La fiera dell'incipit di slice (/viewuser.php?uid=41375)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** in cui il venerdì sera è dedicato agli universi paralleli ***
Capitolo 2: *** In cui Konoha ha ancora bisogno di Uchiha ***
Capitolo 3: *** In cui Kyuubi se la ride e qualcuno torna ad avere tre anni ***
Capitolo 4: *** In cui la gente si dimentica che Kakashi ha otto cani ***
Capitolo 1 *** in cui il venerdì sera è dedicato agli universi paralleli ***
#1
Venerdì sera un
chuunin della divisione di decriptazione è uscito dall'ufficio
urlando come un invasato e gli ANBU, accorsi per il trambusto - e
perché il chuunin era pur sempre un ninja addestrato che
sapeva di dover seguire il protocollo - si sono trovati davanti un
enorme complicato sigillo su tutta la parete portante. Dieci
minuti dopo, quella mostruosità ha iniziato a pulsare
vistosamente e in pochi secondi ha sputato delle persone.
Ibiki osserva il sigillo da
vicino, segue con gli occhi i kanji e l'intricato disegno che fa da
supporto, poi sposta lo sguardo sui sigilli di contenimento. Dietro
di lui la stanza è spaziosa e scura, silenziosa come non lo
era mai stata. Nel mezzo c'è un tavolo, tre sedie da una
parte e tre dall'altra. Una lampada pende dal soffitto proprio al
centro, abbastanza alta per non limitare la visuale, abbastanza bassa
per circoscrivere l'alone luminoso. “Complicato,”
commenta, risalendo l'arco percorso da inchiostro e strinature da
chakra, “la fortuna del principiante, immagino.” Yamanaka sospira, alle spalle di Morino. La sua sedia è quella nel mezzo e Inoichi
sospetta che non sia un caso, ma se ne guarda bene dal farlo notare;
le persone come Ibiki fanno cose solo per vedere se riescono a
infastidirti, così poi sono legittimate a indagare. Conosce
bene quei sotterranei e la gentaglia che li abita, e non lo ritiene
un punto a suo favore. Lui e Ibiki hanno passato una vita tra
quelle mura, eppure ancora non avevano visto niente di simile. Se
qualcuno gli avesse predetto quel fine settimana... Probabilmente si
sarebbero dati malati. Sul lato opposto della grande stanza c'è
una porta. Acciaio, spesso e rinforzato, appena messo, li divide dal
resto del reparto e dell'edificio. La maniglia scatta, l'acciaio
gracchia e poi la porta cigola appena. Si apre per rivelare
Kakashi. “Allora!” Inoichi batte le mani una volta per
attirare l'attenzione e sciogliere l'atmosfera. “Ricapitolando:
non sapete cosa sia successo, non stavate facendo niente di insolito,
non siete spie,” e indica Ibiki con il pollice, alle sue
spalle, “non sapete perché siete qui, non avete niente
in contrario a collaborare e non volete altro che tornare a
casa.” Uno Shikaku, un Chouza e un
Inoichi, che chiaramente non è lui, annuiscono in modo
asincrono, dalle tre sedie al di là del tavolo. “Ti sei dimenticato di dire che non hanno
problemi a rivelare dati sensibili sulla loro Konoha.” Nel
silenzio che ha appena creato, Hatake sventola un sacchetto di
patatine. Yamanaka uno gli lancia un'occhiata esasperata, Morino
raddrizza la schiena rigidamente e Akimichi due allunga una mano per
afferrare il pacchetto. Kakashi sorride e inclina la testa di
lato, felice di stuzzicare il can che dorme. Consegna le patatine e
prende posto al tavolo. “Giusto,” dice Inoichi,
infine, “visto che non è uno scambio culturale, lo
conterei come atto di buona fede.” “Ah!” esclama
Ibiki, voltandosi. Si avvicina al tavolo e scruta Shikaku a fondo
per dei lunghi secondi, poi si siede. Ibiki è convinto di
avere a che fare con spie munite di molta fantasia e che l'intricato
sigillo alle sue spalle sia null'altro che una tecnica
spazio-temporale, non dissimile da quella del Secondo - probabilmente
un teletrasporto dai sotterranei del palazzo dell'Hokage a un bunker
di kiri - ma che non abbia niente a che vedere con mondi paralleli.
In ogni caso, se dovesse esistere un altro Ibiki, sarebbe sicuramente
d'accordo con lui nel procedere con la massima cautela e non farsi
abbindolare dalla sconcertante somiglianza con shinobi della foglia.
Dopotutto, alcune tecniche di trasformazione sono poco usate perché
definitive, ma hanno il vantaggio di non lasciare traccia. Ibiki
vorrebbe aggiungere altro, ma la Godaime ha detto di usare
delicatezza, ché non vogliono scatenare una guerra inter
dimensionale, e lui tiene la lingua schiacciata sul palato per
contenersi. Osserva, scruta, calcola. Rosica. Hatake deve
morire. Kakashi, ignaro solo per un terzo, tira fuori un foglio e lo porge capovolto
agli altri due, senza guardarli. Nello stesso istante si rivolge
all'insolito Ino-Shika-Cho che ha davanti. “Siete liberi di
andare,” comincia - intanto Inoichi uno ha cercato di prendere
il documento, ma Ibiki lo ha afferrato per primo. “Da nessuna
parte senza una scorta, con nessuno che non sia una scorta, non senza
essere reperibili.” Yamanaka uno sospira e poi si massaggia
una tempia. “Sono andato bene?” chiede Hatake,
impenitente. Morino borbotta qualcosa di molto scortese,
appollaiato nella sua posizione, il volto scuro e arcigno, le spalle
curve e i pugni stretti sul foglio al punto da fare delle
grinze. “Siete stati assegnati a Nara,” tuona,
scontento, “congratulazioni e fuori dai piedi.”
I luoghi e i personaggi non
mi appartengono, ma se potessi scegliere vorrei Ibiki e la sala degli
interrogatori. Non c'è lucro e, se qualcuno se lo sta
chiedendo, se potessi scegliere ci sarebbe.
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Capitolo 2 *** In cui Konoha ha ancora bisogno di Uchiha ***
#2
Il locale è pieno,
nonostante sia terribilmente presto. Shisui si lascia andare a un
enorme sbadiglio e, tirando indietro la testa, mostra l'ugola a chi
gli è seduto davanti. “Grazie.” dice chi gli è
seduto davanti. Lui emette un verso ambiguo che può
sembrare un “sì, scusa, sono un maiale” o anche un
“uh, giusto! Ci sono altre persone intorno a me”, Sasuke
non ne è sicuro, ma entrambe le opzioni lo fanno incazzare. È
proprio per via della sua espressione che Itachi fa servire prima
lui, appena arriva la cameriera. “Uh, caffèh...”
biascica Shisui, capace di suonare stanco ed entusiasta
insieme. “Dovresti provare a non fare così tardi, la
sera,” brontola Sasuke. Il piatto di suo fratello è
misero e lui si allunga per dargli altra frittata. “Oppure,”
risponde l'altro, alzando un dito, “potremmo smetterla di
incontrarci qui alle presto meno venti quando non abbiamo niente da
fare tutto il resto del giorno.” “Dobbiamo incontrare
i nostri guardiani fuori dalla tenuta,” si intromette Itachi,
“ordini dell'Hokage.” Madara osserva la scena con un
misto di insofferenza e disgusto. “Che bravo soldatino,”
commenta, con un volume tale da far pensare che parli con se
stesso. Itachi lo ignora e passa il polpo al cugino. “E
chi ci tocca, oggi?” “Ho letto che non si parla con la
bocca piena, Shisui san.” Sasuke grugnisce, massaggiandosi
la fronte come se fosse un vecchio stanco e infastidito dalla vita.
Madara lancia un'occhiata al nuovo venuto e poi torna a mangiare.
Shisui storce la bocca. “Perché mi chiami Shisui san
se poi mi riprendi su tutto?” L'élite sorride. “Sai
san,” lo saluta Itachi. “Oggi vi è permesso di
allenarvi perché io e Sakura faremo doppio turno!” C'è
un attimo di silenzio al tavolo, il tempo necessario affinché
Shisui si strozzi con il caffè. Itachi gli dà un
paio di pacche sulle spalle; dall'altra parte del tavolo, Sasuke
invece gli lancia un'occhiataccia prima di parlare con Sai senza
nemmeno guardarlo. “E per cosa, di grazia?” A
quella domanda Sai alza una mano e comincia a spuntare
dita. “Rafforza il legame tra i componenti del clan, rileva
lo stress, occupa il tempo...” Sasuke lo interrompe
sgarbatamente, chiedendogli quando diamine arriverà
Sakura. “Ah,” trilla Sai, che è preparato anche
per questa domanda, “sarà qui a momenti!” e si
siede. Sai si siede sulla panca accanto a Madara: mette una mano
sul bordo del tavolo, si abbassa al livello della seduta e spinge più
avanti, con una culata leggera e inesorabile, il culo di
Madara. Sasuke emette un mugugno indignato, all'essere schiacciato
tra il suo antenato e il muro, Madara invece spalanca gli occhi e poi
si volta ad assottigliarli addosso al tizio pallido che gli si è
appena spalmato sul fianco, invadendo il suo spazio vitale. Nemmeno
Hashirama è mai stato così poco attento; e Hashirama
era quello appiccicoso. Sakura per fortuna appare mezzo secondo
dopo. “Buongiorno a tutti!” trilla, prima di
spostare lo sguardo sulla posizione del compagno. “Sai,”
comincia, paziente, “ti ricordi quella discussione sugli spazi
vitali altrui?” “Uh?” Sai sembra confuso, ma
nondimeno si alza dalla panca e le sorride. Lei sorride di rimando
per rinforzare atteggiamenti positivi. “Oggi ci alleniamo!”
dice, cambiando atteggiamento e tono, “sono entusiasta di poter
far parte dell'evento.” e batte le mani insieme. Madara
sogghigna, giacché è ovvio che si sia entusiasti alla
prospettiva di allenarsi con lui, Sasuke si spalma una mano sulla
faccia, Shisui ridacchia e Itachi le sorride.
Non mi appartengono né
personaggi né luoghi e non c'è lucro... La mia vita non
ha senso.
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Capitolo 3 *** In cui Kyuubi se la ride e qualcuno torna ad avere tre anni ***
#3
Kakashi si lascia andare
all'indietro fin quando la schiena non aderisce alla sedia, ispeziona
il tavolo e si acciglia. Davanti a lui, la sua cena fuma, ma si è
dimenticato di portare in tavola l'acqua. Sospira. La sua missione
è stata una corsa contro il tempo, semplice, ma pesante; è
stanco e anche il pensiero di alzarsi di nuovo, quando si è
appena seduto, lo fa sentire male. Stringe gli occhi e si alza
comunque. L'acqua è sul piano della cucina, poco distante
dalla sua posizione, Kakashi fa qualche passo, ma non ha il tempo di
metterci le mani sopra che avverte delle voci provenire dal portone
d'ingresso. “Quanto sei duro...” “Oh, basta!
Ho capito!” “Certo, sembri proprio uno che ha
capito.” Naruto sbuffa, poi bussa alla porta. Kakashi
sospira e la sua intera figura viene scossa dall'azione: chiude gli
occhi, abbassa la testa, le spalle si alzano e si abbassano per poi
tendersi di nuovo subito dopo. Si lancia quindi nella direzione
opposta, rassegnato a vedere la semplice serata diventare un buco
nero per le sue ultime energie. A quel punto apre la porta di
scatto, per evitare di cedere alla tentazione e fingere di non essere
in casa. “Ah, Kakashi sensei, ecco, la cosa è
questa...” “L'eroe di Konoha ne ha fatta una delle
sue.” “Sssh, Sas'ke!” soffia, prima di tornare
su di lui, “Il fatto è che...” Il jounin
sospira, stressato. “Cos'è quello?” Improvvisamente
tutta l'attenzione è sul petto di Naruto, a cio'' che si
stringe addosso, avvolto in quello che sembra essere un
lenzuolo. “Eh, questo è il problema.” Sasuke
sospira e Naruto gli lancia un'occhiataccia, deciso a rispondergli a
tono anche quando non dice niente; Kakashi previene il battibecco
spostandosi di lato, con un cenno del capo che li invita a
entrare. Il jinchuuriki, immediatamente dimentico di tutti gli
insulti che aveva sulla punta della lingua un attimo prima, annuisce
greve ed entra subito nell'appartamento con un'espressione seria;
come se quello fosse il primo passo verso la risoluzione del
problema. Sasuke lo segue, il suo cipiglio severo non muta neanche
dopo che ha chiuso la porta dietro di sé. Naruto si
precipita sul divano e lui lo segue con un passo più sedato,
giusto per non rimanere fermo all'entrata. Kakashi li asseconda.
Sta per mettersi seduto a sua volta quando, appena il jinchuuriki ha
poggiato rozzamente il culo sul divano, il suo bagaglio emette un
suono irritato. Kakashi si blocca un momento con il culo per aria,
prima di decidere che può almeno sedersi e dare di matto da
lì. “Posso sapere cos'è quello, ora?”
dice, scocciato. Pensava, fino a un momento prima, che qualsiasi
cosa fosse, nonostante la sua stanchezza, avrebbe fatto questo sforzo
e li avrebbe aiutati, visto che non sono andati da Iruka sensei, da
Sakura o da Tsunade sama e che si sono invece, a quanto sembra dal
loro aspetto, precipitati da lui. Poi Naruto ha spostato parte del
lenzuolo e il copianinja ha capito perché non sono andati dal
loro insegnante dell'accademia. Iruka sensei ha gli occhi chiusi,
il respiro regolare, la fronte contratta e il pollice in bocca.
Rimane rannicchiato contro Naruto e, ora che ci fa caso, Kakashi lo
sente fare dei lievi rumori mentre si succhia il piccolo
pollice. “Stavamo...” “No.” “Sì,
stavamo! Stavi anche tu, Sas'ke!” “Ero solo
curioso, sei tu che lo hai fatto davvero.” “Certo,
perché tu sei il pollo che pensa le cose senza farle!” “Certo,
perché è evidente che sia meglio farle senza
pensare!” Kakashi guarda Iruka aggrottare la fronte, le sue
palpebre si muovono e l'altra manina si stringe sempre più
sulla maglia arancione di Naruto. “Uno di voi due deve
spiegare,” Kakashi assume un tono duro ma basso, “Partendo
dall'inizio, possibilmente.” Iruka sembra rilassarsi un po',
appena li interrompe. “Era una tecnica stupida ma innocua,
l'ho modificata solo un po', pochino, lo giuro, eppure è
successo... questo! Avevo chiesto consiglio a Kurama e non
c'era nulla di sbagliato-” Kakashi alza una mano, adesso
memore del fatto che nessun inizio è abbastanza chiaro se
raccontato da un chiassoso jinchuuriki agitato. “Sas'ke?”
risolve, lanciando un'occhiata ammonitrice all'indignazione che
prende possesso dell'espressione di suddetto cercotero. Uchiha
sospira, lancia a sua volta un'occhiata a Uzumaki e infine si rivolge
a Hatake. “Voleva che il maestro fosse nostro coetaneo. Ha
modificato una delle tecniche che ha trovato tra la roba di suo
padre, aggiungendoci un timer: così Iruka sensei sarebbe stato
costretto in quella forma, senza poterla sciogliere da solo e senza
poter obbligare Naruto a farlo.” Kakashi si lascia andare
contro il divano, adocchiando il bambino. “Adesso ha tutto
un po' più senso,” mormora, mentre si stropiccia la
faccia, “purtroppo.” “Mi sono sempre detto che
sarebbe stato figo se Iruka sensei avesse avuto la mia età, se
fosse stato mio pari e non un insegnante. Però non pensavo che
sarebbe successo questo!” “Siamo tutti sicuri che non
stessi pensando.” “Sai, mi ricordo di un tizio con lo
sharingan che mi ha assistito!” Naruto lo urla con veemenza,
tirandosi a sedere eretto sul divano e Iruka si sveglia di
botto. All'improvviso cala un silenzio carico di
aspettativa. Iruka alza una manina alla faccia, si stropiccia gli
occhi, sbadiglia e indica Sasuke con l'altra. “Sas'ke?”
dice, la sua voce è piccola e roca, “zitto!” Naruto
scoppia a ridere, Sasuke si acciglia e Kakashi è troppo stanco
e meravigliato per fare alcunché. Poi il bambino si guarda
intorno e quando i suoi occhi si posano sul copianinja, lui
sorride. “K'kashiih!” strilla, deliziato. Un attimo
dopo, la sua espressione si fa seria e si volta indietro per vedere
Naruto, mentre tende due dita verso il jounin, “è
stanco...” Naruto ridacchia. “È un po'
stanco, sì,” dice, anche se non se ne era accorto prima
che glielo facesse notare. L'espressione di Naruto si fa tesa
appena realizza le implicazioni, ma la voce di Sasuke lo distrae e
quando il bambino si dimena dalla sua presa lui lo lascia
andare. “Credete che sia più cosciente dell'età
che dimostra ora?” Mentre lo dice Iruka zompetta da Kakashi,
all'inizio instabile per la sonnolenza che ancora lo avvolge. “Quale
età dimostra, ora?” “E che ne
so!” “Ottimo.” Iruka si volta verso di loro e
flesha tre dita per aria, prendendoli di sorpresa. Poi si aggrappa al
ginocchio di Kakashi e tira su di nuovo la mano, facendogli cenno di
abbassarsi. Kakashi, che lo guarda con apprensione, curiosità
e divertimento in dosi uguali, è dapprima poco incline ad
assecondarlo, ma quando se lo trova davanti non riesce a far finta di
niente. Si abbassa fino alla manina, poi quando quella afferra il suo
coprifronte e tira forte, la sua vista si oscura del
tutto. “Dormi!” In quel momento non riesce a
trattenere lo sbuffo di una risata sorpresa, anche se il suono viene
coperto da quella di Naruto.
Personaggi e luoghi non mi
appartengono. E, per aggiungere la beffa al danno, non c'è
lucro!
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Capitolo 4 *** In cui la gente si dimentica che Kakashi ha otto cani ***
#4
Questa volta il gatto non
viene semplicemente mollato in casa sua quando lui non c'è,
bensì glielo riconsegna Shizune in persona. Kakashi rimane
immobile sulla porta, con un'espressione ostile visibile nonostante
la maschera. “Questo gatto assomiglia molto a quello che il
Raikage ha regalato all'Hokage nel loro ultimo incontro,”
dice. Shizune accarezza l'animale tra le sue braccia, senza
scomporsi. “Perché lo è.” Kakashi
sposta il peso da una gamba all'altra e si appoggia allo stipite
della porta senza sciogliere le braccia conserte. La fissa. “Allora
cosa ci faceva in casa mia, la settimana scorsa, tre giorni fa e ieri
notte?” “Tsunade sama non può occuparsene e ha
investito di quest'onere, e questo onore, il suo più nobile
shinobi.” Si scrutano per un momento, uno minaccioso e
l'altra imperturbabile. Sono tutte cazzate, chiaramente. Entrambi
sanno che il Raikage voleva dare della gattara all'Hokage senza
scatenare un'altra guerra e che la Godaime non ama i gatti né
che le venga dato della gattara senza poter scatenare un'altra
guerra. Kakashi si trova nel mezzo perché di ritorno da una
missione, sporco, stanco, irritato, davanti al gatto e alla
spiegazione della sua presenza, gli è scappata l'ovvia verità;
prima si è preso una spillatrice in testa e poi ha cominciato
a trovarsi il felino tra i piedi. “Tre strade più
avanti, 21 b.” Shizune alza un sopracciglio. Lui continua, “è
dove abita Tenzo, il nobile shinobi.” dice, monocorde. Shizune
gli rivolge un'occhiata di biasimo. “Lo so. E lo sai come lo
so?” “Perché hai un sordido affare con il
nobile shinobi del 21 b?” “No.” dice lei, secca
ma non seccata, “Perché Tsunade sama sapeva che avresti
cercato di incastrare Tenzo, ti informo che sono autorizzata a
castrare tutti i cani randagi di Konoha, dovessi rifiutarti.” Kakashi
digrigna i denti. “Mi piacerebbe vederti avere questa
conversazione con gli Inuzuka.” Shizune gli molla il felino
in collo all'improvviso, tanto che lui è costretto ad
afferrarlo alla rinfusa. “Non affamarlo, non ucciderlo e non
cercare di scaricarlo ad altri,” dice, prima di voltarsi e
andarsene. Kakashi ringhia e il gatto inizia a fare le fusa.
I luoghi e i personaggi non
mi appartengono e (quindi) non c'è lucro. Gli errori mi
appartengono tutti, invece.
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