Alba d'inverno

di Morgana_82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Papavero Nero ***
Capitolo 2: *** Equilibrio ***
Capitolo 3: *** L'illusionista ***
Capitolo 4: *** Spiraglio ***
Capitolo 5: *** Delitto... ***
Capitolo 6: *** ...e Castigo ***



Capitolo 1
*** Papavero Nero ***


Dopo lunghi anni (quasi 10 da quando l'ho pubblicato), torno a rimaneggiare questo mio piccolo racconto. Lo revisionerò e, spero, migliorerò.
Buona lettura 
 

Átta vetr

Otto inverni

Vartu fyr jǫrð neðan

Fosti, tu, sottoterra,

Kýr mólkandi ok kona

Vacca da mungere e femmina

Ok hefr þú þar bǫrn borit

E là hai generato figli:

Ok hugða ek þat args aðal.

Penso che da froci sia questo

 

[Odino contro Loki, Lokasenna]


     

Cautamente, Loki si adagia sul letto e si abbandona contro la spalliera di legno intarsiato, il contatto con il materiale familiare gli procura una sensazione piacevole, la prima di tutta la giornata. Prova a rilassare le membra doloranti mettendosi sdraiato ma -Aah!-, un movimento troppo brusco gli dà la conferma che la spalla sinistra è decisamente slogata. Tastando con più cura sotto la pelle e i muscoli tumefatti, sente che l’omero è uscito fuori dal suo alloggio. “Deve’essere stato quando mi ha storto il braccio dietro la schiena”, ripensa alla colluttazione avuta quella mattina con Freyr, risente nelle orecchie le risate degli altri ragazzi, i loro insulti e insinuazioni… 

 

****

 

Argr

        Frocio

        Invertito

Vacca

    Effeminato 

 

-Lasciatelo! Lasciatelo stare, ho detto. Vi rompo il muso a tutti quanti!- il gruppo di aggressori si apre in un coro di urla, risa, imprecazioni, mentre il giovane si lancia nella mischia a testa bassa, tirando pugni senza guardare a chi o a cosa. 

Per terra c’è un monticello di stoffa, immobile e inerte, Thor si china su di lui e lo scuote piano,  -Loki, mi senti fratello? Come stai?- 

Il monticello di stoffa si solleva sul gomito ossuto e guarda sopra di sé con occhi pesti, un raggio di sole gli offusca la vista, Thor è sopra di lui: criniera gialla, spalle di marmo scolpito, occhi ceruleo vibrante.

-Che c’è Thor, tuo fratello ha bisogno della guardia del corpo?- a capo del gruppo di aggressori c’è Freyr. Anche lui è biondo, alto e ha già un accenno di peluria sul mento, che lui ostenta a chiamare Barba. Ride e si strofina le nocche, su cui colano rivoli rossi.

Dietro Freyr, altri quattro o cinque ragazzi sghignazzano e si danno il gomito l’un con l’altro. Si somigliano tutti, tanto da poter essere fratelli di sangue. Una schiera di chiome bionde, lineamenti solidi e regolari, braccia modellate da anni di addestramento con le armi, di lotte per gioco fino allo sfinimento. 

-Lascia stare, Fratello, posso cavarmela da solo contro questi spacconi-, in mezzo a quel campo di girasoli gialli Loki spicca come una papavero nero. Il suo mento è puntuto e prominente, il naso è affilato e dritto, i capelli sono lucidi e neri come l’acqua in fondo a un pozzo e ha gli occhi pieni d’un verde che non somiglia a nulla si sia mai visto ad Asgard. 

-Lo avete sentito, ragazzi?- bercia Freyr, - avanti, piccolo Argr, facci vedere qualcun altro dei tuoi trucchetti, o forse prima hai bisogno di dare la manina a tuo fratello? Ve la spassate insieme, la notte?- un lampo dorato e Thor è già scattato. Freyr incassa un pugno nello stomaco, che lo fa piegare fino a terra. Il tempo di respirare e assesta un montante sotto il mento di Thor e ricomincia la rissa. Gli altri fanno capannello attorno ai due che se le danno, strillando, facendo il tifo chi per l’uno e chi per l’altro. A quel punto non ha importanza.

 

Loki si solleva, malfermo, e con la mano destra tiene serrato al corpo il braccio sinistro, la cui ossuta spalla è probabilmente slogata. Gli cola sangue dal labbro, dal naso, e ha un occhio pesto. Ma coloro che fino a poco prima lo stavano riempiendo di botte adesso lo ignorano del tutto, Loki osserva le loro spalle rotonde agitarsi, le loro nuche bionde dimenarsi. Perfino nella sconfitta e nell’umiliazione non riesce ad essere al centro dell’attenzione per più di una manciata di secondi. 

“Eppure, se non fosse arrivato Thor…"

Volge le spalle allo schiamazzo e si dirige verso casa. Non ha bisogno di sapere come finirà lo scontro, Freyr non ha mai vinto una sola volta contro suo fratello, “e non penso che comincerà proprio oggi”.

 

****

 

Il flusso di ricordi si interrompe come un film messo in pausa. Nella stanza semibuia, Loki sente l’odio montare dentro, risucchiare tutto il resto, come un’onda del mare quando trascina via l’acqua dalla riva e si gonfia preparandosi a infrangersi. Ma non è il momento di riversare l’odio. Non ancora. 

L’onda si abbassa e lascia solo acqua ribollente. 

Loki si guarda intorno, cerca nella stanza qualcosa con cui poter ridurre la lussazione alla spalla, non è la prima volta che gli succede e ha imparato a curarsi da solo, anche se l’operazione è dolorosa. “Sempre meglio che andare a chiedere l’aiuto del Læknir. Nel giro di un giorno tutta Asgard saprebbe che sono stato pestato per l’ennesima volta”

Intravede un laccio di cuoio del corredo da battaglia, gettato in un angolo e inutilizzato. Lo prende e lo saggia: andrà bene. Ne lega un capo al pomo metallico del pesante letto e l’altro al polso sinistro. Inspira profondamente e stende cautamente il braccio, gemendo di dolore, quando è sufficientemente allineato, assesta uno strattone deciso.

Loki urla, mentre l’osso rientra in sede con uno schiocco secco, ed è tutto finito. Il giovane torna a sedersi sul letto e con il laccio di cuoio fascia il braccio contro il petto, per permettere ai tendini e ai muscoli di rimanere rilassati. Non resta che aspettare che passi, e che spariscano anche i lividi, ma il dolore si dimentica facilmente… quando è sopra la pelle. 

Bussano delicatamente alla porta.

-Avanti-, mormora Loki e si raddrizza, per darsi un contegno.

La porta si apre ed entra una donna alta e bionda, dal portamento rigido e austero -mi hanno detto che sei tornato malconcio anche oggi-.

-Le serve di questo palazzo hanno più occhi di Heimdallr-, commenta Loki, -oppure mi fai spiare, Madre?-

La donna viene avanti, in un frusciare di vesti leggere, -è forse un crimine, per una madre, voler sapere cosa accade ai propri figli?-

Loki non risponde, osserva sua madre con la coda dell’occhio sano, e cerca di nasconderle il braccio fasciato.    

Sua madre si siede sul bordo opposto del letto e distoglie lo sguardo per lisciarsi le vesti. Loki capisce che ha già visto, che sa tutto “come sempre…” 

-Vuoi raccontarmi cosa è successo?- gli chiede Frigga, ma lui rimane in silenzio “se sai già tutto, perché me lo chiedi?” 

Il  silenzio di un figlio è eloquente, per una madre, forse più di un discorso. -Ancora Freyr e gli altri giovani?- domanda ancora, e osserva suo figlio, che le dà le spalle mentre prova a nascondere il braccio sinistro, che evidentemente è fortemente contuso. Loki non le risponde. -Mi dispiace che tu debba subire continuamente queste angherie,- continua Frigga con tono comprensivo.

-È un mio problema, mamma, non te ne devi preoccupare-, mormora il giovane. 

-È il mio lavoro preoccuparmi per i miei figli. Se smettessi, non avrei più niente da fare tutto il giorno, mi annoierei- risponde la donna, placida. Resta in silenzio alcuni secondi, poi chiede: -mi permetti di dare uno sguardo a quella spalla?- 

-Sto bene, ti ringrazio. Presto guarirà-, risponde Loki, sfiorando i lividi bluastri. L’occhio destro gli si è quasi del tutto tumefatto.

Frigga, seduta sul bordo del letto, in silenzio, guarda il figlio con tale intensità e tanto a lungo da sembrare che voglia risucchiarlo dentro di sé, -non posso proprio fare nulla per te?- chiede a un tratto, con un accenno di tristezza nella voce, -forse potrei parlare con tuo fratello, lui…-

Loki sogghigna e l’occhio gli pulsa, insieme alla mascella e alla spalla -mio fratello Thor era tra coloro che mi hanno ridotto in questo stato-, commenta con amarezza.

L’espressione di Frigga si indurisce, -non mentire a tua madre, giovanotto-.

“Già, certo. Loki il bugiardo…” il giovane si alza dal letto e si avvicina alla finestra, unica fonte di luce nella stanza semi buia, -ti chiedo perdono Madre, hai ragione: era una bugia. Una pessima bugia, oltretutto. Thor non ha alzato la sua mano su di me.- si ferma per riprendere fiato e dare enfasi alla frase successiva -ma nemmeno si è opposto a coloro che lo facevano-, aggiunge quindi, -almeno fino a quando non mi ha visto perdere i sensi.-

Frigga fissa la schiena del figlio, -immagino volesse darti la possibilità di cavartela da solo-, commenta con voce piatta. 

-Adesso sei tu che menti, Madre-, commenta Loki in tono acido, -sai quanto me che mio fratello è come tutti gli altri. Mi disprezza, perché sono debole, incapace di primeggiare nella lotta, o nell’uso delle armi. Perché sono diverso-.

Frigga si alza in un frusciare delicato di vesti, raggiunge Loki alle spalle e gli posa una mano sulla schiena, è così magro, così minuto, così giovane eppure già così pieno di dolore.

-Tu non sei debole, figlio mio-, lo consola Frigga dolcemente, -e la diversità può essere un gran dono-, cerca di accarezzarlo, ma Loki si sottrae al tocco e si volta a fronteggiare la madre. 

-È una maledizione, invece! Perché è toccato a me e non a Thor?- Fissa sua madre, anche se non spera in una risposta, ma si accorge che Frigga lo fissa con uno sguardo strano, forse impaurito? 

La donna distoglie lo sguardo e lo dirige in un angolo della stanza, dove intravede alcuni vecchi giochi di quando Loki era bambino, ammonticchiati in una cesta, quasi nascosti da vestiti e mantelli. Istintivamente, si dirige verso quegli oggetti e scosta le stoffe che li coprono, per vederli meglio. Una palla di stoffa, un soldato di legno dipinto… mentre li prende a uno a uno e li accarezza, riprende a parlare. -Dovresti sapere, figlio mio, che le Norne incidono nel tronco di Yggdrasil le vite e i destini di ogni nuovo nato, e promulgano il loro Ørlog, il loro Fato. Tutte le creature dei nove mondi, siano essi uomini, divinità o animali, sono soggette a quanto viene da loro inscritto nell’albero-.

Loki ascolta quelle parole, che chiunque su Asgard ha ascoltato innumerevoli volte, ma che per la prima volta lo colpiscono come una martellata di consapevolezza. “Dunque non c’è speranza per me? Sono destinato al fallimento? Ad essere sconfitto?”

Il giovane torna mestamente a sedersi sul bordo del letto, curvo e malconcio, -sai, a volte mi sembra di essere di un’altra specie, di appartenere a un altro luogo…- confessa alla madre.

Un brivido freddo scende lungo la schiena di Frigga -e quale sarebbe questo luogo?- domanda con un filo di voce mentre ripone i giochi e li copre nuovamente con la pila di vestiti.

-Non lo so,- risponde il giovane, sommessamente, -un luogo in cui essere me stesso non sia fonte di vergogna.-

Frigga rilassa la mascella, che scopre essere tesa -non è così, infatti, mio dolce bambino- si gira e raggiunge il figlio, sedendoglisi accanto, -tu non sei fonte di vergogna per me e nemmeno per tuo Padre. Forse lui non lo dimostra facilmente, ma è orgoglioso di entrambi i suoi figli.-

-Allora sono io stesso che non riesco ad essere orgoglioso di me stesso, per quello che sono, anzi: che non sono. Un ragazzetto magro e inutile, che sa solo fare qualche osceno trucco di magia-.

-Osceno trucco di magia?- ripete Frigga dolcemente, -Loki, tu sei nato con un dono raro-.

-Un dono impostomi alla nascita, di cui non desidero più il peso. Preferirei mille volte essere uguale a tutti gli altri-.

-Se davvero per te è importante, allora sii come tutti gli altri-

-Ma come?-

-Inizia a comportarti come Thor e Freyr e gli altri muscolosi idioti di questo reame-

-Hai appena dato a mio fratello del “muscolodo idiota”? Aspetta che mi segno questa data-.

-Non fraintendermi. Tuo fratello ha un gran cuore, e sarà un giorno un valoroso condottiero, perché questo è il suo Ørlog, ma gli manca l’acume e l’ingegno che invece sono stati dati a te. E comunque dimentichi che, mentre ciò che è imposto alla nascita, influenza inevitabilmente il futuro, ciò che è in divenire può essere controllato e, quindi, diventando passato, può modificare il futuro. Ørlog non è che la radice, ma la tela non è tessuta-.

-Madre, forse io sono stato picchiato alla testa troppo forte, ma mi sembra che tu stia vaneggiando-.

-Non essere insolente, figlio. Se tu passassi più tempo a studiare e ad affinare la tua mente e le tue arti, che sono le tue qualità migliori, invece di autocommiserarti, e invidiare qualità che non possiedi, sapresti esattamente di cosa sto parlando.-

Il volto diafano di Loki si colora di un leggero rossore, -ti chiedo perdono. Insegnami, ti prego-.

-Vedi, ciò che in questo momento esatto è presente, nel momento stesso in cui l’ho detto è già diventato passato. Ciò che era futuro un momento fa, invece, è diventato presente. Che cosa deduci da questo?-

-Banalmente, che le mie scelte sul presente influenzano il mio futuro?- 

-Non la trovo affatto una cosa così banale. Se ci pensi, Loki, questo significa che a prescindere da quale fato ti sia stato dato alla nascita, tu hai libertà di scegliere qual è il tuo futuro-. 

-Vorrei restare solo, Madre, se non ti dispiace-.

Frigga annuisce e esce, lasciando il figlio in piedi, al centro della stanza. 

Futuro… Presente… Passato…

 

****

 

Thor lo trova appollaiato sul davanzale della finestra, irrompe nella stanza con il sorriso del vittorioso stampato sulla faccia, porta con orgoglio un labbro spaccato e gonfio, -gliel’ho fatta vedere, fratellino-, esulta, -sta pur certo che Freyr non oserà più dire certe cose di te-.

Loki gli sorride, -grazie, Thor. Anche se non credo sarà così-.

-Che vuoi dire?- Thor aggrotta le delicate sopracciglia -che non gliele ho date abbastanza forti? Ti assicuro che ho difeso il tuo onore-. 

“Stupido ammasso di muscoli senza cervello”.

-Sono sicuro che hai picchiato forte, fratello. Ma sei stato tu a farlo, e non io. Quindi perché dovrebbero smettere di infastidirmi? Almeno quando tu non sei nei paraggi-.

Thor gli si fa vicino e lo guarda con più attenzione, -quell’occhio non ha un bell’aspetto, non vuoi che ti accompagni nelle stanze del Læknir? Lui saprà sicuramente darti qualcosa per sgonfiarlo-.

-Ti ringrazio della premura-, risponde Loki scivolando giù dal davanzale, -vorrei solo che la smetteste di trattarmi come se non fossi in grado di sopportare un po’ di dolore. Non sono così fragile come tutti sembrano pensare-.

-Io non penso che tu sia fragile-, Thor lo afferra per la spalla sinistra e Loki si morde le labbra soffocando un gemito, -scusa- dice Thor lasciando la presa, -ti fa molto male?-

-Non è niente, lasciami stare!-

Loki va a sdraiarsi sul letto disfatto e si abbandona supino, il fratello lo segue e gli si sdraia di fianco. Fissano in silenzio il soffitto, affrescato con scene di guerra, caccia e vittorie di grandi eroi.

-Mi dispiace per quello che è successo oggi-, dice Thor dopo alcuni minuti di silenzio, -non pensavo che ci sarebbero andati giù così pesante-.

Loki continua a guardare il soffitto, -non fa niente-, le scuse del fratello lo blandiscono.

-Però, sai…- continua Thor, voltandosi verso il fratello -forse, se tu provassi ad assomigliare a tutti gli altri, loro smetterebbero di prendersela con te-. 

-Vuoi vedere come faccio muovere quelle figure sul soffitto?- risponde Loki dopo un attimo di silenzio.

Thor si solleva su un gomito e guarda il fratello dall’alto, -dico sul serio. Perché non puoi venire ad allenarti con me e gli altri ragazzi, o a bere o a caccia insieme a noi? Perché sei sempre scostante e disdegni la nostra compagnia? Forse non valiamo abbastanza, per te?-

Loki non risponde, solleva il braccio sano e muove le dita affusolate attraverso l’aria. Gli affreschi sul soffitto si animano di vita propria e cominciano a spostarsi, strisciando sulle pareti come fogli di carta bagnata. Uomini e donne di antiche leggende, cigni bianchi, cervi dorati, cani da caccia e cavalli scalpitanti invadono ogni angolo della stanza.

-Perché mi ignori? Io cerco solo di aiutarti…-, insiste Thor con stizza.

-Non ti sto ignorando, non potrei mai. Tu sei il potente Thor, futuro re di Asgard. Ignorati è un crimine passibile di morte-, risponde Loki con mezzo sorriso amaro sulle labbra.

-Ce l’hai con me, adesso? Non sono stato mica io a picchiarti, anzi, mi pare di averti difeso!-

Sul soffitto, due cani da caccia hanno stretto nell’angolo una volpe bruna e le abbaiano contro, muti, in attesa che arrivi il cacciatore. Loki continua a non rispondere, fissando il soffitto, fin quando un cuscino di piume piomba pesantemente sulla sua faccia.

-Ehi, ma sei impazzito? Non vedi che sono pieno di lividi?- le immagini affrescate tornano istantaneamente al loro posto, nell’affresco. 

Thor ridacchia, -beh, non credo di poter peggiorare le cose. La tua faccia è un disastro-.

-Ah, sì?- Loki prende a sua volta il cuscino e rende il colpo -ottuso caprone, sbruffone, pensi di essere così bello?-

In un attimo i due sono in piedi sul letto e nella stanza si scatena una tormenta di piume bianche, 

-non vale-, si lamenta Loki quando sta avendo la peggio, -ho un braccio che non mi funziona-. Thor nasconde il suo braccio destro dietro la schiena, -adesso siamo pari!- ma Loki soffia sul palmo della mano e d’un tratto tutte le piume turbinano attorno a Thor, trasformandolo in un pupazzo di neve sputacchiante.

-Questo è davvero sleale, Loki! Tu e i tuoi sporchi trucchi- ma ride. E ride anche Loki, una schiera di denti bianchi gli illumina il viso pallido e pesto. Un altro rapido movimento delle lunghe dita e tutte le piume ritornano al loro posto, nelle federe dei cuscini. 

Thor si guarda attorno stupito, -devi insegnarmi questo trucco, lo userò la prossima volta che nostra Madre mi chiederà di mettere a posto la mia stanza-.

-Per mettere a posto la tua stanza non basterebbe un semplice trucco, ci vorrebbe un intervento divino-, lo canzona il fratello mentre si massaggia la spalla. -Senti-, aggiunge tornando serio, -non è che voglia sembrarti un ingrato, ma la prossima volta che c’è da litigare, vorrei che tu non intervenissi-.

-Che significa? Che non vuoi che stia dalla tua parte?-

-Ma certo che lo voglio, non dire idiozie, è che vorrei farcela da solo, almeno una volta…-

-Come vuoi, fratellino-, annuisce Thor, dandogli un colpetto sotto il mento, -che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa? Muoio di fame-.

-No, io resto qua. Voglio provare delle cose nuove che mi sono venute in mente-.

-Come vuoi, allora a dopo-.

-A dopo-, la porta si chiude alle spalle di Thor, e nella stanza è un po’ più buio. 

Le immagini affrescate tornano di nuovo a strisciare contro le pareti, espandendosi fino al pavimento. Adesso però hanno qualcosa di diverso: ghigni distorti e smorfie orripilanti sfigurano i bei volti degli eroi e delle eroine, i cavalli sbavano, mostrano zanne fameliche di smisurata lunghezza, sbuffano fumo e leccano il morso con lingue biforcute. 

Mentre la volpe bruna ha sbranato i due cani che la tenevano in scacco si ciba delle loro carni.

 

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Capitolo 2
*** Equilibrio ***


 
Sól þat né vissi
Il sole non sapeva
Hvar hon sali átti;
Dov'era la sua casa;
Stjǫrnur þat né vissu,
Le stelle non sapevano
Hvar þær staði áttu;
Di avere una dimora;
Máni þat né vissi,
La luna non sapeva
Hvat hann megins átti.
Qual era il suo potere.
 
[Ljóða Edda, Vǫluspá]

 
 
Lampade aguzze come lance ornano tutti gli alti i pilastri della Sala Comune del palazzo di Odino, la perenne luce crepuscolare del cielo infonde alle cose un aspetto dorato, morbido, soffuso, e perfino le grida e le imprecazioni degli uomini ubriachi suonano ovattate. Durante la cena la Grande Sala è gremita, densa di odore di cibo e di alcol, di latrati di cani e grida di bambini.
Odino, padre degli Dei, siede al tavolo d’onore, alla sua destra c’è Frigga amorevole sposa e alla sua sinistra siede Thor. Dovrebbe esserci anche Loki, ma la sua sedia è vuota.
-Dov’è mio figlio Loki-, domanda Odino guardando Thor con l’occhio buono, -forse il ragazzo non sta bene?-
-Non ch’io sappia, Padre-, risponde il giovane senza smettere di addentare lo stinco di maiale che ha nel piatto. Odino di rivolge alla moglie, -nostro figlio è malato, che non è qui a dividere la cena con la sua famiglia?-
-Era un po’ spossato dalla lunga giornata-, risponde Frigga con un tiepido sorriso, -gli ho dato il permesso di consumare il pasto nelle sue stanze-.
Odino aggrotta l’alta fronte canuta e asciuga le labbra dal grasso con un tovagliolo di lino bianco, -non mi piace il modo in cui si isola-, brontola contrariato, -è questo il suo posto, di fianco a suo padre e a suo fratello. Non ho figli tanto gracili da non poter affrontare un pasto in compagnia. Mandatelo a chiamare!-
 
****
 
Loki sperava di avere più tempo per lenire le proprie ferite, prima di presentarsi al cospetto di Odino: tutti quei lividi avrebbero richiesto una spiegazione che lui non ha. Non che suo padre sia contrario al fare a botte, anzi. L’importante per lui è che si vinca, o almeno che si infliggano uguali danni all’avversario.
Non riesce a camminare a testa alta, come avrebbe fatto Thor, ostentando le proprie ammaccature come cicatrici di una gloriosa battaglia, mentre attraversa la Sala affollata e soffocante di alcol e grasso. Unico stelo nero in un campo di grano maturo, non riesce nemmeno a passare inosservato. Tutti lo osservano scivolare verso la tavolata reale. Odino ha un occhio solo, ma quell’occhio è capace di trafiggere più a fondo delle zanne di un cinghiale.
-Chi ti ha ridotto così, figlio?- chiede il Padre studiando i segni sul volto di Loki.
-Ho avuto da ridire con alcuni giovani del palazzo, Padre- lo sguardo del giovane è sfuggente.
-A motivo di quale dissidio?-
-Io… a proposito di…- “mi hanno pestato in sei perché mi credono debole e vile, ma non sanno che si pentiranno amaramente di averlo fatto”, vorrebbe urlare, -…una ragazza-, dice invece e i suoi occhi corrono a Thor. Il fratello per poco si strozza con lo stinco e ricambia uno sguardo sorpreso.
Odino ha un occhio solo, ma quell’occhio ci vede benissimo, -una ragazza, eh?- il Padre appoggia la schiena al trono di oro massiccio, -è la verità, Thor?-
“No, non è la verità, Padre, ma potrei affermare verità più vere della tua stessa spada… e non mi crederesti comunque”.
Thor tentenna, non è avvezzo a mentire, lui. Loki lo guarda intensamente e spera: essere sconfitto in una lite è solo umiliazione, ma mentire al Padre è un peccato che si paga con la frusta, “almeno quando si è scoperti”.
-Sì, Padre. È vero-, afferma Thor addentando un altro boccone. Odino sorride, le parole del figlio dorato non sono mai messe in dubbio come quelle del figlio nero.
-Siedi con noi, figlio-, dice il Padre con maggiore cordialità, -e raccontaci di questa fanciulla di cui sei innamorato-.
Ci sono molte fanciulle splendide che abitano il palazzo e Loki le osserva di sottecchi, nascondendosi dietro gli alberi del giardino. Spia Thor e gli altri ragazzi pavoneggiarsi in mezzo a loro, ma sono sciocchi e impacciati, e vengono per lo più derisi.
Tra di esse, comunque, ce n’è una che batte tutte in bellezza e grazia, -Gerdr-, il nome gli esce dalla bocca come un soffio. Loki siede accanto a Thor, che ha tutta l’aria di volergli rovesciare il boccale sulla testa. Ma Loki lo ignora.
Odino è sorpreso, -credevo che Freyr fosse nelle grazie di quella fanciulla-.
Loki annuisce, -ma adesso ella favorisce me, e per questo Freyr mi ha attaccato in maniera sleale. Erano sei contro di me-, “e questa è la pura verità”.
Odino aggrotta la fronte, -un comportamento assai strano per Freyr, lo conosco per un giovane d’onore-.
-La gelosia è un brutto affare, Padre-, il calcio di Thor sotto il tavolo non è per nulla discreto.
 
****
 
-Non chiedermi mai più di mentire per te, la prossima volta non ti coprirò!- la stanza di Thor è peggio di un campo di battaglia. Vesti, armi, pezzi di armature e trofei sono sparpagliati ovunque come se un uragano o un allagamento avessero depositato i propri detriti sul pavimento. C’è perfino un ciocco di legno di notevoli dimensioni che campeggia ai piedi del letto.
-E chi te lo dice che fosse una menzogna?- dice Loki, guardando il fratello negli occhi.
-Che cosa intendi dire?- domanda Thor, sorpreso.
-Non potrei essere davvero invaghito di Gerdr?- risponde acido Loki, prendendo posto sulla sommità del ciocco.
Thor ride di gusto, -certo che potresti ma…-
-Ma?- Thor non risponde, -ma io non potrei mai piacere a lei? È questo che vuoi dire?-
-Insomma, Loki, non è che non potresti piacergli…-, cerca di tergiversare Thor.
Loki giocherella con una fiamma verde che arde sul palmo della sua mano, -lo so che tutti pensano che sia un… Argr, ma a me piacciono le ragazze-.
-Io non penso che tu sia un pervertito- si affretta ad aggiungere Thor, -è solo che, insomma. Non potevi sceglierne un’altra? Lo sai che Gerdr e Freyr…-
-Invertito, non pervertito. E comunque ho detto il primo nome che mi veniva in mente… avevo l’occhio di nostro padre puntato proprio in faccia, che cosa avrei dovuto fare?-
-Non lo so-, risponde Thor, -dire la verità, magari?-
-La verità è concetto sopravvalutato-, commenta Loki.
-Che sciocchezza-, dice Thor indignato, -la verità è una cosa molto importante-.
-È una cosa infida, invece. E ti tradisce perché cambia in continuazione. Realtà che fino a un momento fa erano le più vere tra un momento potrebbero non esserlo più-, la fiamma sulla mano si allunga e si abbassa, a tratti sembra quasi prendere sembianze umane-.
-Non capisco cosa vuoi dire- mugugna Thor, si sente stupido quando suo fratello parla per enigmi.
-Ad esempio-, dice Loki con un sorriso divertito, -prima di cena tu eri una persona sincera, nessuna verità era più vera di questa… e pochi attimi dopo ecco che ti trasformi in un bugiardo. La verità cambia-.
-Ma se sei stato tu a indurmi alla menzogna-, si lamenta Thor.
-Non mi pare di averti puntato un pugnale alla gola… Hai mentito di tua spontanea volontà-.
-Non cercare di trascinarmi nei tuoi tortuosi ragionamenti- dice Thor alzando il tono della voce,
-che cos’averi dovuto fare? Sbugiardarti davanti a nostro Padre e a tutta la corte?-
-Avresti potuto, ma a quel punto avresti cambiato un’altra verità-, continua Loki serafico.
-Cioè?- chiede Thor, dubbioso.
-Quella di essere un buon fratello-, risponde Loki, -tu sei un buon fratello, Thor?-
-Ti voglio bene, questo lo sai-
-Però ridi di me, e mi disprezzi perché non sono un combattente, perché non sono forte come te-.
-Io non ti disprezzo… però ti ho già detto quello che penso. Se tu riuscissi a somigliare un po’ agli altri ragazzi…-
-Ma io non somiglio agli altri ragazzi, accidenti al Ragnarǫk!- strepita Loki perdendo il controllo del volume della sua voce -ma non mi vedi, fratello? Non vedi il mio aspetto? O sei cieco come l’occhio destro di Odino?- il giovane salta in piedi sul ceppo e si tira in neri capelli, -io SONO diverso, perché non può andar bene questo? Perché la mia verità non può essere cambiata?- Loki ha il respiro corto e trema, Thor lo guarda ad occhi sbarrati, vederlo perdere le staffe a quel modo non è una cosa usuale. Ma il momento è già passato, e Loki torna a sedersi come prima, giocherellando con la fiamma verde sul palmo della mano. Sbircia il fratello con la coda dell’occhio, la sua espressione è ancora sorpresa, -credo che andrò a dormire-, dice dopo un lungo silenzio, -sono molto stanco-.
Thor annuisce, scuotendo la criniera leonina, -buona notte-.
 
Loki chiude fuori il mondo dalla sua stanza, spranga la porta e si getta sul letto.
“Equilibrio…”, Loki si guarda le mani flessuose, le dita lunghe e morbide, “Equilibrio…”, la parola torna a ronzargli dentro la testa, e non sa perché “Ci deve essere equilibrio tra le cose belle e quelle brutte, tra le cose buone e quelle cattive. Cosa vuol dire questo, per me?” Gli affreschi strisciano silenziosi attorno alle colonne della stanza, si insinuano nelle intercapedini del pavimento, si muovono sinuosi come serpenti su una roccia assolata. Loki guarda distrattamente i disegni e pensa che c’è troppo poco sangue tra quelle figure. Così si scatena una muta battaglia sulle pareti della sua stanza. Colpi di ascia tranciano gambe e braccia, lance trafiggono petti e viscere d’animale imbrattano l’intonaco.
“È questo dunque il Fato? Qualcuno comanda dei fantocci che obbediscono ciecamente?”
-No, io non ci sto!- grida all’improvviso alle immagini dipinte-Non posso credere che questo sia vero. Mi oppongo, avete capito? Mi oppongo!- Una vampa improvvisa scaturisce dal palmo di Loki e si abbatte sul muro. Le figure dipinte si disperdono come uno stormo di colombe spaventate, ma una di essere rimane colpita e comincia a bruciare… emette un grido muto e tende un braccio verso Loki, implorando il suo aiuto. Ma il giovane resta a guardarla bruciare, fin quando non si è consumata.

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Capitolo 3
*** L'illusionista ***


Hon var allra kvenna fegrst,
Ella era la più bella di tutte le donne,
 hár hennar var sem gull.
I suoi capelli erano come oro.
 
[Prose Edda, Frirsǫgn ok Formàli]

 
 

 
-Tu sei Loki, vero? Il fratello di Thor-.
Non è un buon inizio: “Loki, figlio di Odino” sarebbe stato accettabile, “Loki, il principe di Asgard” sarebbe stato ottimo, ma “Loki-fratello-di-Thor” è davvero la cosa peggiore che quella stupidella potesse dire.
-Sì-, sputa Loki a fatica, -sono io-.
-Posso esserti d’aiuto in qualcosa?- Gerdr è languida nei modi ma ha occhi vivaci, e i capelli sembrano davvero fili d’oro puro al sole.
Loki deve raccogliere tutta la voce che ha nel petto ossuto -mi chiedevo se ti andrebbe di fare una passeggiata con me nel frutteto-.
Gerdr lo squadra da capo a piedi. Loki si è messo il suo abito migliore, quello verde con le spalline rigide, che gli da un’aria quasi mascolina. Ha pettinato con cura i capelli e ha lucidato gli stivali di cuoio nero.
Un coro di risolini fa da corollario al momento più snervante e imbarazzante che Loki abbia mai vissuto in tutta la sua vita. Se ne sta lì, in piedi, imbambolato, con la mano tesa, mentre cinque ochette giulive gli lanciano occhiate indecifrabili e si scambiano sussurri ancor più indecifrabili.
“Va bene, adesso giro i tacchi e me ne vado”.
-Ne sarei felice-, dice Gerdr e prende la mano che Loki gli tende, il giovane la guarda stupefatto, e resta immobile “che si stia prendendo gioco di me?”.
-Allora, andiamo?- dice Gerdr con un sorriso e Loki annuisce, porgendole il braccio. Si allontanano assieme, e Loki sente dietro di sé le ochette far arrivare i loro gridolini ad ottave fastidiose.
I frutteto del palazzo è splendido, in piena fioritura, e il profumo dell’erba bagnata punge le narici.
Gerdr e Loki passeggiano in silenzio, nessuno dei due guarda l’altro se non quando è sicuro di non essere guardato.
“Bene, e adesso che cosa faccio?” si chiede Loki, “scommetto che si sta già pentendo di aver accettato il mio invito…”
-Ho sentito molte cose su di te-, dice a un tratto Gerdr, rompendo l’imbarazzato silenzio.
Loki la guarda sospettoso, -e cosa, esattamente?-
-Cose… per esempio che sei in grado di usare le arti magiche. È strano per un uomo-, guarda Loki con curiosa aspettativa.
-Odino può farlo, ma nessuno se ne stupisce mai-, risponde lui, con amarezza.
-Beh, certo. Però lui è il Padre degli Dei-, continua Gerdr, -insomma, ci si aspetta che possa fare cose negate ad altri. Ma tu?-
-Sì, anche io posso. Ti fa ribrezzo, questo?- chiede il giovane senza guardarla.
-No-, risponde lei, -però mi incuriosisce-, camminano ancora in silenzio, vicini sul sentiero battuto. Gerdr guarda il cielo, Loki la terra sotto i propri piedi, -vuoi che ti faccia vedere qualcosa di magico?- Chiede d’un tratto.
-Oh, sì, ti prego!- risponde lei, sorridendo di gioia.
Loki è incerto, “che si stia facendo beffe di me?” ma gli occhi di Gerdr sono pura acquamarina.
Il giovane si fruga nella tasca e ne estrae una palla di lucido cristallo, grande quanto una prugna, se la fa rotolare tra le mani, eseguendo esercizi da provetto giocoliere. Gerdr batte le mani e ride. A un tratto Loki chiude la palla tra le mani, vi soffia dentro e le riapre. Sotto gli occhi attenti di Gerdr pian piano la palla cambia forma, si allunga, si assottiglia, si dilata. Spunta una zampa, poi una coda, poi un orecchio e alla fine i baffi. Il gattino di vetro prende vita tra le mani del giovane, inarca la schiena e sbadiglia con una linguetta luccicante.
Gerdr ride strabiliata e accarezza la piccola meraviglia, -è incredibile! Sei bravissimo. Non sapevo si potessero fare certe cose…-
Loki è compiaciuto e porge il ninnolo alla ragazza, -è tuo, se vuoi-.
Gerdr lo guarda sorridente, e accetta il dono, -sei diverso da come ti immaginavo-, dice e riprende a camminare, con il gattino di cristallo stretto tra le mani.
-Che vuoi dire? Com’è che mi immaginavi?- Loki la raggiunge con due falcate delle lunghe gambe.
-Non so-, risponde lei sorridendo in maniera strana, -più antipatico, credo, e più gelido-.
-Quindi, secondo te, sarei simpatico?-
-Oh, sotto tutta la scorza acre, credo di sì-.
Camminano lentamente costeggiando un torrente, il rumore dell’acqua è affettuoso come una carezza, sono l’uno di fianco all’altro, le loro mani si sfiorano un paio di volte, ma lei non si scansa. Sorride.
-Anche tu sei diversa da come ti immaginavo-, dice Loki.
Lei si volta a guardarlo e i capelli splendono come grano maturo, -e come mi immaginavi?- dice sorridendo maliziosa.
-Come una che possa essere capace di sposare Freyr-, è un colpo basso, e Loki lo sa.
Gerdr, di fatti, cambia repentinamente espressione, rabbuiandosi, -che cosa vuoi dire?-
-Non voglio sembrarti villano, ma Freyr è un caprone… non so come tu faccia a fartelo piacere-.
Lei arrossisce, stupita e volta di scatto la testa, guardando davanti a sé, -Freyr è un giovane virtuoso, forte nella lotta e leale con gli amici-.
-Sì, ma infierisce su chi è più debole di lui… Questo gli fa onore?- aggiunge Loki, raccogliendo un sasso e gettandolo nel torrente.
Gerdr si morde le labbra, -non posso dire di apprezzare quel lato del suo carattere-.
-E allora perché accetti il suo corteggiamento?- Gli chiede il giovane, fermandosi.
-Credo che anche lui, sotto la scorza, sia diverso da quello che sembra-, risponde lei, pensierosa.
-Tipo un fragile ragazzo che fa il duro per non essere ferito?- sghignazza Loki, divertito.
-Sì, qualcosa del genere-, dice lei abbozzando una smorfia.
-Patetico-, commenta Loki, disgustato
-Non sei affatto gentile, adesso-, protesta Gerdr, assestandogli un buffetto sul braccio.
-Chiedo perdono madamigella-, dice Loki facendo un inchino, -ma ho difficoltà a pensare bene di uno che mi ha inflitto più percosse di chiunque altro, fin da che io possa ricordare-.
-Mi dispiace…- dice lei, tristemente.
-Non è necessario, inoltre sto per prendermi la mia rivincita-, il sorriso di Loki si fa vagamente inquietante.
-Cosa vuoi dire?- domanda lei, perplessa.
-Che tra poco il tuo caro Freyr sarà qui, e ci troverà insieme-.
Gerdr si allontana da lui di scatto.
-Lo temi a tal punto?- chiede Loki, beffardo.
-No, ma tu dovresti. Sfodera di rado la sua spada, ma quando lo fa…- sussurra lei, agitata.
-Stavolta è diverso, credimi-.
-Dunque… mi hai invitato solo per attirare qui Freyr?-
-Temo di sì, mi dispiace-.
Gli occhi si Gerdr si riempiono di lacrime -Sei uno sciocco, Loki… davvero uno sciocco-,
Loki sta per dire qualcosa ma un rumore di fronde spezzate attira la loro attenzione.
-Piccolo succhia cazzi che non sei altro! Cosa stai facendo qui con Gerdr?- tuona Freyr sbucando da un cespuglio di biancospino.
Prima che Loki possa fare o dire alcunché, Gerdr si lancia contro Freyr e lo schiaffeggia sonoramente, -Quante volte devo dirtelo, caprone? Io non sono una tua proprietà! Posso andare in giro con chi mi pare- Freyr indietreggia avvilito, tenendosi la guancia, -e io voglio che sia Loki, d’ora in poi a corteggiarmi, va bene?-
-Cosa?- chiedono contemporaneamente Loki e Freyr.
-Sì-, sbraita Gerdr, rivolgendosi a Loki e puntandogli un delicato dito contro il petto, -ho accettato di venire a fare una passeggiata con te per un motivo, non ti sei fermato a domandartelo? Tu che godi fama di avere la mente pronta…- La ragazza guarda Loki con occhi pieni di risentimento, -sei uno sciocco!- grida, e scappa via seguendo il ruscello.
 
Freyr e Loki si guardano in un momento di assoluto sbigottimento, fin quando Freyr si riscuote e si lancia su Loki come una furia. Freyr è rapido, per essere così grosso, e Loki gli sfugge per un soffio. Si mette a correre, scatta come un capriolo tra gli alberi e i cespugli, senza nemmeno guardarsi alle spalle. Freyr lo insegue, gridandogli contro ogni insulto gli venga in mente.
-Fermati, vigliacco, e combatti. Mi hai soffiato la donna da sotto il naso, ma adesso io romperò il tuo, di naso. Dove scappi, fichetta? Vuoi dimostrare a tutti che ti funziona anche l’uccello? Vieni qui, che ti faccio giocare un po’ col mio, così vedi come si fa!-
Freyr è talmente intento a correre e sbraitare che nemmeno se ne accorge quando la trappola di Loki scatta. Lunghi lacci argentati frustano l’aria e lo ghermiscono come tentacoli di una gigantesca piovra. Freyr sente solo un’improvvisa pressione sul petto, poi viene sbalzato all’indietro e si ritrova appeso per i piedi. Decine di lacci argentei lo avvolgono, facendolo assomigliare a una grottesca crisalide.
-Cos’è? Che succede? È opera tua, puttanella di Asgard?- Freyr continua a sbraitare, inferocito -credi che non lo sappiano tutti che vorresti farti fottere dal tuo bel fratellino?-
-Se fossi in te, Freyr- lo interrompe Loki con calma, tornando indietro ad ammirare la sua opera -non continuerei a usare quel tono con me. Mi basta muovere un mignolo per ridurti ad un ammasso di carne maciullata-.
-Lasciami andare, e battiti come un uomo leale-, Freyr cerca di divincolarsi, ma i legami sono stretti, e più si agita più si stringono.
-No, non lo farò!- risponde Loki, portandosi proprio sotto Freyr e tirandogli una ciocca di biondi capelli, -vedi, ci ho messo un po’ di tempo, ma alla fine ho capito il motivo per cui non sono mai riuscito a vincere, contro di voi: perché vi ho sempre lasciato giocare secondo le vostre stupide regole. Adesso giochiamo con le mie… e vedremo chi l’avrà vinta-.
-Sei un vigliacco!- i lacci d’argento si stringono ancora attorno al corpo di Freyr che emette un gemito.
-Allora, Freyr il bello-, lo motteggia Loki, -è così divertente prendersela con Loki, principe di Asgard?- Freyr emette un altro lamento strozzato, rivoli di sangue cominciarono a colare sull’argento.
-Sì-, commenta Loki sghignazzando, -vedo che cominci a capire. Ti lascerò andare… Ma prima voglio che implori il mio perdono. Per anni e anni di vessazioni, percosse, violenza. Voglio che mi supplichi, e che chiedi pietà!-
Freyr, però, non articola alcun suono comprensibile. I lacci lo stritolano a tal punto da non permettergli di respirare, tagliano la pelle e affondano in profondità nella carne.
-Implora, ho detto, se non vuoi morire!-
-Loki!-
Il giovane si gira di scatto e si trova faccia a faccia con il fratello, -Thor, che cosa ci fai qui?-
-Gerdr è corsa da me, ha detto di venire a salvarti, perché Freyr ti avrebbe ammazzato. Ma a quanto vedo è il contrario-, commenta Thor, lo sguardo attonito puntato su Freyr .
Loki sogghigna, -Sì, sto aggiustando qualche torto…-
Ma Thor non sorride, vede il sangue defluire dal volto di Freyr , -Lascialo, Loki, lo storpierai a vita!-
-E anche se fosse?- dice Loki amaro, -lui non si è mai preoccupato di farmi del male-.
-Ma non è leale il modo in cui ti stai vendicando-, insiste Thor. Freyr è bianco come un lenzuolo.
-Perché?- si ribella Loki, -perché non è leale? Solo perché io so fare una cosa e voi no, questo non lo rende sleale-.
Thor si avvicina al fratello, -ma lui non può difendersi, così!-
-Nemmeno io posso difendermi dai vostri pugni- gli sputa Loki in faccia, -non ho la forza per farlo… eppure rompermi le ossa non è affatto sleale!-
Il tono di Thor si fa pericolosamente scuro, -adesso basta, Loki. Lascialo, lo ammazzerai-.
-Tu sei uguale a loro! Esattamente come tutti loro…- Loki è sull’orlo delle lacrime.
Thor si avventa sul fratello e lo afferra per i capelli, -ti ho dato un ordine, fratello, e tu adesso obbedirai-.
Loki resiste alcuni istanti, poi la presa di Thor si fa ancora più salda, ed è costretto a cedere.
I lacci argentei si dissolvono in fumo e Freyr piomba al suolo come un quarto di bue caduto dal gancio del mattatoio.
Ha i vestiti a brandelli, ed è coperto di sangue, non si muove. Thor lascia la presa sul fratello -sta qui-, gli intima e Loki resta fermo.
Thor si china su Freyr e lo osserva da vicino. Gli mette l’orecchio vicino alla bocca e ascolta. Dopo qualche attimo tira un sospiro di sollievo. -Respira, non è morto-, si alza e torna vicino al fratello, -l’hai quasi ammazzato…- gli dice incombendo su di lui, -che cosa ti è saltato in testa?-
-Era tutto sotto controllo-, ringhia Loki, -non sarebbe successo nulla-.
-Come no, lo vedo…-, Thor studia il corpo esanime, -e poi come faremo a spiegare quelle ferite?-
-Come faremo?- Chiede Loki guardando suo fratello perplesso.
-Certo, non penserai di potertela cavare da solo, in un pasticcio come questo-, risponde Thor senza nemmeno guardarlo. Continua a osservare i tagli sanguinanti di Freyr -non mi vengono in mente armi che possano causare ferite come queste-.
-Non voglio il tuo aiuto-, la voce di Loki è bassa, ferma. Quasi un ringhio. -Non stavolta-.
Thor si volta, -ti senti bene? Credo che tu stia delirando-.
-Voglio che tu te ne vada-, continua Loki, gelido, -va pure a denunciarmi, se lo desideri-.
-Non voglio denunciarti!- esclama Thor, sorpreso. Si avvicina ancora di più al fratello, -senti, ci inventeremo qualcosa, ma dobbiamo portare Freyr a farsi curare, è messo molto male-.
Loki guarda con disprezzo il corpo molle ed esanime, non sembra così grosso, adesso. -Se lo meritava-.
-Può darsi, ma dobbiamo comunque portarlo dal Læknir-, Thor è a disagio, e la cosa lo disturba, è evidente. La mano della spada si apre e si chiude in continuazione.
-Da quando sei così giudizioso, fratello? Hai paura?- lo motteggia Loki.
-È solo che non mi piace questa storia-, si schernisce Thor, -non avevi mai fatto del male a nessuno, prima-.
Loki sorride, beffardo -è stato quello il mio errore: ho cominciato troppo tardi. Adesso almeno sapranno che posso, se voglio-.
-Non puoi volere una cosa come questa…- commenta Thor, indicando Freyr.
-Tu non capisci. Non hai mai capito-, dice Loki, tristemente.
-No, non capisco! Non capisco questa conversazione e non capisco cosa ti prende. Adesso andiamo a palazzo e risolviamo la faccenda. Sono sicuro che nostro Padre terrà conto…-
-Oh, certo!- esclama Loki, amaro, -terrà il conto delle frustate che mi darà, vuoi dire? Mi è vietato usare la magia contro gli abitanti di Asgard, ricordi?-
-Ti ho detto che troveremo una soluzione-, continua Thor, mettendo una mano sulla spalla del fratello.
-Ti ho detto che non voglio il tuo aiuto!- esclama Loki, sottraendosi al contatto.
-Ma io voglio aiutarti, invece,- insiste Thor, che sta perdendo la calma, -sono sempre tuo fratello maggiore-.
Loki lo guarda fisso negli occhi, -questo non ti da il diritto di darmi degli ordini-.
Thor alza minacciosamente il pugno, -No, ma mi da il diritto di riempirti di botte, se non fai quello che ti dico-.
-Non ti avvicinare, fratello- esclama Loki, ritraendosi come una serpe nel nido, -o vuoi fare la fine che ha fatto Freyr?-
-Non stai parlando sul serio-, dice Thor sorpreso.
-Non lo so, ma non ti consiglio di mettermi alla prova-, gli occhi verdi di Loki pulsano quasi di una luce malsana. Tanto che Thor, senza volere, arretra di un passo, -perché fai così, fratello?- chiede ferito.
-Oh, adesso non fare la vittima-, lo aggredisce Loki, -non devi sempre e comunque fare l’eroe che salva il povero piccolo Loki. Il povero piccolo Loki ha imparato a cacciare gli artigli, non ha bisogno di te-.
Thor stringe i pugni e serra la mascella, -d’accordo. Come vuoi. Allora sbrogliatela da solo. Ma non venire a piangere da me quando nostro Padre ti avrà fatto il culo a strisce!-
La nuca bionda di Thor si allontana lungo il sentiero. I suoi passi sono così pesanti che parecchi uccelli fuggono spaventati.
Loki è solo. Il corpo svenuto di Freyr giace ancora inerte, “Sbaglio o è più pallido di prima?” il giovane gli si avvicina e gli tasta la gola. Non sente nulla e un brivido freddo gli sale da dentro lo stomaco “se è morto non me la caverò di certo con qualche cinghiata”.
-Credo che una manovra di rianimazione cardio-polmonare sarebbe molto utile, in questo momento-. Loki sobbalza e si volta di scatto per trovarsi faccia a faccia con un illustre sconosciuto.
-Chi sei?- chiede spaventato.
-Solo uno che vuole aiutarti… e, per la cronaca, credo che il tuo amico stia per tirare le cuoia-.
Loki continua a guardare lo sconosciuto, che gli sorride in maniera strana. Tutto in lui è estremamente strano, -non è mio amico-, dice con cautela.
-Chiunque sia, se non lo vuoi morto è meglio intervenire subito-, dice lo sconosciuto -credo che abbia un polmone collassato e che necessiti di una toracentesi d’urgenza, ma non posso dirlo senza avvicinarmi di più-.
Loki è sempre più perplesso, ma cosa va blaterando quello strano tipo?
-Quello è proprio lì, lì per schiattare-, commenta l’uomo, asciutto.
Loki si azzarda a lanciare un’occhiata alle sue spalle. La pelle del viso di Freyr ha assunto un colorito azzurrognolo, il resto non si vede, coperto com’è di stracci e sangue. Il ragazzo si scosta, facendo segno allo sconosciuto di passare. L’uomo muove alcuni rapidi passi, si china accanto al corpo esanime e gli posa una mano sul petto -come pensavo. È quello sinistro-, dice, assorto, -bene. Il punto migliore mi sembra questo-, estrae dalla tasca un punteruolo e lo conficca nel petto di Freyr.
-No!- grida Loki lanciandosi sullo straniero. Ma quello, lo afferra e lo immobilizza con un braccio dietro la schiena -Ehi, lasciami lavorare, o questo ci lascia la pelle-.
Loki guarda Freyr, sente uno strano sibilo provenire dalla ferita inferta dall’uomo, e gli pare che la pelle ricominci a prendere colorito.
-Che cosa gli hai fatto?- chiede allibito.
-Gli ho salvato la vita-, risponde l’uomo lasciandolo andare, -per il momento, almeno. Ma il ragazzone biondo aveva ragione. Ha bisogno di cure che io non posso fornirgli qui. Ha alcune costole fratturate e temo che una di esse abbia causato un’emorragia interna-.
Loki lo guarda con ancora maggiore sospetto, -da quanto tempo ci stavi spiando?-
-È un po’ che ti osservo, a dire il vero- dice l’uomo, con un sorriso che mostra due file di denti aguzzi e bianchi come perle, -ma non c’è molto tempo per parlarne adesso, dov’è che curate la gente, qui?-
-C’è il Læknir, che si occupa delle ferite meno gravi, altrimenti c’è la camera di guarigione-, risponde Loki, mentre osserva l’uomo estrarre il punteruolo dal petto di Freyr, lo sguardo gli cade sulle mani dello sconosciuto, che hanno solo quattro dita.
-Sì, credo sia quello che serve a noi, come ci arriviamo senza essere visti?- L’uomo si ravvia i capelli, sottili e fitti come lanugine.
-Impossibile-, continua Loki, squadrando la figura che ha davanti -Heimdallr ha occhi puntati ovunque. Non c’è modo di sfuggirgli-.
-Non preoccuparti di lui, il Grande Fratello ha le telecamere spente, in questo momento-.
-Non ti capisco-.
-Voglio dire che il vostro tutt’occhi non ci può vedere, e adesso andiamo. A meno che la vostra camera di guarigione non possa resuscitare i morti-.
Lo sconosciuto si china e solleva il corpo, Freyr è un molosso, e lo sconosciuto è alto, ma asciutto ed esile come un ramo di betulla, eppure lo solleva come un sacchetto di patate.
-Modifica il mio aspetto e quello del bamboccione, qui-.
-Cosa? E come?- chiede Loki sorpreso.
-Ah, non lo so, sei tu l’illusionista-, gli dice l’uomo sorridendo, sornione.
-Non ho mai fatto nulla del genere…- replica Loki, dubbioso.
-Quale miglior momento per fare pratica?-
 
****
 
-Principe Thor!- le guardie scattano sull’attenti e toccano le lance in segno di rispetto.
-Devo entrare, mio fratello è ferito e ha bisogno della camera di guarigione!-
Accanto a Thor c’è Freyr, che porta in braccio Loki. Il giovane principe è in uno stato spaventoso, coperto di tagli e pallino in viso.
-Subito, Principe! Vado ad avvertire il Re- scatta l’uomo alla sinistra del portone.
-Mio padre sa già tutto-, lo blocca Thor, -mi ha detto lui di correre qui, sta consolando mia madre che ha avuto un mancamento a causa di questa vista-.
Le guardie non obiettano altro e li fanno passare.
Entrati dentro, Thor indica a Freyr dove adagiare Loki, poi avvia il processo di guarigione. Un coperchio di lucido vetro metallizzato scorre ronzando, e chiude ermeticamente l’incavo in cui il corpo è stato posato. Vista da fuori, la camera ha l’aspetto di un gigantesco sarcofago dorato.
-Speriamo funzioni davvero bene, questo trabiccolo. Io lo darei per spacciato-, commenta Freyr.
-Ha curato ferite ben peggiori, da quello che so-, dice Thor, ma ha un’espressione preoccupata.
-Ti tremola la faccia-, commenta Freyr,- e potrei giurare che quell’altro ragazzo biondo fosse molto più… carino, di come l’hai fatto tu-.
-Che cosa pretendi? Non ci avevo mai provato, non sapevo nemmeno che si potesse fare una cosa come questa-, protesta Loki-Thor, tastandosi la faccia, -sto cominciando a fare fatica, comunque. Credo che non potrò tenere ancora a lungo l’incantesimo-.
Lo Sconosciuto-Freyr guarda verso la porta, e gli occhi, dalle pupille verticali, si fanno attenti, -resisti, sta arrivando qualcuno-
-Chi?- chiede Loki-Thor, preoccupato.
-La tua amichetta di prima. Credo venga pensando di trovare davvero te, lì dentro-.
-Ah, Perfetto…-
Le porte della stanza si spalancano e Gerdr irrompe in uno scintillio di capelli biondi -Loki! Oh, Loki, come stai?- la ragazza corre verso la camera di guarigione, ma il vetro oscurato impedisce di vedere cosa vi sia all’interno, quindi si rivolge all’uomo con le sembianze di Freyr -tu, razza di caprone, che cosa gli hai fatto?- La ragazza gli si avventa contro e gli assesta due schiaffi e un calcio negli stinchi, -hai chiuso, con me. Hai capito? E tu, Thor, non dovevi forse difenderlo da questo bruto?-
-Ma io, veramente…- tenta di difendersi Loki, con le sembianze di Thor.
-Anche tu sei come lui, un violento e un villano. Ma non vi preoccupate, ho già mandato Skírnir ad avvertire Frigga, stavolta non la passerete liscia-.
Gerdr di ferma giusto il tempo di posare un bacio sul vetro poi si esce a passo di marcia dalla stanza.
-Però, la tua ragazza mena!-, commenta l’uomo-Freyr passandosi una mano sulla guancia e l’altra sullo stinco.
-Non è la mia ragazza!-
-Ah, no? Beh, scommetto che lei non è d’accordo con te-
.

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Capitolo 4
*** Spiraglio ***


“Gáttir allar
Tutte le porte
áðr gangi fram
prima di varcarle
um skygnask skyli
vanno scrutate,
þvíat óvíst er at vita
ché dubbio sovviene
hvar óvinir
se nemici siedano
sitja á fleti fyrir”
nella sala [che ti sta] davanti”.
 
[Ljóða Edda, Hávamál]

 
 

Forse mi sto destando adesso da un sogno” pensa Loki, lo sguardo perso nelle venature del quadrato di marmo sotto le sue scarpe, “e scoprirò che non c’era nulla di vero. Non è accaduto nulla”, solleva una mano lorda di sangue e la mette a fuoco,“non ho quasi ammazzato Freyr e minacciato Thor con il mio potere, Gerdr non mi ha gridato in faccia che vorrebbe essere corteggiata da me e non sono stato aiutato da una creatura con quattro dita per mano e gli occhi come quelli di un serpente…
Tuttavia il sangue di Freyr gli imbratta ancora le mani, “se mio padre venisse a conoscenza quello che ho fatto mi caccerebbe via, non vorrebbe più avermi come figlio. E finalmente potrebbe dedicare tutto il tempo che vuole al suo amato Thor, senza dover fingere che gli interessi anche io”, il ricordo della faccia pallida di Freyr e delle sue ferite gli salta dentro la testa senza preavviso e gli provoca sentimenti contrastanti: è spaventoso scoprire che la vita di una persona possa essere tanto facile da spezzare, ma è anche esaltante rendersi conto di avere il potere per farlo, “ce l’avevo in mio potere, e lui non poteva fare nulla per fermarmi… perché questo è sbagliato? È una cosa che fa parte di me, è la mia natura. Sono io ad essere sbagliato, allora?
-Non farti domande la cui la risposta non sei sicuro di voler conoscere-, la voce dell’uomo dagli occhi di serpente lo fa sobbalzare.
Loki se ne sta con la schiena appoggiata al muro, le mani dietro la schiena. Il silenzio della stanza di marmo asettico è rotto solo da un ronzio sommesso, che proviene dall’interno della Camera di Guarigione, -non mi hai ancora detto il tuo nome-, dice il ragazzo.
-Non l’ho fatto?- l’uomo è seduto per terra, al lato opposto della stanza, sta armeggiando con degli strani piccoli oggetti che ha tirato fuori da una tasca della giacca verde.
-No-, dice Loki.
-Beh, non siamo abbastanza intimi perché io possa rivelarti il mio nome…- continua l’uomo portandosi alla bocca un bastoncino bianco.
-Che vuol dire?- chiede Loki perplesso.
-Il proprio nome è una cosa molto potente, che si rivela solo a poche persone- dice appiccando il fuoco al bastoncino con un fiammifero.
-Ti stai prendendo gioco di me?-
-Comunque, puoi chiamarmi Ràtto-.
L’aroma del fumo inonda la stanza -ti chiami topo?- domanda Loki sollevando un sopracciglio e storcendo il naso a quell’odore nuovo e fastidioso.
-No, Ràtto. Che vuol dire veloce-, risponde l’uomo soffiando via annoiato la prima boccata, come se fosse una domanda che è abituato a sentirsi porre.
-È uno strano nome-, commenta Loki osservando con interesse la sigaretta. L’uomo ha appena soffiato alcuni anelli di fumo che salgono lentamente verso il soffitto, -ma è una specie di magia quella che fai con la bocca?- chiede il ragazzo, stupito.
-La peggiore che esista. Quella che crea dipendenza… Non ce l’avete qui da voi?-
-Non ho mai visto nulla del genere in vita mia-, Loki scuote la testa e guarda ipnotizzato i cerchi di fumo che si intersecano tra loro.
-Forse per questo campate così a lungo-, ghigna Ràtto, Loki squadra l’uomo che ha di fronte, osservandolo nei minimi dettagli.
La sua faccia ha lineamenti regolari, affilati e appuntiti, il naso è piccolo, perfettamente dritto e aguzzo sulla punta. La bocca quasi non ha labbra e le guance e il mento sono glabri, non come un uomo che si sia appena rasato la barba, ma come un ragazzo che debba ancora svilupparla. La sua carnagione è pallida, di un colorito terreo, verdognolo, i capelli sono un’unica massa stopposa di lanugine castana, corti sulle tempie e più lunghi sulla cima.
Gli occhi e le mani, poi, sono la cosa più curiosa: i primi sono gialli, grandi, senza distinzione tra iride e sclera, spaccati in mezzo da due pupille verticali, sottili e nere come quelle di un rettile, le seconde, invece, hanno ciascuna quattro dita lunghe e affusolate, terminanti con unghie nere e leggermente ricurve. L’uomo è alto, magro come un giunco e nel complesso la creatura più bizzarra che Loki abbia mai visto.
-Ma chi sei tu, da dove vieni?- chiede alla fine Loki.
-Credevo che non me l’avresti più fatta questa fatidica domanda- ride l’uomo, scoprendo i piccoli denti aguzzi.
-No, davvero...- continua Loki, indagatore, -è certo che non sei di Asgard, quindi come hai attraversato il Bifröst senza che Heimdallr ti fermasse?-
-Il Bifröst non è l’unica via di entrata e di uscita da questo regno. Esistono sentieri segreti tra i mondi a cui perfino lui, coi suoi doni, è cieco-.
Loki si stacca dal muro di scatto, serrando i pugni in uno slancio isterico -rivelameli!- esclama con voce strozzata.
Ràtto ridacchia in una nube di fumo, -calmati, ragazzino-.
-Non sono un ragazzino e non trattarmi come se lo fossi-, sibila, i pugni che tremano di tensione -sono il figlio di Odino, padre degli Dèi, ed esigo che mi riveli il modo di uscire da Asgard senza essere visto!-
-Quanta arroganza per un nanerottolo dagli occhi verdi-, commenta Ràtto, -perché tanta urgenza, stai progettando di scappare di casa?- l’uomo tira l’ultima boccata di fumo e spegne il mozzicone di sigaretta, pressandolo contro la suola degli alti stivali neri.
Come se una vampata di fuoco si fosse spenta all’improvviso, Loki rilassa il corpo e torna ad appoggiarsi al muro, -vieni da un posto molto diverso da questo?-, chiede tranquillamente. L’uomo solleva un sopracciglio sottile, ma risponde senza esitare alla nuova domanda -dopo che ne hai visti un po’, ti rendi conto che i mondi si somigliano tutti-.
-Peccato-, continua Loki, vago, -speravo che, da qualche parte, potesse esserci un posto…-
-…di cui sentirti veramente parte?- lo interrompe l’uomo.
Loki lo guarda sorpreso -sì-, ammette, -qualcosa del genere-.
-Sei giovane, è normale che ti senta a quel modo-.
-Non capisci-, continua il ragazzo, tetro, -io qui sono come un estraneo, sono diverso da tutto e da tutti, la penso in maniera diversa da tutti. A volte credo di appartenere a un’altra razza…-.
-Invece ti capisco benissimo-, Ràtto si alza e va a specchiarsi contro la lucida capsula della Camera di Guarigione, -dove sono nato la gente non è come me. Sono nato diverso, un mostro. Ed ero disprezzato, allontanato da tutti, emarginato, perfino dalla mia famiglia, che avrebbe dovuto amarmi-.
-E che cosa hai fatto?- chiede Loki, sorpreso e interessato.
-Quando sono diventato abbastanza grande da potermene andare, sono scappato-, risponde l’uomo.
-E la tua famiglia ti ha cercato?-
-Non vedo come avrebbe potuto. Li avevo uccisi tutti.- Ràtto lo dice con candore, quasi con soddisfazione. Una sorta di strana luce bramosa si fa strada negli occhi di Loki, il ragazzo si irrigidisce e si lecca piano le labbra, -hai ucciso tutta la tua famiglia? Come?-
Ràtto guarda il suo riflesso, ma le pupille sono dilatate e vacue, la sua voce si fa più bassa e strascicata, -li avevo sentiti parlare tra loro, mio padre e i miei fratelli: volevano vendermi come schiavo, gli avrei fruttato molte pelli e l’inverno si avvicinava. Io dissi che non volevo, mi permisi di pregare mio padre di non mandarmi via… anche se a tutti gli effetti, mi trattavano già come uno schiavo. Però erano la mia famiglia, erano tutto ciò che avevo. Per quell’insolenza mio padre mi frustò e mi legò a una catena, fuori della tana, come una bestia. Non ho pianto quella volta, ma ho aspettato che si addormentassero tutti, mi sono sfilato le catene con un semplice gesto. Non so perché non lo avessi fatto prima, è stato facile. Ho preso il coltello da caccia di mio padre e l’ho sgozzato nel sonno. Poi è toccato a i miei fratelli, a mia madre e alla mia sorellina. Era nata da poco, lei, non aveva ancora nemmeno aperto gli occhi. Ma sarebbe diventata uguale a loro, e io non potevo permetterlo. Non ho permesso che continuassero a farmi del male. Ho capito che, se volevo essere libero, dovevo agire per esserlo. Ovviamente il mio è stato un gesto estremo, non lo consiglierei agli amici. Oltretutto sono stato condannato a morte, per quello-.
Loki ha la bocca secca, sente il cuore che pompa dentro le orecchie, -e come sei riuscito a cavartela?-
-È una parte della storia che ti racconterò più avanti- l’uomo sbatte le palpebre alcune volte e si ravvia i capelli stopposi, il suo tono è nuovamente allegro -ma parliamo di te, piuttosto. Sei un ragazzo in gamba, perché permetti che questi decerebrati muscoloidi ti trattino come il loro pungiball?-
-Il loro che?- chiede Loki, spiazzato dal repentino cambio d’umore.
-Perché ti lasci picchiare, senza provare a difenderti? Non ti piacerebbe stendere tuo fratello e dargliele di santa ragione?- Ràtto di avvicina a Loki e si appoggia al muro di fianco a lui.
-Scherzi? È una vita che lo sogno, ma come potrei, lui è molto più grosso di me-.
-Idiozie. La forza è un fattore relativamente importante in un corpo a corpo, potrei mettermi sulle ginocchia e sculacciare un combattente tre volte più imponente di me-.
-Non ci credo-.
-Basta saper usare questo-, si picchietta la fronte con un dito affusolato, -il cervello è l’arma migliore di un guerriero. Tu sei magro e svelto, hai tante qualità che si possono usare-.
-E tu potresti…-
-Insegnarti?- Loki annuisce, -potrei. E potrei insegnarti molte altre cose, ma ne parleremo più in la-.
-Perché non adesso?-
-Perché credo che il nostro bell’addormentato si stia svegliando-, risponde Ràtto, premendo il pulsante di apertura della Camera di Guarigione, il coperchio scivola lentamente scoprendo una vasca piena di vapore giallo ocra. Appena il vapore si disperde appare la sagoma di Freyr, il ragazzo ha di nuovo un colorito roseo e salutare, i vestiti sono strappati ma di sangue non c’è più traccia, così come non c’è più traccia delle profonde ferite inferte dalla magia di Loki.
-Mamma-, gracchia Freyr agitando le membra nella semi incoscienza.
-Il classico bulletto mammone-, commenta l’uomo, ridacchiando.
-Gli ci vorrà un po’ prima di riprendere coscienza-, commenta Loki, poi stringe le labbra -posso venire con te, quando te ne andrai da Asgard?-
-Perché mi fai questa domanda?-
-Adesso che Freyr si sveglierà, ricorderà tutto. Prima o poi la verità salterà fuori e arriverà alle orecchie di mio padre e allora, credimi: per me sarà meglio trovarmi a decine di mondi lontano da qui-.
-Mmh… sei davvero terrorizzato dal tuo paparino- continua Ràtto, tastando il corpo di Freyr che si agita debolmente nella vasca della Camera di Guarigione,
-Beh, sai… è il padre di tutti gli Dèi, è una cosa che mette soggezione-.
L’uomo abbozza un ghigno, come chi stia pensando a un segreto divertente, -credo di capire cosa intendi. Comunque non preoccuparti, la versione ufficiale dei fatti sarà quella fornita dalla tua fidanzatina-, apre un occhio di Freyr, esamina la reazione della pupilla alla luce, -“Principe di Asgard vittima di violenze e bullismo”, se aveste i giornali scandalistici, in questo posto, ci andrebbero a nozze con un titolo come questo. A proposito, strano mondo, il vostro: avete la tecnologia di Star Trek, per quanto riguarda la medicina, ma non avete ancora inventato nemmeno la stampa a caratteri mobili…-
Loki aggrotta la fronde, sconfortato, -Io, davvero, non riesco a dare un senso alla metà delle cose che dici, è come se parlassi un’altra lingua-.
-Lascia perdere, sto solo dicendo che il bamboccione biondo non ricorderà nulla di quello che è accaduto-.
-Non ricorderà nulla?- chiede Loki spiazzato, ma un’idea lo illumina improvvisamente, -che cosa vuoi fargli?-
-Oh, niente di irrimediabile… gli incasino un po’ il cervello. Non che sia proprio un genio, comunque, il ragazzo-.
-Che cosa vuol dire “gli incasino il cervello”?-
Freyr sta riprendendo conoscenza, apre gli occhi e si guarda intorno, stordito, provando a mettere a fuoco ciò che lo circonda -Gerdr?- chiama, impastando le lettere. L’uomo si sporge su di lui, gli mette una mano sulla fronte, delicatamente, e gli sussurra alcune parole all’orecchio. Freyr lo guarda inebetito, gli occhi leggermente vitrei, annuisce e si solleva faticosamente. Scavalca il bordo della Camera di Guarigione e pianta i piedi malfermi al suolo, l’uomo si fa da parte, lo osserva attentamente barcollare alcuni istanti poi respirare profondamente e scuotere la testa come un cane appena uscito dall’acqua.
-Vuol dire che, quando esattamente tra trentotto secondi, tua madre piomberà qui in lacrime…-.
-Mia madre?-
-…dovrai inscenare la parte del piccolo Loki, vittima dell’ingiustizia cosmica-.
-Ma io…-
-E bada di essere convincente, perché mentre noi parliamo tuo fratello sta per avere un colloquio con il terribile Dio Paparino, e credo proprio che non esiterà a spifferargli tutto. Se vuoi cavartela, devi fare quel che ti dico-.
-E se non funziona?-
-Non preoccuparti, io sarò più vicino di quel che pensi. Adesso vado, però-.
Loki sta per dire qualcosa, ma sente dei passi frettolosi provenire dal corridoio, si gira verso la porta poi torna a guardare Ràtto, per dirgli qualcosa, ma lui è svanito. Prima che possa chiedersi come o perché, la porta si spalanca e Frigga entra in uno svolazzare di veli giunonici, l’espressione di solito compassata e ferma del viso è sostituita da un’aria di agitata preoccupazione, -Loki, come stai?- Frigga abbraccia Loki con trasporto.
-Sto bene, Madre-, dice Loki sorpreso ma compiaciuto. Sua madre è una donna dolce e affettuosa, ma il rigido contegno che deve alla sua carica la fa spesso desistere dal dimostrare fisicamente il proprio amore ai figli. Staccatasi dall’abbraccio, Frigga esamina Loki minuziosamente. Il sangue che gli imbratta le mani e i vestiti le fa dilatare gli occhi, ma non dice nulla, essere la moglie del Dio della guerra tempra al sangue e di ferite aperte non ve ne sono, quindi si calma un poco e prende la mano del figlio.
-Gerdr è venuta da me come una furia, dicendo che Thor e Freyr ti avevano ucciso-, dice prendendo la mano sinistra di Loki, -vuoi dirmi, per amore degli Asi, che cosa è successo?-
Ecco, adesso comincia la parte davvero difficile…”, pensa Loki, “come posso mentirle così spudoratamente?
A peggiorare la situazione sopraggiunge Gerdr, bellissima e biondissima, che si fionda accanto a lui e gli prende l’altra mano.
Adesso Loki è stretto tra due fronti: Frigga alla sua sinistra e Gerdr alla sua destra “sono fregato”.
-Li ho visti io stessa, mia Signora Frigga-, esplode Gerdr puntando uno gli occhi furenti su Freyr, che la guarda ancora mezzo inebetito, -Thor e questo caprone lo portavano in braccio, svenuto, ed era pieno di ferite e tagli. Devono averlo usato come bersaglio per i loro pugnali. Sono delle bestie!-
Frigga stringe le labbra, ma parla con tono pacato e gentile, -mia cara, so che desideri il bene di mio figlio, ma vorrei udire dalla sua bocca quanto è accaduto-, si rivolge quindi a Loki -è vero quel che dice questa fanciulla? Sia Freyr che Thor ti hanno attaccato e ferito?-
Loki sta per rispondere di no, che non è vero, che è tutto un equivoco, poi vede negli occhi di Frigga un’espressione di ansiosa speranza e capisce… lei spera che Thor sia innocente.
Non le importa di Freyr, non le importa se lui sia stato ferito o meno. Le importa che non sia stato il suo amato primogenito a farlo! Un modo di bile gli sale alla gola, -Gerdr non mente, Madre.-
“Lei crede che quel che ha visto corrisponda a verità, solo che ciò che ha visto non era vero… Quindi neanche io sto mentendo”.
L’espressione di Frigga è ferita -dunque è così?-
-Non mi credi?-
-Sì, certo che ti credo, figlio mio, so che non mi diresti una bugia su una cosa così grave. Ciò nonostante non capisco per quale motivo tuo fratello avrebbe dovuto farti del male-.
-Vi chiedo perdono, mia Signora, ma che importanza ha il perché?- interviene Gerdr, -probabilmente Freyr gli avrà mentito per indurlo a credere il falso. Dico bene Freyr?-
Freyr, sentendosi interpellato, fa saettare lo sguardo perso tra Frigga e Gerdr, per poi posarlo su Loki, -io non sono sicuro di quel che è successo. Ricordo che lo stavo inseguendo nel frutteto, ero furioso, poi è successo qualcosa, non so cosa… c’era del sangue. E ricordo la voce di Thor, anche lui era arrabbiato-.
Frigga aggrotta la fronte e stringe la mano di suo figlio, -credo sia il caso di esaminare questa faccenda più accuratamente, quando sarete tutti meno confusi e agitati. Per ora voglio che tu ti riposi, figlio mio. Manderò le ancelle a preparati un bagno caldo per lavare via sangue e paura, anzi… Gerdr, bambina, potresti andare tu ad avvertirle?-
-Sì, mia Signora. Ne sarò onorata- la chioma bionda della ragazza sparisce oltre la soglia in un balenio di luce dorata.
-Tu, figlio mio, seguila in fretta e va a riposare-, poi si rivolge severamente Freyr, -tu verrai con me da Odino e sarai messo a confronto con Thor, sulla faccenda-. “Dunque siamo già a questo” pensa la donna, amareggiata, mentre sta imboccando l’uscita seguita docilmente da Freyr, “Bræðr munu berjask, ok at bǫnum verðask, ha detto laVolva nelle sue profezie: I fratelli si aggrediranno, esi daranno la morte”.
 
Loki è rimasto da solo, si umetta le labbra, ha la bocca secca e impastata. Sente nelle gambe una pesantezza strana, un affaticamento che non riesce a spiegare.
-Ràtto?- chiama piano, -Ràtto, ci sei?-. Non risponde nessuno, la stanza è silenziosa e immobile.
Loki attende ancora alcuni istanti, poi lentamente lascia anche lui la stanza, in effetti un bagno caldo è davvero l’ideale dopo una giornata come quella.
 
****
 
Ràtto osserva Loki lasciare la stanza, sorride soddisfatto lasciando andare l’illusione che lo proteggeva da sguardi indiscreti. Ha osservato, non visto, tutta la scena, e ridacchia stiracchiando le membra slanciate, soddisfatto del proprio operato. Si siede per terra, allungando le gambe affusolate sul pavimento di marmo, la schiena appoggiata al muro. Tira fuori una sigaretta di tabacco arrotolato e la accende, ispira la prima boccata e chiude gli occhi con espressione beata, quando è arrivato quasi al filtro avverte una leggera pressione al centro del petto e inizia a grattarsi, prima piano, poi sempre con maggiore insistenza. Un puntino bianco si accende sotto i suoi vestiti, percettibile appena, come una lucina di Natale gialla e intermittente.
-Dunque?- Una voce femminile si diffonde nella stanza. Non ha una provenienza precisa, ma il punto luminoso che scaturisce dal petto dell’uomo lampeggia cadenzandone le parole, -cosa puoi dirmi del ragazzo?- la voce è morbida, calda, ma concisa e ferma.
-E’ potente-, risponde l’uomo tirando l’ultima boccata di fumo azzurro -molto più di quel che pensa. Non gli manca certo l’intelligenza e la voglia di primeggiare in qualcosa-.
-Credi quindi che sia adatto?-
-Sì, credo proprio che faccia al caso nostro-, risponde l’uomo compiaciuto, espirando fumo dal naso affilato e dalla bocca.
-Molto bene, procedi, allora- continua la donna, -Ma sii cauto. Credo che Odino sospetti qualcosa, sento il suo occhio che tenta di penetrare le mie difese-.
-Il vecchio non è un problema-, l’uomo schiaccia il mozzicone con il piede, lasciando una macchia di cenere nera sul pavimento di marmo immacolato.
-Non sottovalutare i suoi poteri-, lo ammonisce la donna, con severità -è una creatura antica, anche più antica di me e dispone di incredibili risorse-.
-Come tu dici, Madre- dice lui, asciutto.
-Sento per caso nel tuo tono, una nota di condiscendenza?-
-No, mai-, si affretta a rispondere l’uomo -ma credo che Odino sia più cieco del mio piede nella scarpa, se non vede la gemma preziosa che cresce incolta nel suo giardino-.
-Non sta a te giudicare il modo in cui un padre ama il proprio figlio. Non farmi pentire di averti affidato quest’incarico-, il punto luminoso sul petto dell’uomo si fa più intenso, assumendo una sfumatura verde brillante. L’uomo si morde il labbro sottile in una smorfia di dolore e preme sul punto con la mano, -ti chiedo perdono-.
-Hai altro da aggiungere al tuo rapporto?-
-No, Madre-.
-La tua Mente nel mio Cuore-.
-Il tuo Cuore nel mio Petto-, il punto luminoso si spegne e l’uomo resta in silenzio per alcuni minuti prima di alzarsi e abbandonare a sua volta la stanza.

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Capitolo 5
*** Delitto... ***


 Dopo lungo silenzio, ecco un nuovo capitolo di questa storia. Spero che sia di vostro gradimento.
 
 
 
Þá kømr enn ríki
Allora viene il potente
At regindómi
al suo regno,
Oflugr ofan
Il forte dall'alto
Sá 's ǫllu ræðr.
Che tutto governa.
 
[Ljóða Edda, Vǫluspá]
 
 
 

Thor sta eretto, i capelli biondi gettati all’indietro, fronteggia a testa alta il Padre degli Dei, che lo scruta in silenzio. Odino ha un occhio solo, ma quell’occhio sa indagare nel profondo dell’anima di ogni creatura. Al fianco di Thor sta Freyr, che si guarda intorno smarrito, come se non sapesse bene dove si trova. Sul primo gradino della scala che innalza il trono di Odino sta Loki, che osserva la scena da una prospettiva che gli è nuova: assai di rado gli è capitato di poter osservare Thor, mentre la furia del Padre si riversa esclusivamente su di lui. Un evento raro e strano.
La sala del trono è vuota ad eccezione dei tre giovani, di Odino, che siede sul trono, di Frigga sta al suo fianco e di Gerdr che sta di fronte a Loki, chiamata a testimone in quel processo. Perché è esattamente di questo che si tratta: di un processo.
- Figlio, tu continui a dichiararti innocente? Nonostante la giovane Gerdr giuri che tu e Freyr siete colpevoli? - La voce di Odino è calma, ma risuona cupa nel salone dorato, come il rintocco di una campana.
- Mi dichiaro innocente, Padre -, conferma Thor, anche la sua voce è calma, e ha lo sguardo fermo.
- Le cose sono andate in maniera ben diversa da come Gerdr le ha raccontate. -
- Mi stai dando della bugiarda? - Sbotta Gerdr, indignata.
- Silenzio, bambina. Hai già detto tutto quello che dovevi-, il monito di Frigga è cortese, ma cela in sé un severo accento, che induce la giovane a chinare il capo.
- Non credo che tu sia in mala fede, - continua Thor, - ma forse qualche cosa ha confuso il tuo giudizio -.
Odino solleva il mento e si tira la barba irta e folta con la mano adorna di giganteschi anelli d’oro, - che cosa può averla confusa a tal punto da dichiarare ciò che è l’esatto opposto della verità, a quanto tu dici? -
- Non saprei, Padre -, il giovane ha un leggero tentennamento, passa il peso da un piede all’altro, - ma so che le cose non sono andate così. -
- Allora dicci la tua versione della storia, così potremo confrontarla con quella di questa ragazza -.
- Ebbene, Gerdr venne a cerarmi e mi disse di correre in aiuto di mio fratello, perché Freyr, che li aveva sorpresi insieme, gli avrebbe fatto del male. -
- Ciò corrisponde anche a ciò che ha detto la Gerdr, va’ avanti-.
- Quando arrivai nel frutteto, però, non trovai ciò che mi aspettavo. Loki era intento a operare qualche tipo di sortilegio su Freyr, ho creduto che stesse per ucciderlo -.
Odino aggrotta le sopracciglia e si china in avanti sul trono, la sua voce diventa ancor più grave - stai dicendo che tuo fratello ha attentato alla vita di questo giovane, un membro del mio popolo, con le sue arti? Sai che questa è una colpa assai grave, che io dovrei punire con la morte o con l’esilio. Sei certo di quel che dici, figlio? -
Thor deglutisce, non vorrebbe davvero fare a suo fratello un torto così grande, ma c’è qualcosa i quella storia che gli ha messo addosso un terribile disagio, - io non credo che Loki volesse far del male a Freyr, non davvero, ma la cosa stava andando troppo oltre e ho creduto di dover intervenire. -
- E dunque hai percosso Loki a tal punto da doverlo mettere nella camera di guarigione? - tuona Odino.
- No! Io non ho toccato mio fratello. Non ho alzato un dito, su di lui. -
- Dunque Freyr, sei stato tu? -
Freyr, sentendo il suo nome, si riscuote e guarda Odino, - io mi ricordo che ero molto arrabbiato. Avrei ucciso quel piccoletto, se avessi potuto. Desideravo il suo sangue. L’ho inseguito, lui scappava. Poi… un gran dolore alla testa e… non ricordo altro, sono confuso. Non so cosa sia successo -.
Odino si agita sul trono, serra le mascelle e afferra i braccioli dorati - non ricordi nulla, eh? Nulla all’infuori del desiderio di spargere il sangue del figlio di Odino? Spero ti renda conto che questo non getta buona luce su di te! -
- Freyr non era nelle condizioni di fare alcunché, Padre. Era legato e svenuto, forse per questo non ricorda nulla. -
- Sei stato tu a colpirlo, perché non facesse del male a Loki? –
- No, Padre -.
- Allora c’è qualcosa che non capisco, Thor. Le guardie hanno visto te e Freyr portare Loki in fin di vita nella camera di guarigione. Se non è stato lui e non sei stato tu… chi è stato? -
- Beh, nessuno, per la verità. Quando me ne sono andato, Loki era furente di rabbia, ma sano e in salute, era Freyr ad avere bisogno della camera di guarigione, visto il modo in cui era ferito -.
- Chi era stato a ferirlo? E se era ferito così gravemente, perché non lo hai portato tu stesso a farsi guarire? -
- Io… - Thor distoglie lo sguardo da quello del Padre, non vuole dire altro per accusare Loki, se confessasse di essere stato minacciato dal fratello, i guai per Loki sarebbero ancora peggiori. Eppure, non desidera essere punito per qualcosa che non ha commesso. Non una cosa così disonorevole, comunque. I suoi pensieri vengono interrotti dalla voce di Odino, che si alza dal trono, e sembra ancor più gigantesco e minaccioso.
- Credo di aver compreso come sia andata la vicenda, e ho preso la mia decisione -, Loki ha un fremito, uno appena percettibile, e se Odino sapesse? Lui è il padre degli Dei, in fondo, lui sa tutto. Sempre. “Adesso si alzerà e dirà che è tutta colpa di Loki, come ogni volta, e…
- Thor, mi duole dire che sono molto deluso da te - Loki non può credere alle sue orecchie, - Heimdallr ha confermato la versione di Gerdr, egli stesso ha visto te e Freyr condurre Loki alla camera di guarigione. -
- Ma non è possibile! Padre io…-
- Tu hai mentito a tuo padre, Thor. E ti sei macchiato di un atto di violenza contro il tuo stesso fratello. -
- Se avevi già deciso la mia colpevolezza, perché mi hai lasciato parlare? -
- Volevo darti l’opportunità di essere onesto, perché come un giovane onesto io ti conosco e so che la menzogna macchia di rado la tua lingua. Ma, a quanto sento, nemmeno tu sei del tutto immune a un simile male, figlio mio, e questo mi addolora molto. -
- Ma io non sto mentendo! -
- Allora mentono Gerdr, le guardie e lo stesso Heimdallr? -
- Loki, ti prego, di’ qualcosa… digli che non sono un bugiardo! -
Loki deglutisce e si agita, guarda il fratello dritto negli occhi. Potrebbe dire la verità, scagionare Thor e assumersi la responsabilità delle sue azioni. Non è il castigo che lo preoccupa, sa che Odino non lo farebbe giustiziare, né esiliare. Sarebbe un castigo duro, certo, ma Loki potrebbe sopportarlo, il dolore non lo spaventa. Quello che non può sopportare è la voce di Thor, che gli rimbomba ancora nelle orecchie “…sei sleale, Loki, lui non può difendersi così…”, “…perché non provi a essere uguale a tutti gli altri, Loki? Così ti lascerebbero in pace…”. Quale momento migliore per mettere Thor in cattiva luce nei confronti del Padre? Quale miglior occasione di prendersi, finalmente una meritata rivincita? Eppure, Loki non ci riesce, non riesce a pronunciare delle parole di accusa nei confronti del fratello. Senza dire nulla, scende dal gradino e si mette al fianco di Thor.
- Padre, Thor dice il vero. Le cose sono andate esattamente come dice. -
Incredibilmente, e con un certo compiacimento, il giovane ossuto si rende conto che Odino è confuso, - non capisco, Loki, spiegati meglio -.
Loki gonfia il petto e inspira a fondo, solleva il mento ossuto e sputa fuori - IO ho attirato Freyr in una trappola, perché…- almeno una piccola bugia poteva permettersela - volevo entrare nelle grazie di Gerdr, è per lei che ho fatto tutto questo.
Odino si risiede, lentamente, e Frigga fa un passo avanti. Gerdr si torce le dita e si morde le labbra, per non sorridere.
- Tutto questo, cosa? - Chiede Odino scrutando il figlio minore, con l’occhio socchiuso e la fronte aggrottata. Odino ha un occhio solo e crede che nulla possa più sorprenderlo, ma a volte si sbaglia.
- Io - continua Loki, - ho lanciato un incantesimo su Freyr, per convincerlo a lasciare in pace Gerdr, ma la cosa mi ha preso la mano, so di aver sbagliato e se Thor non fosse intervenuto, forse Freyr si sarebbe fatto male davvero. Poi io e Thor abbiamo litigato e lui se n’è andato, lasciandomi con Freyr in brutte condizioni. A quel punto, mi sono fatto prendere dal panico, non sapevo che fare… Freyr aveva bisogno di cure, ma temevo della tua ira, Padre, lo ammetto. Quindi ho usato ancora le mie arti, per ingannare la vista delle guardie e ho condotto Freyr sotto mentite spoglie alla camera di guarigione. Le guardie credevano di vedere me ferito e sanguinante, mentre si trattava di Freyr. Credevo di potermela cavare, ma adesso che degli innocenti stanno per essere incolpati, per qualcosa che è una mia colpa, non posso fare a meno di parlare. -
Nella sala scende un silenzio che quello di un manto di neve nel cuore della notte. Thor guarda Loki con uno sguardo assolutamente decifrabile: si sta chiedendo che cosa stia tramando suo fratello, per esporsi così. Di solito avrebbe fatto di tutto, pur di non attirare su di sé le ire del Padre. E adesso… “Mi pare che quasi ne goda. Perché?” La risposta gli giunge quasi immediatamente, quando Odino riprende a parlare. Nella sua voce c’è una sfumatura che Thor conosce molto bene, è arrabbiato, ovviamente, ma forse non come vorrebbe, e c’è come una nota, appena accennata, di orgoglio.
- Tu hai ingannato la vista di Gerdr? -
- Sì, Padre. -
- E delle guardie? -
- Sì, Padre -
- E hai ingannato gli occhi di Heimdallr? -
- Ancora, sì. Anche se non era nelle mie intenzioni. Non sapevo di poter ambire a tanto, ma forse ho sottovalutato il mio potere. -
- E hai trasportato il corpo di Freyr dal frutteto sino alla camera di guarigione, tutto da solo? -
- Ora, forse, sei tu a sottovalutare la mia forza. -
- Non userei quel tono, giovanotto, non nella tua posizione… Dunque sei riuscito a mentire a tutti, a infrangere una quantità di leggi e a mettere in pericolo la vita di un giovane abitante di Asgard, tutto in un solo giorno. Credo che tu sappia che le tali azioni dovranno essere punite molto severamente. -
- Ne sono consapevole, Padre. So di meritare il tuo giusto castigo. -
- Va’ nella tua stanza, verrò da te tra poco. -
Loki si inchina e si congeda. Mentre si volta per lasciare la stanza, Thor può giurare di vederlo sorridere.
- Thor, - la voce del Padre lo richiama - tu sei assolto da tutte le accuse, anche se mi sarei aspettato di più da te. Avresti dovuto aiutare tuo fratello, e non abbandonarlo nel momento in cui aveva bisogno di te. Ad ogni modo, non sarai punito. Anche tu Freyr, pare che tu sia la vittima in questa faccenda e ti porgo le scuse a nome di mio figlio. Potete andare. -
Thor non ha il coraggio di aggiungere altro, si inchina e esce a sua volta dalla sala del trono, poi Odino congeda anche Gerdr, per rimanere solo con Frigga.
- Cosa pensi, mio Signore? - chiede Frigga, posando una mano sulla spalla del marito.
- Penso che Loki sia sincero, una volta tanto, se non è stato Thor ad aiutarlo, non c’è nessun altro su Asgard che lo avrebbe fatto. Tale è il consenso di cui gode mio figlio, tra il mio popolo. Ma c’è qualcosa, in questa faccenda, che non riesco a capire: come avrà fatto a ingannare Heimdallr? Che il suo potere sia tale, alla sua età? -
- Ti dimostri piuttosto quieto, per essere un padre il cui figlio ha appena ammesso gravi colpe -.
- Non posso biasimarlo fino in fondo, Gerdr è davvero una fanciulla di rara bellezza. -
- Lo giustifichi perché il suo movente è l’amore di una fanciulla? -
- Forse dimentichi cosa ho dovuto fare io, per avere te? E comunque ha ammesso le sue colpe, questo non è da lui. Sono piacevolmente sorpreso. -
- Quindi conosci uno dei tuoi figli per un giovane onesto e l’altro per un mentitore? Entrambi i tuoi figli ti amano e cercano di compiacerti, perché non riesci a essere orgoglioso di entrambi egualmente? -
- Ma lo sono. -
- Il Padre degli Dei non dovrebbe mentire. -
- Certo, se Loki cercasse di assomigliare di più a Thor… -
- Vuoi da lui qualcosa che gli è impossibile fare. E tu lo sai, sai la sua natura. Accettala e lui diventerà il migliore degli uomini. -
- Temo solo che ciò che giace dentro di lui possa risvegliarsi. Devo tentare di tenerlo a bada, tu mi capisci, vero? Adesso devo andare a parlargli. -
- Non essere troppo duro, con lui. -
- Devo. Come hai detto, si è macchiato di colpe molto gravi. Inoltre, credo che lui se lo aspetti. Anzi, credo che sarebbe molto deluso, se non lo punissi… come avrei punito Thor -.

**** 

- Sai, sono davvero ammirato -, Ràtto è sdraiato sul letto di Loki, le braccia incrociate dietro la testa e una sigaretta accesa tra le labbra sottili da rettile. Il giovane non ha idea di come abbia fatto a sparire e ricomparire a quel modo e, soprattutto, non riesce a immaginare in che modo possa la strana creatura sfuggire agli occhi del Dio Bianco Heimdallr, che tutto vede e tutto ode, - la tua mossa è stata degna del miglior giocatore di scacchi -.
- Non so cosa sia uno scacchi -, risponde Loki che osserva il mondo fuori dalla finestra. È seduto sul davanzale, con una gamba ciondoloni.
- Gli scacchi sono un gioco da tavola, di strategia. E tu sei davvero uno stratega nato -.
- Come il Hnefatafl? -, chiede Loki assorto, i suoi sensi sono quasi del tutto assorbiti dal percepire i movimenti nel corridoio oltre la sua stanza. Tra poco suo Padre verrà da lui.
- Non saprei. Comunque, davvero: avresti potuto uscirne sconfitto anche stavolta: nonostante la colpa fosse data a tuo fratello. Certo, avresti evitato una punizione che si preannuncia dolorosa, ma non ne avresti ricavato altro, se non di dare, per l’ennesima volta, una visione di te da debole e da perdente. Invece, confessando, hai impressionato tuo padre. Davvero, il suo occhio era sbarrato come il fanale di una macchina. Sicuramente non se l’aspettava, da te -.
- Beh… sì, messa in questi termini, devo dire che suona bene – Loki salta giù dal davanzale e si appressa al letto dal quale lo strano individuo sta inondando la sua stanza di fumo. - Certo, non è tutto merito mio, non averi avuto il potere di ingannare Heimdallr. Non ancora, almeno… -
- Non ancora? – Chiede Ràtto, lanciando due anelli perfetti, uno dentro l’altro.
- Tu hai quel potere, insegnami! -
- Potrei. Ma ne parleremo un’altra volta. - L’uomo rettile si solleva sedere di scatto.
- Perché? -
- Perché sta arrivando il Dio Paparino, e penso che tu non voglia sapere quanto è grossa la frusta che stringe in mano. -
Ràtto svanisce alla vista di Loki, nel momento esatto in cui la porta della sua stanza si spalanca e Odino, la barba ispida e folta che fa da cornice al volto sfigurato, introduce la sua mole nella stanza del principe di Asgard. È imponente, Odino, anche quando non è seduto sul suo trono lucente. Loki ricorda che, da fanciullo, quando il Padre lo sollevava per gioco, a lui sembrava di volare. Adesso la presenza del Padre degli Dei nella stanza è opprimente, come se occupasse lo spazio di cinque uomini, anziché uno.
- Padre -, la voce di Loki non riesce a essere calma come vorrebbe. Adesso che se lo trova davanti, non ricorda più il motivo per cui pochi attimi prima si sentiva orgoglioso di sé stesso. Adesso sente solo la bocca seccarsi e le mani gelate e sudate allo stesso tempo.
- Figlio -, risponde Odino, chiudendosi la porta alle spalle, - sono venuto a somministrare il castigo dovuto a chi infrange le leggi di Asgard, che io stesso ho sancito. -
- Sì, Padre -, il suo sguardo, per un attimo soltanto, saetta vesto l’oggetto che Odino stringe nella possente mano. Uno staffile di cuoio, composto da un corto manico rigido e una manciata di corregge di cuoio lunghe mezzo metro. Loki sente il sangue defluire dal volto e, per una volta, benedice il pallore naturale della sua carnagione.
- Prendi quella panca -, comanda Odino.
Lungo la parete, sotto la finestra, c’è una panca di legno intarsiato, Loki la trascina al centro della stanza. Ha già affrontato, in passato, le punizioni paterne e sa come comportarsi. Si sfila la giacca con le spalline e la casacca di cotone ricamato, lo sguardo del Padre sul suo corpo inerme lo atterrisce, sa di non avere la prestanza del guerriero, la giovane schiena guizzante è tesa e rigida.
- Sdraiati. -
Loki obbedisce e si distende prono sul legno freddo e liscio al contatto col petto nudo. Una volta sdraiato infila le dita nel bordo dei calzoni e li cala fino a metà delle cosce, dopo di che si afferra alle gambe della panca, sono tonde e ruvide. Odino, che non si è mosso di un millimetro fino a quel momento, fa un passo verso di lui e si inginocchia, gli porge un tocchetto di legno rotondo.
- Mordi questo, figliolo, ti aiuterà -.
Loki lo addenta e chiude gli occhi, aspettando il supplizio.


Continua...

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Capitolo 6
*** ...e Castigo ***


La prima frustata cade sulle spalle, le strisce di cuoio sibilano come serpi nell’aria e si schiantano sulla pelle diafana. Striature rosse e tumefatte si sollevano nei punti colpiti. Loki serra i denti attorno al cilindro di legno e sente aumentare la salivazione nella bocca, ma riesce a non emettere alcun suono. La seconda staffilata cade qualche millimetro più sotto, perfettamente parallela alla prima ma senza sovrapporvisi. La mano di Odino è esperta, ferma, continua a far piovere colpi sulla schiena di Loki, in silenzio, implacabile, senza concedere un momento di pausa. L’unico rumore nella stanza è il sibilo della sferza.
Loki sussulta a ogni colpo, il respiro affannoso, il corpo tremante. Sente la fronte imperlata di sudore freddo e la schiena in fiamme. Le nocche bianche serrate attorno alle gambe della panca.
Alla decima sferzata, che cala sulla parte bassa della schiena, il giovane non può fare a meno emettere un flebile lamento. Gli occhi serrati gli si bagnano di lacrime.
Il braccio di Odino si alza e si abbassa con cadenza ritmica, suscitando sibili sferzanti dal cuoio delle cinghie. L’occhio del Padre è fermo e impassibile mentre amministra il giusto castigo. Solo un esame attento e ravvicinato potrebbe cogliere la tristezza e il dolore che si cela in quello sguardo di ghiaccio. Odino ha un occhio solo ed è l’occhio di un padre, un padre che ama suo figlio e non vorrebbe vederlo soffrire.
Le ultime sferzate infiammano di rosso le natiche bianche e la parte alta delle cosce del ragazzo, strappando a Loki un grido soffocato. Odino lascia cadere l’ultimo colpo e si arresta, respirando profondamente.
Loki trema disteso sulla panca, gli occhi serrati e il respiro corto, ha i capelli zuppi di sudore, come se avesse corso per chilometri a perdifiato. Al Padre si stringe il cuore, ma la giustizia non è tenera con chi infrange le leggi di Asgard. Senza dire nulla, arrotola la sferza attorno al pugno e si dirige vero la porta. Quando è sull’uscio si arresta e, senza voltarsi, dice: - è mio desiderio che tu comini ad allenarti con il resto dei ragazzi della corte. Sarei molto contrariato se tu contravvenissi a questo desiderio. Mi sono spiegato? - senza aspettare una risposta, Odino lascia la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Loki resta disteso sulla panca, nudo e tremante, la pelle che sembra doversi staccare da un momento all’altro dalla schiena. E forse lo desidererebbe, dato il dolore che gli provoca. Dopo un lasso di tempo che non riesce a quantificare, si sente finalmente in grado di lasciar andare la presa sulle gambe della panca, le dita delle mani gli dolgono, per lo sforzo di tenerle serrate, poggia i palmi all’altezza delle spalle e, lentamente, fa scivolare un piede per terra, seguito dall’altro. Le ginocchia toccano il freddo marmo del pavimento, fa leva sul palmo della mano sinistra e si solleva cautamente. Sente la schiena umida di siero, lì dove la pelle si è lacerata sotto i colpi della sferza. Brucia. Per la barba dei giganti, se brucia! Ancora i pantaloni mezzi calati, avanza fino al letto, reggendoli con una mano. Il materasso di piume lo accoglie caldo e morbido, Loki si sdraia emettendo piccoli sibili e sussulti, ogni volta che la pelle si tende e tira in qualche punto in cui si è aperta.
Finalmente si sdraia e rilassa i muscoli indolenziti. Resta qualche attimo ad ascoltare il battito del proprio cuore, dopo di che, scoppia a piangere.
 
È così che Frigga lo trova: addormentato, col volto rigato di lacrime e la schiena rigata dai segni della frusta. La Madre si avvicina, cautamente, per non svegliarlo, e osserva suo figlio, maledicendo Odino, eppure, non può far nulla per cambiare ciò che è stato, solo cercare di lenire il dolore futuro.
Frigga chiama le ancelle e ordina loro di portare acqua tiepida, unguenti e bende di lino fresco. Loki si agita nel sonno, e Frigga gli pone una mano sulla fronte: scotta.
Sembra così piccolo e fragile, ora, così minuto e inerme, come il giorno in cui Odino glielo pose tra le braccia. Un piccolo fagotto strillante.
A qualche vita difficile di abbiamo destinato, piccolo mio? Spero che tu sia forte abbastanza per poter sopportare, un giorno, di scoprire la verità sul tuo retaggio”.
Le ancelle accorrono, portando acqua e medicamenti, li depongono ai piedi della loro regina, Frigga le congeda e, rimasta sola, si adagia sul letto, accanto a suo figlio - dormi bambino mio, ci sono io, adesso. Dormi e non pensare a nulla, fino a domani -.
Loki mormora qualcosa nel sonno, che Frigga non riesce a discernere, ma subito avverte con la coda dell’occhio un movimento, sulla parete. Si volta di scatto e si accorge che le figure degli affreschi sono in subbuglio. Serpeggiano e si aggrovigliano in un caos ribollente e insanguinato. Sola tra tutte le figure, una volpe rossa si fa strada nel dipinto, ha le zanne lorde di sangue e guarda Frigga dritta negli occhi. Un oscuro presentimento pervade l’animo della Madre degli Dei e il suo sguardo torna al figlio addormentato. “Che il fato abbia pietà di tutti noi”.

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