Eye contact

di Midnight Writer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fairy or soldier? ***
Capitolo 2: *** Behind your eyes ***



Capitolo 1
*** Fairy or soldier? ***


Sin dalla prima volta in cui i profondi occhi neri di Otabek avevano incontrato quelli glaciali di Yuri, era stato come se il destino avesse iniziato a raccontargli una favola: la favola di un cavaliere e una fata, separati da innumerevoli problemi. Eppure lui l'aveva notato, già da quando si perdeva nella sua grazia al campo estivo di Yakov, che tutte quelle denominazioni; "fata", "prima ballerina" e simili, a Yuri stavano molto strette; forse perché già da bambino comprendeva che erano nomi superficiali, dati da chi non lo aveva mai guardato negli occhi: 
Quegli occhi così duri e glaciali, così aggraziatamente decisi e quasi ricolmi di rabbia
Quegli occhi che sembrava fossero figli della proibita unione di Ares ed Afrodite
Quegli occhi che mai lasciavano trasparire sofferenza, semmai rabbia
Quelli non erano gli occhi di una fata o di una prima ballerina: erano gli occhi di un soldato. 
Nulla aveva potuto fare Otabek, se non osservare da lontano quel piccolo soldatino, almeno fino a quel giorno.
Appena dopo l'imbarazzo iniziale della proposta di iniziare una nuova amicizia, decise di tornare finalmente a guardare Yuri negli occhi, che gli parvero diversi.
Ogni volta che i loro sguardi si scrutavano, per più o meno tempo, non poteva fare a meno di notare che quel ghiaccio che aveva sempre notato sembrava quasi sciogliersi, e il soldato sembrava deporre le armi.
Ogni volta che si guardavano i suoi occhi sembravano un po' più umani, un po' più veri. 
E ogni volta che i le sue iridi d'ardesia incontravano quelle iridi di ghiaccio, qualcosa di ignoto dentro entrambi accadeva, ignari del fatto che fosse semplicemente il destino che seguitava a raccontare la sua favola, ignari che fosse una favola d'amore, e ignari del fatto che non sarebbe passato troppo tempo prima che loro scoprissero la trama di questa fiaba meravigliosa.
Tuttavia, Otabek era un cavaliere, no? 
E decise che la sua missione sarebbe stata far tornare umana quella fata e far deporre le armi a quel soldato.

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Capitolo 2
*** Behind your eyes ***


Gli occhi d'ombra del cavaliere del Kazakistan mai avevano abbandonato la loro essenza, e come tali seguitavano in ogni occasione a scrutare di nascosto e da lontano gli occhi del suo soldato, notando con dispiacere crescente che nemmeno gli smeraldi della fata della Russia avevano mutato la loro essenza. 
Da lontano, con discrezione, senza che nessuno se ne accorgesse mai, a volte perfino dietro uno schermo, non c'era momento in cui Otabek non osservasse gli occhi di Yuri, che lo attiravano sempre come due potentissimi magneti e che mostravano sempre la medesima immagine: l'indimenticabile immagine di un soldato.
Un soldato che combatte in solitaria, senza compagni ma con un comandante, addestrato non per vincere le battaglie o la guerra, bensì per vincere le battaglie e la guerra: la sconfitta non era ammissibile; l'umanità non era accettabile. 
Un soldato divenuto tale per devozione alla patria, ma attende ancora un motivo per combattere. 
Un soldato senza amore, un soldato senza vita.
Davvero nessuno si era mai fermato a guardare gli occhi di Yuri Plisetsky?
Davvero nessuno aveva letto quel triste testamento che quelle iridi di smeraldo recavano inesorabilmente inciso? 
Davvero nessuno aveva carpito il suo essere soldato nella sua guerra interiore?
Davvero nessuno aveva notato quante volte faceva il suo ingresso sulla pista con gli occhi ancora rossi e lucidi di pianto?
Davvero nessuno aveva visto quanto fossero vuoti quegli occhi? 
Era chiaro come il sole, le sue pupille come due libri aperti: tutti lo guardavano, nessuno lo vedeva e a lui andava benissimo così; anche perché un'alternativa non l'aveva mai conosciuta.
Ogni volta che osservava gli occhi del suo mito non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per il suo definire se stessi un'ombra; poiché notava che in realtà, celata dietro i sublimi tratti somatici dai colori chiarissimi si nascondeva l'ombra meglio nascosta eppure più in vista del mondo. 
Dardi di ghiaccio e fuoco venivano scoccati dalla freddezza del suo sguardo, e prontamente evitati da tutti, Otabek però l'aveva capito già da tempo che non erano frecce quelle, ma arpioni: 
Yuratchka Plisetsky non voleva togliere la vita a qualcuno; voleva aggrapparsi a qualcuno.
E ci sperava, ci sperava ardentemente, visceralmente, profondamente, con ogni energia presente nel suo animo e ogni forza presente nel suo corpo
E lo urlava al mondo, forte, nel silenzio delle sue esibizioni e nell'armonia della musica che le accompagnava. 
Persino Agape, col tempo, cedette il suo vano e semplice posto di "programma breve coreografato da Victor Nikiforov", per lasciare il posto all'alto incarico di "richiesta d'aiuto": non era affatto carica di Agape la sua esibizione, bensì di disperazione, frustrazione e rabbia.
Rabbia perché avrebbe tanto voluto capire cos'è l'amore, ma non ne aveva i mezzi. 
Rabbia perché se nessuno lo guardava davvero, chi mai avrebbe potuto dargli amore?
Il cavaliere del Kazakistan non si era mai sentito all'altezza della fata della Russia, e aveva temporeggiato sperando che qualcuno rispondesse alla sua richiesta disperata, ma nessuno l'aveva mai fatto.
Aveva aspettato fin troppo e aveva permesso per fin troppo tempo che Yuri chiamasse aiuto così implorante e disperato; adesso era arrivato il momento di agire: la fata della Russia era un bastoncino estremamente delicato, per quanto resiliente, e ormai continuava solo a flettersi sempre più, di questo passo si sarebbe sicuramente spezzato.
Otabek non avrebbe mai permesso che il suo Yuri si spezzasse.

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