Nelle pagine di un diario.

di Chiaroscura69
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio. ***
Capitolo 2: *** 2. I Diari ***
Capitolo 3: *** 3. Il primo approccio fallito ***
Capitolo 4: *** 4. Carpe Diem ***
Capitolo 5: *** 5. Una nuova amicizia ***



Capitolo 1
*** Inizio. ***


Sebastian sentiva il sudore appannargli lo sguardo e il tempo scorrergli nella schiena. Pochi istanti e sarebbe finito tutto.
Si fermò appena un centimetro prima della linea da tre e dando un ultimo sguardo al canestro, tirò.
Quei pochi istanti che separano il giocatore dall'esito del suo tiro sono una realtà spazio-temporale che appartiene esclusivamente a lui. Sembra che l'aria venga risucchiata e che il tempo sia un'innumerevole serie di slide che procedono a rallentatore. Eppure chi tira, nel preciso istante in cui la palla si stacca dalle sue dita, sa benissimo se entrerà o meno nel canestro.
Sebastian sorrideva già, quando la palla fece un giro completo nel ferro del canestro prima di entrarci con decisione.
L'arbitrò diede il fischio finale e la Virtus si portò nuovamente a casa la vittoria per tre punti. Tutti i compagni sollevarono Sebastian con grida di giubilo.
Non era granchè legato alla squadra, come a nessun altro, ma in quei momenti si sentiva di far parte di qualcosa di grande ed era felice.
La gioia però non durò troppo.
La Scorpions era scontenta. Nessuno di quei ragazzi amava il basket quanto Sebastian; agli avversari importava solo di vincere.
Il playmaker degli Scorpions, un ragazzetto tozzo ma forzuto, si avvicinò con aria strafottente e bellicosa a Sebastian. Dopo averlo squadrato con aria di sfida gli mandò uno sputo dritto in faccia.
Il ragazzo si pulì il volto e il suo corpo scattò fremente di rabbia contro l'altro. Sferrò un pugno così forte da farlo cadere all'indietro, poi gli si gettò addosso.
I rispettivi compagni cercarono di separarli e riucirono a trascinare via di forza Sebastian.
L'allenatore della Virtus si avvicinò al ragazzo. ''Smettila Seba, quante volte devo dirtelo? Non cedere alle provocazioni, diamine!'' lo rimproverò.
''Ma coach mi ha sputato!''protestò Sebastian.
''Sarebbe stato espulso dalla sua squadra se tu non avessi reagito''.
Sebastian sospirò. Non era la prima volta che accadeva. Era stato cacciato da tre squadre per tre aggressioni.
La Virtus era la squadra migliore dove era stato fino a quel momento: i compagni non lo osteggiavano, l'allenatore gli voleva bene, i dirigenti lo adoravano per la sua bravura e un discreto pubblico aveva un debole per lui. Non voleva essere cacciato e sapeva che avrebbe dovuto riparare a quest'ultimo screzio.
''Adesso torna là e scusati'', gli impose il coach.
Sebastian raccolse tutta la sua forza e rinchiuse in un cassetto remoto tutto il suo orgoglio. Alzò la testa e si avvicinò valorosamente all'avversario che era ancora a terra con del ghiaccio in un occhio.
''Scusa non volevo farti male...''borbottò fissandolo spavaldamente negli occhi.
L'altro lo fulminò. ''Non le voglio le tue scuse, orfanello''.
A quel punto si scatenò il finimondo. Sebastian si gettò sul ragazzo, il coach si gettò su Sebastian e i compagni si gettarono da entrambe le parti cercando di frapporsi fra i due playmaker. Volarono pugni per tutti quanti. Alla fine riuscirono a separarli e Sebastian si rivestì tutto pieno di lividi.
Infine se ne andò senza dire una parola a nessuno.
La sua ''casa'' non era che l'ennesimo centro sociale che gli era capitato, dato che si trasferiva ogni qual volta venisse cacciato dalle squadre.
Bob, uno degli assistenti sociali, appena lo vide scoppiò in una fragorosa risata.
''Ehi orfanello, hai fatto a botte di nuovo? Speriamo che questa sia la volta buona così che non debba più vedere la tua brutta faccia''. Detto questo gli diede una pacca affettuosa sulla spalla e se andò, lasciandolo dolorante e amareggiato.
Non aveva ancora capito quel Bob, non sapeva proprio come prenderlo.
Salì pigramente le scale sbattendo i piedi e chiuse la porta con un calcio, accasciandosi poi sul letto.
Decise di rilassarsi sotto la doccia e dopo di compiere il suo solito rituale.
Prima chiuse a chiave la porta della stanza e prese la sua scatola da sotto il letto.
Lì c'erano gli unici oggetti che gli erano stati dati dei suoi genitori dagli assistenti sociali. Aprì la scatola e ne estrasse il contenuto, rovesciandolo sul letto. C'erano una sessantina di foto che ritraevano una ridente ricciolina e un giovanotto dagli occhi dolci che si abbracciavano, innamorati profondamente. Tuttavia le foto preferite di Sebastian erano due: nella prima il padre era sollevato da tutta la squadra mentre sollevava una coppa al cielo e l'altra ritraeva la madre sospesa in aria nel momento di un tiro da tre che Sebastian immaginava fosse andato a segno.
Sin da quando era piccolo quelle foto gli erano servite di sostegno nei momenti di sofferenza e stringerle al petto lo faceva sentire meno solo.
E poi c'era una cosa che non aveva mai capito; in ogni foto c'era una fila di numeri e alcune lettere: 481230N162219E. Sempre gli stessi numeri e le stesse lettere.
Ad interrompere le sue riflessioni giunse un battito alla sua porta. Prese tutte le foto e in tutta fretta le nascose sotto le spesse coperte del suo letto poi andò ad aprire.
''Ciao piccolo!''esclamò Pier scompigliandoli affettuosamente i capelli.
Pier era stato il migliore amico di suo padre ed era diventato il suo ''manager''.
''Ciao Pier...cosa devi dirmi?'' chiese mestamente Sebastian, aspettandosi l'ennesima cacciata dalla squadra.
Pier sospirò. ''Senti, la tua situazione si è notevolmente complicta, la Virtus però ha deciso di darti un'ultima occasione, grazie allavittoria che hanno ottenuto grazie a te. Ma bada Sebi, se ti dovessero espellere dalla Virtus la tua carriera sarebbe gravemente in pericolo e io non potrò fare nulla.''.
''Non ti deluderò, promesso.'',disse Sebastian con decisione, rincuorato da questa ultima occasione a lui inaspettatamente concessa.
''Ti credo, Sebastian...Sai che la Virtus è stata la squadra dove i tuoi genitori si sono conosciuti e hanno giocato insieme per la prima volta? disse Pier sorridendo.
Sebastian sentì gli occhi velarsi di lacrime e sorrise, promettendosi che non si sarebbe mai fatto espellere dalla Virtus.
''Davvero?''sussurrò rapito.
''Oh sì, sai c'ero anche io. Non andavano d'accordo sai? Ahahaha! Se ripenso a tutte le cose stupide che abbiamo fatto a tua madre...''rispose Pier perdendosi fra i ricordi.
''Ad esempio?''chiese incuriosito Sebastian.
''Ora devo proprio andare, ma un giorno te ne parlerò, promesso''.
Sebastian lo lasciò andar via a malincuore e solo dopo un abbraccio; Pier era l'unica persona a cui aveva mai dimostrato il suo affetto.
Appena se ne fu andato Sebastian prese la scatola e riordinò le foto. Nel mentre le parole di Pier gli frullavano in testa e una lacrima dispettosa gli fuggì dagli occhi, cadendo proprio su una foto. Il ragazzo tentò di prenderla per ripulirla ma rimase incollata al fondo della scatola, e nel tentativo si tirarla fuori Sebastian si accorse per la prima volta che nell'angolino destro c'era un bordo spezzato da cui si intravedeva un doppio fondo.
Cosa conteneva di così misterioso quella scatola se qualcuno aveva trovato opportuno nasconderlo?
 

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Capitolo 2
*** 2. I Diari ***


Sebastian tirò per l'estremità il fondo della scatola e scoprì il contenuto del doppio fondo.
Vi erano due agendine di medie dimensioni e una lettera bianca. Tirò tutto fuori e decise di esaminarlo meglio; la prima agendina era di cuoio nero, tipicamente maschile, e Sebastian si sorprese a pensare che sarebbe stato proprio il tipo di agendina che lui avrebbe scelto; l'altra agendina era rossa, di un rosso bruciante quasi, e infine nella lettera c'era scritto per Sebastian.
Il ragazzo non sapeva da dove cominciare ma decise che avrebbe aperto la lettera per ultima.
Aprì la prima agendina  e vi lesse: ''Diario di Giacomo''. Poi prese quella rossa e aprendo vi lesse:''Diario di Claudia''.
Col cuore che batteva a mille si rese finalmente conto di avere fra le mani i diari dei suoi genitori.
Decise di iniziare a leggere qualcosa del diario di suo padre.

 

Dal diario di Giacomo. 07.07.97

Caro Diario, è la mia prima esperienza con questo genere di cose. Non ho mai avuto un diario, ma questo periodo della mia vita è così emozionante che dimenticarlo mi dispiacerebbe troppo. Ovviamente Pier e Andrea non ne sanno nulla.
Sono stato convocato nella nazionale italiana!! Domani abbiamo la prima partita di qualificazioni per i mondiali a Milano. C'ero già stato in gita tanti anni fa, ma so che ora ne avrò un ricordo del tutto diverso!
Sono così emozionato!! Finalmente posso dirlo, dato che i miei amici mi prenderebbero in giro fino alla morte se lo dicessi a loro, anche se si sentono come me.
Ma fra noi funziona così, dopotutto..Anche se non siamo più ragazzini, i nostri ventisette anni non cambiano la nostra natura purtroppo.
Ho preso una stanza in un Hotel e sono già andato ad allenarmi in un campetto da basket. Ancora non ci credo!
I miei genitori sono così fieri di me che quasi si mettevano a piangere quando ho comunicato loro la notizia. Va beh, io vado a dormire, domani sarà un gran giorno.

08.07.97

Caro Diario, sono sconvolto. Oggi siamo andati molto presto al palazzetto dove abbiamo disputato la partita e abbiamo colto l'occasione di assistere alla partita di qualificazioni della nazionale femminile che giocava contro la Germania.
Quando siamo arrivati la partita non era ancora cominciata e due giocatrici erano nella lunetta per il salto d'inizio. La ragazza italiana mi ha subito colpito.
''Solerin'' era scritto nella sua maglia e quel cognome mi era sembrato familiare. Aveva i capelli raccolti in una lunga treccia, ma si vedeva che erano ricci e ribelli.
L'arbitro ha fischiato e lei ha avuto la meglio. Subito è scattata in avanti agitando la mano per farsi passare la palla, smarcandosi con un cambio di mano e facendo canestro. Dopo aver dato un rapido colpo alla mano della compagna si è voltata per andare a marcare il suo ''uomo''.
Appena si è voltata ho avuto un deja-vù. ''E' Claudia!!'', ho pensato.
Claudia era una bambina che avevo conosciuto all'età di dieci anni nella Virtus, la squadra del piccolo paesino dal quale entrambi provenivamo.
Non appena la ragazza che marcava aveva preso palla, Claudia rapidissima l'ha intercettata e ha fatto partire l'azione successiva.
Mi sono voltato verso Pier e Andrea e ho notato che entrambi erano a bocca aperta. ''L'avete riconosciuta anche voi?'' ho chiesto loro.
''Non so, mi ricorda qualcuno...''ha risposto Pier.
''E' Claudia, vi ricordate? La bambina della Virtus.'' Pier e Andrea si sono illuminati e sono rimasti sgomenti per qualche istante.
Non potevo dare loro torto, in effetti. Non c'era più niente di quell'esile ragazzina che avevamo conosciuto quasi vent'anni prima, sia nell'aspetto che nella bravura.
Il mio sguardo vibrava di ammirazione, lo sentivo. Comunque alla fine la partita l'abbiamo vinta noi, con un canestro all'ultimo secondo di Claudia. Non avevo mai visto nessuno giocare così; quella ragazza dava anima e corpo in ogni azione.
Al termine della partita, quando è uscita dagli spogliatoi ho sentito il grande desiderio di salutarla e alla fine mi sono avvicinato.

Dal diario di Claudia. 07.07.97

Caro Diario, anche se sei il mio quarto diario, ti voglio bene esattamente come gli altri!
Sono così felice!!! Mi ha convocato la nazionale italiana!!! E per di più sono la playmaker della squadra. Sai cosa pensavo stamattina? Ti immagini se a vedermi ci fossero quelli sbruffoni che mi hanno cacciata dalla Virtus?Rimarrebbero di stucco a vedermi ora!
Anche se...Non so se sarò veramente all'altezza...Sono così in ansia...
Ma ci sono Laura e Caterina che mi faranno forza.
Ho saputo che dopo di noi ci sarà la nazionale maschile e sono tanto curiosa! Mattia ha insistito tanto per venire, dev'essere proprio per questo.
La sua gelosia mi farà impazzire prima o poi.
Chissà che non incontri visi già visti...
Ora ti devo lasciare, altrimenti domani come farò ad alzarmi?!
                                                                                                                                 TUA.

08.07.97

Caro Diario, sono scioccata!!! La partita è andata benissimo e mi sono guadagnata la fiducia di compagne e coach; ma sono confusa.
Dopo aver segnato alcuni canestri, sentivo le ovazioni del pubblico sempre più forti, così ho scrutato tra le enormi file degli spalti e non ho trovato Mattia, ma un volto mi ha colpito. Per qualche motivo mi ha turbato per tutta la partita...
Siamo andate negli spogliatoi e ci hanno detto di prepararci per le interviste a fine partita.
E'stato complicato ma alla fine sono riuscita a piastrare i miei lunghi capelli ricci e mi sono truccata con cura. (Quanto mi piace farlo?ahah!)
Appena siamo uscite fuori, Mattia mi ha abbracciata forte e io l'ho preso per mano. Ero così felice che fosse venuto! E finalmente si è deciso a mettere la camicia che gli ho regalato al nostro anniversario.
Dopo pochi istanti uno stuolo di fan ci ha accerchiate reclamando un autografo sul pallone da basket. E all'improvviso al posto di un pallone da firmare mi sono trovata davanti una mano da stringere.
Stavo per mettermi ad urlare. Era Giacomo!!! La mia intera vita adolescenziale era stata inferno e paradiso grazie a lui!
''Ehi Claudia!'' mi ha detto con un sorriso. Vorrei poter dire di no caro Diario, e so che Lau e Cat mi sgriderebbero sentendomi (tanto prima o poi lo sapranno!!), ma il suo sorriso mi fa ancora un certo effetto. Ora ti lascio perchè Mattia mi sta chiamando e non deve scoprire questo diario.  presto!   
                                                                                                                                     TUA.

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Capitolo 3
*** 3. Il primo approccio fallito ***


Sebastian chiuse di scatto il diario rosso e rimase a fisare per qualche minuto la parete, stupefatto.
All'improvviso la rissa,lo sputo, gli insulti, la pacca sulla spalla e l'occhio nero persero totalemente importanza. Aveva trovato le sue radici perdute e finalmente si disse che avrebbe trovato il suo posto nel mondo. Forse avrebbe capito finalmente perchè si sentisse legato con un nodo doppio al suo destino di giocatore di basket, forse avrebbe compreso che i suoi genitori lo amavano molto e che non era così solo, in fondo.
La campana del pranzo interruppe le sue considerazioni, così rimise tutto dentro la scatola e scese rapidamente a mangiare.
Sebastian non godeva di troppa popolarità fra i suoi compagni, in primo luogo perchè si fermava nei centri sociali talmente poco a lungo da non riuscire a stringere nessuna vera amicizia, e poi il suo carattere scorbutico e permaloso lo rendevano un tipo da cui stare alla larga.
Quel giorno però una nuova luce illuminava il suo volto e i compagni non potevano non rendersene conto.
C'era una ragazza in particolare, Sofia, che provava un sincero interesse verso quel suo repentino cambio d'umore.
Sofia era una ragazza di diciassette anni proprio come Sebastian, aveva due lunghe trecce rosse e delle piccole lentiggini sul naso. Era dotata di quella rara bellezza che a diciassette anni viene spesso giudicata strana e perciò sottovalutata. Sofia non era orfana ma i suoi genitori l'avevano abbandonata all'età di due anni e lei non ne aveva mai conosciuto il motivo. Sebastian era per lei un enigma estremamente affascinante.
''Ehi Sebi, che è quest'aria allegra?'' disse sorridendo amichevolmente.
Erano le prime parole che si scambiavano e per qualche motivo Sebastian ne fu turbato. Arrossì violentemente.
''Niente. Non vedi che ho un occhio nero? Perchè cavolo dovrei essere felice?''borbottò scorbutico.
Sofia lo trovò adorabile. Istintivamente le venne da poggiare le dita sull'occhio pesto e lo accarezzò. Dopo un istante di profondo imbarazzo Sebastian si ritrasse borbottando. La ragazza stavolta ci rimase male e si allontanò risentita.
Sebastian avrebbe voluto trattenerla, ma non sapeva cosa dirle, dunque ci rinunciò e si sedette lontano da lei. Durante il pasto no alzò gli occhi dal tavolo finchè Bob non decise di provocarlo.
''Non trovate che Sebastian oggi sembri un panda?''sghignazzò seguito dalle risatine degli altri. Sebastian lo ignorò e continuò a mangiare, seppur con difficoltà.
''Insomma reagisci solo sul campo da basket?'' continuò Bob ammiccando agli altri che continuarono a ridacchiare.
Sebastian si alzò di scatto e fece per tornare in camera sua, ma sentì qualcuno dire:''Non sapete fare altro che prenderlo in giro? Bob, non se lo merita, e lo sai''.
Colpito, si voltò per capire chi l'avesse difeso e scoprì che si trattava proprio di Sofia. Le mimò un grazie da lontano senza farsi vedere.
Salì di corsa le scale e chiuse la porta a chiave, poi prese la sua scatola e continuò a leggere.

Dal Diario di Claudia. 09.07.97

Caro Diario, ieri ero troppo stanca per raccontarti tutto e probabilmente lo avrei fatto male, tralasciando qualcosa di importante. Come ti dicevo Giacomo era la mia ossessione, è stato la mia prima vera cotta e anche la mia prima cocente delusione. Ecco perchè oltre allo sgomento, quando ho intravisto nei suoi occhi un'ammirazione sbalordita nei miei confronti, una parte di me ha provato molto orgoglio.
Ripensando agli scherzi, alle umiliazioni, ai pianti e allo sconforto che ho provato in quegli anni mi chiedo davvero quanto fossi stupida.
In fondo avrei potuto metter fine a tutto quanto semplicemente andandomene subito, giusto? Invece ho scelto di restare...
A volte credo che noi donne siamo un po' masochiste, sai?
Comunque alla fine non ho fatto altro che sorridere cercando di fargli credere di non averlo riconosciuto. Insomma, non merita tutta questa importanza,no?!? Decisamente no!! Credo di averlo convinto(ahahah!).
In ogni caso non avrei potuto parlargli neanche se lo avessi voluto dato che la folla mi ha spinto subito lontano da lui. Poi non l'ho più visto.
Oh mi sento così stupida!! Dopo tutti gli anni che sono passati, dopo tutto quello che mi ha fatto, dopo tutta la mia nuova vita felice, lui è ancora in grado di scioccarmi. Ormai sono una donna adulta, non un'adolescente, dovrei smetterla di pensare così scioccamente...E poi ho Mattia, e io lo amo...Ho una casa sicura con lui, una vita stabile..Che voglio di più?
                                                                                                                                          TUA.

Dal Diario di Giacomo. 9.07.97

Caro Diario, ieri è stato il giorno più strano della mia vita. Claudia era lì, davanti a me, bellissima e sorridente e io....Non ci capisco più nulla! Non faccio che pensare a lei... Non so se mi abbia riconosciuto o no ma qualcosa nei suoi occhi mi ha detto che sapeva perfettamente chi fossi. No, ne sono assolutamente certo, ha capito perfettamente chi fossi. Evidentemente non le importa, questo è chiaro... E poi non era sola, c'era lui.
Devo togliermela dalla testa. La mia partita è caduta in secondo piano dopo aver incontrato Claudia, e per fortuna è stata rimandata ad oggi.
Non sarei mai riuscito a giocare ieri... Spero ci sia anche lei, anche se non per me...
Però me lo voglio ripromettere, se dovesse venire le parlerò, costi quel che costi. Magari se mi dice:''sei un idiota'' sarebbe più facile fingere di non averla mai incontrata. Anche perchè avrebbe ragione.
A presto, incorcio le dita.

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Capitolo 4
*** 4. Carpe Diem ***


Dal Diario di Giacomo. 9.07.97

Caro Diario, abbiamo vinto!! Anche se inizialmente abbiamo sofferto dopo abbiamo rimontato, perciò la vittoria è stata anche più emozionante. Il coach era contento di noi e si è accorto dell'affiatamento fra me, Andrea e Pier. Eppure a volte se ripenso a com'eravamo a dodici anni mi vergogno di noi...
per questo non biasimerei Claudia se dovesse provare del risentimento nei miei confronti. Oh già, le ho parlato alla fine!
Se ne stava fra tutti gli altri negli spalti, eppure la consapevolezza della sua presenza canalizzava quasi del tutto la mia concentrazione. Non so perchè mi prenda così...
Da lontano era difficile capire se anche lei stesse guardando me, dato che io la fissavo ogni qual volta mi fosse possibile, ma credo di aver captato il suo sguardo qualche volta. Non mi stupisce e non mi emoziona, probabilmente guardava tutti noi. Eppure ogni volta che mi sentivo osservato era quasi istintivo fare del mio meglio.
Comunque le ho sorriso salutandola da lontano con la mano, perchè non potevo non farlo. E lei, spiazzata, ha ricambiato.
Era sola, e questo mi ha dato il coraggio necessario ad avvicinarmi durante l'intervallo. Ho scavalcato gli spalti e l'ho raggiunta.
''Claudia Solerin, si ricorda di me o no?'' le ho detto scherzosamente facendole l'occhiolino.
Lei è arrossita e credo di aver visto un lampo di indecisione nei suoi occhi.
''Ma certo Giacomo, sai bene che non potrei mai dimenticarti'' mi ha risposto ironicamente, alzando gli occhi al cielo.
Mi sono sentito un vero idiota, che credevo di poter fare? Come minimo mi odiava.
''Come va? Ora sei una celebrità, chi l'avrebbe mai detto?'' ho detto, nel disperato tentativo di attaccare bottone.
Sì lo so, non è stata una grande uscita, considerati i precedenti...Ma me ne sono accorta troppo tardi, solo dopo aver visto una smorfia di nervoso sul suo viso.
''V-volevo dire che..'' ho tentato di rimediare impacciatamente. Ma lei mi ha interrotto.
''Non ce n'è bisogno. Hai proprio ragione! Chi avrebbe mai detto che la sfigatella della squadra avrebbe sfondato? Wow, incredibile!Ora, se vuoi scusarmi devo andare a prendere il mio fidanzato''mi ha risposto, irritata.
Alzandosi mi è passata accanto e il suo profumo ha risvegliato in me una serie di ricordi. La sua sciarpa di tutti i colori che noi avevamo soprannominato 'Arlecchino'; il suo sorriso mentre mi guardava,tramutato in pianto dai nostri scherzi. Lei che mi difende contro un avversario violento, io che la escludo dal gioco in un esercizio a coppie. Lei che mi confessa ciò che prova, io che la ignoro e la sfotto ancora di più.
Sono passati quasi quindici anni, ma il ricordo di lei è rinato in me come un fiore. Potrei lasciarla andare e fingere di non averla mai vista, continuare la mia vita perfetta e andare oltre il passato.
Ma, caro Diario, nella vita c'è un solo istante in cui siamo consapevoli di poter cambiare il nostro destino, sta a noi coglierlo oppure no. E io in quell'istante ho capito che voglio Claudia e che per lei lotterò. Sempre e comunque.
L'ho afferrata per un braccio e l'ho tirata verso di me. Lei non se lo aspettava e non ha opposto resistenza, così ha sbattuto contro il mio peto.
''Aspetta Claudia-ho mormorato- ti chiedo scusa...per queste parole e per tutte le altre.''
Le ho preso la mano scoprendo che tremava. Non mi ha guadato negli occhi, non ha detto nulla. Le ho preso il mento fra le dita e l'ho sollevato verso di me.
In quel momento avrei potuto baciarla, sai? Ma il suo telefono ha squillato. Era il suo ragazzo.
Così è andata via senza dire nulla, ma io lo so... in fondo al cuore mi ha perdonato.

Toc-toc. Sebastian alzò gli occhi di occhi di scatto dal diario, come di suo solito infilò tutto nella scatola e la nascose sotto il letto.
''Chi è?'' chiese bruscamente senza aprire.
''Sono Sofia. Posso parlarti un istante?''

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Capitolo 5
*** 5. Una nuova amicizia ***


Sebastian provò il desiderio misterioso di avere la stanza in ordine, così per qualche istante tentò freneticamente di sistemare quanto poteva.
''Sebastian?'' lo chiamò Sofia.
''Un attimo, e che diavolo!'' imprecò l'altro. Si guardò allo specchio ma poi si diede dello stupido per averlo fatto e andò ad aprire infastidito di sè stesso.
''Che vuoi?'' mugugnò senza guardarla.
Lei sorrise. ''Non mi fai entrare?'' chiese speranzosa.
''Entra'' rispose lui controvoglia.
Sofia si sedette al bordo del letto guardandosi intorno come una bambina. Sebastian era impaziente.
''Ebbene?''
''Ho portato un po' di garze e ghiaccio, per la tua faccia-ha sussurrato lei- vieni qui, vicino a me''.
Dopo che si fu seduto la ragazza iniziò a disinfettare un graffio che gli tagliava il labbro con una certa timidezza. Sebastian si accorse di non riuscire a smettere di fissarle le labbra e rimase imbambolato per qualche secondo. Si destò con grande imbarazzo grazie ad un dolorino.
''Ahi!'' si lamentò.
''Scusami'' si affrettò a dire lei dandogli una carezza sulla guancia.
Il ragazzo sentì le viscere aggrovigliarsi e si ritrasse.
''Grazie va bene così''borbottò.
''Prima di andarmene Sebi, volevo anche dirti che mi dispiace per quello che ti è successo oggi'' disse Sofia cercando lo sguardo di Sebastian, che invece era ben deciso ad evitare il suo.
''Ormai ci sono abituato, però grazie per...insomma...per esserci stata''biascicò senza pensare a cosa stesse dicendo. Accorgendosene arrossì e lei sorrise di nuovo.
''Tu sei mio amico Sebi, sappilo. Puoi contare su di me per qualsiasi cosa''promise la ragazza.
''Mi piacerebbe parlarti di una cosa...''iniziò Sebastian, desideroso di condividere la sua scoperta con qualcuno.
''Dimmi pure!''esclamò lei con entusiasmo.
''Ho trovato i diari dei miei genitori... Qualche volta quando non sai cosa fare, ti andrebbe di leggerli con me?'' chiese speranzoso.
''Oddio! Certo che mi piacerebbe Sebi! Però voglio chiederti una cosa anche io...''
Sebastian si spaventò, e lei rise della sua esperssione.
''Niente di preoccupante, scemino! Volevo chiederti se potessi venire qualche volta alle tue partite di basket'' disse titubante Sofia.
Sebastian sentì il cuore scoppiargli. Nessuna amica gli aveva mai chiesto una cosa simile, anche perchè non ne aveva mai avute dopotutto, e no vedeva l'ora di condivere la sua più grande passione con Sofia. Ma non voleva farle capire quanto la prospettiva lo esaltasse, così facendo una faccia da poker disse:''Prima o poi si farà''.
Sofia sorrise radiosamente, lo baciò delicatamente sull'occhio nero, si voltò e se ne andò.
Sebastian si accorse che la stanza era diventata terribilmente vuota, e per scacciare quella fastidiosa sensazione prese la sua scatola.


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Scusate per questo capitolino così breve, ma prepararsi agli esami e scrivere storie non è così semplice. Con la speranza che continuerete a leggere vi prometto che mi farò perdonare a breve!

A presto!

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