Chi trova un amico trova un tesoro

di innamoratahobbit96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

CAPITOLO 1
 


< < Bilbo. Svegliati. È ora di andare a scuola > > sussurrò Belladonna Tuc al figlio.
Bilbo si mosse e si stiracchiò.
< < Che ore sono? > > sbadigliò.
< < Sono le sette del mattino, alzati e preparati, poi vieni in cucina, la colazione è pronta > > disse la madre dandogli un bacio sulla guancia e tornando in cucina.
Bilbo si ripulì immediatamente la guancia con la manica del pigiama. Ormai aveva quasi 16 anni, non era più un bambino.

Si alzò dal letto e aprì le tende della finestra. Non era più circondato dalle sue amate montagne. Non si respirava più l’aria fresca e tranquilla. Guardò verso il basso e notò la strada trafficata.
Molte auto suonavano continuamente il clacson perché erano di fretta e dovevano andare al lavoro.
Bilbo sospirò e andò a lavarsi. I suoi capelli ricci erano in disordine e cercò di sistemarseli al meglio.
Aprì l’armadio e cercò degli indumenti consoni. Era il suo primo giorno di scuola, in una nuova scuola, a Roma.
Avrebbe frequentato il terzo anno del liceo classico. Si domandava come fossero le scuole di una città così grande come Roma. Era ansioso e preoccupato. Già faticava a farsi degli amici.

Aveva trascorso l’estate facendo tante passeggiate sui duri sentieri dei monti.
Il mondo gli crollò addosso quando suo padre, Bungo Baggins, aveva detto alla famiglia che si sarebbero trasferiti a Roma per lavoro. Avevano trovato un piccolo appartamento in un condominio vicino al Colosseo.
Bilbo cercò di convincerlo a rimanere nella Valle di Primiero , ma purtroppo, non avevano altra scelta. Bilbo non aveva altri parenti nella valle.

Dopo essersi messo una camicia, un piccolo gilet color rosso e dei pantaloni marroni, uscì dal bagno e si diresse in cucina, dove suo padre stava leggendo il giornale.
Belladonna diede al figlio una tazza di latte. Bilbo prese dei biscotti al cioccolato e li immerse nella tazza, gustandoli più che poteva.
< < Sei pronto per il tuo primo giorno? > > chiese la madre.
Bilbo si limitò ad annuire.
< < Sono stato dal preside, ieri – disse il padre – sarai nella classe 3^D > >
< < 3^D? > > chiese Bilbo.
< < Sì. Ci sono tante classi all’istituto “Albertelli “ > > continuò la madre.
< < Ah. Capito > > disse Bilbo freddamente continuando a bere.
< < Tesoro. Lo sappiamo che vorresti tornare a casa, ma ormai dobbiamo rimanere qua. Però . . ti promettiamo che poi in estate torneremo > > disse dolcemente la madre appoggiandogli una mano sulla spalla.
< < Ho paura . . ho paura di non trovarmi bene > > disse preoccupato Bilbo.
Era sempre stato un ragazzo sensibile e tranquillo, l’idea di una scuola enorme lo preoccupava assai.
Aveva paura di essere preso in giro e di rimanere vittima di qualche bullo.
< < Tranquillo, vedrai che col tempo andrà bene, hai da imparare ancora tante cose figlio mio > > sorrise il padre.
< < Grazie. Vi voglio bene! > > disse Bilbo abbracciando i suoi genitori.

Intanto, a casa Durin, Thorin stava guardando la tv.
< < Sono quasi le otto! Alzati da quel divano e fila a scuola, che fai? Vuoi far tardi il primo giorno?! > > sbottò Thrain vedendo il figlio seduto sul divano.
< < Tanto non impiego molto ad arrivare a scuola > > sospirò Thorin.
< < Ma con il passo che hai, arriveresti a scuola l’anno prossimo > > lo prese in giro Frerin, il fratello minore.
Thorin lo fulminò con lo sguardo, poi si rilassò e continuò a guardare la televisione.
< < Padre, io sono pronta > > disse Dìs, la figlia minore, l’ultima della famiglia, dirigendosi verso la porta.
< <Smeagol! > > urlò a gran voce Thrain.
< < Sì padrone? > > disse il servo della famiglia arrivando in soggiorno.
< < Fra poco i mie figli andranno a scuola, oggi dovrai pulire la casa, mentre io devo andare al lavoro, poi, voglio che tu pulisca la piscina, è lurida come non so che cosa > > gli ordinò.
Il servo sbuffò e si inchinò.


< < Tieni > > disse Frerin lanciando lo zaino a Thorin, che lo prese al volo e se lo mise in spalla.
< < Chi me lo fa fare? > > mormorò Thorin più a se stesso.
< < Thorin. Ti prego di studiare quest’anno, è già un miracolo che ti abbiano salvato agli esami di recupero > > lo avvertì Thrain.
< < Ok > > disse Thorin freddamente.
< < Studia di più! Perché non sei come i tuoi due fratelli? Sono più piccoli di te, ma almeno non mi deludono! > > lo rimproverò Thrain.
< < Ho capito! Non c’è bisogno che me lo dica tutte le volte! > > disse Thorin.
Thrain alzò il braccio in aria, stava per dargli una sberla. Thorin attese serenamente. Tanto era abituato.
Dìs corse dal padre e lo pregò di abbassare la mano, allora, rilassò i muscoli e incrociò le braccia.
< < è tardi. Meglio correre a scuola! > > disse Frerin guardando l’orologio.
< < Ok. Frerin, Thorin – disse il padre – accompagnate Dìs alla scuola media prima, ricordatevi > >
< < Va bene > > dissero all’unisono.
Così, scesero le scale e uscirono dalla loro grande villa.

Thorin non era per niente contento della sua vita. Era arrabbiato. Sua madre era morta. Suo nonno era morto. Le sue uniche figure di riferimento avevano perso la vita in un incidente stradale. Thorin, prima che sua madre e suo nonno perdessero la vita, era un ragazzo studioso.
Con il padre non aveva un buon rapporto. Thrain preferiva decisamente Frerin e Dìs, i fratelli minori di Thorin.
I loro genitori erano ricchi, avevano una grande villa con la piscina. Tanti soldi e potere. Ma chi diceva che i soldi facevano la felicità, sbagliava.
Per fortuna, Thorin aveva degli amici, i quali gli volevano bene.
Thorin adorava essere rispettato da tutti, forse era anche temuto, per il suo sguardo freddo e irascibile.
Il suo amico più caro, Dwalin, era simile a lui, ma era molto leale nei suoi confronti.
Poi, c’era Bofur, l’amico giocherellone e burlone. Dwalin, a volte, lo fulminava con lo sguardo pur di farlo smettere.
Ori era il ragazzo più timido, un secchione, ma grazie ai fratelli Dori e Nori, entrò a far parte del gruppo di Thorin, e ciò valeva anche per Oin, Gloin, Bifur e Bombur.

Ciao a tutti:)
Eccomi qui con una nuova storia, ambientata nel mondo moderno. Cosa ne pensate?
Bilbo è un giovane che proviene da luoghi tranquilli, e in poco tempo si ritrova in un mondo totalmente diverso dal suo, e dovrà affrontare molti ostacoli.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


C APITOLO 2


 
Dopo aver salutato i propri genitori, Bilbo si fermò davanti ad una pensilina della fermata del pullman e attese. Era agitato, si notava dal fatto che continuava a picchiettare le dita sulle gambe.
< < Il pullman che arriverà, mi porterà alla scuola “Albertelli”? > > chiese timidamente ad un uomo accanto, il quale annuì.
< < Grazie, perché sono nuovo in questa città e non so come orientarmi > > continuò Bilbo per far passare il tempo.
< < Esistono le mappe ragazzo! > > disse l’uomo freddamente.
Bilbo lo guardò sconcertato. Non era abituato a questi comportamenti.
Certo, Bilbo non aveva amici nel suo paese, però . . tutti si rispettavano ed erano cittadini dalle buone maniere.
 
Appena il pullman arrivò, tutti salirono. Timbrarono il biglietto e cercarono posto.
Bilbo osservò i sedili e ne vide uno libero vicino ad un giovane dal cappello strano.
< < Posso? > > chiese Bilbo timidamente.
< < Certo! > > rispose il giovane appoggiando lo zaino per terra, per fargli posto.
Bilbo fece per sedersi, quando vide un’anziana cercare posto. Appena notò che tutti i posti erano occupati, si attaccò al palo del pullman.
< < Prego signora > > la chiamò Bilbo.
L’anziana si sorprese e dopo aver ringraziato Bilbo, si sedette.
Bilbo indietreggiò e cercò un palo dove attaccarsi.
Alla seconda fermata, salirono altre persone, la maggior parte erano studenti.
Bilbo era basso e in mezzo a loro si sentiva molto inferiore.
Ad un certo punto qualcuno lo schiacciò e Bilbo finì con la guancia contro il finestrino del pullman.
< < Oh mi spiace > > si scusò immediatamente il giovane che gli era appena andato addosso. Era uno studente robusto, dai capelli color carota.
< < Tranquillo > > disse Bilbo.
< < Bombur! Eccoti! Finalmente sei arrivato! > > gli urlò Bofur.
< < Mi ero svegliato tardi  > > disse Bombur ansimando.
Bombur aveva fatto tardi, per questo aveva perso il pullman. Così, aveva corso fino alla seconda fermata.
 
Il viaggio non durò molto e dopo dieci minuti, giunsero alla scuola e gli studenti scesero dal pullman.
C’erano tantissimi giovani all’ingresso della scuola, che si abbracciavano e sorridevano.
Bilbo, invece, si sentiva a disagio e timidamente, entrò nell’istituto per dirigersi dal preside.
 
Intanto, Thorin e suo fratello Frerin giunsero davanti alla scuola.
Appena videro i propri amici, li raggiunsero.
< < Thorin carissimo, come va? > > gli domandò Dwalin battendogli un cinque.
< < Bene > > si limitò a dire Thorin. Non aveva proprio voglia di iniziare l’anno scolastico.
< < Inizieremo bene l’anno > > sorrise Nori maliziosamente facendo l’occhiolino ad una cheerleader, che stava in compagnia delle sue amiche.
La ragazza sorrise. Nori divenne rosso come un peperone in faccia e sussultò.
< < Mi ha sorriso! > > disse entusiasta.
< < Non vorrei rovinarti i sogni, ma stava guardando Thorin > > Bofur lo fece tornare sulla realtà.
Thorin era da sempre amato da molte ragazze per via dei suoi occhi azzurri e il suo sguardo serio.
Ma Thorin non era innamorato di nessuna. Preferiva essere un tipo libero.
< < What? > > chiese Bifur.
< < A girl was looking Thorin > > rispose Bofur.
Bifur era il cugino di Bofur e Bombur. Da piccolo si era trasferito in Inghilterra con i suoi genitori, in seguito, in prima superiore si era trasferito a Roma e stava ancora imparando a parlare in italiano.
 
La campanella suonò, ma Bilbo stava ancora percorrendo i corridoi, finché trovò la presidenza.
Bussò alla porta.
< < Avanti > >
Bilbo entrò e salutò il preside. Era un uomo alto e dalla lunga barba grigia. Non indossava la classica camicia e giacca nera, anzi, indossava un maglione verde stropicciato e dei jeans larghi.
< < Piacere, sono il preside Gandalf, Gandalf Il Grigio – si presentò – sei nuovo. Ho conosciuto tuo padre, piacere di conoscerti Bilbo Baggins > >
< < Piacere mio > > disse Bilbo.
Dal primo impatto, Bilbo lo trovò già simpatico.
< < Spero che ti troverai bene nella nostra scuola signor Baggins > > disse il preside alzandosi e avvicinandosi al ragazzo.
Gli cinse le spalle con un braccio e lo accompagnò nella sua aula.
 
Percorsero tanti corridoi e salirono al terzo piano. Il preside bussò ad una porta.
< < Avanti > > disse una voce femminile.
Gandalf entrò e salutò la classe e l’insegnante di latino, Galadriel, una donna bellissima e amata da tutti gli studenti per la sua bontà.
< < Buongiorno ragazzi – disse il preside – spero che le vacanze siano andate bene, bentornati a scuola > > sorrise.
< < Io non vedo l’ora di imparare nuove cose > > disse Thranduil, un ragazzo biondo e dagli occhi azzurri alzando la mano. Egli era il bulletto della classe, non amava studiare, inoltre, anche lui era circondato da molte ragazze.
< < Che gran lecc . . . > > stava per mormorare Dwalin, quando Dori, accanto a lui, gli diede una gomitata.
< < Thranduil, sono contento di vederti così attivo, sono contento che tu abbia messo la testa a posto > > sorrise Gandalf.
Si inchinò e si voltò. Sgranò gli occhi appena notò che Bilbo non era ancora entrato.
< < Sono venuto per presentarvi un nuovo studente – disse uscendo e prendendo Bilbo per il braccio facendolo entrare – si chiama Bilbo Baggins. Si è trasferito da poco. Viene dal Trentino Alto Adige > >
Bilbo deglutì a fatica appena vide una classe composta da 28 studenti. Lo stavano osservando curiosi, altri, invece, lo deridevano già per i suoi vestiti colorati e particolari.
< < Piacere di conoscerti > > sorrise Galadriel stringendogli la mano.
< < è uno studente da voti eccellenti, siamo fortunati ad averlo nella nostra scuola > > sorrise Gandalf.
Alcuni ragazzi già lo fulminarono con lo sguardo. Lo consideravano un intruso. Questa era solo invidia.
Gli amici di Thorin, invece, non vedevano l’ora di conoscerlo.
< < Bene. Vi lascio alla vostra lezione > > salutò poi il preside andandosene.
 
< < Bilbo, guarda, là c’è un posto libero > > disse l’insegnante Galadriel facendogli segno con il dito.
Bilbo guardò verso la sua direzione e vide un banco vuoto, accanto ad un ragazzo dai capelli neri, occhi azzurri e lo sguardo serio, che stava giocherellando con la matita.
Lo inquietava non poco. Lo salutò e si sedette.
< < Ciao, come ti chiami? > > gli chiese Bilbo prendendo un respiro.
< < Thorin > > rispose freddamente il ragazzo senza guardarlo in faccia.
Bilbo sospirò e guardò dritto a sé, per ascoltare l’insegnante che avrebbe spiegato il programma del nuovo anno.
 
Appena suonò la campanella dell’intervallo, tutti uscirono dalle proprie aule per fare uno spuntino.
Thorin si alzò immediatamente e si diresse verso Dwalin, lasciando Bilbo solo, sul suo banco.
Mentre Bilbo stava rimettendo i suoi libri nello zaino, qualcuno si avvicinò.
< < Ciao. Piacere, sono Bofur! – si presentò il ragazzo che Bilbo aveva visto sul pullman – ci siamo già visti sul pullman > >
< < Ah, sì mi ricordo > > sorrise Bilbo.
< < E loro sono Bombur, mio fratello, Bifur, mio cugino, Nori, Ori, Dori, Oin e Gloin > > disse facendo spazio agli altri che si avvicinarono a stringergli la mano.
< < Dunque, tu abiti in Trentino > > disse Bombur.
< < Sì, nella Valle di Primiero > >
< < E com’è? Ti manca? > > chiese Gloin, un ragazzo dai capelli rossi e lunghi.
< < è un luogo di montagna molto bello, mi manca molto, non volevo venire, avrei preferito rimanere là > > rispose Bilbo tristemente.
< < Dwalin! Thorin! Avete sentito? Abita in montagna! > > disse Bofur voltandosi verso di loro, i quali annuirono.
In realtà, a loro non interessava affatto conoscere Bilbo.
< < Non farci caso Bilbo, sono timidi > >
< < Noi NON siamo timidi! > > sbottò Dwalin.
< < Andiamo. Siate un po’ più gentili con il nostro nuovo arrivato > >
I due amici rotearono gli occhi e uscirono dall’aula, mentre Bilbo abbassò lo sguardo tristemente.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

 
 
I giorni passarono velocemente e i professori iniziarono già a programmare verifiche e interrogazioni.
Bilbo iniziò ad abituarsi alla nuova scuola, perché i suoi compagni di classe, in particolare Bofur, gli mostrarono tutto l’edificio e lo facevano sentire a suo agio.
Thorin, il suo vicino di banco, non gli parlava quasi mai, a parte quando doveva chiedergli qualcosa riguardante la lezione.
Bilbo si domandava continuamente come faceva Thorin ad essere amico di Bofur e gli altri ragazzi, erano troppo diversi di carattere.
Un giorno, mentre Bilbo stava sistemando i suoi libri nell’armadietto, si avvicinò Thranduil con i suoi amici. Indossavano delle giacche di pelle nere, portavano tutti una catenella d’oro al collo. Alcuni indossavano anche una bandana blu o occhiali da sole.
Bilbo osservò curioso il loro portamento.
< < Ciao Baggins > >
< < Ciao > > salutò Bilbo sorpreso. Non si aspettava che si avvicinasse a lui.
< < Come stai? > >
< < Bene, grazie > > sorrise Bilbo.
Non si aspettava che Thranduil gli parlasse.
< < Sei libero dopo scuola? > >
< < Ehm . . pensavo . . di leggere un libro, visto che non abbiamo nulla da studiare per domani  > > rispose Bilbo sognando.
< < Non startene rintanato a casa..Sei simpatico Baggins, mi farebbe piacere se uscissi con noi  > > tentò di convincerlo Thranduil.
In realtà, Thranduil aveva un altro scopo.
< < Ehm . .va bene > > disse Bilbo intimidito.
< < Perfetto. Faremo una visita della città > > disse mettendogli una mano sulla spalla.
Poi, se ne andò con i suoi amici, che lo seguirono a ruota.
 
Bilbo lo osservò.
Thranduil camminava con sicurezza, con la schiena dritta e le spalle dritte, a differenza sua. Bilbo era un po’ goffo e impacciato, per questo si vergognava molto.
< < Che volevano? > > chiese una voce alle sue spalle.
Bilbo fece un balzò e si voltò.
< < Bofur! Mi hai fatto spaventare! Comunque, mi ha chiesto di uscire con lui e i suoi amici > > disse.
< < Perché? Lui non è un tipo affidabile, ti avverto > >
Bilbo lo guardò interrogato.
Certo. Thranduil sembrava altezzoso, ma chissà . . forse Bilbo gli stava davvero simpatico. Questo era il pensiero di Bilbo.
Bofur non ne fu molto convinto, ma preferì lasciar perdere.
 
La campanella di fine intervallo suonò e gli studenti tornarono nelle proprie aule.
Bilbo non vedeva l’ora di uscire con Thranduil, era sicuro che sarebbero diventati buoni amici.
< < Bilbo Baggins, venga all’interrogazione con . . Thorin Durin > > li chiamò l’insegnante di italiano, Denethor. Egli era il professore più temuto da tutti. Era molto severo e odiava il suo mestiere.
All’interrogazione, Bilbo rispose con esattezza a tutte le domande, mentre Thorin fece più fatica.
Bilbo riuscì ad ottenere un bel 10 e Denethor lo lodò immensamente davanti a tutta la classe, mettendo però in imbarazzo Bilbo, il quale sì, era bravo a scuola, ma non voleva essere considerato il “cocco dei prof”.
< < Complimenti signor Baggins! Sono contento che in questa classe di nullità ci sia almeno uno studente che studi come si deve > > disse aprendo le braccia e alzando lo sguardo in cielo.
Bilbo poté percepire gli sguardi omicidi addosso, da parte di alcuni suoi compagni, mentre Bofur e i suoi amici gli facevano segno con il pollice in su e si complimentarono appena Bilbo tornò al suo banco.
< < Thorin, mi spiace, ma ti meriti un bel cinque e mezzo > > scosse la testa mentre scriveva il voto sul registro.
< < Siamo ancora all’inizio > > sospirò Thorin andando al posto.
< < Hai rischiato la bocciatura caro mio, quest’anno datti una regolata > > gli disse puntandogli il dito contro.
Intanto, Thranduil  derise il suo compagno.
< < E questo vale anche per te Thranduil > > continuò il professore.
 
Dopo un’altra ora, ci fu il pranzo.
Bilbo seguì Bofur e i suoi amici e fecero la fila al bancone.
< < Bilbo! Vieni! > > gli fece segno Thranduil, il quale era in prima fila.
Bilbo deglutì e con imbarazzo, si diresse dal suo compagno, lasciando Bofur perplesso e deluso.
Thranduil gli diede anche l’onore di sedersi al tavolo con il suo gruppo e ciò fece quasi imbestialire Nori.
< < Preferisce Thranduil a noi > > sospirò.
< < No! Bilbo è gentilissimo! E non capisce di essere solo sfruttato > > lo difese Bofur.
< < Si arrangia! Bilbo ha scelto di stare con quel mezzatacca > > disse Thorin freddamente.
< < Ma dobbiamo aiutarlo! > > disse Bombur.
< < Bilbo sa cavarsela. È in terza superiore! Non è all’asilo, non ha bisogno del genitore che gli imbocca il cibo > >
I suoi compagni rimasero zitti e continuarono a mangiare silenziosamente.
 
Bilbo, in compagnia di Thranduil, si trovava bene, ma sentiva anche la mancanza di Bofur, Bombur . . e gli altri, perché erano divertenti e allegri.
< < N- Non possiamo andare con loro? così gli facciamo compagnia > > propose Bilbo indicando con lo sguardo il tavolo di Bofur.
< < Con . . loro? – domandò Thranduil alzando un sopracciglio – non abbiamo bisogno di loro, stai alla larga da Thorin, ti avverto > >
< < P- Perché? > > chiese Bilbo dando un’occhiata all’interessato.
< < Hai visto come ti tratta? È una persona irascibile, scontrosa, non ti conviene conoscerlo > >
Bilbo, tuttavia, non si convinse.
Comunque, comprese di non essergli simpatico.
 
Appena finirono di pranzare, si rialzarono e portarono i vassoi al bancone.
< < Thorin, quant’è che hai preso? Cinque e mezzo? – disse Thranduil avvicinandosi al suo tavolo – Be, meritavi un bel quattro > >
< < Sta zitto Thranduil. Lo so, speravi venissi bocciato > > disse Thorin tranquillamente.
< < Già, così non avrei più avuto a che fare con uno come te > > rise Thranduil.
Bilbo ebbe la tentazione di intervenire. Odiava le discussioni.
Si spaventò appena Dwalin si alzò e prese Thranduil per il colletto della camicia.
< < Sentimi bene Lurido . . ! > >
< < Dwalin! Lascialo! > > lo fermò Thorin, prima che potessero alzare le mani.
Il suo amico lasciò andare Thranduil e rilassò i muscoli.
< < Andatevene! > > disse Thorin a bassa voce, cercando di mantenere la calma.
Thranduil alzò un sopracciglio e si allontanò.
Appena Thorin notò la presenza di Bilbo, vicino al loro tavolo, lo guardò interrogato.
< < Vuoi unirti a noi? > > chiese Bombur facendogli segno di sedersi.
Bilbo sorrise, ma si bloccò appena vide lo sguardo torvo di Thorin.
< < E tu? Non te ne vai con i tuoi amichetti? > > chiese Thorin.
< < Ehm . . io . . > >
< < Bilbo! Sbrigati! > > lo chiamò Thranduil in lontananza.
Bilbo sospirò e dopo aver salutato Thorin e gli altri, raggiunse Thranduil.

 
 
Ciao a tutti :D
Eccomi con un altro nuovo capitolo. Ringrazio chi ha recensito finora, chi ha messo la storia tra le preferite e chi legge silenziosamente.
Spero che i primi giorni di scuola siano andati bene.
Che ne pensate di Thranduil? E del rapporto tra Thorin e Bilbo?
Alla prossima ragas <3
Bacioni
  Pritibi

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 
CAPITOLO 4
 

 
 
Bilbo seguì Thranduil e i suoi amici verso l’uscita della scuola. Arrivarono nel parcheggio, dove c’erano tante auto e moto bellissime e sicuramente costose.
Thranduil si avvicinò alla sua moto e indossò il casco.
< < Wow! È bellissima > > disse sorpreso Bilbo ammirandola.
< < Bella eh? > > sorrise.
Era una Yamaha YZF-R6 dalla massima potenza, in grado di regalare adrenalina nelle curve.
< < Non hai paura? Insomma, è velocissima, è pericoloso > > disse Bilbo preoccupato.
< < Pericoloso?? Fratello, è da tanto che ho questa moto, non mi è mai successo nulla > > disse Thranduil sconvolto dall’affermazione del suo compagno.
< < Ciao Thranduil ! > > sentirono delle voci femminile non molto distanti da loro.
Delle ragazze salutarono il ragazzo e si spostarono indietro i capelli, per mostrare le loro forme.
Thranduil sorrise e fece loro l’occhiolino, emozionandole. Fecero un versetto acuto e appoggiarono la mano sul cuore.
< < Come fai? – chiese Bilbo – insomma, a piacere a . . tante ragazze? Qual è il tuo segreto? > >
< < Ci vuole sicurezza. Bisogna far finta di non essere interessate a loro > > rispose portandosi indietro i capelli con un gesto elegante, come se avesse avuto paura di spettinarsi.
< < Hai la ragazza? > > chiese Elwe, un amico di Thranduil.
< < N- No > > rispose Bilbo massaggiandosi un braccio e  diventando rosso dall’imbarazzo.
< < Non hai mai baciato una ragazza?? > >
Bilbo scosse la testa e guardò verso il basso.
< < Tranquillo, ti aiuteremo noi > > disse  Finwe cingendogli le spalle.
< < Ti insegneremo tutti i trucchetti per essere popolare fratello > > continuò Elwe dandogli una forte pacca sul braccio, facendogli male.
Bilbo gemette leggermente. Non aveva intenzione di mostrare la sua fragilità.
< < Allora . . Pronto per un giro in moto? > > chiese Thranduil porgendogli un casco.
Bilbo si irrigidì e indietreggiò.
Non era mai salito su una moto, inoltre, lo riteneva pericoloso, avendo sentito parlare di molti incidenti al telegiornale.
< < Non me la sento, scusami. Bisogna andare con cautela Thranduil > > disse Bilbo.
< < Coraggio! Non ti succederà nulla > > lo incoraggiò Feanor, un amico di Thranduil.
< < Io non . . mi fido > >
< < Alle donne piacciono i maschi sicuri di sé! Quelli che non hanno paura > >
Bilbo rimuginò per un po’, finché non afferrò il casco e se lo mise in testa.
Salì in sella e si allacciò le braccia attorno alla vita di Thranduil, che mise in moto.
< < Ci vediamo là ragazzi! Al solito luogo - disse Thranduil - Tieniti forte Bilbo > >
Appena Thranduil partì, Bilbo chiuse gli occhi e strinse i denti.
 
< < Ma è pazzo?! > > disse sorpreso Dori appena lui e i suoi amici uscirono dalla scuola e videro Bilbo andarsene con Thranduil.
< < è salito sulla moto di Thranduil! > > continuò Ori.
< < Non si rende conto di quello che sta facendo?? > >
Bofur guardò Thranduil sfrecciare a gran velocità e sospirò.
< < Ma cosa vi interessa? Lasciatelo vivere > > disse Thorin alzando una mano in alto.
< < Ma Bilbo non lo conosce > > lo difese Gloin.
< < Perché vi importa così tanto di quel Baggins? > > chiese Dwalin appoggiando i gomiti sulla ringhiera.
< < Guardatelo . . è così cortese, gentile . . > > elencò Bofur sorridendo.
< < tanto gentile e cortese quanto ingenuo e un bambinone > > disse Thorin sarcasticamente.
 
Intanto, a Bilbo veniva voglia di urlare dalla paura. Sentiva che se si fosse staccato da Thranduil, sarebbe sicuramente caduto dalla moto e già immaginava di essere investito da un’auto.
< < Avanti Bilbo, guarda. Ammira Roma > > urlò Thranduil davanti a lui.
Bilbo fece un respiro profondo e guardò attorno a sé.
Vide tantissimi monumenti che lo colpirono profondamente. Era un amante dell’arte e della letteratura. Aveva ancora visto quelle meravigliose architetture sui suoi libri di scuola ed era molto diverso dal vederlo di persona.
 
 
Dopo aver attraversato le strade trafficate, arrivarono vicino ad un cantiere. Si trovavano in periferia.
Thranduil scese dalla moto e Bilbo lo seguì, preoccupato di perderlo di vista.
< < Ehi ciao bello! > > disse Elros battendo il cinque a Thranduil.
< < E chi è questo bel marmocchio? > > chiese Fingolfid squadrando Bilbo dall’alto verso il basso.
< < Lui è Bilbo Baggins > > rispose Thranduil presentandolo a tutti i suoi amici.
Bilbo si sentiva inferiore rispetto a loro. Indossavano tutti giacche nere, bandane, catene al collo e occhiali scuri e avevano un portamento fiero e sicuri di sé. Un po’ lo inquietavano.
 
A casa Durin, le cose non andavano per il verso giusto. Thorin entrò in camera sua e lanciò il suo zaino sul letto.
< < Che stanchezza! > > sospirò Thorin massaggiandosi il collo.
< < Thorin! – lo chiamò suo padre dalla cucina – hai preso tu i miei 50 euro che avevo lasciato sul tavolo? > > gli chiese entrando in camera senza bussare.
< < Quante volte ti dico di BUSSARE?! > > disse Thorin infuriato.
< < Quante volte ti dico di NON SPRECARE i miei soldi? > > gli rispose a sua volta Thrain.
< < Io non ho preso i tuoi stupidi soldi > > disse Thorin buttando la testa sul cuscino.
< < Stai attento a come mi parli signorino! > >
< < Va bene > > disse in modo sarcastico.
Thrain lo avrebbe già tirato per i capelli, ma era di buon umore quel giorno, quindi fece un respiro e uscì dalla camera, sbattendola.
< < Smeagol!! Tu hai visto i miei soldi?! > > si poteva sentire Thrain dal soggiorno per quanto avesse alzato la voce.
Intanto, Thorin si alzò dal letto e prese il libro di latino.
Aprì una pagina e si ritrovò davanti la terza declinazione. Aveva troppi pensieri per la testa, per questo provò a distrarsi leggendo un po’, ma non comprendeva nulla. Non riusciva a concentrarsi.
Cercò di studiare. Avrebbe avuto la verifica due giorni dopo. Lo avevano avvisato: studia di più.
Il suo obiettivo era quello di riuscire a passare l’anno, così come i seguenti, affinché potesse finire la scuola, in cui ormai non si trovava bene.

 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
  
 
Nella classe di Bilbo non si sentiva volare una mosca. La professoressa Galadriel aveva appena consegnato dei test di latino ai suoi studenti.
Bilbo rispose tranquillamente alla prima pagina, piena di domande a risposta multipla.
Nel bel mezzo della verifica, si sentì chiamare.
Si girò verso destra e notò lo sguardo preoccupato di Thranduil.
< < Qual è la risposta della domanda numero 6 ? > > gli chiese a bassa voce.
Bilbo guardò la sua verifica e senza farsi notare diede la risposta a Thranduil facendogli segno con la mano. Il suo compagno sorrise e gli fece l’occhiolino.
Bilbo continuò la sua verifica e giunse all’ultima pagina, dove c’era una breve versione da tradurre.
Thranduil lo chiamò nuovamente. Bilbo sospirò e dopo ave tradotto la prima riga, la copiò su un bigliettino e lo mandò al compagno.
Mancava poco tempo alla fine dell’ora e Bilbo dovette sopportare tutto il tempo Thranduil, il quale continuava a chiedergli suggerimenti.
Il suo cuore batteva forte, non voleva essere punito per aver suggerito a qualcuno. È sempre stato uno studente modello, posato ed educato. No avrebbe digerito il fatto di essersi comportato in modo scorretto.
 
Alla fine dell’ora, tutti gli studenti restituirono i test alla professoressa, la quale li mise in ordine.
< < Grande Bilbo! Ma ti do un consiglio: la prossima volta scrivi meglio, altrimenti non riesco a copiare > > disse Thranduil uscendo dall’aula per fare ricreazione.
Bilbo sorrise forzatamente e si avvicinò a Bofur.
< < Ciao, com’è andato il test? > > chiese Bilbo.
< < Ehilà Bilbo! Bene grazie, non chiedo a te perché so che sei bravissimo > > sorrise.
< < Non esagerare – disse Bilbo modesto – e tu? > > si rivolse a Thorin, che stava guardando il suo diario.
< < Io cosa? > > chiese Thorin scocciato.
< < A te com’è andata? > > chiese Blbo intimidito.
< < Non bene > > sospirò.
< < Cosa è andato storto? Se vuoi io . . > >
< < Sentimi ragazzo, lo so che sei bravo, lo sanno tutti, non c’è bisogno di vantarti. Mi è andata male, non sono riuscito a rispondere. Recupererò! > > sbottò Thorin alzandosi dalla sedia e uscendo dall’aula.
< < I- Io non volevo . . > > balbettò Bilbo.
Si sentì in colpa, non poteva negarlo.
< < Ah, lascialo perdere, è scontroso ultimamente > > disse Bofur alzando le spalle.
< < Dove sei stato ieri? – gli chiese Gloin – eri con Thranduil > >
< < Sì . . mi ha fatto conoscere i suoi amici > > disse Bilbo tranquillamente.
< < Stai attento! Thranduil non è una brava persona! Hai visto come si veste? Come parla?  Gira voce che compri droga > > disse Nori a bassa voce.
< < è una brava persona invece – lo difese Bilbo un po’ incerto – vi soffermate sull’apparenza, perché non volete dargli una seconda possibilità? > >
< < Una seconda possibilità?! – sbottò Thorin battendo un pugno sul banco facendo sobbalzare i presenti, visto che pochi minuti fa era uscito dall’aula – Sei un po’ ingenuo Baggins – disse serio alzando un sopracciglio e guardando Bilbo dritto negli occhi facendolo spaventare - Noi conosciamo Thranduil sin dall’asilo, tu da pochi giorni e prima o poi ti renderai conto di che persona è! > >
< < Com’è? > > chiese Bilbo imbarazzato.
< < è una persona trasgressiva e pericolosa > > disse Ori, mentre gli altri annuivano.
< < Tu vuoi finire in prigione? > > continuò Thorin incrociando le braccia.
Bilbo scosse la testa e deglutì a fatica.
Intanto, la campanella di fine ricreazione suonò.
< < Bene! > > disse Thorin sorridendo sarcasticamente.
 
Dopo scuola, Bilbo prese, come al solito, il pullman. Trovò il posto libero vicino al finestrino. Stava per mettersi le cuffie della musica nelle orecchie quando una ragazza lo chiamò.
< < Posso sedermi? > > chiese sicura di sé.
Bilbo rimase un secondo a bocca aperta e balbettò.
< < C- Certo > >
Spostò lo zaino e la fece sedere. Era una ragazza bionda, alta, aveva un piccolo piercing sul mento.
Era affascinante, non lo poteva negare.
< < C’è qualcosa che non va? > > chiese la ragazza scocciata, appena notò che Bilbo continuava a guardarla.
< < N- No no, scusami > >
Il giovane si sentì sprofondare, mise le cuffie nelle orecchie e tentò di dimenticarsi quel momento imbarazzante.
 
Thorin tornò a casa insieme ai fratelli.
< < Com’è andata oggi? > > chiese la piccola Dìs appena il piatto le fu servito dal maggiordomo, Smeagol.
< < A me benissimo, grazie, il mio professore di educazione fisica mi ha proposto di partecipare alle Olimpiadi > > rispose Frerin sorridendole.
< < Che bello Frerin! Batterai tutti grazie alla tua dote > > sorrise Thrain.
Frerin era un ragazzo molto sportivo e sognava di diventare insegnante, in una palestra.
< < Thorin. A te com’è andata? > > continuò Dìs.
< < Male > >
< < Perché? > >
< < Ho detto male! E basta! Non rompermi! Non c’è bisogno di farmi l’interrogatorio! > > si innervosì Thorin andandosene in camera e lasciando il piatto sul tavolo.
< < Thorin! – lo rimproverò Thrain – non osare rispondere in quel modo a tua sorella! > >
Dìs era da sempre una ragazzina sensibile e si trattenne dal piangere. Voleva bene ai suoi fratelli, li ha sempre rispettati e non sopportava i litigi.
< < Tranquillo padre, ha sbagliato il test di latino, è un po’ nervosetto oggi > > lo difese Frerin.
< < Non puoi startene zitto una buona volta?! > > continuò Thorin rivolgendosi al fratello.
Smeagol, intanto, stava servendo i piatti e si allontanò vedendo che la situazione stava degenerando.
Thorin si alzò e si allontanò in camera, sbattendo la porta e sdraiandosi sul letto.
Stava per chiudere gli occhi quando suo padre aprì la porta di colpo, facendolo sobbalzare, avanzò verso il ragazzo e lo prese per i capelli, alzandolo dal letto.
Gli tirò indietro la testa, tirandogli i capelli, quasi a volerli strappare. Gli diede uno schiaffo sulla guancia e lo spinse, facendolo sbattere contro lo spigolo della scrivania.
< < Chiedi scusa ai tuoi fratelli! > >
< < No! > > gemette Thorin massaggiandosi il fianco.
< < Chiedi SCUSA! > >
< < Scusa > >
< < Ai tuoi fratelli, non a me! > >
Thrain lo spinse verso la porta e Thorin uscì dalla stanza, dirigendosi verso il salone.
< < Scusatemi > > disse Thorin freddamente, cercando di non guardare i suoi fratelli negli occhi.
Frerin stava consolando Dìs, che stava ancora piangendo.
Guardarono Thorin interrogati, poi, annuirono, sorridendogli. Nonostante il suo comportamento, gli volevano bene.

 

Ciao a tutti:D
Eccomi con un nuovo capitolo.
Thranduil sembra essere un po’ uno sfruttatore, ma Bilbo non se ne accorge.  Vorrebbe essere più popolare a scuola, anziché un semplice secchione e pensa di riuscirci grazie all’aiuto di Thranduil.
Intanto, Thrain ha un comportamento troppo burrascoso con Thorin, che inizia a spazientirsi.
Ringrazio ancora chi ha recensito e chi ha messo la storia tra le preferite:)
Alla prossima <3
   Pritibi

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 

 
 
La professoressa Galadriel, alcuni giorni dopo, consegnò i test di latino.
Fu sorpresa da Thranduil, il quale aveva raggiunto il massimo dei voti. Bilbo non era molto felice, perché nonostante avesse preso un buon voto, Thranduil lo aveva superato, avendo copiato da tanti suoi compagni di classe.
< < Bravo Thranduil, sono felice che ti stia applicando > > sorrise Galadriel.
Tuttavia, non era molto sicura di ciò che diceva. Qualcosa, dentro di sé, le diceva di tenere gli occhi aperti con quel ragazzo.
< < Bravo Bofur, ogni giorno stai migliorando > >
Bofur faceva fatica a scuola, ma era contento, perché si impegnava moltissimo.
La prof. Fu un po’ delusa da Thorin. Lo vedeva cambiato da quando aveva perso suo nonno e sua madre.
Inoltre, erano giunti già a metà trimestre.
Thorin prese il suo test, guardò il suo voto e sospirò.
Quando la campanella dell’intervallo suonò, Galadriel chiamò Thorin alla cattedra.
Il ragazzo si avvicinò e la ascoltò.
< < Cosa ti succede Thorin? > > chiese dolcemente.
< < Nulla prof. Va tutto bene > >
< < Eri uno dei miei studenti migliori . . > >
< < Mi spiace di deluderla, ma . . non sono nel periodo giusto > > sospirò Thorin.
< < Non manca molto alla consegna della pagella – disse notando Thorin annuire – ho pensato a una cosa: devi prendere ripetizioni > >
A quella parola, Thorin sgranò gli occhi.
< < Bilbo! Vieni qui! > > lo chiamò.
Bilbo si irrigidì, si alzò dalla sedia e appoggiò il suo pacchetto di patatine sul banco.
< < Voglio che voi due studiate insieme > >  
I due ragazzi si guardarono per un momento e scossero la testa.
< < Io non mi farò aiutare da questo > > disse Thorin.
< < “Questo” ha un nome. Ed è Bilbo > > rispose Bilbo roteando gli occhi.
< < Non mi interessa cosa volete voi. Io voglio che studiate insieme. Niente MA > >
Detto questo, l’insegnante prese la sua borsa e i suoi libri e uscì dall’aula.
Thorin incrociò le braccia e tornò al suo banco.
< < Ti darei così fastidio? > > chiese Bilbo timidamente.
Thorin alzò lo sguardo e non rispose.
< < Lasciami stare > >
< < Thorin . . > >
< < Ho detto: Lasciami stare! > >
Bilbo indietreggiò spaventato e si allontanò.
Nonostante il suo comportamento burbero, Bilbo poteva percepire di quanto fosse bisognoso di affetto.
< < Ehi Bilbo, vieni qui > > lo chiamò Thranduil.
 
Bilbo guardò Thorin un ultimo secondo e raggiunse Thranduil, che gli cinse le spalle.
Passeggiarono per i corridoi, quando Bilbo incontrò la ragazza che si era seduta accanto a lui alcuni giorni precedenti.
Bilbo la salutò. La bionda lo guardò un secondo e volse lo sguardo da un’altra parte.
< < Bilbo! Una ragazza non si conquista così > > sospirò Thranduil.
< < E . . come si fa? > > balbettò Bilbo guardandolo.
< < Devi trattarle male > >
Bilbo corrucciò la fronte.
< < Alle donne piace essere guardate, se non le guardi, farai colpo in un battibaleno! > > continuò Feanor dandogli una forte pacca sulla schiena, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
< < E poi . . andiamo amico! Cambiati immediatamente! > > disse Elwe toccando la camicia di Bilbo, il quale rimase deluso.
< < Domani sera, visto che sarà sabato, andremo in discoteca, ti prepariamo noi > > sorrise Thranduil incrociando le braccia e facendogli l’occhiolino.
Bilbo sgranò gli occhi. Non era mai stato in una discoteca. Non era molto sicuro di volerci andare.
< < Non . . non è un luogo che mi piace particolarmente > > disse timidamente.
< < Ci siamo noi – lo tranquillizzò Thranduil – questo è l’indirizzo di casa mia – continuò porgendogli un foglietto – ci vediamo alle nove > >
 
La campanella risuonò e tutti gli studenti si diressero verso le proprie aule.
 
Più tardi . .
< < Ehi Bilbo. Sei libero domani sera? > > chiese Bofur appena uscirono dalla scuola, verso le due del pomeriggio.
< < Ehm . . io domani sono già impegnato > > rispose.
< < Che fai? > >
< < Vado in discoteca con Thranduil > >
< < Ma sei pazzo?? - urlò Bofur – noi andiamo al bowling, c’è anche la sala giochi, dai, vieni con noi > >
< < Giocheremo a ping-pong, vedremo Dwalin perdere . . > > elencò Gloin, facendo ridere tutti.
< < Ehi! Potrei batterti in qualsiasi cosa > > si difese Dwalin.
< < Mi dispiace ragazzi > > disse Bilbo allargando le braccia.
< < In discoteca? Tu preferisci andare in discoteca? E non vuoi venire in sala giochi?? > > chiese Oin alzando un sopracciglio.
< < Thranduil me lo ha chiesto per prima e quindi . . > >
< < Ti lasci sottomettere da quell’antipatico? > > chiese Ori guardandolo negli occhi.
< < Sì ragazzi, lasciamolo andare con Thranduil, è questo quello che vuole > > rise sarcasticamente Thorin incrociando le braccia.
 
Ore 21.10
< < Tesoro, sei sicuro che non vuoi un passaggio? > > chiese Belladonna Tuc al figlio.
< < No, tranquilla mamma, prenderò il pullman > > disse serenamente alzando le spalle.
< < è buio ragazzo mio > >
< < Papà, stai tranquillo > > sorrise Bilbo cercando di calmarli.
Stava per trascorrere una serata in discoteca, non negava che era sia preoccupato sia eccitato.
< < Il coprifuoco è a mezzanotte > >
< < Ehm . . in discoteca si entra a mezzanotte > > disse imbarazzato Bilbo e abbassando lo sguardo.
< < A mezzanotte???? > >
< < Tranquilli. Non succederà nulla, sarò con il mio . . amico. Ogni sabato va in discoteca > >
< < Sai cosa ne pensiamo Bilbo, non vogliamo ti succeda qualcosa, al telegiornale dicono sempre . . . > > continuò Belladonna.
Bilbo fermò sua madre.
< < Mi manca casa. Mi avete detto di cercare ad ambientarmi, Be . . lo sto facendo, per favore, datemi la possibilità di andare in discoteca, di farmi nuovi amici . . > >
Belladonna sospirò e rivolse lo sguardo al marito, il quale annuì.
< < Va bene, ma stai attento > > gli raccomandò dandogli un bacio sulla guancia.
< < Certo! > >
 
 
Bilbo prese l’autobus e si diresse a casa di Thranduil, perdendosi ben tre volte, per questo chiese informazioni a chiunque incontrava per la strada.
< < Ciao Bilbo, finalmente, era ora > > rise Thranduil facendolo accomodare.
La sua casa era molto grande. I suoi genitori erano ricchi, ma in quel momento non erano presenti.
< < I miei genitori sono fuori città, torneranno domani sera > > disse Thranduil prendendo una bottiglia di whisky e offrendola a Bilbo, il quale si rifiutò.
< < Allora Baggins, cosa pensi di indossare questa sera? > > gli chiese buttandosi sul divano e facendo un sorso.
< < Ehm . . io pensavo di restare così > > mormorò imbarazzato e guardandosi gli indumenti.
Bilbo indossava i soliti vestiti rustici, come piacevano a lui: una camicia a righe e pantaloni gialli, ma Thranduil scosse la testa.
< < Lo immaginavo, per questo ho preparato questo . . > > disse alzandosi dal divano e dirigendosi verso l’armadio.
Afferrò dei pantaloni neri, lunghi fino alle caviglie, abbinati ad una camicia bianca e una giacca nera.
< < Non puoi venire in discoteca vestito in modo trasandato, forza, cambiati > > disse quasi spingendolo verso la porta del bagno.
Bilbo si cambiò e appena indossò quegli indumenti, si sentì diverso. Si sentiva a disagio, ma se era l’unico modo per farsi accettare, acconsentì.
< < Bilbo, stai benissimo! – sorrise Thranduil appena lo vide uscire dal bagno – manca solo una piccola puntatina ai capelli > >
Prese del gel e glielo spalmò sui capelli.
< < Allora signor Baggins, cosa ne pensi? > > chiese appoggiando le mani sulle spalle di Bilbo, mentre si stava guardando allo specchio.
< < Ehm . . mi sento . . strano, ma . . mi piace > > sorrise.
< < Perfetto. Farai conquiste questa sera. Sei pronto a fare follie? > >
< < Sì > > rispose Bilbo dopo aver fatto un bel respiro.

 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 

 
Bofur e i suoi amici salirono le scale dell’edificio e in pochi secondi si ritrovarono in sala giochi.
Erano le nove di sera e c’era molta gente. La sala era dotata di molte piste da bowling, videogiochi, tavole da ping- pong e biliardo.
< < Fa caldo, perché tieni questo cappellino? > > chiese Bofur prendendolo a Nori.
< < Ehi! È il mio cappellino porta-fortuna > > lo riprese Nori.
Bofur alzò un sopracciglio e le spalle e si diresse verso il bancone per prenotare un posto per lui e i suoi amici a bowling.
Dopo aver preso le scarpe adatte, si diressero in pista.
Il primo ad iniziare fu Dwalin.
Infilò le dite nei tre fori della palla, osservò i dieci birilli che avrebbe dovuto far cadere.
Si posizionò sulla pista da lancio, prese la rincorsa e tirò la palla, abbattendo quattro birilli, poi i successivi sei.
Thorin, quel giorno, era più tranquillo e i suoi amici erano sollevati a vederlo sereno.
Una serata tra amici lo avrebbe distratto un po’ dai suoi pensieri.
Dopo aver preso la rincorsa e tirato la palla, fece immediatamente strike, facendo rimanere tutti a bocca aperta.
< < Complimenti! > > dissero delle ragazze non molto distanti da loro.
Avevano adocchiato Thorin da primo momento che l’avevano visto varcare la porta della sala e in quel momento gli fecero l’occhiolino, mentre si attorcigliavano una ciocca di capelli al dito.
Thorin, in risposta, sbuffò e tornò al suo posto.
< < Ma . . ma . . dai, era solo un colpo di fortuna > > scherzò Bofur appoggiando una mano sulla sua spalla.
Thorin sorrise, alzando un sopracciglio.
< < Vedremo Bofur > >
Fu il turno di Dwalin, Nori, Bofur, poi di Bombur.
< < Dove accidenti si trova mio fratello?! > > chiese scocciato Bofur guardandosi attorno.
I ragazzi si voltarono e videro Bombur al bancone del bar.
Aveva ordinato un panino e un sacchetto di patatine. Tornò dai suoi amici e appena incontrò i loro sguardi, tentò di spiegare, mentre Bofur appoggiava le mani sui fianchi, fulminandolo con lo sguardo.
< < Senti carissimo, non puoi mangiare queste schifezze se vuoi metterti a dieta > > lo rimproverò rubandogli il sacchetto di patatine.
< < Ma . . io . . dai, solo una > >
< < Neanche per sogno! > >
< < Ce li mangeremo noi > > sorrise Nori addentando una patatina.
< < E ora . . muoviti, è il tuo turno > > disse Dwalin spingendolo leggermente verso la pista.
Bombur prese una palla e iniziò a correre, ma si inciampò e cadde a terra, scivolando sul pavimento di legno.
 
< < Guarda fratellino, guarda come sono bravo > > disse modesto Dori mentre stava giocando con un simulatore di auto.
< < Va troppo veloce > > disse Ori.
< < Certo che va veloce. Sto guidando una Ferrari > >
< < Non andare contro il muro! > > rise Oin dandogli una pacca sulla spalla.
< < Ma non è semplice eh! > > disse Dori stando attento alla guida.
< < Meglio che tu non faccia la patente Dori > > sorrise Balin.
< < Balin! Tu che hai appena avuto la patente, è complicato guidare? > > gli chiese Dori.
< < No, basta stare attenti. Non è difficile > > rispose alzando le spalle.
< < Sei molto fortunato ad essere maggiorenne > > sospirò Oin abbassando lo sguardo.
Balin sorrise e scosse la testa.
< < Ragazzo mio, hai davanti ancora tre anni. Goditi l’adolescenza > >
 
< < Allora  . . a ping-pong non si deve colpire l’avversario. DEVI lanciare la pallina nel campo avversario affinché questo non la prenda > > spiegò Gloin insegnando a Bifur il gioco del pin-pong.
Bifur lo contraddette e iniziò a parlare velocemente in inglese.
Gloin cercò di comprendere le sue parole. Appena concluse, alzò le spalle e tornò a giocare.
Non aveva capito nulla, se non il fatto che era un po’ arrabbiato, forse lo aveva direttamente insultato.
Iniziarono a giocare. Bifur era molto bravo, per essere la sua prima volta.
Vinse Bifur, il quale esultò e alzò le mani in aria, agitandole e cantando.
Gloin abbassò le spalle e scosse la testa.
< < Non vale > > mormorò.
< < Tu perso, tu perso > > canzonò Bifur girando attorno al tavolo.
< < Sì, ho capito, non c’è bisogno che me lo ripeta! > > disse Gloin roteando gli occhi.
< < Grande Bifur! Hai battuto Gloin! > > sorrise Bofur battendogli il cinque e avvicinandosi a lui.
< < Traditore! > > rise Gloin.
< < Ho scommesso con Dwalin dieci euro che ti avrebbe battuto > > sorrise Bofur soddisfatto e continuando a complimentarsi con il cugino Bifur.
 
Intanto, Bilbo si diresse in discoteca insieme a Thranduil e i suoi amici.
Fecero la fila, c’erano molti ragazzi e Bilbo si trovava un po’ a disagio.
Tutti lo guardavano dall’alto in basso, facendolo sentire inferiore. Si guardò il vestito e lo toccò.
< < Avanti Baggins, stai benissimo. Schiena dritta e petto in fuori > > gli disse Thranduil facendogli l’occhiolino e spingendolo leggermente verso la porta.
Un alto buttafuori, con gli occhiali e uno sguardo talmente serio che faceva paura a chiunque, lo squadrò attentamente e lo fece passare.
L’interno era buio, ma luci colorate lampeggiavano in tutta la sala.
< < Vieni, prendiamo qualcosa da bere > >
Bilbo seguì Thranduil verso il bancone e presero un cocktail, per poi sedersi sui divanetti della discoteca. Conobbe tante altre persone, in particolare la ragazza che aveva incontrato sul pullman.
< < Posso sedermi? > > gli chiese maliziosamente sedendosi accanto a lui.
< < Ehm . . c- certo > > balbettò Bilbo.
La ragazza sorseggiò un drink, non togliendogli gli occhi di dosso.
< < Non ti facevo così elegante > > disse arricciando il naso e toccandogli la gamba.
Bilbo sussultò e girò la testa da un’altra parte.
Era molto bella, indossava un abito corto e il trucco le risaltava il viso, in particolare gli occhi.
< < Come ti chiami? > >
< < B- Bilbo Baggins > > rispose deglutendo e portando la testa all’indietro, notando che la ragazza si stava avvicinando troppo.
< < Io sono Stella > >
Ad un certo punto, il telefono di Stella squillò. Guardò lo schermo, sbuffò e decise di non rispondere.
< < Scusami, era mia sorella. Sai, non la sopporto proprio! > >
Bilbo decise di farsi coraggio e le fece alcune domande.
< < Perché? Se . . se posso sapere, non voglio intromettermi > >
< < è una perfettina, è la preferita di mio padre. Si chiama Arwen e non andiamo per niente d’accordo > >
< < Oh, mi . . spiace . . capita tra fratelli > >
< < Ma dimmi . . Bilbo . . dal tuo accento non mi pare che tu sia Romano > > disse mettendosi comoda e accavallando le sue gambe lunghe e nude.
< < Io . . vengo dal Trentino, mi sono trasferito con i miei genitori > >  
In quel momento, un ragazzo moro si avvicinò minacciosamente a Bilbo. Fece alzare Stella, prendendola leggermente per il braccio.
< < Stai infastidendo la mia ragazza? > >
< < No . . io non . . > >
< < Tranquillo Brooke > > disse dolcemente Stella accarezzandogli il braccio.
Il ragazzo si calmò e rilassò i muscoli, poi diede un’altra occhiata a Bilbo, alzò un sopracciglio e iniziò a ridere.
< < Questa volta ti sei salvato nerd che non sei altro, la prossima volta . . te la vedrai con me, se ti avvicinerai a lei > >
Bilbo rimase perplesso e salutò Stella, che si allontanò con il suo ragazzo.
Sorseggiò il suo drink e osservò gli altri giovani che si stavano scatenando sulla pista da ballo.
Tra la folla, notò non solo Finwe, che non faceva altro che saltare, ma anche Thranduil.
Muovendosi a ritmo di musica, si avvicinò ad una ragazza. Dopo aver ballato vicini, poco dopo, aumentò l’intensità del contatto e le sfiorò il corpo.
La ragazza sembrava eccitata da quel gesto, per questo, si avvicinò maggiormente e appoggiò una mano sulla spalla di Thranduil, mentre quest’ultimo le circondò la vita con un braccio.
Bilbo scosse la testa e sorrise.
Come faceva a conquistare così tante ragazze?
 
 
 
 
 

 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

 
 
 
Dopo lunghe partite in sala giochi, Thorin e i suoi compagni andarono al bar.
Il centro di Roma era pieno di turisti. Alcuni li fermarono per chiedere informazioni.
Bofur passeggiò tenendo le mani in tasca e non osava alzare lo sguardo. I suoi compagni se ne accorsero e gli chiese quale fosse il problema.
< < Ho sentito dire che il preside vuole ritirarsi > > disse.
< < Il vice-preside potrebbe prendere il suo posto > > continuò Dwalin, sbuffando.
< < Ma . . perché? > >
< < Si sente troppo anziano per continuare il suo lavoro, ma non è sicuro > > disse Gloin seguendo i suoi amici nel bar.
Cercarono un tavolo libero e si sedettero, ordinando delle bibite fresche.
Gandalf era un preside amato, era troppo buono e comprensivo e voleva molto bene ai suoi studenti, tant’è che li aiutava in molte questioni delicate e riusciva sempre a dare buoni consigli. Collaborava insieme al vice-preside, Saruman, un uomo astuto, severo, esigente dallo sguardo serio e assetato di potere. Non andava particolarmente d’accordo con Gandalf e da sempre cercava un modo per cacciarlo dalla scuola.
< < Dobbiamo trovare un modo per evitare che lasci la scuola! > > pensò Bofur.
< < Altrimenti . . avremo come preside il signor Saruman! > > continuò Dori.
< < La maggior parte degli studenti adorano Gandalf, per questo, penso che non lascerà la scuola – pensò Dwalin grattandosi il mento – in caso contrario, potremmo cercare di convincere la prof. Di latino > >
< < Gandalf è segretamente innamorato della prof. Galadriel > > confessò Bofur ai suoi amici sorridendo.
< < Macché. Nutre solo un profondo affetto per lei > > ribatté Thorin.
< < è sposata? > > chiese Oin.
I suoi compagni annuirono.
< < E dicono che abbia due nipoti sexy > > sorrise Bofur maliziosamente.
 
< < Arwen, è sabato sera, perché non esci con i tuoi amici? > > tentò di convincerla il padre, Elrond, sedendosi sul divano accanto a lei.
< < Sto leggendo un bellissimo libro, poi pensavo di studiare storia dell’arte, martedì avrò una lunga verifica > > rispose la figlia togliendosi gli occhiali.
< < Hai studiato tutto il giorno, potresti dedicarti un po’ a te stessa, goditi la serata, coraggio > >
< < IO NON voglio seguire mia sorella in discoteca > > sospirò.
< < Non ho detto questo. Perché non chiami Eowyn? > >
In quel momento, qualcuno suonò il campanello. Elrond andò ad aprire e si trovò davanti Eowyn.
< < Per fortuna sei arrivata. Stavo proprio cercando di convincere mia figlia ad uscire > > disse Elrond sorridendole e facendola accomodare.
Eowyn entrò in casa e salutò Arwen, la quale chiuse le pagine del suo libro e sospirò.
< < Eh sì, non te ne starai mica rintasata in casa . . al sabato sera > > disse Eowyn allegramente.
Eowyn era una ragazza estroversa, simpatica e divertente. Voleva molto bene ad Arwen, nonostante le poche discussioni che avevano.
< < Ma . . non ho molta voglia > > disse Arwen facendo una smorfia.
< < Non hai mai voglia. Avanti, quando sarai stanca, torneremo a casa, dai, per favore! > > tentò di convincerla Eowyn facendo gli occhi dolci e sbattendo le ciglia. Arwen rise di gusto e accettò. Avevano ragione a dirle di uscire qualche volta.
Arwen era una ragazza studiosa. Sognava di diventare insegnante di arte e allo stesso tempo una pittrice. Infatti, la sua attività preferita era dipingere. A volte, nel tempo libero, usciva in centro oppure andava al parco con un album di disegni e osservando il paesaggio circostante, dipingeva.
Aveva due fratelli maggiori: Stella, la quale non le somigliava caratterialmente. Era una studentessa mediocre, una ragazza testarda e ribelle, soprattutto da quando la loro madre si era tolta la vita a causa di depressione. Per questo, Stella cominciò a frequentare cattive compagnie, spesso si ubriacava e tornava tardi la sera.
Poi, c’era il fratello maggiore, Legolas, un tipo abbastanza permaloso, pignolo, ma comunque aveva un cuore buono.
 
Più tardi, Thorin e i suoi amici uscirono dal bar e fecero una passeggiata per il centro.
Bofur notò tra la folla Arwen e lo fece notare ai suoi amici.
< < è lei! È lei! Che vi avevo detto? > > sorrise indicandola con lo sguardo.
< < Wow, assomiglia molto alla preside > > disse incantato Nori.
Gloin la ammirò come se fosse stata una dea scesa in terra e non aprì più bocca da quando la vide.
< < Anche la sua amichetta non è male > > sorrise Nori guardando la bionda.
Arwen e Eowyn si guardarono interrogate e passarono accanto alla compagnia, non degnandoli di uno sguardo.
Dopo essergli passate accanto, i ragazzi si voltarono e guardarono il loro lato migliore.
< < Ma come si permettono? > > sussurrò Eowyn facendo notare ad Arwen i loro commenti perversi.
< < Sono maschi. Guarda, io non sono innamorata di nessun uomo e mai lo sarò > > sospirò Arwen.
La ragazza dovette ricredersi, perché ad un certo punto, vide un giovane dai capelli castani e una barba leggera.
< < Guarda! C’è Aragorn! > > sorrise Eowyn indicandolo con lo sguardo.
Aragorn stava per salire sulla sua macchina parcheggiata, quando sentì la voce di Eowyn.
< < Ciao! > > sorrise allargando le braccia. Eowyn corse verso di lui e l’abbracciò.
Era un suo amico d’infanzia. Si erano conosciuti grazie ai loro genitori, i quali erano in buoni rapporti.
Aragorn aveva 19 anni e lavorava come ingegnere fuori città, tuttavia faceva spesso visite ai suoi genitori a Roma.
< < Come stai Aragorn? > >
< < Bene grazie, te? La scuola? > >
< < Bene dai . . ti presento la mia amica Arwen > >
< < Piacere > > sorrise Aragorn stringendole la mano.
Arwen sorrise e strinse la mano, continuando ad ammirare i suoi occhi.
 
Bilbo iniziò ad annoiarsi, allora, si alzò dal divanetto sul quale era seduto e si diresse verso la pista, cominciando a muovere le braccia e le gambe a tempo di musica, seguendo i movimenti degli altri, tuttavia, la gran massa di gente continuava a spintonarlo, involontariamente, visto che la pista non era molto ampia.
Fingolfid si avvicinò a Bilbo e gli fece segno di seguirlo. Bilbo lo seguì fino al bancone, dove ordinò qualche bevanda.
< < Avanti, solo un sorso > > cercò di convincerlo avvicinandoglielo sotto la bocca.
Bilbo si scostò e fece per andarsene, ma Fingolfid lo prese per un braccio.
< < Solo un sorso ragazzo! Che c’è? Hai paura? Non è nulla > > rise provocandolo.
< < No, non ho sete > > alzò le spalle.
Fingolfid alzò un sopracciglio e fece un sorso, continuando ad osservarlo, finché Bilbo scosse la testa e dopo aver rimuginato un bel po’, decise di accettare.
< < Va bene. Dà qua > > disse allungando la mano.
Fingoldif sorrise soddisfatto e gli porse il bicchiere. Bilbo cominciò a bere, aveva un buon sapore, tuttavia non era a conoscenza di che bevanda fosse.
Bevve un bicchiere intero, poi un altro, finché non cominciò a girargli la testa. Scosse la testa e cercò di sgranare gli occhi, ormai stanchi.
Erano già le due di notte.
Bilbo si diresse di nuovo in pista e si scatenò. I suoi compagni sorrisero soddisfatti e si rivolsero uno sguardo d’intesa, in particolare Thranduil.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

 
 
< < Vieni con noi Bilbo > > lo chiamarono Thranduil e i suoi compagni. Bilbo ubbidì e li seguì fino all’uscita della discoteca. La testa continuava a girargli. L’alcool gli stava già facendo effetto.
Erano già le due di notte. La luna era alta nel cielo e illuminava la città.
Thranduil fece salire Bilbo sulla propria moto e con gli altri compagni, sfrecciarono a gran velocità in periferia.
Si fermarono davanti ad una piccola villa. Le luci, all’interno, erano spente.
Silenziosamente, corsero verso il muretto che circondava la villa e si arrampicarono, aiutando Bilbo a salire, per la sua altezza.
Non ebbe un atterraggio confortevole, perché cadde sul prato. Si rialzò lentamente, scuotendo la testa e cercò di focalizzare meglio il luogo dove si trovavano in quel momento.
< < Dove . . siamo? > > chiese Bilbo sbadigliando e barcollando, tentando di tenere gli occhi aperti.
< < Siamo nella casa di un vicino alquanto insopportabile > > rispose Elwe.
< < E cosa . . ci facciamo? > > sbadigliò sedendosi sul prato.
< < Oh lo vedrai > >
Thranduil prese la sua sacca e afferrò molti rotoli di carta igienica, distribuendola ai suoi compagni, tra cui Bilbo, il quale la osservò.
< < Avanti, spargilo per tutto il giardino > > gli ordinò sorridendo e iniziando a srotolare la carta.
Bilbo lasciò cadere la carta igienica a terra e iniziò a srotolarla. Non era in sé. Era ubriaco fradicio e desiderava tornare a casa.
< < S- sono stanco > >
< < Oh fra poco torneremo a casa, d’accordo? > > sbuffò Elros zittendolo.
Intanto, Finwe prese una confezione delle uova e ne lanciò tre contro il muro.
Si divertivano come dei bambini dell’asilo ed erano consapevoli del fatto che quella casa apparteneva al prof. Denethor.
 
Ad un certo punto, una luce si accese e i ragazzi fuggirono di soppiatto. Passarono accanto a Bilbo, il quale stava immobile a guardarsi in giro.
< < Dove -  state – andando . . ? > > sussurrò inerme.
< < Via di qua! > > urlò Thranduil arrampicandosi e fuggendo con i compagni.
< < Che cosa sta succedendo qua fuori??! > > urlò il professore uscendo dalla porta e legandosi il nodo dell’accappatoio.
Sgranò gli occhi appena notò che il suo giardino era pieno di carta igienica, ma soprattutto, delle uova sul muro.
< < Certo che è proprio un comportamento da psicopatici > > disse Faramir, il figlio minore, tentando di non ridere.
< < Ma che diavoleria è  questa? > > continuò il figlio maggiore, Boromir.
< < Tu! – ruggì il prof. Puntando il dito contro Bilbo – cosa hai fatto alla mia povera casa!!!! > > si disperò mettendosi le mani tra i capelli.
Bilbo non rispose, fece un passo indietro e svenne.
Faramir corse verso Bilbo, lo scosse e ascoltò il suo battito cardiaco.
< < è ancora regolare > > tirò un sospiro di sollievo e gli alzò entrambe le gambe.
Poco dopo, Bilbo riaprì gli occhi e iniziò a tossire. Faramir notò che il suo corpo tremava. Già la temperatura non era di quelle migliori, in quanto era già autunno.
< < Stai bene? > >
< < Mi . . gira la testa > > rispose Bilbo con una voce strana.
Era ancora ubriaco fradicio.
Il professore gli afferrò il braccio e lo alzò di peso, non considerando la sua salute.
< < Ora verrai con me! Ti riporto a casa! > > disse freddamente e prendendolo per il colletto della camicia.
< < Trattalo bene, capito papà?! > > lo avvisarono i figli.
Fece finta di non averli ascoltati, raggiunse la macchina e fece salire Bilbo. Gli allacciò la cintura e avviò il motore.
< < Ma tu guarda cosa mi tocca fare > > sospirò roteando gli occhi.
 
Dopo aver trovato il palazzo nel quale Bilbo abitava, suonò il campanello.
Gli aprirono i suoi genitori.
< < Bilbo! Tesoro! Stai bene?? Eravamo in pensiero per te! > > lo abbracciò Belladonna.
< < Non ti senti bene figliolo? > > chiese Bungo.
Il professore sospirò e raccontò tutto ai genitori, perplessi e sorpresi.
< < Ha cosparso carta igienica nel mio giardino e lanciato uova contro la mia casa! > > disse infuriato.
< < Ma . . come può . . ? > >
Non si sarebbero mai aspettati un fatto del genere. Conoscevano Bilbo ed erano sicuri che la colpa non era sua.
< < Me lo chiedo anche io. Comunque, badate bene a suo figlio! Non me lo sarei mai aspettato – disse – i miei figli, a differenza sua, non escono mai la sera! Fanno benissimo > > disse rimproverando Belladonna e Bungo.
Belladonna cinse le spalle a Bilbo e lo riaccompagnò in camera, stendendolo sul letto e coprendolo.
Appoggiò una mano sulla sua fronte. Bilbo era sudato, tossiva e gli occhi erano gonfi dalla stanchezza.
Gli diede un dolce bacio sulla fronte e tornò alla porta.
< < Domani ne parleremo con lui > > disse Bungo scusandosi.
< < Penso che vostro figlio sia stato costretto – disse il professore grattandosi il mento – scoprirò il colpevole. Quanto a vostro figlio . . gli darò una punizione . . lieve > >
< < Grazie, ci scusi ancora > >
 
Il giorno seguente, i figli del prof. Denethor si alzarono presto la mattina e ripulirono il giardino. Continuavano a domandarsi chi fosse il colpevole.
< < . . comunque, penso non sia stato Bilbo > > pensò Faramir.
< < Infatti. Guardalo. Sembra un bambino spaesato! > > rise Boromir scuotendo la testa.
< < Boromir . . ti devo confessare una cosa > > disse il fratello a bassa voce, preoccupato.
Boromir appoggiò la sacca a terra e si avvicinò al fratello, chiedendogli cosa non andasse.
Faramir fece un respiro.
< < Mi sono iscritto ad un corso di teatro > >
< < Cosa hai fatto??? > >
Faramir appoggiò una mano sulla bocca del fratello, evitando che alzasse la voce.
< < Ho compreso la mia vocazione > >
< < Se papà lo scoprisse . . > > sussurrò Boromir.
< < Per favore, non dirgli nulla > >
< < Fratello, per te farei qualsiasi cosa e ti sosterrò sempre > > disse Boromir appoggiando le mani sulle sue spalle e tranquillizzandolo. Faramir sorrise e gli diede una pacca amichevole sulla spalla.
Denethor ha sempre desiderato che i suoi figli diventassero medici, come la madre, morta quando loro erano ancora nell’età dell’infanzia.
Boromir era molto felice, il suo desiderio era prendersi cura delle persone, per questo, stava studiando medicina all’università, era già al terzo anno.
Faramir, invece, aveva un progetto diverso del suo futuro. Il teatro lo aveva sempre appassionato, ma non aveva possibilità di partecipare. Nel frattempo, stava studiando al primo anno di università di medicina. Tuttavia, i suoi voti d’esame non erano quelli sperati dal padre, il quale provava una forte delusione verso quest’ultimo figlio.

 
 
 

 
Ciao a tutti!
Come state?
Odierete già Thranduil per quello che ha fatto al povero Bilbo. Se n’è andato senza aiutarlo e Bilbo avrà sicuramente capito che frequentare Thranduil lo voleva soltanto sfruttare.
Cosa ne pensate della scelta di Faramir? Come reagirà il padre se lo scoprisse?
Grazie ancora a chi ha recensito e chi ha messo la storia nelle preferite.
Alla prossima <3
    Bacioni
     Pritibi
 

 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 
CAPITOLO 10




Il giorno seguente, Bilbo si svegliò intorpidito. Si massaggiò la testa, che gli faceva ancora male. Saltò giù dal letto e uscì dalla sua camera, stropicciandosi gli occhi.
Appena sua madre lo vide, corse ad abbracciarlo, stringendolo così forte da rischiare di soffocarlo.
< < Come stai tesoro?? Ti fa male qualcosa? Fammi vedere > > cominciò ad agitarsi, toccando Bilbo dappertutto, mentre questi si dimenava.
< < Mi gira la testa ma . . nulla di grave > >
< < Ti preparo subito del tè! > > esclamò Belladonna correndo verso i fornelli.
Bilbo scosse la testa e roteò gli occhi. Voleva molto bene ai suoi genitori, ma a volte erano troppo protettivi ed esageravano.
< < Vieni qui Bilbo – lo chiamò il padre, facendogli segno di sedersi sul divano, accanto a lui – ci devi delle spiegazioni > >
Con passo incerto, si avvicinò al divano e si sedette, facendo fatica a deglutire dalla preoccupazione.
“ sarà successo qualcosa di grave “ pensò Bilbo.
< < Cosa hai fatto ieri sera? > >
Magari fosse facile rispondere alla domanda.
La sera precedente era andato in discoteca, poi aveva bevuto e . .
Spalancò la bocca e si coprì il viso con le mani, mormorando qualcosa che suo padre non riuscì a udire.
< < Io non . . non ricordo . . mi
hanno fatto bere . . . qualcosa . . > >
La sua bocca stava tremando. Non si ricordava nulla. La preoccupazione lo colse e rimase indignato e imbarazzato dal racconto di suo padre.
< < Si vedeva – disse – il tuo professor Denethor ti ha riportato a casa mezzo ubriaco. Ci ha detto che sei stato anche coinvolto in un atto di vandalismo > >
Bilbo abbassò lo sguardo e sospirò deluso. Scusarsi era forse troppo poco.
< < Mi - dispiace . . io - non volevo . . > > balbettò guardando i suoi genitori.
Era triste, non tanto per l’umiliazione della sua dignità personale da parte di Thranduil, ma soprattutto per aver deluso i suoi genitori.
< < Punitemi come merito > > disse abbassando lo sguardo.
< < Figliolo . . tranquillo, sappiamo che non era tua intenzione > > gli disse sua madre avvicinandosi con la tazza di tè.
< < è meglio che non ti frequentassi più con quel tuo compagno – continuò il padre – Denethor ha detto di non sapere chi sia stato e visto che ti ha visto . . Be . . ti punirà ma . . nulla di grave. Devi solo confessargli tutto ciò che è successo > >
Bilbo scosse la testa, non poteva svelare ciò che Thranduil e i suoi amici avevano fatto, perché aveva paura che lui si ritorcesse contro di lui.

< < Ma sei pazza?! – urlò Arwen continuando a fare avanti e indietro per la casa – come sarebbe a dire che tu sei . . .? > >
Arwen non riuscì a finire la frase, perché Stella le tappò la bocca con la mano.
< < Zitta! Vuoi farmi scoprire?? Sì . . ho un ritardo, però . .forse è solo un allarme > > disse cercando di mantenere la calma.
< < Se papà lo scoprisse . . > > scosse la testa Arwen.
< < Non lo scoprirà mai > >
< < Perché?? Come fai a dirlo? Quando avrai la pancia ti giustificherai dicendo che hai mangiato troppo?? > > sbottò Arwen.
< < Be . . perché se accadesse, avrei intenzione di . . . > > disse giocherellando con le dita.
< < Certo che sei proprio idiota! > > esclamò Arwen. Di solito è sempre stata gentile, ma con Stella non riuscì a non trattenersi.
< < Tranquilla! Quante volte te lo devo ripetere. Vedrai che è solo un allarme > > disse Stella appoggiando le mani sulle spalle della sorella.
Arwen scosse la testa. Non avrebbe mai pensato che sua sorella arrivasse a certi limiti.
Era ancora minorenne e una settimana fa aveva fatto l’amore con il suo ragazzo.

Quando tornarono a scuola, lunedì, Bilbo fu chiamato dal dirigente. Il prof. Denethor fece irruzione in classe, lo prese per il colletto della camicia e lo portò in presidenza, mentre i compagni di Bilbo osservarono la scena curiosi e sorpresi.
< < Cosa avrà combinato? > > si domandò Bofur.
< < Ho sentito dire che hanno riempito il giardino del professore di rotoli di carta igienica > > sussurrò Gloin.
< < Sarà stata colpa di Thranduil, sicuramente > > continuò Oin.
< < Ora avrà finalmente capito di che razza di persona è Thranduil > > disse Thorin sarcasticamente tornando a guardare sul suo quaderno.

Bilbo fu spinto leggermente verso l’entrata della presidenza. Gandalf stava seduto sul bordo del tavolo, con le mani appoggiate dietro la schiena e osservava il panorama fuori dalla finestra.
Appena sentì la porta aprirsi, si voltò di scatto e ringraziò il professore.
< < Grazie prof. Denethor > > gli disse Gandalf sorridendogli.
Denethor fece un cenno col capo, fulminò con lo sguardo Bilbo, per l’ultima volta, inquietandolo e uscì, sbattendo la porta.
< < Siediti pure Bilbo > > lo invitò Gandalf.
Bilbo, con fare incerto, si sedette e picchiettò le dita sulle gambe. Essere richiamato in presidenza non fu uno dei suoi progetti.
Gandalf era già al corrente della storia e aveva capito subito che Bilbo non c’entrasse nulla e gli chiese spiegazioni.
Bilbo divenne rosso dall’imbarazzo. Non voleva cacciarsi nei guai, ma non voleva nemmeno fare la spia e raccontare ogni cosa.
< < Sono stato costretto > > su la sola frase che gli uscì dalla bocca.
< < Da chi? > >
Abbassò lo sguardo e tacque.
< < Ti prometto che non accadrà nulla – lo rassicurò Gandalf - questo fatto è grave, è un atto di vandalismo . . > >
Bilbo iniziò a sentirsi sempre più in colpa.
< < Thranduil – disse rapidamente – per favore, non gli dica che ho spifferato tutto . . oh santo cielo – si passò nervosamente una mano tra i capelli – sono una frana . . > >
Gandalf non fu stupito. Il suo intuito lo aveva già portato a qualche sospetto e non aveva errato nemmeno un secondo.
< < A questo . . provvederemo più avanti . . ti ringrazio Bilbo > > sorrise Gandalf.
Bilbo si rialzò e si diresse alla porta, con lo sguardo sempre rivolto verso il basso.
< < Bilbo – lo richiamò Gandalf – hai fatto la cosa giusta > >


Giulietta: . . . Quello che chiamiamo col nome di rosa . . conserverebbe comunque il suo profumo. Allo stesso modo, Romeo avrebbe quella rara perfezione che possiede anche senza quel nome . . rinuncia quindi al tuo nome Romeo, ed in cambio di quello, accogli tutta me stessa.

L’attrice stava guardando un punto fisso, nel vuoto, mentre la sua mano era appoggiata alla guancia.

Romeo: ti prendo in parola. D’ora in poi non sarò più Romeo.

Faramir entrò in scena e recitò la sua parte.

Giulietta: chi sei tu, così, nascosto dalla notte, mentre inciampi nei miei pensieri più nascosti?

Faramir era al corso di teatro e aveva alternato le prove con le lezioni di teoria. Il professore si ritenne un uomo fortunato ad avere uno studente di così grande bravura. Il teatro era la vocazione di Faramir e gli fece piacere avere il sostegno dei suoi amici, suo fratello e i suoi insegnanti.
< < Tuo padre lo sa? > > gli domandò Eomer, un nuovo amico e compagno di teatro, mentre stavano raccogliendo i propri quaderni e libri, dopo aver avuto un’intera giornata di prove e studio.
< < Non gliel’ho ancora detto > >
< < E quando hai intenzione di dirglielo? > >
< < Pensa che io stia frequentando i corsi di medicina – gli disse Faramir nell’orecchio per evitare di farsi sentire – non ti rendi conto di come reagirebbe > >
< < Prima o poi lo verrà a sapere > > cercò di aiutarlo Eomer.
< < Per ora . . vorrei che non lo sapesse > >
< < Eomer! Andiamo! – lo chiamò ad un certo punto Eowyn, dall’ingresso del teatro – mamma è preoccupata > >
< < Arrivo! > >
Faramir osservò la ragazza . . era forse la sua fidanzata? Ragionò per alcuni secondi e comprese, dopo aver osservato i loro lineamenti. Era la sorella di Eomer.
Era un bella ragazza . . pensò Faramir.
< < Chissà se è fidanzata > >



 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

 
 
 
Nonostante Gandalf avesse perdonato Bilbo, Denethor non si era dimenticato del torto subìto, per questo, fu punito.
Il venerdì pomeriggio fu obbligato ad assistere i bidelli per l’intero doposcuola.
Punizione più umiliante non esisteva.
Entrò nella propria aula e dopo aver afferrato una spugna, cominciò a passarla sui banchi e sulla lavagna, disgustato dalla sporcizia che c’era, soprattutto dalle gomme da masticare appiccicate sotto i banchi dei suoi compagni più maleducati.
“Vedi di toglierli tutti “ gli aveva ripetuto il bidello.
Sbuffando, Bilbo si abbassò e si sdraiò sotto un banco. Con un taglierino raschiò le gomme, chiudendo di tanto in tanto gli occhi per evitare di rimettere.
Intanto, sentii la porta aprirsi.
< < Devi averla fatta proprio grossa per essere punito a pulire tutte le aule > > rise Thorin appoggiando il cappotto e lo zaino su un banco.
Bilbo non rispose e continuò il suo lavoro.
< < Che hai combinato? > > chiese Thorin prendendo dei libri dall’armadio.
< < Non sono fatti che ti riguardano > >
Thorin voltò lentamente lo sguardo. Era rimasto stupito dalla sua affermazione.
< < Va bene, non andrò oltre . . ora hai capito di che razza di persona è Thranduil? O continuerai a comportarti come il suo “ cagnolino” ? > >
Bilbo non riuscì a comprendere se il suo tono era provocatorio o un semplice consiglio.
< < Sì – mormorò Bilbo – mi ha abbandonato, mentre se le dava a gambe con i suoi amici, dopo aver fatto un . . dispetto . . al prof. Denethor > > raccontò.
< < Thranduil è sempre stato così. La sua situazione familiare non è di quelle migliori > > disse Thorin afferrando il suo zaino.
< < Tu cosa ci fai qui? > > gli domandò Bilbo, mentre continuava a raschiare via le gomme.
< < Ero ai corsi di recupero > > sospirò Thorin, stanco della giornata.
< < Thorin, so di non esserti particolarmente simpatico . . > > tentò di dire Bilbo.
< < Infatti > >
< < Lasciami concludere! Se ti lasciassi aiutare . . capiresti di più . . insomma, non vuoi che ti aiuti? > >
< < Non intendo farmi aiutare da un secchione > >
Il tono di Thorin era basso, ma si poteva percepire fastidio nella sua affermazione.
< < Così . . continuerai in questo modo? > > lo provocò Bilbo incrociando le braccia, senza distogliere lo sguardo dal banco.
< < Senti . . ci penserò > >
Thorin sbatté la porta e se ne andò. Bilbo scosse la testa e sospirò. Si rialzò da terra e notò il cappotto di Thorin su un banco.
< < Thorin! Questo è . . – urlò correndo alla porta e alzando la voce, mentre la sua voce echeggiava nel lungo corridoio della scuola – tuo > > mormorò, accorgendosi che ormai se n’era andato.
Glielo avrebbe riportato il giorno seguente, a casa sua.
 
< < Come sarebbe a dire?? Hai un ritardo?? > > sbottò Brooke.
< < Anche tu con questa storia – sbuffò Stella – non è detto! > >
< < E se il test risulterà positivo? Dimmi – il tono di Brooke era alto e minaccioso – hai solo 17 anni! > >
< < Vorresti dirmi che sarebbe colpa mia? > > disse Stella incrociando le braccia e fulminandolo con lo sguardo.
< < Cosa dirà tuo padre? I miei genitori me la faranno pagare cara! > >
Brooke e Stella erano fidanzati da un anno, tuttavia, i litigi non mancavano. Brooke si ubriacava tutti i sabati sera e tornava a casa a notte fonda, anzi, a volte persino il mattino, e trascinò Stella nella sua compagnia da quando l’aveva conosciuta e quest’ultima non sembrava affatto delusa. Era un modo per dimenticare la morte di sua madre, troppo dolorosa per lei.
< < è meglio chiudere la nostra storia > > mormorò Brooke guardando fuori dalla finestra e abbassando lo sguardo.
< < Cosa?? E me lo dici così?? Con che coraggio??! > > urlò Stella battendo una mano sul tavolo.
< < Non funzionava comunque . . la nostra storia > > sbottò Brooke voltandosi di scatto.
< < Brooke, ti prego, io . . ti amo > > lo supplicò Stella avvicinandosi e afferrandogli il braccio.
< < Vattene, fuori da casa mia > > disse con tono più calmo possibile.
< < Tesoro . . > >
< < Ho detto “Vattene”! > >
< < Sei uno stronzo! > > concluse Stella allontanandosi verso la porta e uscendo.
 
Arwen stava uscendo da scuola. Camminava a testa passa tra gli studenti che si erano fermati a scuola nel pomeriggio.
Appena la incrociavano, fischiavano e la nominavano. Era molto carina, nonostante la sua timidezza. Poco dopo, si scontrò con qualcuno e alzò la testa di scatto.
Un ragazzo dall’aspetto trasandato la guardò dall’alto verso il basso. Dimostrava più o meno 20 anni.
< < Ciao bambolina, che ne dici di andare a berci qualcosa? > >
Arwen deglutì a fatica e lo superò, ma il ragazzo le afferrò il braccio, tirandola verso di lui.
< < Solo per alcuni minuti, che ti costa? > >
L’alito gli puzzava e Arwen fece una smorfia di disgusto, tentando di dimenarsi.
< < Lasciami stare! > >
Il ragazzo non aveva intenzione di mollarla e si avvicinò al suo orecchio, sussurrandole qualcosa.
Arwen stava per sferrargli un calcio negli stinchi, quando giunse il suo eroe.
< < Non ha sentito cosa ha detto? Lasciala stare! > >
Aragorn afferrò il polso del ragazzo e glielo strattonò, liberando Arwen. Il ragazzo notò lo sguardo minaccioso di Aragorn e decise di andarsene, non prima di volgere un ultima occhiata alla ragazza.
< < G- Grazie > > mormorò Arwen tremando, quando il ragazzo se ne andò.
< < Non devi ringraziarmi di niente – sorrise Aragorn avvicinandosi – capita di incontrare persone così . . bisogna sempre tenere gli occhi ben aperti > >> proseguì sfiorando col pollice le sue guance.
Arwen arrossì e indietreggiò. Non riusciva a comprendere cosa le stesse succedendo. Non si era mai innamorata. Eowyn le aveva ancora raccontato tutte le emozioni che si provava quando ci si prendeva una cotta per qualcuno, ma Arwen non l’aveva mai sperimentato in vita sua.
Avvicinò i libri a sé, come per paura di perderli e superò Aragorn.
< < Dove vai? > > le domandò raggiungendola.
< < A . . casa . . > > balbettò Arwen.
< < Ti accompagno se ti va > > le propose.
< < Io non so se . .  > >
< < Tranquilla . . non ti faccio nulla > > sorrise Aragorn.
Arwen, tuttavia, non aveva l’umore per sorridere, non dopo ciò che stava per accaderle. Lo guardò dritto negli occhi, sembrava un bravo ragazzo, l’aveva appena salvata, inoltre, era anche un grande amico di Eowyn.
< < Grazie > > mormorò Arwen sorridendo.
Aragorn ricambiò il sorriso e la riaccompagnò a casa.
Casa sua era abbastanza lontana, per questo, Aragorn poté conoscerla meglio. Nonostante fosse molto timida, fu attratto dalla sua dolcezza e cercò di farla sentire a suo agio.
A volte tentava di avvicinarsi maggiormente a lei e sembrava non essere affatto infastidita dalla sua presenza.
Intanto, Eowyn, dopo una lunga giornata di scuola, scese alla sua fermata. Mentre si dirigeva verso casa li vide. Sentì una strana sensazione. Era da sempre innamorata di Aragorn, il quale sembrava non ricambiasse. Strinse i pugni e cercò di stare calma. Poco dopo, dei passi dietro di lei la interruppero .
Si voltò immediatamente e sferrò un pugno. Il ragazzo che aveva appena colpito indietreggiò e si massaggiò il naso.
< < Mi stavi inseguendo per caso? > > chiese Eowyn incrociando le braccia e fissando il ragazzo a terra.
< < No . . io . . volevo solo parlare - si giustificò il ragazzo tentando di rialzarsi - Volevi rompermi il naso? > > continuò sorridendo.
< < Non sei affatto divertente > > disse Eowyn freddamente.
< < Perdonami se il nostro incontro è stato . . particolare . . piacere, sono Faramir > > disse porgendole la mano.

 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

 
 
 
Eowyn incrociò le braccia e rivolse a Faramir uno sguardo serio e superiore. Non le era affatto dispiaciuto di avergli appena dato uno pugno in faccia.
< < Perdonami, non era mia intenzione spaventarti > > disse Faramir cercando di accarezzarle una guancia.
< < Non sono spaventata - disse orgogliosa – mi stavi seguendo? > >
< < No . . io . . ti avevo vista e . . > > iniziò a balbettare.
Faramir è sempre stato un esperto donnaiolo, tutte le ragazze cadevano facilmente ai suoi piedi, ma con Eowyn era diverso.
Era una ragazza dal carattere forte ed orgoglioso, per questo motivo Faramir provava una certa attrazione per lei.
< < Ci siamo già visti . .  anche se da lontani, al corso di teatro . . > > continuò.
Eowyn lo guardò confusa, cercando di ricordare.
< < Sei sorella di Eomer > >
< < Sì . . ahhhh ora ricordo, mio fratello mi ha parlato molto di te > >
< < Spero ti abbia parlato bene di me > > scherzò Faramir facendola sorridere.
< < Sì sì . . ti piace molto il teatro? > >
< < Sì . . ma mio padre non è d’accordo, desidera che io diventi medico > > disse tristemente.
< < Ma . . come ha reagito a questa tua scelta? Se posso saperlo > > chiese Eowyn cercando di non essere troppo invadente.
< < Non lo sa . . pensa che io vada a lezione di medicina, invece, vado a teatro . . se lo scopre . . mi ammazza > > pensò scuotendo la testa.
< < Fai bene a coltivare questa tua passione – sorrise Eowyn – tuo padre è ingiusto, non dovrebbe obbligarti a seguire un corso che non ti piace. Sai, ho impiegato molto tempo a convincere mio zio a farmi frequentare un corso di arti marziali > > raccontò sorridendo, ricordando lo sguardo sconvolto di suo zio.
< < Perché? Aveva timore che ti facessi male? > > chiese Faramir curioso.
< < Diceva che è un corso per uomini, poi, ha dovuto ricredersi. Ora sono la ragazza più temuta del corso di arti marziali > >
Faramir sorrise. Dopo il pugno che aveva ricevuto, era ovvio che fosse davvero brava nelle arti marziali.
Se un ladro avesse cercato di derubarla, non avrebbe faticato a farlo fuggire a gambe levate.
< < Scusami ma . . è tardi, mio zio sarà in pensiero > > disse improvvisamente Eowyn osservando l’orologio.
< < Ci vedremo ancora, vero? > > la fermò afferrandole delicatamente il braccio.
Eowyn lo guardò confusa e annuì.
< < Va bene > >
Faramir fece un sospiro di sollievo e la salutò. Voleva assolutamente conoscerla, gli aveva fatto piacere parlare con lei.
 
Verso le quattro del pomeriggio, finalmente Bilbo uscì da scuola. Era stanchissimo e promise a se stesso di non avere più a che fare con Thranduil e la sua banda.
E questa? Come faccio a restituirla a Thorin “ pensò guardando il suo cappotto.
“ Come fa una persona a dimenticarti la propria giacca? “
I suoi pensieri furono interrotti da Bofur, il quale lo chiamò da lontano.
< < Bilbo! Dov’eri ? > > sorrise cingendogli le spalle.
< < Ero in punizione, ricordi?  > > sbuffò.
< < Ah già. Vedrai che non capiterà più, tranquillo > > lo rassicurò.
Lo spero “.
In quel momento, Bilbo si ricordò del cappotto.
< < Sai dove abita Thorin? > > gli chiese.
< < Certo! Tutti lo sanno, la sua famiglia è la più ricca di Roma > >
< < Io non lo so, mi puoi dire il suo indirizzo? Devo restituirgli il cappotto > >
 
Dopo aver ricevuto tutte le informazioni, Bilbo si diresse verso casa Durin.
Dopo due mesetti, Bilbo aveva iniziato ad ambientarsi abbastanza bene a Roma. Non si trovava più così a disagio quando prendeva l’autobus o quando si ritrovava in situazione piuttosto imbarazzanti.
Dopo dieci minuti, scese dall’autobus e si ritrovò in una via abbastanza desolata, con poche case, ma l’atmosfera era tranquilla e serena.
Percorse alcuni metri, fino a quando alla sua destra notò una grande villa in lontananza.
Si avvicinò all’alto cancello che lo divideva dall’enorme giardino fiorito, in mezzo al quale era situata una statua di marmo che ritraeva un uomo anziano.
“ Sarà il padre? “ pensò Bilbo.
Avvicinò lentamente il dito al campanello.
Suono o non suono? “
Indietreggiò un secondo, domandandosi perché si trovasse in quel luogo. Poteva tranquillamente restituire il cappotto al ritorno a scuola, due giorni dopo. Perché disturbare quel ragazzo irascibile?
Sì, era scontroso, ma era sicuro che nascondeva un animo nobile.
Ormai era arrivato fin lì, quindi, doveva farsi coraggio e suonare.
 “ chi sei? “ disse una voce baritonale dal citofono.
< < Sono un compagno di classe di Thorin Scudodiquercia > > disse Bilbo.
Immediatamente, il cancello si aprì lentamente e Bilbo fece un salto indietro.
“ Entra pure “
Bilbo attraversò lentamente il sentiero che portava alla villa. Tutto quel lusso lo metteva a disagio, già non era vestito elegante per l’occasione, ma da quando indossava abiti eleganti? Quando preferiva vestiti semplici.
Davanti alla porta d’ingresso, un maggiordomo slanciato dallo sguardo inquietante. Osservava Bilbo squadrandolo dal basso verso l’alto.
Bilbo si sentiva ancora più a disagio, odiava quei momenti in cui gli facevano i raggi X.
< < Prego ssssssignore > > lo fece entrare aprendogli il portone della villa.
Bilbo lo superò a testa bassa e ringraziò.
Rimase a bocca aperta appena entrò nella villa.
Sul soffitto erano appesi lampadari di cristallo, di varie forme. Vi erano molti quadri che ritraevano probabilmente antenati della famiglia. Tutte le sale erano enormi e potevano accogliere tantissime persone.
< < Per di qua ssssssignore > > lo guidò il maggiordomo.
Bilbo lo seguì fino al soggiorno, un uomo abbastanza anziano lo accolse benevolmente.
< < Che piacere! Come ti chiami ragazzo mio? > > gli domandò dandogli una pacca sulla spalla e facendolo sedere sul divano.
Bilbo ringraziò e si sedette delicatamente, cercando di essere il più elegante possibile. Testa alta, spalle dritte, petto in fuori.
< < Bilbo Baggins – rispose – questo cappotto è di suo figlio, sono venuto a restituirlo > > continuò porgendoglielo, mentre la mano gli tremava.
< < Oh, caro, non dovevi assolutamente, mio figlio deve imparare a stare più attento, dopo mi sentirà > >
< < Mi scuso ancora per la mia intromissione in casa sua signore > > disse Bilbo rialzandosi per togliere il disturbo.
< < Rimani qui, stai tranquillo ragazzo mio, dall’accento, noto che non sei di Roma, vero? > >
< < Vengo dal nord > >
< < Ohhh, che bello, da dove esattamente? > > chiese interessato.
< < Dal Trentino > >
< < E ti piace Roma? > >
< < Sì . . non mi dispiace > > alzò le spalle Bilbo.
< < E com’è stare in montagna? > >
< < Bello, è più tranquillo rispetto alla città > > continuò.
< < Un giorno potrei anche venire . .  un po’ di relax mi ci vuole proprio. Scusami un attimo . . > > disse dirigendosi in cucina.
Bilbo si rialzò dal divano, si guardò attorno e osservò tutti i decori della sala, soffermandosi su tanti gioielli preziosi che incorniciavano i dipinti.
Davvero, non era abituato a tutto quel lusso, e non gli piacque per niente. Si avvicinò alle mensole e osservò delle fotografie che ritraevano la grande famiglia Durin.
Prese una cornice, nella foto c’erano Thorin e altri due bambini, più piccoli di lui.
‘ Saranno i suoi cugini?’
Dei passi rumorosi scesero velocemente le scale. Bilbo sentì le voci di due ragazzi, che lo accolsero benevolmente.
< < Piacere di conoscerti! > > lo salutò una bambina.
< < Piacere > > sorrise Bilbo stringendole la mano.
< < è da tanto tempo che non riceviamo visite e ci fa piacere sapere che sei un compagno di classe di nostro fratello > > disse un altro ragazzo.
Allora sono suoi fratelli ‘ pensò Bilbo.
Frerin e Dìs lo trascinarono verso il divano e gli sedettero accanto.
Non erano affatto uguali a Thorin, erano molto più accoglienti e gentili. Gli offrirono del tè e lo tartassarono di domande, facendolo sentire più a suo agio.
Tuttavia, il sorriso scomparve presto dal suo volto quando giunse Thorin.
< < E tu cosa ci fai qua? > > chiese con tono severo e inarcando le sopracciglia.

 
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13
 

 
< < E tu cosa ci fai qua? > > chiese Thorin con tono severo e inarcando le sopracciglia.
A quella domanda, Bilbo si alzò in piedi rapidamente e balbettò imbarazzato. Thorin sembrava infastidito dalla sua presenza, ad eccezione dei suoi fratelli.
< < è venuto a riportarti il cappotto, distratto come sei sempre > > sbuffò Dìs, non facendo caso allo sguardo omicida del fratello maggiore, il quale si voltò per dirigersi in camera sua.
< < Nemmeno un “ grazie” ? > > continuò Frerin.
Thorin si fermò e lo ringraziò freddamente, senza voltarsi.
Dìs e Frerin scossero la testa e rotearono gli occhi e continuarono a chiacchierare serenamente con Bilbo.
 
Thorin si diresse in camera e lanciò il suo zaino sul letto, come al solito, non curandosi di sciupare i libri.
Si sdraiò e voltando la testa verso il comodino accanto al letto, osservò il ritratto di sua madre e di suo nonno.
Sospirò, portò le mani dietro la nuca e osservò il soffitto, chiudendo gli occhi.
E’ colpa tua se sono morti “
“ Non è vero! “
“ Sì invece. Se solo non avessi chiesto di farti portare in quello stupido luna park “
 
“ Cosa cavolo sta . . ? “
“ Quel camion sta andando in contromano! “
 
“ Non c’è più nulla da fare “
 
 
Thorin si svegliò di soprassalto. Sudava e il cuore batteva all’impazzata
Aveva ancora gli incubi, sempre legati al passato.
Alzò leggermente la maglia e si toccò la lunga cicatrice sul petto.
La colpa era sua. Solo sua. Se solo non avesse chiesto di poter andare al luna park, non avrebbe perso sua madre e suo nonno.
Questo era l’unico pensiero che da sempre lo tormentava.
Afferrò la cornice che lo ritraeva con suo nonno e sua madre. Bei tempi. Sorrise e accarezzò col pollice l’immagine, quando la porta si spalancò di colpo e suo padre fece irruzione nella sua camera.
< < Abbiamo ospiti, avanti, alzati! > > ordinò incrociando le braccia e aspettando che il figlio ubbidisse.
< < Sai quanto mi importa > > rispose Thorin freddamente.
< < Non farmelo ripetere due volte. Non è cosi che si tratta un ospite > >
< < Ah si?? “ Non è così che si tratta un ospite “ ? E io allora? Cosa sono per te? Sono io lo zimbello di famiglia. Cos’hanno i miei fratelli a differenza mia?? > > ruggì senza paura di farsi sentire ai piani inferiori.
< < I tuoi fratelli portano veramente onore alla tua famiglia, a differenza tua > >
< < Il nonno non lo pensava affatto! > > sputò senza paura.
Thorin sapeva di aver toccato un punto dolente. Thrain, come tutti, non riusciva a digerire la perdita, per questo evitava il più possibile di parlarne.
< < Smettila Thorin > >
< < Loro mi hanno dato amore, a differenza tua! Ma penso che questa parola non esisti nel tuo vocabolario > >
Thrain bollì di rabbia e si lanciò furiosamente sul figlio, alzando una mano per colpirlo.
 
Bilbo aveva sentito tutto.
Era preoccupato per Thorin, per questo aveva interrotto la conversazione con Frerin e Dìs, per raggiungere il compagno.
Mentre stava cercando di orientarsi per il lungo corridoio, aveva sentito urla provenire da una stanza in fondo al corridoio.
Ascoltò tutta la conversazione e quando comprese che la situazione stava degenerando, aprì di colpo la porta.
< < Fermo! > > ruggì Bilbo mantenendo lo sguardo su Thrain, che abbassò lentamente la mano e rilassò i muscoli imbarazzato.
< < Siete padre e figlio, non è così che risolverete la questione > >
Thrain sospirò e mantenendo lo sguardo rivolto verso il pavimento, uscì dalla stanza, senza aprir bocca.
Bilbo si avvicinò a Thorin, ancora steso a terra. Allungò una mano per aiutarlo, ma Thorin scansò la mano, rialzandosi e dirigendosi verso il comodino, sul quale c’erano dei fazzoletti.
Ne prese uno e se lo appoggiò sul labbro insanguinato.
< < Vuoi del ghiaccio? > > gli domandò Bilbo premuroso.
< < Non mi serve > > disse freddamente Thorin.
< < Ma posso . . > >
< < Ho detto che non mi serve! > >
Questa volta, il tono di voce era alto e ciò fece indietreggiare Bilbo, il quale sospirò.
Si diresse verso la porta, ma prima di richiuderla, si voltò.
< < Se hai bisogno, ci sono > >
 
“ Sei hai bisogno, ci sono “
Erano le parole rassicuranti che sua madre gli ripeteva quando aveva un problema.
 
Thorin era sempre stato un ragazzo orgoglioso, pieno di pretesti. Detestava mostrarsi debole, per questo teneva tutto il dolore all’interno.
 
 
Arwen ed Eowyn erano sedute su una panchina, davanti al Colosseo. Eowyn era al telefono, mentre Arwen stava disegnando il Colosseo sul suo album.
Sfumò il disegno con la matita per creare delle ombre, quando Stella corse verso di loro.
< <Arwen! Ho una notizia meravigliosa: non sono incinta! - Stella saltellò entusiasta, girando attorno alla panchina del parco - Devo dirlo a Brooke! > > continuò decisa cercando il telefono nella borsetta.
Arwen ed Eowyn sgranarono gli occhi dopo la sua affermazione. Non si era più fatto sentire, era scappato come un codardo, rifiutandosi di assumersi le proprie responsabilità, ma ciò poco importava a Stella.
< < Vuoi chiamarlo davvero?? > >
Arwen chiuse il suo album da disegno, si alzò in piedi e le prese il telefono dalle mani.
< < Torneremo insieme finalmente! > >
< < Sei proprio una stupida > >
Stella le avrebbe dato un ceffone in viso, ma era troppo felice per risponderle in malo modo.
< < Avanti Miss perfettina - scherzò Stella – non succederà più, coraggio > >
< < Sarà meglio per te > >
< < Va bene, va bene > > concluse Stella allontanandosi e facendo un saluto frettoloso alle ragazze.
 
< < Sta arrivando Aragorn! > >
Eowyn indicò il ragazzo con lo sguardo e cominciò a sistemarsi i vestiti. Arwen alzò un sopracciglio e dopo alcuni secondi comprese che una delle sue più grandi amiche era innamorata di lui.
Anche Arwen era attratta dal ragazzo, era impossibile rimanergli indifferente per la sua bellezza, sia interiore sia esteriore, ma si rassegnò all’idea che potesse succedere qualcosa tra loro.
Doveva lasciare campo libero ad Eowyn, la quale lo conosceva da più tempo.
< < Ciao ragazze > >
Aragorn sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, che potevano sciogliere qualsiasi ragazza.
< < Ciao, come stai? > > gli chiesero sorridendo.
< < Bene grazie, stavo facendo una passeggiata. Voi come state? > >
< < Benissimo > > sorrise Eowyn.
< < Vi andrebbe di andare al bar? Così ci beviamo una cioccolata calda e parliamo un po’ > > propose rivolgendo uno sguardo intenso ad Arwen, la quale girò la testa dall’altra parte e abbassò lo sguardo.
< < Va bene. Una cioccolata ci vuole proprio, già siamo a novembre e l’inverno è alle porte > > sorrise Eowyn.
< < Ehm . . io rimango ancora un po’ qui > >
Arwen riaprì il suo album e continuò a disegnare, ma Eowyn le prese la matita e le ordinò di alzarsi.
< < Eh no, tu vieni con noi . . prenderai freddo . . > >
< < Già . . almeno ti riposi un po’ . . > > continuò Aragorn.
< < Va bene > > sospirò Arwen seguendoli.
 
Si fermarono al primo bar che adocchiarono ed entrarono. Casualmente, al bancone c’erano Faramir ed Eomer intenti a bersi un bicchiere di birra.
< < Ehi fratellone, che piacere vederti > > lo salutò Eowyn avvicinandosi, mentre Aragorn ed Arwen cercarono un tavolo libero.
< < Ciao Eowyn, che piacere vederti > > sorrise Faramir.
< < Ah . . vedo che vi conoscete già > > disse Eomer appoggiando il braccio sinistro sul bancone, mentre con la mano destra sorreggeva il bicchiere.
< < Vi andrebbe di unirvi a noi? > > propose Eowen indicando i suoi amici.
< < Certo! > >
 
Si sedettero al tavolo e chiacchierarono del più e del meno.
Eowyn cercò più volte di farsi notare da Aragorn, il quale non aveva occhi che per Arwen. Inoltre, era impegnato a sfogliare l’album da disegno di Arwen, facendole i complimenti per il suo talento.
< < Ci voleva proprio una cioccolata calda > > disse Eowyn cambiando discorso.
< <Già. Non vedo l’ora che arrivi il Natale > > sorrise Aragorn, pensando alle prossime ferie dal lavoro.
< < Bah – disse Eomer disgustato – il Natale . . quel giorno in cui la gente si fa gli “ Auguri” senza sentimento e si scambia inutilmente i regali. È solo una festa consumistica > >
< < Se non sei religioso, allora vedila più come una festa della famiglia: lo stare insieme e volersi bene > > precisò Eowyn.
< < “ stare insieme e volersi bene “ – ripeté Faramir - Dipende dalla situazione in famiglia > > mormorò abbassando lo sguardo.
Eowyn rimase in silenzio. Dalla sua affermazione comprese che la sua situazione familiare non era delle migliori.
Era considerato una “ nullità” dal padre. Il loro rapporto sfociava in liti pesanti, ma tutto si risolveva grazie a Boromir, il primogenito, il pupillo di Denethor . .
Ci fu un silenzio imbarazzante. Nessuno osava fiatare.
Ci pensò lo squillo del telefono di Faramir a distoglierli dai propri pensieri.
< < Pronto – rispose – Cosa? padre che succede? > > mormorò.
Si alzò velocemente in piedi e si allontanò dal tavolo, guadagnandosi gli sguardi preoccupati dei suoi amici. Si coprì l’orecchio libero con una mano, per cercare di sentire meglio.
< < A – Arrivo subito > >
Chiuse la chiamata, mentre qualcuno appoggiò una mano sulla sua spalla.
< < Tutto bene amico? > > domandò Eomer.
< < Boromir – boccheggiò - mio fratello . . ha avuto un incidente > >

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14
 

“ Mio fratello ha avuto un incidente. Devo andare in ospedale “
Faramir uscì velocemente dal locale, seguito a ruota da Eomer, il quale lo fermò, afferrandogli il braccio.
< < Ti accompagno io, la mia macchina è parcheggiata qui vicino > >
Dopo alcuni secondi di esitazione, accettò.
< < Cosa succede? > > domandarono gli altri compagni uscendo dal locale e raggiungendoli.
< <Mio fratello è in ospedale, devo andare da lui > > mormorò Faramir.
< < Veniamo con voi > >
Eomer annuì. Non persero tempo in chiacchiere e raggiunsero l’auto.
Per tutto il viaggio fu taciturno, Faramir fu taciturno, nonostante le incoraggiamenti dei suoi compagni.
Com’era potuto accadere? Come? Perché?
Appena giunsero in ospedale, Faramir vide da lontano suo padre, intento a litigare pesantemente con un medico. Lo afferrò per il camice e lo sbatté contro il muro, minacciandolo con lo sguardo.
< < E’ il vostro lavoro! > > urlò guadagnandosi gli sguardi curiosi e spaventati delle altre persone.
< < I miei colleghi stanno facendo tutto il possibile > >
< < Sarà meglio per voi! > >
Il dottore scosse la testa e per sua fortuna fu richiamato dai suoi colleghi.
Faramir appoggiò una mano sulla spalla del padre, mentre con l’altra gli stringeva la mano e lo fece accomodare sulla sedia.
< < Cos’è successo esattamente? > >
< < Tuo fratello stava andando a lezione . . non so cosa sia . . potuto . . una macchina lo ha investito e  . . non ha avuto il coraggio di fermarsi  . . > >
Denethor giocherellò con le dita, abbassando lo sguardo e si ammutolì.
Non era il massimo delle informazioni per poter capire cosa sia successo.
Faramir chiese allora ad alcuni testimoni oculari e stando alle loro dichiarazioni, al volante di una Ferrari stavano due uomini.
La macchina stava andando ad alta velocità, probabilmente erano ubriachi.
< < Lei conosce Boromir? > > si intromise una donna, che teneva in braccio il suo bambino, di soli 4 anni.
< < Sono suo fratello > >  rispose alzandosi in piedi.
< < Ha salvato mio figlio – disse tremando e accarezzando la fronte del bambino – stavo parlando con una conoscente, quando mio figlio è andato in mezzo alla strada – una lacrima le rigò la guancia, ricordandosi ancora quel terribile momento – la macchina guidava impazzita e . . suo fratello, Boromir . . gli ha salvato la vita, spingendolo via > >
Si asciugò le lacrime con la manica del vestito.
< < Un gesto coraggioso . . mio fratello è così . . ha un buon cuore > > sorrise Faramir, sostenuto dai suoi compagni.
< < Non lo ringrazierò mai abbastanza > >
Il bambino allungò il braccio, indicando Faramir, il quale gli afferrò la mano, accarezzandogliela.
Faramir si intenerì e ringraziò che almeno il bambino stava bene, era ancora piccolo, per questo non si era reso del pericolo che avrebbe corso.
 
< < Vi devo parlare > >
Faramir diede un ultimo sguardo ai suoi compagni, i quali si alzarono in piedi, cercando di avere notizie sulla salute di Boromir.
Denethor si avvicinò al medico, insieme a Faramir, ponendo troppe domande e interrompendo il medico ogni secondo.
< < Non . . lui . . – le parole gli morirono in gola - . . mi dispiace > >
Faramir si lasciò cadere sulla sedia, rassegnato. Denethor strinse i pugni e si lanciò contro il medico, afferrandolo per il camice e sbattendolo contro il muro.
Se non fosse stato per l’intervento dei colleghi, il medico avrebbe ricevuto un pugno in faccia.
< < Vi avevo detto di salvarlo!! > > ruggì dimenandosi.
< < Signore, la preghiamo di calmarsi > > disse un infermiere con tono calmo.
< < No! Non mi calmo! Mi . . sento . . male . . > >
Denethor appoggiò una mano sul cuore e chiuse gli occhi, sorretto da alcuni infermieri.
Faramir chiuse gli occhi, con le lacrime che gli rigarono le guance e tirò indietro la testa.
< < Ci dispiace tanto > > disse Eowyn dando una pacca sulla spalla di Faramir.
< <Coraggio amico > > continuò Eomer, con imbarazzo.
Aragorn, non sapendo come comportarsi, diede una pacca a Faramir, facendolo sorridere. Faramir appoggiò in seguito una mano sulla sua, ringraziandolo. In momenti tragici come questi cosa si poteva dire?
 “ Ce la farai “, “Vi proteggerà da lassù” . . ?
Faramir apprezzò principalmente la loro vicinanza.
 
Bilbo prese frettolosamente il cappotto e tornò a casa. I suoi pensieri viaggiavano sempre e solo a ciò che era successo pochi minuti prima, a casa Durin. Desiderava aiutarlo, ma non gli dava la possibilità di farlo. Forse sarebbe stato meglio non assillarlo più, lasciarlo tranquillo.
Se hai bisogno, io ci sono “
Certo. Bilbo non era un ragazzo menefreghista, è sempre stato disponibile per gli altri, tuttavia si rassegnò al fatto che Thorin non si sarebbe mai confidato con lui, era ovvio sin dall’inizio.
Camminò a testa bassa, quando fu attirato da una voce familiare. Vide Stella, in lontananza, in compagnia di un ragazzo dall’aspetto malandrino.
< < Ti prego ! > >
< < No, è finita, non lo capisci? > >
< < Ma io ti amo . . > >
< < Io non più > >
Brooke si dimenò dalla stretta di Stella e dopo averle lanciato un’ultima occhiataccia, si allontanò.
Stella abbassò le spalle e si sedette lentamente sulla panchina, dietro a lei, appoggiando le mani accanto alle gambe.
Bilbo si avvicinò lentamente e Stella ne percepì la presenza. Alzò lo sguardo e fissò Bilbo stupita.
< < Ehi > >
Si asciugò le lacrime e fece spazio a Bilbo, facendolo sedere accanto a lei.
< < Come stai? > > le domandò.
“Sta piangendo, è stata lasciata dal suo ragazzo, sì, sta benissimo “
Si morse il labbro inferiore, maledicendosi, ritenendosi stupido per quella domanda.
Stella scosse la testa.
< < Mi ha lasciata > >
< < è un idiota, assolutamente > >
< < La nostra relazione non stava andando bene da un po’ . . però . . se ci si ama, si risolve tutto e si rimane insieme tutta la vita, non trovi? > >
< < Be . . sì, conta il rispetto > >
< < Non esiste quella parola nel suo vocabolario – rise Stella con tono sarcastico – non mi ama più . . o forse . . è solo una scusa . . sarà successo qualcosa > >
< < Non correre dietro ad un ragazzo così, non ti merita > >
< < Ehi! Settimana prossima andrò in discoteca – disse entusiasta – che ne dici di accompagnarmi? Ci divertiremo, ti farò conoscere i miei amici, sarei felici se venissi anche tu > > lo supplicò.
Bilbo arrossì improvvisamente e quella proposta lo ammutolì. Balbettò, non sapendo cosa rispondere. Aveva giurato di non partecipare mai più, non dopo quello che era successo. Però . . con Stella sarebbe stato diverso . . come poteva non accettare alla proposta di una ragazza così bella come lei?
< < Io non  . . non voglio finire nei guai > >
< < Non accadrà niente, tranquillo , così faremo ingelosire Brooke > >
I pensieri amorosi di Bilbo si frantumarono in pochi secondi. Abbassò lo sguardo e annuì, sorridendo forzatamente. Era ovvio. Dovevano farlo ingelosire.
< < Mi ammazzerebbe il tuo ragazzo però > >
< < Non accadrà nulla, te lo prometto, per favore > >
Stella sbatté le ciglia. Applicava sempre questa tattica per ricevere un sì.
< < Va bene > > sospirò Bilbo.
< <Grazie! Sei un amico! > >
Lo abbracciò, dandogli poi un bacio veloce sulla guancia. Prese la borsa e se ne andò, non prima di avergli dato il suo numero di telefono.
Bilbo arrossì ancora e si toccò il punto in cui Stella lo aveva appena baciato. Si riscosse dai suoi pensieri guardando l’orologio.  Si alzò velocemente in piedi e mise le mani nella tasca del cappotto, cercando il portafoglio. Si bloccò appena si rese conto di non avere niente, ad eccezione del suo telefono.
Cercò di ricordarsi dove l’avesse messo e si mise le mani tra i capelli.
< < Nooo! > >
Probabilmente gli era caduto mentre stava prendendo il cappotto frettolosamente.
No, non sarebbe tornato da lui.
“Perché devo essere così sbadato?”
Così, si avviò verso casa, mentre il cielo si fece sempre più buio.
 
Verso le sei e mezza di sera , qualcuno suonò il campanello. Belladonna stava cucinando, aiutata da Bungo che stava tagliando le carote.
Bilbo andò ad aprire e la figura che si ritrovò davanti lo sorprese.
< < Thorin > > mormorò spalancando gli occhi.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15
 

 
< < Thorin . . > > mormorò Bilbo, sorpreso dalla sua visita.
< < Ciao. Perdona l’intrusione, sono venuto in un momento inopportuno > > disse timidamente annusando l’aria, sentendo il profumo di lasagne.
< < No . . No. Tranquillo, accomodati pure > > mormorò Bilbo lasciandogli spazio.
Tra tutte le persone conosciute in tre mesi di scuola, non avrebbe mai pensato che Thorin bussasse alla sua porta.
< < Chi è? Oh . . abbiamo ospiti – sorrise Belladonna asciugandosi le mani e stringendo la mano a Thorin – piacere, sono Belladonna Tuc. Dammi pure del tu > >
< < Piacere mio > > sorrise cordialmente Thorin inchinandosi leggermente.
< < Io sono Bungo Baggins > >
< < Sei un compagno di classe di Bilbo? Fermati per la cena > > lo invitò Belladonna .
< < No . . io non . . > >
< < Le lasagne sono quasi pronte. Coraggio > >
Thorin arrossì. Non era di certo tra le sue aspettative fermarsi a cena, ma l’impazienza di Belladonna lo fece cedere alla richiesta. Gli sfilò il cappotto, da madre premurosa, come se lo conoscesse da una vita e lo mise sull’attaccapanni.
Thorin e Bilbo, entrambi imbarazzati, si guardarono a lungo e invitò il compagno a spostarsi in soggiorno.
< < Fai pure come se fossi a casa tua, anche se, come vedi, non è tutto così elegante e lussuoso > > disse imbarazzato mostrandogli il soggiorno.
Thorin non rispose e si limitò a guardarsi intorno. Volse lo sguardo agli addobbi natalizi che arricchivano tutto l’appartamento: le luci colorate, che contornavano le finestre, le calze rosse attaccate sul camino, soprammobili natalizi e l’abete, con un presepe al di sotto di esso.
< < Ti invidio signor Baggins – mormorò avvicinandosi al camino osservando le fiamme, voltandosi in seguito verso i genitori di Bilbo, i quali si stavano facendo i dispetti a vicenda, baciandosi dolcemente – si nota che hai una bella famiglia – fece un respiro, poi continuò – tenevo molto a mia madre e mio nonno. Erano persone fantastiche. Un banale incidente me li ha portati via . . > >
Tirò su col naso e si asciugò velocemente una lacrima per evitare di farsi notare.
Bilbo rimase in silenzio, ad ascoltare. Dietro i suoi atteggiamenti a volte irritabili erano dovuti alla rabbia che provava per la perdita delle persone a lui care.
< < Mi dispiace per il mio comportamento. Ti ho sempre considerato un ingenuo, insopportabile e ficcanaso secchione – sorrise facendo ridere Bilbo – invece mi sembri un bravo ragazzo. Forse ho sbagliato a giudicarti senza conoscerti . . > >
< < Thorin – lo interruppe – tranquillo. Hai avuto le tue ragioni a trattarmi in quel modo. Non era mia intenzione sembrare un curioso. Ti ricordo solo una cosa: tu non sarai mai solo. Hai i tuoi amici. Tua madre e tuo nonno, ovunque essi siano, desiderano la tua felicità, ne sono sicuro > > gli disse appoggiando una mano sulla sua spalla, sorridendogli teneramente.
< < Che ne dici di ricominciare da capo? > >
Thorin allungò una mano e Bilbo, sorridendogli come non mai, annuì e gliela strinse.
< < Ragazzi, è pronto in tavola! > > li chiamò poi Belladonna.
Thorin sorrise e si sedette a tavola, felice di conversare con quella famiglia così unita e dalle buone maniere e soprattutto, di aver trovato un nuovo amico.
 
< < Papà, dovresti mangiare. Non hai toccato nulla in tavola > > disse Faramir addentando la carne.
< < Non ho fame > >
< < Manca anche a me, però . . non puoi lasciarti morire così > >
< < Stai zitto! - alzò la voce - Niente riuscirà mai a colmare il vuoto per la perdita di tuo fratello - Si alzò da tavola e si sedette sul divano, accendendo la televisione, che stava trasmettendo il telegiornale – soprattutto il Natale – rimase in silenzio per alcuni secondo, sistemando la sua cartelletta contente i test scritti de suoi studenti - fra poco avrai gli esami universitari > >
Faramir stava bevendo un sorso d’acqua e quando sentì pronunciare la parola esami si ingozzò.
< < Sì, sì > > balbettò preoccupato.
< < Non deludermi, come hai sempre fatto dopotutto > >
Faramir era fin troppo abituato ai suoi rimproveri e finora ha sempre preferito rimanere in silenzio.
Giocherellò con le mani, preoccupato sul da farsi. Prima o poi Denethor avrebbe scoperto che il figlio stava studiando recitazione.
Quando finì di cenare, sparecchiò la tavola e dopo aver sistemato la cucina, si diresse in camera.
Si buttò sul letto, appoggiando un braccio dietro la nuca, mentre con l’altra mano controllò i messaggi sul telefono.
Si fermò sul numero di Eowyn, indeciso sul da farsi.
Le scrivo? Non le scrivo? “
Avanti. Che sarà mai un piccolo messaggio? Ne sarà felice” diceva una vocina nella sua mente.
 
“Per conquistare una ragazza devi essere misterioso, non devi cercarla, sarà lei a venire da te”
Ripensò alle parole del fratello, grattandosi il mento.
No. Per conquistare una ragazza ci vogliono dolcezza e amore, farle capire che ci sarai sempre per lei “ pensò Faramir ad alta voce.
Si tirò su col busto e fece partire la chiamata.
EOWYN: Pronto?
FARAMIR: Ciao, sono Faramir. Scusa il disturbo . . volevo . . sapere come stavi.
Disse dolcemente, col cuore che batteva a mille sentendo anche solo la sua voce.
EOWYN: Ehi. Abbastanza bene dai, tu? Tuo padre si è ripreso?
FARAMIR: No. Ogni giorno è sempre peggio. Cerco di fare tutto il possibile, ma è inutile.
EOWYN: Mi dispiace tanto.
FARAMIR: Tu come stai? Come mai hai detto “ abbastanza” ? Se posso saperlo . .
Balbettò cercando di aprirsi maggiormente con lei.
EOWYN: E’ imbarazzante
FARAMIR: Hai picchiato qualcuno?
Eowyn rise, facendolo sorridere teneramente.
EOWYN: No . . non ancora. Ti ricordi di Aragorn?
FARAMIR: Sì, è successo qualcosa?
EOWYN: No. Stai tranquillo, mi servirebbe un consiglio: vorrei uscire con lui, ma non ho il coraggio di chiederglielo.
Il sorriso si spense sul viso di Faramir, il quale abbassò leggermente il telefono, guardando un punto indefinito nel vuoto.
EOWYN: Siamo amici da tanto tempo, sono sempre stata innamorata di lui.
FARAMIR: Dipende. Aragorn sembra interessato a te?
Si diede dello stupito per aver posto quella domanda
FARAMIR: Potresti passare più tempo con lui . . e vedi come si comporta. Di solito i maschi sono i primi a chiedere una ragazza di uscire
EOWYN: Grazie mille Faramir. Sei un caro amico. Buona notte. Ci sentiamo in giornata.
 
< < I miei soldi > >
Gollum obbedì agli ordini del padrone, tirò fuori da una borsa una bustarella di soldi e la porse ad Azog.
< < Ho un compito molto importante per te ora, signor Gollum > > disse Azog girandogli attorno, tenendo le mani incrociate dietro la schiena e guardandolo dall’alto verso il basso.
Gollum ingoiò a fatica la saliva, dalla soggezione che gli stava suscitando Azog, un uomo alto dall’aspetto simile a quello di un boss.
Accese una sigaretta e lo guardò dritto negli occhi.
< < Per ora, lascia in sospeso i Durin, devi informarti maggiormente su questo Bilbo Baggins > > disse voltandosi e girando per tutto l’appartamento, con una mano in tasca, mentre con l’altra teneva la sigaretta.
Si avvicinò al tavolo e afferrò una piccola foto di Belladonna Tuc, sogghignando malignamente.
< < Quale sono le sue intenzioni, padrone? > >
< < Oh niente di che. Vorrei solo conoscerlo > > mormorò appoggiandosi al tavolo, giocherellando con la sigaretta e aspirando fumo.
Improvvisamente, la porta si spalancò e Bolg, figlio di Azog, entrò barcollando
< < Ehi papà. Ti ho portato un po’ di alcolici > > canzonò ubriaco poggiando due bottiglie sul tavolo.
< < Ti sembra questa l’ora di rientrare?? Ti ricordo che abbiamo rischiato di farci scoprire quando abbiamo investito quell’uomo. Ho fatto perdere le tracce cambiando targa dell’auto > >
< < Ben detto padre – disse Bolg buttandosi sul divano e digerendo ad alta voce.
< < Perfetto Gollum. Sai ciò che devi fare. Non deludermi > >
< < Non succederà padrone > >

 
 
ECCOMIIII
SCUSATE PER L'IMMENSO RITARDO. SONO STATA ASSENTE PER LO STUDIO, CI HANNO MASSACRATO IN QUESTO PERIODO . . MA PER FORTUNA ORA SIAMO ABBASTANZA EQUILIBRATI.
COME SPERAVATE, THORIN SI è FINALMENTE SCUSATO E VEDREMO COME CAMBIERA' IL LORO RAPPORTO.
MA I PROBLEMI NON SONO FINITI, ORA CI SONO AZOG E BOLG E SEMBRA PROPRIO CHE NON ABBIANO BELLE INTENZIONI.
PS: I PROSSIMI CAPITOLI SARANNO UN PO’ PIU’ LUNGHI.

ALLA PROSSIMA
BACIONI <3
PRITIBI

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16
 

 
CAPODANNO
 
< < Coraggio Bilbo! Ci sarà una bella festa in oratorio! Perché non vuoi venire? - gli domandò Bofur sbuffando, implorandolo – non vorrai mica rimanere a casa > >
< < Ho . . promesso a Stella che l’avrei accompagnata in discoteca > > disse timidamente.
<  <Ohhhh potevi dirlo subito! – si lanciò verso l’amico e strofinò il pugno sulla sua testa, scompigliandogli i capelli – hai beccato! A quando il matrimonio? > >
< < Non esagerare, siamo solo amici > > si giustificò Bilbo sistemandosi i capelli.
< < Per ora – sorrise maliziosamente – bene, è tardi, gli altri mi aspettano, facci sapere com’è andata eh . . se dopo al serata lo avete fatto > > continuò picchiandogli il gomito sul fianco.
< < Bofur!! > >
< < Ciao ciao Bilbo > > lo salutò infine sgattaiolando fuori dalla stanza.
Bilbo scosse la testa e tornò a prepararsi.
Andò a guardare nell’armadio e si provò una marea di vestiti, fino a quando non decise di indossare una camicia. Si spruzzò un po’ di profumo e guardò l’indirizzo di casa della ragazza.
Salutò frettolosamente i genitori prendendo velocemente il cappotto. Belladonna gli accarezzò le guance e gli scompigliò i capelli, felice che il figlio avesse trovato una ragazza, nonostante le inutili lamentele di Bilbo.
< < Siamo SOLO AMICI > >
Il padre, invece, era ancora scettico se farlo andare in discoteca o no.
< < Vedi di non ubriacarti . . ci fidiamo di te figliolo > > disse con tono serio.
< < Sì papà, ve lo prometto, non vi deluderò > >
Ogni volta che gli ricordava il giorno in cui si era cacciato nei guai a causa di Thranduil si sentiva una vergogna. Aveva rovinato la sua dignità, inoltre, soffriva molto per il fatto di averli delusi. Ma era capitato. Non era colpa sua.
 
Bilbo giunse sotto casa e suonò al campanello.
< < Oh . . eccolo  . . Stella, il tuo amico è arrivato! > > la chiamò Elrond facendo entrare in casa Bilbo.
< < Accomodati pure > >
< < Grazie signore > >
Bilbo ammirò l’appartamento. Era piccolo, ma era molto elegante, pieno di decorazioni e oggetti preziosi. Possibile che tutte le persone che conosceva fossero così ricche?
< < Tu dovresti essere il famoso Bilbo Baggins . . sei uno studente di mia suocera > >
Bilbo sgranò gli occhi e cercò di comprendere.
< < Galadriel > >
< < Oh . . wow, che coincidenza > > sorrise timidamente.
< < Papà, io esco con Eowyn e i ragazzi > > disse Arwen uscendo dal bagno e avviandosi verso la porta. Si fermò appena vide Bilbo seduto sul divano e gli sorrise.
< < Scusami . . io sono Arwen, sorella minore di Stella – si presentò stringendogli la mano - tienila d’occhio, non si sa mai – lo rassicurò nell’orecchio – io devo scappare, mi spiace di non poter star qui a parlare. Ma Eowyn a volte mi rimprovera di essere sempre in ritardo > >
< < Infatti lo sei > > rise Elrond, prima che la figlia uscisse velocemente.
Secondo Bilbo, Stella non aveva nulla di diverso. Si fidava di lei ed era sicuro che non sarebbe successo nulla.
< < Andiamo Bilbo? > >
Stella uscì dalla camera spostandosi indietro i capelli.
L’abito bianco che indossava aveva una scollatura a V e il trucco attorno agli occhi la rendeva ancora più sensuale.
< < S- Sì certo > >
Bilbo si alzò velocemente in piedi, ricomponendosi e toccandosi il colletto della camicia, facendosi aria.
< < State attenti, mi raccomando > >
< < Certo papà, puoi stare tranquillo > > lo salutò dandogli un veloce bacio sulla guancia.
 
Arwen, Eowyn ed Eomer si incontrarono al parco, dove li avrebbero raggiunti anche Faramir e Aragor.
Successivamente, si diressero verso l’oratorio, colmo di giovani.
Arwen si coprì il viso con la mano, per la sorpresa, appena notò qualcuno in lontananza.
< < Legolas! > > urlò correndogli incontro.
Il ragazzo biondo gli sorrise a trentadue denti, la sollevò e la fece girare, sotto lo sguardo geloso di Aragorn.
< < Arwen! Come stai sorellina? > > sorrise accarezzandogli il viso. A quell’affermazione, Aragorn abbassò le spalle e tirò un sospiro di sollievo, sorridendo.
< < Bene! Ma . . tu . . come mai . . perché non ci hai avvertito? > > domandò portandosi un ricciolo dietro l’orecchio.
< < Volevo farvi una sorpresa, papà mi aveva detto che saresti venuta qui, allora . . eccomi qua . . e Stella? > > domandò cercandola tra la folla.
< < è in discoteca, come sempre > >
< < Peccato . . sempre combina guai? > > domandò Legolas.
Arwen alzò gli occhi al cielo e annuì, rassegnata.
< < Loro sono i miei amici > > disse Arwen presentandogli i ragazzi.
< < Piacere di conoscerti Legolas . . certo che . . assomigli tanto a Stella, ma a Arwen non assomigli per niente > > gli fece notare Faramir sorridendo.
< < Sì, Arwen ha preso i capelli di papà, io e Stella dalla nonna > > disse modesto.
< <Mi spiace interrompervi ragazzi, ma sarà meglio entrare, altrimenti qua fuori diventeremo dei ghiaccioli > > li interruppe in seguito Eomer.
 
Arwen e Legolas rimasero da soli la maggior parte del tempo. Aragorn avrebbe preferito passare del tempo insieme a lei, inoltre, notò le frequenti attenzioni da parte di Eowyn. Certo, le voleva molto bene, era come una sorella per lui, ma la considerava solo come un’amica.
Faramir, intanto, sorseggiò della birra, sospirando amaramente. Eomer lo raggiunse e gli diede una pacca sulla spalla.
< < Ammettilo > > sorrise.
< < Cosa? > >
< < Ti piace mia sorella > >
< < Ma cosa stai dicendo? > >
Faramir fece un altro sorso e divenne rosso dall’imbarazzo.
< < Sarai bravo a recitare, ma non a mentire. Mia sorella è una ragazza tosta, non è timida e insicura come Arwen. Odia i ragazzi vanitosi che ci provano spudoratamente > > gli spiegò.
< < Sono cambiato . . > >
< < CIBOOOO > >
Bombur corse verso il bancone e facendosi spazio tra Eomer e Faramir, si rimpinzò di patatine e tranci di pizza.
< < Perdonatemi ragazzi, mio fratello fa sempre così > > si scusò Bofur cercando di raggiungere il fratello.
< < Conto fino al 3 ! > >
Bombur fuggì e Bofur fu costretto ad inseguirlo per tutta la sala.
 
Intanto, il DJ fece partire una canzone romantica e dolce. Tante coppie si strinsero e si baciarono con passione.
Dwalin, disgustato, si voltò e iniziò a conversare con Thorin.
< < Davvero ti fidi di quel . . nanerottolo ? > > gli domandò nell’orecchio.
< < Ho sbagliato a giudicarlo . . non ha fatto nulla di male > > disse alzando le spalle.
< < Non mi interessa cosa ha fatto o cosa non ha fatto, quello non mi piace > >
< < Ciao ragazzi – li salutarono due ragazze avvicinandosi – vi va di ballare? > >
Thorin e Dwalin sbuffarono e alzarono gli occhi al cielo.
< < Odio ballare > > disse Dwalin freddamente.
La mora rise e con audacia appoggiò una mano sul suo petto.
< < Sei un ragazzo difficile, mi piace Grrrrr > > disse arricciando il naso e  toccando con l’indice la punta del naso di Dwalin.
< < Io non . . non so ballare > > disse Thorin alla bionda.
< < Ti insegno io . . sei così affascinante > > disse spostandosi indietro i capelli e stringendosi a lui e cominciando a sbottonargli la camicia.
Thorin la prese per i polsi e la allontanò, con delicatezza.
< < Scusami > > disse freddamente e andandosene.
< < Sai . . la tua barba mi fa venire i brividi > >
< < Sì, va bene, io raggiungo il mio amico > > le disse appoggiando le mani sui fianchi e allontanandola.
< < Stronzi! > > urlarono le due ragazze, mentre i ragazzi ignorarono le loro lamentele.
 
< < Ti va un ballo? > > domandò Faramir ad Eowyn quando finalmente Aragorn si era allontanato un po’.
< < S- Sì > >
Faramir le afferrò la mano e la portò in pista, le strinse i fianchi ed Eowyn gli cinse il collo con le braccia, muovendosi a destra e sinistra.
Faramir la guardò dritta negli occhi, ma sorrise amaramente quando notò che gli occhi della ragazza erano alla ricerca di Aragorn.
< < Dove sarà andato? > > si domandò.
< < Sarà andato a prendersi una boccata d’aria > > disse Faramir.
Altroché. Aragorn si trovava sul terrazzo dell’oratorio in compagnia di Arwen.
Arwen stava ammirando Roma illuminata, i tetti delle case erano leggermente imbiancati per la poca neve che era scesa in quei giorni.
< < è molto bella vero? > > disse Aragorn avvicinandosi a lei.
< < Già . . manca poco a mezzanotte > >
Guardò l’orologio e attese i fuochi d’artificio.
< < Arwen io . . ti . . devo dire una cosa  > >
< < Cosa succede? > > domandò Arwen sorpresa.
Aragorn le cinse il fianco e avvicinò il viso al suo. Le sfiorò il naso con la bocca. Osservò le sue labbra sottili e la baciò delicatamente.
Arwen sapeva che le cose non dovevano andare così, ma la vicinanza di Aragorn la faceva impazzire e non riusciva a resistergli.
Il tempo sembrava essersi fermato. C’erano solo Aragorn ed Arwen, mentre la gente faceva il conto alla rovescia.
 
BUON ANNOOOOOOO
Urlarono stappando gli spumanti e abbracciandosi, augurandosi un nuovo anno, pieno di sorprese.
I fuochi d’artificio scoppiarono nel cielo e illuminarono Roma con i loro tanti colori.
Arwen cinse il collo di Aragorn con le braccia, ma i sensi di colpa presero il sopravvento, così, lo allontanò delicatamente.
< < No . . noi non possiamo > > gli disse con le lacrime agli occhi.
< < Perché? Io . . > >
Arwen si guardò attorno, preoccupata ed ebbe un colpo al cuore appena vide Eowyn, con sguardo deluso e triste, vicino alla porta del terrazzo, accanto a Faramir.

 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


CAPITOLO 17
 

 
Bilbo e Stella giunsero in discoteca. Stella, appena mise piede all’ingresso, raggiunse le sue amiche e presentò il suo nuovo amico.
Le sue amiche furono alquanto sorprese dalla sua presenza. Lo squadrarono dall’alto verso il basso, lanciandole sguardi disgustati e Bilbo se ne accorse. Abbassò lo sguardo e annuì, silenziosamente.
< < Noi andiamo a ballare, vieni Bilbo > >
Stella lo prese per mano e lo portò in pista.
< < I-Io non so ballare > > balbettò Bilbo.
< < Segui me > >
Stella gli prese le mani e se le posò sui fianchi, poi, portò le braccia dietro al collo di Bilbo, cominciando a muoversi a ritmo di musica.
Nonostante tutto,  Bilbo si stava divertendo. Stella era così gentile con lui e faceva di tutto pur di non lasciarlo in disparte.
Tuttavia, ogni tanto notò che la ragazza voltava lo sguardo, forse alla ricerca di qualcuno, ma preferì non farci caso e godersi la serata.
< < Ti prendo qualcosa da bere > > urlò Bilbo nel suo orecchio a causa dell’alta musica.
< < Okay > > gli fece segno Stella sorridendogli e tirando dietro l’orecchio un ciuffo di capelli e andandosi a sedere sui divanetti.
Pochi minuti dopo, Bilbo la raggiunse, ma si bloccò appena la vide con un ragazzo . . era lui, era Brooke.
Appena giunse dai due, Brooke si alzò in piedi, tirando indietro le maniche della camicia stropicciata.
< < Stella non ti ama, mettitelo bene in testa > > gli disse stringendo Stella a sé, attirandola dai fianchi.
< < Io . . ho portato . . della coca cola . . > >
< < Bilbo io . . - disse Stella abbassando lo sguardo – Brooke mi ama, mi ha chiesto di tornare con lui . . > >
< < Ma . . hai visto come ti ha trattato? – tuonò Bilbo – quando pensava che tu fossi incinta ti ha lasciata > >
< < Sì ma . . lo so che ha sbagliato, però . . > >
< < Stella . .  > >
< < Non potrà accadere niente tra di noi – gli disse prendendolo in disparte – siamo . . troppo diversi > >
< < Almeno potevi evitare di illudermi > >
Bilbo uscì dal locale, affrettando il passo, mentre Stella lo chiamava in lontananza.
< < Lascialo andare tesoro > > la fermò Brooke, prendendola per il braccio e abbracciandola, cominciando a mordicchiarle il collo.
 
Bilbo si incamminò a passo svelto verso casa, attraversando le strade colme di gente.
A mezzanotte i fuochi d’artificio si innalzarono nel cielo, ma Bilbo non ci fece caso.
Quando giunse vicino ad un vialetto, percepii di essere seguito. Allungò il passo, mettendo le mani in tasca.
La paura cominciò ad assalirlo, allora, si fermò vicino ad un negozio colmo di gente, così, in caso di pericolo, avrebbe potuto salvarsi.
< < Cerca qualcosa? > > gli domandò alzando la voce, alzando lo sguardo verso quell’uomo
< < Buona sera – disse Azog stringendogli la mano – sai, mi ricordi tanto qualcuno > > continuò prendendo una sigaretta e cominciando a fumare, guardandolo dall’alto verso il basso.
< < Non l’ho mai vista > >
< < Sei Bilbo Baggins, giusto? > >
< < Sì . . che vuole signore? > >
Non poté riconoscerlo, in quanto portava un cappuccio che nascondeva il viso.
< < Oh . .che curiosone – disse rimanendo vago – tu dovresti conoscere queste persone, vero? > > domandò mostrandogli due fotografie.
Bilbo mise a fuoco e con sua sorpresa riconobbe sua madre e Thorin.
< < Chi sei? Che cosa vuoi?! > >
< < Il tuo amico Thorin tiene un gioiello prezioso, nella sua stupida villa . . Thrain ne è molto affezionato – continuò facendo cadere la sigaretta e calpestandola – TU . . devi prenderla e riportarmela . . altrimenti Thorin e la tua mammina faranno una brutta fine > >
Bilbo rabbrividì e gli batté forte il cuore. Preferiva di gran lunga essere circondato da bulli.
< < Non . . non può chiedermi questo > >
In quel momento, una macchina frenò vicino al marciapiede e un altro uomo con il cappuccio tirò fuori la testa dal finestrino.
< < Andiamo padre > > lo chiamò.
< < Ti do tempo tre giorni per pensare. . mi farò risentire . . e non chiamare la polizia, rovineresti tutti i piani e saprai cosa accadrà ai tuoi cari > >
Azog salì in macchina e salutò Bilbo, con sguardo maligno. Bilbo osservò l’auto sfrecciare a gran velocità, pensando che tutto questo fosse uno scherzo . . sì, di sicuro sarebbe stato uno scherzo.
 
< < Eowyn aspetta! > >
Arwen rincorse l’amica, che era già uscita dall’oratorio e la bloccò per il polso.
< < Non volevo Eowyn . . > > si scusò Arwen trattenendola.
< < Tu lo sapevi quanto mi piacesse Aragorn – urlò - Ho capito sin dall’inizio che lui non aveva occhi che per te . . ma ho fatto finta di niente, sperando di poterlo conquistare, nonostante tutto > >
< < L’ho respinto più volte > >
< < Ho visto > > rise sarcastica.
< < Ascolta Eowyn . . – si intromise Aragorn, dopo averle raggiunte, con tono dolce – è colpa mia, Arwen non ha colpe > >
< < Tu stai zitto! Arwen, sono profondamente delusa da te – disse non provando alcuna pena per la sua amica che stava cercando di trattenere le lacrime – è meglio se non ti fai sentire per un po’  . . > >
< < Per favore Eowyn, io ti voglio bene > > la pregò singhiozzando e fermandola.
Eowyn si dimenò senza girarsi e proseguì per la sua strada.
< < Mi dispiace Arwen - disse sinceramente Aragorn, abbassando lo sguardo – non avevo intenzione . . > >
Arwen lo guardò, si asciugò una lacrima e fuggì via.
< < Sono uno stupido! > > urlò Aragorn, facendo voltare tutti nella sua direzione. Faramir gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla e gli sorrise.
< < Vedrai, andrà tutto bene > >
< < . . E così l’ho steso al tappeto! > > stava raccontando Eomer ad altri suoi amici. Accorgendosi dell’assenza della sorella si guardò attorno – dov’è mia sorella? > >
< < Una questione delicata – disse Aragorn imbarazzato e leggendo negli occhi la preoccupazione del fratello – è fuggita > >
< < Fuggita?! Come sarebbe a dire?! > >
< < Anche Arwen > > proseguì Faramir.
< < Cosa?! > > sbottò Legolas sorprendendoli da dietro.
< < Ok ragazzi, stiamo calmi! – li bloccò Faramir mettendosi le mani tra i capelli -Staranno tornando a casa, sicuramente > >
< < Sono quasi le tre di notte, è pericoloso! > >
< < Eomer, ti aiuto a cercare tua sorella > > si offrì volontario Faramir.
< < è colpa mia se sta così . . io vado con Eomer > > intervenne Aragorn puntandosi il dito contro il petto.
< < Ragazzi, non è il momento – li rimproverò Legolas - Le ragazze sono fuggite e noi dobbiamo cercarle! > >
I ragazzi corsero per le vie di Roma, alla disperata ricerca delle ragazze. Speravano con tutto il cuore che fossero tornate a casa, altrimenti se fosse successo loro qualcosa, non se lo sarebbero mai perdonati, ed ecco che in lontananza videro una massa di persona circondare qualcuno e abbassando lo sguardo.
< < Cosa diavolo sta succedendo? > > mormorò Legolas.
Accanto, c’era una macchina ferma e l’autista stava camminando avanti e indietro.
< < Non l’ho fatto . . volontariamente!  . .Ha attraversato la strada e . . non ho fatto in tempo! > > balbettò piangendo, mentre altre persone tentavano di consolarlo.
Eomer si fece largo tra la folla e appena riconobbe sua sorella, a terra, con gli occhi chiusi, la paura prese possesso di lui.
NOOOOOO!
Corse da sua sorella e la prese tra le braccia, chiedendo aiuto.
Aragorn, Legolas e Faramir lo raggiunsero e tentarono di tranquillizzarlo. L’ambulanza era arrivata prima del previsto e stesero Eowyn su una barella.
Legolas fece scorrere, sul suo telefono, i contatti e chiamò la sorella, sperando che stesse bene e al sicuro.
< < Arwen! Dove cavolo sei?! > >
< < Sono al parco! Lasciami in pace! > >
< < E’ tardi! Dovresti già essere a casa! Io e te, un giorno faremo un bel discorsetto! Ma non è questo il momento, Eowyn ha avuto un incidente! > > urlò a causa del rumore delle sirene dell’ambulanza e quella dei carabinieri.
Arwen ebbe un colpo al cuore, le parole gli morirono in gola. Il telefono le cadde dalla mano tremante e lo schermo si spezzò sul terreno.

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


CAPITOLO 18

 
 
Eomer se ne stava seduto, con i gomiti sulle gambe che continuavano a muoversi e le mani tra i capelli, nascondendo il suo viso piangente, mentre i suoi amici tentavano inutilmente di tranquillizzarlo.
< < Eomer! Sono qui! > > lo raggiunse una persona.
< < Zio! > > mormorò Eomer abbracciandolo.
< < Va tutto bene, dobbiamo solo sperare > > lo calmò accarezzandogli il capo.
< < Non voglio perdere anche lei. Non potrei sopportarlo! > > pianse.
< < E’ colpa mia signore – si intromise Aragorn – è scappata, l’ho fatta soffrire e me ne pento > >
< < Ragazzo mio, è stato un incidente, non sentirti in colpa. Ora dobbiamo solo sperare che si rimetta presto. Comunque piacere, sono Theoden, lo zio di Eomer ed Eowyn > >
Il dottore uscì dalla stanza, sorridendo ai ragazzi che lo avevano immediatamente raggiunto.
< < Sta bene, ha sfiorato il pericolo, l’abbiamo salvata in tempo > > li anticipò.
< < E’ sveglia ora? > > domandò Faramir.
< < Si sta riposando, ma penso che le faccia piacere avere un po’ di compagnia. Ora vado da un altro paziente, passerò più tardi per controllare come sta > >
< < Arrivederci dottore e . . grazie > > gli strinse la mano Theoden.
Eomer appoggiò una mano sulla spalla dello zio e sorrise, aprendo la porta, poi si voltò verso i suoi amici.
< < Andate pure  > gli disse Aragorn, preferendo rimanere fuori dalla stanza. Non dopo quello che era successo.
In quel momento era giunta anche Arwen, che si avvicinò al fratello, prendendolo per il braccio, ancora piangente.
< < Calma piccola, stai bene? – le asciugò una lacrima Legolas – Eowyn sta bene, si riprenderà presto > >
A queste parole, Arwen tirò un sospiro di sollievo e sorrise lievemente. L’importante era la salute della sua amica, tuttavia, non sarebbe stata contenta di vederla.
Arwen si asciugò un’ultima lacrima e si avvicinò alla porta, ma Aragon la prese per il braccio.
< < Sarà meglio andarcene > > pensò Aragorn.
< < Sorellina, Aragorn ha ragione. Ha bisogno di riposare, risolverete la questione domani > >
< < Ma . . > > tentò di replicare Arwen.
< < “ Ma “ niente > >
Legolas le sorrise dolcemente, protettivo, le cinse le spalle e la accompagnò fuori dall’ospedale.
Che bel capodanno.
 
Nel frattempo, Bilbo era tornato a casa. Sua madre continuava a baciarlo e chiedergli come stava. Non aveva ancora dimenticato quella sera in discoteca, in cui suo figlio era stato coinvolto in uno scherzo spiacevole.
< < Sto bene , tranquilla, non sono più un bambino > > disse, soffocato dall’abbraccio della madre.
< < Scusami, a volte me ne dimentico – disse imbarazzata Belladonna, accarezzandogli le guance velocemente – rimarrai per sempre il mio bambino > >
< < Perché stai tremando, figliolo? > > gli domandò Bungo.
< < Ho . . ho freddo e . . sono un po’ stanco, vorrei andare a dormire > > rispose strofinandosi le braccia con le mani.
< < Ok tesoro, chiamaci se hai bisogno , se hai bisogno di altre coperte > >
< < Mamma! > > la rimproverò di nuovo Bilbo.
< < Ops! Perdonami! > > rise dandosi un colpetto sulla fronte.
< < E’ per questo che la amo > > sorrise Bungo abbracciandola da dietro e baciandole dolcemente il collo.
Bilbo fece una smorfia, scosse la testa e si incamminò verso la sua camera, buttandosi sul letto e passandosi una mano sul viso.
3 giorni. 3 giorni per pensare. Non poteva tradire Thorin, non poteva veder morire le persone a cui voleva bene.
Il suo telefono squillò, Bilbo volse lo sguardo sullo schermo e notò il numero di Stella.
Rifiutò la chiamata, non tanto per la delusione, ma perché aveva altro per la testa in quel momento. Chi era quell’uomo? Cosa voleva da lui? E come conosceva sua madre? Avrebbe tanto desiderato scoprirlo nei giorni rimanenti.
 
 
IL GIORNO SEGUENTE
 
< < Come stai sorellina? > > domandò Eomer, mentre stava sistemando i fiori sul davanzale.
< < Molto meglio > >
< < Ci hai fatto prendere un colpo! Non farlo mai più! > > la avvertì Theoden baciandole la fronte.
In quel momento qualcuno bussò alla porta e appena Eowyn vide la figura di Arwen, girò lo sguardo.
< < Vattene > > disse freddamente.
< < Per favore, ascoltami . . > >
< < Non ti perdonerò mai per quello che mi hai fatto! > >
< < E’ stato un errore, io non volevo . .  > >
< < Sapevi benissimo quanto mi piacesse Aragorn! Te ne sei approfittata! > >
Arwen trattenne a stento le lacrime la supplicò.
< < Eowyn . . > >
< < Non voglio più avere a che fare con te! > >
Quando Eowyn era arrabbiata, non c’era nulla da fare per farle cambiare idea. Aveva tutte le ragioni per non voler parlare con lei.
Arwen si mise le mani sul viso e uscì disperata dall’ospedale. Eomer e Theoden guardarono la ragazza seduta sul letto con sguardo supplichevole.
< < Non azzardatevi ad aprir bocca > > li avvertì
< < Ti lasciamo un po’ tranquilla – dissero rompendo il silenzio che si era creato nella stanza – torniamo più tardi > >
Eowyn li guardò uscire, senza salutarli. Incrociò le braccia e guardò un punto indefinito nella stanza. Sul comodino accanto al letto c’era il suo portafoglio. Lo afferrò e lo aprì, soffermandosi sulla sua foto con Arwen, l’unica amica che aveva. Era tentata nello strappare in due la foto, ma non ebbe il coraggio. Le scese una lacrima e riappoggiò il portafoglio sul comodino.
Faramir bussò alla porta. Non sentendo nessuno rispondere, aprì leggermente la porta e finalmente la vide.
La donna di cui era innamorato stava piangendo. Camminò lentamente verso di lei, preoccupato e si abbassò alla sua altezza, poggiando una mano sulla sua spalla.
< < Cosa ci fai qui? > > singhiozzò Eowyn.
< < Sono venuto a trovarti, mi mancavi > >
Eowyn alzò lo sguardo sull’amico, il quale le sorrise, confortandola. Scoppiò a piangere e lo abbracciò, sentendosi protetta fra le sue braccia.
< < Perché? Perché mi ha fatto questo? > >
< < Non l’ha fatto apposta, Arwen ti vuole bene > > la rassicurò carezzandole la nuca.
< < Hai il coraggio di difenderla? > >
< < Non conosco molto bene Arwen, ma . . da quello che ho compreso in questi mesi . . è una brava ragazza. Non l’ha fatto apposta > >
< < Sapeva che ero innamorata di Aragorn! Non l’ha tenuto in considerazione > >
< < Lo so Eowyn – disse Faramir dolcemente – non dico che tu hai torto. Hai detto che è stato Aragorn a baciarla, quindi . . > >
< < Ma Arwen era d’accordo > >
< < Chi te lo dice? Sei arrivata proprio nel momento in cui lui l’ha baciata > >
Eowyn rimase in silenzio e scosse la testa.
< < Comunque lei è innamorata di Aragorn > >
 
< < Allora Bilbo. Com’è andata ieri sera? > > domandò Belladonna entusiasta, mentre stava lavando i piatti.
< < Bene . . > > rispose frettolosamente.
< < L’hai baciata? > > sorrise curiosa.
< < All’inizio stava andando bene, ma . . mi ha solo usato > > disse rassegnato e abbassando lo sguardo.
< < Dove abita? Ci penso io > > disse Belladonna asciugandosi le mani bagnate e poggiando l’asciugamano sul tavolo, sbattendolo.
< < Mamma, per favore > > tentò di calmarla Bilbo.
< < Amore, nostro figlio ha ragione – proseguì Bungo – sta attraversando il periodo dell’adolescenza, deve risolverlo da solo > >
Si avvicinò alla moglie e le baciò la tempia.
A Bilbo si accese la lampadina.
Ora o mai più.
< < Prima di conoscervi, avevate altre storie d’amore? > > domandò a bruciapelo.
Belladonna si irrigidì e si guardò attorno, quasi spaesata, mentre Bungo pareva essere piuttosto tranquillo.
< < Prima di incontrare tua madre – iniziò Bungo – ero fidanzato, ma è stata lei a lasciarmi, perché era innamorata di un mio caro amico. Si sono messi insieme. Non ho più sentito né lui né lei. Ero distrutto e dopo un anno, ecco che incontro la donna della mia vita > > sussurrò dolcemente nell’orecchio di Belladonna, la quale sorrise.
< < E tu mamma? > >
< < Io . . avevo vari flirt, però, non sono mai riuscita a intraprendere una relazione seria,  non ho avuto belle esperienze, inoltre i miei ex pensavano soltanto a . . ecco . . > >
Si bloccò e guardò suo figlio. Non doveva sapere nulla.
< < . . insomma, hai capito - disse imbarazzata – comunque Bilbo, stai tranquillo, troverai una ragazza migliore > > disse cambiando discorso.
Aveva centrato in pieno. Avrebbe desiderato sapere di più, tuttavia, da quello che comprese, non ha avuto una piacevole esperienza ed era meglio non spingersi oltre.

 
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 19
 

 
 
< < Cosa?! > >
< < Lo so Bilbo, sono rimasto scioccato anche io > > disse Bofur sospirando,
< < E quindi ora? > >
< < E quindi siamo spacciati > > disse Thorin facendo spazio sul tavolo alla cameriera che stava portando le ordinazioni dei ragazzi.
< < Volete altro? > > domandò la cameriera facendo passare lo sguardo su tutti i ragazzi.
< < Vogliamo te, pasticcino > > disse Bofur facendole l’occhiolino, rimproverato poi da Dwalin, che gli diede una gomitata.
< < Ma cosa è successo esattamente? > > domandò Bilbo.
< < Gandalf è caduto dalle scale, è finito così in ospedale. Si è rotto una gamba e dovrà rimanere a casa per un mesetto > > raccontò Nori.
< < Dunque, significa che . . > >
< < . . Saruman prenderà il suo posto per un po’ > > continuò Gloin.
< < Saruman ha già messo in atto diverse regole, tra cui l’obbligo della divisa scolastica - mormorò Dwalin alzando gli occhi al cielo – che peraltro, è anche molto brutta > >
Bilbo osservò Thorin, intento a giocherellare con le dita. Sembrava parecchio preoccupato, così, fu tentato di chiedergli il motivo.
< < Thorin, stai bene? > >
< < Sì! Fatti gli affari tuoi una buona volta – disse irato Thorin, allargando le braccia e mortificando il suo piccolo e nuovo amico – Perdonami > > si scusò poi velocemente e scuotendo la testa, mettendosi una mano tra i capelli .
< < Thorin . . > > mormorarono i suoi amici, preoccupati.
Thorin attese alcuni secondi prima di rispondere e dopo aver fatto un respiro profondo, iniziò a parlare.
< < Problemi economici – disse – mio padre ha intenzione di vendere l’Arkengemma per poter ristabilire l’equilibrio della famiglia > >
< < “ Arkengemma” ? > > domandò Bilbo corrugando la fronte.
< < E’ una pietra preziosa, è il gioiello della nostra famiglia > > spiegò Thorin.
Alla parola “Gioiello”, Bilbo sudò freddo e il cuore gli martellò nel petto. Era quello di cui gli aveva parlato quell’uomo misterioso incontrato per strada.
< < L’avete custodita per bene in tutti questi anni, è simbolo dei Durin, come può venderla? > > scosse la testa Dwalin.
< < E’ l’unico modo – disse Thorin tristemente – siamo stati derubati > >
Ecco un’altra parola che fece trasalire Bilbo.
< < Da chi? > > domandarono tutti curiosi.
< < Il maggiordomo > > rispose Thorin con un ringhio.
< < E’ sempre colpa del maggiordomo, è sempre così > > rise Bofur incrociando le braccia.
Balin, accanto a lui, gli diede una gomitata sul fianco e lo minacciò con lo sguardo, invitandolo a chiudere la bocca.
< < Non so come abbia fatto, ma è riuscito ad aprire la cassaforte e ci ha portato via la maggior parte del denaro, non è riuscito a prendere l’Arkengemma però, se dovessimo perdere quella prima della vendita, saremmo nei guai seri > >
< < Avete nascosto per bene allora l’Arkengemma > >
< < E’ sempre in casa, ma nascosta in un luogo dove nessuno penserebbe di cercare > >
< < Il bagno? > > domandò Bofur a bocca piena, mentre stava finendo tutte le brioche.
< < E’ inutile che tenti tutte le stanze, la mia risposta sarà sempre “no” > > rise Thorin.
Bilbo deglutì a fatica e giocherellò con le dita. I suoi amici se ne accorsero e gli domandarono cosa avesse. Bilbo non seppe cosa rispondere, ma fu Bofur ad anticiparlo.
< < Oh, sei ancora dispiaciuto per quella ragazza? > > gli domandò sorridendo.
< < Hai una ragazza? > > domandarono alcuni avvicinandosi con lo sguardo, curiosi di sapere cosa fosse successo.
< < Siamo andati in discoteca , ma mi ha solo usato > > disse tristemente.
< < Le donne sono così – disse Thorin dolcemente e sorridendo all’amico – che cosa hai fatto poi? > >
< < Mi ha chiamato più volte, ma non ho risposto > >
< < Hai fatto bene – disse Dwalin battendo un pugno sul tavolo - Certo che a volte le donne sono vipere > >
< < Non tutte, mettitelo bene in testa! > > gli ricordò Gloin.
< < Per me sono tutte uguali – ripeté Dwalin – non mi interessa se tu hai la ragazza e sei felice, vi sposerete e avrete tanti piccoli marmocchi > > lo prese in giro.
 
Quando Bilbo tornò a casa, sua madre stava leggendo il giornale, con le mani tra i capelli.
< < Mamma, stai bene? > > le domandò avvicinandosi e poggiandole una mano sulla spalla, notando che stava tremando.
< < Ciao figliolo, sì, sto bene - disse chiudendo velocemente il giornale – eri in compagnia dei tuoi amici? > > gli domandò alzandosi e prendendogli il viso tra le mani, posandogli un bacio sulla fronte.
< < Sì, tu stai bene? Sei sicura? > >
< < Certo, perché non dovrei star bene? > > gli domandò, sorridendo con le labbra, ma non con gli occhi.
< < Se hai bisogno, io ci sono > > le ricordò.
< < Lo so, ci sei sempre per me, come tuo padre - sorrise Belladonna abbracciandolo – devo andare dal vicino alcuni minuti, ti lascio solo per un momento, poi, che ne dici di guardarci un film? Tanto i mestieri di casa li ho appena finiti. . > >
< < Va bene mamma > >
Belladonna uscì dall’appartamento e quando chiuse la porta alle sue spalle, Bilbo controllò che fosse entrata nell’appartamento del vicino. Approfittò della sua assenza correndo verso il tavolo e sfogliando il giornale, cercando qualche notizia, che sembrava avesse fatto preoccupare la madre.
Bilbo rimase colpito da un nome in particolare: Azog.
 
Il criminale Azog è riuscito, di nuovo, a sfuggire agli agenti. Pare che Azog sia il colpevole della morte di Boromir, figlio di un insegnante di un liceo di Roma.
Ora Azog è ricercato e pare che sia stato avvisato insieme al figlio, Bolg. Chiunque li trovi, chiamare il numero . . .
Vi ricordiamo che sono ipotetici criminali, con precedenti penali, dai quale è meglio stare alla larga.
 
Poco dopo, Bilbo chiuse il giornale, si alzò e andò a sedersi sul divano, pensando.
Forse quell’uomo era Azog.
Belladonna tornò in casa e Bilbo le raccontò dell’incidente di Gandalf, ma la madre non sembrava essere interessata.
< < Da domani in poi, promettimi che non girerai da solo > > gli disse seria.
< < Mamma . . che succede? > >
< < Un criminale è evaso da prigione e dicono sia molto pericoloso, per favore Bilbo, non girare da solo per le strade e non fare affidamento su nessuno, NESSUNO! > >
< < Mamma . . > >
< < L’ho appena letto sul giornale, potrebbero essere ovunque . . > > pianse Belladonna.
< < C’è qualcosa che mi nascondi mamma? > > gli domandò Bilbo, sincero.
In quel momento, la porta si aprì e rientrò Bungo, salutando la famiglia con allegria.
Belladonna si alzò velocemente e andò verso il marito, il quale le cinse la vita con un braccio, mentre con l’altra mano poggiò le chiavi sul comodino accanto alla porta.
< < Ciao figliolo, com’è andata la giornata? Stai bene? > >
< < Sì papà, tu? Al lavoro?  > >
< < Stancante, ma tutto bene dai > >
La famiglia cenò, con la musica che mettevano in radio come sottofondo. Bungo raccontò del suo lavoro e la moglie gli poneva diverse domande, mentre Bilbo proprio non aveva voglia di toccare cibo, così, chiese di poter andare in camera sua.
< < Sono un po’ stanco > > disse poggiando il tovagliolo sul tavolo.
< < Ok, buonanotte figliolo > > lo salutarono i genitori, non prima di avergli dato un bacio sulla fronte.
Bilbo andò in camera sua, girò varie volte per la stanza, finché non sentì i suoi genitori parlare.
Lasciò la porta socchiusa e origliò.
< < Amore, sei preoccupata, si vede, cosa succede? > > le domandò Bungo prendendole le mani.
< < Azog è fuggito > > disse preoccupata.
< < Dobbiamo tenere d’occhio nostro figlio > >
< < Ho paura che possa succedergli qualcosa, non potrei sopportarlo > > singhiozzò Belladonna.
Bungo si alzò velocemente dalla sedia, si avvicinò alla moglie e la fece alzare, stringendola a sé e baciandole il viso.
< < Oh Bungo, amore mio, pensavo che fossi riuscita a dimenticare > > pianse, stringendosi al marito.
< < Shhh, tranquilla piccola – cercò di calmarla, cullandola – è colpa mia, non ero arrivato in tempo > >

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


CAPITOLO 20

 
 
 
Da quando Gandalf si era assentato a causa dell’incidente, Saruman teneva sotto tiro tutta la scuola.
Non solo gli studenti avrebbero dovuto indossare delle divise, quando invece Gandalf preferiva lasciar libertà a tutti i ragazzi, ma Saruman aveva imposto regole fin troppo severe. Per lui, la disciplina era importantissima.
Il vice-preside  girava per la scuola durante tutti gli orari, tenendo le mani incrociate, dietro la schiena e con il viso rivolto dinanzi a sé.
Vide una coppia mentre si stava baciando con passione, si avvicinò ai due e li divise.
< < Contegno > > li rimproverò sistemandosi il colletto della camicia e passando oltre.
Thorin e i suoi amici erano ai loro armadietti e osservarono tutti i suoi movimenti.
< < Signor Dwalin, dovrebbe essere contento , suvvia, non faccia quella faccia come se vorrebbe maledirmi > > gli disse sghignazzando.
< < Oh io farei altro > > mormorò Dwalin quando Saruman era ormai lontano.
Balin e Bifur lo trattennero per il braccio, cercando di calmarlo e convincerlo a lasciar perdere.
< < Sembriamo in una colonia per militari > >
< < Perché Gandalf deve essere così sbadato? > > urlò leggermente Bofur.
TU, GIRATI VERSO IL MURO
I ragazzi si voltarono e videro un ragazzino di prima superiore che si voltò e guardò il muro, mentre Saruman lo stava rimproverando.
< < Hai visto?! Quello è tutto matto! > > continuò Bofur.
< < Bofur, ti sei appena guadagnato due ore in aula punizioni, domani mattina > > gli disse ripassandogli accanto.
< < Accidenti! > >
< < Professoressa! Deve fare qualcosa! > > la chiamò Dori, prendendola per le braccia.
Galadriel si voltò e sorrise amaramente.
< < Non ho alcun potere su di lui, mi dispiace > >
< < Quando si rimetterà Gandalf? > > domandò Bilbo.
< < Fra un mesetto o due purtroppo > >  
< < E’ a casa? > >
< < Sì . .  – rispose. Poi, guardò l’orologio - oh perdonatemi ragazzi, ho un impegno, devo scappare, buona giornata > >
< < Che ne dite di andare a trovarlo ? > > propose Gloin.
< < Ci sto! > > disse Dori, seguito da tutti gli altri.
< < Io non vengo - disse Dwalin incrociando le braccia – non mi è mai piaciuto quell’uomo > >
< < Un preside così buono come lui non lo trovi da nessun’altra parte > > gli ricordò Oin.
< < Fa niente, chi vuole venire, ci vediamo alle tre in piazza > > disse Bofur uscendo dal cortile della scuola.
Salutò i suoi compagni e quando Bilbo scese alla sua fermata, gli arrivò un messaggio, da un numero sconosciuto.
 
Incontriamoci, questa sera, vicino al campo sportivo
     
 
Chi sarà mai? Sarà meglio portare qualcuno?
 
 
E vieni solo. E’ veramente importante. Sono colui che hai incontrato la sera di Capodanno.
 
 
Allora non era affatto uno scherzo -  pensò Bilbo.
Gli mandò un messaggio.
 
Non sono così stupido da incontrarti.
 
L’uomo sconosciuto gli scrisse ancora.
 
 
Che cosa vuoi??
 
Voglio quella maledetta Arkengemma! Voglio che tu la rubi e me la porti.
 
Non se ne parla nemmeno.
 
Bilbo concluse il discorso e lo bloccò. Tremò di paura e si domandò se avesse agito bene. Forse non si sarebbe più fatto vivo.
< < Tutto bene Bilbo? > > gli domandò Nori appoggiando una mano sulla sua spalla.
Bilbo si riscosse dai suoi pensieri e sobbalzò.
< < C- Certo, andiamo > >
I due compagni si incamminarono, così, verso casa, salutandosi quando giunsero al bivio che li avrebbe portati a casa.
 
Bilbo pranzò in silenzio, nonostante le continue domande di sua madre. Quell’uomo non gli aveva più scritto e di questo ne fu felice.
Alle tre del pomeriggio si avviò per incontrare i suoi amici in piazza, per poter andare a trovare Gandalf. Bilbo proseguì per un lungo vialetto, abbastanza isolato. Si mise le mani nelle tasche della giacca e si guardò attorno. Con la coda dell’occhio notò una figura, non molto distante da lui, che lo seguiva.
Accelerò il passo, continuando a guardare avanti, ma qualcuno gli afferrò il braccio, bloccandolo contro il muro.
Era un uomo dai capelli biondi e nascondeva il colore dei suoi occhi per via dei grandi occhiali da sole. Indossava una maglietta spiegazzata e i pantaloni stretti mostravano delle gambe lunghe e snelle.
< < C- Chi sei . . cosa vuoi? > >
< < Stai calmo amico > > sghignazzò l’uomo abbassando gli occhiali e facendogli vedere che i capelli non erano nient’altro che una parrucca.
Fu in quel momento che lo riconobbe:Azog.
< < Azog . . > > mormorò Bilbo, tremante.
<  < Sì – affermò ridendo - questo è il mio nome > >
Bilbo fece per fuggire, ma l’uomo strinse la presa sul suo braccio, avvicinando il viso a quello di Bilbo, il quale sentì il suo alito pesante a causa del fumo e probabilmente dell’alcool.
Aozg sorrise maliziosamente e iniziò a parlare.
< < Conosco tua madre, l’ho conosciuta, l’ho violentata se lo vuoi sapere – rise ricordando il momento – si è rifiutata di mettersi insieme a me, così, le ho dato una piccola lezione. Se tu riuscissi a prendere quella maledetta Arkengemma, per me, al tuo amico Durin e soprattutto, a tua madre, non accadrà nulla. Ti darò tutto il tempo necessario. Gollum ti seguirà e farà in modo di avvertirmi, qualora tu mi tradissi > >
< < Ma Thorin è mio amico e mia madre . . > > singhiozzò Bilbo.
< < Non accadrà nulla di male a nessuno dei due, se farai ciò che ti dico – gli sussurrò nell’orecchio, indietreggiando lentamente – Smeagol ti controllerà e farà in modo che tu non ci tradisca > >

 
 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


CAPITOLO 21
 

 
< < Preside, come sta? > > domandarono i ragazzi, appena entrati in casa e accolti dalla domestica, a Gandalf, seduto sul letto.
< < Molto meglio ragazzi > >
< < Ci manca signor preside. La scuola non è più la stessa senza di te > > disse Ori timidamente.
< < Mi mancate tutti voi, sono molto affezionato ai miei studenti > >
< < E’ sicuro di non voler tornare? > > domandò Bofur abbassando il cappello e giocherellando con esso impetuosamente.
< < Sono vecchio – sospirò sistemandosi meglio sul letto – fra poco dovrò andare in pensione . . > >
< < Ma è ancora presto per la pensione – lo interruppe Dwalin – il signor Saruman ci sta facendo impazzire! > > ringhiò.
< < Cercherò una soluzione, ve lo prometto – disse con sincerità – cosa sta combinando il nuovo preside? > >
< < Mette in punizione la maggior parte degli studenti per motivi idioti > > raccontò Gloin.
< < Inoltre dobbiamo indossare delle stupide divise > > continuò Dori.
< < La divisa non è male eh – disse Gandalf – almeno nessuno si vanterà di ciò che indossa > >
< < La divisa mi rende grasso > > mormorò Dwalin incrociando le braccia.
< < Non solo la divisa > > precisò Bofur ridendo, per poi abbassare lo sguardo appena notò lo sguardo fulmineo dell’amico.
< < Ora . . togliamo il disturbo signor preside > > disse Bilbo ricordando ai suoi amici che l’ora si era fatta tarda.
< < Torneremo un altro giorno a trovarla > >
< < Mi ha fatto davvero piacere la vostra visita, vi ringrazio tanto > >
La domestica aprì loro la porta della camera e gli fece spazio. Bilbo era l’ultimo della fila e fu Gandalf a trattenerlo ancora per qualche minuto.
< <Vieni qui > >
Bilbo balbettò e si indicò.
< < Sì, proprio tu > >
Bilbo camminò verso il letto e guardò Gandalf con aria interrogata.
< < C’è qualcosa che ti turba, non è così ? > > gli domandò guardandolo negli occhi. Bilbo sgranò gli occhi e attese qualche secondo prima di rispondere.
< < N- No, si sbaglia, va tutto . . a meraviglia > >
< < Hai esitato a rispondere. Potrei aiutarti . . > >
< < Va tutto bene . . sono solo . . preoccupato per la scuola . . le verifiche, le interrogazioni > > mormorò indietreggiando e dirigendosi verso la porta.
Lo salutò frettolosamente e raggiunse i suoi amici, mentre Gandalf guardava la porta scuotendo la testa.
< < Quel ragazzo mi nasconde qualcosa. Mi sembra preoccupato. E non per i soliti problemi adolescenziali . . c’è qualcosa di molto più grave > > pensò mentre la domestica stava pulendo i mobili della sua camera.
< < Ora non ci pensi signore, deve riposarsi – lo invitò la domestica sorridendo – magari si sbaglia. Insomma, è ancora un adolescente. Non sarà nulla di grave, stia tranquillo > >
 
Appena uscirono dalla casa di Ganfalf, a Bilbo arrivò ancora un messaggio anonimo.

Allora? Hai preso la tua decisione?
 
Per favore, mi lasci in pace e soprattutto mia madre e Thorin, brutto bastardo
 
Te l’’ho già detto. Se non farai ciò che ti diciamo, non avrò problemi a fare visita a tua madre
 
Bilbo esitò un attimo, prima di rispondere, tremando.
 
Cosa devo fare?
 
Sei proprio un ragazzo ubbidiente. Bene bene bene . . scopri dove tiene nascosta l’Arkengemma quel maledetto Durin. Appena lo scoprirai . . metteremo in atto il nostro piano

 
 
 
 
Il giorno seguente . .
 
< < Dov’è il mio toast? > > domandò Denethor, seduto sul divano, mentre stava guardando la televisione.
< < Arriva > > sbuffò Faramir spalmandoci della marmellata.
< < Sbrigati! > >
Il figlio lo appoggiò velocemente su un piatto e glielo porse, quando il campanello suonò. Ringraziò chiunque avesse appena suonato e andò ad aprire, mentre sentì alle sue spalle un borbottio.
Faramir aprì e qualcuno gli gettò le braccia al collo.
< < Eowyn! - mormorò Faramir sorpreso – E-Entra pure > > la invitò facendole spazio.
La ragazza entrò lentamente, mentre Faramir la controllava attentamente, in quanto uscita da poco dall’ospedale.
< < Vuoi una mano? > > le domandò con premura.
< < No no, grazie > > disse tranquillizzandolo e appoggiandosi di volta in volta ai mobili.
< < Chi è ? – domandò Denethor voltandosi – ah . . ciao > >
< < Salve signore, sono Eowyn > > sorrise andando a stringergli la mano. Denethor fece un sorriso forzato e si rivolse al figlio.
< < Prepara qualcosa alla tua amica > >
< < Oh no, non voglio niente, grazie comunque > > disse fermando Faramir che stava per dirigersi verso la cucina.
< < Se avete intenzione di star qui a parlare, vi chiedo di andarvene, io sto ascoltando la televisione > >
Eowyn e Faramir si guardarono e sorrisero imbarazzati. Faramir la superò e le fece cenno con la testa di seguirlo. Salirono le scale e la fece accomodare in camera.
< < Sicura di non volere niente? Ho qua qualche spuntino, delle caramelle . . > > continuò a domandarle.
< < No no > > rispose passeggiando per la camera e soffermandosi su piccole fotografie.
Si abbassò leggermente per guardare una foto di due bambini. Erano abbracciati sullo scivolo.
< < Qua eravamo alle elementari > > sorrise Faramir, poi indicò un’altra fotografia in cui era ritratto insieme a Boromir, Eomer e un altro ragazzo.
A quell’immagine, Eowyn abbassò lo sguardo.
< < Tutto bene? > >
< < Sono . . ancora scossa da ciò che mi hanno fatto Arwen e Aragorn > >
< < Non l’hanno fatto intenzionalmente, l’impulso . . > >
< < Arwen sapeva che ero innamorata di Aragorn > > lo bloccò sedendosi sul letto.
< < Magari Arwen non era d’accordo e gli ha dato uno schiaffo . . Arwen è molta dispiaciuta. Non puoi voltarle le spalle ancora per molto. Così come Aragorn, è un bravo ragazzo > >
< < Ho visto > > disse Eowyn ironicamente.
Faramir rise leggermente.
< < Non molli mai eh > >
< < Non penso torneremo ad essere amiche > >
< < Tu pensaci – le disse dolcemente cingendole le spalle - col tempo vi dimenticherete tutto > >
Eowyn sorrise leggermente e appoggiò la testa sul suo petto.
< < Grazie, ci sei sempre per me > >
< < E ci sarò sempre > > proseguì Faramir.
Ad interrompere il momento fu il telefono di Eowyn. Lesse il nome sul display e esitò a rispondere.
< < E’ Arwen > > mormorò.
< < Rispondi > > la incitò.
Eowyn sospirò e rispose.
 

 
Eowyn. Possiamo incontrarci al parco?
 
Io e te non abbiamo nulla di cui parlare.
 
Si invece. Vorrei solo che tu mi ascoltassi. Per favore . .

 
Eowyn fece un respiro profondo e pensò. Era da giorni che non si parlavano e forse era meglio ascoltare il suo punto di vista. Annuì e sorrise forzatamente.
 

 
Va bene. Arrivo.
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


CAPITOLO 22
 

 
< < . . e quindi, qua dobbiamo mettere i dati appena trovati . . > > stava ripetendo Thorin alzando il foglio di carta.
Non avendo ottenuto risposta, lo sventolò davanti al viso di Bilbo, assorto nei suoi pensieri.
< < Come? > > domandò improvvisamente Bilbo, scuotendo la testa.
< < Ho capito – rise Thorin – meglio fare una pausa > > disse approfittando del momento.
In effetti era da ore che stavano lavorando sulla relazione di fisica che dovevano fare.
Il professore aveva notato un miglioramento da quando Bilbo aveva cominciato ad aiutare Thorin, per questo, li mise in coppia.
< < Perdonami Thorin . . non sono dell’umore adatto . . > > disse Bilbo, massaggiandosi la fronte.
Thorin stava in piedi, con la schiena appoggiata al frigorifero. Fece un sorso e posò il succo.
< < Sicuro che non vuoi niente? > >
< < No no. Non ho né sete né fame > > disse stanco, appoggiando una mano sulla guancia.
Thorin portò la testa di lato, riflettendo, continuando a fissare il suo amico. Lo aveva sempre visto allegro, pieno di vitalità. Vederlo così pensieroso lo fece preoccupare.
< < Stai bene? > > gli domandò dolcemente e avvicinandosi.
< < Sì . . sono . . preoccupato per le prossime verifiche . . > >
Thorin rise. Lui? Secchione com’era, era decisamente impossibile che fallisse.
< < Dai andiamo, so che c’è qualcosa che ti turba > > 
Bilbo alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi, così sinceri che il ricordo di ciò che avrebbe dovuto fare lo fece star male più di quanto non abbia sofferto le prese in giro dei bulli della scuola.
< < Thorin . . io > >
< < Non abbiamo ancora trovato quel lurido criminale! – sbottò Thrain aprendo violentemente la porta della cucina, facendo sobbalzare entrambi i ragazzi – Quel Smeagol è fuggito ! > >
< < Potrebbe collaborare con qualcuno - pensò Thorin -  Non solo ci ha rubato quasi la metà del denaro, ma credo che voglia l’Arkengemma > >
< < Thorin!  > >
Thrain lo richiamò ,indicando Bilbo con la testa.
< < Tranquillo papà . . c’è da fidarsi di lui > > lo tranquillizzò Thorin, sorridendo a Bilbo, il quale fece un sorriso forzato.
< < Smeagol sa dove si trova l’Arkengemma - disse Thrain passando una mano sul viso – è meglio nasconderla per bene. Pensaci tu > > disse porgendogli la famosa Arkengemma.
Thorin annuì e fece segno a Bilbo di seguirlo.
Bilbo si alzò e lo seguì, incrociando Dìs per il corridoio.
< < Ciao Bilbo! - lo salutò, abbracciandolo – come stai? > >
< < Benissimo piccola e tu? > > sorrise dandole una carezza sulla testa.
< < Molto bene . . tu . . non mi sembri molto felice però > > disse guardandolo negli occhi.
< < Sono . . solo stressato per la scuola, niente di che > > la tranquillizzò abbassandosi alla sua altezza e poggiando le mani sulle gambe.
< < Dìs, tu non stavi per uscire? > > li interruppe Thorin prendendo Bilbo per il braccio.
< < Stavo solo salutando il tuo piccolo amico - disse la sorellina, facendo arrossire Bilbo – è molto simpatico > >
< < Sì ok . . le moine lasciamole per dopo, ora noi dovremmo andare > > sbuffò Thorin portandolo in camera.
Bilbo rise leggermente e scosse la testa.
< < Non credi di essere stato un po’ rude? > >
< < Ora siamo impegnati, dobbiamo concludere la ricerca - lo zittì Thorin, dolcemente – ma prima, meglio che metta l’Arkengemma nella mia cassaforte . . guarda > >
Thorin aprì la mano e gliela mostrò. Bilbo rimase meravigliato dalla preziosa gemma bianca.
< < E’ molto rara . . senza di questa, andremo in bancarotta . . ma tranquillo, acciufferemo quel traditore di uno Smeagol > > ringhiò dirigendosi verso l’armadio. Bilbo lo guardò di soppiatto e vide la cassaforte nascosta in esso. Osservò i movimenti delle dita di Thorin e cercò di ricordare i numeri premuti.
< < Che rimanga un segreto > >
 
Eowyn si diresse di mala voglia al parco. Doveva incontrare Arwen. Era curiosa di sapere cosa voleva dirle, dopo ciò che le aveva fatto. Si sentiva profondamente ferita dall’unica persona di cui si fidava. Mentre camminava, tuttavia, ripensò ai tanti momenti in cui aveva notato gli sguardi che si rivolgevano Arwen ed Aragorn, ma non gli dava peso, sperando fosse solo un semplice flirt passeggero.
Appena giunse al parco, vide Arwen in lontananza, vicino ad un albero e la raggiunse, con le braccia incrociate.
< < Ti ringrazio di essere venuta  > > sorrise Arwen.
< < Cosa vuoi? > > domandò Eowyn con tono freddo.
Arwen annuì e si trattenne dal pianto. Era da sempre una ragazza emotiva, inoltre, sapere di aver fatto del male ad una sua cara amica, la faceva stare ancora più male e non le dava torto di averle risposto in quel modo.
< < Questa è una foto di noi due da bambine – disse mostrandole una foto – ci trovavamo a casa mia e stavamo giocando in piscina. Siamo amiche da molto tempo. Ci sei sempre stata per me, ed io per te. Tengo a te come non mai e mi vergogno molto per quello che ti ho fatto > >
< < Ascolta Arwen – la bloccò l’amica – sono io la prima a doverti chiedere scusa > >
Arwen la guardò stupita e scosse la testa.
< < Era da un po’ che notavo un vostro interesse, ma non gli ho mai dato peso. Non è colpa tua se ti sei innamorata di Aragorn e io non impedirò il vostro amore > > sorrise.
Arwen le prese le mani.
< < No. Non accadrà. Io ed Aragorn non ci parliamo più. Non voglio più avere a che fare con lui > >
< < Non litigheremo mai più per un ragazzo  - tranquillizzò Eowyn, sorridendole, sapendo che le sue scuse erano sincere – comunque, in questa foto sono uscita proprio male  > > rise Eowyn.
< < Ma smettila, guarda me > >
< < Eri tenera e paffutella > >
Continuavano a ridere e scherzare sulla vecchia foto, quando ad Eowyn giunse un messaggio da Faramir.
< < E’ Faramir > >
< < Ah . . comunque, penso tu abbia un ammiratore > > sorrise Arwen facendole l’occhiolino.
< < Ma cosa stai dicendo? > > rise l’amica non capendo.
< < Faramir > > rispose con tono malizioso.
< < Siamo solo amici > > rise scuotendo la testa e leggendo il messaggio.
 
Faramir
 
“Mio padre ha scoperto che frequento la scuola di teatro

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


 

CAPITOLO 23
 

< < Sei un disgraziato! Come hai osato?! > >
Faramir cercò di rialzarsi dal pavimento, mentre Denethor continuava a colpirlo.
< < Padre, ascoltami . . > > mormorò il ragazzo coprendosi con le mani, difendendosi dai colpi.
< < Mi hai mentito per tutto questo tempo. Non hai il diritto di giustificarti > >
Si abbassò, lo afferrò per i capelli e gli portò la testa all’indietro, per incrociare il suo sguardo.
< < Ho sempre amato il teatro,  ma non mi hai dato la libertà di scegliere > >
< < Fare il medico è un ottimo lavoro! – gli spiegò Denethor, ancora furioso – recitare, puah – continuò disgustato – non ne avresti le capacità, in realtà non hai capacità in nulla > >
Faramir annuì e abbassò lo sguardo, toccandosi leggermente le labbra, notando del sangue sulle dita. Non aveva più forza di reagire. Era consapevole di ciò che aveva fatto, si assunse le proprie responsabilità. E’ stato un errore mentire al padre, tuttavia non aveva altra scelta.
< < Lasciami spiegare, padre > >
< < IO NON SONO PIU’ TUO PADRE! > > ruggì Denethor, il quale alzò il braccio, pronto a sferrargli uno schiaffo, tuttavia, si bloccò appena sentì dei colpi alla porta.
< < Ci apra! Faramir ci sei?! > >
< < Denethor, ci apra! > >
Faramir li riconobbe. Erano i suoi amici. Due voci femminili e una maschile.
< < Oh, hai chiamato i tuoi amichetti? Sciagurato > >  fece una risata sarcastica e andò ad aprire.
Di fronte a lui, c’erano Arwen, Eomer ed Eowyn con gli sguardi inferociti.
Lo sguardo di Eowyn andò a posarsi sul corpo a terra di Faramir e subito sorpassò Denethor, raggiungendo l’amico e afferrando il viso tra le mani.
< < Che sta facendo?! > > esclamò Eomer puntandogli il dito sul petto.
< < E’ quello che si merita per avermi mentito > > rispose Denethor freddamente ed entrando in casa.
< < Ha avuto le sue ragioni – lo difese Eowyn – non può obbligarlo > >
< < Dunque . . voi lo sapevate . . > > mormorò Denethor, deluso.
I tre ragazzi annuirono.
< < A suo figlio dispiace tanto signore, lo perdoni > > lo pregò Arwen.
< < No. Lui ora non è più mio figlio. Raccogli le tue cose e vattene da casa mia > >
Faramir perse un battito, si alzò velocemente dal pavimento e cercò di avvicinarsi al padre, allungando il braccio.
Denethor portò in alto la mano e il figlio fu costretto a fermarsi, abbassando lentamente il braccio e indietreggiando, mentre il corpo di Eowyn gli faceva da scudo.
< < Padre, mi dispiace . . > >
< < HO DETTO: RACCOGLI LE TUE COSE E VATTENE! > > continuò sbattendo il pugno sul tavolo.
Faramir annuì e salì in camera, pronto ad andarsene.
Nel frattempo, i suoi amici rimasero in soggiorno per controllare che Denethor non facesse qualche pazzia.
Il figlio, arrivato in camera, prese tutto lo stretto necessario, tra vestiti, giocattoli che usava da bambino e soprattutto fotografie, mettendole in varie scatole.
L’ultima fotografia ritraeva suo fratello e sua madre. Le sue ragioni di vita, gli unici che lo amavano davvero.
Una lacrima andò a posarsi sul vetro, quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua. Si voltò di scatto e vide Eowyn sorridergli.
Prese la fotografia, la guardò sorridendo e la appoggiò delicatamente nella scatola, per poi prendere una mano a Faramir. Lui c’era sempre stato nei momenti di difficoltà, nonostante i problemi familiari, non aveva mai smesso di essere se stesso, per questo, Eowyn aveva cominciato ad ammirarlo, per il suo coraggio e la sua forza.
Ora lui aveva bisogno più che mai e lei non lo avrebbe mai fatto sentire solo.
< < Non meriti di essere trattato così. Se vuoi . . puoi stare a casa mia, mia e di Eomer ovviamente – sorrise correggendosi – mio zio sarà lieto di accoglierti > >
< < Non . .  posso accettare > > balbettò Faramir.
< < Sì invece, dove starai? > >
< < Mi cercherò un appartamento . . > >
< < Non se ne parla! Tu verrai a stare da noi > >
< < Ho sbagliato io, voi non c’entrate nella questione, mi devo arrangiare > > si giustificò Faramir prendendo gli scatoloni.
< < Che ti piaccia o meno . . starai da noi! Per lo meno, qualche giorno . . poi vedremo che fare . . - gli sorrise dolcemente fermandolo - Non sei solo, non ti abbandoneremo, io non ti abbandonerò > >
 
Faramir ed Eowyn scesero le scale con gli scatoloni e furono aiutati da Arwen ed Eomer.
Faramir si fermò sullo stipite della porta e guardò suo padre per l’ultima volta.
< < Ti voglio bene padre, ricordalo > >
Denethor era girato di spalle. Denethor non rispose per un po’, finché si limitò a poche parole.
< < Perché non sei morto tu? Sotto quella macchina? > >
Fu un colpo duro per Faramir. Si poteva aspettare di tutto dal padre, tutto, ma non questo.
 
 
Alle 23.30, ci vediamo al parco
 
 
A Bilbo tremò la mano solo nel leggere il messaggio. Era giunto il momento. Sarebbe dovuto entrare nella villa di Thorin e prendere l’Arkengemma.
< < Tesoro, stai bene? > > domandò Belladonna.
< < S- Sì > > mentì Bilbo rimettendo il telefono in tasca e prendendo la posata sul tavolo.
< < Non ti piace il cibo? Vuoi che ti prepari qualcos’altro ? > > gli domandò premurosa.
< < E’ molto buona mamma, tranquilla > >
< < Ultimamente mi sembri preoccupato Bilbo > > gli fece notare Bungo.
< < Sai che ci siamo, vero tesoro? > >
< < Lo so – sorrise Bilbo alzandosi – vi voglio tanto bene > > disse abbracciandoli.
Lo doveva fare, sia per Thorin sia per i suoi genitori. Le parole di Azog erano state chiare: avrebbe fatto del male sia a Thorin sia a Belladonna. Non aveva altra scelta, nessuno avrebbe potuto aiutarlo.
< < Io . . stasera vado a dormire da Bofur > >
< < Bofur? Oh, è un ragazzo davvero simpatico > > sorrise Belladonna entusiasta.
< < E tornerai domani? > > domandò Bungo pulendosi la bocca con il tovagliolo.
< < Sì sì. Dobbiamo anche fare una ricerca > >
< < Su cosa? > >
< < Su . . – pensò in fretta a qualcosa - . . sull’inquinamento > >
< < Inquinamento? > > domandarono i suoi genitori all’unisono.
< < sì . . sapete . . il professore di scienze ci ha detto che vuole avere la ricerca fra pochi giorni e io e Bofur siamo così indietro . .> > sorrise Bilbo.
< < Va bene – alzò le spalle Bungo – io e tua madre siamo molto contenti che tu abbia fatto amicizia. Ti mancano le montagne figliolo? > >
< < Un po’ . . ma . . questa nuova vita non mi dispiace > >
Bilbo amava le sue montagne, le passeggiate, la natura . . tuttavia, la vita in città lo faceva sentire diverso. Ha incontrato nuove persone, ha fatto amicizia, si è imbattuto in bulli fastidiosi. Forse la sua vita in montagna era troppo monotona . .  era felice. L’unico problema era Azog, il brutto passato di sua madre. Doveva proteggerla, anche a costo della vita.

 

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