Sfide di famiglia

di Okami_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ordinaria amministrazione ***
Capitolo 2: *** Scommessa ***
Capitolo 3: *** Un po' di chiarimenti ***
Capitolo 4: *** La calma prima della tempesta ***
Capitolo 5: *** Ha inizio la sfida! ***
Capitolo 6: *** Una settimana movimentata ***
Capitolo 7: *** Caccia allo scarabeo ***
Capitolo 8: *** Rivali si, nemici mai ***
Capitolo 9: *** Serata sfarzosa ***
Capitolo 10: *** Gajeel sei uno stupido ***
Capitolo 11: *** Fate pennute (prima parte) ***
Capitolo 12: *** Fate pennute (seconda parte) ***
Capitolo 13: *** Scuse e aggiornamenti ***
Capitolo 14: *** Visite e discussioni ***
Capitolo 15: *** Signore e Signori... su il sipario! ***
Capitolo 16: *** E... giù il sipario! ***



Capitolo 1
*** Ordinaria amministrazione ***


Eccomi con la mia primissima fan fiction!! Non sono molto brava nello scrivere, ma avevo questa storia che mi frullava in testa già da un po’ di tempo (vale a dire da Gennaio) e alla fine ho deciso di scriverla. La storia è su una delle mie coppie preferite di Fairy Tail, ma non sarà una storia romantica (non molto almeno) ma cercherò di tenerla sullo stile di Fairy Tail: humor e azione!
Essendo la mia prima fic mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e correggermi nel caso in cui troviate degli errori.
Buona lettura ^_^
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 1.  Ordinaria amministrazione.
 
 
Urla, schiamazzi, insulti, pugni, calci e tutto ciò che si poteva associare ad una rissa per i ragazzi di Makarov erano una consuetudine; le zuffe di Fairy Tail erano comuni come le piogge di primavera: niente di cui meravigliarsi, ma bisogna ripararsi se non ci si vuole bagnare, che sia un pioggia d’acqua o una pioggia di sedie.
A Lucy piaceva quel lato esuberante della gilda, inoltre le risse avvenivano sempre al centro della gilda per cui chi non voleva partecipare poteva rifugiarsi in qualche angolo appartato; ed anche questo piaceva molto alla maga degli spiriti stellari lo considerava una forma di “rispetto” per gli altri nakama.
Ovviamente pochi erano i maghi che si ritiravano dall’allettante sfida di pendere qualcuno a calci e si potevano contare sulle dita di una mano. E Lucy Heartphilia era uno di questi maghi.
 
Appena varcata la soglia della gilda, si era subito messa alla ricerca di una specifica persona che non vedeva da quasi una settimana e che voleva aggiornare sul suo ultimo lavoro. Si perché la maga degli spiriti stellari era rientrata da una missione proprio la sera precedente ma, siccome era tardi e la gilda a quell’ora era chiusa, andò subito a casa per infilarsi nel suo comodo letto, rimandando al giorno dopo i saluti ai compagni di gilda. La buona riuscita della missione, inoltre, le aveva  garantito il pagamento dell’affitto per altri due mesi.
Con questa sicurezza e con il meraviglioso sole che scaldava la città di Magnolia, quel giorno Lucy poteva toccare il cielo con un dito. E mentre la sua mente navigava ancora tra quelle bianche e soffici nuvole, i suoi occhi color nocciola si posarono sulla figura della persona ricercata.
Era uno dei maghi più tranquilli dell’intera gilda che insieme a lei e a Wendy evitavano le risse come la peste, ma che a differenza loro non si buttava dietro il bancone del bar appena iniziavano, bensì restava immobile al suo posto evitando tutti gli oggetti e i nakama che volavano per tutta la gilda come se avesse uno scudo energetico. Forse non si muoveva proprio perché erano gli altri che dovevano stare attenti a non finirci addosso, o forse perché, molto più probabilmente, la sua mente era immersa completamente in uno dei suoi tanti libri da non accorgersi del casino circostante.
Levy McGarden, maga del solid script, era seduta ad un tavolo laterale della gilda e, già di prima mattina, aveva la testa china su di un libro.
-Come al solito!-pensò Lucy mentre le si avvicinava, sapendo che la ragazza non si sarebbe accorta della sua presenza finché aveva gli occhi fissi sulla carta stampata.
La maggior parte dei maghi era in missione, mentre altri, come lo stesso Makarov,decisero di approfittare del bel tempo per farsi una vacanza in qualche località balneare; quindi in quei giorni la gilda poteva contare solo una decina di maghi in tutto.
Lucy sapeva che di lì a poco sarebbe comparso Natsu con Happy al suo fianco, rompendo così quel breve momento di tranquillità che lei voleva assaporare fino alla fine, in compagnia della sua cara amica Levy.
«Buongiorno Levy-chan!» disse Lucy non appena le fu davanti.
Levy alzò il capo e quando vide la sua amica le sorrise «Buongiorno Lu-chan! Ben tornata!»
«Grazie. Sono arrivata ieri sera, o forse è meglio dire ieri notte. Ero stanchissima e mi sono addormentata non appena ho toccato il letto!» disse Lucy mentre prendeva posto vicino all’amica.
Levy rise «Immagino tu abbia dormito divinamente per essere così di buon umore.» le disse notando subito il volto allegro.
«Già. E poi questo mese non mi devo preoccupare per l’affitto; e se gestisco bene le mie finanze neanche per quello successivo!» disse euforica Lucy con lo sguardo inumidito dalle lacrime di gioia, scatenando una piccola risata da parte di Levy.
In effetti i problemi d’affitto di Lucy erano diventati oramai comuni come i reclami che la gilda riceveva da parte del Concilio di magia: normale amministrazione.
Lucy cominciò a raccontarle di come si era svolta la missione appena conclusa. Scortare il cliente durante un suo viaggio d’affari attraverso una delle zone più insicure del regno per la presenza di numerose bande criminali. Il viaggio è stato tranquillo per tutto il tempo tranne quando dei bandi gli tesero un agguato, ma non sapevano che un Natsu molto infuocato aveva fiutato la loro presenza già da un po’ di tempo e aspettava con ansia il loro arrivo, tanto che Lucy era rimasta seduta per tutta la durata dello scontro senza dover scomodare nessuno dei suoi spiriti.
Alla fine i banditi vennero catturati e, dopo aver concluso la missione e ritirato il loro compenso, li consegnarono alle autorità competenti. Ma quello che non sapevano era che quei banditi erano dei noti ricercati sulle cui teste pendeva una generosissima taglia. A quella notizia i maghi rimasero sorpresi ed eufurici e con il premio ricevuto per la loro cattura i loro introiti aumentarono.
«Ora capisco perché sei così felice.» disse Levy al termine della storia.
Proprio in quel momento entrò Natsu con l’inseparabile Happy; diede un rapido saluto a Lucy e Levy per poi dirigersi verso il bancone a passo di carica dove Mirajane puliva dei bicchieri e un Gray, vestito solo dei suoi boxer, mangiava un gelato. Natsu raggiunse il bancone per ordinare qualcosa da bere “salutando” con una gomitata per nulla lieve il suo amico/rivale facendogli cadere il gelato a terra.
Lucy e Levy che videro tutta la scena capirono subito che uno scontro sarebbe scoppiato di lì a poco, e infatti:
«Brutto idiota hai fatto cadere il mio gelato!» gli ringhiò Gray.
«Eh? Non è colpa mia se non sai tenere le cose in mano, stupido ghiacciolo!» disse Natsu guardandolo con aria beffarda.
«Adesso me ne prendi un altro! Subito! Testa bruciata» gli intimò Gray arrivando con la faccia ad un centimetro da quella del rosato.
«Scordatelo, tu lo hai fatto cadere e tu lo ricompri! Occhi strabici» rispose a tono Natsu reggendo lo sguardo del mago del ghiaccio.
Dopo quel breve scambio di “opinioni” incominciarono a darsele di santa ragione coinvolgendo poco alla volta anche gli altri compagni, tra i quali anche un Elfman che si era lanciato dicendo che era una cosa da uomini e subito dopo venne atterrato da un montante di Natsu.
 
Appurato che la loro posizione, non le avrebbe coinvolte in quella nuvola di polvere e pugni, le due amiche ricominciarono a chiacchierare come se niente fosse.
«Levy, dove sono Jet e Droy? Non li ho ancora visti» chiese Lucy, accortasi solo in quel momento che gli altri componenti dello Shadow Gear non erano nella gilda; cosa strana dato che non fanno altro che stare accanto a Levy per tutto il tempo. 
«Vorrei saperlo anch’io» sospirò la maga dai capelli azzurri « Ieri sera c’eravamo messi d’accordo che oggi avremmo scelto un lavoro, ma quando sono arrivata stamattina loro stavano uscendo dicendo: “Levy-chan! Ti dimostrerò di essere io il miglior compagno!”
«E’ davvero strano» rispose Lucy sorpresa quanto lei per il loro comportamento; li conosceva abbastanza bene da sapere che non si sarebbero lasciati sfuggire l’occasione di fare una missione con lei: doveva esserci qualcosa sotto.
«Lo è! Non si sono comportati mai così, se non volevano andare in missione potevano anche dirmelo, non me la sarei presa. Solo che. . .» le parole le morirono in gola ed assunse un’aria delusa.
«Solo  cosa?» insistette la bionda ormai incuriosita.
«Ecco vedi, c’è un libro che vorrei tanto comprare; non che non me lo possa permettere, ma una missione mi avrebbe facilitato l’acquisto, ecco!» ammise Levy.
«Che tipo di libro?» continuò ad indagare Lucy che, come la sua amica, amava leggere e l‘argomento cominciava ad interessarle.
«E’ un libro di magia dove sono descritte le incantesimi che si basano sull’uso delle parole»
«Come la tua?»
«Come la mia, come quella di Freed, e molte altre ancora. Alcune di quelle descritte sono molto antiche. Ho pensato che quel libro mi avrebbe aiutato a sviluppare le mie abilità» confessò Levy.
Da tempo era decisa ad allargare le proprie conoscenze in ambito combattivo; dopo gli eventi dell’isola di Tenroujima non voleva più trovarsi impreparata e sentirsi inutile.
«Mi basterebbe anche fare una tranquilla missione di basso rischio, e siccome non so quando torneranno Jet e Droy né dove sono andati, non posso far altro che aspettarli» continuò Levy.
Lucy cominciò a riflettere: anche se era appena tornata da una missione poteva andare con lei, ma sapeva che se lo avesse fatto Natsu le sarebbe venuto dietro e Levy aveva detto che voleva fare un missione tranquilla. Rivolse la sua attenzione verso il suo compagno di squadra, ora più che mai completamente concentrato nello schivare i colpi degli altri maghi e nell’assestare dei pugni nelle loro facce. -No!- si disse tra se  -Non sarebbe per niente tranquilla!-  demoralizzata e con una grossa goccia sulla testa accantonò l’idea.
Levy a quell’espressione rise intuendo i pensieri della bionda.
Apprezzava moltissimo il suo disperato tentativo di cercarle un compagno di squadra, ma sapeva che era inutile: i pochi maghi presenti erano, come Lucy, appena tornati dall’ultima missione, alcune di loro molto sfiancanti, e non se la sentiva di chieder loro di accompagnarla. Lucy però non aveva smesso di pensare e alla fine le venne in mente l’unica opzione possibile.
«Perché non ti scegli una missione da fare da sola? Non è la prima volta che ti capita»
«Hai ragione» concordò Levy «ma sono preoccupata per Jet e Droy » le confidò aggiungendo: «E’ vero che ho già fatto missioni da sola, ma molte volte Jet e Droy mi raggiungevano pensando fossi in pericolo senza che ne avessero la prova. Il più delle volte i loro interventi per quanto premurosi hanno rischiato di mandare all’aria la missione, e non voglio che riaccada una cosa del genere.»
«Se è solo questo il problema non devi preoccuparti! Ci penserò io a tenerli lontani. Se per caso Jet e Droy dovessero tornare prima di te chiederò a Natsu di tenerli “occupati” fino al tuo ritorno» le disse.
«Davvero lo faresti?» le chiese con espressione commossa
«Ma certo! E poi sarà Natsu che farà il lavoro»  disse Lucy. Anche se era sicura che per il Dragon slayer di fuoco sarebbe stato un divertimento e non un dovere.
«Sei una vera amica grazie! Mi precipito subito a scegliere un lavoro» ringraziò.
Detto questo si diresse verso il fondo della gilda facendo attenzione alla rissa che incombeva,  come faceva sempre, e che oramai a vederle non potevano che farla sorridere; perché le risse a Fairy Tail erano di ordinaria amministrazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE
Ecco il primo capitolo. Che ve ne pare? Vi ricordo che non ho molta esperienza, per cui non lanciatemi sedie o dragon slayer, per favore!
Piuttosto recensite e ditemi cosa ne pensate e fatemi sapere se ci sono degli errori che mi sono sfuggiti. Sapete dopo averlo riletto per così tante volte non capisco più se è scritto adeguatamente oppure no  *orbite di pianeti cominciano a formarsi sulla testa*
 
Infine voglio informarvi che non sarò periodica nel caricare i capitoli, ma spero di non farvi attendere molto!
 
Ciao!

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Capitolo 2
*** Scommessa ***


 
 
 

Capitolo 2.  Scommessa

 
 
Si diresse verso la bacheca circumnavigando la rissa al centro della sala che ormai era diventata un misto di maghi, polvere, sedie e tavoli. Levy era abituata a scene come quella, tanto da poterne stabilire anche la loro durata: siccome il master non era presente per intervenire con la sua magia giant e sedare la zuffa, prima di dieci minuti non si sarebbero calmati, ipotizzò lei.

Arrivata davanti alla bacheca cominciò a leggere i non numerosi manifesti sperando che ce ne fosse uno perfetto per le sue abilità. Cominciò a cercare richieste di traduzione di testi antichi o di catalogazione di quest’ultimi o qualcosa in cui la sua passione per le lingue, sia moderne che antiche, e per i libri potesse risultare un elemento di vantaggio per il suo compimento.

Ovviamente le missioni che escluse a priori furono quelle che richiedevano l’uso della forza fisica; era vero che Fairy Tail era una gilda conosciuta per la sua “dote” distruttiva, ma non tutti i suoi componenti ricadevano in questa classificazione (anche se era una percentuale davvero molto bassa!).

Levy era un tipo pacifico che prediligeva l’ingegno e la strategia alla forza bruta, ma questo non significava che fosse una che si tirava indietro davanti ad uno scontro. Al contrario quando c’era da battersi non scappava e attaccava insieme ai suoi nakama: dopotutto era una maga di Fairy Tail!

Sfortunatamente per lei quasi tutte le richieste di lavoro ricadevano in quella categoria, riducendo le sue probabilità di terminare la richiesta incolume, demoralizzandola.
Ma mentre le leggeva, Levy aggrottò le sopracciglia perplessa  -Che strano- pensò -eppure sono sicura che ieri ci fossero più offerte di lavoro, ma nessuno è partito oggi. Nessuno a parte Jet e Droy.-  A quel pensiero Levy tornò con la memoria a qualche ora prima, quando i due maghi uscirono a passo spedito e con espressione decisa.
Che siano stati loro a prendere tutti quei manifesti? E se fosse così, perché?

Con questi dubbi e lo scarso numero di missioni, era sul punto di rinunciare: solo uno di quei manifesti non sembrava implicare scazzottate alle quali la sua gilda ne era testimone uno giorno si e l’altro pure, ma prima che potesse leggerne i dettagli qualcuno attirò la sua attenzione.
«Se continui a restare lì senza scegliere nulla farai la fine di Nab!»
Era Gajeel che le si era avvicinato con la sua solita aria da duro, subito seguito da Pantherlily.
 
Appena Levy si voltò volse loro uno dei suoi sorrisi.
Erano rimasti seduti in un angolo poco frequentato della gilda e stranamente Gajeel non si era voluto buttare nella mischia. Altra cosa strana.
«A proposito lui dov’è?» chiese l’Exceed riferendosi al mago conosciuto per la sua indecisione nello scegliere i lavori. La risposta non si fece attendere poiché il trio notò il mago in questione volare sopra le teste dei loro compagni intenti a darsele di santa ragione.
A quella scena Levy trovò insolito che Gajeel non si fosse fatto coinvolgere nel pestaggio, specialmente se come avversario c’era Natsu.
 
 «Allora Gamberetto?» la richiamò il moro «Stavi scegliendo una missione o tenendo il posto a Nab?» chiese sarcastico.
«Stavo leggendo le richieste» rispose Levy oramai abituata a sentirsi chiamare da lui con quei nomignoli, anche se l’essere presa in giro per la sua altezza la irritava sempre.
«Allora muoviti! Oppure dobbiamo chiamare quei due idioti che ti porti sempre appresso per decidere?»
«Sapete dove sono andati?» chiese loro con il cuore colmo di speranza, non dando peso alle parole di scherno del mago del ferro.
«Pensavo lo sapessi tu, ti ho visto parlare con loro prima che se ne andassero» intervenne Lily.
«Veramente non mi hanno detto nulla, nulla di sensato almeno; probabilmente non volevano andare in missione con me oggi» confessò con un velo di tristezza nei suo occhi olivastri.
Subito però si ridestò e il suo sguardo si riaccese di una nuova luce «Ma non importa, vorrà dire che per questa volta farò un lavoro da sola!» disse con determinazione davanti ad i suoi due compagni di gilda.
 
Le dispiaceva che lo Shadow Gear fosse temporaneamente separato per motivi a lei ancora sconosciuti; il modo in cui i due amici si erano allontanati l’aveva fatta preoccupare, temeva in un loro colpo di testa e ancor di più il loro coinvolgimento in azioni troppo rischiose. Poi si ricordò di tutti i momenti che passarono insieme: quelli belli e brutti, felici e pericolosi; constatando che ne avevano affrontate e viste troppe per non essere ormai considerati dei maghi di alto livello, non quanto Natsu è vero ma erano comunque degli eccellenti maghi.
Li aveva sempre considerati come dei fratelli un po’ combina guai, forse era anche per questo motivo che era diventata lei il capo del loro team. Sempre tranquilla, gentile, comprensiva e con un cervello fuori dal comune era il capo perfetto per la loro squadra, dimostrando anche di essere il mago più forte e più abile dei tre.
Si era sempre sentita in dovere di proteggerli in ogni situazione sia come capo squadra sia come “sorella”.
Ma da quando era tornata da Tenroujima, dopo quei 7 anni di vuoto, si rese conto di quanto fossero cresciuti non solo in senso fisico, ma anche in riferimento alle loro abilità magiche ed al loro buon senso. Capì che non c’era più bisogno della sua continua supervisione come avveniva in passato, per questo decise di lasciarli andare a fare . . . quello che si sentivano di dover fare, ma qualunque cosa fosse li avrebbe appoggiati dando loro tutta la sua fiducia. Si fidava di loro e avrebbe continuato a farlo. Sempre.
 
 
Nel frattempo la rissa continuava e le urla e gli schiamazzi fungevano da ottima copertura acustica per le orecchie di una barista albina sorridente non molto lontano da loro.

Gajeel era rimasto stupefatto da quell’immediato cambio d’umore, e la cosa non poteva che renderlo felice a sua volta.
Aveva notato il suo sguardo, la conosceva ormai da abbastanza tempo per capire che in quel momento la sua mente era immersa in chissà quale pensiero filosofico, troppo complicato per uno come lui. Decise di riportarla sulla terra ferma, naturalmente a modo suo.
Così, volendo divertirsi un po’, entrò in modalità  innervosire-il-piccolo-gamberetto. Le si avvicinò, allungò la mano e prese a fare pat-pat sulla testolina azzurra dell’interessata.

«E bravo Gamberetto! Finalmente hai capito che quei due idioti sono solo un peso e hai pensato bene di scaricarli, ottimo lavoro!»  disse continuando a battere la mano sulla sua testa.
Levy si sentiva allo stesso livello di un cane che riceveva i complimenti dal suo padrone. Il tutto accadeva sotto gli occhi di un Lily piuttosto sconcertato davanti alla spacconeria del dragon slayer.

«Io non ho detto niente del genere. E smettila!» disse Levy che si stava seccando dei modi del moro, a certi suoi atteggiamenti non si sarebbe mai abituata.
«Gi hee»
Gajeel si ritenne soddisfatto e per concludere uno dei suoi più bei passatempi le passò la mano tra i suoi capelli scompigliandoli tutti.
«Ora sembri più un istrice che un gamberetto!» rise dinnanzi a quella massa di capelli color del cielo che sparavano in ogni direzione.
Levy gli lanciò uno sguardo indispettito e cercò di sistemare alla meglio l’operato di quel simpaticone.
«Da che pulpito viene la predica! Almeno io non assomiglio sempre ad un istrice!» sbuffò Levy.
«Che cosa vuoi dire?» domandò Gajeel intuendo l’allusione alla sua folta e lunga chioma nera.
Era pronta a restituirgli il dispetto utilizzando le parole e non le mani, verbali e non intrise di magia ovviamente!
Dopo l’incidente a Fantasia aveva cominciato a conoscerlo meglio e sapeva quali erano i modi per controbattere alle sue “offensive”. Non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa soltanto perché era di bassa statura.

«Hmm, Hmm» Lily se ne uscì con qualche finto colpo di tosse bloccando sul nascere la discussione; temeva troppo le conseguenze e siccome era la scripter la vittima dei giochetti del suo partner e non qualcuno come Natsu o Gray, intuiva che il battibecco non sarebbe sfociato in una rissa, e questo lo spaventava parecchio.
«Hai trovato qualche lavoro che ti interessa?» le chiese l’Exceed nel tentativo di cambiare argomento.
«Non ce ne sono molti e questo mi limita parecchio» ammise Levy.
«Tsk! Come immaginavo, non sei in grado di fare un lavoro da sola» la schernì il mago.
«Ti sbagli! L’ho già fatto altre volte, ma questa volta voglio sceglierne uno che non chieda l’uso della magia per combattere, tutto qui!» ormai Levy era al limite.
Poteva accettare i suoi modi e gli orribili soprannomi che le propinava, ma non sopportava che qualcuno la giudicasse per il genere di lavoro che prediligeva, se poi quel qualcuno era lui la rabbia cresceva.
«Con questo vuoi dire che sei in grado di fare qualsiasi tipo di missione, dico bene?» quella di Gajeel sembrava più di una semplice domanda, perché il tono con cui l’aveva pronunciata la rendeva più simile ad una sfida.
Levy l’aveva notato, ma era troppo furente per darne il giusto peso e senza indugi rispose semplicemente:
«Certo!»
Sul volto del dragon salyer si disegnò un sorriso malvagio degno di quelli che Mirajane riserba ai suoi peggiori nemici.
«Beh! Se ne sei così sicura che ne dici se facciamo una piccola scommessa?» le disse avvicinandosi con le mani sui fianchi e chinandosi in avanti per portare i loro volti alla medesima altezza, arrivando a pochi centimetri dal suo viso, il tutto senza mai smettere di guardarla dritta negli occhi.
 
Levy si sentì avvampare. Non si aspettava un’azione così sfacciata da parte sua. Avere il suo viso così pericolosamente vicino al proprio, mentre i suoi occhi erano rimasti incatenati a quelli cremisi di lui, l’effetto fu che il suo cuore mancò di un battito e le guance assunsero una colorazione rosata.
In quella posizione, con il corpo di lui piegato in avanti nel tentativo di pareggiarla in altezza, Levy si sentì ancora più piccola di quanto non fosse già in realtà.
Aveva la gola secca e la bocca priva di saliva, aveva perso l’uso della parola e dubitava di riuscire a pronunciare qualche parola senza far tremare la voce o far uscire niente di più che un sussurro.
 
Nel frattempo al bancone, proprio di fronte alla bella barista si era seduta Lucy ancora tutta sorridente.
Ora, per un occhio non bene attento quella poteva essere scambiata come una comune chiacchierata tra amiche, ma per chi aveva spirito d’osservazione avrebbe notato che le loro attenzioni erano tutte rivolte alla coppia non molto distante da loro in una scena piuttosto compromettente, nel tentativo di captare qualche frase nonostante la rissa alla spalle della maga degli spiriti stellari non dava segni di voler cessare.
 
La situazione stava sfuggendo di mano alla povera Levy.
Non ne sarebbe mai uscita se non avesse fatto qualcosa. Deglutì pesantemente nel tentativo di risvegliare le corde vocali da quel torpore, raccolse tutto il suo coraggio e la poca razionalità rimasta, sostenendo lo sguardo del moro.
Inspirò profondamente per calmarsi e per dar fiato alla bocca.
«Una scommessa? Che genere di scommessa?» chiese con voce poco sicura.
Gajeel, vedendo l’effetto sortito sull’azzurra, ghignò.
«Una cosa molto semplice: portare a termine con successo una di quelle missioni» disse, indicando con il capo la bacheca dietro di loro, senza mai perdere il contatto visivo con i suoi occhi.
«Scegli il lavoro, lo finisci e incassi tutta la ricompensa senza trattenute e vinci. E’ semplice.»
Levy stava recuperando poco alla volta lucidità, non doveva permettergli di ridurla in quello stato tutte le volte che la prendeva in giro. Doveva farsi valere e dimostrare sicurezza e naturalezza, anche se la sua posizione, sia in senso letterale che figurato, non era delle migliori.
 
Nonostante la ridotta distanza tra i loro nasi, cercò di non pensarci e immaginarsi in  un'altra situazione, molto meno imbarazzante.
«Il problema delle trattenute non è mio» disse abbozzando un sorriso di chi la sapeva lunga. Succedeva molto spesso che se i maghi distruggevano più del dovuto, i clienti trattenevano una percentuale dalla loro ricompensa per risarcimento danni. E Levy non era certo uno di quei maghi, Gajeel invece ne era un degno rappresentante.
«Era per precisare le condizioni di vittoria» chiarì il moro, leggermente seccato dalla forza di autocontrollo che la scripter dimostrava. Era deciso a farle perdere la razionalità, almeno per un breve periodo, ma visto che in quella posizione dava solo dei lievi cenni di cedimento, avrebbe dovuto rincarare maggiormente la dose.
«Quanto scommettiamo» chiese Levy abituata con Cana e alla sua abilità nel farle sanguinare il portafogli.
«E chi ha detto che dobbiamo puntare dei soldi»
«Ognuno decide cosa deve fare l’altro in caso di sconfitta» continuò Gajeel
«Hmmm. Mi sembra giusto» disse Levy «Allora. Se dovessi vincere io, tu. . . .»
Da quel momento la mente di Levy era intenta a trovare la punizione perfetta per Gajeel.
 
Non poteva obbligarlo a fare lavori fisici perché non era da lei e perché non gli farebbe comunque abbassare la cresta; cosa che desiderava nel profondo del suo animo: fargliela pagare per tutte quelle volte che la prendeva in giro.
Allora il suo cervello stava valutando tutte le possibili opzioni, ma per la pazienza del Dragon slayer quell’attesa durava un’eternità; inoltre temeva le macchinazioni della piccola maga e la possibile penitenza, e poi doveva ancora raggiungere il suo obiettivo: abbassare le sue difese.
«Non ho intenzione di mettere radici! Me lo dirai la prossima volta»
«Ma se in caso contrario dovessi vincere io, tu»  a quel punto posa la sua mano sinistra sulla sua piccola spalla e si china ancora di più portando le sue labbra all’orecchio sinistro di lei e sussurra «tu farai con me una missione, tu ed io, così capirai cosa vuol fare una vera missione con un vero mago!»
Il volto di Levy si colorò da rosato a rosso fiammante e il già precario raziocinio andò definitivamente a mancare impedendole l’uso della parola.
Missione compiuta Gajeel!
«O forse hai troppa paura di non farcela? Gi hi» le disse staccandosi da lei e riacquistando la sua postura eretta e incrociando le braccia al suo petto.
La sua risata e il suo ghigno la ridestarono, ma la sua mente deficitava a formulare frasi di senso compiuto e pensieri razionali.
«Io . . .ti . . . te la faccio vedere io»
Ancora rossa come un pomodoro si volta in direzione della bacheca, strappa la richiesta di lavoro che stava per leggere prima mostrandolo alla sempre sorridente Mirajane in compagnia di Lucy piuttosto sorpresa dalla scena vista pocanzi. Ed infine l’azzurra si dirige passo spedito fuori dalla gilda in direzione Fairy Hills; lasciando dietro di sé Gajeel felice come una pasqua il cui sguardo passava da Lily a Mira e alla bacheca.
 
Levy giunta in prossimità del dormitorio aveva ripreso a pensare a mente lucida.
Cosa stava accadendo? Jet e Droy partono per chissà dove, molte delle missioni che aveva visto proprio il giorno prima non c’erano più e come se non bastasse Gajeel le propone una scommessa con una punizione e in un modo di fare che non si aspettava.
Basta! Non ce la faceva più!
Quella che era iniziata come una normale giornata a Fairy Tail stava diventando una davvero molto strana!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE
 
Eccomi di nuovo qui a tempo di record! ^-^
 
Jet e Droy se ne sono andati senza specificare nulla e Gajeel se ne approfitta per stuzzicarla.
Cosa accadrà? Quale missione ha scelto Levy?
E perché Gajeel sembrava soddisfatto del suo operato?
Tutto questo e molto altro nei prossimi capitoli!
 
Spero di aggiornare nella prossima settimana.
 
Fatemi sapere che ve ne pare ;-)
 
Ciao!

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Capitolo 3
*** Un po' di chiarimenti ***


Perdonate il ritardo, ma come vi avevo avvisato i miei aggiornamenti difficilmente saranno puntuali (uomo avvisato mezzo salvato XD )
Comunque eccomi qua con il terzo capitolo! Ora molte delle vostre domande riceveranno risposta.
Pensavo di riuscire a fare un solo lungo capitolo, ma quando ho visto la lunghezza di questo capitolo ho preferito dividerlo in due parti, come avevo principalmente pensato di fare.
E’ stato un lungo, atroce, scervellante, frustrante e prosciugante parto!
Spero che tutte queste fatiche siano servite a qualcosa!
Senza aggiungere altro vi lascio alla lettura, fatemi sapere cosa ve ne pare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Capitolo 3. Un po’ di chiarimenti

 
 
 
 
Levy era sul treno e continuava a darsi della stupida. Aveva perso la pazienza con Gajeel il quale non aveva niente di meglio da fare, ma perché doveva importunarla quando poteva benissimo sfogarsi con Natsu e gli altri?
Uscita dalla gilda si era diretta di corsa nella sua stanza a preparare la borsa per il viaggio, la città dove viveva il cliente non era molto lontana da Magnolia, con il treno avrebbe impiegato poco più di mezz'ora arrivando così dal datore di lavoro verso tarda mattinata.
Nel suo piccolo bagaglio a mano mise solo l'indispensabile: qualche vestito di ricambio, non sapendo quanto tempo sarebbe durata la missione era meglio non essere impreparata; spazzolino (mai trascurare l'igiene orale!), un paio di libri, nel caso in cui dovesse ammazzare il tempo; e così via.
Ogni volta che infilava qualcosa nella sua inseparabile borsa malediceva qualcuno in una serie di isterici borbottii
«Stupido Gajeel che mi prende in giro perché sono piccola e molto più debole di lui»
«Stupidi Jet e Droy che se ne sono andati senza dirmi dove erano diretti»
«Stupida Lucy che mi ha detto di scegliere una missione» (ma io che c'entro?) E così via.
 
 
Ora seduta sul treno era passata al livello successivo: insultare se stessa per aver assecondato Gajeel e per la pessima figura fatta poco prima.
Era riuscita a prendere al volo il treno e come previsto dalla maga, sarebbe giunta a casa del cliente non più tardi delle 11.00.
 
Durante il breve viaggio ferroviario rilesse con più calma il manifesto:
 
 

Si richiede mago per affiancare
ed aiutare erede della famiglia O’Neil della città di Hydrangea
per sostenere un importante esame.
 
Tutti i maghi che risponderanno all'appello
verranno sottoposti ad un rigorosa selezione ove
 verranno valutate le abilità di ognuno dei suddetti pretendenti alla richiesta
affinché rientrino nei requisiti richiesti.
Le selezioni continueranno fino a sabato.
 
Solo un mago verrà accettato.
Maggiori informazioni verranno fornite al colloquio.
 
Premio di 5'000'000 di jewel
Solo ed unicamente al superamento dell'esame del suddetto erede.

 
 
 
Era un premio molto alto per essere solo una missione di così basso livello pensò Levy, ma visto che il cliente apparteneva ad un alta classe sociale non si stupì.
Inoltre il premio l’avrebbe ricevuto solo se il cliente superava l'esame; sembrava giusto.
Era ancora giovedì di conseguenza poteva essere accettata come poteva avvenire l’opposto.
L’idea di perdere la scommessa ancora prima di fare il lavoro la irritava parecchio, specie se pensava alla faccia di Gajeel se l’avesse vista tornare a mani vuote.
Con questi pensieri nella mente, Levy quasi non si accorse che il treno stava entrando in stazione.
 
 
 

* * * * *

 
 
 
La città di Hydrangea era molto florida con tenore di vita molto alto grazie  ad un antico mestiere tramandato da generazioni, cioè l'allevamento di creature leggendarie chiamate Wolawk.
Ad una prima occhiata queste creature sono state spesso paragonate a delle chimere; il corpo era quello di un lupo anche se molto più grande, le zampe erano come gli atrigli di un’aquila e dalla schiena spuntavano delle maestose ali, non a caso venivano allevati per essere cavalcati.
 
I Wolawk erano famosi per la loro incrollabile fedeltà e per le loro straordinarie abilità in volo, si diceva infatti che i Wolawk possiedano un potere latente che riescono ad attivare solo ed unicamente quando ripongono la massima fiducia nel loro cavaliere, esso riceveva una straordinaria forza magica, mentre il Wolawk diveniva più forte e più veloce.
Ma insieme a queste straordinarie peculiarità ci sono anche dei punti deboli: essendo creature molto fedeli difficilmente donano la loro fiducia al primo che passa, anzi il numero di persone con cui prova un senso di sicurezza sono solo un paio oltre al proprio cavaliere, e in genere sono i suoi allevatori o se vogliamo usare un termine più antico: scudieri. Essi devono praticare tale professione per lunghi anni prima di guadagnarsi la completa fiducia del Wolawk.
Come queste bestie riescano a capire se e quando fidarsi di un individuo resta ancora un mistero.
Per tutti questi motivi solo nella città di Hydrangea, dove si è mantenuto questa antica tradizione si possono trovare degli Wolawk, tutti coloro che volessero intraprendere l’allenamento per diventarne un loro degno cavaliere devono andare lì.
 
 
 

* * * * *

 
 
Il treno arrivò in stazione e Levy si diresse subito verso la residenza dove il cliente l'avrebbe incontrata spiegandole meglio in cosa consisteva questo esame.
Conosceva molto bene la città e per questo non dovette chiedere indicazioni; molte volte vi si era recata da quelle parti per altre missioni con lo Shadow Gear. Nella sua mente cominciarono ad affiorare vecchi ricordi.
Levy scosse la testa per cancellare quei pensieri dalla testa, non poteva lasciarsi andare ai ricordi proprio in quell'occasione. Si sarebbe abbandonata ai dubbi e alle memorie di passate avventure solo dopo la fine del suo incarico; adesso che era da sola non poteva abbassare la guardia nemmeno se fosse stato un semplice lavoro di traduzione.
Era una maga professionista, era stata scelta per l'esame di classe S e voleva, doveva dimostrarlo al cliente, a se stessa e anche a quell'odioso e irritante Gajeel.
Al pensiero del Dragon slayer le guance si tinsero di un bel colorito rosa tendente al rosso per la rabbia provata e anche per la vergogna. Si, gliela avrebbe fatta vedere, gli avrebbe dimostrato che era forte e non l'essere gracile che il moro l'aveva sempre descritta così quando sarebbe tornata vittoriosa gli avrebbe fatto rimangiare ogni singola parola avrebbe trovato la punizione adeguata per fargli pagare lo scotto con una penitenza esemplare.
Le fantasie di vendetta accompagnarono il cammino di Levy, sorridente all'immagine di un Gajeel inginocchiato ad i suoi piedi a chiederle perdono, sapendo che una cosa del genere non sarebbe mai accaduta, ma almeno aveva riacquistato il buon umore.
Percorreva le strade della città piene di vita, gente che entrava a usciva da ogni negozio era la prova che l’economia della zona andava a gonfie vele, grazie anche al turismo motivato ad ammirare i Wolawk.
Quelle stesse vie dove i bambini correvano e giocavano radunandosi davanti alla vetrina della migliore pasticceria-cioccolateria della città, affascinati dalle meravigliose sculture di pandispagna, crema e glassa; mentre le mamma tentavano di richiamare i bambini ovviamente senza ottenere da loro alcuna attenzione.
 
Quelle stesse strade che Levy vedeva mutare man mano che si avvicinava alla sua meta. I negozi come tutte il resto sembravano soggetti ad una sorta di evoluzione: si abbellivano e impreziosivano sempre di più.
Quel cambiamento per Levy e per chiunque che, come lei, conosceva abbastanza bene Hydrangea indicava ancora meglio di un cartello stradale (N.d.a. sempre che in questo mondo ne esistano!) la strada presa.
Di lì a poco sarebbe giunta nei quartieri residenziali dell’alta borghesia.
 
Ed infatti la metamorfosi dalla via fu completa quando la strada, fatta di ciottolato lucido e liscio, venne costeggiata da entrambi i lati da bellissimi alberi sempre verdi dalla folta chioma, ma ben curata, caratterizzati da foglie dello stesso colore dei petali di ciliegio; donando così all’ambiente un aspetto delicato ed elegante 365 giorni l’anno.
 
Anche le abitazioni non erano da meno: erano tutte delle bellissime ville alcune più imponenti altre più contenute, ma sempre indice del ceto sociale dei loro proprietari. Aveva già lavorato per qualcuno di loro in passato soprattutto per incarichi in cui si richiedeva la traduzione di antichi manoscritti tramandati di generazione in generazione per secoli i cui scritti erano oramai impossibili da decifrare senza l’aiuto di un esperto linguista.
Era proprio grazie al suo innato amore per le lingue e per i libri che Levy aveva instaurato subito un buon rapporto con molti di loro.
 
Sfortunatamente la famiglia che ora doveva incontrare non rientrava nelle sue conoscenze. Ma sapeva che, come tutte le altre famiglie del circondario, dovevano essere dei signori dal portamento impeccabile , uniti ad un forbito nonché elegante lessico; l’esatto opposto di Fairy Tail.
 
Fu come un fulmine a ciel sereno ad un tratto nella sua mente le apparve tutto chiaro. Era perfetto e poi era proprio una cosa che rientrava nel suo modo di fare. –Evviva! Perché non ci avevo pensato prima?– rifletté Levy.
 
Dopo aver riordinato le idee, affrettò il passo più euforica che mai e con un enorme sorriso in volto.
Doveva essere scelta e doveva vincere il premio, perché in ballo c’era molto più del semplice denaro e adesso aveva una motivazione in più per andare fino in fondo.
 
 
 

* * * * *

 
 
 
Arrivata davanti al porta di legno intagliato tirò la corda che penzolava al suo lato destro ed in seguito un rintocco di campana si udì all’interno della villetta.
La casa non era enorme come ci si poteva aspettare, ma essendo comunque una villa era certamente più grande di una comune abitazione. Un cancello in ferro battuto con delle rose di metallo che si intrecciano tra loro separava la proprietà dalla strada era aperto, molto probabilmente lo chiudevano solo alla sera, susseguito da un breve vialetto ben curato il quale conduceva ad porticato proprio dove ora Levy attendeva di essere aperta.
 
Non dovette aspettare che pochi secondi dopo il cessato ridondare di campana quando il portone si aprì ed un uomo di mezz’età dall’aspetto ben curato così come il suo abbigliamento, giacca e cravatta, fece la sua apparizione sulla soglia della casa dinnanzi alla giovane maga.
«Buongiorno. Desidera?» chiese l’uomo.
Levy capì immediatamente che si trattava del maggiordomo.
«Buongiorno, sono Levy McGarden di Fairy Tail. Sono qui per la richiesta d’aiuto da parte della famiglia O’Neil» disse mostrando il volantino della missione al domestico.
«Ah. Miss McGarden, ci avevano avvisato del suo arrivo» disse spostandosi di lato e intimandola ad entrare con un gesto della mano ed il busto leggermente piegato in avanti «Prego, entri»
«Grazie» disse accettando l’invito del maggiordomo il quale chiuse la porta non appena lei superò.
«I signori O’Neil sono nel salotto. Da questa parte prego»
 
Levy lo seguì per l’ampio corridoio, in meno di un minuto arrivarono di fronte all’entrata del salotto.
Il maggiordomo si fermò in prossimità della soglia della stanza.
«Signori O’Neil, la signorina McGarden di Fairy Tail»
Levy fece qualche passo avanti per vedere all’interno della stanza. Era un salotto ben curato con divani volti attorno ad un tavolino dove ora vi era un elegante vaso con dei fiori.
Su uno di quei divani vide i signori O’Neil: lui era un signore distinto con i capelli neri anche se qualche capello bianco dimostrava che non era più giovanissimo; lei donna minuta (N.d.a. possiamo dir che aveva un corporatura simile a quella di Levy) con dei lunghi capelli color grano avvolti a chignon dietro alla nuca.
Appena li vide, Levy fece loro un breve ma solenne inchino, ma anche abbassando lo sguardo intravide negli occhi dei due coniugi un’espressione di pura sorpresa e non era certamente per i suoi saluti.
«Grazie Carlik, puoi andare.» disse il signor O’Neil congedando il maggiordomo che dopo un piccolo inchino lasciò Levy con i due.
«Benvenuta signorina McGarden. Sono Jamese O’Neil e questa è mia moglie Meredith»
«Molto piacere» rispose Levy
«Il piacere è tutto nostro» disse la donna con un cenno del capo
«Prego accomodatevi» continuò lei offrendo a Levy uno degli splendidi divani.
 
Dopo che Levy si sedette ringraziando, cominciò quello che a molti faceva saltare subito i nervi: i convenevoli.
«Spero che il viaggio sia stato piacevole» disse il signor O’Neil
«Piacevole e breve, grazie»
«Venite da Magnolia, vero? Non ci sono mai stata, mi hanno detto che è una bella città.» Continuò Meredith
«E’ una bella città piena di vita, se mai capitaste nei paraggi una vostra visita confermerebbe le voci che ha sentito a riguardo» -Basta che non si avvicini al mare dove c’è la gilda!- pensò Levy
La cosa andò avanti per una decina di minuti chiedendole della sua gilda, dei maghi famosi che ne facevano parte come Erza o Gildartz ed altro, ma niente sulla sua magia o sulla loro richiesta.
-Se tutti i colloqui che hanno fatto erano così, ne hanno valutati davvero pochi- osservò la scripter.
 
Alla fine fu il marito a cominciare il colloquio.
«Siete a conoscenza della selezione a cui abbiamo sottoposto i vostri predecessori e dalla quale nemmeno voi siete esente?»
«Certamente. Tali informazioni erano chiaramente appuntate nella vostra richiesta» disse Levy.
Jamese la fissò per un istante con un cipiglio confuso.
«I vostri colleghi vi hanno già informato sul tipo di assistenza da noi privilegiata ed avete già la certezza di soddisfare le nostre aspettative?» Sembrava più un’affermazione che una domanda, ma Levy era pronta a chiarire.
«Se devo essere sincera nessuno mi ha detto nulla e se volevano avvisarmi non ne hanno avuto il tempo.»
Levy spiegò brevemente che dopo aver scelto la loro richiesta d’aiuto sotto l’incoraggiamento di un suo compagno di gilda (se incoraggiamento si può chiamare il prendere in giro e provocare in maniera alquanto ambigua), si era subito preparata a partire. Così facendo, nessun mago delle altre gilde ha avuto il tempo di avvisarla, se lo avessero fatto.
 
Le palpebre dei coniugi O’Neil si spalancarono per la sorpresa.
«E siete venuta comunque con 3 giorni d’anticipo, pur sapendo che i vostri servigi potrebbero venir rifiutati?»
Levy non sapeva come rispondere a quella domanda se non con un secco e sincero «Si.»
 
Aveva capito tutto finalmente: siccome nessun mago era ancora riuscito a soddisfare i gusti dei clienti, essi pensavano che Levy, dopo aver accettato la richiesta e intuito che poteva subire lo stesso rifiuto, avrebbe atteso fino a sabato prima di venire nella loro villa, così facendo non vi sarebbe stato il tempo per inviare una nuova richiesta e avrebbero dovuto assumerla per forza.
Per questa ragione quando la videro si sorpresero non poco.
 
«Perché se posso chiederlo?» domandò Jamese
Levy prese un profondo respiro e cominciò ad esporre le sue ragioni.
«Mi ritengo una persona abbastanza onesta da non ingannare i clienti che ripongono in me la loro fiducia ed anche le loro speranze, indi per cui se tali persone non considerano i miei poteri, le mie abilità o la mia persona sufficientemente adeguati per l’incarico è un loro scelta»
Era una maga di Fairy Tail. I valori come l’onestà, il rispetto ed anche l’onore li aveva imparati vivendo e crescendo in quella che molti chiamavano “gabbia di matti”. Il fatto che qualcuno le chiedesse perché si era presentata appena accettata la richiesta era come chiedere ad un soldato del regno perché arrestava i criminali.
«Se lor signori non mi ritengono all’altezza delle loro aspettative e temono che i miei servigi possano essere motivo di disfatta, non tenterei di persuadervi da tale decisione né vi serberei del rancore. Detto questo se volete mettere alla prova la mia competenza, io sono pronta alle vostre richieste ed al vostro giudizio finale, qualunque esso sia!»
 
I signori O’Neil erano completamente spiazzati, sia dalla sua onestà sia dal suo linguaggio: non si aspettavano di certo che un mago proveniente dalla gilda più distruttrice e meno educata potesse esprimersi come una nobildonna (Lucy: e io cosa sono?)
 
Ma prima che potessero aprire bocca e scusarsi per i loro pregiudizi, Levy senti alle sue spalle un leggero applauso. Levy si girò e vide sulla soglia del salotto una bambina di 11 anni dalla carnagione chiara e dagli occhi di un blu così inteso che lasciò Levy senza fiato; indossava un vestito celeste e bianco ed i suoi capelli neri erano raccolti a coda di cavallo con un grazioso fiocco dello stesso colore del vestito. Sembrava un angioletto.
 
«Il vostro valore lo avete appena dimostrato»
Il Signor O’Neil sorrise e rivolgendosi a Levy disse
«Miss McGarden, vi presento nostra figlia Evangeline, il vostro cliente, nonché vostro esaminatore»
A quella rivelazione Levy rimase un po’ confusa –Se è con lei che devo avere il colloquio, allora quello dei genitori cos’era un interrogatorio?- si chiese mentalmente
«E’ un onore conoscere un mago di Fairy Tail» disse Evangeline sollevando leggermente il vesti o piegando indietro la gamba destra esibendosi in un principesco inchino.
Levy immediatamente si alzò dal divano e fece lo stesso gesto fatto ai genitori poco prima.
«L’onore è tutto mio»
 
 
«Devo confessarvi che ho sentito molto parlare della vostra gilda, in particolar modo della sua fama di gilda violenta e distruttiva» disse con lo stesso entusiasmo di chi ha appena fatto le montagne russe.
-Ecco lo sapevo che prima o poi qualcuno l’avrebbe detto!- pensò Levy cercando di mascherare l’enorme goccia che colava dalla sua testa.
«Ma ciò che più mi ha affascinato erano le storie sulla vostra unità, il vostro onore e l’onestà che accomuna tutti voi. Credetemi sono davvero onorata di poter conoscere un mago dai sani principi»
Levy non poteva che rallegrarsi dopo quelle parole, nonostante la sua giovane età conosceva perfettamente il valore di Fairy Tail, nonostante negli ultimi sette anni la sua fama è decisamente calata.
«Dopo un simile discorso non posso che non ricambiare tale sentimento» disse fiera Levy
 
Evangeline le sorrise ed aggiunse «Ora che ci siamo presentate, direi che possiamo passare alla valutazione, da quanto ho sentito non temete nessun genere di sistema di analisi»
Poi si rivolse ai genitori.
«Padre, Madre, grazie per il vostro aiuto, ora vorrei conferire con la maga in privato»
Non palarono, ma diedero alla figlia un tacito segno di assenso. Levy pensò che per essere una bambina aveva una notevole libertà d’azione.
 
«Da questa parte, Miss McGarden»
Detto ciò Levy cominciò a seguirla in silenziofino a quella che doveva essere la sua camera da letto, se per camera da letto si poteva definire una stanza più grande dell’appartamento di Lucy.
Da una parte vi era un regale letto a baldacchino con cuscini di piuma d’oca e lenzuola di uno splendido color celeste impreziosite da dei ricami floreali sui bordi con filo d’oro.
Poco distante vi erano due porte: una era sicuramente il bagno, mentre per la seconda porta Levy intuì che si trattava di una cabina armadio.
Al centro della stanza vi era un tavolo rotondo di legno pregiato non molto grande e che rispettava lo stile della stanza: raffinato e semplice.
Alle spalle del tavolo delle meravigliose porte finestre che donavano alla camera un'illuminazione ottimale e si aprivano su di una ampia balconata dove Levy intravide in un angolo un piccolo tavolino bianco e due sedie dello stesso colore, probabilmente usato per prendere il tè durante le stagioni più calde.
 
Levy tentò di volgere il suo sguardo oltre la balconata, ma Evangeline interferì con la sua silenziosa osservazione.
«Prego, si sieda miss McGarden.» disse la ragazzina indicandole una delle sedie del tavolo interno.
«Grazie miss . . .»
«Vi prego chiamatemi solo Eva» disse quasi come se fosse una supplica
«Lo farò solo se tu mi chiami Levy»
«Posso?»
«Assolutamente! Sai mi fa una strana impressione che una ragazzina mi dia del Lei, non sono proprio abituata» ammise Levy
«Posso chiederti un altro favore miss... ehm volevo dire Levy?»
«Di che si tratta?»
«Potremmo parlare normalmente come due persone comuni tralasciando le formalità?»
«Per me non ci sono problemi»
«Posso chiederti anche di non rivelare ai miei genitori ed a nessun'altro di questo?»
«Va bene» disse un po' preoccupata per le future azioni della giovane
Evangeline si alzò dalla sedia e si avvicinò alla porta d'entrata chidendola a chiave, nel farlo con un movimento della mano in aria illuminò solo per un attimo l'imponente entrata.
«Sei una maga?» chiese Levy intuendo subito il tipo magia
«Bè ecco . . . non proprio . . . .posso fare qualche semplice incantesimo come accendere una candela o . . .»
«O rendere insonorizzata la porta della tua camera da letto»
«Si» ammise un po’ imbarazzata
Evangeline tornò a sedersi
«Devo essere sincera, non mi piace comportarmi come se fossi una principessina per questo ti ho chiesto di non dire nulla ai miei, credono che abbia smesso di fare pratica con la magia e abbia messo la testa a posto. Sai loro pensano di avermi . . . . addomesticato»
«Strana scelta di termine»
«Ma è anche quello più adatto» Eva assunse uno sguardo triste «Io detesto comportarmi in modo diverso da ciò che sono»
«Allora sii te stessa almeno con me!»
«Non ti scandalizzerai? Ti avverto che molti hanno giudicato il mio comportamento indecoroso»
«Sopravvivrò» disse Levy, come potrebbe scandalizzarsi se nella sua gilda la parola decoroso non è mai esistita e dove per dimostrare il proprio affetto volano i pugni anziché gli abbracci?
«Grazie» disse la bambina con le lacrime agli occhi dalla felicità «Adesso senza perderci in chiacchiere ti spiegherò brevemente in che casino sei capitata»
 
«Per prima cosa: tu conosci il Duca Moragorn Wolf»
«Certo che lo conosco! E' l’ultimo discendente della casata Wolf, nonché unico sovrintendente di tutti gli affari di famiglia, il più famoso la gestione delle scuderie e dei campi di allevamento di Wolawk.» disse
«E unico nobile ancora esistente di Hydrangea» puntualizzò Eva
 
 
«Come hai appena detto lui è l'unico della casata ancora vivo, ed unico amministratore e beneficiario delle finanze dell'impresa di famiglia»
«Non è sposato e non ha figli; si dice che una volta si era davvero innamorato di una bellissima donna e che voleva sposarla, ma quando scoprì che il suo amore non era ricambiato e che lo voleva sposare solo per i soldi decise di non intraprendere una relazione con nessun'altra donna per non rischiare lo stesso errore» continuò Eva
«Come è triste» disse Levy
 
«Ma c'è di più! Non saprei dirti come è successo precisamente, ma alla fine aprì la sua villa a tutti i bambini e ragazzi della città. Col tempo cominciò ad affezionarsi a noi a giocare con noi che decise di organizzare dei giochi una volta a settimana»
«Dei giochi?» domandò Levy
«Si, ad esempio in primavera si fanno delle cacce al tesoro o delle gare, in estate si fa la guerra dei gavettoni eccetera. Non ci si annoiava mai il duca era un genio nell'inventare nuovi giochi» Eva era euforica nel ricordare quelle giornate.
«Alla fine è diventato un appuntamento quotidiano e tutti si divertivano fino a quando. . .» il viso della bambina si incupì e anche la sua voce
Levy la guardò con un misto di curiosità e dispiacere.
«Fino a quando durante un gioco a squadre uno di noi  convocò un mago nella sua squadra vincendo»  disse tutto d’un fiato «nelle regole non c'era scritto che non si poteva fare, ma da allora i giochi si trasformarono in battaglie fra maghi solo per vincere i vari premi»
 
 
«Assoldare di maghi di gilda per vincere dei premi per ragazzi? E' assurdo»
«Ecco vedi . . .visto che quello chi mette a disposizione i premi è il Duca stesso, non sono delle semplici magliette come nei comuni giochi» disse un po’ mortificata
«Una volta come primo premio c'era un viaggio tutto compreso in una lussuosa località marittima in un albergo a cinque stelle un' altra invece mise come premio un set di gioielli con diamanti»
 
«Accidenti . . .» Levy dovette rendersi conto che anche se in piccola parte comprendeva il motivo di coinvolgere i maghi. Ma ancora i suoi dubbi non erano ancora chiariti così chiese.
«Scusa se te lo chiedo, ma cosa ha a che fare questi giochi con l'esame che devi fare?» chiese Levy non riuscendo ad intuire il nocciolo della questione
«E' stata un' idea di mio padre; diceva che nessuno avrebbe preso seriamente la richiesta se si scriveva che dovevo vincere dei giochi per ragazzi» disse imbarazzata.
«Allora non è un esame di valutazione?»
«Lo so è un po' difficile da credere, ma se vuoi andartene non ti trattengo»
«Non fraintendere, non sono delusa sono solamente sorpresa» disse portando le mani davanti a sé e agitandole in segno di negazione.
«Sembra divertente! Una missione dove si gioca mi incuriosisce. Non devi temere, anche noi maghi alle volte preferiamo fare missioni dove non si rischi la vita»
«Mi fa piacere, ma tornando alla tua domanda di prima questa volta il gioco è come se fosse un test di valutazione»
«Eh?» oramai Levy non ci capiva più niente era un gioco o era un esame?
 
«Comunque stavolta il premio non è stato specificato, ma sembra che il Duca voglia fare sul serio. Secondo voci indiscrete il vincitore diventerà l'erede del Duca»
«CHE COSA!?!?» urlò Levy shoccata da quella rivelazione
«Hai capito bene!»
«Questo vuol dire che chiunque vinca diverrà l'unico beneficiario di tutta la fortuna della famiglia Wolf»
«Precisamente!» confermò Eva «Tutte le terre, gli affari e naturalmente i conti in banca un giorno saranno del vincitore»
«Allora è per questo che vuoi vincere?»
«C’è ancora un'altra cosa che non ti ho detto . . .»
 
Levy ascoltò attentamente tutta la storia e alla fine commossa  prese le mani di Eva e con il cuore in mano le disse «Il tuo è davvero un bellissimo gesto, sarò più che contenta di aiutarti»
«Davvero? Lo farai?»
«Fidati di me! Darò anima e corpo per farti vincere è una promessa!»
 
E così Levy divenne l’accompagnatore di Evangeline. E fino al giorno del gioco del Duca, la residenza degli O’Neil avrebbe ospitato la maga dai capelli azzurri.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL'AUTRICE
 
Ehm . . . si . . . ecco . . . *si ripara dietro un angolo*   So che non è il massimo come capitolo, ma penso che delle spiegazioni fossero necessarie al fine di capire meglio cosa stava succedendo.
Per coloro che stanno aspettando voi sapete chi sappiate che bisogna aspettare ancora due capitoli dopodiché tutte le vostre richieste saranno esaudite.
Purtroppo dovrete aspettare ancora qualche settimana perché in questo periodo sono sotto esami e questo mi limiterà parecchio il tempo a disposizione per scrivere.
Dopo vi assicuro che mi dedicherò con più attenzione alla storia!
 
Per chi se lo fosse chiesto Wolawk è l’unione delle parole wolf (lupo) e hawk (falco)
Hydrangea invece vuol dire ortensia in inglese
 
Ringrazio Laidan per i nomi dei miei personaggi inventati e Alcalime91 per i preziosi consigli
 
Recensite e ditemi cosa ne pensate!
Alla prossima!
Ciao!
 

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Capitolo 4
*** La calma prima della tempesta ***


Con grande gioia eccomi qui con il capitolo numero quattro. E’ un po’ lungo quindi mettetevi comodi, fate un bel respiro e . . . buona lettura!
 
 
 
 
 
 

Capitolo 4. La calma prima della tempesta

 
 
 
Il giorno in cui Levy venne accettata come accompagnatrice della piccola Evangeline passò molto velocemente. La maga pranzò insieme alla famiglia O’Neil e sebbene all’inizio i due coniugi dubitavano che le sue credenziali non fossero all’altezza delle aspettative della loro adorata figlia, quando le videro uscire dalla camera da letto ed Eva disse loro: «Padre, Madre. Vi annuncio che la qui presente maga Levy McGarden è ora la mia accompagnatrice» non poterono che tirare un sospiro di sollievo.
Così diedero ordine ai domestici di aggiungere un piatto per i prossimi pasti e di preparare una camera degli ospiti.
Quel giorno, giovedì, Levy apprese molte più informazioni su questo Duca ed i suoi giochi.
Venne a sapere che alla fine del precedente gioco, egli disse che quello successivo non avrebbe avuto niente a che fare con quelli giocati fin ora e che il premio avrebbe sicuramente cambiato per sempre la vita del vincitore, in senso positivo ovviamente. A quelle parole tutti i ragazzi presenti capirono che la ricompensa sarebbe stata molto di più che un “semplice” set di 40 piatti in finissima porcellana lavorati a mano.
Cosa può cambiare per sempre la vita se non ereditare tutta la fortuna della casata degli Wolf?
Per tale motivo un elevato numero di giovani avrebbe partecipato all’ultimo intrattenimento del Duca, senza esclusione di colpi. E visto che il signor Wolf aveva chiaramente aggiunto che ogni partecipante poteva farsi accompagnare da chiunque, tutti si precipitarono a sfogliare le migliori riviste di maghi per inviare loro delle specifiche richieste d’aiuto.
Inoltre ai partecipanti era stato precisamente richiesto di rimanere nelle loro abitazioni per quel fine settima perché gli sarebbero state inviate tutte le informazioni relative al gioco.
 
 
 

* * * * *

 
 
 
 
Quello stesso giorno e quello successivo Levy ed Eva passarono molto tempo nella sua camera, isolandosi con la magia, per potersi conoscere meglio senza che i suoi genitori potessero giudicare il suo “vero” comportamento o peggio scoprire che praticava ancora la magia.
Levy si concentrò soprattutto sulla magia di Eva, voleva scoprire le sue vere potenzialità; se entrambe usavano la magia le probabilità di vittoria aumentavano, dato che, a detta di Eva, pochi dei ragazzi sfidanti praticava le arti magiche.
Levy scoprì il vero carattere di Eva il quale era tutt’altro che principesco. Infatti alla sera nella sua camera:
«Senti Eva, volevo chiederti una cosa»
«Di cosa?»
«Hai detto che ci sono molti sfidanti in questo gioco, vero?»
«Si, e allora?»
«Saranno tutti tuoi amici, te la senti di andare fino in fondo?» chiese Levy timorosa
«Che cosa vuoi dire?»
«Voglio dire . . .» pensò alle parole giuste «Non sappiamo che genere di gioco abbia inventato il Duca, se fosse una specie di lotta riusciresti a scontrarti con loro senza problemi?»
«Assolutamente!» disse convinta Eva «Ho un obiettivo da raggiungere, non mi farò incantare da qualche moina o da degli occhi da bambino indifeso»
Era così euforica che saltò sul letto e portò il pugno in aria
«Vincerò, dovessi spaccare le ossa a tutti!» esclamò come se avesse scalato la vetta di una montagna.
«Ah. Era giusto per sapere» disse Levy mentre delle piccole goccioline scendevano dalla nuca.
-Sembra Natsu in versione angioletto!-
 
«E comunque. . .» continuò Eva tornando seria «Devi preoccuparti di un problema più grande»
«Quale?»
«Non tutti i ragazzi giocano pulito, c’è n’è uno soprattutto che aggira sempre le regole ed è da lui che dovrai stare attenta»
Detto questo la fantasiosa mente di Levy pensò a qualche genio del male in grado di vincere slealmente senza mai essere colto in flagrante.
«E chi sarebbe?»
Il volto di Eva divenne rosso e cominciò a digrignare i denti; per un attimo Levy temette che le si sarebbe saltata al collo per sbranarla, ma le sue paure durarono poco perché pochi secondi dopo Evangeline esplose.
«DeTurdot!»
«Eh?»
«L’erede della famiglia DeTurdot. E’ un vile, arrogante, insopportabile, egocentrico damerino che crede di sapere solo lui le cose»
Eva cominciò a saltare sul letto come se fosse posseduta
«Ahhhhhhh!!!!! Lui con i suoi stupidi imbrogli riesce sempre a rispettare le regole pur non rispettandole!» cadde in ginocchio sul letto e cominciò a tirare i pugni ad uno dei cuscini.
«Se non fosse per lui a quest’ora non avremmo mai usato i maghi!»
«Quindi è lui il bambino di cui mi hai parlato» disse Levy rimasta a debita distanza dal letto
«Si. Anche se è una schiappa negli sport e non pratica la magia è un mostro quando si tratta di giochi di logica ed indovinelli»
 
Eva aveva smesso di sfogarsi ed ora sedeva sul letto, Levy le si sedette accanto.
«Ha sempre vinto lui la maggior parte dei giochi, esclusi quelli sportivi»
«Quelli non riuscirà a vincerli nemmeno fra 100 anni»
«Hai ragione, ricordi l’ultima corsa che abbiamo fatto?»
«Era una frana! Continuava a cadere ogni 2 secondi! Ah ah ah!»
All’udire delle altre voci, Levy si alzò di scatto dal letto guardandosi intorno temendo che i signori O’Neil le avessero scoperte in comportamenti “poco consoni”. Eva invece scese come se nulla fosse e ora guardava Levy divertita.
«Non temere è la mia lacryma segreta! La uso per parlare con alcuni dei miei amici» e piegandosi tirò fuori da sotto il letto una lacryma grande quanto la sua borsa da viaggio nella quale si  vedevano i volti di due ragazzini, forse della stessa età di Eva, dall’aspetto quasi identico: capelli castani tendenti al rosso come i loro occhi, distinguibili solo dalla diversa riga dei capelli; uno ce l’aveva destra mentre l’altro a sinistra.
«Ehi Ev! Come butta?» disse uno
«Chi è la tua amica?» disse l’altro
Levy si era inginocchiata come Eva davanti alla grande sfera ai piedi del letto.
«Questa è la mia accompagnatrice, Levy. Levy ti presento i gemelli Jimmy e Timmy i miei migliori amici»
«Ciao!» disse Levy muovendo timidamente la mano in segno di saluto.
«E’ proprio carina! Dimmi ti andrebbe di uscire con me?» disse Jimmy
«No grazie.» disse semplicemente Levy nello stesso ed esatto modo con cui rifiutò le avance di Jet e di Droy.
Nonostante la risposta negativa Jimmy non si era abbattuto.
«Che peccato! Non importa. Il mondo è pieno di belle ragazze, troverò una disposta ad uscire con me»
«Hai provato a guardare al canile? Ci sono delle belle cagnette che non vedono l’ora di uscire con te! E poi il bello che non devi farle alcun regalo! Cosa vuoi di più?» disse Timmy
«Un fratello muto!»  ribattè Jimmy
Levy ed Eva scoppiarono a ridere, ed i gemelli le seguirono subito dopo.
«Comunque, Levy giusto? Sei una maga?» chiese Timmy
«Esatto, di Fairy Tail» confermò la scripter.
«Cavolo Ev! Questa volta hai trovato davvero un mago! Ah maledizione! Ora devo 10 jewel a Timmy» disse Jimmy, mentre sul volto del fratello si disegnò un sorriso vittorioso.
 
 
«Si, ho trovato un mago questa volta e voi?»
«Noi no! Affronteremo questo gioco da soli, giusto Tim?»
«Certo Jim! Nessuno potrà fermarci!»
«Un momento! Allora anche voi parteciperete al gioco» disse Levy sorpresa
«SI! » risposero in coro
«Non preoccuparti Levy» disse Eva intuendo i suoi dubbi «Di loro mi fido e mi piacerebbe molto gareggiare con loro anche se il premio è molto alto»
«Perché gli altri premi erano spazzatura?» disse scherzosamente Timmy
Jimmy sta guardando in un punto oltre la lacryma e ad un certo punto saltò sul posto.
«Porca miseria! Papà sta tornando dal lavoro, se ci scopre siamo nei guai! Muoviamoci a dire ad Ev di quella cosa!»
«Quale cosa?» chiese Eva nervosa, se i gemelli rischiavano di essere beccati dal padre per informarla di certo era una cosa seria!
«Siamo stati a casa DeTurdot questo pomeriggio» disse Jimmy
«Volevate spiarlo?» chiese Eva
«E’ stato lui ad invitarci!» disse Timmy  «Il “principino” ci ha offerto la merenda e ci ha augurato la buona fortuna per la gara. Secondo me era lui che voleva spiare noi»
«Ma non gli abbiamo detto niente! Ah ah, ha sprecato un intero pomeriggio per niente»
«E poi. . .» aggiunse ancora Timmy «Abbiamo scoperto che “Mr. Schiappa” è andato a fare lo stesso a tutti gli altri partecipanti»
«O li invitava a casa sua o andava a fare visita a domicilio. Sempre con la scusa di augurare buona fortuna.» precisò Jimmy
«Stai attenta Ev! Scommetto che domani farà lo stesso con te, non devi dirgli niente e soprattutto non deve vedere la tua maga!» la mise in guardia Timmy proprio come se stesse dicendo a Biancaneve di non mangiare la mela avvelenata.
 
Dalla lacryma si sentì uno rumore di passi.
«Sta arrivando papà! Ciao Ev!» disse Jimmy alzandosi velocemente e cominciare a nascondere la lacryma.
«Ciao Ev! Ci vediamo durante il gioco!» disse Timmy muovendo la mano sopra l’inquadratura.
Di colpo le immagini sparirono senza che né Levy né Evangeline ebbero il tempo di salutarli.

Eva rimise subito via la magica sfera sotto il letto e si sedette per terra con la schiena contro il bordo dell’imponente letto; sul suo volto un misto di rabbia e preoccupazione e lo sguardo perso nel vuoto.
Dopo lungi istanti di silenzio, Levy ruppe i pensieri della ragazzina.
«Non preoccuparti Eva. Se e quando questo famoso DeTurdot arriverà io mi nasconderò nella tua camera da letto anzi meglio ancora nel tuo armadio, così se volesse curiosare non credo avrebbe il coraggio di guardare il tuo vestiario e la tua biancheria, no?» disse Levy cercando di levarle ogni preoccupazione.
Eva accennò un piccolo sorriso.
«E’ vero. Ma ho partecipato a molti giochi insieme a lui e ho imparato a non abbassare mai la guardia»
«Cosa vuoi fare adesso?»
«Niente. Aspetterò la sua visita e poi lo caccerò via, ma ho paura che vincerà anche questa volta!»
«Ma perché ti abbatti così? Magari vuole solo venirti a salutare» cercò di ribattere Levy
«Tu non lo conosci! Tutto quello che fa lo fa per uno scopo preciso: vincere.» urlò Eva con tutto il fiato che aveva, alzandosi da terra e guardando Levy. Aveva la faccia rossa ed il viso sconvolto come se avesse appena perso.
La maga non poteva credere ai suoi occhi: la ragazzina che fino a pochi minuti fa aveva la stessa grinta di una leonessa, ora si dava già sconfitta solo perché uno sfidante stava elaborando una strategia. Lei stessa più volte si è data per vinta molte volte, ma mai ancora prima di aver cominciato. (N.d.a. tranne quella volta sull’isola di Tenrou quando Gajeel le disse di sfidarlo)
 
«Scommetto che per questo gioco ha assunto un mago fortissimo» disse con voce sempre più bassa portando il suo sguardo al pavimento.
Stava quasi per mettersi a piangere quando all’improvviso sulla sua testa crollò un getto d’acqua fredda, alzò gli occhi e vide Levy in piedi di fronte a lei con l’indice ed il medio della mano destra che indicavano la sua testa. Guardò in alto e vide la parola WATER galleggiare in aria per poi scomparire.
«Adesso smettila di deprimerti! Come puoi abbandonare il tuo sogno di vincere così facilmente? E’ da due giorni che ti stai preparando per raggiungere il tuo obiettivo, e ora che sai che anche il tuo “acerrimo nemico” sta facendo lo stesso, come tutti gli altri partecipanti, getti la spugna?» le disse Levy con sguardo serio.
Eva la fissò sbalordita, quello che le stava dicendo era vero tutti quanti avevano assunto maghi molto forti e lei si preoccupava di uno solo.
Dopotutto ci sono molti sfidanti, persino per un genio come DeTurtot sarebbe stato in difficoltà anche se avesse preso un mago di classe S.
«Non hai detto poco fa che non ti saresti lasciata incantare? Non sei stata tu a dire che avresti “spaccato le ossa” a tutti pur di vincere?» continuò Levy nel motivarla.
«Ti sei prefissata un obiettivo per realizzare il tuo bellissimo sogno, non buttare tutto all’aria così ancora prima di averci provato. Forse non vinceremo, ma non potrai mai saperlo se prima non ti butti e ci metti tutto il tuo impegno.» concluse la maga.
Eva abbassò lo sguardo afflitto con le lacrime agli occhi.
«Hai ragione. Non . . . posso arrendermi»
Eva stava per scoppiare in un pianto disperato. Si era arresa ancora prima di incominciare, non si riteneva pronta ad affrontare questa sfida, troppo grande per lei indipendentemente dai buoni propositi che l’animavano.
 
Levy, intuendo i suoi pensieri, le si avvicinò e la strinse in un tenero e caldo abbraccio.
«Tranquilla. Non è successo nulla di grave. E’ normale a volte farsi prendere dall’ansia e dai dubbi.» le disse passando delle lievi carezze sulla sua testa.
«Ricordati che fino a quando resteremo in gioco, potrai fare affidamento su di me. Ed io continuerò in tutti i modi a me possibili per portarti fino in fondo a questa sfida.» disse con tono calmo e confortante, nello stesso modo di come fa una madre con la propria figlia nel rassicurarla che nell’armadio non esiste alcun mostro cattivo.
Levy si staccò da lei guardandola nei suoi meravigliosi occhi color dell’oceano resi ancora più lucidi e più profondi dalle lacrime. Le passò gentilmente una mano sulle guance per rimuovere quelle gocce salate.
«E poi non dimenticare che anche tu hai un mago dalla tua parte, è vero non sono molto forte fisicamente e non riuscirei mai a prendere a pugni nessuno, ma conosco moltissimi maghi di numerose gilde e ancora più magie con i loro punti di forza e debolezze.» le disse con tono allegro per tirarla fuori da quei brutti pensieri.
Eva la guardò stupefatta. Nonostante il suo carattere pacifico e tranquillo possedeva una forza d’animo grandissima, un po’ come lei che nonostante da fuori potesse sembrare un angioletto in realtà dentro era una piccola tigre, sempre pronta a graffiare.
«Hai ragione! Insieme vinceremo di sicuro!» disse Eva tornando a sorridere.
«Giusto! Ed ora torniamo a prepararci per il grande giorno»
«Ehm . . . Levy?» chiese Eva intimidita
«Si?»
«Prima dovrei andare a cambiarmi» le disse mostrandole che il suo vestito ed i suoi capelli erano ancora fradici
«Oh! Scusami! Forse ho esagerato»
«No no! Hai fatto bene, ora devo andare a sceglierne uno simile altrimenti i miei si accorgeranno che è successo qualcosa. Sai una signorina non dovrebbe cambiarsi d’abito in presenza di un estraneo» disse Eva ironica
«Ha questo provvedo subito, mio il danno mia la responsabilità»
Levy portò l’indice ed il medio come prima davanti a sé nella loro solita posizione come quando ha creato l’acqua.
«Solid Script: DRY»
E la parola si formò e venne lanciata contro Eva la quale nell’istante successivo si ritrovò asciutta come prima.
«Grazie! E’ davvero utile una magia come la tua.» disse osservando i suo vestito e toccandosi i capelli.
«La Solid Script è una magia con una vasta gamma di utilizzi, poche altre possono competere con la sua vastità d’uso» spiegò Levy
In effetti ora che Levy ci pensava, la maggior parte dei suoi nakama usava magie basate sul distruggere anziché nel creare. Se la loro gilda era conosciuta come una delle più distruttive un motivo ci doveva essere!
«Bene, ora che sono asciutta possiamo riprendere. Mancano ancora due ore prima che la cena venga servita, possiamo fare ancora molto!» disse Eva ora più motivata di prima
«Giusto. Al lavoro!» incoraggiò Levy
 
Dopo la soffiata da parte dei gemelli e la temporanea depressione di Evangeline, la serata fu tranquilla e le ragazze andarono a dormire pronte per la visita della principale causa del rattristamento di Eva; la quale senza l’intervento di Levy, della sua forza di volontà e della sua razionalità, non ce l’avrebbe fatta a continuare serenamente.
Non bisogna dimenticare che Levy era stata scelta per l’esame di passaggio a mago di classe S, il master Makarow non l’avrebbe scelta se non fosse stata all’altezza.
Era vero che la sua magia non era potente come quella di Natsu o Erza, ma ciò che le mancava in forza lei lo compensava con la strategia.
Se si fa una rapida scansione di tutti i membri di Fairy Tail e si pensa alla strategia in battaglia: Erza, Freed e Levy sarebbero i primi che verrebbero indicati.
Oltre a questo la piccola scripter possiede un grande controllo e freddezza, basti solo ricordare quando Acnologia stava per usare il suo soffio Levy ricordò, con calma e sicurezza, che molte magie difensive non richiedevano sigilli e di convertire tutta la magia restante a Freed.  
Per tutti questi e molti altri motivi Levy sarebbe stata al fianco di Evangeline e l’avrebbe aiutata a raggiungere la sua meta.
 
 
 

* * * * *

 
 
 
L’indomani mattina Eva non riusciva a stare ferma per più di 10 secondi. Era ansiosa e continuava a camminare per la casa, cercando di evitare che i signori O’Neil notassero il suo nervosismo.
Levy invece era rimasta in camera di Eva, come aveva detto la sera prima, per evitare di essere vista dal, come lo chiamava Eva, “principino” DeTurdot; leggendo uno dei libri che si era portata. E per evitare ulteriori guai scrisse attorno alla balconata ed alle vetrate della stanza, che scoprì dare sul lato destro della villa, delle rune che le consentivano di potersi affacciare senza che nessuno dall’esterno potesse scorgerla.
In più, poter uscire sul balcone le permetteva di sporgersi a sufficienza per vedere il piccolo viale che portava dal cancello d’entrata al porticato; così facendo avrebbe avuto l’opportunità di associare un volto ad un nome.
E per essere sicuri che Eva non lasciasse trasparire alcuna informazione riguardo alla maga, Levy si ingegnò: quando lui sarebbe arrivato Eva lo avrebbe fatto accomodare nel salottino che si trovava esattamente sopra la stanza di Eva. Per seguire i loro discorsi Eva doveva nascondere una piccola lacryma in uno dei suoi vestiti collegata con quella più grande che aveva in camera sua. E infine se Eva fosse stata in difficoltà, Levy la avrebbe scritto i suggerimenti con la sua magia facendoli apparire alla finestra del salotto, alle spalle dell’ospite.
Un piano ben elaborato.
In camera di Eva, la ragazzina si stava facendo mettere la piccola gemma magica nei suoi capelli raccolti in uno chignon, incastonata e allo stesso tempo nascosta in uno dei suoi fermagli.
«Devo ammetterlo, sei un genio Levy!» disse la ragazzina stupefatta dal suo stratagemma.
«Grazie! Ma aspetta a ringraziarmi, dobbiamo sperare che lui non se ne accorga» disse Levy mentre faceva passare il piccolo gingillo dietro l’ornamento per capelli.
«Non se ne accorgerà, sa che non sono brava con le strategie e per questo non sospetterà di niente» disse serena Eva
«Solo se riuscirai a fargli credere di non aver ancora nessun accompagnatore» precisò Levy
«Non temere ho imparato a nascondere la mia vera indole ai miei genitori, mi comporterò esattamente così: calma e distaccata. E se per caso riuscisse ad innervosirmi, tu interverrai con i tuoi consigli»
Levy si allontanò di qualche passo per verificare che la lacryma non si vedesse e che l’acconciatura di Eva fosse ancora in ordine.
«Perfetto! I preparativi sono finiti ora non ci resta che aspettare» esclamò Levy.
 
Nel pomeriggio di quello stesso sabato dinnanzi al cancello di villa O’Neil una piccola carrozza si fermò.
Eva sbirciando fuori da una delle finestre del salotto riconobbe il passeggero che vi stava uscendo. «E’ arrivato, affacciati adesso così lo puoi vedere» disse con voce bassa per evitare che qualcuno dei suoi domestici la sentisse e le desse della pazza.
Ma quel messaggio arrivò chiaro e limpido alla camera di Eva. Levy era seduta sulla sedia di ferro battuto bianco sul balcone con la lacryma appoggiata sul tavolino coordinato; appena udite le parole di Eva si alzò e si sporse dal balcone per vedere il famoso DeTurdot e quello che vide la lasciò di stucco.
Era un ragazzino di circa la stessa età di Eva, aveva i capelli di color giallo ocra tagliati a caschetto corti e portava dei piccoli occhiali tondi. Era vestito di tutto punto con tanto di foulard, guanti ed un bastone da passeggio.
-Un vero e proprio damerino.- pensò Levy mentre un enorme goccia colava dalla sua testa.
Il ragazzino percorse con camminata fiera ed elegante il piccolo viale che separava il cancello dalla porta.
 
Suonò il campanello suonò e Carlik, il maggiordomo, andò ad aprire; nel frattempo Eva che era rimasta nel salottino si avviò anch’essa verso l’entrata.
 
«Buongiorno Signorino DeTurdot. Desidera?» chiese Carlik una volta aperta e riconosciuto il visitatore.
«Buongiorno Signor Carlik. Sono venuto per portare i miei saluti alla Signorina O’Neil» disse con tono educato e rispettoso.
Carlik a quel puntò stava per andare a chiedere il permesso dei padroni di casa per farlo entrare, perché educazione o meno tutti sapevano che DeTurdot era l’avversario numero uno di Eva e nessuno in quella casa voleva che il ragazzo sulla soglia della loro casa tentasse di compromettere la sua gara.
«Fatelo entrare Signor Carlik.» disse Eva giunta alle spalle del domestico.
Si spostò per dare al nuovo ospite libero accesso all’entrata e una volta che fu dentro chiuse la porta.
I due si scambiarono un fugace sguardo di sfida, non notato dal maggiordomo, ma da Levy tornata a sedersi per assistere all’incontro.
«Cominciamo bene!» disse la maga.
 
Al piano di sotto Eva aveva congedato Carlik ed invitato DeTurdot a prendere un tè nel salotto. Come da programma, fece accomodare il suo ospite alle spalle di una delle finestre della stanza da dove Levy avrebbe impartito i suoi consigli. La prima parte del piano era andata buon fine.
 
«Devo ammetterlo Evangeline, i tuoi modi di accogliere gli ospiti sono notevolmente migliorati dall’ultima volta» disse togliendosi i guanti e bevendo qualche sorso di tè.
«Mi fa piacere che tu abbia apprezzato la mia accoglienza, ma ora vorrei sapere per quale motivo tu sia venuto qui, oggi. Sapendo che proprio in questo momento potrebbero arrivare le informazioni per il nuovo gioco» disse Eva mantenendo la stessa faccia inespressiva del suo interlocutore.
«Non mi preoccuperei di questo il Duca non interromperebbe mai qualcuno all’ora del tè, lui è una persona educata dai modi fini ed eleganti a differenza di qualcuno di nostra conoscenza, non è vero?» disse guardandola attraverso gli spessi occhiali da vista, con uno sguardo divertito.
Eva non si fece sopraffare dal nervoso e ribatté a tono.
«Vero, il Duca sa quando intervenire e in caso di sbaglio sa prendersi le sue responsabilità prendendo di petto ogni genere di problema o di pericolo a differenza di qualcuno di nostra conoscenza, vero?» disse, concludendo con un dolce e falso sorriso.
«Vedo che anche il tuo lessico è migliorato molto, non credevo che un caso irrecuperabile come il tuo potesse avere qualche possibilità per imparare l’educazione»
«Sai come si dice, la speranza è l’ultima a morire. Chissà magari anche tu un giorno imparerai ad essere meno ruffiano.» disse sempre con il solito sorriso
Per poco a DeTurdot non gli andò di traverso il tè, anche Levy era rimasta di sasso. –Qui la situazione sta prendendo una brutta piega- pensò ed iniziò ad usare la magia.
 
«Forse il tuo vocabolario ha bisogno di essere arricchito con qualche termine più consono al tuo rango»
Eva stava per ribattere ma dalla finestra lesse: CHIEDIGLI PERCHE’ E’ QUI .  Ancora una volta Levy le fece riprendere la calma.
«Cambiando argomento perché sei qui? Immagino che tu abbia molto da fare come assoldare un mago»
«Sono felice che tu me l’abbia chiesto, sono venuto per farti gli auguri e per chiederti di non prendertela se non vincerai. Nonostante ci sia un premio molto allettante non voglio che questo cambi i rapporti che ci sono tra di noi»
«Non vedo come i nostri rapporti possano peggiorare visto che lo sono già»
«Anche questo è vero. Ma dimmi di te, sei riuscita a trovare un mago?» le chiese molto curioso
Dalla finestra un altro consiglio NON ANCORA
«Non ancora»
«Già immaginavo che trovare un mago che riesca a tenere a bada i tuoi modi burberi, sia impossibile da trovare»
FALLO PARLARE UN PO’ DEL SUO MAGOscrisse Levy, se fosse riuscita a conoscere in anticipo l’identità del suo accompagnatore avrebbero avuto un discreto vantaggio.
«E di te invece? Esiste sulla faccia della terra qualcuno in grado di sopportare i tuoi modi saccenti?»
«Per tua sfortuna ho trovato un mago ed è anche uno dei migliori. Non riuscirai mai a battermi nemmeno ad una sfida di velocità stanne certa»
«Incredibile! Non credevo esistessero dei maghi sordi, muti e ciechi» disse ironica
-E meno male che doveva rimanere calma e distaccata- pensò Levy
«Oh no! Al contrario ci sente e ci vede molto bene, anzi benissimo» sottolineò DeTurdot.
«E come fai a sapere che uno dei più forti?»
«Perché quelli più forti sono anche i più conosciuti ed il suo nome mi ha ricordato molti vecchi episodi, non temere lo incontrerai presto» detto questo si alzò
«Grazie per il tè e per l’ospitalità. Non vorrei farti perdere tempo prezioso, hai un accompagnatore da trovare sempre che qualcuno accetti» disse mentre si rimetteva i candidi guanti bianchi.
 
Eva lo accompagnò fino alla carrozza che lo stava attendendo, era furiosa dopo tutte quelle frecciatine che le aveva mandato stava per esplodere; non vedeva l’ora di andare in camera sua e sfogarsi con qualche cuscino.
«Come ti ho già detto, non voglio certo attirare ulteriore odio da parte tua per questo ero venuto qui, per dirti che questa volta farò sul serio»
Nel frattempo Levy si era nuovamente affacciata al balcone e si vedeva tutta la scena, la lacryma  era troppo piccola e si poteva vedere solo quello che stava all’altezza occhi di Eva.
«Certo, neanche io sarò da meno»
«Allora senza rancore?» disse porgendole la mano destra «E che vinca il migliore»
Eva strinse la mano dell’avversario in maniera decisa sperando di avergli fatto almeno un po’ male.
 
Quando la ragazzina tornò in camera, Levy aveva già cancellato le rune e riposto la lacryma nel suo solito nascondiglio.
Anche se irritata dal precedente dialogo, era felice perché era riuscita nel far allontanare da sé ogni sospetto da parte di DeTurdot e corse ad abbracciare Levy.
«Grazie Levy, senza di te ora avrei avuto un altro problema» disse stringendosi sempre di più alla maga.
«Te lo detto che ti avrei aiutata in ogni modo, e comunque ti devo le mie scuse»
«Per cosa?»
«Prima ti dissi che la sua visita poteva avere solo scopi pacifici o per scoprire la tua situazione con la scelta del mago, mentre tu dicevi che aveva un piano più grande. Bè ora sono sicura che lui abbia qualcosa in mente, forse un piano per buttarci fuori già nella prima fase del gioco» disse Levy con uno sguardo serio e altrettanto pensieroso.
«Buttarci fuori? Prima fase? Che cosa vuoi dire?» disse Eva sempre più agitata e anche incuriosita da quelle parole.
«Le mie sono solo delle ipotesi e non voglio agitarti inutilmente» disse mostrandole uno dei suoi più dolci e rassicuranti sorrisi.
«Ma non devi temere, qualunque cosa accada io farò di tutto pur di farti vincere. Abbi fiducia in me»
Eva la fissò per un lungo istante; l’aveva fatta reagire quando aveva perso la speranza, l’aveva aiutata a ribattere alle parole velenose di poco fa, ora sapeva che se non voleva dirle niente era per non farla preoccupare inutilmente. E se le aveva detto che l’avrebbe portata fino alla fine del gioco non avrebbe fatto ulteriori domande, si fidava ciecamente di Levy.
«Se mi dici che non devo preoccuparmi, allora non mi preoccuperò. E poi adesso dobbiamo preoccuparci dell’indizio del Duca. DeTurdot ha detto che non avrebbe mai interrotto l’ora del tè dei suoi partecipanti e credo che valga lo stesso per gli altri pasti»
«Mi sembra giusto, non è educato far interrompere il pasto ad qualcuno per consegnargli un indizio»
«Si! Forse ce lo manderà domani mattina. Il Duca è una persona dai modi educati e sa quando è sconveniente una certa azione» disse Eva con il tono di conosceva da molto tempo i modi di fare del Duca.
 
 
 

* * * * *

 
 
 
Come detto, quella sera nessuno venne a bussare a casa O’Neil e dopo che tutti ebbero cenato e passato qualche ora a svolgere i normali lavori o leggere nel caso di Levy, ora riposavano beatamente tra le braccia di Morfeo.
Ma all’una di notte, qualcuno suonò insistentemente il campanello ed un Carlik visibilmente assonnato andò ad aprire.
Nel frattempo anche gli altri abitanti della casa comprese le due partecipanti al gioco sbirciarono dal corrimano del piano superiore per vedere cosa stava succedendo.
Poco dopo aver aperto la porta il signor Carlik si avvicinò alla scala e scorgendo la figura di Eva già in piedi le disse che c’era una persona alla porta che doveva darle di persona una “cosa”.
Eva si diresse verso la porta pensando che fosse qualche altro scherzo da parte di DeTurdot per non farla dormire.
Si dovette ricredere perché sulla soglia della porta stava un signore con indosso una giacca in cui vi era ricamato lo stemma della famiglia Wolf
«La Signorina O’Neil?» chiese
« Si sono io» disse Eva cercando di non sbadigliare in faccia all’uomo.
Esso le consegnò una lettera ed un foglietto allegato.
«Il Duca di Hydrangea le manda questi e la avvisa di leggere il foglietto prima di aprire la lettera. Buonanotte» detto questo se ne andò.
Tornata al piano superiore e avvisato tutti che il Duca le aveva dato l’indizio per il gioco, incrociò Levy la quale mostrava un aspetto più sveglio di tutti gli altri, abituata a fare le ore piccole ed a svegliarsi nel cuore della notte per un emergenza durante una missione.
«E meno male che il Duca è una persona educata che sa quando disturbare la gente» disse in modo ironico Levy.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE
 
Eccomi tornata con il capitolo che a parer mio chiude la “prefazione”.
So che per chi è abituato all’azione è un capitolo molto noioso, ma mi sembrava giusto introdurre l’ acerrimo nemico di Evangeline! ^^ Vi dirò che mi sono divertita un mondo a scrivere i dialoghi.
Spero di non avervi annoiato troppo. Mi rendo conto anch’io che è molto lungo.
 
Recensite e fatemi sapere cosa ve ne pare, se per caso ho fatto qualche errore grammaticale o se avete dei dubbi. Insomma se avete qualcosa da dire XD
 
Grazie ;-)
 
Alla prossima!!!

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Capitolo 5
*** Ha inizio la sfida! ***


Ecco a voi il quinto capitolo! Putroppo anche questo è un po' lungo, ma spero che sia abbastanza leggero da leggere.

Buona lettura!

 

 

 

 

Capitolo 5. Ha inizio la sfida


Dopo la spiacevole visita di uno dei messaggeri del Duca nessuno riuscì più ad addormentarsi. Il motivo? La misteriosa lettera ricevuta ad un orario veramente imprevedibile.
Appena dopo aver ricevuto quei due pezzi di carta, tutti si distribuirono in cerchio ad Evangeline compresi i signori O’Neil, mentre Levy stava proprio di fronte alla ragazzina.

Per prima cosa lesse il bigliettino, come le era stato detto:

 

Cara Evangeline, 

complimenti per la scelta dell’accompagnatore,

In questa busta c’è la tua prima mansione.

Ma se aprirla e leggerla vorrai,

prima delle 12.00 di domenica aspetterai.

Se la condizione non verrà rispettata,

fuori dai giochi sarai cacciata.


 

Tutti i presenti rimasero di stucco riconoscendo la calligrafia del Duca; avevano ricevuto l’indizio nel cuore della notte ed ora dovevano aspettare altre 11 ore prima di poterlo leggerlo.
Inutile dire il “disagio” provato, ma quello che fece allarmare Levy fu la strana curiosità dei genitori nel leggere la lettera: volevano aprirla e leggerne il contenuto, senza dire poi niente alla loro figlia così da non venire squalificata e magari aiutarla dandole un aiuto dopo lo scadere del tempo.
«Così avrai rispettato le regole e nessuno potrà dirti niente» disse la madre
Ma Eva era di tutt’altra opinione.
«Questa lettera è stata data a me, quindi io devo aprire per prima questa lettera quando sarà il momento, perché sarò io che dovrò giocare»
«Evangeline questo non è un gioco! Il premio finale è troppo alto per rispettare certi principi!» sentenziò il padre avvicinandosi alla figlia rimasta pietrificata dalla serietà del genitore.
Jamese era disposto a tutto pur di far vincere la propria figlia, ma prima che potesse strapparle dalle mani la lettera una voce limpida e decisa lo fece fermare.
«Si fermi o Evangeline perderà!»
Tutti si voltarono verso l’unica persona che, oltre alla povera Eva, non si era fatta prendere dall’avidità e dalla curiosità.


Levy con sguardo deciso si parò davanti a Jamese e Meredith nel tentativo di proteggere il suo cliente e il prezioso quanto intoccabile pezzo di carta. 
Il signor O’Neil guardò con sguardo allibito la piccola maga che ora la guardava con un misto di rabbia e rimprovero.
«Perché dite questo, Miss Levy?» chiese Meredith rimasta alle spalle del marito ancora troppo confuso.
«Se rileggeste il biglietto con più attenzione capireste il rischio che avete corso» cominciò a spiegare Levy.
«Le parole in rima, possono far confondere il bigliettino come una semplice filastrocca, quando in realtà è un chiaro regolamento per la prima parte del gioco»
Adesso i signori O’Neil, la servitù e anche la piccola Eva, rimasta saldamente dietro le spalle della maga, ascoltavano con crescente interesse la spiegazione.
«Prima di tutto come lei stessa ha detto, la lettera è indirizzata ad Evangeline quindi è lei l’intestatario del messaggio. Poi dice che in questa busta ci sono le informazioni per la tappa successiva del gioco, ma subito dopo avverte che se lei dovesse aprire la busta prima del tempo verrà squalificata»
«Esatto» confermò il signor O’Neil «Per questo se la aprissi io, o qualcun altro che non sia Evangeline, non ci sarebbero problemi»
«E invece no!» disse l’azzurra con fermezza
La testa nera come la notte di Eva sbucò al lato della sua accompagnatrice, confusa quanto i suoi genitori.
«Ma come?» disse la ragazzina con voce incerta.
Levy girò il capo verso di lei.
«Con il desiderio di arrivare per primi in questo gioco, vi è sfuggito il primo punto: la lettera è indirizzata a te e a nessun altro. Inoltre c’è scritto che se vuoi aprirla e leggerla devi aspettare, e i tuoi genitori non possono fare nulla perché se la volessero leggere dovrebbero aprire la lettera e di conseguenza tu non potresti più farlo perché il sigillo di cera sarebbe già rotto» disse con un dolce sorriso.
«Quale sigillo?» chiese Meredith che in tutta quella confusione non era riuscita ad avvicinarsi al pezzo di carta in questione.
Eva allentò la presa, mostrando il retro della busta: uno stampo di cera rossa con impresso il simbolo degli Wolf la teneva ben chiusa.
 

«Come ho già detto; Eva deve aprirla e per farlo nessun altro prima di lei dovrà essere mosso da tali intenzioni» concluse Levy
I signori O’Neil non dissero nulla, troppo sconvolti al pensare che avrebbero potuto essere loro i primi responsabili della sconfitta della loro adorata figlia.
Levy appoggiò una mano sulla schiena di Eva invitandola a tornare in camera.
«Ora che abbiamo chiarito ogni disguido, credo sia meglio ritornare a dormire. E’ necessario essere riposati per la “mansione” che il Duca ti ha affidato, non sapendo di cosa si tratta» disse la maga nella speranza che anche gli altri spettatori silenziosi, rimasti a seguire la scena, seguissero il suo consiglio.
Infatti in meno di un minuto tutta villa O’Neil ritornò come era prima dell’arrivo della lettera, anche se pochi riuscirono a prendere sonno.

 

 

 

* * * * *

 

 

 

 

L’indomani mattina Eva era agitatissima; non stava più nella pelle di aprire il piccolo oggetto fonte di tanti screzi nonostante fossero solo le 8.00 di mattina.
Dopo lo scampato pericolo della sera prima, Levy decise di innalzare una barriera di rune attorno al tavolo della camera di Eva, dove vi aveva appoggiato il misterioso indizio, con la precisa e solida regola che nessuno poteva attraversarla fino a quando non fosse crollata automaticamente alle ore 12.00.

 

Eva continuava a girare per la sua stanza mentre Levy, incurante dell’irrequieto movimento della sua cliente, leggeva pacificamente un libro seduta su un divanetto situato in angolo della camera.
Avevano appena finito di fare colazione e con tutti gli zuccheri appena ingeriti, Eva sembrava le reincarnazione di una vera e propria pila (N.d.a. sempre che da loro ne esistano).
Più girava intorno al tavolo maggiore era il mal di testa che le veniva come i dubbi che le sorgevano; questa escalation continuò solo un paio di minuti fino a quando oramai troppo disorientata decise di esternare i suoi interrogativi.
«Ehi. Levy?»
La maga alzò lo sguardo sereno dal libro.
«Dimmi»
«Ci sono delle cose che non capisco»
Levy inclinò il capo di lato cercando di intuire i suoi pensieri.
«Perché il Duca ci ha svegliati nel cuore della notte? Perché ci ha dato quel biglietto per avvisarmi di non aprire subito la lettera? Se il gioco inizia a mezzogiorno poteva anche inviarcela questa mattina oppure qualche minuto prima dell’inizio del gioco, no?» chiese, guardando Levy con una faccia abbattuta e altrettanto confusa. L’azzurra la guardò leggermente divertita da quella che era la chiara espressione di chi non sapeva più dove sbattere la testa.
«Hai mai giocato al gioco del silenzio?»
Eva non capiva la natura di quella domanda, avevano passato gli ultimi giorni praticamente insieme ed avevano imparato a conoscersi; sapeva che tutto quello che Levy diceva o faceva non era per caso, quindi decise di seguire il suo discorso.
«Si, ed è pallosissimo» sbuffò Eva.
«Se intendi dire che non è divertente come guardia e ladri o palla campo, allora hai ragione è un gioco noioso. Ma è comunque un gioco dove i bambini si sfidano, invece della velocità è messa alla prova la calma e invece della forza fisica vince chi possiede più pazienza»
Eva ci rifletté un attimo, non l’aveva mai pensato sotto quel punto di vista. Levy aveva ragione, ma ancora non riusciva a capire dove voleva arrivare.
«Tu dici che il gioco inizierà alle 12.00, ma in realtà è iniziato nell’esatto istante in cui hai ricevuto la lettera ed il biglietto. Eva, stiamo già giocando!» disse Levy come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Non poteva crederci, aveva ragione ancora!
«Quindi stiamo giocando al gioco del silenzio?» chiese schioccata Eva a quella rivelazione.
«Una variante molto strana direi, però similare. Invece di tenere ferma la lingua bisogna frenare la curiosità. Quindi possiamo dire che la prima fase del gioco mette alla prova la pazienza e la forza di volontà» valutò Levy.
«Prima fase?» Eva si ricordò che anche il giorno prima usò lo stesso termine.
«Tu sapevi che il gioco era diviso in più parti?» chiese stupita.
«Non lo sapevo, ma lo sospettavo. Partire dalle proprie case non è certamente equo se è una gara, c’è chi è più vicino al traguardo e chi più lontano»
«Accidenti Levy sei un genio! Sono felice di averti come accompagnatrice!» disse euforica Eva.
«Ti ringrazio. Anch’io sono felice di avere te come mia cliente» disse felice Levy.
E così il tempo passò più velocemente.

 

 

 

* * * * *

 

 

 

11.58. Levy ed Eva erano in piedi di fronte al tavolo, tra meno di due minuti le rune sarebbero scomparse e l’erede degli O’Neil avrebbe aperto finalmente la lettera. Dopo il guaio di ieri sera i genitori decisero di non interferire, ora più che mai convinti che il cervello di Levy poteva risolvere qualsiasi enigma.
Le due ragazze avevano pranzato prima, anche se era alquanto anomalo pranzare alle 11.00, ma non sapendo nulla di cosa contenesse la lettera, decisero di prepararsi per ogni evenienza.

 

«Sei pronta?» chiese Levy
«Si!»
12.00 in punto, al suono dei rintocchi del preciso orologio del campanile di Hydrangea, le rune scomparvero ed Eva allungò la mano per afferrare la lettera.
Ruppe lo stemma di cera e la aprì.
Vi estrasse una comunissima carta da lettere, ma quello che vi era scritto non lo era.

 

Cara Evangeline,

se stai leggendo questa lettera significa che hai atteso lo scadere del tempo e questo mi allieta, ma ora c’è un altro ostacolo che dovrai superare per raggiungere la meta.

 

L’oriente ci ricopre dei suoi colori e tradizioni, 

mentre ci ritroviamo nella nostra ora più lieta,

senza ammettere ritardi.

Custodendo nobile nettare, ma di povere origini.

 

Profumata seta scarlatta mossa da Eolo fa da tappeto per il nostro incontro,

e il ciliegio ci sostiene come la terra fa con lui.

 

Nel luogo pregno di enigmi e conoscenza,

il nostro calore si diffonde nell’attendere i nostri ospiti.

 

 

Eva lesse ad alta voce e molto attentamente ogni riga, parola per parola, ma non trovò alcuna soluzione per decifrare l’indovinello molto più difficile di quello sul bigliettino.
Sapeva di non essere brava con gli indovinelli per questa ragione si rivolse all’unica persona in grado d’aiutarla.
«Levy. . . . .ci hai capito qualcosa?» chiese titubante
«Hmmm. . . .dobbiamo analizzare una strofa alla volta, leggendo verso per verso» disse Levy completamente assorta nell’enigma.
Eva annuì e rilesse la prima strofa con più attenzione, scandendo bene ogni verso.
«”L’oriente ci ricopre dei suoi colori e tradizioni”? Significa che dobbiamo truccarci all’orientale?» chiese istintivamente Eva.
«Non penso che si riferisca a delle persone, credo che sia una similitudine. Deve essere la descrizione di un oggetto»
«Nell’ultimo verso c’è scritto “il nostro calore si diffonde” significa che deve essere caldo?» chiese Eva cercando di interpretare l’unico verso a lei comprensibile.
«Direi di si, brava Eva. Ora torniamo al primo verso. E’ un oggetto di colori e tradizioni orientali, forse si riferisce alla fattura» azzardò Levy.
«”Custodendo nobile nettare, ma di povere origini” significa che contiene un liquido apprezzato anche dai nobili, ma che deriva da qualcosa di misero» continuò la sua analisi la scripter.
«Vino?» sparò Eva.
«No, anche l’uva viene mangiata dai nobili; deve essere qualcosa di più povero, magari che nessuno mangia»
«Ed è tenuto al caldo» puntualizzò Eva
 

A quella nota, Levy realizzò quale era il soggetto.
«Il tè! Deriva da foglie sminuzzate e infuse in acqua calda!» esclamò 
«Allora quelli che lo “custodiscono” devono essere delle tazzine da tè» dedusse Eva euforica.«Esatto! Per la precisione tazzine di fattura orientale!»
«Evviva! Evviva! Siamo riusciti a decifrare il primo pezzo!» esultò Eva piena di allegria.
«Calmati siamo solo all'inizio» cercò di riportare Eva alla realtà. «"Mentre ci incontriamo nella nostra ora più lieta" hmmm . . . . Il tè solitamente si prende alle cinque del pomeriggio, quindi deve essere l'ora in cui dovremmo presentarci»
«Si, ma dove? E che cosa vuol dire "senza ammettere ritardi"?»
«Credo sia l'esatto opposto della precedente sfida» sostenne la maga «Prima abbiamo dovuto aspettare che scadesse il tempo, mentre questa volta dovremmo arrivare al punto d'incontro prima dello scoccare delle cinque»
«Allora non c'è problema! Abbiamo più di quattro ore per raggiungere la destinazione»
«Ma la cosa non è così semplice. L'ultima verso dice "il nostro calore si diffonde nell'attendere i nostri ospiti" vale a dire: i nostri tè ci aspettano belli fumanti, questo significa che dovremmo arrivare pochi minuti prima delle cinque, quando il tè viene preparato» ragionò Levy
«Mi sembrava troppo facile» confessò Eva senza demolarizzarsi, amava le gare e la limitazione del tempo era una difficoltà che anzichè spaventarla la entusiasmava ancora di più.


«Adesso ci resta da capire il dove si terrà questo incontro con il tè» continuò l'azzurra.
«"Profumata seta scarlatta mossa da Eolo fa da tappeto per il nostro incontro"» rilesse Eva.
«Hmm. . . .» Levy ci pensò su più attentamente, questo pezzo era più difficile del precedente e aveva bisogno di più tempo per dare la giusta interpretazione al verso.
«Le tazzine sono posate su una tovaglia di seta profumata?» tentò Eva nel vano tentativo di essere d'aiuto alla sua preziosa accompagnatrice.
«No, credo che anche questa volta si riferisca a ben altro, se fosse stata una vera tovaglia non c'era bisogno di sottolineare che Eolo cioè il Dio dei venti la muoveva. Secondo me è proprio grazie alla folata di vento che sposta questa "seta" vicino alle tazzine, forse dall'esterno di una finestra»
«E se fossero le rose? In molte poesie si definiscono i petali di una rosa delicati come la seta» disse Eva memore delle lezioni di poesia.
«Hai perfettamente ragione! Ottima intuizione!» si congratulò Levy.
Le guance di Eva si imporarono sensibilmente, era la prima volta che riusciva a risolvere correttamente un enigma.
Per evitare un aumento del suo imbarazzo Eva concluse la seconda strofa.
«"E il ciliegio ci sostiene come la terra fa con lui"»
«La terra fa da appoggio all'albero di ciliegio e le tazzine vengono sorrette da un tavolo ricavato proprio dal legno di quest'albero» definì velocemente la scripter.
«"Nel luogo pieno di enigmi e di conoscenza"»
«Sicuramente si definisce al posto dove dovremmo andare»
«Ti dice qualcosa?» chiese Eva.
«Un luogo pieno di misteri, ma anche di conoscenza. Forse una biblioteca o qualcosa che ha a che fare con i libri, ma abbastanza vecchio perchè ci siano delle leggende, deduco. Ma proprio non ho idea di che luogo si tratti» ammise Levy, nonostante fosse riuscita a decifrare l'indovinello non sapeva la cosa più importante: la destinazione di quella assurda gara.
«Io invece si!» disse Eva con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, dopo la traduzione di Levy aveva subito capito ed ora Levy la fissava curiosa.
«Villa Wolf. Il Duca ci diceva praticamente ogni volta quanto la sua casa sia piena di strane storie sui fantasmi dei suoi antenati o passagi segreti mai trovati. E poi custodisce i più antichi testi dove è scritta tutta la storia della città di Hydrangea nei minimi dettagli, scritti dai predecessori dell'attuale Duca Wolf» le spiegò Eva.
«E sai anche per caso in quale stanza c'è un tavolo in ciliegio con delle rose?» chiese col fiato sospeso Levy.
«Hmm. Si! C'è nè una con un bellissimo tavolo difronte ad un enorme porta finestra che dà sul giardino dove si trovano delle rose!» disse euforica.

 

Non potevano crederci, ci erano riuscite! Ed ora non dovevano fare altro che prepararsi per la fatidica ora. Di comune accordo decisero di partire una mezz'ora prima dell'orario limite, visto che la dimora del Duca distava a pochi minuti a piedi da quella degli O'Neil. E con un po' di fortuna, passando attraverso strade abbastanza affollate, avrebbero evitato la maggior parte degli sguardi avversari e di conseguenza degli scontri inutili.

 

 

 

* * * * *

 

 

 

Alle ore 16.30 le due rappresentanti della famiglia O'Neil erano pronte a partire, salutati i genitori i quali le avevano augurato di mettercela tutta senza rischiare di farsi male, Evangeline seguita da Levy si diressero alla porta d'ingresso, ma ancora prima di mettere mano sulla maniglia un violento boato fece saltare tutti sul posto dalla paura.
«Cosa è stato?» chiese allarmata Eva.
«Sembra come se stesse crollando un palazzo in lontananza» disse Jamese, interpretando a modo suo il suono appena udito.
Ed ecco di nuovo un violento scoppio, seguito da altri rumori che nessuno dei presenti nella casa riusciva ad identificare; tutti tranne Levy.
«Dei maghi si stanno scontrando» disse la maga, abituata alle battaglie magiche e ai suoni prodotti da esse. «E nemmeno molto lontano da qui. Sarà meglio fare una strada più lunga per aggirare il campo di battaglia» disse ad Eva.
«Mi raccomando sii prudente Evangeline!» disse apprensiva la madre.
«Non dovete temere» tranquillizzò Levy «Qualunque cosa succeda, non permetterò a nessuno di ferire in alcun modo vostra figlia»

 

Detto questo le due ragazze uscirono di casa con destinazione villa Wolf. Arrivate al cancello due loro conoscenze le si pararono davanti.
«Ev! Levy!»
Erano Jimmy e Timmy ed erano malconci, con qualche graffio e barcollanti ma ancora tutti interi.
«Ragazzi!» disse Eva allarmata «Cosa è successo?»
«Quel maledetto DeTurdot! Ha assoldato un mago dagli strani poteri» disse Timmy.
«Non possiamo competere con la sua magia» disse Jimmy.
Ad un tratto le due figure si mossero come un'onda come se le loro immagini fossero trasmesse attraverso un video.
«Siete dei maghi anche voi, vero?» domandò l'azzurra.
Levy riconobbe il tipo di magia dei gemelli; la magia sdoppione permette di creare più copie di sè, anche fisiche e non solo immagini come quelle che ora aveva dinnanzi.
«Si, ma sembra che anche con le nostre copie, quel mago sappia esattamente chi è l'origiale» disse Jimmy con il fiatone, la sua magia era al limite. A quanto pareva stavano usando l'ultimo briciolo di energia per avvisare la loro amica.
«E non finisce qui! Perfino gli altri partecipanti che usano la magia dell'invisibilità sono stati immediatamente individuati» informò Timmy. «E neanche i maghi assoldati dagli altri ragazzi siano riusciti a fargli un graffio. Sembra che abbia un armatura»
«Non sappiamo come faccia, ma riesce a trovare tutti i partecipanti del gioco. Stai attenta Ev!» disse Jimmy.
«Non possiamo più giocare, in questo momento nostro padre ci sta riportando a casa» disse Timmy.
Le loro immagini cominciarono a sbiadirsi segno che la magia era al limite.
«Ti chiediamo solo un favore a testa. . .» la voce di Timmy era debole ma decisa «. . . vinci la sfida . . .»
«. . . e prendi a calci quell'arrogante di DeTurdot. . .» continuò il gemello con gli occhi stanchi sforzandosi di restare sveglio.
«. . . FALLO PER NOI!» dissero in coro i due fratelli prima che le loro copie sparirono del tutto.

 

Eva era sconvolta ed arrabbiata avrebbe affrontato quel mago ed avrebbe dato una bella lezione a DeTurdot. Correre verso la battaglia e affrontarli, era questo il suo piano affrontarli faccia a faccia.
Al suo scatto, Levy le afferrò il braccio prima che potesse fare pazzie.
«Eva fermati! Non hai possibilità di battere il mago!» 
«Ma devo farlo! Per i gemelli!»
«Ti hanno anche chiesto di vincere, e questo non è il modo»
«Allora cos'altro possiamo fare? Li hai sentiti, ci troverà in ogni caso!»
«Io invece penso di no» disse Levy con tranquillità «Credo di sapere come abbia fatto il tuo amico DeTurdot ed il suo mago e so anche come aggirarli»
«Conosci una qualche magia segreta?» Eva emozionata sperava ad assistere a qualche incantesimo.
«No! Questa volta faremo esattamente quello che vorrebbero i tuoi genitori: comportarsi come una signorina» disse Levy divertita «Vieni torniamo dentro. Abbiamo bisogno di un piccolo aiuto»

 

E così, mentre dalle strade giungevano senza sosta i suoni degli scontri, i signori O'Neil poterono aiutare la loro unica figlia e farsi perdonare per il loro precedente tentativo di aprire la lettera. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

 

Quale sarà la strategia di Levy? Riusciranno ad arrivare a destinazione? O verranno fermate come tutti gli altri?
Spero di avervi incuriosito! ;-)

 

E' vero non c'è molta azione, ma vi prego non fatemi del male! *si mette ginocchio ed implora perdono*
Ho impiegato ore solo per scivere quelle corte righe degli enigmi, inventati di sana pianta e non sono un'amante dei rebus. Spero di aver scritto qualcosa di decente!

 

Arrivata a questo punto non posso non ringraziare tutti quelli che mi recensiscono e anche tutti quelli che leggono e basta. Non mi aspettavo così tanti lettori! Sono commossa *occhi lucidi*

 

Continuate così e se volete datemi le vostre opinioni su questo capitolo.

Grazie a tutti! 

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Capitolo 6
*** Una settimana movimentata ***


Ed eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. Le vostre visite e recensioni così rapide mi hanno motivato a scrivere! Anche se ho fatto molta fatica a causa del caldo che mi ha messo al tappeto!

Finalmente le vostre domande avranno una risposta.

 

E alla fine, nelle note d'autrice, vi attenderà un'importante notizia! ^_^

 

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

Capitolo 6. Una settimana movimentata

 

 

 

Nella residenza degli Wolf regnava il silenzio, soltanto il rumore delle scarpe di due persone rompeva quella quiete. Erano le 16.50 e come ombre si dirigevano a passo deciso, ma tranquillo verso il traguardo.

Un ragazzino con i capelli a caschetto, degli occhiali tondi e vestito di tutto punto, apriva la strada verso la stanza destinata all'incontro, seguito dal suo accompagnatore; sorridente, assoporava già la sua imminente vittoria.

«Non c'è nessuno qui. Sembra una villa abbandonata» disse la figura alle sue spalle

«E' normale. L'arrivo è dietro una di queste porte. Dei domestici in giro potrebbero indirettamente dare delle piste per la conclusione del gioco, inoltre siamo ancora in gara e potrebbero nascere degli scontri con altri partecipanti, coinvolgendo persone innocenti. Ops! E' meglio dire potevano nascere degli scontri» disse DeTurdot enfatizzando sul verbo appena corretto.

«Ma non abbiamo incontrato tutti i partecipanti»

«Certamente, molti hanno aperto la lettera prima del tempo ed altri non sono riusciti a risolvere l'indovinello. Siamo solo noi quelli ancora in gara» disse avvicinandosi ad una porta a due ante di legno alta più di tre metri.

«E nella peggiore delle ipotesi avremmo meno di una decina di altri concorrenti, ma contro di noi non avranno possibilità di vincere» continuò lui, mentre allungava una mano verso la maniglia.

«La cosa più importante è che quell'antipatica di O'Neil non ci sia. Sicuramente sarà ancora a casa a disperarsi nel tentativo di risolvere l'indovinello» concluse DeTurdot aprendo la porta.

 

La sala che fungeva da punto di ritrovo altri non era che la biblioteca. Appena entrati degli alti ed enormi scaffali pieni di libri li si mostrarono dinnanzi a loro, disposti in file ben ordinate.
Continuarono a camminare attraverando quelle mura di carta e inchiostro, per raggiungere l'altro capo della stanza.
Anche se gli scaffali gli bloccavano la visuale, DeTurdot sapeva benissimo che avrebbe trovato un elegante tavolo con del tè ad accoglierlo, il tutto di fronte ad un muro composto unicamente da portefinestre che danno su un lato del giardino dove prevalgono dei bellissimi roseti abbelliti da una elegante fontana.

«Non si sentono alcune voci» disse mentre gli spuntò un sorrisetto «Come immaginavo nessuno è riuscito a . . .»
«Ehilà!»
«EVAAAAAAAAAAAAA!!!!!!» gridò il biondo come se avesse visto un fantasma, con gli occhi fuori dalle orbite per la sorpresa (N.d.a. per farvi capire meglio, ricordatevi la scena in cui Lucy scopre per la prima volta Natsu in casa sua)
Evangeline, seduta comodamente su una delle sedie del tavolo, agitò la mano in segno di saluto tutta sorridente.
«Shhh!» disse Eva meetendo l'indice davanti alle labbra «Siamo in biblioteca porta un minimo di educazione» lo schernì.
DeTurdot dovette prendere dei profondi respiri per recuperare il fiato e un minimo di decoro.
«Sei riuscita a trovare un mago in meno di un giorno. I miei complimenti» disse arrivando alla conclusione che aveva avuto un aiuto per essere giunta fin lì.
«A dire il vero l'ho assunto giovedì» gli confidò «Ed ha avuto modo di studiarti quando sei venuto a farmi visita»
«Mi hai ingannato!» le disse puntandole un dito contro.
«Perchè tu cosa hai fatto?» disse la figura alle spalle di DeTurdot.
Il ragazzo diede un'occhiata fugace al suo mago e riacquistandola sua solita posa disse: «Scusa la scortesia. Evangeline ti presento il mio accompagnatore nonchè mago, il signor . . .»
«Gajeel Redfox» concluse una voce dalla biblioteca.
Tutti si voltarono di lato per sorgere una figura minuta dalla chioma azzurra che reggeva una pila di libri quasi più grande di lei.
Da quando erano arrivate, Levy si era immersa negli scaffali alla ricerca di qualche libro che non avesse letto e che poteva sucitare in lei maggiore curiosità rispetto ad altri.
Ora si trovava dinnanzi alla causa principale che l'ha portata in mezzo a quell'assurda gara e come se non bastasse era il suo avversario. Non c'era bisogno di un genio per fare due più due.
Levy restò per qualche istante a fissare con occhi severi Gajeel, che dal canto suo appena la vide si stampò in faccia il suo solito ghigno. Il tutto sotto lo sguardo dei due ragazzi e di un piccolo Lily appollaiato sulla spalla del suo compagno, che stava cominciando a pentirsi di averlo seguito in questa impresa.
Levy si avvicinò al tavolo di fianco ad Eva ed appoggiò i libri.
«Il dragon slayer di ferro» continuò lei mantenendo il suo sguardo di ghiaccio «E quello sulla sua spalla è Pantherlily. Ciao Lily!» disse passando in un attimo da un espressione d'odio ad una allegra. 
«Ciao Levy» rispose al saluto l'Exceed.
«Allora ce l'hai fatta Gamberetto» disse il moro.
Levy avrebbe voluto riempirlo di insulti e sopratutto sapere cosa diavolo gli frullasse per la testa, ma questo era un problema tra loro due che non coinvolgeva i loro clienti. Gli avrebbe chiesto spiegazioni più tardi, quando sarebbero stati soli.
«Certo! E sono stata molto più silenziosa e meno distruttiva di te» disse Levy.
«Gi hi!»
«Aspettate un secondo!» disse Eva con tono sorpreso, saltando giù dalla sedia.
«Voi due vi conoscete?» disse DeTurdot esternando il loro stesso quesito.
I tre maghi li guardarono divertiti e si girarono per mostrare loro i loro tatuaggi.
Quando si resero conto che erano lo stesso simbolo, le reazioni furono molto differenti.
«Che forza!» disse Eva, tutta contenta di poter assistere ad un incontro tra maghi della stessa gilda.
«Questa non ci voleva» era il commento dell'altro. I maghi della stessa gilda si conoscono molto bene così come le loro magie; se il suo mago si dovesse impegnare in un combattimento con qualcuno abbastanza forte da contrastarlo, lui avrebbe dovuto vedersela da solo con Evangeline la quale, a differenza sua, conosceva qualche arte magica.

 

I tre nakama continuarono a guardarsi. Levy cercava di restare tranquilla e di non lasciarsi influenzare da quello che in confronto a lei sembrava una montagna nera.
«Levy posso chiederti una cosa?» chiese educatamente Lily.
«Che cosa?»
«Come avete fatto ad arrivare qui alla villa?» chiese parecchio curioso.
«Già, come hai fatto?» incalzò Gajeel
Levy in quel momento si sentì realizzata, era riuscita ad evitare la trappola di DeTurdot, ma sopratutto ad aggirare Gajeel.
«Bè, visto che oramai siamo arrivati a destinazione; non credo che ci sia niente di male. Qualche cosa in contrario Eva?» chiese il consenso alla sua cliente.
«Affatto. Sbattigli in faccia la tua furbizia!» disse con orgoglio Eva.
«Credo sia meglio puntualizzare che dopo la soffiata degli amici di Eva di stamattina, avevo iniziato a capire che genere di mago avessi assunto» disse la scripter rivolta a DeTurdot.
«Davvero? E come l'avresti capito?» domandò il ragazzo.
«In un certo senso ti sei smascherato da solo: in questi ultimi giorni hai fatto visita a tutti i partecipanti, e non certo per spirito sportivo»
«Lo sapevo che sei solo un baro!» esclamò Eva
«Non hai le prove» disse convinto DeTurdot.
«Al contrario. Ieri, poco prima che tu te ne andassi dopo la tua visita ad Eva, hai fatto un'azione che ha attirato la mia attenzione mentre ti osservavo dal balcone: hai stretto la mano ad Eva»
«Era un comunissimo saluto tra sfidanti, non lo fate anche voi semplici maghi di provincia?» disse beffardamente.
«Le hai stretto la mano, dopo esserti rimesso i guanti» precisò Levy.
Il volto del biondo assunse un'espressione sorpresa, ma anche spaventata come se avesse ricevuto una minaccia.
«Ora, nessuno che si vanta di conoscere l'etichetta commetterebbe un errore così grossolano. Ma c'era un motivo preciso per cui l'hai fatto: la traccia olfattiva» svelò Levy.
«La traccia olfattiva?» Eva stava perdendo il filo del discorso.
«La magia dei dragon slayer è molto rara e poco conosciuta, ma non per i maghi di Fairy Tail che ne vanta addirittura quattro. E sappiamo benissimo che tutti i dragon slayer possiedono dei sensi molto affilati, tra cui l'olfatto.» spiegò ad Eva per farle capire chi aveva come avversario.
«Scommetto che sei andato da tutti i partecipanti e hai fatto un metodo simile: hai sfregato la pelle della tua vittima su un pezzo di stoffa in modo che restasse impresso il suo odore cosicchè Gajeel potesse memorizzarlo e identificarlo durante la gara, qualunque magia evasiva avesse usato» 
«Mi sono sentito peggio di un cane da tartufi. Annusare così tanti odori mi ha fatto venire l'emicrania» si lagnò Gajeel.
All'immagine di Gajeel con un guinzaglio tenuto da Lily mentre DeTurdot gli fa annusare un fazzoletto dicendo "Cerca Fufi, cerca!" fece scoppiare di risate Levy.
«Ah ah ah ah! Con il collare con le borchie staresti benissimo! Eh eh eh» disse l'azzurra con le lacrime agli occhi. Contagiando anche Lily ma contenendosi.
«Non è divertente!» urlò Gajeel alla maga piegata in due dalle risate.
«E non ti ci mettere anche tu!» si rivolse al suo compagno.
Pochi secondi dopo Levy riprese il controllo; nel mentre i due ragazzi guardarono tutta la scena, lei divertita e lui seccato per essere stato messo in secondo piano.

 

«Ora che abbiamo concluso i saluti, potreste dirmi come avete fatto ad eludere l'olfatto di Redfox?» chiese DeTurdot nel tentativo che la sua curiosità venisse presa in considerazione.
Levy spiegò, che intuendo l'abilità usata per intercettare tutti i ragazzi che stavano cercando di raggiungere la meta, tornò insieme ad Eva dai signori O'Neil per chiedere loro una carrozza per arrivare alla villa Wolf. Per non correre rischi si chiusero dentro chiudendo le finestre ed abbassando le tende per bloccare il flusso dell'odore fuori dall'abitacolo. In questo modo l'odore di Eva non si propagò nell'aria e Gajeel non potè fiutarla, arrivando a destinazione con il massimo della tranquillità e senza alcuna fatica. Comportandosi come delle vere signore.

 

«Accidenti, devo ammetterlo sei brava. Complimenti avevi intuito tutto già da prima ed hai pensato ad una contro-strategia. Evangeline ha trovato un'ottima accompagnatrice, almeno una conosce il bon ton, visto che la signorina O'Neil, nonostante sia stata educata come tale, si è definitivamente aggiudicata il titolo di stupida per non essersi accorta di un errore che tu stessa hai definito grossolano»
«Che cosa?! Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio!» lo intimò Eva avvicinandosi ad un palmo di naso dalla faccia del suo acerrimo rivale guardandolo in cagnesco.
«Sei una sciocca! Pensi che la forza sia tutto e ti getti nella mischia senza pensare alla conseguenze!» ribattè il biondo con tono alterato. Solo Eva era in grado di fargli perdere il controllo ed ovviamente la cosa era reciproca.
«Da che pulpito viene la predica! Il tuo mago ha preso a calci e pugni quasi tutta la popolazione giovanile di Hydrangea, mentre tu non hai fatto nulla! Sei un vigliacco!»
«Elaborare una strategia che possa far prevalere la vera indole del mago è la chiave per superare tutti gli avversari; non è colpa mia se a lui piace fare a botte. Ma ovviamente tu questo non lo puoi capire, stupida!»
«Siamo noi che concorriamo a vincere il premio, i maghi ci devono dare solo una mano non gareggiare al posto nostro, vigliacco!»
«Ideare un piao per vincere non è da vigliacchi, stupida!»
«Vigliacco!»
«Stupida!»
I due sfidanti digrignarono i denti dalla rabbia.
«Stupida, stupida, stupida, stupida, stupida . . .»
«Vigliacco, vigliacco, vigliacco, vigliacco, vigliacco. . .»

 

E così cominciò una lite senza fine, nessuno dei due avrebbe mollato e non si sarebbero nemmeno accorti di ciò che avveniva intorno a loro.
Gajeel circumnavigò quel piccolo focolare di insulti e si diresse verso il tavolo da dove Levy non si era mossa.
Lily saltò giù dalla sua spalla ed atterrò sul tavolo vicino alla compagna di gilda.
Levy associò quel litigio ad una scena famigliare
«Quest'aggressività mi ricorda molto qualcuno» 
«Salamander e lo spogliarellista» disse Gajeel 
Proprio qualche giorna fa li avevano lasciati nel bel mezzo di una rissa, o per meglio dire, Levy li vide per l'ultima volta darsele di sante ragione dopo che Gajeel la fece diventare rossa come un peperone con il suo modo di fare. Con quel ricordo in testa Levy ricominciò a sentirsi a disagio e lei non fu l'unica che associò quella discussione con ciò che accadde tre giorni fa.
«Come hai fatto a farti assumere da quella lì?» domandò Gajeel.
«Eva aveva bisogno di qualcuno che l'aiutasse a risolvere enigmi e roba simile»
«E con il cervello che hai ti implorato in ginocchio di aiutarla» immaginò il dragon slayer.
«Non è andata proprio così» disse ricordandosi il loro primo incontro.
Subito dopo il suo "portentoso" cervello ricominciò a lavorare ed alla fine non potè trattenere le sue domande. Ora che i loro clienti si stavano ricoprendo di insulti, era l'occasione buona per chiarire almeno un paio di questioni.
«L'hai fatto apposta, non è vero?» gli chiese.
«Fatto cosa?» disse con il suo solito ghino divertito, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo rivolto ai due ragazzini.
«Sai benissimo cosa!» disse con voce di rimprovero fissandolo. «Mi hai fatto prendere una missione che volevi tu, in questo modo vuoi battermi per vincere la scommessa!»
A quel punto Gajeel spostò la sua attenzione sulla piccola testolina azzurra che cercava di lanciargli sguardi intimidatori. Invece guardandola dall'alto verso il basso, con le guance rosse ed il broncio simile a quello di una bambina, gli sortì l'effetto opposto: lo divertì se non addirittura intenerirlo.
Sempre mantenendo il suo sorriso strafottente, si incurvò in avanti per ridurre almeno in parte la loro differenza di altezza.
«No» le disse.
Levy si rilassò un poco credendo che Gajeel abbia scelto quella missione senza sapere di incontrarla.
«Pensavo che non venissi nemmeno accettata come accompagnatrice» ammise.
Levy ci rimase di sasso nel sentire quelle parole; dovette girarsi ed appoggiare entrambe le mani al lussuoso tavolo temendo di non riuscire a reggersi da sola e sopratutto distogliendo gli occhi da quello che le stava facendo perdere la pazienza, la cui soglia di sopportazione era molto ma molto più alta degli altri suoi nakama. (forse su questo punto può competere con lei solo Freed ed il master)
Lily, invece, chiuse gli occhi e si mise una zampa in fronte -Ma come fa ad essere così stupido!-  pensò.
«Ho scelto questa missione solo per precauzione. Se venivi ingaggiata potevi vincere, gi hi!» disse tutto contento, non rendendosi conto che Levy tremava dalla rabbia.

 

Sotto un certo punto di vista Levy poteva sentirsi orgolgiosa, perchè Gajeel ha ammesso che, se non le avesse messo i bastoni tra le ruote, avrebbe potuto completare la missione e vincere la scommessa. Ma in quel momento l'unica cosa che sentiva era la rabbia: la rabbia per il dragon slayer che le voleva far perdere la loro scommessa, la rabbia per essere stata ingannata proprio da quest'ultimo (che come sapete non brilla per intelligenza) ma sopratutto, la rabbia per esserci cascata (sempre per lo stesso motivo di prima).
Gajeel, invece, non si accorse del radicale cambiamento d'umore di lei; così decise di continuare a fare quello che glli riesce meglio con lei: ovvero stuzzicarla. E come farlo al meglio se non con la classica scompigliatura della sua chioma azzurra?
«Ma visto che sei passata, sono sicuro che mi divertirò un mondo a farti perdere, gi hi» disse avvicinando la sua mano ai capelli di lei mentre era ancora girata, non notando la faccia allarmata di Lily il quale cercava di salvare quel poco che c'era di salvabile da quella situazione. Per meglio dire, Gajeel si accorse del tacito avvertimento dell'Exceed, solamente non riuscì a collegare le cose visto che in una frazione di secondo dopo si ritrovò l'inseparabile borsa di Levy stampata in faccia, quando ancora la sua mano non riuscì a toccare i capelli colore del cielo.
La rapidità e la forza del colpo alimentate dall'ira della maga, insieme all'impreparazione del dragon slayer, portò quest'ultimo a cadere all'indietro, come un albero secco sotto l'azione del vento, con la mano ancora a mezz'aria.

 

Eva e DeTurdot smisero di litigare non appena sentirono il tonfo della caduta e la prima cosa che videro fu un dargon slayer al tappeto che con una mano si fregava il viso arrossato ai piedi di Levy la quale teneva saldamente la cinghia della sua borsa come se fosse un'arma.
«Questo lo vedremo, Gajeel» rispose Levy che si era sfogata abbastanza.
«Non un altra volta» disse Gajeel ripensando all'ultima volta che testò il peso di  quella borsa con la faccia su Tenroujima.
«Te la dovevi aspettare una reazione del genere» lo rimproverò Lily.  
«Sta zitto!» gli rispose. «Sul serio, ma che cosa ti porti sempre a dietro in quella borsa?» le chiese seccato.
«Ancora non l'hai capito?» domandò incredula. «Libri, che altro?» rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo, cosa che lo era.
«Libri fatti con il cemento! Come fa uno scricciolo come te a portarsi dietro un peso simile, Gamberetto» disse Gajeel rialzandosi.
«Gamberetto?» domandò Eva 
Fu Lily che vide quell'occasione come un'ottima via di fuga dalla questione scommessa.
«Gajeel ha l'abitudine di chiamare le persone con soprannomi che li caratterizzano»
«E il soprannome "gamberetto" cosa vorrebbe indicare?» chiese DeTurdot
«Non si nota?» domandò Gajeel divertito, accostandosi a Levy ed appoggiando sopra la sua testa il braccio.
«E' evidente che lei sia molto più bassa di te, ma "gamberetto" non è di certo il soprannome più adatto per questo» fece notare DeTurdot.
«Scricciola, nana, tappo, fagiolino, mignon anche funghetto sono dei soprannomi che fanno notare subito la sua altezza, non "gamberetto"» suggerì Eva.«Perchè le hai dato propio quel soprannome?»
Gajeel rimase spiazzato da quegli interventi. Non sapeva come rispondere, perchè una risposta non ce l'aveva neppure lui. Levy, invece, restò in silenzio ed assistere alla disfatta lessicale di Gajeel per manoo di due bambini.
«E' la prima cosa che mi è venuta in mente, va bene?» si giustificò. 
«Allora la tua mente è davvero molto contorta oppure il tuo vocabolario è veramente molto ristretto» ipotizzò DeTurdot.
«Che soprannome gli hai dato?» domandò Eva indicando il biondo al suo fianco.
«Secchione» rispose semplicemente il mago di ferro.
«Ah ah! Almeno questo è azzeccato! Credo che da ora in poi ti chiamerò anch'io così!»
«Grazie tante Redfox!» disse sarcastico il ragazzo.
«Prego! Gi hi!»
«Bè, di sicuro è molto più bello del tuo nome!» disse Eva.
«Perchè come fa di nome?» chise incuriosita Levy. Da quando era venuta ad Hydrangea conosceva solamente il suo cognome.
«Nemmeno noi lo sappiamo» informò Lily «Ha preferito sopportare il suo nuovo soprannome piuttosto che dircelo»
«Già! Ti vergogni del tuo nome? Ti chiami Maria?» lo sbeffeggiò Gajeel.
«Oh no! Il suo nome completo è . . .»
«Non osare pronunciarlo o ti assicuro che te la farò pagare molto cara!» la minacciò.
Eva restò con la bocca semiaperta per qualche secondo, facendo credere a tutti di essere stata bloccata dalla minaccia. Invece di chiudere la bocca, inspirò profodamente e disse tutto d'un fiato, ma scandendo bene ogni lettera:
«Percival Alberto DeTurdot!»
«Nooooooooooooooooooooo!»
Ci rimasero di sasso.
«Percival?» ripetè Levy incredula. (N.d.a. si pronuncia Persival)
«Su coraggio. Non ti abbattere» disse Gajeel dando delle pacche sulla schiena del povero ragazzo.
«Tutti noi lo chiamiamo con il suo cognome o con qualche soprannome come "principino"» spiegò Eva. «Sappiamo quanto è imbarazzante il suo nome, così anche un soprannome cattivo è sempre meglio di Percival»

 

In tutto quel trambusto il gruppo non si sarebbe mai accorto dell'ora se non fosse stato per un orologio a pendolo lì vicino che, con note basse e cadenzate, rintoccò le cinque determinando così la fine della gara.
«La gara è finita» disse Levy trattenendo il fiato durante tutti e cinque i rintocchi.
«Non è arrivato nessun altro» notò solo in quel momento Eva.
«Come immaginavo, tutti gli altri sono stati fermati da Redfox o dall'indovinello» disse compiaciuto DeTurdot.
«Che problema hia tu nel chiamarmi con il mio nome?» disse scocciato Gajeel.
Ad un tratto un singolo applauso attirò l'attenzione di tutti i presenti. Davanti allo schieramento di scaffali, esattamente da dove arrivarono Gajeel e DeTurdot, vi era un uomo vestito di un elegante abito da giorno; i capelli grigi argentati, corti e pettinati all'indietro.
Il Duca di Hydrangea, Moragorn Wolf, in persona era andato a conoscere e congratularsi con i vincitori.
«Benvenuti a tutti! E congratulazioni per aver passato con successo la sfida» disse.
Al suo fianco si presentò una cameriera, la quale spingeva un raffinato carrello in vetro sul cui ripiano poggiava un vassoio con sei tazze di tè che rispecchiavano perfettamente la descrizione nell'indovinello.
Dopo le dovute presentazioni tra il Duca ed i maghi, egli invitò i suoi ospiti a sedersi al tavolo.
La cameriera servì a ciascuno di loro, Lily compreso, una tazza di tè, dopodichè se ne andò, lasciandoli da soli.
«Bene. Evangeline O'Neil, Percival Alberto DeTurdot» disse volgendo lo sguardo ai diretti interessati«Congratulazioni! Siete gli ufficiali pretendenti al premio finale» disse tutto contento.
«Questo significa che ci sono altre prove?» domandò incredula Eva.
«Molte altre, mia cara. Quella di oggi non era solo che una di tante, il suo scopo era quello di ridurre il numero dei partecipanti, anche se. . .» guardò i ragazzi «non mi aspettavo una così pesante riduzione. Posso dedurre che il trambusto di poco fa era la causa di questa poca affluenza» ipotizzò lui.
«Deduzione corretta, Duca» disse Percival aggiustandosi gli occhiali. Senza che nessuno dicesse niente lo sguardo di tutti i presenti, meno quello del Duca, si indirizzò verso il vero ed unico responsabile di tutto quel baccano.

 

«Come stavo dicendo» riprese il discorso il signor Wolf «Questa era solo un assaggio delle sfide e giochi che ho in serbo per voi, miei cari ragazzi»
Tutti i presenti lo scrutarono con la massima attenzione
«Dovete sapere che da domani, per tutta la settimana, parteciperete ad una serie di gare. Alla fine valuterò i risultati delle singole prove ed anche l'impegno che ci metterete nel portarle a termine» spiegò
«Domenica sera prossima, ci sarà una festa con tutti gli eliminati dove allora e solo allora annuncierò il vincitore, nessuno saprà come ed a chi darò i punti nelle prove»
«Insomma passeremo tutta la settimana bloccati qui, a giocare dei giochi assurdi» chiese burbero Gajeel
«Redfox, comportati educatamente e porta rispetto» lo ammonì Percival.
-Veramente lui si sta già comportando educatamente- pensarono all'unisono Levy e Lily.
«Non fa niente. Ha tutto il diritto di sapere» disse garbatamente il Duca, intuendo che il dragon slayer non era abituato a quell'ambiente. «Per risponderti in poche parole: si. Dovrai aiutare Percival a superare brillantemente tutte le prove. O forse sarebbe meglio dire dovrete visto che si avvale dell'aiuto di due maghi» disse facendo segno con la testa a Lily.
«Molte grazie per la vostra considerazione» ringraziò l'Exceed, era raro che un cliente lo prendesse seriamente in considerazione come mago, prima di averlo visto in azione.
«Questo signifa che saremo in due contro tre» fece presente Eva
«Non era specificato il numero di accompagnatori, ergo possono partecipare entrambi» disse il Duca lasciando allibita e dispiaciuta Eva; felice e soddisfatto, invece, DeTurdot.
«Non importa Eva. Lily, per me, può benissimo partecipare» disse serena Levy. «E poi mi farebbe molto piacere misurarmi con lui: è forte, astuto e leale» Lily a tutti quei complimenti non potè che ringraziarla, cercando di non arrossire.
«E poi» contnuò lei «a differenza del suo partner rispetta le regole e le proprietà altrui»
«Ohi! Che cosa stai dicendo?» disse Gajeel sentendosi chiamato in causa.
«Sei un tipo aggressivo Gajeel, solo Lily è in grado di tenere a bada la tua indole distruttiva» gli fece notare lei.
«Mi so controllare benissimo da solo»
«Allora dimmi: quanti sarebbero stati i danni che avresti provocato se Lily non ti avesse fermato?»
Gajeel rimase in silenzio, sapendo che la scripter aveva colpito nel segno.
«Ho perso il conto dopo i primi cinque minuti» disse Lily.
«Lo conosci davvero bene!» disse Percival.
«Allora siamo daccordo. Gli ufficiali sfidanti per il premio finale sono: Evangeline O'Neil e Percival Alberto DeTurdot; e come loro accompagnatori, tre maghi di Fairy Tail: Levy McGarden, Gajeel Redfox e Pantherlily» disse con tono solenne il Duca «Da domani inizieranno le sfide, per oggi potete stare tranquilli. Vi verranno assegnate le vostre stanze per la notte e stasera alle otto ci sarà un lauto banchetto. Potrete visitare tutta la villa ed avrete accesso a tutte le stanze, escluse quelle estremamente riservate alla mia persona ed ai miei affari, chiuse a chiave» spiegò.
Levy fu entusiasta di quella notizia; poter visitare anche solo quella biblioteca era per lei già una vittoria.
«Quindi fate come se foste a casa vostra» disse infine concludendo il suo tè. Dopodichè saluta educatamente i suoi ospiti e se ne andò, molto probabilmente a concludere i preparativi per le prossime gare ora che sa il reale numero di partecipanti.
«Sarà divertente» disse il Duca a se stesso quando uscì dalla biblioteca.
Nel frattempo Levy ed il piccolo Lily rimasero immobili come delle statue e tesi come una corda di violino, fissando il dragon slayer. Quando quest'ultimo si rese conto di essere al centro dell'attenzione chiese spiegazioni.
«Perchè mi guardate così? Non ho fatto niente adesso!»
«Temo per quello che farai» disse sinceramente Lily.
«Ti prego Gajeel, non prendere alla lettera l'ultima frase del Duca» lo implorò Levy.
«Perchè come si comporta a casa di solito?» chiese DeTurdot, curioso ed allarmato allo stesso tempo.
«Se venite a Fairy Tail lo scoprirete, gi hi»
«Sarà una luuuunga settimana» osservò Eva.

 

Come era stato detto dal Duca, i suoi nuovi ospiti si goderono la permanenza nella villa. Tra bagni termali, giardini verdi e rilassanti e numerose altre stanze; i tre maghi poterono dire di essersi divertiti ed affascinati ogni qualvolta aprivano una nuova porta. Si sentivano un po' come degli esploratori su di un isola inesplorata, a differenza dei due ragazzini che conoscevano quella villa come se fosse casa loro, avendoci passato molto tempo giocando insieme agli altri bambini. 

Dopo l'avanscoperta e l'assegnazione delle camere,una per squadra, era arrivata l'ora di cena la quale passò, inusualmente, in maniera tranquilla. Il Duca volle conoscere meglio le magie di ognuno dei maghi, dato che appartenevano alla stessa gilda non c'era motivo di non riverarlo visto che già loro conoscevano le loro rispettive magie.
Il signor Wolf, da buon padrone di casa, guidò la maggior parte della conversazione, approfondendo la sua curiosità sulla vita dei maghi ed il loro "ambiente".
Al termine della cena, il Duca venne informato che tutti i partecipanti e i loro accompagnatori sconfitti da Gajeel erano in buone condizioni e nessuno di loro aveva subito seri danni.
Dopo questa notizia Eva tirò un sospeso, sapendo che i gemelli Jimmy e Timmy stavano bene si tolse una grossa ansia.

 

 

 

*****

 

 

 

Quella sera Levy era tornata nelle biblioteca per riportare i libri precedentemente presi (ovviamente li aveva già letti tutti). Aveva deciso di accantonare la sua abitudinaria lettura serale che le faceva fare le ore piccole. Non sapendo precisamente a che ora alzarsi.
Nel tornare indietro sentì degli strani rumori provenire da uno dei corridoi. Decise di controllare la fonte di quel rumore, seguendolo vide che da una stanza provenì della luce: la cucina.
Arrivata sulla soglia, si rese conto che il suono altro non era che lo sbattere di pentole e padelle, causato da l'ospite più burbero che quella villa abbia mai visto.
«Gajeel smettila!» disse Lily cercando di bloccarlo mentre apriva tutti i cassetti.
«Non intralciarmi, ho fame» disse Gajeel staccandosi la piccola palla di pelo dal suo braccio.
«Hai mangiato un paio d'ore fa! Come fai ad avere ancora fame?»
«Voglio mangiare del ferro» disse trovando il cassetto dell'argenteria.
Lily capite le sue vere intenzioni si trasformò nella sua forma da combattimento per impedirgli di far fuori tutte le posate degli Wolf.
«Fermati subito!» lo placcò l'ex generale di Edolas.
«Lasciami!» si ribellò Gajeel.
«Che state facendo?» 
I due litiganti si girarono verso l'entrata della cucina e videro Levy che li osservava perplessa.
Gajeel si liberò dalla presa di Lily. L'Exceed, accertatosi che si fosse calmato, ritornò alla sua dimensione abituale. Era davvero contento che fosse arrivata, non poteva trattenerlo ancora a lungo.
Gajeel, invece, si fece più tranquillo.
«Gajeel vuole impedirci di usare le posate al prossimo pasto» disse ironico Lily.
«Ho fame! Oggi ho continuato a creare ferro comprese le scaglie di drago! Tutto per ordine di quel Secchione!» si giustificò l'incriminato.
«Se mangi la loro argenteria, non riuscirai mai a ripagarla. Forse solo con il premio della missione» considerò Levy.
Gajeel dimenticò momentaneamente la voglia di ferro, ora che Levy aveva toccato un punto interessante.
«Stai dicendo che perderai?» ironizzò lui.
«Ho fatto solo una constatazione sul prezzo delle posate, non ho detto che vincerai» precisò.
«E cosa ti fa credere che vincerai tu?»
Gajeel le si avvicinò pericolosamente, ma era pronta a distrarlo: creò la parola IRON delle dimensioni di Lily, che cadde in braccio al dragon slayer.
«Il fatto che non saranno giochi di sola forza» rispose lei «Hai visto la sfida di oggi: indovinelli con gara a tempo. Le nostre squadre hanno le stesse probabilità di vittoria»
Gajeel, affamatissimo, divorò il regalo di Levy in pochi morsi.
«Come ti pare. Ma ricordati cosa dovrai fare se vincessi io» disse lui inclinandosi in avanti nella stessa posizione di quando erano davanti alla bacheca.
«Verrai in missione con me. Da sola. Senza obiezioni» disse con voce bassa e con il suo volto pericolasamente vicino a quello di lei. Guardandola negli occhi il suo inconfondibile sorrisetto.
Ma a differenza dell'altra volta, gli mostrò uno dei sorrisi simili a quelli di Mirajane quando trama qualcosa.
Gajeel si accorse della somiglianza ed un piccolo brivido gli salì per la schiena. 
«A proposito della scommessa» cominciò lei con tutta la tranquillità di cui disponeva «l'ultima volta non ti ho detto che cosa dovrai fare tu se dovessi vincere io»
Il suo ghigno scomparve attendendo la penitenza che gli ha riserbato.
«Se vincerò io tu . . .» disse posando l'indice sul petto del dragon slayer «dovrai leggere un libro»
Gajeel tirò un sospiro di sollievo. Non era un divora libri come la scripter, ma non era certamente una penitenza così grave.
«Gi hi! Dovevi sfruttare meglio questa occasione, Gamberetto»
«Il libro che ho scelto e che dovrai leggere dalla prima fino all'ultima pagina senza obiezioni» continuò lei, non considerando il suo commento e avvicinando le sue labbra al suo orecchio restituendogli il favore concluse «è il GA-LA-TE-O» sillabando il titolo.
Gajeel si pietrificò all'istante e cominciò a sudare freddo. Cominciò a considerare seriamente di avere esagerato nello stuzzicarla.

Levy contenta di avergli restituito pan per focaccia feca qualche passo indietro ammirando il suo operato.
«Mi è venuto in mente quando sono arrivata ad Hydrangea. In mezzo a tutte queste buone maniere, ho pensato che anche tu dovresti conoscere meglio questo ambiente»
Gajeel si era tirato su, ma continuava ad osservare quella piccola maga che ora si stava avvicinando all'uscita della cucina.
«Buonanotte! E che vinca il migliore!»
«Buonanotte Levy» salutò Lily, rimasto seduto sul piano cottura per tutto il tempo, prima che lei uscì definitivamente avviandosi verso la sua camera, dove Eva la stava sicuramente aspettando.
Gajeel non si era mosso di un millimetro, così Lily gli si avvicinò con aria divertita.
«Non dire nulla» lo ammonì il dragon slayer.
«Devi ammettere che è nel suo stile»
«E questo che mi spaventa» confessò.
«Hi hi. Forza andiamo in camera» 

 

Così anche i due maghi di DeTurdot si avviarono alla loro camera.
Gajeel era ancora più determinato di prima a vincere: aveva un libro da evitare.

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

Ebbene si come molti di voi (se non tutti) avevano previsto il misterioso mago è il nostro caro Gajeel *squillo di trombe* Anche se era una cosa ovvia visto che l'avevo scritto nell''introduzione della storia  u.u
Comunque volevo cercare di lasciarvi dei dubbi del tipo: come fa Gajeel a sopportare DeTurdot? e come ha fatto a identificare tutti i partecipanti? e cose del genere.

Spero che vi abbia fatto ridere il nome del povero DeTurdot.

La punizione per Gajeel mi ha divertito un mondo solo al pensarla, e a voi? 

Spero di non essere entrata nell'OOC.

 

 

Ma ora arriviamo ad un importante notizia: ho una sorpresa per voi!

Come avete letto i nostri amici dovranno affrontare una settimana piena di sfide e con questo caldo la mia fantasia sta un po' arrancando.
Perciò mi sono detta: se sto scrivendo questa storia per far divertire chi la legge, perchè non possono gli stessi lettori dirmi che cosa vogliono leggere?

Avete capito bene! A chi, leggendo o meno questo capitolo, gli sono venuti in mente gare assurde o vogliono anche solo vedere i nostri amici in qualche particolare situazione o in scene che vi piacerebbe vedere; non dovete fare altro che dirmelo ed io valutando le vostre idee cercherò di tirare fuori qualcosa di divertente!

Che ve ne pare come idea?
Fatemi sapere i vostri pareri (sul capitolo o sulle richieste o su entrambi)

Nell'aspettare le vostre risposte, vi saluto!  Ci rivedremo al prossimo capitolo che caricherò tra una decina di giorni o forse più, tutto dipende dal caldo!

 

Ciao!

Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Caccia allo scarabeo ***


Sono tornata finalmente con il nuovo capitolo. Ringraziate il temporale che ha rinfrescato ed ha permesso al mio cervello di ritornare a funzionare.
Quale sarà la prima sfida che dovranno affrontare?
Leggete per scoprirlo!
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 7. Caccia allo scarabeo
 
 
 
La migliore notte mai passata a casa di un cliente. Lenzuola morbide di seta, cuscini di piuma d'oca ed un meraviglioso paesaggio che si poteva scorgere dalla finestra, di fronte al letto; sembrava di essere come una delle principesse che Levy ha sempre letto nei suoi romanzi d'avventura e che spesso sognava. La maga aveva sempre creduto che ambientazioni del genere esistevano solo nelle favole e non nella vita reale, ma dopo essere stata cullata da quel soffice materasso e da quelle delicate coperte, per poi essere risvegliata dai primi raggi del sole che filtravano dalla finestra e che le riscaldavano leggermente il viso, ha dovuto ricredersi.
Come se non bastasse, non appena aprì gli occhi, lo spettacolo che ammirò dalla finestra le fece credere per un momento di essere davvero in un libro di favole oppure di stare ancora sognando: la sua camera dava sul giardino interno della villa Wolf, dove una grande varietà di fiori ed alberi cresceva ben curata e custodita. In più i raggi del sole mattutino ricoprivano tutta quell'oasi, donandole un'aura dorata e rendendola ancora più fatata di quanto non sembrasse già.
Evangeline, che dormiva nel letto accanto al suo, sembrò non notare il motivo del suo buon umore, forse perchè abituata da sempre a quello sfarzo.
 
Se la dormita ed il risveglio erano favolosi, la colazione era sublime. Tutto quello che si poteva desiderare e mangiare alla prima colazione era servita dai domestici: frutta, spremute, marmellate, fette biscottate, focacce e chi più ne ha più ne metta; ovviamente anche le bevande calde come caffè, tè, latte, ecc. erano presenti e serviti in meravigliose tazze di porcellana.
Era tutto perfetto, se non per il piccolo ma intrascurabile particolare che entrambi i partecipanti con i loro accompagnatori dovevano mangiare nella stessa stanza.
Le occhiatacce che si lanciavano Eva e Percival, seduti ai capi opposti del tavolo e divisi dai tre maghi, generavano una tensione tale che si poteva tagliare con un coltello.
E guai se uno voleva una cosa che era più vicino all'atro.
«Levy, gentilmente, puoi chiedere a DeTurdot di passarmi la marmellata di fragole?» chiese Eva con lo sguardo sempre fisso nel suo piatto di fette biscottate.
Levy fece un profondo respiro, guardò alla sua sinistra e chiese «Potreste passarmi la marm. . .»
«Redfox, dì cortesemente a O'Neil che se vuole così tanto la marmellata di chiedere ad una delle cameriere di portargliela oppure di alzarsi e venirsela a prendere!» rispose Percival con lo stesso tono e sempre con gli occhi bassi e puntati sulla sua tazza.
«Levy, fai sapere a DeTurdot che non ho la minima intenzione di disturbare qualcuno dei domestici o di alzarmi per prendere qualcosa che può benissimo passare lui allungando il suo gracile braccino» disse Eva senza spostare il suo sguardo.
«Redfox, informa la signorina O'Neil che se è così stupida da non voler chiedere a qualcuno, pagato per farlo, di servirla non sono affari miei; io non ho alcuna intenzione di interrompere anche un solo istante la mia colazione»
«Levy, potresti dirgli che se si è svegliato con la luna storta non deve importunare gli altri»
«Redfox, precisa che è stata lei a disturbarmi per chiedermi una cosa così futile come la marmellata»
Questo inusuale scambio di battute venne drasticamente interrotto quando Gajeel, senza dire una parola, afferrò il barattolo di marmellata che stata davanti alla tazza di Percival e la passò a Lily, seduto alla sua destra, il quale la passò a sua volta a destra dandolo a Levy.
«Grazie» ringraziò gentilmente i due nakama.
Eva potè finalmente spalmare la gelatina rossa sulle sue fette biscottate, mentre DeTurdot lanciò un'occhiata seccata al suo accompagnatore.
Quando Eva terminò il suo lavoro, Percival chiese di nuovo.
«Potreste passarmi la marmellata?»
Il barattolo fece il viaggio inverso sempre passando per le mani dei maghi, quando arrivò al ragazzo questo ne prese solo una goccia, provocando un innervosimento generale.
Stava per cominciare un'altra lite quando anora una volta Gajeel bloccò qualsiasi futura discussione.
«Ehi Secchione, stiamo facendo una sfida del Duca?»
«No, non ancora. Perchè me lo chiedi?»
«Ohi Gamberetto! Fai sapere gentilmente a questi due mocciosi che se non la smettono subito con questa pagliacciata, li incateno e li imbavaglio. Voglio fare una colazione in santa pace» disse con tono seccato e sguardo severo.
Forse era il tono, forse perchè era forte o forse erano i suoi piccoli occhi rossi; ma nessuno dei due ragazzini osò aprire più bocca.
 
Levy e Lily furono gli unici ad essere felici per il suo intervento, coi due litiganti messi a tacere poterono fare una conversazione normale. Anche se erano rivali non c'era alcun motivo di togliersi la parola. 
«Come hai dormito stanotte?» chiese Lily a Levy.
«Benissimo, e tu?»
«Avrei dormito bene anch'io se qualcuno non si fosse messo a russare» rispose guardando severamente alla sua sinistra.
«Ancora con questa storia?!» disse il dragon slayer
«E non è solo il gatto che non ha dormito» aggiunse Persival «Nemmeno tappando le orecchie con i cuscini si riusciva a bloccare quel . . . suono»
«Se vi davo così fastidio potevate darmi qualche colpo così mi giravo e la finivo lì»
«Pensi che non ci abbiamo provato?» chiese Lily
«Il tuo amico ha provato tutti i modi: ti ha dato dei pugni sulle spalle, ha provato a girarti e perfino cercato di svegliare, ma senza che tu battessi ciglio» spiegò DeTurdot.
«Bè, allora perchè non avete cambiato camera?!»
«Lo abbiamo fatto!» dissero in coro i due insonni
«Anche se mi seccava farlo era l'unico modo» confessò il biondo «Purtroppo però potevamo alloggiare solo nella camera accanto e ti assicuro che perfino lì arrivavano i rumori dei tuoi . . . del tuo sonno»
«E' stata dura, ma alla fine ci siamo addormentati» concluse Lily.
Levy per tutto il racconto cercò di non ridere, per rispetto dei due che non avevano passato di certo una buona nottata.
Gajeel invece, si sentiva particolarmente a disagio che i suoi disturbi del sonno venissero raccontati come una storiella, soprattutto se c'era lei ad ascoltarle.
«Avete finito?» chiese seccato.
Si stava innervosendo, anche perchè a casa sua questo "incidente" non era mai successo. Perfino Lily era confuso quanto lui: vivendo sotto lo stesso tetto e andando in missione insieme, non era mai successo.
«Forse il letto è troppo morbido»
Tutti si voltarono verso Evangeline che avanzò l'ipotesi.
«Ha ragione» disse Levy «Perchè non chiedi di farti sostituire il materasso con uno più duro»
«Si può fare. Lo chiederò» disse DeTurdot felice di aver trovato una possibile soluzione.
Poco più tardi arrivò un messaggio da parte del Duca che li invitava a raggiungere il giardino.
 
 
 
*****
 
 
 
Nella parte opposta all'entrata di villa Wolf, si apre un meraviglioso giardino, dove per l'appunto si affaciava la camera di Levy ed Evangeline. Se qualcuno vedesse quel paradiso vegetale in una foto, non penserebbe mai ad un giardino, ma forse ad un angolo di bosco.
 
Il Signor Wolf dava le spalle a quel verde spettacolo e guardava verso la sua villa, dalla quale uscirono i suoi cinque ospiti. Essi oltrepassarono il porticato che circondava tutto l'edificio e si diressero verso il Duca.
«Buongiorno!» disse tutto sorridente «Spero che abbiate dormito bene»
Tutti diedero risposta affermativa, anche se qualche sguardo verso Gajeel fosse stato lanciato.
«Mi fa molto piacere! Perchè la sfida che oggi vi vorrei proporre è tutt'altro che una passeggiata» continuò l'uomo «Oggi non ci saranno indovinelli da risolvere. . .»
A quella rivelazione Eva tirò un sospiro di sollievo, mentre Percival ebbe la rezione opposta visto che era una delle debolezze di Eva e uno dei suoi punti di forza.
« . . . e non ci saranno nemmeno dei duelli di magia» 
Quella fu la volta di Gajeel di rimanerci male. Levy fu felice di non dover affrontare in combattimento il mago di ferro, ma sapeva che una cosa simile sarebbe successa nel corso della settimana.
«Oggi le vostre armi sono queste»
E detto questo indicò un tavolo dove erano appoggiati cinque retini per farfalle e diverse teche, simili agli acquari che si tengono in casa.
«Dobbiamo prendere delle farfalle?» domandò Levy, lieta che come prima sfida era stato scelto un "gioco" per nulla pericoloso.
«Fuochino signorina McGarden» disse Moragorn Wolf «E' vero che dovete usare questi retini per catturare un insetto, ma non si tratta di una farfalla, bensì dello scarabeo albino o più poeticamente chiamato scarebeo zanna d'elefante» disse mostrando un'immagine dell'insetto.
L'insetto in questione aveva le stesse dimensioni di un cervo volante, e se si tratta di un esemplare anziano è ancora più grosso, ed aveva la caratteristica di essere completamente bianco, che richiama al colore delle zanne d'elefante per l'appunto; ed aveva gli occhi di colore rossiccio. (N.d.a. è tutto inventato, non so se esiste davvero un insetto simile).
Levy capì di cosa stava parlando il Duca senza dover guardare la foto. Aveva letto alcune informazioni su di esso tempo fa: era una specie molto rara, per questa ragione si era diffusa la storia che porta fortuna a chi riesce anche solo a vederlo. 
«E' molto raro, è sicuro che ne troveremo qualcuno?» chiese scettica la maga.
«Assolutamente! Ogni primavera vengono qui per riprodursi, li ho sempre visti aggirarsi nel mio giardino» disse sicuro Moragorn.
«La sfida di oggi consiste nel prendere più scarabei possibili e metterli in quelle teche. Sono felice che avete avete ascoltato il mio consiglio e vi siate vestiti in modo appropriato perchè vi dovrete sporcare le mani, nel vero senso della parola! Ahahahahaha!» disse il Duca, sbellicandosi dalle risate.
Quella mattina, infatti, i partecipanti erano stati avvisati di vestirsi con abiti sportivi e per niente scomodi. Gajeel e Lily avevano gli stessi vestiti del giorno prima, Percival indossava dei pantaloni lunghi bianchi con una camicia a maniche lunghe dello stesso colore ed un gilet color avorio. Levy, invece, aveva optato per dei pantaloni lunghi fino al ginocchio color blu scuro ed un top grigio; mentre Eva portava dei pinocchietto marrone scuro ed una maglietta a maniche corte color verde militare.
 
Il Duca tutto contento continuò la sua spiegazione:
«Adesso passiamo alle regole. E' vietato usare la magia contro i propri avversari e contro gli insetti, appena viene preso uno scarabeo deve essere riposto in una teca e questa posata poi sul tavolo, se volete portarla con voi o lasciarla qui e venire con l'insetto nel retino è una vostra decisione. Avete tre ore di tempo, questo significa che alla undici e mezza precise verrano contati solo gli scarabei nelle teche sul tavolo, è tutto chiaro?»
Nessuno dei presenti fiatò. Gajeel era ancora più seccato perchè non poteva usare la sua magia per rallentare Levy, mentre Percival sembrò rianimarsi e sul suo viso comparve un sorrisetto strano.
Levy era contenta delle regole, almeno aveva evitato il conflitto aperto con Gajeel, e diede uno sguardo allegro e fiducioso ad Eva, ma lei sembrò non condividere il suo entusiansmo e anzi la guardava con degli occhi spaventati e mortificati al tempo stesso che fecero preoccupare la scripter.
«Bene. Ah! Un'ultima cosa: non potete entrare nella villa per nessuna ragione e il vostro campo di gioco si estende fino ai pini che delimitano il giardino, oltre di essi c'è solo prato e non vi è consentito attrversarlo» concluse Moragorn.
«Sono quasi le otto e mezza! Ai vostri posti, pronti, VIA!» urlò il Duca.
 
Il tavolo venne preso d'assalto dalla squadra DeTurdot, i quali presero velocemente tre retini e si diressero a destra, ovvero nella parte sud della proprietà. Prima di allontanarsi in quel misto di arbusti e alberi, Percival si girò verso le ragazze.
«Buona fortuna O'Neil, ne avrai bisogno!» disse con lo stesso tono con cui si dice una barzelletta.
E detto ciò si immerse in quel groviglio vegetale.
«Perchè hai detto così?» chiese sospettoso Lily.
«Perchè abbiamo un netto vantaggio su di loro» disse ovvio Percival
«Certo! Siamo tre contro due!» disse Gajeel
«Oh no! Ti sbagli. In questa sfida saremo in tre contro uno» disse il ragazzino.
«Eh?» chiesero all'unisono i due maghi.
E mentre si allontanavano dalla villa per addentrarsi sempre di più nel giardino, Percival spiegò loro la ragione del suo sorriso da vincitore.
 
 
 
*****
 
 
 
Levy finalmente potè avvicinarsi al tavolo e prendere tutto l'occorrente.
-Stupido Gajeel, con la sua stazza mi ha impedito di prendere il retino. Gliela farò pagare!- pensò stizzita la maga.
«Eva, prendi due, anzi no, tre teche e i coperchi» disse l'azzurra alla ragazzina alle sue spalle. «E' meglio metterli subito lì appena presi altrimenti . . .» si interruppe non appena notò che Evangeline era rimasta ferma immobile nel punto dove stava ascoltando le regole del Duca.
«Eva? C'è qualcosa che non va?» chiese preoccupata.
«Dovresti dirle la verità» disse Moragorn rimasto ad osservare la partenza.
«Dirmi che cosa?» domandò Levy che si era avvicinata alla sua cliente.
Solo in quel momento si accorse che il suo viso era pallido ed aveva lo sguardo fisso nel vuoto.
«Stai bene?» chiese ancora, sperando di ottenere una reazione.
Eva strinse i pungni e disse tutto d'un fiato:
«Non posso farlo!» disse
«Perchè?» chiese Levy ancora più confusa.
«Ho paura!» confessò la bambina.
Levy all'inizio non riuscì a capire a cosa si riferisse. Sapeva che c'erano delle sfide da affrontare e il giorno prima non sembrava incline ad abbandonare tutto quando venne a sapere che Gajeel stava battendo tutti i partecipanti. Poi di colpo un'ipotesi le saltò alla mente.
«Sei aracnofobica?»
Eva, con le lacrime agli occhi, agitò violentemente la testa su e giù.
A quella notizia, Levy ci restò di sasso. Non solo erano in svantaggio numerico, ma Eva non poteva avvicinarsi ad un insetto senza averne il terrore.
«Ahhhhhh!!!!» sospirò Levy «Questa non ci voleva» disse mentre elaborava un altro piano.
«Mi dispiace Levy» disse Eva sull'orlo di un pianto disperato «Questa sfida la vincerà sicuramente DeTurdot»
«Non devi scusarti. Possiamo ancora farcela!» la motivò Levy.
«Eh?»
«Non credere che sia così facile catturare lo scarabeo. DeTurdot si crede furbo, ma non sa tutto di tutto»
«Che cosa vuoi dire?» chiese incuriosita Eva.
«Che anche i nostri avversari avranno non poche difficoltà. E credemi non vorrei essere nei paraggi quando tenteranno di prenderne uno!»
Il Duca, che era sempre rimasto vicino al porticato, si congratulò mentalmente con Evangeline per l'ottima scelta dell'accompagnatore. Ed ora si immaginava la scena appena descritta da Levy.
«Ahahahahahahah! Hai ragione giovane maga! I tuoi amici avranno di certo una brutta sorpresa!» cominciò a ridere il Duca, immaginandosi cosa sarebbe potuto accadere alla squadra DeTurdot.
-Si sta divertendo un mondo- pensò sarcastica la scripter.
«Come ho detto» continuò Levy, ritornando al discorso di prima «Andiamo nella direzione opposta, cioè a sinistra. Eva prendi tre di quelle teche con i loro coperchi. Ho trovato il modo di renderti utile, ma dovrai affrontare una parte delle tue paure, te la senti?» disse avvicinandosi al tavolo e prendendo i due retini rimasti, uno per mano.
«Va bene Levy! Ci sto! Affronterò la mia paura degli insetti» affermò decisa Eva prendendo gli oggetti richiesti.
«Però . . .» continuò con tono più timoroso «TI PREGO!!! NON PERMETTERE A NESSUN INSETTO DI TOCCARMI!!!!!» supplicò, guardando la sua maga con degli occhioni da cerbiatto.
Levy , divertita ed intenerita al tempo stesso, la rassicurò:
«Non temere, non succederà!»
Detto questo le due ragazze si diressero nel giardino della zona a nord della tenuta Wolf.
 
 
 
*****
 
 
 
Tre teste sbucavano da un cespuglio, osservando la loro prima preda che se ne stava sul tronco di un albero. Lo scarabeo era lungo una decina di centimetri e, dal fatto che non si muoveva, sembrava stesse riposando.
«Sembra un cervo volante» osservò Lily.
«In effetti lo scarabeo albino è molto simile al cervo volante» lo informò Percival.
«Come lo prendiamo Secchione?» chiese Gajeel.
«Accerchiamo l'albero. Lily, tu starai a sinistra; Gajeel a destra; mentre io lo attaccherò frontalmente. Se dovesse volare via lo dovrete prenderlo voi» spiegò ai due maghi il suo piano.
Quando furono in posizione, Percival saltò fuori e si lanciò contro lo scarabeo. L'insetto, accortosi del pericolo, sfuggì alla rete un momento prima che il legno della retina aderisse al tronco dell'albero, impedendogli la fuga.
Come da programma Lily cercò di prenderlo, ma la loro preda risultò più scaltra e abile nel volo del previsto; l'insetto bianco riuscì ad aggirarlo evitando la sua trappola.
Dopo l'aver "dribblato" i suoi due assalitori, lo scarabeo volò il più lontano possibile, ma fu catturato dalla rete di Gajeel, il quale mosse un colpo rapido con il retino sull'insetto tagliandogli la ritirata.
Per evitare che uscisse dalla rete, Gajeel tenne l'apertura di essa attaccata a terra.
«Ottimo lavoro Redfox!»
«Bravo Gajeel, l'hai preso»
«E' stato facile, gi hi! Se sono tutti così, questa sfida la vinciamo noi!» disse il dragon slayer, che sentiva un po' più vicino l'immagine di una certa maga insieme a lui in una missione solitaria.
«E adesso come facciamo a portarlo?» domandò il moro.
«E' semplice, blocchi l'uscita stringendo la rete con una mano» gli rispose DeTurdot.
Gajeel fece come gli era stato detto, facendo attenzione a non toccare lo scarabeo che continuava a sbattere le ali in modo frenetico.
«A quanto pare il nostro amico non ama essere catturato» disse il dragon slayer, osservando divertito quello che sembrava il tentativo di liberazione dell'insetto.
«Forza portiamolo al campo» disse DeTurdot.
Ma prima che potessero fare solo un passo, notarono che il battito d'ali dello scarabeo albino produceva un suono strano, più simile al rumore delle foglie mosse dal vento che ad un ronzio.
«Ma cosa . . .» cominciò Gajeel incapace di capire il comportamento del suo prigioniero.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!»
Tre grida si levarono, rompendo la quiete di quel giardino troppo cresciuto, e poi il silenzio avvolse di novo quella parte di verde come se non fosse successo nulla.
 
Dal balcone della villa, Moragorn Wolf stava bevendo una tazza di tè e quando avvertì delle urla maschili provenire da sud, dove uno stormo di uccelli si levò in volo per rifugiarsi in una zona più sicura e meno rumorosa, non riuscì a trattenere le risa ed un sorriso a trentadue denti.
«A quanto pare hanno scoperto l'arma di difesa dello scarabeo albino! Poveri ragazzi!»
(N.d.a. fatemi sapere nelle recensioni quale arma avete pensato sono curiosa! XD La risposta è scritta nelle successive righe!) 
 
 
 
*****
 
 
 
Eva e Levy stavano per raggiungere, sotto indicazione di Eva, una zona dove abbondavano molti alberi da frutto; il posto perfetto dove trovare degli insetti, quando sentirono delle urla.
Eva era già agitata all'idea di dover catturare un insetto grande quanto la sua mano, sentendo quelle grida per poco non saltò in braccio a Levy.
«Che cosa è stato?» chiese Eva con il respiro affannoso e il cuore a mille.
«Rillassati» disse Levy con fare calmo «E' solo il segnale che i nostri avversari hanno scoperto cosa rende davvero difficile questa sfida»
«Ho paura a chiedertelo, ma cosa sarebbe?» chiese Eva curiosa, ma anche spaventata all'idea di scoprirlo.
«Tutti gli animali, compresi gli insetti, hanno adottato dei sistemi per difendersi dagli attacchi dei predatori o dei nemici. E lo scarabeo albino non è da meno»
«Che cosa fa? Ha il morso velenoso?»
«No no no!» la tranquillizzò «Niente di mortale, ma è incredibilmente fastidioso»
«Cioè?»
«Un'arma simile a quella delle cimici: spruzza un odore sgradevole» le rivelò.
«Le cimici non fanno un odore da urlare a squarcia gola!» le fece notare Eva.
«Ho detto che hanno un sistema difensivo simile, non identico. La potenza supera quella delle puzzole!»
«Bleah!» disse Eva buttando fuori la lingua e arricciando il naso.
«Già! E se ne verrai colpita, stai pur sicura che nessun insetto o altro animale oserà anche solo avvicinarsi a te!»
Eva, per niente rincuorata dalle parole della maga, obbiettò.
«E come faremo a catturarne uno senza essere colpiti?»
«Lo scarabeo attacca solo se si sente minacciato da qualche animale, se lo mettiamo subito nella teca senza dargli motivo di vederci come dei potenziali nemici, non emetterà alcun odore» spiegò Levy.
 
Le due ragazze arrivarono a destinazione: un piccolo raggruppamento di alberi da frutto e cespugli pieni di bacche, e su questi un bel gruppetto di scarabei stava facendo colazione.
Eva, a debita distanza, posava a terra le teche.
«DeTurdot come starà?» domandò Eva
«Credo che per qualche minuto resterà intontito dalla puzza, o forse addirittura svenuto. Ma non temere, ben presto tornerà alla carica. E' di Gajeel che mi preoccupo»
«Perchè? Temi si arrabbierà?»
«Non solo per quello. Il suo fiuto è più sviluppato di quello umano e temo che resterà privo di sensi finchè non si sarà attutito l'odore»
«Stai dicendo che forse è k.o. per tutta la sfida?»
«Credo di si» disse Levy, felice di aver un avversario in meno, ma anche dispiaciuta per le condizioni del suo nakama.
 
Liberate dai pensieri compassionevoli rivolti ai loro sfortunati avversari, le ragazze si preparavano alla cattura, o per meglio dire Levy preparava le teche mentre Eva stava lontana da quei giganteschi insetti.
La maga prese delicatamente una ventina di bacche da uno dei cespugli dove due scarabei stavano banchettando, e li mise nella prima teca che decise di tenere vicina allo stesso cespuglio. La seconda venne messa sotto un ramo di un albero dove un solitario albino stava riposando.
«Che cosa vuoi fare?» chiese Eva
«Le teca vicino al cespuglio attirerà lentamente almeno uno dei due scarabei a mangiare le bacche, mentre qui voglio far cadere lo scarabeo dritto nella teca!»
«E come pensi di farlo? Non puoi usare la magia!»
«Non posso usarla sugli insetti, ma posso usarla in maniera indiretta»
E detto questo attivò la sua magia.
«Solid Script: SHAKE» 
E la parola si abbattè contro l'albero il quale cominciò a tremare facendo perdere la presa allo scarabeo che cadde dritto dritto nella trappola di Levy.
La maga si precipitò a chiuderla con il coperchio intrappolando il loro primo scarabeo.
«Bravissima Levy!»
«Grazie, ma adesso tocca a te fare la tua parte!»
«Cosa?»
«Dovrai affrontare la tua paura e portare questa teca al punto di ritrovo e posarla sul tavolo» disse porgendole l'oggetto in questione ben chiuso.
Eva guardò il prigioniero al suo interno e sbiancò.
«Andiamo Eva! Non devi toccarlo ma solo portare il contenitore. Il coperchio è chiuso e non ti salterà addosso»
Eva porse le sue mani tremanti ed afferrò la trasparente prigione. All'inizio ne fu terrorizzata, ma quando vide che lo scarabeo aveva ripreso il suo sonnellino come se niente fosse, si rilassò un poco.
«Brava Eva!» si congratulò Levy «Ora riportalo da dove siamo venute e poi torna di nuovo qui»
Dopo alcune raccomandazioni su come tenere la teca e di non fissarla costantemente, Eva si diresse a passo lento ed attento a non muovere troppo il contenitore, verso la villa. Mentre Levy cercava altri possibili bersagli, senza mai distogliere l'attenzione dal cespuglio.
 
 
 
*****
 
 
 
Quando Eva tornò era felice di essere riuscita a portare l'insetto, ma doveva informare Levy.
Il punto di raccolta degli scarabei era stato allestito con due tavoli ognuno con la targhetta del nome dei due sfidanti ed una cameriera che raccoglie la teca e la posa sul tavolo corretto. 
Quando Levy le chiese se aveva visto quanti scarabei aveva collezionato DeTurdot, lei disse che non si poteva saperlo perchè ogni tavolo era circondato da una tenda che impediva la vista. Aggiunse che quando arrivò sentì un odore molto forte ed acre, ma non sapeva da dove provenisse.
«Sicuramente era l'odore dello scarabeo dei ragazzi. Nella visione più ottimistica ne avranno catturato uno solo» ipotizzò Levy.
Da quando erano partite fino ad allora era passata più di un'ora e mezza. Ora rimanevano ferme in attesa che almeno uno degli scarabei cadesse nella gustosa trappola ideata da Levy.
Dovettero pazientare quasi un'ora, ma alla fine entrambi gli scarabei non resistettero alla golosa tentazione, così mentre assaporavano le bacche, Levy li chiuse la loro unica via di fuga.
«Due in un colpo solo! Evviva!» esultò Evangeline.
«Calma, ora non sarà così semplice» frenò il suo entusiasmo «Prima i nostri avversari erano storditi, ma ora avranno escogitato qualcosa per rubarci gli scarabei»
«Perchè?»
«Per fermarci, e poi per altri due motivi: numero uno, con le loro grida avranno fatto scappare la maggior parte degli insetti del loro "territorio di caccia"; numero due, con la puzza che si portano dietro nessun essere vivente dotato di un senso olfattivo oserebbe rimanere con loro nei paraggi. In conclusione, se non hanno trovato un metodo per catturare gli scarabei stando ad una considerevole distanza, la loro unica possibilità di trovare degli scarabei è prendendoli da noi» le spiegò.
«Quindi ci tenderanno una trappola, non è vero?»
«Esatto, ma adesso ascoltami. Porta tu gli scarabei a destinazione, mentre io ne cerco degli altri. Se le mie ipotesi sono corrette avrai solo Lily come avversario; sfrutta tutto il repertorio che conosci per sfuggirgli e raggiungere la meta. Non sanno che usi la magia e questo può rivelarsi un bell'effetto sorpresa»
Eva ascoltò attentamente la descrizione della magia di Liy, poteva farcela se usava bene le sue carte.
 
Dopo le spiegazioni del piano, Eva si diresse verso il punto di ritrovo, mentre Levy prese con sè l'ultima teca e cambiò zona del giardino nella speranza di essere abbastanza fortunata nel trovare un'altro insetto raro portafortuna. Aveva meno di un'ora per aumentare il loro numero di scarabei.
 
 
 
*****
 
 
 
Eva stava cercando di aumentare il passo con un leggera corsa nel tentativo di arrivare il prima possibile a destinazione, quando all'improvviso da terra,  vicino ai suoi piedi, si tese una corda.
La ragazzina dai capelli neri fu sveglia di riflessi e la evitò con un salto, quando da un cespuglio una piccola figura le schizzò addosso. Lei fece una giravolta su se stessa allontanando la teca da quell'ombra.
Si girò per affrontare il suo avversario.
«So che sei qui DeTurdot! Vieni fuori!»
E subito dopo la figura del biondo, con accanto Lily che volteggiava, le furono dinnanzi.
«Sei stata brava a evitare l'attacco di Pantherlily» si congratulò lui.
«Non era poi così difficile, dato che il vostro fetore si sente da una ventina di metri di distanza!»
«Allora tu lo sapevi del sistema difensivo dello scarabeo!» esclamò il ragazzino.
«A dire il vero no. E' stata Levy ad informarmi»
«La cosa non mi sorprende» disse Lily
«A proposito, dov'è?» chiese DeTurdot. 
«Non sono affari che ti riguardano» disse Eva rovistando nelle tasca dei suoi pantaloni, estraendo una piccola molletta per capelli che posizionò sul naso «Adesso va molto meglio» disse con una simpatica voce nasale.
DeTurdot cominciò a perdere la pazienza «Che cosa fai?»
«Evito di vomitare a causa della puzza che ti porti dietro! Che cos'è? Una nuova Eau de Toilette alla fragranza di puzzola?» lo schernì
«Adesso BASTA!» esplose sentitosi punto nel vivo.
Era sempre stato impeccabile sia nella cura della propria persona, sia nelle vesti; ora invece puzzava peggio di una discarica ed i suoi abiti avevano preso un colorito giallognolo ed erano sporchi di terra.
«Prendi gli scarabei!» ordinò a Lily, il quale si trasformò nella sua forma da battaglia.
L'Exceed si lanciò su di lei, ma prima che potesse avvicinare la mano alla teca, Eva con uno scatto fulmineo, saltò su di un albero vicino; destando curiosità e stupore da parte degli avversari.
«Non può essere!» disse sconcertato DeTurdot.
Eva con un piccolo sorriso di vittoria si preparò a distaccarli.
«Mi dispiace, vorrei trattenermi qui con voi, ma devo vincere una gara.»
Detto questo si flesse sulle ginocchia tenendo la teca sotto ad un braccio.
«Power up: Hyper legs!»
D'immprovviso un fasci azzurro ricoprì le gambe della ragazzina, la quale cominciò a saltare di albero in albero con una velocità spaventosa.
«Come puoi usare la magia?! Non avevi smesso di praticarla?» le urlò Percival.
«Solo perchè l'ho tenuto nascosto non significa che non abbia cotinuato ad allenarmi, babbeo!» le rispose, ormai con enorme distacco.
«PRENDILAAAAAA!!!!!!!» urlò a squarciagola.
Lily odiava essere trattato in quel modo dal ragazzino, ma gli avrebbe fatto la ramanzina più tardi. Sempre nella sua forma adulta si lanciò volando all'inseguimento.
 
Lily dovette ammettere che la ragazzina ci sapeva fare.
La magia che utilizzava le consentiva di potenziare una parte del corpo con caratteristiche specifiche; in quel momento aveva potenziato le gambe conferendole una notevole velocità.
Ma lui era un generale, non si sarebbe fatto seminare tanto facilmente.
L'inseguimento durò parecchio, passarono tra le fronde degli alberi e scavalcarono cespugli. Eva era avvantaggiata perchè conosceva bene quel giardino, ma fu  felicemente sorpresa nel notare che lo strano gatto riusciva a starle dietro.
Purtroppo Eva non era abituata a tali sforzi e dopo una decina di minuti, venne intercettata e indotta a tornare a terra. Lily tentò di strapparle la teca dalle mani, ma questa non demorse.
«Power up: Strong!» e tutto il corpo si avvolse di una flebile aura rossa, che le conferì sufficiente forza da poter tenere il prezioso oggetto ancora ancorato alle sua mani.
La vittoria sembrò pendere dalla parte di Lily, poichè DeTurdot riuscì a raggiungerli e si apprestava a disturbare l'attezione di Eva per farle cedere la presa. 
«EVAAAA!!!!!!»
Un richiamò giunse al trio che si girò in direzione della voce.
Levy, non molto distante, piegata sulle ginocchia nel riprendere fiato, portava con sè la sua teca, con dentro ben quattro scarabei.
Quando Percival li contò attentamente cambiò i suoi piani.
«Lasciali perdere quelli e portami quella teca! Lei non può usare la sua magia su di te! Sarà facile rubargleli» disse a Lily.
Quest'ultimo sempre più seccato, lanciò uno sguardo irritato al biondo per poi lanciarsi su Levy.
«LEVY!» urlò Eva.
«Corri a destinazione, non pensare a me!» fu l'unica cosa che sentì.
Eva fece uno scatto finale, con l'ultimo granello di energia magica che le restava.
 
 
 
*****
 
 
 
Eva giunse al punto di ritrovo, dando la teca alla cameriera incaricata di raccogliere i suoi scarabei. La domestica li osservò e le disse:
«Due splendidi esemplari femmina di scarabeo albino! Validi!»
E detto questo li depositò dietro la tenda che copriva il suo tavolo.
Poco tempo dopo arrivò DeTurdot in attesa che Lily facesse ritorno con il bottino.
Non dovette aspettare molto che Lily, in forma piccola e stanco di volare in mezzo agli alberi, portò al suo cliente la teca rubata. Era stata questione di pochi attimi: Levy non poteva usare la sua magia e così si era messa a correre. Non ci volle molto a raggiungerla e strapparle dalla mani le teca.
«Ottimo lavoro!» si congratulò il ragazzo, ma l'Exceed preferì avvicinarsi alla giovane O'Neil.
«Non preoccuparti per Levy, sta arrivando. Comunque bella gara!»
«Grazie! Anche tu te la sei cavata bene in mezzo agli alberi» disse con sempre la molletta sul naso «Senti posso chiederti una cosa?»
«Certo!»
«Ecco . . .» prese un profondo respiro e si avvicinò all'orecchio del piccolo gatto per bisbigliarli la sua domanda.
Fatto questo si allontanò subito, non riuscendo a trattenere oltre il respiro.
«Va bene!» disse il gatto.
«Davvero?» chiese lei tutta contenta «Oh grazie! Vorrei abbracciarti, ma. . .»
«Sarebbe meglio di no» concluse lui la frase «Questo odore si attacca ai vestiti ed alla pelle peggio della colla»
 
Percival osservò quei due che ridevano e scherzavano e una nota di fastidio lo colpì, ma sparì quasi subito quando consegnò gli scarabei alla cameriera.
«Bella gara ti sei battuta bene! Ma con la stupidità della tua maga, la vittoria di oggi è mia!» disse tutto contento il biondo.
«Non validi!» disse la cameriera.
«COSA?!?!?!»
DeTurdot si avvicinò alla teca e ciò che vide gli fece strabuzzare gli occhi
«Sono . . . sono . . .» balbettò lui.
«Finti» concluse una voce proveniente dal giardino.
Levy era arrivata il prima possibile per godersi la scena, aveva il fiatone ma anche un sorriso soddisfatto.
Gli scarabei in questione infatti erano solo dei sassi con dei rametti incollati, il tutto dipinto con della tintura bianca.
Percival era caduto in un mutismo di auto commiserazione per essere cascato in un trucco così semplice, rannicchiandosi in un angolino.
«Se avessi avuto abbastanza buon senso avresti capito l'inganno, ma ti sei fatto prendere dall'avidità.»
«Non ho bisogno delle tue parole»
«Spero che tu abbia imparato la lezione» gli chiese Levy.
«Assolutamente! Non sottovaluterò più il mio avversario»
«Veramente era: chi si accontenta gode. Ma anche questa va bene!»
 
L'arrivo del Duca segnò la fine della prima gara.
«Congratulazioni ad ognuno di voi! E' stata una gara molto avvincente! Ma come vi aveva detto, nessuno saprà i risultati di ogni gioco fino alla fine della settimana»
Anche se un po' curiosi del risultato, tutti i presenti rispettarono il volere del signor Wolf.
«E adesso» continuò lui «credo che qualcuno debba fare un bagno molto lungo» disse, guardando in direzione di Percival e Lily. Non gli avrebbe mai permesso di girare per la sua casa con addosso quell'odore.
A quella frase Levy fu colpita da una rivelazione.
«Dov'è Gajeel?»
Il Duca le diede un'espressione come per dire "Non ne ho la minima idea!"
Lily lanciò un'occhiata arrabbiata verso Percival, il quale rispose:
«Ecco . . . lui è . . .»
«CHE COSA?!?!»
Fu l'urlò scioccato e preoccupato lanciato dalla piccola maga dalla chioma azzurra, che fece tacere tutti i presenti e gli animali nei paraggi di quel verde paradiso, divenuto temporaneamente un campo di gioco.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL'AUTRICE
 
Eccomi di nuovo fra voi!  ^_^
Come potete vedere sono ancora viva e curiosa di conoscere i vostri pareri!
Cosa credevate utillizzasse lo scarabeo per scappare? Lo avevate indovinato o avevate pensato a qualcos'altro?
E cosa sarà successo a Gajeel?
 
Voglio ricordare che, se volete, potete continuare a mandarmi le vostre idee sulle sfide, le situazioni in cui volete vedere i nostri amici, ecc. . . Io li inserirò man mano nei capitoli.
 
Grazie ancora a tutti voi!
 
Alla prossima settimana! ;-)  (spero XD)
 
Ciao!

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Capitolo 8
*** Rivali si, nemici mai ***


Sono tornata! Non temete non sono morta!
Mi scuso per il mio ritardo, ma l'ispirazione stavolta era arrivata a rate! :P
E visto che ho reso tutti curiosi e preoccupati per la sorte di Gajeel, (qualcuno anche con delle tendenze omicide nei miei confronti! XD) non mi trattengo oltre!
 
Ci vediamo nelle note d'autore!
Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 8. Rivali si, nemici mai
 
 
 
 
«Dov'è Gajeel?» chiese Levy, notando che non c'era traccia del dragon slayer nei paraggi.
Il Duca diede ad intendere che non era nella villa e che non l'aveva visto dopo che si era addentrato nel giardino con gli altri due compagni di squadra.
Lily lanciò un'occhiata arrabbiata verso Percival, il quale rispose:
«Ecco . . . lui è . . . ancora nel giardino . . . svenuto . . . nel punto dove siamo stati attaccati dallo scarabeo»
«CHE COSA?!?!» urlò Levy allibita, mentre la sua preoccupazione saliva sempre più.
Lily era scioccato quanto lei, sembrava essersi pietrificato a quella notizia.
«Avevi detto che lo avresti portato in un luogo sicuro!» lo attaccò l'Exceed, anche lui con le stesse ansie della maga azzurra.
Levy guardò confusa il suo nakama felino.
«Tu non ne sapevi niente?» gli chiese stranita dal fatto.
«No» rispose, iniziando a narrare come si erano svolti i fatti.
 
Quando lo scarabeo cominciò ad agitare violentemente le ali, Gajeel alzò il retino vicino al suo volto per capire meglio cosa stava facendo. La sua prima preoccupazione era quella di un possibile ferimento alle ali dell'insetto, se le agitava così violentemente rischiavano di impigliarsi nella rete.
Ma la verità era ben peggiore: lo scarabeo stava accumulando nel suo addome una notevole quantità delle sue secrezioni; quando l'insetto aveva espulso in un colpo solo tutta quella sostanza, e il movimento rapido delle ali aveva consentito ad aumentare la sua area di propagazione, la faccia di Gajeel fu il primo bersaglio ad essere stato colpito. Il povero dragon slayer cadde rovinosamente a terra come se all'improvviso fosse stato privato di ogni forza. Naturalmente anche gli altri due subirono, quasi all'istante, il suo stesso destino, con l'unica eccezione che ripresero i sensi in pochi minuti. Gajeel, invece, rimase incosciente.
L'unico fatto positivo di tutta quella vicenda era quello di aver trattenuto lo scarabeo: Gajeel, nonostante il violento colpo, non mollò mai la presa del retino, a differenza delle speranze del suo prigioniero.
Percival disse a Lily di prendere lo scarabeo e volare il più velocemente possibile al campo e metterlo in una teca, prima che potesse "caricare" un'altro attacco. Di certo non se ne sarebbe andato, lasciando in quello stato il suo amico, se non avesse detto al ragazzino di portarlo in un posto lontano dalla puzza che appestava quella parte di giardino.
 
«Sulla via del ritorno, ho incontrato Percival. E mi ha detto che aveva spostato Gajeel in un posto ventilato» concluse il suo racconto Lily «Invece hai mentito ed abbandonato un compagno di squadra!» lo sgridò. 
«Pesava troppo! Non potevo spostarlo!» si giustificò.
«Potevo farlo io e tu portare lo scarabeo!» disse l'Exceed, evidenziando un'alternativa molto valida.
«Non avrei rischiato di essere innondato un'altra volta di quel tanfo!»
«E allora perchè quando hai visto Lily non glielo hai detto?» chiese sconvolta Levy.
«Perchè avremmo perso tempo prezioso, e dovevamo trovare altri scarabei»
A quella risposta Levy rimase pietrificata. -Come può un bambino essere così insensibile?- si chiese tra sè.
«DeTurdot!»  sibilò Eva serrando i denti «Sei un . . .»
«Lily!» chiamò Levy, interrompendo Eva prima che potesse dire al biondo ciò che pensava di lui «Ricordi la strada?»
L'ex generale di Edolas capì subito le intenzioni dell'amica e fece segno di si con la testa.
Levy si voltò in direzione dei due ragazzi «Io e Lily andremo a prendere Gajeel. Apri la porta finestra del balcone» disse a Percival «Lo porteremo direttamente nella vasca da bagno, ma non riempirla d'acqua!» lo raccomandò.
«Io non prendo ordini da te! Sei un mio avversario, non ti permetto di entrare nella mia stanza! E poi anch'io devo fare un bagno, perchè non lo porti nella tua . . .» Percival si bloccò non appena vide tre paia di occhi seri ed arrabbiati che lo fissavano.
«Signor Wolf?» chiamò in causa Levy «Possiamo portare Gajeel nella camera che gli avete assegnato per fargli un bagno?» chiese cortesemente.
Il Duca era rimasto in disparte, ma aveva ascoltato tutta la conversazione. Come gentiluomo, non avrebbe rifiutato una richiesta di una graziosa signorina; e come padrone di casa, era una sua responsabilità la buona salute dei suoi ospiti.
«Visto che passerete direttamente dal balcone, senza percorrere l'interno della casa, avete la mia approvazione» rispose semplicemente.
Levy puntò il suo sguardo su DeTurdot, per poi posarlo su Eva.
«Passami una delle tue mollette» disse solamente, ma sotto quella semplice richiesta ce n'era una sottintesa evidenziata dal suo sguardo eloquente: Controlla DeTurdot
Messaggio facile e chiaro, e soprattutto desiderato di essere ricevuto per una bambina dai capelli neri, la quale non vedeva l'ora di mettere le mani addosso al "principino"; e quale migliore occasione se non per impedirgli di chiudere a chiave le portefinestre della sua camera? Una parte di lei sperava lo facesse, per il motivo descritto prima, ma l'altra si augurava che non fosse così meschino.
Eva le passò al volo un'altro dei suoi piccoli fermagli per capelli, donandole un sorriso di complicità misto ad un ghigno malvagio.
Levy ci fece poco caso perchè ora il suo unico pensiero e preoccupazione era lo stato di Gajeel. Appena presa la molletta si girò in direzione del giardino insieme a Lily.
 
Quando i due maghi scomparvero alla vista dei presenti, uno di loro ricominciò a sputare sentenze.
«Non capisco il motivo di tutta questa apprensione» disse DeTurdot «Anche io sono stato colpito dallo scarabeo, ma nessuno ne ha fatto un dramma!»
«Ma lui se lo è beccato in faccia!» replicò Eva.
«E allora?»
«Non ti vantavi di aver trovato un mago con i sensi più sviluppati di quelli umani? Deve essere stato devastante!»
«Gli basterà annulare la sua magia e non sentirà più l'odore così forte»
Eva lo guardò basita, Levy le aveva spiegato tutto quello che c'era da sapere sui dragon slayer, ma che DeTurdot non si fosse informato sul suo stesso mago era sconvolgente.
«Bè? Perchè mi guardi così?» chiese il biondo.
«Ti guarda così, perchè non riesce a credere che tu possa essere stato così mal informato sui dragon slayer» gli rispose il Duca «I dragon slayer devono i loro poteri e abilità dai draghi, ma la loro magia si basa sulla creazione e controllo dell'elemento che padroneggiano e non sui loro sensi. Quelli sono permanenti e non sono controllati da nessuna magia» gli rivelò.
Percival si sentì mancare -Se il suo olfatto è veramente così sviluppato, questo significa che . . .- pensò Percival non riuscendo a continuare il suo ragionamento.
«Una volta uno dei miei cani aveva provato a giocare con uno scarabeo ed era finita in modo molto simile, rimase privo di sensi finchè il veterinario non riuscì ad eliminare tutte o quasi le secrezioni dell'insetto dal suo muso e dalle narici. Mi aveva fatto davvero preoccupare, si riprese solo dopo una settimana» raccontò il Duca, prendendo il mento con una mano come se stesse pensando ad alta voce, ed avviandosi verso l'interno della villa. «Chissà se lo stesso discorso vale per quel ragazzo?» furono le ultime parole che i bambini udirono da Moragorn.
DeTurdot cominciò ad agitarsi. Se quello che aveva detto il Duca fosse stato vero, le sue possibilità di vittoria si sarebbero ridotte. Lily era forte ma, dopo quella discussione, dubitava che avrebbe messo anima e corpo per aiutarlo.
In quel momento, entrambi gli sfidanti, sperarono che la partecipazione del mago di ferro non si fermasse al primo giorno di giochi.
 
 
 
*****
 
 
 
Levy correva, seguendo il suo nakama, verso il luogo dove fu lasciato il dragon slayer. 
Più si avvicinava, più aumentava l'odore colpevole dello stordimento della squadra DeTurdot. Si chiuse i canali olfattivi con la molletta, quando divenne insopportabile da respirare, perfino Lily preferì mettersi la zampa, ancora appestata, davanti al naso piuttosto che sentirlo nell'aria. 
Arrivati sul luogo dell'incidente, non dovettero cercare perchè lui era ancora nell'esatto posto in cui cadde.
Gajeel era sdraiato supino, ancora inerme, e boccheggiante per evitare di respirare con il naso.
Levy si precipitò subito ad accertarsi delle sue condizioni, inginocchiandosi al suo fianco, seguita da Lily.
«Sembra stia cercando di respirare il meno possibile. Spostiamolo dove non c'è questa puzza e vediamo se si riprende» disse l'azzurra.
Dopo averlo allontanato una cinquantina di metri, distanza sufficiente per non sentire più l'odore dello scarabeo, Levy cercò di accertarsi della salute mentre Lily gli dava dei ceffetti sulla faccia per cercare di farlo rinvenire.
«Non si sveglia» disse dopo averlo percosso per dei minuti
«E' rimasto in mezzo a quel tanfo per quasi tre ore, deve averne respirato troppo per recuperare i sensi così facilmente» disse Levy con volto triste, constatando che il loro urlo era stato sentito all'inizio della sfida.
«Ma da quello che posso vedere non è stato colpito direttamente in pieno volto» continuò lei tirando fuori, da una delle tasche dei suoi pantaloni, un fazzoletto «Deve aver allontanato la faccia appena in tempo»
Detto questo scrisse in piccolo la parola COFFEE sopra il lembo di stoffa, lo chiuse con la sua fascia per i capelli, e sempre con questa lo legò alla testa di Gajeel, in modo che il piccolo sacchettino premesse contro il naso, come se fosse una museruola.
«Questo dovrebbe aiutarlo a lavare via l'odore dal suo naso» disse lei al termine dell'operazione.
«Adesso lo portiamo alla villa?» chiese Lily.
«Si. Portalo tu, mentre io. . . aaaaahhhhhhh!!!» non riuscì a finire, che in un attimo si ritrovò sdraita a terra bloccata dal corpo di Gajeel.
Questo, ancora svenuto ma con il desiderio di svegliarsi e rialzarsi, si mosse bruscamente girandosi di lato e sollevandosi da terra di poco, si buttò sulla povera maga che era rimasta seduta al suo fianco. 
Il risultato? Levy supina incapace di muoversi, con la faccia del dragon slayer, ancora nel mondo dei sogni, sulla sua pancia. Le sue guance divennero rosse appena realizzò la situazione.
«Gajeel!!!! Che cosa fai? Togliti!!» disse lei cercando di muovere quella massa di muscoli, invano.
«Gah. . . mhh. . . hmm. . . hi» mugugnò lui.
«Sembra che stia tentando di svegliarsi, il trucco del caffè sta funzionando» constatò Lily.
«Allora aiutami ad alzarmi, prima che si svegli del tutto!» lo pregò rossa come un pomodoro.
Lily, tutto sorridente, prese per la collottola i vestiti del compagno sollevandolo da terra, permettendo alla piccola maga di sgusciare da quella morsa e prendendo un'adeguata distanza di sicurezza.
Ora in piedi, riprendeva fiato e il filo del suo discorso «Ohhh» sospirò come liberata da un grosso peso «Portalo in camera, passando dal balcone. Io cercherò di arrivare prima per preparare il bagno»
Lily era provato dalla sfida, aveva usato molte energie magiche, per portare Gajeel avrebbe impiegato più tempo e questo Levy lo sapeva. 
«Va bene» concordò lui «Riempila con moltissimo sapone. Ce ne vorrà parecchio per togliere questa puzza»
«No, niente sapone» disse lei con un sorriso «Ho intenzione di usare qualcosa di più efficace»
 
 
 
*****
 
 
 
Il mondo si era fermato in quell'istante.
Era successo tutto in una frazione di pochi secondi, la cattura dello scarabeo albino, il forte tanfo improvviso, poi più nulla. Si era sentito incredibilmente stanco, come se tutte le sue energie fossero state prosciugate.
L'unica cosa che riuscì a captare erano le voci degli altri due componenti del team DeTurdot, poi il silenzio.  Tutti i suoi sensi erano stati messi fuori gioco e non aveva alcun punto di riferimento.
D'improvviso avvertì un odore intenso, ma non sgradevole come quello di prima, e con lui altre voci. Quanto tempo era passato? Dieci minuti? Dieci ore? Non poteva saperlo. L'unica cosa che riusciva a sentire era una voce gentile e rassicurante, ma non riusciva a capire chi poteva esserne il prorpietario.
Tutti i suoni che giungevano a lui erano ovattati, come se provenissero da un'altra stanza; il mondo dei sogni è sempre stato diviso da quello reale da un invisibile ma solido muro, e lui non era abbastanza forte per abbatterlo e passare oltre. Ci aveva provato, aveva spinto con tutte le forze, ed era caduto rovinosamente a terra. Aveva avvertito un movimento del suo corpo, ma era consapevole di non essersi spostato di molto, anche se aveva percepito qualcosa vicino a lui.
E ad un tratto si sentì incredibilmente leggero come una piuma, come se stesse galleggiando nell'aria e quel dondolio gli fece perdere di nuovo la poca presa su di sè che aveva faticosamente ottenuto.
 
Il forte odore di prima era scomparso, ora sentiva qualcosa di molto più pungente, e fresco allo stesso tempo, a solleticargli il naso. Finalmente stava riprendendo il controllo dei suoi muscoli, per primo mosse le dita delle mani poi scosse leggermente la testa ed infine le palpebre.
«Finalmente ti sei svegliato!»
La prima cosa che vide era il suo fedele gatto, felice che si fosse ripreso; di certo era stato un risveglio piacevole.
«Era ora! Non riuscivo più a sopportare i suoi lamenti!»
Come non detto, Percival era proprio dietro Lily e non aveva perso tempo a mettere in evidenza il suo disappunto.
Lily gli lanciò una minacciosa occhiata, mentre Gajeel si guardava intorno.
«Siamo. . .  alla villa?» chiese lui confuso.
Aveva riconosciuto il luogo in cui si trovavano, il bagno della loro stanza. Difficile da non ricordare un bagno grande quanto una camera da letto e forse anche più, con il pavimento fatto di meravigliose piastrelle in una tonalità blu/turchese che ricorda molto il mare. Come se non fosse abbastanza, la vasca da bagno era infossata nel pavimento ed aveva una forma quadrata delle dimensioni di un letto matrimoniale.
Ed era prorpio nella maestosa vasca che il trio si trovava, immersi fino alle spalle in uno strano liquido giallo.
«Che cosa è successo?» chiese il dragon slayer.
 
Quando Lily gli raccontò cosa gli accadde dopo l'attacco dello scarabeo . . . .
«COSAAAAA?!?!?!?! Mi hai lasciato in mezzo a quello schifo?» urlò a pieni polmoni verso il ragazzino.
Percival dovette tapparsi le orecchie per non perdere l'udito. Si aspettava una reazione del genere, ciò di cui non sapeva era che la sfuriata corrispondeva ad un riscaldamento; più tempo passava, più recuperava energie e più Percival si avvicinava al momento in cui Gajeel gliela avrebbe fatta pagare.
Solo chi lo conosceva bene come Lily, poteva conoscere questo dato di fatto. Per fortuna l'Exceed non voleva vedere il loro cliente malconcio, per mano del suo compagno, dopo il primo giorno; così decise di distrarlo.
«Alla fine della gara, abbiamo saputo che ti aveva lasciato lì e siamo corsi a prenderti» continuò il suo racconto.
«Abbiamo?» chiese il moro.
«Io e Levy. Ti ha messo un sacchetto di caffè sul naso per attutire la puzza e poi ha riempito con la sua magia questa vasca con succo di limone»
Solo allora Gajeel diede conto del contenuto della vasca, collegandolo con l'odore percepito al suo risveglio.
«Perchè il limone?» chiese il mago del ferro.
«Dice che riesce a sgrassare via tutti gli odori che si attaccano alla pelle. Se ti sei svegliato vuol dire che ha ragione» constatò Lily.
Ed era vero, da quando era lì dentro non sentiva più il tanfo dell'insetto. Nè su di sè, nè sugli altri due. Il suo fiuto era salvo.
 
«Ti chiedo scusa»
Gajeel e Lily fissarono Percival stupefatti dalla frase appena udita.
DeTurdot aveva la testa china, incapace di guardarlo negli occhi, con espressione colpevole.
«Non mi sono informato adeguatamente e per colpa della mia ignoranza, ti ho lasciato in quello che per te doveva essere stato un inferno, per tre ore!» si colpevolizzò.
Gajeel era sorpreso, per tutto il tempo che aveva trascorso assieme gli aveva dato l'impressione di un bambino viziato ed egoista. Ma dato che si stava scusando, poteva essere la prima volta che gli vedeva esternare la sua preoccupazione per la salute di qualcuno che non fosse lui stesso.
Anche se non li guardava in faccia, si vedeva che aveva un'espressione da cane bastonato.
-Forse, non è poi così male questo ragazzo- cominciava ad ammettere, solo a se stesso, il dragon slayer.
«Prometto di informarmi meglio sulle prossime sfide» continuò il biondo «Non posso permettermi di rischiare un tuo ritiro dalla gara, senza di te non potrei vincere ed aggiudicarmi il premio» disse alla fine con tono freddo e distaccato, come se non fosse la stessa persona di pochi istanti prima.
Per poco Lily e Gajeel non affogarono nella vasca.
-Ritiro tutto! Questo mosscioso pensa solo la premio finale- pensò adirato.
Lily cercò di fermare gli istinti omicidi del suo compagno, aveva abbastanza esperienza da capire che per ottenere un cambiamento nel suo modo di pensare era necessario che imparasse certe lezioni di vita da solo. E quella di stamattina era stata un buon inizio.
«Calmati Gajeel! Ricordati che siamo solo a lunedì, pensa alla prossime sfide» cercò di distrarlo il felino, nella speranza che, al pensiero di qualche bella lotta, si risollevasse il morale .
«Mi auguro che faccia un torneo di lotta, sono stufo di questi suoi giochetti» disse seccato il mago, riferendosi al Duca.
«Come puoi divertirti a picchiare una ragazza? Sei prorpio un barbaro!» disse DeTurdot, storcendo il naso.
Se ci fossero stati degli scontri, Levy diveniva il suo unico avversario, e non riusciva a comprendere cosa ci trovava di così emozionante nel prendere a botte una rappresentante del gentil sesso. Era pur sempre un gentiluomo lui.
«Sono cose da maghi» spiegò in poche parole Gajeel.
«Sono cose da maghi di Fairy Tail, è più corretto dire» corresse Lily.
«E' la stessa cosa!» disse Gajell leggermente alterato.
«A proposito» disse lui, tornato d'improvviso calmo «chi ha vinto?» riferito alla sfida di poco tempo prima.
 
Dopo che Lily gli narrò lo svolgimento della sfida . . .
«COSAAAA?!?!?!?! NON SOLO MI HAI ABBANDONATO, MA TI SEI ANCHE FATTO FREGARE DAL GAMBERETTO?!?!?!» urlò incredulo.
«Ti ho già detto che mi dispiace! E poi . . . .è stata abile a ingannarmi» ammise Percival.
«Come ha fatto un secchione come te a cascare in un trucco così stupido?» chiese il dragon slayer.
Sapeva che Levy era brava nelle strategie, ma che fosse stata in grado di ingannare così facilmente Percival, il quale si era sempre vantato di avere un buon ingegno, era semplicemente incredibile.
Nemmeno il diretto interessato riusciva a crederci e si sentiva troppo umiliato per rispondere alla sua domanda. Cosa che pensò Pantherlily a risolvere.
«Si è fatto prendere dall'avidità e dalla sete di vittoria» spiegò in poche e chiare parole.
«Comunque!» disse Percival, cercando di cambiare argomento «Ora dobbiamo recuperare lo spareggio e dare il massimo per la prossima sfida. Ed essere pronti e cauti per qualsiasi evento.» disse motivato.
«Gi hi! Il Gamberetto non sarà così fortunato la prossima volta!» disse Gajeel, impaziente di conoscere il secondo "gioco" ideato dal Duca.
«E adesso sappiamo che anche Eva sa usare la magia. Non ha più l'effetto sorpresa» constatò Lily.
«Se anche la ragazzina è una specie di maga, questa settimana sarà molto divertente!» pensò il moro.
«Mi informerò meglio sulle prossime sfide, così da non cadere nello stesso errore» disse Percival.
«Ma prima di tutto. . .» continuò lui « . . . finiamo di lavarci e toglierci questa puzza di dosso!»
Gli altri due approvarono il suo piano. E così cominciarono a fregare energeticamente le spugne sulla pelle, nella speranza che il bagno agli agrumi potesse cancellare le tracce della loro sconfitta.
 
 
 
*****
 
 
 
Levy ed Evangeline erano su di giri. Non potevano sapere effettivamente il punteggio avversario, ma erano quasi sicure di essere loro le vincitrici del primo gioco, e questo le rendeva molto euforiche.
Al termine del gioco, e dopo aver recuperato Gajeel, la squadra O'Neil si rilassò nella loro vasca da bagno, anche questa molto simile a quella dei ragazzi; e per non rischiare, usarono un po' di succo di limone per rimuovere ogni possibile odore.
Eva era contentissima, dopo tanto tempo era riuscita a vincere una sfida contro DeTurdot, e lo aveva fatto usando la sua magia. I suoi genitori non avrebbero dovuto più dire nulla contro i suoi allenamenti magici; ciò era già un traguardo per lei. Ma era solo la prima sfida e la settimana era ancora lunga, non potevano riposare sugli allori. 
D'altra parte Levy ne era perfettamente consapevole. La sfida di oggi era stata giocata bene e Gajeel fuori dai giochi le aveva permesso una discreta tranquillità, ma sapeva che la cosa non si sarebbe ripetuta due volte, e che nelle prossime gare il suo burbero nakama avrebbe fatto qualunque cosa per vincere. Doveva essere pronta.
Così, terminato il loro bagno, indossarono dei vestiti puliti e si diressero nella sala da pranzo a consumare il loro pasto.
 
Se la colazione era trascorsa in un clima di tensione, il pranzo poteva deinirsi una centrale elttrica vivente.
A capo tavola sedeva il Duca, alla sua sinistra c'era la squadra DeTurdot nell'ordine: Percival, Lily e Gajeel; mentre alla sua destra sedevano le due ragazze: Evangeline affiancata da Levy.
Se pensate che la presenza di Moragorn avrebbe dovuto alleggerire la situazione, sappiate che sortì l'effetto opposto: primo, continuava a domandare ad entrambi gli sfidanti come si sono mossi nel suo giardino, non avendoli potuti vedere, voleva un resoconto di tutto ciò che accadde nel suo bosco personale; dove avevano trovato gli scarabei, che strategie avevano adottato per catturarli ecc. . . Ovviamente il racconto di Eva era risultato quello più interessante, di conseguenza dal lato maschile del tavolo si levò un'aura maligna generata da Percival e Gajeel.
Un secondo punto da non trascurare di quel pranzo era quello delle posizioni: il Duca, sedendosi a capo tavola, invece di contenere gli scontri, come quello che aveva spiato alla mattina dietro la porta, incrementò ancora di più l'aura oscura alla sua sinistra. Perchè così facendo, le due squadre avversarie erano di fronte l'una all'altra, e i due umani si ritrovarono faccia a faccia con coloro che li avevano stracciati nelle sfida terminata qualche ora prima. E' più giusto dire che Percival nutriva questo risentimento, ma il dragon slayer non poteva e non riusciva ad essere arrabbiato. Come poteva covare rancore per la maga con la chioma azzurro cielo e il viso da bambina, che sedeva davanti a lui con il suo dolce sorriso capace di dargli un senso di pace (cosa che non avrebbe mai ammesso), e per di più gli aveva salvato l'olfatto nonostante fossero rivali?
Non aveva le forze per essere arrabbiato con lei, ma amareggiato per aver perso l'azione quello si.
In conclusione: Percival emanava un'aura iraconda, Gajeel una depressa e Lily creava uno spaccato di calma e serenità tra le due energie negative.
 
Arrivati al dessert, il Duca diede loro un'annuncio 
«Bene ragazzi! Da quello che ho visto, posso affermare che oggi avete imparato molte cose» disse lui.
Ed era vero: Percival capì di non sottovalutare più il suo avversario e le sfide proposte; Lily riconsiderava la parte di Eva ed era contento di potersi confrontare con un'altro mago oltre a Levy; Gajeel invece pensò di non ascoltare più i meravigliosi piani del Secchione; Eva aveva imparato ad affrontare le sue paure e Levy doveva fidarsi di più delle sue capacità.
«Per tale ragione» continuò il signor Wolf «Vi lascio il pomeriggio libero, fate quello che preferite: andate in città, fate un riposino o quello che più vi aggrada. Ci vedremo questa sera a cena, vi auguro un buon proseguimento. Ma non fate nulla di illegale! Ah ah ah!»
E detto questo si alzò da tavola congedandosi dai suoi ospiti, raggelati da quella battuta.
 
 
 
*****
 
 
 
Finito il pranzo, Eva si dileguò in qualche angolo del giardino dicendo a Levy che voleva sgranchirsi un po' le gambe. Percival si rintanò nella sua camera per elaborare strategie utili in future occasioni, Lily disse di volersi allenare in giardino con la sua spada. Gajeel invece non sapeva cosa fare, non aveva voglia di allenarsi con Lily, il quale gli aveva detto che erano esercizi da fare in solitario; e lui avendo altro a cui pensare, non si era intromesso.
Vagava come un'anima in pena per i corridoi e le stanze deserte di quella lussuosa villa, senza avere la più pallida idea di dove andare e cosa fare. Il suo cammino si interruppe quando, entato nel salotto, vide la causa principale dei suoi pensieri: una testa azzurra che sporgeva dallo schienale di uno dei tanti divani; ci girò attorno e vide Levy nel suo abituale passatempo: ovvero la lettura di un libro. 
Non aveva la minima idea di cosa fare, fortunatamente il suo corpo agì più rapidamente della sua mente e si sedette pesantemente accanto a lei; il movimento dei cuscini generato dal peso del dragon slayer, risvegliò la maga dal suo mondo di carta ed inchiostro, notando la persona al suo fianco.
«Ciao Gajeel» salutò lei cortesemente.
«Hmpf» mugugnò lui in risposta.
«Tutto bene?» chiese lei senza reali preoccupazioni, conoscendo il suo strano carattere.
«Hmpf»
Levy a volte si chiedeva che cosa gli passasse per la testa, in situazioni come quelle non riusciva mai a capire cosa lo turbasse; perchè lui stava pensando a qualcosa e di questo ne era più che certa, ma non sapeva cosa. 
D'altra parte, nemmeno il moro sapeva che dire e l'unica cosa che gli usciva erano quei grugniti, guardando il muro davanti a se o il tappeto ai suoi piedi, senza mai guardarla in faccia.
 
La scripter decise di alleggerire la tensione creata, cambiando drasticamente argomento di conversazione.
«Questa villa è davvero enorme, sarà almeno cinque volte la nostra gilda» disse lei.
Gajeel la guardò per la prima volta da quando si era seduto, incuriosito da quell'uscita.
Levy guardava l'alto soffitto della stanza continuando «Secondo me sarebbe troppo grande perfino per Fairy Tail! Tu che ne pensi?» disse portando di nuovo il suo sguardo al suo interlocutore.
«Che ci vorrebbe più tempo per distruggerla!» disse.
«Forse il Master allestirebbe una stanza solo per fare le risse»
«Bella idea! Tanto poi la rissa si propagherebbe per tutta la villa, gi hi!» rise lui al pensiero di una bella zuffa con Salamander.
«Ah ah! Hai ragione!» rispose Levy anche lei con il sorriso sulle labbra.
Poi la maga ricominciò a guardarsi intorno, e il suo sorriso divenne malinconico. 
«Deve sentirsi molto solo» disse lei.
«Eh?»
«Ora capisco perchè il signor Wolf si è inventato tutti quei giochi, e dato a tutti i ragazzi di Hydrangea libero accesso alla villa. Passare le giornate qui tutto solo, deve essere molto triste»
Gajeel non ci aveva mai pensato, ma il ragionamento dell'azzurra lo aveva fatto riflettere. Quella era una reggia, perfino Fairy Tail avrebbe dovuto impegnarsi per sfruttare tutto lo spazio disponibile, e per un uomo solo era più come una prigione.
Anche lui una volta era così: solitario e senza nessuno. Ma tutto era cambiato da quando si era imbattuto in una gilda di fate, pazze e con un basso rispetto per le proprietà altrui, ma con uno spirito di unità e lealtà che non aveva mai visto prima. Come gli aveva detto una volta Makarov, lui preferiva stare da solo ma non gli piaceva la solitudine; e lo stesso discorso doveva valere per il Duca.
In quel momento e con la scripter al suo fianco, si sentiva felice.
 
«Grazie»
La maga si voltò verso Gajeel, non sicura di aver capito bene.
«Per aver aiutato Lily a portarmi alla villa e tutto il resto» disse lui, mentre i suoi occhi erano inchiodati al suolo.
Levy non poteva credere alle sue orecchie. Gajeel, il burbero dragon slayer di ferro, incurvato in avanti e con lo sguardo fisso per terra, la stava ringraziando. Senza essere vista si diede un piccolo pizzicotto per essere sicura di non stare sognando.
«Di.. di nulla»
«Siamo rivali, perchè mi hai aiutato?»
«E' questo che ti tormenta?» chiese stupita.
«Senza il tuo aiuto, forse sarei rimasto fuori gioco per un paio di giorni, e tu avresti avuto più possibilità di vincere»
«Non dire sciocchezze Gajeel!» disse lei seria «Non ho alcuna intenzione di giocare sporco, se devo vincere voglio farlo battendoti lealemente»
Gajeel era sorpreso di vedere un tale orgoglio in lei, il suo carattere dolce e un po' introverso mascheravano questo suo lato.
«Non eravamo in competizione e siamo sempre nakama, e come tali ci aiutiamo a vicenda; e poi come hai detto tu siamo rivali, ma non nemici. Quindi non venirmi più a dire certe cose!» lo ammonì, come fa una mamma con il proprio figlio.
Gajeel si sentiva uno stupido. Gioco o non gioco, sarebbero rimasti maghi di Fairy Tail.
«Ho capito» disse lui completamente spiazzato. «Però potevi spremeti di più le meningi! Limone? Sembrava che mi stessero cucinando!» disse pieno di energia e con fare seccato.
Levy era spiazzata, il lato "tranquillo" di Gajeel era sparito, ed era ritornato quello grezzo e strafottente.
«Ah si? Sappi che ho usato proprio il limone per non trasformarti in una pietanza! In genere in questi casi si usa il succo di pomodoro!!!!!» gli rispose a tono.
Al pensiero di un bagno in quella salsa rossa, Gajeel si immaginò in un pentolone sul fuoco mentre attorno a lui dei cannibali lo condivano con delle verdure.
Levy era contenta di essere riuscita ad ammutolirlo. E prima che lui potesse trovare un modo per ribattere, udirono un gridolino provenire dall'esterno.
«Eva!» disse Levy, riconoscendo la sua voce. Saltò in piedi e corse in giardino, temendo che le fosse successo qualcosa. Gajeel la seguì, curioso e grato per essere uscito da quella situazione.
Quando giunsero nel luogo dove avvertirono l'urlo, rimasero sbalorditi. 
Il grido avvertito non era di paura, ma di gioia. Lily la stava facendo volare ad una velocità incredibile, paragonabile solo a quella di Happy, l'Exceed più veloce della gilda.
-Allora era questo che gli aveva bisbigliato all'orecchio- pensò Levy ricordandosi gli avvenimenti post gara.
Levy era felice di vederli andare d'accordo e sopratutto divertirsi tralasciando il fatto delle sfide.
Lo stesso non si poteva dire per Gajeel, che li guardava seccato ed anche arrabbiato.
 
Nel frattempo, Eva si divertiva come se fosse sulle montagne russe e anche di più. Lily volava in alto e la lanciava, lei eseguiva degli avvitamenti per poi essere ripresa dall'Exceed. Poi facevano dei cerchi in aria a grande velocità, salendo e scendendo di quota, ecc...
Quando i due acrobati volanti si resero conto di essere osservati, Lily fece atterrare Eva davanti al loro piccolo pubblico, una divertita e l'altro stizzito.
«Bravissimi!» si complimentò Levy con un piccolo applauso «Allora era questo che avevi chiesto a Lily» disse ad Evangeline.
«Ecco. . . mi sono sempre chiesta cosa si provava a volare, e visto che Lily lo sa fare . . .» disse rossa in volto un po' per lo sforzo in volo, un po' per l'imbarazzo 
«Hai colto l'occasione al volo» concluse la frase Levy.
«Ohi Lily!» disse Gajeel «Mi spieghi perchè con lei sei stato così veloce in volo, mentre con me sei più lento?
«Per due motivi» rispose «Il primo è che Eva ha usato la sua magia e questo ha reso me ancora più veloce» ciò era dovuto dall'abiltà di rendere il corpo leggero e con una notevole capacità di attraversare l'aria, in questo modo Lily la faceva librare in aria ma era lei che si muoveva a quella velocità.
«E secondo» continuò Lily «lei è indiscutibilmente più leggera di te»
«Si, si ho capito» disse Gajeel arreso.
Levy si era andata a sedere sul bordo di una fontana poco distante, ammirando i pesciolini colorati che vi nuotavano ed il meraviglioso giardino circostante.
«Scommetto che vi divertiate molto a giocare qui» dedusse la scripter.
«Si, abbiamo fatto così tanti giochi che ormai ho perso il conto. Alcuni erano delle strane rivisitazioni di quelli vecchi e noiosi» disse Eva.
«Immagino che ce ne saranno di simili anche durante la settimana» disse Lily.
«Poco ma sicuro» disse Percival, comparso all'improvviso sulla soglia del giardino.
«Stando ai miei calcoli, il Duca alternerà logica a forza fisica durante questi giorni, di conseguenza: non avete alcuna possibilità di batterci» continuò DeTurdot affiancandosi ai suoi due accompagnatori «Con il mio cervello ed i loro muscoli, sei destinata a perdere O'Neil» cocluse con un sorrisetto.
«Ti conviene abbassare la cresta DeTurdot!» lo ammonì Eva «Avevi lo stesso sorriso stamattina e guarda com'è andata a finire» 
Percival cominciò ad innervosirsi «Oggi ti è andata bene perchè ero impreparato, ma la prossima volta non ti andrà così di lusso»
«Lo so e ci spero, non voglio vincere a tavolino senza un po' movimento!» disse Eva.
«Mi piace il tuo spirito ragazzina, ma non ti basterà per vincere! Gihi!» 
«E' vero! Ma è con questo spirito che ho superato le mie paure e vinto! Infatti . . .» detto questo si avvicinò ad un'azalea «guarda qui!»
Dalla pianta tirò fuori una teca trasparente come quelle usate quella mattina, ma fu il suo contenuto a far impallidire tutti i presenti. Infatti quello che videro fu un bel numero di entità bianche, riconducili agli scarabei.
Gajeel cominciò a sudare freddo, aveva provato il loro sistema difensivo e non ci teneva a riprovarlo lo stesso giorno.
«Tieni quei cosi lontani da me!» urlò Gajeel.
«Oh! Andiamo ragazzi!» disse Eva avvicinandosi al gruppo.
«Stai attenta a non aprirla» disse Levy agitata.
«Non temere non c'è nessun rischiiii.. . . .o oo o» Eva inciampò e fece cadere la teca  e gli scarabei addosso al trio DeTurdot.
 
Gajeel si era tappato il naso e chiuso gli occhi attendendo l'inesorabile attacco, ma non arrivò. Quando aprì gli occhi osservò meglio gli insetti. Erano finti.
Eva aveva lanciato loro gli scarabei che aveva fatto Levy, ed ora rideva a crepapelle, piegata in due e con le lacrime agli occhi.
«Ahahahahahahahah!!!! Dovevate vedere le vostre facce!» disse Eva tra le risate.
«Eva!!!» la sgridò Levy «Non è stato uno scherzo di buon gusto!»
«Scusa! Ahahhah!! Non ho potuto resistere! Ahahahah!!»
«O'- N- E- I- L!!!!»  Percival aveva perso dieci anni della sua vita con quel scherzetto.
E la vendetta arrivò subito: Lily prese per le spalle Eva e la lanciò a Gajeel, il quale la buttò nella fontana inzuppandola tutta.
«Ahhhhh!!!!» Levy era stata colpita dall'onda generata dal tuffo ed ora si ritrovava in condizioni simili.
«Ah ah! Bel colpo Redfox!» disse Percival «Fai vedere ai nostri nemici di cosa sei capace!»
Gajeel si girò verso di lui «Rivali»
«Eh?»
«Sono nostri rivali, non nemici» 
E detto questo, il dragon slayer si voltò dirigendosi verso il suo bersaglio preferito.
«Gamberetto! Ora tocca a te!»
«Sono già bagnata!!!!!»
«Gi hi!»
Ma quando le si avvicinò si rese conto di quanto fosse zuppa: il suo vestito era appiccicato al suo corpo trasformandosi in una seconda pelle, ciò mise ancora più in evidenza le sue forme, fortunatamente la stoffa non permetteva di intravedere quello che stava sotto, stesso discorso per Eva. I capelli completamente bagnati, insieme al suo aspetto ed al suo volto, le dava un effetto da pulcino bagnato che fece intenerire e arrossire Gajeel.
«Gajeel? Che c'è?» chiese Levy, notando la sua faccia imbambolata.
«E' la stessa espressione che avevi tu stamattina» disse Lily.
«Che cosa?» domandò Gajeel, mentre Levy cominciava ad arrossire.
«Quando siamo venuti a prenderti, tu hai cercato di svegliarti e . . .»
«Stop!» disse Levy «Non osare dire una parola di più, Pantherlily!»
«Perchè? Che cosa è successo?» domandò Gajeel ancora più curioso.
«Levy aveva la stessa espressione che avevi poco fa» gli disse Lily.
«Quale espressione?»
«Una faccia da imbambolato!» intervenì Eva «E dubito che Levy possa fare una faccia del genere»
«Invece si! L'ho vista io!»
«Stai prendendo una brutta abitudine stando in compagnia di Happy!» disse Levy all'Exceed seduto sul bordo della fontana.
«E perchè lei era arrossita?» domandò Eva, anche lei estranea ai fatti.
«Io non sono arrossito!» disse Gajeel, sapendo che stavano usando la sua precedente espressione come riferimento «Aspetta . . . Perchè sei arrossita? Che cosa è successo?»
A quel punto Levy era rossa come un pomodoro e il suo cervello non riuscì ad elaborare alcuna scusa esaustiva.
«Ecco . . . si . . . insomma . . .» blackout totale.
«Posso spiegare io se vuoi» intervenì Lily
«NO!»
«SI!» risposero Eva e Gajeel.
Prima che Lily potesse aprire bocca, Levy lo inzuppò d'acqua.
«Ti avevo avvisato!»
«E' una dichiarazione di guerra? E guerra sia!»
 
Quello che si scatenò fu una guerra d'acqua, i poveri pesciolini della fontana dovettero trovare dei nascondigli per non essere fatti volare fuori dall'acqua.
Nessuno pensava più a cosa fosse successo nel giardino.
Intanto Percival se ne stava fermo a rimuginare.
«Rivali, ma non nemici» disse tra sè, abbozzando un piccolo sorriso.
Il biondo si avvicinò agli inzuppati.
«Avete intenzione di stare lì per molto?» il trio si fermò e guardò il ragazzo ancora tutto asciutto «Vi siete a poco fatti in bagno e adesso ne dovete fare subito un'altro! Rischiate un malanno!»
«Dai DeTurdot unisciti a noi! E smettila di fare l'uccellaccio del malaugurio!» disse Eva.
«No, grazie»
«E invece si» disse Gajeel prendendolo e buttandolo in acqua.
«NOOOOOO!!!!!»
E così ricominciò la battaglia di spruzzi. 
Gajeel prese Levy di peso sulla sua spalla nel tentativo di metterla sotto il getto della fontana.
«Ehi Gajeel! Lo sai che i tuoi capelli profumano di limone? Cos'è, un nuovo shampoo?» lo beffeggiò.
«Fai poco la spiritosa»
«E' vero! Fammi annusare i tuoi capelli, DeTurdot!» disse Eva.
«Non provare ad avvicinarti» le rispose tenendola a distanza con gli spruzzi.
«Hai tutti gli occhiali appannati Percy, gihi!»
«P-Percy?!?!» disse allibito DeTurdot.
«Non ti piace il tuo nuovo soprannome? Percy?» rincarò la dose Eva.
«E' orrendo!»
«D'ora in avanti ti chiamerò così» disse Gajeel
«Assolutamente no! Come lo hai nominato, così altrettanto velocemente la smetti di pronunciarlo!»
«E perchè?» chiese Eva «E' così carino! Percyyyyy!!!»
«BASTA!!!!!»
 
Intanto da una finestra del secondo piano, il Duca di Hydrangea guardava divertito la scena.
«Quei maghi sono davvero eccezionali! Questa settimana si preannuncia particolarmente avvincente ed esilarante! Non vedo l'ora di assistere alla prossima sfida! Oh già! Che sciocco, devo subito sistemarne gli ultimi dettagli»
E detto ciò si rimise al lavoro, seduto alla propria scrivania.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL'AUTRICE
 
Eccomi qua!
Siete felici? Gajeel sta bene e vi ho anche dato una piccola scenetta GaLe. 
Spero che la lunga attesa sia stata ricompesata!
 
Bluesun: hai ancora intenzione di spararmi? XD
 
Ad ogni modo, non so precisamente quando caricherò il prossimo capitolo. Devo cominciare a scrivere una scaletta di quello  che dovrà succedere durante la settimana. Perciò vorrei sapere un vostro parere: visto che alcuni dei giochi saranno delle "rivisitazioni" dei classici giochi dei bambini, vi chiedevo se aveste un gioco che vi piacerebbe proporre (ovviamente lo modificherò fino a renderlo strano e folle ! XD ) 
E a tutti quelli che mi hanno inviato i loro precedenti pareri, sappiate che mi sto già facendo delle idee carine.
Se avete delle illuminazioni, fatemelo sapere ;-)
 
Ciao!
Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Serata sfarzosa ***


Eccomi di nuovo qui con la continuazione!
Perdonate la mia assenza. Spero che questo capitolo possa soddisfare la vostra attesa.
Ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno inviato i loro suggerimenti per i giochi, ora parto alla riscossa!
Questo è stato il primo suggerimento che ho ricevuto, mi sembrava giusto dargli la priorità!
 
Buona lettura!
 
 
 
 
 
 

Capitolo 9. Serata sfarzosa

 
 
Dopo la battaglia nella fontana, i nostri amici dovettero fare un altro bagno. Con quello erano arrivati a farne tre nell’arco di un paio d’ore.
Per il restante pomeriggio la giornata passò tranquillamente: Levy colonizzò la biblioteca, Percival si rintanò in camera a continuare ad elaborare quelle che potevano definirsi “strategie di guerra”; Eva decise di impiegare il tempo a fare pratica con la magia, mentre Gajeel e Lily fecero un giro per la città.
 
Alla fine, giunse l’ora di cena. E mentre i suoi ospiti mangiavano e bevevano, il Duca Wolf si mise in moto:
«Sono felice di vedere che la precedente sfida non abbia intaccato le vostre abilità olfattive, signor Redfox. Vi sentite pronto, per i prossimi giochi?»
«Sicuro! D’ora in avanti non sarà facile togliermi di mezzo»
«Bene, allora finite i vostri piatti e andate nelle vostre stanze. La prossima sfida comincia tra un’ora!»
Per poco gli ospiti del Duca non si soffocarono con quello che stavano ingurgitando, Gajeel sputò l’acqua che aveva da poco messo in bocca, Eva tossì per buttare giù il pezzo di carne rimasto a metà strada nell’esofago, Levy e Lily sobbalzarono per la sorpresa senza alcuna conseguenza. L’unico a non essersi scomposto fu Percival, il quale conosceva molto bene il Duca ed il suo modo di pensare.
«Come scusi?» chiese garbatamente Levy.
«Avete capito bene!» ribadì Moragon «Tra circa un’ora comincerà il prossimo gioco, ma dovete andare nelle vostre rispettive camere per scoprire di che si tratta! Non temete, non ci saranno battaglie o cose simili» concluse tutto sorridente, alzandosi da tavola.
Quell’ ultimo dettaglio rese Gajeel piuttosto stizzito; desiderava tanto rifarsi dalla sfida precedente, a quel punto sperava solo che non fosse un gioco di intelligenza e ragionamento, almeno avrebbe potuto parteciparvi attivamente.
 
Terminata la cena le due squadre si diressero a passo svelto, per non dire di corsa, nelle loro camere. Inutile dire che tutti e cinque ebbero una reazione similare: un misto tra curiosità, confusione e stupore. Nelle camere erano stati lasciati una quantità impressionante di eleganti abiti d’alta sartoria, in stile aristocratico, con attaccato un biglietto con su scritto “Scegliete un vestito a testa, indossatelo e raggiungete il salone centrale alle 21.00”
Nella camera O’Neil, la cosa le lasciò piacevolmente tranquille. Non si sarebbero messe a fare a botte con nessuno quella sera, come aveva detto il Duca. Dagli indizi lasciati si preannunciava una serata tranquilla dove avrebbe prevalso il bon ton.
Sul viso di Levy si disegnò un ampio sorriso, non stava pensando più alla sfida, ma desiderava con tutta se stessa di poter vedere la faccia di un certo mago burbero.
Come darle torto. La situazione nell’altra camera era delle più esasperate, se guardata dal punto di vista dei partecipanti, ma esilarante per chi avrebbe potuto osservarli: ovviamente quelli esasperati erano coloro che avevano accolto in maniera del tutto tranquilla l’idea di cambiarsi d’abito, ed ora si stavano confrontando con l’unico elemento che si era subito opposto: una testa di ferro.
«Io non mi metterò uno di quei . . . cosi!» disse Gajeel, non sapendo che definizione associare a quell’ammasso di tessuti colorati pieni di ricami, pizzi ecc…
«E’ solo per una serata! Non ci devi mica combattere!» disse Lily.
«Non mi interessa! Non lo farò!» si impuntò il dragon slayer.
Percival cominciava ad innervosirsi per quel comportamento così poco professionale, e in più la preoccupazione di aumentare il distacco dai primi in classifica non lo tranquillizzava affatto. Perché era chiaro come il sole che la prima sfida era stata vinta dalle loro avversarie, il problema era che non si conosceva il punteggio attuale né tantomeno i punti che avrebbero ottenuto se avessero vinto quella sera.
Dovevano vincere. Ad ogni costo.
«Se non lo fai aumenteranno le probabilità di sconfitta» cercò di farlo ragionare DeTurdot.
«Vorrà dire che alla prossima sfida le stenderò subito! Gihi!» disse il moro, riferendosi alle loro rivali in gara.
Pantherlily aveva capito che il discorso di Percival non avrebbe mai dato alcun risultato, per quanto avesse usato dei buoni argomenti, non aveva toccato i tasti giusti.
Così, passando accanto ad un Percival con i nervi a fior di pelle e rassicurandolo con un «Ci penso io», volò sulla spalla dell’irremovibile mago.
«Gajeel. Rifletti per un attimo: il Duca è un tipo imprevedibile, come hai notato, cosa ti fa credere che ci sarà una sfida in cui si possa fare a botte?»
«L’hai detto tu! E’ un tipo imprevedibile!»
«Ma è anche un gentiluomo, credi davvero che permetterebbe ai suoi ospiti di prendersi a pugni? Non sappiamo in cosa consisteranno le altre sfide, potrebbero riguardare la forza fisica come possono basarsi solo sull’ingegno e tu nel secondo caso sei in svantaggio contro una come Levy»
A quel punto Gajeel cominciò a pensare, era vero che non aveva alcuna chance contro il Gamberetto davanti ad un indovinello, ma per questo c’era il secchione.
Lily soddisfatto per aver fatto muovere gli ingranaggi (forse un po’ arrugginiti) del suo cervello, continuò la sua opera di persuasione.
«Ormai è risaputo che le ragazze hanno vinto la sfida di questa mattina, ma il problema, Gajeel, sono i punti! Non possiamo sapere i punti che ci verranno assegnati, di conseguenza non possiamo realmente sapere chi è in testa se non alla fine della settimana quando tutte le sfide saranno concluse» disse Lily.
Ed aveva ragione: il Duca escogitò questo sistema per evitare che nessuno dei partecipanti si sentisse “tranquillo” conoscendo il suo punteggio e il possibile distacco dagli altri concorrenti, in maniera tale che i partecipanti avrebbero continuato a battersi con serietà ed impegno fino alla fine.
«E a quel punto» continuò Lily «tu non potrai più fare nulla!»
L’Exceed si avvicinò di più all’orecchio del suo compagno e gli disse a bassa voce per evitare che Percival potesse sentirlo.
«E tu sai cosa ti accadrebbe se perdessi, sei stato tu a montare tutto questo teatrino. Levy ti insegnerà il significato della parola “bon ton” fino a quando non te lo sarai stampato nel cervello! E ti posso assicurare che farai molto di più che stare composto a tavola, molto probabilmente quelli» indicò gli abiti sfarzosi appesi alle crucce «saranno gli abiti che indosserai finché non finirai di leggere il fatidico libro e conoscendo la tua velocità di lettura, dubito che li indosserai per una sera sola!»
Concluso il suo discorso Lily scese dalla spalla per tornare ad affiancare Percival, il quale era piuttosto curioso di sapere cosa gli avesse detto e se il suo intervento avesse sortito qualche effetto. Gajeel, all’ultima frase di Lily, era rimasto paralizzato non aveva mosso più un muscolo dopo l’agghiacciante rivelazione, tenendo lo sguardo fisso sulla marea di vestiti.
Dopo interminabili secondi di assoluto silenzio, Gajeel fece un profondo respiro, forse il primo dopo essere rimasto in apnea, poi uno sbuffo. Si girò verso i due e si diresse a passo deciso in bagno.
«Ohi Percy! Vedi di trovarmi un abito “normale” io odio il pizzo!!!!» urlò il mago mentre chiudeva violentemente la porta.
Percival rimase senza parole, non per il nuovo odioso nomignolo usato, ma per il suo drastico cambiamento di idea. Un minuto prima sembrava non potesse esistere nessuna forza né in cielo né in terra in grado di fargli anche solo toccare uno degli abiti, e un minuto dopo si dimostrava accondiscendente.
«Non ho idea di che cosa gli hai detto ma . . . grazie» disse Percival.
«Lo conosco bene! So come fargli cambiare idea!» disse Lily, mentre Percival gli stringeva la zampa in segno di gratitudine.
Lily sapeva che Levy non avrebbe mai fatto tutte quelle cose che aveva raccontato a Gajeel, ma per smuoverlo era necessario ricordargli la scommessa e le relative penitenze in caso di sconfitta.
«Mettiamoci al lavoro» disse DeTurdot «Come prima cosa andiamo a scegliere un abito per il tuo amico»
«Sarà la cosa più difficile di tutta la serata» ammise Lily.
E così i due si misero alla ricerca di un capo di abbigliamento elegante adatto anche per il più rozzo e maleducato di tutti i dragon slayer.
 
 

*****

 
 
Nel frattempo le ragazze avevano già scelto i loro abiti e si stavano sistemando i capelli.
«Perché dobbiamo agghindarci anche i capelli?» domandò Evangeline, mentre si spazzolava la sua folta e morbida chioma, seduta ad un ampio mobile da trucco (N.d.a. non so come lo chiamate voi, il tavolino con cassetti e specchio dove ci si trucca) con un grosso specchio, situato in un angolo della loro camera.
«Per coerenza» rispose Levy, seduta alla sua destra «Il biglietto diceva solo di indossare un vestito, è vero, ma guardando solo l’eleganza di ogni abito si può capire che la seconda sfida si baserà principalmente sul come comportarsi in un ambiente di alta classe. Ovviamente non possiamo certo scendere con dei bei vestiti e i capelli tutti spettinati!» spiegò Levy.
«Capito! Ma sei davvero sicura sul tema della sfida?»
«Beh . . . c’è sempre una possibilità che non si tratti di questo. Ma dubito che il Duca ci manderà  a caccia di lucciole con questi» disse Levy indicando gli abiti che indossavano.
«Hai ragione, ma sarebbe divertente!» disse Eva cominciando a ridere all’immagine di loro due nel giardino al buoi nel tentativo di acchiappare gli insetti luminosi.
Anche Levy cominciò a ridere di gusto, ma non per lo stesso motivo di Eva, essa si stava immaginando  un certo mago, agghindato di tutto punto, muoversi tra aristocratici con fare educato e rispettoso. . . Era un’immagine troppo irreale! Per questa ragione stava quasi piangendo dalle risate.
Ora il suo problema più grande sarebbe stato quello di restare seria davanti a Gajeel per tutta la durata della sfida.
 
 

*****

 
 
Il salone centrale era un’enorme sala con pavimento di marmo lucido, alte finestre che mostravano un incantevole vista del giardino al chiaro di luna, mentre dal soffitto scendevano dei lucenti lampadari tutti adornati con dei cristalli a forma di goccia.
Non erano ancora le nove di sera che la squadra DeTurdot era già entrata nella sala.
Percival indossava un abito molto siile a quelli cui è solito portare, ma erano i due maghi la vera rivelazione: Lily indossava un elegante abito da sera su misura color borgogna, mentre Gajeel vestiva in maniera elegante, ma senza troppi fronzoli come aveva chiesto lui; i due compagni di squadra dovettero passare in rassegna tutti gli abiti e selezionare quelli più sobri, alla fine aveva scelto un abito di classe che richiamava l’abito che di solito usa per le sue performance musicali poco apprezzate, non vi erano dubbi che la scelta sarebbe ricaduta su quell’abito, almeno per Lily.
(N.d.a. per chi ha già letto il capitolo sulla festa a palazzo può avere un chiara idea degli abiti indossati, non so voi ma quando ho visto Gajeel vestito in quel modo ho riso come una matta!)
«Questa volta dobbiamo vincere a tutti i costi!» disse DeTurdot «Non possiamo lasciarci sorprendere dalle ragazze un’altra volta!»
«Gi hi! D’ora in avanti non mi risparmierò!» disse Gajeel
E quando mai lo fai?- pensò Lily
«A proposito qualcuno ha un’ipotesi di cosa dovremmo fare?» chiese Lily
 
I ragazzi osservavano la sala: tutti i tavoli e le siede erano stati spostati ai margini della stanza, facendo da cornice al pavimento color ambra.
«Be’! Visto così, sembra che non dovremmo sederci a tavola» osservò Lily.
-Meno male- pensò Gajeel, grato di non dover sfoggiare le buone maniere, che non possedeva, durante un pasto.
«Infatti» concordò Percival «E ho paura di sapere in cosa consiste questa sfida» disse con aria preoccupata, volgendo un rapido sguardo carico di scetticismo in direzione del dragon slayer.
Gajeel, accortosi della sua occhiata, stava per chiedergli a cosa stava pensando, quando dietro di loro si aprirono le porte e per un attimo i tre ragazzi rimasero di stucco: Levy ed Evangeline erano arrivate.
 
Eva indossava un abito color vaniglia semplice con degli sbuffi sulle spalle, a maniche corte; Levy aveva scelto un abito anch’esso molto semplice con la gonna poco ampia di un verde smeraldo, impreziosito con dei ricami dorati, a maniche lunghe, ma con il decolté più pronunciato senza ovviamente andare nell’esagerato.
L’abito chiaro di Evangeline, insieme ad i suoi capelli acconciati in un’elegante chignon con le punte acconciate a boccoli, ed ai suoi occhi color celeste risaltati da un leggero trucco, facevano sembrare la piccola O’Neil un dolce angioletto. Visione angelica alla quale DeTurdot non era preparato e che lo lasciò senza parole; mai si sarebbe aspettato di vederla uscire conciata in maniera impeccabile, pensava che si sarebbe messa solo un vestito raggiungendo il punto d’incontro tutta saltellante come un coniglio, aspettando con impazienza la prossima sfida. Era più che ovvio che la sua presentazione era tutto merito della sua accompagnatrice, la quale aveva preferito tenere le sue ciocche laterali libere di cadere delicatamente ai lati del viso quasi come a formare una cornice alla sua dolce espressione, mentre il resto dei capelli era stato raccolto dietro alla nuca per mezzo di un grande fermaglio-gioiello preso in prestito da Eva. Levy poteva essere scambiata per una piccola fata.
Ovviamente anche Gajeel, come Percival, restò spiazzato alla vista della scripter; scena goduta da un compiaciuto Lily.
 
«Salve ragazzi!» disse Eva con un tono informale opposto allo stile del suo attuale vestiario «Non siamo in ritardo, vero?» domandò cortesemente ai suoi avversari, due dei quali ancora troppo sorpresi per formulare qualunque frase di senso compiuto.
«Al contrario, siete puntualissime!» disse una voce provenire dalla parte opposta della sala dalla quale erano entrati i “concorrenti”. Il signor Wolf si stava avvicinando a loro vestito a festa e con un luminoso sorriso stampato in volto.
«E siete anche meravigliose!» disse, facendo alle ragazze un piccolo inchino non appena fu davanti a loro.
«Troppo buono signor Wolf» disse Eva, facendogli un inchino copiata da Levy.
«Oi! Anche noi ci siamo vestiti così!» rispose burbero Gajeel, seccato che nessuno gli abbia fatto i complimenti per quello che lui riteneva “un grande atto di sacrificio”. Anzi, Levy, in quei brevi istanti in cui si sono guardati, gli aveva rivolto uno sguardo dubbioso; Gajeel non era un esperto nel campo delle espressioni umane, ma per il suo parere Levy lo stava fissando con un accenno di delusione nei suoi occhi, lo stesso sguardo che ha un bambino quando, ad una fiera, non riesce a buttare giù tutte le bottiglie per vincere un peluche gigante.
 
Gajeel non poteva fare a meno di interrogarsi sullo sguardo della scripter, mentre il signor Wolf gli rispose «Ovviamente anche voi, squadra DeTurdot, siete vestiti in maniera impeccabile. Ma dovete capire, signor Redfox, che come gentiluomo preferisco elogiare la bellezza di due splendide fanciulle, piuttosto che quella di altri gentiluomini» disse pacatamente il Duca.
«Eh?» articolò Gajeel, non convinto di aver afferrato completamente il significato della frase.
«Te lo traduco io più tardi» gli disse Lily, per cercare di chiudere lì il discorso.
«Ora che ci siamo tutti» cominciò Percival «possiamo procedere con la prossima sfida, signor Wolf?»
«Certamente! E scommetto che guardando la sala vi siete fatti un’idea in cosa consista»
Tutti i presenti annuirono consci di ciò che li aspettava; il meno convinto era il dragon slayer, ma per non fare la figura dell’ignorante, rispose affermativamente insieme al resto del gruppo.
«Perfetto! Allora cominciamo con i preparativi!» disse il Duca, voltandosi verso il muro opposto della sala «Cominciate pure, Maestro!»
E detto questo, dalla parte opposta del salone, si scostarono delle tende mostrando un gruppo di musicisti, vestiti con giacca e cravatta, con violini, violoncelli, arpe e altri strumenti musicali simboli della musica classica. E davanti a questo prestigioso gruppo, un uomo sulla quarantina munito di bacchetta, fece un leggero segno con il capo al Duca girandosi poi verso i musicisti. Il Maestro salì su di un piccolo piedistallo, con la bacchetta diede un paio di colpi al leggio con gli spartiti e dopo un breve istante di silenzio, come iniziò ad agitare lentamente la bacchetta in aria così una dolce melodia cominciò a diffondersi per tutto il salone.
 
Il Duca si girò nuovamente verso il gruppo «Come avete ben intuito la seconda sfida è: Gara di ballo»
E detto questo alle spalle dei partecipanti comparirono cinque ragazzi e cinque ragazze di diversa altezza e corporatura, anche loro vestiti a festa.
«Loro saranno i vostri partner» continuò il Duca alludendo ai dieci ragazzi «Scegliete un compagno di ballo e buttatevi in pista. I punti vi verranno assegnati in base a come vi comporterete con il vostro ballerino ed ovviamente a dove metterete i piedi! E per controllare meglio i vostri movimenti, mi farò aiutare da loro» disse indicando un tavolo non molto distante dove erano situate cinque statuine tutte identiche. La forma era molto simile a quella di un drago cinese, con dei lunghi baffi dorati, muso allungato con occhi color viola; tutto il corpo era ricoperto da scaglie simili a squame con sfumature che andavano dal rosso al verde.
«Ma quelli sono degli Yumedora!» disse Levy stupita, suscitando degli sguardi incuriositi da parte degli altri, dato che era l’unica a sapere cosa fossero.
«Yumedora?» domandò Eva.
«E che cosa sono?» chiese Gajeel.
«Sono piacevolmente sorpreso che conosciate l’identità di queste particolari statue, miss McGarden» disse Moragorn «Ma considerato che siete un’assidua lettrice, è plausibile che ne abbiate letto su qualche antico testo. Gli Yumedora non sono molto conosciuti»
«Sono delle statue impregnate di potere magico in grado di muoversi secondo una propria volontà, obbediscono all’ordine del loro “padrone” senza che quest’ultimo debba preoccuparsi di muoverle, non come le marionette» spiegò Levy.
«Esattamente» si congratulò il Duca «Ma gli Yumedora non posso essere utilizzati per combattere. Il loro scopo è solo quello di aiutare il loro padrone per facilitargli certi compiti»
«In poche parole, sono solo dei piccoli servetti, giusto?» chiese conferma il dragon slayer.
Il signor Wolf restò di sasso da quella schiettezza, ma non si scompose «E’ un po’ rozzo e semplicistico definirli così . . . ma diciamo di si»
Con uno schiocco di dita del Duca, le statuine si animarono e cominciarono a volteggiare in aria con movenze eleganti, avvicinandosi ognuna ad un rispettivo sfidante.
«Il loro compito questa sera» continuò il padrone di casa «sarà quello di valutarvi durante la gara e lo faranno cambiando il colore della loro “pelle”: finché resta sulle tonalità del verde, vuol dire che state andando bene, ma se passa nel campo del rosso, siete a rischio. Se continuerete a commettere errori, diventerà sempre più rosso, e quando raggiungerà la tonalità massima, il concorrente sarà eliminato dalla sfida. Detto questo . . . che la danze abbiano inizio!»
Dopo le ultime spiegazioni gli Yumedora assunsero un colore verde, mentre il Duca si avviava ad uno dei tavoli vicino ad i musicisti.
 
Passarono alcuni minuti prima che i concorrenti smisero di guardarsi l’un l’altro con i rispettivi Yumedora. Alla fine fu Percival che decise di fare la prima mossa.
«Bene. Se non vi dispiace sceglierò io per primo il mio partner» disse avvicinandosi al gruppetto di ballerine. Con un inchino e la richiesta di concedergli un ballo, DeTurdot prese con sé una ragazza dai capelli biondi poco più alta di lui e la condusse al centro della sala, dove cominciarono a ballare un elegante valzer; mentre la piccola statua volteggiava sulla sua testa divenendo di un verde acceso.
Dopo che Percival diede l’esempio, fu il turno di Lily. Si trasformò nella sua forma adulta e fece lo stesso con un’altra ragazza; anche il suo Yumedora divenne più verde, anche se di una tonalità più scura rispetto a quello di DeTurdot.
Eva, vedendo il suo acerrimo nemico volteggiare insieme alla sua ballerina, non volle più perdere tempo e permettere al "principino"di batterla; così si avvicinò al gruppo di ballerini e prese con sè un ragazzo dai capelli neri della stessa altezza di Eva, sempre inchinandosi e chiedere il permesso di danzare con lei.
 
Alla fine rimasero solo i due maghi di Fairy Tail davanti ai loro possibili accompagnatori.
Levy rimase bloccata, non perché non sapesse come comportarsi, ma perché realizzò un fatto di non poca importanza: tutti i quattro ballerini erano molto più alti di lei, e per molto si intende che andavano dal metro e ottanta al metro e novanta (alti più di Gajeel, per intenderci).
Il dragon slayer non si era accorto di questo fatto, perché nella sua mente c'era solo un unico grande, profondo e importante pensiero: -E adesso cosa devo fare?-
Avrebbe preferito ballare con la maga al suo fianco, lo aveva già fatto una volta e nonostante la sua aria seccata, non gli era dispiaciuto affatto. Ma qui non era possibile, ballare insieme valeva dire guadagnare lo stesso numero di punti e loro dovevano guadagnarne molti. La loro maggioranza numerica poteva favorirli e permettergli di ridurre il distacco con le ragazze dalla prima prova, ma se si considera la scarsa sensibilità ed educazione del mago di ferro, la loro rimonta risultava più difficile del previsto; senza contare che le avversarie sapevano meglio di lui come agire in queste "situazioni".
 
Gajeel rivolse un'occhiata alla piccola fata. Con quel vestito sembrava davvero una principessa dei libri che lei ama tanto leggere. Subito dopo rammentò le parole di DeTurdot prima di arrivare alla sala: "Non ci vuole un genio per capire che stasera faremmo qualcosa che non rientra nelle tue competenze. Ma so che sei bravo ad indispettire la tua compagna di gilda; se credi di non riuscire a guadagnare dei punti nella sfida, allora pensa a far cadere in errore la signorina McGarden!"
Ricordandosi il consiglio, Gajeel iniziò a ghignare. Da contratto avrebbe fatto qualsiasi cosa per il suo datore di lavoro e di certo non si sarebbe tirato indietro di fronte alla prospettiva di far uscire dai gangheri la piccola maga per farle perdere la gara. Non avrebbe mai indossato altri vestiti pomposi dopo quella serata.
«Oi Gamb...» si bloccò, accorgendosi solo in quel momento che la sua "vittima" si era diretta verso i ballerini, più precisamente verso quello leggermente più basso dei quattro, invitandolo a ballare.
 
Lo Yumedora di Levy assunse una colorazione verde non appena iniziò a ballare, mentre quello che volteggiava sulla testa del dragon slayer cominciò ad in scurirsi, segno che se non si sbrigava a scendere in pista sarebbe uscito presto dalla sala.
Con tutto il contegno che riuscì a trovare prese con sé una delle ballerine e la portò al centro della stanza incominciando a ballare come tutti gli altri.
 
Inutile dire che Gajeel fosse il meno esperto di tutti in fatto di danza, ma sebbene il suo osservatore magico era più scuro degli altri tendente all’arancio, il colore complessivo della sua pelle rimaneva comunque nelle tonalità del verde. E dato che erano tre contro due, la squadra di Percival accumulava più punti delle due ragazze; cosa che lo stesso DeTurdot era a conoscenza. Bastava continuare così e sicuramente avrebbe ridotto il distacco dalla sua rivale se non addirittura superarla. Certo gli dispiaceva che Redfox non fosse stato in grado di distrarre la maga nel tentativo di eliminarla, ma non si sarebbe aspettato che fosse in grado di ballare, passi molto semplici è vero, ma comunque giusti.
 
Gajeel stava ballando da pochi minuti e già si era stufato di volteggiare con la brunetta davanti a sé. Inoltre il colore del suo Yumedora continuava a saltare dal verde scuro all’arancio e lui non riusciva proprio a capire il perché. Non si rendeva conto che la statua di drago, che volteggiava sulla sua testa, diveniva arancione nel momento in cui il mago di ferro volgeva lo sguardo verso la maga dai capelli color del cielo, osservando con sguardo serio il suo ballerino e su come si comportava con lei, e di certo non lo faceva per copiare i suoi movimenti.
Come se non bastasse la sua ballerina stava cercando di instaurare una conversazione con lui. O per meglio dire, lei parlava e l’argomento non era di certo il bel tempo.
«Siete davvero un mago molto forte, vi ho visto domenica attraversare mezza Hydrangea sconfiggendo tutti i maghi che tentavano di opporsi, inutilmente» disse lei fiera.
«Ah si?» disse Gajeel del tutto disinteressato.
«Certo! Siete un mago molto potente, non ho mai visto nessuno come voi»
«Hm hm»
«Non mi sarei mai aspettata di avere il privilegio di ballare con voi! Sono proprio fortunata!»
«Si, certo» disse il dragon slayer, notando che anche Levy stava instaurando una conversazione con il sua ballerino. Fu una cosa automatica per lui indirizzare l’attenzione del suo fine udito alla coppia danzante poco distante.
Il compito sarebbe stato ancora più semplice se la sua dama non continuava a parlare.
«E’ il desiderio di tutte le ragazze avere un uomo così forte al proprio fianco!» disse la ragazza in questione iniziando ad essere sempre più audace.
-Ma non sta mai zitta questa qui?! Perché non . . . Cosa?!-  i pensieri di Gajeel vennero interrotti da una frase che attirò tutta la sua attenzione, compreso il suo sguardo.
«Che cosa ne dite? Volete far avverare il mio desiderio?» disse lei con voce suadente, sentendosi sicura di aver attirato l’attenzione del suo cavaliere.
Solo quando lo guardò meglio capì di non aver fatto niente di ciò.
 
Fu un attimo.
Gajeel mollò la sua ballerina, muovendosi a grandi falcate. In due secondi, raggiunse la sua meta e con un colpo deciso spinse lontano l’oggetto del suo disagio, o per  essere più realistici lo fece volare di un paio di metri, sotto lo sguardo pieno di sorpresa e di shock di Levy.
Il ballerino della scripter atterrò con un tonfo ai piedi di Percival e della sua dama.
Tutti i presenti nella sala e la musica si fermarono di colpo, e la prima cosa che videro fu un dei ballerini in ginocchio sul pavimento che, ancora confuso e spaventato, guardava il dragon slayer davanti a lui il quale, con uno sguardo carico di rabbia (e anche di istinti omicidi), disse con voce bassa e minacciosa:
«Non osare avvicinarti»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE
 
Oh oh! Che cosa avrà fatto scatenare l’ira del dragon slayer di ferro?
Non temete non vi farò aspettare molto per leggere la continuazione! :P
 
Chiedo ancora perdono per l’enorme ritardo. La mancanza di ispirazione mi ha letteralmente bloccato ed io non me la sentivo di scrivere un capitolo di mala voglia solo per aggiornare prima, ma ora eccomi qua!
 
Allora cosa ne pensate?
Bluesun: come vedi sono riuscita ad immettere la gara di ballo, spero che la mia idea ti sia piaciuta.
 
Ringrazio ancora tutti gli altri che mi hanno elencato dei possibili giochi, sono così tanti che mi è venuta voglia di combinarli! Chissà che cosa ne uscirà fuori?!?!?! XD
Credetemi sono scoppiata dal ridere quando ho letteralmente fuso più giochi tra loro, spero di farvi divertire allo stesso modo!
 
Recensite! ;-)
Alla prossima!
 

 

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Capitolo 10
*** Gajeel sei uno stupido ***


La continuazione che conclude la gara di ballo e che porrà fine ai vostri interrogativi.
Mettetevi comodi perché è un po’ lunghina! XD
Ci vediamo nelle note d'autore.
Buona lettura!
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 10. Gajeel sei uno stupido
 
 
 
 
 
 
 
 
Fu un attimo.
Gajeel mollò la sua ballerina, muovendosi a grandi falcate. In due secondi, raggiunse la sua meta e con un colpo deciso spinse lontano l’oggetto del suo disagio, o per  essere più realistici lo fece volare di un paio di metri, sotto lo sguardo pieno di sorpresa e di shock di Levy.
Il ballerino della scripter atterrò con un tonfo ai piedi di Percival e della sua dama.
Tutti i presenti nella sala e la musica si fermarono di colpo, e la prima cosa che videro fu un dei ballerini in ginocchio sul pavimento che, ancora confuso e spaventato, guardava il dragon slayer davanti a lui il quale, con uno sguardo carico di rabbia (e anche di istinti omicidi), disse con voce bassa e minacciosa:
«Non osare avvicinarti»
 
Era successo talmente velocemente ed improvviso che nessuno dei presenti in sala, escluso Gajeel, vide lo svolgimento dei fatti. Tutto quello che videro fu il risultato finale dell'azione: un ballerino inginocchiato e spaventato che fissava il dragon slayer di ferro, in piedi, con la maga delle lettere dietro le sue spalle come se fossero una muraglia impenetrabile.
 
«Prova a fare un passo in avanti e ti spedisco fuori da qui con un sol colpo» disse ancora Gajeel, serrando i pugni per ribadire meglio il concetto.
«G-Gajeel . . .» disse Levy, ancora confusa.
«Zitta!» la interruppe il dragon slayer voltandosi abbastanza da poterla guardare e lanciarle un'occhiata piena di rimprovero, e prima di voltarsi completamente fissò il ballerino con sguardo minaccioso «Tu resta lì! Non ho ancora finito con te!»
«Che cosa stai combinando?!?!» chiese Levy con la testa piena di domande.
«IO? Che cosa stavi facendo TU!»
«Quello che facevano tutti! Ballavo!» disse lei esasperata.
«Si, certo! Tu ballavi, ma LUI di sicuro il ballo era l'ultimo dei suoi problemi» disse puntando il dito contro il ballerino «Io ho fatto solo quello che dovevi fare tu!»
«Lanciarlo per mezza sala?!?! Gajeel sei un vero irresponsabile!» lo sgridò Levy.
-Questo è troppo!- pensò Gajeel, mentre attorno a lui una piccola sfumatura lo illuminava conferendogli un'aria ancora più minacciosa e arrabbiata.
«Sei diventata scema? Come hai fatto a non accorgerti di quello che stava succedendo?»
«Qualunque cosa fosse o sarebbe successa, me la sarei cavata da sola e avrei sicuramente causato meno casino di te!»
«Come no! Ora che ci penso, non credo avresti potuto fare molto. E' una fortuna che sono intervenuto, chissà cosa sarebbe successo!» disse incrociando le braccia al petto girando la testa di lato fissando un punto imprecisato della sala.
 
Gajeel non capiva il perché del suo comportamento: aveva fatto una buona azione aiutandola ad allontanarsi dal suo cavaliere -Cavaliere un corno! Quello è solo un verme!- con questi pensieri si immaginava che da un momento all'altro la maga lo avrebbe ringraziato per il suo aiuto. Certo prima doveva sbollire la rabbia per il come l'aveva salvata, ma da un dragon slayer non ci si poteva aspettare un comportamento diverso.
 
«Gajeel» intervenne Lily, per la prima volta dall'inizio della vicenda «è meglio per te se non dici più nulla» lo avvisò come si avvisa un soldato, sopra ad una mina, di non muoversi.
«Perché?»
Gli bastò girare nuovamente la testa per capirlo: lo sguardo di Levy era un misto di sconvolto, rabbia e tristezza, mentre con gli occhi lucidi tratteneva le lacrime. Non sapeva il motivo, ma aveva intuito di aver detto qualcosa che ha fatto scattare quella miscela di emozioni nella testa azzurra della ragazza di fronte a lui. E in quel momento capì il messaggio di Lily: un'altra parola e lui sarebbe "saltato in aria".
 
«Stai zitto» borbottò Levy.
«Cosa?» domandò Gajeel, non avendo prestato ascolto.
«STAI ZITTO!» urlò a pieni polmoni
Gajeel e gli altri partecipanti rimasero stupiti, mai si sarebbero aspettati di vedere Levy reagire così. La maga conosciuta per la sua calma e la sua gentilezza, ora stava sfogando a pieni polmoni  tutta la sua rabbia su colui che l'aveva scatenata.
«Ti comporti come se sapessi tutto! Solo perché con le tue orecchie fini hai ascoltato la mia conversazione, questo non ti dava il diritto di agire come al tuo solito!» disse Levy fuori di sé dalla rabbia, anche lei ora era avvolta da un'aura rossa.
Gajeel rimase stupefatto dalla sua affermazione sul suo origliare -Allora lo sapeva!- pensò.
Non ha avuto il tempo di formare una qualsiasi frase, perché Levy continuò la sua sfuriata.
«Dici che non avrei potuto fare niente? MA TU COSA NE SAI?!?!?! Se non te ne sei ancora accorto non siamo su un campo di battaglia, e LUI» indicò il suo ballerino, imitando il precedente gesto di Gajeel «non è un mago, quindi mi spieghi cosa mi avrebbe fatto?»
Il dragon slayer non sapeva come ribattere a causa di un piccolo particolare: aveva ragione. Ma questo non lo avrebbe mai ammesso.
«GAJEEL SEI UNO STUPIDO!!!!» concluse a tutto volume, facendo risuonare la sua voce per tutta l’enorme sala. (N.d.a. anche su questo punto non ha tutti i torti -_-)
. . .
. . .
. . .
«ELIMINATI!»
 
 
*****
 
 
Tutti i presenti si voltarono verso la possente voce.
«Gajeel Redfox e Levy McGarden sono squalificati dalla gara di ballo» spiegò meglio il duca di Hydrangea. Per essere sicuro di attirare l’attenzione dei maghi ed evitare che portassero avanti la loro lite, doveva dire, con abbastanza fiato, una sola parola che avrebbe fatto ricollocare l’attenzione dei due maghi e degli altri tre spettatori all’ambiente circostante. Era felice di vedere che esistono persone ancora in grado di chiarire subito i loro disaccordi, anche se in modo un po’ troppo schietto. Nel mondo aristocratico era molto più “falso” e una delle prime cose che si impara è capire se una persona sta mentendo oppure no. Ma quello non era né il posto né il momento adatto per quello “scambio di opinioni”.
 
«Che cosa!?!?» disse Evangeline.
«Voi maghi eravate così tanto concentrati, che avete distolto l’attenzione da qualcosa di molto importante» disse il Duca alzando un dito ed indicando verso l’alto.
Tutti e cinque i partecipanti volsero lo sguardo nella direzione indicata e videro gli Yumedora di Levy e Gajeel, di una tonalità di rosso acceso, volteggiare in cerchio sopra la testa del rispettivo mago, proiettandogli un fascio di luce rossastro, che precedentemente avevano pensato fosse nato dalla rabbia dei due litiganti.
«Con il vostro comportamento fuori luogo, siete squalificati da questa gara» disse, con tono di voce tranquillo e per nulla arrabbiato, il Duca «Prego andate a sedervi sulle sedie poste ai lati della sala» disse indicando le centinaia di sedie poste contro il muro.
Il Duca leggendo lo smarrimento negli occhi dei presenti si affrettò a precisare «Potete sedere ovunque vogliate, ma non dovete disturbare l’esecuzione del maestro e dei suoi musicisti, così come le danze dei restanti partecipanti ancora in pista»
 
Calò uno strano silenzio. Levy e Gajeel non si mossero nemmeno di un millimetro. Una perché stava realizzando l'errore che aveva fatto e fissava a vuoto il pavimento con aria sconvolta, l'altro continuava a fissare la prima nel tentativo di capire cosa di tutto quello che le aveva detto l'abbia fatta arrabbiare così tanto.
 
Guardando Levy, Evangeline capì che doveva parlarle per fare luce su tutta quanta la situazione.
Lasciò il fianco del suo ballerino e si avvicinò al Duca.
«Signore» Moragorn la guardò «Tutta questa vicenda ha lasciato tutti noi molto sorpresi, potrei chiedervi qualche minuto di pausa per parlare con la signorina McGarden? In questo modo anche l'orchestra avrà modo di riorganizzarsi e anche lo sfortunato cavaliere potrà riprendersi dallo shock» chiese garbatamente la giovane O'Neil.
Il Duca accolse la richiesta, dopotutto anche lui era curioso di sapere cosa fosse successo . . . MOLTO curioso!
«Suppongo che Evangeline non abbia tutti i torti. . . Va bene! Vi concedo 5 minuti di pausa!» disse Moragorn, facendo schioccare le dita per richiamare tutti gli Yumedora.
Eva lo ringraziò e si diresse verso Levy nel modo più veloce che il suo vestito le permettesse; mentre Lily, tornato nella sua forma piccola per contenere le energie, volò da Gajeel.
 
 
*****
 
 
Eva giunse di fronte a Levy, la quale non aveva ancora alzato gli occhi dal pavimento sempre con aria triste e colpevole.
«Mi dispiace Eva» disse con voce amareggiata «Se non mi fossi alterata, a quest'ora sarei ancora in gara e Gajeel sarebbe stato l'unico eliminato.»
«Mi dispiace tanto!» disse ancora più depressa.
Aveva perso di vista il suo obiettivo: aiutare Eva a vincere ed invece si era fatta prendere da . . . non sapeva nemmeno lei cosa: rabbia? Frustrazione?
Eva, che in un primo momento avrebbe voluto riprenderla per ciò che aveva fatto, capì che c'era qualcosa di più serio e profondo dietro quella lite che tutti gli altri credevano fosse una delle loro solite a cui si erano abituati a vedere.
«Non devi scusarti. E' vero, sono delusa che tu sia stata squalificata, ma di certo non posso biasimarti per la tua sfuriata.» disse cercando di alleggerire la tensione.
«Se fossimo stati io e DeTurdot al vostro posto, non avrei reagito diversamente!» concluse la ragazzina.
«Dubito che Pecival avrebbe fatto volare il tuo cavaliere!» disse Levy abbozzando un sorriso e fissando ora Eva, anche se ancora triste.
«Questo è certo! Non possiede nessuna forza fisica!» disse Eva, in procinto di scoppiare dal ridere all'idea della versione “macho” di DeTurdot.
«Ma a proposito . . .» disse tornando improvvisamente seria ed anche perplessa «che cosa è successo?»
 
 
*****
 
 
Gajeel venne raggiunto da Lily e da DeTurdot, entrambi con lo sguardo duro.
«Oi! Non farmi la predica, se non vuoi fare la fine del damerino» disse il dragon slayer, riferendosi allo sfortunato ballerino.
«Pensi che sia arrabbiato con te?» chiese il ragazzino biondo, con espressione ancora seria.
«La tua faccia dice di si!»
«Al contrario!» disse, divenendo improvvisamente sorridente, ma nascondendo quella felicità alla sua avversaria, non molto distante dal trio.
«Sono sbalordito dalla tua performance! Sapevi di non essere portato per il ballo, così hai messo in atto il mio piano ed hai deciso di mettere alla prova la calma della maga, cosicché esplodesse ed il suo comportamento venisse considerato inadeguato» disse tutto euforico.
«Ti sei sacrificato per permettere alla nostra squadra di vincere» continuò lui, commuovendosi come se avesse sacrificato la vita in battaglia.
«Ora che McGarden non è più in gara, io e Pantherlily faremo di certo maggiore impressione rispetto alla sola O'Neil e con molta probabilità anche i punti saranno più alti dei suoi!» disse motivato «Lily, mi raccomando! Non fare errori!» disse rivolto al piccolo felino.
«Non temere, non succederà» lo tranquillizzò.
Alla fine Percival si allontanò, dirigendosi verso la sua dama di ballo, in attesa della fine della pausa.
 
Lily ,invece, era rimasto ai piedi di Gajeel ed ora lo fissava con aria seria, mentre l'altro osservava di sottecchi la scripter.
Dopo interminabili secondi passati ad essere fissato in silenzio dal suo partner, decise di accontentarlo.
 
«Che cosa hai da fissare?» gli domandò con fare disinteressato.
«Non hai niente da dire?»
«No!»
«Visto quello che è successo non vuoi spiegarmi cosa hai fatto?» chiese schiettamente il felino con sguardo di rimprovero.
«Che cosa? Hai visto quello che è successo: io ho urlato contro di lei, lei ha urlato contro di me. Fine della storia!»
Lily sapeva che il suo partner stava tentando in ogni modo di sviare una possibile quanto scomoda conversazione, ma non si arrese e continuò ad insistere finché il mago non si degnasse di dirgli la verità.
«Gajeel non sono uno stupido» incalzò l'Exceed. «A differenza di Percival, che pensa tu l'abbia fatto per la gara, io ti conosco molto bene, e in quel momento eri davvero arrabbiato»
«E allora?»
«Gajeel. . .» disse Lily, cominciando a spazientirsi «Perché ti sei comportato così?»
«Non hai visto niente?»
«Visto cosa?»
«Lui stava . . .» gli morirono le parole in gola, non riuscendo a trovare le parole per dire la cosa senza arrossire o balbettare come un'idiota.
«Gajeel . . . che cosa stava facendo?»
 
 
*****
 
 
Flashback
 
Le danze erano iniziate in maniera tranquilla e Levy si destreggiava con i passi base che conosceva, non era di certo una ballerina, ma se la cavava ed il colore del suo Yumedora ne era la prova lampante.
Nonostante questa certezza non riusciva ad essere tranquilla; non sapeva il motivo, ma le sembrava di essere sotto esame e non erano certo gli occhi della statua volteggiante sopra di lei a preoccuparla. Non sapeva, infatti, che altri due occhi la stavano fissando, due occhi rossi come il sangue puntati su di lei con una tale intensità quasi volessero scavarle la schiena.
 
Purtroppo per lei quella situazione scomoda stava per peggiorare.
«Siete davvero un'ottima ballerina, Milady» le disse il suo cavaliere.
«Grazie» disse Levy, leggermente arrossita.
Perfino ballare ora le diveniva arduo. Solo ora si rendeva conto dell'enorme differenza di altezza che divideva la coppia, il volto di Levy andava ad incontrare il petto del ragazzo e quest'ultimo, se non abbassava lo sguardo verso di lei, aveva la vista libera per vedere tutta la sala da ballo.
Non doveva essere un problema per lei, dato che aveva ballato una volta con Gajeel, anch'egli alto quanto il suo attuale ballerino; il fatto era che il ragazzo era molto più magro e slanciato e questo lo rendeva ancora più alto di quanto fosse in realtà.
 
Infatti anche la posizione delle mani era diversa: il ballerino, proprio a causa della sua altezza, non riusciva ad appoggiare la mano sinistra sul fianco della maga, di conseguenza la portò a livello della sua scapola.
«Mi dispiace che le nostre altezze siano così diverse. Posso capire il vostro disagio per questa situazione» disse il ragazzo.
«Non c'è nulla di cui preoccuparsi, ci sono abituata» lo rassicurò Levy «Nella mia gilda sono una dei maghi più bassi» disse con una punta di amarezza.
«Ma scommetto che siete anche la più carina»
Levy rimase spiazzata da quell'uscita, mentre le guance si colorarono di un leggero rosa.
«Io . . . credo che Mirajane lo sia più di me»
«Penso che la bellezza sia una cosa soggettiva, ad esempio le vostre guance rosse di imbarazzo, vi rendono ancora più bella» insistette lui.
 
Fu a quel punto che nella mente di Levy passò, rapido come fulmine, un pensiero. Diede un rapido sguardo, prima al suo Yumedora, poi ad Eva.
-Allora è così!- pensò lei.
Mentre era in quello stato meditativo non si era accorta che il suo ballerino aveva continuato le avance, spostando lentamente la mano che era adagiata sulla spalla della maga, verso la piccola porzione di schiena che lo scollo del vestito lasciava scoperta.
«E scommetto che nemmeno Mirajane possa vantare una pelle tanto liscia» disse lui avvicinando il suo viso a quello di lei.
 
Non ebbe il tempo di accorgersi di nulla: la prima cosa che il ragazzo vide fu quella di stare volando lontano dalla sua dama, e la seconda cosa furono due occhi cremisi rabbiosi piantati su di lui.
 
 
 
Fine flashback
 
 
*****
 
 
Lily ascoltò tutta la storia, senza lasciar trasparire alcuna emozione.
«Adesso comincio a capire» disse tranquillo l'Exceed.
«Capisci adesso?» chiese Gajeel convinto di essere nel giusto «Voglio solo sapere che cosa le è preso a quella là!» disse, girando la testa in direzione della maga azzurra, ancora intenta a scusarsi con la ragazzina, a parecchi metri di distanza da loro.
«Non saprei . . . forse è arrabbiata con te?» disse ironico l'Exceed.
«E perché?»
«Tanto per cominciare hai fatto volare via il suo cavaliere . . .»
«Se lo è meritato!» lo interruppe. «Le stava per mettere le mani addosso! E lei non ha fatto niente per allontanarlo»
«Era una prova» disse Lily con un tono di ovvietà.
«Che cosa?»
Lily emise un lungo sospiro, doveva aspettarselo che non se ne fosse accorto, o che per lo meno non fosse arrivato a quella conclusione.
 
«Questa sfida non riguarda solo il ballare, ma anche il come ci si atteggia» cominciò a spiegare «Rifletti per un momento. Gli Yumedora vi hanno giudicato, non solo per il come avete ballato, ma anche come vi siete comportati tra di voi e con i vostri ballerini. Ogni ballerino ha ricevuto precise istruzioni: testare la pazienza del concorrente mettendolo a disagio con atteggiamenti che . . . sono mirati a farti saltare i nervi»
Ed era così infatti. Moragorn non avrebbe di certo messo in scena una tranquilla serata di ballo, aveva espressamente chiesto ai ballerini di adottare comportamenti poco graditi, in modo da poter esaminare le loro reazioni e metterli alla prova.
Lily si era ritrovato con una ragazza che non stava zitta un secondo e parlava delle cose più disparate, Eva aveva di fronte un ballerino che non la smetteva di riprenderla per gli errori (inesistenti) che faceva e Percival se l'era cavata con una ragazzina che, ogni tanto, simulava di inciampare tra i suoi stessi piedi.
 
«Hai capito?» chiese il felino. «Non era solo una gara di ballo, ma anche una prova di sopportazione. E scommetto che Levy lo aveva capito, per questo non ha reagito» disse ovvio.
«Ok, ho capito» disse Gajeel. Guadagnandosi un sorriso di soddisfazione da Lily.
«Ma perché si è arrabbiata così tanto?!?!?!» domandò di nuovo il moro.
Il sorriso di Lily svanì immediatamente, sostituito da uno sguardo scoraggiato mentre si mise una delle sue zampe in fronte.
«Possibile che non ci arrivi?»
«Cosa?»
«Rifletti per un secondo: chi è Levy?»
«Ma che razza di dom . . .»
«TEMPO SCADUTO! Prego ai maghi eliminati, di abbandonare la pista da ballo e di accomodarsi su una delle sedie poste ai lati della sala» intervenne il Duca per porre fine alla breve pausa.
Lily si allontanò da Gajeel ritornando in forma da combattimento, per riprendere le danze con la sua dama, seccato per non essere riuscito a far ragionare quella testa di ferro.
 
 
*****
 
 
Eva aveva dato pieno appoggio e comprensione alla reazione di Levy, dopo il suo racconto.
All'avviso del Duca, Levy si avviò verso una delle sedie, non prima che Eva le risollevasse il morale.
«Non temere Levy! Questa sera eseguirò il ballo migliore di tutta la mia vita!» disse sorridente e con sguardo determinato.
Levy non poté che sorriderle e scuotere leggermente il capo in maniera affermativa.
 
I tre restanti “concorrenti” ritornarono al centro della pista da ballo con i loro partner danzanti, nell’attesa che la piccola orchestra ricominciasse a suonare.
Gajeel seguì la piccola maga decidendo di sistemarsi vicino a lei, ma a un paio di sedie di distanza, onde evitare di innervosirla ancora di più.
Poteva ancora sentire la rabbia della nakama, a causa della tensione che correva tra loro due.
Non era un grande esperto dei sentimenti femminili, anzi non lo era proprio per niente.
L’unica cosa che aveva imparato, e che pochissime volte metteva in pratica, era di aspettare che si calmasse prima di riprendere il discorso.
 
Pochi istanti prima che il Duca diede di nuovo il via con la gara, riattivando gli Yumedora tornati a volteggiare sopra le coppie, Percival decise di favorirsi la vittoria della sfida ancora di più.
«E’ tutto inutile O’Neil. Per quanto tu possa essere brava non vincerai né questa, né le prossime sfide»
«Staremo a vedere DeTurdot! Intanto nella prima sfida ti abbiamo stracciato!» ribatté lei con un sorrisetto compiaciuto in volto.
«Lo ammetto mi hai sorpreso nella sfida dello scarabeo. A tal punto che credevo avessi finalmente trovato un accompagnatore degno di competere con la mia intelligenza. Ma visto gli ultimi eventi ho dovuto ricredermi. Sono rimasto molto deluso nel vedere che tu non faccia altro che scegliere maghi dai modi rozzi e maleducati» disse con finto tono triste.
«Ma d’altra parte, non doveri sorprendermi. Visto e considerato che hai il coraggio di frequentare quei plebei di bassa lega senza un briciolo di eleganza, che tu chiami amici» continuò sprezzante Percival.
Eva era sul punto di esplodere: la faccia era visibilmente rossa, e tutto il corpo teso e pervaso da piccoli fremiti di rabbia. Conosceva quella situazione troppo bene: a breve le avrebbe sganciato l’ultima bomba quella che l’avrebbe fatta scatenare e, sicuramente, fatto perdere la gara.
«E tu ti consideri una ragazza di buona famiglia!?!? Hmp . . . non sei degna nemmeno di lustrarmi le scarpe!»
Bomba sganciata.
Evangeline non ci vide più. Non pensò più a dov’era, e decise di dirigersi verso DeTurdot per gonfiargli la faccia di pugni. Avrebbe perso la gara, vero, però la soddisfazione di vedere il suo acerrimo rivale, con gli occhi neri come quelli di un panda, non gliela avrebbe tolta nessuno.
 
Non ebbe il tempo di fare un passo che davanti a lei si formò un’enorme muraglia: CALMATI.
La parola scomparve subito dopo, perché Moragorn, rimasto fino ad allora a parlare con il maestro dell’orchestra, tornò da loro annunciando l’avvio delle danze.
«Che le danze riprendano!» disse con enfasi.
L’orchestra ricominciò a suonare e le tre coppie ripresero a ballare.
Eva volse subito la sua attenzione al lato della sala per vedere la sua accompagnatrice, seduta composta, mentre sopra di lei galleggiava un suo incantesimo: FORZA EVA!
Fu l’unica cosa di cui ebbe bisogno. La piccola O’Neil dimenticò subito la rabbia per le frecciatine di DeTurdot e ritornò serena, ricordando il suo vero obiettivo. Non avrebbe permesso a quello spocchioso principino di metterla al tappeto, non così facilmente.
 
Tutta la scena venne assistita da un dragon slayer dapprima confuso, poi seccato. Non gli piacevano gli insulti gratuiti che il suo “datore di lavoro” lanciava, specie se erano indirizzati alla maga dai capelli azzurri. Tanti erano gli aggettivi che le appartenevano, ma rozza proprio no.
Voleva vederci chiaro, in quel momento poteva rischiare: dovevano restare seduti, senza dare fastidio e Levy non aveva con sé la sua inseparabile borsa piena di libri, occasionalmente usata come arma anti-Gajeel.
«Che idiota! Scommetto che quel Secchione non è mai uscito dai quartieri alti!» cominciò lui, nel tentativo di instaurare un discorso.
«Probabilmente è così» rispose atona, senza rivolgergli lo sguardo.
«Quando la settimana sarà finita lo porterò alla gilda e lo costringerò a rimanerci per lo stesso tempo!» disse incrociando le braccia al petto. «Vediamo se alla fine non cambierà idea! Gi hi!» pensava già alla faccia che avrebbe fatto, vivendo una giornata a Fairy Tail.
«Non credo resisterà più di un giorno» rispose con lo stesso tono di voce neutrale.
Le risposte di Levy, fredde e distaccate, avrebbero fatto gelare il sangue perfino a Gray; ma di questo Gajeel non se ne curò. Perché, come al suo solito, stava già dando fiato alla bocca prima di pensare.
«E’ vero, ma dopo quel giorno non oserà più darti della rozza!»
Levy rimase sorpresa per quel . . . che cosa fosse non lo sapeva nemmeno lei, un “complimento” forse? Doveva aspettarselo che il Dragon Slayer di ferro non era molto acuto e nemmeno lui si era reso conto del significato celato dietro a quella frase. (N.d.a. secondo me tutti i dragon slayer di sesso maschile presentano una materia grigia poco sviluppata! XD Fateci caso!)
Anche se di poco la tensione di Levy, dovuta alla rabbia, si affievolì; seguita da un piccolo sospiro.
«Dubito che perfino lui ci creda davvero agli insulti lanciati»
Gajeel notò il cambio di umore dell’azzurra e decise di avvicinarsi di qualche posto, ora tra di loro vi era una sola sedia vuota. Levy non se curò, se volevano fare un minimo di conversazione era giusto farlo da distanze ravvicinate senza infastidire nessuno.
 
«Solo per irritare la ragazzina?» chiese lui.
«Si»
«Deve avercela proprio a morte con lei» disse incuriosito che due ragazzini covino già così tanto rancore.
Levy per la prima volta dopo la loro eliminazione si voltò verso di lui, con fare dubbioso.
«Non ti ha detto il perché?»
«No» rispose sinceramente.
Levy prese un profondo respiro e cominciò a raccogliere le idee per riempire quella piccola lacuna di informazioni del moro.
«Devi sapere che qui a Hydrangea ci sono molte famiglie di alto rango e di grande importanza, dopo il Duca ovviamente»
«Lo avevo notato» disse lui con tono di ovvietà.
«Bene. Tra queste famiglie, due si possono definire quelle con un maggiore impatto sociale: la prima è la famiglia DeTurdot. Come anche tu avrai notato a casa sua, sono esperti nel commercio di opere d’arte, manufatti antichi e reperti archeologici»
«Hmm» disse con una smorfia di disgusto al ricordo della casa del Secchione. Non si riusciva a capire di che colore erano le pareti tanti erano i quadri, gli arazzi, gli scudi e qualsiasi altra stramberia potesse essere appesa ad un chiodo. Per non parlare delle cose non appese: vasi, mobili, bastoni di qualche tribù estinta . . . il magazzino di un museo ha meno roba!
 
«Ad ogni modo» riprese il discorso Levy, interrompendo, quello che per lei pareva, il viaggio mentale di Gajeel. «L'altra famiglia è quella degli O'Neil»
Gajeel la guardò confuso «Si odiano perché vogliono essere la famiglia più importante della città?»
«Beh . . . non proprio» disse lei sospirando «Cerco di spiegarti meglio: sai cosa sono gli Wolawk?» gli chiese, ottenendo un tacito assenso da parte sua.
«Bene. La famiglia di Eva è divenuta così importante, perché gestisce uno dei più grandi allevamenti di Wolawk, famoso non solo in tutta Hydrangea, ma anche nel regno di Fiore» lo informò.
«E allora?» chiese il moro, non riuscendo a comprendere dove volesse arrivare.
Levy capì che era inutile girarci attorno; tanto valeva spiattellargli la notizia così senza troppi fronzoli.
«In poche parole, DeTurdot, abituato a vivere nel lusso e negli ambienti di alta borghesia, non sopporta l’idea che la seconda famiglia più influente della città, sia una di “allevatori” dell’animale simbolo di Hydrangea» gli disse chiaro a tondo.
«In più» continuò lei «non riesce a tollerare che Eva non si comporti come una signorina del suo ceto sociale, e che abbia amici non appartenenti a famiglie altolocate. Ad esempio, i gemelli Jimmy e Timmy; ti sarà capitato di batterti con loro ieri mattina, giusto?» le chiese con un espressione divertita al ricordo di quel strampalato duo, che nonostante la sconfitta si affrettarono ad informare Eva del pericolo.
 
«Ah si! I mocciosi che si moltiplicavano come funghi!» disse trionfante per essersene ricordato.
«Si chiama magia Sdoppione» lo informò. «Adesso hai capito?»
«Si» asserì «Comunque è un ragionamento idiota» disse francamente.
Levy a quella spontaneità, non poté trattenere una piccola risata.
L’animo di Gajeel si risollevò, era felice di essere riuscito a far sorridere di nuovo la piccola maga.
Passarono dei minuti senza che nessuno dei due proferì parola, ma a differenza di prima la tensione si era alleggerita, ma non del tutto sparita.
Gajeel sapeva di doverle delle scuse per il suo comportamento durante il ballo . . . o almeno provarci.
«Non sapevo che faceva parte della gara» disse lui, sicuro che l’azzurra avesse capito di che parlava. «Pensavo che facesse sul serio» si giustificò.
 
Levy rimase colpita nel sentire quelle parole. Si aspettava che il dragon slayer non gli avrebbe mai chiesto scusa, ma con quella frase, a modo suo, lo aveva fatto.
Le guance di Levy divennero ora della tonalità del rosso, si sentiva lusingata: il grande e burbero dragon slayer di ferro che non chiede mai scusa a nessuno, ora se ne stava lì, ad un passo da lei, con lo sguardo fisso sul pavimento e l’aria imbarazzata, a darle spiegazioni del suo comportamento.
Inoltre era rimasta spiazzata dal suo comportamento: nemmeno Jet e Droy si comportavano così se qualcuno aveva l’ardire di provarci con la loro amata capo squadra.
 
Tutti i suoi ragionamenti vennero interrotti dal moro che, rimasto ad attendere una sua risposta, non sopportava più il suo silenzio.
«Sei ancora arrabbiata con me?»
«Solo un po’» disse sinceramente.
«Anche la mia ballerina non andava tanto per il sottile, ma non . . .»
«Non è per quello» lo interruppe
«Per cosa?»
«Non l’hai ancora capito?»
Lo sguardo confuso del mago le fece capire che non era ancora arrivato a scoprire il vero motivo della sua rabbia.
Levy fece un sonoro sospiro segno di sconfitta, mettendosi una mano sulla fronte, come per alleviare la sua frustrazione.
«Ora capisco perché Juvia parla da sola» disse lei, ricordandosi dell’amicizia tra lui e la maga dell’acqua.
«Che?» chiese lui offeso.
Ma la conversazione dovette interrompersi in quel momento, perché la musica cessò decretando così la fine delle danze e, di conseguenza, della seconda sfida.
 
 
*****
 
 
Il ritorno nelle camere fu piuttosto silenzioso: Eva non proferì parola, conscia del fato di aver perso punti preziosi e Percival sfoggiava un sorriso di vittoria per la ragione opposta.
Levy e Gajeel non si parlarono più, da quando il Duca aveva annunciato che le sfide del lunedì erano terminate, invitando i suoi ospiti a cambiarsi, e a farsi una bella dormita per i giochi del giorno dopo.
 
La prima cosa che fece Gajeel appena entrato in camera, fu quella di strapparsi di dosso quell’abito da cerimonia.
Percival invece non riusciva a tenere a freno il suo entusiasmo continuava a ripetere di quanto fosse geniale, complimentandosi con i suoi due maghi per il lavoro ben fatto e spronandoli a fare del loro meglio anche domani. Questa cantilena andò avanti per parecchio tempo e Lily doveva ancora finire un certo discorso. Così disse a Percival di cominciare a dormire, mentre lui e Gajeel facevano due passi per la villa per discutere su delle possibili “tattiche magiche”,  in vista delle sfide successive.
 
Usciti dalla camera, si allontanarono da quel corridoio, evitando di essere ascoltati da orecchie non gradite.
«”Tattiche magiche”, eh?» disse Gajeel, con un ghigno divertito.
«Dovevo inventarmi qualcosa di credibile» rispose sorridente.
Passarono ancora alcun minuti in silenzio, nel quale solo il rumore dei loro passi lo rompeva.
«Hai capito perché è arrabbiata?» chiese lui di getto, appena si fermò.
«No»
«Non ti sei posto la domanda che ti ho fatto al ballo, vero?» chiese, anche se suonava più come una constatazione che una domanda.
Gajeel ci fece caso solo ora: non si era mai soffermato su quella domanda per tutta la sera.
Chi è Levy?
«Allora?» lo esortò il l’Exceed, rimasto a fissarlo dal basso verso l’alto, con ci piglio severo.
Per porre fine a quella che per lui era una farsa, decise di rispondere a  bruciapelo.
«E’ una maga di Fairy Tail, usa la magia Solid Script, l’ho accompagnata all’esame di classe S e . . .»
«Ecco!» disse il felino puntandogli il dito.
«Cosa?» chiese confuso più di prima.
«Levy era stata scelta per partecipare all’esame, che l’avrebbe fatta diventare un mago di classe S»
«E allora?» chiese non riuscendo a capire il nesso.
«E allora, credi che ad una maga, con le qualità per passare al livello S, piaccia essere considerata dai suoi nakama una ragazza debole e indifesa?!»
Gajeel stava per chiedergli di cosa parlasse, quando si ricordò ciò che le aveva urlato dopo aver fatto “volare” il ballerino. In quel momento si sentì terribilmente in colpa per le parole usate; era lei la maga delle parole non lui, ciò che l’azzurra sapeva esprimere bene con il linguaggio, lui lo sapeva fare solo con i fatti ( o pugni per essere più realistici).
 
Gajeel si grattò la nuca in maniera nervosa, gesto che fece intendere a Lily la conclusione del suo ragionamento. Lo conosceva bene oramai: di tutti i compagni di gilda, Levy era una delle poche con cui non voleva assolutamente litigare.
Gajeel sembrava essere caduto in uno stato di autocommiserazione, come ha fatto a dirle quelle cose? Dava ragione a Levy ad avercela con lui, ma non sopportava l’idea di essere odiato da lei.
 
Lily, intuendo i pensieri del moro, decise di consolarlo.
«Vedrai domani andrà meglio, forse sarà ancora un po’ amareggiata, ma nel giro di pochi giorni le sarà passata»
«Come fai ad esserne sicuro?»
«Stiamo parlando di Levy» disse lui ovvio «una ragazza che non riesce a serbare del rancore, specialmente per i suoi nakama»
Gajjel parve rilassarsi, aveva ragione il suo partner felino, Levy era tutto quello che lui non era: dolce, comprensiva, paziente e molto altro. La peggior cosa che abbia ricevuto, è stata la sua borsa in piena faccia!
In tutta risposta, mostrò a Lily il suo classico ghigno.
«Forza torniamo in camera» disse l’Exceed
«Speriamo che quel Secchione si sia addormentato!» disse Gajeel «Sono stanco di sentirlo blaterare su quanto è intelligente»
«Già . . .» disse l’altro avviandosi «e comunque Gajeel . . . mi dispiace dirtelo, ma questa volta sei stato davvero . . .»
«Lo so, lo so» lo interruppe «sono uno stupido»
 
Così la coppia di maghi tornò alla propria camera da letto, ignari dal fatto che una terza persona aveva ascoltato la loro conversazione, rimasta nascosta dietro un angolo del corridoio.
Levy era scesa in biblioteca, per godersi la lettura di volumi che mai aveva visto, e conciliare così il suo sonno, troppo sveglia a causa di un dragon slayer.
Sulla via del ritorno udì le voci dei due maghi, per evitare di incontrarli si nascose, arrivata giusto in tempo per sentire il loro ultimo scambio di battute.
Dopo quel piccolo atto di spionaggio, l’ultima traccia di rabbia svanì del tutto.
Non poteva crederci di aver sentito Gajeel darsi dello stupido.
«E non azzardarti a spifferare a Salamander che l’ho detto!»
Fu l’ultima frase di Gajeel che arrivò alle orecchie della scripter, facendola sorridere.
 
Lily aveva ragione: domani sarebbe stato tutto come prima.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL'AUTRICE

Avete capito adesso cosa ha fatto infuriare Gajeel?
Spero che la lettura non sia stata pesante e di avervi lasciati soddisfatti e divertiti per questa seconda sfida!
 
Fatemelo sapere! :)
 
Vi informo che non so quando riuscirò ad aggiornare la storia, ma vi prometto una cosa: visto che con molta probabilità anche la prossima sfida dovrò dividerla in due, farò in modo di caricare i capitoli insieme (al massimo con un solo giorno di distacco) così da non lasciarvi troppo sulle spine.
 
 
Ciao!
Alla prossima! ;)
 
P.S. Bluesun sei stata la prima ad aiutarmi, consigliarmi questa sfida. Spero che il risultato ti sia piaciuto! XD

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Capitolo 11
*** Fate pennute (prima parte) ***


Ciao a tutti! Scusatemi per la mia interminabile assenza, l'università mi sta tenendo molto impegnata. Solo adesso sono riuscita a riprendere in mano la storia.
Comunque ora sono di nuovo e qua e . . . . . Ecco la prima sfida del martedì! 
Quale prova dovranno affrontare? Quale suggerimento avrò preso in considerazione stavolta?
Leggetelo per scoprirlo! 
Preparatevi perché sono ritornata con un altro capitolo chilometrico! 
Ci vediamo nelle note d'autore ;-)

Buona lettura! XD






 
Capitolo 11. Fate pennute (prima parte)






Che era carina era inutile negarlo. Un viso angelico, occhi grandi e vivaci nei quali poteva specchiarvisi, i capelli color del cielo più limpido.
Erano dettagli a cui non aveva dato molto peso, nelle occasioni in cui l’aveva al suo fianco, non in maniera consapevole almeno.
Ora, invece, che si trovava davanti a lei, non poté fare a meno di notare tutti quei particolari, che fino ad allora li aveva dati quasi per scontati.
«Gajeel» disse, con la sua solita aria serena.
«Ti chiedo scusa. Per quello che ti ho detto al ballo» le disse tutto d’un fiato, sconvolto anche lui per averle chiesto apertamente perdono e per la facilità con la quale pronunciò quelle parole.
Levy gli sorrise. Un sorriso dolce, capace di placare perfino il suo animo tormentato.
«Gajeel» disse ancora, avvicinandosi a lui di qualche passo.
Di slancio azzerò la già ridotta distanza che li divideva e lo abbracciò.
Il moro restò spiazzato da quell’azione tanto gentile, quanto troppo affettuosa per una persona timida come lei. Lo interpretò come il suo modo di dirgli che lo aveva perdonato e, accertatosi che non vi fosse nessuno a guardare, seppur titubante, ricambiò il gesto.

Era una strana sensazione quella di averla tra le braccia, ma per nulla spiacevole. Ci avrebbe potuto fare l’abitudine. Con la loro differenza d’altezza, le sue muscolose braccia restavano al livello delle sue spalle e della sua testa. Sentire la morbidezza di quella soffice seta cerulea sugli avambracci, gli dava una sensazione di pace e di benessere. Si, ci avrebbe fatto sicuramente l’abitudine.
L’azzurra alzò lo sguardo immergendolo negli occhi color cremisi di lui, poggiando la guancia destra sul suo ampio torace.
«Gajeel»
«Gamb . . . » si bloccò lui, aumentando seppur di poco la stretta. «Le. . v. . .»

«GAJEEEEEEEEELLLLLL!!!!!!» una voce dal timbro basso, potente ed autoritaria percosse il dragon slayer, con la conseguente apertura degli occhi e la caduta dal letto.

«Che diavolo . . . ?» cominciò a chiedersi il mago del ferro, completamente spaesato.
«Gajeel» la stessa voce di prima, più minacciosa, attirò la sua attenzione verso il suo stesso petto, identificando un piccolo Exceed marrone attanagliato dal potente e rinomato abbraccio spaccaossa del ragazzo.
«Sarà la quinta volta che ti chiamo» disse Lily, con voce sempre più strozzata a causa delle possenti braccia del moro attorno al suo collo, cercando invano di liberarsi da quella morsa.
«Ti spiacerebbe lasciarmi andare prima che smetta di respirare?»

Tutto quel trambusto svegliò anche l’ultimo concamerato, il quale, afferrati i suoi occhiali, con lo sguardo assonnato e la voce impastata disse:
«Che succede? Il Duca ci ha già dato la prossima sfida?»

 
*****


I tre componenti della squadra DeTurdot, dopo quel movimentato risveglio, stavano percorrendo i grandi corridoi della villa, diretti verso la sala da pranzo per la colazione. 
«Non so se è per via della missione o per i letti della villa, ma a casa non dormi così, Gajeel»
Ma qualcuno non aveva ancora buttato alle spalle l’abbraccio mattutino.
«E io cosa ne so?» rispose secco il moro. «E poi, tu hai il tuo letto. Perché eri nel mio?»
«Ho sentito che ti rigiravi nel letto e mi sono svegliato pensando che lo fossi anche tu. Ma quando mi sono avvicinato avevi gli occhi chiusi e mugugnavi qualcosa . . .» spiegò l’Exceed 
«Ho cominciato a chiamarti un paio di volte ed a scuoterti, prima che tu mi avvinghiassi. A quel punto ho cominciato a chiamarti più forte finché non ti sei svegliato . . . e da qui in poi il resto lo sai» terminò il suo racconto Lily.
«Spesso i sogni che facciamo . . .» cominciò Percival «riescono a coinvolgerci così tanto da mettere in azione i nostri muscoli e compiere le stesse azioni che svolgiamo nel sogno»
«Dunque Gajeel stava stringendo qualcosa . . . Gajeel che cosa hai sognato?» chiese curioso Lily.
Il dragon slayer dovette tirare fuori alla svelta una scusa che si allontanasse il più possibile dalla verità.
«Stavo stritolando Salamander»
«Dalla forza che ci hai messo presumo che lo stavi soffocando» asserì Lily.

Il discorso finì lì e il mago poté tirare un sospiro di sollievo.
Quel sogno l’aveva lasciato perplesso. Come poteva la sua mente inventare una scena simile?
Era forse per ricordargli che doveva, in qualche modo, scusarsi per le offese lanciate al ballo?
Lo sapeva benissimo, senza l’aiuto del suo fantasioso subconscio.

Arrivati in sala da pranzo, trovarono solo Eva, intenta a spalmare della marmellata su una fetta biscottata.
Gajeel chiese, saltando i convenevoli: «Dov’è il Gamberetto?»
Temeva che ce l’avesse ancora con lui e per questo avesse deciso di non presentarsi.
«Buongiorno anche a te, Gajeel. Dormito bene? La tua faccia sembra dire di no»
«Taglia corto» disse burbero, non voleva cominciare con i suoi giochetti.
Eva era piuttosto seccata da quel comportamento. Cosa aveva da essere così nervoso? Era lei quella che doveva essere di cattivo umore, vista la gara di ieri sera.
Vedendo la sua espressione, sembrava ad essere lui quello seccato. Decise di non tastare i suoi nervi; Levy l’aveva messa in guardia dalla sua non-pazienza e non voleva certo inimicarsi il dragon slayer poco prima della sfida.
«Levy ha fatto colazione prima di me. Adesso è in giardino» gli disse pacata, tornando alla sua operazione di spalmatura.
Con un grugnito come ringraziamento, Gajeel  attraversò la sala dirigendosi verso la portafinestra che dava sul giardino, passando dietro la sedia di Eva e strappandole di mano la fetta di biscottata da lei preparata e che si accingeva a mangiare.

Eva, stizzita, era pronta a protestare, ma il moro uscì rapidamente e non le diede tempo.
«Ma che gli prende?» chiese la ragazzina dai capelli neri.
«Non ne ho idea» disse DeTurdot, accomodandosi insieme a Lily «Dovrebbe essere felice, dato che ieri sera la nostra performance è stata eccellente, al contrario della tua O’Neil» le disse sarcastico.
Da quel momento cominciarono a lanciarsi le solite, noiose, fastidiose frecciatine.
Lily cercava in tutti i modi di sedare i bollenti spiriti dei due sfidanti; pregando, non sapeva neanche lui chi, che le prossime mattine fossero più tranquille.

 
*****


Gajeel arrivò al porticato che circondava l’intera villa.
La mocciosa aveva detto che Levy era in giardino, ma in quale parte del giardino? Lui stesso, nella gara di ieri, aveva constatato che quello che il Duca definiva come “giardino” era più simile ad un parco nazionale.
Fortunatamente, soffiava un leggero venticello che gli portò alle narici l’odore inconfondibile della maga, conducendolo da lei. Non si era addentrata nella fitta vegetazione, come temeva, ma si stava godendo i raggi solari mattutini, seduta su di una panchina in mezzo ai roseti, a leggere un libro.

Dovette ricorrere a tutto l’autocontrollo che disponeva per non permettere alla sua fantasia di ritornare sul sogno di quella mattina, rammentando il motivo per cui la stava cercando: sistemare il casino da lui combinato.
Fece un respiro profondo e le si avvicinò.
«Oi Nana!» disse per attirare la sua attenzione.
A quella voce, Levy venne strappata via dal suo mondo fatto di carta ed inchiostro. Ritrovarsi il mago del ferro a qualche metro da dove era seduta, le riportò alla mente gli eventi della sera precedente: si era detta che “doveva” restare arrabbiata con lui per fargli pentire le sue azioni. Ma dopo il suo piccolo atto di spionaggio, il suo piano andò in fumo e decise di non pensarci più.
Dopotutto Gajeel restava sempre Gajeel.  
Perciò mostrò al suo interlocutore un’espressione calma e serena come il suo tono di voce:
«Buongiorno Gajeel»

Il ragazzo si sedette al suo fianco senza dire una parola e guardando un punto indefinito davanti a sé. Levy abbozzò un piccolo sorriso e ritornò alla sua lettura.
Quello che non sapeva era che il dragon slayer, con la coda dell’occhio, ripetutamente, le volgeva la sua attenzione. 
Era molto teso: non aveva idea di come iniziare un discorso; di solito era lei quella che parlava, lui si limitava a qualche piccolo intervento. Era lei quella abile a girare il discorso a suo piacimento, non lui. Lui era schietto, brusco e diretto, anche con le parole. 
Era inutile continuare a farsi tanti problemi. Doveva dire qualcosa, qualcosa che non fosse la parola “Scusa”. Aveva ancora il suo orgoglio, dopotutto.

«Non sei debole»
«Eh?» Levy tornò a guardarlo.
«Sei un mago molto forte. Se quel tizio avesse cercato di farti del male, gli avresti fatto passare un brutto quarto d’ora» concluse lui, continuando a guardare dritto davanti a sé.

Levy capì l’argomento del discorso e rimase molto sorpresa.
Non poteva credere alle sue orecchie: il burbero, inflessibile a distaccato dragon slayer di ferro, le aveva appena fatto un piccolo monologo di gentili complimenti, che nella sua lingua si traduceva in un messaggio di scuse.

Non si era resa conto di starlo fissando in silenzio da interminabili istanti; silenzio che il moro non sapeva come interpretare. Sempre con la coda dell’occhio, cercò di guardare l’espressione della maga, nel tentativo di capire il suo stato d’animo. Ma la sua attenzione venne calamitata ai suoi occhi , così grandi e luminosi, fissi su di lui.
Appena li vide, la sua mente gli riportò alla luce il suo precedente sogno, dove quegli stessi occhi lo guardavano allo stesso, identico modo, mentre la loro proprietaria stava tra le sue braccia.
Gajeel dovette nascondere l’improvviso rossore che stava affiorando in faccia, girando la testa dalla parte opposta alla maga. Rossore che non sfuggì all’attenzione della scripter, ma che attribuì alla situazione in cui il mago si trovava.

«Grazie Gajeel» fu tutto quello che disse, perché dopotutto non c’era da dire molto altro.
Ripreso il controllo su di sé, e riuscito ad attenuare il colore rosso delle sue guance, si voltò di nuovo.
«Non sei più arrabbiata?» chiese conferma.
Levy si fece scappare una risata. Le sembrava un bambino che chiedeva alla mamma se era ancora furente per un pasticcio da lui combinato.
«Non lo sono più» disse lei sinceramente «Non sono un tipo rancoroso, specie per una cosa del genere»
Gajeel sentì di aver riacquistato la serenità. Era davvero fortunato ad avere una nakama come lei; per non parlare di Lily, lui che anche questa volta aveva avuto ragione sul conto della maga dai capelli celesti.

«Dopotutto . . .» continuò lei, risvegliandolo dai suoi pensieri «Sono un mago di Fairy Tail! Non mi sono mai fatta influenzare da nessun tipo di insulto e mai lo farò! Nemmeno se lanciato da un mio compagno di Gilda» concluse lei, guardandolo con aria pregna di determinazione.
«Gi hi hi! Ben detto!» disse, posando la sua mano sulla testa di lei e scompigliandole i capelli con tocco gentile.
Credeva di essere ancora nel letto e di stare sognando. Prima le scuse ed ora quella che sembrava una “dolce” carezza da parte di Gajeel Redfox: doveva essere per forza un sogno, no?
Levy scoprì di non stare dormendo, perché in un istante, sopra di loro, piombò tra i due maghi Lily, teso come una corda di violino.
Gajeel ritirò subito la mano, nella speranza di non essere stato colto in flagrante, piuttosto seccato da quella intrusione.
Per sua fortuna Lily era troppo agitato per aver notato quel particolare. Agitazione che preoccupò Levy. 
«Lily, che succede?»
«Levy, Gajeel. Io su Edolas ero un Generale. E come tale, sono stato addestrato per affrontare qualsiasi tipo di situazione e di condizione sia in campo strategico, che non. Detto questo . . . .» disse con aria seria, alimentando la confusione nei sue due nakama.
Lily posò le sue zampine sulle gambe di Gajeel e strinse più che poteva la stoffa dei suoi spessi pantaloni. 
«. . . vi prego, non lasciatemi più da solo con quei due, soprattutto durante i pasti!» concluse, mentre il suo musetto assunse un’espressione da cucciolo abbandonato, con tanto di stelline luccicanti attorno ad i suoi occhi.

Ed infatti arrivarono, con passo rapido, i due ragazzini ancora intenti a lanciarsi frecciatine anche piuttosto pesanti, fermandosi davanti ai loro rispettivi accompagnatori.
«Levy!!!!!!» disse Eva, voltandosi di schiena «Guarda le cuciture. Ti sembrano sfilacciate                                                                                                                                                 e di scarsa fattura?»
«Redfox!» disse DeTurdot «Guardami i capelli! Ti sembra che abbia le doppie punte?»
«Le cosa?» domandò basito lui.
«La piccola infante qui accanto, si vanta di avere dei capelli perfetti e voluminosi, ma sceglie degli abiti adatti ad una barista di in un pub di bassa categoria» disse DeTurdot, commentando la camicetta ed i pantaloni sportivi della ragazzina.
«Ha parlato quello che sembra essere stato leccato da una mucca! Con quel caschetto piatto che hai al posto dei capelli, dovresti solo stare zitto!»

E da qui partì un altro dei loro soliti litigi, del quale l’autrice si rifiuta di descrivere perché lo considera una perdita di tempo ed è sicura che i lettori non soffriranno per questa omissione, anche perché è convinta che il capitolo sia già abbastanza lungo così com’è!

Perfino Levy considerava le scazzottate della gilda più fantasiose dei loro insulti, sebbene non ci sia molto di fantasioso nel dare pugni e riceverne.
Ma quello più preoccupante era il mago del ferro, rimasto in silenzio con la testa china, segno che di lì a poco sarebbe esploso. Levy e Lily lo capirono subito appena si accorsero del suo mutismo: quella era la posizione che assumeva quando passava al contrattacco e temevano che la sua reazione sarebbe stata troppo poco adatta ai due ragazzini.

Gajeel era stanco: tra il sogno, la sfida che si sarebbe svolta a breve ed il fatto che fosse ancora a stomaco vuoto, quel continuo battibecco si era trasformato in una vera e propria tortura per la sua precaria sanità mentale.
Così decise di prendere la situazione in mano e di porre fine a quel supplizio . . . letteralmente!
I due litiganti erano troppo concentrati a creare nuovi insulti, per notare che il mago in questione si stava lentamente alzando. Solo quando, completamente in piedi, facendo calare su di loro la sua ombra, ebbero dei sospetti. Ma non fecero in tempo a girarsi che due forti mani li afferrarono per la collottola dei vestiti, sollevandoli da terra come fossero due piume, in modo che il loro sguardo fosse allo stesso livello di quello del dragon slayer.
Forse era per la facilità con la quale vennero sollevati, forse era per i suoi occhi, molto simili a quelli di un drago feroce, che sembravano aver preso una tonalità molto più accesa di rosso per via della sua rabbia, o forse per la semplice sorpresa di quell'azione, ma nessuno dei due bambini riuscì più a dire una parola.
«Adesso ascoltatemi bene, mocciosi . . .» cominciò a dire il mago, con un tono di voce basso e intimidatorio «Siamo solo al secondo giorno e sono già stanco di sentire i vostri stupidi battibecchi. Mi sembrava di essere stato chiaro ieri mattina: se non stiamo facendo alcuna sfida, non voglio più vedere questa pagliacciata. Altrimenti vi legherò come due salami e vi userò come miei personali bersagli per gli allenamenti! Sono stato chiaro?» concluse il moro senza staccare la presa e lo sguardo da loro due.

Levy era rimasta sconvolta come i loro clienti: sapeva che aveva una scarsa pazienza, ma si aspettava che di fronte a due bambini ci sarebbe andato più leggero.
Si stava per alzare e farlo ragionare quando Lily le diede un' importante informazione:
«Levy! Gajeel non ha fatto colazione, ecco perché è così irritabile»
La scripter non aveva bisogno di sapere altro: si alzò dalla panchina e creò la parola IRON davanti a sé delle stesse dimensioni di quella fatta su Tenroujima.
Il suono che si creò quando questa toccò terra, attirò l'attenzione dell'affamato.
«Vieni qui a mangiare, Gajeel» lo chiamò l'azzurra.
Non le se lo fece ripetere due volte: mollò la presa dai due ragazzini, gli voltò le spalle andando a prendere la sua colazione.
Eva e Percival rimasero per terra, ancora piuttosto scossi, mentre davanti a loro il moro tornava a sedersi sulla panchina e divorava la grossa lastra di ferro.
Eva e Percival non si erano mossi di un solo millimetro: seduti sull'erba leggermente inumidita dalla rugiada mattutina e con lo sguardo paralizzato sul dragon slayer. Se l'ammonimento di prima li aveva spaventati, vedere ora lo stesso individuo che mordeva, masticava e ingoiava ferro con la stessa facilità con la quale si mangia un biscotto, era per loro una scena tanto incredibile quanto sconcertante.
Forse era meglio fare come diceva. 
«O'Neil?» chiamò la ragazzina al suo fianco, con tono scosso.
«Si?» disse lei altrettanto agitata.
«Che ne dici se riduciamo i nostri scontri linguistici nei soli svolgimenti delle sfide? E stipulare una tregua durante il resto delle giornate?»
«Dico che è un'ottima idea»

E così, di comune accordo, stipularono il patto che vietava loro di litigare in presenza del Dragon slayer, specie se affamato.

 
*****


Dopo una decina di minuti, arrivò un domestico che avvertì i concorrenti di seguirlo; li avrebbe condotti dal Duca ed al prossimo gioco.
Seguirono un sentiero che attraversava tutto il giardino, o bosco date le dimensioni, dove il mattino precedente i ragazzi si erano dati alla caccia degli scarabei albini.
Per tutta la traversata, Gajeel ed Eva erano stati quelli più tesi e in allerta; uno per l’ovvia ragione di non voler ripetere la stessa scena di ventiquattro ore fa, l’altra per sua paura più recondita.
Quando uscirono da quella fitta vegetazione, i due tirarono un sospiro di sollievo.
Come aveva detto il Duca, oltre il suo “giardino” alberato si apriva una distesa erbosa. Al solo vederla si veniva inondati da un senso di pace e di tranquillità.
«Buongiorno ragazzi!»
Tranquillità subito interrotta dalla squillante ed autoritaria voce del Duca.

Moragorn Wolf, comparve dinnanzi al quintetto con un’aria tutta allegra, la stessa faccia che ha un bambino quando si trova al Luna Park.
In quel caso erano loro cinque il Luna Park.
«Spero che abbiate dormito bene e recuperato le energie, perché oggi ci sarà da divertirsi!» disse tutto contento.
-Qui, quello che si sta divertendo sei tu!- fu il pensiero generale dei partecipanti.

«Quindi, senza ulteriori indugi . . . ecco a voi la sfida di questa mattina. Ta dan!» detto questo, si scansò di lato e con un gesto teatrale delle braccia, mostrò cosa aveva in serbo per i ragazzi.

In un primo istante quello che videro fu solo una distesa erbosa, non dando grande peso alle piastrelle che, con un andamento ad S, creavano una linea biancastra in mezzo a quel verde campo.
Guardando quelle più vicine a loro, però, si accorsero che queste erano delle dimensioni di 2 metri per 2 e numerate in ordine crescente.
Percival, fece un’ipotesi «Gioco da tavolo in versione gigante?»
«Ottima intuizione signorino DeTurdot!» si congratulò Moragorn «Per essere più precisi, il gioco da tavolo in questione è . . . Il gioco dell’oca!»
«Non l’ho mai fatto!» disse allarmato Gajeel, temendo di partire svantaggiato.
«Tranquillo Gajeel, devi solo lanciare un dado e muovere la tua pedina sulle caselle in relazione al risultato del tuo lancio» lo informò Levy.
«Esattamente» continuò il Duca «ma c’è un particolare: sarete voi stessi le vostre pedine. Passerete sulle caselle senza uscire sul prato circostante o tentare di imbrogliare avvicinandosi di qualche casella, chi lo fa verrà squalificato»
«Regole: non potete spingere il vostro avversario fuori dal gioco, né usare la magia su di lui. Il primo che arriva sulla casella vince.
Come anche nel gioco tradizionale, ogni casella possiede delle “condizioni” per poter restare su di essa, se non verranno soddisfatte si torna indietro di un certo numero di riquadri.
Solo le mattonelle numerate 10 e 20 sono zone neutre, il traguardo è la casella numero 30, ogni dieci di queste sono presenti una casella denominata “zona danger”,  caratterizzata da prove fisiche, ed una “zona enigma” con prove di intelligenza»

«Ma basta con le spiegazioni, il miglior modo per imparare un gioco è giocandoci quindi . . . cominciamo!»

Il Duca mostrò loro il dado per il gioco, delle dimensioni di due palloni da basket, ma leggero come una piuma.
«Per prima cosa decidiamo l’ordine di partenza» disse «Quello con il numero più alto inizia per primo»
(N.d.a. voglio solo precisare che tutti i lanci sono stati eseguiti con un dado vero, notate la casualità dei numeri e soprattutto a chi sono usciti :-P )
«Molto bene! Comincio io, gi hi» si avvicinò Gajeel, facendo schioccare le nocche.
Lily, conoscendolo, lo intimò «Non metterci troppa forza! Devi solo farlo rotolare per terra»
«Si, si ho capito» rispose lui seccato, mentre prendeva il dado tra le mani.
Con un ghigno inquietante, si mise in posa per il lancio: con il dado in una mano, caricò il peso all’indietro e lo lanciò. Non sapeva come si lanciava un dado (e nemmeno un dado gigante), di conseguenza la posizione assunta per eseguire tale azione fu imitando il lancio del disco. Lily, però, lo aveva avvertito di farlo rotolare per terra, così invece di farlo “volare”, lo indirizzò al suolo.
Sfortunatamente l’energia impiegata non lo fece rotolare, ma “scavare” una striscia di terra profonda circa 30 cm e lunga parecchi metri.
Il risultato: il dado non aveva compiuto alcuna rotazione, in compenso però i giardinieri alle dipendenze del Duca potevano piantare una coloratissima scia di azalee, senza dover rivoltare la terra.

Il silenzio regnava sovrano mentre uno dei domestici, adibito a giudice, andava a guardare e ad annunciare il risultato del “lancio”
«Il numero uscito è: 1!»
«Che cosa?!?!?!» disse incredulo il dragon slayer.
«Te l’avevo detto di non metterci troppa forza!» gli disse Lily.
«Ma l’ho fatto rotolare per terra!» si giustificò lui, credendo che quello fosse il segreto per ottenere un numero alto.
-Ma io che parlo a fare?- si chiese Lily.
«Gajeel, non è necessario far rotolare il dado per metri e metri» disse Levy, mentre il giudice riportava il dado.
«Basta un tiro leggero, guarda . . .»
Levy prese il cubo, che nelle sue mani sembrava ancora più grande, e lo lanciò come se lanciasse una palla ad un bambino imaginario davanti a sé. Esso rimbalzò un paio di volte, vorticando velocemente, e poi si fermò.
«4!» disse il giudice.
«Hai visto? Con delicatezza»
«Tsk» disse il moro, andando a posizionarsi sulla casella START tutto stizzito.
I risultati degli altri furono: Lily 2, Percival 3, Eva 6.
«Molto bene» disse il Duca «L'ordine è il seguente: Evangeline O'Neil, Levy McGarden, Percival DeTurdot, Pantherlily e per ultimo Gajeel Redfox»
Inutile dire che l’ultimo in questione, a sentire l'ordine di partenza, divenne ancora più seccato.

Tutti si erano posizionati sulla casella di partenza; da quella posizione era ben delineata la scia di mattonelle colorate e numerate che serpeggiavano per la distesa erbosa.

Eva prese il dado e lo tirò dinnanzi a sé: 3.
Passò sulle gigantesche caselle fino a posizionarsi sulla numero tre, quando vi si fermò sopra questa brillò ed una voce sconosciuta, che sembrava provenire dalla stessa pedana annunciò: Fai un salto.
La ragazzina, sebbene perplessa, fece come chiesto, un piccolo salto in verticale, e subito dopo si sentì la stessa voce: Condizione soddisfatta.

«Tutto qui?» si stupì Gajeel.
«Credo che le prove più difficili siano quelle delle caselle con il teschio ed il punto interrogativo» intuì Percival.
«Anche stavolta hai indovinato» disse Moragorn «Il teschio indica la casella danger e il punto interrogativo la casella enigma. Esse nascondono sono prove più difficili, rispetto a quelle attorno; così come la difficolta di tutte le caselle aumenterà man mano vi avvicinerete al traguardo» 

Le regole erano state elencate, non restava altro che giocare e guadagnare più punti possibili per vincere il premio finale.

«Bene, ora tocca a me!» e detto questo, Levy prese il dado e lo lanciò.
«5!»
Mentre l’azzurra passava sulle caselle, contandole mentalmente, sperava di aver calcolato male e di non fermarsi proprio su quella con il minaccioso teschio.
Levy, difficilmente fa ma male i suoi conti, e sfortunatamente per lei, dovette fermare i piedi proprio sopra quella minacciosa raffigurazione scheletrica.
Era preoccupata. Pensava che non sarebbe mai riuscita a superarla, temendo in una prova del tipo sollevamento pesi da 100 kg. Opposta fu la reazione di Gajeel che, con il suo solito ghigno, non vedeva l’ora di vederla cimentarsi in una prova per lei impossibile.
Levy non fece in tempo ad emettere un sospiro di rassegnazione, che il contorno del teschio e le sue cavità oculari si accesero di rosso, spaventandola a morte.
Dinnanzi alla maga, ma rimanendo all’interno del quadrato, si innalzò un muro alto circa cinque metri, con tanto di appigli colorati, molto simile ai muri usati per esercitarsi nelle scalate.
Raggiungi la cima. Fu la richiesta.
Levy fu sollevata. Era una prova fattibile; più volte con lo Shadow Gear aveva dovuto scalare pareti rocciose per completare alcune missioni; poteva farcela.
Si avvicinò al muro e iniziò ad arrampicarsi, stando bene attenta a dove mettere piedi e mani.
«Forza Levy!» la incitava la sua compagna di squadra «Metticela tutta!»
«Oi Gamberetto! Sicura di farcela? Mi sembri un tantino in difficoltà. Gi hi!» disse ironico il dragon slayer.
«Non ascoltarlo! Stai andando benissimo, continua così!» ribatté Evangeline.

Ed aveva ragione, ormai la maga era arrivata ben oltre la metà della muraglia, senza neanche troppa difficoltà.
Gajeel, dal canto suo si stava divertendo a vedere la piccola maga intenta nell’impresa. Sapeva che avrebbe superato la prova, ma l’immagine del suo corpo minuto che scalava una grossa parete rocciosa, lo faceva comunque ridere. 
Ma quell’innocente divertimento morì nell’istante in cui il moro realizzò due fatti: Levy indossava il suo solito corto abito arancione e che lei stava salendo sempre più in alto.

E’ risaputo che i maghi di Fairy Tail non sono immuni al fascino femminile, specie se le femmine in questione sono le loro nakama, e in più di un occasione i maghi hanno tentato di sbirciare codeste ragazze in momenti molto intimi (come durante i bagni termali, ecc) . Occasioni in cui si è notato il burbero e solitario dragon slayer di ferro, unirsi al gruppo di “spionaggio”.
Di conseguenza, nemmeno quella . . . scena poteva sfuggire al ragazzo. Il vestito di Levy non era cortissimo, ma in quel momento, per Gajeel, era diventato striminzito. Inutile dire dove si fosse focalizzata la sua attenzione.

La scripter era arrivata fino in cima e si apprestava ad issarsi sopra la parete di roccia per porre fine alla prova. Tutti quanti stavano aspettando quel momento, ma solamente Gajeel aveva un motivo diverso da quello puramente sportivo, dove di puro c’era ben poco.
La maga delle parole era giunta alla sporgenza e, con un movimento coordinato di braccia e di gambe, si stava tirando su.
Gajeel aveva cominciato a sudare freddo, ancora pochi istanti e . . . improvvisamente la sua visuale fu oscurata da un grosso oggetto che gli finì stampato in faccia.
Condizione soddisfatta.
Il muro si riabbassò fino a scomparire, riportando la maga a terra. 
Gajeel tornò a vedere e si rese conto di cosa gli aveva bloccato la visuale: il dado.
«Potevi darcelo con più gentilezza O'Neil» disse Percival, che aveva visto la ragazza in questione lanciargli il dado per il loro turno.
«Volevo solo farvi un favore» disse con un finto sorriso.
Gajeel semplicemente sbuffò, facendo credere di non aver dato molto peso alla cosa «Devi correggere la mira! Tocca al Secchione tirare»
«Ti ringrazio Redfox per questo tuo spiccato senso di protezione nei miei confronti» disse ironicamente Percival.
«Prego Percy!» disse il mago non avendo prestato molta attenzione alla frase del biondo.

Quest'ultimo lanciò il dado: 6. Recita uno sciogli-lingua.
Inutile dire che superò facilmente la prova. Così come anche il suo compagno di squadra Lily, il quale si andò a posizionare sulla stessa casella di Eva, sempre eseguendo il balzo.
Arrivò il turno del dragon slayer: il suo lancio si era ammorbidito di parecchio, ma non quanto il risultato. 2: Torna indietro di una casella.
«Che cosa?!?!?!» disse sconcertato, ma eseguendo la richiesta.
Condizione soddisfatta.
«Non è possibile» borbottò.

2° turno

Eva: 2. Raggiunse Levy sulla casella danger e come prima si creò lo stesso muro, ma abbreviò i tempi: la condizione prevedeva raggiungere la cima e non come, così potenziando le gambe con la sua magia arrivò sulla sommità del muro con un solo balzo, attirando non poche occhiatacce da parte di DeTurdot.

Levy fu fortunata: 2. Arrivando sulla casella numero 7 
Lancia ancora il dado: 3.  Raggiunse così la cassela neutra numero 10, saltando per quel turno qualsiasi prova. Come lei, anche DeTurdot finì sulla medesima casella, ritardanto le possibili prove che lo avrebbero messo in difficoltà e soprattutto le possibili derisioni da parte di O'Neil.

Anche in questo turno Lily fece lo stesso numero di Eva. Inutile dire che per lui fu ancora più facile arrivare in cima al muro grazie alle sue ali.
Se per i primi quattro il secondo turno fu una passeggiata, per Gajeel fu tutto il contrario:1, voleva dire ritornare sulla casella 2, di conseguenza ritornare nuovamente indietro.

«Ma che diavolo????? ADESSO BASTA!!!!!!!»
L'urlo rabbioso del mago coprì la leggera risata della sua nakama. Come altri loro nakama fate, non sopportava perdere, nè in un combattimento nè in un gioco da tavolo.













NOTE DELL'AUTRICE

Salve a tutti!!! ^_^

E come avete notato ho scelto il gioco dell'oca! Il titolo che ho scelto mi sembrava calzare a pennello! XD

Questa volta ho voluto seguire il suggerimento di felpy! Ammetto che è stato molto difficile trovare delle prove adatte ai nostri cinque protagonisti e trovare qualche cavia amico disposto a tirare il dado per ottenere un po' di numeri! :-P

Quanti di voi sono caduti dalla sedia quando avete letto il sogno di Gajeel???? Eheheheh come fanno a venirmi in mente certe cose! XD
Questa è solo la prima parte, ma non temete! Come vi avevo promesso caricherò la seconda parte tra qualche giorno, giusto il tempo di raccogliere i vostri pareri su questa parte e per concludere quella seguente.

Fatemi sapere cosa ve ne pare e se sarete fotunati potrete leggere la continuazione già da domani!
Quali altre penitenze questo insidioso gioco ha in serbo per i nostri amici? Gajeel riuscirà mai ad andare oltre la prima casella? E soprattutto chi vincerà questa sfida? Vediamo se lo indovinate :-P

Ciao! 

Alla prossima ;-)



 

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Capitolo 12
*** Fate pennute (seconda parte) ***


Ecco a voi  la continuazione!
Chi vincerà questa sfida? Lo scoprirete tra poco!

Buona lettura! XD 



 
Capitolo 12. Fate pennute (seconda parte)







«Basta! Questo gioco è truccato!» si lamentò per l'ennesima volta il dragon slayer, mentre tornava per la seconda volta sulla casella numero 1.
«Andiamo Gajeel! Non te la prendere» le disse Levy
«Guarda il lato positivo» disse Eva, mentre il maggiordomo/giudice le porgeva il dado «In questo modo si può dire che sei il numero 1!» mettendosi a ridere a crepapelle.
«Fammi un favore: smettila di fare battute! Sono orrende! Sono sufficienti le freddure che devo sentire in gilda da parte dello Spogliarellista!» le urlò dietro.


Nel frattempo alla gilda

«Ecciù!»
Un mago del ghiaccio si strofinò il ponte del naso. 
«Gray-sama! Ti sei preso il raffreddore?» chiese Juvia corsagli subito accanto, preoccupata per la salute del suo unico, vero amore.
«Un mago del ghiaccio non prende il raffreddore» le rispose schietto Gray, seduto ad un tavolo insieme a Natsu, Happy e Lucy.
«E allora perchè hai starnutito?» domandò il dragon slayer del fuoco.
«Semplice. Qualcuno sta parlando male di me!» asserì lui.
«E secondo te, chi è questo "qualcuno"?» domandò curiosa Lucy.
«Scommetto che si tratta di Gajeel!» disse divertito Natsu
«Già lo penso anch'io. Quando torna lo concio per le feste!» concordò Gray.
«Gray-sama!»
«Juvia, che fai vestita da infermiera?»
«Juvia vuole prendersi cura di Gray-sama ed aiutarlo a guarire!» disse la maga dell'acqua, mentre gli si lanciava addosso carica di bende, creme, medicine ecc...
«Ti ho detto che non ho niente!» urlò il malcapitato, placcato dalla maga dell'acqua.
«Aye sir! Questa è Juvia!»

 
*****


3°turno

Eva lanciò il dado: 4. Giunse alla casella 9, superando la prima casella enigma posizionata sulla 8 e tirando un sospiro di sollievo.
Rispondi correttamente alla domanda. "Da quanti colori è composto l'arcobaleno e quali sono?"
«Sono sette!» rispose sicura «Rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto»
Risposta esatta! Condizione soddisfatta!
«Tutta fortuna» disse sprezzante DeTurdot dinnanzi a lei «La prossima volta non ti andrà così di lusso»
«Potrei dire lo stesso di te» gli rispose a tono.
«Okay! E' il mio turno!» disse Levy, nel tentativo di evitare l'insorgere di nuove discussioni.
«6!» esclamò la maga, distanziandosi dal gruppo e portando i piedi sul numero 16.
Tira di nuovo il dado!
«Che cosa?!?!?!» disse adirato il mago del ferro «Lo dicevo che questa partita è truccata! Per due volte di fila sulla casella che ti chiede di ritirare il dado! Non è giusto!» continuò lui.
«Suvvia Signor Redfox!» gli si avvicinò il Duca «Non bisogna scoraggiarsi così!» gli disse con un espressione contenta.
«Hmpf!» sbuffò di rimando.
«Abbia pazienza e vedrà che la fortuna sorriderà anche a lei!»

Levy tirò nuovamente: 2. Casella 18.
«Casella danger!» disse afflitta Levy «Non un'altra volta!» 
«Come può ben vedere la fortuna và e viene per chiunque» disse ancora il signor Wolf.
«Gihi!»
Gajeel aveva riacquistato parte del suo buon umore. Era proprio curioso di vedere in che prova era capitata questa volta, magari poteva assistere ad una scena simile alla precedente; grazie al cielo la sua vista di dragon slayer gli permetteva di vedere bene, nonstante la distanza che separava l'uno dall'altra; problema che il Duca aveva risolto munendosi di binocolo, deciso a tenere compagnia all'ultimo del gruppo.

Dinnanzi a Levy si manifestò uno di quei giochi meccanici, solitamente presenti alle fiere, con tanto di luci e suoni e dotato di un piccolo sacco da boxe. (N.d.a. Non so se avete in mente quel gioco che misura la potenza del pugno che lanci addosso ad una palla di cuoio appessa)
Colpisci il sacco superando questo punteggio. . . e sul piccolo schermo del braccio meccanico, che reggeva il sacco, apparve il numero 28'000.
«Non temere Levy! Devi solo dare un colpo ben assestato e lo superi facilmente» le disse Eva.
«Solo una persona abituata a frequentare ambienti degradanti, poteva essere così informata sull'argomento» la schernì Percival.
«Attento a quello che dici DeTurdot! Potrei anche confondere la tua faccia per uno di quei sacchi. Sai la somiglianza è davvero impressionante!» ribattè a tono lei.

Levy non badò molto al nuovo dibattito apertosi alle sue spalle. Non era forte nelle braccia, tanto meno nei pugni, ma aveva ancora una speranza di superare quella sfida con un piccolo sotterfugio: avrebbe usato la sua magia. Anche nella prova danger prrecedente non era specifiato il "come" e lei aveva appreso da poco un nuovo incantesimo; perchè non testarne la potenza utilizzando quel macchinario? 
«Solid Script . . . .» 
 . . . . utilizzando il pugno destro! 
Arrivò pretentoria l'ultima parte della condizione, prima che Levy potesse usare la magia, alle cui orecchie giunse come una punizione.
«Gihi! Adesso ti voglio vedere . . .» disse tra sè Gajeel tutto contento, almeno si sarebbe fatto due risate.
Alla maga non le restò che rassegnarsi. Cercò di concentrarsi e di mettersi in posizione per dare al pugno più forza possibile, chiuse forte la mano destra e con tutta l'energia che disponeva diede un colpo secco al sacco.

Le luci del gioco lampeggiarono velocemente fino a quando comparve il risultato.
27'132. «Woh» mugugnò delusa Levy.
«Per poco!» constatò Eva.
Condizione non soddisfatta! Ritornare alla casella 15!
L'unica cosa che teneva ancora alto il morale della scripter era la consapevolezza di essere ancora in testa al gruppo. 
Ringraziava anche di essere distante dal dragon slayer, altrimenti chi avrebbe sentito le sue prese in giro.
«EHI GAMBERETTO! MI SEMBRA CHE LE TUE BRACCIA SIANO UN PO' DEBOLUCCE! AHAHAH!»
Come non detto! Dal fondo del gioco giunse la voce di Gajeel, che, a sentire le sue risate, si era divertito molto a vederla perdere.

Fu il turno di Percival: 2. Casella 12.
Dinnanzi a lui si creò una corda per saltare. Salta la corda per dieci volte consecutive.
Percival sapeva di non avere chance e così si rifiutò di farlo. Non poteva sopportare altre battute sulla sua scarsa abilità sportiva da parte di O'Neil.
«EHI PERCY! CHE DIAVOLO TI PRENDE? VUOI FARLE VINCERE?»
Come prima Gajeel continuò ad urlare per farsi sentire meglio, non riusciva a credere che quel ragazzino pieno di sè avesse rinunciato ancora prima di aver tentato la prova. Gli aveva detto che non era bravo nelle prove fisiche, ma si trattava di saltare solo la corda, che diavolo!
Di tutta risposta DeTurdot si rifiutò di guardare nessuno dei suoi due compagni di squadra.
Condizione non soddisfatta! Ritornare alla casella 10!

A differenza di Levy e Percival, Lily ebbe un tiro fortunato: andò sulla casella 7 dove si richiedeva di tirare ancora il dado e così giunse sulla casella 12. Inutile dire che saltò la corda con estrema facilità.
Alla fine della prova volse la sua attenzione alle sue spalle, lanciando uno sguardo severo a DeTurdot, il quale lo ricambiò con occhiata di assoluto disinteresse.

Era arrivato finalmente il turno di Gajeel, lanciò con estrema attenzione alla rotazione e  . . . 
«6! EVVAI!!!!!»
Con questo lancio fortunato giunse sulla casella 7, dove ripetè il lancio: 4. Casella 11
«SI!!!!!! Non sono più ultimo» disse nel raggiungere la casella e dando delle pacche sulla testa ad Eva e DeTurdot mentre gli passava accanto.
Giunto sulla casella, apparve una scacchiera fluttuante dinnanzi a lui, con una partita di scacchi già avviata.
Gioca alla partita di scacchi per cinque turni, senza subire scacco matto!
«In poche parole devo giocare cinque turni senza perdere. Si può fare» disse semplicemente.
Aveva giocato altre volte con Lily, doveva solo impedire che il suo Re finisse in trappola. Ed infatti con abili mosse salvò la sua preziosa pedina dall'assalto nemico. (N.d.a. non mi ricordo in quale episodio,  ma mi è rimasta impressa l'immagine di Gajeel in un angolo della gilda, giocare a scacchi con Pantherlily)
Condizione soddisfatta!
«Non sapevo che sapessi giocare a scacchi» disse sinceramente stupito DeTurdot.
«Non sono di certo un campione in questo gioco, ma non mi sono tirato indietro, io
Percival afferò la "velata" insinuazione, preferendo il silenzio: se doveva discutere con i suoi accompagnatori, lo avrebbe fatto in privato.
«Però!» disse sorpresa Eva «Ed io che credevo fossi solo un bruto, tutto muscoli e senza cervello» 
«Grazie mille per i complimenti!» rispose acido.

[Posizioni al termine del turno Eva-9; Levy-15; Percival-10; Lily-12; Gajeel-11] (N.d.a. giusto per non fare confusione con i numeri XD )

 
*****


4° turno

Eva capitolò sulla stessa pedana di Lily. Come per l'Exceed, saltare la corda era una cosa facilissima, tanto che alla fine si voltò facendo la linguanccia al suo eterno rivale.
Levy, invece, non fu così fortunata: cadde nuovamente sulla casella danger e anche questa volta non raggiunse il risultato richiesto, tornando alla solita casella 15. Il tutto sotto lo sguardo divertito di Gajeel.

Percival avanzò solo di una pedana, in compenso riuscì addirittura a vincere la partita di scacchi.
Lily superò tutti giungendo sulla casella danger: doveva superare il punteggio di 50'000, cosa non troppo impegnativa per la sua forma da generale di Edolas.
Erano in casi come questi, che Levy invidiava i suoi compagni come Nastu, Gajeel, ecc. allenati ad avere una forza muscolare considerevole.

Gajeel ottenne ancora 6 e felice come una pasqua, superò anche la sfortunata Levy.
«Brutto continuare a stare sullo stesso posto, eh? Gihi» la derise, scompigliandole i capelli come al suo solito.
Levy non potè fare altro che sbuffare. Lo detestava quando faceva così!
Gajeel si fermò sulla casella 17 con il suo classico ghigno. Sperava in una prova fisica, così da prendere ancora in giro il gamberetto, sfruttando la loro attuale vicinanza, dicendo cose del tipo "Ehi Gamberetto! E' facilissimo, guarda!  . . . Sei capace di farlo? . . . Questi pesi sono quasi più grandi di te! . . ." ed altro ancora.
Adorava prenderla in giro, solo per il gusto di vedere le sue smorfie che lui trovava divertenti, perchè troppo simili a quelle dei bambini.
Ma non avvenne nulla di tutto quello che si era immaginato. 
Resta fermo un turno!
«COSA?!?!?!» rimase con la bocca aperta dallo sconcerto.
Levy, riaquistò improvvisamente il buon umore.
«Sembra che invece a te piaccia restare sulla stessa casella» rispedì al mittente la frecciatina, il quale riprese a borbottare tra sè: «Questo gioco è truccato!»

[Posizioni: Eva-12; Levy-15; Percival-11; Lily-18; Gajeel-17]


5° turno

Eva giunse sulla casella danger, pronta a sfoderare uno dei suoi migliori pugni potenziati. Solo che questa volta, il punteggio da battere corrispondeva a 350'000! Un punteggio irraggiungibile.
«Non è giusto!!!!!!» disse mentre, sconfitta, andava a fare compagnia alla sua maga.
«Questo gioco è stato manomesso!» cominciò a dire.
Adesso Levy si ritrovava tra due pentole di fagioli con continui commenti sulla discutibile regolarità del dado e delle caselle. Da Eva poteva ancora aspettarselo perchè ancora negli anni della fanciullezza, ma non di certo da un ragazzo (o uomo, lascio a voi decidere) fatto e finito come il dragon slayer di ferro!
Ma era il suo turno, ora: 5. La casella numero 20 le assicurò l'assenza di prove e una smorfia di disapprovazione da parte di Gajeel.

Percival giunse sulla casella di Eva, ma con sommo dispiacere di quest'ultima, la prova consisteva nel bere una tazza di tè. Questo accesse un'altra delle loro solite litigate, che ancora una volta l'autrice decide di non stare a descrivere. :-P
Lily con un 5 raggiunse Levy. Felice di essersi distaccato il più possibile dai due contendenti del premio finale, e dai loro stupidi insulti.
Gajeel . . . restò dov'era. (Doveva saltare il turno) A sorbirsi quella fastidiosa e rumorosa scena.

[Posizioni: Eva-15; Levy-20; Percival-15; Lily-20; Gajeel-17]


6° turno

Eva raggiunse gli altri alla casella 20, placando i suoi bollenti spiriti.
Levy avanzò solamente di un passo. Materializzandosi un tapis roulant (N.d.a. sono andata acontrollare, si scrive così!)
Corri sul tapis roulant, mentre racconti di un tuo recente sogno fatto. Ma attenzione, la velocità di corsa aumenterà di un livello ogni 10 secondi ed ogni qualvolta mentirai o modificherai la storia!
«Ci sono dei sensori che rilevano le bugie!» disse Moragorn, sentendosi in dovere di chiarire.
I partecipanti rimasero un tantino stupiti dalla peculiarità della prova (per non dire che era completamente folle!).
Raccontare un sogno fatto in breve tempo, Levy non si sentiva agitata per questa sfida, era di certo una cosa fattibile.
Cominciò a correre ed in meno di un minuto riuscì a decrivere il suo ultimo sogno: leggendo molto anche prima di andare a dormire, dava al suo subconscio notevoli spunti per i più svariati sogni, ed infatti, giusto il giorno prima, sognò di ricevere la visita dei protagonisti del suo attuale romanzo.
«Tu leggi troppo!» fu l'unico commento che ricevette la maga.
«Sai Gajeel, ho calcolato che mensilmente spendo meno soldi io nei libri, rispetto al master per le riparazioni della gilda e dintorni»
«E con questo che cosa vuoi dire?»
«Che il mio hobby è più economico del tuo!»
«Non capisco ancora che cosa c'entri questo con la quantità enorme di libri che ti leggi»
«Gajeel . . .» intervenne Pantherlily «Significa che sei lei legge molto, tu fai risse, e distruggi proprietà, ancora di più!»
«Tsk! E allora?»
«Lasciamo stare . . . DeTurdot tocca a te!» sospirò Levy, passando il dado.

Percival, sfortunatamente, arrivò sulla zona danger. Nonostante il punteggio da superare questa volta fu particolarmente ridotto (15'000), il biondo si rifiutò anche in questo caso di provarci, tornando sulla casella di prima.
Inutile dire che Gajeel rimase molto seccato da quelle continue "ritirate".

La cattiva sorte continuò anche con Lily: casella 24, cioè casella enigma.
Gli venne chiesto di calcolare l'andamento di una funzione in base logaritmica e di disegnarla sugli assi cartesiani. L'enorme lavagna che si ergeva dinnanzi al piccolo Exeed, munito di gessetto, lo fece sentire sotto esame. Gardava la funzione scritta alla lavagna e i due assi cartesiani subito sotto, nella speranza di riuscire a capire qualcosa; senza successo. Non aveva la minima idea di che cosa fosse una funzione, ma sembrava avesse a che fare con il disegnare qulacosa su quella enorme croce. Così decise di buttarsi e tracciò una linea retta a caso, sotto lo sguardo allibito di DeTurdot, che sembrava essere l'unico ad aver calcolato a mente (come ha fatto non lo so nemmeno io) il risultato.
Risposta sbagliata! Condizione non soddisfatta! Tornare alla casella 20.
Lily tornò indietro con la totale incompresione della prova, assieme ad un mal di testa. 

Gajeel, prese il dado e solo allora si rese conto di un fatto: se faceva 4 cadeva sulla casella di Levy. Quella sulla descrizione del sogno! E questa era una cosa che doveva evitare a tutti i costi! Se in qualche modo avessero scoperto il sogno fatto quella mattina o lo intuissero . . . no, non poteva nemmeno immaginarlo! Sarebbe stato troppo umiliante!
Iniziò a sudare feddo. 
Pregò la dea bendata e lanciò il dado . . . . .
5.
«SI!!!!!» esultò come se avesse sconfitto un suo nemico. 
Si diresse verso la casella 22.
«Redfox, perchè tutta questa euforia?» chiese Percival.
«Beh . . .  perchè . . .» Gajeel ricomiciò a sudare.
Si guardò intorno in cerca di una scusa e per sua fortuna la trovò.
«Perchè ora sono davanti a tutti, ecco!»
«Hai ragione» gli disse con il suo sorrisetto «Adesso siamo più vicini alla casella numero 30! La casella finale!»
Ed aveva ragione, otto caselle più avanti la pedata con scritto "VITTORIA!" si mostrava in tutto il suo luccicante splendore, come se fosse un tesoro inestimabile.
«Non cantare vittoria DeTurdot!» lo ammonì la giovane O'Neil.

La prova della casella 22 consisteva in una partita di bowling: sul lato sinistro della casella si materializzò la classica pista, con i birilli posizionati e la palla nelle mani del mago.
Fai strike!
«Gihi!»
Il moro, con un'abile mossa, fece cadere tutti i birilli.
«Bel colpo» si congratulò Levy.
«Spero che tu faccia uno, così ti insegno come si fa! Sono un bravo maestro.Ghihi!» disse lui, contento di aver fatto arrossire la ragazza.

[Posizioni: Eva-20 ; Levy-21 ; Percival-15 ; Lily-20 ; Gajeel-22 ]


7° turno

Eva cadde sulla zona enigma. Come nel caso di Lily, il calcolo matematico era così complesso, che pure lei non risolse, ma almeno provò a svolgere qualche equazione.

Levy con un 5, superò Gajeel, e la casella 26 le porse il gioco Labirint da risolvere (N.d.a  quel gioco dove devi far seguire ad una bilia o sfera un percorso, inclinando il piano su cui rotola, facendo attenzione a non farla cadere nei buchi).
Con molta attenzione, molta calma e molto tempo, tutte cose che fecero spazientire Gajeel, completò il gioco.
Percival fece 2: casella 17. A malincuore dovette dire addio al turno successivo.

Lily avanzò di un solo numero, sulla casella 21. A differenza del suo compagno di squadra, egli si mostrò particolarmente calmo ed appassionato nel raccontare un suo ricorrente sogno: tanti kiwi!
Per i due maghi, non era un mistero il suo amore profondo per il frutto in questione, ma ai due bambini quella notizia gli giunse, se non come un fulmine a ciel sereno, quantomeno come un'inaspettata rivelazione.

Il dragon slayer di ferro pareggiò Levy, ma durò poco più di due secondi: il tempo di prendere in mano Labirinth e di far cadere la pallina nel primo buco.
Tornare alla casella 25!
«Cavolo!»

[Posizioni: Eva-20 ; Levy-26 ; Percival-17 ; Lily-21 ; Gajeel-25]


8° turno

Ad Evangeline uscì il numero 1: corse senza troppi sforzi, raccontando euforica del suo sogno, dove la scena madre aveva come protagonista la giovane stessa che prendeva a calci l'unica persona che non avrebbe mai voluto come compagno di giochi.
«O'Neil, tu hai bisogno di un buon psichiatra!» 
«Perchè DeTurdot? Almeno nei miei sogni, lasciami fare ciò che più mi aggrada!»
«Ho il timore di trovarti sonnambula nel cuore della notte!» confessò il biondino.
«Chi ti dice che lo sia?»
«Una come te, ha sicuramente dei gravi problemi psichici!»
«Attento o giuro che ti . . .»
«PASSA IL DADO!» fu la richiesta cantata in coro dai tre maghi.
Gajeel aveva perso la pazienza ancora prima dell'inizio del gioco, ma persino quella di Levy e Lily aveva dei limiti, sebbene molto più elevati.

Appena il dado fu tra le braccia di Levy, cadde un silenzio così pesante, che il rumore del lieve vento che soffiava nel verde prato, sembrava fosse assordante.
Se l'azzurra faceva 4, raggiungeva la casella 30. Decretando la fine del gioco e l'incasso sicuro di altri preziosi punti.
-Coraggio Levy!- incitò mentalmente Eva. 
Levy fece rotolare il dado e . . . . . . .
«. . .»
«. . .»
«. . .»
«. . .»
«. . .»
«6!»
«Ha vinto!» urlò Eva, scaricando la tensione accumulata.
Se in quel millesimo di secondo, la ragazzina venne percorsa da un senso di pura gioia, in Gajeel e Percival crebbe la frustrazione.

«ALT!»
Anche stavolta, la voce autoritaria del Duca bloccò il flusso di emozioni.
«La signorina McGarden non ha vinto»
«Cosa?!?!» disse Eva.
«Per vincere, bisogna arrivare esattamente sulla casella 30. Nel suo caso dovrebbe fare 4, qualsiasi numero superiore sarà considerato nullo. Cioè, resterà esattamente sullo stesso posto» terminò di spiegare.
«Nooooo!» miagolò O'Neil.
«Possiamo ancora vincere!» disse DeTurdot, tirando un sospiro di sollievo.
In quel momento il flusso di emozioni venne radicalmente invertito. Ed ora il dado venne lanciato da un fiducioso Lily (Percival doveva saltare il turno).
«4!»
Casella enigma . . . di nuovo. 
Di fronte all'enigma simile a quello precedente, l'Exceed decise di disegnare una spirale, fallendo . . . di nuovo. Ritornando al numero 20.

Fu la volta di Gajeel, anche lui poteva raggiungere la casella finale. Un cinque avrebbe chiuso la partita!
Lanciò il dado e . . . 3! Casella 28.
La squadra DeTurdot rimase delusa, ma comunquee soddisfatta per la riduzione della distanza dal traguardo.
Tira nuovamente il dado!
Quella voce fece riaccendere la speranza nella squadra e al tempo stesso la tensione.
Gajeel, per quel tiro, decise di far rotolare il dado per terra. Con leggerezza, non come al suo primo lancio!
Il cubo rotolava e rotolava, sempre più lentamente.
-Ti prego, ti prego, ti prego, . . .- era la preghiera di tutti e cinque. Tre per una cosa e due per un'altra.
. . .
. . .
«2!»
«Il Signor Redfox è il vincitore! Vince la squadra DeTurdot!» decretò il giudice.
«SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII»

[Posizioni: Eva-21 ; Levy-26 ; Percival-17 ; Lily-20 ; Gajeel-30]


 
*****


Gajeel non la smetteva di esultare su quella maledetta casella 30!
«Ah ah! Ho vinto! Ho vinto! Ho vinto! . . .»
Evangeline e Percival erano tornati a discutere animatamente. Lontani dal dragon slayer. Nonostante il suo attuale buon umore, non si arrischiavano a ripetere la stessa esperienza di colazione.

Levy e Lily rimasero a guardare quella scena infantile.
«Alle volte è prorpio un bambino» disse il felino.
«E non solo lui! In certe occasioni mi chiedo se a Fairy Tail ci sia davvero una persona matura» disse la scripter «O almeno qualcuno che prenda i giochi per quello che sono, e non come una delle loro solite e continue competizioni!»
«Mai dire mai! Un giorno matureranno anche loro» la consolò, volgendole un sorriso fiducioso la quale ricambiò.
«Ehi!!!! Gamberetto!!!» urlò il mago «Comincia ad abituarti. Perchè d'ora in avanti, sarò io l'unico vincitore! AH AH AH!!!!»
«Lo spero, Lily . . . Lo spero davvero» concluse il discorso Levy; mentre sulle loro teste scivolò la classica goccia, carica di dubbi e speranze.

«Bene signori!» si intromise il Duca, attirando l'attenzione del quintetto. 
«Il gioco di questa mattina è concluso! Come ieri, siete liberi di passare il resto della mattinata come preferite. A patto che siate presenti a pranzo, ovviamente»
«E naturalmente, siete pregati di non tornare in questa parte del giardino. Sapete, queste mattonelle non sono fisse. Perciò gradirei che non veniate a disturbare i miei collaboratori, mentre svolgono il lavoro di rimozione»
Tutti e cinque diedero segno di assenso.
«Bene!» disse il Duca «Rinnovo il nostro appuntamento all'ora di pranzo. Vi auguro una buona continuazione» concluse con un sorriso che non piacque a nessuno dei presenti. Infine si diresse verso la sua dimora.

I partecipanti rimasero indietro.
«Quello là sta tramando qualcosa» ipotizzò Gajeel.
«Probabilmente starà pensando alla prossima sfida» continuò Pantherlily.
«Visto come sono state le prime, inizio a preoccuparmi» fece sapere Levy.
«Meglio che ci avviamo anche noi» fu il consiglio di DeTurdot, il quale si affiancò a Lily cominciando a spiegargli le soluzioni delle due prove matematiche che non era riuscito a risolvere. Anche se non glielo aveva chiesto.
Levy decise di camminare al fianco del generale, cercando di spalleggiarlo e di far capire al suo interlocutore che non tutti sono abili con la matematica.

Gajeel restò per un attimo a fissare quello strano trio: più si allontanavano da lui e meno cose lui sentiva, scampando ad una emicrania.
Prima di muovere un passo però, si accorse che la ragazzina gli si era avvicinata.
«Beh . . . che c'è?» le domandò, incapace di interpretare lo sguardo che gli stava volgendo.
«Non approvo i colpi bassi di DeTurdot, ma tu non sei lui e quindi . . .» disse porgendogli la mano destra «Congratulazioni Gajeel!» disse con un sorriso.
Il moro le strinse la mano, ma si rese conto che la stretta stava durando un po' troppo. La guardò confuso.
«A proposito di colpi bassi . . .» continuò lei, ma con un tono della voce più duro «Non so quali siano le tue intenzioni con lei, ma prova di nuovo a volgere il tuo sguardo sul corpo di Levy, che non sia rivolto alla sua faccia, e ti assicuro che riceverai in fronte oggetti molto più dolorosi di un cubo gigante!» concluse lei, staccando finalmente la sua mano e donandogli uno sguardo di sfida/ammonizione che poteva benissimo competere con quello di Mirajane o Erza.
-Quindi lo ha fatto apposta?- pensò lui.
«Bene!» disse, tornando sorridente e spensierata, come se non fosse successo nulla «Ora che abbiamo chiarito, possiamo tornare indietro anche noi! E non preoccuparti! Non dirò nulla a Levy, per questa volta!» disse infine, prima di dirigersi anche lei verso la regale abitazione.

Gajeel cominciava sempre di più a capire con chi aveva a che fare: Percy era il cervello, la mente brillante e stratega, il primo della classe; ma era Eva quella sveglia!







NOTE DELL'AUTRICE

Eccomi di nuovo qua! Scusate il lieve ritardo, ma mi sono goduta quei pochi giorni di bel tempo che questa "estate" ha voluto donarci e non potevo sprecarli. :-P

A felpy: spero di essere riuscita a valorizzare al meglio il tuo suggerimento e che il risultato ti sia piaciuto! XD

Eh si, questa volta ho voluto far vincere Gajeel! Poverino si stava deprimendo. Bisognava rissollevargli un pochettino il morale. Anche se Eva lo ha subito fatto crollare XD

Mi scuso per eventuali errori di battitura, sono le due del mattino e il mio cervello sta tirando gli ultimi sprazzi di lucidità. Giusto in tempo per pubblicare il capitolo!


Spero di poter aggiornare presto!

Ciao! ;-)

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Capitolo 13
*** Scuse e aggiornamenti ***




Piccolissima premessa: LA STORIA CONTINUERA' NON HO ALCUNA INTENZIONE DI LASCIARLA INCOMPIUTA!


E detto questo inizio col dirvi che questo spazio lo userò per scusarmi e per mettervi al corrente degli aggiornamenti della storia.
Non riesco a credere che sono già passati due anni dal mio ultimo capitolo. 
Devo a tutti le mie più sincere scuse *si mette in ginocchio con occhioni lucidi* quando decisi di intraprendere la stesura di questa storia, con l'immediato caricamento di ogni capitolo appena finito di scrivere, mi ero detta che non avrei mai fatto passare troppo tempo tra un capitolo e l'altro e fino ai primi 10 capitoli circa la cosa andava a gonfie vele. Ma poi sono iniziati i singhiozzi, che alla fine hanno condotto la mia cara ff ad una apnea di oltre due anni!
E' una cosa di cui non potrò mai perdonarmi, perchè io per prima so quanto è straziante aspettare la continuazione di una storia che ti piace e della quale vorresti vedere la fine il prima possibile. Ed è ancora più triste saper che questa è la mia prima fanfiction *sigh* Più andavo avanti coi capitoli e più me ne innamoravo di quello che stavo creando, grazie anche ai vostri preziosi consigli, alle vostre idee che mi hanno dato innumerevoli spunti e soprattutto grazie a tutto il vostro supporto nelle vostre recensioni, mi hanno spinto a fare sempre il meglio ogni volta di più.
Con questo non voglio farvi intristire e nulla di simile, ma dopo tutto quello che avete fatto per me mi sembrava giusto dedicare un "non-capitolo" per scusarmi come si deve e per fare sapere a tutti voi che non ho MAI pensato di lasciare la storia incompiuta.
Negli ultimi tempi mi era mancata un po' quella voglia di scrivere; non fraintendete: di tanto in tanto prendevo il mio blocco e scrivevo pagine, poi non ci rimettevo più mano per un mese o più.

Sono successe molte cose in questi ultimi anni, sia belle che brutte e sento che tutto ciò mi abbia fatto maturare e riflettere; ed è con questa nuova convinzione che voglio terminare la mia storia al meglio delle mie possibilità, così che tutti voi possiate essere felici per ogni riga che leggerete e chissà magari alla fine farvi dimenticare un po' la grande interruzione al capitolo 12.

Reseterò sempre la pazza che metterà in serie difficoltà il nostro amato duo Levy-Gajeel  :-P   XD  con giochi assurdi e fuori dal comune, anche grazie alle vostre idee!

E dopo questa lunga serie di scuse, torniamo a cose meno seriose :-P ho deciso, prima, di terminare "Sfide di famiglia" e, poi, pubblicare i capitoli a intervalli regolari.
Non so ancora dirvi quando riuscirò a partire con questo mio progetto e qiundi a terminare di scrivere la storia (forse qualcosa più di un mese), ma per dimostrarvi la mia buona fede, lunedì sera caricherò il capitolo 13!   ^_^
A questo proposito vorrei sapere da voi, cari ed onesti nonchè pazientissimi lettori, la frequenza con cui caricare i capitoli: uno alla settimana? Due nei weekend? Uno al giorno? Fatemi sapere, ma ricordatevi: i miei capitoli avranno la solita interminabile lunghezza ;-P (ho calcolato una media di circa 12 pagine di word!)

Ci rivediamo tra uno o due mesi, se qualcuno di voi avrà ancora voglia di seguire questa ff!

Alla prossima! ;-)

 

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Capitolo 14
*** Visite e discussioni ***


Ecco qua come promesso il capitolo 13. 
Buona lettura!



 
Capitolo 13. Visite e discussioni




Ancora traumatizzato, dovuto non tanto dall'improvvisa trasformazione di un visetto angelico in un ghigno diabolico, ormai abituato agli sbalzi di Mirajane; Gajeel era più agitato all'idea che qualcuno potesse rivelare a Levy un suo momentaneo attimo di debolezza/distrazione. Alla gilda non rientrava di certo nella categoria di "nakama pervertiti", ma se questo particolare dovesse essere diffuso la sua immagine verrebbe rovinata!
Chi l'avrebbe immaginato che qualcuno, un estraneo, in meno di un battito di ciglia avesse anche solo ipotizzato che anche lui non disdegnava certe "cose".
Con questo pensiero nella testa, Gajeel, con passo molto più lento del suo solito, seguì gli altri diretti alla villa.

Avevano a disposizione ancora un paio d'ore prima del pranzo con il Duca.
Quando giunse al porticato dell'abitazione, si accorse che tutti gli altri si erano fermati lì sotto . . .
«Arrenditi O'Neil! Per quanto ancora vuoi essere umiliata?»
«Taci! Siamo solo al secondo giorno e di prove ce ne sono ancora parecchie»
. . . a litigare . . . di nuovo.
«Oh, ma per favore! Fin ora l'unica prova che sei riuscita a superare è stata la prima, e solo per fortuna»
«Andiamo ragazzi adesso basta litigare» intervenne Levy da mediatore di pace.
«E così anche la tua maga . . .» continuò Percival incurante «Credevo di avere dei dubbi sulla mia vittoria, ma ora che sono a conoscenza delle tue capacità, ti do un consiglio maga . . . lascia perdere, sei ancora in tempo per salvarti da una pessima figura. Dopotutto con la sconfitta di O'Neil tu non guadagni un soldo, giusto? Quindi, perché non spendere il tuo tempo e le tue energie per qualcosa alla tua portata?»
Quella discussione stava prendendo una piega spiacevole, irritando non poco il mago del ferro: pensava di essere stato chiaro quella mattina riguardo a quei battibecchi e inoltre . . . . con che diritto giudicava le abilità di un mago che conosceva appena, un mago di Fairy Tail per giunta!
Stava per intervenire e porre fine a quel discorso irrispettoso, ma Levy lo precedette.

«Non seguirò il consiglio» disse pacatamente «Innanzitutto tu affermi di conoscere le mie abilità, quando in realtà mi avrai visto adoperare la magia solo in un paio di occasioni e tutte al di fuori della competizione» continuò, guardandolo con l'espressione tra il sereno e il divertito.
«Puoi anche smetterla con questi continui punzecchiamenti, tanto non molleremo: Eva è troppo testarda per rinunciare, ma sono sicura che tu lo sappia meglio di me»
Ed aveva ragione, Percival non aveva ancora visto il potenziale combattivo di Levy. Le uniche volte che la vide lanciare una magia fu quando dovettero fare quello spiacevole bagno al succo di limone e dopo la sua eliminazione dalla gara di ballo, nel tifo silenzioso per la compagna di squadra.
Gajeel non ci aveva fatto caso, come tutti gli altri del resto, ma pensandoci bene le continue frasi di scherno da parte di DeTurdot, potevano benissimo far parte di una sua tattica psicologica, al fine di abbattere il morale dell'avversario.

DeTurdot mise le braccia conserte stizzito, la maga aveva scoperto il suo gioco ed ora era costretto a costruire una nuova strategia tutta da capo.
«E per quanto mi riguarda» proseguì lei «ho due buoni motivi per continuare: come prima cosa accettando il lavoro ho accettato anche i rischi che ne conseguono e come mago di Fairy Tail ho il dovere di portare a termine il mio lavoro, indipendentemente dal risultato finale» disse strizzando l'occhio a Evangeline, la quale ricambiò il gesto con uno sguardo d'intesa.
Gajeel si stava godendo la scena, vedere che anche Levy, tanto dolce e gentile, sapeva tirar fuori le unghie e lottare per ciò in cui crede, inspiegabilmente lo divertiva.
 «E come seconda cosa» concluse Levy guardando nella sua direzione «ho fatto una scommessa con Gajeel su chi conclude la sua missione al meglio, quindi non posso assolutamente ritirarmi come se niente fosse»
«Gihi!!! Ben detto» 
Levy lo ricambiò con uno dei suoi dolci sorrisi insieme ad uno sguardo pieno di determinazione.
Gajeel pensò che da quel momento sarebbe partito il vero divertimento e non stava nella pelle per la prossima sfida, nella speranza che questa volta avrebbe potuto muovere un po' le mani.

«Bene ora che abbiamo chiarito...» disse Eva «...io e Levy dobbiamo fare un salto in città»
«Vuoi fare la guida turistica O'Neil?» la prese in giro Percival.
«Dove vado non sono affari tuoi, ma se ci tieni a saperlo te lo dico: andiamo a casa mia per un breve incontro coi miei genitori»
«Hai già nostalgia di casa?» continuò il biondo
«A dire il vero» intervenne Levy per bloccare sul nascere qualsiasi tipo di litigio «Da quando siamo in questa villa, cioè da domenica pomeriggio, non abbiamo avuto modo di contattare e rassicurare i Signori O'Neil. Per questo ora, che abbiamo un po' di tempo libero, lo faremo di persona»
«Potevate farlo ieri» disse DeTurdot, rammentando l'intero pomeriggio dato a disposizione dal Duca.
Eva gli rispose a tono.
«Ieri? Quando qualcuno ha avuto un piccolo quanto serio problema odoroso, appestando anche noi? Non volevo certo andare dai miei, anche con il solo dubbio di avere ancora addosso un lievissimo sentore di quella puzza schifosa!»
Percival stava già per ribattere, sentendo alle sue spalle già qualche piccola risata poco soppressa da parte di Lily e Gajeel.
«Quello che la mia cliente voleva dire» intervenne nuovamente Levy con tono formale e distaccato, ben differente da quello usato pochi secondi prima«è che a causa dello spiacevole incidente avvenuto ieri mattina, nessuna di noi due voleva portare spiacevoli ricordi a casa O'Neil. Per questa ragione si è deciso di comune accordo di rimandare la visita alla prossima volta in cui il Duca ci avrebbe consentito un po' di tempo per noi. A questo proposito sarebbe meglio andare.»
Detto questo prese il braccio di Eva, fece dietro front e la portò attraverso il porticato verso l'uscita della villa.

Percival rimase perplesso da quell'improvviso atteggiamento di Levy, prima era quasi sul piede di guerra e un secondo dopo gli parlava con un linguaggio più formale facendo la carina.
«Che diavolo le è preso?» domandò il biondino.
«Bhe forse era stanca di aspettare qui . . .» disse Gajeel innervosito.
«E di perdere tempo qui . . .» continuò Lily con lo stesso tono.
Percival, con i due maghi dietro di lui, fissava il punto da dove erano sparite le ragazze.
«Comunque non capisco il motivo di tanta improvvisa carineria. Se voleva andare poteva farlo benissimo senza tante cerimonie»
«Si chiama "buona educazione" » disse una terza voce, proveniente dalle spalle di Percival, che lo fece irrigidire «E' una cosa che dovresti conoscere bene»
Il ragazzo si girò di scatto, il Duca in persona in mezzo ai due maghi, i quali avevano un'aria seccata,  aveva ascoltato solo le ultime battute del loro discorso, apparendo da una delle tante portefinestre del porticato. Levy, avendolo visto in tempo, si era premurata di bloccare le frasi poco eleganti di Eva, troppo presa nella lite per accorgersene, e di cambiare tono in modo da avvisare gli altri che gli erano di spalle. Cosa che non sfuggì ai due nakama, Gajeel ne aveva anche avvertito l'odore, al contrario di DeTurdot, sfortunatamente per lui. Nemmeno gli ultimi disperati tentativi dei due ragazzi avevano attirato la sua attenzione.

«Ora che ci penso . . .» continuò Moragorn, senza dare peso al ragazzo occhialuto ancora pietrificato «DeTurdot perché non vai anche tu a far visita alla tua famiglia? Neanche tu hai avuto modo di contattarli in questi giorni»
Se prima era bloccato adesso era anche nel panico. 
Completamente accecato dalle ultime vittorie e dalle strategie che non gli era passato nemmeno per l'anticamera del cervello. Eppure avrebbe dovuto ricordarsi le buone maniere, in fondo Percival era ancora un ragazzino di 12 anni, ancora sotto la responsabilità dei suoi genitori; che razza di figlio modello sarebbe?
DeTurdot dovette chiamare a sé tutto l'autocontrollo di cui al momento disponeva, pur di mantenere la sua solita maschera distaccata e rispondere in modo sicuro.
«Infatti ho scritto delle lettere con i resoconti completi dei nostri giochi, Signore» disse, soddisfatto di aver trovato in fretta una buona scusa.
«Ah capisco. Bene, sarà ora che vi lasci, avrete sicuramente molto di cui parlare.» rispose il Signor Wolf, lanciando uno sguardo comprensivo ai due maghi taciturni, e dirigendosi verso la porta da cui era apparso. Ma prima che potesse entrare nella sua abitazione, l'uomo si girò verso il trio.  
«Le avrai anche scritte quelle lettere, ma ti sei sicuramente dimenticato di spedirle. In questi tre giorni il postino non è mai passato, né per consegnare né per prendere posta» e detto questo rientrò.


 
*****


Eva e Levy trascorsero le ultime ore del mattino rassicurando i coniugi O'Neil e spiegando loro la "settimana di giochi" del Duca, motivazione per la quale saranno costrette a passare i prossimi giorni a villa Wolf. Promettendo loro di avvisarli nel caso dovesse succedere qualcosa di importante.

Sulla strada del ritorno, Levy desiderava soddisfare una sua curiosità.
«I tuoi genitori non mi sembravano preoccupati»
«Non è la prima volta che dormiamo alla villa. Ormai i miei non si preoccupano più di tanto; sanno che siamo controllati, in modo da impedirci di commettere qualche cavolata. In un certo senso Villa Wolf è il posto più sicuro della città» spiegò Eva.
«Si però . . . . . mi stupisce il fatto che non abbiano commentato quando gli abbiamo raccontato della sfida della settimana: non una reazione sorpresa, nemmeno un piccolo cambiamento nel volto o nella voce. Semplicemente hanno accettato che le cose stanno così e basta»
Levy era un po' confusa; quando Romeo aveva l'età di Evangeline, 11 anni, Macao si preoccupava sempre di non farlo andare in giro da solo, figurarsi se doveva stare via una settimana a giocare ad assurde prove per vincere un premio di natura ancora ignota. La tranquillità dei due O'Neil era strabiliante, forse dovuta anche dalla fiducia che ripongono nella loro figlia.
«Levy. Ti ho detto che giochiamo con il Duca da anni»
«Si?»
«Credimi abbiamo fatto le cose più assurde che tu possa immaginare. Le prime volte il Duca creava i giochi sul momento senza rendersi conto di quanto difficili, assurdi o addirittura impossibili, fossero per noi. Oramai nessuno, nemmeno i miei genitori, si stupisce più di ciò che escogita quell'uomo»
«Ah, ora ho capito» concluse il discorso l'azzurra.

Levy aveva veramente capito: quella di poco fa non era tranquillità, era rassegnazione.

 
*****


Percival era seduto alla scrivania nella sua camera. Si stava massaggiando gli occhi con una mano, mentre l'altra reggeva i suoi occhiali. In un tempo quasi da record aveva scritto tre dettagliate lettere, nelle quali spiegava ai suoi genitori ciò che era successo in quei giorni.
In dieci minuti, e con il silenzio espressamente chiesto ai suoi due accompagnatori, era riuscito a scriverle ed imbustarle. Poi chiese a Lily di portarle direttamente alla sua dimora, con la precisa richiesta di non farsi vedere da nessuno mentre le imbucava. Si sarebbe data la colpa al rilento sistema postale.

Gajeel era rimasto per tutto il tempo seduto sul divanetto della stanza, come da richiesta del suo datore di lavoro. Ma dentro di sé stava per esplodere: come aveva intuito il Duca, avevano un paio di fatti da chiarire, ma non poteva iniziare mentre Lily era ancora fuori a recapitare le lettere. Doveva essere presente anche l'Exceed per due ovvie ragioni: la prima era perché avevano gli stessi argomenti da mettere in tavola, la seconda, bé . . . se avesse incominciato a discutere senza di lui probabilmente non sarebbe riuscito a tenere le mani a bada. Incominciava ad infischiarsene che fosse solo un ragazzino.
-Tsk! Moccioso arrogante. . . -

Per sua fortuna, Lily ci mise poco ad arrivare.
«Bene!» disse DeTurdot «Ora che ci siamo tutti e la concorrenza è fuori, possiamo parlare della nuova strategia che ho ideato . . . »
«Oi . . .» cominciò Gajeel
«Come prima cosa» continuò lui imperterrito «scartiamo l'idea dell'effetto sorpresa; quella maga vi conosce e sa di cosa siete capaci»
«Oi . . .»
«Perciò alla prima occasione che ci viene data di colpire con la magia, tu ci andrai molto pesante Redfox»
«OIIIIII !!!!!!!!»
Il mago in questione si era alzato dal divano, ed ora torreggiava sull'occhialuto. Aveva finalmente ottenuto la sua attenzione ed il suo silenzio.
«Che ne dici di sentire la mia strategia vincente?» gli chiese Gajeel con tono sarcastico, mentre ritornava spaparanzato sul divano. Con Lily seduto al suo fianco.

Ripresosi dallo spavento, Percival tornò con la sua solita espressione da primo della classe.
«Tu avresti una strategia vincente? Va bene, sentiamo questo colpo di genio» gli disse sprezzante.
«Partecipa seriamente» gli disse schietto.
«Eh?»
«Da quello che ho visto, sembra che tu non voglia in alcun modo vincere»
«Certo che voglio vincere»
«Invece sembra che lo vuoi fare vincere a noi il "grande gioco", mentre tu da bravo codardo te ne stai in disparte a guardare»
«Quello che dici non ha senso»
«Forse non è bravo come te nell'esporre un argomento» intervenne Lily in sua difesa «Ma quello che dice è vero: il Duca ha ideato questi giochi per voi ragazzi, ingaggiare qualcun altro per fare ciò che dovresti fare tu non ti fa grande onore»
«Quindi la prossima volta, salterai la corda» disse spicciatamente il dragon slayer, nella speranza di chiudere lì il discorso. Ma non sarebbe andata come previsto.
«E' per questo?» chiese allibito il biondino sul motivo della conversazione «Lasciate che vi delucidi su una questione: io non sono bravo negli sport e in qualunque prova fisica. Non sono capace . . . sono completamente imbranato, okay? Volevo solo evitare l'umiliazione, l'ultima cosa che voglio sentire sono le risatine beffarde di O'Neil»
«Hai davvero rotto!» disse Gajeel.
«Noi le prove le abbiamo fatte, anche se alcune non le abbiamo superate, almeno ci abbiamo provato. Tu non hai fatto nemmeno quello» rispose pacatamente Lily.
DeTurdot decise di mettere in chiaro le loro posizioni, non sopportava quella ramanzina senza senso.
«Voi siete i maghi ed io quello che vi ha ingaggiati, siete voi che dovete eseguire i miei ordini e non il contrario!»
Quelle non si poterono definire parole adeguate e soprattutto educate, ma se il tuo interlocutore è un dragon slayer, di sesso maschile, burbero, testardo, incline alla violenza e in più membro di Fairy Tail; quel discorso si trasformava in un desiderio, di morte no, ma di botte certamente si!
Cosa aveva detto? Dovevano obbedire, fare come diceva lui, senza discutere, come dei bravi cagnolini?!?!?!?!?!?! Per una frazione di secondo gli era sembrato che ci fosse qualcun’atro al posto del biondino arrogante.
Non ne poteva più.
«ADESSO BASTA!!!!!» urlò infuriato Gajeel, uscendo a grandi falcate dalla porta, sbattendola violentemente.
Non poteva restare in quella stanza un secondo di più senza mettere la mani addosso al ragazzino. Nonostante la vittoria di quella mattina, aveva avuto da ridire ancora una volta. Era stufo di sentire sempre delle critiche e mai un piccolo ringraziamento . . . il lavoro sporco lo facevano sempre lui e Lily per la miseria! Anzi, tutto il lavoro ,o quasi, lo facevano loro!
Appena fuori dalla camera fece dei respiri profondi; doveva riprendere la calma e soprattutto, allontanare dei ricordi del suo passato poco piacevoli.

Nella stanza, Percival aveva ancora lo sguardo puntato sulla porta, leggermente stizzito ed anche un po' spaventato, non capendo il motivo di così tanta rabbia.
Lily non si era mosso di un millimetro, ma il suo sguardo si era ulteriormente indurito così come il suo tono.
«Sembri sorpreso» disse l'Exceed, con finta innocenza.
«Non capisco . . . perché se l'è presa così tanto? Nemmeno fosse . . .»
«Una faccenda personale?» lo interruppe «Lo è, in un certo senso»
L'ultimo granello di rabbia lentamente scemò dal volto del ragazzo, guardando il suo interlocutore con fare interessato.
«Ah . . .» sospirò Pantherlily «Devi sapere che tempo fa, Gajeel, faceva parte di un'altra gilda. Una gilda dove il loro modo di agire era . . . . molto diverso da quello di Fairy Tail»
«Una gilda oscura?»
«Tutt’altro, era regolare a tutti gli effetti. Ma in essa vigeva solo la legge del più forte, ed il Master dava ordini a destra e a manca per ottenere la notorietà che desiderava per la sua gilda. Gajeel come gli altri maghi, credeva che fosse giusto così» 
Gajeel volle raccontargli chi era e cosa aveva fatto prima e dopo il suo ingresso in quella gilda che ora chiamavano casa. Non poteva negare che rimase sorpreso nel sentire il male che aveva fatto . . . a chi lo aveva arrecato e perchè. 
L'ex generale nonostante tutto capì perfettamente.
«Era entrato in quella gilda in giovane età e crebbe con idee sbagliate. Credendo che le cose si potevano ottenere solo con la forza e che non importava a cosa si era disposti a fare, l'importante era il risultato finale»

DeTurdot  abbassò gli occhi, iniziando a capire: lui gli aveva ricordato quei tempi bui, gli aveva ricordato quel Master, vantando il suo "potere" che aveva su di loro, solo che invece di usare la forza fisica, che non possedeva assolutamente, utilizzava quella dei soldi.
Aveva sentito parlare delle violenze e degli scontri tra le gilde, ma mai aveva pensato che delle voci si sarebbero poi trasformate in qualcosa di più concreto; come il corpo di un ragazzo dallo sguardo imbronciato e dai modi quasi rozzi.
«Ho capito» disse infine il giovane.
«Capito cosa?» chiese Lily, come prova del nove.
«Adesso so di essere stato troppo arrogante» disse alzando lo sguardo fino ad incrociare quello del felino «Mi dispiace»
Lily diede un cenno con la testa in direzione della porta «Dovresti dirlo prima a qualcun altro» 
Gajeel era appena rientrato, visibilmente più rilassato; buon segno.
«Redfox . .. » iniziò Percival, ma venne subito fermato da un segno della mano dal moro.
«Risparmia fiato, l'ho sentito da dietro la porta. E' tutto ok. Detesto le scene smielate»
Percival si rilassò e sul viso apparve un piccolo sorriso.
Gajeel era rimasto per tutto il tempo nel corridoio vicino alla porta della camera, ascoltando tutto il loro discorso. Era felice che Lily si è limitato soltanto ad accennare il suo passato, senza dare troppi dettagli.

Ma ora c'era da chiarire una questione.
«Ma la prossima volta salterai la corda» disse schietto il mago del ferro, annullando completamente la tensione presente pochi istanti prima.
«Assolutamente no»
Ritornando al punto di partenza.
«Allora sei fregato in ogni caso»
«Cosa stai cercando di insinuare?»
«Se questa storia dell'eredità è vera, vorrà dire che se tu diverrai il nuovo Duca sarai, in un certo senso, un capo» intervenne Lily «E come pensi di essere un buon leader se non prendi decisioni . . .»
«Io prendo decisioni!»
«Se non provi nemmeno a saltare una corda, come pensi di prendere decisioni importanti e rischiose, se hai paura di fare una figuraccia e di essere giudicato?» chiese seccato Gajeel.
A quelle parole, Percival dovette fermarsi e riflettere: analizzando le sue azioni di quei pochi giorni doveva ammettere la sua inesperienza nel capitanare. Aveva già assunto maghi per i giochi del Duca ma, come aveva detto Eva tempo prima, gli ultimi giochi erano davvero molto più complessi e quella era la prima volta che doveva guidare una squadra di maghi così "seri ed esperti" e non principianti come i precedenti.
Forse quei giochi erano stati ideati sul presupposto di imparare a diventare leader, a prendere iniziative anche rischiose, forse doveva iniziare a non pensare solo a se stesso, forse era il momento di maturare un poco e smettere di litigare per nonnulla con Eva; forse era arrivato il momento di mettersi in gioco . . . forse era il momento di provare a saltare la corda.

Con un profondo respiro alzò gli occhi verso la figura imponente dinnanzi a lui. 
Gajeel vide finalmente la determinazione, quella vera, negli occhi del ragazzo.
«Hai ragione» gli disse il biondo «Avete ragione» si corresse, voltandosi verso Lily «Da adesso in avanti mi impegnerò seriamente»
Lily sorrise soddisfatto e Gajeel ghignò come al suo solito.
«Ma nei miei limiti!» ammonì Percival «Non mi metterò a sollevare un bilanciere di duecento chili!»
«Pfft! Quello non lo riuscirebbe a fare nemmeno Levy» disse il dragon slayer.
«Quello che vuole dire» chiarì Lily «E' che ci aspettiamo tu ci metta impegno in tutto quello che è alla tua portata»
«Lo farò» promise lui.

Detto questo, Gajeel gli posò una mano sulla testa iniziando a scompigliarli i suoi capelli sempre ordinati. 
Fino a quando non fu l'ora del pranzo, nella camera del trio si accese un'animata discussione, o per meglio dire Percival riprendeva i modi di fare del moro, mentre quest'ultimo continuava a fare l'esatto opposto. Il tutto sotto gli occhi di un Exceed per nulla sorpreso di tale comportamento.

Gajeel continuava la sua piccola tortura, felice di aver aperto un po' gli occhi al suo piccolo datore di lavoro. Ma la sua felicità era alimentata anche dalla determinazione che la sua avversaria maga aveva dimostrato poco prima. 
Ne era certo: adesso iniziava il vero divertimento.












NOTE DELL'AUTRICE

Ed eccoci qua. *prende un profondo respiro*
Ho voluto fare una piccola parentesi per Gajeel: anche se non hanno più nominato Phantom Lord, immagino che gli siano rimasti ricordi poco piacevoli di Jose, o almeno così credo.
(Giusto per farvelo sapere, ho sospeso la lettura del manga dai primi mesi di quest'anno, giusto per evitare spoiler. XD ) 
Dunque, spero che questo capitolo vi possa ravvivare la fiamma della speranza del vedere la fine di questa storia. 

Siete contenti? :-) 
Fatemi sapere cosa ne pensate.

Per adesso, rinnovo il nostro incontro a fine Novembre quando pubblicherò il prossimo capitolo e aggiornarvi sulla stesura della storia. E dopo aver raccolto le vostre opinioni, vi dirò anche quale sarà l'appuntamento fisso per il caricamento dei successivi capitoli.


Vi chiedo ancora scusa per l'attesa. E per questo vi ringrazio per la vostra pazienza e per il continuo sostegno che mi avete dato. *lacrimuccia*
Spero che possiate perdonarmi e che possiate continuare a seguirmi come prima.
In ogni caso, grazie di cuore.


Alla prossima!

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Capitolo 15
*** Signore e Signori... su il sipario! ***


Eccoci qua! Come vi avevo promesso le sfide continuano! In cosa dovranno cimentarsi questa volta?
Buona lettura!


 
Capitolo 14.  Signore e Signori . . . Su il sipario!



Tutti i partecipanti arrivarono puntuali per il pranzo con il Duca. Il pasto proseguì come al solito, tra le chiacchiere del Signor Wolf ed i maghi, soprattutto con Levy, tra le storie di Fairy Tail e quelle della famiglia Wolf, si potevano intrattenere per tutti i futuri pasti di quell'anno e non solo! Cosa che non sarebbe certo dispiaciuta al dragon slayer: si mangiava davvero bene.
Ma un particolare saltò subito all'attenzione dei commensali: Eva e Percival non litigavano più. Evangeline se ne stupì subito, aspettandosi qualche frecciatina sulla loro ultima vittoria o sui modi da usare a tavola, invece niente. Non che la cosa le dispiaceva, anzi questo le permetteva di godere del suo pasto senza un aumento dell'acidità di stomaco. Ma voleva sapere cosa c'era dietro a quell'improvviso cambiamento.
Cambiamento che notò anche Levy, la quale leggeva le occhiate dubbiose che le lanciava Eva, indicando sempre con gli occhi, il biondo.
La scripter voleva approfittare del clima tranquillo della tavola per investigare. Cosa era successo durante la loro assenza? Era un'altra delle "strategie" del ragazzino o c'era dell'altro?

«Noto con piacere un clima molto più sereno rispetto ai precedenti pasti» lanciò l'esca la maga.
«Sono d'accordo» la sostenne il Duca «Sembra che i nostri due giovani concorrenti abbiano deciso di firmare un accordo di pace momentaneo»
Percival smise di mangiare e appoggiò le posate sul piatto.
«A questo proposito, vorrei fare un breve discorso» chiese DeTurdot, chiedendo silenziosamente il consenso del padrone di casa, che giunse con un breve cenno del capo.
Il ragazzo si alzò e si diresse al fianco di Eva.
«Devo farti le mie più sincere scuse O'Neil. Sono stato davvero meschino a dirti tutte quelle cose su di te, sui tuoi modi di fare e sul tuo status sociale. Mi dispiace»
Eva era rimasta di sasso, chi era quello e cosa ne aveva fatto del vero DeTurdot?
«Ed ovviamente chiedo scusa anche a Levy McGarden» riprese lui, guardando oltre Eva dove sedeva la maga «Sono sinceramente dispiaciuto delle calunnie che ho detto nei tuoi confronti»
«Accetto le tue scuse» disse Levy, mentre un sorriso le nasceva in viso.
Sempre lei, diede un piccolo colpetto ad Eva, per svegliarla dalla paralisi. La diretta interessata capì il messaggio e si alzò a sua volta.
«Scuse accettate, se prima accetti le mie. Neanch'io sono stata molto gentile nei tuoi riguardi» disse lei, chinandosi leggermente in avanti.
«Certamente» rispose lui 
«Una riappacificazione . . .» intervenne Moragorn «Che bellezza!»
«Chiedo scusa per l'interruzione» disse Percival, ritornando al suo posto a continuare il suo pasto, dall'altro lato del tavolo, vicino ai due maghi.

Quella situazione risultò molto strana alla ragazza dai capelli azzurri. L'ipotesi che fosse tutta una strategia non se ne era andata via dalla sua mente, così decise di dare una breve occhiata ai due nakama: Lily aveva uno sguardo sereno, che le fece avvalorare la sua tesi sulla sincerità del giovane, ma da Gajeel ottenne la conferma. Ormai abituata ai suoi ghigni ed alle sue espressioni facciali, leggeva solo un sincero seppur piccolo sorriso orgoglioso come per dire "Sono stato io a mettergli la testa a posto! " 
Levy poté tirare un sospiro di sollievo: niente più inutili litigi. Forse.


 
* * * * *


Terminato il pranzo, il Duca chiese cortesemente ai suoi ospiti di seguirlo, perché sarebbe stato lui a condurli nel luogo della prova imminente.
Non dovettero camminare molto: nessuno strano angolo di giardino, nessuna strana pedana o insetto; sempre al piano terra della villa, qualche stanza più in là da quelle della zona pranzo, oltre una delle tante porte del corridoio, vi era una sala cinema di medie dimensioni (in confronto alla sala da ballo o quella da pranzo) con tanto di poltrone e un palco dove, raccontò Eva, numerosi film vennero proiettati per il loro divertimento.
«Alcune volte abbiamo fatto anche delle recite» spiegò lei ai tre maghi.

«Ecco il luogo dove si svolgerà la prossima sfida» disse Moragorn, facendo strada all'interno della sala.
«Dovremmo esibirci sul palcoscenico?» domandò innocentemente Eva, mentre alle spalle sue e di DeTurdot, cresceva sempre di più un'inquietante aura di euforia e nel coltempo ne aumentavano due cariche di preoccupazione mista a tensione. 
«Fuochino!» disse il Duca, non dando peso alla strana elettricità che si stava andando a formare «In questa sfida, sì dovrete salire sul palcoscenico, ma questa sfida sarà divisa in tre parti»
«Nella prima verrà testata la vostra "affinità" di squadra. Nella seconda dovrete eseguire delle specifiche richieste, e solo nella terza avrete la possibilità di esibirvi liberamente»
«Potrebbe essere più chiaro Signor Wolf?» domandò Percival.
«Ogni cosa a suo tempo!» rispose «Coraggio, sul palco! Vi spiegherò in cosa consiste la prima parte di questa sfida»
I cinque fecero come richiesto, mentre il Duca si andò ad accomodare su una delle poltroncine della sala, e da lì cominciò a spiegare.
«Come ho accennato prima, verrà testata la vostra affinità di squadra. Mai sentito parlare del gioco del mimo?»
«Quello in cui uno mima e gli altri devono indovinare la parola» chiese conferma Levy.
«Esatto! Solo che in questo caso sarà a squadre e non si imiteranno solo delle singole parole, ma anche titoli. Bisognava pure aumentare il livello di difficoltà!» specificò il Duca.
-Come se finora fosse stata una passeggiata!- pensò Eva.
«Che razza di gioco è?» domandò il dragon slayer.
«Non ne ho mai sentito parlare» disse DeTurdot.
«Nemmeno io» continuò Eva.
A quel punto Moragorn e Levy iniziarono ad alternare lo sguardo dal gruppo di ragazzi, privi di alcuna nozione di uno dei giochi più conosciuti al mondo (se non nell'intero universo), a loro due, gli unici con le nozioni basi. Erano entrambi sorpresi per quella situazione, Moragorn pensava di non dover spiegare, almeno per quella volta, le regole; quanto si era sbagliato. Capì che doveva fare chiarezza aiutandosi con Levy.

«E' molto semplice» tranquillizzò il Duca «Signorina McGarden. Posso chiederle gentilmente la sua complicità in codesta spiegazione?»
«Sarà un vero piacere» rispose lei, accennando un lieve inchino della testa.
Nonostante la sua esperienza nel trattare i diversi clienti, non si era ancora abituata al linguaggio forbito e aulico usato da persone come il Duca. Non riusciva a capire il perchè, ma quando le si rivolgevano con quel tono, si emozionava un poco. Forse perchè le riportavano alla memoria quei libri di fiabe che leggeva solitamente alla gilda quando era una bambina; dove tutti i protagonisti, buoni o cattivi che fossero, usavano quel linguaggio che credeva perso nel tempo. Sentirlo rivolto a lei, da una persona viva e vegeta, la portava ad essere ancora in uno di quei racconti.
«La ringrazio» riprese il Duca «Dunque: un componente di ogni squadra, a turno, pescherà un foglietto con scritto ciò che dovrà imitare per fare in modo che i compagni della propria squadra lo indovinino. Ad esempio: se la signorina McGarden dovesse pescare un foglietto con scritto . . . . occhiali . . . »
Levy fece due cerchi con il pollice e l'indice di entrambe le mani e se li avvicinò agli occhi.
« . . . lei cercherà a gesti di far indovinare la parola alla sua compagna di squadra»

«Quelli per te sono degli occhiali?» la stuzzicò Gajeel.
«Perché? Tu sapresti fare di meglio?»
«Certamente» rispose fiero.
«Bene! Avete capito come funziona!» intervenne il Duca «E sembra che abbiamo già trovato i mimi di entrambe le squadre!» continuò lui, riferendosi a Levy e Gajeel.
«Cosa?!?!?!» fu il coro del team DeTurdot.
«No, aspetti Signor . . .» cercò di rimediare Percival
«MOLTO BENE!!!! CHE INIZI LA SECONDA SFIDA DEL MARTEDI'!!!!» disse euforico Moragorn Wolf, battendo le mani.
-Sono rovinato!- pensò DeTurdot.


 
1° parte

Per questioni di cavalleria (e di svantaggio numerico) fu Levy a fare la prima imitazione.
«Ecco le regole: se entro un minuto non si riesce ad indovinare la parola, o la frase, esse viene data alla squadra avversaria, e se la indovinano ottengono il punto. In caso contrario, entrambe le squadre restano a mani vuote. Ovviamente la signorina McGarden non può usare la sua magia per scrivere la parola da indovinare» fu la sintetica spiegazione del Duca, mentre Gajeel se la rideva di gusto.
Levy rimase da sola sul palcoscenico mentre gli altri si andarono ad accomodare nei primi posti della platea.
Sul bordo del palco, vi era una scatola contenente molti bigliettini di carta arrotolati su loro stessi e bloccati da un elastico (come se fossero tante piccole pergamene).
Levy ne pescò uno a caso, lo lesse . . . .
«PRONTA? VIA!» e il Duca diede il via al tempo con il suo cronometro.

Levy iniziò a mimare per Eva: alzò un indice.
«Una parola» disse Eva.
Levy fece un cenno con la testa. Poi fece finta di appoggiarsi a un muro mettendo un braccio sugli occhi. Dopo qualche secondo si mise a girare per il palcoscenico, muovendo le tende, dando l'idea di cercare qualcosa.
«E' Nascondino!» disse Eva saltando in piedi.
«Indovinato!» esultò Levy.
«Buon inizio per la squadra O'Neil» disse il Duca «Squadra DeTurdot, tocca a voi»

Gajeel prese il posto di Levy sul palco e pescò anche lui il foglietto. De Turdot gli ha dato dei consigli su come fare e si sono accordati su alcuni tipi di gesti per indirizzare il biondo verso la risposta giusta, perchè alla fine sarebbe stato lui a scervellarsi per comprendere il mimo.
Il Duca aveva tirato fuori una bella prova: solo se conosci bene una persona e soprattutto come ragiona la sua testa, puoi riuscire a capire ciò che ti vuole dire solo a gesti. 
Era un modo molto semplice e veloce per capire quanta affinità c'era all'interno di ogni squadra.

Gajeel nel leggere il biglietto fece una faccia che fu tutto un programma. -Come cavolo faccio???-  sembrava stesse pensando. I due compagni di squadra intuirono la sua preoccupazione, ma Lily cercò di tranquillizzarlo.
«Coraggio Gajeel. Ricordati cosa ti abbiamo detto» rammentandogli le dritte ricevute pochi secondi fa.
E il tempo partì.

Gajeel fece capire che si trattano di due parole. Iniziò a mimare la prima parola . . . . e fu un disastro totale! Non si capiva nulla. Tra Percival e Lily albergava un enorme punto interrogativo: il moro imitava l'azione di volare seguito dal segno di "piccolo".
«Qualcosa di piccolo che vola?» chiese Percival, e la sua intuizione venne confermata dal mimo improvvisato.
Ma da quel momento tutte le risposte ebbero esito negativo:
Rondine? No.
Canarino? Pettirosso? No e No!

«Passa alla seconda parola!» pressò DeTurdot, oramai il tempo era agli sgoccioli.
Gajeel si fermò completamente e l'unica sua azione fu quella di mettere una mano sugli occhi.
Percival e Lily lo guardano totalmente confusi per poi guardarsi a vicenda, trasmettendo all'altro la sua stessa conclusione: Cosa diavolo è?!?!?!?!
Aspettarono ancora qualche altro indizio, ma niente.

«Tempo scaduto!» avvisò Moragorn «Dato che la squadra DeTurdot non è riuscita ad indovinare, la palla passa alla squadra avversasia . . . . . vi ricordo che se loro indovinano vi rubano il punto»

Levy salì sul palco e prese il biglietto di Gajeel, mentre quest'ultimo tornava in platea demoralizzato dove due spettatori lo attendevano carichi di confusione.
La giovane maga lesse il biglietto e tirò un sospiro di sollievo. Inziò il gioco e lei prese la sua fascia per i capelli e la legò all'altezza degli occhi e poi girò per il palco cercando di acchiappare un avversario invisibile.
Eva dovette cancellare dalla sua testa la precedente esibizione per poter capire appieno ciò che Levy le stava mostrando.
«E' mosca cieca?!?!?!» chiese la ragazzina ancora piena di dubbi.
«Giusto!» esplose Levy, strappandosi la benda entusiasta.
Fu tutto quello che servì per tartassare di critiche Gajeel.
«Che cosa stavi facendo?» chiese il ragazzino.
«Una mosca cieca come c'era scritto!!! Come diavolo hai fatto a capire lei e non me?»
«E' un gioco Gajeel» gli chiarì le idee Levy.
«Lei stava fingendo di giocare a mosca cieca, ecco perchè perfino Eva è riuscita ad indovinare»
«Ehi aspetta un secondo!» ribattè Evangeline «Cosa voi dire con perfino Eva?»
Ed ecco che ripartirono a discutere. Non ci si poteva aspettare che le ostilità cessassero così di netto.

Toccava ancora a Levy, ma questa volta fu il suo turno di fare una faccia perplessa mentre leggeva il suo biglietto.
Partì il tempo. Levy fece capire che si trattavano di cinque parole. 
Incominciò a mimare la prima.
Indicava Gajeel, DeTurdot e perfino il Duca continuamente, ma Eva non riusciva capire.
«Pubblico . . . Tanti . . . . Spettatori . . . .» ad ogni risposta corrispondeva ad una negazione.
Passò così alla terza parola, mimando di urlare contro un interlocutore immaginario di fronte a lei.
«Urla? Litigio? Grida?» 
Levy fece segno di no insieme al gesto del così-così.
Eva, conscia di aver fatto un altro buco nell'acqua, spronò la scripter nell'andare avanti.
Levy passò così alla quinta parola ed indicò lei stessa ed Eva. Non ebbe tempo di perfezionare il mimo che il tempo scadde.
Gajeel prese il foglietto contento di non essere solo lui ad aver fatto un figuraccia, ma quella felicità venne stroncata quando lesse il pezzetto di carta. Divenne una statua di cera.
Continuò a restare immobile anche dopo che il Duca diede il via e lo stupore non finì:
«Uomini che odiano le donne» rispose DeTurdot immediatamente.
«E' giusto» confermò Gajeel ancora immobile con il biglietto in mano.«Come diavolo hai fatto a capirlo, non ho fatto nulla»
(N.d.a. scommetto che alcuni di voi direbbero «Meno male!» XD )

«McGarden è stata più che esaustiva. E' O'Neil che non è stata abbastanza sveglia per capire»
«Non è giusto!» si indignò Eva «Non puoi farlo con l'imitazione di Levy»
«Non è contro le regole» ribattè lui.
«Ha ragione lui» disse il Duca, mentre annotava i punti su un piccolo blocknotes «Se avessi voluto il contrario mi sarebbe bastato obbliagarvi a cambiare biglietto ogni volta; che questo vi insegni una lezione importante»
«E quale sarebbe?» incalzò Percival
«Chiunque può approfittare dei vostri errori e rigirarli a proprio vantaggio!» disse euforico.

«Uffa!» disse rassegnata Eva.
«Mi dispiace di non essere stata chiara»
«Non importa, ci rifaremo»
«Lo dici da quando hai iniziato a perdere, cioè da ieri sera» fece notare Percival.
«Andiamo avanti! Tocca a voi!» chiuse lì la discussione Eva.

Questa volta Gajeel fu tranquillo: trasformò il suo braccio in una spada, appoggiò la punta di essa al terreno, e finse di "alzarla" senza senza successo.
«La spada nella roccia» fu la risposta tranquilla di DeTrurdot.
«Esatto»
Il morale di Gajeel si risollevò, almeno una sua imitazione era stata indovinata.
Era il turno di Levy.
Era un titolo fattibile, doveva solo sperare che Eva capisse a cosa si riferiva, altrimenti Percival avrebbe sicuramente indovinato.
Mentre iniziò l'imitazione, uno dei domestici entrò silenziosamente nella saletta ed avvicinandosi al Duca gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Dopo che il ricevette risposta dal Signor Wolf, se ne uscì con la stessa silenziosità con la quale era entrato, ma Gajeel aveva sensi sopraffini e la sua presenza non gli era passata inosservata. Cosa opposta avvenne con Levy, troppo concentrata sulla sua performance, su Evangeline e sul tempo.
«L'uomo dal fiore in bocca!» (*)
«Si!»
La squadra femminile si riprese subito; ora che i ragazzi stavano cominciando a prenderci la mano, il Duca intervenne:
«Fine della prima prova!»
Ponendo fine al gioco del mimo.
«Proprio adesso che iniziavo a capirci qualcosa!» obiettò Gajeel.
Perfino Percival non era contento, non tanto per l'euforia dettata dal gioco, quanto per il fatto che le ragazze avevano ottenuti più punti, visto e considerato che avevano indovinato un titolo in più di loro.
«Mi dispiace» continuò il nobile, alzandosi in piedi «ma la verità è che questa prima parte serviva come riscaldamento»
Non aveva ancora finito la frase che dalla porta entrarono tre persone, due uomini ed una donna, ai quali il Duca si avvicinò con fare amichevole e confidenziale.
«Grazie mille per essere venuti» gli si sentì dire.
«E' sempre un piacere Moragorn. O forse dovrei dire Duca?» disse uno dei due uomini. 
Era alto, quasi come il Duca, con capelli corti neri; l'altro risultava essere più basso e più tozzo ma non certamente grasso, capelli castani pettinati in manera impeccabile. La donna invece aveva un fisico molto slanciato, arrivava a guardare negli occhi i primi due uomini, complici quelle ingannevoli invenzioni calzanti chiamati tacchi a spillo; lunghi capelli color caramello e un sorriso altrettanto dolce.
Tutti e tre indossavano abiti molto semplici e "casual", era impossibile capire solo dall'aspetto chi fossero.
«Per favore. Questo non è un evento formale» rispose il padrone di casa «Chiamatemi come volete»
«Attento che ti prendo in parola!» rispose l'altro uomo, facendo scoppiare a ridere il quartetto per ragioni note solo a loro.
I cinque giovani partecipanti assistettero alla scena in assoluto silenzio.
Come se avesse sentito i loro occhi pungolargli la schiena, Moragorn si voltò verso di loro.
«Ecco il motivo per cui vi ho chiesto di venire» disse lui, sempre rivolgendosi ai tre nuovi arrivati.
«Solo in cinque?» chiese l'uomo dai capelli neri.
«A dire il vero, sono in due. Gli altri sono maghi ingaggiati da quest'ultimi come aiuto» spiegò brevemente.
«Ma che cosa è successo per essercene così pochi?» chiese la donna, con occhio accusatore verso il Duca.
«Questa volta io non centro nulla!» si difese l'accusato «Qualcun altro, al primo gioco, ha provveduto ad una folta scrematura dei concorrenti» concluse lui la sua arringa.
Come gesto meccanico, la squadra O'Neil ruotò l'attenzione verso il "selezionatore" citato, il quale restò seduto al suo posto fermo ed impassibile.
«Ma lasciamo stare» riprese lui «Ragazzi . . . tutti sul palco!» 
Detto questo, i quattro seduti in platea raggiunsero Levy sulla scena; allo stesso tempo i nuovi arrivati vennero fatti accomodare nella prima fila, dinnanzi alle due squadre.

«Giovani concorrenti!» cominciò Moragorn «Vi avevo accennato che la prova di oggi sarebbe stata divisa in tre parti, ma quello che non vi ho detto è che non sarò solo a dispensare punti. Dato che la prova si basa sullo spettacolo ho chiesto a degli esperti del settore, nonchè tre dei miei più cari amici, di partecipare come giuria. Ve li presento: . . . »
Il Duca partì dall'uomo dai capelli neri 
«Questo è Simon, lui invece David e lei Alicia. Proprietari di una nota compagnia teatrale»
(N.d.a. bellamente presi i giudici di britain's got talent!!! :-p :-p :-p  non chiedetemi perchè li ho scelti, mi sono venuti in mente così *fa spallucce*. Lo so, sono messa male XD )
Il Signor Wolf presentò ai giudici i concorrenti ed i loro maghi; terminate le presentazioni, esso cominciò a spiegare.
«Essi faranno da giudici per le prossime due parti della sfida. Quindi come tutti voi avrete capito, ha inizio il secondo "round"»


 
  2° parte

«La seconda prova si baserà su delle richieste spefiche da parte dei miei tre ospiti, esperti in recitazione, canto, musica, e ballo. Essi vi metteranno alla prova, ma sta a voi decidere in quale di queste categorie cimentarvi. L'esibizione terminerà quando la giuria si riterrà soddisfatta; dandovi un voto, ovviamente segreto»
Detto questo si rivolse ai suoi tre amici.
«Decidete voi con chi iniziare, questi sono per aiutarvi ad assegnare il punteggio» disse mentre gli consegnava dei blocchetti con penne, per prendere appunti.
«Si ma . . . » cominciò Simon.
«Siete dei professionisti» continuò il Duca «avrete sicuramente un vasto repertorio dal quale attingere idee. Ora ho delle faccende da sistemare, torno subito» detto questo si girò verso i cinque «Vi lascio in buone mani, a dopo!»
«Aspetta! Come facc. . .» Simon cercò di riprendere il suo discorso, ma era troppo tardi. Se ne era già andato.
«Mi erano mancato tutto questo» disse Alicia
«Questo cosa?» chiese Simon
«Tutte le volte che riusciva ad ottenere quello che voleva senza riuscire a farti spicciare parola» gli rispose David «E' l'unico che riesce a zittirti così»
«Grazie tante!» rispose ironicamente lui «E' bello sapere che non è cambiato di una virgola in questi anni»
Fu David a proseguire rivolgendosi ai partecipanti.
«Come avete potuto notare, l'ideatore del gioco non ci ha detto molto su cosa dovevamo fare. E ora si è dileguato . . . . . » disse in tono scherzoso «Cominciamo?»
«Prima però voglio dire una cosa» lo fermò Alicia «Noi non vi conosciamo e non so se quello che vi chiederemo rientrerà nelle vostre capacità. Perciò se dovesse succedere basta che lo diciate senza vergogna»
«Stai mettendo le mani avanti?» le chiese Simon, con un tono tra il saccente e il divertito.
«Volevo solo tranquillizzarli»
«Non è un provino per una parte e loro lo sanno»
«E tu? Sarai capace di mettere da parte i tuoi commenti acidi per una volta?»
Alicia e Simon continuarono quello scambio di opinioni, fino a quando David percepì del disagio prevenire dal palco, rivolgendo lì la sua attenzione.
«Mammina non vuole che papino sia troppo severo oggi»
Bastò quella battuta per fermare la discussione e alleggerire l'atmosfera.
«Lo so, lo so, non c'è bisogno che me lo ricordiate» concluse Simon
«Cominciamo» disse nuovamente David.

La seconda parte dell'esperienza teatrale fu meno peggio di come se lo aspettavano: Evangeline scelse di cimentarsi nel ballo e Simon le chiese una piccola coreografia di tip tap, se ne era capace, cosa che le riuscì  bene anche grazie ad un piccolo aiuto della sua magia permettendo ai suoi piedi movimenti più veloci ma precisi. (non era contro le regole)
I tre maghi, invece, scelsero recitazione, l'unica delle opzioni a permettere loro un'improvvisazione decente: lavorare come maghi dava loro l'esperienza di relazionarsi con diversi tipi di clienti e di situazioni, pertanto non ebbero grossi problemi a creare le diverse ambientazioni che gli chiesero; Gajeel fu il migliore dei tre nel dissimulare, come spia di Makarov era diventato molto bravo e quella prova non fece altro che confermarlo.
L'ultimo fu DeTurdot, il quale aveva scelto un'esibizione in campo musicale allorchè i giudici gli chiesero un'assolo al pianoforte, dimostrandosi un vero artista con quei tasti.
«E' davvero bravo» se ne stupì Levy, gardandolo e soprattutto ascoltandolo da dietro le quinte «Suona come un professionista»
«A DeTurdot piace la musica, come il teatro» asserì Eva «Sono le uniche cose in cui mostra vero interesse, anche se non lo dà a vedere»
Quella breve spiegazione non rendeva giustizia a DeTurdot, e questo Eva lo sapeva benissimo. 
Sapeva quanto amasse la musica, in particolare il pianoforte, da quando si accorse che appena finivano le lezioni si precipitava nella prima aula di musica vuota per esercitarsi; era al corrente dei suoi interessi teatrali perchè tutte le volte che i loro genitori li "trascinavano" a delle serate di gala, con spettacoli non proprio interessanti per dei bambini di 10 anni, lui era l'unico di loro giovani che li guardava rapito.
Una volta provò a farglielo notare, ma lui rispose con tono distaccato che erano solo i passatempi più adatti per uno della sua estrazione sociale. All'epoca, la piccola Evangeline credeva che agiva così solo perchè non si impicciasse nei suoi affari, ma solo ora iniziava a realizzare che quelle parole servivano a lui come monito: come rampollo della casata DeTurdot era suo dovere, se non obbligo imposto dalla famiglia, occuparsi dei futuri affari; il pianoforte ed il teatro non erano previsti in questo progetto a lungo termine.
Alla fine del suo piccolo concerto, DeTurdot ottenne il primo vero, spontaneo applauso da parte della giuria.

Fu proprio durante quell'applauso che rientrò il Signor Wolf.
«Noto con piacere che vi state divertendo»
I tre giudici si voltarono verso di lui.
«Bentornata Vostra Altezza» scherzò David.
«Come procede?»
«Abbiamo appena finito» gli spiegò Alicia
«E adesso ci spieghi come facciamo a dare un giudizio paritario?» gli chiese Simon, riuscendo a porre il suo dubbio senza che lo interrompesse o si dileguasse.
«In che senso?»
«Tre contro due non è una grande parità matematica» gli chiarì David.
«Oh! E' vero! Avete ragione!» rispose lui sorpreso da quella rivelazione.
«Certo che abbiamo ragione!» disse Simon esasperato «Non sei cambiato proprio per niente»
«Perchè? La cosa non ti piace?» gli chiese il Duca, con voce strozzata e gli occhi da cucciolo abbandonato.
«Neanche le tue doti recitative sono migliorate. Ahi!!!»
Simon ricevette la visita del fedele bastone da passeggio del Duca direttamente sulla sua testa.
«Senti da che pulpito viene la predica! Tu che sei considerato un porfessionista, eppure non sei ancora riuscito a eliminare il tic di grattarti il naso!» rispose a tono il nobile.
«Ecco quello che era mancato a me» disse David «Simon, Moragorn ed il suo inseparabile bastone! Non ero mai  riuscito a scoprire se telo portavi anche a letto»
«E mai lo scoprirai. So che avevi fatto una scommessa al riguardo» 
I cinque ragazzi si radunarono al centro del palco, consci che il vero teatrino era diventato la platea.
«Ho la sensazione che abbia usato la prova teatrale come pretesto per rivedere i suoi amici» ipotizzò Gajeel.
«Già» risposero in coro gli altri.
Alicia intervenne per fare chiarezza e porre fine a quei bisticci che, lo sapeva, serebbero potuti durare un'eternità.
«Quello che Simon voleva dire è che con un partecipante in più, la squadra DeTurdot avrà un giudizio più alto»
«Si capisco . . . allora facciamo una media di tutti i vostri voti per le rispettive squadre, così da ottenere un solo voto per parte»
La proposta di Moragorn ottenne consenso unanime.
«Prima che vi mettiate a fare i conti però, vorrei poter spiegare l'ultima parte di questa prova»
Detto questo, volse la sua attenzione ai concorrenti chiamandoli a bordo palco.

 «Ora è il momento di passare alla terza ed ultima parte di questa prova!»
Tutti restarono in completo silenzio, attendendo spiegazioni.
«Adesso il teatro è a vostra completa disposizione! Mi spiego meglio: fino ad ora avete fatto tutto ciò che vi era stato richiesto e siete stati giudicati per questo, ma ora potete dare il meglio di voi con il vostro cavallo di battaglia» disse il Duca euforico.
«Cavallo di battaglia?» domandarono i cinque ragazzi all'unisono.
«Esatto! Esibitevi in ciò che siete capaci: recitare poesie, raccontare barzellette, ballare, cantare . . . tutto ciò che si può fare su un palcoscenico, ora voi potete farlo senza restrizioni; ed i nostri tre giudici valuteranno la prestazione!»
A quelle parole vi furono diverse reazioni: Percival si dimostrò tranquillo, Levy stava scorrendo mentalmente i possibili testi da cui poter estrapolare una rappresentazione teatrale; agitazione in Eva. Gajeel emanò la stessa energia euforica che provò appena varcata la soglia di quella stanza; ad effetto domino quella strana aura suscitò in Pantherlily una certa preoccupazione, che lo portò a fiondarsi sulla spalla del suo cliente. Levy ci avrebbe scommesso tutti i libri del suo appartamento a Fairy Hills che stava "supplicando" il biondino di tenere alla larga Gajeel dal giudizio canoro. 
Nel frattempo, Simon ribadì il suo dubbio.
«Anche qui saranno tre esibizioni contro due e stavolta neanche la media matematica sarà d'aiuto»
DeTurdot e gli altri capirono subito che quell'ultima parte avrebbe portato molti più punti.
A quel punto si crearono tre gruppi: le due squadre in gara e il trio dei giudici più Wolf; ognuno di essi intenti ad accordarsi su come svolgere quell'ultima parte.
Ad un certo punto DeTurdot chiamò l'attenzione della giuria, risolvendo il loro problema:
«Le ragazze presenteranno i loro numeri mentre Pantherlily rinuncerà al suo, ma mi riservo la possibilità di averlo come spalla per la mia rappresentazione»
Lily gli aveva riferito delle scarse abilità canore del suo partner, ma durante quella piccola riunione lo stesso Exceed disse di non avere alcun "cavallo di battaglia". Gajeel gli aveva detto di non preoccuparsi, che lui avrebbe sfoderato il suo repertorio migliore per aggiudicarsi la vittoria anche in quella prova.
Percival non sapeva più a chi credere, ma nella situazione attuale non poteva fare altro che dare a Gajeel campo libero, per questo fece quella proposta.

«Se per le vostre avversarie non è un problema» chiese il creatore del "gioco".
A quel punto Eva fece per aprire bocca, ma Levy la fermò in tempo.
«Non ci crea alcun disagio, se a voi non disturba che io faccia da spalla a Evangeline nella sua esibizione» rivolgendo la sua attenzione alla squadra maschile.
«Non ho obiezioni al riguardo» concluse il caposquadra occhialuto.
«Bene, anche i giudici sono d'accordo . . . . ma prima immagino che abbiate bisogno di un po' di tempo per allestire il palco ed i costumi nel caso vogliate entrare ancora di più nella parte. Dietro le quinte troverete chi vi aiuterà con la scenografia, abiti, e tutto il resto»
Il Duca chiamò due uomini alle sue dipendenze, indicando loro come gli allestitori.
«Vediamo. . . un'ora vi basta per preparare il tutto?» chiese Moragorn in trepidante attesa, quasi non volesse essere smentito. La curiosità lo stava uccidendo: voleva vedere con cosa li avrebbero sbalorditi i due maghi.
Tutti diedero il prorpio assenso.
«Perfetto! Appena presa la decisione di cosa portare, vi prego di segnalarlo agli allestitori, così da potervi aiutare a creare la scena e anche a consigliarvi nella scelta dei costumi»

Eva era l'unica che non si riteneva pronta: non aveva la minima idea di cosa sarebbe andata a fare; l'unica cosa che Levy le disse fu "Non dire nulla e fidati di me. Ho un piano" e così fece, ma adesso che dovevano allestire il palcoscenico, l'ansia iniziò ad invaderla.

Levy informò il loro scenografo che c'era bisogno solo di un pianoforte a coda nella parte di Eva e di una cassa di legno nella sua; poi si fece dare i costumi richiesti. Infine, con il permesso del padrone di casa, si chiusero in un piccolo salottino poco distante dalla sala-teatro, per prepararsi.
Una volta giunte nella stanza e chiusa la porta, Levy espose il suo piano:
«Di recente ho letto un monologo teatrale, così ho pensato che potevamo fare una scenetta a testa» disse mostrandole il libro.
Per sua fortuna, Evangeline aveva avuto modo di leggerlo e la storia le era anche piaciuta molto, ma c'era una bella differenza tra ricordarsi la storia e ricordarsi tutte le battute. In più avevano meno di un'ora per prepararsi!
«Levy io non posso ricordarmi tutte le battute a memoria!»
«Non preoccuparti, ho un piano anche per quello. E adesso . . . .» disse prendendo uno dei loro abiti di scena « . . . svestiti»

Gajeel vide le ragazze uscire dal teatro. Da quanto aveva capito, avevano bisogno di un posto tranquillo per prepararsi; non ci badò molto. Ora poteva esibirsi in una delle sue performance musicali e questa volta lo avrebbe fatto davanti a degli esperti, finalmente il suo genio musicale sarebbe stato riconosciuto. Aveva sentito Lily cercare di sabotare il suo momento, ma la fortuna quel giorno si è dimostrata essere al suo fianco, come quella stessa mattina nel gioco dell'oca. Questo era il suo trampolino di lancio verso una brillante carriera; non che voleva lasciare la gilda, molti maghi svolgono altri lavori per arrotondare: Mira per esempio fa la cameriera e la barista a Fairy Tail, va in missioni con i suoi fratelli e fa anche da modella per numerose riviste. Non c'era alcuna ragione perchè lui non potesse avere un secondo lavoro. 
Dopo che venne a patti con la sua coscienza, decise di andare in cerca di una chitarra per prepararsi e scaldare la voce; doveva essere nella sua forma migliore.









NOTE DELL'AUTRICE

Gajeel si prepara per un altro dei suoi concerti . . . .. Da da da daaaaan *suona la nona sinfonia di Beethoven*  Consolatevi le vostre orecchie saranno risparmiate, dovrete solo leggerlo! *gnigno malefico*
Ho coinvolto i giudici di got talent! Mi sembravano perfetti, chi ha visto britain's got talent? Ogni tanto lo guardo su internet per farmi due risate :-p
Vi informo che non sono riuscita a concludere la storia, ma cercherò di in tutti i modi di caricare periodicamente!
Ma torniamo al capitolo...
(*) "L'uomo dal fiore in bocca" è un'opera di Pirandello, per chi non lo sapesse o più probabilmente non lo avesse ancora studiato :-P  
Cosa ve ne pare della prova? Nel gioco del mimo ho voluto mettere un Gajeel un po' ignorante sull'argomento perchè ho ipotizzato non avesse avuto un'infazia molto allegra e quindi ho immaginato che non abbia mai giocato a questi giochi per noi "scontati", per questo alle volte lo troverete un po' confuso nelle prove (come nel gioco dell'oca) 
Fatemi sapere nelle recensioni. Se volete vedere i nostri amici in qualche situazione o scenetta che vi piacerebbe accadesse indipendente dalle prove... sono aperta ai suggerimenti ;-) 
Mi dispiace di non aver scritto tutta la prova in un unico capitolo, ma diventava davvero troppo lungo. Ho voluto risparmiarvi questa maratona. Comunque non disperatevi, la continuazione arriverà lunedì sera/notte prossimo 5 dicembre.  
Cosa avrà in mente Levy? Riuscirà Eva a ricordarsi le sue battute? E Gajeel farà l'esibizione migliore della sua vita? 

Ok adesso la smetto, avete sopportato abbastanza! :-)

Alla prossima!

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Capitolo 16
*** E... giù il sipario! ***


Ecco a voi la conclusione della prova di teatro! 
Buona lettura!





 
Capitolo 15. E . . . giù il sipario!


 
3° parte

L'ora passò velocemente ed i tre giudici assieme al Duca erano seduti nelle prime file; pronti ad assistere allo spettacolo. 
Le squadre si erano precedentemente messe d'accordo così: il primo ad esibirsi sarebbe stato DeTurdot con Lily come spalla, poi O'Neil e Levy per spalla, seguita poi da quest'ultima ed infine Gajeel.
«Perchè il bello si tiene alla fine» aveva detto lui, tutto ingorgoglito.
(la cosa aveva fatto più che piacere a Levy, sembrava cattivo pensarlo, ma almeno fino alla sua esibizione i giudizi sarebbero stati "razionali")

DeTurdot e Pantherlily salirono sul palcoscenico.
«Ho scelto un pezzo dell'Amleto di William Shakespeare; per la precisione la prima scena del quinto atto» illustrò Percival, lui nei panni del protagonista e Lily, nella forma umanoide, in quelli del suo fedele amico Orazio.
La scenografia era scarna, ma quei pochi elementi furono sufficienti per far capire che si trattava di un cimitero, come le finte lapidi e ossa.
«Tsk, che allegria» disse Gajeel.
«Shh!!!!!» lo zittì Levy.
Avevano deciso di assistere alla sua performance, posiozionandosi in une delle quinte laterali, ma lontano dai tecnici per non intralciarli.
La scripter sapeva cosa stava per recitare: era la scena in cui Amleto, nella strada di ritorno al suo castello, si sofferma in quel cimitero a riflettere, riconoscendo in quelle lapidi il povero Yorick, il giullare di corte della sua infanzia.
Come tutta l'opera, era una scena molto difficile già per un attore esperto, poichè tratta di argomenti molto pesanti e riflessivi, se poi a recitare è un ragazzino di appena 12 anni, la cosa risultava impossibile. Ma non per Percival: egli sapeva benissimo come rendere giustizia ad Amleto e fece una brillante, se non addirittura toccante, prestazione. Non era semplice conoscenza del testo, era la passione genuina verso l'opera. Levy capì solo in quel momento le parole di Eva: "a Percval piace la musica ed il teatro"

Al termine dell'esibizione, la giuria si espresse con il secondo spontaneo applauso. Anche loro stupiti che un ragazzo così giovane abbia eccelso là dove molti attori hanno fallito.
Persino le avversarie accolsero il piccolo Amleto dietro le quinte con un battere di mani. 
«Getti la spugna O'Neil? Posso capire che sarà difficile per te fare colpo sulla giuria, dopo la mia prova»
«Eva!» l'ammonì Levy. La quale aveva notato subito che i suoi polmoni stavano incamerando aria, per dare fiato alla sua risposta. 
Grazie alla ripresa di Levy, la ragazzina dai capelli neri cominciò a stringere così forte le labbra quasi volesse incollarle. Solo dopo aver ricevuto un cenno rassicurante dalla sua cliente, la scripter rispose alla critica:
«Sei molto bravo, tu lo sai e lo hai fatto capire a tutti. Non c'è nulla di disonorevole nel riconoscere il talento altrui, ma non per questo getteremo la spugna. Ora abbiamo una scena da recitare»
«O'Neil che recita?» domandò con voce sconvolta «Non è mai riuscita a memorizzare mezza battuta correttamente! . . . . Auguri, ne avrete bisogno!»
«Se vogliamo prorpio essere scaramantici, gli auguri prima di una rappresentazione portano sfortuna» lo rimbeccò lei, appoggiando le mani sulle spalle della ragazzina. 
«Ma apprezziamo la gentilezza» continuò l'azzurra «E prima che me ne dimentichi. Vorrei chiedervi di non posizionarvi nella quinta laterale di sinistra (rispetto alla platea), ne va della vostra sicurezza» disse, rivolgendosi anche ai suoi nakama.
«Cosa hai intenzione di fare?» le chiese Gajeel curioso.
«Nulla di troppo pericoloso, non preoccuparti. Tra poco lo vedrete»

Uno degli allestitori le informò che la loro scena era pronta, vale a dire il pianoforte richiesto. Così si avviarono sul palco, non prima di aver tranquillizzato Eva.
Solo allora DeTurdot osservò meglio le ragazze: Levy indossava un frac e la sua solita bandana arancione era sostituita da una nera. Eva invece indossava pantaloni lunghi marroni, camicia bianca le cui maniche erano arrotolate sino al gomito, bretelle della stessa tonalità dei pantaloni; ed i suoi capelli erano legati in una coda bassa e quella cascata nera copriva quasi tutta la sua schiena.
Da quella scelta di costumi, così differente l'uno dall'altra, non riuscì proprio ad intuire il genere di opera scelto per l'occasione. 
Inoltre, da quando si erano riuniti, Eva non aveva mai detto una sola parola, molto sospetto, che fosse una strategia per ricordarsi tutte le battute? Lo avrebbe scoperto presto. 
Il gruppo seguì le due "attrici" sino alle quinte laterali di destra e da lì si misero a guardare.

Le ragazze fecero il loro inchino alla giuria, Evangeline si andò a posizionarsi sul lato destro del palco (sempre rispetto alla platea) mentre Levy presentò:
«Per voi oggi, abbiamo deciso di portare due scene tratte da Novecento. La scena che state per assistere sarà interpretata da Evangeline O'Neil nei panni del trombettista, mentre io le farò da spalla nel ruolo del suo amico Novecento»
Detto questo, le luci si spensero e illuminarono unicamente Eva sul lato destro del palco.


(N.d.a. : Ciò che segue è tratto dall'opera di Alessandro Baricco "Novecento"  
Farà tutto parte del monologo e quindi sarà tutto detto da Eva, solo le aggiunte descrittive che inserirò saranno in corsivo. Di solito si fa l'opposto, citazione in corsivo e il resto normale, ma per evitarvi mal di testa ho preferito così ^_^
Novecento di Baricco è un monologo teatrale che ho letto e mi è piaciuto molto per questo riscriverò alcune parti, l'unica correzione che farò sarà quella di togliere le parolacce e imprecazioni, sostituendole con qualcosa di più leggero, in fondo sono Levy ed Eva che devono recitare, e questa è una storia a rating verde :-p )


«
Primo viaggio, prima burrasca. In piena notte, gli son girati e via, ha dato il giro al tavolo. L'Oceano. Uno che su una nave suona la tromba, non è che quando arriva la burrasca possa fare un granchè, può starsene buono nella sua cuccetta. Però io non ci resistevo là dentro. E quindi me ne andai fuori da quella cabina e mi misi a vagare. Mica sapevo dove andare, c'ero da quattro giorni, su quella nave. Insomma, è chiaro, sbattendo da tutte le parti e prendendo corridoi a casaccio, come veniva, alla fine mi persi. Fu a quel punto che arrivò uno, tutto vestito elegante, in scuro, camminava tranquillo, mica con l'aria di essersi perso, sembrava non sentire nemmeno le onde: ed era Novecento.

(Mentre disse quell'ultima frase, la luce che illuminava solo lei si allargò, mostrando al modesto pubblico una Levy vestita con il frac per dare l'idea di uomo elegante)

Mi avevano raccontato di lui. Dicevano una cosa strana: dicevano: Novecento non è mai sceso da qui. E' nato su questa nave, e da allora c'è rimasto. Sempre. Ventisette anni, senza mai mettere piede a terra. Detta così, c'aveva tutta l'aria di essere una palla colossale... Dicevano anche che suonava una musica che non esisteva.
Quella notte, nel bel mezzo della burrasca, con quell'aria da signore in vacanza, mi trovò là, perso in un corridoio qualunque, con la faccia di un morto, mi guardò, sorrise, e mi disse:
«Vieni» disse Levy 

(a quel punto si spostarono verso sinistra, la luce adesso illuminava tutto il palco, compreso il pianoforte a coda.)

Gli andai dietro. Arrivammo alla sala da ballo, e poi arrivammo vicino al pianoforte. Novecento mi indicò le zampe del pianoforte.
«Togli i fermi,» disse Levy seduta sul seggiolino annesso al piano.
La nave ballava che era un piacere, facevi fatica a stare in piedi, era una cosa senza senso sbloccare quelle rotelle.
«Se ti fidi di me, toglili»
Questo è matto, pensai. E li tolsi.  
«E adesso vieni a sederti qua» 
«Okay» disse Eva «tanto cosa c'è da perdere, ci salgo, d'accordo, ecco, sul tuo stupido seggiolino, ci son salito, e adesso?»
«E adesso, non aver paura»
E si mise a suonare.

(pochi istanti prima la scripter aveva, senza essere notata, usato la sua magia, incollando la stessa parola sotto il piano forte e sotto il seggiolino: FLOAT)

Quel pianoforte incominciò a scivolare, sul legno della sala da ballo, e noi dietro a lui, con Novecento che suonava, e non staccava lo sguardo dai tasti, sembrava altrove, e il piano seguiva le onde e andava e tornava, e si girava su se stesso, puntava dritto verso la vetrata, e quando era arrivato a un pelo si fermava e scivolava dolcemente indietro, dico, sembrava che il mare lo cullasse, e cullasse noi, e io non ci capivo un accidente, e Novecento suonava, non smetteva un attimo, ed era chiaro, non suonava semplicemente, lui lo guidava, quel pianoforte, capito?, coi tasti, con le note, non so lui lo guidava dove voleva, era assurdo ma era così. E mentre volteggiavamo tra i tavoli, sfiorando lampadari e poltrone, io capii che in quel momento, quel che stavamo facendo, quel che davvero stavamo facendo, era danzare con l'Oceano, noi e lui, ballerini pazzi, e perfetti, stretti in un torbido valzer, sul dorato parquet della notte. Oh yes.

(mentre diceva ciò il pianoforte volteggia sul palcoscenico, staccandosi da terra, e le due ragazze insieme a lui. Levy fingeva di suonare, dato che non sapeva suonarlo, ma dirigeva davvero i suoi movimenti, quando si avvicinava troppo al fondo o a qualsiasi ostacolo si fermava e tornava indietro, imitando al meglio il rollio di una nave. Poi dopo l'ennesima acrobazia finge di sbagliare una manovra e finisce di slancio verso le quinte, Eva ebbe giusto il tempo di gridare)

Oh cavolo. . .

(ed uscirono dalla quinta laterale di sinistra. Si sentì un gran fracasso, come se fosse finito a distruggere una vetrata o il tavolo un salotto. Attimo di silenzio poi dalla stessa quinta Evangeline rientrò, lentamente, con l'aria un po' imbarazzata)

Novecento disse che doveva ancora perfezionarlo, quel trucco. Io dissi che in fondo si trattava proprio solo di registrare i freni. Il comandante, finita la burrasca, disse
«VOI DUE ADESSO FINITE IN SALA MACCHINE E CI RESTATE PERCHE' SE NO VI UCCIDO CON QUESTE MANI, E SIA CHIARO CHE PAGHERETE TUTTO, FINO ALL'ULTIMO CENTESIMO, DOVESTE LAVORARE TUTTA LA VITA, COM'E' VERO CHE QUESTA NAVE SI CHIAMA VIRGINIAN E VOI SIETE I DUE PIU' GRANDI IMBECILLI CHE MAI ABBIANO SOLCATO L'OCEANO!»

Laggiù in sala macchine, quella notte, Novecento e io diventammo amici. Per la pelle. E per sempre.
Fu in quella notte che gli chiesi se quella storia era vera, quella di lui e la nave, insomma che ci era nato sopra e tutto il resto. . . se era vero che non era mai sceso da lì. E lui rispose "Si"

(Le luci si spensero, decretando la fine della scena e dell'esibizione di Evangeline)
»

I giudici dimostrarono il loro gradimento con un bell'applauso.
Alla riaccensione delle luci, Levy raggiunse sul palco la sua cliente per accogliere i complimenti e rispondere ad eventuali domande.
Cosa che avvenne:
«Posso chiedere se il mio pianoforte è ancora intatto» chiese divertito Mr. Wolf.
A quel punto Levy fece ritornare in scena il pianoforte ed il seggiolino con lo stesso trucco magico, mostrando loro la parola utilizzata.
«E tutto il fracasso di poco fa?» domandò Simon.
«Ho usato sempre la magia» gli rispose Levy, scrivendo in aria CRASH emettendo nuovamente quei suoni.
David sembrò molto incuriosito dalla sua magia.
«Ti andrebbe di insegnarmi le basi del solid script?» le propose quest'ultimo.
«David . . . » lo ammonì Alicia
«Cosa?»
«Assolutamente no!» rincarò Simon
«Oh! Andiamo! Pensate a quanti effetti speciali potremmo creare e anche ai soldi che risparmieremo!» li incoraggiò David
«Vuoi dire quelli che utilizzeremo per riparare ai danni?» chiese sarcasticamente Simon. 
«Ancora con quella storia?!?! Ve l'ho già detto che non mi ero concentrato abbastanza e la cosa mi è sfuggita di mano»
«Hai quasi distrutto mezzo tearto!» gli ricordò Alicia «E poi, non eri riuscito ad accendere una candela, come puoi pensare di avere la concentrazione sufficiente per controllare un parola? Lo sai bene: la magia non fa per te!»
David sconsolato, emise un sospiro di sconfitta.
«Come non detto! Ancora complimenti!»

Dalle quinte, il trio avversario si mostrò altrettanto divertito. Perfino Percival dovette ammettere la qualità dell'esibizione, ma quello che lo stupì veramente fù di vedere O'Neil ricordarsi per la prima volta tutte le battute, cosa mai successa. Un altro particolare che gli saltò subito all'occhio era l'aspetto della sua sfidante: leggermente sudata e con il fiatone che cercava di nascondere alla meglio davanti ai giudici. Che le due cose fossero collegate? Doveva approfondire la questione.

 
* * * * *

Mentre allestiscono la scena per Levy: cioè spostare il pianoforte e sostituirlo con una semplice cassa di legno; le ragazze si erano posizionate dietro le quinte e ora Percival le si avvicinava con fare scettico.
«Devo ammettere che è stata un'abile mossa utilizzare la magia per gli "effetti speciali" ma la cosa di cui non mi capacito è di come tu, O'Neil, sia riuscita a memorizzare tutte le battute in meno di un'ora!»
«Primo viaggio, prima burrasca. In piena notte» 
La giovane riprende a recitare la sua parte dall'inizio, anche se il tono e l'espressione utilizzati non centravano nulla con le parole che le uscivano dalla bocca.
«Eva . . .» disse Levy «Vieni qui che ti riporto alla normalità»
DeTurdot è allibito.
«Che cosa significa?»
Levy chiede a Eva di voltarsi.
«Vedi la mia magia non è servita solo per gli effetti speciali» sottolineò la maga alzando la camicia di Eva sulle spalle
«Ma sei impazzita a sp . . . spogliarti . . . qui . . . » 
Ma la sua voce andò sempre di più scemando, capendo ciò che gli si era mostrato dinnanzi: tutta la schiena di Evangeline era piena di scritte, scritte magiche, il suo monologo impresso con la magia sulla schiena. 
«Mi sono aiutata con le rune» spiegò Levy «Ogni volta che apriva bocca uscivano solo le parole che le ho scritto, in questo modo Eva ha dovuto solo ricordare l'intonazione e le pause» concluse lei iniziando a rimuovere il testo.
Il fatto che Eva avesse dimestichezza con la magia le era tornato utile, la piccola era così in grado di incanalare la magia della scripter e portarla alla sua voce. Tuttavia era ancora un'apprendista, non ancora abituata ad utilizzare l'energia di un altro mago e questo per lei fù un considerevole sforzo, come se avesse fatto una corsa.

Mentre Levy termina di cancellare le rune, Lily e Gajeel si erano riuniti a loro, attirati dal "colpo di genio magico" e dalla reazione sconvolta del loro cliente.
«Ingegnoso» disse il felino.
«Bella mossa!» si congratulò l'altro.
«Questo è barare!» rispose DeTurdot, unico a non condividere quelle opinioni.
«No, non è vero!» disse Eva riappropriatasi della libertà di espressione.
«E invece si! Non potevi usare la magia!»
«Al contrario! Il Duca non aveva proibito l'uso della magia in questa parte quindi . . . .» gli ricordò Levy «E poi Eva avrebbe potuto chiedere di leggere il copione se non lo sapeva a memoria. Non era un'interrogazione. Ho semplicemente velocizzato i tempi» concluse la sua difesa la scripter soddisfatta.
Quello che diceva era vero. Percival dovette ammetterlo almeno a se stesso, ma mai lo avrebbe fatto dinnanzi a loro; aveva una reputazione da difendere. 
«Rassegnati Secchione» disse il dragon slayer, scompigliando i capelli del biondo.

Pochi minuti dopo Levy salì sul palco, pronta per il suo monologo. Unico elemento della sua scenografia: una cassa di legno.
«Il trombettista rimase su quella nave per qualche anno, durante quel periodo Novecento tentò una volta di scendere dalla nave, ma arrivato a metà scaletta si bloccò e tornò indietro, non spiegò il perchè. Dopo anni passati sulla terraferma, il trombettista ritorna sulla nave per rivedere il suo amico pianista. Come prima, interpreterò Novencento» Levy terminò la sua introduzione e le luci si spensero, riaccendedosi in un tenue cono di luce sulla cassa, dove ora era seduta Levy nei panni di Novecento.

N.d.a. tutte le volte che la frase si interrompe e va a capo, significa che c'è una pausa per dare enfasi alle parole. spero di essere riuscita a spiegarvelo (inizio anch'io ad accusare stanchezza :-p )



«
Tutta quella città... non se ne vedeva la fine... 
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
E il rumore
Su quella maledettissima scaletta... era molto bello, tutto... e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c'era problema
Col mio cappello blu
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino
Primo gradino, secondo
Non è quel che vidi che mi fermò
E' quel che non vidi
Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi... lo cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata città c'era tutto tranne
C'era tutto
Ma non c'era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasto finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me
Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi
Milioni e milardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è  infinita
Se quella tastiera è infinita, allora
Su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio
Ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade, ce n'era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una
A scegliere una donna
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire
Tutto quel mondo
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce
E quanto ce n'è
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla? A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. E' un viaggio troppo lungo. E' una donna troppo bella. E' un profumo troppo forte. E' una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro.
Per favore

(Si spengono le luci e termina l'esibizione di Levy)
»


Un'altro applauso decreta la fine della prova per la squadra O'Neil.

Levy, dopo un breve scambio di battute con la giuria, raggiunge Eva dietro le quinte.
«E' finita! Meno male!» tirò un sospiro di sollievo Eva.
«Non rilassarti troppo O'Neil, le vostre esibizioni erano buone lo ammetto, ma non sono minimamente vicine al mio livello!» disse DeTurdot tutto ingorgoglito.
«Non cantare vittoria» ribattè lei.
«Ha ragione!» disse Gajeel.
L'attenzione dei presenti si direzionò verso il mago del ferro e sul suo completo bianco.
«Perchè l'unico che canterà qui sarò io» disse brandendo una chitarra.
«Tu canti?» le domandò incuriosita Eva.
«Certo! E li stenderò tutti!»
«Di questo ne sono sicuro» rispose Lily, cercando di smorzare il tono sarcastico.
«Ora che ci penso . . . .» cominciò a riflettere il moro «Gamberetto, ti andrebbe di f...»
«No, grazie!»
«EH?!? Ma non sai neanche cosa volevo chiederti!!!»
«Volevi che ti facessi da ballerina, non è così?»
«Tsk ...» sbuffò Gajeel «Che seccatura»
Proprio in quel momento gli allestitori fecero segno al mago: il palco era pronto.

Gajeel salì sul palco sicuro di sè; andandosi a sedere su di uno sgabello posto al centro del palco.
A quanto pare era l'unico ad aver curato nei dettagli anche l'aspetto estetico della prova: lo sfondo era addobbato con diversi teli colorati sulle tonalità del blu e del rosso abbinati con molto gusto e sopra di esse lo striscione con il suo nome.
«Per voi oggi presenterò un pezzo del mio repertorio»
Nell'attimo che ne seguì, Levy decise di avvisare i due ignari giovani ascoltatori.
«Evangelline, Percival. E' meglio se vi preparate al peggio» disse seria.
I due non ebbero il tempo di rispondere che Gajeel iniziò a suonare e sopratutto a cantare...
«SHOBEEE DO DODO....» (N.d.a. vi risparmio il resto, tanto sapete come canta XP )

 
* * * * *

Al termine della prova sembrò essere calato il gelo, mentre un Gajeel dall'aria soddisfatta si rivolse alla giuria stranamente silenziosa.
«Allora?»
«Ecco... devo dire che se tu... » cominciò Simon, ma venne subito bloccato da David. Ed Alicia prese parola.
«E' davvero interessante! Grazie per averci dimostrato che la musica non ha ... confini o limiti... si insomma hai capito. Ora ti preghiamo di andare dietro le quinti insieme agli altri, dobbiamo votare e il giudizio non potete conoscerlo.»
«Tanto so già quale sarà il responso» disse fiducioso.
Mentre il gruppo fece come gli era stato chiesto. David mise in guardia Simon.
«Non vuoi che io mi destreggi con la magia, ma non ti stavi risparmiando nel criticare un dragon slayer?!?! Hai una vaga idea di cosa hai rischiato?»

Dopo l'esibizione di Gajeel gli altri due rappresentanti di Fairy Tail non poterono che sospirare amareggiati, anche se così Levy guadagnava punti, si sarebbe risparmiata quello spettacolo.

Percival era una statua di sale. Incapace per la prima volta in vita sua di pensare e ragionare.
«Ma avevi detto di essere bravo a cantare!»
«Infatti lo sono!» ribadì fiero di sè
«Quello non era cantare! Quello era . . . . è . . . . non so nemmeno come classificarlo!» Percival sembrava davvero in difficoltà, forse per la prima volta in vita sua, a trovare le parole. «Quello non è . . .  QUELLO NON E'»
«Si che lo è! Se non lo fosse non esisterebbe»
«Infatti non esiste!»
«Ma se l'ho appena cantato significa che esiste!»
La discussione stava prendendo una svolta del tutto inaspettata.
«Qui stiamo andando fuori tema» notò l'Exceed.
«E' una mia impressione o si stanno avventurando in una questione filosofica?» chiese ancora confusa Eva.
«Da quello che dicono pare di si. Ma mi è davvero difficile credere che è Gajeel colui che sta affrontando tale dibattito» disse Levy totalmente stupita da ciò che sentiva o vedeva.

«DeTurdot, perchè non ammetti di aver toppato?» chiese Eva «Il tuo super cervello questa volta ha fatto male i conti! Eheheh»
«Da che pulpito viene la predica! Sei l'ultima che deva parlare dato che hai barato»
«Non ho barato, ti ricordo che niente me lo proibiva, smettila di arrampicarti sugli specchi!»
«Ma, ma . . . .»
«Lascia perdere» disse Gajeel
«Ma come? Anche tu?»
«E' inutile. Come ha detto lei, non c'era nessuna regola che vietava l'uso della magia per ricordare le battute» asserì Lily «E scommetto che anche il Duca sarebbe d'accordo»
«Ed avete ragione infatti» il Signor Wolf apparve come al suo solito alle spalle dei ragazzi provocando loro non pochi spaventi.
«A dire il vero speravo proprio di poter vedere la vostra magia durante lo spettacolo»
«Ma di certo nessuno si sarebbe aspettato . . . . questo» disse indugiando qualche secondo sulla figura di Gajeel inghiottendo un grumo di saliva.
«Se volete scusarmi» disse tornando dai suoi tre amici.
«Sembra che tutti siano rimasti storditi . . .»
«Ecco quello che fa la mia musica! Arriva fin dentro l'anima!» disse Gajeel, fiero di sè.
«La tua musica era a dir poco orribile, anzi non la si può neanche definire musica perchè sarebbe solo un insulto definirla tale!» 
«Oh andiamo! Non ho cantato così male!!!»
Detto questo il suo sguardo, a turno, si posò su tutti i presenti.
«Come ho già detto. Quello non era cantare» concluse il suo cliente.
Poi passò a Lily.
«Se ti fossi limitato a suonare la chitarra  . . . forse tu . . . forse avresti . . . ecco. . .» disse in seria difficoltà.
Nemmeno lui riuscì a trovare un'argomentazione valida, nonostante il suo cipiglio severo, le sue parole e le innumerevoli gocce di sudore tradivano la sua finta sicurezza.
Ora fù Eva a ritrovarsi i suoi occhi su di sè, la ragazza era quasi paralizzata -Davvero crede di aver cantato bene?-
«Sei serio?» fù tutto quello che rispose.

Come suo ultimo disperato tentativo, rivolse la sua attenzione all'ultimo dei presenti non ancora interpellato.
Levy era l'unica che lo stava guardando con espressione serena quasi si fosse fermato il tempo. Restò a fissarla negli occhi in attesa di una risposta; quegli occhi conosciuti talmente bene da averli sognati quella stessa mattina,
 quegli istanti passati a guardarsi senza battere ciglio, parevano un'eternità . . . .
Ad un certo punto Levy battè le palpebre e interruppe il contatto visivo.
«Eva» . . . . .  «andiamo a cambiarci» detto questo prese Eva ed uscì, lasciando Gajeel pietrificato.
Quella risposta o per meglio dire quella non risposta era risultata più pesante e più dura da accettare rispetto a tutte le altre critiche ricevute fino a quel momento.

 
* * * * *

Quando Moragorn si riunì con la giuria: stava finendo di dare un punteggio all'ultima performance.
«Mi astengo» disse David
«No, non puoi» lo riprese Alicia «Devi dare un voto»
«Posso mettere N.C. come si faceva a scuola?»
«Prima lo fai, prima ti togli il pensiero» gli disse Simon; rivolse la sua attenzione al Duca di ritorno dalle quinte«Seriamente pensa di essere stato bravo?»
Il Signore della villa guardò i suoi amici, ripensando alle parole del dragon slayer di pochi secondi fa.
«Che voi ci crediate o meno, lui crede di essere stato bravissimo»









NOTE DELL'AUTRICE


Come ho fatto presente prima "Novecento" è un monologo teatrale di Baricco (giusto per rispettare i diritti d'autore) ho scelto quest'opera perchè:1) avevo il libro, 2) mi era piaciuto tantissimo sia il libro, sia il film che ne hanno tratto "La leggenda del pianista sull'oceano" con Tim Roth.
Bene adesso possiamo passare al commento del capitolo: questa è stata la sfida "scoglio" più grande che mi ha buttato via parecchio tempo nella sua stesura. (parliamo di mesi!)
Desideravo una sfida che avesse a che fare con il teatro, e senza rendermene conto, sono entrata in un labirinto letterario (cosa dovrei fargli fare, quali opere dovrebbero o potrebbero recitare, chi ballerebbe . . . . e altri problemi)
Ma spero di essere riuscita a creare un buon capitolo.
Mi dispiace per non aver scritto il testo che recitava Percival DeTurdot, non sono molto esperta in Shakespear per questo ho solo menzionato l'opera e la scena, anche perchè il capitolo sarebbe diventato troppo lungo; così per lo stesso motivo ho dovuto dividere in due la sfida, come al solito.

E come sempre fatemi sapere nelle recensioni i vostri pareri ;-)

Ora parliamo di aggiornamenti: questa settimana sarò un po' impegnata e non riuscirò a pubblicare il capitolo per il prossimo lunedì; quindi rimando il nostro incontro a lunedì 19 dicembre!

Ciao!
Alla prossima! ;-)



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