Raccolta Gajevy/Gale

di angelo_nero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A caccia di guai ***
Capitolo 2: *** Alla ricerca dell'abito perfetto ***
Capitolo 3: *** Giornata sulla spiaggia ***
Capitolo 4: *** First date ***
Capitolo 5: *** Piercing ***
Capitolo 6: *** Passione canto! ***



Capitolo 1
*** A caccia di guai ***


Prompt: Nessuno (?)
Personaggi: Gajeel, Natsu, Gray, Lily, Happy, Erza, Lucy, Levy e Wendy
Coppie: GaLe/Gajevy
Avvertimenti/Note: Possibile spoiler per chi segue l’anime in italiano.
 
Il sole splendeva caldo sopra Fiore, la primavera era ormai entrata e le giornate si cominciavano ad allungare. Uscire in missione era decisamente più piacevole ed agevole dato che la neve si era quasi del tutto sciolta, solo qualche piccolo mucchio ai lati delle strade. Si prospettava una tranquilla giornata di metà aprile per gli abitanti del regno.
 –Ehi fiammifero guarda dove metti i piedi!- urlò Gray spingendo via Natsu.
–Non fermarti di botto allora!- ripose l’altro spintonandolo.
–Sei un idiota patentato per non accorgerti che mi ero fermato!- gli urlò addosso il mago di ghiaccio.
Il corpo di Natsu fu avvolto dalle fiamme. –A chi hai dato dell’idiota, idiota!?- disse minaccioso.
–A te, razza di porcospino dai capelli rosa!- rispose l’altro mostrando il pugno.
 –Vuoi botte, spogliarellista!?- chiese il figlio di Igneel.
Levy sospirò rassegnata, quei due non potevano vedersi e continuavano ad andare in missione assieme. Qualcuno le mise una mano sulla spalla facendola voltare.
–Ci farai l’abitudine.- le disse Lucy sorridente.
La Scripter fece un sorriso forzato osservando il resto della combriccola: Happy cercava di offrire un pesce a Charle, che però non lo degno di uno sguardo; Wendy rideva dell’espressione avvilita del povero gatto blu; Erza si era scagliata contro Natsu e Gray intimargli di smetterla e i due si erano subito calmati. Titania faceva paura a chiunque.
 –Idioti.- disse una voce al suo fianco.
Gajeel Redfox passeggiava al suo fianco con le mani in tasca, visibilmente infastidito da quella patetica sceneggiata.
In Gilda era arrivata una richiesta per recuperare un antico manoscritto e decifrarlo, la ricompensa riportata aveva fatto gola a molti maghi ma, purtroppo per loro, sul foglio erano specificati anche i nomi di chi dovesse prendervi parte: Natsu Dragoneel, Gray Fullbuster, Lucy Heartphilia, Levy McGarden, Gajeel Redfox. Wendy ed Erza si erano unite per dare manforte alle due povere ragazze che, altrimenti, avrebbero dovuto vedersela da sole con tre uomini poco raccomandabili, che non andavano affatto d’accordo tra loro. Il perché di quello strano gruppetto nessuno aveva saputo dirlo, facevano parte di due, o forse tre, team differenti mai si erano ritrovati a compiere un incarico tutti insieme.
Levy rise all’affermazione del compagno di viaggio.
–Sono un po’… esuberanti.- disse in loro difesa mentre Gray e Natsu aveva ripreso a litigare.
Il Dragon Slayer del Ferro storse un po’ il naso.
 –Non mi piace questa confusione mentre lavoro, per questo viaggio da solo o al massimo con te.- sentenziò senza guardarla in faccia.
Erano ormai un paio di mesi che la storia con Tartaros era terminata, con essa il pensiero del “bacio” che si erano scambiati era andato via via sbiadendo nei loro ricordi, e da circa lo stesso lasso di tempo avevano cominciato a prendere incarichi insieme. Certo Jet e Droy non l’abbandonavano un secondo, nonostante lei avesse voluto passare un po’ di tempo sola con Kurogane.  E,  proprio durante i numerosi incarichi, aveva preso consapevolezza di ciò che già sapeva: si era innamorata di Gajeel.
Non sapeva se lui la ricambiasse, nonostante durante lo scontro con Torafusa lui l’avesse protetta e tratta in salvo, ed aveva tutta l’intenzione di scoprirlo. Chissà, forse proprio durante quell’incarico avrebbe scoperto qualcosa.
Ormai era il tramonto, sarebbe scesa la notte di lì a poco, sarebbe stato meglio accamparsi per la notte. Trovato uno spiazzale adatto i maghi montarono le loro tende e si gustarono, oltre a un meritato riposo, una squisita cena offerta da Gajeel.
-Non sapevo sapessi cucinare, ferraglia.- lo provocò Natsu con la bocca piena.
–Ci sono un sacco di cose che non sai di me.- disse scollando le spalle e si sedette di fianco a Levy per godersi anche lui quel meritato pasto.
–È decisamente squisito. Molto meglio di ciò che mai potrei fare io.- disse una Lucy sconsolata provocando le risate dei presenti.
 –Ognuno è portato per qualcosa Lu-chan.- la consolò Levy
–Esatto.- confermò Titana con le bacchette ancora in bocca. –C’è chi è portato per la cucina e chi per scrivere racconti.- continuò mentre gli occhi della maga seduta al suo fianco si illuminarono.
–Beh, penso che ci sia un talento che accomuna tutta Fairy Tail.- disse Wendy attirando l’attenzione di tutti. Ingoiò il boccone prima di continuare. –Combinare disastri.- disse sorridente, ripensando a tutto lo sconforto che prendeva il Master ogni volta che arrivava qualche richiesta di risarcimento, a causa dei danni causati dai suoi ragazzi.
 –Povero Master, forse dovremmo stare più attenti.- riflettè la maga degli Spiriti Stellari.
–Se qualcuno qui facesse meno danni, il Master sarebbe meno stressato.- disse Gray indicando il mago del fuoco seduto di fianco a lui.
 Natsu scattò in piedi. –Cosa stai insinuando!? Che la colpa è mia!?- urlò a pieni polmoni.
Anche l’altro scattò in piedi, con il pieno intento di iniziare a litigare di nuovo, e fronteggiò l’amico con lo sguardo di chi non vedeva l’ora di spaccare la faccia a qualcuno.
–E di chi altro altrimenti?-  
Iniziò così una lotta magica tra fuoco e ghiaccio, che distrusse un po’ tutto il paesaggio circostante.
–Fate attenzione a non distruggere le nostre cose!- disse allarmata Wendy osservando la battaglia intrapresa dai due amici.
Gli altri due sembrarono non sentirla dato che neanche le risposero.
 Natsu, spintonato da Gray, andò a colpire a Erza e il piatto con la torta alle fragole che Titania stava gustando cadde a terra come a rallentatore mentre i presenti trattennero il fiato: Titania amava le torte alle fragole e nessuno la passava liscia se essa cadeva. Un’aura maligna circondò la rossa prima di avventarsi sui maghi colpevoli e Natsu, preso dal panico, non si accorse che il suo pugno era ancora ricoperto di fuoco. Così, appena Erza lo colpì mandandolo a finire tra i bagagli, fece prendere fuoco a uno zainetto arancione e blu.
–Le mie cose!- urlò Levy correndo verso il povero zaino ormai quasi del tutto bruciacchiato.
Cercò di spegnere il fuoco come meglio potè, senza riuscirci.
–Ci penso io.- disse Gray prima di congelare lo zaino: le fiamme si spensero ma lo zaino si disintegrò in mille pezzi, sotto lo sguardo attonito della Scripter.
-I miei libri, i miei vestiti. Era tutto lì dentro.- disse sconsolata abbassando la testa sul terreno. Tutto perduto.
Erza lanciò uno sguardo di fuoco ai due che, percorsi da un brivido di paura, si rifugiarono entrambi dietro Lucy. Titana avanzava imperterrita a passo di carica mentre i tre tremavano colti dalla forma di terrore più puro.
La mattina dopo Natsu e Gray ,piuttosto malconci, complici le botte di Erza, camminavano in religioso silenzio cercando di non pensare al dolore che li attanagliava dalla testa ai piedi.
–È tutta colpa tua.- disse Dragoneel.
–Mia? Chi è che ha bruciato lo zaino di Levy!?- ribattè Gray.
–Non è stato il mio fuoco a distruggerlo in mille pezzi!- rispose a tono l’altro.
–Non sarebbe successo se tu non gli avessi dato fuoco!- sbraitò.
–Sei tu che mi hai spinto!-
-Sei tu che sei finito addosso ad Erza!- urlò Gray.
 –Non sono io che ho cominciato a menar le mani!- ribatté Natsu.
–Infatti hai cominciato con gli insulti, fiammifero!-
-Idiota!-
-FINITELA!- urlò Titania torreggiando sui due litiganti –Volete altre botte? Non vi sono bastate quelle di ieri!?- li sgridò prendendoli dai capelli e sbattendo le loro teste l’una contro l’altra. –Piuttosto chiedete scusa a Levy.- affermò incrociando le braccia al petto.
Natsu e Gray seguirono il suo comando come due cagnolini ubbidienti.
–Scusaci Levy.- dissero in coro.
–Fa niente.- rispose la Scripter con un sorriso, avevano ricevuto fin troppi colpi da Erza non le sembrava il caso di infierire.
-Invece di litigare date un’occhiata lì giù- disse Gajeel indicando davanti a lui.
La prima ad avvicinarsi fu Levy, che osservò il punto indicato dal mago strabuzzando gli occhi nocciola.
–Come facciamo ad attraversarlo?- chiese Lucy alle sue spalle.
Davanti a loro si estendeva uno strapiombo di qualche centinaia di metri, al termine dei quali vi era solo l’acqua, di cui non conoscevano la profondità. Era decisamente spaventoso.
–Guardate! Lì c’è un ponte!- disse Wendy tutta contenta dirigendosi verso la costruzione pericolante.
Natsu vi poggiò un piede sopra e, constata la solidità, invitò i compagni a seguirlo in fila indiana fino alla parte opposta. Levy chiudeva la fila, a pochi passi da Gajeel e Lily.
–Yatta!- urlò Natsu quando fu dalla parte opposta, neanche fosse una gara.
Levy fece un altro passo avanti, ormai il terreno era vicino, e il ponte scricchiolò sotto i suoi piedi. Non ci fece caso e continuò a seguire i due nakama davanti a lei. Uno strano rumore la costrinse però a fermarsi.
 –Che ti prende?- le chiese Gajeel voltandosi a guardarla.
 –Allora? Quanto ci mettete?- urlò il figlio di Igneel dall’altro lato.
–Andiamo.- le disse il drago del ferro riprendendo a camminare.
Neanche il tempo di fare un passo però, che il ponte cedette sotto i loro piedi.
–Gajeel!- urlò quando avvertì il nulla sotto i piedi.
Il ragazzo le prese la mano al volo e afferrò ciò che rimaneva della corda che reggeva il ponte con l’altra, giusto prima che il esso cedesse del tutto dividendosi in due.
–Non lasciare andare la mia mano!- le urlò cercando di guardare lei e non lo strapiombo ai loro piedi. Sentiva che la mano che teneva sui resti della corda cominciava a scivolare, così strinse la presa.
–Gajeel! Levy!- urlò Lucy sopra di loro. –Natsu fa qualcosa!- urlò poi all’altro che se ne stava imbambolato a guardare gli amici in bilico tra la vita e la morte.
Una delle corde si spezzò, facendoli rimanere appesi solo da un lato. Levy urlò quando avvertì il rumore provocato dalla rottura della corda e strinse maggiormente la prese sulla mano forte del ragazzo.
–Gajeel!- lo richiamò quando vide che la corda su cui era appeso cominciava a sfilacciarsi.
–Merda.- imprecò il Dragon Slayer, in quella posizione non poteva né sollevare la ragazza per metterla in salvo, né afferrare la corda più in alto.
Pregò che essa resistesse almeno un altro po’. Le sue preghiere furono ignorate dato che neanche un minuto dopo la corda si spezzò definitivamente, lasciando i due a cadere nel vuoto.
 –Gajeel!!- urlò la scripter in preda al panico, ancora saldamente ancorata alla sua mano.
Il Dragon Slayer la tirò a sé e la strinse contro il suo corpo, sperando che così l’impatto per lei fosse stato minore.
–Levy!!- urlò Wendy sopra di loro coprendosi gli occhi per non guardare.
Atterrarono in acqua, senza impattare sul terreno, che, per loro fortuna, era piuttosto profonda. Erano ancora stretti l’uno all’altra quando, a caduta ormai arrestata, cominciarono a nuotare verso la superficie. Riemersero insieme prendendo un profondo respiro liberatorio, l’acqua era ghiacciata nonostante fosse ormai aprile e Levy aveva cominciato a tremare. Per fortuna Lily volteggiò sulle loro teste pochi secondi dopo, afferrò Gajeel dalla maglia e cominciò a tirarlo fuori dall’acqua, Levy ancora saldamente ancorata a lui, tremante.
***
Starnutì un’altra volta davanti al fuoco, con una pesante coperta sulle spalle. Rabbrividì quando una folata di vento le scompigliò i capelli, forse era il caso di rientrare nella tenda in attesa che Lucy tornasse. Aveva ancora l’odore di Gajeel addosso, se non fosse stato per lui lei non sarebbe sopravvissuta. Inspirò forte l’odore del ragazzo dai propri vestiti e si distese sul terreno di fianco al fuoco. Si sentiva così stanca, aveva freddo e lo scoppiettio del fuoco era così rilassante. Chiuse gli occhi e cadde nell’obblio del sonno.
***
Passeggiava per il bosco a passo svelto, voleva tornare all’accampamento al più presto. Si era allontanato per cercare qualcosa di commestibile da mangiare, ormai era lui ad occuparsi dei pasti della combriccola.
Una strana sensazione l’aveva colto, però, improvvisamente e l’odore di Levy, di cui i suoi vestiti erano intrisi, gli arrivò alle narici. Qualcosa in lui era scattato facendogli fare dietrofront a tutta velocità.
Arrivato vicino alle tende scorse Lucy piegata su una Levy apparentemente addormentata.
-Levy! Levy! Andiamo Levy svegliati! Levy!- la scuoteva con forza ma l’altra non sembrava voler dare segni di vita.
–Cosa le è successo?- chiese facendo sussultare la ragazza di spalle.
–Gajeel! Non lo so, l’ho trovata così. Non si sveglia, è ormai un quarto d’ora che ci provo!- disse Lucy con le lacrime agli occhi, sembrava stravolta e fortemente preoccupata.
Gajeel si avvicinò alla Scripter per constatare il suo stato di salute. La prima cosa che notò fu il suo colorito più spento del solito e tremava, troppo, incessantemente.
–Dobbiamo scaldarla.- disse all’improvviso. –Portala nella mia tenda, toglile i vestiti bagnati e mettila sotto le coperte. Io torno subito.- continuò mentre si allontanava.
Lucy lo guardò stralunata per un attimo, sbattè le palpebre cercando di vedere nitidamente.
–Sbrigati!- si sentì urlare dietro.
Si riscosse e, mentre Gajeel si allontanava, lei prese in braccio l’amica tremante e fece ciò che gli era stato detto. L’adagiò sul sacco a pelo posto al centro della tenda, le tolse la coperta fradicia seguita dai vestiti, lasciandola in intimo. La mise sotto le coperte.
 –L..lu-chan.- sussurrò Levy. –Ho t..tanto fr..freddo- disse rannicchiandosi su se stessa.
In quell’istante rientrò Gajeel seguito da Lily.
–Lucy, qui ci pensa lui, vieni con me.- disse alla maga che, dopo aver lanciato uno sguardo riconoscente al mago, lo seguì fuori dalla tenda.
Non appena rimase solo cominciò a spogliarsi, togliendo i pesanti stivali, seguiti dalla maglia e i pantaloni. Anche i guanti e la fascia che portava sulla fronte furono presto abbandonati insieme agli altri capi. Si infilò nel futon, di fianco a Levy che ancora tremava. Trattenne un’imprecazione quando le sue mani gelate gli toccarono il petto, strinse i denti e l’abbracciò stretta, sfregando le sue mani bollenti sulla schiena gelata di lei.
–Perché devi combinare sempre casini? Dovevi cambiarti subito.- disse sottovoce continuando a muovere le mani sul corpo freddo di lei.
Per fortuna la sua temperatura corporea era più alta del normale, non ci avrebbe messo molto a scaldarla. Dovette fare un enorme sforzo di volontà per non baciarla, il suo odore gli inondava le narici e il suo corpo morbido, se pur freddo, premuto contro il suo lo mandava fuori di testa.
Smise di tremare nel giro di pochi minuti mentre lui continuava a sfregare le proprie mani sulla sua pelle congelata fin quando non sentì che si era scaldata del tutto. Rimase a guardarla incantato: i capelli azzurri scompigliati, gli occhi nocciola chiusi, il naso arrossato per il freddo e le labbra dischiuse, il suo fiato caldo gli solleticava la pelle. Com’era bella.
Le accarezzò una guancia con la punta delle dita, delicatamente. Sospirò in pace, ormai non poteva più nasconderlo a se stesso. Si era innamorato di quella piccola maga dal primo momento in cui gli aveva rivolto la parola, nonostante il loro primo incontro fosse stato piuttosto burrascoso si era impegnato a proteggerla e rimanerle a fianco, nell’ombra. Si era ripromesso che non l’avrebbe mai più fatta soffrire, che avrebbe sempre mantenuto il sorriso sul suo splendido viso. Quando, però, quella volta lei lo aveva baciato nel tentativo di regalargli l’aria di cui aveva bisogno, aveva capito che non gli sarebbe più bastato rimanerle affianco, la voleva tutta per sé. Per l’eternità.
Avrebbe voluto rimanere a guardarla per sempre ma la stanchezza e il sonno ebbero la meglio, si addormentò stringendola a sé.
***
Riaprì gli occhi dopo un tempo che le sembrò eterno, si stropicciò un occhio con una mano e sbattè le palpebre per mettere a fuoco.
Avvertiva un immenso calore attorno a sé: strano eppure ricordava di essersi addormentata che sentiva freddo. Sotto la mano libera avvertiva qualcosa di morbido e solido allo stesso tempo, arrossì quando si rese conto che era appoggiata sul petto di qualcuno. Timidamente alzò lo sguardo sul viso del ragazzo con cui condivideva il sacco a pelo: Gajeel dormiva placidamente al suo fianco, rilassato, le labbra dischiuse e suoi splendidi occhi cremisi nascosti dietro lo palpebre abbassate. Il suo odore era dappertutto intorno a lei, avvertiva le sue braccia strette attorno al suo corpo esile, forse nel tentativo di scaldarla. Mai si sarebbe immaginata di risvegliarsi tra le braccia del suo amato, sembrava un sogno. Spostò lo sguardo sulle sue labbra, dischiuse e così invitanti ai suoi occhi. Gli aveva già regalato il suo primo bacio, in acqua contro Torafusa, ma aveva sognato di poterlo fare anche al di fuori e ora le si presentava l’occasione, come rinunciare?
 Ancora intontita dal freddo e dal sonno, si avvicinò di più al suo volto e poggiò timidamente le labbra sulle sue. Si sentiva in paradiso, era decisamente meglio di quello scambiato in acqua.
 
Aprì gli occhi di scatto quando avvertì le morbide labbra di lei posarsi sulla sua bocca, timidamente quasi avesse paura. Sorrise sulle sue labbra e richiuse gli occhi, ricambiando il bacio, dopotutto era quello che voleva anche lui. Premette le mani sulla sua schiena, avvicinandola di più a sé e cercò di approfondire il contatto sfiorandole timidamente le labbra con la lingua in attesa che lei le dischiudesse. Quando avvertì il suo via libera, insinuò la lingua tra le sue labbra andando alla ricerca della sua per unirla in un intreccio indissolubile. Dio, aveva sognato quel contatto dall’esatto istante in cui erano usciti dall’acqua e ora non voleva più lasciarla andare.
Levy si sentiva così bene tra le sue braccia e a contatto con le sue labbra che avrebbe voluto far durare quel contatto per sempre, ma la mancanza d’aria si faceva sentire e, a meno che non volessero morire soffocati, si dovettero staccare. Ansimanti come dopo una maratona si separarono, rimanendo però stretti l’una all’altro. Erano fortemente in imbarazzo, seminudi nello stesso futon si erano scambiati un bacio che valeva più di mille parole. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, non sapeva cosa dire o fare. Quel silenzio stava diventando troppo pesante, perché diavolo non diceva niente!?
–Ehm grazie per.. ehm.. che ci faccio qui?- concluse rendendosi conto di non conoscere il motivo per quale si trovasse in quella situazione.
Lo sentì ridere al suo fianco, un suono sommesso così tremendamente bello e sensuale.
 –Cos’hai da ridere?- gli chiese gonfiando le guance infastidita, la stava prendendo in giro.
Appoggiò la testa sul palmo della mano destra puntellando il gomito sul materasso, era così carina quando si comportava in quella maniera. Non le rispose finchè non incrociò i suoi occhi nocciola.
–Sei qui perché stavi per morire assiderata, ti ho tolto i vestiti bagnati di dosso e ti ho scaldato.- le rispose con un ghigno divertito stampato in faccia.
Le sfiorò una guancia con una mano, in una sorta di carezza. Levy arrossì di botto a quel contatto appena accennato e il suo cuore mancò un battito vedendola in quella stato.
–Ti amo.- buttò fuori senza pensarci.
 La ragazza spalancò gli occhi.
“Ottimo modo di confessare i tuoi sentimenti, Gajeel, davvero!” si rimproverò il ragazzo.
 
Aveva sentito bene? Le aveva veramente detto “ti amo” o era solo frutto della sua immaginazione? Strinse le coperte con una mano, indecisa sul da farsi. I suoi sentimenti per quel drago erano così forti che anche lei faticava a crederci.
Mille pensieri e mille domande giravano nella sua testa senza ordine, privi di senso o risposte. Quando avvertì il ragazzo muoversi si riscosse, rendendosi conto che ancora non gli aveva risposto.
–Te ne vai?- chiese sconsolata facendolo voltare.
Lui ghignò –Vuoi che rimango?- le chiese facendola arrossire.
 Levy abbassò lo sguardo sulle sue mani in imbarazzo, si rese conto che era esattamente ciò che voleva, sentiva freddo da quando lui si era staccato.
–Se ti dicessi di si, rimarresti?-  chiese in un filo di voce mettendosi seduta, continuava però a non guardarlo, troppo in imbarazzo per farlo.
–Forse.- disse facendo per alzarsi ma Levy gli prese il polso trattenendolo al suo posto.
 Quando si voltò lei aveva lo sguardo basso e il viso in fiamme.
Levy sospirò preparandosi alla confessione più imbarazzante di tutta la sua vita.
–P-potresti ri-rimanere qui con m-me?- cominciò con voce tremante. –Per favore.-
 –Perché dovrei?- chiese lui, che sembrava non avere intenzione di andarsene.
Fece un respiro profondo prima di rispondere. Dato che erano in vena di confessioni… Ora o mani più.
–Perché mi piace la tua vicinanza, perché senza te sento freddo, in tutti i sensi. Perché mi piace il tuo modo di fare, perché mi piace la tua risata, perché mi piace quando mi chiami con quegli stupidi soprannomi, perché mi sento al sicuro, perché mi piace stare tra le tue braccia, perché mi piacciano i tuoi baci, perché mi piaci tu. Perché ti amo.- disse tutto d’un fiato, arrossendo nel pronunciare le ultime due parole. Ora sapeva tutto ciò che provava, ciò che le passava per la testa. –Quando leggo un romanzo, il protagonista maschile mi riporta sempre a te, per quanto caratterialmente diverso. Sei sempre nei miei pensieri, non riesco a far a meno di chiedermi come sarebbe stare con te.-
Forse si stava rendendo ridicola ai suoi occhi, una ragazzina sognante intrappolata nel suo mondo fatto di libri e principi su cavalli bianchi. Quando lui non rispose per interminabili minuti si sentì tremendamente stupida. Che le era saltato in mente!? Buttargli i suoi sentimenti così, su un piatto d’argento.
“Ora ti crederà una povera stupida.”
-Io…ecco…ehm…è solo che…- iniziò balbettando.
Fece scorrere lo sguardo attorno a sé, cercando una qualsiasi cosa che le desse una via di fuga, ma intorno c’erano poche e spartane cose. Adocchiò i suoi vestiti accartocciati in un angolo, a formare un mucchietto bagnato vicini a quelli di Gajeel. Arrossì fino alla punta dei capelli spostando timidamente lo sguardo su di lui e poi su di sè, constatando la semi-nudità propria e quella del mago.
Di punto in bianco la particolare risata del Dragon Slayer riecheggiò nella sua testa. Levy gonfiò le guance indispettita, convinta che si stesse prendendo gioco di lei.
-Cosa c’è da ridere!?- urlò trovando finalmente il coraggio di alzare lo sguardo sul suo viso.
Il Dragon Slayer le posò una mano sulla testa, in un gesto affettuoso, che la fece irritare ancor di più. Se voleva farla sentire un’idiota ci stava riuscendo in pieno!
Stizzita si alzò dal comodo giaciglio e, dando le spalle al ragazzo, si accinse a recuperare i propri vestiti dal groviglio bagnato. Quando, finalmente, riuscì a prendere la maglietta per infilarsela, se la vide portare via.
-Cosa credi di fare con questa roba bagnata?- disse Gajeel tenendo la maglietta lontano dalla sua portata.
Levy, più indispettita di prima, si voltò verso di lui furente.
-Andarmene!- gli urlò in faccia, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Il drago alzò un sopracciglio mentre sulle sue labbra si dipingeva un ghigno divertito. Incrociò le braccia al petto.
-Dove?-
La ragazza tentò di fregargli la maglietta ma l’altro fu più lesto ed alzò il braccio sopra la testa, impedendole di arrivarci.
-Ovunque! Sempre meglio di rimanere qui a farmi prendere in giro da te.- disse voltandogli le spalle e tornando a frugare nel mucchio alla ricerca dei jeans. –Ma la colpa è mia, che sono stata così stupida da aprirmi con te.-
Si alzò in piedi di botto e si voltò verso di lui, cogliendolo di sorpresa. Teneva ancora i pugni stretti lungo i fianchi, gli occhi nocciola erano lucidi e fiammeggianti di rabbia. Gajeel non l’aveva mai vista così arrabbiata.
Levy abbasso gli occhi sul terreno tremando di rabbia. Si sentiva così umiliata dal suo comportamento! Prima le salvava la vita, poi le diceva di amarla e quando lei, con il cuore in mano, gli ha rivelato di provare lo stesso, lui che fa!? Si mette a ridere! Per poi darle una pacca affettuosa sulla testa come se niente fosse. Ah, no! Quella volta non l’avrebbe passata liscia. Lo avrebbe fatto sentire così in colpa che le si sarebbe prostrato ai piedi invocando il suo perdono in sette lingue diverse!
Okay, no, magari sette lingue erano troppe per il suo cervellino bacato. Sicuramente a parte la sua non ne conosceva altre.
Comunque sia non si sarebbe accontentata di uno “scusa, Gamberetto”. Assolutamente no!
-Ehi, Shorty? Hai trovato qualcosa di interessante sul pavimento?- le chiese lui ancora con la sua maglietta fradicia in mano.
-Sei uno stronzo!- gli urlò addosso con tutto il fiato che possedeva. –Sei un fottuto bastardo! Ti diverti a prenderti gioco di me, vero? Non ti bastava affibbiarmi stupidi soprannomi per la mia statura, ora ti metti anche a giocare con i miei sentimenti! Cosa molto matura da parte tua farmi sciogliere con un “Ti amo” che puzza di menzogna per poi ridere della mia stupidità una volta che io ti rivelo i miei veri sentimenti!-
Era un fiume in piena, la diga era rotta e lei non era intenzionata a fermarsi. Fece un passo  nella su direzione e lo fissò dritto negli occhi.
-Ma come ho già detto l’idiota sono stata io che ti ho creduto!- urlò voltandogli le spalle. –Figuriamoci se Kurogane può provare qualcosa per una stupida ragazzina alta un metro e un tappo. Sei contento ora? Mi sto offendendo anche da sola!-
Gajeel era rimasto in silenzio, immobile sul posto, ad ascoltare il suo sfogo. Mai aveva sentito quella piccoletta alzare la voce in quel modo, non credeva possedesse tanto fiato. A un certo punto si era spaventato di tutta quella foga, quasi potesse mangiarlo.
Abbassò il braccio  con cui teneva la maglietta lungo il fianco. Rimase a guardare la schiena di Levy che si alza e si abbassava con velocità, segno che stava riprendendo fiato dopo lo sfogo di prima. Si sporse per poter osservare il suo viso.
-Hai finito?- le chiese.
Levy, che sentiva il sangue ribollirle nelle vene, si girò senza preavviso e gli assestò uno schiaffo bello forte sul viso. Quando però si rese conto del gesto, si limitò ad afferrarsi il polso della mano con cui l’aveva colpito, dolorante a causa del forte impatto. Abbassò lo sguardo e la frangetta azzurra le coprì gli occhi.
-Devi smetterla di prendermi in giro.- sussurrò.
Gajeel, rimasto interdetto dalla violenza con cui  Levy lo aveva colpito, si massaggiò la guancia colpita. Forse aveva esagerato ma lei non gli aveva dato il tempo di spiegarsi.
Fissava la ragazza che, nel frattempo, era tornata a frugare tra i vestiti e si era infilata gli short bagnati. La prese per il polso e la fece girare verso di sé.
-Mollami, Gajeel!- gli disse provando a colpirlo di nuovo. Stavolta il ragazzo riuscì a schivare il colpo e bloccarle anche l’altro polso.  –Vuoi farmi male anche fisicamente, ora!?-
Levy tentò inutilmente di liberarsi dalla sua presa tirando le braccia e muovendo i polsi, senza riuscire a farli scivolare via. Non le stava facendo male ma più la teneva costretta in quella posizione più lei si sentiva umiliata. Gli tirò un calcio che lui bloccò prendendola dalla caviglia e facendo scivolare i piccoli polsi nell’altra mano, grande abbastanza a trattenerli senza farle male.
La Scripter saltellò un po’ sull’unica gamba libera ma perse facilmente l’equilibrio, finendo con il sedere a terra. Libera dalla sua presa.
-Diamine che male.- borbottò massaggiandosi il punto colpito.
Tentò di alzarsi e fuggire via, approfittando della libertà appena ottenuta, ma Gajeel fu più lesto e, intuite le sue mosse, la bloccò a terra posando le proprie mani ai lati dei fianchi di lei. Occhi negli occhi, a separarli lo spazio di un respiro. Levy rimase immobile a fissare quelle iridi cremisi incantata.
-Se la smetti di agitarti come un’ossessa e mi lasci spiegare, forse possiamo chiarire.- disse il mago.
La sua voce la riscosse e, gonfiando le guance, spostò lo sguardo da un’altra parte. Non voleva guardarlo in faccia nel momento in cui le avrebbe detto che quelle dolci parole non erano altro che una bugia.
Rimase immobile permettendo a l’altro di alzarsi in piedi e porgerle la mano per aiutarla. Levy lo guardò scettica ma la prese ugualmente, avvertendo una scossa quando le loro dita si incontrarono, per poi lasciarla di scatto una volta in piedi.
Gajeel sospirò e tornò a massaggiarsi la guancia arrossata. –Mi hai fatto male prima, sai? Non pensavo che un gamberetto come te possedesse tanta forza.- le disse.
Levy, indispettita dal modo in cui era stata chiamata, incrociò le braccia sotto il seno e guardò altrove con lo sguardo accigliato. –Ti sta bene. Vedo che continui imperterrito a prendermi in giro, comunque.-
-Prenderti in giro? Ma se sei stata tu a dirmi che ti piace quando di chiamo in quel modo.- le ricordò.
Le guance della ragazza si colorarono di rosso all’istante, ricordando la spassionata confessione che gli aveva fatto pochi minuti prima, per poi tornare del colore normale, una volta rammentata la sua reazione. Non disse nulla preferendo rimanere con lo sguardo basso.
Gajeel si trovò in difficoltà. Non era bravo con le parole e la piccoletta non aiutava tenendogli il broncio.
-Senti, scusa. Non volevo mettermi a ridere prima.- iniziò
-Già, non è stata una grande idea.- lo interruppe lei.
Gajeel incassò il colpo e continuò come se niente fosse.
-Comunque sia, non l’ho fatto per prenderti in giro ma perché mi hai fatto…tenerezza.- disse imbarazzato.
-Tenerezza?- gli chiese Levy voltando solo lo sguardo nella sua direzione.
Gajeel si passò una mano sul collo in imbarazzo.
-Sì… Ecco, tutte quelle cose che hai detto… Avevi il viso rossissimo e ti guardavi le mani per evitare il mio sguardo. So che non è stata una grande idea scoppiare a ridere ma giuro che non l’ho fatto apposta.- spiegò il mago voltando lo sguardo altrove a sua volta.
Levy si decise finalmente a girarsi verso di lui, sciogliendo le braccia dalla posa conserta. Non disse niente, aspettandosi che il Dragon Slayer continuasse.
Gajeel le lanciò uno sguardo nervoso, fu tentato di ficcarsi le mani in tasca ma non portava i pantaloni quindi dovette arrangiarsi.
-Non sapevo come reagire. Mi hai preso alla sprovvista. Cioè non pensavo ricambiassi i miei sentimenti, quindi mi sono impanicato e sono scoppiato a ridere.- borbottò arrossendo come un liceale alla prima cotta. Che poi alla fine non andava molto lontano: d’età c’era e Levy era veramente la sua prima cotta. –Mi…Mi dispiace di averti ferito. Non volevo.-
Non la volle guardare, preferì concentrarsi sul futon alle sue spalle, nel quale avevano dormito abbracciati fino a poco fa. Troppo imbarazzato per aggiungere altro, posò lo sguardo ovunque tranne che su di lei. Sentiva il volto in fiamme, probabilmente avrebbe fatto invidia ai capelli di Erza in quel momento. Si chiese cosa avrebbero fatto Gray e Natsu se lo avessero visto in quella situazione: di sicuro sarebbero scoppiati a ridere e lo avrebbero preso in giro per il resto dei suoi giorni.
Per fortuna, però, lo spogliarellista e il fiammifero ambulante erano chissà dove alla ricerca di cibo e non avrebbero potuto vederlo neanche volendo. Ciò lo rincuorava un poco. Ma non toglieva il fatto che la situazione in cui si trovava fosse la più imbarazzante mai vissuta.
-Quindi quello che hai detto prima non era una bugia per vedere come avrei reagito e poi prendermi in giro?- chiese timidamente Levy.
Gajeel si voltò di scatto accigliato. –Certo che no! Non sono bastardo fino a questo punto!- esclamò incrociando, involontariamente, il suo sguardo.
Arrossì di botto di nuovo alla vista di quei due occhioni nocciola, che lo fissavano speranzosi, e si voltò, provocando in Levy una risatina. Beh, se rideva significava che non era più arrabbiata con lui, no? Anche se si sentiva un po’ preso in giro.
“Oh” pensò quando si rese conto che Levy doveva essersi sentita così quando lui era scoppiato a ridere.
Abbassò lo sguardo colpevole: non lo aveva fatto apposta.
-Kawaii.- sentì dire dalla vocina della ragazza accanto a lui.
-Eh?- disse senza voltarsi.
Levy gli poggiò una mano sulla guancia offesa, passandoci delicatamente il pollice sopra, invitandolo a voltare il viso su di lei.
Gajeel assecondò il suo tocco leggero, voltandosi verso di lei che gli sorrideva. Tirò interiormente un sospiro di sollievo, quando capì che lei non ce l’aveva più con lui.
Levy rise un poco. –Sei carino tutto rosso. Mi fai venir voglia di abbracciarti e stringerti forte per non lasciarti andare mai più- disse dolcemente.
Inutile dire che la faccia di Kurogane diventò, se possibile, ancora più rossa di quanto non fosse prima e a quel punto Levy rise di gusto.
Era così carino!
Gajeel invece si imbronciò. –Non c’è niente da ridere.- borbottò mentre il rossore svaniva un po’ dalle sue guance.
Levy si asciugò una lacrima sfuggita durante le risate.
-Scusa.- gli disse mentre un piccolo sorriso luminoso ancora aleggiava sulle sue labbra.
“Fanculo.” pensò il drago quando avvertì le guance andargli di nuovo a fuoco. Quella situazione sembrava non avere fine! Voltò lo sguardo altrove infastidito dal costante colorito rosso sul proprio viso. Diamine si sentiva a disagio!
-Gajeel?-
Lui posò lo sguardo corrucciato su di lei, che gli sorrideva radiosa.
-Ti amo.- sussurrò la ragazza, mandando definitivamente in pappa il cervello del ragazzo.
Lui balbettò qualcosa senza senso e lei riprese a ridere, tenendosi una mano sulla pancia e una semichiusa vicina alle labbra. Quando capì, finalmente, che con le parole non avrebbe risolto nulla, si chinò su di lei e la baciò.
Levy rimasse stupita da quel gesto: non si aspettava che lui, timido com’era, prendesse l’iniziativa. Anche se prima era stato proprio lui e farle dischiudere le labbra approfondendo il bacio.
Decise di smettere di pensare e ricambiò il contatto.
Si staccarono più velocemente della volta precedente e rimasero a fissarsi per qualche secondo. Poi Levy gli fece un piccolo sorriso che bastò a far galoppare più velocemente che mai, il cuore del Dragon Slayer.
***
-Levy-chan!- urlò Lucy una volta adocchiata l’amica che usciva dalla tenda con addosso una pesante coperta, unico indumento a coprire l’intimo.
-Lu-chan!- urlò di rimando correndo ad abbracciare l’amica, per quando la coperta glielo permettesse.
Lucy la guardò attentamente per assicurarsi che stesse veramente bene.
-Tutto ok? Ti sei ripresa? Senti freddo?-
Levy sorrise all’amica preoccupata.
-Sto bene. Gajeel si è preso cura di me.- le rivelò lanciando di sfuggita un’occhiata al ragazzo.
Gajeel chiacchierava con Lily di qualcosa che non riusciva a capire. Probabilmente di quanto successo prima, dato il colorito rossiccio delle sue guance.
-Non hai qualcosa da metterti?-
Levy tornò a guardare l’amica e scosse la testa sconsolata. –No. Tutti i miei vestiti sono andati perduti.-
Lucy ci pensò un po’ su.
-Aspetta qui.- le disse voltandole le spalle e dirigendosi nella tenda che condivideva con Natsu e Happy.
All’inizio avrebbe dovuto averne una tutta per sé, ma nella foga di partire si era dimenticata di infilarla nello zaino e così si era ritrovata a doverla condividere con il Dragon Slayer del fuoco e l’exceed blu, suo fedele compagno.
La vide ricomparire dopo pochi minuti con qualcosa di nero tra le mani. Quando Levy lo riconobbe le si illuminarono gli occhi.
-I miei pantaloncini!- esclamò afferrando l’indumento che l’amica le porgeva.
Lucy le sorrise e annuì.
-Li hai lasciati a casa mia l’ultima volta che sei rimasta a dormire. Ho pensato di riportarteli oggi ma tra una cosa e un’altra mi sono dimenticata.- spiegò la bionda.
Levy quasi fece i salti di gioia e abbracciò di slancio l’amica, rischiando di far cadere la coperta e rimanere in intimo. Le aveva salvato la vita! Adesso, quanto meno, aveva qualcosa da indossare.
-Grazie, Lu-chan!- le disse sinceramente grata.
Lucy si voltò a guardare Gajeel e Lily che ridevano complici e si chiese se Levy c’entrasse qualcosa. Scacciò via il pensiero riportando lo sguardo sull’amica, che però si era già dileguata nella tenda dalla quale era uscita: quella di Gajeel.
 
Non aveva neanche salutato Lucy tanta era la foga di mettersi qualcosa di decente addosso e liberarsi di quella stupida coperta, che oltretutto pesava. Si era semplicemente fiondata al sicuro da sguardi indiscreti e, dopo aver lasciato cadere la coperta, aveva infilato i pantaloncini: erano neri, attillati e le arrivavano poco sopra il ginocchio. Molto semplici e molto comodi. Di solito li usava per dormire, raramente li metteva per uscire ma in quel momento tutto sarebbe stato meglio rispetto a quella stupida coperta!
C’era ancora un piccolo problema però: la parte inferiore era coperta ma non poteva di certo andare in giro in reggiseno! Pesò di chiedere una maglietta in prestito a una delle ragazze ma le scartò praticamente tutte: Lucy ed Erza erano troppo prosperose, perciò le sarebbero andate larghe all’altezza del seno, mentre Wendy era ancora una bambina e non le sarebbe entrata una sua maglietta.
Sospirò sconsolata sedendosi a terra con le gambe incrociate. Guardò la coperta trucemente: se non trovava altre soluzioni le sarebbe toccato andar in giro con quella.
Si lasciò cadere all’indietro sul futon, con le braccia aperte, fissando il soffitto della tenda in cerca di ispirazione. Se non fosse stato per Natsu e Gray lei non si sarebbe trovata in quella situazione!
Sospirò di nuovo rendendosi conto che non poteva dare la colpa ai due nakama, anche se alla fine lo era.
Non si rese conto della presenza di Gajeel nella tenda fin quando lui non si mise nel suo campo visivo.
-Interessante il soffitto?- le chiese ironico.
Levy ignorò la sua frecciatina e si girò a pancia in giù, sprofondando la faccia nel futon. Borbottò qualcosa che però Gajeel, ovviamente, non comprese.
-Se alzi la testa da lì forse riesco a capirti.- le disse andandosi a sedere davanti a lei.
La Scripter rivolse uno sguardo disperato al ragazzo prima di alzare la testa dal materasso e ripetere quanto detto prima.
-Ho detto: Lucy mi ha restituito i pantaloncini che avevo dimenticato a casa sua ma non ho una maglietta da mettere, non posso andare in giro senza. Sarò costretta ad andare in giro con quella stupida coperta!- disse tornando a sprofondare con la faccia contro il futon.
Sembrava veramente disperata. Fu tentato di chiederle perché non chiedeva alle sue amiche in prestito una maglietta, ma poi si ricordò con chi stavano viaggiando e decise di tenere la bocca chiusa. Sicuramente la sua ragazza ci era arrivata prima di lui.
Aspetta. La sua ragazza!?
Gajeel si stupì dei suoi stessi pensieri: sì, insomma, si erano baciati. E detto “ti amo”. E lei lo aveva schiaffeggiato. E poi lei glielo aveva detto di nuovo. E si erano ri-baciati. Ma comunque nessuno aveva parlato di stare insieme! Quindi… come dovevano definirsi?
Amici?
Nakama?
Amanti?
Quasi-fidanzati?
E mentre il suo cervello rimuginava sulle varie possibilità che aveva di definire la sua… relazione? Qualunque-cosa-fosse con Levy, il suo corpo si mosse da solo andando a recuperare una maglietta pulita dal proprio zaino, facendola poi cadere davanti alla ragazza.
Levy alzò lo sguardo e fissò stranita la maglietta. Alzò gli occhi su di lui, che però fissava altrove pensieroso.
-Puoi metterti quella nel frattempo che raggiungiamo la città.- le disse senza guardarla negli occhi.
“Dannazione, dovrei chiederlo a lei? No, farei la figura dell’idiota! Pensa, Gajeel, pensa!”
La Scripter, ignara dei pensieri del ragazzo davanti a sè, si inginocchiò sul futon e infilò la maglietta di due taglie più grande. Approfittando del fatto che il mago fosse distratto, si concesse di annusare il tessuto rossiccio della T-Shirt, inspirando a pieni polmoni l’odore di Gajeel.
Il suo Gajeel.
O almeno ci sperava. Non avevano parlato di niente del genere, quindi lei pensava fosse automatica come cosa, anche se non ne era totalmente sicura.
Lasciò andare il tessuto della maglietta, mettendo le mani sulle cosce.
-Ehi, Gajeel- iniziò fissandosi le mani.
Il ragazzo voltò lo sguardo su di lei, scoprendola intenta a torturare l’orlo di quell’indumento troppo grande.
-Adesso cosa succede? Cioè dopo quello che si siamo detti, non penso sia più come prima. Non credi?- chiese timidamente.
Gajeel andò nel panico: cosa significava “Non è più come prima”!?
Rimase però immobile al proprio posto, senza dar segno della tempesta di pensieri che si scatenava nella sua testa.
-Sì insomma…-
“Perché ti fermi? Parla!” pensò l’altro.
-Ecco, noi...-
“Parla, dannazione!”
-Beh, uhm, a questo punto credo che…- esitò ancora Levy, ignara di star mandando ai matti il suo interlocutore.
“Devo tirarti fuori le parole con una pinza!?”
Levy prese un respiro profondo, alzò gli occhi su di lui e finalmente disse una frase di senso compiuto: -Penso…Penso che sia il caso di mettersi insieme, a questo punto. Cioè, io vorrei stare con te poi tu non lo so…-
Gajeel sentì come se qualcuno gli avesse tolto un peso dal cuore: Levy aveva appena messo fine a tutti i suoi dubbi!
Non riscontrando alcuna reazione nel ragazzo davanti a lei, Levy pensò di aver fatto una gaffe e che probabilmente lui non voleva una cosa del genere.
-Se-sempre se tu lo vuoi! Insomma nessuno ti obbliga, tanto meno io! È solo che pensavo che dopo tutto quello che è successo… si, insomma… sarebbe stato giusto metterci insieme! Ma se tu non vuoi, ti capisco!- disse la ragazza in preda al panico, muovendo le mani davanti al viso in maniera nervosa.
Il Dragon Slayer la guardò senza battere ciglio, attese che la smettesse di borbottare per esprimere un suo parere ma sembrava che la ragazza non avesse intenzione di finirla.
-Ma quanto parli.- le disse semplicemente.
Levy si bloccò all’istante, smettendola persino di muovere le mani.
Gajeel poggiò il mento sulla mano e puntellò il gomito sul ginocchio, un ghigno divertito gli attraversava le labbra rendendolo, agli occhi di Levy, ancor più bello.
L’altra, dopo un primo momento di smarrimento, gonfiò le guance indispettita.
-Non sono io che parlo tanto, sei tu che stai sempre zitto.- gli disse.
Il moro rise un poco prima di posarle una mano sulla testa e scompigliarle i capelli in un gesto affettuoso, che però la irritò profondamente, le sembrava un gesto per sviare la conversazione.
Prese, allora, la mano del ragazzo e la spostò lontano dalla sua testa. Aprì la bocca per parlare ma le fu chiusa da un bacio bollente al sapor di ferro.
-Da adesso in poi, sei la mia ragazza.- le sussurrò prima di alzarsi ed uscire dalla tenda.
Levy rimase per qualche secondo imbambolata a fissare il nulla, sfiorandosi le labbra con le dita, incredula. Le aveva detto che era la sua ragazza! Sentì il cuore colmo di gioia e le venne voglia di urlare al mondo intero che il temutissimo Kurogane, era diventato ufficialmente il suo ragazzo.
Uscì in fretta e furia dalla tenda, voleva sentire nuovamente le sue labbra sulle proprie. Quel sentore di ferro, appena accennato, che sentiva ogni volta che succedeva le stava pian piano iniziando a piacere. Le dava l’impressione che lui fosse unico in ogni cosa, persino la sua bocca aveva un sapore tutto suo.
Lo cercò con gli occhi fermandosi sulla soglia, vide Lily per primo, che le si avvicinava volando. Lei lo prese tra le braccia e lo strinse forte, tanto da togliere il respiro al povero gatto che la pregò di allentare la presa.
Levy fece come gli era stato chiesto per poi guardarlo sorridente.
L’exceed la fissò dapprima confuso, poi le sorrise di rimando, ricordando la conversazione avuta con il nakama poco prima.
La Scripter tornò a cercare con gli occhi il suo ragazzo: lo trovò poco più avanti intento a discutere con Natsu e Gray, mentre Erza, che mangiava una torta seduta su un masso, Lucy e Wendy, a debita distanza di sicurezza, li guardavano picchiarsi.
Decisa, corse verso di lui, invocando a gran voce il suo nome.
Gajeel si girò e lasciò andare appena in tempo di due idioti, che si ritrovò un vortice azzurro tra le braccia. Fissò la ragazza stranito e, sì, anche un po’ in imbarazzo. Ma non fece in tempo a chiederle cosa le fosse preso che si ritrovò le sue labbra premute sulle proprie.
Per l’ennesima volta in quella giornata, il Dragon Slayer assunse il colore del tramonto che si consumava alle loro spalle, sotto le risate e gli sguardi stupiti degli altri compagni di viaggio.
 
 



 Angolo della pazza:
Buonsalve ragazzuoli! Come state?
È un po’ che sono sparita dal fandom –e da EFP in generale- a causa della maratona di studio che ho dovuto affrontare ç.ç
Ma ora è tutto finito! Ho taaaanto tempo libero perciò, ho pensato, perché non iniziare una raccolta tutta Gajevy nella quale sarete voi a darmi i prompt anche perché la mia fantasia è sottoterra?
Benissimo! Partiamo con questa… cosa(?)… che avevo nel pc da pareeeecchio tempo ma non ho mai avuto il coraggio di pubblicare e ora capisco il perché. L’ho rivista, corretta e completata.
Non ha un prompt, in quanto io l’abbia raccattata da vecchi file. Le ho dato anche un titolo a caso—
Ora che ho esaurito gli scleri (?), chiedo a voi, miei cari lettori di questa splendida coppia, di regalarmi dei prompt sui quali scrivere. :3
A voi la parola…o la tastiera.
angelo_nero

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Capitolo 2
*** Alla ricerca dell'abito perfetto ***


Prompt: School AU! – Ballo scolastico
Personaggi: Gajeel, Natsu, Gray, Wendy, Erza, Lucy, Levy, Mirajane.
Coppie: GaLe/Gajevy, Gruvia, NaLu, accenni Miraxus e Gerza.
Avvertimenti/Note: AU a tema scolastico.


L’estate era ormai alle porte nella stupenda regione di Fiore. La bella stagione, oltre al caldo, il sole e le giornate al mare, portava con sé una cosa tanto agognata dagli studenti: la fine dell’anno scolastico.
Ciò però, non comportava solamente l’avvicinarsi delle vacanze e un odore di libertà tanto agoniato ma anche, e soprattutto, interrogazioni e compiti in classe a raffica. I prof andavano nel panico quando, ormai a metà maggio, si rendevano conto di non aver ancora terminato il programma. Quindi riempivano i poveri studenti di valanghe di compiti e pagine da studiare per il giorno dopo.
Allo stress immenso per la corsa agli ultimi voti, o meglio alla corsa per avere “almeno la sufficienza così da potersi godere le vacanze in santa pace”, ci si aggiungeva il nemico giurato di chiunque frequentasse la scuola fino ai primi di giugno: il caldo.
Gli studenti della 5°A della Fairy Tail High School si chiesero cosa avessero fatto di male, nella loro breve vita, per non meritarsi neanche un misero ventilatore in una classe di quasi trenta studenti, un record per qualsiasi quinto.
Dalle finestre spalancate non passava un filo di vento, gli studenti si stavano letteralmente sciogliendo sui banchi. Imbottigliati nella divisa estiva facevano fatica persino a respirare figuriamoci se potevano seguire la lezione su come fosse finita la Seconda Guerra Mondiale.
Tra chi cercava sollievo mettendo la testa fuori dalla finestra, chi divorava un ghiacciolo sotto il banco alle ultime file e chi si era scolato almeno tre bottigliette d’acqua, e di conseguenza essere andato almeno quattro volte in bagno, gli studenti cercavano di sopravvivere fino al suono della campana che avrebbe segnato la fine delle lezioni.
Una ragazza dai capelli azzurri si mise a sventolarsi con il proprio diario cercando di seguire la lezione di storia, per quanto fosse possibile con quel caldo appiccicoso che opprimeva le vie respiratorie. Le veniva caldo solo a guardare il professore che, in giacca e cravatta, sostava vicino il proiettore bollente. Si chiese come facesse a non morire per un colpo di calore con tutta quella roba addosso.
Rinunciò a prendere appunti quando persino l’insegnante si perse nelle proprie parole e si asciugò la fronte umidiccia con la manica della giacca.
Si lasciò scivolare lungo la sedia con uno sbuffo: non vedeva l’ora che finisse.
Una pallina di carta arrivò dritta dritta sul suo banco, attirando la sua attenzione. Si guardò intorno prima di aprirla, per capire chi l’avesse mandata: incrociò lo sguardo di un suo compagno dai capelli rosa, seduto al banco di fianco al suo, che però le indicò dietro di lei.
Non ebbe bisogno di girarsi per capire da chi provenisse, quindi si accinse ad aprire la pallina e leggere cosa vi era scritto:
“Vieni con me al Fairy stasera?”
Scarabocchiò una risposta veloce prima di restituire il biglietto a chi glielo aveva mandato:
“Solo se tu vieni con me al ballo, sabato.”
Avvertì uno sbuffo proveniente dalle sue spalle, probabilmente il suo interlocutore non era contento di quella controproposta.
Il biglietto tornò sul suo banco nel giro di qualche secondo.
“Non ci vado a quella farsa. Vieni con me stasera si o no?”
La ragazza alzò gli occhi al cielo: testardo come sempre.
Decise che per quel momento poteva pure lasciar perdere ma non si sarebbe arresa così facilmente.
“Ovvio che vengo, baka. Non ti lascerei solo in mezzo a tutte quelle sgualdrine per niente al mondo!”
Una risatina sommessa alle sue spalle le fece capire che l’altra persona aveva letto e compreso quanto aveva scritto.
La pallina di carta tornò di nuovo sul suo banco.
“Gelosa, Shorty?
Ti passo a prendere alle 8.”
Lei accennò un piccolo sorriso nascondendo, poi, le prove di quella conversazione nel proprio zaino.
 
La campanella finalmente suonò e l’intera scuola tirò un sospiro di sollievo, le lezioni finali erano pesanti per tutti.
Stava finendo di mettere i libri nello zaino quando una mano si frappose tra lei e il quaderno. Alzò la testa per incontrare due occhi cremisi che la fissavano dall’alto.
-Se ti muovi ti do un passaggio fino a casa.- disse il ragazzo davanti a lei.
-Eh? Ma non dovevamo andare a fare shopping per il ballo oggi?- chiese un’altra voce, femminile stavolta. –Levy McGarden! Me lo avevi promesso!-
Levy si voltò verso la sua compagna di banco e le fece un sorriso radioso.
-Tanto lei non ci va a quello stupido ballo, quindi puoi andarci da sola a fare compere.- proruppe di  nuovo la voce maschile.
Levy gli lanciò un’occhiataccia, intimandogli di chiudere la bocca.
La ragazza bionda fissò la coppia che si guardava in cagnesco. Certo che erano strani.
-Certo che ti accompagno a fare shopping per il ballo, Lu-chan.- disse sottolineando la parola “ballo”. –Ci andiamo nel pomeriggio però, così riesco a fare in compiti prima di uscire.-
Lucy la guardo imbronciata.
-Stai sempre a fare i compiti. Sei una secchiona, ma ti voglio bene lo stesso.-
Levy rise.
-Se io non facessi i compiti non potrei passarteli. E allora sarebbero guai con tuo padre.-
La bionda alzò gli occhi al cielo e sbuffò a quella costatazione. Fece un gesto sbrigativo con la mano e si sbrigò a infilare le ultime cose nello zaino rosa.
-Mio padre borbotta tanto ma alla fine non conclude niente, lo sai meglio di me.- le rispose dandole un bacio sulla guancia e schizzando via. –Non fare tardi!-
Levy le sorrise mentre la bionda si alzava e correva verso l’uscita dell’aula, dove un ragazzo dagli occhi smeraldo e i capelli di un assurdo colore rosa l’attendeva.
La ragazza si chiese come andassero le cose tra quei due. A giudicare da come si guardavano sembravano stare bene insieme.
-Allora, ti muovi?-
Levy alzò lo sguardo sul ragazzo che continuava a sostare davanti a lei. Fece scorrere gli occhi nocciola sul suo viso, ammirando la bellezza del suo compagno di classe e, da ormai sei mesi, suo ragazzo.
Gajeel Redfox possedeva dei penetranti occhi cremisi, lunghi capelli scuri, ora legati in una coda alta, e un fisico da urlo. Sul naso, sotto il labro inferiore e lungo le sopracciglia, il ragazzo possedeva dei piercing rendendo il suo aspetto ancor più selvaggio di quanto già non fosse.
Levy spostò lo sguardo sul collo adornato da una catenella d’argento, sulle spalle langhe che sembravano stare strette nel tessuto della camicia e sui pettorali che affioravano dai primi bottoni lasciati aperti, sui quali spiccava il ciondolo argenteo raffigurante un drago.
L’azzurra si chiese come mai un ragazzo tanto bello si fosse interessato a lei, minuta e senza niente di particolare, a parte uno spropositato amore per i libri.
-Pronto? Terra chiama Levy! Guarda che se non ti muovi ti lascio qui.- tuonò la voce potente del ragazzo.
Levy battè le palpebre, riprendendosi dalla contemplazione del suo ragazzo, rendendosi finalmente conto che la classe si era svuotata. Persino l’insegnante era già andato via, rimanevano solo loro.
Velocemente infilò l’ultimo quaderno nello zaino azzurro e lo chiuse. Quando fece per metterselo in spalla, però, le venne tolto dalle mani.
-Dà qua. Questo zaino è talmente pesante da poterti trascinare per terra. Si può sapere che ci metti!?- disse Gajeel mettendosi in spalla lo zaino della ragazza ed avviandosi verso l’uscita della classe.
Levy gli fece un sorriso, grata per averle tolto quel peso che portava tutti i giorni sulle spalle.
-Ci sono i libri, Gajeel. E i libri pesano.- gli rispose affiancandolo una volta usciti dall’aula.
Il ragazzo non le rispose ma borbottò qualcosa sottovoce che fece ridere la ragazza al suo fianco.
Fuori dall’istituto, c’era una stupenda Suzuki nera parcheggiata vicino a motorini vari che sparivano al suo confronto. Gajeel si abbassò per togliere il catenaccio che legava la ruota anteriore al palo di fronte. Aprì il sellino e tirò fuori due caschi, uno azzurro e uno nero. Passò quello azzurro a Levy e infilò entrambi gli zaini al loro posto. Salì poi in sella indossando il casco nero, completamente oscurato per poi accendere il motore, che ruggì potente.
Levy indossò a sua volta il proprio casco, personalizzato da lei stessa un freddo pomeriggio di dicembre nel garage del ragazzo con il disegno di un libro e di una penna. Salì in sella dietro Gajeel, aiutandosi appoggiando le mani sulle sue spalle. Le ci volle un po’ di più, dato che la corta gonna della divisa continuava a svolazzare. Quando finalmente riuscì a sedersi, abbracciò la vita del ragazzo davanti a lei, tenendolo stretto.
Gajeel diede gas e la moto ruggì mettendosi in strada. Naturalmente i limiti per il ragazzo erano un optional, li bruciò tutti in pochi secondi rallentando solo quando erano nei pressi di qualche autovelox automatico.
Levy si strinse a lui, poggiando la testa sulla sua schiena, ogni qual volta sentiva la moto schizzare in avanti o piegarsi troppo. A volte il suo ginocchio sfiorava l’asfalto e lei rimpiangeva di non indossare  dei pantaloni al posto della gonna della divisa, era sicura che prima o poi si sarebbe sbucciata un ginocchio.
Casa sua non distava molto, una mezz’oretta in moto con Gajeel ed era arrivata. Certo, rischiava la vita ogni volta che il ragazzo si improvvisava pilota di moto GP ma era sicuramente meglio dell’ora e mezza che avrebbe dovuto affrontare con i mezzi pubblici, in mezzo a gente poco raccomandabile.
Gajeel si fermò davanti al suo portone ed attese che la ragazza scese prima di darle lo zaino e farsi restituire il casco, che, oramai, era diventato di sua proprietà.
Levy gli sorrise mettendosi lo zaino in spalla.
-Grazie.- gli disse. –Ci vediamo più tardi.- lo salutò avviandosi verso il portone.
-Ehi.- la richiamò la sua voce.
Levy si voltò verso di lui confusa.
-Non stai dimenticando qualcosa?- le fece presente fissandola attraverso la visiera oscurata del casco.
Levy allora gli si avvicinò, gli sollevò il casco quel tanto che bastava e lo baciò dolcemente.
Gajeel si leccò le labbra prima di infilare di nuovo il casco e partire sgommando.
Canticchiando la ragazza dai capelli azzurri entrò nel portone, raggiungendo poi il suo appartamento al primo piano.
***
Poggiò lo zaino vicino all’entrata, tolse le scarpe della divisa e i calzini, raggiungendo la cucina a piedi scalzi. Trovò un bigliettino sul tavolo che diceva che entrambi i suoi genitori non ci sarebbero stati per pranzo. Levy lo lesse di sfuggita, abituata alle lunghe assenze dei genitori per motivi di lavoro, e si diresse al frigo alla ricerca di qualcosa di pronto.
Per sua fortuna vi era la lasagna che la madre aveva preparato il giorno prima, le sarebbe bastato scaldarla nel microonde. La tirò fuori dal frigo e la poggiò sul tavolo.
Il suono di una notifica proveniente dal suo telefono attirò la sua attenzione. Sfilò lo smartphone dalla tasca della gonna e lo sbloccò.
“Un messaggio da Gajeel.” Pensò quando la scritta “Iron love <3” apparve sul display.
Sbloccò il telefono ed aprì whatsapp: la foto di una tavola apparecchiata per due le apparve sotto il suo nome, seguita da una raffigurante in primo piano un piatto di riso degno di uno chef e dietro Gajeel e una bambina di dodici anni sorridenti, c’era anche un gatto nero sullo sfondo.
“Chef Gajeel e la sua arte culinaria” recitava il messaggio con allegata la foto.
Levy sorrise e digitò velocemente una risposta.
“Sembra buono! \(*O*)/”
Tornò a prestare attenzione alla lasagna, abbandonando il telefono sul tavolo, tagliò un pezzo e lo mise su un piatto che infilò nel microonde. Diede tre minuti di tempo e, dopo aver preso il telefono dal tavolo, si andò a buttare sul divano davanti la televisione.
Cercò il telecomando sul sofà senza trovarlo. Si guardò intorno ed emise un gemito sconsolato quando lo trovò proprio in cima al televisore. Sbuffò ma era troppo pigra per andarlo a prendere.
Lanciò un’occhiata al telefono e le venne un’idea: aprì l’applicazione Tv e il telefono diventò all’istante un telecomando con cui accendere, alzare il volume e cambiare canale. Ghignò soddisfatta premendo il tasto di accensione.
Il cellulare suonò avvertendola dell’arrivo di un messaggio. Stavolta non erano immagini ma una nota vocale. Premette play nello stesso istante in cui il microonde trillò, il suo pranzo era caldo.
-Levy-san hai visto che bello il piatto del mio fratellone? È anche molto buono, Gajeel è così bravo a cucinare! Ma quando ci sei tu le cose gli vengono dieci volte meglio, a volte passa interi pomeriggi ai fornelli se sa che ci sarai anche tu a cena.- diceva una vocina da bambina.
Levy si alzò da comodo divano mentre in sottofondo si sentiva Gajeel borbottare qualcosa e la risata della ragazzina.
Prese il piatto dal microonde e tornò ad accomodarsi sul divano.
-Ho saputo che la vostra scuola organizza un ballo di fine anno per dire addio ai senpai del quinto anno. È una cosa fantastica! Non vedo l’ora di vedere il vestito che indosserai.-
Levy mangiò il primo boccone, deliziandosi per la cucina della madre. 
Il messaggio continuava e in sottofondo si sentì la voce di Gajeel dire: -Tanto non ci andiamo, Wendy. Quindi niente vestito.-
Levy si imbronciò, ripetendosi che sarebbe riuscita a convincere il suo ragazzo a portarla al ballo quel weekend. Erano all’ultimo anno! Sarebbe stata forse l’ultima occasione per vedere i loro compagni prima degli esami.
-Eh!? Ma voi dovete andarci! Tanto Levy-san ti convincerà oniichan!- borbottò la voce di Wendy per ultima.
Scrisse alla bambina di non preoccuparsi, che appena acquistato il vestito quel pomeriggio glielo avrebbe fatto vedere. Ricevette per risposta una faccina felice.
A quel punto bloccò il telefono e si dedicò al proprio pasto.
 
Nel primo pomeriggio si mise a fare la valanga di compiti assegnati, o almeno una parte. Disturbata in continuazione dai messaggi del ragazzo, che le chiedeva cosa stava facendo, di Lucy, che sembrava insicura sull’orario, e del gruppo di classe in generale, che come al solito scriveva cose senza senso, riuscì a mala pena a finire la parte scritta. Avrebbe rimandato lo studio alla sera.
Verso le tre e mezza si posizionò davanti all’armadio aperto, alla ricerca di qualcosa di comodo da indossare per l’uscita con la migliore amica. Optò per un paio di short neri, una canotta bianca che scendeva morbida e un paio di converse basse. L’immancabile fascetta per tenere indietro i capelli era di colore bianco.
Nello zainetto arancione e rosso infilò una bottiglia d’acqua, un libro da leggere in attesa che passasse l’autobus e il portafoglio. Prese cellulare e chiavi ed uscì di casa.
La fermata dell’autobus era sotto il sole, per fortuna accanto vi era una panchina all’ombra. Si sedette sospirando, rimpiangendo di non aver ancora preso la patente, e tirò fuori il libro dallo zaino.
Quando alzò la testa dalle pagine era già passata mezz’ora e lei stava facendo tardi all’appuntamento con l’amica in centro. Dell’autobus neanche l’ombra, eppure era giovedì pomeriggio sarebbe dovuto passare in fretta.
Tornò a leggere e passò un altro quarto d’ora in cui niente si fermò alla fermata. Sbuffando chiuse il libro e decise di dare un’occhiata su internet. Non era normale aspettare così tanto per uno stupidissimo autobus!
Prese il telefono ed accese i dati mobili. Ignorò la serie incessante di trilli che segavano le notifiche perse e aprì il browser del cellulare.
L’anteprima di un messaggio whatsapp però le impedì di proseguire la sua ricerca. Infastidita stava per chiuderlo ma il suo contenuto le impedì di farlo: un messaggio di Lucy nella quale l’avvertiva che, per motivi di lavori sul manto stradale, la corsa sotto casa sua era stata spostata da tutt’altra parte.
Levy sospirò: la fermata successiva era a mezz’ora di camminata, e farla sotto il sole non era una grande idea. Guardò l’orologio da polso che portava: era già in ritardo di buoni quindici minuti.
Scrisse a Lucy che, probabilmente, sarebbe arrivata molto tardi. Stava per spengere internet quando le arrivò un messaggio da Gajeel:
“Dove sei?” diceva.
“Alla fermata dietro casa mia, perché?”
Il ragazzo non le rispose, così decise di spegnere internet e mettersi in cammino per la prossima fermata. Forse avrebbe fatto prima a farsi tutta la strada a piedi ma il sole di giugno picchiava sulla sua testa, priva di protezione alcuna.
Neanche dieci metri dopo il rombo di un motore sorpassò il suono dei suoi pensieri, facendosi mano a mano più forte, fin quando una moto nera non le si fermò davanti. Il proprietario poggiò le Jordan nere e rosse sul cemento e la guardò.
Levy non lo riconobbe subito, dato che aveva il casco oscurato, ma riconobbe la moto: l’amata Suzuki di Gajeel aveva un drago disegnato su un fianco. Impossibile non riconoscerla.
Gajeel alzò la visiera oscurata e le fece cenno con la testa di salire.
-Salta su, non vorrai farti tutta quella strada a piedi sotto il sole, vero?- le disse.
La ragazza gli sorrise e montò dietro di lui con più facilità rispetto a quella mattina. Si infilò il casco che lui le porgeva e lo allacciò sotto il mento.
Gajeel partì a tutto gas non appena la ragazza si ancorò a lui.
***
Lucy guardava la fine della strada impaziente: dove diavolo era finita la sua amica? Camminò avanti e indietro davanti la fermata dell’autobus dove, teoricamente, sarebbe dovuta scendere Levy. Una mezz’ora abbondante fa però.
-Luce se continui così scaverai un buco nel terreno.- le disse il suo ragazzo.
-Non capisci Natsu! Levy non è mai in ritardo! Deve esserle per forza successo qualcosa.- gli rispose lei continuando a fare avanti a dietro davanti la panchina dove era seduto.
-Te lo ha detto che avrebbe fatto tardi, no? Le corse sotto casa sua sono state soppresse.- borbottò un ragazzo dagli occhi blu, privo di qualsiasi indumento a coprirgli l’addome scolpito.
-Mettiti qualcosa addosso prima di parlare Gray.- gli disse Natsu.
Gray si guardò ma non fece molto caso alla mancanza d’abbigliamento. Piuttosto si concentrò sull’amico seduto, anzi, sbracato di fianco a lui.
-Cosa staresti insinuando, eh!?-
-Ti ho solo detto di metterti qualcosa addosso, esibizionista da strapazzo!- urlò di rimando l’altro.
I due si guardarono in cagnesco riempiendosi di insulti vari, mentre Lucy continuava a fare avanti e dietro in maniera nervosa.
-Juvia pensa che Levy sia ormai in arrivo, Lucy.- disse una ragazza dai lunghi capelli blu.
La bionda fermò il suo andazzo per un secondo, rivolgendo lo sguardo vero Juvia.
-Spero sia come dici tu, Juvia.- disse sconsolata andandosi a sedere vicino alla ragazza.
Gray e Natsu erano nel frattempo rotolati a terra pestandosi di botte.
Il rombo di una moto attirò l’attenzione di tutti, che alzarono lo sguardo verso la strada.
-Ciao ragazzi, scusate per il ritardo.- si scusò una vocina a loro familiare
I ragazzi si guardarono un attimo confusi: i due passeggeri della moto portavano il casco oscurato e non riuscirono a capire chi fossero.
Natsu spostò lo sguardo sulla fiancata della moto e un lampo di genio, si fa per dire, lo colpì. Scattò in piedi lasciando andare Gray, che aveva ritrovato la maglietta.
-Un drago!- esclamò prendendo tutti di sorpresa.
-Un drago?- chiese Lucy.
-Ti si è bruciato il cervello a forza di giocare al pompiere con tuo padre, idiota!?- gli urlò addosso Gray.
-Io non gioco al pompiere! Faccio volontariato!- si difese l’altro. –Sei tu quello con i neuroni ghiacciati a forza di lavorare come omino dei gelati!-
Gray si alzò e lo fronteggiò. –Intanto io guadagno qualche soldo e non vivo sulle spalle dei miei genitori!-
Mentre i due idiot- pardon, ragazzi, continuavano a insultarsi come se non ci fosse un domani, Levy si tolse il casco e scese dalla moto.
-Vado a parcheggiare e torno. Aspettami qui.- disse Gajeel con la voce attutita dal casco.
Levy annuì e gli passò il casco, che lui però rifiutò. La ragazza lo guardò andare via, confusa da quel gesto. Alzò le spalle e si diresse dai suoi amici, evitando di calpestare i due che si rotolavano a terra.
Lucy si alzò in piedi e corse ad abbracciare l’amica. –Levy-chan! Mi stavo preoccupando! Ti ho scritto ma non mi hai risposto.-
-Scusami, gli autobus non passavano e Gajeel mi è venuto a prendere a sorpresa. Sulla moto non sentivo praticamente niente.- le disse sciogliendo l’abbraccio.
Rivolse un sorriso a Juvia che era rimasta seduta ed osservò i due ragazzi che si pestavano come se non ci fosse un domani. Guardò Lucy confusa: credeva sarebbe stata un’uscita solo per loro due.
La bionda le sorrise.
-Ho pensato di invitare anche Juvia, che però si è portata appresso Gray –quasi fosse un’estensione del suo corpo- e Natsu non ha voluto saperne di lasciarmi andare da sola, una volta saputo che Gray sarebbe stato dei nostri. Tu ora porti Gajeel e, non volendo, ci ritroviamo in sei.- le disse cercando di giustificarsi.
Levy fissò Gray e Natsu scambiarsi uno sguardo di fuoco e Juvia fare il tifo per il primo, neanche fosse un combattimento. Quei due semplicemente si pestavano in ogni dove, ogni scusa era buona per tiare il primo pugno. Si chiese come facesse Lucy a sopportare questo comportamento da parte del suo ragazzo, rendendosi conto subito dopo che anche Gajeel, se provocato, non esitava a ingaggiare una rissa con quei due.
Levy si rese conto della situazione: tre teste calde, insieme, per un pomeriggio intero. Pregò che non combinassero guai come loro solito.
Natsu spostò l’attenzione da Gray senza preavviso. –Oi, testa di ferro! Ci sei anche tu!- urlò.
Anche le ragazze e Gray voltarono lo sguardo per scontrarsi con l’imponente figura di Gajeel che, con il casco in una mano e le chiavi in un’altra, fissava tutti con il solito cipiglio.
-Ovvio che ci sono anche io, cervello bruciato. Altrimenti chi avrebbe portato Levy fin qui?- lo provocò.
Natsu si alzò di scatto. –A chi hai dato del cervello bruciato, ammasso di ferraglia!?- urlò facendo sbattere la propria fronte contro quella ricoperta da una fascetta rossa e nera dell’altro.
-A te, idiota di un fiammifero! Hai smesso di dare fuoco alle cose, piromane!?-
-È stato un incidente! Quante volte devo ripetertelo!-
-Siete due idioti! Chi per un motivo chi per un altro!- urlò Gray, che si sentiva messo da parte
-Fai silenzio ghiacciolo!- urlarono in coro gli altri due.
Lucy e Levy guardarono impassibili la scena, ormai abituate alle continua risse di quei tre. Presero Juvia per mano, che stava facendo il tifo per il suo “Gray-sama”, e la trascinarono verso il primo negozio, lasciando i ragazzi a discutere come idioti.
 
-Andrai al ballo con Gajeel, vero?-
Levy si voltò verso Lucy, calzata in uno splendido abito ampio color avorio, e rimase incantata a guardarla.
-Wow! Lu-chan, ti sta benissimo!- le disse Levy mentre ancora frugava tra i vari abiti disponibili.
Lucy fece una piroetta e la gonna dell’abito si aprì con lei. –Tu dici? A me non piace molto il colore.- disse rimirandosi allo specchio del camerino.
Levy le lanciò allora un abito rosa antico, con scollo a cuore e meno ampio del primo.
-Prova questo!- le disse infilandosi nel camerino di fianco al suo.
L’azzurra si tolse la maglietta e i pantaloncini e infilò un abito corto nero che scendeva morbido senza alcuna forma e si teneva su con una fascia attorno al collo. Non le piacque per niente: quel vestito la rendeva più bassa di quanto già non fosse e la faceva sembrare un sacco di patate.
La tenda alla sua sinistra si aprì di scatto.
-Cos’è quello schifo?- le chiese Lucy con una smorfia.
Levy assunse la stessa espressione e, in un gesto veloce, si tolse l’abito buttandolo sopra gli altri che aveva bocciato. Sospirando si rivestì ed uscì dal camerino, seguita poco dopo da Lucy.
Uscirono dal negozio entrambe a mani vuote mentre Juvia si era limitata a una maglietta con su scritto “Ice”.
Il gruppetto riprese a camminare per la via, ragazze davanti e ragazzi dietro.
-Possibile che non riesca a trovare un vestito adatto a me!?- borbottò Levy.
-Neanche io e Juvia abbiamo trovato ancora nulla. Forse al prossimo negozio saremo più fortunate.- la consolò Lucy.
Erano due ore e mezza che giravano per negozi alla ricerca di un abito per il ballo di sabato ma non aveva trovato ancora nulla che soddisfacesse le loro aspettative. Un paio di volte avevano trovato degli abiti carini ma non essendoci la loro taglia, avevano dovuto rinunciare.
Dovevano comprare, oltre al vestito, anche le scarpe da abbinarci, rigorosamente con tacco. Lucy aveva suggerito a Levy di acquistare un paio di sandali con un tacco di almeno dieci centimetri, per cercare di “ammortizzare” un po’ la differenza d’altezza che vi era tra lei e il suo cavaliere.
Anche se alla fine, la ragazza non sapeva neanche se ci sarebbe andata o meno a quel ballo. Gajeel le aveva detto di no più di un paio di volte e lei non voleva andarci con nessun altro.
Chissà, forse dopo quella giornata di intenso shopping e dopo averla vista con il vestito, sempre se fosse riuscita a trovarlo, avrebbe cambiato idea. Gli lanciò un’occhiata di sfuggita, incontrando il suo sguardo cremisi, per poi tornare a guardare avanti.
Gajeel fissò la schiena della sua ragazza stranito: perché gli aveva rivolto quello sguardo malinconico? Che avesse a che fare con la ricerca del vestito? No, doveva esserci qualcos’altro.
-Ehi, Gajeel. Cosa ti metti tu sabato? Ho saputo che non possiamo andare in divisa o con i pantaloni corti.- disse Natsu sconsolato.
Gray gli tirò uno scappellotto. –È ovvio che non possiamo, testa quadra! È un ballo non una festa in piscina!-
Natsu lo guardò malissimo.
-Perché, voi ci andate?- chiese Gajeel stupito, credeva che quei due non avessero accettato di partecipare o che quanto meno non gli interessasse.
I due si scambiarono un’occhiata.
-Sì. Tu no?- gli chiese Gray.
Gajeel infilò le mani in tasca, puntando lo sguardo sulle tre ragazze che si accingevano ad entrare nell’ennesimo negozio.
-Levy me lo ha chiesto ma non è che io abbia tanta voglia di andarci.- rispose il moro fermandosi davanti il negozio dove erano sparite le altre tre.
Natsu incrociò le braccia dietro la testa.
-Neanche a me va, soprattutto se sono costretto a vestirmi in maniera scomoda.- confessò il rosato puntando lo sguardo sul cielo. –Ma quando ho visto gli occhi di Luce brillare speranzosi, non ho saputo dirle di no.-
Gray si sedette sulla panchina dietro di loro. –Anche Juvia sembrava parecchio in visibilio per questo ballo, ho accettato solo per vederla felice.- borbottò senza rendersi conto di aver perso di nuovo la maglietta.
Gajeel puntò lo sguardo sull’entrata del negozio, vedendo le tre ragazze uscire nuovamente a mani vuote e con lo sguardo basso, chiedendosi se anche lui dovesse fare un sacrificio per vedere il suo scricciolo felice.
***
-Non è possibile!- urlò Lucy facendo spaventare i passanti. –Abbiamo girato tutto il centro e neanche l’ombra dei nostri vestiti!-
-Juvia pensa che i migliori siano già stati presi dalle altre.- disse la ragazza dai capelli blu ancorandosi al braccio del fidanzato.
-In effetti andare a cercare l’abito a due giorni dal ballo non è stata questa grande idea.- dovette concordare Levy.
Lucy le fulminò entrambe con lo sguardo.
-Devo ricordarvi che la settimana scorsa siamo state impegnate con lo studio e il progetto “Open Day”? Dove avremmo trovato il tempo per girare per negozi?- disse Lucy.
Levy fissò il suo frappè sconsolata. Si erano fermati in una gelateria sotto richiesta dei ragazzi che, esausti dall’estenuante e lunga ricerca, avevano terminato tutti gli zuccheri nel corpo. Così, per evitare di vederli stramazzare al suolo,  avevano accettato quella piccola pausa.
Le ragazze si lasciarono andare a un sospiro di gruppo guadagnandosi lo sguardo confuso dei ragazzi.
-Non capisco come sia possibile che non abbiate trovato ancora niente.- disse Gray. -Abbiamo girato tutto il centro, è possibile che non ci sia niente di vostro gradimento?-
Levy alzò lo sguardo sul suo ragazzo, sedutole di fronte, e incrociò i suoi occhi cremisi senza però dirgli niente. Si limitò a fissarlo con un’espressione delusa in viso, che lo mandò in confusione.
Lucy appoggiò la testa sulla mano e si mise a pensare: dov’è che non erano ancora state? Fece vagare lo sguardo tutt’intorno a loro, bocciando ogni singolo negozio che sapeva, a priori, non avrebbe soddisfatto le loro richieste.
Il suo sguardo cioccolato si fermò però sulla vetrina di un negozio mai visto in quella zona. Doveva essere nuovo se lei, regina dello shopping sfrenato, non lo aveva mai visto.
-Ehi, ragazze.- le richiamò.
Tutti alzarono lo sguardo su di lei.
Lucy indicò il negozio dall’altra parte della strada, le cui vetrine esibivano vestiti splendidi.
-Forse ho trovato la nostra salvezza.- disse.
***
Le tre ragazze trascinarono i loro fidanzati all’interno del negozio, stavolta la loro presenza era vitale. Sarebbero stati loro a dare il giudizio finale ai loro outfit.
Levy si guardò intorno incantata: quel posto era il regno dei colori e dei glitter! Ogni cosa sbrillucicava e risplendeva sotto le luci bianche dell’atelier. A lei non piacevano particolarmente quel tipo di negozi, preferiva di gran lunga le librerie, ma quel posto era un incanto! Qualunque ragazza avrebbe voluto provare tutti gli abiti esposti.
Lucy si fiondò a destra, dove una serie di abiti erano appesi ordinati allo stand e sembravano pregarla, a sua detta, di indossarli uno a uno. Juvia e Levy le si avvicinarono intimidite, la prima si limitò ad ammirarli mentre la seconda si azzardò a toccare il tessuto dall’aspetto sfavillante.
-Posso aiutarvi?- la voce gentile della commessa le colse di sorpresa.
Lucy, Levy e Juvia si scambiarono un’occhiata complice.
 
Gajeel guardò l’orologio del telefono. Era già passato un quarto d’ora, da quando le ragazze erano state “rapite” dalla commessa e loro tre erano stati fatti accomodare su dei comodi pouf davanti delle enormi tende, che dovevano essere i camerini.
-Certo che ce n’è di roba.- commentò Gray guardandosi attorno.
Gajeel si limitò a un grugnito come risposta e portò lo sguardo su Natsu: il ragazzo, incuriosito e annoiato, si era avvicinato a un manichino e gli aveva stretto la mano, come se volesse fare la sua conoscenza. L’arto però venne via facilmente sotto la salda presa del ragazzo e Natsu, in panico, lo nascose dietro la schiena al passaggio di una commessa, per poi farlo sparire sotto il vestito, lungo fino a terra. Tornò a sedersi come se niente fosse.
-I camerini sono da questa parte.-
I ragazzi voltarono la testa vesto la voce femminile.
Le ragazze si stavano dirigendo proprio nelle tende davanti a loro, cariche di abiti tanto da non vedere dove mettevano i piedi. Sparirono una dopo l’altra all’interno, sotto lo sguardo confuso dei tre ragazzi.
Passarono interminabili minuti prima che la commessa li richiamò.
-Le ragazze hanno scelto, ma vorrebbero la vostra approvazione.- disse loro indicando i camerini.
I tre annuirono in trans, non vedevano l’ora che la giornata finisse.
La commessa battè le mani e la tenda si aprì, rivelando le ragazze nei loro abiti.
-Wow!- fu l’unico commento di Natsu.
Gajeel e Gray rimasero in silenzio ad ammirare la bellezza delle loro fidanzate: Lucy portava un abito rosso lungo fino ai piedi, con un spacco sul quale era raffigurata una fiamma. Le bretelline fine metteva in risalto le spalle sottili e la scollatura rotonda il seno generoso. Ai piedi un paio di sandali rosso fuoco
Juvia indossava un abito legato dietro al collo, lungo fino al ginocchio color ghiaccio, all’altezza del seno una serie di brillantini davano un tocco elegante all’abito. Verso la fine presentava delle sfumature blu, riprese dalle decoltè dello stesso colore
Levy invece portava un abito senza spalline bianco, con scollatura a cuore, che le arrivava sopra il ginocchio, davanti, e lungo fino ai piedi, dietro. Un nastro rosso cremisi le avvolgeva la vita, chiudendosi dietro con un enorme fiocco. I suoi piccoli piedi erano adornati da un paio di sandali argento, con degli strass lungo il cinturino alla caviglia.
Natsu era rimasto a bocca aperta, Gray era arrossito e Gajeel era diventato improvvisamente muto. Nessuno dei tre si azzardava a fare commenti sull’abbigliamento delle ragazze, anche perché si poteva racchiudere tutto in un'unica parola: favolose.
-Lucy, sei fantastica!- esclamò di punto in bianco Natsu raggiungendo la ragazza per ammirarla meglio.
Gray si riscosse e, imbarazzato, si avvicinò a Juvia che guardava per terra. –Stai bene, vestita così.- borbottò il ragazzo guardando altrove.
Juvia gli regalò un sorriso dolcissimo.
Gajeel rimase imbambolato a fissare Levy ancora per qualche istante: la ragazza rideva dell’imbarazzo di Gray e dell’esuberanza di Natsu che, di punto in bianco, aveva afferrato Lucy per la vita facendola volteggiare.
Levy spostò lo sguardo su di lui e gli rivolse un sorriso timido.
Gajeel inghiottì a vuoto e a passi lenti si avvicinò alla sua ragazza, che fissava per terra in imbarazzo. Quando le fu vicino potè constatare che aveva guadagnato dieci centimetri o giù di lì, in altezza.
-Stai…ehm…benissimo. Ti dona questo bianco.- le disse in imbarazzo.
Levy alzò gli occhioni nocciola su di lui e gli regalò un sorriso radioso. A quel punto Gajeel capì: doveva, voleva portarla a quel ballo.
***
-Eeeeeh!?- esclamò Levy davanti alla cassa.
La commessa battè le palpebre spaventata. –Sono duecentosettantamila yen*.- disse.
Ottenuto il via libero dai ragazzi, Lucy, Levy e Juvia si erano convinte ad acquistare l’intero corredo. Ma mai si sarebbero immaginate una cifre così esorbitante per un misero abito e un paio di scarpe!
Lucy, dopo un primo momento di smarrimento, aveva tirato fuori la carta di credito di suo padre e aveva pagato l’esorbitante cifra, senza scomporsi troppo.
Juvia in lacrime aveva consegnato i contanti alla commessa, fonte di anni di risparmi, e si era vista il mondo crollarle addosso quando le aveva detto che mancavano diecimila yen**. In suo soccorso era arrivato Gray, che aveva allungato alla commessa i contanti mancanti, facendo felice la sua ragazza che non perse tempo per saltargli addosso urlando “Gray-sama!”
Levy veniva da una famiglia nella media, non troppo ricca ma nemmeno poveri in canna, a volte faticavano ad arrivare a fine mese, quello sì, però alla fine se l’erano sempre cavata, riuscendo a permettersi qualche sfizio quando le cose andavano per il verso giusto.
Guardò sconsolata il proprio portafoglio contenente solo ventimila yen***, tutto ciò che i suoi erano riusciti a prestarle per acquistare il suo abito, che non bastavano neanche per acquistare le scarpe. Forse sarebbero stati abbastanza per il nastro attorno alla vita.
Sospirò guardando il suo sogno svanire assieme all’abito: non aveva tutti quei soldi e non li avrebbe mai avuti.
-Tenga.- proruppe una voce.
Levy alzò lo sguardo appena in tempo per vedere Gajeel porgere la propria carta di credito alla commessa, che la strisciò nell’apposita fessura.
La ragazza dietro la cassa porse la carta al ragazzo e la busta contenente gli acquisti a Levy, ancora sotto shock.
-Tornate a trovarci.- disse facendo un inchino.
Gajeel prese per mano Levy e la trascinò fuori dal negozio, senza una parola. Sentì gli sguardi degli altri bucargli la schiena ma decise di non farci caso.
Levy, una volta fuori dal negozio, fissò incredula la busta con il logo del costoso negozio. Ancora non si era resa conto che il vestito e le scarpe erano suoi. E che era stato tutto pagato da Gajeel. Per quale motivo poi, se non voleva neanche andarci a quel ballo?
Lucy e Juvia le si affiancarono guardando il contenuto dell’enorme busta. Non fecero commenti, scambiandosi un sorriso di circostanza.
- Perché non ringrazi il tuo ragazzo? Ha speso tutti quei soldi solo per vederti felice.- le disse Lucy indicando un Gajeel preda delle pacche amichevoli degli altri due.
Levy sbattè i grandi occhi nocciola, rendendosi conto che, sì, doveva ringraziare Gajeel in qualche modo.
Senza una parola passò la busta a Juvia, chiedendole silenziosamente di tenerla per lei, e si avvicinò ai tre ragazzi intenti a litigare, di nuovo. Si fermò davanti a Gajeel, che teneva Natsu dalla sciarpa dalla quale non si separava mai, rimanendo a guardarlo per qualche secondo.
Gajeel voltò lo sguardo su di lei e fece per chiederle cosa volesse ma la ragazza fu più veloce e, tirandolo dalla maglietta, lo baciò con trasporto davanti a tutti.
***
Il giorno dopo a scuola in classe non facevano altro che parlare del ballo, della musica e dell’organizzazione. Tutti si aspettavano che fosse impeccabile.
Le ragazze chiacchieravano dei loro vestiti, del trucco e delle pettinature che avrebbero sfoggiato l’indomani sera, mentre i ragazzi si limitavano a scambiarsi consigli su come non far brutta figura o su come non andar vestiti.
-No, Natsu non puoi andare in costume né in pantaloncini e canotta, tantomeno con le infradito.- gli ripetè per l’ottava volta Jet, un compagno di classe e amico di lunga data di Levy.
-Ma perché?- protestò l’altro seduto sul banco
Jet alzò gli occhi al cielo. –Perché no. È una serata elegante, non puoi presentarti come se stessi andando al mare!-
L’altro sbattè le palpebre. –Ah no?- domandò
L’intera classe si aprì in una risata mentre qualcuno assestava uno scappellotto all’idiota dai capelli rosa. Era una causa persa, per fortuna aveva come ragazza la fashion blogger della classe. Ci avrebbe pensato Lucy a far indossare qualcosa di decente al suo ragazzo.
-Gray! Ti spoglierai anche sabato?- chiese un ragazzo dai lunghi capelli verdi, con due ciuffi che sembravano saette.
-Spogliarsi è uomini!- proruppe Elfman, un ragazzone che spiccava su tutti avendo una mole il doppio di quella di Gajeel.
La classe rise di quell’affermazione stupida, quanto fuori luogo.
-Io non mi spoglio perché lo voglio, Fred, succede e basta!- si difese Gray puntando il pollice sul petto, privo di camicia.
-Gray, i tuoi vestiti.- gli disse Bixlow tirandogli in testa la camicia che si era tolto.
Gajeel ascoltava le chiacchiere dei compagni senza entrare a farne parte, ridendo della stupidità dei suoi amici e assimilando in silenzio i consigli che si scambiavano.
Dall’altra parte della classe le ragazze si erano radunate attorno al banco di Lucy e discutevano dei loro accompagnatori, lamentandosi del fatto che fossero resti a indossare qualcosa di elegante che assomigliasse anche lontanamente a uno smoking. Dopotutto i ragazzi di diciannove anni non andavano matti per l’abbigliamento da pinguino che, invece, faceva andare in visibilio le ragazze attorno a loro, preferendo indossare abiti larghi e stracciati credendosi fighi.
-Non ho idea di come fare per convincere Natsu ad indossare una giacca.- si lamentò Lucy passandosi entrambe le mani nei lunghi capelli biondi.
-Juvia pensa che Gray-sama sarebbe fantastico con una giacca addosso, come lo è con la divisa, con la tuta, con il costume…- e iniziò a elencare tutti i tipi di abbigliamento in cui aveva visto il ragazzo.
-Pensa a fargli tenere addosso almeno la camicia!- disse Mirajane sorridendo alla ragazza dai capelli blu.
-Mira, è vero che porterai il tuo ragazzo universitario? Quello biondo con la cicatrice a forma di fulmine?- chiese una ragazza alla compagna dai capelli bianchi.
Mirajane le sorrise e annuì. –Sì, porterò Laxus con me, così ve lo presenterò.- promise. –Ma a una condizione.-
Le altre ragazze, che si erano messe a urlare come fangirl alla vista del proprio idolo, fermarono la loro felicità per guardare l’espressione di Mira cambiare da dolce e gentile a inquietante e furiosa.
-Dovrete stargli almeno a cinque metri di distanza.- terminò guardando le altre con uno sguardo demoniaco, tant’è che si misero tutte a tremare e annuirono.
-Bene.- disse tornando l’allegra ragazza di prima. –Erza, tu verrai con il ragazzo del 5C? Quello con il tatuaggio sull’occhio. Gerard giusto?-
Erza, lunghi capelli rossi e occhi scuri, alzò lo sguardo dalla sua merenda, una torta alle fragole, per poter rispondere alla domanda di Mirajane.
-Sì, verrò con lui.- tagliò corto tornando a concentrarsi sulla torta.
Mirajane spostò lo sguardo su Levy, che stava disegnando sovrappensiero sul proprio quaderno.
–E tu Levy?-
Levy alzò lo sguardo sull’altra. –Io cosa?- chiese.
-Con chi verrai al ballo? Spero con Gajeel!-
Levy tornò a disegnare sul proprio quaderno. –Credo di sì.- disse
-Credi?- le chiese Lucy seduta davanti a lei.
-Forse.-
-Forse?- chiese Juvia che si scambiò uno sguardo con Lucy, non comprendendo.
Levy si limitò ad annuire e a scarabocchiare il quaderno di italiano. Mira mise una mano sulla sua, fermando il suo movimento senza senso, e cercando il suo sguardo.
-Non ne sei sicura?- le chiese.
L’azzurra abbassò lo sguardo sulla propria mano, imprigionata sotto quella della compagna.
-Mi ha detto che non voleva partecipare.- rivelò.
Calò il silenzio tra le ragazze, poi si alzò un bisbiglio sempre più fitto che fece precipitare l’umore di Levy ancor di più.
-Ma certo che verrete!- esclamò Lucy alzandosi in piedi e battendo le mani sul banco dell’amica. –Non è vero Juvia?-
Juvia annuì sorridente. –Dopotutto Gajeel-kun ti ha comprato il vestito e le scarpe, spendendo un patrimonio solo per vederti felice. Juvia crede che lui abbia cambiato idea.- affermò sicura.
Levy guardò le amiche che le sorridevano fiduciose: Juvia conosceva Gajeel dai tempi delle elementari e Lucy l’aveva sempre sostenuta. Sorrise ad entrambe riportando il discorso su un terreno meno spinoso.
***
“Ma certo che verrete! Non è vero Juvia?”
“Dopotutto Gajeel-kun ti ha comprato il vestito e le scarpe!”
“Juvia crede che lui abbia cambiato idea.”
Levy fissò sconsolata l’orologio a parete nella sua stanza: segnava le 18:25 e di Gajeel nessun segno.
Prese il telefono e lo sbloccò, rileggendo per l’ennesima volta la conversazione avuta con Lucy fino a un’ora fa: l’amica le diceva di non preoccuparsi, quando lei le aveva rivelato che Gajeel non si faceva sentire da quella mattina, che probabilmente aveva lasciato il telefono a casa o si era scaricato o semplicemente non aveva sentito i messaggi. La invitava a stare tranquilla e pensare a prepararsi, che sicuramente il ragazzo si sarebbe fatto sentire quando meno se lo aspettava.
Ma così non era stato.
Aveva sentito Gajeel quella mattina appena sveglia, gli aveva ricordato che quel giorno c’era il ballo ma non aveva avanzato la possibilità di andarci, non voleva che lui si sentisse obbligato.
Lui poi le aveva detto che doveva uscire con Wendy, la sua sorellina, e che si sarebbero sentiti più tardi. Levy era rimasta perplessa, in quanto, di solito, anche se lui era fuori continuavano a scriversi e mandarsi foto sceme.
Quel giorno invece era scomparso. L’ultimo messaggio risaliva alle 11:20 di quella mattina, così come il suo ultimo accesso.
Sospirò lasciando cadere il telefono sul letto e andando ad abbracciare il cuscino. Perché era sparito così? Se non voleva andarci bastava che glielo dicesse.
Strinse più forte il cuscino e prese il telefono, andando a scorrere la galleria, piena di loro foto. Ce n’era una che entrambi conservavano gelosamente.
Li ritraeva stretti in un abbraccio, privi di vestiti e coperti solo dal lenzuolo bianco, dormienti nel grande letto di lui. Era stata scattata dalla piccola Wendy una delle tante volte in cui Levy si era fermata a dormire, e a fare altro, da loro.
Gajeel all’inizio era andato su tutte le furie per quell’invasione della propria privacy: Wendy sapeva benissimo che quando il fratello maggiore era chiuso in camera con la ragazza lei non dovesse entrare per alcun motivo. Poi però aveva guardato bene la foto e, dopo essersi fatto promettere dalla piccola in lacrime che non avrebbe detto niente a nessuno, aveva messo quella foto in una cartella protetta da password sui loro telefoni.
Levy strinse al petto il cellulare, come se facendo ciò potesse abbracciare il proprio ragazzo, sparito chissà dove da quella mattina.
Il rumore di un messaggio attirò la sua attenzione, non lo visualizzò subito, convinta fosse Lucy che le chiedeva un parere sul vestito. Quando si decise ad aprirlo non fece neanche caso al mittente.
“Passo a prenderti alle 20:00.”
Levy fissò il messaggio sorpresa, poi prestò attenzione al nome che appariva sopra: era di Gajeel!
Si mise seduta sul letto di scatto e digitò una risposta: “Perché sei sparito? Dove sei stato? Mi hai fatto preoccupare!”
La risposta non tardò ad arrivare: “Smettila di scrivere e pensa a prepararti, ti dirò tutto quello che vuoi dopo. Muoviti.”
Levy gonfiò le guance indispettita: spariva per ore e aveva anche la faccia tosta di darle ordini!?
Aspetta, le aveva detto che la passava a prendere alle otto. Lanciò uno sguardo all’orario sul telefono e fu presa dal panico: aveva appena un’ora e mezza per prepararsi!
Lanciò il telefono sul letto e si precipitò fuori dalla propria stanza, inciampando sui propri piedi nella foga di scendere dal letto.
-Mamma!!!- urlò a gran voce. –Ho bisogno di una mano per preparar…-
-Oh, Levy-chan! C’è qui qualcuno che vuole vederti.- disse la madre spostandosi per far entrare Juvia, Lucy e Wendy.
Levy guardò le ragazze interdetta: cosa ci facevano loro lì? Perché non erano già a scuola? L’appuntamento che la classe si era data era alle sette davanti l’istituto. Ma soprattutto: perché Wendy era con loro?
Le ragazze le rivolsero un sorriso che la diceva lunga e la spinsero in camera, senza possibilità di replica.
Alle 19.58 Levy era vestita, truccata e pettinata, persino le scarpe erano al loro posto ai piedi della ragazza. Le altre tre erano andate via già da qualche minuto, non prima di averle rivelato che Gajeel, all’ultimo secondo, le aveva ingaggiate per aiutarla ne prepararsi. Wendy, sembrava sapere qualcosa di più ma aveva tenuto la bocca chiusa, reggendo il gioco del fratello.
Levy si avvicinò allo specchio della propria camera: doveva ammettere che quel vestito le stava proprio bene, i capelli ribelli erano privi della solita fascetta, lasciati liberi e selvaggi mentre il trucco era molto leggero ma sfavillante. Wendy aveva insistito per metterle lo smalto su mani e piedi, così ora si ritrovava le unghie dipinte di argento.
Muovendo il polso destro fece tintinnare il braccialetto che i suoi genitori le avevano regalato per il suo diciottesimo compleanno e al collo aveva il mezzo cuore che le aveva regalato Gajeel per il loro sesto mesiversario.
Fece una piroetta sentendosi incredibilmente bella.
Le otto scattarono e il cellulare squillò.
-Scendi.- le disse Gajeel senza darle il tempo di dire “pronto”.
-Okay.- gli disse prima che lui attaccasse.
Prese la borsetta, una pochette rosso mogano con una catenella, ed uscì di casa.
 
Fuori dal portone l’aspettava un Gajeel tutto in tiro appoggiato a un’elegante macchina costosa. Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei quando i sandali della ragazza entrarono nel suo campo visivo. Le regalò un ghigno d’approvazione e le fece un fischio.
-Devo dire che quelle tre hanno fatto un ottimo lavoro.- disse prendendo la mano di Levy e facendole fare una piroetta.
Con quei tacchi la sua testa gli arrivava appena sotto il mento e non alla spalla come di solito. Gajeel fece un passo indietro per ammirare la sua ragazza calzata in quello splendido abito bianco che valeva una fortuna. Si leccò le labbra pregustando il momento in cui glielo avrebbe tolto.
Levy, a sua volta, ammirò la mise di Gajeel: un completo interamente bianco metteva in risalto il suo incarnato scuro, i lunghi capelli neri erano acconciati in una coda alta e la cravatta richiamava il colore del fiocco sulla sua schiena e degli occhi del ragazzo. Quel ghigno sulle labbra gli dava un’aria sexy da bello e impossibile. Era bellissimo.
Posò lo sguardo poi sulla macchina nera dietro di lei, chiedendosi da dove uscisse fuori.
Gajeel seguì il suo sguardo. –Eredità lasciata dal vecchio.- disse riferendosi a quanto lasciato dal padre alla sua morte.
Gajeel e Wendy erano orfani da quando il primo aveva sedici anni, un incidente d’auto aveva ucciso entrambi i genitori e lasciato una cicatrice sul braccio del ragazzo. Per due anni rimasero con gli zii ma quando Gajeel compì diciotto anni decise di andarsene e portasi dietro la sorellina, ottenendo il pieno affidamento. Il ragazzo lavorava in un officina di meccanica non lontana da casa per mantenere lui e la sorella, nonostante la copiosa eredità dei genitori e, un anno dopo la loro morte, di un lontano zio Acnologia di cui non aveva mai sentito parlare.
Gajeel non aveva mai toccato quell’auto, nonostante avesse la patente per guidarla, dicendo di preferire le moto, quindi si chiese il perché di quella scelta.
-Non potevo portarti in moto con questo vestito.- le spiegò aprendole lo sportello.
Levy entrò in auto e si guardò attorno nel frattempo che lui fece il giro e si infilò nel posto di guida. A quel punto lo tirò a sé e lo baciò con passione, per ringraziarlo di quanto stava facendo per lei.
 Il ragazzo mise in moto ghignando mentre nell’auto si espandeva una musica di sottofondo.
***
-Eccoli!- urlò Lucy alla vista della lussuosa macchina con cui arrivarono.
-E questa?- chiese Natsu passando la mano sulla carrozzerie dell’auto.
Gajeel gliela schiaffeggiò. –Giù le mani, me la graffi.-
Natsu si massaggiò il punto colpito guardando in cagnesco l’amico.
-Ma tu non preferivi le moto?- gli chiese Gray.
Gajeel aprì la portiera del passeggero e aiutò Levy ad uscire. –Non potevo mica portarla sulla moto in queste condizioni.- disse una volta che la sua ragazza uscì in tutto il suo splendore.
Juvia si portò le mani alla bocca dallo stupore e Lucy corse ad abbracciare l’amica.
 –Levy-chan! Sei stupenda!- urlò la bionda.
Levy sorrise grata alle due amiche per lo splendido lavoro eseguito su di lei. –È merito vostro!-
-Non lo sai che un artista lavora bene solo se ha una buona base? Juvia pensa che tu sia stupenda già di tuo.- le disse la ragazza dai capelli blu, tenendosi stretta al braccio del suo cavaliere.
-Andiamo ora? Io ho fame!- borbottò Natsu avviandosi verso l’entrata.
 
La palestra era irriconoscibile: addobbata a festa in ogni angolo, un tavolo con tutti i tipi di cibi e bevande fu la meta di un affamato Natsu, le luci colorate illuminavano ad intermittenza tutto il locale e la musica era altissima tanto che dovettero urlarsi a vicenda nelle orecchie per sentirsi.
Levy si guardò attorno affascinata, tutto sembrava perfetto. Dagli addobbi alla musica, persino Gray e Natsu che avevano preso a litigare per chi fosse arrivato prima.
-Vieni?- le chiese Gajeel offrendole la propria mano.
Levy lo guardò ed afferrò la sua mano senza staccare gli occhi dal suo viso, neanche quando si voltò per dirigersi al tavolo loro assegnato riuscì a guardare altro. Com’era bello il suo ragazzo!
Gajeel la fece accomodare e le disse di aspettare mentre lui le prendeva qualcosa da bere. Nella sala faceva abbastanza caldo, nonostante i ventilatori posti in ogni angolo e accesi al massimo. Dopotutto era giugno.
La musica pompava a più non posso già da un’ora e i ragazzi della scuola si stavano scatenando in pista, chi in maniera più scatenata e chi meno. Negli angoli c’era chi tentava di rimorchiare, chi si cimentava in baci appassionati e chi semplicemente chiacchierava con un amico il più lontano possibile dalla musica, fin troppo alta.
-Tieni.-
La ragazza dai capelli azzurri afferrò il bicchiere di coca cola che il ragazzo le porgeva, loro del quinto anno potevano anche essere maggiorenni ma la maggior parte dei presenti aveva a mala pena quindici anni, quindi niente alcol per nessuno. Anche se c’era qualche professore che, di nascosto, correggeva il proprio drink con un goccio di vodka portata da casa.
-Grazie.- gli disse portandosi alle lebbra il bicchiere di vetro colorato.
Passarono la prima parte della serata in silenzio, a lanciarsi sguardi languidi e sorrisi sinceri tra di loro. Ma a Levy stava bene così, anche se le sarebbe piaciuto ballare come Natsu stava facendo con Lucy.
Gajeel guardò la ragazza seduta vicino a lui: si sarebbe perso la fantastica vista della sua ragazza felice, se quella sera non l’avesse portata. I suoi occhi brillavano alla luce dei fari colorati che ogni tanto li illuminavano, il suo sorriso era più radioso che mai mentre, appoggiata al tavolo con i gomiti e il viso sorretto dalle mani, canticchiava la canzone di turno. Dovette ammettere che aveva una bella voce e forse, un giorno, le avrebbe chiesto di cantare mentre lui l’avrebbe accompagnata con la sua chitarra.
Levy si accorse del suo sguardo e smise di cantare una volta incontrati i suoi occhi, che fissavano curiosi. Arrossì presa sul fatto e spostò lo sguardo altrove.
Gajeel ridacchiò. –Perché hai smesso?-
-Eh?- gli chiese Levy tornando a guardarlo.
-Continua a cantare.- mimò con le labbra.
Levy arrossì un poco ma riprese ugualmente a canticchiare, stavolta con più sicurezza.
Al loro tavolo si avvicinarono, con tanto di sedie, Gray e Juvia seguiti da Natsu e Lucy. Anche gli altri due ragazzi non erano male vestiti eleganti: Natsu portava una camicia bianca con le maniche arrotolate a tre quarti, con sopra un gilet nero e i pantaloni dello stesso colore, l’inseparabile sciarpa al collo; Gray portava cravatta e pantaloni neri ma la camicia era di un rosso scuro.
I sei ragazzi chiacchierarono e risero tanto tutti insieme, Gajeel fu costretto a togliersi la giacca a un certo punto: quei due continuavano a dargli del pinguino e lui non voleva sciupare il vestito nuovo per picchiarli. Per fortuna le ragazze lo fermarono subito prima che la sua camicia inamidata si tingesse del loro sangue.
A circa metà serata si avvicinò Mirajane, affiancata dal suo ragazzo Laxus, alto almeno dieci centimetri più di Gajeel, che non perse tempo e picchiò entrambi i ragazzi seduti, che avevano ripreso la litigare.
Anche Erza si avvicinò per presentare agli amici il suo ragazzo: Gerard era alto quanto Natsu, con i capelli blu e un atteggiamento timido e riservato.  Gli altri tre non trovarono alcun appiglio per prenderlo in giro e coinvolgerlo nei loro schiamazzi. La rossa li guardò alzando il mento orgogliosa e trascinò via il suo cavaliere.
Lucy e Natsu furono i primi ad alzarsi quando le note di “Romeo to Cinderella” dei Vocaloid cominciarono ad aleggiare per la stanza, seguiti a pochi secondi da Gray trascinato in pista da Juvia.
Levy salutò gli amici con una mano e gli augurò buon divertimento, ricevendo lo sguardo disperato di Gray come risposta. La ragazza rimase a guardare a lungo i ragazzi ballare, chi meglio chi peggio, al centro della palestra desiderando essere lì con loro, magari tra le braccia del suo ragazzo.
Gajeel, che non era stupido come sembrava, comprese subito il motivo del lungo sguardo sognante che la ragazza mantenne sugli amici al centro della pista. Si guardò intorno e scoprì amaramente che quasi tutte le coppie erano occupati nelle danze di quella stupenda canzone d’amore. Si chiese a lungo cosa fare e la canzone terminò prima che lui potesse prendere una decisione.
Levy si alzò dal proprio posto per andare in bagno e lui annuì semplicemente. Una canzone che invitava i presenti a saltare rimbombava tra le pareti della palestra. La ragazza tornò a pochi minuti dalla fine, riprendo il suo posto accanto a lui, senza una parola.
Gajeel si chiese se fosse il caso di invitarla a ballare, ma sapeva che quel genere di canzoni non facevano per lei, poi le scarpe che portava non sembravano molto adatte per saltare o muoversi liberamente.
Le luci della sala si fecero soffuse, assumendo un tenero colore rosato e il ritmo della musica cambiò, assumendo il tono dolce e sensuale del latino americano.
-Bene, ragazzi, è ora di smorzare un po’ i toni e dare la possibilità anche ai più romantici di ballare.- annunciò il DJ dal palco.
Le note di “Obsesion” riempirono l’aria e scossero gli animi dei presenti che, dopo aver afferrato il proprio partner, si precipitarono in pista.
Il ragazzo dagli occhi rossi guardò la sua ragazza indeciso su cosa fare: sembrava morire dalla voglia di entrare in pista con tutti gli altri ma lui non sapeva ballare molto bene, avrebbe fatto la figura dell’idiota! Alla fine decise di alzarsi, tentar non nuoce, persino quel cretino di Natsu stava ballando.
Si posizionò davanti alla sua ragazza, oscurandole la vista sui ballerini e costringendola ad alzare lo sguardo su di lui.
Arrossì di botto e guardò altrove per un secondo, prima di riportare lo sguardo su di lei e scoprendola intenta a fissarlo incuriosita.
-Ti va…ehm…Vorresti…uhm…Ecco io…- balbettò cercando di produrre una frase di senso compiuto almeno nei suoi pensieri.
Levy battè le palpebre. –Vuoi dirmi qualcosa, Gajeel?- chiese.
Il ragazzo fece un profondo respiro, si inchinò leggermente tenendo una mano dietro la schiena mentre l’altra la porgeva a lei.
-Vorresti farmi l’onore di questo ballo?- disse cercando di non arrossire più del dovuto.
Gli occhi di Levy si illuminarono e prese la mano che il ragazzo le offriva, per poi lasciarsi scortare in pista.
Lucy, adocchiandola tra le braccia di Gajeel, le fece l’occhiolino da sopra la spalla di Natsu e Juvia le fece il pollice in su, tornando a prestare poi attenzione a Gray.
Levy sorrise felice guardando il suo cavaliere e Gajeel ricambiò timidamente quel sorriso, stupendo la propria ragazza, che lo aveva visto sorridere si e no una decina di volte.
 
A fine serata Levy salutò i compagni di classe, abbracciando i più cari, che avrebbe rivisto due settimane dopo, con l’inizio degli esami. A Lucy e Juvia riservò un saluto normale, tanto le avrebbe sicuramente riviste il giorno dopo per raccontarsi i dettagli della serata e del post-serata.
Salutò con la mano entrambe quando si allontanarono con i rispettivi cavalieri, diretti a casa.
Levy fece per entrare in auto ma Gajeel le chiuse la portiera.
-Ma cosa…?- disse prima che il ragazzo le assalisse le labbra con un bacio vorace.
La ragazza ricambiò il contatto un po’ rude ed avvertì un brivido correrle lungo la schiena.
Gajeel si staccò dalle sue labbra e si avvicinò al suo orecchio.
-Lo sai che per questa serata mi devi un ringraziamento speciale?- le disse suadente prima di staccarsi ed entrare in auto.
Quella sera Levy scoprì che Wendy era stata spedita a casa di un’amica di scuola e che quindi loro erano completamente soli nell’appartamento che portava il cognome Redfox sul campanello.
La mattina dopo, svegliandosi in un letto non suo e tra le braccia del proprio ragazzo, si ricordò di non avergli chiesto che fine avesse fatto tutto il giorno e decise di chiederglielo non appena egli si fosse svegliato.
Peccato che al risveglio Gajeel aveva l’intenzione di fare tutt’altro.
 
*circa 2325 euro
**circa 85 euro
*** circa 172 euro
 

Angolo dell’autrice:
Sono stata veloce sta volta, non c’è che dire.
Sono venute fuori circa venticinque pagine Word ma va bene così o.o
Una school AU come richiesta da voi con tema il ballo scolastico :D come suggerito da bambolinarossa98. Che ringrazio uwu
Sinceramente non so se sia più fluff o demenziale… Boh decidete voi.
Le due canzoni citate sono “Romeo to Cinderella” dei Vocaloid [Rin & Len version] e “Obsesion” di Aventura.
Why i Vocaloid? Perché sono nel mio periodo “Vocaloid” ossia mi sono fissata con loro e ascolto solo loro canzoni (Che passano dall’horror al drammatico ‘-‘). Soprattutto con Rin e Len che sono pucciosissimi *-*
Vi lascio i link delle canzoni: https://www.youtube.com/watch?v=8ZyPbH2J4wk&spfreload=5 (Romeo to Cinderella)
https://www.youtube.com/watch?v=ZbmEv8NhYTs (Obsesion)
Bene, vi invito(?) di nuovo a lasciarmi i vostri prompt per il prossimo sclero—ehm storia.
A voi le tastiere!
angelo_nero

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Capitolo 3
*** Giornata sulla spiaggia ***


Prompt: School AU! – Spiaggia
Personaggi: Gajeel, Natsu, Gray, Juvia, Erza, Lucy, Levy, Mirajane.
Coppie: GaLe/Gajevy, Gruvia, NaLu, accenni Miraxus e Gerza.
Avvertimenti/Note: AU a tema scolastico. Continuo della precedente, anche se non è necessario averla letta per capire.

Levy fissava l’entrata della sua scuola come se da un momento all’altro ne potesse uscire un alieno, mentre si torturava le mani e saltellava sul posto. I suoi occhi schizzavano in ogni direzione, cercando qualche volto familiare che le desse una risposta per quella lunga attesa. Sola, davanti la porta a vetri chiusa, si chiedeva quanto ancora quella tortura dovesse continuare prima di ricevere una risposta. Dannazione erano solo venti minuti che aspettava ma la paranoia si era impadronita di lei ancor prima di uscire da casa.
“E se non ce l’avessi fatta? Come lo dico ai miei? Oh Kami mi rinchiuderanno in camera per il resto dei miei giorni! A quel punto addio vita sociale, addio estate, addio università e addio stage!”
Levy si passò le mani sul viso, assumendo un’espressione molto somigliante a quella dell’Urlo di Munch. I passanti avrebbero potuto dire che il pittore norvegese avesse preso spunto da lei, per dipingere il famosissimo quadro.
Si accovacciò a terra, tenendosi la testa con le mani mentre una serie di pensieri catastrofici le attraversarono la mente. Pensò seriamente che il suo futuro sarebbe stato deciso dai successivi trenta minuti che la separavano dalla verità.
Non aveva bevuto troppo caffè, se è questo che vi state chiedendo, né aveva bisogno di essere rinchiusa. Non ancora almeno. Stava semplicemente attendendo che il personale scolastico appendesse i risultati dell’esame di stato nella bacheca. Peccato che Levy fosse arrivata lì con tre quarti d’ora buoni d’anticipo.
Quella mattina era saltata giù dal letto non appena la sveglia aveva suonato – impostata alle 5.30 – anche se poi non aveva chiuso occhio tutta la notte, talmente era agitata per i risultati. Aveva buttato giù dal letto i genitori, che le avevano ricordato che gli esiti non sarebbero usciti prima delle 8.15 mentre lei stava uscendo di casa alle 5.45, il ragazzo, che le aveva attaccato il telefono in faccia e si era rimesso a dormire, e anche la migliore amica, che l’aveva consolata e detto di vedersi davanti scuola alle 7.45.
In attesa di uscire Levy si era messa a passare da una sedia all’altra, in costante stato di agitazione, muovendo freneticamente su e giù le gambe. A nulla le era servita la camomilla preparatale dalla madre, nel tentativo di calmare il suo nervosismo, di cui non ne capiva l’origine. Neanche all’esame era stata così agitata.
Alla fine Levy era uscita di casa con una buona ora e mezza di anticipo, così ne aveva approfittato per farsi la strada a piedi, dato che il suo ragazzo sicuramente ancora ronfava alla grande.
Ora, davanti l’imponente edificio che l’aveva ospitata per cinque lunghi anni, attendeva con impazienza i tabelloni che le avrebbero detto se fosse o meno uscita con il massimo del punteggio.
-Levy-chan? Ti senti bene?-
Levy alzò gli occhoini pieni di lacrime sulla migliore amica, che assonnata la fissava stranita, e si buttò tra le sue braccia alla ricerca di una consolazione.
-Lu-chan!- piagnucolò stringendo con forza la ragazza a sé.
Lucy battè le palpebre confusa e lanciò uno sguardo confuso agli altri ragazzi dietro di lei, che alzarono le spalle: Gray, Natsu e Juvia erano stati chiamati da Lucy stessa poco dopo aver tranquillizzato Levy al telefono, e si erano accordati per vedersi direttamente a scuola all’orario stabilito con la ragazza dai capelli azzurri. Tutti quanti le avevano risposto subito, tranne Natsu, il cui telefono squillava a vuoto. Quando poi si era voltata per tornare a dormire almeno un altro quarto d’ora, aveva scoperto il ragazzo placidamente addormentato al suo fianco. Non lo aveva cacciato a pedate solo perché aveva troppo sonno per farlo.
Lucy diede dei colpetti rassicuranti sulla schiena di Levy, nel tentativo di calmarla.
-Su, Levy-chan, non fare così. Vedrai che andrà tutto bene!-
Levy alzò i grandi occhi nocciola su quelli dello stesso colore dell’amica. –Tu dici?- disse tirando su con il naso.
La bionda annuì con fermezza, prendendo la ragazza dalle spalle e ripetendole: -Andrà tutto bene!-
-Perché il gamberetto piange?- proruppe una voce maschile.
Lucy voltò lo sguardo alle sue spalle e vide Gajeel guardare tutti con la faccia di chi si era appena svegliato.
Il ragazzo si avvicinò a Levy, che si staccò da Lucy per fiondarsi tra le sue braccia singhiozzando un “Gajeel!” disperato, e si limitò ad accarezzarle la testa, studiandone i lucidi occhi scuri. Gli faceva un’immensa tenerezza in quello stato. Poi si voltò di scatto e fissò in cagnesco tutti i presenti.
-Allora!? Chi è che l’ha fatta piangere? A chi devo spaccare la faccia?- minacciò con uno sguardo tutt’altro che rassicurante, facendo fuggire via alcuni studenti.
Lucy si affrettò a chiarire la situazione.
-Nessuno, nessuno! Levy piange perché è agitata per i risultati! Ha avuto un crollo emotivo, tutto qui!- disse nel tentativo di evitare una carneficina.
Gajeel riportò lo sguardo cremisi sulla ragazza tra le proprie braccia, che aveva smesso di singhiozzare. Non era una novità che Levy reagisse in quel modo allo stress, soprattutto quando si parlava di esami importanti. Una volta l’aveva vista scoppiare in lacrime in attesa del risultato delle analisi del sangue, per poi scoprire che era tutto in ordine e tornare felice come sempre.
-Andrà tutto bene, come sempre.- le disse.
Levy lo guardò speranzosa, con le guance ancora bagnate di lacrime, e tirò su con il naso.
-E se non passassi? –
Gajeel alzò gli occhi al cielo e assestò una pacca sulla testa della fidanzata.
-Certo che passerai e con il massimo dei voti. Piuttosto dovresti chiederti se passerò io.- le disse guardando altrove.
Levy aggrottò le sopracciglia e strinse i piccoli pugni sotto il mento.
-Ma cosa vai dicendo! Abbiamo studiato così tanto per questo esame! Mi aspetto almeno un settanta.- gli disse la ragazza con una nuova grinta.
Il ragazzo le scompigliò i capelli facendole gonfiare le guance infastidita, prima che un vulcano dai capelli rossi gli si buttasse addosso, prendendo sia lui che la ragazza dal collo.
-Ma certo che siete passati entrambi! Levy con il massimo e Gajeel con un buon punteggio!- disse Erza stritolando i due amici con un sorriso a trentadue denti. –Così potremmo tutti goderci l’estate, a cominciare dalla gita al mare di oggi!- esultò lasciando andare i due malcapitati.
Gajeel si massaggiò il collo, aveva temuto per la propria vita tanta era la forza che la ragazza aveva messo nello stringerlo.
-Gita?- si chiese all’improvviso Levy inclinando la testa di lato.
La rossa si girò verso di lei e fu pronta a saltarle nuovamente addosso, se Mirajane non l’avesse preceduta mettendosi tra lei e Levy.
-Si, Levy. Abbiamo organizzato una giornata al mare tutti insieme, dopo i risultati degli esami.- le ricordò con un sorriso.
Levy rimase un po’ a pensare mentre posava lo sguardo sui suoi compagni di classe e amici: Gray e Natsu portavano una maglietta sopra il costume e un paio di infradito, Lucy dei pantaloncini e una canotta mentre Erza e Mirajane un vestitino molto leggero. Ora ricordava! Prima degli orali si erano messi d’accordo con la classe che, se fossero stati tutti promossi, avrebbero fatto quella gita fuori porta tutti insieme.
L’ansia del punteggio era stata così tanto opprimente che se ne era dimenticata completamente quella mattina!
-Non dirmi che te lo sei scordata.- le disse Gajeel.
Levy potè ammirare anche l’abbigliamento del proprio ragazzo, uguale a quello degli altri due ragazzi tranne che per le scarpe da ginnastica al posto delle infradito. Loro sarebbero andati in moto, al contrario degli amici sprovvisti di patente che avrebbero preso gli scomodissimi mezzi pubblici – Gajeel possedeva anche una lussuosa macchina ma non ci pensava nemmeno a farci entrare quel branco di pazzi -, quindi era stato costretto ad infilare le calzature da spiaggia nello zaino ed optare per qualcosa di più comodo e sicuro.
-Ehm… credo di sì.- disse grattandosi con l’indice una guancia in imbarazzo.
Erza con uno spintone spostò l’enorme mole di Gajeel, mettendosi davanti a Levy. Non fece caso alla serie di borbottii provenienti dal ragazzo spintonato.
Levy sbattè le palpebre sorpresa di trovarsi il viso di Erza così vicino.
-Eppure… Dal tuo abbigliamento non si direbbe. Si, insomma, sembri pronta per una passeggiata in spiaggia. Hai anche il costume.- disse afferrando i laccetti arancioni che sporgevano dalla maglietta della ragazza.
Levy si guardò: indossava un paio di short di jeans, una maglietta che dietro lasciava la schiena scoperta e una paio di sandali neri con il cinturino alla caviglia. Sembrava proprio che si fosse vestita senza pensarci troppo, probabilmente il suo cervello le aveva fatto fare tutto automaticamente, mentre lei andava nel panico per qualcosa che non avrebbe dovuto neanche preoccuparla.
-Oh, è vero.- disse solamente.
Un brusio generale si alzò tra gli studenti radunati davanti l’edificio, alcuni si stavano avvicinando alla porta affiancandosi al loro gruppo. Levy potè riconoscere Gerard, il ragazzo di Erza, della classe affianco alla loro, i due fratelli di Mirajane, Elfman e Lisanna, a cui mancava ancora un anno ma era lì per dare man forte ai fratelli, e i suoi due amici di infanzia Jet e Droy, i quali sarebbero corsi a salutarla se non fosse per lo sguardo omicida che Gajeel, irritato da risveglio avvenuto troppo in fretta, rivolgeva loro. Il resto delle facce erano a lei sconosciute, forse qualcuno incrociato nei corridoi ma niente di più.
Improvvisamente la folla sembrò più agitata di prima e Levy non ne capì il motivo, poi voltò lo sguardo verso le porte: due professori si accingevano ad appendere i vari fogli sui quali erano scritti nome, cognome, data di nascita, classe e punteggio di ognuno di loro. La ragazza deglutì mentre il panico si faceva di nuovo largo dentro di lei.
Una mano calda strinse con forza e delicatezza la propria e Levy si ritrovò ad osservare il profilo di Gajeel, che silenziosamente le diceva di stare tranquilla.
Levy gli sorrise e ricambiò la stretta poco prima che le porte di aprissero, dando il via libera agli studenti di entrare.
Mirajane le posò una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione.
-Lasciamo che la folla si sfoltisca, c’è troppa gente. Aspettiamo un po’.- disse la ragazza dai capelli albini.
Levy annuì e tornò a guardare davanti a sé, in attesa.
 
Guardava il foglio davanti a sé, alla ricerca del proprio nome scritto sotto la classe. Quando lo trovò i suoi occhi corsero rapidamente alla fine della riga, raggiungendo la colonna del punteggio: 100/100, questo riportava. Levy si lasciò andare a un sospiro mentre l’ansia scemava a poco a poco. Sorrise, poi, voltandosi verso destra.
-A te come è andata?-
Gajeel si limitò ad indicarle il proprio nome stampato, invitandola a leggere da sola.
Levy seguì la riga da lui indicata.
-Redfox Gajeel, 16/04/97… 75 su 100!?- lesse ad alta voce.
Lanciò uno sguardo stupito al suo ragazzo: aveva veramente preso settanta! Anzi, settantacinque! Un punteggio che mai si sarebbe immaginata quando lo aveva conosciuto in primo superiore.
Anche Gajeel sembrava parecchio scosso da quel risultato. Lui che era sempre stato restio allo studio, che ambiva sempre e solo al minimo, di ricevere un punteggio così alto non se lo aspettava proprio.
Levy gli saltò praticamente in braccio tanta era la felicità.
-Te lo avevo detto! Lo sapevo che ce l’avresti fatta! Visto? Tutta la fatica fatta alla fine ti ha ricompensato!- disse entusiasta abbracciando stretto il suo ragazzo, ancora sotto shock.
Gajeel si riprese quando la ragazza gli schioccò un rumoroso bacio sulle labbra, a quel punto arrossì fino alla punta delle orecchie e la mise giù, spostando poi lo sguardo altrove.
Levy fece un grande sorriso alla vista della faccia rossa del ragazzo.
-Bene! Ora che sapete i risultati possiamo andare. Forza il mare ci aspetta!- decretò Erza prendendo entrambi i ragazzi dalla maglietta e trascinandoli via dal tabellone.
***
La spiaggia era semi-vuota quando arrivarono, il sole riscaldava con dolcezza i passanti e una brezza marina soffiava nella loro direzione.
Levy saltò giù dalla moto e si avvicinò al muretto davanti a loro, poggiò le mani su di esso e fissò incantata il mare che si infrangeva sulla sabbia con costanza. Tolse il casco e il vento le scompigliò i capelli, dandole una sensazione di libertà creduta persa durante quei lunghi mesi di studio. Inspirò profondamente godendosi l’odore salmastro tipico del mare e riempiendo i polmoni degli odori di frittura di pesce appena pescato che provenivano dai ristoranti alle sue spalle. Chiuse gli occhi quando il vento tornò a farle una carezza.
Gajeel, che nel frattempo aveva parcheggiato e spento la moto, la guardava incantato, ripetendosi quanto fosse bella e lui sfacciatamente fortunato ad averla tutta per sé. Scese dalla moto non appena messo il cavalletto e bloccò la ruota anteriore con un catenaccio, poi si avvicinò alla ragazza, che sembrava non aver mai visto il mare, e le diede un leggero colpo sulla testa con lo zaino.
Levy si voltò verso di lui, distraendosi dal momento di contemplazione che sembrava averla rapita, e tornò alla realtà. Allungò una mano per prendere il proprio zaino ma Gajeel glielo impedì, la sorpassò e scese le scalette che li separavano da quel paradiso naturale. Levy battè le palpebre confusa ma lo seguì in silenzio.
In spiaggia la prima cosa che fece fu togliersi le scarpe e correre fino a riva, per bagnarsi i piedi con l’acqua fredda del mare. Rabbrividì al contatto, colta di sorpresa dalla temperatura esageratamente bassa dell’acqua. Fece qualche passo avanti e iniziò a tirare calci come una bambina, ridendo.
Il ragazzo la guardò da lontano e si chiese se sarebbe mai cresciuta o il mare faceva quell’effetto a tutti. Improvvisamente l’immagine di una bimba dai capelli azzurri e occhi rossi sostituì quella di Levy, fu un attimo ma Gajeel giurò di averla sentita chiamarlo “papà”. Battè le palpebre confuso da quella visione e la figura di Levy che giocava tornò al proprio posto. Scosse la testa: il sole gli faceva male, Natsu avrebbe dovuto sbrigarsi a raggiungerli con l’ombrellone.
Mentre posava gli zaini sulla sabbia, i restanti amici avanzarono nella loro direzione, capitanati da una euforica Erza che non faceva che cantare canzoni estive, tra cui i tormentoni tutt’altro che intelligenti.
Dietro di lei i fratelli Strauss, con l’aggiunta di Laxus, il ragazzo di Mira, seguiti dal gruppetto di Bixlow, Evergreen e Fred – che praticamente seguiva Laxus ovunque ed era suo fan scatenato – che si faceva chiamare Raijinshuu. A quanto pare i tre ragazzi conoscevano Laxus da molto più tempo degli altri ma non ne avevano fatto parola con nessuno.
Gli altri componenti della classe li seguivano a ruota, con Natsu e Lucy a chiudere la fila.
Gajeel fissò il ragazzo dai capelli rosa stramazzare a terra bianco come un lenzuolo, dicendo parole sconnesse che nessuno dei presenti capì.
-Chinetosi?- chiese il ragazzo una volta che Lucy gli si fu avvicinata.
La ragazza sospirò annuendo e si lasciò cadere in ginocchio sulla sabbia, per prestare soccorso al ragazzo malconcio.
-Stupido fiammifero. Neanche sui mezzi pubblici sai stare.- intervenne Gray, tallonato da Juvia, con l’ombrellone in spalla.
Gajeel spostò lo sguardo sul ragazzo dagli occhi blu che piantava l’ombrellone nella sabbia, per poi aprirlo e regalare un po’ di sollievo sia al “malato” stramazzato al suolo, sia alla sua infermiera improvvisata.
Senza una parola, il ragazzo dagli occhi cremisi aprì il proprio zaino e stese due asciugamani, prendendo gran parte dello spazio sotto l’ombra.
-Dov’è Levy-chan?- gli chiese Lucy dopo essersi guardata intorno.
Gajeel si tolse la maglietta ficcandola nello zaino scolastico, che non gli sarebbe servito più a portare pesanti libri cinque giorni a settimana.
-In acqua.- disse solamente prima di sedersi.
-Lu-chan!- urlò felice Levy correndo incontro all’amica.
Lucy inclinò la testa osservandola. –Levy-chan, sei entrata in acqua ancora vestita?-
Levy si guardò.
-Si, ma mi sono fermata sulla riva, non mi sono tuffata.- disse sorridendo all’amica. –Cos’ha Natsu?- chiese poi osservando il ragazzo non stare particolarmente bene.
-Niente di che, il solito mal d’auto. E mal di treno. E mal di qualsiasi-cosa-si-muova.- le disse alzandosi in piedi.
Levy fissò per un po’ il ragazzo riverso a terra, chiedendosi se dovesse preoccuparsi, poi spostò la propria attenzione su Gajeel, che se ne stava seduto sull’asciugamano intento a fissare il mare.
-Bene, braco di buoni a nulla! Adesso che siete maturi avete tutto il diritto di farvi una bella nuotata! Quindi, tutti in acqua!- disse Erza con un megafono trovato chissà dove, forse se l’era portato da casa. –Ora!- specificò con uno sguardo minaccioso quando nessuno la degnò di uno sguardo.
All’improvviso ci fu un fuggi fuggi verso l’acqua gelata, spaventati dall’ira di Titania. Così soprannominata per la sua immensa forza nell’aspetto innocuo da ragazza.
Anche Lucy si spogliò in fretta e si apprestò a trascinarsi dietro un Natsu non molto in forma, buttandolo poi in acqua senza troppa delicatezza. Il ragazzo a quel punto si svegliò e iniziò ad accusare il primo che gli capitò a turno di averlo svegliato così bruscamente, prima che arrivasse Gray ad intimargli di calmarsi per poi ingaggiarci una rissa prontamente fermata da un pugno ben assestato di una Erza euforica.
Levy guardò con invidia le altre ragazze che, senza pensarci due volte, si erano private dei vestiti ed erano rimaste in costume davanti a tutti. Senza provare alcun tipo di vergogna.
La ragazza si guardò il costume sotto la maglietta indecisa: i pantaloncini poteva anche toglierli ma la maglietta? La sua misera seconda svaniva in confronto alle seste piene delle compagne. Dire che si sentisse inferiore era un eufemismo.
Ancora dubbiosa iniziò a sfilarsi la maglietta, sotto lo sguardo cremisi del ragazzo seduto davanti a lei, ma poi la riabbassò di colpo. Non si sentiva neanche troppo sicura per quel costume, eppure lo aveva comprato proprio per quel giorno.
-Quante storie per una maglietta.- le disse Gajeel prima di sfilarle la maglietta senza troppi complimenti.
La ragazza si ritrovò privata dell’indumento senza nemmeno rendersene conto.
-Gajeel!- scattò la piccola amante della lettura. –Non avresti dovuto farlo! Ridammela!-
Levy si allungò per riprendersi l’indumento ma Gajeel fu più lesto e mise la maglietta fuori dalla portata della sua ragazza.
-Perché no? Tu sembravi indecisa se toglierla o meno, ti ho aiuto.-
Levy  continuò a saltellare nel vano tentativo di afferrare la maglietta ma senza successo. 
Rimase per qualche secondo immobile, cercando di mettere in moto il suo cervello e trovare una soluzione.
Gajeel la guardò muovere le iridi in ogni direzione, chiedendosi cosa frullasse in quel cervellino. Piegò il braccio e rimase ad osservarla incuriosito. Di certo non si aspettava quello che Levy avrebbe fatto poi.
In un batter d’occhio la ragazza gli si buttò addosso, facendogli perdere l’equilibrio e cadere a terra. A quel punto si allungò su di lui e tentò di afferrare la maglietta, ora alla sua portata, per poterla infilare nuovamente.
Ma Gajeel non era della stessa opinione e, dopo svariati minuti nei quali faceva di tutto per allungarsi più di lei e tenerla lontana, lanciò la maglietta che si andò a posare sull’ombrellone, al quale Levy non arrivava neanche in punta di piedi.
Levy guardò sconsolata l’oggetto diventare ufficialmente fuori dalla sua portata. Poi si voltò verso il suo ragazzo, disteso sulla sabbia sotto di lei e gli rivolse uno sguardo di fuoco. Si alzò offesa e si tolse anche i pantaloncini, lanciandoglieli in faccia per dispetto, per poi dirigersi a grandi passi verso la riva.
Il ragazzo rise di quell’atteggiamento infastidito che lui trovava immensamente tenero. Osservò il suo stupendo fondoschiena ondeggiare ad ogni passo fino alla riva, dove la ragazza si fermò con l’acqua che le arrivava a mala pena alle caviglie.
Velocemente si alzò da terra e corse fino alle riva, dove prese la sua ragazza caricandosela su una spalla. Ignorò le sue urla e i piccoli pugni che gli tirava sulla schiena, buttandola in acqua poco più avanti e ridendo di gusto alla vista della sua faccia una volta riemersa.
Levy però non era dello stesso avviso, anzi si arrabbiò ancor di più per il gesto del ragazzo, che voleva solo tirarla su di morale giocando. Si alzò senza una parola ed uscì dall’acqua, sorpassando Gajeel e il resto della combriccola.
Gajeel non capì quella sua reazione, di solito quando assumeva quell’espressione infastidita riprendeva il sorriso non appena lui le faceva qualche dispetto. La osservò raggiungere l’ombrellone, spostare il proprio asciugamano sotto al sole e sdraiarcisi sopra a pancia in giù. Fece per raggiungerla ma un Gray privo di costume gli arrivò addosso, buttandolo in acqua e distogliendo la sua attenzione da Levy.
 
Girò pagina mentre il sole picchiava sulla sua schiena, ripensando al gesto di Gajeel e alla propria reazione. Quell’idiota del suo ragazzo non capiva un tubo!
Gonfiò le guance indispettita. Oltre ad averle precluso la possibilità di coprirsi, si faceva beffa di lei gettandola in acqua! Come se non avesse già tanti complessi di suo: cosa ci voleva a capire che non voleva togliersi la maglietta per una sorta di complesso di inferiorità!?
“I ragazzi non capiscono assolutamente nulla.”
La luce solare venne oscurata quando un’imponente figura di un metro e ottanta le si parò davanti, gocciolante.
-Guarda che ti scotti così.- le disse Gajeel gettando ombra e acqua su di lei.
Levy alzò gli occhi dal libro. –Mi stai bagnando il libro.- proruppe chiudendolo di scatto.
Gajeel non si mosse per interi secondi, osservando l’espressione infastidita della ragazza sotto di sé. Poi si mosse verso gli zaini posati a terra, ci frugò dentro per qualche secondo prima di trovare ciò che cercava. Tornò dalla ragazza e si sedette di fianco a lei, sul pezzetto di asciugamano lasciato libero dal suo corpo che non occupava appieno lo spazio, incurante della sabbia che gli si appiccicava addosso e dei capelli gocciolanti.
-Gajeel, mi stai bagnando tutta. Asciugati quantomeno!- gli disse quando l’ennesima goccia fredda le cadde sulla schiena.
Il ragazzo fece finta di non sentirla e passò un dito sulla spalla destra di lei, dove la pelle cominciava ad arrossarsi. La vide sussultare e rabbrividire a quel piccolo gesto, ghignò di sottecchi a quella reazione.
-Hai le dita gelate.- borbottò con il viso nascosto tra le braccia incrociante.
-Ti stai scottando, dovresti mettere un po’ di crema.-
Levy gli lanciò un’occhiata da sopra la spalla e lo vide spremere del solare sul palmo della mano. Riportò lo sguardo davanti a sé, cercando di ignorare la gradevole sensazione delle sue mani fredde che le spalmavano la crema sulla schiena.
Nessuno dei due disse nulla per tutto il tempo in cui Gajeel ricoprì le spalle, la schiena e il retro delle gambe di Levy di crema solare, in modo da scongiurare una dolorosa scottatura.
-Fatto.- disse il ragazzo alzandosi.
Levy, che fino a quel momento aveva goduto del massaggio del suo ragazzo, mantenne l’espressione imbronciata, anche se alla fine non era più così arrabbiata.
-Ce l’hai ancora con me?-
No” –Sì-
Lo sentì sospirare e vide la sua ombra muoversi, fin quando lui non si sedette davanti a lei.
-Posso almeno saperne il motivo?-
Levy spostò lo sguardo altrove e non gli rispose. Doveva arrivarci da solo.
-È per averti buttato in acqua?- azzardò il moro.
-No.- disse lei dopo interminabili secondi.
Gajeel indugiò un po’ prima di parlare.  –È per la storia della maglietta?-
Levy non rispose tenendo lo sguardo puntato sull’ombra che gli zaini gettavano a terra.
-Scusa.- sussurrò il ragazzo, talmente piano che se Levy non gli fosse stata a meno di mezzo metro non lo avrebbe sentito.
Gajeel si passò una mano dietro il collo in imbarazzo, si guardò attorno alla ricerca di un appiglio che non fossero i caldi occhioni di Levy che ora lo scrutavano incuriositi.
Levy non credeva alle proprie orecchie, era raro sentire Kurogane scusarsi. In sei mesi di relazione lo aveva sentito farlo forse un paio di volte, se si includeva la volta in cui lo aveva detto in un borbottio a mala pena comprensibile.
Puntò lo sguardo su di lui, in attesa di sentirlo dire qualcos’altro in sua difesa.
-Sembrava avessi paura ti spogliarti, così ho pensato di togliertela io.-
Levy aggrottò le sopracciglia. –Non hai pensato che, magari, io avessi un motivo per cui non la volessi togliere?-
Gajeel si voltò verso di lei.
-Perché avresti dovuto averlo? Al mare si sta in costume.-
Levy ignorò la sua affermazione e spostò lo sguardo su Lucy, che bagnata da capo a piedi cercava di sfuggire a Natsu, che voleva buttarla in acqua di prepotenza. Quando il ragazzo dai capelli rosa riuscì ad afferrare la sua fidanzata, dopo averla rincorsa attorno all’ombrellone, Levy si ritrovò inevitabilmente a guardare i due palloni da basket che la ragazza possedeva al posto del seno, a mala pena contenuto nello sgargiante costume bianco con un fiore rosa. Gonfiò le guance mentre dentro di lei un sentimento d’invidia montava prepotentemente. Seguì i due fin quando non sparirono in mezzo alle onde.
Gajeel seguì il suo sguardo, calamitato anche lui dal prosperoso seno dell’amica, senza però trovarci niente di attraente e non capendo come, invece, tutti i ragazzi della sua età passassero interi minuti a sbavarci. Spostò lo sguardo sulla sua ragazza, che invece possedeva una seconda abbondante che lo faceva andare in visibilio; ogni volta che faceva l’amore si divertiva a stuzzicarli per bene e ad affondarci in viso una volta soddisfatto il desiderio fisico.
Una lampadina si accese nel suo cervello: forse aveva capito.
Aggrottando le sopracciglia, cercò di assumere la sua classica espressione truce e indifferente.
-Non hai bisogno di sentirti inferiore per quello. Le tue vanno benissimo così come sono.- disse osservando il gruppetto che lottava in acqua.
Levy si girò verso di lui, piacevolmente sorpresa da quella piccola costatazione. Fece per aprire bocca ma lui la precedette, non avendo finito il discorso.
-Anzi, non capisco come facciano Salamander e il Ghiacciolo a non morire soffocati quando la Coniglietta e Juvia li abbracciano.- borbottò riferendosi a Natsu e Gray.
Levy ridacchiò, divertita sia dai nomignoli con i quali Gajeel aveva etichettato i loro amici, sia per l’immagine da lui creata con quell’affermazione. Lo guardò con un sorriso dolce sulle labbra quando si voltò a guardarla.
-Natsu dice che sono comodi cuscini e Lu-chan si lamenta perché ci si addormenta sopra.-
-Tsk. Secondo me sono esagerate.-
La ragazza allargò il suo sorriso, rincuorata dall’apprendere le preferenze del ragazzo.
Gajeel ghignò: la sua Levy era tornata a sorridere, era ora di tornare a farle i dispetti.
-Gajeel!- urlò quando il ragazzo la prese in spalla di peso e si diresse correndo verso l’immensa distesa azzurra.
 
La mattinata trascorse veloce, tra gli schiamazzi dei ragazzi che giocavano a pallavolo in acqua – o meglio si schiacciavano la palla in faccia, facendo a gara a chi lo facesse più forte, rischiando di rompersi il naso l’un l’altro – coinvolgendo un ignaro Gerard, che voleva solo godersi una giornata in compagnia della sua fidanzata, e le chiacchiere della ragazze sotto il sole, che vennero più volte disturbate dai maschietti. I quali, bagnati dalla testa ai piedi, non esitavano a sgocciolare proprio addosso a loro o ad abbracciarle strette, facendogli prendere un colpo quando la loro pelle bollente toccava il corpo gelato dei ragazzi.
Non mancarono le risse, ovviamente, altrimenti non sarebbero stati loro, scattate per il centimetro di troppo che l’asciugamano dell’altro occupava  o qualche altro futile motivo. Erza, quando non era occupata a gustarsi la torta alle fragole che si era portata da casa, si prendeva la briga di farli smettere prima che si facessero male seriamente.
All’una il sopraggiungere dell’appetito prese il sopravvento sulla voglia di picchiarsi, così il festoso gruppetto, raccatati gli oggetti di maggior valore e infilato qualcosa sopra i costumi bagnati, si diresse lungo la via principale, alla ricerca di qualche buon ristorante che non chiedesse una cifra esorbitante. Per loro fortuna, a pochi metri dalla spiaggia, una loro vecchia conoscenza li richiamò.
-Ma guarda chi si vede! I ragazzi che fanno sempre casino nel mio locale tutto l’anno, finiti gli esami?- la voce di un vecchietto attirò l’attenzione dei ragazzi.
-Master Makarov! Che ci fa lei qui?- esclamò Levy riconoscendo l’anziano signore.
Makarov sorrise e allargò le braccia per indicare il locale davanti al quale sostava.
-Questo è il mio lavoro estivo: il Fairy Restaurant lungo la spiaggia.-
-Ehi, vecchietto! Qual buon vento ti porta qui?- disse Natsu senza un minimo di rispetto.
Makarov gli diede uno scappellotto ben assestato.
-Esame di stato o meno, tu rimani un idiota.- disse Makarov facendo ridere gli altri.
Master Makarov era il proprietario del pub nel quale i ragazzi frequentati la Fairy Tail High School si riunivano più o meno tutte le sere, bevendo a volontà e picchiandosi distruggendo sempre qualcosa. L’anziano proprietario, che aveva visto intere generazioni crescere dentro il suo locale, si era inevitabilmente affezionato a quei ragazzi, entrati nel pub per la prima volta a mala pena quindici anni, che quasi sentiva di essere un padre adottivo nei loro confronti.
Forse perché era l’unico locale a non averli ancora precluso l’entrata ma i ragazzi della, ormai ex, 5A si erano ritrovati a passare almeno una sera a settimana al Fairy, conoscendo nuove persone e rendendo i loro legami ancora più saldi di quanto l’essere compagni di classe per cinque anni non avesse già fatto.
Makarov gli aveva dato man forte – e una buona dose di alcolici – quando l’ansia dovuta agli esami li aveva attanagliati, concedendogli di studiare nel suo locale e dandogli qualche sonoro scappellotto quando li vedeva andare in paranoia.
-Quindi, quando il Fairy chiude, lei viene qui.- disse Lucy guardando l’insegna luccicante del locale, riportante il simbolo della scuola.
Makarov sorrise. –Esatto. Beh, non mi dite niente? Come sono andati gli esami? Tutti promossi spero!-
Il gruppo si esibì in un sorriso rassicurante che diede al vecchietto la sua risposta.
-Io ho fame.- borbottò Natsu.
-Avere fame è da uomo!- urlò Elfman dal fondo, ricevendo una ventagliata sulla testa da Evergreen.
-Venite, accomodatevi! Sperò che il nostro cibo soddisfi i vostri palati.- li invitò Makarov, aprendo la porta a vetri facendo tintinnare la campanella messa sulla sommità. –Basta che non combiniate guai!-
E cosa potrebbero mai fare una ventina di giovani diciannovenni appena diplomati in un ristorante marittimo? Di tutto, se si parlava degli studenti della Fairy Tail.
Per fortuna i casinisti, alias Nastu e Gray, si fiondarono immediatamente sul cibo non dando tempo alle loro menti bacate di trovare una scusa per iniziare a pestarsi. Il resto del gruppo tirò un sospiro di sollievo quando uscirono dal ristorante senza alcun danno, a parte un salatissimo conto che sarebbe stato saldato gentilmente da Makarov che li aveva liquidati con un –Offre la casa- quando aveva provato a pagare.
 
Il pomeriggio volò via in battito di ciglia e i ragazzi si ritrovarono riuniti attorno a un falò per scaldarsi. E cosa c’è di meglio da fare davanti al fuoco in spiaggia se non raccontarsi delle fantastiche storie dell’orrore?
Fu Erza ad iniziare, raccontando la storia di un ragazzino con più di qualche problema mentale che dopo essere stata vittima di un incendio, diventò un serial killer. I ragazzi risero facendo battutine sceme e dicendo cose tipo: -Stanotte è il suo compleanno no? Dicono che viene fuori da sotto il letto quando dormi, con il suo inquietante sorriso. Chissà chi ucciderà sta volta, forse è a pochi metri da noi e non lo sappiamo.- provocando la reazione più logica che ci si aspetterebbe da una ragazza: quella di stringersi ai propri ragazzi terrorizzate, i quali non esitavano ad infierire.
La seconda fu Mirajane, soprannominata la Demonessa proprio per le sue raggelanti storie dell’orrore. La ragazza dai capelli bianchi era illuminata in un modo strano da fuoco, facendo sembrare il suo viso per metà in ombra e mettendo ansia alle ragazze ancor prima di iniziare. Narrò una storia piuttosto contemporanea, una leggenda, chiamata “La Sindrome di Lavandonia” secondo la quale, la musichetta dell’omonima città del gioco Pokèmon, a cui tutti i bambini della loro generazione aveva giocato, generasse effetti catastrofici sulle menti dei bambini tra i sette e i dodici anni, portandoli addirittura alla morte, se ascoltata con l’uso di auricolari. La leggenda sembrava avere avuto la maggior parte di riscontri in Giappone, dove una lunga serie di casi di morti infantili inspiegabili furono attribuiti alla musica del gioco, particolarmente inquietante.
A fine racconto, eseguito con un’intonazione da oscar, il gruppo di amici, rimasti in dieci dopo la dipartita degli altri ragazzi che non avevano il permesso di restare fuori la notte, e di Laxus che il giorno dopo avrebbe avuto lezione, rimase come congelato sul posto mentre un brivido gelido percorreva le schiene di tutti. Lucy, già attaccata come una cozza su uno scoglio a Natsu, andò a nascondere il viso contro il petto del ragazzo, ricordando di essere stata presa da una strana sensazione quando aveva giocato in quella città la prima volta a otto anni. Fu imitata da Juvia che andò a stritolare il povero Gray in un abbraccio soffocante, colta da una paura improvvisa. Persino Titania rabbrividì e si avvicinò impercettibilmente a Gerard, che fu felice di passarle un braccio attorno alle spalle.
Reazione più che normale, ma non per Levy che, stupendo tutti, decise di raccontare lei la prossima storia più elettrizzata che mai.
Si schiarì la voce e iniziò a raccontare di una bambina che ricevette per regalo due bambole identiche, dai capelli biondissimi e un sorriso smagliante. La piccola giocò a lungo con le bambole, rendendosi praticamente inseparabile da esse, fin quando qualcuno non le regalò una bambola più bella e più costosa. La bambina si dimenticò in fretta delle bambole gemelle, mettendole da parte in un angolo della stanza e non dandole più importanza.
La bambina crebbe, divenne una stupenda ragazza che in un giorno di nebbia si perse in un bosco. Una voce amica le venne in soccorso, invitandola a seguirla e a farsi guidare da lei. Essa apparteneva a un ragazzo della sua età, con due grandi occhi azzurri e capelli biondissimi, che teneva per mano la sorella gemella, avente gli stessi colori.
Si fidò di loro, nonostante avesse visto qualcosa di familiare nei loro visi che non riuscì a spiegarsi, e si lasciò bendare e condurre in un luogo che i due avevano definito sicuro. I tre camminarono per un tempo infinito attraverso il bosco, la tenue luce della lanterna portata dal ragazzo le arrivava a mala pena attraverso la benda.
La ragazza a un certo punto inciampò e finì addosso al ragazzo che lasciò cadere a terra la loro fonte di luce. La benda si scostò e lei alzò il viso sui suoi salvatori per scusarsi ma invece di incontrare gli occhi azzurri dei due, il suo sguardo si fermò alle loro spalle, sulle loro ombre per la precisione. Avevano qualcosa di strano, somigliavano a delle…bambole!
E all’improvviso capì il motivo di tanta familiarità nei loro volti: erano le due bambole gemelle che aveva da piccola! Spalancò gli occhi comprendendo la situazione.
I gemelli le chiesero cosa le facesse spalancare gli occhi in quella maniera, dicendole di non piangere e regalare di nuovo loro quel sorriso felice. I due avevano gli occhi chiusi e un sorriso smagliante sul volto, continuarono a tenerlo anche quando le chiesero se avesse capito qualcosa.
La ragazza li fissò terrorizzata quando i due aprirono i grandi occhi, diventati gialli come i loro capelli.
Ti abbiamo portata in salvo sussurrò la ragazza accucciandosi davanti a lei e forzando gli angoli della sua bocca affinché si alzassero in un sorriso. Ora dacci ciò che hai.
La ragazza si voltò e corse il più veloce possibile ma i due gemelli furono più veloci e uno dei due, da dietro, le strappò via il cuore.
-Che forza! Dove l’hai sentita?- chiese un euforico Natsu, tra le cui braccia Lucy tremava.
Levy sorrise all’amico e si andò ad accomodare tra le gambe incrociate del suo ragazzo, seduto di fianco a lei con in bocca una vite, trovata chissà dove.
-Era una vecchia canzoncina che i bambini più grandi del mio quartiere cantavano per farci spaventare.- rivelò.
Gajeel guardò il suo gamberetto sbalordito. Chi lo avrebbe mai detto! La tenera e dolce Levy era appassionata di storie horror ed era anche brava a raccontarle, dato che persino lui era stato colto da un brivido al punto clou della storia.
-Levy è sempre stata appassionata di tutto ciò che è macabro o terrificante. Una volta da bambine mi ha trascinato in una casa abbandonata che si diceva essere infestata dai precedenti proprietari, uccisi brutalmente all’interno.- raccontò Lucy rabbrividendo al ricordo dello scricchiolio del pavimento di legno sotto i loro piedi.
Erza annuì orgogliosa con le braccia incrociate e gli occhi chiusi.
-Noi ragazze dobbiamo essere più coraggiose. I ragazzi d’oggi sono tutti delle femminucce.- disse provocando un borbottio risentito dalla parte maschile del gruppo.
-Una casa abbandonata…- sussurrò Natsu pensieroso.
-Un’inquietante casa abbandonata.- specificò la bionda tra le sue braccia.
-Dovremmo visitarne una anche noi, prima della fine dell’estate.- disse Gray sovrappensiero.
Natsu scattò in piedi, facendo cadere a terra Lucy.
-Ma certo! Una prova di coraggio! Vi sfido a passare una notte all’interno di una casa infestata! Il primo che se ne va via con la coda tra le gambe, paga da bere a tutti per tutto l’inverno!- propose il ragazzo sotto lo sguardo terrorizzato di Lucy e Juvia e quello luccicante di sfida dei ragazzi.
-Non contate su di me!- squittì Lucy che però fu ignorata, tanto sapevano che in un modo o nell’altro Natsu l’avrebbe costretta ad andare.
Il resto della serata trascorse tranquillo tra giochi stupidi da spiaggia, scherzi e qualche scazzottata tra Natsu e Gray, a una delle quali anche Gajeel partecipò. Proprio l’ambizioso meccanico propose di allietare la serata con una delle sue, a sua detta e non condivisa, splendide canzoni. Fu prontamente fermato prima che si gasasse e iniziasse a distruggere i loro timpani con la sua voce tutt’altro che intonata.
Alle tre di notte passate, finalmente il gruppetto crollò addormentato sotto le stelle.
Solo Levy ancora non aveva sonno e rimase ad osservare le stelle lungo la riva, il naso all’insù e i grandi occhi nocciola appena illuminati dal tremolio del falò puntati sul cielo blu. Il firmamento l’aveva sempre affascinata, fin da piccola si fermava ad osservare quei puntini luminosi distanti centinaia di migliaia di anni luce.
-Mio padre diceva che i morti si trasformano in stelle.- proruppe la voce profonda di Gajeel.
Levy si voltò e gli sorrise tornando poi ad osservare il cielo notturno.
Gajeel le si sedette affianco distendendo le gambe davanti a sé e poggiò i palmi sulla sabbia dietro di sé.
-È un bel pensiero.-
-È solo una stupida favola che si racconta ai bambini per non dovergli spiegare cos’è la morte.- disse andandosi a stendere sulla sabbia umida.
-Se così non fosse, i tuoi genitori dovrebbero essere una di queste stelle.- disse la ragazza facendo guizzare lo sguardo lungo l’immensa distesa luminosa sopra la sua testa.
Gajeel rimase in silenzio, assimilando quelle parole con il solo rumore del mare a fargli da sottofondo.
-Ti mancano?-
Il ragazzo chiuse gli occhi. –Un vecchio rompiscatole e una bisbetica dittatrice? Neanche per sogno! Forse mancano a Wendy ma a me no.-
Levy rise a quel suo tentativo di minimizzare le cose.
-A dire il vero non ci penso mai.- disse all’improvviso aprendo gli occhi e puntandoli sul cielo stellato.
Gajeel cominciò a chiedersi se veramente le parole di suo padre fossero vere e dove fossero, a quel punto, lui e sua madre, morti in quello stupidissimo incidente di cui ancora portava i segni. Alzò il braccio destro verso il cielo ed osservò indifferente la cicatrice frastagliata che testimoniava la sua presenza quel giorno. Il giorno in cui i suoi genitori avevano lasciato lui e sua sorella orfani. Strinse il pugno provando una rabbia infondata ripensando a quel giorno. Era solo un ragazzo, non avrebbe potuto fare nulla per evitarlo.
La manina di Levy si posò con delicatezza sul suo pugno chiuso, quasi temesse di fargli male, e lo abbassò.
-Non devi sentirti in colpa, tu sei una vittima.- gli disse accoccolandosi contro il suo petto d’acciaio. –Non pensarci.-
Gajeel andò a circondare la vita della ragazza con il braccio destro mentre il sinistro era sistemato sotto la testa, a fare da cuscino. Tornò a fissare le stelle in silenzio.
-Il vecchio poteva anche aver ragione sulle stelle ma su una cosa aveva sicuramente torno.- disse Gajeel dopo interminabili minuti di silenzio.
Levy alzò il viso per poterlo guardare negli occhi e si godette la tenera carezza che lui le regalò sulla guancia.
-Su cosa?- chiese curiosa.
Gajeel sorrise, o meglio ghignò dato che a lui i sorrisi non venivano mai bene, senza togliere lo sguardo dagli occhi nocciola di lei.
-Diceva che con questo caratteraccio che mi ritrovo, non avrei mai trovato una ragazza disposta a stare al mio fianco.-
-Oh.- riuscì a dire solamente Levy.
Il sorriso di Gajeel si trasformò in un vero e proprio ghigno in un attimo e Levy temette che stesse per dire una delle sue cavolate.
-Anche se alla fine io non ho trovato una ragazza ma un Gamberetto amante delle storie dell’orrore.- disse ridendo alla sua maniera.
Levy gonfiò le guance indispettita. Non che non le piacesse essere chiamata a quel modo da lui – e sottolineiamo da lui – ma aveva spezzato il bel momento con una frase tutt’altro che romantica.
-Scemo!- gli disse tirandogli un pugno sul petto.
Il ragazzo non si scoraggiò e ridendo tornò ad osservare il cielo stellato, imitato poco dopo dalla ragazza tra le sue braccia.
-Ehi, Levy.- la richiamò.
Levy si voltò solo per ritrovarsi le labbra del ragazzo sulle proprie. Si lasciò andare, ricambiando il dolce contatto.
Rimasero a guardare le stelle fino alle prime luci dell’alba, quando finalmente si addormentarono. Vennero svegliati qualche ora più tardi dagli urli di Erza, che inveiva contro un Natsu ancora mezzo addormentato per non si sa quale motivo.
Intontiti per la mancanza di sonno e il brusco risveglio raccattarono le cose sotto ordine di una Erza piuttosto incazzata. Per fortuna non dovettero sopportarla ancora a lungo, in quanto loro due sarebbero andati con la moto mentre gli altri con i mezzi pubblici. Non li invidiavano affatto.
E mentre la moto sfrecciava per le strade di una città che si svegliava, stretta al suo ragazzo Levy si ritrovò a pensare che quella giornata fosse finita esattamente come era iniziata: con le urla di Erza.


Angolo autrice:
Salve lettori e lettrici, come state? 
Questo è il mio ultimo delirio con un prompt scelto da voi -3- Devo dire che questa cosa mi sta divertendo molto.
Sono le 2:15 e io sono qui a pubblicare come una scema.
Dato che di deliri ce ne sono fin troppi in questo capitolo, io mi dileguo e me ne vado a letto che è meglio.
Come sempre scrivetemi nelle recensioni i vostri prompt, sarò lieta(?) di accontentarvi.

angelo_nero

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Capitolo 4
*** First date ***


Prompt: Passeggiata notturna
Personaggi: Gajeel e Levy
Coppie: GaLe/Gajevy, accenni NaLu.
Avvertimenti/Note: AU! Storia dedicata alla mia amica MaxB, che supporta il mio lavoro con ardore ^*^
 
 
Si guardò allo specchio per la quinta volta in mezz’ora e, tenendo i capelli con le mani, tentò l’ennesima acconciatura. Ne aveva provate almeno una ventina, dando fondo a tutto il suo repertorio di conoscenza, bocciandone a una a una. Disperata, era allora ricorsa a internet, sperando che almeno la fedelissima rete avrebbe potuto darle una mano: su, giù, legati, sciolti, semi-raccolti, trecce, code, persino codini e chignon.
Lasciò andare la chioma azzurra con uno sbuffo nervoso. Nessuna delle pettinature che aveva provato le dava la soddisfazione che cercava.
 Lo sapeva che non avrebbe dovuto leggere quella storia ambientata nel tardo settecento, ora niente l’avrebbe resa felice che non fosse una delle favolose acconciature descritte nel romanzo gettato sul letto. Ma perché poi si stava dando tanto da fare? Non era mica un appuntamento importante!
No?
Esasperata, Levy si lasciò cadere sul materasso che la fece sobbalzare.
Perché non aveva ascoltato i consigli delle sue amiche ed era andata dal parrucchiere? Perché si faceva tanti complessi su come tenere i capelli quella sera? Perché si ostinava a farsi tutte quelle domande senza darsi una mossa?
Prese il cellulare arrampicandosi sul letto e lo sbloccò, puntando lo sguardo nocciola sulle cifre luminose.
Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo quando si accorse che aveva ancora un paio d’ore prima che lui fosse passato a prenderla. Rincuorata decise di fare ancora un tentativo per domare la chioma selvaggia che aveva in testa.
Si alzò dal comodo letto e, ancora in pigiama, si posizionò davanti allo specchio, fissando la sua immagine riflessa con astio. Fece scorrere lo sguardo sulla scrivania sistemata proprio lì accanto, piena dei più disparati accessori per capelli. Elastici, forcine, mollette fermagli di tutte le dimensioni e i colori facevano mostra di sè sul ripiano in legno dopo che la ragazza li ebbe sfilati.
Convinta di non voler usare la solita fascetta, anch’essa posata sulla scrivania, fece vagare lo sguardo per la stanza, occupata per i tre quarti da librerie stracolme, alla ricerca di una qualche ispirazione. 
Sconfortata si lasciò cadere sulla sedia lì di fianco: se non le fosse venuto in mente qualcosa, sarebbe uscita con i capelli così come stavano! Non ricordava, però, che il cuscino posto sulla sedia di legno fosse così scomodo. Tantomeno che avesse un rilievo così prominente.
Si alzò quasi scottata e puntò li sguardo sulla sedia, trovandoci esattamente la sua salvezza.
Levy prese la piastra quasi urlando, la strinse al petto e ringraziò la sua migliore amica Lucy per avergliela regalata per il suo compleanno, avvenuto due giorni prima.
Felice come una pasqua, quasi avesse vinto un premio, attaccò la piastra alla corrente e, nel frattempo che si scaldava, prese a spazzolarsi con energia i capelli, strecciando ogni singolo nodo. Quando ebbe finito, prese la piastra con la mano destra e una ciocca con la sinistra, tenendo entrambe scostate dal viso. Non era molto sicura di sapere come utilizzarla – lo aveva fatto forse un paio di volte con scarsi risultati – quindi rimase qualche secondo immobile a fissarsi nello specchio. Alla fine prese coraggio e lisciò la prima ciocca con l’aiuto dell’oggetto bollente.
Ad operazione terminata, Levy fece ruotare il braccio, indolenzito per la scomoda posizione mantenuta per tutto quel tempo, cercando di alleviare il dolore. Si guardò poi allo specchio decretando che il risultato non fosse poi così male e che poteva far a meno di qualsiasi fermacapelli a sua disposizione.
Canticchiando si diresse verso l’armadio e ci sparì dentro per un tempo infinito.
***
Guardò l’orologio da polso che portava per l’ennesima volta, chiedendosi dove fosse finita la sua lei. Lanciò uno sguardo nervoso alla finestra del secondo piano dell’edificio alle sue spalle, l’unica illuminata. Quanto diavolo le ci voleva ancora!? Erano almeno venti minuti che attendeva!
 Okay, bisognava ammettere che, colto dal panico di fare tardi, era arrivato lì con una buona mezz’ora di anticipo ma Levy ci stava mettendo un’eternità a farsi vedere.
Gajeel sbuffò infastidito da quell’attesa e si lasciò cadere sulla panchina proprio davanti a lui. Puntò lo sguardo cremisi sul cielo stellato sperando che la ragazza non ci mettesse ancora molto. Aveva sudato sette camicie per ottenere quell’uscita!
Il ragazzo si ritrovò a ripensare al loro primo incontro, avvenuto per caso nella palestra da lui abitualmente frequentata in un pomeriggio di quasi un anno prima. L’aveva vista armeggiare con dei pesi, alcuni troppo grandi per la sua statura ridotta, al fine di trovare quelli più leggeri con i quali eseguire gli esercizi.
Si era chiesto cosa ci facesse uno scricciolo come lei in sala pesi, invece che in mezzo a tutte le altre ragazze nella sala affianco, da cui proveniva musica a tutto volume, oppure in piscina. Quel suo essere gracilina stonava in mezzo a tutto il testosterone, era come un fiore delicato in mezzo alle rocce.
Glielo aveva fatto notare, quando era corso in suo aiuto vedendola litigare con la panca dove eseguire gli addominali.
-Cosa ci fa un esserino così piccolo qui dentro?- le aveva detto sbloccandole lo schienale della panca, rimasto incastrato dalla forza bruta del precedente occupante.
L’aveva vista gonfiare le guance, la prima di tante volte, e sedersi. – Non pensi che proprio il mio essere piccola mi abbia spinto a venire qui?-
Gajeel allora aveva ghignato soddisfatto da quella risposta: la piccoletta aveva carattere. Si era allontanato senza darle il tempo di ringraziarlo per il suo aiuto.
Nei giorni a seguire l’aveva beccata in palestra almeno tre volte a settimana, aveva cominciato a far caso all’orario costante in cui si presentava e allo zaino strapieno che si portava dietro, oltre alla borsa da palestra.
Spinto dalla curiosità, una giornata di fine inverno glielo aveva chiesto, approfittando dell’aiuto che le stava dando a sistemare i pesi di un macchinario.
-Frequenti l’università?-
Levy, di cui aveva scoperto il nome solo dopo ben due settimane di osservazione da lontano,  aveva alzato lo sguardo su di lui incuriosita dal suo interessamento.
-Sì, tu?-
Lui si era limitato ad annuire. –Quale? E che facoltà?-
-Vado alla Fairy University, facoltà di Lettere.- gli aveva risposto continuando con i suoi esercizi.
Gajeel, di fronte a lei, appoggiato al macchinario, l’aveva dapprima fissato stupito poi si era esibito nel migliore dei suoi ghigni.
-Anche io, facoltà di Legge. Che ne dici se uno di questi giorni ci vediamo fuori di qui e parliamo meglio?-
La ragazza si era messa a ridere alzandosi dalla comoda seduta, portandosi dietro l’asciugamano posto sul sedile e la bottiglietta mezza vuota.
-Non pensi di correre un po’ troppo?- E gli aveva voltato le spalle, diretta verso il prossimo esercizio.
Gajeel l’aveva fissata a bocca aperta, non riuscendo a credere che quello scricciolo lo avesse rifiutato in quella maniera. 
Non per questo si era arresto! Nossignore. 
Per ben tre mesi, glielo aveva chiesto in continuazione, aspettandola fuori dalla palestra prima e dopo aver concluso la sessione di esercizi quotidiana. L’aveva pedina all’Università, non appena scoperto che la sua migliore amica Juvia frequentasse la stessa Facoltà, apparendole alle spalle all’improvviso esordendo con uno “Ehi, Shorty!” che aveva rischiato di farle venire un infarto più di una volta.
Dopo circa un mese di corte, si fa per dire, serrata, era riuscito ad ottenere il suo numero e un pranzo. Ci erano però voluti altri due mesi, prima che la ragazza gli concedesse un’uscita serale. Non seppe dire se Levy accettò per disperazione, per compassione o perché fosse veramente interessata. Forse quella sera avrebbe avuto la sua risposta.
Il rumore del portone che si apriva lo tirò giù dai ricordi, riportandolo con i piedi per terra e lo sguardo puntato su quello schianto di ragazza che era appena uscita.
Scattò in piedi non appena si rese conto che Levy, pur consapevole della stazza del ragazzo, non lo aveva ancora visto. Le si avvicinò non appena lei lo individuò.
-Ciao.- gli disse lei sorridendogli.
-Ciao.- disse lui di rimando, cercando di celare il nervosismo.
-Ho l’onore di vederti con qualcosa di diverso, stasera.-
Gajeel ficcò le mani in tasca e guardò altrove, consapevole dell’essersi messo “in tiro” appositamente per lei. Voleva che lo notasse, che lo considerasse per ciò che era ovviamente ma che, allo stesso tempo, vedesse il suo impegno per apparire diverso. E doveva ammettere che per nessun’altra ci aveva provato.
-Juvia mi ha praticamente costretto a mettere la camicia.-
Levy ridacchiò immaginandosi la scena di Juvia che tenta di convincere Gajeel ad indossare qualcosa di diverso dalle solite magliette con le band, e il ragazzo che le sbraita il suo disappunto cercando di svignarsela.
Il ragazzo rimase imbambolato a fissare il suo volto sorridente. Passò in rassegna i grandi occhi nocciola, il nasino alla francese, gli zigomi leggermente arrossati e si fermò sulle labbra piene, piegate in un sorriso. Desiderava ardentemente scoprire di cosa sapessero.
-Andiamo?- lo incalzò lei.
Gajeel aveva fatto le cose in grande, prenotando nel miglior ristorante della città ed assicurandosi un posto sulla terrazza del locale. Il Blue Pegasus era famoso per la vista mare che offriva. Normalmente sarebbero serviti mesi di prenotazione anticipata, ma Gajeel era un vecchio amico del proprietario, quindi anche prenotando con solo una settimana d’anticipo era riuscito ad accalappiarsi un tavolo con una splendida vista.
Ma il Blue Pegasus non era famoso solo per il panorama mozzafiato, la cucina che il ristorante offriva era senza pari tant’è che anche lui, che proveniva da una famiglia di cuochi pluripremiati e appassionato di cucina, era rimasto a bocca aperta la prima volta che aveva assaggiato i loro piatti.
Anche il servizio era ottimo, se non fosse per il fatto che i tre camerieri apprendisti Hibiki, Eve e Ren, si prendessero troppe libertà con le clienti, facendo loro moine e complimenti non graditi. Se gli andava bene e la cliente in questione era una persona gentile, se la cavavano un modesto rifiuto. Al contrario, se ella fosse la reincarnazione della violenza, potevano dire di essere stati fortunati ad uscirne con un polso slogato. Stessa storia se il ragazzo della ragazza importunata fosse particolarmente geloso e non gradisse le attenzioni dei tre.
Alla fine, nonostante camerieri volanti e violenza gratuita, riuscirono a passare una bella serata, cenando a lume di candela con la splendida vista del mare notturno a fare da sfondo.
Il portafoglio del ragazzo ne uscì praticamente svuotato, non aveva neanche pensato di accettare la proposta di lei di fare a metà. Per una volta che voleva comportarsi da cavaliere, l’avrebbe fatto fino in fondo. Anche se ciò comportava la scomparsa di un mese di stipendio per una cena.
Cosa non si fa per le donne?
Nonostante le sue tasche si fossero alleggerite di parecchio, Gajeel non volle terminare lì la serata e propose a Levy una passeggiata notturna sulla spiaggia. Era la cosa più romantica che gli fosse venuta in mente, anche se piuttosto scontata.
La ragazza sembrò entusiasta della cosa ed accettò volentieri. Le piaceva passeggiare sulla sabbia umida di notte.
La spiaggia non distava praticamente niente dal ristorante nel quale avevano cenato. Così, usciti dalla porta a vetri provvista di campanello e logo del locale, salutati dai tre malconci camerieri, si diressero verso il lungo mare. La leggera brezza scompigliò loro i capelli, Levy ispirò a fondo l’odore tipico del mare con le braccia aperte, ringraziando i suoi genitori per averle suggerito di trasferirsi in quella stupenda città in riva al mare per frequentare l’università.
Gajeel, pochi passi alle sue spalle, rimase incantato a guardarla: l’aveva vista sudata in palestra, con i capelli raccolti in una coda frettolosa, vestita di tutto punto all’università, fresca di doccia con ancora i capelli bagnati mentre usciva dallo spogliatoio e infagottata nei pesanti vestiti invernali. Ai suoi occhi era sempre bellissima, persino coperta di sudore con i capelli scompigliati, ma in quel momento si rese conto di quanto Levy fosse bella ai suoi occhi: il vestitino bianco, fermato in vita da un nastro rosso cremisi che si chiudeva con un modesto fiocco, svolazzava al vento come i suoi capelli lisci, privi delle solite morbide onde che li caratterizzavano. Il ragazzo si chiese se li avesse piastrati per quell’occasione o semplicemente perché ne aveva voglia.
Desiderò passare le dita tra quelle ciocche di quell’assurdo colore per tastarne la consistenza, sicuramente erano morbidi e setosi. Alla fine però passò le mani tra i suoi di capelli, scuri e folti, chiedendosi cosa avesse dovuto fare mentre quello strano sentimenti si faceva sempre più largo dentro di lui.
Levy rise inaspettatamente attirando la sua attenzione. Puntò le iridi rosse sul viso sorridente di lei, chiedendole silenziosamente una spiegazione.
-Sei tutto rosso.- gli disse.
Gajeel arrossì ancor di più e Levy rise di nuovo.
La ragazza si avvicinò a lui e lo prese per mano. Gajeel fissò stranito le loro mani intrecciate.
-Che ne dici di fare quattro passi sulla sabbia?- gli chiese con dolcezza.
Gajeel annuì e si fece trascinare da un’entusiasta Levy fino al limite della camminata tracciata dal cemento. A quel punto niente li separava dalla distesa azzurra se non una spiaggia vuota.
Levy si sfilò all’istante i sandali rossi, come il fiocco del vestito, e invitò con lo sguardo il ragazzo a togliersi le scarpe. Quando anche Gajeel rimase scalzo, Levy riprese la sua corsa, stavolta con la sensazione di calore della sabbia sotto i piedi, trascinandosi dietro il ragazzo, che non protestò.
Mano nella mano passeggiarono in riva al mare, l’acqua salata lambiva i loro piedi nudi creando un piacevole contrasto con la sabbia calda sotto di loro. Levy lo aveva costretto a bagnarsi i piedi con lei, o meglio glielo aveva chiesto semplicemente, era poi stata una decisione di Gajeel quella di arrotolarsi i pantaloni fin sotto le ginocchia per non bagnarli e seguirla nell’acqua fresca.
Levy gli aveva regalato un sorriso stupendo, prendendolo poi per mano e continuando la loro passeggiata sotto il manto stellato.
-Ehi, Gajeel.- ruppe il silenzio la ragazza.
-Mh?-
-Perché hai insistito tanto per uscire insieme?-
Gajeel rimase spiazzato da quella domanda diretta e posò lo sguardo su di lei, che però si fissava i piedi in imbarazzo. Avrebbe voluto incontrare i suoi occhi nocciola ma si dovette accontentare del suo profilo delicato accarezzato dal chiarore lunare.
-Ci deve essere necessariamente un motivo?- borbottò spostando lo sguardo sul cielo coperto di stelle.
Levy scosse la testa. –No, ma visto che ci hai provato per tre mesi senza sosta ho pensato dovesse esserci qualcosa sotto. Juvia mi ha detto che non hai mai fatto così con nessuna. Che di solito se una ragazza ti dice di no lasci stare e ti dedichi ad altro.-
Gajeel maledì mentalmente l’amica dai capelli blu e dalla lingua lunga, ripromettendosi che le avrebbe fatto una bella lavata di testa il lunedì successivo.
Doveva smetterla di mettere il naso nei suoi affari, come lui doveva smettere di raccontarle tutto ciò che gli succedeva.
“La prossima volta mi faccio consigliare da Lily” pensò riferendosi al gatto nero con la cicatrice sull’occhio che lo attendeva a casa.
Il ragazzo lasciò cadere la domanda involontariamente, perso nei suoi pensieri composti principalmente di maledizioni verso una ragazza amante dell’acqua, mentre Levy gli passeggiava accanto incuriosita dal cambio di espressione avvenuta non appena nominata l’amica.
-Tutto  bene?- gli chiese scrutando la sua faccia scura.
Gajeel si riprese e tornò con i piedi per terra, spostando lo sguardo sulla ragazza al suo fianco, che lo fissava con curiosità.
-Sì, solo Juvia deve imparare a farsi gli affari propri. Scommetto che non le piacerebbe se rivelassi al suo “Gray-sama” i viaggi mentali che si fa con lui protagonista.-
Levy rise, dimenticandosi della domanda.
-Conosci Gray?-
Gajeel sbuffò ficcando la mano libera in tasca, l’altra ancora imprigionata da quella piccola e morbida di lei.
-Purtroppo. Quello spogliarellista e Salamander condividono l’appartamento e l’affitto con me.- borbottò ripensando al casino che lo aspettava una volta rientrato, avendo lasciato i due casinisti da soli.
-Salamander? – chiese Levy. –Natsu è tuo coinquilino?- sbottò sorpresa.
-Già, anche se preferirei non fosse così. Quei due si sono piazzati a casa mia con la scusa si essere amici di vecchia data e che quindi era mio dovere ospitarli.-  raccontò il ragazzo. –Tzè, amici di vecchia data un corno! Quei due sono una piaga.-
Levy lo guardò stupita e prese a camminare all’indietro senza interrompere il contatto tra le loro mani, curiosa di saperne di più sull’amicizia in comune che avevano.
-Quindi li conosci da tanto?- chiese.
Gajeel fissò la sua curiosa andatura, senza però dire nulla in proposito.
-Me li porto dietro dalla seconda media, neanche cambiando città riuscirei a liberarmi di loro.-
Levy rise e Gajeel potè affermare che quel suono fosse uno dei più belli che mai avesse sentito.
-Tu invece, come fai a conoscere quei due deficienti?- le chiese.
Levy portò lo sguardo al cielo stellato sovrappensiero, come se cercasse di afferrare dei ricordi troppi vecchi.
-Natsu è il ragazzo della mia migliore amica Lucy mentre Gray, oltre ad essere molto amico di Natsu, lavora nella gelateria di fronte l’università. E io adoro quella gelateria.-
Gajeel alzò le sopracciglia sorpreso: ecco dove spariva per giorni – e notti – interi il fiammifero! Se ne stava beato tra le braccia della sua fidanzata. Ora si spiegava la bionda tutta tette che aveva visto davanti casa loro più di una volta.  Ghignò mettendo un punto a favore del ragazzo dagli strambi capelli rosa, almeno in fatto di donne ci azzeccava!
Doveva ammetterlo, la prima volta anche lui si era fermato ad osservare il corpo formoso della ragazza bionda del suo amico. Di certo non passava inosservata! E lui era pur sempre un uomo, anche se con più principi dei suoi amici. Ora che ci pensava, nel suo letto erano passate sempre donne piuttosto…appariscenti, di quelle che, volente o nolente, ti fermi a guardare persino mentre sei in giro con la tua fidanzata che ovviamente ti assesta una cinquina in pieno viso.
Guardò Levy che canticchiava una canzoncina mentre fissava il cielo. Lei era tutto il contrario di quello che pensava fosse il suo tipo di donna ideale: minuta, con delle taglie non esagerate, occhi di un caldo nocciola e un fantasmagorico lato b. Forse era proprio il suo fondoschiena da capogiro, che vedeva sempre stretto in leggings da palestra, ad aver attirato l’attenzione, assieme a quella chioma azzurra, in cui avrebbe voluto affondare il viso, e al caratterino che si ritrovava.
La ragazza si voltò a guardarlo e gli sorrise con calore.
 Gajeel sentì il viso andare in fiamme: dannazione quella non era certo attrazione fisica! Sì, okay, c’era una buona dose anche di quella ma cazzo il suo cuore accelerava ogni singola volta che lei gli sorrideva!
Forse si era fottuto il cervello.
-Sembri assorto nei tuoi pensieri, sono così noiosa?- proruppe lei senza che il sorriso sul suo volto perdesse calore.
Gajeel si riscosse e si affrettò a spiegarle il motivo del suo estraniamento.
-Assolutamente no!- esclamò. –È solo che… ehm… stavo pensando a una cosa.- borbottò poi in imbarazzo, fissando altrove.
-A cosa?-
Ecco, era morto. Come le spiegava che indifferentemente da cosa facesse pensava a lei?
-A una… persona.-
-Una persona?- disse trotterellandogli attorno. –Deve essere importante per farti estraniare così tanto dal mondo.-
-Beh, sì, forse.- borbottò seguendola con lo sguardo. –Credo.-
Levy non fermò il suo andazzo molto bambinesco. –Non mi sembri molto sicuro, Kurogane.-
Il ragazzo sussultò all’udire quel soprannome. Gli era stato appioppato ai tempi delle superiori per il suo modo di fare freddo e scostante con chiunque cercasse di avvicinarlo e la sua mania di avere, inspiegabilmente, sempre qualche oggetto metallico tra le mani. Da lì in poi lo aveva sempre accompagnato, almeno fino alla fine della scuola. Non pensava che ci fosse qualcuno che lo chiamasse ancora in quel modo, Natsu e Gray esclusi.
-Come fai a conoscere quel nome?-
Levy gli regalò un sorriso furbo e Gajeel perse un battito.
Cosa diavolo gli stava facendo quella ragazza!?
-L’altro giorno in corridoio, mentre ci mettevamo d’accordo su dove vederci oggi, Natsu ti ha chiamato in quel modo per attirare l’attenzione, dato che eri troppo occupato a contemplarmi per notarlo.-
Gajeel avvampò. Era veramente così palese? Si diede dell’idiota mentalmente.
-E ti ha anche definito “stupida testa di ferro innamorata”.- continuò la ragazza fissando le stelle e tornando a camminargli affianco, entrambe le mani dietro la schiena.
Kurogane aggiunse un’altra persona alla lista di quelle da torturare a serata conclusa.
Si spiaccicò una mano sulla faccia, che oramai aveva assunto il colore dei pomodori mangiati quella sera.
-Oh.- disse Levy ricordandosi improvvisamente qualcosa.
-Cosa?- disse il ragazzo sconsolato, ci mancava solo che gli dicesse che Gray lo aveva etichettato come “Dr. Stranamore” o cose del genere.
Levy si voltò a guardarlo. –Gray, dopo che Natsu ti ha richiamato, ti ha urlato contro di smetterla di flirtare e darti una mossa.-
Gajeel si sentì come se un’incudine da cinquecento chili gli fosse piombata sulla testa. Dire che si sentisse un idiota sarebbe stato un eufemismo.
-Poco dopo che te ne sei andato è arrivata Juvia…-
“No, ti prego.” Pregò mentalmente il ragazzo, conscendo bene l’amica e la sua mania di fare cupido.
-…Insieme a Mirajane.-
“Ci mancava pure la presidentessa ficcanaso.”
-E mi hanno detto che mai ti avevano visto imbambolato come in quei minuti in cui mi stavi guardando. Hanno anche affermato di averti visto scrivere il mio nome sul quaderno degli appunti, un paio di volte.-
Due incudini dello stesso peso del primo piovvero sulla testa del povero ragazzo. La sua reputazione era andata in frantumi in pochi minuti.
Cercò di darsi un contegno, evitando con cura lo sguardo di Levy, mentre la sua lista nera si allungava. Avrebbe avuto un bel po’ di persone a cui farla pagare al ritorno.
Il calore della mano di lei sulla proprio guancia lo portò con i piedi per terra. Si accorse solo in quel momento che si erano fermati, l’uno davanti all’altro, con il mare alle loro spalle.
Levy lo fissò negli occhi per un tempo infinito, mantenendo sempre la mano sul suo viso, lasciando che le dita scorressero sugli zigomi pronunciati, nell’incavo tra le labbra e il naso. Accarezzarono le prime con dolcezza e sfiorarono i piercing incastonati sul suo mento, percorrendo poi la mascella pronunciata leggere con una piuma.
Quel ragazzo le aveva fatto una corte serrata da quando si erano conosciuti, approfittando degli attimi in cui poteva aiutarla in palestra per flirtare e di quelli in cui si incrociavano in corridoio all’università per riproporle, per l’ennesima volta, un’uscita. Non si era spiegata tanto ardore, all’inizio. Lui sembrava tutt’altro che il tipo da relazione seria, ciò a cui invece aspirava lei.
Ma più i mesi passavano e più una consapevolezza si faceva largo in lei, un dubbio grosso come una casa le girava nella testa da un tempo immemore.
Che Gajeel fosse innamorato di lei?
Sembrava impossibile. Eppure tutta quell’insistenza unita al suo sguardo cremisi, che assumeva una sfumatura più intensa quando si posava più di lei, stavano facendo crescere la risposta che, inconsciamente, desiderava.
Dal canto suo il ragazzo non sapeva cosa fare o pensare. Erano tre minuti buoni che Levy lo fissava continuando ad accarezzare il suo viso, sul quale un’espressione confusa aveva preso il posto di quella imbarazzata di poco prima.
Improvvisamente vide farsi largo su di lei un sorriso, diverso però da tutti quelli che gli aveva visto fare fin ora. Un sorriso che avrebbe potuto definire innamorato.
Scosse mentalmente la testa e si diede dell’idiota per averci solo pensato. Non poteva essere.
O forse sì?
No! Impossibile.
E se invece lo fosse?
Di punto in bianco lei tolse la mano dal suo viso e il suo sguardo tornò ad essere quello di prima, così come il sorriso sulle sue labbra prese una sfumatura di semplice felicità.
Gajeel, ancora stupito da quella reazione senza capo nè coda, la guardò allontanarsi passeggiando di fronte a lui, che rimase fermo.
Si riscosse quando si accorse che la ragazza lo stava lasciando indietro. A quel punto la raggiunse con pochi passi e se la caricò su una spalla, godendosi il suo urlo sorpreso.
-Gajeel! Che fai?- gli chiese mettendosi a ridere.
Il ragazzo non le rispose, mettendosi invece a correre fino al punto in cui la sabbia incontrava il cemento. Solo allora la mise giù e potè notare con piacere una nota divertita sul suo viso delicato.
Tornarono indietro mano nella mano, parlando ancora del più e del meno, raccontandosi piccoli aneddoti con protagonisti gli ignari amici in comune che avevano scoperto di avere.
Risero tanto, si scambiarono lunghe occhiate che parlavano da sole per poi distogliere lo sguardo imbarazzati. Levy azzardò a dargli un bacio sulla guancia quando il ragazzo le cedette il passo davanti al cancello che separava la zona marittima dalla zona cittadina.
Davanti al portone del palazzo della ragazza indugiarono più di qualche istante per salutarsi.
-Grazie per avermi accompagnata a casa e per la serata. Sono stata bene.- gli disse mantenendo lo sguardo sui suoi piedi.
Gajeel mise le mani in tasca e si esibì in un ghigno spavaldo.
-Visto? Mica ti ho mangiato, Shorty.-
La ragazza gli sorrise.
-Possiamo rifarlo, se vuoi. Magari una di queste sere.-
Levy alzò lo sguardo su di lui, che però fissava altrove in imbarazzo. Gli sorrise grata ed annuì con forza.
-Volentieri! Tanto il mio numero lo hai.- gli disse.
Gajeel le regalò un altro ghigno, diverso da quello di prima, che la fece arrossire.
-È meglio che vada. Ci sentiamo.- disse tornando a guardare a terra.
Il ragazzo si limitò ad annuire.
La serata era conclusa. Sarebbero dovuti tornare ognuno a casa propria.
Allora perché erano ancora fermi?
Gajeel non aveva idea di come comportarsi. Desiderava baciarla, stringerla tra le braccia e non lasciarla andare mai più.
Dannazione! Altro che forse, si era proprio fottuto il cervello!
-Ecco, io…- iniziò titubante la ragazza.
Gajeel si girò a guardarla, scoprendola a torturarsi una ciocca dei lisci capelli azzurri fissando il terreno impacciata.
“Dannazione e ora che gli dico? Che mi piace? Che sono stata bene? Che desideravo ardentemente passare una serata con lui da… quando l’ho incontrato? Che sono  molto probabilmente innamorata di lui?”
Levy si sentiva nel panico più totale. Non sapeva se era il caso di rivelargli i suoi sentimenti, al primo appuntamento, ma non voleva neanche che se ne andasse.
Prese a torturarsi le mani fissandolo di sottecchi.
Cazzo se era bello! I penetranti occhi cremisi brillavano alla fioca luce dei lampioni, la chioma nera tenuta a bada da una fascetta rossa incorniciava il suo viso, la camicia bianca sembrava non poter contenere il possente petto scolpito da anni di palestra.
Si morse le labbra indecisa. Poi sospirò sotto lo sguardo curioso dell’altro.
“O la va o la spacca. Al massimo può rifiutarmi.” Pensò.
Alzò il viso per incrociare il suo sguardo, gli si avvicinò di un passo e lo spazio che separava i loro corpi fu ridotto ancor di più. Lo fissò per qualche secondo, rendendosi conto che c’era un grosso ostacolo tra lei e le sue intenzioni.
-Po-potresti abbassarti un po’? Sei troppo alto.- borbottò.
Gajeel sogghignò ma fece ciò che gli era stato chiesto.
-Non è che magari sei tu troppo bassa, Shorty?-
Levy gonfiò le guance infastidita: si divertiva tanto a prenderla in giro!
“Vediamo se ridi adesso!”
Si alzò in punta di piedi e fece combaciare le loro labbra in un bacio casto.
Gajeel rimase imbambolato per qualche secondo, incredulo. Insomma, Levy lo stava baciando!
Si riscosse dallo stupore e ricambiò il tenero contatto, andando poi a stringere il corpo della ragazza contro il suo avvolgendo un braccio attorno alla sua vita.
Un tuono li distrasse e pose fine al dolce contatto, poco prima che la pioggia scrosciante si abbattesse su di loro, costringendoli a ripararsi sotto il balcone appena sopra il portone.
-Stupida pioggia.- ringhiò il ragazzo, infastidito dall’interruzione che il cambio di tempo aveva procurato.
-Ti va di passare la notte da me? Non penso che questo temporale smetta tanto presto. –propose la ragazza guardando il cielo ricoperto da nuvoloni neri.
Gajeel, se fosse stato un bravo ragazzo, avrebbe dovuto dirle di no, che al primo appuntamento certe cose non si fanno, che voleva darle tempo e non fare tutto di corsa, che a casa lo aspettava un gatto con la fobia dei fulmini, che avrebbe fatto una corsa tanto casa sua non era lontana.
Ma Gajeel non era un bravo ragazzo e mai lo sarebbe stato. Non era forse per quel suo modo di essere che Levy aveva accettato di uscire con lui?
Quindi ghignò malizioso e seguì la ragazza fino al suo appartamento, dove trascorse la notte. E quella successiva, e quella dopo ancora.
 Se l’era sudata quell’uscita! Mai in vent’anni di vita aveva faticato così tanto per ottenere un appuntamento.
Ma se la ricompensa per un portafoglio svuotato e l’attesa di un consenso era quella di trovare Levy nuda e rannicchiata accanto a sé appena sveglio, l’avrebbe fatto infinite volte.
 


AngoloAutrice:
Buona sera miei pasticcini ricoperti di glassa (?)
Sono finalmente riuscita a terminare il quarto capitolo di questa fantasmagorica (ma de che) raccolta sulla best ship di Fairy Tail.
W il fluff! E la demenzialità di alcune scene che, diciamocelo, potevo risparmiarmele--
Gajeel sempre più sexy e Levy sempre più innamorata, c'est la vie!
Dedico questa splendida cosa(?) a MaxB! Grande autrice che sopporta me e i miei scleri (e la mia stalkeragine ma quello è un'altro discorso), e m fa sognare con le sue storie *O*
Se la mia fantasia permetta, il prossimo capitolo sarà l'ennesimo AU, con però i nostri protagonisti in versione criminale. 
Devo smetterla di ascoltarmi la sigla di  Diabolik mentre faccio la doccia..
Bene, siccome che questo angolo sta diventando più lungo della storia stessa io mi dileguo e attendo le vostre recensioni.
Ciau <3 (ma quanto sono deficiente?)
angelo_nero

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Capitolo 5
*** Piercing ***


ATTENZIONE! STORIA A RATING ROSSO! PRESENZA DI CONTENUTI SESSUALI ESPLICI!


Prompt: Piercing
Personaggi: Gajeel e Levy
Rating: Rosso
Coppie: GaLe/Gajevy
Avvertimenti/Note: Prompt facente parte della Gajevy LOVE FEST.  Presenza di contenuti sessuali espliciti
 
L’idea malsana le era venuta in una calda sera di fine primavera, osservando con attenzione il volto spigoloso di Gajeel, seduto accanto a lei che fissava le stelle in silenzio.
Non era di certo la prima volta che si fermava a studiare il profilo del ragazzo accanto a sé, con cui condivideva molto più che le missioni e il simbolo della gilda.
Quella sera però non era rimasta calamitata dai penetranti occhi cremisi, né si era buttata sulle sue labbra fine perennemente piegate in quel ghigno sexy. Si era piuttosto fermata su quelle placche di metallo incastonate sul viso del ragazzo.
I numerosi orecchini metallici presenti lungo entrambi i lobi, i piercing sui lati del naso e persino quelli sotto il mento, chiedendosi se avesse sentito male quando se li era fatti da ragazzino. Aveva accuratamente evitato di allungare una mano per sfiorarli, sapendo già la fine che quel gesto avrebbe fatto. O provocato.
Quando il ragazzo l’aveva beccata assorta nella sua contemplazione, non le aveva fatto domande. Aveva incrociato il suo sguardo ed aveva ghignato, quando le labbra di Levy si erano dischiuse Lily aveva avuto la brillante idea di cambiare aria. Sapeva bene che quei due non si sarebbero fermati davanti a nulla.
Era proprio la paura di quel dolore fantasma il motivo per il quale Levy indugiava davanti la vetrina di quel negozio che di certo non somigliava a una libreria. Sembrava più che altro, ai suoi occhi, come il ritrovo di qualche mago appena uscito di galera o qualche brutto ceffo che, di certo, non moriva dalla voglia di incontrare.
Passò per l’ennesima volta le iridi nocciola sulla scritta cubitale attaccata al vetro, indecisa se farlo veramente o girare i tacchi dirigendosi, magari, in biblioteca. Un posto molto più adatto a lei.
Allungò una mano e la fermò appena prima di poggiarla sulla maniglia metallica della porta, anch’essa di vetro. Poteva veramente fare una cosa del genere?
Levy aggrottò le sopracciglia e con decisione spinse la porta, che si aprì con un leggero scampanellio segnalando la propria presenza al negoziante.
-Cosa ti serve, piccoletta?- le chiese con gentilezza l’omone di quasi due metri che sostava dietro il bancone, al quale lei arrivava a mala pena.
La Scripter sussultò al suono di quella voce così possente e gutturale. Strinse d’istinto la tracolla della sua borsa e puntò gli occhioni scuri in quelli piccoli e di uno strano azzurro dell’uomo di fronte a lei.
-Ecco, io…- iniziò spostando lo sguardo da qualsiasi altra parte che non fosse il viso del proprietario. –Ho preso un appuntamento, una settimana fa.-
L’uomo sollevò entrambe le folte sopracciglia, evidentemente sorpreso dalla presenza di una persona così piccola nel suo negozio. Si grattò la testa pelata, sulla quale spiccava un tribale nero, e prese un fascicolo da sotto il bancone rosso, sbattendolo su di esso con tanta forza da far sussultare Levy. Di nuovo.
Levy lo vide sfogliare con velocità le pagine, senza far particolarmente caso ai vari foglietti attaccati su di esse o infilati nel mezzo, rischiando di farli cadere a terra e perderli nel casino che era quel posto. La maga approfittò della momentanea distrazione dell’inquietante proprietario per darsi un’occhiata in giro: sulla destra vi erano un paio di divanetti rossi, accanto ai quali due mobiletti neri erano strapieni di riviste. Sulle pareti bianche una serie di quadri che non si fermò ad osservare e sulla sinistra la porta di quello che sembrava essere il bagno.
-Come ti chiami, ragazzina?- tuonò la voce dell’uomo.
-Levy McGarden.- disse la piccola maga, pregando che quella situazione finisse il prima possibile.
L’uomo tornò a concentrarsi sul fascicolo, tirando qualche bestemmia qua e là verso una non nominata assistente disordinata. Che a quanto pare si divertiva ad incasinargli l’agenda. Levy si chiese che tipo fosse la segretaria di un posto simile.
Di certo non una maga piccola e gracile, che vestiva prevalentemente d’arancione. Ad esclusione di quel giorno.
Levy aveva optato per un paio di short di jeans a vita alta e una canotta nera con la scritta bianca “i love a bad boy”. Ovviamente regalatale da Gajeel.
-Trovata! Levy McGarden! Appuntamento alle 11:20 per…- esclamò lasciando poi la frase in sospeso per tornare a concentrarsi sulle parole.
Levy lo osservò prende il fascicolo pieno di roba e portarselo ad un palmo dal naso. Per poi spostare lo sguardo su di lei ed ancora sulle pagine.
-Sei sicura di ciò che fai?- le chiese alzando un sopracciglio.
La maga annuì un po’ spaventata dalla presenza dell’uomo. Era almeno quattro volte lei, ancora più massiccio di Gajeel e i suoi occhi avevano uno strano colore. Le metteva i brividi.
L’uomo lasciò cadere il registro sul bancone e lo chiuse con una manata, mise l’altra sul fianco e si sporse verso Levy arrivandole così vicino che la ragazza potè avvertire distintamente l’odore di sudore e dopobarba che emanava.
-Sei almeno maggiorenne?- si accertò.
Levy gonfiò le guance indignata e gli sbattè sotto il naso il proprio documento di identità. L’uomo glielo strappò dalle mani e le diede le spalle.
-Siediti e aspetta qui. Ti chiamo tra due minuti.- le disse sparendo dietro una porta di fianco al bancone.
Levy si sedette sui divanetti rossi sospirando di sollievo. Il tipo inquietante si era finalmente dileguato.
Spostò lo sguardo sulle pareti bianche, tappezzate da quadri di disegni più o meno comprensibili ma tutti molto belli. Alla sua destra vi era un banchetto con una serie di riviste rovinate, impilate in un precario equilibrio. Ne prese una e la sfogliò, pregando che la lettura l’aiutasse a rilassarsi. Anche se le riviste di gossip non erano proprio la sua passione.
-Ragazzina!- la richiamò l’uomo facendola sobbalzare spaventata.
Levy riapparve da dietro la rivista e sbirciò l’uomo davanti a lei.
-È tutto pronto.- disse indicando la porta alle proprie spalle. -Vieni con me, ammesso che tu non abbia cambiato idea.- la prese in giro.
La maga si affrettò ad alzarsi e a recuperare la propria borsa, appoggiata sul divanetto scarlatto. Seguì l’uomo fino alla stanza dove era precedentemente sparito, dove un’altra persona girata di spalle l’attendeva. 
L’uomo le diede una spinta e Levy si accorse di essere rimasta ferma sulla soglia, imbambolata a fissare la stanza asettica e così diversa da quella appena oltre la porta.
-Ehi, Yuki. Lei è il tuo prossimo cliente.- disse l’omone rivolgendosi alla persona di spalle. –Ha tutto in regola, anche se non sembra. Buon lavoro!- sghignazzò prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle con un tonfo.
Levy sobbalzò, per la terza volta in pochi minuti, e lanciò un’occhiata truce alla porta chiusa alle sue spalle. La prossima volta che quel tizio le si sarebbe rivolto in quel modo, avrebbe usato la sua magia per rimetterlo al proprio posto.
-Tu sei Levy, giusto?-
La dolce e delicata voce che le arrivò alle orecchie la fece voltare. La Scripter si scontrò con due occhi verdi incastonati in un viso di donna di non più di trent’anni. Osservò il sorriso rassicurante che la giovane donna le rivolgeva e smise di guardare in cagnesco la porta.
-Sì.- mormorò voltandosi completamente nella sua direzione.
-Io sono Yuki.- le disse l’altra appoggiandosi allo schienale della poltrona al centro della stanza. –Puoi sederti qui, Levy? Prima iniziamo prima finiamo.-
La Scripter fece come le era stato chiesto e si sedette sulla morbida poltrona, abbandonando la borsa in angolo della stanza. Poggiò la testa all’indietro sullo schienale e rimase a studiare le luci al neon sul soffitto della stanza, mentre la donna tornò alla precedente postazione e si mise ad armeggiare con qualcosa che la ragazza preferì non sapere. Quando tornò da lei aveva una mascherina medica sul viso e i guanti in lattice a proteggere le mani.
-Bene, Levy. Gli strumenti sono tutti sterilizzati e monouso, come vedi. Quindi ora rilassati e lascia che faccia il mio lavoro. – le disse sedendosi accanto a lei e tirandola da un braccio per farla mettere seduta. –Prometto che non sentirai niente.-
 
Levy tirava fuori e dentro la lingua, ammirando allo specchio il nuovo gioiello apparso su di essa. Tentò di non farlo incastrate tra i denti e di ritirare la lingua come faceva di solito ma le risultò impossibile.
-Alzala e poi tirala dentro.- le suggerì la donna alle sue spalle. –Ci farai l’abitudine.-
Levy seguì il suggerimento e scese dalla poltrona, lasciandovi lo specchio sopra. Chiarì con la donna le cure da eseguire per far in modo che il piercing guarisca in fretta e che vada tutto per il meglio.
-Se vuoi un consiglio, mangia tanti gelati.- le suggerì. –Ed evita qualsiasi tipo di bacio per almeno ventiquattrore. Oh, naturalmente in sesso orale è proibito per almeno due settimane.-
La Scripter arrossì a quella raccomandazione ed annuì. Prese le sue cose e, dopo aver salutato il proprietario del negozio con un sorriso, corse fuori, diretta a casa. Nessuno sapeva di quel suo piccolo segreto, e non lo avrebbero saputo fino a completa guarigione.
Nel pomeriggio, mentre stava divorando con gli occhi il quarto libro di seguito rinchiusa nella sua camera a Fairy Hills, la porta della stanza venne aperta con malagrazia e le sue compagne di dormitorio spuntarono fuori. Cadendo poi malamente una sopra l’altra.
-È vero che ti sei fatta il piercing alla lingua?- esclamò Cana, unica rimasta in piedi, avvicinandosi al letto della ragazza che indietreggiò fino al muro spaventata.
Levy si schiacciò contro la parete alle proprie spalle, nascondendo il viso dietro al tomo di mille pagine che stava leggendo quando la maga delle carte salì sul materasso.
-Allora!?- urlò a due centimetri dalla sua faccia.
-Ehm, sì?- indugiò la maga con gli occhi spalancati, unica cosa visibile del suo volto.
-Davvero!?- squittì Lucy, spuntando da dietro il letto.
Levy annuì all’amica mantenendo lo sguardo sbarrato e il resto del viso nascosto dietro il libro. Cana glielo abbassò con una manata.
-Vedere. Ora.- ordinò.
La Scripter tirò appena fuori la lingua, che ormai aveva assunto le sembianze di un palloncino, quel tanto che bastasse per permettere alle ragazze di osservare la sua nuova pazzia.
-Wow.- commentò Wendy. –Ha fatto male?-
-Non più di un pizzico.-
Erza si buttò sul letto e passò un braccio attorno alle spalle della ragazza. –Io so perché lo ha fatto. Anzi,- disse spostando lo sguardo su Lucy, Wendy e Juvia rimaste a terra. – Lo sappiamo tutte.-
Levy passò lo sguardo su ognuna delle ragazze presenti nella sua stanza, chiedendo aiuto con gli occhi.
Lucy ridacchiò appena. –Non mi dire che il motivo è un ragazzo.-
Levy diventò del colore dei pomodori maturi ed Erza aumentò la presa sul suo esile collo.
-E magari questo ragazzo è qualcuno che ne ha tanti, di piercing.- disse Erza cercando di non stritolare la ragazza tra le sue braccia.
Lo sguardo blu di Juvia si illuminò ed emise un versetto sorpreso. –Levy-san non l’avrai fatto per…-
Wendy passò lo sguardo da una compagna all’altra, non capendo un’acca di cosa si stessero dicendo.
Cana scoppiò a ridere di fronte alla faccia color peperone della ragazza seduta sul letto. Le diede un pugno sul braccio. Levy buttò fuori l’aria e trattenne a stento un gemito di dolore, Cana doveva imparare a dosare la propria forza con lei.
-Chi lo avrebbe mai detto! La tenera e dolce Levy che si spinge fino a questo punto per lui!- esclamò Cana ricadendo indietro sul letto, ridendo come una matta. Probabilmente era già ubriaca.
-Che ci vuoi fare. L’amore fa fare cose pazze.- disse Titania scrollando le spalle.
Wendy cercò di raccapezzarsi cercando lo sguardo di una delle amiche: Cana era praticamente in preda alle risate senza senso, Erza punzecchiava Levy con battute sconce, Juvia era nel suo mondo fatto di “Gray-sama” e i loro trenta bambini, Lucy cercava di tenere a bada Erza e Levy sembrava voler scomparire.
La piccola Dragon Slayer decise di smettere di indagare e magari aiutare Cana, che stava per soffocare dalle troppe risate.
***
Levy riuscì a sbarazzarsi dei commenti poco puri di Erza solo una settimana dopo. Settimana passata ad evitare come la peste qualsiasi persona che non fosse a conoscenza del suo piccolo segreto. Gajeel compreso.
Il povero Dragon Slayer non si spiegava il motivo per il quale la sua ragazza sembrava non voler alcun contatto con lui, neanche i suoi soliti scherzi sortivano l’effetto sperato. Levy si rifiutava di aprire bocca, letteralmente, a meno che non avesse qualcosa davanti il viso a coprirla. Che esso fosse un libro e il bicchiere di spremuta che era solita consumare, non aveva importanza.
L’unica magra consolazione era il fatto che i baci a stampo, leggeri come una piuma, di Levy non erano mai venuti a mancare. Aveva tentato di approfondire un paio di volte, per arrivare al livello successivo, ma la ragazza si era staccata da lui quasi subito, ammiccando poi nella sua direzione e muovendo sensualmente l’indice in segno negativo.
E diciamo che la cosa gli era andata bene, per la prima settimana. Ma quando essa si trasformò in un mese, Gajeel iniziò a dare segni di squilibrio dovuti alla mancanza di contatto fisico con la sua ragazza. Alla fine era esploso e, battendo con forza il palmo della mano guatata sul bancone davanti a Levy, aveva chiesto – o meglio, ringhiato – alla sua maga spiegazioni per quel comportamento.
Levy, per niente spaventata dal comportamento rude e brusco del fidanzato, aveva voltato la testa verso di lui per poterlo scrutare negli occhi. Gli aveva sorriso tenendo le labbra ben serrate ed era tornata a sorseggiare la sua spremuta come se niente fosse.
Quando però il drago stava per urlare tutta la sua indignazione per quel comportamento, Mirajane era arrivata in suo soccorso, piazzando al ragazzo la prima scusa che le passava per la testa.
-Levy ha un brutto mal di gola. È per questo che si comporta così! Non vuole contagiare nessuno, soprattutto te.- aveva buttato lì la maga mentre Levy annuiva con fermezza ad ogni sua parola. –Ma sta passando, quindi non devi preoccuparti! Ancora un paio di giorni e sarà come nuova! E potrete tornare a limonare come sempre.- concluse la Diavolessa.
Levy, che aveva continuato ad annuire ad ogni singola parola dell’amica, senza prestare particolarmente attenzione a ciò che diceva realmente, alla parola “limonare” si voltò di scatto verso la barista e la fissò sconvolta: ma che diavolo! Doveva accampargli una scusa,  non fare supposizioni sconce!
Gajeel però sembrò berla ed andò via fischiettando, probabilmente voleva sfogare la frustrazione prendendo a pugni Natsu e Gray.
-Che c’è?- chiese Mira con finta innocenza quando Levy le rivolse un’occhiata di fuoco.
La piccola maga si limitò a far sprofondare la faccia rossa come i capelli di Erza tra le braccia, mentre alle sue spalle Gajeel le dava di santa ragione a Salamander e al mago del ghiaccio.
 
-Levy-chan, puoi tradurmi questa frase? Non conosco questa lingua.- le chiese Jet un paio di giorni dopo, indicandole la frase misteriosa su un libro ugualmente sconosciuto.
Levy alzò lo sguardo dalla pagina che stava leggendo per posarlo sul viso dell’amico di vecchia data, e compagno di team. Gli sorrise prendendo il tomo dalle sue mani ed invitandolo a sedersi accanto a lei.
-Certo.- disse scandendo ogni sillaba.
Jet vide qualcosa sbrilluccicare tra le labbra dell’amica ma pensò di aver visto male e si sedette accanto a lei, ascoltando la traduzione attentamente.
-Ho capito. Grazie, Levy-chan! Sei un genio!- l’osannò il mago della velocità.
Levy tirò fuori la lingua in un gesto imbarazzato quasi senza rendersene conto.
Jet, accanto al quel vi era Droy che si era fermato dallo sgranocchiare patatine senza fine, la guardò come se la vedesse per la prima volta. I due amici si scambiarono uno sguardo sorpreso, prima di riposarlo sulla ragazza, che aveva ritirato la lingua non appena lo sguardo dei due era cambiato.
-Che c’è?- chiese ingenuamente la Scripter.
Jet puntò l’indice contro la sua bocca e poi urlò in coro con Droy: -Tu hai un piercing sulla lingua!-
Levy posò prontamente la mano sulle loro bocche prima che il suono dell’ultima sillaba si propagasse per la stanza, attirando sguardi indiscreti. Si erano tutti fermati per un secondo all’urlo a pieni polmoni dei due, ma erano tornati alle loro precedenti occupazioni quello dopo, non interessati a ciò che nel tavolo nell’angolo si stesse dicendo.
-Sssh!!- sibilò Levy togliendo lentamente le mani.
-Quando…?- chiese Droy sottovoce.
Levy sospirò e gli raccontò tutto, subendosi il comportamento iper-protettivo dei due amici, che le chiesero se aveva sentito male e quanto ci avrebbe messo a guarire.
Nel frattempo, nel bel mezzo della rissa presente ad ogni ora in gilda, Natsu e Gajeel erano rimasti immobili cercando di capire se avessero capito male. Ma mentre il primo fu distratto dall’arrivo di un martello di ghiaccio sulla propria testa, l’altro sgusciò via dal marasma creato dai compagni, diretto al tavolino dal quale aveva sentito provenire l’urlo che aveva attirato la sua attenzione.
Gajeel attraversò la gilda a grandi falcate, ignorando l’invito di Mira a prendersi qualcosa da bere per rinfrescarsi e i vari oggetti volanti. Doveva sapere se era stato frutto della sua immaginazione o aveva capito bene.
Arrestò il suo passo alle spalle di Levy e se la caricò su una spalla ancor prima che la ragazza potesse rendersi conto di cosa stesse succedendo. Uscì a passo svelto dalla Gilda ignorando le urla di lei e gli sguardi attoniti dei due “cagnolini” che seguivano la sua ragazza ovunque. dirigendosi a casa propria. Non si era preoccupato neanche di recuperare l’Exceed suo fedele amico che, sapeva, avrebbe capito e non li avrebbe disturbati.
Lasciò andare Levy solo quando si ebbe chiuso la porta di casa alle spalle. A quel punto la mise giù e, prendendola per mano, la trascinò in camera da letto.
La ragazza continuò ad urlare di darle spiegazioni per quel comportamento persino quando Gajeel si sedette sul letto a gambe incrociate, dopo essersi tolto gli stivali.
Puntò il suo sguardo corrucciato su di lei.
-Si può sapere che ti è pres…- iniziò la maga.
-Apri la bocca.- la interruppe lui.
-Eh?- chiese Levy battendo le palpebre, non avendo ben capito la richiesta.
-Apri la bocca, Levy. E tira fuori la lingua.- specificò senza staccare gli occhi da lei.
La maga sussultò appena, comprendendo la natura di quella richiesta. Probabilmente aveva sentito quegli idioti dei suoi amici gridare. Si ritrovò ad inveire sottovoce contro l’udito di drago.
-Ti sento. Apri la bocca, Shorty, se non vuoi che lo faccia io.- minacciò.
La piccola maga alzò gli occhi al cielo, ma invece di fare ciò che le era stato chiesto, si sfilò le scarpe e salì in grembo al suo ragazzo.
-Prometti di non fare domande?-
Il drago annuì e Levy sapeva che non avrebbe mantenuto la sua promessa, cocciuto com’era. Prese un respiro profondo e tirò fuori la lingua, non più gonfia, sulla quale un piercing faceva mostra di sé.
Gajeel rimase per interminabili secondi a fissare la lingua della ragazza, incredulo. Lei aveva veramente…fatto quello che pensava avesse fatto? Cioè, sul serio?
-Che diavolo hai combinato, Shorty!?- chiese.
La ragazza ritirò la lingua. –Avevi promesso di non fare domande!-
-Come faccio a non fare domane davanti a una cosa del genere?-
Levy gonfiò una guancia e incrociò le braccia sotto il seno, mettendolo in risalto sotto lo striminzito top nero con scritto “iron” che portava. Non poteva certo dargli torno, per quanto le costasse ammetterlo.
-Che materiale è? Argento? Titanio?- chiese incuriosito il ragazzo andando a prendere il mento di lei con delicatezza, come a volerle aprire la bocca per rivedere il gioiello.
Levy gonfiò anche l’altra guancia, aumentando così la propria indignazione e l’eccitazione del ragazzo sotto di lei, che amava vederla imbronciata.
-Acciaio, ovviamente.- gli disse.
Gajeel ghignò e si leccò le labbra. –Immaginavo.-
Levy spostò il proprio sguardo nocciola in quello cremisi di lui: i suoi occhi erano famelici, brillanti d’eccitazione. Il rosso sembrava essere ancora più intenso quando si eccitava. E Levy sapeva a che livello di eccitazione corrispondesse quella sfumatura così intensa negli occhi del suo drago.
Dischiuse involontariamente le labbra, ammaliata e contagiata da quello sguardo che sembrava spogliarla.
Gajeel ne approfittò e catturò le labbra della maga in un bacio che non aveva nulla di dolce. Infilò la lingua tra le due labbra, andando ad accarezzare quella di lei e il gioiello nel mezzo. Giocò con esso, saggiandone il gusto ferroso che tanto gli piaceva mischiato con quello alla ciliegia di lei. Le succhiò la lingua a lungo, per poi lasciarla andare e riservare lo stesso trattamento al labbro inferiore. Tornò a baciarla di nuovo, con più intensità di prima, mentre le sue mani si infilavano sotto il top che indossava.
Levy si lasciò sfuggire un gemito quando il ragazzo si mise a giocare con il piercing sulla sua lingua. Ricambiò il bacio con la stessa intensità avvertendo le sue mani correrle sulla pelle.
Gajeel ribaltò velocemente la situazione, posizionando la ragazza sotto di sé. Continuò a baciarla, giocando con la sua lingua. Con una mano andò a stuzzicare un seno, infilandosi  sotto la maglietta, senza lasciare le sue labbra.
Levy si dimenava sotto di lui, che le lasciava a mala pena il tempo di respirare tra un bacio bollente e l’altro.
Il ragazzo le tolse la maglietta, lasciando liberi i piccoli seni privi di reggiseno. Si leccò le labbra alla vista dei due piccoli boccioli rosa che si erigevano su di essi. Si piegò su di lei e prese un capezzolo tra le labbra, succhiandolo e mordendolo. Ci passò la lingua intorno infinite volte prima di riprenderlo ancora una volta tra i denti. Riservò lo stesso trattamento all’altro capezzolo, il sinistro, mentre stuzzicava il destro con una mano.
Scese poi a baciarle il ventre piatto, affondando la lingua nell’ombelico e baciando la pelle sensibile tutta attorno, fino all’orlo dei pantaloncini. Con maestria li slacciò e li tolse, facendo rimanere la ragazza con i soli slip addosso. Ghignò fiondandosi sull’interno coscia.
Levy sospirò avvertendo le labbra del mago sulla propria pelle. Sentì la sua bocca percorrere l’interno coscia di entrambe le gambe, su e giù, più volte. Si fermò sull’inguine con più attenzione, ancorando le dita all’orlo delle mutandine mentre la ragazza si inarcava alla ricerca di più contatto, che l’altro sembrava volerle negare.
-Gajeel…!- ansimò quanto le tolse anche l’ultimo indumento e le sue labbra entrarono in contatto con la propria intimità.
La maga affondò le mani tra i capelli lunghi del ragazzo che aveva il viso affondato tra le proprie gambe quando la sua lingua percorse la propria intimità per tutta la lunghezza. Strinse con forza le ciocche scure quando Gajeel andò a succhiare con forza il clitoride in cima.
Levy cominciò a sentire l’orgasmo montare e la risatina tipica di Gajeel rimbombò nel suo cervello annebbiato dal piacere.
Il ragazzo continuò imperterrito a passare la lingua attorno al centro del suo piacere, fin quando non avvertì Levy irrigidirsi sotto di lui e cercare di reprimere un gemito estasiato.
Ridacchiò mettendosi in ginocchio davanti a lei. Passò il pollice sull’angolo della bocca e leccò via la saliva mista agli umori della ragazza.
-Hai un buon sapore, Shorty.- le disse guardandola dall’alto in basso.
La Scripter, ancora non totalmente ripresa dall’orgasmo travolgente, si tirò su a sedere di scatto e gli sorrise lasciva. Posò una mano sul suo petto d’acciaio e lo fece sedere sul bordo del letto, mentre lei scendeva da esso e si andava a posizionare tra le sue gambe.
Gajeel osservò i movimenti della sua ragazza non capendo bene cosa volesse fare. Rimase in silenzio e ghignò leggermente quando Levy, con mosse veloci, gli slacciò la cintura dei pantaloni e li tirò giù assieme ai boxer quel tanto che bastava per liberare la sua erezione. Il ragazzo appoggiò i palmi dietro di sé, e rimase a guardarla, in attesa di un suo movimento.
-Cosa vuoi fare?-
-Ricambiare il favore.- gli rispose Levy facendo sparire l’erezione del ragazzo tra le proprie labbra.
Il drago tirò indietro la testa sospirando il proprio piacere tra le labbra dischiuse. Levy ci sapeva fare con la bocca quando voleva, e non solo a spiegare scritture incomprensibili.
La ragazza si divertì ad osservare la facce del fidanzato ad ogni suo schiocco di lingua. La passò sulla punta ed intorno ad essa, stuzzicandolo con l’ausilio del piercing.
-Cazzo, Levy!- imprecò il ragazzo.
Levy fece volteggiare la lingua e spinse l’erezione in fondo fino a dove potesse. La lingua schioccò ancora una volta prima che un fiotto caldo di sperma le inondasse la bocca. Ingoiò senza pensarci, stupita dalla velocità con cui era riuscita a far raggiungere il limite al suo ragazzo, ignorando il sapore amaro. Si staccò da lui e tornò sul letto a quattro zampe, sdraiandosi al suo fianco.
Gajeel la sovrastò in un attimo e le bloccò i polsi sopra la testa. La baciò, mischiando i rispettivi sapori rimasti sulle labbra. Intrecciò di nuovo la lingua con la sua, godendosi il sapore metallico dell’oggetto su quella di lei che si andò a mischiare con il proprio. Si lasciò togliere gli ultimi indumenti da lei, che sembrava impaziente di sentirlo. Poi entrò in lei, con estrema lentezza.
Levy gemette sulle labbra di lui, alzando istintivamente il bacino per andargli incontro. Ci stava impiegando troppo tempo.
Gajeel rise nel suo solito modo, prima di uscire velocemente e rientrare, strappando un gemito alla ragazza sotto si sé. Rimase fermo ad osservare le sue espressioni contrariate, mentre cercava in ogni modo di spingersi contro di lui per approfondire il contatto.
-Gajee… ti prego.- mormorò aprendo gli occhi appannati dalla lussuria.
Il drago l’accontentò, finalmente, ed iniziò a muoversi. Sentì le unghie di lei conficcarsi nella schiena ad ogni affondo, le succhiò la pelle del collo come risposta lasciando piccoli segni rossi al suo passaggio. Succhiò con avidità l’incavo tra la spalla e il collo, lasciandoci un succhiotto bello grande, che la ragazza avrebbe dovuto nascondere in qualche modo il giorno successivo. 
Il contatto sembrava però non bastare e Gajeel decise di cambiare posizione, mettendosi seduto sul letto e trascinando Levy con sé.
La ragazza si ancorò alle sue spalle e iniziò a muoversi su e giù su di lui, regalando ad entrambi una penetrazione più profonda.
Levy si morse le labbra, nel vano tentativo di non emettere suoni quando Gajeel si appropriò dei suoi capezzoli, lasciando su ognuno un succhiotto più viola che rosso. Sentì le sue labbra martoriare anche la pelle delicate del seno, lasciando marchi di proprietà che non sarebbero spariti facilmente.
Avvertì le mani del ragazzo tra i capelli regalarle un massaggio rilassante ed erotico allo stesso tempo. Trovò il coraggio di aprire gli occhi e puntarli in quelli del Dragon Slayer sotto di sé. Scorse sul suo viso un’espressione di piacere e di contemplazione. Abbandonò  la fronte contro la sua senza smettere di muoversi su di lui.
Gajeel la baciò e le soffiò un “ti amo” a pochi millimetri dalle labbra. Levy sorrise e lo baciò con più enfasi, tornando ad intrecciare le lingue.
Cambiarono di nuovo posizione, tornando sdraiati l’uno sull’altra, occhi negli occhi.  Levy infilò le dita tra i capelli di lui, scompigliandoglieli più di quanto già non fossero, e buttò la testa all’indietro ansimando con forza ad ogni suo affondo. Si morse le labbra, ci passò sopra la lingua facendo brillare il piercing alla tenue luce che proveniva dalle tende tirate. Graffiò la sua schiena e si lasciò mordere ovunque lui volesse.
L’orgasmo la colse ancora, facendola tremare da capo a piedi mentre l’ondata di piacere l’attraversava. 
Gajeel venne poco dopo di lei, abbandonandosi poi al suo fianco. Stanchi ma soddisfatti si scambiarono un sorriso e Levy si andò a rifugiare tra le braccia di lui, per godersi le coccole che di lì a poco il Dragon Slayer le avrebbe regalato.
 
-Perché questa pazzia?- chiese Gajeel giocando con i capelli azzurri della ragazza sdraiata al suo fianco.
Levy alzò lo sguardo su di lui. –Perché la definisci pazzia?-
Il ragazzo alzò le spalle e continuò ad attorcigliarsi una ciocca dei suoi capelli attorno al dito. –Non è una cosa da te.- le disse posando il viso sulla mano, il gomito puntellato contro il cuscino.
Levy sembrò pensarci su, sbirciando di sottecchi l’espressione rilassata del ragazzo di fianco. Scivolò sotto le coperte, andando a mettersi a cavalcioni su di lui.
Gajeel si mise supino, per permettere a Levy di sedersi comodamente sul proprio corpo. Posò una mano sul fianco della ragazza, sfiorandole la pelle chiara.
Levy si chinò su di lui, unendo le labbra in un bacio delicato. La mano di lui si spostò sulla nuca di lei, invitandola ad approfondire il contatto. La ragazza fece scivolare la lingua tra le labbra dischiuse dell’altro.
Il drago si leccò le labbra quando lei si staccò.
-Cosa ne pensi, però?- chiese timidamente Levy.
-Di cosa?-
-Di questo.- rispose la ragazza tirando fuori per un secondo la lingua.
Gajeel si tirò su a sedere e cercò di nuovo le sue labbra, per riprendere il contatto da dove era stato interrotto. La fece scivolare sotto di sé senza staccarsi e le braccia di lei andarono a circondargli il collo.
-Penso che sia un piacevole cambiamento.- le disse malizioso.
Levy rise e baciò di nuovo il suo ragazzo, pregustando già ciò che sarebbe successo nell’immediato futuro.
 
 
 
 
Angolo autrice:
Buon salve gente!
Non ho saputo resistere a questo prompt! Dovevo scriverci qualcosa (soprattutto dopo che Rboz ha dato il meglio di sè eheh)!
E' la mia prima GaLe a rating rosso e boh mi sembra sia uscita un po' incasinata xD 
Vabbè come primo esperimento non è male -3-
Spero non ci siano errori ;3;
Alla prossima!
ange_nero

 

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Capitolo 6
*** Passione canto! ***


Prompt: High School Musical
Personaggi: Gajeel, Natsu, Gray, Levy
Coppie: GaLe/Gajevy
Avvertimenti/Note: Nessuna.


 

-Che fai stasera? Tu e i ragazzi andate da qualche parte?-

Gajeel alzò lo sguardo dal suo piatto per incrociare gli occhi scuri della madre, seduta davanti a lui. Belno Redfox lo guardava in attesa di una risposta con i gomiti appoggiati al tavolo e le mani incrociate davanti al viso.

Il ragazzo spostò lo sguardo sul padre, seduto di fianco a lui, intento però a fissare il proprio piatto come se vi fosse qualcosa di interessante.

-Allora?- lo incalzò la donna. –Non vorrete passare la serata di capodanno a casa!-

Gajeel alzò gli occhi al cielo e ingurgitò in due boccate il tiramisù. Si alzò e posò il piatto nel lavandino, con il chiaro intento di svignarsela prima che la donna iniziasse a fargli pressione.

-Dove credi di andare! Rispondimi quantomeno.-

Il ragazzo uscì dalla cucina, salvato dallo squillo del cellulare. Sbloccò lo schermo e lesse il messaggio, il cui mittente era stato salvato come “Salamander”.

Siamo qui fuori. Muoviti testa di ferro, mi si stanno congelando le chiappe.”

Digitò una veloce risposta, di cui la maggior parte erano insulti verso la stupidità dell’amico. Arrivato all’ingresso si sedette a terra ed infilò i pesanti scarponi invernali, per l’intero pomeriggio c’era stato una nevicata da paura e lui di inzupparsi i piedi con la neve non aveva voglia.

-Dove stai andando?- Belno comparve alle sue spalle, facendolo sussultare.

-Vado a una festa qui vicino con Gray e Natsu, mamma. Non stressarmi.- borbottò alla fine il ragazzo allacciandosi le scarpe.

La donna a quel punto girò i tacchi e tornò in salotto, dove il marito, Metalikana Redfox, l’attendeva comodamente stravaccato sul divano.

-Vedi di non fare casino con quei due. E comportati decentemente, sia mai la volta buona che riesci a trovarti la ragazza.- urlò la donna dal corridoio.

Gajeel incassò il colpo come se gli fosse stato tirato qualcosa addosso. Rosso come un peperone rispose alla madre con un ringhio. Cosa fregava a lei della sua vita privata!?

“Come se non avessi mai avuto una ragazza poi!” pensò il ragazzo ricordando le sceneggiate che la madre faceva ogni volta che la domenica mattina trovava una ragazza nel suo letto, mai la stessa per più di una notte.

-E smettila di ringhiare! Sembri tuo padre!- lo sgridò di nuovo.

Il ragazzo non fece caso all’ultimo insulto – perché sì, paragonarlo a suo padre era un insulto – ed uscì di casa infilandosi il pesante giubbotto.

Sulla strada principale, ferma davanti casa sua l’attendeva una macchina bianca da cui proveniva una musica spacca timpani a tutto volume. Salì in macchina, sedendosi di fianco al conducente ed abbassò con un gesto veloce il volume della radio.

-Ehi!- gridò Natsu Dragneel, il ragazzo dai capelli rosa seduto dietro, che si stava rimpinzando di ogni tipo di dolce esistente.

Gajeel chiuse lo sportello con un tonfo, ignorando le proteste dell’amico.

-Detesto quel fracasso!- esclamò agganciandosi la cintura.

-Non è fracasso! È musica!- gli rispose l’altro sporgendosi tra i due sedili per arrivare alla manopola dello stereo, alzando di nuovo il volume a qualche decibel di troppo.

Gajeel spinse il ragazzo via facendolo tornare seduto e abbassò di nuovo il volume. –Quella non è musica! È fracasso! Casino, accozzaglia di suoni senza senso!-

-E allora sentiamo, Mr. Detesto-la-musica-moderna, quella roba malinconica o anni 80 sarebbe musica?-

Gajeel si voltò verso il ragazzo, semi sdraiato sul sedile posteriore.

-Certo! La musica è fatta con strumenti musicali non al computer o con un tastierino del cavolo! Tanto meno con una console!- gli ringhiò addosso.

Dragneel alzò gli occhi al cielo e tornò a sgranocchiare i dolci. –Dici così solo perché sei rimasto indietro!-

-Che cazzo significa che sono rimasto indietro!?- ruggì il ragazzo dai capelli lunghi.

-Che sei vecchio dentro! Ecco cosa significa!- rispose l’altro facendo cozzare la propria fronte con quella del ragazzo di fronte a lui.

-Sei solo invidioso perché io ho gusti migliori dei tuoi.-

-E quelli li chiami gusti!? – urlò alzando le braccia al cielo, o meglio al tettuccio della macchina. –Solo perché strimpelli la chitarra ti senti in grado di giudicare quale sia o meno musica!-

Una vena sulla tempia di Gajeel cominciò a pulsare pericolosamente e le mani gli prudevano terribilmente. Avrebbe volentieri tirato un cazzotto in faccia all’amico.

-Tu non saresti in grado di distinguere una chitarra da un piano, Salamander.-

-Come se ci volesse un genio per premere quattro tasti o suonare un paio di corde.- sminuì l’altro.

Gajeel non ci vide più: nessuno poteva insultare uno dei suoi più grandi hobby! Prese il ragazzo dalla sciarpa che si portava sempre dietro e gli mostrò un ghigno che avrebbe fatto fuggire il diavolo in persona.

-Allora provaci, cervello bruciato!-

Natsu spostò lo sguardo altrove. –Se ci sei riuscito tu…-

L’altro ringhiò mentre un tic all’occhio lo rese simile a un pazzo. Prese un bel respiro prima di rispondere al ragazzo.

-Io suono da quando ho sei anni, deficiente! Grazie al cazzo che ti sembra semplice!- urlò.

Di certo il respiro non gli era servito per calmarsi. Aveva solo bisogno di più fiato per urlare in faccia all’amico tutta la sua indignazione, creando un effetto phon sui suoi capelli.

Natsu scosse la testa per riprendersi dallo sfogo dell’altro. Fece per rispondergli ma il conducente, stufo di quella scenetta a cui assisteva un giorno sì e l’altro pure, inchiodò di botto costringendolo a rimanere seduto al proprio posto. Per fortuna che aveva indossato la cintura di sicurezza altrimenti sarebbe già fuori dal parabrezza.

-Che diavolo ti prende, Gray!?- gli gridò Gajeel, che era prima stato sbalzato in avanti e poi schiacciato malamente contro il proprio sedile, riportandosi nella giusta posizione.

Gray Fullbuster lanciò un’occhiataccia ai due amici, congelandoli sul posto.

-Se non volete rimanere a piedi in mezzo alla neve, finitela di litigare! E tu smettila di mangiare nella mia auto!-

Natsu nascose il pacchetto di marshmallow dietro la schiena e si affrettò a mandare giù quello che aveva in bocca.

Gajeel ammutolì spostando lo sguardo sul finestrino del passeggero, borbottò qualcosa che nessuno dei presenti comprese.

Quando finalmente il silenzio regnò nell’abitacolo, Gray potè ripartire.

-Gray?- lo richiamò Natsu.

-Mh?-

-I tuoi vestiti.-

Una serie di imprecazioni piuttosto colorite uscirono dalla bocca del ragazzo che, nel tentativo di recuperare gli abiti improvvisamente spariti, si sporse fuori dal finestrino. Se non fosse stato per Gajeel, risvegliato dal trans del mal d’auto –o qualsiasi altro mezzo di trasporto – dall’urlo acuto di Natsu, molto poco virile aggiungerei, che aveva afferrato prontamente il volante, avrebbero passato la notte di capodanno all’ospedale. Nel reparto di ortopedia se gli fosse andato bene, in quello di terapia intensiva se fossero stati sfigati.


 

Il locale era pieno di gente, principalmente ragazzi delle superiori o poco più grandi. La musica accompagnata da voci decisamente non professionali che proveniva dall’interno, fece intendere ai tre amici che il karaoke non fosse un optional quella sera. Gajeel ringraziò la sua buona stella per aver risparmiato alle sue orecchie la musica elettronica, da lui tanto odiata, almeno quella sera.

Già doveva sopportare la playlist di Natsu ogni qual volta andava a casa sua. Praticamente tutti i pomeriggi.

Alcuni ragazzi erano rimasti fuori a fumare e chiacchierare, Gajeel salutò con un cenno del capo quelli che riconobbe senza però avvicinarsi. Non gli piaceva socializzare.

-Entriamo?- gli disse Gray aprendo la porta del locale, dal quale provenivano urla, musica e voci tutt’altro che intonate.

-Gaaajeeel!- urlò Natsu saltandogli in spalla, rischiando di rovinare a terra insieme a lui.

Il ragazzo mantenne l’equilibrio per miracolo. –Ehi! Ma dico, ti sei impazzito!?-

Ovviamente Natsu e Gray erano l’eccezione che conferma la regola.

Natsu sorrise mostrando i canini luccicanti e sporgendosi oltre la sua testa per poterlo guardare in faccia, anche se a testa in giù.

-Secondo voi ci sarà qualche ragazza decente in questo casino?- chiese Gray lanciando uno sguardo all’interno.

Natsu alzò lo sguardo sull’amico e tornò in posizione eretta, facendo barcollare il “sostegno” sotto di lui.

-Argh! Scendi! Sei pesante! Cosa diavolo hai mangiato a cena? Un drago!?-

-Gray, sei alla ricerca di una fidanzata?- chiese il rosato ignorando le proteste dell’altro.

Gray si voltò a guardarlo sconcertato. –Ma scherzi!? Fossi matto!-

-E allora a cosa ti serve sapere se ci sono o meno ragazze decenti?- chiese Natsu non capendo.

Gajeel alzò lo sguardo sull’amico che gli si era ancorato come una cozza sullo scoglio.

-Lo stai chiedendo davvero?-

-È di Natsu che parliamo, Gajeel.- disse scuotendo la testa un esasperato Fullbuster entrando poi nel locale.

-Giusto.- confermò Gajeel scrollandosi dalle spalle Natsu, che cadde a terra, e seguendo l’amico nel locale.

Natsu si massaggiò la testa e si affrettò a rimettersi in piedi. –Ehi! Aspettatemi!-

All’interno della sala la musica era ancora più alta, le luci provenienti dall’unico proiettore economico attaccato al soffitto illuminavano la stanza stracolma di gente, ammassata come poteva sui pochi divanetti disponibili e l’odore forte di alcol si sentiva senza tanti sforzi.

Sul palco, o meglio la pedana rimediata da qualche teatrino andato in malora, c’erano due ragazzi che si esibivano meglio che potevano nella canzone di turno, le cui parole scorrevano sullo schermo di fronte a loro.

Gajeel si ritrovò a pensare che la musica di Natsu non fosse poi così male quando uno dei ragazzi osò sfiorare una nota troppo alta, rischiando di far esplodere i bicchieri che una cameriera serviva ai tavoli.

-Volete qualcosa da bere?- chiese una ragazza dai lunghi capelli albini comparendo di fronte a loro con un sorriso.

-Mirajane!- urlò Natsu spintonando gli altri due.

-Natsu! Ragazzi che ci fate qui?- chiese Mirajane mettendo un paio di bicchieri sul vassoio che teneva in equilibrio sulla mano destra.

Gray tirò un pugno a Natsu, sbattendolo a terra.

-Sanno più o meno tutti di questa festa gratuita, in cui devi pagare solo se ordini, tu?- rispose il ragazzo dagli occhi blu.

Natsu si rialzò da terra e ricambiò il gesto dell’altro, che volò sul pavimento appiccicoso.

-Lavoro. – rispose semplicemente la ragazza guardando i due ragazzi pestarsi.

Gray tornò in piedi, senza camicia, e prese l’altro dal giaccone alzandolo di peso.

-Bastardo.- ringhiò.

Mirajane scostò lo sguardo dai due e rivolse un sorriso a Gajeel, che invece guardava il karaoke improvvisato.

-Se vuoi cantare, puoi farlo. Salveresti la vita a un sacco di ragazzi che non vogliono farlo.- lo informò la cameriera sporgendosi in avanti per guardare il suo viso, imbronciato come sempre.

-Nah, non c’è gusto davanti a questa marmaglia ubriaca.- gli rispose senza però staccare gli occhi dai due che, finita la pessima performance, scendevano dal palco più morti che vivi e lasciavano il posto al presentatore.

Spostò lo sguardo lungo tutta la sala, cercando di individuare la prossima ragazza che, in un modo o nell’altro, si sarebbe portato a letto. Non che avesse particolari canoni da rispettare, finchè era bella, ubriaca e disponibile andavano bene tutte. Tanto poi la mattina dopo l’avrebbe cacciata di casa a calci, o ci avrebbe pensato sua madre.

Il suo sguardo fu catturato da una bionda con delle assurde orecchie da coniglio in testa e un seno spropositato. La vide staccarsi dal gruppo di ragazze con il quale stava parlando e avvicinarsi ai divanetti dietro il palco, per poi chinarsi di fianco a una ragazza dai capelli azzurri che leggeva un libro sussurrandole qualcosa e passandole il bicchiere stracolmo d’alcol che teneva in mano.

La ragazza però rifiutò l’offerta dell’amica e le indicò il libro.

Era troppo lontano per sentire ciò che si dicevano e la voce del ragazzo sul palco, alla ricerca della prossima vittima da far cantare, sovrastava ogni cosa. Riuscì però a leggere le labbra dell’azzurra: “sto bene così”.

Gajeel si chiese quale adolescente non bevesse a una festa del genere. Forse non reggeva l’alcol.

A lui la cosa non interessava, era alla ricerca di una compagna di letto non di una ragazzina strana. Inspiegabilmente però, il suo sguardo rimase calamitato da quella piccola figura accartocciata sul divano con un libro sulle gambe. Improvvisamente volle sapere cosa stesse leggendo di così interessante da non poter staccare gli occhi dalle pagine neanche per un secondo.

Gray gli posò una mano sulla spalla.

-Trovato qualcosa di interessante?- gli chiese.

-No.- rispose Gajeel distogliendo lo sguardo da lei e posandolo sull’amico malconcio al suo fianco. –Dove sono i tuoi vestiti?-

Gray imprecò e si allontanò da lui per andare alla ricerca degli indumenti tolti chissà quando e chissà dove. La sua indagine durò poco in quanto Natsu si buttò su di lui a peso morto, costringendolo ad ingaggiare un’altra rissa.

-Oh andiamo! Possibile che non ci sia neanche un volontario? Non costringetemi a scegliere.- sentenziò il ragazzo sul palco guardandosi intorno. –Proprio nessuno?-

Le luci cambiarono colore, trasformandosi in due occhi di bue che vagavano per la stanza. Uno dei due colpì in pieno Gajeel che distolse lo sguardo per la forte luce, senza rendersi conto di essere stato scelto.

Il secondo andò a inquadrare la piccoletta seduta, che alzò lo sguardo dal suo libro posandolo sul divano prima che due ragazzi la sollevassero.

-Bene! Abbiamo i nostri prossimi cantanti!- disse il presentatore.

-Che!? Io lì non ci salgo! Ehi! Ho detto di no! Mollatemi!- strepitò Gajeel mentre Natsu e Gray lo spingevano verso il palco, incuranti delle minacce che lanciava loro.

-No. Avete sbagliato persona, io non so cantare!- disse la ragazza mentre veniva messa sul palco nel medesimo istante di Gajeel.

I due si lanciarono uno sguardo imbarazzato che distolsero subito. Il presentatore gli mollò il microfono in mano, lasciandogli la scena.

-Buon divertimento.- ridacchiò scendendo dal palco.

Gajeel desiderò ardentemente picchiarlo a sangue ma posò ugualmente il microfono al suo posto sull’asta mentre la musica iniziava ad aleggiare nella stanza. Lanciò un’occhiata di sfuggita alla ragazza accanto a lui, che stringendosi nelle braccia sembrava non essere intenzionata a cantare.

Gajeel spostò lo sguardo sullo schermo di fronte a lui e, leggendo nel contempo le parole, iniziò ad intonare la canzone che gli era stata designata.

A strofa finita fece per scendere dal palco ma la voce dolce e timida della ragazza attirò la sua attenzione. Non credeva sarebbe riuscita ad aprire bocca, sembrava così intimidita da tutto ciò.

Tornò al proprio posto riprendendo a cantare insieme a lei il ritornello.

La ragazza gli regalò un sorriso mentre afferrava l’asta del microfono con una mano, sciogliendosi un poco.

Il ragazzo ricambiò il sorriso con un ghigno che la fece arrossire e si tolse la giacca, buttandola sui due idioti che aveva come amici, alle sue spalle.

Mano a mano che la canzone andava avanti i due si sciolsero sempre di più, cantando insieme come vecchi amici. Gajeel si azzardò anche a far fare una piroetta alla ragazza al suo fianco, che rise imbarazzata. La fece ridere di gusto quando si piegò insieme all’asta cantando tutto pompato una strofa.

Da che neanche si guardavano di sfuggita, si ritrovarono a cantare le ultime parole occhi negli occhi l’uno di fronte all’altra. Rosso cremisi nel marrone cioccolato.

Senza fiato continuarono a rimanere fermi immobili mentre il pubblico sotto di loro li acclamava con forza: nonostante le loro voci fossero tanto diverse si erano fuse in una sola, come mai nessuno dei presenti avrebbe immaginato.

-Gajeel.- disse il ragazzo allungando la mano.

Lei spostò il microfono nell’altra e la strinse con forza. –Levy.-

“Wow, non ha solo due splendidi occhi e una voce fantastica, anche il suo nome sprizza dolcezza.”

Purtroppo il momento contemplativo durò poco, dato che i due deficienti gli saltarono addosso trascinandolo giù dal palco. Natsu gli sfregò il pugno sulla testa tenendolo fermo con le gambe e Gray gli assestò un pugno sul braccio. Gajeel si liberò di entrambi alzandosi di botto, assestando poi un calcio per uno.

-Ehi, Romeo! La tua Giulietta se ne sta andando!- gridò qualcuno da un punto non definito della sala.

Gajeel fece scattare lo sguardo lungo tutto il perimetro ed adocchiò una chioma azzurra appena prima che varcasse la porta, affiancata dalla stessa bionda che aveva visto prima.

Afferrò al volo la giacca e corse fuori, ignorando gli altri due che lo chiamavano.

-Levy!-

Levy si voltò e vide il ragazzone con cui aveva cantato correre verso di lei.

-Noi andiamo avanti.- le disse una ragazza dai capelli scarlatti trascinando via le restanti due ragazze.

Gajeel si fermò di fronte a lei con il fiatone, mani sulle ginocchia e viso arrossato sia dalla corsa che dalle basse temperature.

-Gajeel? –

Il ragazzo si beò del suono che il suo nome aveva pronunciato da lei.

“Ma che cazzo sto pensando! Prima volevo farmi la sua amica!”

Scosse la testa sotto lo sguardo confuso della ragazza. La guardò e si rese conto di non sapere il motivo per il quale le fosse corso dietro.

-Hai bisogno di qualcosa?-

Gajeel andò nel panico. Non aveva idea di cosa dirle, il suo cervello si spense e lui si ritrovò a balbettare frasi sconnesse prima di sparare la prima cacchiata che gli passò per la testa.

-Il mio amico ha perso la testa per te ma è troppo idiota e imbarazzato per chiedertelo di persona. Mi potresti lasciare il tuo numero? Così lo do a lui.- disse di fretta.

-Oh. Certo.- gli rispose Levy.

Gajeel le allungò il suo smartphone e lei vi digitò sopra il proprio numero, poi glielo restituì.

-Levy! Andiamo!- gridò una voce femminile poco lontano.

-Arrivo!- gridò di rimando. –Ora devo scappare. Mi è piaciuto cantare con te. È stato un piacere conoscerti!- disse mentre correva incontro alle sue amiche.

Gajeel rimase come un pesce lesso a guardarla allontanarsi, mantenendo un po’ troppo tempo lo sguardo fisso sul suo didietro coperto dai jeans. Aveva un bel culo per essere così piccola.

Guardò il numero sul telefono e decise di salvarlo sotto “Shorty”. Sorrise senza motivo fissando lo schermo.

-“Il mio amico ha perso la testa per te”!? Ma quanto sono stato idiota!? Probabilmente non la rivedrò mai più e cosa faccio!? Le dico che uno di quei due minchioni lì dentro si è invaghito di lei!- si rimproverò rientrando nel locale.


 

***

-Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di riprovare più tardi.-

Chiuse la chiamata appena prima che la segreteria concludesse il suo annuncio, invitandolo a lasciare un messaggio. Come se non lo avesse già fatto innumerevoli volte.

Fissò truce il telefono e lo lanciò nell’armadietto dello spogliatoio.

Dopo quella festa ci aveva messo settimane a trovare il coraggio di chiamarla, con le conseguenti prese in giro dei suoi amici che gli rinfacciavano di essersi preso una cotta.

Il suo cellulare risultava sempre spento o non raggiungibile, non era riuscito a parlarle neanche una volta. Era stato tentato di scriverle un messaggio ma ci aveva rinunciato. Le aveva lasciato almeno un messaggio in segreteria ogni volta che provava a chiamarla.

Gajeel si sdraiò sulla panca occupandola per i tre quarti con la sua imponente mole e si mise a pensare alle possibilità che c’erano per le quali lei non rispondesse mai alle sue chiamate.

Chissà forse aveva bloccato il suo numero, prendendolo per stalker.

Un asciugamano zuppo di sudore gli arrivò in pieno viso.

-Che fai dormi?- lo prese in giro Gray. –Hai una casa per farlo, gli spogliatoi non sono adatti.-

Gajeel si limitò a tirare l’asciugamano in faccia al suo interlocutore, che però si spostò lasciando che il tessuto di spugna andasse a colpire Natsu, apparso dietro di lui.

-Questo coso puzza!- urlò il rosato togliendoselo dalla faccia come se fosse radioattivo.

Il ragazzo dai lunghi capelli neri, ora legati in una comoda coda alta, ignorò i due e continuò a fissare il soffitto sopra di sé.

-Terra chiama Gajeel. Su che pianeta sei?- gli disse Max, un suo compagno di squadra e di classe.

-Sul pianeta Levy.- sghignazzò Gray, seguito da Natsu.

-Levy?- chiese.

-La ragazza di cui si è invaghito.- continuò Gray. –L’ha conosciuta in un locale a Capodanno. Hanno fatto uno splendido duetto al Karaoke e Gajeel ha perso la testa per lei.-

-Non ho perso la testa!- borbottò il diretto interessato tirandosi su a sedere.

-Certo che no! Perché tu non l’hai inseguita correndo fuori dal locale, non le hai strappato il numero con una scusa, non ci hai messo settimane per chiamarla, non continui a farlo nonostante lei non ti risponda e non ti sei preso una cotta per lei.- disse Fullbuster sottolineando ogni negazione e facendo sganasciare Natsu, che aveva la testa infilata nell’armadietto per tentare di non ridere.

-Avere una cotta è da uomini!- esclamò un ragazzone con i capelli bianchi.

-Taci!- esclamò Gajeel tirandogli in faccia la propria boccetta d’acqua.

-Allora?- chiese curioso Max. –Come mai non ti risponde?-

Gajeel alzò le braccia la cielo.

-E che ne so! Mi da sempre la segreteria telefonica! È un mese che ci provo.- disse posando il gomito sulla gamba e il mento sulla mano.

-Hai provato a lasciarle un messaggio?-

Gray rise guadagnandosi un’occhiataccia dall’altro.

-Un messaggio? Gliene avrà lasciati a centinaia! Alcuni anche disperati, sembrava sul punto di piangere, poverino.- disse mentre si toglieva la maglietta fradicia di sudore e la ficcava nell’armadietto. – Una cosa tipo: “oh Levy, perché non mi rispondi? Sono pazzo di te! Richiamami appena puoi, ti prego”.-

Natsu scivolò a terra in preda alle convulsioni per le troppe risate. Gli lacrimavano gli occhi e si teneva la pancia con le mani.

Gajeel gli tirò un calcio e si alzò per andarsi a fare una doccia, lasciando cadere il discorso.


 

***

La prof parlava, parlava e parlava. E lui continuava a non capirci niente, niente, niente. Erano tornati da neanche due giorni dalle vacanze invernali e quella megera si metteva a spiegare. Neanche ci aveva provato a seguirla, tanto si perdeva a metà discorso.

Gajeel sprofondò nel banco, abbandonando la testa su di esso disperato. Quanto mancava alla ricreazione?

Spostò lo sguardo sulla classe, notando che più o meno tutti erano nel suo stesso stato. Ad eccezione di qualche ragazza che prendeva appunti, pur non capendo, e di Natsu e Gray che si facevano scherzi tremendi tra di loro.

Il ragazzo si chiese come facesse ad essere amico di due idioti del genere.

Qualcuno bussò alla porta fermando il monologo della professoressa dall’effetto sedativo. La matematica era un ottimo metodo contro l’insonnia.

-Avanti.- borbottò l’insegnante a dir poco contrariata da quell’interruzione.

La porta scorrevole si aprì mostrando un po’ più in basso del previsto la faccia bonaria del preside. L’intera classe scattò in piedi ma l’ometto gli fece segno di stare seduti, non c’era bisogno di tutte quelle formalità.

-Mi dispiace interrompere la vostra interessantissima lezione di matematica. Nulla togliendo alla vostra prof ma io non ci ho mai capito un’acca di matematica, i numeri non fanno per me mi si intrecciano nel cervello.- iniziò provocando le risate della classe e lo sbuffo infastidito dell’insegnante.

Gajeel si ritrovò a pensare che quel vecchietto fosse piuttosto simpatico. Nonostante fosse finito nel suo ufficio più di una volta per colpa di Natsu, di Gray o di entrambi, non gli aveva mai affibbiato qualche punizione né fatto la solita predica degli adulti. Si limitava a tirare uno scappellotto e ad urlargli conto quanto fossero idioti.

Un tipo di metodo educativo che gli insegnanti non condividevano ma a Makarov, così si chiamava il preside, non sembrava interessare. Dopotutto la scuola era di sua proprietà.

-Non sono venuto qui per farvi perdere tempo, purtroppo, ma per presentarvi una nuova studentessa che da oggi farà parte della vostra classe.- annunciò mentre un fitto borbottio si alzava tra le fila degli studenti. –Entra pure.-

Gajeel, incuriosito dalla new entry, puntò lo sguardo sulla porta e per poco non cadde dalla sedia quando vide l’inconfondibile chioma azzurra spuntare.

Cosa diavolo ci faceva lei lì?

Levy, con lo sguardo basso e un libro stretto al petto, si avvicinò alla cattedra affiancando preside e insegnante.

-Lei è Levy, si è trasferita qui da un'altra scuola. Trattatela come si deve.- disse Makarov lanciando uno sguardo ai ragazzi che si stavano scazzottando.

-Mi chiamo Levy McGarden! Piacere di conoscervi!- si presentò con un profondo inchino.

-Bene, Levy, c’è un posto libero vicino a Redfox, l’ammasso di muscoli in penultima fila. Tranquilla non morde.- le disse l’insegnante invitandola a sedersi vicino al compagno.

L’azzurra alzò lo sguardo e seguì le indicazioni della donna fino ad incrociare lo sguardo cremisi di un Gajeel sorpreso quanto lei. Arrossì quando lui le regalò un ghigno che non prometteva niente di buono ed andò a sedersi di fianco a lui, tenendo lo sguardo basso.

Quando anche Makarov uscì dalla classe, la professoressa riprese la sua lezione su qualcosa che la maggior parte della classe non capì.

Gajeel seguì ogni suo singolo movimento, non le staccò gli occhi di dosso neanche un secondo e quando lei se ne accorse lui allargò il suo ghigno.

-Perché mi fissi?- chiese timidamente.

Gajeel posò la testa sulla mano e la fissò intensamente.

-Sei l’ultima persona che avrei immaginato varcasse quella porta.- disse indicandole l’uscio con un movimento della testa. –Pensavo non ti avrei più rivisto.-

Levy arrossì un poco a quelle parole e si mise a trafficare con l’astuccio pur di non guardarlo in faccia.

-Hai sentito il preside, mi sono trasferita da un’altra scuola.-

-Master.-

-Scusa?- gli chiese voltandosi a guardarlo.

Gajeel indicò la porta ancora una volta.

-Master Makarov, non preside. Preferisce essere chiamato così.-

-Oh.- disse solamente distogliendo lo sguardo e puntandolo sul proprio quaderno.

Gajeel cambiò posizione, poggiando la testa sulle braccia incrociate.

-E comunque io la storia del trasferimento non me la bevo. Non è che mi hai seguito o fatto qualche indagine strana per sapere in che scuola andassi?-

Levy lo fissò scioccata. –Eh!?-

-Sì dai, quelle cose da stalker che fate voi ragazze con chi vi piace.- sminuì lui continuando a guardarla con un ghigno sulle labbra.

-Ma come ti permetti!? Per chi mi hai presa!?- esclamò la ragazza.

Gajeel mise la mani avanti: -Ehi! Non ti scaldare, stavo solo scherzando! Non conosci l’ironia?-

Levy assottigliò lo sguardo ed evitò di rispondergli, preferendo concentrarsi sulla lezione. Quando lo aveva conosciuto non le era sembrato così… rompiscatole! Sembrava divertirsi a stuzzicarla e a farla arrabbiare. Da quando i ragazzi dimostravano che gli piaci in quel modo? Che poi non era neanche certa di piacergli.

Forse era solo frutto della sua fantasia. Quel tipo di certo non poteva essere interessato a lei, non quando aveva, sicuramente, una stola di ragazze che gli sbavavano dietro. Chissà quante se ne sarà portato a letto.

Un improvviso moto di rabbia le fece premere troppo forte la matita sul quaderno, facendo saltare la punta e costringendola a frugare nell’astuccio per recuperare il temperino.

Accigliò lo sguardo quando si accorse che non c’era e cercò di nuovo, senza successo. Aveva dimenticato il temperino sulla scrivania quella mattina, nella foga di preparare lo zaino. Al suo posto vi era un pupazzetto a forma di orsetto, trovato chissà dove.

Sbuffò rendendosi conto che avrebbe dovuto rinunciare a prendere appunti. Non si sognava neanche di chiedere al compagno dietro di lei una matita.

-Tieni.- disse il ragazzo di fianco a lei porgendole proprio ciò di cui aveva bisogno.

Levy alzò lo sguardo su di lui prima di afferrare l’oggetto. Una scossa la percosse quando le loro dita si sfiorarono per caso. Tirò via la mano immediatamente, mentre il suo cuore iniziò a galoppare.

-Grazie.- soffiò con le guance in fiamme recuperando la matita da temperare.

Il ragazzo non la guardò, preferendo fissare due file davanti a loro, dove Gray e Natsu venivano sgridati dalla prof per essersi alzati di botto dal banco urlando insulti coloriti l’uno verso l’altro.

Levy seguì il suo sguardo incuriosita, riconoscendo i due ragazzi che erano con lui la sera di capodanno. Sembravano non andare molto d’accordo.

-Che idioti.- borbottò Gajeel pur mantenendo lo sguardo su di loro.

-Sono amici tuoi?-

Gli occhi cremisi si posarono su di lei che arrossì inconsciamente: quello sguardo le faceva un effetto strano. Distolse lo sguardo e si spostò una ciocca dietro l’orecchio in imbarazzo.

Gajeel si fermò a guardarla qualche secondo, studiando il viso arrossato, i capelli ribelli tenuti a mala pena a bada da una fascetta gialla, il collo fino sul quale era annodata la cravatta rossa della divisa. Tornò su, perdendosi negli occhi scuri color nocciola che fissavano tutto tranne lui. Quando riuscì ad incrociare il suo sguardo, lei gli sorrise e lui, colto da un improvviso imbarazzo, distolse il proprio.

-Sì.-

-Non sembrano andare molto d’accordo.-

-Nah, è sempre così. Qualsiasi pretesto è buono per picchiarsi.- disse il ragazzo guardandola con la coda dell’occhio.

-Capito.-

I due non si scambiarono più una parola fino alla fine delle lezioni.

A ricreazione lui sparì prima che Levy potè restituirgli il temperino. Lo cercò per i corridoi ma finì per perdersi più di una volta per l’immenso edificio scolastico.

Per fortuna la sua amica Lucy riuscì a recuperarla e a riportarla davanti alla classe appena in tempo. La campanella suonò da lì a pochi istanti.

Le voci dei suoi compagni era un sottofondo caotico nel suo cervello, che tentava di calcolare quanto tempo ci avrebbe messo per terminare i compiti, chiedendosi se gliene rimanesse per leggere il libro iniziato il giorno prima.

Uscì dalla classe persa nei suoi pensieri e non si accorse di chi le sostava davanti, finchè non gli andò addosso.

-Ahio.- si lamentò massaggiandosi il naso. –Chiedo scusa, non ti avevo visto.-

-Ce ne vuole per non vedermi, Shorty.- decretò la voce profonda di Gajeel.

Levy aprì la bocca per rispondergli in malo modo che era sovrappensiero e che, no, non lo aveva visto, per quanto imponente sia la sua figura ma si bloccò rendendosi conto di un piccolo dettaglio.

-Shorty?- squittì senza sapere se prenderlo come un insulto o un complimento.

Gajeel ghignò ed annuì.

-Perché “Shorty”?-

-Non è ovvio?- chiese ficcando le mani in tasca. –Sei piccola e compatta. Shorty.- le disse quando lei scosse la testa.

Levy gonfiò le guance indignata: era un insulto bello e buono.

-Pensa per te, stupido!- disse indugiando sulla “u”.

Gajeel rise emettendo un “ghihi” che Levy non seppe etichettare in alcun modo se non “strano” e la seguì quando lei gli voltò le spalle, percorrendo a passo svelto il corridoio.

-Sei iscritta a qualche club, Shorty?-

-Sì, a quello di lingue antiche. E non chiamarmi Shorty!-

-Perché no? Ti dona.- le disse piegandosi per poterla guardare in faccia.

Levy usò il proprio zaino come arma, tirandolo addosso a lui che però lo evitò all’ultimo secondo.

-Tu invece? Mr Ti-affibbio-soprannomi.- borbottò rimettendo lo zaino in spalla.

Gajeel la superò in due falcate e le bloccò la strada, costringendola a fermarsi ed alzare lo sguardo su di lui.

-Club di basket.- disse mentre una palla arrivata da chissà dove gli finì dritta dritta tra le mani. –Magari potresti venire a vedere i miei allenamenti un giorno di questi.-

Levy guardò la palla tra le sue mani poi lui, il corridoio e di nuovo lui. Sospirò rendendosi conto che Gajeel bloccava l’unico passaggio con la sua stazza.

-Spostati, per favore.-

Gajeel fece ruotare la palla sull’indice della mano destra. –No.-

Levy sbuffò. –Devo andare a casa! Perdo l’autobus!-

Il ragazzo fermò la palla e la guardò.

-Potrei accompagnarti io, fino a casa.-

Levy spostò il peso sulla gamba destra guardando il suo nuovo compagno di classe che sembrava essere divertito da quella piccola scenetta.

-Gaaaaajeeel!- urlò qualcuno dal fondo del corridoio.

I due ragazzi si voltarono e un turbine rosa finì addosso al ragazzo, facendolo finire a terra.

Levy fissò la scena sconcertata, indecisa se ridere o fuggire approfittando del fatto che l’ostacolo fosse momentaneamente occupato.

-Che diavolo vuoi Salamander!?- ruggì il moro tirando un destro sul naso dell’amico.

Natsu finì a fissare il soffitto sdraiato sul pavimento. Si alzò poi di botto, spaventando Levy che lo credeva svenuto.

-Mi hai fatto male, testa di ferro! Vuoi botte, eh!?-

-Veramente sei tu che gli sei saltato addosso all’improvviso.- mormorò Levy, attirando gli sguardi sorpresi dei due a terra.

Natsu scattò in piedi e si avvicinò alla ragazza per poi annusarla, tipo segugio.

-Tu non sei la ragazza di cui Gajeel si è inna…- La mano di Gajeel bloccò prontamente le parole dell’amico, che l’avrebbero messo in imbarazzo oltre ogni dire.

-Non dargli ascolto, è stupido.- tentò, pregando che la ragazza non avesse intuito cosa l’idiota stesse per dire.

Per sua sfortuna lui di amici idioti ne aveva ben due, che si divertivano a metterlo in situazioni imbarazzanti.

-Oh, tu sei la ragazza del karaoke. Levy, giusto?-

Gray apparve sulla scena privo della parte superiore della divisa, abbandonata chissà dove senza rendersene conto.

Levy indugiò un po’ sull’addome scolpito del ragazzo prima di rispondergli.

-Sì, giusto.-

Gray le sorrise e le allungò la mano.

-Io sono Gray Fullbuster, mentre l’idiota dai capelli rosa si chiama Natsu Dragneel. Gajeel lo conosci già.- disse mentre Levy gli stringeva la mano.

-Piacere di conoscerti.- pronunziò la ragazza a voce bassa, ancora sconvolta dalla mancanza di abbigliamento del ragazzo davanti a sé. Che non se ne fosse accorto?

Natsu morse la mano di Gajeel, il quale urlò qualcosa di molto volgare che Levy avrebbe preferito non ascoltare, e si avvicinò alla ragazza tornando ad annusarla.

-Hai un buon odore: carta e inchiostro. Posso chiederti una cosa?- disse il ragazzo fissandola negli occhi.

Levy si limitò ad annuire, presa alla sprovvista dalla vicinanza eccessiva del ragazzo.

-Perché non hai risposto alle sue chiamate neanche una volta?- chiese. –Insomma ti avrà lasciato un centinaio di messaggi in un mese, potevi almeno degnarti di richiamarlo.-

Gajeel si spiaccicò una mano sulla faccia: la stupidità di Natsu colpiva ancora e lui ne faceva le spese.

L’azzurra battè le palpebre sorpresa e si spostò di lato, per poter osservare il ragazzo rimasto seduto a terra.

L’aveva chiamata?

-Purtroppo due giorni dopo il karaoke ho rotto il telefono e ho dovuto cambiare numero per un po’, dato che non c’erano negozi aperti nei dintorni. Ho comprato il telefono nuovo due giorni fa, l’ho lasciato sotto carica spento per un giorno intero e stamattina mi sono dimenticata di accenderlo.- spiegò.

Era stata proprio sfortunata a rompere il telefono sotto le feste, proprio quando i negozi chiudevano i battenti per settimane. Le era passato in mente il fatto che Gajeel avrebbe potuto chiamarla ma non aveva il suo numero per poterlo avvertire di quel piccolo disguido.

Si avvicinò al ragazzo e si accucciò davanti a lui.

-Mi dispiace, se avessi avuto modo di contattarti non sarebbe successo. Ma non avevo il tuo numero.- si scusò accennando un piccolo sorriso.

Gajeel avvertì le guance andargli in fiamme per quella vicinanza e spostò lo sguardo altrove.

-Avrai tante di quelle chiamate perse da me che probabilmente lo imparerai a memoria.- borbottò.

Levy gli sorrise e il cuore di Gajeel mancò un battito. Forse i suoi amici non avevano tutti i torti a dire che si fosse invaghito di quella ragazza.

Sì, insomma, Levy non era il genere di ragazza che frequentava ma non si poteva di certo dire fosse brutta: incastonati come pietre preziose sul viso dai tratti dolci, c’erano due grandi occhi nocciola; i ribelli capelli azzurri sembravano morbidi quanto selvaggi, tenuti lontani dal viso da una fascetta gialla; aveva un fisico piccolo, era bassa ma proporzionata. Lui che era sempre stato attratto dai decolté spropositati si ritrovò a pensare che quello piccolo della ragazza di fronte a lui fosse immensamente più adorabile.

“Quanto porta? Una seconda? Una terza scarsa?” si chiese senza rendersi conto di essere rimasto a guardarla imbambolato.

-Gajeel?- lo richiamò lei.

Gajeel si riscosse e incatenò i propri occhi ai suoi, chiedendole in silenzio cosa volesse.

-Si sta facendo tardi, devo tornare a casa.- gli disse.

Il ragazzo scattò in piedi e la sovrastò con la sua stazza, facendole fare un passo indietro spaventata dal movimento repentino.

Levy si ritrovò a perdersi negli occhi color sangue del suo compagno di classe. Persa nella sua contemplazione non si rese conto di essere stata alleggerita, dato che il suo zaino fu preso dal ragazzo di fronte. Il quale si era già avviato per il corridoio dalla parte opposta rispetto all’uscita.

-Ma che?- disse voltandosi. –Ehi! Che vuoi fare con il mio zaino!?-

Gajeel le regalò un ghigno e le mostrò l’oggetto.

-Sai che pesa? Come fai a portarlo sulle spalle, tu che sei così piccolina.-

Levy gonfiò le guance e gli corse dietro indispettita, rivoleva il suo zaino in modo da potersi allontanare da quel ragazzo che le faceva provare così tanti sentimenti contrastanti.

-Ridamelo.- ordinò.

L’altro non le diede neanche retta, continuando il suo percorso verso una meta a Levy sconosciuta. Ancora non conosceva l’ubicazione dei locali scolastici, si era trasferita solo oggi.

Di punto in bianco Gajeel si fermò. –Facciamo così: io ti ridò lo zaino se ti lasci accompagnare a casa.-

Levy lo guardò a bocca aperta. –E perché dovrei accettare una cosa del genere?-

Gajeel le mostrò lo zaino e Levy tentò di afferrarlo ma l’altro lo spostò fuori dalla sua portata.

-Perché io non ho intenzione di ridartelo a condizioni differenti.- disse stupendosi lui stesso dei paroloni usati. –Prende o lasciare.-

L’azzurra lo fissò con uno sguardo che poteva uccidere, facendo tremare Natsu e Gray, che osservavano la scena da dietro le spalle dell’amico. Poi sospirò, tanto non aveva scelta.

-Va bene! Puoi accompagnarmi a casa. Basta che ti muovi che ho una valanga di compiti da fare!-

Il moro sogghignò piegandosi su di lei.

-Chi ti dice che io ti accompagni ora? Devo andare agli allenamenti prima, poi ti riaccompagno.- disse.

-Cosa!? E io che dovrei fare nel frattempo che tu ti alleni!?- sbottò la ragazza.

Gajeel sembrò pensarci un po’ su, probabilmente non ci aveva pensato. Natsu arrivò in suo soccorso.

-Puoi venire a vederci! Ci sono delle sedie libere in palestra.- propose il rosato.

Levy sospirò di nuovo. –Okay, non mi sembra di avere altra scelta.- borbottò.

Natsu fece il pollice in su all’amico quando Levy li superò. Gajeel però gli tirò uno scappellotto per poi seguire la ragazza.

***

La palestra era grande e ben attrezzata, la struttura sembrava nuova di zecca. Sul soffitto alto le luci al neon illuminavano l’intero ambiente, arieggiato da una fila di finestre su ogni parete.

Levy potè notare che, oltre al club di basket, la palestra fosse usata anche da quello di pallavolo data la presenza della rete, arrotolata in un angolo. I due canestri non erano di plastica, come si era immaginata, ma di ferro, decisamente più pesanti da trasportare sui due lati del campo.

Levy si accomodò su una delle tante sedie libere in prima fila, dietro di lei un gruppo di ragazze davano il meglio di sé per farsi notare dai ragazzi della squadra. I quali erano già scesi in campo per effettuare il riscaldamento. La ragazza si fermò a guardare Gajeel nel momento in cui lo vide discutere con il coach di qualcosa che non capì: aveva in fiatone dovuto alla corsa, i capelli erano legati in una coda e la divisa della squadra gli calzava a pennello.

Chissà perché Gajeel voltò lo sguardo su di lei, intenta a guardarlo, e le regalò un ghigno prima di riprendere a correre insieme ai compagni.

A lei non era mai piaciuto lo sport, né da praticare né da guardare. Aveva sempre preferito la compagnia di un buon libro piuttosto che la fatica e il sudore di una partita a basket o a qualsiasi altro sport. Ne aveva provati molti ma nessuno di essi aveva mai catturato la sua attenzione tanto da farle venir voglia di continuare a praticarlo.

Eppure quel pomeriggio rimase incantata a guardare i movimenti scattanti dei ragazzi sul campo, riuscì persino ad ignorare i gridolini estasiati delle ragazze dietro di lei.

Le sembravano una squadra affiatata, passavano la palla a tutti e tutti segnavano, chi più chi meno. Ovviamente i talenti naturali spiccavano sugli altri: Gajeel, Natsu e Gray sembravano essere la stessa persona. Intercettavano i passaggi avversari e scattavano avanti, passando la palla al compagno già in attesa. I rimbalzi a canestro erano tutti i loro e la palla passava da una parte all’altra del campo in poco tempo, grazie ai passaggi precisi e alla velocità con cui reagivano.

Levy trattenne il respiro quando vide Gajeel accerchiato da tre avversari, sembrava non avere via d’uscita.

-Ehi! Qui!- gridò Natsu.

Levy non capiva perché avesse chiamato palla dato che anche lui aveva due avversari a marcarlo.

Al suo contrario Gajeel aveva capito benissimo la tattica dell’amico che, attirando l’attenzione su di sé, permise a Gray di smarcarsi e prendere al volo il passaggio di Gajeel.

Il ragazzo dagli occhi blu scattò in avanti, dribblando una serie di avversari senza problemi. Arrivato però sotto canestro, nonostante non avesse nessuno davanti, eseguì un passaggio alla sua destra.

Levy seguì la palla che finì nelle mani di Gajeel, il quale, con uno splendido terzo tempo, segnò il punto vincente. L’allenatore fischiò e la squadra vincitrice corse ad osannare il loro campione.

Un sorriso affiorò sulle labbra di Levy, contenta per quel piccolo momento di gloria di cui Gajeel potè godere. Rise quando Natsu gli si buttò addosso complimentandosi per la perfetta schiacciata eseguita a metà partita e rimproverandolo di non avergli passato la palla quando l’aveva chiamata.

Gajeel gli urlò addosso di staccarsi e che, essendo braccato da due avversari, non era certo il miglior giocatore a cui effettuare un passaggio.

I due iniziarono a pestarsi, sotto lo sguardo di un Gray in mutande. Ancora non capiva quali problemi affliggessero quel ragazzo per causare quel suo compulsivo spogliarsi.

L’allenatore intervenne prima che la rissa degenerasse, arrivando a coinvolgere anche il resto della squadra, e gli ordinò di andare a fare una doccia.

Levy osservò i ragazzi sparire dietro la porta dello spogliatoio. A quel punto si alzò e decise di uscire dalla palestra, avrebbe atteso Gajeel davanti la porta.

Si appoggiò al muro di fianco alla porta, poggiandovi la testa e fissando le luci del soffitto. Rimase immobile per interminabili minuti mentre gli ultimi studenti le passavano davanti calzati nelle loro divise.

Si ritrovò a pensare alla sera di capodanno, a com’era stato bello cantare con lui e a come le avesse fatto piacere vederlo correre nella sua direzione. Rise ricordando la pessima scusa utilizzata per farsi dare il numero.

-La scusa dell’amico è troppo scontata! La usano i ragazzini delle medie!- aveva detto Erza borbottando sul fatto che un uomo che non aveva il coraggio di chiederti il numero era un “senza palle”, per citare le sue parole.

Lucy invece le aveva detto che, probabilmente, si era semplicemente impanicato e aveva detto la prima cosa che gli era saltata in mente. –La trovo una cosa molto carina.- aveva aggiunto sorridendole.

Lei non aveva fiatato rimanendo a contemplare la propria mano, con la quale aveva sfiorato la sua nell’atto di passargli il telefono.

“Chissà se avrò mai l’onore di cantare di nuovo con lui…” si chiese fissando il soffitto.

Sbattè piano la testa contro il muro, presa dalla noia dell’attesa: ma quanto ci mettevano i ragazzi a farsi una doccia!? E poi erano le donne quelle che passavano un’eternità in bagno!

Fece scivolare lo sguardo sulla parete di fronte per pura casualità e i suoi occhi incontrarono la locandina del musical della scuola. Incuriosita si avvicinò per osservarla meglio.

Vi erano riportate le condizioni e le modalità di partecipazione al casting. Non era richiesta alcuna abilità canora o di recitazione, semplicemente la voglia di divertirsi e l’amore per la musica.

Levy iniziò a pensarci seriamente quando lesse i nomi già scritti sul foglio: infondo lei suonava il piano da anni e, per quanto poco intonata fosse, le piaceva cantare. Quindi perché no?

Fece per prendere la penna attaccata con la cordicella ma la clausola in fondo al manifesto fece scemare tutte le su aspettative: per iscriversi bisognava essere almeno in due.

Sospirò lasciando cadere la penna e tornò a tirare leggere capocciate al muro sconfortata. E dire che le avrebbe fatto piacere esibirsi, nonostante la sua timidezza.

Si chiese se Gajeel avrebbe accettato di cantare con lei ma cacciò via subito il pensiero: non le sembrava un tipo da canzoni e balletti, quanto più da sudore e scazzottate.

Sospirò nuovamente sconsolata. Poteva dire addio al suo fugace sogno di partecipare.

***

Lo scroscio delle docce insieme alle grida dei ragazzi all’interno creavano il peggior caos.

Natsu, ancora con addosso la divisa madida di sudore, si era messo a fare la pessima imitazione di un campione olimpionico che aveva visto in tv. Rovinò a terra un paio di volte e i ragazzi risero a quella scena.

Gajeel spuntò da dietro gli armadietti, fresco di doccia e con solo i pantaloni della divisa scolastica addosso.

-Ehi Gajeel! Hai dato il meglio di te oggi! Cos’è successo?- gli chiese un ragazzo mentre lui si sedeva sulla panca.

Gajeel alzò le spalle. –Ho fatto tutto come al solito.- sminuì la cosa.

-Secondo me è merito di qualche ragazza. Ce n’era una nuova oggi.- disse qualcuno.

-Intendi quella seduta in prima fila con i capelli azzurri? È proprio carina!- gongolò Droy, la riserva della squadra in quanto poco propenso a muoversi dato il suo “non essere propriamente in forma”.

Gray si appoggiò a Gajeel, che gli lanciò un’occhiata curiosa.

-Già! Sembrava una fata! Chissà se è single! Vorrei chiederle di uscire. – proruppe Jet, anche lui riserva, con gli occhi a cuoricino.

Gajeel aggrottò le sopracciglia ma prima che potesse dire qualcosa, Natsu aprì bocca.

-Intendete Levy?-

Il due amici squittirono e iniziarono a tirare fuori tutti i complimenti che conoscevano per descrivere il nome della ragazza.

-Levy! Un nome dolce come lei!- dissero in coro sognanti.

-Sai se è single?- chiese Jet mentre Droy annuiva al suo fianco

Natsu scese dalla panca e si tolse la maglia della divisa, ficcandola nello zaino.

- Non so se è single, è Gajeel quello che la conosce.-

I due si fiondarono all’istante di fronte al moro, che non fece una piega.

-Gajeel-kun! Dicci dicci!- urlò Droy.

Gajeel alzò lo sguardo al soffitto meditando di non rispondere ai due.

-E io che ne so! L’ho conosciuta a capodanno.- borbottò alzandosi di scatto ed aprendo l’armadietto. Ci ficcò la testa dentro, alla ricerca di una maglietta pulita da indossare sotto la giacca della divisa.

-L’hai conosciuta…- iniziò Jet.

-A capodanno?- terminò Droy.

-Eh!?- esclamarono in coro ferendo i sensibili timpani del numero 10 della squadra.

-Quella Levy?- chiese Max dal fondo. –La ragazza di cui ti sei invaghito?-

Gajeel sbattè la testa contro l’armadietto nel tentativo di tirarla fuori. Imprecò di dolore massaggiandosi il punto colpito.

-Non me ne sono invaghito!- borbottò da dentro.

Gray sogghignò. –Giusto, te ne sei proprio innamorato!-

L’intera squadra si esibì in un “ooh” molto sorpreso: tutti a scuola conoscevano la fama di Kurogane, il sexy ragazzo dell’ultimo anno che se ne portava a letto una diversa ogni sabato sera. Colui che mai una volta in diciotto anni di vita era stato colpito dalla freccia di Cupido, dando il due di picche a chiunque gli si dichiarasse. Il giocatore di basket dal cuore d’acciaio: Kurogane lo spezza-cuori.

Nessuno si sarebbe mai immaginato che la prima a rubare quel cuore tanto duro sarebbe stata una ragazzina così graziosa e diversa da lui.

-Kurogane innamorato! È un evento da scrivere sul calendario!-urlò Max.

Gajeel ringhiò ma non disse nulla.

-Indovinate un po’! Levy si è trasferita stamattina nella nostra classe.- disse Natsu posizionandosi a gambe e braccia aperte davanti ai compagni. Poi si voltò verso Gajeel, che aveva finalmente tirato fuori la testa dall’armadietto, e ammiccò. –Si è seduta proprio vicino a Gajeel.-

La squadra esultò e cominciò a tirare frecciatine al povero ragazzo, che desiderava prenderli tutti a pugni sui denti e sotterrarsi nel medesimo istante. Per quale motivo doveva avere dei compagni di squadra così impiccioni? Che si facessero i fatti loro!

-Dicci Gajeel…- proruppe Elfman passandogli un braccio attorno alle spalle ed attirando la sua attenzione. –Ti ha rubato il cuore prima o dopo essertela portata a letto?-

Max imitò il gesto dell’amico ed avvolse anch’egli il braccio attorno alle spalle di Gajeel. –O forse è proprio a causa del colpo di fulmine che avete passato la notte insieme?-

Gajeel si liberò dalla presa passando sotto le loro braccia, lasciando che si abbracciassero tra di loro e lo lasciassero terminare i vestirsi in santa pace. Afferrò la cintura borchiata e la infilò nei pantaloni della divisa.

-Non è successo niente di tutto ciò. Hanno semplicemente cantato insieme e si sono salutati subito dopo.- sentenziò Gray passando un braccio attorno alle spalle di Natsu.

Lo stupore degli altri aumentò ancor di più e iniziarono a tempestare il povero ragazzo di domande per tutto il tempo che impiegò a terminare di vestirsi.

Lui li ignorò tutti, tirando qualche cazzotto a chi si avvicinava troppo o gli urlava nelle orecchie, prendendo poi il proprio zaino e quello della ragazza uscendo dallo spogliatoio. I fischi e le esclamazioni poco pure dei compagni lo accompagnarono lungo tutto il tragitto fin fuori la palestra, dove lo attendeva una Levy persa nel vuoto.

-Andiamo?- le disse facendola sussultare spaventata.

Levy alzò lo sguardo sul ragazzo e gli sorrise annuendo. Notò subito i capelli ancora umidi e le gocce che gli scivolavano lungo il viso. Probabilmente si era vestito in fretta per non farla aspettare.

Ancora una volta si ritrovò incantata a fissare il suo profilo: penetranti rubini erano le sue iridi, sul naso, sopracciglia e mento spiccavano i piercing metallici, le labbra fine sempre piegate in quella linea seria o in un ghigno strafottente, i lunghi capelli umidi ricadevano in due o tre ciocche sul suo viso e ai lati, incorniciandolo. Lo vide soffiarle via ma esse tornarono al proprio posto, senza che però lui ci fece particolarmente caso.

Percorsero il corridoio in silenzio. A scuola non vi era più nessuno, se non i componenti dei club che si apprestavano a tornare a casa. Levy guardò il sole tramontare attraverso le numerose finestre della scuola, ricordando che nella vecchia non riusciva neanche a vedere il cielo, tanto erano messe alte.

La Fairy Tail Accademy aveva molte cose migliori della sua vecchia scuola, a partire dalle aule pulite, le attrezzature funzionanti e i laboratori in ottimo stato. Gli insegnanti non erano vecchie bisbetiche o ragazze appena uscite da scuola, incapaci di spiegare o attirare l’attenzione dei ragazzi sulla lezione, ma persone ben istruite che avevano frequentato dei corsi per poter insegnare. Anche gli studenti non erano poi così male, a parte un gruppetto troppo snob erano tutte persone alla mano. Era riuscita persino a stringere amicizia con la ragazza che aiuta al bar e altre due che frequentavano la classe accanto alla sua.

Sorrise constatando che l’idea di trasferirsi dei suoi genitori era stata tutt’altro che malvagia.

-Perché sorridi, Gamberetto?-

-Ga-Gamberetto?- chiese non sicura di aver sentito bene.

Il ragazzo annuì continuando a guardare davanti a sé.

-A cosa devo questo simpatico soprannome?-

Gajeel ghignò voltandosi finalmente a guardarla.

-Non ti piace? Preferisci essere chiamata Shorty?- le chiese.

Levy gonfiò le guance e lo fissò truce: non voleva essere chiamata in nessun modo! Anche se, alla fine, quei piccoli soprannomi non le dispiacevano così tanto.

-Preferirei essere chiamata con il mio nome.- sentenziò incrociando le braccia al petto.

Gajeel allargò il suo ghigno e Levy potè osservare per bene i canini pronunciati spuntare dalle sue labbra. Sembravano essere naturali e non frutto di qualche allungamento o limatura.

-Perché gamberetto, poi? Capisco “Shorty” ma perché chiamarmi come un crostaceo!?-

Gajeel scoppiò a ridere di gusto di fronte all’indignazione della piccoletta di fianco a lui.

-Il tuo vestito.-

Levy aggrottò le sopracciglia. –Quale vestito?-

-Quello che indossavi a capodanno. Era arancione, come la tua fascetta mentre avevi gli scarponcini rossi. Eri anche seduta vicino a un tavolo con su un piatto di gamberetti ,ti ho visto mangiarne un paio.- le spiegò come se niente fosse, come se non stesse ammettendo di averla studiata quella sera. –L’accostamento mi è venuto automatico, Gamberetto.-

Levy lo fissò sorpresa da quella piccola rivelazione. Lei credeva di essere stata praticamente invisibile, quella sera, in mezzo a vestiti scollati e troppi corti, seduta su un divano al buio a leggere. E invece lui le diceva di averla osservata, facendo caso non solo al suo abbigliamento ma anche a ciò che mangiava.

Si sentì lusingata di aver attirato la sua attenzione, perché nonostante tutte le lunghe gambe scoperte e i seni poco coperti, Gajeel aveva guardato lei.

-Mi hai osservata?- proruppe rompendo il silenzio che si era creato mentre lei rimuginava.

Gajeel si rese conto solo in quell’istante di cosa avesse detto e si diede dell’idiota.

-Forse.- borbottò scendendo gli scalini dell’entrata della scuola e spostando ancora una volta le ciocche lontane dal viso.

Levy rimase imbambola a fissare la sua schiena mentre armeggiava con il catenaccio della moto nera davanti a loro. Battè le palpebre rendendosi conto che anche lei sarebbe dovuta salire lì.

-Ehm…- disse avvicinandosi a lui. –Io non sono mai salita su una moto.-

Gajeel alzò lo sguardo, nascosto dalle ciocche scure che continuavano imperterrite a finirgli sul viso. Non scoppiò a ridere solo perché Levy sembrava già piuttosto imbarazzata di suo. Si limitò quindi a passarle uno dei due caschi che aveva e a ridacchiare nella sua tipica maniera.

-Felice di essere il primo, allora.- sentenziò alzandosi in piedi mentre lei afferrava il casco, senza smettere di guardarlo.

Levy fissò l’oggetto che teneva tra le mani, consapevole di non avere idea di come allacciarlo né se sarebbe stato della sua misura. Probabilmente era troppo grande.

-Non ti mangia mica.- la prese in giro passandosi una mano tra i capelli. Quando la tolse le ciocche ricaddero nuovamente sui suoi occhi. Gajeel sbuffò. –Che palle! Ogni volta che faccio la doccia qui dentro è così.- borbottò tentando di tenere fermi i capelli.

Levy lo osservò per un secondo poi le venne un’idea. Aprì il proprio zaino, che lui aveva lasciato a terra, e tirò fuori un fascetta nera e rossa. Arrossì ricordandosi di averla comprata per lui, il giorno dopo il karaoke, senza sapere se lo avrebbe mai incontrato di nuovo. Gliela mostrò con orgoglio.

-Prova a mettere questa.- gli disse alzandosi in piedi.

Gajeel guardò scettico il pezzo di stoffa che teneva tra le mani.

-E come?- chiese non sapendo da dove iniziare per mettersi quella cosa in testa.

Levy gli sorrise e prese le estremità della fascia. –Abbassati un po’, per favore.-

Gajeel ubbidì, piegandosi in avanti quel tanto che bastava per permetterle di posizionargli la fascetta sulla fronte e annodargliela sulla nuca, nascondendo il nodo tra i capelli.

-Ecco fatto. Ora non dovrebbero più darti fastidio.-

Gajeel utilizzò lo specchietto della moto per ammirare il lavoro della ragazza. Dovette ammettere che quella fascetta non gli stava poi male. Ghignante prese il casco dalle mani di Levy e glielo mise in testa, per poi allacciarglielo sotto il mento stringendo le cinghie.

-Ho ricambiato il favore. Ora sali, si sta facendo buio.- sentenziò montando in sella alla moto.

Levy, rimasta stupita dal piccolo gesto, si affretto a fare come gli era stato detto. Salì a cavalcioni sul mezzo e si attaccò alle maniglie dietro.

Gajeel non fu d’accordo e decise di avvolgere le sue braccia attorno a sé, stupendo di nuovo la ragazza.

-Quei cosi non ti basteranno.- borbottò infilando il casco oscurato.

Casa di Levy distava circa un’ora dalla scuola. Gajeel cercò di far durare il viaggio il più possibile, non senza far prendere qualche piccolo spavento alla ragazza con una curva presa troppo stretta o una brusca accelerata. Gli piaceva sentirla ancorarsi a lui terrorizzata.

Il sole tramontava alla loro sinistra e Levy si godette la vista del cielo tingersi di rosa e arancione. Il viaggio in moto le sembrò non finire mai, stretta al corpo marmoreo di Gajeel con lo sguardo puntato verso il sole morente.

-La Coniglietta tua amica si è trasferita con te?- chiese il ragazzo sovrastando il rumore della moto.

-Coniglietta?-

Gajeel sbuffò. –Sì, dai. La tizia bionda tutta tette con le orecchie da coniglio.- specificò.

-Oh! Lucy! Sì, si è trasferita con me ma è nella classe accanto alla nostra.- gli rispose sporgendosi un poco per vederlo in viso. –Perché?-

-Perché quel coglione di Natsu non fa altro per parlarmene. Gli ho detto che avrei chiesto a te. Come hai detto che si chiama?-

-Lucy. Lucy Heartfillia.-

La conversazione terminò e Gajeel tornò a concentrarsi esclusivamente sulla strada, mentre Levy tentava di non finire sull’asfalto a 80 chilometri orari.

Arrivati a destinazione , Levy fu aiutata da Gajeel a scendere dopo aver rischiato di cadere nel tentativo di farlo da sola. Si tolse il casco e glielo restituì mormorando un “Grazie”.

Il ragazzo spense la moto e tolse il casco, ghignò nella sua direzione e la fissò in attesa.

Levy si ritrovò a guardare i canini appuntiti affascinata, prima o poi avrebbe trovato il coraggio di chiedergli se fossero naturali.

-Beh? Tutto qui? Ti ho accompagnata a casa, mi merito un ringraziamento.- disse il ragazzo continuando a fissarla.

-Ti ho ringraziato.- rispose lei.

-Quello non è un ringraziamento. – disse mettendo il cavalletto alla moto.

Levy seguì i suoi movimenti incantata, non capiva cosa potesse fare per ringraziarlo se non dirgli “Grazie”. Fargli copiare i compiti? Offrirgli il pranzo? Vedere un altro degli allenamenti?

Gajeel pose fine allo scorrere dei suoi pensieri sporgendosi dalla moto e posando un bacio delicato sulle labbra di lei.

-Questo è un ringraziamento.- disse leccandosi le labbra e rinfilando il casco. –Ci vediamo domani, Shorty.- E ripartì, sparendo poco dopo dalla sua vista.

Levy rimase immobile, cercando di metabolizzare quanto successo. Quell’idiota si era preso il suo primo bacio!

Aggrottò le sopracciglia infuriata, poi arrossì come una scema e alla fine sospirò. Tanto se n’era già andato a casa, qualsiasi cosa avesse detto o fatto ormai era troppo tardi.

Entrò in casa meditando vendetta per quel gesto. Tanto erano compagni di classe, gliel’avrebbe fatta pagare.

***

-Hai visto ferraglia? È tutto andato per il meglio! E tu che non ti fidi mai di noi.- disse Gray mettendo un braccio attorno alle spalle di Natsu, che annuiva convinto.

Gajeel sbuffò contrariato da quell’intrusione non richiesta dai due amici. Poggiò il casco sulla scrivania e si sdraiò sul letto, ignorando di due che avevano cominciato a litigare.

Possibile che non poteva avere pace? Perché sua madre gli aveva aperto?

-Gajeel posso giocare con la tua play? E metti anche un po’ di musica.- chiese Natsu accendendo la console senza attendere la risposta dell’amico.

Gray si accomodò alla scrivania, aprendo il portatile e selezionando la cartella di musica presente. La scorse a lungo prima di trovare qualcosa che lo soddisfacesse: un brano dance americano di fine anni ’80.

Natsu storse il naso quando le note delle canzoni riempirono la stanza. –Ehi, testa di ferro! Non ha qualcosa di più moderno? Non siamo nell’età della pietra!-

Gajeel lo ignorò. Sapeva che all’amico quel genere di musica non piacesse, ma non aveva intenzione di cambiare la propria playlist per lui.

La porta della stanza si aprì un po’ e un gatto nero con una cicatrice sull’occhio entrò, saltando agilmente sul grande letto del suo padrone. Gajeel regalò una carezza al micio, che fece le fusa contento.

-Se non ci fossi tu, Lily.- disse sottovoce facendo i grattini all’animale.

-Perché parli con il gatto?- chiese Natsu senza staccare gli occhi dallo schermo.

-Perché è più intelligente di te.- gli rispose Gajeel.

Natsu si imbronciò ma continuò a giocare a GTA senza emettere un suono, si sarebbe sfogato mettendo sotto qualche povero pedone innocente o sparando a raffica in qualche ospedale.

Gajeel prese il telefono dalla tasca e lo sbloccò, fissando in attesa lo sfondo della home. Si chiese se veramente Levy lo avrebbe ricontattato. Abbandonò l’oggetto sul materasso, deciso a non crearsi stupide illusioni: probabilmente dopo aver ascoltato i suoi messaggi lo avrebbe etichettato come stalker. Che alla fine era quello che aveva fatto.

Lo smartphone trillò, segnando l’arrivo di un messaggio. Gajeel si affrettò a inserire la password per leggerlo. Si alzò a sedere di botto a circa metà, poi sorrise impercettibilmente un paio di volte.

-Chi è?- chiese Natsu.

Gajeel alzò lo sguardo e per poco non fece un salto dallo spavento: Natsu e Gray gli si erano avvicinati talmente tanto da poterli baciare entrambi. Che schifo, il solo pensiero lo rivoltava.

-È Levy! Chi vuoi lo faccia sorridere come un ebete!?- sentenziò Gray.-Che ti ha scritto?-

Redfox si affrettò a rispondere al messaggio della ragazza, senza degnare i due di uno sguardo. Lei gli rispose un secondo più tardi e lui ghignò premendo con velocità le lettere sullo schermo.

Dopo una decina di botta e risposta, Gajeel bloccò il telefono sempre sotto lo sguardo curioso dei due amici. Lanciò loro un’occhiataccia e si alzò dalla postazione, spense computer e play station. Poi li spinse entrambi fuori dalla porta di camera sua e poi da quella di casa, ricordandogli che le persone normali avvertono prima di piombare a casa degli altri. Sbattè loro la porta in faccia e tornò in camera propria.

Sbloccò nuovamente il telefono e rilesse l’ultimo messaggio:

Ti ringrazio per il giro in moto. E…per il bacio. E per aver cantato con me al karaoke il 31 a sera.

Potremmo rifarlo, no?”

Sorridendo come un’idiota si lasciò cadere sul letto, il telefono ancora stretto in mano e il cuore che scalpitava.

Kurogane colpisce ancora! Aveva ottenuto un appuntamento con quella ragazza senza fare o dire gran che! Era proprio un ruba cuori.

Decise che le avrebbe fatto fare il giro della città in moto, il giorno in cui sarebbero usciti. Giusto per godersi ancora una volta le sue manine ancorate al suo addome. Non era male come sensazione.

Fischiettando una canzone scritta da lui non molto tempo prima, si ripromise di lasciar cuocere la ragazza nel suo brodo. Senza darle soddisfazione alcuna. Così quando sarebbe stata persa, avrebbe potuto giocare le sue carte di seduzione migliori. Magari quella storia sarebbe durata più di una notte.

Peccato che lui fosse già perso di lei, e non se ne rendeva conto.

Il telefono vibrò ancora e Gajeel si affrettò ad afferrarlo. Era di nuovo Levy!

Ho visto che la nostra scuola organizza un musical e le audizioni iniziano la prossima settimana.”

Il ragazzo non capì il motivo di quel messaggio. La sua scuola organizzava un musical ogni anno, senza eccezione alcuna e, per quanto lui amasse la musica, non era minimamente interessato a farne parte.

Sì, e allora?”

Uhm niente. Volevo partecipare, sarebbe un buon metodo per farsi dei nuovi amici. Non pensi?”

Gajeel storse il naso sulla parola “amici” e gli ritornò in mente la scenetta che Jet e Droy avevano messo in piedi nello spogliatoio quel pomeriggio. Sicuramente non le avrebbe presentato i suoi di amici.

Anche se dopo aver conosciuto Natsu e Gray niente dovrebbe più spaventarla.

Credo di sì. La socializzazione non è il mio forte, Shorty.”

Levy gonfiò le guance indispettita per il simpatico soprannome che si era ritrovata addosso fin dal mattino. Sicuramente non se lo sarebbe più tolto di dosso!

Mi sembra che con i ragazzi della squadra tu vada d’accordo. Quello non è socializzare?

E non chiamarmi Shorty.”

No, quello è “fare in modo da conoscere i tuoi compagni di squadra così da evitare di doverli ammazzare di botte ad ogni singolo errore” . E non è la stessa cosa, SHORTY.”

Lo scrisse in maiuscolo, per enfatizzare il fatto che non avrebbe smesso tanto facilmente di chiamarla in quel modo. Ghignò e abbandonò il telefono sul letto prima di dirigersi in bagno.

Quando tornò in camera trovò ben due messaggi di Levy, di cui uno urlato.

NON CHIAMARMI SHORTY!”

Ad ogni modo, c’è scritto che bisogna partecipare obbligatoriamente in coppie. E io non ho nessuno a cui chiedere :c”

Gajeel se la immaginò che sospirava, seduta sul letto a gambe incrociate, con lo sguardo fisso sul telefono ma perso nel vuoto.

Una strana idea gli bussò alla testa ma la scacciò via con facilità, rispondendo invece alla ragazza.

Perché non chiedi alla Bunny Girl? Oppure a Juvia, visto che ci hai fatto amicizia.”

Come fai a conoscere Juvia?

Ad ogni modo, Lucy è stonata come una campana, peggio di me mentre Juvia è impegnata sia il giorno dei provini che quello dello spettacolo.

Sigh, mi sa che devo abbandonare l’idea ;3;”

L’idea di prima bussò nuovamente alla sua testa, più forte di prima e Gajeel rimase immobile a fissare il telefono come se potesse mettersi a parlare di punto in bianco.

Lily gli passò affianco in quell’istante, sgusciando sotto la sua mano in cerca di coccole. Gajeel lo accontentò fissando ancora il telefono, perso nei propri pensieri.

Il micio non sembrava molto soddisfatto di quella misera carezza, perciò saltò in braccio al ragazzo facendogli le fusa ed invitandolo a fargli qualche grattino in modo decente.

Gajeel iniziò allora a grattargli il mento e tra le orecchie stranamente tonde. Quando il gatto si mise a pancia in su, gli accarezzò il pancino e giocò con le zampe provviste di cuscinetti.

Il pensiero di prima sembrava scartavetrargli il cervello tanto si era fatto insistente. Aggrottò le sopracciglia mentre il fantasma del dolore che l’idea provocava gli pervadeva le ossa del cranio.

Lily fece di nuovo le fusa mentre il suo giovane padrone era immerso nei suoi pensieri, tremendamente indeciso su cosa fare.

Tornò a fissare il telefono, sul quale era ancora ben visibile l’ultimo messaggio di Levy. Gajeel si ritrovò ad immaginarsi il suo viso rattristarsi, mano a mano sempre di più, e la cosa gli trafiggeva il cuore come una lama.

L’idea era ancora lì, a torturargli il cervello e la scatola cranica, quando il telefono vibrò dopo minuti di silenzio. Lily sgusciò via e Gajeel prese il telefono.

Gajeel? Ci sei?”

Sì, scusa. Lily mi è praticamente saltato addosso costringendomi a fargli le coccole.”

Levy battè le palpebre confusa. Che avesse un animale dentro casa?

Lily?” digitò più in fretta che potè.

Il mio gatto.”

Gli occhi di Levy si illuminarono: lei amava gli animali quasi quanto la musica.

Hai un gatto? Oddio posso vederlo? Com’è?”

Neanche il tempo di un secondo che la foto di un micio nero con una cicatrice a forma di mezza luna sull’occhio appallottolato su quello che doveva essere il letto del ragazzo le arrivò trillando.

Tirò un gridolino estasiato di fronte alla bellezza di quell’esserino tutto nero che sembrava invocare attenzioni.

Oh mio dio! È bellissimo! *^*”

Gajeel sogghignò e le scrisse che, magari un giorno, sarebbe potuto venire a casa propria per accarezzare il micio nero. La risposta di Levy fu tra l’imbarazzato e l’estasiato per la possibilità che il ragazzo le stava dando.

Il ghigno però scomparve presto dalle sue labbra, non appena il pensiero martellante dell’audizione del musical gli tornò alla mente. Lo scacciò ancora una volta e mandò un’altra foto di Lily alla ragazza.

Levy gli rispose qualche minuto dopo, dicendo che purtroppo doveva andare a terminare i compiti per il giorno dopo e poi sarebbe andata a letto.

Buona notte, Gajeel. A domani.”

Ok. A domani.”

Non appena lo stato di Levy passò da “online” ad “ultimo accesso alle 23:35”, si lasciò cadere sul letto a quattro di bastoni. Abbandonò il telefono sul materasso e prese in braccio il gatto nero, che soffiò infastidito.

Gajeel gli diede un paio di pacche sulla testa e riprese a fargli i grattini. Si chiese se avesse dovuto dire a Levy del fatto che non aveva impegni per i giorni delle audizioni, proponendole velatamente di farle da partner per l’esibizione.

***

La mattina dopo la trovò già in classe con la testa china su un libro che non sembrava scolastico.

Di solito non arrivava presto a scuola, anzi sforava sempre di qualche minuto il suono della campanella. Quindi il silenzio che regnava nell’aula gli fece uno strano effetto. Nessuno dei loro compagni casinisti era ancora arrivato.

Levy sfogliava le pagine una dopo l’altra, mangiandole con gli occhi in pochi secondi. Tra i capelli la fascetta era rossa ed aveva dei ricami neri. Gajeel si toccò di riflesso la propria, ben salda sulla sua fronte per tenere a bada i capelli ribelli.

La ragazza sembrava non essersi accorta della sua presenza o di quelle degli altri pochi compagni all’interno. Troppo presa da un libro di cui non conosceva il contenuto ma di cui si scoprì geloso.

Le si avvicinò in poche falcate e le tolse il libro da sotto il naso. La ragazza cambiò espressione, aggrottò le sopracciglia ed alzò il viso su di lui.

-Ridammelo.- sentenziò.

-Buongiorno anche a te.- la prese in giro lui.

Levy si alzò dal banco e gli si parò davanti, cercando di riprendersi il libro.

-Gajeel, dai! Ridamelo! Ero ad un punto cruciale!-

Il ragazzo lanciò un’occhiata al mattone che teneva in mano, indeciso se dargli una sbirciata per capire cosa ci trovasse di bello. Spostò lo sguardo sulla ragazza di fronte a sé.

-No, perché distoglierebbe la tua attenzione da quello che voglio dirti.- disse invece aggrottando le sopracciglia.

Levy smise di saltellargli intorno e lo fissò senza capire.

-Cosa devi dirmi?-

Il ragazzo dagli occhi cremisi lanciò una truce occhiata i pochi studenti seduti ai propri posti, facendoli dileguare all’istante fuori dalla stanza.

Levy sembrò non farci caso, continuando a guardarlo stranita.

-Allora?-

-Beh, per quel che riguarda il Musical.-

-Il Musical?- chiese la ragazza.

Gajeel annuì. –Nei giorni di provini non ho allenamento quindi volendo potrei accompagnarti.-

La ragazza si rabbuiò un’istante prima di sospirare.

-Gajeel…- mormorò come se il solo pronunciare la parola le desse dolore. – Lo sai meglio di me come funziona. Non posso presentarmi lì da sola, c’è bisogno di una coppia. E a meno che tu non riesca a trovarmi qualcuno disposto a farmi da partner, non potrò partecipare.-

Il suo tono era di resa, con una punta di sarcasmo che rendeva il tutto più triste di quanto già non fosse.

-Non mi sono spiegato bene. Non ho intenzione di restare a guardare ma voglio partecipare con te.- disse in tono piatto, come la cosa fosse normale.

Levy alzò gli occhioni nocciola su di lui, incatenandoli ai suoi cremisi.

Gajeel vide il suo viso cambiare, passare da triste e rassegnato a felice e speranzoso. Gli si avvicinò di un passo e il ragazzo fu tentato di farne uno indietro.

-Dici davvero? Parteciperai davvero al Musical con me?- esclamò la ragazza sempre più in visibilio.

L’altro scrollò le spalle dissimulando la felicità nel vedere il suo viso illuminarsi.

-Tanto non ho niente di meglio da fare…-

Levy gli si lanciò addosso con un gridolino estasiato e Gajeel dovette lasciar cadere il libro a terra per prenderla. La ragazza fu così audace da scioccargli un sonoro bacio sulle labbra. Durò un secondo, abbastanza da farlo arrossire.

Il ragazzo sogghignò quando Levy, resasi conto del gesto inconsulto per due semplici compagni di classe, arrossì peggio di lui borbottando scuse in varie lingue differenti.

-Lo considero come un ringraziamento anticipato, Shorty.- le disse cercando di scorgere il suo viso dietro le mani che ci teneva sopra.

Gajeel si chinò per raccogliere il libro da terra e glielo porse, costringendola a togliere le mani dal viso in fiamme. Le scompigliò i capelli e si avviò fuori dalla classe quando ormai il frastuono oltre la porta si era fatto prorompente.

-Vieni a casa mia, oggi. Quindi non azzardare a svignartela con Bunny Girl o Juvia.- le disse ormai sulla porta della classe.

Quando Gajeel sparì oltre, Levy si lasciò scivolare a terra con il libro sulla faccia nel vano tentativo di nascondere l’imbarazzo. Dannazione era proprio cotta!



Angolo Autrice:

Sono passati MESI dall'ultima mia pubblicazione. Questo capitolo era pronto da molto tempo solo che tra una cosa e un'altra mi sono dimenticata di pubblicare (?)
Chiedo venia, minna.
Alla prossima.

 


 

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