Un Ritiro Totalmente Normale...forse di Daughters of Darkness (/viewuser.php?uid=620551)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Lunedì ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Martedì (prima parte) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1: Martedì (seconda parte) ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2: Mercoledì (prima parte) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2: Mercoledì (seconda parte) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3: Giovedì (prima parte) ***
Capitolo 7: *** Capitolo 3: Giovedì (seconda parte) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 4: Venerdì (prima parte) ***
Capitolo 9: *** Capitolo 4: Venerdì (seconda parte) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 5: Sabato (prima parte) ***
Capitolo 11: *** Capitolo 5: Sabato (seconda parte) ***
Capitolo 12: *** Capitolo 5: Sabato (terza parte) ***
Capitolo 1 *** Prologo: Lunedì ***
Lunedì HTML
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Prologo: Lunedì
-Evviva! Andremo in ritiro con delle leggende! Te ne rendi conto, JP?!- esclamò più emozionato che mai Arion.
-E tu ti rendi conto che
stai facendo un casino allucinante e che non siamo ancora partiti?!-
sibilò Aitor sentendo l’ennesimo sclero irrefrenabile del
capitano.
Infatti i ragazzi della
Raimon stavano aspettando da più di un mese che
l’allenatore Evans mantenesse la parola data: aveva promesso loro
di passare una settimana in ritiro in compagnia della Inazuma Legend
Japan. Almeno, se fosse riuscito a recuperare tutti i membri…
Però, alcuni
ragazzini non erano potuti venire e avevano dato buca all’ultimo
momento per influenza e cose così. Quindi il capitano aveva
costretto Nord e Bay a unirsi a loro, obbligatoriamente, o “il
calcio sarebbe stato infelice”.
La partenza era stata
fissata per le sei del mattino e ovviamente la maggior parte
dei ragazzi era ancora per metà nel mondo dei sogni.
Tranne quei due esaltati di Arion e JP, che facevano così tanto
baccano da essersi già guadagnati un insulto da un povero
anziano che abitava in una casa lì attorno.
-Si, Arion, l’abbiamo capito. Lo sappiamo anche noi…- fece Riccardo, anche lui in coma profondo.
-Ma, ti rendi conto?! Passeremo una settimana con dei grandi del calcio!-
-Arion, basta! – sbottò Michael, minacciandolo di morte fra le righe.
Dopo un’ennesima
imprecazione da parte del vecchio e una minaccia di tirare il primo
oggetto che trovava, Jude si avvicinò ai due. Mettendo una mano
sulla spalla di Arion, disse: -Ragazzi, ora basta. Fate silenzio-. JP e
Arion ubbidirono a malincuore.
Quando il regista
tornò ad affiancarsi a Evans, questi, guardando
l’orologio, osservò: -Sono in ritardo… avrebbero
dovuto arrivare con il pullman 10 minuti fa…- sbadigliò
fragorosamente, anche lui provato dall’essersi alzato a
quell’ora.
Silvia e Nelly, che li
avrebbero accompagnati e aiutati nell’impresa di tenere a bada 11
ragazzini in vacanza, gli porsero un thermos pieno di caffè.
-Grazie…- biascicò ancora sganasciandosi.
Nelly stava per
rispondergli, ma il tanto atteso autobus arrivò in quel momento,
parcheggiando con un’improbabile manovra che probabilmente
contravveniva a quattro o cinque regole del codice della strada. Ma a
chi volete importi alle 6 del mattino?! Naturalmente al beneamato
vecchietto, che aprì la finestra per l’ennesima volta,
stavolta imprecando contro il pullman e tutti i suoi familiari fino
all’ottava generazione.
Le porte dell’autobus
si aprirono, e scese uno dei presunti responsabili del ritiro che, con
tutta la calma del mondo, sfoderò un ghigno a 32 denti e fece il
medio all’anziano.
Vedendolo, Celia sbottò: -CALEB!-
I ragazzini rimasero un
po’ spiazzati da quella scena. Altri invece si svegliarono dal
dormire in piedi. Caleb non provò neanche a scusarsi, mentre
l’Inazuma Legend Japan accompagnata da Celia e Cammy scendeva
lentamente dal pullman.
Jude infilò due dita sotto gli occhiali per stropicciarsi gli occhi: no, decisamente, non si sarebbe mai abituato.
-Vi prego, ditemi che non guidava lui…-
-No, tranquillo, guidava
Xavier…- gli rispose Jordan, che aveva assunto una sfumatura che
si avvicinava pericolosamente al colore dei suoi capelli.
-Allora siamo a posto…- commentò Aitor ironico.
Nonostante la
preoccupazione per il viaggio (non ci tenevano ad arrivare con qualche
pezzo in meno), salirono sull’autobus ormai maledetto dalle
imprecazioni del vecchio di prima e si accorsero di una presenza divina
abbastanza fuori luogo.
Tutti rimasero abbastanza basiti e Bay domandò: -Allenatore? Che cosa ci fa qui?!-
Byron alzò gli occhi
dal libro che stava leggendo seduto comodamente su due sedili. Si
sorprese leggermente nel vedere il capitano della Kirkwood, ma rispose:
-A Mark mancava un giocatore e io ero l’unica anima buona a voler
passare una settimana circondato da persone strane.-
-Non la credevo così
spiritoso, signor Love…- osservò Adé con le
braccia incrociate dietro alla testa.
Per tutta risposta, Byron
scosse le spalle e si immerse di nuovo nel suo libro, dicendo
però: -Poi io devo capire cosa c’entri Bay con la gente
della Raimon…-.
Dopo mezz’ora circa
di litigi per l’occupazione dei famigerati “posti in
fondo”, l’allegra combriccola fu pronta a partire. Xavier
mise in moto e uscì dal parcheggio con le sue solite fantastiche
manovre degne di un elefante ubriaco a cui è stata ritirata la
patente da qualche mese.
Non si sa come, forse
grazie al celeberrimo effetto “sono le sei di mattina fatemi
dormire” i ragazzi riuscirono ad appisolarsi contro i finestrini,
nonostante gli inquietanti scossoni che il povero autobus innocente
subiva. Tutti finirono nel mondo dei sogni in breve tempo,
tranne, ovviamente, Arion e JP, che cominciarono già da subito
ad assillare Byron, che si domandò per la prima di molte volte:
“Per quale maledetto motivo ho accettato?!”.
Quindi la prima ora di viaggio passò abbastanza tranquillamente,
con i ragazzi più piccoli che dormivano e i sussurri che i
più grandi si scambiavano per non disturbarli.
Fu dalle sette e mezza che iniziò il caos più sfrenato.
Guidati da quel malato mentale di Adé, cominciarono i cori da
gita che nessuno cantò, lasciando la povera guida da sola a
stonare come una campana arrugginita. E, ovviamente, a nulla valsero le
implorazioni di Eugene perché se ne stesse tranquillo al suo
posto.
La gente tirò fuori i famigerati Nintendo DS pubblicità occulta per cimentarsi in frustranti sfide a Mario Kart pubblicità occulta di prima, con somma ira dei perdenti che imprecavano a gran voce contro la fortuna dei vincitori.
Altri, invece, si misero alla disperata ricerca dei cellulari infognati
nei meandri più profondi degli zaini. Quando li ebbero trovati,
ognuno si diede alle occupazioni più disparate: telefonare ai
fratelli in ospedale, perdere a Candy Crush no, tranquilli non ci pagano per queste cose
, ascoltare Mozart con le cuffie (per non essere preso in giro per
sempre) e mettere musica tamarra a tutto volume, fregandosene altamente
dei timpani altrui.
Questo delirio segnò la fine della tranquillità degli
adulti, che si rassegnarono a sopportare il casino totale per le
successive 7 ore di viaggio. A quel punto furono in molti a chiedersi
“che diavolo ci faccio qui?!”.
La cosa andò avanti per un po’ senza gravi incidenti, (non
certo per merito di Xavier) ma a un certo punto, dopo aver lentamente
eroso i fragili nervi di Caleb per 45 minuti, questi cercò di
intavolare una conversazione con Jude, accanto a lui, che si era appena
svegliato grazie all’improponibile musica messa da Aitor. Peccato
che i due non riuscissero a sentirsi a una distanza di circa dieci
centimetri. La cosa li fece alquanto innervosire. Si scambiarono
un’occhiata e si alzarono in piedi, rivolgendosi verso il retro
del pullman.
-STATE ZITTI, MALEDIZIONE!- tirarono un urlo terrificante, abbastanza
forte da farsi sentire al di sopra di ogni genere di musica
commerciale, rock ed heavy metal che ammorbava l’aria.
Qualcuno, che guardava fuori dal finestrino, fu pronto a giurare che
anche gli automobilisti che passavano accanto a loro si fossero girati
attoniti.
Il grido furente sortì il suo effetto, traumatizzando sia i
ragazzini che gli adulti, che erano sì abituati alle sfuriate di
Caleb, ma non a quelle di Jude, che invece si potevano contare sulla
punta delle dita.
-Oh, grazie! Ci voleva tanto?- mugugnò Jude risedendosi come se nulla fosse successo.
Passò almeno una buona mezz’ora prima che la conversazione
riprendesse un volume superiore agli ultrasuoni per il terrore di farli
innervosire di nuovo.
Jude si rialzò minacciando un’altra urlata clamorosa, ma
non ce ne fu neanche bisogno, perché l’intero autobus
diventò silenzioso di colpo. Proprio in quel momento, dal fondo,
si sentì Gabi gridare stizzito:
-Aitor, dammi il MIO Nintendo!!!-
Una fragorosa risata scoppiò, rendendo vano il legittimo desiderio di avere una conversazione normale.
A parte le furiose litigate di Gabi e Aitor e il rossore di Riccardo
quando qualcuno aveva scoperto i suoi gusti musicali staccandogli le
cuffie di dosso, il viaggio proseguì tranquillamente. Sbandate e
allucinanti scossoni esclusi.
Stanchi dopo tre ore di autobus, pian piano tutti si abbandonarono alle
braccia di Morfeo, tranne, si spera, Xavier, che in teoria avrebbe
dovuto guardare la strada. Forse. Visto che intanto faceva
conversazione con Jordan, che invece lo pregava di tenere gli occhi
sull’autostrada e le mani sul volante.
Un’ora dopo l’improvvisa epidemia di sonno profondo,
l’autista improvvisato decise di fermarsi in una stazione di
servizio per mangiare qualcosa, sgranchirsi le gambe e, soprattutto,
cambiare pilota.
I ragazzini erano ancora addormentati quando Xavier parcheggiò
con una violenta frenata. Grazie al contraccolpo, si venne a creare un
informe e improbabile groviglio di arti umani e un’incredibile
cacofonia di imprecazioni e bestemmie decisamente poco gentili nei
confronti dell’ex alieno che probabilmente sarebbe stato
più adatto a guidare dischi volanti.
-Avete mezz’ora libera. Potete andare a sgranchirvi le gambe ma
state nei dintorni…- disse Mark alzandosi dal suo posto. Ma fu
subito investito da un branco di ragazzini ansiosi di scendere da
quella gabbia mortale.
Passati i trenta minuti prestabiliti, dove gli adulti bevvero
caffè e chiacchierarono tranquillamente, gli adolescenti
salirono di corsa sull’autobus, con una piccola differenza: erano
stracolmi di patatine, mikado, smarties non facevamo pubblicità occulta da un po’ e ogni genere di bibite e schifezze.
Ripartirono tranquillamente, visto che guidava Nathan, per sommo sollievo di Jordan che aveva temuto di vomitare l’anima.
Xavier, dal canto suo, si sedette accanto al figlioccio, che parve molto infastidito dall’intrusione paterna.
Gabi invece ne approfittò biecamente per vendicarsi. Con la voce
più tenera che riuscì a trovare, chiese ad Aitor: -Per
favore, mi presteresti il cellulare? Il mio è scarico…-
Il più piccolo avrebbe tanto voluto rifiutare, soprattutto
perché aveva visto Gabriel giocare con il telefono fino a 10
secondi prima, ma un’eloquente occhiata del padre non gli
lasciò scampo.
Appena Gabi ebbe fra le mani il tanto agognato strumento e Xavier si fu
voltato, un ghigno demoniaco gli trasfigurò il volto: era
finalmente giunto il momento della vendetta.
Ma, vendetta a parte, le seguenti ore passarono molto più
serenamente, con le pance piene di roba non esattamente salutare e
senza Xavier alla guida del veicolo, che appariva molto più
sicuro.
Tutto bene sì, ma dopo altre 3 ore, i ragazzini erano veramente
stanchi di essere prigionieri di quel maledetto pullman, e cominciarono
ad assillare l’allenatore Evans con la domanda più temuta
da ogni adulto che porta in viaggio soggetti di età inferiore ai
16 anni: “Quando si arriva?”.
Ogni venticinquenne dell’autobus si sentì ripetere quella
maledetta richiesta per qualcosa come 5 volte, tranne Jude e Caleb. Che
erano ancora immuni allo stalking grazie alla sfuriata precedente.
Finalmente, dopo 8 ore di viaggio e solo una sosta, arrivarono alla
benedetta casa che Mark aveva affittato per un settimana. Naturalmente
Evans aveva pensato bene di offrire il viaggio, quindi i ragazzini non
avevano dovuto sborsare una lira, mentre l’imprevidente
allenatore si era ritrovato a contrarre debiti allucinanti con
metà dei membri dell’Inazuma Legend Japan. Ma,
tralasciando il trauma che le sue povere tasche avevano subito e le
terribili minacce di affibbiargli degli interessi altissimi in caso di
mancata restituzione dei soldi, quando l’autobus si fermò
davanti alla casa, una mandria inferocita di ragazzi e “adulti
responsabili” con le gambe a pezzi si fiondò attraverso le
porte e poi giù verso la spiaggia.
Jude e Shawn, gli unici che si erano degnati di pensare al lato pratico
della questione, erano andati a ritirare le chiavi
dell’appartamento dal proprietario, che viveva a un paio di
isolati di distanza.
Ancora si stavano chiedendo come diavolo avesse fatto Mark a scovare
quel posto: un paesino sperduto sulla costa, con 400 abitanti a
Ferragosto e, soprattutto, con quella enorme villetta a due piani,
dipinta di un tenue azzurro, circondata da svariati metri quadri di
parco e perfino un campo da calcio. Su quell’ultimo dettaglio
sospirarono entrambi: Mark non sarebbe mai cambiato.
Dopo aver “dolcemente” invitato la chiave piuttosto vecchia a girare nella serratura, riuscirono a entrare in casa.
Detestando con tutto l’affetto possibile i loro simpatici amici,
che li avevano bidonati con grande cortesia, iniziarono a esplorare con
calma la casa, aprendo le finestre per allontanare lo spiacevole odore
di chiuso.
Salirono al piano superiore, spalancando le porte delle camere.
La casa era strutturata in modo piuttosto semplice, al piano terra
c’erano una piccola cucina, due bagni, uno spazioso soggiorno con
un tavolo abbastanza grande per ospitare un intero buffet e un
corridoio con un numero indefinito di porte che si aprivano su
altrettante camere doppie.
Al piano di sopra invece c’erano solo un bagno, una matrimoniale
e delle camere singole… o almeno così avrebbe dovuto
essere.
Quando i due entrarono nella penultima camera, un ghigno
attraversò le labbra di Jude, mentre Shawn si limitò a
ridacchiare divertito.
Richiusero la porta, e tornarono all’autobus a prendere le loro
cose. Erano stati abbandonati: tanto valeva si scegliessero le camere
che preferivano, no?
Nel frattempo i ragazzini e gli altri adulti si godevano il profumo di
mare e la sensazione della sabbia fra le dita, sgranchendosi le gambe
che imploravano pietà dopo quel viaggio sfiancante.
Per un istante ci fu perfino silenzio. Uno di quei momenti in cui, per
puro caso, tutti chiudono la bocca nello stesso momento. Poi,
ovviamente, Arion estrasse dal nulla un pallone, strillando: -Ragazzi,
giochiamo a calcio!- guadagnandosi delle occhiate omicide degne del
vecchietto di quella mattina. Per grande sfortuna dei suoi malcapitati
compagni di squadra, che avrebbero solo voluto buttarsi nella sabbia
morbida e farsi una bella dormita, l’allenatore Evans gli diede
man forte, e così in breve tempo, nonostante le molteplici
proteste, si ritrovarono a passarsi la palla correndo a fatica nella
sabbia.
-Ma a me fa male tutto… ho dormito contro il finestrino…- gemette a bassa voce Eugene.
-Lascia perdere- gli disse Byron sorridendo–Non si può vincere contro quei due… -
Anche Hurley avrebbe preferito buttarsi immediatamente fra le onde, ma
si sa: non si può nulla contro Mark che vuole giocare a calcio
(nonostante avesse 25 anni!).
Le ragazze li guardarono divertite, ridendo fino alle lacrime quando
Kevin perse l’equilibrio grazie alla sabbia soffice e finì
rovinosamente a terra.
L’ilarità generale era pressoché irrefrenabile, e
quando smisero di ridere, aiutarono Kevin a tirarsi in piedi e
ripresero a giocare.
Continuarono per un pezzo, finché Jude e Shawn, che li
guardavano da una finestra, non si stancarono dello spettacolo:
-Pensate di scegliervi le camere prima di domani notte?- li
chiamò Shawn alzando la voce per farsi sentire.
Sentendo “camere”, la parola magica, i ragazzini corsero
come un gregge di pecore impazzite verso l’autobus, recuperando
le proprie cose a velocità supersonica e catapultandosi in casa.
Trasportando così sul povero pavimento innocente qualche tonnellata di sabbia.
Si azzuffarono per la famigerata “camera con vista sul
mare”, che venne poi ottenuta da Adé, che si
barricò dentro trascinando con sé Eugene ed esultando in
maniera improponibile.
Dopo l’allucinante zuffa, gli altri si divisero in coppie senza
troppi problemi e senza fratture multiple e si divisero nelle stanze.
Riccardo e Gabi presero quella vicino alle scale, le tre ragazze
occuparono l’unica tripla della casa, JP e Arion si
impossessarono di quella più vicina alla cucina, Lucian era
invece tremendamente indeciso, e Aitor, dopo aver aspettato per un
quarto d’ora che si decidesse, lo spinse a forza in quella
più vicina, fregandosene delle sue proteste.
Le camere rimanenti vennero “conquistate” dagli altri.
Gli adulti, saggiamente, avevano aspettato che il caos più
assoluto si calmasse prima di cercare le valige nell’autobus e
poi occupare una camera al piano superiore, tanto non ci sarebbero
stati problemi… o almeno così credevano.
Nelly e Mark occuparono la matrimoniale, e gli altri, man mano, riempirono le camere singole, finché…
-Che diavolo?!- Jude e Shawn non si trattennero e scoppiarono a ridere.
-Voi! Voi due sapevate! Ora diteci… perché
c’è un’altra camera matrimoniale e noi siamo rimasti
senza?!- sbraitò Caleb furente.
-Non ne ho idea…-rispose Jude soffocando le risate.
-…ma non avete altra scelta se non dormire insieme…-
concluse Shawn continuando a sbellicarsi. La follia assoluta prese il
possesso anche del piano superiore, che era invaso dalle risate
irrefrenabili di tutti. Meno Caleb e Axel, che si guardavano abbastanza
schifati.
-No, voi state scherzando…-disse speranzoso l’ex Grande Imperatore.
Scuotendo la testa e ancora ridendo, gli altri scomparvero nelle rispettive camere con la scusa di sistemare i bagagli.
Jude udì un sonoro insulto al suo indirizzo, e una frase non ben
precisata che terminava circa come un “... tua
sorella!”.
Per somma fortuna di Caleb, la porta aveva impedito a Jude di sentire la frase intera.
-Certo che non è molto intelligente dire a Jude “Non dormo con Axel, ma con tua sorella”…-
-Taci, lampadato. Non so come la pensi tu, ma non è troppo
normale per me dormire con un uomo!- soffiò innervosito .
Alla fine, anche loro entrarono in quella benedetta camera, litigando e beccandosi proprio come una vecchia coppia sposata.
Qualche divinità sconosciuta concesse loro un’ora di
riposo per riprendersi completamente, ma poi, alle 4 del pomeriggio,
l’intera casa si risvegliò dal tremendo torpore generale
quando Hurley iniziò a chiedere ad ogni anima viva di
accompagnarlo al mare.
In breve tutti erano in costume e pronti ad andare in spiaggia.
Qualcuno era un po’ troppo elettrizzato per l’altezza delle
onde, ma tutti ci fecero l’abitudine dopo che lo ebbe ripetuto
per la trecentoventiquattresima volta.
Non ci furono particolari incidenti nel breve lasso di tempo in cui
tutti si misero il costume e uscirono dalla casa, se non fosse che
neppure Jude poteva andare al mare con gli occhiali.
Così, quando si mostrò al mondo senza quelle simpatiche
lenti verdi sugli occhi, collezionò una buona quindicina di
sguardi basiti e rubò qualche battito di cuore alle ragazze, che
lo fissavano senza parole.
Mentre camminavano verso la spiaggia, Mark gli si affiancò e
chiese quello che mezzo mondo si domanda da sempre: -Perché ti
ostini a portare sempre quegli occhiali?-
Jude stava per rispondergli seriamente, ma notò con la coda
dell’occhio che Nelly lo stava guardando incantata, e non
resistette alla tentazione: -Per un motivo molto semplice: se non li
tenessi, tu saresti divorziato, Mark…- così dicendo
accennò a Nelly con un cenno del capo, e lei, sentitolo, gli
affibbiò uno schiaffetto sulla spalla, mugugnando
–Scemo…-.
La questione si risolse in una risata, ma Evans imparò una cosa:
non fare domande a Jude sui suoi dubbi gusti in fatto di occhiali.
Arrivati in spiaggia, Shawn prese possesso della crema solare e
dell’ombrellone, sotto cui si fiondò senza esitazioni.
Gli altri, con la grazia di un branco di elefanti disidratati davanti a
un’oasi, si tuffarono nell’acqua fresca, decisamente
apprezzabile, visto il caldo allucinante che faceva.
La giornata proseguì con improbabili sfide in acqua, qualche
evitato annegamento e una partita a calcio dove si insabbiarono tutti
come cotolette impanate dato che erano bagnati.
Tutto ciò naturalmente era dovuto all’insana fissa della
premiata ditta “Mark & Arion s.p.a.”. Dopo
l’allucinante partita, fu assolutamente necessario un altro bagno
a cui anche Shawn fu costretto a partecipare, anche perché erano
le sette di sera e non c’era il rischio che l’albino
diventasse per davvero una cotoletta.
A proposito di cotolette, all’alba delle otto di sera, i vacanzieri iniziarono ad avere un certo languorino.
Decisero di rientrare in casa per ripulirsi dal sale e dalla sabbia, o
“non avrebbero messo piede a tavola” come dissero Nelly e
Silvia.
Obbedirono a malincuore, nonostante il desiderio di tutti fosse
sbranare la prima cosa commestibile che fosse capitata loro a tiro. La
cosa, naturalmente, creò uno scompiglio allucinante, visto che
erano qualcosa come 20 e più persone con solo 3 bagni a
disposizione. E soprattutto considerando che un buon numero di loro
aveva un vitale bisogno di levarsi qualche chilo di sabbia dai capelli
lunghi. Operazione molto lunga e complessa, e che fece mettere radici
agli altri nel corridoio davanti alla benedetta porta del
benedettissimo bagno.
Finita la missione più lunga del secolo, Silvia, Celia e Cammy,
blindando Nelly lontano dalla cucina, pensarono bene di iniziare a
cucinare qualcosa.
Quando Celia, però, aprì il frigorifero, si resero conto
di una cosa molto importante: nessuno aveva pensato di fare la spesa.
Momenti di panico. E anche scenate del tipo “Moriremo tutti di fame!!!” o “Quanto siamo idioti!”.
Mentre ancora scleravano, la soluzione si presentò loro davanti
agli occhi sottoforma di un fattorino della pizza che passava lì
vicino in moto.
Risolto il problema, ordinarono due dozzine di pizze che il povero fattorino in moto era costretto a consegnare tutte insieme.
Dopo un ennesimo delirio per capire di chi fosse ogni pizza, poterono
finalmente mangiare qualcosa di commestibile invece che gli smarties vi mancava la pubblicità, eh? avanzati dal viaggio poco lungo.
Ma visto che sono dei poveri innocenti giapponesi che non hanno mai
avuto a che fare con del cibo italiano, si macchiarono come Dio o, in questo caso, Byron comanda.
Finito di sporcarsi come se non ci fosse un domani, gli adulti,
liberatisi dall’incombente presenza dei ragazzini che si erano
radunati in salotto, poterono finalmente rilassarsi e Caleb tirò
fuori dal nulla una bottiglia di liquore.
-Fammi capire- esordì David –Non avevamo nulla da mangiare
e tu ti sei portato dietro abbastanza superalcolici da stendere un orso
bruno?-
-E pensare che volevo condividerli con voi…- ghignò in risposta l’aspirante alcolista anonimo.
Nonostante i fantastici litigi da prima elementare, Nelly
recuperò dal nulla dei bicchieri adatti e la gradazione alcolica
della stanza iniziò, lentamente ed inesorabilmente, a decollare.
Forse fu per questo che nessuno ebbe l’istinto di fermare Xavier
quando gli venne la brillante idea di prendere le carte e il portafogli.
-Allora, giochiamo?- domandò il rosso piazzando il mazzo al centro del tavolo.
-A cosa vuoi perdere?- domandò Kevin accettando la sfida e mettendo mano ai contanti.
-Bestia?- propose ignorando la provocazione.
-E bestia sia- concordò David afferrando il mazzo e mischiandolo all’Americana.
-Da quando sai mischiare le carte così?- chiese Mark stupito.
-Da quando la gente sperpera il mio denaro ai casinò…- commentò Jude fissando l’amico.
-Come se perdessi…-
Superati problemi di vitale importanza sui presunti soldi di Jude e il
vizio del gioco di David, tutti si sedettero al tavolo, ragazze
comprese, eccetto Cammy, che, non sapendo giocare, si limitò a
versare il whisky nei bicchieri.
Non avevano, ovviamente, le fiches, quindi dovettero usare direttamente i soldi.
Fu Nelly la prima a dare le carte, e così i primi 300 yen furono
messi in palio. Ma come chiunque conosca il gioco ben sa, la posta era
destinata ad aumentare vertiginosamente.
E con la prima giocata, iniziarono le imprecazioni, contro la sfortuna,
le carte avverse, e contro l’ignobile botta di fortuna che aveva
salvato Darren all’ultima presa.
Nel frattempo, nell’altra stanza, i più piccoli, stanchi
per il viaggio, si erano stravaccati davanti alla televisione, fingendo
di guardare lo schermo, mentre in realtà chiacchieravano delle
cose più disparate, come ad esempio l’identità
criminale del parrucchiere di Victor.
Arion, mentre tutti ridevano delle reazioni esagerate del povero
ragazzo dai capelli blu, afferrò il telecomando e si diede allo
zapping feroce, finché non trovò una partita di calcio.
Tutti gli altri presenti nella sala si voltarono. E poi si gettarono
come un sol uomo sul loro capitano per strappargli il telecomando di
dosso e cambiare canale. Un qualsiasi altro canale che non comprendesse
neppure di striscio tizi che prendono a calci un pallone.
Arion mise su una faccina depressa: -Ma…-
-Taci.- per un istante, Victor fu di nuovo l’imperiale sprezzante
del loro primo incontro, e Arion ammutolì di colpo, temendo una
pallonata sui denti. La sua reazione spaventata fece scoppiare a ridere
tutti, Victor compreso. In quei momenti d’ilarità, Aitor
ne approfittò per rubare il telecomando, mettere un canale di
musica e poi nasconderlo sotto i cuscini del divano, così che
nessun fanatico pericoloso per l’ordine pubblico potesse metterci
le mani.
-Qualcuno ha idea di dove sia finito il telecomando?- domandò Eugene.
Gabi, istantaneamente, voltò lo sguardo su Aitor, che
sfoderò un sorriso angelico e innocente, prima di cinguettare:
-Non ne ho idea!-
In quell’istante, un sonoro “Vaffanculo!” provenne dalla stanza accanto.
I ragazzini si scambiarono occhiate fra il sorpreso e il divertito,
prima di decidere unanimemente di andare a vedere cosa stessero
combinando i giocatori.
La scena che apparve loro davanti fu piuttosto surreale: i bicchieri
ormai semivuoti, Axel in piedi, con una mano appoggiata al tavolo e
l’altra con l’indice puntato contro Caleb, che sghignazzava
allungando le mani al centro del tavolo e trascinando due terzi della
posta verso di sé, mentre il restante era agguantato da Jude.
-Avete una fortuna schifosa!- sbottò Axel, ormai ben oltre il semplice nervosismo.
-O forse non sai perdere – commentò Jude finendo il bicchiere.
Ancora furente e sfinito da quei due, si lasciò cadere
pesantemente sulla sedia, rischiando di urtare con il gomito il
bicchiere di Caleb.
-Oh, stai attento! Non rovesciare il nettare…-
A queste parole, Byron si voltò istintivamente, con
un’espressione di shock misto a stupore incredulo sul volto:
-Che?!-
La sua reazione fece ridacchiare Mark, Nathan, e chiunque altro fosse a
conoscenza dei divini trascorsi dell’allenatore della Kirkwood.
-Cos’ho detto?- chiese Caleb sinceramente stupito.
-Nulla!- si affrettò a rispondere Byron prima che qualcuno potesse rivelare cose che avrebbe preferito tenere nascoste.
-No, seriamente, cosa ha detto?- domandò Adé, incapace di mantenere chiusa la bocca.
Soltanto allora gli adulti si accorsero della presenza dei ragazzini.
-Niente di niente, ero sovrappensiero e mi ha spaventato. E voi
lasciate stare i grandi e tornate di là!- si schernì in
fretta Byron, voltandosi per nascondere il rossore.
Naturalmente, nessuno badò al suo ordine e si appollaiarono accanto alle sedie per vedere come stava andando il gioco.
Aitor, che guardava le carte di suo padre, dopo un po’
sentì il sonno stuzzicargli le palpebre e la mente.
Sbadigliando, scivolò sulle gambe di Xavier, appoggiando la
testa sul suo petto e dimenticando, forse per il torpore che lo
avvolgeva, di essere circondato da oltre una ventina di persone.
Sentiva il cuore forte dell’uomo battere ritmico proprio sotto la
sua guancia. Sorrise, con gli occhi chiusi, e si lasciò cullare
dalla vita che pulsava nel corpo a cui era stretto. Beato, con
un’espressione serena che gli disegnava i lineamenti, si
addormentò.
Xavier, molto sorpreso dall’affetto così apertamente
dimostrato, non riuscì a nascondere un sorriso dolce. La sua
mano sinistra smise di giocherellare con una moneta da 500 yen e si
sollevò ad accarezzare la testa di Aitor.
-Ehy, Xav, non commuoverti! Non voglio asciugare le tue lacrime da genitore intenerito…-
-Divertente, Caleb, davvero…- scosse la testa, guardò brevemente le sue carte e giocò.
Anche i compagni di squadra di Aitor rimasero abbastanza stupiti e inteneriti.
Nonostante la dolcezza che quel piccolo istante di intimità
trasudava, Gabi non fu il solo a prendere il cellulare e fotografarlo
beatamente assopito sul petto del padre.
Ma, grazie alle solite parole di Caleb, quel momento venne bellamente
spezzato e la partita riprese più accanita di prima.
Dopo un’altra mezz’ora di gioco, la bestia venne smontata
fra Scott, Nathan e Jordan e così la partita ebbe termine.
-Quindi…- chiese Lucian innocente –chi ha vinto?- il
ragazzino scelse proprio quel momento per socchiudere gli occhi in uno
sbadiglio, quindi non vide i sogghigni e gli sguardi omicidi che
apparvero sui volti degli altri.
Riccardo si offrì volontario per rischiare la vita nella domanda
che probabilmente premeva a tutti: -Quanto avete guadagnato o perso?-
-Non avete insegnato ai ragazzi a farsi i fatti propri?- sibilò
Kevin all’indirizzo di Mark e Jude, facendo arrossire
violentemente Riccardo.
-Trovo che la domanda invece sia appropriata…- disse David facendo tintinnare la pila di monete che aveva davanti.
Fu Jordan a soddisfare la morbosa e giovanile curiosità: - Mark
ha perso 18’000¥, Axel ne ha persi 1’000…-
-Ma solo perché quelli là fanno veramente schifo!-
sbottò il bomber lampadato indicando con un ampio gesto della
mano il famosissimo trio dei pinguinari.
L’inconsulta reazione scatenò un’ondata di risate
completamente fuori da ogni controllo, e Jordan, sospirando, riprese il
suo elenco: - Jude ne ha guadagnati 15’000, Caleb ne ha vinti
8’800, David…- guardò nella sua direzione, ma il
braccio era posato esattamente davanti alla pila di monete. Pila
decisamente troppo alta per essere contata a colpo d’occhio.
–Senti, riccone, dicci un po’ quanto ci hai impunemente
rubato.-
David, sfoderando un sorriso a 32 denti, lentamente, come per esaltare
ancora di più la sonora umiliazione che aveva inferto loro,
sillabò: -20’000¥-
-Ladro- mugugnò Kevin alquanto innervosito dalla faccenda.
-No, solo che non sei capace…-
-Senti, tu…!-
Jordan, già stanco per la tarda ora, il viaggio, la partita, e
pure intontito dall’alcool, sibilò: -Mi fate finire
‘sto cavolo di elenco così posso andarmene a letto? Grazie
bambini.- poi tossicchiò e riprese: -Shawn ha perso
2’500¥, Nathan ha guadagnato 3’000¥, Kevin ne ha
persi 10’000,- e con un’occhiataccia degna dei migliori
momenti di Janus, mise a tacere le proteste che stavano evidentemente
per sorgere - Byron ha perso 9’000¥, Xavier ne ha vinti
3’000, io ne ho persi 2’000, Scott ne ha persi 3’300,
Darren ha gentilmente regalato alle tasche di Jude altri
8’000¥, Hurley ne ha vinti 3’000, Celia ne ha
guadagnati 2’000, Nelly ha perso 2’000¥ e Silvia ne ha
vinti 1’000.- tirò un respiro profondo: -Contenti adesso?-
-Beh… sì!- rispose Adé soddisfatto di se stesso e della sua risposta molto arguta.
Provocando così un clamoroso sospiro generale e facendo crollare addosso alla stanza intera una stanchezza indicibile.
In breve, tutti decisero di andare a dormire. Xavier prese in braccio
il figlioccio e lo portò nella sua camera, mentre man mano gli
altri si auguravano la buonanotte e sparivano nelle stanze.
Alla fine rimasero soltanto Axel e Caleb.
Si guardavano storti, entrambi poco entusiasti all’idea di
condividere il letto, ma alla fine cedettero alla stanchezza e si
coricarono.
Prima di addormentarsi, Caleb sibilò, acido: -Lampadato da
quattro soldi, se sento anche un solo tuo dito addosso, ti castro.
-Vale anche per te, specie di idiota criminale in erba.
-Zitto, imbecille.
E i loro vicini di camera sono pronti a giurare sulle loro occhiaie che
andarono avanti così fino a mezzanotte e passa, finché
non si addormentarono. E finalmente, la casa piombò nel silenzio.
ANGOLO AUTRICI FOLLI
Bene e dopo un anno, eccoci qui a rompere le scatole u.u
Come un anno? Solo? Mi sembrava passato molto di più! Owo Comunque benvenuti in questo nuovo angolo del delirio!
Almeno io mi ricordo un anno, non so tu XD E comunque delirio mi sembra quasi un diminutivo, non ha senso 'sta cosa XD
Shh, non spaventare i lettori più del necessario! Credo l'abbiano capito dopo questo prologo!
Che ricordo, non ha senso XD
...ok, allora il mio messaggio subliminale è: Jude è un amore, coccolatelo**
Ma messaggi subliminali a parte, continuiamo questo angolo di follia u.u
Ok u.u Spero che questo inizio di delirio vi sia piaciuto!
Ovviamente come si capisce dal titolo è solo il prologo e non avete ancora visto nulla u.u
Oh no, è solo l'inizio, muahahah ← risata maniacale
Si certo -.-
Comunque, comunicazioni importanti: la pubblicazione dei nuovi capitoli sarà settimanale, al sabato, salvo imprevisti u.u
Esattamente!
Come sempre sono molto gradite recensioni: fateci sapere se questa roba vi fa ridere~
Oppure la odiate ^-^ Ogni critica costruttiva è ben accetta u.u
Finché è costruttiva però~ Altrimenti Lady vi mangia
Da quando parli di te in terza persona?-.-
...da ora
-.- Faccio finta di nulla?-.-
Ma sì, fingi sia normale! Sai che stiamo facendo l'angolo più lungo del capitolo?
Oddio, aspetta, non così lungo XD Ma forse effettivamente è meglio se la finiamo qui u.u
Okay, allora vi lasciamo con un
sondaggio: cosa accadrà in quella camera matrimoniale? Caleb e
Axel sopravvivranno o si ammazzeranno a vicenda? Jude riuscirà a
smettere di ridere come una iena?
Sai che messa così suona malissimo? O.o
...può essere x" Ma non importa in fondo, no?
Ahahah nope XD
Tanto Caleb mica devo sopportarlo io!
E ci mancherebbe altro, poi vi devo sopportare in due XD
Ma prima che mi linci, chiudiamo qui questa descrizione u.u
Si chiama "angolo autrici" e tu non sei una Youtuber -.-
Dettagli ^^
Mi raccomando lasciateci una recensioncina (?) e anche un pollice in su ^^
Mapporc-
Va bene, Lady Dragon (me) e FaviJ versione donna (la creatura) vi salutano, ci vediamo nelle recensioni!
Ciao *fa ciao con la manina*
Vi amiamo tutti (?) *scompare in una nuvola di stelline*
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Capitolo 2 *** Capitolo 1: Martedì (prima parte) ***
Martedì 1°Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 1: Martedì (prima parte)
Il giorno seguente, di mattina presto, Shawn si svegliò un po’ spaesato per la bevuta della sera prima.
Scostò le coperte e si mise a sedere. Però qualcosa non
quadrava. Si sentiva abbastanza strano. Ma probabilmente sarà
stato ancora sotto l’effetto dell’alcool.
Aveva un gran mal di testa che faceva risultare tutto intorno a lui un
po’ più grande. Come se qualcuno avesse aumentato lo zoom
su ogni singolo oggetto.
Si alzò in piedi, ignorando il dolore alla testa e i mobili
ingranditi. Uscì dalla sua stanza e si diresse verso il bagno
del piano.
Bussò e, visto che nessuno rispondeva, entrò nella stanza.
Andò al lavello per risciacquarsi il volto. Ma appena si
specchiò, dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima di
aver anche solo lontanamente appreso quello che era successo.
Lo specchio raffigurava, non lo Shawn venticinquenne, ma lo Shawn quindicenne che aveva vinto insieme ai suoi compagni il FFI.
Si risciacquò una dozzina di volte la faccia per riuscire a
credere che tutto quello che stava succedendo non fosse un sogno.
-Non… è… possibile…-
Anche la sua voce era meno adulta, più giovane, come quando era un adolescente.
Ogni secondo che passava a osservare il suo riflesso, lo convinceva
sempre meno di quell’assurdità che gli stava capitando.
Era una cosa impossibile sotto ogni ragionamento logico.
Passò qualche minuto di incredulità prima che mandasse
giù quel boccone amaro. Rendendosi ben presto conto che quello
non era un sogno un po’ strano, ma la realtà.
Si resse ai lati in ceramica del lavandino e, guardando sempre il suo
riflesso così irreale, gridò. Come a volersi liberare di
quella follia.
Nella camera da letto più vicina al bagno, Nathan aprì
gli occhi, riconoscendo all’istante l’urlo
dell’amico. Si alzò si scatto preoccupato, senza notare
che il suo pigiama era diventato improvvisamente enorme. Come se fosse
stato in una centrifuga inversa.
Quando aprì la porta del bagno, vide Shawn e si stupì
più dello stesso. Anche Nathan aveva circa venticinque anni, ma
ora sembrava che ne avesse quindici. O per lo meno, l’età
in cui aveva vinto la coppa mondiale.
Entrambi rimasero esterrefatti con la bocca spalancata e gli occhi sgranati. Era una cosa impossibile da credere.
Qualche stanza più in là, Byron si destò dal suo
riposo notturno, stranamente accaldato. Eppure la giornata precedente
non era stata molto calda e la brezza marina avrebbe dovuto rinfrescare
il clima notturno.
E invece, aveva caldo. Si mise a sedere sul letto e sentì
qualcosa di lungo e morbido accarezzargli la schiena. Ovviamente si
spaventò all’istante. Ma appena capì che erano solo
i suoi capelli, trasalì e si infuriò:
-CALEEEEEEB!-
L’urlo riecheggiò in tutta la casa e contribuì a
svegliare dal loro sonno anche gli altri “adulti”.
Nathan e Shawn lo sentirono bene e non ebbero nemmeno il tempo di
uscire dal bagno che videro dalla porta una furia dai capelli biondi
dirigersi verso la camera del diretto interessato.
Spalancò la porta, facendo cadere qualche quadro appeso accanto,
con un gran fracasso manco stessero demolendo l’edificio
lì accanto.
Stonewall si svegliò bruscamente e cadde dal letto, portandosi
anche tutte le coperte, con la conseguente imprecazione di Axel, che si
svegliò anche lui.
Mentre era a terra, Caleb avvertì uno strano senso di freddo
provenirgli dalla testa. Si portò una mano a questa e
scoprì di essere pelato, tranne per un ciuffo di capelli al
centro della testa.
Byron si stupì come il porcospino ancora sul letto. Però,
la sorpresa venne sostituita alla rabbia e tornò furioso come
prima.
Con passi pesanti si diresse verso il pelatone a terra e, prendendogli
il colletto del pigiama, lo alzò da terra di una buona altezza,
mentre Nathan e Shawn si affacciavano alla camera con ovvia sorpresa.
-Si può sapere che cazzo c’era nel whisky di ieri sera?!-
urlò il biondo nelle orecchie di Caleb che per qualche miracolo
divino (eh, appunto) non perse un timpano.
-Non è colpa mia!- ribatté a gran voce anche l’interpellato.
In quel momento, uscirono dalle loro stanze Silvia e Cammy. Appena
videro la scena si divertirono parecchio ma si sorpresero anche, come i
ragazzi già svegli. Infatti anche loro due erano diventate delle
adolescenti, come i loro compagni.
-Che cosa sta succedendo?- chiese innocentemente Silvia, comparendo da dietro l’albino.
-C’è che questo idiota ha messo qualche sostanza nel
whisky di ieri sera!- le rispose Byron tenendo ancora Caleb alzato di
qualche… decina di centimetri.
-Ma io non ho bevuto nulla!- gli fece notare Cammy, affiancando la sua amica.
-Quindi non è colpa mia, biondone!- abbaiò Caleb, liberandosi della presa del suddetto.
Questi non fece in tempo a rispondere a tono perché si
sentì un tonfo provenire dall’unica altra camera
matrimoniale di quella villa.
Lasciarono stare la ditta “Caleb & Whisky” e, a gruppo,
andarono a controllare che nessuno fosse caduto dal tetto.
Appena furono davanti alla fantomatica porta, la spalancò Nelly,
nella sua camicia da notte e adolescente come tutti gli altri.
Si sorprese anche lei come era successo agli altri, ma questo lo sapevamo già.
Pian piano tutti si svegliarono, chi con sonori tonfi da risvegliare
anche un orso grizzly in letargo imbottito di sonniferi, chi con urli
tipo quello di Munch, chi con testate a terra o altri (come Scott) con
battute squallide come “si sono improvvisamente ingranditi i
mobili?”
Quando ormai la situazione era già di per sé ridicola,
arrivarono Gabi e Ric, svegliati dal frastuono dal piano superiore.
Ancora con un piede nel mondo dei sogni, salirono le scale e
ritrovarono gli adolescenti della Inazuma Legend Japan che discutevano
abbastanza animatamente. C’era solo un problema non indifferente:
erano adolescenti, come loro.
Se Riccardo stava ancora sonnecchiando in piedi si svegliò del
tutto per la sorpresa, mentre Gabi, già più o meno
sveglio, si stupì al tal punto da quasi cadere giù per le
scale dietro di lui.
-Ma che cosa è successo?- domandò il regista numero 9 alla banda di quindicenni .
-Ci piacerebbe saperlo…- disse Axel, con un tocco di ironia.
Passò qualche minuto abbondante nella sorpresa più totale
prima che anche gli altri componenti della Raimon al piano inferiore si
accorsero del fracasso e iniziarono a salire in massa la scalinata.
Mancavano pochi gradini per raggiungere Riccardo e Gabriel, fermi
impalati in cima alle scale. Lo spettacolo che furono costretti a
vedere era sorprendente: Mark Evans, il grande portiere, adesso era
alto poco più di Arion; Jude Sharp, il comandante della Royal
Accademy, era molto diverso senza occhiali verdi e tutti i dread
sciolti sulle spalle; Axel Blaze, il mito di tutti i futuri calciatori,
era meno abbronzato, molto meno, anche lui basso quasi quanto Mark
(forse un po’ meno); Shawn Frost era molto più piccolo con
meno ciuffi a caso in testa; Xavier, il “padre” di Aitor,
aveva la sua stessa età e senza occhiali, facendo desiderare a
tutte le ragazze di avere degli occhi come i suoi; Hurley, uguale
tranne per gli occhiali neri spariti, molto meglio così; Kevin
non tanto cambiato tranne per quella cresta rosa da mafioso italiano
tanto terribile che era completamente sparita, grazie al cielo; Caleb,
quasi completamente pelato e con uno sguardo da psicopatico che la
metà basta; Scott era di nuovo il più basso della
compagnia, imparentato per qualche esperimento genetico con JP; David,
Jordan e Nathan erano uguali solo con meno capelli, per fortuna; Darren
uguale a quando era venticinquenne (anche se lo è ancora
adesso); e Byron, chi se lo immaginava che da ragazzo portasse i
capelli così lunghi?!
Fatto sta che alcuni credevano ancora di essere nel mondo dei sogni.
-Allenatore Evans!-
-Allenatore Sharp!-
-Allenatore Love!-
-Allenatore Dragonfly!-
-Allenatore Frost!-
-Papà!-
Esclamarono in coro Arion, JP, Bay, Ryoma, Nord e Aitor
nell’incredulità più totale, sotto gli sguardi
basiti e da stoccafisso degli altri.
-Cos’è successo?- chiese Sky ancora mezza addormentata, stropicciandosi gli occhi.
L’intero gruppo di non esattamente venticinquenni si voltò verso di lei, fissandola con aria omicida.
-Nulla di grave, guarda, abbiamo giusto sbagliato a programmare la
lavatrice e ci siamo ristretti.- sibilò David sarcastico.
La povera ragazzina ci rimase malissimo, e arretrò, scomparendo nel gruppo di gentaglia ammassata vicino alle scale.
Nel frattempo, qualcun altro, che pur non aveva capito niente della
situazione, iniziò a scattare foto a raffica senza un motivo
preciso, con gli occhi che brillavano e qualche parola sulle labbra che
suonava come “Kawaiiii”!
Superato il tragico momento alla “cosa diavolo sta succedendo
qui!?”, tutti, “adulti” (?) e più piccoli si
misero a parlare insieme, creando un caos di livelli intergalattici.
Fu Nelly a riportare l’ordine, sfoderando tra l’altro un’incredibile voce da soprano.
–BASTAAAAAAAA!!!- poi si lisciò la camicia da notte troppo grande –Grazie-
Ma, nonostante questa particolare sfuriata da parte della dittatrice
(?), Lucian non aveva capito ancora la situazione ovviamente ovvia che
gli si presentava. Quindi chiese, sotto lo sguardo rassegnato di tutti:
-Ma, esattamente, cosa è successo?-
La domanda era ormai diventata familiare per quell’insolito
gruppo. Ma, prima che il sarcasmo di David potesse farlo pentire di
aver aperto bocca, Arion iniziò a strillare frasi inconsulte:
-Oh. Mio. Dio! La squadra che ha vinto il FFI! Non ci credo! È
troppo incredibile! Oddio!-
E continuò per altri venti minuti buoni con quello strazio.
Mentre in sottofondo qualcuno di non meglio definito, probabilmente
Caleb, ma non ne siamo sicuri, chiedeva: -Posso tiragli qualcosa? Che
ne so… Scott?-
-Non sono un vaso!- rispose il nanetto da giardino.
Terminato lo sclero assoluto, Arion tentò di abbracciare Axel,
che, però, si spostò di qualche passo a lato, facendo
finire il capitano della Raimon lungo disteso per terra. Il famoso
bomber di fuoco, stimato da tutti (non è vero, ma facciamo finta
che sia così) lo guardò preoccupato e anche con un
sopracciglio alzato mentre si domandava se quel ragazzo fosse normale.
Reazione che ebbero anche gli altri giocatori dell’Inazuma. A
volte sembrava peggio di Mark… il che è tutto dire.
Comunque sia, Arion si alzò di scatto da terra, accolto da un
sonoro sospiro da parte di ogni essere vivente e non. Sì
perché anche i mobili e i sassi sospirarono. Succede solo in
casi disperati, e quello era molto più che disperato.
Fatto sta che, nonostante la situazione decisamente poco sensata,
dovettero rassegnarsi all’idea di essere tornati dei ragazzini di
14 anni.
E, luminoso e chiaro come un’insegna al neon, si presentò
loro uno dei più grossi problemi della vita, ossia la legittima
domanda: “E noi cosa ci mettiamo?!”
Infatti si presume che dei vestiti per persone adulte vadano leggermente larghi a dei piccoli e pucciosi quattordicenni.
Prima che il fatidico interrogativo potesse essere posto, Silvia rese
evidente il problema quando una spallina della camicia da notte
scivolò inevitabilmente lungo la spalla, costringendola a
stringere le braccia al petto per coprirsi, imbarazzata.
L’imprevisto avvenimento fece arrossire tutti i ragazzi presenti,
compreso Mark, che vinse un fantastico scappellotto sulla nuca da parte
di sua moglie… nonostante facesse un effetto a dir poco
allucinante vedere due quattordicenni sposati… ma era
così.
Tanto per restare in tema, anche le fedi erano troppo grandi, e ci
mancò poco che Nelly non la perdesse nel malmenare suo marito,
rischiando di accecare qualche povero innocente.
Sventato il tentato omicidio del povero Evans, la famigerata questione
vestiti si presentò più pesante e impellente di prima.
Fu Riccardo, quel santo ragazzo, o sarebbero rimasti lì a
guardarsi come trote per sempre, a farsi avanti proponendo:
-Ehm… volete che vi prestiamo dei vestiti?-
Ricevette uno sguardo colmo di gratitudine da parte di Silvia, che era
ancora in estremo imbarazzo a causa di quella spallina dotata di un
sadismo perverso, ma anche gli altri furono d’accordo con quella
soluzione, non esattamente entusiasti di essere squadrati da capo a
piedi infagottati in quei pigiami troppo larghi.
Quindi, prima che qualcuno dei più piccoli (Forse) potesse
rendersene conto, uno dei presunti adulti aveva scelto il proprio
negozio di abbigliamento personale e gli aveva afferrato un braccio,
imponendogli con ben poca grazia di levarlo da quella situazione
alquanto umiliante.
Questa scelta fu anche, in un caso, oggetto di litigi, infatti Axel si
era accostato a Victor, ma fu subito allontanato da un certo ragazzo
per metà pelato con uno spintone decisamente poco gentile.
–Senti platinato, fuori dai piedi.
-Il motivo sarebbe pelatone?-
-Che devi andare fuori dalle palle!-
-Direi ottima argomentazione, ma ti sei accorto che è quasi il doppio di te, tappo?-
-Parla mister spilungone…-
-Ora basta! Victor, presta i vestiti a entrambi o non finiamo
più!- intervenne Jade, già stufa di Caleb, ancora prima
che la vacanza vera e propria iniziasse.
Ma Stonewall, con la delicatezza e la gentilezza di un bradipo
inferocito, guardò di sbieco la ragazza, nulla intimorita,
però, dal suo sguardo. Infine, lui sbottò: -Ehy, calma
rossa. Non sono affari tuoi!-
Lei non disse nulla, si limitò a spingere Axel (con cui aveva
già preso confidenza, essendo lei) e Victor in camera di
quest’ultimo e lanciare un cuscino a caso comparso dal nulla (?)
in testa a Caleb. Dopo anche questo andò a
“comprare” i suoi vestiti da Victor’s & Co.
Passarono anni…
Nah, non è vero. Passò soltanto qualche decina di minuti.
E guai a chi osa dire che le ragazze sono quelle che ci impiegano
più tempo per prepararsi. Perché, anche se sembra un film
di fantascienza, erano loro le prime a essere pronte. E anche molto
prima dei ragazzi.
Quando Silvia uscì dalla camera delle ragazze e si diresse verso
il salotto dove i ragazzi non abilitati a spacciare capi di vestiario
erano rimasti a chiacchierare su quanto fosse sorprendentemente strana
la situazione.
Silvia, Celia e Nelly furono infatti le prime ad arrivare: non avevano
avuto molti problemi con i loro nuovi vestiti, infatti stavano tutte e
tre molto bene e qualcuno dei ragazzini subì il cosiddetto colpo
di fulmine. Prima di ricordare che in realtà erano più
piccoli di dieci anni.
Solo Nelly, che vestiva con abiti gentilmente prestati da Jade, si
spolverava la gonna, molto strana per lei: -Ma, toglimi una
curiosità, metti solo gonne lunghe Jade?- chiese.
Jade non fece in tempo a rispondere che sentirono dei passi degni del
dinosauro più grande mai esistito percorrere le scale
velocemente.
Videro Mark, il grande portiere, con un’orribile camicia hawaiana
arancione, una canotta bianca e un paio di pantaloni beige o di colore
indefinito. Brontolava qualcosa di incomprensibile, nonostante i suoi
occhi fossero come sempre pieni di vivacità.
Giunto alla fine delle scale, una sonora risata scoppiò tra i
presenti, compresa sua moglie. Che lo affiancò, facendolo
sembrare una nano. Le gonne lunghe, cosa che Jade sapeva molto bene,
slanciano.
-Tesoro, sembri appena tornato dalle Bahamas…!- gli fece notare, ridacchiando.
-Non è colpa mia se io e Arion non abbiamo la stessa taglia!-
-Scusi, allenatore Evans- esclamò il negozio di Mark, scendendo anche lui le scale.
Mark non fece in tempo a controbattere che una nuova vittima dello stalking femminile di Rosie arrivò: Scott.
- Che tenero! -esclamò la fotografa. E aveva ragione,
anche se può sembrare molto strano. Scott aveva una felpa gialla
con una comica rana verde che faceva la linguaccia, con un paio di
pantaloni corti. Era già abbastanza basso e con quel completo
sembrava un bambino di 5 anni anziché 25.
- Ti ricordo che ho dieci anni in più di te!- sbottò il piccoletto, seguito da un JP selvatico.
- Però ha ragione. Sei adorabile Scott...- lo prese in giro
Celia, mentre un brivido le percorreva la schiena mentre pensava:
"Spero che non ritorni a quegli scherzi..."
Ma le risate non fecero in tempo a levarsi che si udì come uno
"yuppiii" dal piano superiore. Sky, che fino a quel momento era rimasta
accanto ad Arion, diede uno sguardo su per le scale. Vide con sorpresa
che Hurley, con una maglia azzurra e un paio di pantaloni bianchi,
stava dando la cera sul corrimano delle scale. Ergo, si stava fiondando
giù a gran velocità, cavalcandolo come una tavola da surf.
Arrivò a destinazione con un salto e mostrando grande
equilibrio, mentre Nelly, la più "adulta" della compagnia, si
sbatteva una mano sulla fronte in segno di resa.
- Eccomi qui! -esclamò Hurley molto felice e facendo
indietreggiare di un passo la povera Sky, traumatizzata dalla sua
ilarità.
- E poi dite che sono io, il bambino!- protestò Scott, con
una certa professionalità che aveva acquisito negli anni.
Una fragorosa risata, questa volta, riuscì a scoppiare. E, pur
non capendo nulla, risero anche Adé, scendendo le scale, e
Hurley.
[...]
CONTINUA...
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 1: Martedì (seconda parte) ***
3.Martedì 2° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 1: Martedì (seconda parte)
Una
fragorosa risata, questa volta, riuscì a scoppiare. E, pur non
capendo nulla, risero anche Adé, scendendo le scale, e Hurley.
Passarono dieci e interminabili minuti in cui nessuno parlò seriamente, ma solo sussurri e risate.
Quando arrivò Nathan affiancato da Gabriel. Il primo non aveva
più l'enorme pigiama otto volte più grande di lui. Ma
indossava dei semplici pantaloni beige abbinati a una maglia a maniche
corte verde.
- State già facendo i bambini?- chiese il turchese rivolto ai
suoi compagni, mentre lui e il rosa si accomodavano sui divani
del soggiorno.
- Casomai, è Scott il bambino...-
- Hurley basta!- sbottò il piccolo, incrociando le braccia
al petto e assumendo il tipico broncio da bimbo di 3 anni che fa i
capricci.
I ragazzi ridacchiarono. Quando sbucò da chissà dove
Cammy, l'infermiera, vestita da macaroon: maglia a righe viola e lilla
con gonna lilla.
Era davvero un macaroon!
- Come sei tenera Cammy!- notò Silvia affiancandola.
- Tu dici?...- chiese abbastanza imbarazzata. Silvia annuì.
Arrivò anche Darren, vestito con una maglia arancione e un paio
di pantaloni marroni. Subito fu assalito dalle sue vecchie manager e
dalle stalker in erba. Quando JP, in un momento di lucidità e
intelligenza, esclamò:-Allora sei tu il tipo che mi ha aiutato
in porta! Darren Lachance! Il secondo portiere della Inazuma! -
Darren, cortese come sempre, sorrise e annuì. Mentre gli
altri si davano all'hobby di Nelly: sbattersi una mano in fronte.
Il momento cuccioloso di adolescenti che sembravano dei pasticcini e
dolci in generale fu interrotto da un presunto punk, che scendeva le
scale quasi volesse ammazzarle, che sembrava uscito da una gang
tamarra, anche se a lui piaceva chiamarla "gente di strada".
Cioè, maglia blu notte tamarra e jeans strappati borchiati
metal.
- Beh, che avete da guardare? Sono i vestiti di Victor! Mica i miei...-
- Ma ammetti che il tuo armadio è pieno zeppo di
robaccia del genere...- rispose di rimando Axel con indosso una maglia
rigorosamente rossa e con il colletto alzato e jeans neri.
- Sempre meglio di un platinato che usa quantità industriali di gel per capelli...-
- Axel, Caleb! Ora basta!- li zittì la dittatrice
più "abile" in cucina, mentre Jade prese un cuscino.
Erano diventati impossibili quei due. E sì che Caleb era il guastafeste personale di Jude o David, non di Axel.
Fatto sta che arrivò anche David, unendosi al gruppo di persone
vestite con abiti (quasi) normali. Indossava anche lui una maglia
arancione, però con pantaloni neri. Nessun caos o terza guerra
mondiale per fortuna.
Ryoma si fiondò giù dalle scale e annunciò l'arrivo di Kevin, molto regalmente.
- Signori e signore, ecco a voi Kevin Dragonfly!-
Il diretto interessato scese le scale con un completo maglia bianca e
semplici jeans. Dei grilli si sentirono nell'aria, mentre gli altri
tacquero.
Fiasco.
Poi arrivò Aitor, con una faccia sul traumatizzato andante e il divertito sulla quarta corda.
- Aitor, come mai quella faccia? -chiese Sky.
- Perché ho visto mio padre con i miei vestiti...- e arrivarono Xavier, il padre in questione, e Jordan.
Il primo portava una maglia a righe viola e un paio di jeans. Il suo
amico, una maglia anche lui viola e pantaloni corti marrone scuro.
Le ragazze non abituate al fascino maschile, cioè le manager
della Raimon, implosero (?) alla vista degli occhi color acquamarina
del rosso e del viso radioso di Jordan. Quindi i due furono assaliti
dalla macchina fotografica di Rosie, mentre Aitor rideva rotolandosi
per terra.
- Bene, direi che ci siamo quasi tutti. Chi manca?- chiese Celia.
- Allora...Byron, Shawn e Jude- contò Mark, anche lui in un momento di genio.
Ma neanche farlo apposta, arrivò il primo della lista: Byron.
Indossava una normalissima t-shirt bianca e un paio di jeans neri. Un
vero fusto, se non fosse che i capelli lunghi e biondi stonavano.
Infatti i ragazzini, non per nulla abituati a quei capelli, lo guardarono un po' straniti. Diciamo anche leggermente spaventati.
- Che c'è?-
- Nulla, solo che....è diverso ...- disse Arion.
- È strano vederlo con i capelli così lunghi...-
notò Ryoma. Bay annuì, dato che quello più
sconvolto era proprio lui.
- Ora non posso neanche tenere i capelli come tutti i comuni mortali?-
ma appena di rese conto di quello che aveva detto era ormai troppo
tardi. Tutti quelli a conoscenza del suo passato stavano già
ridendo come pazzi sotto gli sguardi basiti di tutti i restanti.
- Cosa ha detto questa volta?- domandò Adè.
- Niente di niente!-lo zittì Byron, sedendosi sul divano come se nulla fosse successo.
- Bene, ora mancano solo l'allenatore Frost e Sharp- concluse JP, balzando giù dalla poltrona su cui sedeva.
Quando dalle scale sbucò Nord, da solo.
- Dov'è l'allenatore Frost?- chiese Arion.
- Arriva subito...-
Infatti eccolo arrivare scendendo le scale.
Sarebbe mancata soltanto la musica di sottofondo di una sfilata,
perché le ragazze più piccole rimasero letteralmente a
bocca spalancata.
Inutile dire che la macchina fotografica di Rosie minacciò di
farle causa per abusi e sfruttamento del lavoro minorile.
L’albino indossava una maglia nera a maniche corte e un paio di
pantaloni bianchi.
- Eccomi! Mi stavate aspettando?- chiese innocentemente con il suo solito sorriso stampato sul volto.
-No, ma credo che tu abbia appena avverato il famigerato “sogno
del principe azzurro” di queste piccole fangirl sbavanti-
commentò sardonico Caleb.
Il rossore sulle guance di Shawn si notò anche a chilometri di
distanza. Qualcuno in Australia dichiarò di aver visto una
lampadina rossa accendersi oltreoceano.
Un coro di risate si levò nella stanza.
Celia si rivolse a Silvia e le sussurrò: -Ora capisco perché faceva così tanto scalpore tra le ragazze!-
Peccato che lo dissero in un pessimo momento di silenzio, facendo
così credere ai poveri Australiani che in Giappone fosse esploso
qualcosa.
Ma l’imbarazzo di Shawn fu salvato dall’arrivo di Riccardo. Questi, però, era solo…
-Dov’è Jude? – gli chiesero in molti.
-Sta arrivando. Ha detto che voleva tentare di farsi andare gli occhiali-
Più d’uno in quella stanza pensò, rassegnato: ”Sarà sempre il solito…!”
-Ma ha problemi di vista?- domandò Eugene timidamente.
-Ehm… è una storia piuttosto lunga…- cercò
di spiegare Celia, sistemandosi gli occhiali rossi sulla testa.
E quando lo diedero tutti per disperso in una qualche guerra nucleare
contro pinguini e alieni, arrivò il fantomatico Jude,
rispondendo alla domanda del più piccolo in modo semplice e
conciso: -No, ci vedo benissimo.-
Qualcuno dei giovincelli stava per chiedere il motivo per il quale li
tenesse sempre. Ma vennero zittiti quando lo videro senza occhiali.
Portava i dread legati in una coda alta e gli occhi cremisi e
incantatori scoperti. Un vero spettacolo. Nessuno aveva mai avuto
l’occasione di vederlo così, senza nulla sul volto. E
invece in quel momento una ventina di persone aveva scoperto che cosa
si celava dietro le spesse lenti dei suoi occhiali.
Riccardo gli aveva prestato una camicia nera a maniche lunghe che aveva
prontamente arrotolato fino al gomito e un paio di pantaloni,
anch’essi neri.
Celia sorrise fra sé, nascondendo un sottile orgoglio per il suo fratellone.
Le ragazze più piccole rimasero nuovamente abbastanza basite: lo
avevano già visto a volto scoperto, ma era adulto, aveva 25
anni, era il loro temuto allenatore… invece così era
tutta un'altra cosa.
Lasciando un attimo a loro e ai loro fazzoletti i gravi problemi di
epistassi che rischiavano di presentarsi a causa di certe persone,
bisogna dire che anche i ragazzi erano rimasti abbastanza senza
parole. E qualcuno non nascondeva un certo genuino rancore che si
poteva tradurre con: “Capiamoci, ci torturi in allenamento, ci
tirannizzi ogniqualvolta te ne capiti la possibilità e ora mi
rubi pure il mio posto da figo della situazione? Penso di
odiarti.” Questo era più o meno ciò che passava
nella mente di Victor e Ryoma, che misero su un musetto infantilmente
imbronciato.
Mentre la macchina fotografica di Rosie veniva nuovamente maltrattata,
Jude fissò l’intero “pubblico” con uno sguardo
alla “che diavolo volete dalla mia vita?!”.
Sceso dalle beneamate scale, incrociò le braccia al petto e
chiese, piuttosto brusco: -Beh? Che avete da fissarmi tutti? Ho
qualcosa in faccia?-
Celia si mise a ridere: -Semmai non hai qualcosa in faccia!- fece
scivolare un dito sul naso del fratello, dove avrebbero dovuto
appoggiarsi gli occhiali.
Jude avvampò di colpo, voltandosi per nascondere il vivo color porpora sulle guance.
Tutti scoppiarono a ridere, e non mancarono gli sfottò made in
Caleb. Che però venne violentemente spento: non puoi prendere in
giro qualcuno se poi vai in giro con un solo ciuffo di capelli in testa.
Scleri, risate e rossore di Jude a parte, riuscirono ad abbandonare la
follia più totale… ma solo per sprofondare in un silenzio
abbastanza imbarazzante.
Poi, ovviamente, presero a parlare tutti insieme. Trascorse il primo
momento stracolmo di molteplici domande alla “Cos’è
successo?” e altrettante risposte come “Non ne ho la
più vaga idea”, “Caleb ci ha drogati” e via
dicendo.
Dopodiché lo stomaco di Mark interruppe bruscamente ogni
conversazione più o meno civile: -Ragazzi, io ho fame!
Mangiamo qualcosa?- gli brillavano gli occhi, almeno quanto quelle
tragiche volte in cui obbligava la prima creatura vivente che gli
capitava a tiro a giocare a calcio.
-Mark, non sai quanto mi dispiaccia renderti partecipe di questa
verità della vita, ma siamo al punto di ieri: o materializzi
cibo dal nulla o non abbiamo nulla da mangiare.- commentò Axel
liberando tutta l’acidità accumulata a causa della
convivenza con Caleb, la notte frustrante in cui il suddetto punk si
era agitato così tanto dal lasciarlo scoperto a ibernare e il
poco trascurabile dettaglio di essersi svegliato in versione XXS.
Al povero Evans crollò il mondo addosso: come avrebbe fatto a
vivere senza riempire quel pozzo senza fondo comunemente chiamato
stomaco?!
Semplice, utilizzando la soluzione più costruttiva del mondo:
ossia spalancare gli occhioni ed emettere un disperato: -Noooooo!
Il facepalm fu inevitabile, ma in pochi secondi arrivò anche la
soluzione: le ragazze si offrirono volontarie per andare a fare la
spesa, anche perché si erano alzati tutti a un orario che si
aggirava intorno all’improponibile.
Così le ragazzuole migliorarono di colpo la giornata di Mark
semplicemente uscendo dal cancello armate di borsa e tentando di
ignorare Evans, che le osservava allontanarsi dicendo loro di fare in
fretta.
Mentre aspettavano che le salvatrici del mondo quotidiane (?) facessero
ritorno, tutti gli altri si divisero e si diedero alla nobile arte del
far niente.
Una buona metà di loro decise di andare ad esplorare il giardino
e la zona del campo da calcio, godendosi fra l’altro i tiepidi
raggi del sole mattutino.
Eugene e Ryoma erano fra questi, e camminavano tranquillamente vicino a una delle porte.
Ad un tratto quest’ultimo si fermò, e decise di appendersi alla traversa per un motivo solo a lui conosciuto.
Mentre il povero martire che lo accompagnava lo osservava alquanto
basito, l’aspirante samurai commentò: -Però, che
situazione assurda…- poi gli fiorì un sorrisetto fra le
labbra –a proposito, Eugene, tu avresti mai immaginato che
l’allenatore Sharp da ragazzino fosse così basso?-
Eugene forse gli avrebbe anche risposto, ma impallidì e si irrigidì, sgranando gli occhi.
Ryoma vide la sua espressione, lasciò la traversa e gli disse: -Non dirmelo… è dietro di me, vero?-
-Già.-
Il malcapitato pettegolo si voltò, trovandosi di fronte proprio l’allenatore.
-Ehm… ecco… noi…-
Non riuscì nemmeno ad articolare un frase di senso compiuto, che
Jude li afferrò entrambi per un braccio e li trascinò in
mezzo al campo, senza dire una parola.
I due lo osservarono in silenzio mentre prendeva un pallone e lo posava a terra.
Jude si portò una mano alla bocca ed emise un lacerante fischio acuto.
David, che passava di lì per caso, vide la scena e un lampo di altruismo si impossessò di lui: -Ragazzi, correte!
Le due vittime non se lo fecero ripetere e fuggirono a gambe levate,
inseguiti da un branco di pinguini assatanati a cui evidentemente non
stavano molto simpatici.
Le ragazze tornarono una mezz’ora dopo, e si ritrovarono assalite
da una banda di animaletti affamati, fra cui due povere anime con un
bernoccolo grande come JP.
Sfamate quelle specie di pozzi senza fondo, la giornata finse di
acquisire un minimo di senso logico, fra gente che si lamentava
perché non prendeva il cellulare e Adé che si faceva
insegnare i rudimenti della bestia. Con sommo disappunto di Eugene,
(che ancora si massaggiava il bernoccolo), perché sapeva che
sarebbe stato lui poi a dover subire la nuova mania del
pescatore/giocatore d’azzardo in erba.
Il precario equilibrio durò fino a cena, dove si scatenò la follia.
Mentre apparecchiavano, Shawn disse a Xavier: -Ascolta, ho visto tuo figlio e Scott che confabulavano, devo preoccuparmi?-
Il rosso si mise a ridere, e annuì, mentre Celia, ai fornelli,
impallidiva ricordando tutti gli scherzi ebeti che l’avevano
tormentata per 2 anni.
Subito dopo, arrivarono Mark e Arion, avvicinandosi pericolosamente.
-È pronto?!- chiesero i due in coro, in ansia e affamati di nuovo.
-Si- annunciò Silvia mentre prendeva una ventina di piatti,
aiutata da Cammy. Gli occhi dei due ingordi si illuminarono e si
sedettero all’istante a tavola. Una folla di adolescenti affamati
li raggiunse proprio quando le ragazze stavano distribuendo il cibo
degli Dei. Arion afferrò le bacchette tutto entusiasta.
Ma quando provò a prendere qualcosa dal suo piatto, la sua mano venne schiaffeggiata da Nelly.
-Ma perché?...-
La dittatrice, indicando una direzione ignota, urlò
all’intero branco di quattordicenni: -Di corsa a lavarvi le mani!-
Scattarono tutti sull’attenti e corsero manco fossero a una
maratona. Ma appena arrivarono in corridoio, videro Jude tornare,
mentre si asciugava ancora le mani.
-Certe cose non cambieranno mai…-sospirò Silvia ridendo,
subito seguita dalle altre, mentre Sky, Jade e Rosie le guardavano
leggermente basite.
A parte la conferma assoluta che quelle anime non erano cambiate di una
virgola in 10 anni di presunta civilizzazione, pochi istanti dopo
tornarono e si fiondarono a tavola.
Mangiarono sparando cavolate assurde per almeno dieci minuti,
finché Kevin domandò: -Ma, Axel, una curiosità:
quante lampade ti sei fatto?-
Nelly, Silvia, Celia e Cammy si misero a ridere a crepapelle, mentre
gli altri cercavano di trattenersi per non ricevere una pallonata in
faccia.
-Da che pulpito…- rispose il diretto interessato, con assoluta calma e tranquillità.
-Ma ha ragione!- disse Hurley, brandendo le bacchette come se fossero
armi e rischiando così di cavare un occhio a qualcuno
–Sembra che tu ti sia sbiancato rispetto a ieri sera! Hai fatto
la fortuna dei centri estetici?-
-Anche tu, Kevin però…-soggiunse Xavier con un ghigno
stampato sulle labbra –Che c’è? Invidiavate Hurley?-
-Uno adesso non può neanche andare al mare a prendersi un
po’ di sole e abbronzarsi un po’?- concluse Axel, questa
volta un po’ più partecipe.
-Alla faccia dell’abbronzatura! Avete fatto un abbonamento per
andare sul Sole o che so io?- aggiunse Scott, allontanando le
pericolose bacchette di Hurley dalla sua faccia.
-Colpa mia se mi abbronzo facilmente?-
-Come se la causa fosse quello, Kevin…- disse Caleb.
-Ha parlato il pelatone perfetto…- notò Jude, inserendosi nella conversazione.
-…disse il damerino rompicoglioni.- concluse la specie di punk
risentito. I loro sguardi si incrociarono e mancò poco che si
mettessero a ridere: in 10 anni non erano cambiati neppure loro.
-In ogni caso, Caleb ha ragione… a meno che il Grande Imperatore
non passasse la vita a Okinawa invece che a tirannizzare bambini.-
disse il regista accennando a Victor con un gesto del capo.
-Ma che…?!- esclamò Victor sgranando gli occhi ambrati.
In ogni caso, nessuno lo ascoltò, troppo presi a fissare il
volto di Axel, che era arrossito vistosamente. Nessuno seppe mai se per
la rabbia o per l’imbarazzo.
-Ah, Axel, non venirci a dire che andavi a farti le lampade
perché ti piaceva la ragazza del centro estetico.-
sghignazzò David.
-Ma alla Royal insegnano la stronzaggine?- chiese sarcastico lo pseudo porcospino a tempo perso.
-Probabile- rispose Caleb.
-E tu ne sei un esempio concreto- notò Jude, mentre finiva il suo pasto.
-E di nuovo mi tocca dire: ma da che pulpito…-
Inutile dire che i ragazzi più piccoli fossero alquanto
scioccati. Il loro temutissimo allenatore, Jude Sharp, che si ritrovava
a scambiarsi insulti cordiali con quel punk dall’aria omicida?
Bene.
Infatti li fissavano con un’espressione un po’ allucinata,
specialmente Lucian, che non riusciva a staccare gli occhi dalla testa
lucida di Caleb.
“Ma chi diamine è il suo parrucchiere…?!” si chiese.
Poi, intorno a lui si fece silenzio per un secondo. E la gente si mise a ridere fino alle lacrime.
Lucian arrossì: -L-l’ho detto ad alta voce?-
Ryoma annuì, senza trovare il fiato per rispondergli.
-Oh…-
Caleb sfoderò uno sguardo omicida da Guinness dei primati,
mentre il piccolo Dark si faceva sempre più piccolo, quasi
rannicchiandosi contro Nord, seduto vicino a lui.
Caleb si alzò in piedi, quasi per chiarire meglio il significato
della parola “intimidatorio” e lo fissò
dall’alto in basso. Sebbene fosse più alto di solo
pochi centimetri, ma meglio che niente.
-Lucian Dark…- iniziò –Lascia che ti dica una
cosa…-Alle sue spalle, Jude rischiò di strozzarsi.- Tu
di’ ancora qualcosa sui miei capelli e io ti appendo per i piedi
al lampadario, d’accordo?
-V-va bene…- balbettò Lucian, abbracciando quasi Nord, che non aveva assolutamente idea di come reagire.
-Non minacciarmi i ragazzi! È una domanda legittima!- rise Mark.
-Non intrometterti, Evans!-
-Caleb, basta!- sbottò Celia, comparsa alle sue spalle.
-No che non la smet… ahia!-
La ragazza gli aveva tirato una legnata pazzesca usando una padella ancora abbastanza calda come arma impropria.
-Picchiare la gente con le padelle è illegale!-
-Si certo, e chi me lo vieta?-
-Ehm… io?- e così Caleb guadagnò un’altra
violenta padellata. Dopodiché, dopo l’intelligentissima
conversazione, Gabi e Nath furono costretti a lavare una ventina di
piatti più una padella ammaccata, mentre gli altri oziavano e
urlavano per tutta casa.
Ovviamente, la stanchezza della giornata si fece sentire ben presto.
Più presto di quanto le loro menti volessero. Quel giorno erano
successe troppe cose per rimanere lucidi fino a un orario decente, come
l’una. Quindi andarono tutti nelle proprie stanze e si
addormentarono pesantemente e all’istante.
ANGOLO AUTRICI
Buongiorno, fedeli lettori (?) Eccoci qui con il primo capitolo vero e proprio!
E parte lo sclero time u.u
Esatto! Allora, vi è piaciuta la sorpresa? Lo so, è assurdo, ma non vi aspettavate qualcosa di normale, vero?
Credo proprio di no. E il bello che a darci l'idea è stata proprio la Level-5 u.u
Davvero? Quando!? Aaaaaaaaaaaah, ora ricordo. Mi sento stupida ora
Vediamo se ti ricordi veramente u.u
Lo
speciale dei bambini di go e dei grandi tornati piccoli che si
mischiano e giocano a calcio allegramente insieme. C'era pure nella
sigla di uno dei giochi della wii, no?
Esatto
brava, vedo che ti ricordi perfettamente. Se volete la sigla di quel
gioco della wii ve lo lascio qui alla fine di questa descrizione u.u
Senti, sono io che seguo troppo YouTube, non tu!
Ma io gioco a Youtuber's life! >.<
...e io gioco a Dark Souls, ma non significa che o sia in grado di combattere con un'alabarda!
Dettagli, continuiamo questo angolo và XD
Okay >.>
E
comunque sorprese brutte direi. Immaginate di svegliarvi una mattina
è avere dieci anni. Mi sa che per loro è la stessa cosa XD
Poveri, erano devastati (?)
Già
tantissimo XD Un pochino forse mi spiace per Scott, è diventato
basso come Jp quando prima aveva un'altezza normale XD
Ahahahaha ci dispiace molto (nope) Jude senza occhiali, santissimo Hera, Jude senza occhiali! **
Lady, adesso calmati o morirai di epistassi precoce!
Ma no, ma no!**
-.-
Comunque, lasciateci una recensione per farci sapere se il video il capitolo vi è piaciuto~
Adesso però non mi devi prendere in giro!>. <
...scusah~ ti regalo Shawn per conosolarti?
Si!**
Immagino che ne sarà felice (?)
Non credo xD Ma torniamo a noi che altrimenti qui si degenera troppo xD
Okay~
Quindi come dicevamo speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto e che lasciate qualche recensione~
Ci contiamo~
Già~
Allora al prossimo chappy ^-^
"Chappy" è orribile, fratiella
Secondo me è carino invece ^-^
Allora va bene, ci vediamo settimana prossima~*saluta e sparisce*
Ciao ^-^
Link Opening Gioco Wii
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Capitolo 4 *** Capitolo 2: Mercoledì (prima parte) ***
4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 2: Mercoledì (prima parte)
La
mattina seguente, Arion si svegliò ad un orario più o
meno decente, come le otto del mattino. Rimase nel letto, a fissare il
soffitto con le braccia incrociate dietro la testa. Era solo il terzo
giorno di quel meraviglioso ritiro, anche se pareva che fossero passate
settimane con le numerose novità capitate. Sospirò
divertito e sereno. Quando gli venne un flash di un’idea
banalissima. Tutto felice ed eccitato, scese dal letto, e con non poca
violenza svegliò JP.
-Cosa c’è Arion? Che ore sono?-
Il suo amico ignorò
completamente le sue domande e gli sussurrò nell’orecchio,
più entusiasta che mai, la sua idea magnifica. A JP si
illuminarono gli occhi dalla felicità e si mise a saltare per
tutta la camera con Arion.
-Dobbiamo dirlo anche agli altri!-
-Vero Arion! Andiamo!-
Come due fulmini, sbattendo
la porta, uscirono dalla loro camera e bussarono violentemente su
quelle dei loro compagni di squadra.
-Che caspita vuoi Arion?!-
urlò Michael aprendo di scatto la porta. Cosa che fecero anche
gli altri, tranne per lo sbottare in quella maniera.
-Arion ha avuto un’idea stupenda!- esclamò JP, saltando ancora.
-E sarebbe?-rispose freddo Victor, con le braccia incrociate sul petto.
Arion li riunì tutti
in cerchio e comunicò loro la sua strabiliante notizia
mozzafiato. Anche gli altri pensarono che fosse una splendida idea. E
la cosa lì preoccupò e non poco. Arion che ha brillanti
idee è raro, quasi come un pokémon pubblicità occulta mode: on!
-Il
problema maggiore però è chiederglielo…-
osservò Eugene, ricordandosi il bernoccolo del giorno prima.
-Io proporrei Riccardo!- osservò Arion, un’altra
illuminazione intelligente da parte sua. Due in un giorno sono molto
preoccupanti.
-E perché?-
-Sei l’unico che sa parlare in modo, diciamo, appropriato…- disse Ryoma, reggendo il gioco ad Arion e JP.
-Questo è vero- affermò Victor, sempre con il suo tono glaciale e le braccia incrociate.
Riccardo, rassegnato da tutte quelle tesi contro di lui, accettò di porre la fatidica domanda alla Inazuma Japan.
La banda si diresse in cucina, dopo essersi cambiata ed essersi resa
più presentabile, senza pigiami con pupazzetti imbarazzanti.
I diretti interessati della precedente conversazione erano già
tutti a tavola a far colazione, mattinieri. Anche le ragazze erano
già lì e chiacchieravano liberamente con gli altri. La
Raimon prese posto, ansiosa di mettere qualcosa sotto le fauci,
già insaziabili di primo mattino. Riccardo, però, non si
sedette, e schiarendosi la gola, ottenne l’attenzione di tutti.
Tutti gli occhi erano puntati su di lui. Così, prese un respiro
profondo e chiese, rivolto agli pilastri della Inazuma Japan, Mark,
Jude e Axel: -A nome della squadra, oggi possiamo disputare una partita
contro di voi?-
-E tutto questo panico solo per chiedercelo?- rise Mark.
-N-no, non è vero!- disse Riccardo arrossendo.
-Non ci crede nessuno- lo canzonò Jude, prendendogli la mano
destra e facendogli così notare che stava tremando leggermente.
Il povero ragazzino avvampò di nuovo, mentre gli altri si misero a sghignazzare senza alcun ritegno.
-Mi pare ovvio che vogliamo giocare…- disse Axel quando si fu ripreso dalle risate.
La risposta ormai incredibilmente scontata causò un’insana reazione da parte di pikachu oggi ci pagano i pokemon
JP e Arion, che si misero letteralmente a saltare per la stanza,
facendo scuotere la testa nell’incredulità più
totale, a tutti gli altri presenti.
Qualcuno sentì Michael e Victor sussurrare:
-Perché non li ho ammazzati quando potevo…
perché?!-
Caleb li udì benissimo, si mise fra loro e mormorò: -Potete rimediare… se volete vi aiuto…-
Lo sventurato numero 8 vide Celia prendere una padella ed ebbe il buon
senso di fiondarsi di nuovo al suo posto, sfoderando un sorriso
angelico che non avrebbe convinto neppure un cieco.
Finirono in fretta la colazione, e mentre le ragazze lavavano i piatti,
fra l’altro minacciando “i loro uomini” di
denunciarli per sfruttamento, Evans pose la grande domanda del secolo:
-Come facciamo con le divise?-
Gabi disse: -Beh, noi abbiamo le nostre… ma non abbiamo portato anche quelle della seconda squadra…-
-Seconda squadra tuo nonno!- abbaiò Kevin, facendo facepalmare (?) mezza popolazione mondiale.
-In ogni caso abbiamo giusto 11 divise in meno…- osservò di nuovo Mark.
I membri dell’Inazuma Legend Japan si scambiarono occhiate basite.
Xavier si chinò verso Jordan: -Quanto gli dai?- sussurrò
al suo orecchio mentre Mark continuava a lagnarsi per la mancanza delle
divise.
-5 minuti.- ridacchiò il pistacchietto in risposta.
-Facciamo 10- si intromise David, a un nulla dallo scoppiare a ridere.
Xavier riprese la parola: -Dai, ragazzi, per me ora se ne accorge! Non può essere così scollegato!-
Incredibilmente, la sorte diede ragione a Xavier.
-Aaaaah! Che stupido, mi ero scordato!- si illuminò Mark sbattendosi una mano in fronte.
-Che cosa?!- Chiesero i ragazzi della Raimon, attoniti.
-Abbiamo le vecchie divise!-
Jude sospirò, sollevato: -Mark, temevamo davvero che non te ne saresti mai ricordato.-
Xavier, soddisfatto, disse: -Ho vinto!
David e Jordan, ridendo, gli allungarono 100 yen a testa.
Jade domandò: -Ma che diavolo?! Avevate scommesso?-
-Eh… già!-
-Non posso crederci…- scosse il capo lei.
-In ogni caso… perché avete le vecchie divise?- chiese Nord.
-Perché volevamo regalarvele complete di autografi- rispose Axel.
-Ma a questo punto, direi che le avrete anche comprese di sudore-
notò divertito Hurley, mentre si stiracchiava sulla sedia.
-Oooooook… che gioia…- sussurrò Bay rabbrividendo al pensiero.
-Detto qualcosa?- domandò Byron, guardando divertito la faccia schifata del suo allievo.
-No, nulla… ehr… allenatore?- gli risultava un po’ difficile chiamare così un suo coetaneo.
In effetti questo immondo accostamento fece sanguinare le orecchie
anche a Nathan, che disse: -Ah, già! Per l’amor di Hera,
dateci del tu. È drammatico vedere le vostre facce mentre date
del lei a persone che hanno la vostra età…-
E fu così che Nathan inventò come uccidere Byron,
facendolo strozzare con un bicchiere d'acqua. Perché si, nello
stesso istante in cui il turchese disse "per l'amor di Hera", Byron
stava bevendo. Tossì abbastanza rumorosamente, mentre quelli che
sapevano ridevano sotto lo sguardo stupito e interrogatorio di chi non
sapeva.
- L'hai fatto apposta vero?!-ruggì Byron quando si fu ripreso, evitando di morire affogato in un bicchier d’acqua.
Nathan non rispose, si limitò ad annuire fra le risate.
- E ora cosa ha detto?- domandò per la terza volta Adè.
Ovviamente fu zittito nello stesso modo delle altre volte, ovvero con
brutale e inspiegabile cattiveria.
Il povero ragazzo fu costretto a rimanerci male per la terza volta. Almeno finché non si ricordò della partita.
Decisero che il fatidico match sarebbe stato disputato quel pomeriggio,
e così i ragazzini corsero fuori ad allenarsi, sprizzando voglia
di giocare da ogni poro… anche se Victor e Michael in
realtà progettavano un omicidio, ma questo nessuno dovrebbe
saperlo.
Andarono avanti ad allenarsi fino all'ora di pranzo, sotto il sole
cocente di mezzogiorno. Le ragazze, infatti, dovettero andare fino al
campo per avvisarli dell'ora di pranzo.
Non se lo fecero ripetere due volte. Entrarono in casa di corsa. E
altrettanto velocemente si cambiarono per consumare l'agognato pasto.
Mangiarono in fretta, sbranando ogni briciola di cibo.
Una cosa che saltò subito all’occhio fu
l’espressione felice di Mark. Amava sua moglie, ma era
decisamente felice che lei fosse stata costretta dai suoi amici a stare
molto lontana dalla cucina.
Quando Arion si fu cacciato in gola l’ultimo boccone, e non si
saprà mai come avesse fatto a ingozzarsi così senza
soffocare, chiese, con gli occhi che brillavano: -Andiamo a giocare?!-
I presunti adulti diversamente tali si guardarono l’un
l’altro e Scott gli fece notare: -Non fa esattamente bene fare
sport subito dopo aver mangiato…- osservazione logica, in
effetti.
E Shawn rincarò la dose: -Specialmente dopo esserti strafogato di roba come te…-
Evidentemente una separazione di 10 anni non aveva intaccato
l’intesa della Inazuma, infatti Darren concluse, mettendo la
parola fine alle cattive idee di Arion: -A meno che tu non voglia stare
in panchina.-
Arion ammutolì, abbassando il capo e rimanendoci alquanto male.
-Oh, non lagnarti! Non ti abbiamo detto che non potrai mai più
giocare!- soffiò Michael con la sua solita grazia e gentilezza.
-Ha ragione, Arion!- disse JP tirando la manica dell’amico –Un paio d’ore e potremo giocare!-
I loro occhi ripresero a brillare come supernove, e di nuovo gli
Australiani presero in considerazione l’eventualità
dell’arrivo degli alieni in Giappone. Cosa nemmeno così
impossibile, a pensarci, e infatti a Xavier e Jordan fischiarono le
orecchie.
Sparecchiarono con calma, e poi estrassero a sorte i malcapitati che avrebbero dovuto lavare i piatti.
Usarono un metodo alquanto scientifico, ovvero estrarre numeri a
caso e schiavizzare le povere anime che indossavano quella maglia.
Venne estratto il numero 9, e Riccardo, Bay e Shawn vennero condannati dalla Dea Bendata.
Finché il suddetto albino non disse: -Byron, tu non giocavi nella Corea con il nove?-
Il biondo rabbrividì: -Ti sbagli, Shawn…-
-No, me lo ricordo anche io!- disse Kevin.
-Ma…- tentò di difendersi la povera divinità.
Nessun “ma” fu ammesso, e Xavier e Hurley lo trascinarono a
forza di braccia fino al lavandino, dove, sospirando, si
rimboccò le maniche e prese i piatti, sputando un acido: -Vi
odio tutti, ragazzi!-
Fu uno spettacolo imperdibile vedere Riccardo, sempre servito e
riverito da decine di cameriere, darsi da fare per pulire dei dannati
piatti senza farli sfracellare al suolo. Così imperdibile che
Gabi rimase a guardare la scena, mentre l’incompetenza del
“piccolo lord” faceva ridere fino alle lacrime
l’allenatore dell’Alpine e quell’anima in pena di
Byron.
Mentre loro lavoravano per lavare piatti, bicchieri e posate di ben 35
persone, Arion e JP correvano per casa, nel disperato tentativo di
smaltire tutto il cibo di cui si erano strafogati e poter giocare prima.
Guardavano ogni orologio della casa e asfissiavano ogni creatura
vivente sul loro cammino, sperando che fossero già passate le
fatidiche due ore.
Grazie al cielo, a nessuno venne una crisi di nervi tale da ucciderli,
anche se le volgarità sputate da Caleb, Kevin, Axel, Victor e
Michael non furono poche. Ma possiamo perdonarli, visto che perfino
Silvia si ridusse ad armarsi di padella per tenerli lontani e al
compassato (forse) Jude pulsava una vena del collo in modo
preoccupante, tanto che Celia temette potesse venirgli un infarto.
I tre schiavi lavapiatti finirono mezz’ora prima dello scadere
delle famose due ore, e a quel punto, Mark, pur di farli stare buoni,
trascinò tutti fuori al campo da calcio per cambiarsi e fare
riscaldamento.
I ragazzi della Raimon più Bay e Nord entrarono negli
spogliatoi. Deposero le loro borse da calcio sulle varie panche. Arion
e JP fremevano sempre di più dall’emozione, e anche gli
altri erano un tantino curiosi ed emozionati ad affrontare la Inazuma
Japan.
Mentre tutti chiacchieravano indossando le divise da calcio, Lucian
notò l’ingresso di un’altra stanza. Incuriosito,
andò a vedere di che cosa si trattasse. Appena varcò la
soglia, gli si pararono davanti due file di… docce!
Gli cascarono le braccia e rise anche un poco. Evidentemente l’allenatore Evans aveva commesso una piccola dimenticanza.
-Che c’è Lucian?- domandò Aitor. Non disse nulla,
si limitò a ridacchiare e indicare la stanza appena scoperta.
-Non è possibile! Vuoi dire che ci sono sempre state e abbiamo
fatto un caos infernale l’altro giorno per nulla?!-
esclamò Aitor, più furente che mai. Anche il resto della
squadra accorse e vide la scoperta, con conseguenti imprecazioni.
Subito la domanda di Aitor ottenne risposta. Si, avevano portato in
casa chili di sabbia per nulla, quando potevano benissimo lavarsi
lì. Peccato che a Mark fosse sfuggito questo particolare.
Comunque sia, in divisa, uscirono dagli spogliatoi per concentrarsi
sulla partita che avrebbero affrontato da lì a poco. Iniziarono
il riscaldamento, facendo a meno della compagnia delle leggende, che
erano in ritardo. Passarono una decina di minuti, quando Silvia, dalle
panchine, annunciò il loro arrivo: -Eccoli!-
Da un angolo del campo, la Raimon vide la Inazuma Japan avanzare. Tutti
con la stessa divisa della nazionale, come quando avevano vinto il
campionato ed erano diventati degli idoli. A mano a mano che si
dirigevano verso le panchine per posare le loro bottiglie
d’acqua, ai più piccoli brillarono gli occhi.
Evidentemente non avevano ancora appreso che i loro miti, i loro
modelli di vita erano tornati piccoli ed erano lì davanti a
loro, esattamente come quando avevano iniziato ad ammirarli.
JP e Arion iniziarono a ignorare il riscaldamento per saltare come dei
canguri dalla gioia. Ci mancò poco che non inciampassero come
imbecilli uno nei piedi dell’altro.
La Inazuma iniziò a suo volta a fare riscaldamento, scegliendo
giustamente di soprassedere sul preoccupante comportamento di Arion e
JP… che in quel momento riuscirono davvero a incastrarsi i piedi
fra loro, rotolando a terra, ridendo e lamentandosi a causa di un
presunto dolore alla caviglia.
Nulla di grave, naturalmente, e nessun problema per la partita, ma vedendoli, Kevin si rivolse a Caleb:
-Ascolta, non hanno i parastinchi in acciaio…- iniziò incrociando le braccia.
-E allora?- il ghigno divertito che aveva sulle labbra indicava che
aveva capito benissimo, ma non avrebbe mai perso l’occasione di
rivangare un’umiliazione passata.
Kevin, irritato, sollevò un sopracciglio: -E allora vedi di non
sfracellare loro le caviglie come hai fatto anni fa!- sbottò con
la solita gentilezza di un ippopotamo assassino.
Caleb rise di cuore, mettendo su un’aria omicida: -Vedremo…-
-Per carità di Zeus! L’ultima volta che lo hai fatto poi
sono venuti fuori tremila miliardi di casini, non voglio il bis!-
ribatté ridendo Mark.
David e Jude, al ricordo, ridevano un po’ meno, ma non si
può avere tutto… quindi sospirarono e se ne fecero una
ragione, mentre i ragazzi della Raimon imploravano silenziosamente per
aver dei sottotitoli esplicativi alle conversazioni dei beneamati
membri della nazionale.
In modo totalmente casuale, cercando forse una spiegazione logica negli
occhi delle manager, Lucian incrociò lo sguardo di Celia e,
arrossendo, si voltò immediatamente, con le guance che gli
andavano a fuoco.
Le ragazze non se ne accorsero neppure, mentre liquidavano le domande
di Bay con un semplice: -Se ve lo dicessimo, probabilmente metà
di loro poi vorrebbe le nostre teste!-
Ma i suoi compagni lo notarono. Eccome se lo notarono!
Il povero Lucian fu investito da una valanga di battutine di cattivo
gusto che, casualmente, giunsero alle orecchie pure di Darren, che ebbe
il buon gusto di avvicinarsi e di consigliare il silenzio.
Si avvicinò a Lucian e gli mise le mani sulle spalle: -Tu non
hai la minima idea di quello in cui ti sei incastrato… un
suggerimento da amico: mantieni la cosa molto, ma MOLTO, nascosta. Ci
sono un paio di cose che potrebbero diventare inquietanti e
pericolose.- senza aggiungere altro, il secondo portiere della Inazuma
tornò dai suoi compagni, lasciando un piccolo Dark alquanto
basito e scioccato.
-Beeeeneeee…- commentò Ryoma fingendo di aver capito
tutto, cosa che non succederà mai neanche con un trapianto di
cervello, perché semplicemente alcune cose non si possono capire.
Dopo questa piccola parentesi piuttosto inquietante, i giocatori ritornarono al loro entusiasmo più o meno normale.
La Raimon con i vari acquisti aveva già deciso la formazione e
Riccardo li stava informando sui vari schemi, invece la Inazuma Japan
era in attesa di ordini.
- Quindi, come ci disponiamo in campo?- fu Nathan a porre
la fatidica domanda. Ma Mark, non lasciando il tempo ai suoi compagni
di spiccicare neanche una vocale, esclamò:- Jude, siamo
tutt'orecchi!-
Il "vecchio" allenatore Sharp fu onorato, anzi fiero, di questo
ruolo. Quindi, cominciò a spiegare la formazione con una certa
professionalità:- La formazione del primo tempo sarà
questa: Mark in porta; Shawn, Scott e Nathan in difesa; io,
Caleb, David e Byron a centro campo; infine Kevin, Axel e Xavier in
attacco. Chiaro?-
- Si comandante!-risposero scherzando i suoi compagni.
Jude, ovviamente, si batté il palmo della mano sulla
fronte, mentre gli altri scoppiarono a ridere.
Darren sapeva che sarebbe rimasto a scaldare la panchina, quindi se ne
fece una ragione e vi si spaparanzò incrociando le braccia
dietro la testa per stare più comodo.
Jordan invece era piuttosto irritato dalla cosa, e il comportamento del
portiere lo infastidì parecchio: -buonanotte, eh…
tranquillo, tanto dovevi starci solo tu…
Inutile dire che Darren, imbarazzato, arrossì fino alle
orecchie, ma Hurley, il terzo premiato panchinaro, lo prese di peso e
lo fece alzare, esclamando: -Non vorrai perderti la partita, verooooo?-
il povero ragazzo venne trascinato a bordo campo, sempre saldamente
prigioniero delle mani di Hurley.
Intanto Jordan, soddisfatto di avere finalmente un posto per sedersi,
si accomodò, accavallando le gambe e appoggiando il viso sul
palmo della mano.
Accanto a lui si misero le ragazze, e finalmente le squadre misero piede in campo.
-Ma non è giusto, volevo giocare anche io…-
mormorò Jordan in un preoccupante attacco di infantilismo, che
puntualmente venne punito da Nelly: -Sì, bimbo, vuoi anche le
caramelle?-
Mentre l’alieno e la dittatrice battibeccavano, la Inazuma e la
Raimon entrarono in campo nella formazione ordinata. I più
piccoli erano disposti nel modo seguente: JP in porta; Gabriel, Aitor,
Adè e Eugene in difesa; Riccardo, Bay e Arion in centro campo;
infine Nord, Victor e Michael in attacco. Gli altri in panchina. Con
una faccia decisamente più infantile di quella di Jordan, ma
loro per lo meno avevano davvero 14 anni.
- Aspettate!- proruppe Darren dalla panchina, poi continuò- non c'è l'arbitro!-
- Vero, come facciamo?- chiese Nord.
- Ci penso io!- disse Hurley. Balzò in piedi e si mise vicino e
al centro del campo. Estrasse un microfono da chissà dove e con
le dita fischiò l’inizio della partita.
[...]
CONTINUA...
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Capitolo 5 *** Capitolo 2: Mercoledì (seconda parte) ***
4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 2: Mercoledì (seconda parte)
- Aspettate!- proruppe Darren dalla panchina, poi continuò- non c'è l'arbitro!-
- Vero, come facciamo?- chiese Nord.
- Ci penso io!- disse Hurley. Balzò in piedi e si mise vicino e
al centro del campo. Estrasse un microfono da chissà dove e con
le dita fischiò l’inizio della partita.
-Risolto il problema- concluse Scott, incrociando le braccia dietro la testa.
Pochi istanti prima del fischio di inizio, Mark, dalla porta,
gridò: -Ragazzi, giochiamo alla pari! Niente spiriti guerrieri,
mixi max e armature!-
Arion, sentitolo, decise bene di sgolarsi per farsi sentire: -Ok!!!-
Byron alzò un sopracciglio: -Ma avvicinarsi un po’ invece che provocare inquinamento acustico?-
Caleb, rassegnato, scrollò le spalle: -Ormai dovresti aver capito che sono senza speranze di recupero.-
Il biondo sospirò, sussurrando: -Requiem per i neuroni.
Dopo di che, finalmente, iniziarono a giocare, accompagnati dai commenti senza senso di Hurley.
Al fischio di ripresa, Victor passò il pallone a Nord che a sua
volta lo fece scivolare indietro fino ai piedi di Riccardo. Poi tutti
iniziarono ad avanzare. Ma la loro avanzata venne ben presto fermata
dagli attaccanti della Inazuma Japan che marcarono a uomo quelli della
Raimon.
Quindi Riccardo dovette avanzare da solo perché anche Arion e
Bay erano stati fermati da Jude e David. Jude seguì il movimento
dal ragazzino con la coda dell’occhio e sogghignò: fregato.
Il numero 9 infatti si ritrovò da solo davanti a Caleb. Vedendo
il suo sguardo per poco non perse un battito: era davvero da
psicopatico. Così il famoso punk sociopatico corse verso di lui
e rese la presenza dei parastinchi utile: eseguì la "Scivolata
Micidiale" e rubò palla. E finalmente Riccardo capì la
grande utilità dei commenti precedenti di Kevin, ma non fece
tempo a ringraziarlo mentalmente che si ritrovò col suo virtuoso
lato B per terra, con uno sguardo fra il sofferente e il sorpreso, che
fece ridere Caleb, che si fiondò verso la metà campo
avversaria, con uno scatto che nemmeno Usain Bolt.sì, siamo gli sponsor di Bolt
Si diresse verso Jude e David, indisturbato, visto che tutti erano
marcati e la bravura dei suoi compagni impediva loro di liberarsi.
Anche Jude e David iniziarono ad avanzare e il passaggio fu così
veloce che i ragazzini nemmeno se ne accorsero. I tre si riunirono
davanti alla porta ed eseguirono il "Pinguino Imperatore n°3",
mentre Arion, nonostante fosse molto fuori luogo, gridava qualcosa a
proposito del “famosissimo trio della Royal Academy”.
Inutile dire che fecero un altro goal clamoroso, mentre, dai commenti
troppo entusiasti di Hurley, si poteva dubitare della sua sanità
mentale, che probabilmente era andata persa da molti anni. O forse non
era mai esistita.
Ritornando alle posizioni di partenza, David e Jude si batterono il
cinque, soddisfatti. Mentre Caleb assumeva il suo miglior ghigno
orgoglioso. Nulla era cambiato in dieci anni. Ma proprio nulla. Nemmeno
quello che sarebbe stato meglio cambiare. Come Mark, o l’altezza
(?) di Scott. Ma che volete farci…?
Hurley fischiò la ripresa con un volume troppo alto per timpani
umani. Ma, ormai abituati al suo modo alquanto anormale di amministrare
la partita, i giocatori ripresero a dar calci a un pallone. Che
probabilmente aveva intenzione di far loro causa per molestie.
Sotto comando di Riccardo, la palla passò veloce dai piedi di
Victor a quelli di Michael. Questi avanzò di poco, frenato dalla
marcatura stretta di Xavier.
Ma il giocatore della Raimon, avendo capito poco nulla del modo di
giocare della Inazuma Japan, lasciò che se ne occupassero gli
altri, quindi passò la palla a Nord, letteralmente
dall’altro capo del campo.
Anch’egli avanzò ma con scarsi risultati perché
venne marcato da Kevin in attacco. Ma l’astuzia regnò
sovrana e, dimostrando di non aver capito una benemerita cicca, anche
lui liquidò le sue responsabilità di giocatore e
preferì passare la palla a Bay che, dal centrocampo, era
avanzato fino a portarsi all’altezza della linea di metà
campo ed entrare in quella avversaria, da parte opposta a dove si
trovava il giocatore dell’Alpine Junior High.
Bay passò di nuovo la palla ad Arion, anche lui avanzato al suo
stesso livello. Il centrocampista prese la palla e si diresse verso la
porta della Inazuma Japan, dove Mark si stava annoiando a morte, poco
mancava che si mettesse a giocare a tris da solo o che si levasse i
guanti e si limasse le unghie.
Tornando all’azione, Byron si parò davanti al capitano
della Raimon, cercando di rubagli palla. Ma Arion, ascoltando il
regista Riccardo, lo dribblò con la sua tecnica micidiale:
“Giro di Vento”.
Stessa sorte toccò sorprendentemente a Nathan, che non
provò nemmeno a intercettare la palla. Perché lui sapeva.
Infatti, Arion cascò dritto nella loro trappola. Avendo la
convinzione di poter tirare e segnare un goal, si era staccato
velocemente dai suoi compagni tutti marcati a uomo, rimanendo solo
nell’area di rigore della Raimon e finendo nella proverbiale tana
del lupo (dei Ghiacci). Quindi Shawn, esattamente davanti a lui, lo
ridusse all’invidiabile stato dell’iceberg di Titanic con
la “Lastra di ghiaccio” e gli rubò in un batter
d’occhio il pallone. Anche perché gli iceberg affondano
navi; non giocano a calcio.
Lo passò subito a Jude, situato al centro del campo. Questi
ricevette la palla esattamente sui piedi. Prese posizione, si
portò le dita alla bocca e emise il fischio del “Pinguino
Imperatore n°2”, eseguendo la tecnica in combinazione con
Shawn, corso in avanti dalla difesa, e David, sempre presente dove ci
sono dei pinguini.
I giocatori della Raimon avvisarono subito JP di rimanere concentrato e
far attenzione, anche se il tiro proveniva addirittura dalla
metà campo avversaria.
Ma, come si rese conto decisamente troppo tardi Riccardo, il colpo non
era indirizzato direttamente alla porta, ma bensì ad Axel, che,
indisturbato, era avanzato fino alla difesa centrale lungo le fasce.
Ricevette la palla, mentre, già in aria, eseguiva i movimenti
della “Tormenta di Fuoco”.
Inutile dire che l’Inazuma Japan fece goal. Ancora. Era il terzo per l’esattezza.
Proseguirono a giocare per altri venti minuti, facendo dannare i
giocatori stanchi della Raimon. La Inazuma, alla fine del primo
tempo, aveva segnato la bellezza di dieci goal. Un record da parte loro.
Hurley fischiò due volte a volume troppo alto, facendo tappare
le orecchie a Darren, e i giocatori si diressero verso le panchine per
dissetarsi. Soprattutto la Raimon che aveva corso peggio che dei
maratoneti.
Bevvero come spugne alcoliste, specialmente Riccardo, che si era
rovinato la gola a forza di gridare cose inconsulte ai suoi compagni.
La Inazuma Japan invece era piuttosto fresca, e non mancarono le
frecciatine crudeli all’indirizzo dei poveri giocatori
agonizzanti.
Passarono un paio di minuti in cui nessuno ebbe il fiato per spiccicare
parola e in cui i ragazzi della nazionale si limitavano a chiacchierare
fra loro e a sfottere malamente i poveri perdenti la Raimon.
Quello che disse Mark non fu per niente fatto con cattiveria o malizia
di alcun tipo, ma la frase: “Ehy, se volete usate pure
spiriti guerrieri, mixi max e armature” gettò ulteriore
depressione sullo spirito esausto dei ragazzi della Raimon.
Poi venne Ryoma. E fu il caos.
Il suddetto soggetto pericoloso infatti si fece avanti e chiese:
-Scusate, eh… ma c’è il Pinguino Imperatore n°2
e 3… l’1 è rimasto allo zoo?- chiese ridacchiando,
piuttosto orgoglioso della sua orrenda battuta.
L’intera Inazuma si voltò verso di lui, per poi spostare istantaneamente lo sguardo su Jude, David e Caleb.
Il punk ridacchiò con voce sommessa, guadagnando un’occhiata omicida.
-Scusa, Ryoma, cos’hai detto?- domandò David ben oltre il furente.
Il centrocampista della Raimon non capì i chiari segnali di
morte e ripeté: -Ho chiesto perché non usate mai il
pinguino imperatore n°1…-
Caleb, ancora soffocando dal ridere, gli disse: -Ryoma, per il tuo bene: corri.-
-Perch--
-Prima che ti ammazzi, muoviti!-
E infatti, David si scagliò fisicamente contro il ragazzo, che
fece appena in tempo a voltarsi e a mettersi a correre come se fosse
inseguito da un branco di ghepardi mannari (?).
Ma come abbiamo detto, la squadra della Raimon era nettamente
più stanca, e l’unica cosa che salvò Ryoma da una
morte lenta e dolorosa fu la velocità decisamente inumana di
Shawn e Nathan, che li raggiunsero e trattennero fisicamente David
mentre Ryoma provvedeva a cercare il passaporto per fuggire in Alaska.
Dopo quella scena di gratuita violenza e minacce di morte che mai si
credeva sarebbero potute uscire dalle vergini labbra del secondo
allenatore della prestigiosa Royal Academy.
Decisero così di tenere David in panchina, prima che potesse commettere un Ryomicidio, insieme a Mark e Scott.
Al loro posto entrarono quindi Darren in porta, Jordan e Hurley, che
iniziò subito a esultare per la decisione del loro regista;
ignaro che quella scelta fosse semplicemente dettata dalla legittima
cortesia di far giocare tutti.
Anche Riccardo fece i suoi cambi, facendo andare in panchina Bay e Nord
e facendo entrare Lucian e l’eroico sopravvissuto al recente
tentato omicidio.
Perché sì, in mancanza di allenatori o orsi-androidi con
manie di grandezza, erano stati i due registi a prendere le redini
della squadra.
Visto che l’arbitro più sconclusionato della storia,
fortunatamente, era entrato in campo, David si offrì di
sostituirlo: quando le due squadre rientrarono in campo, David si
portò due dita alla bocca e fece per fischiare il calcio
d’inizio, ma Caleb gli gridò: -David, cazzo, usa un
fischietto!
-Perch--… ah.- realizzò tutto d’un tratto il povero arbitro di fortuna allontanandosi le dita dalle labbra.
-Non voglio trovarmi invaso da una mandria di pinguini decisamente fuori controllo!-
David arrossì, infastidito dalla solita amabile cortesia di Caleb.
Jude, dal canto suo, ridacchiò a mezza voce, decisamente divertito dalle scene comiche create da quei due.
In ogni caso, Rosie diede un fischietto (preso da chissà dove) a
quel povero ragazzo, e, finalmente e senza arrivo imprevisto di
pinguini, iniziò il secondo tempo.
La palla, in possesso della Raimon, passò veloce dai piedi di
Victor a quelli di Michael, in attacco. Ma in meno di dieci secondi, si
ritrovò ad affrontare Kevin, decisamente troppo alto e grosso
rispetto a lui e con un sguardo poco rassicurante. Infatti, non fu
facile sorpassarlo. Anzi, non ci riuscì proprio. Perché
Kevin, abilmente, con dei movimenti degni del più grande pugile,
riuscì a prendergli il pallone e passare avanti.
Quindi, lo passò ad Axel, già vicino all’area di
rigore. Ma intervennero Gabi e Aitor con la prontezza di due macachi.
Il bomber di fuoco evitò sia la “Cinta di Nebbia”
sia la “Rete da Caccia”. Solo che il suo percorso era stato
deviato dalle due mosse e quindi si ritrovò a guardare il centro
del campo, dove i giocatori della Raimon marcavano a uomo i suoi
compagni. Tranne Ryoma, che si stava dirigendo verso di lui.
Così, chiamò in causa Shawn dalla difesa, che si dovette
fare in meno di cinque secondi lo spazio che separava lui da Axel.
Quest’ultimo gli passò il pallone e il lupo dei ghiacci
segnò il primo goal del secondo tempo con appunto il
“Richiamo del Lupo”.
Inutile dire che andarono avanti a segnare goal su goal, lasciando
sempre più indietro la povera piccola Raimon che, ormai
stremata, non si reggeva più in piedi. Un vero disastro. E si
che il loro allenatore era Mark, lo stesso che si trovava in panchina
in quei minuti.
Quando, all’alba della quasi fine del secondo tempo, con un
punteggio da record di 19-0 per la Inazuma, a Riccardo venne
un’idea. Quindi, riunì tutti per comunicarla:
-Ragazzi, mi è venuto in mente un modo per riuscir a fare goal-
-Siamo tutt’orecchi!- disse Arion, ancora entusiasta della
partita, nonostante i numeri mostruosi che segnavano il tabellone.
-Era ora!- sibilò Michael, più a sé stesso che
agli altri, anche se il regista l’aveva sentito perfettamente.
-Da adesso, ci disponiamo nel seguente modo- si inginocchiò a
terra e con il dito disegnò lo schema –ci posizioneremo in
fila indiana, lungo il campo. Gli attaccanti andranno al centro del
campo, i difensori in attacco e i centrocampisti in difesa. Così
facendo, potremo aprirci in varco verso la difesa avversaria, dato che
i difensori marcheranno gli attaccanti e così via. E riusciremo
anche a risparmiare energia, facendone sprecare alla Inazuma. Chiaro?-
Date le facce perplesse, non molto. Soprattutto quella di Arion e JP,
dotati di una sanità mentale semplicemente calcistica, della
serie: io rincorro solo il pallone.
Quindi, dovette spiegarlo di nuovo, con disegnini più semplici e anche parole più umane.
-Che cosa staranno architettando Jude?- chiese Axel all’abile
regista, avendo notato che osservava curioso il gruppo di ragazzini
riuniti.
-Probabilmente staranno pensando ad un nuovo schema da mettere in atto. Non penso sarà un problema-
-Come mai ne sei così sicuro?-gli fece notare Kevin, inserendosi nella conversazione.
-Ma che domande? Lui è il genietto del Giappone. Con lui siamo
al sicuro- disse sarcastico Caleb, stiracchiandosi, visto che
praticamente la partita fin’ora era stata una passeggiata. Mentre
gli altri si battevano il palmo della mano sulla fronte.
Si, decisamente in dieci anni nulla era cambiato.
La partita riprese e la Inazuma non si stupì molto dal nuovo
schema adottato dalla Raimon. In dieci anni di carriera calcistica
avevano imparato diverse posizioni di gioco. Anche Jude che capì
subito il punto debole della nuova formazione.
Diede il segnale ai suoi compagni che si aprirono, sparpagliandosi lungo le fasce e lasciando un enorme buco al centro.
Riccardo, in possesso di palla, cascò nella trappola e
avanzò attraverso quel tunnel. Ma si ritrovo davanti gli occhi
demoniaci di Jude, più attenti di un’aquila. Il giocatore
numero nove cercò di dribblarlo, ma il numero quattordici era
molto più esperto e quindi gli rubò la palla, passandola
velocemente verso Xavier ad un estremo del campo.
Ma prima di riprendere a correre, Jude sussurrò a
Riccardo:-Bella tattica, ma insufficiente- per poi andarsene, con un
colpo di mantello.
L’azione riprese velocemente. I giocatori della Inazuma Japan si
passavano la palla da una parte all’altra del campo, evitando di
farla anche solo sfiorare ai ragazzini già allo stremo delle
forze.
Quindi, gli attaccanti arrivarono alla porta e fecero il ventesimo goal, con naturalezza.
Così come il ventunesimo, quando David, fischiò la fine della partita.
-M-merda…- fu il finissimo commento di Victor, che poggiò
le mani sulle ginocchia, ansante e totalmente fradicio di sudore.
Le ragazze corsero verso i ragazzini della Raimon armate di qualcosa come 500 litri d’acqua.
Dal canto loro, i vincitori cercavano di trattenersi dal sogghignare
malignamente per aver vinto contro dei ragazzi con dieci anni meno di
loro, ma…
-Hey, Jude…- lo chiamò David, accennando poi al numero di
goal –Non vedevo punteggi del genere dalla prima amichevole con
la Raimon.-
Lo stratega non si trattenne e le sue labbra si sciolsero in un mezzo sorriso piuttosto inquietante.
-Io invece non vedevo quel ghigno dai tempi della Royal…- ribatté Axel piccato.
-Perché, che è successo ai tempi della Royal?- chiese
Adé, evidentemente poco dedito a farsi gli affari propri.
Stupendolo molto, quella volta non venne zittito in malo modo e Jude gli rispose: -Abbiamo battuto Mark e la Raimon…-
-Vi siete ritirati e avete perso a tavolino- osservò Nathan.
-Hai idea di quanto siano lunghi 90 minuti da giocare contro degli incompetenti?-
-…-
Intanto, incuriositi, i ragazzi della Raimon si erano avvicinati.
-Ma di che punteggio parlate?-
Jude scrollò le spalle: -21-1 per noi-
-CHE!?- la reazione fu piuttosto unanime, lasciandoli un tantino basiti.
David rincarò la dose: -E l’uno è dovuto al fatto
che il nostro portiere aveva pensato bene di rifarsi le unghie invece
di guardare la partita.-
-Tutte scuse!-si intromise Axel.
-No, scusate…- disse timidamente Riccardo –Spiegate la questione anche a noi?-
Mark prese un grosso respiro e iniziò a spiegare veloce come un
treno:-Allora, quando il club si era appena formato, Nelly è
venuta fuori con una questione del tipo “Se non vincete una
partita, dite addio al club”. E così, a nostra insaputa,
ha organizzato una partita amichevole contro la Royal Accademy. E Jude
e David facevano parte della squadra di quella scuola ai tempi.
Così, solo perché il nostro era un club appena formato,
ci hanno apparentemente battuti. Però durante la partita si
è unito momentaneamente Axel e pace amore. È stato lui a
segnare l’unico goal della Raimon. E il vostro portiere è
stato annientato!-
-No, solo che non se l’aspettava. È differente- disse Jude, poggiando una bottiglia sulla panchina.
-Certo. Quindi non è colpa nostra se abbiamo vinto!- controbatté Kevin.
E prima che scoppiasse un cataclisma, Aitor, fortunatamente chiese:-Chi c’era nella squadra della Raimon?-
Quindi, Mark si distrasse, prima di fare a botte con mezza popolazione
mondiale, e gli rispose, contando i membri sulla dita e guardandosi
intorno:- Vediamo… dei presenti c’erano Nathan, Kevin,
Axel e basta… mi pare…-
-Ah, quindi non eravate tutti quelli della nazionale!- si stupì abbastanza Nord, rimasto un po’ in disparte.
All’unisono, come se fossero robot controllati da un’unica entità, scossero la testa.
-E’ una questione più difficile di quello che sembra…- concluse Silvia.
-Bene! E ora filate subito a lavarvi! Non osate nemmeno entrare in casa conciati in quel modo!- ordinò Nelly.
La giornata finì abbastanza pacificamente, nonostante i diversi
litigi. E andarono tutti a dormire più o meno indenni. Tranne i
ragazzi più piccoli. Infatti la maggior parte di loro
crollò letteralmente nel mondo dei sogni. Stanchi
com’erano dalla batosta presa quel pomeriggio.
ANGOLO AUTRICI MALATE:
Ma buongiorno, cari lettori (?)
Salve u.u
In questo capitolo c'è il degrado più totale (?)
Degrado! XD
? Scherzavo, il degrado è solo nella testa di un'autrice ❤
Guarda che siamo in due a scrivere questa cosa XD
Lo so, ma quella degenere sei tu u.u
Si certo, facciamo finta sia così XD Ad ogni modo anche questo mercoledì è giusto al termine u.u
Yuup, siamo quasi a metà della vacanza di questo branco di ignoranti
Metà? Ne sei sicura? XD
...no, perché sono troppo pigra (?)
Ok, facciamo finta che anche noi siamo normali. Allora, dove eravamo rimaste?
Oh sì, che da qui in poi
ogni parvenza di senso rotolerà al diavolo e tutto ciò
che succederà sarà sempre più delirante, yeeeee (?)
Esattamente XD E anche la partita non è stata da meno in quanto a senso XD
Voglio David senza fischietto però (?)
Mi spiace ma è colpa di cause di forza maggiore XD
Lo so, lo so XD
Ad ogni modo, se almeno qualcosina di questo capitolo vi è piaciuto, lasciate una piccola recensione magari ^-^
Yeeep, speriamo che vi abbia fatto ridere!
Vero, l'obbiettivo originale era quello XD
Magari x"
E ora... Adé ce la può fare? I piccoli scopriranno quali
sono i problemi di fondo dei grandi? Torneranno a casa e non in
manicomio?
Le risposte a queste e altre domande verranno (forse) date nel prossimo capitolo u.u
Yup! Ciao e alla prossima!
Ciaone *fa ciao con la mano*
Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 27 agosto
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Capitolo 6 *** Capitolo 3: Giovedì (prima parte) ***
4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 3: Giovedì (prima parte)
Un
nuovo giorno sorse in casa dei calciatori. Una giornata serena e
tranquilla, all’insegna di un normale allenamento in spiaggia e,
magari, chissà, di una simpatica chiacchierata tra amici,
ripensando ai vecchi momenti passati insieme, ridendo e scherzando in
compagnia…
-Scoooooooott!!! Dammi i miei pantaloni!!!- urlò Kevin,
più arrabbiato che mai con quel “piccolo moccioso”
venticinquenne.
Come non detto, il risveglio fu il più brusco mai visto nella
storia dell’umanità a causa di quel nano blu e dei suoi
scherzi con il dentifricio sul piano dei più grandi.
Anche tra i piccoli adolescenti non si respirava aria tipica di chi sta
attorno a Gandhi. Al contrario, da quando Aitor e Scott si erano messi
in società il primo si era messo in testa di svegliare ogni suo
compagno di squadra con le trombette degli stadi, facendole suonare da
dietro la porta. Oppure entrare in una camera e suonare il fischietto
il più forte che poteva. Insomma, un delirio.
Più o meno, tutti erano svegli. C’era chi cercava i suoi
pantaloni, chi rincorreva Scott, chi voleva uccidere Aitor, chi provava
ad addormentarsi di nuovo con pochi risultati e chi dormiva beatamente,
nonostante il fracasso degno dell’Inferno di Dante adesso, pure a Dante facciamo pubblicità .
La
situazione era più o meno quella descritta in precedenza,
finché la dittatrice, pessima in cucina, si svegliò. E fu
una pessima sorpresa per tutti. Davvero molto pessima.
Uscì dalla camera da letto, con i capelli tutti in disordine, un
pessimo sguardo e la camicia da notte, gentilmente prestata da Jade, in
una piega unica.
Si vide sfilare sotto gli occhi Scott, uno gnomo di un metro e un
tappo, urlante, vivace già di prima mattina e Kevin, un tubero
alto tanto e, per di più, in mutande a pallini (su questo
dettaglio, sorvoliamo biecamente). E questo urlava contro lo gnomo. Una
scena tanto irritante per Nelly. Infatti…
-Fate venti giri intorno alla casa, in silenzio, se volete vedere la
luce del cibo…!- ordinò a mezza voce, con un tono da far
venire i brividi persino a Kevin, grande e grosso com’era.
Sentirono il suo comando anche i giocatori e non della Raimon, al piano
di sotto. Perché, strano a dirsi, ma appena aveva aperto bocca,
un silenzio glaciale si era formato in casa.
Per gente come suo marito, Arion e JP, il cibo era sacro e inviolabile.
Quindi si misero a correre intorno alla villa, senza discutere. Gli
altri invece corsero solo perché temevano la sua cucina piena di
sale, a detta di Mark. E volevano mangiare decentemente.
Dopo i venti giri della casa e quando anche Nelly si fu calmata, si misero a tavola a consumare un’umana colazione.
Parlarono di cose a caso che neanche noi abbiamo capito.
Quando Arion, dopo aver divorato la sua brioche in meno di mezzo
millesimo di secondo, stabilendo un nuovo record mondiale,
esclamò con il suo solito entusiasmo:-Oggi che facciamo?-
-Io proporrei di allenarci!- rispose Mark. Gli altri non si stupirono
minimamente di tale risposta, ormai abituati alla sua stupidità.
-Che bello! Un allenamento con l’Inazuma Japan!- si esaltò
JP, balzando in piedi sulla sedia e arrivando così al
tavolo.
-Ma io non ho voglia…-
-Caleb, quando mai hai voglia di fare qualcosa?-
-Abbassa le arie, biondino. Non mi conosci neanche. Quindi taci. Almeno non sono esaltato per qualsiasi cosa!-
-Quello è vero- ammise David, poggiando sulla tavola la tazza vuota.
-Quindi, direi che la proposta di Mark è stata
accantonata-sospirò Axel, ringraziando il pessimo carattere di
Caleb, prima volta in tutta la sua vita- Altre idee?-
-Che ne dite di andare in spiaggia? È una così bella
giornata- sorrise Celia, guardando fuori dalla finestra, scostando di
poco le leggere tende panna.
-Si dai!- esclamò abbastanza entusiasta Nord
-È una bellissima idea!- commentò Xavier.
-E possiamo anche giocare a calcio!-
-Arion, possibile che tu pensi solo al calcio?- domandò stupidamente Jordan, incosciente.
-Quindi è deciso! Tutti in spiaggia! Andiamo a prepararci! –esclamò Mark, alzandosi dalla sedia.
-Io passo…- interruppe la festa Shawn.
Tutta la banda rimase abbastanza stupita da un commento del genere
proveniente da Shawn, la persona più gentile che esista sulla
faccia della terra.
-Come mai?- gli chiese Arion.
-Non posso. E poi non mi piace molto il sole…-
-Ti prego Shawn, solo per questa volta!- lo pregò Celia.
-Mi spiace ragazzi, ma questa volta passo. Voi divertitevi pure- disse
con un sorriso falso sul volto. Si capiva benissimo che gli dispiaceva
molto non poter andare a giocare e divertirsi con i suoi amici.
Un silenzio tombale piombò tra i ragazzi, quando Jade, dopo aver
riflettuto a lungo, pestò i piedi e disse:- Ora tu vieni con
noi. Non importa se non puoi. Tu vieni e cerchi di divertirti insieme
ai tuoi amici-
Lo prese sottobraccio e lo scaraventò su per le scale. Per poco
non cadde. Ma alla fine anche lui si preparò ad andare in
spiaggia, sotto il sostegno dei suoi compagni.
Appena arrivarono nella distesa di sabbia, piantarono a terra due
ombrelloni che avevano avuto la decenza di portare, fortunatamente.
Furono i grandi ad avere il privilegio di codesta fatica, mentre gli
adolescenti buttarono le loro borse da qualche parte, nei pressi dei
due ombrelloni, si denudarono e si tuffarono in acqua. E ne combinarono
di ogni, come battaglie all’ultimo spruzzo, gara a chi affogava
per primo un suo compagno, cercare pesci ecc.
Dopo soli dieci minuti, anche i presunti grandi li raggiunsero in mare e vi si tuffarono provocando uno Tsunami LOL.
Tranne Shawn, che preferì la calma dell’ombrellone, al
riparo dai raggi solari. Si sdraiò su un telo mare e si
rilassò, leggendo un libro.
Intanto nell’acqua accadevano le peggio cose. Aitor aveva cercato
di affogare Gabi, il quale, irato, aveva provato a sua volta ad attuare
un Aitoricidio. Ma nel farlo, aveva accidentalmente rovesciato Xavier
dal suo materassino, buttandolo in acqua e facendolo bagnare. Il rosso,
di risposta, gli diede una materassinata in testa. E ciò
dimostra quanto anche i grandi avessero mantenuto la sanità
mentale.
Mentre Gabi era impegnato a difendersi dalla vendetta dell’ex
alieno bagnato, Scott ne approfittò per andare a recuperare
Aitor e nascondersi un luogo loscamente appartato per discutere
di malati scherzi di dubbio gusto da combinare agli altri.
La cosa preoccupò molto l’intera popolazione mondiale, non
preparata ad affrontare le menti deviate di quei due insieme.
Stavano riflettendo su chi designare come vittima dello scherzo
inaugurale della ditta “Aitor & Scott s.p.a.”, quando
gli occhi dorati di Aitor si posarono su Shawn, ignaro di tutto, che si
era beatamente addormentato nella piacevole frescura dell’ombra.
Così, nacque l’idea. I due pericoli pubblici afferrarono
il telo mare per gli angoli e lo sollevarono da terra, per poi tuffarlo
nell’acqua vestito, guadagnando un urlo allucinante da parte
della loro vittima innocente.
-Voi due!- gridò abbastanza innervosito quando ebbe finito di sputare qualche ettolitro d’acqua.
Ma gli artefici della bieca malefatta avevano già messo le ali Red Bull! E si erano volatilizzati.
Shawn, tremante per il freddo, uscì dall’acqua,
lasciando che i caldi raggi del sole affievolissero il gelo che gli era
entrato nella carne, facendo brillare come gemme le gocce che gli
imperlavano la pelle.
Affondando fino
alle caviglie nella morbida sabbia dorata, Shawn andò fino
all’ombrellone per levarsi la maglietta ormai fradicia.
Le ragazze, appollaiate accanto all’altro ombrellone a mettersi
la crema solare, lo videro e per poco non scoppiò un serio
problema di epistassi acuta.
Shawn notò gli sguardi da maniache stalker e arrossì fino alle orecchie, imbarazzato.
Le suddette fangirl isteriche, recuperato un minimo di controllo,
decisero di diventare le dittatrici della spiaggia, armandosi di un
pallone decisamente non da calcio.
Nelly provò ad attirare l’attenzione dei ragazzi gridando,
sclerando e agitando le braccia in lungo e in largo, minacciando
persino suo marito di non dargli più da mangiare. Cosa che in
realtà non sarebbe dispiaciuta a nessuno, men che meno a Mark.
Anche Jade si unì ai vani tentativi di richiamare le belve (?), ma non servì assolutamente a nulla.
Celia si affiancò alle due, spingendo loro dolcemente le spalle
per invitarle a farsi da parte. Si portò due dita alle labbra e
lanciò un fischio lacerante e acuto, che impose categoricamente
a tutti di voltarsi e ascoltarle.
-Ragazzi, venite qui!- disse poi l’assassina dei timpani.
Non avendo altra scelta, i ragazzi si avviarono verso gli ombrelloni e
Nathan si avvicinò a Jude, sibilandogli a denti stretti: -Di
tutte le infinite cose che avresti potuto insegnarle… questa?!-
Jude sospirò, stringendosi nelle spalle.
Tutti quei santi calciatori, obbedienti allo spirito della Royal, che
evidentemente è una malattia contagiosa, uscirono
dall’acqua, facendo perdere un bel po’ di battiti ai poveri
cuori di Rosie, Jade e Sky, non abituate a cotanto fascino maschile
tutto insieme.
Rosie, con uno scatto felino, estrasse la macchina fotografica da non
si sa dove, e iniziò a scattare foto a raffica, immortalando gli
affascinanti calciatori ancora totalmente bagnati e con i capelli
luccicanti d’acqua.
Con grande scorno di Byron, che odiava il maledetto peso che poteva
raggiungere la sua lucente capigliatura bionda quando era bagnata.
-Cosa volete?-chiese Ryoma, avvicinandosi per primo alle ragazze.
Queste si ripresero abbastanza velocemente e fu Sky a parlare:-Che ne
dite di giocare a …-
-Calcio?!-esclamò Arion già entusiasta.
-No. A Beach Volley?- concluse Silvia, spegnendo suo nipote.
-Volevi dire Bitch Volley, vero?- la corresse Caleb, ma ricevette una sonora sberla con la crema solare in spiaggia non avevano pensato di portare la Padella.
Una nota di disappunto sorse dal gruppo, più qualche parolaccia proveniente da Caleb, che non ci è data sapere.
-Assolutamente no-disse serio Axel, rispondendo per tutti.
-Perché?...-domandò timidamente Cammy.
-Siamo calciatori, per Zeus! NON pallavolisti!- commentò Kevin, arrabbiandosi solo un po’.
-‘zzo c’entra Zeus?!- sbottò Byron, strizzandosi i capelli.
Per tutta risposta, Kevin ridacchiò sotto i baffi, e Adé
aprì la bocca per chiedere spiegazioni. Per l’ennesima
volta. Byron, però, reticente a condividere gentilmente con la
popolazione le sue mirabolanti avventure divine, lo mise a tacere con
uno sguardo assassino degno del diavolo in persona, che
programmò un viaggio per conferirgli una medaglia.
-In ogni caso, voi giocherete a beach volley, che vi piaccia o meno!-
si impuntò Jade –Anche perché siamo noi a darvi da
mangiare!-
Axel, sfoderando un ghigno a trentadue denti, le rispose: -So cucinare, mi dispiace.-
-Ah… allora…-
-Mark Evans!- lo richiamò all’ordine sua moglie.
-Cosa c’è?- chiese, piuttosto preoccupato. Nome e cognome. Non era mai un buon segno.
La ragazza prese un profondo respiro, per poi rivolgerglisi con il tono
più angelico che trovò: -Ora tu li convincerai tutti, o
rimarrai in bianco per tre mesi!-
Mark, povera creatura, impallidì di colpo, e annuì, obbediente alle richieste della moglie.
-Ah, allora non hai in testa solo il calcio – ridacchiò Jude.
-Notizia sensazionale!- aggiunse Caleb, per poi ghignare –E se tu non riuscissi a convincerci tutti?-
Mark balbettò: -No, Caleb, dai! Non mettertici anche tu!- le sue
guance ripresero colore, e divennero in fretta di un rosso acceso,
peggio dei capelli di Xavier.
Tutti si misero a ridere, rischiando, tra l’altro, di soffocarsi per le continue, irrefrenabili, risate.
-Ok, ok, avete vinto!- si arrese il povero portiere, decisamente atterrito dalle minacce della moglie.
-Ottimo!- cercò di cambiare discorso Nelly, altrettanto arrossita –Ora facciamo le squadre!-
-Le possiamo decidere noi?- chiese Arion timidamente, temendo in una punizione divina da parte delle ragazze.
-No. Le abbiamo già decise!- disse tutta entusiasta Silvia.
-E quindi? Quali sono?- domandò Darren.
-Allora…per prima cosa abbiamo deciso di fare cinque squadre-spiegò Sky, facendo il numero cinque con la mano.
-La prima squadra sarà composta da tutte noi ragazze. Fanno
parte della seconda, invece, Mark, Axel, Jude, Caleb, Shawn, Byron e
Xavier- espose la sentenza Jade, con la palla da pallavolo sotto
braccio.
-Si vabbé, ma è la più forte!- si lamentò Aitor, mandando le ragazze a quel paese tra le righe.
-No. Non credo- ghignò Nelly, facendo venire i brividi ai più piccoli.
-La terza sarà composta invece da Arion, Victor, Riccardo, Michael, Nord, Bein e Aitor- proseguì Silvia.
-Dicevi, Aitor?- lo provocò Gabi, dandogli una gomitata.
-Ok, questa squadra mi va bene-
-La quarta sarà composta, invece, da Nathan, Kevin, David,
Jordan, Darren, Hurley e Scott. Per finire, l’ultima
è formata da i restanti, cioè Gabriel, Ryoma, Sol,
Eugene, JP, Adé e Lucian- finì Cammy, prendendo il
pallone dalle mani di Jade.
-Siamo spacciati!- piagnucolò Eugene, credendo che la sua squadra fosse la peggiore in assoluto.
Quindi, una volta che ebbero sentito le presunte squadre, si diressero
verso due campi da pallavolo, con una rete dannatamente alta. Anche
Kevin arrivava a malapena alla banda bianca.
-Come pretendete che arrivi lassù?- commentò Scott,
guardando male la mostruosa altezza della rete. Ci passava sotto senza
la minima fatica. Anche per JP era uguale. Ma JP può saltare.
Scott no.
-La prima partita sarà tra la squadra due e la squadra tre-
annunciò Celia, prendendo in mano un fischietto e imponendo loro
di entrare in campo.
-Scusa, Shawn, noi siamo la squadra due?- domandò Mark al difensore. Lui, in risposta, annuì.
Intanto, Byron si avvicinò timidamente alle ragazze, abbastanza
imbarazzato e chiese loro:-Avreste un elastico da prestarmi?-
Le ragazze ridacchiarono un poco, poi Rosie diede al biondo un elastico
e, con questo, Byron si liberò in parte del peso dei suoi
capelli, facendosi una coda da cavallo. E sembrando davvero un(a)
pallavolista.
Così, le rispettive squadre entrarono in campo e per poco, qualcuno non cadde nella sabbia, impannandosi come cotolette.
-Vince chi arriva a 15 punti e guadagna un set. Pronti, via!-
esclamò sempre Celia, fischiando l’inizio
dell’Apocalisse.
[...]
CONTINUA...
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Capitolo 7 *** Capitolo 3: Giovedì (seconda parte) ***
4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 3: Giovedì (seconda parte)
-Vince
chi arriva a 15 punti e guadagna un set. Pronti, via!- esclamò
sempre Celia, fischiando l’inizio dell’Apocalisse.
Inutile dire che fu un completo cataclisma, dove la palla non
rimaneva in volo neanche mezzo secondo. Fecero di tutto, fuorché
giocare veramente a volley. Seriamente.
Per puro culo e data la loro elevata agilità (?), vinse la
seconda squadra, quella con la presenza di Evans a dare contributo alla
fortuna. Oppure la presenza divina di Byron.
Le ragazze e gli altri che non giocavano risero per tutta la partita e
furono anche messe in difficoltà a segnare i punti o a fischiare
a causa della stupidità con cui i loro amici giocavano. Una cosa
orribilmente pietosa. Da far venire i brividi. Ma anche spanciarsi
dalle risate.
Per non parlare poi dei terribili voli che gente come Mark e Byron,
ricoprendosi di sabbia come cotolette. E diventando i campioni di
invettiva celeste.
-Ok, meglio passare oltre… -disse fra le risate Silvia, mentre guardava Caleb spolverarsi il ciuffo moro dalla sabbia.
-La prossima partita sarà tra la quarta squadra e la quinta-
annunciò Cammy, andando a recuperare il pallone e posizionandolo
al centro di un campo.
-Dobbiamo ancora giocare?!- protestò Ryoma, anche se non aveva
ancora mosso un muscolo. Jade non gli rispose neppure. Lo fece alzare,
guardandolo come se lo dovesse uccidere con gli occhi e poi tirandogli
della sabbia, più o meno, all’altezza degli occhi,
rischiando di accecarlo.
Le due squadre entrarono in campo, abbastanza svogliate. Ma furono Jade
e Nelly a far cambiare loro idea, parlando tranquillamente e imponendo
loro minacce pesanti come la cucina di Nelly o solo anche per il fatto
stesso che stessero confabulando qualcosa.
Appena messosi in posizione, Lucian rabbrividì vedendo un
colosso (Kevin) dall’altra parte della rete, esattamente nella
sua stessa posizione, sotto rete. Aveva uno sguardo minaccioso e il
piccolino aveva paura di quel titano. Ogni citazione all’Attacco dei Giganti è puramente casuale (forse).
-Che
hai da guardare?- gli chiese quindi Kevin. Ma Lucian si voltò,
sussurrando un flebile “niente” mentre tremava a causa
dell’altezza mostruosa di quell’essere.
-Non mi dire che avrai paura di questo bitorzolo?- lo prese in giro
Scott, appendendosi letteralmente alla rete e dondolandosi come se
fosse un’altalena.
Lucian non rispose, ridendo un pochino fra sé e sé. Ma la
risposta venne da parte dello stesso “bitorzolo” che diede
un pugno in testa al tappo, facendolo finire di faccia sulla sabbia. Di
certo, non sarebbe stata più il piatto preferito di Scott.
Tralasciando le numerose bestemmie, anche di dei greci, con conseguente
ira funesta di Byron e domande senza risposta di Adé, diciamo
che la partita cominciò con il fischio di Silvia, che fece
perdere qualche colpo al nipote.
La palla iniziò a volteggiare, se così si può
descrivere il fatto che ribalzo da una testa all’altra, per poi
cadere in faccia a Scott, di nuovo a terra. Oppure il fatto che Hurley,
come anche Kevin, Adé e Eugene, non aveva ancora capito che a
pallavolo di debba giocare con le mani e non con i piedi.
Comunque abbiano giocato, la fortuna ha voluto che la vittoria andasse
alla quinta squadra, nonostante l’altra avesse un colosso in
campo. Un buono a nulla, ma sempre un colosso.
-Ah! Alla faccia tua Kevin! Ti ho battuto! Mangia la sabbia perdente!-
si vantò Ryoma, facendo un improponibile ballo della vittoria,
che non siamo tenuti a riportare.
Ma Kevin, che, diciamolo, non è un agnellino, si infuriò
solo un poco, facendo tremare di paura metà spiaggia. Tranne
Ryoma, innocente non si era accorto di nulla. E continuava ad
ancheggiare, pavoneggiandosi.
-Prova a ripeterlo, se hai il coraggio- abbaiò con voce
tremendamente seria Kevin, avvicinandosi di qualche passo al suo
allievo. Gli occhi fulminanti, come un bitorzolo rabbioso.
Finalmente Ryoma se ne rese conto e smise di ballare, mentre gli altri
intorno ridacchiavano sotto i baffi il più piano possibile, per
evitare di alimentare l’istinto omicida del rosa.
-Ehm… ecco … scusi Maestro…- balbettò
Ryoma, allontanandosi un poco da Kevin. Questi per risposta assunse lo
sguardo più fiero in assoluto, mettendo le mani suoi fianchi e
farfugliando qualcosa sul rispetto dei più anziani. O cose del
genere.
-Bene, prima che la cosa diventi lunga, perché non continuiamo a
giocare?- fu Nelly ad interrompere la ramanzina con un colpo di
ventaglio ben assestato sia sul cranio di Kevin, sia su quello di Ryoma.
-Non ci avete torturato abbastanza?- domandò sarcastico Nord,
dicendo le prime parole da quando era iniziato il ritiro più o
meno normale.
-Ora giocheranno la squadra di Mark contro la squadra di Ryoma!-
annunciò Celia, ignorando completamente la domanda del giovane
giocatore dell’Alpine. Anche se aveva abbastanza intuito la
risposta.
Iniziarono a giocare, senza neanche troppe lamentele. Ben consapevoli,
forse, delle minacce che le ragazze potevano inventarsi se si fossero
rifiutati.
La partita, se così si può definire gente che salta a
caso e sempre casualmente prende la palla e riesce a lanciarla
dall’altra parte per pura fortuna, finì molto presto, con
un vantaggio mostruoso per la squadra di Mark. Ovviamente.
-Ma non vale! Voi avete avuto tempo per riposarvi! Noi no! È
ovvio che abbiamo perso!- si lamentò JP, saltando come una capra
andalusa nonostante “fosse ovvio che avevano perso per la
stanchezza”.
-Ne sei sicuro? Non è perché non siete capaci?- lo
infastidì Caleb, appendendosi alla rete, appoggiandocisi con un
gomito. JP non seppe rispondere, ma per fortuna arrivò in suo
aiuto Jude che chiese un piccolo dettaglio al punk:- Perché, tu
sei capace?-
E ora fu Caleb a non rispondere, per la prima volta spento dal regista a noi piace non far rispondere la gente.
-Ed ora, l’ultima partita!- annunciò Sky, battendo le mani tutta felice.
-Come mai sei così contenta?- domandò Arion, sedendosi sulla sabbia, ancora con il costume bagnato.
-Perché adesso giocheremo anche noi!- rispose la ragazza saltando sul posto.
-Aspetta, come?!- si svegliò Mark, temendo di dover affrontare le ire funeste di sua moglie.
-Proprio così tesoro. L’ultima partita si svolgerà
tra la seconda e la prima squadra, cioè noi!- disse Nelly,
togliendosi la maglia che le faceva da copricostume.
Lo stesso fecero le altre, tranne Rosie, la quale non sapeva giocare.
Lei rimase a fare l’arbitro e a scattare foto ricordo.
Tra i più piccoli, e non solo, ci fu una quasi epistassi
generale a causa dei costumi delle ragazze, alcuni troppo stretti. E fu
proprio su questo particolare che lo sguardo dei ragazzi si
soffermò, ad iniziare dalla scollatura troppo evidente.
-Tsk… come se un gruppo di ragazze potesse
batterci…- commentò di nuovo Caleb, non essendo
capace di tenere quella sua boccaccia chiusa.
-Vedremo…- lo sfidò Celia, con un ghigno che faceva quasi
concorrenza a quello del fratello ai tempi della Royal Accademy.
Quindi i giocatori si disposero in campo, mentre i rimanenti
guardavano. Anche se non erano proprio concentrati sulla partita, ma
sulla squadra delle ragazze.
La prima pallonata sui denti toccò a Caleb, inviata dalla stessa
Celia. La seconda invece decimò mezza squadra, anche se erano
solo in sei. Facendo mangiare un po’ a tutti la sabbia della
spiaggia.
E la terza, la più potente derivata da Jade, finì sulla
faccia di Axel. Una cosa assurda, ma che aveva preso alla sprovvista il
Bomber di Fuoco.
-Tutto bene?- chiese sorridendo malignamente la ragazza che aveva
ucciso il povero platinato. Questi non disse nulla, si limitò ad
alzarsi e sputare qualche chilo di sabbia.
Dopo di che, la partita terminò con un risultato spaventoso di
15-1, solo perché Silvia aveva sbagliato direzione della
schiacciata, mirando al viso di Xavier. Invece la mandò fuori
dal campo.
-Siamo ancora un gruppo di ragazze…?- chiese Cammy a Caleb,
mostrando uno strano coraggio. Forse la partita le aveva esaltate un
po’.
Il punk di risposta borbottò qualcosa di molto offensivo, che se
l’avesse sentito Nelly lo avrebbe lasciato a digiuno.
-E ora? Che si fa?- domandò Sol, stiracchiandosi dato che si era annoiato un pochino.
-Io ho fame…- si lamentarono Arion e JP.
-Allora, perché non pranziamo?- propose Jade, rimettendosi la sua maglia.
-Qui in spiaggia?- domandò Shawn, timoroso di dover star ancora al sole per ore.
-Si, abbiamo portato da mangiare!- rispose Silvia, dirigendosi verso gli ombrelloni.
Così si sedettero tutti in cerchio, chi all’ombra e chi al
sole, e mangiarono le leccornie che le ragazze avevano prontamente
preparato. C’era di tutto, era come un vero e proprio pranzo,
solo che erano in spiaggia seduti sulla sabbia.
Dopo circa un’ora, in seguito ad aver trangugiato l’impossibile, Mark annunciò:- Sono pieno!-
Gli altri gli diedero ragione, e si lasciarono cullare dal momentaneo
venticello proveniente dal mare. Quando Aitor disse annoiato:- E ora
che si fa?-
-Beh, dato che è un ritiro sportivo, perché non ci
alleniamo qui, in spiaggia?- propose Nathan, scostandosi un po’
dall’ombra sotto cui si era andato a riparare.
-Ottima idea Nath!- gli diede ragione Mark, ovviamente. Questi si alzò in piedi ed esclamò:-Andiamo ad allenarci!-
Gli altri furono d’accordo, e Arion e JP si esaltarono per
l’imminente allenamento con le leggende, dicendo frasi sconnesse
degne del più sfegatato fan.
-Aspettate un minuto, chi deciderà il programma di allenamento?- chiese pratico Riccardo.
-Vero, non ci avevo pensato…- rifletté Mark, non ricordandosi che anche lui fosse un allenatore.
Jude incrociò le braccia e si schiarì la gola, attirando quindi l’attenzione dell’intera compagnia.
-Oh, no!- Victor non avrebbe voluto che si sentisse per tutta la spiaggia, ma non fu in grado di controllare la propria voce.
Nessuno si risparmiò un facepalm mentale, ma Jude, imperterrito,
iniziò a parlare: -Direi che potrei organizzarlo io…-
I musetti dei ragazzi implorarono pietà in silenzio, mentre i
poveri ignari, come Nord, Bein e Sol, non notarono nessun evidente
segnale di pericolo. Ma che volevano? Un segnale di pericolo rosso e
lampeggiante con scritto “Allenatore Nazista qui”?
Mark si affiancò a Jude e gli disse: -Dai, lasciali riposare un
po’, sono in vacanza, giochiamo e basta!- Sorrise a 39 denti
Evans, sperando di averla vinta.
Ma Caleb gli si avvicinò alle spalle, spostandolo con
malagrazia: -Tsk. Poi chiediti perché diventano dei
mollaccioni.- Poi aggiunse, ghignando senza un minimo di ritegno
–Dell’allenamento ci occuperemo io e Jude, ok?-
-Ma…- provò a intromettersi il portiere.
-D’accordo- gli porse la mano Jude.
E quando Caleb la strinse, perfino Nord e gli altri videro
l’ombra nera portatrice di sventura stagliarsi alle spalle di
quei due registi.
E fu così che si ritrovarono a correre nella sabbia morbida,
affondando fin oltre le caviglie, facendo la spola come degli emeriti
deficienti fra i loro due allenatori, posizionati a un centinaio di
metri l’uno dall’altro.
E Riccardo, dopo il 13° giro, notò una cosa piuttosto
importante: Caleb, ogni volta che arrivavano da lui, era di qualche
passo più lontano.
“Sadico!” gemette mentalmente il ragazzino, ma non poteva farci nulla, così continuò a correre.
Terminati gli eterni 20 giri di corsa, i poveri ragazzi si accasciarono
sulla spiaggia, sotto gli sguardi vagamente compassionevoli e divertiti
dei più grandi, che li guardavano nell’amorevole
espressione alla “ci sono passato anche io, ma ora tocca solo ed
esclusivamente a voi.”
-Ehm, ragazzi…- li chiamò Jude –Avete saltato il
loro riscaldamento, ma ora potreste anche unirvi ai comuni
mortali… sì, anche tu, Byron.-
-…-
Adé era così ansimante da non riuscire neppure a fare le
solite domande invadenti che erano ormai diventate una costante
nell’esistenza del biondo.
Così anche i presunti adulti, campioni mondiali e via dicendo,
furono costretti a prestare le loro doti atletiche alle diaboliche
menti di Jude e Caleb. Quest’ultimo, in particolare, non fece
attendere l’ultima grande idea delle sue: -Ragazze… venite
ad allenarvi con noi…-
-Scordatelo!- incrociò le braccia Jade.
-Non mi pare che abbiamo avuto scelta per giocare a pallavolo…-
ghignò, con la vittoria già in tasca – o non ne
siete all’altezza?-
-Certo che ne siamo all’altezza, razza di palla da bowling!-
rispose a tono Jade, alzandosi in piedi di scatto, pestando un piede
sulla sabbia. Prese di per un polso Sky e furiosa, si diresse verso
Caleb.
-Ora ti facciamo vedere che siamo meglio di voi tutti messi insieme!-
gli urlò in faccia, puntandogli un dito accusatorio. Stonewall
assunse un ghigno maligno e disse:-Non vedo l’ora…!-
Così anche le altre ragazze furono costrette dalla furia rossa
ad allenarsi a calcio. Silvia era forse l’unica che sapeva,
più o meno, da che parte cominciare. Ma per le altre era nebbia
assoluta.
Per fortuna non erano loro a decidere l’allenamento. O forse era per sfortuna?
Comunque, una volta che furono tutti riuniti, attendendo gli ordini,
Jude cominciò a dettar legge:- Adesso inizieremo con
l’allenamento per la forza fisica e la resistenza di base-
-Ti prego, risparmiacelo!- esclamò Aitor, inginocchiandosi sulla sabbia e implorando pietà.
Ma Jude non lo sentì nemmeno e continuò nel suo discorso,
illustrando le procedure per il suicidio. Nel vero senso del termine,
perché dovevano proprio correre quella pratica che nello sport
viene chiamata “Suicidio”. E dato che vi erano persone che
non conoscevano questo bell’allenamento, fu Caleb a spiegarlo per
loro:-In pratica si parte da una linea iniziale. Si corre fino alla
prima linea, poi si ritorna indietro a quella iniziale; poi si va alla
seconda e si ritorna alla linea iniziale: e così via. Chiaro?-
Sì, era chiaro, e le ragazze tirarono un sospiro di sollievo, ma
il caro e affettuoso punk aggiunse: -Ah, dovete chinarvi a toccarle, le
linee.
-Beh, e allora?-
E allora è faticoso, sì, ma detto da una come Nelly che
è abituata a non fare niente in vita sua, alle orecchie dei
calciatori apparve un po’ irritante.
Lo scorno, però, si volse in soddisfazione durante gli allenamenti.
Le ragazze non erano affatto abituate allo sforzo fisico, e fu
piuttosto divertente vederle ansimare dalla fatica, rosse in viso, ma
fermamente decise a non ammetterlo dinnanzi a Caleb.
Il pelatino infatti si stava divertendo come mai nella sua vita,
sghignazzando senza alcun ritegno alle loro spalle (e anche proprio
davanti a loro), e appagando anche un po’ troppo il suo sguardo
sui costumi delle povere donne incoscienti.
Così facendo, quel gran genio del numero 8 si guadagnò
due sonore sberle sul viso, seguite da un coppino piuttosto violento
che portava la firma di Jude.
Inutile chiedersi il motivo di questa reazione violenta, e Caleb prese
la saggia decisione di rivolgere altrove la sua deviata attenzione
vittima di ormoni adolescenziali a cui non era più abituato.
Lasciando per un attimo gli ormoni impazziti fra i neuroni già
ampiamente compromessi di Caleb, le ragazze, al termine del doloroso
allenamento, si erano gettate sulla sabbia, ansimando, con il fiatone,
e tentando di non farsi venire uno spiacevole attacco di cuore.
Non c’è niente come un infarto che riesce a rovinare una giornata così in fretta.
Ma fortunatamente, i loro piccoli cuoricini sopportarono il trauma, e
poterono così divenire oggetto di scherno da parte di tutti.
Anche di Jude, a dir la verità: a quanto pare il caro ragazzo
applicava la grande e logica strategia del “La sorella è
mia e la maltratto solo io”.
Che è logica fino a un certo punto, ma se non volete fare addominali per il resto dei vostri giorni, non diteglielo mai.
A parte questi minuscoli dettagli tecnici, qualcuno notò che mancava Adé.
Dove diamine era finito quel ragazzo?
Inutile dire che Eugene iniziò a preoccuparsi e a impazzire,
tirando fuori ipotesi molto plausibili come “Lo hanno mangiato
gli squali!” o “Gli alieni! Lo sapevo, lo hanno portato
via!”. Quest’ultimo commento fece ridere mezza Inazuma
Japan, ma i poveri innocenti non avevano la minima idea del
perché.
Non lo sapevano, e nessuno chiese, finché...
-Cos’ha detto?-
Ed eccolo. Adé, le sue domande epiche, la posa fiera, lo sguardo
basito e una canna da pesca in mano. Dall’amo pendeva un povero
pesce strappato troppo presto alle sue marine origini, un rarissimo
pesce tropicale protetto dal WWF e da ogni animalista sulla faccia del
pianeta, un unico scarpone spaiato finito nell’oceano per motivi
sconosciuti a noi mortali. Forse alla Zeus no, ma a noi mortali
sì.
Eugene lo abbracciò, piangendo nel perfetto “stile fontana” che gli anime hanno insegnato ad apprezzare.
Lo scarpone cadde inerte a terra, abbandonato al suo triste destino di
solitudine, silenziosamente commosso dinnanzi a quella dimostrazione
d’affetto.
-Ehi, calmati.... ero solo andato a pescare!-
Da dove avesse tirato fuori la canna, (da pesca. Forse.) lo sapeva solo lui. No, nemmeno la Zeus lo sa, questa volta.
Fatto sta che gli allenamenti erano in effetti durati tutto il
pomeriggio, e i poveri stomaci della popolazione vacanziera iniziarono
a scendere in piazza per protestare.
Dunque, prima dello scoppio della terza guerra mondiale fra opposti
schieramenti di organi affamati (?), preferirono andare al campo a
farsi una doccia, mentre le ragazze colonizzavano i bagni
all’interno della casa e si occupavano della cena.
L’idea avrebbe anche potuto essere buona, ma quando i baldi
giovini rientrarono dopo la meritata doccia rinfrescante, trovarono le
ragazze addormentate. Chi sul divano, chi sul letto, chi con le braccia
incrociate sul tavolo.
Gli sguardi accusatori si rivolsero ai due allenatori, che annuirono
colpevoli. Non avrebbero dovuto sfinire così tanto le cuoche.
E fu così che Caleb e Jude si ritrovarono a cucinare per 35
persone. L’unica cosa che dispiace in tutto questo, è che
le ragazze si erano perse il grande spettacolo di quei due, cane e
gatto, ai fornelli. Fra l’altro, è sempre molto divertente
veder lavorare qualcuno abituato a essere servito da schiere di
domestici, e Caleb rise come mai in vita sua.
In ogni caso il pasto fu decisamente più commestibile, gustoso e
umano rispetto alle delizie Made in Nelly, e per questo fu molto
apprezzato.
Quella sera rimasero a chiacchierare finché i due sorteggiati
lavapiatti (Stavolta Victor e Axel) non finirono di strigliare quelle
povere stoviglie innocenti.
Poi si coricarono, e perfino i due malcapitati della matrimoniale riuscirono a dormire senza litigare per ore.
E fu così, con la pace nelle orecchie dei vicini di stanza di
Caleb e Axel, che si chiuse quella giornata piena di esaltanti
avventure degne delle allucinazioni del miglior drogato
dell’anno. Ogni riferimento ad Arion (non) è puramente
casuale.
ANGOLO AUTRICI MALATE:
Buonsalve e benvenute all'angolo di delirio di questo nuovo capitolo!
Ci stiamo addentrando in una selva oscura, lo
sai?
Serio? L'ultima volta che ho controllato non mi chiamavo Dante e avevo un naso normale
Beh, un naso normale non proprio ma sono
dettagli
D:
Scherzo
xD
*piange in un angolo * Parla tu con i lettori, cattiva!
Ma ho detto che scherzavo...uff
ewe
*rimane imbronciata *
Eddai
ewe
...ok
Quindi,
dicevamo?
Che abbiamo pubblicato un nuovo capitolo! Vi è piaciuto?
Speriamo di sì, ma state tranquilli, la pazzia non è
finita qui
u.u
Oh nope x" è solo l'inizio (?)
Eggià, circa XD Ma comunque, vedere dei calciatori giocare a
pallavolo è esilarante anche per me
u.u
...mi sono venuti in mente crossover improbabili, ma tralasciamo e rimaniamo qui u.u
Esattamente. E poi, non hai nulla da commentare
sull'allenamento?
Sì: Jude e Caleb sono sadici bastardi, ma li amiamo lo stesso x"
Tu li ami lo stesso XD Comunque che dire, se il capitolo vi è
piaciuto lasciate una recensione
^-^
Sì, fareste felici due psicopatiche ❤
Già già ^-^
Allora al prossimo capitolo intrinseco di follia!
Bye^-^
Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 10 settembre
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 4: Venerdì (prima parte) ***
4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 4: Venerdì (prima parte)
Le
ragazze furono le prime a svegliarsi, alzando così il sipario
sul delirio del nuovo giorno. Chiediamoci perché si alzarono
alle 7 in punto del mattino, intanto.
Nelly infatti sgranò gli occhi quando si rese conto di non aver
assolutamente sonno a quell’improponibile orario mattutino.
Un’ipotesi forse non totalmente campata in aria potrebbe essere
questa: donna, cos’altro ti aspetti se vai a dormire alle 18 il
giorno prima?!
E così le altre ragazze che, naturalmente, avevano scordato
l’effetto collaterale che partecipare agli allenamenti sfiancanti
“made in Jude e Caleb” aveva procurato loro.
Così, si riunirono in cucina, sbranando praticamente qualsiasi
cosa capitasse loro a tiro: dopotutto, la sera prima non avevano
mangiato.
Quando si furono sfamate (fu una fortuna che non avessero
l’appetito di Mark), visto che non avevano assolutamente nulla da
fare, decisero di preparare la colazione per le belve affamate, che,
presto o tardi, si sarebbero svegliate.
Senza far esplodere nulla, quindi con grande maestria, per gli standard
di quella casa, prepararono tutto e lasciarono sul tavolo un simpatico
bigliettino con scritto “Siamo uscite a fare la spesa. Voi
scaldate tutto al microonde.”
Nella speranza che a quel modo le cose sarebbero state semplici perfino per loro.
E invece si sbagliavano.
All’alba delle 9 di mattina, tutti i cari giovincelli erano in
piedi, e scesero per far colazione, ignorando Eugene che si lamentava
perché Adé si era bellamente seduto sui suoi occhiali.
Giunti nel luogo della perdizione chiamato dai civili “sala da
pranzo”, non trovarono nulla. E Mark iniziò a delirare.
Perché non aveva visto le ragazze e perché non
c’era del cibo in vista.
Fortuna volle che Nord, per una volta uscito dal suo limbo di
asocialità galoppante (?), avesse sporto il naso in cucina, e
che quindi avesse individuato la colazione così gentilmente
approntata dalle ragazze.
La mandria si spostò dunque in cucina, e Hurley si
appropriò del biglietto. Lo lesse ad alta voce, e il povero
microonde venne condannato. Ma prima di narrare di come la povera
creatura rischiò di fondersi, è importante sottolineare
la piccola osservazione di Scott: -C’è scritto qualcosa
anche dietro il biglietto... leggilo!-
Hurley se lo rigirò fra le dita, e vide che la grafia era molto diversa: “Qualcuno di questi piatti è stato preparato da Nelly, scusate ^^”
Con tanto di faccina inclusa, ovviamente.
I ragazzi si guardarono: chi si sarebbe dovuto ingoiare il cibo molto probabilmente tossico?
Non ne avevano idea, e decisero unanimemente di rimandare il problema a più felici momenti (ma cos-?).
Dunque Hurley si autonominò “gran mastro del
microonde”, e così cominciò a schiacciare cose a
caso pur di accenderlo. Fortuna che Gabi e Sol riuscirono a
strapparglielo dalle mani subito dopo che dell’inquietante odore
di roba a caso fusa stava iniziando a donare alla stanza un piacevole
sentore di elevato grado di tossicità (?).
Grazie all’intervento dei due paladini della
giustizia/salvatori del mondo, riuscirono ad evitare che il loro unico
salvatore della colazione implodesse.
Così riuscirono a salvare la vita dei loro poveri stomaci
affamati, e iniziò la simpatica roulette russa chiamata “A
chi capiteranno i piatti made in Nelly?!”.
Erano tutti seduti a tavola, e fissavano il loro piatto con aria
sospettosa. Proprio uno di quegli sguardi assassini che sembrano voler
spingere un povero piatto a confessare un crimine che non ha commesso
(?).
-Ehm... ok. Chi comincia?- chiese Mark con un sorriso insolitamente tirato.
-Io no di certo!- disse Nathan. Essendo il suo migliore amico aveva
infatti già avuto il piacere di gustare i manicaretti della
signora Evans.
-Facciamo così...- risolse la situazione Shawn, con estrema
diplomazia –Comincia Mark perché è già
abituato, e poi gli altri in senso orario, ok?-
Qualcuno annuì, trovandola una via d’uscita accettabile,
mentre le prime vittime di questo piano malefico tentavano di
sciogliere l’albino con sguardi infuocati.
-Sì, certo, fai tanto il santarellino, ma tu sei esattamente a
destra del carissimo Mark, come la mettiamo?- fece notare Kevin con la
sua solita innata cortesia.
Shawn, d’altro canto, come se lo avesse notato in quel momento,
sorrise candidamente all’amico: -Davvero? Non me n’ero
accorto...
-E noi ci crediamo... e probabilmente non menti, eh, ma noi siamo
malpensanti, quindi il giro sarà antiorario...- decretò
Jude con un ghigno che non ammetteva alcuna replica.
Shawn, se solo avesse potuto, sarebbe sbiancato, ma purtroppo non
poteva, quindi si limitò a spalancare gli occhi e balbettare
qualcosa che non raggiunse mai i timpani di nessuno.
-Bene, iniziamo!- disse Caleb, allegro grazie alla soluzione trovata dal suo circa amico.
Mark, con l’ansia che traspariva dai movimenti un po’
rigidi, prese il primo boccone. Intorno vi era silenzio, come se
stessero estraendo i biglietti della lotteria. (O i tributi degli
Hunger Games, fate voi).
Ma, sorprendentemente, grazie all’intercessione di... oh, beh,
diciamo Apollo per una volta, il palato del primo candidato ne
uscì indenne.
-Sììììì!- esultò quasi saltando sulla sedia.
Nessuno fu partecipe della sua gioia. Se lui era salvo le probabilità di trovare il piatto avvelenato aumentavano.
-Bene, ora tocca a Shawn!- disse Scott, un altro decisamente felice di essere fra gli ultimi.
-Dai, assaggia!- infierì qualcun altro.
-Va bene, va bene... che fretta...- deglutì e, facendosi forza, mise in bocca quel boccone (forse) amaro.
Tutti gli occhi erano fissi sulla sua espressione, cercando tracce di
disgusto, ma... il musino soddisfatto dell’albino frantumò
le loro ciniche speranze, perché evidentemente anche stavolta
qualche divinità celeste aveva prestato il suo amorevole viso al
ragazzo.
E, parlando di divinità, la vittima seguente fu Byron. Prese la
sua porzione di roulette russa e quasi si poté vedere Hera
fregarsi le mani e vendicarsi di tutte le imprecazioni subite.
-Cazzo!- sbottò la presunta divinità dell’amore, in
uno scoppio d’ira decisamente poco consono al suo femmineo
aspetto e alla sua reputazione, tanto da traumatizzare per sempre il
povero Bay, che non si aspettava un’uscita del genere da parte
del suo mentore.
Tutti scoppiarono a ridere, e se ci fossero ancora stati gli alcolici sarebbero cominciati dei brindisi.
-Mark! Ma fra tutte le dannatissime donne del pianeta... proprio quella dovevi andare a prendere?!-
E fortuna (leggi: Hera) volle che proprio in quel momento le ragazze fecero la loro gloriosa comparsa sulla porta della cucina.
Per un attimo fu silenzio. Poi Nelly guardò Byron. Il biondo si
alzò lentamente dalla sedia, intimidito dagli occhi demoniaci
che la ragazza aveva sfoderato.
Fece qualche passo indietro, ma le ragazze occupavano l’unica porta disponibile.
-Ehm... io posso sp...-
-Tu! Razza di maleducato cafone idiota!- si avvicinò a passo di carica, con evidenti fini omicidi.
Per Byron ci volle un istante a valutare la situazione. Cucina. Piano
terra. Finestra. Finestra grazie a Poseidone aperta. Si fiondò
nel giardino in un batter di ciglia, mentre Nelly lo seguiva al volo e
iniziava a corrergli dietro. Ringraziando il cielo, non aveva una
padella.
Intanto gli altri, non avendo Nelly fra i piedi, poterono continuare la
loro mietitura (Un like per Hunger games?). I poveri sfortunati furono:
Lucian, Aitor e Jordan, che dovette fiondarsi a un rubinetto per
evitare di vomitare. Sì, il povero piccolo pistacchietto ha lo
stomaco debole.
Il fiero pasto (?) proseguì senza troppi ulteriori problemi, e
le ragazze si sedettero poco distanti guardandoli abbuffarsi come
allegre iene affamate.
-Allooooooora…- cominciò Celia –Camminando qui in
zona abbiamo visto un locale che sembra carino e vorremmo andarci tutti
insieme stasera…-
Jude, da bravo fratello maggiore, annusò il pericolo: -Che genere di locale?-
Colta in fallo, la ragazza sorrise: -Un karaoke…-
E tre, due, uno…
-NO!- rispose l’intera combriccola (tranne Riccardo) in un simpatico coretto.
-Perché no?!- cominciò a sclerare Jade –Non c’è nulla di male nel cantare un po’!-
-E invece è un male, mia cara… ho sentito Mark cantare
solo quando era ubriaco al suo addio al celibato, e non voglio ripetere
l’esperienza!- rise Nathan.
-Avevi promesso di non dirlo a nessuno!!!- si lamentò il povero Evans.
-Ehm…- la belva-Jade era un po’ a corto di argomenti, ma
non depose l’ascia di guerra: -Non sarete tutti stonati! E poi
vogliamo divertirci, ecco!-
-Cosa sarà mai per una sera...!- supplicò (inascoltata, beninteso) Sky.
-Non fate i bambini, avete… ehm… metà di voi
hanno una certa età!- disse Silvia incrociando le braccia.
Rosie, innocente e triste all’idea di non poter uscire (e sentire
Riccardo cantare), piantò su quest’ultimo un paio di
occhioni teneri.
Il povero pianista, imbarazzato da quello sguardo, trovò il
coraggio di osservare: -Beh… non trovo sia una proposta
così malvagia…-
Ryoma si alzò in piedi e gli puntò contro un indice
accusatore: -Zitto tu! Che sai cantare, suonare il piano e… che
qualcos’altro! Non lo so! E hai il villone!- poi a bassa voce,
senza più accusarlo di omicidio (?)- E sai urlare come una
checca…- Si ringrazia Massimo di Benedetto* per la cortese apparizione u.u
Peccato che si fosse sentito benissimo e mezzo mondo rise alle spalle del povero pianista.
Per chiudere il presunto discorso serio ci volle una voce estremamente autorevole, ma anche no.
-Comunque non andremo al karaoke, punto. La decisione è
irreversibile e l’udienza è tolta!- decretò Hurley.
Facepalm generale, ma se non altro i maschietti erano piuttosto felici
della decisione del caro giudice improvvisato. Le ragazze, in evidente
minoranza numerica e con la tremenda minaccia del lasciare in bianco
Evans già decisamente bruciata, dovettero ritirarsi con
aria depressa e andarono a sistemare un po’ il caos lasciato in
cucina dai ragazzi, sebbene avessero solo dovuto usare un microonde.
Prima di andarsene, però, Celia scoccò al fratello uno
sguardo che conoscevano bene entrambi: “ce l’ho con te a
morte e alla fine la spunterò io”.
“Oh, ma fantastico” pensò il regista “Devo
pure fare i conti con i suoi capricci… non è più
una bambina, le passerà.”
O almeno, così credeva.
Però, almeno per il momento, la questione karaoke venne
accantonata come un calzino sporco di cui non si ha voglia di badare. E
fu così che toccò al piccolo Dark porre una domanda
abbastanza legittima, o almeno così credeva:-E adesso che
facciamo?-
-Semplice! Andiamo ad allenarci!- comunicò entusiasta Arion.
Anche se nessuno effettivamente aveva parlato di un altro allenamento.
Dettaglio che non sfuggì facilmente.
-Ma chi l’ha deciso?- chiese giustamente Michael, stizzito dal sol saper che il numero 8 respirare la sua stessa aria.
-Io? Perché? Qualcuno in contrario?-
Il folle sguardo omicida che ogni calciatore gli rivolse non è
sufficiente a descrivere la scena, già abbastanza pesante, che
si era formata, degna di un’ambientazione tipica degli Hunger
Games. Oggi ci pagano questi, che ci volete fare?
Beh, poco importano i quaranta gradi centigradi all’ombra e
un sole che manco nel deserto del Sahara, JP volle provare ad aiutare
l’amico:-Si, dai! Alleniamoci! Così potremmo creare nuove
tecniche micidiali!-
Jeanne-Pierre non doveva dire quello che aveva appena detto.
Non sapeva che aveva appena firmato la sua condanna a morte certa. Altro che nome sul Death Note abbiamo cambiato, visto come siamo brave?^^ questo era anche un metodo più letale.
Infatti a Mark, il solito Mark, brillarono gli occhi, segno che
un’idea gli venne in mente. Ed è qui che inizia il
supplizio eterno.
Schioccò le dita ed esclamò contento:-Ma si! Mi è venuta un’idea!-
Ecco, appunto.
-Perché non creiamo tecniche micidiali combinate? -
I presenti, comprese le ragazze che di calcio ne capivano meno di una
gomma da masticare al sole (?), sospirarono e si spalmarono cinque dita
sulla faccia.
-Mark, non pensi che ci voglia più di una giornata per creare
delle tecniche, combinate poi?- gli fece notare educatamente Axel,
mettendogli una mano sulla spalla con un sorriso non molto angelico.
-Su, non dire così, Axel! I ragazzi sono bravi, e noi possiamo
riuscirci!- sorrise a 33 (?) denti come suo solito, esaltato e
speranzoso, anzi, pressoché certo, che la sua idea venisse
accolta.
-No, Mark.- decretò lapidario Jude –Per quanto il tuo
ottimismo sia positivo, non possiamo farlo in un giorno solo, e io non
ho intenzione di passare tutta la maledetta settimana a rincorrere un
pallone solo perché tu hai una nuova idea-.
-Ma… ma io…- il suo misero tentativo di convincimento
venne interrotto bruscamente, ma non troppo, da un tuono che fece
vibrare addirittura i vetri delle finestre e far sbattere qualche porta.
-Ok, come non detto!- disse Aitor, molto sollevato di aver scampato momentaneamente un allenamento suicida.
-Noooo!- si lamentò Arion –Ma perchééééé?!-
-Ascolta, non si può discutere pure con il tempo…-
sospirò Nord un pochino esausto del comportamento alquanto
infantile del capitano della Raimon. E pure del loro allenatore,
già che ci siamo.
Bisogna in effetti ricordare che il poveretto, abituato alla calma e
alla tranquillità dell’Alpine, non era psicologicamente
preparato ad affrontare la manica di schizofrenici cui si era ritrovato
davanti.
Ma a parte questo, che a nessuno importa veramente, il cielo
continuò imperterrito a brontolare, manco fosse Byron quando si
asciuga i capelli con un ventilatore (?).
-Ehy, visto che fuori piove, perché non giochiamo a quel
gioco…a bestia, tutti insieme!- propose il pescivendolo,
cioè Adé.
-Primo punto: se non te ne fossi accorto, abbiamo finito gli alcolici- comunicò stizzito Caleb.
-Strano, credevo ne avessi portati per tutta la vacanza…- disse
sarcastico David. Di rimando, il punk gli affibbiò uno sguardo
omicida degno di un cecchino.
-Secondo: grazie all’abilità di giocare di qualcuno-
e con questo Kevin guardò i pinguinari (?) della Royal
Accademy- non abbiamo più soldi da perdere!-
-O vincere- girò il coltello nella piaga Jude.
-E ma allora cosa facciamo?- saltellò in giro JP, come se fosse una rana da giardino.
-Spacciamo- sentenziò il solito e vecchio Caleb, sedendosi comodamente, anzi, spantegandosi sul divano.
-Ma anche no… ma perché, hai qualcosa da spacciare?- chiese stranamente curioso Nathan.
L’amorevole chiacchierata illegale, però, venne interrotta
da qualcuno che sbatté la porta di ingresso. Ed ecco
apparire alla porta un Byron, bagnato come un pulcino finito in
lavatrice con il fiatone e appoggiato alla porta.
-Marksalvamidatuamoglietipregosonotroppogiovaneebellopermorire!!!-
disse in un unico, e ansante, fiato la povera divinità caduta
violentemente in mezzo a un acquazzone e inseguita da una Nelly molto
inferocita.
Ripreso un attimo di respiro, si fiondò su per le scale, lasciando dietro di sé una scia di gocce.
In quel momento rientrò la suddetta ragazza, completamente
asciutta, con una borsa nella sinistra e un ombrello fradicio nella
destra.
Ignorando la cosa piuttosto strana, Mark le disse: -Cara, non ti sei stancata di inseguire Byron...?-
Nelly alzò lo sguardo un po’ sorpresa: -Ah, lui? Ma chi lo
segue più, mi sono fermata… eh… qualcosa come
mezz’ora fa!-
Momento di gelo totale in cui ci si chiede il perché delle cose.
-Ah.-
Mark aiutò la moglie a sistemare le cose che aveva comprato
(ombrello nuovo compreso), e Jordan salì le scale per comunicare
a Byron le tragiche notizie appena apprese.
Byron si imprecò da solo, scendendo al piano di sotto, dove un
gruppo di ragazzini stava vedendo la televisione, in un atteggiamento
antisociale che rovina la comunità. Ma poco importa.
Solo che, appena messo piede sul pavimento della sala, gli
arrivò una padellata ombrellata dritta sulla testa, anche
abbastanza violenta.
-Ahia! Ma avevi smesso di inseguirmi!- protestò Byron.
Ovviamente l’artefice del tentato omicidio era Nelly. Questa se
ne andò fiera, senza dare una spiegazione logica. E questo suo
comportamento si può spiegare solo un modo.
-Se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna- dedusse brillantemente Jordan.
Xavier lo guardò con disappunto piuttosto evidente e scosse la testa.
Intanto, di fuori il temporale infuriò per un paio d’ore,
e un quel lasso di tempo, nella casa (del grande fratello) accaddero
cose assolutamente NON degne di nota.
Alcuni dei più grandi cedettero alle pressanti richieste di
Adé, e si lasciarono coinvolgere in una tragica partita a
bestia. Particolarmente triste, visto che, non potendo giocare a soldi,
non riuscirono a godersi appieno le schiaccianti vittorie contro il
povero pescatore e il suo sfortunato compare Eugene.
Nel resto delle stanze ci furono chiacchiere inutili, capelli biondi e
fluenti che non si asciugavano, litigi per il telecomando e nuove
appassionanti scoperte.
Chi si sarebbe aspettato che Michael fosse un fan delle soap opera?!
Questo naturalmente creò un delirio che si risolse solo con la depressione del povero fanboy e con le risate di tutti.
Dettagli insignificanti, che però si conclusero grazie alla provvidenziale fine del temporale.
-Ha finito di piovere!- gridò Arion per la casa, saltellando per il dovunque.
-Andiamo fuori ad allenarci!- gli andò dietro il nano da giardino per nulla cresciuto. Non Scott, l’altro.
Ma si sa che quando i temporali finiscono c’è sempre
qualcos’altro da fare (?), e questo momento non è escluso.
Infatti dalla cucina si sentì un urlo proveniente da una delle
ragazze. Ma non distinguibile perché ad un livello quasi troppo
alto da concepire per i neuroni.
-A TAVOLA!!!-
Non che ad Arion e JP dispiacesse andare a mangiare qualcosa di buono,
però furono gli ultimi a prendere posto e anche gli ultimi ad
avere da mangiare.
Ma, dispute per i piatti a parte, e conseguente ira di Nelly (sempre a
parte), il pranzo si svolse in un’ora circa. Perché poi,
prima che le ragazze estraessero i malcapitati che dovevano lavare i
piatti, i calciatori grandi e piccini (?) uscirono più o meno di
corsa dalla casa, fiondandosi al campo da calcio a giocare, come un
branco di bisonti in fuga da una padella (?)oggi i punti di domanda invaderanno la Terra!!!.
Vi era solo un piccolo dettaglio non indifferente: con la pioggia
e tutto il resto, il manto erboso curato adeguatamente da una squadra
di dieci giardinieri e due parrucchieri, era diventato un campo
inconsulto di fango ed erbacce non esattamente simpatiche.
-E adesso?- domandò Eugene, che non ci teneva particolarmente a
ricoprirsi di fango da capo a piedi per paura della moglie
dell’allenatore Evans.
-Che volete che sia un po’ di fango!- ecco, appunto. Il marito
della suddetta moglie cominciò a correre per il campo ricoprendo
la palla con quintali di terra bagnata.
Arion e JP, ovviamente, si unirono subito all’allenamento del
portiere e anche gli altri dovettero seguirlo, facendo strani rumore
ogni qual volta i loro piedi affondavano, letteralmente, nel campo.
In meno di una decina di minuti qualcuno era già caduto di
faccia ricoprendosi interamente di fango e non diventando più
riconoscibile neanche dalla CIA, cioè Scott.
Gli altri invece, con scivolate, parate e qualche dribbling mal riuscito ci stavano lavorando.
E per la fine della giornata, non combinarono assolutamente nulla di utile all’umanità.
Cosa volete che abbiano fatto se non dare calci e testate ad un pallone?!
Comunque sia, le ragazze, già arcistufe marcie di calcio e la
sua depressione (?), erano rimaste a casa. Nha, non in spiaggia come vi
sareste aspettati. Anche perché non faceva esattamente caldo.
[...]
CONTINUA...
Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 24 settembre
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 4: Venerdì (seconda parte) ***
4. Mercoledì 1° Parte
ATTENZIONE:
QUESTO CAPITOLO PUO' CAUSARE EPISTASSI ACUTA. SI RACCOMANDA DI TENERSI
ACCANTO DEI FAZZOLETTI DI CARTA. NON ADATTO AI DEBOLI DI CUORE.
GRAZIE PER L'ATTENZIONE, BUONA LETTURA
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 4: Venerdì (seconda parte)
In
meno di una decina di minuti qualcuno era già caduto di faccia
ricoprendosi interamente di fango e non diventando più
riconoscibile neanche dalla CIA, cioè Scott.
Gli altri invece, con scivolate, parate e qualche dribbling mal riuscito ci stavano lavorando.
E per la fine della giornata, non combinarono assolutamente nulla di utile all’umanità.
Cosa volete che abbiano fatto se non dare calci e testate ad un pallone?!
Comunque sia, le ragazze, già
arcistufe marcie di calcio e la sua depressione (?), erano rimaste a
casa. Nha, non in spiaggia come vi sareste aspettati. Anche
perché non faceva esattamente caldo
Stavano leggendo e chiacchierando tranquillamente. Soprattutto due ragazze abbastanza pericolose.
Fermi, non stiamo parlando di Nelly e Byron, anche perché
quest’ultimo(a?) era al campetto ad infangarsi. E anche bene in
effetti.
Dicevamo… ah si, delle ragazze pericolose!
Ebbene, Celia aveva finalmente elaborato il perfido piano già
preannunciato quella mattina con lo sguardo omicida scoccato al
fratello.
La sua idea era però complessa, e non poteva portarla a termine
da sola. Le servivano le abilità fotografiche da fangirl della
manager dell’attuale Raimon: Rosie Red!
Celia l’aveva trascinata in camera sua, così che potessero
pianificare al riparo da orecchie indiscrete. Che poi le orecchie
indiscrete si stessero allenando nel fango e che non avrebbero sentito
nemmeno se avessero parlato in soggiorno è un dettaglio.
-Perché mi ha trascinata in camera sua signorina Celia?- chiese
timidamente Rosie, mentre l’altra ragazza chiudeva a chiave la
porta.
-Mi serve il tuo aiuto! Ho bisogno della tua abilità di fotografa!- rivelò la più grande, almeno in teoria.
-Perché?- domandò.
Celia si avvicinò con aria complice al suo orecchio e le
sussurrò qualcosa, per evitare che qualcuno potesse sentire.
Anche se ormai erano barricate in una stanza, quasi peggio che in un
bunker in Alaska.
Rosie avvampò, diventando completamente rossa. E balbettando
espresse il suo disappunto:-M-ma…. N-non
p-posso…s-sono…e-ecco…-
-Lo so!- le mise le mani sulle spalle per incoraggiarla-Ma devi essere forte! Just, do it!!!-
-Ma…- tentò timida di sviare il discorso: -Perché in inglese?-
-Non lo so, mi è venuto così. – poi
sogghignò -Allora, mi aiuterai? Dopotutto è per il
karaoke… e per Riccardo…-
-L-lo s-so… p-però…- non era ancora del tutto convinta. E allora Celia sfoderò l’arma segreta che non vi diciamo perché siamo cattive!.
E così la convinse.
Il momento per attuare il loro losco progetto non era però
ancora giunto, così torniamo alle nostre cotolette impanate nel
cioccolato fango.
Infatti quei poveracci, imbrigliati dal delirio calcistico
Markarioniano (?) stavano ancora allenandosi. Non che la faccenda non
producesse risultati, per carità, infatti i più piccoli
stavano imparando a suon di cazziatoni decisamente meno gentili della
solita bontà dell’allenatore Evans.
Passato pressoché l’intero pomeriggio
dall’inizio del delirio di fango e pallonate nei denti, e
così decisero all’unanimità di andare a farsi delle
meritate docce.
Byron mugugnava qualcosa a proposito del fango nei capelli che non
sarebbe “mai più venuto via”, e cose del genere, ma
a NESSUNO importa.
Comunque, si spogliarono e si fiondarono sotto l’acqua calda, molto apprezzabile.
Può sembrare strano che in estate e dopo ore di allenamento
volessero del caldo, ma l’aria quel pomeriggio era
incredibilmente fredda, e il fango non la cosa più rovente del
mondo, quindi tutti sbranarono il rubinetto dell’acqua calda,
riempiendo così la stanza di tiepide volute di vapore.
Purtroppo le docce non bastavano per tutti, così 14 di loro
dovettero rimanere ad aspettare allegramente, ignudi in mezzo alle due
file.
Caleb, uno dei poveretti destinati ad attendere, commentò
acidamente come suo solito, guardando i più piccoli: -Beh, devo
proprio dirlo. Se non vi avessi visto sotto la doccia non avrei mai
creduto che foste tutti maschi…-
Gabi lo guardò malissimo e Byron li difese: -Ma poveretti! Non è vero, dai…!-
Caleb si voltò verso di lui: -E tu non sei da meno!-
E gli arrivò in faccia una spugna intrisa d’acqua e uno shampoo sulla nuca (gentile concessione di Gabriel).
Mentre in quella specie di sauna si consumava il delirio e oggetti
volanti non identificati si abbattevano sui crani della gente, due
intruse aprirono lentamente le porte degli spogliatoi.
Celia diede uno sguardo all’interno per vedere se potevano iniziare la loro operazione segreta.
Le panche erano completamente deserte, con l’aggiunta che si sentivano le voci dei calciatori ovviamente in doccia.
-Via libera…- sussurrò Celia alla sua compare, vestita
con una tenuta da ladro prestatele da Omino Bianco perché bianca.
Le due entrarono negli spogliatoi con passo felpato e le loro macchine
fotografiche in mano. Ne avevano due a testa, nel caso una si fosse
scaricata.
Rosie camminava dietro Celia, la quale faceva strada. Ma il suo
colorito rosso era abbastanza evidente e rischiava di far saltare
l’operazione.
Appena la più grande si affacciò, per poco non diede la
sua posizione con un segnale di epistassi acuta: una trentina di
ragazzi, completamente nudi, sotto l’acqua e immersi nel vapore
che pareva nuvole. Insomma, se fosse stato anche il più
terribile degli Inferni, sarebbe stata felice.
Ma la visione pressoché celestiale fu interrotta da uno shampoo
sciampo (?) non identificato forse al gusto di vaniglia che finì
dall’altra parte della stanza, più precisamente in testa a
Kevin.
-Scooooott! Vaffanculo!- disse la specie di tubero, rimandando
l’oggetto al mittente. Ma sbagliò mira e finì
addosso a Nathan, che però non era vendicativo e si tenne lo
shampoo NON suo.
E terminò così la mirabolante avventura aerea dello shampoo alla vaniglia.
Celia scosse la testa, nascondendosi bene dietro una parete e
cominciando a fotografare e immortalare nella macchina fotografica i
corpi scoperti di tutti i calciatori più grandi.
Mentre Rosie faceva lo stesso, dalla parte opposta, concentrandosi su
quelli dei suoi compagni piccoli. Nell’imbarazzo più
totale e le gote arrossate. Mancava solo la bava alla bocca e si poteva
definire una fangirl in pieno fangirlamento.
E ora invito tutti voi lettori a donare il vostro Ottopermille alla
causa delle povere macchinette giornalmente sfruttate e molestate per
scattare foto decisamente illegali, ma decisamente interessanti a
poveri calciatori ignari.
A proposito di gente ignara (?), Michael, che aspettava che Byron
finisse di farsi una benedetta doccia, cominciava a spazientirsi, e non
poco. Ci stava mettendo i secoli ed era solo all’inizio.
-Senti Byron… vuoi uscire in fretta da questa cazzo di doccia?!-
gli sbraitò contro, senza più un briciolo di pazienza.
-Se mi togli tu il fango dai capelli, volentieri…- ribatté la povera divinità offesa.
-Tagliare i capelli, no?- incrociando le braccia al petto e sbuffando.
-Ma io li ho tagliati, fra dieci anni però!-
Michael borbottò infastidito qualcosa sulla situazione poco
credibile, e David commentò: -Incredibile, ma la grammatica di
questa frase ha effettivamente senso.-
Impietositi dal povero Michael, Riccardo disse: -Gabi, posso fare la
doccia con te? Almeno quel poveretto potrà lavarsi…-
Essendo amici da moltissimi anni, Gabriel acconsentì, e Riccardo si spostò accanto a lui.
Michael li guardò per un paio di secondi, poi sbottò:
-No, vi prego, è la cosa più gay che io abbia mai visto,
aspetterò!
-Non mentire, vedi le soap opera!- intervenne la voce della verità Adé.
-…-
Questa faccenda, e il conseguente rossore inarrestabile di Gabi e
Riccardo, divertì parecchio Caleb, e poco ci mancò che
iniziasse a rotolare per le risate che si fece.
Per fortuna arrivò Jude a risolvere la situazione.
-Michael, puoi usare la mia doccia, ho finito…- disse, spegnendo
l’acqua e mettendosi l’accappatoio sulle spalle.
Il ragazzino ringraziò lui e il suo cervello, non bacato, ma
qualcuno fece notare abbastanza stizzito:-Ma non vale, tu hai i dread!-
Jude rivolse a Ryoma uno sguardo omicida alla “La pallonata per
avermi preso in giro, non ti è bastata?”. Poi si
avviò verso le borse, lasciando indietro Ryoma abbastanza
spaventato.
Celia, notando che suo fratello aveva già finito, fece segno a Rosie che era l’ora di tagliare la corda. E così si dileguarono alla James Bond.
No, non facendo avvenire un’esplosione ma bensì mimetizzandosi tra il vapore.
Jude andò al suo borsone con dentro i vestiti, avendo
l’accappatoio aperto sul davanti e una miriade di gocce
d’acqua che gli accarezzavano ogni singola parte del corpo, dalle
morbide guance fino alle parti solitamente celate sotto l’intimo
ma che ora erano senza nessun pezzo di stoffa che le copriva; i dread
sciolti e gli occhi rossi completavano quella figura, che i due
paparazzi non si fecero sfuggire e da dietro la porta lo fotografarono.
Peccato che il flash si fosse messo da solo e che quindi Jude notò la presenza delle due, diventando completamente rosso.
Le ragazze scapparono, e Jude, chiudendosi l’accappatoio davanti, provò a rincorrerle per prendere quelle dannatissime macchine fotografiche.
-Giuro che vi uccido!- gridò fuori dalla porta degli spogliatoi.
Poi tornò all’interno per dare la traumatizzante notizia ai suoi compagni.
-Che avevi da gridare?- gli domandò Xavier, mentre usciva anche lui dalla doccia.
Jude sospirò, abbastanza in imbarazzo e spiego:- Celia e Rosie erano qui-
Un silenzio tombale cadde nella stanza. Alcuni divennero già rossi. Ma l’imbarazzo doveva ancora arrivare.
-E avevano delle macchine fotografiche- aggiunse. Non occorreva
spiegare oltre. All’istante avvamparono, e qualcuno riuscì
persino a contare 50 sfumature di rosso non il libro! Forse...
Finirono di fare la doccia in fretta e furia, per timore che ci
fossero altre ragazze nascoste con altre macchine fotografiche ad
infierire ancora, manco fossero dei ninja camperati(?) in cespugli. Ma,
purtroppo per loro noi, erano solo loro due che si davano alla fotografia estrema.
Molto estrema.
Intanto le ragazze erano arrivate a casa, evitando di far cadere le preziose macchine fotografiche contenenti la loro vendetta.
Celia aprì la porta di ingresso e fece entrare velocemente
Rosie. Dopo di che, entrò anche lei , chiudendo la porta a
chiave, manco fosse inseguita da un interno esercito di zebre(?). O
zombie, fate voi.
Le altre ragazze erano lì nel soggiorno e le videro entrare
velocemente. Non si erano neanche accorte che erano sparite ed erano
uscite di casa.
-Dove siete andate? – chiese curiosa Jade.
Rosie non poteva ancora parlare, sia per il fiatone della corsa sia per
l’imbarazzo. Celia invece prese una sua macchina fotografica che
aveva al collo e in un paio di minuti, senza rispondere minimamente a
Jade, collegò l’apparecchio alla televisione, in modo da
far vedere cosa avevano combinato.
-Abbiamo fatto una gita nelle docce degli spogliatoi…-cominciò, mentre prese il telecomando.
Le altre rimasero abbastanza basite. Che cosa gli era saltato in mente?!
-Voi avete fatto cosa?- provò a chiedere Silvia, anche se temeva la risposta della sua amica.
-Avete capito bene, e inoltre abbiamo recuperato un certo tipo di
materiale…- continuò con un sorriso malizioso, prendendo
finalmente possesso del telecomando e cominciando a far vedere le foto
che aveva scattato lei personalmente.
La prima immagine comparve e le ragazze si pararono subito gli occhi
dall’imbarazzo, manco stessero vedendo per la prima volta una
scena abbastanza esplicita di porno. Beh, forse alcune di loro
l’avevano già vista. Ma dettagli.
Anche Rosie dovette combattere contro l’imbarazzo. Anche se aveva
già goduto ampiamente di quella splendida visione dal vivo.
E pian piano che le diverse immagini che avevano immortalato nella
macchina scorrevano sullo schermo, l’imbarazzo che minacciava
sulle loro gote arrossate, diminuiva a ogni nudo che si parava loro
davanti.
Così, prima dell’arrivo dei ragazzi, riuscirono a
scegliere e stampare le migliori trenta foto che avevano scattato.
Si, anche stampare. Celia si era attrezzata di ogni forma di tecnologia
necessaria. E poi, in quale negozio vi stamperebbero quel tipo di
immagini?
Forse un sexy shop, ma sono dettagli anche questi.
Dopo circa un’ora dalla fuga delle ragazze fotografe, i
calciatori tornarono in casa, sperando che quelle foto non fossero
state viste da altri comuni o non mortali.
Ma appena entrarono non videro le ragazze.
-Oddio, dove saranno andate?- sospirò amareggiato Nathan, temendo nelle follie da fangirl.
-Cerchiamole, dobbiamo cancellare quelle foto!- esclamò Mark, in un azione di convincimento generale.
Il momento tanto epico quanto assurdo, però, venne interrotto da Nelly e le altre ragazze che scendevano le scale.
-Cercavate queste?- li prese in giro Jade, con in mano una decina di
foto stampate e rinforzate da uno strato di plastica in modo che non
potessero essere strappate.
I ragazzi trasalirono. Axel si fece avanti e disse a nome di tutti i
suoi compagni:-Ridateci quelle foto, o vi denunceremo per molestie-
Un’arma molto potente, non c’è che dire.
Peccato che le ragazze lo avevano previsto. E anche molto in anticipo.
-Bene, chiama pure allora, Grande Imperatore, se vuoi che questa foto
finisca sul giornale di Tokyo di domani…- comunicò Nelly,
mostrandogli una foto che teneva in mano.
L’immagine mostrava Axel di spalle, completamente nudo e con
l’acqua che gli arrivava addosso, bagnando completamente i suoi
capelli e corpo, decisamente ben formato e abbastanza muscoloso, per
essere solo un ragazzino (in quel momento, sia chiaro).
Il ragazzo avvampò e si zittì immediatamente.
Caleb allora intervenne, sbraitando insulti come se non ci fosse un
domani:-Distruggete immediatamente quelle cazzo di foto, razza di
puttane in piena crisi ormonale!-
Una frase di tredici parole e solo due parolacce. Però, Caleb stava migliorando.
-Per favore, non fate nulla di folle…- provò a supplicarle Eugene, con scarsi, anzi nulli, risultati.
Celia, che teneva in mano le altre dieci sorrise astuta. E Jude capì la mossa della ragazza.
-Allora, cosa volete in cambio della non-pubblicazione di quelle foto?- domandò il fratello della fotografa.
Mentre Jade faceva vedere ampiamente alcune foto che aveva in mano.
Qualcuna era dei più grandi e altri dei calciatori più piccoli, ma tutte scattate in momenti non molto consoni.
Tipo una foto di Jordan, sotto la doccia e con i capelli sciolti, che
chiudeva gli occhi per l’acqua o troppo fredda o troppo calda,
facendo assumere al suo musino un’espressione adorabile. E,
dettaglio: si vedeva per intero e dal davanti, quindi con le parti
intime in bella mostra.
Oppure un’altra foto di Aitor, nudo, che rubava il bagnoschiuma a
Eugene. In questa foto, in particolar modo, si poteva notare che la
nudità del numero quindici era coperta da una sua gamba,
nell’intento di rubare l’oggetto in questione; e
metà corpo, molto magro direi, di Eugene, intento a lavarsi i
capelli, coperto da nulla.
Un’altra immagine degna di nota è quella dove
compaiono Gabi e Ric nel fatidico momento di scambio delle docce: Gabi
è girato di spalle, con i capelli rosa sciolti completamente
sulle spalle, con alcune gocce d’acqua solitarie, rimaste sulla
schiena del difensore oppure che scivolavano ed andavano verso il
fondoschiena; Ric, invece, con i capelli bagnati e coperto dal corpo
del suo migliore amico, purtroppo. Anche se era ben visibile
un’abbondante porzione di pelle bagnata del calciatore.
Anche Nelly, dopo aver ampiamente messo in imbarazzo il povero (?) Bomber di Fuoco mostrò alcune foto che teneva in mano.
Come per esempio l’ultima foto che le due paparazze avevano scattato: ossia quella di Jude, appena uscito dalla doccia.
Oppure un’altra non ancora rivelata era quella di Shawn dove lo
ritraeva anche lui sotto la doccia. Lo scatto era riuscito a coglierlo
di fronte, offrendo così alla vista l’interno longilineo
fisico dell’albino. Era avvolto dal vapore caldo, che però
non bastava a celare il suo corpo pallido alla vista. I capelli
bagnatigli ricadevano disordinati sulla fronte sulla fronte bianca,
lasciando scivolare le gocce lungo il viso, sulle ciglia lunghe chiuse
a nascondere gli occhi.
Infine, per quanto riguarda il lotto che la ragazza aveva in mano vi
sono due immagini, molto belle e molto esplicite da ricordare un
particolare.
La prima è quella di Victor, dove è voltato di spalle,
con l’acqua che gli cade sulle spalle e gli scivola lungo il
corpo, mentre il suo viso è voltato verso dietro di sé e,
guarda caso, nell’obiettivo della macchina fotografica, con uno
sguardo sexy e superbo.
Invece la seconda è di Xavier mentre parla con Caleb, aspettando
il loro turno per farsi la doccia: sono entrambi appoggiati al muro,
immersi nei vapori che l’acqua calda produce, mentre la loro
pelle diventa lucida per il troppo calore che vi è lì
dentro, rendendo più visibili i muscoli delle braccia, gambe e
pettorali.
Ma non perdiamoci nel Paradiso e torniamo alla domanda che Jude aveva precedentemente posto.
-In cambio vogliamo che voi –dicendo questo Celia indicò tutti i ragazzi- veniate al karaoke con noi e cantiate!-
Il fratello maggiore sospirò, sconfitto. Non vedeva nessuna via
d’uscita da quel ricatto bello e buono. Così, parlò
per tutti quando disse:-Va bene, verremo al karaoke con voi domani sera-
Le ragazze sorrisero fiere di loro ed esultarono anche, come se la loro squadra del cuore avesse segnato il gol della vittoria.
E così, il loro grido di vittoria segnò la fine della giornata (anche dei ragazzi, ma dettagli).
Dopo cena, Silvia prese un paio di forbici e tagliò le foto
facendo respirare di sollievo i ragazzi immortalati su quei pezzi di
carta.
Andarono a letto con il cuore in pace, per una volta.
Ma
non sapevano che una foto era rimasta intatta ed era nelle mani della
stessa imbarazzata Rosie. Sotto le coperte la guardò prima di
addormentarsi, avendola messa come sfondo del telefono: una foto di
Riccardo, completamente nudo sotto l’acqua, con gli occhi color
cioccolato aperti in uno sguardo dolce e un sorriso stampato sulle
labbra, mentre una mano sul fianco risaltava di più la
perfezione di quel ragazzo. Rosie per poco non morì di epistassi.
Ma questa è un’altra storia.
ANGOLO AUTRICI MALATE:
Okay, siete vive dopo questa stronzata meraviglia di capitolo?
Spero di si o altrimenti non abbiamo più lettrici
XD
Perché, ne avevamo? X"
Ehm, forse? XD
Boh, non ne sarei tanto sicura (?) Comunque la faccenda degenera male, e Celia e Rosie sono tutte noi
Ci rappresentano in pieno u.u
E ció dimostra ampiamente quanto stiamo male♡ Comunque speriamo che sta roba vi piaccia~
E mi scuso tantissimo per il ritardo con la pubblicazione g.g
Ma dopotutto la scuola è iniziata e noi siamo nei casini... specialmente Bloody
Vero, ormai vedo solo lettere e numeri e.e Ma sono dettagli che a voi non importano u.u
Spero che i nostri lettori tengano alla tua salute mentale♡
Boh, se ci tengono lasceranno una recensioncina (?) spero ^^
Se spera, dopotutto qua c'è più fanservice che capitolo!
E a noi ci piace così! XD
Ma ci piace proprio molto x"
Già, ma di chi era stata l'idea? Non ricordo la genesi di questo delirio XD
Oddio... forse è partita da una fan art?
Io direi da più fan art che ci sono in giro XD
Può essere x" E poi boh, Rosie e Celia non han protestato
E direi che quello è già un buon punto di partenza u.u
I ragazzi erano un po' meno felici~
Me ne infischio, le autrici siamo noi e gli facciamo fare quello che ci piace u.u
Sai quanto approvo questa filosofia, Muahahah
Lo so bene u.u
Brava♡ Okay, penso sia tutto, no?
Si, lo penso anche io e penso anche che questo angolo autrice stia diventando troppo lungo u.u
Concordo u.u Allora facciamo ciaone~
Ciao ciao a tutti :3
Bye~
Il prossimo capitolo verrà pubblicato l' 8 ottobre
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Capitolo 10 *** Capitolo 5: Sabato (prima parte) ***
Martedì 1°Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 5: Sabato (prima parte)
L’alba del sabato mattina venne.
Il sole splendeva sulla spiaggia dorata, facendo risplendere il mare
come se fosse pieno di minuscoli cristalli dall’aspetto perlato.
I piccoli raggi filtrarono attraverso le tende della residenza estiva
dei nostri calciatori, destandoli dal dolce sonno della precedente
serata.
Non vi furono disordini, né litigi. Tutto era calmo per una volta. Forse per merito della magia chiamata Saba-
Aspettate, non è successo nulla del genere!
Assolutamente no!
Non si destarono all’alba e neanche a mezzogiorno!
Si svegliarono come se nulla fosse all’alba delle due del
pomeriggio, chi prima chi dopo. E senza contare dell’immenso caos
che questo provocò.
Aitor, uno dei primi a balzare fuori dal letto, si diresse nella camera
di Gabi e Riccardo con una trombetta in mano. E vicino
all’orecchio del rosa, la suono, facendolo svegliare di
soprassalto e facendogli battere la testa contro il muro.
Poi ovviamente si diede alla fuga, rincorso da un furioso difensore molto noto.
Anche Scott diede la sua parte, prendendo i fantomatici (?) pantaloni
di Kevin e portandoli nella stanza di Silvia, Cammy e Celia, mentre si
stavano cambiando. Oltre alle urla imbarazzate di queste, non mancarono
di volare cuscini, spazzole e sedie armi pesanti .
Questa volta
però, tra le operazioni made in “Aitor & Scott
s.p.a.”, si mise in mezzo Hurley che, prontamente vestito, decise
di fare surf sulle scale della casa, rischiando di investire più
volte qualche povero cristiano (?) che scendeva a fare colazione pranzo
merenda.
Alla fine però non vi furono vittime.
Quindi, or solo (?), dopo aver mangiato abbondantemente, la ciurmaglia
si diede al cazzeggio, mentre Celia continuava a dire in giro di
prepararsi per andare al karaoke. L’unico dettaglio che a lei
sfuggiva e agli altri (maschi) no, era che il karaoke non avrebbe
aperto prima delle 8 di quella sera.
Per cui non ascoltarono la povera ragazza e continuarono a non fare nulla.
In particolare Riccardo che stava sul divano a vedere un film insieme a
Gabi. Era abbastanza tranquillo e ancora mezzo addormentato quando Jude
gli si avvicinò con una scacchiera in mano e gli occhi cremisi
che emanavano uno sguardo di sfida.
-Riccardo, ti va di giocare? - facendo naturalmente cenno alla
scacchiera. Al piccolo regista quella pareva una trappola, decisamente.
Ma decise comunque di accettare.
Così i due si misero a giocare sul tavolo della cucina, e
nessuno osò metterci piede per paura di essere coinvolto in
quella battaglia logica che a dir qual era è cosa dura esta
selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinnova la paura! Dante, sei tu?O.o
Ma tralasciando sull’atmosfera in quella parte di casa,
successero, come dire, altri casini non molto intelligenti. Per esempio
il lancio di un gavettone in casa da parte di, ovviamente, Aitor sul
viso del povero Gabi. Almeno così doveva essere in teoria, se il
rosa non lo avesse previsto ed evitato abilmente, facendo finire la
bomba d’acqua addosso a Nathan, lavandolo completamente. E per
fortuna dell’artefice, questi non si arrabbio ma commentò
solo con un: -Te la vedrai con Nelly, tanto- per poi andarsene
probabilmente ad asciugarsi.
Non passarono nemmeno venti secondi che la ragazza, appunto, mise piede
in salotto, il luogo del delitto (?), incavolandosi come non mai e
gridando ad una frequenza non udibile quasi agli esseri umani. Aitor
scommise persino di aver sentito un bicchiere rompersi mentre lo
rimproverava, mentre Gabi ridacchiava soddisfatto.
La sua missione però non era ancora conclusa poiché, in
accordo con Scott, aveva ancora molto lavoro da fare per la ditta
“Aitor & Scott s.p.a.”. Quindi ritornò in camera
per organizzarsi.
Nel frattempo Scott portava avanti l’operazione, cercando
qualcuno da tormentare. Per esempio Jordan il quale aveva avuto la
pessima idea di appisolarsi, nonostante si fosse svegliato solo tre ore
prima, sul divano in salotto. Perciò, approfittando del momento
e della propria bassezza, con un paio di forbici si avvicinò ai
capelli del verde. Con le forbici tagliò l’elastico che li
teneva legati in una coda di cavallo e poi, nella più assoluta
segretezza ninja (?) gli ruppe un gavettone in testa pieno di acqua
gelata e zucchero, giusto per rendere lo scherzo ancora più
divertente. In quell’istante Jordan si svegliò di
soprassalto, trovandosi tutti i capelli sciolti e appiccicaticci. Si
voltò intorno per vedere chi fosse stato ma non trovò
nessuno.
E dalla regia, ci dicono che Scott esultò il compimento della
sua operazione con la sua solita risata, prima di sparire anche lui
come Aitor.
Mentre quella povera casa si trasformava lentamente ma inesorabilmente in una bolgia infernale Buongiorno Dante <3,
soltanto due soggetti mantenevano una parvenza di calma e
facoltà mentali. Riccardo e Jude infatti erano ancora alle prese
con una partita che sembrava decisamente andare per le lunghe.
Qualcuno ogni tanto si affacciava nella stanza per assicurarsi che il
più piccolo fosse ancora vivo, perché conoscevano molto
bene la spiacevole tendenza di Jude a sbranare metaforicamente (forse)
i suoi avversari e la cosa, sfortunatamente, si sposava male con il
carattere di Riccardo.
Contro ogni pronostico, però la partita era in stallo e nessuno
dei due riusciva a prevalere sull’altro. Gabi passò con lo
specifico scopo di analizzare la situazione e riferire al quartier
generale comunemente denominato Celia. La ragazza infatti stava
leggendo una rivista, comodamente stravaccata sul divano, e il sol
pensiero di alzarsi bastava a causarle una lieve orticaria.
-Allora, mio fratello lo ha ucciso?- sperava intimamente in una
risposta negativa. Il contrario sarebbe risultato in un epocale
battibecco con suo fratello, di cui, lo sapeva, quella iena di Caleb
avrebbe riso per l’eternità.
Gabi si strinse nelle spalle: -Se lo sguardo che gli ha scoccato non ha
fatto piangere Ric vuol dire che va meglio di quanto temessi…-
Il ragazzo era a dir poco sorpreso dall’improvvisa spina dorsale
trovata dal suo amico, ma non poteva che esserne felice: era già
psicologicamente pronto ad agire come consolatore personale di
Riccardo. Non che non gli volesse bene, per carità, però
il giovane regista poteva, a volte, diventare una risorsa d’acqua
salata tale che in confronto l’oceano Pacifico appariva come una
pozzanghera. E quando ciò accadeva allora solo l’enorme
quantità di fazzolettini di carta che Gabriel si portava dietro
per casi come quello avrebbe potuto salvare l’universo. Insieme a
un sano barattolo di Nutella. Quel dannato pianista frignone ne
ingurgitava cucchiaiate quando era depresso.
Nessuno ebbe mai la più pallida idea del recondito motivo per
cui il suddetto giovine musicista nonché riccone regista
piagnucolone isterico cominciò a starnutire e a lamentare fra
sé e sé un molesto fischio nelle orecchie.
Passarono un paio di ore e i vacanzieri in erba sentirono un certo
languorino, lasciato dalla merenda che avevano consumato prima. E dato
che erano circa le sette di sera, le ragazze decisero di cominciare a
preparare qualcosa di veloce prima di andare al karaoke, con immensa
felicità di Celia.
Quest’ultima, insieme a Nelly e Rosie, decise di apparecchiare la
tavola, mentre le altre si dirigevano ai fornelli a cucinare (notare
che tennero una nota persona lontano dal cibo). Solo che, appena giunte
al tavolo da pranzo con già bicchieri, tovaglia e posate in
mano, dovettero affrontare un piccolo problema: vi erano ancora Jude e
Riccardo che scrutavano la scacchiera e l’avversario, molto
concentrati.
Celia scosse la testa e schiarendosi la gola, per richiamare
l’attenzione, fece notare: -Scusate se disturbo la vostra
amorevole partita, ma questo tavolo ci serve per mangiare-
In risposta il regista più grande le scoccò uno sguardo
omicida, senza farsi vedere dalle altre ragazze e da Ric, intento a
decidere la sua prossima mossa.
Ma nonostante ciò, si dovettero spostare. Si trasferirono
semplicemente sul tavolino in salotto, facendo allontanare la
metà delle persone che vi si trovava, dato che intorno a loro
regnava una cupa atmosfera.
Comunque sia, i due registi dovettero interrompere la loro battaglia
per cenare con gli altri che non ammisero repliche come
“Arriviamo dopo, iniziate senza di noi” e “Arriviamo,
un attimo solo!” e altre varie ed eventuali.
La cena si consumò quasi in modo civile. Tranne per il fatto che
quel giorno Aitor non era capace di impugnare decentemente le bacchette
e rischiò più volte di cavare un occhio a Jordan, senza
però che questi si arrabbiasse nemmeno un poco; oppure per le
mirabolanti avventure di un bicchiere, messo in più per sbaglio
dalle ragazze, che finì dalla faccia di Kevin, da un capo del
tavolo, fino al piatto (vuoto, si spera) di Nord, seduto esattamente al
posto opposto del rosa. Ma questa è un’altra storia (?).
Finirono di mangiare più o meno con calma. Le ragazze ordinarono
a quattro poveri sfigati (vedi Darren, Mark, Eugene e Adé) di
mettere a posto la cucina, mentre loro nel frattempo si sarebbero
cambiate per recarsi al karaoke.
Passò circa mezz’ora e tutti furono pronti per recarsi sul luogo della loro condanna prestabilito per quella sera.
Giunti sulla scena del delitto
al karaoke, presero posto e affittarono una stanza abbastanza grande
per tutti per un paio di ore, pensando che fosse più che
sufficiente. Almeno così speravano i ragazzi.
La stanza era composta da un modesto arredo: sei divani, tre per ogni
parete laterale rispetto a quella dove si trovava la porta di ingresso;
un televisore molto grande che avrebbe potuto fare invidia a quello a
casa di Riccardo o di Jude, posizionato sul lato opposto alla porta; al
centro della stanza un piccolo tavolino dove si potevano appoggiare
stuzzichini da consumare durante il karaoke.
-Allora chi inizia a stonare?- chiese Caleb, sedendosi su uno dei divani, o meglio, stravaccandosi annoiato.
Anche gli altri presero posto come il sopracitato, soltanto in modo più consono e non come delle vacche accaldate.
-Io direi le ragazze. Dopo tutto lo hanno proposto loro di venire qui-
disse vendicandosi Jude, con un sorriso beffardo rivolto verso la
sorella, della serie “Lo hai voluto tu, mia cara”.
Celia lo notò e lo guardò subito male. Ma a parte i
bisticci fra fratelli, Rosie aveva già preso in mano
l’elenco (che stava per esplodere) delle canzoni e subito ne vide
una che, a ripensare il testo, si disse adatta per l’occasione.
Quindi si avvicinò a Sky e Jade, indicando loro la canzone: -La
cantiamo?-
Le ragazze annuirono vedendo il titolo della canzone: “Wonder”. Presero in mano i microfoni, un poco nervose.
-Oh bene, adesso ci divertiamo! - commentò Ryoma, pregustandosi
già le battute che avrebbe rivolto loro dopo la canzone.
Sky accese la tv e fece partire la canzone. Subito la base
iniziò e la prima che attaccò fu Rosie, cantando la prima
strofa:
Dear diary
I saw this guy at the show
He was singing to me
At last I think so
All the world around me stopped when he said
“Hi”
He's the perfect guy
His hair, his eyes, oh I love his smile
When he opened the door
Knew he was worthwhile
He looked so good standing right next to me
So beautiful I know our children will be
This time I know it's true love
E nonostante le apparenze, Rosie sapeva cantare e anche bene, facendo
rimanere un poco stupiti i ragazzi più piccoli. Chi si sarebbe
mai aspettato che la ragazza più timida avrebbe avuto una
così bella voce?
Inoltre mentre cantava quelle parole la sua attenzione era rivolta
verso Riccardo, che era rimasto piacevolmente sorpreso, mentre le sue
guance diventavano color porpora.
Cantarono insieme il ritornello e la successiva vittima di attenzioni a cantare fu Jade.
Dear diary
Today I found a new guy
With a movie star face and the perfect lines
Knight in shining armor
Hero to rescue me
He'll be so romantic just like in the movies
He'll play the role of a boyfriend for me
Like in "Here on Earth" with Leelee Sobieski
There's just one problem something I might have missed
He's a movie star he doesn't know I exist
This time I know it's true love
Anche lei possedeva una voce molto bella e Ryoma dovette ritirare le
battutine sarcastiche. Da un certo punto di vista in effetti quella
canzone poteva benissimo sembrare una dichiarazione d’amore. Ma i
ragazzi interessati non se ne accorsero poiché o presi a
chiacchierare o a pensare alla canzone che avrebbero voluto cantare,
oppure ancora a battute successive.
L’ultima a prendere in mano il microfono fu Sky che cantò l’ultima strofa della canzone:
Dear diary
I thought my dreams had come true
Last week I found the one to give my heart to
Told all my friends about him, even tried his last name
Didn't see that to him it was all just a game
He seemed so nice, I've known him for a while week
But my friends didn't like him, didn't know him like me
No more crushes, no more ruses, learn to be satisfied
With being single again - wait who's that guy
You are cute!
Dopo di che la canzone finì e le tre ragazzine vennero accolte
con un fragoroso applauso, che scemò non appena si sedettero ai
loro posti. Nel frattempo qualcuno aveva ordinato qualche stuzzichino,
come patatine e altro per ingannare l’attesa.
Appena Rosie si sedette accanto a Celia, questa le sussurrò:
-Sperò proprio che Riccardo abbia ascoltato la strofa che hai
cantato-
La ragazzina diventò subito rossa come i capelli di Xavier,
qualche posto più in là, e pregò con voce
bassissima la più grande di non dire nulla a proposito a un
certo moro di nostra conoscenza.
[...]
CONTINUA...
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Capitolo 11 *** Capitolo 5: Sabato (seconda parte) ***
3.Martedì 2° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 5: Sabato (seconda parte)
Appena
Rosie si sedette accanto a Celia, questa le sussurrò:
-Sperò proprio che Riccardo abbia ascoltato la strofa che hai
cantato-
La ragazzina diventò subito rossa come i capelli di Xavier,
qualche posto più in là, e pregò con voce
bassissima la più grande di non dire nulla a proposito a un
certo moro di nostra conoscenza.
La prossima a cantare fu Nelly che, preso coraggio, si
cimentò in un assolo che non ebbe grosso successo: era
più stonata di suo marito e questo era tutto dire!
Celia però, dopo aver dato una rapida occhiata all’elenco
delle canzoni né trovò una che destò il suo
interesse e così, spinta da un coraggio che non si aspettava
nemmeno lei si alzò e prese il microfono. Fece partire la base e
prima che le parole comparissero sullo schermo, disse: -Questa canzone
la dedico al mio adorato fratellino-
Chiamato in causa, Jude le dedicò la sua completa attenzione. Ma
appena vide il sorriso della sorella seppe che di per certo che quella
canzone, con ogni probabilità, non avrebbe portato a nulla di
buono.
Celia quindi cominciò a cantare stranamente intonata nonostante quella canzone cominciasse già alta.
The child without a name grew up to be the hand to watch you, to shield you or kill on demand.
The choice he'd made he could not comprehen.
His blood a grim secret they had to command.
Celia aveva appena iniziato
a cantare, quando Jude sentì come un campanello d'allarme
nell'anticamera del cervello. Anzi, ne sentì due, ma scelse
deliberatamente di ignorare il secondo per occuparsi del suo
pluripremiato titolo di fratellone iperprotettivo.
Infatti Lucian, povero innocente giovinetto innamorato, guardava la
ragazza (teoricamente) più grande con fare rapito. Gli sembrava
un autentico angelo, mentre cantava, non riusciva a staccare gli occhi
da lei, quando un minaccioso schiarirsi della gola lo distrasse dalla
sua estasi mistica. Jude lo guardava piuttosto, leggasi "MOLTO", male.
Lucian arrossì, preoccupandosi istantaneamente della sua misera
pellaccia, che minacciava di diventare il nuovo tappeto di Jude. Darren
notò la scena, e rivolse una silenziosa preghiera a Zeus per il
povero ingenuo ragazzino: anche lui stava fissando (o mangiando con gli
occhi che dir si voglia) Celia, ma aveva almeno avuto l'accortezza di
non farlo dinnanzi al feroce fratellone irritabile.
Jude aveva visto benissimo la reazione di Lucian, ma avrebbe volentieri
continuato a infierire, se solo non avesse percepito lo sguardo di
Celia pesare su di lui.
He's torn between his honor and the true love of his life.
He prayed for both but was denied.
Sollevò il viso incrociando i suoi occhi e cominciò ad
ascoltare davvero la canzone. "Hands of sorrow". Ed ecco il secondo
campanello d'allarme riprendere a suonare tanto forte da far
impallidire la sirena dell'ambulanza che ti sveglia la domenica mattina.
Conosceva quella canzone, non sapeva dire cosa lo turbasse, ma era certo di averla già sentita.
Si lasciò portare dalla voce intonata di sua sorella, mentre iniziava a seguire il testo.
So many dreams were broken and so
much was sacrificed. Was it worth the ones we loved and had to leave
behind? So many years have past, who are the noble and the wise? Will
all our sins be justified?
Il ritornello cominciò a fargli venire un dubbio.
Perché Celia stava cantando una canzone del genere?
Jude sentì una spiacevole sensazione nel profondo del petto, mentre i suoi ricordi gridavano insieme alla musica.
Si voltò, trovando lo sguardo di David, che capiva. Capiva
quanto quella canzone gli stesse scavando dentro. Ma era proprio Celia
a cantarla. Proprio la persona che lui amava e a cui aveva dovuto
rinunciare.
Obeying the crown was a sinister price.
His soul was tortured by love and by pain.
He surely would flee but the oath made him stay.
He's torn between his honor and the true love of his life.
He prayed for both but was denied
La voce di sua sorella stava aprendo il vaso di Pandora di una marea
incontrollata di emozioni contrastanti. Riportava troppo bene alla
mente le sue paure, incertezze, dubbi, ma anche l'orgoglio che sentiva,
il potere che percepiva nelle mani.
Please forgive me for the sorrow, for leaving you in fear.
For the dreams we had to silence, that's all they'll ever be.
Still I'll be the hand that serves you, though you'll not see that it is me
Jude non ce la fece più. Reclinò la testa, sentendo gli occhi pizzicare, inumidirsi, appesantire le ciglia.
Cercò di trattenere le lacrime, ma le sue iridi erano già affogate nel pianto.
Un paio di lacrime silenziose scivolarono lungo le guance pallide. Il
suo petto sussultò, nascondendo a fatica un singhiozzo.
Celia smise di cantare, e i due fratelli si abbracciarono. Jude
seppellì il viso nella spalla della sorella, imbarazzato dagli
sguardi che convergevano su di lui.
Il momento era alquanto toccante, ma poi accadde l'inevitabile.
Adé fece la fatidica richiesta: -Ma perché l'allenatore
Sharp piange? -
Sebbene quella volta non fosse il diretto interessato, Byron voleva
tanto, tanto tirargli una scarpa. E non era solo con quel pensiero.
Silvia si stava quasi emozionando anche lei per la dolcezza dei due
fratelli. Anche gli altri rimasero in silenzio per qualche istante
dando il tempo a Jude di riprendersi dall’effetto che quella
canzone gli aveva causato.
Mark, nonostante possa sembrare eternamente stupido, venne in soccorso
all’amico, prendendo il raccoglitore delle canzoni e attirando
più o meno l’attenzione di tutti quando disse: -E ora una
bellissima canzone! Arion ti va di cantare con me? -
Il piccolo, non si sa perché volesse davvero o solo esaltato al
pensiero di cantare con Mark Evans (con comprese nel prezzo stelline
che gli uscivano da tutti i pori), accettò l’invito e
appena vide la canzone che il presunto allenatore aveva intenzione di cantare gli si illuminarono gli occhi.
L’attenzione degli altri, compresi i due fratelli dolci e
pucciosi che nel frattempo si erano ripresi, era completamente rivolta
su di loro. E quando fecero partire la base alcuni faceplam si levarono
sonori nella stanza.
Così cominciarono a cantare la prima strofa.
Miro para el cielo, me mira la gente, para ellos yo soy diferente, los gritos revotan. Las Vida de frente
la pelota me grita, te toca las piernas, me ruegan que no pero el alma me ordena que si "la vida es así" […]
Si sarebbero anche potuti sentire se solo avessero saputo qualcosa di
spagnolo, ma quel pezzo era veloce per la loro mente calcistica. Quindi
dalle loro bocche ne uscì solo un mugugno indistinto.
Finché non arrivò il ritornello e quello eccome se lo
sapevano cantare, stonati, ma le parole le sapevano!
Sube la mano y grita gol ooo ooo ooo
Sube la mano y grita gol ooo ooo ooo
Subele a la música que llega la fiesta
Se pone caliente la casa esta llena de gente
Sigue bailando en el aire se siente el ambiente
lleva las manos al sol con el alma grita go
E a quel punto tutti, nessuno escluso, si unì al facepalm
generale e chi conosceva già la canzone si mise persino a ridere
della loro pessima figuraccia. Ma comunque sia, per spezzare la
precedente tensione era più che sufficiente.
E così durante i ritornelli tutti si unirono al coro, cantando
quella strana ma calcistica e degna della ditta “Mark & Arion
s.p.a” canzone. Il pensiero unanime di tutta la combriccola fu di
nuovo lo stesso: “quei due non cambieranno mai”.
Dopo che la canzone fu finita, per fortuna dei timpani dei poveri
giocatori e ragazze, l’elenco delle canzoni passò di mano
in mano. Nessuno sapeva che cosa cantare.
Ci provarono Axel e Victor in un improbabile duetto a chi
stonava di più sulle note di “Hey Brother”. La scena
era stata particolarmente comica quando i due si alternarono per
cantare in un assolo pessimo
le due diverse strofe: una iniziava con Hey Brother e quella la
cantò il blu; l’altra cominciava con Hey Sister e la
stonò Axel in tutta la sua bravura.
Ma dopo ciò le risate non erano ancora finite perché
Nelly, non ancora contenta della sua vendetta verso una certa creatura
divina no, non tu Hera XD gli propose di cantare una certa canzone.
-Byron perché non canti da solo “Dark Horse” di Katy Perry. Riusciresti benissimo a intonarla-.
-E perché mai dovrei farla io? - domanda legittima, non
c’è dubbio. Ma dimentichi chi ha il coltello dalla parte
del manico.
Nelly prese qualcosa dalla sua borsa e gliela sventolò sotto il
naso. Di nuovo una delle foto incriminanti della sera precedente. Il
biondo dovette trattenere un ringhio.
-Perché altrimenti questa finirà sui giornali di domani-
sorrise sadica e vincitrice. Byron sospirò e si arrese. E poi si
disse che dopo tutto quella canzone un poco la conosceva e non era chi
questa gran cosa. Era persino intonato.
Quindi prese in mano quel maledettissimo microfono e fece partire la
base. Quando cominciò a cantare in effetti i suoi compagni
dovettero ammettere che era piuttosto bravino.
I knew you were. You were gonna come to me
And here you are. But you better choose carefully
‘Cause I’m capable of anything
Of anything and everything
Make me your Aphrodite
Andava tutto stranamente bene, finché non cantò quella frase.
E mentre tutti coloro che ne erano a conoscenza morivano dal ridere,
Byron prese il telecomando, bloccando la canzone. Lo puntò
dritto verso Nelly e le urlò praticamente incontro i peggio
insulti (alcuni censurati):
-Tu! Vecchia bastarda! Lo sapevi, eccome se lo sapevi! Brutta stronza!
- e forse era meglio che si fosse fermato qui in effetti. Da parte sua
Nelly aveva un sorriso radioso e innocente sulle proprie labbra, molto
soddisfatta. Ma mentre tutti, o quasi, erano impegnati a ridere sia per
la frase della canzone sia per le cose poco carine che Byron stava
dicendo alla ragazza ciao Caleb u.u arrivò di nuovo
lui, il famigerato pescatore di scarponi di tutti i tempi che, con la
testa leggermente reclinata e una patatina fritta in mano fece una
delle sue solito domande: -Cosa ha detto questa volta che non andava? -
Il suo quesito rimase sospeso in aria, senza alcuna risposta. Anche se.
Poco lontano dal suddetto biondo decisamente incazzato, Bay cominciava
anche lui a farsi qualche domanda e la curiosità di scoprire il
passato dell’allenatore crebbe lentamente in lui.
Nonostante ciò, Byron finì, sotto le minacce di morte di
una certa signorina, per obbedire e finire la canzone, riprendendo dal
principio fino alla fine senza fermarsi nemmeno una volta ad insultarla
nuovamente.
Le elette e prescelte creature che erano a conoscenza dei divini
trascorsi del biondo si stavano ormai rotolando a terra come iene,
sotto gli occhi sconvolti degli altri.
Prevedibile come poche cose al mondo, Adé aprì la bocca
per parlare, di nuovo, visto che era appena stato brutalmente ignorato.
Non ebbe il tempo di aprire la bocca, che il nostro
“Aphrodite” lo folgorò con lo sguardo assassino e
sibilò un acido: -Non lo chiedere. Per il tuo bene, taci. –
Bay si avvicinò intimidito al suo allenatore, tirando fuori uno
strano e preoccupato misto fra il “lei” e il
“tu”: -Allenatore… piacerebbe anche a me sapere
perché a volte reagisci, reagisce, così…-
Byron quasi scattò, con una movenza felina con il chiaro
obiettivo di uccidere (beh, circa), ma si fermò per il bene del
suo giovane allievo: -Lascia stare, veramente… non è il
caso…- rabbrividì vedendo gli sguardi degli altri, ma
venne graziato da Riccardo, che aveva finalmente deciso di cantare.
Appena il suo amico scelse la canzone, Gabriel si spalmò cinque
dita sulla fronte: aveva notato che Rosie aveva preso la macchina
fotografica ed era pronta a immortalare il suo adorato pianista.
La canzone riuscì a calmare i bollenti spiriti:
“Human” cantata bene può essere una doccia fredda
per gli animi più sensibili, e in questo caso anche gli
scaricatori di porto come Caleb decisero di tenere la lingua al suo
posto e lasciare che la giovane reporter si sciogliesse sul pavimento
come un ghiacciolo ad agosto.
L’ondata di emozioni forti non era ancora finita. Sky si era
avvicinata a Shawn e cercava gentilmente di convincerlo a prendere a
sua volta il microfono, tanto per impedire alla situazione di
degenerare nuovamente e senza alcun controllo.
L’albino, dopo un po’ di preghiere, suppliche, occhi dolci,
sguardi assassini di Nelly e altre gioie della vita, acconsentì
con un piccolo sorriso.
La canzone era “My Immortal”, Shawn l’aveva già sentita, ricordava vagamente la melodia, ma non il testo.
Appena sentite le prime note, Jude, avendo imparato dei propri errori,
ricordò subito di quale tremenda stoccata emotiva si trattasse.
-Shawn, sei sicuro di volerla cantare?- la domanda retorica voleva
essere un avvertimento, ma l’altro non colse il leggero invito a
ripensarci.
-Perché no? Se non ricordo male è alta, ma posso provare…-
Non ebbero tempo di discutere ancora, visto che le parole della prima strofa si avvicinavano.
L’avvertimento di Jude risultò chiaro all’albino
dopo appena due versi. Era stato gentile a preoccuparsi, ma poteva
farcela. Non era più il ragazzino di dieci anni prima. Aveva
superato la morte di suo fratello.
Your presence still lingers here
And it won't leave me alone
These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that time can not erase
Shawn sentiva l’amozione delle parole corrergli nelle vene,
spingendolo a mettere l’anima nella canzone, ignorando quanto
potesse farsi male.
La cantava con una tonalità differente, più bassa
rispetto all’originale femminile, ma il risultato era davvero
molto piacevole e gli altri lo ascoltavano in silenzio, mentre le note
lo costringeva sempre di più a cantare con il cuore in mano.
L’albino era davvero convinto di potercela fare, ma non ricordava completamente la melodia.
Le note si fecero più intense, salendo sempre più, facendosi ognuna una stilettata fra le costole.
When you cried I'd wipe away all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears
I held your hand through all of these years
But you still have All of me
“Oh, dannazione!” imprecò fra sé Shawn,
sentendo una lacrima scivolargli sul viso immerso quasi completamente
nei ricordi. Era un dolore sordo, quello che gli pungeva il petto, non
sconvolgente, non distruttivo, ma pressante. Molto pesante.
Un ricordo malinconico che gli trascinava quelle maledette gocce salate lungo le guance pallide.
E proprio quando la canzone gli richiese di alzare la voce e quel sentimento estremo che sentiva, gli si ruppe la voce.
I've tried so hard to tell myself that you're gone
But though you're still with me
I've been alone all along
Furono queste le ultime frasi che cantò per poi prendere velocemente il telecomando e fermare la base.
Si accorse troppo tardi di non riuscire più a proseguire.
Quindi lasciò lì, sul tavolino, il microfono, mentre un
brusio cominciava a riempire la stanza in modo quasi soffocante. Shawn
lo sapeva che quei sussurri erano rivolti verso di lui.
Cercò di asciugarsi le lacrime con il dorso della mano ma fu
inutile. Non badò alle voci dei suoi amici preoccupati per lui
perché il ricordo, il suo ricordo gli fece versare nuove
lacrime. A quel punto decise di andarsene.
Tenendo lo sguardo basso, fuggì all’esterno, per sfogare
il suo pianto lontano da sguardi indiscreti. Si appoggiò alla
parete accanto alla porta della stanza, dopo averla richiusa, e si
lasciò scivolare sulla parete. Si portò le gambe al petto
e cercò di imporsi di smettere di piangere.
Nel frattempo all’interno avevano visto tutti le lacrime
dell’albino. Jude sospirò, preoccupato, tanto quanto
coloro che sapevano la verità dietro quelle lacrime, per la
condizione dei loro amico.
Sky, colei che aveva scelto la canzone, si mise a chiedere a scusa ad
ognuno dei più grandi, non sapendo la gravità e
soprattutto che cosa aveva fatto di male perché
l’allenatore Frost reagisse in quel modo.
-Oddio, mi spiace tantissimo, io non volevo fare quello che ho fatto!-
-Tranquilla Sky, non è stata colpa tua, non lo potevi
sapere…- cercò di tranquillizzarla Silvia, avvicinandosi
a lei.
-Non per risultare inopportuno, ma perché quella canzone ha
reagire in quel modo Shawn?- no, non fu Adé a porre la domanda
(anche perché era posta in maniera troppo gentile). Ma il
colpevole era, giustamente, Nord, preoccupato a morte per il suo
allenatore.
I ragazzi più grandi (o meglio alcuni di loro) si guardarono per
qualche istante, indecisi su rivelare quella triste verità o far
finta che tutto quello non fosse successo.
Ma quando Axel incontrò gli occhi azzurro-blu pieni di angoscia,
non poté che parlare: -Vedete, circa venti anni fa, Shawn ebbe
un incidente in macchina dove vide morire i suoi genitori e suo
fratello gemello investiti da una valanga…-
La maggior parte dei piccoli e anche qualche grande spalancò gli
occhi, Nord per primo, non essendogli passato nemmeno per
l’anticamera del cervello un trauma di questo calibro. Lo aveva
pensato sempre come una persona solare, allegra e un poco timida e
riservata, a volte magari persino ingenua. A quanto pare è
proprio vero il detto “non giudicare un libro dalla
copertina”.
Nessuno osò parlare, non sapendo effettivamente che cosa dire in
circostanze del genere finché Axel non si alzò in piedi,
diretto verso la porta.
-Dove vai Axel?- gli chiese Mark, cercando il suo sguardo.
-A vedere come sta. Voi continuate pure- ed uscì dalla stanza,
senza prima aver comunicato con uno sguardo al portiere di rianimare la
situazione cupa che si era venuta a creare.
Appena uscì dalla stanza vide l’albino rannicchiato in un
angolo e subito gli si sedette accanto, senza dire una parola e
ascoltando in silenzio i singhiozzi che di rado lo scuotevano.
Fu solo dopo cinque minuti che gli rivolse la parola.
-Va meglio?- parlò piano.
Shawn si asciugò alcune lacrime con il palmo di una mano, per
poi prendere un fazzoletto dalla tasca e passarselo sugli occhi.
-Si… grazie, mi spiace avervi fatto preoccupare- rispose quasi sorridendo un poco.
-Di nulla. Credevo lo avessi superato…-
-In effetti è così. Credo che queste –asciugandosi
ancora un poco qualche lacrima solitaria- siano causate, penso, dalla
nostalgia- fece un paio di profondi respiri.
-Probabile…-disse solo il biondo, per poi alzarsi in piedi. Gli
porse una mano, per aiutarlo ad alzarsi. Shawn la accettò con un
piccolo sorriso e la afferrò, alzandosi.
-Vieni, ti offro qualcosa da bere…- disse cominciando ad
avviarsi lungo il corridoio, verso il bar del karaoke. L’albino
lo seguì, senza piangere più, con solo gli occhi un poco
arrossati.
CONTINUA...
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Capitolo 12 *** Capitolo 5: Sabato (terza parte) ***
4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…
Capitolo 5: Sabato (terza parte)
-Va meglio?- parlò piano.
Shawn si asciugò alcune
lacrime con il palmo di una mano, per poi prendere un fazzoletto dalla
tasca e passarselo sugli occhi.
-Si… grazie, mi spiace avervi fatto preoccupare- rispose quasi sorridendo un poco.
-Di nulla. Credevo lo avessi superato…-
-In effetti è così.
Credo che queste –asciugandosi ancora un poco qualche lacrima
solitaria- siano causate, penso, dalla nostalgia- fece un paio di
profondi respiri.
-Probabile…-disse solo il
biondo, per poi alzarsi in piedi. Gli porse una mano, per aiutarlo ad
alzarsi. Shawn la accettò con un piccolo sorriso e la
afferrò, alzandosi.
-Vieni, ti offro qualcosa da
bere…- disse cominciando ad avviarsi lungo il corridoio, verso
il bar del karaoke. L’albino lo seguì, senza piangere
più, con solo gli occhi un poco arrossati.
Intanto
all’interno della stanza affittata, i ragazzi, grazie a Mark, si
ripresero dalla notizia e risero a più non posso quando Lucian e
Aitor intrapresero una gara di rap in inglese, ma che in inglese non si
sentiva nemmeno una parola. Insomma, possiamo dire che era un rap
inconsulto e indecifrabile.
Quando finirono di dare spettacolo, Aitor, vedendo che Gabriel secondo
lui stava ridendo un po’ troppo della sua persona, si
avvicinò a Ryoma e gli sussurrò in un orecchio
un’idea.
Questi accolse la proposta e si alzò in piedi attirando l’attenzione.
-Ragazzi! Ascoltate un attimo! E se cantassimo una canzone a battute?-
Si sentì il frinire dei grilli.
-Facciamo la canzone “Farò di te un uomo” presa dal cartone di Mulan?!- propose ansioso ed esaltato che manco Arion durante una finale di calcio.
Subito sorse un borbottio ma alla fine accettarono tutti di
partecipare. O almeno, chi fosse stato scelto da Ryoma non avrebbe
potuto tirarsi indietro.
-Allora distribuiamo le parti! Allenatore Jude, lei farà il comandate Li Shang!-
Jude sospirò e prima che potesse dire qualcosa Caleb commentò: -Devo sentirlo di nuovo stonare?-
A quel punto gli arrivò prima uno sguardo omicida da parte del
presunto allenatore e poi un cuscino in faccia da parte di David.
-Dopo di che io farò Ling, Eugen farà Chien-Po…-
continuò a dare i ruoli, mentre da parte del quattrocchi si
levarono qualche commento disperato che Adé contribuì a
peggiorare.
-JP invece tu farai Yao e allenatore Mark lei farà Mushu!-
-Oh che bello! Adoro quel draghetto!- esclamò tutto felice. E Nelly ringraziò che doveva dire solo mezza frase.
-Infine la parte di Mulan verrà cantata da Gabi!- sorrise infine
cominciando a cercare la base della canzone, mentre Aitor rivolgeva al
rosa un sorriso innocente.
Gabriel lo guardò malissimo per qualche secondo, poi, decise di lasciar perdere e cantare quella maledettissima canzone.
-Ryoma, una domanda, ma chi farà gli Unni?- chiese
innocentemente Riccardo, anche se non doveva cantare. Ma ancora prima
che il ragazzo potesse pensarci, qualcun altro rispose al posto loro.
-Ovviamente saranno gli Alieni…- disse ridacchiando Scott. Per
poco Jordan non si strozzò con la saliva e Xavier non
sputò l’acqua che stava bevendo. Anche qualche altro
grande si aggiunse alla risata di Scott.
-Ah quando c’è scritto All cantiamo tutti!- concluse Ryoma, facendo poi partire la canzone.
Jude: Se cercate un fatto, io ve lo darò
Gli Alieni han vita corta, chi vivrà, vedrà
E anche se voi siete deboli
Lavoreremo ancora di più
Si vedrà l'uomo che non sei tu
La foresta è calma, ma nasconde in sé
Mille e più minacce vi trasformerò
Fino a fare di voi degli uomini
Sempre pronti a tutto e poi
Degli eroi, come me, anche voi
Jude, mentre (suo malgrado) cantava, folgorò con lo sguardo la
gente che ridacchiava. Non era così stonato in fondo!
-Sei credibile, Jude, tranquillo!- ghignò Caleb –Dopo
questa vacanza non ti rispetterà più nessuno, sappilo!-
Non era l’unico a fare simpatici commenti, ma i più
codardi della compagnia preferivano mormorare malignità,
ottenendo occhiatacce colme d’odio.
Ma a nessuno importa davvero dell’orgoglio ferito di Jude e, come
si dice, “the show must go on!” così nessuno venne a
fermare quello scempio di canzone.
Jp: qui ci lascerò le penne!
Ryoma: Oh ma che schifo la ginnastica!
Mark: Così li distruggerà!
Gabriel: Spero che non se ne accorga!
Eugene: Di nuotare non sarò capace mai!
All: E sarai
Jude: Veloce come è veloce il vento
All: E sarai
Jude: Un uomo vero senza timori
All: E sarai
Jude: Potente come un vulcano attivo
Quell'uomo sarai che adesso non sei tu
Il (massacrato) ritornello generò non poca ilarità, perfino Jude ci aveva quasi lontanamente preso gusto.
Anche perché Eugene era la cosa più imbarazzata mai
esistita sulla faccia della terra, Mark era esaltato come sempre e il
povero Gabriel… Beh, Gabriel sperava vivamente di sciogliersi e
sprofondare nel pavimento, irritato e rosso a livelli preoccupanti a
causa del suo ruolo femminile. Sciogliersi, oppure sciogliere
nell’acido quell’idiota di Aitor, che continuava a
guardarlo ridendo come una iena con l’asma, appoggiandosi a
quell’altro simpaticone di Caleb per non collassare.
Jude: Manca poco tempo gli Alieni ormai son qui
Sopravviverete spero ma non so
Io combatterò, ma senza voi
E quindi va, non servi più
L'uomo che cerco io, non sei tu
All: E sarai veloce come è veloce il vento
E sarai un uomo vero senza timori
E sarai potente come un vulcano attivo
Quell'uomo sarai che adesso non sei tu
E sarai veloce come è veloce il vento
E sarai un uomo vero senza timori
E sarai potente come un vulcano attivo
Quell'uomo sarai che adesso non sei tu
Miracolosamente, arrivarono alla fine della canzone evitando che
qualcuno rotolasse a terra scosso da risate convulse e irrefrenabili,
senza che Eugene si suicidasse e che Gabi e Jude commettessero un paio
di omicidi.
-Certo che fate veramente schifo!- commentò Byron con
un’aria incredibilmente disgustata, mentre Shawn, finalmente
tornato con Axel, ancora ridacchiava, coprendosi il viso con una mano.
-Canta tu la prossima volta, biondino!- scattò subito Jude, ancora punto nell’orgoglio.
E a David venne un’idea terribile. Ma tanto terribile.
Si avvicinò a Celia e le sussurrò all’orecchio qualcosa, guardando Byron con fare cospiratorio.
-Ottima idea!- saltò su la ragazza.
Byron in quel momento capì di essere spacciato. Totalmente spacciato.
La ragazza spiegò la “geniale” idea di David, che si
ritrovò a correre ridendo in giro per la stanza mentre Byron lo
inseguiva in modo alquanto ossessivo.
La canzone era decisamente, evidentemente, totalmente scema, e il titolo era già un programma “Gay or European”. Europeo non lo era certo, ma Coreano sì. È considerabile un ottimo punto in comune, no?
Inoltre quella sera era ormai all’insegna di “discriminiamo
povere creature con un aspetto effeminato”, così, tanto
per ridere (non è vero, gli avrebbero offerto almeno un gelato
per scusarsi).
L’idea ovviamente piacque fin troppo all’allegra
combriccola, così vennero scelti in fretta i nuovi cantori (?).
-Vi odio- commentò Byron –Vi disprezzo tutti- prese il
microfono, pur sapendo di avere una parte molto piccola –Spero vi
troviate tutti chiusi in una casa con un serial killer. Ve lo
meritate-
Nathan annuì (il ruolo nella canzone non aveva risparmiato
nemmeno lui): -Davvero. E spero che il serial killer sia
particolarmente sadico- il suo unico occhio scoperto emanava un
simpatico, amorevole istinto omicida che dava ottimi indizi sulla
presunta identità del suddetto omicida seriale.
Odio o non odio, risate o non risate, la canzone finalmente cominciò.
Aitor:
There! Right There!
Look at that tan, well tinted skin.
Look at the killer shape he's in.
Look at that slightly stubbly chin.
Oh Please he's gay, totally gay.
Riccardo:
I'm not about to celebrate.
Every trait could indicate the totally straight expatriate.
This guy's not gay, I say not gay.
Byron mugugnò: -Grazie, Riccardo… sei un po’ meno merda degli altri…-
All:
That is the elephant in the room.
Well is it relevant to assume
that a man who wears perfume
is automatically radically fey?
-Il mio profumo è da uomo, imbecilli!- continuò a lamentarsi il biondo a mezza voce, suscitando grandi risate.
Caleb:
But look at his coiffed and crispy locks.
Aitor:
Look at his silk translucent socks.
Riccardo:
There's the eternal paradox.
Look what we're seeing.
Aitor:
What are we seeing?
Riccardo:
Is he gay?
Aitor:
Of course he's gay.
Riccardo:
Or European?
All:
ohhhhhh.
Gay or European?
It's hard to guarantee
Is he gay or European?
Adé:
Well, hey don't look at me.
Celia:
You see they bring their boys up different in those charming foreign ports.
They play peculiar sports.
-Gioco a calcio come tutti voi idioti!- Ormai le imprecazioni di Byron cadevano nel vuoto cosmico.
All:
In shiny shirts and tiny shorts.
Gay or foreign fella?
The answer could take weeks.
They both say things like "ciao bella"
while they kiss you on both cheeks.
Aitor:
Oh please.
All:
Gay or European?
So many shades of gray.
-Sì, 50 sfumature di Byron- rincarò la dose Nathan
alzando gli occhi al cielo, rassegnato. Il suo esausto sarcasmo fece
quasi morire qualcuno, infatti si levarono risate deliranti, ma non si
sa da chi provenissero.
Adé:
Depending on the time of day, the French go either way.
-Menomale che sono coreano allora…-
All:
Is he gay or European?
Jordan:
There! Right There!
Look at that condescending smirk.
Seen it on every guy at work.
That is a metro hetero jerk.
That guy's not gay, I say no way.
-Non so se ringraziarti o odiarti, Jordan.- poi due suoi neuroni fecero
casualmente contatto –No, aspetta, cos’è che fa
Xavier al lavoro?-
Il rosso si mise a ridere. La cosa preoccupante è che non aveva nemmeno lontanamente pensato di negare.
All:
That is the elephant in the room.
Well is it relevant to presume
that a hottie in that costume
-“Hottie” tua madre!-
Aitor
Is automatically-radically
Riccardo
Ironically chronically
Celia:
Certainly pertin'tly
Adé:
Genetically medically
All:
GAY!
OFFICIALLY GAY!
OFFICIALLY GAY GAY GAY GAY
DAMNIT!
Gay or European?
Riccardo
So stylish and relaxed.
All:
Is he gay or European?
Riccardo
I think his chest is waxed.
Celia:
But they bring their boys up different there.
It's culturally diverse.
It's not a fashion curse.
All:
If he wears a kilt or bears a purse.
Gay or just exotic?
I still can't crack the code.
La rassegnazione era tale che i commenti di morte erano svaniti in
favore dell’attento osservare il soffitto in cerca di un buon
posto dove impiccarsi.
Mark:
Yes his accent is hypnotic
but his shoes are pointy toed.
All:
Huh.
Gay or European?
So many shades of gray.
Celia:
But if he turns out straight I'm free at eight on Saturday.
-Celia, se esco con te tuo fratello mi scuoia, dannazione!-
All:
Is he gay or European?
gay or european?
Gay or Euro-
Caleb:
Wait a minute!
Give me a chance to crack this guy.
I have an idea I'd like to try.
Riccardo
The floor is yours.
Caleb:
So Mr. Love...
This alleged affair with Ms. Windam has been going on for...?
Byron:
2 years. (Crepa)
Caleb:
And your first name again is...?
Byron:
Byron
Caleb:
And your boyfriend's name is...?
Byron:
Nathan. I'm sorry! I misunderstand. You say boyfriend.
I thought you say best friend. Nathan is my best friend. (…)
Nathan:
You bastard!
You lying bastard!
That's it.
I no cover for you, no more!
Peoples.
I have a big announcement.
This man is Gay and European!
and neither is disgrace
you've got to stop your being
a completely closet case.
It's me not her he's seeing
No matter what he say.
I swear he never ever ever swing the other way.
You are so gay.
You big parfait!
You flaming boy band cabaret.
Il povero Nathan aveva assunto una preoccupante colorazione rosso pomodoro.
Byron:
I'm straight!
Nathan:
You were not yesterday.
E qui, signore e signori, sia Nathan che Byron rischiarono seriamente
di morire, mentre Caleb tirava fuori un fischio degno di un adolescente
imbecille che crede di essere divertente a provocare chiunque.
So if I may, I'm proud to say,
He's gay!
All:
And European!
Nathan:
He's gay!
All:
And European!
Nathan:
He's gay!
All:
And European and Gay!
Byron:
Fine okay I'm gay!
All:
Hooray!
Finendo quella dannata canzone, tutti si alzarono in piedi applaudendo,
mentre Byron e Nathan insultavano tutti i presenti a gran voce.
Il biondo si avvicinò a Caleb e gli mise in mano dei soldi: -Non
me ne frega nulla se sembriamo quattordicenni. Trova il modo di
ordinarmi una vodka. Mi serve. Adesso. – poi vide lo sguardo di
Nathan –Okay, ordinane due.-
Per una volta nella sua vita (domani nevica) il punk non replicò, si limitò a sghignazzare e sparire.
La devastante serata era destinata ad andare aventi ancora per
un’oretta, accogliendo mirabolanti eventi come Caleb che si era
definitivamente intascato i soldi di Byron senza portargli un bel
niente e magiche avventure di Adé che non capirà mai che
deve cucirsi la bocca a filo doppio quando non sa perché i
grandi (?) ridono.
Tutti più o meno vivi e con qualche chilo di orgoglio in meno
sulle spalle tornarono finalmente a casa, esausti. Voci di corridoio
dicono che Arion e JP, distrutti dalla precedente esaltazione
continua-prolungata-letale si addormentarono letteralmente in piedi,
finendo con la faccia sul pavimento. JP, pesante circa quanto un
piccione, ebbe la fortuna di essere portato nella sua camera, mentre
Arion si fece una gradevole dormitina sul confortevole pavimento della
sala. Ma sempre meglio il pavimento che dividere un letto con Caleb,
vogliamo ricordare.
ANGOLO AUTRICI MALATE:
Ma salve bella
gente
Buonsalve, people
Come vi va la vita?
XD
Si spera bene nonostante la stupidità di questo capitolo~
Io direi che stupidità è quasi riduttivo
xD
IDIOZIA TOTALE è più adeguato~
Forse si
xD
Ma comunque io sono ancora in lacrime per Shawn, il mio piccolono >.
<
Ow. L'angst anche nell'ignoranza
Beh ammetti che ci sta >.
<
Sì, decisamente x"
Quindi ecco xD
Cooomunque, speriamo vi sia piaciuto questo capitolo di NOPE
Esattamente e ci scusiamo se le pubblicazioni dei capitoli non sono
molto regolari >.
<
Davvero, ci spiace, ma nessuna delle due ha tempo-
Già e per questo i prossimi aggiornamenti non sapremo quando
avverranno, ci spiace >.
<
Speriamo di aggiornare il prima possibile, ma non possiamo davvero promettere nulla
Ci spiace
tanto!
Faremo lo stesso del nostro meglio
Già
^-^
Quindi lasciate una recensione se vi capita~
E se volete
^-^
Beh, solitamente non obbligo la gente a recensire sotto minaccia di morte...
Però
xD
Però cosa? :"
Nha nulla
xD
Ecco (?)
Quindi al prossiml capitolo
^-^
Ci sentiamo presto, cari lettori~*manda baci *
Ciao~
Bye bye~
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