Il matrimonio del mio ''migliore'' amico

di Lorelei95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Male. Così male. ***
Capitolo 2: *** Covando Rabbia ***
Capitolo 3: *** Forse ***
Capitolo 4: *** Non fare un passo indietro ***



Capitolo 1
*** Male. Così male. ***


Il matrimonio del mio "migliore" amico

 
Così Male

 
Note: La storia nasce da una fanart, che metterò alla fine per non rovinarvi la lettura. Ci vediamo a fine capitolo per altre note.
 
 
Il respiro si condensa in fretta nell'aria invernale. Può già percepire il chiasso del Capodanno crescere via via più intenso mentre l'ora fatidica comincia ad essere sempre più prossima.
Zoro tuttavia vorrebbe solo dimenticare dove si trova,  quello che si trova intorno a lui e soprattutto il gelo dentro di lui.
Si passa una mano sul volto, tentando di cancellare l'espressione di dolore che è ben consapevole si possa leggere sul suo viso, anche se non c'è nessuno a guardarlo. Meglio, perché comincia a sentire gli occhi lucidi e davvero non vuole che qualcuno lo veda piangere.
Morde con forza il labbro e cerca di reprimere i singhiozzi che vogliono montare in gola; respira profondamente dal naso,  dentro e fuori, sperando che quella sensazione passi, ma non è così.
Si siede lentamente a terra,  o almeno così pensa per non dirsi che si sta lasciando scivolare, e, appoggiato con la schiena alla ringhiera sul tetto, all'ultimo piano del suo condominio, guarda verso il cielo bianco e pallido, carico di neve.
Se fosse un normale Capodanno starebbe bevendo con i suoi amici,  cercherebbe di salvare qualcosa da mangiare prima che Rufy possa trangugiare tutto, osserverebbe con un sorrisetto leggero Franky e Brook che strimpellano qualche canzone inventata sul momento,  scambierebbe qualche sguardo con Robin, sempre posata e tuttavia felice della confusione. Ascolterebbe Chopper che, senza sosta, gli racconta del tirocinio all'ospedale,  dei pazienti, e gli farebbe i complimenti arruffandogli i capelli,  come farebbe con un fratello minore,  mentre alzerebbe gli occhi al cielo per l'ennesima storiella di Usopp su qualche magistrale impresa. E poi ci sarebbero loro, e Zoro non può trattenersi di stringere i pugni: Nami starebbe lamentandosi delle spese per organizzare la festa, non calcolando la parte fatta da ciascuno di loro, e Sanji, prendendosi cura dei loro stomaci alle prese con pentole sul fuoco e appetitosi piatti, le sorriderebbe e le direbbe che si farà lui carico di tutto,  per la sua signora.
Lo spadaccino sbatte la nuca contro la ringhiera, odiando come i pensieri tornino sempre a loro. Gli occhi pizzicano e se li sfrega coi pugni: davvero, lui non vuole piangere. Riderebbero di lui. Zoro, il campione nazionale di kendo, che piange? E’ quasi certo potrebbe essere una barzelletta.
Eppure fa così male,  che nemmeno la ferita inferta da Mihawk al suo petto durante le selezioni bruciava così tanto.
Zoro raccoglie le ginocchia al petto mentre si gratta freneticamente i corti capelli verdi, se li afferra così forte da strapparne delle ciocche.
Odia questi suoi capelli,  è per loro che Sanji si è unito al gruppo: a pranzo, ormai qualche anno fa,  uno sbarbatello biondo lo aveva insultato per la sua maleducazione a tavola, ridendo dei suoi capelli, nonostante fosse un cameriere.  E Zoro in compenso aveva riso per il suo strano sopracciglio a ricciolo. Da lì fu storia.
Una storia di battibecchi, di continui litigi, dell’essere nemici e tuttavia più vicini rispetto a qualsiasi altro essere umano che avessero mai incontrato. Anche se non riuscivano a trattenere le mani e volavano parole ogni istante che stavano assieme nessuno del loro gruppo metteva mai in dubbio la loro amicizia.
Zoro ascoltava sempre in silenzio quando Sanji doveva sfogarsi dell’ennesima giornata negativa al ristorante, del cliente viscido che aveva dovuto prendere a calci, accettava anche il suo vizio per il fumo, se non lanciandogli qualche rimprovero ogni tanto, come faceva il biondo per la sua passione per l’alcool. Spesso Zoro si allenava sotto allo sguardo vigile di Sanji e alle sue frecciatine, ma non aveva dubbi che parteggiasse per lui, che credesse nel suo sogno e che attendesse solo il momento per poter preparare un banchetto che sarebbe rimasto scritto negli annali.
Zoro non può trattenersi dal sorridere sapendo che non ammetterà mai di fronte al cuoco che il suo cibo è il migliore del mondo e che ama alla follia quando gli prepara gli onigiri, perciò finge sempre di star masticando qualcosa di vagamente saporito, frenandosi dal tuffarsi sul pasto come farebbe Rufy.
Il sorriso però sbiadisce quando si rende conto che il mentire ormai è una delle poche cose rimaste del rapporto con Sanji: ora il cuoco è troppo occupato per venirsi ad allenare con lui o persino per litigare con lui e i turni doppi e tripli al ristorante lo allontanando dallo spadaccino come dai loro amici.
Tutto per il grande passo. E Zoro ancora stenta a crederci.
Batte i denti quando una folata di aria gelida si infila nel suo giaccone, tuttavia non vuole tornare nell’appartamento al caldo.
Il telefono starà di sicuro squillando e se lo staccasse gli altri, come Chopper o Usopp, comincerebbero a preoccuparsi e in men che non si dica li avrebbe tutti lì. Ed è l’ultima cosa che vuole. L’unica che sembra comprendere il suo essere miserabile è Robin, che gli lascia lo spazio per stare solo, in fondo anche lei è una persona schiva e molto riflessiva e se è sveglia soltanto un quarto di quello che Zoro crede starà ben alla larga da lui finchè non sarà lui stesso a decidersi. Ma teme che non è qualcosa che sta andando ad accadere nel breve periodo.
Esala un sospiro, frizionandosi le braccia per ottenere un vago sentore di calore, anche se le dita cominciano ad essere sempre più insensibili.
Ha lasciato in casa anche il cellulare: lui è grato degli amici che ha, della loro forza e carisma, ma in questo momento non può averli tra i piedi. Il solo pensare di provare a spiegare come si sente ad un cuore buono come quello di Chopper lo fa sentire un mostro, perché non è giusto che tutta la compagnia soffra di quello che non riesce ad accettare. Che non può accettare.
Non può concepire di aver affiancato Sanji all’altare come suo uomo d’onore, come suo testimone, nemmeno per affidarlo alle cure di Nami.
Con mano tremante recupera dalla tasca una foto piegata e piuttosto sgualcita e la apre, cercando di convincersi che è davvero accaduto. Che Sanji e Nami si sono sposati. Sta cercando di  capacitarsene dalla cerimonia, ma qualcosa gli impedisce di farlo.
Un amico sarebbe stato lusingato, se non addirittura onorato all’idea di essere scelto come testimone, mentre Zoro ha dovuto reprimere un singulto di nausea quando Sanji gliel’ha detto. Era così felice che quell’idiota era andato fino al dojo dove aveva lezione, ancora con la divisa da chef, con uno stupido sorriso enorme sulla sua brutta faccia, urlando appena spalancata la porta di fargli da testimone, perché stava per sposare il grande amore della sua vita e Zoro ancora ringrazia che fosse di spalle in quel momento, così da cancellare lo sguardo di shock e forse di pura disperazione che gli era apparso sul viso all’annuncio.
Ricorda ancora che una delle sue allieve, a fine lezione, aveva aspettato che tutti se ne fossero andati per domandargli se stava bene, con l’ansia di una persona che ha visto il suo esempio frantumarsi in mille pezzi davanti ai suoi occhi, e lui aveva mestamente annuito, senza un sorriso, appoggiandole una mano sulla testa e ricordandole come la vita è dolore e soprattutto sacrificio.
Zoro non avrebbe potuto scappare da quella richiesta e non l’ha fatto. Ha sopportato senza più scomporsi i mille avvenimenti, il vestito, il luogo delle nozze, gli anelli, rendendosi conto che per quanto si sforzasse non riusciva a comportarsi come al solito, scorbutico sì, ma non pronto a litigare e ad opporsi al biondo per ogni minima cosa. Per quanto grandi fossero i suoi sforzi, tutto quello che riusciva a fare era di accompagnarlo in giro come una bambola senza spirito, fiaccato nella forza e osservare come stesse definitivamente per perderlo, anche quando non l’aveva mai avuto.
E Sanji era talmente entusiasta, che nemmeno si era accorto dei minimi cambiamenti avvenuti in lui. Nemmeno sull’altare ha notato le sue mani tremare quando gli ha consegnato gli anelli, che fino a quel momento aveva sentito come macigni a ricordargli quale era il suo ruolo. Di amico e niente di più.
Ma quando Sanji si è girato verso di lui e gli ha mostrato con gioia l’anulare, Zoro ha capito che non verrà il giorno in cui proverà un altro sentimento simile, perché crede che non amerà mai nessuno come sta amando il biondo idiota, come ama il suo stupido sopracciglio a ricciolo, e i suoi occhi blu, più intensi di tutte quelle camicie costose che indossa,  le sue gambe lunghe e agili, e le sue mani forti dalle dita magre e affusolate.
Zoro accarezza quasi con reverenza la figura di Sanji nella foto, come non ha mai fatto in nessuna situazione e mai con nessuno, e ancora si sorprende della sua bellezza col  completo scuro, così inusuale col papillon; Sanji che in foto stringe una raggiante Nami, col suo ingombrante abito da sposa, e la rossa che tiene a sua volta sotto braccio lui. Lui che offre allo scatto il suo miglior aspetto burbero e inacidito e per questo Nami lo aveva già rimproverato.
‘Non c’è alcuna foto in cui tu sorrida, Zoro,’ gli aveva detto a telefono qualche giorno più tardi, mentre lui versava in stato pietoso sul divano, accartocciato su se stesso a bere finchè il suo fegato non avesse deciso che era abbastanza. Lui e la sua maledetta resistenza all’alcool.
Aveva anche pianto, nella solitudine del suo appartamento e urlato, quando gli allenamenti riuscivano solo a distruggere i suoi muscoli e non ad offuscare la desolazione che provava. In quei giorni, Robin era venuta da lui e lo aveva ripulito qualche volta, senza mai dargli l’impressione di commiserarlo o di provare pietà per lui. Loro non avevano mai condiviso tanto, non parole almeno, ma poteva capire dai suoi gesti e dalle sue attenzioni il dispiacere che sentiva per la sua condizione. Lei non tentava però di farlo uscire di casa, non svuotava i mobili dagli alcolici affinchè smettesse di bere e non lo spingeva a sfogarsi con lei, tornava lì solo a controllare che fosse ancora vivo e lo ricomponeva alla bell’ e meglio, per lasciarlo poi affogare di nuovo nella stessa merda. Robin non lo avrebbe salvato e Zoro, ora nel pieno delle sue facoltà, la deve ringraziare di questo.
Perché tutto è cominciato ad apparire senza senso, perché più lo spadaccino provava a soffocare i suoi sentimenti in allenamenti e bevute infinite, tanto più questi rimontavano, sempre gli stessi e con la stessa intensità. Non li avrebbe mai cancellati sopprimendoli. Non si possono nascondere certe cose e tentare di farlo aveva solo causato a Zoro un sacco di spese in sakè, senza nemmeno percepirne il gusto.
Deve essere stata per intercessione di Robin che nessuno in quei giorni bui lo aveva cercato; aveva poi scoperto da Rufy che erano tutti convinti fosse andato in un pellegrinaggio in qualche lontano tempio per meditare, come richiedeva il suo allenamento.
Non è del tutto sicuro però che i ragazzi ci credano veramente, perché più di una volta ha notato l’aria preoccupata di Chopper, tanto che ricorda particolarmente bene il giorno in cui ha chiesto al giovanissimo tirocinante in medicina di accompagnarlo per la prova dell’abito, visto che Sanji aveva all’improvviso una commissione più urgente rispetto al controllare come sarebbe arrivato conciato il suo testimone al proprio matrimonio. Mentre Zoro si guardava nello specchio, perplesso e dubbioso, Chopper lo fissava da dietro, seduto su un puff eccessivamente morbido che lo faceva apparire ancora più minuto.
‘Non sono sicuro di questa cosa, Zoro,’ gli aveva detto senza mezzi termini, portando lo spadaccino ad incontrare il suo sguardo nello specchio.
‘Intendi per il vestito? Lo so che non è quello che porto tutti i giorni, ma l’idiota voleva questo.. E non sto andando a mettermi la cravatta, se lo può scordare.’
Chopper non gli aveva risposto subito e sembrava incerto sul come rispondere, cincischiava con le mani e si grattava la testa ogni tanto.
‘Cosa c’è, Chopper? Non si tratta dell’abito.’ Non era una domanda. Il ragazzo aveva sempre scritto in faccia quando qualcosa lo turbava e solitamente non aveva niente da nascondergli.
‘Mi sembra,’ aveva iniziato debolmente, abbassando la testa così che una ciocca troppo lunga di cappelli castani gli oscurasse gli occhi, ‘mi sembra  che qualcosa non vada. Tu.. Tu sei sempre chiuso e sulle tue, ma adesso è ancora peggio. Sono preoccupato per te, Zoro.’
Lo spadaccino aveva ingoiato a vuoto e aveva risposto il maniera fredda e distante. Gli aveva detto che era solo un periodo un po’ difficile, che l’allenamento non andava sempre come voleva e che tutto si sarebbe sistemato, tuttavia Chopper da quel giorno non ha smesso un attimo di stargli il più vicino possibile, senza mai essere invadente, per quello che Zoro gli permetteva.
Il giorno stesso della cerimonia Zoro era così spaventato che si era già scolato due birre prima di colazione e Franky, ancora non ha  capito in quale maniera lo avesse intercettato-probabilmente Robin-, gli aveva fatto compagnia, già pronto in un frac sopra a dei ridicoli pantaloncini corti, perché Sanji gli aveva tassativamente vietato di presentarsi in chiesa in mutande. Come al solito Franky era stato rumoroso ed esagerato, ma Zoro era certo di aver notato più volta una luce seria nel suo sguardo, anche se tentava di nasconderla dietro agli occhiali da sole.
‘E’ un SUPER giorno, non è vero?’ Gli aveva domandato e lui già si sentiva appassire.
‘Presumo di sì,’ gli aveva risposto titubante, facendo segno al cameriere, questo quanto mai  sconvolto, di portargli un’altra birra. Se pagava Sanji tanto valeva ubriacarsi, forse al momento del fatidico ‘sì’ sarebbe stato troppo sbronzo per accorgersene. O almeno sperava.
‘Sanji ha scelto proprio te come testimone. E’ un grande onore.’
‘Probabilmente non voleva che tu ti mettessi a piangere come una fontana o che Usopp cercasse di rubargli l’attenzione degli ospiti o che Chopper si agitasse talmente tanto da avere un infarto o che Brook chiedesse più volte a Nami di mostrargli le mutande o Rufy, col fatto di essere il testimone, si sentisse in dover di mangiare lui tutto il buffet,’ disse, con un’aggressività che non comprendeva.
Non era arrabbiato con Franky, ma con Sanji che aveva deciso di sposarsi! E chi diavolo si sposa giovane al giorno d’oggi? Poteva aspettare, magari lui sarebbe riuscito a farsi coraggio e in qualche modo si sarebbe dichiarato.
‘Senti fratello, è un giorno difficile per tutti. Molte cose cambieranno, ma sei tu l’uomo migliore per Sanji. E questo lui lo sa.’
Avrà ripensato a questa frase mille volte: cosa avrà voluto dire Franky? Intende che sa che Zoro prova dei sentimenti per il biondo? O semplicemente che capisce come possa essere per un fratello adattarsi ad una nuova situazione? O ancora intendeva che per Sanji lui è importante tanto da chiedergli di essere il suo testimone? Però Franky gli aveva detto ‘uomo migliore’ e non testimone..
Lo spadaccino fa un profondo respiro, tentando di svuotare la mente da Robin, Chopper, Franky, il matrimonio, Nami e Sanji. E ci riesce. Per circa mezzo minuto. Poi nel chiarore silenzioso della sua mente comincia a tracciarsi il profilo di quello che sta assillando i suoi giorni e le sue notti. Che pensa di giorno e sogna di notte. Sogna di stare lottando con lui, sogna che Sanji sta cucinando e invece di insultarlo gli sorride, con quel sorrisetto strafottente che ha sempre conosciuto, fumandosi una sigaretta, che lascia andare la mano di Nami e lo trascina via e quello che lui ricorda al mattino è la sensazione delle loro mani unite, dei calli sulle mani del cuoco e come lui se li immagina. Ma sogna anche di respiri affannosi, di mani magre che cercano appiglio sulle sue spalle, graffiandogli la schiena. Sogna calore umido, sudore e il suo nome chiamato in un gemito, le sue labbra aperte per lui, in tutti i sensi. E quando Zoro si risveglia è un pasticcio, con i suoni ancora nelle orecchie si masturba rudemente e con pochi scatti convulsi viene furiosamente. Il suo cazzo pulsa ancora di liberazione quando la coscienza comincia a riappropriarsi della sua mente e la commiserazione lo costringe ad alzarsi di scatto e a lavare sotto l’acqua gelida quello che non vuole andare via. La sua passione, il suo sentimento, la sua voglia di stringerlo..
Lo spadaccino si alza di scatto,  la foto stretta nel pugno e si appoggia con gli avambracci alla ringhiera, con gli occhi che si perdono nel paesaggio di tetti e gente che nei viottoli si prepara, salendo in macchina,  con pacchi e cibarie, pronti a festeggiare.
Invece oggi non saranno assieme: durante il matrimonio, Sanji li aveva avvertiti che per il viaggio di nozze sarebbero andati a Parigi per il Capodanno,  scardinando l'abitudine di passarlo tra loro. Può ricordare le moine di Rufy e i lacrimoni di Chopper alla notizia,  ma il biondo era stato irremovibile.
"La sua dolce Nami merita una festa speciale", si ripete mentalmente,  canzonandolo. E di conseguenza,  senza Sanji e Nami, ognuno aveva preso altri impegni: Rufy sarebbe andato dai suoi fratelli Ace e Sabo, a mangiare fino a scoppiare probabilmente, Robin e Franky avrebbero passato la serata insieme,  dopo che il carpentiere era finalmente riuscito ad invitarla ad uscire mentre Brook avrebbe suonato con dei vecchi amici e Chopper e Usopp se ne sarebbero stati a casa a strafogarsi di cibo spazzatura, o almeno così gli aveva detto Chopper. Zoro invece aveva declinato con non troppa gentilezza le richieste di tutti, anche Franky si era sentito in dovere di proporgli qualcosa,  nonostante la grande occasione con l'archeologa. Non se la sentiva di costringersi a festeggiare, di stare sveglio fino all' ultimo minuto per il conto alla rovescia, di strilli e risate.
Ha ancora nella mente lo scorso 31 dicembre,  era una giornata estremamente fredda e dopo essersi lanciati palle di neve nel grande cortile della casa di Franky erano tutti corsi dentro, spintonandosi per raggiungere per primi il posto davanti al camino. Inutile dire che Nami, terrorizzando tutti, era riuscita a piazzarsi davanti e i suoi insulti alla rossa si erano risolti con una lotta tra lui e Sanji, con i ragazzi che tifavano per loro e Robin che cercava di trattenere Franky dal dividerli. Amava troppo la sua casa per lasciargliela distruggere. La cosa si era risolta però in fretta con qualche graffio,  perché nessuno dei due stava combattendo veramente,  era solo un loro bisticciare amichevole tra loro.
Zoro fissa la figura di Sanji immortalata in foto e sorride amaramente,  ripensando a quel giorno, quando ancora le cose erano le stesse.
Lui e il cuoco avevano litigato tutto il giorno, per un qualsiasi motivo,  mentre i ragazzi ridevano di loro e facevano un gran baccano, al punto tale da costringere Zoro a nascondersi, perché volevano partecipasse a qualche ridicolo gioco, con stecchini nel naso. Non si era reso conto però di essere finito nella cucina e Sanji, subito notata la sua intrusione,  gli aveva lanciato un'occhiata minacciosa, con il suo unico occhio visibile.
'Ti sei perso, Marimo?' Gli aveva domandato mentre si occupava di un grosso pentolone sul fuoco, che riempiva la stanza di un ottimo profumo di carne speziata.
'Non mi sono perso,' gli aveva risposto con un mezzo ringhio, aggiungendo a bassa voce, ' Sono le stanze che si spostano, stupido Ero-cuoco.'
Quello aveva riso,  annuendo divertito. 'Certo che sì, spadaccino di merda. Nessuno potrebbe credere che hai davvero un così pessimo senso dell'orientamento.'
Zoro aveva deciso di non ribattere, non aveva voglia di alzare la voce e di farsi scoprire da Rufy, con il rischio di finire con forcine nei capelli.
Si era seduto invece sulla panca, allungando le gambe e incrociando le braccia dietro alla testa, appoggiandosi al muro e concedendosi di chiudere gli occhi. Ascoltava il coltello perfettamente affilato tagliuzzare quello che credeva fossero verdure e i passi di Sanji, leggeri e quasi da danzatore, risuonare sul pavimento mentre si spostava. Tuttavia il sonno non riuscì a coglierlo e si concesse piuttosto di guardare Sanji, rilassato, come riusciva poche volte. Infatti doveva sempre approfittare dei suoi momenti di distrazione per guardarlo senza che quello lo calciasse in faccia.
Non era stato facile allora, per Zoro, accettare quelle strane sensazioni che si formavano nel suo basso ventre quando in uno scontro arrivavano troppo vicini o le sue spade venivano bloccate dalle sue gambe forti. Non capiva perché i capelli dell’idiota dovessero sembrargli così morbidi, tanto da volerci passare le dita attraverso, né perché le sue gambe gli dovessero sembrare così lunghe e nemmeno perché la sua gola esposta,  quando l'altro si allentava la cravatta e si allargava il colletto, lo facesse rabbrividire e gli provocasse un'eccessiva salivazione in bocca. Per non parlare del suo culo.
Zoro ridacchia tra sé e sé e scuote la testa, passandosi una mano sul retro del collo e lasciando andare un sospiro.
Quello stesso Capodanno, Sanji si era appoggiato a lui, con la testa sulla sua spalla, in quella che doveva essere stanchezza improvvisa. Avevano infatti tirato avanti fino alle prime ore del mattino successivo, finché pian piano non ci fu la moria di gente, nei propri sacchi a pelo, sul divano o su qualunque superficie si trovassero. Lui e il biondo erano rimasti in piedi fino alla fine, scambiandosi qualche parola a bassa voce, finchè anche l’autonomia del cuoco venne a mancare, dopo aver dovuto saziare quel pozzo senza fondo che è Rufy. E Zoro non si era mai sentito così teso ed emozionato in vita sua: con la testa di Sanji sulla sua spalla poteva immaginare qualsiasi cosa, poteva dirsi che era un segno che stava cercando di inviargli, visto il suo lento comprendonio.
Credeva che forse avrebbe potuto provarci con l’altro: sarebbe stato più gentile col biondo, magari lo avrebbe invitato ad allenarsi con lui più spesso, procrastinando l’arrivederci offrendogli una birra e forse Sanji avrebbe accettato. Forse, con qualche stratagemma, avrebbe potuto invitarlo fuori a mangiare, sarebbe riuscito ad avere un po’ di tempo da soli, per corteggiarlo. Almeno questo credeva fosse il metodo.
Non aveva mai avuto alcun interesse al di fuori della spada quindi era tutto terreno nuovo per lui. Non che non avesse mai avuto delle relazioni, sia con uomini che con donne, ma si limitavano a del sesso confuso e muto, qualche parola scambiata prima dei preliminari e mentre si vestivano per dividersi e tornare alle proprie vite. Ma credeva davvero che con Sanji sarebbe stato diverso: non lo avrebbe lasciato andare dal momento in cui l’avesse avuto nel suo letto finchè non ne fosse stato sazio. Lo avrebbe baciato ovunque, lo avrebbe mangiato e percorso la sua pelle chiara mille e mille volte ancora prima di poter riuscire a pensare ad altro. Quella gelosia strisciante aveva fatto arrossire  lo spadaccino, che  ancora adesso può sentire i suoi capelli sotto la guancia, quando aveva deciso irrazionalmente, un po’ per l’alcool e un po’ per il sonno, di appoggiarsi a Sanji a sua volta. Ed era bello. E fa ancora male quel sorriso che si formò sulla sua bocca prima che il sonno prevalesse del tutto.
Perché il mattino dopo, mentre si dirigeva verso la cucina seguendo le voci eccitate degli altri, scoprì che pochi istanti prima Sanji era finalmente riuscito ad ottenere un appuntamento da Nami, cosa che il cuoco aveva voluto da sempre. E Zoro non se la sentì di intromettersi, anche se, quando vide gli occhi ancora una volta adoranti di Sanji rivolti alla rossa, pensò che non era giusto.
Che lui era pronto adesso e che lo voleva.
Purtroppo il tutto è franato in poco tempo e nel giro di un anno sono arrivati al matrimonio.
Ed è per questo che Zoro adesso soffre e guarda quella foto come se fosse falsa. Perché vuole Sanji. E adesso non sa come fare. E fa male. Così male.
Zoro allora, con mani tremanti, strappa la foto, sovrapponendola in modo tale da essere solo lui e l’idiota. E’ ben consapevole che quello che sta facendo è solo un rifugiarsi nel suo dolore.
Ma Zoro non vuole nient’altro che Sanji e combattere con lui, sapendo però che potrà interrompere la lotta con un bacio. Se non fosse per quell’anello al dito…





Note di chiusura: Intanto ringrazio tutti per essere giunti fino a qui, il che vuol dire che il capitolo è stato letto. Comunque, come avevo già accennato questa fanfiction mi è stata ispirata da un’immagine, anche se non posso permettere questa storia vada nella stessa triste direzione. Sarà di più capitoli, presumo non tantissimi perché non voglio impegnarmi in un progetto eccessivamente lungo, anche per non rischiare di lasciarla in sospeso. Grazie a tutti coloro che hanno letto e se vorranno recensiranno! (Molto probabilmente il rating passerà in rosso <3)
Alla prossima,
Lorelei95

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Capitolo 2
*** Covando Rabbia ***


Covando Rabbia

 
 
Note: Anche per questo capitolo ho preso ispirazione da un’immagine, ma vi rimando per quella alla fine.

 
A volte si domanda come sia potuto accadere. Di innamorarsi del suo migliore amico.
Era tutto così semplice prima di trovarlo attraente, sensuale e sempre un idiota con le donne -ma questo non sarebbe comunque cambiato in nessun caso-. Zoro sa che non dovrebbe provare questa rabbia repressa, che non è colpa né di Sanji né di Nami di essersi sposati, perché si suppone che sia amino, giusto? Eppure ogni giorno è sempre più arrabbiato e si chiude sempre di più in se stesso.
E' diverso dal primo momento, quando la sera tornava a casa e cercava di capire se era successo davvero, se davvero quello che considera l'amore della sua vita si era sposato, e se lui gli aveva tenuto le fedi. Dio, quei giorni, un po' per l'alcool, un po' per la disperazione, sono così confusi.
Sono passati appena due mesi, due mesi in cui quei due stanno sempre ad amoreggiare, a tenersi per mano, a guardarsi come se uno fosse l'universo dell'altro. E ogni singola volta in cui è in loro presenza gli sembra di impazzire, vorrebbe afferrare quel coglione biondo per la camicia e urlargli in faccia quanto gli stia facendo male, quanto lo ami, dirgli che sta sbagliando tutto, perché lui è lì e non si accorge che sta attraversando l'inferno per rimanergli amico, per fare che così appaia.
Zoro deve poggiare il rasoio, perché le sue mani stanno tremando e non intende procurarsi uno sfregio alla faccia. Si guarda nello specchio, afferrando con forza i bordi del lavandino, come per volersi appoggiare- o forse perché vuole rompere qualcosa?- e si fissa. Il suo riflesso è forse più veritiero di quanto lui riesca ad essere in questi giorni: la luce troppo bianca fa apparire la sua pelle più pallida, giallastra e emaciata, che non ha niente a che vedere con la sua naturale carnagione scura. Gli occhi sono sottolineati da occhiaie, perché durante le notti non dorme bene, alcune volte non dorme nemmeno e si tortura guardando le foto di lui e Sanji assieme, col telefono che gli illumina scarsamente il volto, dove però un piccolo sorriso c'è. Ricorda tutti quei momenti, durante una festa o al mare o semplicemente a cena, con la gran cagnara che solo i suoi amici sanno fare e con occhi nuovi riesce a comprendere quanto è profondo il suo sentimento e da quanto a lungo lo stesse covando sotto pelle. Quegli scatti non negano il modo in cui Zoro tiene forse un pochino troppo vicino il biondo o alcune occhiate che gli rivolge, con sempre un'ombra di sorriso sulle labbra.
Sa di starsi torturando, che dovrebbe superare questa fase, andare oltre -come si suol dire-, ma semplicemente non può. Che è ben diverso dal dire che non ci riesce. Perché se esiste qualcuno che lo capisce, in tutti i suoi aspetti, quello è Sanji e non vuole illudersi che riuscirà a trovare una persona capace di farglielo dimenticare o almeno in grado di  appannare questi sentimenti. Mentirebbe a se stesso e sta già mentendo ai suoi amici.
Fa un respiro profondo, prendendo nuovamente in mano il rasoio e tentando di concentrarsi su altro, su qualsiasi altra cosa, su come deve tenere la lama al fine di non tagliarsi. E ci riesce, è una sorta di limbo opaco, in cui pensa solo al fluire del movimento, alla schiuma che sparisce sotto alla lama affilata, radendogli il viso. Sa che i pensieri da un momento all'altro lo assaliranno di nuovo, che la rabbia sta solo indugiando sotto alla superficie, ma può imparare a convivere con essa. Può gestirla, come invece non può fare per il dolore.
Può uscire a correre e correre finché non avrà perso la strada di casa, finché le sue gambe crolleranno e dovrà fermarsi perché i muscoli si opporranno a qualsiasi altro movimento. E la fatica coprirà la rabbia, il dolore fisico può essere più forte di qualsiasi altro pensiero e il suo petto lo sa bene. Della cicatrice di Mihawk può solo ricordare il dolore angosciante e disumano; i medici ancora si sorprendono che lui sia riuscito a sopravvivere.
Lui si sorprende invece di essere sopravvissuto a tutto quel male.
Ma il male che prova a vedere Sanji che prende in braccio Nami è molto diverso, è più sottile e tuttavia più aggressivo: gli prende il petto e si diffonde in tutto il corpo, come se qualcuno gli avesse pompato nel cuore qualche veleno gelido che cammina e corrode tutto ciò che incontra. Senza rendersene conto si trova a massaggiarsi il costato, per alleviare la sensazione, come se stesse accadendo davvero, ma da un veleno potrebbe guarire, da questo no.
Si sciacqua la faccia e si tampona piano il collo, il mento e il viso prima di lanciare l'asciugamano con collera lontano da sé, sedendosi sul water, le mani nei capelli, i pugni chiusi.
A volte preferisce il peso delle lacrime a questa rabbia, almeno dopo è così sfinito che crolla. Invece questa ritorna ad onde e si trova ad odiare tutto e tutti, ad odiare Sanji prima di tutti che non può amarlo, ad odiare Nami che proprio quando lui ha ottenuto il coraggio di farsi avanti ha accettato l'invito di Sanji, dopo averlo sempre e sempre rifiutato, anche in malo modo, ad odiarsi, perché era così felice quando non era a conoscenza di questi sentimenti-beata ignoranza, vero?-. Odia il modo in cui Sanji accarezza il viso di Nami quando crede che nessuno li stia guardando, con due dita, come fosse qualcosa di prezioso, odia il modo in cui è sempre più teso per il giudizio di lei sul suo cibo rispetto a quello di qualsiasi altro, odia l'allegria con cui la chiama e soprattutto odia il fatto che non stanno più assieme come prima. Non combattono, non litigano, a mala pena parlano -non che Zoro sia mai stato un gran conversatore, ma con Sanji è sempre stato più facile- e il biondo semplicemente non se ne rende conto, è troppo distratto per pensare che qualcosa non vada in lui, per notare che si fa vedere sempre meno ed è sempre meno partecipe quando accetta mal volentieri gli inviti infiniti di Rufy o si trova costretto dagli occhioni supplicanti di Chopper.
Il campanello premuto con insistenza e ripetutamente gli ricorda che Rufy gli aveva promesso di passarlo a prendere, così che non si perdesse sulla strada per arrivare al nuovo appartamento di Sanji e consorte. Se si formasse un buco improvviso nella terra e lo divorasse non sarebbe certo peggio che vedere la persona di cui è innamorato felice di avere comprato una casa con una persona che non è lui.
Oltre al campanello, ora Rufy ha cominciato a battere con forza, costringendolo ad alzarsi e ad aprirgli –l’ultima volta che lo ha lasciato fare gli ha scardinato la porta, e ancora si chiede come ha fatto-.
“Pensavo stessi dormendo!” Rufy esclama con quel suo enorme sorriso bonario prima di abbracciarlo e non lo molla per diversi minuti, tanto che deve scrollarselo di dosso.
“Mi stavo cambiando,” risponde brevemente, facendogli segno di seguirlo in camera, per mettersi almeno un paio di pantaloni. Il moretto allegro comincia a parlare a vanvera, sedendosi scompostamente sul letto, mentre Zoro fissa tristemente nell’armadio, sperando che qualcuno salti fuori dal nulla e lo accoltelli.
Questo continua per diversi minuti, con nessuna idea da parte di Zoro sul come fuggire alla situazione e quando finalmente trova il coraggio per chiedere a Rufy di coprirlo, di dire che sta male o qualsiasi altra cosa possa essere minimamente verosimile, contando sulla lealtà dell’amico, Nami li chiama telefono e la sente sbraitare  che sono in ritardo e che se non si presentano li disconoscerà.
Che al momento appare come l’ipotesi più allettante.
 
 
 
 
C'è troppo caos: è l’unica cosa a cui riesce a pensare.
C’è troppa allegria –o amore nell’aria? Non saprebbe dire, ma sta già male senza doverci pensare-. Ci sono troppi schiamazzi, è tutto troppo luminoso e nuovo, di una coppia fresca fresca di matrimonio, troppo davvero perchè Zoro possa minimamente sopportarlo.
Cerca di trascorrere la serata da solo, prendendo un goccio dalla sua birra ogni tanto, osservando gli altri festeggiare. Anche la birra ha un gusto orribile sulla lingua, o forse sembra solo a lui, così come il cibo è troppo saporito e quasi lo innervosisce. Senza contare che la voce di Sanji, che elogia ogni singolo aspetto della casa sua e della sua signora, di quanto sia bella Nami, di quanto sia innamorato e felice e tutta un’altra serie di stupidaggini, lo stanno facendo andare fuori di testa. E non è nemmeno lontanamente vicino all’essere ubriaco per sostenere questo schifo.
“Forse dovresti provare qualcosa di più forte,” gli suggerisce Robin, come se gli leggesse nel pensiero, mentre si appoggia contro il muro, il braccio teso verso di lui per porgergli quella che deve essere una bottiglia di sakè bianco e cristallino.
Non che lui le risponda, ma afferra velocemente l’offerta e se ne scola in fretta qualche sorso, con la gola che brucia subito dopo, ma con il sentore che farà effetto prima di quanto riuscirà mai una birra chiara.
Stanno in silenzio per un po’, sempre con l’attenzione rivolta al chiasso creato dagli altri, come sempre dal canto loro: se Zoro e Robin hanno qualcosa in comune è l’essere i meno esuberanti del gruppo, partecipando silenziosamente o con piccoli sorrisi alla festa. Tranne ovviamente quando lui e il cuoco finivano per litigare.
Il già pessimo umore di Zoro finisce per scurirsi ulteriormente.
“Sei sicuro di stare bene, Zoro-san?” Robin parla con un tono chiaro, come se stesse parlando del suo ultimo allenamento o niente di più serio. Lo spadaccino sospira, prima di bere ancora, pregando che l’alcool, unito al poco cibo nel suo stomaco, cominci a fare effetto.
“Vorrei andasse meglio,” risponde, pulendosi la bocca con la manica, mentre osserva Sanji ridere sommessamente, con un braccio intorno alle spalle magre della rossa. Zoro sa che sono amici, è quasi sicuro che siano migliori amici, lui e il biondo, oltre che nakama, e ha fatto del suo meglio per accompagnarlo a sposarsi, perché doveva. Ma rimane comunque doloroso vederlo così felice e sa che si sta comportando da egoista a non augurare loro il meglio, però non ci riesce. Non può non pensare a come sarebbe bello se gli sorridesse o il gusto della sua bocca se lo baciasse.
“Non penso di poter capire quello che stai provando,” la voce pacata di Robin lo riporta alla realtà e la guarda brevemente, notando la preoccupazione nei suoi occhi. “E so di non poterti aiutare più che darti il tuo spazio, come stanno facendo tutti, a modo loro.”
Zoro torna a guardare Sanji e lo accarezza con lo sguardo: lui ama tutto di questo cuoco idiota, anche il suo sopracciglio a ricciolo, il suo gergo a volte peggio di quello di uno scaricatore di porto, che farebbe vergognare chiunque, il suo fisico perfetto, la sua bellezza e ama di certo i suoi occhi blu, come il mare, anche se è davvero un paragone banale. Il mare contiene infinite sfumature e gli occhi di Sanji sono esattamente gli stessi, quegli stessi occhi che adesso lo stanno guardando e che gli sorridono. E sa che li odia, perché per colpa di quegli occhi non potrà smettere di amarlo e lo perderà come amico, perché non l’ha mai avuto come amante.
Scatta in piedi e ancora Sanji lo sta guardando, anche se la fronte si aggrotta quando non riesce a capire cosa stia succedendo, né perché da un momento all’altro Zoro è corso fuori da casa sua, quasi scappando. Ed è proprio quello che Zoro sta facendo.
Sta correndo via, via dai suoi amici, dalla sua vita, dai suoi sentimenti, corre sperando che si stacchino da lui, che li perda lungo la strada e l’aria di Febbraio è così fredda che lo sta facendo lacrimare, perché ammettere che sta piangendo significherebbe ammettere che non ci riesce. Che non sta migliorando. Che non riesce ad andare oltre e che non ha la minima idea di come si fa. Che nessuno l’ha avvertito di quanto potesse fare male l’amore e che non ha idea di come si spegne. Corre finchè si perde, finchè non scivola sull’asfalto ghiacciato, sbucciandosi i palmi delle mani, finchè i suoi piedi a mala pena lo reggono mentre cammina. E fa freddo, quando si rende conto che non ha nulla addosso oltre alla sua pelle e ad una felpa leggera, che ha lasciato indietro la giacca e il telefono e non ha idea di dove sia, di che ore siano, e di come tornare indietro o tornare a casa. Si sfrega le braccia, lamentandosi quando i tagli sulle mani gli bruciano o quando si rende conto di aver macchiato le maniche di sangue, ma continua, un po’ per mantenere la mente concentrata sul dolore, un po’ per scaldarsi, perché fa fottutamente freddo e adesso ha un motivo in più per odiare questa serata.
Cerca di orientarsi, ma la notte è buia e non riconosce la strada, né può chiedere aiuto perché non vede abitazioni. Ad un certo punto gli viene da ridere, per l’intera faccenda, e ride così forte che gli lacrimano gli occhi e deve tenersi la pancia perché sembra che voglia scoppiare. Le risate lo scuotono tanto che si lascia cadere a terra e rimane disteso a ridere, sul strada fredda, gli occhi al cielo nero e stellato. Poi il riso comincia a placarsi piano, trasformandosi però in pianto e Zoro cerca inutilmente di asciugarsi le lacrime con la manica sporca di sangue e terra. Rimane a lungo steso, cercando di calmarsi in qualche modo e sarebbe sulla via del sonno se i brividi non lo stessero sconvolgendo.
Un’imprecazione molto colorita gli sfugge mentre si rimette in piedi, i denti che battono per il gelo e stranamente riesce a non pensare a Sanji e sarebbe quasi piacevole se non stesse rischiando l’ipotermia.
In lontananza però sente un rumore e si gira, vedendo dei fari illuminare la strada e ringrazia Dio, anche se non sa bene a quale riferirsi, non essendo mai stato molto religioso. La macchina si ferma poco prima di lui e la luce gli ferisce gli occhi, ma non gli impedisce certo di raggiungere con qualche passo malfermo la portiera del passeggero, dalla quale esce Robin, che gli poggia con affetto la sua giacca sulle spalle, sfregandogli la schiena e aiutandolo a distendersi sui sedili posteriori. Alla guida c’è Franky, che lo guarda con apprensione mentre Robin lo copre con una coperta che, unita al calore accogliente della macchina, lo fanno già stare meglio.
Sa che deve ringraziarli, ma il sonno è tanto e riesce a rimanere cosciente solo per qualche momento, Robin che si siede davanti, si allaccia la cintura e lo guarda, dicendogli di riposare, con un bel sorriso sulle labbra, subito prima di baciare Franky sulla guancia, dicendogli qualcosa che le sue orecchie non riescono in nessun modo a cogliere, prima  che tutto diventi scuro, ma almeno è al caldo e non gli fa male il cuore.
 
 
 
 
Note di chiusura: Grazie per le recensioni, che sapete sono l’amore per chi scrive, e grazie a chi segue questa storia. Avevo promesso che le cose sarebbero andate meglio, ma al momento ho seri dubbi in proposito. Spero vi possa piacere comunque. Alla prossima,
Lorelei95

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Capitolo 3
*** Forse ***


Forse

 
Note: Perdonate il ritardo. Per ulteriori note alla fine.
 
Forse può farcela.
Forse, continuando a ripeterselo, le cose cambieranno davvero.
Può riprendere in mano le redini della propria vita. Può tentare di raggiungere il podio mondiale per il Kendo. Può essere il migliore insegnante che i suoi allievi abbiano mai avuto. Può rendere oltremodo orgogliosa Kuina, perché sa, che se un’ aldilà esiste, lei lo sta guardando. E se fosse qui lo prenderebbe a calci, per dirgli che un uomo come lui, con la sua immensa forza e determinazione, non può farsi spezzare. Lei non ci è mai riuscita; anche se lo sconfiggeva sempre, lui tornava ancora e ancora, per farsi umiliare da una ragazzina appena più grande di lui, ma non per questo si è mai arreso.
Se lei fosse qui lo schiaffeggerebbe così forte da fargli dimenticare gli stupidi sentimenti che stanno frenando i suoi sogni, che gli stanno facendo perdere di vista l’obiettivo. Diventare il più grande. Diventare il più forte. Che il mondo lo acclami talmente tanto che le grida raggiungano il cielo.
E piangere per l’amore che Sanji non può dargli non cambierà le cose. Continuare a sperare che un giorno si accorga di lui e di ciò che prova.. Bè, quest’attesa lo ucciderà. Morirà di apatia, di malinconia, di solitudine. Tutta la sua aggressività e forza soffocata sotto le macerie dei ‘ma’ e dei ‘forse’, dei ‘e se poi?’.
Quella notte, a piangere, sull’asfalto gelido, ha quasi perso la sua mente. La dignità per se stesso. E’ scappato come un animale terrorizzato, davanti ad un nemico troppo grande. Lui, Roronoa Zoro, che scappa.
Può quasi cogliere l’ironia della sorte. Un uomo che non teme nulla, che conosce la solitudine, la morte ingiusta, la violenza, che semplicemente non può sopportare l’amore. Il destino è davvero ingiusto.. O forse il suo destino non è quello di essere ricambiato da Sanji. Questa infatuazione è solo una svista sul percorso, si è perso sulla strada e se non si stesse parlando di lui non farebbe nemmeno ridere. Eppure è vero. Ha dimenticato la Via della spada. I sacrifici. La promessa fatta ad un’anima  spirata.
Davvero credeva che Sanji valesse tanto?
Anche adesso, scenderebbe all’inferno e ritorno pur di non farlo soffrire, perché ancora adesso non può impedirsi di amarlo. Forse però non sarà così per sempre. Magari smetterà di fargli male il solo guardarlo. Magari il suo cibo smetterà di fargli venire la nausea, quasi da correre in bagno a ficcarsi due dita in gola e vomitare. Forse la sua voce cesserà di fargli rizzare i peli sulla nuca e il suo corpo di apparirgli tanto perfetto.
Forse.
Zoro sospira e prende un altro sorso di birra mentre fissa senza attendere risposta la lapide col nome di Kuina. Qualche primo coraggioso fiore decora lo spazio lì attorno, gli indecisi inizi di una prematura primavera a Marzo, eppure lo fanno sorridere, perché non ha dubbi che questo sia lo spirito di Kuina che emana ribellione e voglia di vivere e che agisce su tutto ciò che tocca.
Appoggia la bottiglia a terra, accanto a lui, mentre se ne sta seduto sul tappeto erboso a grattarsi la testa, quasi intimorito dei rimproveri che Kuina potrebbe fargli.
Inizia incerto, la voce malferma e debole,  come di uno che ha parlato poco e pianto molto. “Lo so che non dovrei essere qui,” comincia, giocando coi fili d’erba, per darsi un contegno, come se lei fosse lì per davvero. “Non dovrei perdere tempo qui a renderti omaggio, lo so, infatti sono qui per bere.” Fa cenno alla birra, con un leggero sorriso sulla bocca. “Te ne offrirei una bottiglia, ma ne ho portata una sola. Mi farò perdonare la prossima volta, promesso.”
Zoro guarda la lapide e sa che il suo monologo non avrà responso, ma se c’è qualcuno che riesce a farlo parlare, anche a vuoto, quel qualcuno è Kuina e deve confidarsi. Non importa che qualcuno lo veda parlare da solo.
Incrocia le gambe agitato e si sfrega le mani, prendendo un altro sorso prima di ricominciare a parlare. “E’stata davvero dura ultimamente.” E’ incerto su cosa dirle, perché tutto gli appare confuso. “Immagino saprai quale sia la situazione con Sanji, siccome sei un’impicciona che da lassù, o dovunque tu sia, mi tiene d’occhio. Io.. Io sono innamorato di lui e non so come fare.” Sente il viso arrossire a quella dichiarazione, perché in fondo è la prima volta che dice a voce alta ciò che prova per quell’inutile cuoco.
“Fa tanto male, Kuina.” Sussurra disperato. “Ogni giorno mi alzo e so che Sanji non si accorgerà mai di me. Ogni giorno mi sveglio solo e so che lui sta vivendo il suo sogno d’amore con quella..strega. Non odio in nessun modo Nami, non potrei, è mia amica, ma questo non cambia il fatto che mi senta infelice e un povero illuso. Non riesco a mangiare, non riesco a dormire e tantomeno ad allenarmi. Mi sento l’ombra di me stesso.” Deve continuare a bere per non annichilirsi nel suo dolore e può percepire chiaramente la disapprovazione di Kuina, il suo desiderio di urlargli contro, di scuoterlo con forza.
“Sai, credo che se fossi stata tu al posto mio ti saresti già presa Sanji, senza fare tante cerimonie. Saresti andata da lui, lo avresti afferrato forte per le spalle e lo avresti baciato, come farebbe una vera donna!” Zoro ridacchia, riuscendo ad immaginarsi chiaramente la faccia shockata del cuoco e la sua voce solitamente profonda, balbettare in un’ottava più alta. Il riso rimane sulle sue labbra, anche se è più di scherno per se stesso. “Avrei dovuto fare proprio così.. E molto probabilmente Sanji mi avrebbe rifiutato o calciato in faccia o reso sterile a vita-non che brami di riempire il mondo di piccoli me-.”
Respira a fondo, fissando il cielo privo di nuvole. “Se lo avessi fatto sarei stato male, ma sarei dovuto andare avanti. Sanji mi avrebbe trattato in maniera distante per un po’ e tutto si sarebbe risolto.” Aggrotta la fronte, quasi sentisse Kuina ridere e canzonarlo: ‘E se non fosse andata così? Non ci hai mai pensato?’. Il solo pensarci lo fa stare ancora peggio, ma è sicuro che questo Kuina lo sappia.
“Non voglio pensare a cosa poteva essere,” risponde al vento-o forse a se stesso?-. “Voglio solo andare avanti e vivere come ho sempre fatto, come se questa cosa tra me e il cuoco non fosse mai accaduta.” 
Può vedere Kuina mentre gli rivolge un’occhiata minacciosa, quasi gli stesse ricordando che questa ‘cosa’ non è esattamente un sassolino nella scarpa, altrimenti non sarebbe venuto fino alla sua tomba per piangersi addosso.
E in fondo ha ragione. Non si è mai sentito così disorientato come in questo momento-non che sia nuovo per lui-. Gli sembra di aver perso tutti i punti di riferimento, come se qualcuno avesse preso le stelle e le avesse mescolate nel cielo, godendo nel creare il caos nella sua vita. Eppure, per qualche momento, quando è appena sveglio e la sua mente è ancora intorpidita, gli sembra quasi di non poter vivere senza questo amore impazzito e si domanda come possa anche solamente desiderare che smetta. Vuole che Sanji sia il suo sole, non importa cosa significhi.
Tuttavia il resto del tempo è un’agonia lenta, che lo fa strisciare tanto è faticoso sopportarlo e quasi vorrebbe che Sanji si accorgesse del modo in cui lo guarda e lo ama, per mettere lui fine a tutto.
E uccidere le sue speranze, una volta per tutte.
“Posso disturbarti, Zoro-san?” Robin è sopra di lui e gli rivolge un sorriso leggero, appena un’ombra sulla bocca, prima di sedersi al suo fianco, gli occhi già indirizzati alla giovane foto di Kuina. Zoro è quasi certo che Robin sia atea, più per convinzione data dalla sua formazione scientifica che per reale disillusione, ma può notare il modo in cui china leggermente la testa, come se anche lei potesse percepire l’anima di Kuina, lì, che ascolta il suo blaterare di amore e sentimenti.
“Ho interrotto qualcosa?” Domanda, guardandolo con sincero affetto, che è così raro vederle trasparire dagli occhi e per questo arrossisce forte. E Kuina ride di lui. Sghignazza anzi.
“No, Kuina qui mi stava rimproverando.” Robin ride leggermente, coprendosi la bocca.
Le è sinceramente grato per tutto ciò che ha fatto-che hanno fatto, visto che ha trascinato dentro alla sua miseria anche il povero Franky- e si sente in dovere di dirglielo. Per quanto possa essere difficile mettere una parola in fila all’altra, deve essere umile e riconoscente.
“Non credo di averti mai ringraziato per quella notte. Né te né Franky.” Robin non tenta di frenarlo dicendo cose del tipo: ‘Non dirlo nemmeno! Era il minimo che potessimo fare!’. Piuttosto sta lì, silenziosa e lo guarda fisso, aspettando che continui. Ha cercato tanto a lungo di trovare un qualcosa che lo spingesse a confrontarsi e poi- finalmente!- lo ha trovato: Kuina. E’ stata proprio Robin ha suggerirgli di venire qui, di provare a parlarle e ascoltarsi, senza la paura di giudizi o critiche. Ed è quello che ha fatto. E le è ancora più grato perché l’ha accompagnato lì e gli ha dato tutto il tempo del mondo, senza abbandonarlo a se stesso.
Zoro si passa una mano tra i capelli, facendo un respiro profondo. Nota all’ultimo che gli sono cresciuti parecchio, tanto che adesso ha dei ciuffi malefici che gli ricadono spesso sulla fronte, ma non è così importante al momento.
“Quella notte sono scappato perché, ammettiamolo, ero fottutamente terrorizzato.” Robin gli appoggia la mano sull’avambraccio e gli dà una lieve stretta, forse per fargli capire che non deve vergognarsi e che non lo sta giudicando. Forse.
“Quando ho guardato negli occhi Sanji.. Dio.. Mi sono sentito annegare nei miei stupidi sentimenti. Non riesco a separarmene e non riesco a farli andare via. E ho paura che per questo perderò Sanji. Robin, io non posso perderlo. Lui è mio amico. Non importa se lo amo.” L’ultima frase gli si incastra in gola, come una verità troppo dura e fredda da accettare. La sua voce pure si è incrinata e fa del suo meglio per respirare a fondo, per non piangere davanti a lei, tuttavia gli occhi gli si riempiono comunque di lacrime, ma è abbastanza uomo da non singhiozzare. Ormai ha visto il peggio di lui. Non ha più alcuna facciata da difendere con lei.
Robin ancora non abbandona il suo braccio, ma gli massaggia la schiena con leggeri movimenti circolari e si sente rincuorato.
“Volevo andare più lontano possibile sia da lui che da voi,” continua incerto, tra un respiro e l’altro. “Perché se dovesse andare male tra me e il cuoco.. Potrei distruggere il nostro gruppo e sarebbe egoista da parte mia. Non so che fare!”
Si afferra con forza i capelli e cerca di controllarsi, ma la sua mente è così agitata che tornare all’equilibrio è fuori discussione.
“Zoro-san, shh. Andrà bene, ora respira.” Robin è calma e il modo in cui tenta di aiutarlo la fa apparire tanto come una mamma e per questo sorride, seppur controvoglia. Poi riprende a parlare, sempre pacata. “Quello che dici è vero: il nostro gruppo potrebbe uscirne a pezzi da una storia come questa, tuttavia stai pensando con troppe mosse di anticipo e forse in maniera troppo negativa. Sanji-san è un tuo amico e non ti abbandonerà. E’ vero che ultimamente la sua sensibilità è stata decisamente carente, ma non dirglielo, ti prego, altrimenti mi perseguiterà per giorni per cercare di rimediare.” Zoro ride per questo. “Ma sa essere una persona comprensiva e presto o tardi capirà che non ti  comporti allo stesso modo in sua presenza e noi di conseguenza.”
Lo spadaccino allora la guarda, un poco intimorito e teso, con una domanda ben evidente sul suo viso: si sta chiedendo quanto sia stato trasparente attorno a tutti loro, ma Robin scuote la testa. “Non temere, io e Chopper abbiamo notato prima degli altri che qualcosa non andava. Franky pure, mi ha detto che al matrimonio eri fuori di te e ti ha prestato maggiore attenzione. Rufy invece pensava fossi malato e ha spaventato a morte Usopp per questo mentre Brook ti ha colto diverse volte assente o a guardare fisso Sanji-san.” Il suo sguardo è morbido e Zoro suppone stia facendo il meglio di sé per aiutarlo, non mostrandosi fredda o distante. E può coglierne la bellezza e si sorprende.
“Ho dato pensieri a tutti. Non volevo accadesse..” E non sa se sta parlando del fatto che li ha resi partecipi involontariamente o meno di tutto questo, di questo amore folle per il suo migliore amico. Sposato oltretutto.
"Noi siamo tuoi amici, siamo nakama, come dice Rufy-san, e non devi preoccuparti per noi. Niente di ciò che potresti fare sarà mai un problema, per ciascuno di noi. E se chiederai il nostro aiuto noi saremo lì, sempre." Robin sorride, sempre in quel suo modo leggero, non apertamente come sarebbe il sorriso di qualcun altro e lo fa apparire ancora più prezioso. Non ha dubbi sul perchè Franky abbia perso la testa per lei e Zoro si sente di augurare loro solo il meglio.
Tuttavia ancora non ha idea di come comportarsi col biondo idiota.
Zoro aggrotta le sopracciglia e si massaggia il ponte del naso, raggiungendo la bottiglia per quello che è probabilmente l'ultimo sorso, ormai caldo per di più. Inutile dire che sa di piscio. Poi improvvisamente prende una decisione.
"Robin." La sua voce è chiara, sicura, cosa che non accade forse da troppo tempo. "Credo di sapere cosa fare."
Si volta a guardarla e vede uno sguardo di soddisfazione nei suoi occhi, come se avesse perso il modo di essere di Zoro, determinato e caparbio. E' convinto di sentire un applauso provenire da Kuina, ma probabilmente è solo la sua immaginazione.
"Robin, devo parlare col cuoco."
 

Note di chiusura: So di avere troncato il capitolo. Io in primis voglio vedere come andranno le cose con Sanji (e probabilmente il motivo è dovuto dal fatto che davvero non ho idea di come andrà a finire questa fanfiction). Perdonatemi ancora per il ritardo, davvero. Vi lascio come le altre volte con un'immagine e ringrazio ancora chi ha recensito, chi segue e chi vorrà farlo, perchè è amore sapere cosa ne pensate. 
Magari vi andrebbe di suggerirmi cosa potrebbe succedere? Sono curiosa.
Al prossimo aggiornamento,
Lorelei95

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Capitolo 4
*** Non fare un passo indietro ***


Non fare un passo indietro

Note: Perdonate il terribile ritardo. Per ulteriori note alla fine.
 
E' il chiarirsi.
Il momento in cui è da affrontare il più grande nemico, quando bisogna prendere posizione, quando è da scendere in piazza, quando si è chiamati ad esprimere un'opinione, quando è da alzare la voce, quando semplicemente si decide di rimanere in silenzio, perchè non si ha più nulla da dire.
E' quel freddo che corre lungo la colonna vertebrale ed è il calore che infiamma i polmoni. E' la fiele tra le labbra, lo sconcerto in gola.
Perchè si desidera un finale diverso, contro ogni logica, perchè si crede di meritare un grammo di felicità, perchè non si può essere poi così cattivi. 
E invece niente va come speri.
E quello stesso sconcerto, quella stessa rabbia e liberazione ribolle nel petto di Zoro, che fissa il volto livido di Sanji, gli occhi scoperti e furenti, la bocca stravolta dalla collera, il tremore delle sue mani, dopo che lo ha colpito al volto, troppo sconvolto per difendersi in altri modi. Difendersi da Zoro, perchè lo ha baciato, perchè lo ha stretto a sè, perchè ha provato a travolgerlo con i suoi sentimenti, sperando che capisse, che lo perdonasse, che lo aiutasse, che lo amasse. E non può fare a meno di sorridere Zoro, mentre si rialza dall'asfalto bagnato di Maggio, mentre sputa sangue, saliva e quello che rimane della sua speranza. Perchè quel pugno vale più di qualsiasi parola. 
"Si può sapere che cazzo hai da sorridere, Marimo di merda?!" Sanji si stringe la mano con cui lo ha colpito, rabbioso, ma anche spaventato, perchè Zoro gli è apparso in cucina all'improvviso, impenetrabile e distante e gli ha detto che doveva parlargli, strattonandolo verso il retro del ristorante mentre veniva mandato a quel paese dal biondo, che era intento a lavorare. E Zoro non gli ha detto proprio nulla, solo lo ha spinto contro un muro, stringendogli gli avambracci con forza, come se volesse romperlo, e poi lo ha baciato. Si è schiantato sulla sua bocca, facendo scontrare i denti dalla foga e non gli ha dato un secondo, non un momento per capire cosa stesse accadendo.
Certo è che se Sanji avesse guardato negli occhi di Zoro, cosa che non faceva più da tempo, forse avrebbe visto che spingerlo contro ad un muro non era voluto per fargli male, ma per non cedere sulle proprie ginocchia, e che la forza con cui lo stringeva non era per ferirlo, ma era un tentativo di restare, di non tirarsi indietro per la paura. Di non fare un  passo indietro.
"Rispondi, stupido imbecille! Che cazzo c'è in quella tua testa?! Muschio?! Anche se neanche quello potrebbe spiegare questa.. cosa!" Il biondo lo guarda scioccato, incerto se passarsi la manica sulla bocca per togliersi la sensazione delle labbra dello spadaccino sulle sue o se concentrarsi piuttosto sulla sua mano. Dio! Ha usato le sue mani, adatte solo a cucinare piatti divini, per colpire Zoro? Lo ha fatto davvero? Certo, il bacio è stato qualcosa che non si aspettava, ma reagire così? Zoro è il peggiore coglione sulla terra, ma non merita un pugno, non da lui.
Ma Sanji si rende anche conto che questo Zoro non sembra quello che lui conosce -e se fosse sincero direbbe piuttosto che lo conosceva, visto che non c'è stato un momento negli ultimi mesi, che abbiano trascorso assieme.- e deve ammettere che è atterrito, perchè non ci sta capendo un cazzo.
Zoro però non sembra molto disposto a parlare, sta lì, appoggiato al maladetto muro dell'edificio dietro al ristorante, vicino ai bidoni dell'immondizia, e guarda in alto, verso il cielo. E fa imbestialire Sanji. E far imbestialire Sanji significa che un calcio è in arrivo, proprio quello che il Marimo bastardo ha appena parato. 
"Volevo solo assaggiare com'era la tua bocca, se almeno quando è piena può essere utile a qualcosa," risponde finalmente Zoro, con un tono basso e lento, con ancora quel maledetto sorriso che non sembra sparire, che più falso di così non l'aveva mai visto.
Il volto di Sanji diventa paonazzo mentre balbetta:"T-ti sei definitivamente fritto il cervello dormendo al sole, non è vero!? La fotosintesi ha cucinato quel poco di materia grigia che avevi in testa!" Tuttavia insultarlo non lo distrae certo dal fatto che Zoro lo ha baciato. Zoro. Bacio. 
Questo deve essere una specie di incubo! Sicuramente adesso si sveglierà e ci sarà il suo bellissimo angelo rosso che dorme accanto a lui!
Chiude gli occhi, sperando che accada, ma quando li riapre Zoro è ancora lì, che lo fissa con uno sguardo che non gli ha mai visto addosso. Lo sta studiando attentamente, ma non emana rabbia o aggressività, sembra piuttosto che voglia mangiarlo con gli occhi, c'è una tenerezza nel fondo delle sue pupille che lo atterrisce, che gli fa tremare le gambe e una vocina gli sussurra nelle orecchie: "Scappa, Sanji, qualsiasi cosa sia è più grande di te." E gli darebbe ascolto se un'altra non gli stesse dicendo: "Che uomo è quello che scappa? Un vigliacco."
E l'orgoglio lo tiene lì, almeno per un altro minuto.
"Senti, stronzo, voglio una spiegazione. O la prossima volta il mio piede ti finirà in bocca." Cerca di non attaccarlo, ma è sempre stato un tipo focoso e poco incline alla pazienza: adesso però deve stare fermo, deve arrivare in fondo a questa storia, perchè Zoro lo ha baciato.
Continuarselo a ricordare non gli sta facendo bene alla testa.
Zoro aggrotta le sopracciglia e fa un passo verso di lui - e Sanji è ancora troppo scosso per reagire- e gli afferra la mano con cui lo ha colpito, girandola e osservandola con attenzione. 
"Non ti fa male, vero? Mi è stato detto che ho la faccia dura." Lo spadaccino lo fissa ed è cristallina la sua preoccupazione, ma il panico comincia a risalire l'esofago di Sanji.
"Zoro, cosa stai dicendo?" Ha la fronte corrucciata e guarda senza capire quello che dovrebbe essere suo amico. Che lo ha baciato!
Sanji scuote la testa e cerca di rimanere concentrato. 
Zoro. Qualcosa non è normale. E non solo per il bacio.
Zoro però non sembra intenzionato a rispondergli e continua a fissare le sue nocche, tiene la sua mano tra le sue come se potesse rompersi.
Forse avrebbe fatto meglio a scappare.
"Sto bene, Marimo, non sono fatto di vetro." Tira via la mano e distende il braccio lungo il fianco, non volendo retrocedere. "Dimmi perchè lo hai fatto. Hai bevuto? Usopp ha giocato di nuovo al piccolo chimico e ti ha dato da mangiare una delle sue stelle al peperoncino o chessoio e ti ha bruciato i neuroni? Cosa?!" L'impazienza torna a ribollire, condita da una buona dose di ansia. 
Perchè non ha idea di cosa passi per la mente di Zoro, perchè si rende conto tutto d'un colpo che non lo vede da quando lui e Nami hanno inaugurato casa nuova, da quella sera in cui è uscito da casa loro quasi stesse fuggendo dalla sua ombra. E Sanji non l'ha chiamato il giorno dopo perchè Robin ha detto di non temere, che era tutto apposto, e nemmeno il successivo perchè ha fatto doppio turno al ristorante e nemmeno quello dopo ancora perchè Nami voleva riarredare camera loro.
Da quanto esattamente non vede Zoro? Da quanto non fanno allenamento assieme? E' successo qualcosa e nessuno gli ha detto nulla?
"Cristo, Zoro! Parla! Non posso aprirti il cervello a suon di calci e cercarci le risposte! Parla con me!" Potrebbe apparire incazzato, ma qualcosa lo sta terrorizzando, ha questa brutta sensazione nel retro della testa che gli dice che qualsiasi cosa sia non andrà bene.
Anzi andrà molto, molto male. 
E la vede, l'indecisione passare negli occhi dello spadaccino, quasi come un'ombra, nota la sua postura rigida, le mani serrate a pugno, la mascella tesa e non sa cosa dire perchè non ha mai visto Zoro così. Come se avesse paura di agire.
Lo Zoro che conosce non ha paura di niente, può affrontare tutto. Potrebbe scalare le montagne a mani nude se gli dicessero che sulla cima si trova la strada per diventare il più grande spadaccino al mondo.
L'unica cosa che potrebbe mai temere è perdere i suoi amici...
La gola di Sanji si serra. E se fosse malato? Se non vuole dirglielo perchè sa che non c'è cura? Dio, fa che non sia così.
Il cuoco lo afferra per le spalle e lo guarda fisso, la voce tesa. "Zoro, sono solo io. Il solito cuoco che ti frantuma il cazzo. Puoi dirmi tutto."
E ancora quella vocina ritorna, schernendolo: 'E se fosse troppo tardi? Quando mai ti sei fermato in questi mesi a pensare a qualcosa che non fosse tua moglie?'
Zoro appoggia le mani sulle sue e ride, ma senza alcuna allegria, una risata bassa e triste. Ricambia lo sguardo di Sanji, ma è troppo e chiude gli occhi. "Se parlo cambierà tutto. Non si torna indietro."
Il biondo inghiotte a vuoto e cerca di scherzare, di alleggerire l'aria. 
"Roronoa Zoro che si preoccupa delle conseguenze? Dov'è l'uomo che si butta nelle risse a testa bassa e finisce pieno di lividi a lamentarsi come un moccioso?"
Lo spadaccino sorride appena e si concede di aprire gli occhi, anche se la vastità del blu di Sanji è troppo intensa per non perdersi dentro.
"Io non mi lamento come un moccioso, quello sarai tu, cuocastro." 
"Allora sputa il rospo, stupido imbecille che non sei altro." 
Zoro perde in un istante la leggera increspatura delle labbra; la sua bocca è tirata in una dura linea retta e stavolta non è l'indecisione a riempire gli occhi di Zoro, ma il panico, quello che ti sorge da dentro quando un pensiero orrendo ti corrode la testa e Sanji è certo che - al diavolo l'orgoglio- forse avrebbe dovuto dare retta al suo istinto e correre. Perchè qualsiasi cosa si stia avvicinando distruggerà entrambi.
"Sono solo io, Zoro. Non cambierà proprio niente." E sorride più sinceramente che può, perchè se lascia che Zoro nasconda qualsiasi cosa stia cercando di dirgli, sa che non verrà mai più fuori. La nasconderà in un angolo buio della sua mente, facendo finta che non esista. E non può permetterlo, perchè se non fosse importante Zoro non si starebbe comportando in una maniera tanto strana e come suo amico deve aiutarlo.
Perchè è questo che sono, giusto? Sono migliori amici, loro due, per quanto possa apparire strano. E se a Zoro gli si è cucinato il cervello Sanji deve essere lì per provare a rimetterlo in sesto, o qualcosa del genere.
Giusto?
"Zoro," vorrebbe essere meno diretto, ma lo spadaccino è sempre stato qualcuno che mira dritto al punto, che tende a distrarsi dietro a grandi parabole, "voglio sapere perchè mi hai baciato."
Il Marimo batte le palpebre, come se si rendesse finalmente conto di dove si trova e prova a fare un passo indietro, ma Sanji lo tiene ben stretto per le spalle.
"Sei arrivato qui, all'improvviso, mentre stavo lavorando. Mi hai detto di dovermi parlare o così mi è sembrato dai tuoi grugniti e mi hai  trascinato qui. Per baciarmi." Il viso del cuoco va rosso, al ricordo delle sua bocca sulla sua. "E voglio che tu mi dia un perchè. Adesso."
I secondi successivi trasformano l'aria, sembra quasi più pesante e i polmoni fanno più fatica a immagazzinarla; Sanji è sicuro ci sia un spada di Damocle appesa sopra alla testa dello spadaccino.
Che pensiero ironico.
Zoro ha spostato le mani e gli incornicia il viso; le sopracciglia di Sanji più arcuate di così sembra impossibile, ma è talmente sorpreso dall'agire dell'altro che non reagisce.
Avvicina il viso al suo, appena un alito tra le loro labbra e mormora: "Volevo assaggiarti e sapere se sai di fumo. Così da poterlo ricordare da oggi in avanti." Si umetta le labbra e inghiotte, prima di aggiungere altro, in un respiro appena accennato. "Perchè ti amo, Sanji." E lo bacia di nuovo, ma senza la foga precedente o la disperazione, solo la tenerezza, un assaggio morbido, e la mente di Sanji è talmente scioccata da quelle due parole, dal modo in cui il Marimo le ha dette, che non crede di essere sveglio. In più lo ha chiamato per nome, non è mai successo e mai succederà.
Aveva ragione a pensare che stesse sognando. 
In quale universo Zoro gli appare per dirgli che lo ama, dopo averlo baciato? 
Deve essere una sorta di scherzo.
Ma Zoro è ancora contro la sua bocca e sta muovendo le labbra con tanta attenzione e desiderio che neanche questo può essere un sogno, perchè non avrebbe la capacità di immaginarsi lo spadaccino così concentrato e delicato per un semplice bacio.
Ma quando Zoro trascina la lingua sul suo labbro inferiore, il suo sbigottimento finisce e lo allontana con uno spintone, coprendosi la bocca con la mano.
Cos'è questo gusto amaro in bocca? Il disgusto sa di questo?
"Tu devi stare fottutamente scherzando. Questa è una scommessa di pessimo gusto che hai perso con i ragazzi e adesso devi umiliarti venendomi a dire che mi ami!"
Si afferra i capelli con forza, perchè -Dio- siamo seri?
"Non sto scherzando, cuoco. Non potrei essere più serio. Il motivo per cui ti ho baciato è che ti amo. Che ti piaccia o meno."
"Che mi piaccia o meno?! Ti rendi conto di quello che stai dicendo? A-a me piacciono le donne e sono sposato! Cazzo Zoro, cosa credevi di fare con questa pagliacciata?! Hai idea di cosa dirà Nami? Perchè ridicolizzarti in questa maniera?" Sanji gli urla contro, le parole una raffica interminabile, non si rende conto che non sta ottenendo alcuna risposta.
"E poi, cosa credevi di ottenere? Che mi sarei buttato tra le tue braccia, avrei buttato l'anello e avrei cacciato Nami da casa nostra per te? Sii serio, io capisco che nel tuo cranio ci sia solo muschio, ma anche per te questo scherzo è troppo."
Si prende un momento per riprendere fiato, il biondo, e ferma la sua passeggiata nervosa e quando guarda Zoro -bè- avrebbe voluto non averlo fatto.
"Zoro io.." Comincia, rendendosi conto che forse ha esagerato. Se-se non fosse uno scherzo? Se lo spadaccino fosse venuto da lui a dichiararsi veramente?
"Non dire altro. Sei stato abbastanza chiaro." La voce di Zoro è dura come l'acciaio. Potrebbe passare per rabbia al primo sguardo, invece c'è tanto e tanto dolore e delusione, perchè lo spadaccino non si era mai illuso che potesse venire fuori qualcosa di buono dall'amare un biondo cretino, ma nemmeno essere insultato così.
"Hai ragione. Sono ridicolo. Come potrei mai volere uno come te, che tutto quello che ha fatto nella vita è stato inseguire un sogno che poi ha mollato per una donna che non lo rispetta minimamente come uomo. Io merito qualcuno che sia mio pari, credo di avere sbagliato a giudicarti."
Sembra volersene andare, senza aggiungere altro, ma Sanji lo trattiene per la manica, un po' disperato per tutte le crudeltà che gli ha rivolto. Perchè in fondo Sanji sa bene cosa significhi dichiararsi, tutte le volte che l'ha fatto davanti a milioni di donne che hanno riso di lui e lo hanno respinto: era sempre sicuro fosse quella giusta, perchè erano belle e seducenti e sensuali.
E tutto quello che è stato in grado di fare è stato sputare sui sentimenti di Zoro, del suo migliore amico. Che forse non lo sarà più.
"A-aspetta Zoro, sono stato un po' precipitoso, io non intendevo..."
"Cosa non intendevi?" Lo afferra per il collo dell'uniforme e lo sbatte al muro e la sua voce è piena di nudo dolore. "Non mi vuoi. Ti vergogni che io sia venuto qui a dire questo schifo che provo per te. Non puoi nemmeno immaginare cosa io senta perchè ti disgusta. Ho recepito il messaggio."
Lo lascia andare e Sanji scivola a terra frastornato, Zoro giudice e giuria. "Resta nella tua vita. Io non voglio farne parte, se non può essere così."
E se ne va.
Come brutalmente lo ha baciato così lo lascia lì, mentre, neanche sia qualche commedietta di serie B, scoppia a piovere e Zoro può piangere le ultime lacrime che verserà per Sanji.
Perchè non c'è altro adesso: niente che li abbia protetti dai sentimenti che Zoro non poteva nascondere. 
Forse piangerà un altro po' a casa, magari chiamerà Robin per farsi portare dell'alcool.
Ormai che senso ha?



Note di chiusura: Sono una tale vergogna, il ritardo nel capitolo è mostruoso. In più lo stile del capitolo è un po' diverso rispetto ai precedenti, come avrete notato non ci sono solo i pensieri di Zoro, ma è molto incentrata la narrazione anche sul punto di vista di Sanji. E' un capitolo abbastanza sperimentale perciò se ci saranno delle critiche non potrò lamentarmene. Spero di aver rappresentato il più fedelmente possibile anche se mi rendo conto che sto facendo piangere Zoro molto, ma è l'ultima volta e credo che vista la portata dei sentimenti che prova per Sanji sia anche giustificato.
Siate brutali se dovete, sono pronta.
Lorelei95

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