In Cima

di vereor cruz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In Cima. Prologo ***
Capitolo 2: *** Ospedali ***
Capitolo 3: *** Viuzze Strette Dall'Aria Sinistra ***
Capitolo 4: *** Ospiti Graditi ***
Capitolo 5: *** Adorabili Scene Imbarazzanti ***
Capitolo 6: *** Chi Sia Stato Non Si Sa ***
Capitolo 7: *** Indagini ***
Capitolo 8: *** Quando Ti Guardo ***
Capitolo 9: *** Scivolando Sui Gradini: Whisky Incendiario Sul Divano ***
Capitolo 10: *** Deus Ex Machina ***
Capitolo 11: *** Imprevisti, Inediti Sviluppi: Vorrei Essere Una Drama Queen ***
Capitolo 12: *** Corrispondenza ***
Capitolo 13: *** Cambiando Punti di Vista (Lis) ***
Capitolo 14: *** Punti Critici: Quando Preferiresti Non Ricordare ***
Capitolo 15: *** Passaggi Di Conoscenza ***
Capitolo 16: *** La Caduta Degli Eroi ***
Capitolo 17: *** Turning Point: La Svolta Che Non Ti Aspettavi ***
Capitolo 18: *** Coincidenze? Forse, e Forse No! ***



Capitolo 1
*** In Cima. Prologo ***


Prologo

 

Qualche volta il mondo è proprio ingiusto.

Ok, si rende conto che, se a dirlo è un ragazzino undicenne, viziato al punto da ammetterlo persino di persona, in quei rari attimi in cui si approccia altruisticamente al mondo, unico erede di una delle famiglie più ricche e potenti dell'Inghilterra degli ultimi tre secoli (almeno), è molto probabile che nessuno lo prenderà sul serio.

Ciò non toglie che sia vero: il mondo a volte è proprio ingiusto.

In fondo, che cosa voleva? Cosa ha chiesto di troppo questa volta?

Non avrebbe forse fatto poco di diverso da quello che qualsiasi altro suo coetaneo avrebbe fatto, trovandosi di fronte l'opportunità di conoscere una persona famosa e importante come Potter, incontrandolo addirittura sul treno, o sulle scale della scuola?

È pronto a scommettere che quell'insopportabile pel di carota di Weasley, qualsiasi sia il suo nome, il pezzente che sta accanto al Ragazzo d'Oro con adorazione e l'aria di essere un super figo perché è accanto niente meno che a Harry Potter, non ha fatto una figura certo migliore della sua, quando ha capito chi aveva di fronte.

Almeno, Draco ci è arrivato subito, senza bisogno di farsi indicare il ragazzino basso e sparuto, occhiali rotondi che facevano un egregio lavoro nel rovinare il paio d'occhi sottostanti davvero ammirevoli, con quei capelli neri come il peccato (sempre che il peccato sia nero), da qualsiasi altro imbecille che, come loro, frequenterà per i prossimi anni la scuola di magia e stregoneria di Hogwarst.

E Potter no, Potter no, non solo non gli ha stretto la mano, facendogli fare la figura dello stupido davanti a tutti, per altro pure dopo che quel cretino dai capelli rossi aveva appena riso del suo nome di battesimo (se era del nome della sua famiglia che rideva, gli resta ben poco da vivere. Draco non sarà particolarmente imponente, ma sa farsi valere. Sopratutto se si tratta di rovinare la vita a qualcuno che non sopporta) Potter gli ha dato dello stronzo, anche se non proprio direttamente, e ha preferito l'amicizia di un Weasley conosciuto da un'ora a quella di Draco Malfoy.

Il mondo è proprio ingiusto.

Ok, forse sta esagerando, forse passare le due ore successive a lamentarsene seduto su qualsiasi superficie riesca ad appoggiare le chiappe per meglio immergersi nella sua autocommiserante, arrabbiata riflessione è un filino superare il limite, ma, beh, non è che abbia di meglio da fare.

Si è appena giocato l'occasione di fare amicizia con Potter, e non sa neppure come dirlo ai suoi genitori. Ha la vaga sensazione che li renderebbe estremamente delusi nei suoi confronti, e non sia mai che suo padre gli rivolga un'altra volta quello sguardo di delusione come quella volta che non ha passato quello stupido test alle elementari con i voti più alti di tutti. Draco si è sentito così male da non riuscire a cenare quella sera, e non è neppure riuscito a dormire. Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva gli occhi grigi di Lucius Malfoy, alto, i capelli sciolti sulle spalle, il naso all'insu con sdegno, mentre fulmina il suo unico figlio, che scioccamente sorride reggendo una pergamena che lo certifica come “secondo qualificato”.

Su cinquanta.

Poco importante, come dettaglio, per suo padre, all'epoca, figuriamoci se lo sarà adesso il fatto di non avere passato la cernita di Potter quando la competizione era così più alta.

Diamine, non solo Potter non lo ha scelto per primo, non solo non lo ha proprio scelto, ma si è addirittura rifiutato di parlare con lui, di stringergli la mano, di... Diamine! Solo perché ha detto le cose come stavano su quel cretino di Weasley!

Il rosso deve avergli certamente fatto il lavaggio del cervello.

Suo padre ha ragione, quelli come lui, traditori di sangue, sono capaci di tutto. A Draco è stato insegnato che nulla di male è insito in una natura infida, se volta al beneficio della famiglia. I Weasley, però, rappresentano un tipo di “infidità” che è rivolto solo al dare fastidio alla brava gente come la famiglia di Draco, e questo Draco non può certo tollerarlo. Nessun Malfoy potrebbe.

Chissà da quanti anni va avanti la faida, effettivamente.

Non che gli importi.

Adesso importa solo lamentarsi del fatto che Potter lo ha scartato, e preoccuparsi di come dirlo ai suoi genitori. Del resto, non è che passerà i prossimi sette anni a insultare quell'antipatico, rachitico affarino con i capelli più disordinati che abbia mai visto, no?

 

Due giorni dopo Draco trova il coraggio di scrivere a suo padre che Potter non ha accettato di stringergli la mano, e che anzi gli ha preferito Weasley. Se Draco era certo di stare scrivendo la sua ultima lettera, e che, dopo avere ricevuto una notizia del genere, persino sua madre non avrebbe avuto più nulla da opporre all'idea di trasferirlo in quel posto dimenticato dalla civiltà che è la scuola di Durmstang, ebbene, si immagini la sua sorpresa, quando suo padre gli aveva risposto, e di persona, non solo consolandolo (una cosa che suo padre aveva smesso di fare prima che Draco riuscisse a ricordare), ma persino lodandolo di avere comunque stabilito chi fosse a comandare con Weasley, e in generale di non crucciarsi troppo, perché Potter, nonostante fosse così famoso, era pur sempre un mezzosangue figlio di traditori di sangue, ergo un poco di buono.

Draco aveva undici anni, andava per i dodici (cosa che chiaramente iniziava a dire già dal giorno dopo il suo undicesimo compleanno), e c'erano molte cose che ancora ignorava del mondo, ma certo non era stupido, né lento come suo padre a volte doveva evidentemente pensare che fosse. Perché Draco, il tatuaggio sull'avambraccio di suo padre, sapeva bene cosa fosse. Cosa significasse. Da che parte era stato suo padre nella guerra appena trascorsa, e con lui la sua famiglia.

Esattamente dalla parte opposta di Potter.

Ecco perché a suo padre non era importato che Draco non fosse riuscito a farci amicizia, e, anzi, era addirittura stato contento del contrario. Perché, nonostante la fama del ragazzino, suo padre non lo poteva vedere, lo detestava, lui, quello che rappresentava, e quello che il fatto che lui fosse sopravvissuto comportava.

Se Draco si era da un lato sentito confortato dalle parole di suo padre, dall'altro, riflettendoci bene nei giorni a seguire, ne era stato spaventato a morte. Perché suo padre era stato un Mangiamorte. Aveva ucciso qualcuno. Aveva torturato qualcuno. Aveva combattuto una guerra dalla parte opposta di Potter e di quelli che insegnavano a Draco la storia, la geografia, e come in teoria bisognerebbe comportarsi al mondo. Suo padre era un assassino, e aveva creduto nell'uomo che aveva ucciso i genitori di Potter.

Ora, ad undici anni, con la possibilità che il Signore Oscuro resuscitasse più bassa che i capelli di Draco diventassero improvvisamente blu di loro spontanea iniziativa, Draco certo non si preoccupava di quello che suo padre avrebbe fatto se il suddetto Signore Oscuro fosse tornato. Se fosse scoppiata un'altra guerra. No, Draco si preoccupava del fatto che qualcuno potesse scoprirlo, e allo stesso tempo cercava di capire come ci si aspettava che si comportasse lui, che era figlio di un Mangiamorte, che era l'ultimo erede di una famiglia che aveva disprezzato fino ad odiare i babbani e i traditori di sangue, che era fiero di essere un Purosangue e che non avrebbe mai recato vergogna al nome della sua famiglia. Lui era un Malfoy, e se tutto quello che essere un Malfoy significava era odiare quello che Potter rappresentava, quale modo migliore di vendicarsi per quel rifiuto iniziale a stringergli la mano? Quale modo migliore per fargliela pagare che decidere di ergersi a nemico personale di quel bastardello ignorante che neppure si sapeva perché era ancora vivo, quando il mago più potente del mondo dopo Merlino era ingiustamente morto, per capriccio della sorte?

Fortunatamente, essere un Malfoy significava anche essere altre cose, cose su cui era più sano che un ragazzino undicenne si focalizzasse. Cose tipo, essere ricco e non vergognarsi di ostentarlo, cose tipo essere bravo a scuola, cose tipo essere popolare, cose tipo corteggiare le ragazzine e poco importa se ad undici anni non sarebbe mai riuscito ad ottenere più di un bacio sulla guancia (se c'era una cosa di cui però moriva dalla voglia di fare, era prendere una di quelle ragazze, ribaltarla, e cominciare a scavare sotto gli strati di gonne che portavano e vedere cosa c'era sotto, come era fatto, ciò che c'era sotto, e vedere cosa mai ne poteva ricavare, da tale esplorazione). Cose tipo essere cercatore della squadra di Quidditch della sua casa, cose tipo impegnarsi per non essere secondo a nessuno, maledire gli unici due più bravi di lui rispettivamente a Quidditch, cioè Potter, e più o meno in tutte le materie, cioè quello sgorbio mal riuscito dal sangue fetido e misto che era la Granger.

Cose che lo impegnarono parecchio, al primo, al secondo, al terzo anno.

A quel punto, arrivò Gabrielle.

E il pugno con cui quella stronza della Granger gli ruppe il naso. E la nausea che seguì l'incantesimo con cui Madama Chips glielo aggiustò, che lo perseguitò per giorni.

E quello stupido ippogrifo che si alleava con Potter e rifiutava di rendere omaggio a lui, l'eccellenza del sangue magico inglese.

Cose che lo impegnarono anche il quarto anno, quando al ballo del ceppo, per fare dispetto a Gabrielle, portò Pansy, e scoprì che diamine c'era, sotto quelle gonne, e, oh buon Merlino, se gli piacque quello che ci trovò!

Cose che lo impegnarono parecchio l'anno che la Umbridge arrivò a spodestare Silente, cose che lo impegnarono sempre meno, più si rendeva conto, quello stesso anno, che suo padre, ogni volta che lo vedeva, o che gli scriveva, sembrava sempre più stanco, preoccupato, poi stranamente entusiasta e irrequieto, e infine si fece sbattere in galera, e a quel punto si aprirono le porte dell'inferno, perché, BOOM! Voldemort era tornato.

BOOM! Draco era stato marchiato con il maledetto Marchio Nero che tanto aveva odiato vedere sul braccio di suo padre.

BOOM! Draco doveva uccidere Silente.

BOOM! Draco doveva uccidere.

BOOM! Draco aveva fatto una pessima figura con sé stesso e chiunque avesse un paio di occhi, un cuore ed un cervello, tutto il suo sesto anno, per non parlare dell'inferno che patì al settimo. O dell'umiliazione di farsi salvare il culo da una stanza in fiamme da niente meno che Potter, il tanto denigrato eroe del mondo magico che tornava indietro a salvarlo, lui e quello stupido di Goyle.

Quando la guerra finì, e i Malfoy si trovarono divisi fra una sentenza di due anni sulla testa di Lucius, il proscioglimento totale da ogni accusa per Narcissa e sei mesi di arresti domiciliari per Draco, la famiglia dei Malfoy era ancora ricca come sempre. Le terre che erano loro di diritto erano sempre loro, i beni sempre loro, i gioielli sempre loro, le azioni sempre loro, le compagnie di investimento che venivano svolte in loro nome sempre loro. Tutto come prima, a parte Draco che per sei mesi non aveva messo piede fuori dal castello, Narcissa che aveva scoperto di avere un'incredibile propensione artistica per l'acquarello e si era data all'arte, raggiungendo una certa fama con opere che persino suo figlio non poteva che chiedersi come diavolo avessero fatto a provenire da sua madre, e Lucius rinchiuso in una cella ad Azkaban che cercava di conservare il senno.

Oh, e Draco aveva scoperto di avere un piccolo, leggero, minuscolo problema con il fuoco.

Non incubi, come chiunque avrebbe potuto pensare dopo la sua esperienza con quel pessimo Fiendfire usato da Tiger nella Stanza delle Necessità. Ben altro.

Aveva scoperto, passando accanto ad ogni camino acceso, ad ogni candela, ad ogni maledetto fiammifero, persino alle scintille inevitabili che scoccavano ogni volta che sbatteva qualcosa di metallico contro le pareti di pietra dei sotterranei nel vano tentativo di sfogarsi, che il fuoco gli parlava.

Sussurrava, a voce bassa, una voce sommessa e distintamente maschile, una voce abbastanza giovane ma più vecchia della sua, raccontava storie di persone che Draco non aveva idea fossero mai esistite, tutti maghi, tutti maschi, tutti ragazzi che alla sua età avevano scoperto, passando accanto ad un fuoco acceso, per caso, di poterlo sentire. Di poterlo ascoltare.

Draco aveva pensato di stare impazzendo, la prima volta.

Per la verità, aveva pensato in sequenza: A, ad un incubo. B, ad uno scherzo. C, ad una maledizione. D, a qualcuno che si vendicava su di lui per qualsiasi cosa avesse fatto (nei due mesi successivi alla guerra era diventato un filino paranoico, caratteristica che ancora non gli era del tutto passata. Lui la chiamava “prudenza”) in passato, e questo era il risultato.

Eppure, si era assicurato di essere sveglio

Niente incubo.

Si era assicurato di non essere oggetto di maledizioni.

Niente maledizione.

Si era fatto esaminare, e non era stato riscontrato nessun incantesimo agente su di lui.

Niente incantesimo lanciato da qualcuno che voleva vendicarsi.

Si era assicurato, e questo era stato imbarazzante, che né sua madre né Pansy (passi la ragazza, ma sua madre non gli avrebbe mai mentito in merito) sentivano alcunché, passando accanto alla fonte di fuoco che lui sentiva parlare.

Niente scherzo.

Draco, a quel punto, si era letteralmente cagato in mano dalla paura.

Peggio che quando Voldemort aveva preso possesso di casa sua e ci si era installato, perché all'epoca aveva saputo di cosa sarebbe morto. Lentamente e dolorosamente, o velocemente e senza patire, ma le possibilità andavano sempre verso quegli unici due esiti.

Questa volta, però non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo.

Di verso cosa stesse andando.

E poi, era successo l'inevitabile.

Alla fine dei sei mesi di arresti domiciliari, Narcissa Malfoy aveva proposto al figlio di accompagnarla ala sua prima esposizione a Diagon Alley, in una delle sale del Ministero della Magia che erano state messe a disposizione ad artisti per la mostra che celebrava la fine della guerra e il bisogno di recuperare solidarietà sociale e bla bla bla. Sua madre esponeva due quadri, un acquarello e un olio, la versione notturna e diurna di uno stesso incantevole paesaggio che si vedeva da Villa Malfoy, una serie di giardini dove fiori bianchi sbocciavano lentamente a ben simboleggiare il mondo magico che ritornava ad aprirsi dopo le atrocità della guerra. Che un quadro così sottilmente ma allo stesso tempo direttamente politico fosse stato presentato proprio dalla signora Malfoy aveva fatto scalpore.

In positivo.

I critici e la stampa l'avevano letta come un invito, anche da parte di chi poteva ancora covare risentimenti, a superare le ostilità, come una richiesta di perdono da parte di chi aveva sofferto per colpa sua e dei suoi, e un invito ad andare avanti.

A Draco la tela ad acquarello notturna aveva letteralmente tolto il respiro.

La famiglia Weasley era stata presente, e la signora Weasley, sul cui viso grasso e segnato dal tempo e dai parti Draco aveva visto più rughe di quante ne ricordasse, nel suo semplice ma tutto sommato elegante abito grigio chiaro, aveva fatto i complimenti a sua madre, e aveva espresso apprezzamento per l'opera. Sua madre, Draco ancora doveva capire perché stesse parlando a quella donna, lo aveva sorpreso fino a fargli quasi venire un infarto, offrendosi di regalarglielo.

Accennando alla morte di uno dei suoi figli, e aggiungendo che un quadro, seppure pregevole (e nell'auto-elogio Draco aveva finalmente riconosciuto sua madre), non poteva certo compensare la perdita di un figlio. O il fatto che la sorella avesse quasi ammazzato la futura nuora dell'acquirente, era stato implicito per entrambe le parti, dal momento che all'evento c'erano anche Potter, la Granger e l'ultimo maschio Weasley.

Già la situazione aveva raggiunto livelli di assurdità tali che Draco aveva temuto di essere finito in qualche universo parallelo, senonché, il fuoco aveva iniziato a sussurrargli di nuovo. Non che avesse mai smesso, ma si era quanto meno azzittito da quella mattina, quando gli aveva semplicemente raccontato di uno degli ultimi maghi con cui si era intrattenuto, e poi, puff! Sparito.

Era tornato, chiamando Draco da qualche punto molto lontano, e la voce gli era arrivata come un sussurro insistente difficile da localizzare. Non che importasse capire da dove proveniva, quando il messaggio era “stai attento, questo tizio vuole ammazzare tua madre”.

Di fatto, un uomo aveva cercato di avventarsi su sua madre, bacchetta in pugno da cui aveva fatto partire un lampo di luce verde che Draco ben conosceva.

Attimo di gelo.

La signora Weasley, brava donna anche lei, con gli occhi sgranati, aveva spalancato la bocca in un grido e alzato le mani, a metà fra lo schermarsi da una maledizione imparabile e che non era diretta a lei, e proteggere la donna di fronte a lei.

La Granger, poco lontano, che gridava qualcosa.

Weasley, sia il maschio che la ragazzina, che gridavano a loro volta qualcosa.

Potter che aveva estratto la bacchetta con una prontezza di riflessi che Draco non aveva mai visto in un essere umano.

Gli Auror nei paraggi che stavano ancora estraendo le loro, quando qualcosa si era inframmesso fra Narcissa Malfoy e il lampo di luce verde.

Un muro di fuoco alto due metri e largo uno, che aveva assorbito la maledizione e si era scagliato su chi l'aveva lanciata, facendolo chiaramente cadere a terra, bacchetta persa, tra alte grida di ovvie e comprensibili sofferenze.

Vedi un po' te se non urli mentre vai arrosto.

E Draco, in tutto questo, che aveva ancora il braccio teso verso il punto dove poco prima stava lo scudo di fiamme, gli occhi vitrei come uno che non è in casa al momento e il cui cervello e controllato da altri, con nessuno oltre a lui e alla voce del fuoco nella testa, assolutamente fermo, gambe divaricate, braccio teso, spalle larghe, sguardo vitreo sì, ma deciso.

Silenzio.

Poi, alle orecchie di Draco erano arrivate le urla di atroce dolore dell'uomo che si rotolava a terra e non riusciva a spegnere le fiamme, la cui carne iniziava a puzzare e a staccarsi dalle ossa. Urla degli Auror, che non aveva capito bene cosa intimavano, di abbassare la bacchetta forse, senza che evidentemente avessero visto che la mano di Draco era vuota, oltre che ben aperta, le dita distese così da rendere impossibile persino provare a tenerla, la bacchetta.

Urla della signora Weasley, le mani al petto, lo sguardo orripilato sull'uomo che bruciava.

Urla dei Weasley.

Urla di Potter che lo guardava e gridava “Malfoy, smettila”.

E di fare che?

OH, giusto.

L'uomo stava ancora bruciando.

Perché lo aveva mandato a fuoco lui.

Draco.

Con il fuoco che fino a quella mattina si era limitato a raccontargli storielle di quello che altri maghi in passato avevano fatto con quella strana capacità che aveva appena dimostrato di possedere anche lui.

E Draco aveva fissato un uomo rotolarsi e gridare e morire carbonizzato proprio di fronte ai suoi piedi, il gelo nell'animo, perché, insomma, quel tipo aveva cercato di ammazzare sua madre, no?

Gli occhi grigi di Draco, ancora non del tutto in sé, avevano incontrato quelli terrorizzati di sua madre.

Ouch.

Sua madre aveva paura di lui.

“Draco” aveva detto: “Draco smettila. Fermati. Lascialo”.

Lasciarlo?

E come diamine avrebbe fatto, anche qualora avesse voluto?

Beh, 'qualora avesse voluto' un accidente. Voleva farlo. Il 'come', però, era un problema.

E tre secondi dopo le fiamme svanirono.

Puff! Niente più arrosto ai piedi di Draco e Narcissa Malfoy.

O dei Weasley.

O di Potter, che, un po' inorridito, guardava la scena con le dita strette attorno alla bacchetta.

Di nuovo la sua, per altro, e non quella di Draco che gli aveva sottratto mesi prima.

Draco aveva abbassato il braccio.

L'uomo, privo di sensi, era stato portato via da due Auror, mentre altri due avevano mormorato qualcosa circa il dovere fare rapporto riguardo l'accaduto e capire cosa fosse successo.

Draco li aveva fissati con occhi che lentamente erano tornati normali.

Sua madre non lo guardava più con paura.

Il mondo aveva scoperto che Draco Malfoy era uno di quelli che una volta venivano chiamati 'piromani', come se la loro abilità inspiegabile di parlare con il fuoco e piegarlo alla loro volontà fosse un gioco perverso e malato a cui si dedicavano.

Gente che si credeva estinta da secoli, gente di cui non si sapeva nulla da secoli.

Gente che era stata considerata una via di mezzo tra un malato, uno scherzo della natura di cui avere sacrosanta paura, e, magari, anche un po' venerazione, e gente che diventava addirittura oggetto di culto, perché quel controllo su un elemento della natura sembrava quasi divino.

E adesso il mondo aveva scoperto che ce ne era ancora uno, che un piromane camminava fra la gente nelle strade di Londra. Beh, non quella babbana, possibilmente,

Draco Malfoy.

Potter non gli aveva più tolto gli occhi di dosso un secondo.

 

 

Draco si era sottoposto ad una serie infinita di esami, medici, magici, di qualsiasi tipo.

Era pronto a dimostrare a chiunque che non aveva cattive intenzioni, che non intendeva comandare il mondo, che non intendeva assoggettare l'umanità come alcuni suoi predecessori avevano fatto, e che no, non gli interessava neppure essere adorato come nuova divinità new age.

Non che avesse niente in contrario all'adorazione.

Aveva solo premura di stabilire che io, Draco, buono, no uccidete me, grazie, e poi, il passo successivo. Possibilmente: io, Draco, buono, voi, gente, me rispetta e venera e ok, ma soprattutto no rompe le scatole.

Con un pizzico di: Io, Draco, io, ricordate? Malfoy! Io, persona importante! Voi, Ooooooooh, grande venerabile Draco!

Banalizzando, quello era stato il suo piano.

Ergo, sottoporsi ad ogni santo inquisitorio stupido imbarazzante esame, più o meno un giorno sì e uno no, a volte anche uno sì e uno sì, per almeno i due mesi successivi all'episodio.

Con il tempo, Draco aveva dimostrato di controllare il fuoco senza esitazione alcuna, l'elemento che gli rispondeva come se fosse stato un arto del suo corpo, tipo, un terzo braccio, una terza gamba. Un secondo pisello. Uh, le battute che aveva dovuto frenarsi dal fare quando ne aveva parlato con Theodore Nott e Blaise Zabini, uniche creature al mondo che Draco osasse chiamare 'amici'.

Il ministero inizialmente gli aveva chiesto di sopportare la presenza di alcuni Auror in casa sua. Un modo velato di dire che gli estendevano gli arresti domiciliari per altri due mesi, con tanto di guardie in casa. Alla fine, però, la gente si era data una calmata. Draco Malfoy non aveva cattive intenzioni, questo era il messaggio, ed era stato ben assorbito.

Ovviamente, la pubblicità e il potere della famiglia Malfoy, e di Draco in particolare, avevano raggiunto livelli stratosferici, secondi solo a Potter.

E sì, ancora gli seccava lasciare che lo studiassero come un animale strano una volta a settimana, ma, se era il prezzo da pagare per la notorietà, forse poteva lasciare correre.

Per il momento.

 

 

 

Che dite, proseguo?

VQA

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Capitolo 2
*** Ospedali ***


Ospedali

 

-Draco, dove vai?-

-E dove vuoi che vada, mamma?-

Non alzare gli occhi al cielo, non alzare gli occhi al cielo, non... Si fotta il galateo, alzali. Tanto sei di spalle e non ti vede.

Narcissa Malfoy scende le scale con il solito passo elegante.

Come una donna della sua età possa ancora dimostrare tanta grazia nei movimenti, quella linea impeccabile e un viso così perfetto, nonostante apparentemente pochissimo trucco, Draco proprio non sa spiegarselo. Se non si conta la magia, l'educazione ferrea a cui è stato sottoposto lui stesso per anni, e se si considera che anche lui è in grado di andare in giro con la schiena che, se gli avessero infilato un palo su per il culo, su su, lungo la spina dorsale, starebbe meno dritta, e dopo meno di vent'anni di 'Draco, cammina con la schiena diritta, la schiena diritta' da parte dei suoi genitori.

Considerato il terrorismo psicologico della famiglia di sua madre, oltre che la differenza di età fra loro, non c'è proprio nulla di strano che Narcissa, passati i cinquanta, se la regga con lo stesso portamento di una ragazzina che debutta in società. Anzi, meglio.

La gonna lunga striscia sul pavimento di marmo delle scale, la mano, sempre fredda, un tratto che Draco ha ereditato, maledizione, che accarezza il marmo del corrimano elegante, e il passo elegantemente tranquillo con cui sua madre scende le scale comunica tutta una serie di idee, tra cui: potenza, potere, importanza, superiorità. E se significano più o meno tutte la stessa cosa, non è sicuro che sia un caso.

Se solo non ci fosse quel lampo di terrore nei profondi e attentissimi occhi azzurro chiaro a rovinare l'atmosfera e a lasciare trapelare, soprattutto allo sguardo esperto del figlio, il nervosismo isterico della madre.

Oh, beh, pensa Draco, forse si è presa un po' male, dopotutto.

In effetti, dal giorno in cui Draco aveva quasi ucciso un uomo e il Ministero della magia aveva avviato la serie di pratiche che erano state ritenute necessarie al fine di appurarsi che no, Draco non era un maniaco che puntava a ucciderli tutti e no, non era necessario abbatterlo come un cane rabbioso prima che si rivoltasse loro contro, fino al momento in cui era stato ufficialmente dichiarato non pericoloso e dunque aprite le danze in suo onore, voilà Signore e Signori il nuovo VIP del mondo magico, ebbene, per tutto quel tempo sua madre aveva detto gran poco.

Di negativo, perché aveva iniziato a parlare a suo figlio il doppio del normale, per il resto.

Non che ci fosse nulla di strano: suo padre non c'era, era in galera, e dunque mancava l'usuale fonte di chiacchiere, ordini, giudizi e sentenze e tutta una serie di cose a cui Draco solo in parte era richiesto di prendere parte, chiaramente emulando ed assecondando. Narcissa, che, con Lucius in casa, più che sorridere e ascoltare non aveva molto da fare, si stava riprendendo bene dal silenzio imposto. La sua bella voce chiara e limpida, decisa ma per nulla autoritaria, al contrario di quella di suo padre, era un vero balsamo, in certe giornate dove Draco tornava a casa con l'espressione lugubre, infastidito dagli esami in ospedale.

Quindi, la bella donna che era sua madre aveva parlato eccome. Solo, non di quello che pensava. Non di quello che pensava del fuoco, e del fatto che un simile dono, o maledizione, insomma, tratto, lo avesse manifestato proprio il suo unico, adorato figlioletto appena diciannovenne.

Il fatto che negli ultimi giorni Draco stia finalmente riuscendo a superare il muro della maschera da nobildonna che sua madre porta con la facilità con cui respira non solo non gli da fastidio, nonostante quello che ci legga sia una paura folle non del tutto ragionevole.

Al contrario, è maledettamente sollevato di vedere emozioni sul volto di sua madre.

Anche se ciò significa vederla preoccupata oltre ogni livello mai raggiunto, persino più di quello che aveva toccato durante la guerra.

È con pazienza che, ogni santa, benedetta volta che si appresta a chiudere gli alamari del cappotto per uscire e presentarsi in ospedale a fare quegli stupidi, inutili esami, quando la sente chiamarlo con questa ansia nella voce (nella voce, perché non ne vede l'espressione, ma sa bene cosa ci leggerebbe, se la vedesse in viso), Draco sospira, si ferma, si volta, aspetta che sua madre abbia finito le scale, e sente cosa vuole.

Anche se non vuole niente, perché dirgli 'stai attento' la renderebbe ancora più nervosa.

Vorrebbe dire ammettere a voce alta che Draco è nei guai.

Che un potenziale pericolo aleggia nell'aria.

Non sia mai.

Sarebbe controproducente, oltretutto.

Draco le sorride, prendendo la mano che lei gli porge e lasciando che cammini sugli immancabili tacchi sotto alla gonna fino a mettersi esattamente davanti a lei.

I tempi in cui le arrivava alle ginocchia sono ben lontani, ed è da almeno tre anni che non è più Draco a dovere alzare la testa per guardare gli occhi di sua madre, ma il collo di Narcissa a doversi piegare all'insù.

Il sorriso tranquillo con cui l'ha accolta si stira da un lato a diventare un sogghigno appena accennato, ma si guarda bene dal fargli assumere una piega derisoria. Se c'è una cosa in cui sua madre è imbattibile, è il sarcasmo.

-Devi andare per forza?-

Qualche volta si chiede se queste scenette abbiano un che di edipico, viste da fuori.

Probabilmente è quello che succede a tutte le madri che hanno un figlio unico, avuto in giovane età e a cui sono parecchio attaccate.

Draco si trattiene dal sospirare: -Non piace a me più di quanto piaccia a te, mamma. Anzi, sai che detesto questi maledetti esami- le risponde.

Narcissa annuisce, la fronte appena aggrottata: -So che è sciocco da parte mia, Draco, ma sono vecchia, e tuo padre non è qui. Se cambiassero idea...-

Rieccoci con la solita tiritera.

Se cambiassero idea.

Se cambiassero idea, e decidessero che sei pericoloso.

Se cambiassero idea, e decidessero che stai meglio morto.

Se cambiassero idea, e decidessero che forse non è poi una cosa così bella, che uno così potente sia pure un Malfoy, e sia stato coinvolto così direttamente con la guerra, Voldemort e le arti oscure.

Di se e di ma, però, non si vive, e Draco ne ha, francamente, pieni i coglioni.

Sorride, un sorriso aperto questa volta, e prende le mani di sua madre nelle sue, in quella parvenza di abbraccio che è ancora concessa, nonostante abbia quasi vent'anni.

-Mamma, dai. Ne abbiamo già parlato- cerca di farla desistere: -Lascia perdere i 'se cambiassero idea'. Non la cambieranno. Gli fa molto più comodo tenermi buono-

Quello è poco ma sicuro.

Con tutti i soldi che la famiglia di Draco ha sempre messo a disposizione del Ministero prima della guerra, che sono quasi raddoppiati da quando Draco e Narcissa sono stati assolti, certo il Ministero non si sognerebbe mai di alzare un dito contro la loro famiglia.

Oltretutto, è vero, Draco non è proprio una personcina desiderabile secondo l'opinione di molti, ma il fatto che avesse potuto uccidere un uomo, per di più pure con la giustificazione di autodifesa (o difesa comunque di sua madre), e comunque si sia rifiutato di farlo, e controllato, gli ha fatto guadagnare parecchi punti stima.

Il fatto di essersi offerto di guarire l'attentatore, sedato (se il tizio l'avesse rivisto, Draco era pronto a scommettere avrebbe cercato di strangolarlo a mani nude, quindi meglio non correre rischi), dalle ferite che le fiamme avevano provocato, e l'avere mantenuto la parola facendolo effettivamente, gliene aveva fatti guadagnare molti altri.

Tra i soldi, e l'opinione popolare sempre più in suo favore, al Ministero proprio non conviene farsi invischiare nel suo omicidio. Non c'è motivo di farlo ammazzare, quando è così utile da vivo.

Certo, dovere di una madre pare essere preoccuparsi del figlio, e Narcissa ha preso a cuore il proprio compito, quindi, è ben lontana dallo smettere.

Annuisce e basta.

-Posso accompagnarti?-

Che è quello che a questo punto gli chiede una volta sì e una no.

In ospedale, Draco viene spogliato una volta sì e l'altra pure della maggior parte dei vestiti che indossa, e, anche se quella donna è sua madre, gli fa un certo effetto che lo veda nudo, o quasi. Nonostante sia sua madre e le voglia tutto il bene che è capace di provare, gli da un po' fastidio.

Ma non dice niente, e sospira di nuovo, annuendo.

Nemmeno a Narcissa da' particolarmente piacere, e lo sa.

Infatti, tutto quello che la donna fa, quando lo accompagna alle visite, è salutare freddamente i guaritori, e sedersi su una delle comode poltrone nella sala d'aspetto accanto, allestita più o meno appositamente per lei, da quando il caso di Draco ha reclamato per sé quasi mezzo reparto Casi Speciali dell'ospedale del San Mungo.

Un pannello di vetro la divide dal figlio, che rimane in piedi per almeno mezzora, con un numero variabile tra tre e dieci guaritori che gli si affaccendano attorno, con l'apparente intento di visitarlo, alla ricerca di non si sa bene cosa. Narcissa aspetta, seduta sulla poltrona, le dita morbidamente impegnate a reggere una rivista o un libro che sfoglia distrattamente, con quella che tutti scambiano per noia ma suo figlio sa bene nascondere un'ansia tremenda, e aspetta e aspetta e aspetta, finché i guaritori devono arrendersi all'espressione spazientita ed esausta di Draco e lo lasciano andare.

Sua madre, a quel punto, sempre lentamente, con calma e grazia signorili, si alza, lo raggiunge, dopo avere aspettato che si sia rivestito, e appoggia la mano sul braccio che le porge, seguendolo fino agli ascensori che li portano al primo piano, e poi al camino da cui possono finalmente tornare a casa.

L'abbraccio stritolante con cui si assicura che sia ancora vivo per i tre secondi successivi prima o poi gli romperà una costola, Draco ne è sicuro; poi, come niente fosse accaduto, la gran dama si alza, saluta il figlio, torna alla sua pittura o a qualsiasi altra cosa le passi per la testa di fare.

Draco sorride, prospettando la solita scena, il solito susseguirsi di eventi.

E come si fa a dire di no a Narcissa Malfoy, specie se sei suo figlio e una delle uniche due cose che guarda con quegli occhi pieni di emozione?

Non puoi, semplice.

-Sì, mamma- dice, e niente, ha vinto lei.

Tutto secondo lo schema.

Le pareti viola dell'ospedale nel reparto a cui l'ascensore, che si svuota come per magia appena Draco fa il gesto di mettersi in coda ad aspettarlo al primo piano.

La stanza dalle porte bianche senza maniglia, che conduce allo studio dei guaritori.

Il vetro della mezza parete che permette a Narcissa di tenere d'occhio guaritori e figlio.

L'espressione spazientita di Draco perché, diamine, va bene, è un piromane, ma ha comunque la temperatura corporea di un qualsiasi essere umano, possibile che tutti quei loro maledetti strumenti non possano scaldarli, prima di metterglieli addosso?

Gli occhiali spessi del buffo guaritore che quasi non si perde mai una visita dell'unico piromane al mondo, uno dei pochi che si è presentato, il Guaritore Puffin.

Il naso adunco del tizio con lo sguardo da folle, altro dei pochi che si è presentato, il Guaritore Beckett, che Draco ancora non ha capito cosa faccia qui, visto che è specializzato in ossa rotte.

La tipa dalle mani più gelide delle sue e di quelle di sua madre, vecchia e brutta come la morte (sempre che la morte non si riveli una figacciona ventenne), la Guaritrice Emerald, che di smeraldo non ha proprio un beneamato.

E qui finisce la lista di persone che ricorrono con abbastanza frequenza da essersi presentate, e, soprattutto, di cui Draco ricorda il nome. Per quanto riguarda la maggior parte delle altre persone in sala, o non glielo hanno detto, o se lo è scordato lui.

Mai che ci fosse una bella donna. È troppo, chiedere una bella strega apprendista guaritrice, anche di una qualsiasi ridicola specializzazione?

Giovane, ovviamente.

L'età media dei guaritori che bazzicano questo piano è talmente sopra gli anni di sua madre da rendere drastico un approccio anche se per miracolo, o, piuttosto, incantesimo, la vegliarda fosse ancora bella.

Oltre il vetro, Draco incrocia per caso lo sguardo di sua madre.

Raramente capita, e le sorride.

Lei ricambia, il sorriso piccolo che si concede quando è in pubblico e che lui sa cosa significhi.

Draco ritorna a guardare i guaritori in sala.

Oggi è solo a petto nudo e senza scarpe, e una tipa aggeggia con un affare che Draco proprio non vuole vicino ai suoi piedi, e che lei sembra intenzionata a puntare proprio lì.

-Signori, avrei da fare oggi- annuncia, alzandosi in piedi dalla sedia bianca su cui ogni tanto gli concedono di riposare: -quindi, vi sarei grato se concludessimo qui-

E tu stammi lontana, vecchia arpia.

Il Guaritore Puffin, capo reparto, mormora qualcosa, contrariato ma senza azzardarsi a mostrarlo, segno che l'anzianità gli ha insegnato qualcosa: -Oh. Oh, capisco. Certo, certo certo. Signori, colleghi... Il signor Malfoy ci lascia. Avete bisogno di finire le prese dati?- chiede, lanciando sguardi nervosi al resto della gente, il chiaro segnale per 'tagliate corto e lasciatelo andare' lampante nei suoi occhi quanto nelle parole.

In mezzora, Draco è di nuovo vestito, e varca la soglia di Villa Malfoy con sua madre al braccio.

Niente abbraccio spezza-costole, oggi.

Lui la guarda e le fa un sorrisetto ionico, facendoglielo notare.

Lei sorride e basta: -Taci, la lettura mi ha rasserenata- si limita a ribattere, e si allontana con l'aria tranquilla che tanto gli piace vederle in volto.

Oh beh, meglio così.

Anche perché sono quasi le due, deve ancora farsi una bella doccia e cambiarsi, per raggiungere Theodore e Blaise al bar dove hanno fissato di vedersi per una più che dovuta rimpatriata. Non sia mai che arriva in ritardo. Se fosse una cosa solo tra lui e Blaise, sarebbe uno sfigato ad arrivare persino puntuale, ma, se c'è anche Theo, un minuto oltre lo stabilito equivale alla morte. Ergo, via di corsa sotto la doccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Com'è?

VQA

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Capitolo 3
*** Viuzze Strette Dall'Aria Sinistra ***


Viuzze Strette Dall'Aria Sinistra

 

Se l'appuntamento fosse una cosa solo tra Draco e Blaise, l'ora stabilita, in questo caso le tre del pomeriggio, più che un orario indicativo non rappresenterebbe. Sarebbe un modo di dire, ma sì, più o meno, tra le tre, le quattro, magari prima delle cinque, potendo. Se proprio arrivi dopo, avvisa.

Se fosse una cosa solo tra Draco e Blaise, tutti e due affetti da quel simpatico morbo che è il Narcisismo Estremo che colpisce ogni mago alto, biondo, con un patrimonio genetico sfociato in tratti invidiabili e, nel caso di Blaise, le spalle grosse e quell'aria da italiano che, malgrado in Italia ci stia ben poco, gli semplifica parecchio la vita quando si tratta di ragazze.

Se fosse una cosa solo tra Draco e Blaise, che oltre ad essere giustamente vanitosi e quel tantinello arrapati come qualsiasi altro mago etero della loro età, oltre ad essere due bei ragazzi, sono anche due bei ragazzi piuttosto famosi in quanto ricchi, belli e con relativamente pochi problemi sulle spalle, il punto di ritrovo non sarebbe mai la vietta stretta, angusta, claustrofobica e maleodorante di Knocturn Alley dove Theo ha proposto (o forse è meglio dire 'ordinato') di vedersi.

'Keep It Public', è il motto dei due biondi.

Soprattutto se è legale.

Soprattutto se ti porta soldi.

Soprattutto se ti porta figa.

Sì, insomma, Narcisismo Estremo, si diceva.

Adolescenti.

Se fosse una cosa solo tra Draco e Blaise, non solo non si incontrerebbero a Knocturn Alley, ma poi non andrebbero certo nel bar piccolo, seppure incredibilmente pulito, economico e che offre il miglior Whisky Incendiario del mondo (guarda un po' cosa si trova sul mercato nero!), poco frequentato dove Theo suggerisce sempre di andare a bere qualcosa insieme.

No, andrebbero, magari non proprio fino ad Hogsmeade e al Paiolo Magico, sempre pieno di studenti e gente che non ha un accidente da fare nella vita, affollato e rumoroso e che offre poco alcol oltre a quello legalmente smerciabile quando la tua clientela sono ragazzini con un'età media di quindici anni. No, ma magari andrebbero in un posto ugualmente frequentato, fra i locali che si susseguono lungo Diagon Alley, pieni di luce, pieni di gente, e sì, esattamente, pieni di figa. O di gente che fa piacere incontrare, anche quando vorresti mandarli al diavolo, del tipo, la stampa. Guai a sottolineare il potere di un giornalista. Razza infida e fastidiosa, assolutamente non affidabile, anche senza raggiungere il livello della Skeeter, ma indispensabile se vuoi restare sulla cresta dell'onda e rimanere un VIP nella testa dei tuoi concittadini londinesi, e, già che ci sei, possibilmente di un po' più in là.

Ok, magari così è esagerare. Va bene il narcisismo, va bene che, oltre la patina di buone maniere e bella presenza, si tratta pur sempre di due adolescenti viziati con un sacco di soldi e poco da fare nella vita, ma non è che siano poi così tanto due spocchiosi viziati impegnati solo a coltivare la propria notorietà.

Il fatto è che a Draco serve che la gente parli di lui.

Bene.

Continuamente, quasi quanto di Potter o di un altro dei grandi eroi del mondo magico che è uscito dalla seconda guerra.

Più si parla (bene) di lui, più è difficile che il Ministero cambi idea riguardo la sua sopravvivenza.

Per quanto riguarda Blaise, beh, non lo ammetterebbe mai, né a sé stesso, né a Draco e tanto meno non a Theo, anima fredda e spietata, talvolta tendente in modo fin troppo sinistro al sadismo intellettuale, no, ma, Blaise è un maledetto romantico. Uno di quelli che spera che prima o poi la sua principessa salti fuori e gli dica, sai che c'è? Mi piacerebbe proprio farmi uno come te. Anzi, già che ci siamo, mettiamoci insieme. Vedi? Questo è il mio impeccabile pedigree da purosangue di XYZ provenienza (Blaise non richiede necessariamente un'ereditiera purosangue inglese. Lasciamo fare a qualche dio, diceva sua nonna, o piuttosto a Circe e Merlino, aggiungeva sua madre), questo il mio conto in banca, e insieme faremo degli eredi fantastici e tua madre sarà contenta di te, finalmente, e la smetterà di risposarsi di Vecchio Decrepito Straricco Mago in Vecchio Decrepito Ancora Più Ricco Mago.

Ehi, la mamma è sempre la mamma, e non è mai facile litigare con una che sotto sotto è troppo impegnata a combattere le rughe per accettarti.

Theo, invece, è più per il posto tranquillo, dove al massimo incontri gente con cui fare affari. Il fatto che Theo generalmente frequenti il tipo di clientela che si fa in quattro per evitare Diagon Alley e alla luce del sole preferisca il più “intimo” Knocturn Alley la dice lunga sulla percentuale di affari che fa con il mercato nero, ma, ehi, essere ricchi come lui non è facile, se per fare ottomila esperimenti segreti ti servono ingredienti introvabili. Non vorrai mica spendere metà del tuo patrimonio secolare, solo perché così il tuo introvabile ingrediente, oltre a costare di più, ti arriva a casa con l'etichetta 'approvato dal Ministero della Magia'.

Si fotta il Ministero e la luce del sole, per esprimere il pensiero di Theo.

Non che Draco o Blaise la pensino diversamente, ma, ecco.

Theo ha la tendenza a indulgere in cose che, più sono proibite, più lo mandano in brodo di giuggiole. Non è affatto cattivo, beh, a parte quell'indiscutibile vena sadica che ha ereditato da suo padre Averell, e suo padre da suo padre, e suo padre dal vecchio Nott prima ancora, e così via su per una catena di pazzi sempre più sadici a malati fino ad, evidentemente, raggiungere il mostro ancestrale fondatore della famiglia.

Ciò non toglie che sia una delle pochissime persone che Draco ha piacere ad avere attorno, una lista che include sé stesso, sua madre, già meno suo padre, e poi Blaise, Theo, appunto, e, stranamente, Daphne e Astoria Greengrass. Ragazza simpatica e divertente la prima, nel senso in cui una perfetta Lady Purosangue Serpeverde può esserlo, e gran gnocca la seconda.

Se c'è una virtù che tutti riconoscono a Blaise, oltre alla bellezza, è la lealtà nei confronti dei suoi amici. Pochi quanti quelli di Draco. Lealtà e intelligenza e la sana propensione che tutti tiene vivi al mondo, ossia: Fottersene Degli Altri ed Usare Il Cervello.

Se c'è una virtù che tutti riconoscono a Theo, oltre alla cieca lealtà verso i suoi amici, che sono ancora meno di quelli di Draco e Blaise, è che è dotato di un'intelligenza fine e acuta da fare paura. Blaise a volte ha avanzato l'ipotesi che, più che mera intelligenza, si tratti di Vista, perché, come altrimenti si spieghi che la sola logica gli permetta di ricostruire catene di eventi tra un Fatto A ed un Fatto B, quando in mezzo ci sono così tante cose mancanti, e lui le azzecchi tutte, beh, è un po' difficile da spiegare.

O è Vista, o è un mostro.

Meglio Mostruosamente Intelligente che Mostruosamente Sadico, però.

Insomma, Theo propone sempre il TBC, acronimo di 'The Black Carpet' e dunque alludente tappeti neri e non alla malattia, perché gli piace, c'è poca gente rispetto a tanti altri posti, quella che c'è, è gente che gli fa piacere vedere (piacere. Draco, pensandoci, non può che sbuffare un sorriso, mentre si pettina. Piacere un cavolo. Theo è capace di essere lucido ed intellettivamente presente al 100% probabilmente anche a metà orgasmo), magari stringe qualche accordo e combina qualche affare, e, già che è lì, può dedicare la sua attenzione quasi interamente ai suoi due amici.

Durante la guerra è stato un macello mantenere i legami.

Draco esce dal bagno, i capelli pettinati e asciutti ma nudo come uno normalmente esce dalla doccia, la pelle pallida come alabastro che, finalmente, ha ripreso la lucentezza del suo incarnato normale, al posto del pallore malato che aveva assunto al suo sesto e settimo anno di scuola. Cammina, nudo e scalzo, sul morbido tappeto che ricopre quasi interamente il pavimento di camera sua, fino alla grande cabina armadio dove, spalancate le ante, si acciglia, cercando qualcosa da mettersi.

Cominciando con il pescare un paio di boxer a caso neri, e infilarseli, considerato che la sua biancheria intima tende un filino al monocromo.

Durante la guerra è stato davvero un macello mantenere i rapporti.

Daphne e Astoria non hanno mai preso tanto bene l'allusione a lavorare per il Signore Oscuro, come invece aveva fatto Pansy. Il terrore che era stato abbastanza ovvio provassero al settimo anno di scuola per lui, sapendo a cosa partecipava, le aveva spinte a stargli il più vicino possibile, ma senza dire una parola. Niente accenni nelle lettere, niente parole che potevano essere sentite e riportate ai Carrow, niente di niente.

Blaise aveva fatto la stessa cosa, diventando un'ombra muta al suo fianco e che, a metà anno scolastico, sua madre aveva trascinato con sé all'estero per fargli finire l'ultimo anno altrove.

Theo, considerato che suo padre era immerso nella stessa merda in cui annaspava Draco persino più a fondo, e che un'ombra quasi muta lo era sempre stato, gli era stato vicino, senza stare fra i piedi, e si era tenuto informato su quello che Draco vedeva e veniva a sapere. Esserci, anche se muto, occhi attenti e parole che completavano le frasi che Draco non riusciva a finire, era stato un supporto psicologico incredibile, più efficace addirittura degli abbracci con cui le due ragazze Greengrass, Pansy e Blaise avevano preso a stritolarlo ogni volta che ne avessero occasione.

Perché certe cose che Draco vedeva, o sentiva, o a cui era costretto ad assistere, un abbraccio non le cancellava. Non le giustificava. Non le rendeva affrontabili.

Theo, la sua attenzione, gli occhi freddi e le parole che finivano le sue frasi rotte dall'angoscia, sì. Non giustificavano gli orrori, non cercavano di fargli coraggio, non lo spingevano né contro né a favore quello che stava facendo. Rendevano tutto semplicemente reale, vero, affrontabile. Non un incubo.

Le ragazze Greengrass e Blaise, come lui a favore del sangue pulito, difendevano il sangue come un simbolo della classe aristocratica a cui appartenevano. Il resto importava poco. Niente discorsi di supremazia, su cui, ogni tanto, Pansy era l'unica tra loro a lanciarsi.

Theo era a favore del sangue puro solo nella misura in cui non gli si rompevano le palle, né da una parte né dall'altra. Né reclamando uguaglianza per tutti, né avanzando assurde richieste di genocidio e massacri. Theo badava ai soldi, ai suoi affari, al mantenimento del nome della sua famiglia (suo padre era un'altra questione), ai suoi amici che restassero vivi, alla scienza che adorava e pareva avesse sposato già a quattordici anni.

Fine.

Nessuno con il marchio.

Nessuno ad affrontare processi, nemmeno Theo, che pure un Mangiamorte in casa lo aveva avuto.

Draco pesca un paio di calzini scuri e li infila.

Jeans scuri da infilare in un paio di anfibi, cintura perché il peso che ha perso con la guerra non è ancora stato recuperato, e, nonostante abbia ripreso a giocare a Quidditch con Blaise e si alleni con quel fissato per mettere un po' di carne sulle ossa e meglio ancorare a terra il metro e novanta che tocca, senza cintura i pantaloni gli penderebbero dalle ossa iliache in modo imbarazzante, maglietta verde scura con il logo della squadra di Quidditch che tifa da quando ha memoria, felpa nera con l'indispensabile cappuccio che gli serve per nascondere, quando cammina, i capelli assolutamente inconfondibili.

Si guarda allo specchio, la cerniera della felpa allacciata. Magari anche quella dei jeans, eh, che ne dici? Ecco, bravo.

Uh, meno male che aveva deciso di non vestirsi più di nero, da quando la guerra era finita. Sembra di nuovo un Mangiamorte, diamine, solo, stavolta in versione casual. Se non fossero tutti abiti di marca, di pregiatissima fattura, parrebbe vestito come Potter.

Scrolla le spalle e si avvia, lasciando le ante spalancate e tutto quello che ha buttato all'aria accuratamente in giro, lieto dell'incantesimo che provvede a rimettere tutto a posto automaticamente, salvo quando lui dispone il contrario.

Infila il cappotto scuro con gli alamari, allacciato fino sotto al mento, cappuccio della felpa in testa, bacchetta nella tasca della giacca, un po' di galeoni nell'altra, e si avvia verso il camino per la Polvere Volante.

Di smaterializzarsi non ha molta voglia, anche se è più facile.

Blaise lo prende in giro dicendo che, adesso che ha scoperto di essere un piromane, non vuole staccarsi dai camini, perché in qualche modo sarebbero casa sua.

Blaise è uno dei suoi due migliori amici, ed è sacrosanto dovere di un migliore amico sfottere.

Altrettanto sacrosanto dovere era, da parte di Draco, rispondere con un sorriso ed un pugno ben assestato.

Tanto, come dire, Blaise è un metro di larghezza per quasi due. Cosa potrà mai fargli un pugno di Draco? Niente, appunto. È per questo che hanno inventato la magia. Pareggiare i conti quando le persone sono due volte più grosse di te.

Lascia un biglietto per sua madre, così che sappia dove sta andando e non le venga un infarto se non lo trova, e si affretta oltre la soglia del grande camino di pietra.

Sono già le tre meno dieci, controlla accigliandosi quando i numeri luminosi compaiono accanto a lui con un veloce Incantesimo Segnatempo.

La Polvere lo spedisce nella via del quartiere malfamato della Londra magica come sempre, un paio di traverse dal punto dove lui, Theo e Blaise si sono dati appuntamento.

Il fuoco, che quella mattina ha soltanto borbottato che gli esami all'ospedale lo annoiano, se ne è stato buono e zitto per tutta la giornata, ma adesso, mentre Draco raddrizza la schiena e controlla di avere il cappuccio ben calcato sulla testa, comincia a sussurrare qualcosa, come se stesse avvertendo una presenza.

Draco si acciglia, immobilizzandosi dove è.

Nel mezzo di un vicolo in ombra, le case decrepite così vicine che quasi non ci si passa, la luce del sole non penetra mai, e non si parli di riuscire a respirare. I muri sono senza finestre, sia alla sua destra che a sinistra, e la viuzza è lunga una decina di metri. Strano che per dieci metri non si incontrino porte e finestre, se uno per un attimo dimentica in che quartiere si trova.

I muri, un tempo bianchi, ora sono di quel grigio indotto dal fumo, dal tempo, dall'umidità e dall'incuria, coperti di muschio, muffa, e una strana forma di edera velenosa che, se Draco non si sbaglia, è del tipo abbastanza letale da non dovere essere toccata senza guanti appositi.

La cosa strana è che, anche se c'è meno gente rispetto a tantissime vie più solari e frequentate, Knocturn Alley è comunque frequentata. C'è gente che ci abita, che ci vive. Che parla, respira, si muove, impreca, grida, borbotta, sbatte porte, apre o chiude finestre, sposta oggetti. Ci sono Creature Magiche che fanno i loro più disparati versi.

In quel preciso attimo, Draco avverte tutta quella serie di rumori, ma la sente così lontana che potrebbe provenire dal ben più distante Diagon Alley, piuttosto che da l posto in cui si trova. Concentrandosi, chiede al fuoco cosa diamine stia succedendo.

Il fuoco, che, se potesse, si acciglierebbe a sua volta, risponde, “non lo so”.

Grazie tante, sei davvero di aiuto.

“No, sul serio, non lo so, però c'è qualcosa che non va, te lo giuro”

Beh, sforzati un pochino, per cortesia, perché mi stai dando fastidio. Non riesco quasi a muovermi.

“Quello è perché sei scemo tu” gli risponde piccato: “ecco, aspetta, ho trovato”

Cosa?

“C'è qualcosa nella casa qui accanto. No, non quella a destra, a sinistra. Sì, mettici la mano. Così, sì, sul muro. Con le dita aperte sentiresti meglio cosa c'è dietro, sai. Assorbi meglio l'energia di quello che c'è... Ecco, lo senti?”

Ma che diamine è?!

“Non lo so. Sembra... Si direbbe una persona. C'è una persona dietro a questo muro, che emana tutte queste emozioni che stiamo sentendo. Ugh, non sono piacevoli, vero?”

Proprio no. Cosa è? Disperazione. Paura? Sì, decisamente. Gah, faccio proprio schifo a leggere le emozioni, eh?

“No, non sei così male. Però mi sa che ti servo io per capire che è una donna”

Una donna?

“Già. Sesso femminile, umana, strega. Abbastanza adulta. Insomma, avrà la tua età”

Wow. Come lo hai capito?

“Sicuro di volerci pensare adesso? So che di solito ci facciamo i cazzi nostri, ma sembra davvero disperata. Oltretutto, anche se puzza di un sacco di cose brutte, ha anche un buon profumo”

Ok, quello è da discutere. E soprattutto, suonava tremendamente ambiguo.

“Duh, perdona il gioco di parole, ma l'ho, come si suol dire, appena messa a fuoco. Ed è una strafiga incredibile”

Lascia giudicare l'esperto.

“Beh, Signor Esperto, cerca un'apertura o sfondiamo il muro, perché merita davvero. In più, ha davvero una paura maledetta. Deve esserle successo qualcosa di brutto. Dai, Draco, portami dentro, sono curioso!”

Sì, sì, va bene! Datti una calmata! Adesso vedo come fare...

Draco fa un passo indietro, lanciando un'occhiata critica al muro alto e decrepito.

Si riavvicina e appoggia la punta delle dita sul muro: qui, hai detto?

“Sì. Senti, sforzati un pochino. Ecco. La senti?”

Guarda che la sentivo anche prima.

“Scemo, non l'energia che emana. Se ti concentri, anche se non puoi vederla, puoi delimitare l'area delle emozioni fino a ricostruirne le fattezze. Insomma, il corpo. Ecco. Adesso la vedi?”

Beh, dire che la vedo è un parolone, ma sì. È abbastanza lontana dal muro, se lo sfondo, no?

“Se lo sfondi? Da solo? E scusa tanto, cosa vorresti usare?”

Draco fa saettare in su le sopracciglia e sfila la bacchetta, puntandola contro il muro. Malmesso come è, non dovrebbe essere necessario un incantesimo particolarmente energico, ne è abbastanza sicuro.

-Bombarda!- dice, scandendo le parole, ma ben lontano dall'urlare.

Il muro non fa resistenza. Sulla parete si apre una buona porzione grande abbastanza da farci passare Draco e Blaise spalla a spalla, senza dovere piegare la testa.

“Oppure fai così. Certo, anche questa è una buona idea”

Te lo avevo detto.

Un suono di voce femminile terrorizzata e dolorante distrae sia Draco sia la presenza del fuoco che sente dentro la testa.

L'aria è pesante di cemento, mattoni, calcinacci, polvere, sporcizia, sudore, sangue, sperma, piscio di gatto e topi, cadaveri di insetti e topi morti e mezzi smangiucchiati.

Il 'che schifo' che Draco sta per pensare viene bruscamente interrotto, quando l'attenzione sua e del fuoco cade sul corpo perfetto che si trovano di fronte.

Stagliandosi sulla soglia che ha appena aperto, Draco guarda in avanti e vede le lunghe gambe abbronzate strette al petto, le braccia magre che cingono le ginocchia e riparano la testa, lunghi capelli neri ribelli che cadono su spalle sottili, dita di mani lunghe e delicate, e l'accenno di un bacino da favola, nascosto dietro alle gambe piegate.

I capelli coprono un viso dove un mento delicato e un naso dritto fanno da contorno ad una bocca che pare bella, nonostante la smorfia di paura e dolore che stravolge le labbra piene. Gli occhi sembrano grandi, ma Draco non li riesce a vedere.

Il tutto è condito da tagli di varia profondità, lividi, quello che immagina siano segni che lascerebbe solo una frustra, sangue coagulato su braccia, labbra, capelli, naso, ginocchia, caviglie, e sangue non ancora secco tra le cosce piegate, così tanto da non permettergli di vedere nitidamente i peli pubici dello stesso nero notte dei capelli lunghi.

Oh, cazzo.

“Uhnnn. Odio quando lo fanno. Soprattutto se sono belle donne.”

Senti, fammi il favore, levati dai piedi.

“Non credo proprio. Posso aiutarti a capire cosa diamine è successo”

E va bene. Allora, controlla che il campo sia libero.

“Ok capo”

Draco si schiarisce la gola e infila di nuovo la bacchetta nella tasca del cappotto. Si inginocchia lentamente, e altrettanto lentamente alza le braccia, in un universale segno di resa e di 'non voglio farti del male'. La ragazza ha gli occhi sbarrati e segue ogni sua mossa, e trema per il freddo, per il dolore, per la paura.

“Campo libero”

Draco si trattiene dall'accigliarsi.

-Ehi- mormora, parlando alla ragazza spaventata come se fosse un gatto che non vuole fare scappare, o un drago che potrebbe staccargli la testa e mangiarselo: -non avere paura. Non ho cattive intenzioni-

Lei ha gli occhi verdi.

Lo fissa con un'intensità travolgente, con due occhi che sono un sogno, scuri e profondi e scintillanti e carichi di vita ed emozioni e paura, forza, rabbia, attenzione, pronta a capire se deve aggredirlo o può lasciarlo avanzare perché non le sarà ostile.

Occhi scuri come smeraldi, dello stesso verde vibrante di alcuni punti della Foresta Proibita o del bosco vicino a casa sua.

Occhi che, ho già visto da qualche parte...?

“Uh, capo...”

Non adesso. Non scherzo. Lasciami fare. Da solo. Devo concentrarmi.

Il fuoco rinuncia a protestare.

-Mi capisci?- chiede Draco, la voce bassa per non intimidirla, ma abbastanza alta da permetterle di sentirlo bene.

Lei annuisce lentamente.

-Stai bene?-

Ok, è una domanda cretina, ma come altro si chiede ad una che è ferita, molto probabilmente appena stata violentata, dio solo sa che altro, se sta bene?

Lei scuote la testa a dire 'no', e le labbra saettano in una smorfia di dolore mentre una delle gambe inizia a tremare più forte, e lei si piega sulle ginocchia, la mano che scende su una caviglia.

Dall'aria, più che rotta, completamente frantumata.

Draco fa una smorfia di solidarietà: deve fare un male incredibile.

Fa per spostare le mani verso il cappotto: -Posso? Lo tolgo e te lo passo, va bene?-

Lei segue il suo movimento con occhi un tantino isterici, poi sembra rilassarsi, forse più spinta dal dolore che da fiducia, e annuisce piano.

Draco sfila gli alamari e slaccia il cappotto. Per comodità, abbassa anche il cappuccio.

Gli occhi di lei colgono il bagliore improvviso dei suoi capelli che spuntano nel mare di nero, ma la ragazza non tradisce altre reazioni a parte quella. Draco le passa il cappotto, piegandosi in avanti, ginocchia sul pavimento, e lei lo prende con una mano, con l'altra sempre tenendo stretta la caviglia.

Metterselo anche solo sulle spalle con una mano sola è dura.

Draco aggrotta la fronte: -Posso avvicinarmi? Ti aiuto a mettertelo sulle spalle-

Lei sgrana gli occhi ancora una volta, poi riflette sulle sue parole, probabilmente si rende conto di avere bisogno del suo aiuto, e annuisce con un movimento più rilassato di quello di prima.

Draco cammina a passi lenti e senza raddrizzarsi del tutto, e la raggiunge in un attimo. Le si inginocchia accanto, mettendosi alla sua destra, e prende il cappotto con entrambe le mani. Lo appoggia sulle spalle di lei cercando di non toccarla, non sapendo se le darà fastidio.

Lei non emette suono, ma i suoi occhi attenti lo seguono con attenzione.

Poi sospira, e fa un gesto con la mano che sembra dire, 'aiutami a metterlo'.

-Vuoi indossarlo?-

Lei annuisce.

La aiuta ad infilare un braccio, drappeggiandole addosso l'indumento in modo tale da permetterle di schermarsi il petto anche quando deve inevitabilmente allungare le gambe per chiuderlo.

Quello che intravede, comunque, gli basta per dire che non si sbagliava, e neppure il fuoco.

È davvero perfetta.

“Te lo avevo detto” brontola il fuoco in lontananza, sparendo ubbidientemente di nuovo dopo avere commentato.

Lei sospira, scostando i capelli da davanti al viso.

Merlino. Se è bella.

Draco si schiarisce la voce: -Uh, se per te va bene, ti accompagno in ospedale. Il San Mungo è qui vicino. Lo conosci?-

Lei annuisce.

Quindi, vuol dire che è di Londra.

-Pensi di riuscire ad alzarti?-

Lei scuote la testa.

Lui riflette febbrilmente per un istante.

Non le farà piacere essere toccata.

Non è assolutamente una buona idea cercare di guarirla da solo, anche solo per poterle permettere di camminare quanto serve a raggiungere il primo punto dove possano smaterializzarsi.

Forse possono farlo anche lì.

Forse smaterializzarsi non le farà bene.

Forse può chiederle se può prenderla in braccio, e portarla con sé mentre si smaterializza lui.

Non è che abbia altre alternative.

Deglutisce.

-Se mi smaterializzo, posso portarti con me?-

Lei annuisce.

-Posso prenderti in braccio?- chiede, con un attimo di esitazione.

Lei si tende, e lo osserva.

Un attimo.

Due.

Tre.

Poi annuisce.

Il 'che alternativa ho?' è palese nei suoi occhi.

Draco deglutisce di nuovo.

Diamine, che situazione.

Poi stende un braccio verso le ginocchia della ragazza, e con l'altro le tiene le spalle. La solleva senza sforzo, alzandosi in piedi e portandosela al petto. Lei nasconde il viso nell'incavo della sua spalla in un gesto che pare spontaneo, e Draco, nonostante la situazione sia grave, assurda, maledettamente brutta, non può impedirsi di pensare quanto bene si incastri quella testa nell'incavo della sua spalla.

E quanto il fuoco avesse ragione: sotto al sangue, allo sperma, alla paura, il profumo della sua pelle è qualcosa di assolutamente divino.

Si smaterializza e riappare davanti alle porte del San Mungo, nel punto più vicino all'ospedale dove sia permesso apparire. Sempre con la ragazza sconosciuta e ferita tra le braccia, varca le grandi porte viola scuro senza fare caso alla gente che lo nota e agli sguardi attoniti che il suo arrivo, con quel carico poi, suscita.

Si fotta anche la stampa, per una volta.

Fila dritto oltre la seconda serie di porte, quella dietro cui nessun giornalista è ammesso, e raggiunge a grandi passi il bancone della Reception. La ragazza nelle sue braccia non emette un suono, la testa ancora nascosta nella spalla di Draco, e due infermiere e un guaritore lo notano ancora prima che abbia raggiunto il bancone della Reception. Il tizio che ci lavora sposta occhi attenti ed esperti sulla faccia di Draco: -Che cosa è successo?-

Le due infermiere e il guaritore si avvicinano.

-Dia pure a noi- una dice con voce sicura, estraendo la bacchetta e facendo per puntarla contro la ragazza fra le braccia di Draco.

Che si immobilizza e lancia uno sguardo di puro terrore a quella bacchetta.

-Uh... Credo sia meglio se non lo fa, infermiera- la ferma il guaritore, alzando una mano e bloccando fisicamente l'infermiera. La donna capisce in fretta, e rimette via la bacchetta.

-Mi dica- il guaritore esorta Draco.

-L'ho trovata in una casa abbandonata a Knocturn Alley. Così. Non mi ha ancora detto niente, ma...-

Uhm, come si dice, 'è stata stuprata' davanti alla vittima in questione, senza che lei se ne accorga?

Il guaritore deve essere uno sveglio, perché capisce: -Mi segua. Credo sia il caso se la portiamo dalla mia collega, la Guaritrice McCallister. Può camminare?-

-No, e a me non pesa. Posso portarla io- risponde Draco, poi guarda la ragazza cercando i suoi occhi ancora nascosti: -per te va bene? Vuoi che me ne vada?-

-No, va bene- sospira una voce femminile un po' roca.

Oh mamma. Pure quella gli fa venire il latte alle ginocchia tanto è bella.

La rabbia che prova contro chiunque sia stato il bastardo che le ha fatto una cosa del genere è incredibile. Soprattutto perché manco sa chi sia la donna che ha tra le braccia.

Il guaritore precede Draco lungo un corridoio bianco e azzurro chiaro, e apre una porta dopo avere bussato frettolosamente: -Alice, scusa, hai un minuto? C'è una paziente-

Una strega di una decina di anni più di Draco è seduta ad una scrivania, e si alza per andargli incontro: -Entrate pure. Grazie, Ben, puoi andare. Ci penso io- chiude la porta salutando con un gesto cortese della mano il guaritore, e indica a Draco il lettino per le visite in fondo alla stanza: -prego, la faccia sedere lì. Cosa è successo?-

Di nuovo, Draco apre la bocca e non sa cosa dire.

Anziché rispondere, prende tempo affaccendandosi a mettere seduta la ragazza sconosciuta. Lei si siede, gemendo quando la caviglia è di nuovo libera ed è costretta a spostarla sulla predella poggiapiedi.

-Forse è meglio se esco- è tutto quello che dice Draco, guardando ora la ragazza, ora la Guaritrice.

La donna annuisce.

Draco cerca di nuovo gli occhi verde assurdo della sconosciuta: -Ehm, sono qui fuori. Se vuoi, me ne vado-

-No- geme la sua voce bassa e roca, di nuovo: -Resta. Per favore-

Draco annuisce, ed esce.

Chissà se la guaritrice si è accorta che sta praticamente correndo fuori dall'ambulatorio.

Il sorrisetto che gli sembra di cogliere gli fa pensare che sì.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota: “tra virgolette” è il fuoco

in corsivo è Draco che pensa, o che, pensando, risponde al fuoco.

Avery Nott o Averell Nott?

Come vi sembra?

VQA

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Capitolo 4
*** Ospiti Graditi ***


Ospiti Graditi

 

Il cinque giugno di quasi venti anni prima era nato l'unico erede della famiglia Malfoy-Black, da Narcissa Malfoy-Black e Lucius Malfoy, un maschio dagli occhi grigiastri come ogni neonato che viene al mondo, che di quel colore sarebbero però rimasti, e un sacco di capelli del biondo incredibile dei genitori. Gemelli, ascendente MeNeFregaUnaSega, segno secondo alcuni zodiacalmente incline a prediligere per ironica coincidenza più la compagnia del proprio sé medesimo, piuttosto che di quella del resto del mondo, e che, se associato all'assenza di fratelli, sorelle, cugini, qualcuno che insomma potesse rivestire la parvenza di un compagno di crescita, vita, giochi, sputacchi e primi insulti biascicati quando spuntavano quei due neuroni in più a permetterlo, tendevano, sempre secondo certe fonti, a fare di chi quel segno lo portava uno che si faceva sostanzialmente i cazzi suoi.

E così Draco ha fatto per anni.

Quasi venti, mica due.

Eppure, eccolo adesso lì, seduto su una scomodissima poltroncina di plastica il più asettica e spezza-schiena possibile, nella incredibilmente grande sala di attesa del reparto di pronto soccorso del San Mungo.

Per una perfetta sconosciuta che ha trovato per strada.

Ok, dietro un muro. In una casa. Figurativamente parlando, è come se l'avesse trovata per strada.

Proprio non riesce a capire cosa gli sia passato per la testa.

Salvarla.

Da quando lui è uno che salva la gente?

Gente di cui poi non sa un beneamato?

La curiosità di volere insistere, vedere come fosse fatta la fonte di tutte quelle emozioni negative, quella non lo sorprende per niente. La sensazione di angoscia tremenda che gli ha stritolato il cuore in una morsa insopportabile al vedere, al capire cosa alla bella donna è stato fatto, neppure. Insomma, va bene fottersene di tutto fuorché sé stesso e i suoi, ma un po' di sana pietà, la guerra glielo ha insegnato, è ancora rimasta sia nel suo cuore, sia nel suo cervello. Per cui, può persino arrivare ad azzardarsi a spiegare razionalmente, a sé stesso e a chiunque glielo chieda, perché abbia portato la sconosciuta in ospedale, prestandole il suo cappotto preferito (che non intende assolutamente riavere, perché, che schifo, no grazie), e come l'averlo fatto non esula affatto dal suo carattere.

Dopotutto, se c'è una cosa che Draco è sempre stato, è l'essere curioso. Maledettamente tanto, anche.

Quello che però proprio non può trovare spiegazione logica alcuna, è perché diamine rimanga lì seduto, su quelle sedie così scomode, che, maledizione a quest'ospedale tignoso, ma lo sanno che hanno inventato questa bella cosa chiamata 'magia'? Sedie più comode no? Una bella poltroncina con imbottitura di stoffa a cui applicare un simpatico incantesimo che le renda altrettanto, e forse meglio, asettiche che questa cazzo di plastica, no? È troppo difficile da pensare?

Draco sbuffa.

E poi sbuffa di nuovo, perché improvvisarsi critico d'arredamento d'interni non cancella il problema principale. Perché diamine sta aspettando qui?

Sta aspettando una donna che ha salvato.

Sto aspettando di sentirmi ringraziare, ragiona con cipiglio aristocratico.

Non è vero.

Sto aspettando di sentirmi dire, possibilmente dall'interessata, grazie Signor Malfoy per l'aiuto, adesso se ne può andare, non sono più sua responsabilità, quindi può uscire da quella porta e non sentirsi in dovere alcuno nei miei confronti. Magari una di queste sere usciamo insieme?

Non è vero neanche quello.

Cosa diamine sto aspettando, allora?

Ah. Ironia della sorte: farsi le domande, quando è ben consapevole della risposta.

Vuole sentirsi dire che la ragazza sta bene.

Nella misura in cui può starlo una che è appena stata torturata e stuprata, chiaramente.

Vuole sentirsi dire che sta bene, che lo dispensa dal preoccuparsi per lui e che non è uno stronzo per desiderare levarsi di dosso la pena che prova, quel bisogno di sapere che ne è di lei, della strafiga in quelle pietose condizioni. Magari anche di sentirsi dire che no, le ferite che ha riportato non sono poi così gravi.

Draco glielo augura davvero.

Deve essere uscito di testa, riflette.

Da quando mi preoccupo così tanto della gente?

Sbuffa.

La guaritrice che si sta occupando della mora sconosciuta si sta prendendo tutto il tempo necessario, a quanto pare. Le due donne sono chiuse oltre quella porta da quasi un'ora e mezza, e Draco per tutto quel tempo tende il collo ogni due minuti, per controllare se la porta da segno di aprirsi.

Impaziente, sono impaziente. Sono impaziente perché lei è bella? Lo sarei comunque, se fosse brutta?

Probabilmente no, si dice. Va bene che non è stronzo, va bene che un po' di pietà ce l'ha anche lui eccetera eccetera, ma, siamo seri.

Draco Malfoy.

Non Harry Potter, o un qualsiasi altro stupido cretino Grifondoro dal cuore sfondato nel tentativo di farci stare più altruismo possibile.

Sbuffa di nuovo.

È sicuro di avere cambiato gamba su cui appoggiare la caviglia opposta per almeno cinque volte, destra su ginocchio sinistro, sinistra su ginocchio destro, sinistra contro destra tenendo le gambe distese, di nuovo destra su sinistro.

Possibile che le stia facendo così tanti controlli?

Ma che controlla, quante ciglia le sono rimaste nel naso?

Ugh. Forse non dovrei parlare così. In fondo, chissà cosa si fa, quando ci si trova di fronte una che è appena stata violentata. Morgana. Se prendo quel bastardo... Giuro, non me ne frega un accidente, ma, se scopro chi è stato... Una così bella donna, diamine. Intollerabile.

La porta che si apre, finalmente, interrompe le sue riflessioni.

Draco scatta come una molla, caviglia di nuovo per terra, e poi si impone di darsi una calmata. Sei un Malfoy. Lei una sconosciuta. Non salterai per aria come un grillo solo perché la guaritrice adesso ti dice come sta. Eccheccazzo.

Accigliandosi, si alza con calma studiata e si avvicina alla guaritrice, lasciando allo stesso tempo che sia anche lei a muoversi nella sua direzione. In parte, per essere certo che voglia parlargli, e in parte perché, ehi. Malfoy. Presente? Se la montagna non va al Malfoy, il Malfoy mica fa tutta la strada fino alla montagna.

La Guaritrice McCallister è una donna piuttosto alta, sulla trentina, a cui la giovane età fa fatica a stare dietro, considerata l'espressione decisa e da donna in carriera che uno si aspetterebbe di vedere in una Business Lady, piuttosto che su una guaritrice. L'aria di professionalità e competenza le fanno guadagnare punti stima sulla tabella di Draco. Anche il fatto che non faccia battutine alludendo a come se l'è filata fuori prima.

-Signor Malfoy, mi perdoni, ma devo essere davvero franca. Lei ha detto di averla trovata per strada, praticamente. Conferma?-

Draco espira piano.

Elabora.

-No. Non esattamente. L'ho trovata in una casa abbandonata a Knocturn Alley, in una stanza dove mi sembrava ci fosse solo lei. In quelle esatte condizioni e, se è la prossima domanda, senza il mio cappotto- aggiunge, in tono vagamente sarcastico.

La Guaritrice annuisce, per nulla intimidita e anzi, continuando con aria sbrigativa: -Capisco. È sicuro che la casa fosse vuota, abbandonata?-

Draco annuisce.

-Posso chiederle come?-

Ecco, diciamo che questa parte della risposta non gli piace molto, ma potrebbe non essere saggio mentire a riguardo. Senza contare che il fuoco non ha ancora fatto niente di male, e gode ancora del favore del pubblico.

-Me lo ha detto il fuoco- risponde, con una certa innocenza che non saprebbe neppure lui stesso dire se finta o sincera.

La donna annuisce: -Penso che in tal caso ci si possa fidare. Vede, Signor Malfoy, la situazione è davvero delicata. Mi permetta innanzitutto di ringraziarla per essersi preso l'incarico di portare qui la ragazza. Non sta affatto bene, aldilà di quello che io e lei sappiamo bene le è successo-

Uh. Quindi non si è sbagliato.

Sospira: -Ammetto che speravo di sbagliarmi- confessa.

La donna sorride: -E io ammetto di avere sperato di potere scoprire che è stato lei, e invece non è così- confessa con candore che non si preoccupa di nascondere il 'se pensi di fregarmi, stai fresco'.

Draco sgrana gli occhi: -Mi sta accusando di averla violentata?-

-No. Non più- risponde la donna: -ho controllato la memoria della ragazza. È il mio lavoro, Signor Malfoy. Non ce l'ho con lei. Devo assicurarmi che la persona che l'ha portata qui non sia il responsabile dello stato in cui la ragazza versa-

Draco si impone di non rispondere a tono, ed espira forte dal naso, gonfiando il petto e mandando giù saliva e qualche insulto contro la Guaritrice, sua madre e certe predisposizioni sessuali della suddetta: -Quindi, adesso è sicura?-

La guaritrice annuisce: -Sì. Assolutamente. Purtroppo, se posso aggiungere, perché avrebbe reso la cosa molto più semplice. Così, infatti, la vedo davvero difficile, trovare i suoi aggressori-

Draco si acciglia: -Che vuole dire? Non li ha visti? Non li saprebbe descrivere? Erano mascherati, Polisucco, cose del genere?- ipotizza febbrilmente.

Non sia mai che il bastardo gli sfugga.

-No, niente di tutto questo. È che... la ragazza non ricorda nulla-

-Come nulla? Non ha forse appena detto che ha controllato i suoi ricordi per accertarsi che non sono stato io?-

-Sì, e ho visto solo una figura indistinta, dai capelli scuri, in pieno atto. Per il resto, la ragazza non ha la minima idea di chi sia. Per usare un linguaggio poco scientifico che spero proprio mi perdonerà, Signor Malfoy, quei bastardi se la sono stuprata, le hanno fottuto la memoria, lasciandole come gradito souvenir solo una vaga, sfocata reminiscenza di quello che le hanno fatto. Credo di non avere mai desiderato tanto staccare le palle ad un uomo come ora- conclude, con un sorriso candido che gli farebbe venire i brividi, e magari anche abbassare una mano a coprirsi i cosiddetti, se non fosse così impegnato a processare quello che la donna ha appena ammesso.

La ragazza non ricorda niente.

La ragazza non sa niente.

Non sa chi sia stato, ma sa cosa è successo.

Oh, dio santo, Merlino, Morgana e Circe, che cosa... crudele, che maniera vile di colpire una persona!

Una così bella donna, poi...

Chissà se l'aspetto della paziente ha influito anche sulla guaritrice, o se si sarebbe arrabbiata ugualmente anche per una cessa.

Oh, cazzo. Quella povera donna.

Come diamine fa adesso, ad andarsene via e lavarsi la coscienza?

Le mani gli tremano di rabbia, ed è costretto ad incrociare le braccia al petto per non darlo a vedere. Deglutisce per fermare l'impulso di cominciare a gridare, e cerca di essere lucido: -Ci sarà qualche modo di risalire agli aggressori. Quanti sono, per esempio? È uno solo?-

La guaritrice scuote la testa con amarezza: -Macché, erano in gruppo. Il che rende il tutto ancora più...- sospira e non conclude.

-Figli di puttana- sibila Draco senza riuscire a trattenersi, occhi al pavimento irrigiditi dalla rabbia.

-Già- annuisce la donna, che poi sospira: -Ad ogni modo, qualcosa può essere fatto. Informerò gli Auror, ma bisogna convincere la ragazza a sporgere denuncia. Ho provato a spiegarglielo, ma è chiaramente ancora troppo presto, lo shock non le lascia neppure capire cosa sta succedendole attorno adesso. Non mi stupirei se, appena rientro in ambulatorio, la trovassi piangente-

Draco si acciglia di nuovo: -No, aspetti. Quindi, adesso è là, da sola?-

-Per queste cose, Signor Malfoy, un incantesimo fa ben poco. Niente ha la capacità psicologica di una doccia, per restituire una parvenza di pulizia-

Draco annuisce, dandosi dello stupido indelicato anche se sa benissimo di non avere colpe.

Deglutisce di nuovo: -Dopo alla denuncia, cosa succederà?-

-Di solito, in casi del genere, gli Auror cercano una pista. Il fatto che le abbiano cancellato la memoria rende tutto molto, molto più complicato, però. È da lì che iniziano le indagini, di solito. Anche la quantità di ricordi che le hanno asportato è... impressionante. Sapevano quello che facevano, e avevano tutta intenzione di accanirsi in questa maniera. Il che mi spinge anche a chiedermi chi diamine sia-

-Non c'è modo di avere qualche informazione su di lei, magari la firma magica?-

-La ragazza ricorda a mala pensa di essere una strega, e chiaramente è senza bacchetta. Si potrebbe, e non è nemmeno così difficile- ammette la guaritrice, salvo poi sospirare sconsolata: -ma, in quelle condizioni, ci vorranno giorni, prima che sia in grado di fare il più semplice incantesimo. Per la memoria, pozioni o incantesimi potranno essere tentati, ancora più in là nel tempo, e con estrema cautela. Merlino solo sa cosa hanno usato, e quindi, come annullare l'effetto-

Draco annuisce, e sospira.

Ci vorranno giorni, prima che la bella donna torni in sé, settimane, forse addirittura mesi, e chissà quanto ci metteranno gli Auror a trovare i responsabili.

Fuoco? Mi senti?

“Sei buffo quando fai così. Non ti entra proprio in zucca che non me ne vado mai, eh? Sei tu che decidi di non sentirmi, ma sono sempre qui”

Quindi, hai sentito?

“Eh, purtroppo sì. Quella bella ragazza...”

Già. Senti, pensi che potremmo fare qualcosa, io e te? Per trovare quei bastardi?

“Uh. Immagino di sì. Fuochi accesi ce n'erano, quando l'hanno torturata. Il guaio è che adesso quei fuochi sono spenti, e tu non sei capace di vedere qualcosa che non sta più succedendo, attraverso un fuoco spento, per di più”

Ma tu puoi insegnarmelo, no?

“Sì, certo. Ci vorrà del tempo, però. Uh, vero anche che tempo ne abbiamo... e faremmo comunque più in fretta degli altri, credo”

Perfetto.

Draco torna a guardare la guaritrice, che, se si è accorta di quell'attimo in cui si è assentato, non lo da a vedere; la linea della bocca è tirata in un'espressione severa, e sembra impaziente di sentire a quale conclusione è giunto.

-Forse posso partecipare all'indagine. Devo comunque parlarne con la ragazza, immagino-

La donna annuisce: -Io credo sia la cosa migliore, se si unisse. Accelererebbe lo svolgimento, ne sono sicura. Ora, un'ultima cosa...- si interrompe.

Lui alza un sopracciglio, esortandola a continuare.

La guaritrice esita: -Signor Malfoy, per casi analoghi, è politica dell'ospedale affidare persone del genere alla famiglia, se rintracciabile, o al piano di recupero della memoria, in questo stesso edificio. Il fatto è che si tratta di un reparto misto, e non credo faccia bene alla paziente. Oltretutto, è un reparto affollato, e, di nuovo, la ragazza avrà bisogno di poche persone attorno, per volta. Mi rendo conto che lei si è già prestato a tanto, soprattutto offrendosi di partecipare alle indagini, ma...-

Draco piega la testa di lato e aggrotta la fronte: -Mi sta chiedendo di occuparmi di lei?-

-Esattamente- ammette la Guaritrice McCallister, con un sorriso piccolo e imbarazzato: -Sarebbe la cosa migliore nell'interesse della paziente. Vede, di lei si fida, dal momento che l'ha praticamente salvata. Non la vedrà come un pericolo, perché ha, per così dire, già passato il test-

Draco si raddrizza.

Uh, portarla a casa?

A Villa Malfoy?

Con lui?!

Non sa nemmeno chi è!

Non si è forse già offerto abbastanza?

E soprattutto, perché diamine si sente così propenso a...

-Va bene. Ne ha parlato con lei?-

Ecco, appunto.

Magari dice di no.

Magari non lo vuole vicino.

-Sì. Non ha espresso titubanze in merito- la guaritrice sorride appena: -si fida proprio di lei- aggiunge, e Draco non sa come faccia a indovinare la frecciatina alla sua fuga dall'ambulatorio di prima.

Nossignore, non arrossisce.

Beh, forse un filino, ma non è colpa sua se la sua carnagione è talmente chiara che si vede subito.

-Bene. Tono a vedere come sta la paziente. La chiamo a breve- finisce di dire la guaritrice, e si riallontana a grandi passi verso la porta dell'ambulatorio.

Draco aspetta qualche minuto, dopodiché la porta si riapre, e la Guaritrice McCallister gli fa segno di entrare.

Draco entra, camminando a sua volta velocemente.

Non andare in panico. Non andare in panico. Mi hai sentito? Niente panico...

La ragazza è ancora seduta sul lettino.

Chiaramente non più nuda.

Per un secondo, Draco si sente un bastardo nel rendersi conto che ne è quasi deluso. Come se non fosse già abbastanza indifesa, no?

Si schiarisce appena la voce.

I vestiti sono stati palesemente trasfigurati dalla guaritrice, e raccontano il tanto senso pratico e il poco senso estetico della donna; un abito nero lungo, senza forme, che evidentemente deve bene intonarsi alle esigenze della ragazza dopo quelle vicissitudini, a maniche lunghe, le arriva fino al ginocchio. Il cappotto di Draco è stato smacchiato e piegato a dovere accanto alla ragazza seduta. Ai piedi, la caviglia guarita ma ancora fasciata, calza comode scarpe non particolarmente strette e senza nastri, molto simili a quelle specie di Vans di cui Blaise non la finiva più di parlare al loro quinto anno di scuola.

Pratiche, anche se non bellissime.

Con quel piede starebbe benissimo uno stiletto, ma Draco immagina che un tacco del genere non sia l'ideale per lo stato d'animo in cui versa la tipa, oltre che per lo stato di quella caviglia ancora fasciata.

I capelli sono lunghi meno di quanto Draco si aspettava, folti e mossi, arrivano appena alle spalle. Gli occhi non sono cambiati di una virgola, o, forse, si sono rilassati di quell'attimo che fa capire che si fidi della guaritrice e dell'unico maschio nella stanza.

Lui la guarda e non sa onestamente cosa pensare.

Davvero deve portare a casa propria una sconosciuta?

Con l'amnesia, che non sa chi sia, come si chiami, e di cui lui non sa niente di niente?

E se fosse un piano per arrivare a lui e colpirlo in qualche modo?

“Non essere assurdo” brontola il fuoco: “se è davvero quello che pensi, ti assicuro io che non mente affatto. Non è una recita. Davvero non ricorda nulla, e non è un sicario inviato ad ammazzarti”

Buono a sapersi.

-Bene- dice la guaritrice, porgendo la mano alla ragazza per aiutarla a scendere. Lei l'accetta e scende con cautela, poggiando prevedibilmente più peso sul piede sano, e prendendo con sé il cappotto di Draco piegato: -Signor Malfoy- continua la guaritrice: -Acconsente dunque a prendersi cura della paziente, finché non avrà recuperato memoria sufficiente da permetterci di identificare i suoi familiari?-

Uh, perché gli sembra una formula matrimoniale?

Non rispondere, magari è una trappola.

-Uh, sì- argh, si odia per quell'esitazione iniziale. Si schiarisce la voce: -Sì, non c'è problema- aggiunge, dandosi un tono: -Immagino dovrà tornare qui per qualche controllo...?-

-E per cominciare le cure, sì, esatto- risponde la guaritrice: -Se fosse possibile, dovrebbe tornare qui una volta al giorno, per la prima settimana. Dopodiché, se le condizioni saranno favorevoli, si potrà passare ad un giorno sì ed uno no, e potremo prendere le misure per iniziare la cura-

Fantastico. Tanto, non ci vengo mai in ospedale, no?

Annuisce, impedendosi di sospirare, temendo di dare un'impressione sbagliata alla ragazza. Non vuole farla sentire di troppo, quando è chiaramente ancora spaventata, e si sente in imbarazzo per più di un motivo. Draco si volta verso di lei e le porge la mano: -Vieni?-

Lei fissa le sue dita, la mano aperta, e deglutisce, poi la prende e si regge al suo braccio come ha prima fatto con la guaritrice. Si avvicina a Draco fino ad aderire al suo fianco, permettendogli di notare che, dal momento che Draco è uno e novanta, e la testa di lei gli arriva oltre la spalla, le gambe lunghe della ragazza la rendono alta a sufficienza da non fargli abbassare troppo il collo per guardarla negli occhi.

Senza contare quanto ancora trovi incredibile vedere come si incastra bene, lì, al suo fianco, la testa di nuovo vicino alla sua spalla.

-Grazie- dice la ragazza alla guaritrice, con la voce roca, ma bella.

-Di niente, cara, è il mio lavoro. Oh, ricordati. Il fastidio alla voce è normale. Andrà via semplicemente con bevande calde per un breve tempo. Non c'è bisogno di altri incantesimi-

La ragazza annuisce.

Draco si chiede perché le faccia male la gola.

Salvo poi realizzare che è perché ha gridato tanto, durante le torture, che adesso le è scesa la voce.

Sbatte le palpebre per non permettere all'orrore di un secondo di fargli tendere le spalle, e quindi fare capire alla ragazza che cosa sta pensando.

Chissà poi quanti anni ha.

E come si chiama.

O come chiamarla finché non scoprono come si chiama.

-Una domanda- dice lui, rivolto ora a lei, ora alla guaritrice: -mi chiedevo... Come posso chiamarti?- e fissa gli occhi verdi: -Anche per poterlo dire alla Guaritrice McCallister. Immagino le serva un nome, per riferirsi al tuo caso-

La ragazza pare imbarazzata e mormora solo un 'ehm...' roco.

-Scegline uno tu, cara- la incoraggia la guaritrice, appoggiando la schiena al tavolo: -cosa ti viene in mente di bello, se ti guardi allo specchio? Oppure, qualcosa che pensi ti piaccia. O magari il Signor Malfoy ti può suggerire qualcosa...?-

Non è facile inventare un nome su due piedi.

Per uno come lui, cresciuto in un ambiente dove il nome è tutto, e anche se ti affibbiano un nome davvero difficile tipo quello che gli è stato dato, tu sei quello che il tuo nome comporta, pensare di non sapere più il proprio nome è terribile.

La ragazza, la pelle abbronzata, quanto meno se paragonata a quella di Draco, i capelli scuri, quegli impossibili occhi verdi, gli fa pensare al colore dorato a cui tendono certi gigli.

E siccome chiamare 'giglio' qualcuno fa cagare, voilà un po' di francese che, come dice sempre sua madre, tutto aggiusta, e...

-Uh, Lis? Ti va?- propone, con un sorrisetto incerto.

La ragazza aggrotta la fronte.

-Un bel nome. Ti sta bene- commenta la guaritrice.

La ragazza, Lis, annuisce e fa un sorrisetto timido: -Va bene-

Draco annuisce senza sapere perché, e cinge le spalle di Lisa con un braccio, sostenendola con l'altro per aiutarla con la caviglia fasciata: -Ok. Vieni, andiamo. Arrivederci, Guaritrice McCallister-

-Arrivederci, Signor Malfoy. A domani, Lis. Ti auguro di rimetterti in fretta-

Lis risponde con un roco 'arrivederci' e si lascia guidare da Draco oltre la porta.

Lui continua a tenerla contro il fianco, un braccio a ripararla dal mondo e l'altro a sorreggerla: -Se fai fatica, posso prenderti in braccio ancora. Non è un problema-

Uh... Cioè...

-Ehm, se non ti da fastidio- aggiunge.

Lei scuote la testa lentamente: -Ce la faccio. Non mi da fastidio, ma ce la faccio. Voglio... provare a camminare un po', se posso- gli occhi verdi salgono nei suoi con quella domanda implicita.

-Ok- è l'unica risposta di Draco, e l'accompagna camminando lentamente verso un'uscita laterale dell'ospedale, da cui possono smaterializzarsi. Lis cammina con fatica ma decisione, e l'espressione nei suoi occhi è qualcosa che riempie di Draco di ammirazione e tenerezza.

Se ancora c'è un campanello di allarme nella sua testa che non sta suonando così forte da spaccargli i timpani, adesso di sicuro si sta agitando convulsamente anche quello.

Oh, beh.

Al punto dove possono smaterializzarsi, Draco si chiede se provare a farla andare da sola, salvo poi darsi del cretino, considerato che la ragazza non deve nemmeno provare ad usare la magia prima di qualche giorno.

-Beh, direi che possiamo andare da qui. Tieniti, ok? O preferisci che ti prenda in braccio?- chiede, cercando di avere l'aria più neutra possibile.

Lei scuote la testa, passando le braccia attorno al suo petto e, Oh, Merlino, Circe, Morgana, gli sta schiacciando contro le tette, o si sbaglia? E perché proprio adesso deve accorgersi che non ne ha poi così poche? E perché proprio adesso deve pensare alle tette di una ragazza stuprata di cui ha accettato di prendersi cura?!

Draco espira piano, cercando di non dare nell'occhio, e deglutisce:- bene, ehm. Allora, andiamo-

Lei annuisce, la faccia che inevitabilmente sfrega contro la felpa di Draco.

La sensazione di tenerezza che lo pervade è forte quasi quanto il pungo allo stomaco che vorrebbe auto-darsi.

Si smaterializza, tenendo le braccia con sicurezza attorno a lei.

Consapevole di stare abbracciando lei, che sta abbracciando lui.

Oh, che idiota.

È sempre stato così idiota?
Appaiono a Villa Malfoy, nel grande ingresso luminoso e spazioso dove riappaiono sempre i Malfoy quando tornano a casa. Lis si stacca lentamente dal suo petto, e, le mani ancora nella felpa di Draco, lascia vagare lo sguardo sui soffitti della grande sala.

Non ci vuole molto a capire che è positivamente impressionata.

-Oh, wow. Bello- mormora, con un sorriso, staccandosi finalmente da lui.

Draco non si cura di trattenere il mezzo sorrisetto consapevole, e le porge di nuovo il braccio per aiutarla a camminare: -Vieni. Da quella parte c'è un salotto. Mia madre dovrebbe essere nei paraggi, ti aiuto a sederti e poi la chiamo, per dirle che sono tornato e di te. Ok?-

Lei annuisce, e cammina lentamente, più che per la caviglia, che pure si vede inizia a darle fastidio, perché sta a naso all'insù a guardare i soffitti affrescati e le decorazioni minute.

La fa sedere su un divano e si affaccia nel corridoio, chiamando il primo elfo domestico che le viene in mente: -Trinxy!-

Nomi buffi, gli elfi domestici, eh?

La creatura di sesso femminile, anche se non si direbbe, compare in un istante di silenzioso 'pop' e alone luminoso. Bassa anche per un elfo e dalla carnagione verde scuro, Trinxy ha il naso che tocca praticamente terra mentre si piega a salutare il padrone.

-Il padroncino desidera...?-

-Avverti mia madre che sono tornato, e chiedile di raggiungermi qui. Ho un'ospite-

L'elfo obbedisce, sparendo.

Draco fa appena in tempo a tornare di nuovo nel salotto, sedendosi vicino a Lis, che sua madre compare sulla soglia.

Gli occhi verdi di Lis si sgranano e poi si induriscono nel tentativo di calmarsi.

Narcissa Malfoy lancia uno sguardo penetrante di occhi azzurri alla sconosciuta seduta accanto a suo figlio, vestita in modo tanto poco elegante.

Draco sorride a sua madre, le presenta Lis, e spiega in modo più che censurato come l'abbia trovata, per evitare di riferire particolari che la ragazza potrebbe trovare dolorosi o imbarazzanti, in sua presenza.

Narcissa, che è tutto meno che scema, sorride all'ospite con affabilità acquisibile solo con l'esperienza di chi sa fare da Signora Di Casa da anni ed anni, e ormai si è radicato nel suo modo di essere.

Lis sorride, grata ad entrambi, e lascia che, su provvidenziale consiglio della madre, Draco la porti in una stanza per gli ospiti al piano superiore, dove potrà lavarsi (di nuovo), cambiarsi, e, su invito di Narcissa, mettersi qualcosa di più 'comodo', altrimenti detto, 'che ti stia meglio'.

-Scegli pure tra le cose che la stanza ti offre, cara. È tutto a tua disposizione-

Draco aspetta che Lis gli abbia assicurato di stare bene, prima di chiudere le porte di quella che per un po' di tempo sarà la sua camera, e si volta verso sua madre, l'espressione da avvoltoio avido di pettegolezzi che proprio non si confà alla sua aria da Lady.

-Draco, dimmi tutto!-

Occhi al cielo.

Questa storia gli farà venire il mal di testa, molto, molto presto, ne è sicuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sia chiaro, non ho niente contro i Gemelli.

Di nuovo: "così" è il fuoco, così sono i pensieri di chiunque (Draco, per la maggiore) o le cose enfatizzate.

Come sta andando?

VQA

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Adorabili Scene Imbarazzanti ***


 

Adorabili Scene Imbarazzanti

 

Draco non fa che ripensare alla sconosciuta oltre la porta pesante di legno scuro.

Alle emozioni turbinanti e comprensibili che continua ad emanare, e maledetto il fuoco perché non gli permette di ignorarle. Maledetto il fuoco per avere fatto di lui una specie di empate, che, oltre ad essere una cosa estremamente scomoda e spingerlo ad interessarsi per situazioni di cui per quasi venti anni è stato in grado di sbattersene altamente, lo fa sentire una femminuccia, perché, dai. Non è esattamente una cosa tanto da macho, riuscire a sentire emozioni altrui quasi fossero sussurrii continui alle sue orecchie.

Non che sia esattamente così, in realtà, altrimenti, se fosse sempre sommerso da un flusso continuo di emozioni altrui ogni volta che c'è qualcuno nel raggio di venti metri vicino a lui, finirebbe per impazzire, o bramare l'isolamento più assoluto. E nessuna delle due cose gli sembrano particolarmente attraenti. Il fatto è che sente solo le emozioni più forti e in superficie, quelle che praticamente sono un pensiero. Il fuoco dice di essere ben poco responsabile della nuova capacità del suo neo-acquisito ospite, e che, fuoco o non fuoco, piromane o meno, questa specie di Effetto Legilimens continuo ed ininterrotto si sarebbe presentato comunque. Draco ci crede poco, ma pazienza. Tra tutte le stranezze da cui è affetto di recente, questa è la minore, la meno fastidiosa, tutto sommato anche la più utile. È piacevole sapere con certezza che cosa passa per la testa di sua madre, quando la guarda ed interpretare i segni è difficile. È utile sapere che l'auror che ha di fronte, l'impiegato del pubblico Ministero, il guaritore, ha paura di lui, è intimorito, prova venerazione, si sta semplicemente pisciando addosso dall'incredulità e felicità di fronte alla più che unica chance di incontrare un piromane, ed eccolo lì, l'ultimo, proprio lì davanti a lui.

Utile, sì, ma, in casi come quello della bella sconosciuta che tanto piace agli occhi di Draco, anche controproducente. Sarà indubbiamente utile sapere che è spaventata, ma meno rispetto a quando Draco l'ha trovata in quella casa abbandonata.

E meno male, pensa Draco, se no la situazione si faceva proprio brutta.

È indubbiamente utile sapere che Lis non riesce a scollarsi di dosso gli echi di quello che le è accaduto, e che l'unica cosa che ricordi sia quella che più fervidamente desidera dimenticare, almeno per qualche ora, giusto il tempo di ambientarsi in quella stanza grande che la spaventa quasi quanto quella microscopica, claustrofobica e sudicia dove ha memoria di essersi, come dire... Svegliata.

È indubbiamente utile sapere che Lis non è spaventata né da Draco, né da sua madre. É confortante sapere che tutta la gentilezza che Draco sta sforzandosi di dimostrare, la pazienza, l'attenzione, sono apprezzate e ricambiate da un sottofondo costante e non poi così implicito di gratitudine.

La cosa fastidiosa è che l'intera situazione lo spinge a chiedersi come vivrebbe un'esperienza del genere, se fosse lui a passare quello che passa Lis. Anche solo la perdita della memoria sarebbe un colpo atroce per lui, che fonda il proprio essere su quel nome di cui non sa nulla. O forse no, forse, se perdesse ogni memoria di essere chi è, non gli importerebbe poi così tanto di perdere un nome, una casa. Sarebbe più spaventato in generale dalla situazione, dal non sapere, dal non ricordare. Poco importa cosa.

E poi c'è lo stupro.

Ora, Draco non è mai stato un cavaliere. Non più di tanto, non se gli conveniva, non se la ragazza in questione era davvero così figa da meritarlo, o se era l'etichetta ad imporlo. Raramente lo ha fatto per amicizia, anche se è successo. Tipo, ogni volta con Daphne. Anche con Astoria, più o meno, anche se ogni volta che è stato solo in presenza della bella ragazza di due anni minore di lui l'aria è sempre stata satura di attrazione, commenti sarcastici e punzecchiamenti da 'dammi un'occasione per sbatterti contro il muro del primo corridoio vuoto e ti faccio perdere cognizione del tempo e dello spazio per i prossimi venticinque minuti' da parte di lui, e 'mi serve solo il pretesto per saltarti addosso e mangiarti vivo' da parte di lei. Buffo come, nonostante queste premesse, non sia mai successo niente.

Da sbronzo, in occasione di feste o deliranti eventi dove le circostanze dell'accaduto si confondono tra immaginazione, memoria, fantasia e realtà per colpa dell'alcol, non è che si sia esattamente trattenuto dallo scoparsi ragazze mezze svenute e forse non del tutto consenzienti e ancor meno in grado di opporglisi, ancora più fuori di lui tanto avevano bevuto. Un paio se le è anche fatte in compagnia di Blaise, stessa stanza e stesso letto, anche stessa ragazza, un'epica unica volta che non verrà mai più ripetuta perché, ugh, Blaise è il suo migliore amico. È stato fantastico, ma per le due settimane dopo lo ha fatto sentire come se tra lui e l'altro fosse successo qualcosa di più che condividere una tipa.

Nessuna delle cose citate però era stupro.

L'idea di una ragazza, una donna, di qualsiasi età, che si dibatte e strilla e grida e piange e ha una paura della miseria di lui proprio non lo attrae, non lo eccita e gli fa solo venire la nausea. Ricorda la rabbia impotente e la mortificazione che lo travolgevano quando assisteva a momenti o scene integrali di episodi analoghi a cui si lasciavano andare i Mangiamorte. Grazie a dio non suo padre. Sua zia Bellatrix, beh, che novità c'era nel sapere che le piaceva eccome vederlo fare?

Lui, però non sarebbe mai stato in grado, e mai lo sarà. Né da sbronzo, né da arrabbiato, per quanto fuori di sé, mai.

Non per cavalleria.

Perché non può sopportare l'idea di privare un essere umano della dignità necessaria a guardarsi allo specchio la mattina con un'arma così infida e sleale, e, che gusto c'è a dirsi superiori di una supremazia dichiarata così? Gli sembrerebbe di perdere, non di vincere.

Si ferma, la mano chiusa a pugno sollevata a mezz'aria vicino alla porta, senza bussare, e chiude gli occhi. Ascolta Lis, le emozioni che la ragazza prova e, senza saperlo, gli comunica. Espira dal naso un lungo soffio di frustrazione. Vorrebbe aiutarla. Fare cessare quel fiume di negatività. Vorrebbe fare qualcosa per lei, più di quello che sta facendo, e non capisce perché, considerato quanto sta già facendo. Perché si sente così in colpa?

Perché si sente coinvolto, in primo luogo?

È dura rispondere, e non vuole sapere cosa ne pensa il fuoco. Quel rompiscatole è sparito da un paio di ore, quando Draco ha lasciato Lis nella stanza dove si trova tuttora, e non si è più fatto vivo. Meno male. Già è stato faticoso abituarsi alla sua voce, alla sua presenza, dentro alla propria testa, dove si è sempre vantato di essere riuscito a tenere fuori la maggior parte della gente che ha provato ad entrare, un paio di volte tenendo testa anche al Signore Oscuro. Il fatto che qualcuno abbia accesso ai suoi pensieri, alle sue emozioni, ai ricordi, al suo inconscio addirittura, lo ha terrorizzato all'inizio, e continua a farlo sentire a disagio. È come un amico super intimo, quando non ne ha mai avuti così vicini. Il particolare che non si tratti di un essere umano, una persona, ma un'entità soprannaturale, una creatura primordiale, una forza della natura, lo fa sentire poco meglio.

Non si sente influenzato, ma certo inizia a dubitare delle proprie scelte.

Ha sempre saputo di essere l'unico a muovere le fila, per ogni decisione che ha preso, e adesso, tutto ad un tratto, non ne è più poi così certo, perché potrebbe essere l'influenzata di quella creatura mistica e misteriosa che gli si è annidata nel cervello, e vai tu a sapere quanto influisce sul suo giudizio.

L'ultima cosa che vuole è essere manovrato da qualcuno.

Di nuovo.

Questa volta addirittura ad un livello persino più profondo.

Sospira di nuovo, e abbassa il braccio, la mano lungo il fianco.

Che fa? Bussa, e chiede alla ragazza come sta?

Forse stare da sola non le fa neppure bene.

O forse è meglio lasciarla stare?

E se sta piangendo?

Uh, Draco odia essere visto mentre piange. Il solo pensiero lo fa rabbrividire, e non è un caso che le uniche persone che lo abbiano visto siano solo i suoi genitori e, forse, Severus, una volta da bambino. Ehm. E Potter, quella volta tremenda al sesto anno, e uno stupido fantasma impiccione di ragazza ancora più impicciona.

Lis potrebbe volere essere lasciata in pace, mentre piange, esattamente come lui.

Forse però non è sano che, dopo quello che le è successo, resti da sola.

In effetti, Draco è sicuro che, tra le emozioni che la ragazza emana, stia salendo anche un'inconfondibile vena di panico, ed è quello che lo spinge a tirare di nuovo su il braccio, e bussare su quella porta.

Toc. Toc. Toc.

Le nocche picchiano tre volte contro il pannello spesso di legno e il silenzio risuona vibrante, le emozioni di Lis che si arrestano violentemente, i suoi occhi verde profondo, Draco può immaginarseli, che si immobilizzano sulla porta, sgranandosi spaventati.

Ancora di più un buon motivo per non lasciarla sola.

O forse no...?

Deglutisce.

-Lis?- la chiama ad alta voce, facendosi sentire.

Il battito cardiaco di lei sembra un suono forte e incostante, veloce, veloce, ancora più veloce, poi finalmente più lento, vicino a lui, e si chiede come diamine faccia a sentirlo. Forse se lo sta immaginando, o forse è il suo. Poi capisce cosa sta succedendo.

“Ehi, ci sei arrivato da solo!” lo punzecchia il fuoco.

Ma certo.

Ecco perché sente Lis così nitidamente, al punto da sapere che i suoi occhi si spostano sulla porta, che il battito le accelera e poi si tranquillizza quando riconosce la voce di Draco.

Il fuoco nel camino della stanza dove la ragazza è chiusa è acceso, e il Fuoco gli comunica quello che può vedere.

Draco stesso potrebbe, se si sforzasse, vedere attraverso l'elemento, sapere cosa fa Lis, dove è.

Si acciglia. Si rifiuta di invadere così la privacy di una persona che ha passato quello che ha passato, che non rappresenta un pericolo, e che potrebbe accorgersi di lui. Forse. Forse no, ed è paranoico lui, ma pazienza.

Taci. E lasciami solo. O comunque non darmi fastidio.

“Uh, siamo di malumore, eh? Va bene, va bene. Sto zitto”

Draco sente Lis alzarsi in piedi.

Stupido fuoco.

Stupida, sinistra capacità di sapere cose che non dovrebbe sapere, vedere che non dovrebbe essere in grado di vedere.

-Posso entrare?-

Da oltre la porta giunge la voce roca della ragazza, ovattata ma abbastanza alta perché Draco la senta. Spinge la maniglia ed entra, chiudendosi la porta alle spalle.

Le camere degli ospiti di Villa Malfoy presentano ben poca differenza l'una dall'altra, ma, seppure minima, c'è. Questa, in particolare, è una delle più accoglienti, il lusso smorzato in una versione più confortevole che gli è sempre piaciuto, che trasmette caldo e sicurezza. Le pareti color crema si accordano bene al pesante tappeto scuro e alla tappezzeria, alle lenzuola e al baldacchino in toni che variano tra sabbia e terra. L'alone dorato che la luce del fuoco nel camino conferisce alla stanza fa brillare ancora di più la pelle abbronzata di Lis, rendendola ancora più bella, il nero dei capelli più lucido, il verde dei suoi occhi più vivo, e lei, in generale, ancora più figa, stando al cervello di Draco. Sia quello al piano superiore che al piano inferiore.

Vai con la fitta di senso di colpa per l'attrazione assurda che prova per una ragazza che si suppone debba proteggere, e che ha passato quello che ha passato. Dio, quanto sei un bastardo. Ok, va bene. Riprenditi. Focus.

Lis indossa ancora il vestito informe che le ha trasfigurato addosso la Guaritrice McCallister in ospedale, scuro, ma i capelli umidi sulle spalle rivelano che si è lavata di nuovo. Addosso Draco le sente il buon profumo del bagnoschiuma che è a disposizione in ogni doccia della Villa, e i suoi capelli emanano il buon profumo dello shampoo che Narcissa adora, e mette a disposizione di ogni ospite.

Il letto è intatto, salvo la sagoma dove le coperte e i cuscini sono spiegazzati perché Lis deve esservisi sdraiata. Adesso è seduta per terra, sul morbido tappeto scuro, le ginocchia al petto e le braccia a tenerle più strette contro di sé. L'aria è ancora spaventata e confusa, ma non terrorizzata, da persona in preda al panico. È triste, ma la forza d'animo riverbera nel suo sguardo deciso a non permettere al suo mondo appena ricostruito di crollarle di nuovo addosso.

Draco accenna un sorriso nella sua direzione, raddrizzando la schiena e restando accanto alla porta. Lei si sforza di ricambiare.

-Pensavo ti saresti cambiata- commenta lui, cercando di rompere il ghiaccio.

Lis fa una smorfia che dovrebbe precedere una risatina, ma da cui non è seguita: -Tua madre di sicuro me lo ha raccomandato-

Draco sorride di più: -Vero. Quello che indossi non è neppure un vero vestito, del resto- osserva, continuando a fissare gli occhi verde verde verde di Lis.

Troppo verdi.

Adora il verde.

Lei alza la testa dalle ginocchia, raddrizzando appena le spalle e rilassando le braccia in grembo. Tiene comunque le gambe piegate al petto: -Non so cosa mettere. Ho aperto l'armadio per curiosità, e mi ha solo confuso le idee-

'Non so cosa mettermi' ha appena assunto un altro significato.

'Non so cosa mi piaccia indossare di solito'.

'Non so cosa mi starà bene'.

'Non so dove sono i miei vestiti perché non so dove è casa mia, chi sono io, che cosa è successo. No, quello lo so. Vorrei non saperlo'.

Ehm. Draco si chiede se ha appena fatto una figura di merda.

Accenna un colpo di tosse e cammina lentamente fino alla cabina armadio dalle ante chiuse. Le apre con una mano, gli occhi sempre su Lis: -Vuoi una mano? Troviamo qualcosa che ti stia bene, e che sia comodo- propone, la voce calma e tranquilla che userebbe con un bambino, se avesse esperienza di bambini.

Lei annuisce e cerca di alzarsi.

Ha tolto le scarpe trasfigurate, e zoppica a piedi nudi sul tappeto fino a raggiungerlo, senza sollevare lo sguardo dal percorso che intende fare e mostrando una risolutezza che spinge Draco a non offrirle il braccio in aiuto prima che lo abbia raggiunto.

-Posso?- chiude, prima di toccarla.

Lei appoggia la mano aperta sul suo braccio, e indica i vari ripiani dell'armadio e i vestiti appesi: -Davvero un essere umano dovrebbe essere in grado di scegliere tra tutta questa roba? Sono abbastanza sicura di non avere mai visto tanti vestiti tutti insieme. Sul serio- e sorride, le labbra che scoprono appena denti bianchi.

Oh, mamma. Ha un sorriso fantastico. Cretino. Stronzo. Deficiente, ragazza stuprata, ricordi? Pensa un po' meno con il cazzo e prestale attenzione, maledetto figlio di puttana.

Sogghigna appena: -Sarei pronto a scommettere che non sei una ragazza qualunque, allora. Certo non una ex Serpeverde-

Lei aggrotta la fronte: -Ho già sentito questo nome-

Draco si fa serio: -E' una delle quattro case di Hogwarst, la scuola di magia inglese- le spiega, poi riflette: -Non ricordo di averti mai vista, prima. Forse ne hai sentito parlare ma non l'hai frequentata-

Una così certo non l'avrei dimenticata.

Lis corruccia la bocca in un'espressione pensierosa che fa stringere il cuore in petto a Draco, e ribatte interrompendo l'ennesimo flusso di insulti auto-rivolti da parte del piromane: -No, Hogwarts me la ricordo. Sono sicura- fissa il vuoto fra di loro: -mi ricordo il castello. La torre di Grifondoro. I fantasmi. Il lago... I Serpeverde stanno nei sotterranei, vero? Sotto al lago, si vede dalle finestre-

Draco alza le sopracciglia: -Quindi, ci sei stata eccome. Buffo. Davvero non mi ricordo di te-

Assurdo, una così l'avrei notata fra mille, anche con Gabrielle. Anche con Pansy. Diamine, ha due occhi che battono quelli di Astoria, è impossibile che non l'abbia mai notata. Mi avrebbero colpito anche se avesse cinque anni meno di me, e sono abbastanza sicuro che non li ha.

Lis scrolla le spalle: -Almeno sappiamo che forse sono andata a Hogwarst e sono stata una Serpeverde. È qualcosa con cui cominciare-

Draco annuisce: -Da quello che dicevi, sembra che la scuola tu l'abbia vista davvero. Direi che è abbastanza sicuro che tu l'abbia frequentata-

Ma allora, come ho fatto a non accorgermi di te?

-Beh,- dice Draco, cambiando argomento e accennando con la testa e un sorrisetto ai vestiti alla sua sinistra: -Troviamo qualcosa, ti va?-

Lis annuisce, lasciandosi guidare verso uno sgabello alto da cui può vedere gli indumenti che via via Draco le propone.

Draco si sente un po' il classico commesso finocchio impallinato di moda, e cerca di non pensarci. Riesce a strapparle più di un sorriso di quelli che gli hanno stretto il cuore prima, e che entro mezzora glielo devono avere disintegrato. Oltre al cervello, evidentemente, perché se non è impazzito non c'è spiegazione alcuna a questo suo comportamento da pagliaccio.

Alla fine, Lis accetta un vestito color sabbia chiaro, che si intona egregiamente con la sua carnagione e i capelli scuri, appena più avvitato dell'informe coso che indossa in quel momento, il collo alto, le maniche lunghe e che scende relativamente stretto sulle cosce fino al ginocchio. Approva anche i leggings neri da mettere sotto, e un paio di scarpe molto simili a quelle che le ha propinato la guaritrice, nere.

Quando le si avvicina e la aiuta ad alzarsi, porgendole solo una mano perché non accetterebbe altro, indica un cassetto che apre e che non guarda: -Ok, questo è quello della biancheria. Puoi scegliere tu quello che ti pare, chiaramente. Su quello non mi permetto di giudicare- e le flesha un sorriso che di solito riserva alle ragazze con cui ci sta provando.

Salvo darsi del deficiente di livelli cosmici mezzo secondo dopo.

-Uh, cioè... Non credo ti serva una mano..?-

Lis, grazie al cielo, non reagisce con imbarazzo, e nemmeno con fastidio. Deve proprio avere deciso di fidarsi di lui, perché, nonostante quello che l è successo, nonostante quello che ricorda, non percepisce quell'espressione come fonte di pericolo, e si limita a ridacchiare.

Un suono roco e piacevole che fa cose pazze alla pancia di Draco, o forse un po' più giù.

Davvero questa è stata nella mia Sala Comune per sei anni almeno, e mai mi sono accorto di lei? Ma come ho potuto?

-Ti aspetto fuori. Chiamami, se hai bisogno di aiuto- dice, ed esce chiudendosi alle spalle le porte della cabina armadio. Lis lo lascia andare e si affaccenda con i vestiti, senza chiamarlo. Draco aspetta appoggiato alla parete della grande porta-finestra che da sul balcone, cercando di non sentirsi dispiaiuto per l'occasione mancata di cogliere di nuovo pregiati lembi di pelle di Lis.

Riflette.

Pensa che, scherzi a parte, è impossibile che non abbia mai notato Lis, se davvero ha fatto Hogwarst. Soprattutto, è assolutamente impossibile che non l'abbia notata nemmeno Blaise, o Theo. Se c'è una cosa in cui sono sempre stati tutti e tre molto esperti è proprio l'occhio fino per notare le belle ragazze, ovunque siano, sia che siano disponibili e conquistabili, sia che non lo siano. Lis però ha descritto la Sala Comune con abbastanza precisione da averla vista di persona. E allora?

Aggrotta la fronte.

Forse era davvero molto diversa.

Sì, ma gli occhi non cambiano.

Forse portava i capelli così tanto negli occhi che non li hai mai notati.

Sì, ma quel fisico non ti viene in sei mesi, posto che abbiamo anche solo un anno di differenza, e lei abbia fatto qualche mese a scuola quando io già non andavo più. Non ha senso. A meno che non si sia fatta rifare, ma...

“No, te lo dico io. Sì, lo so, avevi detto di stare fuori, scusa. Però te lo posso assicurare. Non si è rifatta. Quello che vedi è tutto vero”

Oh. davvero?

“Già”

Senti, dimmi la verità. Tu l'hai già vista, vero?

“Se è per quella, l'hai già vista anche tu. Credo. Non lo so, Draco, non sono sicuro. Ho una teoria, ma prima di dirtela voglio assicurarmene. Ti conosco. So cosa faresti, se ho ragione...”

Draco si acciglia, leggermente offeso.

Che vuoi dire?

“Te lo dico dopo, Draco”

Che vuol dire che me lo dici dopo? Pensavo che tutto quello che io penso tu lo senti, e viceversa.

Il fuoco fa l'equivalente di una risata mentale, di quelle belle grasse, liberatorie: “Senza offesa, ragazzino, mi stai simpatico, davvero, ma sei soltanto un essere umano, e per giunta pure giovane. Sono al mondo da miliardi di anni. Ho imparato a dominare le menti di quelli come te, pensi che non abbia imparato a gestirvi come più mi aggrada? Ci sentiamo dopo. Comunque ti prometto che appena scopro di avere ragione te lo dico”

Draco non si sente per niente rassicurato, anzi, continua ad essere leggermente offeso da quella frase e dall'atteggiamento un tantino arrogante.

Lis che apre la porta e si affaccia zoppicante, però, lo distrae completamente dalla tirata in cui vorrebbe lanciarsi contro al Fuoco. Come dire, è proprio vero che i Malfoy hanno un innato occhio per l'eleganza. O forse fa parte del suo retaggio Black, ed è per quello che è così abile ad indovinare quali colori si abbineranno meglio all'incarnato di una persona. Buffo che invece vesta sé stesso nel modo sempre peggiore possibile, cioè di nero. La guerra deve ancora scrollarsela di dosso del tutto. Lis, invece, non deve scrollarsi di dosso un bel niente.

Oppure tutto.

Oh sì, via tutto. Nuda è molto meglio.

Argh. Certo che sei proprio un bastardo.

Draco reprime la smorfia contro il proprio pessimo tempismo e sorride alla ragazza che si appoggia con grazia contro lo stipite della porta, il piede fasciato con il tallone alzato da terra. Sì, è bellissima, ed è il motivo dell'ultima sessione di insulti auto indirizzati da parte dell'ultimo Malfoy. Che deve essere rincoglionito, ma, dai, guarda lì che roba. Come si fa a non guardarla con un sorriso stupido, quando è così bella?

Lis sorride, non timida e non imbarazzata. Fiduciosa.

Si fida di lui.

Si fida di Draco ed è sempre più convinta che non rappresenti un pericolo.

Draco stesso non ne è così sicuro.

-Stai benissimo- commenta.

Forse, dopo l'esperienza che Lis ha appena vissuto, non le fa bene, tutta quell'attenzione al suo fisico, al suo aspetto. Forse vorrebbe appallottolarsi e sparire, o per lo meno non essere fissata con lo sguardo che Draco teme di avere. O forse, invece, è proprio per questo che va fissata, guardata, ammirata, adorata persino. Per dirle, sei ancora bella. Per dirle, sei ancora la persona che eri, anche se, per sfiga cosmica, non sai chi sei, e chi eri.

Deglutisce.

Lis sorride ancora: -Grazie- poi sospira, rinunciando a staccarsi da sola dallo stipite, e facendogli cenno con la mano tesa di avvicinarsi: -Mi dispiace chiedertelo, ma ho davvero bisogno di aiuto adesso. Mi fa malissimo il piede-

Draco si avvicina in un baleno, senza proferire parola, e, il sorriso smorzato ma senza smettere di osservarla, le porge il braccio, lasciando che la mano abbronzata di Lis gli si appoggi all'incavo del gomito, e che le spalle della ragazza si avvicinino contro il suo petto.

La sensazione che gli fa provare è indescrivibile, e allo stesso tempo è perfettamente consapevole di starsi comportando come un cretino, sfigato che non ha mai sfiorato una donna, figurarsi avere esperienza del corpo dell'altro sesso.

Prega di non stare arrossendo.

Assurdo. Come può una persona sola, una perfetta sconosciuta, farmi questo effetto?

Il corpo di Lis è caldo contro il suo, e fa davvero fatica a non abbracciarla.

-Hai fame?- chiede, cambiando argomento.

Lei annuisce: -In realtà, sì. È da quando siamo tornati che mi è venuta una fame tremenda. Credo che sia passato un sacco di tempo dall'ultima volta che ho mangiato qualcosa...-

Non finisce la frase, e Draco non sa indovinarne il seguito, ma se, nonostante i ricordi, è in grado di sentire lo stimolo della fame, Draco pensa che non sia una cosa negativa: -Ti accompagno di sotto, o preferisci mangiare qui?-

Il sole fuori è un sole pomeridiano che scalda e illumina un cielo azzurro incredibilmente terso. Gli occhi verdi di Lis si voltano verso la finestra chiusa, oltre il balcone di marmo, verso i giardini, e poi tornano in quelli di Draco, un sorriso abbozzato, questa volta timido eccome: -Pensi che potrei mangiare qualcosa dove posso vedere il giardino?-

-Puoi mangiare anche fuori- le risponde lui, ricambiando il sorriso senza neppure accorgersene.

-Davvero?-

Oh, potrebbero mai questi occhi diventare ancora più belli?

Draco annuisce: -Certo. Ti faccio portare qualcosa. Hai...- si interrompe. Arrossisce, imbarazzato, e ammette la propria deficienza abbassando appena il tono di voce: -Beh, stavo per chiederti se hai preferenze in fatto di cibo, ma immagino che...-

-No, non me lo ricordo- ammette Lis, un'espressione che sembra dirgli, 'ti perdono, dai, so che ti stai già impegnando tanto per cercare di stare dietro alla situazione. Non fa niente se dici una cretinata ogni tanto'.

-Ok. Vuoi stare sola, o preferisci compagnia? Io devo vedere un attimo una persona, ma mia madre ti sarà contenta di stare con te. Le piaci-

Lis ridacchia.

Oh mamma.

Oh mamma, Morgana, Merlino, Circe e Chiunque Altro Abbia A Che Fare Con La Magia. Oh sì, eccome se poteva diventare più bella. Senti qui che suono!

-Sì, ho visto- commenta, e altro non aggiunge.

Il che non è poi un male, considerato lo stato in cui versa Draco.

-Mi smaterializzo nel giardino, allora?-

Lei annuisce.

Draco riappare nel mezzo di uno dei vialetti del giardino curato all'italiana, uno dei più vicini alla villa, dove dei bersò di ferro battuto su cui si arrampicano edera, glicine e rose rosse selvatiche permettono ai passanti di ripararsi dal sole e godere della bella vista della villa, alle spalle, e del resto dei giardini e del bosco, di fronte. Il tavolino di vimini e comode sedie foderate di stoffa verde pallido impiegano meno di dieci secondi a diventare il nuovo posto preferito di Lis in tutta la villa, comprese le parti che non ha ancora visto, Draco ne è sicuro.

La aiuta a sedersi e manda a chiamare sua madre.

Lis siede con grazia, tradendo però la stanchezza nelle spalle leggermente curve in avanti. La tensione e l'adrenalina devono starle venendo meno, perché in viso le si legge sempre di più quanto sia esausta. Draco immagina che, subito dopo mangiato, sarà bene accompagnarla di nuovo in camera, e assicurarsi che dorma. Magari una pozione per non farle fare gli incubi che di sicuro la aspettano.

Trinxy compare con un vassoio con una teiera di porcellana fumante e due tazze decorate con un motivo floreale fra le mani, seguita da un secondo vassoio più grande che le levita alle spalle, con l'equivalente in porzioni di ridotte di un pranzo a sei portate. Narcissa Malfoy si materializza sulla soglia del bersò, lungo abito chiaro e occhiali da sole.

-Puoi andare Trinxy. Ci penso io- dice all'elfo, che sparisce con un profondo inchino e un nuovo 'POP!' silenzioso.

Draco rimane in piedi, e guarda le due donne al tavolo, Narcissa che versa il tè a Lis e le porge i vari piatti: -Ti ho fatto portare un po' di tutto, dal momento che non so cosa preferisci. Spero proprio che tu non sia allergica a nulla. Comunque non ti preoccupare- le sorride con un'affabilità che stupisce suo figlio non appena si rende conto che non è forzata, e che la bella sconosciuta sta avendo un effetto incredibilmente positivo anche su sua madre: -Ho preso qualcosa che ti farebbe passare qualsiasi reazione allergica potresti avere, infarto compreso. Sei al sicuro-

Lis ridacchia, e il suono fa di nuovo cose pazze allo stomaco di Draco.

Le osserva per un paio di secondi e poi saluta, smaterializzandosi per ricomparire, vestito come è, cioè senza cappotto, esattamente di fronte al TBC, dove Theo e Blaise lo aspettano seduti sulle panchine esterne di pietra.

Theo non sembra felice, Blaise solo annoiato, eppure anche divertito.

-Immagino avrai un buon motivo. Sei pure senza giacca- esordisce theo, alzando un sopracciglio.

Draco sospira: -Non ci crederete mai- è tutto quello con cui riesce ad uscirsene.

Theo si alza dalla panchina, Blaise subito dietro, e li precede dentro, serpeggiando fra i pochi clienti fino al solito tavolo in angolo, dove i tre Whisky Incendiari li raggiungono in un istante, ancora prima di essere stati ordinati. Blaise fa un cenno al barista al bancone, che risponde annuendo con un gesto brusco e se ne torna a contrabbandare carbone carnivoro con un paio di folli maghi dall'aria sudicia afflosciati sul bancone.

-Racconta- è l'imperativo di Theo.

Draco scuote la testa: -Giuro di non sapere dove cominciare- confessa.

-Allora lascia dire a me qualcosa, prima- si intromette Blaise: -Non indovinerete mai cosa ho scoperto-

-Blaise, se è una nuova tipa che ti sei scopato...-inizia Theo alzando gli occhi al cielo.

Il biondo più grosso scuote la testa con un sorrisetto e si porta il bicchiere alle labbra:-Cin cin. No, non indovinerete mai, perché è grossa, e segreta. Roba top secret del ministero-

Gli altri due imitano il brindisi.

Draco corruga la fronte: -E tu lo sai, perché...?-

Blaise scrolla le spalle: -Il Ministro mi ha chiamato per le solite cazzate. Sai, piagnistei, leccate di culo, bla bla bla, dacci dei soldi Signor Zabini, grazie. Ero lì, e... beh. Sono entrati tre auror con la faccia più sconvolta del mondo. Messi male, credo di ritorno da una missione. A quanto ho capito, un loro collega ci ha rimesso la pelle. Un secondo è stato rapito. Insomma, è scomparso-

Theo aggrotta la fronte, ma tace.

Draco alza un sopracciglio: -Ok, è strano, ma non è poi questa notiziona-

Blaise adesso sta addirittura gongolando.

Ok, no, deve essere grossa davvero.

-Sì, ma questo auror scomparso è Potter-

Draco fa quasi cadere il bicchiere e si strozza deglutendo whisky.

 

 

Uh uh uh (cit. Tom Felton in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban)

Ditemi come vi sembra. Scusate il ritardo!

VQA

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Capitolo 6
*** Chi Sia Stato Non Si Sa ***


Chi Sia Stato Non Si Sa

 

Gli occhi grigio chiaro di Draco Malfoy tendono all'azzurro, quando riflettono alcune emozioni, come la sorpresa, l'incredulità. Quando è arrabbiato o arrapato, invece, tendono al grigio piombo, quasi nero. Incredibile come cambino così vividamente rispetto al colore di partenza di quando è calmo e rilassato, lo stesso colore degli occhi di suo padre, che però restano sempre uguali.

Gli occhi di Blaise sono azzurro scuro, e si incupiscono in un blu profondo ogni volta che anche le emozioni che prova si fanno via via più nitide, profonde, travolgenti. Mentre racconta gongolando sono ancora del loro azzurro più chiaro e solare, di cielo terso e senza nuvole, il colore che fa perdere la testa a tante femmine, qualsiasi sia la loro età, quando Blaise rivolge loro lo sguardo.

Gli occhi di Theo, per qualche strana coincidenza cromatica, sono blu scuro, come se la loro amicizia fosse conseguenza di un necessario inquadramento cromatico delle iridi di tutti e tre, una sfumatura progressiva dal colore degli occhi di Draco a quelli di Theodore, passando per Blaise. Gli occhi di Theo sono blu scuro, e non si schiariscono mai; semplicemente, diventano più o meno freddi, a seconda di quello che Theo pensa, prova, intende comunicare a chi li guarda.

In questo momento, saettano bagliori di blu elettrico, come quando è attento ma non vuole tradire la tensione che prova.

-Che diamine stai dicendo?- chiede l'erede Nott a Blaise Zabini, che ancora se la gongola, rigirandosi il bicchiere da shot vuoto tra le mani.

Draco ha appoggiato il suo per scaramanzia, il vago sospetto che, se non resta sul tavolo, finirà presto per infrangersi in mille pezzi nella sua mano o sul pavimento del locale.

-Giuro- rincara Blaise, annuendo: -L'ho sentito dire dal Ministro, è una notizia affidabile. Potter è scomparso, e non sanno assolutamente dove sia finito-

-Ma come fa a sparire Potter, scusa?- chiede Draco, corrugando la fronte: -se c'è una cosa di cui il ministero si vanta dal giorno che è finita la guerra, è proprio che riescono a tenere d'occhio un numero spropositato di persone, e che il numero di rapimenti o sparizioni è calato drasticamente. Non posso credere che l'unico caso in cui si fanno sfuggire una persona sia proprio il loro eroe del momento!-

Theo annuisce: -Panegirico implicito su Potter a parte- e lancia una frecciatina con gli occhi a Draco: -concordo con Draco, Blaise. Non ha proprio senso. O meglio, se è successo davvero, sarebbe uno smacco tremendo per Shakebolt. Questa storia della protezione dei cittadini è la sua campagna principale, il simbolo dell'efficacia della sua politica di protezione e sicurezza. Non può permettersi di perdere per strada proprio Potter. Nel corso di un'indagine, poi!-

-Già, Potter ormai è un auror- annuisce Blaise a sua volta: -sarà anche capace di difendersi. Sia perché è Potter, sia perché è un auror. Se spariscono proprio loro, che dovrebbero occuprasi della sicurezza della gente normale, immaginati che figura. Ed è sparito proprio l'ultimo auror che potevano augurarsi di perdere! Aspettate che si venga a sapere- riflette ad alta voce il biondo dalle spalle più larghe.

Theo scuote la testa: -Faranno in modo di non farlo sapere. Probabilmente possono permettersi una settimana, prima che qualcuno si accorga che il Salvatore è sparito di scena, non di più. E, se qualcuno è riuscito a rapire il Grande Eroe, dubito che sia così stupido da farsi prendere in una settimana- ragiona.

Draco annuisce, dando ragione, ovviamente, a Theo: -Uh, non vorrei proprio essere il Ministro, in questo momento. Come dire che non hanno già una marea di cose di cui occuparsi, con tutte le menate del post-guerra-

Annuiscono tutti e tre.

-Eh- sospira Theo: -Questa guerra è stata un fallimento sotto tutti i punti di vista. Quello economico, quello del mercato nero, e persino quello ideologico dei pochi pazzi come quel bastardo di mio padre che ci credevano- alza il bicchiere da shot e piega la bocca in un sorriso vagamente crudele che non colpisce i suoi due amici solo perché è piuttosto frequente sulle sue labbra: -Un brindisi al fallimento!-

Gli altri due brindano con lui, il bicchiere di Blaise vuoto, quello di Draco con solo un ultimo mezzo dito di liquido ambrato.

-Però, ciò non toglie che dovranno occuparsi di Potter con una certa priorità- continua Blaise: -Insomma, pensate se si sapesse in giro-

Draco e Theo annuiscono: -Non mi stupirebbe se coinvolgessero anche te- riflette Theo, girandosi verso Draco: -Se ti chiedessero di usare il Fuoco. Ah!- sbotta con una mezza risatina ironica: - come se l'essere un Piromane ti rendesse una specie di supereroe. Non hanno le idee molto chiare-

-Ehi, non insultarli prima che lo abbiano fatto davvero- lo previene Blaise.

-Oltretutto- continua Draco, alzando un sopracciglio: -Potresti anche avere ragione, ma sarebbe una mossa davvero idiota. Come diamine farei mai a trovare una persona scomparsa, senza neppure un indizio?-

Theo piega la testa di lato con un sorrisetto e l'espressione che si userebbe con un bambino che ha appena detto una sciocchezza e si vuole spingere a fare ragionare: -Perché non provi a chiedere al tuo amico invisibile?-

Draco aggrotta la fronte: -Sai che odio quando lo chiami così-

"Perché? A me non dispiace. È un soprannome simpatico"

Tu stai nel tuo. Nessuno ti ha chiamato.

"Tecnicamente, il tuo amico mi ha invitato a dire la mia, e, per inciso, potresti trovare una persona scomparsa, se ti portassero sul luogo dove è stato visto per ultimo"

...Potrei?

"Certo. È complicato, e non sapresti mai farlo da solo, ma non c'è problema, posso guidarti io. Non sarebbe certo la prima volta che lo faccio!"

Vedi di piantarla con queste arie da Migliore In Tutto. Non sono un idiota.

"Non ho detto che lo sei. Sei anche più sveglio di tanti altri Piromani che ho avuto, però devi ammettere che hai bisogno di me"

...Comunque.

Draco sbatte le labbra una contro l'altra un paio di volte e riporta gli occhi dal tavolo, dove li ha puntati senza rendersene conto, di nuovo su Theo, l'espressione pacata che cerca di non fare trapelare lo scambio che ha appena avuto con la voce del Fuoco nel suo cervello: -Va beh. A prescindere dal fatto che forse potrei davvero farlo...-

-Potresti?- chiede Blaise, alzando un sopracciglio.

Draco alza gli occhi al cielo: -Così pare-

-Ma non hai idea di come fare- sogghigna Theo, punzecchiando Draco.

-Fatti i fatti tuoi, Theo- risponde Draco in malo modo.

Theo ridacchia, consapevole di avere vinto, e fa segno al barista di mandare loro un altro giro di whisky. Una bottiglia bassa piena di liquido scuro si avvicina levitando verso il loro tavolo, riempie di nuovo i tre bicchierini e ritorna prodiga al bancone, dove il barista l'afferra e la rimette al suo posto, per tornarsene a discutere con altri clienti.

Theo sorseggia il secondo shot, mostrando di assaporarlo più del primo: -Mmm, questo è più buono. Deve venire da una partita migliore- si volta e fa un cenno di apprezzamento al barista, che annuisce con un sorriso appena accennato, senza distogliere lo sguardo dai nuovi interlocutori.

Blaise, fronte aggrottata, fissa il bicchiere nuovamente pieno e riflette a voce alta: -Potrebbe essere la loro mossa migliore, in effetti. Sperare che Draco possa risolvere questa situazione, intendo- spiega, alzando gli occhi verso i due amici: -Voglio dire, come altro potrebbero fare?-

Theo annuisce: -Appunto-

Draco rotea gli occhi e scrolla le spalle: -Sentite, se mi chiederanno qualcosa, ve lo farò sapere, intanto, non ne so niente. Oltretutto, ho un problema più urgente del fatto che potrebbero, forse, decidere di usarmi come cerca-persone per i loro casi disperati-

-Oh, giusto. Il motivo per cui hai fatto tardi, scommetto- commenta Theo, sollevando la schiena dalla sedia e sporgendosi sul tavolo: -Che diamine è successo?-

Draco trattiene il respiro per un secondo, chiedendosi da dove diamine cominciare.

Lis.

Trovarla per strada.

Che non era una strada, ma una casa. Buffo come l'idea che sia successo per strada si sia radicata nella sua testa, e non ci sia modo di mandarla via.

-Stavo venendo qui. Ero anche puntuale, prima che tu mi dica qualcosa in merito- aggiunge, prevenendo la battuta salace di Theo che vede pronta a partire: -ero già a Knocturn Alley, e stavo venendo qui, appunto. Ho sentito qualcosa lungo il vicolo che prendo sempre. ... Qualcuno-

Blaise aggrotta la fronte: -Nel senso che qualcuno ha detto qualcosa?-

-No, nel senso che ho sentito una presenza- risponde Draco.

-Nel senso che il Fuoco ti ha fatto avvertire una presenza vicino a te- corregge Theo, e Draco, sospirando, annuisce: -Insomma, per farla breve, ho trovato una persona in una delle case che danno sul vicolo. Beh, non 'danno' davvero 'sul' vicolo, considerato che era il retro della casa in questione, ma... Insomma. Era una ragazza-

-Viva?- chiede Theo.

-Gnocca?- chiede Blaise.

Priorità, nota Draco, trattenendo lo sbuffo divertito che gli viene naturale.

-Viva, e sì, anche molto, molto bella. Molto, molto, molto bella. Uhm... messa anche molto, molto, molto male-

-Stupro?-

La totale freddezza e oggettività con cui Theo lo chiede farebbe venire i brividi anche dopo anni ed anni che uno lo frequenta. A chiunque. Infatti, li fa venire sia a Draco che a Blaise.

Draco annuisce: -E tutta una serie di altre cose. È stata torturata, stuprata, il solito. Il fatto è che... le hanno anche cancellato la memoria, in maniera quasi totale. Ricorda pochissimo, non sa chi sia, ovviamente, non sa il suo nome, dove abiti, quanti anni abbia... Niente. Grazie a dio ricorda di essere una strega e che la magia esiste, ed è già qualcosa-

Blaise annuisce: -Oh, sì. Altrimenti era proprio un bel casino per lei. Tu, però, cosa c'entri? Perché dubito te la sia scopata-

Draco gli lancia un'occhiataccia: -Appena stuprata? Andiamo, Blaise. Nemmeno tu l'avresti fatto. Nemmeno Theo-

Per sicurezza, due paia d'occhi saettano verso il terzo ragazzo in questione, che alza gli occhi al cielo: -A differenza di voi due, so controllare i miei impulsi, sapete. Vai avanti, Draco. L'hai porta in ospedale? È per questo che hai fatto tardi?-

Draco annuisce.

-E va bene. Sei perdonato per il ritardo- dice Theo, sorseggiando ancora del whisky.

Blaise non commenta, gli occhi fissi su Draco, la cui espressione di disagio tradisce che non ha finito di raccontare tutto: -Oh, no- mormora Theodore: -No, quella faccia no. Draco, ti prego, dimmi che non te la sei portata a casa-

-Ehm- balbetta Draco: -Devono essere quelle parole esatte?-

-Che hai fatto?!- strilla Blaise, cercando di farlo sottovoce per non attirare l'attenzione di tutto il locale: -Draco, ma sei impazzito? Non sai nemmeno chi è! E se è qualcuno che ce l'ha con te per la storia della Piromania?-

-I cacciatori esistono ancora, sai- aggiunge Theo con tono lugubre.

-Lo so, lo so. Ci ho pensato. Il... Oh, al diavolo, odio dirlo, ma, il fatto è che il Fuoco mi ha assicurato che non mente. Le hanno davvero cancellato tutto quello che aveva in testa. Se anche fosse stata una cacciatrice di Piromani lei stessa, adesso non se lo ricorderebbe!- osserva Draco con veemenza: -E poi, che dovevo fare? Non ricorda nulla, non potevano tenerla in ospedale, e la guaritrice mi ha esplicitamente chiesto di prendermi cura di lei. È stata attaccata, non dimenticatelo. Potrebbero ancora cercare di farle del male, per quello che ne so-

-Ah, so già dove finirà questa storia- commenta Theo, raddrizzando la schiena e vuotando lo shot con un unico movimento fluido del braccio: -Bella, bisognosa di protezione, che non ricorda niente, quindi alla tua assoluta mercé. Oh, sì, è proprio difficile indovinare come andrà a finire-

-Senza contare che gli piace da morire- aggiunge Blaise, sogghignando e vuotando a sua volta il bicchiere di whisky: -Ah, Draco- scuote la testa: -E poi fai la predica a me per le ragazze!-

Draco alza gli occhi al cielo e allunga le lunghe gambe sotto al tavolo, facendo scivolare i piedi accanto a quelli di Blaise per evitare di tirargli un calcio che, almeno per ora, forse tutto sommato non merita: -Sto soltanto aiutandola. Ha bisogno di aiuto, e, ehi. È una gran figa- sogghigna: -chi sono io per rifiutare, se, quando recupererà la memoria, si sentirà grata per quello che ho fatto per lei e vorrà ricambiare?-

Blaise ridacchia, divertito: -Oh, adesso sì che ti riconosco!-

Theo invece scuote la testa: -Sì, sì. Dite pure quello che volete, ma io so come andrà a finire. Va beh. Dai, raccontaci come è questa tipa- suggerisce, una punta di curiosità nella voce.

-Deve avere la nostra età, un anno meno, forse due, magari uno di più, non credo più grande, né più piccola. Ricorda Hogwarst, quindi di sicuro ci è stata, e sapeva descrivermi la Sala Comune di Serpeverde. Penso che sia stata una di noi-

-Una Serpeverde? Se è figa come dici, com'è possibile che non l'abbiamo notata?-

-Forse non è così figa- suggerisce sarcastico Theo.

-No, no, è figa eccome- insiste Draco: -è tipo... La versione più sexy di Astoria-

-Uuuh- mormora Blaise, e Theo annuisce: -Ma dai?-

-Giuro. Se è stata ad Hogwarst e non l'abbiamo mai notata, non so cosa pensare. Forse aveva i capelli così tanto in faccia che non l'abbiamo mai guardata. Anche se ciò non spiega come avremmo fatto a perderci quel culo e, in generale, quel fisico-

-O forse quello di adesso non è il suo vero aspetto- propone Theo.

-Può darsi, ma il Fuoco insiste dicendo che quello che vedo è autentico. Non c'è niente di ritoccato. Quindi, quella ragazza è proprio fatta così-

Theo aggrotta la fronte: -Sicuro?-

-Lo ha detto il Fuoco, Theo- rimarca Draco con un vago accenno di fastidio: -glielo ho chiesto anche io. Potrebbe, che ne so, essersi operata, avere addosso un incantesimo, qualsiasi cosa, ma il Fuoco è stato chiaro: quello che vedo è il vero aspetto della ragazza-

-Sì, ma, a meno che non fosse un uomo quando era a Hogwarst, come diamine facciamo a non avere notato una così gnocca?- insiste Blaise.

Draco alza le spalle.

Poi sgrana gli occhi, inorridito: -Oddio, vuoi dire che era un uomo?!-

-Beh, non sarebbe certo la prima volta che qualcuno cambia sesso- obbietta Theo: -il fatto è che adesso è una donna, e se anche una volta è stata un uomo, non se lo ricorda, quindi non sa spiegarci se è per quello che non ci siamo mai accorti di lei-

Draco rimugina sulle parole di Theo.

La possibilità lo turba al punto che deve scrollarsi le spalle per liberarsi dalla prospettiva: -Beh, adesso è una femmina. Una gran bella femmina, e non vedo l'ora che recuperi la memoria per darmela, come segno di gratitudine- commenta, chiudendo il discorso.

Poi sospira, afflitto: -Il fatto è che non sarà una cosa breve. La guaritrice che l'ha presa in cura parla di settimane. Non sappiamo nemmeno cosa abbiano usato per cancellarle i ricordi, quindi è più difficile sapere come farglieli tornare. La cosa più semplice sarebbe prendere i bastardi che le hanno fatto del male-

-Uh Uh, Draco- ride Blaise, facendo l'occhiolino a Theo: 'I bastardi che le hanno fatto del male'! Ma sentitelo!-

-Ah, te l'ho detto che si è preso- ridacchia Theo: -Draco, fai pure finta di volertela solo scopare, se vuoi, tanto sappiamo che ci sei già rimasto sotto-

-Primo- protesta Draco, alzando l'indice ben di fronte a sé: -Non ci sono rimasto sotto affatto. Secondo- alza un secondo dito e prega di non arrossire: -anche qualora la cosa succedesse- perché cavolo lo sto dicendo?! -Se la vedeste, capireste che il motivo è più che valido-

Theo e Blaise lo prendono in giro ancora per un paio di minuti, poi decidono di lasciare perdere. Hanno tutti e tre cose più importanti da fare. Impegni che richiedono la loro presenza altrove, e, nonostante si siano seduti non meno di un'ora scarsa prima, devono già andarsene tutti. Theo lancia a Draco una frecciatina sul fatto che, se fosse stato puntuale, si sarebbero visti di più, Draco si scusa più o meno direttamente, e si lasciano con l'idea di risentirsi per il fine settimana.

Draco è l'ultimo ad uscire, e riappare all'ingresso di Villa Malfoy, nel punto dove di solito i Malfoy si materializzano quando dall'esterno del perimetro della villa ricompaiono all'interno della proprietà.

Lis e Narcissa sono, a detta dell'elfo a cui Draco chiede, ancora fuori nel giardino dove le ha lasciate. Draco non intende interrompere, la testa piena di pensieri, spunti, riflessioni che la conversazione con i suoi amici ha suscitato.

Lis potrebbe essere stata un uomo.

E allora? Adesso è una donna, una gran bella donna, per giunta.

Chi se ne frega di quello che è stato.

Non può fare a meno di sentirsi un po' gay, però, se davvero è attratto da una donna che, forse, è stata un uomo, per chissà quanti anni della sua vita.

Non può che chiedersi se Theo abbia ragione, e, anche se lui stesso ha cercato di scrollarsi di dosso l'infatuazione per la sconosciuta in difficoltà, e di liquidare l'attrazione con la classica posa da sbruffone che ha bisogno di soddisfare le proprie voglie, non può che chiedersi se Theo non abbia ragione. Se, in fondo, quella sua apparente tendenza a fare una serie di deplorevoli figure di merda al cospetto di Lis non siano dettate dal sentimento che gli impedisce di comportarsi con la sicurezza che esibisce di solito.

Si sta prendendo davvero?

Per una che neanche conosce?

Per una che forse manco è nata donna?!

Sospira.

Vorrebbe sbattere la testa contro un muro.

Deve trovare una soluzione con sé stesso su come affrontare la questione 'Lis', specie in sua presenza. Non può farsi prendere dai dubbi mentre lei è con lui, e non può andare avanti a reagire come un dodicenne verginello alle prime esperienze. Si rifiuta di ripetere imbarazzanti figure del genere.

Il 'POP!' sottile dell'elfo che compare sulla soglia della stanza in cui si è rifugiato lo distoglie gentilmente dalle sue riflessioni: -Padroncino Malfoy- chiama la voce stridula della creatura verdastra: -Padroncino, un auror chiede di apparire e parlare con il padroncino. Trinxy lo fa entrare, sì?-

Draco alza un sopracciglio.

Gli torna in mente Blaise che dice che Potter è scomparso, e Theo che ipotizza che il Ministero non avrebbe tante alternative, oltre a chiedere l'aiuto di Draco per risolvere la questione.

Se è davvero così, e l'auror intende coinvolgerlo nella ricerca disperata del Salvatore, Draco deve stare attento a come muoversi. Rifiutare, non è possibile, né politicamente, né umanamente. Draco, però, non vuole distogliere la sua attenzione dal caso di Lis, dall'aiutarla nel difficile processo di guarigione e dal bisogno di scoprire chi sono i responsabili di quello che le è stato fatto. Un'indagine per trovare una persona scomparsa non è una cosa da poco, richiederebbe energie, tempo, risorse, tutte cose che non vuole sottrarre al caso di Lis. L'aiuto degli auror, poi, gli farebbe comodo. Forse potrebbe...

-Fallo entrare- comanda.

L'elfo si inchina e scompare.

Draco percepisce le barriere della villa adattarsi attorno all'ospite che viene fatto entrare. Draco aspetta, seduto sulla panca nera del pianoforte a coda, che Trinxy conduca con il suo scalpiccio di piedi l'auror al salotto dove Draco li aspetta. In pochi minuti, il rumore del rapido camminare dell'elfo è seguito da pesanti, più lunghe falcate di quello che si rivela essere un uomo sulla cinquantina, l'aria stanca e segnata di ogni auror che è sopravvissuto alla guerra, occhi scuri intelligenti. Draco non ricorda di averlo mai visto, e congeda l'elfo con un gesto della mano.

-Prego, si accomodi- invita l'auror a sedersi, indicando con una mano poltrone e divano dalla fodera dello stesso azzurro tenue di fronte a lui.

-Grazie, Signor Malfoy-

La voce dell'uomo è profonda ma non particolarmente bassa.

Suona di sicuro molto stanca.

-Posso offrirle qualcosa da bere?-

-Se posso chiedere, un caffè sarebbe fantastico-

In cinque secondi, una velocità che quasi stupisce anche Draco, la tazza di caffè fumante compare sul tavolino fra l'auror seduto e le lunghe gambe distese di Draco: -Se mi permette, ha un'aria sconvolta- commenta, con un piccolo sorriso volto a mettere l'altro a proprio agio.

-Non ha idea di quanto. Mi scusi, non mi sono presentato. Mi chiamo Denver, Kadmius Denver. Sono un auror, come avrà capito, e mi occupo... Beh,- l'auror Denver fa un sorriso intelligente: -Di casi difficili-

Draco sorride di più: -I casi difficili stancano sempre-

-Già- concorda l'altro, sorseggiando il caffè: -Vengo subito al dunque-

-Prego, faccia con comodo. Non ho particolarmente fretta-

Il sorriso dell'auror si allarga, le spalle si rilassano: -Ho avuto a che fare con suo padre, Signor Malfoy. Devo dire che lei è piuttosto diverso-

Draco ricambia il sorriso: -Non sono mio padre-

-Lo vedo. Altrimenti, non so se chiederei il suo aiuto per una faccenda del genere- commenta con onestà Kadmius Denver.

-Mi dica, di cosa ha bisogno?- chiede Draco, a questo punto onestamente curioso, e sempre più convinto che gli stiano per rifilare la patata bollente che è la scomparsa di Potter.

L'auror sospira: -Signor Malfoy, personalmente, il fatto che lei si sia rivelato un Piromane non mi fa né caldo né freddo. Non la reputo né migliore né peggiore di quello che pensavo fosse prima- deglutisce, e Draco non lo interrompe: -i miei superiori, e il Ministro della Magia insieme a loro, ritengono però che la sua nuova.. natura, se il termine non la offende, possa aiutarci in una recentissima indagine di massima importanza, con massima priorità-

Draco è sicuro al novantanove percento che stiano per parlargli di Potter.

-Prego, continui- lo esorta.

-Ecco, vede, due giorni fa due dei nostri si sono allontanati in missione, in coppia, come di norma, specie dopo la guerra. Si trattava di una questione delicata, scovare uno zoccolo duro di sostenitori di Lei Sa Chi che collaborerebbero con una rete di trafficanti umani e complottisti contro la democrazia-

Draco alza le sopracciglia, l'espressione colpita.

-Già- commenta Denver, con un sorrisetto laterale: -interessi vasti, questa gente. Comunque, il fatto è che i nostri due agenti si sono infiltrati nel luogo dove il circolo di sostenitori del sangue puro e complottisti si trova di solito, e hanno cercato di raccogliere più informazioni possibili sulla rete di maghi e streghe coinvolti, dal momento che, purtroppo, è estremamente difficile venire a sapere qualsiasi cosa su di loro-

-Deve esserlo per forza, se siete arrivati a spedire due di voi proprio nel loro covo-

-Vedo che mi ha capito, esatto. Comunque, purtroppo... Le cose ci sono sfuggite di mano. Si trattava di due dei nostri più esperti agenti, Signor Malfoy, non esattamente gente che non sapeva cosa stesse facendo. Uno dei due è stato trovato morto ieri mattina. Le risparmierò i dettagli. Per ora, per lo meno, visto che non servono. L'altro è scomparso, non abbiamo idea di come trovarlo, anche se abbiamo motivo di credere che sia ancora vivo-

-Cioè, non avete trovato il cadavere?-

Kadmius Denver annuisce.

Draco è sicuro che parli di Potter.

Al cento per cento.

Perché non fa nomi?

-Auror Denver, mi spieghi una cosa. Se vi aspettate che vi aiuti a trovare questa persona scomparsa, che credo sia quello che è venuto a chiedermi... Come pensate esattamente che possa fare?-

Kadmius Denver sospira: -I miei superiori sono convinti che il Fuoco possa aiutarla. Il mio collega assassinato è stato arso vivo, e il luogo dove è stato trovato mostrava chiari segni di essere stato dato alle fiamme. Forse questo potrebbe esserle di aiuto...?-

Draco annuisce.

Sì, potrebbe. Soprattutto considerato che il Fuoco ha già confermato.

-Capisco. Immagino che il tempismo sia strettamente necessario-

-Estremamente. Più tempo passa, meno il secondo dei nostri ha speranze di essere trovato vivo, e... Lei mi capirà. È uno dei nostri, ed è giovane, è un ragazzo. A prescindere da chi è, merita di essere ritrovato-

Gli occhi di Draco si fanno duri: -Senz'altro. Questo però mi spinge a chiedermi se l'identità di questo auror sia rilevante o meno, da come ha formulato la frase-

L'auror sospira, e beve un altro sorso, prendendo tempo, poi appoggia la tazza e fissa gli occhi chiari di Draco con determinazione: -Signor Malfoy, il fatto è che so cosa pensava della persona in questione, fino a qualche tempo fa. La prego, non mi fraintenda, non la sto giudicando. Solo, spero che il fatto che questa persona sia... beh, chi è, non la spinga a rifiutare l'incarico-

-Mi dica chi è, Auror Denver- insiste Draco, attento e non ostile.

-Harry Potter-

Boom Baby.

Draco espira forte dal naso: -Capisco- commenta, annuendo, poi gli sfugge un accenno di sorriso: -Mi lasci dire che non è stata un'idea brillante mandare proprio Potter in un covo di simpatizzanti di Lei Sa Chi. Merlino solo sa se quella gente non è capace di averlo risparmiato per divertirsi a farlo a pezzi un centimetro alla volta-

L'auror scuote la testa, l'affetto e la simpatia negli occhi bene evidenti: -Se lei lo conoscesse, Signor Malfoy, mi crederebbe, quando le dico che è stato il ragazzo ad insistere perché affidassero la cosa a lui-

-Ci credo eccome, Auror Denver, ci credo eccome-

Nel silenzio che si crea per i trenta secondi seguenti, Draco fissa a terra, e l'auror lo studia senza dire nulla; poi si schiarisce la voce: -Accetta di collaborare?-

Potrebbe chiedere che in cambio loro lo aiutino a scoprire chi ha aggredito Lis.

Oppure potrebbe fare da solo.

Non sa nemmeno se la ragazza sporgerebbe denuncia.

Dovrebbe chiederglielo.

Non è giusto prendere decisioni al suo posto, senza chiedere.

Pazienza. Alla peggio, si arrabbierà con me.

-Accetto. Mi sembra una questione che trascende il mio rapporto con la persona in questione- e fa saettare le sopracciglia: -però, devo chiedere una cosa agli auror, in cambio-

L'auror corruga appena la fronte:-Mi dica-

-Qualche ora fa ho trovato una ragazza che è stata vittima di un'aggressione piuttosto violenta. Tra le varie cose che le sono state inflitte, c'è anche la perdita praticamente completa della memoria. Non so come le sia stata provocata, quindi non posso aiutarla. Se gli auror mi aiutassero per scoprire i responsabili di quello che è stato fatto alla ragazza, in cambio aiuterò molto volentieri a ritrovare Potter-

L'auror annuisce.

Poi sorride: -Mi faccia capire una cosa. Se le dicessi di no...?-

Anche Draco sorride: -Aiuterei comunque Potter, se è quello che mi sta chiedendo. Non mi piace l'idea di lasciare qualcuno in mano a quei fanatici. Nessuno. Potter incluso-

Kadmius Denver annuisce sorridendo: -Lei è davvero diverso da suo padre, Signor Malfoy. Va bene, non si preoccupi. Il caso della ragazza è comunque di pertinenza degli auror, per cui ce ne occuperemo senz'altro. Solo, mi perdoni se le chiedo di dare la priorità a Potter-

-Ma certo. Più tempo passa e più aumenta il rischio che di lui ritroviamo solo qualche brandello- conviene Draco.

 

 

 

 

Eccoci qua.

Povero Harry, eh? Beh, anche Povera Lis, però, dai.

Fatemi sapere.

VQA

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Capitolo 7
*** Indagini ***


Indagini

 

Draco lascia che l'auror si smaterializzi dal punto del salotto dove si è alzato in piedi, spingendo le barriere della villa a permettere all'estraneo di andarsene da quel punto, anche se non è uno dei punti da cui gli ospiti possono andarsene dalla proprietà dei Malfoy. Le barriere non contestano certo le decisioni di un Malfoy, e l'auror scompare in un ovattato svolazzare di vesti scarlatte, che alcuni ancora indossano, sopra agli abiti da civili che danno molto meno nell'occhio.

Pensa a Potter, scomparso e chissà dove, in mano a una banda di pazzi che, per il poco che ne sa, di sicuro si stanno divertendo a staccargli la pelle di dosso, centimetro a centimetro. Pensa a Lis, e a quello che la ragazza ha appena passato. Pensa a Potter, di cui non gliene frega molto, che odia, che non sopporta, con il suo maledetto complesso da grande eroe, che però è quello che lo ha spinto a tornare indietro e salvare Draco e Gregory, quell'anno, e ok, forse Draco non sarebbe morto (il Fuoco lo avrebbe protetto?), ma Gregory certo sì, e quindi, tante grazie al Salvatore per avere salvato anche lui. Pensa alla violenza con cui degli sconosciuti si sono accaniti sul bel corpo di Lis, che forse avevano dei motivi per odiare, e forse no, e si chiede cosa potrebbe stare passando Potter.

Aldilà del volersi sdebitare, aldilà dell'assicurarsi che un innocente essere umano non soffra per la follia di qualche povero deficiente che sostiene idee che anche il suo stesso padre aveva appoggiato, Draco non si sente motivato a salvare Potter in sé e per sé. È più il volersi ripulire la coscienza. La possibilità di ripagare un debito che ormai dava per scontato non avrebbe mai ripagato. Oltre al sapere di dovere aiutare una persona, vittima innocente, perché è la cosa giusta da fare.

Si rende conto di quanto suoni tremendamente 'Grifondoro' come frase.

Fin troppo.

Purtroppo, è lo stesso una cosa che deve fare.

Certo, da qui a portare avanti la cosa come ogni rincoglionito 'Grifondoro' ce ne vuole. Il cielo lo fulmini prima che venga il giorno in cui Draco Malfoy si abbasserà a una di quelle azioni imprudentissime, stupide, prive di senso e inutilmente pericolose in cui gente come Potter si è sempre lanciato, senza pensare prima anche solo all'eventualità di pianificare, prima di agire. Oh, nossignore: se da Grifondoro Eroe gli tocca agire, non intende farlo alla Grifondoro Fino Al Midollo. Se l'eroe gli tocca fare, è bene farlo con criterio, con la testa, con un piano. Qualcosa che gli assicuri di non rimetterci la pelle, di portare a casa chi deve salvare, sano e il più possibile illeso, e meno danni possibili alle spalle. Possibilmente anche il più di nascosto possibile, e, giusto per sfibrare il concetto stesso di possibilità che nel suo cervello continua a ripresentarsi da cinque minuti, facendo sì che la banda di pazzi non sappia del suo intervento.

Si acciglia, gli occhi fissi sulle fiamme che crepitano nel camino acceso.

Sto ripetendo 'possibile' e 'possibilità' da mezzora, come se dovessi convincermi che lo è. Cos'è, do già Potter per morto, in realtà?

“Sai, stavo giusto per chiedertelo”

Draco rotea gli occhi, una smorfia annoiata sulla bocca.

Non vuoi proprio lasciarmi in pace, eh?

“Non per suonare stronzo, ma vorrei farti notare che mi hai chiamato tu”

Io? E quando lo avrei fatto?

“Eccoci. Mi sembrava strano che mi stessi chiamando consapevolmente, in effetti” il Fuoco sbuffa e, se Draco potesse vederlo, è abbastanza sicuro che lo vedrebbe alzare gli occhi al cielo come ha appena fatto lui: “Mi hai chiamato tu, appena Denver se ne è andato. Comunque, adesso sono qui. Tagliamo corto sul se mi vuoi qui o meno, e andiamo al sodo. Vuoi ovviamente il mio aiuto per trovare Potter, immagino”

Draco fa saettare in su le sopracciglia e si morde l'interno di una guancia.

Non credo avrei speranze di uscirne vivo, altrimenti.

“Concordo. Non perché non creda in te, eh, sia chiaro”

Stai sorridendo, o mi sbaglio?

“Eccome! Ah, sapevo che mi saresti piaciuto. Sei il più sveglio che abbia mai avuto. Nessuno si è mai accorto che anche io faccio delle espressioni”

Sì, beh, non avendo una faccia, è difficile immaginare di vederle.

“Puoi vederla, se vuoi. Nel camino”

Draco corruga la fronte.

Posso vederti?

“E' quello che ho appena detto”

Ma... Credevo che non avessi un corpo.

“Draco, ho appena lodato la tua intelligenza. Usala, per piacere. Certo che ho un corpo. Sono in ogni fuoco acceso, in ogni fiamma, in ogni scintilla. Posso plasmarmi come diavolo voglio, quindi, certo che posso avere anche un corpo a forma di essere umano. Basta che mi dici che preferisci avere di fronte un corpo che puoi vedere, a forma di essere umano, e possiamo fare così”

Uh, e come faccio, se voglio parlarti e non ci sono fuochi nelle immediate vicinanze?

“Scusa, di cosa pensi sia fatto il tuo pianeta?”

Oh. giusto. Fuoco anche quello.

“Già”

Sì, ma non puoi mica farlo uscire. Non puoi fare salire magma dal nucleo della Terra, o dove diamine lo trovi di volta in volta, solo perché così posso avere di fronte un corpo mentre ti parlo. No, non ha senso. Lascia perdere. Tanto, ormai mi sto quasi abituando a sentire la tua voce ininterrottamente nella testa.

“Come vuoi, cucciolo”

Draco sgrana gli occhi, le labbra che si stirano in un sorrisetto di orrore scandalizzato e incredulità.

Scusa?! Come cazzo mi hai appena chiamato?

“Oh, quante storie. Te l'ho già detto, sei un ragazzino, a confronto con l'età che ho io”

Questo non ti da il fottuto diritto di chiamarmi come se fossi una puttanella adolescente!!

“Gne gne gne! Non è che tu sia tanto più grande. Va bene, preferisci 'principessa'? O 'principino', così non ti senti insultato nella tua virilità”

Giuro, vorrei averti qui di fronte per farti del male.

Il Fuoco emette l'equivalente di una risata di gusto: “Sì, capisco cosa vuoi dire. Ora, torniamo a Potter. È quello che ti ha tirato fuori da quella stanza in fiamme, vero?”

Già.

“Sai che non ti avrei lasciato morire, vero? Cioè, avrei dovuto intervenire, e forzare un po' le cose tra di noi. Mi avresti conosciuto prima del previsto, quindi magari avrebbe un po' complicato le cose, ma lo avrei fatto lo stesso. Salvarti, dico”

Wow, grazie. Giusto per continuare a farmi sentire la principessa da salvare, eh?

“Che vuoi che ti dica, ho un debole per voi esseri umani”

Cretino.

“Torniamo a Potter” concede il Fuoco, lasciandosi scappare ancora una risatina divertita: “è stato carino, salvarti. Non poteva certo sapere che non saresti morto. Il tuo amico, soprattutto, sarebbe bruciato vivo”

La cosa gli fa tornare in mente Vincent, la mano grassoccia e sudata che gli scivola tra le dita e l'espressione terrorizzata del suo amico. Di quello che lo aveva tecnicamente appena tradito e pugnalato alle spalle, ma va beh. Di uno dei due scimmioni a cui Draco aveva provveduto dal primo giorno di scuola, in cambio della loro obbedienza. Gli occhi grandi e scuri di Vincent che si rendono conto di essersi messo fottutamente nei guai, di essersi messo in un pasticcio molto più grande dei soliti, che il suo amico Gregory non può tirarlo fuori, e che, soprattutto, Malfoy non sarà lì a tirargli una sberla con la mano ossuta sul coppino di capelli unti, a sgridarlo, insultarlo, e aggiustare il danno che ha fatto.

Gli si stringe il cuore ancora, dopo tutto quel tempo, pensando agli occhi di un amico, o quasi, una persona con cui aveva comunque vissuto per sette anni, che balbetta e cerca di chiedere aiuto e Draco non riesce a tenerlo, la mano che gli scivola, e per poco anche Draco stesso cade giù.

“Ehi, ehi. Basta con questa storia. Ti ho già detto che non è colpa tua. Anche tua madre te lo ha detto. Diamine, te lo ha detto persino il tuo amico Gregory”

Draco sospira, chiude gli occhi, cercando di liberarsi del ricordo degli occhi spaventati di Vincent. Curiosamente, gli occhi bovini di Tiger diventano i grandi, brillanti occhi verdi di Lis.

Draco riapre i propri e si acciglia fissando le fiamme.

Sei stato tu?

“A suggerirti un altro pensiero? Stavolta sì, scusami. So che non vuoi, ma mi sembrava carino aiutarti a liberarti da quella merda che avevi in testa”

Draco vorrebbe arrabbiarsi. Rispondergli male. Insultarlo. Dirgli di farsi i fatti suoi e non interferire con la sua mente, il suo cervello, i suoi ricordi, le sensazioni, ma la verità è che, anche se è un po' troppo preoccupato dalla facilità con cui il Fuoco gioca con i suoi pensieri per essere grato, è comunque felice di essersi distratto.

Torniamo a Potter, suggerisce.

“OK. L'auror ti ha detto che il tizio che lavorava con lui è stato bruciato vivo. Portaci al posto dove è successo. Ci sono andati, se ti hanno detto che hanno trovato tracce. E il cadavere. Anche il cadavere può aiutarci. Pensi di reggere la vista?”

Draco sbuffa con amarezza.

Mi stai chiedendo se posso reggere la vista di un po' di torture e vedere un uomo morire bruciato vivo? Niente che non abbia già visto.

“Lo so, Draco, lo so. Sono nei tuoi ricordi, lo sai. Ehm, il fatto è che usarmi per capire cosa è successo ti farà... più o meno, sentire, sperimentare quello che hanno passato le vittime che sotto al fuoco ci sono finite. Capisci cosa intendo?”

Ugh, suona spiacevole.

“Diciamo che nessuno di quelli che lo ha fatto prima lo ha mai trovato molto divertente. Comunque, ti dirò io tutto, cosa fare, dove toccare, cosa evitare. Certa roba si può evitare”

Uhn, Draco sogghigna appena, occhi sempre nel camino: principessina da salvare, eh?

“Ehi, che ci posso fare. Sei la mia principessina da salvare. È ovvio che mi prenda cura di te. Oltretutto, sei giovane, e mi trovo bene con te. Gradirei evitare di perderti dopo poco tempo, perché ti sei suicidato per il peso delle cose che hai visto attraverso me”

Wow. Suonava quasi una dichiarazione d'amore.

“Amo il genere umano. Adesso muoviti, facciamo qualcosa. Ti sento scalpitare”

In effetti, Draco è inquieto.

Sbuffa.

Devo lasciare Lis da sola.

“Non è sola, è con tua madre. Avvisale. Ci vorrà poco, ne sono sicuro. Si trova bene con tua madre, vedrai che non si accorgerà quasi della tua assenza. E quando tonerai sarà felicissima di vederti”

.Mi stai prendendo in giro? Oh, per Merlino, mi stai prendendo in giro anche tu, come Theo! Pensate che mi piaccia Lis! Perché pensate tutti che mi piaccia Lis?!

“Draco, sono nella tua testa. Io non 'penso' che ti piaccia Lis. Io 'so' che ti piace Lis. Adesso fai qualcosa di utile, per piacere, o mi rimangio i complimenti alla tua intelligenza”

Draco cerca di non urlare, e di non mettersi a borbottare insulti contro un'entità primordiale che si è annidata nella sua testa perché, stranamente, la cosa potrebbe sembrare infantile, ed è una figura che preferisce evitare.

Va bene, si dice, andiamo a vedere quel cadavere.

Da una rapida occhiata a come è vestito, cercando di capire se può presentarsi sulla scena di un crimine con addosso anfibi e jeans; decide di sì, e chiama l'elfa verde Trinxy per lasciare detto a sua madre e alla loro ospite che tornerà entro la prossima ora, o così spera. Fedele e muta, l'elfa scompare lascia Draco di nuovo solo con le fiamme che crepitano, a rendersi conto che non sa dove deve andare.

Si piega sul camino, afferra una manciata di Polvere Volante e scandisce il nome dell'auror Denver.

Dopo pochi secondi, la faccia dell'auror Denver compare nelle fiamme.

Una cosa che Draco ha scoperto di recente è che, grazie al Fuoco, non gli serve stare con la testa ficcata nella cenere per farsi vedere e sentire dall'altra parte. Può anche vedere e sentire il suo interlocutore risparmiando anche al suddetto un gran mal di schiena.

-Signor Malfoy, lieto di rivederla-

-Salve, Auror Denver. Oh, può stare anche dritto. La vedo lo stesso-

Kadmius Denver si accoccola accanto al camino di quello che deve essere il suo ufficio, l'espressione incuriosita sul volto: -Benefici della Piromania?-

-Già. Mi chiedevo se poteva portarmi sul luogo dove avete trovato il partner di Potter. Posso mettermi al lavoro adesso?-

-Senz'altro, anzi. Le confesso che speravo me lo chiedesse. Mi è stato proibito di chiederglielo di persona-

Draco tira su un angolo della bocca in un sorrisetto: -Le credo. Del resto, però, abbiamo convenuto che il tempismo è essenziale. Che cosa preferisce, la raggiungo lì e andiamo insieme al posto di cui mi diceva?-

L'auror annuisce: -Sì, è meglio. Può venire ora?-

Draco si abbassa quanto basta per entrare nel camino, e un attimo dopo esce da quello dell'auror Denver, nel suo ufficio al Ministero della Magia. L'auror sembra trattenersi dall'alzare le sopracciglia, stupito dalla semplicità dell'azione di Draco: -Vedo che è molto più semplice, per lei- commenta: -Non ha neppure detto dove doveva andare-

Draco alza le spalle: -Che vuole che le dica. Qualche vantaggio questa cosa dovrà pure avercela-

Kadmius Denver si sfila la veste scarlatta e impugna la bacchetta con la destra. Draco nota che è piuttosto corta e sottile, di un legno estremamente chiaro, anche se non lo riconosce: -Mi segua. Alcuni miei colleghi sono ancora sul posto-

-Il corpo è ancora lì?-

-Sì- risponde semplicemente Kadmius Denver, anche se Draco vede una luce strana in fondo ai suoi occhi, come se non fosse proprio così semplice. Immagina che non ci sia modo di sapere altro, e lascia che l'auror si smaterializzi e ricompaia in quello che sembra una enorme sala di un edificio di pietra.

Un castello?

L'edificio, per quello che vede, è in pietra, un soffitto altissimo, a volta a crociera, un colonnato sui lati a dividere la navata principale da altre due identiche ma in scala ridotta. La navata è lunga e continua, e termina in maniera brusca nella parete di fondo dell'edificio.

Non è un castello, realizza Draco: è una chiesa.

La navata è interamente vuota. Tre gradini separano, a ben guardare, quello che deve essere il presbiterio dal resto della navata, a separare lo spazio per la folla da quello dove si officia il rito, qualsiasi esso sia. Le navate laterali non permettono di accedere al presbiterio, e tre archi si aprono sulle colonne finali per lasciare che i fedeli confluiscano verso la navata centrale.

Draco ha i brividi, una reazione improvvisa che non sa trattenere e assolutamente inconscia. Aggrotta la fronte e nota le pareti annerite dal fumo, la puzza di bruciato, una pesante catena di ferro con anelli spessi quanto la sua mano che pende dalla cima della crociera sul presbiterio, e termina in una grande grata rotonda. La piattaforma sembra una graticola su cui arrostire qualcosa.

O qualcuno.

Le aste di ferro annerito e sporche di carne e sangue bruciati sono dritte, nessun segno, nessun simbolo.

Solo la puzza di fumo, fuoco, carne bruciata.

E l'odore della disperazione, della paura, dell'orrore, del rifiuto, delle grida, dei 'no, vi prego', degli scarti umani e del sangue e e lacrime evaporate che neppure il fuoco riesce a cancellare, e che macchiano l'intero edificio più del sangue e più del fuoco.

Improvvisamente, gli gira la testa e stringe i pugni per non vomitare.

Probabilmente è impallidito, e spera che, dato il colore solito del suo incarnato, non si veda. Non troppo, almeno.

Kadmius Denver è alle sue spalle, segno che Draco deve avere fatto qualche passo in avanti senza rendersene conto. Anche la sua faccia di uomo che ha visto parecchia merda al mondo è segnata dall'orrore, e non percepisce che la metà delle cose che sente Draco.

Se sapesse...

Merlino. Potter è stato qui. Potter è stato qui, e il sangue che sento potrebbe essere suo. È stato qui e ha visto un uomo morire bruciato davanti ai suoi occhi. O forse no? Forse lo avevano portato via già prima? Forse era svenuto? Fa' che fosse svenuto. Nessuno merita di vedere questi orrori dal vivo.

“E' per quello che ora ti metterai a vederli in replay tu?”

Non mettertici anche tu, per piacere. Sono già in difficoltà anche da solo.

“Lo so. Lo vedo. Forse non dovresti farlo”

No. lo farò. È giusto farlo, e posso farcela. Non è niente che non abbia già visto fare, in fondo.

Il pensiero riporta a galla il ricordo di Bellatrix Lestrange e di una fiaccola che viene spinta sotto ad un corpo disteso a mezz'aria, e Draco reprime le urla e la memoria e blocca il flusso di pensieri, riportando l'attenzione su quello che deve fare.

Trova Potter.

Trova Potter, e aiuta Lis.

Scopri quello che è successo, e scopri dove è Potter.

Prima finisci, prima torni a casa.

A casa dagli occhi di Lis.

Oh sì, in questo momenti gli occhi di Lis sono un ricordo decisamente migliore.

Confortato dal ricordo della bella ragazza che si schiaccia contro il suo petto, Draco deglutisce e si volta a cercare gli occhi dell'auror Denver: -Il corpo del partner di Potter?- chiede, la voce che esce straordinariamente calma e piatta.

L'auror deglutisce, sforzandosi di rispondere con professionalità: -Laggiù- indica con la sinistra, la destra ancora sulla bacchetta, un punto dove Draco vede alcuni auror chini su qualcosa. Un altro gruppetto di loro è oltre la grata sul presbiterio.

Qualcuno fa cenno all'auror Denver, in molti si fermano a guardare Draco, quando si rendono conto chi è la persona che Kadmius Denver ha portato con sé.

Un uomo alto si avvicina a Denver, mentre Draco prende fiato e si muove con decisione verso la grata, prende un altro respiro profondo, appoggia le mani, dita bene aperte, sulla grata sudicia di sangue, cenere, carne e lacrime, e le richiude sulle aste di ferro.

Chiude gli occhi.

Grida.

Urla.

Fiamme.

Fuoco.

Dolore.

Paura.

Orrore.

Lasciatemi lasciatemi lasciatemi

Mamma

Amely

Non tornerò più a casa

Fuoco

Brucia

Brucia

Brucia

'Che il traditore di sangue muoia!'

Brucia

Sangue

Dolore

Puzza di fumo

Puzza di sangue

Puzza di carne bruciata

La sua

Draco deglutisce, stringendo le dita attorno all'asta ferro.

Aiutami, chiama.

“Draco” è la voce del Fuoco, diversa da quella del fuoco che divora la carne dell'uomo incatenato alla grata.

“Draco. Sono qui. Ascolta me. Ascolta solo me”

Ti sento.

“Respira”

Draco obbedisce, aprendo i polmoni e riempiendoli di aria che sa solo di ossigeno e pulito.

Aria.

Dentro.

Fuori.

“Guarda”

Gli occhi di Draco restano chiusi, ma vede.

Vede l'uomo muscoloso sdraiato sulla grata di ferro nudo e ferito, la cui carne prende lentamente fuoco.

Vede la sua bocca aprirsi in grida disperate, vede la sua espressione di dolore e paura, ma non sente, non ode, non percepisce. Vede e basta.

“Così. Bravo” sussurra il Fuoco.

“Concentrati. L'uomo è perduto, non puoi salvarlo. Girati. Vedi Potter?”

Draco obbedisce.

Gli occhi sono sempre chiusi e lui è sempre fermo, in piedi, le mani strette sull'asta, ma nella sua mente si volta e cerca con gli occhi. Vede uomini incappucciati in lunghe vesti bianche con alti cappucci sulla testa e a coprire i volti, solo il mento che sporge. Vede sette uomini vestiti di bianco, spalla a spalla, dietro alla grata con l'uomo che brucia.

Si volta, e dietro di sé, affacciati adoranti verso la grata, vede decine e decine di sguardi adoranti di uomini vestiti di grigio, senza cappuccio, vede volti, facce, uomini, donne, giovani, vecchi, e là, per terra, in mezzo a tre uomini vestiti di pelle nera aderente e catene e borchie di metallo lucido, per terra, ammanettato e una catena a stringergli polsi e braccia contro il petto, c'è Potter.

Harry Potter.

Draco vede la bocca aprirsi e gridare, ma non sente.

Lo vede chiamare l'uomo che brucia, insultare gli uomini vestiti di bianco, cercare di dibattersi, le catene che gli impediscono di muoversi di più di pochi centimetri.

Vede i jeans strappati sulle ginocchia, una macchia di sangue su una coscia piegata, un punto dove il sangue, che continua ad uscire, impregna il tessuto in una macchia sempre più scura. Vede la maglietta a maniche lunghe strappata in più punti, graffi e contusioni sulle mani e sul viso del ragazzo prigioniero, ne vede la rabbia, la paura, il dolore, il rifiuto, l'orrore e l'incredulità, e...

Quegli occhi lo colpiscono come un pugno sul naso e sullo stomaco contemporaneamente.

Draco rimane abbagliato a guardare grandissimi occhi verde scuro, profondi, vividi, luminosi, gridare emozioni e trascinare Draco dentro, trascinarlo via con loro nella loro disperazione, e Draco, che continua a non sentire né suoni né odori ma solo a vedere, ricomincia ad avere bagliori di emozioni del ragazzo a terra, a sentire sussurrate le sue grida, a... “Draco, fermati” interviene di nuovo la voce del Fuoco.

Ti sento, risponde Draco, obbediente.

“Non guardarlo. Girati. Guarda le guardie. La bacchetta di Potter, dove è? Cerca la bacchetta”

Draco, ignorando Potter e i suoi occhi pericolosi, cerca sulle guardie la bacchetta del ragazzo, che ha visto solo due volte, ma che è in grado di riconoscere quando la vede, infilata nella cintura di una delle tre guardie vestite di nero.

“Bravo. Adesso esci, Draco. Vattene. Apri gli occhi. Abbiamo visto tutto”

Draco obbedisce.

Nel mondo reale, fuori da quello dei ricordi, lascia andare la presa dall'asta di ferro e apre gli occhi.

Odori e ricordi lo riassalgono in un secondo, aggredendo i suoi organi di senso, e, prima che possa impedirselo, collassa in avanti, le mani che si stringono di nuovo sulla grata per restare in piedi, ma la grata è ferro che puzza di sangue e paura e lacrime e carne, riporta ricordi e orrore, e Draco la lascia andare con un sibilo e cade all'indietro, scivola su un gradino, e finisce contro qualcosa, un corpo che lo tiene, un corpo che lo afferra, una mano salda sulla schiena e un braccio forte sul petto, mentre si piega in avanti sul gradino più alto e vomita bile come se potesse fare smettere le urla nella sua testa, i suoni, gli odori, i ricordi...

-Ti prego- sibila, e nella sua testa sta urlando.

Non distingue le parole dell'auror che lo sta reggendo, sente solo il ruggito del Fuoco che nella sua testa avvolge tutto e annienta ogni suono che non sia il calmo, rilassante, lento crepitare di sé stesso, nessun odore, nessuna voce, nessuna emozione.

“Sono qui, Draco. Respira. Sono qui. Siamo qui. Ssht. Così. Siamo qui. Respira”

Draco obbedisce.

Inspira, espira.

Non vomita più.

Apre gli occhi, lentamente, con timore.

Non sente più le emozioni, a malapena sente gli odori.

Si pulisce il labbro con il dorso della mano.

Una mano estranea gli scosta i capelli dalla fronte: -Lo avevo detto che non era una buona idea chiedere al ragazzo- borbotta una voce grave alle sue spalle: -Kadmius, credi che dobbiamo portarlo a farlo vedere?-

-No- risponde la voce di Kadmius Denver, esattamente dietro la nuca di Draco.

L'uomo che lo sta tenendo in piedi.

-Signor Malfoy, sta bene?-

Draco ritorna padrone del suo respiro appena in tempo per rispondergli.

-Sì. Sì, sto bene-

-A me non sembra che stia bene. È ancora pallido come un cadavere- ribatte la voce grave di prima.

-Zitto, Admontius. Se dice di stare bene, vuol dire che sta bene-

-E' solo un ragazzo, per l'amor del cielo! Da quando ti sta bene usare dei ragazzi per queste cose, Kadmius?-

Draco si raddrizza, e le mani dell'auror Denver lo lasciano all'istante. Con la mano con cui non si è toccato la bocca si riavvia i capelli, e si volta, lanciando un'occhiata penetrante al secondo auror che si è avvicinato per aiutarlo, un tipo alto, grande e grosso, con una lunga barba grigio scuro e capelli grigio chiaro, vestito di jeans e plaid.

-Sto bene, grazie- ripete con ostinazione.

-Uh, uh. Se quello è il tuo stare bene, non voglio vederti stare male- ribatte di nuovo il mago barbuto, con sfrontatezza che fa sosprirare Denver.

-Signor Malfoy, questo è il mio collega Admontius Bright. È uno dei pochi contrari a chiedere il suo aiuto in questa indagine-

-E continuo ad esserlo. È solo un ragazzo, Kadmius- insiste il mago barbuto, saette negli occhi scuri rivolti al collega.

-Signori- Draco fulmina entrambi con un'occhiataccia, poi sospira: -Ho accettato io. Sono grande abbastanza da prendere le mie decisioni. Anche se, devo ammettere... non mi aspettavo che fosse così intenso, tutto qui- sospira, e con la mano pulita si massaggia il ponte del naso, tra gli occhi: -Quell'idiota è nei guai fino al collo- borbotta.

-Parla di Potter?-

-Ovvio che parla di Potter, Kadmius-

Draco trattiene un sorrisetto.

Alle spalle dei due auror si vede una terza figura, l'unica che indossa la veste dell'uniforme ufficiale del corpo degli auror, avanzare verso di loro: -Bright, Denver! Novità?-

I due auror si voltano: -Sì, signore- inizia Denver.

Draco, che del nuovo capo degli auror ha solo un vago ricordo dei giorni immediatamente successivi a quando il mondo, e lui stesso, ha scoperto che era un Piromane, lo riconosce all'istante, ma lascia che siano gli altri due a sbrigarsela. Non ha particolare simpatia per il tizio che avanza a passo lento e circospetto. Gli è sembrato un arrivista interessato più alla politica che alla pubblica sicurezza, e l'impressione si direbbe confermata. Si muove con l'aria di chi sa di dovere risolvere in fretta la faccenda, ma non sembra troppo preoccupato dal fatto che a pochi metri da loro c'è ancora il cadavere di uno dei suoi uomini, su cui stanno ancora cercando di finire di contare le ferite.

-Signor Malfoy, è già qui?- sorride.

Come diamine si faccia a sorridere in un posto del genere, a meno che non si abbiano gli otto metri di pelo sullo stomaco ben folto che servono per fare politica, Draco non se lo spiega.

L'espressione rigida di Denver non rivela tanto quanto l'aperta ostilità di Bright, ma è abbastanza facile intuire che nessuno dei due auror che si sono avvicinati per assistere Draco hanno simpatia per il loro capo: -Signore, il Signor Malfoy ha appena finito di verificare l'accaduto- lo informa Denver.

-Sì, e a quanto pare,- si intromette Bright lanciando al suo superiore un'occhiata di aperto disprezzo: -chi si è opposto all'idea di usare un civile, e per giunta un ragazzo, per fare un lavoro da auror, aveva ragione-

-Ho preso atto delle sue opinioni, auror Bright- ribatte con indifferenza l'auror Warcraft, capo del dipartimento degli auror: -Novità?- chiede a Denver.

Denver si volta verso Draco, un sopracciglio sollevato e l'espressione di chi sta per perdere la pazienza, e Draco è abbastanza sicuro di non esserne il responsabile.

-Potter era qui. Vivo e vegeto. Abbastanza da potere assistere a quello che è successo al suo collega- li informa, poi corruga la fronte e si rivolge all'auror Denver: -Chi è Amely?-

-Amely?- ripete Bright.

-Amely Wilkinson è la vedova del partner di Potter, l'agente Ben Wilkinson. Perché?- risponde Denver, la fronte aggrottata.

Draco si trattiene dall'alzare gli occhi al cielo, e sospira: -Niente. È solo una cosa che ha pensato l'auror Wilkinson prima di morire-

-Lo ha sentito?- chiede con interesse avido l'auror Warcraft: -Impressionante. Che altro ci può dire?-

Draco si trattiene dal forte impulso di sputargli in faccia.

Non è da lui reagire così a caldo, per così dire, ma probabilmente dopo quello che ha appena assistito è normale che abbia delle reazioni più esagerate rispetto alla media. Racconta quello che ha visto, ed è solo felice quando l'auror capo si leva dai coglioni, per parafrasare Bright.

-Signor Malfoy, la ringrazio per quello che ha fatto. Spero stia bene davvero- si affretta a dire Denver, quando sono rimasti solo lui, Bright e Draco.

Draco sbuffa: -Non è stata una passeggiata, ma sto bene. Non me lo aspettavo, tutto qui- ammette, chiedendosi poi perché ammettere una debolezza simile ad un auror.

L'auror Bright sbotta: -Sei una brava persona, Malfoy. Certi figli di puttana non dovrebbero sognarsi di poterti usare per fare il lavoro per cui sono pagati. Se non fosse che c'è di mezzo la vita di quell'altro ragazzo, farei fuoco e fiamme contro la tua presenza qui-

-Uh, espressione interessante, Admontius- sogghigna Kadmius Denver.

Draco non trattiene il sorrisetto che gli sale, e poi sospira.

Sa che Potter era lì, vivo.

Sa cosa è successo all'uomo che è morto.

Sa che Potter deve essere stato torturato altrove.

-C'è un'altra cosa che potrebbe servirvi- aggiunge, fissando Kadmius Denver: -è successo due giorni fa-

L'auror Denver annuisce: -Il che conferma le nostre ipotesi-

-Non sapresti dirci se Potter è stato torturato qui, o altrove?- chiede Bright.

Draco sogghigna, piegando la testa di lato: -Pensavo fosse contro l'uso di un civile per l'indagine- lo punzecchia con sarcasmo, ma si affretta a spiegare che non ne è sicuro.

“No”

No cosa?

“Non è stato torturato qui. Non ti sognare di metterti a controllare. Ho fatto io, ed è sufficiente. Se lo rifai, poi sì che mi starai male. Hai fatto abbastanza, per oggi”

Sì, mamma.

“'Papà' sarebbe più adatto, ma forse poi si sfocia nel perverso”

Draco riferisce agli auror quello che il Fuoco ha scoperto.

-Quindi, è stato portato da un'altra parte. Questi bastardi hanno un secondo covo, lo sapevo- impreca Bright, mordendosi il labbro sotto: -L'ho detto, io, a Warcraft, ma niente, quello non ascolta mai-

-E' probabile che il secondo punto di ritrovo sia molto più... Modesto di questo- ipotizza Denver, riflettendo ad alta voce.

Draco non sa cosa dire, quindi si scusa, e torna a casa, promettendo di restare in contatto. Ignora la pacca sulla spalla con cui Bright sottolinea che farebbe bene ad andare a riposare e 'mettere su un po' di carne su quelle due ossa sparute che ha', spera che l'occhiataccia fulminante sia stata sufficientemente fulminante, e ricompare a Villa Malfoy.

Con la testa che è un macello.

Cerca di non ripensare a Potter, agli occhi verdi dilaniati dall'orrore e dalla paura e dallos conforto e dalla disperazione.

Cerca di non pensare al dolore e alla paura di un uomo che ha ascoltato e sentito morire bruciato vivo.

Cerca di chiudere fuori tutta quella merda, e concentrarsi sui profumi dei fiori nelle aiuole che costeggiano il giardino all'italiana, e poi di quello tenuto all'inglese, che gli piace molto di più, mentre cammina a passo svelto fino al bersò dove sua madre ha accompagnato Lis. Immersa fra cespugli di lavanda e rose bianche, seduta su una poltrona di vimini e intenta a guardare la foresta davanti a sè, Lis non si accorge quasi che Narcissa si alza e si allontana, quando vede il figlio, mormorandogli 'devo scappare, ho un cliente per un quadro'.

Draco annuisce a sua madre e si ferma alle spalle della sedia e della ragazza, guardando i folti, luminosi capelli neri sulle spalle, le linee morbide dell'abito chiaro sotto cui si nasconde il corpo perfetto, e cerca di immaginare gli occhi verde assurdo di Lis.

Che si accorge che è lì.

Si volta e gli sorride.

Quegli occhi verde immenso trafiggono il muro e la barricata che Draco ha costruito alla rinfusa nel suo cervello, nel tentativo disperato di sopravvivere e tenere lontani i ricordi di quello cui ha assistito poco prima.

Quegli occhi...

Ricorda gli occhi di Potter, e d'improvviso gli sale la nausea.

Lis aggrotta la fronte, e Draco si chiede se la sua espressione tradisce il suo stato d'animo. Spera di no. Lis ha già tanto cui pensare, senza che Draco le scaraventi addosso la sua merda.

-Stai bene?- chiede la sua voce roca.

Draco contempla diverse possibilità.

Sorridere, sforzarcisi, dire di no, ma ringraziare per la domanda.

Mentire e dire di sì.

Piangere e ammettere di no.

Lis alza le braccia in aria, facendogli cenno di avvicinarsi.

Senza rendersi conto di quello che sta facendo, senza rendersi conto di con chi lo sta facendo, senza rendersi conto di come si sentirà in imbarazzo dopo e senza chiedersi perché si permetta questa reazione con una sconosciuta quando non se lo permette più neppure con sua madre, gira attorno alla sedia, si inginocchia fra le gambe di Lis e appoggia la faccia nel suo grembo, le mani della ragazza che gli accarezzano i capelli e la schiena, le lacrime che gli scivolano via dagli occhi senza che possa trattenerle.

In silenzio.

In silenzio piange, in silenzio lei lo accarezza e lo conforta.

-Mi dispiace- mormora poi la sua voce roca: -Qualsiasi cosa sia successa, mi dispiace-

Come è possibile?

Perché?

Neanche sai chi sono, pensa Draco.

Eppure, quelle parole bastano a lenire quello che prova, balsamo per una ferita che non pensava di avere, una pena che non si era reso conto lo affliggesse, e lascia che l'orgoglio gli faccia male senza preoccuparsi di consolarlo.

Sospira, dopo un po', e solleva piano la testa, una mano per spingere via le lacrime rimaste ai bordi degli occhi, e l'altra, pazienza se è proprio quella non pulita, per cancellare via le righe di lacrime dalle guance.

Una mano fresca e calda al tempo stesso insiste con gentilezza contro la mano che tiene sul viso, e la sposta. Draco guarda su e vede i grandi occhi di Lis fissarlo rapiti. Il sorriso dolce che le spunta è la cosa più bella che Draco abbia mai visto.

-Hai gli occhi azzurri in questo momento, sai?- dice la sua voce roca sensuale e in questo momento angelica.

Lui cerca di sorridere per combattere l'imbarazzo che gli sta crollando addosso: -Mi succede, quando piango-

-Dovresti piangere più spesso, allora. Sono bellissimi-

Draco non arrossisce.

Non. Arrossisce.

Ok. forse lo fa.

Tanto.

-Ehm- dice, alzandosi di nuovo in piedi, e porgendole la mano pulita: -Ti va di rietrare? Ormai sta salendo l'umidità-

Lis annuisce e si lascia accompagnare di nuovo dentro la villa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se a qualcuno venisse in mente una certa scena di Silent Hill, beh, avete ragione. In parte.

Se a qualcuno venisse da pensare, 'povero Harry', eh, già.

Se qualcuno si ricordasse che anche Lis non se la passa bene, pure voi avreste ragione.

A presto, e ditemi come sta andando!

VQA

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Capitolo 8
*** Quando Ti Guardo ***


Quando Ti Guardo

 

Ci sono volte che Draco è consapevole di essere ancora uno stupido ragazzino con rimanenze di infanzia fin troppo radicate nel suo cervello. Bisogni ed istinti che nonostante cerchi di reprimere da più di dodici anni perché imbarazzanti, trovano sempre e comunque la loro via di uscite su per i meandri del suo cervello, dove li ha relegati, e lo fanno agire come uno stupido, stupido, stupido bambino di cinque anni.

Cosa cazzo gli è saltato in mente di piangere davanti a Lis?!

Oltre che imbarazzante, potrebbe persino essere negativo per lei. Non dovrebbe forse Draco essere il baluardo di sicurezza a cui lei possa aggrapparsi, mentre si sente sprofondare nell'immenso baratro dell'amnesia, dei brutti ricordi, degli incubi che di sicuro la prenderanno appena si addormenterà?

Non dovrebbe forse Draco rappresentare il porto sicuro verso cui remare, la spalla su cui piangere, la figura in cui credere, che rappresenta forza e stabilità?

Cosa diamine mi è preso?!

Vorrebbe sbattere la testa contro il muro, ma al momento si sente così privato delle proprie energie, stravolto da quell'unica azione di deficienza abissale, che non è sicuro nemmeno di riuscire a sbattere la testa con forza sufficiente a fargli rientrare quel poco di intelligenza e sanità che prima doveva avere, ne è sicuro, e che, evidentemente, lo ha bello e abbandonato.

Cammina con passo rapido lungo il corridoio che, dalla stanza degli ospiti in cui ha accompagnato Lis, porta a camera sua. Normalmente, gli ospiti vengo fatti accomodare nelle stanze apposta per loro nell'ala opposta della villa, per quanto sullo stesso piano di quelle dei membri della famiglia Malfoy. Con Lis, però, sia Draco che Narcissa hanno convenuto che fosse meglio tenere la ragazza più a portata di orecchio, nel malaugurato caso, che Draco ritiene quasi una certezza al novantanove per cento, che si svegli urlando nel cuore della notte, o che continui a dormire, urlando, in preda agli incubi.

Narcissa, chiusa nella camera da letto padronale dalle grandi porte di legno scuro, decorate con motivi floreali in argento e oro, si è raccomandata che Draco tornasse a controllare Lis, prima di andare a dormire.

Draco si sente piuttosto combattuto, all'idea.

Lis è bellissima.

Lis è, tipo. La donna della sua vita, quanto a forme.

Le sensazioni che gli suscita sono tutto fuorché infantili, dal punto di vista fisico.

Se non fosse che la ragazza è vittima di amnesia, che deve essere passata attraverso situazioni molto, molto spiacevoli fino a, probabilmente, meno di dodici ore prima, e considerato quanto si stia palesemente sforzando di riprendersi e non farsi prendere da un attacco di panico dietro l'altro, Draco potrebbe essere tentato di flirtarci un pochino.

Non che si senta un bastardo in sé e per sé per questo.

La ragazza è una delle cose più sexy che abbia mai visto camminare, che non siano frutto di operazioni, incantesimi, ritocchi artificiali con o senza magia. È più bassa di lui, come del resto il settanta per cento della popolazione mondiale femminile, visto che Draco è oltre il metro e novanta, ma è comunque alta, sarà tranquillamente uno e settanta, forse anche ottanta. O forse no, perché tutto sommato gli arriva alla spalla. Non che importi. Quella è la sua nuova misura perfetta.

È magra, ma dio, che fisico. La carne nei punti giusti ha le forme più perfette che Draco abbia mai visto. Pansy ha molte più tette, sia chiaro, ma anche il culo più grosso, i fianchi pure. Astoria, con il suo metro di gambe, potrebbe essere alla pari con le gambe da modella di Lis, ed entrambe hanno un didietro assolutamente da favola. Sul serio. Potrebbe farcisi tante di quelle seghe, pensando a quei culi. Astoria, però, ha lineamenti in viso molto più duri, più alteri, più aristocratici e, per carità, eleganti, ma, come dire. La mascella di Draco ha una linea meno marcata, per intendersi. Lis, invece, ha delle belle linee eleganti ma non da gran signora, fini, femminili, giuste, come piacciono a lui, o come ha appena scoperto che gli piacciono. Senza contare che Lis deve avere una terza abbondante, mentre Astoria alla terza arriva solo quando ha il seno bello gonfio e il capezzolo duro.

Uh. sei un genio, a metterti a pensare a quelle due proprio adesso, Draco. Complimenti. Vai da Lis, adesso, no? A darle la buonanotte. Oh, sì, è assolutamente quello che ti serviva, una cazzo di erezione prima di andare in camera della tua protetta che è stata stuprata non più tardi di ieri!!

Sospira.

Guarda giù.

Riguarda su, incontrando il suo stesso sguardo nello specchio del corridoio.

Grazie al cielo è in jeans.

Non che nascondano molto, purtroppo, ma almeno ci provano.

Basta, ora è conclamato. Deve avere qualcosa di malato, in testa.

Prima si fa eccitare dalla ragazza stuprata di cui dovrebbe occuparsi.

Poi le piange in grembo come un cretino della peggior specie, e chissà cosa deve avere pensato lei.

Poi torna in modalità arrapato morto di figa, che se lo fa venire duro pensando alla già citata sventurata figliola cui dovrebbe badare e proteggere.

È proprio un cretino.

Quanto la sto facendo lunga. Prima o poi le passerà l'amnesia. Se le piaccio, mi scoperà, anzi, lascerà che la scopi io (mi scoperà? Da quando ti fai scopare tu?), e almeno questo punto sarà risolto. Eh sì. Perché, come dire che poi non penserà a lei tutti i giorni.

Ma un muro con un chiodo su cui sbattere la testa, non c'è?

Si sente davvero un cretino.

Apre la porta della sua stanza e se la chiude in malo modo alle spalle, sfilandosi la felpa e le scarpe, lasciando tutto per terra alla rinfusa vicino alla porta, gli indumenti che, appena toccano terra, si librano e si piegano ordinatamente e si infilano nel cestino delle cose da lavare, che verrà svuotato durante la notte.

La cintura e i jeans non li toglie, né li allenta.

Prima deve scendergli qualcos'altro, per così dire.

Invece, toglie la maglietta a mezze maniche e cammina, scalzo e a petto nudo, sul tappeto morbido fino alla grande finestra che si affaccia sulla foresta. Quella della camera di Lis da' sullo stesso tratto di bosco, più o meno.

Chissà perché le piace così tanto la foresta.

O forse le piace la natura in generale. Anche i giardini l'hanno colpita piuttosto in positivo.

Strano. Non ricorda molte donne Serpeverde con la passione del giardinaggio, durante i suoi anni di scuola. È più una passione che sviluppano quando si sono sposate, e sono a casa in grandi manieri ad ammazzarsi di noia, oltre a crescere figli viziati come lui.

Se è per quello, riflette pensando alle teorie dei suoi amici, non ricorda nemmeno un uomo, che fosse così interessato al verde.

Scuote la testa, mani sui fianchi, occhi persi verso un punto imprecisato del bosco avvolto dal buio; non riesce a credere che la possibilità che Lis in realtà sia stata un uomo sia vera, eppure, lo è. Theo e Blaise hanno ragione: se quello che vede è il vero aspetto di Lis, è assolutamente impossibile che sia stata ad Hogwarts e non si siano accorti di lei. Bella come è, almeno uno dei tre, o qualche loro compagno, se ne sarebbe accorto, avrebbe iniziato a parlarne... e invece, la prima volta che Draco l'ha vista, gli è quasi venuto un colpo tanto era bella, ed è ancora sicuro di non averla mai vista prima.

Ripensa ai tagli, ai lividi, alle contusioni e alle troppe cicatrici, provocate da Merlino solo sa cosa, sul corpo della ragazza. È così felice che la Guaritrice McCallister sia riuscita a rimuoverne la maggior parte, di modo che Lis debba solo preoccuparsi dell'amnesia, di una caviglia su cui zoppicare, e dei postumi dello stupro.

Che, santo cielo.

Puttana la miseria.

Ricorda.

Draco scuote la testa, distendendo le braccia lungo i fianchi e spostandosi verso il grande letto a baldacchino. Ci si lascia cadere, di schiena, piegando le gambe, i piedi appoggiati alla cornice di legno della struttura del letto. Inarca la schiena, spingendo i fianchi in alto, allenta la cintura e la sfila. Apre il bottone dei jeans, e decide che gli è sceso abbastanza da tirare giù anche la cerniera e lanciare la cintura per terra. Appoggia di nuovo la schiena e sente con piacere il tessuto del copriletto contro la pelle.

Non riesce a credere come si possa essere così crudeli, così infimi, così vigliacchi da violentare una donna, privarla della memoria, ma lasciarle chiaro il ricordo dello stupro.

È proprio una mossa da bastardi.

È sempre più sicuro che, chiunque sia stato, dovevano per forza avercela con Lis, squisitamente con lei, non solo perché era una a caso. Non avrebbe senso quell'accanimento, se fossero solo un gruppo di bastardi arrapati.

Anche se... I pazzi al mondo esistono.

Però...

Sospira, occhi grigi che vagano sul soffitto bianco del baldacchino su cui la costellazione del drago, da cui prende il nome, lo fissa da quando l'ha disegnata a suon di bruciature, qualche anno prima.

Di solito, sogghigna con soddisfazione ogni volta che gli finisce sotto lo sguardo, ricordando le urla di suo padre, infuriato per quell'atto di vandalismo privo di senso verso una proprietà della famiglia.

'E' il mio nome, no?' aveva ribattuto Draco.

La prima ed unica volta che era riuscito a zittire suo padre.

A parole, almeno, se non si conta il ceffone che gli aveva mollato subito dopo, per avere osato rispondere per le rime.

Al momento, però, è troppo assorbito dalla storia di Lis, per badare alla costellazione, le sei stelle della testa del drago che lo guardano sornione, Eltanin, Rastaban, Edasich. Una volta le guardava e pensava, se devo dare un nome a mio figlio, e devo continuare la tradizione dei Black di dargli il nome di una costellazione, potrei scegliere il nome di una di queste stelle. Assurdo per assurdo, suona sempre meglio di 'Draco'.

A Lis ha detto come si chiama?

Non se lo ricorda neanche più.

Probabilmente no, ma l'ha di sicuro sentito chiamare 'Signor Malfoy' fin dall'ospedale.

Glielo avrà detto di sicuro sua madre.

Scuote la testa, decide di alzarsi, e finisce di spogliarsi.

Si infila sotto alla doccia e spera che il getto caldo e forte dell'acqua basti a sciogliere la tensione che gli si è accumulata fra le spalle.

Lis non ha fatto parola riguardo quell'imbarazzante attimo di sconforto di Draco.

Ah. sconforto. Chiamalo più 'deficienza totale momentanea'.

Scrolla le spalle e pensa ad insaponarsi.

Pazienza, ormai è fatta. Può sempre fingere che non sia mai successo, e negare l'evidenza. Non c'è certo il pericolo che Lis sollevi mai l'argomento, o così almeno si augura.

Certo che... 'Hai gli occhi azzurri in questo momento. Sai?' e 'Sono bellissimi'.

Arrossisce persino sotto al getto dell'acqua, per poi insultarsi di nuovo.

Cosa diamine gli prende?

Va bene, è stato imbarazzante piangere, ma, non dovrebbe gioire perché Lis ha dato segno di trovarlo piacevole alla vista?

Uh. sempre se non l'ha detto perché eri patetico.

Sospira di nuovo.

Grazie a dio gli è sceso davvero prima, e finisce la doccia in due minuti.

Quando è fuori e si sta asciugando, si chiede cosa fare.

Di solito dorme nudo.

Solo che, se Lis lo dovesse svegliare di notte, in preda agli incubi, vorrebbe non perdere tempo a rivestirsi e mettersi qualcosa di decente addosso, prima di andare da lei. Si rassegna ai pantaloni di un pigiama più larghi che ha, e si siede sul letto a gambe incrociate.

Chiude gli occhi.

“Buongiorno a voi, qui è il comandante che vi parla” lo prende in giro la voce del Fuoco.

Cretino.

“Oh, ma perché mi insulti ogni volta che cerco di fare una battuta? Sto solo cercando di allentare la tensione!”

Non è colpa mia se non fai ridere.

“Sarai tanto più spassoso tu, con tutte le paranoie che ti tiri su questa femmina. Comunque. Che dobbiamo fare?”

Voglio vedere cosa sta facendo. Se dorme già, se sta bene.

“Ah-ha. La vecchia scusa per beccarla nuda mentre esce dalla doccia”

Draco apre gli occhi, arrossendo violentemente, per poi sbuffare con imbarazzo mascherato male da sarcasmo.

L'ho già vista nuda, sai?

“Sì, ma l'abbiamo capito tutti che ti piacerebbe un replay. Sei fortunato che ancora non l'ha capito lei”

Draco si gela.

Tutti?

“Ah-ha. Sì, capo. Lei non ci è ancora arrivata. Credo proprio che sia un effetto collaterale dello stupro, ha bisogno di vederti come un cavaliere senza macchia e senza paura, e soprattutto, asessuato, per un po'. Poi, appena le passerà la cosa, probabilmente se ne accorgerà anche lei. Non mi sembra scema”

No, no, aspetta. Se n'è accorto.. chi?

“Beh, Theodore, il tuo amico. Anche il biondo, Blaise, ci sta pensando. Tua madre.”

Oh, no. Oh no no no no no.

Questo sì che è imbarazzante. Oh, no. Oh no, ti prego, no.

“Che c'è? È tua madre!”

Sì, ma... Oh, no. Oh, Merlino...

“Senti. Vuoi vedere la tua donna o no?”

La.. La mia donna?! Scusa, quando è che è diventata la 'mia donna'?

“Andiamo Draco. A me non puoi mentire, e, anche se potessi, mi piacerebbe che almeno con me fossi onesto”

Questo cosa c'entra con il fatto che Lis sia o meno mia?

“Sei cotto di lei”

Sì, ma non è mia. Non so nemmeno se le piaccio!

“Uff, quante storie. Aspetta e vedrai”

Aspetta e vedrai, un cazzo! Smettetela di trattarmi come se mi fossi innamorato di questa donna. State correndo tutti e non ho idea del perché! È una bella donna, fine! Mi arrapa un sacco, fine! Mi preoccupo per lei, fine! Ok, magari l'ultima cancelliamola.

“No, no, Draco, la lasciamo eccome. Anzi. Posso capire che tu non voglia pensarci adesso, che sia maledettamente presto per parlare di sentimenti, bla bla bla, tutte quelle cazzate lì, ma, almeno, non negare l'evidenza. Ti piace, non solo fisicamente”

Stanco di protestare, e, soprattutto, di non riuscire a spiegare il proprio punto di vista con nessuno, a quanto pare, Draco sospira e si acciglia.

Ok. adesso, mi fai vedere sta benedetta ragazza?

“Sicuro, capo”

Draco, occhi chiusi, percepisce il profumo di pulito che aleggia nella stanza di Lis.

Odore di sapone, shampoo e della pelle di Lis, che sa quasi di limone.

La stanza è ancora avvolta nella tenue luce dorata che gettano le fiamme del camino, e insieme alla tappezzeria creano una fantastica, confortevole aura di alcova protetta e sicura.

Appallottolata sulla pila di cuscini in cui sprofonda e da cui risalta come una macchia scura, Lis è a metà fra seduta e sdraiata, occhi fissi sulle fiamme, un cuscino quadrato stretto contro al petto, fra le braccia incrociate, i capelli sciolti sulle spalle, le gambe lunghe fasciate dalla lunga camicia da notte nera a maniche lunghe.

Gli occhi verdi bruciano, fissi sul fuoco, persi in chissà quale ricordo non piacevole, le guance abbronzate rigate di lacrime che non fanno in tempo ad asciugare prima che altre, silenziosamente, si uniscano alle prime, senza che lei nemmeno provi con la mano a liberarsene.

Draco geme a mezza voce, storcendo la bocca in una smorfia.

Diamine.

Cosa faccio?

“Vuoi dire, se intervenire e andare da lei, o lasciarla piangere? Me lo stai davvero chiedendo?”

Non voglio starle addosso.

“No, direi che quello l'ha già fatto molto bene qualcun'altro”

Intendo che forse potrebbe volere stare da sola. Tipo, a schiarirsi le idee. Oggi non è rimasta sola nemmeno un minuto, e forse non le fa bene. Forse ha bisogno di processare da sola la cosa. Quando è in compagnia, cerca di non pensarci.

“Sì, e quando è da sola va in panico”

Vero, ma adesso mi sembra tranquilla. Sta male, ma è tranquilla.

“Draco, gradiresti per cortesia piantarla di proiettare su di lei le tue reazioni, e di interpretarla come se fossi tu? Perché, se l'aspetto non è sufficiente a fartelo capire, non sei tu. Vedi? Ha le tette. Tu non le hai”

Draco alza gli occhi al cielo.

Il punto...?

“Il punto è che quella n on reagisce come te. Tu vorresti essere lasciato solo per capire cosa è successo. Per capire come combinare quello che è successo con l'idea che tu hai di te stesso e del mondo. Lei no. Sta solo cercando di non ricordare quello che vuole dimenticare, e sforzandosi di ricordare quello che ha dimenticato, e vuole sapere”

Oh.

Come lo sai, l'ultima cosa?

“Duh. Entità sovrannaturale, ricordi? Fidati. È così”

Ok, annuisce Draco, aprendo gli occhi.

Sospira.

Poi impreca a mezza voce e si alza.

Si rimette i jeans, e pazienza se i boxer se li dimentica. Infila gli anfibi, senza calzini, infila la felpa, poi pensa che la maglietta è meglio mettersela, toglie la felpa, cerca la maglietta, la infila, e rimette la felpa.

Raggiunge la stanza di Lis a passi grandi e decisi, che stranamente riesce a fare suonare soffocati nonostante le scarpe che porta.

Bussa, e non aspetta che lei gli risponda. Apre la porta e si affaccia nella stanza, dove nulla è cambiato rispetto a quello che ha appena visto attraverso il fuoco acceso.

Lis sposta i grandi occhi verde verso di lui, spaventati per un attimo, poi rilassando le spalle e sorridendo appena. Una mano sale velocemente a tergere le lacrime dalle guance, senza che la cosa impedisca alle nuove che le si affollano negli occhi di cadere sulle dita.

Draco entra e si chiude la porta alle spalle.

Cosa dire?

-Ciao-

Oh, per l'amor del cielo.

-Ero passato a darti la buonanotte- dice, rendendosi conto di stare mormorando, come per non disturbare la bolla di rifugio sicuro che la stanza in penombra e colori caldi trasmette: -vuoi compagnia?-

Lis annuisce.

Le lacrime contrastano in modo terribile con il sorriso spontaneo che le sale e si allarga sul suo viso, illuminandoglielo.

Draco deglutisce, pensando che sia una delle cose più belle che abbia mai visto, e in pochi passi è al suo fianco, seduto sul letto vicino a lei, le gambe piegate per non mettere gli anfibi sulle coperte, Lis fra le sue braccia.

Draco respira il buon profumo dei suoi capelli lavati, e le bacia la testa.

Chiude gli occhi e sente le emozioni che Lis prova.

Curiosamente, nel groviglio di cose negative, ci sono anche il senso di sicurezza e di protezione, e un certo sollievo legato alla sua presenza. È felice di vederlo, perché la fa sentire protetta.

Draco si trattiene dallo sgranare gli occhi, e le bacia di nuovo i capelli: -Sei al sicuro, Lis-

Lei annuisce, contro alla stoffa della felpa scura di Draco.

-Va tutto bene. Andrà tutto bene- continua a mormorare Draco.

Quando è stata l'ultima volta che ha consolato qualcuno?

Per non parlare di quanto tempo è passato da quando ha cercato di dire qualcosa per rasserenare qualcuno in lacrime. Non è nemmeno sicuro di averlo mai fatto.

-Ti prometto che prenderò quei bastardi- le giura, occhi chiusi e una mano ad accarezzarle una spalla: -e gliela farò pagare, Lis, te lo giuro. Scopriremo cosa ti è successo, e tornerà tutto come prima. Sarà solo una brutta parentesi-

Lei continua a piangere, ma annuisce.

Piange in silenzio, e in silenzio Draco la tiene stretta e l'accarezza.

Lis va avanti a piangere fino ad addormentarsi. Senza svegliarla, Draco la prende in braccio, scosta le lenzuola e l'appoggia con delicatezza sul letto, coprendola. Decide di non tornare in camera sua, e si sdraia sul divanetto fra il letto di Lis e il camino acceso, dove le fiamme piano piano si smorzano fino a sparire, per lasciare dormire il piromane e la ragazza dagli occhi verdi.

Nel corso della notte, Lis ha gli incubi che Draco aveva previsto avrebbe avuto.

Non grida, ma piange e si lamenta, gemendo nel sonno senza svegliarsi.

Piange e mormora qualcosa che sembra 'no, smettetela'.

Draco si alza e la abbraccia forte, cercando di capire se la situazione è così brutta che è meglio svegliarla, o se lasciarla dormire. Dopo poco che è fra le sue braccia, però, Lis si calma e continua a dormire. Draco resta al suo fianco, e, al secondo episodio di incubi, è abbastanza sicuro di sentirla mormorare 'Ben'.

Gli si stringe il cuore.

Lis potrebbe avere un ragazzo?

Potrebbe avere già qualcuno?

Continua a tenerla stretta e a mormorare sciocchezze che dovrebbero suonare rassicuranti, e presto si calma di nuovo.

Lasciando Draco insonne per il resto della notte, a chiedersi se la Lis con l'amnesia sarà l'unica Lis che potrà mai tenere abbracciata a sè.

Gli fa male ammettere quanto gli si stringe il cuore in petto all'idea.

 

 

 

 

La mattina seguente, Draco si sveglia abbracciato al corpo di Lis, ancora addormentata contro il suo petto, le braccia premute contro la faccia a schermarsi dal mondo.

Draco di mette qualche secondo a capire dove si trova, e, quando realizza, oltre a odiarsi per avere dormito in jeans e con le scarpe, si maledice perché il suo corpo, a quanto pare, proprio non ne vuole sapere di reagire sottotono, quando c'è di mezzo la bellezza che gli dorme accanto.

Già, benvenuta erezione mattutina.

In questo momento vorrebbe quanto meno essersi messo qualcosa sotto ai jeans, anche se è abbastanza sicuro che non basterebbe a mascherare la situazione ai piani bassi. Sposta le gambe per non farle aderire il pacco alla coscia, ma il movimento è sufficiente a svegliarla.

Lis sbatte gli occhi verde impossibile e mette a fuoco Draco.

-Draco?-

La voce roca che mormora il suo nome potrebbe peggiorare la suddetta situazione ai piani bassi, sì.

Draco stira le labbra in un sorrisetto e si alza su un gomito, lasciandola libera: -Buongiorno. Come ti senti?-

Imbarazzata, non ci vuole molto a capirlo. Lis arrossisce appena, ma non sembra rendersene conto, e ricambia il sorriso, facendolo diventare la versione assonnata e molto più carina di quello che Draco ha appena fatto.

-Meglio di ieri sera-

-Ottimo- Draco si alza in fretta, pregando ogni divinità che non gli si noti niente di strano all'altezza vita. Anzi, sotto. Più o meno all'altezza degli occhi di Lis, adesso, ora che ci pensa, perché, da bravo coglione, non ha realizzato che alzarsi, quando lei è ancora sdraiata, e si tiene solo su un gomito ancora piegato, l'avrebbe portata all'altezza giusta per raggiungergli il pacco.

Oh. Mio. Dio.

Infila le mani in tasca e le chiude a pugno: -Sì. Ehm. Ti va di fare colazione?-

Lei annuisce, e lui se la fila con la scusa di andarsi a fare una doccia e cambiarsi.

Odia il Fuoco con tutto sé stesso per stargli ridendo dentro alla testa nel modo più irrefrenabile possibile, accompagnando con quella risata di scherno impietosa la fuga che Draco fa verso la sicurezza della sua camera, prima, e della sua doccia, poi.

Grazie al cielo, riesce a cacciarlo fuori dai suoi pensieri mentre, in doccia, si fa la sega più veloce e, ggah, appagante da un bel, bel po' di giorni a questa parte, pensando alle cosce calde di Lis...

Et Voilà, imbarazzo abissale sul suo volto appena esce dalla doccia e inizia a vestirsi.

Il Fuoco ridacchia ma non articola parola.

Ogni volta che gli occhi di Draco incontrano una superficie riflettente, però, lo sente di nuovo ridacchiare più forte, in fitte che cerca di sopprimere senza riuscirci.

Ad un certo punto, Draco non ne può più, al punto da sbattere la testa contro al muro, mani sulle orecchie, e ritrovarsi a ridere lui stesso.

Ride e ride e ride, e il Fuoco ride con lui.

“Oh, cazzo, questa è stata una delle cose più divertenti che abbia mai visto”

Sì, che da fuori fosse divertente, ci credo proprio.

“Oh, cazzo. È stata... epica. Oh, mio dio! La tua faccia mentre te la filavi!”

Sì, ok. Hai ragione.

“Dai, almeno non se ne è accorta” lo consola il Fuoco, smettendo di ridere.

Draco, sorridendo della propria imbecillità, si asciuga i capelli frizionandoli con la salvietta e si riveste.

Ah, no?

“No. Penso fosse troppo addormentata, ancora. Potrebbe anche averti salvato il fatto che si sentisse in imbarazzo lei stessa per essersi svegliata fra le tue braccia... Le piaci, tigre!”

Uh. certo.

La cosa gli ricorda Lis che mormora di notte.

Aggrotta la fronte.

“Che hai?”

Hai presente quando ha chiamato un certo 'Ben', stanotte? Credo che lui gli piaccia di più, ribatte lugubre.

“Ok, ok, ok. No, primo: potrebbe essere suo figlio, per quello che ne sai, o suo fratello. O il suo gemello. O suo cugino. O il suo collega che ha visto morire bruciato prima di”

Che cosa hai detto?!

Draco lascia cadere rovinosamente a terra i libri che stava spostando da una parte all'altra della stanza, quelli che ha chiesto a Trinxy di procurargli dalla loro biblioteca personale che trattassero temi come amnesia e cambio di sesso.

“Uh, che potrebbe essere suo figlio? Suo fratello, magari, visto che sembra troppo giovane per avere avuto un bambino?”

No, dopo.

“Uh... il suo gemello? Suo cugino?”

Dopo, dopo. Non prendermi per il culo.

“Ehi, anche il collega di Potter si chiamava Ben. Tutto qua” si difende l'entità primordiale, facendo l'equivalente di una scrollata di spalle.

Stai suggerendo che Lis sia Potter?

“Certo che no. Ho solo detto che... beh, sono stati i tuoi amici a dire che Lis potrebbe essere stata un uomo”

Sì, ma non hanno mica detto che era Potter.

“Ehi, ho solo detto che anche Potter conosceva un Ben. Tutto qui”

Draco lancia un'occhiataccia al camino, le fiamme accese che crepitano con più vigore.

Non me la conti giusta.

Il Fuoco fa l'equivalente di un'alzata di occhi al cielo: “Giuro. Non ho detto che Lis è Potter. Ho detto che entrambi conoscono un Ben”

Ugh. Allora non dire mai più cose del genere. È estremamente... disturbante.

Il Fuoco borbotta incomprensibilmente, e Draco cerca di ignorare sia lui, sia l'eventualità che la donna accanto a cui ha dormito quella notte sia Harry Potter.

Che, a proposito.

Dobbiamo cercare di capire dove diamine lo hanno portato, dice al Fuoco.

L'entità annuisce: “Sì, hai ragione, ma non ti sognare di tornare in quella chiesa, se no mi stai male di nuovo”

Non ci penso nemmeno. Quel posto mette i brividi.

“Bisognerebbe capire contro chi ci stiamo muovendo. Il tuo amico Theo, che ne sa così tanto di questo tipo di cose oscure, non potrebbe chiedere in giro? Sono abbastanza sicuro che sarebbe in grado di trovare qualche indizio utile”

Theo?

E perché dovrebbe saperne qualcosa?

“Non so, un'impressione. Tu chiedi”

Draco si acciglia di nuovo, i libri ancora in mano, senza avere finito di raccoglierli.

Cosa non mi stai dicendo?

“Non c'è niente che non ti sto dicendo. Anche tu pensi che Theo sia la persona più indicata per chiedere senza destare sospetti, in ambienti come quello dove dovremmo indagare. Se coinvolgi lui, allo stesso tempo ti assicuri il culo parato, proteggi Lis, stai fuori dalla mischia, e Theo è comunque più esperto di te in materia”

Ottimo punto. Glielo chiederò.

“Bravo, ottima idea”

Draco finisce di raccogliere i libri a mano, per poi chiedersi, mentre li riappoggia sulla scrivania, perché non abbia usato un incantesimo o non abbia semplicemente aspettato che si risollevassero da soli. Quando è sovrappensiero fa proprio le cose più stupide.

Torna alla stanza di Lis, dove lei lo aspetta già in corridoio, affacciata, guarda un po' che novità, alla finestra aperta che dà sulla foresta e sui giardini sottostanti.

Questa mattina si è vestita da sola, nota. Non perché abbia qualcosa di particolarmente strano, o perché stoni, ma semplicemente perché ha cambiato vestito. Indossa un abito molto simile a quello che la mattina prima le ha scelto Draco, solamente nero anziché chiaro, lungo fino al ginocchio e con calze sotto dello stesso colore. Le scarpe, nere a loro volta, completano quel look total black che su Draco dà l'effetto fantasma, e a lei sta piuttosto bene. La pelle abbronzata ha un'aria di calore che quella di Draco non potrebbe mai avere, e i grandi occhi verdi sembrano brillare.

Le sorride, e lei ricambia, e, argh, Draco davvero si augura che il Fuoco abbia ragione, e questo Ben, chiunque sia, non sia il suo ragazzo.

-Andiamo-

La prende sottobraccio e lei si appoggia a lui senza imbarazzo, il piede fasciato che le da ancora qualche fastidio, ma su cui si ostina a cercare di camminare ugualmente. Camminano lungo tutto il corridoio, fino alle scale per scendere al primo piano, quello delle sale da pranzo, e Draco trattiene un sorrisetto soddisfatto quando si rende conto dell'aria impressionata con cui Lis osserva i soffitti, i quadri, gli affreschi, le tappezzerie, ma, soprattutto, i giardini che spuntano da ogni finestra.

-Ti piacciono davvero tanto quei giardini, eh?- commenta ad un certo punto, quando gli occhi di Lis si incastrano sulla foresta in lontananza, ai confini dei giardini curati all'inglese, e lei sorride: -Oh, sì-

La voce è ancora roca, ma meno bassa delle prime volte che l'ha sentita.

-Come sta la tua gola?- chiede, cercando di non fare allusioni più di quanto sia necessario.

Lei annuisce: -Molto meglio, grazie. Pensi che potremmo fare colazione fuori, come ieri?-

-Cos'è, un modo per togliermi gli eventuali dubbi che potevano essermi rimasti su quanto ti piacciano?-

Lis ridacchia, un suono che a Draco farebbe tremare le gambe, se non stesse aiutando Lis a camminare: -Mi piacciono, lo ammetto. Mi piace soprattutto il bosco. Ieri tua mamma mi ha raccontato qualcosa di questo posto e...- sospira: -credo di essermene un po' innamorata-

Buffo, io di te.

Cervello! Basta con queste idiozie!!

Draco sorride di un bel sorriso pieno: -Saresti la benvenuta anche se ricordassi chi sei in questo momento, Lis. Potrai venire a vederli quando vorrai-

Lei sorride, occhi verde scintillante che per un attimo sembra brillino di qualcosa di più che la felicità per il permesso di tornare in un posto che le piace.

-Stamattina però è meglio se restiamo dentro. Il pomeriggio è diverso, fa più caldo, stare fuori non è un problema. Devi solo aspettare-

Lis annuisce, arrendendosi docilmente.

Le scale le richiedono qualche sforzo, e, per aiutarla, Draco scende un gradino sotto rispetto a lei, le mani di Lis sulle sue spalle, teste piegate in avanti per vedere dove appoggiare i piedi.

Il nero dei capelli di Lis si confonde in un amalgamarsi perfetto con il biondo platino dei capelli di Draco, e il cuore gli fa così male in petto che per un attimo si chiede se glielo stiano per strappare.

Se quella donna sia solo un sogno, un'apparizione, un qualcosa di nefasto scagliato nella sua vita per stravolgerlo e rovinarlo, appena glielo porteranno via.

Lis ha la voce più bella che abbia mai sentito, e quando ride non riesce più a pensare.

Gli ultimi gradini sono troppo per la sua caviglia dolorante, e Draco la solleva fra le braccia con piacere, continuando a tenerla in braccio anche lungo il corridoio che porta al salotto apparecchiato per la colazione, dove li aspetta Narcissa, sopracciglio biondo argenteo che si arcua con interesse alla scena che le si para di fronte, e al suono delle risa dei due ragazzi.

Draco spera di non stare arrossendo sotto allo sguardo di sua madre.

Lis lo fa, impunemente, e sorride alla matriarca Malfoy.

-Buongiorno, ragazzi- saluta con cortesia divertita Narcissa Malfoy.

-Buongiorno, Signora Malfoy- saluta con educazione Lis, cercando di zoppicare il meno possibile dal punto vicino al tavolo dove Draco l'appoggia per terra, alla sua sedia, alla destra di Narcissa.

-Buongiorno, madre- saluta Draco, sedendosi a sua volta alla sinistra della donna vestita di chiaro.

-Vedo che oggi avete optato per un look piuttosto lugubre, entrambi!- commenta con una punta di divertimento Narcissa, offrendo a Lis la teiera: -tè, cara?-

-Sì, grazie, Signora Malfoy- accetta lei.

-Non eri tu a dire che il nero è elegante, madre?- ribatte Draco, versandosi una buona dose di caffè per compensare le ore in cui non è riuscito a chiudere occhio.

-Sì, ma qui mi sembra si esageri. Già non approvo il fatto che tu ti vesta solo di nero, di recente. Adesso hai pure passato questa mania alla nostra ospite... Anche se, devo dirlo, Lis- e le lancia un'occhiata di complicità: -ti sta d'incanto. Forse un po' di verde rallegrerebbe quel tanto che basta per non farlo sembrare opprimente, e ti si intonerebbe splendidamente agli occhi-

Lis arrossisce.

Draco ha la sensazione che, amnesia o meno, non sia abituata ai complimenti: -Se lo dice lei, Signora Malfoy-

-Oh, sì, cara, e fidati del mio consiglio-

Draco si trattiene a fatica dal ridere.

Non perché dubiti dell'indiscutibile buongusto di sua madre, ma perché, insomma. È una scena divertente.

-Hai impegni per oggi, Draco?- chiede sua madre.

Lui guarda il soffitto e sospira appena. -Sì. Sto collaborando con gli auror per un'indagine-

Sua madre, prevedibilmente, stringe convulsamente la mano attorno alla tazza di ceramica:-Ah?-

-Non è niente, madre, non preoccuparti- si affretta ad aggiungere Draco, salvo poi darsi dell'imbecille, perché quello è proprio quello che non va mai detto a sua madre. La donna, infatti, alza le sopracciglia, e lui deve sbrigarsi a spiegarsi, prima di peggiorare la situazione.

Lis non ricorda niente, quindi, non dovrebbe essere un problema se sentisse...

-Potter è scomparso, qualche giorno fa, ed è nei guai. Gli auror mi hanno chiesto di partecipare alle indagini che hanno avviato per ritrovarlo-

Narcissa Malfoy appoggia la tazza: -Quando te lo hanno detto?-

-Ieri. È stata una cosa un po' improvvisa, per quello non te ne ho parlato. Ieri, appena sono tornato dopo avere visto Theo e Blaise, un auror è venuto a cercarmi-

-Sì, mi ricordo, l'ho sentito-

-Beh, mi hanno chiesto di aiutarli, e sono andato con loro-

Narcissa Malfoy deglutisce, dominando qualsiasi impulso le stia salendo.

Draco la fissa, mentre lis tiene gli occhi bassi per non disturbare.

La donna si volta verso la ragazza e le sorride: -Sembra che saremo di nuovo solo io e te, Lis. Ti andrebbe un giro verso la foresta, più tardi?-

Lis si accende in un sorriso che pare un bambino a cui abbiano detto che è di nuovo il suo compleanno: -Oh, sì, eccome!-

Narcissa le sorride di rimando, e si volta con grazia verso suo figlio: -Cosa devi fare?-

-Niente di pericoloso, davvero. Solo, capire dove potrebbero averlo portato-

Sua madre annuisce.

-Non mi fa fare i salti di gioia, ma, immagino starai attento-

Che è poi un modo di intimargli di farlo.

Draco annuisce, un sorriso piccolo che proprio non può non salirgli alla bocca: -Sì, madre-

-Bravo- commenta lei, con l'insoddisfazione di chi sa di avere vintouna battaglia ma perso la guerra.

 

 

 

To Ben Or Not To Ben, questo è il problema.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

VQA

 

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Capitolo 9
*** Scivolando Sui Gradini: Whisky Incendiario Sul Divano ***


Scivolando Sui Gradini: Whisky Incendiario Sul Divano

 

 

Per la prima volta da mesi, Narcissa Malfoy non chiede a suo figlio se può accompagnarlo in ospedale. Per la prima volta da mesi, Draco non legge l'angoscia che di solito si annida negli occhi di sua madre, quando la saluta, prima di avvicinarsi al camino, lanciare una manciata di Polvere Volante all'interno e scandire a voce alta la sua destinazione.

Forse perché si è calmata.

Forse perché non teme più che la vita di suo figlio si così in pericolo, e sta invece pensando alla consegna che deve fare, per quel tizio, sul cui conto Draco ammette di sapere proprio troppo poco, che le ha commissionato una serie di quadri, di vario tema, dopo avere visto i suoi acquerelli e gli oli che ha esposto all'ultima mostra.

Tizio per altro su cui Draco farebbe bene ad informarsi perché, ehi, sua madre è brava, ma questo tipo farà bene ad avere intenzioni chiare, ed esclusivamente artistiche, altrimenti, non sarà solo l'artista a fargli sentire la versione tattile di un 'no' sonoro. Ah. Suo padre sarà anche in galera, e sua madre saprà il fatto suo, ma non sia mai che Draco permetta a dei poveri miserabili individui di sesso maschile di concupire sua madre, per di più con suo padre assente.

Se lei non è d'accordo, soprattutto.

C'è stato un momento in cui Draco si è chiesto cosa tenesse ancora insieme i suoi genitori, attraverso non una, ma ben due guerre, quando nella seconda i loro interessi erano stati così distanti l'uno dall'altra, eppure è felice di constatare che quei due si vogliono ancora bene. Anche se non si sente certo di biasimare sua madre per la rabbia che momentaneamente prova nei confronti del marito, rinchiuso e, a parere condiviso tanto da Narcissa quanto da Draco, giustamente.

No, probabilmente se sua madre lo guarda con un sorriso tutto sommato rilassato non è perché ha smesso di preoccuparsi che il Ministero possa, da un giorno all'altro, cambiare idea sul conto della sopravvivenza di suo figlio. Più probabilmente, sta pensando che, se gli auror lo coinvolgono in un'indagine importante, è altamente improbabile che prenderanno decisioni ostili nei suoi confronti tanto a breve. C'è di mezzo Potter, dopo tutto.

L'altro motivo, Draco immagina, è che c'è Lis, al suo fianco.

Draco non sta andando a farsi fare i soliti esami, non sta andando al piano dalle pareti lilla-violette, nel reparto in cui Guaritori, studiosi e luminari si interrogano e si susseguono, cercando di capire cosa significhi essere un Piromane, e da dove diamine sia venuto fuori quel potere misterioso che, tutto ad un tratto, ha reso Draco Malfoy più di un semplice essere umano semplicemente dotato di magia, come tutti.

Oggi Draco sta andando ad un piano ben diverso, reparto pronto soccorso, si può dire, verso l'ambulatorio della Guaritrice McCallister, con una giovane, bella donna al braccio.

Lis, per quanto sconosciuta, è una presenza confortante che ispira fiducia anche alla Signora Malfoy. Per quanto la ragazza non rappresenti una fonte di sicurezza, considerato che non solo non è in grado di eseguire il più semplice incantesimo di protezione, ma anzi è lei stessa a richiedere attenzione e cura, qualcosa in lei ispira chiunque la guarda a fidarsi. Qualcosa, forse negli occhi che Draco stesso non può smettere di guardare, sembra dire a che osserva la misteriosa donna, 'ehi, ciao, ti puoi fidare'.

Narcissa Malfoy saluta con un cenno della mano i due ragazzi che si chinano verso il camino, Lis poggiando parte del proprio peso sul braccio di Draco per non sforzare la caviglia dolorante, e poi si volta e sparisce, camminando con passo da signora lungo il corridoio di Villa Malfoy proprio mentre suo figlio scandisce la loro destinazione, 'San Mungo, ufficio della Guaritrice MacCallister'.

Dall'altro lato del camino, esattamente nell'ambulatorio della guaritrice che ha visitato Lis meno di ventiquattro ore prima, la Guaritrice MacCallister è seduta alla scrivania, gambe accavallate e diversi libri aperti davanti. Occhi attenti si alzano su Draco, quando esce dal camino e, insieme a Lis, si presenta.

-Buongiorni, Signor Malfoy. Lis, come stai oggi?-

-Meglio, grazie-

La voce di Lis è sempre roca, ma molto meno provata rispetto al giorno prima.

Draco si rende conto di non avere fatto caso a quanto fosse effettivamente migliorata, nel giro di una notte sola.

La donna indica il lettino alla ragazza e la porta a Draco, che non ha bisogno di suggerimenti ulteriori per sgomberare il campo. Mentre aspetta che la guaritrice visiti Lis, si siede sulla sedia dove ha aspettato il giorno prima, il cappuccio calcato in testa a coprire i capelli, di quel colore così insolito e rivelatore.

Lis deve passare attraverso i soliti controlli, immagina.

Probabilmente la guaritrice le chiederà se ha avuto incubi.

Si acciglia al pensiero, ricordando Lis in lacrime.

Non sembrava neanche tanto spaventata, quanto piuttosto rassegnata.

Non gli piace proprio l'idea che qualcuno, qualcuno con degli occhi così belli, poi, si senta così rassegnato di fronte all'inevitabilità del dolore che proverà.

Alla paura.

Espira forte, trattenendosi dal sospirare.

Questa ragazza lo fa uscire di testa. Gli sta facendo dimenticare che, dopo tutto, sono appena usciti da una guerra. C'è gente che, negli stessi giorni in cui Lis è costretta a fare i conti con i postumi di quello che le è accaduto, deve affrontare cose ben peggiori. Lutti. Maledizioni incancellabili. Arti mancanti, ferite a cui non si può trovare rimedio, perdite in famiglia o fra amici.

Ricorda bene la merda a cui in media ogni Mangiamorte si lasciava andare, e non solo loro. Ricorda bene quello che ha visto fare a qualche pugno di vigliacchi senza neppure il marchio sul braccio, con un po' di alcol di troppo in corpo e una bacchetta puntata contro bambini babbani.

È così stanco di provare orrore, disgusto, riprovazione, che tutto quello che si augura è l'equivalente più plausibile e realizzabile di un battito di ciglia a cancellare tutto. Se solo esistesse un modo altrettanto semplice di annientare ricordi, fatti, eventi, circostanze. Se si potesse modificare il presente che stanno vivendo oggi, anche senza per forza tornare indietro nel tempo. Semplicemente, modificare il 'adesso' che il mondo, magico e non, sta vivendo.

Lis non è che la prova dell'ingiustizia di quello che è successo.

L'ultimo strascico di una coda di odio e violenze.

Un odio e una violenza che non sono finiti, riflette.

Potter è scomparso, ricorda.

Potter è scomparso, ed è in mano a qualche pazzo fuori di testa, che chissà quale culto strano cerca di esercitare, che venera la purezza di un sangue in cui Draco da tempo non crede, perché, come si fa a invocare differenze, superiorità morali legate al sangue, quando il sangue di tutti è sempre rosso, ha sempre la stessa consistenza, la stessa composizione, lo stesso odore, e anima le persone nello stesso modo?

Potter è ancora in mano a quella gente.

Spera che sia vivo.

Ricorda lo sguardo del Salvatore che assiste impotente alla morte del suo collega, Ben Wilkison. Un brav'uomo, Draco immagina, un bravo auror, presumibilmente dedito alla causa e a sua moglie, che non tornerà più a casa.

'Non tornerò più a casa' era stato uno dei pensieri dell'uomo agonizzante che Draco aveva colto, insieme al nome della moglie, e al dolore.

Gli occhi verde impossibile di Potter erano stati così pieni di emozioni che Draco ha sentito le proprie barriere mentali, quelle intese a proteggerlo dai ricordi e dal vissuto altrui che sia lui stesso, sia il Fuoco avevano costruito attorno alla sua psiche, le aveva sentite infrangersi, crollare, distrutte come se fossero state fatte saltare in aria, e giù tutto, in una bella frana metaforica che lo ha quasi lasciato inerme e scoperto, di fronte a tutto il dolore che Potter stava provando.

Meno male il Fuoco è intervenuto, si rende conto.

“Prego”

Un lato della bocca di Draco sale in un sorrisetto: Mi sembrava strano che non ti facessi vivo a commentare...

“Oh andiamo, mi stavo annoiando”, protesta la voce dell'entità soprannaturale con cui Draco è l'unico ad interagire.

“Piuttosto. Lis e la guaritrice ne avranno per un po', lì dentro. Perché non chiedi a Theo di raggiungerti qui, e non gli chiedi cosa fare con Potter?”

Vuoi dire, parlargli del caso nello specifico? Pensavo l'idea fosse solo di restare sul vago, chiedergli di scoprire di che setta si tratta, ma senza menzionare direttamente l'indagine su Potter.

“Non so, Draco. Tanto, mi sembra sveglio abbastanza da scoprire perché ti serve anche da solo. Perché non risparmiargli la fatica? Oltretutto, magari saperlo prima lo aiuta”

Draco annuisce muovendo appena la testa.

Potresti anche avere ragione, ammette.

“Si sente che non vuoi farlo”, commenta il Fuoco.

Draco stira le labbra.

Al posto mio, neanche tu vorresti.

“Dimmi quale è il problema, Draco. Il vero problema” la voce insiste sull'ultimo aggettivo con un che di paternalistico che forse Draco non apprezza interamente, ma che sceglie di ignorare.

Non voglio esporre Theo, tanto per cominciare.

“Il che è vero, ma sai che è molto più bravo di chiunque altro a non farsi scoprire”

Vero, ma non voglio nemmeno avvicinarlo a quel genere di circoli.

“Cos'è, hai paura che il sadismo lo contagi, e trovi la cosa così divertente da unirsi ai pazzi, anche senza condividerne la visione di fondo?”

Beh, hai visto che tipo è. Dimmi che è assurdo...

“No, ok, lo ammetto, non lo è”

Draco si sorprende che anche l'entità condivida quel suo dubbio.

Per certi versi, si sente uno stronzo nei confronti del suo amico, uno dei suoi due migliori amici. Allo stesso tempo, si chiede quanto il suddetto migliore amico sia inesorabilmente destinato a trasformarsi in un esemplare di sadismo perfezionato da età ed esperienza, come, a quanto pare, ogni Nott che raggiunge una certa soglia di stimoli.

Se persino il Fuoco crede che Theo sia destinato a trasformarsi in un mostro, come può Draco impedire lo sviluppo inevitabile?

Come può avere l'arroganza di ergersi a salvatore dell'integrità e dell'innocenza dell'anima di Theo, quando probabilmente non è in grado neppure di salvaguardare la propria, dopo quello che ha fatto durante la guerra?

Come può automaticamente pensarsi migliore di Theodore, assumendosi la responsabilità di indirizzarlo su una strada piuttosto che su un'altra?

Allo stesso tempo, come potrà non sentirsi responsabile, se chiedergli di contribuire in quell'indagine si rivelerà il passo necessario, il tassello mancante verso la strada della pazzia a cui tutti i Nott sono destinati?

“Senti, mi piace quel ragazzo, sul serio. È in gamba, e si fa pochi scrupoli. Una brava persona. Davvero” la premessa del Fuoco distoglie Draco dalle proprie riflessioni e solleva la sua attenzione, facendogli alzare anche un sopracciglio: “ma, credi sul serio che non coinvolgerlo, fare da solo, lo terrà al sicuro? Che impedirgli di avvicinarsi a questa setta con questo particolare proposito lo terrà lontano dal voler giocare a fare il piccolo De Sade negli anni a venire?”

De Chi?

“De Sade. Il marchese da cui hanno inventato l'espressione 'sadismo'”

Oh. Non ero sicuro di avere capito.

“Invece, adesso sono abbastanza sicuro che tu stia cercando di cambiare argomento”

No, hai ragione. Cioè, sì, lo stavo facendo, e no, non cambierebbe un cazzo. È che... non so nemmeno come chiederglielo. Insomma, lo hai presente, no?

Il Fuoco fa un verso che si traduce in 'sì, l'ho presente', che dovrebbe esprimere solidarietà ma che suona un tantinello derisorio, più sul tono del 'sono contento di non dovermela sbrigare io, questa cosa'.

“Chiedigli di raggiungerti a casa tua, se non vuoi chiamarlo ora”

Non saprei nemmeno come chiamarlo, qui.

“Sì, certo, come no”

Ok, va bene, hai ragione, era una palla. Non voglio farli venire qui. Non so quanto ci metterà Lis, e non so in che stato emotivo sarà quando uscirà.

“Ah, usare la tua donna come scusa...”

Draco arrossisce violentemente di scatto, e grazie al cielo è ben nascosto dal cappuccio, per non parlare del fatto che ha lo sguardo rivolto a terra e vicino a lui non c'è nessuno. Ciò non diminuisce comunque l'imbarazzo che prova.

Ti ho già detto di non chiamarla così!!

“Oh, sì, scusa. Dicevamo. Che vuoi fare, quindi?”

Gli chiederò di venire a casa mia.

“M-m. E Lis dove sarà, nel mentre?”

Draco riflette.

Prende fiato, consapevole di stare imboccando un sentiero molto, molto pericoloso.

Hai detto che Lis potrebbe essere stata Potter.

“Ehi, tecnicamente...”

Lo so, interrompe Draco.

Lo so, lo hai già detto. Il succo è, che Lis potrebbe essere stata Potter.

Prende fiato una seconda volta.

Voglio il parere di Theo in merito.

Anche di Blaise. Voglio che la guardino e mi dicano che no, non hanno mai visto la donna che hanno di fronte, e voglio che ci parlino. Se lei se la sente, ovvio. Voglio che... Voglio il parere di Theo, ecco. Perché non sono lucido, quando si tratta di lei. È... è troppo bella. Non capisco più niente. È perfetta. È... è perfetta, cazzo, sì. E se dovesse saltare fuori che è un uomo, in realtà...

L'espressione di dolore da 'pugno allo stomaco' che gli sale in volto rende bene l'idea di come vorrebbe cercare di finire il discorso, senza riuscirci.

“Potrebbe avere cambiato sesso, e adesso essere una donna. Succede, sai”

Sì, ma è stata un uomo. Sarebbe stata un uomo.

“E allora? Adesso è una donna”

Sì, ma... se quell'uomo fosse stato Potter...

“Fammi capire una cosa, ragazzo. Se fosse nata uomo, e avesse ricorso alla magia per diventare donna, e adesso vivesse felicemente da donna, potesse avere figli, insomma, tutte quelle belle cose lì. Che faresti?”

Draco spalanca gli occhi, sbatte le palpebre, riporta lo sguardo per terra.

Non lo so, ammette.

Credo... Credo che non mi importerebbe. Adesso è una donna.

“Ok. E se fosse stata Potter, cosa cambia nel tuo ragionamento?”

Potter non vorrebbe essere una donna, obbietta Draco.

Potter vorrebbe tornare uomo, cazzo. Vorrebbe essere trasformato di nuovo in uomo, e ha una vita a cui tornare.

“E ne sei sicuro perché...?”

Potter ha tutta la sua famigliola sostitutiva con i Weasley con cui stare. Perché diamine dovrebbe mai volere essere una donna?

“Draco, adesso è una donna, o mi sbaglio? Che sia stato Potter o no, adesso è una donna”

Potrebbe esserlo, ma non volerlo essere! Perché continui a fare resistenza?

“E tu come fai ad essere così sicuro che, se è Potter, per forza dovrebbe volere tornare uomo? Non ne sei così convinto, se si trattasse di qualcun altro, qualcuno che non è stato Potter”

Non lo so, ok? Non lo so. Sono sicuro che Potter vorrebbe tornare uomo, quello lo so. Se invece non è Potter, magari potrebbe non volerlo.

“Sbaglio, o stai pensando che, se non è stata Potter, potrebbe non volere ricambiare, per stare con te?”

Draco alza gli occhi al cielo.

Non lo so. Forse.

“Cosa c'è che non va in una donna che, forse, magari, una volta è stata un uomo? Se il suo corpo funziona, che te ne frega?”

Ugh. Ti sei ambientato bene negli ultimi anni, eh?

“E questo cosa vorrebbe dire?”

Mi sembra di sentire uno di quei discorsi pro LGBT.

“Non essere idiota, non so nemmeno per cosa stiano quelle lettere. Cioè, lo so, ma non è certo il punto. Che cazzo t'importa se quella donna non è nata donna? Ti senti meno uomo, meno maschio per questo?”

Beh, mi vergogno ad ammetterlo, perché è stupido, ma, sì, ok? Mi vergogno. Preferirei scoprire che Lis è sempre stata Lis. Sempre stata una donna.

“E saresti disposto ad accettare un uomo diventato donna, però, se quest'uomo non è stato Potter, giusto?”

Ovvio. Non potrei mai stare con Potter, ti pare? Né uomo né donna.

“Uh, mi sbaglio, o questo potrebbe lasciare aperta la possibilità che con un uomo, nel corpo di un uomo, staresti?”

Draco apre la bocca e la richiude, arrossendo.

Grazie al cielo sono solo.

“Oh, andiamo. Rispondimi. Staresti con un uomo?”

Non sono gay.

“Non ho detto questo”

Beh, a me sembra di sì. Non mi piacciono gli uomini. Non mi attirano. Sessualmente non mi dicono niente.

“Secondo me, chiunque ci sia dentro al corpo di Lis, sarebbe un gran bello spettacolo da guardare, anche se fosse nel corpo di un uomo. E puoi dirmi il contrario, ma lo pensi anche tu. Te la scoperesti con o senza tette”

Sì, ma con, preferisco.

“Ma non vuol dire che senza, non lo faresti”

Oddio. Non lo so, ok?

“Mi fai ridere” il Fuoco fa una risatina: “quando puntate i piedi per non vedere quello che avete così palesemente di fronte agli occhi, mi fate ridere”

Chi?

“Voi esseri umani. Dai, ammettilo: è piuttosto buffo”

Draco sospira.

Suppongo che dal tuo punto di vista lo sia.

 

 

 

Draco e Lis camminano in silenzio lungo il corridoio di Villa Malfoy che porta dall'elegante, ampio salotto in cui sono arrivati, il solito dove vengono fatti arrivare gli ospiti che viaggiano attraverso Polvere Volante quando giungono in visita, verso il restante piano terra della villa.

Lis, sempre vestita di nero, continua ad appoggiarsi al braccio di Draco, zoppicandogli accanto e aderendo più o meno interamente con il lato destro del corpo a quello destro del ragazzo più alto.

Lui, vestito di scuro a sua volta, prende atto del fatto che la ragazza probabilmente arriva al metro e ottanta, ma a mala pena, perciò non aveva sbagliato tanto, quando, in precedenza, aveva ipotizzato fosse alta dieci centimetri di meno.

Camminano in silenzio, lui perché ha la testa ancora piena dei pensieri a cui il Fuoco lo ha solo parzialmente costretto, e in cui si è addentrato principalmente da solo, e lei perché la visita non deve essere andata bene, o così Draco immagina. Oppure, sta zitta perché non è che stia esattamente facendo grande conversazione lui.

Fuori c'è un sole che si sforza di promettere bel tempo e il calore che non può dare che in una giornata estiva, e che oggi sarà rovinata dall'aria fredda della primavera; i giardini fuori sono sempre stupendi, qualsiasi sia la stagione e il tempo atmosferico, almeno secondo il parere di Draco, di sua madre e della maggior parte degli ospiti di Villa Malfoy. Lis compresa. L'esitazione che lo prende non è dovuta al tempo, al timore che Lis preferisca stare in casa, o persino al freddo che la ragazza potrebbe prendere.

È che vorrebbe stare con lei, e allo stesso tempo si chiede se non stia sbagliando, a starle così vicino.

Per quello che ha passato lei.

Per quello che lei sta facendo passare a lui.

Per quello che potrebbe essere.

Per quello che deve fare lui.

Senza farsi vedere dalla ragazza, prende fiato, e insieme a quello, una decisione.

Si ferma accanto ad una grande porta-finestra, e indica con il mento i giardini fuori, quando Lis, non capendo perché si è fermato, alza gli occhi a guardarlo.

-Vuoi uscire?-

Lei annuisce, sorridendo: -Volentieri. Resti con me? O sei impegnato?-

-No, resto- risponde lui, avviandosi lungo il vialetto coperto di ghiaia, in direzione di uno dei bersò a cui l'ha lasciata il giorno prima.

-Ti va di parlare di come è andata?-

Non vuole farsi i fatti suoi, né invadere la sua privacy, ma Lis è stata posta formalmente sotto la sua tutela, ed è sua responsabilità sapere cosa le succede.

Lei scrolla la spalla dal lato che non tocca Draco, con indifferenza. Si siede e sospira, tradendo la fatica che camminare le è costata: -Non è andata alla grande. Fisicamente sto riprendendomi anche più in fretta del previsto, secondo la Guaritrice, e, anzi, dovrei essere contenta perché va tutto bene, così bene, e... non avrò... ripercussioni-

Draco nota il suo esitare momentaneo, e forse è proprio quello a fargli capire a cosa si sta riferendo. Spera tanto che il secondo di orrore che gli sale in faccia non si veda, e si ricompone, vietandosi di schiarirsi la voce, perché le farebbe capire cosa gli è passato per la testa.

Cazzo. Merlino, Circe, Morgana.

Puttana la miseria.

Avrebbe davvero...

C'era seriamente il rischio...

Insomma, sì, cazzo, ovvio che c'è. Non sarebbe mica la prima volta che una donna rimane incinta dopo uno stupro, no?

Però, diamine.

Oddio.

Oh, grazie al cielo.

Quanto è felice per lei.

Cioè.

Ehm.

Senza stupro, sarebbe meglio.

Deglutisce.

Ah, fanculo.

-Meno male- dice solo, e lei annuisce.

-Ti giuro che, quando li prendo, li farò in pezzi così piccoli che non distinguerai le parti del corpo originarie- le promette, mentre lei si asciuga una guancia con un movimento brusco della mano.

Mani, che le tremano.

Lis sospira, accavalla le gambe, la caviglia che le fa male per aria, e appoggia i palmi sulle ginocchia. Stringe e spinge per cercare di fermare il tremito, senza riuscirci, e sospira ancora, le lacrime che, Draco non le vede ma può indovinarle, le salgono di nuovo agli occhi.

Draco si alza, gira attorno al tavolo di metallo e le si inginocchia ai piedi, occhi dritti nei suoi, prendendole le mani nelle proprie: -Lis- sussurra, e non osa aggiungere niente.

Cosa dire?

'Non è niente', quando è così ovvio che 'qualcosa' è, eccome?

Prometterle ancora che sbriciolerà i bastardi che l'hanno ferita?

Non lo ha forse appena fatto, e probabilmente è stato peggio?

Forse non trae nemmeno soddisfazione dal pensiero della vendetta che li colpirà. Forse nemmeno crede che Draco lo farà davvero.

Forse è solo spaventata perché non ricorda.

Forse...

-La guaritrice ha detto che è normale che io non ricordi niente- mormora lei, la voce roca e bassa che cerca di nascondere il pianto in arrivo: -però, dice che, anche se non ricordo niente, lei avrebbe dovuto essere in grado di vedere i miei ricordi, nella mia testa. Dice che, che si ricostruiscono- stringe le mani di Draco nell'attimo in cui la voce le si inceppa, e poi prosegue: -che, anche se io non posso vederli per qualche giorno ancora, o anche per tanti giorni ancora... Lei comunque dovrebbe essere in grado di vederli, quando mi entra nella testa-

Draco si acciglia.

La voce di Lis scende ancora di più: -Invece, non ha visto niente. Non c'è proprio niente, se non quel poco che ti ho detto-

Draco non può neanche immaginare cosa sta passando, e prova l'improvviso bisogno di strapparsi il cuore dal petto a mani nude e offrirglielo, pregandola di stare bene, in cambio.

Non la interrompe.

-Se fosse un'amnesia normale, questo sarebbe il percorso previsto. Il fatto che le cose vadano diversamente lascia aperta come unica ipotesi che lo abbiano fatto apposta. So che è stupido chiederselo, ma...-

Bam, quegli occhi grandi e verdi, pieni di lacrime che la voce riusciva incredibilmente a nascondere finché gli occhi erano tenuti lontano dai suoi, colpiscono Draco con l'intensità di un pugno, come spesso gli succede quando si tratta di Lis.

-Perché? Cosa ho fatto di così sbagliato, per meritarmi tutto questo?-

Draco non sa più come respirare.

Sposta lo sguardo dagli occhi di Lis a quell'unica, prima lacrima trasparente che le scivola lungo una guancia, perché non riesce a reggere il contatto con quel verde immenso e ferito.

Espira forte, si alza sulle ginocchia, e apre le braccia, lasciando che la ragazza si pieghi verso di lui. Si alza, prendendola in braccio, e si risiede dove prima era seduta lei, tenendola sulle ginocchia, stretta contro il proprio petto, al sicuro tra le braccia, come se con quel gesto potesse dire tutto quello che vorrebbe.

Promettere vendetta.

Promettere protezione.

Promettere che il futuro sarà migliore.

Le bacia la fronte e i capelli.

Cosa deve fare?

Cosa deve dire?

-Lis, io non so chi tu sia, ma so che non te lo meritavi-

Lei, che si è lasciata andare in un pianto in piena regola, singhiozza: -Come lo sai? Non sai chi sono-

Draco le bacia di nuovo la testa: -Vero, ma so che non sei affatto una persona cattiva. Senza contare che dubito che una persona cattiva si meriti quello che stai passando tu-

Non sa davvero cosa dire.

Si augura di non stare peggiorando la situazione.

-So che non ti farà stare meglio, ma, giuro su tutto quello che ho... Li troverò, li prenderò, e pregheranno di non averti mai sfiorato neppure con un dito- sussurra contro ai capelli scuri della ragazza.

Lei rilassa le spalle, la testa dell'incavo della spalla di Draco.

Tira su con il naso un paio di volte, poi la sente sforzarsi di sorridere.

-Sei sempre così gentile?-

Draco deve seriamente trattenersi dal ridere.

Soprattutto se considera che Lis, forse, è stata Potter. O comunque un uomo.

-No- ammette con sincerità.

-Perché mi aiuti allora?-

Bella domanda.

Me lo sono chiesto anche io.

-Non lo so. Non lo so davvero, ma non posso non farlo- le bacia ancora i capelli e appoggia la fronte contro la sua testa: -quindi, quando ti prometto che li farò a pezzi, puoi credermi-

Lei respira di nuovo normalmente: -Ti credo- dice solo.

Restano abbracciati ancora per un po', tutti e due con gli occhi puntati sulle macchie di colore dei cespugli di fiori che li circondano. Nel silenzio del giardino, si sentono i rumori rilassanti degli uccelli, degli insetti, il calore del sole.

-Ti rendi conto che non so neppure chi tu sia?- mormora Lis ad un certo punto, con un tono sognante e un sorriso sulle labbra che Draco non vede, e si chiede quanto amaro nascondano.

Sogghigna: -Non dovrei essere io a dirlo?-

-No, sul serio- insiste lei, sorridendo e cercando di alzare gli occhi abbastanza per vederlo, ma senza muoversi dalla posizione in cui sono: -So soltanto il tuo nome, perché me lo ha detto tua madre, e il tuo cognome, perché lo ha detto la guaritrice. Beh- aggiunge con un sorriso sarcastico: -che tu sia un ragazzo ricco lo posso capire anche da sola, visto che sono smemorata, ma non stupida-

Draco, non negando quello di cui ha passato l'infanzia a vantarsi, lascia salire il sogghigno insolente fino a diventare un sorrisetto: -Già- dice: -cosa vorresti sapere?-

-Uhm, vediamo- Lis dondola le gambe oltre il fianco di Draco: -Hai fatto Hogwarst, vero? La scuola che ricordo. Eri un Serpeverde, se no non avresti potuto sapere come è fatta la Sala Comune... Uh, ecco, sì. Parlami di te. Giocavi a quidditch? Mi ricordo il Quidditch-

Draco sgrana gli occhi e li punta sulla testa nera e la punta del naso che vede: -Sul serio? Ti ricordi il Quidditch? Tra tutto quello che c'è da ricordare?!-

-Ehi, non faccio mica apposta- si difende lei, scrollando le spalle con un sorriso.

Draco sbuffa: -Sai, c'è una certa teoria di cui dopo devo proprio parlarti-

Decisamente è stata un uomo.

-Comunque, vediamo.... Sì, giocavo a Quidditch. Nella squadra della scuola, ma non ho giocato tutti gli anni-

-No? Perché?-

-Beh, ho iniziato il mio secondo anno. Ho smesso il sesto-

-Il sesto? Sei andato al settimo?-

Annuisce.

-Perché hai smesso, scusa?-

-Eh, avevo delle cose da fare-

Quando si dice minimizzare...

-Capisco-

Non credo, sai.

-Che ruolo avevi?-

-Cercatore-

-Davvero?- chiede Lis con curiosità, per poi immobilizzarsi e sedersi dritta con la schiena sulle ginocchia di Draco, occhi a cercarlo sgranati aperti: -Anche io-

Oh no.

Oh no, oh no, oh no.

Il fatto è che le donne cercatrici sono state davvero poche, e Lis è più giovane di Draco, ma non abbastanza perché lui non ricordi chi siano state. E se le ricorda tutte. Quella che assomiglia di più a Lis è la Chang, ed è sicuro al cento per cento che Lis non sia affatto Cho Chang.

-Draco, mi ricordo qualcosa!- esclama estatica Lis, occhi verdi spalancati, entusiasti e terrorizzati allo stesso tempo: -Come è possibile? La guaritrice ha detto che non potevo ricordare, hanno spazzato via tutto... ma mi ricordo! Draco, mi ricordo di avere giocato! Ero un cercatore! Cioè, -si ferma, fa una smorfia e ridacchia: -Una cercatrice. Oh, Merlino, mi ricordo! Sono sicura!-

'Oh, Merlino', hai detto bene.

Lis è... Lis è Potter?

Oh, no. Oh ti prego, no.

É vero, ne ha già parlato con il Fuoco, della possibilità che Lis sia Potter, ma...

Qualcosa gli muore in petto, e si accorge che è la speranza si scoprire che Lis fosse una donna vera, tramutata in speranza che fosse un uomo non intenzionato a tornare uomo, e adesso è diventato consapevolezza che, molto probabilmente, Lis è stata Potter.

Che vorrà tornare ad essere Potter.

Oh beh, almeno, non c'è più bisogno di chiedere a Blaise e Theo.

No, aspetta, col cazzo. Eccome se c'è bisogno. Voglio esserne sicuro.

Si morde l'interno di una guancia, guardandola passare dalla sorpresa allo spaventato, al dubbioso, di nuovo al felice, al sicuro, allo scettico, di nuovo ancora al felice: -Mi ricordo... Mi ricordo che avevo una Firebolt. E prima di quella una Nimbus, ma mi si è schiantata contro un albero. Oh, non ci credo. Draco, tu credi che... credi che sia possibile? Ma la guaritrice ha detto che...-

Draco alza una mano e prende le due di Lis, che stringe con fervore davanti alla bocca, tirandosele contro il petto: -Calmati, Lis-

Suona come un ordine, ma lei obbedisce.

Cerca di rilassare di nuovo le spalle e di respirare con tranquillità.

-Credi davvero che sia un ricordo?-

Di' di no, di' di no, di' di no...

-Sì- risponde lei, sicura e felice, un sorriso luminoso che fa sentire Draco un bastardo per avere messo i suoi deisderi gretti e personali sulla strada della guarigione di Lis.

-Ok. Allora... ricordi che ti ho accennato che potrei avere una teoria da esporti?-

Lei annuisce.

-Ehm, bene. Ti scoccia, se chiedo a due miei amici di venire qui? Vorrei che parlassi con loro-

-Va bene, ma... per cosa?-

-Uh- Draco esita, cogliendo la luce negli occhi di lei, che dice, 'ci sto, ma dammi un motivo'.

Non riesce a credere che sia...

Ma no, non deve dare per scontato che lo sia.

Magari si sbaglia.

“Magari tu in realtà hai i capelli blu. O magari sei tu, Potter, in realtà!”

Taci, tu!

-Ti devo chiedere scusa, perché ho parlato di te con loro senza nemmeno chiedertelo prima- inizia.

Lei non annuisce nemmeno, guardandolo con la faccia da 'pensavo fosse ovvio'.

-Perché dovrebbe darmi fastidio? Per quello che ne so, magari loro sanno chi sono-

-Ecco, diciamo che, per quanto io dubiti, uno di loro in effetti ha avanzato un'ipotesi. Questa teoria di cui ti parlavo, appunto. Forse ti abbiamo vista, a scuola. Se per te va bene, li chiamo, ci parli un po', e vediamo a che conclusione arriviamo-

Lis aggrotta la fronte: -Ma tu resti, vero?-

Draco sorride, e annuisce: -Certo-

Lei continua con quel sorriso solare che sta decimando i neuroni nel cervello di Draco e Fa' che non sia Potter, ti prego: -Allora ok!- Lis è così felice che praticamente esulta, e Draco si sente un bastardo per stare sperando che quell'unico forse-ricordo che la manda così su di giri si riveli una bolla di sapone, una costruzione mentale del tutto non corrispondente al vero.

O quanto meno che Lis sia stata un cercatore di qualsiasi altra squadra, tranne Grifondoro.

Si alzano e tornano in casa, Lis che cerca di saltellare di felicità nonostante zoppichi e debba comunque aggrapparsi a Draco per camminare.

Lui non può che mettersi a ridere perché, dai. È una scena che strapperebbe un sorriso a chiunque, e pazienza se, forse, gli salgono i cuoricini negli occhi mentre guarda la mora vestita di nero che sorride e brilla più del sole, con quegli occhi di smeraldo.

La convince ad aspettare seduta sul divano azzurro di uno dei salotti del primo piano, il più vicino, perché Lis è così felice da non potere aspettare. Nonostante sia nervosa all'idea di incontrare altri due maschi, si fida di Draco, e sta palesemente puntando tutto su quel quasi-ricordo che spera le verrà confermato.

Del resto, la teoria di Draco ancora non la sa.

Draco le da le spalle e si avvicina al camino acceso, scegliendo di accovacciarvisi di fronte, per una volta, anche se il Fuoco gli permetta di non doverlo fare.

Fa niente, pensa. Gli serve.

Qualsiasi scusa, pur di smettere di guardare quegli occhi festanti per un istante.

Deglutisce e chiama sia Theo che Blaise.

Facile, perché sono stranamente insieme, entrambi a casa di Blaise.

-Theo, che ci fai lì?- chiede Draco con un sogghigno divertito e malizioso.

-Ti piacerebbe- ribatte Theo, senza farsi tangere dalle allusioni del biondo più biondo dei tre: -Che vuoi?-

-Venite qui? Vi presento Lis. Mi serve che ci parliate un po', per... capire se quella teoria è vera- sceglie con attenzione cosa dire.

Theo alza un indice e lo punta verso draco, in un ovvio 'è lì?', e Draco annuisce.

-Ok, arriviamo. Spostati- risponde.

In un attimo, Lis si ritrova seduta sul divano a guardare le due pertiche che sono Blaise e Draco, e l'appena più basso Theo, capelli scuri, vestiti scuri, pallido e quegli occhi blu senz'anima che si posano senza pietà su di lei.

Persino un cieco vedrebbe il disagio che le cala addosso, e noterebbe il sorriso di felicità infantile ridursi ad un sorriso più cauto.

Draco non se la prende con Theodore solo perché sa che quella è la reazione normale che l'amico suscita in chiunque, alla prima occhiata, e perché sa che non lo fa apposta. Non troppo.

Blaise fa un'impressione decisamente migliore.

Nonostante l'altezza e l'ampiezza delle spalle la intimoriscano quell'attimo che le impedisce di nasconderlo, il sorriso caldo e lo sguardo gentile lo mettono decisamente in una luce migliore rispetto a Theo.

-Ciao. Tu devi essere Lis- dice Blaise, la voce profonda e una mano bene aperta verso la bella ragazza seduta.

Lis sorride e stringe la mano, gli occhi che per un istante solo cercano Draco che non passano inosservati a nessuno.

Draco, per sicurezza, le si siede accanto: -Lis, questo è Blaise. E questo è Theo- aggiunge, presentandole anche il secondo ospite.

Theo non le offre la mano, solo un sorriso piccolo e non ostile che Draco sa essere già un passo avanti rispetto al modo in cui Theodore approccia gli sconosciuti. A quanto pare gli occhi e le belle forme di Lis stanno facendo breccia anche su quel cuore di pietra di Theo.

Se ce l'ha, un cuore.

I ragazzi si siedono di fronte a Draco e Lis.

-Volete qualcosa da bere?-

-Sai che non è mai troppo presto- risponde Blaise con un sorriso sfacciato rivolto a Lis, un po' più contenuto rispetto al solito per non fare sentire la ragazza in imbarazzo.

Blaise è un donnaiolo e flirta come se respirasse, ma sa che non è il caso di flirtare con una che, oltre a piacere al suo migliore amico, ha passato quello che ha passato.

Theo la sta apertamente fissando, gli occhi blu che sono improvvisamente tornati freddi, senza che nemmeno Draco se lo spieghi.

Lis si concentra sul sorridere in risposta a Blaise, e cerca involontariamente la mano di Draco, che gliela stringe per rassicurarla: -Cosa vi offro, il solito?-

Lancia un'occhiataccia a Theodore, ma quello è troppo impegnato a fissare Lis per coglierla, o, più probabilmente, decide di ignorarlo.

-Sì- risponde di nuovo Blaise per entrambi, e due bicchieri da shot di Whisky Incendiario compaiono sul tavolino da caffè fra i due divani.

Theo si piega a prenderlo e alza il bicchiere in un muto brindisi verso Lis, gli occhi sempre freddi, un sorriso che cerca di riparare la situazione. Lis risponde con un educato cenno del capo e le labbra strette a cercare di rispondere.

Draco le si avvicina senza accorgersene e lei si appoggia al ragazzo, altrettanto inconsciamente.

Gli occhi di Theo si fanno di nuovo freddi e gelidi.

Blaise si schiarisce la voce: -Allora, Lis- cerca di spezzare la tensione e di intavolare la discussione: -Draco si è lasciato scappare che conosci Hogwarst-

Lei gli sorride: -Sì, me lo ha detto. È una delle poche cose che ricordo-

-Ti posso chiedere cosa ricordi, esattamente?- chiede il biondo più scuro in sala, e Lis riflette un attimo, prima di descrivere quello che ricorda, e che coincide esattamente con il castello, la Foresta Proibita, la capanna del Guardiacaccia, compresi anche alcuni punti del castello che Draco e Blaise non sanno onestamente dove si trovino.

La descrizione, insomma, è quella di qualcuno che al castello ci è stato, e non solo in visita. È palesemente stata ad Hogwarst, ci ha vissuto, e da studente.

Blaise le chiede della Sala Comune di Serpeverde, e Lis risponde di nuovo, ricostruendo un'immagine così precisa che solo qualcuno entrato nella sala potrebbe delineare.

-Wow- commenta Blaise: -L'hai messa persino in maniera poetica. Non avevo mai pensato che effettivamente potesse anche essere descritta così!-

-Se ricordi- si intromette Theo, la voce né fredda né calda, attenta, gli occhi incollati alla ragazza e Draco che muove la mano lungo il braccio di Lis per confortarla, perché, accidenti, Theo, possibile che non riesci a non spaventare la gente?

-Ti posso chiedere, di Hogwarst, cosa ricordi meglio di tutto?-

-Beh, prima con Draco- risponde lis, un po' esitante: -parlavamo di Quidditch. Mi ricordo il Quidditch. Mi ricordo che giocavo-

-Ma dai?- la voce di Theo sembra scaldarsi un pochino, forse perché gli sale un angolo della bocca in un sorriso sornione, che Lis, evidentemente, interpreta come un invito a continuare a parlare, e che Draco, invece, sa corrisponde all'espressione da gatto che ha messo il topo spalle al muro: -Per che squadra? Oh, aspetta, immagino che non te lo ricordi, scusa. Una domanda davvero idiota-

Lis sorride, un sorriso vero, come se credesse che Theo avesse davvero sbagliato: -Non me lo ricordo, mi dispiace. Però mi ricordo che ho giocato da Cercatore. È qualcosa, no?-

Gli occhi di Theo saettano, e l'espressione sorniona fatica a non diventare un sorriso di trionfo: -Sul serio? Pensa. Anche Draco è stato cercatore-

-Sì, me lo ha detto- annuisce Lis, girandosi a guardare Draco, che le sorride di rimando.

Blaise finge un paio di colpi di tosse e porta alla bocca il bicchiere mezzo vuoto, svuotandolo irrimediabilmente e privandosi della scusa per il futuro.

Lis si lecca le labbra e poi lancia un'occhiata a Blaise, e poi su Theo, nonostante sia, dei due, quello che le ispira meno fiducia: -Voi... ehm.. non ricordate di avermi mai vista, vero?-

Blaise si schiarisce la voce e si alza, raggiungendo in pochi, ampi passi la bottiglia di whisky che riposa, ancora chiusa e al suo posto, in uno dei mobili lungo la parete. Draco deglutisce: -Le ho detto che abbiamo una teoria-

Lis guarda di nuovo Draco con aria paziente: -Sì, e non mi hai detto quale fosse-

Theo fa schioccare le labbra e finisce il suo shot di whisky in un colpo solo: -Vedi, Lis, la teoria che abbiamo, è che ti abbiamo vista eccome. Solo, tu non avevi questo aspetto-

Blaise, bicchiere di nuovo pieno, si riavvicina ma non si siede: -Se tu potessi raccontare qualcos'altro, qualsiasi cosa, credo che potremmo capire se abbiamo ragione o no-

Lis aggrotta la fronte: -Scusate, in che senso, non avevo questo aspetto? La guaritrice ha detto che non ho addosso nessun incantesimo. Questo è il mio aspetto-

Theo fa di nuovo il sorrisetto sornione: -Lis, i tuoi ricordi sarebbero diversi, se tu fossi stata un uomo?-

Lis si incupisce: -Certo che no, ma...-

-Loro credono...- viene in suo soccorso Draco, tenendola ancora per mano e guardando in quei profondi occhi verde foresta: -Che, forse, se non ti abbiamo vista, è perché eri diversa-

-Perché, credici. Ti avremmo vista- si intromette Blaise con franchezza che fa arrossire Lis, ma non la spinge ad arrendersi: -E quindi..?-

-Quindi- continua Theo: -forse eri un ragazzo, non una ragazza. I tuoi ricordi sarebbero diversi?-

Lis, che lo ascolta attentamente, riflette: -beh... No- ammette, per poi aggrottare la fronte e sorridere con aria incerta: -ma... Non dovrei saperlo, se sono una ragazza o un ragazzo?-

Blaise scrolla le spalle, e poi si piega sullo schienale del divano: -Non voglio sollevare argomenti spiacevoli, davvero, quindi, scusami in anticipo per quello che sto per dire- premette: -ma.. se uno ti cancellasse tutti i ricordi, proprio tutti, non credi che anche quella consapevolezza se ne andrebbe?-

Lis non interrompe, ma deglutisce con aria di chi non riesce a mandare giù la faccenda.

-Se ti hanno tolto ogni ricordo- continua Draco, la voce più dolce di quella dei suoi due amici, ma comunque lucida e ragionevole, non addolcita o zuccherosa: -come fai a sapere se ad un certo punto hai cambiato sesso?-

Lis spalanca gli occhi e sospira, continuando a fissare Draco.

Riflette per un po', e poi ridacchia, imbarazzata: -Wow. Imbarazzante...-

-Perché? L'importante è scoprire chi sei- ribatte Draco, facendo spallucce.

-Prova a dirci qualcos'altro- la incita Blaise: -magari ti abbiamo vista. Magari, tra tutti e tre, riusciamo a mettere insieme abbastanza dettagli da ricordare che eri, anche se eri un maschio-

Lis annuisce: -Non è come cercare un ago in un pagliaio?- chiede, l'espressione molto più sfiduciata rispetto a quella gioiosa che Draco le aveva visto in faccia poco prima, e si sente uno stronzo per essere in parte responsabile di quella perdita di buonumore.

-Forse no. Tu prova- insiste Theo.

Lis storce la bocca e si morde il labbro, pensando, cercando di ricordare.

-Facciamo così- dice Theo, sedendosi con le spalle piegate in avanti: -Ho una teoria, ok?- spiega alla ragazza.

-Tu sei quello che se ne è uscito anche con quella vecchia, vero?- indovina lei, e Theodore, di rimando, le risponde con un sorriso sincero che stupisce onestamente sia Draco sia Blaise, perché, insomma, Theo è un po' misogino, oltre che stronzo in generale, ed è raro vedergli quelle espressioni sincere addosso, con un estraneo, e soprattutto, con una estranea.

-Già- annuisce: -So che è un azzardo, ma... Dove dormono i Grifondoro?-

-Nella torre- risponde Lis, fronte corrucciata.

-Abbi pazienza, so che sono domande stupide, ma, accontentami. Quali sono i colori delle case?-

-Uh...- Lis si concentra, sforzandosi di ricordare: -Verde... Rosso e giallo. Verde e argento. Blu e...Blu e...? Blu e qualcosa, e... giallo e qualcosa. Ma non rosso. Rosso e giallo è Grifondoro-

-Giusto- annuisce Theo: -sapresti dirmi le altre coppie di colori a che casa appartengono?-

-Uhm... Non me lo ricordo...- Lis si sforza, scuote la testa: - non me lo ricordo, davvero-

-Non ti scusare, va tutto benissimo-

-Non capisco, perché sto ricordando? La guaritrice ha detto che non dovrei ricordare...-

-Tecnicamente, non stai ricordando chi sei, quindi, credo che stiamo girando attorno all'incantesimo che hanno usato. Che, a proposito, credo fosse uno dei soliti standard- aggiunge, guardando Draco.

Draco Malfoy, fermo immobile oltre la spalla di Lis, muto e cereo, tace e non commenta. Aspetta l'inevitabilità del destino e prega con tutto sé stesso entità la cui esistenza dubita.

Il Fuoco, tra tutti i momenti in cui potrebbe torturarlo, pare avere avuto pietà, e non lo sta prendendo per il culo, almeno ora.

-Ora, potresti descrivermi quello che si vede dentro alla torre di Grifondoro?-

Senza sapere come, Lis lo fa.

Ogni singolo particolare che esce dalla sua bocca contribuisce e a dipingere un'immagine che Draco, Blaise e Theo stesso ignorano se corrisponda al vero, perché nella torre non hanno mai messo piede, ma vengono descritti con il doppio della minuzia che Lis ha dimostrato, quando raccontava della Sala Comune di Serpeverde.

L'inevitabile conseguenza, è che Lis non è stata una Serpeverde, ma una Grifondoro.

L'altrettanto inevitabile conseguenza, è che Lis è stata la cercatrice dei Grifondoro negli anni in cui anche i tre ragazzi sono stati a scuola.

Draco si sente la testa leggera.

Theo si schiarisce la voce, poi da' un colpo di tosse, gli occhi che saettano sulla faccia di Lis: -Lis, scusa... fai un secondo così- e, mimando con una mano, Theo si scosta la frangia nera dalla fronte.

Lis lo copia.

Blaise lascia cadere lo shottino a terra, macchiando il divano, il bicchiere che rotola giù dai cuscini e a terra si incrina.

Draco non ha il coraggio di girarsi.

Theo da un paio di colpi di tosse, e poi deglutisce.

-Che c'è? Che ho di strano?- chiede Lis, innocenza ed ingenuità mista a preoccupazione.

Si volta verso Draco.

Draco vorrebbe non guardare.

Vorrebbe strapparsi gli occhi per non vedere.

Vorrebbe chiuderli, vorrebbe essere improvvisamente cieco, anche a costo di non vedere mai più, di non vedere mai più nulla, né il sole, né sua madre, né Lis stessa, né le belle cose che sono al mondo, perché lì, di fronte a lui, qualche centimetro sotto il livello dei suoi occhi, c'è la fatidica, maledetta, famosissima e famigerata cicatrice a saetta che è sempre stata sulla fronte di Potter.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aiuto, questo capitolo è stato un'impresa. Forse è troppo lungo. Spero non lo sia così tanto da dare fastidio.

Here we come! Sì, dai, lo so, lo sapevate. Eh beh, del resto, andiamo, è una Drarry! Come altro volevate andasse? ;)

Fatemi sapere cosa ne pensate. Recensite. Recensire serve a dirmi che vale la pensa continuare. Se... Se vale la pena di continuare, ovvio. Uh, Vale la pena di continuare?

 

A presto!

VQA

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Deus Ex Machina ***


Deus Ex Machina

 

Draco cammina avanti e indietro senza darsi tregua.

Come potrebbe fare altrimenti?

Di là c'è Potter.

Seduto sul divano, infilato dentro ad un incredibile corpo femminile di cui Draco, sì, è ora di ammetterlo, si è praticamente quasi innamorato, e senza sapere della propria effettiva, famosa identità, c'è Harry Potter.

Dietro ai profondi, grandi occhi verde scuro di Lis, in cui Draco si è specchiato fino a poco prima, dimenticando di respirare ogni volta che insiste con lo sguardo, c'è Potter, e non si ricorda di esserci. Pensa di essere solo quello che Draco e gli occhi verdi vedono, un corpo femminile, una donna, una ragazza. Lis.

Cerca di trattenersi dal gridare di frustrazione, come del resto sta facendo da ormai dieci minuti, ossia da quando quella cicatrice è apparsa sull'altrimenti perfetta, intonsa ed immacolata fronte di Lis, facendo stramazzare al suolo ogni possibilità che Lis non fosse, non davvero, non sul serio, Harry Potter.

Si ferma, in mezzo alla stanza.

Respira, spalle che si sollevano strette sotto alla maglietta e alla felpa scure, e si riabbassano con vigore, su, giù, di nuovo.

Respira, si dice, respira, coglione.

Lo sapevi.

Non è niente di imprevisto.

Lo sapevi.

Ok, non lo sapevi, ma ne eri fin troppo sicuro.

Quasi sicuro.

Lo sospettavi.

Sapevi, eri al corrente del fatto che la possibilità non fosse poi tanto remota.

Sei stato spaventato dall'idea appena ti è comparsa nel cervello, perché in fondo sapevi che non era solo un'idea. Perché adesso devi reagire così?

Respira, coglione.

Respira.

L'hai pure spaventata, cazzo.

Scommetto che l'hai spaventata.

Merlino, se sono un idiota.

Scommetto che è di là che piange.

Cazzo, Draco, complimenti. L'hai fatta piangere.

“Dolente di dover interrompere questo ameno teatrino di autocommiserazione...”

Per l'amor di Circe e di tutte le sue cazzo di puttane. Cosa diamine vuoi, tu?!

“Riportare un briciolo di sanità nel tuo cervello, moccioso umano ingrato. E stammi a sentire, invece di andare avanti a piangerti addosso e insultarti. Prima finisci con questa scenata, prima puoi tornare di là e assicurarti che la ragazza non stia piangendo.”

Uh. Non hai tutti i torti.

“Non ne ho nemmeno uno”

Cercando di calmarsi, Draco si siede sul bordo dell'elegante tavolo intagliato che ha alle spalle, gli occhi dritti verso il camino, in cui fiamme allegre e vispe crepitano e guizzano con decisione.

Hai ragione, devo calmarmi.

“Non capisco perché te la sei presa così tanto”

E' Potter, santo cielo. Come puoi chiedermi...

“No, no, fammi finire” lo interrompe il Fuoco: “Sapevi che si trattava di quel ragazzo, in realtà. Fosse solo perché ne abbiamo esplicitamente parlato io e te. Siamo già passati attraverso questa storia, no?”

Dove vuoi arrivare?

Draco si acciglia fissando il caminetto.

Il silenzio nel salotto sarebbe ingombrante, se lo notasse.

Blaise e Theo sono rimasti nell'altra sala, insieme a Lis.

Che, probabilmente, piange.

Per colpa sua.

Oh, santo cielo. Con Theo dovevo lasciarla?!

La starà facendo piangere di sicuro, se non lo sta già facendo per colpa mia.

“Draco, resta concentrato. Smettila di distrarti. Giuro, a volte hai l'attenzione di un uccellino. Dopo un secondo, sei già da un'altra parte”

Mi stai facendo la predica?

“Anche questo è cambiare argomento”

Draco incrocia le braccia al petto e no, nossignore, non fa nessuna smorfia infantile. Va bene, una forse la fa.

L'entità soprannaturale che Draco Malfoy sente nella testa trae un sospiro che pare un proemio ad un discorso lungo, e poi comincia con affettuoso paternalismo, un tono che Draco ha tollerato in poche voci, ma che al Fuoco è disposto a perdonare.

“Lis ti piace. Lo abbiamo ripetuto fino alla nausea. Cioè, la nausea sarebbe venuta a me, se potesse venirmi. Giusto?”

Giusto, la nausea o che mi piace?

“Che ti piace”

Draco si morde l'interno di una guancia, lanciando alle fiamme un'occhiata reticente e insofferente: Sì, sì, lo abbiamo detto.

“Lis ti piacerebbe anche senza tette”

Non lo sai, obbietta Draco: Non lo so nemmeno io.

“Draco, te lo dico con tutto il bene che ti posso volere, fidati di me. Ti piacerebbe lo stesso”

Non mi piacciono gli uomini.

“No, lo so. Per questo ti sei sbaciucchiato il tuo amico Blaise, vero?”

Draco sgrana gli occhi grigio chiaro e impallidisce.

O meglio, impallidirebbe, se fosse di un incarnato appena più scuro da permettere di notare che l'espressione livida e incredula è accompagnata anche da tale fenomeno chimico.

Che cazzo hai detto?!

Il Fuoco fa una risatina: “Dimenticavo, lui se lo ricorda, ma tu no. Va beh, sono sicuro che il tuo amico Theo lo sa, e potrebbe confermare. Blaise negherebbe con tutto sé stesso, ne sono sicuro, quindi, non ha senso neppure provarci”

Draco spalanca la bocca, e la richiude, senza riuscire a concentrarsi su un unico pensiero per quasi dieci secondi dopo la notizia.

Cosa diamine sai?

Cosa è successo?

Cosa ho fatto, e perché non ne so niente?!

Il tono è stridulo persino per un pensiero, ma, eh, pazienza.

“Oh, dai. Eri ubriaco marcio, e il tuo amico un po' meno. Un bel po' meno, ma probabilmente lui ha incolpato l'alcol, e continuerà a farlo fino alla fine dei suoi giorni. Ora, non perdiamo di vista il punto, Draco. Gli uomini non ti fanno poi così schifo.”

Ma... Ma...

“Attenzione da uccellino. Sei tremendo”

Cosa... cosa c'entra adesso?!

“Oh, adesso mi stai di nuovo a sentire” il Fuoco ridacchia alla sua stessa provocazione, e continua: “Lis ti piace, e ti piacerebbe anche se fosse un uomo. Quindi, ti piace anche se è Potter”

Ma... ma... Tu non capisci. Passi che mi sono limonato, e non lo sapevo, Blaise. Passi che potrei volermi fare Potter. Insomma, Lis è una gran figa... Spero solo di potermelo scopare anche in questo corpo, se proprio deve cambiare e tornare un uomo a tutti i costi, come immagino vorrà fare. Il problema è che, ecco... Lei non sa di essere Potter. E Potter mi odia.

“Oh, benedette stelle di entità lontane mai troppo vicine quando ti servono. Vuoi per piacere, di grazia, per cortesia sostituire l'ultima tua uscita con una qualsiasi frase più sensata? Prometto che farò finta di non avere sentito la prima” commenta imbronciato il Fuoco.

Ehi. È la verità. Se tu sapessi...

“Draco” il Fuoco interrompe con urgenza, e anche con una certa aggressività: “Non cercare di fregarmi. Non dimenticare che sono nella tua testa. Io SO che cosa pensi. SO che cosa è successo. Come so bene che, se proprio non hai mai pensato di portarti a letto Potter o un qualsiasi altro uomo, a pomiciartelo ci hai pensato più di una volta”.

Draco non nega.

Come potrebbe?

Lui e Potter non si sono mai sopportati, ma, ehi. L'onestà è una brutta bestia, più un difetto che una virtù, tranne che con sé stessi. E a sé stesso, se deve essere onesto, tocca ammettere che c'è più di un motivo se l'amicizia negata e il pessimo rapporto con Potter gli sono sempre bruciati, in tutti quegli anni.

Primo fra tutti, il fatto che Draco si sia sempre chiesto perché il Salvatore del Mondo Magico avesse quel viso così delicato, gli occhi così belli, e quella bocca, che, ehm. Beh, a dodici anni non pensava certo a quanto fosse perfetta per farcisi spompinare, ma, ecco. Potrebbe avere avuto qualche fantasia in cui baciava il suddetto Grande Eroe in modo molto poco... disinteressato.

Si porta una mano agli occhi e li chiude, come se potesse nascondersi dall'amara verità.

Mi piace Potter.

Mi piace Potter.

Sono gay?

“Beh, se posso dire la mia, direi che sei più bisessuale che gay. Mi sembra che le donne ti piacciano eccome, no?

Beh, sì. Tanto che, se Potter restasse nel corpo in cui è adesso, ne sarei ben felice.

“Ecco. Vedi? E allora, non perdere tempo con le definizioni. Torna di là. C'è una certa bellezza con gli occhi verdi che aspetta di essere consolata da te”

Ma Potter mi odia.

“Oh, per l'amor.... Senti. Primo: non ne sei sicuro, quindi smettila di arrivare a conclusioni affrettate. Ti ha salvato da una stanza in fiamme, pensando che saresti morto! Secondo, e no, non mi interrompere. Ush! Zitto. Dicevo, secondo: hai mai pensato che lui potrebbe essere convinto della stessa cosa, cioè che lo odi tu? Non è che ti sia mai comportato in modo molto amichevole. E non arruffare le piume, so che stai pensando a quella maledetta volta al primo anno, la prima volta che l'hai visto. Beh, ammettilo. Chiunque ti avrebbe risposto come ha fatto. Non perché sia stronzo, ma perché non è una faccia di cazzo leccaculo. Dovresti solo esserne contento”

Ehi, adesso, vacci piano...!

“Proprio no. Terzo, e forse più importante... Ti rendi conto che Lis non ha la minima idea di chi sia Potter?”

Draco toglie la mano dagli occhi con movimento brusco, e spalanca gli occhi di nuovo: -E' vero- mormora, fissando il fuoco nel camino: -Cazzo, hai ragione!-

“Certo che ho ragione. E non parlare ad alta voce, sembri uno stupido che parla da solo”

Draco si raddrizza e mette le mani sui fianchi, riprendendo a camminare.

Come diamine la risolvo questa faccenda?

Deve spiegare a Lis chi era. Deve farle sapere che in realtà lei è Harry Potter.

Già che c'è, dovrebbe anche contattare gli Auror, e fare loro sapere che Potter è stato trovato, è sano e salvo, e, beh. Magari possono essere di aiuto, per risolvere le complicazioni sorte lungo il tragitto.

Il piano di vendicare Lis e la promessa di ritrovare Potter, d'un tratto, coincidono.

Per salvare Potter, deve vendicare Lis. Oh, questa sì che è una bella notizia, una piacevole, fantastica giustificazione morale e persino politica al bisogno di vendicare l'affronto, e il resto, perpetrati nei confronti della bella ragazza di cui si è invaghito.

Che, essendo Potter, rende la cosa ancora più pressante.

Non si tratta solo di vendicare una bella donna, ma anche di prendere dei figli di puttana che hanno stravolto la vita di uno dei maghi più importanti del Mondo Magico moderno, e che, per quanto Draco sia sempre stato riluttante ad ammetterlo, merita almeno una buona parte del prestigio di cui gode. A differenza di Draco, che la merita tutta, ma va beh, questo è un altro discorso, e lui non deve divagare, come il Fuoco lo accusa spesso di fare.

Restare concentrato...

Deve tornare di là, sì.

Scusarsi con Lis per essersene andato come una furia, in modo poco cortese e anche offensivo. Sperare di non averla spaventata, altrimenti, addio fiducia, addio bel clima che si era appena instaurato tra loro. Addio a quel qualcosa di caldo, profondo e piacevole che sentiva il bisogno di difendere e proteggere.

Non sia mai.

Per quanto quel qualcosa di misterioso lo spaventi, non intende lasciarselo scappare.

“Questo è parlare. Riportaci di là, ragazzino”

Draco annuisce al vuoto, e torna a grandi passi nel salotto azzurro, dove Lis, ancora sul divano, ha le lacrime agli occhi, e stringe mani dalle nocche bianche attorno ad un bicchierino da shot con poche dita di liquido ambrato.

Draco quasi si immobilizza, piede per aria, saliva deglutita solo per metà, quando coglie quegli occhi verde foglia bagnata che traboccano lacrime che testardamente vengono gtrattenute.

Oh, che gran bastardo figlio di puttana che sono.

Con tante scuse a mia madre.

Si lecca il labbro inferiore, e, ignorando Theo e Blaise che smettono di confabulare vicino alla finestra, raggiunge le ginocchia di Lis, i capelli scuri ad incorniciare la cicatrice che ha fissato per tutti quegli anni, su un viso che non è poi così diverso da quello che adesso vorrebbe accarezzare.

Si inginocchia ai piedi di Lis, e la ragazza automaticamente apre le gambe per permettergli di avvicinarlesi ancora di più, accoccolandosi fra le sue ginocchia divaricate.

La fiducia che continua a riporre nei suoi confronti è incredibile, lo colpisce come un pugno allo stomaco, con un'intensità a cui non è né abituato né preparato, e che pare invece accompagnare quasi ogni sguardo che quegli occhi verdi gli rivolgono.

Draco prende fiato, e le mani di Lis nelle proprie.

Cerca le parole, tenendo gli occhi bassi, sulle loro dita intrecciate, e poi lo alza, con un certo timore, grigio ad incontrare verde perfetto.

-Lis, mi dispiace di avere reagito così. Sono stato davvero uno stronzo. Scusami-

Se lo sentisse Potter.

Insomma, consapevolmente.

Cioè, dai. Sta venendo un mezzo infarto a Blaise e Theo, che pure, essendo suoi amici intimi (Blaise, a quanto pare, persino in più di un modo... oh, Merlino, no, non fateglici pensare), sono già più abituati a sentirgli chiedere scusa. Ogni decade e mezza, o quasi.

Lei stira appena le labbra, ma non va molto lontano, e certo quello che ne esce non assomiglia ai sorrisi radiosi con cui ha disintegrato, poco prima, la maggior parte dei neuroni che dovevano essere rimasti nel cervello di Draco.

Ecco perché poi se n'è uscito con quella mossa del cazzo. Li ha persi, i neuroni.

-Mi hai fatto spaventare- confessa la voce fioca di Lis, che pure si sforza di controllare il tremito ed il pianto: -non ho la minima idea di cosa sia successo. I tuoi amici dicono che è per la cicatrice. Non mi sembrava così brutta... Io non l'avevo neppure vista, fino a poco fa. Ti ha fatto impressione?-

Pensa che …?

Oh, Circe.

Draco le sorride, un sorriso piccolo, ma sincero: -No, no, per niente. Anzi. E se non l'hai vista, è perché non ce l'avevi, fino a poco fa, te lo assicuro-

-Ma perché...-

-Non per quello che pensi tu- la interrompe.

Deglutisce.

Deglutisce di nuovo, e poi si lancia: -E' che Theo aveva ragione. So chi sei. Quella cicatrice è la prova definitiva-

-Oh. E non sono chi ti aspettavi, vero?-

Lui sorride ancora: -No- ammette: -Proprio per niente. Cioè, in realtà lo sospettavo, ma non... -

'Lo temevo'?

'Speravo che no'?

Uhm. Come dirlo, senza implicare che il risultato non gli piaccia?

Senza farla sentire in difetto, per via di quella scoperta?
Theo interviene, avvicinandosi di nuovo alla coppia sul divano: -Il fatto è che avevamo ragione, Lis- la sua voce è lucida, fredda, ma non cattiva, e Draco non può che esserne sollevato. Si volta per seguire i movimenti delll'amico, che torna a sedersi accanto alla ragazza mora. Gli occhi blu scintillano, attenti e cauti, e l'espressione è indecifrabile. Blaise, ancora vicino alla finestra, non nasconde lo scetticismo che prova.

-Ti abbiamo detto che probabilmente in realtà sei un uomo. Avevamo ragione. Sei un ragazzo, e anche abbastanza famoso-

-Perché la cicatrice è comparsa adesso?- chiede Lis, senza vergognarsi, apparentemente, dell'aria da bambina che si rivolge all'insegnante che l'espressione che ha al momento le conferisce.

Non che la cosa intenerisca Theo. Per intenerire qualcuno, serve che questo qualcuno abbia un cuore... Ma è sufficiente a prolungare la sua pazienza e tenere le ostilità lontane dalla conversazione: -Credo sia stato il fatto che, prendendo l'argomento alla larga come abbiamo fatto, abbiamo suggerito al tuo inconscio cose che gli sono state fatte dimenticare. Temporaneamente, presumo, altrimenti, il tuo corpo non avrebbe reagito reimpossessandosi di una cosa come quella cicatrice. È come se avessero cercato di dire al tuo corpo che hai gli occhi viola, e d'un tratto di fossero tornati del tuo colore naturale, perché abbiamo parlato di colori, viola, e argomenti che hanno fatto da trigger-

Le labbra di Lis si stringono in un 'oh' pensieroso, e Draco stringe i denti schiaffeggiandosi mentalmente per l'assolutamente fuori luogo immagine di cosa passerebbe comodamente tra quelle morbide, vellutate, soffici, rosee e delicate porte verso il paradiso che sono suddette labbra.

-Cioè- interviene Blaise, avvicinandosi di nuovo, la bottiglia di Whisky incendiario salda in una mano e il bicchiere da shot di nuovo pieno: -tu credi che, qualsiasi cosa le abbiano fatto, sia reversibile, e si possa farla tornare uomo?-

Draco si trattiene dal fare una smorfia.

Theo annuisce: -Sì, e sospetto che sia stato una fattura, se è per quello-

Draco scruta il secondo dei suoi due migliori amici per qualche secondo con attenzione che non è solo specificatamente sua, ma che è anche ultraterrena e soprannaturale del Fuoco, finché entrambi arrivano alla stessa medesima conclusione.

-L'hai già visto fare- commenta ad alta voce, sicuro e senza bisogno di chiederlo.

Theo stira le labbra in una smorfia, e poi, proprio perché lui e Draco sono molto amici, ammette di sì, annuendo con la testa: -Sì, l'ho visto fare. So anche di che incantesimo si tratta. Il problema è che c'è poca gente a cui salterebbe in mente di fare una cosa del genere ad un proprio avversario-

Lis aggrotta la fronte ma non lo interrompe.

Draco è sicuro che Theo intenda la setta che ha visto bruciare ben Wilkinson.

-Incappucciati vestiti di bianco?- chiede.

Theo alza un sopracciglio: -Che ne sai tu?-

-E tu, invece?- ribatte Draco, pregando improvvisamente di non scoprire che il suo migliore amico è legato a quel tipo di matti scatenati, assassini incoscienti.

Theo scrolla le spalle: -Ho fatto affari con un tizio che mi ha chiesto diversi incantesimi che poi la setta ha sviluppato. Almeno, immagino lo abbiano fatto. Alcuni di quelli li abbiamo messi a punto insieme-

Draco si impone di impedire all'orrore di salirgli in volto.

Blaise non è così scrupoloso, e lancia a Theo un'occhiata incredula: -Hai collaborato con una banda di assassini per creare incantesimi che ammazzassero la gente?-

Il tono la dice lunga sull'implicito commento 'Theo, è troppo anche per te'.

-Ehi, è scienza. Mi sono ritirato, quando ho capito per cosa li avrebbero usati- protesta Theo, senza la convinzione che Draco vorrebbe vedergli negli occhi. Il dispiacere. Il senso di colpa, o anche solo un po' di vergogna. Invece no, a Theo non importa. Non importa davvero. Il sadismo, a quanto pare, è la meta inevitabile del cammino che Theo ha intrapreso.

-Almeno, ti sei tolto da quella gente- commenta con un filo di voce, e torna a guardare Lis, ora i suoi occhi, ora le loro mani nel grembo di lei.

-Draco- sussurra Lis, cercando gli occhi grigi e catturandoli con i propri verde profondo: -Se sai chi sono... Questa persona che sai che in realtà sono... Non ti piace molto, vero?-

Draco si è dato dell'idiota nelle ultime ore, questo è vero, ma non lo è così tanto da non capire dove stia andando a parare la bella donna adesso: -Lis, … sì, è vero. Ma non importa, mi prenderò lo stesso cura di te, finché ricorderai, e finché ti avremo fatta tornare come eri. Sempre che tu sia d'accordo-

Lei annuisce: -Ma... Forse dovrei dirlo a qualcuno. Voglio dire, questo qualcuno che sono... forse ho una famiglia che si preoccupa-

-Sei anche al centro di un'investigazione governativa, Lis- commenta con noncuranza Blaise: -ci sarà parecchia gente da informare-

Draco sospira: -Già, e sarà il caso di tenere comunque il numero il più basso possibile-

-Se stai pensando alla setta,- interviene Theo, fronte aggrottata: -lo sanno già. Glielo hanno fatto loro. Il che vuol dire... che le devi fare da scorta, e che non deve andare in giro da sola. Mai-

Draco non ha problemi in merito.

Ma poi si ricorda chi, oltre al professionale Auror Denver e al meno compito Auror Bright, deve avvisare la famiglia di Potter... che è orfano. La famiglia più vicina che ha, dunque, sono, rullo di tamburi, aprite il sipario, ebbene sì, i da lui tanto amati Weasley.

-Oh, cazzo- non riesce a trattenersi dall'imprecare.

Theo fa una risatina divertita, e Blaise gli fa eco: -Non te la prendere, Lis. Non ce l'ha con te. È che non gli va molto a genio la tua famiglia-

-No, direi proprio di no- ammette Draco.

Theo e Blaise scoppiano a ridergli in faccia, all'espressione che inevitabilmente gli sale negli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi!
Scusate l'assenza, non sono morta, ci sono, e la storia va avanti.

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi serve un po' di feedback.

Spero che il capitolo corto non sia deludente, soprattutto dopo l'attesa!

VQA

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Capitolo 11
*** Imprevisti, Inediti Sviluppi: Vorrei Essere Una Drama Queen ***


Imprevisti, Inediti Sviluppi: Vorrei Essere Una Drama Queen

 

C'è stato un periodo, Draco ha i brividi ogni volta che ci ripensa, in cui Pansy, entrata in quella fase adolescenziale in cui si crede che tutto il mondo, l'intero globo, volta celeste affollata di stelle e pianeti ed altri corpi celesti compresi, tutti quanti ce l'abbiano con il povero sfigato adolescente di turno, ripeteva di continuo 'il mondo fa schifo', declinato in vari modi analoghi, ma sempre riconducibili a tale mantra.

Ora, dal momento che lui e Pansy non solo sono nati nello stesso anno solare, ma addirittura hanno pochissimi mesi di differenza, gli ha sempre dato fastidio, e anche fatto una certa impressione, come il carattere di Pansy tendesse esageratamente al drammatizzare ogni singolo, piccolo evento vagamente negativo, e a trasformarlo in un sintomo di nefasto futuro e cataclisma incombente. Famiglia, si è sempre detto. Famiglia, carattere, educazione. Se Draco si fosse permesso di lasciarsi andare a certe uscite che Pansy Parkinson si è concessa, in pubblico, nonostante avesse già l'adulta età di tredici anni, suo padre gli avrebbe mollato un ceffone così forte da farlo continuare a girare su sé stesso fino al compimento della maggiore età. L'apparenza, la forma, innanzitutto. L'aspetto, il rispetto di ciò che è proprio, di ciò che ci si aspetta da un Malfoy, è quanto più va difeso secondo il codice di comportamento di ogni Malfoy, secondo quello che gli ha insegnato suo padre. E, per dirla tutta, il vecchio Lucius Malfoy ha preso qualche cantonata, di cui Draco in primis non smetterà di accusarlo, e speriamo che non tiri le cuoia in prigione perché, oltre ad avere a cuore la vita di suo padre, Draco muore dalla voglia di urlargli addosso un po' di rabbia repressa che il patriarca gli ha fatto accumulare negli ultimi anni. Oh sì, una bella sfuriata, e poi ripristineranno lo status quo, e Draco farà di nuovo finta di essere il bravo figliolo fedele alle regole della famiglia, tutt'altro che l'erede già pienamente in grado di badare alla famiglia, al nome, e anche ai genitori ormai attempati.

No, Draco, nonostante ne abbia passate di cotte e di crude, non si sarebbe mai permesso le uscite infantili a cui si è abbassata Pansy, i 'il mondo mi odia' e i 'il mondo fa schifo' conditi di pianti isterici, perché, in questo, suo padre ha avuto ragione, a difendere la visione che ogni Malfoy deve avere della cosa.

Però, ecco, se deve pensare che, per colpa dell'adorabile Lis, che in realtà è il da lui un tantinello meno adorato Harry Potter, gli toccherà interagire con i Weasley, trattenersi dal piangere con tanto di isteriche strilla 'no, non voglio, il mondo è brutto' è improvvisamente più difficile. Perché, dai. Prima Potter in versione femmina con tanto di amnesia super. Poi questa. Che altro lo aspetta? Ha seriamente paura di chiederlo alla sorte, nel timore che quella gran puttana gliene stia preparando una ancora peggiore.

Sospira.

Lis ha chiesto di avvisare la sua famiglia.

Non sa di non averne una, e non sa chi siano, quelli che normalmente indicherebbe come i sostituti dei suoi veri genitori. Non sa che quella stirpe di capelli di quel pessimo colore, incastrati su facce dai lineamenti da paesano e occhi verdi o blu che non dicono granché, rappresentano per Harry Potter una famiglia, e per Draco Malfoy una delle entità contro cui ostinarsi a battersi.

Draco sospira.

Lis ha chiesto che siano avvisati.

Come può opporsi?

Non che la ragazza se ne accorgerebbe, se Draco non lo facesse, in realtà; se le mentisse, e le dicesse che sì, li ho informati, e invece acqua in bocca. Ma poi Potter, vuoi nella sua forma di uomo, vuoi in questa così attraente nuova veste, lo verrebbe a sapere, e, insomma. Di astio e odio nei suoi confronti il Grande Eroe ne prova già abbastanza, senza che Draco contribuisca ad alimentarlo.

Sospira una terza volta.

-Eddai- si lamenta Blaise, lanciandogli un'occhiataccia che chiede pietà dal divano su cui si è lasciato cadere: -ora basta, con l'aria da attricetta afflitta, eh-

Draco si imbroncia stizzito, poi nota le lunghe gambe di Blaise accavallate con noncuranza, caviglia destra sul ginocchio sinistro, braccia stese lungo lo schienale del divano, e, sì, maledizione, ebbene sì. Arrossisce.

Sperando di riuscire a nasconderlo, inclina appena la testa lanciando al migliore amico uno sguardo di sottecchi: -A proposito...-

Gli occhi annoiati di Blaise, azzurri e grandi, salgono dal pavimento dove sono caduti a quelli grigio chiaro di Draco, in un silente invito a continuare a parlare.

-Senti un po', Blaise-

Un sopracciglio biondo chiaro si alza, come a dire, 'ma sei scemo? Non vedi che ti sto ascoltando?', e Draco lo ignora. Si volta, girandosi a guardare l'amico seduto dritto in faccia, approfittando del dislivello di altezze fra loro che le due posizioni creano.

Draco è alto. Anche Blaise. È l'unico, o uno dei pochissimi, ragazzi o uomini che riescono a fissare Draco Malfoy negli occhi senza dovere piegare il collo, e, davvero, non ce n'è molti. Cosa di cui Draco è sempre stato orgoglioso. Purtroppo, Blaise, oltre che alto tanto quanto lui, è anche decisamente più grosso. Non si può avere tutto, del resto, no?

Da seduto, la testa di Blaise arriverà più o meno al petto di Draco.

Ci sono almeno due metri fra loro, uno seduto sul divano lungo la parete, l'altro, posa ormai usuale per lui, appoggiato al tavolo di ebano intagliato in mezzo alla sala. Eppure, la consapevolezza di quella scoperta fa sentire lo stesso Draco in imbarazzo, come se stesse torreggiando sull'amico molto più da vicino, con il rischio che, se piegasse le ginocchia, gli finirebbe in braccio.

Merlino lo scampi.

Da sobrio, quanto meno, visto che, a quanto sembra, da sbronzo l'ha già fatto.

Chissà cosa altro ha fatto.

È proprio curioso di saperlo.

-Prima stavo parlando con il fuoco- dice, prendendola alla lontana: -e, sai, mi ha detto una cosa davvero interessante. Mi tocca credergli, perché io non ho ricordi di quella volta, visto che avevo bevuto come non mai...-

-Oh- commenta Blaise, sogghignando sornione: -Vuoi dire 'quella' volta- e sghignazza, calcando sul dimsotrativo.

Assolutamente ignaro di quello che il Fuoco ha detto a Draco, evidentemente.

-Già. Hai presente, quella volta di cui non mi ricordo proprio un accidente, e che mi avete detto è solo bene che non mi ricordo-

-Quella dove ti sei limonato Pansy davanti ad Astoria, Astoria davanti a Pansy, e poi tutte e due insieme, davanti a noi?- rincara Blaise.

Draco si costringe a non arrossire.

Oh, santo cielo. L'ho fatto davvero? Che imbarazzo. Davanti a chi? Chi c'era? C'era Blaise, Theo, Greg e Vincent, le due Greengrass, Pansy... Chi diamine altro c'era? Non poteva esserci tanta altra gente, eravamo in camera mia, di Theo e Blaise...

Si acciglia.

Mi sta facendo distogliere l'attenzione dal punto pericoloso, o mi sbaglio?

Draco sogghigna di rimando: -Beh, poteva andarmi peggio, no?-

Blaise fa un'espressione scettica: -Ah, sì, c'erano sempre Greg e Vincent-

Ugh.

Merlino, il disgusto.

Oh, Circe, vomito.

Basta, non pensarci, Draco, non pensarci...

Pur senza nascondere il brivido di disgusto che gli sale, continua a fissare gli occhi azzurro scuro di Blaise con attenzione: -O potevo farmi te. Theo non credo, perché non ce lo vedo a farsi piantare la lingua in bocca da qualcuno che non vuole-

-Magari avrebbe voluto- ribatte Blaise.

Che è già un ammettere che qualcosa fra loro due è successo.

“Sono ferito, Draco. Davvero non ti fidavi della mia parola?” chiede il Fuoco, con finta afflizione.

-Blaise- Draco insiste, fissando l'amico negli occhi: -perché non me lo hai mai detto?-

Blaise Zabini è una perfetta faccia di culo, soprattutto quando vuole, quando gli fa comodo, quando deve trarsi d'impiccio. Tipo ora. Sbatte le palpebre, e, con innocenza assolutamente sorprendente, continua a fare lo gnorri: -Scusa, ma cosa?-

-Lo sai, cosa. Ho chiesto apposta a Theo di aspettare di là-

-Pensavo gli avessi chiesto di aspettarti perché volevi scoprire cosa sa di quella setta che ce l'ha con Potter-

-Certo, ma soprattutto volevo evitare di fargli sapere cosa ho fatto. O cosa hai fatto tu, non so come sia andata-

Blaise regge il suo sguardo.

Il sorrisetto si restringe e Draco può vederlo riflettere, decidere che il segreto non vale il rischio di litigare. Per cosa, poi?

Esita.

Draco corruga la fronte: -Se lo avessero visto anche gli altri, me lo avrebbero detto. Se anche solo ci avesse visti solamente Theo, ci avrebbe preso per il culo a volontà-

-Non l'hanno visto- mormora Blaise, la voce che cala drasticamente.

L'espressione è illeggibile, e Draco prova per un secondo l'impulso di chiedersi cosa stia succedendo.

Blaise deglutisce: -Eravamo già soli. Theo non c'era. C'eravamo solo io e te-

Draco si lecca le labbra.

Aehm.

Cosa si dice in questi casi?

-Com'è andata? Perché non me lo hai mai detto?-

Non so neanche se mi è piaciuto.

Oh cazzo, e questa da dove diamine è arrivata?!

Blaise sogghigna: -Ti sei addormentato subito dopo. Non ti ho mai visto collassare così. La mattina dopo non ti ricordavi niente, e ho preferito evitare di dirtelo, punto-

-E non me l'avresti detto perché...?-

-Oh, andiamo!- sbotta Blaise: -era imbarazzante, ok? Non mi è mai successo, né prima né dopo, di essere così arrapato e disperato da farmi il mio migliore amico, maschio- enfatizza il genere: -pur di farmi qualcuno. Ti pare che mi metto a raccontarlo?- ammette, le guance che si colorano di imbarazzo vero, a provare la veridicità di quello che dice.

Beh, come dargli torto.

-Uh. Non ti do torto- ammicca Draco: -va bene, ok. Non ne parliamo più-

-Ecco, bravo- Blaise si alza dal divano: -Senti, devo andare adesso, devo vedere Daphne tra un paio di ore. Fammi sapere cosa ti dice Theo, ok? E anche se vi serve una mano con Potter. Dubito, però... Fammi sapere. E, Draco...- gli punta contro un dito, millimetri fra lui e il suo petto: -non incazzarti davanti a lei. Neanche per colpa dei Weasley, d'accordo? Ci è davvero rimasta male, prima, quando te ne sei andato-

Draco sospira: -Sì, l'ho visto-

-No, non l'hai visto. Ha proprio pianto, mentre eri di là. Ok che in realtà è Potter, e di Potter me ne frega il giusto, cioè niente, però quella che abbiamo di fronte adesso è una donna. Un'altra persona. Una che non ha idea di essere uno stronzetto egocentrico, in realtà-

Oh Circe, perché provo l'impulso di difendere Potter?!

-Quindi, non farla piangere-

Draco aggrotta la fronte: -Non sono certo orgoglioso di averla fatta piangere, che ti credi! È solo che se penso che dovrò parlare con quella manica di deficienti...-

-Lo so- lo interrompe Blaise: - e so anche che ti è venuto un infarto quando hai visto quella cicatrice. Ti credo, è venuto a me. Cazzo, è venuto a Theo! Davvero, ti capiamo- assicura, estendendo la solidarietà anche al terzo amico: -Però, vacci piano-

Draco annuisce, e accompagna Blaise al punto dove può smaterializzarsi da dentro Villa Malfoy.

Guarda il punto dove fino a pochi istanti prima c'era il suo migliore amico, e sospira una quarta, altra volta, aggrottando la fronte e mettendo le mani sui fianchi.

Non ha risolto un bel niente. Non sa perché qualche anno prima abbia baciato Blaise, né perché Blaise abbia baciato lui, né i dettagli della cosa, né tanto meno se gli fosse piaciuto. Nell'altro salotto ci sono ancora Lis e Theo, in attesa, e, esattamente come prima, gli tocca avvisare sia gli auror, sia i Weasley.

Sospira di nuovo.

E cinque.

 

 

Seduta sul divano su cui prima aspettava Theo e Blaise, Lis tiene le mani giunte in grembo e osserva con attenzione i movimenti di Draco. Il biondo continua a muoversi, irritando non poco il terzo ospite della stanza, e distogliendolo dalle sue solitamente perfette riflessioni, che ora Draco continua a disturbare.

-Draco, piantala di andare su e giù- sbotta Theo, lanciandogli un'occhiataccia: -Mi dai fastidio, non riesco a pensare. Chiama gli auror, piuttosto. Fa' qualcosa di utile-

Draco si ferma, e solleva un sopracciglio:- E da quando ti da fastidio vedermi camminare?-

-Da quando ho delle belle grane a cui pensare- risponde fra i denti Theodore Nott, l'espressione di assoluta contrarietà che si intona ai vestiti neri, ai capelli e alle sopracciglia scure, e ai profondi occhi blu notte.

-Mi dispiace creare tutti questi problemi- commenta Lis con tatto femminile, seduta nel suo angolo e con un piccolo sorriso sia per Draco sia per Theo.

Il che provoca, notiziona, attenzione, luci qui, prego, la più incredibile delle reazioni a cui Draco Malfoy abbia mai potuto dire di avere assistito, ossia, Theo che sorride a Lis, per una cosa che non fa per niente ridere, semplicemente per metterla a suo agio.

Ma allora ce l'ha, un cuore!

È normale esultare quando scopri una prova dell'umanità del tuo migliore amico?

-Tranquilla, Lis. Tu non c'entri niente-

Lei gli sorride di più, l'espressione sollevata che gli illumina gli occhi e il viso, e Draco potrebbe stare sentendo un pizzico di gelosia, sì, e forse non tanto un pizzico, quanto più una tonnellata, anche perché, maledizione, Theo quando sorride è bello tanto quanto Blaise, e forse lo sembra ancora di più, tanto rari sono i suoi sorrisi.

Maledizione.

-E' solo che mi mancano dei pezzi per capire cosa sta succedendo, e odio quando mi ritrovo a non potere trarre delle conclusioni che abbiano senso- le spiega, poi guarda Draco, si accorge, perché è Theo, di quello che gli passa per la testa, e sogghigna, ma non commenta. Piuttosto, preferisce cambiare argomento.

-Draco, chiama gli auror, è meglio. Prima lo fai, meglio è per tutti- suggerisce.

Lis aggrotta la fronte: -Auror?-

-Sì, Lis- le spiega Draco: -ricordi quando Blaise ha detto che c'è un'indagine governativa in ballo per trovarti?-

-Vuoi dire, per trovare il... il ragazzo che in realtà sarei?- chiede lei, alzando un sopracciglio.

Draco potrebbe restare in contemplazione del suo viso, come è ora, per giorni interi. Sul serio.

Ok, forse è il caso di farsi controllare.

Con tutti quegli esami che di recente si sono messi a fargli, ci sarà un guaritore disposto a controllare che il suo cervello funzioni ancora normalmente, no?

-Sì, il tuo alter ego- rimarca Theo, venendole in aiuto.

-E tu che c'entri?- chiede Lis, fissando Draco con curiosità.

-Mi hanno chiesto di collaborare a cercarti-

Lei annuisce.

Non sembra piacerle come risposta.

-Che c'è?- chiede Draco, avvicinandolesi.

Lis, di nuovo, sposta le ginocchia per permettergli di inginocchiarsi sul pavimento accanto a lei. Gli piace farlo, ed è evidente che piace anche a lei. A quest'altezza, gli occhi dell'uno si incontrano perfettamente con quelli dell'altra, senza che nessuno dei due debba piegare il collo in su o in giù.

Draco non può trattenersi dal trovarlo tenero.

Theo, vicino a loro, probabilmente sta trattenendo a stento i conati di vomito, e solo per non rovinare il momento ai due piccioncini.

Questi sono i momenti in cui si apprezzano gli amici.

-Niente, è che mi fa strano quando mi dai del tu, parlando di... di lui. Del mio alter ego- ammette Lis, lanciando un sorrisetto nervoso a Theo quando usa l'espressione che lui le ha suggerito.

-Ma sei tu- obbietta Theodore.

-Sì, ma non so chi sia. E se non sono davvero quella persona?- ribatte Lis.

“Giustissima osservazione, ma, no, non ci sperare”

-Uh, Lis, se fossi in te non la prenderei come una possibilità, ma una certezza. Tu 'se' lui- obbietta di rimando Draco, sorridendole con gentilezza e prendendole una mano nella sua.

-Come fai ad esserne sicuro?- chiede lei.

Lui deglutisce.

Come dici ad una persona che non ricorda di odiarti, e che adesso si fida di te solo perché non ricorda di odiarti, che in realtà sei una specie di mezzo mostro che è sicuro della sua vera identità per via di suddetti, assurdi, inspiegabili super poteri?

Non suona molto bene nemmeno in teoria.

-Per lo stesso motivo per cui mi hanno chiesto di collaborare a trovarti. Cioè, a trovare il tuo alter ego- ammette.

Non vuole mentirle.

-Per lo stesso motivo per cui ti ho trovata in quella casa-

Fitta nei bellissimi occhi di Lis e Draco si da del deficiente per averle ricordato un particolare tanto spiacevole.

Davvero una gran mossa, non c'è che dire.

-Cioè?- chiede lei, decidendo di non soffermarsi a ripensare ai piacevoli particolari dello stupro.

-E' un po' complicato, Lis- interviene Theo, salvando Draco e riguadagnando ogni punto che la gelosia di prima poteva avergli fatto perdere: -non per via della tua amnesia, stavolta, quindi non fare quella faccia- altro sorriso di Theo.

Oh, ma che succede oggi?

Draco per un attimo ha il sospetto che quello non sia davvero Theo.

Aspetta un attimo...

“No, no, fidati. Ci ho pensato anche io, prima, ma ho controllato. È davvero lui”

Uh. ok, allora.

-La stranezza è colpa di Draco, non tua-

Lis alza un sopracciglio e torna a guardare Draco.

-Immagino che non vogliate spiegarmi di che si tratta...-

-Non adesso- conferma Draco, allo stesso tempo implicitamente promettendole spiegazioni in un vago e non meglio definito futuro.

Lis sembra pensarci un attimo, durante il quale continua a fissare gli occhi grigi di Draco, che rimane a guardarla come un imbecille, incapace di distogliere lo sguardo, incapace di fare altro che lasciare che lo fissi, e con quegli occhi penetranti sembra riuscire ad entrargli fino dentro ai recessi dell'anima, oltre le barriere che nel suo cervello solitamente lo proteggono dalle incursioni di chi cerca di addentrarsi nella sua testa.

Il verde lo fissa, lo fissa, lo fissa...

Draco ha improvvisamente un deja-vu, e ripensa a quando quegli occhi lo fissavano, da più lontano, da un capo all'altro della Sala Grande a scuola, e non può che pensare a quanto sia più bello, vederli così da vicino...

-Ok- dice infine Lis, spezzando, solo in parte, la bolla che ha avvolto Draco, sprofondandolo in questa dimensione alternativa di pace e perfezione indotta da quegli occhi, da quel buon profumo, e dalla presenza di Lis.

E riprenditi, cretino.

Si schiarisce la voce e si volta, alzandosi in piedi e chiedendo al Fuoco di metterlo in contatto con l'ufficio dell'auror Denver.

 

 

Kadmius Denver gli ha dato sin dal primo momento l'impressione di un gran lavoratore, preciso, meticoloso. Anche quel poco che ha visto del suo ufficio aveva confermato l'idea che Draco si era fatto della personalità dell'auror. Rivederlo, e rivedere una seconda volta l'ufficio, conferma nuovamente la primissima impressione iniziale. Ordine, competenza, efficacia, e se c'è qualcosa fuori posto, è roba che serve.

-Signor Malfoy- il tono è compito e calmo. L'auror resta seduto alla scrivania di legno su cui sta lavorando, leggendo pergamene dall'aria piuttosto vetusta, e spinge appena indietro la sedia per potere vedere con più agio Draco, nel camino acceso alla sua sinistra: -a cosa devo la sua chiamata?-

-Buongiorno, auror Denver. La disturbo, o può concedermi cinque minuti?-

-Per te, ragazzo, anche dieci!- si intromette il vocione tutt'altro che compito di Admontius Bright, gigante in plaid, jeans e barbone scuro che fa un certo contrasto, visto accanto allo sbarbato e più curato auror Denver.

Draco si trattiene dal fare un sorrisetto che è una via di mezzo fra un'espressione annoiata, uguale a quella che Kadmius Denver sta facendo in quell'esatto momento, e divertita, a sentirsi rivolgere, per l'ennesima volta, il tono gioviale e paternalistico con cui ogni auror gli parla, quando, evidentemente, si sofferma sul particolare della giovane età del Malfoy che gli sta di fronte.

Un atteggiamento che Draco non può che trovare irritante, fastidioso, e a volte davvero insopportabile. Sono davvero pochi i casi in cui non reagisce male. Uno è il Fuoco. Uno, a quanto pare, e lo stupisce perché non avrebbe motivo, apparentemente, di dimostrargli tanta tolleranza, è proprio l'auror Bright.

-Forse, in effetti, ci metterò più di cinque minuti. Vedete... Ho trovato Potter-

Alle spalle di Draco, il Fuoco gli permette di percepire la tensione che avvolge Lis, che le fa stringere le ginocchia una contro l'altra e per ricacciare giù la quale si mette a lisciare l'orlo dell'abito nero.

Si darebbe dello stupido per averla messa a disagio, ma, in realtà, non è nemmeno sicuro di cosa in particolare ce l'abbia messa, delle poche parole che ha detto. Forse è stato nominare Potter, o, per continuare ad usare l'espressione che ha suggerito Theodore, l'alter ego di Lis.

Denver e Bright diventano seri in un attimo. Bright, in piedi in mezzo alla stanza e che, quando Draco li ha chiamati, stava evidentemente spostandosi verso la scrivania del suo collega, si volta interamente verso il camino, mani sui fianchi ed espressione truce. Denver, sempre seduto, appoggia la pergamena e spinge di lato la sedia per dedicare tutta la sua attenzione al mezzo busto di Draco che vede spuntare tra le fiamme: -Ne è sicuro?-

-Assolutamente. È qui con me-

Bright (VEDI FINE) non ha, oh, ironia e gioco di parole, l'espressione più 'serena' che uno possa avere, nonostante il nome. Denver si acciglia: -Credo di non seguirla, Signor Malfoy. Le dispiace essere più chiaro? Ha trovato Harry Potter?-

-Sì, auror Denver. Ieri. Solo che non mi ero accorto che fosse lui-

-Ha un altro aspetto? Pozione Polisucco, trasfigurazione?- ipotizza Bright, con acuta puntualità, seppure brusca.

-No, o meglio, sì, ha un altro aspetto, ma causato da nessuna delle due cose. Suppongo si tratti di un'incantesimo, e non di una banale trasfigurazione. Se potreste raggiungermi qui, vi spiegherò volentieri di che si tratta. Anzi... Potrete vederlo voi stessi-

-Che significa?- Bright avanza di un passo: -Il ragazzo è lì con te? Potter è lì?-

-Sì, auror Bright, solo...- Lis alle sue spalle comincia ad avere paura, Draco può sentire il battito accelerare nel suo petto, e deglutisce: -Non ricorda niente, non sa chi sia. Inoltre, dal momento che ci sta ascoltando, perché è proprio qui alle mie spalle, vi chiederei, come dire, di usare un po' di tatto-

-Tatto?- echeggia perplesso Bright.

-Non il tuo solito da elefante, Admontius- lo rimbecca Denver, lanciandogli un'occhiataccia e poi tornando a fissare Draco: -Possiamo venire lì anche ora, se per lei non è un problema. E se... anche per lui non lo sarà vederci piombare lì-

Draco si volta.

Lis lo fissa.

È abbastanza ovvio che sta pensando, 'duh, ti aspetti che dica di no?', e Draco abbassa la voce, non tanto per non farsi sentire dai due auror dall'altra parte del camino, quanto più per contribuire a farle sentire quella sensazione di conforto e sicurezza che può permetterle di riflettere: -Non sei obbligata a dire di sì. Posso venire più tardi, o domani, o posso andare io da loro-

Lis riflette pochi secondi.

Accanto a lei, sullo stesso divano ma all'estremità opposta, Theo è una statua immobile e inespressiva, una che, a quanto pare, e Draco ne è molto felice, non trasmette neppure ostilità, o giudizi. Solo, aspetta, in silenzio.

Lis deglutisce: -Loro possono aiutarci, no? E conoscono il... il mio alter ego. Di persona-

-Già- conferma Draco.

-Allora, sarà bene che vengano qui- decide, abbassando appena il mento come se si stesse preparando ad una carica di tori imbufaliti, anziché alla visita di due auror. Beh, in effetti, se uno vede la stazza di Bright e quella sua barbaccia da taglialegna sessantenne... forse è comprensibile.

Draco si rigira e fa cenno ai due auror di oltrepassare il camino.

Le fiamme verdi avvolgono i due auror e li trasportano nel camino di Villa Malfoy, dal quale emergono piegando la testa per non sbatterla, nonostante il camino sia molto alto, abbastanza da permettere, di solito, persino a Lucius e Draco, di non dovere piegare la schiena. Quando si passa in due, però, gli spazi sono sempre più stretti, in effetti.

Denver sussulta, lasciandosi scappare un sospiro sorpreso quando i suoi occhi attenti trovano subito Lis, e, colta la cicatrice in un attimo, capiscono tutto. Bright, invece, nota prima Theo, aggrotta la fronte, le mani di Theo, ferme sulle sue braccia incrociate, si stringono appena, così come gli occhi blu, e poi l'auror si volta e capisce che Potter, l'amnesico Potter, è la ragazza.

-Per la barba di Merlino!- esclama l'auror più grosso, e Draco non riesce proprio a trattenere un sorrisetto.

Questa quasi se l'era aspettata.

Lis, a disagio sotto lo sguardo attento dei due auror, abbassa ancora di un centimetro il mento, non per esprimere paura, disagio o insicurezza, bensì ad esprimere una sicurezza che Draco non le ha ancora visto, nelle poche ore in cui può dire di averla conosciuta. Su Potter, invece, quell'espressione l'ha ben presente, eccome.

La ciocca di capelli neri che Theo le aveva chiesto di scostare dalla fronte cade in avanti, ricoprendo la cicatrice e schermando momentaneamente i profondi occhi verdi della ragazza, ma la cicatrice a forma di saetta è già stata ampiamente notata da entrambi gli auror.

Bright, che si è ripreso, ha l'accortezza di chiudere la bocca e il tatto di arrossire leggermente, per quanto la barba faccia un egregio lavoro nel nasconderlo. Denver fissa la ragazza cercando di trasmettere intenzioni innocue, e poco ci manca che alzi le mani per sottolinearlo.

Draco non può che sorridere alla reazione di entrambi.

Sembra proprio che Potter in dipartimento sia temuto, oltre che rispettato. La reazione di Denver fa pensare più a quella di chi sa di avere a che fare con uno dalle reazioni isteriche ed esplosive, e Draco proprio non ricorda Potter incline a nessuna delle due.

Si schiarisce la voce: -Signori, posso presentarvi... Lis? Lis, questi sono gli auror Denver e Bright. Sono gli auror incaricati di ritrovare... il tuo alter ego, e quelli che mi hanno chiesto di aiutarli-

Lis annuisce impercettibilmente, e si scosta la ciocca dalla fronte, ricacciandola deitro all'orecchio, e scoprendo così nuovamente la cicatrice.

All'auror Bright quasi viene un altro coccolone, a giudicare dalla sua faccia, ma stavolta tiene il becco chiuso.

Denver deglutisce: -Il Signor Malfoy ci diceva che non ricorda niente, neanche la sua identità- inizia con il solito fare calmo e pragmatico, ma educato: -è così?-

Lis annuisce.

-Posso chiederle di darci una vaga idea della quantità di quello che ricorda?-

-Niente. So che dovrei essere qualcun altro solo perché mi è stato detto. Oltre a, beh, il fatto di non ricordare nulla-

Denver annuisce, lanciando un'occhiata nervosa alla fronte della ragazza, e rimugina in silenzio.

Bright, mani sui fianchi, lancia un'occhiataccia a Theodore e poi torna a guardare Draco: -Come hai fatto a non vedere quella cicatrice, esattamente?-

-Quando l'ho trovata, non ce l'aveva- spiega semplicemente Draco.

-Mi faccia solo capire una cosa, Signor Malfoy...- interviene di nuovo Denver: -Quando mi ha chiesto la collaborazione degli auror per risalire all'identità di quella ragazza... Parlava di... Lis, dico bene?-

Draco annuisce.

-Lis?- l'auror Bright fa una smorfia: -Il nome da dove arriva?-

-Ci abbiamo pensato per comodità. Era sempre meglio di 'tu, estranea che non ricordi il tuo nome', non trova?- chiede Lis con sarcasmo e un sorrisetto assolutamente super sexy che strappa un sorriso divertito, e, ok, sì, insomma, potrebbe avergli fatto correre un brivido giù per la schiena e dritto in mezzo alle gambe.

Oh, Circe, la faccia che ha Lis in questo esatto momento, se non è una delle cose più sexy che abbia mai visto sulla faccia della terra, fulminatelo ora.

Anche Theo sogghigna, e stira le labbra una contro l'altra per nasconderlo.

L'auror Bright borbotta un 'oh, beh, immagino di sì' a mezza voce, e poi si schiarisce la voce: -E' solo... buffo, che ti abbiano dato proprio quel nome. Insomma, se lo avete pescato dal nulla...-

-A cosa si riferisce?- chiede la ragazza, aggrottando la fronte con curiosità.

-'Lily' era il nome di sua madre, Signorina... Lis- risponde Denver: -'Lily' e 'Lis' hanno lo stesso significato. Lo ha scelto lei?-

Lis scuote la testa.

Draco vorrebbe darsi dell'idiota.

Scemo. Scemo. Scemo!

Lo sapevi, che sua madre si chiamava Lily!

Che cosa ti è saltato in mente di darle quasi il nome di sua madre?!

Oh, santo cielo, che cosa... sinistra, inquietante e morbosa.

Fatti curare, Draco.

-E' stato un caso, ve l'assicuro- aggiunge Draco.

Gli auror lo guardano senza commentare, dopodiché Bright si siede ad una delle poltrone dirimpetto al divano: -Bene. Ripartiamo da capo, allora, e possibilmente mettimi al corrente di quello che a Kadmius hai già detto-

Draco fa cenno anche al secondo auror di accomodarsi, e prende posto di nuovo accanto a Lis, mettendosi fra leie Theo, schermandola quasi da tutti i presenti in sala.

-Prima, però, una cosa- Bright alza un indice, e punta occhi attenti, freddi e un tantino ostili in quelli blu e altrettanto freddi e altrettanto ostili di Theodore: -Perché tu sei qui?-

Draco, che non è poi così stupido come uno penserebbe dando retta alle sue sessioni di insulti auto proferiti, coglie il sottinteso, burrascoso pessimo trascorso tra l'auror e il suo migliore amico, e interviene in sua difesa: -L'ho chiamato io. Mi ha aiutato a risalire all'identità di Lis-

Denver lancia un'occhiata cauta al suo collega, ma non si può dire che dimostri molto più calore nei confronti di Theo, e, per una volta, Draco è sicuro che non sia colpa di Theo.

-Se tua figlia è viva, è merito mio, Bright. Ricordatelo- scandisce con freddezza la voce di Theodore, le braccia sempre incrociate e gli occhi blu molto, molto ostili: -Non è colpa mia se gira in pessimi ambienti-

-Pessimi ambienti, in cui giri spesso anche tu, eh?- ribatte velenoso l'auror Bright.

-Sbaglio, o è ancora viva?- rincara Theo, fissando gli occhi dell'auror con astio.

Draco deglutisce e non si intromette.

Lis gli lancia un'occhiata titubante che tradisce la curiosità che prova.

-Admontius- Denver appoggia una mano sulla spalla del collega e lancia un'occhiata carica di significato ora a lui, ora a Theodore: -Il Signor Nott ha ragione. Lascialo in pace. Oltretutto, non siamo qui per discutere delle sue frequentazioni-

Bright lascia cadere l'argomento, qualunque esso fosse, con una certa, più che evidente riluttanza, e ascolta in silenzio il resoconto di Draco e dell'auror Denver. Anche Theo non dice una parola, e Draco spera di avere la fortuna, più tardi, di riuscire a strappargli qualche informazione in più, oltre ai pochissimi dettagli che ha appena sentito.

Quindi, Theo ha conosciuto la figlia di Bright? In 'certi brutti ambienti'? E le ha salvato il culo?

Ugh, Theo, in che giri ti sei cacciato?

Lis non commenta durante il resoconto.

Cosa dovrebbe dire?

È palese a tutti che vorrebbe non dovere nemmeno ascoltare, e sia Draco che l'auror Denver usano più tatto possibile, per cercare di non sollevare particolari inutili e, soprattutto, inutilmente dolorosi, ma tutta la loro attenzione non le risparmia l'inevitabile sequenza di ricordi che le torna in mente.

Draco si ritrova a stringerle la mano in grembo prima di avere finito di raccontare.

-Quindi, una guaritrice sta seguendo l'evolversi della situazione? Bene, questo è decisamente buono- commenta Denver, che ad un certo punto ha tirato fuori un taccuino e una penna a sfera, aggeggio che Draco ha visto davvero poche volte, e ha chiesto il permesso di prendere appunti.

-Sì, ma questa mattina ha detto che non riusciva a spiegarsi perché non vedesse niente, nella mia testa, nessun... Ricordo che si sta riformando, per così dire- spiega Lis: -poi mi sono messa a parlare con Theodore, Draco e Blaise e... Beh, è spuntata questa- e indica la cicatrice.

Denver e Bright lanciano un'occhiata penetrante a Theodore, che dis-incrocia le braccia: -Credo che la conversazione, le domande, il sentire parlare di dettagli del suo passato abbiano fatto da trigger, portando il corpo a ribellarsi all'incantesimo-

Denver lo guarda scettico, ma non ostile: -Crede davvero che sia possibile? Che il corpo si ribelli ad un incantesimo?-

Theodore scrolla le spalle: -Non è certo molto diffuso, ma non impossibile. Potter, se è per quello, ha già dato prova di.. ah, come dire,- fa un sorrisetto ironico che dura mezzo secondo: -essere fuori dall'ordinario, quando si tratta di reagire secondo previsioni ad una certa gamma di incantesimi e fatture-

Draco aggrotta la fronte: -Sì, però... Non è che allora, di questo passo, semplicemente andando avanti a ricordare un particolare alla volta, giorno per giorno, potrebbe superare interamente l'effetto dell'incantesimo, e recuperare l'aspetto di prima?-

Theodore annuisce: -E' una possibilità, certo, però implica un sacco di tempo-

Denver annuisce: -Già, ma non vedo alternative. Un controincantesimo potrebbe addirittura rivelarsi dannoso, scombinando l'equilibrio interno della magia del ragazzo.. Pardon, della ragazza-

-Anche il cambio di genere non aiuta- sottolinea l'auror Bright: -No, è davvero meglio se restiamo ad aspettare che il cambiamento avvenga da sé. Non mi spiego come sia possibile, però. Qui si va oltre l'essere fuori dal comune-

-Potrei provare a indagare- si offre Theodore, e tre paia di occhi lo guardano sgranati, più quelli di Lis, che lo fissano senza capire altrettanto i sottintesi di quel suo offrirsi di collaborare.

-Su un piano teorico?- chiede Bright: -Potresti?-

-Scoprire perché reagisce così? Forse. Penso di sì, ma non ne sono sicuro. In realtà, una spiegazione scientifica al perché sia sopravvissuto all'Avada Kedavra iniziale esiste, ed è stata trovata. Con un po' di tempo, potrei trovare una spiegazione anche a questo caso, e il tempo certo non ci manca-

-Come indagine teorica, no. Invece, abbiamo fretta di prendere i responsabili, e non possiamo aspettare che il signor Potter, Lis, recuperi la memoria per farci raccontare cosa ha scoperto- osserva l'auror Denver, l'espressione pensierosa.

-Possiamo fare collaborare qualche esperto all'indagine, oltre a me, te e il ragazzo, Kadmius- propone Bright: -Se Malfoy qui continua a darci una mano, chiaro-

Draco annuisce:-Contatemi pure fra i vostri-

-Se gli Auror lo richiedono- dice Theo, l'espressione illeggibile, ma non ostile: -posso collaborare anche io, non solo per quanto riguarda la ricerca teorica. Del resto potrei... avere qualche idea su... dove cercare-

Bright fa un'espressione che Draco non esita a definire 'feroce': -Frequenti proprio bella gente, eh, ragazzo? Altri amici tuoi?-

-Non proprio- ribatte con fintissima noncuranza Theo:- Visto che hanno già cercato più volte di ammazzarmi-

Bright non demorde.

Denver guarda Theodore con attenzione: -Lei è un civile, Signor Nott. La sua collaborazione ci è preziosa, e lo è stata anche in passato, ma non possiamo permetterle di rischiare in prima linea. Soprattutto se ha già dei precedenti con questa gente-

-Apprezzo l'interesse, auror Denver, ma, se sono chi penso che siano, è gente abituata a riconoscere auror sotto qualsiasi aspetto voi prendiate. Lasciate che me ne occupi io. Raccoglierò solo delle informazioni, dopodiché potrete pensarci voi. Non ho certo voglia di espormi e rischiare di restarci secco-

Bright sbotta qualcosa di non ben comprensibile che suona tipo, 'figuriamoci, una pellaccia come la tua'.

Denver sospira: -Ho l'autorizzazione da parte del nostro superiore a gestire l'indagine a mio piacimento, per cui ho l'autorità di coinvolgerla. Dubito che serva, ma, mi permetta ugualmente di raccomandarle di prestare attenzione-

-Non si preoccupi, auror Denver. Come ho già detto, ci tengo alla vita- rimarca Theodore.

Draco si rende conto che è la prima volta che assiste a Theo impegnarsi direttamente, ad un livello così personale, per la vita di qualcun altro, e non può che trovare assurdo che lo stia facendo proprio per Potter.

Del resto, lui stesso sta comportandosi in modo molto poco usuale, proprio per il Salvatore.

Si trattiene dall'aggrottare la fronte.

A Theo piace Lis?

“No, cretino. Davvero non ci arrivi? Lo fa per aiutare te”

OH. hai ragione, non ci avevo pensato.

Bright sospira: -Abbiamo in mente qualcuno che può aiutarti a ricordare più in fretta, Lis, qualcuno che lavorerà con noi. Una mente davvero brillante, vedrai, sono sicuro che ti ci troverai benissimo. Oltretutto, è molto amica di... beh, tua. Di Potter-

Draco, mentalmente, fa una smorfia.

Di chi parla?

-Se non vi dispiace, vorrei anche far sapere alla mia... cioè, alla famiglia. Insomma. Di Potter. Del mio alter ego. Oh, avete capito- cerca di dire con la voce il più ferma possibile Lis.

Denver ammorbidisce l'espressione.

Nessuno ha il cuore di dirle che in realtà il suo vero Io è un orfano senza famiglia.

-Sicuro. Si tratta proprio di una delle persone a lei più vicine, Lis. Purtroppo, è sconsigliabile mettere al corrente tutta quanta la famiglia... Meno persone si coinvolgono, meglio è, e già così, troppe persone sanno cosa è successo. Queste due persone che abbiamo in mente, però, lavorerebbero comunque con noi-

Due?

Ma non era una sola, un attimo fa?

Theo aggrotta la fronte: -Due?- dà voce all'esatta domanda di Draco.

-Sì, Signor Nott. La Signorina Weasley è la nostra migliore Esperta di Magia Teorica, e sia lei che la Signorina Granger lavorano spesso con noi per risolvere questo genere di casi delicati. Oltretutto, entrambe sono molto vicine al Signor Potter, e passano per membri della sua famiglia. Anche il fatto che siano donne probabilmente aiuterà Lis. Sempre che lei non abbia nulla in contrario...-

-E' difficile averlo, se non ricordo chi siano- fa notare Lis, con un sorriso scevro di malizia e che dice solo quanto è stanca.

Draco, mentre pensa al fatto che, con quell'aria che ha, è proprio il caso di portarla fuori a prendere ancora un po' di aria, dopodiché, cibo, e poi a nanna, che più dorme e meglio è, e quando diamine si è trasformato in baby sitter ancora se lo sta chiedendo, ricaccia giù l'espressione disperata e la scenata isterica da bambino viziato che vorrebbe fare, al rendersi conto che tutta la situazione porterà presto a lui, più Lis, aka Harry Potter, a lavorare a stretto contatto con Hermione Granger e Ginny Weasley.

La cosa che lo consola, però, è notare la stessa espressione combattuta di dispiacere e amarezza dilagante che minaccia di salire anche sulla faccia di Theodore, corrompendo la maschera stoica che si ostina a reggere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccoci qua.

Dunque, il titolo. 'to be a drama queen' vuol dire fare un po' la prima donna, nel senso peggiore del termine. Per la serie, ah, il mondo odia solo me, ce l'hanno tutti con me, robe così. Oppure, può essere quando uno finge di essersi fatto male sul serio, quando sono solo cose da poco, per esempio, il nostro adorato Draco (beh, io lo adoro) nel terzo libro quando si lamenta per la ferita dell'ippogrifo. O nel secondo, quando finisce con il culo per terra giù dalla scopa, e pare che stia per morire. Drama queen è insomma un po' uno che fa la fighetta e se la tira, nel bene e nel male (ma di solito solo nel male), per attirare l'attenzione.

L'allusione/gioco di parole a Bright è perché significa tanto 'intelligente' quanto 'chiaro, luminoso, solare'. Quindi, l'idea qui è che, nonostante il nome indichi 'solarità', lui ha uno sguardo molto, molto, molto torvo.

Volevo mettere due note a piè di pagina ma avevo paura che caricandole su efp non le vedeste più, perciò... ve l'ho scritto qui.

Commenti? Feedback?

Vi preeeeeego, ditemi qualcosa, vi prego!!

(Ssj13, ti ADORO per lo sbatti che ci metti a recensire ogni santo capitolo) <---hint hint, gente!! Fate un po' come lei! No, va beh, anche non OGNI capitolo, però, dai. Vi preeeeego. Ditemi qualcosa.
Ah! Se notate errori... sappiate che generalmente scrivo, carico, e poi inizio a rileggere direttamente da efp (mi viene molto più facile trovare errori), e nei giorni dopo procedo a correggere i vari errori che trovo. Quindi, abbiate pazienza, ma sì, vi leggete ogni volta la prima copia di quello che scrivo, ed è per questo che a volte vi beccate certi refusi ed errori di battitura, e, lo so, sono fastidiosi, ma altrimenti non li noto. Scusate! (Anche per questo se me li fate notare sareste FAnTaSTIciIII)

 

Juuuust let me knooooow!

 

Va beh. Alla prossima!

VQA

 

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Capitolo 12
*** Corrispondenza ***


Corrispondenza

 

 

Finalmente solo.

Seduto nello studio di suo padre, il camino spento.

Le tende chiare alle finestre, il sole filtrato che entra debolmente.

La stanza in penombra, i mobili di legno scuro, la tappezzeria verde chiaro, del colore dell'erba bagnata nei primi giorni di primavera.

Le lampade con gli steli in oro e argento che possono piacere solo a suo padre.

Il soffitto affrescato con un motivo di notturno floreale.

Nel complesso, la stanza comunica la sensazione di fresco, ma non freddo, che potrebbe provare se uscisse sull'ampio balcone senza cappotto, sotto il timido sole di un qualsiasi pomeriggio primaverile, come questo.

Occhi grigi chiusi e una mano pallida a tenerli coperti, Draco è sprofondato in una delle grandi poltrone bianche dove solitamente suo padre siede, quando ha per la testa qualche guaio da risolvere. Le spalle contro lo schienale, le lunghe gambe distese avanti a sé, pensa.

Gli Auror Bright e Denver sono tornati alle loro occupazioni, probabilmente nel loro ufficio al ministero, qualche ora prima. Insieme a Theo, Draco ha accompagnato Lis di nuovo in giardino, per farle prendere un po' di aria nella speranza di rilassarla, e, possibilmente, convincerla a mangiare qualcosa, e poi, da solo, l'ha portata in camera sua, dove, grazie al cielo, dorme senza incubi.

'Portata' non è un modo di dire.

La caviglia ha ricominciato a farle così male che di fare le scale in salita non se n'è parlato, e a Draco non va molto a genio l'idea di sollevarla con un incantesimo, quando può sfruttare il pretesto per stringerla a sé. Anche lei non sembra contraria.

Theo se n'è andato.

Non gli ha dato modo di chiedergli a cosa si riferisse l'Auror Bright, ma Draco è riuscito comunque a ricavare qualche dettaglio dal suo silenzio, dall'ostinazione con cui si è rifiutato di permettergli di sollevare l'argomento.

A Theo brucia quella storia. Qualsiasi cosa sia successa, si vergogna. Probabilmente, si vergogna perché qualcosa lo mette in imbarazzo, non per qualcosa che ha fatto, e dunque perché rimpiange di averlo fatto. O detto. O testimoniato.

Cosa potrebbe mai spingere Theo a provare vergogna?

Cosa potrebbe spingerlo a rinnegare il principio secondo cui vive, agisce e respira da quando ha sei anni, e cioè, se ci hai pensato prima, è giustificato? Soprattutto, considerato che la cosa implica sempre che, di qualsiasi cosa si tratti, qualsiasi cosa progetta, Theo comunque la progetta, prima. Ci pensa. La pianifica.

Cosa mai potrebbe avere fatto?

Non ricorda quando è stata l'ultima volta che l'ha visto agire d'istinto.

Non saperlo lo incuriosisce, lo infastidisce, e lo fa anche preoccupare.

Che Theo si sia rifiutato così tanto di parlarne lo fa uscire di testa, spingendolo a sospettare di tutto.

Sospira, togliendo la mano dagli occhi e aprendoli.

In questo momento, il grigio delle iridi tende quasi all'azzurro, un colore molto più simile a quello di sua madre, e meno a quello di suo padre, un dettaglio che l'attuale patriarca Malfoy ha sempre trovato inquietante. Il colore degli occhi non dovrebbe cambiare, ha sempre detto.

Sei quello che sei, non puoi cambiare te stesso ogni due ore.

Buffo, detto da parte sua, considerato quanto Lucius Malfoy si sia sempre dimostrato volubile, sotto qualsiasi aspetto.

Quando all'età di sette anni Draco ha scoperto che nella famiglia di sua madre girano i geni di metamorfomagus, improvvisamente quell'ansia paterna gli è sembrata più chiara. Perché suo padre dovesse preoccuparsi dell'avere un figlio metamorfomago, però, non l'ha mai capito. La domanda acquista ancora più senso, peso e valore, ora che, anziché i geni di uno che può cambiare colore di occhi, capelli, o qualche altro dettaglio del proprio aspetto, si è scoperto che ha ben altra capacità.

Sua madre l'ha presa bene.

Ci ha messo del tempo, ma l'ha presa bene.

La paura iniziale, paura che tuttora non si è ancora del tutto sopita, non è paura 'di' Draco, quanto più paura 'per' il figlio che non vuole perdere.

Cosa penserebbe suo padre, invece?

Lo rifiuterebbe?

Si sentirebbe offeso, avrebbe qualcuna delle sue sentenze da conservatore xenofobo e bigotto da sparare?

O al contrario, e forse peggio, si sentirebbe esaltato al pensiero che proprio un Malfoy abbia ereditato simile tratto, spingendo Draco ad usare queste nuove capacità lungo un sentiero di gloria?

Scuote la testa.

Non ci tiene a saperlo.

Suo padre è in galera, e, come aggiunge sempre quando si ritrova a riflettere sulla questione, 'ben gli sta'. Per un po', almeno.

Alla porta bussano.

Draco quasi sussulta, la reazione umana intercettata dai sensi del Fuoco, che gli comunica una fulminea immagine dell'elfo piegato a metà in un inchino, accanto alla porta che si apre, prima ancora che gli occhi di Draco si siano girati, lo abbiano visto e messo a fuoco.

Agh. Odio quando lo fai.

“Però è utile. E ti calma”

Sì, ma è comunque stranissimo. Insomma, capiscimi. Non è molto umana, come cosa.

“Può darsi” concede il Fuoco, con una scrollata di spalle.

-Padroncino Malfoy- comincia la voce strascicata, nasale e gracchiante dell'elfo piegato sulle proprie ginocchia: -un gufo è arrivato portando una lettera per il padroncino- le mani verde scuro si allungano fin sopra la testa, porgendo fra le mani giunte una pergamena arrotolata.

-Hai visto chi la manda?-

Draco si stupisce della propria voce arrochita.

Ha passato così tanto tempo chiuso in questo studio?

Che ore sono?

-L'Auror Denver, padroncino Malfoy-

-Va bene. Lasciala pure sul tavolo- ordina Draco, la fronte aggrottata ma la testa troppo stanca per perdersi di nuovo in un'altra riflessione impegnativa come tutte quelle che si sono appena susseguite per, a quanto pare, almeno un'ora e mezza.

La creatura obbedisce, e si allontana sempre senza sollevare la fronte dalle gambine verdi e dallo straccio sudicio. Richiude la porta dello studio davanti a sé, una volta uscito, e Draco fa caso, per la prima volta, a quanto poco rumore facciano gli elfi domestici di casa sua quando si muovono. L'unico suono che gli ha mai sentito fare è quello scalpiccio di piedini sul pavimento, soprattutto sulle scale di marmo dell'ingresso, quando si affrettano e corrono.

Dobby a volte non faceva neppure quel minimo rumore. Trinxy, l'elfo femmina che adesso serve la famiglia Malfoy, è stata promossa di ruolo e serve la casa padronale da quando l'elfo traditore precedente avrebbe, secondo Lucius Malfoy, tradito la famiglia, facendosi liberare con un tranello. Trinxy ha passato la prima settimana con l'espressione più nervosa che Draco avesse mai visto su una creatura senziente, ed è stato il primo momento in cui si è chiesto se quella schiavitù sia davvero così giusta, inevitabile, da dare per scontata.

Dobby non gli manca, non gli è mai mancato. Dobby era solo un elfo come tanti. Anche se ogni tanto aveva, negli occhi verde e grigio acquosi, un lampo di qualcosa, e quel qualcosa deve essere quello che lo ha spinto a dare un senso alla sua vita, a spezzare catene secolari, e ad allearsi con Potter in una guerra tra maghi. A chiamarsi 'libero'. Era lo stesso lampo che poi Draco sapeva avere come conseguenza una qualche sorpresa in camera sua, quando era piccolo, e che lui ha sempre dato per scontata.

La sua Nimbus riparata, quando l'ha rotta a dodici anni e non aveva il coraggio di dirlo a suo padre.

Dolci a non finire quando suo padre lo aveva messo in punizione per avergli risposto per le rime a dieci.

Il famoso premio di secondo classificato incorniciato e presentato come fosse un gran successo, alla famosa gara dove suo padre lo fulminò per non essere arrivato primo.

Dobby non gli manca, perché la verità è che lo ha sempre dato per scontato.

Trinxy è un bravo elfo. O una brava elfa, insomma, considerato che è una femmina, anche se, ugh, pensare che anche gli elfi domestici hanno un sesso gli fa un po' senso. Trinxy è una brava elfa, puntuale, zelante, precisa, ma non ha quel lampo che aveva Dobby. Trinxy esegue alla perfezione, ma non fa. Trinxy obbedisce e, quando si tratta di cose abitudinarie, previene anche, perché sa già cosa la famiglia si aspetta da lei. Dobby, però, avrebbe fatto di più.

Oh beh. Trinxy è riuscita a sopportare i mangiamorte e il Signore Oscuro in casa mia. Dobby non ce l'avrebbe mai fatta. Punti per Trinxy.

Draco si alza e in pochi passi raggiunge il tavolo dove l'elfa ha lasciato la pergamena arrotolata. La apre e la prima cosa che legge è la firma del mittente: 'K. Denver'.

Dunque. Vediamo... Signor Malfoy, come secondo gli accordi, la metto in contatto con la Signorina Granger, affinché possiate collaborare per il delicato caso di Lis. La sto informando proprio in questo momento dell'accaduto, e le anticipo l'intenzione da parte sua di vedere sia lei, sia la ragazza, al più presto. Mi prendo la libertà di informarla che sto anche mettendo al corrente la Signorina Weasley, così che possa cominciare a lavorare insieme al Signor Nott, per quanto riguarda la ricerca teorica. Distinti saluti, K. Denver. No, aspetta. Theo e la Weasley?

È preso da un attacco di risa così forte che inizia a ridacchiare e poi a ridere da solo, ad alta voce, fino a farsi venire le lacrime agli occhi.

Theo e la Weasley!

Theo!

Theodore Nott!

Theodore Nott e Ginny Weasley!

Oh, Merlino, è troppo bello per essere vero.

È troppo bello per essere vero!

Theo e la Weasley!

Theo la ucciderà.

O si ucciderà.

Cercando di riprendersi, Draco si asciuga con la manica della felpa le lacrime che ancora affollano l'occhio sinistro. Ripensa a Ginny Weasley.

A Theo manco piacciono le rosse.

Poi ripensa meglio alla ragazza in questione.

Uh, forse è da stabilire chi uccide chi, per primo.

Rilegge la lettera.

Le anticipo l'intenzione da parte sua di vedere sia lei, sia la ragazza... Bel modo di dire, tieniti pronto che quella si precipiterà qui e ti accuserà di tutto.

Aggrotta la fronte.

Questa poi. Di cosa mai potrebbe accusarlo la Granger?

Mica è stato lui a trasformare il Grande Eroe in una Eroina.

Non la sta neppure maltrattando, anzi. Se possibile, è vero il contrario, sta viziando Lis in ogni modo in cui è capace di viziare una bella donna. Giustamente, anche, considerato che la suddetta bella donna deve riprendersi da un passato fin troppo recente, fin troppo spiacevole.

Geme mentalmente.

Vedere la Granger.

Ha riso tanto di Theo, costretto a fare i conti con la Weasley, ma a lui è toccato di peggio.

Non perché Hermione Granger sia una mezzosangue. O meglio, non più per quello.

Non perché sia un'insopportabile so-tutto-io, con quell'atteggiamento da affamato di conoscenza che troppe volte scade nell'arroganza e nel peggiore atteggiamento da leccaculo.

Non perché sia sempre stata più brava di lui a scuola, e fanculo, sì, comunque gli brucia ammettere di essere secondo.

È che quella tipa, quella ragazza, quella donna... Lo fa sentire in colpa.

Parecchio.

Per quello che ha visto succederle nella sua stessa casa.

Per le urla che le ha sentito lanciare, sdraiata sul pavimento di marmo del salotto preferito di sua madre e, purtroppo, anche di sua zia (inutile aggiungere che sua madre ha cambiato preferenza, poi), quando Bellatrix Lestrange la torturava, china sulle sue braccia e sul suo viso.

Per il fatto di non essere nemmeno riuscito a guardare.

Per il fatto di avere girato le spalle, averla lasciata lì, preda delle mani e delle cattive idee di quella pazza con cui è stato imparentato, per non avere detto niente. Per avere avuto le palle di farsi avanti per Potter, ma per nessun altro.

“Eh dios mio, non pensavo che ti piacesse così tanto insultarti e incolparti per non essere stato abbastanza eroico”

Uh... 'Dios mio'? Da quando ci diamo allo spagnolo?

“Posso darmi a qualsiasi lingua che i miei ospiti abbiano parlato. Il russo mi piace tanto, per esempio”

...Ospite?!

Il Fuoco emette il suono mentale corrispondente ad una scrollata di spalle: “Definizione poco carina ma efficace”

L'hai detto.

“Comunque. Chi se ne frega, dai. Voglio dire, l'hai tormentata per anni, Draco, stando a quello che vedo nella tua memoria. Ho la vaga sensazione che, se anche non avessi toccato il fondo con quell'episodio, comunque non sareste proprio molto amici”

Ehi, le altre volte se lo meritava. Al terzo anno mi ha rotto il naso!

“Già, un bel colpo, anche”

Da che parte stai?

“Dalla mia, ovviamente. Che di solito coincide con la tua. Quando si tratta di dire la verità a sé stessi, però, pare che tu vada per la tua strada...”

Draco sbuffa e lancia un'occhiataccia al camino spento.

Ma taci.

“Più di così, è dura. Non parlo nemmeno”

Io ti sento, e basta e avanza.

“Tecnicamente, non è parlare”

Impiccati.

“Difficile, quando non hai un corpo”

Ti odio.

“Aaaah, non è vero, ti stai affezionando a me come ai tuoi due amichetti! A proposito, com'è che Theo si è beccato la rossa? È la più carina delle due. Va beh, tu tecnicamente hai la più gnocca fra tutte e tre, cioè Lis...”

Ehi!! Non mi avvicinerei mai alla Weasley nemmeno sotto tortura! Sembra un maschio con le tette, dai, e poi, con quel colore di capelli?!

“Uh-u. Sì sì. Tu continua a mentire a te stesso, Draco. Rendi solo le cose più divertenti per me”

.Ok, va bene, Draco ammette la sconfitta, ma la Granger, no, dai. Non ha niente di bello. È proprio... l'emblema della banalità.

“Ha un bel viso” ribatte il Fuoco.

Sì, non è inguardabile, ma non è in grado di competere con Lis. E neppure la Weasley. L'unica che forse potrebbe, e dico forse, è Daphne. Se proprio insisti con le rosse. o... Gabrielle.

“Corvonero, mora, occhi blu, la ragazza che ti scopavi al quinto anno?”

Hai buona memoria, vedo.

“Eh, che ti devo dire. Lei, lei è una buona memoria, a quanto vedo nel tuo cervello”

Pausa contemplativa in cui Draco annuisce con aria soddisfatta e sguardo fisso nel vuoto.

Eh sì, belle memorie davvero.

Poi scuote la testa di scatto e, arrossendo leggermente, torna a guardare la lettera dell'auror.

Quindi, devo aspettare che mi scriva la Granger?

“Beh....” comincia il Fuoco, interrompendosi improvvisamente in modo molto sospetto e ripresentandosi dopo un paio di secondi: “Aspetta, eh, aspetta,... ecco, ora. Direi che non devi aspettare più, adesso”

Ma che..?

Gufetto che becchetta con impazienza alla finestra dello studio.

Oh. Oooh! Oh, wow. Come hai fatto?

“Che ti devo dire, sono fantastico, lo so”

Ma taci.

“Te l'ho detto, tecnicamente...”

Sì, sì, l'hai già fatta questa battuta.

Ignorando l'entità soprannaturale che gli ridacchia nella testa, Draco raggiunge a grandi passi la finestra dove il gufo, un affare di medie dimensioni dalle piume marrone scuro e l'espressione che, se fosse umano, starebbe benissimo su un postino incazzato che sbraita perché deve andare ad occuparsi di altre mille consegne, si sta staccando la pergamena a morsi, arrotolata alla zampa, e la deposita personalmente nella mano aperta di Draco.

Che resta a guardare interdetto, e si trova a fissare gli occhi gialli e grandi e impazienti dell'animale, che arruffa le piume, come a dire, 'allora? Ti muovi?'.

Non sia mai che mi faccio rimproverare da uno stupido volatile.

Draco srotola la pergamena.

La firma dice 'H. Granger'.

Sì, è lei.

La calligrafia è chiara, le lettere tutte piegate verso sinistra, strette e pigiate nel foglio come se normalmente dovesse preoccuparsi di fare stare ottomila miliardi di parole in troppo poco spazio.

Per la verità, non è molto diversa dalla sua, sembra solo appena più femminile.

Malfoy. L'auror Denver mi ha detto cosa è successo a Harry. Sono contenta di sapere che, almeno, è vivo, sta relativamente bene, e sappiamo dove si trova. Perdonami se non sarò molto cortese, ma, se sono sollevata sapendo che sta bene, non sono affatto contenta che sia con te, specie se non ricorda chi è. Forse dovremmo discutere la cosa di persona. Sono sicura che Harry, o Lis, come l'auror Denver mi ha fatto capire che ci si rivolge alla ragazza al momento, si troverebbe meglio in compagnia della sua famiglia, e dei suoi amici. Apprezzo quello che hai fatto, non fraintendere, e ti sono grata per esserti preso cura di lui, ma sappiamo bene entrambi che storia avete alle spalle. L'auror Denver si fida di te. Io non posso non chiedermi cosa ti spinga ad aiutarlo. Tuttavia, non posso imporre ad Harry, o Lis, la mia volontà, se questa rischia di essere dannosa per lui, o lei. Vorrei che mi permettessi di vederla, quindi, per giudicare se è più opportuno lasciarla con te, e non sottoporla ad altri cambiamenti, o riportarla dove è più giusto che stia, e cioè con me e Ginny. Non la porterei certo a Casa Weasley, se è quello che temi, dal momento che so bene rischierebbe di essere solo più fonte di problemi per lei/lui, e anche per gli altri della famiglia. Non che ti importi, comunque, sono abbastanza certa.

Draco è costretto a interrompere la lettura.

Gli tremano seriamente le mani dalla rabbia.

Puttana ingrata e sapientina!

Cosa cazzo pensa di saperne, lei, dei motivi che mi spingono ad aiutare Lis?!

Come può permettersi di giudicarlo per l'aiuto e la protezione che sta offrendo alla ragazza?

Senza contare che non intende permettere a Lis di fare un solo passo senza di lui, figuriamoci se lascerà che la portino altrove. Lis è al sicuro quando è con lui. Ovunque altro, è esposta al rischio che la setta la ritrovi e finisca l'opera. Dopotutto, nemmeno sanno perché sia stata lasciata andare, dopo tutto quell'accanimento.

“Ehi, capo. Tu hai ragionissima, davvero”

Sento un 'ma' in arrivo.

“Senti bene. L'hai detto tu che questa tipa non ti può vedere, ricordi?”

Draco sente una calma razionale avvolgere la sua testa, calmare la sua rabbia, e riflette, ascoltando l'entità.

Hai ragione. In effetti, mi aspettavo delle resistenze da parte sua.

“E anche che ti insultasse. Non l'ha neppure fatto poi tanto, del resto. Non ancora. Ha solo messo in dubbio la tua collaborazione”

Inutile dire che al posto suo farei lo stesso.

“Però sono d'accordo”

Su cosa?

“Lis. Lis non si muove da qui. Punto”

Su quello puoi giurarci, fratello.

Pausa.

“...Fratello?”

Ah, lascia stare. Mi è venuta così.

“No, no, al contrario. Mi piace questo improvviso cameratismo. È divertente. Era ora, anzi, che iniziassi a svilupparne un po' anche tu!”

Guarda che ti sento ridere.

“Ehm. Sì, scusa. Vado a sbellicarmi di là. Tu finisci la lettera, sono curioso”

Draco infila qualche insulto a mezza voce per il Fuoco, e riprende a leggere la lettera.

Fammi sapere quando posso vedere Harry/Lis. Vorrei anche parlare con te, ma non in sua presenza. Questo gufo aspetterà la tua risposta. Sinceramente, H. Granger.

Draco lascia cadere la lettera sul tavolo.

Ah. stronza.

“Lis dorme, adesso, sai”

Aggrotta la fronte.

Stai suggerendo di vedere adesso la Granger?

“Beh, perché no”

Te lo dico io, perché no. Perché oggi Lis ha già visto Theo, Blaise e i due auror. Quattro persone sconosciute. Ha bisogno di riposare, e digerire la cosa. Ha anche scoperto cose che potrebbero turbarla quel tantino. Se diciamo alla Granger di venire ora, quella di sicuro vorrà vedere Lis, e non voglio farle incontrare un'altra persona che dice di conoscerla, e di cui non ricorda una cippa.

“Su questo sono d'accordo, però, insomma. Questo è l'unico caso dove la persona in questione è, a, una donna, e b, qualcuno che conosce molto bene la vera identità di Lis”

Lo so. Davvero, lo so. Non sto facendo resistenza solo perché è la Granger, e non la voglio vicino a me, o a Lis, se è per quello. Sto... cercando di essere lucido, e pensare all'interesse di Lis.

Il Fuoco sospira: “Non posso ribattere, quando sei sincero. Diamine, preferisco quando menti a te stesso”

Draco sogghigna.

Ah. ti sta bene.

Appallottola la lettera della Granger, ignorando l'occhiataccia del gufo, e sfila una pergamena dal blocco ancora sul tavolo di suo padre.

Non oggi. Domani mattina.

Poi pensa, dovrei essere almeno un tantino più civile.

Aggiunge, se per te va bene.

Poi aggrotta la fronte.

Ho le mie ragioni per aiutarla. Per quanto riguarda il farla venire da te, comunque, scordatelo. Non è sicuro, e, se due auror hanno concordato con me in merito, direi che devi fartene una ragione.

Poi fa una smorfia.

Si sofferma su 'ho le mie ragioni per aiutarla'.

Non intende spiegarsi, ma forse dovrebbe cercare di tranquillizzarla almeno un po'. Dopotutto, se la situazione fosse invertita...

Non hai motivo di preoccuparti. I tuoi sospetti sono legittimi, e hai ragione, non abbiamo la storia migliore, alle spalle, ma non intendo nuocere né a Potter, né a Lis. Non cercherò di tranquillizzarti in merito più di quanto stia facendo ora. Se mi vuoi credere, bene, altrimenti, arrangiati. Mi basta che non ostacoli e non danneggi Lis.

Là, fatto.

Firma, e arrotola la pergamena, legandola alla zampa del gufo isterico, che sparisce in fretta con un verso che dovrebbe esprimere il suo disappunto per il tempo che gli è stato fatto sprecare.

Draco lo guarda sparire, e sospira, massaggiandosi il ponte del naso.

Questa storia sta diventando davvero un macello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi!

Che ve ne pare?

Dai, datemi un parere, un feedback, una recensioncina, un messaggio, qualcosa!

Quello che volete, solo, fatemi sapere come sta andando e se vi sembra che qualcosa non torni/sia fuori luogo. O se notate errori (come sempre, posto, e poi nei giorni dopo mi accorgo di eventuali errori, quindi, una mano per notare cose da correggere fa sempre comodo XD)

Scusate il ritardo, ma sono un tantino iperpresa con l'università.

Se secondo voi sta progredendo bene, tuttavia, penso che, nonostante gli impegni, mi sbatterò a trovare tempo per questa storia!!

 

VQA

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Capitolo 13
*** Cambiando Punti di Vista (Lis) ***


Cambiando Punti di Vista (Lis)


 

La prima cosa di cui si rende conto è che è tutto così maledettamente buio.

Fastidioso, davvero.

Spaventoso.

Il respiro accelera, e si sforza di fermarlo.

No, brutta idea.

Ricomincia, respiro. Polmoni, lavorate. Collaborate.

Dentro, fuori.

Forse togliere le coperte dalla testa aiuta.

Oofff, capelli. Via dagli occhi.

Su, palpebre, levatevi di mezzo.

Ecco. La stanza è a fuoco, adesso.

Non la riconosce.

Non che sia molto diverso dalla mattina prima, o da quella prima ancora: ormai sono diversi giorni, settimane quasi, che si risveglia in quella stanza, eppure continua a sembrarle un posto sconosciuto.

Se sia perché non c’è mai stata prima, o semplicemente perché non ricorda un acciente della sua vita precedente a quel giorno fatidico, non le è dato sapere. Non ancora.

È tremendo perché, se decidesse di mettere in dubbio ogni parola che il suo salvatore le ha detto fino a quel momento, non c’è limite all’enorme quantità di cose che potrebbe dubitare. Potrebbe persino non credergli quando le ha detto che sa chi è.

Beh, quello non è così difficile.

Come storia suona parecchio assurda.

Se si alza e raggiunge la parete a specchio, si vede donna.

Anche piuttosto bella, ad essere onesta.

Le piacciono le forme che vede, il colore dell’incarnato, dei capelli, quei profondi occhi verde vibrante. Le piacciono le mani dalle dita lunghe, ma forti, forse poco femminili, le gambe lunghe, i muscoli tonici sotto alla pelle abbronzata dal sole e dalla genetica.

Come è possibile che in realtà quello che veda sia solo un’illusione?

Una magia, un incantesimo.

Non ricordando niente, non è stato difficile credere sia che la magia esistesse, dal momento che la normalità poteva tanto essere quello, quanto il contrario. Quando ha iniziato a recuperare tenui e sporadici ricordi di Hogwarst, almeno lì, finalmente, qualche sicurezza è tornata.

La magia esiste.

Lei si sente donna, ma non è così impossibile che quello che veda non sia il suo vero aspetto.

Una cosa la ricorda, del resto.

Le urla, il dolore, quello che ha provato lei stessa e le grida di qualcun altro, un uomo, che gridava fino ad avere la voce roca, e ancora ha continuato a gridare oltre.

La puzza di carne bruciata, che veniva da tutte le parti.

L’odore di ferro, polvere, sporco, umidità, fuoco, calce e pietra. L’odore di ruggine e il sapore di sangue che le impregna la bocca. L’odore di sudore, di corpi estranei, il dolore e il peso di sconosciuti che le premono addosso.

Ci sono altri dettagli che ricorda, in realtà, ma ha deciso di bloccarli permanentemente fuori dalla sua testa. Non si può vivere di brutti ricordi, o almeno non di così pessimi e inutili.

Se solo riuscisse a ricordare almeno un volto di uno dei suoi aguzzini, e invece... Niente.

Volti senza occhi e senza bocche, impossibili da identificare con la sola forma del naso e il colore dei capelli. Da sdraiata, sembravano tutti alti più o meno uguali, cioè molto più di lei.

Il panico, presenza familiare tutt’altro che gradita, minaccia di rimontare e le si addensa nello stomaco, come una morsa fastidiosa che inizia a stringere per toglierle il respiro.

Concentrarsi su altro, deve concentrarsi su altro.

Chiude gli occhi e pensa.

Capelli biondi, del colore della luna la notte.

Pelle pallida come marmo, eppure così calda e morbida al tatto.

Un viso dai tratti forti, marcati, freddo come il colore di quegli occhi grigio-azzurro.

Eppure, mani calde che stringono le sue, le ravviano i capelli, e quella bocca dalle labbra sottili che si apre in un sorriso sempre più grande, che illumina gli occhi chiari, e la sensazione di calore e sicurezza che mani forti, un corpo snello e tonico le trasmettono.

Draco.

Respira, pensa Lis.

Respira, concentrati.

Theodore, con i suoi occhi blu notte freddi e ostili, le ha consigliato di focalizzare i pensieri su qualcosa che le trasmetta sicurezza, quando gli attacchi di panico si sono presentati la prima volta. Il ragazzo è stato abbastanza intelligente da non toccarla, come se già sapessi di non essere molto rassicurante per lei.

La dottoressa, appena Lis le ha spiegato che il fenomeno si era presentato, le ha consigliato la stessa cosa: concentrati su qualcosa di bello, una persona, un luogo, qualcosa che ti ispira sicurezza. Ricordati le sensazioni che hai provato quando eri lì, con quella persona, o in quel posto.

É meglio se non pensi ad una persona, Lis, ma ad un posto, una situazione in cui tu, da sola, ti sei sentita al sicuro, ha consigliato la dottoressa.

Difficile, quando tutti i ricordi positivi di Lis ruotano attorno a Draco.

Il respiro torna normale.

Nell’ultima settimana, poco dopo che Draco e i suoi amici hanno scoperto la vera identità di Lis, la magia è tornata da lei.

È stato così bello che ha cominciato a piangere senza neppure rendersene conto, la magia che le risoffiava nelle vene, mormorando e sussurrando, riportandole memorie incomplete di quando, con una bacchetta in mano, poteva spostare gli oggetti, le persone, difendersi da cose come quelle che le sono state fatte, volare.

Volare è stato un ricordo bellissimo.

Se solo quei ricordi non fossero tutti offuscati, intrappolati in una specie di nebbia perenne in cui lei è in grado di vedere tutto quello che ha visto attraverso i propri occhi, ma mai sé stessa.

È fastidioso.

Avrebbe potuto almeno controllare se la teoria di Draco, dei suoi amici e degli Auror, è vera. Avrebbe potuto vedere se questo tizio, questo Harry Potter, che è palesemente un ragazzo, è lei, o no.

Pur senza essersi vista, però, una cosa la ricorda: la sensazione della cicatrice a forma di saetta sulla fronte, tutte le innumerevoli volte che l’ha toccata.

Quella la ricorda.

Quindi, donna o uomo, quell’affare in testa l’ha sempre avuto.

Se Draco e Theo (e tutti gli altri, in realtà) hanno confermato che è il segno tipico di questo Potter, allora non può che concordare con loro: deve essere lei.

Più le memorie le tornano, per quanto nebbiose e non definite, più la possibilità è sempre meno assurda.

Ricorda un ragazzo con i capelli rossi chiamarlo ‘amico’.

Uno non chiama ‘amico’ una femmina, no?

Ricorda svegliarsi in quello che deve essere stato il dormitorio della sua Casa, insieme ad altri ragazzi che dormono in letti a baldacchino, rosso e oro ovunque. Decisamente deve essere stata un maschio, o una molto brava ad infilarsi nei letti altrui.

La cosa strana, è che non ha ancora ricordato Draco.

Gli crede, quando le racconta di Hogwarst, di quello che avrebbero passa

to insieme. Non le fa piacere sapere che sono stati in rapporti così pessimi, ma non può che ammirare il ragazzo biondo ancora di più, per averla salvata, per starsi prendendo cura di lei, quando lei, in quell’altro corpo, gliene ha fatte passare così tante.

È strano anche sentirgli ammettere che spesso neppure lui si è tirato indietro dal maltrattare il ragazzo che è stata, e una volta, quando Draco si è rassegnato a raccontarle della guerra, Lis ha intravisto nei suoi occhi cose nascoste, cose che non ha menzionato e non sembrava neppure volere ricordare, ma le ha viste, lì, in quegli occhi color del ghiaccio quando è spesso e riflette azzurro e blu, e si è chiesta cosa diamine fosse successo. Si è chiesta, e gli ha chiesto, perché. Da dove fosse nato tutto l’astio che c’è stato tra loro.

Draco non ha saputo rispondere.

Una cosa che Lis ha imparato è che a Draco non piace parlare di suo padre.

Lis ne ha visto quadri e fotografie.

Un bell’uomo, Lucius Malfoy: alto, molto simile al figlio, forse con le spalle un filo più larghe, e forse anche leggermente più basso di Draco, ma per il resto, a parte i capelli di lughezze diverse, padre e figlio si assomigliano in modo impressionante. Soprattutto quando hanno certe espressioni.

Narcissa Malfoy, la bella donna madre di Draco, e che sorride sempre a Lis con un sorriso che sembra nascondere senso di colpa, risponde sempre alle domande della ragazza, anche alle più spinose. Con diplomazia, accennando, più che parlando esplicitamente, ma senza mai nasconderle nulla. Non che Lis approfitti della cosa, chiaramente. Si vede che la donna preferisce raccontarle di quando suo figlio era piccolo, o dei tempi in cui suo marito non pensava alla guerra e alle implicazioni che comportava. Lis lascia che le spiehi come funziona il mondo visto con gli occhi di una gran signora di buona famiglia, e, già che c’è, lascia che Narcissa le insegni un po’ di galateo. Male non può certo farle, e si vede che la Signora Malfoy si diverte della grossa ad insegnarle con quale forchetta mangiare, a fare la riverenza, come abbinare gli abiti che affollano la cabina armadio della sua stanza.

Qualche volta Lis si chiede se Draco abbia subito lo stesso trattamento da bambino, e, davvero, non può che trovarlo un pensiero decisamente divertente. Stando ai racconti di Narcissa, Draco da bambino era una specie di ciclone.

Draco, adesso, è molto diverso, sembra dirle la Signora Malfoy.

Lis, che pure non sa come fosse Draco da bambino, e non ricorda come fosse da ragazzo, qualcosa è riuscita a notarlo ugualmente. Negli occhi freddi ci sono segreti che turbinano e si agitano in continuazione, come se il loro proprietario passasse metà del tempo a rimuginare su dio solo sa cosa, e cose importanti.

La pelle di Draco è sempre calda, molto più delle mani fredde di sua madre, o della normale temperatura del corpo di Lis, o delle mani calde della dottorssa. Non chiede, non ha chiesto, ma non può che domandare almeno a sé stessa se sia un caso, un’impressione, o se davvero il fuoco nel camino guizza più vivacemente quando Draco entra nella stanza.

A volte, sembra che Draco sappia che Lis è chiusa nella sua stanza in preda ad una crisi di panico, o piange per i brutti ricordi, o per la paura di non recuperare mai la memoria, e Lis proprio non capisce come faccia. Se indovina ogni volta, deve trattarsi di un dono. Oppure, Lis, che in questi casi è sempre sola in stanze buie, a parte per la luce soffusa del camino che si accende da solo, come ad offrirle conforto, non sta impazzendo, e davvero è possibile che Draco usi il fuoco per capire cosa succede oltre porte sbarrate.

Beh. Ora. Va bene tutto, ma...

È vero che Lis non ricorda con esattezza come funzioni la magia, e che senza bacchetta è più difficile ricordare cosa si può fare, e cosa no, con un incantesimo.

È vero però anche che non le risulta che la gente possa spiarti attraverso un camino acceso.

Forse è un caso, il camino acceso, con le fiamme che guizzano, e si tratta piuttosto di legilimanzia, o una di quelle altre cose fastidiose che permettono alla gente di entrarti in testa, e che lei non ha mai imparato a mettere in pratica molto bene.

O almeno, così le sembra di ricordare.

Tre colpi sulla porta la richiamano dai suoi pensieri.

-Lis?-

Eccolo, lupus in fabula.

Le sale un sorriso senza che neppure ci abbia pensato.

Una cosa adorabile di Draco è che viene sempre di persona a bussare alla sua porta, la mattina, e sempre poco dopo che Lis si è svegliata. Di nuovo: è un caso?

O solo un buon tempismo?

O sa…?

O è Lis che si sta facendo troppi problemi, visto quanto poco tempo è passato, e sul quale è davvero dura trarre conclusioni?

-Entra pure- dice, a voce abbastanza alta perché la senta.

Mentre lui apre e spunta oltre un’anta della porta doppia, Lis si alza e cerca di camminare mettebndo ugualmente peso su entrambi i piedi. La caviglia sta guarendo più lentamente di tutto il resto, con la sola eccezione della sua memoria. Chissà cosa diamine le hanno fatto…

-Ehi- la saluta Draco, un bel sorriso e la frangia biondissima che gli cade sugli occhi chiari ogni volta che si piega in avanti come ora.

-Entra- ripete lei, facendogli un gesto ampio con la mano, e infilandosi in bagno.

Lo sente entrare e chiudere la porta, mentre lei sparisce oltre quella accostata del bagno. Raccoglie i capelli sopra la testa e li lega con un elastico: -Buongiorno- dice lei, con voce allegra e assonnata al tempo stesso.

Acqua fredda sul viso, vieni a me. Aaaah, i piaceri delle piccole cose…

-Ti sei svegliata presto, oggi-

La voce di Draco le arriva abbastanza nitida da permetterle di capire che è esattamente oltre la porta accostata. Senza rendersene conto, Lis sorride al suo stesso riflesso nello specchio. Lo spia dal sottile spiraglio, e vede che è di nuovo vestito di scuro. No, di nero. Deve essere in pantaloni stretti e felpa anche questa mattina, come sempre quando non deve uscire.

Non può fare a meno di trovarlo bello.

Molto, molto bello.

Oh, dio, stai sorridendo allo specchio. Scema! Datti una mossa!

-Perchè, che ore sono?-

-Le nove- risponde lui, la voce che non nasconde un sogghigno: -è presto, considerato i tuoi standard-

-Sei tu che dovresti imparare a dormire di più la mattina- ribatte Lis, voltadosi verso la doccia dove l’acqua inizia a scendere senza che lei abbia ancora mosso il primo passo.

La schermaglia è sempre piacevole, anche se assolutamente priva di significato. Del resto, Draco ha pochi impegni, a quanto pare, e Lis, beh, a parte il controllo frequente dalla dottoressa, non ha niente da fare

-Sei nervoso?- gli chiede, infilandosi sotto al getto caldo

La camicia da notte da sola levita e vola via, sgusciando attraverso la porta, e lo spiraglio per un istante si allarga e poi si restringe; in quel momento di gloria, lei è di nuovo nuda, e lui vestito, lì fuori, ma anziché vedere gli occhi chiari rivolti a lei, come la prima volta che si sono incontrati, lui è di spalle, e Lis vede solo i capelli morbidi e biondi.

Beh, meglio così. Un uomo può vederti nuda, per sbaglio, solo un certo tot di volte, poi diventa decisamente imbarazzante, soprattutto se lui è sempre vestito.

Lis ringrazia l’acqua calda, perché il rossore che le copre improvvisamente le guance al pensiero almeno può essere spiegato dal calore della temperatura nella doccia.

Decisamente non c’entra il fatto che abbia provato ad immaginarselo nudo.

Oh, santo cielo, Lis, datti un po’ di contegno.

Contegno? Ma se non sai neanche cosa è! Se non fosse per quello che ti sta insegnando Narcissa in questi giorni, non avresti la minima idea di cosa pensi di solito, in materia ‘uomini che ti vedono nuda’, o ‘uomini nudi’ in generale.

-Per la Granger? Pff, come dire- la distrae la risposta di Draco.

Lis sorride, passando al sapone.

Mmm, lavanda. O limone? È sempre una scelta ardua, sono entrambi così buoni…

-Sì, sei nervoso, ho capito- commenta, il sorriso percepibile nella voce.

Draco, oltre la porta, sbuffa: -Diciamo che non siamo in buoni rapporti- ammette.

-Non in buoni rapporti? Se quello che mi hai raccontato è vero, al posto suo ti odierei proprio- ribatte lei.

Nel silenzio che cala si sente l’acqua che le scivola addosso e cade a terra, e si rende conto di avere fatto una gaffe tremenda: -E io comunque non ti odierei neanche se mi ricordassi tutto, Draco- aggiunge, perfettamente consapevole di non stare salvando la situazione.

Lui ridacchia: -Beh, con te almeno non devo preoccuparmi di ricevere un altro pugno in faccia-

Anche Lis ride, e finalmente è fuori dalla doccia. Si avvolge nel morbido asciugamano che le veleggia incontro, l’accappatoio che scalpita come ogni mattina appeso al gancio, pronto ad essere usato, ma no, niente, grazie, a lei proprio non piace l’idea di usarlo.

Si asciuga con la salvietta, prima, e solo dopo accetta di infilare l’indumento, che le si para davanti con una certa insistenza. Se Draco non ci fosse, Lis non lo userebbe affatto.

Quando esce dal bagno, il ragazzo è alla finestra, e guarda con aria pensierosa lo stupendo giardino su cui si affaccia il balcone.

Sul serio, se quella non è la vista che Lis preferisce di tutta la Villa…

Il giardino, non Draco.

Beh, … anche Draco, in realtà.

Oh, no, non arrossire adesso…

Si infila nella cabina armadio e pesca a caso.

Poi ricorda quello che le ha raccomandato Narcissa Malfoy, guarda i vestiti che ha tra le mani con aria dubbiosa, ci pensa un po’ su, e scambia il maglione-vestito con un abito più carino, sempre nero, ma senza maniche, sotto al quale può abbinare quella maglietta a collo alto verde smeraldo che, a detta della Signora Malfoy, le sta tanto bene. Calze nere e capelli sciolti, ora, le scarpe…

Ha un flash.

Lei, con il corpo che deve essere diverso, anche se non lo vede, china su una rampa di scale dove sono appogiate una marea di scarpe, raccoglie un paio di all star nere in pessimo stato e le allaccia.

Il ricordo svanisce.

Le riesce difficile respirare, per i dieci secondi successivi.

-Lis? Tutto ok?-

-S.. Sì- balbetta.

Era così… nitido.

Le scarpe erano praticamente davanti al suo naso, poteva toccarle, quasi sentirle.

Wow. La qualità sta migliorando.

Infila un paio di ballerine nere, ed esce.

-Come sto?-

Draco sorride: -Come una che ha davvero imparato ad abbinare i vestiti che indossa-

Lei alza gli occhi al cielo, e lo fissa con insistenza, mani sui fianchi.

Il sorriso di lui si ammorbidisce, e prende quella piega che le fa tremare le ginocchia: -Sei bellissima, Lis-

Lis sorride, il suo sorriso più pieno.

Draco intendeva, ‘quei vestiti ti stanno bene, Lis’, ma le sue orecchie hanno sentito, ‘sei bellissima, Lis’, come se lui avesse voluto dre proprio, ‘Lis, sei bellissima’, intenzionalmente.

E sì, è abbastanza consapevole di essere stupida, a pensarlo, ma, chi può darle torto?

Draco è bellissimo, è una brava persona, la ricopre di attenzione, la protegge, la tiene al sicuro, le tiene compagnia, la fa sentire come la cosa più preziosa al mondo, e allo stesso tempo, con le sue stupide battutine, punzecchiate e prese in giro, ricorda, a lei, a sé stesso, al mondo, che Lis non è proprietà di nessuno, è una donna forte, è una donna libera.

Beh, in realtà non è una donna, ma su tutto il resto ha ragione.

Lis è consapevole del fatto che, se non fosse per lui, e per questo suo modo di fare, la sua personalità sarebbe ancora quella di un animale impaurito alle prese con i postumi di un trauma. Invece, grazie a lui, dopo due settimane si sente quasi una persona normale.

La maggior parte del tempo.

-Prometto che se Hermione cercherà di tirarti un pugno ti difenderò-

Draco sbuffa e sogghigna insieme: -Oh, quanta grazia, Vostra Altezza, non so se ne saprò essere degno!-

Lis lancia una ciocca di capelli in aria: -Farai meglio a cercare di esserlo-

L’aria regale è rovinata terribilmente da un sospetto brontolio di pancia.

Di Lis.

Draco scoppia a ridere, così forte che si piega sul tavolo su cui è appoggiato.

Lis cerca di mantenere un’espressione offesa, mani sui fianchi, e di esigere il rispetto da Signora Per Bene come le ha insegnato a fare Narcissa Malfoy, ma a quanto pare la cosa provoca in Draco una fitta di risa ulteriore, e gli occhi grigi sono chiusi dal ridere, e le guance pallide arrossate piene di lacrime, e Lis non riesce a trattenersi.

Rimane a guardarlo ridere, così bello, così giovane, così libero, e più lo guarda e più Lis si rende conto di non riuscire a distogliere lo sguardo.

Quando Draco finalmente si riprende e raddrizza la schiena, Lis sta sorridendo, beota più che bonaria, o forse no, chissà, speranza vana, sei l’ultima a morire, come diceva qualcuno. Che non ricordo chi fosse.

-Dai, andiamo, Vostra Altezza- la punzecchia Draco offrendole il braccio sinistro, e finendo di asciugarsi le lacrime dagli occhi con la mano destra.

-Pfff- è l’unica, intelligente risposta di Lis.

Davvero, cosa altro dovrebbe dire?

La sua testa al momento è piena di idiozie sull’onda di ‘dio santo, quanto sei bello’. E non è il caso di farsi prendere in giro più di quanto Draco già si permetta di fare.

Come le ha insegnato la Signora Malfoy, non sarebbe da signora.

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Capitolo 14
*** Punti Critici: Quando Preferiresti Non Ricordare ***


Punti Critici: Quando Preferiresti Non Ricordare


 

Non essere geloso, si dice.

Non puoi essere geloso di qualcosa che non è nemmeno tuo.

Beh, no, adesso, questo non è vero: in effetti, ha passato gran parte della sua vita a desiderare quello che avevano gli altri, e a fare di tutto per impossessarsene. Un modello di scopa più veloce, un posto in squadra, le figurine dei giocatori di Quidditch più rare, un campione di Quidditch e partecipante al Torneo Tremaghi seduto accanto a lui, a scuola. Una ragazza con i capelli rossi, anche se non erano della tonalità giusta.

Mossa sbagliata quella. Primo, perché Daphne aveva capito molto, molto in fretta che l'interesse improvviso di Draco nei suoi confronti era stato più o meno concomitante con la relazione tra Harry Potter e Ginevra Weasley. Secondo, perché, dopo l'umana reazione di rabbia e la sberla che ne era conseguita, Daphne Greengrass gli aveva sorriso, in modo molto da signora, e gli aveva assicurato che sarebbero rimasti amici. Intimandogli di non riprovare a prenderla per il culo, quando il vero oggetto del suo desiderio non era il fatto di avere a sua volta una rossa al braccio, quanto piuttosto il moretto che stava al braccio dell'altra rossa.

Eh sì, Daphne ci era arrivata parecchio presto... e anche prima di lui.

"Daphne era la rossa con i capelli scuri, vero? La sorella della megafiga con i capelli neri"

Draco sospira, portando pollice ed indice sul ponte del naso.

Sei nei miei pensieri. Sai cosa sto pensando, ergo, sai benissimo che, sì, Daphne è la rossa con i capelli scuri, sorella della megafiga con i capelli neri. Gradiresti non ricordarmi che nel mio subconscio questi sono i termini con cui ripenso alle mie amiche?

"Woah, amiche? Daphne ancora ancora, anche se, eh, è bello sapere che è questo che fai tu con le tue amiche, ma... l'altra non mi sembrava tanto un'amica. Piuttosto... una 'scopamica'".

Grazie. Davvero, sul serio, non è affatto imbarazzante come conversazione.

"Prego, non c'è di che. In realtà volevo solo entrare in argomento, per poterti fare notare che la tua amica Daphne aveva ragionissima. Sua sorella megafiga, Astoria... Astoria, vero? Sì, hai ragione, in effetti non ho bisogno di chiederti conferma, lo so che è Astoria. Comunque, dicevo... Assomiglia un tantino tanto, e sospettosamente, a Potter... non trovi?"

Oh, no. Non anche tu, non su questa storia. Non voglio sentire altre storie su come in realtà mi sia sempre piaciuto Potter e sia il mio inconfessato, anche a me stesso, amore segreto, concupito per anni. Ti prego, risparmiami.

"Capo, lungi da me il volerti mettere in imbarazzo. Davvero. Voglio dire, quando mai l'ho fatto. ...ok, questa era poco credibile. Però ammetti che Astoria e Lis sono molto, ma molto, simili. Del tipo..."

Lis pare la versione più figa di Astoria. Lo so, non c'è bisogno che me lo fai notare.

Draco sospira di nuovo, spazientito, sempre con gli occhi chiusi e la mano sulla fronte. In momenti come questo, sarebbe proprio comodo avere un'entità fisicamente presente, da guardare, e possibilmente da guardare male, per sfogare parte della frustrazione che prova.

Vorresti, di grazia, smettere di ricordarmi che la ragazza di cui mi devo momentaneamente occupare, e che devo proteggere, aiutare, tenere al sicuro da un gruppo di maniaci che le sono saltati addosso nei più svariati modi che il termine può significare, è una gran figa, e probabilmente è la cosa più sessualmente arrapante che mi sia mai capitata di fronte? Grazie. Mi aiuterebbe davvero tantissimo.

Il Fuoco si agita, nervoso, a disagio, per un solo istante, e Draco non fa in tempo a capire con esattezza quale delle due sensazioni emotivamente provasse l'entità soprannaturale.

Che poi, se non continua a trovare assurdo che un'entità come quella possa davvero provare emozioni....

“Te l'ho detto, ho imparato stando nei miei ospiti”

L'ho detto che sei una malattia.

“Non lo sono, e tu lo sai. E non cambiare discorso. Stai seriamente pensando quello che penso che pensi?”

-Sei nel mio cervello. Lo sai che cosa penso, no? Non ti diversi forse a dire che lo sai meglio di me?-

“Uh, genio, sei consapevole di averlo detto ad alta voce?”

-Sì, lo so. Sono stanco, e in quest'ala della villa non c'è nessuno. Lis è di sopra a prepararsi, mia madre è via. Nessuno rischierà di sentire cosa ti sto dicendo- continua, rivolto al camino, le fiamme che guizzano allegre: -e io non rischerò di fare la figura del pazzo che parla da solo-

Il Fuoco ridacchia.

“Basta che non la prendi come abitudine. Potrebbe rivelarsi scomoda” lo avverte.

Draco sospira, questa volta per stanchezza fisica ed emotiva, più che per esasperazione, e si siede di nuovo nella comoda, grande sedia di pelle dello studio.

Dicevi?

“Hai davvero paura che saresti in grado di stuprarla?”

Sono davvero così sicuro di non essere come quegli uomini che le hanno fatto del male?

“Sei davvero così sicuro di esserlo?” ribatte il Fuoco.

Draco, di nuovo ad occhi chiusi, la mano a sostenere la fronte, sospira.

Per l'ennesima volta. Ormai ha perso il conto.

Non lo so, ammette con un certo sconforto. Non lo so, davvero. Credo di no, ma... Prima della guerra, avrei detto di no, di sicuro. Ci sono cose a cui non mi abbasserei mai, mi sono sempre detto, poi, la guerra... E alcune di quelle cose le ho fatte, no? E non mi sono fatto troppi problemi, ad abbassarmi a quel livello, quando si trattava di sopravvivere.

“E' per questo che mi piaci, sai? Perché pensi a sopravvivere. Non ti interessa fare l'eroe. Gli eroi muoiono, prima o poi, e di solito maledettamente presto. Troppo presto, in genere, per portare a compimento il progetto che dovrebbero assolvere mentre sono in vita”

...Tu che progetti hai per me?

“Non ti sto usando. O forse ti sto solo usando per sopravvivere io stesso, non trovi?” concede il Fuoco, con un tono quasi dolce, oltre che paternalistico.

Draco apre gli occhi, fissa un punto imprecisato sul tappeto che copre il pavimento.

Davvero?

“Non posso esistere senza ospite” ammette il Fuoco, e poi emette un suono che dovrebbe sembrare una risata amara, solo abbozzata. Un suono che gli viene particolarmente bene, considerato quanto poco umana è l'entità che l'ha prodotto: “Sono un'entità soprannaturale con milioni, quasi miliardi di anni, eppure non so da quanti ho smesso di essere in grado di esistere senza ridurmi al livello di parassita. Sopravvivenza, vedi? Ci abbassiamo tutti a qualcosa, pur di sopravvivere”

Stai cercando di consolarmi?

“Forse. Forse so che non puoi essere consolato, e non ne hai bisogno. Non si tratta di errori che dovresti sentirti imputati. Hai semplicemente pensato a sopravvivere, e a fare sopravvivere la tua famiglia. Per quanto mi riguarda, hai già fatto più di quanto avrei fatto io”

Cioè, perché tu hai pensato sempre solo a te stesso?

“Perché io non ho mai avuto qualcuno di cui dovermi preoccupare”

Per la prima volta, Draco si ritrova a contemplare la solitudine che essere la creatura che gli parla dentro la testa comporti essere.

Ma poi il Fuoco fa l'equivalente di una risatina e di una scrollata di spalle, perché la conversazione è diventata troppo seria per lui, ed eccolo di nuovo in modalità Ti Prendo Per Il Culo Ogni Qualvolta Posso.

“Sei così complessato che non potresti mai alzare un dito su di lei. Oltretutto, ti piace da morire. Nessuno ti sta puntando una bacchetta alla gola, o alla gola di tua madre, dicendoti di torturare il prigioniero di turno. E credimi, non lo faresti neppure se, al posto di quelle dolci, morbide forme, ci fossero quelle molto più asciutte e spigolose del suo corpo da uomo. Questo te lo posso assicurare”

Draco alza gli occhi al cielo: Ci risiamo con la storia del'amore segreto.

“Draco, l'hai ammesso tu stesso, ti piaceva, anche quando era un uomo!”

No, ho detto che me lo sarei scopato volentieri. È diverso.

“Fatico a vedere la differenza, ma, ehi, adoro quando ti nascondi dietro la semantica”

Draco sbuffa e sposta gli occhi sul soffitto affrescato.

Un soffitto bellissimo, ma, ehi, la quotidianità uccide la grandezza di qualsiasi cosa. È abbastanza difficile ricordarsi quanto pregiata sia la fattura di un quadro, di un affresco, di un tappeto, di un abito, di un giardino.... Se ce l'hai davanti agli occhi per tutta la vita.

Alla fine di questa piacevole discussione, nulla è cambiato, e la Granger sta comunque per arrivare.

“Vero, ma almeno abbiamo chiarito un punto importante”

Ah, sì? E quale?

Sentire il Fuoco sogghignare sfacciatamente provoca sempre in Draco una certa inquietudine, e a ragion veduta: “Abbiamo appurato che non faresti mai del male a Lis, e quindi posso ipersessualizzare la tua donna! O, per dirla senza paroloni, ribadire quanto è una gran figa!”

Oh, Merlino. Ma vuoi chiudere quella bocca?!

“Io non ho una bocca!” ribatte il Fuoco, chiaramente ridendo.

Il suono, per quanto confinato oltre le barriere fisiche del suo cervello, è piuttosto piacevole, e inquietantemente simile a quello che avrebbe la stessa risata di Draco. Di quando aveva quindi anni, più o meno.

Ma taci, brontola, rabbuiandosi in modo che no, non è affatto infantile.

"Oh, andiamo. Sto solo cercando di distrarti", protesta bonariamente il Fuoco.

Già, perché a breve la Granger arriverà, Draco sarà costretto a riceverla, presentarle Lis, accompagnarle in un salotto dove possono discutere, e levarsi di mezzo. Permettendo alla Granger di valutare Lis, e di capire se Draco la sta in qualche modo controllando.

Restare nascosto da qualche parte nella Villa e spiare la conversazione potrebbe non essere una buona idea. Avvallerebbe l'idea che la Granger si è fatta, i sospetti che ha secondo cui Draco sta cercando di manipolare la situazione in cui Potter, aka Lis, versa, a proprio vantaggio.

E non è vero.

A Draco serve che Hermione Granger non lo pensi. Aumenterebbe le speranze che Potter, una volta tornato uomo, lo odii meno.

Forse.

Quando l'elfa Trinxy compare alla porta e si prostra nel suo inchino usuale, il cuore di Draco saltella parecchio nel suo petto, così forte che ne sente l'eco. Annuisce alla creatura, ordinandogli bruscamente di fare accomodare lo sgradito ospite nel salotto azzurro, e sale le scale alla ricerca di Lis.

La trova in camera sua, vestito nero su quella maglietta a maniche lunghe verde scuro, un'abbinamento che le sta particolarmente bene, e che Draco è abbastanza sicuro le sia stato suggerito da sua madre.

Si sente un vigliacco, davvero. Accompagna Lis per le scale, ringraziandola silenziosamente di stare evitando l'argomento temuto, ossia quell'incontro, in favore di temi più stupidi: i giardini, Hogwarst, l'accostamento cromatico dei vestiti che ha scelto... Ad un certo punto Draco quasi trasecola quando si rende conto che Lis ha lodato i pantaloni che indossa lui.

Dicendo che gli stanno molto, molto bene.

Gli ha appena fatto un complimento?

Non fa in tempo ad arrossire, però. Lis apre la porta, oltre la quale aspetta la Granger, e si volta verso di lui, sussurrandogli che gli piacerebbe affrontare la ragazza da sola.

Draco deglutisce.

Vorrebbe dire di no.

Vorrebbe essere sicuro, anche solo per curiosità, di quello che le due donne si diranno.

Vorrebbe avere la prova che Lis lo difenderà, quando la Granger insinuerà che Draco la sta manovrando, e vorrebbe assicurarsi che Lis davvero apprezzi gli sforzi che Draco ha fatto per proteggerla, per aiutarla a tornare chi è sempre stata. Anzi. Stato.

Invece no.

Se Lis decide che può affrontare da sola questa persona, è ora di farsi da parte.

Lui, del resto, ha altri compiti da assolvere. Per esempio, tornare dai due auror incaricati di trovare Potter, che al momento sono sulle tracce della setta che si è accanita contro Colui Che Non Voleva Morire.

O chiedersi perché, effettivamente, si senta così in colpa, ogni volta che ripensa a quanto sia bella Lis, in quel corpo, in quel momento. Per quanto possa rivelarsi pericoloso per il suo ego ammetterlo, il Fuoco non ha tutti i torti, altrimenti detto: ha proprio ragione. Ammettere che le belle curve di Lis sono sexy non fa di lui un mostro propenso a stuprarla. Non fa di lui un uomo disposto a saltarle addosso, o meglio... non contro la sua volontà.

Eppure è sempre più in imbarazzo al pensiero di ammettere quello che comincia a provare per Lis. Non solo l'attrazione fisica, l'affetto. Quella sensazione di caldo, che nulla ha a che vedere con la piromania, che lo riscalda dentro ogni volta che Lis gli sorride.

Ma Lis in realtà è Potter, e Potter, anche se c'è sempre la possibilità che si dimostri riconoscente e non lo odi più, una volta che sarà stato fatto tornare uomo, Potter comunque ha la sua vita. La rossa a cui tornare. I Weasley.

Non Draco.

Deglutisce, sorride a Lis, e annuisce.

La porta si chiude.

Il cuore di Draco martella in modo quasi sinistro.

"Ehi, capo. Sarà il caso che ce ne andiamo dagli auror, no?" propone il Fuoco, troncando la serie di riflessioni deprimenti in cui Draco si è lanciato.

Draco annuisce, fissando il vuota tra sè e la porta chiusa.

Già, pensa. È proprio una maledettissima buona idea.


 


 

L'ufficio degli auror Bright e Denver è ordinato, eppure allo stesso tmpo straripa di fogli, pergamene, libri e rotoli di qualche strana forma di carta. Deve essere una specie di rappresentazione fisica del cozzare delle due personalità che lo abitano, riflette Draco, un angolo della bocca che fatica a non salire, divertito.

È un po' come quando lui, Blaise e Theo sedevano vicini in biblioteca per studiare: la parte di tavolo che spettava a Theo era chirurgicamente in ordine, tutto impilato al proprio posto, come se fosse lo stato naturale delle cose. Il tavolo dove stava Blaise era un'esplosione di oggetti continuamente spostati. La parte di Draco era altrettanto incasinata, considerato che ha sempre avuto la brutta abitudine di ricontrollare diecimila libri, ogni qualvolta avesse paura di dimenticare un pezzo di citazione importante.

Eppure, Theo, che apparentemente è un maniaco dell'ordine, non si è mai lamentato del disordine dei suoi due amici. Non gli ha mai dato fastidio. Draco è abbastanza sicuro che, più una persona tende a tenere tutto al proprio posto, più troverà fastidioso il disordine altrui, eppure, così come Theo non ha mai dato segni di fastidio vicino al casino di Blaise e Draco, l'auror Denver emerge perfettamente calmo, dietro una pila di lettere e libri accatastati disordinatamente sul tavolo del suo collega.

Perchè è ovvio che il tavolo di destra è quello di Denver, assolutamente in ordine, e quello di sinistra, con tutto alla rinfusa, è quello di Bright.

L'auror-taglialegna è seduto accanto alla finestra dell'ufficio, e ha in mano la bacchetta, che fa roteare indistintamente tra destra e sinistra. Denver, dietro la scrivania del collega, riesamina dei fogli che hanno l'aria consumata di chi è stato consultato parecchie volte.

Quando Draco emerge dal camino, e, senza dire una parola, si sposta verso l'angolo della stanza dove è seduto Denver, e si appoggia al tavolo pieno di scartoffie, Bright abbozza un sorriso.

-Lieto di rivederti, ragazzo. Qualcosa non va? Novità?-

-Signor Malfoy- fa eco l'auror Denver, in tono più compito e lanciando un'occhiataccia esasperata al collega: -ha delle novità?-

Draco è seriamente tentato di sorridere, ma si controlla ancora.

Per ora.

-No. Non particolarmente importanti. Lis è con la Granger, e mi ha chiesto di lasciarle sole. Ho pensato di venire a chiedere a voi. Avete fatto progressi? Scoperto qualcosa?-

L'auror Denver sospira e scuote il capo: -Purtroppo no. Stiamo cercando di risalire ad una serie di eventi che potrebbero confermare dove sia il secondo covo, ma...-

-Ma siamo ad un punto morto- conclude Bright, che poi ammicca: -Sapevo che tra te e Hermione non girasse buon sangue, ma non pensavo che avresti lasciato Lis da sola con lei. Mi sembravi abbastanza attaccato al nuovo corpo di Potter-

Oh, Circe. Ma se ne sono accorti davvero tutti, allora!

"Te lo avevo detto..."

Persino l'auror Denver sta facendo un sorrisetto.

Il che decisamente significa che la situazione è ad un passo dal degenerare.

Sperando di non stare arrossendo, e maledendo la sua carnagione così chiara che rende perfettamente ovvio quando arrossisce anche nel più lieve dei modi, cerca di tenersi incollata l'espressione compita in viso, e butta quell'etto e mezzo di sarcasmo nella voce che lo ha sempre salvato in tante situazioni: -Buffo, suonava quasi come se ci fosse stato un motivo per assistere all'incontro. Dicevamo, novità?-

Denver, stranamente, non lascia cadere il discorso: -Beh, è stato parecchio protettivo nei suoi confronti, fino ad adesso, Signor Malfoy. Dovrà ammettere che è un po' strano, che all'improvviso abbia lasciato da sola la sua protetta-

Draco sbuffa: -Non la chiami così. Non è una bambina, è perfettamente in grado di prendere le sue decisioni. Ha deciso lei stessa di vedere la Granger da sola, non vedo perché avrei dovuto oppormi-

-Specie quando vedere Hermione ti avrebbe dato così fastidio- l'auror Bright adesso sta apertamente sogghignando: -Ah, credo di capire a cosa si riferisse Harry!-

Le orecchie di Draco non sono mai state così attente.

-Scusi, che vuol dire?-

L'auror Denver si siede più comodamente nella sedia del collega: -Niente, Signor Malfoy. Assolutamente niente. Il mio collega ha solo il difetto di non sapere badare ai fatti propri- seconda ochiataccia a Bright.

-Oh, Kadmius, che c'è di male? Sto solo dicendo che capisco quello che Harry intendeva, quando diceva che tra il ragazzo qui- e indica Draco con il dorso della manona: -ed Hermione non è mai girato buon sangue-

Per un attimo, Draco si chiede quale sia il doppio fine che l'auror Bright sta perseguendo, facendo un commento del genere. Perchè è ovvio che ha un doppio fine, e che c'è un motivo se ha detto quello che ha detto.

Vuole fargli sapere che Potter parla di lui?

Tecnicamente Potter ha parlato della Granger.

... Potter parla di lui?

Beh, non è esattamente una cosa lusinghiera, quella che ha detto.

Invece che dilungarsi nella riflessione, Draco ammicca e sorride: -Aspettate di vedere Theodore e la Weasley, allora-commenta sornione.

Bright si rabbuia in fretta, alla sola menzione del nome di Theo.

Denver ridacchia: -Sì, ho la vaga sensazione che sentiremo presto lamentele da Ginny. Se c'è una cosa che abbiamo imparato tutti molto in fretta, qui al dipartimento, è a non contraddire mai Ginevra Weasley-

-Ah!- sbotta Bright, incrociando le braccia, bacchetta nel taschino della camicia: -magari riesce a mettere un po' di buon senso nel cervello di quel poco di buono. Per non parlare di un briciolo di cuore, ma quello probabilmente è un'impresa troppo ardua per chiunque-

-Auror Bright- comincia Draco con un sorriso candido: -si rende conto che oraè inevitabile che le chieda cosa diamine abbia contro Theodore Nott?-

L'auror sbuffa: -Certo, ma io posso sempre non risponderti-

-Vede Signor Malfoy- risponde più educatamente l'auror Denver: -Il mio collega ed io abbiamo già collaborato con il Signor Nott. Non fraintenda, ci è stato prezioso, anzi, preziosissimo. Non so quanti dei nostri sarebbero morti, senza le informazioni che ci ha passato, per non parlare della riuscita dell'operazione stessa. C'è un motivo se, dopo quell'esperienza, il Capo del Dipartimento degli Auror gli ha offerto una posizione. Tutttavia... bisogna ammettere che è abbastanza... disturbante, l'assoluta calma che ha dimostrato in una simile evenienza. Lo avrei quasi detto....-

-Spietato- conclude Bright per lui, con cipiglio cupo: -e una mancanza di cuore tale, in un ragazzo così giovane, è sempre molto sospetta. Sappiamo tutti a cosa si dava suo padre, suo nonno, e la sua famiglia, in genere. Non dovrebbe essere permesso, anche a lui, di proseguire un cammino destinato a farlo diventare un futuro assassino-

-Admontius, adesso stai esagerando. Theodore Nott ci ha aiutato, contro gli interessi del suo stesso padre. Ha salvato tua figlia, dopotutto, no? Dagli il beneficio del dubbio, almeno-

Draco ascolta senza perdere una parola.

Quando diavolo è successo...? Perchè non ne so niente? Come ho fatto a non accorgermene?

Bright scuote la testa: -Lasciamo perdere-

-Un 'ottima idea- commenta Denver, sospirando: -Torniamo a noi, Signor Malfoy. Forse è un bene averla qui. Non riusciamo a risalire al secondo punto di ritrovo della setta. Sarebbe disposto a servirsi del Fuoco per aiutarci?-

Draco aggrotta la fronte: -Lo sapete già, certo, ma,.. davvero siete così tanto ai ferri corti? Non funziona nient'altro?-

Se non ci fosse lui, con la piromania, a risolvere il caso, come diamine farebbero?

La cosa è inquietante.

La cosa è inquietante, e forse non è solo legata alla pigrizia che pare avere preso tutti, da quando si sono resi conto che c'è un piromane disposto a fare, con un dspendio energetico davvero ridicolo, quello che loro farebbero in mesi. Indagini, per esempio.

La cosa è inquietante perché, si chiede, e se qualcuno, tra quelli della setta che si è accanito contro Potter, avesse saputo benissimo fin dall'inizio che gli auror si sarebbero rivolti a Draco?

Se stessero contando sul fatto stesso che Draco si serva della piromania?

Con tutto il tempo che ha passato in biblioteca a cercare informazioni sulla propria anomalia, Draco si è imbattuto più volte in casi di sette di folli religioni basate proprio sul culto di anomalie magiche come la sua. Alcune di esse praticanti sacrifici umani. Tutto gli torna alla memoria con estrema facilità, adesso che ci pensa.

Anche il particolare stesso di avere arrostito Ben Wilkinson...

-Sappiamo che non è una passeggiata per te, ragazzo- commenta Bright: -ma sì, siamo davvero ai ferri corti. Per le indagini normali ci vorrebbero settimane, e non le abbiamo, temo. Senza contare che siamo senza due dei nostri migliori agenti-

Draco si acciglia di nuovo: -...Non le abbiamo?- cita: -Perché tutta questa fretta? Voglio dire, Potter ormai è nelle nostre mani, è al sicuro, che altro motivo abbiamo di correre?-

Denver fissa Bright con insistenza, e Bright scrolla le spalle: -Kadmius, hai chiesto tu al ragazzo di collaborare. Io dico di dirgli tutto. Non ha senso coinvolgerlo solo per una cosae non per un'altra-

Ma allora hanno scoperto qualcosa!

-In effetti, Signor Malfoy- si arrende l'auror Denver: -abbiamo delle novità. Sappiamo con precisione quasi assoluta contro chi ci stiamo muovendo. Sappiamo che si tratta di una setta, e abbastanza pericolosa-

-Chi sono e cosa vogliono?- chiede Draco, con curiosità celata a stento.

-Si fanno chiamare 'I Puri'- risponde Bright: -non so se hai sentito parlare di loro. Sono una setta religiosa che crede che il sangue magico, quando cade in quantità come può succedere durante una guerra magica, abbia proprietà salvifiche. Adorano una qualche entità di cui non abbiamo capito esattamente il nome, le fattezze o le capacità, o nemmeno la natura, che a quanto pare trarrebbe giovamento dal sangue magico. Per questo in quella chiesa abbiamo trovato tutti quegli strumenti di tortura: per compensare l'assenza di guerre, vengono fatti sacrifici a questa entità. Maghi o streghe, vengono uccisi e sacrificati in suo onore. Quando ci sono guerre, come quella che si è conclusa di recente, vanno in brodo di giuggiole-

-La setta aspetta la venuta di un messia, il cui arrivo testimonierebbe l'inizio di una nuova era- spiega ulteriormente Denver, l'espressione illeggibile, e Draco ha proprio un gran brutto presentimento: - La comparsa di questo messia significa per loro che è giunto il momento di... beh..-

-Impossessarsi del mondo, in parole povere- conclude Bright con una smorfia.

'Impossessarsi del mondo'.

'Impossessarsi del mondo'.

"Lo vogliono proprio tutti, questo mondo, eh?"

E' un eufemismo. Tu lo sai. Tu sai chi sono, non è vero?

La preoccupazione che è improvvisamente salita in Draco gli si legge in faccia, ne è abbastanza sicuro. Il Fuoco sente la sua agitazione e non prova a nascondergli niente.

"Già", ammette.

Draco ricorda bene la scena: lui, in biblioteca, al quarto anno. Un tema di Storia della Magia sulle dinamiche interne alle famiglie aristocratiche di maghi e babbani durante il sedicesimo secolo. Un libro consunto, nella Sezione Proibita, che cade a terra mentre lui sta sfogliando un vecchio libro polveroso, alla ricerca di una conferma di una parentela.

Una pagina che si apre da sola.

Le sue mani che si stringono con forza alla copertina del libro di genealogie.

Le pagine che si sfogliano da sole, fino al punto dove il libro parla della setta dei Puri.

Adoratori di Colui Che Purifica.

Il Fuoco.

Draco deglutisce, una mano in fronte e una sul fianco.

Se dimostra debolezza di fronte agli auror, in questo momento non gli importa.

Adesso ha capito.

Adesso ha capito, adesso ha senso, adesso si spiega la fretta degli auror e l'assoluta necessità di fermare quei pazzi prima che cerchino di mettere in atto il loro stupido, famigerato, pericoloso sacrificio finale.

Il messia... la venuta di un messia coinciderà con l'inizio di una nuova era. In questa nuova era loro saliranno al potere, e il loro dio verrà adorato e rispettato, e tutti si inchineranno a lui. Non era così, non era così il passo che ha riletto per giorni e giorni?

Quanto a lungo gli è rimasto inchiodato nel cervello, il pensiero che, in un presente così diverso rispetto al tempo in cui la setta è nata, ancora qualcuno pensasse, sperasse, di potere conquistare il mondo servendosi di un'entità soprannaturale e governare in suo nome?

Quando la piromania è esplosa, il ricordo è stato sepolto.

Aveva altro a cui pensare: restare vivo, non farsi sbattere ad Azkaban, non finire in un laboratorio a morire sotto una sequenza ininterrotta di esperimenti.

Adesso, con la sicurezza di non stare rischiando il collo, si rende conto che avrebbe dovuto mettere tutti i pezzi al loro posto un po' prima, e forse, già che c'era, non rendere così pubblico il suo dono.

Non fare sapere a tutti che è un piromane.

Non fare sapere ai Puri che c'è un piromane in giro.

Non fare sapere ai Puri che il loro messia...

-Signor Malfoy- la voce dell'auror Denver è calma, alle sue spalle.

"Ti stai facendo venire un attacco di panico, Draco. Va tutto bene"

Hai una gran faccia tosta, sai? pensa Draco, la rabbia che gli fa sbiancare le nocche chiuse a pugno.

È per colpa tua che è successo tutto quanto. Se non fosse stato per te, io non sarei un mostro, Potter non sarebbe una donna adesso, quell'auror non sarebbe morto, e non ci sarebbe una banda di pazzi che pensa che sono il loro maledetto messia!

-Ragazzo, perché non ti siedi?- suggerisce l'auror Bright.

Draco si rende conto che lo guardano entrambi con espressione preoccupata.

Alle sue spalle, il fuoco nel camino crepita, divampa, si agita con veemenza, salendo in fiammate di quasi un metro e poi riabbassandosi sui carboni ardenti.

Draco fissa le fiamme, sbattendo gli occhi.

Sei stato tu?

"No, sei stato tu"

...Io?

"Ti sei arrabbiato", spiega con calma il Fuoco: "non è stata una mossa saggia, farlo davanti ad un camino acceso. Se ti fossi arrabbiato di più, avresti potuto provocare un incendio. Non è la prima volta che succede che uno dei miei ospiti si arrabbia davanti ad una fonte di fuoco, e fa una strage senza rendersene conto"

Oh, fantastico. Sono davvero un mostro.

"Draco..."

Ma Draco non sta ad ascoltare il rimprovero che l'entità che occupa la sua testa gli muove. Agita una mano con aria stizzita, richiude gli occhi, li riapre. Respira e cerca di riprendersi, la calma che, lentamente, riscende su di lui.

-Stai bene?- chiede Bright.

Draco annuisce.

-Vuole un po' d'acqua? Qualcosa di più forte?- offre Denver.

Draco scuote la testa: -No, grazie, sto bene. Scusate. Non so... non so bene cosa mi è preso-

Non gli piace ammetterlo, ma è la verità.

Bright agita la bacchetta e gli ficca in mano un bicchiere d'acqua, nonostante Draco abbia rifiutato. Beve, e l'acqua, insapore, inodore, incolore, è piacevole.

-Non per insistere, ma... tu sai di chi si sta parlando, non è vero?- chiede Bright.

Draco fa una mezza risatina amara: -A quanto pare. Non pensavo... mi ero completamente dimenticato della loro esistenza. Avrei dovuto pensarci prima-

-Signor Malfoy, quindi sa che il messia...-

-Sono io?- Draco sorride con un certo sforzo, e il sorriso amaro lo fa sembrare molto più vecchio dei suoi vent'anni scarsi: -già. Hanno avuto una guerra, adesso hanno anche il loro messia. Ben Wilkinson è uno dei sei sacrifici che devono fare, e Potter...- aggrotta la fronte: -ma perchè lasciarlo vivo?-

-In uno dei testi che abbiamo trovato, si parla di sei sacrifici e un cambiamento- spiega Bright, braccia incrociate: -Se Ben è la prima vittima, probabilmente Harry è il 'cambiamento'-

-Cioè, cambiargli sesso... beh, è un bel cambiamnto, in effetti- rflette Draco a mezza voce.

Theo gli aveva detto di avere una mezza idea su chi è coinvolto.

Theo sa della setta?

Theo ha davvero collaborato con una setta che adora e aspetta un messia, che guarda caso è lui?

Draco scuote la testa, sospirando di frustrazione: -Assurdo-

-Vede, il fatto è che le ultime pergamene che abbiamo trovato, e che stiamo cercando di decifrare, sono coperte da un incantesimo. Non riusciamo ad infrangerlo, quindi non possiamo leggerle, ma siamo abbastanza convinti che sia indicato il secondo luogo di ritrovo- spiega Denver.

Bright indica con l'indice alcune delle pergamene: -Quelli sono appunti sulle parti che siamo riusciti a decifrare-

Theo li ha aiutati.

Theo li ha aiutati ad inventare degli incantesimi.

...quali?

Draco aggrotta la fronte: -Le pergamene che ancora non avete letto, dove sono?-

-In mano ai nostri esperti- risponde Denver: - ma non stanno avendo molta fortuna. Sembra che si tratti di un tipo di incantesimo di protezione piuttosto complesso, e inusuale-

Theo.

Deve essere stato questo.

Draco riflette.

Non può esporre Theo, dicendo agli auror...

-Sono abbastanza sicuro che Theodore potrebbe aiutarvi-

-Assolutamente no- dichiara con forza Bright, espressione truce: -non intendo permettere a quel mostro di avvicinarsi a materiale così oscuro. Neanche per sogno-

Se ho ragione a pensare quello che penso, ormai non ha molto senso non permetterglielo, pensa Draco con lugubre amarezza.

Perchè diamine il suo migliore amico deve occuparsi di magia nera?!

Non poteva essere come Blaise, e pensare a cose più superficiali, ma sicure, che non comportano il rischiare la pelle o la galera?

-Signor Malfoy, deve capire che quel materiale è molto, molto pericoloso. Non si tratta solo di riserve personali contro il Signor Nott...-

-Avete chiesto il suo aiuto, o mi sbaglio?- ribatte Draco.

-Sì, per trovare informazioni- risponde Bright: -e dopo averci assicurato che ci avrebbe aiutati, è sparito. Come sempre-

-Sono passati meno di due giorni, Admontius- ribatte Denver.

-Ciò non toglie che avrebbe dovuto scoprire qualcosa, Kadmius, e invece quello che abbiamo scoperto lo dobbiamo a quelle pergamene. Se Lilian non le avesse trovate...-

-Sono abbastanza sicuro che Lilian non le ha trovate per caso, Admontius- ribatte sarcastico Denver.

Draco alza un sopracciglio.

Se ha capito bene, allora è molto probabile che Denver abbia ragione. Sarebbe tipico di Theo mettere in mano all'interessato tutto il materiale che gli può essere utile, ma farlo restando completamente nell'ombra.

-Ciò non toglie che no, non può avere accesso a quelle pergamene- ribadisce con vigore Bright: -è già tanto se gli permetto di collaborare con Ginny nella ricerca dell'incantesimo che devono avere fatto ad Harry-

Denver sospira: -Non ti do torto- ammette.

Draco non obbietta.

L'aria che tira non è delle più favorevoli per Theodore, ed è meglio non mettere i due auror al corrente di troppi dettagli. Draco è sicuro che Theo potrebbe risalire al contenuto delle pergamene non decifrate, anche senza gli originali sotto mano.

Perciò annuisce, lascia perdere, e si offre di chiedere al Fuoco tutto quello che può sapere sui Puri.

Gli auror ringraziano, e lo lasciano tornare a Villa Malfoy.

Dove Lis sta ancora parlando con la Granger.

Bene, pensa Draco: così ho giusto il tempo di fare due parole con Theo.

Eccomi!

Nuovo capitolo, pare ho fortuna con l'editor stavolta. Date un'occhiata anche al cipotolo precedente, ho risistemato l'impaginatura. Sto postando senza avere ancora riletto, come sempre. Con calma, adesso mi rimetto e correggo le varie cose che non tornano. Se vedete qualcosa, fatemelo notare! Grazie! Scusate se la storia è lenta, ma non temete, la finirò! Ormai non manca più molto alla fine!

VQA

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Capitolo 15
*** Passaggi Di Conoscenza ***


Passaggi Di Conoscenza


 

Draco cammina avanti e indietro sullo scuro, pregiato tappeto persiano risalente a qualche secolo prima.

Sua nonna gli ha raccontato qualche vicissitudine che l’oggetto deve avere vissuto, altrimenti non c’è modo di spiegare perché Draco abbia la minima idea del fatto a qualche secolo prima.

Non che gli importi un accidente, al momento.

È paradossale che abbia preferito affrontare Theodore, e chiedergli quello che sa della setta dei Puri, piuttosto che bussare alla porta del salotto azzurro, dove Lis sta, a quanto pare, amenamente discorrendo con Hermione Granger. Verrebbe davvero da pensare che lui, Draco Malfoy, ha paura di incontrare Hermione Granger. Soprattutto, lì, in casa sua, e ricordare cople che non ha mai smesso di perdonarsi.

O forse è colo che non vuole rischiare un altro pugno in faccia.

Spalle alla stanza, mani appoggiate sul freddo bianco marmo del camino, Draco fissa le fiamme crepitare allegre, al ritmo del suo battito cardiaco, più o meno, che non è certo rilassato. È proccupato, del resto, e non si vergogna ad ammetterlo.

Se anche è vero che non gradisce rivedere Hermione Granger, di sicuro non gli fa più piacere costringere uno dei suoi migliori amici a confessare di avere collaborato con una banda di pazzi maniaci, che al momento stanno cercando di impossessarsi del mondo.

Draco sbuffa, e un angolo della bocca gli sale in maniera quasi involontaria: come dare torto al Fuoco? Sembra proprio che questo povero mondo lo vogliano tutti. Il Signore Oscuro, i Puri, e chissà chi altro prima di loro, su per il susseguirsi degli anelli della catena del tempo, di pazzo in pazzo, di dittatore in pazzo, in sovrano e di nuovo in pazzo, passando per sette, coalizioni, congiure, tentativi individuali andati quasi a buon fine, o stroncati sul nascere.

Persino suo padre deve averci fatto un pensierino.

In fondo, il pensiero sarebbe comprensibile, dal momento che sta alla base di ogni aspirazione che tutte le famiglie aristocratiche formulano. Il principio stesso per cui la classe aristrocratica si distingue dalle altre è, del resto, superiorità, presunta o meno, poggiante su criteri spesso diversi tra loro e quasi sempre mai veri, mai meritati.

Diamine, persino Draco stesso è cresciuto pensandosi superiore ad ogni altro!

Eppure, guardalo, guarda dove l’ha portato, la sua presunta sueriorità.

Suo padre si è schierato con un pazzo, l’ennesimo.

Due volte, non una: errare è umano, perseverare…

Ha poco da fare citazioni bibliche, però: più perché non creda a quello stupido libro babbano, per il semplice fatto che ciò che lui stesso è diventato è molto più simile al ‘diabolico’ del proverbio, di quanto sia stato il perseverare di suo padre in una causa persa in partenza.

Sviluppare la Piromania non è stato l’inizio della fine, il segno del decadimento della sua anima, della sua moralità, del suo fallimento come erede di una grande casata importante come quella dei Malfoy, o dei Black. No, quello è stato solo un ultimo step.

Ne ha fatti di sbagli, Draco, e ne è ben consapevole.

Solo, prima di rendersi conto del Fuoco dentro alla sua testa, ha sempre sperato che fossero tutti errori perdonabili.

Non lo aveva forse il Wizengamot risparmiato, punito con solo sei mesi di arresti domiciliari, ritenendo le sue colpe non così gravi?

Ah, pensa, scuotendo la testa: chi voglio prendere in giro. Mi hanno dato solo sei mesi, e a casa, solo perché mi hanno visto come un ragazzino scemo che ha fatto le scelte sbagliate.

Ed è umiliante, quello è certo.

“Oh, insomma. Sarebbe così umiliante ammettere di essere stato davvero un ragazzo che ha fatto delle scelte sbagliate? Che male c’è a sbagliare?”

Tu non capisci.

“No, davvero. Oh, e sorvoleremo su quanto ‘emo’ sembrasse questa frase, vero?”

Draco ridacchia in silenzio.

Davvero sai cosa vuole dire?

“Sono dentro alla tua testa...” canticchia il Fuoco.

Draco scuote la testa con rassegnazione, e ridacchia silenziosamente una seconda volta. Poi sospira. L’inevitabile, che per l’appunto non può essere evitato, è che gli tocca parlare con Theo.

Si schiarisce la voce e comanda alle fiamme di metterlo in contatto con il primo canale aperto a Villa Nott.

‘Villa’ in questo caso è un eufemismo.

‘Maniero lugubre ed inquietante’ del resto è un epiteto troppo lungo, e probabilmente non suona bene, non attira abbastanza clienti e contatti con cui fare affari. Ergo, ‘Villa’ Nott.

Theodore risponde subito. Il suo viso compare oltre la barriera di fiamme che danzano, sempre più verdi e sempre meno rosse, e che lentamente scemano e si abbassano per permettere a Draco di vedere l suo interlocutore.

-Draco-

C’è stato un periodo in cui si chiamavano per cognome anche tra loro tre. Durante la guerra qualcosa è cambiato, e hanno iniziato ad usare i nomi di battesimo. Per quanto Draco sia fiero del suo essere un Malfoy, ha apprezzato parecchio la novità.

-Ciao Theo-

Theodore è di nuovo, udite udite gente, vestito di nero. Il completo ha l’aria pratica e meno elegante di tanti altri che gli ha visto addosso, ma certo non crea l’effetto che danno i jeans scuri di Draco.

Theo ha i capelli corti pettinati nel solito modo, l’usuale riga di lato che lo fa sembrare, allo stesso tempo, più vecchio e più hipster di quanto farebbe quella pettinatura su Blaise o Draco stesso. Gli occhi, grandi, blu e freddi, si posano con attenzione in quelli di Draco.

-Tutto ok?- chiede, con voce calma e l’espressione neutra che non nascondono il suo tentativo di mettere a fuoco la situazione.

-Sì- risponde Draco con sincerità: -Ho parlato con gli auror. Hanno delle novità-

Theodore alza un sopracciglio scuro.

Le ragazze, a scuola, hanno sempre fatto la fila per uscire con Blaise: bel viso, bel fisico, portamento, eleganza e classe nel vestire e nei modi, e quel discreto, mastodontico conto in banca. Ce n’è stato un buon numero anche tra cui Draco stesso ha potuto scegliere, nonostante il periodo di relazione ‘seria e fissa’ a cui ogni tanto si è dato.

Theo non è affatto brutto, anzi. Crescendo, ha perso in fretta l’aria di bambino emaciato, troppo piccolo e magro persino per portare a tracolla la borsa dei libri, e gli è spuntato un fisico comparso assolutamente dal nulla. Le ragazze hanno notato in fretta il cambiamento. l’unico motivo per cui erano in meno a provarci con Theo è che non tutte avevano il coraggio.

Lo sguardo che adesso Theo gli sta tenendo addosso è quel tipo di sguardo che farebbe venire qualche ripensamento anche alle più coraggiose. La cosa assurda è che Draco è abbastanza convinto che Theo non ne sia molto cosciente.

-Racconta-

Draco si schiarisce la voce.

“Sii dretto. Sai che è coinvolto, e lui stesso te lo ha già detto. Non perdere tempo, Draco” consiglia il Fuoco.

Draco fissa le fiamme alte pochi centimetri per qualche secondo.

-Hai detto che avevi qualche idea su chi c’è dietro al rapimento di Potter, e al resto-

-Vuoi dire, all’assassinio di un auror e al cambiamento di sesso di Potter? Sì, l’ho detto- ribadisce Theodore, annuendo impercettibilmente.

-Quale setta?- chiede.

-I Puri-

Bam, eccolo lì.

Draco deglutisce.

Probabilmente si nota che ha accusato il colpo, ma Theo non cambia espressione.

-Sono quelli che hai aiutato?-

Theo sbuffa una risatina e guarda per terra, scuote la testa e riporta gli occhi su Draco: -Sì, sono loro- ammette, colpendo Draco tanto per l’onestà quanto per la crudezza.

-Sai che cosa fanno, vero?-

-Sai che è una domanda inutile da farmi, vero?- un angolo della bocca di Theo si solleva in un sorrisetto sarcastico che non vuole ferire Draco, anzi, più ad addolcire il peso dell’ammissione.

Draco deglutisce: -Giusto. Quindi, sai che il messia…- non finisce.

-Sei tu?- conclude Theo per lui, sorridendo, un sorriso vero: -Draco, certo che lo so. Aspettavo lo scoprissi anche tu-

Draco deglutisce.

A quanto pare lo fa spesso, pensa.

Cerca di formulare una frase ma rinuncia, poi ci riprova, rinuncia di nuovo: -Perchè li hai aiutati? Perché non me lo hai detto?-

E’ difficile ammettere di stare lasciando vedere quello che prova, soprattutto quando neppure lui ha chiaro in mente che cosa stia sentendo.

Theo scrolla le spalle: -C’era la possibilità che non lo scopriste, né tu, né gli auror. Dirti che sei il messia che una setta di maniaci aspetta non rientrava nella mia lista delle cose da fare. Adesso, però, lo sai-

Draco rimane in silenzio a guardarlo, poi annuisce: -A quale incantesimo hai lavorateo per loro?-

-Dipende- risponde Theo, dondolandosi all’indietro sui talloni e mettendosi seduto sul tappeto scuro del suo ufficio: -quello del cambio di sesso no, per esempio, ma più o meno mi ricordo che materiale girava. Potrei davvero risalire alla formula, non bluffavo-

-Lo so, ti credo-

-Mi fa piacere-

Theo sorride.

Il sorriso è sia sincero sia amaro.

Draco lo fissa per qualche istante, poi ricambia: -Mi preoccupo per te, razza di idiota-

Theo sorride di più, i denti bianchi che brillano: -Lo so, anche se non capisco perchè. Ho decisamente più motivo io di preoccuparmi per te- ribatte: -cosa ti hanno detto gli auror?- chiede, tornando serio.

Draco glielo racconta.

Theo aggrotta la fronte: -Eh, già. Non è gente simpatica. Mi stupisce che siano riusciti a decifrarne anche solo una parte, in realtà. Anche se, non è vero. In fondo, che quell’idiota fosse un vero incapace l’ho sempre saputo…-

Draco alza un sopracciglio: -Te ne sei occupato tu, vero? Degli incantesimi di occultamento. Per questo non riescono a decifrare le pergamene che hanno trovato-

Theo annuisce: -Sì. Come vedi, non ho fatto niente di poi così immorale- aggiunge con un sorrisetto sarcastico.

Draco fa una smorfia: -Strano ma vero-

Theo ride, un suono così raro che Draco si stupisce ogni volta che lo sente. Un suono anche piacevole, a dirla tutta: -Dì loro di darmi quella roba. Non ci caveranno un ragno da un buco con quella che ho cripato io-

-Ci ho provato, ma si rifiutano di darti, e sto citando, ‘materiale così oscuro’-

Theo sogghigna: -Ovviamente-

Anche Draco sogghigna: -Già. Sfortunatamente per loro, ho una memoria molto… fotografica, nel vero senso della parola- aggiunge, e si punta l’indice alla tempia.

Un filo argenteo, come pensieri da gettare in un pensatoio, ne esce e si arrotola su sé stesso, seguendo le linee che la mano di Draco gli impone. Theo allunga la mano, e la matassa argentea ed incorporea fluttua lungo le dita di Theodore, allacciandosi attorno al polso, e stringendosi sempre di più fino a penetrare nella pelle di Theo e sparire.

Gli occhi blu di Theo sussultano, e poi sbattono.

-Tutto a posto?- chiede Draco.

Questo metodo per passarsi le informazioni è molto poco ortodosso, ma ormai lo sfruttano da anni. Il primo anno che Theo lo ha suggerito, sia Draco sia Blaise si sono sentiti come se fossero ricorsi a incantesimi proibiti ed oscuri. In effetti, è esattamente di quello che si trattava, e di cui tutt’ora si tratta, ma ora non gliene importa più molto. È un metodo sicuro, non lascia tracce, ed è molto semplice.

Se non va storto.

Theodore annuisce, e per qualche secondo rimane in silenzio, un sorrisetto sulle labbra mentre vede le immagini che gli ha passato Draco. Poi sorride, come un gatto che ha incastrato il topo in un angolo, e ammicca: -Sì, è proprio quello che ho criptato io-

-Pensi di riuscire a decifrarlo?-

Theo annuisce: -Sì, e penso di poterlo fare senza problemi, anche se nel frattempo mi fanno lavorare con la Weasley per scoprire l’incantesimo con cui hanno cambiato Potter-

Draco scoppia a ridere quando sente quella frase: -Mi sembri molto rassegnato all’idea di lavorare con quella!-

Theo sbuffa: -Che ci posso fare. Purtroppo, è effettivamente la migliore specialista, quando si tratta di teoria degli incantesimi. Se voglio venirne a capo, devo fare i conti con lei. Non che mi serva, mi basta solo che mi lasci vedere qualche libro, e poi me la sbrigherò da solo. Senza di lei-

Draco è allibito.

Spalanza addirittura la voce: -Oh, Merlino, Stelle, Circe… Theo!- strila, consapevole di avere l’espressione più feroce che gli sia salita da tempo: -hai appena fatto un complimento a Ginny Weasley! Theo!!-

Theo non arrossisce.

Per farlo, bisognerebbe essere vivo, il che implica un cuore che batte, e Theo probailmente non ce l’ha.

Eppure, sbuffa di nuovo: -Lo so bene, Draco-

-No, no… hai fatto un complimento alla Weasley!-

-Ho anche detto che non ho bisogno di lei per lavorare- osserva Theodore.

-Ti piace Ginny Weasley!- strilla Draco, ghignando come un pazzo.

Theodore sgrana gli occhi, ma il panico che Draco è sicuro di intravedere per un solo, rapido, fugace istante si trasforma troppo in fretta in noia e fastidio: -Oh, Draco, se è questa la carta che ti vuoi giocare…-

Draco si ricompone: -Andiamo, hai decisamente un debole per lei-

-Perchè è fisicamente una bella donna? Beh, tu hai poco da dire-

-Oh, Merlino. Hai detto che è bella?!-

-Sì Draco, ho detto che è bella. E che non mi serve. E, siccome non sono né te né Blaise, il fatto di avere detto di trovarla bella non mi spingerà a cercare di scoparmela. Abbiamo altro da dire in merito?-

La frase è una frecciatina molto meno sottile, e molto più allusiva, di quello che potrebbe pensare.

Draco si riprende molto, molto in fretta.

Theo alludeva a Lis.

-Non la toccherei neanche con un dito- giura, espressione seria e senza bisogno di fare ad alta voce il nome di Lis.

Theo ammicca: -Oh, la toccheresti con tutte e dieci, eccome. Che poi non le faresti del male, è un altro discorso, e lo so bene. Adesso, vorresti restare sulle questioni importanti? Ho da fare-

Draco alza un sopracciglio: -E cosa avresti da fare? Sentire la Weasley per scoprire che non ti serve il suo aiuto, e comunque lavorarci insieme lo stesso?-

-No, Draco. Sto andando a provare la mia nuova catena affilata che mi sono regalato da poco. Vuoi vedere? Dicono che ci puoi decapitare un uomo in tre secondi…-

Draco scuote la testa: -La cosa tremenda è che un giorno scopriremo che queste tue risposte brillanti sono la verità-

-Esatto, e non potrete accusarmi di avervi mentito-

Draco ridacchia: -Sai dove è il secondo covo?- chiede poi, seriamente: -Hai criptato il testo dove dicevano dove fosse, del resto-

-L’ho fatto, ma non credere che siano così stupidi. Se sono rimasto vivo c’è un motivo. Ho usato un incantesimo di memoria contro me stesso, per salvarmi il culo. Quando hanno cercato di uccidermi perché avrei potuto denunciarli, hanno usato un veleno che serviva anche a recuperare l’informazione tra i miei ricordi. Non avendolo trovato, il veleno non ha fatto effetto, io sono sopravvissuto e loro, in teoria, sono più tranquilli, sapendo che non posso dire dove si riuniscono-

-Ma avresti comunque potuto accusare i responsabili- osserva Draco, aggrottando le sopracciglia.

Theodore annuisce di nuovo: -Vero, ma, Draco, è gente che non ti sogneresti mai di attaccare. Credimi-

-Ti credo-

Ed è vero.

Preferisce seriamente non sapere.


 


 

Non so se si è notato, ma adoro Theo. Anche Blaise, ma Theo di più. Draco è quello che amo più tra tutti, ma Theo… abbiamo tutti bisogno di un po’ di cattiveria per tenerci ancorati a ciò che è giusto, no?

Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate, datemi un segno, battete un colpo, anche solo per farmi notare errori, dirmi se secondo voi la storia va o meno!

La fine si avvicina!

VQA


 

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Capitolo 16
*** La Caduta Degli Eroi ***


La Caduta Degli Eroi (Theo)


Theodore Nott.
Un metro e settantasei di altezza, spalle magre e fisico asciutto.
Il portamento di un aristocratico a cui è stata inculcata la buona educazione senza che neppure se ne accorgesse, trovandola naturale e spontanea quanto l’aria che da sempre respira.
La resistenza di chi il fisico se lo è curato, per non diventare una palla di grasso e vizi, perché, diciamocelo: per i suoi hobby, non serve solo la presenza, la nobiltà, i soldi, il successo. Serve anche l’avvenenza.
I ragni che catturano gli insetti più grossi non si sfamano quanto le bellissime piante carnivore che, aprendosi in un fiorire di bellezza, di scatto serrano le fauci attorno a succulenti prede ricche di vita.
Theodore Nott.
Intelligenza curata perché intelligenza significa successo, significa ego, significa vita. Intelligenza curata perché significa dominio dell’io, dell’ego, del sé, e l’essere umano è perduto, se non coltiva il proprio io, il proprio sé, il filtro attraverso cui reinterpretare un’esistenza intera. Il culto della propria intelligenza, viziata e coccolata e cresciuta fino a diventare mostruosa, qualcosa di cui essere fiero, e con cui incutere negli altri rispetto e timore.
Intelligente, bello, ricco.
Sicuro di sé come chi non si è mai posto il problema di doverlo essere.
Sicuro di sé come chi non si è mai trovato di fronte ad un ostacolo che non sia riuscito ad aggirare, ad abbattere, o a corrompere.
Sicuro di sé come solo la consapevolezza del proprio io, e del sangue altrui sulle mani, possono dare.
Sicuro di sé e del proprio valore, come chi non lo ha mai messo in dubbio.
Libero da legami inutili, liberato dalla natura di quell’unico che avrebbe voluto mantenere, e non ha potuto. Libero dal richiamo al passato, reciso finalmente con la morte di Nott Senior, morto mai abbastanza presto, e stranamente non per mano sua, anche se certo non per mancanza di un piano a riguardo.
Libero da legami inutili, solo la rete di sicurezza di conoscenze strategiche, e il piacere di un numero ristretto di amicizie, un numero così basso che la qualità può essere cercata, perseguita, affinata nel tempo e nella frequentazione. Draco Malfoy, erede di due delle famiglie più controverse dell’aristocrazia magica inglese, e Blaise Zabini, a sua volta legato ad una terza famiglia famosa e discussa.
Potere, attraverso queste amicizie, potere e fiducia.
Se la vita è esperibile solo attraverso il proprio sé, è importante che il sé sia forte.
Sia la vita è esperibile solo attraverso il proprio sé, significa che, così come soli si nasce, soli si muore, e soli si vive. Eppure, talvolta è concessa la vicinanza di altri esseri umani, altri sé, altri io, altri individui con cui il proprio sente di avere qualcosa in comune.
Senza sapere indicare cosa, Theodore Nott sa che non avrà altri amici fuori dalla cerchia ristretta di Draco e Blaise. Non gliene servono altri, e le relazioni con il resto del mondo si declinano in una serie di graduale, progressivo rispetto, fino al più totale disinteresse, oltre il disprezzo.
Ora, gli è difficile ammettere su quale gradino della scala relazionale con cui interpreta il mondo stia la bella donna dai capelli rossi troppo lunghi sulla schiena, che gli sta di fronte.
Se anche è  vero che èriuscito ad evitare di pensare a lei e al dubbio che fa sorgere nel suo cervello popolato da certezze assolute, è ora di ammettere che vederla, una sola occhiata, è bastato a creare in lui uno scompiglio che decisamente non è familiare.
Il dubbio, la cui presenza stessa è per Theo fonte di ansia e preoccupazione, si radica nel suo cervello e minaccia di trapelare da lì al resto del suo animo.
Il silenzio con cui solitamente cataloga ed osserva le belle donne che gli si presentano alla vista è sostituito dall’essere assolutamente senza parole. Un silenzio che suona diverso dal solito, un silenzio che nasconde uno strapiombo, e che minaccia di lasciare aperte porte su scorci del proprio essere che solitamente sono ben nascosti al mondo esterno.
Theo osserva.
In piedi sulla soglia dell’ufficio dove lei lavora, e dove gli auror gli hanno formalmente chiesto di presentarsi per collaborare con lei, Theo osserva. Guarda, vede, cataloga, cerca di analizzare la donna con la stessa lucidità con cui si relaziona al mondo, solitamente, ma non ci riesce.
Ne vede i particolari: i capelli troppo lunghi, sciolti sulla schiena, il rosso che con il passare del tempo si è scurito, dall’iniziale arancione che condivide con ogni altro membro della famiglia, in un rosso rame scuro, quasi sanguigno, assolutamente delizioso.
Il viso elegante, deciso, il naso dritto, la bocca morbida, gli occhi blu grandi e attenti. Il collo sottile, le braccia esili, il seno piccolo, i fianchi accentuati dalla gonna a vita alta, le gambe lunghe che la portano alla stessa altezza dei suoi occhi.
Il nero della maglietta aderente e a collo alto sottolinea troppo il busto delicato e i muscoli tonici del suo corpo, le braccia che sembrano volere nascondere la forza che possiedono. La gonna rosso scuro è quasi viola, e si apre morbida sulle sue curve, seguendola sinuosamente fino poco sotto alle ginocchia, dove si vedono le calze nere. Stivaletti bassi, poco oltre la caviglia, neri, completano il quadro.
Nessun gioiello, nessuna decorazione, come se fosse troppo impegnata a lavorare per badare a più che il vestito.
Theo odia ammettere di starlo pensando, vorrebbe negare, negare a sé stesso e con tutte le proprie forze, ma è troppo intelligente per farlo, troppo razionale anche solo per provarci.
Ginny Weasley è, obbiettivamente, la donna più bella che abbia mai visto.
Non è sempre stata così.
Theo ricorda di avere sempre fatto poco caso a lei, perché è sempre stata piuttosto comune. Oltre al fatto che l’ha sempre considerata poco più che la versione femminile dei suoi innumerevoli, troppi fratelli. Se ne ha gradito il silenzio, la tranquillità taciturna e la decisione, l’unico guizzo di interesse può essere stato dato dalla forza d’animo che ha dimostrato durante il peggior anno che Hogwarst abbia mai visto, quello con Piton preside, quello con i Carrow a fare da padrone in una scuola trasformata in centro di ricerca per le arti oscure.
L’anno preferito di Theo, e probabilmente quello che lei più ha odiato.
Gli occhi blu lo fissano cercando di dimostrare neutralità, freddi e attenti, ma Theodore è innaturalmente in grado di leggere chiunque cerchi di nascondersi al suo esame; ne nota l’ansia, il nervosismo, l’irritazione. Le belle mani sono ferme, reggono una serie di fascicoli di pergamena che, evidentemente, stava spostando da una scrivania all’altra, nel momento in cui lui si è affacciato alla porta aperta del suo ufficio.
Non gli ha ancora detto una parola e ancora non ha aperto bocca lui.
In silenzio, si guardano.
Se lei sta dimostrando segni di nervosismo di cui non è consapevole, lui certo non si sente più calmo. Ed è intollerabile. Al punto che gli pesa di meno perdere la battaglia e cede per primo a parlare, a giustificare la propria presenza.
-Weasley- saluta.
-Nott- risponde lei, la voce un suono basso e rauco, per essere una voce femminile.
-Mi hanno chiesto di collaborare con te- spiega lui, piegando appena la testa di lato.
-Il caso di Harry, lo so. L’Auror Denver me ne ha parlato- lei annuisce, e, rimettendo il libro sul tavolo alla sua destra, con la mano libera gli fa gesto di entrare: -Accomodati. Ho del materiale che immagino vorrai esaminare-
Cerca di mantenere la voce calma, fredda.
Theo entra, chiudendo la porta alle proprie spalle.
Si muove lentamente, e non può trattenersi dal continuare ad esaminare la donna sola nella stanza con lui.
Da dove gli viene quel brivido?
Quante altre volte è stato solo con una donna in una stanza, per fini anche decisamente più espliciti di quelli che hanno loro in quel momento?
Quante altre volte ha cercato il brivido costruito del piacere, e si è dovuto impegnare per trovarlo, ed ora, ora eccolo, impreisto, inaspettato, completamente incontrollato?
Se non si conoscesse bene, ammetterebbe di stare provando paura.
Siccome conosce sé stesso, sa che non è affatto paura.
Non ha paura di Ginny Weasley.
Peggio.
È attratto da lei.
Motivo in più per appoggiarsi di schiena alla scrivania libera, incrociare le braccia al petto e restare a guardare, lei, la scrivania, la stanza, i libri, da quella posizione di sicurezza.
Ginny Weasley deglutisce, e si volta. Raccoglie fra le braccia qualche libro e li appoggia sulla scrivania che gli ha preparato, riempiendola di pergamene, libri, appunti.
-Conosci qualcuno di questi?- chiede.
Theo si volta seguendo il suo movimento, ma finisce per trovarsi, come temeva, al suo fianco, entrambi in piedi sulla scrivania con i libri. Il corpo di lei, flessuoso, snello, sta così bene accanto al suo, e Theo non tenta nemmeno di rimproverarsi per averlo pensato.
Sposta lo sguardo sui libri.
Li ha già letti tutti, come immaginava, e i titoli sono troppo semplici. Non trattiene un sorrisetto e uno sbuffo divertito: -Se non li conoscessi, non avrebbero pensato a me per aiutarti, non trovi?-
Lei non batte ciglio: -Molto bene- commenta, e li impila tutti a bordo della scrivania.
Un secondo carico di libri espone un paio di tomi che Theo non ha mai letto per intero, ma di cui sa di cosa si parla. Non lo dice, eppure lei impila di nuovo tutti, tranne quei due: -Questi?-
-So di cosa parlano- ammette lui, l’espressione indecifrabile.
Lei lo guarda da dietro Struttura Dei Corpi Umani Nelle Trasfigurazioni e Cronache Di Esperienti Genetici Degli Ultimi Duecento Anni, lasciando salire un sorrisetto sulle labbra morbide. Le sta bene, l’espressione divertita e intelligente: -Non li hai finiti?-
La verità è che non ne ha avuto bisogno.
Conosce l’autore di persona, perché ha collaborato con il vecchio studioso alla nuova edizione che gli ha chiesto di aiutarlo a curare. Che motivo avrebbe avuto di leggere un libro quando sapeva già cosa conteneva ogni pagina?
-Non ne ho avuto bisogno- risponde.
Lei annuisce, e non insiste. Impila i due libri sugli altri, e indica la propria scrivania, dove sono rimaste solo tre pergamene molto antiche, srotolate e sovrapposte.
Theodore si avvicina, in silenzio, e osserva.
Sono criptate tutte e tre, ma per la prima un sistema di decifrazione minima è sufficiente. Per la seconda, potrebbe esserci bisogno di un po’ più di attenzione. La terza… la terza, deve ammetterlo, gli fa quasi sgranare gli occhi.
È quella che gli Auror non volevano che vedesse.
Quella che ha visto nei ricordi di Draco.
Quella che ha scritto lui stesso, anni fa. Proprio quella sezione lì, la parte che gli auror nn sono ancora riusciti a decifrare, la Pergamena dei Puri che gli è quasi costata la vita, e Ginny Weasley gliel’ha messa davanti al naso, sulla scrivania del suo ufficio.
Sia ben chiaro: Theodore non sgrana gli occhi.
Non trattiene il respiro, non si irrgidisce.
Niente di tutto ciò.
Semplicemente, continua a guardare.
Guardando, osservando, ricorda come decifrare.
Ricorda i codici, ricorda a cosa si è ispirato per elaborarli, ricorda l’incantesimo.
Ricorda anche il mago che ha collaborato con lui, ricorda i discorsi da fanatico, ricorda gli esperimenti che all’epoca lo interessavano.
Ricorda le tesi di un uomo intelligente che però non era stato in grado di applicare la stessa intelligenza alle teorie di una religione improbabile che, oltre a desiderare l’annientamento del mondo piuttosto che un mondo migliore, avrebbe implicato la sua stessa schiavitù.
Theo respira normalmente.
L’aria entra ed esce, portando con sé il buon odore delle carte, dei libri, della pergamena, dell’inchiostro. L’ancor più buono profumo della donna in piedi ora alle sue spalle. Il ricordo di pelle in putrefazione che si accompagna all’odore leggermente stantio della pergamena che ha criptato.
Pensa.
Pensa a quanto stia rischiando Ginny Weasley.
Al fatto che, per quanto sia una donna in grado di badare a sé stessa, nonostante sia una strega in gamba, è pur sempreuna donna sola, chiusa in un ufficio insieme ad un uomo che non sa essere un assassino, che non sa essere capace di andare ben oltre l’uccidere un essere umano. E, se Theo volesse, se decidesse di schierarsi dalla parte opposta a quella bella donna, Ginny Weasley sarebbe morta in un attimo. O perderebbe la memoria. O morirebbe dopo atroci sofferenze, per il piacere di Theo.
Ma abdare contro Ginny Weasley adesso non significa solo andare contro Ginny Weasley, riflette Theo.
Significa tradire Draco, significa tradire Blaise, significa schierarsi dalla parte opposta di Potter, una seconda volta, e questa farlo in modo decisamente esplicito. E non ne vale la pena.
Non se significa perdere le uniche due persone che vuole avere attorno.
Non se significa attirarsi di nuovo il rancore di troppe persone, e rischiare di mettere in cattiva luce nuovamente la propria famiglia, perdendo terreno e contatti necessari per portare avanti i suoi esperimenti.
Non se, e non in ultima parte, non se significa uccidere la bella donna, alla fine di tutto quello che potrebbe essere fatto a quel bellissimo corpo.
Theo raddrizza la schiena, allontanandosi dalla pergamena.
È una scelta?
Sta scegliendo da che parte stare?
Da una parte c’è una banda di pazzi, che disprezza, che sa essere pericolosi, e che, se sapessero che si è riavvicinato a quei documenti, cercherebbe di ucciderlo, proprio perché sanno benissimo che non si piegherebbe mai al loro fine ultimo. Da una parte c’è il tradimento, l’assassinio, il rischio di perdere tutto e non scoprire mai cosa c’è alla fine di quel cammino di conoscenza iniziato.
Dall’altra c’è Draco, il ragazzo che lo ha subito giudicato degno di vedere quello che è davvero, senza provare a rifilargli la versione di sé che recita di fronte agli altri. Uno dei pochissimi esseri umani che ha piacere ad avere accanto. E che gli piace studiare e cercare di prevedere. Il primo che gli ha dimostrato fiducia, che gli ha espresso ammirazione per un’intelligenza da non insultare con la finzione, con una recita. E Blaise, a sua volta, che, da quando lo ha visto la prima volta, non si è neanche accorto di avere fatto la stessa scelta di Draco, tanto naturale gli è sembrata.
E Potter, ora nel bellissimo, allettante corpo di Lis, così bello da guardare, quando, seduta accanto a Malfoy, Theo le spiegava che un giorno è stata uomo.
E, forse, Ginny Weasley.
Le cose più belle sono quelle fatte ad, e con, un corpo vivo, dopotutto, no?



Lis sta ancora parlando con Hermione Granger, oltre la porta spessa di legno del salotto. Draco aspetta in silenzio, mani incrociate al petto, appoggiato con la schiena al davanzale interno della finestra che si apre illuminando il corridoio.
Potrebbe bussare, ricordare alle ragazze che il loro tempo insieme è finito, ristabilire possesso su Lis e cacciare la Granger, che non ha più diritto a tempo in esclusiva per monopolizzare l’ex Salvatore del Mondo Magico, ra in vesti femminili.
Non sa con esattezza quale sia il motivo che più lo spinge a trattenersi, se è perché non vuole vedere la Granger, figurarsi parlarle, o se è perché Lis ha espresso chiaramente di volere gestire questa faccenda dell’incontro da sola, e non vuole prevaricare una sua decisione. Dopo quello che ha passato, considerato quanto interamente si è messa nelle mani di Draco nei pochi giorni passati insieme, è giusto, anzi, è bene che dia segno di volere prendere decisioni da sola. Di volere gestire autonomamente la propria vita.
Di stare riprendendo confidenza con una vita che è sua, e non di Draco.
D stare allontanandosi da lui, e, anche se lui vorrebbe poter fare qualcosa per impedirlo, di stare imboccando la strada che la porterà via da lui.
Come è giusto che sia, come era prima.
Draco fissa un punto imprecisato nel bel pavimento del corridoio.
Già. Tutto come prima. Quando non sapeva se Potter lo odiava o no, ma poteva essere certo che non ci fosse simpatia tra loro.
Quando l’ultimo sguardo che Pottr gli aveva rivolto era stato in occasione di quel primo, fatidico incontro che il mondo magico aveva avuto con Draco versione Piromane.
Quando l’ultimo sguardo che Potter aveva appoggiato su di lui era stato carico di emozioni, tutte nascoste dietro un’apparente calma neutra e neutrale così sospetta e fuori luogo sull’Eroe del Mondo Magico.
Quando l’ultimo sguardo di Potter sembrava volergli dire, stai attento, ti tengo d’occhio.
Può forse Draco ora rispondere di non avere nulla in contrario? Che anzi, gli farebbe piacere, e prego, perché non vieni più vicino? Ti piacevano tanto i giardini di casa mia, quando eri una ragazza, perché non torni a vederli? Ti piaceva tanto quando ti prendevo in braccio, e ti stringevo contro, perché non fingi di avere di nuovo una caviglia fuori uso, solo per dare ad entrambi una scusa per toccarti, stringerti, abbracciarti?
Mano sulla fronte.
Ah, Merlino, se sono fottuto.
Non è possibile che stia seriamente prendendo in considerazione l’eventualità di corteggiare Potter, dopo averlo restituito al suo corpo maschile, e possibilmente dopo avergli restituito anche la memoria, e avere annientato i Puri.
Non è possibile che abbia già superato con la più tranquilla serenità il fatto che gli piaccia una donna, che è stata un uomo, che tornerà uomo, e che non gli dispiaceva neppure da uomo. No, anzi, che gli piaceva anche nel suo originale corpo di uomo.
Con quegli occhi verdi troppo grandi e vibranti che gli hanno sempre fatto venire i brividi, tanto a fondo parevano andare. Con quel viso delicato ma virile che gli ha sempre fatto desiderare vedervi sopra le espressioni più sincere che solo il piacere e l’orgasmo sanno dare.
Con quell’orgoglio e quella testardaggine che lo hanno sempre spinto a prendere posizione contro Draco, contro la scelta più ragionevole, contro la scelta più allettante, in nome di qualcosa di effimero e stupid e idiota e del tutto non in grado di ripagarlo, come poteva essere il concetto di giustizia.
Ah, Merlino, sono davvero spacciato.
La mano ritorna sul braccio, e Draco scuote appena la testa per spostare una ciocca di capelli troppo biondi dagli occhi. La porta è sempre chiusa, e dalla stanza non giunge un suono, perché le stanze di Villa Malfoy sono fatte a prova di spioni. Se vuoi origliare, impara a farlo in modi più efficaci, gli hanno insegnato i suoi. Il fuoco nel camino è acceso, tuttavia, e nessuno può impedire a Draco, nuovo Piromane del ventesimo secolo, di sbirciare da lì.
Chiude gli occhi, anche se potrebbe non farlo, solo perché così è più facile concetrarsi su quello che vede aldilà delle fiamme, anziché sdoppiare la vista tra la realtà che gli si para di fronte agli occhi fisici, il pavimento, e quello che c’è dall’altra parte, che vede attraverso le fiamme.
Lis, vestita di scuro, di nuovo con un abito che le sottolinea le curve senza metterle in mostra, è seduta su un lato del divano. Vicino a lei, in jeans babbani blu scuro e felpa scura slacciata, Hermione Granger le tiene una mano nelle proprie. Lis sorride, guance asciutte e occhi che non danno segno di avere pianto, mentre Hermione Granger è un po’ pallida, e sembra che ad un certo punto abbia avuto gli occhi lucidi.
-Malfoy ti sta davvero trattando bene- dice Hermione Granger alla ragazza, sorridendo contro la propria volontà, e con l’aria di chi sta ammettendo qualcosa di davvero difficile da dire.
Beh.
-Te l’ho detto- ribatte Lis, sorridendo con quel suo splendido sorriso che illumina la stanza.
Hermione Granger sbuffa sorridendo, e scuote la testa: -Oddio, se tu potessi rivedere questa scena quando avrai recuperato la memoria…-
Merlino non voglia.
Lis ridacchia: -Anche Draco è convinto che lo odierò, non appena avrò ricordato chi sono, e chi è lui. Eppure non capisco come potrei. Come facciate a pensarlo. Se anche mi avesse trattata nel peggiore dei modi, cercate di pensare a quello che ha fatto per me da quando mi ha trovata. Il fatto stesso che mi abbia trovata e portata in ospedale basterebbe a perdonargli tutto-
Davvero?
Il sopracciglio alzato della Granger sembra porre la stessa domanda.
Lis sorride di più: -Certo. E poi, da quello che mi è parso di capire, non è che lo odiassi così tanto-
-Harry, cioè, Lis, scusa- si corregge la Granger, espressione di pacata contrarietà: -avete cercato reciprocamente di uccidervi. Cioè, ci siete andati vicini, ma direi che è sufficiente…-
Lis aggrotta la fronte.
Hermione Granger si morde il labbro e sospira: -Avrei fatto meglio a non dirtelo, scusa. Non ti aiuterà di certo, adesso. Però è vero. Tu non hai fatto assolutamente apposta. Non sapevi cosa avresti provocato quando l’hai colpito. Lui, da quello che ci hai raccontato, non si è fatto problemi a cercare di colpire te con qualcosa di brutto-
Oh, merda.
Draco ricorda il dolore improvviso e inarrestabile del Sectumsempra.
I tagli profondi, il sangue che rifiuta di restare al suo posto, e fluisce via, sgorga a fiotti, gli impregna la camicia bianca e fluttua sul pavimento, finché Piton entra nel bagno a salvarlo.
E lui… lui ha davvero cercato di colpire Potter.
Una maledizione Crociatus non avrebbe fatto meno danni di quell’incantesimo, anche se non avrebbe lasciato a Potter le cicatrici che la fattura ha lasciato su di lui.
Lis riflette, aria pensosa per qualche minuto: -So che c’è stato qualcosa del genere, Hermione. Non mi ricordo cosa, ma so che c’è stato. E non mi importa. Me lo ha detto anche lui, che qualcosa di brutto è successo. Continua ad alludere a questo ‘qualcosa’, come se bastasse a tenermi lontana. Non importa. Dammi dell’ingenua, ma… a me basta quello che sta facendo per me, ora, per perdonarlo-
Non ingenuità, pensa Draco, ma bontà d’animo.
E lui sa di non meritarla.
O almeno, ne è abbastanza convinto.
La Granger pare valutare se dargli il beneficio del dubbio, e il particolare lo sorprende.
-Certo ti sta aiutando davvero tanto. Si sta prendendo cura di te meglio di quanto potremmo fare io, Ron, o gli altri Weasley-
Lis sogghigna a questo punto, e, Circe, se non è un’espressione improvvisamente, assurdamente eccitante, Draco non sa più cosa lo sia: -Oh, se è per quello non ha nascosto neppure di avere una gran brutta relazione con loro, e con te-
La Granger sbuffa: -Tutto astio che ha contribuito di persona a creare-
Lis ammicca: -Stranamente, non ne dubito-
Che vuoi dire?
Hermione Granger si alza: -Devo andare, ora. Ti da fastidio se racconto quello che mi hai detto a Ginny?-
-Beh, una volta era la mia ragazza, no?-
Una volta..?
Hermione sorride sorniona: -Sì, ma è da un pezzo che non lo è più-
Che? Cosa, chi, come...Che?
Quante informazioni importanti come questa si è perso dalla loro conversazione?
-E’ pur sempre una delle tue migliori amiche. Ti puoi fidare-
-Ti credo. Puoi dirle quello che vuoi-
Hermione Granger annuisce.
Poi lancia a Lis un’occhiata di rimprovero quasi materna: -So che non hai la minima idea di quello che sto per dire, ma, sappi che se scopro che lo hai fatto apposta per stargli più vicino, Harry, ti spezzo le gambe-
Lis arrossisce e poi scoppia a ridere, deliziata: -Giuro che penso di poterti assicurare di non averlo fatto apposta, e di certo non per quel motivo. Anche se ammetto che è l’unico lato positivo di questa storia delirante!-
Draco, fuori dalla porta, non si accorge di essere arrossito come raramente gli è capito nel corso della sua breve esistenza di essere umano.




Nell’ufficio di Ginny Weasley, Theodore e la ragazza dai capelli rossi troppo lunghi sono ancora vicini, seduti alle due estremità apposte della scrivania su cui stanno le pergamene da criptare.
Theo cerca di ignorare Ginny Weasley, e Ginny Weasley cerca, senza riuscirci, di fare la stessa cosa.
Theo legge con attenzione la pergamena che ha criptato pochi anni prima, e Ginny Weasley rilegge per la quarta volta le stesse due righe di un libro che spera poterla aiutare a criptare la pergamena di Theo.
Senza sapere che è la pergamena di Theo.
Senza sapere che basterebbe che alzasse i suoi bellissimi occhi e giurando silenzio gli chiedesse di decifrarla. Offrendogli qualcosa in cambio, come garanzia. Sé stessa, per esempio.
Theo deglutisce, rimproverandosi per stare dimostrando segno di cedimento al nervoso che gli induce la sua presenza, la sua vicinanza.
Lei è troppo impegnata a cercare di darsi un tono per accorgersene.
Quando arriva una lettera nel suo ufficio, sulla pergamena arrotolata la calligrafia di una donna che le scrive, Theo finge di non guardarla accigliarsi e srotolare la lettera, leggere con la fronte aggrottata, tentare di non sorridere, e poi rimanere sbalordita.
Quando lei finisce la lettera e l’appoggia, Theo non finge di non starla guardando, e lascia che i suoi occhi azzurro scuro incontrino i propri, blu notte.
Alza un sopracciglio nero e cerca di indovinare dalla sua espressione il mittente, il contenuto della lettera.
Senza chiedere, e senza turbare il silenzio che è sceso da quando hanno smesso di parlare, più di un’ora prima. Lasciando che sia la sua bella voce roca a rompere la quiete, spiegando che la lettera è di Hermione Granger.
Che è stata a villa Malfoy.
Che ha visto Lis, cioè Potter.
Che le ha raccontato della cicatrice sulla fronte della ragazza.
Che le ha raccontato come, sotto gli occhi stupiti di chi osservava, la cicatrice sia riuscita a superare l’ostacolo del velo coprente della maledizione che tiene prigioniera la memoria del Grande Eroe.
Lis ha spiegato ad Hermione Granger la teoria di Theo.
Hermione Granger l’ha scritta a Ginny Weasley.
Ginny Weasley guarda gli occhi di Theo, e gliela espone, precisa identica nelle parole a come lui l’ha esposta a Lis.
-Questa teoria viene da Malfoy?- chiede.
Theo abbassa la pergamena, ma la tiene ancora fra le mani: -No, è una mia idea-
-E ne sei convinto?-
-Non l’avrei detta, se non lo fossi stato- ribatte, ragionevole ma non freddo.
Non eccessivamente.
Forse.
-Credi davvero che si possa.. Aggirare l’incantesimo?-
Sembra quasi titubante.
Theo si lecca il labbro sotto, senza pensare a quello che sta facendo.
Cosa che non succede mai.
Male.
Cosa che, però, attira improvvisamente gli occhi azzurri di Ginny Weasley sulla sua bocca, e fa spuntare un velo di rossore sulle sue guance chiare.
Bene.
-A dire la verità, mi sembrava una tesi un po’ azzardata, ma, proprio mentre parlavo con.. Lis, la cicatrice è riapparsa. Credo che, fisicamente, Potter sappia di essere Potter, e quindi il suo copro stia cercando di ritornare alle forme originali. Il problema è che credo sia meglio che recuperi prima la memoria, per non trovarsi con un corpo che non conosce, con ricordi su cui non può fare affidamento-
Ginny annuisce, concentrata sulle sue parole, gli occhi sul tavolo.
-Aggirare l’incantesimo…-
-E’ bastato parlare a Lis di Hogwarst, e alcuni ricordi devono avere spinto per riemergere. Il risultato è stato fisico-
-Quindi, il corpo sa di essere stato cambiato, ma il cambiamento è stato indotto dai ricordi intrappolati-
Theodore annuisce.
-Questo significa che in realtà, sia il corpo di Harry, sia il suo incoscio, sanno benissimo di essere stati stravolti… e stanno entrambi cercando di tornare allo stato orginario. Solo che si crea uno sdoppiamento tra il percorso di ritorno che fa il corpo, e quello che fanno i ricordi… Ho capito bene?-
Theo annuisce di nuovo.
-Se il corpo cambiasse, i ricordi che hanno spinto per il cambiamento, per il ritorno alla forma originaria.. Significherebbe avvicinarli alla superficie giusto? Avvicinarli al conscio, rispetto all’inconscio a cui sono relegati ora-
-Sì, è quello che penso. Se il corpo di Potter tornasse allo stato originario, i suoi ricordi si libererebbero immediatamente dopo, perchè significherebbe che sono già oltre lo stadio a cui sono bloccati in questo momento-
-Però, hai detto… Che potrebbe solo creare più problemi a Harry, ritrovarsi con un corpo nuovo, e con ricordi a cui non sa se credere-
Theo annuisce.
Ginny annuisce e si fa pensierosa.
Il fatto è che lo sdoppiamento del percorso di recupero fra memoria e corpo è inevitabile, se si segue il percorso di riabilitazione normale. Se si rispetta la privacy della persona affetta da amnesia, e ci si limita a suggerire elementi dall’esterno che possano spronare i ricordi a riemergere, e affinché questi determinino un cambiamento fisico.
Lo sdoppiamento crea inevitabilmente crisi nel soggetto in cui si crea, e la procedura per ottenere il cambiamento stesso è lenta, lunga, si procede a tentoni.
Potter potrebbe metterci anni a tornare al proprio corpo, o, peggio ancora, potrebbe recuperare il proprio aspetto molto in fretta, e metterci anni a liberare i ricordi, pur vicini allo stadio cosncio, dall’oblio.
È una siuazione che certo nessuno augura ad un proprio amico, pesante da sopportare sia per chi ne è affetto sia per chi gli sta attorno.
Potter non può permettersi di essere malato, perché Potter è il Grande Eroe, e i Grandi Eroi non possono cadere vittima di incantesimi così gravi.
Il mondo ha bisogno del Grande Eroe, subito, adesso, tanto che non si può neppure ammettere che il Grande Eroe è caduto vittima di un attacco così insidioso, in prio luogo.
Theo lo sa.
Draco lo sa.
Gli auror lo sanno.
A quanto pare, anche Ginny Weasley lo sa.
-E’ azzardato, ma.. e se aggirassimo l’incantesimo per andare a toccare i ricordi, così da farli riaffiorare, ma facendogli saltare la fase in cui questi spingono per il cambiamento fisico? Voglio dire, se cercassimo di accelerare il recupero di ricordi, e metterlo in parallelo a quello fisico…-
Theo aggrotta la fronte: -Non frequente, ma fattibile-
Sa benissimo dove questa ipotesi andrà a parare.
Lo sa perché, quando ha scritto l’incantesimo di cambiamento, si è studiato tutti i percorsi, i risultati, i progressi, fallimenti e gli studi che le scuole della ricostruzione della memoria magica hanno seguito nel corso dei secoli.
Sa cosa è proibito, perché nocivo al paziente amnesiaco, e cosa è proibito, perché lede la sua autonomia.
Sa cosa è proibito perché considerato immorale, considerato spiare nella vita privata di una ersona, in quello che di più intimo un individuo ha, di paragonabile all’anima.
Sa che Ginny sta suggerendo esattamente quello.
E non può credere alle proprie orecchie, perché la donna che ha di fronte è Ginny Weasley, eroina dal cuore puro, donna che ha combattuto, a mala pena diciottenne, la guerra magica che ha segnato l’ultimo mezzo secolo, dimostrando integrità d’animo, tempra morale, forza interiore.
Agendo solo per strade virtuose e giuste.
E ora propone…
Theo non riesce a capacitarsi di quanto il proprio cervello ed il proprio corpo stiano trovando arrapante quello che Ginny Weasley sta suggerendo. Quello che quelle parole significano.
Ginny annuisce: -Già. È rischioso, ma..- si morde il labbro, occhi fuori fuoco.
Sta pensando, e Theo non riesce a trattenersi dal trovarla stupenda, così, persa a pensare quel qualcosa di pericoloso, illegale, immorale, un esperimento da fare sulla pelle del suo amico.
Del suo ragazzo?
Eppure non si pone certo come se stessero parlando del suo fidanzato, o del tipo che frequenta, o nemmeno del suo ex.
Quelle parole conferiscono a Potter il grado di vittima, di paziente, e niente di più.
Un oggetto da manovrare.
Un atteggiamento molto poco da eroina dal cuore puro.
-Potremmo provare- suggerisce lei, occhi in quelli di Theo, esitante.
Theo non riesce a fermare il sorriso da lupo che gli sale.
Forse è perché adora constatare quanto sia facile per un eore cadere nella tentazione.
Forse perché gli piace constatare che la via dell’errore, la via ritenuta immorale, è la più facile. Forse perchè gli piace sentirsi colpevole per quel salto non etico di un eore.
Forse perché gli piace la sensazione di stare corrompendo Ginny Weasley ed il suo cuore puro.
-Anche se va contro almeno dieci leggi del mondo magico, almeno, e la manipolazione dei ricordi non è esattamente un argomento facile da sollevare. Gli auror non ce lo permetterebbero, se lo sapessero. Harry stesso potrebbe non gradire… Per non palrare di quello che potremmo rischiare, se sbagliassimo qualcosa…-
-Io non sbaglio- ribatte Theo, interrompendo i suoi dubbi.
Il piacere di sapersi agente corruttore, sì, ecco cosa è.
Sorride, di più, famelico, lupo che ha incastrato la preda: -Mai- aggiunge.
La corruzione dell’io puro è un vestito che si intona così bene all’incarnato di Ginny Weasley, un profumo che così bene si adagia sul suo corpo, un balsamo per quell’aria di provata frustrazione che Theo le vede negli occhi azzurri.
Ginny, sempre pensierosa, annuisce, e poi si lascia sfuggire un piccolo sorriso a propria volta, il sorriso dell’eroe corrotto: -Se ne dubitassi, non avrei accettato di lavorare con te-
Brivido.
Innegabile brivido che gli scende giù per la schiena.
Eroe corrotto, cattivo vince 1-0.
Beccati questa, oh tu che ancora credi negli eroi.




WOW!
Fatto. Amo Theo, l’ho già detto, vero?
Scusate per il formato del capitolo precedente, spero l’editor non mi rifaccia lo stesso scherzo, di nuovo, e, se lo fa, datemi tempo, e sistemerò. Come sempre, questa è la prima stesura, se ci sono errori, piano piano rileggo e correggo. Feel free di scrivermi e farmeli notare, se ne vedete! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Sempre più vicini alla fine!
VQA
 

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Capitolo 17
*** Turning Point: La Svolta Che Non Ti Aspettavi ***


Turning Point: La Svolta Che Non Ti Aspettavi

Sono passati dieci lunghi giorni.

Dieci lunghi giorni, in cui i due migliori esperti che l’Inghilterra possa fornire sono venuti a capo proprio di poco.

Dieci giorni passati rassicurando Lis che il recupero della sua memoria era una possibilità più che probabile, praticamente una certezza. Dieci giorni in cui le ha tenuto la mano passeggiando nei giardini di Villa Malfoy, in cui l’ha abbracciata ogni volta che lo sconforto la spingeva molto vicina al panico e alle lacrime, in cui ha dormito accanto a lei, confortandola e tenendo a bada gli incubi.

Dieci giorni a ripeterle che quei due se ne sarebbero saltati fuori con una grande trovata geniale, che le avrebbe restituito la memoria, prima, e poi il giusto, originario aspetto.

Ebbene, alla fine di quei dieci giorni, Draco si sente un po’ un cretino, quando Theo, da oltre il camino, gli comunica senza mezzi termini che il modo migliore di farle recuperare la memoria è che il Fuoco agisca da “gomma magica” sull’incantesimo di cui Lis è vittima.

Draco vorrebbe seriamente sbattere la testa contro un muro, forte, molto forte, possibilmente abbastanza da farsi molto, molto male. Abbastanza da non sentire i proprio pensieri, la preoccupazione e l’imbarazzo di doversi confrontare con Lis, le sue speranze, i suoi timori, adesso. Per dirle che, ‘ehi, il modo migliore di salvarti sono io, peccato che non lo so fare’.

Non suona per niente promettente, e ne è consapevole.

Theodore glielo ha detto con una tale chiarezza che Draco ci ha messo qualche minuto a rendersi conto di quello che la nuova situazione implicava. Che adesso la palla è stata passata a lui, e lui non è assolutamente in grado di tirarla. Di più, dopo avere promesso a Lis per dieci giorni ininterrottamente che l’averbbe aiutata, ora si sente il peggior traditore del mondo. Sentimento che dovrebbe trovare ormai noto, visto il suo comportamento durante la guerra magico, no?

Draco sospira.

Non ha la minima idea di come affrontare la situazione. A complicare tutto ulteriormente c’è il dettaglio inquietante della scomparsa del Fuoco. L’entità sovrannaturale che Draco si è ormai abituato a sentire nella propria testa è improvvisamente muto, dal momento della conversazione con Theo. Non solo non sta intervenendo a cercare di calmare Draco dall’imminente attacco di panico, ma non si fa neppure vivo a prenderlo in giro, o anche solo ad ammettere che, ‘ehi, no, Draco, effettivamente non ce la puoi fare’, con quel suo tono perennemente sarcastico. O magari no, visto che Draco davvero non è in grado di fare una cosa del genere, e per una volta sarebbe serio.


 

È un piromane da meno di due anni. Uno consapevole di esserlo, almeno. Non sa fare niente, e sta ancora imparando come usare la sua nuova magia, al posto della bacchetta che negli ultimi quindici anni ormai si è abituato ad usare per qualsiasi cosa. Ricorda troppo vivamente i disastrosi primi tentativi di sollevare sedie o chiudere porte con quella nuova forma di magia, finiti con mobili in fiamme. Per non parlare di quel famoso attacco a sua madre, e di quell’uomo che agonizza a terra, rotolandosi mentre va a fuoco.

Non è sicuro di potere sottoporre Lis alle sue terribili abilità di piromane scarso, e al rischio di ucciderla, ferirla, sfigurarla, anche solo spaventarla.

Se quei grandi, bellissimi occhi verde scuro improvvisamente lo guardassero con il terrore con cui lo hanno fissato i presenti quella famosa prima volta… Non è sicuro di poterlo sopportare, non da lei. Non dopo avere visto gli stessi occhi guardarlo, pieni di orrore, in quella medesima occasione, sulla faccia di Potter.

Che era comunque lei, ma non è questo il punto.

Draco sospira di nuovo e lascia cadere di nuovo la testa in avanti, di fatto sbattendola contro il muro per la seconda volta, molto, molto più piano di quello che sarebbe tentato di fare.

Stare ad occhi chiusi non lo sta facendo sentire meglio. Non lo aiuta a sentire meglio la situazione, a concentrarsi di più. Lo spinge solo sempre di più sull’inevitabile conclusione, sul dovere dire a Lis che non è in grado di aiutarla. Nessuno, a quanto pare, lo sarà. Theo ha persino aggiunto che neppure la setta stessa sarebbe in grado di disfare l’incantesimo in un unico colpo, e che anche loro dovrebbero arrendersi al lento, dubbio e forse mai completo processo di emersione dei ricordi intrappolati dall’incantesimo, per non parlare poi del problema del cambio di sesso.

Draco maledice mentalmente di nuovo quei figli di puttana, per avere fatto questo a Lis, a Potter, e la sorte, per avere messo Potter, cioè Lis, sul suo cammino, e averlo spinto ad aiutarla. Averlo spinto a sentirsi in dovere di aiutarla. Averlo portato a chiedersi se si è davvero… Sì, sì, è patetico, ne è consapevole, ma ancora non ce la fa ad ammetterlo. Sarà che l’espressione “provare qualcosa per qualcuno” gli ha sempre fatto parecchio schifo.

Ma chi diavolo può essere così scemo da mettere a punto un incantesimo, senza essere in grado di disfarlo? Chi diavolo è così incosciente, imprudente, deficiente?! Oh, sì, ecco chi: una setta che mira a conquistare il mondo.

La beffa finale? Immancabile oltre al danno? La Weasley, che aggiunge, con un tono da saputella che la dice lunga su quanto, troppo tempo la ragazza abbia passato in compagnia di Hermione Granger e Theodore, che è anche sensato che la setta dei Puri abbia messo un incantesimo che solo un piromane avrebbe la possibilità di disfare, perché, ‘Malfoy, per loro tu sei il messia, se non addirittura il dio in terra. Ovvio che rimettano la questione a te’.

Oh, grazie, grazie tante, disgustosi stronzi vigliacchi pezzi di merda, grazie mille! Beh, sapete una cosa? La prossima volta ne faccio a meno! Niente adorazione, niente setta diabolica, niente casini del genere!

Di nuovo, sospira e sbatte la testa contro il muro.

Il silenzio nella sua testa è parziale, perché il suo cervello turbina come un criceto che corre su una ruota. Di contro, il Fuoco è ancora assente, tace, non si avverte neppure la sua presenza.

Quel silenzio inizia a spaventare Draco.

E se improvvisamente non fosse più un piromane?

Si può smettere di esserlo, si può perdere il dono?

Theo, una volta, ha detto di no. Le leggende dicono di no. I numerosi esperti e medimaghi e streghe che lo visitano ancora, ogni settimana, continuano a ripetere che no. Eppure, le loro conoscenze non sono poi tanto solide, no? Non poggiano certo su basi scientificamente affidabili. Non sarebbe così assurdo ipotizzare il contrario. Così come, anche quando sono davvero assurdità, le assurdità si verificano, talvolta. Eccezioni. Come potrebbe essere il suo caso.

Stupendo, pensa Draco, in tono sempre più lugubre, e sempre più preda dello sconforto. Un piano sopra, proprio in corrispondenza del corridoio in cui si è fermato, c’è la stanza di Lis. La ragazza sta dormendo, o almeno, stava dormendo quando Draco è riuscito a percepirla per l’ultima volta, cioè dieci minuti fa. Le sue innaturali percezioni ipersviluppate che tutti hanno sempre legato al Fuoco non se ne sono ancora andate, il che gli farebbe sperare che, forse, il Fuoco non lo ha abbandonato.

“Certo che sei proprio scemo” afferma con affettuoso scherno una voce nel silenzio.

Draco è così sollevato che, senza rendersene conto, apre gli occhi e sorride alla parete contro cui è appogiato.

Ci sei ancora!

“Certo che ci sono ancora, cretinetto!” ribatte il Fuoco, in tono quasi offeso.

Non ti sentivo più…

“Se ti fossi dato una calmata un po’ prima, ti saresti accorto che ero ancora lì. Stavo solo pensando, per questo non mi sentivi”

E a che pensavi?

“A come risolvere questa faccenda. Insomma, è innegabilmente un bel pasticcio”

Il sollievo che Draco ha provato fino a pochi istanti prima si sgretola, e riaffiora l’ansia.

Quindi, non hai una magica soluzione, eh?

“No, temo ci toccherà fare davvero qualcosa, campione. Però, giusto per tranquillizzarti… Ora sei molto più bravo di prima. Non la ucciderai di certo. Nemmeno sfigurarla, e, oh, Draco, a proposito. Davvero ti sembrava una possibilità concreta? Tu sì che hai una fantasia degna di questo nome...”

Non prendermi in giro. Non ho la minima idea di cosa posso fare, con te.

“Il che suona quasi lusinghiero, ma, ehi, sai che non sei davvero un dio, vero? Che non puoi davvero fare qualsiasi cosa”

Saperlo non mi aiuta. Fare del male a Lis mentre sto cercando di aiutarla mi sembra molto più credibile, piuttosto che farle tornare la memoria e cambiarle sesso.

“Draco, ragiona. Ormai ci parliamo, io e te, no? Ti pare che farei del male a quella bella donna?”

Draco esita.

Giusta osservazione.

“Vorrei ben vedere” commenta il Fuoco.

Draco respira lentamente, concentrandosi sul suono che l’aria fa quando espira.

Cosa devo fare?

Il Fuoco fa un suono strano, come un mezzo sbuffo: “Non abbiamo molte possibilità. Sei bravo a sentirmi, lavoriamo bene insieme, ma ciò non toglie che sarebbe pericoloso se di punto in bianco ti mettessi a fare esperimenti su Lis” risponde sinceramente.

Draco si sente sollevato.

Non sarei così dispiaciuto, se questo fosse il tuo modo di dirmi che mi devo allenare un po’ ad usarti.

“Che sono, la tua nuova bacchetta?” chiede l’entità nella sua testa, in tono piccato.

Draco sogghigna al muro, occhi chiusi.

Certo!

“Scordatelo” brontola il Fuoco, e Draco ridacchia a mezza voce, senza rendersi completamente conto di stare facendo quel suono anche nel mondo esterno alla sua testa.

Di sopra, Lis continua a dormire.

Hermione Granger è tornata a trovarla spesso, un giorno sì e uno no, con grande dispiacere di Draco. Lis, del resto, è sembrata molto contenta della cosa, e, anche se Draco si è rifiutato di spiare le loro conversazioni, la tentazione di tenerle d’occhio, o almeno d’orecchio, non lo ha ancora abbandonato. Dopo quella misteriosa conversazione in cui Lis ha detto che la Weasley per Potter era un’amica, una ex… e quella strana allusione a lui da parte della Granger…

“Sì, campione, te l’ho detto che le piaci” gongola il Fuoco.

Attimo di gelo.

Draco si raddrizza e guarda con orrore la parete bianca davanti a sé.

Alla Granger?!

“Ma sei scemo? No! A Lis!” si affretta a rispondere il Fuoco, scoppiando a ridere di gusto.

Draco arrossisce senza accorgersene. O più che altro senza poterselo impedire.

Ehi, sei tu che non ti sei espresso chiaramente.

“Sì, sì, colpa mia. Scusa, capo. Dicevo di Lis, chiaramente”

Draco si sposta sul davanzale della finestra e guarda fuori, senza davvero vedere il bel panorama avvolto nel buio della notte calata, i giardini curati, la luce della luna che bagna con il suo tocco il marmo pregiato degli archi, rendendolo quasi color argento. Senza sentire i profumi dei fiori e degli alberi, ormai incapace di meravigliarsi di fronte a quello spettacolo sempre nuovo, sempre diverso, notte e giorno, come invece ogni volta continua a fare Lis. I problemi in cui si incappa quando ci si abitua alla bellezza…

Dicevi di Lis, ripete a mezza voce.

“Già” ripete il Fuoco.

Chiaramente gongolando.

Draco aggrotta la fronte, perché non è uno stupido, neppure quando se ne sta affacciato sui giardini bagnati di luce lunare di Villa Malfoy, che gli danno un’aria spettrale, eterea, e fanno sembrare la sua pelle pallida dello stesso colore del marmo delle arcate.

“Lis, non Potter” continua il Fuoco, continuando a fare lo gnorri.

Draco alza gli occhi al cielo. Il nero del cielo sembra ancora più scuro, a contrasto con le luci tenui di mille stelle. Sembra ancora più cupo, a contrasto con la luce chiara della luna.

E lui non è un idiota.

Guarda che ho capito che stai insinuando che piaccio anche a Potter, sai.

“Sì, lo abbiamo detto che gli piaci. A Lis”

Non prendermi per il culo, ribatte Draco, accigliandosi, gli occhi grigi fissi nel nulla.

Ho capito benissimo che stai parlando anche di quello che Lis era prima.

“Alleluja, lo hai capito davvero?”

Non fare lo stronzo.

“Non lo sto facendo”

Guarda che ho sentito anche io quello che ha detto la Granger!

“Sì? Beh, mi sembri ancora poco convinto a riguardo”

Ma che vuoi che faccia, scusa? Che mi metta a sedurre Lis?

“Non essere scemo. A che ti servirebbe? Quel corpo, per quanto grandioso, non è il corpo con cui resterà. A che ti serve farti piacere una cosa che sai di stare per perdere?”

Il colpo va molto più a segno di quanto Draco si sarebbe aspettato.

Per un solo istante, veloce e rapido, ma comunque sempre presente, avverte quel dolore profondo che gli ricorda la verità. Ossia, che si è innamorato di Lis, cento per cento, super sicuro. Non sa se proverebbe la stessa cosa per Lis, in versione maschile.

Sbuffando sconsolato, si lascia cadere in avanti, piegato sul davanzale di marmo, la testa sulle braccia incrociate.

Il corpo di Lis gli piace eccome.

Il corpo di Harry… beh, non gli fa schifo. Ci ha pensato spesso.

É solo che sarebbe tutto più facile, se restasse una donna.

“Wow, questo sì che suonava stronzo” sogghigna il Fuoco.

Draco non può che ammettere che è vero: è una cosa davvero egoista.

Non posso mica desiderare che non torni uomo, solo perché così mi si semplificherebbe parecchio la vita.

“Mettila così, tuo padre non ci andrebbe d’accordo in nessuno dei due casi” cerca di sdrammatizzare il Fuoco.

Draco sogghigna, la testa piegata inondata di luce della luna, i capelli biondi che sembrano dello stesso colore dei raggi che illuminano il suo viso.

Vero, ammette.

“Che ne dici se ci mettiamo a fare un po’ di prove, e lavoriamo seriamente per farlo tornare uomo? Così poi te lo puoi scopare nella forma che è giusto che abbia” suggerisce l’entità soprannaturale.

Draco non può che ridere alla naturalezza con cui il Fuoco avanza la proposta.

Come sei gentile, a preoccuparti delle mie attività sessuali!

“Faccio del mio meglio per prendermi cura dei miei ospiti, tutto qui” è la risposta altrettanto semplice e sfacciata del Fuoco.


 


 


 

Draco non fa in tempo a prepararsi, ad allenarsi, ad imparare a destreggiarsi con il dono della piromania. In quei dieci giorni di silenzio totale sul fronte della setta, in cui Theodore e Ginny Weasley hanno raggiunto una soluzione per risolvere la questione, in cui Lis non ha più ricordato altro della sua vita precendente, Draco si è concentrato sulla ragazza, sul farla stare bene, sul farla sentire a proprio agio.

Dimenticando di tenere d’occhio il mondo esterno.

Non pensando a cercare i Puri, perché Theo ha promesso di occuparsene.

Finchè Ginny Weasley non scompare, e sulla scrivania nell’ufficio del Ministero dove lavora insieme a Theo, non compare una pergamena ingiallita e codificata, che Theo decripta in meno di un minuto. Che dice che i Puri hanno Ginny Weasley, e che la ragazza morirà, offerta in sacrificio per riportare ‘il dio’ sulla terra.

Esattamente la mattina dopo che Draco ed il Fuoco hanno deciso di esercitarsi.

La cosa positiva è che, su consiglio del Fuoco, Draco decide di fare un tentativo folle, e cerca di cancellare l’incantesimo che tiene prigionieri i ricordi di Lis, mentre lei sta ancora dormendo.

Quella mattina, Lis si sveglia sotto gli occhi grigio chiaro impazienti e preoccupati di Draco Malfoy, suo protettore e salvatore. Draco fissa il bel viso svegliarsi, gli occhi verde impossibile aprirsi, la fronte corrugarsi, la bella voce roca chiedere: -Malfoy?-

“Ehi, Draco, ce l’hai fatta!”

Ah sì? Perché mi sto sentendo morire, allora?


 

Ehi! Scusate il ritardo. Troppo veloce? Troppe cose in un capitolo solo, e per di più molto breve? Ditemi la vostra.

Spero che l’editor di efp sia buono almeno stavolta (di nuovo, sto continuando a provare a sistemare I capitoli precedenti rimasti impaginati male, datemi tempo).

Fatemi sapere cosa ne pensate! La fine è vicina (credo)!

VQA

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Capitolo 18
*** Coincidenze? Forse, e Forse No! ***


Coincidenze? Forse, e forse no


 

Guardandosi allo specchio un'ultima volta, Blaise Zabini decide che quei jeans e quella camicia insieme non stanno male, e si volta, indossando la giacca che veleggia verso di lui. Il suo riflesso nello specchio continua ad annuire, compiaciuto, non visto dal Blaise originale, e commenta a mezza voce: -Oh, sì, mi sta proprio bene quel completo... Proprio bene. Decisamente una buona idea, quei jeans, Vero Me-

-Grazie, Finto Me- risponde con un sorriso divertito Blaise.

-Prego-

Blaise Zabini va fiero del proprio aspetto. Non bisogna certo possedere particolari doti di osservazione, per rendersene conto. Persino all'interno del Trio Super Ego composto da lui, Theodore e Draco, Blaise è probabilmente il piu' vanitoso. No, è sicuramente il più vanitoso. Beh, è anche il più bello, pensa, sorridendo al nulla mentre percorre i corridoi della villa e scende le scale.

Normalmente, non avrebbe bisogno delle rassicurazioni dello specchio incantato, il cui senso estetico e dello stile probabilmente superano persino quelli del Blaise originale (fatto più unico che raro), e si preparerebbe con la massima tranquillità e sicurezza. Il fatto è che un invito con una delle donne più belle del mondo, in uno dei ristoranti più famosi del mondo, non è cosa da tutti i giorni nemmeno per il bellissimo, curatissimo Blaise Zabini.

Ha ponderato a lungo sulla scelta di quei jeans, di quella camicia, di quella giacca, di quelle scarpe. Di colori e di materiali. Ha valutato incarnato, luci ed ombre del locale, del posto dove vuole portare la sua ospite dopo la cena, dell'ingresso della villa per il dopo-dopo cena, quando, se tutto va bene (e dovrebbe proprio andare cosi'), se la porteraà a casa e le darà una spiegazione estesa riguardo il perchè le ragazze che escono con lui solitamente smaniano per il bis.

La sua ospite è molto bella, molto ricca, molto intelligente. Anche piuttosto divertente, cocciuta, orgogliosa, e certamente vanitosa tanto quanto lui. Se il ristorante dove vuole portarla è un posto esclusivo, ciò non toglie che presentarsi in completo lo farebbe apparire pretenzioso, spocchioso, più arrogante di quello che vuole sembrare, e probabilmente insicuro. L'idea è farle capire che, se a lei piace giocare alla gran dama, signora dell'eleganza, lui non è da meno, e può permettersi di presentarsi in un posto del genere, in compagnia di una donna come lei, anche vestito in modo quasi casual.

Perchè, anche se tra tutti e tre, Blaise può sembrare quello meno attento, più distratto, e sì, diciamolo, anche più stupido, non è affatto così. Soprattutto quando ci sono di mezzo delle belle donne.

Pensare alle belle donne gli fa venire in mente Potter, alias Lis, la bella donna mora attualmente domiciliata a Villa Malfoy. Blaise non trattiene un sogghigno: Draco è assolutamente perso per la bellezza dagli occhi verdi, non ci vede più. Non vede più nulla, al di fuori di Lis, nemmeno quella gran sventola di Astoria, con la quale Blaise ormai dava per scontato avrebbe finito per sposarsi. Non che gli si possa dare torto: per quanto per i gusti di Blaise Lis sia un po' troppo bassa, e abbia un seno forse un po' troppo poco abbondante, non si può negare che la versione femminile del Salvatore del Mondo Magico sia una gran strafiga di tutto rispetto. I tratti del viso, che pure non sono tanto diversi da quelli di Potter nel suo corpo maschile, sulla facca di Lis hanno qualcosa di assolutamente perfetto, etereo, meraviglioso. Certo, se ti piacciono le tipe con l'aria eterea, perfetta, e delicata, come evidentemente piacciono anche a Draco (visto che anche Astoria condivide quella caratteristica). A Blaise piacciono le donne di una bellezza più terrena. Non per forza in senso sessuale, beninteso.

A proposito di bellezze che piacciono a Blaise, il ristorante dove deve incontrarsi e cenare con Gabrielle Lioncoeur compare nel suo campo visivo, appena si materializza nel punto di apparizione più vicino. Il locale e' al secondo ed ultimo piano di un elegante edificio settecentesco progettato da un architetto italiano le cui origini, secondo la leggenda, erano babbane, e che si sarebbe trasferito qui per sfuggire al clima ostile che si era creato attorno a sè, nel Bel Paese. Il posto è elegante e frequentato da personalità di un certo livello. Blaise scorge, tra gli altri, l'ex Ministro della Magia, che esce accompagnato da una donna che non gli risulta essere sua moglie. Il capo del Dipartimento degli Auror invece sta entrando in quel momento, con al braccio la bellissima collega e consorte. Quando il cameriere lo precede lungo le scale, dopo avere controllato la sua prenotazione, Blaise riconosce parecchi volti tra i clienti seduti ad i tavoli, la maggior parte maghi e streghe purosangue con un conto alla Gringott alto (quasi) quanto il suo, ed un pedigree (quasi) altrettanto stimabile.

Il capo maitre dall'aria rigida e severa lo accompagna fino al tavolo dove Gabrielle lo sta aspettando da qualche minuto. La bella donna, alta nonostante sia seduta comodamente, le lunghissime gambe accavallate, porta i capelli castano scuro raccolti in una coda alta, semplice a curatissima, e indossa, da quello che Blaise puo' vedere, un abito rosso rubino, attillato ma elegante, decollte' nere ai piedi e un unico braccialetto sottile in argento. Il vestito è la cosa che fa sorridere Blaise di più, perché è della stessa tonalità di rosso della sua camicia, sotto alla giacca. Quando si siede, sfilando la giacca ed esibendo appunto la camicia, Gabrielle ridacchia e sorride, nascondendo le belle labbra dal rossetto molto chiara dietro ad una mano dalle unghie smaltate della stessa tonalità di rosso del vestito.

-Mi hai copiato tu, o ti ho copiato io?- ammicca Blaise, portando il calice di vino verso il suo e brindando.

Gabrielle sorride, un bellissimo sorriso di donna potente, oltre che bella, e Blaise prova quell'inspiegabile brivido che lei gli fa sempre provare: -Tu, ovvio. Sii cavaliere-

La cena va esattamente come Blaise ha programmato, anzi, sperato, anche se il termine non gli piace perchè gli suona troppo disperato. E lui non lo è. Lui è Blaise Zabini: le donne smaniano dalla voglia di accompagnarlo da qualsiasi parte, e di intrattenersi con lui per un dopo cena. Tutte. Tranne Gabrielle, di solito, che ha stranamente accettato un suo invito a cena, dopo averne rifiutati tre negli anni passati. Ma Blaise è cocciuto tanto quanto lei, se ne vale la pena... E lei, decisamente, la vale.

È tutto così gratificantemente perfetto, che non gli sembra vero, quando si accorge di un dettaglio importante. È tutto così bello che, quando se ne accorge, non riesce a mascherare la sorpresa, e l'espressione di rifiuto che gli sale immediata, tanto che Gabrielle per un istante lo guarda, sorpresa a propria volta, un sopracciglio sollevato.

La donna, da brava ragazza sveglia, nota la schiena rigida di Blaise, la velocità con cui l'aria rilassata abbandona il suo volto, e capisce altrettanto in fretta di non potere essere la causa di quel cambiamento di espressione. Perciò continua a mangiare come niente fosse, a sorridergli con lo stesso sorriso invitante e divertito, e abbassa la voce ad un sussurro.

-Se hai sentito qualcosa che non avresti dovuto, dovresti mascherarlo meglio, Blaise- gli consiglia.

Blaise sbatte le palpebre e riporta l'attenzione sulla donna più grande di lui, seduta al suo tavolo. Deglutisce, sorride, lascia le posate e beve un sorso di vino: - Scusami, mi è venuto in mente una cosa- commenta, a tono normale. Poi abbassa ulteriormente la voce e sorride ammiccante: -Mi sono appena accorto di un dettaglio non irrilevante, che avrei proprio dovuto cogliere prima. Sono davvero un idiota-

Gabrielle sorride di rimando, a sua volta scindendo le espressioni facciali ed il tono della voce dal contenuto della conversazione: -Hai sentito qualcosa di così brutto?- chiede.

Gabrielle Lioncoeur non è un'idiota, e non è certo nata ieri. Non è arrivata ad occupare uno dei posti più ambiti all'interno del Ministero, più pericolosi e rispettati, alla giovane eta' di ventotto anni, solo per il suo buon nome, il suo bel faccino, le gambe lunghe e le conoscenze familiari. Se è diventata una delle migliori streghe del servizio segreto del Mondo Magico, è perché è maledettamente brava nel suo lavoro. Sa capire quando la situazione si mette male, e, se il suo accompagnatore, bello e piu' giovane, ha reagito a quel modo, deve essersi imbattuto in qualcosa di grosso. Merlino sa che le coincidenze sono quello che sono, coincidenze, ma, se per una volta il caso volesse che...

-Il tavolo alle mie spalle, sulla destra- spiega Blaise, tagliando con cura un boccone della carne che ha nel piatto.

Circe, ma dovrebbe essere proibito essere sexy come Blaise Zabini, mangiare carne con quella bella bocca (una delle fisse personali di Gabrielle, che ci volete fare), e intanto contribuire, forse, ed inconsapevolmente, ad una delle indagini piu' difficili della carriera della giovane strega.

Gabrielle annuisce.

Blaise sorride come se, anzichè parlare di qualcosa di potenzialmente pericoloso, stessero flirtando.

-Hanno appena menzionato una cosa che devo andare a dire ad un amico-

Gabrielle ammicca: -Chi?-

-Un tuo conoscente. Conosci l'Auror Denver?-

Gabrielle sorride e ridacchia, sorseggiando il suo vino.

Conosce Kadmius Denver.

E' una delle pochissime persone che, anche all'interno del Ministero, e' a conoscenza della vera natura dellindagine di cui si sta occupando, il caso Potter. Le sue fonti le hanno detto che Potter avrebbe subito un incantesimo che ne ha alterato le fattezze, e la memoria.

Cosa diamine ha sentito Blaise Zabini?

-Sai di cosa si sta occupando al momento?-

-Sono una delle persone che gli ha suggerito di fare collaborare il tuo amico, Nott, con Ginny Weasley. Decisamente lo so- risponde, a voce decisamente bassa, e sempre fingendo di starla abbassando per ben altro motivo.

Blaise annuisce.

Gabrielle sa dell'indagine?

Gabrielle sa di Theo e Ginny Weasley?

Deve sapere anche che Ginny Weasley è stata rapita, allora. Era convinto che la strega lì con lui fosse semplicemente un auror, per quanto la professione risulti sempre strana, se esercitata da una donna, giovane, bella e di quel lignaggio, per di più. È abbastanza ovvio che sotto alla facciata di bella, ricca e potente donna, c'è altro. Non che scoprirlo gli dia fastidio, anzi. La rende, se possibile, ancora più attraente. Poi ricorda quello che ha sentito, e improvvisamente pensare a quanto sia sexy Gabrielle torna in secondo piano.

Anche se sembra un crimine.

-Vedi la donna al tavolo con quei due tizi?-

Gabrielle annuisce: -Che sia un uomo sotto copertura ci vuole poco ad arrivarci. Con quelle scarpe, nessuna donna si presenterebbe in questo locale-

Blaise sogghigna al commento.

In effetti, quelle scarpe sono la prima cosa che ha attirato anche la sua attenzione.

-Eri qui da prima di me, e loro dovevano essere qui prima che arrivassi tu. Hai sentito di cosa parlavano?-

-Miss Scarpe Sospette mi ha insospettito subito, e scusa il gioco di parole- Gabrielle si avvicina e appoggia la scollatura sull'abito. Prende una mano di Blaise nella propria e si china sulle sue dita aperte, accarezzando il palmo. L'espressione che fa è la classica che solitamente Blaise si vede rivolgere a questo punto, da una qualsiasi delle donne con cui esce, e che gli dimostra che la serata (ed il dopo cena) sono andati in porto. Dalla bocca di Gabrielle, dette nello stesso tono così usuale per Blaise, escono parole che decisamente non si è mai sentito rivolgere.

-Trafficano persone. Schiavi. Hanno menzionato sacrifici umani-

Blaise ricambia con un'espressione che non stoni, sopprimendo l'insicurezza che lo porta a chiedersi se Gabrielle abbia passato l'intera cena ad origliare il trio sospetto, o se ha veramente prestato attezione alla conversaione tra loro due.

-La donna ha appena menzionato Ginny. Ha chiesto ad uno dei due uomini quando può liberarsi di lei-

Gabrielle sorride, e scuote la testa: - è proprio da loro, fare le cose a questo modo. Tutto praticamente perfetto, e poi cadono rovinosamente in dettagli del genere. Dire il nome della nostra rossa, per esempio...- gli occhi scuri di lei si fissano su Blaise: -continuiamo a parlarne fuori?-

Blaise spreca qualche secondo prima di rispondere, per ricordarsi che, purtroppo, anche se il tono, la posizione, lo sguardo della donna lasciano pensare proprio a quello, la donna non lo sta invitando a letto.

Poi si chiede che senso abbia andarsene, quando, se restassero, potrebbero carpire più informazioni. Tuttavia, qualcosa gli suggerisce di obbedire alla strega, evidentemente piu' esperta in spionaggio, e acconsente, seguendola fuori dal ristorate.


 

Escono camminando piano, mano nella mano, tutti sguardi carichi e allusivi, la mano di lui che scende possessiva molto in basso sulla schiena di lei.

Gabrielle controlla dallo specchio sulla parete che il trio al tavolo non li abbia notati andarsene. La donna sospetta è ancora impegnata a cercare di ribadire qualcosa, e i due uomini sembrano annoiati e contrariati. Quando sono sufficientemente lontani, e gli incantesimi di controllo di Gabrielle non rivelano spie nei paraggi, Blaise la segue, apparendo entrambi fuori dall'ufficio dell'Auror Kadmius Denver, al Ministero.

-Tipico da Puri, cadere sul dettaglio in questo modo. C'è da chiedersi come abbiano fatto a sopravvivere per tutto questo tempo senza farsi sterminare- commenta Gabrielle a bassa voce, bussando con determinazione alla porta dell'ufficio davanti a loro.

Kadmius Denver non nasconde la sorpresa alla vista della giovane donna. È la sua reazione a fare capire a Blaise che, quando ha sospettato che Gabrielle fosse più di quello che sembrava, ci ha preso davvero. Soprattutto perché Gabrielle e lui hanno sentito la donna sospetta menzionare Ginny Weasley, ma non il posto dove la tengono nascosta, e lui ancora si sta chiedendo che senso abbia avuto perdere la pista del trio, anziche' seguirlo.

-Gli ho piazzato addosso un incantesimo depistante- spiega Gabrielle all'auror: -non raggiungeranno mai qualsiasi posto dove abbiano in mente di andare. Possiamo descriverteli, Kadmius, e tu e Bright potete prenderli facilmente-

-Ottimo lavoro, Lioncoeur. Come sempre- commenta Denver, cominciando a pensare ad un piano.

Bright, nello stesso ufficio, si lascia andare in un'esclamazione esultante: -Merlino, dai che li prendiamo! Non sei contento, ragazzo?- si rivolge con entusiasmo ad una terza figura vestita di nero, più bassa di lui, seduta sul tavolo dell'auror brizzolato.

Blaise sgrana gli occhi, non trattenendo la sorpresa alla vista di Theo, lì. Che collabora alle ricerche di Ginny Weasley, di cui, a rigore di logica, la stessa logica tanto amata da Theo, non dovrebbe fregargliene niente. E che invece sogghigna con un'aria feroce decisamente sinistra sul suo volto pallido e affilato: -Eccome, Auror Bight. Eccome-


 


 

Diciamocelo.

Come primo giorno di convivenza forzata con Potter che ricorda di essere Potter, e consapevole di avere sembianze decisamente diverse da quelle a cui è abituato, non è proprio strepitoso.

Potrebbe anche essere peggio, cerca di ripetersi Draco, proponendosi un atteggiamento propositivo.

Dopo avere assistito al risveglio di Lis, che adesso è definitivamente il caso di chiamare nuovamente Harry, visto che sa di non essere una ragazza e non risponderebbe volentieri ad un nome femminile, c’è stato un attimo in cui Draco ha temuto di ricevere un pugno sul naso. L’espressione allibita e sconvolta di Potter, cioè Lis, cioè Harry, lo lasciava temere, del resto, quindi non è lui che è paranoico.

Draco se l’è filata dalla stanza, uscendo abbastanza di fretta a borbottando qualcosa del tipo ‘ti lascio un po’ di privacy’, ed è sparito. Non si vergogna ad ammettere che è scappato, ad essere sincero, anche se ‘ritirata strategica’ suona meglio.

Se non fosse per il Fuoco che lo ha aiutato a mantenere la calma e controllare che il suo ospite in vesti femminili stesse bene, fosse vivo e non fosse morto per infarto nelle dodici ore appena trascorse, Draco sospetterebbe che Lis, cioè Potter, si sia tirato un colpo, aperto le vene, buttato giù dal balcone, perchè non è uscito da quella stanza, non ha detto una parola, niente.

Ha passato la maggior parte della giornata, o almeno così è sembrato al suo occhio vigile, ogni volta che sbirciava attraverso le fiamme nel camino, piegato su sè stesso, seduto per terra, contro la parete.

Draco non sa onestamente cosa fare.

Si sente un idiota, questo è certo.

A parte quello, però, ha poche idee.

Ginny Weasley, metà del suo team di genii e cervelli malefici, è scomparsa, abbattendo, come aveva temuto, la metà rimasta, cioè Theodore. Che adesso non si prende la briga di negare l’evidenza solo ed esclusivamente perchè Draco sa di rischiare la vita, se gli facesse allusioni e battutine proprio adesso. Ciò non toglie che sia ovvio, che Theo è preoccupato per la collega dai capelli rossi, e che, quindi, abbia un debole per lei.

Non che pensare al debole di Theo per la Weasley gli consenta di dimenticare di avere lui stesso un debole per Potter, nel suo corpo femminile, che adesso probabilmente lo odia.

“Come sei negativo, Draco” lo sfotte il Fuoco.

Come sei stronzo, ribatte Draco.

“Oh, andiamo, che problema c’è se adesso Lis è un po’ più uomo?”

E’ un discorso che non mi va di fare, grazie.

“No, sul serio”

Senti, tu non capisci.

“U-hu”

Lei mi odia, adesso. Potter mi odia. Probabilmente si sta pure deprimendo perché non sa cosa sia successo. O sta pensando a quello che le hanno fatto. Anzi, che gli hanno fatto.

“E lasciarlo da solo ad affrontare il peso degli eventi è un’idea geniale.. In quale universo?”

Senti, sbuffa Draco, So che non è una buona idea. Ma che alternativa ho?

“Smetti di comportarti come un bambino, per cominciare, e vai di là a parlargli. Per la miseria, quando la trattavi come una donna ti comportavi in modo molto piu’ adulto di così!” lo rimprovera l’entità nella sua testa.

Draco sbuffa, ma non può dargli torto.

Sospirando, afferra con due mani il bordo del tavolo nello studio di suo padre,e si concentra nuovamente sulle fiamme nel camino della stanza di Lis. Cioè, Potter.

Il suo ospite è alla finestra, capelli folti e lunghi sulle spalle, e guarda con aria affranta i giardini della Villa.

Il cuore di Draco ha un tuffo.

I giardini!

Quasi correndo, Draco sale le scale e bussa alla porta di Lis. Il suono sommesso delle sue nocche contro alla parete sorprende tanto lui quanto la ragazza oltre la porta.

Giunge un leggero ‘avanti’ detto con titubanza, come fosse una domanda.

Lis, il vestito color lavanda del giorno prima sulle calze nere, è ferma dove l’ha vista l’ultima volta, alla finestra balconata della sua stanza, e ha una mano sottile appoggiata alla cornice di legno.

-Malfoy- dice, con la sua voce bella, sensualmente roca, la voce che Lis ha sempre avuto, e che pero’ non e’ la voce di Potter.

Draco prova il fortissimo impulso di voltarsi e correre il più lontano possibile, poi si rimprovera da solo.

Comportati da adulto.

Gli sembra di sentire il Fuoco lanciarsi nella versione mentale di una standing ovation. Lo ignora, e si schiarisce la voce. Sorride, un sorriso piccolo per nascondere il nervoso, e ammicca: -Di sicuro, se adesso ti chiamo per cognome anche io mi evito il dubbio di quale nome usare-

Lis, o Potter, non trattiene un sorrisetto: -Già-

Niente panico, niente panico, niente panico…

Draco guarda per terra, e poi riporta gli occhi sulla bella donna alla finestra.

Bellissima, e non vera.

Non è triste la vita, quando le cose più belle sono ingannevoli e finte?

-Spero che tu non ce l’abbia troppo con me per avere giocato con i tuoi ricordi. Mi dispiace, ma Ginny Weasley è scomparsa, e la cosa mi ha forzato la mano…-

Potter si volta verso di lui con le spalle: -Draco,- lo interrompe.

Lis lo ha già chiamato per nome.

Adesso, però, è Potter, pienamente consapevole di quello che sta facendo, e lo sta comunque chiamando per nome.

La cosa non può non colpirlo.

Draco si zittisce in un istante, e resta a guardare la bella donna.

Che sospira, come rendendosi conto di quello che ha fatto, e maledicendosi anche a sufficienza.

-Hai fatto tantissimo per aiutarmi. Ti sono debitore. Non scusarti-

-Stai bene?- chiede Draco, onestamente preoccupato.

Potter annuisce: -Ci ho messo un po’, onestamente, ma adesso sto bene. È solo… vederti, e riconoscerti, all’improvviso, e rendermi conto che adesso sono… questo- fa un gesto ampio con la mano per indicarsi: -è stato un po’… Difficile da digerire, ma adesso sto bene-

Draco annuisce.

-Grazie per avermi salvato la vita- mormora Potter.

Una frase ed un tono molto da Grande Eroe, Draco non può fare a meno di notare. Sogghigna, e ad alta voce commenta: -Questa sì che è una cosa da Potter, più che da Lis. Lis mi avrebbe ringraziato sorridendo, sarebbe venuta più vicino, e non l’avrebbe detto con tutta quella serietà- lo punzecchia.

Contro ogni previsione, Potter arrossisce ma gli restituisce il sogghigno: -E ti sarebbe piaciuto decisamente di più, eh?-

-Beh, ovvio- ammette Draco, senza difficoltà.

Le guance della ragazza si tingono ancora di più.

-Senti…- comincia Draco, le mani nelle tasche dei pantaloni scuri: -visto che tu sei ancora intrappolato in una forma diversa, e che le cose sono cambiate così radicalmente… e che adesso ti ricordi…-

Il fatto è che prima Draco era consapevole di stare accompagnando Harry Potter nei giardini di Villa Malfoy, ma Potter no. E questo fa un’enorme differenza.

-ti va di venire a fare due passi nei giardini? Con me? Così parliamo un po’-

Merlino, ti prego, fa’ che non stia arrossendo adesso.

“Tranquillo, capo, si vede alla grande. A giudicare dalla sua espressione, se ne è pure accorta. Però tranquillo, ho il sospetto che ti trovi tenero”

Se tu avessi un corpo, ti starei strangolando.

“Ingrato”

Potter sorride e annuisce: -Ok- si avvicina.

Draco, improvvisamente colto alla sprovvista (deve prenderla per mano? Può prenderla per mano? Fino al giorno prima l’avrebbe presa per mano. Ma adesso è Potter!), sorride e si sposta di lato, facendole cenno di precederlo con il braccio.

Lei gli passa davanti e si avvia sule scale. In pochi passi Draco la raggiunge e le si mette a fianco.

Nonostante avesse temuto di fare venire un infarto a Potter, alla fine è la ragazza a farlo venire a lui. Senza dire niente, senza guardarlo in faccia, a metà scale la sua mano abbronzata cerca quella pallida di Draco e la stringe con decisione.

Draco, dopo un secondo di infarto, ricambia la stretta, e la conduce nei giardini.

Non parlano, senza sapere se è perché non osano o perché sono imbarazzati o non sanno cosa dire. Nel silenzio, passeggiano lungo i giardini, occhi verdi persi a guardare e ammirare con devozione la natura circostante, occhi grigi persi a guardare e ammirare con devozione la natura in una sua forma particolare.

Quando arrivano gli auror, e con loro Zabini, Nott, Weasley e la Granger, Draco e Lis sono ancora nel giardino, ancora mano nella mano, ancora in silenzio. E, nota Draco, Lis non si prende la briga di lasciare andare la stretta di Draco così in fretta, nonostante si trovi improvvisamente di fronte la Granger, che squadra quelle mani con aria sospetta, e Weasley, che balbetta incredulo vedendo il suo migliore amico sotto quell’aspetto.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Eccoci!

Siamo ufficialmente a meno due capitoli dalla fine. A questo punto un mezzo capitoletto dedicato a Blaise potevo anche farlo, no? Gabrielle, nel caso a qualcuno venisse in mente, è completamente inventata. Niente relazioni con Fleur Delacoir (o Delacoeur?).

Ditemi cosa pensate della storia. Spero che l’editor non mi crei i soliti problemi (ho finalmente sistemato i capitoli precedenti, adesso sono tutti leggibili), altrimenti, se lo fa, abbiate pazienza.

A presto!

VQA

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