a pancia in giù a leggere un libro.
Potter non c’è.
Ovviamente, noto la sua assenza solamente per la pace che da essa deriva.
Ovviamente.
“Remus, ci vuoi dire dove porco Salazar sono andati a ficcarsi gli altri?”
La pazienza di Mary è come la modestia di Potter: inesistente.
Io alzo gli occhi e fisso Remus, che arrossisce e si gratta il mento.
Lo capisco da qui: sta per raccontare una balla.
“Te l’ho detto. Sirius doveva finire una ricerca di Erbologia e James è andato a cercare Peter, che non si sa dove sia finito.”
Mary sbuffa.
Io inorridisco.
Possibile che non mi fossi nemmeno accorta di Sirius e Peter?
Ovvio, eri troppo concentrata su Potter!
    Figuriamoci! Io, concentrata su Potter. Piuttosto mi faccio tre turni di punizione con Gazza.
Si, si. Intanto non ti eri nemmeno accorta che il ragazzo di Mary non c’è. La verità è che da quando avete dormito insieme nella Stanza delle Necessità non te lo togli più di mente…
    Dormito insieme? Dormito insieme?! Ero praticamente in coma quando mi ci ha portata e mi sono messa a sclerare appena mi sono resa conto di essere in quel letto con lui!
Oh, fantastico. Ora mi metto pure a litigare nella mia stessa testa?
No, no. E’ solo che tra quello che è successo ieri e oggi la mia stupida parte emotiva ha recepito irrazionalmente un nuovo modo di vedere Potter.
Devo incontrarlo e ricordarmi che non è Potter, è Idiota Potter.
“Si, certo, Sirius che fa una ricerca. Lupin, se devi dire una cazzata, per lo meno raccontala bene” dice Mary con aria annoiata.
Ma quando Mary usa il cognome per chiamarti, sai di essere nei guai.
“Ragazze!” Emmeline rompe la tensione prima che Remus abbia il tempo di rispondere.
“Mi sono dimenticata di dirvelo… Prima è venuta a cercarmi la Stephen e mi ha chiesto se sabato sera ci andrebbe di partecipare ad una festicciola. Da quel che ho capito, una cosa da poco, giusto così, tra amici”.
La Stephen è una ragazza del sesto anno Grifondoro che ha avuto più ragazzi in un mese di quanti io e Alice insieme ne abbiamo avuti in tutta la vita.
Emmeline è sempre così piena di entusiasmo per questo genere di cose.
Io preferirei una full-immersion di cinque ore di Storia della Magia.
Decido di farglielo capire prima che si metta in testa strane idee.
“Emmy, l’ultima volta che la carissima Stephen ci ha invitato ad una “festicciola così, tra amici” nel suo dormitorio sono tornata in stanza alle quattro e mezza di mattina con Mary che vomitava l’anima e tu che piangevi a dirotto in piena sbornia” le ricordo.
“Oh, ma questa volta non è nel suo dormitorio. Sarebbe nella Stanza Necessità” risponde lei, ignorando deliberatamente il resto delle mie contestazioni.
La Stanza delle Necessità.
Un letto di legno chiaro sotto una finestra incantata, io che mi sveglio con le braccia di Potter che mi stringono…
Ma. Cosa. PER MERLINO. Sto. Pensando?!
Mi alzo di scatto.
“Vado a cercare Potter” dico.
Emmeline si interrompe a metà del suo blaterale sulla fantastica festa che ci prospetta.
Mary si tira su a sedere in un nanosecondo e mi fissa senza alcuna espressione, come solo lei sa fare.
Alice scoppia a ridere pensando ad uno scherzo.
Remus mi guarda come se avessi un Ricciocorno schiattoso al posto dei capelli.
“Ehm. Lils? Sei sicura di stare bene?” mi chiede Alice.
“Ovvio che sto bene. Vado a controllare se per caso qualcuno mi abbia preceduta nel piacevole compito di liberare Hogwarts da un individuo fastidioso” rispondo, raccogliendo tutta la dignità che riesco a recuperare.
Silenzio.
“…‘Individuo fastidioso’?” fa Emmeline, l’incertezza nella voce.
“Niente ipocrita celebroleso…” comincia Remus.
“…o spregevole essere problematico…” continua Alice.
“… o ameba sociopatica decerebrata?” conclude Mary.
Io arrossisco.
“Quelle sono espressioni descrittive ormai sottointese”.
Mi alzo e mi avvio verso il Castello.
 
 
 
Sirius ed io scivoliamo silenziosi per i corridoi, stretti sotto il Mantello dell’Invisibilità.
Io mi assicuro che il Mantello continui a coprirci completamente, mentre Sirius tiene tra le mani una pergamena spiegata, prototipo di un nostro fantastico progetto: la Mappa dei Malandrini.
“Dietro l’angolo” mormora Sirius, indicando un puntolino sulla mappa.
Il minuscolo cartiglio che accompagna il puntino in movimento indica il nome di Severus Piton.
Ci addossiamo alla parete mentre in fondo al corridoio compare una macchia nera di capelli unti e vestiti lisi.
Non ho idea di cosa Lily possa trovare in questo tipo.
Cammina curvo in avanti, il naso adunco piegato verso il pavimento. Provo un moto di disgusto per questo coso, ossuto e molliccio insieme.
Mary ha spesso riferito a me e Sirius degli accenni di Lily al fatto che se solo conoscessimo la storia di Sev, se sapessimo cosa ha dovuto e cosa deve tutt’ora passare, non lo chiameremmo “Mocciosus” e lo guarderemmo con rispetto e compassione.
Dubito fortemente.
Nemmeno la persona più filantropica di questo mondo potrebbe stimare quel coso se lo avesse guardato una volta di troppo… ovvero la prima.
...Filantropica?
Ridacchio tra me e me.
Dev’essere la cattiva influenza di Lunastorta che mi porta a parlare come una finocchietta secchioncella.
Ora Mocciosus è abbastanza vicino da far notare il tremito nelle sue mani unticce, il suo sguardo… spaventato?
Ma io ho ancora impresse nella memoria le sue parole dell’altra sera.
E le lacrime di Lily.
Non provo alcuna pena per lui.
Sono una brutta persona?
Lily direbbe di si. Ovvio.
Sirius ed io lasciamo che si allontani di una decina di passi, poi ci muoviamo, con la sincronia che solo i fratelli possono avere, e cominciamo a seguirlo.
 
 
Giro per il Castello da mezz’ora, e dell’Idiota Potter ancora nessuna traccia.
In ogni caso, camminare mi fa bene, e mi dà il tempo di riflettere.
Che settimana che mi si prospetta.
Da recuperare tre giorni di studio, con i MAGO che si avvicinano.
Quella stupida festa a cui – lo so già- verrò trascinata da Mary e Emmeline
Devo capire cosa sta succedendo a Mary, sempre più magra e pallida.
Bisogna cominciare ad organizzare la festa a sopresa di Alice e assicurarsi di invitare un certo Paciock di sua conoscenza.
E ho la scommessa in ballo con quel deficiente approfittatore di Potter.
Non faccio in tempo ad escogitare altri insulti che, lupus in fabula come sempre, sento la sua voce raggiungermi da un corridoio vicino.
Velocizzo il passo e giro un angolo, in tempo per vedere una scarpa scomparire nel nulla.
Oh, quel Mantello. Sarebbe un oggetto magico così fantastico, se non fosse in mani così puerili, ignoranti e teppiste.
Trattengo il respiro e riesco a captare nuovamente il sussurro di Potter.
Una risatina in risposta: Black dev’essere con lui.
Scuoto la testa, esasperata. Che hanno in mente quei due cretini questa volta?
Comincio a seguirli, contando sul fatto che il loro quoziente intellettivo medio pari a meno uno non consenta loro di accorgersi di me.
Mi rendo conto che ci stiamo dirigendo verso i sotterranei.
Staranno andando nelle cucine a scroccare cibo agli elfi, come al solito.
Sto già per tornare sui miei passi e lasciare quei due ai loro stupidi affari, quando sento un forte scoppio e rumori di colluttazione. Poi una voce – Potter.
Corro in direzione del rumore, e la scena che mi si presenta davanti mi lascia per un attimo sconvolta.
 
 
Sirius ha provato a fermarmi, ha provato a spiegarmi che dovevamo avere prove per accusare Mocciosus prima di attaccarlo in qualche modo.
Ma la maniera in cui mi stava davanti, pensare che quel sudicio verme era il migliore amico di Lily e ne ha tradito la fiducia…
Non ce l’ho fatta.
Un levicorpus, poi qualche altro colpo di bacchetta per fermare quello schifo di Serpeverde.
Mi scosto i capelli dalla fronte. Il gioco ormai è fatto.
Mi avvicino a lui.
“Ora tu mi spieghi cosa stai facendo qui. E mi dai un motivo per non picchiarti a sangue, o giuro che lo faccio, Mocciosus”.
I suoi occhi d’un nero slavato analizzano ogni angolo, in cerca di un modo per salvarsi il regale fondoschiena serpeverde.
Poi il suo sguardo si ferma dietro di me, e le sue pupille si dilatano.
Mi giro a mia volta.
Lily è in piedi a pochi metri da me, lo sconcerto sul viso.
Presto la sua espressione si trasforma in pura rabbia.
Percorre a passo spedito il poco spazio che ci divide, e il colpo arriva inaspettato.
Oh, sa mirare bene, la ragazza.
Mi tengo il viso, imprecando in cinque lingue diverse, e con la coda dell’occhio vedo Sirius che si toglie il Mantello di dosso e afferra Lily per le braccia.
“Per Merlino, quanto fai schifo! Liberalo ORA o io giuro, GIURO che sette anni di istruzione magica si tradurranno in Maledizioni senza Perdono, Potter!”
Il rimbombo nel corridoio rende le sue parole ancora più minacciose.
“Quando avrai finito di usarmi da Punchball, forse ti renderai conto che stavo solo seguendo Mocciosus per scoprire cosa…”
“Ah, questo si chiama seguire. SEGUIRE! Appendere la gente al soffitto e chissà cos’altro avresti fatto si chiama seguire, adesso! LIBERALO. ORA!”
“Non gli avrei fatto NIENTE, per Godric, calmati! Voglio solo scoprire cosa fa un piccolo, schifoso Mangiamorte come lui in giro per il cas-”
“CHIUDI QUELLA BOCCA POTTER! LASCIALO STARE!”
“Lily, ti sei già dimenticata cosa hai sentito giusto questa notte? E’ un MANGIAMORTE, Lily! Se per UNA VOLTA nella tua cazzo di vita mettessi da parte i tuoi pregiudizi nei miei confronti, potresti capire che FORSE per UNA VOLTA non stavo facendo cose da sborone arrogante, ma stavo cercando di fare qualcosa di buono!”
Lily smette di dimenarsi.
E
per la prima volta
mi guarda
davvero.
 
Sirius estrae la bacchetta e la punta verso Mocciosus, che scivola a terra con un gemito.
Si risistema i vestiti, poi improvvisamente estrae la bacchetta, e in un attimo me la ritrovo addosso.
“Sev” rantola Lily.
Si schiarisce la voce e riprova.
“Sev, non fare stronzate. Ti prego”.
Severus la guarda.
“Non prendo ordini da una sporca Mezzosangue che sbava dietro a Potter”.
Faccio in tempo a vedere una testa tonda e bionda che compare da dietro l’angolo.
Due occhietti che scrutano scioccati la scena dalla penombra.
Poi di nuovo niente.
La bacchetta di Mocciosus mi preme sotto il mento.
Una luce rossa, e tutto si fa buio.
 
 
 
 
 
ANGOLO SCRITTRICE
Non odiatemi, vi prego.
Nel caso – giustamente improbabile – in cui fosse rimasto qualcuno dopo… Quanto? Un secolo.
Beh, non mi resta che giurare, GIURARE, che questa volta mi impegnerò a dare un seguito a questa storia – come alle mie altre long in sospeso.
Passando al capitolo: è più lungo del solito, e le prossime volte manterrò questa lunghezza, ora che ho preso il via.
IMPORTANTE: Piton. Non bollatelo subito come “malvagio”, prendete in considerazione gli altri dettagli inseriti nel capitolo, per favore. Ci tengo a rendere decentemente la psicologia che, secondo me, sta dietro al suo fantastico personaggio.
Un grazie a chiunque sia arrivato a leggere fin qui.
Vi prego di lasciarmi scritto cosa ne pensate.
A presto, prometto.
Kylu

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Capitolo 7
*** Camini e discorsi ***


La prima sensazione che avverto è un dolore pulsante alla testa.
La seconda è un peso sulla gamba. Ahi.
Apro gli occhi. Per un attimo vedo un milione di puntini neri ondeggiarmi davanti, poi focalizzo un ambiente familiare. L’infermeria.
E una testa di capelli rossi in fondo al mio letto.
“Piccolo giglio?” chiamo con voce roca.
Lei si riscuote, e presto i suoi occhi meravigliosi sono nei miei, preoccupati.
Oh, è così magicamente stupendo.
Preoccupati…
Non arrabbiati, non schifati, non pieni di rimprovero come al solito.
“Potter! Sei sveglio, per Merlino!”
“Consatazione intelligente. Senti, piccolo giglio…”
“Oh, eravamo tutti così preoccupati, voglio dire, ovviamente ho riconosciuto lo schiantesimo di Severus, ma non sapevo quanto- ”
“Piccolo giglio?”
“…E poi Sirius lo ha mezzo tartassato di incantesimi finché lui non è scappato via, credo che ora sia nel suo dormitorio, non so proprio cosa-”
“LILY.”
Finalmente si ferma e mi guarda.
Vedo già nei suoi occhi che si aspetta una mia stupida battuta. Ne ha bisogno, forse.
Il mio è, modestamente parlando, uno di quegli umorismi così fantasmagorici da saper sollevare il morale generale in qualunque situazione.
Aggrotto le sopracciglia. “Fantasmagorico” è una parola, vero?
“Lily, per quanto sia sicurissimo che le mie fantastiche gambe siano più comode di una qualunque sedia imbottita dell’infermeria e del mondo intero, mi si stai bloccando la circolazione. Potresti spostarti, tipo, tra le mie braccia, se ti va…”
Lily si alza di scatto e si allontana di due passi, come se si fosse scottata.
  O meglio, mi correggo, come se si fosse ricordata che il fuoco brucia.
Per un attimo mi guarda malissimo, poi sembra rilassarsi.
“Come ti senti?”
“Come se un grosso, viscido vermicolo Mangiamorte mi avesse affatturato in un vile gesto degno della sua nobile casata” rispondo.
Nah, suona troppo serioso.
“Voglio dire. Chi altro se non una testa di Nargillo avrebbe volontariamente rischiato di rovinare il mio meraviglioso viso?” aggiungo.
Così va meglio.
Lily storce la bocca, ma non dice nulla. Probabilmente non ritiene opportuno litigare con un tipo che si è appena fatto schiavellare la testa dal suo ex migliore amico.
Neanche se quel tipo è il suo adorato tesoro, alias io.
Poi mi viene in mente una cosa.
“Lily, tu odi stare in infermeria” osservo.
Lei alza le sopracciglia. “E allora?”
“E allora, sei di tua volontà in un posto che non ti piace per stare con me?”
“Ero pronta a festeggiare la tua dipartita” risponde lei buttandosi i capelli su una spalla con fare altezzoso.
“La mia che?”
“Dipartita, Potter. Quella cosa che rischi ogni volta che mi chiami ‘piccolo giglio’ o mi chiedi di uscire.”
Scoppio a ridere. “Magari in classe facessero esempi così pratici! Comunque, sul serio, puoi andare via, giuro che non vado a cercare Mocciosus, se è questo che ti preoccupa”
“Non chiamarlo Mocc…” comincia, per abitudine, poi si ferma e sospira. “Black viene qui tra poco, così me ne vado.”
“Ma decidere di chiamarci per nome, una volta tanto?”
“No.”
“Oh, giusto, solo Mocciosus ha il privilegio di essere chiamato con il suo disgustoso nome…”
“Smettila di dirgliene su.”
“Cosa? Lily, il tuo fantastico amichetto mi ha schiantato in un corridoio buio senza che avessi pos-”
“Non l’avrebbe fatto se tu non l’avessi seguito!”
Oh. Questo fa male. Pensavo che avesse capito, prima.
   Per la prima volta mi ritrovo a pensare che forse, davvero, io e Lily non siamo fatti per stare assieme.
Io sono fantastico, intelligente, oggettivamente bellissimo e simpatico come pochi altri. E lei è la ragazza per me.
Ma magari io non sono il ragazzo per lei.
“Va’ da lui, allora” le dico con aria impassibile. “Va’ dal tuo Sev-sev, ti starà aspettando, povero piccolo cucciolo spaventato dal brutto e cattivo Potter…”
Lei alza il mento, combattiva come sempre, e so che non sarà una bella scena.
Non può semplicemente arrossire e sorridere timidamente come le altre ragazze?
No.
E’ anche questo che mi piace così tanto di lei.
“Bene” dice, e la sua voce vibra di indignazione. “Bene. Sai cosa? La nostra scommessa finisce qui”.
Ehm. Non era decisamente la reazione che mi aspettavo. Che diamine centra la scommessa adesso, per Morgana?
Poi capisco.
E’ che per me è così naturale cercare di starle vicino, guardarla, da dimenticare che non fosse per quella scommessa non staremmo nella stessa stanza al di fuori delle lezioni scolastiche obbligatorie.
“Ah. Ora è chiaro. Prima mi stavi venendo a cercare per quello. E anche ora… Sai cosa? Io non ho più parole. Ci rinuncio.”
Lei rimane semplicemente sbigottita.
“Ci… rinunci?”
Pondero l’idea di mentire e cominciare a fare il prezioso. Come dice quel proverbio babbano? In amore vince chi fugge…
“Lily. No, e lo sai. Solo che… Boh, forse non ne hai idea, semplicemente. E io non so come farti capire che oltre al coglione decerebrato che pensi che io sia, sono anche altro.”
Lei alza gli occhi al cielo e si avvia verso la porta con passo veloce. Madama Chips non c’è, forse è nel suo ufficio.
Prima di poggiare la mano sulla maniglia, però, esita, e si gira di nuovo verso di me.
“Forse lo so già” dice pianissimo.
Poi sparisce.
 
 
Chiudo la porta dell’infermeria e ci appoggio contro la schiena.
Che diamine di corno di Erumpent mi è saltato in mente di dirgli quella cosa?
Oh, perché la parte razionale della mia mente ogni tanto decide di trasferirsi alle Bahamas?
Sirius compare in fondo al corridoio, il solito sorriso furbesco dipinto in faccia. Tra i capelli neri perennemente disordinati, il ghigno arrogante e l’enorme egocentrismo che li caratterizza, lui e Potter potrebbero davvero essere fratelli.
“La dolce donzella si allontana dal capezzale del giovane eroe?”
Ecco, sono persino egualmente idioti.
“La brava donzella si allontana da un bimbo cretino per evitare di essere contagiata” rispondo alzando gli occhi al cielo “E si dirige verso lontani luoghi di pace e tranquillità.”
“E ove si collocherebbe tale loco ameno?” mi chiede con un nuovo sorriso. “Affinché io possa riferirlo al suddetto bimbo cretino… A quanto si dice, certe brave donzelle dovrebbero pensare due volte prima di certe scommesse…”
“Black! Te l’ha detto!” esclamo indignata.
Lui ride.
“Ovvio… Ma prima di rientrare per picchiarlo: Mary ti stava cercando. Ha detto che ti avrebbe aspettata in Sala Comune con le altre.”
“Ah, okay. Per questa volta la morte di Potter potrà aspettare, allora” rispondo, e me ne vado borbottando insulti su quel decerebrato dalla stessa utilità di un paramecio.
 
 
“Jami? Cosa hai fatto alla Evans, per le mutande della McGrannit?”
Sirius entra in infermeria pochi minuti dopo da quando è uscita Lily e si butta sulla sedia accanto al mio letto, per poi sprofondare le scarpe infangate nelle candide lenzuola.
“Oltre ad averla fulminata con il mio splendido sorriso e le mie migliori doti da cercatore figo e irraggiungibile?”
“Ha appena detto che tua morte poteva aspettare! E non ti chiama neanche più Idiota Potter! Comunque, ti ho portato una scorta di Cioccorane e pasticcini sgraffignati in cucina…”
“Come faccio a mangiare dopo che hai nominato le mutande della McGrannit, Felpato?”
“Oh, Ramoso, la mia sola aulica presenza scaccerà le terribili visioni della nostra Minerva in tang-”
“NO! Questo non lo puoi dire, sul serio, o sarò preso da spasmi tipo Peter davanti a del sapone…” rido, ma mi blocco subito, e guardo Sirius seriamente per la prima volta da… Da quanto? Un secolo, immagino.
“A proposito di Peter, Sirius… Vi devo parlare.”
 
 
 
E’ notte fonda, ormai.
Dal mio letto a baldacchino riesco a scorgere uno spicchio di cielo attraverso la finestra aperta.
Ho sempre amato guardare le stelle. E’ l’unico momento in cui smetto di essere la Lily energica, battagliera, e accolgo quella parte di me che ha poche occasioni di presentarsi durante la giornata.
Qui, al sicuro nel Castello, è così facile perdersi tra impegni, lezioni, pseudo-drammi adolescenziali.
E’ così facile, per esempio, dimenticarsi che là fuori il mondo magico si sta preparando ad una guerra.
Capisco che questa notte il sonno non verrà a farmi visita. Non importa. Posso saltare le lezioni anche domani.
Mi lascio sfuggire una risatina tra l’isterico e il divertito. Da quando Lily Evans non è più la brava studentessa diligente che è stata per sei anni?
Indosso una felpa sopra la maglietta del pigiama e infilo un paio di ciabatte che Alice ha lasciato accanto al letto. Poi esco dalla stanza in punta di piedi.
La Sala Comune è stata evidentemente già riordinata dagli Elfi. Le poltrone sono state risistemate accanto al fuoco, i libri abbandonati raccolti in pile sui tavoli, le pergamene arrotolate sparite. Le ultime fiamme del fuoco ormai morente rischiarano il camino.
E accanto ad esso…
“Minus? Che diamine fai lì?” esclamo sobbalzando.
Minus è inginocchiato accanto al fuoco, la bacchetta abbandonata sul tappeto.
Al suono della mia voce si alza di scatto e si irrigidisce, le pupille dilatate.
“Chi, io? No, mi era caduta una… Una piuma prima, e stavo controllando che non fosse sotto qualche sedia, perché non la trovo più…” mi dice, balbettando un po’ come suo solito.
“Si, okay, alle due di notte ti alzi per cercare una penna.”
“Non riuscivo a dormire, e allora ho pensato che… ho pensato…”
“Perché, Codaliscia, tu sai pensare?”
Sento alle mie spalle la voce di Remus.
Mi giro e gli sorrido. Mi chiedo, per l’ennesima volta, come faccia un ragazzo d’oro come lui a starsene con quei tre deficienti dei suoi amici.
“Oh, Remus” piagnucola Minus. “Stavo giusto tornando in camera per chiederti un favore. So che sei prefetto, ma non è che potresti lasciarmi andare a trovare James, adesso? Sirius non è più tornato e potrei cominciare a preoccuparmi…”
Lui alza le sopracciglia. “Ero convinto che Sirius fosse con Mary. Non è con lei?” mi chiede.
Io scuoto la testa. “Mary è in camera a dormire…”
“Allora, posso andare, posso?” fa Minus con la sua vocetta untuosa.
“Si, va bene. Ma fa’ in fretta e non farti beccare da Gazza, o darà la colpa a me…”
Minus annuisce e blatera qualcosa di incomprensibile, poi esce dal buco del ritratto.
Remus si volta verso di me.
“Non riuscivo a dormire” mi giustifico io, prima che me lo domandi. “Sono scesa per fare due passi o leggere qualcosa e ho trovato Minus… Non lo so” aggiungo. “Era così strano… Quando mi ha sentita ha fatto un salto e sembrava terrorizzato. Era inginocchiato davanti al fuoco, come se… come se…”
Spalanco gli occhi improvvisamente.
Remus si passa una mano sul viso e annuisce.
“Ascolta, Lily. Pensavamo di dirtelo domani. C’è qualcosa che non quadra con Peter. James ha raccontato a me e a Sirius che, appena prima di essere schiantato da Piton, ha visto per un attimo Peter dietro l’angolo. Come se avesse dovuto incontrarsi con lui ma, vista la situazione, se la fosse svignata.”
Io rabbrividisco.
“Eravamo d’accordo per stasera” continua lui. “Sirius è rimasto qui fuori. Se Peter avesse cercato – come ha fatto – una scusa per uscire… Beh, Sirius ha il mantello di James e in questo momento lo starà seguendo.”
“Non… non è possibile che stesse cercando di mettersi in contatto con qualcuno con la Polvere Volante, vero? Adesso, dico”. La mia voce risuona flebile e preoccupata. Non sembra nemmeno la mia.
“Non ne ho idea. Ma immagino che, a meno che Peter non stia davvero andando in infermeria, entro domattina sapremo qualcosa di nuovo.”
“Ma… Ma, voglio dire, Minus è nei Grifondoro, no? Anche ammettendo che… Cioè, voglio dire, lui dovrebbe essere uno… uno dei buoni, insomma.”
Posso sopportare – forse – l’idea che per esempio tra i Serpeverde ci siano delle persone orribili. Ma essere traditi da Minus sarebbe qualcosa di ancora più orribile.
Quasi quanto scoprire che il proprio ormai ex- migliore amico è un Mangiamorte.
Remus non risponde. Apre le braccia e io mi ci tuffo senza esitazioni. Perché lui si che è uno di quegli amici che non potrebbero mai farmi del male.
 
 
“Stai dicendo che quella schifosa mezzosangue ficcanaso della Evans ti ha visto?”
“N-no, non penso. Cioè, no. E' spuntata dal nulla mentre stavo per provare a mettermi in contatto con lui come mi avete chiesto di fare, ma io ho inventato una scusa e…”
“Sei un deficiente. Di UNA cosa dovevi occuparti, e solo perché utilizzare sempre lo stesso camino per scambi di informazioni così importanti sarebbe da idioti completi. Non credi che abbia sentito nulla, quindi?”
“No, no, non dovrebbe…”
“Potrebbe in ogni caso essere un pericolo. E in più è nata babbana…”
“C-cosa intendi di-dire?”
“Intendo dire, testa di schifo, che una Sanguesporco in meno non sarebbe un problema. Soprattutto se rischia di metterci i bastoni tra le ruote. Quanto detesto voi Grifocessi... Sempre ad occuparvi di cose che nemmeno riuscite a comprendere…”
“E… e quindi cosa dovrei fare, io?”
“Oh, penso tu abbia inteso perfettamente.”

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Capitolo 8
*** Feste e piani ***


“Pensavo al vestitino blu e bianco, sai, quello con le spalline a fiocco, ma non so che scarpe abbinare, avrei quelle bianche di vernice ma non so, hanno solo otto centimetri di tacco, vorrei osare di più…”

“Potresti provare quello rosso che hai usato quest’estate a Londra... O è troppo corto davanti?”

Quella. Stupida. Festa.

E’ sabato mattina e siamo in Sala Grande a fare colazione.

Prevedibilmente, il solo e unico argomento di conversazione concepibile per il corpo studentesco femminile del sesto e settimo anno è cosa si indosserà stasera.

Io mi limito a fissare la mia amata tazza di caffè.

Sarà la solita sagra di ragazze inviperite che mostrano il più possibile di cosce, petto e fondoschiena facendosi i complimenti a vicenda per poi insultarsi alle spalle.

“Allora, Lils?”

Sussulto e metto a fuoco i volti di Emmeline e Alice che mi fissano.

“Ehm… Scusate. Allora cosa?”

Emmeline alza gli occhi al cielo.

“Vestito blu e bianco o quello rosso?” mi ripete con il tono che si usa con una bambina scontrosa.

“Ehm… direi che in entrambi i casi ci sono più buchi che stoffa, per cui non c’è una grande differenza…”

“Lily! Tu e la moda non andrete mai d’accordo” sentenzia indignata.

“O forse lei non ha bisogno di pensare troppo a cosa indossare per apparire presentabile” le dice Mary ad alta voce con un sorriso, comodamente sdraiata su una panca dall’altra parte del tavolo. Emmeline le tira addosso il bicchiere da cui ha appena finito di bere il suo succo di zucca.

Io mi verso la terza tazza di caffè.

“I ragazzi vengono?” chiede Alice ad Emmeline con la sua voce cauta e sottile.

“Mi hanno detto di sì, ma che arrivano dopo. Non ho capito bene cosa avessero da fare…”

“Devono fare riunione straordinaria dei Malandrini” la interrompe Mary, prendendo a dondolare i piedi oltre la panca e controllandosi le doppie punte. “Me l’ha detto Sirius. Sapete cosa? Credo proprio che mi taglierò i capelli”.

“Riunione straordinaria?” chiede Alice.

“Tagliarti i capelli? Ma no! Sono così belli e biondi e lunghi!” si lamenta Emmeline.

“Appunto, sono noiosi” risponde Mary.

Io mi scambio uno sguardo esasperato con Alice. Mentre le altre due discutono del fatto che “per lo meno ti accompagno dal parrucchiere a Hogsmade”, le rispondo.

“Hanno detto che intendono scusarsi ufficialmente con Peter per aver sospettato di lui. Quando l’altra sera Sirius lo ha seguito e Peter se ne è accorto, ci è rimasto malissimo…”

“Ma che ne sanno che dopo che l’ha lasciato andare non sia andato… Insomma, non abbia fatto quello di cui lo sospettavano?”

“Potter ha detto che è andato a trovarlo in infermeria ed è stato con lui per un po’… E dopo nemmeno un’ora è tornato in Sala Comune.”

“Va bene, va bene. Scusami, non è da me sospettare” dice abbassando gli occhi.

“Tranquilla, Ali. Anche io ero dubbiosa… Però, voglio dire, sono affari dei Malandrini, e anche Potter ha detto che…”

“Qualcuno ha detto Potter, Lils?” dice Emmeline, tornando a prestare attenzione a noi. “Chissà com’è che questa settimana mi è sembrato di sentirtelo nominare, boh, giusto un paio di volte…”

“O forse cinque sei…” aggiunge Mary.

“O due volte al giorno…”

“O tre volte all’ora…”

“Smettetela!” le interrompo, arrossendo di botto… Per la rabbia, non per altro. Quella sottospecie di bambino troppo cresciuto con un ego più grande dell’Himalaya ha passato tutta la settimana ad impormi la sua molesta presenza… Questa è la prima ora di pace da, boh, quello che mi sembra un secolo.

“Sapete perfettamente che se non fosse per quella stupida scommessa non lo vorrei più vicino di un cumulo di vermicoli morti masticati da uno Schiopodo Sparacoda” aggiungo, quasi pregandole di ricordare che io sono LILY EVANS, e la suddetta LILY EVANS ha come definizione sul vocabolario “odio James Potter”.

Non mi piace il sorrisetto di Mary.

E’ lo stesso che aveva quando ho raccontato a lei e le altre della scommessa.

Come se credesse di saperla lunga…

“Mary, invece di appuntarti quel sorrisetto stupido in faccia, perché non mangi qualcosa?” chiedo con calma, accennando con la mano al suo piatto ancora lindo e pulito.

Sono più che mai decisa a scoprire cosa c’è che non va in Mary. E se non me lo vuole dire, lo scoprirò da sola.

“Non ho molta fame” dice Mary, e vedo la sua espressione cambiare improvvisamente dallo scherzoso al diffidente.

“Qualcosa devi mangiare, Mary” mi viene in aiuto Alice. “Oggi sarà una giornata lunga. Una fetta di pane? Guarda, ci sono i tuoi biscotti al cioccolato preferiti!”

“Ho detto che non ho fame! Ci vediamo ad Hogsmade” sbotta. Prende la sua borsa e si allontana di fretta verso l’uscita della Sala Grande.

Mi giro verso Emmeline ed Alice. Il mio sguardo perso si riflette nei loro.

 

***

 

L’aria oggi è particolarmente fresca. L’inverno già si preannuncia e sovente le foglie si…

No, okay, non sono nato poeta.

Ma ultimamente, non so, insomma, vi eravate mai accorti che il mondo ha tutta questa magicità intrinseca? No aspetta, intrinse…che?

Ah, il mio cervello corre persino più veloce di me su una scopa.

Anche se naturalmente non è così stupendamente bello da vedere.

Sirius, Peter, Remus ed io – già fuori dall'infermeria grazie ai miei occhioni migliori – siamo stravaccati all'ombra del nostro albero preferito, il salice che da sette anni ci accoglie quando la giornata è bella e stare chiusi in dormitorio è un peccato.

Abbiamo deciso di anticipare a questa mattina la nostra riunione straordinaria per poter andare alla festa questa sera.

Io e Felpato abbiamo appena finito di scusarci con Coda per la faccenda di ieri.

Ovviamente ci sentiamo da schifo, nonostante le scuse. Dubitare dei propri amici... quanto posso essere caduto in basso? Io, che morirei dieci volte piuttosto che tradire uno di loro. Minus è dei nostri.

E poi, guardatelo... Lì che ci fissa ammirato con quegli occhietti acquosi... Ingenuo Peter, come potresti mai pensare di andare contro i tuoi unici amici?

“James, c'è il tuo esplosivo amorino a ore sei” fa Sirius.

Perdo qualche secondo a chiedermi dove siano le ore sei su un orologio e poi mi giro lentamente, facendo come per passarmi una mano tra i capelli e poi bloccandomi alla vista di Lily, fintamente sorpreso.

“Piccolo Giglio! Dolce luce dei miei meravigliosi occhi, la lontananza dalla mia incantevole persona era una fardello troppo pesante da sopportare, suppongo...”

Lily continua a camminare alzando platealmente gli occhi al cielo. “Supponi male, come sempre, Potter. Taci. Sirius” continua poi, piazzandosi di fronte al mio migliore amico con il suo consueto, incantevole fare minaccioso. “Io e te dobbiamo parlare”.

Felpato le rivolge quel sorriso che ci caratterizza.

“Se ti serve l'orario completo di James, il suo numero di scarpe o un consiglio sul suo regalo di Natale puoi chiederlo direttamente a lui, Evans” le dice.

Lei nemmeno lo affattura, e questo mi preoccupa. C'è evidentemente qualcosa che non va.

“Dobbiamo parlare di Mary”.

 

***

 

“...E ricordate di cominciare a chiedere in giro chi ci starebbe per una festa a sorpresa la settimana prossima. E ovviamente assicuratevi che non dicano nulla ad Alice!”

“Emmeline, me lo hai ripetuto un centinaio di volte” le risponde Mary tranquillamente. “Dimmelo la centounesima volta e giuro che ti trovi la piovra gigante nel letto stanotte.”

“Se ne usciamo vive” commento io, laconica. Siamo arrivate davanti alla Stanza delle Necessità.

E' ancora presto, sono circa le otto di sera. E' fondamentale che ci si ritrovi prima del coprifuoco, in modo da non aver nessun tipo di problemi. Per tornare nelle Sale Comuni a notte inoltrata, invece, basta chiedere un passaggio alla magia della Stanza.

Non avevo intenzione di venire. Pagherei venti galeoni per essere in questo momento sprofondata in una poltrona davanti al fuoco o sul letto a finire di recuperare la montagna di lezioni perse a inizio settimana.

E invece, secondo il fantastico piano escogitato oggi con Sirius e Remus, mi trovo con Mary ed Emmeline al settimo piano. Alice doveva andare al dormitorio dei Tassorosso a prendere sua cugina, che non era mai stata ad una festa del genere prima.

Quanto la invidio!

Quello su cui punto è, mentre aspetto che Sirius faccia ubriacare Mary per poterle cavare fuori quella verità che vuole tenerci nascosta, di trovare un posticino isolato e prendermi il tempo di pensare.

Stanno succedendo troppe cose ultimamente, e nessuna sembra risolversi.

Severus non si fa vedere alle lezioni e io non ho ancora avuto modo di parlargli – o di lanciargli una maledizione, non lo so – , per esempio.

“Lils, io te lo ripeto, se entri conciata così alla festa ti rideranno dietro fino al polo nord” sentenzia Emmeline.

Guardo in giu. Cosa c'è che non va? Okay, non sono letteralmente agghindata a festa, ma...

“Per lo meno potevi cambiarti la gonna della divisa...”

“O metterti un paio di scarpe decenti...”

“E evitare quella camiciona orribile...”

“Ehi” protesto io, offesa. “Non è orribile. E' una vecchia camicia di papà, è comodissima! E' solo un po' larga... e, si, ehm, sformata... e...”

“E orribile, appunto. Ma come vuoi, ormai siamo qua. Entriamo” conclude Mary.

Chiudiamo gli occhi e camminiamo tre volte davanti alla porta, Mary ed Emmeline dall'alto dei loro tacchi a spillo. Emmeline alla fine si è decisa per il vestitino rosso, la minigonna che le lascia completamente scoperte le gambe. Mary indossa invece un vestito nero decorato a pailettes e con uno scollo sulla schiena particolarmente notevole.

La porta si materializza e noi entriamo.

Per un attimo vengo colta da un flashback di una stanza accogliente con un semplice letto di legno chiaro sotto una finestra luminosa...

No, Lily. NO.

Poi mi riscuoto e mi guardo attorno in mezzo alla massa di persone e alla musica assordante.

La Stanza ha dato il meglio di sé: davanti a noi si apre una sala enorme immersa nella penombra, quasi completamente occupata da una pista da ballo illuminata a intermittenza da luci abbaglianti.

Tutt'attorno ai lati della pista, a intervalli regolari, si liberano ondate di fumo colorato che appestano l'aria.

Sulla destra si apre uno spiazzo poco più tranquillo ricolmo di tavolini, banconi pieni di bottiglie di alcolici, poltrone, divani appartati.

“Bene, io vado a sedermi” urlo per sovrastare le frequenze assordanti. Emmeline annuisce nella mia direzione e poi prende Mary per un braccio, conducendola in mezzo alla calca, sicuramente in cerca dei Malandrini.

“Lily?”

Mi giro e mi trovo davanti Ann Countway.

Ann è probabilmente la ragazza più... particolare della scuola. Sta sempre da sola, ma non sembra pesarle. E' semplicemente immersa nel suo mondo. E' una metamorfomagus, e questo le procura un certo numero di occhiate storte aggiuntive. Oggi i suoi capelli sono boccoli turchesi, mentre gli occhi grigio-azzurro sono quelli di sempre.

“Ciao, Ann! Come stai?” comincio sollevata. Con lei non c'è pericolo di essere disturbati per più di qualche minuto. Spesso prende e se ne va a metà discorso.

“Bene, credo. O comunque, non c'è nulla di male” mi risponde tranquillamente. Io scuoto impercettibilmente la testa. E' peggio dei centauri: impossibile cavarne una risposta civilmente concreta.

“Stai bene vestita così. Qui sono tutte, beh, sai...” mi dice, fissandomi con gli occhi spalancati. E' leggermente inquietante.

Noto che persino lei è dotata di vestito – seppur né scollato né corto – e scarpe alte.

“Si, beh, ehm, le mie amiche non approvano molto” bofonchio in risposta.

“Perché no? Beh, se vuoi possiamo rimediare” mi dice.

“Cos..? No guarda, grazie, va benissimo così...”

“Dai, fidati. Le capisco. Non è molto educato nei confronti di chi organizza il tutto partecipare ad una festa ma venire coi vestiti sbagliati. Capita a tutti una svista, magari non avevi capito” aggiunge con fare tranquillizzante.

“...Educato?” riesco solo a ripetere.

“Aspetta” mi dice.

Poi inizia a girarmi attorno e io chiudo gli occhi. Odio la vicinanza di persone che non conosco bene.

Mi alza la gonna di diversi centimetri, poi mi allaccia la camicia in vita con un nodo, apre tre bottoni sotto il colletto e tira su le maniche. Si allontana e mi squadra. “Le calze della divisa fino al ginocchio sono inguardabili, non trovi? Togliti calze e scarpe, io ti sciolgo i capelli”.

Eseguo. Questa ragazza è seriamente inquietante.

“Ora sei apposto” mi dice, soddisfatta. “Puoi andare a cercare James”.

Poi si gira e se ne va.

Ci metto qualche secondo a metabolizzare.

“Cercare... ANN, COSA HAI DETTO? UN RICCIOCORNO SCHIATTOSO TI HA MANGIATO IL CERVELLO MENTRE DORMIV- Per Merlino! Severus!”

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve.

Come capita troppo spesso, mi scuso per il ritardo e prometto – seriamente – un aggiornamento a breve... Nel prossimo capitolo: finalmente troverete un bel po' di Fluff per James e Lily. Jami se l'è meritato, che dite?

Per il resto nulla da aggiungere, premetto che si risolveranno i vari misteri (Mary, Peter...). Abbiate pazienza.

E recensite, che ne ho bisogno (più di quanto immaginiate.)

A presto,

Kylu

 

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Capitolo 9
*** Troppo alcol ***


ANGOLO AUTRICE
Da oggi riprendo a scrivere questa (e le altre) fanfiction.
Ho bisogno di scriverlo all’inizio perché alla fine nessuno considera gli “angoli autrice”: perdonate questo capitolo monotono, ma avevo bisogno di riuscire a creare un po’ di fluff tra Lily e Jamie.
A presto, aspetto commenti.
Kylu
 
 
 
 
Il ragazzo si gira nella mia direzione.
Capelli scuri lunghi e lisci, naso adunco…
E occhi verdi. Non è Severus.
“Che?” mi chiede. Poi mi squadra da capo a piedi, mi fa un mezzo sorriso e si avvicina.
“Oh, scusa” gli dico arrossendo. “Mi era sembrato di vedere un… un mio amico.”
“Posso diventarlo anche io, rossa…” mi risponde lui. Oh, per l’amor del cielo!
“Grazie ma no, grazie”. Mi accorgo di essere ancora scalza dopo l’intervento (non richiesto) di Ann.
La magia della Stanza mi fa comparire davanti un paio di ballerine e io le indosso.
Il tipo di prima si è già volatilizzato nella massa di persone che ballano e bevono muovendosi nella penombra. Mi guardo attorno cercando di vedere i miei amici e sforzandomi di cancellare Sev dalla mia mente. Ci provo, davvero.
Ma certe parole ti rimangono attaccate ai neuroni come nient’altro sarebbe in grado di fare. Mangiamorte.
Il mio migliore amico è un Mangiamorte.
Si, l’ho detto.
Mi rassegno, mi siedo sulla prima sedia libera e allungo la mano verso il primo bicchiere che mi capita davanti.

Mezz’ora dopo sono sulla stessa sedia, solo con qualche milione di litri di alcol in più nel corpo. Certo, ancora non basta per dimenticare tutto, ma il mondo comincia a girare più velocemente e questo è esattamente ciò che stavo cercando.
“Lily?”
Mi giro con qualche difficoltà e mi trovo davanti Remus.
“Lily, che stai facendo?” mi chiede con occhi preoccupati, nonostante sappia benissimo cosa sto facendo. “Questo è meglio se lo tengo io” dice, togliendomi il mio ennesimo bicchiere dalle mani. “Dove è finita la brava studentessa contraria alle feste? Soprattutto dopo essere stata così male, Lily, dovresti stare attenta…”
Alzo un sopracciglio e lo fisso. Provo ad imitare la sua smorfia preoccupata e, non so bene perché, scoppio a ridere. “Rem… ‘spetta” biascico quando mi riprendo. “Potter ti ha detto che sono stata male? Stupido Potter.” affermo, annuendo per dare ragione a me stessa.
“Me lo ha detto perché, a parole sue, sono l’unico Malandrino di cui riconosci l’intelligenza e che può starti vicino senza essere affatturato…” Prova a farmi ragionare nonostante le mie penose condizioni, non è dolcissimo?
“Rem” dico, anche se mettere insieme due pensieri coerenti si sta facendo arduo. “Ma lo sai che forse cioè no aspetta. Rem ti piace Emmeline vero?”
Allungo la mano in aria in cerca di un bicchiere inesistente. Accanto a me c’è un ragazzo con una bottiglia in mano e io gliela strappo senza tanti complimenti.
“Scusa?” Vedo Remus che arrossisce, anche se non mi ricordo bene perché.
“Scusa?” ripeto io. “Scusa, scusa, scusa...”
Tra la nebbia confusa dietro alle spalle del mio amico intravedo una zazzera di capelli neri disordinata e un paio di occhiali rotondi che riflettono la luce stroboscopica. Dev’essere abbastanza vicino se riesco a distinguere questi dettagli, ma non saprei dire quanto. Poi mi rendo conto che devo essermi avvicinata io, perché ora sono in piedi e sento Remus dietro di me che si fa largo tra la folla. “Lily?”
Ma io non ascolto. Non ascolto perché sto guardando Potter, le mani di Potter, le mani di Potter strettamente allacciate ad una schiena, che la percorrono lungo tutta la spina dorsale. Il mio cervello annegato nella vodka non registra altri particolari. Si limita a fissare quelle mani e, per qualche ragione, chiedersi come sarebbe essere al posto di quella schiena.
Mi porto distrattamente il collo della bottiglia alle labbra e ingollo una discreta quantità di contenuto. La gola brucia. Vedo una testa bionda spuntare dalle braccia di Potter. Vedo Testa Bionda ridere per qualcosa. Poi la vedo allungare le mani verso la sua camicia nera e slacciarne un bottone.
Sono ferma in mezzo ad una pista da ballo, la testa leggermente inclinata e gli occhi curiosi, a guardare il particolare fenomeno dell’accoppiamento dell’individuo Potter. So what?
“Lily…” ritenta Remus. Poverino, si sentirà trascurato. Mollo la bottiglia da qualche parte, mi giro e gli metto le braccia al collo, cominciando a muovermi a ritmo della musica.
“Che… Che fai?” mi chiede arrossendo. “Lily, sei ubriaca marcia, ti riporto in dormitorio…”
Mi stringo di più a lui per non cedere agli improvvisi giramenti di testa.
“Ma perché sei sempre così serioso?” chiedo con voce lamentosa. “Lasciati andare, su, sei grande e vaccinato, cosa sarai mai una ser- Mi sa che devo vomitare” aggiungo, fermandomi.
“Oh, Merlino, Lily!” Esclama, staccandosi da me. “Adesso cerco Mary e ti faccio riportare in dormitorio.”
“No!” Sentire nominare la mia amica mi fa recuperare un momento di lucidità. “Mary deve star qua ed ubriacarsi e Sirius le deve chiedere… Chiedere.” Concludo, sperando abbia capito qualcosa, e poi stringendomi nuovamente a Rem, la nausea già passata.
Non so quanto tempo passa - non capisco più assolutamente nulla - quando una voce interrompe il nostro più o meno ballo.
“Buonasera” dice la voce di Potter alle mie spalle. Mi giro e vedo tutto come prima: camicia nera, occhiali, capelli. Manca solo Testa Bionda.
“Testa Bionda puff! Sparita?” Ridacchio come non farei mai normalmente. Ma lui non mi guarda. Sta guardando Rem, e il suo sguardo è gelido.
“Ecco, perfetto” sospira lui, sfuggendo gli occhi dell’amico. “Ora te la posso lasciare. Io vado a cercare gli altri. Attento, che ha bevuto come non mai…”. La sua voce mi arriva ovattata. Mi dà un bacio veloce sulla fronte e sparisce. O forse siamo noi che ce ne andiamo. Comunque mi ritrovo su un divano nella zona delle coppiette che si appartano, e sono lì con Potter.
Lui sta parlando, ma io non ascolto. E’ bravo, si sta tenendo a distanza di sicurezza. O forse ha ancora in mente Testa Bionda.
Io gli guardo le mani, il collo, il viso, e l’alcol mi sussurra all’orecchio che vorrei proprio, proprio sapere se la sua pelle è liscia come sembra, se ha ancora addosso il profumo che nei miei ricordi associo alla notte in cui abbiamo dormito insieme.
Mi avvicino e lui si zittisce. Sollevo un dito e gli sfioro una guancia. La barba non fatta mi pizzica il polpastrello. Dev’essere la prima volta che lo tocco di mia iniziativa.
Il mondo non gira più, qualcuno lo sta scuotendo come una maracas.
Si dice maracas, vero?
“Scusa?” mi chiede, perplesso. Ops, devo averlo detto ad alta voce.
Muovo il dito verso la fossetta che gli si crea sulla fronte quando si acciglia.
“Lily.”
Non è una domanda.
“Mmh…” bofonchio io.
Mi avvicino ancora di più, il tanto che basta per sentire il suo profumo, e lo sento trattenere il respiro mentre si sporge impercettibilmente verso di me, verso il mio viso.
Io non so più dove sono. Come mi chiamo? Ha senso questa domanda?
“No, non è giusto.”
Si allontana e io improvvisamente sento freddo. Provo a protestare e riavvicinarmi, ma lui mi chiude entrambi i polsi con una mano e mi tiene a distanza, non tanto da non sentirci sopra la musica, ma abbastanza da non permettermi più di sentire il suo odore.
“Lily… Non tentarmi” mi sussurra, gli occhi preoccupati.
Sento ogni forza abbandonarmi e mi lascio andare contro la stoffa del divano. La nausea monta.
“Con Testa Bionda non ti facevi problemi” sussurro.
“Testa cosa? Di chi stai parlando?
“La biondina sulla pista da ballo…”
“Ma cosa c’entra… Dio, Lily…”
Le frasi successive le colgo appena, mentre mi addormento.
 
                                                                       ***
 
Guardo il viso di Lily, improvvisamente disteso. Sta dormendo, forse. Poco male, quello che devo dirle glielo dirò comunque.
“Ma cosa c’entra… Dio, Lily… Non so neppure come si chiami “Testa Bionda”… Quello era quel che fa un qualunque diciassettenne su una pista da ballo, ma non vuol dire niente. Non hai visto? Appena ho notato te la ho mollata su due piedi. Ma non potrei combinare nulla con te, stasera, eri talmente ubriaca che sembrava ci provassi con Lunastorta. E io, te l’ho detto, non ho intenzione di ferirti o prenderti in giro o… Oh, Jamie” mi interrompo. “Dacci un taglio, i sentimentalismi non sono fatti per te.”
Mi guardo intorno e finalmente scorgo Sirius. E’ con Mary, sono seduti al bancone degli alcolici. Lei sembra allegra. Spero che il piano di Lily funzioni, so quanto sia importante per lei e per Sirius, e poi ci tengo anche io a quella ragazza.
Decido che per questa sera il corpo studentesco di Hogwarts potrà fare a meno della mia fantasticosa presenza. Mi alzo e mi scopro ancora molto stabile sulle gambe; non ho bevuto praticamente nulla. In effetti, mi sto comportando troppo poco da malandrino.
Mi avvicino a Lily e le scosto una ciocca vermiglia dalla fronte. Mi chino a darle un bacio sulla guancia. Le mormoro, leggero come un soffio di vento: “Cosa mi stai facendo?”
Poi la prendo in braccio, curandomi del fatto che gonna e camicia la coprano a dovere, e mi faccio strada tra la gente fino all’angolo più appartato della Stanza delle Necessità. Mi concentro qualche istante e davanti a me compare una porta, una semplicissima porta in legno. La oltrepasso, sempre stringendo al petto con delicatezza il mio piccolo giglio, e la richiudo dietro le mie spalle.
Un letto di legno chiaro sotto una finestra incantata… 

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Capitolo 10
*** Uscite di scena ***


Non mi accorgo di essermi svegliata.
Forse non stavo nemmeno dormendo, in effetti.
So solo che ad un punto imprecisato di quella linea temporale senza senso ho gli occhi aperti.
Il mondo non si muove meno velocemente di prima. E la nausea è ancora lì. Mi accorgo di tutte queste cose senza preoccuparmene davvero.
Forse è già mattina. O forse no, perchè la mia mente è ancora troppo annebbiata.
Ho caldo.
Alzando leggermente la testa mi accorgo di dove sono e, nonostante gli effetti dell'alcol che ho ancora in corpo, il mio cuore perde un battito.
E' la stanza... La nostra stanza.
Il letto di legno chiaro, la finestra, la semplicità calda e accogliente del luogo.
Trattengo il giramento di testa e batto le palpebre. Non ho ancora coscienza del mio corpo, solo di questa nausea prepotente che mi ha preso la gola. Ma quella stanza me la ricordo.
Così come...
Mi giro sulla mia destra e lo vedo. Vedo il viso di Potter, addormentato.
Mi viene da ridere e piangere assieme.
Mi concentro, trovo una mano. La vedo, più che sentirla, ma va bene uguale. Che buffo.
Fisso ancora Potter, socchiudendo gli occhi. Allungo un dito e gli sfioro una ciocca di capelli.
Ha la bocca leggermente aperta, la fronte rilassata, la pelle liscia come un bambino. Soffoco una risatina e improvvisamente mi alzo, non in grado di stare ferma un minuto di più.
Nel momento in cui i miei piedi poggiano terra, mi rendo conto di non essere molto stabile.
Con un gesto di stizza butto via le scarpe. Stupide scarpe. Sicuramente colpa loro.
Con gesti scoordinati mi riannodo la camicia in vita e slaccio un paio di bottoni. Ho caldo.
Mi alzo la gonna ancora di qualche centimetro, arrotolando l'elastico che la tiene stretta in vita su se stesso per accorciarla. Ho caldo.
La magia della Stanza esaudisce il mio desiderio inespresso e mi fa comparire un elastico davanti. Lo prendo e, non senza difficoltà, riesco a farmi una coda alta. Va un po' meglio.
Cerco a tentoni la porta, e, dopo un paio di tentativi, riesco a trovare la maniglia e abbassarla.
Aspetta, dov'ero? Con chi?
Oh, aveva importanza?
Esco da non mi ricordo bene dove fossi e mi ritrovo in un ambiente molto più consono al mio stato d'animo.
C'è una festa in corso, il mio cervello appannato registra una musica prepotente, un sacco di mani e teste e corpi che si muovono convulsamente in pista, un forte odore di fumo e alcol.
"Lily!"
Mi giro un paio di volte su me stessa, quasi rincorrendo la coda che gira assieme a me. Rido, barcollo. Chi mi ha chiamata si avvicina e mi sorregge per un braccio.
E' un ragazzo. Lo dovrei conoscere? Uh. Ha dei capelli buffi, sembrano riccioli d'oro. 
Mi sorride. "Lo prendo come un complimento, Lily" mi dice, e capisco di avr parlato ancora una volta ad alta voce.
"Perchè non balliamo un po'? Ti va?"
Vorrei dirgli che no, non mi va per niente, voglio solo prendere da bere perchè il caldo ancora non è andato via, ma le mie labbra non si muovono.
Le mani del biondo si stringono attorno alle mie spalle e mi conducono in mezzo alla pista, tra fumo e luci.
Vivo in piccoli flash i momenti che seguono, come se nel momento in cui raggiungo un istante il percorso fino a lì venisse cancellato.
Ho in mano un bicchiere, e bevo senza riflettere. Vedo facce attorno a me, facce ammiccanti, stupite, sorridenti.
Muovo il bacino a ritmo, perchè è l'unica cosa che mi sembra da fare in quel momento. Sento Biondo che mi tiene sempre più vicina, e vorrei che non lo facesse, mi sta mettendo ansia.
Cerco di allontanarlo, confusionariamete. Dove... Cosa sto facendo?
Ma lui sembra interpretare il mio movimento in qualche maniera strana e mi rivolge un sorrisetto, poi mi prende per mano e mi conduce verso la zona dei divanetti.
Ed improvvisamente sono seduta lì, e sento che l'ultimo bicchiere sta peggiorando l'eff- Cosa stavo dicendo? Ah, no, aspetta, sto pensando. Perchè non dico niente ad alta voce, quindi penso, no?
"Lily..." Soffia il ragazzo, a cinque centimetri dal mio viso.
"Direi che stasera stai dando il meglio di te... Certo che questa camicetta potremo anche..." lascia la frase a metà, sento le sue dita che si avvicinano al mio petto, lo accarezzano. Vorrei muovermi, vorrei urlare, ma non riesco a fare nulla se non fissarlo con gli occhi sgranati. Sono bloccata.
"TI piaccio, eh, Lily?" sussurra ancora, avvicinandosi spaventosamente al mio viso.
E le sue labbra sono sulle mie.

Non so quanti secondi duri, perdo ancora una volta la cognizione del tempo. Non riesco a fare nulla, ed è una sensazione così brutta, avverto a metà ciò che succede, mi viene così tanto da piangere, ma tutto ciò è anche incredibilmente surreale, e vorrei ridere per come tutto continui a non avere senso.
...Finchè la pressione sul mio corpo non viene meno, e io mi accascio sul divano.
"Giu le mani, stronzo."
La mia mente annebbiata registra quella voce come da mille miglia di distanza. E' James, ne sono sicura, è venuto di nuovo a salvarmi... Cioè, Potter, intendevo, stupida Lily...
Mentre precipito ancora una volta nel buio dell'incoscienza, in un lampo di lucidità colgo il volto davanti a me.
Non è Potter.
E' Severus.


                                                              ***

Quando mi sveglio, la mattina dopo, prima ancora di ricordarmi dove mi trovo la consapevolezza di essere un'idiota mi colpisce come cadendo improvvisamente dalle nuvole.
Sono un idiota.
Mi alzo a sedere con fatica, stropicciandomi gli occhi.
Mi blocco a metà movimento.
Sono nella nostra stanza.
Lily.
Sono nella nostra stanza, e Lily non c'è.
Ripercorro tutto in un lampo: la festa, i fiumi di alcol, Lily che mi si addormenta quasi in braccio, io che la porto in un posto tranquillo.
Per poi addormentarmi e...
E cosa?
"Sei un idiota, Jamie" mi dico ad alta voce.
Tiro un pugno al muro. Per Merlino, cosa è successo? Come posso aver dormito così tanto?
Mi alzo di scatto, recupero la bacchetta e mi precipito fuori da una porta comparsa davanti a me.
La Stanza mi fa ritrovare direttamente accanto all'ingresso della Torre dei Grifondoro.
La Signora Grassa mi guarda arrivare con cipiglio severo; appena realizza chi sono - il mitico, affascinante, bellissimo e IDIOTA Potter - si scioglie in un sorriso sornione.
"Che ore sono?" le chiedo con tono d'urgenza
"Quasi le undici, caro" mi risponde lei. "Fatto festa questa notte, eh?"
"Armadillo" le dico in fretta, e lei scatta in avanti per lasciarmi passare, un po' scocciata.
"James! Si può sapere dov'eri finito?" E' Lunastorta a corrermi incontro per primo. Lui, Felpato e Codaliscia sono riuniti attorno al fuoco della Sala Comune.
"Ero... Cos'è successo?"
I Malandrini si guardano con apprensione, poi Felpato mi fa segno di sedermi.

                                                                              ***

Quando mi sveglio mi fa male tutto.
La testa pulsa come mai prima di allora. Ho i muscoli indolenziti come se avessi appena corso la maratona. Gli occhi non si aprono.
Alzo le braccia, innaturalmente pesanti, e mi sollevo le palpebre. Le tende rosse del mio letto a baldacchino, le coperte, la sedia e il comodino lì accanto con le solite foto.
Per un po' mi cullo in quel dolce torpore.
Poi tutto mi piomba addosso.
"Per Morgana" sussurro.
Mi alzo di scatto a sedere, gemendo per il male alla testa che si fa sempre più martellante.
"Per Morgana!" ripeto, più forte.
Cos'ho combinato?
Scene di ieri sera mi compaiono in testa. Ann che mi lega la camicia in vita e mi accorcia la gonna. Questo me lo ricordo. Remus... io e Remus che balliamo?
Poi, come un flash, ricordo Potter. E la stanza. La nostra stanza.
"No, no, no!" Quasi urlo, e questa volta getto le coperte all'aria e mi alzo, cominciando a camminare frettolosamente avanti e indietro. Perchè non può essere, non può davvero essere che io e Potter...
In quel momento la porta della stanza sbatte, ed entra Mary.
Furiosa.
Le occhiaie più accentutate che mai, gli occhi lucidi.
"Oh, ci siamo svegliate, ma che brave!" scatta, e il suo tono trasuda veleno.
"...Mary? Mary, cosa...?"
"Cosa? COSA? Hai il coraggio di chiedermelo, Evans?" Mi sputa fuori dai denti.
Evans. Mi ha appena chiamata Evans.
La delusione che leggo nel suo sguardo fa sparire tutto il resto. Persino la preoccupazione di quello che potrei aver fatto questa notte con Potter.
"Mary..." provo. Cosa posso aver combinato? Non farei mai di male alla mia migliore amica, ubriaca o no.
"Eravate d'accordo" mi accusa, la voce minacciosa, le labbra che le tremano.
Come ad una bambina. Vorrei tanto andare lì ed abbracciarla.
"Io davvero non so di-"
"Tu e quel verme di Black! Eravate d'accordo, la mia migliore amica e il mio ragazzo! Ma si, facciamo ubriacare Mary, che magari ci dice quello che non ci vuole dire da sobria. Ma che razza di comportamento è, eh? CHE COMPORTAMENTO E'?"
Finalmente è chiaro. "Mary." Devo spiegarmi, devo assolutamente spiegarmi. "Noi volevamo solo..."
"Voi volevate. voi volevate... Anche lui non riesce a ripetere altro. Voi volevate costringermi a fare qualcosa che non voglio approfittando di un po' d'alcol! E questo è il comportamento più... più..."
Si blocca, lo sguardo a terra. E io rimango lì come una scema, ferma, a guardarla scivolare via da me, e non so cosa fare...
"Dovete lasciarmi in pace. Non parlatemi più. Ti odio, vi odio tutti." mormora. Sento un primo singhiozzo che prorompe dalla sua gola.
Allungo la mano, provo a sfiorarla.
Lei si scosta bruscamente. Mi getta un ultimo sguardo colmo d'accusa, e va via.

                                                                                 ***

Cammino velocemente per il castello. Non so bene dove troverò chi cerco, e probabilmente sarebbe meglio per tutti che io non lo trovassi.
Fondamentalmente, è tutto un gran casino.
Mentre io pensavo bene di dormire tranquillamente lontano da tutti, Lily - il mio piccolo, delicato giglio - se ne andava in giro tutta sola - e ubriaca - e finiva tra le braccia di un qualche schifoso di Corvonero.
Sono un idiota.
L'avevo già detto?
Oh, ma quello là è un idiota morto, che è peggio.
Lunastorta mi ha fatto promettere che non mi sarei vendicato troppo duramente, e difatti non sto nemmeno andando a cercare lui.
La mia meta è... Oh, mi sento male solo a pensarci.
Voglio andare a... a ringraziare Mocciosus.
Si, l'ho detto.
Continuo a girare per il Castello, esco nel parco, torno dentro.
Mi sento un vigliacco a sperare quasi di non incontrarlo.
Ma la fortuna ancora una volta non è dalla mia parte, e alla fine lo scovo. Da solo, in biblioteca, nell'angolo più buio e polveroso.
Non mi sono ancora mai trovato faccia a faccia con lui da quando mi ha schiantato.
Mi avvicino in fretta. Prima lo faccio, prima me ne vado, dopotutto. E il mio piccolo giglio sarà orgoglioso di me.
"Mocciosus" saluto, fermandomi al capo più lontano del suo tavolo.
Lui alza quel naso spropositato dal sudicio libro che sta sfogliando. Mi squadra, celando la sorpresa e, suppongo, la paura.
"Cosa vuoi?" sibila.
"Mi hanno... raccontato di ieri sera"
"E sei venuto a vendicare la tua dama, perchè solo tu hai il diritto di difenderla?"
Tutti i miei piani pacifici vanno subito in fumo.
"Beh, effettivamente ho tutto il diritto di difenderla, per esempio, dai luridi viscidi marmocchi di Mangiamorte come te" affermo in tono affabile. Riesco persino a cavare fuori il mio migliore sorriso arrogante.
Lui fa per scattare in piedi, la mano già alla bacchetta, poi sembra ripensarci.
Torna al suo libro, ignorandomi.
"Che comportamento maturo, Mocciuosus" continuo io. "Ignorami pure, tanto sai come stanno le cose. Finalmente sei entrato nella crew dei tuoi amichetti, e chissenefrega di quanto hai fatto stare male Lily, giusto?"
Questa volta Piton chiude il libro con uno scatto, si alza e in due passi mi è ad un soffio dal viso.
"Non sai di cosa stai parlando. Attento, Potter, attento..."
"Altrimenti? Mi schianti come l'ultima volta? Ci tieni proprio a far rivedere le mutande a tutti, Mocciosus?"
Lui assottiglia gli occhi. "Ricordami dov'eri, Potter, ieri sera, mentre io toglievo quello schifoso Corvonero di dosso alla tua preziosa amichetta..."
Resto in silenzio. Il solo pensiero di ringraziarlo, adesso, mi è insopportabile.
"E tu dov'eri fino a cinque minuti prima? A progettare stragi di babbani con i tuoi nuovi amici?"
Lui mi squadra ancora per qualche istante, poi spezza la tensione allontanandosi e recuperando la sua roba dal tavolo.
Si avvia velocemente fuori dalla biblioteca senza più degnarmi di uno sguardo.
"Lei si fidava".
Lo ho detto a bassa voce, ma sono sicuro mi abbia sentito. E infatti si ferma. Per un attimo.
"Lei si fidava di te."
Con un ultimo, sinistro svolazzare di mantello, Mocciosus sparisce oltre la porta.

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