Missione di Natale - il prequel

di Notteinfinita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 2: *** A lezione di pozioni ***
Capitolo 3: *** Nuovi percorsi, vecchi pregiudizi ***
Capitolo 4: *** Muffins ***
Capitolo 5: *** Esercitazioni ***
Capitolo 6: *** Tutti in posa ***
Capitolo 7: *** In missione ***



Capitolo 1
*** Ritorno ad Hogwarts ***


1- Ritorno ad Hogwarts


1° Settembre 1998 ore 10:55, stazione di King Cross


La stazione era gremita.

Come ogni anno, centinaia di studenti con genitori ed animali al seguito affollavano il binario nove e tre quarti in attesa della partenza dell'Espresso per Hogwarts.

L'atmosfera che si respirava, però, era alquanto diversa.

C'era odore di libertà nell'aria. La gioia per la fine della guerra e del regno del terrore di Voldemort era palpabile anche se pervasa di una nota stonata; nonostante il sollievo per la ritrovata pace era impossibile dimenticare coloro che avevano perso la vita nel corso della battaglia, i ragazzi che non sarebbero più saliti su quel treno, i genitori che non avrebbero potuto accompagnarli.

Con uno sguardo Hermione abbracciò l'intero scenario e sospirò.

Non era più la bambina che otto anni prima era salita su quel treno ancora elettrizzata dal suo nuovo status di strega.

Alcune chiome rosse in lontananza attirarono la sua attenzione. Sforzandosi di sorridere li raggiunse.

«Salve signori Weasley!» esclamò, appena arrivata nelle loro vicinanze.

«Ciao cara.» rispose Molly, stringendola a sé mentre la voce le veniva meno.

Dalla fine della guerra sembrava invecchiata di dieci anni, la morte di Fred le aveva portato via il sorriso.

Hermione rispose all'abbraccio con sincerità. Voleva bene a quella donna che l'aveva trattata sempre come una figlia e stava male nel vederla soffrire senza poter fare nulla per lei.

«Mamma che ne dici di lasciarmi salutare la mia amica?» chiese Ginny, sperando così di impedire alla madre di scoppiare a piangere.

«Si, scusami tesoro.» rispose la donna, tirando su col naso e cercando di recuperare il controllo.

Anche Ginny abbracciò Hermione calorosamente per poi sorriderle incoraggiante.

«Il nostro ultimo anno, mi sembra impossibile!» esclamò la rossa.

«E già. Solo sarà un po' strano senza Harry e Ron.»

«Ancora non capisco perché tu non abbia approfittato della proposta di saltare l'ultimo anno.» affermò Ginny, scuotendo la testa.

In quel momento il fischio del treno avvisò i passeggeri della sua imminente partenza.

«Su ragazze, salite.» le incoraggiò la signora Weasley.

Utilizzando un incantesimo di levitazione le ragazze alzarono i loro bagagli e, dopo un ultimo saluto ai genitori della rossa, salirono sul treno.

«Cerchiamo uno scompartimento libero.» propose Ginny, precedendo la compagna.

Giunte a metà del treno Ginny avvistò alcuni suoi compagni di classe.

«Ti dispiace se mi fermo a salutarli?»

«Fai pure.» rispose la ragazza, facendo un cenno di saluto ai ragazzi che la osservavano per poi proseguire.

Da quando aveva salvato il Mondo Magico al fianco di Harry e Ron si sentiva spesso osservata e sul treno la situazione stava diventando alquanto imbarazzante.

Fortunatamente nell'ultima carrozza vide uno scompartimento vuoto. Con un sospiro di sollievo spalancò la porta trovandosi davanti due occhi grigi che la fissavano ostili.

Lo scompartimento non era, come pensava, vuoto bensì era occupato da un unico studente, Draco Malfoy.

Appena si fu reso conto di chi fosse stato ad aprire la porta, il ragazzo distolse lo sguardo ma non abbastanza velocemente da impedire ad Hermione di notare gli occhi leggermente arrossati e lo sguardo stanco di chi ha passato le notti insonni.

Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma si ritrovò con la gola secca, incapace di proferire parola.

«Hermione, ciao!» disse qualcuno, dandole un'affettuosa pacca sulla spalla.

Voltatasi, vide il volto sorridente di Neville Paciock accanto a se.

«Nello scompartimento con me c'è solo Luna, se vuoi puoi stare con noi.» propose.

Hermione si limitò ad un cenno d'assenso e, dopo un'ultima occhiata al Serpeverde richiuse la porta e si allontanò.

Sentendo lo scatto della chiusura Draco alzò lo sguardo verso la porta e sospirò. L'avevano lasciato solo, come desiderava, eppure ad un tratto il silenzio dello scompartimento gli sembrava assordante. Non che si aspettasse un saluto o altro eppure, per un attimo, aveva avuto l'impressione che la Granger avesse voluto dirgli qualcosa.

Che cosa non lo avrebbe mai saputo e forse, si disse, era meglio così.

Seduta nello scompartimento insieme a Neville, Luna e Ginny, Hermione guardava fuori dal finestrino la Stazione di King Cross che lentamente si allontanava.

Era assurdo eppure si sentiva in colpa, in colpa per non aver parlato a Malfoy. La sua parte razionale le diceva che era stupido, che non ne aveva motivo eppure non riusciva a scacciare quella sensazione.

Quella era la prima volta che lo rivedeva dopo la battaglia finale ad Hogwarts eppure mai l'aveva visto così vulnerabile, triste e solo.

Lo aveva odiato, ci aveva litigato, lo aveva anche picchiato ma, per la prima volta in vita sua, mentre la locomotiva scarlatta sfrecciava sui binari, si ritrovò a sentirsi dispiaciuta e a provare pena per Draco Malfoy.




NDA: per chi volesse leggere la OS di cui questa è il prequel ecco il link, “Missione di Natale”.

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Capitolo 2
*** A lezione di pozioni ***


2- A lezione di Pozioni


La luce del sole colpì la figura raggomitolata nel letto facendola mugugnare.

In realtà Hermione era già sveglia da un po' ma, visto che era ancora presto, stava tentando di riaddormentarsi.

Rassegnata, si alzò gettando un sguardo leggermente invidioso alle sue compagne ancora placidamente addormentate e dirigendosi verso il bagno.

Nonostante la guerra fosse finita da mesi non riusciva a perdere la cattiva abitudine di svegliarsi all'alba presa mentre era alla ricerca degli Horcrux insieme ad Harry e Ron (ammesso che sonnecchiare praticamente con un occhio aperto potesse considerarsi dormire).

Si consolò pensando che così almeno avrebbe avuto tutto il bagno per lei.

L'aria mattutina di febbraio era ancora fredda così, prima di spogliarsi, sistemò nel bagno alcuni dei suoi fuochi portatili.

Ripiegato con cura il pigiama entrò nella doccia e lasciò che l'acqua calda l'accarezzasse rilassandola e dandogli la grinta necessaria ad affrontare la giornata che l'attendeva.

Finito di prepararsi, decise di scendere in Sala Comune in attesa che anche Ginny fosse pronta per andare a fare colazione.

Varcata la soglia vide che la Sala era ancora vuota.

Approfittando dell'insperata tranquillità, lasciò vagare il suo sguardo. Ad ogni angolo riaffioravano i ricordi degli anni passati.

Le poltrone su cui Harry e Ron si erano seduti a giocare agli scacchi dei maghi, il fuoco attraverso cui li aveva contattati Sirius, il tavolo a cui tante volte si erano seduti per fare i compiti.

Per la prima volta da quando era tornata ad Hogwarts senza i suoi amici quei pensieri le fecero nascere un sorriso sulle labbra e seppe che sarebbe riuscita a gettarsi il passato alle spalle, ad andare avanti.

Felice si accoccolò sul davanzale della finestra ad osservare il parco della scuola ancora innevato.

Era ancora così quando Ginny la raggiunse e la chiamò poggiandole una mano sulla spalla.

Alla rossa non sfuggì il suo sguardo sereno e ne fu felice, da troppo tempo viveva prigioniera dei ricordi del passato.

«Andiamo a fare colazione?» propose.

Hermione si limitò ad annuire afferrando la tracolla e precedendo l'amica verso l'uscita.

Arrivate in Sala Grande, presero posto e si servirono dagli invitanti vassoi posti sul tavolo, mentre il chiacchiericcio intorno a loro aumentava man mano che gli studenti si mettevano a tavola.

«Che lezione hai dopo?» chiese Ginny mangiando il suo bacon con gusto.

«Pozioni.» rispose l'altra, provocando i brividi dell'amica che, appena le era stato possibile, aveva abbandonato quella materia.

Finita la colazione le due ragazze si alzarono e si diressero verso l'uscita.

Arrivate davanti al grande portone d'ingresso si salutarono.

Hermione rimase un attimo a guardare Ginny che scendeva in direzione della casa di Hagrid per seguire Cura delle Creature Magiche quindi volse le spalle al portone e salì al primo piano, dove il professor Lumacorno (che aveva accettato di insegnare per un ultimo anno) svolgeva le proprie lezioni.

Entrata in aula vide che diversi studenti avevano già preso posto; tra questi una testa bionda di sua conoscenza che, come sempre, era seduto da solo.

Dopo l'incontro sul treno le loro vite si erano svolte come due binari, parallele senza mai incrociarsi.

Con passo deciso raggiunse il banco del ragazzo.

«Posso?» chiese, indicando il posto libero.

«Perché proprio qui con tanti posti liberi?» chiese, duro.

«Se non sono in prima fila ho difficoltà a seguire e gli altri banchi sono tutti occupati.»

Senza attendere un'ulteriore risposta, Hermione si sedette ignorando l'occhiataccia che il ragazzo le lanciò.

«Non ho bisogno della tua pietà.» sibilò.

«Tranquillo, non si tratta di pietà nei tuoi confronti.» rispose Hermione, serafica. «Al massimo si tratta di generosità nei confronti dei nostri compagni e di Madama Chips.»

La risposta le guadagnò un'occhiata perplessa da parte del biondo che rischiò di farla scoppiare in una fragorosa risata.

«Che ti piaccia o no siamo le celebrità della classe e i nostri compagni stanno diventando strabici nel tentativo di guardarci contemporaneamente quando siamo seduti distanti quindi lo faccio per la loro incolumità.» spiegò, cercando di apparire seria, anche se i suoi occhi ridenti la tradivano.

Draco la squadrò, poco convinto ma quando vide la luce nei suoi occhi comprese. A quanto pare la vita aveva ancora in serbo delle sorprese per lui, uno spiraglio, una seconda occasione.

Non le disse nulla ma, quando si fu voltato, lasciò che un sorriso sfiorasse le sue labbra.

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Capitolo 3
*** Nuovi percorsi, vecchi pregiudizi ***


3- Nuovi percorsi


«Buongiorno a tutti. Io sono l'istruttore Manson e v'insegnerò a salvare il culo a voi stessi e ai vostri compagni quando sarete in missione.» disse l'uomo, alto e impostato, passeggiando al centro dell'aula circolare battendo ritmicamente la bacchetta sulla mano sinistra come se fosse un frustino e gli studenti fossero le belve da domare.

Hermione, seduta in prima fila, si mosse sulla panca a disagio.

Sapeva che il corso per Auror era duro, Harry e Ron l'avevano avvisata ma quell'uomo non le piaceva.

Seduto in disparte, Draco si lasciò sfuggire un sorriso sardonico.

In altri tempi quello avrebbe potuto di certo essere uno degli amici di suo padre.

La smorfia non sfuggì all'uomo che restituì al biondo uno sguardo sadico mentre, con fare compiaciuto, si accarezzava il cranio lucido.



«Ora che conosco i vostri nomi è il momento di saggiare le vostre capacità. Al corso di Auror non c'è spazio per gli inetti.» disse, dopo che tutti avevano finito di presentarsi.

A nessuno sfuggì come alle ultime parole il suo sguardo si fosse soffermato sull'ex-Serpeverde e diverse risatine maltrattenute scossero la classe.

Hermione non riuscì a trattenere un'occhiata dispiaciuta nei confronti del ragazzo. È vero, in passato aveva commesso degli errori ma se la guerra doveva aver insegnato a tutti qualcosa era che basarsi sui pregiudizi non portava a nulla di buono.

La ragazza non poté fare a meno di ammirare l'impassibilità con cui lui accolse la frecciata, non doveva essere facile.

«Adesso vi affronterete a coppie.» annunciò. «Turner e Cooper, venite voi.» disse, indicando i due studenti in questione.

Coppia dopo coppia tutti si scontrarono.

Quantomeno l'istruttore aveva avuto l'accortezza di depotenziare le bacchette affinché gli studenti potessero solo far cadere l'avversario o disarmarlo.

Come Draco temeva fin dall'inizio, l'uomo aveva deciso di tenere il meglio per la fine.

«Granger, Malfoy, tocca a voi.» chiamò, con voce soddisfatta.

Giunta al centro dell'aula, Hermione alzò gli occhi su Draco, dispiaciuta.

L'istruttore aveva deciso di ripetere in aula una replica in miniatura della battaglia di Hogwarts: il Trio contro i Mangiamorte.

«Coraggio, combattete!» li incitò l'uomo.

Vedendola esitare, Draco comprese ciò che passava nella mente della ragazza.

«Granger, non puoi farmi male. Non farti scrupoli, dagli ciò che vuole.» le sussurrò.

Un sorriso esitante apparve sul volto della ragazza.

Lui aveva compreso i suoi timori e la stava incoraggiando.

L'inchino rituale segnò l'inizio dello scontro.

Da subito scintille verdi e rosse iniziarono a rimbalzare per tutta l'aula costringendo gli altri studenti a rifugiarsi dietro i banchi mentre l'istruttore, in un angolo, sorrideva soddisfatto.

Hermione si sentiva in colpa ad attaccarlo così duramente ma sapeva anche che Malfoy non l'avrebbe ringraziata se avesse tentato di andarci leggera.

Un ultimo colpo ben assestato fece volare via la bacchetta del ragazzo che capitombolò a terrà mentre urla di giubilo e fischi si diffondevano per l'aula.

Istintivamente Hermione si avvicinò a Draco per aiutarlo a rialzarsi ma, prima che lei potesse porgergli la mano, lui si era già rimesso in piedi.

In quel momento qualcosa di luccicante vicino ai piedi di lui attrasse la sua attenzione, chinatasi raccolse l'oggetto che riconobbe come una Gobbiglia.

Una mano sulla spalla la costrinse a voltarsi.

«Complimenti signorina Granger, ero certo che la mia classe avesse acquisito un ottimo elemento!» esclamò l'istruttore, compiaciuto.

Quando Harry e Ron avevano frequentato il corso lui non era ancora stato assunto come istruttore quindi era felice all'idea di poter dire che tra i suoi allievi c'era almeno uno dei componenti del famoso Trio.

«Vorrei ripetere il duello.» affermò Hermione, ignorando i complimenti.

«Oh, ci sarà tempo, non c'è bisogno di tutta questa fretta!» esclamò l'uomo ridacchiando.

«Non capisce, l'esito è stato falsato. A terra c'era una Gobbiglia.» spiegò, mostrando l'oggetto. «Malfoy non ha potuto rispondere all'attacco perché ha perso l'equilibrio. Non possiamo considerare valida la mia vittoria.»

«Granger, smettila. Pensi che se fossimo stati durante un vero scontro ed io avessi perso l'equilibrio a causa del terreno sconnesso il mio avversario si sarebbe fermato e avrebbe chiesto di rifarlo?» domandò Draco, nervosamente.

Molti avevano contestato la sua idea di seguire il corso per Auror e, per quanto ne sapeva, alcuni membri della commissione per la valutazione dei nuovi candidati si erano apertamente opposti alla sua ammissione.

Capiva che a fare agire così Hermione era il suo innato senso di giustizia ma l'ultima cosa di cui aveva bisogno era qualcuno che lo trattasse con i guanti bianchi, rendendolo ancora più inviso ai suoi compagni; perché di una cosa era certo, quella Gobbiglia non era finita a terra per sbaglio.

«Mi dispiace, signorina Granger, ma per stavolta devo dare ragione al suo collega di corso.» disse l'istruttore, sorridendo per la prima volta all'indirizzo del biondo con sguardo assorto. «Ma non si preoccupi, avrà modo di rifarsi.»

«Bene, per oggi la lezione è finita. A domani.» aggiunse, invitandoli a lasciare l'aula.

Mentre si avviavano verso l'uscita, Draco gettò uno sguardo su Hermione. La sua espressione dispiaciuta lo fece stare male.

Avrebbe voluto dirle qualcosa, spiegarle il perché del suo comportamento ma quando stava quasi per raggiungerla si bloccò.

Non si era comportata così perché l'avversario era lui ma solo perché il suo spirito Grifondoro glielo imponeva.

Farsi illusioni era da stupidi e prima lo capiva meglio era.

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Capitolo 4
*** Muffins ***


4-Muffins


«Buongiorno, ragazzi!» cinguettò la professoressa Sponge, una donna bassina e rotondetta dalle guance rubizze e dall'aspetto materno che amava vestire di azzurro, entrando in aula.

«Nei mesi scorsi vi ho insegnato le varie tecniche di comunicazione a disposizione degli Auror, da quelli per avvisare di un pericolo a quelli per inviare messaggi cifrati anche sotto gli occhi dei nemici. Adesso penso sia giunto il momento che impariate una delle tecniche più difficili ma indispensabili per il vostro futuro e la vostra incolumità: il Patronus.» spiegò, dopo essersi portata dietro la cattedra.

«Di norma a questo punto della lezione do una dimostrazione pratica dell'incantesimo ma so che tra voi c'è qualcuno che ha imparato la pratica direttamente da Harry Potter.» annunciò la donna, compiaciuta. «Signorina Granger, sarebbe così gentile da venire qui.» disse, invitandola al centro dell'aula.

«Lei è in grado di produrre un Patronus corporeo, sbaglio?»

«No, è vero.» rispose Hermione, vistosamente in imbarazzo.

«Bene, ci faccia vedere.»

«Expecto Patronum» enunciò e subito una lucente lontra guizzò fuori dalla bacchetta producendosi in varie evoluzioni prima di dileguarsi.

«Perfetto, signorina Granger, può tornare a posto.» disse congedandola. «Il Patronus difende dai Dissennatori ma è anche utile per inviare messaggi. Adesso venite tutti qui al centro e facciamo un po' di spazio per esercitarsi.» ordinò.

Appena tutti gli studenti ebbero abbandonato i banchi, l'insegnante fece volteggiare la sua bacchetta spendendo tutto l'arredamento in un angolo dell'aula.

«Su, sparpagliatevi, concentratevi su un pensiero felice ed enunciate “Expecto Patronum”.»

Dopo un iniziale tentennamento gli studenti fecero come era stato detto loro.

Per la prima mezz'ora non accadde nulla poi, pian piano, i primi sbuffi di fumo iniziarono a sbucare dalle bacchette di alcuni studenti.

Alla fine delle due ore diversi animali incorporei svolazzavano per l'aula e, anche chi non era riuscito a produrre un Patronus corporeo aveva almeno fatto scaturire dalla bacchetta un barriera di protezione.

Draco, in un angolo, osservava mesto il proprio legno irrimediabilmente sordo ai suoi tentativi di creare un Patronus.

«Ragazzi, per oggi basta. Per le prossime lezioni ci eserciteremo almeno una volta a settimana sui Patronus, finché non avrete imparato tutti. A lunedì.» salutò, uscendo dall'aula.

Uno dopo l'altro gli studenti raccolsero le loro cose e si avviarono verso la porta ma al biondo non sfuggirono le risatine di scherno fatte al suo indirizzo.

Anche Hermione, dall'altra parte dell'aula, le aveva notate ed aveva sentito il cuore stringersi.

Da quando avevano iniziato il corso ex-Serpeverde aveva più volte dimostrato la sua bravura ma, nonostante ciò, continuava a essere isolato dagli altri.

Stava ancora cercando qualcosa da dirgli quando il maestoso cervo di Harry si stagliò sulla porta.

Dopo un'ultima occhiata dispiaciuta al biondo, Hermione lo raggiunse fuori dall'aula.

Se la lezione è finita raggiungimi in ufficio” disse l'animale con la voce del suo amico.

Il corso per Auror si teneva in un palazzo attiguo all'edificio che ospitava anche il Ministero della Magia quindi non le ci vollero più di tre minuti per lasciare l'aula e raggiungere il suo amico al Quartier generale degli Auror, al secondo livello.

«Buongiorno!» esclamò, entrando nell'ufficio di Harry, dopo aver bussato.

«Ben arrivata!»

«Come vanno le lezioni?»

«Non male, mi sento solo un po' troppo osservata.» ammise lei.

«Purtroppo anche quando avrai iniziato a lavorare le cose non cambieranno. Sono più le volte che uso la Polisucco per non farmi notare dagli altri che quelle in cui la uso per non insospettire il mago che sto pedinando.» confessò, sospirando.

«Temo sia il prezzo da pagare per aver salvato il mondo.» affermò Hermione alzando le spalle con rassegnazione. «Comunque come mai mi hai chiamato, solo per due chiacchiere tra amici?»

«A dire il vero per questo e perché Molly mi ha chiesto di invitarti a cena alla Tana stasera.»

«È sempre dolcissima.» commentò Hermione, intenerita.

Alla fine della guerra i suoi genitori erano stati ritrovati ma il processo di recupero della memoria si era rivelato alquanto lungo e così lei si ritrovava a vivere da sola, anche se in realtà era più il tempo che passava alla Tana che quello che passava a casa propria.

«Dille che ci sarò.»

«Perfetto!» esclamò Harry, sorridendo.

Un picchettio alla porta li costrinse ad interrompere la chiacchierata.

Appena Hermione ebbe aperto la porta, un promemoria interufficio atterrò davanti ad Harry.

Lui scorse brevemente prima di sospirare.

«Mi vuole il Ministro. Addio idea di prendere un caffè con la mia migliore amica.» mugolò, affranto.

«Su, da bravo, a lavoro.» disse, abbracciandolo prima di lasciare l'ufficio.


Uscita dal Ministero si diede uno sguardo intorno, indecisa.

Grazie a Molly non avrebbe dovuto pensare alla cena ma la giornata era stata piuttosto pesante ed aveva proprio voglia di qualcosa i dolce, inoltre non era cortese presentarsi ospiti a cena a mani vuote.

Con passo sicuro si diresse verso la Londra Babbana e cinque minuti dopo approdava davanti all'ingresso della sua pasticceria preferita.

«Buongiorno!» salutò.

«Buongiorno a te, signorina!» rispose la donna, sorridendole cordiale. «Di cosa abbiamo voglia, oggi?» chiese, confidenzialmente.

Da quando aveva iniziato il corso per Auror andava spesso in quella pasticceria ed ormai la proprietaria la conosceva bene; era piacevole essere riconosciuta solo come un'affezionata cliente.

«Muffins al cioccolato. Un dozzina in confezione regalo e due in sacchetto da mangiare subito.» ordinò, pregustando già il momento in cui li avrebbe mangiati.

Aperta la borsa cercò il portafoglio, ben attenta a non prendere per sbaglio qualche Galeone e per poco non le sfuggì un'imprecazione.

Il libro sulle tecniche di difesa che stava leggendo prima della lezione sui Patronus era sparito.

Cercando di non farsi prendere dal panico, pagò i dolci e, uscita dalla pasticceria, ritornò sui suoi passi.

Ad un tratto un'immagine si affacciò nella sua mente: lei che riponeva il libro sotto il banco all'arrivo della professoressa.

In seguito l'aula era stata sgombrata perché potessero esercitarsi quindi non doveva fare altro che ritrovare il banco a cui era seduta.

Giunta davanti all'edificio sospirò, pregando che il suo ricordo corrispondesse a verità.

Percorsi velocemente i corridoi, raggiunse l'aula che aveva abbandonato poco prima e aprì con decisione la porta.

Qualsiasi pensiero circa il libro svanì nel momento in cui si accorse che l'aula non era vuota.

Appoggiato ad uno dei banchi, che erano stati risistemati al proprio posto c'era Draco Malfoy e, a giudicare dalla postura, era ancora intento ad esercitarsi sul Patronus.

«Ero venuta a recuperare il mio libro.» spiegò.

«Bé, prendilo e vattene.» rispose Draco, burberamente.

Si sentiva umiliato dall'essere stato scoperto ad esercitarsi proprio da lei che sapeva produrre un Patronus da quando erano al quinto anno ad Hogwarts.

«Non dovresti affaticarti. Se sei stanco è più difficile concentrarsi su pensieri positivi.» gli consigliò lei, recuperando il libro che aveva lasciato sotto il banco.

«Ok. Va bene. Ciao.» rispose lui, innervosendosi.

Perché doveva fare di tutto per farlo sentire ancora più incapace?

Si chiese tra se, esasperato.

«Lo dicevo per te.» ribadì lei, offesa.

«Ho capito, ora lasciami...» ma qualsiasi cosa avesse intenzione di dire gli rimase bloccata in gola visto che Hermione aveva afferrato un dei muffins che teneva nel sacchetto e glielo aveva conficcato in bocca.

«Almeno mangia questo, ti darà energie.» disse, come se il gesto che aveva fatto fosse la cosa più normale del mondo, quindi prese l'altro muffins e, appoggiandosi anch'essa al banco, lo morse.

«Cos'è?» chiese Draco, tossicchiando visto che il pratica aveva quasi inghiottito il dolce intero.

«Muffins al cioccolato, un dolce Babbano.» mormorò Hermione, rendendosi conto della portata di ciò che aveva fatto.

A quella risposta Draco spalancò gli occhi, spaventato, ed Hermione sentì il cuore scenderle nello stomaco.

Sicuramente adesso la parte Purosangue del biondo avrebbe dato sfogo a tutta la sua indignazione e lei si sarebbe sentita una stupida per aver creduto di poter aver con l'ex Serpeverde un rapporto civile.

«Contiene noci?» chiese invece, inaspettatamente, il biondo.

«No.» rispose Hermione stupita.

Alla sua risposta negativa vide il ragazzo tirare un sospiro di sollievo.

«Meno male, sono allergico.» spiegò, mordendo la metà del dolce che aveva ancora in mano.

Hermione dovette mordersi una guancia per non scoppiare a ridere.

A quanto pareva Draco Malfoy era cambiato più di quanto pensasse.

«Io devo andare, ci vediamo domani.» disse, accartocciando la carta del dolcetto e facendola sparire con un colpo di bacchetta.

«Ok, ciao.» rispose Draco.

«A domani.» rispose Hermione, sorridendogli prima di varcare la soglia dell'aula.

Rimasto solo, Draco si ritrovò a sorridere.

Era la prima volta che chiacchierava così con Hermione e non ricordava da quanti anni non si sentisse così leggero.

Il suo pensiero andò immediatamente al momento in cui lei gli aveva messo il dolce in bocca, per un attimo le dita di lei gli avevano sfiorato la guancia. Istintivamente portò la mano su quel punto e sospirò a metà tra la gioia e il compatimento poi impugnò la bacchetta e concentrò ogni singola fibra di se stesso su quel momento prima di enunciare la formula magica.

Appena l'ebbe fatto una stupenda volpe si librò a mezz'aria.

Draco sorrise, soddisfatto.

Alla prossima lezione avrebbe potuto sorprendere Hermione.

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Capitolo 5
*** Esercitazioni ***


5-Esercitazioni


«Buongiorno!» esclamò l'istruttore Manson, entrando in classe.

Nel corso dei mesi trascorsi dall'inizio del corso per Auror l'atteggiamento dell'uomo era leggermente cambiato.

Certo era sempre severo e inflessibile, ma sembrava anche stimare maggiormente i propri studenti.

«Ormai poche settimane ci separano dalla fine del corso e dal vostro esame. Esigo che tutti voi lo superiate, ne va del mio onore!» ammonì tra il serio e il faceto. «Durante queste ultime lezioni ripasseremo tutti gli incantesimi e le tecniche di difesa che vi ho insegnato. Poiché credo fermamente in un approccio pratico, da qui alla fine del corso vi eserciterete combattendo gli uni contro gli altri.» annunciò, soddisfatto.

Gli studenti lo fissarono, un po' preoccupati.

«Non fate quelle facce, non voglio mica che vi uccidiate a vicenda!» li rassicurò. «Incanterò le vostre bacchette. Quelle dei “buoni” spareranno scintille rosse quando vanno a segno, quelle dei “cattivi” le emetteranno verdi. Se venite colpiti in un punto vitale attorno a voi si leverà una nuvoletta di fumo e vuol dire che siete morti. Piuttosto semplice, vero?»

Sollevati, gli studenti sorrisero e annuirono.

«Iniziamo. Granger, Malfoy, venite al centro.»

I due ragazzi sentirono un peso gravargli sullo stomaco.

Era assurdo che anche adesso l'uomo volesse metterli l'uno contro l'altra.

«Bacchette, prego.» ordinò, estraendo la propria.

Appena loro ebbero eseguito, l'uomo le colpì lievemente con la propria e immediatamente da entrambe scaturirono delle scintille rosse.

«Il resto della classe venga qui. Voi sarete gli avversari.»

Gli studenti lo guardarono perplessi.

«In missione non sai mai con chi puoi ritrovarti a fare coppia e difficilmente gli avversari saranno così leali da fare uno scontro uno ad uno quindi Granger e Malfoy posizionatevi al centro dell'aula, gli altri intorno.» spiegò, trasformando nel contempo l'aula in una radura erbosa. «Al tre iniziate a combattere. Io vi osserverò da lì.» concluse, indicando l'unico albero presente nella radura e sulla cui sommità era posta una piattaforma.

Hermione e Draco si squadrarono per un attimo.

Era la prima volta che combattevano dalla stessa parte ed avvertivano un lieve disagio, senza contare che non avevano la più pallida idea di come avrebbero lavorato in coppia.

«Ragazzi, iniziamo male!» urlò loro l'istruttore, dall'alto della piattaforma. «Smettetela di stare lì a fissarvi come due innamorati e cercate di ricordare ciò che vi ho insegnato!»

Entrambi sentirono un certo calore salirgli alle guance.

Era inutile, quell'uomo non si smentiva mai, aveva la sensibilità di un carro armato.

Imbarazzati e contornati dai risolini dei compagni di classe, entrambi alzarono gli occhi su di lui e fecero un cenno d'assenso.

«Se venite accerchiati ponetevi schiena contro schiena così da non avere punti ciechi.» disse Hermione, citando l'istruttore.

«Giusto.» assentì Draco, portandosi alle sue spalle.

Poi non ci fu tempo per pensare ad altro perché al “tre” decine di scintille verdi li circondarono.

Istintivamente Hermione indietreggiò per evitare di essere colpita ritrovandosi così attaccata alla schiena di Draco.

Sorpresa, si rese conto che non solo lui non si era scansato ma,anzi, l'aveva sostenuta.

Purtroppo i loro compagni li tenevano sotto attacco e non ebbe la possibilità di fermarsi a riflettere su quanto accaduto.

Di certo erano entrambi dei maghi dotati ma era altrettanto vero che la lotta per la sopravvivenza era stata la loro prima maestra. Così, seguendo il loro istinto, si spalleggiarono l'un altra e in pochi minuti tutti i loro avversari si ritrovarono a tossicchiare avvolti dal fumo.

«Siamo proprio una bella squadra!» esclamò Draco, guardandosi intorno, soddisfatto.

Hermione non poté fare a meno di arrossire a quelle parole, era la prima volta che lui le rivolgeva un complimento.

«Bravi i miei ragazzi, sapevo che non mi avreste deluso.» disse Manson, mollando sulla spalla di entrambi una pacca così poderosa che per poco non li conficcò nel terreno.

Hermione, sepolta dal nerboruto braccio dell'istruttore, azzardò un timido sorriso in direzione di Draco e, per un attimo, le parve che lui avesse sorriso a sua volta. Stupita sbatté le palpebre ma quando le ebbe riaperte l'espressione del ragazzo era tornata quella impassibile di sempre.

Il suono della campanella mise fine a qualsiasi riflessione e così, salutato l'istruttore, gli studenti si dileguarono.

Hermione uscì dall'aula sospirando. Draco gli sembrava molto solo e questa sarebbe stata una buona occasione per due chiacchiere ma purtroppo non aveva potuto sfruttarla.

Dopo l'episodio dei muffins non le era più capitata l'occasione di parlargli.

Adesso non aveva la certezza che le avesse sorriso ma il complimento che le aveva rivolto rimaneva e chissà che un giorno non sarebbe riuscita a riavvicinarlo.

Sorretta da questo pensiero Hermione si avviò verso casa a passo leggero, desiderosa di scoprire che novità avrebbe portato il domani.


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Capitolo 6
*** Tutti in posa ***


6-Tutti in posa


L'aula magna era gremita.

Anche a metri di distanza il suono delle chiacchiere e delle risate degli amici e dei parenti dei diplomandi giungeva alle orecchie di Draco.

Tra tutta quella gente, però, non c'era nessuno per lui.

Suo padre era morto e sua madre viveva esiliata al Manor di sua volontà.

Lo amava ed era fiera di lui e della sua decisione di diventare Auror ma non aveva avuto la forza di affrontare gli sguardi accusatori della gente e lui non se l'era sentita d'insistere.

Senza guardare la platea, Draco prese posto sul palco insieme agli altri del suo corso.

Dopo il discorso di rito, il preside iniziò a chiamare gli studenti in ordine alfabetico.

Approfittando della sua posizione defilata, Draco gettò uno sguardo su Hermione.

Seduta dall'altra parte del palco con la schiena dritta e lo sguardo fiero sorrideva in direzione della platea ma i suoi occhi rimanevano seri e malinconici.

Spostato lo sguardo sul pubblico scorse un folto gruppo di teste rosse tra cui spiccavano i capelli corvini del Salvatore del mondo Magico e quelli argentei di Fleur De la Cour.

In pratica era presente la famiglia Weasley al completo ma osservando più attentamente comprese perché il sorriso di Hermione non le illuminasse lo sguardo.

Tra loro non erano presenti i suoi genitori.

Ricordava vagamente le loro facce da una foto che aveva visto sulla Gazzetta del Profeta quando, finita la guerra, erano stati rintracciati in Australia.

Da ciò che aveva sentito ormai erano quasi completamente guariti ma non al punto da poter rivelare loro che la figlia era una strega.

In quel momento non poté fare a meno di sentirsi in empatia con lei.

Il rumore del direttore che si schiariva la voce al microfono lo costrinse a tornare alla realtà e accantonare i propri pensieri.

Dopo un breve discorso di ringraziamento e di auguri per le loro future carriere, l'uomo iniziò a chiamarli uno per uno in ordine alfabetico per consegnare loro il diploma.

Ad ogni pergamena un applauso più o meno intenso si levava dalla platea.

Giunti a “Isabel Flacher” Draco portò automaticamente lo sguardo su Hermione, vide gli occhi farlesi lucidi e provò l'impulso irrazionale di stringerla a se.

Il caro vecchio Lucius sarebbe rimasto inorridito da questi suoi pensieri ma i dettami che gli aveva inculcato facevano ormai parte del passato.

Appena il direttore ebbe pronunciato il suo nome la ragazza lo raggiunse al centro del palco e immediatamente un applauso fragoroso si levò non solo dalla platea ma anche dal palco.

Draco si unì agli altri nell'applauso, felice che potesse fare ciò che desiderava senza attirare l'attenzione su di se.

Quando Hermione fu tornata a posto e fu ristabilito il silenzio il direttore riprese l'appello.

«Rupert Hill»

«Lucy Jones»

«James Mackanzie»

Ad ogni nome Draco sentiva il cuore aumentare il battito.

Il prossimo sarebbe stato lui e non poteva fare a meno di sentirsi nervoso.

«Draco Malfoy» chiamò il preside.

L'annuncio del nome venne seguito da un assordante silenzio.

Hermione voltò lo sguardo verso di lui e sentì stringerlesi il cuore.

Tutti erano a conoscenza della sua situazione familiare ma trovava ingiusto che nessuno fosse lì ad incoraggiarlo quando aveva fatto tanto per cambiare l'opinione che gli altri avevano di lui.

Odiava mettersi in mostra ma sentiva di dover fare qualcosa.

Portate le mani all'altezza del petto iniziò ad applaudire gettando nel contempo uno sguardo ai suoi amici per spingerli a fare altrettanto.

Il primo a raccogliere il suo invito fu Harry (non poteva dimenticare di averlo quasi ucciso usando il Sectusempra) a cui seguì la signora Weasley, il suo cuore di madre era troppo grande per non provare compassione per quel povero ragazzo.

Uno dopo l'altro tutti i Weasley si unirono e presto l'intera sala stava applaudendo.

Forse per la prima volta da che lo conoscevano video un tenue rossore colorire le guance del ragazzo che, ricevuto il suo diploma, si volse per tornare al proprio posto.

Lungo il tragitto il suo sguardo incrociò quello di Hermione che sentì un'indicibile tenerezza riempirle il cuore nello scorgere i suoi occhi lucidi.

Un sorriso fu tutto ciò che poté fare per comunicargli che gli era vicino ma il cenno di ringraziamento che lui le rivolse valse più di mille parole.

Temeva che lui non avrebbe apprezzato il suo gesto ma adesso era certa di aver fatto bene a seguire il proprio istinto.

Quando anche l'ultimo diploma fu consegnato, gli allievi ebbero qualche minuto per intrattenersi con le rispettive famiglie e Draco ne approfittò per defilarsi in uno dei corridoi secondari.

Sarebbe voluto andare via ma, purtroppo, ancora non poteva.

Il gesto di Hermione lo aveva stupito e commosso.

Certo, in quel modo aveva attirato ancora di più l'attenzione su di lui ma forse era il segnale che almeno lei credeva che il suo cambiamento fosse reale e ciò lo rendeva ancora più fiero della propria scelta.

Attorniata da quella che ormai considerava la sua seconda famiglia, Hermione vide di sfuggita Draco uscire dall'aula.

Le dispiaceva che fosse solo in un momento come quello ma di certo non avrebbe apprezzato di essere accerchiato da tutti loro.

A malincuore distolse lo sguardo e tornò a concentrarsi sui suoi amici che le facevano ressa attorno.



«I diplomati di nuovo sul palco.» avvisò la professoressa Sponge con la sua solita aria paciosa.

Uno dopo l'altro tutti si radunarono sul palco per la foto di rito.

Draco, entrato tra gli ultimi, si posizionò al margine del gruppo e non si stupì nel vedere, invece, il preside fermare Hermione e costringerla a sistemarsi di fianco a lui.

Per un attimo vide gli occhi del fotografo della Gazzetta del Profeta posarsi su di lui ma per sua fortuna non aveva ancora dimenticato come fare uno sguardo gelido alla Malfoy e per una volta la sua fama di ex Mangiamorte gli fu d'aiuto.

La luce che si era accesa nello sguardo dell'uomo si spense e con essa anche l'idea di metterlo in bella mostra alla sinistra del preside.

Solo una cosa rimpiangeva, così facendo non sarebbe potuto stare accanto ad Hermione, l'unica che gli aveva dato realmente fiducia riguardo al suo cambiamento.

«Fermi così.» ammonì il fotografo.

Un secondo dopo la luce del flash li accecò tutti.

«Un applauso per i diplomati dell'anno duemiladue!» esclamò il preside, appena poté rimettere a fuoco la vista. «Ed ora trasferiamoci tutti nella sala accanto per un piccolo rinfresco.» aggiunse.

Gli studenti scesero dal palco e seguirono il preside.

Nonostante la calca, Hermione riuscì a scorgere Draco che si dileguava nella direzione opposta. Avrebbe voluto richiamarlo ma di certo non era in vena di fare vita sociale.

Mentre lo vedeva sparire oltre la porta poté solo augurarsi che la vita avesse in serbo qualcosa di bello per lui.

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Capitolo 7
*** In missione ***


7- In missione


Harry entrò nel Quartier generale degli Auror a passo spedito, diretto al suo ufficio.

«Bene, vedo che siete già tutti qui.» affermò, entrando e vedendo le dieci persone che lo aspettavano all'interno. «Ci hanno segnalato la presenza di alcuni maghi oscuri nelle campagne di Powys. Sono in una casa isolata ai margini della foresta. Ci materializzeremo in mezzo agli alberi e li circonderemo. Avete domande?»

Il silenzio unanime gli confermò che aveva scelto bene la sua squadra.

Come da regolamento almeno due dei componenti dovevano essere Auror alle prime armi così da apprendere tecniche e strategie dai veterani.

Quando Hermione si era diplomata non aveva avuto dubbi, l'aveva subito scelta per la sua squadra ed anche se molti altri Comandanti avrebbero voluto questo onore il fatto di essere il Salvatore del mondo Magico gli aveva dato priorità di scelta sulle nuove reclute.

Ad essere sinceri l'altra new entry della squadra non era stata una sua scelta ma un favore fatto direttamente al Ministro della Magia.

Non molti erano d'accordo nell'avere un ex-Mangiamorte a coprirti le spalle in missione e quando Shacklebolt gli aveva chiesto di prenderlo nella sua squadra lui non se l'era sentita di rifiutare.

Doveva ammettere che in realtà si era rivelata una decisione azzeccata.

Contrariamente alle aspettative Malfoy si era rivelato tutt'altro che codardo e diverse volte aveva svolto un ruolo cruciale durante le missioni, senza contare che ormai era ben accetto dal resto della squadra il che li portava ad agire in maniera coordinata ed efficace.

Riscossosi dai suoi pensieri, Harry fece cenno ai sottoposti di avvicinarsi e prese una teiera ammaccata che era poggiata sulla scrivania.

Le Passaporte in questi casi erano molto utili per evitare che i vari membri si materializzassero in punti diversi.

Quando tutti ebbero poggiato la mano sull'oggetto lo attivò con un colpo di bacchetta e tutti sparirono come se fossero stati risucchiati nel nulla.

Apparsi nel folto del bosco, si mossero in silenzio fino ad avvistare un edificio semidiroccato eretto ai margini della foresta.

«Granger, Malfoy, Turner, controllate i tre lati dell'edificio per verificare eventuali vie di fuga e preparatevi a catturare gli eventuali fuggiaschi. Gli altri con me, faremo irruzione della porta principale.» ordinò Harry, con piglio sicuro.

Come sempre tutti obbedirono con un cenno del capo per poi posizionarsi dove gli era stato ordinato.



Ormai era quasi un anno che faceva parte della squadra di Harry ma, ogni volta che andavano in missione, non poteva fare a meno di temere per lui. Si preoccupava sempre per l'incolumità dei membri della sua squadra e spesso prendeva su di se gli incarichi di maggior pericolo.

Anche questa volta, quindi, fu con un misto di apprensione che lo vide allontanare e prese posto dietro ad un cespuglio, gli occhi puntati sulla finestra che qualche malfattore avrebbe potuto usare per fuggire.

Un fruscio alla sua destra la fece sobbalzare.

«Tranquilla, sono io.» sussurrò Draco avvicinandolesi. «Gli altri due lati dell'edificio non hanno aperture così Turner si è posizionato davanti la porta ed io sono venuto a darti una mano; questa è la via di fuga più probabile.» spiegò

«Grazie.» rispose semplicemente Hermione, senza distogliere lo sguardo dalla finestra.

Ormai erano andati in missione insieme più volte eppure le sembrava ancora un po' strano parlargli in maniera civile, sopratutto ricordando il pugno che gli aveva mollato durante il loro terzo anno ad Hogwarts.

Le sue riflessioni vennero bruscamente interrotte quando il resto della squadra fece irruzione nella casa ed in pochi attimi si scatenò l'inferno.

La piccola costruzione era stata di certo espansa con la magia e dentro vi erano molti più maghi oscuri di quanti si aspettassero.

Come avevano supposto alcuni tentarono di fuggire dalla finestra ma ognuno venne prima Schiantato e poi legato da funi magiche affinché non potesse scappare.

Quando la situazione sembrava essersi calmata, una violenta esplosione rase al suolo l'edificio.

A quanto pareva i loro nemici erano decisi a non arrendersi.

Fasci di luce verde iniziarono a balenare in ogni direzione: i pochi rimasti, ormai accerchiati, tentavano il tutto per tutto per vendere cara la pelle.

Draco e Hermione si stavano avvicinando al resto della squadra quando da sotto un cumulo di macerie di colpo sgusciò fuori uno dei malfattori deciso a dileguarsi a dispetto del destino dei suoi soci ma la sua fuga fu subito interrotta dalla prontezza di Hermione che lo bloccò a terra con un potente “Incarceramus”.

La sua azione, però, le impedì di vedere l'incantesimo mortifero che era stato scagliato nella sua direzione.

In un attimo si ritrovò stesa a terra, un corpo caldo pesava su di lei impedendole di alzarsi. Sollevato il capo vide un'inconfondibile chioma bionda.

Quella era stata l'ultima azione dei malviventi che, ormai disarmati, erano costretti ad arrendersi.

Assicuratosi che non potessero più fuggire, Harry corse in direzione di Hermione e ciò che vide lo lasciò basito.

Draco si era lanciato sulla traiettoria dell'Anatema che uccide, grazie a lui Hermione era salva.

«Tutto bene?» chiese, appena li ebbe raggiunti. Cercando di non far trapelare la sorpresa nella propria voce.

«Tutto ok, capitano.» si limitò a rispondere Draco, allontanandosi in direzione dei colleghi.

Harry porse la mano ad Hermione e l'aiutò ad alzarsi, sorridendole, sollevato che stesse bene.

Lei avrebbe voluto inseguire Draco, dirgli qualcosa, ringraziarlo ma non sapeva cosa dire ad un uomo che per anni le era stato nemico e che adesso gli aveva appena salvato la vita facendole scudo con il proprio corpo.

Di una cosa era certa, non avrebbe mai più guardato Draco Malfoy con gli stessi occhi.

Angolo dell'autrice: presto la serie "Missione di Natale" si concluderà con "Missione di Natale - il sequel"...per chi ha voglia di sapere cosa è successo dopo. 

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