Cet Amour di fleacartasi (/viewuser.php?uid=2152)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Smile [Say hello to hell] ***
Capitolo 3: *** Orange Lily [Hatred] ***
Capitolo 4: *** A conversation begins with a lie [Word chains] ***
Capitolo 5: *** You preferred life plain [Rainbows & butterflies] ***
Capitolo 6: *** A thousand sunsets in a box [New ways, old things] ***
Capitolo 7: *** Aurora borealis [Glowing in brillant colors] ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
~
Cet Amour ~
-
Cet amour qui
faisait peur aux autres
Qui les faisait parler Qui les
faisait blêmir Cet amour guetté Parce que nous
les guettions Traqué blessé piétiné
achevé nié oublié Parce que nous l'avons
traqué blessé piétiné achevé nié
oublié Cet amour tout entier Si vivant encore -
-
Questo
amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare Che li
faceva impallidire Questo amore spiato Perché noi lo
spiavamo Perseguitato ferito calpestato ucciso negato
dimenticato Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato dimenticato Questo amore tutto
intero Ancora così vivo -
-
“Cet
Amour”
Jacques Prévert -
Prologo
Azkaban,
dicembre 1981.
“Chi
è?” Domandò, flebilmente. Serrò le dita
attorno alle sbarre, stringendo il metallo gelido. “Chi è
che è arrivato per farsi una vacanza?” La sua voce
conservava una nota beffarda, ma quasi due mesi di prigionia
l'avevano affievolita fino a farla quasi scomparire. Dalle altre
celle si levò un mormorio concitato, spezzato da urla e
lamenti: chi non si era ancora arreso alla legge di Azkaban cercava
di informarsi sull'identità dei nuovi prigionieri. Volevano,
dovevano
sapere.
Sentire un nome famoso, riconoscere un volto impaurito era
l'unico modo per mantenere un contatto con il mondo esterno. “Chi
è?” Ripeté, con meno convinzione. Ogni gesto lo
stancava, ogni parola che pronunciava lo faceva sprofondare in un
torpore a tinte cupe. “Forse... Forse è il mio amico
Ministro!” Gridò una donna. “Quel figlio di
puttana... Quel figlio di puttana...” Presto anche la sua voce
si spense, inghiottita dal buio.
Li
vide passare dopo qualche minuto, un corteo silenzioso fra due
Dissennatori. Tre uomini e una donna, tutti sotto i quarant'anni.
Camminavano senza fretta, con un orgoglio ostentato che si faceva
somigliare a soldatini schierati su una mensola. Death
Eaters. Sapeva riconoscerli, poteva quasi fiutare il tanfo di
sangue che li circondava come un sudario. Chissà quante
persone hanno ucciso, pensò amaramente. Lei era l'ultima
della fila, e la più altera. Aveva il cappuccio abbassato, e
capelli neri che le arrivavano a metà schiena. I suoi occhi
brillavano di una luce folle, violenta, di una passione che aveva
letto in un solo sguardo prima di allora. Quando passarono davanti
alla sua cella la giovane si voltò, come guidata da una forza
invisibile, e puntò quegli occhi arroventati sul suo viso.
Sirius
sentì un conato di vomito assalirlo, e si accasciò sul
pavimento sudicio, raccogliendo le ginocchia al petto. Non si era
fermata, incalzata dal Dissennatore alle sue spalle, ma l'espressione
che per un istante si era dipinta su quel volto era un misto di
sorpresa, crudele soddisfazione e rimpianto. Rimpianto. Non
era riuscita a nasconderlo. Cercò di controllare l'angoscia
che lo attanagliava, e chiuse gli occhi.
Dopo
cinque anni, si rese conto di non essere riuscito nemmeno a scalfire
il ricordo di Bellatrix.
*
* * * *
Grimmauld
Place, agosto 1995.
“Tu
sei scappato di casa?” Di fronte all'espressione stupita di
Harry dovette trattenere una risata divertita: a quindici anni aveva
affrontato più vicissitudini di molti maghi adulti, eppure
aveva conservato un'ingenuità disarmante. “Avevo quasi
sedici anni” Spiegò. “Non ne potevo più” “Dove
sei andato?” “Da tuo padre” Rispose, lo sguardo
velato di malinconia. Harry gli posò una mano sul braccio e
rimase in silenzio per alcuni minuti, come se non volesse
intromettersi fra i suoi ricordi.
Era
fuggito perché, recluso nella sua stessa casa, aveva
finalmente capito che un legame di sangue, solo
un legame di sangue, non sarebbe mai stato sufficiente per fargli
amare la sua famiglia. Ma il senso di estraneità che lo
assaliva ogni volta che entrava in una delle ville dei Black, o
quando si sforzava di apprezzare le poche righe sterili che i suoi
genitori gli scrivevano, era solo la punta dell'iceberg. Il motivo
principale che l'aveva spinto a bussare a casa Potter, quella mattina
di fine agosto, era un altro, nascosto solo la superficie liscia e
scura delle acque. Un segreto custodito a fatica per quasi
vent'anni, che, suo malgrado, ancora lo legava a persone che avrebbe
voluto cancellare per sempre dalla sua vita.
“Non
mi hai mai detto che è tua...” “E' importante
che sia mia cugina? Per quanto mi riguarda, non è la mia
famiglia. Lei di
sicuro non fa parte della mia famiglia” Lui stesso si stupì
del suo tono brusco, di tutto il rancore che ancora trapelava da
quelle parole. Harry gli rivolse uno sguardo allarmato, consapevole
di aver sollevato un argomento delicato. “Non la vedo da quando
avevo la tua età, tranne che di sfuggita quando è
arrivata ad Azkaban. Credi che sia orgoglioso di avere una parente
come lei?” No, non lo era. Eppure c'era stato un periodo,
quando era piccolo, in cui Bellatrix gli sembrava una dea. Era di
nove anni più grande, usava la bacchetta con un'abilità
sorprendente, frequentava Hogwarts con profitto. La ammirava e la
temeva, limitandosi ad osservarla da lontano per paura di rovinare
l'aura che la circondava. “Scusa. Non volevo... Ero solo
sorpreso, tutto qui...” Harry si passò una mano fra i
capelli, imbarazzato. “Non importa, non scusarti”
Rispose, cercando di sorridere e di ignorare la fitta che gli
attanagliava il petto.
*
* * * *
Spinner's
End, luglio 1996.
“Il
mio unico figlio... Il mio unico figlio...” Narcissa continuava
a piangere, le dita tremanti a coprire il volto. “Dovresti
esserne fiera! Se avessi dei figli, sarei lieta di offrirli al
Signore Oscuro!” Bellatrix le lanciò uno sguardo colmo
di rimprovero, e lei iniziò a singhiozzare ancora più
intensamente.
Camminavano
a passo sostenuto, gli occhi puntati a terra. “Bella?” “Cosa
c'è? Hai ottenuto quello che volevi, dovresti essere
contenta” “Ti sei mai pentita?” Domandò,
incerta. Bellatrix si fermò, voltandosi per guardare la
donna che le stava di fianco. “Cosa vuoi dire?” “Lo
sai benissimo” “Non mi sono mai pentita, non fare
domande stupide” Riprese a camminare, ancora più in
fretta. Narcissa rimase immobile ad osservare la sagoma vestita di
scuro della sorella, e sospirò.
*
* * * *
NOTE
Ok,
sono impazzita del tutto. Tentare di scrivere una storia a capitoli,
dopo non so quante flash e drabbles, è decisamente una follia.
E la trama stessa è assurda, ma del resto questo è da
mettere in conto quando si parla del mio cervello bacato e della
famiglia Black XD L'idea mi è venuta pochi giorni fa, in un
pomeriggio che avrei dovuto passare sui libri e non a buttare giù
qualche foglio con gli avvenimenti principali della fic. Non so se
riuscirò a finirla, non so se gli aggiornamenti saranno
regolari, ma non ho resistito... Almeno il prologo dovevo postarlo
^^'
I
dialoghi tra Sirius ed Harry sono degli estratti dal quinto libro, e
le poche righe tra Narcissa e Bellatrix sono prese dal sesto (mentre
sono a casa di Snape)
Che
dire, spero di avervi almeno incuriosito... Alla prossima! _ Flea
_
PS.
Un paio di capitoli sono già scritti, quindi per le prossime
due settimane l'aggiornamento è praticamente sicuro ;)
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Capitolo 2 *** Smile [Say hello to hell] ***
I
Smile (Say
hello to hell)
King's
Cross, Londra, 20 giugno 1976.
“Non
posso credere che siamo già arrivati” Sirius rovesciò
il capo all'indietro, senza nascondere la propria irritazione. “Più
di due mesi di tortura!” Esclamò, mentre il treno
rallentava. “Non resisterò mai” “Sei
sopravvissuto gli altri anni e lo farai anche stavolta” Osservò
Remus, mentre cercava di prendere il baule dal portabagagli senza
farlo cadere addosso agli amici. “E' facile per voi”
Ribatté Sirius, inacidito, senza accennare ad alzarsi dal
sedile. “Non dovete sopportare i miei genitori... Per non
parlare del resto della famiglia” Remus inarcò un
sopracciglio. “Forse no, ma io dovrò trasformarmi per
tre volte senza di voi, e senza avere la Stamberga a disposizione”
La sua espressione era tranquilla, e il tono di voce calmo, ma si
poteva percepire una nota stonata in quelle parole. “Scusami,
Moony” Disse, con aria colpevole. “Mi dimentico sempre
che c'è chi è messo peggio di me” “Sagge
parole, Padfoot, sagge parole” Intervenne James. “Pensa a
me, che non potrò vedere la Evans per tutta
l'estate...” “Povero Jamie! Tu sì che sei
sfortunato” “Ridi pure, ma ormai il mio cuore
appartiene solo a Lily!” “E a quella babbana che ogni
estate viene a fare la ragazza alla pari per i tuoi vicini di casa...
Com'è che si chiama? Julie?” “Molto divertente,
davvero... Lo sapete benissimo che Julie non è nulla, nulla
in
confronto alla mia Lily!” James
si finse profondamente offeso, lasciando che gli altri Marauders si
prendessero gioco di lui finché l'espresso non fu del tutto
fermo. A quel punto Remus aprì la porta dello
scompartimento, cercando di infilarsi fra gli altri studenti che
affollavano il corridoio. “Dici che non mi lasceranno
rimanere qui fino al primo di settembre?” La voce
dell'amico, alle sue spalle, era un sussurro rassegnato. “Credo
di no, purtroppo” Sirius sospirò, con l'aria di un
condannato a morte.
*
* * * *
“Ci
rivediamo il primo di settembre” Sorrise, cercando di sembrare
allegro. “E mi raccomando, non fate gli stronzi e
scrivetemi!” “Lo faremo, non ti preoccupare... Ti
manderemo così tante lettere piene di cazzate che finirai per
odiarci” “Più di quanto odi Walburga
l'isterica?” Per un momento, il ghigno di Sirius fu sincero.
“Non credo proprio” Si abbracciarono, e il ragazzo
rimase a guardarli mentre si allontanavano, in cerca dei rispettivi
parenti. “Padfoot!” La voce di James lo raggiunse
quando stava per andarsene. “Quest'anno riuscirai a
procurarmi una foto di tua cugina Narcissa nuda?” Gridò,
facendo voltare diversi studenti. Scoppiò a ridere. “Solo
se mi pagherai bene, voglio vedere galeoni su galeoni!” Urlò
in risposta. James lo salutò, prima di iniziare a correre,
il carrello dei bagagli che oscillava instabile. Se
non ci fossero dovrebbero inventarli, pensò,
prima di avviarsi nella direzione opposta.
*
* * * *
Lo aspettava,
fermo accanto alla seconda carrozza, il baule appoggiato a terra. La
brezza leggera gli scompigliava i capelli, facendoglieli volare sugli
occhi e sulle guance. Un paio di ragazzine, che ancora indossavano
la cravatta verde e argento, gli rivolsero sguardi adoranti mentre lo
sorpassavano. “Ciao” “Ciao” Sirius
rispose al saluto del fratello, esitante.
Regulus aveva
terminato il terzo anno, ed era stato smistato a Slytherin come si
aspettava l'intera famiglia. Questo gli aveva permesso di guadagnarsi
il rispetto e l'amore incondizionato dei genitori, che lo
consideravano il riscatto per gli imperdonabili comportamenti del
primogenito. Avrebbe compiuto quindici anni a dicembre, ma
sembrava quasi un bambino. Era alto e magro, con la chioma corvina e
degli occhi chiari, sfuggenti, che si posavano sugli altri con fare
indagatore. I pantaloni della divisa gli scendevano sui fianchi, e
cadevano senza troppa grazia sulle scarpe sportive. Aveva la stessa
eleganza trasandata di Sirius, anche se non se ne curava affatto, ed
era il suo aspetto ancora acerbo a renderlo attraente. Era cercatore
da due anni, ma, nonostante la popolarità che gli derivava dal
suo ruolo nella squadra, era schivo e poco propenso alle amicizie.
Spesso vagava per i corridoi con aria assente, o trascorreva ore in
biblioteca a leggere. I fratelli Black non avrebbero potuto essere
più diversi, e diversi studenti non conoscevano nemmeno il
grado di parentela che li legava. Quando si incontravano si
scambiavano qualche cenno di pura cortesia, o si ignoravano.
Nonostante la quasi totale assenza di rapporti fra loro, non erano
mai arrivati ad odiarsi. Conducevano vite parallele, facendo
attenzione a non urtarsi a vicenda. Il loro era un accordo
taciturno, implicito. In famiglia le tensioni erano già
sufficienti, e aggiungere altro veleno sarebbe stato stupido. L'amore
fraterno non era un concetto a loro conosciuto, e non avevano mai
provato il desiderio di scoprirlo. Era più semplice
continuare a fingere che tutto fosse normale, perfetto.
“Ho preso un
carrello, vuoi caricare il tuo baule?” Propose Sirius. Il
ragazzo annuì, sollevando il bagaglio e sistemandolo sopra
quello del fratello. “Hai già visto dove sono?”
Domandò poi, mentre iniziavano a camminare senza
fretta. Regulus scrollò le spalle. “Penso che ci
stiano aspettando fuori, come sempre” Rispose. “Sai che
odiano questo posto” “Giusto, troppi babbani in giro”
Commentò Sirius, senza riuscire a trattenersi. Regulus girò
leggermente il viso verso di lui, trapassandolo con quegli occhi
grigi che sembravano analizzarlo e registrare ogni suo movimento,
ogni sua reazione. Il primogenito si pentì subito di aver
parlato, e rimase in silenzio fino all'uscita della stazione.
*
* * * *
Li attendevano
dall'altro lato del marciapiede, cercando di mimetizzarsi tra i
turisti e altri maghi e streghe. Orion Black sembrava un uomo
anziano, nonostante avesse quarantasette anni. I suoi lineamenti
erano ben delineati ed armoniosi, ma i capelli erano già grigi
e gli occhi stanchi e cerchiati da rughe profonde. Indossava abiti
eleganti, costosi, e aveva le braccia incrociate all'altezza del
petto. Walburga Black, maggiore di quattro anni rispetto al
marito, era una donna attraente, con la chioma castana acconciata
alla perfezione e le labbra truccate atteggiate ad una smorfia colma
di disgusto. Nonostante la temperatura mite portava un vestito lungo
fino ai piedi, ricamato con elaborati intrecci di perline. Un
bambino sfrecciò loro accanto, osservandoli con aria
sbalordita, e continuò a guardarli finché la madre non
lo obbligò ad attraversare la strada. Quando li
raggiunsero, Walburga si piegò ad abbracciare il figlio
minore. “Ci sei mancato” Mormorò, prima di
separarsi da lui e studiarne la figura. “Sei cresciuto molto,
in questi mesi” “Anche voi mi siete mancati”
Rispose educatamente Regulus, prima di salutare il padre. “Non
posso dire che per me sia lo stesso” Sirius sorrise, beffardo,
levando una mano in segno di saluto. Walburga si girò verso
di lui, come se l'avesse notato solo in quel momento. “Ciao,
Sirius” Disse, gelida. “Sei rispettoso come sempre” “Sai,
mamma, il sarcasmo e le azioni sovversive come finire a
Gryffindor sono gli unici modi in cui sono riuscito a farmi
considerare da voi negli ultimi cinque anni” “Come ti
permetti?” Penso che la madre l'avrebbe schiaffeggiato, ma
lei non avrebbe mai osato. Erano in pubblico, e la loro reputazione
non si sarebbe macchiata. Nemmeno per colpa del reietto della
famiglia, di colui che li aveva gettati in pasto agli squali
dell'aristocrazia facendosi smistare in quella Casa di
babbanofili. “Mi permetto eccome” “Smettetela,
tutti e due” Orion lanciò loro uno sguardo rassegnato,
quasi supplichevole. “Andiamo a casa” A quella parola,
sul viso di Sirius si dipinse un'espressione sardonica. Quella
non era più una casa, per lui.
*
* * * *
Grimmauld
Place, Londra, 20 giugno 1976.
Spalancò la
porta della sua stanza, lasciando che gli elfi trascinassero a fatica
il baule e lo lasciassero ai piedi del letto. Kreacher lo insultò
a bassa voce, mentre spalancava le imposte, voltandosi verso di lui
ed osservandolo come se fosse uno scarafaggio repellente. “Sparisci,
Kreacher, e non farmelo ripetere” Gli ordinò il ragazzo,
incrociando le braccia. “Vai a leccare il culo a mia madre o a
Regulus, invece di stare qui a togliermi aria” “Certo
padrone” Rispose l'elfo. “Subito padrone... Feccia
schifosa, traditore del suo stesso sangue, ignobile...” “Ho
detto di andartene!” Gridò Sirius, spingendolo fuori
dalla camera. Dopo essersi liberato di Kreacher, si lasciò
scivolare sul suo letto.
Essere di nuovo a
Grimmauld Place lo faceva sentire in gabbia, lo soffocava. Dalle
pareti, che aveva decorato l'estate precedente, ragazze poco vestite
lo spiavano con aria ammiccante, ma non riuscivano a diminuire la sua
angoscia. Era tornato a Londra solo da un paio d'ore, e già
desiderava che l'estate terminasse. Rivedere i genitori era stato
come incontrare due conoscenti, due persone con cui si intrattengono
rapporti superficiali, dettati dalle regole della buona educazione.
Sua madre si era subito gettata su Regulus, senza quasi degnarlo di
uno sguardo. Suo padre si era limitato a rimanere in disparte, le
mani affondate nelle tasche dei pantaloni, e gli aveva dato una pacca
sulla spalla mentre si dirigevano verso la passaporta che li avrebbe
riportati fra le mura domestiche. Quella era la massima
manifestazione d'affetto che Orion gli aveva riservato, da quando era
partito per Hogwarts nel 1971. Non aveva provato nessuna emozione
quando li aveva visti in piedi, l'uno accanto all'altra, in attesa.
Non aveva provato allegria, né tristezza, né rabbia.
Loro non lo meritavano. Si liberò della camicia,
indossando una maglietta stropicciata che aveva dimenticato nove mesi
prima in un cassetto. Le uniche cose che l'avrebbero salvato
sarebbero state le lettere dei suoi amici e le passeggiate lungo le
vie della capitale. Conosceva ogni angolo del quartiere, ormai, e di
molti altri. Si domandò se Effie, un'irlandese che aveva
conosciuto il luglio scorso, lavorasse ancora in quel pub babbano
poco distante. Non aveva ancora quindici anni quando l'aveva
rimorchiata, ma lei si era convinta che fosse maggiorenne. Non si era
disturbato a correggerla, inventandosi di essere uno studente
squattrinato e trovando il modo per fuggire dagli stupidi tè o
rinfreschi organizzati da Walburga. La ragazza viveva in una stanza
in affitto in cui avevano trascorso diversi pomeriggi, al riparo
dalla pioggerellina sottile che spesso affliggeva Londra.
Ma prima che
potesse rievocare il corpo di Effie, incollato piacevolmente al suo,
la porta si aprì.
*
* * * *
“Siamo
appena arrivati e sei già a dormire” Osservò
Walburga, seccata. “Preferiresti che scenda a mangiare
pasticcini con le tue finte amiche?” Ribatté il figlio,
senza neanche aprire gli occhi. “Potrei raccontare tante belle
cose sui miei amici Gryffindor...” La donna posò le
mani sui fianchi, esasperata. “Ti direi di uscire e tornare
solo per i pasti, come facevi l'anno scorso. Non so dove andassi e
non mi interessa, ma non vederti quasi mai era un sollievo” Sirius
sollevò le palpebre, osservandola di sottecchi. “Sono
d'accordo, e ti accontenterò subito” Si alzò dal
letto, infilandosi le scarpe da ginnastica. “Ci vediamo più
tardi, mamma, e non aspettatemi per cena. Ma tanto non l'avreste
fatto comunque” Cercò di superarla, ma lei lo fermò
con il braccio. “Devi preparare le tue cose, Sirius”
Disse, impedendogli di andarsene. “Partiamo domani
mattina” “Partiamo?” Ripeté, stupito. “I
tuoi zii ci hanno invitato nell'Hampshire per tutta l'estate” “Cosa?
Io non verrò nell'Hampshire, te lo puoi scordare!” “Tu
farai quello che ti diremo io e tuo padre” Rispose Walburga,
impassibile. “E ora prepara il baule, non chiamerò gli
elfi per qualche maglietta” “Ti ho detto che non
verrò” Sirius le si avvicinò, sfidandola
apertamente. “Non discutere con me quando non è
necessario” “Pensaci bene, mamma. Potrei rimanere qui.
Non vi fa piacere la mia presenza, e ti assicuro che è un
sentimento reciproco. Fammi restare a Grimmauld Place, è la
soluzione migliore per tutti” Walburga tacque, come se
stesse valutando i pro e i contro di quell'offerta. Certo, l'idea di
liberarsi del figlio era allettante. Non poteva più tollerare
le insinuazioni sul conto di Sirius, le risate e le battutine
sardoniche sussurrate alle loro spalle ai ricevimenti e ai balli. Il
primogenito di Orion Black è un Gryffindor. Sirius Black è
amico di quello straccione di Lupin. Il figlio più grande
di Walburga non crede al sangue puro. Era
stanca, stanca di tutte le umiliazioni a cui doveva sottoporsi per
colpa sua... “Allora? Posso rimanere?” Quella
domanda la riscosse dai suoi pensieri. Scosse il capo. “Credi
davvero che partirei lasciandoti qui da solo? Dopo dieci minuti
chiameresti quei babbani che frequenti, e chissà chi altro...
I tuoi amici non metteranno mai piede in questa casa, è
chiaro? Verrai con noi, e non obbligarmi ad usare la magia per
convincerti” Tagliò corto, prima di uscire in corridoio
e scendere le scale. Orion era stato chiaro: tutta la famiglia
sarebbe partita per il Black Manor alle nove in punto. Anche se era
più debole, rimaneva sempre suo marito. Doveva obbedirgli,
senza discutere. Quando giunse al pianterreno, sentì un
grido di rabbia di Sirius.
*
* * * *
NOTE
Regulus
ha finito il terzo anno perché, essendo nato dopo il primo di
settembre, ha iniziato Hogwarts nel 1973 e non nel 1972. Un po' come
Hermione, che è di un anno più grande rispetto a Harry
e Ron... Lexicon dixit! I titoli dei capitoli (per cui ho sempre
enormi difficoltà T_T) saranno presi, almeno in parte, da
varie communities di Livejournal.
Grazie
mille a Soul e
a Juliet
per le recensioni, davvero grazie! Ho completato anche il quarto
capitolo, per il momento quindi potete stare tranquille per quanto
riguarda gli aggiornamenti ;) Certo che mi sono vagamente bruciata
con il dialogo tra Cissy e Bella... Non sono molto brava a mantenere
un po' di mistero sulla trama, abbiate pazienza XD Spero comunque
che possa continuare a piacervi!
Alla
prossima, Flea.
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Capitolo 3 *** Orange Lily [Hatred] ***
II
Orange
lily (Hatred)
Black
Manor, Hampshire, 21 giugno 1976.
Il grande parco
nascondeva ad occhi indiscreti la villa in stile vittoriano,
un'austera costruzione a due piani disabitata per la maggior parte
dell'anno. Gli attuali proprietari, Cygnus e Druella Black,
l'avevano ereditata nel 1950, dono di nozze dei Rosier. La famiglia
della sposa, che viveva in un maniero a poca distanza, auspicava che
i coniugi si sarebbero stabiliti in quella casa, sfarzosa e al riparo
dalle insidie dell'alta società. Ma le attrattive che Londra
offriva rappresentavano una tentazione troppo forte per Druella, e
Cygnus si era affrettato a trovare una sistemazione nella capitale.
Il Black Manor era quindi diventato una semplice residenza estiva,
dove gli sposi si rifugiavano nei mesi più caldi, quando
Londra si spopolava. Una schiera di elfi domestici si affrettò
a correre incontro ai nuovi ospiti, che attendevano ai margini della
tenuta. Cygnus era ossessionato dall'idea che eventuali intrusi si
introducessero in casa, e l'intero perimetro della proprietà
era protetto da decine di incantesimi. Non era possibile
materializzarsi o smaterializzarsi al suo interno, ed era invisibile
ai babbani. “Volete muovervi?” Esclamò
Walburga, lanciando un'occhiata feroce agli elfi. “Sono cinque
minuti che vi stiamo aspettando!” “Un'eternità,
davvero” Commentò Sirius, in piedi accanto al suo baule
con aria tediata. Regulus, al suo fianco, alzò gli occhi al
cielo, mentre la madre si avviava lungo il sentiero che conduceva
alla villa. “Smettila di provocarla” Suggerì al
fratello, in tono neutro. Sirius si limitò a scrollare le
spalle, infastidito.
Era
stato al Black Manor diverse volte, quando non frequentava ancora
Hogwarts. A quei tempi i suoi genitori lo trattavano con
un'affettuosa indifferenza, com'era tipico delle famiglie ricche che
avevano a disposizione bambinaie ed elfi in quantità, e
Walburga acconsentiva di buon grado ad accompagnare lui e Regulus
dalle cugine. Aveva trascorso diversi pomeriggi in compagnia del
fratello e di Andromeda e Narcissa, a correre tra le aiuole o a
mangiare mele nel frutteto. Solo Bellatrix, di nove anni più
grande rispetto a lui, si limitava a guardarli con indifferenza, e
preferiva rimanere a leggere sotto il porticato o nella sua
stanza. Era stato durante una di quelle visite, nell'agosto di sei
anni prima, che Andromeda gli aveva confessato di essersi innamorata
di un babbano. Nonostante avesse solo dieci anni, Sirius aveva visto
nello sguardo della ragazza una preoccupazione e un senso di colpa
che non avrebbe mai dimenticato. I genitori non avrebbero mai
approvato quella relazione, e lei ne era consapevole. Sapeva che
avrebbero tramato alle sue spalle per obbligarla a sposare un mago
purosangue, probabilmente più vecchio di lei, se solo avessero
saputo che frequentava il figlio di un professore di matematica.
Sirius la vide per l'ultima volta proprio quel pomeriggio.
L'estate successiva, subito dopo il diploma, la cugina era fuggita
insieme a Ted, e poco dopo si era sposata. Non appena avevano
ricevuto una lettera da Andromeda, che informava la famiglia della
sua decisione, Druella e Walburga avevano cancellato il suo nome
dall'arazzo che si trovava a Grimmauld Place. Quando era stato
smistato a Gryffindor, Sirius era convinto che il suo nome avrebbe
subito la stessa sorte, ma inspiegabilmente la madre non l'aveva
incenerito. Le lettere dorate del suo nome, nelle giornate d'inverno,
risplendevano ancora alla luce fioca delle fiamme, accanto a quelle
di Regulus. Da un paio d'anni a quella parte, Sirius aveva smesso
di scacciare dalla sua mente un pensiero sempre più
insistente: sarebbe stato sollevato, forse addirittura euforico,
se l'avessero radiato dall'albero genealogico. Essere
accomunato a Cedrella, che aveva sposato un Weasley, o a Phineas, che
aveva sostenuto i diritti dei babbani, l'avrebbe reso molto più
orgoglioso che rimanere per l'eternità in compagnia di quella
pazza di Elladora o di Araminta. Il dolore che aveva provato
quando si era reso conto di aver deluso le aspettative del padre, la
vergogna che l'aveva assalito quando il cappello aveva strillato
“Gryffindor!” con la sua vocetta acuta, l'ansia che gli
chiudeva lo stomaco quando gli ricordavano che era lui l'erede
dell'intera dinastia, si erano quasi spenti. Ormai erano solo una
debole eco, coperta dall'orgoglio che lo legava a chi aveva scelto di
camminare lontano, a testa alta.
“Gli
elfi vi faranno vedere le vostre stanze” La voce profonda di
Cygnus interruppe il corso dei suoi pensieri. Senza neanche
rendersene conto aveva percorso l'intero viale ed era arrivato
nell'atrio, ampio e luminoso. Era l'unico ambiente dell'intera casa a
non essere arredato con mobilio antico, pesanti tendaggi di velluto
ed arabeschi in ogni angolo, e Sirius rimase per un istante a
guardarsi intorno, quasi sollevato. “C'è qualche
problema?” Lo zio lo stava studiando con la sua tipica
espressione indecifrabile. La sorella era già sparita al primo
piano insieme ad Orion, e Regulus stava pigramente salendo la
scalinata. Scosse il capo. “No, nessun problema”
Rispose, ricambiando lo sguardo di Cygnus con tranquillità. Era
l'unico fra i Black ad avere i capelli biondi, ereditati
dall'ultimogenita Narcissa, ed il suo aspetto lo faceva somigliare ad
un attore. “Allora vai a riposarti, sarai stanco” Gli
suggerì. Senza attendere la risposta del nipote, si diresse
verso il giardino con una copia della Gazzetta del Profeta. Sirius
salì i gradini di marmo pregiato seguendo l'elfa che gli era
stata assegnata, diretto verso l'ala ovest.
*
* * * *
La sua stanza era
dipinta di una leziosa tonalità di verde, e il letto,
ovviamente a baldacchino, era una profusione di intagli, dorature e
tessuti costosi. Accostato ad una parete si trovava un enorme
armadio, che non avrebbe mai riempito, e una scrivania che avrebbe
utilizzato solo per scrivere lettere piene di lamentele agli
amici. L'ampia finestra si affacciava sulla parte posteriore del
giardino, ma la magnifica veduta sui prati e sulle colline
dell'Hampshire non contribuiva a migliorare il suo umore. A Londra
avrebbe potuto rifugiarsi in un parco, in qualche negozio, persino in
uno dei musei davanti a cui i babbani si allineavano diligentemente
per acquistare il biglietto, ma in quel luogo sperduto non avrebbe
avuto scampo. Cercando di non pensare ai giorni monotoni che
l'attendevano, uscì in corridoio. Quando giunse al
pianerottolo, una voce lo fece fermare. “Ciao, Sirius” Il
ragazzo si voltò, con un sorriso. “Ciao, Cissy” Lei
lo raggiunse, senza fretta. Sirius pensò alle ultime parole
che James gli aveva rivolto il giorno precedente, prima di sparire
lungo la banchina con il suo carrello. Indugiò per un istante
sulla figura della cugina, e convenne che l'amico aveva ragione. A
ventun anni, Narcissa assomigliava ad una Veela. La sua bellezza era
diversa da quella che caratterizzava gli altri membri della famiglia:
più delicata, fragile, quasi irritante nella sua perfezione da
bambola di porcellana. Solo le labbra sottili, perennemente
imbronciate, lasciavano trasparire l'orgoglio e il senso di
superiorità tipici dei purosangue cresciuti con la
consapevolezza di essere privilegiati, migliori. “Sei
cresciuto” Il sorriso di Sirius si allargò. Se mai
fosse riuscito a procurarsi una foto della cugina senza vestiti, non
l'avrebbe mai regalata a Prongs. “Anche tu, a quanto pare. Come
sta il tuo fidanzato? Cammina sempre con il naso all'insù come
se fosse circondato da chili di merda?” Narcissa fece una
smorfia, irritata. “Sei sempre più volgare ogni volta
che ti incontro” “Allora è una fortuna che non
ci vediamo più spesso” Ribatté, divertito. “Sì,
è davvero una fortuna” “A quanto pare, però,
quest'anno dovrai imparare a sopportarmi” Le si avvicinò,
sfiorandole la guancia con un dito. A quel contatto lei si ritrasse,
come se avesse ricevuto una scossa. “Purtroppo i tuoi hanno
avuto l'infelice idea di invitarci qui per tutta l'estate” “Lo
so benissimo” Rispose, indietreggiando. “Se ti può
consolare, io mi ero opposta” “Anche io, se questo può
consolare te” Prima che Narcissa potesse aggiungere altro,
iniziò a scendere le scale di corsa, senza attenderla.
*
* * * *
“Cosa
stai leggendo?” Regulus sollevò gli occhi dal libro,
puntandoli in quelli di Narcissa. Scrollò le spalle, con aria
annoiata. “E' solo un testo di pozioni” Spiegò.
“Questa libreria non offre granché...” “No,
hai ragione” Si sedette di fronte al cugino, appoggiando le
mani sul legno liscio del tavolo. La biblioteca era rimasta
intatta solo perché il resto del maniero era sufficientemente
grande per ospitare la famiglia e un buon numero di ospiti, ma né
Cygnus né Druella amavano molto la lettura. Molti dei volumi
presenti sugli scaffali erano vecchi trattati di materie insegnate a
Hogwarts, oppure enciclopedie polverose prive di alcun interesse, e i
romanzi o le raccolte di poesie erano scarsi e rovinati
dall'usura. “Avrei dovuto portarmi qualcosa da casa”
Disse il ragazzo. “Oltre ai compiti, ovviamente...”
Sbuffò, facendo ridere Narcissa. “Hai finito il terzo
anno, vero?” L'altro annuì. “Hogwarts è
così noiosa. Tutti gli incantesimi che ci insegnano sono
stupidi e inutili...” “Questo è perché
tu sei più intelligente degli altri. Anche Bella era come te,
per lei la scuola era solo una tortura” “E per te
com'era?” “Ho dei bei ricordi di Hogwarts”
Rispose, mentre le si illuminava lo sguardo. “Avrei fatto a
meno delle lezioni di volo del primo anno, e delle ore insieme alle
altre Case... Ma lì ho conosciuto Lucius, e alcune amiche che
mi scrivono ancora” Regulus sfogliò il libro in
fretta, per poi chiuderlo. “Sai, ti invidio” “Mi
invidi?” Annuì. “Avevi degli amici...” “Tu
non ne hai? Sei anche cercatore, non è vero? I cercatori sono
sempre popolari... Lucius avrebbe voluto diventarlo, ma è
sempre stato negato per il Quidditch” “Ho solo dei
conoscenti” Ribatté. “Non sei troppo giovane
per dire che hai solo dei conoscenti?” “Parlo con
tanta gente, spesso mi diverto anche, ma nessuno mi ha mai chiesto
cosa faccio durante l'estate o mi ha mai scritto. Quando non sono
fisicamente presente, per loro è come se fossi morto”
Scrollò le spalle, abbozzando un sorriso. “Ma forse sono
io ad essere troppo chiuso in me stesso” Narcissa rimase
interdetta. Le parve di sentire sulle labbra il sapore amaro della
consapevolezza di Regulus, che in quel momento assomigliava
terribilmente ad un adulto. Lui si alzò. “Ci vediamo
a cena, Cissy” Le si affiancò, posando una mano sulle
sue. Le sue dita sottili erano calde. “Grazie per la
chiacchierata”
*
* * * *
La cena era stata
servita nella grande veranda sul retro, e le vetrate lasciavano
filtrare gli ultimi raggi del sole. Sirius, seduto fra Regulus e
Narcissa, osservava la carne nel suo piatto, circondata da una corona
di patate al forno. Non aveva appetito, ma si sforzò di
ingoiare qualche boccone. “Avete ancora avuto sue notizie?”
Domandò Walburga, rompendo il silenzio. L'espressione di
Cygnus si indurì, e Narcissa posò la forchetta per
nascondere il tremore alla mano. Fu Druella a rispondere, con
ostentata indifferenza. “Non sappiamo più nulla da mesi”
Disse, tormentando la sua porzione di verdura. “Ci ha scritto
ancora alcune lettere, questa primavera, ma le abbiamo bruciate senza
aprirle. E' così testarda... Quando capirà che non
vogliamo avere più niente a che fare con lei?” Sirius
si irrigidì, e Regulus gli lanciò uno sguardo
obliquo. “Avete fatto bene” Commentò Walburga,
servendosi del vino. “E' sempre stata una ragazza strana, anche
se è finita a Slytherin” Piegò leggermente il
capo in direzione del figlio maggiore, che ignorò l'ennesimo
riferimento alla sua condizione. “Dovete continuare ad
ignorarla, prima o poi la smetterà” Cygnus si schiarì
la voce, prima di intervenire. “Sua figlia dovrebbe avere un
anno” “Non sarà nemmeno una strega...” “Non
mi stupirebbe, con il padre che si ritrova” Disse Orion, con
disprezzo. A quel punto, Sirius si alzò con un gesto
improvviso. Narcissa si voltò verso di lui,
allarmata. “Sirius, per favore” Sussurrò
Regulus, cercando di farlo sedere. “Cosa c'è?”
Esclamò Walburga, fulminandolo. “Nymphadora ha tre
anni” Sibilò, i pugni stretti per la rabbia. “Vostra
nipote ha tre anni, non uno, e lo sapreste se vi foste degnati di
leggere anche solo una delle lettere di Andromeda” “Tu
le scrivi ancora?” Domandò Walburga, furiosa. “Sei
in contatto con lei?” Sirius posò gli occhi grigi
sulla madre, con aria quasi compassionevole. “Lei è
l'unica che mi ha accettato. Le scrivo sempre, è
ovvio” Ignorando le proteste donna, lasciò la veranda
e corse a chiudersi nella sua stanza.
*
* * * *
24
giugno 1976.
Tuffò la
piuma nella boccetta d'inchiostro e la tenne sollevata sopra la
pergamena, incurante delle gocce che colavano sul foglio. Poi iniziò
a scrivere, tracciando le frasi in fretta, con la sua grafia
disordinata.
Cari
Moony, Prongs e Wormtail, sono qui da tre giorni e mi sembra di
impazzire. Durante la prima cena me ne sono andato facendo venire un
attacco isterico a mia madre, un record persino per me! Quella
stronza si era messa ad insultare Andromeda, ovviamente insieme ai
miei cari zii e a quello zerbino di mio padre.
Rilesse
le poche parole, sospirando per la frustrazione. Dopo quella
sera, i suoi parenti si erano premurati di fingere che non fosse
accaduto nulla, e lo trattavano con un gelido, quasi cortese
distacco. Con quella strategia speravano di farlo sentire in
soggezione, forse addirittura in colpa, ma sapevano bene che Sirius
era diventato immune a quei giochetti. Da entrambe le parti si era
stabilita una tregua, ma non c'era alcuna certezza sulla sua durata.
Per il momento, il ragazzo si limitava a tenersi il più
lontano possibile dagli altri. Trascorreva ore in giardino, sdraiato
al sole a sonnecchiare, oppure nella sua stanza, a sognare Effie o le
ragazze che aveva frequentato a Hogwarts. Stracciò il pezzo
di carta, rimandando la composizione della lettera a quella sera.
Stava per uscire, con l'intenzione di andare nelle cucine a farsi
preparare un panino, quando la porta si spalancò. “Quanto
tempo, cuginetto” Bellatrix lo squadrò, con la tipica
espressione spavalda sul viso. “Sono venuta a salutarti, sei
contento?” “Cosa ci fai qui?” Ribatté,
stupito. Nessuno aveva accennato al suo arrivo, nemmeno
Narcissa. “Sono venuta a passare l'estate qui, ovviamente”
Gli toccò la spalla con la mano, facendolo indietreggiare.
“Bella stanza” Commentò, sedendosi sul letto.
Sfiorò con le dita il copriletto stropicciato, accarezzando la
stoffa leggera. “La più lontana dalle altre... L'ideale
per la pecora nera di casa” “Pensavo che quella fossi
tu, visto che non ti sei ancora sposata con il purosangue di
turno” “Nella scala di nefandezze dei Black essere
zitella è meglio di essere Gryffindor” Si alzò di
nuovo, passandogli accanto. “Anche se di poco, te lo
concedo” “Hai intenzione di rimanere qui fino a
settembre?” Bellatrix si avviò verso la porta. “Non
ho altri programmi, per tua grande gioia. Abbiamo molto tempo da
passare insieme, cugino” “Non
vedo l'ora” Disse Sirius, seccato. Lei gli sorrise,
lasciando dietro di sé una lieve scia di profumo.
*
* * * *
NOTE
Se
volete vedere come mi immagino il Black Manor andate qui...
E triplicate le dimensioni. Del resto i Black mica erano una famiglia
qualunque XD Il titolo del capitolo è tratto dalla
community “30 flowers”, che abbina vari fiori al loro
significato. Da quanto ho letto, il giglio arancione simboleggia
l'odio, e mi è sembrato appropriato per rappresentare quello
che prova Sirius durante la cena... Se mai doveste ricevere questi
fiori (tra l'altro bellissimi, secondo me *_*) chiedetevi se qualcuno
vi vuole male XD
Ringrazio
molto chi ha letto, e chi ha commentato: Vera Lynn
(grazie mille, anche io ormai sono fissata con la famiglia Black... E
con Sir e Bella in particolare, come avrai notato :D), Soul
(ti ringrazio! In effetti James non è stato molto James, forse
ho trascurato un po' i poveri Marauders perché non sono i
protagonisti della fic e non credo faranno altre apparizioni... Ma
sono contenta che ti sia piaciuto Remus ;) Per quanto riguarda
Regulus hai ragione, non è bello come Sirius... Anche io me lo
immagino meno bello, ma comunque molto meglio di un ragazzo “medio”:
magari dalla descrizione non si capiva molto questo aspetto, mea
culpa ^^' Grazie ancora per la recensione!), dirkfelpy89
(grazie! Anche io
immagino la famiglia di Sirius come fredda e distaccata, almeno dopo
che lui è finito a Gryffindor e ha iniziato a comportarsi come
un ribelle...) e Juliet (Cara!
Sai che anch'io all'inizio sono rimasta sconvolta per il fatto
dell'età di Hermione?! Pensavo “No, non
può essere più grande di Ron ed Harry!”... E mi
lascia perplessa che lei non l'abbia mai fatto notare ai due amici
durante qualcuna delle sue ramanzine XD Sono contenta che ti sia
piaciuta la parte su Sirius e Regulus, non mi convinceva molto! Tra
l'altro non avevo mai scritto nulla su Regulus prima, mi mette in
difficoltà... Hai visto che è entrata in scena anche la
nostra amata Bellatrix? Per poco, ma ha fatto la sua comparsa XD Alla
prossima!)
Vi
ringrazio ancora, e vi dico che forse gli aggiornamenti si
sposteranno al sabato, perché il venerdì arrivo sempre
tardi da Torino e sono un po' stanca.
Alla
prossima!
_
Flea _
|
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Capitolo 4 *** A conversation begins with a lie [Word chains] ***
III
A
conversation begins with a lie (Word chains)
25
giugno 1976.
“Avete
davvero mandato Kreacher a dirmi di venire qui? Potevate sprecarvi ad
aprire la finestra e chiamarmi” Bellatrix entrò nella
sala da pranzo con aria maldisposta, lasciandosi cadere su una sedia.
“Ero qui fuori. Oppure adesso siete diventati letteralmente
ciechi?” “Bellatrix,
per favore” Cygnus prese posto di fronte alla primogenita,
incrociando le mani sotto al mento. “Cosa c'è, papà?
Giuro che non ho ucciso nessuno da quando sono qui. Non ancora,
almeno” “Non è il caso di fare dell'ironia”
Intervenne Druella, con voce dura. “Dovresti rispettarci di
più” “Ho quasi venticinque anni” Ribatté
la ragazza, senza farsi impressionare. “Il mio rispetto adesso
dovete guadagnarvelo” Druella sospirò, pensando che
non sarebbe mai stata arrendevole e malleabile, com'era auspicabile
per una strega ricca e di buona famiglia.
Fin da quando era
una neonata aveva mostrato un'indole indomita, poco propensa a
piegarsi al volere dell'elfa che l'accudiva. Crescendo, Bellatrix era
diventata una bambina prepotente, scontrosa ed incredibilmente
testarda. Nonostante le minacce e le punizioni, non aveva mai voluto
indossare i vestiti eleganti che la madre acquistava per lei a Diagon
Alley, e si rifiutava di giocare con le coetanee che trovava
antipatiche o troppo smorfiose. Con il passare degli anni, al suo
carattere ribelle si era aggiunta una bellezza fuori dal comune, ed
altrettanto pericolosa. Bellatrix era consapevole dell'ascendente
che esercitava, e lo sfruttava appieno, senza rimorsi. Era in grado
di accattivarsi un uomo con un semplice sorriso, e quando il suo
fascino non era sufficiente non esitava a ricorrere alle altre armi
in suo possesso. A Hogwarts era stata la prima a eseguire
incantesimi senza usare la bacchetta, e possedeva un'intelligenza
viva e curiosa, ma le materie che aveva studiato a scuola la
annoiavano. Durante il sesto anno, Horace Slughorn l'aveva
sorpresa mentre preparava una pozione estremamente complessa durante
la pausa pranzo, chiusa nell'aula satura di vapori. Quando le aveva
domandato perché stesse sprecando a quel modo il poco tempo
libero prima delle lezioni del pomeriggio, lei gli aveva risposto che
lo stava facendo per imparare qualcosa di utile. L'unica reazione
dell'uomo, basito, era stata quella di andarsene, quasi con
deferenza, mentre lei ricominciava a sminuzzare radici e foglie.
Ora,
sua figlia la stava guardando con quell'espressione indisponente che
aveva affinato nel tempo. “Non ti sposerai mai, se non ti
deciderai a cambiare atteggiamento” Lei rise. “E'
questo
il
vostro problema? Avete paura che diventi una zitella e passi le mie
giornate a screditarvi?” “Siamo solo preoccupati per
te” Disse Cygnus, in tono calmo. “Siete preoccupati
per voi stessi, e per la reputazione della famiglia” Lo
corresse Bellatrix. “Potreste ammetterlo, se non altro” “Bella,
non puoi continuare a comportarti in questo modo. Non pensi mai alle
conseguenze delle tue azioni” Druella estrasse dalla tasca
della veste un portasigarette. Prima di proseguire, aspirò una
boccata di fumo. “Scordati di fuggire ancora, come la scorsa
estate. Te lo impedirò” La ragazza rise di nuovo,
sporgendosi per afferrare una sigaretta. “Sarai troppo occupata
ad aiutare la zia a tenere a bada Sirius. Potrei scappare stanotte, e
ve ne accorgereste dopo un mese” “Lo trovi divertente,
vero? Non sto scherzando” “Neanche io” “Devi
pensare a trovarti un marito, una persona rispettabile” Cygnus
si alzò, girando attorno al tavolo. Si fermò davanti
alla finestra, osservando il viale che conduceva alla villa. “Prendi
esempio da Narcissa” “Oh, la perfetta Narcissa!”
Esclamò Bellatrix, beffarda. “Lei vi dà tante
soddisfazioni, non è vero? E' così brava ed
ubbidiente... Ed è anche riuscita ad allungare le mani su
Lucius prima che il padre gli trovasse un'altra moglie!” “Non
risparmi i commenti neanche quando si tratta di tua sorella”
Druella le lanciò un'occhiata di disapprovazione. “Ma
lei è molto più lungimirante di te, anche se non te ne
rendi conto” “Non riuscite a non paragonarmi a lei,
vero?” Sibilò. “Tu stai sprecando la tua vita!
Sei più bella e più intelligente di ogni altra ragazza
purosangue, eppure hai rifiutato ogni proposta di matrimonio che ci
hanno offerto!” Bellatrix spense il mozzicone nel
portacenere di cristallo, premendolo con forza. “Un matrimonio
con un uomo che mi conosce appena, una vita passata in una casa
enorme e con un paio di figlie che faranno la mia stessa fine...
Eccolo,
il modo per sprecare la mia vita” “Cosa pensi di
fare?” Tuonò Druella, spazientita. “Trovarti un
lavoro? Magari finire al Ministero a lavorare per gente che approva
leggi a favore dei babbani e sta facendo sparire le nostre
famiglie?” “Non puoi ostinarti a rimanere sola”
Aggiunse il padre, voltandosi di nuovo verso la moglie e la figlia.
“E' il tuo destino, che ti piaccia o meno” Bellatrix
si alzò, fronteggiandoli. “Io so già qual è
il mio destino” Disse, senza inflessioni nella voce chiara. “E
d è molto diverso da quello che state progettando voi” “Non
lascerò che ci sia un altro scandalo” Cygnus coprì
la distanza che li separava. Le prese le mani, serrando le dita
attorno ai suoi polsi con delicatezza, ma nei suoi occhi brillava una
luce febbrile. “Non si ripeterà di nuovo” “Non
sarò io a pagare per quella puttana di Andromeda, papà”
Si liberò dalla sua stretta, lo sguardo fisso sul pavimento.
“Dovrai trovarti un'altra vittima” Uscì
lasciando i genitori in silenzio, e i suoi passi riecheggiarono nel
corridoio per qualche secondo.
*
* * * *
Era appoggiato al
tronco ruvido di un vecchio melo, nell'angolo più lontano del
frutteto. I rami gli offrivano riparo dal sole, abbastanza intenso da
fargli bruciare la pelle del viso con il suo calore. Sistemò
meglio la schiena, indolenzita per l'immobilità, ed allungò
le gambe. Aveva portato con sé il libro di trasfigurazione,
ma da quando si era seduto all'ombra della pianta non era riuscito a
leggere più di due righe di seguito. Un piacevole torpore lo
avvolse, facendogli socchiudere gli occhi. Un paio di uccellini si
posarono a poca distanza da lui, ed iniziarono a becchettare come se
non l'avessero notato. Il cielo era di una incantevole sfumatura
d'azzurro, insolita per il mutevole clima inglese, ed il silenzio era
infranto solo dai deboli cinguettii e dalle lucertole che si
muovevano fra l'erba. Era lo scenario perfetto per quel pomeriggio
pigro, dipinto della luce calda di giugno. Estrasse una sigaretta
dalla tasca dei pantaloni, in attesa.
*
* * * *
“Devi
parlare a tua sorella” “Dal tuo tono sembra che non ci
abbia mai provato” Narcissa guardò la madre con aria di
vago rimprovero. “Ha sempre rifiutato di ascoltarmi” “Non
ho il minimo controllo su di lei” Druella si lasciò
cadere sul letto della figlia, tormentando la stoffa liscia della
veste. “Ho paura che faccia qualcosa di cui potrebbe
pentirsi” “A Bella non piace sentirsi dire come vivere
la sua vita” Convenne Narcissa, sedendosi accanto alla madre.
“Però non credere che sia una pazza
irresponsabile” “Cosa intendi?” “Non ti
offendere, mamma” Un'ombra di rimprovero attraversò gli
occhi chiari della giovane. “Ma finché metterai al primo
posto la nostra reputazione lei non vorrà sentire
ragioni” Druella abbassò lo sguardo, per non leggere
la verità sul viso della figlia. “Io... Non abbiamo mai
messo al primo posto la reputazione!” Esclamò, cercando
di nascondere il tremore colpevole della sua voce. “Bellatrix è
più importante” “Fatele capire che è
davvero
così.
Ascoltatela, invece di aggredirla e rinfacciarle continuamente i suoi
doveri. E' la primogenita, è vero, ma è anche vostra
figlia” “Dove l'hai trovata questa saggezza? Parli
come un romanzo” Osservò la donna, con una certa
dolcezza. Narcissa scrollò le spalle. “Qui non c'è
molto da fare, ho solo tempo in abbondanza per osservare gli
altri” “Grazie, Cissy. Cercherò di seguire i
tuoi consigli” Si alzò, e le sfiorò il viso con
le dita. “Ma non ti garantisco niente, Bella è peggio
degli elfi domestici quando si impegna” “Lo
so” “Cissy” Narcissa, che si era seduta alla
scrivania e aveva estratto il calamaio e un'elegante piuma blu, si
voltò verso la madre. “Sono contenta per te e
Lucius” Lei sorrise, scostando una ciocca di capelli biondi
dalla guancia imporporata.
*
* * * *
I suoi passi erano
leggeri, ma i fili d'erba scricchiolavano sotto la suola delle scarpe
che indossava. Gli si avvicinò, ancora, portandosi alle sue
spalle. Increspò le labbra, anche se la ragazza non poteva
scorgere la sua espressione. “Ti stavo aspettando” Aveva
finito due sigarette, consumandole senza fretta fino al filtro. Il
sole nel frattempo si era nascosto dietro una lieve coltre di nubi
grigiastre, e la temperatura si era abbassata. “Avevamo un
appuntamento?” Si sedette a pochi passi da lui, le gambe
piegate, il vestito che lasciava scoperta parte delle gambe
pallide. “Non avevamo nessun appuntamento” Girò
il viso, fino ad incontrare il profilo di lei. “Sapevo che i
tuoi ti avrebbero parlato, e sapevo anche che dopo saresti finita
qui” “Sei diventato un veggente? Non pensavo che la
divinazione fosse il tuo forte” “Il frutteto è
il posto più isolato” Scrollò le spalle. “Ci
si può persino illudere di essere da un'altra parte” La
ragazza annuì, senza quasi muovere il capo. “Non succede
spesso, ma devo darti ragione” “Vuoi proprio far
piovere, Bella” Rise, raccogliendo una margherita e facendola
roteare fra le dita. “Stai attenta a non darmi ragione troppe
volte” Bellatrix rise a sua volta, senza sarcasmo. “Ti
ricordi quando era brutto?” Domandò. “Non potevate
uscire, e venivate sempre a disturbarmi. Giocavo con voi alle catene
di parole finché non ci chiamavano per il the o per la
cena...” Questa volta fu Sirius ad annuire. “Me lo
ricordo” Disse semplicemente, strappando l'ultimo petalo del
fiore e gettandolo lontano.
*
* * * *
10
luglio 1967.
La pioggia batteva
con intensità crescente sui vetri, e le gocce colavano sui
davanzali formando piccoli rivoli trasparenti. Il cielo era del
colore del piombo, e le stanze erano buie nonostante fossero da poco
passate le quattro del pomeriggio. I cardini cigolarono, e la
porta si aprì. “Bella?” Bellatrix sollevò
gli occhi dal libro, ed incontrò il viso della sorella.
Narcissa aveva la tipica espressione di chi non trova il coraggio
di domandare qualcosa, e cercava di dissimularla stringendo le labbra
nel tentativo di rimanere seria. Nonostante avesse terminato il suo
primo anno ad Hogwarts, sembrava la stessa bambina che implorava lei
ed Andromeda di mostrarle le bacchette ed i libri di testo che
usavano a scuola. “Non avete niente di meglio da fare?”
Esclamò, arcigna. “Non possiamo uscire... E abbiamo
già giocato a carte e a scacchi” Piagnucolò
Narcissa, cercando di convincerla. “Vi odio, siete solo dei
rompipalle” Sbuffò, facendole segno di entrare. Un
attimo dopo, la sua camera era stata invasa. Narcissa e Sirius si
erano sistemati ai piedi del letto, calciando via le pantofole ed
incrociando le gambe, mentre Regulus si era seduto sul pavimento. “A
cosa volete giocare?” Domandò Bellatrix, anche se
conosceva bene la risposta. “Alle catene di parole!”
Ribatterono, com'era prevedibile, Sirius e Narcissa. Regulus, dal
canto suo, si limitò ad annuire con aria
indifferente. “D'accordo, d'accordo. Allora inizio
io” “Perché devi sempre iniziare tu?”
Disse Sirius, incrociando le braccia. “Voglio iniziare io
questa volta!” “Inizio io perché sono più
grande, e perché faccio lo sforzo di sopportarvi quando potrei
benissimo mandarvi via e continuare a leggere in pace” “Voglio
iniziare io!” Ripeté lui, intestardito. “E io
ti ho detto di no!” A quel punto, solitamente, faceva la sua
comparsa anche Andromeda. Dormiva nella stanza adiacente, e le voci
squillanti dei bambini di casa la raggiungevano mentre sonnecchiava o
scriveva sul suo diario. “Perché non mi chiamate
mai?” Esordì, fingendo di essere delusa. “Vi
divertite senza di me...” “Io preferirei divertirmi in
altri modi” Puntualizzò Bellatrix, esasperata. “Meda,
questa stupida non vuole farmi cominciare!” Andromeda
sorrise, sedendosi a terra vicino a Regulus. “Facciamo così”
Propose. “La prima parola la dirò io” “Io
sono d'accordo” Convenne Narcissa, poco propensa ad
intromettersi nei battibecchi fra la sorella ed il cugino. “Anche
io” Disse Sirius, lanciandole un'occhiata
complice. “Bella?” Lei annuì, stizzita. “Per
quello che mi importa...” “Bene, allora è
deciso” Andromeda sorrise, ravviandosi i capelli castani. “La
mia parola è... Calderone. Cissy?” “Mmmh...
Ebano” “Uffa, ma con la o è difficile!”
Si lamentò Sirius, agitando le braccia e rischiando di cadere
all'indietro. Tutti, persino Bellatrix, scoppiarono a ridere.
*
* * * *
“E'
passato tanto tempo” Constatò, mentre il cielo diventava
sempre più scuro. “Alcune cose però non sono
cambiate” “Ad esempio?” “Tu sei ancora
un bambino che si diverte a litigare con me. Cercavi ogni scusa per
attaccarmi, e sono sicura che non hai perso il vizio” “Beh,
tu una bambina lo eri già allora” Sottolineò
Sirius, socchiudendo gli occhi. “Adesso hai quasi venticinque
anni e sei rimasta la stessa. Finché non ti deciderai a
smettere di provocarmi non vedo perché dovrei farlo io” “Forse
è un modo per tenersi in allenamento” Ribatté la
ragazza, con un sorrisetto. “Per non diventare come i nostri
genitori, che non provano più nulla” “Sì,
forse” Bellatrix sollevò la bacchetta, lasciando il
braccio sospeso a mezz'aria. Il suo sguardo sembrava vitreo, perso in
pensieri lontani. “Stai pensando con quale incantesimo farmi
fuori?” Le chiese lui, divertito. “Ti propongo un Avada,
semplice ed indolore” “Non userei mai un Avada per
farti fuori” Ribatté Bellatrix. “Non ti farebbe
soffrire neanche un po'” Con un evanesco,
fece sparire i mozziconi delle sigarette fumate dal cugino. Una
pioggia sottile iniziò a cadere dopo pochi minuti, ravvivando
il verde del prato e bagnando la corteccia degli alberi. Sirius
sollevò il viso, e una goccia gli inumidì la guancia.
“Dovremmo tornare” Lei scrollò le spalle.
“Davvero?” “A pensarci bene... No. Non ho voglia
di rientrare” Bellatrix schiuse le labbra. “Nemmeno
io”
*
* * * *
NOTE
Una
piccola precisazione, forse inutile, che ho dimenticato di aggiungere
alla fine dello scorso capitolo: i personaggi di questa storia,
almeno quelli più giovani, portano per la maggior parte abiti
“babbani”. So che maghi e streghe mettono sempre tuniche
e simili, ma proprio non me li vedo... Concedetemi questa licenza
XD Detto questo, vi avviso che dalla prossima settimana gli
aggiornamenti saranno di domenica.
Così avrò un po' più di tempo per scrivere e
rivedere i capitoli, visto che ho il pc solo nel fine settimana...
Abbiate pazienza!
Ringrazio
chi ha letto, e chi ha recensito.
Vera
Lynn: grazie mille! Sono
contenta di averti fatto venire voglia di scrivere... Regulus poi è
un personaggio interessante ;) Alla prossima!
Juliet:
grazie mille anche a te carissima! Sono contenta che Regulus ti
piaccia, scrivere su di lui mi manda in crisi... Sarà perché
bisogna costruirgli una personalità partendo praticamente da
zero, si sa pochissimo su di lui. Effettivamente lui e Cissy non
starebbero male insieme *_* Aspetto una tua fic su di loro, a questo
punto ^^ Alla prossima!
_
Flea _
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Capitolo 5 *** You preferred life plain [Rainbows & butterflies] ***
IV
You
preferred life plain
(Rainbows
& butterflies)
26
giugno 1976.
“Organizzerò
un ballo” “E' il primo della stagione, se non
sbaglio” “Esatto. Tante famiglie non si trasferiscono
in campagna per l'estate finché i figli non tornano da
Hogwarts, come avete fatto voi” Walburga posò la
tazza di porcellana sul vassoio, e afferrò l'ennesimo
biscotto. “Sirius ha avuto il coraggio di chiedermi di restare
a Londra” La cognata aprì poco elegantemente la
bocca, sorpresa. “Voleva rimanere a Grimmauld Place da
solo?” “Sì, l'ho dovuto portare qui quasi di
peso... Mi stupisco che non abbia cercato di scappare durante la
notte. Ti confesso che sono stata tentata di accettare” Il
dolce si sbriciolò sul vestito, ma lei non vi prestò
attenzione. “Il nostro rapporto è inesistente, ci
rivolgiamo la parola solo per gridarci contro o ci ignoriamo. Però
avrebbe di sicuro invitato quei delinquenti dei suoi amici, e chissà
chi altro. Orion ha speso una cifra esorbitante per rinnovare tutta
la casa, se Sirius l'avesse distrutta la colpa sarebbe ricaduta su di
me” “Hai fatto bene ad obbligarlo a venire qui”
Convenne Druella. “La villa è isolata, e non potrà
fare danni” “Lo penso anch'io, o per meglio dire lo
spero. Mio figlio peggiora di giorno in giorno” Un velo di
apprensione oscurò il volto di Walburga. “Vuoi
anticipare i Carrow? Di solito sono loro i primi ad invitare”
Si informò poi, tornando all'argomento principale della
conversazione. “Credo che Andrew Carrow avrà altro a
cui pensare, quest'anno. Non hanno ancora trovato sua moglie, e a
quanto pare i figli stanno pensando di rinnegare entrambi” “Che
brutta fine” Walburga sospirò, quasi sinceramente
dispiaciuta per quella famiglia.
Erano trascorsi un
paio di mesi da quando Melia Selwynn Carrow era fuggita dalla villa
di famiglia, poco fuori Londra, in piena notte. Si vociferava da
tempo che fosse il frutto di un incesto, e che, per questo motivo,
soffrisse di gravi disturbi mentali. In realtà erano stati gli
stessi pettegolezzi, sempre più insistenti, a minare del tutto
il carattere della donna, fragile e schivo. Il marito aveva cercato
di proteggerla, ma le lunghe giornate trascorse da sola, in una casa
troppo grande, avevano gettato Melia in uno stato di profonda
infelicità. Solo le visite di Benedict Mandell, medimago dei
Carrow, un uomo che aveva cercato di comprendere le vere ragioni del
suo malessere, gettavano un po' di luce su quell'esistenza ormai
indegna di essere vissuta. Non appena si era diffusa la notizia
della sua scomparsa, le streghe più in vista si erano
premurate di rendere nota la loro opinione a riguardo. Era ovvio che
Melia doveva essere stata sedotta, e forse persino drogata, da
Mandell, che l'aveva convinta a rifugiarsi in una delle sue proprietà
in Scozia. Andrew aveva organizzato squadre di ricerca che stavano
setacciando tutto il paese, ma fino a quel momento non erano stati
fatti passi avanti. Aveva anche implorato l'aiuto dei suoi due figli,
Alecto e Amycus, che si erano rifiutati di farsi coinvolgere. Voci
vicine alla famiglia sostenevano che entrambi erano appena stati
ammessi fra le file dei Death Eaters, e che i loro pensieri ormai
erano del tutto assorbiti dalla causa di Lord Voldemort.
Personalmente,
Walburga non credeva a quelle sciocchezze, ma era felice che uno
scandalo simile non si fosse abbattuto sui Black. In confronto, la
fuga d'amore di sua nipote Andromeda era una vicenda di secondo
piano. “Convincerò Cygnus a non badare a spese”
Proseguì Druella. “E parlerò con i Malfoy” “Vuoi
annunciare il fidanzamento?” L'altra annuì, con un
sorrisetto soddisfatto sulle labbra. “E' il momento giusto.
Narcissa mi ha raccontato che un paio di uomini si sono presentati da
Abraxas per discutere di un matrimonio fra Lucius e le loro figlie...
Lei lo trova divertente, ma non posso rischiare che il vecchio cambi
idea” “Non hai sempre sostenuto che Lucius e Cissy si
amano davvero?” “Sì, quando mi ha raccontato di
lui non avevamo ancora pensato ad un eventuale marito per Narcissa.
E' stato un colpo di fortuna, non poteva impiegare meglio i suoi anni
ad Hogwarts” “Allora Abraxas non potrà fare
nulla, il figlio non accetterà mai un'altra” Druella
inarcò un sopracciglio, scettica. “I soldi vincono
sempre. Se avesse l'occasione di unirsi a una famiglia più
ricca della nostra non ci penserebbe due volte, lo conosco. Lucius
non potrebbe opporsi” “Allora è proprio il
momento giusto” “Stasera manderò una lettera
nel Wiltshire” “Sono sicura che non ci saranno
problemi” Disse Walburga, con una punta d'invidia.
*
* * * *
Posò la
punta della piuma sul foglio, tracciando uno svolazzo che legava le
due iniziali e terminava con una piccola spirale. Aveva iniziato ad
inserire quel simbolo accanto al suo nome quando aveva tredici anni,
e faceva volare aerei di pergamena sui banchi delle compagne. Da
allora lo includeva in ogni lettera che inviava, e in ogni messaggio
che lasciava ad amici o genitori. Soffiò sull'inchiostro
per evitare che macchiasse la carta, e rilesse quanto aveva scritto
con espressione concentrata, mordendosi il labbro inferiore. La sua
grafia chiara e leggibile le aveva fatto guadagnare le lodi di tutti
gli insegnanti, che non dovevano faticare per tradurre scarabocchi e
parole storte e sgraziate. Soddisfatta, aprì il primo
cassetto della scrivania, ingombro di fogli di pergamena e boccette
di vetro. Estrasse una scatola di legno grezzo, che conteneva una
decina di barrette di diversi colori. Ne scelse una, spezzandola a
metà e riponendo il resto nel contenitore. Accese una candela
con la bacchetta, ed avvicinò la stecca alla fiamma: la fece
sciogliere in fretta, evitando che annerisse. Pochi secondi dopo,
chiuse la busta con un narciso di ceralacca blu scuro. Erano stati
i nonni paterni, quattro anni prima, a regalarle un sigillo
personalizzato, come avevano fatto con tutti i nipoti che avevano
raggiunto la maggiore età. Il suo, com'era ovvio, recava una
raffinata incisione del fiore che le aveva donato il nome. Era stata
Andromeda a consegnarglielo, la mattina del suo diciassettesimo
compleanno, avvolto in una pezza di raso. Mentre terminava di
scrivere l'indirizzo, la raggiunse una lieve risata. Non ebbe bisogno
di voltarsi per capire a chi apparteneva quel soffio, accompagnato da
un'asprezza inconfondibile. “Mandi poesie al tuo
innamorato?” “Non mando poesie” Rispose,
con più irritazione di quanto avrebbe desiderato. “Ho
solo raccontato a Lucius quello che succede qui... Cioè
niente” “Serve fantasia per riempire due pagine di
niente” A quel punto girò il viso. “Da quanto
sei qui?” “Da abbastanza tempo per vedere quella
ridicola espressione trasognata che hai quando si tratta di
Malfoy” “Smettila” La pregò Narcissa,
recuperando la calma. Non si era accorta del suo ingresso, forse
troppo impegnata a pensare a qualche aneddoto divertente da
raccontare al fidanzato. “Come mai hai scelto la
biblioteca?” Indagò l'altra. “Ci sono meno
probabilità che la mamma ti scopra mentre gli scrivi quanto ti
manca?” “Mamma sa benissimo che mi manca”
Ribatté, senza scomporsi. “Come potrebbe essere
altrimenti? E' praticamente perfetto, lo sanno tutti. Lei per prima
lo adora” Bellatrix inarcò un sopracciglio. “Hai
ragione, Cissy... Praticamente” “Cosa vuoi
dire?” “Se fossi in te non mi fiderei così
tanto del caro Lucius” “Perché non dovrei
fidarmi?” “Avanti... Non dirmi che non hai mai
sospettato di lui” “C'è qualcosa in particolare
che devi raccontarmi?” Narcissa incrociò le braccia,
scoccandole uno sguardo infastidito. “Altrimenti puoi anche
andare, non ho intenzione di assecondarti” La sorella si
piegò verso di lei. “Il tuo fidanzato è bello e
ricco. Può persino essere simpatico, quando si impegna. Ti
ama, ne sono sicura anch'io...” Fece una pausa, scoprendo i
denti in un sorriso colmo di malizia. “Ma cara Cissy, è
un uomo. E gli uomini non sanno resistere alle tentazioni, lo sa
anche un'ingenua come te” “Stai insinuando che Lucius
mi tradisce?” “Le tentazioni sono ovunque”
Proseguì Bellatrix, senza prestarle attenzione. Abbassò
la voce in un sussurro vellutato. “Specialmente quando uno come
lui è solo, senza la futura moglie che lo controlli” “Adesso
basta, Bella” Narcissa si alzò, costringendola a
ritrarsi. “Parla chiaramente” “Domandati come ha
occupato il tempo la scorsa estate, quando era in Francia” Era
poco più alta della sorella, e le sollevò il mento per
guardarla negli occhi. “Domandati a quale stanza bussava di
notte, sperando di riuscire a infilarsi in un altro letto” “Sparisci”
Una sola parola, lapidaria, uscì dalle labbra della
ragazza. “Non mi credi, Cissy?” “Vai via”
La pregò, in tono gentile. “Trova qualcun altro da
torturare” “Sei brava a fingere” Ribatté
Bellatrix. “E' così che si riesce a sopportare
tutto?” “Tutto?” Ripeté Narcissa,
tornando ad irrigidirsi. La ragazza spalancò le braccia,
come a voler includere l'intera tenuta. “Questa vita piatta che
hai accettato senza aprir bocca. Il marito che tutte ti invidieranno,
una camera piena di soldi alla Gringott e qualche viaggio. Niente
passione, nessun ideale” Strinse gli occhi, fino a ridurli ad
una fessura di luce grigia. “Niente” L'altra
rise. “Nella vita che ho scelto c'è passione”
Rispose, con enfasi. “Ma tu sei troppo occupata a giocare alla
bambina dispettosa per accorgertene” “La tua è
una passione da romanzo, sorellina. Durerà per qualche pagina,
finché Lucius non si stuferà anche di te” “Sono
abbastanza grande per i romanzi e per le loro conseguenze, nel caso
tu ti sia dimenticata anche di questo” Narcissa fece un gesto
con la mano, invitandola ad uscire dalla stanza. “E adesso, per
favore, lasciami da sola” Bellatrix annuì, senza
che il lampo ironico nel suo sguardo si spegnesse.
*
* * * *
“Scriveranno
ai Malfoy per chiedere di annunciare il fidanzamento” “Era
ora” Orion continuò a sfogliare le pagine di una vecchia
copia della Gazzetta, senza prestare troppa attenzione. “Narcissa
e Lucius si frequentano da un po', ormai” Walburga sbuffò,
infastidita. “Narcissa è furba, riscatterà
Andromeda” Sottolineò. “E sposandosi metterà
anche in secondo piano Bellatrix, che si ostina a rimanere sola. Non
mi stupisce che Druella e Cygnus vogliano affrettare i tempi” L'uomo
sollevò gli occhi, scrutando la moglie con aria scettica.
“Qual è il punto?” Domandò, senza lasciarsi
ingannare da quelle osservazioni apparentemente casuali. “Il
punto è che loro hanno una figlia che pensa al futuro”
Ribatté. “Mentre noi
rischiamo
di lasciare tutti i nostri soldi in mano a Sirius” “Sirius
non si sta comportando come vorremmo” Replicò Orion,
rinunciando alla lettura del quotidiano. “Ma è giovane,
cambierà idea” “Cambierà idea? Non so se
te ne rendi conto, ma a Hogwarts frequenta babbani e mezzosangue, se
non peggio! Non cambierà mai
idea.
E' convinto di aver ragione, e si diverte a ridicolizzarci” “Allora
faremo in modo che sia Regulus ad ereditare tutto. E' abbastanza
intelligente da non fare la stessa fine di suo fratello” “Come
puoi essere così superficiale?” Lo attaccò
Walburga. “Sembra che non ti importi della fine che farà
la nostra famiglia!” “Non pensi che Regulus sia
adatto?” “Sai benissimo che voglio bene a Regulus”
Rispose, seccata. “Ma per nostra sfortuna è più
giovane di Sirius, non potrà diventare l'erede” “Perché?”
Domandò Orion, con aria di sfida. “E' solo una questione
di età? Ora sei tu ad essere superficiale, se non
sbaglio” Walburga respirò a fondo, e parve
trattenersi dallo schiaffeggiare il marito. “Perché ci
sarebbero domande, e insinuazioni, e chissà che altro! Vuoi
fare la fine di Melia Carrow?” Orion soppesò la
questione per un istante, per poi scuotere il capo in segno di
diniego. Ancora una volta era stata lei a vincere lo scontro. “Cosa
proponi, allora?” “Dobbiamo trovare una ragazza per
Sirius” Le labbra della donna, suo malgrado, si piegarono in un
lieve sorriso di trionfo. Era riuscita a guidare la conversazione,
senza sforzo, fino al terreno in cui desiderava addentrarsi
dall'inizio. “Una ragazza che lo affascini, ma che allo stesso
tempo sia ben accetta nel nostro ambiente. Una purosangue ricca che
gli faccia abbandonare tutte quelle stupidaggini sull'uguaglianza, e
che tra qualche anno lo sposi e lo obblighi a mantenere i suoi
impegni. Una moglie attenta che gli impedisca di rinunciare a tutti i
suoi privilegi” “Facile come bere un bicchier d'acqua”
Commentò Orion, sardonico. “E dove pensi che potrebbe
incontrare una persona del genere? Qui attorno non ne ho viste
molte” “Al ballo che Cygnus e Druella vogliono
organizzare per Narcissa. Basterà invitare famiglie che
abbiano figlie dell'età di Sirius, e presentargli la
migliore” “Capirà che è tutta una messa
in scena” Obiettò l'uomo. “Farà solo finta
di assecondarti” “Non lo farà, se troveremo la
persona adatta” “Conosco abbastanza mio figlio”
Insistette. “Se mi permetti di essere sincero ti dico che le
darà qualche bacio per farla stare zitta, e forse se la
porterà anche a letto. Ma dopo la rispedirà al mittente
senza tanti complimenti” “Tu preoccupati solo di
trovare i contatti giusti” Tagliò corto Walburga,
spazientita. “Non possiamo aspettare che Sirius ritrovi la
ragione da solo” “Come preferisci” Si arrese
Orion. “Agli ordini” “Benissimo” Dopo
che Walburga ebbe lasciato la stanza, Orion tornò a leggere la
Gazzetta con un'espressione scettica sul viso.
*
* * * *
“Vuoi
un consiglio?” Narcissa sussultò, voltandosi. “Scusa,
non volevo spaventarti” Regulus le si avvicinò,
sorridendo. “Stavo cercando un libro interessante tra quegli
scaffali, poi sei arrivata tu... Non volevo disturbarti e mi sono
messo a leggere, seduto sul pavimento” Piegò la testa,
puntando gli occhi sulle assi di legno lucido. “Ma dopo è
arrivata anche Bella...” “E hai sentito tutto”
Concluse la ragazza. “Non volevo ascoltare, mi
dispiace” “Non preoccuparti, non è un segreto
che si diverta a mettermi dubbi su Lucius” Narcissa scrollò
le spalle. “Ci riesce anche bene, se è per questo. Un
talento naturale” “Secondo me non dovresti darle
ascolto” Regulus sollevò di nuovo lo sguardo. Nei suoi
occhi, di solito vacui ed impenetrabili, brillò un lampo di
luce vivace. “E' solo invidiosa” “Invidiosa?
Bella non conosce l'invidia, almeno non nei miei confronti” “Non
ha qualcuno come Lucius” Ribatté lui, con
semplicità. Narcissa rise brevemente. “A sentire lei
l'ha avuto eccome” “Sai anche tu che non è
vero” Regulus le si avvicinò, scompigliandole i capelli
con un gesto amichevole. “Non posso esserne sicura”
Obiettò. “Lucius è sempre stato molto
corteggiato, e sono amici da tempo. A Hogwarts andavano molto
d'accordo, nonostante la differenza d'età... E la scorsa
estate sono stati insieme in Francia” “Non puoi
credere che ci sia stato qualcosa tra loro. Bella non può
capire, e reagisce nell'unico modo che conosce. Mi stupisce che sia
la maggiore... Si comporta come se avesse dieci anni” La
cugina rise di nuovo alla vista dell'espressione perplessa, quasi
scandalizzata di Regulus. “Tu invece ti comporti come se ne
avessi quaranta” Disse, con affetto. “Devo ringraziarti
un'altra volta” “E di cosa? Tu sei l'unica con cui
parlo volentieri, qui dentro” “L'hai trovato un libro
interessante?” Domandò Narcissa. “Ovviamente
no” Sospirò. “E' una battaglia persa”
*
* * * *
“Buon
pomeriggio, cugino” Sirius, seduto scompostamente su una
delle sedie a sdraio allineate in veranda, rispose con una sorta di
grugnito incomprensibile. “Sei così pigro che non
riesci neanche a parlare?” Lo pungolò la ragazza,
lasciandosi scivolare accanto a lui. “Stavo cercando di
dormire” Ribatté, con la voce impastata dal sonno. “Non
ho molta voglia di far conversazione” “Forse è
meglio così, di cazzate oggi ne ho sentite fin troppe”
Bellatrix chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie con le
dita. “Ancora i tuoi?” Si informò
Sirius. “Cissy” “Anche lei insiste perché
ti trovi un marito?” “No, è troppo occupata ad
immaginare lei e Lucius mentre camminano tra arcobaleni e farfalle”
Spiegò Bella, caustica. “Non la capisco” “Che
illusa” Commentò Sirius, con indifferenza. “Crede
davvero che riuscirà ad essere felice per tutta la vita?” La
cugina inarcò un sopracciglio, voltandosi fino ad incontrare
il profilo del ragazzo. “Sei d'accordo con me?” Domandò,
sorpresa. “Non mi sono convertito al romanticismo solo
perché non sono uno Slytherin” Sirius le lanciò
uno sguardo obliquo. “Penso che l'amore non esista, se proprio
ci tieni a saperlo. Io e il mio cinismo siamo più uniti che
mai, come puoi vedere” “Allora potresti prestarne un
po' a mia sorella” Rispose, allungando le braccia dietro la
testa. “Ne avrebbe davvero bisogno” “Pensavo che
anche tu ne avessi in abbondanza” “Non se ne ha mai
abbastanza” “Allora temo che dovremo lasciare Cissy in
mezzo agli arcobaleni e agli unicorni” “Erano
farfalle, Black” Lo corresse Bellatrix, stirando le labbra in
un sorriso. “E farfalle siano” Disse Sirius, chiudendo
gli occhi e lasciandosi accarezzare dal tepore dei raggi di sole.
*
* * * *
NOTE
Amycus
era il figlio di Poseidone e di una ninfa, Melia: da qui il nome
della madre dei due Carrow. Come sempre devo ringraziare il Lexicon
per questa informazione ^^
Ringrazio
chi ha letto, e Juliet
che mi ha lasciato un commento. Awww, grazie! *_* Sono contenta che
Bella ti piaccia: è più “tranquilla”
rispetto alla maggior parte delle mie fics (anche se comunque rimane
cattiva come piace a noi XD), ma ho pensato che a venticinque anni
dovesse essere cambiata rispetto ai tempi della scuola. Lei e Sir
sono la coppia perfetta, come ben sappiamo <3 Narcissa è
l'opposto della sorella, la ragazza perfetta che obbedisce ai
genitori eccetera... Però non l'ho descritta così con
l'intenzione di farla odiare, è semplicemente venuta fuori per
“bilanciare” Bella. In ogni caso anche io odio certi suoi
atteggiamenti :D
Alla
prossima!
_
Flea _
|
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Capitolo 6 *** A thousand sunsets in a box [New ways, old things] ***
V
A
thousand sunsets in a box
(New
ways, old things)
Malfoy
Manor, Wiltshire, 27 giugno 1976.
Il gufo si posò
di fronte a lui, restando in attesa. Quei grossi occhi ambrati lo
scrutavano, all'apparenza pacifici, lasciando intravedere un'ombra
guardinga. Allungò la mano, slegando lo spago che fissava una
pergamena arrotolata. Non appena posò la lettera sulla
superficie di legno scuro l'animale si voltò verso la finestra
e spiccò il volo, senza attendere la ricompensa che gli
spettava. Lasciò che il suo sguardo indugiasse sul gufo e
sulle sue ali che si alzavano e si abbassavano mentre volava, finché
il suo profilo non sparì all'orizzonte. Abraxas Malfoy
rigirò fra le mani il foglio: la carta era pregiata,
leggermente porosa e pesante, color crema. Ancora prima di aprirlo,
seppe che si trattava di un invito ad un ballo. Esercitò una
debole pressione sul sigillo e il simbolo della famiglia Black si
frantumò fra le sue dita, lasciando schegge di ceralacca sulla
scrivania. Riconobbe la scrittura di Druella Rosier, e lesse le
righe che parlavano dell'ennesima festa a cui era stato invitato. Non
riuscì a trattenere uno sbadiglio, vinto dalla noia che
trasudava da quelle parole pompose. Stava per cestinare il
foglio, quando notò che, a metà della lettera, la
grafia cambiava. Cygnus Black, che di solito si teneva alla larga
dall'organizzazione della vita sociale della famiglia, aveva qualcosa
da comunicargli. Recuperando l'interesse, si accinse a leggere il
resto della missiva. Quando giunse al termine di quelle righe, si
tolse gli occhiali da vista e uscì dallo studio con aria
soddisfatta.
*
* * * *
“Lucius” Il
giovane era sdraiato sul letto, ad occhi chiusi, ed ascoltava della
musica che, solo un decennio prima, sarebbe stata giudicata bieco
rumore. “Papà” Disse lui, sedendosi sul bordo
del baldacchino. “Come fai a sopportare questa robaccia?”
Domandò Abraxas, con una smorfia. “Non è
robaccia, è uno dei migliori gruppi rock!” Obiettò
Lucius, con un sorriso divertito. “Lasciamo perdere”
Disse l'uomo, scettico. “Cosa volevi?” Indagò
Lucius, stupito di vedere il padre a quell'ora. Di solito si ritirava
nel suo studio nel primo pomeriggio, e vi rimaneva fino all'ora di
cena. “E' arrivata questa” Rispose, estraendo dalla
tasca la lettera. “E' di Cygnus e Druella” “E'
successo qualcosa?” “Sì” Abraxas piegò
il capo di lato, osservando il figlio. “Mi hanno chiesto di
annunciare il fidanzamento fra te e Narcissa” Lucius si alzò
in piedi, più in fretta di quanto avrebbe desiderato.
“Davvero?” Esclamò, rendendosi conto troppo tardi
che stava quasi urlando. “Per quanto mi riguarda non ho
obiezioni” Proseguì. “I Black sono ricchi e
rispettabili, e ormai la fuga di Andromeda è stata
dimenticata. Volevo chiedere a te se sei davvero sicuro di voler
sposare Narcissa, ma visto che sei scattato come un soldatino quando
ho parlato non ho più molti dubbi” Lucius si passò
una mano fra i capelli, tentando di nascondere l'imbarazzo. “Voglio
sposare Narcissa, lo sai” Disse, abbassando la voce. “Allora
è deciso” Concluse Abraxas, imperturbabile. “Annuncerete
il fidanzamento fra qualche giorno, al ballo dei Black” “Grazie,
papà” L'uomo, suo malgrado, sorrise. “Devi solo
ringraziare te stesso, Lucius”
*
* * * *
Black
Manor, 4 luglio 1976.
L'aria del mattino
era fresca, e lo fece rabbrividire. Respirò profondamente,
finché le narici non gli si riempirono del lieve sentore di
umidità, e si diresse verso il gazebo. Era una struttura
laccata di bianco, con rose che si arrampicavano con grazia attorno
alle pareti di ferro battuto, situata nel punto più panoramico
del parco. Da quella posizione, la vista poteva abbracciare le
distese di prati, campi e colline tinte delle più vivaci
tonalità di verde. Si avvicinò senza fretta,
ascoltando lo scricchiolio dell'erba umida sotto i piedi. Amava
restare solo dopo essersi svegliato, e bere una tazza di caffè
con l'esclusiva compagnia di qualche pigro sbadiglio. Quando era
appena arrivato a Hogwarts, non riusciva a sopportare il vociare
della Sala Grande, il continuo passaggio di studenti, l'aroma intenso
delle salsicce, e tanto meno il chiacchiericcio ininterrotto di
James. Sorrise, pensando che l'amico riusciva a mantenere la sua
parlantina anche dopo aver dormito per un paio d'ore. Quando
giunse a pochi passi dal gazebo, tuttavia, scorse due figure sedute
al tavolo. In mezzo a loro c'erano una teiera di porcellana azzurra,
una caraffa di succo e un paio di vassoi. Regulus, ancora in
pigiama, mangiava con gli occhi fissi sul piatto.
Ad occhio estraneo
sarebbe sembrato del tutto a suo agio, ma Sirius sapeva che era
nervoso. Lo poteva intuire dai momenti veloci della forchetta, così
diversi dai soliti gesti misurati e calmi, dal modo con cui le sue
dita salivano, di tanto in tanto, a toccare una ciocca di capelli,
dal suo sguardo che continuava a vagare senza posarsi su nulla. Lui
e Regulus potevano trascorrere settimane senza parlarsi, eppure
Sirius era consapevole del particolare legame che li univa. Erano in
grado di smascherare ogni rispettiva finzione, ogni comportamento
stridente o esagerato, ogni sfumatura amara della voce o tremolio
sospetto delle mani. Anche a Hogwarts bastava un fuggevole sguardo
scambiato in corridoio, un breve saluto, per lasciare che l'altro
venisse a conoscenza di ogni delusione, momento di gioia,
insicurezza. Conoscevano l'uno le debolezze dell'altro, le peggiori
paure e i punti di forza. Se l'avessero desiderato, avrebbero
potuto semplicemente distruggersi a vicenda.
Si fece più
vicino, cercando di non farsi notare. Di fronte a Regulus,
Bellatrix mangiava con gusto la sua porzione di bacon. Aveva le
maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti e i capelli raccolti
con un bastoncino di legno, che sembrava sul punto di sfilarsi e
lasciare libera la chioma corvina. Non parlava, ma di tanto in tanto
sollevava lo sguardo puntandolo sul ragazzo che le stava davanti. Un
raggio di sole le colpiva il viso, ma lei non se ne curava. Lasciava
che la luce si riflettesse sui suoi orecchini e nei suoi occhi,
rendendoli trasparenti. Sirius, suo malgrado, sorrise.
Il loro rapporto
era basato sullo scontro: lei era la cugina con cui litigare, proprio
come Andromeda era quella da cui rifugiarsi per avere un consiglio o
per parlare senza timore. Quando aveva dieci anni, Bellatrix,
appena diplomata, gli sembrava parte di un mondo misterioso di cui
non non poteva fare parte. Riusciva a trasformare un foglio di carta
in un fiore senza sforzo, era così alta che non le arrivava
neanche alla spalla, impartiva ordini agli elfi con una sicurezza che
nemmeno i suoi genitori possedevano. Per il bambino che era stato,
lei era terribilmente distante, affascinante, adulta. Aveva
trascorso intere giornate in sua compagnia osservandola, cercando di
non mostrare il timore che gli incuteva con la sua voce e le sue
movenze, studiando il modo con cui Andromeda e Narcissa interagivano
con la sorella maggiore. Fino all'estate del 1971, Bellatrix era
stata per lui come una figura mitologica da rimirare in silenzio,
senza avvicinarsi troppo per paura di vederla sparire in una nuvola
di fumo. Poi era arrivata una lettera, una lettera che lo
convocava a Hogwarts. Da allora, per più di nove mesi
all'anno, Bellatrix diventava solo un nome, un vago ricordo relegato
in un angolino. E ogni volta che tornava al Black Manor, ogni volta
che la vedeva mentre sollevava la mano in segno di saluto, il ragazzo
si rendeva conto che la cugina gli sembrava meno spaventosa, e che
l'aura che l'avvolgeva era meno intensa. Presto aveva iniziato a non
piegare più il capo quando lei entrava in una stanza, e aveva
smesso di sentirsi in soggezione in sua presenza. Il passo
successivo era stato breve, e il gusto della provocazione aveva
soppiantato le poche frasi pronunciate con reverenza. Erano
trascorsi quasi cinque anni da quel pomeriggio di fine agosto, e nel
frattempo Sirius l'aveva superata in altezza e, anche se Bella
continuava ad avere l'ultima parola in ogni loro conversazione, aveva
imparato a non lasciarsi sopraffare troppo in fretta. Ogni loro breve
incontro era un'occasione per provocarla, per mettersi alla prova e
dimostrare a se stesso che poteva resistere qualche minuto in più,
che poteva trattenerla e farla parlare anche quando sembrava voler
fuggire senza degnarlo di uno sguardo. Voleva che lei
ridesse, quella sua risata traboccante di sarcasmo che riservava a
chiunque riuscisse a catturare la sua attenzione, e che lo guardasse
piegando leggermente il capo di lato. Forse, pensò, voleva
solo recuperare il tempo perso.
“Adesso
ci spii?” Colto di sopresa, sussultò. Bellatrix,
dietro di lui, gli aveva sussurrato quella breve frase all'orecchio,
sfiorandogli la spalla con le dita. Si voltò, incrociando le
braccia. “E' un nuovo hobby” Rispose, in tono
indifferente. “E poi eravate così carini” “Non
lo metto in dubbio, cugino” Ribatté, condiscendente.
“Non hai ancora imparato ad essere silenzioso? Ti ho sentito
subito” “Non raggiungerò mai i tuoi livelli,
poco ma sicuro” Distratto dalle sue riflessioni, non aveva
affatto notato che la ragazza si era alzata e l'aveva raggiunto
girando attorno al gazebo. Del resto, sapeva essere più
leggera dei soffioni che crescevano fra l'erba, smossi dalla
brezza. “Si può sempre migliorare” Bellatrix,
che non aveva ancora sollevato la mano dalla schiena del cugino,
sorrise. “E attento a non guardarmi troppo, potrei
consumarmi” “Sei abituata a farti sbavare dietro da
chiunque, non sarò io a consumarti” “Ormai ho
una certa età, lo dici sempre anche tu... Sono molto più
fragile di un tempo” Si allontanò da lui, incamminandosi
verso la villa. “Buona colazione, Sirius. Ho finito il bacon,
ma è rimasto del succo di zucca” “Generosa come
sempre!” Esclamò l'altro, prima di coprire la breve
distanza che lo separava dal gazebo.
*
* * * *
“Lucius!” “Ciao
Cissy” Lucius, appoggiato allo stipite della porta, sorrise con
aria spavalda. “Quanto tempo... Quasi non mi ricordavo più
com'eri fatta” “Troppo” Convenne Narcissa,
spostandosi per farlo entrare nella sua stanza. “E' andato bene
il viaggio?” Lui scrollò le spalle. “Mio padre
si lamenta sempre, lo sai. Non sai quante volte ho provato a
convincerlo ad usare la smaterializzazione... Ma non ne vuole sapere.
Abbiamo dovuto farci preparare una passaporta da un giorno
all'altro” La ragazza ridacchiò. “Il mio futuro
suocero sa essere molto persuasivo, sono sicura che non avrete avuto
problemi” “Uno dei vantaggi di chiamarsi Abraxas”
Lucius si avvicinò alla fidanzata, abbracciandola. Lei affondò
il viso nell'incavo della sua spalla, ricambiando l'abbraccio.
“Scommetto che ti sono mancato” “Non ne sarei
così convinta, se fossi in te” Ribatté Narcissa,
provocandolo. “Hai per caso un amante?” “Può
darsi...” “Allora dovrò fare in modo di
ucciderlo prima di cena” Un lampo ironico brillò negli
occhi di Lucius, che si piegò leggermente per baciare la
ragazza. “Anche se non mi sembra di avere molti rivali”
Disse poi, a pochi centimetri dalle labbra di Narcissa. “Mai
sottovalutare il fascino di un Black” Lui inarcò un
sopracciglio, scettico. “Niente a che vedere con quello dei
Malfoy. E soprattutto con il mio” La baciò di nuovo,
muovendo le dita fra i suoi capelli e facendole scivolare sul suo
collo. Quando raggiunsero la curva del seno, Narcissa le bloccò.
“Non ti ricordavi più com'ero fatta, eh?” Esclamò,
fingendosi indignata. “Forse la memoria sta iniziando ad
aiutarmi” Ribatté Lucius, senza smettere di stringerla.
“Ma ci vorrà ancora molto... Forse tutto il pomeriggio”
Concluse, prima di spingerla all'indietro e farla cadere sul letto.
*
* * * *
Abraxas
Malfoy sedette di fronte a Cygnus e Druella, mentre al suo fianco si
sistemarono Orion e Walburga. Lo studio era inondato dal sole tiepido
del primo mattino, che tingeva i mobili di una delicata sfumatura
giallognola. “Spero che non ti dispiaccia se ci sono anche
mia sorella e Orion” Esordì Cygnus, che fece un cenno
con la mano. Subito un paio di elfi iniziarono ad affaccendarsi
attorno a numerosi vassoi, servendo la colazione all'ospite. Abraxas
scrollò le spalle, riservando un'occhiata sdegnata all'elfo,
che l'aveva inavvertitamente sfiorato con una delle dita tozze. “Il
ballo inizierà domani sera alle nove”
Continuò Cygnus. “La lista degli invitati te l'abbiamo
mandata via gufo un paio di giorni fa, spero sia arrivata” L'altro
annuì, senza aggiungere altro. I suoi occhi azzurri, dal
taglio affilato, scrutavano la famiglia Black con aria di
sufficienza, e le sue mani pallide e nodose stringevano la tazza
colma di caffè con presa salda. Molto somigliante all'unico
figlio, emanava tuttavia una durezza ed una consapevolezza che in
Lucius non si erano ancora affinate. Abraxas era perfettamente a suo
agio in qualsiasi ambiente, trincerato dietro il senso di superiorità
che derivava dalla sua ricchezza e dal prestigio di cui godevano i
Malfoy. “Vorresti aggiungere qualcuno?” Domandò
Druella, in tono affabile. “No, è perfetta”
Rispose finalmente l'uomo, lapidario. “Allora possiamo anche
mangiare in pace” Disse Cygnus, sorridendo. “Non vorrei
che il cibo diventi freddo” Abraxas afferrò la
forchetta, lasciandola sospesa per un istante. Poi affondò i
rebbi in una salsiccia, con un gesto secco. “Vorrei solo
chiedervi una cosa” Tutti alzarono gli occhi dai rispettivi
piatti, posandoli su di lui. L'uomo mangiò altri due
bocconi, ignorando con tranquillità lo spiacevole silenzio
colmo d'attesa. Infine ricambiò quegli sguardi interrogativi,
preparandosi a parlare. “Vorrei evitare incidenti spiacevoli,
visto che si tratta della festa di fidanzamento di mio figlio”
Disse, concentrandosi sulla figura di Walburga, che proprio accanto a
lui lo osservava di sottecchi. “Ma certo” Si affrettò
a rassicurarlo Druella. “Non ci saranno problemi, sono sicura
che...” “Sirius non deve dare problemi” La
interruppe l'altro, mentre una ruga profonda si formava sulla sua
fronte. “Ho sentito pettegolezzi spiacevoli, e non desidero
scandali” Orion annuì, gravemente, giocherellando con
le posate per evitare gli occhi severi di Abraxas. “Puoi
stare tranquillo” Le guance di Walburga assunsero un colorito
cinereo, e la sua mascella si serrò. “Siamo
perfettamente in grado di controllare nostro figlio” Disse,
controllando a stento la rabbia e l'imbarazzo. Per la prima volta,
Malfoy stirò le labbra sottili in una parvenza di sorriso
mellifluo. “Ne sono sicuro, Walburga” Ribatté,
prima di riprendere a mangiare.
*
* * * *
“Sei
contenta per il ballo?” Narcissa puntò gli occhi
verso Lucius, piegando le labbra in un lieve sorriso. “C'è
bisogno che te lo dica?” Lui si voltò sul fianco, per
guardarla meglio. “Sì, ce n'è bisogno” La
ragazza sbuffò, divertita. “D'accordo... Sono contenta
per il ballo, e sono ancora più contenta per l'annuncio del
fidanzamento” “Potresti anche metterci un po' più
di entusiasmo” La canzonò. “Sei assurdo!”
Esclamò lei, sistemandogli una ciocca di capelli che gli era
scesa sulla guancia. “Sono felice, sono entusiasta, sono
estasiata! Va meglio
adesso?” “Molto meglio” Lucius ridacchiò,
alzandosi. “Ti meriti una sorpresa” “Una
sorpresa?” “Pensavi che mi sarei presentato a mani
vuote?” Il ragazzo si avvicinò alla scrivania, su cui
aveva lasciato il mantello leggero. Lo afferrò, estraendo
dalla tasca interna un pacchetto. “Mi hanno insegnato a portare
sempre un regalo a chi mi ospita” “Allora avresti
dovuto comprare qualcosa per i miei genitori, questa casa è la
loro” “Vuoi sapere che cos'è o continuerai a
demolirmi con i tuoi commenti?” Obiettò l'altro,
ironico. “Certo che voglio sapere cos'è”
Narcissa allungò le mani, lasciando che il fidanzato le
porgesse il pacchetto e si sedesse di nuovo sul letto accanto a
lei. “Spero che ti piaccia” Narcissa fece
attenzione a non strappare la carta dorata, e rigirò per un
attimo fra le dita un pesante cofanetto di legno lucido, profumato di
cera. Lo aprì, con gli occhi che brillavano per la
curiosità. L'interno della scatola era diviso in
scompartimenti, e uno specchio rifletteva il suo viso. Sopra i
cassettini erano montati dei soli, elegantemente scolpiti e smaltati
in colori vivaci, circondati da nuvole d'argento. “E' un
carillon!” Esclamò, osservandolo ammirata. “Mi
hai sempre detto che da piccola ne volevi uno” Rispose Lucius.
“Ora sei un po' cresciuta, però...” “E'
bellissimo!” Ribatté lei, senza farlo finire. “Vuoi
caricarlo?” Le porse una piccola chiave, estraendola dalla
tasca dei pantaloni. Dopo un istante, nella stanza si diffuse una
musica allegra. I soli iniziarono a danzare in cerchio, passando
davanti e dietro le nuvolette, in un continuo alternarsi di tramonti
ed albe. “Grazie, Lucius” Lo ringraziò
Narcissa, baciandolo sulla guancia. “Mi piace davvero
molto” Rimasero in silenzio, ascoltando la melodia suonata
dal carillon.
*
* * * *
“Buongiorno”
Sirius si lasciò cadere su una delle scomode sedie, osservando
i resti della colazione. Come gli aveva detto Bellatrix, era rimasto
del succo di zucca, e anche qualche biscotto al cioccolato. Ne
afferrò uno, mangiandolo senza appetito. “Buongiorno”
Rispose Regulus, appoggiando la forchetta al bordo del piatto. “Ti
sei stufato di rimanere nascosto come un ladro?” L'altro
inarcò un sopracciglio. “Devo imparare ad essere più
silenzioso” Commentò, sarcastico. “Vi siete fatti
due risate, eh?” Regulus scrollò le spalle. “Non
parlo molto con Bella” Si versò un po' di succo,
riempiendo il bicchiere a metà. “Di sicuro meno di
te” “Cosa vorresti dire?” Sirius stesso si stupì
della chiara sfumatura d'accusa nella sua voce. “Non voglio
dire proprio nulla” Il fratello sorrise appena, celando una
certa soddisfazione. “Era solo una constatazione. Sei quello
con cui parla di più, qui dentro” “Più
che altro mi insulta, o mi provoca” Afferrò un altro
biscotto, spezzandolo a metà con un gesto secco. “Pensi
che sia divertente?” “Stai facendo tutto tu, Sirius.
Il mio era un semplice commento, per fare conversazione” Il
ragazzo si alzò, puntando le braccia sui fianchi. “Dovresti
rilassarti, sai? Quando c'è di mezzo Bella ti comporti in modo
strano, ultimamente” “Io non...” “Pensaci”
Si allontanò dal gazebo, senza lasciargli il tempo di
aggiungere altro. Sirius reclinò il capo all'indietro,
mentre una sensazione indefinita di frustrazione si faceva strada
dentro di lui. Odiava il modo in cui Regulus riusciva a farlo
riflettere.
*
* * * *
NOTE
Il
gruppo che ascolta Lucius quando entra il padre è ovviamente
magico e non babbano. Mi piace l'idea di lui che ascolta musica rock,
non chiedetemi perché ^^' Ho sempre voluto un carillon, ma
non ne ho mai avuti... Quindi riverso i miei desideri nelle fic XD In
questo capitolo Lucius e Narcissa sono particolarmente odiosi,
abbiate pazienza, ma in questa storia loro faranno la parte della
coppia perfetta. In ogni caso cercherò di contenere le parti
mielose, perché sono la prima a non gradirle troppo! Anche
Bella, come Regulus, è andata a Hogwarts un anno dopo, e si è
diplomata nel '70. La parte del titolo fra parentesi (“New
ways, old things”, cioè “Nuovi modi, cose
vecchie”), si riferisce al rapporto fra Bella e Sirius. Sirius
è cresciuto e maturato, non rimane più semplicemente in
silenzio quando c'è Bella nei paraggi eccetera... Ma lei in
ogni caso riesce sempre a spuntarla, o comunque a farlo faticare
parecchio :D
Ma
passiamo ai ringraziamenti.
Soul:
non preoccuparti, so cosa vuol dire non aver tempo di far nulla... E
anch'io dovrò passare molto tempo sui libri per colpa degli
esami T_T Ti ringrazio per i complimenti, sono contenta che ti
piaccia Sirius! Bella io l'ho sempre immaginata così, una
persona a cui piace provocare gli altri in ogni modo. Però
chissà, magari era davvero come la maionese ipocalorica XD
Vera
Lynn: grazie mille, spero che
la fic continui a piacerti!
MEISSA_S:
ciao, innanzitutto grazie per aver lasciato un commento! Capisco cosa
vuoi dire, a tanti non piace proprio la coppia Sirius/Bella... Io
personalmente li adoro, ma è una passione che si è
sviluppata nel tempo. La prima volta che ho letto una fic su di loro
ero così O_O, non avevo mai pensato a quel pairing prima ^^'
Hai ragione su Walburga e Orion, penso che tutto sommato avrebbero
preferito una casa distrutta al loro ritorno dalle vacanze XD
Ciao,
al prossimo aggiornamento!
_
Flea _
|
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Capitolo 7 *** Aurora borealis [Glowing in brillant colors] ***
VI
Aurora
borealis
(Glowing
in brillant colors)
Black
Manor, 5 luglio 1976.
Gli elfi domestici
erano in piedi da ben prima dell'alba. Avevano lucidato ogni angolo
del salone da ballo, aperto per l'occasione, tagliato accuratamente
l'erba in ogni angolo del parco, sagomato le siepi del viale che
conduceva alla villa, preparato stuzzichini e sorbetti da servire
agli ospiti accaldati per le danze. Druella e Walburga avevano
supervisionato ogni operazione, con le braccia incrociate e l'aria
severa, rischiando di perdere la voce a causa delle troppe grida di
rimprovero. Orion e Cygnus, invece, erano stati incaricati di
condurre Abraxas Malfoy il più lontano possibile, con la scusa
di mostrargli gli stessi paesaggi che aveva ammirato più volte
in quegli anni. Non volevano rischiare che il loro ospite più
importante, e futuro parente, venisse disturbato dall'inevitabile
confusione che regnava a poche ore dalla festa. “Siete
andati nelle cantine a prendere il vino elfico, Nelly?” Domandò
Druella. “Certamente, padrona” La rassicurò
l'elfa, osservandola con i grandi occhi lacrimosi. “Quello
del '69?” “Quello del '69, come aveva chiesto padron
Cygnus!” Squittì Nelly, intimorita. “Spero per
voi che non ci siano errori, sapete bene che questo ballo è
importante” La minacciò la donna. “Adesso puoi
andare, torna in cucina” “D'accordo, signora Druella,
d'accordo!” Nelly si affrettò ad ubbidire, scomparendo
in un attimo. “Non ci si può fidare di loro”
Intervenne Walburga. “Bisogna sempre controllarli...” “E
chi è che controlla voi, mamma?” Le due donne si
voltarono verso l'entrata del salone. “Cosa vuoi,
Sirius?” Sirius sorrise. “Solo fare un saluto alle mie
parenti preferite, visto che passavo di qui” Spiegò, con
arroganza. “Vedo che è già tutto pronto per
stasera” “Se sei venuto per provocarci come tuo solito
puoi anche evitare” Disse Druella, glaciale. “Belle
decorazioni, zia” Proseguì lui. “Ti sei davvero
impegnata per impressionare i Malfoy” “Sì, mi
sono impegnata” Ribatté lei, in tono di sfida. “Ci
siamo impegnati tutti” “Buon per voi” Il sorriso
del ragazzo si allargò. “Vi rimane solo da sperare che
qualcuno non rovini tutti i vostri sforzi” A quelle parole,
il viso di Druella impallidì leggermente. Si voltò
verso la cognata, scoccandole un'occhiata eloquente. Walburga fece
qualche passo in direzione del figlio, fino a raggiungerlo. Sollevò
il mento, fino a specchiarsi in quegli occhi grigi ed alteri. “Non
rovinerai proprio nulla, Sirius” Il ragazzo esitò,
sorpreso. Non c'era rabbia in quella voce cristallina, né
alcun monito. Al contrario, l'impressione che lei lo stesse pregando
era così palpabile che quasi allungò le dita per
cercare di afferrarla. Scrollò le spalle, mantenendo
l'espressione spavalda con cui aveva fatto il suo ingresso. “Se
non lo farò io ci penserà qualcun altro” Con
quella frase, aveva firmato una tregua. Per la prima volta da quando
aveva messo piede al Black Manor aveva accettato un compromesso, che
gli avrebbe impedito di gettare l'ennesima ombra sulla reputazione
della famiglia. Si voltò, prima che sul volto della madre
comparisse quel sorrisetto soddisfatto che conosceva bene. In
fondo, era da lei che l'aveva ereditato.
*
* * * *
Bussò
lievemente con le nocche delle dita, restando in attesa. “Chi
è?” “Sono Lucius” La porta si aprì
di un paio di centimetri, lasciando intravedere una ciocca di capelli
biondi. “Cosa ci fai qui?” Chiese Narcissa, senza
mostrarsi. “Sembra che tu stia parlando ad un ladro! Sono
solo passato a salutarti...” “Devo ancora finire di
vestirmi e di pettinarmi, non mi dire che è già ora di
scendere!” Esclamò la ragazza, nello stesso tono che
avrebbe utilizzato Minerva McGrannitt per annunciare la sospensione
perenne dei M.A.G.O. Lucius scoppiò a ridere. “Ho
capito, dovrò aspettare l'inizio del ballo per vederti” “Se
non altro non ti rovinerai la sorpresa” “Magra
consolazione” Ribatté l'altro, deluso. “Ma me ne
vado, non ho intenzione di farmi vedere da qualcuno mentre supplico
lo stipite di una porta di farmi entrare!” Questa volta fu
Narcissa a ridacchiare. Quando Lucius era già arrivato a
metà del corridoio deserto, la voce della fidanzata lo fece
fermare. “Cosa c'è, Cissy?” Domandò,
tornando sui suoi passi. Lo spiraglio si era allargato, ed
incorniciava il viso ancora struccato della ragazza. “Devo
sapere una cosa, prima del ballo” Esordì, abbassando lo
sguardo. “Non volevo nemmeno chiedertelo, perché so che
non può essere vero, ma...” “Avanti” La
invitò lui, gentilmente. “Sai che non ho segreti per
te” “E' successo qualcosa con Bella in Francia?”
La sua voce, nel pronunciare il nome della sorella, si incrinò
appena. Gli occhi di Lucius si oscurarono. “Te l'ha detto
lei?” “Diciamo che me l'ha fatto capire” Le
guance della giovane si tinsero di rosso per l'imbarazzo. “Io
non le ho creduto, te lo giuro, è solo che... Lei ottiene
sempre quello che vuole” “Cissy” Allungò
le dita, sfiorandole la pelle. “Non è successo nulla”
Sorrise, e le iridi tornarono del consueto grigio chiaro, quasi
slavato. “Puoi fidarti di me, e te l'ho dimostrato tante volte.
Tua sorella si diverte a provocarti, sai com'è fatta” “Hai
ragione” Narcissa annuì lievemente. “Eppure è
così brava a fregarmi, ogni volta... Sa essere davvero
stronza” “Non arrabbiarti” La rabbonì
lui. “Bella non è così cattiva come vuole
sembrare” “Non riesco a capire perché la
difendi sempre, anche quando ha torto” “Perché
è mia amica” Scrollò le spalle. “Solo
amica. E mi ha fatto conoscere te, non potrò mai ricambiarla
abbastanza...” Concluse, in tono malizioso. “Riesci
sempre ad avere il coltello dalla parte del manico, Malfoy”
L'espressione sul volto di Narcissa si rasserenò. “E ora
sparisci, altrimenti non farò mai in tempo a
prepararmi!” “D'accordo, d'accordo. Non vorrei mai che
qualcuno ti veda in questo stato pietoso” “Lucius!”
Esclamò Narcissa, mentre il ragazzo si affrettava ad
allontanarsi.
*
* * * *
Sbuffò per
l'ennesima volta, sistemandosi il nodo della cravatta. La stoffa gli
si stringeva troppo attorno al collo, o forse era solo il suo corpo
che si ribellava a quella farsa.
Non aveva mai
amato i balli. Quando era un bambino, un'elfa veniva incaricata di
mettere a letto lui e Regulus prima che arrivassero gli ospiti.
Allora, non capiva quanto era fortunato a risparmiarsi quella sfilata
di abiti costosi e alberi genealogici altisonanti. Più di una
volta era sgattaiolato, in punta di piedi, fino all'ingresso del
salone di Grimmauld Place, rabbrividendo nel pigiama troppo leggero.
Si rannicchiava dietro un'anta della grossa porta di legno
intagliato, e spiava gli adulti che ridevano e bevevano a poca
distanza da lui. Era lì che, più di otto anni prima,
Orion l'aveva trovato, addormentato e con le ginocchia raccolte
contro il petto. Ricordava di aver aperto gli occhi, e di averlo
visto chino su di lui, una sagoma indistinta fra le nebbie del sonno.
Ricordava la sorpresa, la paura di essere punito, lo sguardo
impassibile del padre. Poi, l'uomo aveva allungato le braccia. Nello
stesso momento Sirius aveva serrato gli occhi, convinto che l'avrebbe
picchiato. Invece si era sentito sollevare con facilità, la
guancia che sfiorava la camicia di Orion ad ogni suo passo, e il suo
profumo che gli riempiva le narici. “Non dire niente a tua
madre” Aveva mormorato, con quella voce rauca e burbera che
utilizzava sempre quando si rivolgeva ai figli. Ammutolito, a
causa di quell'insolito gesto d'affetto, Sirius si era limitato a
stringere la stoffa bianca con le dita finché Orion non lo
depose di nuovo a terra e lo guardò infilarsi sotto le
coperte. “Buonanotte, Sirius” Aveva detto, prima di
chiudere la porta. Da quando aveva ricevuto il permesso, o per
meglio dire l'ordine, di presenziare alle feste e ai ricevimenti,
nessun ricordo era stato degno di essere conservato. Quando pensava a
quei momenti, tutto quello che riusciva a rievocare erano immagini
sfocate di tessuti ricamati, orchestre e visi sconosciuti che lo
osservavano. Non si era mai sentito a suo agio, con la sua aria
sempre troppo ribelle, i suoi capelli sempre troppo disordinati e
quella propensione, così sbagliata, a stringere
amicizia con persone indegne.
Mentre si dirigeva
verso il salone del Black Manor, immerso in quei pensieri, con le
mani che continuavano a torcersi per la stizza, si scontrò con
un elfo che procedeva a passo spedito. “Mi scusi, padron
Sirius!” Esclamò subito l'elfo, costernato. “Mo
non l'aveva vista, padron Sirius, è tutta colpa di Mo!” Il
ragazzo alzò gli occhi verso il soffitto, infastidito da
quella voce stridula. La tentazione di mandarlo a punirsi e
toglierselo dai piedi gli balenò in mente. “Non
preoccuparti, Mo, anch'io non ti ho visto” Disse poi,
recuperando la calma. Gli elfi erano già maltrattati a
sufficienza dal resto della famiglia, senza che intervenisse anche
lui. “Ora puoi andare” “Grazie, signor Sirius,
grazie!” Squittì Mo, sollevato. Proprio mentre l'elfo
stava per riprendere la sua corsa, Sirius notò che aveva con
sé un cofanetto di velluto. “Aspetta ancora un
momento” Mo si affrettò ad immobilizzarsi. “Sì,
padrone?” “Cos'hai in quella scatola?” “E'
la collana che la signorina Bellatrix ha chiesto per il ballo,
signore” Rispose prontamente. “Mo è andato a
prenderla tra i gioielli di famiglia e gliela sta portando,
signore” Sirius annuì, fissandosi le scarpe lucide.
“Puoi darla a me” Gli occhi dell'elfo si dilatarono.
“Come?” Mormorò, ricambiando il suo sguardo con
aria perplessa. “Gliela porterò io” Spiegò
l'altro, cercando di essere paziente. “Non ho niente da fare,
la porterò io alla signorina Bellatrix prima di scendere. Così
tu puoi andare a fare altro, Mo, sono sicuro che mia madre ti sta
dando un sacco di lavoro” “Oh no, la signora è
molto buona con noi elfi!” Squittì Mo, ansioso di
incensare la figura dispotica di Walburga. “Davvero molto,
signore!” “Come preferisci” Tagliò corto
Sirius, allungando la mano. “Ma mi permetti di
aiutarti?” “Io...” Esitò Mo. “Potrei
ordinartelo, ma non lo sto facendo” L'elfo si esibì
in quello che doveva essere un inchino particolarmente profondo.
“D'accordo” Si arrese infine. “Grazie davvero,
signor Sirius, Mo le è davvero riconoscente signore!”
Gli porse il cofanetto, quasi in lacrime per la generosità del
proprio padrone.
*
* * * *
Il salone
principale del Black Manor iniziava a riempirsi, e nell'aria si
diffondevano le note di un quartetto d'archi. Gli strumenti,
incantati per l'occasione, erano disposti in un angolo del locale,
accanto ad un lungo tavolo su cui erano stati disposti con cura
vassoi di cibo, alzate con frutta fresca, caraffe colme di vino,
liquori e cestelli per il ghiaccio. Le pareti erano state decorate
con piccoli cristalli, illuminati dalle candele che si consumavano
sui candelabri d'argento e che fluttuavano a poca distanza dal
soffitto. Le finestre che si affacciavano sul parco erano spalancate,
e una lieve brezza rinfrescava l'ambiente e faceva increspare le
tende di organza. Druella e Walburga si scambiarono un sorriso,
soddisfatte per il lusso, non ostentato ma comunque tangibile, che
trapelava da ogni particolare su cui riuscivano a posarsi i loro
occhi. “Tutto sembra procedere bene” Di fronte a loro,
dalla parte opposta della stanza, Cygnus e Abraxas chiacchieravano
con i Nott. Druella sollevò la mano per salutarli. “Quando
saranno arrivati tutti manderò Nelly a chiamare Lucius e
Narcissa” “Non dovrebbe mancare molto” Walburga
esaminò gli invitati, con aria critica. “Hai visto
Sirius? Gli avevo detto di scendere senza obbligarmi a trascinarlo
per le scale...” “Vedrai che arriverà” La
rassicurò la cognata. “Anche Bella non è ancora
scesa” Si lasciò sfuggire un sospiro. “Dovrebbero
sbrigarsi, Narcissa dev'essere l'ultima a presentarsi stasera” In
quel momento, Regulus passò loro accanto con un bicchiere di
vino elfico e un'espressione tediata sul viso. “Regulus, hai
visto tuo fratello?” La madre lo fermò, posandogli le
dita sul polso. “Non ha ancora avuto la decenza di farsi
vedere” Aggiunse, impaziente. “No, mamma, non l'ho
visto” Bevve un sorso di vino, ignorando l'occhiata severa
della donna. “Non devi bere troppo” “Mamma, è
solo un bicchiere” “Andresti a cercare tuo fratello,
Regulus?” Intervenne Druella, con un sorriso. “E anche
Bellatrix, se non ti dispiace” “Non può andare
un elfo?” Replicò il ragazzo, infastidito. “Sono
tutti impegnati, lo sai” “D'accordo” Acconsentì
infine. “Ma niente più prediche sul vino, per
stasera” “Niente più prediche” Walburga
gli scompigliò i capelli, facendolo infuriare. “Mamma!
Non ho più otto anni!” Sibilò, prima di sparire
fra la gente.
*
* * * *
Raggiunse
la camera senza affrettarsi, attardandosi persino davanti ad un
quadro che non aveva mai notato, che raffigurava una giovane strega
che si dondolava su un'altalena.
Ormai era calata
la sera, e nel cielo scuro, privo di nuvole, brillava già un
quarto di luna. Dal piano inferiore, il vociare degli invitati
giungeva smorzato, simile ad una cantilena di cui nessuno conosceva
con certezza le parole.
Giunse
davanti alla porta, aperta a metà, che lasciava intravedere
l'ambiente immerso nella penombra. Una lama di luce, proveniente da
due sole candele, si proiettava sul pavimento, e gli lambiva l'orlo
dei pantaloni.
Lei era seduta di
fronte ad uno specchio ovale, ed osservava il suo riflesso con aria
critica. Stava per entrare, ma si fermò.
La cugina afferrò
una spazzola, ed iniziò a passarla fra i capelli, sciolti
sulle spalle. Le sue mani si muovevano piano, e le dita sembravano
danzare. A poco a poco, la chioma corvina diventò sempre più
lucente e liscia.
Rimase
ad osservarla, ipnotizzato da quei gesti. Una strana sensazione lo
avvolse, e si lasciò cullare da una calma paradossale, che non
provava davvero. Sentiva il suo cuore battere ad una velocità
troppo elevata, e all'improvviso diventò consapevole del
proprio respiro.
Bellatrix estrasse
uno spillone e delle forcine da un cassetto ed iniziò a
sollevare alcune ciocche. In pochi minuti terminò
l'acconciatura, che nella sua semplicità faceva risaltare gli
occhi truccati e le labbra lucide.
Sapeva
che avrebbe dovuto muoversi, ma i suoi piedi parevano inchiodati alle
assi di legno. Era diversa quando era sola. Nel suo sguardo
aleggiava una traccia di vulnerabilità, nascosta con cura in
altre circostanze. Le labbra, che lasciavano intravedere i denti,
erano schiuse, a formare una curva morbida. Le spalle erano
rilassate, senza il minimo segno di quella tensione così
tipica della ragazza che conosceva, sempre pronta a difendersi senza
risparmiare le energie. Splendeva nel buio con i suoi veri colori,
e non se ne rendeva conto.
Bella si girò
in quell'istante, come se avesse sentito il vortice di quei pensieri
agitarsi dietro di lei. Gli sorrise, socchiudendo gli occhi.
“Continui a spiarmi, a quanto pare” Non appena ebbe
pronunciato quelle parole, tornò ad indossare il suo abito di
spavalda sicurezza. Sirius fece qualche passo, entrando nella
stanza. “Anche essere una spia ha i suoi lati positivi”
Rimase in piedi accanto a lei, e le diede la custodia. “Ti ho
portato questo, qualcuno mi ha detto che ti serviva” “Vuoi
diventare un elfo domestico adesso?” “Di sicuro i miei
ne sarebbero felici, visto che come erede faccio schifo” “Sarebbe
interessante, in effetti” Aprì la scatola, estraendo una
meravigliosa collana. “Non dovresti mettere una collana del
genere” Osservò. “E' la serata di Narcissa, non la
tua” Bellatrix fece una smorfia. “Sembri mia madre,
che ti è preso?” Disse, prima di porgergli il collier.
“Ho voglia di metterla, e lo farò. Adesso aiutami ad
allacciarla” Sirius gliela passò attorno al collo,
chiudendo il fermaglio intarsiato. “Ti sta benissimo”
Mormorò, osservando il loro riflesso. Tre lunghi fili di
diamanti rilucevano al collo della ragazza, sfiorando la seta del suo
vestito. Cercò di alzarsi, ma Sirius la fermò.
“Aspetta” Una delle gemme si era girata, ed allungò
la mano per sistemargliela. La pelle di Bella era tiepida, e
contrastava con la fredda luminescenza delle pietre preziose. Di
nuovo rimase fermo, senza riuscire a sollevare le mani. Lei non
fece nulla per respingerlo, e rimase in silenzio. Quando Regulus
arrivò a chiamarli erano ancora lì, di fronte allo
specchio, come statue di cera.
*
* * * *
“Che
ne pensi di lei?” Orion bevve un sorso di vino, facendo un
cenno discreto del capo. A qualche metro da loro, una ragazza
pallida, dai lunghi capelli rossi, rideva allegramente con quello che
doveva essere un suo compagno di scuola. “Julia Nott? E'
troppo volgare” Rispose subito Walburga, lapidaria. “Hai
detto così della metà delle ragazze che ci sono qui
dentro” Ribatté il marito, che iniziava a mostrare segni
di impazienza. “Non la deve sposare, deve solo passarci una
serata” “Non mi interessa, non voglio che mio figlio
si metta in cattiva luce” Quando vide il sopracciglio inarcato
dell'uomo sbuffò. “Più di quanto non lo sia già”
Si affrettò ad aggiungere. Mentre continuavano a discutere,
un mago si avvicinò a loro. “William!” Esclamò
Orion, sollevato, felice di avere un diversivo per interrompere
quella conversazione. “Come stai?” “Orion,
Walburga” Li salutò l'uomo. “Sono tornato dalla
Francia due giorni fa, giusto in tempo per questo ballo”
Spiegò, con un sorriso cordiale. “Mia moglie sta
chiacchierando con tua sorella da non so quanto, Orion, ma vorrei
presentarvi mia figlia. Ha appena finito il sesto anno a Beauxbatons,
sapete” Dietro William fece capolino una figura snella, non
molto alta. “Lei è Rose” “Rose Hallister”
Si presentò lei, porgendo la mano ai coniugi. “Molto
piacere” Aveva capelli castani e mossi, occhi scuri e labbra
sottili. Indossava un abito discreto, molto diverso da quello
scollato e luccicante che portava Julia Nott. Anche se non era
particolarmente bella, Rose possedeva una dolcezza e di un'affabilità
in grado di conquistare subito i suoi interlocutori. “Scordatelo”
Sussurrò Orion alla moglie, notando il lampo che le aveva
attraversato gli occhi. “Non va bene per Sirius. E' troppo...
normale” “E chi potrebbe andare bene, secondo te? Una
puttanella come Julia?” “Penso proprio di sì,
se vuoi il mio parere. Sarà anche una puttanella, come dici
tu, ma potrebbe tenergli testa” “Rose Hallister è
perfetta” Si ostinò lei. “E' una purosangue, è
ricca, è educata, e va anche a Beauxbatons. Almeno non potrà
accusarci di volergli propinare a tutti i costi una Slytherin” Orion
sospirò. “Fai come vuoi, Walburga, io ti ho
avvertito” “Certo che farò come voglio”
Sibilò Walburga, prima di iniziare a parlare con Rose.
*
* * * *
NOTE
Giusto
per non farvi mancare niente, eccovi il mobile
da toeletta della
cara Bellatrix ^^ Il nome dell'elfo che parla con Sirius l'ho trovato
in mezzo ad un elenco di nomi inglesi... Mi è sembrato
abbastanza buffo per poter appartenere ad un elfo! Non sono molto
soddisfatta di questo capitolo, è una parte di transizione e
ho avuto qualche difficoltà a scrivere. Ma spero comunque che
non vi abbia fatto del tutto schifo XD
Ringraziamenti
MEISSA_S:
grazie mille per le recensioni, le ho davvero apprezzate! Hai
ragione, c'è sempre questa tendenza a considerare Lucius come
una specie di nobile del '700... Io stessa me lo immagino un po'
così, quindi qui ho cercato di “svecchiarlo”
XD Sì, Abraxas cerca di raccomandarsi... Poveraccio, gli
verrebbe un infarto se Sirius desse scandalo al ballo! Scrivere di
Walburga mortificata è stato divertente, lo ammetto :D Sono
d'accordo su Orion, è uno zerbino ma uno zerbino attento ed
osservatore. Probabilmente guardare gli altri è l'unica cosa
che può fare, avendo una tiranna per moglie! Per quanto
riguarda Druella, ho cercato di far venire fuori un momento di
umanità perché penso che anche i Black in fondo (in
fondo in fondo XD) volessero bene ai figli e desiderassero la loro
felicità e non solo la buona reputazione della famiglia. Un
po' come la scena di Orion in questo capitolo :) Grazie ancora!
Alla prossima!
_ Flea _
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