Di stregoni dilettanti, principi arroganti e costanti battibecchi

di Sakura Hikari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Apologize ***
Capitolo 2: *** Battaglia di neve ***
Capitolo 3: *** Di quella volta che Merlin insegnò qualcosa ad Arthur ***



Capitolo 1
*** Apologize ***


Apologize


Prompt di Lisa: Merlin, Merthur, "Se ho sbagliato, be'... allora scusami."


“Gli abbiamo persi.”, sbuffò seccato Merlin. “Perché non usate la testa e riflettete prima di agire, almeno una volta?”
“E perché tu non impari ad impugnare la spada, invece di fartela sotto dalla paura ogni volta che ci attaccano?”, gli rispose per le rime Arthur, rosso in viso per la corsa.
“Non me la stavo facendo sotto, vi stavo guardando le spalle.”, ribatté Merlin. Quando il gruppo di fuorilegge gli aveva attaccati, Merlin aveva usato i suoi poteri per stenderne il più possibile – dietro ad una quercia, s’intende, per evitare che Arthur notasse qualcosa. Ma non era stato sufficiente: un paio di fuorilegge erano riusciti a prendere per le briglie i loro cavalli ed erano scappati; neanche usando i propri poteri Merlin era riuscito a rintracciarli: il bosco era tornato a distendersi vuoto e silenzioso attorno a loro, come se l’attacco non fosse mai avvenuto.
Con un sospiro, Merlin si caricò sulle spalle il carico e imboccò la strada che li avrebbe riportati a Camelot. Senza cavalli e con quel peso sulle spalle ci avrebbero impiegato mezza giornata, forse di meno, nella remota ipotesi che Arthur avesse accettato di caricare la sua nobile schiena di metà dei fagotti. Speranza vana.
“In ogni caso, è colpa vostra.”, continuò il giovane mago. “Se non foste partito al galoppo per salvare quella ragazza…”
“Aiutare una fanciulla in difficoltà è dovere di ogni cavaliere di Camelot”, si difese Arthur.
“…avreste sentito il mio avvertimento”, concluse Merlin.
Si chiusero entrambi in un silenzio ostinato, entrambi convinti di avere la ragione dalla loro parte. Merlin sapeva che Arthur avrebbe preferito affrontare un drago piuttosto che ammettere il proprio errore. Eppure, dopo circa quattrocento passi, Arthur borbottò: “Se ho sbagliato, be’… allora scusami.”
Merlin si voltò a guardarlo, ma l’amico mantenne lo sguardo ostinatamente piantato sul terreno; ciò nonostante, il giovane stregone riuscì a scorgere un barlume di pentimento dietro alla maschera di spavalderia che Arthur era solito indossare.
“Scusa, potete ripetere? Non credo di aver sentito bene.”, disse Merlin, facendo il gesto di tendere l’orecchio. Arthur alzò gli occhi al cielo. “Ho detto che mi dispiace, contento?”, disse., una nota di impazienza nella voce. Ma Merlin percepì che era sinceramente dispiaciuto, e a quella realizzazione sentì un bizzarro calore sbocciargli nel petto. Arthur che chiedeva scusa! Questa sì che era una vera e propria soddisfazione.
“Molto. Infatti, vi perdono.”, disse infine Merlin. “Se prenderete metà del carico, ovviamente.” E mollò un paio di fagotti sul terreno e riprese la marcia. Sentì il principe farfugliare qualcosa d’indistinto alle sue spalle, per poi sentire il suo passo frettoloso sul sentiero mentre tentava di raggiungerlo. “Merlin!”, ruggì.
“Avanti, se vi sbrigate riusciremo ad arrivare per cena”, disse Merlin in tono allegro. Aveva quasi voglia di mettersi a fischiettare, solo per infastidirlo ancora di più. Finalmente Arthur lo raggiunse e gli diede una spallata, a cui Merlin rispose prontamente
Arrivarono a Camelot stanchi e infangati, con dei lividi sulle braccia dove avevano continuato a spintonarsi e due identici sorrisi stampati sul volto.




 

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Capitolo 2
*** Battaglia di neve ***


Battaglia di neve



Prompt di Ilaria: Merthur, teen! AU, battaglia a palle di neve. "Non puoi colpirmi, Merlin, io sono il Principe". 
Parole: 385 



 
"Pronti per fare una fine ingloriosa?", chiese Arthur, raccogliendo una manciata di neve ed appallottolandola tra le mani. 
"Temo che tu ti sia confuso, perché quelli che oggi torneranno a casa in lacrime sarete voi", gli rispose Merlin per le rime, ed Arthur gli lanciò la palla di neve che aveva in mano, che Merlin prontamente schivò. A quel punto la battaglia esplose attorno a loro: alla destra di Merlin, Morgana prendere la mira e centrare Gwen in pieno petto, mentre a sinistra Lancelot si abbassò per schivare entrambi i colpi di Leon e Percival.  
Merlin si focalizzò sul Arthur: afferrò una manciata di neve e lanciò, ma l'altro la schivò con facilità spostandosi alla sua destra. "Non puoi colpirmi, Merlin, io sono il Principe", protestò. 
"I titoli nobiliari non contano in questo momento!", esclamò Merlin, preparandosi a rilanciare; questa volta però Arthur fu più svelto, e Merlin venne colpito al ginocchio, facendolo ondeggiare per un momento. Una seconda palla di neve lo raggiunse alla spalla.  
"Ti ho già sconfitto?", lo sbeffeggiò l'amico. 
Merlin si costrinse a sorridere: "Nemmeno per sogno", rispose, e quando Arthur lanciò di nuovo non si fece cogliere impreparato e si spostò alla sua sinistra, rifugiandosi dietro il tronco di un albero.  
"Davvero, Merlin? Batti in ritirata così presto?" 
"Non sto scappando, ma pianificando la mia prossima mossa. Si chiama strategia". 
"Perdonami se non riesco a comprendere come nasconderti dietro ad un albero sia una mossa astuta", lo canzonò Arthur, portandosi di qualche passo più vicino. 
"Questo perché - con il dovuto rispetto, Altezza - siete un'irrecuperabile testa d'asino", rispose Merlin, emergendo da dietro il tronco con le mani piene di neve; fece una finta per confondere l'amico e poi lanciò, centrandolo al petto e all'addome. Arthur emise un gemito, fece un paio di passi all'indietro, mulinò le braccia e finì disteso nella neve. 
"Messo al tappeto per così poco? Sono legittimamente preoccupato per il futuro di questo paese", commentò Merlin, fingendo un'espressione preoccupata. 
"Taci! Il sentiero qui è terribilmente ghiacciato", ribatté Arthur, rosso in viso per la rabbia e l'umiliazione. 
Merlin scosse la testa, lo raggiunse dove se ne stava lì disteso e gli porse una mano: "Avanti, pace. Tirati su brontolone". 



 

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Capitolo 3
*** Di quella volta che Merlin insegnò qualcosa ad Arthur ***


Di quella volta che Merlin insegnò qualcosa ad Arthur 




Prompt di Giandra: Merthur. Merlino spiega ad Artù come si usa il vischio. 
Parole: 351 



 
"Merlin. Cosa ci fa quella cosa là sopra?", domandò Arthur con il tono che usava quando era pronto a rimproverare il suo amico per qualcosa, indicando il rametto di vischio appeso sopra il portone che conduceva alla sala del trono. 
Al suo fianco, Merlin gli rivolse un'occhiata sbalordita. "Non ditemi che non avete mai visto del vischio prima d'ora!" 
Arthur emise uno sbuffo di frustrazione. "So benissimo cos'è il vischio, Merlin. Quello che ti ho chiesto è per quale motivo sia stata posizionata lì". 
"Beh, tra poco è Natale, come sapete", incominciò Merlin. Arthur alzò un sopracciglio invitandolo tacitamente a continuare. 
"E come di certo saprete, è un periodo in cui si è più buoni e giusti, si trascorre del tempo con i propri cari ricordandoli il nostro affetto", proseguì. "E poi, ovviamente, ci sono quei casi in cui decidi di confessare alcune verità che non avevi mai detto a nessuno". 
"Arriva al dunque, Merlin", disse Arthur, spazientito. 
"Mi state davvero dicendo che non sapete cosa rappresenta il vischio?", domandò Merlin. 
"No, Merlin, non lo so, altrimenti non te l'avrei chiesto", rispose Arthur a denti stretti. 
"Perché, vedete, non sono sicuro di riuscire a trovare le parole giuste per spiegarvelo. Dovrei mostrarvelo". 
"E allora mostramelo, come preferisci". 
Merlin piegò le labbra all'insù, portò una mano alla guancia di Arthur ed azzerò la distanza tra loro due. Le sue labbra erano calde e soffici. Istintivamente Arthur rispose al bacio, poi, circa tre secondi dopo, sembrò tornare in sé ed allontanò Merlin spingendolo dalle spalle. 
"Merlin!", esclamò, mentre le sue guance si tingevano di rosa. "Cosa stai facendo?!" 
"Volevate sapere a cosa servisse il vischio, e ve l'ho mostrato", rispose placidamente il mago. "Quando due persone si trovano sotto di esso devono baciarsi". Portò una mano a tastarsi le labbra. "Spero solo che vi sia piaciuto. Sono un disastro a baciare". 
"No, quello è stato piacev... er... non è questo il punto!" 
"Ah bene, perché non mi dispiacerebbe affatto ripetere l'esperienza". 
"Vattene e basta, Merlin!", sibilò Arthur, ormai paonazzo. 
 




 

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