Take Care

di SailorDisney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Natale dai Davis ***
Capitolo 2: *** Vecchi amici ***
Capitolo 3: *** Incontro al Sunnyside ***
Capitolo 4: *** Il bimbo sperduto ***
Capitolo 5: *** In punta di piedi ***
Capitolo 6: *** Buonanotte ***



Capitolo 1
*** Il Natale dai Davis ***



Illustrazione che ho fatto per la storia:
http://lightyear90.deviantart.com/art/From-Andy-to-Bonnie-647924823


 

“Bonnie sei pronta?!” gridò la mamma dal piano di sotto.

“Uff… ancora un attimo mamma ti prego!” gridò lei lanciando all’aria l’ennesimo vestito e annaspando con la testa dentro l’armadio alla ricerca di quello “giusto”.

“Ogni anno la stessa storia… perchè il Natale a casa dei Davis deve essere una tale tragedia?” disse la mamma sbuffando salendo le scale per raggiungerla.

“Ci sono, lo giuro! Questo andrà bene!” disse cercando di farsi entrare a tutti i costi un vestito decisamente non della sua taglia.

“Hmm… sbaglio o è il vestito della festa del diploma? Sono passati un po’ di anni…” disse la mamma guardandola senza volerla offendere.

“Mamma! Dirmi che sono ingrassata non mi aiuterà di certo!” disse la ragazza tirandosi giù il vestito.

La mamma di Bonnie rise. “Non direi mai a mia figlia una cosa del genere… dico solo che sei cresciuta e… aspetta.” Tornò qualche istante dopo con un elegante abito da sera, luminoso e con un largo scollo.

“Mamma… è tuo questo?” disse Bonnie guardando con sospetto l’abito.

“Sono stata ragazza anche io, sai…? E anche di gran classe!” disse appoggiandosi l’abito e  sorridendo lasciandosi andare a chissà quale ricordo.

Bonnie la guardò con tenerezza. Si fece aiutare ad indossarlo e si voltò a guardarsi.

“Sei una meraviglia.” commentò la mamma portandole un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.

Bonnie sorrise, in effetti le stava proprio bene. Si passò un filo di trucco e raccolse i corti capelli come poteva in un’acconciatura, invece di tenerli amorevolmente spettinati come sempre.

“Adesso andiamo, ti aspetto giù.”

“Si, arrivo…” Bonnie era seduta sul letto, chiuse gli occhi e fece un respiro. “Tra poco lo rivedrò, come ogni anno…” sussurrò. Prese il suo amato Woody e lo rigirò tra le mani, sfiorandone i contorni con un dito. “Per una volta vorrei che non mi vedesse come la bambina di tanti anni fa…” Bonnie abbracciò Woody per farsi coraggio, poi lo ripose accanto agli altri giocattoli sul letto, rimasti lì negli anni, compagni di giochi, di mille avventure e anche di tutti quei momenti assurdi che accompagnano la crescita.

Bonnie si alzò, chiuse la porta e prima di farlo sorrise. Da piccola non si dimenticava mai di salutare i giocattoli prima di andare via e lasciarli soli, adesso era diventata grande ma non aveva perso l’abitudine di salutarli con lo sguardo, loro facevano ancora parte della sua vita, proprio come una volta.

 

La macchina uscì dal vialetto, i fari lasciarono la casa nel buio.

Woody si mise seduto sul letto e così anche gli altri lo seguirono prendendo vita.

“Si è fatta così grande…” disse il cowboy con un tono leggermente malinconico e lo sguardo un po’ perso nel vuoto.

Jessie posò la mano sulla sua spalla. “...ehi! Cos’è questo muso lungo? Era uno splendore stasera!” disse entusiasta.

“Sono d’accordo con Jessie, Bonnie stasera farà una bellissima figura. Andy rimarrà senza fiato!”  commentò Buzz raggiungendo i due amici.

“Sapete… mi sarebbe piaciuto rivederlo. L’ultima volta che l’ho visto era così diverso, gli era cresciuta la barba. Non credevo sarebbe mai successo, cioè… non lo avevo messo in conto, ecco.” disse Woody scuotendo la testa.

“Per fortuna non è successo quando giocava con te, pensa come sarebbe stato farsi abbracciare da un bambino con la barba!” disse Dolly unendosi al gruppo.

Woody rise. “Beh, si… in effetti…”

“Non si ricorderà nemmeno di noi, sciocco di un cowboy! Siamo roba vecchia!” commentò cinico Mr. Potato scendendo dal letto.

“Io invece sono sicura che ogni tanto torniamo nei suoi pensieri!” disse Jessie fiduciosa stringendo la spalla di Woody, lui le strinse la mano e sorrise ringraziandola.

“... e speriamo che quest’anno si accorga dei sentimenti della piccola Bonnie. Ogni anno fa di tutto per farsi notare da lui!” disse la signora Potato sbuffando agitando la borsetta in aria.

“Ma Andy è troppo grande per lei! Non potrebbero mai stare insieme!” si scompose Rex urlando.

“Non è poi così grande… e poi gli amori impossibili sono i più romantici!” disse Trixie sospirando.

Jessie sorrise guardando Buzz. “E’ proprio vero…”

Buzz arrossì. “Bene! Ci aspetta una festa di Natale giù in salotto o sbaglio?!” disse imbarazzato prendendo la mano di Jessie e richiamando a raccolta tutti gli altri.


 

Bonnie e sua mamma arrivarono davanti alla casa di Andy, illuminata a festa sin dal vialetto. La mamma di Andy era sempre stata un’amante delle festività in generale.

Fu proprio lei ad aprire la porta. “Oh siete arrivate! E… Bonnie, sei bellissima. Come ti sei fatta grande!” disse abbracciandola quasi stritolandola.

“S-signora Davis… soffoco…” disse lei.

“Mamma… lasciala stare…” disse un ragazzo cercando di fare accomodare dentro le due ospiti.

Bonnie lo guardò, si sentì mancare il respiro. Si prometteva ogni dannatissimo anno che non avrebbe fatto la figura della stupida, che lo avrebbe salutato come si salutano due persone adulte, che non lo avrebbe fissato inebetita, che ogni cinque minuti sarebbe andata a specchiarsi in bagno per rimettere a posto il rossetto, che non si sarebbe persa nei suoi occhi, che non si sarebbe toccata il ciuffo sulla fronte con fare nervoso. E come ogni anno, quella promessa stava andando a monte nei primi cinque istanti di conversazione.

“Ciao Bonnie…” le sorrise lui dolcemente. Per un solo istante cadde nei suoi grandi occhi marroni, gli stessi occhi che lo guardavano fiduciosa quando era una bimba, adesso quelli stessi occhi erano diventati intriganti, magnetici. Andy strizzò gli occhi e scosse la testa.

“Ehm… come stai? Sei… splendida.” disse prendendole il soprabito.

Bonnie diventò di tutti i colori e deglutì. Sperava che non avrebbe notato il rossore sulle sue guance. “B-bene… “ farfugliò. “BENE! Io… ehm, sono felice che ci avete invitato anche per questo Natale.” disse entrando in salotto, dove tutto era addobbato a festa.

“Uh! Questi me li ricordo!” disse fiondandosi sull’albero e cominciando a giocherellare con la decorazione di un Babbo Natale.
Andy la guardò sorpreso. Bonnie ritrasse immediatamente la mano, imbarazzandosi. Che figura da idiota, tra tutte le cose adulte di cui potevano parlare lei aveva deciso di concentrare le sue attenzioni su delle stupide decorazioni di natale.

Andy si avvicinò al piccolo babbo natale. “Quando eri piccola... e finivamo di cenare, ti fiondavi sotto l’albero, esattamente come hai fatto adesso. Tra tutti, sceglievi sempre lui. Dicevi perchè era baffuto e panzone.” Andy rise. “Nelle tue storie diventava sempre un pizzaiolo che lanciava pizze di neve su tutti gli altri giocattoli.” Rigirò il pupazzetto tra le mani e poi lo attaccò nuovamente al ramo dell’albero. Bonnie lo fissava inebetita. Come faceva a raccontare così dettagliatamente quel ricordo?

“Ti sarò sembrata una stupida!” disse Bonnie toccandosi la testa e guardando in basso.

“Eri una bambina.” rispose Andy. “Ma non come tutte le altre.”

Bonnie sorrise, era una frase così bella.

“Toh, guarda chi c’è!” disse la mamma di Andy prendendo in mano il piccolo babbo natale.

Andy trasalì. “Ti ricordi Bonnie?! Era il tuo preferito! Ogni anno Andy lo appende per primo, sa quanto sia importante per te!”

Andy diventò di tutti i colori. “Mamma… è pronta si o no la cena?!”

“Andy.. ancora arrossisci a 37 anni?” disse lei ridacchiando rintanandosi in cucina.

Bonnie rise. Andy era proprio imprevedibile ma ogni anno si confermava il bravo ragazzo di sempre, dolce, premuroso. Non era come tutti gli altri, Bonnie lo sapeva. E per questo si tormentava.

 

Improvvisamente suonarono alla porta. Bonnie andrò ad aprire sapendo già chi ci sarebbe stata dietro la porta.

“Molly!” disse sorridente.

“Bonnie!” disse lei fiondandosi sull’amica. “Scusate il ritardo! La piccola non smetteva un secondo di piangere e…”

Bonnie prese il fagottino tra le braccia e le porse un ditino.

“Tesoro!” Andy corse ad abbracciare la sorella.

“Bleah, Andy… cosa sono tutte queste manifestazioni di gioia, in fondo non ci vediamo solo da tre mesi.” disse lei infastidita andando in contro alla mamma.

Andy volse lo sguardo sulla piccola tra le braccia di Bonnie. “Chi è la nipotina caruccia dello zio?!” disse giocherellando teneramente con il labbro della bimba.

“Andy! Se la tratti così, da grande ti odierà.” disse Bonnie alzando gli occhi al cielo.

“...tu non mi odi così tanto.” disse continuando a giocherellare con la bimba.

“Umpf! E chi te lo ha detto?!” disse lei sistemandosi la piccola meglio in braccio.

“I tuoi occhi.” disse lui serio voltando le spalle e raggiungendo la famiglia.

Bonnie rimase lì ferma per un attimo, non sapeva se aveva capito bene. Stava parlando seriamente o si divertiva solo a prenderla in giro?

La cena si svolse piacevolemente, la famiglia Davis e la famiglia Anderson passarono la serata tra chiacchiere, auguri e brindisi.

“... e tu Andy, quando tornerai a Seattle? Subito dopo le feste?” chiese la mamma di Bonnie.  

Bonnie si rabbuiò. Era così felice che fossero tutti insieme da dimenticare che sarebbe stato temporaneo come tutti gli anni, e come tutti gli anni avrebbe dovuto aspettare il ritorno di Andy per il Natale per poterlo rivedere.

“Ehm… a questo proposito… non ho avuto ancora l’occasione di parlarvene ma… ho deciso di tornare qui. Sono mancato fin troppo e … non ho nessuna intenzione di perdermi i primi anni della mia nipotina. Torno a casa, mamma.” disse lui titubante.

“Cosa? Andy! Ma è meraviglioso! E il lavoro?! Devo rimettere in sesto la tua stanza!” disse la mamma alzandosi di scatto euforica.
Andy rise. “No, mamma. Ho già trovato un appartamento in centro, vicino all’ospedale dove ho chiesto il trasferimento. Ma verrò a trovarvi tutti i giorni!”

Molly si scagliò sul fratello in un abbraccio. “Fratellone! E’ fantastico…” disse lei quasi commossa. “E’ stata talmente dura… sono così felice…”

La famiglia Davis si strinse in un abbraccio. La mamma di Bonnie si portò il tovagliolo al viso per asciugare una lacrima che scendeva. Bonnie era impietrita. Andy… sarebbe tornato. Non poteva crederci. Cioè, non che sarebbe cambiato nulla. Magari lo avrebbe visto anche meno di prima ma… era così confortante. E la sua famiglia aveva bisogno di lui. Il cuore le si riempì di gioia. Quello, era davvero uno splendido natale.

Andy la guardò e sorrise, mentre la mamma e Molly continuavano a stritolarlo.

Le guance di Bonnie si colorarono nuovamente e lei abbassò lo sguardo sotto il tavolo.


 

Dopo la cena, Bonnie si accovacciò vicino l’albero a guardare tutte le decorazioni. Le due mamme si dedicarono alla cucina, mentre Molly litigava al telefono con l’ex-fidanzato sostenendo che “era meglio che non si facesse vedere”. Andy si sedette ai piedi dell’albero a gambe incrociate.

“Hmm… mi spiace per Molly.” disse Dolly guardandola con la coda nell’occhio mentre strepitava al telefono.

“Non preoccuparti. E’ forte. E lo sarà anche la piccola.” rispose Andy fiducioso.

“So cosa significa crescere senza il papà. Non sarò una psicolabile con la sfiducia nel prossimo ma… senti sempre che ti manca qualcosa.” disse Bonnie giocando con un angioletto.

“Lo so, Bonnie. So cosa significa.” disse cercando il suo sguardo.

Bonnie si imbarazzò. “Scusa. Certo che lo sai, che stupida, io … non volevo.”

Andy la tirò dal polso e la fece sedere sul tappeto con lui. Lei posò la ginocchia sul pavimento e si accomodò sistemandosi l’abito.

“E’ per questo che sei tornato… vero? Non vuoi che si sentano sole…” chiese titubante Bonnie.

“Cosa ne pensi?”

“Uh? Di cosa?”

“Ci vedremo più spesso.”

“Oh, spero proprio di no!” disse cercando di fare la sostenuta.

"Beh, dovrai... ho bisogno di vederli."

"Uh? Ma di chi stai parlando?" chiese Bonnie aggrottando le sopracciglia.

"I miei giocattoli! Devo assicurarmi che ti sei presa cura di loro, come ti avevo chiesto..."

Bonnie sussultò, lo guardò per un attimo confusa. Non capiva se parlasse sul serio, se volesse davvero rivedere i suoi giocattoli, se cercava una ... scusa per vedersi con lei. O forse scherzava e basta, come al suo solito. Era indecifrabile, la metteva in confusione. Ma non aveva nessuna intenzione di fare la figura della mocciosa, di dire che erano anni che si prendeva cura di loro come dei bambini, che non aveva mai permesso a nessuno di toccarli, che erano il suo tesoro più prezioso e gli amici più importanti della sua vita.

"Io... cioè... non so dove sono, ehm. Dovrei cercarli." mentì cercando di gettare lo sguardo altrove.

"Oh." Ad Andy si strinse il cuore. Poi sorrise. "Allora... potremmo cercarli insieme." disse sorridendo dolcemente.

Bonnie tossì. "Ehm... si, si certo. Cioè... si. Cioè, sarai impegnato... con il nuovo lavoro all'ospedale e il resto, cioè..."

"Troverò il tempo. Ne ho molto da recuperare da quando sono andato via..." disse pensieroso. "E poi è una cosa importante! Sempre se sarai disponibile… a proposito, come va con lo studio?”

“Studio... ? Andy ho 25 anni! Adesso lavoro…” disse lei quasi offesa.

“Oh, ma si certo, io… lo sapevo e … dove lavori?” chiese imbarazzato.

“Ho seguito mamma al Sunnyside e le do una mano lì…” disse sorridendo, esattamente con il sorriso che faceva da bambina, quando abbracciava i suoi peluche.

Andy sorrise con tenerezza. “E’ una cosa splendida, Bonnie.”

“Bonnie… tesoro, andiamo? Si è fatto tardi!” disse la mamma cercando il suo soprabito accompagnata dalla mamma di Andy.

“Uh? Si, certo…” disse alzandosi di scatto da terra e sistemandosi l’abito.

Andy la guardò alzarsi in piedi, era così bella. Era particolarmente attratto da quei gesti spontanei, non aveva il portamento di una donna ma sicuramente ne aveva l’aspetto. Andy soffermò il suo sguardo sulle mani, così sottili, sensuali, la guardò per l’ennesima volta sistemarsi il ciuffo sulla fronte. Bonnie si sentiva osservata. Perché la fissava in quel modo? Andy si sentì improvvisamente in colpa. Che stava facendo? Non poteva guardarla in quel modo, era una ragazzina, dannazione. E lui un uomo, un medico. Distolse lo sguardo d’improvviso e guardò da tutt’altra parte.

“Ciao Andy…” disse Bonnie sorridendo. “Allora… ci vediamo.”

“S-si…” rispose lui. Le due famiglie si salutarono affettuosamente. Bonnie camminava verso l’auto nel vialetto, fiocchi leggeri cadevano dal cielo, gelido vapore usciva dalla sua bocca, Bonnie  chiuse gli occhi. Sentiva un calore immenso dentro il cuore, quello era davvero uno splendido natale.

Andy si chiuse la porta alle spalle, poi fece un gran respiro. Era stata una serata davvero strana, intensa. Non ricordava di aver provato emozioni così forti da parecchio tempo, poteva sentire il cuore battere forte, era stranito, come se si fosse appena ricordato di averne uno, di cuore.

Era stata Bonnie a provocare quella strana sensazione? Quella ragazza che conosceva così bene… possibile che avesse attirato così la sua attenzione? Molly e sua mamma lo chiamarono dall’altra stanza interrompendo i suoi pensieri.  

“Arrivo…” disse passandosi una mano fra i capelli e dirigendosi verso la cucina.

“Bonnie ha dimenticato qui la sciarpa.” disse la mamma agitandola verso Andy. “Ma domani sarò al lavoro tutto il giorno… chi ci pensa a riportargliela?”

“Non guardare me…” disse Molly gettandosi a peso morto sulla poltrona.

Andy era titubante. E’ vero, aveva detto a Bonnie che si sarebbero rivisti presto ma ripensandoci non era una buona idea, i pensieri che aveva avuto quella sera lo facevano sentire tremendamente in colpa, non aveva nessuna intenzione di provare la confusione di quella sera.

“Ehm… io veramente… avrei un impegno e…” provò a dire.

“Andy! Sei appena tornato e già cerchi giustificazioni? E’ tanto che non fai una commissione per la tua mamma…” disse lei sbattendo le ciglia come una ragazzina.

“Mamma… sei sempre la solita.” commentò Andy prendendole la sciarpa dalle mani. “E va bene, ci passerò domattina…” Andy guardò l’oggetto e sorrise. Era così colorato, dai colori così sgargianti… così suo. Non avrebbe potuto essere di nessun’altra! Sorrise di nuovo. Poi scosse la testa. “Dannazione…” pensò. 

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Capitolo 2
*** Vecchi amici ***


Il giorno dopo, Bonnie si svegliò pimpante.  Si sentiva serena come non si sentiva da tanto tempo. Si vestì di tutta fretta, poi si sedette sul letto a guardare i suoi amici. “Ehi ragazzi… sapeste come era bello ieri sera…” sussurrò. “Avreste dovuto vederlo e... “ si guardò intorno come se qualcuno potesse sentirla. “E’ tornato. Andy è tornato e resterà qui per un bel po’!” disse entusiasta. Poi li strinse forte sorridendo e uscì di gran corsa. Avrebbe approfittato di quella mattina di festa per dare una sistemata al Sunnyside prima del ritorno dei bambini dalle vacanze.

Driin

Andy cercava di riscaldare le mani saltellando sul portico della casa di Bonnie, il freddo era glaciale.

“Andy!” la mamma di Bonnie aprì la porta sorpresa. “Che ci fai qui?”

“Salve Signora Anderson io… sono venuto a riportare questa. Credo sia di Bonnie, l’ha dimenticare ieri da noi e… adesso è meglio che vada, io…”

“Entra! Fa un freddo da matti! Su!” disse lei spingendolo dentro casa.

“No, davvero Signora io…” provò a dire lui.

“Purtroppo Bonnie è già uscita di casa, mi spiace, vi siete mancati per poco!” disse lei ignorando le sue proteste.

“Già…” disse lui pensieroso ma decisamente più tranquillo di entrare in casa, sapendo che lei non c’era.

“Ti dispiacerebbe mettere tu la sciarpa in camera di Bonnie? Intanto io ti preparo una bella cioccolata!” disse la donna avviandosi verso la cucina.

“Non c’è problema…” rispose Andy salendo le scale. Non era stato molte volte in quella casa ma non fu difficile riconoscere la cameretta di Bonnie. Sembrava proprio la camera di una bimba... pareti colorate, letto di legno con un piumone dalle mille stelline ma in fondo… come giudicare? Anche la sua camera era ancora in quel modo, con tanto di lenzuola di Buzz Lightyear che sua mamma aveva gelosamente conservato. Qualcosa attirò l’attenzione di Andy, si sentiva osservato ma si ritrovò lui ad osservare con la stessa intensità. Andy si avvicinò al letto di Bonnie, non poteva crederci. Erano proprio loro, tutti loro. Era come se… lo stessero aspettando. Era come se con i loro sorrisi lo stessero salutando, gli stessi sorrisi che ricordava sui loro volti quando era bambino.

E’ difficile spiegare cosa provò Andy in quel momento, il cuore dapprima batteva lento ma man mano che si avvicinava al letto il cuore pompava sempre più forte, Andy si appoggiò e li prese uno per uno, sfiorò con un dito la coda di Rex e avvertì un sussulto. Poi con entrambe le mani afferrò i coniugi Potato affiancandoli l’uno all’altra, pensando che si guardano così solo una coppia di innamorati. Prese poi Hamm e lo scosse, sentì il rumore di una monetina dentro e sussultò,  ricordava quando era bambino quanto si sentisse importante a conservare un tesoro lì dentro, immaginando di comprare chissà cosa con i soldi all’interno. Poi vide Buzz e Jessie… sorrise istintivamente. Era incredulo, lo stavano aspettando, ne era sicuro. Non era possibile che non fossero cambiati di una virgola ed erano lì… esattamente come li ricordava. Poi Andy scostò il cuscino, sapeva che lui lo avrebbe aspettato. Lo sperava con tutto se stesso. E lui era lì, come sempre, come sempre era stato, lì per lui. Woody, il suo più grande amico. Il suo eterno amico era lì, sorridente, lo guardava. Si guardavano. Andy sentì il respiro mancargli, gli occhi si velarono di lacrime, sfiorò i bottoni della camicia con il dorso della mano, lo prese con cura come oggetto di inestimabile valore, sfiorò la cordicella.

“Sei il mio vice sceriffo preferito.” disse la voce di Woody.

Andy strinse gli occhi. Li chiuse forte. Due grosse lacrime cercarono di uscire a tutti i costi mentre Andy cercava di trattenerle dentro. Si sentiva uno stupido, un bambino, si sentiva quel bambino. Era così felice quando non aveva tutti quei pensieri... perchè non poteva più essere come tanti anni fa? Quando bastava avere Woody e gli altri accanto per stare bene. Eppure… in quel momento ogni cattivo pensiero stava andando via. Sentiva Woody vicino come se un amico lo stesse abbracciando. “Va tutto bene, amico.” diceva. Andy poteva sentirlo distintamente pronunciare quelle parole, dargli una pacca sulla spalla. Sapeva che se avesse potuto, lui lo avrebbe confortato.

“Mi dispiace di essere stato via tanto…” sussurrò Andy mordendosi il labbro e cercando di tenere dentro le lacrime. In pochi sanno cosa significa diventare grandi e provare quella nostalgia di qualcosa che non c’è più, che non tornerà mai. Le feste con i palloncini, i bicchieri con sopra il nome di amici che ora non esistono più, di cui non ricordi nemmeno il viso. Eppure, Woody era lì. Come se non fosse mai andato via, perchè lui ci sarebbe sempre stato.

 

“Andy! Vieni!” gridò la mamma di Bonnie dal piano di sotto.

Andy si alzò di scatto. Avrebbe voluto portare via Woody con sè , avrebbe voluto portarli via tutti. Ma sapeva che non era giusto, erano i giocattoli di Bonnie ormai… ehi ma aspetta. Bonnie aveva detto di non sapere dove si trovavano… Andy sorrise. “Che stupida… si vergognava ammettere che erano proprio qui, vicino a lei e che lo sono sempre stati…” Andy posò Woody sul cuscino.

“Questo non è un addio… “ disse uscendo dalla porta.

Andy corse al piano di sotto.

“Mi spiace signora Anderson, devo proprio andare!” disse uscendo di gran corsa dalla porta.

Woody si mise seduto e fissò inebetito il vuoto.

“Andy….” sussurrò. “Era proprio lui…”

Jessie gli si parò davanti sorridendo e prese le mani dell’amico. “Che ti dicevo? Non ci ha mai dimenticati…”

“Hai… hai visto che bel...ragazzo, che bell’uomo? Il mio… ragazzo…” disse Woody orgoglioso.

Jessie sorrise, Buzz mise una mano sulla spalla del cowboy. “Hai fatto proprio un bel lavoro, cowboy.”

 

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Capitolo 3
*** Incontro al Sunnyside ***


Andy corse come non mai, aveva bisogno di parlare subito con Bonnie. Doveva sapere, sapere se era tutta un’illusione, se davvero aveva tenuto i suoi giocattoli così tutto il tempo, se se ne fosse presa cura come sembrava, se aveva rispettato la promessa e perchè lo aveva fatto. Sapeva dove l’avrebbe trovata e con la macchina arrivò in fretta e furia al Sunnyside. Posteggiò la macchina, fece per scendere poi si bloccò.

“Che diavolo ci faccio qui…?” si chiese. “Non posso mica entrare e chiedere spiegazioni su dei giocattoli vecchi di 15 anni fa…” Senza nemmeno rendersene conto aveva già attraversato il parcheggio ed era davanti alla porta dell’asilo. La porta era socchiusa.

“Bonnie…?” provò a dire lui, aspettando una risposta.

Improvvisamente sentì una musica, in lontananza, dalla fine del corridoio colorato. Una voce gioiosa canticchiava coprendo la musica dello stereo. Andy attraversò il corridoio, sapeva che era lei. Aprì pian piano la porta dell’aula Bruco. Bonnie era di spalle, dipingeva una parete di azzurro con un grosso pennello, cantando allegra come non mai. Indossava dei jeans tutti macchiati di colore, le scarpe da ginnastica e una canottiera bianca o perlomeno, che una volta era stata bianca. I capelli disordinati erano perfetti nella loro confusione e tanti fermagli colorati comparivano tra le ciocche ad ogni movimento.

“Somewhereeeee... over the rainbooooow...” canticchiava senza sosta.

Andy si ritrovò a sorridere guardandola dietro la porta. E lui che era così titubante… non si sarebbe voluto perdere quello spettacolo per niente al mondo. Era così bella, solare. Senza pensieri, solo quello e unico di divertirsi di fronte a una parete colorata. Era splendida in quei jeans, Andy la guardava estasiato, era così sensuale nella sua spontaneità, lui era… senza fiato.

Bonnie si voltò di scatto. Sgranò gli occhi, indietreggiò, scivolò sulla carta di giornale e finì a terra.

“Andy?! Che cosa ci fai qui?” disse portandosi i capelli dietro l’orecchio come per aggiustarli sul momento finendo solo per macchiarsi tutta la guancia di azzurro.

Andy scoppiò inevitabilmente a ridere. “Non volevo disturbarti! Ero venuto a casa tua ma tu non c’eri e…”

“A casa mia? Che ci facevi a casa mia?!” chiese Bonnie da terra sempre più sconvolta.

“Io… ehm…” Andy provò a cercare una risposta. Il pensiero andò subito alla cameretta di Bonnie. Avrebbe voluto dirle che aveva visto i suoi giocattoli ma gli sembrava così stupido… no, pessima idea. “Avevi dimenticato la sciarpa e così…”

“Si ma… ora che ci fai qui?” chiese lei guardandolo con aria interrogativa e il viso sporco di vernice.

“Che domande… sono venuto a darti una mano.” disse lui rimboccandosi le maniche della camicia e afferrando un barattolo.

“Cosa…? No, tu… ti macchierai tutto, non…” provò a dire lei.

“Non sono mica maldestro come te!” disse lui afferrando un pennello e continuando dal punto dove Bonnie si era interrotta.

Bonnie si alzò in piedi di scatto. “Maldestra Io? Stavo andando alla grande prima che comparissi come un fantasma!” disse lei arrabbiata.

“Se vuoi vado via… così puoi continuare il concerto…” disse Andy ridacchiando passando una grande pennellata sul muro.

“Grr…” Bonnie era rabbiosa. Poi scoppiò a ridere.

“Uh? Che hai da ridere?” chiese Andy voltandosi verso di lei.

“Nulla. Pensavo che devo essere stata davvero ridicola, vista da fuori.” disse prendendo l’altro pennello per lei.

“Hmm… così però lo sei ancora di più!” disse lui e le passò il pennello sul naso che diventò subito azzurro.

“Andy! No! Ma che… ora ti faccio vedere io…” disse lei immergendo il pennello e passandolo sulla sua faccia.

“No! Bonnie!” gridò lui inorridito passandosi la mano sulla guancia e ritrovandosela azzurra.

“Adesso si intona perfettamente ai tuoi occhi!” disse lei ridendo.

Lui la guardò con aria di sfida e provò a colpirla nuovamente con la vernice ma lei prontamente parò il colpo colpendo rovinosamente la camicia di lui.

“Oh no! Mi dispiace, non volevo macchiarti!” disse lei sinceramente dispiaciuta.

Lui scoppiò a ridere. “E’ solo una camicia.” disse sorridendo. Bonnie rispose al sorriso.

“... e questa è solo una maglia!” disse poi passandole un colpo di vernice proprio sul davanti della maglietta a tradimento.

“Sei spregevole!” gridò lei ridendo. Continuarono così per un bel po’, giocando come due bambini a rincorrersi. Andy improvvisamente l’afferrò da dietro.

“... presa! Ah!” disse stringendola da dietro. I capelli di lei gli accarezzarono il viso, si ritrovò con la bocca vicino al suo orecchio. Poteva sentire sotto le mani la morbidezza dei suoi fianchi che stringeva con delicatezza, per gioco. Bonnie sentì le sue mani afferrarla, rimase ferma immobile. Per qualche istante rimasero in silenzio, lui non la lasciava andare. Non erano mai stati così vicini e ne poteva sentire l’odore intensamente.

 

Improvvisamente suonarono alla porta, un furgone era posteggiato di fronte all’entrata.

“Dev’essere il corriere…” disse Bonnie con la voce leggermente tremolante. “Devo… devo andare ad aprire…”

“S-si, certo…” disse lui, lasciandola andare.

Bonnie corse nel corridoio e si affrettò ad aprire. Andy rimase nell’aula da solo, completamente sporco di vernice.

“Che cosa sto facendo? Perchè sono qui? Io… non posso. Io… sto flirtando con lei? Sto davvero comportandomi come un ragazzino? Non… non posso. Lei è così giovane e io.. dovrei pensare a tutt’altro. Sto…” interruppe i suoi pensieri. “...mi sto divertendo da pazzi.” sospirò. “Ma non posso, non posso. Io…”

Bonnie comparì sulla porta. “Scusa…” disse sorridendo. “Avevo totalmente dimenticato che sarebbe passato…” disse camminando verso di lui un po’ in imbarazzo.

“Non preoccuparti.. adesso è meglio che vada.” provò a dire Andy.

“S-si…” disse lei cercando il suo sguardo, ma Andy guardava a terra. Era evidente la sua confusione, cominciò a vagare per la stanza in cerca del cappotto. Lei gli si parò davanti e glielo porse, Andy alzò lo sguardo sul suo.

“Grazie…” disse quasi sottovoce. Distolse lo sguardo in fretta dagli occhi di lei, ci si era perso per un istante e non voleva che questo accadesse. Lei aggrottò le sopracciglia.

“Andy…?” provò a dire lei.

Lui si voltò sulla porta dell’aula bruco verso di lei, in attesa.

“Ho fatto qualcosa che non va?” chiese Bonnie, con lo sguardo un po’ smarrito, come una bimba a cui era stato vietato di mangiare proprio quei biscotti.

Andy scosse la testa, fece un sorriso amaro. Il cuore di lui batteva forte, si accorse che non c’era nulla di lei che non gli piacesse. Era tutto ciò che aveva sempre desiderato in una donna, bella, sensuale ma dolce coma una bambina, con ancora gli stessi giocattoli sul cuscino e la voglia di giocare con i colori. Avrebbe voluto dirglielo, dirle che si, aveva fatto qualcosa, lo aveva colpito, con la sua semplicità, con la sua dolcezza. Avrebbe voluto dirle che qualcosa non andava si, ma in lui. Perchè quel sentimento andava soffocato il prima possibile, lei era una ragazzina, aveva solo 25 anni, era solo la bambina di un tempo in un corpo da donna e lui non aveva nessun diritto di pretendere qualcosa da lei.

“No, Bonnie. Tu non hai fatto nulla.” disse Andy uscendo dalla stanza.
 

Bonnie lo guardò dalla finestra mentre affondava i piedi nella neve verso la macchina. Si passava una mano fra i capelli nervosamente, esattamente come faceva lei. Bonnie trasformò le labbra in un broncio. Non sapeva cosa pensare. Perchè lui si comportava così con lei? Giocava con lei come fossa una bambina… era così divertente. Ma lo faceva solo perchè la vedeva così? La bambina di un tempo? Il cuore nel petto le faceva male, si poggiò una mano sui polmoni e fece un grosso respiro.

La macchina di lui partì lenta.

Andy fissava la strada, si fermò al semaforo rosso con lo sguardo perso.

“Dannazione… che cosa sto facendo? Devo smettere di vederla. Non posso, io… non posso. devo stare lontano da lei, il più possibile.” disse fra sè e sè. “Domani tornerò al lavoro e mi concentrerò solo e unicamente su quello.”

 

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Capitolo 4
*** Il bimbo sperduto ***


Passò qualche giorno. Bonnie si sentiva decisamente confusa, non sapeva se dovesse scusarsi di qualcosa. In fondo, era lui che era apparso dal nulla al Sunnyside e ci era pure rimasto. Cosa avrebbe dovuto pensare a proposito? Voleva solo passare del tempo con lei? Bonnie si tuffò nel letto mentre mille domande le affollavano la testa. Non riusciva a non pensare alle sue risate mentre la rincorreva. Sembrava così felice…

Bonnie corrugò le sopracciglia fissando il soffitto. Poi afferrò Dolly senza guardare e se la mise davanti alla faccia.

“Che dovrei fare…?” chiese sussurrando, come se Dolly potesse avere una risposta per lei.

La mamma di Bonnie entrò improvvisamente nella stanza. “Tesoro… va tutto ben… oh, sono ancora qui, meno male!” disse ridendo la mamma.

“Uh? Di che parli, mamma?” chiese Bonnie senza smettere di guardare Dolly.

“I tuoi giocattoli… l’altro giorno Andy è salito in camera tua e poi ne è uscito correndo, ho temuto seriamente che avesse rapito i suoi… cioè, tuoi… cioè vostri giocattoli in preda ad un attacco di malinconia!” disse ridendo da sola e uscendo dalla stanza.

Bonnie sbarrò gli occhi, il cuore le scoppiava. “Cosa…? Andy è stato qui? Ha visto… ha visto i suoi giocattoli? Ma io li avevo detto che non sapevo dove fossero e…” Bonnie fece cadere la bambola sulla faccia. “Che figura da stupida… ma perchè non mi ha detto nulla a proposito? Forse… dovrei chiedergli scusa. Dirgli che mi dispiace di avergli mentito. Uff… cosa dovrei fare?” Dolly scivolò lentamente dalla sua faccia. Bonnie fece per recuperarla quando lo vide. Dolly era caduta su Woody.

Woody.
 

Bonnie afferrò il cowboy, si infilò le scarpe in fretta e furia e uscì di casa correndo, prese la macchina e si diresse in centro. Eccolo, era il piccolo portone dell’appartamento di Andy. Salì i tre gradini, fece un respiro e bussò, mentre l’aria gelida le entrava nei polmoni.

Andy aprì la porta poco dopo. “Bonnie… cosa ci fai qui?!” chiese stupefatto. Le guardava il naso arrossato, i capelli con qualche fiocco di neve sopra che uscivano dal cappellino di lana e un sorriso timido sul volto. Il cuore di Andy era in subbuglio, avrebbe voluto con tutto il cuore che lei si trovasse lì in quel momento…

“Io… tua madre mi ha detto che adesso abiti qui e…” Bonnie cercava di trovare le parole giuste. “Io avevo bisogno di parlarti.”

La testa di Andy gli diceva di continuare quella discussione sul portico, di non sbilanciarsi, di non farle minimamente percepire che era incredibilmente felice della sua presenza lì. Ma si scostò e la fece passare. “Entra…” disse.

Bonnie accennò un sorriso, si pulì le scarpe sullo zerbino, tolse guanti, sciarpa e cappello e iniziò a guardarsi intorno. L’appartamento era ancora pieno di scatoloni ma era gigantesco, un grosso atrio accoglieva gli ospiti mentre un confortevole salotto era già provvisto di un ampio tappeto davanti al caminetto scoppiettante.

“Wow, Andy… è davvero bellissimo.” disse lei avvicinandosi al fuoco ammaliata.

“Beh, ancora c’è molto da fare… sto iniziando a portare la mia roba ma manca decisamente di colore…” disse guardandosi intorno.

“Per caso mi stai chiedendo di occuparmi delle tue pareti? Non è finita bene l’ultima volta che siamo stati nella stessa stanza con la vernice!” disse lei ridendo accovacciandosi davanti al camino.

“Lo sai che le macchie dalla camicia non sono andate via? Me lo dovevo aspettare.” disse lui scuotendo la testa con le mani nelle tasche del jeans. Non osava avvicinarsi, istintivamente andava verso di lei ma ogni volta che se ne rendeva conto, indietreggiava e guardava da un’altra parte. Era terribilmente difficile.

“Ne è valsa la pena…?” chiese lei senza guardarlo.

“Come?”

“Almeno… ne è valsa la pena?” chiese lei voltandosi verso di lui.

“Bonnie… perchè sei qui?” la guardò lui serio mentre lei era ancora abbassata di fronte al camino.

Lei si alzò in piedi e andò a passo spedito verso di lui. “Sono venuta a chiederti scusa. Ti ho mentito e… non ti mentirei mai. Non so perchè l’ho fatto ma era giusto che tu sapessi che ti ho detto una bugia.” disse con lo sguardo basso.

Andy era confuso. “A cosa ti riferisci? Di che stai parlando?”

Bonnie si abbassò, aprì la borsa e tirò fuori Woody e glielo porse. Andy rimase fermo immobile a fissarlo nelle sue mani.

“Non capisco…” provò a dire lui quasi intimorito di avvicinare le sue mani.

“Prendilo, è tuo. Mi avevi chiesto di prendermene cura e …. l’ho fatto. Ma adesso che sei tornato è giusto che torni nelle tue mani.” Bonnie si bloccò per un istante, voltò Woody verso di lei e lo fissò. “Ma devi promettermi di far si che non gli accada mai nulla di male. Sai, io e Woody siamo amici da tantissimo tempo… avevi ragione, sai? E’ coraggioso… proprio come si addice ad un cowboy, è generoso e in gamba. Ma ciò che lo rende speciale è che non mi ha mai voltato le spalle, mai… ho sempre potuto contare su di lui e… devi promettermi che lui potrà contare su di te.” Bonnie provò un tuffo al cuore, stava soffrendo in quel momento. Woody era importante per lei esattamente come lo era per Andy ma sapeva che lo stava affidando alle mani giuste. Non si sarebbe fidata di nessun altro.

Le mani di Andy tremavano, la fissava incredulo. Non le lasciò nemmeno il tempo di continuare, la tirò dal braccio con forza, Woody scivolò a terra dalle sue mani, Andy la tirò a sè, inclinò la testa e la baciò dolcemente sulle labbra. Bonnie sbarrò gli occhi, erano davvero le labbra di Andy quelle sulle sue, il bacio che aveva sempre desiderato, l’attenzione che in tutti gli anni aveva cercato. Bonnie non sapeva che fare, non aveva previsto niente del genere. Rimase ferma per qualche istante mentre Andy la cercava desideroso, senza fermarsi. Il cuore di Bonnie stava per esplodere e l’entità dell’emozione che sentiva dentro era tale da pian piano prendere possesso di tutto il corpo, le palpebre si chiusero, la sua bocca lentamente si lasciò andare ai movimenti di quella di Andy, il suo braccio scivolò dalla presa forte della sua mano che la stringeva come per paura che potesse andare da qualche parte ma non era così, lei non aveva nessuna intenzione di scappare. Bonnie infilò la sua mano tra i capelli di lui, accarezzandogli dolcemente la nuca, con l’altra avvicinava il viso ancora di più al suo, accarezzò con le dita la guancia sentendone la barba, ricordandole per un istante chi avesse di fronte a lei, dato che si era totalmente persa in quel profondo bacio come in un vortice dove due correnti si sono scontrate ed è difficile, quasi impossibile, venirne fuori. Andy si sentiva esattamente come lei, non era sicuro di nulla, non era sicuro di se stesso, di quello che stava facendo, se lei potesse provare quello che stava provando lui, non era sicuro. Ma di una cosa era fermamente sicuro, che quello era il bacio più sincero che avesse mai dato e che niente, niente nella sua vita era paragonabile a quel momento. Andy l’avvicinò a sè mettendo delicatamente le mani sui suoi fianchi, la strinse in abbraccio cingendo le mani dietro la schiena, l’accarezzava dolcemente salendo sulle spalle, non voleva lasciarla andare per niente al mondo, aveva bisogno di toccarne ogni piccolo pezzo per assicurarsi di averla lì, realmente, tra le sue braccia e che potesse rimanere lì, con lui, se è il caso per sempre.

Bonnie sorrise, Andy le baciò quel dolce sorriso, ritrovandosi lui stesso a mostrare il suo, continuando a baciarsi teneramente. Il cuore di lui non smetteva di battere, era totalmente in balìa dei sorrisi di lei.

“Mi pungi con la barba…” disse Bonnie ridendo.

Andy si fermò istantaneamente. “Cosa… scusa! Cioè…” Andy divenne di tutti i colori.

“Non ho detto che mi dispiace…” sorrise lei prendendo il suo viso tra le mani e portandolo al suo. Andy sorrise, era felice. La prese nuovamente tra le braccia e le infilò una mano tra i capelli, accarezzandone ogni ciocca. Le sue mani erano così grandi, esperte. Bonnie si sentiva talmente al sicuro…

Nel frattempo, Woody ai loro piedi sorrise imbarazzato. Era decisamente nel posto sbagliato ma in parte si sentiva importante, in fondo era grazie a lui che Andy si era deciso a farsi avanti.

Andy continuava a baciare Bonnie come non aveva mai baciato nessuno nella sua vita, improvvisamente qualcosa lo turbò. “La barba…” Andy chiuse gli occhi. Lui era un uomo, un uomo grande. Cosa stava facendo? Aveva cercato in tutti i modi di prendere le distanze da lei e adesso cosa… cosa stava facendo? Si bloccò istintivamente, la prese dalle spalle e la guardò negli occhi. Quelli occhi così belli… che lo fissarono stranita.

“Bonnie io… scusami, non… non so cosa mi sia preso, io… non dovevo. Perdonami…” provò a giustificarsi passandosi una mano fra i capelli.

“Andy…” sorrise lei. “Va tutto bene…”

Il cuore di Andy batteva più forte ad ogni sua inclinazione della voce, capì che qualcosa non andava, decisamente non andava, era totalmente in balìa di lei.

“Bonnie sono… cioè io e tu, non posso… sono troppo grande per te, non potrei mai, io…”

“Non potresti mai cosa…?” disse lei avvicinandosi a lui, quasi con aria di sfida.

“Sei bellissima…” sussurrò lui accarezzandole una guancia.

Le guance di Bonnie si colorarono. Sorrise stringendo gli occhi. Esattamente come faceva da bimba.

“Ecco… perchè non posso… ogni volta che ti guardo, penso alla bambina che ho visto tante volte, io… è vero sono mancato per tanto tempo ma ricordo ogni attimo passato insieme e …”

“Andy…” Bonnie lo interruppe. “Non sono più una bambina, adesso.”

Andy la guardò negli occhi, perso. “Io invece quando sono con te, mi sento tanto un bambino. Quel bambino che avevo perso molto tempo fa. Quando sono con te io… mi sento felice come quel bambino.”

“Questo perchè quel bambino c’è ancora… hai bisogno solo di qualcuno che te lo ricordi.” disse lei sorridendo.

Andy chiuse gli occhi, prese la mano di lei e se la poggiò sul cuore. Bonnie sorrise, fece scivolare le mani sotto la maglietta e gliela sfilò di dosso, poi posò il capo sul petto e cercò di ascoltare il battito sorridendo. Lui la strinse a sè forte.

“Non ho mai provato niente del genere… lo sai?” disse lui accarezzandole i capelli.

Lei gli prese le mani e le portò sui bordi della maglia, invitandolo a sfilarla. Lui la guardava, il suo corpo era splendido, proprio come lo aveva immaginato. Istintivamente lo sfiorò con le dita, lo accarezzò con cura, come si farebbe con una bambola di porcellana.

Lei raccolse le braccia intorno al suo collo e lo baciò dolcemente, Andy istintivamente la afferrò e la prese in braccio, i due continuarono a baciarsi fino alla camera da letto dove lui la abbandonò delicatamente sul letto posandosi su di lei in un impeto di passione e tenerezza.

 

Quella sera, i due rimasero a lungo sotto le coperte, finchè Bonnie mugugnando non lo svegliò. Andy la guardava estasiato, fissò ognuna delle sue lentiggini, le accarezzava i capelli.

“Avevo bisogno di te…” sussurrò.

Bonnie aprì pian piano gli occhi, gli sfiorò il petto con le dita sottili.

“Ehi…” disse titubante. Era come se non fosse vero, come se avesse paura che parlando si sarebbe potuta svegliare da quel bel sogno.

“Non è che hai cercato di corrompermi solo per non ridarmi il mio Woody?” disse Andy ridendo.

Bonnie strizzò gli occhi. “Cos… ma che…”

“Scherzavo, sai?!” disse lui ridendo.

“Oh ma io mi riprenderò Woody, su questo non ci sono dubbi!” disse lei saltandogli addosso divertita.

“Scordatelo! Sei venuta qui con le intenzioni di darmelo, ormai il patto è stato sigillato!”

“Veramente tu non hai mai accettato, mi hai baciata!” disse lei scuotendo la testa.

“Appunto…” disse lui, le afferrò il capo e la baciò appassionatamente.

Bonnie sorrise mentre lui la baciava. Poi si guardò l’orologio, l’unica cosa che indossava.

“Dannazione… devo proprio andare!” disse alzandosi in fretta e furia portandosi una coperta in giro addosso.

“Ma…” Andy si alzò di scatto e la inseguì nel corridoio, l’afferrò da dietro abbracciandola. “Tu non vai da nessuna parte…” disse ridendo.

Bonnie chiuse gli occhi e si fece trasportare da quell’abbraccio. Lui le levò la coperta di dosso e la prese in braccio riportandola a letto. “Ho bisogno ancora di te…”

“E mia madre ha bisogno di me per la cena…” disse lei ridendo.

“Dannazione… tua madre.” Andy si bloccò per un attimo. “Quella donna mi ucciderebbe se sapesse cosa ho fatto a sua figlia oggi pomeriggio…” disse Andy baciandole il collo.

“Allora mi dovrai tenere qui con te ancora un altro po’...” disse lei sorridendo abbracciandosi a lui. Lui l’avvolse in uno stretto abbraccio.

“Non ti voglio più fare andare via, devi stare qui con me…” disse lui nel suo orecchio.

“Ma mi aspettano i miei giocattoli a casa, chi si prenderà cura di loro…?” disse Bonnie con fare innocente.

“Potremmo… prendercene cura insieme…” disse lui sorridendo mordendole l’orecchio.

“Devo prima chiederglielo… devo sapere se per loro va bene… non so se vogliono vederti, potrebbero essere offesi con te!” disse lei avvolgendosi nel lenzuolo.

“Ne dubito… una certa persona deve averli convinti che in fondo sono un bravo ragazzo…” disse lui cercando il suo corpo con le mani.

“Hmm… dopo oggi, non si direbbe proprio.” disse lei ridendo.

“Ehi! Non farmi sentire peggio di quanto non mi senta!” esclamò lui afferrandola.

“Perchè… come ti senti?” chiese lei, quasi intimorita.

“Incredibilmente felice, Bonnie.” disse abbracciandola da dietro e affondando il viso fra i suoi capelli.

“Lo sai che adesso devo andare, sul serio?” disse Bonnie voltandosi verso di lui.

“Si, lo so.” disse lui mugugnando infilando la testa tra il suo collo e la sua spalla. “Hmm… non andare.”

“Beh… potremmo rendere meno doloroso il tutto se… ci promettessimo di vederci domani. In fondo, sembra che siamo molto bravi con le promesse…”

“Credo di non poter più fare a meno di te…” disse lui dolcemente guardandola negli occhi. Lei sorrise, quel sorriso imbarazzato che piaceva tanto a lui.

“A domani…” gli diede un piccolo bacio sulla guancia, si vestì in fretta e corse verso la porta.   

 

Andy rimase nel letto a fissare soffitto. La bocca semi aperta. Come in cerca di una spiegazione a tutto quello che era accaduto. Il cuore ancora gli batteva forte, chiuse gli occhi e poté sentire l’odore intenso di lei provenire dalle lenzuola.

La desiderava lì, in quel momento, con lui. Come aveva fatto fino a quel momento a vivere senza baciare quelle sue tenere lentiggini, senza passare la mano tra i suoi capelli e avvertire la sua pelle d’oca dietro il collo? Andy inspirò con forza. Poi si addormentò.

Bonnie chiuse lo sportello e si sedette in auto, senza partire. Pose le mani sul volante e chiuse gli occhi. Che cosa era successo? Le mani le tremavano, non credeva potesse essere successo davvero. Sorrise tenendosi il petto per paura ne sbalzasse fuori il cuore.

Era incredibilmente felice. Quanto tempo passato dietro a lui, in cerca di un sorriso, di approvazione e oggi… Lui le aveva regalato tutto se stesso. Bonnie tornò a casa sperando di non svegliarsi mai più da quel sogno. 

 

Andy sbarrò gli occhi.

La sveglia sul comodino segnava le 3:30 del mattino.

Andy si tastò la fronte, si asciugò il sudore, ansimava. Un incubo terribile. Si mise seduto sul letto fissando a terra. Respirava ancora come sconvolto.

“Andrew Davis…” diceva la voce nel suo sogno. A volte era la voce di sua madre, a volte una voce sconosciuta. Poi comparve il volto della madre di Bonnie. Andy chiuse gli occhi. “... ti stai approfittando di una ragazzina”. “È così innocente…” . “Sei un uomo senza morale…”.

Andy prese il cuscino rabbioso e lo lanció sul letto.

“Dannazione… Se, se… Se le nostre famiglie venissero a sapere questa storia non so…” Andy si sedette sul pavimento senza forze. “E Molly…”

“Bonnie crede che io possa prendermi cura di lei ma come potrei? Tutto quello che riesco a fare è pregarla di non andare via dalla mia casa… Come vorrei che fosse qui…” Andy si massaggiò la testa.
 

 

“Buzz… Dov’è Woody?” Chiese Jessie rovistando nella borsa di Bonnie mentre lei dormiva.

“Io, non… Sono sicuro che fosse con lei quando è andata via e…” Disse lui allargando le braccia.

“Forse… È con Andy. Ma sì certo, non c’è altra spiegazione…” Disse lei cercando di convincersi.

“E se… Ci nascondessimo nella borsa? Andiamo con lei! Probabilmente si rivedranno e… riusciremo a scoprire se Woody è lì!” Disse Buzz battendosi il pugno sul palmo della mano.         

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Capitolo 5
*** In punta di piedi ***


Il giorno dopo, Bonnie si svegliò trepidante. Non vedeva l’ora di rivedere Andy, abbracciarlo e passare del tempo con lui. Si erano promessi di rivedersi e lei fremeva. Decise di fargli una sorpresa, prese Buzz e Jessie e li infiló nella borsa. Pian piano glieli avrebbe restituiti tutti, come un pegno. Sicuramente gli avrebbe fatto piacere, la reazione nel vedere Woody era stata più che esplicita… Bonnie sistemò il fermaglio sui capelli, un filo di trucco e uscì di casa sorridente.

Driin. Bonnie suonó alla porta dell’appartamento di Andy.

Lui aprì la porta, lo sguardo così serio.

“Ciao…” Disse lei sorridendo timida.

“Ciao, Bonnie.” Rispose lui inspirando forte.

“Beh… Non mi fai entrare?” Chiese lei con le mani dietro la schiena.

“Devi andare via.” Disse lui in fretta.

“Cosa?” Lei alzò lo sguardo.

“Perché sei qui?”  

“Me lo hai detto tu di…”

“Io non ti ho detto proprio nulla. Sei tu ad aver inventato tutto, ad aver fantasticato. E questo, perché sei ancora una bambina.” Disse lui senza guardarla.

Il cuore di Bonnie si strinse fino a diventare piccolo piccolo.

“Andy…ma…”

“Devi andare via da qui, via dalla mia vita.” Disse lui, poi chiuse la porta.

Bonnie rimase lì, ferma immobile.  

Non aveva realizzato il significato di quelle parole. Le sentiva, le ricordava, le ripeteva nella mente ma non le comprendeva. Bonnie rimase sul portico, le braccia tese come tronchi, lo sguardo fisso sulla targhetta sulla porta.

“Devi andare via.” Aveva detto. Lei sarebbe stata anche capace di farlo ma continuava a non collegare le parole al loro significato. Come se al cervello mancasse una parte fondamentale, come se rifiutasse quella parte.

Andy rimase dietro la porta impietrito. Si sentiva un cane maledetto, aveva commesso un’enorme violenza, l’aveva attaccata, morsa al collo e lasciata sanguinante e agonizzante  senza chiamare i soccorsi.

Aveva capito che l’unica cosa da fare era farsi odiare, per rimediare al suo errore ne aveva dovuto commettere un altro. Non vedeva altro modo per farsi dimenticare, per farle dimenticare quel che di meraviglioso c’era tra di loro ma che il mondo non avrebbe mai potuto capire è che l’avrebbe potuta rovinare. Andy cercava di convincersi di aver fatto la scelta giusta ma sapeva che avrebbe voluto aprire la porta, accoglierla, baciarla, amarla…

 

Bonnie indietreggiò lentamente, scese gli scalini inconsapevole, i piedi si muovevano per lei. La testa le girava, lo stomaco era dolorante. Cosa era appena successo? Ieri era tutto così meraviglioso e oggi sentiva il mondo crollarle addosso… Ma quel mondo non lo aveva costruito lei, ne era certa, certa. O forse no? Era stata davvero una ingenua tra le braccia di un uomo senza cuore? Le gambe le tremavano, il passo era lento, incerto. Stava per svenire.

“Signorina, va tutto bene?” Disse un uomo in giacca e cravatta. Bonnie vide il volto di Andy in quell’ uomo. Ritiró il braccio con terrore, lo guardò impietrita e si scostò cambiando strada, continuando a fissarlo come se avesse visto un fantasma.

“Attenta!” Gridó l’uomo.

Ma era troppo tardi. Bonnie non ebbe il tempo di voltarsi. La macchina rossa provó a frenare con un grosso stridio. Il clacson le trapanó il cuore. L’urlo dell’uomo fu seguito da quello di una donna.

La sua borsa balzó lontana da lei, Jessie e Buzz scivolarono fuori.

Bonnie li fissò, stesa sull’asfalto. Li sorrise. Jessie aggrottò le sopracciglia, disperata, allungó una mano verso di lei. Bonnie non se ne rese nemmeno conto, non sentiva dolore ma le forze la stavano abbandonando. Chiuse gli occhi piano, l’ultima cosa che vide erano masse indistinte. Poi il buio.

 

“Sai, Woody e io siamo amici da tantissimo tempo.” Una voce. La sua voce.

“Non ti abbandonerà mai.” Diceva.

Bonnie sentiva un eco lontano. Poi immagini. Woody le sorrideva. Ma era un giocattolo, era impossibile.

Si ritrovò sul prato, con tutti i suoi giocattoli. Andy era un adulto, lei di fronte a lui. Lei lo guardava dal basso, era piccola piccola.

“Sei una bambina.” Disse. Poi sua madre dietro di lui. “Sei una bambina” ripetè.

Le veniva da piangere. Poi una figura alta, impostata, dietro tutti quanti. Guardava tutti con sguardo serio, austero.

“Sei la mia bambina”.

“Non è così, sono grande ormai.” Provó a dire lei. Tutti i giocattoli si misero dietro, sotto di lei, la alzarono, con una forza misteriosa e irreale. Bonnie si sentiva sollevare finchè non si mise in piedi, adesso poteva guardare tutti alla stessa altezza degli occhi, forse anche più in alto. Bonnie socchiuse le palpebre.

“Mi dispiace.” disse una voce lontana. “Mi dispiace” ripetè. La voce era più vicina.

Bonnie aprì gli occhi e allungò le braccia verso le figure, che non la guardavano più con severità.  Poi sorrise. Improvvisamente si sentì tirare, Woody, Jessie, Buzz e tutti gli altri la tiravano dalle caviglie, la fecero indietreggiare, utilizzando sempre quella forza sovrumana.

Bonnie provò a dimenarsi, cercava di tenersi in piedi ma loro la trascinavano sempre di più, Bonnie scivolò a terra battendo la testa. Il buio la circondava.

 

bip...bip...bip…

 

Bonnie provò a muovere gli occhi, la luce la infastidiva… si era abituata al quel buio, a quelle immagini velate, tutto intorno a lei era bianco, adesso…
 

bip...bip...bip…

 

Bonnie respirò piano, si guardò intorno, una finestra dava su un palazzo che non riconosceva, quello non era decisamente il suo letto. Si voltò verso il display dal curioso rumore, lo stesso suono che si sente nei film in scene dal finale poco lieto. Alzò lo sguardo, sul letto, ai suoi piedi Jessie e Buzz la fissavano. Bonnie li guardò ipnotizzata.

Cosa era successo?

Ancora confusa, volse il capo alla sua destra e lui era lì. Le teneva la mano nella sua.

“Bonnie… Ti sei svegliata...” disse con entusiasmo misto a sollievo, quasi disperato.

Era Andy, così affascinante. La cravatta, il camice bianco e un sorriso che non aveva mai visto sul suo volto.

“D-dove sono…?” chiese lei preoccupata.

“Sei all’ospedale, ma non preoccuparti… sei fuori pericolo. Sei svenuta per parecchie ore, dopo che la macchina ti ha colpita, hai battuto la testa e…” Andy fece un profondo respiro. “Va tutto bene, adesso.” accennò un sorriso.

Bonnie non sorrise, lo guardava fisso e poco convinta.

“M-mia mamma…” provò a dire lei.

“E’ di sotto, sta firmando delle carte in accettazione, a momenti sarà qui…” Andy guardò verso la porta. “Bonnie io… mi dispiace, è tutta colpa mia. Non avrei dovuto  dirti quelle cose e…”

“Esci.” disse lei.

“Bonnie…” disse lui anche se aveva percepito la decisione nella sua voce.

“Esci, ti prego.” disse lei esausta.

Andy si alzò, mise la mani nel camice e si fermò sulla porta.

“Ero spaventato, Bonnie, quando ti ho detto quelle cose. Ma poi … lo sono stato ancora di più quando ho capito che ti avrei potuta perdere per sempre. Io non…”

Bonnie lo guardò implorante. Andy la fissò e accolse la sua richiesta. “Perdonami.” poi uscì dalla stanza.

Bonnie scoppiò a piangere, i muscoli le facevano così male ma il cuore le faceva ancora più male. Bastò un secondo, dopo essersi risvegliata, per ricordarsi le terribili parole che lui le aveva detto sulla porta di casa. Qualche minuto dopo, sua mamma entrò nella stanza, vide la figlia sveglia e in lacrime e si fiondò sul letto.

“Tesoro!” urlò. “Sei qui, sei qui con me…” disse piangendo abbracciandola.

“Mamma…” mormorò Bonnie.

“Va tutto bene adesso…” disse coccolandola fra le braccia.

“No… no…” disse Bonnie scuotendo la testa.

“Che cosa è successo, tesoro? Ho avuto una paura immensa… appena Andy mi ha telefonato io…”

“Andy? Cosa c’entra lui?” disse Bonnie senza smettere di piangere.

“Quella macchina ti ha investita proprio di fronte la sua casa, è stato lui a soccorrerti immediatamente e ti ha portata qui, dove lavora. Se non ci fosse stato lui a intervenire così prontamente, io … non so…” disse lei tremando. “Non lo ringrazierò mai abbastanza.”

Bonnie non disse una parola. Beh, si, l’aveva salvata ma non osava dire a sua mamma che era tutta colpa sua se era così stravolta da non vedere una macchina in corsa. Bonnie guardò a terra, non era solita mentire a sua mamma e questo la faceva soffrire.

“Bonnie?” sua mamma la richiamò. “Non ti senti bene? Faccio venire Andy a visitarti e…”

“No!” gridò Bonnie. “No… ti prego… non lo disturbare, sto bene…”

La mamma la guardò sorridendo e le accarezzò il viso dolcemente.

“Che c’è?” chiese Bonnie terrorizzata, come se sua mamma sapesse ogni cosa.

“Ti sei fatta così grande… ormai non sei più una bambina.” disse la mamma.

“Lo pensi sul serio?” chiese Bonnie sospirando.

“Ma certo, lo capisci quando sei pronta a mettere il bene degli altri prima del tuo. E quando faresti qualsiasi cosa per chi vuoi bene. E tu, figlia mia, hai un cuore grande.”

“Mamma… quindi pensi che a volte bisogna rinunciare a qualcosa, provare dolore, rischiare tanto se... per una giusta causa?”

“Si, Bonnie. Se quello che provi è sincero, non devi temere nulla. Le cose andranno sempre bene, alla fine. Ma… di che stiamo parlando?”

Bonnie divenne rossa in volto. “No, era… era solo per dire.”

La mamma sorrise. “Vado a informarmi su quando potrai andare via di qui. A tra poco…” disse, lasciando Bonnie da sola con i suoi pensieri.


 

Quella notte, Bonnie rimase in ospedale per precauzione, l’incidente non era stato da poco ma l’indomani sarebbe potuta tornare a casa.

Bonnie si svegliò nel cuore della notte, le 03:30. Una luce soffusa entrava dalla finestra cadendo direttamente sul suo letto. L’ospedale era avvolto nel silenzio, Bonnie aprì gli occhi, seduto accanto a lei c’era Woody. Da quanto era lì? Prima di addormentarsi non c’era e poi… lei lo aveva restituito a Andy e… a Bonnie scappò un sorriso. Sapeva che era stato lui, non poteva essere stato nessun altro.

Bonnie si alzò silenziosa in punta di piedi. Camminò nei corridoi, stando attenta a non farsi vedere dalle infermiere. Si avvicinò al tabellone degli interventi cercando il suo nome… “Davis… Davis…” Bonnie scorreva il dito cercandolo.

“Bonnie!” disse una voce accanto a lei.

Bonnie trasalì. Andy abbassò lo sguardo e notò che era a piedi scalzi, poi scosse la testa e rise.

“Forza, salta su…” la prese in braccio in uno scatto. Lei gli mise le braccia intorno al collo e si appoggiò al petto, senza guardarlo.

Un’infermiera sbucò da dietro un angolo. “Dottore… va tutto bene? E’ un’emergenza? Vuole che l’assista?”

“No, Nancy. E’ tutto a posto, ci penso io, grazie…” disse aumentando il passo.

A Bonnie scappò un altro sorriso e si nascose per non farsi vedere. Lo stesso fece Andy.

Andy la portò nella sua camera, la posò a terra, poi chiuse la porta.

“Si può sapere che ci fai in giro di notte? Va tutto bene?” chiese mentre Bonnie si sedeva sul letto. Era così bella, quella camicia da notte fin sopra il ginocchio, quel dolce sguardo che teneva basso. Bonnie si portò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.

Andy stava impazzendo nell’osservarla.

“Io… potrei chiederti la stessa cosa!” disse lei alzando lo sguardo aggressiva.

“Cosa?” chiese Andy confuso.

Bonnie afferrò Woody e glielo mostrò. “Va bene sbattermi fuori da casa tua, poi portarmi qui, poi chiedermi scusa, poi sparire di nuovo ma… entrare furtivamente mentre dormo mi sembra alquanto esagerato! Andy mi stai facendo impazzire!”

Andy la guardò confuso. “Dove lo hai preso…?”

“Andy, non fare il finto tonto! Ascoltami bene… Woody per me è importante!” disse stringendolo. “Non puoi portarlo qui come se nulla fosse, lui è… importante.” disse abbassando il tono della voce. Lo guardò per un attimo e gli accarezzò il viso. “Quando… quando sono venuta da te, a riconsegnartelo… non è stata una decisione facile da prendere. Io, quel giorno… con lui, ti ho dato anche il mio cuore.” disse alzando lo sguardo su quello di Andy. “E mi sono sentita una stupida quando sono tornata da te, quando tu … beh quando tu hai fatto quello che hai fatto. E lo sai perchè? Perchè mi ero privata di un pezzo fondamentale della mia vita per… per nulla. Per un uomo che non aveva nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia.”

Andy si avvicinò, si sedette sul letto e le prese il mento con le mani, costringendola a guardarlo.

“Avevo appena chiuso la porta, mi stavo tormentando, mi stavo dando addosso, non ho mai odiato nessuno come me stesso in quel momento. Ho sentito il rumore della macchina, la gente gridare. Il mio primo pensiero sei stata tu. E sei tu da quando ho scoperto quello che provo per te. E’ stato difficile farsene una ragione ma sono serviti quei pochi istanti per ottenere tutte le ragioni del mondo. Sono corso fuori, ho provato a rianimarti, ti ho tenuta stretta senza conoscenza tra le mie braccia, tra queste mani.

Non ho più paura adesso, Bonnie. Perchè non ho mai provato una paura così grande come in quel momento e mai più la proverò, ne sono certo. Perchè la paura di perdere la persona che ami, la puoi provare solo una volta e fai di tutto perchè non accada mai più.”

Bonnie lo guardò stringendo gli occhi, gli occhi pieni di lacrime.

“Sei la persona che amo e andrò contro tutto e tutti per averti con me, anche contro di te, se necessario.” le portò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. “Io ti amo, Bonnie.”

Bonnie chiuse gli occhi. “Andy…” lei si fiondò ad abbracciarlo con tutta se stessa.

Andy l’avvolse in un forte abbraccio, lui le baciò i capelli dolcemente mentre si ritrovarono entrambi a lacrimare in silenzio.

“Non ti lascerò più andare via, piccola mia…” sussurrò lui.

 

Jessie e Buzz si guardarono, si strinsero la mano discretamente, incrociarono lo sguardo di Woody che fece l’occhiolino. Il cowboy aveva assistito ad ogni cosa e aveva capito che c’era un solo modo per fare riconciliare i due… lui non sarebbe mai stato solo un giocattolo per loro, sapeva di essere importante esattamente come loro lo erano per lui e così si era fatto trovare sul letto di Bonnie.

L’occhio di Andy cadde sullo sceriffo, lo prese e lo guardò scuotendo la testa sorridendo.

“Sai, Bonnie in realtà io non…” poi si bloccò. “Niente.” sorrise.

Bonnie si sedette a cavalcioni su di lui ridendo. Andy diventò di tutti i colori.

“Bonnie! Fa piano… hai avuto un brutto incidente, ci manca solo che tu…”

Bonnie lo zittì con un bacio. Andy avvolse le sue braccia dietro la schiena di lei.

“Potrebbe entrare qualcuno…” provò a dire lui.

Lei per tutta risposta gli allentò la cravatta dolcemente. Andy sorrise.

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Capitolo 6
*** Buonanotte ***


I due erano sulla porta di casa di Bonnie.

“Beh… È il momento.” Disse lei fissando la porta.

“Non dobbiamo farlo per forza, se vuoi possiamo aspettare… La prossima settimana. O il mese prossimo, si il mese prossimo è perfetto come…”

“Andy…” Lo guardò lei sorridendo. “È adesso.”

La mamma di Bonnie aprì la porta con il suo sorriso.

“Tesoro! E… Andy! Che ci fate qui?”
 

 

Quella sera, Bonnie accarezzava la guancia di Andy, abbracciata a lui, nel letto di lui.

“Non posso credere di averlo fatto…”

“Andy dai… Non è andata così male… Alla fine.”

“Bonnie è svenuta, tua mamma è svenuta.”

“Sì ma l’hai rianimata subito. Sei un bravo medico, sai.”

“Un bravo medico non fa svenire la mamma della sua fidanzata portandosela a letto!”

“Se ne farà una ragione. Andiamo a dormire adesso.”

“Bonnie, non li abbiamo dato la buonanotte.”

“Oh sì scusa, hai ragione. Buonanotte Buzz.”

“Buonanotte Jessie.”

“Buonanotte Rex.”

“Buonanotte Slinky.”

“Buonanotte Hamm.”

“Buonanotte Mrs…”

“... E Mr. Potato.”

 

“Buonanotte Woody.”


Andy e Bonnie chiusero gli occhi, circondati dai loro amati giocattoli.

 


Illustrazione che ho fatto per la storia:
http://lightyear90.deviantart.com/art/From-Andy-to-Bonnie-647924823


 

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