Il giorno delle pratiche è mercoledì

di Tamar10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tatoo ***
Capitolo 2: *** Implicit rules ***
Capitolo 3: *** Thinking about you ***
Capitolo 4: *** Dog ***
Capitolo 5: *** Lezioni di seduzione ***
Capitolo 6: *** Scarf ***
Capitolo 7: *** Principe Azzurro ***



Capitolo 1
*** Tatoo ***


Note iniziali:
Allora, sono stata a lungo indecisa se iniziare o meno questa raccolta. Il mio problema è che ho scritto davvero tante storielle che non so come classificare, nel senso che sono troppo stupide e insignificanti per essere pubblicare singolarmente, ma allo stesso tempo non hanno nessun filo comune che le può legare. Quindi avviso già qui che le OS saranno di natura più disparata, senza ovviamente esagerare, ma diciamo che ci saranno quelle di carattere più comico/stupido/demenziale (come quella qui sotto) e quelle più fluffose/romantiche (essenzialmente Royai, ma a volte con alcune comparse degli altri membri del Team).
In realtà tutt'ora sono indecisa se fare due raccolte distinte o postare tutto qui, in gran parte dipenderà anche dal vostro feedback/parere, di sicuro seguire una raccolta sola è più comodo.
Il titolo è ispirato a "Il giorno del bucato è mercoledì" di vannagio, una storia sugli Avengers. In realtà la mia storia non c'entra assolutamente nulla con quella di vannagio, semplicemente mi piaceva come suonava e inoltre mi divertiva pensare che nel Team Mustang ci fosse un giorno dedicato interamente al lavoro d'ufficio. In linea teorica tutte le OS dovrebbero essere ambientate in clima lavorativo, in pratica si vedrà (e poi si sa che "lavoro" e "Mustang" non vanno d'accordo nella stessa frase).
Spero di non avervi tediato troppo, vi lascio alla lettura e aspetto di leggere i vostri pareri nelle recensioni :)







Quel mercoledì il Sottotenente Havoc entrò in ufficio fischiettando un motivetto allegro.

“Cos’hai da essere tanto felice?” domandò scontroso Breda, che stava cercando di districarsi fra complicati procedimenti burocratici.

Gli altri membri della squadra, abituati alle frequenti distrazioni, avevano continuato a lavorare come se niente fosse.

“Le cose con Gemma vanno a gonfie vele!” rispose il biondo “Stava giusto pensando di farmi un tatuaggio con la sua iniziale”.

Breda non fece in tempo a demolire l’ennesima stupida trovata dell’amico, perché fu sorprendentemente preceduto dal Tenente Hawkeye.

“Mi sembra una pessima idea. I tatuaggi sono qualcosa di definitivo, bisogna essere certi riguardo a ciò che ci si tatua perché rimarrà inciso sulla pelle fino alla morte”.

“Non c’è problema, io e Gemma staremo insieme per sempre!”.

Ormai tutta la squadra aveva alzato la testa, interessata alla discussione.

“Scommetto che entro un mese sei di nuovo single” affermò Breda.

“Secondo me entro tre giorni, se davvero si fa il tatuaggio” rincarò la dose Falman.

Havoc si mise a strepitare contro i suoi compagni, fino a quando la porta dell’ufficio del Colonnello si aprì con violenza.

“Cosa sta succedendo?” domandò il Colonnello stesso, leggermente seccato. “Stavo cercando di lavorare”.

I suoi sottoposti si lanciarono un’occhiata significativa, sapevano tutti che in realtà era immerso in uno dei suoi pisolini.

“Stavamo parlando di tatuaggi” spiegò Fuery.

L’espressione dell’Alchimista di Fuoco mutò immediatamente, facendosi seria e addolorata, e automaticamente i suoi occhi andarono a posarsi su Riza.

“Il Sottotenente Havoc vuole tatuarsi il nome della sua momentanea ragazza” chiarificò il Tenente “Un gesto stupido e impulsivo, senza contare che farà male”.

“Da come ne parla sembra saperne molto. Non è che per caso lei ha qualche tatuaggio, Tenente?” insinuò Havoc, sospettoso ma allo stesso tempo incredulo.

Roy avrebbe voluto prenderlo a pugni per essere stato così sfacciato, ovviamente non poteva saperlo, ma quella domanda andava a toccare una parte molto intima e dolorosa della storia di Riza Hawkeye. E di riflesso anche di quella dell’Alchimista di Fuoco.

“Non è tenuta a rispondere” intervenne precipitosamente.

Una parte di lui temeva che la risposta del Tenente avrebbe scatenato ulteriormente la curiosità dei sottoposti e allora il loro segreto avrebbe rischiato di essere scoperto.

Roy trattene il fiato, implorando che Riza mentisse e che la conversazione si concludesse lì.

“Comunque la risposta è sì”.

Mustang le lanciò uno sguardo angosciato, ma lei non lo notò.

“Oh! Non l’avrei mai pensato” esclamò Fuery sorpreso “Ce lo può far vedere?”.

Quello fu troppo per Roy. Non era solo la paura che la squadra scoprisse in che modo aveva ottenuto i suoi poteri o che vedesse quale dolore terribile le aveva inflitto, ma era soprattutto il senso di protezione che provava per lei che lo spingeva a porre immediatamente fine a quella discussione.

“No!” gridò, facendo un passo avanti “Come osate? Sono cose private e personali, non potete chiedere a qualcuno di scoprirsi in questo modo. Il Tenente si rifiuterà di farvi vedere il tatuaggio e voglio che non se ne parli mai più!”.

Un silenzio sbigottito calò nell’ufficio, Fuery abbassò istintivamente gli occhi, ferito da quel rimprovero così aspro e imprevisto da parte del suo capo. Tutti, ad eccezione del Tenente Hawkeye, erano scioccati dalla reazione spropositata del Colonnello.

“In realtà, signore, non vedo quale sia il problema” osservò con tranquillità la donna dopo qualche secondo.

L’Alchimista aprì e chiuse la bocca a vuoto un paio di volte, totalmente a corto di parole.

“Cos-cosa?!” riuscì a dire infine “No! Cioè...no! Non devi...”.

“È tutto a posto, Colonnello” lo rassicurò lei con un sorriso, avanzando verso gli altri membri del team.

“No! Aspetta, Riza! Per favore...”.

Ma la donna aveva già appoggiato il piede destro su una sedia e alzato l’orlo dei pantaloni. Stava mostrando una zampa stilizzata, all’altezza della caviglia.

“L’ho fatto in onore di Hayate”.

Fuery sembrava entusiasta, Mustang invece era paralizzato, la mascella aveva raggiunto il pavimento e il cervello sembrava non dare più segni di vita. Per un attimo aveva davvero creduto che Riza si sarebbe sfilata gli indumenti e avrebbe mostrato a tutti la sua schiena.

“Tutto bene, Colonnello?” lo richiamò alla realtà proprio la voce della donna.

“Uh? Sì” rispose avvicinandosi per osservare meglio la piccola zampa d’inchiostro.

Era discreta ed elegante, inoltre il significato che c’era dietro la rendeva davvero adorabile.

“Le piace?”.

“È il più bel tatuaggio che abbia mai visto” rispose Roy riacquistando il sorriso.

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Capitolo 2
*** Implicit rules ***


Nel team Mustang esistono molte regole implicite, quasi tutte sono regole base per la sopravvivenza e la civile convivenza: non si ruba il cibo a Breda, non si dà da mangiare a Black Hayate senza permesso, non si può fumare dentro l'ufficio se non con la finestra aperta, non si grida (anche se quest'ultima viene spesso infranta da tutti), non si prende in giro Edward Elric per la sua statura (questa invece viene infranta solo dal Colonnello), non si abbandonano oggetti per terra (in memoria di quella volta in cui il Colonnello scivolò su un pezzo di un apparecchio su cui Fury stava lavorando mentre teneva una tazza di tè bollente in mano), non si fanno apprezzamenti sulle segretarie quando il Tenente Hawkeye è a portata d'orecchio, e così via.

Anni di collaborazione e un po' di buon senso hanno fatto nascere moltissime norme da tenere sempre in considerazione, che con il passare del tempo sono entrate a far parte del loro ritmo lavorativo, fino a diventare più che altro abitudini. Quel giorno però i membri del team capiscono che d'ora in poi sarà il caso di aggiungere un'altra regola implicita all'elenco, un'altra buona abitudine necessaria se vogliono continuare a restare sani mentalmente e fisicamente.

Havoc, leggermente sovrappensiero, è entrato nell'ufficio del Colonnello per consegnargli la posta mattutina ed è rimasto di sasso nel vedere il Tenente Hawkeye, in teoria nella stanza con il compito di aiutare il superiore a finire di scrivere un rapporto, seduta sul bordo della scrivania e lo stesso Alchimista di Fuoco in piedi davanti a lei. Stanno pomiciando in modo decisamente spinto.

Quando Havoc richiude la porta e guarda i suoi compagni, hanno tutti espressioni a metà fra lo sbalordito e il soddisfatto.

Nuova regola implicita: si bussa prima di entrare nell'ufficio del Colonnello, soprattutto quando è in compagnia del Tenente.







Note:
Stupidata natalizia, alla fine ho scelto proprio questa perché molto leggera e fluffosa.
Il prompt (che è anche il titolo del capitolo) è preso da uno dei 100 Royai Themes #77 implicit rules, mi piace pensare che anche il Team Mustang col tempo abbia sviluppato le proprie regole implicite/abitudini.
Prima di salutarvi e augurarvi buone feste una domandina: vanno bene gli aggiornamenti ogni tot o preferite avere una regolarità (magari anche abbastanza spesso)?
Grazie a Elizabeth_2206 che ha recensito il primo capitolo e a tutti quelli che hanno letto.
A presto :)

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Capitolo 3
*** Thinking about you ***



“Basta così!” sbottò Havoc, quando l’ennesimo sospiro malinconico disturbò il silenzio della stanza.

Il Colonnello alzò appena sguardo verso il suo sottoposto. Era tutta la mattina che era seduto alla sua scrivania nella stessa identica posa, con la testa sorretta da un braccio e lo sguardo perso nel vuoto. Non aveva neanche fatto finta di lavorare, tanto il Tenente Hawkeye quel giorno non sarebbe andato in ufficio.

“È tutta la mattina che non fa altro che struggersi in quella posa tragica e sospirare” continuò il Sottotenente.

Anche gli altri membri della squadra avevano interrotto il lavoro e puntato la loro attenzione sul Colonnello, che aveva ricambiato con uno sguardo apatico.

“Sta forse male?” chiese Fuery preoccupato.

“Macché!” ribatté Havoc “Io conosco quei sospiri e, anche se stento a credere alla mia stessa affermazione, significano solo una cosa: problemi di cuore”.

Breda scoppiò in una sonora risata.

“Ti ricordo che stai parlando del Colonnello Roy Mustang, il playboy di East City”.

“So quello che dico!” si infervorò il biondo “Ho indovinato, vero signore?” domandò poi, rivolgendosi al diretto interessato.

L’unica risposta fu un altro sospiro sconsolato.

“Ah-ah! Proprio come dicevo! Chi è la fortunata che riceve queste attenzioni?”.

Mustang gli rivolse uno sguardo seccato, rimanendo nel suo ostinato mutismo.

“Non è che per caso sta pensando ad una certa persona bionda?” domandò Breda con un sorriso furbo.

Quella insinuazione ebbe il potere di scuotere la maschera di apatia del Colonnello.

“Come hai fatto ad indovinare?” disse allarmato.

“E ha gli occhi di un colore così particolare, vero?” continuò Havoc, capendo al volo le intenzioni dell’amico.

“Sí, beh…sono decisamente insoliti” confermò Mustang con una punta di panico nella voce.

“Per non parlare del suo talento sul campo di battaglia!”.

Fury, che stava facendo rimbalzare lo sguardo fra i tre uomini nel tentativo di non perdersi neanche un secondo della conversazione, si accorse dello sguardo disperato e dell’imbarazzo che si era fatto spazio sul volto del suo capo.

“Non c’è niente di cui vergognarsi, signore” tentò di rassicurarlo.

“No?” domandò l’uomo, scioccato e lievemente sconvolto.

“No di certo!” intervenne Havoc divertito “È capitato a tutti gli uomini qui al quartiere generale di farci un pensierino qualche volta”.

“C-cosa?!” esclamò il Colonnello strabuzzando gli occhi.

“Certo, signore” confermò Falman, che se ne era stato zitto fino a quel momento.

“Anche tu, Falman?! Ma sei sposato!”.

“Vale sempre la vecchia regola guardare, ma non toccare” intervenne Breda “Comunque, capo, penso non dovrebbe disperarsi tanto: si è innamorato della persona perfetta per lei, si vede che ce armonia fra di voi”.

“Ma…in realtà litighiamo e basta…” cercò di far notare il Colonnello, sempre più perplesso.

Il team sembrava pervaso da un’improvvisa euforia.

“Sarebbe anche ora che lei si dichiarasse! Sono secoli che tutti aspettano che voi due vi mettiate insieme” disse Havoc deciso.

Tutti?!” chiese Mustang, letteralmente terrorizzato.

“Ma non si deve preoccupare delle regole anti-fraternizzazione, sono sicuro che nessuno farà storie”.

“Ehm, sì…non è quello l’aspetto che mi preoccupa di più” rispose il Colonnello.

“Non deve preoccuparsi di nulla, signore” affermò Fuery “Siamo tutti convinti che il Tenente Hawkeye ricambierà i suoi sentimenti”.

Roy Mustang sbatté gli occhi un paio di volte, un’espressione beota dipinta sul volto.

“Cosa c’entra il Tenente Hawkeye?”.

Un silenzio imbarazzato cadde nell’ufficio.

Lei di chi stava parlando?” domandò Havoc, completamente spiazzato.

Breda come al solito fu il più veloce del gruppo ad intuire la verità.

“Oh no” disse semplicemente.







Note:
Potete pure picchiarmi. Almeno vi avevo avvertito sarebbe stata una raccolta semi-stupida.
Vi dico solo che mi sono divertita tantissimo a ideare e scrivere questa OS, spero che venga bene l'effetto a sorpresa finale. Trovo assurda e inconcepibile la coppia RoyEd (senza offesa per nessuno), infatti è naturale che tutti pensino subito a Riza.

Spero di essere riuscita a farvi sorridere.
A presto!

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Capitolo 4
*** Dog ***


Roy sapeva che prima o poi sarebbe successo, in un certo senso era inevitabile. Aveva sempre saputo che Riza non l'avrebbe aspettato in eterno, ma era successo tutto così all'improvviso da non dargli neanche il tempo di rendersene conto.

Ormai il Tenente non dedicava più tutte le sue attenzioni e forze al Colonnello, non da quando era arrivato lui nella sua vita.

Roy Mustang si sentiva rimpiazzato, anzi, ancora peggio, si sentiva tradito. Infatti Riza era cambiata: era diventata più indulgente e dolce, la mattina entrava spesso in ufficio di buon umore e Roy supponeva uscisse tutte le sere.

Erano cambiamenti positivi, ovviamente, ma lui non riusciva a considerarli tali, non sapendo quale – o meglio chi – ne fosse la causa.

Per la prima volta in vita sua il Flame Alchemist fu costretto ad ammettere di essere geloso. Ancora peggio, fu costretto ad ammettere di essere geloso di un cane.

Proprio in quel momento il suo acerrimo nemico e rivale era seduto sulla sua scrivania e lo stava fissando con quello che – almeno a parere del Colonnello – era uno sguardo di derisione. La rabbia bruciante rendeva impossibile concentrarsi sul lavoro, che comunque non avrebbe svolto neanche se fosse stato indisturbato.

“Tenente! Lo sta facendo di nuovo” sbottò infine.

“Ignoralo e basta” rispose con voce annoiata lei, senza neanche alzare gli occhi dai fogli che stava leggendo.

Roy rivolse di nuovo la sua attenzione verso il cane, che era rimasto nella stessa identica posizione. I grandi occhi dell’animale erano fissi su di lui, neri e profondi come pozzi, e il muso aveva chiaramente assunto un’espressione beffarda.

“L’ho fatto! Ma non la smette di fissarmi” gridò nuovamente il Colonnello, al limite dell’esasperazione.

Sperava che il Tenente avrebbe finalmente capito chi fra i due contava di più per lei e avrebbe sgridato quella bestiaccia impostora. In effetti il Tenente Hawkeye alzò lo sguardo e rivolse un’occhiataccia nella loro direzione, Roy si stava già pregustando l’espressione sconfitta del cucciolo.

“Dicevo al cane” disse invece Riza.

Il Flame Alchemist rimase di sasso. Riusciva a sentire la sua autostima andare a frantumi, mentre Black Hayate faceva un verso acuto, orribilmente simile ad una risata.









Note:
Continua il maltrattamente di Roy da parte mia. Il vero motivo è che le fiction "dolci" che ho scritto mi sembrano troppo OC e quindi ne sto rimandando la pubblicazione.
Grazie a chi recensisce, per me è davvero importante.
A presto :)

P.s. La fiction è ispirata a questa bellissima fanart:
 

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Capitolo 5
*** Lezioni di seduzione ***



Quel giorno nell’ufficio del Colonnello Mustang regnava un clima miracolosamente concentrato, Falman era immerso nella lettura di un fascicolo come al solito, mentre Breda e Fury stavano riordinando il materiale riguardo alla loro ultima missione, perfino il Colonnello stesso si era messo diligentemente a compilare delle pratiche. Gli unici assenti erano il Tenente Hawkeye, mandata a svolgere qualche affare diplomatico dall’altra parte del quartiere generale, e il Sottotenente Havoc che fece il suo ingresso proprio in quel momento, disturbando il clima lavorativo.

“Oh no, non mi dire!” disse Breda non appena vide la faccia del suo migliore amico.

“Scaricato un’altra volta?” domandò il Colonnello, che aveva alzato la testa distratto dall’esclamazione del rosso.

La faccia da funerale di Havoc parlava da sola, ma nessuno si diede troppo da fare per consolarlo, in fondo quello era un siparietto che si ripeteva spesso: il biondo entrava in ufficio disperato e col cuore a pezzi, dicendo che quella era l’amore della sua vita, ma già dopo un paio di giorni ritrovava il buon umore e si metteva alla ricerca di un’altra donna con cui cominciare una relazione.

“Questa volta non è praticamente neanche cominciata!” si lamentò, mentre Breda alzava gli occhi al cielo, erano anni che doveva sopportare i racconti delle sfortune amorose del suo migliore amico “E pensare che sono stato un cavaliere perfetto: l’ho portata al ristorante e poi a fare una passeggiata al chiaro di luna, le ho persino prestato la mia giacca quando ha detto di avere freddo! È stato l’appuntamento perfetto, il più romantico di sempre, invece quando l’ho riaccompagnata a casa mi ha detto che era stata una serata davvero piacevole, ma non ero il ragazzo giusto per lei. Maledizione!”.

Fury, che aveva ascoltato la sfuriata con attenzione, assunse un’espressione perplessa.

“Forse non era il tipo di donna che apprezza il romanticismo” provò a suggerire.

Gli occhi di tutti i membri della squadra si puntarono su di lui, sorpresi dal suo intervento su quel tipo di argomento, e immediatamente il giovane soldato si pentì di non aver tenuto la bocca chiusa.

“Impossibile! Tutte le donne apprezzano il romanticismo” risposero contemporaneamente il Colonnello e il Sottotenente Havoc.

“Ma tu cosa vuoi saperne, nano?” aggiunse il biondo portandosi una sigaretta alla bocca.

Il Sergente Maggiore chinò la testa in silenzio, in effetti le sue esperienze in quel campo erano pari a zero.

“Lascialo in pace” intervenne Breda “Almeno lui non passa il tempo a lamentarsi e a piangersi addosso come fai tu”.

“Ti sembra questo il modo di parlare al tuo migliore amico?! Tu dovresti essere la spalla su cui piangere!”.

“Basta!” disse il Colonnello con tono autoritario, una luce entusiasta gli brillava negli occhi “Mi sembra chiaro che qui tutti, ad eccezione di Falman che ha una moglie, abbiate molto da imparare su come si conquista una donna e in quanto vostro superiore, non che Scapolo D’oro di East City, mi sento in dovere di insegnarvi qualcosa sulla materia”.

I sottoposti si scambiarono uno sguardo preoccupato, quando Mustang si metteva in testa certe idee finiva sempre male. Inoltre il sorrisetto diabolico e soddisfatto non prometteva niente di buono.

“Signore, in realtà dobbiamo svolgere ancora molto lavoro prima che torni il Tenente Hawkeye” gli fece presente Fury, sperando che l’accenno alla sua tata/guardia del corpo facesse cambiare idea al Colonnello.

“Ci sono cose più importanti del lavoro” rispose lui sbrigativamente, anche se non avrebbe mai osato dirlo in presenza del Tenente.

Gli altri soldati si rassegnarono all’entusiasmo del loro superiore, sapevano fin troppo bene che quando faceva così era impossibile fargli cambiare idea.

“Perfetto” disse, alzandosi in piedi, quando capì di avere la piena attenzione del suo uditorio “La prima regola è: romanticismo ma non forzato, dovete essere disinvolti e sicuri di voi per farle capire che non solo vi sapete comportare come un gentiluomo, ma che voi siete un gentiluomo. Inoltre dovete avere audacia e sicurezza nelle vostre scelte, anche su quelle piccole, come il ristorante, le donne amano gli uomini decisi”.

“Ehm, signore” disse Fury, alzando la mano come uno scolaretto diligente “Prima dovremmo riuscire ad ottenere un appuntamento”.

Il Colonnello fece un sorriso comprensivo e magnanimo.

“Hai ragione, caro Fury, non dovrei dare per scontato che una donna accetti di uscire con voi. In fondo non siete me”.

Havoc serrò la mascella con tanta forza che gli scricchiolarono i denti.

“E dai, lascialo fare” gli sussurrò Breda, cercando di calmarlo.

“Chiedere ad una donna di uscire non è difficile: dovete raccogliere il coraggio e fare il primo passo, siate onesti e riempitela di complimenti. Funziona con tutte”.

“È davvero così facile?” domandò Fuery sorpreso.

“Certo che no!” sbottò Havoc “Le donne sono una trappola infernale, parlare con una donna è come correre su un campo minato: non sai mai dove o quando esploderà, l’unica cosa che sai per certo è che l’esplosione ti travolgerà in pieno”.

“Questo per i principianti” ribatté Mustang.

“Allora ci dia una dimostrazione pratica” lo sfidò Breda, che aveva sentito dei passi avvicinarsi lungo il corridoio.

“Quando volete” rispose il superiore, sicuro di sé.

“Adesso va benissimo” disse Breda con un sorriso malvagio, proprio mentre il Tenente Hawkeye apriva la porta e faceva il suo ingresso nella stanza.

Un silenzio teso calò immediatamente fra i soldati, che si voltarono ad osservare il Colonnello, carichi di aspettativa.

“Cosa stava succedendo qui?” domandò la donna, notando la strana atmosfera e assottigliando pericolosamente gli occhi.

“Ehm, niente” sia affrettò a rispondere Mustang.

“Il Colonnello stava cercando di insegnarci una cosa” spiegò Falman.

“Adesso ti ci metti anche tu?!” lo accusò Mustang, che aveva cominciato a provare un certo nervosismo.

“Colonnello, cosa sta combinando?” domandò di nuovo la sua sottoposta con un tono pericolosamente minaccioso.

“Assolutamente niente” rispose ancora Mustang, facendosi piccolo sotto il suo sguardo.

“Cos’è che aveva detto, signore? Onestà?” gli ricordò Havoc con malvagio divertimento.

“Mi sembrava avesse suggerito anche audacia e sicurezza” fece eco Breda.

Riza si guardò intorno, studiando le facce dei suoi colleghi per cercare di capire di cosa stessero parlando. Poi riportò la sua attenzione sul Colonnello.

“Sì, ehm...vedi, cara” Riza inarcò le sopracciglia sentendosi appellare con un simile vezzeggiativo e per un riflesso involontario portò la mano vicino alla custodia della pistola “Io…noi stavamo…però non credo sia il caso…” continuò a balbettare Mustang.

I soldati dietro di lui assumevano un’aria sempre più divertita.

“Non credo si stia spiegando bene, signore” gli disse lei, abbastanza seccata.

Il Colonnello fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, nel tentativo di recuperare la calma. Fra le sue molte doti quella di cui andava più fiero era proprio il suo fascino da playboy, non poteva subire uno smacco simile. Doveva ricomporsi.

“Stavo pensando che sei davvero magnifica oggi” disse con quello che doveva essere un tono basso e suadente, facendo un passo verso di lei “Ti ho mai detto che hai degli occhi fantastici?”.

“No, signore” rispose Riza perplessa e leggermente preoccupata “È sicuro di stare bene? Non è che per caso l’avete drogato?” domandò rivolta ad Havoc e Breda che erano scossi da crisi di risa silenziose.

“Sto benissimo” rispose Roy “Soprattutto ora che sono con te, Riza”.

“Ne sono felice, perché temo che questa sera dovrà fermarsi a fare straordinari fino a tarda notte” disse lei con tono glaciale, scostandosi e scaricando un plico altissimo di fogli sulla scrivania.

“Uh, ehm” esitò il Colonnello sotto il suo sguardo minaccioso.

Ventisette anni sono pochi per morire, lo implorò di fermarsi la voce della sua coscienza. L’onore però era l’onore e andava difeso, soprattutto di fronte ai suoi maledetti sottoposti.

“Veramente stasera ho un impegno. Anche tu ce l’hai in realtà. Mi piacerebbe accettassi di passare la serata con me” disse tutto d’un fiato.

“Va bene” rispose la donna dopo qualche secondo di tensione.

“Davvero?!” esclamò il Colonnello, sorpreso sia delle risposta positiva sia della facilità con la quale l’aveva ottenuta “Lo sapevo che sono l’asso del romanticismo!” si vantò trionfante, una volta superato lo stupore.

“Signore, forse non ha capito. Passeremo la serata insieme in ufficio, perché lei dovrà fare il lavoro che non ha svolto oggi e io controllerò che non se ne vada finché non ha finito” spiegò il Tenente “Nessun romanticismo” ribadì, smontando del tutto la felicità del suo superiore.

“Ma…no, io ho un progetto molto più interessante” propose ormai disperato “Ti passerò a prendere alle 20, puntuale, con un mazzo di rose, ti porterò a mangiare nel ristorante migliore della città e poi faremo una romantica passeggiata al chiaro di luna”.

Tutti i presenti trattennero il fiato.

“Non lasceremo questo ufficio fino a quando anche l’ultima pratica sarà sbrigata” ribatté Riza, con voce pericolosamente calma “E spero per la sua salute che non decida mai di presentarsi sotto casa mia con un mazzo di stupidi fiori. Ora con permesso…” disse, congedandosi con un saluto militare e uscendo dalla stanza sbattendo la porta.

I cinque uomini rimasero in un silenzio attonito, ancora storditi dall’accaduto. Il primo a riprendersi fu Havoc, che sembrava aver già superato la depressione di poco tempo prima.

“Aveva proprio ragione: non è per niente difficile” disse con un ghigno ironico.

“Il suo romanticismo mi è sembrato davvero infallibile” aggiunse Breda.

Falman si limitò ad una scrollata di spalle, mentre Fury sembrava terrorizzato.

“Non chiederò mai ad una donna di uscire” disse con un filo di voce.

“Suvvia, tappo, guarda i lati positivi: di sicuro non ti potrà andare peggio di così” lo incoraggiò il biondo, tirandogli una pacca sulla spalla.

Fra risate e battute varie i membri della squadra tornarono alle loro occupazioni, anche il Colonnello si risedette alla scrivania con aria depressa. Fissò con odio il plico di fogli davanti a lui per qualche secondo, poi all’improvviso un mezzo sorriso spuntò sul suo volto.
“Però non mi ha detto di no” sussurrò a nessuno in particolare.








Note:
Rieccomi qui! Sto cercando di sopravvivere alla sessione invernale e nel frattempo provo a buttare giù qualche storiella.
Questa mi sembra un po' diversa dalle altre, sia per lunghezza che per stile, mi piacerebbe sapere se piace comunque. Troppo lunga? Troppo banale? Non fa ridere?
Mi sembrava di averla riletta poco dopo averla scritta un paio di mesi fa, ma stasera non ho le forze di controllare se ci sono errori (maledetta sessione!), nel caso chiedo venia.
Grazie a chi ha commentato e a chi continuerà a farlo.
A presto! 

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Capitolo 6
*** Scarf ***


L’inverno era arrivato di colpo ad East City, portando con sé un vento tagliente e temperature gelide come non si registravano da anni. Havoc aveva perfino cominciato a fumare meno pur di non stare troppo tempo fuori al freddo e tutti si erano subito premurati di procurarsi sciarpe, guanti e cappelli per proteggersi al meglio. Tutti tranne uno.

“Etciú!”.

Il Colonnello emise un sospiro rassegnato, quello era il quinto starnuto negli ultimi due minuti.

“Forse non si sarebbe preso il raffreddore se si fosse coperto meglio, come le avevo suggerito” gli disse Riza, seduta alla sua scrivania, con una nota di rimprovero nella voce neanche troppo velata.

“Ho già spiegato che i cappelli non mi donano ed è difficile trovare una sciarpa adeguata al mio stile. Non posso mica rovinare la mia immagine con un ciarpame qualunque”.

Gli altri membri del team osservarono lo scambio di battute con aria annoiata, ormai era almeno una settimana che tutti i giorni veniva inscenato quel battibecco.

Il Tenente Hawkeye però questa volta, anziché ribattere, lanciò una veloce occhiata intorno a sé, aveva sul volto quella che sembrava una lieve smorfia imbarazzata. Poi si chinò sulla borsa a tracolla appoggiata ai piedi della sua scrivania e ne estrasse un pacchetto.

“Questo è per lei” disse avvicinandosi con passo rapido e nervoso alla scrivania del Colonnello e porgendogli il pacchetto.

Sentiva quattro paia di occhi puntati sulla schiena e poteva immaginare che fossero colmi della stessa perplessità che riempiva quelli di Mustang, che continuava a far saettare lo sguardo dal volto di Riza alla sua mano tesa e viceversa.

Il pacchetto non si presentava granché bene: era leggermente informe, avvolto in una carta da regalo rossa abbastanza anonima, non c’era nessun biglietto né fiocco.

“Cos’è?” chiese infine Roy, ancora non del tutto ripresosi dalla sorpresa causata da quel gesto improvviso.

“Lo apra” rispose lei, gettandogli praticamente il regalo addosso, visto che lui non si decideva a prenderlo.

Nell’ufficio era calato il silenzio più totale, nessuno voleva perdersi neanche un istante di ciò che stava accadendo fra il Tenente e il Colonnello.

Quest’ultimo scartò il regalo, rompendo la carta con un solo strappo. Ne uscì qualcosa di bianco e morbido.

“È una sciarpa, spero sia adeguata” cominciò a spiegare Riza con tono leggermente agitato “Non pensi chissà che, semplicemente l’ho vista e ho pensato che le sarebbe piaciuta. Cioè lo spero”.

Mustang continuava a fissarla a corto di parole, mentre lentamente dentro di lui la confusione veniva sostituita da una strana sensazione di felicità che gli attanagliava lo stomaco.

“Gliel’ho presa solo perché andando avanti così si sarebbe ammalato definitivamente e avrebbe saltato giorni di lavoro. Insomma, sono la sua guardia del corpo, devo preoccuparmi della sua salute” continuava intanto a giustificarsi Hawkeye, anche se non sapeva nemmeno lei per cosa.

“È davvero un pensiero gentile” la interruppe Roy, quando riuscì finalmente a riordinare le idee “Molto bella, molto elegante, perfetta per me. Grazie” le disse con un sorriso sincero.

Il resto del team si lanciò delle occhiate significative, in particolare Havoc sussurrò a Breda:

“La mia vittoria è vicina. Pregusto già i miei soldi”.

Il resto della giornata però passò come se niente fosse, solo quando fu ora di tornare a casa il Colonnello afferrò la sciarpa, che era stata tutto il tempo in bella mostra sulla scrivania, e se la mise al collo con aria soddisfatta.

“Grazie ancora, Tenente. Sei un angelo” le sorrise prima di incamminarsi verso la porta “Al mio appuntamento di stasera con Betty farò un figurone indossando questa sciarpa” aggiunse appena prima di varcare la soglia.

Riza, nonostante fosse abituata, non riuscì a trattenere del tutto la delusione e il dolore; qualcosa trasparì, un lampo negli occhi ambrati o un movimento involontario di un angolo della bocca. Dentro di sé si diede della stupida per essersi esposta così con l’idea del regalo, per essersi illusa anche solo un poco di fronte al suo sorriso gioioso, per aver sperato che qualcosa sarebbe cambiato, che forse finalmente lui l’avrebbe guardata in maniera diversa.

Fu poco più di un attimo, ma Havoc lo notò.

“Andate pure” disse Riza ai quattro uomini rimasti nella stanza, riprendendo subito il suo ruolo di donna forte e decisa “Penso io a sistemare le ultime pratiche”.

I militari non se lo fecero ripetere due volte ed uscirono subito dall’ufficio, solo Havoc rimase. Il Tenente capì che lui aveva intuito che ci fosse qualcosa che non andava, ma gli rivolse un’occhiata tagliente e gli girò la schiena cominciando a riordinare qualche scartoffia sparsa sulle varie scrivanie.

“Se vuoi con me ti puoi sfogare” la incoraggiò il biondo, rompendo il silenzio della stanza.

“Non c’è niente da dire” replicò con voce dura lei, sempre senza girarsi.

“Allora possiamo anche rimanere in silenzio”.

“Voglio stare da sola”.

“Per fare cosa? Accucciarti in un angolo e piangere in silenzio? Non fa bene tenersi tutto dentro!” la aggredì Havoc, alzando il tono di voce.

“Non sto piangendo!” rispose Riza, girandosi finalmente ad affrontarlo.

Aveva gli occhi lucidi, ma le guance ancora asciutte. Rimasero fermi e zitti per un po’, sfidandosi con lo sguardo. Alla fine la donna cedette.

“Sei un testone impossibile!” lo apostrofò, sedendosi per terra con la schiena appoggiata ad una scrivania e facendogli segno di raggiungerla “Ora capisco come mai le donne non ti vogliono” gli disse con un mezzo sorriso tirato, mentre a poco a poco le lacrime presenti sul bordo degli occhi si ritiravano.

Havoc si sedette vicino a lei con uno sbuffo.

“Sigaretta?” le offrì mentre ne sfilava una dal pacchetto.

“No, e non dovresti fumare neppure tu qua dentro”.

“Oh, andiamo! Non c’è nessuno e poi fuori fa un freddo cane” rispose lui aspirando il primo tiro.

Stettero seduti per terra, ognuno perso nei propri pensieri, in un silenzio distensivo e rilassante.

“Sai,” disse Havoc dopo qualche minuto “io magari non sarò tenebroso e non avrò magnetici occhi scuri o un pessimo senso dell’umorismo, ma stasera ti serve decisamente una bella distrazione e ti prometto che se esci con me ti divertirai”.

Riza ci rifletté su per qualche istante, la delusione e il dolore nel frattempo si erano notevolmente attutiti e lei si sentiva già più calma.

“Mi sembra un’ottima proposta” rispose quindi, con un sorriso appena accennato.

“Bene, perché in ogni caso non ti avrei lasciata stare a casa da sola a deprimerti. Ti porto a cena in un posto che fa lo stufato più buono di tutta East City. Dammi solo il tempo di fare un paio di telefonate per avvisare gli altri che stasera si esce”.

Havoc uscì dalla stanza facendole l’occhiolino, Riza scosse la testa alzando gli occhi al cielo. Cominciava già a sentirsi decisamente meglio.









NdA:
Lo so che mi odierete perchè in questo capitolo l'angst ha preso il sopravvento. I toni e la caratterizzazione dei personaggi sono molto diversi, ma era un esperimento che volevo provare (ed ero in astinenza da un po' di sano angst, poi ero in periodo di studio folle quindi mi è uscito proprio spontaneo). Spero comunque che la scena risulti realistica, anche se si sono un po' capovolti i ruoli rispetto alle OS precedenti.
In ogni caso è da apprezzare Jean-maiunagioia-Havoc che per una volta non fa la figura dell'idiota (e ha quasi una gioia). Io adoro troppo farlo interagire con Riza, anche se non me li ci vedrei per niente come coppia, la loro è un'amicizia troppo bella.
Questo capitolo è anche un modo per festeggiare il mio primo giorno di vacanza (ho finito la sessione ieri!), quindi niente, siate felici con me.
A presto :)

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Capitolo 7
*** Principe Azzurro ***


“Secondo te che tipo di uomo piace al Tenente?”.

Havoc alzò la testa, già con un mezzo sorriso sulle labbra, alla domanda non del tutto inaspettata del Colonnello. In quel momento erano stranamente soli nell’ufficio, ma per tutta la mattinata il loro boss era stato più distratto del solito e Havoc sapeva perfettamente quale fosse la fonte di tale distrazione, praticamente non faceva che lanciare al Tenente occhiate di soppiatto.

“Immagino sia una domanda a puro scopo professionale” rispose, senza riuscire a trattenere un ghigno ironico.

Mustang o era davvero perso fra i suoi crucci o fece stoicamente finta di niente.

“Ovviamente. È per una missione. C’è questo tipo molto bello, un vero playboy, però all’occorrenza anche galantuomo. Secondo te riuscirebbe a sedurla?”.

Havoc lanciò al suo superiore un’occhiata fra l’esasperato e il divertito.

“Decisamente no, lo dico perché con lei ho visto fallire questo approccio un miliardo di volte. Ma poi che razza di missione sarebbe? Il Tenente non si farebbe mai sedurre da un criminale”.

“Allora che ne pensi degli occhi da cucciolo? Guarda come si comporta con Black Hayate o con Fuery, bisogna fare leva sul suo lato tenero!” riprese a dire il Colonnello, ignorando la domanda del biondo.

“Neanche, forse questo approccio va bene se la si vuole addolcire, ma di sicuro un uomo del genere non potrebbe conquistarla”.

“L’intelligente? Il romantico? Il bello e tenebroso? Il bad-boy?” cominciò ad elencare Mustang.

“No, no e ancora no. L’ultimo è perfetto per chi si vuole ritrovare in prigione con un livido da qualche parte” rispose Havoc “Tutte queste personalità cosa c’entrano con la missione?”.

“Si tratta di un’organizzazione criminale” lo liquidò il Colonnello prontamente.

“Certo che i cattivi diventano sempre più strambi” commentò ironico il Sottotenente.

“Non hai ancora risposto alla mia domanda” gli ricordò il suo superiore.

“Che tipo di uomo piace a Riza Hawkeye? Non è facile dirlo, respingerebbe qualunque pretendente che si avvicini senza ammettere repliche” cominciò a riflettere il biondo ad alta voce “Sembra quasi stia aspettando il principe azzurro”.

Roy Mustang si illuminò all’improvviso.

“Sottotenente Havoc, tu sei un genio!” esclamò prima di correre via.

Havoc, rimasto solo nella stanza, emise un sospiro sconfortato. Probabilmente entro breve sarebbe rimasto orfano di superiore. Se il Tenente Hawkeye fosse stata davvero una principessa rinchiusa in un castello come minimo avrebbe tirato un calcio nelle parti intime del principe arrivato a salvarla, sconfitto da sola i suoi aguzzini e banchettato con la testa del drago.

 

Riza si sorprese di essere raggiunta dal Colonnello a metà corridoio, aveva perfino il fiatone come se avesse corso fino a lì.

“Signore?” chiese, cercando di contenere il tono perplesso e leggermente irritato per il fatto che il suo superiore non fosse alla sua scrivania a lavorare.

“Tenente!” esclamò lui cercando di riprendere fiato “Ti ho mai detto che ho origini nobili?”.

Lo sguardo della donna si fece confuso.

“Da parte di padre” continuò Mustang con un sorriso soddisfatto “Inoltre so andare a cavallo e ballo benissimo”.

“Sono informazioni che servono per qualche documento?” chiese il Tenente, che cominciava a sospettare che il suo superiore fosse impazzito del tutto.

“Non ho un castello e neanche una spada, ma i miei modi sono sicuramente principeschi” stava continuando a sproloquiare il Colonnello, senza neanche ascoltare la donna.

“Signore!” lo interruppe esasperata “Non so di cosa stia blaterando, ma non le permetterò di perdere altro tempo”.

“Ma sono anche azzurro...” protestò l’uomo con voce flebile indicandosi la divisa.

Riza alzò gli occhi al cielo, capendo finalmente cosa passava per la testa dell’Alchimista di Fuoco.

“Colonnello, sinceramente, le sembro una donzella in difficoltà? Non mi sono mai serviti cavalieri o principi azzurri” ribatté con tono secco, riconducendolo verso il loro ufficio.

Roy abbassò lo sguardo sui suoi piedi, cercando di incassare la delusione.

Lui proteggere me! Assurdo...” borbottò sottovoce la sua guardia del corpo.

Allora Roy sorrise, in fondo era vestita di azzurro anche lei.








NdA:
Salve gente!
Non sono sparita, solo che in questo periodo ho millemila cose a cui pensare e ho tristemente dovuto trascurare FMA e efp. Ma non temete, al più presto risponderò a tutte le recensioni a cui ancora non ho avuto tempo di rispondere (anche se le leggo sempre e mi rendono molto felice, GRAZIE).
Ci tenevo comunque a pubblicare al più presto, anche se non è che mi soddisfi granché questa OS. Spero apprezzerete comunque.
Alla prossima!

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