Noël

di Sophja99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Christmas reunion ***
Capitolo 2: *** Una serata diversa ***
Capitolo 3: *** Ricordi ***
Capitolo 4: *** Happy snowman ***
Capitolo 5: *** Truth ***
Capitolo 6: *** Tutta colpa di due calzini ***
Capitolo 7: *** Piccole gelosie ***
Capitolo 8: *** Dolce sorpresa ***



Capitolo 1
*** Christmas reunion ***


Christmas reunion

 

Si strofinò le mani protette dal gelo di dicembre da guanti di lana e osservò la nuvoletta che uscì dalle sue labbra quando si portò le mani alla bocca nel tentativo di infondere loro più calore. Tutti le avevano sempre detto che in ogni stagione dell'anno, anche quella estiva, aveva le mani gelate. Figurarsi a dicembre, il periodo più freddo, in cui per quanto cercasse di coprirsi, l'umidità riusciva ugualmente a intrufolarsi in mezzo ai suoi vestiti per sfiolarle la pelle e provocarle brividi gelidi in tutto il corpo. Le poche volte in cui era riuscita a scaldarle fino a farle davvero sudare era nei momenti che trascorreva con lui. La sua voce, le sue carezze, il suo sguardo: tutto in lui le procurava vampate di calore, capaci addirittura di scioglierle il cuore dalla dolcezza con cui la trattava e delle giornate che passavano insieme. Già solo il suo pensiero aveva il potere di provocarle un tuffo al cuore e di farla arrossire.

Infilò le mani nelle tasche del giacchino ed estrasse il telefono, il cui schermo si illuminò, mostrando la scritta 20:00. Ripose il cellulare nuovamente nella tasca, dove affondò subito le mani, sempre in cerca di calore, e sospirò. Mancava ancora mezz'ora. Riprese a camminare sul marciapiede della strada, piena zeppa di persone di tutte le età, genere e qualsiasi altra differenza. Bambini che rivolgevano ai genitori sguardi felici e pieni di speranza, anziani usciti per andare a fare i regali per i propri parenti e nipotini o più semplicemente per farsi una passeggiata, coppie che si scambiavano abbracci ed effusioni: tutti avevano lasciato le loro case per gustarsi il clima natalizio e dedicarsi ai preparativi per la festività. Aveva sempre amato il Natale: all'inizio solo per l'attesa di Babbo Natale e dei regali, come ogni bambino, ma soprattutto per la ventata fresca di gioiosità e magia che riusciva a portare. Del Natale si diceva che faceva diventare tutti più buoni e lei non poteva non dare a ragione a questo detto. Quell'anno, tuttavia, la ragione che le avrebbe fatto apprezzare di più questa festività era ben diversa.

Si fermò ad osservare alcune vetrine da cui provenivano miriadi di lucine, che mettevano in mostra i dolcetti di una pasticceria e le decorazioni natalizie del negozio. Pensò che forse sarebbe potuta entrare per comprare qualcosa; di certo a lui avrebbe fatto piacere. Le passarono davanti agli occhi ricordi delle serate passate a scartare regali insieme e mangiare le torte della madre, che questa aveva sempre finto di aver fatto lei stessa, quando in realtà le andava a comprare in pasticceria. Sorrise, rammentando le gioie e le risate dei Natali passati.

Mentre continuava ad osservare la vetrina illuminata e tutte quelle leccornie, sentì un pizzicore al petto, come se qualcosa l'avesse quasi punta, e solo un istante dopo si ricordò che era a causa del maglione di lana che indossava. Innumerevoli volte si era lamentata del fastidio e del prurito che le dava, ma puntualmente continuava ad metterlo nelle giornate più fredde dell'anno. Forse il motivo era perché ormai per lei era divenuto un'abitudine imprescindibile, poiché quel maglione le era stato regalato da lui due anni prima, proprio il venticinque dicembre, e indossandolo la faceva sentire come se lui fosse sempre accanto a lei. Si strinse ancora di più nel giacchino, avvicinandosi così il maglione alla pelle e ignorando il fastidio, e proprio in quel momento sentì qualcosa di leggero posarsi sulla punta del suo naso: un piccolo e delicato fiocco di neve, che inizialmente interpretò, invece, come una goccia di pioggia. Tirò fuori dalla tasca una mano e osservò altra soffice neve posarsi delicatamente sul guanto e lì sparire, ormai sciolta. Sollevò la testa verso il cielo, mentre intorno a lei le persone facevano altrettanto, tutte stupite dall'arrivo della neve. I bambini, ingenui e giocosi, presero ad aprire le bocche nel tentativo di assaggiare i minuscoli fiocchi, immaginando di mangiarli e fantasticando sul magnifico sapore che la neve doveva avere. Lei si ritrovò a fare lo stesso, come se, tramite quel gesto, avesse potuto tornare indietro nel tempo alla spensieratezza dell'infanzia, mentre osservava il cielo scuro illuminarsi di tanti puntini bianchi.

Riabbassò, quindi, la testa per ripulirsi il viso, che si era bagnato nei punti in cui si erano posati i fiocchi, e davanti a sé, nello stesso marciapiede in cui si era fermata, vide lui. Era stata talmente concentrata sulla neve da non essersi accorta dei minuti che passavano e del fatto che lui nel frattempo fosse arrivato. Per un momento temette di non riconoscerlo più dopo quasi un anno di lontananza, ma quando lo guardò, con il giacchino bagnato per la neve, i capelli biondi umidi e la valigia in mano, non poté fare a meno di sorridere e correre ad abbracciarlo per recuperare il tempo perso.


Angolo dell'autrice:
Non è granché come racconto, ma è la prima idea che mi è venuta pensando al prompt "Maglione". Se qualcuno ha almeno un minimo apprezzato questa cortissima one shot, mi farebbe tanto piacere sentire qualche parere. :)
Sophja99



Prompt:

Citazione: E in lontananza l'Inverno bisbigliò: «È bene
Che l'Estate rovente muoia. Guardate, l'aiuto è vicino,
Poiché quando il bisogno degli uomini s'inasprisce, allora arrivo io». (Rudyard Kipling)

Canzone: Anche quest'anno è già Natale - Andrea Mingardi

Parola: Maglione

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Capitolo 2
*** Una serata diversa ***


Una serata diversa

 

Il fuoco scoppiettava caldo e gioioso nel camino della sala. Tutti i lampadari e le luci della casa, oltre che qualsiasi altro oggetto elettronico, come telefoni e televisioni, erano spente, lasciando solo le fiamme ad illuminare il centro della stanza, che creavano vivaci giochi di luce ed ombre sulle pareti. Avevano deciso di farlo per evitare che i cellulari e altre simili cose interrompessero e rovinassero la perfezione di quella sera tutta madre-figlia. Stranamente era stata proprio Kathie a chiederglielo; quella mattina era tornata da scuola più felice del solito per l'arrivo delle vacanze e di un lungo e meritato periodo di riposo e, durante il pranzo, le aveva chiesto di spegnere la televisione. La madre inizialmente era rimasta interdetta da una tale richiesta e lei le aveva risposto che la maestra aveva fatto un discorso molto bello prima che uscissero dalla scuola. Aveva detto loro di provare a trascorrere quelle giornate di vacanza non davanti a computer, cellulari e tv, ma con i loro genitori e amici, per godersi la bellezza del Natale e la compagnia della famiglia. La madre aveva sorriso e subito aveva fatto come le era stato suggerito dalla bambina.

Avevano mantenuto fede alla promessa di non usare la tecnologia per tutto il giorno, trascorrendo il pomeriggio al parco e in giro per la città, ed ora, arrivata la sera, dopo cena era venuta loro l'idea di accendere il fuoco nel camino, che raramente usavano per la presenza dei termosifoni e del condizionatori, molto più rapidi e semplici da azionare. La madre aveva preparato due tazze di latte caldo ed ora lo stavano sorseggiando, sedute sul tappeto e riscaldate dal piacevole calore del fuoco, mentre parlavano di qualsiasi cosa passasse loro per la testa. A un tratto calò il silenzio e per pochi attimi l'unica cosa che si sentì fu lo scoppiettio del legno tra le fiamme. Quindi, Kathie chiese: «Mamma, tu ci credi nei sogni?»

La donna rimase per un po' a bocca aperta, incerta su cosa rispondere e sorpresa nel sentirla fare una domanda tanto matura. «E tu?»

«Io sì. Da grande voglio fare l'astronauta, per andare nel cielo e toccare davvero le stelle e i pianeti» rispose la bambina, levando lo sguardo verso la finestra, dalla quale si intravedeva attraverso le tendine bianche una spruzzata di bianche stelle.

«Sono certa che riuscirai a diventarlo. Sei molto intelligente» affermò la madre, accarezzandole i lunghi capelli castani.

«Sai, anche quando sarò andata sulle stelle, spero di poter tornare sulla terra per passare altre giornate come questa insieme a te, mamma.»

La donna sorrise, stringendo delicatamente la mano della figlia.



Angolo dell'autrice:
Stavolta il prompt era "Caminetto" e la citazione "Ci credi nei sogni?". Anche questa storia è nata da un'idea improvvisa e potrebbero esserci anche degli errori di battitura, data l'ora e il fatt che non mi reggo in piedi per il sonno. :) Spero comunque che qualcuno l'abbia apprezzata. Ciao;)


Prompt:

Citazione: Ci credi nei sogni?

Canzone: Happy Xmas (Wa is Over) - John Lennon

Parola: Caminetto

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Capitolo 3
*** Ricordi ***


Ricordi

 

L'uomo provò qualche canzone al pianoforte a coda che teneva nel salone di casa, in vista dell'imminente concerto di Natale. Era come se le dita si muovessero da sole, seguendo ciò che suggeriva il suo cuore, poiché quei componimenti gli erano talmente familiari che ormai gli erano entrati dentro. Li sentiva da quando era bambino; erano le canzoni che venivano sempre riascoltate ogni anno durante il periodo di Natale ed erano una delle ragioni che rendevano quella festività tanto meravigliosa. Fece per girare lo spartito e suonare anche il resto del componimento, ma la sua attenzione venne improvvisamente catturata da un oggetto, che solitamente passava sempre inosservato, poiché lui era talmente impegnato nel lavoro e nell'esercitarsi al pianoforte da non farci quasi più caso. Stavolta, tuttavia, rimase fisso a guardarlo, tanto da smettere di suonare e alzarsi, dicendosi come scusa di dover fare una piccola pausa. Sopra il camino, su una mensola, stava nascosta tra quadri di attestati e certificazioni del conservatorio e dei concorsi effettuati per lo strumento una piccola boccia di cristallo. All'interno di essa vi era una casetta di legno dal tetto interamente colmo di neve, che ricopriva anche tutto il terreno circostante, e due alti pini. L'uomo si avvicinò al camino e prese in mano la boccia; subito venne travolto da dolci ricordi, che sembravano ormai accantonati e sommersi dall'età adulta e dai nuovi impegni che lo tenevano occupato ad ogni ora. Socchiuse gli occhi, rammentando la freddezza e la morbidezza della neve al tatto e le giornate passate con gli altri bambini del suo paesino natale, a lanciarsi dalla collina bianca con i loro slittini. L'euforia di quando il mezzo prendeva velocità durante la discesa e le risate di quando si bloccava di colpo e i bambini che trasportava cadevano a terra, ma anche la fatica nel riportarlo sulla sommità del pendio, che poteva sembrare un'impresa agli occhi ingenui di un bambino. Tutto ciò lo travolse come una dolce brezza, provocandogli un leggero sospiro per gli anni andati.

Capovolse la boccia e guardò tanti piccoli puntini bianchi alzarsi, per poi ricadere sulla casetta, ricordando la neve candida che si posava al suolo e ricopriva ogni cosa di bianco.



Prompt:

Citazione: A Natale ti vien voglia di stare con chi ami. (Grey's Anatomy)

Canzone: All I want for Christmas - Mariah Carey

Parola: Slittino

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Capitolo 4
*** Happy snowman ***


Happy snowman

 

La donna avanzò tra le case dai tetti a punta imbiancati del suo paese di montagna. Stranamente quel giorno, proprio quello della vigilia di Natale, era spuntato un pallido sole che solo raramente era stato oscurato dalle nuvole e la neve che ricopriva le strade si era iniziata a sciogliere, così come il ghiaccio compatto del piccolo fiume che attraversava il paese. Sapeva che quello era solo un caso eccezionale e temporaneo, poiché molto probabilmente il giorno seguente avrebbe ripreso a nevicare, ma le faceva comunque bene un po' di calore, anche a dicembre. Certo, non era molto, perché all'altitudine a cui si trovavano fuori si gelava e lei, per riscaldarsi, si era presa una cioccolata calda al mercato che tutti gli anni veniva montato in vista del periodo natalizio.

La stava sorseggiando su un bicchierino di plastica, mentre girovagava senza una meta apparente in quel freddo pomeriggio. A un tratto, passando accanto ad un parco, sentì un bambino piangere. Lo vide poco lontano dalla recinzione che separava il parco dalla strada e lei decise di andare ad accertarsi che non si fosse fatto male e del motivo del pianto. Oltrepassò il cancello e gli si avvicinò. «Ciao» disse, accucciandosi accanto a lui, in modo da arrivare alla sua stessa altezza. Così facendo, comprese subito perché il bambino stesse piangendo: davanti a loro c'era un pupazzo di neve mezzo distrutto. La neve, infatti, si era sciolta in diversi punti e i ramoscelli, che un tempo erano state le sue braccia, erano cadute a terra. «Beh, non ha una bella cera...» commentò.

«L'avevo fatto ieri» singhiozzò il bambino, mentre cercava di asciugarsi le lacrime con le mani. «Ma quando oggi sono tornato per giocare con lui, Olaf si era sciolto!»

«Sai, dopotutto, non è una brutta cosa» disse, guadagnandosi l'attenzione del bambino.

Questo la guardò con il labbro inferiore che sporgeva su quello superiore, conferendgoli un'aria più tenera, nonostante il pianto. «Perché?»

«In fondo, deve essere triste per un pupazzo non poter mai vedere il sole per la paura di essere sciolto. Almeno, il tuo Olaf se n'è andato felice perché ha potuto sentire per la prima volta un po' calore.»

«Quindi, lui è... felice?» domandò il piccolo.

«Esatto. A volte vale la pena sciogliersi per qualcuno» affermò la donna, sorridendo. «E poi domani potrai sempre rifarlo, per poter giocare di nuovo con lui.»

Il bambino sembrò pensarci, mentre guardava ciò che rimaneva del vecchio pupazzo. Per sollevargli il morale, lei gli chiese: «Che ne dici se ti compro una cioccolata calda?» Questo accennò a un sorriso, per poi annuire.



Prompt:

Citazione: -Olaf, ti stai sciogliendo!
- Vale la pena sciogliersi per qualcuno. (Frozen)

Canzone: Let is Snow

Parola: Cioccolata Calda

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Capitolo 5
*** Truth ***


 

Truth

 

Luca strinse le mani tanto forte da arrivare quasi a far diventare le nocche bianche. Si era sentito spesso così in quegli ultimi giorni: come se gli mancasse qualcosa di davvero importante e lui sapeva benissimo cosa questa fosse. La porta della cucina si aprì ed entrò sua madre con tra le mani una pila di piatti sporchi. Come la donna posò lo sguardo sul figlio e sulle sue mani, comprese subito che c'era qualcosa che non andava. «Come mai non sei di là con il resto della famiglia?» domandò, appoggiando i piatti sul ripiano accanto al forno.

«Non ne ho voglia» rispose lui, sciogliendo le mani e infilandole nelle tasche dei pantaloni, impedendo alla madre di avere la prova del suo turbamento.

«Andiamo...» disse la donna, avvicinandosi a lui. «Sono tua madre. Sei praticamente un libro aperto per me. Cos'è successo?»

Di fronte allo sguardo fermo della madre, Luca sospirò e le disse cosa davvero lo tormentava. «È a causa di una ragazza...»

«Lo sapevo!» affermò la madre. «È una questione di cuore. E chi meglio di tua madre può aiutarti? Di certo non quel fannullone di tuo padre...» Sorrise. «Allora, chi è la fortunata?»

Luca si lasciò sfuggire un sorriso davanti all'allegria della madre. «Veronica.»

«Quella tua amica tanto carina che ti accompagna ogni giorno a casa dopo la scuola?»

«Già, proprio lei...» continuò il ragazzo. «È solo che mi piace molto, ma non sono sicuro che lei ricambi i miei sentimenti, perché è anche molto amica con un altro nostro compagno di classe, Giacomo.»

Il sorriso della madre si spense e, tornata seria, sembrò ragionare su quello che le aveva detto il figlio. «Beh, allora devi trovare un modo di conquistarla.»

«Ma... Mamma, io non voglio metterle fretta o costringerla. Voglio che i suoi sentimenti per me, se esistono davvero, siano sinceri.»

«Tesoro, se lei ti piace molto, io non ci vedo nulla di male a desiderare di chiarire cosa lei prova per te. E magari darle anche un piccolo incentivo.»

Luca pensò che la madre non aveva tutti i torti e alla fine cedette. «E allora cosa posso fare?»

Lei assunse uno sguardo vispo. «A noi donne piace essere stupite.»

«Cioè?» chiese Luca, che non capiva quasi nulla in fatto di donne.

«Beh, non posso dirti tutto: sarebbe troppo facile. Ora sta a te pensare a un modo.»

Il ragazzo rimase per qualche secondo a riflettere su ciò che la madre gli aveva detto, ma non riusciva proprio a farsi venire nulla in mente. «Certo che siete davvero difficili da accontentare...»

La madre rise. «Che ci vuoi fare? Siamo fatte così» affermò. «È meglio tornare dagli altri.» E uscì, lasciando Luca solo con i suoi pensieri. Poco prima di seguirla e rientrare anche lui nella sala, tuttavia, fu colto da un'idea improvvisa e tirò fuori il telefono dalla tasca, aprendo subito la chat con Veronica. Ehy, ti andrebbe di andare a cena fuori domani sera?

 

La serata si era rivelata meravigliosa. Luca aveva portato Veronica in un ristorante non troppo costoso e là non avevano fatto altro che ridere tutto il tempo come due matti anche per i commenti più stupidi. Una volta pagato il conto e usciti dal locale, avevano deciso di rimanere ancora in giro per qualche ora, per godersi le luci della città notturna. Queste, in particolare, erano aumentate da quando pochi giorni prima erano state montate le decorazioni sui lampioni e sopra le strade e le vetrine dei negozi si erano riempite di addobbi natalizi.

«Che bella serata...» mormorò Veronica, incantata anche lei dalla bellezza delle luci e dei colori, e Luca non potè darle torto; nel cielo scuro non vi erano tracce di nuvole e nemmeno, quindi, minacce di pioggia o nevicate. Ma ciò che davvero rendeva quella sera perfetta era il fatto che la ragazza fosse accanto a lui, il che bastava a scaldargli il cuore, nonostante il freddo che faceva. Veronica, non ricevendo risposta, si voltò a guardarlo e Luca rimase stupefatto per la bellezza della ragazza, che non veniva affatto intaccata dal naso arrossato per la temperatura bassa. Qualcosa che vide nei suoi occhi gli diede il coraggio di dire: «Ti piacerebbe fare un gioco?»

Il volto di Veronica venne illuminato da un sorriso. «Di che tipo?»

«Obbligo, verità o paragone?» chiese, pur sentendosi uno stupido. Non faceva quel gioco da anni; anzi, lui stesso lo aveva sempre considerato insensato e si era spesso rifiutato di partecipare.

La ragazza rise, provocando un tuffo al cuore di Luca. L'aveva vista ridere durante l'intera cena insieme a lui, ma stavolta temeva che lo stesse facendo per prenderlo in giro per la sua proposta. «È dai tempi delle medie che non lo facciamo più. Ci sto» disse, stupendo Luca. «Scelgo verità.»

Era proprio l'opzione che il ragazza aveva sperato che lei scegliesse. Prese un bel respiro e chiese: «Ti piace Giacomo?»

Il sorriso di Veronica non vacillò, nonostante fosse palesemente meravigliata dalla domanda. «Cosa ti fa pensare che mi possa piacere?»

Luca sentì crescere nella gola un groppo che gli impediva di pensare e dire delle frasi sensate. Era totalmente spiazzato. «Io...»

«Ad ogni modo, no, non mi piace. Insomma, è mio amico, ma nulla di più.»

«Capisco» disse Luca e fu come se gli fosse stato tolto un grande peso dal petto.

«Ora tocca a te» affermò Veronica, con in viso uno sguardo birichino. «Obbligo, verità o paragone?»

Luca ci pensò un attimo: paragone era da escludere in partenza (non lo sceglieva mai nessuno) e riguardo l'obbligo, conoscendo Veronica, lo avrebbe costretto a fare qualcosa di molto faticoso, quando lui non riusciva a muovere nemmeno un dito dal freddo. Rimaneva solo verità. Comunicò alla ragazza la sua scelta.

«Bene...» disse questa, riflettendo. «Voglio farti una domanda difficile: qual è il tuo più grande segreto?»

Luca rimase sbigottito dal quesito: tutto si era aspettato tranne quello. Cosa le avrebbe dovuto rispondere? Sapeva bene quale era il suo segreto, ma avrebbe avuto il coraggio di dirlo a Veronica? E lei come l'avrebbe presa?

Si guardò intorno in cerca di una soluzione, pur sentendo lo sguardo della ragazza puntato su di sé. A noi donne piace essere stupite aveva detto sua madre; ma non poteva essere certo della sua reazione?

Doveva sbrigarsi, invece di sprecare il tempo a porsi quelle domande. Chiuse gli occhi e scandagliò i suoi stessi sentimenti. L'amava? Certamente. Voleva conquistarla? Con tutto sé stesso. “Insomma, se Babbo Natale riesce a fare il giro del mondo in una sola notte, calandosi dai camini e guidando una slitta trainata da renne... perché io non dovrei riuscire a farla innamorare di me?” si chiese.

Quindi, la guardò e rivelò quello che si teneva dentro da ormai settimane: «Ti amo.»

Per la prima volta in tutta la serata, Veronica rimase senza parole e smise di sorridere, vedendo la serietà con cui Luca aveva pronunciato quelle due semplici parole. «Non... non me l'avevi mai detto.»

Luca non disse nulla, aspettando che lei elaborasse la sua confessione e gli desse una risposta. «Anch'io» disse poi e Luca sentì il cuore, prima pesante per la paura di un suo rifiuto, farsi più leggero e felice. Si avvicinò a Veronica e la baciò sotto le luci e le stelle della notte.



Prompt:

Citazione:“Se Babbo Natale riesce a fare il giro del mondo in una sola notte, calandosi dai camini e guidando una slitta trainata da renne… io posso farla innamorare di me!”

Canzone: Santa Tell Me - Ariana Grande

Parola: Gioco

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Capitolo 6
*** Tutta colpa di due calzini ***


Tutta colpa di due calzini

 

Con quei calzini era stato amore a prima vista; da quando Samanta li aveva portati a casa, dicendo alla madre che le erano stati regalati dalla nonna, e lasciati sul divano, lui non aveva fatto altro che guardarli e bramarli. Erano rossi, con delle strane figure marroni. Era abbastanza certo che rappresentassero un animale, perché aveva quattro zampe come lui, ma la testa aveva due strane... cose. Sembravano dei bastoncini e lui adorava i bastoncini, soprattutto quando Samanta li tirava e lui correva a riprenderli. Insomma, alla fine non era riuscito a frenarsi e li aveva mordicchiati. In fondo, lui che ci poteva fare? Se gli mettevano davanti due calzini, oltretutto rossi, il che non li faceva passare affatto inosservati, non potevano anche pretendere che lui sarebbe stato tutto il tempo ad osservarli, senza assaggiarli. Era più forte di lui.

Mentre era ancora intento ad annusarli e leccarli, sentì suonare il campanello, un rumore forte e squillante, che lui aveva imparato ad attendere con trepidazione, perché significava che qualcuno stava per entrare. Qualcuno da annusare, seguire e con cui giocare. Corse alla porta, che venne spalancata dalla madre di Samanta, e poco dopo apparve proprio lei, riconoscibile anche se mezzo viso era coperto da una grande sciarpa. Non aveva mai capito che bisogno avessero le persone di vestirsi così pesantemente; quando usciva, lui non aveva freddo e non sentiva affatto il bisogno di coprirsi con tanti strati di vestiti. Quello era uno dei tanti interrogativi che non sarebbe mai riucito a risolvere. Eppure, tutti questi pensieri vennero immediatamente scacciati dall'arrivo di Samanta, verso la quale si precipitò subito, arrampicandosi sulle sue gambe.

«Ciao, Toby!» disse la ragazza, piegandosi e grattandogli la testa. Il cagnolino aprì la bocca e tirò fuori la lingua, estasiato da tutte quelle coccole. «Come stai, piccolo?»

Era il momento: il viso di Samanta era a poca distanza da lui e gli mancavano pochi centimetri per leccarla. Era da troppo tempo che non lo faceva e quello sembrava essere il momento più propizio. Spesso gli era capitato di vedere, mentre se ne stava sdraiato sul divano insieme a Samanta, nella scatolina magica delle persone che si baciavano sotto una specie di erba, il vischio. O, almeno, così lo aveva chiamato Samanta, quando, in lacrime, aveva detto «Anch'io vorrei essere baciata così sotto il vischio». Ancora cercava di capire perché stesse piangendo guardando quel “film”, un'altra parola sentita pronunciare da Samanta, ma, almeno, aveva imparato cosa fosse il vischio, lo stesso appeso sulla porta di casa, sopra di loro. Sì, era il momento perfetto. “Per una leccata perfetta” pensò il cagnolino, mentre si issava sulle ginocchia di Samanta e si avvicinava con la lingua di fuori alla sua guancia. Ma lei si rialzò subito, senza dargli il tempo di farlo e presto comprese anche il motivo.

«Toby!» lo sgridò, con lo sguardo puntato al divano. «I miei calzini con le renne!»

Oh, ecco che cos'erano questi strani animali. Renne. Beh, al momento aveva problemi più seri: Samanta era arrabbiata con lui e dubitava che ora avrebbe più avuto la possibilità di leccarla o di ricevere altre coccole.

La ragazza sollevò i due calzini ed esaminò il misfatto. «Almeno non li hai completamente distrutti. Basta lavarli e potrò riutilizzarli.» Toby si tranquillizzò: ora Samanta non era più tanto arrabbiata e forse c'era ancora speranza.

«Vedi di non toccare più i miei calzini» lo ammonì la ragazza. Le orecchie del cagnolino si tirarono indietro e si appiattirono sulla testa per mostrare il suo risentimento; Samanta, guardando il suo tenero muso, non riuscì a rimanere arrabbiata ancora a lungo e infine cedette: «D'accordo, sei perdonato.» Gli venne vicino e accarezzò amorevolmente la sua testa. Toby in risposta abbaiò, felice.



Angolo dell'autrice:
Non so da dove mi sia venuta l'idea di questa storia. Davvero, non ne ho idea. :D Semplicemente ho associato la splendida citazione dei prompt con la foto di un adorabile cagnolino ed è nata questo racconto (senza dimenticarci dei calzini con le renne). Volevo provare a scrivere qualcosa di un pizzico più divertente, dal punto di vista del cagnolino della foto, e questo è il risultato.



Prompt:

Citazione: "Sotto il vischio, il tempo parve fermarsi. Il tempo era perfetto per una perfetta giornata di Natale.
"Per un bacio perfetto", pensò.
Finché lui non fece un passo indietro."

Canzone: Twelve days of Christmas

Parola: Calzini con le Renne

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Capitolo 7
*** Piccole gelosie ***


Piccole gelosie

 

Il bambino si sollevò sulle punte dei piedi per riuscire ad attaccare la pallina sul ramo più alto dell'albero. All'improvviso si sentì afferrare e staccare dalla terra. Rise, felice, mentre si slanciava e appuntava l'attaccatura della pallina rossa all'alberello. Venne poi posato nuovamente a terra e si voltò a guardare chi fosse stato, incontrando il viso sorridente della madre. Questa gli spettinò amorevolmente i capelli, prima di girarsi per aiutare anche la sorellina più piccola ad attaccare le palline. Il bambino si accigliò, sentendosi quasi offeso. Perché doveva sollevare anche lei? Era lui il più alto e lui sarebbe dovuto essere l'unico ad addobbare l'albero di natale. Rimase a guardare la madre che abbracciava la sorella e successivamente la spiccava su per mettere le palline sulla parte più alta dell'albero, pericolosamente vicino alla punta. Da sempre era stato lui a sistemarlo, ma l'anno precedente, con la nascita della sorella, inspiegabilmente i genitori avevano deciso che fosse il suo turno a farlo. Quest'anno sperava di poter finalmente metterlo di nuovo lui, come era normale che fosse. «Bene, ed ora mancano solo le luci e il puntale» affermò il padre, intento ad occuparsi dell'altra parte dell'albero, ormai terminata.

«Sarah, vuoi farlo tu?» domandò la mamma alla bambina, che pronunciò qualche parola incomprensibile, estasiata da tante luci e palline, pur essendo ancora troppo piccola per comprenderne il motivo.

Il bambino fece cadere le palline che teneva in mano e che avrebbe dovuto attaccare, e i suoi occhi si riempirono all'istante di lacrimoni. Iniziò a singhiozzare e gridare, sperando che i genitori lo sentissero. Naturalmente, questi si precipitarono a vedere cosa fosse accaduto, temendo che il bambino si fosse fatto male, ma, quando il padre si accertò che non fosse caduto o ferito, gli chiese: «Che hai fatto, Tommy?»

Lui disse tra i singhiozzi: «Fate... mettere il puntale... sempre a Sarah.»

Il padre accennò a un sorriso comprensivo, mentre la paura svaniva dal suo viso, e lo abbracciò per calmare il suo pianto. «Che ne dici se, invece, stavolta lo mettete insieme?»

Il bambino lo guardò confuso per poi volgere lo sguardo sulla sorellina, che osservava la scena senza capire cosa fosse successo, tenuta in braccio dalla madre. «Ok» disse, infine, asciugandosi le lacrime. Si asciugò il naso con un fazzoletto che gli passò il padre; quindi, lo seguì e osservò mentre passava le strisce luminose intorno all'albero. «Finito. Pronti?» chiese, riprendendo in braccio Tommy e afferrando il lungo puntale rosso, per poi passarlo al bambino, che lo prese tra le piccole mani. La madre e Sarah si avvicinarono a loro e il padre invogliò Tommy: «Avanti. Mettetelo insieme.»

Il bambino, ancora un po' titubante, lo avvicinò a Sarah, che lo strinse insieme a Tommy. I genitori li sollevarono più in alto, in modo tale che arrivassero all'altezza della punta dell'albero, e qui montarono il puntale.

Quando questi li riposero di nuovo a terra, la madre andò a collegare i fili alla presa ed accese le luci, che illuminarono i rami dell'albero e le palline, creando meravigliosi giochi di colore. I bambini rimasero affascinati da tanta bellezza e Tommy, sotto gli sguardi bonari dei genitori, strinse la minuscola mano della sorella.



Prompt:

Citazione: Un perfetto albero di Natale?
Tutti gli alberi di Natale sono perfetti
(Charles N. Barnard)

Canzone: A Natale puoi

Parola: Puntale

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Capitolo 8
*** Dolce sorpresa ***


Dolce sorpresa

 

«Sveglia!» trillò la madre, andando a scuotere i corpicini coperti dal piumone dei due gemellini. «Svegliatevi, dormiglioni! Bisogna andare a scuola!»

I due bambini mugugnarono parole sconnesse, per poi risprofondare nel sonno, troppo stanchi per riuscire anche solo a sollevare le palpebre. «Forza!» continuò la madre, stavolta alzando le coperte, scoprendo I teneri pigiamini da folletti che avevano comprato loro per Natale. I bambini all'inizio si ribellarono per l'improvvisa mancanza di calore, ma in seguito si riaddormentarono nuovamente. «La scuola vi aspetta!» rincarò la madre, stavolta facendo qualcosa di più efficacie, cioè togliendo i loro cuscini. L'assenza di questi fece sollevare loro la testa di scatto. Subito i gemelli ripresero a lamentarsi, sfastiditi dalle strategie della madre di farli alzare. «Non voglio andarci...» mormorò uno, appoggiando la testa sul materasso e tentando di riprendere sonno, ma la madre fu più veloce e prese loro le mani, facendoli sollevare.

«Su, su!» riprese lei, con il sorriso sulle labbra nel vedere le espressioni scocciate e ancora addormentate dei bambini.

«No, mamma!» disse uno di loro, guardandola disperato.

All'improvviso la porta della camera si aprì e apparve loro padre. Come fece la sua entrata, per tutta la stanza si diffuse un forte profumo di biscotti appena sfornati. «Buon Natale!» esordì, con tra le mani una cofana piena dei gustosi dolci al cioccolato.

I bambini guardarono stupiti prima il padre, poi la madre, e alla fine compresero di essere rimasti vittime di uno scherzo da parte di quest'ultima. Uno di loro si fiondò tra le braccia della mamma, all'inizio con l'intenzione di sgridarla, ma finendo per abbracciarla. Il padre si sedette sul margine del letto e qui appoggiò la cesta, offrendo i biscotti ai bambini, che li presero e li mangiarono, felici, pensando che non poteva esserci risveglio migliore di quello.



Prompt:

Citazione: Non tutti amano il Natale.

Canzone: Christmas Lights - Coldplay

Parola: Biscotti di Natale

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