Cet Amour

di fleacartasi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Smile [Say hello to hell] ***
Capitolo 3: *** Orange Lily [Hatred] ***
Capitolo 4: *** A conversation begins with a lie [Word chains] ***
Capitolo 5: *** You preferred life plain [Rainbows & butterflies] ***
Capitolo 6: *** A thousand sunsets in a box [New ways, old things] ***
Capitolo 7: *** Aurora borealis [Glowing in brillant colors] ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




~ Cet Amour ~


Cet amour qui faisait peur aux autres
Qui les faisait parler
Qui les faisait blêmir
Cet amour guetté
Parce que nous les guettions
Traqué blessé piétiné achevé nié oublié
Parce que nous l'avons traqué blessé piétiné achevé nié oublié
Cet amour tout entier
Si vivant encore


Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo


Cet Amour”
Jacques Prévert



Prologo



Azkaban, dicembre 1981.


Chi è?” Domandò, flebilmente. Serrò le dita attorno alle sbarre, stringendo il metallo gelido. “Chi è che è arrivato per farsi una vacanza?” La sua voce conservava una nota beffarda, ma quasi due mesi di prigionia l'avevano affievolita fino a farla quasi scomparire.
Dalle altre celle si levò un mormorio concitato, spezzato da urla e lamenti: chi non si era ancora arreso alla legge di Azkaban cercava di informarsi sull'identità dei nuovi prigionieri.
Volevano,
dovevano sapere.
Sentire un nome famoso, riconoscere un volto impaurito era l'unico modo per mantenere un contatto con il mondo esterno.
“Chi è?” Ripeté, con meno convinzione. Ogni gesto lo stancava, ogni parola che pronunciava lo faceva sprofondare in un torpore a tinte cupe.
“Forse... Forse è il mio amico Ministro!” Gridò una donna. “Quel figlio di puttana... Quel figlio di puttana...” Presto anche la sua voce si spense, inghiottita dal buio.

Li vide passare dopo qualche minuto, un corteo silenzioso fra due Dissennatori. Tre uomini e una donna, tutti sotto i quarant'anni. Camminavano senza fretta, con un orgoglio ostentato che si faceva somigliare a soldatini schierati su una mensola.
Death Eaters.
Sapeva riconoscerli, poteva quasi fiutare il tanfo di sangue che li circondava come un sudario. Chissà quante persone hanno ucciso, pensò amaramente.
Lei era l'ultima della fila, e la più altera. Aveva il cappuccio abbassato, e capelli neri che le arrivavano a metà schiena. I suoi occhi brillavano di una luce folle, violenta, di una passione che aveva letto in un solo sguardo prima di allora.
Quando passarono davanti alla sua cella la giovane si voltò, come guidata da una forza invisibile, e puntò quegli occhi arroventati sul suo viso.

Sirius sentì un conato di vomito assalirlo, e si accasciò sul pavimento sudicio, raccogliendo le ginocchia al petto.
Non si era fermata, incalzata dal Dissennatore alle sue spalle, ma l'espressione che per un istante si era dipinta su quel volto era un misto di sorpresa, crudele soddisfazione e rimpianto.
Rimpianto.
Non era riuscita a nasconderlo.
Cercò di controllare l'angoscia che lo attanagliava, e chiuse gli occhi.

Dopo cinque anni, si rese conto di non essere riuscito nemmeno a scalfire il ricordo di Bellatrix.



* * * * *



Grimmauld Place, agosto 1995.


Tu sei scappato di casa?”
Di fronte all'espressione stupita di Harry dovette trattenere una risata divertita: a quindici anni aveva affrontato più vicissitudini di molti maghi adulti, eppure aveva conservato un'ingenuità disarmante. “Avevo quasi sedici anni” Spiegò. “Non ne potevo più”
“Dove sei andato?”
“Da tuo padre” Rispose, lo sguardo velato di malinconia.
Harry gli posò una mano sul braccio e rimase in silenzio per alcuni minuti, come se non volesse intromettersi fra i suoi ricordi.

Era fuggito perché, recluso nella sua stessa casa, aveva finalmente capito che un legame di sangue, solo un legame di sangue, non sarebbe mai stato sufficiente per fargli amare la sua famiglia. Ma il senso di estraneità che lo assaliva ogni volta che entrava in una delle ville dei Black, o quando si sforzava di apprezzare le poche righe sterili che i suoi genitori gli scrivevano, era solo la punta dell'iceberg.
Il motivo principale che l'aveva spinto a bussare a casa Potter, quella mattina di fine agosto, era un altro, nascosto solo la superficie liscia e scura delle acque.
Un segreto custodito a fatica per quasi vent'anni, che, suo malgrado, ancora lo legava a persone che avrebbe voluto cancellare per sempre dalla sua vita.

Non mi hai mai detto che è tua...”
“E' importante che sia mia cugina? Per quanto mi riguarda, non è la mia famiglia.
Lei di sicuro non fa parte della mia famiglia” Lui stesso si stupì del suo tono brusco, di tutto il rancore che ancora trapelava da quelle parole. Harry gli rivolse uno sguardo allarmato, consapevole di aver sollevato un argomento delicato. “Non la vedo da quando avevo la tua età, tranne che di sfuggita quando è arrivata ad Azkaban. Credi che sia orgoglioso di avere una parente come lei?”
No, non lo era. Eppure c'era stato un periodo, quando era piccolo, in cui Bellatrix gli sembrava una dea. Era di nove anni più grande, usava la bacchetta con un'abilità sorprendente, frequentava Hogwarts con profitto.
La ammirava e la temeva, limitandosi ad osservarla da lontano per paura di rovinare l'aura che la circondava.
“Scusa. Non volevo... Ero solo sorpreso, tutto qui...” Harry si passò una mano fra i capelli, imbarazzato.
“Non importa, non scusarti” Rispose, cercando di sorridere e di ignorare la fitta che gli attanagliava il petto.



* * * * *



Spinner's End, luglio 1996.


Il mio unico figlio... Il mio unico figlio...” Narcissa continuava a piangere, le dita tremanti a coprire il volto.
“Dovresti esserne fiera! Se avessi dei figli, sarei lieta di offrirli al Signore Oscuro!” Bellatrix le lanciò uno sguardo colmo di rimprovero, e lei iniziò a singhiozzare ancora più intensamente.

Camminavano a passo sostenuto, gli occhi puntati a terra.
“Bella?”
“Cosa c'è? Hai ottenuto quello che volevi, dovresti essere contenta”
“Ti sei mai pentita?” Domandò, incerta.
Bellatrix si fermò, voltandosi per guardare la donna che le stava di fianco. “Cosa vuoi dire?”
“Lo sai benissimo”
“Non mi sono mai pentita, non fare domande stupide” Riprese a camminare, ancora più in fretta.
Narcissa rimase immobile ad osservare la sagoma vestita di scuro della sorella, e sospirò.



* * * * *



NOTE

Ok, sono impazzita del tutto. Tentare di scrivere una storia a capitoli, dopo non so quante flash e drabbles, è decisamente una follia. E la trama stessa è assurda, ma del resto questo è da mettere in conto quando si parla del mio cervello bacato e della famiglia Black XD
L'idea mi è venuta pochi giorni fa, in un pomeriggio che avrei dovuto passare sui libri e non a buttare giù qualche foglio con gli avvenimenti principali della fic. Non so se riuscirò a finirla, non so se gli aggiornamenti saranno regolari, ma non ho resistito... Almeno il prologo dovevo postarlo ^^'

I dialoghi tra Sirius ed Harry sono degli estratti dal quinto libro, e le poche righe tra Narcissa e Bellatrix sono prese dal sesto (mentre sono a casa di Snape)

Che dire, spero di avervi almeno incuriosito... Alla prossima!
_ Flea _

PS. Un paio di capitoli sono già scritti, quindi per le prossime due settimane l'aggiornamento è praticamente sicuro ;)



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Capitolo 2
*** Smile [Say hello to hell] ***




I

Smile
(Say hello to hell)



King's Cross, Londra, 20 giugno 1976.


Non posso credere che siamo già arrivati” Sirius rovesciò il capo all'indietro, senza nascondere la propria irritazione. “Più di due mesi di tortura!” Esclamò, mentre il treno rallentava. “Non resisterò mai”
“Sei sopravvissuto gli altri anni e lo farai anche stavolta” Osservò Remus, mentre cercava di prendere il baule dal portabagagli senza farlo cadere addosso agli amici.
“E' facile per voi” Ribatté Sirius, inacidito, senza accennare ad alzarsi dal sedile. “Non dovete sopportare i miei genitori... Per non parlare del resto della famiglia”
Remus inarcò un sopracciglio. “Forse no, ma io dovrò trasformarmi per tre volte senza di voi, e senza avere la Stamberga a disposizione” La sua espressione era tranquilla, e il tono di voce calmo, ma si poteva percepire una nota stonata in quelle parole.
“Scusami, Moony” Disse, con aria colpevole. “Mi dimentico sempre che c'è chi è messo peggio di me”
“Sagge parole, Padfoot, sagge parole” Intervenne James. “Pensa a me, che non potrò vedere la Evans per tutta l'estate...”
“Povero Jamie! Tu sì che sei sfortunato”
“Ridi pure, ma ormai il mio cuore appartiene solo a Lily!”
“E a quella babbana che ogni estate viene a fare la ragazza alla pari per i tuoi vicini di casa... Com'è che si chiama? Julie?”
“Molto divertente, davvero... Lo sapete benissimo che Julie non è nulla,
nulla in confronto alla mia Lily!James si finse profondamente offeso, lasciando che gli altri Marauders si prendessero gioco di lui finché l'espresso non fu del tutto fermo.
A quel punto Remus aprì la porta dello scompartimento, cercando di infilarsi fra gli altri studenti che affollavano il corridoio.
“Dici che non mi lasceranno rimanere qui fino al primo di settembre?”
La voce dell'amico, alle sue spalle, era un sussurro rassegnato. “Credo di no, purtroppo”
Sirius sospirò, con l'aria di un condannato a morte.



* * * * *



Ci rivediamo il primo di settembre” Sorrise, cercando di sembrare allegro. “E mi raccomando, non fate gli stronzi e scrivetemi!”
“Lo faremo, non ti preoccupare... Ti manderemo così tante lettere piene di cazzate che finirai per odiarci”
“Più di quanto odi Walburga l'isterica?” Per un momento, il ghigno di Sirius fu sincero. “Non credo proprio”
Si abbracciarono, e il ragazzo rimase a guardarli mentre si allontanavano, in cerca dei rispettivi parenti.
“Padfoot!”
La voce di James lo raggiunse quando stava per andarsene.
“Quest'anno riuscirai a procurarmi una foto di tua cugina Narcissa nuda?” Gridò, facendo voltare diversi studenti.
Scoppiò a ridere. “Solo se mi pagherai bene, voglio vedere galeoni su galeoni!” Urlò in risposta.
James lo salutò, prima di iniziare a correre, il carrello dei bagagli che oscillava instabile.
Se non ci fossero dovrebbero inventarli, pensò, prima di avviarsi nella direzione opposta.



* * * * *



Lo aspettava, fermo accanto alla seconda carrozza, il baule appoggiato a terra. La brezza leggera gli scompigliava i capelli, facendoglieli volare sugli occhi e sulle guance.
Un paio di ragazzine, che ancora indossavano la cravatta verde e argento, gli rivolsero sguardi adoranti mentre lo sorpassavano.
“Ciao”
“Ciao” Sirius rispose al saluto del fratello, esitante.

Regulus aveva terminato il terzo anno, ed era stato smistato a Slytherin come si aspettava l'intera famiglia. Questo gli aveva permesso di guadagnarsi il rispetto e l'amore incondizionato dei genitori, che lo consideravano il riscatto per gli imperdonabili comportamenti del primogenito.
Avrebbe compiuto quindici anni a dicembre, ma sembrava quasi un bambino. Era alto e magro, con la chioma corvina e degli occhi chiari, sfuggenti, che si posavano sugli altri con fare indagatore. I pantaloni della divisa gli scendevano sui fianchi, e cadevano senza troppa grazia sulle scarpe sportive. Aveva la stessa eleganza trasandata di Sirius, anche se non se ne curava affatto, ed era il suo aspetto ancora acerbo a renderlo attraente. Era cercatore da due anni, ma, nonostante la popolarità che gli derivava dal suo ruolo nella squadra, era schivo e poco propenso alle amicizie. Spesso vagava per i corridoi con aria assente, o trascorreva ore in biblioteca a leggere.
I fratelli Black non avrebbero potuto essere più diversi, e diversi studenti non conoscevano nemmeno il grado di parentela che li legava. Quando si incontravano si scambiavano qualche cenno di pura cortesia, o si ignoravano. Nonostante la quasi totale assenza di rapporti fra loro, non erano mai arrivati ad odiarsi. Conducevano vite parallele, facendo attenzione a non urtarsi a vicenda.
Il loro era un accordo taciturno, implicito. In famiglia le tensioni erano già sufficienti, e aggiungere altro veleno sarebbe stato stupido. L'amore fraterno non era un concetto a loro conosciuto, e non avevano mai provato il desiderio di scoprirlo.
Era più semplice continuare a fingere che tutto fosse normale, perfetto.

Ho preso un carrello, vuoi caricare il tuo baule?” Propose Sirius.
Il ragazzo annuì, sollevando il bagaglio e sistemandolo sopra quello del fratello.
“Hai già visto dove sono?” Domandò poi, mentre iniziavano a camminare senza fretta.
Regulus scrollò le spalle. “Penso che ci stiano aspettando fuori, come sempre” Rispose. “Sai che odiano questo posto”
“Giusto, troppi babbani in giro” Commentò Sirius, senza riuscire a trattenersi.
Regulus girò leggermente il viso verso di lui, trapassandolo con quegli occhi grigi che sembravano analizzarlo e registrare ogni suo movimento, ogni sua reazione.
Il primogenito si pentì subito di aver parlato, e rimase in silenzio fino all'uscita della stazione.



* * * * *



Li attendevano dall'altro lato del marciapiede, cercando di mimetizzarsi tra i turisti e altri maghi e streghe.
Orion Black sembrava un uomo anziano, nonostante avesse quarantasette anni. I suoi lineamenti erano ben delineati ed armoniosi, ma i capelli erano già grigi e gli occhi stanchi e cerchiati da rughe profonde. Indossava abiti eleganti, costosi, e aveva le braccia incrociate all'altezza del petto.
Walburga Black, maggiore di quattro anni rispetto al marito, era una donna attraente, con la chioma castana acconciata alla perfezione e le labbra truccate atteggiate ad una smorfia colma di disgusto. Nonostante la temperatura mite portava un vestito lungo fino ai piedi, ricamato con elaborati intrecci di perline.
Un bambino sfrecciò loro accanto, osservandoli con aria sbalordita, e continuò a guardarli finché la madre non lo obbligò ad attraversare la strada.
Quando li raggiunsero, Walburga si piegò ad abbracciare il figlio minore. “Ci sei mancato” Mormorò, prima di separarsi da lui e studiarne la figura. “Sei cresciuto molto, in questi mesi”
“Anche voi mi siete mancati” Rispose educatamente Regulus, prima di salutare il padre.
“Non posso dire che per me sia lo stesso” Sirius sorrise, beffardo, levando una mano in segno di saluto.
Walburga si girò verso di lui, come se l'avesse notato solo in quel momento. “Ciao, Sirius” Disse, gelida. “Sei rispettoso come sempre”
“Sai, mamma, il sarcasmo e le azioni sovversive come finire a Gryffindor sono gli unici modi in cui sono riuscito a farmi considerare da voi negli ultimi cinque anni”
“Come ti permetti?”
Penso che la madre l'avrebbe schiaffeggiato, ma lei non avrebbe mai osato. Erano in pubblico, e la loro reputazione non si sarebbe macchiata. Nemmeno per colpa del reietto della famiglia, di colui che li aveva gettati in pasto agli squali dell'aristocrazia facendosi smistare in quella Casa di babbanofili.
“Mi permetto eccome”
“Smettetela, tutti e due” Orion lanciò loro uno sguardo rassegnato, quasi supplichevole. “Andiamo a casa”
A quella parola, sul viso di Sirius si dipinse un'espressione sardonica.
Quella non era più una casa, per lui.



* * * * *



Grimmauld Place, Londra, 20 giugno 1976.


Spalancò la porta della sua stanza, lasciando che gli elfi trascinassero a fatica il baule e lo lasciassero ai piedi del letto. Kreacher lo insultò a bassa voce, mentre spalancava le imposte, voltandosi verso di lui ed osservandolo come se fosse uno scarafaggio repellente.
“Sparisci, Kreacher, e non farmelo ripetere” Gli ordinò il ragazzo, incrociando le braccia. “Vai a leccare il culo a mia madre o a Regulus, invece di stare qui a togliermi aria”
“Certo padrone” Rispose l'elfo. “Subito padrone... Feccia schifosa, traditore del suo stesso sangue, ignobile...”
“Ho detto di andartene!” Gridò Sirius, spingendolo fuori dalla camera.
Dopo essersi liberato di Kreacher, si lasciò scivolare sul suo letto.

Essere di nuovo a Grimmauld Place lo faceva sentire in gabbia, lo soffocava. Dalle pareti, che aveva decorato l'estate precedente, ragazze poco vestite lo spiavano con aria ammiccante, ma non riuscivano a diminuire la sua angoscia. Era tornato a Londra solo da un paio d'ore, e già desiderava che l'estate terminasse.
Rivedere i genitori era stato come incontrare due conoscenti, due persone con cui si intrattengono rapporti superficiali, dettati dalle regole della buona educazione. Sua madre si era subito gettata su Regulus, senza quasi degnarlo di uno sguardo. Suo padre si era limitato a rimanere in disparte, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, e gli aveva dato una pacca sulla spalla mentre si dirigevano verso la passaporta che li avrebbe riportati fra le mura domestiche. Quella era la massima manifestazione d'affetto che Orion gli aveva riservato, da quando era partito per Hogwarts nel 1971.
Non aveva provato nessuna emozione quando li aveva visti in piedi, l'uno accanto all'altra, in attesa. Non aveva provato allegria, né tristezza, né rabbia.
Loro non lo meritavano.
Si liberò della camicia, indossando una maglietta stropicciata che aveva dimenticato nove mesi prima in un cassetto.
Le uniche cose che l'avrebbero salvato sarebbero state le lettere dei suoi amici e le passeggiate lungo le vie della capitale. Conosceva ogni angolo del quartiere, ormai, e di molti altri.
Si domandò se Effie, un'irlandese che aveva conosciuto il luglio scorso, lavorasse ancora in quel pub babbano poco distante. Non aveva ancora quindici anni quando l'aveva rimorchiata, ma lei si era convinta che fosse maggiorenne. Non si era disturbato a correggerla, inventandosi di essere uno studente squattrinato e trovando il modo per fuggire dagli stupidi tè o rinfreschi organizzati da Walburga. La ragazza viveva in una stanza in affitto in cui avevano trascorso diversi pomeriggi, al riparo dalla pioggerellina sottile che spesso affliggeva Londra.

Ma prima che potesse rievocare il corpo di Effie, incollato piacevolmente al suo, la porta si aprì.



* * * * *



Siamo appena arrivati e sei già a dormire” Osservò Walburga, seccata.
“Preferiresti che scenda a mangiare pasticcini con le tue finte amiche?” Ribatté il figlio, senza neanche aprire gli occhi. “Potrei raccontare tante belle cose sui miei amici Gryffindor...”
La donna posò le mani sui fianchi, esasperata. “Ti direi di uscire e tornare solo per i pasti, come facevi l'anno scorso. Non so dove andassi e non mi interessa, ma non vederti quasi mai era un sollievo”
Sirius sollevò le palpebre, osservandola di sottecchi. “Sono d'accordo, e ti accontenterò subito” Si alzò dal letto, infilandosi le scarpe da ginnastica. “Ci vediamo più tardi, mamma, e non aspettatemi per cena. Ma tanto non l'avreste fatto comunque”
Cercò di superarla, ma lei lo fermò con il braccio.
“Devi preparare le tue cose, Sirius” Disse, impedendogli di andarsene. “Partiamo domani mattina”
“Partiamo?” Ripeté, stupito.
“I tuoi zii ci hanno invitato nell'Hampshire per tutta l'estate”
“Cosa? Io non verrò nell'Hampshire, te lo puoi scordare!”
“Tu farai quello che ti diremo io e tuo padre” Rispose Walburga, impassibile. “E ora prepara il baule, non chiamerò gli elfi per qualche maglietta”
“Ti ho detto che non verrò” Sirius le si avvicinò, sfidandola apertamente.
“Non discutere con me quando non è necessario”
“Pensaci bene, mamma. Potrei rimanere qui. Non vi fa piacere la mia presenza, e ti assicuro che è un sentimento reciproco. Fammi restare a Grimmauld Place, è la soluzione migliore per tutti”
Walburga tacque, come se stesse valutando i pro e i contro di quell'offerta. Certo, l'idea di liberarsi del figlio era allettante. Non poteva più tollerare le insinuazioni sul conto di Sirius, le risate e le battutine sardoniche sussurrate alle loro spalle ai ricevimenti e ai balli.
Il primogenito di Orion Black è un Gryffindor.
Sirius Black è amico di quello straccione di Lupin.
Il figlio più grande di Walburga non crede al sangue puro.
Era stanca, stanca di tutte le umiliazioni a cui doveva sottoporsi per colpa sua...
“Allora? Posso rimanere?”
Quella domanda la riscosse dai suoi pensieri. Scosse il capo. “Credi davvero che partirei lasciandoti qui da solo? Dopo dieci minuti chiameresti quei babbani che frequenti, e chissà chi altro... I tuoi amici non metteranno mai piede in questa casa, è chiaro? Verrai con noi, e non obbligarmi ad usare la magia per convincerti” Tagliò corto, prima di uscire in corridoio e scendere le scale.
Orion era stato chiaro: tutta la famiglia sarebbe partita per il Black Manor alle nove in punto. Anche se era più debole, rimaneva sempre suo marito.
Doveva obbedirgli, senza discutere.
Quando giunse al pianterreno, sentì un grido di rabbia di Sirius.



* * * * *



NOTE

Regulus ha finito il terzo anno perché, essendo nato dopo il primo di settembre, ha iniziato Hogwarts nel 1973 e non nel 1972. Un po' come Hermione, che è di un anno più grande rispetto a Harry e Ron... Lexicon dixit!
I titoli dei capitoli (per cui ho sempre enormi difficoltà T_T) saranno presi, almeno in parte, da varie communities di Livejournal.

Grazie mille a Soul e a Juliet per le recensioni, davvero grazie! Ho completato anche il quarto capitolo, per il momento quindi potete stare tranquille per quanto riguarda gli aggiornamenti ;) Certo che mi sono vagamente bruciata con il dialogo tra Cissy e Bella... Non sono molto brava a mantenere un po' di mistero sulla trama, abbiate pazienza XD Spero comunque che possa continuare a piacervi!

Alla prossima,
Flea.



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Capitolo 3
*** Orange Lily [Hatred] ***




II

Orange lily
(Hatred)



Black Manor, Hampshire, 21 giugno 1976.


Il grande parco nascondeva ad occhi indiscreti la villa in stile vittoriano, un'austera costruzione a due piani disabitata per la maggior parte dell'anno.
Gli attuali proprietari, Cygnus e Druella Black, l'avevano ereditata nel 1950, dono di nozze dei Rosier. La famiglia della sposa, che viveva in un maniero a poca distanza, auspicava che i coniugi si sarebbero stabiliti in quella casa, sfarzosa e al riparo dalle insidie dell'alta società. Ma le attrattive che Londra offriva rappresentavano una tentazione troppo forte per Druella, e Cygnus si era affrettato a trovare una sistemazione nella capitale. Il Black Manor era quindi diventato una semplice residenza estiva, dove gli sposi si rifugiavano nei mesi più caldi, quando Londra si spopolava.
Una schiera di elfi domestici si affrettò a correre incontro ai nuovi ospiti, che attendevano ai margini della tenuta. Cygnus era ossessionato dall'idea che eventuali intrusi si introducessero in casa, e l'intero perimetro della proprietà era protetto da decine di incantesimi. Non era possibile materializzarsi o smaterializzarsi al suo interno, ed era invisibile ai babbani.
“Volete muovervi?” Esclamò Walburga, lanciando un'occhiata feroce agli elfi. “Sono cinque minuti che vi stiamo aspettando!”
“Un'eternità, davvero” Commentò Sirius, in piedi accanto al suo baule con aria tediata.
Regulus, al suo fianco, alzò gli occhi al cielo, mentre la madre si avviava lungo il sentiero che conduceva alla villa. “Smettila di provocarla” Suggerì al fratello, in tono neutro.
Sirius si limitò a scrollare le spalle, infastidito.

Era stato al Black Manor diverse volte, quando non frequentava ancora Hogwarts. A quei tempi i suoi genitori lo trattavano con un'affettuosa indifferenza, com'era tipico delle famiglie ricche che avevano a disposizione bambinaie ed elfi in quantità, e Walburga acconsentiva di buon grado ad accompagnare lui e Regulus dalle cugine.
Aveva trascorso diversi pomeriggi in compagnia del fratello e di Andromeda e Narcissa, a correre tra le aiuole o a mangiare mele nel frutteto. Solo Bellatrix, di nove anni più grande rispetto a lui, si limitava a guardarli con indifferenza, e preferiva rimanere a leggere sotto il porticato o nella sua stanza.
Era stato durante una di quelle visite, nell'agosto di sei anni prima, che Andromeda gli aveva confessato di essersi innamorata di un babbano. Nonostante avesse solo dieci anni, Sirius aveva visto nello sguardo della ragazza una preoccupazione e un senso di colpa che non avrebbe mai dimenticato. I genitori non avrebbero mai approvato quella relazione, e lei ne era consapevole. Sapeva che avrebbero tramato alle sue spalle per obbligarla a sposare un mago purosangue, probabilmente più vecchio di lei, se solo avessero saputo che frequentava il figlio di un professore di matematica.
Sirius la vide per l'ultima volta proprio quel pomeriggio. L'estate successiva, subito dopo il diploma, la cugina era fuggita insieme a Ted, e poco dopo si era sposata.
Non appena avevano ricevuto una lettera da Andromeda, che informava la famiglia della sua decisione, Druella e Walburga avevano cancellato il suo nome dall'arazzo che si trovava a Grimmauld Place. Quando era stato smistato a Gryffindor, Sirius era convinto che il suo nome avrebbe subito la stessa sorte, ma inspiegabilmente la madre non l'aveva incenerito. Le lettere dorate del suo nome, nelle giornate d'inverno, risplendevano ancora alla luce fioca delle fiamme, accanto a quelle di Regulus.
Da un paio d'anni a quella parte, Sirius aveva smesso di scacciare dalla sua mente un pensiero sempre più insistente: sarebbe stato sollevato, forse addirittura
euforico, se l'avessero radiato dall'albero genealogico. Essere accomunato a Cedrella, che aveva sposato un Weasley, o a Phineas, che aveva sostenuto i diritti dei babbani, l'avrebbe reso molto più orgoglioso che rimanere per l'eternità in compagnia di quella pazza di Elladora o di Araminta.
Il dolore che aveva provato quando si era reso conto di aver deluso le aspettative del padre, la vergogna che l'aveva assalito quando il cappello aveva strillato “Gryffindor!” con la sua vocetta acuta, l'ansia che gli chiudeva lo stomaco quando gli ricordavano che era lui l'erede dell'intera dinastia, si erano quasi spenti. Ormai erano solo una debole eco, coperta dall'orgoglio che lo legava a chi aveva scelto di camminare lontano, a testa alta.

Gli elfi vi faranno vedere le vostre stanze” La voce profonda di Cygnus interruppe il corso dei suoi pensieri. Senza neanche rendersene conto aveva percorso l'intero viale ed era arrivato nell'atrio, ampio e luminoso. Era l'unico ambiente dell'intera casa a non essere arredato con mobilio antico, pesanti tendaggi di velluto ed arabeschi in ogni angolo, e Sirius rimase per un istante a guardarsi intorno, quasi sollevato.
“C'è qualche problema?” Lo zio lo stava studiando con la sua tipica espressione indecifrabile. La sorella era già sparita al primo piano insieme ad Orion, e Regulus stava pigramente salendo la scalinata.
Scosse il capo. “No, nessun problema” Rispose, ricambiando lo sguardo di Cygnus con tranquillità.
Era l'unico fra i Black ad avere i capelli biondi, ereditati dall'ultimogenita Narcissa, ed il suo aspetto lo faceva somigliare ad un attore.
“Allora vai a riposarti, sarai stanco” Gli suggerì. Senza attendere la risposta del nipote, si diresse verso il giardino con una copia della Gazzetta del Profeta.
Sirius salì i gradini di marmo pregiato seguendo l'elfa che gli era stata assegnata, diretto verso l'ala ovest.



* * * * *



La sua stanza era dipinta di una leziosa tonalità di verde, e il letto, ovviamente a baldacchino, era una profusione di intagli, dorature e tessuti costosi. Accostato ad una parete si trovava un enorme armadio, che non avrebbe mai riempito, e una scrivania che avrebbe utilizzato solo per scrivere lettere piene di lamentele agli amici.
L'ampia finestra si affacciava sulla parte posteriore del giardino, ma la magnifica veduta sui prati e sulle colline dell'Hampshire non contribuiva a migliorare il suo umore. A Londra avrebbe potuto rifugiarsi in un parco, in qualche negozio, persino in uno dei musei davanti a cui i babbani si allineavano diligentemente per acquistare il biglietto, ma in quel luogo sperduto non avrebbe avuto scampo.
Cercando di non pensare ai giorni monotoni che l'attendevano, uscì in corridoio. Quando giunse al pianerottolo, una voce lo fece fermare.
“Ciao, Sirius”
Il ragazzo si voltò, con un sorriso. “Ciao, Cissy”
Lei lo raggiunse, senza fretta.
Sirius pensò alle ultime parole che James gli aveva rivolto il giorno precedente, prima di sparire lungo la banchina con il suo carrello. Indugiò per un istante sulla figura della cugina, e convenne che l'amico aveva ragione.
A ventun anni, Narcissa assomigliava ad una Veela. La sua bellezza era diversa da quella che caratterizzava gli altri membri della famiglia: più delicata, fragile, quasi irritante nella sua perfezione da bambola di porcellana. Solo le labbra sottili, perennemente imbronciate, lasciavano trasparire l'orgoglio e il senso di superiorità tipici dei purosangue cresciuti con la consapevolezza di essere privilegiati, migliori.
“Sei cresciuto”
Il sorriso di Sirius si allargò. Se mai fosse riuscito a procurarsi una foto della cugina senza vestiti, non l'avrebbe mai regalata a Prongs. “Anche tu, a quanto pare. Come sta il tuo fidanzato? Cammina sempre con il naso all'insù come se fosse circondato da chili di merda?”
Narcissa fece una smorfia, irritata. “Sei sempre più volgare ogni volta che ti incontro”
“Allora è una fortuna che non ci vediamo più spesso” Ribatté, divertito.
“Sì, è davvero una fortuna”
“A quanto pare, però, quest'anno dovrai imparare a sopportarmi” Le si avvicinò, sfiorandole la guancia con un dito. A quel contatto lei si ritrasse, come se avesse ricevuto una scossa. “Purtroppo i tuoi hanno avuto l'infelice idea di invitarci qui per tutta l'estate”
“Lo so benissimo” Rispose, indietreggiando. “Se ti può consolare, io mi ero opposta”
“Anche io, se questo può consolare te” Prima che Narcissa potesse aggiungere altro, iniziò a scendere le scale di corsa, senza attenderla.



* * * * *



Cosa stai leggendo?”
Regulus sollevò gli occhi dal libro, puntandoli in quelli di Narcissa. Scrollò le spalle, con aria annoiata. “E' solo un testo di pozioni” Spiegò. “Questa libreria non offre granché...”
“No, hai ragione” Si sedette di fronte al cugino, appoggiando le mani sul legno liscio del tavolo.
La biblioteca era rimasta intatta solo perché il resto del maniero era sufficientemente grande per ospitare la famiglia e un buon numero di ospiti, ma né Cygnus né Druella amavano molto la lettura. Molti dei volumi presenti sugli scaffali erano vecchi trattati di materie insegnate a Hogwarts, oppure enciclopedie polverose prive di alcun interesse, e i romanzi o le raccolte di poesie erano scarsi e rovinati dall'usura.
“Avrei dovuto portarmi qualcosa da casa” Disse il ragazzo. “Oltre ai compiti, ovviamente...” Sbuffò, facendo ridere Narcissa.
“Hai finito il terzo anno, vero?”
L'altro annuì. “Hogwarts è così noiosa. Tutti gli incantesimi che ci insegnano sono stupidi e inutili...”
“Questo è perché tu sei più intelligente degli altri. Anche Bella era come te, per lei la scuola era solo una tortura”
“E per te com'era?”
“Ho dei bei ricordi di Hogwarts” Rispose, mentre le si illuminava lo sguardo. “Avrei fatto a meno delle lezioni di volo del primo anno, e delle ore insieme alle altre Case... Ma lì ho conosciuto Lucius, e alcune amiche che mi scrivono ancora”
Regulus sfogliò il libro in fretta, per poi chiuderlo. “Sai, ti invidio”
“Mi invidi?”
Annuì. “Avevi degli amici...”
“Tu non ne hai? Sei anche cercatore, non è vero? I cercatori sono sempre popolari... Lucius avrebbe voluto diventarlo, ma è sempre stato negato per il Quidditch”
“Ho solo dei conoscenti” Ribatté.
“Non sei troppo giovane per dire che hai solo dei conoscenti?”
“Parlo con tanta gente, spesso mi diverto anche, ma nessuno mi ha mai chiesto cosa faccio durante l'estate o mi ha mai scritto. Quando non sono fisicamente presente, per loro è come se fossi morto” Scrollò le spalle, abbozzando un sorriso. “Ma forse sono io ad essere troppo chiuso in me stesso”
Narcissa rimase interdetta. Le parve di sentire sulle labbra il sapore amaro della consapevolezza di Regulus, che in quel momento assomigliava terribilmente ad un adulto.
Lui si alzò. “Ci vediamo a cena, Cissy” Le si affiancò, posando una mano sulle sue. Le sue dita sottili erano calde. “Grazie per la chiacchierata”



* * * * *



La cena era stata servita nella grande veranda sul retro, e le vetrate lasciavano filtrare gli ultimi raggi del sole.
Sirius, seduto fra Regulus e Narcissa, osservava la carne nel suo piatto, circondata da una corona di patate al forno. Non aveva appetito, ma si sforzò di ingoiare qualche boccone.
“Avete ancora avuto sue notizie?” Domandò Walburga, rompendo il silenzio.
L'espressione di Cygnus si indurì, e Narcissa posò la forchetta per nascondere il tremore alla mano.
Fu Druella a rispondere, con ostentata indifferenza. “Non sappiamo più nulla da mesi” Disse, tormentando la sua porzione di verdura. “Ci ha scritto ancora alcune lettere, questa primavera, ma le abbiamo bruciate senza aprirle. E' così testarda... Quando capirà che non vogliamo avere più niente a che fare con lei?”
Sirius si irrigidì, e Regulus gli lanciò uno sguardo obliquo.
“Avete fatto bene” Commentò Walburga, servendosi del vino. “E' sempre stata una ragazza strana, anche se è finita a Slytherin” Piegò leggermente il capo in direzione del figlio maggiore, che ignorò l'ennesimo riferimento alla sua condizione. “Dovete continuare ad ignorarla, prima o poi la smetterà”
Cygnus si schiarì la voce, prima di intervenire. “Sua figlia dovrebbe avere un anno”
“Non sarà nemmeno una strega...”
“Non mi stupirebbe, con il padre che si ritrova” Disse Orion, con disprezzo.
A quel punto, Sirius si alzò con un gesto improvviso. Narcissa si voltò verso di lui, allarmata.
“Sirius, per favore” Sussurrò Regulus, cercando di farlo sedere.
“Cosa c'è?” Esclamò Walburga, fulminandolo.
“Nymphadora ha tre anni” Sibilò, i pugni stretti per la rabbia. “Vostra nipote ha tre anni, non uno, e lo sapreste se vi foste degnati di leggere anche solo una delle lettere di Andromeda”
“Tu le scrivi ancora?” Domandò Walburga, furiosa. “Sei in contatto con lei?”
Sirius posò gli occhi grigi sulla madre, con aria quasi compassionevole. “Lei è l'unica che mi ha accettato. Le scrivo sempre, è ovvio”
Ignorando le proteste donna, lasciò la veranda e corse a chiudersi nella sua stanza.



* * * * *



24 giugno 1976.


Tuffò la piuma nella boccetta d'inchiostro e la tenne sollevata sopra la pergamena, incurante delle gocce che colavano sul foglio. Poi iniziò a scrivere, tracciando le frasi in fretta, con la sua grafia disordinata.


Cari Moony, Prongs e Wormtail,
sono qui da tre giorni e mi sembra di impazzire. Durante la prima cena me ne sono andato facendo venire un attacco isterico a mia madre, un record persino per me! Quella stronza si era messa ad insultare Andromeda, ovviamente insieme ai miei cari zii e a quello zerbino di mio padre.


Rilesse le poche parole, sospirando per la frustrazione.
Dopo quella sera, i suoi parenti si erano premurati di fingere che non fosse accaduto nulla, e lo trattavano con un gelido, quasi cortese distacco. Con quella strategia speravano di farlo sentire in soggezione, forse addirittura in colpa, ma sapevano bene che Sirius era diventato immune a quei giochetti.
Da entrambe le parti si era stabilita una tregua, ma non c'era alcuna certezza sulla sua durata. Per il momento, il ragazzo si limitava a tenersi il più lontano possibile dagli altri. Trascorreva ore in giardino, sdraiato al sole a sonnecchiare, oppure nella sua stanza, a sognare Effie o le ragazze che aveva frequentato a Hogwarts.
Stracciò il pezzo di carta, rimandando la composizione della lettera a quella sera. Stava per uscire, con l'intenzione di andare nelle cucine a farsi preparare un panino, quando la porta si spalancò.
“Quanto tempo, cuginetto” Bellatrix lo squadrò, con la tipica espressione spavalda sul viso. “Sono venuta a salutarti, sei contento?”
“Cosa ci fai qui?” Ribatté, stupito. Nessuno aveva accennato al suo arrivo, nemmeno Narcissa.
“Sono venuta a passare l'estate qui, ovviamente” Gli toccò la spalla con la mano, facendolo indietreggiare. “Bella stanza” Commentò, sedendosi sul letto. Sfiorò con le dita il copriletto stropicciato, accarezzando la stoffa leggera. “La più lontana dalle altre... L'ideale per la pecora nera di casa”
“Pensavo che quella fossi tu, visto che non ti sei ancora sposata con il purosangue di turno”
“Nella scala di nefandezze dei Black essere zitella è meglio di essere Gryffindor” Si alzò di nuovo, passandogli accanto. “Anche se di poco, te lo concedo”
“Hai intenzione di rimanere qui fino a settembre?”
Bellatrix si avviò verso la porta. “Non ho altri programmi, per tua grande gioia. Abbiamo molto tempo da passare insieme,
cugino
“Non vedo l'ora” Disse Sirius, seccato.
Lei gli sorrise, lasciando dietro di sé una lieve scia di profumo.



* * * * *



NOTE

Se volete vedere come mi immagino il Black Manor andate qui... E triplicate le dimensioni. Del resto i Black mica erano una famiglia qualunque XD
Il titolo del capitolo è tratto dalla community “30 flowers”, che abbina vari fiori al loro significato. Da quanto ho letto, il giglio arancione simboleggia l'odio, e mi è sembrato appropriato per rappresentare quello che prova Sirius durante la cena... Se mai doveste ricevere questi fiori (tra l'altro bellissimi, secondo me *_*) chiedetevi se qualcuno vi vuole male XD


Ringrazio molto chi ha letto, e chi ha commentato: Vera Lynn (grazie mille, anche io ormai sono fissata con la famiglia Black... E con Sir e Bella in particolare, come avrai notato :D), Soul (ti ringrazio! In effetti James non è stato molto James, forse ho trascurato un po' i poveri Marauders perché non sono i protagonisti della fic e non credo faranno altre apparizioni... Ma sono contenta che ti sia piaciuto Remus ;) Per quanto riguarda Regulus hai ragione, non è bello come Sirius... Anche io me lo immagino meno bello, ma comunque molto meglio di un ragazzo “medio”: magari dalla descrizione non si capiva molto questo aspetto, mea culpa ^^' Grazie ancora per la recensione!), dirkfelpy89 (grazie! Anche io immagino la famiglia di Sirius come fredda e distaccata, almeno dopo che lui è finito a Gryffindor e ha iniziato a comportarsi come un ribelle...) e Juliet (Cara! Sai che anch'io all'inizio sono rimasta sconvolta per il fatto dell'età di Hermione?! Pensavo “No, non può essere più grande di Ron ed Harry!”... E mi lascia perplessa che lei non l'abbia mai fatto notare ai due amici durante qualcuna delle sue ramanzine XD Sono contenta che ti sia piaciuta la parte su Sirius e Regulus, non mi convinceva molto! Tra l'altro non avevo mai scritto nulla su Regulus prima, mi mette in difficoltà... Hai visto che è entrata in scena anche la nostra amata Bellatrix? Per poco, ma ha fatto la sua comparsa XD Alla prossima!)

Vi ringrazio ancora, e vi dico che forse gli aggiornamenti si sposteranno al sabato, perché il venerdì arrivo sempre tardi da Torino e sono un po' stanca.

Alla prossima!

_ Flea _


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Capitolo 4
*** A conversation begins with a lie [Word chains] ***




III

A conversation begins with a lie
(Word chains)



25 giugno 1976.


Avete davvero mandato Kreacher a dirmi di venire qui? Potevate sprecarvi ad aprire la finestra e chiamarmi” Bellatrix entrò nella sala da pranzo con aria maldisposta, lasciandosi cadere su una sedia. “Ero qui fuori. Oppure adesso siete diventati letteralmente ciechi?”
“Bellatrix, per favore” Cygnus prese posto di fronte alla primogenita, incrociando le mani sotto al mento.
“Cosa c'è, papà? Giuro che non ho ucciso nessuno da quando sono qui. Non ancora, almeno”
“Non è il caso di fare dell'ironia” Intervenne Druella, con voce dura. “Dovresti rispettarci di più”
“Ho quasi venticinque anni” Ribatté la ragazza, senza farsi impressionare. “Il mio rispetto adesso dovete guadagnarvelo”
Druella sospirò, pensando che non sarebbe mai stata arrendevole e malleabile, com'era auspicabile per una strega ricca e di buona famiglia.

Fin da quando era una neonata aveva mostrato un'indole indomita, poco propensa a piegarsi al volere dell'elfa che l'accudiva. Crescendo, Bellatrix era diventata una bambina prepotente, scontrosa ed incredibilmente testarda. Nonostante le minacce e le punizioni, non aveva mai voluto indossare i vestiti eleganti che la madre acquistava per lei a Diagon Alley, e si rifiutava di giocare con le coetanee che trovava antipatiche o troppo smorfiose. Con il passare degli anni, al suo carattere ribelle si era aggiunta una bellezza fuori dal comune, ed altrettanto pericolosa.
Bellatrix era consapevole dell'ascendente che esercitava, e lo sfruttava appieno, senza rimorsi. Era in grado di accattivarsi un uomo con un semplice sorriso, e quando il suo fascino non era sufficiente non esitava a ricorrere alle altre armi in suo possesso.
A Hogwarts era stata la prima a eseguire incantesimi senza usare la bacchetta, e possedeva un'intelligenza viva e curiosa, ma le materie che aveva studiato a scuola la annoiavano.
Durante il sesto anno, Horace Slughorn l'aveva sorpresa mentre preparava una pozione estremamente complessa durante la pausa pranzo, chiusa nell'aula satura di vapori. Quando le aveva domandato perché stesse sprecando a quel modo il poco tempo libero prima delle lezioni del pomeriggio, lei gli aveva risposto che lo stava facendo per imparare qualcosa di utile. L'unica reazione dell'uomo, basito, era stata quella di andarsene, quasi con deferenza, mentre lei ricominciava a sminuzzare radici e foglie.

Ora, sua figlia la stava guardando con quell'espressione indisponente che aveva affinato nel tempo. “Non ti sposerai mai, se non ti deciderai a cambiare atteggiamento”
Lei rise. “E'
questo il vostro problema? Avete paura che diventi una zitella e passi le mie giornate a screditarvi?”
“Siamo solo preoccupati per te” Disse Cygnus, in tono calmo.
“Siete preoccupati per voi stessi, e per la reputazione della famiglia” Lo corresse Bellatrix. “Potreste ammetterlo, se non altro”
“Bella, non puoi continuare a comportarti in questo modo. Non pensi mai alle conseguenze delle tue azioni” Druella estrasse dalla tasca della veste un portasigarette. Prima di proseguire, aspirò una boccata di fumo. “Scordati di fuggire ancora, come la scorsa estate. Te lo impedirò”
La ragazza rise di nuovo, sporgendosi per afferrare una sigaretta. “Sarai troppo occupata ad aiutare la zia a tenere a bada Sirius. Potrei scappare stanotte, e ve ne accorgereste dopo un mese”
“Lo trovi divertente, vero? Non sto scherzando”
“Neanche io”
“Devi pensare a trovarti un marito, una persona rispettabile” Cygnus si alzò, girando attorno al tavolo. Si fermò davanti alla finestra, osservando il viale che conduceva alla villa. “Prendi esempio da Narcissa”
“Oh, la perfetta Narcissa!” Esclamò Bellatrix, beffarda. “Lei vi dà tante soddisfazioni, non è vero? E' così brava ed ubbidiente... Ed è anche riuscita ad allungare le mani su Lucius prima che il padre gli trovasse un'altra moglie!”
“Non risparmi i commenti neanche quando si tratta di tua sorella” Druella le lanciò un'occhiata di disapprovazione. “Ma lei è molto più lungimirante di te, anche se non te ne rendi conto”
“Non riuscite a non paragonarmi a lei, vero?” Sibilò.
“Tu stai sprecando la tua vita! Sei più bella e più intelligente di ogni altra ragazza purosangue, eppure hai rifiutato ogni proposta di matrimonio che ci hanno offerto!”
Bellatrix spense il mozzicone nel portacenere di cristallo, premendolo con forza. “Un matrimonio con un uomo che mi conosce appena, una vita passata in una casa enorme e con un paio di figlie che faranno la mia stessa fine...
Eccolo, il modo per sprecare la mia vita”
“Cosa pensi di fare?” Tuonò Druella, spazientita. “Trovarti un lavoro? Magari finire al Ministero a lavorare per gente che approva leggi a favore dei babbani e sta facendo sparire le nostre famiglie?”
“Non puoi ostinarti a rimanere sola” Aggiunse il padre, voltandosi di nuovo verso la moglie e la figlia. “E' il tuo destino, che ti piaccia o meno”
Bellatrix si alzò, fronteggiandoli. “Io so già qual è il mio destino” Disse, senza inflessioni nella voce chiara. “E d è molto diverso da quello che state progettando voi”
“Non lascerò che ci sia un altro scandalo” Cygnus coprì la distanza che li separava. Le prese le mani, serrando le dita attorno ai suoi polsi con delicatezza, ma nei suoi occhi brillava una luce febbrile. “Non si ripeterà di nuovo”
“Non sarò io a pagare per quella puttana di Andromeda, papà” Si liberò dalla sua stretta, lo sguardo fisso sul pavimento. “Dovrai trovarti un'altra vittima”
Uscì lasciando i genitori in silenzio, e i suoi passi riecheggiarono nel corridoio per qualche secondo.



* * * * *



Era appoggiato al tronco ruvido di un vecchio melo, nell'angolo più lontano del frutteto. I rami gli offrivano riparo dal sole, abbastanza intenso da fargli bruciare la pelle del viso con il suo calore. Sistemò meglio la schiena, indolenzita per l'immobilità, ed allungò le gambe.
Aveva portato con sé il libro di trasfigurazione, ma da quando si era seduto all'ombra della pianta non era riuscito a leggere più di due righe di seguito. Un piacevole torpore lo avvolse, facendogli socchiudere gli occhi.
Un paio di uccellini si posarono a poca distanza da lui, ed iniziarono a becchettare come se non l'avessero notato.
Il cielo era di una incantevole sfumatura d'azzurro, insolita per il mutevole clima inglese, ed il silenzio era infranto solo dai deboli cinguettii e dalle lucertole che si muovevano fra l'erba.
Era lo scenario perfetto per quel pomeriggio pigro, dipinto della luce calda di giugno.
Estrasse una sigaretta dalla tasca dei pantaloni, in attesa.



* * * * *



Devi parlare a tua sorella”
“Dal tuo tono sembra che non ci abbia mai provato” Narcissa guardò la madre con aria di vago rimprovero. “Ha sempre rifiutato di ascoltarmi”
“Non ho il minimo controllo su di lei” Druella si lasciò cadere sul letto della figlia, tormentando la stoffa liscia della veste. “Ho paura che faccia qualcosa di cui potrebbe pentirsi”
“A Bella non piace sentirsi dire come vivere la sua vita” Convenne Narcissa, sedendosi accanto alla madre. “Però non credere che sia una pazza irresponsabile”
“Cosa intendi?”
“Non ti offendere, mamma” Un'ombra di rimprovero attraversò gli occhi chiari della giovane. “Ma finché metterai al primo posto la nostra reputazione lei non vorrà sentire ragioni”
Druella abbassò lo sguardo, per non leggere la verità sul viso della figlia. “Io... Non abbiamo mai messo al primo posto la reputazione!” Esclamò, cercando di nascondere il tremore colpevole della sua voce. “Bellatrix è più importante”
“Fatele capire che è
davvero così. Ascoltatela, invece di aggredirla e rinfacciarle continuamente i suoi doveri. E' la primogenita, è vero, ma è anche vostra figlia”
“Dove l'hai trovata questa saggezza? Parli come un romanzo” Osservò la donna, con una certa dolcezza.
Narcissa scrollò le spalle. “Qui non c'è molto da fare, ho solo tempo in abbondanza per osservare gli altri”
“Grazie, Cissy. Cercherò di seguire i tuoi consigli” Si alzò, e le sfiorò il viso con le dita. “Ma non ti garantisco niente, Bella è peggio degli elfi domestici quando si impegna”
“Lo so”
“Cissy” Narcissa, che si era seduta alla scrivania e aveva estratto il calamaio e un'elegante piuma blu, si voltò verso la madre. “Sono contenta per te e Lucius”
Lei sorrise, scostando una ciocca di capelli biondi dalla guancia imporporata.



* * * * *



I suoi passi erano leggeri, ma i fili d'erba scricchiolavano sotto la suola delle scarpe che indossava. Gli si avvicinò, ancora, portandosi alle sue spalle.
Increspò le labbra, anche se la ragazza non poteva scorgere la sua espressione. “Ti stavo aspettando”
Aveva finito due sigarette, consumandole senza fretta fino al filtro. Il sole nel frattempo si era nascosto dietro una lieve coltre di nubi grigiastre, e la temperatura si era abbassata.
“Avevamo un appuntamento?” Si sedette a pochi passi da lui, le gambe piegate, il vestito che lasciava scoperta parte delle gambe pallide.
“Non avevamo nessun appuntamento” Girò il viso, fino ad incontrare il profilo di lei. “Sapevo che i tuoi ti avrebbero parlato, e sapevo anche che dopo saresti finita qui”
“Sei diventato un veggente? Non pensavo che la divinazione fosse il tuo forte”
“Il frutteto è il posto più isolato” Scrollò le spalle. “Ci si può persino illudere di essere da un'altra parte”
La ragazza annuì, senza quasi muovere il capo. “Non succede spesso, ma devo darti ragione”
“Vuoi proprio far piovere, Bella” Rise, raccogliendo una margherita e facendola roteare fra le dita. “Stai attenta a non darmi ragione troppe volte”
Bellatrix rise a sua volta, senza sarcasmo. “Ti ricordi quando era brutto?” Domandò. “Non potevate uscire, e venivate sempre a disturbarmi. Giocavo con voi alle catene di parole finché non ci chiamavano per il the o per la cena...”
Questa volta fu Sirius ad annuire. “Me lo ricordo” Disse semplicemente, strappando l'ultimo petalo del fiore e gettandolo lontano.



* * * * *



10 luglio 1967.


La pioggia batteva con intensità crescente sui vetri, e le gocce colavano sui davanzali formando piccoli rivoli trasparenti. Il cielo era del colore del piombo, e le stanze erano buie nonostante fossero da poco passate le quattro del pomeriggio.
I cardini cigolarono, e la porta si aprì. “Bella?”
Bellatrix sollevò gli occhi dal libro, ed incontrò il viso della sorella.
Narcissa aveva la tipica espressione di chi non trova il coraggio di domandare qualcosa, e cercava di dissimularla stringendo le labbra nel tentativo di rimanere seria. Nonostante avesse terminato il suo primo anno ad Hogwarts, sembrava la stessa bambina che implorava lei ed Andromeda di mostrarle le bacchette ed i libri di testo che usavano a scuola.
“Non avete niente di meglio da fare?” Esclamò, arcigna.
“Non possiamo uscire... E abbiamo già giocato a carte e a scacchi” Piagnucolò Narcissa, cercando di convincerla.
“Vi odio, siete solo dei rompipalle” Sbuffò, facendole segno di entrare.
Un attimo dopo, la sua camera era stata invasa. Narcissa e Sirius si erano sistemati ai piedi del letto, calciando via le pantofole ed incrociando le gambe, mentre Regulus si era seduto sul pavimento.
“A cosa volete giocare?” Domandò Bellatrix, anche se conosceva bene la risposta.
“Alle catene di parole!” Ribatterono, com'era prevedibile, Sirius e Narcissa. Regulus, dal canto suo, si limitò ad annuire con aria indifferente.
“D'accordo, d'accordo. Allora inizio io”
“Perché devi sempre iniziare tu?” Disse Sirius, incrociando le braccia. “Voglio iniziare io questa volta!”
“Inizio io perché sono più grande, e perché faccio lo sforzo di sopportarvi quando potrei benissimo mandarvi via e continuare a leggere in pace”
“Voglio iniziare io!” Ripeté lui, intestardito.
“E io ti ho detto di no!”
A quel punto, solitamente, faceva la sua comparsa anche Andromeda. Dormiva nella stanza adiacente, e le voci squillanti dei bambini di casa la raggiungevano mentre sonnecchiava o scriveva sul suo diario.
“Perché non mi chiamate mai?” Esordì, fingendo di essere delusa. “Vi divertite senza di me...”
“Io preferirei divertirmi in altri modi” Puntualizzò Bellatrix, esasperata.
“Meda, questa stupida non vuole farmi cominciare!”
Andromeda sorrise, sedendosi a terra vicino a Regulus. “Facciamo così” Propose. “La prima parola la dirò io”
“Io sono d'accordo” Convenne Narcissa, poco propensa ad intromettersi nei battibecchi fra la sorella ed il cugino.
“Anche io” Disse Sirius, lanciandole un'occhiata complice.
“Bella?”
Lei annuì, stizzita. “Per quello che mi importa...”
“Bene, allora è deciso” Andromeda sorrise, ravviandosi i capelli castani. “La mia parola è... Calderone. Cissy?”
“Mmmh... Ebano”
“Uffa, ma con la o è difficile!” Si lamentò Sirius, agitando le braccia e rischiando di cadere all'indietro.
Tutti, persino Bellatrix, scoppiarono a ridere.



* * * * *



E' passato tanto tempo” Constatò, mentre il cielo diventava sempre più scuro.
“Alcune cose però non sono cambiate”
“Ad esempio?”
“Tu sei ancora un bambino che si diverte a litigare con me. Cercavi ogni scusa per attaccarmi, e sono sicura che non hai perso il vizio”
“Beh, tu una bambina lo eri già allora” Sottolineò Sirius, socchiudendo gli occhi. “Adesso hai quasi venticinque anni e sei rimasta la stessa. Finché non ti deciderai a smettere di provocarmi non vedo perché dovrei farlo io”
“Forse è un modo per tenersi in allenamento” Ribatté la ragazza, con un sorrisetto. “Per non diventare come i nostri genitori, che non provano più nulla”
“Sì, forse”
Bellatrix sollevò la bacchetta, lasciando il braccio sospeso a mezz'aria. Il suo sguardo sembrava vitreo, perso in pensieri lontani.
“Stai pensando con quale incantesimo farmi fuori?” Le chiese lui, divertito. “Ti propongo un Avada, semplice ed indolore”
“Non userei mai un Avada per farti fuori” Ribatté Bellatrix. “Non ti farebbe soffrire neanche un po'” Con un
evanesco, fece sparire i mozziconi delle sigarette fumate dal cugino.
Una pioggia sottile iniziò a cadere dopo pochi minuti, ravvivando il verde del prato e bagnando la corteccia degli alberi.
Sirius sollevò il viso, e una goccia gli inumidì la guancia. “Dovremmo tornare”
Lei scrollò le spalle. “Davvero?”
“A pensarci bene... No. Non ho voglia di rientrare”
Bellatrix schiuse le labbra. “Nemmeno io”



* * * * *



NOTE

Una piccola precisazione, forse inutile, che ho dimenticato di aggiungere alla fine dello scorso capitolo: i personaggi di questa storia, almeno quelli più giovani, portano per la maggior parte abiti “babbani”. So che maghi e streghe mettono sempre tuniche e simili, ma proprio non me li vedo... Concedetemi questa licenza XD
Detto questo, vi avviso che dalla prossima settimana gli aggiornamenti saranno di domenica. Così avrò un po' più di tempo per scrivere e rivedere i capitoli, visto che ho il pc solo nel fine settimana... Abbiate pazienza!


Ringrazio chi ha letto, e chi ha recensito.

Vera Lynn: grazie mille! Sono contenta di averti fatto venire voglia di scrivere... Regulus poi è un personaggio interessante ;) Alla prossima!

Juliet: grazie mille anche a te carissima! Sono contenta che Regulus ti piaccia, scrivere su di lui mi manda in crisi... Sarà perché bisogna costruirgli una personalità partendo praticamente da zero, si sa pochissimo su di lui. Effettivamente lui e Cissy non starebbero male insieme *_* Aspetto una tua fic su di loro, a questo punto ^^ Alla prossima!


_ Flea _


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Capitolo 5
*** You preferred life plain [Rainbows & butterflies] ***




IV

You preferred life plain

(Rainbows & butterflies)



26 giugno 1976.


Organizzerò un ballo”
“E' il primo della stagione, se non sbaglio”
“Esatto. Tante famiglie non si trasferiscono in campagna per l'estate finché i figli non tornano da Hogwarts, come avete fatto voi”
Walburga posò la tazza di porcellana sul vassoio, e afferrò l'ennesimo biscotto. “Sirius ha avuto il coraggio di chiedermi di restare a Londra”
La cognata aprì poco elegantemente la bocca, sorpresa. “Voleva rimanere a Grimmauld Place da solo?”
“Sì, l'ho dovuto portare qui quasi di peso... Mi stupisco che non abbia cercato di scappare durante la notte. Ti confesso che sono stata tentata di accettare” Il dolce si sbriciolò sul vestito, ma lei non vi prestò attenzione. “Il nostro rapporto è inesistente, ci rivolgiamo la parola solo per gridarci contro o ci ignoriamo. Però avrebbe di sicuro invitato quei delinquenti dei suoi amici, e chissà chi altro. Orion ha speso una cifra esorbitante per rinnovare tutta la casa, se Sirius l'avesse distrutta la colpa sarebbe ricaduta su di me”
“Hai fatto bene ad obbligarlo a venire qui” Convenne Druella. “La villa è isolata, e non potrà fare danni”
“Lo penso anch'io, o per meglio dire lo spero. Mio figlio peggiora di giorno in giorno” Un velo di apprensione oscurò il volto di Walburga. “Vuoi anticipare i Carrow? Di solito sono loro i primi ad invitare” Si informò poi, tornando all'argomento principale della conversazione.
“Credo che Andrew Carrow avrà altro a cui pensare, quest'anno. Non hanno ancora trovato sua moglie, e a quanto pare i figli stanno pensando di rinnegare entrambi”
“Che brutta fine” Walburga sospirò, quasi sinceramente dispiaciuta per quella famiglia.

Erano trascorsi un paio di mesi da quando Melia Selwynn Carrow era fuggita dalla villa di famiglia, poco fuori Londra, in piena notte.
Si vociferava da tempo che fosse il frutto di un incesto, e che, per questo motivo, soffrisse di gravi disturbi mentali. In realtà erano stati gli stessi pettegolezzi, sempre più insistenti, a minare del tutto il carattere della donna, fragile e schivo. Il marito aveva cercato di proteggerla, ma le lunghe giornate trascorse da sola, in una casa troppo grande, avevano gettato Melia in uno stato di profonda infelicità. Solo le visite di Benedict Mandell, medimago dei Carrow, un uomo che aveva cercato di comprendere le vere ragioni del suo malessere, gettavano un po' di luce su quell'esistenza ormai indegna di essere vissuta.
Non appena si era diffusa la notizia della sua scomparsa, le streghe più in vista si erano premurate di rendere nota la loro opinione a riguardo. Era ovvio che Melia doveva essere stata sedotta, e forse persino drogata, da Mandell, che l'aveva convinta a rifugiarsi in una delle sue proprietà in Scozia.
Andrew aveva organizzato squadre di ricerca che stavano setacciando tutto il paese, ma fino a quel momento non erano stati fatti passi avanti. Aveva anche implorato l'aiuto dei suoi due figli, Alecto e Amycus, che si erano rifiutati di farsi coinvolgere. Voci vicine alla famiglia sostenevano che entrambi erano appena stati ammessi fra le file dei Death Eaters, e che i loro pensieri ormai erano del tutto assorbiti dalla causa di Lord Voldemort.

Personalmente, Walburga non credeva a quelle sciocchezze, ma era felice che uno scandalo simile non si fosse abbattuto sui Black. In confronto, la fuga d'amore di sua nipote Andromeda era una vicenda di secondo piano.
“Convincerò Cygnus a non badare a spese” Proseguì Druella. “E parlerò con i Malfoy”
“Vuoi annunciare il fidanzamento?”
L'altra annuì, con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra. “E' il momento giusto. Narcissa mi ha raccontato che un paio di uomini si sono presentati da Abraxas per discutere di un matrimonio fra Lucius e le loro figlie... Lei lo trova divertente, ma non posso rischiare che il vecchio cambi idea”
“Non hai sempre sostenuto che Lucius e Cissy si amano davvero?”
“Sì, quando mi ha raccontato di lui non avevamo ancora pensato ad un eventuale marito per Narcissa. E' stato un colpo di fortuna, non poteva impiegare meglio i suoi anni ad Hogwarts”
“Allora Abraxas non potrà fare nulla, il figlio non accetterà mai un'altra”
Druella inarcò un sopracciglio, scettica. “I soldi vincono sempre. Se avesse l'occasione di unirsi a una famiglia più ricca della nostra non ci penserebbe due volte, lo conosco. Lucius non potrebbe opporsi”
“Allora è proprio il momento giusto”
“Stasera manderò una lettera nel Wiltshire”
“Sono sicura che non ci saranno problemi” Disse Walburga, con una punta d'invidia.



* * * * *



Posò la punta della piuma sul foglio, tracciando uno svolazzo che legava le due iniziali e terminava con una piccola spirale. Aveva iniziato ad inserire quel simbolo accanto al suo nome quando aveva tredici anni, e faceva volare aerei di pergamena sui banchi delle compagne. Da allora lo includeva in ogni lettera che inviava, e in ogni messaggio che lasciava ad amici o genitori.
Soffiò sull'inchiostro per evitare che macchiasse la carta, e rilesse quanto aveva scritto con espressione concentrata, mordendosi il labbro inferiore. La sua grafia chiara e leggibile le aveva fatto guadagnare le lodi di tutti gli insegnanti, che non dovevano faticare per tradurre scarabocchi e parole storte e sgraziate.
Soddisfatta, aprì il primo cassetto della scrivania, ingombro di fogli di pergamena e boccette di vetro. Estrasse una scatola di legno grezzo, che conteneva una decina di barrette di diversi colori. Ne scelse una, spezzandola a metà e riponendo il resto nel contenitore. Accese una candela con la bacchetta, ed avvicinò la stecca alla fiamma: la fece sciogliere in fretta, evitando che annerisse. Pochi secondi dopo, chiuse la busta con un narciso di ceralacca blu scuro.
Erano stati i nonni paterni, quattro anni prima, a regalarle un sigillo personalizzato, come avevano fatto con tutti i nipoti che avevano raggiunto la maggiore età. Il suo, com'era ovvio, recava una raffinata incisione del fiore che le aveva donato il nome. Era stata Andromeda a consegnarglielo, la mattina del suo diciassettesimo compleanno, avvolto in una pezza di raso.
Mentre terminava di scrivere l'indirizzo, la raggiunse una lieve risata. Non ebbe bisogno di voltarsi per capire a chi apparteneva quel soffio, accompagnato da un'asprezza inconfondibile.
“Mandi poesie al tuo innamorato?”
“Non mando poesie” Rispose, con più irritazione di quanto avrebbe desiderato. “Ho solo raccontato a Lucius quello che succede qui... Cioè niente”
“Serve fantasia per riempire due pagine di niente”
A quel punto girò il viso. “Da quanto sei qui?”
“Da abbastanza tempo per vedere quella ridicola espressione trasognata che hai quando si tratta di Malfoy”
“Smettila” La pregò Narcissa, recuperando la calma. Non si era accorta del suo ingresso, forse troppo impegnata a pensare a qualche aneddoto divertente da raccontare al fidanzato.
“Come mai hai scelto la biblioteca?” Indagò l'altra. “Ci sono meno probabilità che la mamma ti scopra mentre gli scrivi quanto ti manca?”
“Mamma sa benissimo che mi manca” Ribatté, senza scomporsi. “Come potrebbe essere altrimenti? E' praticamente perfetto, lo sanno tutti. Lei per prima lo adora”
Bellatrix inarcò un sopracciglio. “Hai ragione, Cissy... Praticamente
“Cosa vuoi dire?”
“Se fossi in te non mi fiderei così tanto del caro Lucius”
“Perché non dovrei fidarmi?”
“Avanti... Non dirmi che non hai mai sospettato di lui”
“C'è qualcosa in particolare che devi raccontarmi?” Narcissa incrociò le braccia, scoccandole uno sguardo infastidito. “Altrimenti puoi anche andare, non ho intenzione di assecondarti”
La sorella si piegò verso di lei. “Il tuo fidanzato è bello e ricco. Può persino essere simpatico, quando si impegna. Ti ama, ne sono sicura anch'io...” Fece una pausa, scoprendo i denti in un sorriso colmo di malizia. “Ma cara Cissy, è un uomo. E gli uomini non sanno resistere alle tentazioni, lo sa anche un'ingenua come te”
“Stai insinuando che Lucius mi tradisce?”
“Le tentazioni sono ovunque” Proseguì Bellatrix, senza prestarle attenzione. Abbassò la voce in un sussurro vellutato. “Specialmente quando uno come lui è solo, senza la futura moglie che lo controlli”
“Adesso basta, Bella” Narcissa si alzò, costringendola a ritrarsi. “Parla chiaramente”
“Domandati come ha occupato il tempo la scorsa estate, quando era in Francia” Era poco più alta della sorella, e le sollevò il mento per guardarla negli occhi. “Domandati a quale stanza bussava di notte, sperando di riuscire a infilarsi in un altro letto”
“Sparisci” Una sola parola, lapidaria, uscì dalle labbra della ragazza.
“Non mi credi, Cissy?”
“Vai via” La pregò, in tono gentile. “Trova qualcun altro da torturare”
“Sei brava a fingere” Ribatté Bellatrix. “E' così che si riesce a sopportare tutto?”
“Tutto?” Ripeté Narcissa, tornando ad irrigidirsi.
La ragazza spalancò le braccia, come a voler includere l'intera tenuta. “Questa vita piatta che hai accettato senza aprir bocca. Il marito che tutte ti invidieranno, una camera piena di soldi alla Gringott e qualche viaggio. Niente passione, nessun ideale” Strinse gli occhi, fino a ridurli ad una fessura di luce grigia. “Niente
L'altra rise. “Nella vita che ho scelto c'è passione” Rispose, con enfasi. “Ma tu sei troppo occupata a giocare alla bambina dispettosa per accorgertene”
“La tua è una passione da romanzo, sorellina. Durerà per qualche pagina, finché Lucius non si stuferà anche di te”
“Sono abbastanza grande per i romanzi e per le loro conseguenze, nel caso tu ti sia dimenticata anche di questo” Narcissa fece un gesto con la mano, invitandola ad uscire dalla stanza. “E adesso, per favore, lasciami da sola”
Bellatrix annuì, senza che il lampo ironico nel suo sguardo si spegnesse.



* * * * *



Scriveranno ai Malfoy per chiedere di annunciare il fidanzamento”
“Era ora” Orion continuò a sfogliare le pagine di una vecchia copia della Gazzetta, senza prestare troppa attenzione. “Narcissa e Lucius si frequentano da un po', ormai”
Walburga sbuffò, infastidita. “Narcissa è furba, riscatterà Andromeda” Sottolineò. “E sposandosi metterà anche in secondo piano Bellatrix, che si ostina a rimanere sola. Non mi stupisce che Druella e Cygnus vogliano affrettare i tempi”
L'uomo sollevò gli occhi, scrutando la moglie con aria scettica. “Qual è il punto?” Domandò, senza lasciarsi ingannare da quelle osservazioni apparentemente casuali.
“Il punto è che loro hanno una figlia che pensa al futuro” Ribatté. “Mentre
noi rischiamo di lasciare tutti i nostri soldi in mano a Sirius”
“Sirius non si sta comportando come vorremmo” Replicò Orion, rinunciando alla lettura del quotidiano. “Ma è giovane, cambierà idea”
“Cambierà idea? Non so se te ne rendi conto, ma a Hogwarts frequenta babbani e mezzosangue, se non peggio! Non cambierà
mai idea. E' convinto di aver ragione, e si diverte a ridicolizzarci”
“Allora faremo in modo che sia Regulus ad ereditare tutto. E' abbastanza intelligente da non fare la stessa fine di suo fratello”
“Come puoi essere così superficiale?” Lo attaccò Walburga. “Sembra che non ti importi della fine che farà la nostra famiglia!”
“Non pensi che Regulus sia adatto?”
“Sai benissimo che voglio bene a Regulus” Rispose, seccata. “Ma per nostra sfortuna è più giovane di Sirius, non potrà diventare l'erede”
“Perché?” Domandò Orion, con aria di sfida. “E' solo una questione di età? Ora sei tu ad essere superficiale, se non sbaglio”
Walburga respirò a fondo, e parve trattenersi dallo schiaffeggiare il marito. “Perché ci sarebbero domande, e insinuazioni, e chissà che altro! Vuoi fare la fine di Melia Carrow?”
Orion soppesò la questione per un istante, per poi scuotere il capo in segno di diniego. Ancora una volta era stata lei a vincere lo scontro. “Cosa proponi, allora?”
“Dobbiamo trovare una ragazza per Sirius” Le labbra della donna, suo malgrado, si piegarono in un lieve sorriso di trionfo. Era riuscita a guidare la conversazione, senza sforzo, fino al terreno in cui desiderava addentrarsi dall'inizio. “Una ragazza che lo affascini, ma che allo stesso tempo sia ben accetta nel nostro ambiente. Una purosangue ricca che gli faccia abbandonare tutte quelle stupidaggini sull'uguaglianza, e che tra qualche anno lo sposi e lo obblighi a mantenere i suoi impegni. Una moglie attenta che gli impedisca di rinunciare a tutti i suoi privilegi”
“Facile come bere un bicchier d'acqua” Commentò Orion, sardonico. “E dove pensi che potrebbe incontrare una persona del genere? Qui attorno non ne ho viste molte”
“Al ballo che Cygnus e Druella vogliono organizzare per Narcissa. Basterà invitare famiglie che abbiano figlie dell'età di Sirius, e presentargli la migliore”
“Capirà che è tutta una messa in scena” Obiettò l'uomo. “Farà solo finta di assecondarti”
“Non lo farà, se troveremo la persona adatta”
“Conosco abbastanza mio figlio” Insistette. “Se mi permetti di essere sincero ti dico che le darà qualche bacio per farla stare zitta, e forse se la porterà anche a letto. Ma dopo la rispedirà al mittente senza tanti complimenti”
“Tu preoccupati solo di trovare i contatti giusti” Tagliò corto Walburga, spazientita. “Non possiamo aspettare che Sirius ritrovi la ragione da solo”
“Come preferisci” Si arrese Orion. “Agli ordini”
“Benissimo”
Dopo che Walburga ebbe lasciato la stanza, Orion tornò a leggere la Gazzetta con un'espressione scettica sul viso.



* * * * *



Vuoi un consiglio?”
Narcissa sussultò, voltandosi.
“Scusa, non volevo spaventarti” Regulus le si avvicinò, sorridendo. “Stavo cercando un libro interessante tra quegli scaffali, poi sei arrivata tu... Non volevo disturbarti e mi sono messo a leggere, seduto sul pavimento” Piegò la testa, puntando gli occhi sulle assi di legno lucido. “Ma dopo è arrivata anche Bella...”
“E hai sentito tutto” Concluse la ragazza.
“Non volevo ascoltare, mi dispiace”
“Non preoccuparti, non è un segreto che si diverta a mettermi dubbi su Lucius” Narcissa scrollò le spalle. “Ci riesce anche bene, se è per questo. Un talento naturale”
“Secondo me non dovresti darle ascolto” Regulus sollevò di nuovo lo sguardo. Nei suoi occhi, di solito vacui ed impenetrabili, brillò un lampo di luce vivace. “E' solo invidiosa”
“Invidiosa? Bella non conosce l'invidia, almeno non nei miei confronti”
“Non ha qualcuno come Lucius” Ribatté lui, con semplicità.
Narcissa rise brevemente. “A sentire lei l'ha avuto eccome”
“Sai anche tu che non è vero” Regulus le si avvicinò, scompigliandole i capelli con un gesto amichevole.
“Non posso esserne sicura” Obiettò. “Lucius è sempre stato molto corteggiato, e sono amici da tempo. A Hogwarts andavano molto d'accordo, nonostante la differenza d'età... E la scorsa estate sono stati insieme in Francia”
“Non puoi credere che ci sia stato qualcosa tra loro. Bella non può capire, e reagisce nell'unico modo che conosce. Mi stupisce che sia la maggiore... Si comporta come se avesse dieci anni”
La cugina rise di nuovo alla vista dell'espressione perplessa, quasi scandalizzata di Regulus. “Tu invece ti comporti come se ne avessi quaranta” Disse, con affetto. “Devo ringraziarti un'altra volta”
“E di cosa? Tu sei l'unica con cui parlo volentieri, qui dentro”
“L'hai trovato un libro interessante?” Domandò Narcissa.
“Ovviamente no” Sospirò. “E' una battaglia persa”



* * * * *



Buon pomeriggio, cugino”
Sirius, seduto scompostamente su una delle sedie a sdraio allineate in veranda, rispose con una sorta di grugnito incomprensibile.
“Sei così pigro che non riesci neanche a parlare?” Lo pungolò la ragazza, lasciandosi scivolare accanto a lui.
“Stavo cercando di dormire” Ribatté, con la voce impastata dal sonno. “Non ho molta voglia di far conversazione”
“Forse è meglio così, di cazzate oggi ne ho sentite fin troppe” Bellatrix chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie con le dita.
“Ancora i tuoi?” Si informò Sirius.
“Cissy”
“Anche lei insiste perché ti trovi un marito?”
“No, è troppo occupata ad immaginare lei e Lucius mentre camminano tra arcobaleni e farfalle” Spiegò Bella, caustica. “Non la capisco”
“Che illusa” Commentò Sirius, con indifferenza. “Crede davvero che riuscirà ad essere felice per tutta la vita?”
La cugina inarcò un sopracciglio, voltandosi fino ad incontrare il profilo del ragazzo. “Sei d'accordo con me?” Domandò, sorpresa.
“Non mi sono convertito al romanticismo solo perché non sono uno Slytherin” Sirius le lanciò uno sguardo obliquo. “Penso che l'amore non esista, se proprio ci tieni a saperlo. Io e il mio cinismo siamo più uniti che mai, come puoi vedere”
“Allora potresti prestarne un po' a mia sorella” Rispose, allungando le braccia dietro la testa. “Ne avrebbe davvero bisogno”
“Pensavo che anche tu ne avessi in abbondanza”
“Non se ne ha mai abbastanza”
“Allora temo che dovremo lasciare Cissy in mezzo agli arcobaleni e agli unicorni”
“Erano farfalle, Black” Lo corresse Bellatrix, stirando le labbra in un sorriso.
“E farfalle siano” Disse Sirius, chiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare dal tepore dei raggi di sole.



* * * * *



NOTE

Amycus era il figlio di Poseidone e di una ninfa, Melia: da qui il nome della madre dei due Carrow. Come sempre devo ringraziare il Lexicon per questa informazione ^^

Ringrazio chi ha letto, e Juliet che mi ha lasciato un commento. Awww, grazie! *_* Sono contenta che Bella ti piaccia: è più “tranquilla” rispetto alla maggior parte delle mie fics (anche se comunque rimane cattiva come piace a noi XD), ma ho pensato che a venticinque anni dovesse essere cambiata rispetto ai tempi della scuola. Lei e Sir sono la coppia perfetta, come ben sappiamo <3 Narcissa è l'opposto della sorella, la ragazza perfetta che obbedisce ai genitori eccetera... Però non l'ho descritta così con l'intenzione di farla odiare, è semplicemente venuta fuori per “bilanciare” Bella. In ogni caso anche io odio certi suoi atteggiamenti :D

Alla prossima!

_ Flea _




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Capitolo 6
*** A thousand sunsets in a box [New ways, old things] ***




V

A thousand sunsets in a box

(New ways, old things)



Malfoy Manor, Wiltshire, 27 giugno 1976.


Il gufo si posò di fronte a lui, restando in attesa. Quei grossi occhi ambrati lo scrutavano, all'apparenza pacifici, lasciando intravedere un'ombra guardinga. Allungò la mano, slegando lo spago che fissava una pergamena arrotolata.
Non appena posò la lettera sulla superficie di legno scuro l'animale si voltò verso la finestra e spiccò il volo, senza attendere la ricompensa che gli spettava.
Lasciò che il suo sguardo indugiasse sul gufo e sulle sue ali che si alzavano e si abbassavano mentre volava, finché il suo profilo non sparì all'orizzonte.
Abraxas Malfoy rigirò fra le mani il foglio: la carta era pregiata, leggermente porosa e pesante, color crema. Ancora prima di aprirlo, seppe che si trattava di un invito ad un ballo. Esercitò una debole pressione sul sigillo e il simbolo della famiglia Black si frantumò fra le sue dita, lasciando schegge di ceralacca sulla scrivania.
Riconobbe la scrittura di Druella Rosier, e lesse le righe che parlavano dell'ennesima festa a cui era stato invitato. Non riuscì a trattenere uno sbadiglio, vinto dalla noia che trasudava da quelle parole pompose.
Stava per cestinare il foglio, quando notò che, a metà della lettera, la grafia cambiava. Cygnus Black, che di solito si teneva alla larga dall'organizzazione della vita sociale della famiglia, aveva qualcosa da comunicargli. Recuperando l'interesse, si accinse a leggere il resto della missiva.
Quando giunse al termine di quelle righe, si tolse gli occhiali da vista e uscì dallo studio con aria soddisfatta.



* * * * *



Lucius”
Il giovane era sdraiato sul letto, ad occhi chiusi, ed ascoltava della musica che, solo un decennio prima, sarebbe stata giudicata bieco rumore.
“Papà” Disse lui, sedendosi sul bordo del baldacchino.
“Come fai a sopportare questa robaccia?” Domandò Abraxas, con una smorfia.
“Non è robaccia, è uno dei migliori gruppi rock!” Obiettò Lucius, con un sorriso divertito.
“Lasciamo perdere” Disse l'uomo, scettico.
“Cosa volevi?” Indagò Lucius, stupito di vedere il padre a quell'ora. Di solito si ritirava nel suo studio nel primo pomeriggio, e vi rimaneva fino all'ora di cena.
“E' arrivata questa” Rispose, estraendo dalla tasca la lettera. “E' di Cygnus e Druella”
“E' successo qualcosa?”
“Sì” Abraxas piegò il capo di lato, osservando il figlio. “Mi hanno chiesto di annunciare il fidanzamento fra te e Narcissa”
Lucius si alzò in piedi, più in fretta di quanto avrebbe desiderato. “Davvero?” Esclamò, rendendosi conto troppo tardi che stava quasi urlando.
“Per quanto mi riguarda non ho obiezioni” Proseguì. “I Black sono ricchi e rispettabili, e ormai la fuga di Andromeda è stata dimenticata. Volevo chiedere a te se sei davvero sicuro di voler sposare Narcissa, ma visto che sei scattato come un soldatino quando ho parlato non ho più molti dubbi”
Lucius si passò una mano fra i capelli, tentando di nascondere l'imbarazzo. “Voglio sposare Narcissa, lo sai” Disse, abbassando la voce.
“Allora è deciso” Concluse Abraxas, imperturbabile. “Annuncerete il fidanzamento fra qualche giorno, al ballo dei Black”
“Grazie, papà”
L'uomo, suo malgrado, sorrise. “Devi solo ringraziare te stesso, Lucius”



* * * * *



Black Manor, 4 luglio 1976.


L'aria del mattino era fresca, e lo fece rabbrividire. Respirò profondamente, finché le narici non gli si riempirono del lieve sentore di umidità, e si diresse verso il gazebo.
Era una struttura laccata di bianco, con rose che si arrampicavano con grazia attorno alle pareti di ferro battuto, situata nel punto più panoramico del parco. Da quella posizione, la vista poteva abbracciare le distese di prati, campi e colline tinte delle più vivaci tonalità di verde.
Si avvicinò senza fretta, ascoltando lo scricchiolio dell'erba umida sotto i piedi. Amava restare solo dopo essersi svegliato, e bere una tazza di caffè con l'esclusiva compagnia di qualche pigro sbadiglio. Quando era appena arrivato a Hogwarts, non riusciva a sopportare il vociare della Sala Grande, il continuo passaggio di studenti, l'aroma intenso delle salsicce, e tanto meno il chiacchiericcio ininterrotto di James.
Sorrise, pensando che l'amico riusciva a mantenere la sua parlantina anche dopo aver dormito per un paio d'ore.
Quando giunse a pochi passi dal gazebo, tuttavia, scorse due figure sedute al tavolo. In mezzo a loro c'erano una teiera di porcellana azzurra, una caraffa di succo e un paio di vassoi.
Regulus, ancora in pigiama, mangiava con gli occhi fissi sul piatto.

Ad occhio estraneo sarebbe sembrato del tutto a suo agio, ma Sirius sapeva che era nervoso. Lo poteva intuire dai momenti veloci della forchetta, così diversi dai soliti gesti misurati e calmi, dal modo con cui le sue dita salivano, di tanto in tanto, a toccare una ciocca di capelli, dal suo sguardo che continuava a vagare senza posarsi su nulla.
Lui e Regulus potevano trascorrere settimane senza parlarsi, eppure Sirius era consapevole del particolare legame che li univa. Erano in grado di smascherare ogni rispettiva finzione, ogni comportamento stridente o esagerato, ogni sfumatura amara della voce o tremolio sospetto delle mani.
Anche a Hogwarts bastava un fuggevole sguardo scambiato in corridoio, un breve saluto, per lasciare che l'altro venisse a conoscenza di ogni delusione, momento di gioia, insicurezza. Conoscevano l'uno le debolezze dell'altro, le peggiori paure e i punti di forza.
Se l'avessero desiderato, avrebbero potuto semplicemente distruggersi a vicenda.

Si fece più vicino, cercando di non farsi notare.
Di fronte a Regulus, Bellatrix mangiava con gusto la sua porzione di bacon. Aveva le maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti e i capelli raccolti con un bastoncino di legno, che sembrava sul punto di sfilarsi e lasciare libera la chioma corvina. Non parlava, ma di tanto in tanto sollevava lo sguardo puntandolo sul ragazzo che le stava davanti. Un raggio di sole le colpiva il viso, ma lei non se ne curava. Lasciava che la luce si riflettesse sui suoi orecchini e nei suoi occhi, rendendoli trasparenti.
Sirius, suo malgrado, sorrise.

Il loro rapporto era basato sullo scontro: lei era la cugina con cui litigare, proprio come Andromeda era quella da cui rifugiarsi per avere un consiglio o per parlare senza timore.
Quando aveva dieci anni, Bellatrix, appena diplomata, gli sembrava parte di un mondo misterioso di cui non non poteva fare parte. Riusciva a trasformare un foglio di carta in un fiore senza sforzo, era così alta che non le arrivava neanche alla spalla, impartiva ordini agli elfi con una sicurezza che nemmeno i suoi genitori possedevano.
Per il bambino che era stato, lei era terribilmente distante, affascinante, adulta.
Aveva trascorso intere giornate in sua compagnia osservandola, cercando di non mostrare il timore che gli incuteva con la sua voce e le sue movenze, studiando il modo con cui Andromeda e Narcissa interagivano con la sorella maggiore.
Fino all'estate del 1971, Bellatrix era stata per lui come una figura mitologica da rimirare in silenzio, senza avvicinarsi troppo per paura di vederla sparire in una nuvola di fumo.
Poi era arrivata una lettera, una lettera che lo convocava a Hogwarts. Da allora, per più di nove mesi all'anno, Bellatrix diventava solo un nome, un vago ricordo relegato in un angolino. E ogni volta che tornava al Black Manor, ogni volta che la vedeva mentre sollevava la mano in segno di saluto, il ragazzo si rendeva conto che la cugina gli sembrava meno spaventosa, e che l'aura che l'avvolgeva era meno intensa. Presto aveva iniziato a non piegare più il capo quando lei entrava in una stanza, e aveva smesso di sentirsi in soggezione in sua presenza.
Il passo successivo era stato breve, e il gusto della provocazione aveva soppiantato le poche frasi pronunciate con reverenza.
Erano trascorsi quasi cinque anni da quel pomeriggio di fine agosto, e nel frattempo Sirius l'aveva superata in altezza e, anche se Bella continuava ad avere l'ultima parola in ogni loro conversazione, aveva imparato a non lasciarsi sopraffare troppo in fretta. Ogni loro breve incontro era un'occasione per provocarla, per mettersi alla prova e dimostrare a se stesso che poteva resistere qualche minuto in più, che poteva trattenerla e farla parlare anche quando sembrava voler fuggire senza degnarlo di uno sguardo.
Voleva che lei ridesse, quella sua risata traboccante di sarcasmo che riservava a chiunque riuscisse a catturare la sua attenzione, e che lo guardasse piegando leggermente il capo di lato.
Forse, pensò, voleva solo recuperare il tempo perso.

Adesso ci spii?”
Colto di sopresa, sussultò. Bellatrix, dietro di lui, gli aveva sussurrato quella breve frase all'orecchio, sfiorandogli la spalla con le dita. Si voltò, incrociando le braccia. “E' un nuovo hobby” Rispose, in tono indifferente. “E poi eravate così carini”
“Non lo metto in dubbio, cugino” Ribatté, condiscendente. “Non hai ancora imparato ad essere silenzioso? Ti ho sentito subito”
“Non raggiungerò mai i tuoi livelli, poco ma sicuro” Distratto dalle sue riflessioni, non aveva affatto notato che la ragazza si era alzata e l'aveva raggiunto girando attorno al gazebo. Del resto, sapeva essere più leggera dei soffioni che crescevano fra l'erba, smossi dalla brezza.
“Si può sempre migliorare” Bellatrix, che non aveva ancora sollevato la mano dalla schiena del cugino, sorrise. “E attento a non guardarmi troppo, potrei consumarmi”
“Sei abituata a farti sbavare dietro da chiunque, non sarò io a consumarti”
“Ormai ho una certa età, lo dici sempre anche tu... Sono molto più fragile di un tempo” Si allontanò da lui, incamminandosi verso la villa. “Buona colazione, Sirius. Ho finito il bacon, ma è rimasto del succo di zucca”
“Generosa come sempre!” Esclamò l'altro, prima di coprire la breve distanza che lo separava dal gazebo.



* * * * *



Lucius!”
“Ciao Cissy” Lucius, appoggiato allo stipite della porta, sorrise con aria spavalda. “Quanto tempo... Quasi non mi ricordavo più com'eri fatta”
“Troppo” Convenne Narcissa, spostandosi per farlo entrare nella sua stanza. “E' andato bene il viaggio?”
Lui scrollò le spalle. “Mio padre si lamenta sempre, lo sai. Non sai quante volte ho provato a convincerlo ad usare la smaterializzazione... Ma non ne vuole sapere. Abbiamo dovuto farci preparare una passaporta da un giorno all'altro”
La ragazza ridacchiò. “Il mio futuro suocero sa essere molto persuasivo, sono sicura che non avrete avuto problemi”
“Uno dei vantaggi di chiamarsi Abraxas” Lucius si avvicinò alla fidanzata, abbracciandola. Lei affondò il viso nell'incavo della sua spalla, ricambiando l'abbraccio. “Scommetto che ti sono mancato”
“Non ne sarei così convinta, se fossi in te” Ribatté Narcissa, provocandolo.
“Hai per caso un amante?”
“Può darsi...”
“Allora dovrò fare in modo di ucciderlo prima di cena” Un lampo ironico brillò negli occhi di Lucius, che si piegò leggermente per baciare la ragazza. “Anche se non mi sembra di avere molti rivali” Disse poi, a pochi centimetri dalle labbra di Narcissa.
“Mai sottovalutare il fascino di un Black”
Lui inarcò un sopracciglio, scettico. “Niente a che vedere con quello dei Malfoy. E soprattutto con il mio” La baciò di nuovo, muovendo le dita fra i suoi capelli e facendole scivolare sul suo collo.
Quando raggiunsero la curva del seno, Narcissa le bloccò. “Non ti ricordavi più com'ero fatta, eh?” Esclamò, fingendosi indignata.
“Forse la memoria sta iniziando ad aiutarmi” Ribatté Lucius, senza smettere di stringerla. “Ma ci vorrà ancora molto... Forse tutto il pomeriggio” Concluse, prima di spingerla all'indietro e farla cadere sul letto.



* * * * *



Abraxas Malfoy sedette di fronte a Cygnus e Druella, mentre al suo fianco si sistemarono Orion e Walburga. Lo studio era inondato dal sole tiepido del primo mattino, che tingeva i mobili di una delicata sfumatura giallognola.
“Spero che non ti dispiaccia se ci sono anche mia sorella e Orion” Esordì Cygnus, che fece un cenno con la mano. Subito un paio di elfi iniziarono ad affaccendarsi attorno a numerosi vassoi, servendo la colazione all'ospite.
Abraxas scrollò le spalle, riservando un'occhiata sdegnata all'elfo, che l'aveva inavvertitamente sfiorato con una delle dita tozze.
“Il ballo inizierà domani sera alle nove
” Continuò Cygnus. “La lista degli invitati te l'abbiamo mandata via gufo un paio di giorni fa, spero sia arrivata”
L'altro annuì, senza aggiungere altro.
I suoi occhi azzurri, dal taglio affilato, scrutavano la famiglia Black con aria di sufficienza, e le sue mani pallide e nodose stringevano la tazza colma di caffè con presa salda. Molto somigliante all'unico figlio, emanava tuttavia una durezza ed una consapevolezza che in Lucius non si erano ancora affinate. Abraxas era perfettamente a suo agio in qualsiasi ambiente, trincerato dietro il senso di superiorità che derivava dalla sua ricchezza e dal prestigio di cui godevano i Malfoy.
“Vorresti aggiungere qualcuno?” Domandò Druella, in tono affabile.
“No, è perfetta” Rispose finalmente l'uomo, lapidario.
“Allora possiamo anche mangiare in pace” Disse Cygnus, sorridendo. “Non vorrei che il cibo diventi freddo”
Abraxas afferrò la forchetta, lasciandola sospesa per un istante. Poi affondò i rebbi in una salsiccia, con un gesto secco. “Vorrei solo chiedervi una cosa”
Tutti alzarono gli occhi dai rispettivi piatti, posandoli su di lui.
L'uomo mangiò altri due bocconi, ignorando con tranquillità lo spiacevole silenzio colmo d'attesa. Infine ricambiò quegli sguardi interrogativi, preparandosi a parlare. “Vorrei evitare incidenti spiacevoli, visto che si tratta della festa di fidanzamento di mio figlio” Disse, concentrandosi sulla figura di Walburga, che proprio accanto a lui lo osservava di sottecchi.
“Ma certo” Si affrettò a rassicurarlo Druella. “Non ci saranno problemi, sono sicura che...”
“Sirius non deve dare problemi” La interruppe l'altro, mentre una ruga profonda si formava sulla sua fronte. “Ho sentito pettegolezzi spiacevoli, e non desidero scandali”
Orion annuì, gravemente, giocherellando con le posate per evitare gli occhi severi di Abraxas.
“Puoi stare tranquillo” Le guance di Walburga assunsero un colorito cinereo, e la sua mascella si serrò. “Siamo perfettamente in grado di controllare nostro figlio” Disse, controllando a stento la rabbia e l'imbarazzo.
Per la prima volta, Malfoy stirò le labbra sottili in una parvenza di sorriso mellifluo. “Ne sono sicuro, Walburga” Ribatté, prima di riprendere a mangiare.



* * * * *



Sei contenta per il ballo?”
Narcissa puntò gli occhi verso Lucius, piegando le labbra in un lieve sorriso. “C'è bisogno che te lo dica?”
Lui si voltò sul fianco, per guardarla meglio. “Sì, ce n'è bisogno”
La ragazza sbuffò, divertita. “D'accordo... Sono contenta per il ballo, e sono ancora più contenta per l'annuncio del fidanzamento”
“Potresti anche metterci un po' più di entusiasmo” La canzonò.
“Sei assurdo!” Esclamò lei, sistemandogli una ciocca di capelli che gli era scesa sulla guancia. “Sono felice, sono entusiasta, sono
estasiata! Va meglio adesso?”
“Molto meglio” Lucius ridacchiò, alzandosi. “Ti meriti una sorpresa”
“Una sorpresa?”
“Pensavi che mi sarei presentato a mani vuote?” Il ragazzo si avvicinò alla scrivania, su cui aveva lasciato il mantello leggero. Lo afferrò, estraendo dalla tasca interna un pacchetto. “Mi hanno insegnato a portare sempre un regalo a chi mi ospita”
“Allora avresti dovuto comprare qualcosa per i miei genitori, questa casa è la loro”
“Vuoi sapere che cos'è o continuerai a demolirmi con i tuoi commenti?” Obiettò l'altro, ironico.
“Certo che voglio sapere cos'è” Narcissa allungò le mani, lasciando che il fidanzato le porgesse il pacchetto e si sedesse di nuovo sul letto accanto a lei.
“Spero che ti piaccia”
Narcissa fece attenzione a non strappare la carta dorata, e rigirò per un attimo fra le dita un pesante cofanetto di legno lucido, profumato di cera. Lo aprì, con gli occhi che brillavano per la curiosità.
L'interno della scatola era diviso in scompartimenti, e uno specchio rifletteva il suo viso. Sopra i cassettini erano montati dei soli, elegantemente scolpiti e smaltati in colori vivaci, circondati da nuvole d'argento.
“E' un carillon!” Esclamò, osservandolo ammirata.
“Mi hai sempre detto che da piccola ne volevi uno” Rispose Lucius. “Ora sei un po' cresciuta, però...”
“E' bellissimo!” Ribatté lei, senza farlo finire.
“Vuoi caricarlo?” Le porse una piccola chiave, estraendola dalla tasca dei pantaloni.
Dopo un istante, nella stanza si diffuse una musica allegra. I soli iniziarono a danzare in cerchio, passando davanti e dietro le nuvolette, in un continuo alternarsi di tramonti ed albe.
“Grazie, Lucius” Lo ringraziò Narcissa, baciandolo sulla guancia. “Mi piace davvero molto”
Rimasero in silenzio, ascoltando la melodia suonata dal carillon.



* * * * *



Buongiorno” Sirius si lasciò cadere su una delle scomode sedie, osservando i resti della colazione. Come gli aveva detto Bellatrix, era rimasto del succo di zucca, e anche qualche biscotto al cioccolato. Ne afferrò uno, mangiandolo senza appetito.
“Buongiorno” Rispose Regulus, appoggiando la forchetta al bordo del piatto. “Ti sei stufato di rimanere nascosto come un ladro?”
L'altro inarcò un sopracciglio. “Devo imparare ad essere più silenzioso” Commentò, sarcastico. “Vi siete fatti due risate, eh?”
Regulus scrollò le spalle. “Non parlo molto con Bella” Si versò un po' di succo, riempiendo il bicchiere a metà. “Di sicuro meno di te”
“Cosa vorresti dire?” Sirius stesso si stupì della chiara sfumatura d'accusa nella sua voce.
“Non voglio dire proprio nulla” Il fratello sorrise appena, celando una certa soddisfazione. “Era solo una constatazione. Sei quello con cui parla di più, qui dentro”
“Più che altro mi insulta, o mi provoca” Afferrò un altro biscotto, spezzandolo a metà con un gesto secco. “Pensi che sia divertente?”
“Stai facendo tutto tu, Sirius. Il mio era un semplice commento, per fare conversazione” Il ragazzo si alzò, puntando le braccia sui fianchi. “Dovresti rilassarti, sai? Quando c'è di mezzo Bella ti comporti in modo strano, ultimamente”
“Io non...”
“Pensaci” Si allontanò dal gazebo, senza lasciargli il tempo di aggiungere altro.
Sirius reclinò il capo all'indietro, mentre una sensazione indefinita di frustrazione si faceva strada dentro di lui.
Odiava il modo in cui Regulus riusciva a farlo riflettere.



* * * * *



NOTE

Il gruppo che ascolta Lucius quando entra il padre è ovviamente magico e non babbano. Mi piace l'idea di lui che ascolta musica rock, non chiedetemi perché ^^'
Ho sempre voluto un carillon, ma non ne ho mai avuti... Quindi riverso i miei desideri nelle fic XD In questo capitolo Lucius e Narcissa sono particolarmente odiosi, abbiate pazienza, ma in questa storia loro faranno la parte della coppia perfetta. In ogni caso cercherò di contenere le parti mielose, perché sono la prima a non gradirle troppo!
Anche Bella, come Regulus, è andata a Hogwarts un anno dopo, e si è diplomata nel '70.
La parte del titolo fra parentesi (“New ways, old things”, cioè “Nuovi modi, cose vecchie”), si riferisce al rapporto fra Bella e Sirius. Sirius è cresciuto e maturato, non rimane più semplicemente in silenzio quando c'è Bella nei paraggi eccetera... Ma lei in ogni caso riesce sempre a spuntarla, o comunque a farlo faticare parecchio :D


Ma passiamo ai ringraziamenti.

Soul: non preoccuparti, so cosa vuol dire non aver tempo di far nulla... E anch'io dovrò passare molto tempo sui libri per colpa degli esami T_T Ti ringrazio per i complimenti, sono contenta che ti piaccia Sirius! Bella io l'ho sempre immaginata così, una persona a cui piace provocare gli altri in ogni modo. Però chissà, magari era davvero come la maionese ipocalorica XD

Vera Lynn: grazie mille, spero che la fic continui a piacerti!

MEISSA_S: ciao, innanzitutto grazie per aver lasciato un commento! Capisco cosa vuoi dire, a tanti non piace proprio la coppia Sirius/Bella... Io personalmente li adoro, ma è una passione che si è sviluppata nel tempo. La prima volta che ho letto una fic su di loro ero così O_O, non avevo mai pensato a quel pairing prima ^^' Hai ragione su Walburga e Orion, penso che tutto sommato avrebbero preferito una casa distrutta al loro ritorno dalle vacanze XD


Ciao, al prossimo aggiornamento!

_ Flea _

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Capitolo 7
*** Aurora borealis [Glowing in brillant colors] ***




VI

Aurora borealis

(Glowing in brillant colors)



Black Manor, 5 luglio 1976.


Gli elfi domestici erano in piedi da ben prima dell'alba. Avevano lucidato ogni angolo del salone da ballo, aperto per l'occasione, tagliato accuratamente l'erba in ogni angolo del parco, sagomato le siepi del viale che conduceva alla villa, preparato stuzzichini e sorbetti da servire agli ospiti accaldati per le danze.
Druella e Walburga avevano supervisionato ogni operazione, con le braccia incrociate e l'aria severa, rischiando di perdere la voce a causa delle troppe grida di rimprovero.
Orion e Cygnus, invece, erano stati incaricati di condurre Abraxas Malfoy il più lontano possibile, con la scusa di mostrargli gli stessi paesaggi che aveva ammirato più volte in quegli anni. Non volevano rischiare che il loro ospite più importante, e futuro parente, venisse disturbato dall'inevitabile confusione che regnava a poche ore dalla festa.
“Siete andati nelle cantine a prendere il vino elfico, Nelly?” Domandò Druella.
“Certamente, padrona” La rassicurò l'elfa, osservandola con i grandi occhi lacrimosi.
“Quello del '69?”
“Quello del '69, come aveva chiesto padron Cygnus!” Squittì Nelly, intimorita.
“Spero per voi che non ci siano errori, sapete bene che questo ballo è importante” La minacciò la donna. “Adesso puoi andare, torna in cucina”
“D'accordo, signora Druella, d'accordo!” Nelly si affrettò ad ubbidire, scomparendo in un attimo.
“Non ci si può fidare di loro” Intervenne Walburga. “Bisogna sempre controllarli...”
“E chi è che controlla voi, mamma?”
Le due donne si voltarono verso l'entrata del salone.
“Cosa vuoi, Sirius?”
Sirius sorrise. “Solo fare un saluto alle mie parenti preferite, visto che passavo di qui” Spiegò, con arroganza. “Vedo che è già tutto pronto per stasera”
“Se sei venuto per provocarci come tuo solito puoi anche evitare” Disse Druella, glaciale.
“Belle decorazioni, zia” Proseguì lui. “Ti sei davvero impegnata per impressionare i Malfoy”
“Sì, mi sono impegnata” Ribatté lei, in tono di sfida. “Ci siamo impegnati tutti”
“Buon per voi” Il sorriso del ragazzo si allargò. “Vi rimane solo da sperare che qualcuno non rovini tutti i vostri sforzi”
A quelle parole, il viso di Druella impallidì leggermente. Si voltò verso la cognata, scoccandole un'occhiata eloquente.
Walburga fece qualche passo in direzione del figlio, fino a raggiungerlo. Sollevò il mento, fino a specchiarsi in quegli occhi grigi ed alteri. “Non rovinerai proprio nulla, Sirius”
Il ragazzo esitò, sorpreso. Non c'era rabbia in quella voce cristallina, né alcun monito. Al contrario, l'impressione che lei lo stesse pregando era così palpabile che quasi allungò le dita per cercare di afferrarla. Scrollò le spalle, mantenendo l'espressione spavalda con cui aveva fatto il suo ingresso. “Se non lo farò io ci penserà qualcun altro”
Con quella frase, aveva firmato una tregua. Per la prima volta da quando aveva messo piede al Black Manor aveva accettato un compromesso, che gli avrebbe impedito di gettare l'ennesima ombra sulla reputazione della famiglia.
Si voltò, prima che sul volto della madre comparisse quel sorrisetto soddisfatto che conosceva bene.
In fondo, era da lei che l'aveva ereditato.



* * * * *



Bussò lievemente con le nocche delle dita, restando in attesa.
“Chi è?”
“Sono Lucius”
La porta si aprì di un paio di centimetri, lasciando intravedere una ciocca di capelli biondi. “Cosa ci fai qui?” Chiese Narcissa, senza mostrarsi.
“Sembra che tu stia parlando ad un ladro! Sono solo passato a salutarti...”
“Devo ancora finire di vestirmi e di pettinarmi, non mi dire che è già ora di scendere!” Esclamò la ragazza, nello stesso tono che avrebbe utilizzato Minerva McGrannitt per annunciare la sospensione perenne dei M.A.G.O.
Lucius scoppiò a ridere. “Ho capito, dovrò aspettare l'inizio del ballo per vederti”
“Se non altro non ti rovinerai la sorpresa”
“Magra consolazione” Ribatté l'altro, deluso. “Ma me ne vado, non ho intenzione di farmi vedere da qualcuno mentre supplico lo stipite di una porta di farmi entrare!”
Questa volta fu Narcissa a ridacchiare.
Quando Lucius era già arrivato a metà del corridoio deserto, la voce della fidanzata lo fece fermare. “Cosa c'è, Cissy?” Domandò, tornando sui suoi passi.
Lo spiraglio si era allargato, ed incorniciava il viso ancora struccato della ragazza. “Devo sapere una cosa, prima del ballo” Esordì, abbassando lo sguardo. “Non volevo nemmeno chiedertelo, perché so che non può essere vero, ma...”
“Avanti” La invitò lui, gentilmente. “Sai che non ho segreti per te”
“E' successo qualcosa con Bella in Francia?” La sua voce, nel pronunciare il nome della sorella, si incrinò appena.
Gli occhi di Lucius si oscurarono. “Te l'ha detto lei?”
“Diciamo che me l'ha fatto capire” Le guance della giovane si tinsero di rosso per l'imbarazzo. “Io non le ho creduto, te lo giuro, è solo che... Lei ottiene sempre quello che vuole”
“Cissy” Allungò le dita, sfiorandole la pelle. “Non è successo nulla” Sorrise, e le iridi tornarono del consueto grigio chiaro, quasi slavato. “Puoi fidarti di me, e te l'ho dimostrato tante volte. Tua sorella si diverte a provocarti, sai com'è fatta”
“Hai ragione” Narcissa annuì lievemente. “Eppure è così brava a fregarmi, ogni volta... Sa essere davvero stronza”
“Non arrabbiarti” La rabbonì lui. “Bella non è così cattiva come vuole sembrare”
“Non riesco a capire perché la difendi sempre, anche quando ha torto”
“Perché è mia amica” Scrollò le spalle. “Solo amica. E mi ha fatto conoscere te, non potrò mai ricambiarla abbastanza...” Concluse, in tono malizioso.
“Riesci sempre ad avere il coltello dalla parte del manico, Malfoy” L'espressione sul volto di Narcissa si rasserenò. “E ora sparisci, altrimenti non farò mai in tempo a prepararmi!”
“D'accordo, d'accordo. Non vorrei mai che qualcuno ti veda in questo stato pietoso”
Lucius!” Esclamò Narcissa, mentre il ragazzo si affrettava ad allontanarsi.



* * * * *



Sbuffò per l'ennesima volta, sistemandosi il nodo della cravatta. La stoffa gli si stringeva troppo attorno al collo, o forse era solo il suo corpo che si ribellava a quella farsa.

Non aveva mai amato i balli.
Quando era un bambino, un'elfa veniva incaricata di mettere a letto lui e Regulus prima che arrivassero gli ospiti. Allora, non capiva quanto era fortunato a risparmiarsi quella sfilata di abiti costosi e alberi genealogici altisonanti. Più di una volta era sgattaiolato, in punta di piedi, fino all'ingresso del salone di Grimmauld Place, rabbrividendo nel pigiama troppo leggero. Si rannicchiava dietro un'anta della grossa porta di legno intagliato, e spiava gli adulti che ridevano e bevevano a poca distanza da lui.
Era lì che, più di otto anni prima, Orion l'aveva trovato, addormentato e con le ginocchia raccolte contro il petto. Ricordava di aver aperto gli occhi, e di averlo visto chino su di lui, una sagoma indistinta fra le nebbie del sonno. Ricordava la sorpresa, la paura di essere punito, lo sguardo impassibile del padre. Poi, l'uomo aveva allungato le braccia. Nello stesso momento Sirius aveva serrato gli occhi, convinto che l'avrebbe picchiato. Invece si era sentito sollevare con facilità, la guancia che sfiorava la camicia di Orion ad ogni suo passo, e il suo profumo che gli riempiva le narici.
“Non dire niente a tua madre” Aveva mormorato, con quella voce rauca e burbera che utilizzava sempre quando si rivolgeva ai figli.
Ammutolito, a causa di quell'insolito gesto d'affetto, Sirius si era limitato a stringere la stoffa bianca con le dita finché Orion non lo depose di nuovo a terra e lo guardò infilarsi sotto le coperte.
“Buonanotte, Sirius” Aveva detto, prima di chiudere la porta.
Da quando aveva ricevuto il permesso, o per meglio dire l'ordine, di presenziare alle feste e ai ricevimenti, nessun ricordo era stato degno di essere conservato. Quando pensava a quei momenti, tutto quello che riusciva a rievocare erano immagini sfocate di tessuti ricamati, orchestre e visi sconosciuti che lo osservavano.
Non si era mai sentito a suo agio, con la sua aria sempre troppo ribelle, i suoi capelli sempre troppo disordinati e quella propensione, così sbagliata, a stringere amicizia con persone indegne.

Mentre si dirigeva verso il salone del Black Manor, immerso in quei pensieri, con le mani che continuavano a torcersi per la stizza, si scontrò con un elfo che procedeva a passo spedito.
“Mi scusi, padron Sirius!” Esclamò subito l'elfo, costernato. “Mo non l'aveva vista, padron Sirius, è tutta colpa di Mo!”
Il ragazzo alzò gli occhi verso il soffitto, infastidito da quella voce stridula. La tentazione di mandarlo a punirsi e toglierselo dai piedi gli balenò in mente. “Non preoccuparti, Mo, anch'io non ti ho visto” Disse poi, recuperando la calma. Gli elfi erano già maltrattati a sufficienza dal resto della famiglia, senza che intervenisse anche lui. “Ora puoi andare”
“Grazie, signor Sirius, grazie!” Squittì Mo, sollevato.
Proprio mentre l'elfo stava per riprendere la sua corsa, Sirius notò che aveva con sé un cofanetto di velluto. “Aspetta ancora un momento”
Mo si affrettò ad immobilizzarsi. “Sì, padrone?”
“Cos'hai in quella scatola?”
“E' la collana che la signorina Bellatrix ha chiesto per il ballo, signore” Rispose prontamente. “Mo è andato a prenderla tra i gioielli di famiglia e gliela sta portando, signore”
Sirius annuì, fissandosi le scarpe lucide. “Puoi darla a me”
Gli occhi dell'elfo si dilatarono. “Come?” Mormorò, ricambiando il suo sguardo con aria perplessa.
“Gliela porterò io” Spiegò l'altro, cercando di essere paziente. “Non ho niente da fare, la porterò io alla signorina Bellatrix prima di scendere. Così tu puoi andare a fare altro, Mo, sono sicuro che mia madre ti sta dando un sacco di lavoro”
“Oh no, la signora è molto buona con noi elfi!” Squittì Mo, ansioso di incensare la figura dispotica di Walburga. “Davvero molto, signore!”
“Come preferisci” Tagliò corto Sirius, allungando la mano. “Ma mi permetti di aiutarti?”
“Io...” Esitò Mo.
“Potrei ordinartelo, ma non lo sto facendo”
L'elfo si esibì in quello che doveva essere un inchino particolarmente profondo. “D'accordo” Si arrese infine. “Grazie davvero, signor Sirius, Mo le è davvero riconoscente signore!” Gli porse il cofanetto, quasi in lacrime per la generosità del proprio padrone.



* * * * *



Il salone principale del Black Manor iniziava a riempirsi, e nell'aria si diffondevano le note di un quartetto d'archi.
Gli strumenti, incantati per l'occasione, erano disposti in un angolo del locale, accanto ad un lungo tavolo su cui erano stati disposti con cura vassoi di cibo, alzate con frutta fresca, caraffe colme di vino, liquori e cestelli per il ghiaccio. Le pareti erano state decorate con piccoli cristalli, illuminati dalle candele che si consumavano sui candelabri d'argento e che fluttuavano a poca distanza dal soffitto. Le finestre che si affacciavano sul parco erano spalancate, e una lieve brezza rinfrescava l'ambiente e faceva increspare le tende di organza.
Druella e Walburga si scambiarono un sorriso, soddisfatte per il lusso, non ostentato ma comunque tangibile, che trapelava da ogni particolare su cui riuscivano a posarsi i loro occhi.
“Tutto sembra procedere bene” Di fronte a loro, dalla parte opposta della stanza, Cygnus e Abraxas chiacchieravano con i Nott. Druella sollevò la mano per salutarli. “Quando saranno arrivati tutti manderò Nelly a chiamare Lucius e Narcissa”
“Non dovrebbe mancare molto” Walburga esaminò gli invitati, con aria critica. “Hai visto Sirius? Gli avevo detto di scendere senza obbligarmi a trascinarlo per le scale...”
“Vedrai che arriverà” La rassicurò la cognata. “Anche Bella non è ancora scesa” Si lasciò sfuggire un sospiro. “Dovrebbero sbrigarsi, Narcissa dev'essere l'ultima a presentarsi stasera”
In quel momento, Regulus passò loro accanto con un bicchiere di vino elfico e un'espressione tediata sul viso.
“Regulus, hai visto tuo fratello?” La madre lo fermò, posandogli le dita sul polso. “Non ha ancora avuto la decenza di farsi vedere” Aggiunse, impaziente.
“No, mamma, non l'ho visto” Bevve un sorso di vino, ignorando l'occhiata severa della donna.
“Non devi bere troppo”
“Mamma, è solo un bicchiere”
“Andresti a cercare tuo fratello, Regulus?” Intervenne Druella, con un sorriso. “E anche Bellatrix, se non ti dispiace”
“Non può andare un elfo?” Replicò il ragazzo, infastidito.
“Sono tutti impegnati, lo sai”
“D'accordo” Acconsentì infine. “Ma niente più prediche sul vino, per stasera”
“Niente più prediche” Walburga gli scompigliò i capelli, facendolo infuriare.
Mamma! Non ho più otto anni!” Sibilò, prima di sparire fra la gente.



* * * * *



Raggiunse la camera senza affrettarsi, attardandosi persino davanti ad un quadro che non aveva mai notato, che raffigurava una giovane strega che si dondolava su un'altalena.

Ormai era calata la sera, e nel cielo scuro, privo di nuvole, brillava già un quarto di luna. Dal piano inferiore, il vociare degli invitati giungeva smorzato, simile ad una cantilena di cui nessuno conosceva con certezza le parole.

Giunse davanti alla porta, aperta a metà, che lasciava intravedere l'ambiente immerso nella penombra. Una lama di luce, proveniente da due sole candele, si proiettava sul pavimento, e gli lambiva l'orlo dei pantaloni.

Lei era seduta di fronte ad uno specchio ovale, ed osservava il suo riflesso con aria critica.
Stava per entrare, ma si fermò.

La cugina afferrò una spazzola, ed iniziò a passarla fra i capelli, sciolti sulle spalle. Le sue mani si muovevano piano, e le dita sembravano danzare. A poco a poco, la chioma corvina diventò sempre più lucente e liscia.

Rimase ad osservarla, ipnotizzato da quei gesti. Una strana sensazione lo avvolse, e si lasciò cullare da una calma paradossale, che non provava davvero. Sentiva il suo cuore battere ad una velocità troppo elevata, e all'improvviso diventò consapevole del proprio respiro.

Bellatrix estrasse uno spillone e delle forcine da un cassetto ed iniziò a sollevare alcune ciocche. In pochi minuti terminò l'acconciatura, che nella sua semplicità faceva risaltare gli occhi truccati e le labbra lucide.

Sapeva che avrebbe dovuto muoversi, ma i suoi piedi parevano inchiodati alle assi di legno.
Era diversa quando era sola. Nel suo sguardo aleggiava una traccia di vulnerabilità, nascosta con cura in altre circostanze. Le labbra, che lasciavano intravedere i denti, erano schiuse, a formare una curva morbida. Le spalle erano rilassate, senza il minimo segno di quella tensione così tipica della ragazza che conosceva, sempre pronta a difendersi senza risparmiare le energie.
Splendeva nel buio con i suoi veri colori, e non se ne rendeva conto.

Bella si girò in quell'istante, come se avesse sentito il vortice di quei pensieri agitarsi dietro di lei. Gli sorrise, socchiudendo gli occhi. “Continui a spiarmi, a quanto pare” Non appena ebbe pronunciato quelle parole, tornò ad indossare il suo abito di spavalda sicurezza.
Sirius fece qualche passo, entrando nella stanza. “Anche essere una spia ha i suoi lati positivi” Rimase in piedi accanto a lei, e le diede la custodia. “Ti ho portato questo, qualcuno mi ha detto che ti serviva”
“Vuoi diventare un elfo domestico adesso?”
“Di sicuro i miei ne sarebbero felici, visto che come erede faccio schifo”
“Sarebbe interessante, in effetti” Aprì la scatola, estraendo una meravigliosa collana.
“Non dovresti mettere una collana del genere” Osservò. “E' la serata di Narcissa, non la tua”
Bellatrix fece una smorfia. “Sembri mia madre, che ti è preso?” Disse, prima di porgergli il collier. “Ho voglia di metterla, e lo farò. Adesso aiutami ad allacciarla”
Sirius gliela passò attorno al collo, chiudendo il fermaglio intarsiato. “Ti sta benissimo” Mormorò, osservando il loro riflesso. Tre lunghi fili di diamanti rilucevano al collo della ragazza, sfiorando la seta del suo vestito.
Cercò di alzarsi, ma Sirius la fermò.
“Aspetta” Una delle gemme si era girata, ed allungò la mano per sistemargliela. La pelle di Bella era tiepida, e contrastava con la fredda luminescenza delle pietre preziose. Di nuovo rimase fermo, senza riuscire a sollevare le mani.
Lei non fece nulla per respingerlo, e rimase in silenzio.
Quando Regulus arrivò a chiamarli erano ancora lì, di fronte allo specchio, come statue di cera.



* * * * *



Che ne pensi di lei?” Orion bevve un sorso di vino, facendo un cenno discreto del capo.
A qualche metro da loro, una ragazza pallida, dai lunghi capelli rossi, rideva allegramente con quello che doveva essere un suo compagno di scuola.
“Julia Nott? E' troppo volgare” Rispose subito Walburga, lapidaria.
“Hai detto così della metà delle ragazze che ci sono qui dentro” Ribatté il marito, che iniziava a mostrare segni di impazienza. “Non la deve sposare, deve solo passarci una serata”
“Non mi interessa, non voglio che mio figlio si metta in cattiva luce” Quando vide il sopracciglio inarcato dell'uomo sbuffò. “Più di quanto non lo sia già” Si affrettò ad aggiungere.
Mentre continuavano a discutere, un mago si avvicinò a loro.
“William!” Esclamò Orion, sollevato, felice di avere un diversivo per interrompere quella conversazione. “Come stai?”
“Orion, Walburga” Li salutò l'uomo. “Sono tornato dalla Francia due giorni fa, giusto in tempo per questo ballo” Spiegò, con un sorriso cordiale. “Mia moglie sta chiacchierando con tua sorella da non so quanto, Orion, ma vorrei presentarvi mia figlia. Ha appena finito il sesto anno a Beauxbatons, sapete” Dietro William fece capolino una figura snella, non molto alta. “Lei è Rose”
“Rose Hallister” Si presentò lei, porgendo la mano ai coniugi. “Molto piacere” Aveva capelli castani e mossi, occhi scuri e labbra sottili. Indossava un abito discreto, molto diverso da quello scollato e luccicante che portava Julia Nott. Anche se non era particolarmente bella, Rose possedeva una dolcezza e di un'affabilità in grado di conquistare subito i suoi interlocutori.
“Scordatelo” Sussurrò Orion alla moglie, notando il lampo che le aveva attraversato gli occhi. “Non va bene per Sirius. E' troppo... normale”
“E chi potrebbe andare bene, secondo te? Una puttanella come Julia?”
“Penso proprio di sì, se vuoi il mio parere. Sarà anche una puttanella, come dici tu, ma potrebbe tenergli testa”
“Rose Hallister è perfetta” Si ostinò lei. “E' una purosangue, è ricca, è educata, e va anche a Beauxbatons. Almeno non potrà accusarci di volergli propinare a tutti i costi una Slytherin”
Orion sospirò. “Fai come vuoi, Walburga, io ti ho avvertito”
“Certo che farò come voglio” Sibilò Walburga, prima di iniziare a parlare con Rose.



* * * * *



NOTE

Giusto per non farvi mancare niente, eccovi il mobile da toeletta della cara Bellatrix ^^ Il nome dell'elfo che parla con Sirius l'ho trovato in mezzo ad un elenco di nomi inglesi... Mi è sembrato abbastanza buffo per poter appartenere ad un elfo!
Non sono molto soddisfatta di questo capitolo, è una parte di transizione e ho avuto qualche difficoltà a scrivere. Ma spero comunque che non vi abbia fatto del tutto schifo XD


Ringraziamenti

MEISSA_S: grazie mille per le recensioni, le ho davvero apprezzate! Hai ragione, c'è sempre questa tendenza a considerare Lucius come una specie di nobile del '700... Io stessa me lo immagino un po' così, quindi qui ho cercato di “svecchiarlo” XD
Sì, Abraxas cerca di raccomandarsi... Poveraccio, gli verrebbe un infarto se Sirius desse scandalo al ballo!
Scrivere di Walburga mortificata è stato divertente, lo ammetto :D
Sono d'accordo su Orion, è uno zerbino ma uno zerbino attento ed osservatore. Probabilmente guardare gli altri è l'unica cosa che può fare, avendo una tiranna per moglie!
Per quanto riguarda Druella, ho cercato di far venire fuori un momento di umanità perché penso che anche i Black in fondo (in fondo in fondo XD) volessero bene ai figli e desiderassero la loro felicità e non solo la buona reputazione della famiglia. Un po' come la scena di Orion in questo capitolo :)
Grazie ancora!


Alla prossima!

_ Flea _

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