La Legione del demonio

di Lady Chryseiss
(/viewuser.php?uid=952088)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedicesimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


Capitolo primo
Erano splendidi. Il loro passo deciso, la testa alta, la postura perfetta, quell’aria vagamente da VIP che li caratterizzava. Tutti si fermavano a guardarli al loro passaggio nei corridoi della scuola. Davanti al gruppetto capeggiava Leah, capitano delle cheer-leader al terzo anno, popolarissima e bellissima, con i suoi capelli neri lunghi e ondulati, gli occhi azzurrissimi e il fisico perfetto. Alla sua sinistra la sorella minore Caroline; era solo al primo anno ma aveva già raggiunto la massima popolarità grazie alla sorella e alla sua bellezza, fatta di lisci capelli biondo platino e occhi blu. Alla destra di Leah era solitamente posizionata la sua migliore amica Bridget, ovviamente anche lei cheer-leader e anche lei divina, sempre perfetta col suo trucco leggero atto a sottolineare i grandi occhi castani come i boccoli da bambola. Accanto a Caroline c’era la sua ombra: Eleanor; con lei al primo anno, che coi suoi capelli di un tono più scuri di quelli dell’amica e gli occhi marroni conservava quella bellezza fanciullesca che ancora deve fiorire.
Dietro di loro, ma non per questo  meno importanti, venivano i ragazzi. Caleb, dall’alto del suo metro e novanta, guardava Caroline con la dolcezza di un ragazzo innamorato, mentre la teneva per mano. Robert, di poco più basso, biondo con gli occhi chiarissimi e John, dalla pelle olivastra, capelli e occhi neri, frequentavano il secondo anno e a tempo perso lavoravano come modelli per una rivista di moda. Infine si vedevano Aymon, fratello maggiore di Robert, estremamente bello come lui, ma con occhi e capelli scuri, era all’ultimo anno, così come Nigel, dagli occhi verdi e i capelli biondo cenere. E poi il fratello di Nigel, Christopher, di un anno più giovane, i cui occhi cangianti dall’azzurro al verde avrebbero incantato chiunque.
 
Questi dieci ragazzi sembravano appartenere ad un altro mondo, perfetto, estraneo agli adolescenti che abitavano la loro stessa città, che frequentavano la loro stessa scuola.
Nicky era affascinata da loro, anche se non osava ammetterlo. Erano tutto quello che lei non era: popolari, bellissimi, con ottimi risultati in qualsiasi cosa provassero a fare, anche solo per scherzo. A lei, invece, riusciva tutto male. Li chiamava “la Legione del demonio”. Per ridere di loro con le sue amiche diceva che per ottenere la loro perfezione avessero fatto un patto col diavolo, il quale in cambio aveva preteso le loro anime, per questo non avevano altri amici al di fuori del loro gruppetto: non avendo un’anima non potevano essere altro che antipatici ed arroganti.
Se ne stava seduta in corridoio, sul pavimento sotto il suo armadietto, china sul libro di filosofia. Aveva notato che Chloe non la stava seguendo più, aveva lo sguardo sognante.
-Ehi? Guarda che sto ripetendo anche per te!- l’amica non disse nulla. –Si può sapere cosa stai fissando?-
-Il sedere di Christopher Brown- rispose Chloe distrattamente.
Amy sbuffò –Smettila! Quella è gente altolocata, non sa nemmeno dell’esistenza di persone fatiscenti come noi-
-Fatiscenti? Noi siamo molto meglio di loro, Amy! Ci preoccupiamo di cose importanti, non di come ci stanno i capelli, o di quale, tra le cinquanta paia di scarpe che possediamo, indosseremo questa sera ad una delle tante feste a cui ci invitano le persone importanti e che sono il nostro unico impegno- sbottò Nicky –Credo che dovresti rivalutare il tuo concetto di “fatiscente” Amy-
 
La scena che in quel momento si consumò sotto gli occhi delle tre amiche fece inorridire Chloe. Una ragazza dai neri capelli crespi e il profilo simile a una mezza luna a causa della fronte e del mento troppo pronunciati, si stava avvicinando alla Legione del demonio, dalla quale si staccò Nigel, per avvicinarsi alla ragazza e baciarla appassionatamente in mezzo al corridoio, sotto gli occhi di tutti, senza pudore. “In fondo”, pensò Nicky, “quelle persone vogliono solo attirare l’attenzione su di loro, è il loro unico scopo”.
-Oh mio Dio! Com’è possibile essere così tremendamente cesse e stare insieme a uno come Nigel Brown? È illegale!- esclamò Chloe.
-Abbassa la voce!- le ordinò Amy; poi rivolta all’altra: -Nicky, ma quella non è tua compagna di danza?- chiese indicando la ragazza dai capelli crespi che ora camminava mano nella mano con Nigel. Nicky annuì.
-Kate Frost- rispose solamente. Poi tornò a ripassare filosofia, il libro aperto sulle gambe incrociate, qualche ciocca dei capelli rossi che sfuggiva dal groviglio fermato in modo precario con una matita. La campanella suonò.
-Di già? Cavolo, non so niente!- Chloe era certa che il compito di filosofia sarebbe stato un fallimento, tanto valeva correre in classe per cercare di sedersi in fondo e tentare di copiare da qualcuno. Qualche secondo di corsa e una cascata di sudore dopo, Chloe raggiunse il suo obiettivo: l’ultimo banco. Quando si sedette, in attesa dell’arrivo dell’insegnante, guardò la testa rossa di Nicky e quella castana di Amy, sedute qualche fila avanti a lei, troppo lontano per poter fare affidamento sul loro aiuto. Continuando a guardarsi intorno per capire da chi avrebbe potuto copiare, vide una zazzera di capelli castano chiaro e ampie spalle che avrebbe riconosciuto ovunque: Christopher Brown era seduto nel banco accanto al suo. Chloe si avvicinò a lui, il busto proteso in avanti.
-Christopher- bisbigliò. Lui si voltò a guardarla con sguardo interrogativo. -Hai studiato?- Il ragazzo annuì. –Puoi passarmi le risposte del compito? Ti prego-
In quel momento la professoressa entrò in classe e distribuì i fogli con i quesiti. Chloe li lesse, ma non era in grado di rispondere a nessuno di questi. Diede uno sguardo alle amiche, che avevano già iniziato a scrivere, così come Christopher, dal quale non aveva ricevuto alcuna risposta e non sapeva cosa aspettarsi. Il tempo scorreva veloce, e il foglio di Chloe rimaneva bianco, così iniziò a mettere crocette qua e là a casaccio. Ad un certo punto Christopher alzò la mano e chiese alla professoressa di scrivere alla lavagna una parola in greco che disse di non ricordare con precisione. Chloe non ne immaginava neppure l’esistenza, ma suppose che facesse parte del fardello di pagine da studiare. Quando la donna si voltò verso la lavagna Christopher allungò a Chloe il suo compito e immediatamente lei capì che doveva fare lo stesso. Non poteva crederci: un membro della Legione del demonio aveva accettato di aiutarla senza ricevere nulla in cambio. Lo osservò mentre scriveva velocemente. Era davvero bello. Un essere proveniente da un mondo dove la perfezione era quotidianità. Al suono della campana Chloe lo aspettò sulla porta.
-Grazie infinite, ti devo un norme favore- gli disse.
-Non importa, può capitare qualche volta di non riuscire a prepararsi. Basta che non succeda troppo spesso. Non fraintendermi, lo dico per te, Chloe- rispose lui. Lei si stupì un poco.
-Come sai il mio nome?-
-L’ho letto sul tuo compito- e se ne andò verso il suo armadietto, dove ad aspettarlo c’era Leah. Quando si girò, Nicky ed Amy erano dietro di lei.
-Sei riuscita a buttare giù qualcosa?- le domandò Amy.
-Christopher Brown mi ha passato il compito!- rispose esultando. Notò la sorpresa farsi strada sui volti delle sue amiche.
-COSA?- esclamarono all’unisono.
-L’avrà fatto per avere un tornaconto. Aspettati qualsiasi cosa Chloe- disse Nicky – Quella è gente che non fa niente senza un interesse, lo sanno tutti-
-Mi ha detto lui stesso che non devo fare niente per sdebitarmi- rispose Chloe.
-Chissà che abbia anche un briciolo di sensibilità, magari le stiamo sottovalutando le persone come lui- aggiunse Amy.
-State facendo di tutta l’erba un fascio ragazze, ragionate per stereotipi. Cosa vuol dire “le persone come lui”, “quella gente”?- insistette Chloe. Nicky scosse la testa.
-So quello che dico. Voglio dire che la Legione del demonio al completo è famosa per la sua arroganza e superbia fin da quando Nigel ed Aymon erano al primo anno. Tutto quello che fanno lo fanno per costruirsi un’immagine, per farsi notare, vivono solo compiacendo loro stessi. Quando mai hai visto un componente della Legione del demonio aiutare qualcun altro senza nessuna ricompensa?-
-L’ho appena visto: Christopher mi ha aiutata. E ha detto di non preoccuparmi di ricambiargli il favore- disse Chloe in modo deciso.
Nicky sospirò. Senza più dire nulla si incamminò verso l’armadietto. Era pensierosa, convinta che la sua amica si sarebbe dovuta umiliare o riempire di fatica per aver accettato un favore da quel Christopher. Sperava di sbagliarsi e che Chloe avesse ragione.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Quel pomeriggio Nicky poté sfogare le sue preoccupazioni a lezione di danza. Praticava danza classica dall’età di quattro anni e danza contemporanea da quando ne aveva otto. Nicky viveva per danzare. Dopo essersi cambiata entrò in sala. Le sue compagne stavano ridendo tra loro in un angolo, mentre ripassavano gli esercizi. Nicky si avvicinò al gruppetto, le salutò e si mise a ripassare con loro, ma senza ridere o fare battute. Era consapevole che sarebbe potuta risultare antipatica, ma anche se si sforzava, se la sua coscienza non le assicurava che quelle che aveva davanti erano belle persone, lei a fare la “simpaticona” e a lasciarsi andare non ci riusciva proprio. Iniziarono con gli esercizi alla sbarra, per poi proseguire con quelli al centro della sala. Nicky continuava a pensare che avrebbe potuto parlare un po’ di più, tentare di farsi amico qualcuno che nutriva la sua stessa passione, qualcun altro oltre ad Amy e Chloe. Le sarebbe piaciuto tanto, così, finita la lezione, nello spogliatoio si avvicinò a Kate e rimase a guardarla mentre si sfilava le scarpe da punta, in cerca di una frase di esordio. Kate si accorse dello sguardo della compagna. -Ti aspetto- disse Nicky. “Pessima frase di esordio”, pensò. Si sentì subito stupida per aver detto una cosa così scontata, ma non le era venuto in mente nulla di più. -Grazie- rispose Kate –So che hai avuto il compito di filosofia oggi. Sei nel corso insieme a Chris, giusto?- continuò. -Sì, sì, è così- Nicky ripensò a Christopher Brown che avrebbe potuto ricattare Chloe da un momento all’altro. -E come è andato?- -Bene credo, spero- Ma quanto erano faticose per lei le conversazioni! Quando Kate finì di vestirsi, le due ragazze scesero le scale e uscirono dalla scuola insieme. Kate si mise a correre verso un ragazzo seduto su un muretto poco distante; lui si alzò in piedi e lei gli saltò in braccio. -Ciao amore mio! Vieni, ti presento una mia compagna. Lei è Nicole- disse Kate trascinando il ragazzo per un braccio verso Nicky. Lui le strinse la mano e sorrise. Se c’era una cosa che lei non aveva mai capito, era proprio quella: perché quando ci si presenta a qualcuno, bisogna per forza toccarsi? Per lei era fastidioso. -Ciao, sono Nigel- si presentò. Ovviamente, lei sapeva bene chi era; ed era normale saperlo, se lui dava spettacolo nei corridoi della scuola. -Ciao. Puoi chiamarmi Nicky- ricambiò la stretta, ma cercando il meno possibile il contatto con la pelle del ragazzo. –Allora io vado. Ciao Kate, Nigel- Nicky si congedò e scappò via. Odiava conoscere persone nuove almeno quanto odiava il contatto fisico. Appena Nicky si allontanò, Kate e Nigel iniziarono a camminare nella direzione opposta. Lei gli prese la mano, ma il ragazzo la ritrasse quasi subito. -Potresti evitare di essere sempre così appiccicosa- le disse. -Nigel! Tutte le coppie camminano mano nella mano!- -Non significa che dobbiamo farlo per forza anche noi- Kate sbuffò –Si può sapere cosa ti prende?- -Niente, semplicemente mi dà fastidio. Anche la sceneggiata del bacio davanti a tutti si poteva evitare stamattina- rispose seccamente. Kate si zittì. –Non fare l’offesa Katy, lo sai che sono un tipo particolare. Per questo mi vuoi bene, no?- Lei non rispose, così Nigel provò a cambiare discorso: -Sembra carina la tua amica, Nicole- -Non siamo amiche, è un’asociale del cazzo- esclamò. Stavolta fu lui a restare senza parole. –Fa la nostra scuola, è iscritta a filosofia con Chris, l’avevi mai notata?- chiese, visto che lui non diceva nulla. Nigel scosse la testa. -No, a dir la verità- ammise. Rimase un istante in silenzio, poi le domandò: -Balla bene?- -No. Il tuo gatto balla meglio. E poi scusa, ma cosa ti importa di lei?- Kate stava urlando, le poche persone che ancora camminavano per strada si giravano a guardarli. -Niente, era solo per chiedere, Katy, ma stai calma!- -Non dirmi quello che devo fare!- ribatté lei. Camminarono in silenzio ancora per qualche minuto, fino a quando non arrivarono a casa di Kate. –Ci vediamo domani- le disse Nigel, avvicinandosi per darle un bacio e riappacificarsi; ma lei si ritrasse ed entrò in casa sbattendo bruscamente la porta. “Che isterica” pensò Nigel. Si incamminò verso casa sua di pessimo umore. Quando arrivò e aprì la porta d’ingresso trovò Christopher seduto sul divano coi piedi allungati sul tavolino di vetro, mentre guardava la tv. -Ti dico una cosa, fratello: lascia perdere le donne, gli uomini sono meno complicati- Christopher non capì il motivo di quell’uscita –Mi stai dicendo di diventare gay?- -Dovresti tenerlo in considerazione- -Colpa di Katy?- -Di Katy e di Nicole- -Chi diavolo è Nicole?- -Non lo so, ma mi ha incasinato la serata!- E sparì dietro la porta di camera sua, lasciando il fratello a fissare il punto dove era stato in piedi fino a un attimo prima. –Non facciamo domande- si disse Christopher, tornando a guardare la tv per scacciare quel pensiero fisso che lo tormentava da più di un anno, e che Nigel aveva riportato a galla ancora una volta. La mattina seguente Amy uscì di casa di ottimo umore. Si buttò sulla spalla lo zaino color argento e salì sulla sua nuovissima Mini, con il tetto decorato da una rappresentazione della “Old Glory”. Quando avviò il motore, sentì qualcuno chiamarla a squarciagola. Attraverso lo specchietto retrovisore vide il suo vicino di casa, Kyle, correre verso la sua auto. Normalmente sarebbe partita ignorandolo, ma quel giorno era di buon umore e lo aspettò. -Buongiorno Amy- la salutò. Amy si limitò ad inarcare un sopracciglio. -Farò un’eccezione solo perché oggi pomeriggio vedrò Juliet- -Okay, grazie- Kyle salì in macchina senza commentare o chiedere nulla. Sapeva che Amy stava parlando della sua cavalla, purosangue inglese, grigia pomellata. Posò lo zaino tra i piedi e si slacciò il Colmar arancione acceso. -Hai qualche interrogazione o compito oggi? Io no, giornata tranquilla. Meno male, perché ieri ho dormito tutto il pomeriggio, non avrei avuto voglia di fare nient’altro- disse Kyle, mentre Amy non poteva fare a meno di lamentarsi silenziosamente della sua dannata parlantina. -Buon per te. Io ho l’interrogazione di inglese e di fisica e spero con tutto il cuore di non essere chiamata in nessuna delle due- rispose. Kyle annuì. Continuarono a parlare di cose superficiali; o meglio, Kyle parlava di cose superficiali ed Amy ascoltava, o provava a farlo senza distrarsi troppo. Il berciare ininterrotto del vicino la innervosiva, ma niente poteva rovinarle quella giornata dedicata a Juliet, tanto meno le stupidaggini del ragazzo. Arrivarono a scuola dopo circa un quarto d’ora di viaggio. -Grazie del passaggio Amy, buone interrogazioni!- esclamò Kyle con un po’troppo entusiasmo scendendo dall’auto. Fece per chiudere la portiera quando aggiunse: -Mi piacciono i tuoi jeans, hanno un bel colore!- -Sparisci!- gli ordinò. Lui raccattò il suo zaino e filò via obbediente. Amy scese dopo aver parcheggiato la Mini e raggiunse Chloe, che la stava aspettando all’ingresso. -Ehi, bei pantaloni, ti dona l’arancione!- le disse l’amica. -Vorrei potermeli strappare e buttarli in un cassonetto- -Wow, e perché li hai messi?- -Perché mi piacevano fino a mezz’ora fa, poi Kyle si è presentato per l’ennesima volta chiedendomi un passaggio. Aveva un Colmar dello stesso colore e ha apprezzato i miei pantaloni- spiegò Amy. Chloe sospirò –Capisco. Dai, andiamo- la prese sotto braccio e la trascinò dentro. Nicky era seduta, come sempre, sul pavimento sotto il suo armadietto. Stava aspettando le sue amiche con le cuffiette dell’ iPod nelle orecchie. Per un attimo chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla musica: una sinfonia di Chopin, che avrebbe voluto provare a coreografare. Appoggiò la testa all’armadietto, e capì che stava per addormentarsi quando si sentì chiamare da una voce che non riconobbe subito. Qualcuno le stava toccando una spalla, ma non era né Chloe né Amy: loro non avevano una stretta così forte, e soprattutto non l’avrebbero mai toccata senza prima avvertirla con un rumore, sapevano della sua fissa del contatto. -Nicole, sveglia, stai bene?- era Nigel Brown. Nicky aprì gli occhi e fu stupita di vederlo inginocchiato accanto a lei con uno sguardo preoccupato. Annuì. -Certo, mi ero solo… mi stavo addormentando- rise nervosamente. -Meno male, ho pensato che non ti sentissi bene. Non è normale sedersi per terra in corridoio e dormicchiare- anche Nigel sorrise e sembrò rilassarsi. Nicky trovò strano che uno come lui si interessasse a qualcun altro al di fuori di se stesso o di qualcuno “alla sua altezza”. Nigel le prese le mani e l’aiutò a rialzarsi; lei gli sorrise, ma non apprezzò quel gesto: l’aveva toccata di nuovo. Due volte. Amy e Chloe arrivarono a braccetto proprio in quel momento. –Tutto bene?- chiese Chloe, notando che Nigel stava ancora tenendo le mani di Nicky. -Certo, Nigel mi ha dato una mano ad alzarmi- rispose Nicky sottraendosi alla stretta del ragazzo. “anzi, due mani” pensò. Nigel, sentendosi addosso lo sguardo indagatore di Chloe, indietreggiò di due passi, poi se ne andò. -Poteva almeno salutare!- urlò Amy per farsi sentire dall’interessato. Nigel si voltò un istante, ma non disse niente, solo un cenno con la mano. Amy alzò gli occhi al cielo. Chloe sbuffò. -Come mai ora stringi alleanze segrete con Nigel Brown? Non avevi giurato di combattere lui e i suoi amichetti fino alla morte?- -Non ho mi detto una cosa del genere Chloe! E poi tu l’alleanza segreta l’hai stretta con suo fratello, quindi sta zitta- rise Nicky. Chloe sorrise. -Hai ragione. Ma ora devi spiegarci cosa è successo- Nicky raccontò la storia di Kate della sera precedente mentre andavano in classe per la lezione di inglese.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Nigel camminò deciso fino a raggiungere i suoi amici, impegnati nella loro sfilata quotidiana nel corridoio. Leah si fermò improvvisamente, e tutti gli altri la imitarono. -Ti abbiamo visto. Chi è quella? La nuova ragazza della settimana?- gli chiese lei. Nigel ridacchiò. -Si chiama Nicole, è una compagna di danza di Katy- spiegò. Leah annuì. -Non l’avevo mai vista- confessò Christopher, accanto a sua cugina Leah. -Frequenta il corso di filosofia con te, idiota!- gli ricordò il fratello. -Davvero? E tu come lo sai?- -Me l’ha detto Katy- rispose. -Se balla, suppongo che parteciperà al musical che la scuola organizza ogni anno per la chiusura delle lezioni prima dell’estate- disse quasi sovrappensiero Caroline, l’altra cugina. -Parlate di me? Ebbene sì, parteciperò di sicuro- si intromise Kate piombando alle spalle del gruppo e abbracciando il suo fidanzato. -Per partecipare dovrai prima fare le audizioni e superarle. È solo uno spettacolo di una scuola, ma non prendono cani e porci- commentò Eleanor, a cui Kate era sempre stata antipatica, sentimento che era aumentato da quando si era messa con Nigel, che era un suo caro amico. Kate la guardò offesa. –Appunto per questo prenderanno me. Ho fatto la parte della protagonista l’anno scorso, ma tu sei al primo anno, non puoi saperlo- replicò. Eleanor lo sapeva invece, anche se non frequentava ancora le superiori era tra il pubblico insieme a Caroline per vedere Bridget e Leah, che anche loro avevano partecipato con ruoli comunque importanti. Ricordava che ogni volta che Kate entrava in scena lei e la sua amica fischiavano, e se avessero potuto le avrebbero volentieri lanciato qualche verdura avariata. -Mi ricordo. Ma quest’anno c’è qualcuno che potrebbe prendere il tuo posto. In tutti i sensi-le disse Eleanor con un sorriso beffardo. – Era di quel qualcuno che stavamo parlando Kate, guardati le spalle- continuò. Kate, non sapendo cosa rispondere, girò sui tacchi e trascinò via Nigel tenendolo per mano. Eleanor notò con piacere che il suo amico, dopo qualche metro, fece scivolare via la mano da quella della ragazza. Robert, che insieme agli altri aveva assistito all’intera scena, rise e commentò: -Sei fantastica Elly! La odio quella- -Pensa che io devo sopportarla anche dopo la scuola quando viene da noi. A volte resta pure per cena- disse Christopher. Ci pensò un attimo, poi aggiunse: -A volte anche dopo cena- Tutti, mentre si dirigevano nelle proprie aule, continuarono a parlare male di Kate. -Non capisco cosa ci trovi in quella ragazza mio cugino- buttò lì Caroline. -Appunto. Non è né bella, né intelligente, né gentile e simpatica- continuò Leah. -E recita come una pecora- aggiunse Eleanor. -Non offendere le pecore, Elly- disse Caleb, provocando una risata generale. -A me piacerebbe veder balla re la Rossa, sono sicuro che è più brava di quella gatta morta- interloquì John. -La Rossa?- domandò Aymon non capendo a chi si riferisse. -La ragazza di cui parlavamo prima, è rossa di capelli- spiegò l’altro. -Anche penso che possa essere una ballerina migliore di Katy, anche se credo che in molte possano esserlo- concluse Aymon. -Interroghiamo… Vediamo un po’…- l’insegnante di inglese stava scrutando il registro, creando il panico tra i suoi studenti. –Amy Warren? Vieni, vieni Warren- Amy si alzò lentamente, indugiando verso la cattedra. Quando incontrò lo sguardo delle sue amiche sussurrò tra sé: -Kyle Stevenson, giuro che ti strapperò tutti i capelli dalla testa e te li farò ingoiare- Durante la pausa pranzo le tre amiche si diressero verso il piccolo teatro che il piano terra della scuola ospitava. Pranzare mei luoghi affollati era una cosa che faceva impazzire Nicky. -Non posso crederci! È stato Stevenson a portarmi sfortuna: quando è sceso dalla macchina mi ha detto “buone interrogazioni” e io sono stata interrogata sia in inglese sia in fisica! Questa me la paga!- Amy stava urlando. Le bastava un niente per inveire contro il povero Kyle Stevenson, il suo vicino di casa. -Dai Amy, calmati, tanto sei andata bene in entrambe- le disse Chloe. Le ragazze pranzavano quotidianamente in teatro, non erano mai state richiamate, ma non si erano accorte che quel giorno c’era qualcosa di insolito: due persone le stavano seguendo. Più precisamente, si trattava di due membri della Legione del demonio: Christopher e John. Si erano accorti di loro e avevano deciso di seguirle, senza un motivo preciso, solo perché John avrebbe voluto scoprire qualcosa di più su quella il cui nome, diceva Nigel, gli pareva essere Nicole, e che secondo Eleanor sarebbe potuta diventare la rivale di Kate alle audizioni per lo spettacolo di fine anno e non solo. I due ragazzi pensavano che con “non solo” Elly facesse riferimento a Nigel. Quella di Eleanor era voluta essere solo una vuota minaccia alla ragazza antipatica, ma John aveva intenzione di sviluppare l’idea e trasformarla in qualcosa di concreto. Entrò nella grande sala buia sguito da Christopher. All’interno regnava la penombra, solo il palcoscenico era illuminato da luci calde; le tre ragazze erano sedute al bordo di esso, le gambe a penzoloni, chiacchieravano e ridevano. -Cosa pensi di scoprire in questi modo?- chiese Christopher. -Ssht! Vuoi che siano loro a scoprire noi? Parla piano- Si sedettero in ultima fila e si misero a osservarle. Parlavano di scuola, di un certo Stevenson e di quanto fosse sfigato, di un certo Bob Freeman e di quanto fosse bello e dolce. -Ha una cotta per questo Freeman, segnatelo, è importante- ordinò John all’amico. -Non capisco, sul serio, perché lo stiamo facendo?- -Sta zitto e scrivi!- Christopher prese un foglio da un quaderno, attento a non fare troppo rumore, e prese nota. -Chloe, non si è più fatto sentire Christopher Brown? Non ha chiesto ancora niente in cambio del compito?- chiese Nicky. A quelle parole Christopher alzò la testa dal foglio e guardò le ragazze: riconobbe una delle tre, col caschetto di capelli castani dai riflessi biondi, glio occhi grigi, la voce squillante. Era Chloe, quella a cui aveva passato il compito di filosofia. -No. Te l’ho detto, Nicky, l’ha fatto per gentilezza, non voleva ricattarmi- rispose lei. -Cosa centri tu?- Gli domandò John. -Le ho passato il compito di filosofia- -Cosa?! Ma sei rintronato?- -Cosa c’è di male?- -C’è che adesso vorrà che l’aiuti sempre. E se le dici di no, lei passerà il suo tempo a cartavetrarti i coglioni! Hai commesso un gravissimo errore, Chris: mai, e dico MAI, aiutare qualcuno senza conoscerlo. Non si piò mai sapere come reagirà- -A me sembra una tipa a posto- -Zitto! Ci siamo persi qualcosa, guarda- lo interruppe John. Christopher notò che Nicky si era alzata e girava su se stessa, usando la gamba sinistra come perno e tenendo la destra aperta verso l’esterno, perpendicolare al suo corpo. Girò una, due, tre volte. Le amiche le fecero un piccolo applauso. -Dai, Nicky, fa qualcosa di serio, balla un po’!- le chiese Amy. -Ma… non saprei- -Metto la musica dal mio telefono. Improvviserai- decise Chloe estraendo il cellulare dalla tasca dei jeans. Subito questo iniziò a trasmettere le note di una canzone pop abbastanza popolare in quel periodo, ma di cui al momento Christopher non ricordava il nome. Nicky sospirò e cominciò dapprima a camminare avanti e indietro per il palco, poi, sotto l’insistenza delle amiche, provò a muovere qualche passo di danza. Man mano che prendeva sicurezza, convinta che a guardarla ci fossero solamente Amy e Chloe, i passi si trasformarono in una vera e propria coreografia improvvisata, anche se i pantaloni verdi stretti e l’enorme felpa grigia impedivano la completa fluidità dei movimenti. La sua grazia e la sua leggerezza colpirono i due osservatori nascosti. -È sicuramente più brava di Katy, anche se ha fatto poco- commentò Christopher. -Nigel deve vederla. Secondo me si innamorerà di lei appena la vedrà ballare… e quella stronza so-tutto-io di Katy sparirà a forza di calci nel sedere!- concordò John. -Sei proprio cattivo però. È questo il tuo scopo? Sostituire Katy?- John annuì sorridendo, Kate l’aveva sempre odiata. Continuarono ad ammirare Nicky danzare, poi uscirono quando finì, giusto in tempo per l’inizio delle lezioni. -Dove eravate finiti voi due? Eravamo preoccupati- esordì Bridget vedendoli arrivare. -Abbiamo visto la Rossa ballare- disse John sorridendo. -Katy dice che il mio gatto balla meglio- riferì Nigel. -Dovresti vederla di persona, Nigel, forse cambieresti idea sulla capacità di giudizio di Katy- disse Christopher. Nigel scosse la testa e se ne andò. -Volete dirmi cosa avete in mente?- chiese Leah ponendo le mani sui fianchi e guardandoli con occhi inquisitori. John ridacchiò e rispose: -Ho un piano- -Spiegati- -Se Nigel si mettesse con la Rossa…- -John, è un pessimo piano- lo interruppe Caleb. -Aspetta! Lascialo finire- intervenne Eleanor. -Se Nigel si mettesse con la Rossa…- riprese John –Katy sparirebbe e noi saremmo tutti più sereni, giusto? E Nigel sarebbe più felice. Avete notato tutti quanti che ultimamente ha sempre qualche problema con quella? Lo sta usando e basta, per lo scopo di acquistare visibilità all’interno della scuola- tutti annuirono. -Bisogna vedere se la Rossa, come la chiami tu, è una brava ragazza o un’altra di quello stampo. Intendo dire una come Kate- disse Caroline. -A Kate sta antipatica, da quanto ci ha raccontato Nigel, e per ora questo mi basta. Ovviamente dovremo informarci meglio- spiegò John. -Bridget ed io abbiamo lezione di storia adesso, mi pare che ci sia anche lei con noi- annunciò Leah. -Perfetto. Vedi se riesci a scoprire qualcosa su Bob Freeman- -E chi sarebbe?- -Un tizio di cui la Rossa è innamorata persa. Deve sparire dalla circolazione: Nigel sarà il nostro uomo!- forse John si era lasciato prendere un po’troppo la mano da quella storia di sbarazzarsi di Kate, ma uno dei principi della Legione del demonio era proprio difendersi l’uno con l’altro. Difendere Nigel da Kate era un obiettivo condiviso da tutti i suoi amici, e l’avrebbero raggiunto a tutti i costi. -Lascia fare a me- detto ciò, Leah entrò nell’ aula di storia sicura di sé, seguita da Bridget, pronte a collaborare all’ idea di John, che anche se poteva apparire un tantino subdola, pensavano che avrebbe portato a qualcosa di buono. Sicuramente era un modo per fare qualcosa di diverso dal solito e divertirsi un po’.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo quarto ***


Leah e Bridget si sedettero il più vicino possibile a Nicky. Leah incrociò il suo sguardo per caso e le sorrise; Nicky ricambiò con un sorrisetto timido. Bridget approfittò del ritardo dell’insegnante per alzarsi e andare a buttare un pezzo di carta al cestino, che si trovava accanto alla cattedra. Apparentemente era un gesto ordinario e casuale, così come apparve puramente casuale il fatto che nel camminare la ragazza urtò il libro di storia sul banco di Nicky, che cadde a terra. -Oh, mi dispiace! Aspetta, lascia, faccio io, è stata colpa mia- disse Bridget, forse esagerando con le scuse. Quando raccolse il libro, lesse il nome sull’etichetta: Nicole Gerald. Ora conosceva il nome completo della “Rossa”. Non era molto, ma era pur sempre un’informazione in più che poteva tornare utile. Tornò a sedersi e riportò l’informazione a Leah, che prese nota sul suo diario. In quel momento entrò il professore, che si sedette velocemente e con un sorriso da chi non vede l’ora di divertirsi disse: -Oggi devo interrogare, giusto?- Bridget guardò Leah preoccupata: il giorno in cui si erano viste per studiare insieme, alla fine avevano preferito passare il tempo a spettegolare e a mettersi lo smalto alle unghie. Ma presto tirarono un sospiro di sollievo. –Bob Freeman. Sei tu il fortunato! Non guardarmi con quella faccia, Freeman, coraggio- disse allegro il professore di storia. Bob si alzò incerto e camminò fino alla cattedra. Con un’espressione preoccupata guardò Nicky, lei gli sorrise e mimò con le labbra un “Puoi farcela” che non sfuggì a Leah. Dopo un’ora di interrogazione, la campanella suonò e l’insegnante schizzò via dopo aver generosamente donato a Bob la sufficienza. Leah e Bridget, mentre raccoglievano le loro cose, notarono che Nicky si era avvicinata a Bob per parlargli: -Non prendertela, la sufficienza va bene- gli disse accarezzandogli la spalla. Lui le sorrise e le prese una mano. –Hai ragione, andrà meglio la prossima volta- rispose il ragazzo, poi i due si scambiarono un bacio sulle labbra e uscirono dall’aula mano nella mano. Leah si voltò di scatto verso Bridget e quasi urlò: -Molto male! Molto male!- Bridget parlò contemporaneamente a lei –Non ci voleva!- e subito riportò l’accaduto sul diario. Quel pomeriggio la Legione del demonio si riunì a casa di Leah e Caroline, tutti quanti tranne Nigel, che era andato ad accompagnare Kate a danza. Quando si furono accomodati nel salotto della grande villa, fu Leah a prendere la parola: -Siamo qui riuniti quest’oggi per aggiornarci sul progetto “fuori Kate, dentro Nicole”- annunciò in tono solenne. -Avete scoperto qualcosa?- domandò Robert curioso. -Il suo nome completo è Nicole Gerald, e Bob Freeman è il suo ragazzo. La vicina di banco di Nicky, come la chiamano le amiche, mi ha detto che stanno insieme da sei mesi- riferì. -Allora il lavoro è doppio! Oltre a Kate, dobbiamo eliminare anche questo Bob- commentò Caleb. -Parli come se stessimo progettando un duplice omicidio, Cal- rise Caroline. -Per questo suggerirei di spostare la nostra attenzione su qualche altra ragazza. È vero che Nigel ha scambiato qualche parola con questa Nicole, ma non significa nulla, esistono tante ragazze più simpatiche di Katy a scuola. Sono sicura che tante di loro sono single e più socievoli di Nicole- disse Bridget. Il gruppo rifletté su quell’eventualità, ma non avevano molte conoscenze, al contrario di quanto si potesse pensare. Erano un gruppo compatto, chiuso, si proteggevano a vicenda e si fidavano l’uno dell’altro come avessero un’anima sola. Erano poco aperti a nuove amicizie e raramente parlavano con gli altri ragazzi della loro età. Questo li faceva apparire arroganti e con un’aria di superiorità, ma la verità era che si conoscevano da sempre e da sempre si erano bastati così, alzando un muro tra loro e gli altri senza nemmeno rendersene conto. Alla fine si ritrovarono con mille dubbi e a litigare su chi scegliere come sostituta di Kate e su come avvicinarla. -Immagino che la decisione ricada ancora su Nicole a questo punto- concluse Aymon. -Immagino di sì- concordò Bridget. -Va bene, allora dovremo tentare di saperne di più su di lei: conoscere i suoi interessi, le cose fondamentali, i possibili punti in comune con Nigel, in modo che si avvicinino da soli con solo un piccolo aiutino da parte nostra. Dovremo seguire lei, le sue amiche, e Bob Freeman- decise John, che si era proclamato il capo missione, dato che l’idea iniziale era stata sua. -Capisco. Sembra divertente!- esclamò Aymon. -È una cosa seria ragazzi, lo facciamo per Nigel e per la serenità del gruppo, non sono ammessi errori- lo interruppe Bridget. La Legione del demonio passò l’intera settimana a raccogliere notizie su Nicole Gerald, anche se all’interno della scuola nessuno sembrava conoscerla. Grazie all’arte del pedinamento, i ragazzi avevano scoperto dove Nicky abitava, dove abitavano Amy, Chloe e Bob, i posti che erano soliti frequentare. Fu uno strano ragazzino del primo anno a facilitare a tutti il lavoro. L’avevano visto parlare con Nicky una mattina, quindi l’idea di interrogarlo facendo in modo che non dicesse nulla alla diretta interessata era stata approvata con favore di tutti. Quello che fece un po’discutere fu il metodo, ma dovevano assicurarsi che il ragazzo stesse zitto, cosa non facile, perché aveva fama di essere un chiacchierone. Caleb si aggirava per i corridoi durante la pausa pranzo quando lo individuò mentre camminava in direzione della mensa. Una volta che fu sicuro che nessuno potesse vedere la scena, decise di mettere in atto quello che stava provando da tre giorni con John: accelerò il passo, lo raggiunse, lo afferrò per il colletto della maglietta e lo sollevò di un paio di centimetri da terra, facendolo sbattere con la schiena contro gli armadietti. Non voleva fargli male, voleva solo essere sicuro di mettergli abbastanza paura per farsi dire quello di cui aveva bisogno. -Come ti chiami marmocchio?- in realtà Caleb aveva solo un anno in più di lui, ma ne dimostrava parecchi in più, mentre il suo interlocutore dimostrava semplicemente l’età che aveva, quattordici anni. -Kyle Stevenson- -Conosci Nicole Gerald?- -Chi?- -Non fare il finto tonto! Ti ho visto parlare con lei l’altra mattina!- -Ma… io… veramente, non so chi sia- Caleb si spazientì e gli mostrò una foto della ragazza mentre parlava con Kyle, scattata di nascosto col telefono. Kyle si illuminò: -Ah, certo, Nicky! Non sapevo che si chiamasse Nicole… come si chiama?- -Lascia perdere. Perché la conosci?- -Perché ti interessa?- Caleb sollevò nuovamente Kyle, che aveva lasciato per recuperare la foto. –Te lo chiederò un ultima volta, Kyle Stevenson, perché conosci questa ragazza?- chiese alzando la voce. –Ok, ok, amico, calmati. Nicky è… è… l’amica della mia vicina di casa, ci ho parlato qualche giorno fa per la prima volta… io…- Caleb mollò la presa e Kyle cadde sul sedere producendo un rumore sordo. -Sei più inutile di quanto pensassi, Kyle Coso- -Stevenson- precisò Kyle massaggiandosi il collo. -Sì, come ti pare- rispose distrattamente Caleb; e se ne andò. Fece tre passi, poi tornò a voltarsi verso Kyle, folgorato da un’idea improvvisa. -Dov’è che abiti?- domandò. Fu così che la Legione del demonio venne a conoscenza dell’indirizzo di Amy Warren; e così, seguendola, di quello di Chloe, di Bob, e di Nicky. Alla fine, Kyle Stevenson non si rivelò poi così inutile. L’ultima campanella della giornata suonò e Aymon, prima di uscire dall’aula, si prese la briga di svegliare Nigel, che stava sonnecchiando comodamente accasciato sul banco, con lo zaino sotto la testa. Gli diede una sonora sberla sulla nuca, svegliandolo e facendolo sobbalzare sulla sedia. –Ahia! Idiota!- esclamò. –Sbrigati!- gli disse l’altro ridendo. I due ragazzi, prima di andare a casa, passarono per la palestra. -Perché andiamo in palestra?- chiese Aymon. –Katy ha un esame di danza oggi. È in palestra ad allenarsi, volevo salutarla- spiegò Nigel, entrando e ignorando Aymon che aveva alzato gli occhi al cielo sentendo nominare la ragazza. Videro Kate seduta sul pavimento a gambe incrociate che urlava parole in una lingua che doveva essere francese. Nigel immaginò che fossero nomi di passi di danza. Nicky eseguiva al centro della palestra della scuola i passi urlati da Kate mantenendo un sorriso forzato e asciugandosi ogni tanto il sudore con la manica del golfino. Nigel salutò la fidanzata con un bacio. Vedendo entrare i due, Nicky smise di ballare. –No, balla, balla. Continua, ti prego- insistette Aymon. Nicky gli rivolse uno sguardo torvo: non voleva affatto continuare a danzare davanti a due estranei, ma non aveva il coraggio di dirlo; così, quando Kate pigiò un tasto de registratore che era posato per terra accanto a lei e la musica partì, lei riprese a ballare. Nigel ed Aymon si sedettero vicino a Kate. Dopo qualche minuto Kate si accorse dello sguardo del suo ragazzo: sembrava ipnotizzato, rapito da lei, gli occhi che brillavano. Nigel non aveva mai guardato lei in quel modo. Kate si sentì corrodere dalla gelosia e spense il registratore. Nigel si aprì in un grosso sorriso e applaudì, subito imitato da Aymon. Nicky terminò con un piccolo inchino e stranamente stava sorridendo. -Sei bravissima, Nicky- disse spontaneamente Nigel. Nicky arrossì. –Certo che lo è, è la mia ragazza!- esclamò un ragazzo alto e magro camminando verso Nicky con le braccia spalancate. Lei gli corse incontro e lo abbracciò. –Bob Freeman- sussurrò tra sé Aymon. –Esci con me stasera piccola? Andiamo a festeggiare il superamento dell’esame- disse Bob a Nicky. –Non è detto che lo superi- lo interruppe Kate. –Certo che lo supererà, è perfetta!- ribatté lui. Kate rise. Bob la ignorò e riprese a parlare con Nicky: -Ti va se andiamo da Derek?- Nicky annuì, ma senza prestargli ascolto veramente. Stava guardando Kate, che l’aveva presa in giro, e lei ci era rimasta male perché considerava Kate un’amica. Bob la prese per mano e l’accompagno fuori dalla palestra e poi dalla scuola. Quando furono usciti, Nigel fulminò Kate con lo sguardo –Sei stata cattiva, Kate! Perché l’hai detto? E soprattutto perché hai riso?- -Perché non lo passerà mai quell’esame, è orrenda! Ma l’hai vista?- -Sì, l’ho vista, e mi è sembrata parecchio brava!- -Sai cosa penso? Che tu di danza non ne capisca un bel niente e che debba solo stare zitto- -Sai cosa penso io, invece? Che tu sei invidiosa perché Nicky è più brava di te!- Nigel prese il suo zaino e si alzò, mantenendo il contatto visivo con Kate. Lei si era azzittita, non concepiva come il suo ragazzo potesse dirle cose del genere quando dovrebbe essere sempre dalla sua parte. Quando Nigel ed Aymon se ne andarono, scoppiò a piangere; rimase seduta da sola in palestra, piangendo come non aveva mai pianto, perché si era resa conto che Nigel si stava lentamente allontanando da lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


Nigel ed Aymon corsero nel parcheggio davanti all’edificio fino a raggiungere Nicky e Bob. Nigel smise di correre quando, allungando il braccio destro, afferrò la spalla di Nicky e lei si fermò, girandosi verso di lui. Le poggiò la mano sinistra sull’altra spalla. -Nicky, scusami per Katy, è solo un po’ sotto pressione per l’esame di oggi- disse. Dagli occhi di lei cominciarono a scendere alcune lacrime. Non diede alcuna risposta. In quel momento Nigel comprese che Nicky era diversissima da Kate: era dolce, sensibile, ci teneva ai rapporti umani ed era timida, forse troppo. In pratica, l’esatto opposto della sua ragazza. Le spostò con una mano una ciocca di capelli rossi ondulati, che le ricadevano sciolti sulle spalle, e trasformò pian piano quel gesto in una carezza sul capo. Lui stesso si sorprese di se stesso: non lo faceva spesso nemmeno con Kate, figuriamoci con una sconosciuta! Incollò lo sguardo agli occhi verdi di Nicky e le ripeté: -Mi dispiace. Io penso che l’esame lo passerai, perché te lo meriti. Fidati- a quel punto Nigel si ritrovò colpito dal pugno di Bob. –Lasciala in pace! Nicky non ha nessuna voglia di essere presa in giro da voi fighetti! E soprattutto: non toccare la mia ragazza- urlò. Aymon si inginocchiò accanto a Nigel, che era caduto sull’asfalto del parcheggio a causa del pugno e teneva una mano appoggiata sulla guancia. Notò che lo zigomo sinistro dell’amico sanguinava. Bob prese la mano di Nicky per poi trascinarla via. Aymon passò a Nigel un fazzolettino di carta, con il quale si asciugò il rivolo di sangue che si era creato sulla guancia. -In effetti amico, Freeman ha ragione: se qualcuno guardasse la mia ragazza come tu guardavi Nicky, e per di più le facesse una carezza, beh, anche io gli avrei tirato un pugno- disse porgendo una mano a Nigel dopo essersi alzato. Nigel strinse la mano di Aymon e si mise in piedi. Nicky scivolò sul sedile del passeggero dell’auto di Bob, sconvolta da quello che era appena successo. -Tu sei pazzo, Bob, non mi ha fatto niente, non c’era alcun bisogno di fargli male- gli disse arrabbiata. -Ce n’era invece, così smetterà di importunarti!- rispose lui. -Non mi stava importunando, Bob, si stava scusando- -Ti stava toccando!- Nicky si zittì. Improvvisamente si ricordò che a lei il contatto fisico con chi non conosceva le aveva sempre dato molto fastidio, tanto che a volte la portava a reagire tirando pugni lei stessa. Bob lo sapeva bene: era così che si erano conosciuti lui e Nicky. Un giorno lui le aveva toccato un braccio per chiederle dov’era l’aula di chimica e lei gli aveva tirato una sberla in pieno volto. Nicky sorrise a quel ricordo. Ma con Nigel era stato diverso, il contatto con lui le era sembrato strano, ma non fastidioso; anzi, quasi l’aveva fatta sentire protetta. Le ballerine entrarono in sala elegantemente, in una fila ordinata secondo i numeri che ognuna aveva appeso alla divisa, composta da un body viola intrecciato sulla schiena, sottili calze rosa e scarpette da punta color rosa cipria. Nicky aveva il numero sette, Kate il numero nove. Si posizionarono alla sbarra dopo un inchino alla esaminatrice. Gli esercizi alla sbarra filarono lisci senza intoppi, come sempre, ma quando arrivò il momento di quelli al centro Nicky iniziò ad agitarsi, perché sapeva di non possedere molto equilibrio. Proprio quando iniziava a tranquillizzarsi, verso la fine dell’esame, eseguendo un retirè in punta cadde storcendosi una caviglia. Tutte si girarono a guardarla, e a Kate scappò una risata. L’esaminatrice la fulminò con lo sguardo facendola smettere immediatamente. -Nicole, ti sei fatta male?- chiese in tono cortese alla ragazza. -No professoressa, va tutto bene, mi scusi- -Non importa cara, riprendi pure- la donna sorrise e permise a Nicky di ripetere l’esercizio, che riuscì a compiere con successo. L’esame terminò con il consueto inchino e prima che le ragazze uscissero la professoressa chiese: -Kate Frost, potresti trattenerti un attimo, per favore? Vorrei parlarti- Kate camminò con passo elegante fino alla sedia accanto a quella dell’esaminatrice e si sedette. -Ho chiesto di parlare con te, non che tu ti sieda- disse bruscamente. Kate scattò in piedi –Mi perdoni, mi dica pure- Le altre si cambiarono e uscirono dalla scuola. Scesero le scale in silenzio e una volta all’esterno si salutarono con baci e abbracci, esultando per l’esito sicuramente positivo per tutte, tranne che per Nicky, che scoppiò a piangere. -Ehi, Nicky, non fare così- Luise, una delle ragazze, la abbracciò. Per quella volta Nicky represse l’istinto di spingerla via e si lasciò abbracciare, piangendo a dirotto. -Non bada a queste piccolezze, capita a tutti di cadere o di sbagliare, sei stata bravissima come sempre, è questo che conta- aggiunse. Dopo un abbraccio generale, che Nicky apprezzò moltissimo da parte delle sue solitamente fredde compagne, ognuna prese la strada di casa dandosi appuntamento alla lezione successiva. Nicky si appollaiò sul muretto vicino al marciapiede, ancora singhiozzando. Non sapeva cosa stesse aspettando, ma desiderava che arrivasse qualcuno a tirarle su il morale. E quel qualcuno arrivò quasi subito: quando la ragazza alzò gli occhi, Nigel Brown era in piedi davanti a lei che la guardava curioso. -Posso sedermi vicino a te o devo aspettarmi un altro pugno?- poi si sedette senza attendere risposta. Lei non disse una parola, non voleva essere compatita da nessuno, specialmente dalla Legione del demonio. -Cos’è successo? L’esame è andato male?- domandò. -Sono caduta come un salame- si scoprì a rispondere Nicky. -E allora? Se tutto il resto lo hai fatto bene come ti ho visto fare stamattina, anche se hai commesso un errore non puoi non passare. Se ti boccia, quella tipa è stupida o è cieca!- disse Nigel. Per la prima volta Nicky staccò gli occhi dai suoi piedi per incrociare gli occhi di lui, e gli sorrise, fingendo di non aver notato il livido sullo zigomo sinistro. -Apprezzo che tu voglia consolarmi. Perché sei gentile con me?- -Perché non dovrei esserlo?- “Perché sei uno della Legione del demonio. Perché sei splendido e io sono un disastro”, ma non lo disse. Abbassò nuovamente lo sguardo. Nigel sorrise e con un dito le asciugò una lacrima che le stava rigando il volto. Nicky era troppo stanca e triste per scostarsi, quindi non lo fece nemmeno quando lui la abbracciò dopo che lei gli confidò: –Kate ha riso di me. Di nuovo- lasciò che Nigel si avvicinasse di più a lei, lasciò che le posasse una mano sulla schiena e che l’attirasse a sé. -Ti do un passaggio a casa, vuoi?- le chiese Nigel. -Grazie, ma non abito molto lontano. E poi tu dovresti aspettare la tua ragazza, non eri venuto per questo?- rispose lei. “Ah, già, Kate” si ricordò Nigel. –Perché lei non è ancora scesa?- -L’esaminatrice l’ha trattenuta, ma non ne so il motivo. Probabilmente vorrà offrirle un posto alla sua accademia- -Tu pensi che Katy ne sia all’altezza?- -Sinceramente?- -Sinceramente- -Penso che Kate sia brava- Nicky non aggiunse altro. Disse semplicemente la verità, come faceva sempre: Kate era davvero brava, ma per entrare a far parte di una compagnia importante si doveva possedere un talento speciale, un talento che Kate non aveva, ma che non aveva nemmeno lei. Se Nigel gliel’avesse chiesto, Nicky avrebbe detto che Kate era molto più brava rispetto a lei. -Ora devo andare. Grazie Nigel- lo salutò, si alzò, e se ne andò. Nigel rimase seduto dov’era a guardarla andare via. Fermo immobile ancora per cinque minuti buoni prima che Kate arrivasse. -Alla buon’ora- esclamò vedendola. -Scusa il ritardo, ma quella vecchia scema ha voluto comunicarmi in anticipo che mi boccerà. Giuro che le avrei sputato volentieri in un occhio- urlò Kate furiosa. -Quindi non hai passato l’esame? Ma eri così sicura di te, cosa è successo?- -Quell’imbranata di Nicole, che tu ammiri tanto, è caduta e io ho ridacchiato, tutto qui. Ti rendi conto? Sono stata punita con la bocciatura per aver riso di lei! Senza togliere la filippica che mi sono dovuta subire sul rispetto e la lealtà tra compagne! Ridicolo!- -È male che ti sei voluta tu, Katy. Mi dispiace- -Cosa? Come puoi dirmi una cosa del genere Nigel?- -Kate, devi smettere di sentirti Dio e considerare gli altri feccia. Finirai male, finirai sola!- Kate si sentì rivoltare le interiora per la rabbia. Nessuno doveva permettersi di trattarla in quel modo. Stava per replicare ancora, ma poi si sforzò di calmarsi e domandò a Nigel: -Ma tu ci sarai sempre, vero?- Nigel pensò a quello che Kate gli stava chiedendo. Lei aveva capito cosa stava accadendo ancora prima che lo capisse lui: non era sicuro di voler veramente dire ciò che pensava in quell’istante, ma spesso accade che le cose che si avvertono nella pancia e non nella testa sono le più vere. Forse a influenzare il suo gesto fu il discorso che gli aveva fatto Aymon quella mattina dopo il pugno che si era preso da Bob Freeman: “Non puoi continuare a farti trattare come un fesso da Kate, quella ama solo se stessa, tu sei solo una pedina del suo gioco”; ma comunque disse: -No, Kate. D’ora in poi io non ci sarò più per farmi trattare come un fesso da te. Non cercarmi più- Kate rimase in silenzio a fissarlo con un’espressione che descriveva tutto il suo sconcerto. Quando il ragazzo se ne andò senza più dire una parola, lei comprese che Nigel l’aveva appena lasciata. E nonostante non volesse crederci, conosceva bene quel tono di voce, quel volto serio: erano la voce e il volto di chi ha preso una decisione e non cambia idea, di chi sa quello che fa. Fu lei stavolta a prendere posto sul muretto, le gambe incrociate, le braccia abbandonate pesantemente lungo le ginocchia, i palmi aperti come se avesse realizzato solo in quel momento che qualcosa le era scivolato via. Rimase così, ferma, lo sguardo perso nel vuoto, fino a tarda sera.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


La Legione del demonio aveva deliberato che Kyle Stevenson avrebbe eseguito il “lavoro sporco” al loro posto. Non volevano rischiare di essere scoperti, così, quando tale rischio aumentava, entrava in gioco lui. Il compito di Caleb era assicurarsi che Stevenson non facesse idiozie. Quando Kyle aprì la porta di casa al suono del campanello, fu tentato di chiuderla di colpo e di scappare via; ma Caleb lo precedette entrando velocemente in casa. -Tu mi farai un favore- esordì Caleb. Amava recitare la parte del cattivo ragazzo, lo divertiva osservare come le persone si facevano manipolare da chi era capace di alzare un po’ la voce. -Cosa ti fa pensare che ti aiuterò?- chiese Kyle incrociando le braccia, tentando di assumere l’aria da duro. Caleb poteva benissimo notare che il suo interlocutore stava tremando di paura, ma fece finta di niente. Anche se era un buon attore non era cattivo di natura e per nessun motivo desiderava far del male a Kyle. -Forse questo ti convincerà- disse estraendo un biglietto da cinquanta dalla tasca interna del giubbotto. -Cosa devo fare?- chiese Kyle rilassandosi. Per un attimo aveva pensato che Caleb volesse pestarlo a sangue. Amy scese le scale di corsa e andò a vedere chi osasse suonare il campanello a quell’ora quando né i suoi genitori né lei stavano aspettando visite. Aprì il portone d’ingresso e vide l’unica persona che avrebbe potuto andarsene in giro alle nove di sera a suonare i campanelli a caso: Kyle Stevenson con un sorrisone a trentadue denti. Amy non si fece problemi a sbattergli la porta in faccia. Si accorse che Kyle aveva posto il piede sull’uscio, per evitare che la porta si chiudesse, quando lo sentì gemere. -Non pensavo che facesse così male- sibilò a denti stretti. -Che vuoi a quest’ora Stevenson?- -I miei genitori vorrebbero uscire a cena, così pensavo di chiederti un consiglio- -Decidete di uscire a cena alle nove di sera?- chiese scettica Amy. Kyle ignorò la domanda, come Caleb gli aveva consigliato di fare quando non sapeva cosa rispondere, e continuò: -Ho sentito che anche Nicky è uscita a cena. Mi pare avesse detto che sarebbe andata da Derek. Sai dov’è?- -Stevenson, lascia stare Nicky, è fidanzata, ma soprattutto è troppo per te!- lo prese in giro Amy. Kyle arrossì. -Ma no, hai capito male, era una curiosità- disse ridacchiando nervosamente. -Non ce li vedo tipi come voi a cena nel locale di quello sfigato di Derek- -Vogliamo provare posti nuovi, ci annoiamo sempre in quei ristoranti stellati. Dai, Amy, ti prego- Ancora adesso, Amy non saprebbe dire perché gli spiegò la strada per andare da Derek, l’amico di Bob che lavorava in un locale a pochi isolati dal loro quartiere, ma riuscì ad autoconvincersi di non aver ceduto per colpa degli occhi dolci che le aveva fatto Kyle. Dopo aver parlato al telefono con Caleb, Aymon e Robert riuscirono a trascinare i loro genitori a mangiare da Derek, quella sera. Il locale risultò essere un pub, non un ristorante, piccolo e squallido. -Spiegatemi il perché della vostra scelta!- Lucy, la madre dei due ragazzi, era sconvolta dalla bruttezza del luogo. Camminava lentamente, disgustata, quasi cercasse di calpestare meno centimetri quadri possibile, lasciandosi guidare dal figlio minore che la precedeva. -Usciamo immediatamente! Mi vergogno!- in effetti tutte le persone presenti li stavano fissando per il loro abbigliamento elegante, completamente inadatto al posto in cui si trovavano. -Dai mamma, non fare storie, siediti- Robert le mise le mani sulle spalle e premette verso il basso per costringerla a sedersi. Lui e il fratello si sedettero di fronte ai genitori, in modo da poter osservare Bob e Nicky, non troppo lontani da loro. Ovviamente anche Nicky notò la loro presenza, e il pensiero che inevitabilmente si fece strada nella sua mente fu “ma che cosa ci fa qui un pezzo della Legione?”. Ripeté la domanda ad alta voce a Bob. -Secondo me si annoiavano e sono venuti tra i mortali a fare sfoggio della loro inutile perfezione per aumentare la loro autostima- commentò lui tra un boccone di panino e l’altro. -Non credo che sul menu ci sia qualcosa di loro gradimento, guarda la faccia della madre- rise Nicky. Fu una serata più divertente per Bob e Nicky, che passarono il tempo con commenti acidi rivolti a Aymon, Robert e ai genitori piuttosto che per questi ultimi, per i quali fu invece una sofferenza: un continuo discutere sullo squallore del locale, sulla scadenza del servizio e della cucina, se così si poteva chiamare. Inoltre i due ragazzi non riuscirono a raccogliere informazioni sulla coppietta e a passare inosservati come speravano. -Fantastico, è stato un fallimento! Tutta colpa della mamma, come al solito- commentò Robert una volta tornati a casa. Stava seduto sul bordo della vasca da bagno, mentre Aymon si lavava i denti. -Cestancabpoepiuesciso- biascicò Aymon con lo spazzolino in bocca. -Non ho capito un accidente Aymon- Aymon finì di spazzolare, sputò un composto di saliva e schiuma, risciacquò la bocca e ripeté: -Certo che anche Caleb poteva essere più preciso. Ha detto “locale”, ma avrebbe dovuto dire “pub”, o meglio “vecchio sgabuzzino sporco riadattato a pub”- l’esperienza insegnò ai due fratelli di cercare informazioni in internet prima di qualsiasi altra futura mossa del piano. -Una cosa però l’abbiamo scoperta- soppesò Robert. -Cosa?- -Che ci odiano- -Ma piantala!- -Non hai ascoltato i commenti cattivi?- -Non erano cattivi, erano sarcastici. È stata colpa di come eravamo vestiti, Rob- -Secondo me ci odiano- -Ma piantala!- disse di nuovo Aymon uscendo dal bagno diretto in camera sua. Robert lo seguì, rimanendo però sulla soglia della stanza. -Probabilmente Nicky è vegetariana, ha preso un panino vegetariano- -Non vuol dire nulla, magari stasera non le andava altro- -anche Chris ha iniziato così, poi è diventato vegetariano- -La vuoi finire di parlare di Chris?- -Ma se è la prima volta che lo nomino- -La prima volta stasera. Parli di lui troppo spesso. Smettila, altrimenti poi sembra che ti sei preso una cotta- -Deficiente- e con questo Robert batté in ritirata in camera sua. La mattina dopo la professoressa di filosofia distribuì i compiti corretti e trascorse il resto dell’ora a spiegare le correzioni. Al suono della campanella, Amy voltò il suo compito per nascondere la valutazione alle amiche, che sapeva si sarebbero sicuramente avvicinate. Infatti le bastò lasciar scorrere pochi secondi per essere letteralmente travolta da Chloe, che le piombò addosso abbracciandola ed esultando: -Non posso crederci! Ho preso una A- quasi piangeva di felicità. -Vuoi dire che Christopher Brown ha preso una A- sentenziò Amy. Nicky e Chloe capirono che era di mal umore. -è andata male?- domandò Nicky. Amy inizialmente non voleva che nemmeno le sue amiche lo sapessero, ma cambiò subito idea: aveva bisogno di condividere con loro la sua frustrazione. -Dammi il tuo compito e io ti do il mio- disse. Poi passò a Nicky il foglio. -Amy, ma hai preso la sufficienza, pensavo fosse andata peggio dal tuo atteggiamento- esclamò Nicky. -Di solito prendo molto più della sufficienza! Ho studiato tanto da poter prendere quanto te- iniziò a singhiozzare e posò il compito di Nicky sul banco, poi se ne andò. In questo modo Chloe scoprì che Nicky aveva preso una A-. Per un attimo assaporò la soddisfazione di essere quella fra le tre ad aver ottenuto la valutazione più alta. -Penso che dovresti cercare Christopher e ringraziarlo- le disse Nicky. -Certo, vado subito- l’euforia era già finita: Nicky le aveva ricordato che il merito non era suo. Uscì dall’aula e gironzolò un po’ per i corridoi, sperando di trovare Christopher. Lo vide in cortile, attraverso le vetrate, che stava parlando con i suoi amici della Legione del demonio, come la chiamava Nicky. Decise di aspettare che si allontanasse per dirgli del compito. -Davvero? Finalmente! Quella non la sopportava più nessuno- sbottò Eleanor quando Nigel annunciò agli amici la rottura con Kate. -Elly, un po’ di tatto!- la rimproverò Caroline. -Scusa Nigel, ma sono sincera- si giustificò la ragazza. -Veramente stava antipatica a tutti voi?- domandò Nigel aggrottando la fronte. I ragazzi della Legione si scambiarono sguardi tentennanti, poi Christopher si fece portavoce dell’ opinione comune: -Sì. Mi dispiace fratello, non solo ci stava antipatica, la odiavamo proprio- disse con una pacca sulla spalla a Nigel, che rimase stupito da quelle parole. -Cavolo, non l’avevo proprio capito- commentò. A quel punto John pensò che il loro piano completo di spionaggio non aveva più senso, e quindi dovette confessare: -Ci sarebbe un’altra cosa che dovremmo dirti- esordì. -Che riguarda Kate?- -In un certo senso…- e spiegò all’amico il progetto di farlo innamorare di Nicky per far sparire Kate, mentre gli altri reagivano nei modi più disparati: qualcuno si limitò ad abbassare gli occhi con aria colpevole, qualcun altro intervenne con uno –Sta zitto, idiota!- altri esalarono un sospiro di sollievo per essersi liberati di quel segreto, e Caleb tirò a John un ceffone. -Ahia, stupido, perché l’hai fatto?- -E tu perché gliel’hai detto? Avremmo dovuto portarcela nella tomba questa cosa- -Ho solo una domanda- li interruppe Nigel con sguardo sconvolto -Perché proprio Nicky?- domanda del tutto lecita, ma che non trovò una risposta precisa, se non: -La Rossa ci piaceva- disse ridacchiando John. –Sì, anche a me piace La Rossa- concordò Nigel sorridendo. I componenti della Legione del demonio si scambiarono occhiate d’intesa, mentre Nigel rientrava, e compresero che il loro lavoro non era stato poi così inutile. Dopo aver chiuso con una spinta l’anta del suo armadietto, Christopher si girò per andare in aula di chimica, e si trovò davanti una Chloe tutta sorridente. Dallo spavento gli caddero tutti i libri che aveva in mano. Chloe rise. -Scusami, non volevo farti spaventare- disse chinandosi per aiutarlo a raccogliere le sue cose. -Com’è che non ti ho sentito arrivare?- -Ho preso una A nel compito di filosofia. È merito tuo, volevo ringraziarti- -Di niente, figurati- Christopher sorrise a Chloe, e quando lei fece per andarsene la fermò. -Hai da fare questo pomeriggio?- lei sembrò sorpresa da quella domanda, e in effetti lo era. Pensò a quello che aveva detto Nicky la settimana precedente e credette che Christopher volesse qualche favore in cambio di quello che aveva fatto per lei. Nonostante questo dubbio, rispose ugualmente -No, sono libera, perché?- -Ti andrebbe una passeggiata? O di mangiare qualcosa? O qualsiasi altra attività?... insomma, ti andrebbe di uscire con me?- Chloe sorrise rendendosi conto di quanto fino a quel momento avesse desiderato di sentirsi rivolgere una domanda del genere da uno come Christopher Brown. Anzi, proprio da Christopher Brown. -Certamente- rispose. -Passo a prenderti alle quattro- -Va bene. Abito…- -Oh, so dove abiti- -Davvero? Come?- Chloe si stupì -Questo pomeriggio ti spiegherò. Ma non preoccuparti, non sono uno stalker- rise alla sua pessima battuta e si avviò in classe, lasciando Chloe un po’ confusa ma felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo settimo ***


Dopo la scuola, Caroline ed Eleanor decisero di darsi allo shopping per distrarsi un po’ da tutti gli impegni che le assillavano.
-Sai, Caleb mi ha detto di essere un pochino dispiaciuto per Nigel e Kate- disse Caroline mentre Eleanor si provava una minigonna. -Davvero? A me sembrava che fosse lui quello più motivato a farli lasciare. Dopo di me ovviamente- rispose l’altra. -Credo che gli dispiaccia solo perché ora che John ha spifferato il nostro piano a Nigel non dovremmo più ricorrere allo spionaggio e ai pedinamenti. Ci aveva preso gusto- risero.
Girarono parecchi negozi di abbigliamento e profumerie, comprarono così tante cose da faticare a camminare per le troppe borse che trasportavano. Lo shopping era diventato un passatempo settimanale per le due ragazze. Proprio mentre uscivano da una boutique per entrare in un’ altra, fecero un avvistamento inaspettato. -Ehi Elly, guarda!- Caroline indicò un punto lontano con l’indice. -Ma quello non è Bob Freeman, il ragazzo di Nicky?- chiese Eleanor. Caroline annuì. -Ma la ragazza insieme a lui non è Nicky- fece notare all’amica. Eleanor mise meglio a fuoco l’immagine e poté constatare che Bob camminava con un braccio attorno alle spalle di una ragazza dai lunghissimi capelli neri e dalle forme procaci. Sicuramente non era Nicole.
-Vieni, avviciniamoci- prese Caroline per un braccio e la trascinò, prevenendo un eventuale riluttanza, che però non si dimostrò. -Guarda che so camminare da sola!-
Si avvicinarono a Bob senza farsi vedere, usando le borse degli acquisti per coprirsi il volto quando al ragazzo capitava di guardare nella loro direzione. Li seguirono a qualche metro di distanza, mescolate tra la folla del centro città, fino ad un bar in periferia, poco distante dal loro quartiere. Fu una lunga camminata. Bob e la ragazza mora e formosa entrarono e salutarono un tizio con un rettangolo di stoffa blu scuro appeso alla cintura, pressoché inutile, ma che avrebbe dovuto fungere da grembiule, e un cartellino penzolante dalla camicia a maniche corte. Lo identificarono come il cameriere, e sembrava essere molto in confidenza con Bob. Anche Eleanor e Caroline si sedettero ad un tavolino, per poterli tenere d’occhio, anche se non potevano sentire le loro conversazioni. Riuscirono però a vedere benissimo lo scambio di effusioni tra i due.
-Magari è sua cugina. Anche tu e Leah avete un bel rapporto con Nigel e Christopher- disse ingenuamente Eleanor. Ma quello che videro un attimo dopo non lasciava spazio ad altre ipotesi se non a quella di un’ amante, per così definirla.
-Elly, né io né Leah baciamo i nostri cugini con la lingua- -Lo so- Eleanor era delusa dal comportamento di Bob. Non perché le stesse simpatico, ma Nicky sembrava essere una brava ragazza, e certamente non se lo meritava. In più non sapeva come avrebbero dovuto comportarsi ora, se dirlo a qualcuno oppure no. -Povera Nicky, lei è innamorata veramente e lui la sta solo prendendo in giro. È un vero stronzo!- commentò disgustata.
-Se Caleb osasse tradirmi non so cosa potrei fare… sicuramente mi vendicherei. Come minimo troverei un modo per umiliarlo- -Potremmo farlo anche con Bob- propose Eleanor illuminandosi. Caroline sorrise ed estrasse il suo cellulare dalla borsetta. -Potremmo iniziare con il procurarci delle prove- e scattò un paio di fotografie.
La coppia se ne andò dopo circa un’ora. Bob si congedò dal cameriere che li aveva accolti con un saluto amichevole e una pacca dietro la testa. Dovevano senza dubbio essere amici. Caroline lo chiamò e lui si avvicinò immediatamente al loro tavolo, convinto che volessero ordinare qualcos altro.
-Ditemi pure ragazze- le apostrofò con un ampio sorriso, pronto con penna e block-notes.
-Come ti chiami?- domandò Caroline. Eleanor la guardò interrogativa, cercando di capire le intenzioni dell’ amica.
-Derek. È scritto sul cartellino- rispose il cameriere palpando istintivamente il cartellino penzolante. Le due ragazze si scambiarono un’ occhiata, poi Caroline continuò -Conosci da molto Bob Freeman?- -Da sempre. È il mio migliore amico, siamo come fratelli. Perché me lo chiedi?- -Chi è la ragazza che era con lui?- -Si chiama Stella, si frequentano da un paio di mesi. Ma ora voglio sapere perché me lo stai chiedendo- -Mi ha prestato dei soldi per una merendina a scuola, ora vorrei ridarglieli. Sai, volevo sapere almeno il suo nome- Caroline sorrise compiacendosi della velocità con cui era in grado di inventare scuse tirandosi fuori da situazioni imbarazzanti.
-Un’ ultima cosa, Derek- disse prima che il cameriere si voltasse per andarsene -Mi pareva che Bob uscisse con una certa Nicole. Si sono lasciati? Sai, pura curiosità femminile- ammiccò arrotolandosi una ciocca di capelli biondi attorno all’ indice. Derek scosse le spalle -No, beh, Nicky è quella ufficiale, ma non è la sola- rispose lui. -Bob è proprio fortunato ad averti come amico, “Derek-è-scritto-sul-cartellino”- giudicò Caroline alzandosi. Gli mise in mano i soldi che gli doveva per quello che avevano consumato e gli lasciò una mancia da venti per dimenticarsi di lei e della sua amica. Uscì a testa alta e con aria trionfante, seguita da una Eleanor affascinata. -Tu hai talento- commentò.
 
Chloe passò due ore intere chiusa in camera sua a provarsi vestiti su vestiti in vista dell’uscita con Christopher; ma alla fine, quando lui suonò alla porta, lei si presentò in jeans.
-Ciao- -Ciao- fu l’unica cosa che si dissero. Passarono cinque minuti buoni a camminare in silenzio fissandosi le scarpe, poi Christopher si decise a rompere il silenzio: -Immagino che tu voglia sapere come faccio a sapere dove abiti, giusto?- -Esatto. Stavo per chiedertelo- rispose lei. -I miei amici ed io stiamo pedinando Nicky, quindi anche te ed Amy, di conseguenza- parlò come se avesse detto la cosa più normale del mondo. Chloe si fermò improvvisamente -Cosa? Ci pedinate? Da quanto tempo? E perché?- era sbalordita. Christopher si accorse di non essere stato molto delicato nel comunicarle la notizia; le si mise di fronte, tenendola per le spalle nel tentativo di calmarla.               -Tranquilla, è per Nigel che lo facciamo- prese fiato e affrontò lo sguardo interrogativo di Chloe –Il fatto è che… beh… la sua ragazza è abbastanza odiosa: avevamo in mente di spingerlo a innamorarsi di Nicky, per non dover più avere a che fare con Kate. Non c’è una motivazione precisa del perché proprio Nicky, so che te lo stai domandando, ma vedi, noi non abbiamo tanti amici fuori dal solito gruppo quindi… ecco… Nigel aveva iniziato a parlare con lei da qualche giorno, quindi ci sembrava un’ idea sensata. Ora che ne parlo con te sembra invece così stupido! Mi dispiace- Chloe lo stava fissando con un’ espressione a metà tra lo sconcerto e l’ ammirazione. Non sapeva bene cosa pensare. -Deve essere davvero antipatica quella Kate per darvi così tanto da fare a sostituirla- commentò. Poi scoppiò a ridere. Christopher si sentì subito sollevato -Quindi non stai pensando che io sia un pazzo?- -No, solo un po’ strano forse, ma non in modo negativo- -Beh, comunque il piano è saltato: Nigel ha lasciato Kate ieri. Quindi niente più pedinamenti e spionaggio- Chloe si illuminò, colpita da un’ idea: -E se invece continuasse per uno scopo simile? Nicky, come immagino tu sappia, sta con Bob Freeman, ma Amy ed io siamo convinte che la tradisca. Ultimamente le da buca troppo spesso- disse Chloe. Non fece in tempo ad aggiungere altro che il telefono di Christopher vibrò per l’arrivo di un messaggio da Leah: “Domani pomeriggio riunione del gruppo. Comunicazione urgente”
-Chloe, sembra che la buona volontà di mia cugina sia ancora accesa. Sei dei nostri?- le chiese con un sorriso. -Assolutamente sì! E credo proprio che lo sarà anche Amy-
Ora che la tensione iniziale si era smorzata, i due ragazzi abbandonarono l’argomento e ripresero a passeggiare tranquilli, con l’intenzione di passare insieme il resto della serata.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo ottavo ***


Amy era di pessimo umore a causa del brutto voto in filosofia. Era così delusa che nonostante fosse sulla groppa di Juliet non riusciva a mantenere la concentrazione durante i salti. Mentre ne eseguiva uno, un piede le si sfilò dalla staffa ed Amy rotolò per terra, colpendo la barriera con il ginocchio sinistro. Si rialzò immediatamente ignorando il dolore e l’ urlo di rabbia della sua insegnante. -Amy! Ti ho ripetuto mille volte che devi mantenere il controllo mentre monti. La tua solita disattenzione devi lasciarla fuori da qui- La ragazza raggiunse Juliet e fece per risalire, ma l’ insegnante si oppose: -No, ferma, per oggi basta così- -Ma manca ancora un quarto d’ ora alla fine della lezione- -Ho detto: per oggi basta così- ripeté la donna.
 Amy si diresse a testa bassa verso il box della cavalla, dove incontrò Kyle che stava litigando con il cinturino del cap che si era arrotolato su se stesso.
-Ehi- la salutò lui. -Non sono in vena di sopportare altre seccature oggi, Stevenson- -Come mai? Che ti è successo?- -Fatti gli affari tuoi- -Ma zoppichi?- -No- -Invece sì- Amy smise di rispondergli e prese a sistemare la sua cavalla. Dopo averla pulita e rimessa nel box si accorse che Kyle era ancora lì a guardarla. -Che vuoi? Non hai una lezione?- -Prima ti do un passaggio a casa- -Ho la mia macchina parcheggiata proprio qui fuori, quindi no, grazie- -Allora ti do un passaggio fino alla macchina- Amy lo guardò interrogativa: non sapeva come interpretare la frase. -L’ auto è proprio qui fuori- disse. -Ma tu zoppichi. Amy, lasciati aiutare per una volta- Kyle si voltò, rivolgendo la schiena verso Amy. Aspettò un attimo, poi disse: -Ti porto io-
Amy si mise a ridere -Ce la faccio da sola, veramente- -Insisto- Kyle non si mosse, così Amy, alzando gli occhi al cielo e sbuffando, si lasciò prendere in groppa dal ragazzo, che la trasportò fino all’ automobile. Imbarazzata come non mai per lo stretto contatto fisico, si sedette sul sedile del guidatore e chiuse la portiera facendola sbattere. Kyle la salutò e iniziò a camminare per rientrare ai box. Non avrebbe voluto farlo, ma la maleducazione non rientrava nei suoi principi, nemmeno se si trattava di Stevenson. Quindi Amy abbassò il finestrino e alzò la voce per essere certa di farsi sentire: -Kyle- non l’aveva mai chiamato per nome, si rese conto.
-Sì?- si girò a guardarla. Amy non avrebbe mai pensato che pronunciare una parola di uso quotidiano sarebbe risultato così difficile.
-Grazie-
Kyle sorrise, come se un ringraziamento da parte della ragazza fosse il primo posto alle gare nazionali; le fece un cenno con la testa e se ne andò. Amy mise in moto e fece altrettanto.
 
Nicky era uscita con Bob quando Chloe trascinò Amy a casa Brown per la riunione.
-Ragazzi, loro sono Chloe ed Amy, le amiche di Nicole- le presentò Christopher. Le due ragazze si sentivano un tantino in soggezione, avendo di fronte a loro l’intera Legione del demonio che le scrutava, tutti quanti accomodati nell’enorme soggiorno dei Brown. Le invitarono a sedersi a loro volta. -E così Christopher vi ha rivelato il nostro piano- esordì Leah, guardando le due nuove arrivate con un’ aria leggermente critica, mentre sorseggiava una tazza di tè alla fragola. Le venne naturale atteggiarsi in maniera sospettosa nei loro confronti, dato che prima di allora non si erano mai scambiate neanche una parola. Come le venne riferito in seguito dalle dirette interessate, Amy e Chloe in seguito a quel comportamento si sentirono veramente a disagio, come se avessero invaso un mondo non loro, del quale Leah era la regina indiscussa.
-Prima mio cugino ci ha riferito che avete dei sospetti riguardo a Bob Freeman. Confermate?- domandò. -Pensiamo che tradisca Nicky. Ultimamente è sempre troppo impegnato per uscire con lei e inventa scuse assurde, ma Nicky è innamorata e non si accorge che la sta prendendo in giro- fu Amy a rispondere, Chloe era troppo impegnata ad ammirare l’ immensità del salotto in cui si trovavano. Christopher, seduto accanto a lei, le si avvicinò all’ orecchio e sussurrò: -Ti piace? Dopo se vuoi ti faccio vedere il resto della casa-
-Possiamo confermare i vostri sospetti: abbiamo una prova- disse Caroline mostrando a tutti la fotografia di Bob che baciava la mora formosa.
-Oh cazzo, allora è vero!- esclamò Amy con unì espressione a dir poco stupita. Chloe le tirò un calcio sulla caviglia -Amy trattieniti per favore- Amy si portò una mano alla bocca. Quella casa era così lussuosa, quei ragazzi così eleganti e posati, che anche una sola parola di troppo pronunciata al loro cospetto sembrava un reato. Si limitarono a guardarla di traverso. -Noi lo pensavamo soltanto, ma vedere che è vero fa un certo effetto, ecco. Sono molto delusa da Bob- disse Amy per giustificarsi.
-Vi andrebbe di darci una mano a farlo capire anche a Nicky?- chiese pacatamente Chloe alla Legione. Ci fu un coro di approvazione. -Dobbiamo organizzare le cose per bene, così da creare la situazione perfetta per smascherarlo. Riprendono i pedinamenti!- intervenne Caleb con una buona dose di esaltazione. -E come intendi fare?- domandò Amy. -Con il coinvolgimento di un complice- rispose sorridendo. -Dateci una settimana e sarete soddisfatte, ragazze-

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo nono ***


La Legione demonio aveva eseguito un ottimo lavoro, secondo i pareri di Chloe ed Amy. In una settimana, come previsto da Caleb, riuscirono a smascherare l’ ignaro Bob. Bridget diede il meglio di sé, durante quella settimana, per far sì che Bob la notasse e accettasse di uscire con lei. Quello che fece fu flirtare con lui ad ogni buona occasione: quando lo incrociava nei corridoi, a lezione, e ogni volta che Nicky non c’era gli si avvicinava per parlargli. Ad una come lei non vennero richiesti grandi sforzi perché Bob le chiedesse un appuntamento.
 
Così, esattamente ad una settimana di distanza dalla riunione a casa Brown, Nicky stava camminando a testa bassa per strada, con Chloe alla sua destra ed Amy alla sua sinistra. Era triste, perché Bob per l’ennesima volta le aveva detto che non sarebbe potuto andare da lei per via di un impegno improrogabile, non meglio definito.
-Non capisco cos’ abbia. Forse ho fatto qualcosa di male e adesso mi sta evitando- disse pensierosa alle amiche. -Se davvero è colpa tua perché non te lo dice? È davvero infantile- commentò Chloe. -Appunto. Ma comunque non è colpa tua, Nicky- aggiunse Amy. Le tre ragazze si stavano dirigendo in un posto ben preciso, anche se Nicky non ne era conscia.
Era più o meno mezzogiorno quando arrivarono da Derek. Si sedettero ad un tavolo e ordinarono tre panini. Il telefono di Chloe suonò per un messaggio di Christopher, che la avvisava che avrebbero messo in atto quanto stabilito da lì a breve. Lo sguardo della ragazza incontrò quello di Amy, che emise un lungo sospiro: aveva capito. In quello stesso istante entrò nel piccolo locale proprio Bridget, bellissima ed eterea come sempre, con addosso un abito color cobalto che non poteva non attirare l’ attenzione. Si accomodò ad un tavolino da due posti accavallando le lunghe gambe, e rimase ad aspettare.
Amy stava cercando un modo per spostare l’attenzione di Nicky dal suo triste panino vegetariano verso Bridget; così le tirò una gomitata. -Hai visto chi c’è? Lady Bridget senza Lady Leah. Cosa sarà venuta a fare tutta sola qui?- Nicky la guardò distrattamente. -Bel vestito- mormorò. Tanto bastò perché la vedesse alzarsi e camminare sorridente fino a raggiungere il ragazzo che era appena entrato e ancora stava in piedi sulla soglia col cappotto addosso. Lo abbracciò e gli stampò un bacio sulle labbra. Per la sorpresa, Nicky rilasciò i muscoli delle braccia, al punto che l’ ormai mezzo panino cadde fino a spiaccicarsi per terra. Quel ragazzo era Bob, che ora stava ricambiando il bacio. In modo calcolatissimo, Leah entrò dalla porta d’ingresso con Stella, la mora formosa, a braccetto. Quest’ ultima rimase stupita quanto Nicky ed esclamò: -Bob!- Bob si separò da Bridget e si girò verso chi aveva pronunciato il suo nome. In un attimo le sue guance presero un colorito rossastro e iniziò a balbettare –S-Ste-Stella… no-non… non è come sembra- -Ah no? Perché a me sembra che tu stavi baciando un'altra quando solo ieri avevi giurato di amarmi. Ma ovviamente mi sto sbagliando- -Sì, sì… ti stai sbagliando- -Davvero? E cosa è successo invece? Sei inciampato e hai intercettato le sue labbra per caso?- lo guardò scuotendo la testa e iniziando a piangere. Bob rimase zitto, così Stella lo colpì violentemente su una guancia con un sonoro schiaffo e scappò via, abbandonando Leah lì in piedi. Bridget a quel punto imitò il comportamento di Stella e colpì Bob sull’altra guancia -Mi fai schifo Bob Freeman!- e si chiamò fuori dalla scena. Bob sospirò, rimanendo immobile con una mano sulla guancia appena colpita da Bridget, senza sapere cosa fare adesso che tutti gli avventori del locale lo stavano fissando con palese disgusto. Leah, in piedi dietro di lui, gli disse: -Forse dovresti guardare dritto avanti a te, Freeman-
Fu allora che vide Nicky, che si era alzata e lo stava fissando incredula. Sapeva che nel suo ragazzo c’era qualcosa di strano in quegli ultimi giorni, ma non immaginava che la tradisse, soprattutto con altre due ragazze contemporaneamente.
-Nicky…- iniziò Bob con un filo di voce. -Lo so, non è come sembra. Vero?- Bob non disse nulla, così Nicky uscì dal locale, passandogli accanto, ma stando attenta a non sfiorarlo. Gli avrebbe tirato volentieri un altro schiaffo, ma non voleva toccarlo. Le repelleva anche solo guardarlo.
 
Non voleva piangere. Amy e Chloe l’avevano avvertita che quel Bob sembrava essere un tipo superficiale e immaturo, ma Nicky non aveva dato loro ascolto. Lo amava. Si erano promesse che non avrebbero pianto per gli uomini, così si sforzò di non versare neanche una lacrima. Si convinse che la sua vita non ruotava attorno a Bob, che non era mai stato così e che ora avrebbe solo dovuto andare avanti, come se Bob fosse stato solo un breve capitolo della lunga storia della sua vita.
La mattina seguente a scuola, Bob si avvicinò a Nicky per parlarle, anche se non sapeva esattamente quali parole avrebbe scelto. In cuor suo sapeva che non lo avrebbe voluto ascoltare: una volta delusa, Nicky non si sarebbe mai comportata nello stesso modo con una persona, ormai la conosceva bene.
-Ciao Nicky- disse parandosi di fronte a lei in corridoio.  -Ciao Bob- rispose la ragazza. -Vorrei parlarti- continuò lui, cercando di mostrarsi sicuro di sé. -E cosa vorresti dirmi?-
In realtà non lo sapeva. Era sicuro che Nicky non avrebbe più voluto vederlo, figuriamoci ascoltarlo. Ora che era stato preso alla sprovvista non sapeva come continuare il monologo. -Mi dispiace essermi comportato in quel modo con te- -Dispiace anche a me. Mi hai delusa- disse abbassando il tono della voce -Ti ho dato una possibilità e tu l’hai sprecata nel modo più sbagliato al mondo. E quindi addio- parlò con una tranquillità che fece irrigidire Bob. Pronunciate quelle parole, Nicky lo superò, camminando a testa alta per la sua strada. Casualmente la sua strada incrociava quella di Nigel, che camminava verso di lei con scioltezza, dopo aver partecipato alla quotidiana sfilata di gruppo.
-Ciao Nicky- disse. Lei non poté fare a meno di ricordare che la discussione con Bob era iniziata nello stesso identico modo poco prima, ma la voce allegra di Nigel faceva tutto un altro effetto.
-Ehi- lo salutò sorridendo. -Ma stai piangendo?- notò Nigel quando le fu più vicino. -No, è solo una reazione allergica- rispose. -Polvere degli armadietti?- -Non proprio. Diciamo, a certe persone che mi indispongono- Nigel sorrise alla battuta di Nicky e lei rise, o almeno tentò disperatamente di farlo. Quello che ottenne fu un suono gutturale che vagamente somigliava a una risata nervosa. Si accorse che Nigel aveva assunto un’ espressione un po’ titubante, come se volesse nascondere la pietà che provava nei suoi confronti e sostituirla con l’abituale allegria, ma allo stesso tempo non intendeva mettercene troppa. Insomma nemmeno Nigel sapeva come fosse meglio comportarsi in quel momento.
-Senti, Nicky, ho saputo cosa è successo con quel tipo. Tu sei nettamente superiore a lui e voglio assicurarmi che tu ne sia consapevole, d’ accordo?- disse. -Come fai a saperlo? Te l’ha detto Bridget?- Nigel ci pensò un po’ su, perché effettivamente non gliel’ aveva detto nessuno, lui sapeva che era stato tutto organizzato a dovere. -Sì, me l’ha detto, sa che ti conosco- avrebbe voluto difendere la sua amica davanti a Nicky, dirle che non era colpa di Bridget, che lei non ne sapeva niente e che ci stava male. Ma ovviamente non era vero, e anche se non aveva agito con cattiveria ma per uno scopo nobile, in quel momento a Nigel sembrò che avessero architettato una cosa davvero meschina. Così non disse nulla a proposito di Bridget. -Questa sera esco con i miei amici, hai presente? Andiamo in discoteca, nulla di speciale, ti va di venire con noi? Così ti distrai un po’- propose allora. Poi aggiunse -Bridget non viene, forse-
Nicky ridacchiò. -Nigel, so che non è colpa di Bridget, e nemmeno dell’altra ragazza. Certamente non sapevano che Bob fosse già impegnato… con altre due persone- si guardò in giro, pur di non guardare Nigel negli occhi. Avrebbe voluto sparire. -No, infatti, anch’io non credo che lo sapessero- rispose Nigel. “O almeno Stella non credo che lo sapesse”, pensò. -Comunque, Nigel, grazie dell’invito, ma non me la sento- disse Nicky. Non aveva mai amato i luoghi affollati, se si considera l’ alto rischio di contatto fisico con sconosciuti. -Capisco. Ma se dovessi cambiare idea, e decidi di uscire a divertirti invece di deprimerti sul divano mangiando  gelato, ti lascio il mio numero- detto ciò, Nigel si avvicinò ridacchiando a Nicky e sfilò il suo cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni della ragazza, poi registrò in rubrica il proprio numero. -Grazie- disse restituendole il telefono. -Grazie a te, ma non credo che cambierò idea-
 
Ma quella sera, quando si ritrovò accasciata sul divano di casa propria con in mano una vaschetta di gelato alla nocciola a fissare il nulla, Nicky cambiò idea.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo decimo ***


Raccattò il telefono e fece scorrere i nomi in rubrica, fino a trovare quello di Nigel. Si fermò un istante a pensare: fino a poche settimane prima Nicky detestava ogni componente della Legione del demonio, come mai ora era finita ad avere in rubrica il numero di uno di loro e, per di più, stava per uscire con loro? Sorvolò su quella domanda e chiamò.
-Passiamo a prenderti tra mezz’ora. Chloe viene con noi- esordì Nigel senza che Nicky potesse anche solo dire “Ciao”. -Va bene- rispose. Nigel riattaccò. Fu la conversazione più strana che Nicky avesse mai avuto fino ad allora. Andò di corsa a cambiarsi, infilandosi i jeans violacei che aveva già indossato a scuola quella mattina, una canottiera bianca con una felpa anonima, si diede una spazzolata ai capelli ramati e aggiunse un cerchietto di brillantini viola e un paio di orecchini pendenti. Il tempo di guardarsi un’ ultima volta allo specchio e il campanello suonò.
-Tu ti vesti così per andare in discoteca, Nicky?- esclamò Chloe quando Nicky aprì la porta. -È la prima volta che vado in discoteca, Chloe- rispose l’altra osservando le gambe nude dell’ amica sotto il cappotto lungo. -Non hai freddo? Siamo a dicembre- -Un po’, ma all’ interno del locale si morirà di caldo- disse. Si avviarono verso la macchina. Nigel, che guidava, aveva riservato a Nicky il sedile accanto al suo, mentre Chloe salì sul sedile posteriore scivolando in mezzo a Christopher e Robert, il quale non mancò di lanciarle un’ occhiataccia per averlo scavalcato.  Viaggiarono per poco più di un quarto d’ ora e, una volta arrivati, raggiunsero gli altri componenti della Legione appena fuori dall’ imponente edificio grigio con insegne di led sul tetto. Lasciarono i cappotti nel guardaroba del locale e si diressero verso la pista, ma Nicky si fermò, impallidendo.
-Non immaginavo che ci fosse tutta questa gente- urlò per farsi sentire dagli altri. -Non sei mai stata in una discoteca prima d’ora?- chiese Robert, in piedi accanto a lei. Nicky scosse la testa.
-Perché sei in ansia? Non ti piace il casino, eh?- disse Nigel. Per lei era già strano stare in compagnia della Legione del demonio più Chloe, ma trovarsi in loro compagnia in un posto affollato era troppo. Sentì che doveva avvertire i ragazzi che questo poteva essere un grosso problema: -Devo dirvi una cosa- disse. Tutti la guardarono interrogativi.
 -Spara- la incoraggiò Aymon.
-Soffro di un tipo di fobia sociale-
Sguardi interrogativi si posarono sul suo viso, così Nicky tentò di spiegare come meglio poté: -Quando sono in luoghi affollati mi colgono degli attacchi di panico. Mi capita anche a scuola qualche volta- -Allora perché sei venuta?- domandò Caroline. -Non lo so, sto passando un brutto momento e volevo fare qualcosa di coraggioso, ma adesso mi sembra di tentare il suicidio- tentò di ridere, ma senza successo.
-Tranquilla, Nicky, hai voluto fare qualcosa di coraggioso, lo stai facendo, non puoi abbandonare ora. Ti proteggiamo noi. Per qualsiasi cosa, chiedi aiuto- disse Nigel ponendole una mano tra le scapole, in segno di incoraggiamento. -Non vorrei esservi di peso- ma si accorse di aver detto una cosa stupida, perché se veramente non avesse voluto allora sarebbe dovuta restarsene a casa sua, sul suo stupido divano, a mangiare il suo stupido gelato alla nocciola. Fu contenta che nessuno ebbe il coraggio di dirglielo in faccia, anche se era certa che almeno la metà di loro lo stesse pensando. Chloe la prese per mano e la condusse in pista con lei: -Ti starò vicino- le promise. E così fece per i primi cinque minuti, poi cominciò a ballare insieme a Christopher e dopo un po’ Nicky non riuscì più a vederla. Cercò di non pensare alle persone che la urtavano in continuazione, a volte anche in modi che oltrepassavano i confini della decenza. Il panico, il terrore, il disgusto si impadronirono di Nicky, tanto che non poté trattenere le lacrime e i singhiozzi. Dapprima immobile al centro della pista, si lasciò poi cadere sul posto, avvertendo le forze abbandonarla e risvegliando l’attenzione della Legione del demonio. Si sentì afferrare per le spalle e trascinare via. Non riusciva a percepire chiaramente le figure intorno a lei. Voleva urlare, ma l’unico suono che riusciva ad emettere era un gemito sommesso. Oppose resistenza al trascinamento, così colui che la stava trascinando la sollevò di peso e la portò via, lontano da tutto quel baccano.
Arrivati fuori, Nigel attese che i piedi di Nicky toccassero terra prima di lasciarla. Appena fu libera dalla sua stretta lo colpì con un sonoro schiaffo, mentre ancora piangeva.
-Oddio Nigel, sei tu. Perdonami- esclamò la ragazza quando finalmente ritrovò il controllo. -Sto bene, tranquilla. Tu, piuttosto, come va?- -Meglio, ora che ho riacquistato la vista e quasi anche la calma- -Non avevo capito quanto la situazione fosse grave- -Nemmeno io pensavo che ci fosse così tanta gente, altrimenti non sarei venuta- sospirò Nicky sedendosi per terra, sul marciapiede. Nigel le fu subito accanto: desiderava abbracciarla per consolarla, farla smettere di piangere; ma dopo ciò che aveva visto non osò toccarla.
-Mi dispiace Nigel, mi dispiace tanto- sussurrò Nicky tra le lacrime.
-Non è colpa tua- le disse. -Sì, invece. Non sarei dovuta venire. Ho rovinato la serata a te e a tutti gli altri- -Ascolta, Nicky, lascia perdere e parliamo di qualcosa di bello, d’accordo?-
Nicky annuì.
-Ad esempio, hai visto quanto si diverte Chloe?- -No, ero troppo occupata a lasciarmi prendere dal panico- -Davvero non l’hai vista? Cosa ti sei persa! Ci sa fare con la lingua la tua amica- rise Nigel. Nicky sgranò gli occhi, non era sicura di aver capito bene -Cosa? L’hai baciata?- esclamò. -No, non io. Chris- -Ah. Tutto grazie alla filosofia- disse Nicky, finalmente sorridendo. -Forse inizierà ad apprezzarla ora- -Adesso lo chiamo, gli dico che ti riporto a casa. Spero mi senta. Se aspettiamo qui fuori ancora un po’ ci iberneremo- disse Nigel.
 
Circa venti minuti dopo arrivarono a casa di Nicky.
-Vuoi entrare un attimo? Ti offro qualcosa da bere se vuoi, mi sembra il minimo- Nigel accettò l’offerta. Si sedettero sul divano in salotto con in mano un bicchiere contenente qualcosa di indefinito, scovato tra i liquori del padre di Nicky, scelto a casaccio solo per il buon odore. Nigel sarebbe dovuto tornare a prendere gli altri alle tre: avevano tre ore da riempire, che sorprendentemente passarono in fretta parlando di tutto e di niente.
-Devo andare. Mancano già venti minuti alle tre, se arrivo tardi Leah scatenerà qualche catastrofe ambientale- -Sei sicuro?- -Oh, non hai mai visto Leah arrabbiata- -No, intendevo… Sei sicuro che manchi già venti alle tre? Sembrava fosse l’ una dieci minuti fa-
-Anche per me il tempo è passato troppo in fretta, se è questo che vuoi dire- Nigel, che si era alzato per prendere il cappotto, si risedette sul divano accanto a lei -Sto bene con te, Nicky- le fece una carezza lungo la guancia. Si avvicinarono l’ uno all’ altra, indugiando un poco, fin quando le labbra dei due si sfiorarono appena.
-Forse ci siamo scolati un po’ troppo di quel coso, Nigel- disse Nicky quasi sussurrando. Nigel ci pensò su qualche secondo, poi concordò: -Hai ragione- e ripiegò con un bacio sulla fronte della ragazza.
-È stata una bella serata, grazie Nicky-
-Grazie a te, di tutto- rispose.
Nigel uscì, e pochi secondi dopo Nicky ascoltò il rumore dell’ auto accendersi e partire, sentendosi improvvisamente sola.
Prima di andare a letto controllò il telefono, più per abitudine che per necessità. Trovò un messaggio di Amy: “Ho fatto una cazzata. Lo sbaglio più grande di tutta la mia vita”.
 
 
Ciao a tutti, sono Chryseis. Volevo soltanto farvi sapere che questo è stato un capitolo difficile da scrivere, perché si ispira a due fatti accaduti realmente, che ho unito qui in un episodio solo, alla mia migliore amica. Considerando che questa storia l’avevo scritta per lei, questo lato di lei è importante, e non potevo ometterlo. Ovviamente ho ricamato un pochino sui fatti: in realtà la conclusione è stata molto meno romantica, semplicemente perché lei non è Nicky e il ragazzo che l’ha aiutata in quell’ occasione non è Nigel. Ma questo è un dettaglio trascurabile. Grazie dell’ attenzione e… Esprimete i vostri pensieri.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo undicesimo ***


Nicky non dormì per niente quella notte. La sua testa era tormentata dai pensieri su Amy e su quale stupidaggine avesse fatto, su Bob e il suo doppio tradimento, sulla figuraccia fatta in discoteca e sì, anche su Nigel e sulla dolcezza che aveva dimostrato. La mattina a scuola non poté nascondere i segni della notte trascorsa insonne, ma notò ben presto che Chloe ed Amy non erano messe meglio.
-Io lo amo! Ne sono certa, lo amo!- esclamò Chloe correndo in contro alle due amiche.
-Chi?- chiese Amy.
-Christopher Brown. Tu ieri sera non c’eri, non li hai visti mentre in mezzo alla pista si infilavano reciprocamente la lingua in bocca- spiegò Nicky. La stanchezza la rendeva acida.
-Così la fai sembrare una brutta cosa, invece il nostro è stato un primo bacio bellissimo- replicò Chloe -Ti sei ripresa dall’attacco di panico?- chiese poi.
-Sì, abbastanza. Nigel mi ha riaccompagnata a casa e ha insistito per rimanere con me; è riuscito a tranquillizzarmi- -È stato davvero carino, proprio l’ opposto di Bob il pezzente- commentò Amy.
-Ah, lascia stare, ha cercato di baciarmi- -Chi, Bob? Quando?- chiesero Amy e Chloe all’ unisono.
-No, Nigel. Ieri sera-
-COSA?- esclamò Amy. -E tu? Scommetto che ti sei scansata- disse Chloe. -Non proprio scansata, ma mi sembrava sbagliato. Con Bob è finita appena due giorni fa, l’amore non svanisce così velocemente, nonostante una persona ti deluda così- si interruppe e chiese ad Amy: -A proposito di sbagli… A cosa si riferiva il tuo messaggio?-
Amy arrossì. Si vergognava così tanto di quello che stava per dire che abbassò la voce per assicurarsi che nessuno oltre a Chloe e Nicky la sentisse.
-Ho baciato Stevenson-
Nicky si fermò aprendo la bocca dallo stupore, a Chloe caddero i libri che aveva in mano.
-I miei genitori hanno invitato gli Stevenson a cena ieri sera, ecco perché non sono potuta venire in discoteca con voi. Dopo ben due ore di cena e chiacchiere stupide non ne potevo più, così ho detto di dover andare in bagno, ma mi sono chiusa in camera mia. Probabilmente mia madre deve aver pensato che stavo male, così ha mandato quello scemo a chiamarmi. Non so nemmeno io il perché, ma l’ ho lasciato entrare in camera, si è seduto sul letto e abbiamo iniziato a parlare. E… dopo un po’ abbiamo smesso di parlare-
-Quindi non vi siete solo dati un bacio- ipotizzò Chloe. -Sentite, non sono tenuta a farvi il resoconto di quello che faccio con i ragazzi- sentenziò Amy, imbarazzata.
-Ma te ne sei pentita o no?- domandò ancora Chloe. Amy aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse. Non ne era sicura, in realtà. Aveva sempre creduto di detestare quel ragazzo, così petulante e immaturo, forse proprio perché più piccolo di lei. Fu salvata dall’ intervento di Christopher, che le raggiunse per avviarsi con loro nell’ aula dove si sarebbe tenuta la lezione di filosofia.
-Ciao ragazze- salutò Nicky ed Amy con un sorriso e diede un bacio sulla guancia a Chloe, che arrossì. Amy guardò Nicky: -Te l’ avevo detto- disse questa.
-Stai meglio, Nicky? Mi dispiace per ieri sera, ci siamo preoccupati tutti- chiese Christopher.
-Dispiace a me avervi fatto preoccupare. Comunque sto bene, grazie-
-Nigel mi ha detto che non smettevi di scusarti. Mi ha anche detto che hai rifiutato un suo bacio- disse il ragazzo ridendo.
-Ti ha detto così? Ho appena scoperto che il mio ragazzo mi tradisce, e lui il giorno dopo cerca di baciarmi? Mi sembra ovvio che lo rifiuto- Nicky se ne andò, allontanandosi dal gruppetto. “ E oltre tutto va anche a raccontarlo ai suoi amichetti” pensò sentendosi offesa. Amy gli lanciò un’ occhiata torva e si incamminò dietro all’amica. Chloe non disse nulla, ma le seguì.
 
Quel giorno, Nicky non riuscì a trascorrere la pausa pranzo in teatro, perché fu fermata da Bridget, che desiderava parlarle. La invitò a pranzare con lei. Si sedettero entrambe ad un tavolo in mensa, insieme a Chloe ed Amy, e per i primi dieci minuti nessuna delle due pronunciò parola. Nigel si sedette accanto a Nicky e lei lo fulminò con lo sguardo. Gli occhi del ragazzo incrociarono a loro volta quelli di Christopher: era evidentemente arrabbiato con lui.
-Io volevo dirti che mi dispiace per come è andata con Bob, Nicky. Sono stata io a chiedergli di uscire con me, ma non l’avrei mai fatto se… - iniziò Bridget, ma Nicky la interruppe: -So che non lo sapevi. Non ti incolpo di nulla, Bridget, sta tranquilla. Anzi, mi dispiace che abbia mentito anche a te-
Era vero che non era arrabbiata con lei, ma questo non significava che desiderava parlarle o diventare sua amica. Soprattutto non voleva farlo con intorno la Legione del demonio al completo. Solo in quel momento realizzò che era così, che era seduta al loro stesso tavolo e stava parlando con loro, quando solo qualche giorno prima era invisibile ai loro occhi. Adesso invece era quasi amica dei ragazzi più invidiati e popolari della scuola e aveva quasi baciato uno di loro. Proprio così: lei era sempre stata la ragazza del “quasi”. Quasi felice. “Ma sono mai stata davvero felice?” si domandò. Non poteva certo lamentarsi della vita che conduceva, era fortunata, ma sapeva che le mancava qualcosa che la facesse sentire felice sul serio, come quando danzava, ma se danzava da sola, per se stessa, senza essere osservata, giudicata, o senza essere presa in giro da Kate. Si sentiva stanca, appesantita, così si alzò. -Scusate, credo di non sentirmi molto bene- si scusò con tutti e trascorse il resto della pausa pranzo nell’ intima solitudine che garantiva il teatro della scuola a quell’ ora. O almeno così sarebbe stato se Bridget non l’ avesse raggiunta.
-Non offenderti, Bridget, ma vorrei restare sola per un po’ prima di ributtarmi nel marasma di gente- disse Nicky.
-È colpa mia, vero? Mi dispiace, non volevo infastidirti- rispose Bridget. Nicky rimase zitta; semplicemente scendendo dal palcoscenico si lasciò scivolare per terra, tra il palco e la prima fila di sedie. Bridget non intendeva andarsene e si accovacciò accanto a lei.
-Non è colpa tua- disse infine Nicky -è colpa di Bob. è solo un pezzo di merda- concluse.
-So che sei arrabbiata, ma lui non merita la tua rabbia, o le tue lacrime, niente. Non merita che tu perda il tuo tempo pensando a lui e a quanto ti ha fatto star male. Ti meriti di essere felice davvero, Nicky-
-Lo so- a Nicky venne l’ impulso di scoppiare a piangere, ma si trattenne. Non era triste, solo ebbe l’ impressione che Bridget le avesse letto nel pensiero: essere felice davvero. Sì, era questo che voleva, era questo che avrebbe cercato di ottenere sempre da allora in poi. Al suono della campanella si alzarono e si sorrisero, pronte per affrontare un’ altra ora di lezione durante la quale entrambe sarebbero state osservate da tutti, perché la voce della scena che si era consumata nel locale di Derek si era ormai diffusa, e i bisbigli alle spalle di Nicky, Bridget e anche di Stella era impossibile non notarli.
L’ intenzione iniziale di Bridget era stata quella di dire a Nicky la verità, ovvero che la sua uscita con Bob era stata programmata, ma al momento di far uscire le parole dalle labbra non ci era riuscita. Preferì rimandare a quando Nicky sarebbe stata più serena, sperando che avrebbe incassato meglio il colpo.
 
Amy stava camminando accanto alle sue amiche nei corridoi per raggiungere l’ aula dove avrebbero trascorso l’ ultima ora di lezione quando si sentì afferrare il polso e trascinare in un angolo. Inizialmente si spaventò, poi si innervosì ulteriormente scoprendo di chi si trattava.
-Cosa diavolo vuoi, Stevenson?-
-Dobbiamo parlare tu ed io: è tutta la mattina che mi eviti- -Se non te ne sei accorto, allora ti informo che io ti evito sempre- -Ma dopo ieri sera…- iniziò a dire Kyle. -Ieri sera ci siamo divertiti un po’, è stato piacevole, ma non vuol dire che dobbiamo diventare amici. Ora devo andare- lo interruppe Amy. -Ma Amy, io volevo dirti che…- -Ciao Kyle, ci vediamo in giro- e così Amy troncò la conversazione, raggiungendo Nicky e Chloe. Kyle rimase a guardarla allontanarsi, senza trovare il coraggio di fermarla nuovamente e imporle di ascoltare ciò che aveva da dirle.
-Me l’ aspettavo- mormorò tra sé, andandosene a sua volta.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo tredicesimo ***


Dopo un pomeriggio passato insieme tra shopping, risate, ore ed ore trascorse a prepararsi per la grande serata, Nicky, Chloe ed Amy erano finalmente pronte per il ballo di Natale organizzato dalla scuola. Avevano scelto il vestito, le scarpe, lo smalto per unghie, il trucco adatto; ed ora Nicky stava finendo di acconciare i capelli di Amy in un elaborato chignon sostenuto da un fermacapelli decorato con strass argentati.
-Ho finito. Sei bellissima Amy, peccato che tu non abbia un accompagnatore- disse Nicky. L’altra sorrise e ringraziò, ignorando la seconda parte della frase. Kyle le aveva chiesto di andare al ballo con lui, ma aveva rifiutato: meglio andare sola. La ragazza si alzò dalla sedia e fece un giro su se stessa ammirando la sua immagine riflessa nello specchio della camera di Nicky. Finalmente, una volta tanto, si trovava carina fasciata nell’ abito grigio perlato che ricadeva morbido fino al ginocchio, con sottili spalline di strass argentati che si abbinavano perfettamente con il fermacapelli. Si promise che quella sera avrebbe pensato soltanto a se stessa e alle sue amiche e si sarebbe divertita.
Scesero le scale che portavano al piano terra quando sentirono suonare il campanello e la madre di Nicky urlare: -Sbrigatevi! I ragazzi sono qui-
Quando arrivarono in salotto, i fratelli Brown erano già entrati e la signora Gerald aveva già provveduto a offrire loro ogni genere di cibo e bevanda possibile. -Mamma, smettila, sono solo le sette. Ci sarà cibo in abbondanza per tutta la serata alla festa- intervenne la figlia per evitare ai due l’ imbarazzo di dover declinare l’ offerta più volte. Nigel la guardò mentre lei lo raggiungeva sorridente, nel suo abitino nero dalle spalline larghe, lungo fin sopra il ginocchio, molto semplice e i capelli raccolti in una treccia laterale.
-Sei favolosa- le disse. Lei arrossì.
-Grazie. Anche tu stai bene- rispose. Si voltò e vide Chloe tra le braccia di Christopher. Nicky non aveva sentito, ma bella com’ era con quell’ abito rosso acceso, aderente alle seducenti curve della ragazza e i tacchi alti, Christopher non poteva non averle rivolto un complimento simile a quello che Nigel aveva fatto a lei. -Mettetevi in posa, vi faccio una foto- intervenne Amy prendendo la sua macchina fotografica, portata apposta per l’ occasione.
Quando uscirono di casa, le ragazze scoprirono che ad attenderle c’era una Limousine con tanto di autista.
-Oddio, ma vi sarà costato un sacco!- esclamò Amy, pentendosene subito e maledicendo la sua tendenza a dire cose inopportune. -Non preoccupatevi, nulla che non possiamo permetterci- commentò Christopher. Amy fece roteare gli occhi, ma non disse nulla: oltre ad aver espresso un pensiero fuori luogo, si sentiva di troppo. Non appena arrivarono, Nicky avvertì su di sé gli occhi di tutta la Legione del demonio, al completo in piedi ad aspettarli all’ ingresso del salone, insieme ai diversi accompagnatori. Amy rimase pietrificata nel vedere, in mezzo a loro, Kyle Stevenson, che accompagnava Eleanor.
 
La sera del ballo fu la serata più bella della vita di Chloe: senza pensieri, se non quello di divertirsi il più possibile e di ballare con le sue amiche e il suo ragazzo. E fu proprio quello che fece. La Legione del demonio era, come sempre, sotto gli occhi di tutti. Tutti in quel momento avrebbero voluto essere come loro o, più segretamente, come Nicky, Amy e Chloe, così fortunate da essere entrate nel loro giro di amicizie in così poco tempo e per un motivo non ben chiaro agli occhi della popolazione della scuola. Tre ragazze che erano sempre state sottovalutate, considerate “niente di speciale”, mai notate da nessuno, quella sera erano il principale oggetto dei discorsi di tutti gli studenti presenti alla festa.
Nicky notò con piacere che Kate non era venuta. Probabilmente per lei l’ umiliazione di essere stata lasciata dal ragazzo più popolare della scuola era enorme, ma a quanto pareva per Bob l’ essere stato lasciato da tre ragazze in un giorno solo non sembrava importargli molto, dato che era al ballo e che si stava pericolosamente avvicinando a Nicky. E lei se ne era accorta.
-Nigel- disse. Il ragazzo si voltò verso Nicky e guardò nella stessa direzione in cui stava guardando lei. Bob l’ aveva ormai raggiunta.
-Nicky, ascoltami, sono stato un vero stronzo, me ne rendo conto, ma io ti amo e tu devi perdonarmi, ti prego. Balla con me- e detto questo le tese la mano. -Anche solo per il fatto che secondo te devo perdonarti, mi rifiuterò di farlo- rispose Nicky, per poi girare sui tacchi e andarsene. Bob si mosse per seguirla, ma fu bloccato da Nigel e Christopher, che lo afferrarono uno per un braccio e uno per l’ altro.
-L’ hai già importunata abbastanza, Freeman. Non ne vuole più sapere di te. Lasciala in pace!- intimò Nigel a Bob. -Fatti da parte Brown, tu non c’entri niente con lei- rispose Bob dandogli una spinta. Nigel barcollò all’ indietro. A questo punto Christopher allontanò Bob dal fratello afferrandolo per le spalle, vedendo che Nigel era già sulla difensiva.
-Vattene Bob, è meglio- disse. Questo si limitò ad un’ occhiataccia e se ne andò. Christopher si rivolse allora al fratello: -Lo so che Bob non rientra nella lista delle tue persone preferite, ma tenta di stare calmo, okay?- -Tenterò. Hai detto bene. Ma non ti garantisco di riuscirci- Dopo che Christopher ebbe convinto Nigel a promettergli che quella sera non ci sarebbe stata violenza, i fratelli Brown tornarono dai loro amici. Christopher si strinse a Chloe, le diede un leggero bacio sulle labbra e la trascinò con sé a ballare. Nigel cercò Nicky con lo sguardo e vide che si stava divertendo, ballando insieme a Leah. Notando che tutti i componenti della Legione erano impegnati nel ballo, decise di prendersi qualcosa da bere e si sedette accanto a Amy, che si era mantenuta in disparte.
-Come mai non stai ballando con Nicky e Leah?- le domandò.
-Come mai tu ti intrometti sempre in situazioni che non ti riguardano?- chiese lei di rimando.
-Come mai sei così acida?- Avrebbero potuto continuare così per ore, ma Amy rinunciò, anche se sembrava divertente. -Scusa, è che nelle vicinanze ci sono un paio di persone che preferirei non esistessero- si giustificò. Nigel sgranò gli occhi colpito dall’ affermazione forte di Amy.
-Mi dispiace che detesti i ragazzi delle tue migliori amiche, deve essere brutto-
-Stupido, non mi riferivo a te e a Chris. E poi tu e Nicky non state insieme-
-Non ancora- precisò Nigel.
-Nicky non è ancora pronta per impegnarsi, sono passate tre settimane da quando ha scoperto di Bob-
-Hai ragione. Prometto che ci andrò piano- Rimasero zitti a fissare ognuno il proprio bicchiere per qualche secondo, quando furono presi alla sprovvista dal flash di una macchina fotografica.
-Perché?- urlò Amy.
-Perché mi pagano, ecco perché- rispose il ragazzo con la macchina fotografica –Tranquilla, se sei uscita male questa foto sparirà- continuò.
-Fammi vedere- ordinò Amy alzandosi e piazzandosi vicino al ragazzo, che fece il gesto di sottrarsi.
-Se dovessi far vedere a tutti i presenti le fotografie che ho scattato fino ad ora ci impiegherei troppo tempo e non farei più neanche una foto-
-Dai Harrison, è una mia amica, non fare storie- intervenne Nigel. Amy si chiese come facessero quei ragazzi a conoscere così tanta gente. “Sono popolari e bellissimi” si rispose da sé.
-Va bene, ma solo perché me lo chiedi tu- e detto questo Harrison mostrò ad Amy la fotografia che la ritraeva insieme a Nigel con una smorfia di sorpresa mista a disprezzo dipinta sul volto. Rivolse ad Harrison uno sguardo loquace e lui capì: -Come promesso, questa foto sparirà immediatamente- dichiarò.
-Benissimo. Potrei guardare il resto delle foto? Sai, io amo la fotografia- chiese Amy modificando il tono della voce e facendo a Harrison gli occhi dolci. Il ragazzo volse lo sguardo verso Nigel, che si espresse con un cenno d’assenso. -Va bene- acconsentì allora. Amy, tutta felice, si mise a scorrere le varie fotografie sullo schermo digitale della macchina, ma il suo umore si capovolse quando ne scorse una che mostrava Kyle e Eleanor che si abbracciavano mentre ridevano, felici. Non immaginava che sarebbe potuta nascere in lei la gelosia, quando infondo era stata proprio lei a rifiutare Kyle. Con un gesto rapido riconsegnò la macchina fotografica ad Harrison, quasi con l’ intenzione di sbarazzarsi di quel sentimento incoerente e ridicolo.
-Sono bellissime-
-Credo che se non ci si mette in posa le fotografie vengono meglio, tu che ne pensi Amy?-
La ragazza si esaltò al pensiero che qualcuno conoscesse il suo nome senza che fosse stata lei a rivelarglielo. Si chiese come Harrison ne fosse venuto a conoscenza, ma scoprì che non le importava poi molto, perché questo significava che anche lei stava diventando popolare.
-Penso che tu abbia ragione. Sai, ho una macchina fotografica identica alla tua, magari un giorno potrei mostrarti qualche foto delle mie- disse. -Beh, perché no?-
In quel momento arrivò camminando a passo veloce un ragazzo allampanato dai capelli blu che posò una mano sul polso di Harrison per richiamare la sua attenzione. -C’è la tua ragazza che ti cerca, Harrison, si sta lamentando perché per l’ennesima volta stai dando più importanza alla fotografia che a lei- annunciò. Harrison sbuffò.
-Amy, Nigel, lui è Mark, un mio amico- disse Harrison -Scusatemi tanto, ma devo andare- e se ne andò. “Peccato” pensò Amy “il fotografo non era per nulla male”. Diede uno sguardo dietro la spalla di Nigel, che si era alzato per stringere la mano di Mark, e notò Eleanor volteggiante nel suo vestitino giallo limone, mano nella mano con Kyle. “Quella zoccola” pensò.
-Mark, ti andrebbe un ballo?- chiese allora. Mark sembrò un po’ sorpreso, ma accettò. “Non c’è nulla di male se mi diverto anch’ io, me l’ ero promesso”.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo dodicesimo ***


Il pomeriggio Nigel andò a casa di Nicky. Ebbe quasi paura quando, dopo aver aperto la porta, lei incontrò il suo sguardo: -Ciao. Che ci fai qui?- gli chiese.
-Volevo chiederti scusa per Chris, parla troppo a volte- -No, sei tu che parli troppo, Nigel- -È mio fratello, mi confido con lui come tu fai con Chloe ed Amy. Non vorrai farmi credere che non hai detto niente alle tue amiche-
Nicky rimase spiazzata da quella risposta. Era ovvio che aveva raccontato l’ accaduto ad Amy e Chloe, così come era ovvio che Nigel avesse raccontato della loro serata a Christopher, con il quale pareva avesse un ottimo rapporto.
-E immagino che tu abbia detto di avermi baciata, ieri sera, a tutti gli altri tuoi amichetti; dato che vi muovete in gruppo mi sembra che tu abbia un rapporto fraterno con tutti loro- riprese.
 -Nessuno sa niente di questo particolare, a parte Chris, come sai. E poi non ti ho baciata, Nicky. Non riesco a immaginare quale sia la tua idea di bacio, ma di certo quella di ieri sera non corrispondeva alla mia- -Nigel, hai appoggiato le tue labbra sulle mie: era un quasi bacio- esclamò Nicky. -Ma per favore!- sbuffò Nigel. -E allora quale sarebbe la tua idea di bacio, scusa?- gli chiese la ragazza con finta irritazione.
Chiunque avrebbe definito Nigel come un ragazzo educato, a modo, di quelli che fanno sempre la cosa giusta al momento giusto. Ma dopo una domanda del genere decise, per una volta, di non pensare e di rispondere con la prima idea che arrivò: percorse velocemente il breve spazio che lo separava da Nicky e la baciò. Un bacio che rispettava pienamente la sua idea, durante il quale il tempo sembrò fermarsi per un attimo, e un brivido gli corse lungo la schiena. Quando si allontanò da lei, si aspettava almeno un timido sorriso, uno di quelli soliti di Nicky. E invece: -Nigel, sei un idiota- sbottò accigliata.
-Scusa, ma mi hai offerto l’ occasione su un piatto d’ argento- -Sparisci- e con una spinta fece sbattere la porta. Nigel sospirò, aspettò circa mezzo minuto, poi suonò nuovamente il campanello.
-Cosa vuoi ancora?-
-Tra due settimane c’è il ballo di Natale a scuola. Ti andrebbe di venirci con me?- -Come ti viene in mente di chiedermi una cosa del genere dopo che ti ho sbattuto la porta in faccia?- domandò Nicky stupita, mentre l’ ombra di un sorriso affiorava sulle sue labbra. Nigel alzò le spalle e non rispose.
-Certo che ci vengo- disse infine Nicky.
-Come ti viene in mente di accettare il mio invito dopo avermi sbattuto la porta in faccia?- la canzonò Nigel. In tutta risposta Nicky alzò le spalle e richiuse la porta. Nigel fece ritorno verso casa propria compiacendosi della sua nuova bravura nel capire le ragazze e Nicky si diresse nella sua stanza maledicendosi per essere impazzita tutta in un colpo. Non si riconosceva e si sentiva simile ad Amy: irascibile e incoerente.
 
Arrivato a casa, Nigel trovò Chloe sul divano con le gambe intrecciate a quelle di Christopher.
-Buongiorno. Che fate?- li salutò.
-Ehi. Studiamo filosofia… più o meno- rispose Chloe.
-Viva la filosofia- ridacchiò Nigel prima di sparire in camera sua.
Chloe rimase a casa dei Brown fino a sera, se ne andò poco prima che la madre dei due ragazzi rientrasse dal lavoro. Durante tutto il pomeriggio Nigel si sforzò di domare la sua curiosità, ma dopo circa mezz’ ora cedette e si sporse dalle scale per origliare. Non riusciva a discernere bene le parole, ma era sicuro di sentire Chloe e Christopher ridere spesso, commentare con battute stupide gli argomenti che stavano studiando e ogni tanto raccontarsi qualche pettegolezzo o qualche fatto accaduto più o meno recentemente. “Sembra di assistere ad un pomeriggio tra amiche del cuore” pensò Nigel tra sé e sé. “Contatto fisico ridotto al minimo”. In effetti, Nigel non aveva mai visto Christopher con una fidanzata prima di allora, ma non si era soffermato a pensare se Chloe potesse essere la prima. Aveva dato per scontato che non fosse così, ma forse si sbagliava. Decise che avrebbe indagato. Mentre questo tipo di pensieri scorreva nella sua mente, cercava di seguire i discorsi della coppietta, ma li trovò talmente noiosi che si fece cogliere dal sonno. Quando Chloe se ne fu andata, Christopher salì le scale con l’ intenzione di farsi una doccia, imbattendosi in una scena che lo fece ridere. Nigel era immerso in un sonno profondo accovacciato nell’ angolo del pianerottolo, con la fronte appoggiata al muro. La risata di Christopher lo fece svegliare.
-Cos’ ha che non va il tuo letto? Troppo morbido e caldo?-
Nigel sbadigliò. -Che ore sono?- -Le otto. Chloe se ne è andata ora. Ma, seriamente, perché stavi dormendo sulle scale?- Nigel si guardò intorno, come se si fosse accorto in quel momento di dove si trovava. -Sei sonnambulo o stavi origliando?- domandò Christopher. -Ehm…- -Stavi origliando. Lo sapevo. Smettila Nigel!- -Ma adesso non sto più origliando-
Christopher ignorò la battuta e continuò per la sua strada. Nigel lo seguì.
- Fratello, devo spiegarti cosa fare quando sei solo con la tua ragazza?- -Nigel, non voglio affrontare questo discorso con te- -E con chi intendi affrontarlo, con papà? Non mi sembra una buona idea- -Non voglio affrontarlo in generale- -Perché spettegoli con lei come se fossi la sua migliore amica?- -Non stavamo spettegolando. Stavamo studiando filosofia con qualche digressione su altri argomenti. Perché ti interessa tanto?- -Perché è strano- -Dovevamo studiare, non è strano. Nigel, non tutte le relazioni girano attorno al sesso- -Sì invece- -No- -Non l’hai mai fatto, vero?- Christopher alzò gli occhi al Cielo, Nigel sapeva essere così fastidioso a volte! -Chloe è vergine. Sei contento ora che lo sai?- -Lo sei anche tu?- -Nigel, smettila- -Non le hai dato neanche un bacio, Chris, in un pomeriggio intero!- -Fatti gli affari tuoi!-
Christopher si chiuse in camera sua prima che il fratello avanzasse altre domande imbarazzanti. Aveva solo sedici anni, non aver avuto ancora certi tipi di esperienze era davvero un problema? Non secondo lui. Aveva deciso già tempo prima che avrebbe aspettato il momento giusto, e la persona giusta. E forse Chloe poteva essere la persona giusta. Con lei stava bene davvero, lei era l’ unica ragazza con cui riusciva a sentirsi se stesso. Quando era con lei non si sentiva giudicato. Forse di Chloe sarebbe riuscito ad innamorarsi, piano piano.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo quattordicesimo ***


-Elly, sai chi è quello?- domandò Kyle a Eleanor indicando Mark, che stava ballando con Amy.
-Non lo conosco, ma l’ ho già visto in giro. Dev’ essere del terzo anno- rispose la ragazza.
-Balla malissimo. Sembra un manico di scopa- commentò Kyle lanciando a Mark un’ occhiata sprezzante.
-Hai ragione- ridacchiò Eleanor -Ma lascialo perdere adesso, non capisco perché ti interessi tanto-
-Non mi interessa affatto- sentenziò. Così continuò a ballare con la sua dama, tenendo però d’ occhio ogni movimento di Mark che, ad un certo punto, prese Amy per mano e la portò con sé in cortile. La scena non sfuggì agli occhi di Kyle.
-Usciamo anche noi- disse prendendo Eleanor per il gomito, ma lei indietreggiò.
-Non mi va, ho voglia di ballare- rispose. Kyle sbuffò, guardando i due allontanarsi con aria indagatrice. La ragazza aveva capito già dall’ inizio della serata di non essere al centro dell’ attenzione del suo cavaliere e questo, nonostante le desse fastidio, era sopportabile, ma vedere che il suo interesse andava ad un’ altra era intollerabile.
-Kyle? È per Amy che sei qui, vero?- Kyle a quella domanda fu colto di sorpresa e arrossendo balbettò: -C… cosa? N… no, che dici?- -Ho capito tutto, io sono solo un ripiego, non è così?- -Elly, no, non dire così- -Vattene Kyle-
Il ragazzo tentò di inventare su due piedi una spiegazione per il suo comportamento, ma Eleanor non mutò la sua convinzione e gli intimò più volte di allontanarsi. Alla fine lui cedette. Uscendo, passò proprio dal cortile dell’ istituto, dove Mark ed Amy erano in piedi fuori dalla porta a fumare e a chiacchierare. Lei portava la giacca di lui sulle spalle e rideva. “Sembra che si stia divertendo davvero tanto” pensò Kyle. Le passò accanto velocemente, lanciando a Mark l’ occhiata più cattiva che riuscisse a immaginare. Si voltò e continuò a camminare.
-Kyle?-
Sentendo il suo nome pronunciato con la voce di Amy, si fermò e si girò a guardarla, stupito che lei potesse chiamarlo per nome, che volesse chiamarlo.
-Va tutto bene?- chiese Amy.
-Sì, è tutto a posto, mi è passata la voglia di stare qui- -Torni a casa?- -Sì- -A piedi?- -Sì- -Vuoi un passaggio?- -Non sei arrivata in Limousine?- -Sì, ma Mark potrebbe…- -Non voglio l’ aiuto di Mark- la interruppe. E così dicendo girò le spalle e continuò per la sua strada. Amy si rivolse a Mark:
 -Prestami la macchina-
-Perché?-
-Mark, non fare l’ idiota, prestami la macchina!- Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, sfilandosi le chiavi dell’ auto dalla tasca dei pantaloni -Ecco a te- Amy non si preoccupò di ringraziare; si tolse la giacca di Mark mentre già rincorreva Kyle e gliela lanciò. Si mise letteralmente a correre, con le scarpe in mano per essere più veloce.
-Kyle! Kyle aspetta!- urlò. Kyle la sentì e si girò di nuovo. Lei si fermò, ansimante per la corsa, e fece dondolare davanti a sé le chiavi dell’ auto. Circa tre minuti dopo, Amy era alla guida della Jeep di Mark, con Kyle seduto accanto a lei sul sedile del passeggero. Entrambi zitti, lo sguardo fisso avanti a loro.
-Vuoi dirmi cosa è successo?- esordì Amy. Kyle rimase in silenzio ancora per un po’, ma si decise a parlare quando lei accostò e rimase ferma a fissarlo.
-Kyle…- iniziò, ma lui la interruppe. -Non hai mai ripetuto il mio nome così tante volte quanto stasera- Amy  a quella frase non seppe cosa replicare, rendendosi conto che aveva ragione.
-Il problema è che mi dava fastidio vederti insieme a quel manico di scopa di Mark. Eleanor se ne è accorta e si è convinta che venire al ballo con lei è stata solo una scusa per poter stare vicino a te. Come darle torto, è la pura verità. Non sai quello che ho pensato di fare a quel tale mentre lo vedevo ballare con te, ridere con te, tutte cose che avrei voluto poter fare io, ma è evidente che per te non è la stessa cosa- Kyle parlava velocissimo ed Amy faticava a cogliere tutte le parole, ma sentire quelle cose la convinse a prendere l’ iniziativa ancora una volta:
-Sta zitto Stevenson!- sbottò. Non era proprio quello che avrebbe voluto dire, ma lei ad essere dolce come lo era Nicky non ci riusciva proprio. Kyle si ammutolì all’ improvviso, certo di aver combinato un pasticcio con la sua boccaccia.
-Perdonami, Amy- disse abbattuto; e fece per aprire la portiera e continuare a piedi, ma Amy lo bloccò. -No, non volevo dire questo…- ma non riuscì a trovare parole migliori di: -Merda, Kyle, sei un idiota-  afferrò il ragazzo per il colletto della camicia e lo trasse a sé, incontrando quasi improvvisamente le sue labbra. Kyle non oppose resistenza, alle stranezze di Amy ormai ci era quasi abituato, e le restituì il bacio, lasciandola fare quando cominciò a sbottonargli la camicia. Data la sua scarsa esperienza, Kyle si comportava in modo impacciatissimo, così fu Amy, come sempre, a prendere i controllo della situazione, prendendogli le mani e guidandole sul suo corpo. Era così felice e frastornato allo stesso tempo da non aver capito come, poco dopo, si fosse ritrovato in braccio Amy quasi completamente senza vestiti, così come lui. Non gli rimase che sdraiare il sedile e sfilarsi l’ unica cosa che gli era rimasta addosso: l’ orologio.
 
Da troppo tempo in mezzo al casino della festa, Nicky ebbe la necessità di uscire. Fu accompagnata da Chloe e Bridget. -Grazie per avermi accompagnata- disse loro. Dopo che le tre ragazze si furono sedute sul muretto che circondava un’ aiuola, furono raggiunte da Christopher.
-Come mai siete uscite?- chiese.
-Sto meglio all’ aperto- rispose Nicky. Lui annuì, dimostrando di aver capito a cosa lei si riferisse.
-Ti va di andare a casa? In fondo che ci facciamo qui?- domandò a Chloe, la quale guardò Nicky preoccupata. L’ amica la tranquillizzò: -Vai pure, Bridget è qui con me e ci sono anche gli altri, e poi c’è Amy, da qualche parte là dentro-
-Grazie Nicky- Chloe si chinò a darle un bacio sulla guancia, salutò Bridget e poi si allontanò insieme a Christopher, mano nella mano. Nicky realizzò una cosa importante quando vide la Limousine sfrecciare sulla strada davanti ai cancelli della scuola: -Oh cavolo, Nigel, Amy ed io siamo a piedi adesso-
Bridget scoppiò a ridere. -Non preoccuparti, nella nostra Limousine c’è spazio. E poi non penso che Nigel non possa richiamare l’ autista- assicurò.
-A proposito, dov’è Amy?-
-Non lo so, sarà là in mezzo a tutte quelle persone. Vado io a cercarla- così Bridget si alzò e si diresse all’ interno dell’ edificio, dove si stava svolgendo ancora la festa -Torno subito- gridò da lontano. Nicky annuì ed estrasse il telefono dalla borsetta: si sentiva troppo stupida a fissarsi i piedi senza fare niente, anche se lì fuori non c’era anima viva.
A quanto pareva si era sbagliata, perché pochi istanti dopo sentì dei passi avvicinarsi a lei.
-Hai fatto presto- disse, convinta che si trattasse di Bridget. Si era sbagliata di nuovo: era Bob Freeman.
-Ah. Bob. Ciao- -Se fossi in te non sarei così sorpreso: lo sai che io non sono uno che si arrende facilmente- -E tu sai che io non sono una perdona facilmente. Vorrei potermi fidare ancora di te, ma non ci riesco- -Ho fatto uno sbaglio- -O due?- -Nicky…- -Bob. basta così- disse Nicky decisa. Era giunto il momento che lui la lasciasse in pace, ma Bob non voleva saperne e si sedette accanto a lei sul muretto. Continuava a parlarle di quanto lui l’ amasse e di quante cose importanti avessero condiviso, di quale immenso peccato fosse buttare tutto all’ aria. Ma Nicky rimaneva silenziosa. Nemmeno lo ascoltava, voleva solo andarsene. Fu allora che qualcun altro venne loro incontro.
-Bridget mi aveva detto che eri qui fuori da sola, Nicky, ma da quanto vedo sei in buona compagnia- disse Nigel avvicinandosi a Bob con aria di sfida. Nicky alzò gli occhi verso di lui, implorandolo silenziosamente di portarla via di lì, mentre Bob rispondeva: -È così, ci sono io con lei, non c’è alcun bisogno di te-; alzandosi in piedi sovrastava Nigel in altezza. Continuò dicendo: -Nicky non ha bisogno di te, Brown-
-Forse è così, ma di certo non ha bisogno di uno che le giura amore e poi le spezza il cuore-
A quelle parole Bob, che non sapeva cos’altro replicare, sferrò un pugno che colpì Nigel sul mento, facendolo barcollare e poi cadere sull’ asfalto. “Sbaglio oppure ho già vissuto questo momento?” si chiese Nigel stupendosi ancora una volta della forza di Bob.
-Smettetela. Io non ho bisogno di nessuno di voi due-gridò Nicky scattando in piedi -Me ne vado-
-Ti accompagno- si affrettò a dire Nigel, tentando di raggiungerla.
-Lascia stare, Chris ha preso la Limousine. Chiedo un passaggio a Bridget-
-Non tornare là dentro, ti accompagno io- intervenne Bob, vantandosi di poter essere più utile di Nigel.
-Preferisco di no, grazie lo stesso-
-Hai già fatto troppo tu, sta zitto e fatti da parte- disse Nigel a Bob, che gli rispose con un secondo pugno, che fece sanguinare il naso del ragazzo. Questa volta Nigel reagì, colpendo il suo aggressore allo stomaco, togliendogli il respiro e costringendolo a piegarsi. Nicky non disse più nulla. Capendo che la situazione stava degenerando, corse dentro a cercare qualcuno che potesse separarli. In mezzo alla folla, non riusciva a distinguere nettamente i visi di nessuno, ma la sua attenzione fu attirata dal giallo acceso del vestito di Eleanor, seduta in un angolo con un bicchiere in mano.
-Elly, per fortuna! Sai dirmi dove sono gli altri?- accortasi del tono allarmato di Nicky, Eleanor fu sveltissima a prenderla per mano e a dirigerla verso il resto della Legione del demonio. Quando Nicky fu nuovamente in cortile, con Robert alla sua destra e John alla sua sinistra, tutti gli altri al seguito, la situazione era più grave del previsto. Nigel giaceva sull’ asfalto ed emetteva un gemito ad ogni colpo di Bob.
-Oh mio Dio, Nigel!- gridò Nicky, le cui gambe cedettero di colpo. Sarebbe finita per terra se Aymon, dietro di lei, non l’avesse sorretta. La testa le girò e lo stomaco fece una capriola. La ragazza non capiva più nulla. Nigel sembrava incosciente a terra e lei non riusciva a muoversi. Le immagini si sfocavano e si sovrapponevano nel suo campo visivo. Vide confusamente qualcuno allontanare Bob e qualcun altro parlare al telefono. La forza le bastò appena per raggiungere il ragazzo, raggomitolato su se stesso, e inginocchiarsi accanto a lui, abbracciandolo e accarezzandogli la testa.
-Perdonami Nigel, è tutta colpa mia. Non volevo che succedesse una cosa del genere, perdonami- le lacrime nascevano dagli occhi di Nicky, scorrevano lungo le sue gote e andavano a morire sul volto di Nigel, che con un filo di voce disse: -È solo colpa mia se non sono capace di tirare calci e pungi per difendermi-
Nicky comprese che litigare per prendersi la colpa dell’ accaduto non era la cosa più giusta e matura da fare in quel momento, così rimase muta, con la fronte appoggiata a quella di Nigel, che aveva la testa sulle sue ginocchia. Nel frattempo erano accorsi insegnanti, addetti alla sicurezza, la preside, l’ambulanza chiamata da qualcuno, e tutte le persone presenti che fino a poco tempo prima si stavano godendo la festa. Nonostante Nicky si rendesse conto di essere al centro di tutto quel trambusto, l’ unica cosa che veramente le importava era che Nigel stesse bene.
Quando i soccorritori lo caricarono in ambulanza, contro le sue proteste e il suo affermare di stare bene e di essere in grado di camminare da solo, Nicky cercò Bob tra la folla, ma sembrava svanito nel nulla. Probabilmente aveva intuito che le cose non si sarebbero messe bene ed era scappato. Sperò di non rivederlo mai più.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo quindicesimo ***


La Limousine si fermò davanti a casa Brown.
-Pensavo che mi volessi portare a casa- disse Chloe sorridendo.
-Mia madre è dal suo nuovo compagno stasera, credevo che volessi rimanere con me ancora per un po’. Ma se non è così allora ti faccio portare a casa-
-Pensi che rinuncerei ad una serata soli tu ed io?-
I due entrarono in casa, chiusero la porta congedando l’autista e poi Christopher sussurrò:
-Aspettami qui-
Chloe rimase perplessa, perché nel suo immaginario di solito erano le ragazze ad andare a ritoccarsi il trucco e a sistemarsi in bagno prima di trascorrere del tempo in intimità col proprio fidanzato. Si accomodò sul divano e stese i piedi sul tavolino, togliendosi le scarpe. Sentendosi parecchio come un uomo in attesa della propria fidanzata, le venne quasi voglia di accendere il televisore per seguire una partita di football mentre aspettava, ma non si mosse. Christopher tornò circa dieci minuti dopo, scalzo e senza giacca, con le maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti.
-Ma che hai fatto?- chiese Chloe squadrandolo.
-Scusa se ti ho fatto aspettare. Vieni con me- la prese per mano e la guidò al piano di sopra.
-Non potremmo accendere la luce?-
-Fidati di me, Chloe- inizialmente Chloe non vedeva nulla, ma già da metà scala si scorgeva un debole bagliore: dall’ ultimo gradino partiva una lunga fila di candele tondeggianti e profumate, petali di rose rosse, rosa e bianche erano sparsi sul pavimento di parquet per tutta la lunghezza del corridoio, fino all’ interno di una stanza. Christopher si voltò a scrutare l’ espressione di sorpresa di Chloe, che aveva un sorriso bellissimo dipinto sul volto. -Oh, Chris- sussurrò la ragazza con le lacrime agli occhi per la commozione. Christopher le baciò dolcemente la testa e le prese nuovamente la mano: -Seguimi- La condusse fin dentro la stanza a cui portavano i petali e le candele, e questa si rivelò essere vuota, se non per la spropositata quantità di petali di rosa, rose intatte e candele profumate grandi, medie e piccole, oltre alla gigantesca vasca idromassaggio colma d’ acqua e schiuma. Il primo pensiero di Chloe a quella vista fu: “Oh, cazzo, ma è una Jacuzzi!” e sapeva che al suo posto Amy l’ avrebbe espresso ad alta voce. Quello che lei invece disse fu: -Chris… è il sogno di ogni ragazza- e lui le sorrise, compiaciuto dell’ emozione che era stato capace di suscitare in lei. Le fece una carezza lungo la tempia, la guancia, il collo. Le sfiorò le labbra con le sue labbra, e senza allontanarsi le disse, piano –Ti amo Chloe-
Lei si lasciava baciare, sulla fronte, sulla bocca, sul collo, sul seno, mentre i vestiti scivolavano via e tra carezze e baci si immerse con lui nella vasca, con la schiuma e i petali a solleticarle la pelle.
-Ti amo Christopher-
Amore, desiderio, gioia immensa si mescolavano tra acqua e lacrime, tra baci e sorrisi in un’ emozione che Chloe avrebbe voluto che durasse per l’ eternità, ma che dopo un tempo che i due amanti non riuscirono a decifrare, fu smorzata dalla metallica suoneria del telefono di Christopher.
-Hai una suoneria orrenda- commentò Chloe -oltre che orrendo sia il fatto che tu lasci il telefono acceso in momenti come questi-
-Cavolo, amore, mi dispiace. Questo è sicuramente Nigel che è rimasto a piedi e sarà incazzato nero. Se non gli rispondo dici che è peggio?-
-Rispondigli!-
Christopher uscì dalla Jacuzzi e, con i petali di rosa che gli si incollavano ai piedi, frugò nelle tasche dei pantaloni abbandonati a terra, in cerca del telefono. Chloe si appoggiò con le braccia al bordo della vasca, seguendo con adorazione ogni suo movimento. Lo trovò e rispose: -Leah, che succede? Pensavo fosse Nigel- qualche istante di pausa, in cui Chloe vide l’espressione sul suo volto mutare radicalmente, poi disse: -Arrivo immediatamente-
Chiuse la chiamata e scaraventò il telefono sul pavimento, afferrando un asciugamano così velocemente che Chloe sussultò. -Rivestiti, dobbiamo andare, Nigel è al pronto soccorso-
 
Ci volle un po’ per realizzare quello che Christopher aveva detto, poi asciugandosi, Chloe chiese:
-Leah ti ha detto cosa è successo di preciso?-
-Ha solo detto che le ha prese alla grande da Freeman. Accidenti! Gliel’ avevo detto: “Trattieniti, Nigel, quello ti distrugge”. Mio fratello non ha mai tirato un pugno in vita sua, è ovvio che con un violento come Bob, che è per giunta alto dieci centimetri più di lui, avrebbe avuto la peggio-
-Sì, ma finire addirittura al pronto soccorso…-
 
In tempo record furono in ospedale. Erano le 3.22 di notte e c’ erano pochissime persone in giro, per lo più personale sanitario, qualche persona bisognosa d’ aiuto in attesa del proprio turno, e Leah, in compagnia di Robert, che gli stavano venendo in contro. Christopher vedendoli affrettò il passo, abbracciò la cugina  e chiese: -Nigel?-
-Sta bene, più o meno, vi accompagno- disse Leah guardando prima Christopher, poi Chloe. Robert camminava accanto a loro in silenzio.
Appena fuori da un piccola stanzetta Caleb, Caroline, John, Aymon, Eleanor, Bridget, Amy e Kyle. Christopher non fece nemmeno caso a loro, entrò a velocità supersonica dalla porta urtando la spalla di John. Chloe si mosse più lentamente, incrociando lo sguardo di Amy e poi quello di Kyle. “Che diavolo ci fa lui qui?” si chiese. Dopo un muto saluto all’ amica, entrò a sua volta nella saletta, dove trovò Nigel seduto su un lettino da visita con le gambe penzoloni, Nicky seduta accanto a lui, e un uomo che non aveva mai visto ma che somigliava vagamente a Caroline.
-Da quello che aveva detto Leah sembrava che tu fossi in fin di vita- stava dicendo Christopher al fratello.
-Sto bene, sono solo un po’ ammaccato e ho perso un po’ di sangue, ma sono vivo e vegeto- rispose Nigel.
-Ma hai due coste incrinate!- esclamò Nicky. -Nulla di serio- minimizzò Nigel.
-Hai chiamato mamma?- domandò Christopher.
-No, vostra madre andrebbe nel panico. Leah ha chiamato me e io chiamerò mia sorella quando Nigel potrà tornare a casa- interloquì l’ uomo sconosciuto.
-Grazie zio Chester- disse Nigel.
-Figurati. Ero già contrario a chiamare Chris. Sapevo che avrebbe reagito in maniera esagerata, nervosetto com’è. Identico a sua madre- continuò lo zio Chester dando una sonora pacca sulla schiena di Christopher, che sorrise rilassandosi dalla tensione accumulata dalla telefonata di Leah fino a quel momento.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo sedicesimo ***


Nigel tornò a casa zoppicante quella notte, ma pur sempre sulle sue gambe. Si rese conto di ciò che aveva interrotto Leah con la sua telefonata quando salì le scale per andare a letto, notando candele e petali sparsi in giro. Rivolse uno sguardo carico di imbarazzo al fratello, che l’ aveva aiutato a salire le scale e gli disse: -Chris, mi dispiace-
-Lascia stare. Ma ti avevo avvisato: “Niente violenza stasera”-
-È vero, me l’avevi detto. Ti do una mano a rimettere in ordine-
-Vai a letto, fai fatica anche a camminare. Io mi sbarazzo di tutti questi petali-
Senza più replicare, Nigel zoppicò fino alla sua stanza e si sdraiò sul letto, così com’ era, senza nemmeno infilarsi sotto le coperte. Era talmente stanco che avrebbe potuto dormire in piedi. Chiuse gli occhi e si addormentò immediatamente, cadendo in un sonno pacifico senza sogni. Si destò il mattino seguente, con addosso una coperta e senza scarpe. Sentì dei passi per le scale e un attimo dopo dall’ uscio fece capolino sua madre, con un sorriso tenero e gli occhi preoccupati.
-Buongiorno. Come ti senti?-
-Bene. Solo un po’ dolorante-
-Avresti dovuto chiamarmi-
-Ce la siamo cavata da soli, non era il caso-
-Nigel…-
-Mamma, non è successo niente. Davvero, non importa-
Il senso di colpa della donna per non essere stata accanto al figlio quando aveva bisogno di lei era evidente. Ma decisero che ne avrebbero parlato in un altro momento. Nigel si stiracchiò e si mise a sedere.
-Che ore sono?-
-è quasi mezzogiorno. Hai fame?-
-Un po’. Adesso scendo- disse mentre scostava la coperta e si alzava.
-Aspetta, ti prendo le stampelle di Chris, dovrebbero essere ancora nel ripostiglio-
Nigel si ricordò di quando il fratello si era slogato una caviglia giocando a tennis, l’ anno precedente. Credeva che solitamente ci si sarebbe potuti fare male a causa di giochi più cruenti del tennis, solo Christopher poteva slogarsi una caviglia correndo e inciampando nei sui piedi. La madre di Nigel aveva raggiunto il ripostiglio. Quando aprì la porta fu investita da una valanga di candele profumate. Nigel sentendo il rumore e la conseguente imprecazione della madre non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
-Cos’è questa roba?!-
-Penso… candele-
-L’avevo capito, Nigel, ma perché sono in casa mia?-
-Dovresti chiederlo a Chris. In sua difesa posso dire che non le ha usate per molto tempo- disse Nigel continuando a ridere -A proposito, lui dov’è?-
 -È andato a pranzo con una certa Chloe, la conosci?-
-Sì, è la sua ragazza. Sono andati al ballo insieme ieri sera-
-Non sapevo avesse una ragazza-
-Ecco, hai svelato il mistero delle candele- concluse Nigel, lasciando un poco confusa la madre, che abbandonò il mucchio così com’ era nel corridoio e scese al piano sottostante per preparare il pranzo.
 
Fu dopo che i due ebbero terminato di mangiare che il campanello di casa Brown suonò. La madre di Nigel si precipitò ad aprire la porta, pensando che potesse essere il figlio minore che rientrava, ma si trovò di fronte due ragazze che sembravano essere coetanee dei figli.
-Buongiorno signora, siamo passate a trovare Nigel; eravamo con lui ieri sera- disse una delle due, che aveva un sorriso timido e lunghi capelli rossi. L’altra, che portava i capelli castani raccolti in una coda alta e una sciarpa che le copriva metà faccia, la scostò per dire: -Lei dev’ essere la signora Brown- -Chiamatemi Susan- rispose la donna spostandosi per lasciar entrare le due nuove arrivate. Quando furono all’ interno Nigel le salutò: -Nicky, Amy, mi fa piacere vedervi-
-Come stai?- gli domandò Nicky avvicinandosi timidamente a lui.
-Zoppico- rispose alzando una stampella -Ma per il resto sto bene. Apprezzo molto che siate venute a trovarmi-
-Ma figurati, eravamo per strada-
-Siamo andate da Mark a riportargli la macchina- chiarì Amy, mentre la madre di Nigel si ritirò in cucina a lavare i piatti del pranzo. Di solito non lo faceva mai, aspettava che arrivasse la domestica, ma in quel momento le serviva una scusa per poter origliare.
-A proposito, ieri sera Bridget mi ha detto che non si riusciva a trovarti, Amy, dove eri finita?- le chiese Nigel. Amy arrossì. Si guardò in torno, come se cercasse una scusa ben visibile nella sala da pranzo dei Brown.
-Kyle non si sentiva bene, così lo stavo riaccompagnando con l’ auto di Mark, ma poi Nicky mi ha chiamata avvisandomi di quello che era capitato e siamo corsi da voi- spiegò parlando lentamente, sforzandosi di non balbettare. Nicky capì che l’amica nascondeva qualcosa: Kyle abitava a meno di quindici minuti dalla scuola, accanto a lei, ma le sembrava che fossero partiti molto prima di quanto che Amy volesse far credere. Decise che non avrebbe detto nulla davanti a Nigel, ma una volte uscite l’ avrebbe riempita di domande.
-Capisco- concluse Nigel guardandola con aria sospettosa, come se dal suo tono di voce anche lui avesse compreso che quella di Amy  era una mezza verità, ma fece finta di niente.
-E tu come stai? Non deve essere stata cosa da poco assistere a quella scena- chiese poi appoggiando una mano su quella di Nicky, che gli sedeva accanto. Stavolta fu lei ad arrossire.
-Sono un po’ scossa in effetti. Se fossi intervenuta prima forse ora non saresti ridotto così-
-Tu non hai colpe, Nicky- si sorrisero teneramente e, quasi senza che se ne accorgessero, le loro mani si strinsero più forte. Normalmente, di fronte ad un comportamento del genere, Amy avrebbe tossito o fatto finta di vomitare, giusto per ricordare agli altri due della sua presenza, ma quella volta le venne naturale emettere un sospiro. Comunque ottenne lo stesso effetto: Nicky e Nigel sciolsero le loro mani e guardarono altrove.
-Siete patetici! Adesso io esco, così voi potrete confessarvi il vostro amore in pace- e con queste parole Amy si alzò per recuperare sciarpa e cappotto. Alzando la voce per attirare l’ attenzione della madre di Nigel aggiunse -Susan, lo sa che avete una casa bellissima? Perché non mi fa vedere l’ esterno?- la donna si affacciò dalla porta della cucina e non poté, per buona educazione, dire di no. Così uscirono entrambe, dopo che Amy ebbe detto a Nicky che l’ avrebbe aspettata in macchina. Quando le due furono fuori di casa, Nigel non riuscì a trattenere una risata e Nicky non sapeva più come scusare la sfacciataggine della sua amica.
-Lascia che te lo dica, è una tipa strana- ammise Nigel -Ma ha fatto bene. Insomma, io stesso non avrei saputo come distrarre mia madre dall’ origliare i nostri discorsi-
-In auto mi aveva raccontato che il piano era lasciarci soli, ma non pensavo l’avrebbe fatto veramente- disse Nicky
-Amy è una ragazza in gamba. A volte serve proprio qualcuno che prenda l’ iniziativa- commentò Nigel. Lei lo guardò interrogativa: -Cosa vuoi dire?-
-Nicky, ascolta, so che forse è troppo presto per avviare una relazione; tu ti sei appena lasciata con Bob, io con Kate, ma…- si interruppe per un attimo, poi prese coraggio e continuò: -Tu mi piaci davvero tanto, Nicole. Vorrei poter stare con te e… vorrei potermi innamorare di te-
Nessuno dei due parlò più per mezzo minuto. Nigel iniziò a preoccuparsi per il silenzio della ragazza e, forse per giustificare le sue parole, prese a parlare velocemente:
-Sai, io non ho mai amato nessuno, Kate non era una ragazza adatta a me e l’ ho capito quasi subito, non è stata una storia seria. Ma tu… tu sei così diversa da lei, diversa da tutte le ragazze che ho frequentato fin ora. Di te, so che potrei innamorarmi veramente. Vuoi darmi questa possibilità?-
Nicky era sorpresa da una confessione del genere. Aveva sempre sognato una dichiarazione d’ amore romantica a fine serata dopo una cena o durante un lento al ballo della scuola. “Ci siamo andati così vicini, ma quell’ idiota di Bob ha rovinato tutto”. Nicky, odiando la folla in maniera così limitante, era andata al ballo di Natale soltanto per poter ballare un lento con Nigel; ed ora, in quel contesto così poco da Nicky e così tanto da Amy, non sapeva come comportarsi. Non avrebbe potuto starsene zitta per sempre. Si scosse dal suo silenzio quando Nigel con un dito le accarezzò una guancia. Lei sorrise e gli prese la mano, come a rassicurarlo, e finalmente parlò:
-Non avrei mai pensato che uno come te volesse stare con una come me. Mi sembra impossibile- rise nervosamente -Ma penso che ci potremmo provare-
“Penso che ci potremmo provare! Ma che frase stupida!”  realizzò immediatamente. Ma da quanto sembrava Nigel non era della stessa opinione, perché a quelle parole il suo viso si illuminò e non riusciva a non sorridere: Nicky aveva detto sì.
Anche lei sorrideva ed era imbarazzata come non mai, ma era anche felice. Nigel la faceva stare bene, la faceva sentire protetta e importante come Bob non faceva da tempo.
-Forse hai ragione, è presto, ma faremo le cose con calma. Anche io vorrei potermi innamorare di te, Nigel-
 
 
 
                                                                              Fine

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3487463