Midnight.

di ImmaEFP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto o niente. ***
Capitolo 2: *** Difendimi per sempre. ***
Capitolo 3: *** Ricominciare. ***



Capitolo 1
*** Tutto o niente. ***


Ciao a tutte! Lo so, è passato un bel po' da quando ho scritto l'ultimo capitolo di THINGS CHANGE, ma purtroppo il mio periodo scolastico è stato davvero travagliante, e l'estate scorsa è volata magicamente, proprio come questi tre giorni che avevo intenzione di godermi e festeggiare tranquillamente. Ma neanche questo è stato possibile dato che la febbre mi ha preso proprio il 23 dicembre, distruggendomi. Ma posso assicurarvi che tra febbre e atmosfera di Natale, mi è venuta un'ispirazione per scrivere una Oneshot, anche se non so effettivamente quanto possa piacere o interessare.
Non ho purtroppo idee brillanti come alcune di voi, ma davvero l'avevo in testa da troppi giorni e ho deciso di mettere per iscritto almeno la prima parte, che avrebbe poi collegato la seconda dalla quale sono partita (ma che ancora non è terminata). Dato che mi è riuscita abbastanza bene, eccetto in alcuni punti (che ho riletto ma mi piacciono sempre meno), non poteva rimanere sul mio pc tutta sola.
La prima parte è di passaggio, per farvi capire che cosa è accaduto nel frattempo, ma nulla di che, dovevo solo far riflettere un personaggio (anche se non ho allungato troppo i fatti per evitare di annoiarvi) e portarlo alla realtà. La seconda parte (che non so quando sarà terminata) dovrebbe essere più movimentata e soprattutto decisamente scritta meglio! Grazie e buona lettura.



LONDRA.
24 DICEMBRE. ORE 16.50


"E non importa se la vita va avanti, se ogni cosa ti ricorda che certe cose non possono funzionare. Se non dimentichi subito, certi ricordi ti tornano a cercare. Sono momenti impensabili, tu nemmeno lo immagini che possa succedere. Perchè tanto la vita non ti ridà mai indietro un'altra occasione identica. Te ne dà tante altre, ma mai una identica"
chiuse velocemente il libro che aveva tra le mani e puntò lo sguardo alla parete che aveva di fronte, completamente bianca a cui vi era appesa solo una foto vecchia che si portava sempre dietro con sè. Impedì ai suoi sentimenti di uscire dal petto, tenendosi una mano sopra come se avesse il potere di bloccarli.
Ritirò indietro gli ultimi pensieri e continuò a leggere, aprendo in fretta la pagina che aveva lasciato in sospeso.
"Sarai fortunato se, guardando indietro nel tuo puzzle mentale, non avrai neppure un tassello da cambiare." sospirò pensando che aveva sbagliato a scegliere "E' davvero molto difficile. Quel macigno sullo stomaco, quel cerchio che ti gira in testa, quell'ansia che ti fa sospir..." Tolse immediatamente gli occhi dalla pagina, che giungeva quasi alla fine, ritrasse le gambe al petto e tirò un profondo respiro, maledicendosi per aver comprato quel libro al mercatino.
-Certo però se già comincia così non arrivo neanche a metà- scostò i suoi occhi leggermente più a destra -e tu non guardarmi così, lo sai che compro sempre qualche libro per distrarmi in questo periodo- si scambiarono uno sguardo che solo lei sapeva interpretare -e poi, poi non è colpa mia se ho comprato proprio questo libro. Lo sai che mi vengono a cercare sempre loro ultimamente. C'è quasi una sorta di attrazione tra noi: la copertina, il titolo, le pagine mi conquistano immediatamente.- restò in silenzio alcuni minuti, badò bene a cos'altro dire, in fondo nessun'altra parola avrebbe potuto spiegare meglio la situazione.
O forse non c'è n'era neanche bisogno.
Allontanò il libro in fondo al letto, mettendosi a sedere tra i cuscini, prendendo in braccio quel batuffolo morbido che ormai era diventato la sua unica certezza. Lei sapeva che, dovunque si fosse trovata, lui non l'avrebbe mai lasciata sola. L'avrebbe seguita anche in capo al mondo, avrebbe vegliato su di lei giorno e notte, l'avrebbe tenuta fuori dai guai, ma soprattutto avrebbe potuto tenerle compagnia quando i ricordi si facevano strada. -Sai che ti dico? Credo che riprenderò a leggere i miei vecchi libri, almeno sono sicura di non ritrovarmi nelle frasi."

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In quel periodo era tutto straordinario. Londra si riempiva del Natale.
I negozi erano strapieni di gente fino a tarda sera.Era sempre così, riusciva a malapena a comprare qualcosa quando di sera, chiuse le strade al traffico, decidevano di passeggiare tra le strade di Oxford Street, dove talvolta era persino difficile incamminarsi.
Evidentemente era proprio questo che rendeva Londra un posto magnifico, nelle sue piccole inconvenienze.
C'era sempre qualcosa che la rendeva speciale, e ognuno di loro si perdeva a osservare i cambiamenti che la rendeva ancora più bella, magica, quasi irreale. Come quei posti che esistono solo nelle favole.
Puntualmente erano due le cose che per lei rendevano Oxford indimenticabile: il profumo che proveniva dalla Bouttletree Bakery, dove ci era stata almeno una ventina di volte solo nell'ultimo mese, e le luci che la illuminavano, facendo perdere la concezione del tempo, quasi non riuscendo più a distinguere il buio delle 19.00 e quello delle 24.00. Abituarsi non le era poi costato molto, anche se nel giro di pochi mesi. E ogni volta, come la prima, Dicembre diventava il suo periodo preferito. Si apprestava ad aiutare Livia decorando la piccola casetta, che con George era riuscita a comprare e a sistemare gradualmente, a darle una mano con la piccola Camilla, che cresceva molto in fretta, e quando poteva si arrangiava tenendo qualche lezione privata di italiano. Appunto, da quando aveva lasciato Torino, aveva dovuto privarsi di molte cose, a partire dalla sua cattedra che aveva ottenuto faticando. Per non parlare delle altre cose che aveva lasciato in sospeso. Ma ormai non ne sapeva più niente, e non sarebbe servito a nulla cercarle ancora, soprattutto per rimediare.
E come ogni anno, anche quella sera avrebbero preso il treno alla stazione di Victoria coach station, e avrebbero raggiungo Oxford nel giro di un'ora e mezzo, a traffico evitato. E come ogni sera, desiderava soltanto riporre il suo passato e godersi la Vigilia, aspettando i fuochi di mezzanotte che avrebbero annunciato il 25. E poi in cima alla sua lista c'erano davvero un mucchio di cose da fare o vedere.
Anche quella sera avrebbe voluto risentire le stesse emozioni, lo stesso profumo dei dolci appena sfornati, la stessa felicità che si dimenticava un attimo di tenere il broncio, di piegarsi in un sorriso di tristezza. Avrebbe davvero voluto con tutta se stessa, non chiedeva altro.  

Lo sapeva. L'aveva desiderato così tanto.
Ammirare le splendide luci di Natale e le vetrine di stagione di Oxford Strett, trascorrere se possibile anche tutta la serata tra i mercatini, osservare il gigantesco albero a Trafalgar Square, e soprattutto viaggiare indietro nel tempo e riportare la destinazione verso Londra, accompagnado sua nipote per incontrare Babbo Natale. Avrebbe voluto fare esattamente tutte queste cose quella sera. Si era già organizzata.
Ma sempre quella sera si sarebbe persa esattamente le stesse cose.
Come aveva recitato il libro " L'identikit di un'occasione porterà sempre un nome e un cognome, il rumore di certi passi, un profumo, una canzone, un sorriso all'improvviso, un silenzio raccontato da uno sguardo..." e i suoi passi l'avevano proprio condotta in quel posto.

AEREOPORTO DI LONDRA.
24 DICEMBRE.
ORE 20.00


Si era seduta, certa di star facendo la cosa giusta. Non aveva rimpianti, e soprattutto nulla da temere. Avrebbe potuto fare un viaggio a vuoto, ritrovando una Torino sconosciuta, cambiata, che si era dimenticata di lei, della sua storia, della sua esistenza. Oppure in caso contrario, avrebbe trovato le cose nello stesso posto in cui le aveva lasciate due anni prima. Ma era consapevole di aver sbagliato, e si sarebbe presa ogni conseguenza, ogni responsabilità delle sue azioni. Non pretendeva di avere nulla in cambio. Avrebbe dovuto fare i conti con la realtà, affrontare troppe situazioni rimaste in sospeso, troppi capitoli ancora troppo vuoti, con migliaia di pagine ancora da scrivere. Era pronta. Doveva solo attendere 1h e 51 min.

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TORINO.
24 DICEMBRE
ORE 22.10

Certo Torino non era cambiata affatto. Il freddo c'era, e restava un privilegio natalizio. Ma lei quel freddo lo adorava. L'aveva per anni avvolta nelle sue braccia, travolgendola sempre di più nei suoi brividi. E quei brividi erano una delle cose che lei si ricordava come se non l'avessero mai abbandonata, come se l'avessero raggiunta fino a Londra. E l'ultima volta che era successo, che Torino si era fatta sentire dentro di lei, se lo ricordava molto bene. Era proprio Natale. L'ultimo che avrebbe passato in quella casa. In quella città, tra quelle persone. E per quanto il suo istinto la incitava a rimanere, aveva già tutto pronto. Stava facendo un passo tre volte più grande del solito, aggrappandosi a una strada che non avrebbe mai voluto percorrere, a una scelta che non avrebbe mai voluto prendere. Ma lo stava facendo per rimettere a posto tutto quello che aveva distrutto, per ricostruire il suo disordine, anche al costo di perdere qualche pezzo che necessariamente avrebbe potuto completare la sua vita. Ma si sarebbe mantenuto in piedi anche senza, se proprio non era possibile recuperarlo. E nel suo piccolo sperava davvero di sentirsi costretta a restare, in un modo che neppure lei sapeva spiegarsi.
Ci aveva sperato fino all'ultimo istante che accadesse, ma le cose erano andate diversamente. Non come si aspettava. Lasciò Torino a malincuore, mentre ripercorreva con la mente il rumore silenzioso di quei passi che si stavano allontanando da lei, portandosi dietro un'ennesima delusione, forse la più grande.

Torino però aveva anche un grande difetto: riportarle alla mente troppi ricordi.
In ogni angolo di quella città aveva vissuto qualcosa che,in un modo o nell'altro, l'avevano riempita. Strade che avevano un sapore amaro, o dolce, come quelle notti di cui solo loro conoscevano l'importanza. Ogni posto ricordava un momento particolare di quella storia,e attraversarli in piena notte per raggiungere il suo piccolo quartiere, era come riviverli di nuovo.

Un posto in particolare aveva scatenato in lei una reazione completamente opposta ai suoi pensieri. Piazza C.L.N.

Impulsivamente si era paralizzata proprio nell'esatto punto in cui avevano avuto il coraggio di consumare i loro sentimenti, schivando gli sguardi delle persone che da lontano, forse, restavano a osservare per qualche secondo la scena da lontano. A quel punto non sapeva più se era corretto proseguire, cercare di portare ordine in quel posto, rimediando a tutti i casini che aveva fatto.Ma soprattutto se era possibile. Dovette pensarci bene. Sarebbe davvero cambiato qualcosa? Che cosa pretendeva di ottenere? Poteva voler solo dare delle spiegazioni, fare chiarezza e ritornare alla sua nuova realtà, ma poteva anche voler qualcos'altro. Qualcosa di indefinibile. Inconsciamente. Esageratamente. Una risposta poteva darsela solo se avesse continuato in quella direzione. Ritornare indietro avrebbe fatto solo più male.
Proseguì fino a pochi passi prima di imboccare la strada verso casa. La strada non solo verso quella casa, ma anche in direzione dei suoi sentimenti, dei suoi sbagli, dei suoi rimpianti. Lì c'era tutta la sua storia, raccontata nelle quattro pareti di un appartamento che spesso l'avevano fatta stare bene, dove si era sentita amata sul serio. Ci aveva lasciato qualcosa di importante. Doveva riprenderselo, e metterselo addosso, per capire se le stava ancora bene. O se semplicemente non le apparteneva più.

Esteticamente non era cambiato nulla. Era tutto esattamente allo stesso posto, proprio come lo aveva lasciato lei. Nessuno aveva neppure pensato a far sistemare quelle crepe. A costo di ritrovarsi dopo anni un tetto sulla testa. Sembrava proprio che il tempo si fosse fermato qualche anno prima, quando entrambi avevano preso due strade diverse, separando per sempre il loro destino. Alzò la testa dopo aver dato un ultimo sguardo in giro, e le sembrava tutto tranquillo, immutato. Fino a quando un particolare attirò la sua attenzione. La finestra che dava sul cortile, quella con le tende blu, era stranamente aperta. Strano non solo per il buio della notte, a cui probabilmente Camilla neanche ci aveva fatto caso, ma anche per il freddo gelido che avrebbe ghiacciato la stanza, se non tutta la casa.
Le tende voleteggiavano nel vento, proprio come il giorno successivo alla loro prima notte, consumata proprio in quella camera, accompagnate dallo sbattere di qua e di là delle finestre di ferro. Fu sicura che non c'era da temere. Infondo Gaetano poteva averle lasciate sbadatamente in quello stato mentre si apprestava ad assopire il sonno. Ignorò la cosa e raggiunse la scala che la portò dritta al piano dov'erano i due appartamenti. Anche qui la condizione era la stessa. C'era ancora attaccato sulla sua porta la targhetta dei cognomi BAUDINO-FERRERO, che avrebbe strappato felicemente a morsi. Perchè si era ostinata così tanto a credere che potevano vivere serenamente il loro matrimonio per venti lunghi anni? Cosa inaccettabile.
Menomale che qualcuno glielo aveva fatto notare. E pure bene.
Che spettacolo di panorama s'era persa per tutto quel tempo!
Tralasciando le sue visioni, e l'immagine del commissario senza camicia, si voltò proprio in quella direzione. Dieci passi. Erano essattamente dieci passi che la separavano dal suo appartamento.
Effettivamente qualcosa di diverso c'era.
Si avvicinò tremolante, giurando a se stessa di non fare altre cretinate.
Osservò attentamente quel foglio bianco su cui vi era stampato qualcosa.

'Immobile sottoposto a sequestro preventivo disposto dal tribunale di Torino con provvedimento del giudice per le indagini preliminari N.14414/2016'

Ne aveva visti davvero a migliaia. Dietro le porte degli immobili sequestrati si nascondeva sempre qualche caso spaventoso, un indizio scottante, una storia finita male. Ma questo qui, più di tutti gli altri messi insieme, scottava davvero spaventosamente.


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Se siete giunte fino a questo punto significa che almeno un pochino vi è piaciuta, non sono ancora pronta per cimentarmi in storie complicate, quindi ho cercato di rende la situazione anche un po' drammatica lasciando un finale aperto, per creare solo suspance.
Spero si è compreso bene tutto, e che tra le righe vi siate accorte anche di come si sono lasciati due anni prima Camilla e Gaetano (ma tranquille che una parte sarà affrontata nella seconda parte). Davvero, questa parte qui è stata scritta in una giornata quasi, dato che sono a letto ferma immobile!
Però l'ho ricontrollata e revisionata, per renderla al 50% comprensibile.
Ma veniamo alla cosa più importante.
Che cosa sta succedendo? E perchè l'appartamento di Gaetano è sotto sequestro?
Felice di rispondere alle vostre domande soltanto al prossimo capitolo!

Un bacione a tutte.

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Capitolo 2
*** Difendimi per sempre. ***


Buonasera!
Dato che questa storia, cioè le mie idee, si stanno facendo sempre più difficili da scrivere, ho deciso di dividere ancora una volta la parte, punto uno per non rendere tutto troppo noioso e soprattutto incomprensibile, due perchè ho bisogno io stessa di concentrarmi sul pezzo finale che richiede davvero una concentrazione superiore a quella che di soluto ho io per scrivere. Devo farvi qualche premessa: non sono molto brava a rendere le storie paurose, o a trasmettere quello che vuole dire, quello che succede ecco. Nel senso che potreste non essere così spaventate come vorrei accadesse xD, ma almeno tento con un po' di suspance. Stavolta potrebbe accadere di tutto, dato che sono due anni che Camilla non sa nulla di quello che è successo a Torino nel frattempo, quindi tenetevi abbastanza pronte per tutto.
E SE MANCA QUALCHE PASSAGGIO, O QUALCOSA VI E' POCO CHIARO, IO CERCO DI RECUPERARE TUTTO AL PROSSIMO CAPITO CHE AHIME' NON SO QUANDO POTREBBE ESSERE PRONTO.
Motivo in più perchè ho deciso di lasciarvi un'altra parte adesso.
Buona lettura.





Ore 22. 43. Torino.

Il brivido l'accoglieva di nuovo, facendole provare la medesima emozione.Quel brivido che solo lei conosceva, che aveva una potenza abissale su di lei.
Riusciva a sentirlo così vicino, così dentro, quel brivido. Quasi come se effettivamente lo stesso volesse dirle qualcosa, gridarle la sua presenza.
Lei lo sentiva, percepiva il suo silenzioso respiro, il suo profumo ma non riusciva a trovarlo.
Cosa significava? Non aveva più il controllo di se stessa. In quel momento si pentì di aver preso un volo all'ultimo momento, con la speranza che ci fosse ancora un posto, un ultimo maledetto posto per riprendersi una parte di se stessa, metterla insieme alle altre e sentirsi completa, unita.
A volte essere indipendenti non significa voler restare da soli, ma riflettere sulla propria esistenza. Quanto effettivamente siamo in grado di dare noi stessi all'altra persona. Quanto siamo disposti a fare per la persona che ci è accanto.
Ecco perchè aveva tanto pronunciato con tanta determinazione quelle parole. Libera e Indipendente. Doveva cominciare a mettere ordine tra i suoi pensieri e capire quanto lei era disposta a dare.
Malgrado i fraintendimenti che c'erano stati in quel suo gesto di protezione verso se stessa, verso la sua dignità, lei aveva fatto la sua scelta. Non era colpa sua se dall'altra parte l'emozione era stata violenta, atroce. Doveva proteggersi. Non da un amore sbagliato, per la carità. Ma da un amore forte, vero, giusto. Un amore forse troppo grande per lei, che non avrebbe saputo ricambiare. Doveva solo mettere alla prova i suoi sentimenti. Senza far male a nessuno.
Avanzò con cautela, nel silenzio. Avvicinò la mano alla porta, decisa a compiere una delle effrazioni più illegali della sua storia, prendendosi anche stavolta tutte le dovute conseguenze.
Ci pensò una seconda volta su.
Gaetano non avrebbe mai voluto vederla infrangere le norme, soprattutto se la situazione poteva apparire pericolosa. Non aveva neppure il diritto di violare così tanta privacy, soprattutto se per due anni non si era nè fatta vedere, nè sentire.
E se poi gli era successo qualcosa? Se, temendo il peggio, in quella casa non c'erano altro che solo suoi ricordi?
Non poteva permettersi di andare a dormire senza scoprirlo, di svegliarsi il mattino seguente e leggere la notizia sui giornali e incolparsi per non aver verificato nulla. Dentro il brivido si ripresentò più forte, come se fosse una scossa fataleche rispondeva ai suoi pensieri. Sentiva che se non avesse aperto quella porta, si sarebbe portata dentro un rimorso pesante quanto un macigno, per sempre. 
Cosa si nascondeva in quella casa che aveva fatto scena alle loro notti più intime? C'era solo un modo per scoprirlo. E quel brivido era la sua coscienza.
Afferrò i suoi guanti di lana bianca e li infilò rapidamente, inalando un respiro che nel suo silenzio sperava di sbagliarsi.
Un silenzio che improvvisamente faceva troppo rumore.

-Professoressa!- una voce alle sue spalle bloccò immediatamente il movimento delle mani sulla porta. Camilla voleva davvero essersi sbagliata, ma oramai quel timbro era inconfondibile. Si voltò impallidendo.
Per la prima volta Camilla si sentì imbarazzata di fronte a tale suo comportamento. Torre stavolta non gliel'avrebbe lasciata fare.
-Perchè state qui? Che cosa volevate fare?- Camilla si ritirò a pensare ciò che doveva dire, ingurgitando la saliva come se fosse un enorme ammasso di cemento.

Stavolta il suo sguardo era più serio di come se lo ricordava e la cosa la spaventava moltissimo.
Tentò di proferire qualcosa ma l'uomo si accostò a lei con forza,
assicurandosi che non avesse nessun oggetto che le potesse permettere di compiere un'effrazione.

-Come avevate intenzione di entrare? Avete fatto un corso specializzato?- chiese con tono alterato, mostrando assolutamente tutto il suo disinteresse per "quella" donna che aveva di fronte.


-Torre- prese coraggio a parlare, tenendo nelle sue parole un pizzico di freddezza date le circostanza -non è come sembra. Volevo solo capire...--

L'uomo la fermò subito. Bastava uno sguardo. -Capire se il dottore è vivo o morto,questo l'avevo intuito. Ma come ha visto l'immobile è sotto sequestro, e gli estranei alla struttura non possono accedere.-

Estranea? Camilla ci aveva vissuto i suoi momenti più belli in quella casa. Lei non era un estranea, nè a quella casa, tantomeno al vicequestore. Però cavolo, quanto bruciavano quelle parole nella sua testa. Era inammisibile acconsentire.

-Non mi costringete a prendere provvedimenti con il tribunale, che tra l'altro non sa nè chi siete, nè cosa c'entrate in questa storia. E sapete quante spiegazioni vogliono.-

Camilla riflettè bene sulle parole, ripetendole ancora una volta nella sua testa.

-Storia?- replicò per accertarsi che avesse sentito bene -quale storia?-

Torre la guardò imperterrito, non troppo convinto di volerle rivelare l'accaduto.

-Fino a quando non ne abbiamo la certezza, la notizia non può essere diffusa. Perciò evitiamo che queste si moltiplichino, mettendoci anche una denuncia per effrazione!- Torre era davvero irriconoscibile, ma in lui c'era anche qualcosa di insolito, di strano. Camilla quello sguardo non riusciva proprio a riconoscerlo, a interpretarlo soprattutto.
La stava trattando quasi come fosse lei la colpevole, quando in realtà era all'oscuro di tutto.

Poi pensò che erano le 22 e 50 minuti. Perchè Torre, la notte della Vigilia avrebbe dovuto essere lì, di fronte a lei? Alla ricerca di cosa poi? Per quale ovvio motivo? Conosceva davvero bene i movimenti del commissario e dei suoi uomini, quando era il momento di agire. Certa che quello non lo era.

-Torre, e tu, perchè sei qui? Sono quasi le 23 ed è la Vigilia di Natale.- provocò Camilla, incrociando le braccia al petto dandosi un'espressione meno spaventata e più sarcastica, inarcando il sopracciglio.

Torre sembrò quasi deglutire qualcosa, ma riprese il controllo di sè e rispose -Non sono tenuto a darle spiegazioni. Ma ora ho un motivo in più per stare qui, no? Devo accettarmi che lei si allontani da questa zona rossa, inaccesibile.-

-Zona rossa? Torre che significa? Che è successo?-

-La situazione è delicata, e stiamo ancora indagando per capire chi è stato. Quindi se al posto mio ci fosse stato qualcun altro, lei sarebbe entrata tra i sospettati subito.-

-Torre puoi spiegarti meglio? Per qualcuno chi intendi?- replicò Camilla, sperando di ricevere una risposta.

-Il dottor Fogliani, ad esempio. Non sarebbe stato contento di trovarvi qui, alle 22 e mezzo della Vigilia. E poi per quale motivo?-

Ma Camilla era rimasta rigida sulle prime parole. Il dottor Fogliani. No, aveva sentito bene. Non Berardi, ma Fogliani. Le sembrò quasi di ritornare indietro nel tempo, quando le fu detto che Gaetano se n'era andato.
Si, in quell'istante aveva interpretato male le parole di Torre, ma sentirle era stato un colpo decisivamente troppo grande per lei.
Stavolta però c'erano troppe cose che non tornavano: aveva trovato l'appartamento di Gaetano sottosequestro e quest'ultimo era stato sostituito da un nuovo commissario. C'era una storia misteriosa di cui Torre non voleva spifferare nulla e lei poteva addirittura essere inserita nella lista dei sospettati!
Solo due potevano essere i motivi: o Gaetano era stato assassinato, cosa che non avrebbe mai potuto accettare, o semplicemente aveva o si sospettava che avesse ucciso qualcuno e quindi esonerato dalle indagini.
La conversazione con Torre tutto le faceva capire tranne che questo.
E se gli avesse fatto qualche domanda? Non poteva pretendere certo che dopo così tanto tempo avrebbero ritrovato quella stessa sintonia nel dirsi le cose.

-Dimmi qualcosa Torre, che cosa gli è successo?- ribattè mentre le sue lacrime protestavano per uscire e il suo respiro diventava sempre più corto.

-Non posso dire nulla.- abbassò lo sguardo, come per difendere qualcosa di veramente troppo importante per lui. -Allora che vogliamo fare?- ritornò serio.

Camilla sospirò, respingendo ogni sua tentazione, e si allontanò dalla "zona rossa", facendo tre grandi passi più indietro. Torre seguiva i passi della donna.

-Penso che qui non ci sia nulla da controllare, ero passato per assicurarmi che non ci fosse stato nessun danno, e a quanto pare sono giunto in tempo.-

In quelle parole c'era qualcosa che a Camilla non suonava bene, ma cercò di non pensarci assecondando l'uomo. Prese le chiavi dalla borsa, improvvisando il gesto di entare in casa.

-E spero non ce ne siano neppure domani mattina, quando verrò accompagnato dalla scientifica!- urlò incitando la donna a chiudere la porta alle spalle, davvero scossa da quel momento.

Aprì gli occhi tirando un forte respiro. Sembrava essere appena uscita da un film di paura. Zona rossa. Un bel titolo per un film in cui non si comprende bene se la vittima viene uccisa o è solo in pericolo ma poi si salva.
Ricapitolando nella sua testa quanto successo, Camilla si accorse che non aveva ancora capito se Gaetano era morto, o semplicemente coinvolto nelle indagini. Perchè Torre non aveva risposto neppure a quella domanda? Non era certo un reato, non entrava nello specifico. Non avrebbe voluto sapere nient'altro.
La tentazione di aprire di nuovo quella porta e controllare diventava sempre più forte. Pensò che se fosse andata a dormire, non ci sarebbe riuscita. E neanche a starsene senza far nulla.
In fondo Torre era solo andato a controllare, non sarebbe ripassato sicuro.

E mentre Camilla trovava una risposta tra i suoi pensieri, dall'altro lato giunse un tonfo, come se qualcosa venisse lanciato con forza da lontano e sbattesse contro una parete. Ed era troppo vicino per essere lontano dall'appartamento di Gaetano. Era un segno del destino. La risposta alla sua domanda. Doveva andare in quella casa.

Controllò dallo spioncino che non ci fosse nessuno, tirò un sospiro e prese coraggio.
Il tratto era davvero breve, ma le sembrava un'eternità. Quasi come se stesse andando incontro al suo destino, come se in quella casa avesse trovato la sua sorte. Tutto poteva cambiare, tutto e anche la sua vita. Per sempre. Dipendeva tutto da quel momento.
Si accostò alla porta, la spinse delicatamente quasi come se avesse intuito che proprio quella era stata colpita dal botto. Ed effettivamente, a differenza di qualche attimo prima, questa era meno pesante. Le bastò forzarla ed intrufolarsi come se fosse la peggiore dei criminali.
Avrebbe potuto anche trovarsi davanti chiunque altro, dato che non sapeva cos'era realmente successo, ma non le importava. Non aveva mai avuto paura di queste cose. Certo, adesso non c'era Gaetano a poterla difendere, ma era lei che stavolta doveva farlo. Difendere non solo la sua persona, ma quello che c'era stato tra loro, in quella casa. Doveva difendere i loro ricordi, perchè restassero almeno vivi nella memoria, e nel cuore.

E quel brivido, puntualmente, si riscatenava in lei, con una frequenza tale da far paura.
Quel brivido adesso la paralizzava. Sembrava che non aspettasse altro che impossessarsi di lei. Man mano che proseguiva, aveva sempre più freddo, era sempre meno forte, e qualcosa non rusciva a farla concentrare abbastanza.
Non c'era davvero la sensazione che Gaetano fosse in quella casa, come era dato, ma neanche il presentimento che in quella stessa era avvenuto un omicidio. Lei le cose le sentiva a pelle. Non si sbagliava, ne era certa. Ma era una cosa istintiva, e questo comunque le faceva una gran paura. Non era così sicura di voler scoprire la realtà, le bastava credere ai suoi impulsi, a quello che sentiva dentro. Se davvero Gaetano era scomparso per sempre dalla sua vita, voleva che di lui restasse il più bello dei ricordi. Tutta una vita per scappare via, e un attimo per perderlo.

Ancora una volta vi lascio con il "finale aperto", giusto per rispettare la trama della prof xD
So cosa deve accadere ovviamente perchè è da lì che sono partita, ma mi sembra di non riuscire mai a scrivere quella parte in modo decente. Questa non è il massimo ma almeno ho scritto tutto quello che era dentro la mia testolina e non mi manca nulla. Forse non ho tutta questa esperienza nel rendere le cose realistiche ma almeno possiamo immaginare che sia così. Spero che in parte qualcosa vi sia rimasto, e vi prometto che non passerà un altro secolo per scoprire cosa è successo. Un bacione e grazie a tutte.








 

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Capitolo 3
*** Ricominciare. ***


Buonasera! Qui si gela tantissimo, e ho trovato un po' di tempo per revisionare questo capitolo, che devo dirla tutta, mi convince sempre meno, come gli altri due del resto. Ma almeno ci ho provato, e quel che è fatto...è fatto. Vorrei avere il potere di renderle diverse e migliorarle, ma mission impossible for me! Comunque se ho deciso di pubblicarla, è solo per non rimanerla tra i miei pensieri, mi sarei pentita amaramente se non l'avessi fatto e per di più avrei dimenticato qualche particolare pensato all'istante. Quindi giudicatela come volete, io dovevo in qualche modo liberare l'idea. Vi prego soltanto di essere sincere e di criticare qualsiasi aspetto.
Questa è l'ultima parte, partorita in cinque giorni, ma davvero davvero complicata da scrivere nel modo giusto. Buona lettura.

 

Si guardò intorno, sbirciando ogni angolo della casa per trovarlo, per sentire che lui era lì, nonostante tutto.
Le emozioni sembravano essere allo stesso posto, impregniate nei muri, sul divano, sul letto.Erano tutte lì che aspettavano di essere vissute ancora una volta, con la stessa intensità.
Non era cambiato nulla, ogni oggetto era allo stesso posto, così come lui l'aveva lasciato.

Tirò un sospiro interno, schiacciata dalle sensazioni di quel momento.
Non si era mai davvero resa conto di quanto tutto quello che aveva vissuto in quella casa le mancava da morire. Ma di più le mancavano le notti trascorsi nel loro rifugio, in quella stanza che li aveva protetti, che aveva difeso il loro amore.
Si trascinò a forza, e in un attimo le parve di rivedere loro due, stretti uno nelle braccia dell'altro, con la finestra leggermente spalancata. Li vedeva respirarsi addosso, sussurrarsi qualcosa sfiorarsi ancora una volta con le mani e darsi tre baci, leggeri ma uno con una diversa intensità e notevole importanza. Quella era stata la loro prima volta. E poi, puff, erano magicamente scomparsi.

Ritornò alla realtà, ricordandosi che era sola, in una stanza quasi completamente vuota. A differenza della altre stanze, qui mancava quasi tutto quello che lei ricordava. Tutti i suoi preziosi oggetti che dopo il lavoro riponeva nel portatasche erano svaniti nel nulla, così come il libro che immancabilmente riponeva nello spazio libero del comodino la sera prima di addormentarsi per poterlo continuare il giorno successivo. Poteva essere qualunque libro, ma ce ne doveva essere sempre uno. Mancavano persino i suoi abiti dal guardaroba, se non qualche camicia e jeans che lui indossava raramente, abbandonato in un angolo vuoto.
Era sempre più destabilizzata, come se si fosse persa qualche momento importante della sua vita. Non sentiva più nulla. Era svanito tutto nel momento in cui si era resa conto che Gaetano non era più davvero in quella casa, ma soprattutto nella sua vita.
La foto invece c'era ancora, quella l'aveva lasciata, non se l'era portata via, ovunque fosse andato. E forse questo le faceva male più di tutto.
Si era portato via i suoi vestiti, i suoi inutili oggetti che facevano da soprammobile, i suoi vecchi libri, ma non quella foto. Non la foto che ritraeva loro due a piazza C.L.N.  abbracciati e con un sorriso da fare invidia a qualsiasi altra coppia innamorata. L'aveva lasciata a prendere polvere sul comodino accanto al letto, nonostante il loro rapporto negli ultimi tempi fosse totalmente cambiato.  Quello era stato il suo regalo di Natale due anni prima, forse l'ultimo, prima di prendere una delle decisioni più difficili di sempre.
                                                                         ***

In quel periodo si limitavano a scambiare qualche parola, magari davanti ad una cioccolata calda e ad un caso davvero interessante, senza infliggere troppo alcuna spiegazione del loro distacco sentimentale.
Gaetano, controvoglia, aveva accettato la sua scelta.
Insomma aveva aspettato davvero troppi anni, un periodo di riflessione non gli avrebbe certo fatto male a lungo, o forse sperava che così fosse.
La cosa fondamentale per lui era averla vicina nonostante tutto, rispettando i suoi tempi e le sue indecisioni.
Fino a prova contraria.
Anche se le mancava tantissimo il suo sapore.
Lui continuava a credere che da qualche parte, per loro, c'era una seconda occasione, una seconda possibilità per rimettere a posto quello che avevavno costruito in quei pochi mesi, ma anche in tutti quegli anni. Qualcosa dentro di se lo convinceva sempre di più che non si erano mai perduti, ma solo che i loro sentimenti erano stati messi alla prova dal loro stesso destino.
Dovevano solo entrambi rendersi conto che si mancavano troppo, capire che le loro vite erano complete solo stando insieme. Le loro strade esistevano per potersi incrociare sempre e comunque, potevano andare anche lontano migliaia di kilometri, ma sarebbero sempre tornati a guardarsi negli occhi.
Ci pensò durante tutto il tragitto in centro, alla ricerca dei regali di Natale per suo figlio Tommy, ma anche per Camilla. Solo che non sapeva quale potesse essere quello giusto. Si fermò a guardare qualche vetrina, prendendosi tutto il tempo a disposizione. Mancava ancora qualche ora alla cena che avevano organizzato le famiglie Baudino-Ferrero, e pur non aspettandoselo, anche lui era stato invitato. Come amico.

Gli sembrò ammirare quella giusta, sorrise pensando che addosso a lei avrebbe reso più l'idea. Se la immaginò mentre glielo indossava, con un sorriso che quasi si commuoveva di fronte a quella scena che esisteva soltanto nella sua testa. Non ci pensò due volte, era il regalo perfetto.
Si precipitò a casa, aspettando l'ora che gli era stata riferita per la cena, aspettando il momento giusto.

Ma il momento giusto non era mai arrivato. Troppi regali, troppe persone che si contendevano l'attenzione.
Camilla jr era la priorità assoluta di quella sera e lei si perdeva correndole dietro riempiendola di baci e coccole. Gaetano sorrideva immaginando come sarebbe stato emozionante vederla fare le stesse cose con la loro bambina. Poi era la volta di Lorenzito, che proprio in quei giorni aveva cominciato a pronunciare le sue prime parole. Per non parlare di Renzo che cercava sempre di rovinare i momenti migliori della serata con battute squallide.
E lui non aveva mai il coraggio di seguirla in cucina. Durante lo scambio di regali improvvisò una finta telefonata, perchè sarebbe stato troppo darglielo davanti a tutti, avrebbe preferito avere un momento tutto loro. Si scusò lasciando la famiglia riunita sul divano, mentre lui scappava da una situazione che apparentemente gli era risultata semplice da affrontare. E si era messo a riflettere su come potesse fare, ritrovandosi nel cortile di casa, leggermente ricoperto da una leggera e finissima neve. Forse era stato tutto inutile.
Aspettò qualche istante, quando ormai non ci aveva sperato comparve Camilla alle sue spalle.
 
-Gaetano, sei qui.- disse avvicinandosi all'uomo che nel frattempo sollevò lo sguardo, abbozzando un sorriso.
-Camilla.-
-Perchè non sali che ti stiamo aspettando per il dolce? Qui fa anche abbastanza freddo.- articolò tremando nel suo cappotto.

Sorrise appena. Avrebbe tanto voluto riscardarla con un abbraccio, ma lei non glielo avrebbe permesso.

-Ho bisogno di mettere in ordine qualche pensiero, e il freddo mi aiuta a concentrare.-
-Come preferisci. Ma almeno vorrei darti questo.-

Camilla aprì il suo cappotto tirando fuori un pacchetto non troppo grande, incartato per bene. Gaetano lo afferrò senza esitare troppo scartandone il contenuto. Camilla ci aveva davvero impiegato molto a trovare la cornice giusta per quella foto abbastanza ignota, che non mostrasse loro in un gesto più intimo dell'abbraccio che si scambiavano in questa.
In realtà era proprio quell'abbraccio il gesto più intimo che si potessero scambiare, solo che lei non se n'era resa conto.

-Spero di aver scelto la cornice giusta.- pronunciò imbarazzata, sperando che il regalo fosse stato apprezzato abbastanza per ripagare quello che era successo tra i due.

-Si, hai scelto la cornice giusta, e anche la foto. E' una delle mie preferite.- disse guardandola negli occhi. Si perdeva in quello sguardo affascinante, che spesso lei riservava solo ed escludivamente a lui. Ma non era abbastanza per colmare quella mancanza che sentiva dentro.

-Avrei preferito dartelo insieme agli altri, ma poi ho pensato che era giusto farlo in un momento tutto nostro, per poterci salutare tranquillamente.- Camilla pronunciò qualche parola in modo confuso, sperando non infliggere ancora un'altra coltellata nella stessa ferita.

-Salutarci? In che senso?- domandò Gaetano, confuso di fronte a tale affermazione. Inghiottì il cumolo di saliva all'altezza della gola e scosse la testa per concentrare i suoi pensieri esclusivamente a quello che stava succedendo.

-E' stata una scelta difficile ma l'ho presa. Forse avrei dovuto parlartene prima.-

-Puoi essere più chiara, Camilla?-

-Domani parto con George e Livia, starò a Londra con loro per qualche tempo. Non so quanto, ma so che mi farebbe soltanto bene staccare la spina. E' stata una scelta affrettata e se non te ne ho parlato è perchè...-

Gaetano, chiuse gli occhi in maniera quasi disperata, respingendo le sue emozioni, sentendosi il respiro mancare. Aveva sperato che potesse cambiare qualcosa e invece lei aveva deciso di sparire dalla sua vita, di mettere un freno ai loro sentimenti, di impedire alle loro strade di incrociarsi ancora. La bloccò immediatamente, in un ultimo disperato tentativo.

-Camilla sei sicura di aver fatto la scelta giusta? Insomma, ci hai pensato a tutto quello che lasci qui? A quante cose puoi ancora fare?-

"Ci pensi a me, a te, a noi. A quello che abbiamo vissuto e che potremmo ancora vivere se resti?" pensò Gaetano tra sè, incrociando il suo sguardo per l'ennesima volta.

-Si, Gaetano. Ci ho pensato bene. E' proprio per questo che ho deciso di partire, voglio rimediare a tutti gli errori che ho fatto, a tutti i casini che ho creato.-

-Ed è cosi che speri di risolvere le cose, scappando?-

-Io non sto scappando Gaetano. Se voglio rimediare a tutto, devo partire da me stessa. E poi mi farà bene stare con mia figlia e con mia nipote. Non voglio perdermi nessun momento della sua vita.- pronunciò quasi felice, senza risentimenti nei confronti dell'uomo che aveva amato e che in questo momento la stava implorando, indirettamente, di restare.

Gaetano esitò ancora, sperando che la donna potesse cambiare idea rendendosi conto dello sbaglio che stava per fare. Poi prese coraggio, e tirò dalla tasca una scatolina.

Camilla ignorò quel gesto continuando -Che fai? Non dici nulla?-

Lui alzò lo sguardo, disegnando con gli occhi i suoi lineamenti, qualche ruga in più, ma estremamente affascinante, e qualcosa in meno da dargli.
Camilla si accorse che Gaetano aveva appena preso qualcosa dalle tasche, la guardò con attenzione.

-Che cosa significa?-

-Pensavo di dartelo al momento giusto, quando saremmo stati da soli. E speravo che saremmo ripartiti proprio da questo. Ma a quanto pare...-

-Gaetano io...- ma qualcosa la frenava.

-Non devi dirmi nulla, Camilla. Capisco che a volerlo sono solo io. Mi sono illuso di poter ricostruire qualcosa.
Voglio dartelo comunque, perchè quando l'ho visto ho subito pensato a quanto ti sarebbe stata bene indossato. E voglio che tu lo tenga, anche se dovessi decidere di non metterlo mai.-


-Gaetano io...non credo che...-riuscì a farfugliare qualche parola, in maniera confusa.

-Pensaci Camilla, pensa a quante cose potremmo rimediare se resti. Potremmo ripartire dall'inizio, mettere fine a quel capitolo della nostra vita. Non ci sono più ostacoli tra di noi, perchè abbandonare tutto così, lasciare che sia il tempo a cancellarci. Non ha senso. Io, io ti amo Camilla, nonostante le coltellate, nonostante tutte le volte che io abbia sofferto per inseguirti. Io sono disposto a metterci una pietra sopra, a rispettare i tuoi tempi, però ti prego, dammi una seconda occasione. Soltanto una, per dimostrarti quanto la mia vita abbia un senso solo se ci sei tu.- pronunciò Gaetano mentre il suo sguardo e i suoi occhi si velavano di disperazione, perchè qualcosa gli diceva che Camilla non avrebbe cambiato idea. Ma le sue parole erano state sincere, profonde, dettate soltanto dai suoi sentimenti.

-Non ci riesco. Non so se è quello che voglio. Ho bisogno della mia dipendenza, Gaetano. E sono sicura che staro lontano mi aiuti a pensare molto. Mi dispiace.-

Gaetano lasciò cadere al corpo le sue braccia che fino a quel momento avevano sorretto una speranza, un gesto così intimo e sincero. Forse non bastava.

-Non puoi dirmi che è finita, non così.-

Camilla respirò lentamente, e lo guardò negli occhi, occhi in cui vedeva il suo tormento, la sua delusione. Ma a cosa sarebbe servito ricominciare se lei non era pronta? Pensò che era più giusto essere sincera.

-Mi dispiace, mi dispiace Gaetano...- gli disse in un ultimo respiro, prima di voltarsi e lasciarlo lì, mentre la neve ricominciava lentamente a fioccare.

Era ufficialmente Natale e Gaetano aveva capito. Ore 00.00. Quella fu l'ultima volta che la vide. Gaetano l'aveva persa per sempre.
 
                                        ***

Qualcosa la riportò alla realtà.
Improvvisamente sentì freddo, ma abbastanza domabile per poter raccogliere la stessa foto di qualche anno fa tra le mani. Si sedette sul letto, dando le spalle alla porta. Osservò quei due nella foto, così felici, senza risentimenti. Ci era voluto davvero un attimo per passare da quell'istante intenso, alla donna determinata a proseguire da sola, convinta di aver bisogno esclusivamente di se stessa per essere felice.
Non si riconosceva più.
In un gesto intimo e caloroso tracciò i loro volti con le dita, ritenendosi l'unica colpevole di quella situazione.

-Che cosa ti è successo. Dove sei. Perchè non riesco a trovarti più nelle cose che faccio, o qui dentro. Perchè ho permesso che tutto quello che abbiamo vissuto qui dentro sparisse per sempre? Ti ho fatto soffrire, ti ho tolto gli anni più intensi della tua vita per seguire un sogno irraggiungibile, perchè sono una cretina! Non avrei dovuto lasciare le nostre strade al destino e aspettare che si rincontrassero, se poi ero stata io ad allontanarci. Avremmo potuto vivere in modo intenso la nostra storia, ripartire da noi stessi. Non sarei dovuta scappare...Solo adesso mi rendo conto che non è servito a nulla, se non, se non a perderti per sempre. Forse se fossi rimasta, tutto questo non sarebbe successo.
Questo è uno dei momenti che porto sempre dentro con me sai, uno dei momenti che non ho mai dimenticato...-

Camilla si aciugò una lacrima che rapidamente le solcò sul viso e riprese a parlare con la foto, quasi lui potesse sentirla

-E solo ora mi rendo conto che tutto questo mi manca. Mi mancano le nostre giornate insieme,  mi manca parlare o ridere con te, mi mancano le tue mani, il tuo profumo, mi manca sentirti addosso. Mi manca tutto quello che abbiamo vissuto.-

Distaccò gli occhi dalla cornice, stringendo i denti in un disperato gesto, mordendosi la lingua per l'enorme errore che aveva diviso le loro strade per sempre.

-Non mi sono sentita abbastanza in colpa per quello che avevo fatto quella sera, non credevo di impazzire dalla voglia di correre da te. E invece no, non ce l'ho fatta Gaetano. Quella voglia di vederti era diventata irresistibile. Ma ora è tutto inutile. Non so neppure che cosa c'entri tu in questa storia, e ho così paura di saperlo.-

 In quel momento Camilla sentiva una strana sensazione pervaderla, un freddo che l'attraversava dentro, che travolgeva i suoi pensieri. Quello stesso brivido le rubava qualche respiro, sempre più forte, sempre più violento.

-Probabilmente avevi bisogno di me, avevi bisogno che ti tirassi fuori dai casini, come ha fatto anche tu con me. Forse saresti ancora qui, a stringermi forte. La mia vita non ha più un senso se tu non sei più qui, non riuscirò ad andar avanti, non ne vale più la pena. Avrei voluto dirti tante altre infinite cose, dirti quanto mi sia dispiaciuto andarmene così, senza provare a ricostruire qualcosa, a sistemare i nostri sentimenti. Avrei voluto darti di più, ero pronta a farlo. Non potrò mai accettare la tua assenza, scoprire che...no, non voglio crederci. Non voglio credere che un uomo forte come te si sia lasciato ammazzare. Non posso davvero credere che sia tutto finito così. Torre non mi fa intendere nulla, qui mancano tutte le tue cose, e... e io non...- Non aveva senso quello che stava facendo. Si alzò sbrigativamente dal letto  -non dovrei neppure stare qui!- Non appena si voltò alle sue spalle, sobbalzò all'indietro.

-Gaetano!!-


____________________________________________________________


Un attimo prima era convinta che gli fosse successa una tragedia, che l'avrebbe perso per sempre. Rimase sconvolta non appena notò la sua figura sullo sfondo della camera, a braccia conserte e con un sorriso da prendere sia schiaffi, ma riempire allo stesso tempo di baci. Si pizzicò sulle braccia per constatare se era frutto della sua immaginazione. I suoi occhi avevano visto perfettamente.
In un primo momento si sentì sollevata. Gaetano era lì, di fronte a lei, in splendida forma, anzi, anche meglio. Forse stare lontano da lei gli era servito a rimettersi, a dedicarsi a se stesso. Non riusciva a spiegare l'emozione di quel momento. Avrebbe voluto corrergli incontro e saltargli addosso, scusandosi per l'enorme cazzata che aveva fatto. Ma non lo fece. Non prima di averci visto chiaramente in quella situazione. Ritornò alla realtà e cominciò a farsi qualche domanda.

-Sopresa di vedermi?- quella figura parlava! Non poteva sbagliarsi.

-Ma...cosa ci fai tu qui?- replicò Camilla confusa.

-Io qui ci abito, l'hai dimenticato?- rispose determinato.

-Aspetta, ma non era sotto sequestro questo appartamento?-

Silenzio. Gaetano aveva inteso perfettamente, ma non aprì bocca. A lei bastò un attimo per comprendere tale silenzio.

-Ho capito! Che stupida.- si precipitò immediatamente fuori strappando il foglio attaccato alla porta, e furente ritornò in camera, dove Gaetano si era avvicinato al letto prendendo la foto tra le mani. -Avete messo in scena tutto questo per attirarmi qui, per umiliarmi, per farmi sentire in colpa per tutto quello che ho creato! Ecco perchè Torre era così serrato, stranamente non si è lasciato scappare nulla. Ecco perchè non ha insistito più di tanto che mi allontanassi dall'appartamento. Non è poi così tanto stupido da non pensare che appena fosse andato via, mi sarei intrufolata come una ladra! Era quello il suo scopo! Voleva che mi spaventassi della situazione!- gli urlò contro irritata, mettendo insieme i tanti tasselli nella sua testa.

-Ti sei davvero preoccupata?- replicò Gaetano, avvicinandosi lentamente al suo volto.

-Ho fatto un diluvio di cazzate Gaetano, ma anche io ho dei sentimenti!-

Gaetano si limitò ad annuire, abbassando lo sguardo.


-Ma che cosa pretendevi di ottenere Gaetano? Che cosa davvero speravi che avrei fatto? Vi siete presi gioco di me, mi avete trascinato in questa storia per cosa? Soltanto per vedere la mia reazione, come mi sarei comportata se tu fossi davvero morto. E' disgustoso!-

-Volevo solo...- Camilla lo interruppe all'istante.

-Cosa? Ferirmi, distruggermi come io ho fatto con te?-

-Volevo solo capire se conto ancora nella tua vita. Se anche tu, come me, non riesci a dimenticare quello che abbiamo vissuto.-

-Hai scelto la soluzione peggiore, Gaetano. Mi hai fatto credere che ti fosse successo qualcosa di orribile, quasi mi avresti fatto morire. E credo che sia nulla in confronto a quello che ti ho lasciato io qualche anno fa.- gridò a voce alta, tanto da fargli sentire il dolore che provava in quel momento.

-Però è stato utile, in parte.-

-Per cosa? Per sentirti dire cosa provo ancora, che se tu morissi, la mia vita non avrebbe alcun senso? Perfetto. Se era questo che volevi, bene, ci sei riuscito. Ma io te l'avrei detto comunque se tu non avessi inscenato questa storia patetica! Sarei corsa da te questa sera, per urlarti quanto anche io ti amo!- pronunciò delusa dal comportamento dell'uomo che poco prima quasi credeva morto, e nella sua delusione, nella sua furia riuscì a dirglielo, a essere sincera.

Questo però non le impedì di voltarsi determinata a chiudere per sempre quel capitolo. Questo poteva essere il loro momento, il loro Natale perfetto. La cosa peggiore che aveva fatto era stato lasciare la sua famiglia a Londra e perdersi un momento speciale come quello della Vigilia, che avrebbe trascorso tranquillamente.
Ma Gaetano le afferrò un braccio, voltandola nuovamente verso di lui. Questa volta i loro occhi si incrociarono, incastrandosi quasi perfettamente. In quella circostanza erano gli sguardi a parlarsi, a dirsi qualcosa che soltanto loro riuscivano a interpretare. Quando Camilla si aggrappò alle sue spalle per non cadere, una scarica elettrica folgorò i suoi pensieri. E quel freddo riprese a tormentarla, uccidendola definitivamente. Sembrò voler pronunciare qualcosa, ma non le usciva altro che un respiro gelido.

-Quel brivido...-

-Che cosa?- chiese Gaetano con un'espressione interrogativa.

-Quel brivido, quel brivido eri tu! Tu sei sempre stato qui, hai seguito ogni mio passo.- scrutò il suo sguardo toccandolo leggermente con le dite, mentre lui al tocco ritraeva leggermente il capo, per sentire la sua pelle delicata.

-Non riesco a capire.-

-Da quando sono arrivata qui, ho avvertito un brivido, freddo, che si faceva sempre più vicino fino a travolgermi. E ogni volta che lo sentivo, avvertivo la tua presenza. Sapevo che in un modo o nell'altro, eri qui con me.- Camilla sembrava aver messo da parte la sua umiliazione, lasciandosi trascinare da un vortice di emozioni, ognuna con la sua intensità. -E lo stesso lo sento adesso, come se mi avesse colpita in maniera violenta. Come se fosse stato quel brivido a spingermi da te.-  Gaetano le accarezzò il viso, sorridendo appena.

In quel momento si raccolsero in un abbraccio, che li riempiva entrambi delle rispettive mancanze. Non esisteva nient'altro.
Quando si sciolsero, anche Gaetano cominciava a sentire una strana sensazione, come se Camilla gli avesse trasmesso lo stesso brivido, gelandogli l'anima, il corpo.

-Hai freddo?- chiese Camilla prima di voltarsi verso la finestra -Certo se non vi fosse venuta in testa l'idea di spalancare tutte le finestre e congelare la casa.- ironizzò il fatto strappandosi un sorriso sul volto.

Gaetano negò con il capo tracciando il contorno del suo sorriso -No, non ho freddo, ma quando ci siamo abbracciati la scossa l'ho sentita un po' anche io.-

Camilla rimase perplessa -Davvero?- lui annuì con un gesto del capo.


-Perchè mi hai lasciata andare due anni fa, Gaetano? Perchè non hai cercato di trattenermi, di convincermi a restare?- la domanda scosse Gaetano.

-Credevo di averlo fatto in quel momento, ma forse non è bastato. Almeno a riempire il vuoto che avevi tu dentro. E tu perchè sei ritornata, dopo tutto questo tempo?-

-E hai bisogno che io te lo ripeta? Io credo di avertelo dimostrato prima, quando...quando parlavo con la nostra foto. Sono scappata via dalle mie paure, dalla paura di non essere abbastanza, di non poterti dare tutto, soprattutto me stessa. Dovevo soltanto riflettere, senza che tu soffrissi. Sentivo che ti avrebbe fatto male avermi accanto e non poter far nulla. E così ho capito che se valeva davvero la pena mancarci, dovevo allontanarmi da te e vedere quanto fossi in grado di resistere..- gli sussurrò tenendosi contenuti ancora l'uno nello sguardo dell'altro.

-E cosa hai assodato in questo caso?-

-Che ho resistito abbastanza e, che mi sei mancato, e da morire.- Nessun'altra parola poteva confermare la sua affermazione, il suo sguardo diceva tutto. -Abbastanza da rendermi conto quanto sia stata stupida a scappare così lontano.-

-E' servito a entrambi. Dovevamo mancarci da morire per capire che io e te, siamo completi solo stando insieme.- pronunciò Gaetano facendo breccia nel cuore di Camilla, come fosse la prima volta.

-Ma tu, come sapevi che sarei ritornata, come...come hai organizzato tutto questo?-

-Ho i miei informatori.- affermò deciso, abbastanza convinto che lei ci sarebbe arrivata da sola.

-Livietta...- pensò ad alta voce.

-Io e lei ci sentiamo da due anni, ogni giorno. Le chiedevo sempre come stavi, come ti vedeva nell'ultimo periodo. Volevo avere la certezza che qualcosa ti fosse rimasto di me, e che ci pensavi a noi. Così quando mi ha detto che avevi preso il primo aereo, ho organizzato tutto molto in fretta. E tu sai che su Torre ci si può sempre fidare.-

-Certo però addirittura inventarsi un nuovo commissario! Il dottor Fogliani...- ridacchiò Camilla.

-Ben, diciamo che su questo non ha mentito.-

-In che senso?-

-Nel senso che ha preso il mio posto.-

Camilla si sciolse dall'abbraccio, diventando seria. Non che non lo fosse stata fino a quel momento.

-Hai deciso di lasciare il tuo lavoro? Ti hanno trasferito?- chiese preoccupata.

-Ma no. Beh vedi, quando ci si deve assentare per un lungo periodo, i miei uomini hanno bisogno di un punto di riferimento.-

-Gaetano che cosa stai cercando di dirmi?-

-Che se vuoi, ti porto via con me. Lontano da qui, dai nostri sbagli, dal passato. Ricominceremo altrove. Senza più ostacoli, senza fraintendimenti. In un posto dove nessuno conosce la nostra storia.-

-E questo secondo te può aiutarci?-


-Assolutamente si. Però se non ti senti abbastanza pronta, lo capirò. Solo che a quel punto sarò io ad andare via lo stesso, senza se e senza ma, ricomincerò da me stesso.-


Camilla gli poggiò due dita sulle labbra, perchè smettesse di parlare. Ci aveva messo davvero tanto a capire che il suo futuro era sempre stato davanti ai suoi occhi. Era lì, che gli gridava di essere inseguito, afferrato, vissuto. E lei si era bloccata nel suo passato, condizionata dalle sue scelte sbagliate. E lui, invece di trattarla allo stesso modo, invece di distruggerla, di farle del male, le aveva permesso ancora una volta di far parte della sua vita, senza uscire più. Perdonando tutti i suoi sbagli. E questa era la dichiarazione d'amore più bella che lui potesse fargli.

-Sto aspettando una risposta.-

-Dovunque tu vada, io vengo con te.- Gaetano si avvicinò fino a togliere le distanze.

Sulle loro labbra riprendeva il sapore di un sentimento mai finito. Di un amore destinato a consumarsi ancora, a lasciarsi rincorrere chissà ancora per quanto, avvelenando i cuori ma essere anche l'antidoto perfetto. Uccidersi, ma vivere sempre l'uno con l'altro. Il profumo di quel momento si incastrò addosso, rilasciando un'energia tanto alta da riscaldare perfettamente i loro corpi, arrestando il brivido che fino a quell'istante li aveva tenuti distanti.

Un suono li destò dai loro pensieri. Le campane in città rintoccavano la mezzanotte.

TORINO 00.00

-Due anni fa ti ho persa, esattamente nello stesso instante in cui oggi ti ho ritrovata.-

-Buon Natale, amore mio.-


 

Eccoci giunte al termine di questa storia. Non potevo non terminarla con un lieto fine. Ecco qui, quello che ogni tanto la mia testa elabora. Non è stata sicuramente una delle migliori, perchè quelle trasmettono sempre qualcosa, e restano incastrate nei cuori, ma quello che ho cercato di fare io è riempire qualche mancanza, sia mia che vostra. Immaginare che tra di loro, anche se a distanza di tempo, le cose si sono sistemate, mi aiuta a trovare una speranza per il finale che meritiamo di avere.
E' stato bello dopotutto cimentarsi in questa impresa, e ne vado anche leggermente fiera. Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va. Grazie e alla prossima!











 

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