Progetto Anonymous

di dadless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Lotto con tutta me stessa per evitare di addormentarmi durante l'assemblea d'istituto di inizio anno, ma Lottie Jackson non mi rende la cosa facile. Sta parlando da circa mezz'ora a proposito del solito noioso argomento dei cassonetti della pattumiera davanti al nostro liceo che, okay, facilitano la raccolta differenziata della mensa, ma puzzano davvero tanto. Soprattutto se devi stare interminabili minuti ad aspettare l'autobus. Potrebbero tipo spostarli sull'altro marciapiede, magari? A quanto pare no, pazienza.
La ragazza si schiarisce la gola un paio di volte durante una sola frase per attirare l'attenzione degli alunni ma, diciamoci la verità, queste cose non interessano a nessuno. I primini non hanno ancora provato l'ebrezza di stare accanto alla pattumiera, quindi dubito che interessi loro qualcosa. I ragazzi del secondo anno sono ancora troppo timidi per intervenire durante la discussione, quindi si fanno gli affari propri. Quelli di terza hanno finalmente capito che i professori non possono mandarli in presidenza se utilizzano il cellulare durante l'assemblea d'istituto, quindi passano queste due ore a chattare o (nel caso di maschi in crisi ormonale) sui siti porno. Quelli del quarto e del quinto anno... be', si comportano da diciassettenni e diciottenni: cantano coretti senza senso, ridono indicando i brufoli sulle facce dei più piccoli e battono i piedi per terra, mentre i professori cercano invano di calmarli.
«Jackson, ritirati!» grida qualcuno dal fondo, mentre la ragazza arrossisce fino alla punta dei capelli. Non capisco ancora chi l'abbia votata l'anno scorso, ma in questo momento non me ne faccio un problema.
«Poverina,» sussurra Abigail nel mio orecchio, per poi spostarsi dalla fronte una ciocca di capelli ricci e rossi. Annuisco e sorrido debolmente agli altri membri della banda scolastica che, sentendola bisbigliare, si sono voltati verso di noi, da veri impiccioni. Ricambiano, prima di tornare alle loro cose, come il resto degli studenti.
Lottie scende dal palchetto per lasciare la parola all'altro rappresentante degli studenti, Michael Clifford. Porge il microfono al ragazzo dai capelli bizzarri, che scuote la testa, per poi balzare sul palco con un megafono in mano. I ragazzi dell'ultimo anno lo acclamano, improvvisando anche un coretto in suo onore.
Michael fa un inchino e mostra un sorriso fiero, mentre metà scuola si è rianimata dal suo stato vegetativo, me compresa. Non che sia meglio di Charlotte, ma sono curiosa di sapere cosa proporrà per quest'anno scolastico.
Si avvicina alla lavagnetta bianca, che Lottie aveva precedentemente utilizzato per illustrare varie percentuali e statistiche sul pericolo di far attraversare la strada alle inservienti della mensa con i sacchi della spazzatura pieni in mano, e scrive 'Progetto Anonymous' a caratteri cubitali con il pennarello nero.
«Ragazzi,» grida poi nel megafono, spaccandomi molto probabilmente un timpano. «Quest'anno ho in mente una grande idea e non mi importa se il preside non accetterà: noi lo faremo comunque!» Il suo tono da leader trova riscontri del tutto positivi negli alunni, che urlano nuovamente in suo onore, mentre io mi limito ad alzare un sopracciglio. Ricordo perfettamente come lo scorso anno abbia praticamente implorato in ginocchio il preside Ford per inserire il gelato nel menù della mensa. Considerando che la solita mela gialla ha trionfato illesa sui vassoi degli studenti, dopo l'ardua battaglia frutta-gelato, come crede di fare quello che vuole quest'anno?
«Due ragazzi saranno selezionati dal sottoscritto per questo progetto e rimarranno in completo anonimato,» comincia, tenendoci tutti sulle spine. «Uno si occuperà della stazione radio del nostro istituto, facendo risuonare tutte le vostre canzoni preferite nell'edificio subito dopo il pranzo. Potrete fare dediche, far dire a lui o lei quello che pensate di quella troia che vi ha lasciato o di quel coglione che non capisce che lo amate, cose del genere. L'altro sarà invece una specie di consulente personale a cui chiedere consigli di ogni tipo, una persona con cui sfogarvi senza problemi perché non conosce la vostra identità e voi la sua.»
Gli alunni gridano entusiasmati da questa novità, mentre i professori non riescono a non mostrare il loro disappunto.
Ho come l'impressione che questa cosa finirà male, ma evito di condividere il mio pensiero con Abigail, notando che anche lei è eccitata da tutto questo.
Roteo gli occhi al cielo, sentendomi terribilmente sola.
«I prescelti saranno del quinto anno e farò ovviamente in modo che tutto questo procuri loro crediti extra e le stronzate varie che vi interessano per l'università.»
I cori si intensificano e Michael sfoggia un sorrisetto pieno di orgoglio, mentre i ragazzi del terzo e del quarto anno sbuffano perché non potranno prendere parte al Progetto Anonymous come uno dei due 'fortunati'.
Io, invece, sospiro sollevata al pensiero che non farò parte di questo spettacolino, essendo al quarto anno. Suonerò come sempre nella banda scolastica durante le partite di football nella mia uniforme blu, nera e argento con Abigail e gli altri, rimanendo anonima a modo mio.
«I moduli per le selezioni saranno gentilmente inseriti da Rachel nelle copie per il quinto anno del giornalino scolastico,» dice e rivolge un occhiolino alla redattrice, che arrossisce in risposta. «Felice anno a tutti!» esclama in conclusione, con un tono di voce talmente alto da far fischiare il megafono.
Mi tappo le orecchie, infastidita dalle urla dei ragazzi e da quel minchione di Clifford che non avrebbe potuto avere un'idea peggiore in quella sua testolina. Evidentemente le tinte troppo frequenti gli hanno danneggiato il sistema nervoso, povero.
Ci alziamo tutti da quelle sedie estremamente scomode per tornarcene a casa, visto che fortunatamente Ford ci ha concesso un'intera giornata di interruzione delle lezioni, anche se le assemblee durano solo due ore nella maggior parte dei casi. Certo, ci sono quelle volte in cui gli alunni iniziano a tirarsi per i capelli e allora centoventi minuti servono solo per districare le unghie curate delle ragazze dai capelli degli altri, ma oggi non è uno di quei casi, ringraziando il cielo.
Abigail inizia a saltellare sul posto, senza nascondere il suo entusiasmo, mentre una cheerleader le rivolge un'occhiata raggelante. Nonostante questo, la mia amica continua a strillare come una bambina, «È una cosa così emozionante, Tayla!» esclama e mi stritola il braccio, per poi accorgersi che non sono esaltata tanto quanto lei. «Non sei felice?»
Reprimo l'istinto di roteare gli occhi per come storpia tutte le volte il mio nome, per poi stringermi semplicemente nelle spalle.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


«Possibile che tu debba venirmi a prendere a scuola pure quest'anno?» sbuffa Austin, dopo aver salutato il suo gruppetto di amici. «Ho tredici anni, tredici!» alza le braccia al cielo e gesticola irritato, come se l'intero mondo fosse contro di lui.
Gli do un colpetto sulla nuca. «Fidati, la cosa infastidisce più me che te, nanetto,» rispondo, prima di incamminarmi verso casa senza nemmeno aspettarlo. Ho fatto il mio dovere, ovvero prenderlo da scuola. Poi se non arriva a casa non è un mio problema.
In questo momento potrei essere sul mio letto, circondata dalle pareti verdi della mia stanza, a riposare per la stancante giornata affrontata oggi. Okay, non ho fatto niente tutto il tempo e stavo anche per addormentarmi durante il discorso di Lottie, ma tornare a scuola dopo le vacanze è stressante. Devo ricominciare a studiare, a fare le prove con la banda per le partite di football e, soprattutto, devo sorbirmi l'entusiasmo di tutta la scuola per il Progetto Anonymous di Clifford, anche se ancora non ho capito a cosa sia dovuto. Voglio dire, saranno ancora così contenti quando diventeranno l'oggetto delle offese di qualcuno che verrano trasmesse a tutto l'istituto attraverso gli altoparlanti? Sarà umiliante, terribilmente umiliante.
«Sono alto quasi quanto te, Tayla.» Sorride in modo fastidioso, pronunciando il soprannome che tanto odio e interrompendo il flusso dei miei pensieri.
Alzo gli occhi al cielo. «Mi chiamo Taylor, possibile che tu e Abigail non lo capiate?» borbotto, esasperata, mentre uno sguardo malizioso si fa spazio sul viso di mio fratello. Oh, disgustoso.
Austin ha una cotta per la mia amica da quando ho iniziato il liceo e ho preso parte alla banda, conoscendola, ovvero da quando aveva nove anni. Prima era anche carina come cosa, insomma, la osservava come se non avesse mai visto una ragazza prima ma... era un bambino, dai. Ma, da quando è entrato in quella fase terribile della vita chiamata adolescenza, il suo modo di guardarla è cambiato e nei suoi occhi riesco a leggere che vorrebbe sbatterla al muro da un momento all'altro, il che mi provoca parecchio ribrezzo.
«Io e Abigail abbiamo molte cose in comune,» dice, sorridendo nuovamente. «Falle presente questa cosa e dille che la giostra di Austin è aperta tutti i giorni, senza limiti di orario,» termina maliziosamente, appoggiando le mani sui fianchi e ruotando il bacino.
Potrei vomitare.
Allungo un piede davanti ai suoi, facendolo inciampare. «Torna ai videogiochi, bimbetto,» concludo, quando ormai siamo arrivati davanti alla nostra villetta.
Infilo la mano nella tasca dei jeans per cercare le chiavi, mentre con l'altra mi sistemo gli occhiali sul viso. Austin si rialza in fretta, per poi pulirsi la tuta, e una macchina sportiva sfreccia sulla strada accanto a noi.
Sento una fastidiosa risata femminile e non mi serve voltarmi per verificare che il nostro vicino di casa, Luke Hemmings, nonché mio migliore amico per cui ho una cotta da tempo immemore, abbia ricevuto un passaggio dalla sua ragazza, il capitano delle cheerleader.
Faccio scattare la serratura senza rivolgere loro un solo sguardo, ma sono costretta a voltarmi quando mi rendo conto che mio fratello non è più dietro di me. Sta praticamente sbavando sulla macchina di Nina e io sbuffo, per poi trascinarlo dentro casa dall'orecchio.
Entro subito in cucina per preparare a me e mio fratello il pranzo, visto che mamma e papà rimangono al nostro negozio di piante fino a tardi.
«Da quando Luke è fidanzato con quella moretta?» chiede Austin, entrando affamato nella stanza.
Alzo lievemente le spalle, non sapendo cosa dire. Anzi, non volendo parlarne. So tutto della loro storia, infatti, essendo la sua migliore amica da quando ancora mio fratello non era nato, ma fa male e non l'ho ancora accettata, per quanto non lo dia a vedere.
Fingo di pensarci un attimo. «Un anno, più o meno. Sono carini insieme, eh?» una risata isterica, segno del mio nervosismo, lascia le mie labbra. Nina non lo merita. L'ho vista fare la gatta morta con un sacco di ragazzi in questo lungo periodo, ma non ho potuto dire niente al mio migliore amico. Passerei per l'amica gelosa e non è ciò che voglio. Lo sono, certo, ma non voglio perdere la sua amicizia.
«Oh, bel colpo. Dovrò congratularmi con lui uno di questi giorni per la fantastica scelta,» commenta il ragazzino, facendomi chiedere per quale motivo sia mio fratello. Si comporta in modo così... da tredicenne.
Mi rendo conto che è la sua età e che i miei pensieri stanno prendendo una piega davvero assurda.
«Potrebbe sposarla, ucciderla ed ereditare la macchina,» sorride, compiaciuto dal suo piano diabolico, per poi mordere una mela presa dal frigorifero.
Roteo per la centesima volta gli occhi, ma non posso trattenere un sorriso.
«Poi a quel punto io scapperei da Abigail e me la-»
Mi tappo immediatamente le orecchie. «Non ti sento, non ti sento, non ti sento!» grido, perché so che riuscirei comunque a sentirlo. Sono cose normali per un adolescente ma, diamine, è pur sempre mio fratello e fino a tempo fa dormiva ancora con Mrs Jane, la sua paperella di peluche.
No, okay, era la scorsa notte.

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