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Era notte
fonda,mi alzai dal letto prima del previsto, non avevo dormito per niente
perciò era inutile che continuassi a rimanere sdraiata a fare niente.
“a domani
love!”
Il ricordo
di Naruto che mi salutava con il suo solito sorriso a
trentadue denti mi venne in mente, saluto al quale risposi con un leggero cenno
del capo e un sorriso flebile, perché sapevo che quel “a domani” non ci sarebbe
stato. Lo zaino l’avevo preparato la sera perciò mi accinsi a vestirmi e in
pochi minuti fui pronta. Aperta la porta di casa mi venne a salutare un dolce
venticello che trasportava il profumo dei fiori di Ino,
il cui negozio era a poca distanza da me.
Mi misi in
moto, prima uscivo dal Villaggio della Foglia, prima finivo di ricordare i
vecchi tempi che mi costringevano a non dare retta al mio cuore e di rimanere a
casa, continuare a lavorare per l’Hokage e uscire di
tanto in tanto con i vecchi amici dell’accademia.
Durante il
tragitto passai davanti a una panchina, e non una panchina qualunque, era forse
uno dei motivi per cui ero in cammino quella notte, poi per seguire una
scorciatoia mi ritrovai davanti a un palo, un insignificante palo, guardandolo,
in testa risuonarono dei campanellini.Da lì arrivai al confine dopo un paio d’ore circa, scrutai nel buio e
trovai una sagoma che aspettava immobile, nascosta tra gli alberi, mi avvicinai
cauta mentre cercavo un sacchetto all’interno del mio zaino. L’uomo allungò il
braccio mostrandomi il palmo della mano, io gli porsi il sacchetto. Dopo che
ebbe controllato al suo interno mi guardò mentre con l’indice indicava qualcosa
verso la sua destra. Mi volsi a guardare, non molto lontano si riusciva ad
intravedere una sorta di collina, mi rigirai verso l’uomo per ringraziarlo ma
quello era già sparito.
Mi diressi
verso quella collina e una volta arrivata cercai una pietra, un portale,
qualcosa che mi indicasse l’entrata. Camminando intorno col piede toccai qualcosa
di duro, rispetto al prato soffice a cui mi ero abituata, una botola. L’aprì.
Guardare dentro fu inutile, c’era più buio di quanto non c’è ne fosse già
fuori.
Presi un
respiro, era tempo di entrare, era inutile temporeggiare, ormai ero arrivata,
avevo preso quella decisione già da tempo, ma dovevo stare attenta, lì non ci
sarebbe stato nessuno ad aiutarmi in caso fossi stata in pericolo, Naruto non sarebbe arrivato.
Non feci in
tempo a far entrare il piede nel buco che due sagome si materializzarono all’improvviso
intorno a me. Era già tempo di agire, da sola!.
Non riuscivo a distinguere
i lineamenti dei due sconosciuti. Probabilmente comunque, erano due uomini, che
continuavano ad avvicinarsi. Rimasi in ginocchio, lentamente portai la mano
sinistra sul mio fianco, dove legata alla cintura c’era una custodia.
I due uomini si guardarono
e si sorrisero, poi con lo stesso ghigno tornarono a guardarmi. Non si
parlavano. Evidentemente erano soliti a trarre trappole alle persone,
probabilmente erano addestrati da Orochimaru e il
loro unico compito era quello di eliminare coloro i quali si fossero avvicinati
al nascondiglio, nel mio caso, la botola. Era ovvio che erano nemici, e di
sicuro non mi avrebbero risparmiata, perciò, perché avrei dovuto preoccuparmi
di farlo io? Feci in un attimo, aprì la custodia, presi due shuriken
e li lanciai contro i due nemici, nello stesso istante mi misi in posizione di
attacco pronta a difendermi contro i loro contro attacchi, ma, lì ferma ero e
lì ferma rimasi, sbalordita a guardare i corpi inermi dei due uomini, caduti a
terra. Era possibile? Due uomini addestrati a uccidere si erano distratti e si
erano fatti cogliere dalla morte? No, era una trappola. Forse erano dei
fantocci controllati a distanza e quella che si stava facendo distrarre ero io.
Ripresi il controllo. Scrutai nell’oscurità, attraverso gli alberi, per
cogliere quel qualcosa che mi stava sfuggendo, ma non riuscivo a vedere niente.
Se c’era qualcuno nascosto da qualche parte, non era ora che si facesse avanti?
Ero una donna, certo, ma non così stupida, credevano che avrei abbassato la
guardia? Ad ogni modo, mi avvicinai ai fantocci, che stranamente, perdevano
sangue. Legati alle cinture avevano dei sacchetti. Lì aprì. Uscirono soldi,
gioielli. Non erano fantocci, erano…ladri. Avevo ucciso due innocenti, per
quanto innocenti potessero essere. Qualcosa, o qualcuno mi fece girare di
scatto. Un uomo, un altro, sulla collina a un paio di metri sopra di me,
batteva le mani e rideva. Vestito con una veste nera e lunga.
Lui non era un ladro.
Si avvicinò. Io lo
aspettavo, ferma al mio posto.
“ non ti ucciderò adesso,
scommetto che Lui vorrebbe vederti viva prima” mi disse.
Sorrisi “ è quello che desideravo”.
Il membro dell’alba aprì
la botola e con la mano indicò l’interno “ prima le signore”.
Mi avvicina, anche se forse non era possibile,
lì dentro c’era più buio di quanto non ce ne fosse fuori, mi sporsi e saltai
giù, arrivai con un tonfo, l’uomo mi seguì ma atterrò più silenzioso di me. Mi superò
e io mi limitai a seguirlo per tutto il corridoio, il lungo corridoio, buio. Ma
cos’erano? Talpe? vampiri? Perché quell’assenza di luce? Iniziai ad irritarmi. Lungo
il corridoio vi erano delle porte, durante il tragitto una era rimasta aperta,
guardai all’interno. Un uomo si allenava, riuscì a scorgerlo grazie all’unica
candela accesa al centro della stanza che l’uomo stava cercando di piegare al
suo volere. L’uomo che mi stava conducendo per il corridoio se ne accorse,
tornò indietro e mi chiuse la porta in faccia. “ riceverà una punizione per
questo” disse guardando la porta, poi riprese a camminare….quando saremmo
arrivati alla meta?