Life and Love

di Fanelia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Re dei ghiacci ***
Capitolo 2: *** Fatina e soldatino ***
Capitolo 3: *** Katsudon! ***



Capitolo 1
*** Il Re dei ghiacci ***


Il Re dei ghiacci

-Victor Nikiforov-

 

Occhi dal colore del cielo, capelli che ricordano le nevi perenni, pelle candida, delicata, eppure ricoperta da una corazza che gli permette di non farsi scalfire.

Un passo verso il ghiaccio infinito, quella distesa bianca e fredda che sente come casa. Il luogo che solca, danzando leggiadro ed elegante, muovendosi sinuoso, quel posto speciale dove si spoglia di ogni maschera e le sue passioni prendono vita.

In armonia col gelo, il suo cuore scalda l'ambiente e persino la pista pare modellarsi al suo passaggio.

La sua figura eterea volteggia, salta, interpreta, il suo Io viene messo in mostra e in quell'unico momento il Re dei ghiacci appare vulnerabile.

Victor sembra quasi volare su quella distesa liscia; dipinge figure multiformi, graffiando con le lame dei pattini la superficie gelata.

Non c'è un singolo rumore che intacchi la sua concentrazione. Il mondo sembra fermarsi, il suo cuore smette di battere, ma solo mentre volteggia la sua esistenza riprende a scorrere e assume colore.

L'attenzione di tutti lo segue ovunque, sempre, istantanee di vita che gli vengono rubate diventando di pubblico dominio, e la sua incertezza si fa pressante. Pensa, rimugina, ma è troppo legato al pattinaggio per smettere: è il suo amore, l'unico che abbia mai, davvero conosciuto ed esso sembra ricambiare, ripagandolo ogni singola volta che calza i pattini.

Pondera di lasciarli, di appenderli al chiodo e nell'istante in cui un paio di occhi scuri, celati da occhiali dalle lenti spesse, gli lancia un urlo di aiuto, trova una motivazione valida: è nella scintilla che brilla nelle iridi di Yuuri, in quei due pozzi colmi di disperazione e di bisogno che Victor scova la forza di maturare la sua decisione.

Fa le valigie, ma non abbandona il suo Mondo. Compie un passo verso un'anima che cerca una guida, verso un ragazzo che necessita di aiuto, per emergere, per ritrovare se stesso, per scrollarsi di dosso la paura di competere.

Victor non capisce, non ha mai avuto timore: a tratti riesce a intuire ciò che turba quel giovane uomo, mentre a volte non coglie, non riesce nemmeno a immaginare, perché in fondo i loro mondi sono simili e diversi.

Lui vince, sempre, eppure continua la sua lotta, la sua guerra, la sua crescita: si sfida, a diventare migliore, a perfezionarsi e il suo mettersi in gioco non è una gara contro gli altri, ma contro se stesso. O almeno lo era, fino a quando il suo percorso non ha intrecciato quello di Yuuri.

Infine ha un valido motivo per condividere il sentimento, l'emozione che gli fa vibrare l'anima, con qualcun altro: ha scovato una persona a cui passare il testimone, in cui far crescere la passione e far rinascere la vita.

Proprio in quello Yuuri che si abbatte, che senza uno sprone si lascia schiacciare, sopraffatto, dal peso della competizione: un ragazzo che non ha mai assaporato l'amore, che non conosce le ragioni per cui solca il ghiaccio danzando, che non ha trovato ancora ciò che induce la sua anima a cercare, a bramare di indossare i pattini.

Poi basta un video, una esibizione ritwittata da milioni di persone e Victor la scorge: sì, intravede l'anima di Yuuri e senza più alcun dubbio a offuscarne il cuore, sale su quell'areo, destinazione Giappone.

 


Note stonate d'autore:  Ciao a tutte!! Oddio, non linciatemi, non so nemmeno io con quale coraggio ho osato sondare e dipingere Victor... è solo che avevo questa commistione di sentimenti che stava facendo scoppiare e così ho voluto condividerla. Nella mia testa, ieri notte, era davvero bella l'Os... peccato che al mio risveglio, stamane, non ricordassi una singola parola...
La mia intenzione sarebbe di scrivere Os sia di coppia che singole, ma non sarà una storia-long, per intenderci. Ogni sclero sarà a sé.
Fra i personaggi ho segnalato solo Victor, Yuuri e Yurio perché sono gli unici tre, per ora, di cui intendo scrivere :)

Se vi è piaciuta, mi farebbe piacere saperlo :)
Grazie a tutt*

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Capitolo 2
*** Fatina e soldatino ***


Fatina e soldatino
 

L'aspetto etereo dona alla sua figura un'aura quasi magica e mentre si muove sul ghiaccio, sicuro, rassomiglia davvero a una creatura della fiabe, una di quelle intoccabili, così perfette che anche solo a guardarle si ha paura di contagiarle.

Non è solo per la sua bellezza innata, ma per la grazia e l'eleganza delle sue movenze che lo hanno soprannominato la Fata Russa; che poi la sua bocca proferisca insulti e lanci frecciate acide, gli ha invece fatto guadagnare il nomignolo di Punk Russo, in netta contrapposizione, ma non così definita. I confini fra ciò che è e come si mostra al mondo non sono nitidi, Yuri lo sa, ma nessun altro a parte lui.

Il viso delicato, i lineamenti dolci non sono solo una maschera, anzi. È proprio quando si mostra rude, strafottente, sicuro di sé che si nasconde dietro parole dure per non venire ferito, per non essere colpito, per non rendersi vulnerabile.

Il suo desiderio, quello di divenire migliore di Viktor, la pressione esercitata su di lui dall'eterno confronto con quell'uomo dall'irraggiungibile talento, una promessa, ed ecco che le ore passate a lavorare, la stanchezza, le privazioni, le vesciche sui piedi, essere strappato all'affetto del nonno, assumono un senso, seppur bizzarro, per quanto incompleto e forse distorto.

Ama la competizione e si sente in continuo paragone con Viktor, ma è lo stesso confronto a spronarlo, a conferirgli la forza di migliorare. È in quei momenti che scova dentro di sé il coraggio di andare avanti e allora continua a esercitarsi, infaticabile, mentre il sudore scorre lungo quella pelle delicata, tracciando scie invisibili.

Yuri cade, si rialza e si ripromette che, adesso che ha trovato l'agape, dopo aver colto l'anima che lo spinge a dipingere graffi sulla lastra di ghiaccio sui cui pattina con leggiadria, non si farà fermare da nulla.

Così, ancora una volta si cela, respinge le lacrime che crescono grandi e furiose, prepotenti, ma lui è più forte, le allontana, le caccia e si rialza. Non rotolano sulle sue guance, non raggiungono il mento per poi cadere nel vuoto, perché Yuri non lo consente loro, perché il soldatino che c'è in lui prende il sopravvento e sostituisce la fatina con la sua debolezza, in momenti come questo.

Non ha mai avuto un amico, non uno che possa definire tale: si sente solo, ma la sua solitudine non è voluta, non è artefatta: forse il suo comportamento non lo aiuta a stringere amicizie, eppure Yuri si domanda se qualcuno si sia mai davvero interessato a lui. Non come pattinatore, non come artista, se a qualcuno, a parte suo nonno, sia mai importato di lui. Perché ora che le sue mani toccano la ruvida e gelida lastra ghiacciata, i suoi occhi vagano e non ne trovano un paio in cui ancorarsi, nei quali perdersi, dai quali lasciarsi confortare e con i quali naufragare.

Allora si cala di nuovo nel suo ruolo di soldatino, si appiglia alla sua freddezza, cerca nella rigida disciplina che si auto infligge il suo modo di sopravvivere. Le sue iridi diventano di ghiaccio e le emozioni vengono bloccate, non filtrano, restano dentro di lui e lo devastano.

E così capisce perché invidia quel lardello, quel maiale: Yuuri ha Viktor.

A lui, invece, che resta? Pattinare e vincere l'oro, si risponde.


Nda: e nulla, sono ancora qui, ma avevo bisogno di scrivere queste parole su Yuri che mi ronzavano in testa. Spero vi piacciano :)

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Capitolo 3
*** Katsudon! ***


NB: questa è stata scritta post episodio 11, per cui non sapevo ancora cosa si sarebbero detti, ma avendo visto l'anticipazione avevo bisogno di buttare su carta ciò che pensavo.
Katsudon

 

Segue quel profilo perfetto, beandosi della figura quasi eterea di quell'uomo un po' mito, un po' divinità, che ride, con solo un asciugamano attorno alla vita.

Ha avuto la fortuna di incontrarlo, di conoscerlo, di scoprirlo e sì, per quanto sia faticoso ammetterlo, ha scoperto cosa sia l'amore grazie a lui.

Viktor gli rivolge una battuta scherzosa e lui non ha il coraggio di guardarlo, così deglutisce, mentre cerca dentro di sé la forza per parlargli, per esternargli l'insana decisione che lo sta facendo soffrire e al contempo lo rende uomo: ha capito, o così crede, e non vuole essere un egoista. Ha pensato, rimuginato e si è reso conto che lasciare andare la persona che si ama e l'unico vero gesto d'amore che si possa compiere. Si è voluto accecare per mesi, ha perso lo sguardo nella nebbia confusa, fingendo di non vedere, ma dopo la sua prima esibizione, durante la finale, ha finalmente capito: a Viktor il pattinaggio pare mancare, la sua espressione rapita, eccitata, felice gli ha concesso di comprendere che la sua richiesta è sconsiderata, errata. Così inspira, ma le parole sembrano una poltiglia di vetro che graffia la gola, si incolla al palato e spingerle a uscire dalle labbra è davvero complesso.

«Di cosa volevi parlarmi?» Viktor glielo chiede. Ha capito che Yuuri è pensieroso, non è certo di aver colto cosa lo angusti e sua volta è ancora confuso. Una piccola parte di lui gli suggerisce che il ragazzo è preoccupato per la competizione, ma la parte più sagace pare aver colto. Ancora una volta gli tende la mano, sperando di liberarlo dalle sue incertezze, di aiutarlo a realizzarsi e a imparare a volare, ma poi si rende conto che Yuuri ha spiccato il volo e che, anche senza di lui, potrebbe continuare a librarsi alto nel cielo. Per un istante Viktor teme che sia proprio ciò che voglia dirgli, che desideri sbarazzarsi di lui, ma poi scaccia lontano quel pensiero: il suo Yuuri non è in grado di un atto così meschino, lo sa bene. Ormai è un uomo quello che ha davanti a sé, sebbene nel suo sguardo ritrovi gli occhi un bambino combattuto e impaurito.

Gli solleva il mento con gentilezza e lo spinge a non evitare il contatto con visivo.

«Yuuri.» Quel nome esce dalle sue labbra quasi come una lieve tortura, ma infine il ragazzo sembra scendere a compromessi con quanto ha da confessare e Viktor trattiene il respiro per un lungo istante.

«Una volta finito il Grand Prix, facciamola finita.» Yuuri lo dice tutto d'un fiato, senza prendere pause, senza concedere al tempo di diventare un ostacolo, mentre il sangue si mischia col dolore che prova e una miscela bizzarra e infame gli scorre nelle vene.

Viktor sgrana le iridi azzurre e quel cielo nitido per un momento si offusca. Il dolore sordo che gli rimbomba nel petto fin quasi a farlo esplodere è talmente rumoroso che tema che Yuuri possa udirlo. Inspira e respira, cerca di ricordarsi come si fa, ma persino un'azione così meccanica diventa complessa.

«Che cosa intendi?» gli chiede, perché ha bisogno di chiarire. Vorrebbe dirgli che non può lasciarlo così, che non può liberarsi di lui, non dopo avergli fatto vedere il mondo attraverso i suoi occhi innocenti, non dopo aver sottratto l'universo a quella patina disincantata che lo avvolgeva. Ma attende, cercando di essere paziente, per quanto l'impazienza gli ruggisca nell'animo, ribellandosi.

«Non voglio più che tu sia il mio coach.» Mai delle parole gli erano sembrate così amare. Non aveva mai proferito frasi che gli causassero un tale dolore, non aveva percepito il petto rompersi e deflagrare, come se una stella fosse appena esplosa.

Yuuri vorrebbe tenerlo con sé, vicino sé, vorrebbe sfiorare le labbra che tanto ama e desidera, ma non lo fa. Lui ormai è un uomo e lo deve anche a Viktor e non può, non deve essere un impedimento per la carriera della persona che ama. Ora capisce meglio perché agli inizi credeva, a ragione, di essere odiato dal Mondo del pattinaggio. Per il suo egoismo ha privato l'arte di un abile sportivo, di una figura irrinunciabile, di quei pochi uomini che lasciano il segno e con le loro performance regalano amore e gioie a chiunque li guardi.

«Cosa vuoi dire?» Viktor non sopporta il silenzio calato fra loro come una coltre di nebbia, quella stessa mancanza di rumore che sembra essere gelida e spessa, quasi come un ostacolo fisico che si intrufola con prepotenza fra lui e Yuuri.

«Io mi ritirerò e tu tornerai a pattinare, o ad allenare se preferisci.» È questo che ha pensato. Viktor non deve sprecare il suo talento e, se anche non volesse ricominciare a solcare la lastra di ghiaccio, tornare a fare sognare chi lo guarda volteggiare e dipingere poesia sul freddo pavimento, dovrebbe insegnare a qualcuno dotato, a qualcuno a cui possa passare il testimone.

«Non dire sciocchezze.» risponde l'uomo, scosso e incredulo. Lui non vuole riprendere a pattinare. Non lascerà mai i ghiacci, non appenderà mai al chiodo le lame taglienti con cui scolpisce la pista, ma ormai ha deciso, non prova più quell'emozione trasbordante e in grado di contagiare e sopraffare anche i suoi spettatori.

«Io sono stato un egoista, ho privato il Mondo del tuo talento. Ma ora basta, ora ho capito...» Yuuri non riesce a terminare la sua frase, perché negli occhi di Viktor legge una cosa che lo spinge a desistere. Gli sta facendo del male e non lo aveva calcolato. Sorpreso, incredulo e scosso, si avvicina e riduce le distanze fra loro. Prende la mano, quella stessa in cui il russo veste l'anello. Se la appoggia sul cuore e al contatto fra la loro pelle sussulta. Avverte le guance colorarsi, ma non si tira indietro, lo guarda nelle iridi, quei mari in tempesta che ora lo fissano quasi persi, smarriti, alla ricerca di una risposta.

«Io non tornerò a pattinare. Non è colpa tua, è una mia decisione, che non dipende da te. E poi il Giappone mi piace, amo il katsudon.» Viktor e le sue frasi enigmatiche ancora una volta hanno il potere di fare sorridere Yuuri e di dissipare ogni incertezza. Forse non ci aveva visto giusto, con tutta probabilità aveva commesso un errore di valutazione, ma insiste, perché non si perdonerebbe mai di scoprire una verità diversa da quella che l'uomo che ama gli sta offrendo.

«Non ti sto mentendo, non ti sto raccontando ragioni che non esistono. Non provo più la stessa gioia, non riesco più a sorprendere e lo sai che per me non avrebbe senso continuare. Ho lasciato un bel ricordo, me ne sono andato quando ero all'apogeo della mia carriera e vincerò con te questa finale. Sarà la sesta medaglia, quella che mi manca e quella che senza di te non avrebbe senso cercare di conquistare.» Lo fissa e per una volta decide di essere diretto, evitando di scherzare. Le dita si intrecciano a quelle che tengono la sua mano premuta su quel cuore che batte forte, forse di paura, magari per l'emozione.

Le sue iridi azzurre si fondono con quelle scure di Yuuri e insieme creano nuove tonalità, nuovi colori, nuove sfumature.

«Vinciamo insieme?» propone Yuuri sorridendogli, col cuore sgombro da preoccupazioni, rincuorato e rassicurato dalle parole del russo.

Viktor gli sorride, annuisce e poi aggiunge una battuta del cui significato il giapponese non è del tutto sicuro.

«Per forza, dobbiamo mantenere le nostre promesse. Prima l'oro e poi il matrimonio.»

Yuuri gli bacia la mano, con le labbra sfiora l'anello, quello stesso che temeva il suo allenatore rifiutasse, quel cerchiolino d'oro compromettente.

Viktor socchiude appena gli occhi, si gode quel lieve contatto con un sorriso sornione dipinto in volto e, quando solleva le palpebre, non c'è spazio per ulteriori indugi: le loro labbra si incontrano in quello che questa volta non è un errore, non è un tentativo di sorprendere, ma è solo il modo più semplice, diretto, totalizzante e sconvolgente che conosce per trasmettere a Yuuri ciò che sente.

E quando le loro lingue iniziano a danzare insieme e le mani di Yuuri gli artigliano i capelli, Viktor sa che il cuore del suo Yuuri è puro, come le sue intenzioni e, anche se gli ha sottratto con un colpo dieci anni di vita con quel suo discorso altruista e fraintendibile, gliene è grato, perché sa perfettamente quanto gli sia costato.
 

Note stonate d'autore: Ciao e grazie per essere passate!
Vi Auguro Buone Feste.
Non so se queste mio OS siano piacendo visto che nessuno si esprime, ma spero siano di vostro gradimento.
Ci sentiamo l'anno prossimo con altri scleri e grazie a chi segue :)
Un saluto speciale a Silvar! E la nostra Fata ha vintoooooo! YAY! :)

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