Solo un Pretesto

di _Rainy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00.Prologo ***
Capitolo 2: *** 01. ***
Capitolo 3: *** 02. ***
Capitolo 4: *** 03. ***
Capitolo 5: *** 04. ***
Capitolo 6: *** 05. ***
Capitolo 7: *** 06. ***
Capitolo 8: *** 07. ***
Capitolo 9: *** 08. ***
Capitolo 10: *** 09. ***
Capitolo 11: *** 10. ***
Capitolo 12: *** 11. ***
Capitolo 13: *** 12. ***
Capitolo 14: *** 13. ***
Capitolo 15: *** 14. ***
Capitolo 16: *** 15. - Harry & Ginny - ***
Capitolo 17: *** 16. ***



Capitolo 1
*** 00.Prologo ***


Solo un Pretesto

- Bene bene, ho qui i vostri compiti corretti…

<< Avanti, ti prego… >>

Hermione chiuse gli occhi mentre il professore faceva svolazzare i compiti sopra le loro teste ed essi si posavano elegantemente davanti al proprietario della verifica.
Sentì il familiare fruscio della carta e socchiuse gli occhi, combattuta tra la paura di scoprire un voto inferiore a quello di cui aveva bisogno e l’ansia di volerlo scoprire.

Avrebbe preso un Eccezionale? O il temuto e misero Oltre Ogni Previsione?

Sospirò, decidendo di aprire gli occhi.

- Avanti Herm! Di cosa hai paura?
- Taci Ron! – Ridacchiò lei.
- Io non ti capisco: insomma, hai un voto fantastico e hai paura di vederlo?! Voi secchione siete pazze… - Ribatté perplesso.

Spalancò gli occhi: un Eccezionale era proprio sulla sua verifica, scritto delicatamente sulla carta che ancora ondeggiava leggermente.

Tirò un sospiro di sollievo e ghignò: la vittoria era sua.

- Ragazzi, potete uscire, la lezione è finita, ma per domani voglio una pergamena sui Gorgosprizzi con dettagliati approfondimenti e magari farò qualche domanda… Quindi preparatevi! Arrivederci.

Hermione ghignò tra sé e sé: il momento era giunto.
Attese che tutti se ne fossero andati e fece uno sbrigativo segno ai suoi amici in modo che non la aspettassero, dopodichè attese che anche il professore uscisse dall’aula e si alzò dal suo banco.
Non appena fu uscita si sentì spingere contro la parete e in pochi istanti si trovò faccia a faccia con un Serpeverde che ben conosceva.

- Ehilà Granger, come mai così in ritardo? – Ridacchiò lui, dall’alto dei suoi occhi color nebbia e della sua chioma platinata.
- Malfoy, risparmiami i convenevoli e passiamo all’ordine del giorno: ho preso più di te! – Ghignò lei, spingendo leggermente indietro il Serpeverde, la cui eccessiva vicinanza la metteva a disagio.
- Chi te lo dice? Non sai neanche il mio voto signorina! – Indietreggiò di qualche passo. – Potrei aver preso un voto più alto io, ma qualcosa della tua sicurezza mi dice che hai preso Eccezionale, mentre il mio misero Oltre Ogni Previsione…

Lei sorrise trionfante e si alzò in punta di piedi, sventolandoli il foglio davanti agli occhi e interrompendolo:
- Esatto Malfoy! Ho preso Eccezionale! Un voto più di te, il che significa che hai perso la scommessa: non puoi reggere il confronto contro di me e sarai obbligato a offrirti volontario per le pulizie della serra. Addio, è stato un piacere fare scommesse con te!

E senza aspettare risposta si voltò e si avviò verso la Sala Grande, stringendo la verifica sotto il braccio come se fosse un tesoro.
Hermione sapeva che era un comportamento infantile, ma non le importava: l’aveva battuto e la delusione negli occhi del nemico era evidente. Non sapeva neanche perché si fosse impegnata così tanto, ma poco importava: aveva vinto, punto.

-

Quanto era sfacciata!
L’aveva aspettato apposta per potersi vantare del suo voto superiore.

Eppure si trovava ormai da solo, a sorridere fuori dall’aula mentre nessuno poteva vederlo, ripensando a come il suo cuore avesse fatto un balzo non appena l’aveva spinta contro il muro e lei era sembrata in imbarazzo.

Quella del voto era una scusa, voleva semplicemente parlare con lei e vederla impegnata per qualcosa che lo riguardasse, e ci era riuscito meravigliosamente.
Ormai non gli restavano più molti giorni da passare con lei, essendo il suo matrimonio con Astoria ormai programmato per la fine dell’anno scolastico, ma provava una strana sensazione a parlare con quella Grifondoro e a sfidarla in quello che era il suo punto debole: i voti.
La scommessa era nata per puro caso, da una folle idea di un attimo, ma era stata un’idea meravigliosa per raggiungere il suo scopo: conoscerla meglio.

E così eccolo in piedi nel corridoio, da solo, mentre ripensava a quell’unico errore nella sua verifica, scelto con cura tra le domande più difficili e commesso apposta, anche se sapeva la risposta.
Perché lui, un Malfoy che doveva primeggiare tra tutto e tutti, si era ridotto così, a sbagliare apposta le risposte di una verifica pur di perdere una scommessa con una Grifondoro? Non sapeva quale fosse la reale motivazione, ma era consapevole di doversi mettere in moto per riuscire a parlarle ancora e a studiare in modo da prendere un voto appena inferiore al suo, per farla sentire la migliore e non sfigurare davanti ai suoi caldi occhi marroni…

Perché, in fondo, lo sapeva: era tutto un pretesto.

 


-AVADA KEDAVRA’S CORNER (?)-
Eccoci quiii *-*
In questa ficcy Dramione (ovviamente u.u) Draco è un tenerello che cerca in tutti i modi qualcosa con cui destare l’attenzione di Hermione :3
Non so da dove sia scaturita l’idea, ma sono troppo teneri questi due insieme ed è la mia coppia Harrypotterosa preferita, subito prima della Drarry (sorry Herm) *^*
Umm… Potrei eventualmente trasformarla in una shortina, ma dipende da voi… Potete farmi sapere cosa pensate nelle recensioni o nella mia pagina facebook ( https://www.facebook.com/pages/Rainy_/615961398491860?fref=ts ) :3
Se vi va, inoltre, questo è il link del blogguccio mio e di Craggy : http://raggywords.blogspot.it/
Baciottoni Harrypotterosi, byeeeee :3
_Rainy_

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Capitolo 2
*** 01. ***


01.

- E con questo la lezione è finita. Tra due giorni mi aspetto tre rotoli di pergamena sugli effetti della Mandragola sugli animali. Sarete valutati su questa importante ricerca e forse qualche lavoro meritevole potrà anche essere presentato alla Comunità Internazionale Magica di Erbologia. – Concluse la professoressa Sprite, che aveva eccezionalmente tenuto lezione in aula anziché direttamente nella serra.

Hermione Granger, fiera Grifondoro, intelligente e strega più brillante della sua età, poté udire chiaramente Ron sbuffare dietro di lei, sussurrando a Harry:
- Compiti, compiti e ancora compiti! Insieme alla pergamena assegnataci da Lumacorno fanno ben quattro rotoli da elaborare… E in pochi giorni! Sento che morirò…

La bruna sentì quindi l’inconfondibile tonfo del rosso che si accasciava sul banco.

Fece un rapido calcolo: quattro pergamene volevano dire altrettante ore di elaborazione, studio e scrittura per le quali doveva prendersi almeno un intero pomeriggio e l’unico libero che aveva di li a due giorni era iniziato con il trillo della campanella di fine ora.

Rabbrividì: quel giorno anche i Serpeverde erano in biblioteca per fare dei corsi di recupero e studiare libri importanti con la professoressa McGranitt.
L’unica persona che non voleva incontrare era proprio tra i Serpeverde, e non perché avesse paura di lui, ma semplicemente perché non sapeva che reazione aspettarsi dopo che gli aveva clamorosamente sbattuto in faccia il suo Eccezionale.

Prese un bel respiro: in fondo non poteva fare nulla alla quale non si potesse preparare o, alla peggio, rimediare.

Uscì velocemente dall’aula, decisa a non sprecare un minuto di più.
Rallentò solo brevemente quando il professor Lumacorno interruppe bruscamente la conversazione con un Tassorosso per correrle dietro:
- Signorina Granger! Aspetti! Sta andando in biblioteca? Benissimo, faccio un pezzo di strada con lei.

Con quella faccetta tonda, la fronte grondante di sudore e i vestiti quanto mai appariscenti, alla ragazza veniva quasi da ridere a vederlo, ma era pur sempre un professore e rallentò notevolmente:
- Mi dica pure. – Lo incitò sorridendo.
- Si, ecco… - Il professore colse la palla al balzo e si fermò ansimante. – Volevo invitarla a un piccolo party privato, una cosa tra amici intimi insomma. Vede, ho l’abitudine di stringere amicizie con tutti gli studenti migliori di ogni età e questa piccola festicciola è solo un’abitudine di un vecchio quale sono. Ci verrebbe? Naturalmente solo i migliori sono invitati e devo giustappunto andare a cercare Potter…

La ragazza rimase sbalordita qualche istante: sapeva quanto Lumacorno fosse eccentrico, ma non pensava che organizzasse anche feste “per gli studenti migliori di ogni età”. E lei non era proprio il tipo da feste, oltretutto.
- Ehm… Non so cosa dire…
- Oh, stia tranquilla! – Ridacchiò il professore. – Non mi deve rispondere subito. La festa è tra una settimana, in ogni caso. Spero proprio di vederla, signorina Granger.

E detto ciò si voltò senza aspettare risposta e si incamminò velocemente verso la sala professori.
La ragazza lo guardò scomparire dietro l’angolo e non fece in tempo a voltarsi quando sentì una mano familiare batterle sulla spalla con insistenza: Ron.
- Herm! Herm! Dove stai andando? Lavanda Brown ha indetto una specie di riunione tra i Grifondoro nella Sala comune e io e Harry stavamo giusto andando. Vieni con noi? – E le lanciò il suo classico sorriso sornione che spiccava sulla faccia lentigginosa.
- Ehm… Non credo che verrò… - Sussurrò lei: ma perché tutto capitava quando lei stava solo cercando di andare a studiare?!
- Oh… - La guardò sorpresa Ron, poi un lampo di comprensione gli attraversò il viso. – Ah, no, ho capito. Devi studiare. Okay Herm, vai… In effetti credo sarà un’altra disquisizione sui nuovi colori dell’anno e di come la divisa sia fuori moda... Non ti perderai niente insomma. – E sorrise di nuovo.

Hermione sorrise a sua volta, riconoscente, e corse verso la biblioteca.
Era ormai quasi arrivata quando scorse un gruppetto di Serpeverde che vi entravano qualche decina di metri davanti a lei, ridendo scherzosamente. Tra di loro c’era Blaise Zabini, ma non Malfoy.
- Dov’è?! – Si ritrovò a pensare e se pentì immediatamente: non le importava nulla del Serpeverde, giusto?

Era cominciato tutto per gioco.
Qualche settimana prima, durante una consegna delle verifiche di Pozioni (verifica della quale lei aveva preso un misero Oltre Ogni Previsione) Malfoy aveva osservato appositamente ad alta voce:
- Tzé, una volta Grifondoro poteva competere con noi, ma ora anche i suoi migliori elementi si riducono a voti ridicolamente bassi. Vero Granger? – Aveva poi concluso, con un tono di sfida.
Quella frase, detta con ostentata superbia, era bastata a far crescere una rovente rabbia (o forse invidia?) dentro la ragazza, che si era voltata e aveva ghignato:
- E’ una sfida, Malfoy?
Lui aveva risposto affermativamente ed era cominciata la loro scommessa. Era qualcosa di particolare, una sorta di competizione che legava i due membri più orgogliosi di case opposte ed era una cosa abbastanza bizzarra, che accadeva raramente ad Hogwarts e proprio per questo aveva subito suscitato un certo interesse. Con alti e bassi erano sempre rimasti in pareggio fino a quell’Eccezionale del giorno prima, portato a casa dalla Granger. L’attenzione della scuola era andata diminuendo, ma la ragazza si era spesso ritrovata a pensare quanto tempo libero sacrificare per battere il biondo Furetto.

E ora era lì, a cercarlo con lo sguardo, timorosa e ansiosa allo stesso tempo all’idea di vederlo.

- Cerchi qualcuno Granger? – Sussurrò una voce ipnotica e sensuale, pericolosamente vicina al suo orecchio, mentre una delicata mano si posava sul suo fianco.

Con uno scatto secco si liberò dal tocco della Serpe, si voltò a fronteggiarlo, sfonderò il suo miglior ghigno e sibilò:
- Speravi fossi tu?

Il Serpeverde ridacchiò e con un gesto teatrale rispose:
- Ne sono praticamente convinto. Non ti preoccupare, però, se hai bisogno di vedermi non devi che fare un fischio e io accorrerò per soddisfare le tue voglie più recondite, mia dama.

In effetti, Hermione doveva ammetterlo, era proprio un bel ragazzo. Si perse un attimo nella contemplazione di quegli occhi grigi che promettevano guai, quei lineamenti duri ma che erano a modo loro affascinanti e quei capelli biondo platino, fini come fili di seta, che contornavano il viso dandogli un che di angelico, che si mescolava e strideva con gli occhi, intrisi di intenzioni pericolose.

- Granger, sei rimasta sconvolta dalla mia bellezza?
- No, io… - Arrossì violentemente la ragazza.
- Ah! – Ridacchiò perfidamente lui. – Sei proprio carina quando arrossisci, sai. 1-0 per me Granger. E ora scusami, ho una lezione che mi attende.

E la superò con passo deciso, la testa alta di chi sa di aver vinto e il sorrisetto di chi aspetta la prossima sfida per trionfare di nuovo, sicuro della propria superiorità.
- Hai scelto la Grifondoro sbagliata con cui fare i tuoi giochetti! – Pensò la Grifondoro e in un nanosecondo si voltò e ghignò:
- Ah si? Potrai sentirti superiore a me quando arriverai a scorgere i miei voti dal basso della tua ignoranza, mio caro furetto.

Malfoy si fermò.
Si immobilizzò in mezzo al corridoio, in una posa plastica che dava l’impressione che stesse per ripartire da un momento all’altro.
Hermione non lo vide distintamente quando si voltò, fece il corridoio a ritrovo e la afferrò per un braccio, tirandola violentemente in una nicchia contro la parete.

La tensione era palpabile e la vicinanza dei loro corpi minima. Il Serpeverde afferrò la ragazza per un fianco e lentamente, con fare passionale, la baciò sul collo mordendole brevemente la pelle, mentre lei ispirava bruscamente, incapace di qualsiasi movimento.
Lentamente, poi, si tirò su e la fissò negli occhi per qualche interminabile secondo, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra, fissandole alternativamente gli occhi e la bocca dischiusa, mandando scariche elettrice per il corpo della giovane Grifondoro a ogni centimetro in meno che li separava.
Hermione allora si riscosse, mise una mano sulla bocca della Serpe e lo allontanò con un gesto brusco.
Malfoy ridacchiò:
- Aggiungo solo che mirare ai tuoi voti è ben lungi dal mio obiettivo, cara.

Poi, con studiata lentezza, si voltò e entrò in classe, la giacca tenuta ferma sulla spalla, che penzolava come un fantasma color nero e verde che stesse seguendo il suo padrone.

Hermione stette qualche secondo immobile, nel più completo silenzio, dopodichè si accasciò contro il muro sussurrando, in una catena disperata e infinita:
- Cosa è successo? Cosa è successo? Cosa è successo? …

Non sapendo dare una risposta logica a quella domanda entrò in biblioteca, decisa a affogare la sua rabbia nello studio: quel Serpeverde! Come si permetteva di trattarla così?! Lei non era una delle sue solite sgualdrine senza scrupoli che pur di averlo per 10 minuti vendevano tutto ciò che avevano! Lei non ambiva affatto a quello e, anzi, l’idea la disgustava.
Però allora perché si era riscossa solo dopo quell’enigmatico bacio?

- Era una situazione nuova, non sapevi come comportarti, ecco tutto. – Si autogiustificò, senza convincersi minimamente.

Passò il resto del pomeriggio a studiare, quando scese la sera e tutti uscirono dalla biblioteca scorse Malfoy che, prima di dirigersi verso la Sala Grande affiancato da Zabini, le rivolgeva un piccolo sguardo trionfante.
Quella occhiata bastò ad irritarla in pochi secondi e si alzò di scatto, sistemandosi furiosamente gli indomabili ricci dietro l’orecchio e raccogliendo le sue cose, per poi uscire dalla biblioteca passando davanti a Malfoy, uno sguardo sprezzante stampato sul fiero volto della Grifondoro e la consapevolezza che due chiari occhi grigi la stavano fissando allontanarsi.

-

Quando Hermione fece il suo ingresso in Sala Grande, Harry si alzò in piedi e le urlò di raggiungerli subito.
La ragazza, stupita e un po’ preoccupata, si avvicinò al loro solito posto nel lungo tavolo dei Grifondoro e gettò un’occhiata a Ginny e Harry, che la guardavano sorridenti, e a Ron, che invece aveva solo occhi per una ragazza stranamente familiare vicino a lui, che Hermione ci mise qualche secondo a riconoscere come… Lavanda Brown.

Sbalordita fece cadere il libro che teneva in mano a terra, sussurrando:
- Lei cosa ci fa qui?

Ron sorrise sornione:
- Ehi Herm, chiamala per nome: è della mia ragazza che stai parlando!
- La tua ragazza?! – Sussurrò Hermione, con la voce strozzata dalla sorpresa. Poi scoppiò a ridere, raccolse il libro da terra e si sedette al suo posto, incitando Ron a spiegarsi meglio.

Il rosso cominciò, un’ombra di delusione nello sguardo:
- Be’, oggi in Sala Comune, come ti avevo detto, voleva fare un discorso a tutti i Grifondoro presenti e, per farla breve, era proprio sulla sua dichiarazione nei miei confronti. Ha anche elaborato una filastrocca, ma francamente non me la ricordo proprio. – E scoppiò a ridere. – Qui bisogna festeggiare! – Disse quest’ultima frase tirando fuori una fiaschetta di liquore dall’interno della giacca. – Alla salute!

Dopo che ebbe distribuito generosamente la fiaschetta, che conteneva un liquido trasparente come l’acqua e contente qualche polvere colorata che si intravedeva sul fondo, tra i bicchieri dei suoi amici fu il primo a bere dal suo bicchiere stracolmo. Il lato prudente di Hermione, però, ebbe il sopravvento e cautamente chiese:
- Ragazzi, non si può…
- Avanti Herm, goditi un po’ la vita! – Ridacchiò Ron, visibilmente rosso in volto.
- No grazie – Rise lei. – Ci vuole qualcuno che vi trascini fuori di qui, quando sarete tutti ubriachi…

La battuta di per sé non era il massimo, ma essendo i suoi amici già visibilmente ubriachi (che diavolo di liquore era quello?!) le loro risate si innalzarono potenti per tutta la sala, suscitando la stizza di qualche studente seduto vicino a loro.

Hermione era inquieta. Sentiva che qualcosa non andava. Qualcosa che sapeva di occhi color del cielo piovoso e capelli platinati.
Si voltò lentamente verso il tavolo Serpeverde e il sorriso beffardo del Furetto la fece arrossire, tant’è che si voltò di scatto verso il suo bicchiere di liquore misto ad acqua, fissandolo e poi bevendone un sorso un po’ troppo deciso. Mentre si malediceva per quel gesto affrettato e tracannava un bel bicchiere colmo d’acqua per placare il bruciore che le attanagliava la gola, avrebbe potuto giurare di sentire una risatina candida come il ghiaccio e altrettanto fredda provenire dal tavolo dall’altra parte della sala.

-

- Amico, mi vuoi spiegare cosa ti prende?! – Sibilò Zabini, dondolandosi sulla sedia e attirando l’attenzione dell’amico Serpeverde.
- In che senso, Blaise? – Il biondo finse uno sguardo sbalordito.
- Hai capito perfettamente… - Sussurrò Blaise alzando gli occhi al cielo.
- No, davvero, non capisco… - Ridacchiò, provocando l’irritazione del moro, che sbottò:
- Avanti Draco! Pronto? Da quando in qua scambi languide occhiate con una ragazza che ha tutte le caratteristiche per cui dovremmo girarle alla larga?
- Parli di Hermione?
- Addirittura per nome la chiami?! – Strillò il moro, stizzito. – Draco, avanti! E’ carina, okay, ma non è niente di speciale, è una secchiona frigida incurabile, Mezzosangue e come se non bastasse è una Grifondoro. Okay? Una Grifondoro! Non mi dire che ci sono state altre Grifondoro in passato, perché sappiamo entrambi che non è vero.
- Ah! – Draco ridacchiò. – Che ti posso dire?

Il moro alzò gli occhi al cielo:
- Che mi puoi dire?! Tipo che è tutto un fottuto scherzo? Oppure che hai bisogno dei compiti? Oppure semplicemente potresti degnarti di spiegarmi quale fottuta ragione c’è dietro a questi pericolosissimi gesti che, caro mio, ti fotteranno alla grande. Lei lo farà. E ballerà sul tuo cadavere fottuto. Sei fottuto se continui così, insomma! Ho già coniugato il verbo fottere?

Draco scoppiò a ridere, una risata cristallina che si risuonò nelle orecchie delle ragazze, la cui quasi totalità delle quali si voltò, lo fissò per un breve istante e si sistemò i capelli alla meglio, non ottenendo nessun tipo di effetto sul biondo.
- Che ti posso dire… Non preoccuparti. Non è nulla di serio. – E sorrise all’amico, visibilmente rassicurato.

- Spero. – Ma questo il biondo non lo disse ad alta voce.

-

{ANGOLO AUTRICE}
Ebbene si, non ho resistito e alla fine vi ho dato retta, trasformando la One Shot in una piccola serie Dramionosa… Che ci posso fare? Non resisto a scrivere e scrivere su questi due adorabili maghetti (?) *^*
C’è poco da dire, il prossimo capitolo sarà un po’ più lungo e spero che la storia vi interessi c:
A presto e un bacione,
_Rainy_
ALTRA FICCY IN CORSO:
ORIGINALE-FANTASY; http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2822907
Per altre storie visitate la mia pagina di EFP c:

>> http://raggywords.blogspot.it <<

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Capitolo 3
*** 02. ***


02.

- Dio Ron, ma che razza di liquore era questo?! – Sussurrò Hermione, mentre si alzava barcollante dal tavolo e si avviava verso l’uscita, scortata da Ginny visibilmente ubriaca.

La sua gola ormai era un campo minato, il suo stomaco chiuso da una forza fuori dal suo controllo, la mente che cominciava ad annebbiarsi…
- Herm, l’alcool non è proprio il tuo forte! – Ridacchiò Ginny parlando con voce strascicata e stentata, sorreggendo l’amica con un braccio.
- Già… E’ un mix speciale dei miei flatelli, qualcosa di folte mi hanno detto e avevano palticolalmente lagione! – Rispose Ron strascicando le erre e ridendo in maniera isterica e incontrollata mentre Harry cominciava a girare su se stesso più velocemente possibile, cantando una vecchia canzone babbana a cui aveva cambiato la metà delle parole per sostituirle con parolacce. Inevitabilmente si accasciò a terra dopo qualche giro, ridacchiando come un ossesso.
- Okay, è meglio andare tutti a fare un pisolino o qua non ci rimetteremo mai in sesto… Vieni Ginny, aiutami ad accompagnare Harry e Ron nel dormitorio…
- Hei, fai  attenzione a come parli, io sto benissimo! – Ridacchiò Harry, isterico.
- Si Harry certo, vieni, ti porto a conoscere i miei genitori…
- Uh, si Hermione, andiamo dalla mamma di Herm! – Poi si unì a Ron in un coretto bizzarro: - Mamma di Herm! Mamma di Herm! Mamma di Herm!

La ragazza ridacchiò e con l’aiuto di Ginny cominciò a trascinare i due verso il dormitorio.
Lavanda Brown arrivò dopo poco tempo urlando con la sua voce stridula:
- Ron-Ron! Coraggio, andiamo a fare follie nel dormitorio, questa è la nostra prima notte di nozze! Nuoteremo nell’amore in mezzo a nuvole rosa e colombe di zucchero! Ihih! – Terminò il suo sproloquio con una risata isterica e si attaccò stile idrovora al braccio di Ron, che la guardò perplesso, senza riconoscerla davvero.

- Con tutto il rispetto, ma… Non credo che oggi mio fratello sia in grado di fare follie con te! – Disse cinica Ginny.
- Ehi, piccoletta! – Ribattè stizzita la Brown. – Non mettere becco in quello che facciamo io e tuo fratello, dopotutto tu hai una fama non del tutto rispettabile in merito, quindi non credo tu possa giudicare quello che faccio IO, persona seria e tutta d’un pezzo.

Tutti ammutolirono. Il silenzio era solo rotto dalle risate e dalle canzoncine di Harry, totalmente incapace di rendersi conto di chi fosse o di cosa stesse facendo.
- Come hai detto scusa? – Chiese Ginny, glaciale. Hermione poteva quasi sentire il ribollire della rabbia dentro di lei.
- Ginny… - Provò a sussurrare Hermione, ma la ragazza la zittì con un freddo gesto del polso.
- Ah! – Lavanda si mise a ballare in cerchio, alzando le mani al cielo. – Ginny Weasley è una troia, Ginny Weasley è una troia. – Poi si fermò e fronteggiò la rossa con orgoglio. – Lo dico e lo ripeto: non sei nella posizione di giudicare me per quello che faccio con tuo fratello.

Fu un attimo, dalla bacchetta di Ginny partì un lampo rosso e Lavanda si accasciò a terra, urlante:
- Mi hai colpito! Tu sei pazza!
- Andiamo Ginny. – Hermione trascinò la rossa per il corridoio, mentre lei opponeva resistenza e urlava insulti contro la Brown.

Arrivati davanti al ritratto Hermione sussurrò la parola d’ordine e trascinò la ragazza dentro, mentre Harry le seguiva. Ron, purtroppo, era troppo ubriaco per realizzare cosa fosse successo ed era rimasto con la sua ragazza, sussurrando parole sconnesse.

Mentre stava per salire le scale che portavano alla stanza di Harry e Ron, Hermione barcollò e Harry si accasciò tra le sue braccia, mentre Ginny lo sorreggeva da dietro. Harry alzò la testa e con gli occhi acquosi e la voce impastata sussurrò:
- Oh Hermione, sei divinamente sexy in questo momento.

Hermione arrossì violentemente e lanciò un’occhiata preoccupata a Ginny, che inevitabilmente era sbiancata, a cui non era un mistero piacesse Harry. Senza aspettare oltre la Weasley abbandonò il corpo di Harry a terra e scappò verso la sua stanza; Hermione non ci pensò due volte a fare lo stesso, per cui Harry rimase da solo, accasciato sulle scale, mentre iniziavano a venirgli i primi conati di vomito.

-

- Ginny! – Urlò Hermione mentre vedeva la porta di camera loro sbattere davanti ai suoi occhi, alle spalle della Weasley che ci era appena entrata. – Ginny, ti prego. Sai che non diceva sul serio!

Attese qualche secondo in cui bussò furiosamente alla porta, dopodichè udì il familiare scatto della serratura e la porta si spalancò, mostrando una Ginny con il volto rigato dalle lacrime:
- Lo so Herm, lo so, ma… - E il suo esile corpicino venne scosso da altri singhiozzi.

Hermione si avvicinò e la sorresse, chiudendosi la porta alle spalle e facendola sedere sul letto:
- E’ stata solo una brutta serata, non è successo niente di grave. Lavanda… Be’, tutti sappiamo quanto quella oca sia “intelligente” – E mimò il gesto delle virgolette a mezz’aria, con le dita. – Mentre Harry… Domani avrà dei brutti ricordi al suo risveglio.
Riuscì a strappare un sorriso all’amica, ma non a farla tornare di buon’umore:
- Vedi Hermione, io ho sempre tenuto a Harry e oggi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non mi considera, capisci? Inoltre quell’idiota di Lavanda è stata estremamente… - Sospirò.
- Stronza? – Sorrise Hermione. Ginny annuì, poi ridacchiò.
- Le colombe di zucchero erano il massimo! – Hermione rise con lei.

Ginny era consapevole del fatto che quello che aveva detto Lavanda di lei era ciò che molte ragazze pensavano, ma era principalmente gelosia per il successo che aveva con i ragazzi. Era più giovane di Hermione, ma indubbiamente molto più esperta. Hermione fece per chiederle qualche delucidazione riguardo a Malfoy, ma poi si zittì, pensando che in fondo non era successo niente e che era una domanda estremamente imbarazzante.

- Herm, grazie. – Sorrise Ginny.
- Prego. – Sorrise a sua volta. – Ora scusami, ma devo smaltire l’alcool. Vado a fare quattro passi, stasera ci sarebbe anche la ronda, ma credo che chiederò un permesso alla professoressa McGranitt, non sto molto bene.

Si alzò in piedi troppo in fretta e ricadde di nuovo sul letto, con le risate di Ginny in sottofondo, che faceva osservazioni su quanto poco tollerasse l’alcool.
Uscì dalla camera e tornò nella Sala Comune, dove vide disgustata un Harry che avendo vomitato sulle scale si era addormentato esattamente dove l’aveva lasciato, pericolosamente vicino a quanto da lui rigettato, che ora gli stava macchiando irrimediabilmente la camicia e i pantaloni.
Con una smorfia di disgusto e ribrezzo si allontanò e uscì dalla torre di Grifondoro, avviandosi verso il corridoio dove avevano lasciato Ron e la Brown.

Quando vi arrivò vide che si erano alzati e si stavano avviando, barcollanti e avviluppati come due anguille, verso la torre di Grifondoro e non le dissero una parola quando la superarono, probabilmente non rendendosi neanche conto della sua presenza.
Hermione udì distintamente Ron imprecare contro il liquore dei suoi fratelli (“Quei due me la paghelanno molto cala. Gli avevo chiesto qualcosa di folte e gualdami: sono flesco come una losa!”) e Lavanda sussurrare frasi sconce al rosso. Ridacchiò e li superò, dirigendosi verso l’ufficio della McGranitt per chiederle il permesso di saltare la ronda.

Superò nuovamente la Sala Grande e vide che non si era ancora svuotata del tutto, ma quasi tutti i professori se n’erano già andati. Con la coda dell’occhio, però, scorse la professoressa che chiacchierava con alcuni studenti di Corvonero, probabilmente sui compiti da consegnare.

<< Abbiamo lezione assieme domani. E c’era quella pergamena e mezza sui movimenti delle bacchette. >> Si ricordò, insieme ovviamente alla consapevolezza che la sua ricerca fosse già pronta da un pezzo.
Sorrise tra sé e sé all’idea di aver già fatto i compiti, cosa che la rendeva felice e soddisfatta da anni. Con la testa alta entrò nella Sala Grande e si mise in coda dietro agli studenti di Corvonero, che si allontanarono tutti insieme quando ebbero finito di parlare.
Hermione si avvicinò alla professoressa gettandosi una veloce occhiata intorno e notando che Malfoy e la sua combriccola erano ancora seduti al tavolo, circondati da ragazze di tutte le case e che una in particolare, una biondina formosa di Tassorosso, era seduta molto vicino al Furetto e fingeva di sfiorarlo casualmente, mentre gli offriva un’ampia panoramica del suo decolleté attraverso la camicia quasi del tutto sbottonata.

Hermione avvertì una fitta dentro di sé alla vista di quella ragazza così vicina al Furetto e se ne pentì immediatamente, perché lui se n’era accorto, avendola tenuta d’occhio dal suo ingresso nella sala e aveva elegantemente fatto accomodare la Tassorosso sulle sue gambe, con un ghigno di sfida. La Tassorosso non si era fatta pregare e ne aveva approfittato per offrirgli una panoramica ancora migliore delle sue gambe e del suo seno. A quel gesto tutti scoppiarono a ridere, pensando che Draco avesse scelto la preda per la serata, mentre invece Zabini alzò gli occhi al cielo, sospirando rumorosamente e suscitando le risatine di Malfoy.

<< Ma con chi crede di avere a che fare?! >> Pensò la Grifondoro, stizzita, ma c’era ancora quel fastidioso pizzicore dentro di lei, che si intensificava a ogni secondo…

<< Oh, insomma Hermione! Controllati! >> E decisa a non darla vinta al Serpeverde gli rivolse un sorriso di indifferenza, alzando i pollici come segno di incoraggiamento e scostandosi i capelli dal viso con un accenno di malizia. Nessuno se ne accorse a parte Malfoy e Zabini, perché tutti gli altri (“le altre”, in realtà…) davano le spalle alla Grifondoro e fronteggiavano i due Serpeverde, cercando di attirare la loro attenzione. Le due Greengrass non erano tra loro, stranamente, ma forse avevano già trovato con chi spassarsela, per la serata…

Zabini alla vista del gesto di Hermione scoppiò a ridere e batté una pacca sulla spalla di Draco, sussurrando:
- La nostra Grifondoro sa il fatto suo, mio caro.
Mentre il sorriso del Furetto si congelava e con una voce sprezzante, ma spezzata dall’irritazione sibilava:
- Stai zitto, Blaise. Stai solo zitto.
Il moro ridacchiò ancora di più.

Hermione, fiera di se stessa, si morse dolcemente il labbro, poi smise di guardare Malfoy mentre la sua coscienza le lanciava una dolosa fitta di disappunto:

<< Cosa diamine stai facendo?! >>.
Decise di mettere a tacere quella vocina fastidiosa pensando che in fondo era una ragazza e che tanto non sarebbe mai successo niente tra lei e quella sottospecie di Furetto. Zittita la coscienza con quella giustificazione ridicola, si rivolse infine alla professoressa:
- Professoressa, mi duole chiederglielo, ma non mi sento molto bene stasera, potrei saltare la ronda? So che è contro i miei principi, ma stasera non sto per niente bene… Succederà solo questa volta.

La McGranitt la squadrò con aria severa:
- Signorina, pensa non mi sia accorta del liquore introdotto senza permesso a scuola da Ronald Weasley? Vada per stavolta, ma badi che non succeda mai più o non sarò così clemente. – Beccata. Pensò Hermione.
- Si professoressa, ha ragione e mi scuso per il nostro comportamento irresponsabile. Grazie per la sua comprensione.
- Mi aspettavo più responsabilità da lei e dai suoi amici. Vada ad informare il Prefetto di Corvonero Goldstein della sua situazione e gli dica che nei prossimi 7 giorni sarà lei a fare anche il suo giro, come punizione. – Dopodichè la professoressa se ne andò con aria austera e severa.

Hermione sbuffò e si voltò, andando a sbattere contro il Prefetto di Corvonero che sentendosi nominato si era avvicinato:
- Devi dirmi qualcosa? – Le sorrise, tranquillo.

Hermione gli sorrise a sua volta:
- Si, in effetti… La McGranitt mi ha dato il permesso di saltare la ronda questa sera, perché non sto molto bene e dovresti fare anche il mio giro… Scusami, ma Ron ci ha costretti a bere un liquore estremamente forte. – Sii sincera, è stato Malfoy. Pensò, ma non lo disse ad alta voce. – Però per tutta la prossima settimana io farò il tuo, tranquillo! – E gli sorrise, dispiaciuta, accarezzandogli una spalla, sapendo di avere due occhi grigi puntati addosso.

Da quando lei, Hermione Granger, provava una così alta soddisfazione nel ricevere attenzioni dai ragazzi?!

<< Non proprio da tutti i ragazzi… Da uno in particolare… >> Precisò la sua cinica coscienza, che lei zittì prontamente.

- Ah, va bene. Tanto non mi piaceva molto fare il giro di sera con il mio compagno di ronda… - Sussurrò Goldstein, poi sorrise e se ne andò, visibilmente sorpreso dal gesto della Granger, prima che Hermione potesse chiedergli chi fosse il suo compagno.
Non avrebbe dovuto fare la ronda con Patil? In ogni caso la ragazza non aveva tempo per preoccuparsi di ciò, perché cominciava a sentire lo stomaco in subbuglio, quindi uscì in fretta dalla sala notando che il gruppetto di Serpeverde era ancora lì.

Si avviò verso i bagni alla massima velocità, sentendo che probabilmente avrebbe vomitato copiosamente ed era decisa a non farlo in giro per i corridoi. Evitando il bagno di Mirtilla Malcontenta che di sicuro avrebbe fatto mille domande e urlato per tutti i gabinetti, il bagno più comodo era quello dei Prefetti, semi deserto a quell’ora perché le ronde dovevano ancora cominciare.

Non appena avvistò la porta del bagno si mise quasi a correre, impedita com’era dai sinistri gorgoglii del suo stomaco e dai conati di vomito che sempre più velocemente le arrivavano.
Entrò in fretta nel bagno, spaventando una coppietta che se la stava tranquillamente spassando e che si lamentarono a gran voce. Hermione non badò loro e si gettò a capofitto in uno dei gabinetti, vomitando tutta la sua cena.

Dopo qualche minuto cominciò a sentirsi meglio e si tirò su, facendo scomparire gli ex contenuti del suo stomaco nello scarico.

Il bagno dei Prefetti era stato da poco ristrutturato dopo che un incidente durante una lezione di Hagrid aveva portato degli studenti a schiantarsi contro le mura del castello con dei piccoli draghi. Gli studenti si erano divertiti tantissimo, ma avevano dovuto pagare cara la loro incoscienza (si diceva che avessero dovuto pulire i bagni come si usa nel mondo babbano, senza magia). Purtroppo dove si erano schiantati i due piccoli draghi era crollata un’ampia fetta di muro che dava proprio sul bagno dei Prefetti e si era deciso di approfittarne per farli ristrutturare completamente.

E così, in poco tempo, i Prefetti avevano ottenuto il bagno migliore che potessero desiderare.
Era dotato di ogni comfort ed era stato ampliato fino ad includere anche una piccola piscina alla quale si poteva accedere con una parola d’ordine e che si dicesse avesse tutte le comodità a cui uno studente stressato potesse ambire.

Hermione respirò a pieni polmoni e sorrise, presa da una strana felicità.

- Carini i tuoi slip. Perché sorridi? Ah, certo, la mia voce ti fa sentire bene…

Quella voce.
Hermione si sentì come se avesse ricevuto una secchiata d’acqua gelida in faccia. Si voltò lentamente, sperando che quella voce più fredda del ghiaccio e allo stesso tempo provocatoria fosse solo un frutto della sua immaginazione. Pensiero che venne stroncato miseramente da un paio di occhi color della pioggia che si incatenarono ai suoi. Passò al contrattacco.

- Scusa Malfoy? Di solito non ascolto le persone che prendono certi voti…
- Oh, avanti Granger! – Sbuffò lui, ridacchiando. – Smettila con questa storia dei voti, sai benissimo che è una copertura! E’ l’unico argomento che hai contro di me e trovo estremamente fastidioso il tuo ricorrere sempre a quello anziché avere una sana discussione con me. Ti intimorisco forse?

Hermione divenne tutta rossa, ferita nell’orgoglio:
- Ascoltami attentamente Furetto, tra tutte le cose che potrei provare per te di sicuro la paura non figura, quindi vai a tormentare qualcun altro.

Dentro di sé era in corso una violenta battaglia: un lato di lei lo odiava con tutta se stessa, l’altro lato bramava i piccoli momenti insieme che potevano avere e il suo cervello non riusciva a tollerare l’esistenza di quest’ultimo lato.

Alzò il volto, fiera, e scrutò il Serpeverde.
Malfoy si rabbuiò, le iridi passarono in un secondo dal colore della leggera pioggia primaverile al grigio cupo delle tempeste invernali. La pelle diafana e i capelli color della sabbia davano a quel volto un’aria terribile e intrigante che spaventavano e attiravano Hermione, suo malgrado.

In pochi istanti la ragazza si trovò schiacciata contro la parete del bagno, mentre un orgoglioso Serpeverde le sibilava, a pochi centimetri da un orecchio:
- Chi ti credi di essere Mezzosangue?! In questo momento non c’è nulla che tu possa fare per sfuggirmi, perché sei sotto il mio controllo. Cos’era quel teatrino, prima, in Sala Grande? Stai cercando qualcosa che sai di non volere, ma ti affascina a tal punto da non poter resistere? – E sorrise malizioso fissandola negli occhi, mentre la sua mano scivolava lenta dal collo, al seno, al fianco e continuava a scendere…

Hermione lo spinse leggermente via:
- Furetto tu non sai niente di ciò che voglio e…
- Shh! – Il ragazzo le appoggiò un dito sulle labbra, avvicinandosi pericolosamente. – Tu vuoi me, inconsciamente e io sono qui, quindi hai l’occasione di soddisfare i tuoi desideri, qui, ora.
- No! – Urlò la ragazza e lo spinse violentemente via. – Malfoy io non ti desidero. Non capisco perché all’improvviso tu abbia tutto questo interesse per me, ma non lo voglio. Io e te dobbiamo rimanere due membri di case diverse e come tali non dobbiamo simpatizzare. Lo capisci questo?! – Agitò i pugni in aria involontariamente, per enfatizzare il suo gesto.

Malfoy ridacchiò:
- Vuoi sapere perché? Uff… Ti risponderò un giorno, forse. In ogni caso tu non sai cosa vuoi, ma lo scoprirai molto presto, nel frattempo mi sento enormemente offeso da quello che hai detto, perciò… - E in un attimo fu nuovamente addosso alla ragazza, ma stavolta era deciso a non lasciarla.

Con esasperante lentezza premette le labbra sul collo di lei e cominciò a torturare quel lembo di pelle.
Il corpo di Hermione, involontariamente, rispose a quello stimolo e la ragazza si ritrovò a incoraggiare il ragazzo perché venisse più vicino. In un breve momento di lucidità si staccò e lo spinse lontano.
Il Serpeverde ridacchiò:
- Non ho altro da aggiungere, Granger.

Il suo cognome, pronunciato con quel tono così sensuale da lui, fece venire voglia a Hermione di correre a farsi baciare di nuovo, ma si trattenne. Fissando la schiena del Serpeverde che se ne andava, si maledisse per ciò che aveva fatto.

<< Cos’era quello?! >> La aggredì la sua coscienza.

Non lo sapeva.
Sapeva solo che si stava rendendo conto di quanto in realtà il ragazzo fosse affascinante e capiva perfettamente che ci doveva essere qualcosa dietro a quelle attenzioni apparentemente ingiustificate. Forse una scommessa con Zabini o con qualcun altro.
L’avrebbe scoperto, fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita. Sarebbe andata in giro a chiedere a qualche Serpeverde se per caso Malfoy avesse fatto una scommessa con qualcuno, ma bisognava escogitare un buon piano…

In ogni caso uscì dal bagno a testa alta, ghignando al pensiero delle scoperte che avrebbe sicuramente fatto nei giorni seguenti.
Un’ombra scura però incombeva su di lei e non era solamente il rimorso per quello che aveva lasciato fare al bel Serpeverde, ma una persona in carne e ossa che sgattaiolava nell’oscurità…

 

-ANGOLO AUTRICE-
Ma buonsalve mie amate serpi dalla coda guizzante (?) :3 Che ne dire di questo chappy dove Hermione è molto molto “debole” nei confronti di Malfoy, ma si sta lentamente riscuotendo? Non temete, la situazione diventerà molto più frecciatinosa (?) come piace ai noi Dramionerzzzz, stay tuned c:
_Rainy_
BLOG: http://raggywords.blogspot.it
ORIGINALE:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2822907

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Capitolo 4
*** 03. ***


03.

La mattina seguente Hermione si svegliò ancora parecchio scossa da quanto era successo.

Perché Malfoy, d’improvviso, si interessava tanto a lei?

<< Da oggi basta con Malfoy. Questa storia deve finire. Forse vuole prendersi gioco sia di me sia della mia Casa… O forse è una sfida… O magari… Una scommessa! >>

L’illuminazione le arrivò proprio mentre si abbottonava la camicia e si osservava allo specchio.
L’immagine che lo specchio le restituiva era di una forte e giovane ragazza dall’indomabile chioma e dai fieri occhi marroni. Dalla bambina precisina e dalle forme acerbe si era trasformata in qualche anno in una ragazza ben proporzionata che aveva imparato a darsi un tono. Certo, non si considerava una bellezza nordica e ammaliante come la Parkinson, ma non era neppure altrettanto frivola o sciocca.
In quegli anni era maturata molto e aveva imparato a limare alcuni spigoli del proprio carattere senza per forza dover rinunciare alla vera Hermione Granger, puntigliosa e un po’ introversa.

Mentre si sistemava il colletto della camicia, si avvicinò allo specchio per indossare anche il maglioncino scuro e la cravatta rossa e oro. Alzò il colletto con un gesto sicuro e si annodò la cravatta al collo.
Stava per tirare giù il colletto quando l’occhio le cadde sulla sua pelle, normalmente perfettamente candida e che quel giorno presentava una strana macchiolina più rosea.

- Oh no… - Ci mise qualche secondo a realizzare cosa fosse e divenne tutta rossa per l’imbarazzo. Si affrettò ad afferrare la sua sciarpa di Grifondoro e ad annodarsela al collo. – Malfoy, che tu sia maledetto. Tu e tutti i tuoi capelli da Furetto platinato!

-

- Draco Sono Biondo Naturale Malfoy, giuro su Merlino che se non ti alzi entro cinque secondi ti scaravento giù dal letto e vado a scoparmi tutte le persone che desideri scoparti in questo istante! – Sospirò Blaise Zabini disperato, già perfettamente vestito e in piedi vicino alla porta.
- Avanti Zab! Non credi che oggi si possano anche saltare le lezioni?! Da quando sei così ligio al dovere, eh?
- Da quando mi aspettano infuocati incontri con una favolosa Corvonero dopo le lezioni! Non vorrai abbandonarmi al mio destino proprio oggi? – E si poggiò teatralmente una mano sul capo, fingendosi afflitto.
- Non penso tu abbia bisogno di me… O vuoi che partecipi? – Sogghignò Draco mettendosi finalmente a sedere sul letto.
- Oh, grazie per aver degnato il mondo della tua presenza! Sorgi e splendi fiorellino! – Gridò Blaise già nel corridoio che portava alla Sala Comune, lanciando al compagno di stanza i suoi vestiti prima di uscire.

Draco si alzò ridacchiando e si lavò velocemente in bagno. Si vestì accuratamente e si scrutò nello specchio.
Alle sue spalle vedeva il letto, testimone silenzioso di tante notti passionali, ma che mai l’avevano pienamente soddisfatto. Che cercasse qualcosa di più? Da tempo se lo chiedeva e questa domanda sulle sue più precise esigenze era una delle due che lo assillava da qualche tempo; l’altra era se lei fosse, finalmente, quella giusta…

-

Hermione entrò nell’aula di Trasfigurazione con largo anticipo, ma molti studenti erano già seduti ai loro posti, mentre finivano di nascosto i resti della colazione.

Ron e Harry si erano attardati a parlare con Ginny e Luna di qualche misterioso indizio sulla posizione di Voldemort in persona, ma lei era dovuta schizzare via, perché sperava di consultare un volume presente nello scaffale stracolmo di libri al fondo dell’aula.

Quella lezione era in comune con i Serpeverde, poi avrebbero avuto due ore di Difesa contro le Arti Oscure, per fortuna con i Corvonero.
Alcuni Serpeverde, tra cui la sua fascinosa e platinata nemesi non era presente, erano al fondo dell’aula a parlottare e lei passò loro davanti a passo fiero. Arrivò al fondo dell’aula e prese il volume che le interessava. Lo sfogliò rapidamente e lesse quello che non si ricordava esattamente, per poi tornare a posto e appuntarlo sul quaderno.

Al suo passaggio sentì Pansy sussurrare:
- E’ verissimo! Te lo giuro! Erano proprio lì: lei e Draco Malfoy! Il nostro! Non so cosa gli sia preso… Sporcarsi con una Sanguesporco tale…

Hermione trasalì: cosa?!
Raccolse le sue cose e uscì dall’aula alla velocità della luce. Sulla porta quasi sbattè contro Draco in persona, che invece stava per entrare. Perse l’equilibrio per un instante e il Serpeverde si affrettò a sostenerla con tutto il proprio corpo.
Lei si scostò impaziente e senza degnarlo di uno sguardo si allontanò. Lui la seguì con lo sguardo, irritato dal suo comportamento, e si trattenne dal correrle dietro solo perché sarebbe stato poco dignitoso.

La Grifondoro non aveva neanche notato la stizza di Draco e aveva prontamente zittito il suo cuore che aveva perso un battito per l’emozione (o l’irritazione?) di rivederlo dopo la sera precedente. Quel ragazzo riusciva sempre a infastidirla: quando la sua presenza era quanto mai inopportuna, ecco che spuntava nei paraggi!
Corse in Sala Grande e intercettò Harry, Ron e Ginny, ancora impegnati a chiacchierare con Luna:
- Ragazzi! – Sussurrò con il fiato corto Hermione.
- Herm, cosa c’è? – Si preoccupò subito Ron, che però si ritrasse notando l’occhiata furiosa della Brown.
- Hermione, dovremmo dirti una cosa… - Disse subito Ginny, ignorando l’affanno dell’amica.

Luna annuì vigorosamente:
- Si, stanno girando strani pettegolezzi su di te…
- Che genere di pettegolezzi?! – Sibilò Hermione, raddrizzandosi di scatto.
- Be’… - Luna fece un gesto vago con la mano - … Pansy ha detto a tutti i tuoi amici e all’intera Casa di Serpeverde che… Be’, in poche parole che tu e Malfoy sfrizzolate… - Poi tacque, imbarazzata.
- Oddio! – Ginny alzò gli occhi al cielo alla vista della confusione di Hermione. – Luna, potresti essere più franca nelle spiegazioni, ma in ogni caso… – E si rivolse a Hermione stessa. - … La Parkinson ha urlato ai quattro venti che te la fai con Malfoy. Seriamente. Ripetutamente. Consapevolmente.

Hermione si sentì svenire:
- Per la barba di Merlino… - Sussurrò lievemente.

Ginny, Luna e Ron annuirono e Harry, che era stato silenzioso fino a quel momento aggrottò la fronte:
- E’ la verità, Herm? – Tutti i presenti si voltarono a fissarla.
- Assolutamente no! – Scosse con foga la testa lei.

I suoi amici tirarono un sospiro di sollievo e mormorano che in fondo lo sapevano tutti, ma che i Serpeverde erano convinti che fosse vero e consideravano un oltraggio il gesto di Draco.

<< Sono in un bel casino! >> Pensò Hermione, mentre salutava di nuovo i suoi amici e si dirigeva di nuovo verso l’aula di Trasfigurazione.

Quando entrò le sembrò che ogni sguardo, ogni parola sussurrata, ogni gesto fosse per lei e per quello che tutta Hogwarts pensava avesse fatto.
Si sedette, inquieta e aspettò che Harry e Ron prendessero posto di fianco a lei. I due ragazzi, prima che la McGranitt entrasse e cominciasse la lezione, le sussurrarono,:
- Herm, è peggio del previsto. Ora lo sapranno almeno tutti gli studenti. Non oso pensare quando il Furetto lo scoprirà… O suo padre, peggio ancora. – E ridacchiarono insieme. Hermione sorrise brevemente, prima di concentrarsi sulla lezione.

L’ora di Trasfigurazione trascorse tranquilla, anche se Hermione si sentiva bersagliata da molti sguardi o frecciatine.
Il caldo era insopportabile e nonostante tutte le finestre fossero aperte, la temperatura era inspiegabilmente alta. Senza riflettere si sfilò la sciarpa dal collo e scribacchiò ancora qualche appunto. Quando alzò lo sguardo dal foglio la McGranitt stava facendo un piccolo schema alla lavagna sottolineando dei concetti importanti e l’aula era stranamente silenziosa. Lanciò uno sguardo a Harry e Ron e si girò a fissarli, perplessa.

I due ragazzi, così come molte persone dietro e di fianco a lei, si erano voltati a fissarla, muti, con la bocca spalancata e le sopracciglia aggrottate. Harry e Ron, in particolare, sembravano sconvolti.
Osservò attentamente i loro occhi e videro che puntavano entrambi ad un unico punto: il suo collo.

<< Ma perché tutti mi fissano il c… >> Ma non fece in tempo a finire di formulare quel pensiero che la risposta si insinuò nella sua mente. << Oh no… >>

Che fare ora? Coprirlo con imbarazzo o fare finta di niente con disinvoltura? E Draco l’aveva vista? Cosa stavano pensando i Serpeverde dopo quell’ulteriore conferma?

Queste domande la assillavano.
Era stata una stupida, ma non era abituata a dover nascondere qualcosa del suo corpo che veniva lasciato scoperto dall’uniforme. Tantomeno qualcosa come… “Quello”.

Alla fine si appoggiò di nuovo la sciarpa sul collo, con falsa disinvoltura.
L’ora trascorse interminabile e Hermione si attardò a completare i suoi appunti. La Parkinson le passò vicino mentre usciva per dirigersi all’ora successiva e le lanciò uno sguardo carico d’odio:
- Mezzosangue, teoricamente i filtri d’amore sarebbero banditi dalla scuola! – E ridacchiò con le sue amichette.

La Grifondoro si infuriò: un conto era nascondere qualcosa di imbarazzante, ma nessuno poteva ferirla nell’orgoglio a tal modo. Non seppe contenersi e fissando con disinvoltura il suo foglio ribattè:
- Non tutti ne hanno bisogno Pansy. Forse dovresti ridimensionare il tuo smisurato ego.

La Parkinson si fermò, statuaria. Dava le spalle alla Granger e non dava l’impressione di volersi muovere. Tutti gli studenti presenti erano ammutoliti:
- Come hai detto, Mezzosangue? – Pansy si voltò, lanciando occhiate velenose alla Granger.

Draco Malfoy si avvicinò, dominando la scena e dicendo:
- Via ragazze, non dovete discutere per me. Possiamo stabilire dei turni ordinati. Magari il lunedì e il mercoledì sono per te Granger, mentre il martedì e il giovedì puoi venire tu Pansy, no? Ma non è il caso di discutere per una mia imprudenza, ops – e si mise una mano davanti alla bocca, come a volersi nascondere per la sorpresa o la vergogna – con la signorina Granger.

Hermione era furente. Ah si, si prendeva gioco di lei?! Era ora di rendergli pan per focaccia!
- Un’imprudenza, Furetto? – Ridacchiò, falsamente civettuola. – Magari ti sarebbe piaciuto, ma, mi dispiace, no: non sei tu il prescelto. – Si alzò e fece un pausa ad effetto prima di lanciare la stoccata finale. – La prossima volta, chiamami. – E si avvicinò a Malfoy, arrivando a qualche centimetro dalle sue labbra e fissandole, per poi inclinare la testa e sorridere, amabile. Infine si allontanò di scatto e uscì dall’aula, ghignando.

<< 1 – 0, Furetto. >>

-

Harry e Ron uscirono dall’aula ridendo e corsero dalla loro amica:
- Hermione, non sappiamo se essere preoccupati o fieri di te! – Ma si rabbuiarono immediatamente. – Ehi, la storia di Malfoy è vera?

Hermione scosse la testa, sorridendo. Ron divenne tutto rosso e balbettò:
- Ma allora… C-Chi… Ti ha fatto quel c-coso? – E indicò esitante il collo di Hermione, coperto dalla sciarpa rossa e oro.
- Be’ Ron… Ehm… Non posso dirvelo. – Ripose Hermione imbarazzata.

Harry assunse un’aria ferita:
- Oh scusa, pensavamo di essere tuoi amici…
- Si ragazzi, ma vedete… Non credo di essere pronta per dirvi com’è successo tutto questo… Non so cosa mi stia succedendo e… - Guardò impaziente l’orologio e le venne un’illuminazione. – Siamo estremamente in ritardo per la prossima lezione! Dobbiamo andare, avanti! – E si mise a correre.

Mentre correva precipitosamente all’ora successiva ripensò a quanto era successo. Malfoy la mandava estremamente in confusione, ma aveva capito che tutto quello che aveva detto era per uscire lindo da quell’imbarazzane situazione e lei non si era lasciata infangare dalle sue false parole.
Ma erano davvero false? Non era un mistero che Pansy avesse una cotta per Draco e la Grifondoro comprendeva che vedere quel segno sul suo collo e associarlo immediatamente ai pettegolezzi diffusi da lei stessa l’aveva profondamente irritata.
D’altronde lei, Hermione Granger, Grifondoro Mezzosangue, non aveva speranze con Draco Malfoy, che la stava sicuramente prendendo in giro e Pansy non doveva temere nulla. Molto probabilmente si sarebbe ritrovata invischiata in un contratto di matrimonio prima dei diciotto anni.

Arrivò all’Aula di Difesa contro le Arti Oscure e potè concentrarsi per due ore prima di dover riaffrontare il pranzo e poi la partita di Quidditch programmata per quel pomeriggio, tra Tassorosso e Grifondoro.

Quando uscì da quell’odiosa lezione pensò di dirigersi a pranzo in fretta e furia per non incontrare nessuno, ma arrivò alla conclusione che avrebbe solo peggiorato le cose. Quindi aspettò pazientemente che i suoi amici la raggiungessero e si diresse con loro in Sala Grande, rispondendo alle loro mille domande e confermando che no, lei e Malfoy non avevano assolutamente nessuna storia.

Si abbuffò insieme ai suoi amici, ritrovando per qualche attimo la felicità che in quei giorni di preoccupazioni e ansie le era venuta a mancare. Con un fruscio centinaia di gufi entrarono dalla finestra e consegnarono la posta agli studenti ai quali era indirizzata.
Ron ricevette come suo solito una Strillettera e lei e Harry assolutamente niente. Ginny lesse ridacchiando il biglietto di un ammiratore segreto suscitando la gelosia del Prescelto.

Il gruppetto di studenti si alzò dal tavolo e si diresse deciso verso le loro ultime ore di lezione, che trascorsero tranquille dato che non avevano ore in comune con i Serpeverde.
Infine Hermione fece tanti auguri a Harry e Ron per la partita e li accompagnò fino davanti agli spogliatoi, per poi andarsi a sedere sulle tribune degli spettatori, insieme a Luna.
- Hermione, ho saputo quello che è successo dopo la lezione di Trasfigurazione, complimenti. Lo vedevo stamattina da quanti Puffogrilli avevi sul naso che sarebbe stata una giornata piena di emozioni forti.
- Puffogrilli? Ah… Be’, la prossima volta dimmelo in anticipo! – E rise insieme alla Corvonero.

Dall’altro lato del campo da Quidditch gli studenti di Serpeverde e Tassorosso agitavano ferocemente le bandiere gialle, pronti a urlare contro la tanto odiata casa dei grifoni.

- Per chi tifi? – Chiese Luna, distratta.
- Oh, ovviamente per Grifondoro… Tu, Luna? – La guardò di sottecchi Hermione.
- Si, anche io… Nonostante tutto, però, i Frectospilli presenti sul campo sono in gran parte gialli… Che sia un cattivo segno per Grifondoro?
- Ehm… Speriamo di no… - Rispose Hermione, perplessa.

La partita cominciò e il boccino venne liberato.
Lo scontro non era particolarmente feroce e nemmeno così emozionante come invece erano le partite tra Serpeverde e Grifondoro. Harry si aggirava per il campo evitando i Bolidi che i Battitori scagliavano a folle velocità. La sua squadra stava facendo tutto sommato un buon lavoro e il Portiere di Tassorosso era deconcentrato, tant’è che avevano già segnato 30 punti. Ogni tanto gli sembrava di scorgere il Boccino, ma era così piccolo e quasi impalpabile che se si lanciava all’inseguimento della piccola sfera dorata la perdeva dopo qualche istante.

Dopo quasi mezz’ora di gioco il Boccino non era ancora stato catturato e Hermione pensò di andare a prendere un libro per ripassare velocemente Storia della Magia.
- Scusami Luna, torno subito.
- Vai pure e fai attenzione ai Frectospilli verdi! – Rispose Luna senza staccare gli occhi dal campo.

Hermione sorrise e si diresse rapida verso gli spogliatoi.
Stava per avviarsi verso la torre di Grifondoro quando una candida mano la bloccò afferrandola per un braccio.
- Mezzosangue, dove vai così di fretta? C’è una partita importante là fuori. – Sibilò Malfoy, gelido.

Hermione rimase impassibile, decisa a non dargliela vinta questa volta, ma non gli sfuggì il disprezzo che il biondino aveva usato per pronunciare la parola “Mezzosangue”, che non aveva più usato per molto tempo contro di lei.
- Sempre gentile, Furetto. Potrei farti la stessa domanda, se mi interessasse la risposta. Ora, per favore, lasciami.

Il Serpeverde la fece voltare a forza e ghignò, standole ben lontano.
- Cos’è, hai paura di me e vuoi dileguarti?! Mi sorprende, dopo la tua scenetta di oggi! – E gli occhi del ragazzo divennero di ghiaccio.

Hermione non seppe trattenersi e scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con la mano libera:
- Cosa?! Il principe delle Serpi che si irrita per una frecciatina? Come siamo caduti in basso…
- Sei carina quando sorridi! – Disse Malfoy con un vero sorriso che stupì Hermione.

Il ragazzo non ci mise molto a spingerla contro il muro e a chinarsi per baciarla, ma stavolta la Grifondoro era pronta:
- No Malfoy! Non so cosa tu voglia da me, ma ci sono già abbastanza pettegolezzi su di noi, quindi fai un favore all’umanità: fatti la Parkinson e lasciami in pace. – Osservò la reazione di lui, stupita dalla sua stessa reazione.
- Ma bene, vedo che abbiamo tirato fuori gli artigli! – E sorrise di nuovo, un sorriso vero, però.
- Malfoy… No, Draco. – Il ragazzo sussultò, ma Hermione non parve accorgersene. – Noi abbiamo dei trascorsi non proprio piacevoli e questo tuo improvviso interesse nei miei confronti sarà di sicuro dovuto a qualche scommessa o che so io, quindi smettila. Ritengo di poterti parlare da persona matura, perché in fondo…

Ma non finì la frase, perché ammutolì.
Il ragazzo si era avvicinato e le aveva preso il volto tra le mani, appoggiando la sua fronte alla sua e chiudendo gli occhi. Il Serpeverde era più alto di lei, per cui aveva dovuto chinarsi per farlo e lei si sentiva abbracciata dalla sua presenza.
- Dillo di nuovo…- Sussurrò il ragazzo.

Hermione rimase muta, non comprendendo cosa il ragazzo volesse da lei. Lui dopo qualche secondo ghignò e lei lo allontanò con un gesto secco:
- Basta giochetti, Furetto! O mi spieghi cosa sta succedendo o te ne puoi andare al diavolo con tutta la tua casata di perfettini con un ego grande quanto Hogwarts.
- Granger, ti faccio solo notare che mi hai chiamato per nome. – Ghignò lui.
- Oh be’! – La ragazza alzò gli occhi al cielo. – Puoi restare qui a pensare a quanto sia emozionante che qualcuno ti chiami per quello che, guarda un po’, è nato per essere il termine con cui qualcuno ti chiama oppure andartene.
- Continua pure a blaterare Granger, mi sto alquanto divertendo.
- Sono felice per te, allora, se non ti dispiace, io me ne andrei.
- A me non dispiace, a meno che tu non voglia un altro delizioso segno da coprire con quella tua sciarpa dai colori osceni. Non mi sembra che ieri tu abbia fatto molto per impedirmi di baciarti.

Hermione arrossì violentemente.
- Tu non mi hai… Noi non… - Ma non riuscì a formulare una frase di senso compiuto.

Malfoy si sbellicò dalle risate:
- Ripassino di grammatica Granger: quando le labbra di una persona entrano in contatto con qualsiasi parte del corpo di un’altra persona si dice che essa sta baciando qualcuno o qualcosa. Ora, non so cosa tu abbia visto, ma quello di ieri era decisamente un bacio. Chiaro? Hai bisogno di altre definizioni? Sono sempre a tua disposizione e ora, se vuoi scusarmi… - Si girò e se ne andò, fiero e composto, con le mani nelle tasche dei pantaloni.

<< 1-1, te lo concedo… >> Pensò Hermione, involontariamente, mentre il suo orgoglio doleva.

 

- MAXI ANGOLO AUTRICE -
Saburabu a tutti (cit. Michael *-*),
ecco qui il 3° capitolo della mia ciambellosa (?) ficcy c:
Sto cercando di rendere Hermione non troppo succube di Draco, ma cm’on: è Draco u.u Come si fa a non cedere al suo fascino fascinoso? Impossibile.
Ringrazio infinitamente le 7 personcine che hanno messo questa ficcy tra le preferite (Agatha Black, Ale_Hermione, anninavolturi, chidorisama, Iridis, Kiikichop e luchi ; grazie mille :3 :3), le 3 che l’hanno messa tra le ricordate (fabyfab98, Yuuki B e  ­­_ehiCris) e infine le 7 che l’hanno messa tra le seguite (Amore_Vero_XD, Craggy {tu meriteresti più parole di tutte quelle impiegate per questa ficcy :3}, GiadaHP, Kiikichop {di nuovo lol, grazie 2 volte}, mintheart, Poseidonia, __maka__): siete tutte la ragione per la quale continuo a scrivere (oltre al fatto che mi piace lol) c:
Non meno importanti sono le 4 personcine che mi hanno recensito ai quali dedico un grazie speciale per aver condiviso il loro parere con me ^^ (ossia: Craggy {sei recidiva, mia cara u.u}, simo_27, Iridis e Kiikichop).
Infine grazie a tutti voi, miei meravigliosi lettori c3c,
se volete leggere qualcos’altro di mio non vi serve altro che visitare la mia pagina, ciaooo!
_Rainy_
BLOG: http://raggywords.blogspot.it

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Capitolo 5
*** 04. ***


{CAPITOLO RIPOSTATO PER UN ERRORE MIO; SORRY ç.ç}
04.

- Sei proprio un bastardo… - Sussurrò Hermione seguendo con lo sguardo la figura di Draco che si allontanava.

Erano in una situazione di parità, ma la ragazza non riusciva a comprendere cosa stesse succedendo, né a lei, né a Malfoy, né a tutta Hogwarts, che improvvisamente prendeva tutto quello che diceva la Parkinson per vero.

Ma era davvero così falso? Come Malfoy aveva puntualizzato quello che era successo tra loro aveva tutta l’aria di essere un bacio e ciò spaventava la Grifondoro.

Corse a prendere il libro di Storia della Magia e tornò al campo di Quidditch dove Luna la stava aspettando:
- Ti sei persa dei punti molto emozionanti: siamo 50-10 e a Harry manca qualche metro per afferrare il boccino! Guarda! – Poi la Corvonero si era improvvisamente alzata per urlare in direzione di Harry, che aveva finalmente afferrato la tanto agognata sfera dorata.

La partita si concluse tra le urla di vittoria dei Grifondoro, lo sventolio delle bandiere rosse e oro e i mugolii dei tifosi di Tassorosso, che comunque si congratulavano gentilmente con i vincitori. I tifosi Serpeverde buttarono le bandiere con il logo di Tassorosso a terra, imprecando, ma Hermione era sicura che tra tutte quelle serpi furiose ce ne fosse una che ghignava soddisfatta.

Trascinò Luna verso gli spogliatoi di Grifondoro, dove si congratularono con la squadra per la vittoria, ricevendo schiamazzi e urla di gioia come risposta. Harry, in particolare, uscì gridando:
- Stasera festa in Sala Comune!

-

Quella sera, effettivamente, ci fu una festa colossale, con alcool fornito dai gemelli Weasley, palloncini e musica offerta da un “contatto” di Ginny tra i Corvonero, che furono invitati a partecipare come ringraziamento.

Ron e Lavanda stettero abbracciati tutto il tempo senza notare la presenza degli altri, Fred e George provarono a fare qualche conquista senza avere successo e Ginny si rinchiuse subito in camera con un’attraente Corvonero venuto alla festa, suscitando la gelosia di Harry.
Proprio quest’ultimo si chiuse in un angolo, pensando a quanto fosse sfortunato ad avere una cotta per l’unica ragazza che non lo considerasse minimamente.

- Harry, tutto okay? – Chiese gentilmente Hermione, avvicinandosi al ragazzo.
- Si Hermione… - Sussurrò il ragazzo, debolmente.
- Harry… - Hermione gli poggiò una mano su una spalla, alzando gli occhi al cielo.

<< Perché i ragazzi si piangono addosso e si comportano come le ragazze a volte? >> Pensò distrattamente la ragazza:
- Avanti, lo sappiamo entrambi che c’è qualcosa che non va…
- Cosa vuoi che sia?! – Sbuffò il ragazzo, irritato. – Stanno succedendo troppe cose: Ron e Lavanda, i pettegolezzi su di te… E la vita di Ginny va avanti senza che si accorga di me… Perché?
- Ma Harry, forse lei pensa lo stesso… Magari dovresti… - Ma non fece il tempo a finire la frase.
- Cosa?! Pensa lo stesso?! Stai scherzando? Perché mai dovrebbe farlo? Non capisco… Quindi pensi che le piaccia? O ha detto espressamente che mi vede solo come un amico? Sai qualcosa?

Hermione venne travolta da quella raffica di domande e istintivamente si allontanò dal ragazzo, che la stava fissando con gli occhi spalancati, colmi di speranza:
- Harry. – Il ragazzo tacque e lei sospirò, sollevata. – Sei ad una festa, goditela e parlare quanto prima. – Poi la ragazza si alzò, fiera di avere ancora degli ottimi consigli da impartire ai suoi amici.

La festa intorno a lei era andata avanti, ma non era decisamente il suo ambiente, per cui decise di uscire a fare due passi.

Incontrò qualche Corvonero diretto alla festa che le sorrise, qualche Grifondoro ubriaco che urlava per i corridoi o qualche Tassorosso che la guardava con sospetto, sperando di scucire un invito per la festa.
Ad un tratto Hermione si ritrovò davanti l’Assistente personale del Principe delle Serpi: mr. Blaise Zabini, che si parò davanti a lei senza esitare:
- Granger.

In pochi secondi la Grifondoro si ricompose e adottò uno sguardo gelido, sicura di non volersi far mettere i piedi in testa. Nonostante tutto, però, alzò gli occhi al cielo: cosa aveva fatto per meritare così tanti contatti con i Serpeverde in pochi giorni?!

- Zabini, sinceramente, non ho né tempo né voglia di parlare con un qualsiasi essere della vostra Casa in questo momento. – E fece per andarsene, quando lui sussurrò:
- Forse ti interesserà sapere qualcosa in più su Draco…
- Be’, in effetti… No. – Ghignò lei, gelida. – Se il Furetto ha qualcosa da dirmi o da confessarmi, che venga a farlo di persona. Ora, se vuoi scusarmi… - Calcò con quanto più odio possibile la parola “Furetto” e si avviò decisa verso la direzione opposta a quella di Zabini, che non disse altro e non la ricorse.

La ragazza si ritrovò a camminare verso una meta ignota, fiera di se stessa per come aveva mostrato indifferenza davanti al Serpeverde, braccio destro dell’odiato Furetto.
D’improvviso un’illuminazione: Zabini avrebbe voluto dirle qualcosa su Malfoy, ma non c’era assolutamente nulla che non potesse scoprire da sola…

Senza attendere oltre fece marcia indietro e tornò alla Sala Comune, dove gli studenti avevano appena iniziato una gigantesca gara di bevute. Rifiutò i molteplici inviti ad unirsi e corse in camera, controllando i suoi impegni per il giorno seguente: a parte le solite lezioni il pomeriggio avrebbe dovuto essere dedicato a un laboratorio con Hagrid facoltativo per gli studenti, ma che in effetti avrebbe potuto fare il giorno successivo, motivo per cui la sua idea poteva essere attuata immediatamente.

Sgattaiolò nei dormitori dei ragazzi e trovò il Mantello dell’Invisibilità di Harry, nascondendolo in una borsa portata per l’occasione.
- Scusa Harry… - Sussurrò. – E’ solo in prestito.

Poi tornò rapida nella sezione femminile dei dormitori, senza che nessuno facesse caso a lei, essendo tutti troppo impegnati a scommettere sul numero di bicchierini di liquore che Fred Weasley sarebbe riuscito ad ingoiare.

-

La mattina seguente Draco si svegliò stranamente di cattivo umore: sarebbe successo qualcosa di brutto quel giorno, era sicuro.

- Zab, che hai combinato? – Chiese stiracchiandosi nel letto, convinto che quella brutta sensazione fosse dovuta a una cavolata fatta dall’amico.

Non ottenne risposta. Si girò a scrutare il letto del compagno di stanza e vide che era vuoto.
- Zab? – Sussurrò, ben sapendo che nessuno avrebbe risposto.

Pensando a tutti i motivi possibili, piacevoli o meno, per cui il compare avrebbe potuto assentarsi per una notte Draco sorrise, concludendo che sicuramente Blaise aveva trovato una gentile donzella con cui passare la serata. E lui? Lui aveva dovuto rifiutare le avance di una Pansy particolarmente ubriaca che gli aveva urlato addosso vedendo i suoi rifiuti.

<< - Draco cosa ti sta succedendo?! Non dirmi che ti sei innamorato, perché mi fa ridere il solo pensarci. No, dev’essere qualcos’altro… Sei forse malato?

Il Serpeverde aveva allontanato seccamente le mani della ragazza dalla sua testa e aveva ripreso a salire le scale verso il suo dormitorio.
Aveva udito un fruscio di vestiti e quando si era voltato la Parkinson stava cercando di togliersi la maglietta, troppo ubriaca per riuscirci. Allora aveva ghignato ed era accorso in suo aiuto, facendola pensare di averci ripensato e per questo causandone gli strilli di gioia.
- Oh Draco, finalmente! – Aveva ridacchiato lei, ma presto la risata le era morta in gola.

Infatti Draco aveva gettato la sua maglietta sul divano e si era voltato, ghignando:
- Ora puoi continuare a fare quello che volevi fare. Corri dal ragazzo per il quale ti stavi spogliando. Io…  – E simulò uno sbadiglio. – ... Vado a dormire.

- E’ per la Mezzosangue vero? – Sussurrò Pansy, afferrando rabbiosamente la sua maglietta. – Cosa ti ha fatto? Ti ha dato un filtro d’amore per caso?!

Draco ridacchiò:
- Ti lascio alla tua gelosia Pansy, buonanotte. >>

Ripercorse tutta la chiacchierata con la mente e realizzò che proprio la sera precedente aveva incontrato Zabini subito dopo Pansy e gli aveva detto che stava andando da qualche parte, ma proprio non ricordava dove.

Mentre era immerso nei suoi pensieri proprio Zabini entrò dalla porta, più felice che mai:
- Ehilà, andiamo a fare colazione!

Draco lo guardò, ridacchiando e decise che dopo lo avrebbe interrogato ben bene su tutto quello che aveva combinato la notte precedente.
Si fece una doccia veloce, si vestì e seguì il moro diretto alla Sala Grande.

- Sbaglio o quelle che volano intorno alla tua testa sono colombe e angioletti con trombe dorate? – Ridacchio Malfoy.
- Smettila di prendermi in giro, perché dovresti solo congratularti. Sai chi mi sono portato a letto ieri? Niente di meno che quella biondina sexy di Corvonero! – Esultò Zabini, sbattendo in faccia a Draco la sua conquista. – Non certo come te che rimani chiuso in camera a commiserarti!
- Taci Blaise. – Sibilò Malfoy, tra i denti.
- Avanti, lo sappiamo entrambi che quello che stai facendo non ha futuro, perciò ti prendo in giro: che fine ha fatto il mio favoloso e quanto mai donnaiolo compare?! Te lo dico io: è sparito sotto tutti quei capelli platinati e quei problemi inutili che ti fai ogni giorno per la stessa, noiosissima, ragazza!
- Perché le mie orecchie colgono questi inutili ronzii? Ci deve essere una petulante zanzara troppo esaltata per aver passato una notte de fuego che si lamenta nei dintorni! – Ribattè Draco, piccato.
- Si, sfotti pure mio caro, ma vedremo chi riderà quando quella Grifondoro dei miei stivali comincerà a sfruttare il tuo cervello malato. – Sorrise infine sornione Blaise che come risposta ricevette un pugno dall’amico.

I due si diressero al loro tavolo, padroni dell’attenzione generale e ascoltarono annoiati il discorso del preside, facendo qualche battuta stupida ogni tanto.
Draco, però, teneva anche d’occhio il tavolo della casa rivale, cercando sempre gli stessi familiari capelli leonini...

-

- Okay, hai capito tutto! – Sorrise Hermione, chiudendo il libro con il quale aveva illustrato a Ginny le ultime regole del corso di Rune Antiche.
- Grazie Herm, senza di te non so come avrei fatto… D’altronde oggi c’è la verifica…
- Avanti, sono sicura che andrai benissimo! – Poi Hermione lanciò uno sguardo eloquente ad Harry, che subito si risvegliò dal suo sonno ad occhi aperti per annuire vigorosamente:
- Si Ginny, andrai benissimo! – La rossa lo guardò, perplessa da tanta foga e Hermione alzò gli occhi al cielo, facendo segno a Harry di continuare a parlarle. Il ragazzo non si fece attendere: - Se mai avessi bisogno di… Ehm… Non lo so… Aiuto, si, ecco! Aiuto… Be’, puoi sempre chiedere a me!

Hermione alzò nuovamente gli occhi al cielo, fingendo di darsi una pacca sconsolata sulla fronte mentre Harry la guardava perplesso, senza capire cosa avesse detto di sbagliato. Ginny, ovviamente, si mise a ridere e rispose, ironica:
- Grazie Harry, ma non mi pare tu sia così brillante in Rune Antiche! In ogni caso grazie per l’offerta. Vado in classe, scusatemi… - E si alzò per uscire dalla sala, sostando un secondo vicino al tavolo di Corvonero per scambiare due parole con l’affascinante ragazzo con il quale era sparita la sera prima.

- Oh, Herm, cosa devo fare?! – Si accasciò sul tavolo Harry.
- Magari cominciare a fare esercizi di retorica… - Sogghignò Hermione, ma poi gli sorrise:  - Ma ti aiuterò e tutto andrà bene vedrai! – Poi si alzò dal tavolo prima che il ragazzo le chiedesse di aiutarla quel giorno stesso e lei fosse costretta ad accettare a causa del suo buon cuore.

Non successe nulla di particolare quella mattina, in cui avevano due sole ore in comune con i Serpeverde, una delle quale dedicata allo svolgimento di una verifica e perciò non ci fu tempo per frecciatine e commenti sarcastici.
Nella seconda delle ore in comune tra le due case rivali, Hermione ricevette un Eccezionale di Storia della Magia che la rese particolarmente felice e quando l’ora fu terminata corse via, diretta in camera sua per attuare il suo folle piano.

Venne raggiunta dalla professoressa McGranitt, che le disse subito, con tono austero:
- Signorina Granger! Le ricordo che questa sera ci sono le ronde dei Prefetti e lei si è offerta di sostituire il signor Goldstein a causa del disdicevole comportamento del suo gruppetto di amici.

Hermione annuì, serissima davanti alla professoressa, che dopo averle lanciato un ultimo sguardo di rimprovero se ne andò. La Grifondoro non attese oltre e si lanciò di corsa vero il dormitorio di Serpeverde, estraendo dalla borsa il mantello dell’invisibilità che aveva portato con sé.

Se lo mise senza esitazione intorno al corpo e, sogghignando, attese che gli studenti rientrassero dalla loro ultima lezione.
Quando avvistò Astoria Greengrass vicino alla sua inseparabile amica Pansy le seguì e una volta che la Greengrass fu rimasta sola la tramortì con un potente incantesimo e la nascose sotto il letto, certa che nessuno l’avrebbe trovata prima di sera.
Poi si tolse il mantello dell’invisibilità e lo mise sopra il corpo di Astoria, per essere ulteriormente certa che non venisse scoperta e estrasse dalla borsa la fialetta di Pozione Polisucco preparata con largo anticipo per ogni evenienza.

<< Ti rendi conto di cosa stai facendo?! >> La punzecchiò la coscienza, ma Hermione la zittì prontamente, decisa ad andare fino in fondo a quella vicenda. Prese un breve respiro e trangugiò il contenuto della fiala dopo aver strappato un capello ad Astoria.

Lentamente sentì il suo corpo assimilare quella disgustosa sostanza e cambiare aspetto, deformarsi e allungarsi. I suoi capelli vennero sostituiti da quelli più scuri e lisci di Astoria, gli occhi si schiarirono, l’altezza aumentò e la pelle si schiarì ulteriormente.
Quando si guardò allo specchio non vide se stessa, ma l’aspetto perfetto della Serpeverde. Orgogliosa di se stessa per il risultato ottenuto uscì di corsa dalla camera, consapevole di avere soltanto un’ora di tempo.

Passando nella Sala Comune dei Serpeverde non potè che fermarsi qualche secondo ad ammirare gli arredamenti verdi e argento così pomposi e regali, caratteri tipici della casata delle serpi. Le sedie erano tutte eleganti poltroncine di velluto verde scuro con bordi argenti e i quadri alle pareti raffiguravano importanti Serpeverde dallo sguardo austero o perfido, che sussurravano commenti poco gentili.
Riscossa dal suo idillio, Hermione-Astoria corse alla Sala Grande cercando di assumere la postura e il portamento di una Greengrass e entrò ammirando l’arredamento della sala per il pranzo degli studenti. Fece per dirigersi al tavolo di Grifondoro, quando si ricordò improvvisamente chi era e si diresse rapida verso il tavolo di Serpeverde, al lato opposto della sala. Si sedette in punta, vicino a Pansy e alla sorella Daphne.
- Astoria, ti trovo particolarmente ansiosa, non dovresti preoccuparti troppo o quel tuo bel faccino diventerà senza dubbio rugoso e ispido come il muso di una rana! – Sibilò subito Daphne, sorridendo perfida.

<< Oh no, pensa a una risposta, svelta! >>

- Ehm… Non ti preoccupare Daphne, al massimo prenderò in prestito uno di quei prodotti anti-faccia-da-rospo che usi ogni mattina! – E sorrise a sua volta, altrettanto perfida, decidendo poi di passare all’attacco: - Ma, ragazze, avete notizie di quello che è successo a Malfoy? Pansy, hai novità?

La Parkinson la guardò perplessa e sbuffò:
- Non pensavo ti interessasse, ma… Be’, no. Non sono a conoscenza di niente di nuovo.

Hermione-Astoria decise di non mollare:
- Ma hai saputo di eventuali scommesse fatte da Draco che spiegherebbero il suo deplorevole comportamento con quella sporca… – E dovette deglutire un attimo prima di pronunciare quella parola. - … Mezzosangue?
- In effetti… - Rispose Pansy, estasiata dall’idea di poter condividere qualche altro pettegolezzo. - … Non so nulla in proposito. Zabini nega di avere una scommessa in corso con Malfoy e la situazione è alquanto fumosa. Ma non penso sia nulla di serio: chi vorrebbe stare con una simile Sanguesporco, dopotutto?

Hermione-Astoria sentì la rabbia salire e sorrise, falsamente amabile:
- Draco continua a negare le tue attenzioni, Pansy?

Daphne scoppiò a ridere e così altre ragazze di Serpeverde lì intorno. Pansy avvampò:
- Come osi?! Le nostre famiglie sono amiche di vecchia data e di sicuro un mio eventuale fidanzamento con lui verrà preso in considerazione e…
- Quindi per ora niente di fatto, giusto? Continua a rifiutarti, insomma. – Sibilò Hermione-Astoria, ghignando.

Pansy annuì a testa bassa, avvampando ancora di più e sibilando uno “Stronza” poco convinto alla falsa Serpeverde. Daphne, però, ridacchiò:
- Ho saputo che Draco si è portato a letto la rossa di Tassorosso, avete sentito? – E si rivolse alle altre ragazze, facendo l’occhiolino alla sorella che però era tutt’orecchi per altri motivi.
- Si, ho saputo! – Sussurrò una Serpeverde dai fiammeggianti capelli, seduta vicino a Pansy che se ne stava in silenzio, a testa bassa. – E prima di lei la Kane di Corvonero si è anche vantata per qualche giorno di averlo conquistato, ma lui l’ha derisa pubblicamente fingendo di non ricordarsi chi fosse.
- Già, esatto! Ma recentemente? – Chiese Hermione-Astoria, decisa a scoprire di più.

Tutta la porzione femminile del tavolo ammutolì e alla fine fu Daphne a risponderle, sprezzante:
- Be’, mia cara sorella, tu sei stata l’ultima a quanto sappia…

Hermione arrossì violentemente e dette un’occhiata all’orologio: le rimanevano 20 minuti scarsi. Cercando di ricacciare indietro l’imbarazzo annuì vigorosamente e chiese:
- Ah si, ovviamente. Quindi non sapete se ne abbia avute altre dopo di… Me? – Nella testa di Hermione quella frase suonava molto strana e molto vergognosa: la sua coscienza si stava risvegliando.
- Già, ma perché ti interessa? – Si riscosse Pansy, guardandola con odio.
- Ehm… Nulla di particolare, giusto per sapere se… Ehm… Ce l’avessi fatta, Pansy, ma a quanto pare rimani un’inetta! – Il cuore di Hermione sussultò d’orgoglio a quell’insulto gratuito. – Ora, scusatemi, ma ho un incontro importante, non so se mi spiego. – E si alzò, strizzando l’occhio alla sorella e al tavolo.

 

 

- ANGOLO AUTRICE -
Non ho molta voglia di scrivere in questi giorni, perché in effetti a Natale dovrebbe entrare in famiglia un portatile nuovo e quindi sono in una fase di “trasferimento” e “archiviazione” dei dati…
Ma dopo Natale si riprenderà a pieno regine con tuuuuutte le mie storie :3.
Questa fa eccezione, perché avevo già il capitolo pronto e ho deciso che aspettare ulteriormente non aveva senso, dunque here we are!
Grazie per la lettura,
_Rainy_ che vi vuole tanto tanto bene c:
BLOG:
http://raggywords.blogspot.it fresco di una nuova grafica e struttura :3
FICCY: Visitate la mia pagina di EFP c:

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Capitolo 6
*** 05. ***


05.

Quando finalmente Hermione riuscì a tornare nella bella camera di Astoria aveva il fiatone.

Le informazioni apprese l’avevano scombussolata e non era riuscita ad ottenere le informazioni che voleva. Era sicura che Malfoy stesse facendo tutto per una scommessa, ma a quanto pare non era così.
L’unica soluzione era chiedere direttamente all’interessato qualche chiarimento e far finire quella storia che non aveva mai avuto nessuna utilità.

Rimise tutto a posto e si assicurò che la Greengrass tornasse in sé dopo poco tempo o la sua assenza avrebbe destato sospetti. Magari le altre ragazze di Serpeverde le avrebbero chiesto spiegazioni sul suo comportamento e lei, ovviamente, non avrebbe saputo rispondere, ma Hermione era sicura che non fosse un problema e che presto quel pomeriggio particolare sarebbe stato dimenticato.

L’unico problema era come attutire lo scalpore che avrebbe creato Astoria al suo risveglio, dato che avrebbe sicuramente urlato ai quattro venti e con la sua vocetta odiosa di essere stata derubata, violentata o peggio mentre era svenuta.

Hermione alzò gli occhi al cielo: quanto odiava l’esibizionismo delle persone.

Astoria era un problema, ma sicuramente non sarebbe stato possibile risalire a lei se fosse stata attenta a non lasciare indizi e poteva contare sulla scarsa credibilità che la Serpeverde aveva. Nella peggiore delle ipotesi si sarebbe pensato che qualche studente avesse escogitato questo sistema per riuscire ad approfittare della Greengrass inerme.

Sorridendo e facendo attenzione a non farsi scoprire, Hermione rientrò in fretta nel dormitorio di Grifondoro, dove un’eccitatissima Ginny la aspettava:
- Herm! Herm! Sai cosa ho saputo? La Parkinson sta morendo di gelosia per la storia tra te e Malfoy!
- Ginny… - Inizió pacata Hermione. – Tra me e Malfoy non c’è nessuna storia!
- Oh andiamo! – Ginny ridacchiò – Non c’è nulla di male ad ammettere di farsela con quel gran pezzo di ragazzo che è!
- Ginny! – Cercò di rimproverarla Hermione, ma perché nel profondo del suo cuore tutte quelle attenzioni da parte della Serpe la rendevano tutt’altro che triste?

-

Ron si era svegliato male.
Quando aveva aperto gli occhi la luce del sole lo aveva accecato e in un istante aveva capito che non si trovava nella sua stanza. Quale occhiata in giro e aveva visto i cuoricini appesi alle pareti, i cuscini rosa e le lenzuola di pizzo a fiori e allora, finalmente, aveva realizzato dove si trovava: nella stanza di Lavanda.
A conferma di ciò c’erano centinaia di sue foto appese alle pareti – “Inquietante…” pensó – e Lavanda dormiva profondamente tra le sue braccia, avviluppata a lui sotto le lenzuola.

Ricordava poco della notte precedente, ma non doveva essere stata molto diversa dalle solite che ormai erano parte della sua vita da quando era ufficialmente fidanzato.

Lavanda era nuda e così lui, poteva percepirlo da sotto le coperte, ma a parte quel dettaglio fisico era ben contento di non ricordare cosa fosse successo.

Già da tempo Lavanda non gli dava più la gioia che forse, in effetti, non gli aveva mai dato. Sapeva che era solo una breve pausa dal grande amore che continuava a provare per un’altra persona.

-

La colazione ad Hogwarts era sempre stata spettacolare e anche quel giorno non faceva eccezione: era davvero difficile trattenersi davanti a tutto quel cibo che non si esauriva mai sulle lunghe tavolate.

Hermione osservò la sua mano allungarsi verso i biscotti e afferrarne uno con determinazione:

<< Avanti Herm, posalo. Ne hai già mangiati abbastanza, no? >> Pensó, ma la sua mano era determinata a non perdere quella battaglia e quando il dolce sapore del biscotto le invase la bocca, sospirò pensando: << Okay, ma ora basta, eh! >>

In effetti non sarebbe più riuscita a mangiare biscotti per tutto il giorno, perché una ben nota voce la rimbeccò:
- Signorina, non le sembra di aver mangiato abbastanza? – Ghignò Draco Malfoy in persona, evidentemente divertito.
- Da quando ti interessi della mia dieta, Mr. Malfoy Sono Un Dietologo? – Chiese di rimando Hermione, senza guardarlo, ma consapevole che tutto il tavolo era ammutolito e almeno venti paia di occhi erano puntati su di loro.
- Da quando la mia spasimante preferita ha deciso di mettere su qualche chiletto, evidentemente! – Rispose lui con noncuranza.

Hermione quasi sputò il latte: spasimante?!

<< Per Merlino, è una provocazione bella e buona! >>

La ragazza si alzò e sorrise al Serpeverde dicendo:
- Capisco che voglia prendere spunto dalla mia dieta perfettamente bilanciata. Un consiglio veloce? Quattro biscotti con il cioccolato, una tazza di latte e una pera: il 20% del fabbisogno medio quotidiano. Diglielo e farai un figurone oltre ad aiutarla a non ingrassare! – Poi gli strizzò l’occhio. – Mi ringrazierai poi, Furetto. – E uscì dalla Sala Grande lanciando uno sguardo di scuse a Harry, Ron e Ginny.

Hermione rimase a tormentarsi per qualche minuto, perché non aveva nessuna intenzione di farsi rovinare la colazione da un Furetto platinato, ma in effetti non poteva proprio rientrare come se niente fosse, quindi decise di aspettare i suoi amici in corridoio.

Quando li avvistò corse da loro e prima che potessero chiederle alcunché sospirò:
- Ragazzi, non so cosa stia succedendo, quindi non chiedetemelo.

Ginny le strizzò l’occhio:
- È esattamente come ti ho detto ieri, punto. A proposito, Astoria sta sollevando un gran polverone, perché dice che non si ricorda nulla di ieri pomeriggio, mentre Pansy afferma che era a pranzo e che ha fatto tante domande sul tuo rapporto con Malfoy… - Hermione trasalì, mentre Ginny continuava imperterrita a spettegolare. - Però ovviamente nessuno le ha creduto e, anzi, molti hanno pensato che fosse impazzita, ma quella continua a sbraitare…

Harry annuì, mentre Ron li guardava distrattamente. Harry, da efficiente amico, chiese subito:
- Ron?

Hermione lo guardò a sua volta, felice che l’argomento della conversazione fosse cambiato. Il rosso sbuffò e a testa bassa ammise:
- Ragazzi, non so se ho fatto la scelta migliore a mettermi insieme alla Brown… È tremendamente seccante…

Cinque minuti dopo Ron se ne stava andando, infastidito dalle frecciatine degli amici (ad esempio “Te l’avevamo detto!” o “Ormai avrai le labbra tutte spellate…”) che non facevano altro che dare voce ai suoi pensieri.

Harry, Ginny ed Hermione si avviarono divertiti alle loro lezioni, felici di potersi liberare di Lavanda una volta per tutte. Stavano per entrare in aula quando Ron li raggiunse nuovamente, affannato:
- Aspettate, prima di entrare a lezione devo chiedervi una cosa… Tu, Ginny, puoi andare. – Concluse scortesemente.

Hermione alzò gli occhi al cielo come stava facendo sempre più spesso negli ultimi tempi e sorrise a Ginny pensando che a volte a Ronald mancava proprio un po’ di gentilezza.

- Cosa c’è? – Chiese Harry osservando Ginny andare via.
- Volevo chiedervi se… - Cominciò Ron imbarazzato.
- … Se? – Lo incitò Hermione.
- … Se potevate aiutarmi a lasciare Lavanda. – Concluse Ron a bassa voce, rosso come i suoi capelli.
- Cosa?! – Strillarono Harry ed Hermione, in coro. Poi Hermione proruppe in una raffica di parole: - Assolutamente no: devi farlo tu! Tu ti sei cacciato in questo guaio e ora tu te ne tiri fuori!
- Andiamo ragazzi…
- Be’, dai Herm, forse potremmo… - Provò Harry, mettendole una mano su una spalla.
- No! – Rispose Hermione, ma meno convinta.
- Per favore… - Ron ormai aveva assunto la classica aria da “cucciolo bastonato” con tanto di occhioni dolci che mal si intonavano con i suoi goffi lineamenti.

<< No, non cedere… Non cedere! >> Disse il cervello della ragazza, ma ormai il suo buon cuore aveva presto il sopravvento.
- Va bene… Le parlerò domani. – Sussurrò Hermione pentendosi all’istante di quella scelta, mentre Harry sorrideva sornione.

-

Nel pomeriggio Hermione raggiunse Ginny e insieme si diressero al laboratorio organizzato da Hagrid. L’una aveva intenzione di chiedere spiegazioni a Malfoy riguardo al suo comportamento, l’altra aveva semplicemente voglia di fare un salto da Hagrid insieme ai suoi amici, visto che il laboratorio era aperto agli studenti di tutte le età, ma era obbligatorio.

- Herm, ma su cos’è esattamente il laboratorio di oggi? – Chiese Ginny sbuffando.
- Sul comportamento da tenere nel caso si avvisti in drago in libertà… In effetti non so quanto sia utile come corso, ma se è obbligatorio… - Rispose Hermione citando il programma dell’incontro a memoria.

Ginny annuì, ma presto abbandonò Hermione per gettarsi tra le braccia del suo amichetto molto affascinante di Corvonero, sempre sotto lo sguardo vigile di Harry che non la mollava un secondo nonostante le occhiate truci di Hermione.

All’incontro non c’erano molti studenti e Hermione aveva il terrore che la Serpe non si presentasse o che magari ci fosse già andato il giorno prima: stupido da parte sua non considerare quell’ipotesi.
Quando lo vide arrivare sospirò sollevata senza darlo troppo a vedere e lanciò un’occhiata carica di disprezzo a Pansy, avviluppata al braccio del Furetto. Alla vista di quel contatto del tutto inappropriato per i suoi rigidi ideali, la Grifondoro sentì una punta di gelosia di cui si pentì immediatamente:
<< Perché Herm, perché?! È della Serpe con la parrucca più evidente di Hogwarts che stiamo parlando! Non puoi permetterti di sviluppare alcunché per un ragazzo di siffatta arroganza! >>
Pensó subito.

Si voltó un secondo a guardare il ragazzo che la tormentava e vide che la stava fissando. Distolse subito lo sguardo, imbarazzata e fece del suo meglio per seguire la lezione di Hagrid.

- … Sono creature nate all’inizio dei tempi, si sa, ma non sappiamo con esattezza perché abbiano… Creature affascinanti prevalentemente composte di squame, ma non solo… Nel 1876 si narra ci sia stato un incontro tra Sir Francisco Garroway, anglo-spagnolo, e l’essere che venne poi indentificato come il primo drago e inoltre…

Hermione non stava ascoltando la lezione e le frasi le giungevano come sconnesse e senza senso. Provò a concentrarsi, ma gran parte del suo cervello era intenta a programmare le domande da fare al bel Serpeverde.

- Chi di voi sa di cosa, oltre alle squame, può essere ricoperto un drago? – Tuonò Hagrid con il suo vocione, sporgendosi in avanti e scrutando gli allievi.
Hermione sogghignò e alzò prontamente la mano per dare la risposta corretta, ma la sua mente era altrove e quando Hagrid diede il permesso di fare una pausa, camminò decisa verso i bagni passando vicino al Serpeverde e lanciandogli una lunga, intensa occhiata mentre la sua coscienza si ribellava con forza.

Il Furetto non ci mise molto a raggiungerla nei bagni, mosso da chissà quale aspettativa, e Hermione subito lo attaccó non appena si trovò alla distanza perfetta per non essere uditi da altri né tantomeno per rischiare quale inutile contatto fisico. La Grifondoro rabbrividì al solo pensiero.
- Furetto, sentimi bene: cosa sta succedendo?! – Chiese a bruciapelo, con i pugni serrati lungo i fianchi.
- In che senso Bellicapelli? – Sorrise lui, amabile, buttando alla fine della frase una frecciatina sgradita.
- Lo sai perfettamente. – Hermione alzò gli occhi al cielo.
- Allora al momento mi sfugge… - Malfoy si appoggiò a un lavandino con noncuranza e Hermione finse di non notare la posa assunta dal corpo del ragazzo, che nonostante fosse casuale sembrava studiata a tavolino, perché nella sua figura non c’era alcuna imperfezione: la camicia si piegava nei punti giusti, i capelli erano sufficientemente spettinati, le maniche arrotolate ad altezze simmetricamente diverse…

Hermione sospirò rumorosamente e spiegò tutto d’un fiato:
- Questo tuo improvviso interesse per me, quello che è successo… Questo! – Concluse gesticolando freneticamente e agitando un braccio nell’aria.
Draco era vagamente divertito:
- Oh… Quello. Bellicapelli, non montarti la testa, perché quello che è successo non significa nulla… - << Pausa ad effetto… >> pensó il Serpeverde con un ghigno. - … A meno che tu non voglia che significhi qualcosa. - << Sguardo languido per farla capitolare… E ora via. >> Concluse Malfoy con un ghigno, voltandosi e avviandosi verso il prato dove Hagrid stava per riprendere la lezione.

Hermione però era decisa a non mollare e lo rincorse, afferrandolo per un braccio:
- Non sognarti di andare via ora! – Sibilò a un tono di voce più alto del normale.
- Mezzosangue, capisco che le ragazze debbano per forza corrermi dietro, ma se tenessi le tue unghie lontane dalla delicata pelle del mio braccio sarei più contento e propenso ad ascoltarti… - Sorrise di nuovo lui.
- Malfoy, parliamoci chiaro: questa storia è frutto di una scommessa o no?! – Ribatté Hermione.
- Oh Granger, Granger, Granger… - Scosse vistosamente la testa lui. – Sono certo che il tuo cervello possa fare di più!

Hermione gli lasciò improvvisamente il braccio, abbassando la testa e cercando di trattenersi dall’urlare, dal piangere o da entrambe le cose e sussurrò, seccata:
- Finisce sempre così: un matura conversazione che finalmente mitiga questa rivalità immotivata, poi un insulto, qualche battuta ad effetto per accrescersi l’autostima e siamo punto a capo! Ah, quanto ti odio! – Concluse scuotendo la testa e facendo ondeggiare tutti i suoi ricci ribelli.

Draco si fermó in mezzo al corridoio, lentamente si voltó e si mise a ridere:
- Facciamo i sentimentali ora, Granger?! Cos’è, ti danno fastidio i miei meritati insulti? Vedili come dei complimenti al contrario come quelli che popolano i tuoi ricorrenti sogni su di me! – E proruppe in una sonora risata. – Sai, per me tutta questa storia significa qualcosa, ma non più di quanto abbiano significato tutte le storie che ho avuto con ragazze decisamente più interessanti di te. E ora, se vuoi scusarmi, devo tornare a lezione. Ah, ti consiglio di scoprire chi sarà il tuo compagno di ronda: potresti avere delle brutte sorprese…
- Se ti può consolare per me tutta questa storia non significa più di quanto significhi per te: provaci ancora Furetto, insomma! – Sputò velenosa Hermione.

Malfoy se ne andò definitivamente e senza replicare, lasciando una furiosa Grifondoro a osservare quel profilo perfetto che si allontanava, cosa che era successa sempre più spesso negli ultimi giorni.

 


- ANGOLO AUTRICE -
Buongiorno serpentelli (?), oggi sputiamo passione verde e argento da tutti i pori… Si insomma, ho un debole per quelli di Serpeverde. Un debole incontrollato c:
C’è poco da dire su questo capitolo e mi auguro che la Dramione non proceda troppo velocemente o spunti di punto in bianco.
Nel caso il capitolo vi fosse piaciuto potete farmelo sapere con una recensione, allegando ovviamente consigli o critiche :3
(Secondo voi dovrei mettere dei titoli specifici ai capitoli??)
Vi lascio miei serpentelli preferiti, bye e un baciottone,
_Rainy_
PS: Buon Natale in ritardo e buon Capodanno in anticipo (sono un asso con le date, I know u.u)
BLOG: http://raggywords.blogspot.it
PAGINA FACEBOOK DELL’AUTRICE (ossia me lol): https://www.facebook.com/pages/Rainy_/615961398491860?fref=ts
FICCY ORIGINALE (sarei molto onorata di una visitina, really :3): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2822907

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Capitolo 7
*** 06. ***


{ NON SO PER QUALE MOTIVO, MA IL CAPITOLO 4 NON ERA STATO CARICATO. ORA LA STORIA E’ IN ORDINE, QUINDI PRIMA DI LEGGERE QUESTO CAPITOLO VI PREGHEREI DI LEGGERE DI NUOVO 4 E 5 NELL’ORDINE CHE ORA E’ CORRETTO. SCUSATE PER IL DISAGIO ç.ç}

06.

Draco Malfoy era sempre stato molto orgoglioso e amava calcolare le conseguenze di ogni minimo evento sin da quanto era bambino. 
Mentre tornava alla lezione di Hagrid, infatti, non riusciva a togliersi dalla mente le ultime parole della Granger: gli parlavano di un disagio più profondo, di un qualcosa che non riusciva a definire, ma che sapeva essere anche suo.

Il fatto che fossero rivali ormai da troppo tempo e che spesso ci fossero stati degli avvicinamenti finiti tutti male era vero e lui l’aveva capito tanto quanto la Grifondoro, che infatti aveva cercato di dirglielo anche se il suo orgoglio l’aveva frenata. E lui? Lui non aveva saputo andare oltre la sua facciata di stronzetto e le aveva risposto a tono.

Era stato un gesto avventato? Indubbiamente.

Non sapeva cosa avesse scaturito nella mente della Granger, ma di sicuro non stava facendo passi avanti verso il suo obiettivo.

<< Già, Draco, ma qual è il tuo obiettivo? >> Lo rimbeccò subito la coscienza.

La risposta, se la domanda fosse stata posta tempo prima, sarebbe stata sicura, ma non lo era più. Prima di tutto quello che voleva era non deludere suo padre e mantenere la fama che si era costruito ad Hogwarts, potendo continuare ad approfittare di tutti i vantaggi che essa comportava, quali ragazze a volontà, sottomissione a nessuno e disponibilità da parte di tutti a fargli favori e piaceri per entrare nelle sue grazie.

La Granger, però, era diversa: lei era un’indomita leonessa che mai si era fatta sottomettere e persino il suo orgoglio da Serpeverde cominciava a dubitare che sarebbe mai successo. 
Era attratto irrimediabilmente da lei. Non sapeva cosa stava cercando, forse una sfida o era semplicemente soggetto al fascino del proibito, ma sta di fatto che la Mezzosangue lo attirava come nessuna. Forse era la consapevolezza di poter schioccare le dita per avere tutte le ragazze che voleva tranne lei, o forse il disperato bisogno di qualcuno più simile a lui, perché la Grifondoro in fondo lo era: stesso orgoglio intoccabile, stesso morboso interesse per i voti, stessi valori riguardanti la famiglia e stessa ricerca di qualcosa “di più”.

<< Ti stai forse innamorando?! >> Il dubbio emerse con orrore e Draco scosse con forza la testa mentre riprendeva posto vicino a Zabini.

Dopo qualche minuto arrivò anche la Granger e gli passò lentamente accanto senza degnarlo di uno sguardo.
Draco si sforzò di non fissarla senza troppa ostinazione, ma quella ragazza riusciva a calamitare molti sguardi, non solo il suo, e lo sapeva perfettamente.

- Signorino Platinato, vorrei riportare la sua attenzione su qualche presenza femminile più interessante di una spocchiosa Mezzosangue. – Ridacchiò Zabini al suo fianco.
- Si vedeva così tanto, Zab? – Chiese Draco, sorridendo senza distogliere lo sguardo dal profilo della Grifondoro.
- Oh, eccome. La stai fissando, la stai fissando e la sta fissando ancora tesoro! – Rispose Zabini, continuando a ridacchiare. – Mi spieghi cosa ci trovi in lei?
- Non lo so Zab, quando lo scoprirò te lo dirò.

-

<< Quando la smetterà di fissarmi, quell’idiota?! >> Pensò Hermione tra sé e sé.

Ginny la guardò dall’altro lato del gruppo e le chiese con il labiale cosa non andasse. 
Hermione scosse la testa: Ginny era una buona amica, ma non riusciva a resistere al fascino dei pettegolezzi.

Mentre Hagrid concludeva la sua lezione, Hermione pensò di parlare con Lavanda già quel giorno, ma poi realizzò che non sarebbe riuscita a concludere quell’odioso discorso in poco tempo e quei pochi minuti che mancavano prima della cena forse sarebbe riuscita ad impiegarli in modo più proficuo; perciò schizzò via non appena Hagrid ebbe permesso loro di andarsene, ignorando i tentativi di Ginny di fermarla.

Corse per i corridoi e quando arrivò nella sua cara stanza si fiondò sui libri senza aspettare ulteriormente. Purtroppo non riuscì a concludere molto, perché Ginny entrò presto a disturbarla e un dubbio si insinuò nella sua mente: perché Malfoy le aveva suggerito di controllare i turni delle ronde? 
A quanto sapeva avrebbe dovuto prendere il posto del Prefetto di Corvonero e fare il turno con Patil, come pattuito: era cambiato qualcosa e lei non l’aveva saputo?

Ginny nel frattempo stava blaterando a proposito del suo argomento preferito: i ragazzi.
- … Ha gli occhi marroni capisci? Come ti ho sempre detto io prediligo gli occhi chiari, ma in effetti…  Bisogna dire che è proprio un gran pezzo di… Oggi ci siamo quasi baciati e…
- Si, Ginny, scusami, ma me lo dirai un’altra volta! – La interruppe Hermione, nonostante non la stesse ascoltando.
- Perché? Dove vai? – Chiese sorpresa Ginny, pensando che la sua amica avesse chissà quale impegno.
- Devo andare a vedere i nuovi turni delle ronde. – Rispose l’altra senza esitare.
- Allora vengo con te. Aspettami, Herm! – Urlò Ginny ad un Hermione che già era nella Sala Comune e si stava letteralmente precipitando in Sala Grande.

Hermione camminò più velocemente possibile, facendo voltare svariate persone al suo passaggio e entrò in Sala Grande come una furia.
Sapeva che erano stati appesi dei fogli con i turni di ronda aggiornati vicino al tavolo dei professori ed era ansiosa di esaminarli. Numerosi studenti avevano chiesto di cambiare turni di ronda nell’ultimo periodo e Hermione si era ripromessa di non farlo, ma come al solito i suoi piani erano stati scombussolati da una rossa testa calda che ben conosceva.

<< Grazie tante Ron, davvero. >> Alzò gli occhi al cielo, ignorando la coscienza che le sussurrava il nome di Malfoy come causa della sua ubriachezza.

- Herm! Perché corri! – Ginny arrivò ansimante al suo fianco.

Hermione era già di fronte ai fogli che le interessavano e li stava esaminando attentamente. Quando scorse il suo nome vide che era stato barrato e sostituito da quello di Goldstein, mentre quello del Prefetto di Corvonero era poco più in basso accanto a quello di…

- Oh oh! – Esclamò Ginny scandendo bene le due sillabe con tono preoccupato e cercando di nascondere il sorriso sornione che le era spontaneamente spuntato sul viso.

<< Non ci posso credere… >> Pensò Hermione e si appoggiò alla rastrelliera a cui erano appesi  i fogli, tenendosi una mano sulla bocca per disperazione.

Forse è possibile cambiarli di nuovo… - Sussurrò Ginny.
- No. – Scosse la testa Hermione. – La McGranitt è stata già delusa abbastanza da me. – Si tirò su con sguardo fiero, si voltò e si incamminò verso le sue stanze, mentre Ginny cercava di non ridere troppo sonoramente.

-

<< Controllati, per Merlino! >>

La coscienza di Hermione era implacabile: non le lasciava nessun appiglio per difendersi.
Cos’era successo? Nulla di particolare, ovviamente, a parte il fatto che la ronda avrebbe dovuto farla proprio con Lui.

La ragazza scosse la testa, appoggiandosi una mano sulla fronte.
Perché il destino si accaniva contro di lei? Perché non riusciva a passare un giorno senza doversi sorbire le chiacchiere dell’odioso furetto platinato verso il quale provava un’odiosissima attrazione che avrebbe preferito non avere?

Scuotendo leggermente la testa si alzò e si avvio verso il ritrovo abituale di Goldstein e Patil, davanti alla torre di Corvonero, sperando che il Furetto non fosse ancora arrivato.
Man mano che si avvicinava al punto di ritrovo sensazioni contrastanti emergevano e se da un lato era agitata dal dover passare qualche ora in compagnia del suo acerrimo nemico, dall’altro una grande tranquillità la rassicurava e tutto sommato le faceva piacere trascorrere un po’ di tempo con la Serpe, nonostante si odiasse per questo e di certo non l’avrebbe mai ammesso.

Quando arrivò davanti all’entrata della torre di Corvonero sorrise non vedendo nessuno e si appoggiò mollemente alla parete tirando fuori un piccolo libricino degli appunti e mettendosi distrattamente a ripassare.

- Oh, avanti Granger, prenditi una pausa, no? – Esclamò una voce ben familiare e falsamente esasperata.
- Una pausa per cosa, Furetto? – Ribatté Hermione senza distogliere gli occhi dagli appunti e ignorando il suo cuore che aveva perso un battito, suo malgrado. << Non ti permetterò di prendermi in giro un’altra volta, idiota d’un Furetto. >>
Magari per elaborare qualche strategia per battermi in un conflitto verbale, vista la tua scarsa capacità di articolare un discorso convincente.

Hermione alzò gli occhi distrattamente e vide Malfoy in piedi a qualche metro da lei, statuario, le mani nelle tasche dei pantaloni e con un fastidioso ciuffo di capelli che gli cadeva sugli occhi.
La sua bellezza, doveva ammetterlo, era disarmante anche quando, come in questo caso, lui non aveva alcun interesse a farla risaltare.

- Furetto caro, forse non ti hanno spiegato che bisogna che il discorso sia interessante, perché ci si sforzi di portarlo avanti.
- Giusta osservazione, Granger; devo smettere di parlarti subito, dunque?
- Fai come ti pare, Furetto. A me non cambia avere in sottofondo una mosca fastidiosa o meno. – Hermione riportò lo sguardo al libricino, tirandosi su dalla parete e avviandosi verso l’area che dovevano controllare, senza posare lo sguardo sul bel Serpeverde.

Quando gli passò vicino lui la afferrò per un braccio e rimase in silenzio.

<< Herm, dagli il colpo di grazia. >> Pensò la Grifondoro e fece salire lentamente lo sguardo dal punto in cui il Furetto le stringeva il braccio al volto di lui, fissandolo negli occhi e guardandolo con serietà e determinazione.
- Non ti hanno insegnato le buone maniere? Lasciami. – Disse con voce ferma.
- Stai migliorando nei confronti verbali, sai? – Ghignò lui. – Cioè, c’è ancora tanto da migliorare, ma sei sulla buona strada. Potrei darti qualche lezioncina!
- Non ho bisogno di nessuna lezione da te. – Lo interruppe subito la ragazza.
- Granger Granger… - Alzò gli occhi al cielo e Hermione assunse un’aria stizzita, liberandosi dalla presa del ragazzo. Lui, dal canto suo, la guardò con aria scettica e alzò le mani in segno di resa. – Come siamo permalosetti… Be’, muoviamoci, dunque. – E si voltò incamminandosi verso l’area da controllare.

Hermione sorrise al vuoto, arrossì leggermente e si sfiorò inconsciamente la parte di braccio che fino a qualche secondo prima era stata stretta da lui; la coscienza si attivò scalpitando e subito la Grifondoro si ricompose, sibilando a braccia incrociate:
- Secondo me hai sviluppato una sindrome particolare che ti porta a voler avere sempre l’ultima parola finendo un discorso con insulti o frasi a caso, in modo da crearti la fama di grande conversatore, quando dici cose che spesso non c’entrano nulla, sai?

Draco si fermò a pochi metri da lei, immobile, e sorrise rivolto dall’altra parte, al vuoto.
- Ah si? Mi stai per caso psicanalizzando? 
- Non ne ho la minima intenzione. – Concluse la ragazza, trionfante, sorpassandolo.

Il ragazzo scosse la testa ridacchiando silenziosamente e la seguì. 
<< Ehm… Pronto Draco? Terra chiama Draco. Piantala di fare così e ricordati con chi stai parlando. >>
 Sussurrò la sua parte più pragmatica. C’era però una presenza buona nella sua coscienza, che subito interruppe la ragione: << Sta’ a vedere che il nostro ragazzo si sta innamorando davvero… Un tempo non avresti mai fatto così come in questi ultimi giorni. >>
Draco rifletté a testa bassa su quello che la sua coscienza gli diceva e ammise a se stesso che c’era un consistente pericolo di iniziare a provare qualcosa per la Mezzosangue, ma perché lei? 
<< Quando lo capirò, deciderò cosa fare. >> Concluse con soddisfazione.

Hermione era già qualche passo davanti a lui e continuò a camminare imperterrita, guardandosi intorno e controllando che non ci fosse nessuno.

Incontrarono due studenti del terzo anno che ridacchiavano in un angolo e si baciavano senza pudore e la Grifondoro distolse lo sguardo, schiarendosi rumorosamente la gola nel tentativo di attirare la loro attenzione. Stava per dirgli apertamente che sarebbero stati puniti per questa infrazione delle regole quando sentì due calde mani sulle spalle e la familiare voce del Serpeverde che le sussurrava ad un orecchio:
- Avanti Granger, non hai un minimo di solidarietà per quei due poveri ragazzi? Vuoi davvero andare là e interromperli per punirli?

Hermione non rispose, il battito del cuore a mille. 
Percepiva la presenza del Serpeverde dietro di lei, a contatto con quasi tutto il suo corpo, sentiva il suo respiro nei capelli e le sue mani che dalle spalle erano dolcemente scivolate ai fianchi. Arrossì in pochi secondi e ribatté, un po’ esitante:
- Malfoy, le regole sono regole. E, per favore, allontanati.

Il ragazzo ridacchiò e si allontanò dal corpo della ragazza, sussurrando:
- Sei carina quando arrossisci, lo sai?

Hermione trasalì e arrossì ancora di più, per poi voltarsi e correre nel bagno più vicino a rinfrescarsi o forse semplicemente a nascondersi dall’unica persona che la respingesse e la attirasse al tempo stesso.

Draco ridacchiò ancora e si prese qualche secondo prima di fare un brusco cenno ai due ragazzi, che se ne andarono scocciati, e avvicinarsi al bagno dove la ragazza si era rinchiusa. In quei brevi istanti cercò di darsi un contegno: perché aveva seguito il suo istinto e aveva fatto una cosa del genere? 
Aveva distintamente percepito l’agitazione della ragazza non appena l’aveva toccata e questo l’aveva fatto sentire potente come non mai, spingendolo ad accarezzarla dolcemente fino a posarle le mani sui fianchi. Hermione, però, non era l’unica alla quale quel contatto aveva causato agitazione, perché anche il corpo del ragazzo aveva reagito spontaneamente e un senso di calore si era lentamente diffuso nelle sue membra: un calore che sapeva di desiderio e attrazione e che di casto aveva ben poco.

Strinse con forza i pugni lungo i fianchi e si avvicinò alla porta del bagno, inevitabilmente chiusa.
- Granger, hai intenzione di rimanere lì dentro tutta la sera? – Chiese appoggiandosi alla porta e sorridendo al pensiero della ragazza, completamente rossa, che tremava di imbarazzo.

Non ottenne risposta e quasi cadde addosso alla Grifondoro quando ella aprì la porta con un’espressione imperturbabile sul viso. Lei lo guardò intensamente e ghignando chiese, ogni traccia di rossore sparita dalle sue guance:
- Devi andare in bagno, Furetto?

Draco annuì ghignando a sua volta e entrò nel bagno. La ragazza non si mosse e non uscì, rimanendo sullo stipite della porta.

Il bagno era totalmente fatto di marmo chiaro ed era quasi inutilizzato, perché tutti gli studenti preferivano o il bagno dei Prefetti o bagni più vicini alle aule, senza contare i bagni interni alle varie torri delle Case. Era semplice e pulito, con vari lavandini allineati sotto altrettanti specchi che risplendevano restituendo l’immagine dei due ragazzi. Era evidente, però, che non era molto utilizzato, perché diverse crepe correvano su per i muri e sopra la porta si inspessivano, correndo attraverso le piastrelle e intorno al legno dell’ingresso.
Draco stava ammirando il profilo della Granger, voltata di schiena vicino alla porta, e non seppe trattenersi:
- Stai facendo la guardia, perché hai paura che qualcuno ci scopra? Non ti preoccupare, abbiamo un po’ di tempo tutto per noi.

La ragazza stava per ribattere, quando improvvisamente, anticipato dal franare di polvere chiara, il muro sopra la porta cedette e pezzi di mattonella esplosero scaraventandosi intorno all’ingresso. Hermione non fece in tempo ad alzare lo sguardo per osservare cosa stesse succedendo, che sentì le macerie crollarle addosso. 
Sentì un dolore lancinante al braccio e sussurrò un << Protego >> che si sparse intorno a lei e la avvolse come in una bolla lattiginosa; purtroppo, però, non era sufficientemente concentrata per eseguire un incantesimo e la barriera lucente lentamente collassò su se stessa. La ragazza stava per chiudere gli occhi e lasciarsi andare, quando una nuova ondata di luce magica esplose intorno a lei mentre nuove macerie si staccavano dal muro e una forte mano la trascinò fuori da quell’inferno di polvere e calcinacci.

Hermione riaprì subito gli occhi e si trovò appoggiata al petto di Draco Malfoy in persona, che stava seduto a terra puntellandosi con i gomiti e la guardava, i capelli biondi arruffati e un grande silenzio che li circondava.

- Per Merlino Granger, cosa hai fatto? – Sussurrò il ragazzo, guardando Hermione sdraiata sul suo petto, gli occhi marroni spalancati.
- N-Nulla… - Biascicò lei.

Rendendosi conto della situazione Hermione provò subito a tirarsi su, ma si accasciò su se stessa, qualche centimetro più in là.
- Dio, Granger! Perché dai sempre ascolto a quella tua danna coscienza, senso dell’onore o come caspita lo vuoi chiamare? Si: sei sdraiata su di me, che sono il tuo acerrimo nemico da, tipo, quando sei arrivata a Hogwarts e sei sconvolta dalla mia straordinaria bellezza che risveglia i tuoi istinti più selvaggi, ma per favore! Non ho intenzione di stuprarti qui e ora! – Ridacchiò il ragazzo facendo riappoggiare Hermione sul suo petto.
- Stupido… - Sussurrò lei, per poi prorompere in un’esclamazione di dolore.

Lo sguardo del Serpeverde passò in un istante da strafottente e divertito a preoccupato e fece stendere la ragazza a terra per poi alzarsi e osservarla minuziosamente.

La ragazza era conciata maluccio e svariati tagli laceravano la sua pelle candida.
- Dove ti fa male? – Chiese, serio.

Lei provò a rialzarsi, scuotendo la testa:
- Non è niente, davvero… - Ma appena appoggiò il braccio a terra, quello cedette e fu costretta a sdraiarsi di nuovo.

Draco le tastò il braccio e constatò che era rotto per poi mettersi subito a sussurrare incantesimi di guarigione a mezza voce. Quando ebbe finito sorrise:
- Guarirà in fretta, ma non puoi muoverti. Devo curare anche gli altri tagli…
- Posso camminare… - Lo interruppe lei.
- Assolutamente no. – Lo sguardo del ragazzo era deciso e si fissò negli occhi della Grifondoro. – Prima devi guarire; e in ogni caso non penso che al momento sia possibile fare qualcosa. – Concluse indicando con un gesto veloce della testa il muro crollato alle sue spalle.

La porta era completamente sbarrata ed era impossibile uscire senza fare riscorso alla magia, ma Hermione era debolissima e Draco, da solo, ci avrebbe messo un sacco di tempo, motivo per cui aveva deciso di concentrarsi sulle cure della ragazza, tanto i soccorsi prima o poi sarebbero arrivati.

- Draco. – Il ragazzo sussultò. – Non ti preoccupare per me: facci uscire di qui e poi vedremo cosa fare.
- Nel caso non l’avessi capito, tu devi essere curata prima che i tagli facciano infezione.
- Si, ma quanto pensi ci metteranno i soccorsi? Nessuno pattuglia queste zone di sera: i primi ad uscire dalla torre di Corvonero e a vedere il bagno crollato saranno gli studenti domani mattina, questo vuol dire che dobbiamo passare la notte qui. - << Insieme. >> Non lo disse, ma entrambi sapevano che era quello che la ragazza voleva dire.

Il ragazzo non rispose: non ci aveva pensato. Poi si rimise al lavoro, un’ombra fredda si era impossessata dei suoi occhi. La ragazza sbuffò e si stese a terra lasciandolo fare. Quando ebbe finito Draco si allontanò con un brusco movimento e si appoggiò alla parete intatta, lontano dalla ragazza:
- Bene Mezzosangue, ho finito. Puoi cominciare a escogitare un sistema per tirarci fuori di qui prima di domani. – Disse, gelido.

Hermione si sentì infastidita da quell’insulto e ribatté, stizzita:
- Perché ora mi riservi tutto questo odio?
- Forse perché mi sono appena sentito dire, indirettamente, da una ragazza che non vuole passare una notte sola con me? E perdonami, ma questo ferisce parecchio il mio orgoglio di conquistador, quindi ora lasciami al mio dolore: sto tentando di restaurare il mio ego. – Aveva risposto lui, tutto d’un fiato e inizialmente ghignando, ma poi abbassando lo sguardo.
- Oh, avanti! – Hermione si era tirata su leggermente ed era decisa a parlare a cuore aperto al ragazzo, ignorando i fremiti della coscienza e non pensando alle conseguenze che avrebbe potuto avere quello che stava per fare. – Sai perfettamente che la tua presenza mi mette in imbarazzo e non so perché. So solamente che tra di noi qualcosa sta cambiando e per certi versi ne ho paura. Non riusciamo mai a fare un discorso da persone mature, perché… Tu devi salvare le apparenze e hai paura come ne ho io. Quindi è naturale che io non voglia passare una notte insieme a te, perché io non sono una sbruffona, permalosa, menefreghista e leggermente narcisista Serpeverde. – Lui aveva alzato la testa e lei l’aveva fissato dritto negli occhi mentre concludeva il suo discorso alzando gli occhi al cielo.
- C-Cos’hai detto? – Sussurrò il ragazzo, senza muovere un muscolo, ma fissando la ragazza e facendo scivolare lo sguardo sul suo desiderabile corpo.
- Hai capito perfettamente. – Alzò nuovamente gli occhi al cielo, ma sorrise e infine si mise a ridere. - Anche la parte degli insulti gratuiti.

A quel punto successe qualcosa che mai Hermione avrebbe creduto di poter vedere con i suoi occhi: Draco Malfoy le sorrise; ma non un sorriso qualsiasi, perfido o sprezzante: un sorriso vero.

<< E’ di una bellezza disarmante quando sorride… >> Non poté evitare di pensare lei.

Il ragazzo la osservò per lunghi istanti, pensando a tutto ciò che lo legava a quella ragazza, volontariamente o meno.
Un panorama di infinite possibilità si aprì nella sua mente, precedute da quel rischio che la ragazza gli stava offrendo. Lasciarsi andare o rispondere con una battuta sprezzante? Ormai, però, aveva sorriso sinceramente alla Grifondoro, una cosa che non faceva da un sacco di tempo a una persona che non fosse Blaise Zabini, e la scelta, nel suo cuore, era già stata presa. E poi poteva essere estremamente interessante rivelarsi (almeno in parte) a quella ragazza che si era dimostrata molto di più di quanto lui avesse mai osato pensare.

Una chiacchierata seria? – Iniziò lui, sempre sorridendo. – Se sei sicura che questo sia ciò che vuoi, chiacchieriamo, Granger. Devo avvertirti, però: io non sono il ragazzo che tu pensi di conoscere, non lo sono per niente, e quello che potresti vedere in me dopo questa chiacchierata potrebbe non piacerti affatto. – Sospirò, poi riprese, ghignando trionfante. – Intendiamoci: rimango sempre un figo da paura, playboy, Purosangue e ricco sfondato.

 

- CIAMBELLANGOLO (?) -
Buongiorno a tutti e buon anno *-*!
Mi dispiace di non aver aggiornato prima come avevo promesso a qualcuno (?), ma in effetti sono stata presa dai festeggiamenti/abbuffate e non sono più riuscita a salire su una bilancia (e solo Merlino sa quando ci riuscirò di nuovo ç.ç) :c
Che vi posso dire su questo capitolo? Che sto facendo diventare Draco bipolare talmente è incoerente lol Però mi piace troppo la sua doppia personalità strafottente – profonda. Lo amo *^*
Il prossimo chappy sarà im-por-tan-tis-si-mo se tutto va come deve andare :3 Stay tuned!
Un buon 2015 a tutti, bye!
_Rainy_
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FICCY ORIGINALE:
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Capitolo 8
*** 07. ***


07.

- Oh, sul serio?! Io ho appena fatto uno dei discorsi più imbarazzanti della mia vita e tu lo rovini con “Intendiamoci: rimango sempre un figo da paura, Purosangue e ricco sfondato”? – Alzò gli occhi al cielo lei, leggermente stizzita.
- Veramente c’era anche “playboy”: non dimenticarlo al prossima volta, ne vado fiero. – Ridacchiò lui in risposta, passandosi una mano tra i capelli biondi.
- Hai rovinato tutto, Malfoy.
- E’ uno dei miei talenti, me lo dicono spesso… - Il tono di voce era strafottente, ma Hermione poteva indovinare un’ombra di tristezza dietro quella maschera di menefreghismo.

La ragazza sospirò rumorosamente e fissò il ragazzo, in attesa che dicesse qualcosa. Lui la fissò a sua volta e rimase per qualche secondo così, guardandosi dritto negli occhi. Hermione mugolò nuovamente di dolore non appena provò a spostare il braccio e sbuffò sonoramente, non riuscendo a sopportare di essere momentaneamente invalida.
- Dio santo, Granger: datti tregua.
- Taci Malfoy! – Ribatté lei, scortese, ma si pentì immediatamente del tono ingrato che aveva usato con quel ragazzo, che in fondo l’aveva salvata e curata.
- Oh, va bene. Prego dunque: chiedi pure, hai fatto un così bel discorso prima… - Ghignò lui.
- Scusami se per una volta mi sono permessa di essere obiettiva. – Lo fulminò con lo sguardo lei e sbuffò rumorosamente. – Non succederà mai più con te, promesso!
- Come siamo permalose, eh! – Ridacchiò divertito il Serpeverde.
- Okay, ecco la mia prima domanda: perché sei sempre così stronzo? – Chiese decisa la Grifondoro.
- E tu perché sei sempre così fastidiosamente permalosa?
- A “permalosa” si riduce la tua varietà di aggettivi? – Ghignò la ragazza.
- No, cara. Potrei dire che sei logorroica, superba, a volte sciocca, competitiva… Devo continuare? – Sorrise sornione lui.

Hermione non rispose, sbuffano, ma sotto sotto era parecchio divertita da quello scambio di complimenti ed era stato liberatorio dare dello “stronzo” al Furetto. Non che non l’avesse mai fatto, ma era sempre una soddisfazione.

- La mia domanda l’ho fatta. Tocca a te.

Draco assunse un’aria sorpresa. Era ancora sicuro di volersi invischiare in una discussione del genere? No che non lo era, ovviamente, ma non poteva tirarsi indietro infangando il suo onore. Magari, oltretutto, avrebbe potuto tratte qualche importante informazione da quel dialogo…
- Va bene, allora… Hai mai avuto un ragazzo? – Chiese ridacchiando.

Hermione arrossì immediatamente a quella domanda (causando l’ilarità del Serpeverde), ma la sua coscienza subito la pungolò:
<< Tu ti sei infilata in questa situazione e ora cerca di mantenere un contegno, signorina! >>
Subito la ragazza si ricompose, drizzando maggiormente la schiena e alzano la testa per guardare il Furetto negli occhi. I capelli le incorniciavano il volto come una fiera e preziosa corona:
- Si. – Rispose semplicemente, senza un’ombra di imbarazzo nella voce.

<< Davvero?! E chi?! >> Pensò immediatamente Malfoy, che era rimasto stupito dall’autocontrollo della ragazza e che ora era tormentato dal fastidioso tarlo della curiosità:
- E chi, di grazia? – Chiese Malfoy candidamente.
- Ah, no! Non ci provare: una domanda alla volta. Tocca a me ora! Dunque, visto che tu mi hai fatto una domanda così io ti chiedo… Hai mai amato davvero qualcuna… - Disse seria, poi ghignò brevemente. – O qualcuno ovviamente…

Il Serpeverde rimase spiazzato da quella domanda e assunse un’aria stupita:
- Uh, andiamo sul personale… Penso di si, comunque. – Poi si alzò e andò a sedersi vicino alla ragazza, controllando le sue ferite.

Scuotendo la testa applicò qualche altro incantesimo di guarigione a un paio di tagli e sospirò, facendola appoggiare al muro. Lei si lasciò sollevare delicatamente dalle forti mani del ragazzo e si appoggiò alla parete. Dopo qualche secondo Malfoy si sedette accanto a lei, sospirando:
- Hai mai baciato seriamente qualcuno, Granger?
- Ovvio, Malfoy. Per chi mi hai preso? – Sbuffò divertita lei, sentendo una punta di amarezza nello stomaco: Malfoy pensava seriamente che lei fosse una tale frigida insensibile all’amore? Ovvio che aveva avuto anche lei le sue prime esperienze, non era così strano!

<< Quindi in realtà questa ragazza, pur avendo una tale reputazione, sa perfettamente il fatto suo… >> Rifletté il ragazzo. << Ma chi può essere stato il suo primo ragazzo al quale probabilmente è stato dato il primo bacio? >>
- E di chi stiamo parlando? – Chiese Malfoy con finta noncuranza.
- Te l’ho già detto: una. Domanda. Alla. Volta. – Scandì bene Hermione. – Be’, hai rapporti con il nemico? Cioè, con… Tu-Sai-Chi? – Chiese lei, abbassando improvvisamente la voce mentre nominava le tre parole maledette.
- Non penso di potertelo dire, Granger. E non ti riguarda, ovviamente. – Rispose immediatamente lui, freddo. Non poteva rivelare la verità alla Granger, forse per riservatezza o forse perché se ne vergognava immensamente anche lui.

La ragazza non sembrò sorpresa da quella risposta e il suo viso non lasciava trasparire alcuna emozione, fino a quando parlò di nuovo:
- Spero che tu sappia cosa stai facendo… - Sussurrò mentre il ragazzo si voltava a guardarla.

Il Serpeverde osservò i tratti delicati e il dolce profilo di Hermione e sospirò a testa bassa, senza dire nulla.

- Allora… Ti vergogni di tuo padre e di quanto tu sia sottomesso a lui? – Chiese improvvisamente lei.

Quando Draco alzò il volto, gli occhi sbarrati dallo stupore e un lieve rossore sulle guance vide che la ragazza gli sorrideva, le loro spalle che si sfioravano. Poi Hermione aprì gli occhi e li sgranò quando notò il rossore sulle guance di Malfoy; subito ghignò:
- Se avessi saputo che bastava così poco per far arrossire sir. Draco Malfoy in persona…

Il Furetto provò a mascherare il suo imbarazzo, ma il risultato non fu granché e immediatamente si odiò per quell’attimo di debolezza. Ritrovata la calma voltò la testa dall’altra parte, in modo da non dover sottostare allo sguardo indagatore della Granger:
- Io. Non. Sono. Sottomesso. – Scandì tra i denti, forse con troppa rabbia che rivelava grande imbarazzo.
- Cooome no... – Sorrise lei tra sé e sé.
- Granger, seriamente, non pensavo fossi così subdola! Il Capello Parlante ha sbagliato alla grande a metterti tra quei patetici Grifondoro! – Ghignò Malfoy, voltandosi a guardarla a sua volta.
- Ah si? E dove avrei dovuto stare? Con voi Serpi presuntuose forse? Bel tentativo di cambiare argomento comunque! – Ridacchiò lei.

Draco si sistemò il colletto della camicia, diventato improvvisamente stretto e lanciò un rapido sguardo alle ferite della ragazza, soffermandosi sui lembi di pelle lasciati scoperti dall’uniforme: ah, quando adorava i completi scolastici di Hogwarts!

- Hai mai sognato di stringere amicizia o qualcosa di più con membri di altre case?
- Già fatto, Furetto. Non sono l’asociale che tu pensi che io sia. – Rispose lei come se fosse una cosa ovvia.

Sul serio: stava cominciano ad offendersi. Il Furetto aveva davvero un’idea così bassa di lei e della sua vita sociale?
In realtà non era stata del tutto sincera con lui: aveva stretto amicizia con membri di altre case, ovvio, ma riguardo al “qualcosa di più” non ne poteva essere davvero sicura. Viktor Krum contava come “qualcosa di più”? Non era di Hogwarts, certo, ma per questo si poteva considerare un membro di un’altra casa, o no?
Poi ovviamente c’era stato qualche ragazzo di Tassorosso che aveva deciso di avvicinarsi a lei e aveva avuto qualche piccola storia, ma decisamente insignificanti rispetto a quelle che abitualmente aveva il principe delle Serpi.

- Rimpiangi qualcosa del mondo Babbano? – Aggiunse in fretta Draco.

Quella era un’ottima domanda: si o no?
In un secondo le passò davanti agli occhi tutta la sua vita prima di Hogwarts. Le camminate al parco con suo padre, i suoi libri preferiti, le scatole piene di fogli di carta misteriosi stipate in soffitta e i primi gelati dell’estate che ogni anni andava a comprare da Bo’s. Le mancava qualcosa?

- Si. – Rispose semplicemente; un’ombra le scurì per un attimo gli occhi.
- Davvero? – Chiese lui, sinceramente stupito. – E cos…
- Una domanda alla volta, mio caro! Già ti ho concesso quella sul mondo Babbano… - Lo interruppe lei, divertita. Dunque… Perché ti diverti a insultare la gente?
- Potrei farti esattamente la stessa domanda! – Si scompigliò rapidamente i capelli. – Mi fa sentire potente e superiore alla maggior parte di essa. In realtà lo sono davvero, ben inteso.  – Concluse ghignando e ottenne un leggero pugno sulla spalla da parte della Granger, subito seguito da un mugolio di dolore.

- Non muoverti, Granger. Non sei fatta di titanio! – Sbuffò lui controllando subito lo stato delle sue ferite.
- Accidenti quanto sei noioso, sai? Ho capito che dipendo da te in questo momento!
- E non ti fa sentire enormemente bene questa cosa? – Ammiccò lui, poi chiese, senza aspettare la risposta (o più probabilmente l’insulto) che già affiorava sulle labbra della ragazza. – Cosa rimpiangi del mondo Babbano?

Lei chiuse la bocca dalla quale stava per partire un “viscido Furetto in salamoia” – Hermione non sarebbe mai riuscita a spiegarsi il perché della salamoia: semplicemente si era sentita di aggiungere quella particolarità all’insulto altrimenti troppo classico – e rifletté qualche secondo: cosa le mancava?
Quelle piccole cose a cui aveva pensato prima o forse qualcosa di più?

- Il non avere alcuna alta responsabilità verso il mondo intero.
- Hai delle responsabilità? – Chiese Draco, scettico.
- Ovvio. La magia può rendere il mondo un posto migliore e spetta ai maghi farsi carico di questo ruolo. – Rispose con assoluta determinazione.

In quel momento Draco Malfoy sentì il bisogno impellente di sorridere teneramente e rassicurarla sulle responsabilità troppo grandi che sentiva di avere, ma che sarebbe di sicuro riuscita a soddisfare negli anni. Questo era quello che lui pensava di lei: una fiera Grifondoro generosa e servizievole, una guerriera nata; e questa idea collocava la Granger in una posizione intermedia tra la categoria dei “rispettati” e dei “disprezzati”, uniche vere categorie in cui il suo cervello classificava le persone.

Venne, però, distratto dalla sua intenzione di appoggiarle una mano sulla spalla per rassicurarla sul suo futuro:
- Perché ti sei improvvisamente interessato a me?

Ah! Sapeva che quella domanda sarebbe arrivata e non poteva sfuggirle, ora come ora. La risposta, però, era pronta da tempo e Draco era impaziente di vedere la reazione della ragazza.

- Penso tu ci possa arrivare, sai?

Emozioni contrastanti passarono sul volto della ragazza e Draco si divertì un mondo a notarle tutte: confusione, fastidio, rabbia, perplessità…

Lei dal canto suo non riusciva a catalogare quella risposta, perché di fatto una risposta non era, e non sapeva come ribattere. Alla fine si voltò verso di lui e, alzando gli occhi al cielo ovviamente, rispose:
- Assomigli molto ad uno stupratore…
- Mi sono sentito dire di peggio! – Rispose subito lui, scoppiando in una fragorosa risata.

Il cuore di Hermione fece una capriola a quella risata sincera e la stipò nei ricordi da conservare: dopotutto non ci sarebbe stato nulla dopo il loro salvataggio, no? Un “dopo” non sarebbe esistito mai, quindi tanto valeva immagazzinare tutti i bei momenti di quell’inaspettato e profondo viaggio che li stava involontariamente avvicinando e facendo conoscere.

- Ultima storia seria? – Ridacchiò lei, guardandolo come per dire “te la sei cercata!
- Sarebbe una domanda alla volta, ma… Anni fa.
- Quanti?
- Una domanda alla volta, mia cara. – Le fece il verso lui, scimmiottando la sua voce e imitando i nervosi gesti che lei faceva quando era preoccupata.

Calò un secondo di silenzio dopo che le risate scaturite da quell’imitazione della Grifondoro cessarono, e Draco si decise a fare una delle domande che gli premevano di più:
- Cosa c’è tra te e Lenticchia? – Fissò il profilo della Granger che aveva un’espressione rilassata e per nulla turbata dalla domanda.

Hermione, ovviamente, non poteva sapere che quella era una domanda che stava molto a cuore al ragazzo e pensava fosse stata posta esclusivamente per infastidirla, ma anche in quel caso non capiva perché mai avrebbe dovuto infastidirsi. La sua leggera ingenuità le impediva di vedere quanto Ron e lei fossero vicini e quanto il loro rapporto potesse essere intenso come qualcosa di più profondo di un’amicizia.

- Nulla, che io sappia. – Rispose tranquillamente. – Siamo solo ottimi amici.
- C’è mai stato qualcosa? – Chiese lui immediatamente, pronunciando la domanda tra i denti, a bassa voce.
- Be’, è stato il mio primo fidanzato… - Ammise lei, rilassata.
- Cosa?! – Esclamò lui, piegando la schiena di lato in modo da allontanarsi da lei.

La ragazza si voltò a guardarlo, un sincero stupore dipinto sul volto e anche un leggero fastidio:
- Perché ti stupisci tanto? Uff… Ho capito che la tua idea della mia vita sociale non è esattamente positiva, né tanto meno emozionante…
- Ehi, calma! – Strinse gli occhi lui. – Non pensavo fosse stato proprio Lenticchia il tuo primo… Primo… - Pronunciò la parola “fidanzato” con enorme fatica e un pizzico di disgusto sapendo che era associata a quel lentigginoso idiota ambulante.

Hermione lo stava sempre guardando e ogni volta che aveva occasione di ammirare da vicino il profilo del ragazzo coglieva qualche nuovo particolare che contribuiva a creare un’immagine sempre diversa del Serpeverde, a volte migliore e a volte peggiore.
<< Si insomma, Ginny a volte ha ragione… >> Ammise suo malgrado: era davvero un bel ragazzo. Riusciva perfettamente a capire perché mezza Hogwarts gli sbavasse dietro.

- Se hai finito di ammirarmi, Granger… - Ghignò lui piegando la testa di lato. Non si poteva dire, però, che lui non avesse fatto lo stesso. << Ammettilo, Draco: negli ultimi anni si è fatta proprio proprio carina. >> Lo pungolò subito la coscienza, ma lui non poteva che essere d’accordo: la Grifondoro da piccola ragazzina saccente aveva sviluppato una bellezza tutta sua e sapeva di non essere l’unico sensibile ad essa, anche se molto probabilmente la Granger non lo sapeva.

- Solo quando anche tu smetterai di fissarmi! – Sostenette il suo sguardo la ragazza, sorridendo.
- Io so già di essere bellissimo, tu, invece, hai bisogno di un po’ di autostima in più e chi te la potrebbe fornire meglio del ragazzo più affascinante di Hogwarts, fissandoti?
- Non mi è chiaro il collegamento tra sguardi inquietanti e aumento dell’autostima, ma quando mi avrai presentato il ragazzo più affascinante di Hogwarts forse mi sarà chiaro. Dammi almeno un indizio: di che Casa è? – Ghignò lei a sua volta. << Scacco matto, caro. >>
- Sei decisamente migliorata nei confronti verbali, e tutto grazie alla mia vicinanza! Pensa nel caso ti avessi dato delle lezioni… - Rispose lui ridendo e cambiando inevitabilmente argomento.

La ragazza ridacchiò e approfittò del rilassamento per Serpeverde per chiedere, a bruciapelo:
- La tua ultima storia è stata tanti anni fa, hai detto, quindi… Non ti manca mai l’amore? – Forse non era la persona più adatta a parlare di amore, ma era una domanda seria.
- Continuamente, Granger… - E lei lo interruppe per dire “Sei incoerente, però…”, ma lui proseguì imperterrito, voltandosi a guardarla. – … Ma per fortuna vedo spesso qualcuno che mi ricordi cosa voglia dire amare…

E prima che Hermione potesse replicare qualsiasi cosa le labbra del Serpeverde premevano sulle sue.

La Grifondoro spalancò gli occhi, stupita, poi li chiuse lentamente, tacitando la coscienza.

Fu un bacio lento e dolce, nulla a che vedere con quelli per cui era famoso il Serpeverde, violenti e fugaci. Le labbra del ragazzo erano morbide contro le sue e i fini capelli biondi le solleticavano la fronte.

Fu un semplice scontro di labbra, niente più, ma le sensazioni che Hermione provò la turbarono profondamente, mentre il suo cuore batteva all’impazzata.

Draco si scostò con estenuante lentezza, assaporando per ancora qualche secondo le labbra della ragazza.

Perché l’aveva fatto? Si fissarono negli occhi dopo qualche secondo, dopodiché lui si scostò con troppa foga, leggermente rosso in volto.
- Scusa. Dimenticalo. – Sussurrò il ragazzo, a testa bassa, gli occhi socchiusi e in quel momento Hermione non vide il principe delle Serpi con cui era abituata a gareggiare; vide solo Draco, il fragile ragazzo in tutta la sua umanità.

Stava per replicare, quando la voce della professoressa McGranitt glielo impedì:
- State bene voi due?
-Si, professoressa. – Rispose Draco, ogni traccia dell’emozione degli attimi precedenti svanita.
- Bene, allontanatevi: io e il professor. Piton stiamo per buttare giù il muro di macerie.

Quando vide i due professori sbucare da dietro le pietre Hermione capì che quella breve parentesi di una notte era finita e tante erano le domande che avrebbe voluto porre al ragazzo.

Venne immediatamente trasportata in infermeria e sentì la McGranitt congratularsi con Draco per gli incantesimi di guarigione applicati al suo corpo, poi venne addormentata e il suo ultimo pensiero andò di nuovo alla sensazione di quelle labbra, mai così dolci, sulle sue.

 


- CIAMBELLANGOLO -
Alt! Vedo già forconi e pugnali pronti a martoriare il mio povero corpo, ma pliz lasciatemi spiegare ç.ç
Ho deciso di inserire questo capitolo (che parte da un comportamento totalmente OOC di tutti e due i nostri baldi giovani) a mio parere molto tenero (ho un concetto strano di tenerezza? Possibile lol), solo perché mi sembrava il caso u.u Volevo iniziare a creare un’atmosfera più Dramione, perché altrimenti tra tira e molla non si finisce più…
Chiedo perdono per l’evidente OOC che a tratti fa la sua comparsa, ma essendo una Dramione è inevitabile… Perdonatemi.
Spero che, nonostante tutto, il capitolo vi sia piaciuto c:
Baciottoni,
_Rainy_
BLOG: http://raggywords.blogspot.it
ORIGINALE: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2983736
FICCY SU SHADOWHUNTERS (aggiornata dopo secoli): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2989580

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Capitolo 9
*** 08. ***


08.

<< Cosa accidenti ho fatto?! >> - Pensava il Serpeverde con la più alta opinione di sé di tutta Hogwarts. - << No, sul serio, cosa ho combinato, per Merlino?! >>

Non si dava tregua da quando era uscito da quel – maledetto – bagno.

Aveva raggiunto Zabini in camera sua dopo aver fornito un breve resoconto dei dettagli alla McGranitt e dopo che la professoressa aveva annunciato che quella sera non ci sarebbero state le ronde causa riparazioni.

Il moro si era immediatamente accorto che qualcosa non andava e si era divertito a osservarlo tormentarsi.
Draco era seduto sul letto, una mano sulla fronte e gli occhi chiusi, mentre sperimentava per la prima volta in vita sua sensazioni di insicurezza, dubbio e rimorso. Zabini, dal canto suo, era mollemente appoggiato alla scrivania, intendo a lisciarsi la camicia e i pantaloni e a mugolare quando Draco faceva un’osservazione ad alta voce.

Ad un tratto, però, Blaise non ce la fece più e alzò la testa di scatto, sospirando:
- Hai finito di fare così il… Il Tassorosso?!

L’insulto – perché di un insulto si trattava – raggiunse Draco con la forza di un pugno e quello scattò in piedi fulminando Blaise con uno sguardo:
- Stai zitto!
- E tu calmati, per Merlino! – Rispose esasperato Zabini. – Cos’è successo di così grave da ridurti in uno stato così penoso?!

Draco tacque.

- Oh, okay, siamo arrivati a questo punto? – Ridacchiò Zabini. – Deve proprio essere successo qualcosa di terribile se ti rifiuti persino di confidarlo a me. Già ci vuole tanto a resistere alla mia bellezza, addirittura non dirmi qualcosa…
- Piantala. – Sospirò Draco.
- Avanti, Dra’! Cos’è successo? – Insistette Zabini.
- Domani.

E detto ciò il biondo si infilò sotto le coperte fingendo di addormentarsi di colpo.

Era un comportamento infantile, lo sapeva, e quasi non si riconosceva, ma non era decisamente pronto per parlare con Blaise, forse l’unica persona della quale temeva il giudizio.

Dormì poco e male, svegliandosi spesso con un pensiero ricorrente: lei.

<< Draco, datti un contegno, per Salazar! Bisogna capire cos’è successo! Di sicuro ti ha fatto un incantesimo o qualcosa del genere: non l’avresti mai fatto da solo, no? >>

La triste verità, purtroppo, era un’altra e lo sapeva perfettamente.

Alla prime luci dell’alba si alzò e si infilò rapidamente nella doccia cercando di non svegliare Blaise, nonostante sapesse che non appena il moro avesse aperto gli occhi sarebbe tornato all’attacco.

Lasciò che l’acqua lo distraesse dai suoi pensieri, lavando via quel senso di agitazione e rimorso che sentiva in corpo.

<< Perché ti senti così per un dannato bacio?! Non è la prima volta che baci una ragazza, accidenti! >>

- Dra’, vorrei usare la doccia anche io prima delle lezioni, sai? – Sospirò Zabini da dietro la porta, ghignando.

Il biondo sbuffò e uscì il prima possibile dal bagno. Blaise lo squadrava a braccia incrociate, divertito:
- Allora, preferisci affrontare questa inevitabile discussione prima o dopo la mia doccia? E non provare ad andartene, codardo. Ho aspettato abbastanza. – Ghignò mettendo in mostra i lisci denti bianchi.
- Uff… Come vuoi Blaise. Non cambia molto. -  Sussurrò Draco.
- Non ti riconosco più… - Blaise divenne improvvisamente serio.

Il biondo sospirò rumorosamente e si sedette sul letto con i capelli ancora gocciolanti:
- Sai cos’è successo ieri, no? Del crollo? – Chiese a occhi chiusi, infastidito dalla difficoltà con cui si confidava, cosa che non era abituato a fare.
Blaise annuì.
- Bene. Sono rimasto bloccato dentro quel bagno con la Granger, ferita. L’ho curata e abbiamo parlato un po’ e alla fine… Lei mi ha baciato. - << Cosa?! >> Strillò subito la sua coscienza, prontamente messa a tacere.

Dopo estenuanti secondi di completo silenzio Blaise scoppiò a ridere fragorosamente:
- Amico, se pensi che dopo tutti anni questi anni io creda a una cosa del genere non mi conosci per niente! – Rise di nuovo.
- Si, fatti pure gioco di me, bastardo. – Scosse la testa Draco, fulminandolo.
- Avanti, è la balla più grossa che tu abbia mai raccontato! – Zabini si diede un contegno, smettendo di ridere. – Te lo chiedo un’altra volta: cos’è successo ieri sera?
- Okay, okay. – Sospirò Draco. – Io l’ho baciata, contento?
- Quindi? – Chiese Blaise con la massima indifferenza.
- Come sarebbe a dire “quindi” ?! – Lo fissò Draco, spalancando gli occhi. – Forse non ti è chiaro il concetto: io. Ho. Baciato. La. Mezzosangue.
- Ho capito. – Continuò a rispondere piatto Blaise.
- Per Merlino, Blaise! Una reazione da parte tua sarebbe gradita! – Draco era esasperato.
- Non capisco cosa ci sia di sconvolgente… Non è la prima ragazza che baci… - << Ah! Si è messo d’accordo con la mia coscienza allora… >> Pensò Draco.
- Si, ma… Dopo… Le ho chiesto… Scusa… - Il biondo abbassò la voce fino a renderla appena udibile.
- Cosa? – Chiese Blaise, incredulo.
- Si. Non so cosa mi sia preso, ma le ho chiesto scusa e le ho chiesto di dimenticarlo. Cos’è successo, Blaise? Non so perché l’ho baciata e non so perché le ho chiesto scusa. E’ stata una cosa anomala…
- Semplicemente perché era la Mezzosangue: è ovvio! Per quanto quella ragazza non mi faccia né caldo né freddo, non si può non ricordare che è una Mezzosangue e tu un Purosangue Serpeverde. Questo spiega tutto. – Rispose pacato Blaise.

Draco lo squadrò, scettico e capì che l’amico lo stava dicendo solo per rassicurarlo o farlo sentire meglio.

- Questa volta è diverso. Lei… Riesce a perdonarmi. Non vede quello che tutte vedono.
- Dio, Dra’! – Alzò gli occhi al cielo Zabini. – Se avessi saputo che ti saresti fatto tutte queste paranoie infarcite di frasi poetiche a causa di un semplice, insulso, insignificante bacio con la Mezzosangue l’avrei uccisa prima! – Ridacchiò, incapace di trattenersi.

Il biondo scosse la testa abbozzando un sorriso.

- E lei? – Chiese Blaise.
- Lei cosa?
- Lei che ha fatto? Ti ha tirato un pugno, ti ha insultato, ti ha scagliato un incantesimo che ti ha reso così noiosamente sensibile… ?
- Non ha fatto nulla. Non si è scostata. Nulla. Niente di niente.
- Il concetto è chiaro. Quindi lei quasi sicuramente pensa che quel bacio volesse dire qualcosa, giusto?
- Le ho dato un’illusione. Nient’altro che un’illusione. – Sussurrò Draco, sconsolato.
- Ti giuro che se dici un’altra frase con quel tono da cane bastonato ti spacco il naso. Sei Draco Malfoy, per favore, non Mister. Tenerosi Unicorni! Hai detto che era un’illusione?! Si! Perché lo è! Non lo so che caspita ti è successo o perché tu l’abbia fatto, ma non voleva dire nulla! Nulla! Altrimenti il Draco che conosco non si sarebbe limitato a un bacio. – Ghignò Blaise, trionfante.

Draco alzò la testa lentamente, fissando Blaise, mentre quelle parole erano come un balsamo per la sua mente:
- Per Merlino, hai ragione! Sono o non sono Draco Malfoy?! Deve ancora nascere la donna capace di mettere nel sacco me! Proprio me, cioè, è chiaro di chi stiamo parlando?! – Agitò il dito in aria, alzandosi e ghignando al vuoto.

Blaise osservò soddisfatto Draco Malfoy che tornava Draco Malfoy e ghignò:
- Mi ringrazierai più tardi.

Draco gli sorrise riconoscente e fece scontrare il suo pugno chiuso con quello di Blaise:
- Grazie, amico. Non so cosa mi sia preso.
- Non vivi senza di me, lo so. Anche io ti amo tanto, tesoro. – Rispose il moro con voce stridula e scoppiando a ridere.

-

Hermione si svegliò lentamente e intontita da un sonno profondo e senza sogni dovuto agli anestetici che le erano stati iniettati.

Madama Pomfrey le sorrise, gentile e chiese:
- Stai meglio, mia cara? Le tue ferite si sono chiuse meravigliosamente. D’altronde il signor Malfoy aveva già fatto un ottimo lavoro.

Malfoy.

Quel nome le fece venire in mente ricordi amari e violentemente riesplose nella sua testa quell’unico dolce ricordo della notte precedente. Cos’era successo?

Si, era decisamente stata baciata, ma di più non sapeva. Il perché rimaneva oscuro.

- Quando potrò uscire? – Chiese immediatamente.
- Non appena te la sentirai. Come dicevo le tue ferite sono a posto. – Sorrise di nuovo la Pomfrey.

La ragazza provò immediatamente ad alzarsi e ci riuscì, nonostante fosse un po’ scombussolata.

Nell’infermeria non c’era nessuno oltre a lei e la Pomfrey la lasciò sola con un ultimo gran sorriso.

Mentre si incamminava verso la sua stanza Hermione pensava, ovviamente, all’accaduto. Quel bacio sicuramente per Draco non significava nulla e lei non era così ingenua da pensare che volesse dire qualcosa, ma il ragazzo sembrava parecchio scosso tant’è che si era subito scostato e addirittura scusato. Perché aveva avuto quella reazione così poco Dracosa?
Che volesse seriamente dire qualcosa? Di sicuro avrebbe chiesto spiegazioni alla prima occasione utile.
Non poteva ignorare che, però, lei non aveva fatto niente per impedirgli di baciarla e, anzi, aveva molto apprezzato quell’iniziativa. Intenzionale o no, doveva saperne di più.

Arrivò nella Sala Comune di Grifondoro e si accorse solo in quel momento che le lezioni erano già iniziate da un pezzo e che magari sarebbe riuscita ad entrare per l’ora successiva, la penultima, che era anche, per fortuna, insieme ai Tassorosso.

Più tardi, lo sapeva, avrebbe dovuto dare spiegazioni a Ginny, ma non sapeva cosa sarebbe riuscita a combinare.

Si fece una rapida doccia e uscì di gran carriera per arrivare nell’aula di Divinazione.
Quando entrò nella grande stanza si accorse immediatamente di come tutti la fissassero e vide qualche Grifondoro sorriderle, come a esprimere sollievo per lei. Harry e Ron la guardarono, raggianti e andò subito a sederti vicino a loro.

- Come stai? – Chiese felice Harry.
- Sono stata meglio. – Sorrise. – Voi?
- Io a posto… Anche se in effetti non mi sono ancora fatto avanti con Ginny… - Hermione sospirò pensando che Harry era tanto coraggioso quando si trattava di salvare il mondo e poi non aveva il coraggio di andare a parlare con la sorella del suo migliore amico… - Per quanto riguarda Ron, invece… A quanto pare ci sono tuoni e lampi in Paradiso.
- Stai. Zitto. – Sibilò Ron, divenuto improvvisamente tutto rosso. – Semplicemente io e Lavanda stiamo affrontando una fase un po’… Difficile. Hermione, conto sempre su di te, eh!

Ah. Giusto.
Se n’era dimenticata, ma una promessa era una promessa.

Annuì e sorrise a Ron, mettendosi ad ascoltare la lezione con interesse inferiore al solito.

-

Al termine delle ore scolastiche Hermione si precipitò da Lavanda, decisa a risolvere quella faccenda il prima possibile, e venne raggiunta da Harry e Ron.

- Herm, vuoi venire con noi a Hogsmeade? – Chiese raggiante Harry.
- Purtroppo prima devo risolvere i casini sentimentali del qui presente tuo amico… - Sospirò Hermione.
- Grazie, Herm. – Sussurrò sconsolato Ron, poi udì un familiare strillo (“RonRon! Ronuccio caro! Dove seeeeei?”) dietro di sé e guardo Hermione, implorante.

Lavanda, perché di Lavanda si trattava, gli si avvinghiò al braccio e lo salutò con un bacio sulla guancia carico di saliva che provocò a Harry una smorfia di disgusto.

- Ciao Lavanda… - Disse Ron senza allegria.
- Oh, cosa succede Ronuccio mio? – Lo guardò carica di compassione Lavanda. – Ci penso io a farti tornare felice! Che ne dici se oggi andiamo insieme a Hogsmeade? Eh? Andiamo a fare un po’ di shopping insieme, che dici?
- Non penso sia una buona idea… - Sussurrò Harry ridacchiando e guardando con pietà Ron, che nel frattempo stava mimando la sua morte.

Lavanda però non aveva aspettato risposta e stava già per andarsene trascinando Ron con sé, quando Hermione la prese per un braccio, sospirando:
- Posso parlarti?
- Oh, ehm… Certo. – Rispose Lavanda incerta, guardando Ron che si illuminò immediatamente e annuì con foga.

La Grifondoro la trascinò un po’ più lontano dai suoi amici e ignorando i gesti d’incoraggiamento di Ron cominciò a farle il discorsetto che si era preparata:
- Dunque… Quello che Ron non vuole dirti per non ferire i tuoi sentimenti è che… A volte hai dei comportamenti leggermente fastidiosi e lui non riesce a capire se sia a causa sua. Pensa che abbiate bisogno di una pausa e non vuole che tu debba sentirti gelosa nei suoi confronti. Non si sente adatto a fare il tuo fidanzato, per cui vorrebb…
- Cosa?! – Strillò Lavanda, furente. Si era trattenuta, ma era da “leggermente fastidiosi” che rischiava di esplodere e ora la misura era colma.

Hermione arretrò, disorientata da quella foga.

- Ascoltami attentamente, sottospecie di pomodoro secchione! – Hermione fece una faccia perplessa: pomodoro?! – Se tu sei gelosa di me e Ron hai solo da stare zitta e inventarti una scusa migliore per farci lasciare, perché si da il caso che io e lui siamo fidanzati. Fi-dan-za-ti! Okay? Stampatelo in quella tua zucca vuota! Lui è il MIO ragazzo e questa storia del volermi lasciare per questi miei presunti – Fece delle ampie virgolette con le dita mentre calcava la parola “presunti” – comportamenti è a dir poco assurda. Tieni la tua invidia per te.

E si girò teatralmente tornando verso Ron, che nel frattempo si stava disperando, prendendolo per un braccio e urlando “Andiamo, Ronuccio!”, per poi baciarlo con fare esibizionista squadrando Hermione per studiare la sua reazione.
La Grifondoro, dal canto suo, la osservò, scettica, alzando un sopracciglio per esprimere le sue perplessità.

Harry, nel frattempo si rotolava dalle risate e sussurrò a Hermione, avvicinandosi:
- Non è andata molto bene, eh? Povero Ron… Comunque ora puoi venire con me a Hogsmeade, no? – Sorrise di nuovo, raggiante.
- No, mio caro. – Ghignò perfida Hermione. – Io vado a studiare e tu, visto che non hai nulla da fare, parli con Ginny, okay? – E senza aspettare risposta se ne andò da quel corridoio nel quale si era radunata una piccola folla richiamata dalle urla di Lavanda.

In quella folla, non visto dalla ragazza, un familiare Serpeverde guardava la scena apparendo divertito, ma sentendo una punta di gelosia verso Hermione e le sue attenzioni per Lenticchia, maledicendosi immediatamente per quelle sgradevoli sensazioni.

-

- Hai visto che sfrontatezza?! – Sibilò Lavanda ancora rossa di rabbia.
- Già, già… - Sussurrò poco convinto Ron, senza nemmeno sapere cosa avesse detto la sua fidanzata.
- Ha osato dire che tu avresti intenzione di lasciarmi! Pfui! Non ci crederebbe nessuno! E poi… - E continuò a sproloquiare da sola mentre trascinava Ron verso Hogsmeade.

<< Eh già: proprio nessuno… >> Pensò amaramente lui.

La verità? Vedere Hermione che faceva qualcosa per lui l’aveva riempito d’orgoglio.

Si, decisamente non amava Lavanda, ma non sapeva che la ragazza verso la quale provava quei sentimento così forti l’avrebbe mai ricambiato o, in effetti, se se ne sarebbe mai resa conto…

 


- CIAMBELLANGOLO -
Permesso?
Yes, I’m back.
Motivo della mia assenza? 0 voglia di continuare questa storia dopo il capitolo 7, ma ehi, sono di nuovo qua (segno che la voglia è, purtroppo per voi, tornata :3).
Spero che questo capitolo così immensamente OOC per Draco vi sia piaciuto c:
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it
ORIGINALE:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2983736

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Capitolo 10
*** 09. ***


09.

 

Harry non si sentiva affatto il ragazzo prescelto, il prodigio che tutti osannavano e il coraggioso salvatore del mondo magico, anzi: sudava, era in ansia e aveva pesino le gambe molli.

Non gli era mai successo di sentirsi così, nemmeno prima di un’importante battaglia o di un particolare esame, ma tutto cambiava quando entrava in gioco lei.

Lei, ovvio: Ginevra Weasley.

Bastava un suo sguardo a fargli battere il cuore all’impazzata, ma non comprendeva a fondo quel sentimento e non avrebbe saputo dire da quando aveva iniziato a provarlo, ma Hermione aveva ragione: era tempo di finirla.

Era sicuro che Ginny, la sua dolce Ginny, fosse nella Sala Comune di Grifondoro a chiacchierare con le sue amiche o a fare qualche altra attività da ragazza di cui ignorava i dettagli (le sue esperienze in merito erano piuttosto limitate), quindi si diresse a passo di carica verso la stanzetta rossa e oro per poi spalancare la porta e urlare:
- Ginevra Weasley, io e te dobbiamo parlare, ora!

L’entusiasmo però gli era morto in gola, perché la sala era deserta… Tranne che per Ginny, appunto, impegnata non in una sana chiacchierata con le sue amiche, ma sdraiata sul divano, con la camicia aperta, gli occhi chiusi, la cravatta per terra, la gonna alzata che lasciava intravedere le sue cosce e le labbra socchiuse in un mugolio di piacere. Sopra di lei, palesemente intento in attività di sicuro piacevoli, a petto nudo, con i pantaloni sbottonati e intento a baciarle languidamente il collo c’era nientemeno che Blaise Zabini, il donnaiolo Serpeverde amato da tutte le ragazze di Hogwarts, secondo solo al Principe Malfoy, e che si era tirato su di scatto sentendo la porta aprirsi.

- C-Cosa sta succedendo qui?! – Balbettò incredulo Harry, rosso in faccia.
- Non è evidente? E ti sarei molto grato se te ne tornassi da dove sei venuto, Potty. – Sibilò Zabini, palesemente scocciato di essere stato interrotto.
- Già, Harry… C’era un avviso sulla porta! – Mormorò Ginny, rossa in volto.

Harry spalancò ancora di più gli occhi, stringendo i pugni lungo i fianchi.

Un avviso?! Sulla porta che non si era neanche degnato di guardare tanto era deciso?!

- Cosa significa questo?! – Chiese, paonazzo, indicando con ampi gesti la scena che aveva davanti.
- Oh, ora sei geloso, Potty? Non mi pare tu ti sia mai dato da fare con lei… - Lo guardò perplesso Zabini, alzandosi e dandosi un contegno.
- Non significa nulla, Harry… - Sussurrò Ginny, imitando il Serpeverde e lisciandosi la gonna.
- Confermo. Niente. – Aggiunse sprezzate Zabini. – Io avevo voglia di divertirmi, lei anche, dato che probabilmente tra i Grifondoro non ottiene soddisfazione ai suoi più intimi bisogni, non che la cosa mi stupisca, chiaro… E non che io debba dare spiegazioni, ma era giusto per farti capire come stanno le cose, ora, se vuoi scusarmi… - E fece per uscire dalla porta davanti alla quale Harry era immobile, sconvolto.

- Ginny, cos’hai fatto?! – Urlò Harry.
- Oh, ti prego, risparmiatemi le vostre litigatucce da innamorati! Forse mirava semplicemente a qualcosa di meglio di… Be’, di te. – Concluse Blaise squadrando Harry dall’alto in basso, sprezzante. – E la capisco…
- Vattene, Blaise. – Sibilò Harry, guardandolo in faccia.
- Oh, volentieri, non ho alcun interesse a rimanere qui a sentire i vostri urletti e le vostre lacrime di riappacificazione. Vi auguro una sana scopata, come quella che io e la qui presente ci siamo appena gustati del resto… - Concluse, provocatorio.

Harry divenne, se possibile, ancora più rosso e Ginny ridacchiò, civettuola.

Zabini, accorgendosi della rabbia fremente di Harry caricò ancora di più la provocazione sillabando un “Chiamami” alla ragazza accompagnato da un eloquente gesto con la mano.

Non aveva ancora finito di scuotere il polso che la bacchetta di Harry era già levata in aria e gli stava lanciando uno Stupeficium debole e poco convinto, che difatti mancò il bersaglio alla grande.

- Potty, sei talmente emozionato che non riesci neanche a lanciare il più basilare degli incantesimi! Sarò felice di darti lezioni di autocontrollo, se vorrai! Ora, devi scusarmi Patty… No, Lucy… No, Roxy… No, com’è che ti chiamavi? – Chiese guardando Ginny, strafottente. – Be’, poco importa, adios!

Zabini uscì trionfante nel corridoio e sistemandosi la cravatta se ne andò con l’aria più soddisfatta del mondo e il suo miglior ghigno made in Serpeverde.

- Harry… - Iniziò Ginny. – Non è successo niente, davvero…
- Ginny, tu lo ami? – Chiese Harry a testa bassa.
- Cosa?! Ovviamente no… Cioè… Non lo so… - Rispose la ragazza, poco convinta, poi assunse un tono superbo e squadrò Harry con fare scocciato. – Comunque cosa eri venuto a dirmi di così urgente?
- Che… Ehm… Forse… - Balbettò Harry, persa completamente tutta la baldanza con cui era arrivato. - … Cioè… Sento di… Provarequalcosaperte. – Disse tutto d’un fiato, chiudendo gli occhi.
- Ah.
- Ah?! Cioè, tu vai a letto con uno così, che di sicuro non prova nulla per te, poi arrivo io con questa semplice seppur confusa dichiarazione e tutto quello che mi rispondi è “Ah”?! – Alzò gli occhi al cielo Harry, esasperato.

Ginny sorrise, maliziosa, si avvicinò ancheggiando al ragazzo, spingendolo contro la parete.
Harry inspirò bruscamente, sentendo il suo corpo che reagiva per lui.
La Grifondoro si avvicinò lentamente e sensualmente al suo viso, allentandogli la cravatta e sbottonandogli la camicia, facendo lentamente scivolare un dito sulla pelle nuda del ragazzo, rosso più che mai.

- Harry, cosa stai cercando? – Chiese, con voce roca.
- Io… Be’… - Rispose Harry con gli occhi socchiusi. – Di sicuro… Non questo!

Allontanò bruscamente la ragazza, afferrandola per i fianchi. Lei ridacchiò, civettuola:
- Questo cosa significherebbe? Mi stai rifiutando, forse? Avanti, Harry, sappiamo tutti e due quanto mi desideri…
- Questa non sei tu, Ginny. Mi dispiace. – Concluse Harry appellandosi a tutta la sua forza d’animo, per poi uscire sbattendo la porta e andarsene, sentendosi d’un tratto più pesante.

-

Draco Malfoy sapeva di essere un conquistatore, l’aveva sempre saputo e la sua famiglia non aveva fatto nulla per fargli smettere di crederlo, quindi era naturale che lui avesse una così alta opinione di sé ed era quello che gli altri si aspettavano da lui.

Era abituato alle occhiate fameliche delle ragazze, alle pacche sulle spalle degli amici Serpeverde e agli sguardi complici delle tante che si era portato a letto, poi mai richiamate. La sua fama lo precedeva e non si poteva dire che fosse delle migliori, ma forse era proprio quello a fare di lui una delle persone più temute e apprezzate, capaci di suscitare disprezzo e ammirazione che rivelavano la più genuina invidia.

Per questo, quando era entrato in biblioteca, si era stupito di non trovare nessuno ad attenderlo per passargli i compiti o chiedergli favori e neanche una ragazza ad ammirarlo e a sospirare al suo passaggio.

- Dove sono tutti? – Chiese a Nott, già intento a corteggiare una ragazza affiancato da Tiger e Goyle.
- Tutti chi? – Chiese Nott, distratto.
- Ma quelli pronti ad ammirarmi, ovvio! Il mio ego quotidiano ha bisogno di ammirazione fresca! – Ghignò Malfoy per poi fare un veloce gesto alla ragazza abbordata da Nott, che ubbidiente se ne andò.
- Ehi… - Sussurrò deluso Nott, seppur con un sorriso e non nascondendo affatto i suoi sguardi di apprezzamento verso il fisico della ragazza che si allontanava.
- Si, molto carina, ma non hai risposto alla mia domanda… - Ribatté Malfoy, fissandosi in mente i tratti della ragazza e promettendosi di avvicinarla in un secondo momento.

La porta si aprì di scatto, sbattendo rumorosamente.
- Forse è perché, mio caro… - Iniziò Blaise, arrivando alle spalle dei due Serpeverde e mettendosi davanti a loro. - … E’ perché con ‘sta storia della Granger stanno iniziando a girare alcune voci che… Be’, non contribuiscono ad migliorare la tua reputazione, anzi…
- Voci? – Indagò Malfoy.
- Già. – Annuì Blaise fingendo distacco, aggiustandosi la cravatta e scrutando intensamente l’amico. – Si dice che tu sia “contaminato”, ormai, non so se mi spiego…
- Cosa?! Io con quella?! Non ci posso credere… - Spalancò gli occhi il Serpeverde, nonostante il suo stomaco avesse fatto un leggerissimo movimento al sentire quei pettegolezzi di lui con la Granger.
- Blaise, sembri piuttosto… Soddisfatto. – Ghignò Nott, intromettendosi nel discorso.
- Effetti collaterali del divertimento migliore di questo mondo, credo. – Scrollò le spalle Blaise, strizzando l’occhio a Nott.
- Chi è la fortunata? – Chiese Theodore, ridendo.
- Una Grifondoro, signori! – Completò la frase con un breve inchino.
- Una Grifondoro? – Malfoy era improvvisamente interessato e cacciò quell’impercettibile contrazione di agitazione del suo stomaco senza esitazione.
- Si, ma non temere, non la tua pulzella. – Lo pungolò Blaise. – La sua amica Piattola.
- La Piattola?! – Strillarono Tiger e Goyle all’unisono.
- Che. Schifo. Cioè, so che fama ha, però… - Aggrottò le sopracciglia Nott.
- Oh, non fare lo schizzinoso! Tutti sappiamo delle vostre notti di passione! – Ridacchiò Blaise. – Quella ragazza ha un animo… Passionale.
- Lo credo bene! – Risero i Serpeverde.
- Piuttosto compiangi il qui presente Draco! – Ghignò Zabini. – Amico, da quand’è che non ti fa una sana scopata, eh? Troppo tempo…
- In effetti… - Ammise Draco, poi ghignò. – Ma rimedierò e non dire quello che stai pensando: non ho intenzione di portarmi a letto la Granger o l’avrei già fatto da molto tempo. Ehi, tu, vieni qui! – Urlò alla ragazza precedentemente corteggiata da Nott e che si era allontanata solo di qualche scaffale.

Fortunatamente Madama Pince non era in biblioteca, in quel momento.

- Ehi… - Provò a fermarlo Nott.

Ormai, però, l’infallibile Draco Casanova Malfoy aveva messo in atto tutta la sua tecnica su quella miserabile fanciulla per niente indisposta e che perciò era già vinta in partenza e sarebbe stata pronta a seguirlo ovunque, convinta chissà come di poter elevare la propria popolarità diventando qualcuno per un Serpeverde famoso in tutta Hogwarts.

Il ragazzo, però, non l’aveva ancora neanche sfiorata che le porte della biblioteca erano state spalancate nuovamente e una Grifondoro a lui familiare, Hermione Granger in persona, era entrata in biblioteca per tentare di studiare un po’.

Lo sguardo della ragazza corse immediatamente alla scena che le si parava davanti agli occhi: il solito gruppetto di Serpeverde spocchiosi con Malfoy in testa, intento ad abbordare una ragazza evidentemente invaghita di lui proprio dietro allo scaffale dei volumi che le servivano.

Draco Malfoy, dal canto suo, ebbe reazioni contrastanti: dentro di sé si sentì amaramente felice di rivederla, ma dall’altro lato il suo acuto intelletto capì che era un’occasione da non sprecare per dimostrare ai suoi compagni e alla Granger stessa quanto poco importasse per lui.

Per questo non esitò oltre e con un ghigno afferrò la biondina che stava cercando di conquistare per i fianchi e la baciò violentemente e appassionatamente, senza provare,  però, il minimo sentimento. Assaporò la sua bocca e accarezzò il suo volto con lentezza, come solo lui sapeva fare, mentre Nott sbuffava e Blaise ridacchiava.

- Cosa sta succedendo qui?! – Tuonò Madama Pince, tornata proprio nel momento in cui Draco Malfoy voleva essere interrotto per dare ancora più teatralità alla scena.
- Nulla, Madama Pince. – Ghignò Malfoy, staccandosi con lentezza estenuante e scrutando negli occhi annebbiati della ragazza per ancora qualche secondo.
- Ah si? Fuori! – Ordinò la Pince, indicando la porta.

Il gruppetto uscì sbuffando e borbottando insulti contro Malfoy mentre quest’ultimo salutava la ragazza con un bacetto e una falsa promessa di richiamarla. Poi il Principe delle Serpi seguì i suoi compagni e sfilò accanto alla Granger con un ghigno di superiorità stampato in volto. Quando fu sufficientemente vicino da essere sentito esclusivamente da lei le sussurrò, ammaliante:
- Cosa succede, tesoro?

Hermione girò lentamente la testa, trovandosi a pochi centimetri dal suo volto e piegò la testa di lato, sorridendo:
- Mi dispiace che la Pince ti abbia interrotto prima di una grande conquista.
- Tesoro, non essere gelosa, anche se non posso dire di non adorarlo. – Ghignò lui, per poi concludere freddamente. – E a proposito di quel bacio… So che vuoi saperlo, non negare… Non è stato niente, giusto per essere chiari e non dover subire le tue mille conseguenti paranoie mentali. Nulla, okay? Sfruttare le ragazze per scopi… Uhm… Piacevoli… - Ridacchiò. - … E’ quello che faccio, perché io sono io. Ora, se vuoi scusarmi, puoi andare a disperarti in un mare di lacrime… - E se ne andò, con la vittoria stampata in faccia.

-

Harry aveva subito raggiunto Ron dopo l’ “inconveniente” di Ginny, ma aveva saggiamente evitato di parlargliene vedendo l’amico già abbastanza scosso per colpa di Lavanda che inevitabilmente si era rintanata in camera dopo il breve viaggetto a Hongsmeade, troppo scossa dalla discussione con Hermione.

- Amico, ho parlato prima con Hermione e ci siamo messi d’accordo per studiare insieme oggi pomeriggio, in biblioteca.
- Grazie, Merlino! – Esultò Ron, per poi salutare velocemente Lavanda e trascinare di peso Harry verso la biblioteca. – Grazie, amico, ora puoi dirmi cosa dobbiamo realmente fare. Sconfiggere qualche Mangiamorte? Andare a caccia di strani artefatti magici? Mangiare fino a scoppiare?
- Ehm… Ero sincero. – Sorrise Harry, insicuro.
- Ah. – La delusione era palpabile, ma presto il volto di Ron si aprì al sorriso. – Pazienza, tutto va bene se esclude Lavanda! Harry, non ne posso più… Forse potresti…
- Andiamo in biblioteca, lì nel parleremo con Hermione. – Concluse frettolosamente l’amico, sicuro di non volersi prendere degli impegni.

Il tragitto fino alla biblioteca fu breve, perché Ron era ansioso di allontanarsi il più in fretta possibile da Lavanda e quando arrivarono appena in tempo per vedere il gruppetto di Serpeverde che amavano di più allontanarsi venendo dalla loro parte.

- Aria, Potty. – Ghignò Zabini. – O forse vuoi che tutta Hogwarts sappia di come persino le sorelle del tuo migliore amico piuttosto che divertirsi un po’ con te scelgano qualcuno della Casa rivale?
- Stai zitto, Zabini. Ginny non l’avrebbe mai fatto con uno di voi. – Sibilò Ron.
- Ah no? – Blaise rise sguaiatamente, fissando Harry. – Vedo che qui qualcuno non è sincero con la mammina!
- Taci, Zabini. – Sibilò Harry, a testa bassa.
- Harry, di cosa sta parlando? – Chiese Ron, scuotendo la testa, scettico.

I Serpeverde risero e si allontanarono urlando insulti alla casa di Grifondoro.

- Te lo spiego dopo. – Tagliò corto Harry dirigendosi spedito verso la biblioteca e vedendosi passare davanti Malfoy in persona.

- Attento, Potter. – Sibilò il Serpeverde, sprezzante, raggiungendo i suoi compagni.

I due Grifondoro entrarono in biblioteca salutando velocemente Madama Pince evidentemente seccata e videro che Hermione era in piedi davanti a loro e gli dava le spalle, immobile.

- Herm, tutto bene? – Chiese accorato Ron.

La ragazza si ricosse e annuì, sfoderando un bel sorriso e indicando un tavolo libero nel reparto di Storia della Magia.

In realtà, però, nulla andava bene: Malfoy si era messo in mostra così per prenderla in giro, eppure lei non riusciva a dimenticarlo e ad odiarlo totalmente. Lo odiava, certo, ma la sensazione di quel bacio proibito non la abbandonava mai del tutto e ciò rendeva complicato tornare con la mente all’immagine di quel ragazzo stronzo e superficiale a cui era abituata.

Studiarono per qualche ora e Hermione spiegò distrattamente ai due ragazzi alcuni passaggi di qualche Pozione che non capivano, ma era evidente che stesse pensando ad altro.

Ad un tratto Ron, spazientito, batté le mani sul tavolo (lanciando poi un’occhiata di scuse a Madama Pince) e sbraitò, rosso in volto:
- Insomma, Herm, vuoi dirci cosa c’è?!
- Già… - Rincarò la dose Harry. – Si vede che non sei completamente tranquilla. Cos’è successo?
- E allora voi?! – Scattò subito sulla difensiva la ragazza. – Non siete messi meglio, eh! – Sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

Ron e Harry si squadrarono per qualche secondo e si sorrisero brevemente, poi Harry dichiarò, raggiante:
- Che ne direste se ci sfogassimo un po’?

 

- CIAMBELLANGOLO -
Eccoci qui: aggiorno con un congruo ritardo e mi scuso di ciò.
Vi comunico che sto per concludere due mie long e ciò significa che probabilmente gli aggiornamenti di questa ficcy arriveranno più spesso di ora (spero…), scuola permettendo.
Vi ringrazio per la lettura,
_Rainy_
PS: Hai mai pensato a quanti clichè sono contenuti nelle storie romantiche proprio qui su EFP? Si? Allora, se ti va interessa e vuoi farti due risate, leggi la mia ficcy-parodia di tutte le suddette > http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3056658&i=1
ORIGINALE SCI-FI > http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2822907&i=1

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Capitolo 11
*** 10. ***


10.

 

- Oh, per favore! Non siamo mica tre donnicciole in cerca di supporto morale! – Alzò gli occhi al cielo Ron.
- Vuoi forse dirmi che non hai nessun problema nella tua vita? Non so, pensavo volessi parlarci di quella piccolo agglomerato di guai che comincia con la “L” e finisce con “–avanda”. Eh?
- Molto spiritoso, Harry… D’accordo, forse qualche problemino ce l’ho anche io…

Hermione e Harry risero e lanciarono un’occhiata d’intesa.

- Okay, chi parte? – Chiese Ron squadrando gli altri due.
- Vado io. – Annuì sicuro Harry. – Dunque, prima ero intenzionato a parlare con Ginevra dei sentimenti che provo per lei… - Lanciò un’occhiata a Ron per valutare la sua reazione e un altro sguardo d’intesa a Hermione, che gli sorrise. - … E… Be’, per farla breve, l’ho trovata intenta a… A… - Divenne tutto rosso e gli altri amici capirono al volo. - … A… Fare… Q-Quelle c-cose… Con Zabini!

Calò il silenzio. Hermione squadrò Harry a occhi spalancati ed esplose nello stesso istante in cui Ron si risvegliava:
- Cosa ha fatto quella?! Si è portata a letto Zabini?! – Urlò Hermione ricevendo un’occhiataccia da madama Pince.
- Harry, hai per caso detto di provare qualcosa per mia sorella? – Chiese pacatamente Ron.
- Ronald Weasley! – Lo ammonì Hermione. – Tua sorella va a letto con il principe in seconda delle Serpi e tutto quello che hai da chiedere è se Harry ha dei sentimenti per tua sorella?! E’ ovvio che è così! E da diversi anni per giunta.
- Cosa? – Ron corrugò la fronte e parve riflettere. – Aspetta un attimo… - Spalancò gli occhi e  urlò senza curarsi di madama Pince. – Mia sorella va a letto con Zabini?!

Madama Pince accorse con sguardo severo e Ron abbassò la testa per poi sussurrare:
- Mia sorella va a letto con Zabini?!
- Si. Le ho anche chiesto cosa stesse succedendo tra di loro, ma ha chiaramente detto che non lo sapeva… Ma lui la sta solo sfruttando, capite?! – Piagnucolò Harry.
- Harry! Non è da te questo comportamento!
- Già, amico! Per quanto io e te dobbiamo ancora discutere cosa esattamente intendi per “sentimenti che provi per mia sorella” di sicuro è meglio che stia con te che con quello. Quindi vai ed agisci! – Ridacchiò Ron.
- Davvero pensate che sia una buona idea? – Chiese insicuro Harry e sorrise quando gli altri due annuirono vigorosamente. – Herm, forse potresti…
- No, Harry. Quello che farò sarà chiederle il suo parere su questa storia e magari cercare di scoprire perché l’ha fatto, ma non metterò una buona parola per te. E’ una faccenda tra te e lei.

Harry annuì poi fece cenno a Ron di iniziare a parlare dei suoi tormenti.

- Be’, il mio problema è evidente: devo lasciare Lavanda. Non ce la faccio più.
- Perché ti sei messo con lei, allora? – Chiese Hermione con foga.
- Be’, perché… Ehm… - Ron divenne rosso come un peperone e ridusse la voce ad un sussurro. - … Speravo di far ingelosire la ragazza che amo davvero.
- Cosa?! – Chiesero all’unisono Harry ed Hermione.

Ron si irrigidì improvvisamente e arrossì ancora di più, poi aprì la bocca come per parlare, ma non emesse alcun suono.

- Chi è? – Chiese Hermione, sorridente.
- Ehm… - Ron lanciò un’occhiata che chiedeva aiuto ad Harry, che però finse di non accorgersene.
- Non vuoi dirmelo?! – Hermione sgranò gli occhi e guardò Harry che rimase impassibile. – Anche tu lo sai! Perché non me lo volete dire?! Dai! Almeno dimmi di che Casa è! – Sorrise.
- Grifondoro. – Sussurrò Ron guardandola con intensità.
- Oh, quindi la conosco bene… Cosa vuoi fare con Lavanda quindi?
- Vuole lasciarla. – Finì Harry. – Ma il nostro Ron non sa se quella ragazza lo ricambierà mai… - Alzò gli occhi al cielo.
- Oh, non gliel’hai ancora detto? Pensavo che essere fidanzati desse sicurezza.
- Be’, è… Complicato. – Sussurrò Ron. – Ma Herm, non dovevi parlarci tu di qualcosa? Direi che hai parecchio da dirci…

Il brusco cambio di argomento non diede tanto fastidio ad Hermione, perché era sicura di riuscire a scoprire chi fosse la cotta di Ron senza dover per forza estorcere quell’informazione ai suoi amici.

- Dunque… Io non so cosa sta accadendo con Malfoy. – Ammise, rossa in volto.

Calò nuovamente il silenzio e i due amici si guardarono, preoccupati. Alla fine Harry si schiarì la voce e chiese debolmente:
- Herm, ti rendi conto di cosa hai detto?
- Si, Harry. Me ne rendo conto. Ma lasciatemi spiegare… - Hermione chiuse gli occhi concentrandosi per un momento e quando li riaprì guardò i suoi due amici senza leggere nei loro sguardi alcun disprezzo. Questo le diede la forza di raccontare, tutto d’un fiato, quello che le premeva. – Mi gira intorno da un po’, ma non era mai successo nulla se non qualche stupido gesto maschilista come quelli per cui è tanto famoso tra le ragazze. Ha cominciato a degnarmi improvvisamente di attenzione e… Quando siamo rimasti intrappolati nel bagno mi ha curata e sembrava sinceramente preoccupato. Poi abbiamo fatto uno stupido gioco di domande e risposte sincere e alla fine lui… Mi ha baciata. – Ammise e fu come togliersi un peso dal cuore.

Squadrò di nuovo i suoi amici, intimorita, e nei loro sguardi lesse perplessità e genuina preoccupazione. Lo sguardo di Ron, però, trasudava rabbia.

- Cosa?! Come ha osato quel viscido bastardo?! Perché l’avrebbe fatto?! Ha deciso di farti una delle sue prede?! Devi fare attenzione, Herm, molta attenzione!
- Lo so, Ron! – Rispose indispettita Hermione.
- Tu cosa provi per lui? – La domanda di Harry fu a bruciapelo e fece calare nuovamente il silenzio. Ron si infervorò di nuovo.
- E’ ovvio che non prova nulla! Come potrebbe Hermione sentire di avere un qualsiasi tipo di sentim…
- Non lo so. – Lo interruppe Hermione a voce bassa.
- Prego? – Chiese incredulo Ron.
- Non lo so, Ron! – Alzò la voce Hermione, spazientita. – Calmati ora e ascoltami! Non so cosa provo per il Furetto. Di sicuro non mi piace e non lo amo, ovviamente, ma non è più come prima… Queste attenzioni mi fanno sentire…
- … Speciale, ovvio. – Finì Harry. – Come fa con tutte le ragazze prima di abbandonarle. Ascoltami, Herm, io non voglio dire che non sai badare a te stessa e forse sei quella con meno problemi qui, ma davvero: fai attenzione. Preferirei che non ti ronzasse intorno, ma sappiamo che è impossibile distoglierlo da qualcosa, e che tu fossi del tutto indifferente a lui … Comunque qualsiasi cosa deciderai avrai il mio sostegno, ma ricordati che stai parlando di Draco Malfoy e non credo di potermi trattenere nel caso ti facesse del male. Okay?
- Okay. – Hermione sorrise, commossa da tanta saggezza.
- Cosa?! Non è “okay” per niente! – Sibilò Ron esasperato. – Stagli alla larga, Herm! Quello è solo uno stronzo e le sue intenzioni sono chiarissime! E’ pericoloso! Oltretutto tu sei una ragazza e potresti aver ceduto al suo fascino, quindi…
- So badare a me stessa, Ron! – Ribatté seccata Hermione, sbuffando.

Ron ammutolì, consapevole di essersi spinto troppo oltre e chinando la testa sui libri.

Dopo qualche minuto Harry si alzò sorridendo e annunciando che era ora di cena, così i tre amici si diressero in Sala Grande dove mangiarono a volontà e ridacchiarono insieme come ai vecchi tempi, consci di essersi liberati dei loro pesi e di poter contare l’uno sugli altri.

Hermione in realtà non aveva proprio detto loro tutto: non gli aveva detto della partita di Quidditch e aveva minimizzato quello che stava accadendo, ma era soddisfatta di avergli detto del bacio ed era molto stupita dalla reazione di Harry, così saggia e comprensiva. Al contrario Ron aveva qualcosa di strano, ma forse non si sarebbe stupita così tanto se avesse interpretato differentemente le sue occhiate e il suo tono così carico di odio o forse gelosia.

Dopo cena Hermione si alzò e corse nelle sue stanze sperando di incontrare Ginny, la quale la stava già aspettando seduta in Sala Comune.

- Hermione! Ti devo assolutamente parlare…
- Ah si? Cosa c’è? Tra poco ho la ronda e devo andare… - Finse indifferenza Hermione.
- No, ti prego, aspetta. – Il tono di Ginny era implorante e Herm si fermò, sedendosi accanto a lei e aspettando che parlasse. – Per farla breve… Io e Zabini abbiamo fatto…
- Si! – Si affrettò a dire Hermione per far intendere che aveva capito, poi si finse indignata e sbalordita. – Aspetta, cosa?!
- E… Harry ci ha scoperti. – Ammise Ginny.
- Ginevra Weasley. – Disse fermamente Hermione pensando che era il secondo Weasley che rimproverava di quella giornata e alzando gli occhi al cielo.
- Lo so, Herm, lo so! – Piagnucolò lei. – Dobbiamo assolutamente parlarne e devo anche chiarire con Harry, perché mi dispiace così tanto… Quando possiamo parlarne?
- Non saprei, domani c’è la festa di Lumacorno e…
- Perfetto! Verrò ad aiutarti a prepararti e nel frattempo parleremo di quello che sta succedendo tra me, Harry e Blaise.
- Ti prego non dirlo così. – Alzò gli occhi al cielo Hermione. – Poi scusa… “Blaise”?
- Ehm… Si, come dire, siamo diventati piuttosto… Amici… Molto amici… - Biascicò Ginny.
- Si, dobbiamo decisamente parlare. Ora, se vuoi scusarmi, devo andare. – Si alzò e corse fuori dalla sala, già in ritardo, mentre Ginny le ricordava urlando dove si sarebbero trovate.

Ah, che disastro!

Da un lato Harry che trepidava amore per Ginny, poi Ron che non sapeva come comportarsi con Lavanda e con questa ragazza per cui aveva una cotta, Ginny probabilmente era tendente al bipolarismo e infine lei, che in quanto a problemi di cuore non scherzava per niente.

Aveva pensato a quello che era successo tra lei e Malfoy e quello “Scusa” balbettato in fretta e quelle troppe occhiate rifuggite volevano dire che c’era qualcosa sotto che lei non sapeva o non osava immaginare. In quanto ai suoi sentimenti per il ribaldo Serpeverde non era sicura neanche di quelli: certamente c’era dell’attrazione per quel ragazzo, ma tutta la popolazione femminile di Hogwarts almeno una volta aveva sognato che accadesse qualcosa con il Principe delle Serpi nonostante lei si fosse sempre ritenuta immune da un certo tipo di attenzioni, ma l’odio che aveva covato per lui in tutti quegli anni non se ne andava e la sua coscienza continuava a ricordarle quanto fosse sbagliato prendere il considerazione che, odio a parte, ci fosse dell’altro tra di loro e quanto fosse stato odioso in passato il bel biondino.

Sospirò rumorosamente mentre arrivava al luogo di ritrovo per la Ronda e il suo cuore fece un tuffo: eccolo lì, che camminava tranquillamente avanti e indietro per il corridoio sistemandosi a volte un ciuffo ribelle di capelli biondi che gli cadeva mollemente sugli occhi.

Tutto nella sua figura ispirava sicurezza e desiderio. Sarebbe stato capace di ammaliare persino un abat-jour!

- Sei in ritardo, Granger. Non è da te. – Sussurrò girandosi improvvisamente nella sua direzione, perfettamente consapevole che fosse arrivata e altrettanto conscio della sua innaturale bellezza.

Hermione esitò per qualche secondo e piegò la testa di lato con aria perplessa, sorridendo :
- Come sei tenero ad avermi aspettato, Furettuccio!
- Per quanto preferisca altri appellativi come “Conquistador” oppure “L’inarrestabile” o ancora “Mr. Pomatato e ingellato, ciuffo perffetto assicurato” devo dire che “Furettuccio” è particolarmente carino. Puoi chiamarmi così solo in camera da letto, però… - Ammiccò.
- Non mi interessa particolarmente visitare la tua camera da letto, sai, Furettuccio? – Chiese Hermione spalancando gli occhi caricandoli di innocenza.
- Secondo me ti divertiresti molto.
- A piegare le coperte? A sbirciare nel bagno? A mettere a soqquadro i cassetti? Ne dubito. – Poi senza aspettare risposta si avviò nel corridoio.

Camminarono a qualche metro di distanza senza rivolgersi la parola per qualche minuto, fino a quando arrivarono alla zona del bagno crollato, circondata da un’impalpabile barriera magica che sembrava liquida e che consentiva l’accesso solo agli insegnanti e a Gazza, spedendo direttamente nell’ufficio del preside gli intrusi.

Hermione si fermò e deglutì.

Draco si fermò a sua volta e sospirò alla vista di quel bagno: cosa gli ricordava? Gli ricordava l’errore più clamoroso e grossolano che avesse mai fatto con una ragazza. Gli ricordava l’umiliazione di averle chiesto scusa, subito dopo.

- Vogliamo rimanere qui a contemplare questo bagno per l’eternità? – Chiese sprezzante Malfoy.
- Ma ti ascolti quando parli?! – Sospirò Hermione alzando gli occhi al cielo. – Così sicuro di te e impegnato a costruire questa maschera di strafottenza… Sei insopportabile.

Il Serpeverde rise sinceramente, passandosi distrattamente una mano sulla nuca:
- So che ti piaccio alquanto lo stesso, mia cara. – Mosse un passo verso di lei, un ghigno diabolico stampato in faccia.
- Eh no. Fermo dove sei. – Hermione levò istantaneamente la bacchetta e lui ridacchiò di nuovo alzando le mani in segno di resa e fermandosi.
- Però stai calma.
- Draco. – Lo ammonì lei pensando che in effetti aveva ammonito troppe persone quel giorno. – Basta. – Quella semplice parole ebbe l’effetto di un ago su un palloncino e tutta la strafottenza e la malizia del ragazzo crollarono in un istante solo.
- Cosa vuoi, Granger?
- Cos’è successo nel bagno? – Chiese lei a bruciapelo, ma nell’esatto momento in cui quelle parole uscivano dalla sua bocca se ne pentì.
- Ti devo fare un disegno? – Draco Malfoy era tornato quello di sempre e un ghigno quanto mai familiare alla ragazza era stampato sul bel viso di lui. – Sei stata una sciocca a non toglierti da quel muro pericolante e io ti ho curato.
- Sai di cosa parlo. – Sospirò Hermione.
- No. Dimmelo tu. – La sfidò lui.
- Noi ci… Ci siamo… - La pudicizia di Hermione scelse il momento sbagliato per manifestarsi e lei sbuffò, seccata, mentre Draco rideva schernendola. Strinse le mani a pugno e sospirò profondamente. – Noi ci siamo baciati.
- Alleluia! Pensavo non l’avresti mai detto! – Rise di nuovo lui.

Hermione non replicò e lo fissò negli occhi, aspettando che rispondesse.
Dopo qualche interminabile secondo il ragazzo sbuffò distrattamente e si avviò lungo il corridoio:
- Non è stato nulla, Granger, te l’ho già detto.

Hermione sospirò, prese il coraggio a due mani e lanciò l’esca che si era pazientemente preparata:
- Ah si? E se per caso diventasse qualcosa?

Il Serpeverde si fermò, immobile nel corridoio.

Sgranò gli occhi fissando il vuoto e una goccia di sudore gli colò sulla fronte.

Cosa aveva detto?

Quella ragazzina aveva appena osato provocarlo?

Strinse i pugni, ma alla fine scelse di ignorare le molteplici contro-provocazioni che la sua mente gli aveva prontamente fornito, perché quella situazione stava diventando intollerabile: lui sapeva di provare “qualcosa” nei confronti della Granger. Lo sapeva eccome. Ma cosa avrebbero pensato di lui i suoi compagni?

Non poteva lasciarsi andare.

Eppure in quel momento decise di prendersi un attimo di libertà e si voltò sorridendo alla ragazza, un sorriso vero e sincero, che si andò ad aggiungere alla lista di momenti che avevano già condiviso in cui nessuno dei due si celava dietro a una maschera. Si avvicinò alla ragazza fino a trovarsi di fronte a lei, a mezzo braccio di distanza.

- Non lo so, Hermione. Non lo so.

Lei aprì la bocca per replicare, ma lui le appoggiò un dito sulle labbra carnose e sorrise ancora.

- Ti prego, non dire nulla.

Hermione si sentiva stranamente insicura a quel contatto, ma allo stesso tempo uno strano calore estremamente leggero le inondò le labbra.

Il ragazzo, dal canto suo, aveva fatto quel gesto avventato senza sapere perché, ma la consistenza di quelle labbra tanto bramate sotto il suo dito gli stavano facendo sentire una bruciante sensazione di desiderio.

Lei chiuse la bocca e Draco fece ricadere la mano lungo il fianco, poi ghignò:
- Okay, troppe smancerie per stasera. Vai a fare bei sogni Granger, se vuoi sognarmi nudo non c’è problema, ma sappi che l’originale è qui per te. – E si indicò con un ampio gesto della mano.

Hermione alzò gli occhi al cielo:
- Non mi sognerei mai uno spocchioso Furetto troppo sicuro di se.
- Lo prendo come un complimento. Sai, adoro la tua incapacità di dire parolacce. “Spocchioso”, “Insulso”, “troppo sicuro di te”… Sei adorabile, sai? No, forse no, la parola più giusta è noiosa e secchiona, ma penso si sapesse già.
- Perché sprechi il tuo tempo con una noiosa e secchiona, dunque?
- “Dunque”. Ah, lo adoro! – Ridacchiò Malfoy. – Diciamo che mi diverto parecchio a vederti sbavare alle mie spalle sapendo che non puoi avermi se non chiedi gentilmente e ovviamente non lo faresti mai perché va contro i tuoi principi… O forse si?

Hermione aggrottò le sopracciglia e il ghigno del ragazzo si allargò.

- Facciamo così: quando mi implorerai di spogliarmi davanti ai tuoi occhi allora mi concederò alle tue dolci manine, ma fino ad allora ti dovrai accontentare di sognare ad occhi aperti i miei addominali scolpiti.
- Tesoro, se vuoi che ti implori di spogliarti basta chiedere. Di sicuro Pansy approverebbe. Io poi scapperei a gambe levate, ovvio: non voglio essere traumatizzata!
- Ehi, questa era pesante. Credo proprio che dovrò punirti! – Ghignò ancora e afferrò la ragazza per i fianchi, ma lei sguainò la bacchetta e gliela puntò al petto.
- No, mio caro. Funzionerà con le altre, ma non con me. Non è che appena mi tocchi divento un’anguilla incapace di pensare. Allontanati subito.
- Non credo alle mie orecchie. – Sussurrò lui divertito, poi si avvicinò ancora un po’. – Sei sicura di volere che me ne vada?

Continuava a protendersi verso la ragazza fino ad arrivare ad un soffio dalle sue labbra e sussurrare:
- Mi sto divertendo alquanto, sai?
- A-Allontanati. – Biascicò la ragazza spingendo più a fondo la bacchetta nel suo petto. La vicinanza del ragazzo riusciva sempre ad abbattere tutte le sue sicurezze.

Lui balzò indietro:
- “A-Allontanati” ?! Patetico. Mi aspetto di più ragazza mia. Soprattutto se vuoi davvero finire casualmente nel mio letto.
- Ma chi ti dice che lo voglia?! – Sospirò esasperata la ragazza.
- Oh, tesoro, te lo leggo in faccia e poi… - Ghignò prima di andarsene. – Chi non vorrebbe passare una notte de fuego con il sottoscritto?

 

- CIAMBELLANGOLO -
*si china timidamente*
B-Buongiorno… Potrete mai perdonarmi per queste lunghissime pause? A mia discolpa va’ detto che la scuola mi sta uccidendo… Ah! Dannato liceo!
Che ve ne pare di questo capitolo?
Spero vi sia piaciuto, baciottoni enormi,
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it
PPS: Hai mai pensato a quanti clichè sono contenuti nelle storie romantiche proprio qui su EFP? Si? Allora, se ti va interessa e vuoi farti due risate, leggi la mia ficcy-parodia di tutte le suddette: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3056658&i=1
PPPS: ORIGINALE SCI-FI: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2822907&i=1

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Capitolo 12
*** 11. ***


11.

 

- Lo odio troppo, capisci?! – Sbraitò Hermione alzando i pugni al cielo mentre Ginny si allontanava ridacchiando per evitare di essere accidentalmente colpita.
- Calmati, Herm! – Nascose un’evidente risata dietro una mano.
- Piantala di ridere. – Sibilò severamente Hermione. – Non riesco a capire cosa stia succedendo e…
- A me sembra piuttosto chiaro. – Sentenziò Ginny tornando a passarle lentamente la spazzola tra i capelli.

Hermione era corsa al dormitorio delle ragazze dopo la fine della ronda e si era addormentata istantaneamente. Il giorno dopo si era concentrata sullo studio e sulla preparazione di compiti per le settimane successive, ma quando aveva esaurito la mole di pagine da studiare e le pergamene da riempire con parole fitte fitte di nero inchiostro, quel volto così familiare e così odiato era tornato prorompente nella sua mente. Ah, quel Furetto, quanto la faceva penare!

Ginny, poi, non le aveva lasciato un attimo libero dopo pranzo e l’aveva aggredita per aiutarla a prepararsi e poterle parlare con calma di quanto stesse succedendo a lei. Inizialmente non era davvero interessata ai discorsi di Hermione e voleva solo farla sfogare per poi passare a esporre le sue pene d’amore, ma ben presto aveva capito che la questione era più grave del previsto e il suo istinto da buona amica si era risvegliato, finalmente.

Le stava spazzolando i capelli da almeno un quarto d’ora, nella speranza di renderli più aggraziati, ma l’amica continuava a dimenarsi sulla sedia gesticolando mentre rispiegava tutto per l’ennesima volta.

- … E poi se n’è andato, quel bastardo, capisci?! Se n’è andato! Aspetta… Cosa ti sembra chiaro? – Hermione era consapevole di avere un aspetto irrazionale e di sembrare solo “una delle tante” che si penavano per Malfoy, ma ormai non ci poteva fare più nulla: anche il suo ultimo barlume di volontà era svanito davanti allo sguardo incoraggiante e curioso dell’amica.
- Mi sembra chiaro che provi qualcosa per lui e non mi riferisco all’odio ne tantomeno alla semplice attrazione. – Dichiarò senza ombra di esitazione Ginny.
- … Cosa?! – Chiese, esitante, Hermione.

Quelle parole avevano avuto un effetto strano su di lei: erano risuonate nel profondo del suo essere come se, improvvisamente, le avessero permesso di raggiungere una qualche consapevolezza e avessero fatto da catalizzatrici.

- Ma dai, Herm! E’ evidente! – Ridacchiò Ginny. – A tutti tranne che a te stessa, oserei dire. – Poi riprese a spazzolarle i capelli fissandoglieli in uno chignon morbido e osservando soddisfatta il risultato.

Ginny scrutò Hermione, intenta a fissare il vuoto.

- Non c’è niente di male ad ammettere che ti piace, dai!
- “Mi piace”?! – Sussurrò Hermione. – Il Furetto?!
- Senti, non riuscirò a convincerti fino a quando non capirai da sola che quello che è fatto è fatto. Prova a parlare con lui ancora una volta e vedi cosa succede, ma per l’amor del cielo: ascoltalo davvero e non andartene! – Alzò gli occhi al cielo Ginny, poi guardò esitante l’amica, in cerca di una reazione.

Hermione annuì, poi alzò di nuovo lo sguardo verso l’amica e ghignò:
- Vogliamo capire cosa mi sta accadendo?! Molto bene, non sarò io a tirarmi indietro. Questa storia deve finire e devo assolutamente vederci chiaro. – Disse più a sé stessa che all’amica. – E ora parliamo di te!

Ginny si bloccò con gli orecchini che aveva scelto per l’amica a mezz’aria e sospirò rumorosamente.

- Su, non fare la timida. Cos’è successo con Zabini? – Chiese Hermione, girandosi a guardarla con un misto di comprensione e severità.
- Io… Non lo so. E’ cominciato tutto qualche sera fa, quando mi sono arrabbiata con te perché ero gelosa di Harry. E’ stata una cosa stupida e mi sono detta che io sono meglio di così, quindi ho deciso di smetterla di sbavare dietro a qualcuno che non mi considera e poi è arrivato Blaise e…
- Ti prego smettila di chiamarlo Blaise. – Strinse i denti Hermione, poi la guardò, perplessa. – Dici che Harry non ti considera, ma… L’hai mai osservato davvero? Ginny, hai mai fatto caso a come cambia la sua espressione quando sei nei dintorni?
- Ma, Herm! – Ginny era sull’orlo della disperazione e esclamò, frustrata. – Tu sei mia amica e io mi fido di te, ma come faccio a sapere che non stai esagerando solo perché lui è il tuo migliore amico?! Avanti! Non sei in grado di accorgerti di quanto sei perdutamente innamorata di Malfoy e pensi che io ti dia completamente ascolto?! – Nell’esatto istante in cui quelle parole uscirono dalla sua bocca desiderò di rimangiarsele.

Hermione sbiancò e dopo qualche secondo sorrise amaramente:
- Molto bene, visto che tu non sei in grado di convincere me e io non sono in grado di convincere te, direi che l’unica soluzione è che io parli con il Furetto e tu con Harry, ma ti prego sii franca e digli cosa provi per lui o non finiremo mai.
- Ma Herm! Ora c’è anche Zabini nella mia vita e…
- Allora, mia cara, devi scegliere. – Affermò con sicurezza Hermione, ritrovata la calma. – O lui o Harry, ma fallo in fretta. Ti va di raccontarmi perché hai fatto quello che hai fatto con Zabini?
- Te l’ho detto. Lui era lì quando io ne avevo bisogno, o meglio, lui mi ha vista… Ehm… Piangere in corridoio mentre pensavo a quanto Harry fosse indelicato con me e che non si sarebbe mai accorto della povera, piccola Ginny… Lui mi ha consolata e il giorno dopo è tornato, contrariamente a quanto pensassi quindi… E’ successo quel che è successo… Io non sono sicura di cosa provo per Zabini e nemmeno per Harry, non più almeno.

Hermione alzò gli occhi al cielo e decretò, severa:
- Ribadisco: scegli bene. Ora vado: c’è la ronda anticipata prima della festa di Lumacorno. Parla con Harry prima di essa e per Merlino, anche con Zabini.

Ginny annuì, risoluta.

-

Non appena Hermione se ne fu andata dopo essersi sentita dire almeno un migliaio di volte di non toccare l’acconciatura per non rovinarla, Ginny si precipitò in corridoio dirigendosi a passo di marcia verso la torre di Serpeverde. Una volta lì, dopo aver superato a testa alta manciate di studenti di tutte le Case, adocchiò subito il gruppetto di Serpi che le interessava, capitanato da Malfoy e Zabini in persona: Principe e Duca delle Serpi insieme.

Si avvicinò a passo di carica e si piantò di fronte a Zabini, che la sovrastava con la sua altezza.

- Dobbiamo parare, Blaise. – Attaccò lei.
- Oh, la situazione si fa scomoda, tesoruccio! – Scimmiottò Nott ridendo.
- Già, noi togliamo il disturbo! – Concordò Malfoy. – Mi duole informarti, però, che non ti sei scelto una santarellina, mio caro Blaise. Anzi, direi che mezza popolazione maschile di Hogwarts ha avuto la fortuna di apprezzare le grazie della qui presente…
- Stai zitto, Malfoy. – Ringhiò Ginny. – Hai una ronda da fare, no? Quindi corri dalla tua amata Hermione e lasciami parlare con lui. – Indicò Blaise con un dito.
- Oh, qui qualcuno si è svegliato maluccio, eh! – Ridacchiò Nott mentre Malfoy sbiancava per un breve istante per poi ghignare:
- Vi lascio subito parlare, mia cara, ma dopo aver parlato con il nostro Blaise asciugati le lacrime: non vorrai sfigurare davanti a tutti i tuoi compagni di scopate? – Poi scrollò la testa con aria di trionfo e se ne andò.

Zabini ridacchiò e osservò il gruppetto di Serpeverde che si allontanava dietro il loro leader e passò a osservare la Grifondoro con il più profondo disprezzo:
- Allora?
- “Allora”?! – Sibilò Ginny, incredula. – Dopo quello che c’è stato tutto quello che mi sai dire è “allora”?!
- Tesoro, non so di cosa tu stia parlando… Aspetta, com’è che ti chiami già? – Si picchiettò un dito sul mento fingendo di pensarci e poi tornò a fissarla scrollando le spalle. – No, non me lo ricordo proprio.
- Viscido bastardo… - Iniziò Ginny, ma lui la interruppe con un ghigno e fingendo di illuminarsi.
- Comportamento irascibile stile sindrome pre-mestruale, chiazze rosse sulle guance, evidenti problemi di gestione della rabbia… Si, direi che è piuttosto chiaro. Abbiamo scopato, non è vero?
- Q-Quasi. – Sussurrò Ginny, improvvisamente imbarazzata.
- “Quasi”? – Finse di pensarci ancora per qualche istante e continuò ridendo perfidamente. – Ah, capisco. Interrotti. Da? Fidanzati? Fratelli? Padri?
- N-Non è questo il punto. Io non so cosa provo dopo quello che è successo… Blaise, cosa c’è tra noi? – Sputò fuori tutto d’un fiato Ginny.
- Prego? – Spalancò gli occhi lui, caricando lo sguardo di pietà.
- Hai sentito bene.
- Mia cara numero 417, non hai ancora capito vero? – Ghignò perfidamente.
- “Numero 417”?
- Si, sei la 417a ragazza che mi scopo o “quasi”. – La scimmiottò disegnando delle virgolette con le dita. – Modestamente sono piuttosto preciso in merito alle mie attività, diciamo, “di svago”.

Ginny indietreggiò, visibilmente ferita. Il Serpeverde continuò a ghignare e le accarezzò delicatamente una guancia:
- Oh, non piangere, bambina. – Sussurrò con aria di scherno, poi si illuminò. – Aspetta, mi ricordo di te! Tu sei l’amica-non-ci-ho-ancora-scopato di Potter! Ma ovvio! – Si mise a ridacchiare e ritirò la mano dalla guancia della giovane. – Allora, te lo dirò una volta sola quindi ascoltami attentamente: tu eri lì, indifesa e vulnerabile, piangente in corridoio e non è la prima volta che il sottoscritto fa colpo su una ragazza piangente in corridoio, quindi ho deciso di approfittarne, ma poi ho capito che eri l’amica di Potter e, Merlino, nessuno si sarebbe fatto sfuggire un’occasione del genere! Sono stato bravo, eh?

Ginny indietreggiò ancora davanti all’aria visibilmente soddisfatta del Serpeverde e sentì gli occhi inumidirsi rapidamente.

- Oh, ti prego, risparmiami le scenette da donnicciola in lacrime: sono sicura che verrà qualcun altro a rimorchiarti in corridoio, quindi è la che devi andare, mia cara. Ora, se vuoi scusarmi… - Poi se ne andò trionfante e con un ghigno terribilmente soddisfatto stampato in volto.

La ragazza si accasciò a terra, lasciando sgorgare brevemente le lacrime, poi le ricacciò indietro imponendosi di essere forte.
<< Sei una stupida, Ginevra Weasley! >> Pensò.
Corse verso la Torre di Grifondoro e entrò a passo di carica nella stanza comune per poi fiondarsi nella sua camera e buttarsi sul letto, dove lasciò sgorgare liberamente le sue lacrime di frustrazione: che stupida era stata ad affidarsi a un tale viscido bugiardo.

Poi si alzò sentendo la voce di suo fratello al piano di sotto, si asciugò frettolosamente le lacrime e scese in Sala Comune, dove vide Harry e Ron chiacchierare con i suoi fratelli. Alla vista del Prescelto il suo cuore fece un timido tuffo e lei chiamò debolmente:
- H-Harry…

Non fu lui a girarsi, ma il fratello che in poche falcate fu da lei:
- Cos’è successo?! – Strillò, apprensivo, abbracciandola.

Ginny al sentire quel calore fraterno fece per riscoppiare a piangere, ma decise di darsi un contegno e di rimandare le lacrime a dopo:
- Harry, posso parlarti?

Il Prescelto la guardò e vide i segni delle lacrime negli occhi arrossati e nelle guance umide e annuì, preoccupandosi immediatamente e correndo ad abbracciarla e a confortarla in quel suo modo timido e impacciato che aveva fatto breccia nel cuore della ragazza.

- Certo, andiamo di sopra in camera mia. – Le sorrise e lei odiò di mostrarsi così debole davanti a lui, quindi si asciugò le lacrime con un gesto secco e lo precedette su per le scale imponendosi di calmarsi e mettere ordine tra i suoi pensieri.

Il cervello di Harry era chiaramente andato in sovraccarico quando Ginny aveva pronunciato il suo nome e ora non ragionava più lucidamente: era lì, per lui e gli aveva appena chiesto di parlare. Uno strano calore si diffuse per tutto il suo corpo e un sorriso da ebete gli illuminò il volto mentre saliva, gradino dopo gradino.

Arrivarono infine in camera di Harry ed egli sorrise alla rossa:
- Allora, di cosa volevi parlarmi?

Lei sorrise, ammaliante e si gettò tra le braccia di Harry passandogli le mani tra i capelli e premendo le labbra sulle sue con passione.
- G-Ginny… - Sussurrò Harry, inebriato da quella sensazione e la strinse più forte a sé, accarezzandole la schiena nuda sotto la camicia bianca, impacciato.

- Harry, ascoltami. – Iniziò lei, allontanandosi di qualche centimetro. – Io non so cosa mi sta succedendo e devo mettere chiarezza del mio cuore. Riguardo a quello che è successo… - Sospirò mentre il ragazzo tratteneva improvvisamente il fiato. – … Io non sono così! Ho parlato con Blaise prima e…
- Cosa?!

Harry era trasalito all’udire quel nome e il ricordo di quella scena così intima che aveva interrotto era tornato prorompente nella sua mente, con lo stesso dolore di quando l’aveva vista davanti ai suoi occhi.
Zabini.

Quel viscido serpente così odiato della loro casa rivale era riuscito in pochi istanti dove lui aveva fallito e lei era tornata in ginocchio da lui nonostante l’avesse umiliata?!

- Sei andata da lui? E perché? – Chiese, tutto d’un fiato.
- Te l’ho detto, Harry! – Sospirò lei tristemente. – Devo capire cosa mi sta succedendo e…
- Quindi sei andata da lui sperando in una conferma dei tuoi sentimenti?! Sei andata prima da lui che da me?!
- Harry, ascoltami…

Il Prescelto ringhiò furioso e rosso dall’ira, mentre scagliava con furia un pugno contro il letto, ripetendosi “Sei andata da lui… Sei andata da lui…” come una preghiera. Poi alzò lo sguardo e fissò con rabbia la ragazza, allontanandosi di scatto da lei:
- Felice di essere stato la tua seconda scelta, Ginny.
- No, Harry, non è così! – Provò lei, di nuovo sull’orlo delle lacrime.
- Oh si, invece! “Oh, no, Zabini mi ha detto di no, quindi proviamo ad andare dal povero Harry che di sicuro è li ad aspettarmi come un idiota.” – Scimmiottò alzando la voce. – Ma io non sono un idiota, Ginevra. Sei stata una stupida ad andare da Zabini sperando in chissà cosa. Lui ti ha usata così come ha usato tutte le centinaia di ragazze che si è fatto prima di te e la colpa di tutto questo è solo tua.

Detto ciò voltò le spalle e se ne andò sbattendo la porta e facendo le scale come una furia, ignorando le tacite richieste di spiegazione di Ron e dei gemelli per poi infilarsi nei corridoi bui e camminare a passo spedito verso l’uscita, bisognoso di una boccata d’aria fresca, con ancora la sensazione di quel bacio sulle labbra in fiamme.

-

Draco era stranamente agitato per la ronda di quella sera e non era da lui sentirsi così. Era strano sentire quel brivido nelle ossa e ancora più anomalo era quell’eccitazione che gli sfrigolava nelle vene al solo pensare di vedere la Granger quella sera. Non riusciva a scacciare quelle sensazioni e per questo era insicuro, cosa che non capitava mai a un Serpeverde né tantomeno al Principe delle Serpi in persona.

<< Datti un contegno: questa situazione va cambiata. Non possiamo continuare a prenderci in giro così. >>

Forte di quella sua nuova risolutezza si diresse a passo spedito verso il luogo d’incontro con la Grifondoro e vide che era già lì. La osservò a distanza mentre si avvicinava e notò immediatamente che c’era qualcosa di diverso: era appoggiata al muro con un libro in mano, assorta nella lettura, ma non era rilassata, anzi. Stava stranamente lontana dal muro con la testa, perché… Ah, ma ovvio!

Vide l’acconciatura e il suo stomaco ebbe una minuscola contrazione: doveva essere sicuramente per la festa di quella sera, ma accidenti quanto stava bene! Quei ciuffi ribaldi che le ricadevano intorno al viso le davano quell’aria ribelle e spettinata che…

<< Merlino! Ti vuoi dare una calmata?! >> Lo pungolò la coscienza e immediatamente raddrizzò le spalle e proseguì a passo spedito fingendo noncuranza.

- Buonasera, mia cara. Oh, aspetta… Cosa vedono i miei occhi?! Sbaglio o, finalmente, ti sei pettinata?!
- Risparmiami le tue battute, Malfoy. – Sibilò Hermione la cui determinazione se n’era andata velocemente com’era venuta, nonostante avesse chiare in mente le ammonizioni di Ginny. – Sbrighiamoci a fare questa ronda, che già ti dovrò vedere stasera a quella accidenti di festa…
- Anche io sono molto emozionato di rivederti, non temere! – Ridacchiò il Serpeverde avviandosi per il corridoio.

Hermione sospirò e scacciò con un gesto della mano lo sguardo severo di Ginny che le era balenato davanti agli occhi e che la scrutava, severo, dicendo: “Che aspetti?!”.
Fece alcuni profondi respiri e osservò la schiena del bel Serpeverde per poi prendere coraggio:
- Draco, basta. – Al sentirsi chiamare il ragazzo si girò, ma rimase statuario a qualche metro di distanza dalla ragazza. – E’ ora di dare un taglio a questa situazione. Cosa sta succedendo tra me e te?
- Sono d’accordo e apprezzo la presa di posizione. – Rise di scherno lui. – Era ora che mettessimo fine a questa storia. La risposta è molto semplice: nulla. Mi stavo semplicemente divertendo con te, ma mi sono stancato e… - Si interruppe perché il suo stomaco si stava ribellando con forza a quelle frasi che non suonavano vere neppure alle sue stesse orecchie.
- Smettila, non è vero.
- Sei parecchio infantile e insistente, sai? – Ridacchiò lui, ma vedendo che la ragazza non dava segno di cogliere la provocazione si incupì. – Cosa vuoi dirmi?
- Voglio dirti che io non sono più sicura di quello che penso di te e credo a te stia accadendo la stessa cosa. – Disse sicura la ragazza.
- Tesoro, so di essere perfetto, ma le tue dichiarazioni impacciate non funzionano con me. Ti confesso però, che ho sempre sospettato…
- Smettila! – Urlò esasperata la ragazza, alzando gli occhi al cielo. – Draco, mi hai chiesto “scusa” dopo avermi baciata, okay?! Fa parte della tua tecnica di conquista o riconosci che è stato molto strano?!

Lui ammutolì e improvvisamente realizzò di non avere più scampo: aveva capito. Era riuscita a leggere dietro tutte le frecciatine e le battute.

- Lo so. – Sussurrò in risposta.
- Ah si? E ti sei chiesto cosa ha voluto dire?

Draco sbuffò esasperato e alzò i pugni al cielo per la frustrazione prima di avvicinarsi bruscamente e sibilare rabbiosamente:
- Cosa cazzo vuoi che ti dica Granger? Che quel bacio significava qualcosa? O che ogni nostro contatto ci fa provare qualcosa di diverso?! – Hermione trasalì. – Non lo farò, per Salazar, ma sai che ho ragione! E a dimostrazione di ciò… - Il ghigno del vecchio Draco gli illuminò il volto per un istante e si avventò sulla ragazza spingendola dietro ad una colonna.

Lei inspirò bruscamente e osservò i bei lineamenti del giovane così vicini al suo viso: il naso affilato, i capelli spettinati e quegli occhi così terribilmente incatenati ai suoi.
Il ragazzo abbozzò un mezzo sorriso e la baciò lentamente. Era un bacio diverso da tutti quelli che si erano scambiati prima, puro e casto, dolce e delicato; un bacio che Hermione non avrebbe mai detto potesse appartenere a Draco Malfoy.
La ragazza gli portò le mani nei capelli, scoprendo di aver aspettato a lungo quella sensazione mentre giocava con i fili dorati che le si attorcigliavano intorno alle dita. Sospirò contro la sua bocca e lo baciò di nuovo stringendolo di più a sé mentre lui piegava i gomiti appoggiandoli contro il muro e la premeva contro il suo corpo.
Un’elettricità incontrollabile serpeggiava tra i due e Draco stava ghignando soddisfatto quando si staccò e osservò la ragazza da pochi centimetri di distanza:
- Visto? – Sussurrò osservando le sue lentiggini brune, il nasino all’insù e quegli occhi indomiti che lo fissavano con aria di sfida. – Ora, se vuoi scusarmi, dopo averti dato questa dimostrazione devo andare a lavarmi i capelli, perché penso che le tue manacce sudate li abbiano unti oltre l’inimmaginabile…
- Oh, Minerva, ma perché devi fare così?! – Sospirò alzando gli occhi al cielo la ragazza, ma sorridendo perché sapeva che stava scherzando.

Una nuova consapevolezza improvvisamente li colse causando non poche esitazioni, ma anziché essere scacciata con rabbia come sarebbe successo nei giorni precedenti, venne accolta e cullata da entrambi in quegli imbarazzati attimi di silenzio.

Il ragazzo ridacchiò sciogliendo la tensione con una delle sue classiche battutacce mentre il suo stomaco, finalmente, si dava pace:
- Sapevo che i miei baci fanno miracoli, ma addirittura far sorridere la Frigidona! Sono colpito, sai? – Ridacchiò lui con una punta di perfidia, poi le prese brevemente la mano prima di allontanarsi. – A stasera, allora. E sarebbe anche il caso che facessimo davvero una ronda prima o poi!

 

 

- CIAMBELLANGOLO -
Si, lo so cosa state pensando: “ma non ha nessun senso, è approssimativo, non sta né in cielo né in terra”. E’ vero. Lo so. Ma se avessimo continuato provocando e mai facendo nulla non saremmo mai arrivati ad alcunché, quindi eccoci al capitolo dell’ “Accettazione” (più o meno) del problema. Si prevedono grandi sviluppi per il prossimo? Mah.
Un grosso abbraccio a tutti,
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it

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Capitolo 13
*** 12. ***


12.

 

Hermione si svegliò con un fortissimo mal di testa.

Si rigirò nelle coperte – coperte in cui non ricordava di essere mai entrata – e aprì molto lentamente un occhio. Il soffitto perfettamente scuro della stanza la colse di sorpresa, perché era assolutamente sicura che proprio sopra il suo letto ci fosse una macchia di chissà quale sostanza. Uno strano odore regnava in camera sua: acqua di colonia, menta e qualcos’altro, qualcosa di familiare, ma che non riusciva ad identificare…

Si tirò su stiracchiandosi con aria assonnata e sbadigliando rumorosamente. Si guardò intorno e fece per alzarsi, quando la sua gamba urtò qualcosa.

Si girò distrattamente scostando le lenzuola per capire cosa avesse urtato e vide un’altra gamba, di certo non sua, avviluppata sotto le lenzuola. Una gamba dalla pelle lattea, ma muscolosa. Risalì lentamente il profilo della gamba e cacciò un urlo schizzando immediatamente in piedi, portandosi una mano alla bocca.

Si, perché - oltre ad essersi appena resa conto di avere addosso soltanto una maglietta di certo non sua - nel letto in cui lei stessa stava dormendo c’era niente di meno che… Draco Malfoy in persona! Ed erano nello spaziosissimo letto a baldacchino della stanza del Furetto!

Com’era possibile?!

C’era qualcosa di immensamente sbagliato in quella scena, ma al tempo stesso sentì un familiare calore pervaderla.

Osservò inorridita il ragazzo che si rigirava tra le coperte, chiaramente svegliato dal suo urlo, ma non apriva gli occhi né si tirava su, anzi: Draco si girò dall’altra parte e riprese a dormire mentre la ragazza osservava ogni suo più piccolo movimento.

<< Com’è possibile… >> Pensò Hermione e provò a scavare nei suoi ricordi alla ricerca di qualcosa che le spiegasse perché era in quella situazione e come ci era arrivata, ma nulla: da quando aveva salutato il Serpeverde non ricordava più niente.

Si alzò e freneticamente si guardò intorno: i suoi vestiti erano – orrore – sparsi per la stanza alla rinfusa e la sua bacchetta era appoggiata sul tavolo, proprio accanto a quella del ragazzo.

<< Calma, ci deve essere una spiegazione logica a tutto questo. >> Pensò mentre si rivestiva nervosamente.  << Devo assolutamente capire cos’è successo ieri sera. >>

Si sedette per terra e impugnò la bacchetta: e se non le fosse piaciuto quello che stava per vedere? Lì, in un angolo della coscienza, temeva che il motivo per cui lei  si era trovata nella camera di Malfoy con solo una maglietta addosso fosse dei più semplici e allo stesso tempo scandalosi…

Prese un gran sospiro e pronunciò l’incantesimo.

 

A Hermione sembrava di fluttuare in aria mentre rivedeva tutto ciò che le era capitato da quando aveva salutato Malfoy dopo quel bacio così particolare.

Rivide se stessa mentre arrossiva guardando la schiena del Serpeverde allontanarsi e sorrise intimamente.

La sua Se Stessa, però, era stata evidentemente interrotta.

- Herm, stai bene?! – Chiese la voce di Ron arrivandole alle spalle.

Il Rosso era evidentemente furioso, ma dietro all’ira la ragazza poteva scorgere un’ombra di tristezza nei suoi occhi.
- Ehm… - Iniziò lei visibilmente imbarazzata. - … Si, credo di si. Perché?
- Dimmi che non è appena successo quello che ho visto…
- Ehm… Cos’hai visto? – Sussurrò lei, esitante.
- Per Merlino, Hermione. – Ron la stava fissando, serissimo, con le braccia stese lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno. – Da te non me l’aspettavo… - Poi se ne andò di corsa, senza darle il tempo di replicare.

Hermione vide la sua Se Stessa abbassare la testa sconfortata e poi la scena cambiò. Si ritrovò a camminare frettolosamente con Ginny fino davanti alla porta dietro alla quale c’era la festa di Lumacorno. Il professore stava salutando gli invitati e quando vide Ginny ed Hermione si illuminò:
- Oh, signorina Granger! Signorina Weasley! Che piacere avervi mie ospiti questa sera!

Ginny era stata invitata all’ultimo per intercessione di Hermione che sperava lei e Harry riuscissero a sistemare le cose fra di loro e quando aveva saputo che le sarebbe stata data questa seconda occasione aveva deciso di non sprecarla cercando di apparire al meglio: effettivamente quella sera, la rossa era più bella che mai.

Indossavano entrambe dei vestiti da sera, impreziositi di decori e avevano due acconciature raccolte meravigliosamente morbide e con ciuffi che incorniciavano il volto. L’unica differenza era che il vestito di Ginny era lungo e verde, mentre quello di Hermione era più corto, leggermente a palloncino e di un azzurro che si sposava splendidamente con i suoi capelli.

- Salve, professore. – Sorrisero entrambe.
- Da questa parte, mie care. – Le invitò Lumacorno con un ampio gesto della mano.

Fecero per entrare, quando una voce le fece fermare improvvisamente:
- No! Aspettate! Herm, ti devo parlare! – Strillò Ron arrivando trafelato dal fondo del corridoio.

Lumacorno e le due ragazze guardarono il rosso avvicinarsi con perplessità e Hermione alzò gli occhi al cielo facendo cenno a Ginny di precederla:
- Vai pure, arrivo subito.

Lanciò poi un’occhiata di scuse al professore e si allontanò nella direzione di Ron:
- Ti prego, Herm, andiamo in un posto più tranquillo. – E la trascinò verso un corridoio appartato.

Non appena misero piede nel corridoio Hermione si sentì mancare: dall’altro capo stava arrivando proprio il suo Serpeverde preferito insieme alla sua cricca, che non mancò di guardarla con perplessità e una punta di disgusto:
- Pensavo avessi gusti migliori, mia cara. – Sibilò il ragazzo tra i denti.

Draco Malfoy, quella sera, appariva in tutto il suo splendore: il completo scuro, la camicia bianca fresca di lavaggio e stiratura, la cravatta importante grigia e argento con i gemelli abbinati, i capelli studiatamente spettinati e una nuvola di profumo costoso che aleggiava intorno a lui urlavano perfezione e attiravano lo sguardo, compreso quello di Hermione che si morse rapidamente il labbro per poi spostare lo sguardo negli occhi del ragazzo.
- Taci, Furetto. – Alzò gli occhi al cielo avanzando di qualche passo mentre il Serpeverde scrollava le spalle e si allontanava, ostentando finta noncuranza.

- Cosa voleva quello?! – Ron ci mise poco a infervorarsi.
- Nulla, Ron! – Sospirò esasperata Hermione per poi squadrarlo in attesa di risposte. – Cosa c’è?

Il rosso la guardò con risoluzione e poi la prese per i fianchi e premette le labbra sulle sue con rabbia. Hermione rimase interdetta, ma percepì immediatamente che c’era qualcosa di sbagliato in tutto ciò: i baci di Ron – il suo primo ragazzo – se li ricordava bene e non era qualcosa che avrebbe voluto riassaporare tanto presto.

Il confronto con Malfoy comparve quasi subito, dolorosamente, nella sua testa e non potè non osservare come i baci di Ron fossero goffi e accennati, mentre quelli del Serpeverde fossero decisamente un’altra cosa.

Non reagì, rimase immobile al suo posto e alla fine Ron si stacco, sconsolato:
- Mi dispiace… Volevo vedere cosa sarebbe successo… Fai attenzione, Herm. E’ l’unica cosa che posso dirti, ormai.

Poi girò i tacchi e se ne andò e Hermione avrebbe potuto giurare di non averlo mai visto così abbattuto. Ed era colpa sua.

Oh si, la consapevolezza era arrivata nel momento esatto in cui Ron si era staccato: non lo amava e non aveva provato il minimo sentimento in quel bacio, era chiaro.

Sospirò profondamente di nuovo e decise che avrebbe parlato con Ron successivamente: non poteva lasciare la situazione così, ma d’altronde non avrebbe avuto senso dargli conferme fasulle. Nonostante la convinzione che fosse la cosa migliore da fare, vedere quel ragazzo che aveva amato ridotto così le faceva ugualmente male e un dolore sordo le si diffuse nella mente.

Si trascinò davanti alla porta della festa, improvvisamente svuotata di ogni voglia di parteciparvi, sfoderando il suo miglior sorriso e entrò alla festa lanciando un’ultima occhiata riconoscente a Lumacorno. Avrebbe voluto solo correre in camera, rintanarsi tra i suoi amati libri e riflettere su quello che era appena successo e come rimediarvi.

La sala era addobbata a festa e piena di luce: candele, candelabri e cristalli splendevano in ogni angolo e gli invitati, più di quanti si aspettasse, ballavano lentamente al centro della pista o bazzicavano intorno al buffet mangiucchiando qualcosa e chiacchierando con i loro amici. In un angolo un popolare studente di Tassorosso, membro della squadra di Quidditch, versava un liquido scuro nei bicchieri di studenti che si accalcavano intorno al suo bancone.

Tentò subito di andare da Ginny, ma quando la vide sola davanti al buffet mentre tentava di avvicinarsi a Harry le fece un sorriso di incoraggiamento e si diresse verso il tavolo del Tassorosso, prese un bicchiere e se lo fece riempire per poi berne un lungo sorso.

Il liquido le scese bruciante lungo la gola e strabuzzò gli occhi per quanto fosse forte: era possibile che ci fosse qualcosa di alcolico a una noiosissima festa di Lumacorno?!

- Ti vuoi ubriacare per caso? – Sussurrò una voce familiare a un millimetro dal suo orecchio.
- Non ci sperare, mio caro. – Sorrise lei spostandosi di un passo per guardare in faccia Draco Malfoy in persona. Da vicino era ancora più da mozzare il fiato. Una bellezza quasi perfetta: i tratti dritti, ma non troppo, le guance piene, ma non esageratamente, e quegli occhi…

- Non sai quanto darei per vederti ubriaca, Granger. – Ridacchiò trangugiando un intero bicchiere. – Allora, cosa voleva il rosso?
- Ti interessa? – Lo provocò Hermione bevendo un altro sorso.
- Affatto, cercavo di intavolare una conversazione. – Inclinò la testa e ghignò come solo lui sapeva fare.
- Ovviamente… Ma cosa c’è qui dentro? – Chiese lei indicando il suo bicchiere. – Mi pare sia ancora vietato portare alcolici dentro Hogwarts.
- Lo è, confermo. – Ghignò di nuovo lui, con aria furba, ma le strizzò l’occhio e si avvicinò fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo orecchio, per poi sussurrare. – Ci siamo dati da fare per comprare il miglior Punch d’Inghilterra: ti sfido ad assaggiarne uno più buono.

Hermione non rispose, stordita dal profumo del ragazzo. Prese un altro bicchiere e lo svuotò in fretta: in effetti quel Punch era proprio delizioso. Un vago senso di calore le si diffuse sulle guance.

<< Vuoi ubriacarti per caso?! >> La pungolò la coscienza.

- Magari… - Sussurrò senza pensare, sentendo una fitta al cuore mentre rivedeva lo sguardo disperato di Ron.
- Eh? – Il ragazzo aveva iniziato ad andarsene, ma si era poi girato improvvisamente sentendo il sussurro della ragazza. – Hai per caso detto “magari”?!
- Si. – Hermione alzò lo sguardo e fissò brevemente il ragazzo negli occhi. – Ma non ti preoccupare, non importa.
- C’entra con Ron, vero? – Chiese subito lui, prendendo un altro bicchiere di liquore.

La ragazza annuì e ne trangugiò un altro. La mente del Serpeverde elaborò in fretta cosa potesse essere successo e giunse alla conclusione che evidentemente il Weasley le aveva chiesto di diventare la sua fidanzata o un’altra delle sue patetiche stronzate. Sentì una sottile ira invaderlo e dichiarò freddamente:
- Se vuoi stare con quell’Ameba, prego, non sarò io ad impedirtelo. Non sono fatto per le stronzate tipo “fidanzatino e fidanzatina”, no. E lasciati dire che mi aspettavo di più da…
- Ma no! – Hermione alzò gli occhi al cielo, esasperata. – Non mi ha detto questo, idiota!

L’ira sbollì immediatamente e si rese conto di aver fatto un passo falso, mostrandosi così apertamente interessato. Attese che la ragazza si confidasse e dopo altri due bicchieri di Punch prese a parlare a raffica:
- Insomma… Mi ha fermato, poi quando ti abbiamo incrociato era tutto arrabbiato e io gli ho detto di non preoccuparsi, così lui mi ha fatto capire che… Che prova qualcosa che io non ricambio e vuole ciò che io non posso dargli. E’ stato un tale egoista a fare una cosa del genere e…
- Shh! – Il ragazzo le accarezzò il braccio provando un improvviso impeto di soddisfazione capendo che l’Ameba era stata rifiutata. – Ubriacarsi non è la soluzione giusta, ma se vuoi farlo non te lo impedirò perché nessuno sa più di me quanto possa fare bene dopo un rifiuto.

Hermione scoppiò a ridere troppo rumorosamente, le gote tutte rosse per il troppo Punch e lo fissò negli occhi:
- Cosa?! Tu sei stato rifiutato?!

Sentiva un grande calore nel petto e la testa così leggera che quasi le sembrava di fluttuare per aria… Si, quella era una bella sensazione: era così felice, così gioiosa che quasi si era dimenticata di Ron… Se avesse saputo prima che sarebbe bastato un po’ di Punch a farle dimenticare così le sue preoccupazioni avrebbe preso provvedimenti prima… Merlino, quanto era buono…

- Si, mia cara, ma te lo racconterò un’altra volta… Ora sarebbe meglio se smettessi di bere… - Ridacchiò lui togliendole di mano il bicchiere.
- Oh no, ti prego! – Rise la ragazza prendendolo a pugnetti delicati. – Non sono del tutto ubriaca, ma almeno per stasera voglio…

<< Cosa stai facendo?! >> La sua coscienza si risvegliò improvvisamente: quella non era lei. Per niente.

<< Oh, per favore: solo stasera… Sta succedendo di tutto in questo periodo e io… Ho bisogno di tranquillizzarmi un po’, di godermi la serata… Si, ma non così! O forse… Per una volta potrei… >> I pensieri erano confusi nella sua testa e se da un lato percepiva chiaramente quanto stesse andando contro ai suoi principi, dall’altro provava una sfrenata voglia di dimenticare i problemi con Ron, tra Harry e Ginny e persino le preoccupazioni per Malfoy. Per una volta, forse, avrebbe potuto pensare solo a se stessa e a quello che voleva davvero.

- Cosa vuoi, Hermione? – Chiese il ragazzo, ammaliante.
- Vorrei dimenticare i miei problemi, almeno per stasera… - Sussurrò lei, momentaneamente lucida.
- Ti assicuro che ubriacarti non è per niente dall’Hermione che conosco. – Ghignò lui. – E con questo non voglio dire che non mi piaccia, anzi…
- Lo so, lo so che non è da me, ma… - Alzò gli occhi a guardare Malfoy e specchiandosi in quegli occhi grigi decise di buttarsi: se per una notte provava ad essere qualcun altro non avrebbe certo rovinato la sua intera vita. - … Ma non m’importa. – Affermò risoluta.
- Si, sei decisamente più sexy quando fai così. – Ghignò Malfoy prendendo al volo altri due bicchieri e porgendone uno alla ragazza. – Sei convinta, allora?
- S-Si. – Sussurrò Hermione stordita per il complimento.
- E allora… Alla salute! – Ridacchiò il ragazzo facendo scontrare brevemente i loro bicchieri e trangugiando il contenuto del suo in pochi secondi. Hermione rise di gusto e fece lo stesso.

La Hermione del presente vide Se Stessa trangugiare bicchieri su bicchieri e riconobbe quella risolutezza che l’aveva accompagnata quella sera: sapeva che era sbagliato fare così, ma forse il brivido di trasgressione che aveva provato non sarebbe tornato mai più e sapeva di essere in qualche modo cresciuta, sorso dopo sorso. Era stato costruttivo e positivo? Ovviamente no, ma non era sicura di pentirsene al cento per cento… Che fine aveva fatto la vecchia Hermione?

Quando Lumacorno si avvicinò alla coppia sorrise:
- Vedo che qua abbiamo uno splendido esempio di amici di Case diverse: che magnifico spettacolo. Poi voi due, cime nelle vostre rispettive Case… Una gioia per gli occhi! – Rise bonariamente.
- Grazie, professore. – Rispose Draco mentre Hermione si guardava intorno con aria sognante a causa del troppo liquore.
- Tutto bene, signorina Granger? – Chiese il professore.
- Si, sta bene, non si preoccupi: un ballo la farà sentire meglio. – Dichiarò Malfoy trascinando la ragazza in mezzo alla pista.

Volteggiarono lentamente mentre lei si guardava intorno strabuzzando gli occhi, non del tutto presente a se stessa.

- Ti prego, riprenditi. – Rise Draco. – Non puoi tornare al tuo dormitorio in queste condizioni.
- Fai silenzio. – Rise anche lei. – Sono leggermente ubriaca, si, ma sono ancora in grado di capirti e di risponderti. – La ragazza alternava momenti di lucidità a momenti di confusione e sogno. – Però questa festa non è molto divertente e… Oh Merlino, ma stiamo ballando?!
- L’hai chiesto a voce troppo alta. – Rise di nuovo lui mentre le persone intorno a loro li guardavano perplessi attirati dalla domanda isterica della ragazza. – Comunque si: era l’unico modo per portarti via da Lumacorno prima che capisse che non è succo di Morampone, ma Punch più puro.
- Che ragazzo astuto. – Replicò lei ondeggiando a ritmo di musica. – Comunque mi piace un sacco questa canzone…
- Sei così disinibita quando sei ubriaca. – Ridacchiò lui muovendosi con lei.
- Non penso di aver afferrato il significato di disinibita, sarà perché ho bevuto troppo… - Poi sprofondò in un momento di confusione e emise dei gorgheggi non meglio identificati che dovevano essere una canzoncina, ma che sembravano tutt’altro. Chiuse gli occhi e la testa le crollò di lato per poi alzarsi subito dopo, di scatto.

Draco ridacchiò e quando cambiò canzone la strinse più forte a sé per non farla traballare e continuò a muoversi a ritmo di musica. La canzone era lenta e i due girarono in tondo guardandosi negli occhi e sorridendosi. Lui ogni tanto la scrollava leggermente per impedire che si addormentasse e le ribadiva che reggeva proprio poco l’alcool, mentre lei si mordeva il labbro senza motivo o faceva oscillare la testa nei momenti sbagliati della canzone provocando le risatine di lui.

- Ti prego usciamo da qui! Questa festa è noioooosa… - Sussurrò lei allungando a dismisura la “o”.
- Ti porto a fare quattro passi: devi riprenderti, ragazza mia!
- Oh, si, facciamo quattro passi! – Ripeté entusiasta lei.

Lui la prese sotto braccio e le fece appoggiare la testa sulla sua spalla.

- Sei insolitamente tenero, questa sera. – Dichiarò lei non appena si fu ripresa leggermente. Aveva ancora la vista appannata e non riusciva a camminare autonomamente, ma era tornata presente a se stessa: evidentemente reggeva pochissimo il Punch, ma non ne aveva bevuto così tanto.
- Posso tornare lo stronzo conturbante di sempre quando vuoi, sai? Se preferisci quella versione e ti piace sognartela mentre faccio giochini sexy non bene identificati con Megan Fox, per me va bene.

Hermione scoppiò a ridere e si rese conto di essere arrivata davanti a una delle terrazze al piano dei dormitori. Si appoggiò alla balaustra e osservò il cielo stellato e il parco sotto di loro, mentre si scorgeva più lontano la Foresta Proibita.

- Ti prego, è troppo sdolcinato per i miei gusti! – Alzò gli occhi al cielo Draco.
- Va bene, va bene, andiamocene! – Sbuffò divertita lei. – E comunque mi dispiace, ma Megan Fox è troppo persino per te.
- Ho sentito bene? Hai detto “persino”? – Chiese lui, spingendola contro il balcone e imprigionandola tra le sue braccia.
- Umm… Potrebbe essere, perché? – Ribattè Hermione, ancora brilla per potersi far frenare dalla timidezza.
- Quasi ti preferisco quando sei ubriaca e raccogli le mie provocazioni. – Ghignò lui. – Perché, di grazia, hai detto “persino”?
- Perché sei un figo da paura, è chiaro. – Nel momento esatto in cui queste parole le erano uscite di bocca avrebbe voluto rimangiarsele. La Hermione timida scelse proprio quel momento per tornare e la ragazza arrossì violentemente. – No, cioè, volevo dire…

Draco aveva dapprima spalancato gli occhi, poi davanti alla vergogna della ragazza era scoppiato a ridere di gusto:
- Sei uno spasso! Devo farti ubriacare più spesso, anzi… Vuoi ancora del Punch?

Hermione si illuminò, mentre il suo corpo richiedeva ancora alcool con veemenza.

- Bene. – Ghignò di nuovo lui. – Aspettami qui.

Sparì per qualche minuto e tornò con un’intera bottiglia di Punch che aveva sgraffignato da sotto il tavolo del Tassorosso-Barman.

- E questa?! – Chiese Hermione.
- Sono un uomo dalle mille risorse, che ci vuoi fare. – Ridacchiò lui. – Vieni, spostiamoci in un luogo più tranquillo: non vorrai mica essere espulsa?

La condusse nella Sala Comune di Serpeverde - in quel momento deserta perché erano tutti o già a dormire o alla festa di Lumacorno - che colpì Hermione per la ricchezza e la pomposità con cui era arredata. Si fermò al centro della stanza e alzò le braccia al cielo:
- Davvero?! E’ così terribilmente pacchiana! – Scosse la testa sospirando, poi posò gli occhi sulla bottiglia e ghignò a sua volta. – Se non conoscessi le tue intenzioni, a proposito, ottimo posto, direi che mi hai portata qua per scopi tutt’altro che nobili!
- Mai dire mai! – Sorrise lui con una punta di malizia mentre stappava silenziosamente la bottiglia. - A te il primo assaggio, se ne sei ancora convinta.

La ragazza esitò, ma quando l’immagine di Ron tornò nella sua mente si decise e trangugiò un sorso del liquido che subito le infiammò la gola. Passò poi la bottiglia al ragazzo che a sua volta bevve un sorso più lungo del suo e sospirò, inebriato dal sapore forte dell’alcool.

Poi si avvicinò alla ragazza, appoggiata al divano in pelle, per passarle di nuovo la bottiglia e sussurrò con voce roca:
- Dovremmo ripetere più spesso esperienze come quella di stasera!
- Hai perfettamente ragione! – Convenne lei trangugiando un altro sorso e fissando le labbra del ragazzo: così piene e morbide… Il ricordo dei bollenti baci che si erano scambiati la fece sorridere e alzare lo sguardo negli occhi del ragazzo.
- Ti preferisco così, quando sei ubriaca e senza tanti scrupoli, sai? – Ridacchiò lui brevemente, senza allontanarsi né distogliere lo sguardo. – Inoltre credo che dovremmo…
- Oh, stai zitto e baciami! – Dichiarò lei esasperata mentre l’alcool faceva definitivamente effetto.
- Cosa? – Lui spalancò gli occhi. – Ho sentito bene?
- Forse. – Ghignò lei afferrandogli la cravatta con una mano e tirandolo verso di sé per poi baciarlo con passione.

Lui non si fece pregare e ricambiò il bacio con desiderio, giocando con la sua lingua per poi morderle il collo e risalire di nuovo fino alle labbra.

- Vieni, spostiamoci in un posto con più privacy… - Ansimò lui staccandosi di qualche millimetro senza distogliere lo sguardo, poi la prese per un braccio trascinandola in camera sua ignorando tutti i campanellini d’allarme che risuonavano dentro di sè.

Non appena la porta fu richiusa alle sue spalle Hermione tornò ad avventarsi contro il ragazzo provando un desiderio inaudito. Lo baciò, lo spinse contro il muro e fece scivolare le sue mani sotto la camicia per poi slacciarla e farla volare lontano, chinandosi a baciargli il petto nudo accarezzandogli il petto e il cavallo dei pantaloni. Sfiorando il cavallo dei pantaloni del ragazzo sussultò e si staccò ridacchiando:
- Non sapevo di farti così effetto!
- Tu non hai idea di cosa mi fai… - Ansimò lui per poi invertire le posizioni e premerla contro il muro baciandole il collo.

Hermione si sentiva collassare e non avrebbe voluto che smettesse mai: sentiva il piacere inebriante che le trasmetteva lui, mentre le slacciava lentamente il vestito e spargeva la sua saliva tra i seni, baciandole il petto e facendo scivolare morbidamente la sua bocca sul suo corpo, man mano che lo scopriva dal vestito. Scese lungo i seni accarezzandoglieli, baciandoglieli e stringendoglieli fino ad arrivare al basso ventre dove Hermione si sentì letteralmente esplodere di piacere. Nudi, pelle contro pelle, si spostarono sul letto tra un gemito e l’altro e mentre il ragazzo frugava frettolosamente nel comodino Hermione continuò a baciarlo e ad accarezzargli ogni centimetro di pelle per poi strusciarsi contro di lui. Lui le accarezzò l’interno della coscia sinistra lasciando che lo cingesse morbidamente con le gambe. Era come una droga e ogni volta che si toccavano scariche elettriche li pervadevano, spingendoli a continuare e sentendo di appartenersi e aver bisogno l’uno dell’altra.

Non c’era spazio nella mente di Hermione per il rimorso o gli scrupoli, le uniche cose che esistevano erano quei momenti e loro due, insieme. Lui, dal canto suo, provava qualcosa di diverso: non era la prima volta, ovviamente, ma c’era qualcosa in più, qualcosa di speciale…

Si morse il labbro sollevandosi un momento e guardando la ragazza, rimanendo incantato dal suo volto deciso, da quegli occhi e quel viso incorniciato da una criniera di capelli selvaggi:
- Vuoi che mi fermi? Perché se continuiamo non riuscirò più a fermarmi. E’ il punto di non ritorno, tesoro.

Lei gemette:
- Non fermarti. – Quasi implorò e lui ghignò avventandosi nuovamente sulla sua bocca e sussurrando:
- Se è la prima volta sappi che…
- Ti prego, per chi mi hai preso?! – Ridacchiò lei baciandogli la pancia e risalendo lentamente fino alle labbra.
- Oh, davvero?! – Parve sinceramente sorpreso, poi ghignò. – Amo le donne vissute! Rendono tutto più eccitante!

Lei gli sussurrò un “idiota” a pochi centimetri dalle labbra mordendole e lui la spinse sotto di sé, fissandola negli occhi e ghignando soddisfatto.

E Hermione non seppe più dove iniziava il suo corpo e dove finiva: lui si muoveva a tratti delicatamente a tratti più intensamente in una complessa danza di piacere che la scuoteva da capo ai piedi. Non aveva mai provato una sensazione come quella e il suo corpo reagì per lei avvicinandosi di più al corpo del ragazzo e inarcando la schiena. Era perduta, ormai: non sarebbe più riuscita a salvarsi da quel ragazzo dannato perché sapeva che si appartenevano e avrebbe potuto giurare che anche per lui era diverso dalle innumerevoli altre volte.

C’era qualcosa in più, qualcosa di vero e di “reale” in loro due. Qualcosa di ammaliante e Hermione gemette mentre lui socchiudeva le labbra e la baciava ancora capendo di aver sempre vissuto con una grande mancanza che lui colmava.

Al culmine del piacere crollarono entrambi sul letto, ansimanti e lei si accoccolò al suo fianco.

- Merlino, Granger, siamo in un bel casino…

 

- Ben svegliata anche a te, Hermione.

 

 

- CIAMBELLANGOLO -
Umm… Sono tornata e sono tornati anche loro <3
Niente, spero che il capitolo vi piaccia e se pensate che debba cambiare rating in arancione fatemelo sapere.
Buone vacanze a tutti :3,
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it

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Capitolo 14
*** 13. ***


13.

 

- No, no, no! – Strillò Hermione isterica, riprendendosi completamente e allontanandosi di scatto dal letto da cui un affascinante (e irrimediabilmente nudo) Serpeverde la osservava con il suo migliore ghigno strafottente stampato in faccia. – Tu non sei veramente qui, io non sono veramente qui e non è successo quello che è successo e… Ah! – Sospirò disperata.
- Perché invece non accetti che semplicemente non hai saputo resistere al mio indiscutibile fascino? Non è così difficile da dire, su! – Ridacchiò lui.
- T-Tu non capisci! Io e te, due poli opposti in qualsiasi cosa, abbiamo… Abbiamo… - Arrossì violentemente.
- Merlino, come ti preferivo quando eri ubriaca e disinibita. – Alzò gli occhi al cielo lui. – Abbiamo fatto sesso, non è difficile da dire né da capire.
- Non dirlo! Ti prego, non dirlo…

Hermione era un fascio di nervi mentre si accasciava a terra vicino alla porta. Dentro di sé sensazioni contrastanti le facevano ribollire il sangue: da un lato non provava altro che disgusto per sé stessa, per aver ceduto con così tanta facilità al nemico. Dall’altro, ahimè, ricordava quel calore così piacevole e confortante che l’aveva invasa la notte precedente, quella sensazione di appagamento e quella mancanza che veniva finalmente colmata… Suo malgrado la mente diceva di alzarsi e scappare di lì a gambe levate, il cuore invece le imponeva di infilarsi di nuovo sotto le coperte e stringersi a quel ragazzo dannato.

- Granger… - Iniziò lui con un tono freddo e distaccato. - … Ci sono già passato, ho capito: non eri in te, non sai come è successo, vorresti cancellarlo e bla bla bla… Dicono tutte così anziché ammettere che sono irresistibile. Vestiti e vattene, non mi offenderò, ma…
- Ah, quindi le cose stanno così?! – Incrociò le braccia al petto lei, offesa.
- … Ma se resti le cose si fanno più interessanti. – Concluse lui ridacchiando. – Dio, sei ancora più carina quando fai l’offesa.

Hermione sospirò scrutando il Serpeverde nei suoi begli occhi grigi e provando ad indovinare cosa stesse pensando.  Lui sorrise gentilmente mentre dentro di sé si chiedeva disperatamente perché non stesse provando la stessa indifferenza delle centinaia di volte precedenti, quando la sua amante di turno se ne andava la mattina dopo o in estati o disgustata da se stessa. Questa volta era molto diverso, anzi: questa volta temeva di essere enormemente ferito dalla decisione della Granger e nel caso se ne fosse effettivamente andata… Non sapeva cosa avrebbe fatto.

- Smettila, ti prego. – Mugolò Hermione sull’orlo delle lacrime. – Draco, ascoltami, voglio essere sincera con te. – Alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi con una grande serietà nello sguardo.
- Posso almeno rimettermi le mutande prima? No? Okay, scusa, vai avanti. – Sorrise di nuovo lui messo a tacere dall’occhiataccia della ragazza.
- Non so come gestire questa cosa. Sappiamo entrambi cosa è successo ieri sera e… Si, per quanto mi sia difficile da dire era… Consensuale.
- Dio, Granger, smettila di parlare come una studentessa dell’ ‘800! – Rise lui. – Vuoi dire che volevamo farci una bella scopata e così è stato? Dillo.
- Non parlare così! – Strillò immediatamente la ragazza cercando di frenare le risate, senza successo. Poi sorrise con decisione al ragazzo. – Hai capito cosa voglio dire, ma se per te quella di ieri era solo “una delle tante” dimmelo e me ne andrò istantaneamente maledicendoti per il tuo comportamento.
- Oh, non ci posso credere. – Spalancò gli occhi di sorpresa il ragazzo, il cui cuore aveva avuto una contrazione molto dolorosa sia all’idea che lei fosse una delle tante sia all’immagine di lei che se ne andava. – Hermione…  - Si alzò dopo essersi infilato con pochi gesti le mutande e un paio di pantaloncini e si avvicinò alla giovane prendendola tra le braccia. - Quello che è successo ieri sera è una delle cose più…. – Trattennero entrambi il fiato. - … Più preziose della mia vita.

Hermione scoprì di non saper più respirare: andiamo, non doveva essere tanto difficile, come si faceva? Espelli aria, fanne entrare altra, ripeti…
Respirò profondamente un paio di volte, poi chiuse gli occhi per cacciare indietro le lacrime e disse con la sua migliore voce piatta e noncurante:
- Anche per me, quindi… - La sua voce tremò. - … Confido che potremmo proseguire la nostra vita nel rispetto reciproco e nell’indifferenza più totale l’uno dell’altra, limitando i nostri contatti al minimo e soprattutto senza che nulla di quello che è successo qui ieri sera si venga a sapere all’infuori di questa stanza.

-

Lo capiva e se lo aspettava: Hermione era fiera, orgogliosa, testarda e aveva tutte quelle adorabili qualità che lo attraevano irrimediabilmente e misteriosamente, ma lui… Per un attimo aveva sperato che quella notte potesse essere l’inizio di qualcosa e invece no. Lei non era pronta per accettarlo e se ne vergognava, volendo assolutamente cancellare quello che era successo… Ovviamente era inaccettabile.

- Scusami? – Chiese in un sussurro.
- I-io… - Iniziò la Granger spalancando gli occhi e dimostrando tutto il contrario di quello che aveva detto.
- Stai per caso suggerendo… - Sibilò lui fremente di rabbia e spingendo la ragazza contro la parete, bloccandola con le sue braccia. - … Di ignorarci per il resto delle nostre vite facendo finta che nulla di tutto questo sia mai successo? – Concluse indicando con ampi gesti se stesso, poi la ragazza e infine la camera da letto.
- Draco, io…
- Tu te ne vergogni. – Sibilò lui, ferito più dalle parole non dette che aleggiavano nell’aria tra di loro.
- No, ma… Non posso gestirlo. – Proruppe lei come un fiume in piena. – Non possiamo coltivare nulla di quello che potrebbe essere nato ieri, ma di fatto non è accaduto nulla da cui potrebbe svilupparsi qualcosa. Non era niente, capisci? – Hermione mise dolorosamente a tacere il suo cuore che si contraeva ad ogni parola più dolorosamente. – E’ stato un errore imperdonabile e sappiamo entrambi che oltre a un ricordo piacevole non ne rimarrà niente in un paio di giorni massimo. Ce la siamo spassata, si, ma non c’è niente. Tu mi odi, io ti odio. Fine. Un errore. Un errore. – Ripeté sussurrando prima di liberarsi dalla stretta del giovane e correre via dalla stanza dopo aver preso le sue cose e aver lanciato un’ultima occhiata al Serpeverde e al suo sguardo ferito.

-

Non ce l’aveva fatta e si odiava per questo, davvero.

Fremeva di disgusto mentre si infilava a tutta velocità nella Torre di Grifondoro sperando con tutto il cuore che nessuno la vedesse, perché era sicura che bastasse uno sguardo per capire cosa fosse successo.

Era stato semplicemente troppo. I ricordi indiscutibili della notte precedente, quella sensazione di calore che ancora la pervadeva e quel ragazzo davanti a lei che la guardava con uno sguardo che incarnava l’essenza stessa del peccato… Non, era troppo, persino per lei.

Rabbrividì, non avrebbe saputo dire se di disgusto o di piacere mentre ripercorreva quello che era successo: quelle forti braccia intorno a sé, i suoi baci appassionati e quel corpo così…

Scosse violentemente la testa e si infilò sotto la doccia più veloce che poté, cercando di lavare via dalla sua pelle il ricordo di quel corpo, che continuava a perseguitarla.

Quando uscì e finì di asciugarsi i capelli e di vestirsi sentì una voce familiare al piano di sotto:
- Weasley, levati di torno, si da il caso che debba parlare con il prefetto di Grifondoro, la Granger nel caso non te lo ricordassi, per una comunicazione piuttosto urgente, okay?

Si accasciò contro la porta: sapeva che Draco sarebbe venuto a cercarla, che l’avrebbe rincorsa e quella sensazione la fece immediatamente sorridere e inondare di una calda gioia, che scacciò subito mentre gli occhi le si riempivano di lacrime di frustrazione: non poteva andare avanti a struggersi d’amore per quell’idiota che aveva approfittato di lei quando era meno lucida.

Il cuore le si strinse quasi a volerle dire “Non è vero! Sei stata ben felice di fare quelle cosacce con lui…”. Ah, cosacce. Lui avrebbe trovato ironico che non riuscisse neanche a chiamare con il suo nome quello che avevano fatto.

La voce di Ron la fece sussultare:
- Vattene, Furetto. Non so cosa ci sia tra te e lei, ma non è nulla. Non ti azzardare ad avvicinarti di nuovo a Hermione o io…
- Senti, sottospecie di patata ritardata, non sono interessato alle tue scenate da fidanzato geloso, quindi… Ah no, aspetta! – Hermione poteva quasi vedere davanti ai suoi occhi il ghigno diabolico che aveva sicuramente stampato in faccia il suo bel Serpeverde. – Rettifico: scenata di gelosia da patetico e insulso ex fidanzato. Da quand’è che vi siete lasciati? O non siete mai stati insieme? Rettifico di nuovo: da quand’è che piangi e invochi la mamma quando pensi a quanto lei sia irraggiungibile per te?
- Malfoy, giuro che…
- Si si, risparmia il fiato. Me ne vado. Quando la vedi, solo, dille che il ragazzo più ricercato di Hogwarts ha chiesto di lei, non so se mi spiego… - Ammiccò. Oh, Hermione sapeva che stava ammiccando, lo poteva quasi vedere davanti agli occhi.

Non dovette aspettare molto che sentì il suono di qualcosa ribaltato con furia dopo quello di una porta che si chiudeva alle spalle di qualcuno. Poi dei gradini fatti frettolosamente e infine l’inconfondibile bussare alla porta della sua stanza:
- Herm, ci sei?
- Si, Ron. – Si alzò e si diede una veloce sistemata. – Entra pure.
- Ehm… Non so se hai sentito, ma… Malfoy è venuto a cercarti. – Ammise a testa bassa il rosso.
- Ah, grazie mille, Ron. – Sorrise dolcemente Hermione maledicendo il suo stomaco che si era involontariamente contratto al solo sentire il nome di Malfoy. – Ehm… Riguardo a quello che è successo ieri alla festa…
- Mi dispiace, Herm. – Sentenziò Ron senza alzare lo sguardo, fissandosi con grande interesse i piedi.
- Ron.. – Sospirò Hermione.
- No, lo capisco. Sei innamorata di qualcun altro o forse neanche quello, ma ciò che conta è che non ami me. Non più almeno. Mi sono messo l’animo in pace. Però, ti prego, scegli qualcuno che… Sia adeguato a te, perché morirei sapendoti con qualcuno che non ti merita. – Ron pronunciò queste parole con rammarico e nostalgia di qualche tempo lontano. – Fai attenzione, Herm.
- Ron, aspetta! Ora che ne è di noi due? – Chiese Hermione, spaventata all’idea di perdere uno dei suoi migliori amici. Due shock così in meno di 24 ore erano decisamente troppi: almeno la situazione con Ron andava risolta.

Ron alzò lo sguardo, confuso:
- Noi due?
- Si… Ascoltami, ti prego. E’ vero, non ti amo. Non più, infatti, e sai bene perché, ma pensavo avessimo superato tutto questo: io sono tornata ai miei libri e tu ora hai Lavanda. Siamo sempre stati buoni amici e spero sinceramente che potremo continuare ad esserlo e poi…
- Io non amo Lavanda. – Dichiarò Ron, risoluto.
- … Allora sistema le cose con lei e poi si vedrà. Se riuscirai a trovare una tua felicità con lei a me andrà bene, e in caso contrario… Chissà che non possa rinascere qualche sentimento più profondo anche tra noi due…

Hermione chiuse intensamente gli occhi a sorrise con difficoltà a Ron, mentre il suo cuore strepitava e urlava: “No! No! No! Rimangiati quello che hai detto!”.

<< Ron è il mio futuro, si. >> Pensava, cercando di convincere se stessa di avergli detto la verità, ma non era così e ne era tragicamente consapevole. << Sono destinata a lui. >> Si diceva, ma non ci credeva nemmeno lei e lo sguardo di speranza e il sorriso aperto di Ron non fecero che peggiorare le cose, tant’è che non appena il rosso se ne fu andato Hermione scoppiò in un furioso pianto di frustrazione mentre nella sua mente si sovrapponevano due volti diversi, il primo allegro e spensierato, con fulgidi capelli rossi, il secondo ammaliante e misterioso, con due occhi grigi che scavano nell’anima.

-

- Ti prego, ricordami di aggiungere alla mia lista de “Le 100 cose da fare prima di morire di Draco Malfoy” la voce “Uccidere Ronald Weasley. Lentamente. Molto molto molto lentamente.” – Sbuffò frustrato Draco mentre entrava in camera di Zabini senza neanche bussare.

La scena che gli si parò davanti agli occhi era esattamente quella che si aspettava: il caos più totale con libri, penne, pergamene e altri oggetti non bene identificati sparsi per terra, i cassetti mezzi aperti e il letto un groviglio di lenzuola e… Gambe. Si, l’inconfondibile pelle scura di Zabini era in netto contrasto con il candore del letto e con la pelle lattea della ragazza addormentata al suo fianco, nuda.

- Sveglia, Blaise! – Sbuffò esasperato Draco. – Ma lo sai che ore sono?!
- Mh? – Mugolò il nero aprendo un occhio e tirando un cuscino addosso a Malfoy insultandolo in tutte le lingue che conosceva. – E’ presto, coglione.
- Sono le 10 del mattino, svegliati.
- Se vuoi davvero uccidere Ronald Weasley avresti dovuto darmi del tempo per preparare qualcosa di veramente veramente efficace, Merlino!
- Ah! – Sogghignò Malfoy con un sorriso diabolico. – Allora hai sentito...

Blaise ghignò e si infilò un paio di boxer alla velocità della luce sgusciando via da sotto le lenzuola mentre la ragazza che dormiva con lui mugugnava. Batté il pugno contro quello di Draco con un sorriso sornione:
- Certo che ho sentito, idiota. Deve ancora nascere il Malfoy capace di cogliermi di sorpresa.

Draco sbuffò alzando gli occhi al cielo e sussurrando un insulto in direzione del nero, che si mise a ridere, poi indicò con un secco gesto della testa la ragazza addormentata e Blaise scrollò le spalle:
- Ehi, tesoro. – Si avvicinò alla ragazza e tirò via con un gesto secco le lenzuola mentre ella si svegliava definitivamente. – Smamma, abbiamo del lavoro da fare, qui.

Lei lo squadrò, perplessa e si coprì il seno alla bell’è meglio mentre raccattava i suoi vestiti in giro per la stanza e sgusciava via dalla camera di Zabini sussurrandogli un “Stronzo!” poco convinto.

- E’ stato un piacere anche per me. Se ti servo ancora per risolvere altri problemi con altri immaginari fidanzati, sai dove trovarmi. – Ghignò urlandole di riamando il nero, poi tornò a concentrarsi su Malfoy. – Allora, Dracuccio, cos’è successo di così urgente da svegliarmi a quest’ora, così vicina all’alba? Stavi blaterando qualcosa a proposito del fratello della Piattola? – Mentre parlava, disinvolto, finì di vestirsi e andò in bagno per farsi una doccia.

Malfoy si sedette – non dopo aver spostato pile e pile di vestiti – sull’ampia poltrona verde scuro che stava in un angolo della stanza e sospirò:
- Si, sono andato al dormitorio di Grifondoro qualche minuto fa e quell’idiota appena mi ha visto ha cominciato ad urlarmi addosso di stare lontano dalla sua fidanzatina, la Granger, che però non lo considera neanche di striscio. E’ stata una scena piuttosto patetica che mi ha fatto anche piuttosto innervosire, sai? Insomma, mi sono anche abbassato a rispondergli… Quasi non mi riconosco più.
- Ah, tutto qui? Cioè mi hai svegliato per un motivo così inutile? Sappiamo tutti che Ronald Weasley è spesso nella stessa frase con “idiota totale” o “mezza sega” o “patata molliccia” o “peggior uomo con cui sia mai stata a letto” o… Aspetta un attimo… - Draco sentì l’acqua della doccia che si chiudeva. - … Perché sei andato al dormitorio di quei perdenti?
- Ehm… La scusa ufficiale era che dovessi parlare con il Prefetto di Grifondoro per una questione urgente, ma la verità è che… Ho fatto sesso con la Granger.

Calò il silenzio più assoluto, poi Malfoy udì qualcosa che cadeva in bagno, dei gesti concitati e qualche secondo più tardi un Blaise Zabini arruffato, con i capelli gocciolanti e un asciugamano legato malamente attorno alla vita spalancò di scatto la porta del bagno con un’espressione indecifrabile sul volto:
- Cos’hai appena detto?
- Che ho fatto sesso con la Granger, Blaise. – Ripeté pazientemente Draco. – Scusa, potresti legarti meglio quell’asciugamano intorno alla vita? Non ci tengo a rovinarmi l’infanzia vedendo ciò che ti rende così famoso tra le ragazze!
- Non cambiare discorso. Dimmi tutto. Subito. – Sentenziò Blaise legandosi meglio l’asciugamano in vita senza staccare gli occhi di dosso dall’amico.
- Eravamo alla festa di Lumacorno, no? Lei si è ubriacata perché quel coglione di Weasley ha combinato una delle sue solite cazzate, poi abbiamo ballato, lei mi ha detto di voler dimenticare tutto almeno per una volta, così abbiamo sgraffignato una bottiglia di Punch, siamo andati nella Torre e poi… E’ successo.
- Maledizione, Draco! La prima regola del sesso sicuro è “Mai portare una ragazza ubriaca nei Dormitori”. Tu non solo ce l’hai accompagnata, ma hai anche portato una bottiglia intera di Punch con te! Per Merlino!
- Lo so, Blaise, lo so, ma vedi…
- Okay, analizziamo la situazione… - Iniziò Blaise con fare concentrato mentre si vestiva in tutta fretta. - … Sappiamo tutti e due cosa sta succedendo tra te e la Granger, si? Si. Bene. La mia domanda è: cosa pensi di fare ora? Ah, no, vorrei anche chiederti cosa cazzo pensavi mentre te la facevi. Eh?
- Io… Be’ non so cosa farò ora, ma ti posso dire con sicurezza una cosa. – Iniziò Draco scrutando Blaise negli occhi, deciso. – Mentre lo facevamo io sentivo che quello era esattamente il posto dove dovevo essere, che non esisteva nessun’altro posto per nessuno dei due. Era una cosa giusta e…  - Scoppiò a ridere con un sorriso sornione. – Merlino, è stato quasi il sesso migliore della mia vita.

Calò nuovamente il silenzio e Blaise si fermò un attimo a riflettere sulle parole del compagno.
- Cazzo… Ti rendi conto di quello che hai appena detto? Tu hai appena paragonato quella a… A… Le migliori ragazze della scuola! E ce le siamo passate tutte, quindi sappiamo di cosa stiamo parlando… Meglio della Hatchinson?!
- Ti prego, è un insulto questo! – Ridacchiò Malfoy. – La Hatchinson fa veramente pena a letto!
- Oh, non ci credo che hai appena detto una cosa del genere! Sacrilegio! – Urlò Zabini inorridito, ma ridendo sotto sotto. – Meglio della Klark?
- Non lo diresti mai, eh?
- Anche meglio della Klark?! Dimmi almeno che non è meglio della Parkinson…
- Non so cosa dirti, la Parkinson è… Insipida a confronto.
- Insipida?! Tu hai appena definito la ragazza più stronza e desiderata della scuola, ragazza che ti sei sbattuto innumerevoli volte, “insipida”? Sul serio?! – Rise forte Blaise. – Devo seriamente prendere in considerazione di provare anche io il “Fattore Granger”! In effetti si è fatta proprio bella e poi…

Draco sentì crescere dentro di lui una furia incontrollata e a lui totalmente sconosciuta e prima di rendersene conto aveva sbattuto Blaise contro il muro per sibilare a un centimetro dal suo volto:
- Cos’hai detto?!
- Ehi, rilassati, amico! – Sgranò gli occhi Blaise, improvvisamente allarmato.

Quando Draco l’ebbe lasciato crollando sulla poltrona e sussurrando delle deboli scuse, il nero sospirò e gli mise una mano su una spalla:
- Okay, torniamo seri per un momento: Draco, non ti ho mai visto così. Questo era un vero e proprio attacco di gelosia, oh si. Non sei mai stato geloso in tutta la tua vita e… Merlino, è una cosa davvero seria. Non ti giudicherò per questa tua scelta discutibile, e se è quello che vuoi a me sta bene. – Sorrise. – Però devi assolutamente capire cosa vuoi davvero e sistemare questo casino.

 

 

- ANGOLETTO CIAMBELLOSO -
Okay, so che è passato tanto, troppo, tempo, ma dovete scusarmi.
>.< Vi prego non linciatemi per così poco, suvvia (?).
Mi rendo conto di presentarmi a voi al limite del vergognoso, ma mettiamola così: era una strategia per far aumentare la suspense, no? (credibilità pari a 0, lo so e piango).
Spero che questo “attesissimo” capitolo vi sia piaciuto c:
Ciau!
_Rainy_
http://raggywords.blogspot.it

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Capitolo 15
*** 14. ***


14.

 

Una luce pallida e un’arietta gelida svegliarono in modo traumatico Hermione dal suo sonno. Aprì gli occhi lentamente e sospirò guardandosi allo specchio.

- Okay, Hermione Jean Granger. Oggi è il grande giorno. Oggi si torna alla normalità e si cerca di dimenticare gli… Spiacevoli… Ehm… Imprevisti dei giorni scorsi. Adieu. Capitolo chiuso. – Annuì risoluta scacciando un familiare profilo maschile dalla mente, poi rivolse alla sua immagine riflessa un sorriso radioso e indossò con cura l’uniforme.

Quando uscì diretta a colazione pregò di non incontrare nessuno della Casa tanto odiata (o amata?) o avrebbe potuto non rispondere delle sue azioni crollando a terra in lacrime o avvampando come un pomodoro maturo. Fortunatamente le sue preghiere furono esaudite e riuscì ad arrivare in Sala Grande senza incontrare nessun Serpeverde.

Sfortunatamente non appena mise piede nella sala ebbe la forte impressione che tutti si fossero zittiti, nonostante ovviamente non fosse vero, e cercò istintivamente un paio di occhi grigi al tavolo delle Serpi. E quegli occhi tanto temuti erano ovviamente lì e la scrutavano quasi scavandole nell’anima.

-

- E quindi, Draco, ci sei stasera? – Chiese con la sua vocetta acuta quella ragazza di cui già aveva dimenticato il nome.

No, non la stava assolutamente ascoltando. Da quando una certa Grifondoro era entrata il suo cervello si era come bloccato e non era riuscito a guardare nient’altro o a prestare attenzione a qualcosa di diverso.

- Eh-ehm! – Disse Zabini a voce un po’ più alta del solito tirandogli una gomitata nelle costole. – Si, ovviamente ci saremo.
- No, io non vengo. – Sibilò Draco lapidario senza staccare gli occhi dalla Granger.
- Cosa?! – Gemette la ragazza.
- Sono sicuro che Draco non voleva dire ciò, vero? – Lo implorò con lo sguardo Blaise.

Istintivamente rizzò la schiena quando anche lei si voltò a guardarlo: Dio, riusciva ad essere bella già da appena sveglia. Cosa diamine gli stava accadendo?!

- Intendo esattamente quello che ho detto, non ho alcun interesse a partecipare a questa festa o di qualsiasi cosa si tratti. Blaise, vai pure se vuoi. – Sentenziò Draco con un tono che non ammetteva repliche.

Blaise alzò gli occhi al cielo, si chinò verso di lui e sussurrò, vagamente divertito:
- Sei uno spettacolo, amico mio. Uno spettacolo! Ah, e ovviamente sei altrettanto fottuto. Ti ha fregato, oh si!

-

- Buongiorno, Hermione! – Le sorrise Ron stringendosi a Harry per farle posto.

Hermione sorrise senza rispondere o osare girarsi verso il tavolo di Serpeverde per controllare se qualcuno la stesse ancora fissando.

Si spalmò della marmellata sulle fette di pane magicamente tostato e mangiò rapidamente nonostante non avesse fame: bisognava mantenere una parvenza di normalità, giusto?

Poi si accorse di Ginny che ricopiava furiosamente qualcosa su una pergamena mentre masticava velocemente qualcosa al cioccolato, imprecando.

- Cos’è, Ginny?
- Due pergamene di Trasfigurazione e l’ho scoperto dieci minuti fa! Per fortuna c’era un ragazzo tanto tenero disposto a darmi una mano. – Alzò un attimo la testa e sorrise riconoscente a Harry, che arrossì.

Hermione si girò raggiante verso Harry e gli strizzò l’occhio alzando i pollici in segno di approvazione. Lui alzò gli occhi al cielo e le fece capire che ne avrebbero parlato dopo, mentre Ron non si accorgeva di nulla, troppo occupato a farcire un omelette con marmellata di moramponi.

- Comunque, Herm, secondo me dovresti preoccuparti di più del tuo programma di oggi. – Sussurrò perfidamente Ginny.
- Cosa? Perché? – Chiese confusa Hermione prima di riuscire a trattenersi e a capire.

Ginny posò il calamaio e la piuma e la guardò con un ghigno furbo dipinto sulle labbra, segno che non aspettava altro:
- Perché, mia cara, adesso avete due ore di Erbologia con i Serpeverde o sbaglio?

Non si sbagliava, purtroppo. Hermione si sentì gelare il sangue nelle vene e socchiuse gli occhi, ribattendo esitante:
- E perché dovrebbe preoccuparmi?
- Già, perché dovrebbe? – Insistette Ron, improvvisamente attento, ma ugualmente ingenuo.
- Ahah! – Ginny scoppiò in una risata fragorosa. – Ve lo devo davvero dire io? Avanti, sappiamo tutti che Herm se la fa con…
- Non è vero! – Strillò Hermione con troppa foga, diventando improvvisamente rossa, poi provò a rimediare. – Cioè, non è assolutamente vero, io non me la faccio con… Nessuno di quelli che volevi nominare, tantomeno con… No! Non è vero! Non me la faccio con nessuno! Già, nessuno!

Tentativo fallito miseramente. La sua mente esplose.

 << Maledizione! Vattene di qui, ora! >> E pochi minuti dopo era in corridoio mentre correva furiosamente verso la sua classe, inseguita dalle risate di Ginny e da due profondi occhi color nebbia.

Non era pronta per affrontarlo a lezione, oh no!

Entrò nell’aula di Biologia a passo svelto e si sedette al suo solito posto nelle prime file pregando Merlino che lui non le parlasse né la notasse. Alzò gli occhi al cielo, seccata per essersi sorpresa di nuovo a pensare al bel Serpeverde e scosse furiosamente la testa mentre una familiare sensazione di calore la pervadeva. Ah, quanto avrebbe voluto essere stressa di nuovo da quelle braccia e sentire quella voce suadente che le suggeriva cosa fare… Però non poteva e non avrebbe mai potuto o permesso a se stessa di far diventare quel fattaccio qualcosa di più.

Anche se lo desiderava, e tanto.

- A chi pensi, Granger? Spero a me, d’altronde non mi stupirebbe.

<< Oh no, ti prego, dimmi che non è vero… >> Pensò disperatamente Hermione senza alzare la testa dal banco, ma perfettamente consapevole dei dieci centimetri che separavano la sua testa dalla pancia del ragazzo che le aveva appena rivolto la parola. Quell’odiato, bellissimo ragazzo.

Alzò gli occhi lentamente e incrociò quelli di Malfoy avvampando all’istante. Il solito ghigno strafottente modellava le labbra perfette del ragazzo, ma Hermione avrebbe potuto giurare di aver scorto un’insolita dolcezza dietro alla classica superbia nello sguardo del Serpeverde.

Non era decisamente in vena né di vederlo né di parlargli. Non era ancora pronta.

Strinse i pugni e sussurrò, senza distogliere lo sguardo:
- Ti prego, vai via. – Poi tirò fuori un foglio di pergamena dalla borsa e non alzò di nuovo lo sguardo fino a quando non fu certa che il ragazzo se ne fosse andato.

<< Grazie a Dio… >> Fu il suo spontaneo pensiero, ma non era così stupida da credere che il Serpeverde avesse rinunciato così facilmente a parlarle.
Fortunatamente fu distratta dai suoi pensieri dall’entrata della professoressa Sprite che borbottò qualcosa su quanto la seccasse dover fare lezione teorica in aula anziché in serra, come suo solito.

-

Mancavano dieci – fottuti – minuti alla fine di quella maledetta lezione e non si poteva dire che Draco Malfoy fosse al settimo cielo.

- Ti prego, smettila di fissarla o giuro che ti Crucio qui davanti a tutti. – Bisbigliò Blaise per l’ennesima volta guardandolo in cagnesco.
- E’ la sesta volta che lo dici e non l’hai ancora fatto. – Sbuffò Draco senza smettere di fissare l’amata e odiata Grifondoro.
- Questa sarà la volta buona, santa Morgana! Si può sapere cos’è successo?! Fino a un’ora fa eri felice come una Pasqua e ora sembra che ti sia appena arrivato un Dissennatore a casa. Cos’è successo? C-o-s-a?
- Mi ha detto di andarmene. – Sussurrò Draco senza distogliere lo sguardo.
- E tu… L’hai fatto?!
- Si.
- Merlino, sei proprio diventato una donnicciola. – Sbuffò sconsolato Blaise.
- Ma taci. – Ridacchiò Malfoy.

In realtà l’ostinazione del ragazzo era dovuta a una ragione ben più profonda: la Granger l’aveva liquidato con una tale tristezza nella voce, senza nemmeno guardarlo in faccia con odio come faceva di solito, che Draco si era sentito – per la prima volta dopo innumerevole tempo – veramente in colpa. Colpa era una parola strana, che risuonava nella sua mente con una spiacevole sfumatura che non l’aveva ancora lasciato andare da quando si era seduto al suo posto mentre le parole della Granger gli risuonavano in testa. Cos’aveva fatto per meritare un simile trattamento? Aveva paura di averla ferita, e seriamente, ma la cosa che lo seccava di più era che non riusciva a tollerare di aver fatto una cosa simile.

Cos’aveva di diverso quella tigre dai capelli di fuoco?

Sbuffò e osservò la lancetta dei secondi muoversi inesorabilmente verso la fine dell’ora.  Non appena l’orologio ticchettò – e il suono gli parve il più dolce del mondo – corse senza pensarci due volte verso la Granger che si era avviata più in fretta possibile verso l’uscita della serra.

- Hermione, aspetta. – Disse con chiara voce afferrandola per un braccio.

Lei si immobilizzò e Draco si convinse che stesse avvampando per l’imbarazzo e la consapevolezza che due intere Case li stavano fissando, mute. A lui, però, non importava e, anzi, l’imbarazzo della ragazza lo fece sorridere più che mai, un dolce sorriso autentico che si dipinse sul suo viso con un accenno di esitazione.

- Lasciami. – Fu la risposta lapidaria della ragazza, che non si girò a guardarlo.

Istantaneamente il sorriso si trasformò in una dura linea di irritazione: come si permetteva di trattarlo così?! La afferrò per le braccia e la fece girare verso di sé. Lei, però, si ostinava a non alzare lo sguardo, tenendo il mento fisso al petto e la testa bassa, cosa che lo fece infuriare ancora di più.

- Basta. – Sibilò rabbiosamente afferrandole il mento con due dita e tirandolo delicatamente su. La Grifondoro non oppose resistenza e alzò lentamente la testa guidata dalle dita del ragazzo fino a fissarlo negli occhi. Al ragazzo fu immediatamente evidente il turbamento, i dubbi e le perplessità che quelle meravigliose iridi celavano e di cui lui sapeva di essere causa.

- Piantala di fare la bambina. – Iniziò lui ghignando e chinando la testa da un lato. – Non serve a niente cercare di allontanarmi, okay? A niente. Io… - Prese un ber respiro e poi sputò fuori, tutto d’un fiato. – Non sono disposto a rinunciare a te, okay? E non lo farò. Questo te lo giuro, Grange, fosse l’ultima cosa che faccio.

Poi si avvicinò fulmineo a lei, che aveva sgranato gli occhi ed era diventata se possibile ancora più rossa, e fece per chinarsi sulle sue labbra, ma arrivato a un soffio dalla sua bocca la fissò per un secondo negli occhi ed ebbe un ripensamento. Con un ghigno diabolico, quindi, le baciò velocemente la fronte e uscì dalla serra senza fretta, con il solito passo superbo che accompagna chi già sa di aver vinto.

-

Scappare. Scappare. Scappare.

Non c’era posto per altro nella sua mente.

La sua fronte ancora ardeva nel punto dove le morbide labbra del Serpeverde erano state fino a un momento prima e le sue gambe erano completamente immobilizzate nonostante lei sentisse l’urgenza di scappare da quella serra maledetta.

Nessuno si era mosso da quando Draco se n’era andato gettandosi con disinvoltura la giacca sulle spalle e tantomeno qualcuno aveva fiatato. L’atmosfera era carica di tensione e sembrava che tutti stessero aspettando un solo movimento, anche minimo, per partire alla carica e assalirla. Si, si sentiva come se tutti stessero aspettando un suo passo falso per saltarle alla gola. Si sentiva soffocare.

Scappare. Scappare. Scappare.

Respirò profondamente e alzò gli occhi squadrandosi intorno. Il primo sguardo che incrociò fu quello di Ron, profondamente disgustato, poi quello di Harry, perplesso, e infine parecchi sguardi di odio da parte delle ragazze di Serpeverde. Non poteva farcela.

Prese un bel respiro e si lanciò fuori dalla sala mentre i suoi compagni di classe cominciavano istantaneamente a riversarsi in corridoio commentando l’accaduto senza però azzardarsi a seguire né lei né tantomeno il bel Serpeverde.

Non le importava nulla delle lezioni successive e non se la sentiva di fingere ancora che tutto fosse normale, ormai la misura era colma. Quella Serpe l’aveva condannata a non riuscire più a guardare in faccia nessuno senza che il bruciante imbarazzo di quel momento le tornasse in mente. Ah, che serpe.
Corse in camera senza fermarsi e si barricò all’interno giurando che non avrebbe aperto a nessuno e che mai più sarebbe uscita da lì dentro. Anzi, l’indomani sarebbe partita per tornare a casa e…

Ma cosa stava dicendo? Scosse la testa per l’irritazione. Casa sua era lì e non poteva permettersi di abbandonare il suo futuro, quello per cui aveva sempre lottato, solo per l’ennesimo imbarazzo che la Serpe le faceva provare. Ah, quanto lo odiava! Si – annuì risoluta – si sarebbe comportata come al solito ignorando la vergogna: non poteva permettere a quell’essere di condizionarla così.

- Herm, posso parlarti? – Disse una voce familiare da dietro la porta: Harry.

Hermione si sentì mancare la terra sotto i piedi e tutte le sue sicurezze svanirono in un istante. Prese un bel respiro e rispose, odiandosi all’istante per la sua voce rotta:
- Cosa vuoi, Harry?
- Hermione, fammi entrare. – La ragazza potè sentire dal tono di voce che il Prescelto stava sorridendo. – Voglio solo scambiare due parole con te. Su Ginny.

Sgranò gli occhi, colta alla sprovvista e con un gesto della bacchetta la porta si aprì facendo entrare Harry in camera. Il ragazzo stava sorridendo amabilmente:
- Come stai?
- Ti prego, chiedimi qualcos’altro. – Sbuffò la ragazza.
- Okay, forse ti interesserà sapere che io e Ginny siamo quasi una coppia. – Sorrise sornione.
- Cosa?! – Sgranò gli occhi Hermione sorridendo istantaneamente a sua volta.
- Già, dopo la festa di Lumacorno siamo riusciti a… Ehm… Parlare… - Arrossì violentemente e la ragazza scoppiò a ridere.
- Si, ho capito, mi racconterai poi… O me lo dirà Ginny! – Rise di nuovo, ma un’occhiata al ragazzo bastò a farla tornare alla tristezza di prima: la vera domanda per cui Harry era lì davanti a lei era scritta nelle iridi del ragazzo e non aspettava altro che essere formulata. – Avanti, Harry, parla liberamente.
- No, io… - Arrossì di nuovo lui, poi prese fiato e ricominciò. - … Ti voglio davvero parlare di Ginny e, anzi, ogni volta che vedo qualcuno che ancora non sa di noi il mio primo istinto è di urlare al mondo la mia felicità, ma… Ecco, penso che ora il vero punto da discutere sia che cavolo è preso a Malfoy. E a te.
- Non lo so, Harry. – Abbassò lo sguardo Hermione.
- Si, invece. Herm, non sono idiota, siamo migliori amici da sei anni, quindi so di cosa sto parlando: tu ci nascondi qualcosa. Cos’è successo tra di voi?
- Cos’è successo tra te e Ginny? – Chiese a bruciapelo Hermione prima di potersi trattenere.
- Eh? Ah… No, aspetta… Cosa c’entr… - La confusione era palpabile sul volto del ragazzo, poi finalmente capì e sgranò gli occhi, più stupito che mai. – Oh… Cosa?! Anche voi… ? No… Davvero?! Quando?!
- Dopo la festa.

Il silenzio calò fastidioso tra di loro.

- Ecco, lo sapevo… - Alzò gli occhi al cielo Hermione, per poi abbassare la testa rossa d’imbarazzo.
- No, Herm, scusami, stavo cercando di realizzare a pieno quanto mi hai appena detto, ma in effetti…
- Smettila di giudicarmi. E’ successo e basta, è stato un errore e non si ripeterà mai più, fine. – Sibilò rabbiosa la ragazza senza guardarlo. Ma lo pensava davvero?
- … In effetti a me va bene così. – Finì la frase Harry, sorridendo.
- Cosa? – Hermione alzò la testa, sbalordita e aggrottò le sopracciglia.
- Be’… - Harry scrollò le spalle. - … Ti conosco da anni, Herm, e ho fiducia in te, quindi se a te va bene così a me va bene così e se tu dici che è stato un errore e che non succederà mai più allora lo dico anche io. L’importante è che tu sia felice. – Sorrise di nuovo poi scoppiò a ridere. – Anche se personalmente lo ucciderei anche per il solo fatto di averti sfiorata.
- Grazie, Harry. – Rispose seria Hermione, sorridendogli a sua volta.
- Ah, c’è una cosa che non ti ho detto: credo che Ginny sia fuori dalla porta e che abbia sentito tutto. – Ammise Harry, imbarazzato.

Hermione arrossì di nuovo mentre Harry faceva entrare Ginny, che effettivamente era rimasta dietro alla porta per tutto quel tempo e ora sorrideva sorniona.

- Ti prego, cancellati quello sguardo dalla faccia. – Sussurrò Hermione, seppur sorridendo.
- Herm, te l’avevo detto! – Gridò Ginny raggiante. Poi si voltò verso Harry e istantaneamente i suoi occhi si riempirono di dolcezza. Alzò una mano e gli fece un timido saluto con un gran sorriso.

Hermione ridacchiò:
- Smettetela di fare i timidi innamorati! Qui qualcuno mi deve delle spiegazioni, eh…
- Oh, Herm, noi… Cioè, tu… - Harry arrossì di nuovo, ma venne prontamente interrotto dalla giovane Weasley.
- Tu vieni con me! – Strillò allegramente Ginny. – Non hai idea del fermento che si è diffuso tra le ragazze dopo la mezza dichiarazione di Malfoy! Non hai idea! Credo di aver incrociato almeno dieci ragazze di tutte le Case che stavano parlando di quanto appena successo e che avrebbero pagato per avere tue notizie, quindi ora tu verrai con me e mostrerai al mondo quanto è forte Hermione Jean Granger. Ah, quanto avrei voluto essere a lezione con voi…
- Ma veramente io…
- Hermione Jean Granger! – La ammonì Ginny diventando all’istante più severa di una madre arrabbiata. – Penserai mica di passare il resto della tua vita qua dentro?! Malfoy ha detto quello che ha detto? Si, bene, la vita va avanti, non puoi rifiutarti di viverla solo perché lui si è inventato (o forse no) quella dichiarazione, dico bene?
- Si, ma… - Provò a replicare Hermione, già sapendo che non sarebbe riuscita a spuntarla.
- Niente ma, andiamo! A dopo, Harry. – Gli sorrise teneramente e gli stampò un bacio sulla guancia per poi avvicinarsi a Hermione e costringerla ad alzarsi.
- Sai che ti dico? – Iniziò Hermione, più risoluta, con un ghigno vittorioso stampato in faccia. – Hai ragione: deve ancora nascere il Malfoy in grado di impedirmi di vivere la mia vita: riguardo al rapporto tra me e lui… Si vedrà. Andiamo!
- Ti faccio notare che hai appena ammesso che potrebbe nascere qualcosa. – Sussurrò maliziosa Ginny.
- Oh, taci, Ginny! – Ribatté esasperata Hermione, seppur sorridendo.

Il corridoio fuori dalla torre di Grifondoro era affollatissimo e decine di studentesse se ne stavano lì a spettegolare e ad aspettare qualcuno. Quel “qualcuno” era ovviamente Hermione che non appena uscì dalla Sala Comune venne presa d’assalto dalle domande.

- Cos’è successo?!
- Brutta strega, come hai fatto?!
- Ma quindi state insieme?
- Da quando siete una coppia?

Hermione sospirò e non rispose a nessuna delle domande che le rimbalzavano da un orecchio all’altro e si fece a fatica strada in quel marasma di gente, strillando:
- Basta! Dovreste chiederlo al diretto interessato!

Quando alla fine fu uscita da quell’inferno di corpi pulsanti e acute voci strillanti prese fiato e ignorò le domande che ancora le arrivavano alle orecchie, precipitandosi con Ginny verso la sua prossima aula di lezione, Storia della Magia.

- Non credo verrò ammessa in aula, il professor Rüf è severissimo riguardo agli orari…
- Anche in una situazione come questa non riesci proprio a dimenticarti della scuola! – Rise Ginny. – Comunque penso che gran parte degli studenti del vostro anno non sia andata a lezione, o almeno le ragazze, perché come vedi gran parte è impegnata a spettegolare su quanto successo durante l’ora di Erbologia.
- Uff… - Gemette Hermione di sconforto.

A passo deciso due figure si avvicinavano a loro da due differenti direzioni: una era chiaramente Ron, furioso e rosso in faccia, che a passo di carica fissava le due ragazze avvicinandosi, l’altra era alta e snella, con lisci capelli neri e stranamente familiare.

Ron arrivò e attaccò immediatamente Hermione:
- Herm, cosa è successo?! Cosa ha fatto quel Furetto degenerato?! Lo devo uccidere? Sai perfettamente che io… - Iniziò infervorato, ma venne subito fermato dalla sorella.
- Ronald, smettila. – Lo ammonì, severa.
- Cosa?! Ginny, stanne fuori, sei troppo piccola per capire…
- Troppo piccola?! – Saltò su la ragazza. – A me sembra che qua l’unico che non capisce sia tu, caro fratellone. Sei così ottuso da non vedere neanche da lontano l’amore che pulsa irrequieto tra Hermione e Malfoy?! Solo uno scemo come te può essere in grado di non accorgersene.

Amore.

Quella parola, usata da Ginny in un discorso a caso contro il fratello, penetrò a fondo nell’animo di Hermione, dolce come il miele e allo stesso tempo affilata come un coltello. Amore? Era questo ciò che legava lei e Malfoy? Come poteva saperlo, lei, che a stento si era innamorata anni prima, di un ragazzo che aveva poi dimenticato in fretta perché l’aveva troppe volte ferita? Cosa ne sapeva di amore, lei? Come poteva provare un sentimento così grande e potente, lei, la semplice ragazza tutta scuola e studio?

- Amore?! E’ questo che provi, Herm? – Chiese Ron rivolgendosi a lei, incredulo e vagamente disperato allo stesso tempo.
- Io… Non… Non lo so…
- Certo che non lo sai, stupida. – Sibilò gelida una voce dura come l’acciaio alle spalle di Ron.

La voce apparteneva alla figura longilinea e dai capelli d’ebano che si stava avvicinando a Ginny e Hermione dalla parte opposta rispetto a quella del rosso. Quella voce, così fredda e dura da risultare inconfondibile, apparteneva alla reginetta delle Serpi: niente di meno che ad Astoria Greengrass.

- Greengrass? – Chiese Ron, incredulo.
- Fila via, sfigato. – Sentenziò lei, gelida senza degnarlo di uno sguardo. – E portati via la Piattola.
- Come mi hai chiamata?! – Sibilò Ginny, rossa in faccia dalla rabbia.
- Piattola. P-i-a-t-t-o-l-a. E’ tutto ciò che si meritano le puttane di Zabini. E ora filate dalla mamma, io e la qui presente Mezzosangue dobbiamo fare due chiacchiere. – Concluse senza distogliere lo sguardo da Hermione.

Ginny arrossì ancora di più, stavolta di vergogna e lanciò un’occhiata a Hermione, che annuì, dicendole silenziosamente che poteva andarsene.

- Tzè, stronza. – Sussurrò Ginny prima di girare i tacchi e avviarsi verso la sua prossima lezione portandosi dietro il fratello confuso.

Hermione non distolse lo sguardo da Astoria senza preoccuparsi di nascondere lo sguardo di disprezzo e l’aria di sfida dipinti sul suo volto:
- Cosa vuoi, Astoria?
- Okay, Granger, da donna a donna, sono venuta qua nel tuo interesse. Non voglio che ti crei illusioni di alcun tipo: la tua storiella, se così si può chiamare, con Draco non ha futuro e non ce l’avrà mai, quindi lascia perdere. Mi sembra chiaramente l’opzione più logica, non sei d’accordo?
- A me invece è chiaro come il sole che sei gelosa. – Ghignò Hermione avendo cura di dipingersi quanta più pietà possibile negli occhi. Ah, adorava comportarsi così con chi la infastidiva o insultava e istintivamente provava un odio viscerale verso Astoria dopo aver sentito le sue frasi da stronza spocchiosa.
- Io, gelosa? – Rise falsamente Astoria. – Io non sono gelosa, lo dico per te.
- Ah si, per me? Allora suppongo di doverti ringraziare, cara, ma se per caso… Rifiutassi di seguire il tuo consiglio? – Hermione continuò a fissarla con aria di sfida.
- Okay, ho provato ad essere gentile, ma evidentemente non serve. – Il falso sorriso si cancellò dalla bocca di Astoria e i suoi bei lineamenti si trasformarono in una maschera di ghiaccio. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Hermione probabilmente sarebbe già stata trasformata in concime per le piante. – Sarò molto chiara, Mezzosangue: tu e Malfoy non potrete stare insieme, mai. E’ evidente che provi qualcosa per lui così come è evidente che stamattina non ti sei pettinata, ma non funzionerà mai, credimi. Anzi, ti dirò di più, se deciderete di continuare con questa assurda farsa sappi che avrai una nuova nemica, più temibile di tutte quelle che hai mai avuto fino ad ora: me. – Concluse gettandole un’ultima occhiata al veleno e andandosene in fretta com’era venuta.

Hermione rimase sola in mezzo al corridoio deserto mentre le parole di Astoria le risuonavano in testa. C’era qualcosa che non andava in quelle parole, qualche secondo significato che le era sfuggito, ma allo stesso tempo quella vipera era riuscita a umiliarla e a insultarla allo stesso tempo. Strinse i pugni dall’irritazione, poi alcune parole della Serpeverde le tornarono in testa come un lampo: “E’ evidente che provi qualcosa per lui.”

“E’ evidente che provi qualcosa per lui.”

Già, ma cosa?

Lo odiava con tutta se stessa, l’aveva sempre fatto, ma ora era ancora così?

La chiarezza della risposta a quella domanda la colpì come un fulmine: no.

Ginny aveva parlato di amore, ma lei decisamente non era pronta a dire di amare qualcuno di nuovo. Cosa voleva dire “amare”? Voleva dire voler passare la maggior parte del proprio tempo con qualcuno, saper riscoprire le piccole cose insieme, gioire di ogni momento e essere incapaci di rinunciare a quella persona. Lei era capace di rinunciare a Malfoy, ora che era entrato prepotentemente nella sua vita?

No.

Di nuovo, la chiarezza di quella risposta la colpì con la forza di un pugno.

No, non ne era capace. No. Lo desiderava e ne aveva bisogno.

Lo amava, quindi? Forse.

Quello che era certo e che non avrebbe fatto a meno di lui proprio ora che si erano avvicinati, non l’avrebbe allontanato di nuovo come aveva sempre fatto per i sei anni passati.

Stavolta sarebbe stato diverso.

Si mise a correre senza neanche rendersene conto e più risoluta che mai arrivò davanti all’ingresso del Sotterraneo di Serpeverde, stranamente deserta. Non sapendo la parola d’ordine, ma decisa ad entrare, pregò che qualcuno la notasse. I Serpenti guardiani dell’ingresso, però, sembravano pensarla diversamente e si animarono istantaneamente per cacciarla via.

Proprio quando stava per allontanarsi per riprovare più tardi, l’ingresso si aprì e Blaise Zabini spuntò dalla porta di pietra con un ghigno diabolico:
- Granger? Non è passato molto tempo da quando sei fuggita via di qua in biancheria intima, vero? Ah, no, aspetta, eri vestita. Un gran peccato, non ti pare?
- Zabini, fammi entrare.
- Certamente, madamoiselle. Non si nega mai l’accesso della nostra dimora a una donzella indifesa, se è anche carina poi... – Ammiccò e si spostò per farla passare. -… Allora, cosa ti porta qua?

La vista della Sala Comune di Serpeverde le portò alla mente i ricordi di quella notte e istantaneamente arrossì mentre tutto ciò che era successo dopo riaffiorava e le scaldava le membra con un piacevole calore, facendola rabbrividire.

- Devo parlare con Draco.
- Be’, accidenti… - Commentò Zabini scrutando l’orologio. - … Se fossi arrivata qui dieci minuti fa avrei vinto la scommessa, ma ora, cara mia, mi hai appena fatto perdere dieci galeoni. Ah, bricconcella.
- Come? – Chiese confusa Hermione. – Avete scommesso su quando sarei venuta?
- Ci puoi scommettere, mia cara: noi Serpeverde siamo fatti così. Immagino ti ci dovrai abituare, non so se mi spiego… – Sorrise sornione Blaise. – Draco ti aspetta in camera sua da un bel po’, ti farei strada, ma immagino tu la conosca già.
- Grazie, Blaise. – Si avviò Hermione ignorando la provocazione finale e ignorando Blaise che le urlava dietro, ridendo.
- Sai, Granger, noi Serpeverde siamo un ottimo partito: fighi da paura, pieni di soldi e direi eccelsi a letto. Te lo sei scelto proprio bene, lo spasimante!

La strada verso quella camera le tornava alla mente senza neanch bisogno di concentrarsi e guidava i suoi passi con sicurezza. Arrivata davanti alla porta prese un bel respiro e svuotò la mente. Solo dopo che ebbe eliminato dalla testa tutte le preoccupazioni e i brutti pensieri bussò. La familiare voce di Malfoy le rispose dall’interno:
- Avanti.

Con un gran sospiro entrò in camera e fu colpita da ciò che vide: era esattamente come la ricordava, con la tappezzeria verde, il letto lindo e candido, i mobili di legno scuro e maniacalmente ordinata. Draco era alla finestra e fissava un punto lontano dandole parzialmente le spalle.

La perfezione di quella scena faceva quasi male agli occhi e se solo Hermione avesse avuto una matita e fogli di carta era sicura che si sarebbe messa a ritrarre quella vista: la camera perfettamente ordinata, ma vissuta, e quel ragazzo dannatamente bello che scrutava l’orizzonte colpito dalla luce del sole.

- Sono io. – Sussurrò, mentre tutte le insicurezze venivano a galla. Perché era venuta? Cosa ci faceva lì? Scappare, scappare, scappare.

No, non poteva permettersi di rinnegare ancora i suoi sentimenti ancora da ben definire.

- Lo so. – Rispose Draco con un tono rilassato, girandosi lentamente e guardandola negli occhi, sorridendo tristemente. – Se sei venuta per ribadirmi quanto sia stronzo, ti prego, non farlo e vattene.

Il ragazzo si mosse delicatamente verso di lei, non emettendo alcun suono mentre camminava:
- Non ho bisogno di sentirmelo ripetere altre volte, okay?

Hermione strinse gli occhi, la bocca una linea di determinazione, e si avvicinò a passo di carica al ragazzo, arrivandogli a qualche decina di centimetri dal petto e sussurrando:
- Draco, perché quella sera non mi hai fermata?

Il ragazzo sembrò evidentemente spiazzato da quella domanda, ma si ricompose in fretta e sorrise, avvicinandosi di più e abbracciando la ragazza sfiorandole la guancia con una mano:
- Era l’ultima cosa che volevo fare e non perché sono un inguaribile playboy… Cioè in effetti anche. – Ghignò come solo lui sapeva fare, senza spostarsi di un millimetro. Il peso di quelle parole calò su di loro come uno spesso manto di nebbia e l’aria si fece subito tesa e silenziosa.

Hermione gli tirò un pugno sul petto abbassando la testa e lui ghignò, leggermente confuso:
- Ahi! E questo per che cos’era? Non sapevo ti piacessero certe cose violente, ma se vuoi…
- Io… - Lo interruppe Hermione alzando la testa di scatto e guardandolo negli occhi. – Io non sono disposta a rinunciare a quello che è successo! – Poi raccolse il coraggio a due mani, si alzò in punta di piedi e baciò il suo Furetto.

Dopo un attimo di iniziale stupore il ragazzo si riprese e in un secondo Hermione si ritrovò le mani del ragazzo su tutto il corpo, che la accarezzavano lascivo, mentre le loro labbra e lingue danzavano le une contro le altre.  Draco fu il primo a staccarsi, ansimante, e con il suo solito – fantastico – ghigno diabolico sussurrò, prima di avventarsi di nuovo sulle labbra della ragazza:
- Dio, non sai da quanto aspettavo queste parole.

 

 

- ANGOLO DELL’AUTRICE -
L’unica cosa che vi devo dire è: perdonate il ritardo. Sono viva.
Grazie per la lettura, come sempre c:,
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it

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Capitolo 16
*** 15. - Harry & Ginny - ***


15.

(Spin-off su Harry e Ginny)

 

Aveva sperato con tutto il cuore che la serata migliorasse, ma come previsto di un qualche miglioramento non si vedeva neanche l’ombra. Harry era lì, le dava le spalle da una ventina di minuti e lei si stava annoiando mentre si malediceva per non trovare il coraggio di andare a parargli, proprio lei che di uomini qualcosa ne capiva (o pensava di capirne).

Hermione dall’altro lato della sala volteggiava insieme al suo bel Serpeverde e lei era stata miseramente abbandonata a quella noiosissima festa di Lumacorno piena di gente snob e fintamente esclusiva. Perché si trovava lì?!

Si volte per un attimo a scrutare l’amica Grifondoro e la trovò persa nelle braccia del suo Serpeverde. Ghignò: aveva sempre pensato che quei due avessero un futuro.
Nello stesso istante Hermione si girò a guardarla e Ginny finse prontamente di avvicinarsi a Harry, ottenendo un’occhiata incoraggiante dell’amica.

<< Oh, Morgana… >> La fiducia di Hermione trapelava da quello sguardo e Ginny non poteva certo permettersi di deludere la sua amica.

Fece ancora qualche passo verso il ragazzo e sentì il terreno mancarle sotto i piedi. << Davvero, Ginevra Weasley?! Sul serio?! Sembri una ragazzina al primo bacio, Merlino!! >> Si disse, ma la verità era che Harry le piaceva davvero e aveva tantissima paura di ammetterlo.

Il ragazzo stava parlando con un qualche studente di Corvonero che non conosceva, quindi prese un bel respiro, sfoderò il suo migliore sorriso da ragazza “semplice e amichevole” e si avvicinò con un colpo di tosse:
- Ehm… Scusami, Harry, non vorrei interromperti, ma… Possiamo parlare un momento?

La faccia di Harry in quel momento era quasi indescrivibile: stupore, dolcezza e fastidio si alternavano in un turbinio di emozioni che fece quasi più male a Ginny della sua secca, seppur gentile risposta.

- No, scusami.
- Ehm… Devo insistere, ti prego. – Lo guardò implorante, sperando che capisse.

Il ragazzo di Corvonero li guardò alternativamente, poi balbettò:
- Meglio che me ne vada… - E cominciò ad allotanarsi.

Immediatamente Harry esclamò:
- Ti prego, resta!

Quasi nello stesso momento in cui Ginny prorompeva in un gioioso:
- Oh, ti prego: grazie!

Il Corvonero ridacchiò brevemente, poi lanciò un’occhiata di scuse a Harry:
- Il volere di una signora viene sempre prima di tutto! – Ridacchiò amabilmente e Ginny stava per sorridergli con gentilezza e ringraziarlo nuovamente se solo non avesse aggiunto la frase seguente. - … Se poi a implorare è una ragazza come Ginny Weasley in persona… Zabini mi ha parlato di te, sai? Pare andare in giro dicendo che hai le manine più delicate, ma impudenti di tutta Hog…
- Okay, vattene davvero. – Proruppe Harry rosso in volto, ma mai quanto Ginny che avrebbe voluto sparire dalla faccia della terra ed era indecisa se prendere a pugni il Corvonero o mettersi a piangere. La sua fama la precedeva.

- Harry, ti prego, io… - Ginny iniziò senza il coraggio di guardare Harry negli occhi.
- Non dire niente, Ginny. Ho sentito abbastanza per stasera. – Concluse freddamente andandosene dalla sala della festa senza voltarsi indietro.

Ginny gli corse dietro senza esitare ignorando le lacrime che le rotolavano giù dalle guance. Scansò Hermione e Malfoy che si avviavano traballanti da qualche parte (e si annotò mentalmente di chiedere chiarimenti ad Hermione), ma non venne vista da loro, troppo concentrati nel non cadere a terra (Merlino, ma l’Hermione che conosceva era forse ubriaca?! Una serata intensa…).

Harry camminava spedito per i corridoi arrivando dritto alla Torre di Grifondoro e infilandocisi dentro senza fermarsi neanche un secondo.

- Harry, ti prego, aspetta! – Urlò Ginny prima che la porta della Torre di chiudesse davanti a lei e il ritratto della Signora Grassa la fissasse con perplessità.

Sibilò la parola d’ordine frettolosamente e ignorando le lamentele del quadro (“Ah, questi giovani d’oggi! Non capiscono il valore della pazienza…) corse dentro alla Sala Comune, dove alcuni suoi compagni di Casa stavano facendo un piccolo torneo di scacchi magici.

- Ciao, sorellina. Già finita la festa? – Chiesero Fred e George in coro, intenti in una partita l’uno contro l’altro.
- Avete visto Harry? – Chiese, affannata.
- Oh, dici quello che
sembrava Harry, ma che ne era la versione più goffa, arrabbiata e frettolosa di quanto già non sia di natura?
- Si, dov’è andato?
- In camera sua, ma non aveva una bella cera, ti avvertiamo. – Conclusero guardandosi e scuotendo la testa all’unisono.

Ginny li ringraziò frettolosamente e salì verso la camera di Harry, la cui porta era irrimediabilmente chiusa dall’interno.

- Harry… - Sussurrò Ginny. - … Fammi entrare, ti prego.
- Non ho nessun interesse né tantomeno alcuna voglia di parlare con te. – Giunse distintamente una fredda voce dall’interno che Ginny stentò a riconoscere come quella del ragazzo, solitamente piena di gioia.
- Ti prego! – Implorò Ginny disperata, picchiando debolmente contro la porta. – Non fare il bambino: fammi entrare e parliamo da persone mature.
- Non hai capito: io non voglio parlare con te. Pensavo fosse chiaro, Merlino…
- Harry! – Esclamò Ginny seccata e triste allo stesso tempo. – Perché fai così?!

Sentì solo uno scalpiccio di passi affrettati avvicinarsi alla porta, prima che questa si aprisse, delle caldi mani la tirassero dentro la stanza e delle morbide e familiari labbra si posassero sulle sue. Harry la stava baciando, oh si, e la stava baciando come non aveva mai baciato nessun altra e lei era baciata come non le era mai successo prima. Un intreccio di braccia, sospiri, lingue che si accarezzavano, si cercavano e si stuzzicavano che durò fin troppo, ma decisamente poco nella mente dei due ragazzi.

- Vuoi sapere perché? – Chiese Harry ansimante, ma senza sorridere staccandosi solo per prendere aria. – Perché mi piaci, e tanto.

Ginny lasciò che quelle parole penetrassero nel profondo di lei e sorrise chiudendo gli occhi, poi fece per avvicinarsi di nuovo alle labbra del ragazzo, ma questi la scostò bruscamente voltando la testa dall’altra parte, ma non lasciandole le braccia:
- Questo non cambia le cose, Ginny. I miei sentimenti per te non sono gli stessi che tu provi, o credi di provare per me, quindi questa storia deve finire.
- Harry, perché dici così? – La ragazza era di nuovo sull’orlo delle lacrime.
- Perché, Merlino, tu hai fatto quelle cose con Zabini! Non è difficile da capire che non provi le stesse cose per me, perché io non mi sognerei neanche di andare a letto con la Parkinson!
- Ma Harry! L’ho fatto perché pensavo che tu non mi considerassi! – Esclamò Ginny tutto d’un fiato.
- Si, ma non hai neanche provato a chiedermelo. Ti sei buttata subito nelle braccia di un altro. Nelle
sue braccia. – Sibilò Harry a testa bassa, lasciandole le braccia e facendo ricadere le sue mollemente lungo i fianchi.
- Harry, siamo arrivati a questo punto?! Lasciamo che un singolo mio errore rovini quello che potrebbe nascere oggi? I nostri sentimenti sono chiari, Harry… Perché dobbiamo lasciare che il passato determini così il nostro futuro? Zabini non significava assolutamente nulla per me, se non un passatempo piacevole, ma tu… Tu sei molto di più!
- Ginny… - Harry sorrise, tristemente. - … Non possiamo stare insieme.
- Cosa?! Perché? Cosa c’è ancora? – Chiese Ginny, esasperata, lasciando cadere qualche lacrima.
- Ti ricordi quando sei andata da Zabini per cercare di risolvere le cose tra voi e poi sei venuta da me e hai tentato di… Be’, hai capito?

Si, Ginny se lo ricordava eccome: ricordava i loro baci infuocati, le braccia di Harry che la stringevano e le sue mani esitanti mani che le accarezzavano la pelle nuda facendola rabbrividire ad ogni tocco.

- Si, me lo ricordo.
- Ecco: da qui si capisce che io e te abbiamo due rapporti diversi con… Con quelle cose lì… - Si fece istantaneamente rosso facendo sorridere Ginny. - … Con il modo di affrontare i problemi e parlare con gli altri e…. Rimango pur sempre una seconda scelta.
- Ti prego, Harry! In quel momento Zabini era la mia unica sicurezza: era quasi successo quello che è successo, pensavo di non piacerti ed ero sicura che dopo quello che hai interrotto mi odiassi, quindi non mi rimaneva altro che cercare conforto in lui, l’unico che in quel momento sembrava sopportarmi. Poi lui si è rivelato uno stronzo, non che non lo sapessi già, ma viverlo sulla propria pelle è diverso, quindi ho cercato di tornare da te in un disperato tentativo che ovviamente è fallito. Perdonami, ti prego. Come ho detto tra me e Zabini non c’è nulla.

Harry esitò in silenzio, riflettendo da dietro i suoi occhialetti, poi alzò lo sguardo e Ginny poté leggervi tutta la speranza e l’affetto che provava per lei:
- Ma tu non…
- Si, Harry, anche tu mi piaci. – Sorrise lei e Harry definitivamente si sciolse.

Abbracciò la rossa stringendola in un tenero abbraccio e baciandola delicatamente. Ginny ricambiò con gioia, poi si staccò e lo osservò di sbieco:
- Allora, dicevi che io e te abbiamo due rapporti diversi con “quelle cose lì”? – Sussurrò ammaliante.
- E-ehm… Si… - Biascicò Harry improvvisamente rosso. – Nel senso che… Io non ho così tanta esperienza, quindi…
- Per quella c’è sempre tempo. – Gli sussurrò Ginny all’orecchio baciandolo con passione e mordendogli sensualmente le labbra spingendolo fino al letto. Quando Harry batté i polpacci contro il bordo del letto lo spinse con un dito e lo fece sedere chinandosi verso di lui per sedersi sulle sue cosce. Il suo vestito verde aveva uno spacco abbastanza grande che quando la rossa si sedette su di Harry si allargò offrendo al ragazzo una generosa vista delle cosce della ragazza.

- Stavamo dicendo? Ah, si… - Iniziò Ginny tra un bacio sul collo e l’altro, sbottonando delicatamente la camicia al ragazzo. - … Dici di avere poca esperienza, dico bene? – Harry mugolò di piacere inclinando la testa indietro mentre la ragazza finiva di slacciargli la camicia e la gettava lontano.
- S-Si…
- Con quante ragazze… ? – Iniziò Ginny senza finire la domanda, lasciando sottintendere quello che voleva chiedere.
- Ah, una sola. – Ammise Harry. – Forse ti apparirò un po’ sfigato, in effetti, ma…
- Oh, non ti preoccupare: più cose da scoprire insieme. – Ammiccò Ginny stringendosi di più a lui.

La ragazza guardò giù verso i pantaloni di Harry che mostravano chiaramente come il suo corpo avesse reagito violentemente alla vicinanza e ai baci della ragazza e si mise a ridere mentre lui arrossiva ancora di più. Spinse poi i palmi aperti sul petto del ragazzo e lo fece cadere sdraiato sul letto, mentre lei si tirava indietro e si allontanava di qualche passo.

Lo fissò negli occhi, immobile, per qualche secondo, poi si slacciò lentamente il vestito sulla schiena e cominciò a toglierselo, consapevole degli occhi del ragazzo su di lei, sul suo corpo.

Harry assisteva alla scena sentendo un gran calore scaldargli il corpo (e il basso ventre) e pregando che quella tortura finisse, perché ad ogni centimetro di pelle che la ragazza liberava da quell’insulso vestito si scopriva sempre più desideroso di farla sua.

Infine Ginny lasciò cadere a terra il vestito e provò ad avvicinarsi lentamente al letto, ma Harry balzò in piedi e la afferrò per le braccia tirandola verso di se e buttandola sul letto per poi denudala completamente, mordendole i seni e baciandole il collo e la gola. Ginny mugolò e Harry sorrise scoprendosi molto meno pudico di quanto pensasse, desideroso di possedere completamente la ragazza. Le vezzeggiò i seni stringendoglieli, leccandoglieli e mordendoglieli fino a farle quasi male e lei urlò di dolore e di piacere, slacciando i pantaloni ad Harry e invertendo le posizioni:
- Hai detto che eri inesperto! – Sogghignò lei.
- No, io… - Arrossì di nuovo Harry maledicendosi per l’aria patetica che doveva avere.
- Poco importa! – Rise lei baciandogli la pancia e scendendo sempre più giù, giù… Fino a quando ad Harry non parve di vedere le stelle e sentì che il culmine del piacere non era lontano.

Controvoglia staccò Ginny dal suo basso ventre che stava stringendo e mordicchiando con così tanto piacere da parte sua e invertì le posizioni un’ultima volta, sussurrando con voce roca:
- Ginny, mi vuoi davvero?
- Con ogni centimetro di me stessa. – Sussurrò faticosamente Ginny, sudata e con i capelli scompigliati.

Harry sorrise e entrò in lei con violenza, spingendo con forza e facendola urlare di nuovo. Non ci fu un attimo in cui rallentasse il ritmo, anzi: ad ogni spinta si faceva sempre più violento e pareva sempre insoddisfatto del livello al quale era arrivato, bramoso di giungere più a fondo.  Ginny non riusciva a contenere i gemiti e si strinse di più ad Harry allacciandogli le gambe intorno al ventre, stringendogli le cosce e graffiandogli la schiena amando ogni singolo istante di quel rapporto.

Non passò molto tempo che Ginny, finalmente, raggiunse il culmine del piacere e si sforzò di non abbandonarsi e lasciare il corpo del ragazzo, che invece prese a concentrarsi solo su se stesso e intensificò ancora di più la violenza delle spinte facendo tremare la ragazza di piacere ancora una volta. Dopo ancora qualche spinta anche Harry si stese a fianco di Ginny, esausto, ma appagato.

- Credo che i miei sentimenti per te siano più profondi del semplice piacere, sai? – Sussurrò Harry esitante.
- Anche io ti amo. – Sorrise Ginny girandosi a baciarlo dolcemente un ultima volta. – Ma ora?
- Non lo so, Ginny, non lo so.

 

 

- ANGOLO DELL’AUTRICE -
Avevo voglia di scrivere qualcosa su due personaggi diversi (per quanto io odi la Piattola), quindi è nato questo capitolo spin-off su Harry & Ginny, la nostra principale coppia della serie originale. Coppia controversa, in effetti, perché molti preferiscono la Blinny (Ginny-Blaise, non so neanche se esista Blinny lol), ma io personalmente mi rifiuto di far finire Blaise nelle mani di una così stupida e incapace Piattola. Nossignore.
Quindi viva la Hinny/Hany/Garry o come la volete chiamare lol *-*
Un saluto a tutti, spero abbiate passato delle bone vacanze e scusate il ritardo (again) nella pubblicazione, ma la scuola uccide – è risaputo – e la mia voglia di scrivere scappa sempre più spesso dalla finestra.
Ahiyoooo,
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it 
PPS: Volete che il nostro amico Blaise finisca con qualcuna e abbia degli spin-off a lui dedicati? Se volete posso inventarmi qualcosa lol (o anche scrivere una storia diversa a parte, o anche niente. Ditemi eheh)

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Capitolo 17
*** 16. ***


16.

 

Stavano insieme.

Lei, Hermione Granger, stava insieme ad un ragazzo. Quasi non ci credeva.

Se le avessero chiesto anche solo qualche giorno prima quale fosse da 1 a 10 l’importanza che dava a una relazione, la sua risposta sarebbe stata, be’, un bel 2.

Non uno 0, perché era impossibile, non un 1, perché le sarebbe sembrato di fare la superba, ma un onesto e inequivocabile 2. Poco importante, dunque.

E poi cos’era successo?

Cos’era successo da farla ritrovare con le farfalle nello stomaco ogni volta che il pensiero di lui la sfiorava o sentiva il suo sguardo addosso? Da quando era una romanticona senza eguali, di quelle che era solita criticare con Ginny fino a poco tempo prima?

Semplicemente aveva conosciuto lui. Proprio lui, il Principe delle Serpi, la persona che odiava di più al mondo – inizialmente – ma che aveva scoperto essere quanto di più simile a lei esistesse. Stesse paure nascoste, stesso desiderio di emergere e stessa ambizione… Certo le sue erano nascoste sotto chili di strafottenza e capelli color dell’oro, ma in fondo era lì, a minacciarlo e a turbarlo come lei.

Era stato difficile ammetterlo, ovvio, ma adesso che si guardava intorno in una camera da letto che non le apparteneva e nella quale non avrebbe mai pensato di soggiornare, non poteva fare a meno di dirsi felice, semplicemente e totalmente felice.

- Buongiorno… - Sussurrò una roca voce impastata al suo fianco mentre qualcuno strofinava il suo naso contro la sua guancia e la baciava dolcemente sullo zigomo.
- Alla buon ora! – Ridacchiò lei.
- Sai, Granger, quello che adoro di te è come cominci già a rompere le palle dal mattino presto!
- E io come sei sempre prodigo di complimenti a qualsiasi ora del giorno! – Rise lei di rimando. – A proposito… Alzati, caro, altrimenti arriveremo in ritardo!
- E’ questo ciò che mi piace di te. – Sogghignò lui prendendola tra le braccia. – Ieri ti avrei detto che non me ne frega un cavolo di arrivare puntuale a lezione, ma ora ti guardo e… Non riesco proprio a desiderare di arrivare tardi: mi farai diventare un gentiluomo, Granger!
- Dubito che sia possibile! – Concluse lei alzandosi.

Si prepararono insieme serenamente, come una vecchia coppia sposata, come se stare insieme nella stessa stanza pettinandosi, lavandosi e vestendosi fosse la cosa più naturale del mondo e non qualcosa che fino a qualche giorno prima non avrebbero nemmeno immaginato.

Mentre Hermione sistemava la cravatta argento e verde di Draco, si rabbuiò: stare da soli nella camera da letto di Draco era idilliaco, certo, ma una volta fuori? Fuori c’erano le altre persone, i giudizi, i pettegolezzi… Era pronta per tutto questo?

- Ehi, Granger, cosa c’è? – Chiese lui alzandole dolcemente il viso con due dita.
- Nulla, è che… - Sussurrò lei stringendo il nodo alla cravatta. - … Una volta fuori di qui come… Ehm… Come dovremmo comportarci? – Chiese arrossendo.
- Ah! – Ridacchiò lui vedendola arrossire. – Intendi dire come dovresti difenderti dall’orda di ragazze inferocite all’idea di non avermi più sulla piazza?
- No, idiota! – Si concesse una risata anche lei e lo fissò negli occhi. – Cosa… Cosa siamo ora? F-fidanzati?

Draco spalancò gli occhi, stupito e colto alla sprovvista da quella domanda.

- Fidanzati?

<< Caspita, mi sa che ho corso troppo… >> Pensò Hermione maledicendosi per la sua lingua lunga. E ora? Se lui pensava che fosse una sciocchezza? Come avrebbe reagito? Cosa avrebbe detto?

E, soprattutto, da quando le importava il giudizio del Furetto?

- Si, cioè… Adesso che più o meno abbiamo chiarito quello che pensiamo l’uno dell’altra, non so cosa tu volessi fare, in effetti… Magari era un po’ prematuro dire una cosa del genere, posso capirlo, anche perché dobbiamo ancora ben comprendere come qualificare la nostra relazione, però in fondo… Ehm… Quando due persone si comportano come noi, be’… - Si impappinò lei.

No, decisamente non era un comportamento da lei, doveva darsi un contegno.

Malfoy la guardò arrossire e balbettare per qualche secondo poi scoppiò in una fragorosa risata.

- Oh, Granger, mi fai morire! – Rise davanti all’arrossamento ancora più evidente delle sue guance. – Ti dirò la verità: le stronzate da libri come “fidanzato” non fanno per me, ma se per stare con te devo avere un’etichetta allora sarò ben felice di accettare tutte quelle che vorrai. Posso suggerirne qualcuna? Ad esempio “mio splendido principe”, “mio nobile signore e padrone”, “mio effimero giocattolo sessuale dalla consistenza pari a…”

Hermione rise di nuovo tirandogli uno scherzoso pugno sul petto, poi sospirò e gli sorrise:
- Devo andare a prendere i libri in camera, ci vediamo in classe!

Si avviò verso la porta quando la mano di Malfoy la fece voltare e la riavvicinò a sé, stringendola tra le braccia:
- Penserai mica di andartene senza prima avermi salutato degnamente? – Ghignò lui, maleficamente.

Poi la baciò con passione come se non volesse mai più lasciarla andare e le accarezzò la pelle nuda sulla pancia, insinuando le dita sotto la camicia.

Hermione si staccò per prendere fiato e per ricomporsi, tutta scombussolata da quel bacio.

- A dopo, Granger. – Sogghignò lui. – E vedi di rendere meno evidente quanto ti piacciano i miei baci, cioè so di essere un gran baciatore, non ho bisogno di altre iniezioni al mio già elevato ego!

Hermione arrossì di nuovo e si precipitò fuori dalla stanza per poi dileguarsi nei corridoi mentre alle sue spalle si spegneva l’eco di un’arrogante risatina, una risatina da Serpe.

-

Mentre la chioma leonina della Granger spariva dietro la porta di camera sua, Draco Malfoy capiva di essere fottuto, per citare Zabini.

Si era fottuto da solo, questo era ovvio, ma non pensava che sarebbe successo tanto improvvisamente e con tanta violenza.

La Granger era entrata nella sua vita come un fulmine a ciel sereno e non capiva neanche bene lui stesso quando aveva cominciato a diventare così importante per lui. Pochi giorni prima era tutto normale e ora si trovava a dire frasi che non capiva, a sorridere come un idiota ogni momento e ad essere così orribilmente tenero che quasi si disgustava.

Cosa accidenti stava accadendo?!

E soprattutto da quando “fidanzato” era una parola presente nel suo vocabolario?

<< “Fidanzato”… Ma stiamo scherzando?! >> Era l’unica cosa che riusciva a pensare, eppure dentro di sé si sentiva leggero…

<< Va be’, è solo una delle tante, passerà questo momento così patetico e tutto tornerà alla normalità. >> Pensò cercando di giustificare il proprio comportamento e rabbrividendo ancora all’idea di tutte le smancerie che aveva detto poco prima.

Sentì un timido bussare alla porta e pensò che fosse la Granger, tornata a prendere qualcosa che aveva dimenticato. Sogghignò all’idea di vederla rientrare trafelata e imbarazzata mentre cercava di nascondere le gote rosse e decide perfidamente di sbottonarsi la camicia per osservare la sua reazione all’ingresso. Cosa avrebbe fatto vedendolo così, quasi a petto nudo? Si sarebbe bloccata? Sarebbe svenuta? Il pensiero non poteva evitare di farlo ridacchiare.

La porta si spalancò e una voce familiare rovinò tutte le sue fantasie:
- Oh, Dracuccio, sciogli i tuoi biondi capelli al vento! – Scimmiottò Blaise Zabini, perché proprio di Blaise Zabini si trattava. Il ragazzo stava ridacchiando con un’espressione idiota in viso, ma il suo volto si scurì in pochi secondi. – Mi spieghi che cosa ci faceva la Granger qui, che usciva dal corridoio che porta alle nostre stanze, diretta alla sua Torre? Eh? Come è finita dentro il dormitorio di Serpev… Oh, Merlino, aspetta un attimo. Perché sei a petto nudo?!

Draco spalancò gli occhi davanti all’espressione dell’amico.

Zabini era vestito di tutto punto in uniforme scolastica, perfettamente curato e ordinato, ma la sua espressione era ghiaccio puro: fissava Malfoy rabbiosamente, la bocca serrata in una linea dura, due occhi che avrebbero potuto incenerirlo e un dito alzato ad indicarlo.

- Cosa intendi con “perché sei a petto nudo”, Blaise? – Rispose Draco tranquillamente. – Sono in camera mia, mi sto preparando per andare a scuola.
- Ah ti stai preparando? – Blaise era decisamente furioso. – Non me la dai a bare, caro! Ti ricordo che condividiamo questa fottuta stanza da sei anni, ti conosco fin troppo bene!
- Tecnicamente non condividiamo la stanza: sarebbe una cosa decisamente gay…
- Draco Malfoy! – Alzò la voce Zabini infuriato. – Che cazzo hai fatto, eh?! Come ti è anche solo saltato in mente?!
- Blaise, non capisco di cosa tu stia parlando, potresti piantarla di urlare ai quattro venti? – Sibilò Malfoy stringendo gli occhi e fingendo tranquillità. Dentro di sé sentiva il rombo di un oceano che rischiava di travolgerlo: e ora? Se Blaise avesse scoperto quello che era successo come avrebbe reagito?
- Io urlo quanto cazzo mi pare, soprattutto vista la gravità di quello che hai fatto! Draco! Non so se ti rendi conto: una… Una Mezz…
- Non chiamarla così! – Sibilò Draco rabbuiandosi. – Non è successo niente, nulla di grave e poi sei stato tu a rompere le palle con ‘sta storia di conquistarla!
- Si, ma tra il dire è il fare c’è in mezzo un gigantesco oceano di merda, amico! Si può sapere come ti è anche solo saltato in mente che potesse essere un’idea accettabile? – Alzò gli occhi al cielo Blaise, esasperato dall’amico.

Malfoy non rispose, consapevole dello sguardo di Blaise addosso. Dentro di sé si sentiva andare a fuoco come non mai e non desiderava altro che tirare qualcosa fuori dalla finestra per sfogarsi.

- Oh merda. Merda, merda, merda! – Strillò Blaise avvicinandosi e scuotendo Draco, che si rifiutava di guardarlo, per le spalle. – Dimmi che è solo una botta e via, dimmi che è come tutte le altre volte e dimmi, per Merlino, che non c’è assolutamente niente tra di voi se non un do ut des sessuale.
- Un “do ut des sessuale”? Amico, dove accidenti l’hai pescata questa? – Rise Draco alzando finalmente la testa.
- Che ti posso dire, sono un poeta nato! – Strinse gli occhi Zabini sorridendo, poi tornò immediatamente serio. – Rispondimi, Draco.
- … Non posso assicurartelo. – Sentenziò il Principe delle Serpi in un sospiro sofferente e sapeva di aver appena detto la pura verità.
- Santa Morgana… - Zabini fece ricadere le braccia lungo i fianchi e sospirò passandosi una mano tra i capelli. – Cos’hai intenzione di fare? Sai benissimo che per voi non c’è futuro e non ci sarà mai…
- Di sicuro non mi vedo in un futuro con la Granger! Stai tranquillo, passerà e tutto tornerà come prima. – Sussurrò Draco, poco convinto.
- Ne dubito fortemente. – Sospirò Blaise. – Non ti ho mai visto così, è chiaro… A proposito… - Blaise si rabbuiò nuovamente estraendo qualcosa dalla tasca della giacca. - … Non ti piacerà, ma è arrivata questa.

E porse all’amico una lettera in un’elegante busca color avorio con un timbro in ceralacca verde.

Draco sentì una sensazione che non provava da tempo percorrerlo da capo a fondo, scuotergli le viscere e causandogli piccoli brividi di freddo lungo la schiena alla sola vista della lettera: paura.

-

Tutta la scuola sapeva la novità, era ovvio.

Hermione poteva sentire gli sguardi delle ragazze scivolarle addosso carichi di invidia e disprezzo e quelli dei ragazzi soffermarsi, lascivi e pieni di desiderio e curiosità, ma la domanda che aleggiava per aria non detta era una e una soltanto: perché lei?

Se lo chiedeva anche lei, in effetti: perché l’irraggiungibile Principe delle Serpi aveva scelto lei, una piccola e sporca Mezzosangue? Non si era mai considerata inferiore per quello, ovviamente, ma sapeva che gran parte della Casa Serpeverde non la vedeva che così e la cosa l’aveva sempre irritata spingendola a dare il massimo negli studi.

Insomma, cosa la rendeva diversa, speciale, agli occhi dell’unico ragazzo che l’avesse mai intimorita davvero?

Mentre si riprometteva di indagare più a fondo passò vicino ad un gruppetto di ragazze Tassorosso e Corvonero tutte gambe e lisci capelli che ovviamente la presero subito a male parole sostenendo che avesse somministrato a Draco un filtro d’amore o roba simile. Sbuffò e cercò di allontanarsi il più in fretta possibile dirigendosi quasi di corsa verso la Sala Grande per fare colazione.

Non appena fu entrata si accorse delle centinaia di occhi che la scrutavano in cerca di qualcosa di particolare, ovviamente non trovandolo.  Alzò gli occhi al cielo e si diresse rapida verso il suo tavolo dove Ginny, Harry e Ron la stavano già aspettando.

- Siamo in ritardo, eh? – Sogghignò Ginny beccandosi un’occhiataccia sia di Hermione sia di Ron.
- Per Merlino, stai bene? Quel Furetto ti ha rapita, per caso? – Sussurrò Ron debolmente, non troppo convinto.
- Ron, piantala. Sai come stanno le cose… - Gli rispose Harry scuotendo la testa. - … Herm, tutto bene?
- Si, tutto a posto, grazie. – Rispose lei gettando una fugace occhiata a Ron che la stava fissando e subito distolse lo sguardo.
- “Si, tutto a posto, grazie”. – La scimmiottò Ginny ridendo. – Non sai dire altro dopo la nottata sfrenata che devi aver passato?
- Ginny, smettila! – Esclamò Harry ridacchiando, ma con un tono non troppo cattivo.

Ginny si mise a ridere mentre Ron assumeva un colorito verdastro e faceva una smorfia di disgusto.
- Smettetela tutti! – Arrossì violentemente Hermione. – Oltretutto siamo in ritardo! – Concluse alzandosi e precipitandosi di corsa verso la porta mentre Ginny le rideva dietro.

Non fece in tempo a uscire che si bloccò al centro della sala deglutendo per la tensione: lui stava entrando proprio in quel momento passandosi una mano tra i capelli. Sembrava essere appena uscito dalla nottata più riposante della sua vita e la sua divisa scolastica immacolata era fresca di lavanderia, i capelli spettinati ad arte e il ghigno canonico stampato in faccia.

Inspirò bruscamente davanti a quella visione perfetta e abbassò la testa per uscire in fretta dalla sala, ma non aveva fatto i conti con il migliore amico del suo Principe delle Serpi.

- Ah, amico, c’è solo una cosa che riesce a renderti così di buon umore: del sano e terapeutico sesso! – Esclamò Zabini in modo che tutti – e proprio tutti, nessuno escluso – potessero sentirlo.

Hermione si bloccò e si voltò lentamente a guardarlo. Si, Zabini stava fissando proprio lei ad occhi stretti.

- Blaise, sei proprio un piccolo bastardo! – Ridacchiò Malfoy scrutandola.

La ragazza sentì percorrere ogni centimetro del proprio corpo da quegli occhi color della pioggia e rabbrividì, infastidendosi tantissimo. Malfoy ghignò davanti alla sua esitazione e si avvicinò rapidamente a lei afferrandola per un braccio e chinandosi pericolosamente vicino al suo volto.

In Sala Grande. Davanti a tutti.

Il mondo sembrava essersi zittito alle orecchie di Hermione Granger, che non stava prestando attenzione assolutamente a nulla se non ai profondi occhi che la fissavano. Il ragazzo, senza togliersi il suo iconico ghigno dalla faccia, si chinò verso di lei ancora qualche centimetro, respirandole addosso. Sapeva di menta e acqua di colonia, un mix irresistibile per qualsiasi ragazza.

Anziché baciarla, come Hermione si aspettava e segretamente agognava, Draco proseguì chinandosi vicino al suo orecchio e sussurrando:
- Ti aspetto da me stasera, mia cara. Puntuale. E vestiti bene, non so se mi spiego… Non che i vestiti ti serviranno granché in effetti…

Hermione arrossì furiosamente, si allontanò di scatto e fuggì via uscendo dalla Sala Grande e scappando dall’unico ragazzo che riuscisse a far tremare così il suo cuore.

-

<< Cosa diamine sto facendo? >>

Quello era l’unico pensiero che Hermione riuscisse a formulare mentre avanzava esitante tra i corridoi di Hogwarts. L’attrazione era innegabile e sarebbe stata una sprovveduta a negarla, ma tutta quella cura, quelle preoccupazioni, quelle paranoie… Erano cose così da Ginny!

Lei era quella razionale, immune a qualsiasi tipo di sentimento amoroso e ora? Ora era più coinvolta di quanto fosse mai stata.

Buttarsi era stata una scelta impulsiva, ma non pensava certamente che avrebbe avuto quell’impatto su di lei trasformandola in una persona che mai avrebbe pensato di poter essere: trasognata, paranoica, ansiosa, sdolcinata… Chi era diventata? Quasi non si riconosceva più!

Si vedeva come dall’alto mentre avanzava lungo un percorso che ormai sapeva a memoria, a passo insicuro, ma convinta della sua scelta e troppo imbarazzata per fermarsi in mezzo al corridoio e tornare indietro.

Bussò a quella porta così familiare e attese, prendendo un profondo respiro. Quando sentì dei passi provenire dall’interno della stanza il suo cuore accelerò e un’accozzaglia disordinata di “Ma cosa stai facendo?!” e “Vattene, subito!” le invase la mente.

- Chi è? – Chiese ironicamente una voce dall’interno e Hermione alzò gli occhi al cielo immaginando il ghigno dipinto sulle splendide labbra del ragazzo dall’altra parte della porta.
- Mago Merlino! – Rispose di rimando Hermione.
- Sai Granger, quasi pensavo non saresti venuta! – Hermione si sentì punta nell’orgoglio da quell’affermazione: che razza di persona la considerava se aveva ipotizzato che non si sarebbe presentata? Ma tutti i suoi dubbi lasciarono spazio ad un sorrisetto quando il volto di Draco Malfoy in persona fece capolino da dietro la porta che si spalancava.

Aperta completamente Hermione dovette inspirare bruscamente mentre il suo cuore rischiava di schizzarle fuori dal petto: spettinato, con i capelli leggermente umidi freschi di doccia, la camicia semi aperta che faceva intravedere il petto glabro e i pantaloni di sartoria bassi sui fianchi, Draco Malfoy era il sogno proibito di ogni ragazza ed era circondato di un’aurea innaturale.

- Puoi respirare, cara. – Sogghignò lui.
- C’è un’aria viziata in corridoio! – Alzò gli occhi al cielo lei decisa a non mostrare il suo turbamento. – Comunque mi fai entrare o dobbiamo contarcela qui in corridoio?
- Ti stavo dicendo, Granger impaziente che non sei altro, che pensavo davvero che non saresti venuta... – Ripeté lui studiandola con aria di sfida.
- Pf. – Sbuffò lei. – Mi fa piacere che tu abbia tutta questa “fiducia” in me.
- … E in effetti sarebbe stato meglio così per te, perché ora che sei qui sei mia. – Concluse lui con uno sguardo penetrante.

Hermione ammutolì, sentendosi scrutare nell’anima da quegli occhi grigi, famelici.

- Quindi entra pure, Granger, e mettiti comoda.

La ragazza sospirò e alzò la testa decisa a non mostrarsi una timida donzella in pericolo: insomma, nonostante le farfalle nello stomaco aveva ancora una dignità da difendere! Entrò nella stanza ormai familiare scivolando di lato al ragazzo e sfiorandogli il petto con una mano. Draco inspirò bruscamente con somma soddisfazione della ragazza e le afferrò la mano fermandola e abbassando la testa fino a pochi centimetri dallo sguardo della ragazza:
- Siamo audaci stare, Granger? – Chiese lui con un ghigno.
- Ti ho trovato stranamente impacciato quando ti ho per caso… Toccato. – Sussurrò la ragazza sfiorando nuovamente il petto del Serpeverde, un contatto più leggero del battito d’ali di una farfalla, tant’è che lui pensò di esserselo immaginato, ma che lo scosse ugualmente. – C’è qualcosa che non va, caro mio? – Concluse la ragazza con aria di sfida.
- Stai camminando su un terreno pericoloso, cara mia. – Le fece il verso Draco chinandosi sul volto della ragazza per sussurrarle all’orecchio. – Sei sicura di volerlo fare?

L’aria intorno a Hermione si impregnò in pochi secondi del profumo di lui, quell’ammaliante fragranza che la cullava e la stordiva, facendole perdere la cognizione del tempo e ricordandole costantemente che lui era lì, a pochi millimetri da lei.

- Tu che dici? – Sussurrò la Granger di rimando chinando la testa con un sorrisetto dispettoso e spingendo il ragazzo contro lo stipite della porta per poi alzarsi sulle punte dei piedi e baciarlo timidamente sulle labbra. Un semplice scontro di labbra, niente più, che però ebbe sulla Serpe un effetto immediato e di straordinaria forza, disorientandolo e scombussolandolo più di ogni altro bacio avesse mai dato, e ce n’erano stati tanti.

- Non finisci mai di stupirmi! – Sussurrò lui scostandosi leggermente. Si ricompose in fretta e proseguì. – Dunque, entra, ti ho preparato una cosuccia!

Hermione sorrise trionfante e superò il ragazzo, che chiuse la porta alle loro spalle, per venire catapultata in un altro luogo, o almeno così le sembrò. La stanza era illuminata da una morbida luce gialla, confortevole e accogliente, anche se non era possibile individuare una fonte di illuminazione ben precisa, perché – Merlino solo sapeva come – lo spazio sembrava rilucere spontaneamente, in un caldo bagliore che rendeva la stanza simile a quelle dei più lussuosi ristoranti Babbani in cui Hermione non era mai riuscita ad entrare. Al centro della stanza, accanto al letto che spariva nascosto da una zona d’ombra sapientemente creata dalle luci soffuse, campeggiava un tavolo di legno scuro con due sedie vittoriane abbinate e decorato con meravigliose rose rosse e posate d’argento.

La ragazza non poté trattenere un’espressione di stupore e spalancò la bocca per la meraviglia.

- Ahah! – Ridacchiò Draco. – Sono felice che ti piaccia! Ci ho messo davvero tanto per realizzare queste luci, devi sapere che per modificare l’incantesimo giusto ci voleva una particolare tecnica norvegese la quale…
- Oh, taci! – Esclamò esasperata Hermione prima di girarsi e gettare le braccia al collo al ragazzo.
- Come, come? – Ridacchiò lui stringendola. – Stai per caso insinuando che sono fastidioso? Granger, guarda cosa mi fai fare: mi stai facendo abbracciare un altro essere umano. Non so se ti rendi conto: abbracciare qualcuno!
- Mi piace questo tuo lato di te! – Rise lei.
- Questo mio lato? – Inarcò un sopracciglio lui. – Pensavo ti piacesse tutto di me!
- Oh, Merlino, ma hai costantemente bisogno di complimenti?
- Mia cara, il mio corpo si compone esclusivamente di complimenti!

La ragazza sbuffò e si guardò intorno osservando meglio il tavolo: i piatti erano immacolati e non si vedevano tracce di cibo nella camera, dopotutto avevano già mangiato da un po’. Una bottiglia scura, però, campeggiava sul legno e alla ragazza era impossibile distinguerne il contenuto che appariva come un’indistinta massa nerastra: che fosse vino Babbano?

- Ah, questa è una piccola chicca che ho preparato per te. – Sorrise Draco con una punta di furbizia che non sfuggì alla ragazza. Si diresse verso il tavolo e fece comparire due eleganti calici per poi aprire la bottiglia e riempirli. – Assaggia, mia cara.

Hermione si portò il bicchiere alle labbra e venne inebriata dal profumo di alcol. Assaggiò il liquore e impallidì, fissando Draco con gli occhi spalancati:
- Ma, è…? – Era Punch. Anzi, non un Punch qualsiasi, ma quel Punch che era stato Galeotto per i due ragazzi. La stessa miscela aromatica, speziata e avvolgente che aveva condotto la ragazza dove da sobria non si sarebbe mai spinta.
- Un brindisi, cara, a noi due e alla mia straordinaria bellezza! – Ghignò Draco. – Visto come ti era piaciuto la prima volta pensavo ne volessi assaggiare ancora un po’!
- Idiota! – Ridacchiò lei alzando gli occhi al cielo, ma sorseggiando il liquido scuro: cavoli se era gustoso. – Se mi hai portato qui solo per farmi ubriacare nuovamente caschi male.
- Non ti illudere che tu sia qui solo per bere. Ora comincia la parte interessante. – Ghignò nuovamente il ragazzo e con uno schiocco di dita fece sparire la tavola, il Punch, i bicchieri e le rose, la luce si abbassò e la camera tornò come era sempre stata, solenne e austera.
- La parte interessante? Spiegati meglio, caro. – Lo guardò con aria di sfida Hermione avvicinandosi lentamente a lui.
- Non mi servono parole, tesoro. – Draco annullò la distanza tra loro spingendo la ragazza contro la parete della stanza.

La baciò come se stesse per andarsene per sempre, divorandola con le sue labbra, e Hermione rispose al bacio con passione, dischiudendo le labbra e lasciandosi travolgere dai sentimenti per il ragazzo.

Draco la prese in braccio e la depose rudemente su una cassettiera senza smettere di baciare la ragazza e passandole le mani nei capelli leonini. Le slacciò la camicetta per poi farle scorrere le mani sulla pancia, sotto la gonna e la ragazza divampò e gli avvolse le proprie gambe intorno alla vita del ragazzo. Il desiderio si stava facendo strada dentro di lei, consumandola al punto che tutto ciò che desiderava era solo e solamente Draco. Si lasciò sollevare e trasportare fino al letto, dove il ragazzo la spinse sul materasso per poi ergersi sopra di lei e iniziare a slacciarsi la camicia.

Hermione si riscosse, i capelli scarmigliati e gli occhi famelici, e si protese verso Draco prendendogli le mani e spingendogliele lontano dal corpo. Poi afferrò la camicia del ragazzo e cominciò a sbottonargliela lei, chinandosi a baciare ogni centimetro del petto di lui per poi proseguire verso il basso, arrivando al cavallo dei pantaloni e non fermandosi, scendendo, scendendo e scoprendosi più coraggiosa di quanto pensasse…

Draco spalancò gli occhi e la lasciò fare mentre apprezzava sempre maggiormente l’animo indomito della ragazza.

- Così ti togli tutto il divertimento, però. – Sussurrò Draco in un rantolo mentre Hermione si risollevava insinuando però timidamente una mano nel basso ventre del ragazzo. Draco la fermò e le alzò delicatamente il voltò guardandola negli occhi.

- H-Ho fatto qualcosa di sbagliato? – Chiese la ragazza sorpresa.
- Ah! – Rise lui baciandole delicatamente il mento. – Non c’è niente che tu potresti fare in modo sbagliato. – Poi la spinse giù chinandosi a slacciarle la camicia e gettandola lontano, sistemandosi tra le gambe della ragazza. Si fermò, dunque, a contemplarla e Hermione arrossì sotto lo sguardo del ragazzo sentendosi completamente nuda nonostante avesse ancora gran parte dei suoi indumenti addosso.

- So che non sono come Astoria o la Parkinson, non ho biancheria rosso fiammante firmata e nemmeno nera di pizzo, ma…
- Scusa? – Ridacchiò Draco. – Un giorno mi spiegherai questo tuo complesso per la biancheria firmata, ma comunque sarebbe più sconvolgente vederti con quella addosso che non così. – Indicò lei e la sua semplice biancheria color carne con un gesto della mano. – Esattamente come mi aspettavo che fossi ed esattamente come mi hai stregato.

Le baciò la pancia e il basso ventre per poi slacciarle il reggiseno e gettarglielo da qualche parte, distrattamente, mentre le baciava ogni centimetro di pelle scoperta, stringendole i seni e mordicchiandoli con un ghigno. Hermione sentì la lingua del ragazzo percorrerle il corpo e si trovò presto nuda sotto di lui, completamente sotto l’effetto del suo incantesimo. Le si seccò la bocca e le pupille si dilatarono riempiendosi della bellezza che lui emanava, la pelle candida del petto, un velo di peluria, i muscoli ben definiti, i capelli spettinati – perché lei glieli aveva spettinati, si ritrovò a pensare – e gli occhi che mandavano lampi.

Draco si chinò sopra di lei sussurrandole:
- Voglio che tu sia assolutamente convinta di questo, perché a differenza della nostra prima volta non lo dimenticherai grazie all’alcool.
- Non voglio altro. – Sussurrò lei con voce roca e ammaliante, afferrandolo per le spalle e tirandolo a sé per baciarlo di nuovo con passione. Mentre lui si immergeva nel profumo di lei, la penetrò con forza e la ragazza si fece sfuggire un piccolo grido. Senza smettere di baciarla nemmeno un secondo Draco aumentò e diminuì il ritmo delle spinte e Hermione non sapeva più dove finisse il suo corpo e dove iniziasse quello dei lui, in una complessa danza in cui i loro corpi e le loro anime si unirono.
Il ragazzo continuò spingendosi sempre più a fondo e con più o maggiore forza, sfiorandola dolcemente o rubandole baci violenti come le tempeste fino a quando entrambi raggiunsero il culmine e crollarono esausti sulle lenzuola.

Per un po’ si udirono solo i loro respiri affannati mentre riprendevano fiato e furono entrambi sul punto di dire qualcosa più volte, ma forse non volevano semplicemente spezzare l’incantesimo che si era creato tra di loro e che aveva reso quel rapporto più di un semplice rapporto, un’unione perfetta di due anime, oltre che di due corpi. Parlando, tutto sarebbe precipitato nuovamente nella realtà e loro non volevano tornare reali, avrebbero voluto – potendo – rimanere sospesi in quella bolla idilliaca per l’eternità, per sempre sazi l’uno dell’altra.

E fu così, vicini, ma senza sfiorarsi, che si addormentarono entrambi.

-

Un fastidioso raggio di sole svegliò Hermione puntando proprio sui suoi occhi. La ragazza si destò lentamente dal torpore in cui era precipitata, schermandosi con la mano per ripararsi dalla luce.

Cos’era successo?  Oh, stavolta lo sapeva bene.

Il suo corpo era ancora intorpidito dalla notte precedente che ricordava con abbagliante lucidità in ogni suo dettaglio. Mai aveva provato sensazioni così violente e allo stesso tempo un desiderio così bruciante nella sua vita. Mai era stata con una persona che l’avesse fatta sentire perfettamente nel posto giusto al momento giusto e la spaventava sapere che quel posto era a fianco del Principe delle Serpi. Niente di tutto quello che provava, dunque, era un’illusione transitoria.

Non poteva fare a meno di sentirsi appagata e felice di quello che aveva fatto, anzi, che avevano fatto insieme la notte precedente e per la prima volta smise di chiedersi perché lui avesse scelto lei, ma ringraziò ogni dio che conosceva di avergli dato la possibilità di scegliersi a vicenda.

Si tirò lentamente a sedere scostando le lenzuola di seta finissime e girando la testa perdendosi nella contemplazione della schiena nuda del ragazzo addormentato vicino a lei. Sorrise, incapace di impedirselo.

Si alzò tremante, faticando a camminare, ma sforzandosi di non fare rumore e si infilò in bagno dove si rinfrescò brevemente per poi uscire e raccogliere le sue cose. Non avrebbe disturbato Draco che dormiva, no. Se ne sarebbe andata silenziosamente per poi raggiungerlo solo quel pomeriggio: doveva pensare a come affrontare questa nuova situazione, era ancora tutto troppo intenso per lei e non ce l’avrebbe fatta a parlarne in quel momento.

Stava per uscire e sarebbe tornata serenamente nella sua Torre per poi preparare i compiti per la settimana successiva o fare qualche ricerca o semplicemente riposarsi un po’ se il suo sguardo non fosse stato attirato da un lucido angolo di carta da lettere color avorio che sbucava da un cassetto della scrivania chiuso a chiave. Sapeva che non avrebbe dovuto guardare, lo sapeva perfettamente, ma c’era qualcosa in quella lettera che la chiamava, forse la carta chiaramente costosa, forse la strana posizione: quasi seminascosta, come se fosse qualcosa di cui nessuno dovesse sapere niente.

Pronunciò rapidamente un incantesimo per aprire il cassetto e prese tremante la lettera in mano.

 

Figliolo,
verremo in visita al più presto per discutere i termini del contratto con te e con la giovane. Sappi che l’incontro con la famiglia Greengrass è stato dei più proficui e siamo tutti d’accordo nel pensare che questo matrimonio non farà che portare benefici alle nostre famiglie.
Spero vivamente, quindi, che tu sia rinsavito e che abbia smesso di farti scrupoli inutili e irriguardosi convenendo che desiderare un matrimonio libero nella tua posizione, da membro erede della nostra gloriosa famiglia, è una pazzia. Il matrimonio dunque si farà: convolerai a nozze con Astoria Greengrass alla fine di questo anno scolastico e poi nulla potrà impedirti di scegliere la tua strada nella vita, ma prima di tutto devi pensare alla famiglia, alla tua famiglia, da preservare e salvaguardare con il migliore matrimonio possibile.
Sono sicuro che saprai essere ragionevole e affrontare l’unica scelta possibile per il tuo futuro,
a risentirci,
Lucius Abraxas Malfoy”

 

E il mondo le crollò addosso.

 

 

 

- ANGOLO DELL’AUTRICE -
Oh, perbacco. E’ quasi un anno che non ci vediamo, ne. Già, quasi un anno senza pubblicare niente, mesi interi senza scrivere una sola riga. Ho avuto un blocco, penso sia chiaro a molti, un blocco peggiore di tutti quelli mai avuti fino ad ora.
Non so da cosa sia stato causato, nessun terribile lutto familiare o grave mancanza scolastica tali da giustificare una simile scomparsa, non vi preoccupate, ma semplicemente la poca voglia di scrivere e il vuoto assoluto nella mente ogni qualvolta aprivo questo documento che mi ci sono voluti ben quattro mesi per portare a termine.
Ma finalmente ce l’abbiamo fatta.
Se c’è ancora qualcuno a cui questa storia interessa, sono tornata.
E buon Natale.
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it

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