I nuovi vigilanti

di MiaBlack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1: cambio di guardia ***
Capitolo 2: *** capitolo 2: furto all'archivio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: incontro/scontro ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: problemi ***
Capitolo 5: *** capitolo 5: rapina ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: un caffe e due chiacchiere ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** capitolo 1: cambio di guardia ***


La storia si colloca dopo tutte le varie one shot di "What? realy? my.." i protagonisti principali non saranno Oliver e Felicity, ma i loro figli. Esatto Robert, Hope e la piccola Sara Diggle, che per ragioni di copione non avrà tutti quegli anni di differenza con i gemelli (licenza poetica).
quindi boh se vi interessa sapere cosa è successo ai piccoli gemelli ecco qui la storia!

I nuovi vigilanti

La vita delle persone non è mai come appare dall'esterno, la gente ti guarda e sa solo criticare: come ti vesti, come di comporti, cosa dici e come lo dici, puoi essere stato la persona più brava e buona per tutta la tua vita e poi arriva il giorno che non ce la fai più e scoppi, fregandotene di dove ti trovi, di chi ci sia li con te, la rabbia e la frustrazione che hai chiuso dentro di te, che hai cercato di non far uscire per tutto quel tempo esplode come l'acqua che distrugge il muro di una diga, a quel punto non puoi più fermarti, non puoi più fare niente se non lasciarti travolgere dai tuoi sentimenti e sperare di non fare troppi danni.

 

La diga di Hope Smoak Queen era esplosa troppo presto, la gente la guardava e pensava che quella ragazza avesse avuto tutto dalla vita e che fosse un ingrata, viziata figlia di papà; aveva una bella famiglia che l'amava, una bella casa, tanti soldi, era anche una bella ragazza con un intelligenza sopra la media, eppure la ragazza non aveva una bella reputazione tra le persone della sua città, la sua intelligenza l'aveva portata alla consapevolezza troppo presto, quando ancora non si è abbastanza maturi perché la diga resista alla cattiveria delle persone che invidiano la tua vita senza nemmeno conoscerla.

 

***

 

-Non credi che sia ora di fermarsi? - un voce femminile risuonò per la sala dove una giovane ragazza stava facendo alcuni esericizi al sacco, la giovane ignorò la voce continuando concentrata i suoi esercizi:

Jab,

cross,

gancio destro...

ancora una volta, più velocemente però. Ancora uno: colpi più veloci e più potenti, per poi invertire l'esercizio:

cross,

jab,

gancio sinistro...

una seconda volta, poi una terza, veloce, precisa, pesante ma leggera.

-Hope! - tuonò ancora la voce avvicinandosi alla bionda che muovendo alcuni passi girava attorno al sacco cercando una posizione più concigliante per un nuovo attacco, assecondando il movimento ondeggiatorio che esso faceva creando un piacevole diversivo.

Le altre persone presenti nella sala si voltarono a guardare le due.

Quando la donna entrò nel campo visivo di Hope quella si fermò sollevando le sopracciglia.

-Dicevi qualcosa zia? - chiese sfilandosi un guantone e togliendosi le cuffie dalle orecchie, l'altra scoppiò in una risatina divertita attenta però a non essere vista dalle altre persone.

-Inizia il corso. - rispose semplicemente indicando il gruppo, che a bordo tatami, le stava osservando bisbigliando tra di loro.

-Ah... okay... posso tirare qualche calcio prima? O devo... -

-Ragazzi iniziate il riscaldamento: dieci piegamenti! Tu hai sessanta secondi, trenta destro, trenta sinistro, circolari medi, io ti tengo il sacco. - le due si sorrisero, il mondo la poteva odiare, ma lei rimaneva la cocca della zia e quello le bastava.

Quando il timer suonò Hope tirò l'ultimo calcio con il massimio della potenza, il colpo creò un rumore sordo che rimbombò per le pareti della sala attirando l'attenzione dei ragazzi che sdraiati a terra avevano iniziato a fare gli addominali.

-Grazie zia, ora vado. -

Sara Lance osservò la figura della nipote acquisita raccogliere le sue cose e uscire dalla stanza senza degnare nessuno di un saluto, quella ragazza era la gioia e la preoccupazione di tutta la sua famiglia Sara inclusa.

-Signorina Lance... - sentendosi chiamare Sara si riscosse e tornò a prestare attenzione ai ragazzi, davanti a lei apparso dal nulla c'era un ragazzo che non aveva mai visto.

-Lei è la signorina Lance? - chiese, parlava correttamente l'americano anche se con un accento straniero.

-Si sono io, tu saresti? - chiese squadrandolo un attimo, era più alto di lei, capelli corti neri, occhi di un blu profondo e un fisico scolpito, messo ben in evidenza dalla canottiera attillata e dai pantaloncini corti.

-Mi chiamo Alexandre, mi sono appena iscritto. - spiegò lui, Sara si prese un lungo minuti per studiarlo, non era il tipico ragazzo che solitamente arrivava nella sua palestra. I ragazzi e anche le ragazze che arrivavano alla palestra si dividevano in due gruppi: quelli con una elevata sicurezza in se stessi, che lei si assicurava di ridimenzionare subito e quelli che invece avevano paura anche di un moscerino, c'erano anche quelli tranquilli, ma solitamente non si presentavano al suo corso, Alexandre non rientrava in nessuna delle tre categorie.

-Esperienze? - chiese velocemente, il riscaldameto stava andando avanti e non voleva perdere troppo tempo, era chiaro che non era un novellino lo percepiva, era una cosa che non poteva spiegare.

-Si, mi alleno fin da piccolo. -

-Questo però non è un corso molto avanzato, ci sono molti nuovi che hanno iniziato da poco, probabilmente ti annoierai. - lui scosse le spalle come se non gli interessasse.

-Okay, inizia a correre. - il moro iniziò a correre dietro gli altri.

-AH! Non chiamarmi signorina Lance se ci tieni ad avere le ossa intere... Sono Sara! - il ragazzo annui sorridendo, quella era la prima emozione sincera che la donna riusciva a intravedere in quello strano ragazzo, in un attimo si trovò a pensare a quando era tornata a casa, dopo che Nyssa l'aveva liberata dal suo accordo:

 

Erano passati quindici anni da quando Nyssa l'aveva accompagnata a Starling city durante il giorno di Natale, era stata una sorpresa, finita una missione la giovane Al gul aveva deciso di fare una deviazione per permettere a Sara di salutare la sua famiglia e gli amici, prima di tornare a Nanda Parbat dove suo padre le stava aspettando.

Arrivate a casa le due avevano scoperto che suo padre non era in città e avevano quindi deciso di passare dai loro amici, dopo il pranzo mentre scartavano i regali e Oliver e Felicity discutevano su i regali ai figli, Nyssa aveva annunciato la sua libertà.

Rimasta in città Sara si era ritrovata a fare i conti con la realtà, data per morta, non aveva mai finito la scuola, nessuna esperienza lavorativa a parte uccidere le persone, adattarsi nuovamente alla normalità non fu facile, per un periodo Thea Queen, l'aveva assunta come barista ma non era quello che voleva fare nella sua vita. Due anni dopo aver cambiato un numero impressionante di lavoro Sara riuscì grazie all'aiuto dei Queen ad aprire la palestra “Taer al safer”, “Il canarino”, la Queen Consolidated le aveva fornito il capitale e il fondo, ma ogni decisione presa all'interno spettava solo ed esclusivamente a Sara, dopo quasi dieci anni dall'apertura quella era la palestra più frequentata da tutti i cittadini.

 

***

 

Hope si allontanò dalla palestra sgommando in sella alla moto, se l'avesse vista sua madre sicuramente le sarebbe venuto un infarto, ma se era riuscita a non morire mentre Oliver andava a caccia di assassini psicopatici armato di arco e frecce con addosso solo un costume di pelle, poteva resistere anche a qualche sgommata da parte della figlia.

La moto nera opaca percorsse le strade della città a tutta velocità fino ad arrivare nella zona che un tempo era stata quella più degradata della città: il glades era stato completamente trasformato e molta parte del merito era proprio della Queen consolidated che aveva investito tempo e denaro nella ricostruzione e nella riabilitazione del quartiere, li nonostante gli anni c'era ancora il locale che Oliver Queen aveva aperto dopo il suo ritorno dall'isola, il Verdant, troneggiava in tutto il suo splendore dopo i lavori di miglioria che Thea gli aveva fatto, nel sottosuolo però, il locale nascondeva ancora il vecchio covo sede delle missioni di Green Arrow. La ragazza entrò attraverso un passaggio nascosto e parcheggiò la moto accanto a quelle che usavano la sera quando con i loro completi continuavano i lavoro che i loro genitori avevano iniziato: Hope, Robert e Sara Diggle, avevano preso in consegna le identità segrete e continuavano il loro lavoro.

“Salve Hope, bene arrivata!” la voce leggermente robotica di Tai l'accolse appena entrata nella sala dei computer, strappandole un sorriso divertito.

-Ciao Tai. -

“Hai lasciato qui i tuoi libri come pensi di andare all'università se non ti porti dietro i libri?” la bionda roteò gli occhi, alcune volta Tai le ricordava sua madre, come se per imparare qualcosa a lei servisse un libro.

-Tai se volevo una predica passavo in ufficio da mia madre...-

-Solo perché ti infastidisce quando qualcuno ti dice la verità non vuol dire che abbia torto! - la voce dolce di Sara Diggle la face voltare di scatto, non si era accorta della presenza dall'amica, non che fidanzata di suo fratello Robert.

-La verità è solo una visione soggettiva della persona che la sta dicendo. - commentò asciutta lasciandosi cadere su una delle poltrone girevoli vicino ad un computer.

-Odio quando fai la filosofa, barra, psicologa, barra, saccente so tutto io! - Hope sorrise sistemandosi i lunghi capelli biondi su una spalla, osservava l'amica con un sorriso divertito era piacevole essere se stessi senza la paura di essere giudicati o criticati dalle altre persone.

-Okay, non è vero ti adoro sempre! Prendi! - la mora lanciò all'amica qualcosa che aveva afferrato da uno dei tavoli.

-Cioccolata! - esclamò afferrandola al volo e scartandola per poterla mangiare.

Il covo era stato rimodernato, primo tra tutti gli interventi era stato l'impianto di Tai, un intelligenta artificiale in grado di ragionare aiutando i tre nelle loro missioni, al centro c'erano alcune scrivanie che formavano un cerchio dove erano stati collocati i computer, il tatami e le varie attrazzature per gli esercizi erano in un angolo del covo, poco distante erano state collocate le armi e i loro costumi, il covo era stato strutturato in modo più funzionale possibile, come diceva sempre Felicity niente a che vedere con la prima versione che vedeva solo Oliver e Diggle a lavorare li sotto.

-Allora pronta per scendere in strada stasera? - chiese Sara giochicchiando con una penna.

-Sono sempre pronta lo sai.-

-Se fossi in te però ci andrei piano quando pesti qualche ladro, l'ultimo è ancora in ospedale con una gamba rotta e quatto costole fratturate. - l'ultima volta Hope si era trovata davanti ad una rapina e non ci aveva pensato due volte a inseguire il ladro, il tipo però non era poi questo osso duro, tanto che con pochi colpi era finito al tappeto più morto che vivo, il capitano Lance si era preso la briga di sgridare il suo alterego travestito e di ricordarle che se li tollerava era solo perché pensava potessero essere d'aiuto, ma se quello era il loro nuovo modo d'agire avrebbe dato il via ad una nuova task force che si concentrasse su di loro, Hope era stata così mortificata che aveva chiesto scusa più volte e si era assicurata di scansare il detective anche mentre indossava gli abiti civili.

-Sono stata a scaricarmi in palestra. -

-Contenta zia Sara, tutte le volte le rovini i sacchi!- Hope sorrise al ricordo di quando il sacco si era rotto e la sabbia si era riversata sul tatami, aveva fatto un salto indietro allibita, era successo una sola volta ma era bastato per peggiorare la sua reputazione, tra gli aggettivi che la riguardavano da quel momento c'era anche violenta.

-Zia Sara sa che non fu colpa mia. - ed era vero, il sacco era vecchio e si era rotto a Sara mentre si allenava, Hope gli aveva dato solo il colpo di grazia.

-Ci facciamo un giro sul tatami? - chiese Sara rubando l'ultimo pezzo di cioccolata che l'amica ancora teneva in mano.

-Te ne pentirai! - sibilò buttando via la cartaccia prima di seguire l'amica sul tatami.

“Ragazze mi raccomando non fatevi male.”

-Traquillo Tai. - risposero le due in coro con voce minacciosa, se Tai fosse stato in grado di provare qualche emozione sicuramente non sarebbe stata la tranquillità.

 

Continua...


eccoci alla fine del primo capitolo, non è successo niente di emozionante ancora, ma prometto che il gruppetto avrà una vita movimentata, ormai mi conoscete e sapete che le cose facili non fanno per me.
l'idea mi è venuta perchè più volte mi sono trovata a pensare e mi è stato anche chiesto che cosa ne era stato dei gemelli, li avevamo lasciati come la famiglia del mulino bianco ma qualcosa non è andato poi così bene perchè Hope non sembra proprio la principessina amorosa che ricordavamo!
un bacione a tutti!
l'aggiornamento è una volta a settimana o sabato o domenica!

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Capitolo 2
*** capitolo 2: furto all'archivio ***


Capitolo 2

 

Il grande orologio appeso alla parete della sala al Taer al saferm segnava quasi la fine della lezione, Sara guardò i ragazzi che si trascinavano esausti, se fossero stati a Nanda Parbat Nyssa li avrebbe uccisi tutti, ma li non erano a Nanda Parbat e lei non era Nyssa, ma soprattutto quei ragazzi non erano aspiranti assassini della lega.

-Okay basta facciamo il saluto! - voleva porre fine non solo alle loro sofferenze ma anche alla sua, vederli muoversi come cadaveri ambulanti la infastidiva, doveva però tener presente che non tutti i suoi alievi erano come Hope, docili macchine da uccidere se istigate a dovere, l'unico che ancora resisteva bene era Alexandre, non si era sbagliata, era ben allenato e probabilmente avrebbe tenuto testa a Hope senza troppi problemi.

-Alexandre. - il ragazzo si voltò e raggiunse Sara che gli faceva cenno di avvicinarsi, come primo allenamento era stato deludente, si aspettava di più da come ne parlavano in facoltà alcuni ragazzi.

-Lo so che ti sarai annoiato, purtroppo a quest'ora il livello è questo...- cercò di scusarsi Sara, senza sapere nemmeno lei perché lo stesse facendo, quel ragazzo le piaceva, era una sensazione a pelle.

-Non si preoccupi, mi aveva avvertito.- rispose educatamente il giovane.

-Se mi dai ancora del lei giuro che ti farò molto male, ma passando oltre ti do gli orari dei corsi avanzati che ti possono interessare di più. La sala solitamente non è ad accesso libero, sarebbe gradita la presenza di un istruttore per una questione di assicurazione, ma se non hai nulla da fare e vuoi venire anche se non c'è un corso vieni, lo dirò io a Sin e non avrai problemi. -

Alexandre guardò la donna sorpreso non si aspettava un trattamento di favore da parte di una perfetta sconosciuta, invece l'aveva accolto senza problemi e gli stava concedendo libero accesso alla sala anche se questo era contro il regolamento.

-Grazie. -

-Se vuoi possiamo fare un paio di scambi io e te. - si propose Sara.

-Ti ringrazio, ma devo scappare, devo fare una cosa.-

-Non ti preoccupare quando vuoi! Ah, spesso c'è una ragazza che usa la sala, ha un pessimo carattere, ma non ti lasciare intimidire sotto sotto non è poi così male! - se l'avesse sentita Hope si sarebbe sicuramente arrabbiata, ma quella era pur sempre la verità.

-Okay! -

 

 

“Ragazze non vorrei interrompervi, ma c'è Robert in linea.”

La voce di Tai risuonò per la grande stanza del covo, le due ragazze si stavano ancora picchiando sul tatami, dopo un po' di esercizio avevano deciso di fare sul serio e ora era una specie di guerra senza quartiere, le due stavano cercando praticamente di uccedere l'altra senza però farle veramente male.

-Che c'è Robert? - chiese Hope mentre parava un colpo di spada con il suo boo staff per poi far volare via l'arma all'amica.

-Cazzo!- esclamò Sara ruotando il polso.

“Che state combinando?” a parlare questa volta era stato Robert che come sempre aveva bisogno di avere il controllo su tutto quello che accadeva, per alcuni versi le ricordava suo padre, maniaco del controllo, manie di protagonismo e di egocentrismo, per non parlare del complesso dell'eroe che alimentava il suo ego già spropositato.

-Ci stavamo allenando. - spiegò Sara recuperando la spada e rimettendola al suo posto.

“C'è qualcosa che non va all'archivio della polizia...”

-Tai! - il computer iniziò subito le ricerce aprendo le videocamere a circuito chiuso dell'archivio.

-Dio santo! Per natale chiedo a mamma di regalare delle telecamere nuove! Non si vede niente! - le vecchie videocamere presenti nell'edificio avevano una risoluzione dell'era prestorica, in situazioni normali avrebbero gradito, ma ora che non dovevano passare in osservati la cosa li irritava molto.

-Robert ha preso qualcosa, ti raggiungiamo! Tai continua a seguirlo.- mentre il computer continuava a seguire i movimenti del ladro le due ragazze si infilarono il completo e schizzarono fuori dal covo in sella alle loro moto.

-Robert lascia stare ci pensiamo noi! - esclamò Sara aumentando la velocità, se il ladro fosse uscito dall'archivio prima del loro arrivo Robert avrebbe fatto sicuramente qualcosa di stupido e loro dovevano impedirglielo.

“Posso cavarmela con un semplice ladro.” rispose infastidito il ragazzo.

-Sei senza maschera Robert! -

“Sta scappando lo inseguo!”

-ROBERT NO! - urlarono insieme le due, ma ormai il giovane non rispondeva più, attraverso l'auricolare sentirono la moto salire di giri e poi la velocità crescere, lo stava inseguendo correndo il rischio di essere riconosciuto.

 

Robert aveva visto dei movimenti in uno dei piani dell'archivio e si era fermato, con i l'aiuto delle ragazze e di Tai aveva scoperto che c'era veramente qualcuno all'interno che stava trafugando qualcosa, quando l'aveva visto uscire si era buttato all'inseguimento ignorando le due ragazze che gli dicevano di fermarsi, lui era li a pochi passi dal ladro avrebbe potuto fermarlo in un attimo, mentre loro dovevano arrivare dal Glades. Dopo aver corso come un pazzo per la città il ladro girò in un vicolo poco frequentato, Robert decise che quello era il luogo giusto per bloccarlo senza essere visto, sterzò di colpo ed entro nella stradina a fari spenti.

“Robert ti consiglio di stare attento” consigliò Tai senza ricevere risposta. La via era poco illuminata due dei tre lampioni erano rotti e sotto l'unica fonte di luce c'era il misterioso ladro.

-Questa non è la tua giornata fortunata... - Robert aveva attirato su di se l'attenzione dell'uomo, il quale lo guardò senza scomporsi, sembrava che Robert non risultasse una minaccia per lui.

-Rendimi quello che hai preso all'archivio e forse ti lascerò andare. - la figura non si scompose rimase immobile a fissare Robert, poi allungò il braccio porgendo il fascicolo che teneva in mano, Robert si avvicinò per prendere i documenti. Erano uno davanti all'altro quando il ladro con un movimento rapido colpì Robert con un calcio, che impreparato a pararlo incassò senza venendo spinto via.

-Sarà per la prossima volta! - esclamò divertito prima di arrampicarsi sulla scala antincendio del palazzo e sparire su i tetti degli edifici.

-Dannazione! Tai!?-

“Mi spiace Robert, non ci sono telecamere su i tetti, non posso seguire i suoi movimenti.”

-Dannazione! - esclamò ancora più frustrato, sicuramente Hope e Sara lo avrebbero sbeffeggiato per molto tempo.

-Sei un idiota Robert! Dovevi aspettare noi. - le due erano appena arrivate e lo guardavano con dissaprovazione.

-Non mi aspettavo che mi attaccasse. -

-Beh ormai è andato, c'è poco da fare, torniamo indietro. - Sara era smontata dalla moto e aveva aiutato il ragazzo ad alzarsi, il colpo non era stato forte, ma comunque avrebbe portato i segni per qualche giorno ricordandogli così il suo fallimento.

 

***

 

La mattina dopo a villa Queen si respirava un aria pesante, Robert sedeva a tavola e fissava la tazza con espressione imbrociata, Sara seduta accanto a lui lo guardava preoccupata continuando a girare il contenuto della sua tazza con il cucchiaio, senza però portarlo mai alla bocca. L'unica fra tutti a comportasi in modo normale era Hope che camminava per la cucina con un libro in mano e una tazza di tea nell'altra mentre borbottava qualcosa che solo lei poteva sentire.

-Buongiorno ragazzi. - una donna bionda era appena entrata in cucina regalando uno splendido sorriso a tutti.

-Buongiorno Felicity.- salutò educamente Sara ricambiando il sorriso per poi tornare a contemplare Robert. La donna fissò i due figli alzando il sopracciglio, sembrava che nemmeno si fossero accorti del suo arrivo.

-E' successo qualcosa? - chiese rivolta a Sara visto che era l'unica a sembrare presente in quella stanza.

-Hope ha un esame, sta ripassando. - spiegò lei indicando l'amica con un cenno della testa.

-Ovviamente. - quando Hope aveva un esame era meglio non starle troppo vicino, nonostante la sua intelligenza, ereditata dalla madre, Hope tendeva ad essere aggressiva e psicopatica quando cercava di imparare le nozioni.

-Robert invece? -

-Robert sta rimuginando su ieri sera... - rispose Hope senza staccare gli occhi dal libro.

-Che è successo? -

-Ne ha prese e ha lasciato fuggire un ladro. - continuò Hope, la sua voce non tradive alcuna emozione, rispondeva esponendo i fatti come erano accaduti, ma le parole della sorella fecero scattare Robert.

-Non sei divertente! - urlò voltandosi verso la sorella che però non aveva dato segno di considerarlo.

-Non l'ho fatto di proposito a lasciarlo scappare. - sul volto di Robert era apparso un livido scuro.

-Per la miseria, Robert, stai bene? - Felicity si precipitò a guardare il figlio per assicurarsi che non avesse nulla di grave, il livido tendeva già al viola, ma sembrava non esserci nulla di grave.

-E chi l'ha mai detto. Ho l'esame io vado. Buona giornata! - diede un bacio alla madre prima di uscire dalla cucina e incrociare suo padre insieme all'amico non che capo della sicurezza di villa Queen.

-Ciao papà, ciao zio John! -

-Ciao principessa. - Oliver si sporse per darle un bacio che la bionda accettò di buon grando prima uscì di casa.

-Che succede? - chiese Oliver entrando in cucina.

-Niente. - rispose subito Robert tornando a sedersi e continuando a fissare la tazza, facendo sospirare Sara per la frustrazione, Robert era una testa dura esattamente come era Oliver, suo padre glielo aveva detto tantissime volte, ma non poteva fare a meno di provare quello che provava, stare con Robert era frustrante, ma la maggior parte delle volte era fantastico.

-Un furto all'archivio, Robert ha provato a fermare il ladro, ma non c'è riuscito. - spiegò Sara, beccandosi un occhiata assassina dal ragazzo prima che uscisse sbattendo la porta dietro di lui.

-Beh, capita... a Oliver capitava un sacco di volte. - esclamò Felicity alzando le spalle, aveva visto i suoi figli all'opera e anche se non era d'accordo con la loro decisione di pattugliare le strade, aveva deciso però di non impedirglielo, non poteva pretendere che loro non lo facessero, quando lei aveva sempre aiutato Oliver a farlo, sarebbe stato un comportamento da ipocrita.

-Non è vero! - sbottò indignato Oliver punto sul vivo.

-Mi spiace amico, ma Felicity ha ragione, prima ti scappava e poi andavi da lei a chiederle aiuto. - rincarò la dose Dig nascondendo un sorriso divertito all'espressione indignata che l'uomo stava assumendo.

-Non ho intenzione di innoltrarmi in questa conversazione. Andiamo è tardi! - dopo aver detto ciò Oliver uscì dalla cucina seguido da Diggle che roteava gli occhi. Felicity si trattenne qualche momento in più, versando del caffè in tre bicchieri.

-Sara, armati di pazienza, perché gli uomini Queen sono maledettamente cocciuti! - la mora sorrise annuendo, mentre Felicity usciva con tre bicchieri di caffè in mano.

 

La famiglia Queen era una famiglia poco convenzionale, gli innumerevoli problemi che avevano dovuto superare l'avevano però resa una famiglia che funzionava, le paure e le incertezze che Oliver e Felicity avevano affrontato, con il tempo avevano reso chiaro ad entrambi l'amore che provavano e il bisogno che entrambi avevano l'uno dell'altra.

-Tenete! - Felicity porse i bicchieri uno a Diggle e uno a Oliver tenendo per se il terzo. Oliver osservò il suo bicchiere lasciandosi sfuggire un sorriso malinconico.

-A cosa pensi? - chiese osservandolo.

-Mi avevi detto che non mi avresti mai portato un caffè... - spiegò lui ricordando come si era arrabbiata quando, per motivi di comodità le aveva cambiato lavoro: da semplice tecnico informatico l'aveva messa come sua segretaria personale.

-L'avevo detto a Oliver Queen, amministratore delegato della Queen consolidated, ma io il caffè l'ho portato a mio marito, non chè mio socio. - Oliver le passò un braccio attorno alle spalle tirandola verso di se.

-Ti amo. -

-Lo spero bene! - Oliver sorrise stringendola ancora di più a se.

-Sei preoccupata vero? - ne avevano parlato tante volte e tutte le volte la conversazione era finita allo stesso modo, non potevano fare a meno di preoccuparsi e di assicurarsi che i loro figli stessero bene, molte notti le passavano svegli aspettando di sentirli rincasare, se tornavano allora stavano bene, ammaccati, malconci, ma comunque vivi. In tre anni che pattugliavano le strade non si erano mai fatti niente di grave, qualche livido, qualche frattura, ma sostanzialmente ne erano sempre usciti incolumi.

-Tu no? Vorrei solo vederli felici e spensierati, non pensavo che avrebbero ereditato questo insieme al tuo cognome. - rispose Felicity, non era nei loro piani far si che Robert, Hope e Sara diventassero i nuovi vigilanti, ma ormai la vita era andata in quel modo.

-Vorresti che le cose fossero andate in modo diverso? - Oliver si irrigidì aspettando la risposta, Felicity ci stava pensando, poteva vedere i neuroni del suo cervello elaborare tutte le possibilità.

-Il fatto che tu pensi che io ci debbe anche solo pensare mi fa credere fortemente che tu sia un idiota! - esclamò ridendo.

-No che non vorrei che fosse andato diversamente, forse solo con Hope, non è la bambina che ho cresciuto. Ho la sensazione di averla persa.-

-Non l'hai persa è sempre la splendida bambina che hai cresciuto è solo diventata adolescente e proprio come la mamma sta attraversando un periodo difficile. Dobbiamo ringraziare ancora Sara per aver canalizzato tutta la sua rabbia in qualcosa di costruttivo...-

-Dopo volevo passarla a trovare è tanto che non viene a cena da noi. Che ne dici di fare una cena tutti insieme? - una cena di famiglia, un occasione perché il gruppo si vedesse e stesse un po' insieme per raccontarsi le novità.

-Direi che è un idea eccellente.-

-Bene allora si farà sabato a pranzo. Dig, tu e Lyla potete vero? - chiese rivolgendosi all'amico che guidava l'auto.

-Se il mio capo mi da libero penso che non ci siano problemi. -

-Allora hai la giornata libera! - assicurò soddisfatta la bionda guardando Oliver come a sfidarlo a contraddirla.

 

***

 

Quello stesso pomeriggio Felicity alle quattro decise di chiudere i terminali e di uscire prima da lavoro, era pur sempre venerdì se la meritava una mezza giornata di ferie. Uscì dall'ufficio e puntò dritta verso l'ufficio davanti al suo, i muri a vetro le permettevano di vedere l'uomo che seduto alla scrivania stava parlando al telefono grattandosi la testa frustrato. La bionda entrò nell'ufficio senza bussare, Oliver era così preso dalla telefonata che non l'aveva vista e sentendo la porta aprirsi punto lo sguardo di fuoco sul malcapitato che aveva deciso di entrare e di interromperlo, appena vide chi era però lo sguardò si addolcì e con un gesto della mano la invitò ad andare da lui.

Felicity fece il giro della scrivania e si appoggiò al ripiano accanto all'uomo aspettando che terminasse la chiamata.

-Si esatto, no passo io. Bene grazie, buona giornata.-

-Passi dove? - chiese mentre chiudeva la chiamata.

-Una sorpresa per domani. -

-Mi piacciono le sorprese! Eh? - gli occhi della bionda luccicarono come quelli di un bambino il giorno di natale.

-Se te la dico che sorpresa è? Dimmi quello che volevi dirmi. - Felicity gonfiò le guancie come una bambina, sperando così di ottenere qualche informazione, ma l'unica cosa che ottenne fu un bacio sul naso che le fece il solletico.

-Uffy. Volevo dirti che sto andando da Sara. -

-Ti fai accompagnare da Dig vero? - da quando Slade era stato neutralizzato e loro avevano ripreso in mano la compagnia la città non vedeva più i Queen come il male che l'aveva portata alla distruzione. La Queen Consolidated aveva dato un contributo tangibile e impressionante per la ristrutturazione e per risanare le zone degradate della città, Felicity non correva alcun rischio ad andare a giro da sola, solo che Oliver era troppo protettivo per lasciarglielo fare.

-Devo andare da Sara, non sotto copertura a contare le carte in una bisca clandestina. Ne devo fare da esca per un famoso pluriomicida e tanto meno devo punzecchiare un pazzo psicopatico con la forza di Hulk con una siringa.- Oliver scoppiò a ridere, queste erano alcune delle volte in cui Felicity si era messa in pericolo per aiutare Oliver con la sua missione, decisamente andare da Sara con la sua auto non sarebbe stato lontanamente pericoloso come una delle volte che lei aveva indicato.

-Okay, Dig lo tengo io.-

-Bravo, anche perché tu devi andare a quell'incontro e Dig deve essere al tuo fianco. - gli ricordò Felicity, l'incontro era una semplice riunione niente di pericoloso, ma la sua posizione richiedeva che Dig lo accompagnarsse.

-Ci vedamo a casa. -

 

Tra la Queen consolidated e la palestra non c'era tanta strada. Felicity prese una delle auto dell'azienda e raggiunse la palestra, così poi da poter tonrare a casa direttamente.

Arrivata trovò Sin al bancone, un altra ragazza che Sara aveva salvato.

-Buona sera signora Queen...- la salutò, la ragazza aveva lasciato il taglio alternativo che aveva da giovane per una folta chioma nera tenuta ferma da alcune bacchette cinesi. Sin era diventata una bella donna con una sicurezza in se stessa che poche donne avevano, Sara aveva adempito in modo magnifico alla promesse che aveva fatto al padre della giovane.

-Quante volte ti devo dire di chiamarmi Felicity e che devi darmi del tu? - Sin anche se sapeva del segreto di Sara non era mai stata messa al corrente su chi fosse Arrow.

-Scusa. Se cerchi Sara è nella sala ha appena finito una sessione di allenamento. -

-Grazie. - senza esitazione varcò la soglia che conduceva verso la sala attrezzi, i suoi tacchi producevano un rumore in contrasto con quello che la circondava, l'abito rosso e il profumo che Oliver le aveva regalato, contrastava con il leggero odoro di sudore e gli abiti sportivi e sudati che le persone avevano attorno a lei, per raggiungere la sala però non c'era altro modo che passare da li, mentre percorreva il corridoio incrociò un gruppetto di ragazzi che doloranti si allontanavano dalla direzione in cui lei stava andando.

Sara stava sistemando alcuni attrezzi e non si accorse subito dell'amica, o se lo fece non lo diede a vedere.

-Che cosa hai fatto a quei poveri ragazzi? - chiese Felicity attirando su di se l'attenzione dell'altra bionda.

-Fel! Che bello, che ci vai qui? - Sara lasciò quello che stava facendo a metà e raggiunse l'amica che l'aspettava sul bordo del tatami.

-Sono veuta a salutarti, tu non passi mai! - le due bionde si salutarono abbracciandosi.

-Sono sempre impegnata qui. - spiegò la bionda allargano le braccia indicando la sala attorno a lei, la palestra aveva assorbito tutto il suo tempo e a lei andava bene, non aveva nient'altro da fare.

-Beh sono qui anche per invitarti ad un pranzo sabato, ci sarà tutta la famiglia. - spiegò Felicity eccitata dall'idea di poter stare tutti insieme come una vera famiglia.

-Ma sabato è domani! -

-E quindi? Mica ti devi occupare te del pranzo! - esclamò divertita facendole un enorme sorriso.

Mentre le due stavano parlando qualcuno era entrato in sala fermandosi dopo pochi passi dalla sogli, le due donne si voltarono a guardarlo: Sara sorrise al giovane, mentre Felicity si trovò a fissare il nuovo arrivato con la bocca aperta e le sopracciglia alzate per la sorpresa.

-Scusate, non volevo disturbarvi...- fece il giovane indeciso se entrare o andare via.

-Non ti preoccupare Alexandre, vieni pure ad allenarti. - Sara lo invitò a prendere posto sperava proprio di rivederlo.

-E lui chi è? - chiese Felicity senza staccargli gli occhi di dosso, aveva lasciato il borsone su un lato e aveva inisiato a correre facendo gli esercizi di riscaldamento, quando la maglia di alzò mostrando gli addominali scolpiti Felicity riuscì a stento a trattenere un fischio di approvazione.

-Lui è Alexandre, è nuovo si è iscritto ieri, potrebbe fare qualche allenamento con Hope secondo me potrebbe darle filo da torcere. - spiegò lei cercando di non ridere alla reazione dell'amica.

-Puoi dirglielò domani a pranzo... Io se posso dire la mia di mamma: approvo. - continuò annuendo decisa, non aveva ancora capito chi fosse il giovane, ma sicuramente era un bel vedere e sembrava anche molto educato, da come colpiva il sacco poi dava l'impressione di essere capace di tenere a freno una come la sua bambina, cosa che non le avrebbe fatto male.

-Ci vediamo domani. - la salutò Sara.

-Ciao Sara buon allenamento. - le due si salutarono e mentre Felicity si avviava all'uscita continuando a guardare il nuovo arrivato, Sara gli si avvicinava, avrebbe potuto allenarsi un po' anche lei con lui, era tanto che non aveva un alievo alla sua altezza, a parte Hope che le aveva insegnato tutto lei, non c'era nessuno che poteva reggere un incontro con una ex assassina della lega.

 

Continua...

Ecco anche il secondo capitolo.
spero che vi piaccia, fatemi sapere. Chiedo scusa se non ho aggiornato ieri.
Mia

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: incontro/scontro ***


eccoci al terzo capitolo di questa FF, sono contenta di vedere che qualcuno mi recensisce, chiedo scusa se non vi rispondo ma sono un po' incasinata e quindi ho poco tempo, ma vi garantisco che amo leggere le vostre recensioni e soprattutto mi spronate a continuare a scrivere, quindi vi prego non siate timidi e commentate!!

Capitolo 3

 

Venerdì sera era da sempre la serata che i giovani aspettavano con più impazienza, quella era la sera nella quale si poteva fare tardi e il mattino dopo si poteva dormire senza sentirsi in colpa, erano quasi le una e i locali erano gremiti di persone che si divertivano. Non tutti i giovani però erano a vivere la serata.

Sotto le sale del Verdant tre persone stavano facendo tutt'altro che divertirsi: sul tatami Robert si stava allenando al sacco, Sara invece sedeva al computer e cercava qualcosa da fare, le andava bene anche uno shippo ad una vecchietta, ma quella sera tutti i ladri erano rimasti a casa. Hope invece sedeva scomposta sulla sua sedia, le gambe oltre il braccio e i piedi sul tavolo vicino ai computer, quella serata la stava annoiando a morte.

-Perchè non cercate il ladro dell'altra sera? - chiese Robert smettendo di massacrare il sacco.

-Perchè non abbiamo uno straccio d'indizio per cercarlo. - rispose meccanicamente Hope guardando il soffito, doveva uscire di li altrimenti avrebbe dato di matto.

-Visto che non c'è niente da fare io vado. - agginse alzandosi dalla sua assurda posizione.

-Dove vai? - chiese Robert sospettoso-

-A ballare, se avete bisogno sono sopra le vostre teste. -

Il bello di avere una zia che possedeva e gestiva un locale notturno dava alla ragazza l'ingresso assicurato in qualsiasi occasione, anche in momenti come quelli dove indossava abiti non adatti per andare a ballare. Non aveva voglia di fare il giro ed entrare dall'entrata, salì le scale interne e sbucò accanto al magazzino evitando la coda all'entrata e la folla.

-Hope! - sentendosi chiamare si voltò di scatto spaventata, ma già con la scusa pronto da rifilare a chiunque l'avesse vista, davanti a lei c'era un giovane uomo che la guardava arrabbiato ma allo stesso tempo divertito.

-Zio Roy! Mi hai fatto venire un infarto! -

-Non dovresti usare quella porta lo sai... - la porta che Hope aveva usato collegava il seminterrato con il retro del locale, al tempo in cui era Oliver a gestire il locale quella era l'entrata più usata, ma da quando Thea aveva preso il controllo avevano deciso che era troppo pericoloso quindi era stata aperta una seconda entrata che dava direttamente sul vicolo laterale.

-Lo so zio, ma dai la zia è alla cassa... - commentò lei sbattendo gli occhi sperando di addolcirlo e di passarla liscia. Roy la guardò prima di sospirare rassegnato doveva smettere di lasciarsi corrompere da quei due occhioni azzurri o avrebbe fatto la fine di Oliver.

-E va bene forza fila! Ma non lo rifare! -

-Grazie zio Roy l'ho sempre detto che sei il migliore! - gli diede un bacio sulla guancia poi scappò via prima che potesse cambiare idea.


Il verdant era come sempre gremito di persone, quel locale non aveva mai sentito la crisi, Thea era un abile donna d'affari riusciva sempre a organizzare qualcosa per cui la gente facesse quasi a botte per partecipare.
Quella sera la situazione non era diversa dalle altre, Thea aveva ingaggiato una famosa band per suonare dal vivo nel locale attirando così gente in gran quantità. Dopo aver fatto un giro ed essersi guardata un po' attorno cercando di capire che gente c'era Hope decise di concedersi una bevuta, si fece largo verso il bancone, dopo nemmeno due minuti che era ferma ad aspettare e i baristi erano tutti occupati decise che avrebbe fatto da sola, girò attorno al bancone e passò dietro.

-Una birra. - Hope alzò appena gli occhi dal bicchiere nel quale stava mettendo il ghiaccio.

-Ti paio una barista? - chiese lei senza esprimere particolare interesse per il giovane moro che la stava guardando in attesa della sua bevuta.

-Sei dietro il bancone, stai preparando un cocktail: direi di si, sei una barista. - la logica con cui l'aveva contraddetta l'aveva disarmata, posò le mani sul banco e lo fissò socchiudendo gli occhi cercando di studiarlo, era sicura di non averlo mai visto, si sarebbe ricordata di quegl'occhi blu e anche di quel sorrisetto che le faceva prudere le mani, nonostante fosse decisamente un bel ragazzo a Hope non piaceva, aveva qualcosa che la portava ad alzare le sue difese.

-Beh devo deluderti, non sono una barista e senti senti, non lavoro nemmeno qui! - concluse lei sfoderando un sorriso impertinente.

-E allora che diavolo ci stai a fare la dietro?-

-Mi faccio da bere. - rispose lei alzando il bicchiere pieno di ghiaccio e di qualche alcolico che aveva tinto il tutto di verde.

-Ma se ti vedono? - si limitò ad alzare le spalle.

-Che ci fai qui dietro? - uno dei barman l'aveva vista e si era avvicinato guardandola semi serio con le braccia sui fianchi, quel comportamento le ricordava vagamente sua madre quando cercava di minacciare lei e Robert quando erano piccoli.

-Sete...Ah, lui vuole una birra ci pensi te? Ciao! - con un sorrisetto si allontanò sotto lo sguardo dei due, il barman servì la birra al giovane per poi tornare a prestare attenzione agli altri clienti.

Il ragazzo la seguì curioso di capire chi fosse quella strana ragazza.

-Aspetta! - Hope era sulle scale che l'avrebbero portata alla parte sopraelevata del locale, in quella zona c'erano più che altro divanetti e l'ufficio della proprietaria.

-Si può sapere cosa vuoi? - Hope si era fermata e voltata di scatto, il giovane la fissava sorpreso, grazie ai tre gradini Hope lo sovrastava ampiamente rendendo il suo tono e il suo atteggiamento ancora più da stronza.

-Conoscerti. - rispose tranquillamente lui come se lo scatto che la bionda aveva fatto non l'avesse toccato.

-Me? - chiese sorpresa, nessuno mai voleva conoscerla, tutti sapevano chi era e tutti erano a conoscenza della sua pessima reputazione, a nessuno interessava scoprire se quello che dicevano su di lei era vero o meno.

-Beh, nonostante il locale sia pieno di gente io sto parlando con te, quindi si, vorrei conoscere te. - Hope lo guardò sospettosa, chi era quello sconosciuto che l'aveva avvicinata e che fingeva così bene di non avere idea di chi lei fosse? Scese qualche gradino così da essere alla sua stessa altezza.

-Quindi tu, mi vuoi dire che non hai idea di chi io sia?- chiese giusto per conferma.

-No. Io sono Al...-

-Qui tutti mi conoscono.- lo interruppe lei, non voleva sapere il suo nome, non gli interessava, se quello era uno dei tanti piani di Shelly lei voleva e doveva starne alla larga.

-Beh io non sono tutti e poi non sono di qui. - rispose lui, quella ragazza era anche più strana di quello che gli era sembrato all'inizio, c'era qualcosa nei suoi occhi che lo costringeva a rimaneri li a conoscerla.

-Sono... - cercò di presentarsi nuovamente lui.

-Non mi interessa. - semplice, coincisa e con quel tono come se solo per il fatto che gli stesse prestando attenzione fosse un miracolo, con la stessa nonchalance con cui aveva tentato di liquidarlo poco prima, Hope si voltò e fece per salire nuovamente le scale così da allontanarsi da quello strano tipo.

-Ehy, non così in fretta. - le afferrò il polso costringendola a rimanere dov'era.

-Balliamo un po'. - provò ad opporre resistenza, ma era come tentare di spostare un muro, chiunque fosse quel tipo, sotto ai suoi normalissimi abiti doveva nascondere un fisico veramente niente male. Con riluttanza Hope si lasciò guidare in mezzo alla folla, le ci volle un po' prima di lasciarsi andare e iniziare a divertirsi, per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva finalmente una ragazza come tutte le altre. I due ballavano vicini lasciando che i loro corpi strusciassero insieme, Hope ridacchiava mentre lui le parlava all'orecchio di cose prive di senso.

La serata stava proseguendo bene, fino a che Hope non si allontanò per prendere qualcos'altro da bere, era sgattaiolata nuovamente dietro al bancone, un giorno sua zia l'avrebbe ripresa pesantemente, ma non era quello il giorno.

Quando Hope alzò gli occhi nella direzione in cui aveva lasciato il ragazzo si sentì mancare. Stava ballando con qualcuno e quel qualcuno non era altro che Shelly, i due ridevano, mentre lei gli si strusciava come una gatta che fa le fusa. La voglia di bere era passata e aumentata contemporaneamente, se gli piacevano le ragazze come Shelly allora non voleva averci niente a che fare. Lasciò la bevuta preparata a metà sul bancone e se ne andò, senza guardarsi indietro, senza rimpianti.

 

***

 

Erano solo le dieci del mattino e a Villa Queen si respirava già aria di impazienza e di allegria, Felicity si muoveva per la cucina insieme alla fedele Rosaria che nonostante l'età ancora lavorava per la famiglia, quando la donna avresse deciso di andare in penzione avrebbero perso un componente della famiglia.

Le due donne stavano parlando tra di loro, quando Robert fece il suo ingresso in cucina assieme a Sara, la mora era rimasta a dormire da loro, accadeva ormai tanto spesso che nessuno ci faceva nemmeno più caso.

-Buongiorno ragazzi, tutto bene? - chiese la bionda sorridendo ai due.

-Giorno mamma. Ciao marmocchio! - Robert si sedette al tavolo accanto al fratellino, Tommy, era l'ultimo componente della famiglia, era nato poco prima del matrimonio tra Oliver e Felicity.

-Smettila di chiamarmi marmocchio! - sbuffò il giovane cercando di intercettare la mano del fratello che come al solito gli stava per scompigliare i capelli.

-Ma tu sei un marmocchio! -

-Ho quasi quattordici anni! Non sono un marmocchio! - sbuffò ancora lui riuscendo a scappare dalla mano.

-Rob, lascia stare tuo fratello!-

-Da bravo marmocchio di fai difendere dalla mamma. - bisbigliò Robert al fratello, il quale in risposta gli lanciò il cucchiaino con il quale stava girando il latte. L'aggetto colpì in pieno Robert che non se lo aspettava.

-Ehy! -

-Te lo sei meritato e ora piantala di torturare tuo fratello! - Sara gli afferrò il braccio e lo costrinse a tornare a sedere mentre i due fratelli si lanciavano sguardi assassini.

-Non mangiate troppo oggi abbiamo ospiti a pranzo. - li informò Felicity tornando a sistemare i pomodori nella teglia, aveva deciso di non intervenire durante le dispute dei suoi figli, almeno che non fosse estremamente necessasiro.

-Questo si inforna tra una mezz'ora. - Rosaria annui posando la teglia sull'isola in mezzo alla cucina.

-Hi è a panzo? - borbottò il ragazzo con la bocca piena, attirando le occhiate disgustate di Sara che vedeva pezzi di cibo volare per la tavola.

-Io sarò anche un marmocchio, ma almeno so che non si parla con la bocca piena. - il sorrisetto sfrontato di Tommy fece innervosire Robert che però si limitò a lanciargli un occhiata omicida.

-'Giorno... - anche Hope entrò in cucina, ma a differenza del fratello e dell'amica sembrava le fosse passato un camion sopra, si fermò a dare un bacio al fratello prima di sedersi sullo sgabello attorno all'isola.

-Oddio che hai fatto? - chiese la madre lanciandole un occhiata preoccupata.

-Ha bevuto troppo mamma, tranquilla. - Robert non sapeva proprio farsi i fatti propri eppure glielo aveva detto un sacco di volte e molte volte aveva cercato di impartirgli la nozione a forza di cazzotti sul tatami, ma quel ragazzo era più duro di loro padre.

-Rob... - iniziò Hope come avvertimento era meglio per lui che non continuasse, non era dell'umore adatto per sentirlo sparlare della vita di lei mettendola a confronto con la sua, decisamente non era psicologicamente pronta ad affrontare l'ennesimo discorso su quanto lui fosse una persona con una vita equilibrata e sana, mentre lei si comportava come una teppista vantandosi di spaventare il prossimo, come se fosse una cosa bella.

-Hope. - le fece eco lui.

-Togli il disco non sono dell'umore adatto per sentire quanto la tua vita sia bella e perfetta mentre la mia faccia schifo! -

-Sento aria di litigi di prima mattina, che succede? - Oliver era arrivato insieme a Dig e Lyla, la bionda sospirò alzando gli occhi al cielo, quella casa era dannatamente affollata per essere solo dieci del mattino.

-Buongiorno a tutti! - su quel pensiero fece la sua apparizione anche Sara che stranamente dal solito sembrava più allegra e vivace.

-Che faccia Hope.- aggiunse guardandola figlioccia.

-Si può sapere perché siete tutti qui e per giunta ad un orario così assurdo? Cosa mi sono persa? - chiese versandosi del tea molto nero in una tazza, doveva sforzarsi di mangiare qualcosa oltre a bere altrimenti l'alcool che stagnava nel suo stomaco non sarebbe andato via.

-L'educazione a quanto pare! - Felicity la guardò severamente, poteva tollerare il suo sarcasmo e la sua ironia tagliente, ma non quando i modi della figlia erano maleducati.

-Scusate... -

-Facciamo un pranzo tutti insieme e lo avresti saputo se ieri sera ti fossi degnata di tornare a casa per cena. - continuò Felicity, le avevano concesso molto, le avevano passato un sacco di comportamenti che non avrebbero dovuto, ma ora si era stancata, doveva essere ridimenzionata quando si comportava in quel modo.

-AH, allora non mangio, altrimenti mi rovino il pranzo. - mise giù la fetta biscottata che aveva appena preso e tornò a sorseggiare il suo tea.

-Allora che hai combinato ieri sera? - Sara che tra tutti non si era mai lasciata intimidire dagli scatti d'ira di Hope si sedette al bancone con lei e continuò il discorso interrotto come se niente fosse.

-Sono stata un po' al Verdant, giù era un mortorio.- spiegò alzando le spalle e prendendo un pezzo del panino al cioccolato che la bionda le porgeva, aveva bisogno di mettere roba solida nello stomaco.

-Gente interessante? - era tanto che Sara non metteva piede nel locale era così occupata con la palestra che quando poi andava a casa la sera crollava morta sul letto.

Hope fece finta di pensarci un attimo poi scosse la testa.

-No, sempre le stesse facce.-

-Bugiarda! - Roy e Thea fecero il loro ingresso, in quella famiglia avevano tutti lo strano dono di apparire nel momento peggiore.

-Sei stata vista allontanarti dal bancone con un ragazzo e udite, udite, è stata vista pure ballarci assieme! - il giovane le strizzò l'occhio regalandole un sorriso impertinente, sorriso che lei gli avrebbe tolto a suon di schiaffi, perché nessuno in quella casa poteva farsi i fatti propri.

-E chi era? - chiese Robert pronto a scattare per picchiare il ragazzo che si era avvicinato troppo alla sorella.

-Non ne ho idea, non siamo andati così in là con le presentazioni. - l'indifferenza ostentata da Hope fece insospettire subito Sara che decise di indagare ancora, punzecchiando la sua giovane protetta.

-Ti sei data subito da fare? - chiese maliziosa.

-No, pare che al tipo piacesse un altro genere di ragazza. -

-Che genere di ragazza? - ora anche Felicity era curiosa di scoprire tutti i particolari sul misterioso ragazzo che era riuscito a far ballare la sua bimba.

-Il genere Shelly. - a quel nome tutti i presenti storsero la bocca in un unica grande espressione di disgusto.

-Ero andata a prendere da bere, quando mi sono voltata per guardare nella sua direzione lui stava ballando con Shelly e lei gli era tipo appiccicata addosso. -

-Beh se gli piacciono quel tipo di ragazze non ti sei persa nulla. - intervenne Felicity convinta.

-Perchè tu non l'hai visto... - il commento di Thea fece scoppiare a ridere Hope era esattamente quello che stava pensando lei, anche se magari il suo modo di fare lasciava molto a desiderare l'aspetto del tipo era decisamente gradevole, anzi era proprio un bel ragazzo.

-Thea! - Oliver e Roy richiamarono la ragazza, per Oliver Hope era ancora la sua bambina, non riusciva ad immaginare la sua principessa con un ragazzo, l'intervento di Roy era più dettato dalla gelosia nei confronti delle futura sposa.

-Beh non ha tutti i torti era veramente carino, ma ormai è passato tra le mani di Shelly. -

-A proposito di ragazzi carini! Te l'ha detto tua madre? - Sara prese la palla al balso per cambiare argomento, se il tipo era finito con Shelly si era giocato la possibilità di poter conoscere Hope.

-Cosa doveva dirmi? -

-Felicity? - Sara si voltò verso l'amica quasi scandalizzata che non avesse accennato alla figlia l'idea di cui avevano discusso il giorno prima.

-La vedo ora per la prima volta! - si difese la bionda, non l'aveva fatto di proposito a non dirle del ragazzo in palestra solo non aveva avuto l'opportunità.

-Va beh te lo dico io, c'è un nuovo iscritto in palestra, ti potrebbe interessare. - iniziò Sara ignorando il ringhio che proveniva dalle sue spalle.

-Può essere carino quanto vuoi, ma la palestra è luogo sacro, non ho intenzione di fare da istruttrice ad un pivellino. - quella era un altra cosa che Sara aveva provato a farle fare, ma Hope dopo le prime due lezioni si era rifiutata categoricamente di tenere altre lezioni di combattimento, non era adatta per quel lavoro, i ragazzi avevano paura di lei e lei non faceva assolutamente nulla per far loro cambiare idea.

-Oh no, non hai capito, il tipo è avanzato ed è molto bravo. Potresti passare per fare qualche match con lui così per divertirvi, con i pivellini si annoia e io non ho tempo per allenarlo singolarmente.-

-Avazato quanto? - chiese soppesando l'idea, un nuovo avversario non sarebbe stata una brutta idea, il sacco stava iniziando a stancarla e per quanto Sara fosse brava ed esperta stava iniziando a diventare prevedibile non che questo le impedisse di prenderle, un nuovo avversario avrebbe potuto movimentare l'allenamento.

-Tiene quasi testa a me. - quelle erano le parole che sperava, ancora non era riuscita a battere veramente Sara, ma era diventata abbastanza brava da riuscire a metterla in difficoltà, se questo ragazzo faceva altrettanto potevano divertirsi e magari poteva per una volta vincere lei.

-Questa si che è una notizia interessante, penso che passerò in settimana per costatare di persona.-

-Ti piacerà te lo assicuro! - Sara sorrise complice all'amica.

-Scusate ma io non ho voce in capitolo? - chiese Oliver che non era particolarmente contento di sentire la moglie e l'amica incastrare la figlia con questo misterioso ragazzo.

-No Oliver, tu no. - Hope scoppiò a ridere sua madre sapeva essere veramente tremenda con l'uomo, ma nonostante tutto lui l'amava più di ogni altra cosa. Guardare i propri genitori guardarsi con quell'espressione di amore puro e infinito creava nella giovane un mix di emozioni contrastanti, era felice che i suoi stessero insieme e si amassero in quel modo, ma allo stesso tempo si sentiva tagliata fuori, osservava qualcosa che non avrebbe mai potuto avere e questo le dava fastidio, non poteva restare li.

-Dove vai amore? - chiese Felicity vedendo la figlia alzarsi e uscire dalla stanza.

-A fare un giro, torno per pranzo. -

-Ma come? Hope! - Felicity tentò di richiamarla, erano tutti insieme ed era una cosa che non accadeva da molto tempo.

-Hope aspetta! Andiamo in palestra è tanto che non ci alleniamo un po' io e te! - Roy si era voltato e aveva seguito la ragazza fuori dalla cucina passandole un braccio attorno alle spalle così da impedirle di scappare.

-Veramente io...-

-E dai fammi contento, voglio vedere quanto faccio schifo ora che non mi alleno più! -

-Vengo a farvi da albitro! - Sara schizzò in piedi e li seguì fuori seguita a sua volta da Oliver.

-Vengo anche io! Non mi voglio perdere Hope che picchia Roy! - anche Dig uscì dalla cucina dando un bacio alla moglie e alla figlia.

-Io non li capirò mai. - Thea guardò il gruppetto lasciare la cucina ridendo e scherzando, iniziando anche un giro di scommesse su chi dei due avrebbe vinto.

 

***

 

Mercoledì Hope entrò in sala guardandosi attorno alla ricerca del misterioso nuovo arrivato, Sara le aveva detto che solitamente arrivava a quell'ora, la sala però era vuota, alzò le spalle disinteressata, si sarebbe allenata come sempre da sola.

Era intenta a fare il suo circuito di riscaldamento quando la voce di Sara le arrivò alle orecchie.

-SE HOPE ABBASSASSE LA MUSICA MAGARI CI SENTIREBBE! - urlò la donna abbassando il volume dello stereo portando quasi a zero la musica.

-Che c'è? - chiese Hope voltandosi per guardare la donna, gli occhi le caddero sulla figura accanto a lei calamitando la sua attenzione e lasciandola a bocca aperta, se in cielo c'era veramente un Dio doveva avere un pessimo senso dell'umorismo e una vena sadica mai vista.

-Tu!- esclamò velenosa, davanti a lei c'era il ragazzo del Verdant, Dio la stava sbeffeggiando in modo crudele.

-Ciao! - il ragazzo la salutò con un enorme sorriso facendo scivolare lo sguardo sul suo corpo, corpo che era messo ben in mostra dall'abbigliamento leggero che usava in palestra.

-Hai finito di squadrarmi? - chiese incrociando le braccia al petto, ottenendo però l'effetto opposto di quello che sperava, il seno abbondante stretto nel reggiseno sportivo si trovò messo ben in evidenza da quel movimento.

-Scusa ma non capita tutti i giorni di trovare ragazze con il tuo fisico! - rispose onestamente lasciando che gli occhi scivolassero via dal seno e scendessero verso le gambe toniche lasciate completamente scoperte dai mini shorts che stava indossando.

-Ehm ragazzi. - Sara si intromise cercando di mediare la situazione, non era un bene che Hope si arrabbiasse soprattutto se dovevano allenarsi.

-Alexandre, lei è la ragazza di cui ti ho parlato si allena da diversi anni ed è molto brava. Hope lui è... -

-Non mi interessa.... - troncò la conversazione voltandosi per tornare a fare i suoi esercizi.

-Hope! - Sara le si mise davanti guardandola severamente.

-Sai che non sono tua madre io non ho paura di rimetterti al tuo posto. Ora tu ti calmi e ti alleni con Alexandre senza far scorrere sangue. -

-Okay. Riscaldati, ci si vede tra mezz'ora.- si voltò verso il giovane che stava cercando di capire cosa stesse succedendo.

Hope uscì dal tatami infilandosi le scarpe che aveva lasciato sul bordo e prendendo la felpa da sopra il borsone.

-Hope, dove vai? - Sara seguì la figlioccia fuori dalla sala.

-Vado a correre è meglio fidati. - rispose impaziente di andare.

-Mi vuoi spiegare? - non l'avrebbe lasciata andare senza una spiegazione, il suo comportamento era irrazionale.

-E' il tipo di venerdì, il ragazzo che mi ha fatto ballare e poi ho visto con...-

-Shelly. Okay, vai a corre scaricati un po', ma poi torna qui non stare fuori, se non vuoi fare un po' di allenamento con lui, okay, in caso lo fai con me se preferisci.- lei scosse la testa e si allontanò facendo partire la musica e aumentando il ritmo.

Continua....

e qui lo so vi è già partita la Ship, ma Hope non sembra molto intenzionata a dare spazio ad Alexandre!
spero che vi sia piaciuto e spero di leggere tante recensioni!
buona domenica
MiaBlack

PS ditemelo quando posto pastrocchi!!! xD Grazie bimbe per avermelo detto!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: problemi ***


Non mi sono dimenticata tranquilli!
Buona lettura!

Capitolo 4

Hope stava correndo da venti minuti abbondanti cercando di scaricare la rabbia che sentiva ribollirle nelle vene, era una cosa con la quale doveva convivere per il resto della sua vita, ogni tanto si chiedeva se ne valesse la pena, se non fosse successo quello che le era successo quando era piccola ora che vita avrebbe vissuto? Non sarebbe mai diventata la nuova BlackCanary, questo era certo, Sara non le avrebbe insegnato a combattere, forse la città non l'avrebbe considerata una persona pericolosa, ma non si poteva tornare indietro nel tempo per cambiare le cose, poteva solo andare avanti e cercare di gestire quello che le era capitato nel migliore dei modi possibili, la principessina di papà era sparita e aveva lasciato il posto a una regina di ghiaccio assetata di sangue.

Guardò l'ora sul cellulare e decise di tornare verso la palestra, la mezz'ora che si era concessa per calmarsi stava per finire, non si sarebbe tirata indietro da quello scontro, non si tirava mai indietro anche quando era certa che si sarebbe potuta far male non riusciva a non dare il cento per cento.

 

Sara guardò l'ora sul grande orologio appeso alla parete, il tempo che aveva chiesto Hope era ormai finito e di lei non c'era traccia, Alexandre non aveva detto niente si era limitato a iniziare il riscaldamento, probabilmente si stava domandando se la bionda avesse tutte le rotelle a posto, ma per educazione preferiva non esprimere ad alta voce i suoi pensieri.

-Non ti agitare, tra poco sarà qui. - Alexandre aveva parlato tranquillamente senza smettere di fare i suoi esercizi.

-So che non dovrei trovarle delle scuse per il suo comportamento, ma ti prego di non farti un idea sbagliata su di lei, non è sempre così...- si fermò in cerca di un aggettivo che non la facesse sembrare una pazza.

-Aggressiva? Ostinata? Arrabbiata con il mondo? Non so cosa le sia successo, ho visto molta gente autodistruggersi, ma nonostante le similitudini lei è diversa.-

-Non so chi tu sia Alex, ma hai visto cose che molte persone in questa città non hanno notato in tutti questi anni. -

-Sono i dettagli a salvarci la vita. Sembra ce l'abbia con me, anche se non so il perché. L'altra sera l'ho incontrata in un locale: era andata a bere, ma poi non è più tornata.- non sapeva che Sara conosceva già quella storia e che le due versioni non combaciavano completamente.

-Le hai fatto qualcosa per farla arrabbiare? -

-No, quando è andata via era tranquilla. Mi ha chiesto di aspettare li, dicendo che sarebbe tornata subito.- nel racconto del ragazzo non c'era alcun accenno a Shelly e questo la insospettiva, se i due erano in combutta per far del male a Hope lei non poteva permetterglielo.

-La stavo aspettando anche perché una tipa mi si era incollata addosso e non riuscivo a staccarla.-

-Una tipa?- chiese Sara.

-Si, non so chi fosse dopo poco che si era allontanata è arrivata lei e mi si è strusciata contro sembrava un cane in calore, ho dovuto lasciare il locale per togliermela di dosso, non che mi sia dispiaciuto, non c'era molta gente degna di nota. -

-Hope? -

-Oh, lei si che è interessante.- il sorriso divertito di Alex fece sorridere di conseguenza anche Sara, non sembrava la stesse deridendo o che ci volesse giocare, sembrava semplicemente interessato a conoscerla e forse per una volta la sua figlioccia si era sbagliata clamorosamente.

-Eccola! - Sara vide Hope arrivare attraverso uno dei vetri della sala.

-Hope vuoi...-

-Mi tolgo la felpa e iniziamo. - a colpo d'occhio sembrava che si fosse calmata, ma Sara sapeva che era brava a nasconderlo. Hope stava cercando di allontanare tutti i pensieri, Roy le aveva insegnato alcuni trucchi di meditazione per gestire gli scatti d'ira, forse avrebbe fatto meglio a meditare invece di andare a correre, ma aveva imparato che anche la corsa se fatta bene poteva aiutarla a gestire il suo problema. Si tolse la felpa e rimase in reggiseno sotto lo sguardo attento del moro che non le staccava gli occhi di dosso.

-Okay, ma se vedo che esageri intervengo. -

-Va bene. - dal borsone abbandonato vicino al muro estrasse una canottiera pulita, preso il paradenti e le protezioni si avvicinò all'avversario.

-Bella maglia. - sulla canottiera c'era una scritta “Shut up bicth, I m a Queen” quando l'aveva vista nel negozio aveva capito che era fatta apposta per lei.

-Pronti? Mi raccomando colpi puliti, non ammazzatevi, niente sangue, al primo colpo sporco che vedo interrompo il match. Capito Hope? -

-Si. -

-Tre da due... VIA! -

I due guanti si toccarono in segno di saluto e di reciproco rispetto, non conosceva il ragazzo non aveva idea di come combattesse, ma così su due piedi poteva percepire che non era il solito ragazzino che si allenava da qualche anno e che si credeva bravo, non sapeva nemmeno come si chiamasse, ma la sensazione di pericolo che le suscitava le ricordava le sensazioni che le scaturiva Sara all'inizio e quando voleva rimetterla in riga e faceva sul serio: era pericoloso.

Il primo a stancarsi di studiare l'avversario fu proprio Alex che partì con un jeb giusto per spezzare la situazione stagnante, Hope parò il colpo proteggendosi con il braccio sinistro e restituendo immediatamente un diretto destro. Lo scontro continuava a essere molto controllato, nessuno dei due si sbilanciava. L'occasione che la bionda stava aspettando arrivò poco dopo, con un colpo di fortuna Hope era riuscita a passare sotto ad un gancio evitando così il colpo e uscendo dalla traiettoria diretta, ancora mezzo scoperto riuscì a far entrare un diretto e con un secondo passo si creò lo spazio per un calcio che andò a segno.

-Maledizione! - sibilò lui attraverso il paradenti allontanandosi da lei con un balzo. Era agile e veloce doveva ammetterlo, anche i colpi erano potenti, ma anche lei aveva dei punti debili e ne avrebbe approfittato.

Sfruttando la sua altessa Alex partì con due diretti veloci che la costrinsero a chiudersi lasciandola scoperta per il gancio che andò a segno, intontita dal colpo Hope fece appena in tempo a vedere il calcio che stava arrivando contro le sue costole e fu quasi per miracolo che riuscì a piegarsi e parare anche se malamente il colpo.

-STOP! Respirate ragazzi, buono! - i primi due minuti erano finiti, e aHope sembrava fossero durati ore.

 

Alla fine del secondo match entrambi erano senza fiato, piano piano avevano inziato ad alzare il ritmo.

-Non male per essere una ragazzina. - commentò Alex prima che iniziasse la terza ripresa.

-Ragazzina a chi?-

-A te. Ti credevo più debole. - gli occhi azzurri di Hope fiammeggiarono di rabbia.

-Preparatevi! - Sara interruppe le chiacchiere lanciando un occhiata all'orologio, mancava poco all'inizio del corso e una piccola folla si era già radunata in sala, ma non c'erano solo i ragazzi del corso, lo scontro tra i due aveva attirato l'attenzione di molti curiosi che si erano fermati a bordo tatami a guardare i due picchiarsi.

-VIA!- anche il terzo match era iniziato in questi due minuti avrebbero dovuto dare fondo a tutte le energie che avevano e anche a quelle che non avevano.

I colpi che prima erano esitanti a questa ripresa erano diventati decisi e portati quasi a sfondare la difesa dell'avversario, entrambi stavano cercando di fare del loro meglio.

Hope non riuscì a parare uno dei calci e dovette scattare in dietro per recuperare il fiato dopo aver accusato il colpo, Alex avanzò ignaro che stesse facendo il gioco della bionda come lo vide arrivare lo allontanò con un calcio frontale, il moro fu spostato indetro non pronto a bloccare quel colpo, approfittando di quell'attimo di sbilanciamento Hope riuscì a mettergli un calcio dritto sulle costole restituendiogli il piacere che lui le aveva dato prima.

-Mancano pochi secondi forza! - Sara li incitava a dare fondo alle ultime energie non che ce ne fosse bisogno, i due stavano cercando di ammazzarsi a vicenda senza però versare sangue.

Alex partì con un paio di diretti per poi inserire un gancio, Hope riuscì ancora una volta a evitare il colpo passando sotto rientrando con un gancio.

-STOP! - Hope si fermò prima di colpire, i due erano praticamente appiccicati e il pugno di Hope era a pochi centimetri dalla mandibola del giovane che lo avrebbe incassato senza nemmeno accorgersene.

-Buono ragazzi, veramente ottimo! Non solo la tecnica ma siete anche riusciti a non far scorrere sangue, il che mi pare un ottimo risultato. - la bionda si lasciò sfuggire un piccolo sorriso compiaciuto per poi allontanarsi senza salutare.

Con un umore stranamente leggero Hope stava uscendo dalla palestra, tra la corsa e quei tre mini match aveva scaricato tutto il malumore che aveva accumulato negli ultimi giorni.

-Ehy! Pensavo fossi già andata via! - il malumore che era appena passato tornò immediatamente, non aveva fatto in tempo a fare cinque passi che Alexandre era sbucato dal nulla e l'aveva iniziata a seguire, nonostante il suo palese ignorarlo.

-E' inutile che mi ignori, tanto so che mi senti! Quindi saresti così cortese da farmarti un secondo? - chiese Alex afferrandole un braccio per costringerla a fermare la sua fuga.

-Che vuoi? -

-Perchè non sei tornata venerdì? - lui l'aveva bloccata per quella cavolata? Come se poi lui non lo sapesse perché non era tornata da lui.

-Mi sembravi impegnato. - rispose voltandosi verso di lui e incrociando le braccia sotto al seno.

-Impegnato? - chiese lui non riuscendo a capire a cosa alludesse la bionda.

-Sai, alta più o meno così... - Hope fece un passo avvicinandosi a lui, segnando con la mano un altezza poco più bassa della sua.

-Capelli lunghi, neri. Occhi verdi, carnagione chiara e stretta in quello che sicuramente era un vestitino rosso molto poco coprente. - continuò lei concludendo la descrizione di Shelly, il sorriso divertito di Alexandre le fece salire il sangue alla testa, la stava prendendo per i fondelli, nessuno si poteva permettere di farlo senza prendersi un cazzotto in faccia.

-Beh si in effetti hai ragione, ero impegnato a cercare di staccarmi quella tipa di dosso, sembrava si fosse spalmata la colla tanto era appiccicosa e se tu ti fossi degnata di tornare indetro magari mi avresti potuto aiutare e avremmo continuato a ballare. - la bionda rimase in silenzio, non si aspettava una risposta del genere, nessuno cercava mai di scrollarsi Shelly di dosso, come lei si buttava su qualcuno quel qualcuno smetteva di ragionare e di ricordare quello che aveva fatto fino a poco prima, in pratica qualunque essere umano dotato di un cromosoma y, quando vedeva lei strusciarsi contro l'unica cosa che pensava era come portarsela a letto.

-Tu mi stai dicendo che non ti interessa Shelly? Impossibile. -

-Perchè dovrebbe essere impossibile? -

-Tutti sono interessati a Shelly, lei è così perfetta.- borbottò lei irritata mettendo l'ultima parola tra delle virgolette immaginarie.

-Beh a me quella tipa non interessa è un oca senza cervello e senza un po' di carattere. A me interessi tu. - la schiettezza del giovane l'aveva sorpresa di nuovo, incoraggiato dal momento di silenzio della ragazza Alex fece un passo avanti avvicinandosi a lei, la quale non si mosse.

-Allora? Non dici niente? -

-Io... -

-Tu?- la incalzò lui.

-Io non ci casco. Di a Shelly che ci hai provato, ma che non ti è andata bene... Magari in un altra vita. Ciao. - Hope si allontanò quasi di corsa da quel ragazzo che con poche parole aveva minato le sue difese, il problema vero era che era quasi riuscito a farla abboccare ma lei non era intenzionata.


Quella sera Sara si presentò a casa Queen, Hope stava ignorando tutte le sue chiamate e questo non andava bene.

-Sara che bella sorpresa! - Felicity salutò l'amica con un sorriso caloroso mentre Hope sbuffava e si girava cercando di non avere un contatto visivo con la nuova arrivata.

-Che ci fai qui? Sono passati solo pochi giorni dal pranzo pensavo di doverti venire a rapire dalla palestra! - la prese in giro bonariamente.

-In verità cercavo Hope, che sta fingendo che io non ci sia. - spiegò Sara senza però ottenere alcun risultato.

-Come mai? E' successo qualcosa? - chiese Felicity osservando le due bionde curiosa, l'aura nera della figlia l'aveva notata appena era entrata in casa, non aveva indagato, ma non pensava che avesse potuto litigare con Sara quelle due si adoravano.

-Ha incontrato Alexandre. -

-OHHH!! interessante! - Felicity si voltò verso la figlia aspettando in lei una reazione che però pareva non arrivare, Felicity stava guardando la figlia fiduciosa nel vederle provare una qualche emozione, ma Hope non si scompose, continuando a dare loro le spalle si alzò da tavola con in mano la tazza nella quale aveva mangiato il gelato.

-Allora? - la incalzò la madre.

-E' bravo... se mai ci sarà una prossima volta sul tatami non mi tratterrò. -

-Okay, ma che mi dici di lui? Ho visto che quando siete usciti ti ha aspettato fuori. - insistette Sara, lei ci aveva creduto, la versione di Alex sembrava vera non una stupida scusa, non gli era sembrato il tipico gatto che cerca di arrampicarsi sugli specchi.

-Si, ha cercato di spiegarmi cosa era successo venerdì...-

-E quindi? -

-Dice che Shelly gli si è attaccata addosso, cosa probabile, mi avrà vista ballare con lui e si è buttata nel mezzo per togliermelo, solo perché lei può farlo. -

-Aspettate cosa mi sto perdendo? - Felicity stava ascoltando avida le due ragazze, ma era chiaro che le mancasse un pezzo al suo racconto.

-Niente mamma. -

-Alexandre è il ragazzo con cui Hope ha ballato venerdì. -

-Ah! - fu l'unico commento che riuscì a formulare Felicity fissando la figlia che non le stava guardando, si guardava i piedi mentre si mordicchiava il labbro.

-Hope potrebbe dire la verità... potrebbe essere quello giusto per te, lui potrebbe... -

-Potrebbe cosa? Eh Sara? Potrebbe cosa? Tenermi testa? Fermarmi? Oppure vuoi continuare a ripetere quella storielline che ci ripetiamo tutti da anni: troveremo una soluzione. Ma sai qual'è la verità? Non voglio un ragazzo, non ne ho bisogno, io sono quello di cui ho bisogno. Ho da fare! - uscì dalla cucina quasi di corsa lasciando le due donne li a confruntarsi con l'amara verità con cui Hope da troppo tempo ormai conviveva.

Quando la porta di casa si chiuse con un colpo secco Felicity crollò, si portò le mani al volto cercando di fermare le lacrime che inesorabilmente le solcavano le guancie.

-Fel no! Non piangere, non è vero! Hope è solo arrabbiata, è arrabbiata con se stessa perché ha paura, c'è speranza, dobbiamo solo... -

-No, non c'è mai stata speranza, è nata segnata e anche quando per un attimo abbiamo creduto che tutto fosse risolto dopo poco abbiamo scoperto che risolta una cosa il problema era un altro e a questo non c'è rimedio, un tumore si può operare. Ma questo? Dimmi Sara, a parte te e Caity chi altro può provare a trovare una soluzione? Te lo dico io, nessuno, Hope ha espresso quello che tutti abbiamo sempre saputo, ma ci rifiutavamo di ammettere.- le parole furono fermate da uno schiaffo che Sara le aveva tirato.

-No! Mi rifiuto di crederci, Hope ha solo paura di lasciarsi andare. Se solo avesse il coraggio di farsi conoscere e di conoscere meglio Alex capirebbe che lui è diverso, che forse non si spaventerebbe come tutti quei marmocchi viziati con cui ha avuto a che fare fino ad ora. -

-Perchè credi tanto in lui? L'hai visto si e no cinque volte. -

-Perchè ho fiducia e speranza. Non crollare ora, lei ha bisogno di noi. -

 

Continua...

 

eccoci qua! a quanto pare Alexandre potrebbe essere innocente dalle accuse di Hope, ma sarà vero? I due sono in combutta oppure è stato solo un caso?
Ma soprattutto di cosa stavano parlando le tre bionde alla fine? per cosa non ci sarebbe rimedio?
Un bacione a domenica
MiaBlack

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Capitolo 5
*** capitolo 5: rapina ***


capitolo 5

 

Hope era scappata da casa, non voleva arrabbiarsi non con sua madre o con Sara, ma c'erano momenti come quelli nei quali sentiva di perdere il controllo e doveva allontanarsi per essere sicura di non far male a nessuno. Ricordava bene quando tutto era iniziato: aveva avuto tredici anni e lei si era arrabbiata, era normale arrabbiarsi, tutti si arrabbiavano era una cosa umana, ma quando era successo a lei, qualcuno si era fatto male. La sensazione della temperatura che si alzava, le vene che bruciavano e quella forza che nemmeno lei sapeva da dove era uscita era tutto maledettamente chiaro nella sua testa, come se l'avesse visto succedere a qualcun altro e non a lei. Con il passare del tempo la situazione era uscita dal suo controllo, i suoi l'avevano portata da alcuni amici fidati, gli unici che sarebbero stati in grado di trovare una cura, eppure dopo tutti questi anni ancora non erano arrivati a niente. La paura giocava un ruolo pericoloso, quando sentiva che stava perdendo il controllo iniziava a spaventarsi ed era allora che la cosa peggiorava, Hope perdeva il controllo della situazione e tutto andava peggiorando. Ai laboratori Star le avevano detto che probabilmente il tutto era dovuto al fatto che si stava sviluppando, l'aumento degli ormoni aveva creato una reazione chimica a quel farmaco che a quanto pareva non era mai stato smaltito dall'organismo della ragazza. Imparare a gestire gli attacchi di panico era stato facile, la sua mente analitica non poteva che trovare una soluzione razionale per riportare il tutto sotto il suo controllo, l'unico problema era la rabbia, quella per quanto ci provasse non riusciva a gestirla, quando si arrabbiava doveva scaricare l'accumolo di energie ed era meglio che non ci fossero persone nelle vicinanze.

 

“Se fossi in te smetterei di distruggere tutti i manichini o Robert poi si infurierà con te.” Tai unica persona non viventa prensete a vedere la devastazione della sua ira provò a intervenire.

-Meglio i manichini che la sua testa. - rispose cercando di riprendere fiato senza osservare la devastazione che aveva creato attorno a se.

-Vado a fare un giro, magari trovo qualcosa da fare.-

“E' fortemente sconsigliato che tu esca in pattuglia in quello stato... ma so che non mi ascolterai quindi mi limiterò a dirti di essere prudente e di non staccare l'auricolare.”

-Grazie Tai. -

 

La moto nera opaca si muoveva agile sulla strada, Hope manteneva una volocità costante che le permetteva di osservare cosa succedeva attorno a lei senza però essere notata dalle persone che ancora giravano per la città.

“Canary, alcune telecamere segnalano movimenti sospetti in una gioielleria.” al primo segnale di pericolo Tai contattò immediatamente la bionda che già pronta con il suo costume stava pattugliando le strade.

-Dove? - Tai comunicò il nome della via e Hope aumentò la velocità per raggiungere il prima possibile il posto.

“Avverto Robert e Sara?”

-No, lasciali stare ci penso io. -

La moto rallentò nelle vicinanze della gioielleria, dalla strada principale non sembrava ci fossero problemi, le luci erano spente, la porta intatta e l'allarme non era scattato, Tai però le aveva confermato qualcosa di sospetto sul vicolo laterale, lasciò la moto in un punto poco in vista ma abbastana vicino da poter essere recuperata in caso le servisse velocemente.

-Tai la porta laterale è stata aperta, all'interno le luci sono spente.. vado a controllare. -

Il locale era silenzioso e sembrava che non ci fosse nessuno, come se la porta non completamente chiusa fosse stata una dimenticanza del proprietario. Hope continuò a muoversi lentamente tra gli espositori del negozio, all'improvviso un fascio di luce proveniente dal retro attirò la sua attenzione, dandole finalmente la posizione dei ladri.

Nel retro del negozio c'era una piccola stanza usata dal proprietario come ufficio, era da li che si poteva accedere alla cassaforte dove erano conservati i gioielli più preziosi. Hope scivolò silenziosamente fino al retro pregustansodi già l'adrenalina che lo scontro le avrebbe lascato, ben attenta a non farsi vedere Hope si affacciò per valutare la situazione, sentiva distintamente le voci di due persone, una era ben visibile: era a pochi passi da lei e le deva le spalle, con un colpo del suo bo staff l'avrebbe atterrato in un attimo. Varcò la soglia con decisione e con un colpo secco alla base della testa il ladro cadde a terra tramortito, il secondo uomo sentendo il rumore del copro cadere a terra si sollevò dal suo nascondiglio dietro la scrivania mostrandosi così a Hope che con un colpo ben piazzato riuscì ad atterare anche lui. Dopo il doppio atterraggio era pronta a contattare Tai per fargli avvertire il comandante Lance perché intervenisse a ripulire il suo operato, era pronta ad attivare il collegamento quando sentì la fredda canna di una pistola premerle sul retro della nuca, chiuse gli occhi dandosi mentalmente dell'idiota, doveva saperlo che non potevano essere solo in due, la cassaforte era un boccone troppo prelibato perché nessuno ci fosse entrato, ma lei era troppo distratta dai suoi pensieri per pensare a tutto quello che c'era da pensare.

-Non ti muovere... - la voce dietro di lei le mise i brividi, c'era qualcosa di folle in quella voce, se non si inventava qualcosa velocemente sarebbe finita con un buco in fronte. Hope si diede mentalmente dell'idiota, come aveva fatto a non pensare al terzo uomo e soprattutto come aveva fatto a non prendere in considerazione l'idea che potessero essere armati, ovvio erano ladri non assassini, ma ormai anche i ladri giravano armati, non c'era più la cara e vecchia criminalità divisa per settore.

-Lascia l'arma. - l'idea di abbandonare il suo bo staff la rendeva inquieta, poteva essere perfettamente pericolosa anche senza, ma quel pezzo di ferro era uno strumento di sicurezza a cui faceva fatica a rinuciare, con un sospiro esitante lasciò che il bastone cadesse a terra, la canna della pistola premuta con forza contro la sua nuca era stato un ottimo incentivo per decidere cosa fare.

-Così tu saresti uno dei vigilanti, il Canarino immagino... - una mano le sfiorò i capelli provocandole spiacevoli brividi lungo la schiena se c'era una cosa che odiava di più di un arma puntata addosso era quando qualcuno la toccava.

-Sai colleziono animali impagniati... i canarini sono i miei preferiti. Potresti... - la frase rimase a metà, mentre la sensazione della canna premuta contro la nuca si faceva più lieve fino a scomparire e il rumore del corpo che cadeva a terra la convinse a girarsi, l'aggressore era steso a terra dietro di lei vestito completamente di nero c'era un uomo: il volto era quasi completamente coperto, un cappuccio e una specie di bandana gli copriva i lineamenti della bocca, l'unica cosa visibile erano gli occhi, di un nero mai visto prima.

-Chi diavolo sei? - chiese mettendosi in posizione, le poteva anche aver salvato la vita, ma non si fidava di quel tipo, con la leggera luce che filtrava dalle sue spalle Hope notò che il vestito del ragazzo non era solo nero c'erano dei ricami rossi e anche l'interno doveva essere dello stesso colore.

-E' così che si ringrazia chi ti ha appena salvato il culo? -

-Nessuno te lo ha chiesto! - rispose lei infastidita chinandosi a raccogliere la sua arma, il ragazzo la guardò e nonostante avesse il volto coperto Hope era sicura che stesse sorridendo.

-Sai, credo di meritarmi un premio... - il giovane si chinò su di lei rubandole un bacio, nonostante la bandana nera che gli copriva le labbra Hope potè sentire la morbidezza delle labbra e la loro dolcezza.

-Sei tu vero?- chiese era certa che fosse lui il ladro che era sfuggito a Robert qualche giorno prima. Il giovane la guardò curioso.

-Il ladro dell'archivio... - questa volta l'espressione che assunse il tipo non era più di divertimento sembava sorpreso.

-Non succede nulla, che io non sappia.- questo suo atteggiamento da onniscenza, quasi da oracolo infastidiva molto Robert, ma a quanto pareva divertiva il ragazzo che dopo un attimo di sorpresa riprese a sorridere divertito.

-Chi può dirlo... - le sirene della polizia arrivarono fino a loro, non c'era più tempo per scappare Lance si era fatto maledettamente intelligente, sicuramente avrebbe mandato qualcuno su entrambe le entrate.

-Dobbiamo uscire di qui! - afferrò la mano del giovane e lo strattonò via dalla stanza, dovevano tornare nella parte anteriore del negozio, l'ufficio era una stanza chiusa con una sola uscita sarebbero stati arrestati subitito.

-Che ti prende? -

-Se vuoi essere arrestato fai pure, io preferirei evitare! - i passi dei poliziotti risuonano nel negozio silenzioso, Hope fece appena in tempo ad abbassarsi tirando il ragazzo giù con se che quattro poliziotti le passarono davanti, sicuri di non essere visti si allontanarono passando dalla porta laterale.

-Beh è stato divertente. -

-Aspetta! Dimmi cosa stai cercando! - il ragazzo si stava allontanando.

-Perchè pensi che io stia cercando qualcosa? -

-Perchè allora rubare all'archivio.. non c'è niente di prezioso li, dimmi cosa cerchi, potrei aiutarti. - non sapeva nemmeno lei perché si stesse offrendo di aiutare quel tipo, non lo conosceva nemmeno, non sapeva nulla di lui era una cosa stupida e pericolosa.

-Non dirmelo, ti è bastato un bacio perché ti innamorassi di me? Ti facevo più difficile. -

-Aspetta... Dannazione! - con un balzo il giovane si aggrappò alle scale anticincendio riuscendo così ad allontanrsi da li.

-Sapevo che doveva esserci di mezzo uno di voi! - Hope sobbalzò e si voltò, dietro di lei con le mano su i fianchi a guardarla con rassegnata esasperazione c'era il commissario Lance, noncchè suo nonno adottivo in quanto compagno di sua nonna Stesy.

-Lo so che sotto sotto ci adori, ehy meno lavoro per voi alla fine. -

-Siete bravi, ma state infrangendo la legge. -

-Ci piace rischiare...- rispose alzando le spalle, sminuendo la gravità di quello che stavano facendo, aiutavano la città a mantenere un tasso di criminalità basso, ma a loro volta infrangevano la legge in quanto non erano riconosciuti come membri delle forze dell'ordine.

-Vai. - Lance le fece cenno di andarsene prima che qualcuno potesse vederla, non sapeva chi si nascondeva sotto la maschera che un tempo era stata di sua figlia, ma chiunque fossero i nuovi vigilanti erano bravi quanto i vecchi e molto più svegli.

-Capitano.- Hope si fermò prima di allontanarsi.

-Cosa?- non era sicuro che lei rimanesse li.

-Ieri un ladro è entrato negli archivi, cosa ha rubato? - chiese curiosa, non avrebbe lasciato perdere.

-Perchè ti interessa? - chiese sospettoso.

-E' ancora in città e non se ne andrà fino a che non avrà quel che vuole. - la risposta soddifò anche Hope che non era sicura nemmeno lei del motivo per cui voleva saperlo, che il nuovo arrivato se ne doveva andare era sicuro, ma sapeva che quella non era la sola ragione per cui voleva scoprire cosa avesse in mente.

-Dei fascicoli su vecchi casi, non so di preciso, ti farò sapere. Ora vai!- annuì e si allontanò correndo.

 

Continua....

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: ***


chiedo scusa se l'altra settimana non ho aggiornato, ma ho avuto un problema e non ce l'ho fatta!!

Capitolo 6

 

Tre giorni dopo la rapina alla gioielleria Hope stava ancora spettanto che il commissario lance le desse il materiale che gli aveva chiesto, l'idea di non sapere cosa stesse cercando il tizio mascherato la infastidiva, rubare nell'archivio della polizia non lasciava grande margine di movimenti, sicuramente non era una rapina che stava architettando, in quell'edificio non vi erano piante catastali, non c'erano nemmeno grandi documenti riservati, erano tutti atti che se richiesti potevano essere sonsultati da chiunque, chiunque avesse un minimo di nazioni legali. Quel tipo stava cercando qualcosa e sicuramente non voleva che si sapesse la sua identità.

-Mi stai ascoltando o ti sei persa in un mondo tutto tuo? - la voce di Sara junior la fece riscuotere dai suoi pensieri, si era talmente concentrata sul ragazzo mascherato da non ricordarsi più dove si trovasse e del perché si trovasse li.

-Ehm, certo! - Hope fece vagare il suo sguardo sul tavolo cercando di capire cosa l'amica le potesse aver chiesto.

-Certo ovvio che mi stavi ascoltando, infatti non ti sto chiamando da cinque minuti, tranquilla. -

-Fai poco la sarcastica con me. Forza dimmi? -

Hope e Sara erano sedute ad un tavolo di un bar, Sara aveva un esame di statistica e aveva supplicato l'amica perché l'aiutasse a passarlo, lei per i numeri era come Robert non poteva farcela, potevano darle una qualsiasi arma da smontare e rimontare e lei avrebbe saputo farlo ad occhi chiusi, ma far tornare un conto per lei era peggio che parlare arabo.

-Parlami Hope, so che non posso capire quello che ti succede, ma sono tua amica e posso provare ad aiutarmi.- parlare di qualcosa per era sempre difficile, la sua intelligenza le aveva sempre fatto capire le cose prima degli altri e spesso troppo spesso preferiva tenerle per se così da non far preoccupare nessuno.

-E' che... voglio dire... -

-E' per il tipo che hai incontrato a ballare? Non ne vale la pena e non ne vale la pena nemmeno Shelly è sempre stata gelosa di te fin da piccola.- Sara aveva ragione, Shelly l'aveva sempre invidiata in un modo quasi patologico e anche se lo sapeva aveva preferito ignorarlo.

-E' che... non avrò mai quello che hai tu con Robert, non esiste al mondo qualcuno per me. -

-Ehy... - aveva appena finito di parlare che qualcuno le aveva interrotte, Sara guardava oltre Hope incantata e con la bocca leggermente aperta, Hope invece si limitava a non muoversi, non voleva vedere chi c'era dietro di lei, le era bastata la voce per riconoscerlo.

-Sarebbe carino se ti girassi... - la frase era piena di sarcasmo e di irritazione.

-Cosa vuoi? - chiese acida, Alex sobbalzò non aspettandosi una reazione del genere, sapeva che non sarebbe stata contenta di vederlo, ma non si aspettava tanda astiosità, erano passati diversi giorni dall'ultima volta che l'aveva incrociata in palestra, quando l'aveva lasciata andare l'aveva fatto con la consapevolezza che il giorno dopo l'avrebbe incontrata nuovamente, invece sembrava che la bionda avesse smesso di andarci, cosa molto strana visto che tutti gli avevano confermato che era solita allenarsi tutti i giorni anche più volte al giorno.

-Mi stai evitando? - chiese di getto senza tanti giri di parole.

-Dovrei? - si limitò a rispondere irritando il giovane ancora di più, su una cosa la gente aveva ragione, Hope Queen sapeva cosa dire o fare per far saltare le staffe alla gente, sembrava avesse un sesto senso che le dicesse cosa dover fare per far arrabbiare l'interlocutore, ma non avrebbe funzionato con lui.

-Dimmelo tu, sono giorni che non vieni in palestra. -

-Magari vengo quando non ci sei? - quella era un ottima obiezione, se solo non avesse chiesto a Sara e a Cin e se entrambe non avessero confermato che la bionda non si faceva vedere da giorni.

-So che non ci stai andando. - continuò imperterrito lui.

-Okay non sto andando in palestra vuoi arrestarmi? Non sapevo ci fosse una legge che mi imponesse di andarci tutti i giorni. -

-Se pensi che le tue risposte acide mi infastidiscano ti sbagli di grosso. - sibilò piegandosi in avanti, così che i loro visi fossero alla stessa altezza.

-Se pensi che io sia acida perché tu sei speciale ti sbagli... non cambio il mio comportamento per qualcuno... -

-Se sono uno qualsiasi allora perché smettere di venire in palestra... - la logica di Alex stava per incastrare Hope e questo era una cosa che non era mai capitata, Sara che silenziosa assisteva alla scena si voltò verso l'amica curiosa e spaventata allo stesso tempo, mai aveva visto Hope essere messa all'angolo da qualcuno, ne in uno scontro diretto ne in uno scontro verbale.

-Tu parti con la convinzione sbagliata che io non venga in palestra per evitare te, ma forse sono semplicemente impegnata oppure semplicemente mi allano altrove. Sono Hope Smoak Queen, non ho bisogno di venire alla Taer al safer per allenarmi. -

-Ma lo hai sempre fatto... Se non hai paura di me, ti aspetto in palestra, questa volta non ci andrò piano... - le parole di Alex erano stato un mix tra una doccia fredda e uno schiaffo in faccia per Hope che era pronta a farsi valere, ma Alex non si scompose si radrizzò e si allontanò dalle due, la bionda scatto in piedi infuriata dal comportamento maleducato del giovane, Sara riuscì ad afferrarla e a riportarla a sedere sulla sedia prima che potesse combinare qualche casino.

-No!- si limitò a sibilare bloccandola in un abbraccio stritolatore, Hope stava letterarlmente tremando dalla rabbia, chiunque fosse il ragazzo aveva segnato la sua condanna a morte senza nemmeno saperlo.

-Io lo disintegro... - sibilò quando ormai era fuori dalla sua vista.

-Beh per farlo dovresti andare a palestra... -

-Ti ci metti pure tu? - Hope si voltò verso l'amica.

-Hope calmati, se vuoi fargli chiudere la bocca sai come fare. -

-Se ne pentirà di avermi provocato! - Hope sbuffò ancora furiosa, pregustando già il sapore della vittoria.

-Ora dimmi chi è quel figone che ti ha fatto infiammare e per infiammare non intendo solo arrabbiarti, quel tipo ti piace! - Sara aveva c'entrato in pieno il problema principale di Hope, Alex le piaceva, era il tipo di ragazzo che aveva sempre cercato, qualcuno che non si lasciasse mettere i piedi in testa da lei, nè verbalmente nè fisicamente eppure allo stesso tempo quel suo non farsi calpestare la irritava a morte.

-Ah è bello quando anche te non hai le idee chiare, ti rende quasi più umana. - la bionda non rispose scosse la testa e tornò a guardare i fogli davanti a lei, l'esame di Sara era più importante della sua probabile perdita di senno.

 

Dovettero passare diversi giorni prima che Hope tornasse in palestra, era un anonimo pomeriggio come tanti, la ragazza aveva raccolto le sue cose e se ne era andata in palestra, iniziava a sentirne la mancanza, non che non si allenasse, passava gran parte del suo tempo al covo, ma andare alla Taer al safer era un altra cosa.

-Guarda chi si vede... - Sara era nel suo ufficio a sistemare alcuni contratti, aveva assunto da poco un nuovo istruttore per alcuni corsi, quando Cin l'aveva chiamata dicendole che una certa bionda di loro conoscenza era tornata ad allenarsi, così era andata in sala per poterlo costatare con i suoi occhi.

-Ciao zia. - Hope era diventata un mostro nel non esprimere alcuna emozione, era così brava che molte volte spaventava anche le persone che la conoscevano meglio e sapevano che Hope era tutto fuor che apatica.

-Come mai sei tornata? - chiese buttando li la domanda mentre entrava sul tatami.

-Così, ti va di fare un po' di sparring? - chiese, sapeva che avrebbe rifiutato, non che Sara si tirasse indietro quando c'era da combattere, ma era difficile che le due lo facessero in palestra.

-No, lo sai: non qui. - rispose infatti Sara, si concedeva qualche sessione di sparring con Hope solo quando la palestra era vuota o comunque c'era poca gente e non era quello il caso.

-A breve però dovrebbe arrivare Alexandre puoi chiedere a lui.- buttò li Sara osservando la reazione della figlioccia.

-Prepara la cassetta del pronto soccorso, gli voglio spaccare la faccia. - la bionda sorrise, l'amore non era bello se non scorreva un po' di sangue.

Alexandre arrivò poco dopo, Hope si era messa su un lato della sala a lavorare, non stava facendo niente di particolarmente impegnativo.

-Guarda chi si rivede, pensavo fossi troppo spaventata per tornare in palestra. - Hope che non aveva trovato particolarmente divertente la battuta non si voltò nemmeno continuò invece il suo ripasso delle basi.

Alex rimase in silenzio studiando i movimenti ripetitivi che la giovane stava facendo, stava ripassando le gomitate una dopo l'altra senza fermarsi percorrendo la sala. Alexandre la guardò sorridendo divertito, l'aveva fatto anche lui per tantissimo tempo e occasionalmente continuava a farlo, il ripasso delle basi era qualcosa che i novizi non capivano, le basi permettevano di fare quello che volevi, davano l'opportunità di piegare quella disciplina e modellarla nelle proprie mani, come ogni cosa però andava ripassata. La ragazza era a metà della sala e Alexandre decise di intervenire.

-Sbagli. - disse bloccandole il braccio con una mano e posando l'altra sul fianco, la giovane che non si aspettava di essere toccata scattò in piedi cercando di allontanarsi ma la mano sul fianco la constrinse a non muoversi.

-Se tieni le ginocchia leggermente più flesse questo movimento a pendolo ti verrebbe più fluido e di conseguenza entrerebbe più in profondità. - Alex le spostò un piede con il proprio solo di pochi centimetri continuando a spiegarle perché secondo lui avrebbe dovuto ascoltare il suo consiglio, Hope si limitava a fissarlo punta nell'orgoglio, erano anni che si esercitava e quella era una delle gomitata che usava più sopesso quando indossava i panni di Canary, non era possibile che stesse sbagliando.

-Poi ovviamente fai come credi. - concluse spostandosi di un passo, l'aura della bionda era diventata improvvisamente minacciosa e molto aggressiva. Alex aveva imparato a camptare segnali non verbali, erano piccole vibrazioni che la persona mandava, Hope in quel momento emanava vibrazioni pericolose.

-Che vuoi? - chiese vedendo che il giovane non si spostava e continuava a fissarla.

-Ti va di fare un po' di allenamento insieme? - chiese speranzoso.

-Sparring? - non aspettava altro, lo voleva picchiare da quando l'aveva visto al club mentre ballava con Shelly, ma la voglia era aumentata dopo l'incontro al caffè.

-Veramente non volevo fare sparring, un po' di ripasso delle basi... tanto per fare qualcosa. - spiegò lui alzando le spalle, quel giorno non aveva voglia di fare sparring non si sentiva carico e soprattutto non gli andava di far infuriare ancora di più la ragazza.

-Come vuoi io lo stavo già facendo la sala è grande puoi farlo anche tu. - per la prima volta da quando si erano conosciuti Hope non gli stava dicendo di no, non gli aveva detto nemmeno di si, ma quello era un passo avanti notevole.

-Vuoi continuare con le gomitate? -

-Sok! - lo corresse lei con il termine thailandese facendo sorridere Alex.

-Oppure ci sono sempre i kao... - il giovane aveva velocemente cambiato la terminologia adattandosi alla richiesta della ragazza.

-Potremmo iniziare veramente dall'inizio... - propose lei, le basi erano qualcosa di rassicurante, le faceva quando voleva rilassarsi, ripassare i movimenti fondamentali aveva un qualcosa di liberatorio.

-Bene iniziamo con la posizione e poi con gli spostamenti? - Alex non si sbilanciava, rimaneva impassibile a qualunque sua richiesta.

-Okay no scherzavo, gli spostamenti li eviterei volentieri. Calci? -

-Perfetto. - i due si misero d'accordo sulla seguenza da eseguire prima di iniziare.

Quando Sara riapparve in sala trovò i due ancora intenti a ripassare le varie mosse, questa volta però Hope teneva i colpitori e Alex portava le mosse, la situazione sorprese la bionda la quale però non era intenzionata a chiedere spiegazioni si limitò a girare su se stessa e a uscire dalla sala prima che uno dei due la vedesse e l'incantesimo di pace si incrinasse.

 

Erano in sala da quasi due ore, si erano già dati il cambio diverse volte ora era il turno di Hope di tenere i colpitori e Alex doveva portare i calci secondo come li chiamava lei, era a metà del secondo minuto quando la bionda si fermò, lo gardò accigliata prima di porre la domanda fatidica.

-Che hai fatto? Mi sembri meno battagliero del solito. - aveva ricevuto i suoi calci e sapeva che erano forti e precisi, quelli che le stava tirando in quel momento non avevano niente a che vedere con quelli che ricordava.

-Ti interessa veramente? - la domanda la sorprese, solitamente era lei quella che rispondeva in modo brusco e acido, nessuno le si era mai rivolto in quel modo, tutti la trattavano con rispetto visto che la sua famiglia deteneva le azioni di metà delle più grandi aziende della città e della capitale, insomma, fare uno sgarro a lei poteva costare il posto di lavoro a qualche familiare.

-I tuoi calci fanno schifo. - si limitò a spiegare.

-Non ti ho chiesto perché me lo stai chiedendo, ti ho chiesto se ti interessa sapere perché i miei calci fanno schifo. - l'obbiezione lasciò ancora una volta Hope indecisa sulla risposta, le interessava? In un certo senso si, lui la incuriosiva, ma una vocina nella sua testa le diceva che non doveva lasciarsi coinvolgere Alex era un pericolo, era strisciato nella sua vita in modo silenzioso e ora si stava insinuando sempre più in profondità come un serpente, se non avesse mantenuto la guardia alta l'avrebbe morsa e per lei sarebbe stata la fine.

-Ti va un caffè? - il giovane si era tolto i guantoni e li aveva lanciati nel suo borsone.

-Okay. -

-Ci troviamo fuori tra una ventina di minuti, mi faccio una doccia veloce. - lo guardò allontanarsi chiedendosi come fosse riuscito a farle dire di si, doveva essersi bevuta il cervello.

Dopo una doccia di pochi minuti, giusto per togliersi il sudore di dosso Hope raccolse le sue cose e se ne andò da Sara che era in ufficio.

-Zia? - la chiamò entrando.

-Ciao tesoro, finito di allenarti? -

-So che sai che mi stavo allenando con Alexandre. Smetti di fare la finta tonta. Ti lascio il borsone se non passo io chiedo alla mamma di passare lei a prenderlo.-

-Va bene... E' successo qualcosa? - chiese Sara, Hope si comportava in maniera strana, cioè più strana del solito.

-No niente... a dopo. - la donna guardò la figlioccia uscire dall'ufficio leggermente confusa.

-Ma non si stava allenando con Alex... Che l'abbia ucciso e ora va a nascondere il cadavere? - Sara schizzò in piedi spaventata al solo pensiero, se fosse stata un altra persona quell'idea non l'avrebbe mai presa veramente in considerazione, ma Hope era capace di ammazzare qualcuno anche se non l'aveva mai fatto. Arrivata all'entrata Sara si fermò sorpresa, le porte a vetri rivelavano quello che mai avrebbe pensato in tutta la sua vita, Hope stava uscendo inseme ad Alexandre, il quale non era dentro nessun sacco nero e non veniva nemmeno trascinato privo di sensi, il giovane camminava sulle proprie gambe di sua spontanea volontà, decisamente era una cosa strana, ma non sarebbe stata lei a metterci bocca.

 

Continua

Spero vi sia piaciuto

MiaBlack

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: un caffe e due chiacchiere ***


Capitolo 7

 

 

Nonostante stesse arrivando il primo freddo quel pomeriggio le temperature erano ancora miti, il sole riscaldava e il vento non era più fastidioso del solito. Hope e Alex camminavano l'uno accanto all'altra senza però rivolgersi la parola, entrambi pensavano ai fatti propri incuranti della presenza dell'altra persona.

-Scusami. - disse all'improvvisso Alex interrompendo il silenzio e distogliendo Hope dai suoi pensieri.

-Per cosa? - secondo lei c'erano tante cose per cui lui avrebbe dovuto chiederle scusa, ma sicuramente lui non avrebbe concordato.

-Ti ho chiesto di venire a prendere un caffè con me ma ti sto praticamente ignorando. - il sorrisetto divertito e leggermente colpevole che gli increspò le labbra fece sorridere Hope la quale distolse lo guardo limitandosi ad alzare le spalle.

-Mi hai promesso un caffè, non una conversazione. Io sono qui solo per il caffè! -

-Mi pare giusto. Vieni, qui fanno un caffè delizioso, ma il loro vero punto di forza sono i muffin.- esclamò lui fermandosi davanti ad un negozio. Alex aprì la porta e lasciò che Hope passasse per prima. Da fuori il locale non sembrava niente di straordinario, anzi se non ci si faceva particolarmente attenzione poteva essere scambiato per un abitazione, il negozio aveva una porta in legno e alle finestre c'erano delle tende bianche, l'interno non era diverso dal fuori l'ambiente era stato arredato come un grande salotto: c'erano poltrone e divani con piccoli tavolini, un bancone con degli sgabelli in legno tagliava quasi a metà il locale, mentre in fondo, proprio dalla parte opposta della porta c'era il bancone che occupava tutta la parete.

-Buon pomeriggio ragazzi. - al banco c'era una signora anziana, Hope non si aspettava niente di diverso da quel luogo, quella vecchietta era perfettamente in tema con l'ambiente.

-Cosa posso darvi? - chiese ancora la donna sorridendo ai due, Alex rispose al sorriso avvicinandosi al bancone, la cassa era stata messa al centro e su un lato c'era la caffetteria mentre dalla parte opposta c'erano dolci e salati di ogni genere.

-Due caffè? - chiese rivolto a Hope, la quale però si stava ancora guardando attorno, alle pareti c'erano fotografie di quella che doveva essere la donna al di la del banco solo che era lei in versione giovane.

-Ehm, no per me un tea grazie. - rispose distogliendo l'attenzione dalle foto e avvicinandosi al bancone.

-Bene e per te giovanotto? -

-Un caffè. - la signora sorrise e si mise a preparare le due bevande, Alex guardava con curiosità la ragazza che non smetteva di guardarsi attorno.

-Questo posto sembra uscito da una favola, sembra la casetta della nonna di cappuccetto rosso. - commentò, mentre i suoi occhi scorrevano sulla parete dove un enorme libreria stracolma di libri occupava gran parte della parete.

-Grazie! È proprio quello che volevo ottenere. - rispose la signora posando il caffè davanti ad Alex.

-Beh c'è riuscita magnificamente. - quando anche il tea fu pronto Hope portò la sua attenzione sulla tazza e ne bevve un sorso.

I due ragazzi si sedettere su due sgabelli e sorseggiarono le loro bevande in sielnzio, Hope continuava a guardarsi attorno: ora che aveva studiato tutto il locale la sua attenzione si era rivolta ai clienti, quando era arrivata non ci aveva fatto troppo caso, ma quasi tutti i divanetti e i tavolini appartati erano occupati. Alexandre invece guardava fuori dalla finestra completamente assorbito dai suoi pensieri. Alex si riscosse quando a uno dei clienti scivolò di mano la tazza, il ragazzo scattò in piedi in posizione di guardia sorprendendo Hope che non si aspettava una reazione del genere.

-Scusa. - si limitò a dire imbarazzato tornando a sedersi.

-Da quanto ti alleni? - chiese Hope cercando di rompere quel silenzio, non le interessava conversare con lui, ma rimanere seduti al tavolo in silenzio era una situazione che non la metteva a suo agio.

-Da sempre, mia zia mi ha insiegnato la posizione di guardia prima ancora che imparassi a camminare. - Hope scoppiò a ridere, non conosceva la donna, ma sicuramente Sara se avesse potuto avrebbe fatto altrettando con lei.

-Tu come hai iniziato? -

-Mia zia era stufa di vedermi arrabbiata con il mondo e pronta a scoppiare, così ha deciso di portarmi in palestra a scaricare, ne ho prese un numero infinito ed era frustrante soprattutto per una come me, che non ha mai saputo cosa volesse dire non poter arrivare a qualcosa. Mi ha insegnato a combattere, a gestire la rabbia e la frustrazione. - sorrise al ricordo dei primi allenamenti, erano loro due sul tatami e per ogni colpo buono che dava ne riceveva uno in risposta, se il colpo non era buono ne riceveva anche tre o quattro.

-E' buffo come entrambi siamo stati indirizzati dalle nostre zie a questa disciplina. -

-Sara non è veramente mia zia.- ammise scollando le spalle, Sara non era sua zia ma forse le voleva più bene e le doveva molto di più che a una zia vera, adorava Thea, ma se doveva scegliere con chi passare il suo tempo avrebbe scelto sempre Sara e non perché al 90% lo avrebbe trascorso sul tatami, ma perché la sentiva più vicina a comprenderla.

-Aspetta... Sara? La proprietaria della palestra? -

-Si, è un amica di famiglia, non che ex ragazza di mio padre. Mi ha insegnato tutto lei e le devo molto. -

-Ex di tuo padre? Tua madre ha un ottimo autocontrollo a quanto pare. -

-Mia madre adora Sara, sono amiche e si vogliono bene e non potrei immaginare la mia vita senza lei. -

-Anche quella che chiamo io zia non è veramente mia zia era un amica di mia mamma, mi ha cresciuto lei e per me è la cosa più vicina ad una madre, anche se non si è mai comportata da mamma.-

-E i tuoi? - la domanda le uscì di getto, prima che si potesse rendere conto di quanto era inopportuna, Alex però non sembrò farci caso, sorrise appena e rispose tranquillamente.

-Mio padre è morto prima che io nascessi, mia madre invece quando io ero piccolo, non ho nessun ricordo di lei, era dovuta andare via per un po' e non è più tornata. - Hope annuì dispiaciuta, sapeva cosa voleva dire crescere senza un genitore, lei non aveva avuto suo padre per i primi anni, ma poi era tornato e nonostante tutti i problemi era rimasto con loro.

-Ti capisco: mio padre era stato dato per morto quando mia madre aspettava me e mio fratello... è tornato solo qualche anno dopo e noi lo abbiamo conosciuto quando avevamo sei anni. Siamo stati fortunati, lo sappiamo. -

-Molto.-

-Ora dimmi, perché ti sei fissato con me? - la domanda di Hope era posta con serietà ma con un tono leggero quasi divertito, stranamente non aveva voglia di essere aggressiva o cattiva.

-Sembri una ragazza interessante. Voglio dire, sei sveglia, intelligente, senza peli sulla lingua e sai combattere, non sono caratteristiche facili da trovare separatamente, figurarsi in una sola persona. -

-Tu hai chiesto di me a giro. -

-Si. - la frase della bionda non era proprio una domanda, ma Alex non si fece intimidire, aveva chiesto di lei, dopo che era sparita dal locale e aveva continuato a chiedere di lei anche dopo averla incrociata in palestra, voleva capire qualcosa in più su quella strana ragazza.

-E allora perché? -

-Perchè cosa? -

-Perchè sei qui con me? Perchè mi hai chiesto i venire a prendere un caffè, perché mi parli? - Hope non riusciva proprio a capirlo, la gente quando parlava di lei non usava mai termini molto lusinghieri, era una stronza senza cuore e ormai non faceva nulla per smentire la situazione.

-Ti poni la domanda sbagliata: perché non dovrei essere qui con te? Ti ripeto hai le qualità che mi piacciono e poi non ci credo. - aggiunse alzando il mento come a volerla sfidare a contraddirlo.

-Non ci credi? -

-No non ci credo, secondo me nessuno di loro ti conosce. Sicuramente hai fatto qualcosa a qualcuno, con il caratteraccio che ti ritrovi, ma questo sicuramente non giustifica tutte le voci che girano su di te. -

-O forse si. - Hope distolse lo sguardo imbarazzato, era stato un incidente non l'aveva fatto di proposito, quando aveva strattonato Shelly non era stata con l'intenzione di farle del male, ma non aveva ancora il controllo, non che ora l'avesse, ma sicuramente sapeva come gestire la situaizone.

-Non ci credo.-

-Dovresti chiedere a Shelly, lei ti dirà sicuramente di quanti e quali crimini mi sono macchiata. -

-Non so chi sia questa Kelly.. - Hope lo guardò sorpresa, Alex sembrava veramente che ci stesse pensando, a parte che le aveva sbagliato il nome.

-Shelly, non Kelly. -

-No... mi dispiace mai sentita, chi dovrebbe essere? Anzi no, non mi interessa. -

-Ti giuro che se è un suo piano per ferirmi, ti do il permesso di chiudere tutto qui e di dirle che il piano è perfettamente riuscito. - non riusciva a non essere diffidente, lo aveva visto con la ragazza come poteva non sapere chi fosse.

-Hope, non so chi sia! -

-Quella del Verdant. - Alex finalmente capì di chi stava parlando Hope e non riuscì a non storcere le labbra infastidito.

-Quella zecca? Senti, sembra ottusa e molto superficiale e poi detto tra noi, mi piaciono le ragazze con un po' di carattere che devo faticare per ottenere, quelle facili non mi attirano nemmeno un po'.-

-Tutti vogliono Shelly. -

-Bene, allora la lascio a questi tutti. Io voglio conoscere te. -

-Non ne valgo la pena... - dopo questa frase Hope si alzò dallo sgabello e uscì lasciando la tazza vuota sul bancone, tutte quelle frasi la stavano mandando in confusione, nessuno aveva mai sprecato un solo minuto per conoscerla e non riusciva a credere che questo tizio fosse serio.

-Ehy aspetta! Io non ti conosco, so a malapena chi sei. Non puoi liquidarmi solo perché sono stato cresciuto pensando con la mia testa. -

-Alex io … io sono una persona difficile, con una pessima reputazione, un pessimo carattere e molti problemi. Tu non vuoi veramente conoscermi. -

-Ti sbagli. Non mi interessa niente della tua reputazione, ti posso garantire che nemmeno la mia è così fantastica, ho un pessimo carattere anche io e i problemi beh ognuno a i suoi. - Hope rimase in silenzio continuando a studiarlo.

-Te l'ho detto che sono stato cresciuto da mia zia, beh diciamo che la sua famiglia ha un attività di famiglia nella quale mi hanno fatto entrare fin da piccolo. Non è un attività molto convenzionale, ma non mi sono mai lamentato, ma lei, non è contenta che io sia qui, anzi, nemmeno lo sapeva, ora l'ha scoperto e sta venendo a prendermi per ripotarmi a casa. -

-Cosa?-

-Ogni famiglia ha i suoi problemi, il padre di mia zia non ha preso bene il mio andarmene e anche mia zia, per loro è un tradimento. -

-Ma che accidenti di azienda avete? - Alex scoppiò a ridere, se sua zia avesse sentito parlare dell'attività di famiglia come un azienda si sarebbe sicuramente messa a ridere e poi l'avrebbe uccisa, si stava aprendo troppo con una perfetta estranea, doveva stare attento se sua zia avesse solo sospettato che lei sapeva avrebbe risolto a modo suo.

-Lascia stare. La tua famiglia invece? -

-Cosa c'entra la mia famiglia? -

-Il tuo cognome è ha caratteri cubitali su un palazzo al centro della città. -

-Beh quella è l'azienda della famiglia di mio padre e non abbiamo le mani in pasta solo li, anche il Verdant è nostro, lo ha aperto mio padre e ora lo gestisce sua sorella, la mia vera zia. Una quota della palestra è nostra, se ti sto ad elencare tutto quello in cui abbiamo investito non la finiremo più.-

-Mi stai dicendo che possedete mezza città? -

-Oh no! Ci spostiamo anche a Central City. - rispose candidamente lei, dopo l'arrivo di Felicity nell'azienda avevano inziato a investire in aziende e in piccole imprese finendo per avere quote in quasi tutte le più grandi aziende della città e andando a finire anche a Central city.

-Okay sei una ragazza potente...-

-No, mio padre e anche mia madre visto che sono soci, ma io non faccio nulla, la socetà non è mia. - finchè non si fosse meritata di gestire la socetà lei sarebbe stata semplicemente la figlia dei proprietari.

-Capisco il tuo ragionamento, visto che mia zia è l'unica erede di suo padre tutti pensano che sarà lei un giorno a gestirla e visto che mia zia non è intenzionata ad avere figli suoi, tutti pensano che sarò io alla fine ad avere il controllo, ma non è detto e soprattutto io non lo voglio. Sono qui per studiare e voglio farmi una vita diversa. -

-Ti capisco. Cosa studi? -

-Politica internazionale, tu invece? - Hope lo guardò un attimo sorpresa, quante possibilità c'erano che un ragazzo si interessasse a lei? E per di più che il ragazzo non solo fosse bello come un modello, ma che fosse anche capace di metterla ko e il tutto supportato da un cervello funzionante, doveva star sognando.

-Io ora studio economia. - si affrettò a rispondere così che Alex non potesse chiederle a cosa stesse pensando.

-Non mi pari molto vogliosa, sei stata costretta? - Hope sorrise in un certo senso era stata costretta dalla situazione, ma comunque nessuno le aveva puntato una pistola alla testa per costringerla a frequentare.

-Quando pensi di ereditare un azienda come quella della mia famiglia, sapere cosa sia un bilancio fa comodo, soprattutto se tuo fratello che sarà tuo socio alla pari ci metterà solo la faccia, perché il cervello l'ho ereditato solo io! - Robert non era stupido, ma purtroppo era più bravo in attività manuali piuttosto che a tenere un bilancio. Se lo mettevi a costruire frecce sarebbe stato capace anche di farlo ad occhi chiusi, ma un semplice calcolo fatto con un programma al pc dove si doveva solo inserire i dati puntualmente finiva con il computer bloccato.

-E se tu non volessi? - la domanda era semplice, ma nella sua semplicità nascondeva risvolti che per Hope non era facile spiegare.

-Ma io voglio. Il fatto che economia mi annoi a morte non vuol dire che io non voglia lavorare li, io non voglio essere l'amministratore delegato, io voglio lavorare nel reparto informatico o in quello di ricerca e sviluppo, per quello dico sempre che mio fratello ci mette la faccia e io il cervello.-

-E perché non hai scelto un indirizzo diverso. - Hope rise di gusto, si era dimenticata che Alex non poteva saperlo, forse quando aveva chiesto di lei nessuno si era sprecato a dirgli del suo quozziente intellettivo.

-Ma io l'ho fatto. Mi sono laureata al MIT, ma so anche che senza un po' di economia l'azienda potrebbe andare in fallimento nel giro di un anno, mio padre c'era quasi riuscito. -

-Aspetta! Tu hai si e no la mia età e mi stai dicendo che sei già laureata al MIT? - Alex la stava guardando incredulo e non aveva tutti i torti.

-Si, oltre all'azienda di mio padre ho ereditato il cervello di mia madre che lei ha ereditato da suo padre. Abbiamo un QI più alto della media, mi sono laureata quando i miei coetanei finivano le superiori, ho fatto anche un master e ora sto finendo economia. -

Senza che i due se ne accorgessero mentre parlavano erano finititi nel parco, in quel periodo visto l'arrivo del freddo non c'erano tante persone ed era il posto giusto per evitare di essere visti e di creare pettegolezzi indesiderati.

-Aspetta, okay avere un QI superiore alla media, ma qui stai omettendo quanto superiore.-

-Mia mamma e mio nonno hanno entrambi 140.. io uguale a loro. Il MIT è stato una passeggiata, molte cose me le aveva già insegnate mia mamma a casa.-

-Sono, senza parole. -

-Intimorito? - se non era la sua fama da cattiva ragazza a far scappare i ragazzi era il suo cervello, Alex la guardò dritta negl'occhi, sembrava quasi che non stesse battendo le palpebre, Hope sorpresa da quel comportamentò indetreggiò di qualche passo finendo contro la staccionata che divideva il sentiero dal laghetto.

-Nemmeno un po'.- rispose lui seguendo i suoi movimenti e rimanendo ad una vicinanza che Hope definiva eccessiva. Se solo avesse alzato il viso le loro labbra si sarebbero toccate, da quella distanza sentiva il profumo del bagnoschiuma che il ragazzo aveva usato e doveva ammettere che le piaceva. Alex si tirò indietro sorprendendo la ragazza che era convintissima che avrebbe provato a baciarla.

-Ti squilla il cellulare.- Hope si riprese dallo stato in cui era caduta, la vicinanza del moro l'aveva sconvolta tanto da non accorgersi del telefono che stava squillando.

-Pronto. -

“Hope... aiutami...”

-Sara! Dove... - ma orami l'amica non era più in linea, la chiamata era stata interrotta.

-Devo andare! -

-E' successo qualcosa? - Hope aveva iniziato a percorrere il sentiero che li aveva condotti fino a li.

-Una mia amica, non lo so.. -

-Hai detto Sara, non è...- la domanda rimase sorspesa a metà, nemmeno Alex sapeva perché stesse chiedendo se Sara era la stessa Sara della palestra.

-Oh, no no, è la ragazza con cui mi hai visto al caffè. Ora scusa devo andare. - Hope iniziò a velocezzare il passo.

-Ehy e se ti volessi contattare? - ora che la giovane sembrava essersi lasciata andare non poteva perdere un occasione come quella, doveva approfittarne, ma quel maledetto cellulare aveva rovinato i suoi piani.

-Chiamami! - urlò lei agitando il cellulare.

-Non ho il numero! -

-Trovalo! - urlato quello la bionda scomparve dalla sua visuale, se quella era una sfida l'avrebbe vinta, non avrebbe perso non era abituato a perdere, non quando in ballo c'era qualcosa che gli piaceva.

Continua

 

Eccoci anche alla fine del settimo capitolo, spero che la storia vi piaccia.
prima di lasciarvi volevo ringraziare Yogia_02 che continua imperterrita a recensirmi <3 grazie!! non sai che piacere mi fa sapere che la storia ti piace!!
Vi invito a recensire perchè come vi ho sempre detto sono le vostre recensioni a darmi la voglia di scrivere e sono quasi a fine dei capitoli pronti... U.U

un bacione
MiaBlack

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


No non è un miraggio ho deciso di finire la FF che avevo abbandonato e vi annuncio che con una cadenza settimanale aggiornerà la storia fino alla sua conclusione!
spero abbiate ancora voglia di leggerla e di recensirla anche se ci ho messo anni per trovare il tempo di portarla a termine...

Capitolo 8

 

Hope stava correndo fuori dal parco, non aveva idea di dove si trovasse Sara, ma ovunque fosse non sarebbe stata capace di raggiungerla a piedi, doveva tornare verso la palestra e recuperare la sua moto, con quella avrebbe potuto andare l'amica in poco tempo.

Dopo aver riprovato a chiamare Sara per due volte Hope decise che l'unica cosa era chiedere aiuto a qualcuno che potesse rintracciare il telefono.

-Tai mi senti? -

“Si signorina Hope, forte e chiaro.” il computer aveva risposto immediatamente.

“La sento un po' affaticata tutto bene?” alla bionda scappò una risata.

-Sto correndo Tai, ho bisogno che tu mi faccia un piacere. - continuò, ormai la palestra era poco lontana velocizzò l’andatura.

“Certo.”

-Rintracciami Arsenal, non mi risponde al telefono.- finalmente arrivò al parcheggio della palestra, la moto era esattamente dove l'aveva lasciata prese le chiavi dalla tasca e in un attimo si infilò il casco e mise in moto.

-Allora? - lo incitò, aveva bisogno di sapere almeno dove andare.

“Sto triangolando la posizione esatta...”

-Dammi la zona!-

Hope partì verso la zona datagli da Tai, mentre aspettava che il computer le dicesse la via esatta, se Sara era in pericolo non aveva molto tempo da perdere.

“Sembra che Sara sia a casa sua. O almeno è li che la colloca il gps.”

Il motore salì di giri mentre Hope girava al massimo la manopola del gas, sentì la ruota anteriore alzarsi appena da terra.

-WoW! – esclamò quando la ruota toccò nuovamente l’asfalto mentre rallentava leggermente.

-Tai chiedi a mia mamma di passare in palestra a prendere la mia roba?-

“Lo faccio subito.”

 

 

La famiglia Diggle viveva in una villetta quasi al confine con the Glades, era su due piani, con un bel giardino curato e la staccionata bianca, la tipica casa che si vedeva nei film.

Hope parcheggiò davanti al garage e corse alla porta dove bussò ripetutamente.

-SARA!! SARA!! - bussò ancora ma nessuno andò ad aprirle, alla fine decise di usare le chiavi che la famiglia tenevano nascoste sotto ad un asse della veranda.

 

All'interno della casa non c'era nessun rumore, tutti gli oggetti erano al loro posto, se qualcuno era entrato era riuscito a non causare danni, almeno al piano inferiore, con passo leggero la bionda iniziò a salire silenziosamente le scale, il bello di fare un entrata di soppiatto in casa della sua migliore amica era che Hope conosceva quella casa come le sue tasche e conosceva ogni singolo punto che generava rumore, come il gradino su cui doveva mettere il piede. Finalmente arrivò al secondo piano, anche li non c'era nessun rumore, si affacciò nelle stanze controllando se fossero vuote e in che condizioni fossero: niente sembrava essere stato toccato. La porta della camera di Sara era l'unica chiusa avvicinandosi Hope iniziò a sentire dei rumore.

-Okay Hope... pronta... - con un colpo secco la spalancò ed entrò pronta ad affrontare chiunque ci fosse dentro.

-HOPE?- Sara era in piedi davanti alla scrivania aveva in mano qualcosa ed era pronta a lanciarlo per la stanza, ma l'entrata a sorpresa dell'amica l'aveva spaventata.

-Sara!? Stai bene? - chiese avvicinandosi e abbracciandola, la mora stava piangendo ma comunque sembrava star bene.

-No che non sto bene! - rispose quella scagliando quella che sembrava una pallina contro il muro e lasciando poi che rotolasse per la stanza.

-Che è successo? Pensavo ti avessero aggredita … o attaccata … o che so io! Invece sei qui e stai bene!-

-Non sto… bene, Hope! - rispose spingendo via l'amica, Sara stava piangendo vistosamente tanto che la frase era stata accompagnata da diversi singhiozzi.

-Okay, stai bene fisicamente, ma non emotivamente, ma perché non mi hai detto dove eri mi sono preoccupata! Pensavo ti fosse successo qualcosa! - insistette la bionda rilasciando finalmente il respiro che nemmeno si era accorta di trattenere.

-E infatti è successo qualcosa! Mi sono lasciata con tuo fratello! - spiegò finalmente, i singhiozzi ripresero più forti di prima mentre un pupazzo veniva scagliato chissà dove per la stanza.

-Voi cosa? Perché? - i due stavano insieme da talmente tanto tempo che ormai Hope si rifiutava di tenere il conto.

-Perché si comporta in modo completamente irrazionale e stupido! - si lamentò la ragazza, Hope non pote fare a meno di dire la sua suscitando però una risata nell'amica.

-Beh è Robert che ti aspetti? - Robert era irrazionale soprattutto se aveva paura per l'incolumità di qualcuno se poi quel qualcuno era Sara il suo livello di irrazionalità arrivava a livelli mai visti.

-Che quando parlo mi ascolti! - le urlò alterata la ragazza sorprendendola, non si aspettava che se la rifacesse con lei.

-Beh lo so, ma...-

-Ma cosa? Sentiamo? Come pensi di difenderlo? - ormai Sara era scoppiata aveva preso ad urlare e ad agitare le mani mentre camminava avanti e indietro per la stanza calpestando i malcapitati oggetti che erano stati lanciati poco prima.

-Non voglio difenderlo, ma se è diventato irrazionale e stupido certamente ci sarà stato un motivo.-

-Quel maledetto ladro! - rispose subito esasperata, Robert si era impuntato con quel ladro e non riusciva a superare il fatto che lo avesse messo nel sacco riuscendo a scappare senza lasciare tracce.

-Il ladro dell'archivio? - chiese prudentemente, non aveva avuto modo di dire ai due che era riuscita a rintracciarlo e che l'aveva aiutata a sventare la rapina, si era detta che non c’era stata l’occasione, ma la verità era che non voleva e non riusciva a capire perché.

-Si lui!-

-Lo sai perché è così ossessionato da lui: perché gli è scappato da sotto il naso e ora si sente punto nell'orgoglio. Sara, sai che quando si comporta così è da lasciare a se stesso. -

-E infatti l'ho lasciato, sono arrivata al massimo della sopportazione. - sbuffò la mora lasciandosi cadere sul letto.

-Sara non è vero, sei solo arrabbiata. -

-E' qui che ti sbagli non sono arrabbiata, sono stanca, non ce la faccio più, io non credo di poter continuare così. -

-Senti, facciamo così ordiniamo una pizza e passiamo la serata qui insieme, con un bel film magari.- la mora scosse la testa.

-Non ne ho voglia, scusa Hope, voglio restare sola. - la bionda capiva il desiderio dell'amica, ma non voleva lasciarla sola in quello stato, Robert era un cretino, ma l'amava e si sarebbe sistemato tutto, lui le avrebbe chiesto scusa e loro avrebbero fatto pace, lei lo avrebbe sopportato ancora per molto tempo, poi lo avrebbe lasciato di nuovo fino a che Robert non le avrebbe chiesto scusa di nuovo e così a ripetizione, anche Oliver continuava a chiedere scusa a Felicity continuamente eppure nessuno dei due aveva mai preso in considerazione di lasciare l'altro.

-Farò polpette di mio fratello! - esclamò, poi diede un bacio all'amica e uscì dalla stanza.

Hope si chiuse la porta della camera alle spalle prima di lasciarsi scivolare contro il muro e sedersi per terra, non avrebbe lasciato la sua migliore amica da sola, a costo di dormire sul pavimento sarebbe rimasta li accanto a lei.

 

Quando Layla tornò a casa si sorprese nel trovare la giovane ragazza addormentata contro il muro della camera della figlia. Layla lavorava all'A.R.G.U.S. ed era nel bel mezzo di una missione importante, era tornata a casa per una doccia veloce e per staccare alcune ore prima di prepararsi per una nottata di lavoro.

-Hope... Tesoro? - Layla si era accucciata a terra così da essere all'altezza della ragazza, la chiamò diverse volte scuotendola piano cercando di farla svegliare.

-Eh? oh... ciao, scusa mi sono addormentata. - spiegò cercando di stirare le labbra in un sorriso, Layla era una donna con le palle e lei la stimava profondamente.

-Che è successo?- chiese restituendole un sorriso.

-Hanno litigato...- spiegò facendo un cenno con la testa alla camera dove Sara era chiusa.

-Mi ha chiesto di andare via. Mia mamma mi aveva accennato che eri occupata e so che John è con papà e torneranno tardi e io...- continuò mentre si alzava in piedi, dormire per terra contro il muro era peggio di quello che credeva, sentiva ogni muscolo del suo corpo lamentarsi e l'allenamento di quel pomeriggio sicuramente non era stato d'aiuto per i dolori.

-E tu non volevi lasciarla sola. - completò lei scuotendo la testa.

-Mio fratello è un idiota, ma le vuole bene. -

-Lo so, Robert assomiglia un po' troppo a vostro padre, ma è armato delle migliori intenzioni... e di arco e frecce. - le due sorrisero divertite a quella battuta nemmeno troppo divertente.

-Sono passata per prendere dei documenti, devo tornare a lavoro. Ti lascio mia figlia abbine cura. -

-E' la mia migliore amica, non lo dimostro sempre, ma le voglio bene.-

-Io scappo torno a lavoro, fai come se fossi a casa tua! - Layla le da un bacio sulla testa prima di entrare in camera e prendere i documenti di cui aveva bisogno, prima di andare via rivolge un ultimo sorriso alla ragazza.

Rimasta sola nel corridoio la giovane guardò la porta della camera dell'amica sospirando piano, la musica che proveniva dallo stereo si sentiva distintamente anche con la porta chiusa, ma oltre a quella dalla camera non proveniva alcun rumore, Sara doveva essersi addormentata o comunque doveva aver smesso di lanciare oggetti contro le pareti, vista la calma Hope decise di approfittare del momento per scendersi a farsi una tazza di tea, il pisolino fatto seduta a terra non era stato molto comodo e il suo corpo ne risentiva.

Quando torno nuovamente davanti alla porta della camera, la musica era ancora accesa e ancora una volta non si sentiva altro rumore se non quello che usciva dalle casse del computer. Sospirando la ragazza fece per tornare al suo scomodo posto, abbassando lo sguardo scorse il proprio telefono, non si era accorta di averlo lasciato li, probabilmente doveva esserle scivolato di tasca quando si era addormentata.

Riprese il suo posto a terra appoggiando la schiena contro il muro, posò la tazza accanto a se sul pavimento aspettando che il contenuto si raffreddasse un po' prima di poterlo bere. La luce del cellulare attirò l'attenzione di Hope, qualcuno l'aveva cercata, sblocco il telefono convinta che fosse stata sua madre o Tai a cercarla, si stupì molto vedendo che a cercarla era stato qualcuno che non aveva in rubrica e di cui non conosceva il numero.

 

Unknown:

Trovato!

 

Alla ragazza scappò una risata, c'era solo una persona che poteva mandarle un messaggio del genere, scorse il secondo:

Unknown:
Ti ho sorpreso ammettilo?

 

Probabilmente era stata Sara a dargli il numero, la situazione irritò un po' la ragazza, l'idea che la sua zia preferita avesse dato il suo numero ad un ragazzo senza nemmeno chiederle se poteva le dava noia.

 

Unknown:

okay, non avrai ancora risolto il problema, se hai bisogno scrivimi.

 

Hope studiò i tre messaggio, la sua reazione era un mix contrastante, era irritata dall'idea che Sara avesse dato via il suo numero, ma era anche stranamente contenta della sua proposta di aiutarla se avesse avuto bisogno. Ci mise un po' a decidere se rispondergli o meno, alla fine optò per una risposta delle sue.

Hope:

Devo ricordare di dire due cose a Sara, tipo di non dare il mio numero così....

 

mentre attendeva la risposta, iniziò a soppesare il fatto di salvare il numero o meno: salvarlo sicuramente avrebbe avuto la sua comodità, ma avrebbe dato al ragazzo anche un certo potere su di lei. La risposta del giovane arrivò dopo poco, mentre lei era ancora concentrata a decidere se salvare o meno il numero.

 

Unknown:

Se penso che è completamente innocente mi sento in colpa.

 

Hope si chiese se stesse mentendo per proteggere la donna o se invece fosse veramente innocente e all'oscuro di tutto ciò, un tempo non avrebbe avuto dubbi su Sara, la sua zia preferita, la sua mentore non l'avrebbe mai tradita in nessun modo anzi avrebbe sparso il sangue di chi avesse provato ad avvicinarsi con intenti poco nobili, ma ora la situazione era diversa, Sara per un motivo a Hope sconosciuto parteggiava per Alexandre, voleva che lei interagisse con il ragazzo che addirittura gli desse una possibilità. Il problema che la faceva innervosire non era Sara, non era la prima volta che le due avevano idee e opinioni diverse, ad infastidirla era la sua voglia di sbattere Alexandre al muro e non era solo per fargli male, ogni volta che quel sorrisetto impertinente increspava le sue labbra istigava in Hope la voglia di strapparglielo via premendo le sue labbra su quelle di lui e magari dandogli anche qualche morso giusto per vendicarsi.

 

-Che accidenti hai da sorridere in quel modo ebete? - Hope sobbalzò stringendo il cellulare al suo petto mentre con uno scatto si voltava verso la voce, la porta della camera era aperta e Sara la stava guardando, gli occhi rossi e gonfi rivelavano le molte lacrime versate.

-Niente. Mi scriveva la zia. - rispose velocemente cercando di nascondere il telefono con una disinvoltura che non aveva minimamente convinto l'amica.

-Pensi che io sia cretina? Non avrò il tuo cervello, ma non mi freghi con questa cazzata. - non ci voleva un QI superiore alla media per capire che Hope stava cercando di arrampicarsi su gli specchi scivolando miseramente.

-Non è nulla veramente. Come ti senti? -

-Da schifo! Non riesco a pensare che non avrò più il fiato pesante e gli occhi iperprotettivi di tuo fratello sempre puntati su di me, non sono abituata, lui c'è sempre stato, mi ha sempre aiutata e penso di averlo sempre amato. Non posso credere di averlo perso. -

Sara era cresciuta a casa Queen, John la portava da loro e le governati si prendevano cura di lei insieme a loro, Sara non aveva un ricordo dove non c'erano i gemelli, era più piccola di qualche anno ma i due non si erano mai approfittati di lei, Hope l'aveva accolta a braccia aperte e in un attimo erano diventate migliori amiche, Robert invece crescendo si era allontanato da loro preferendo amicizie maschili, ma se era nei guai Robert interveniva come un cavaliere dall'armatura scintillante e la difendeva, l'amicizia si era trasformata velocemente in una cotta da bambini che non era mai passata, con l'arrivo dell'adolescenza i sentimenti di Sara si erano rafforzati e anche il suo corpo si era rafforzato attirando l'attenzione di Robert su di lei.

-Sara, non l'hai perso per sempre. E' solo un maledetto coglione, ma dopo una notte di sonno e tanti calci da parte mia, forse sarebbe meglio in ordine inverso, Robert tornerà a chiederti scusa e voi tornerete insieme. -

-Non ne sono così convinta. Ho fame, ti va una pizza? -

-Ora sei te che mi proponi una pizza? - chiese divertita Hope, quando aveva provato a proporla lei una serata di quel tipo era stata messa alla porta.

-E' casa mia quindi decido io! E poi sono io quella che è stata piantata.- Sara la precedette lungo il corridoio.

-A voler essere pignoli tu hai lasciato lui e in oltre, se voliamo fare a gara a chi delle due ha la vita amorosa più schifosa ti ricordo il mio record di single da circa ventidue anni? -

-Dettagli, comunque non dimenticarti della tua storia con Thomas. - la bionda storse le labbra al ricordo del ragazzo, l'aveva incontrato al bar mentre aspettava la sua ordinazione, il tipo si era mostrato interessato a lei e tutto sembrava perfetto, almeno per le prime settimane, poi si era scoperto il trucco, Thomas cercava non solo di usarla per entrare nell'azienda di famiglia, ma era in combutta con Shelly per farla soffrire.

 

DRIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNNNN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Il suono fastidioso del campanello interruppe le due ragazze le quale si guardarono curiose.

-Non dirmi che avevi già ordinato la pizza? - chiese Hope avviandosi verso la porta per andare a vedere chi fosse.

-No, pensavo l'avessi ordinata te. - rispose di rimando l'amica entrando in cucina.

-No, ma se il fattorino è belloccio io lo invito ad entrare! - la risata di Sara fece sorridere anche l'amica era bello che nonostante la situazione era ancora capace di ridere.

-Ah.. - Hope aveva aperto la porta trovandosi davanti l'ultima persona che in quel momento si aspettava di trovare li.

-Che vuoi? - chiese senza spostarsi di un millimetro, lanciando un occhiata verso la stanza dove si trovava l'amica, Robert si era presentato a casa di Sara con l'aria da cucciolo maltrattato che aveva ereditato da Oliver.

-Parlare con Sara. - rispose esitante, non era solo Robert ad avere ereditato l'iperprotettività del padre, anche Hope sapeva difendere con le unghie e con i denti quello o quelli a cui teneva e Sara faceva parte di quelle di quel gruppo.

-E se lei non volesse? - chiese dura, per quando si aspettasse e fosse contenta di vedere suo fratello li, non gli avrebbe permesso di varcare la soglia se non fosse stata più che certa delle sue intenzioni. Lo sguardo di Robert passò dal dispiaciuto al preoccupato fino ad arrivare ad una sfumatura di terrore.

-Ho un quadro generale, non troppo chiaro di quello che è successo, ma quello che mi è chiaro è che c'entri tu, il ladro che ti è scappato... - disse marcando bene le ultime parole facendo si che la rabbia del fratello si accendesse come un fiammifero e divampasse come un incendio in una foresta secca.

-...e la tua stupida iperprotettività nei confronti di Sara. Dacci un taglio. Prenditi le tue responsabilità, ti è scappato perché l'hai sottovalutato, ti sei sentito grosso e importante, hai pensato che tu da solo potevi bastare, non hai preso in considerazione noi, ritenendoci inferiori o non capaci di aiutarti! Posso far si che il tuo culo tocchi il tatami tante di quelle volte che poi dovrai stare a letto un mese intero. Se sei intenzionato ad entrare in questa casa e fare la sceneggiata del cucciolo dispiaciuto, ma poi non cambi allora voltati e vattene, non voglio più asciugare le lacrime alla mia migliore amica perché ho un fratello idiota.-

-Hope, io... - Robert espirò lentamente lasciando andare insieme al respiro anche la rabbia per le parole dure che la sorella gli stava rivolgendo.

-Non ho finito. - lo interruppe lei, il ragazzo sobbalzò sentendo la sorella interromperlo in quel modo brusco.

-Se invece entri ti scusi e ti comporterai dandoci fiducia, smettendo di essere così maledettamente ossessionato dall'idea di proteggerci e di fare il grande eroe, allora entra. La scelta è solo tua. - con una piccola spinta Hope aprì la porta spostandosi per lasciare al fratello la possibilità di entrare, Robert guardò gli occhi azzurri della sorella così determinati e risoluti, si chiese quando era cambiata così tanto, quando era stato di preciso che aveva perso la sua piccola e sofferente sorellina e si era ritrovato con una giovane donna capace di dirgli cose così dure senza che trasparisse alcuna emozione.

-Mi dispiace Hope, so che non... voglio dire... so che da quando si viveva da soli con la mamma tu non hai più bisogno di tutte quelle attenzioni, non hai più quel “coso”... - Hope serrò i denti, non le piaceva ricordare il problema con cui era nata, ma riconosceva che in quegli anni Robert si era sempre preso cura di lei anche se lei non glielo aveva mai chiesto.

-Ma per me sei sempre la mia sorellina e non voglio vederti soffrire. -

-Lo so Robert, so che non vuoi che mi accada niente, ma è già successo. Io non voglio vedere la mia migliore amica piangere e non voglio nemmeno vedere mio fratello addossarsi colpe che non ha, se ci tieni dirglielo e rispetta anche le sue scelte. E' in cucina. - gli diede un bacio sulla guancia prima di andarsene e lasciare i due a chiarire, Robert sarebbe cambiato, per un paio di giorni, forse un mese, poi sarebbe tornato quello di prima perché lui era così: non poteva fare a meno di preoccuparsi per gli altri.

 

Continua....

spero vi sia piaciuto questo capitolo ci vediamo domenica con un nuovo capitolo
MiaBlack

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Robert osservò la sorella andare via, le parole che gli aveva detto erano dure, ma vere, non poteva continuare a riversare la sua frustrazione per quel ladro su Sara, lei lo capiva e lo sosteneva, ma i sostegni più forti dopo un po' crollano. Chiuse la porta e si avviò verso la cucina, Sara stava facendo qualcosa all'acquaio, sentiva l'acqua scorrere e il rumore di qualcosa che veniva riposto.

-Allora Hope? Chi era? Non dirmi che il fattorino della pizza era veramente uno gnocco?- chiese ridacchiando appena, Robert si fermò infastidito da quell'idea.

-Non sono Hope. - Sara gli stava dando la schiena, Robert vide chiaramente il corpo della ragazza tendersi e irrigidirsi, prima di voltarsi cercando un appoggio stabile contro il mobile.

-E' andata via, così che noi potessimo parlare. - la mora si limitò ad annuire, senza comunque muoversi dalla sua posizione, le mani stringevano il piano della cucina con una forza tale che le dita avevano assunto una innaturale colorazione bianca, Robert cercò di non farci caso più di tanto, sapeva che era arrabbiata con lui e se lo meritava.

-Parla. -

-Io, volevo chiederti scusa. Non dovevo arrabbiarmi con te per la storia del ladro, lo so che è colpa mia. So di essere insopportabile, iperprotettivo e con un eccesso di sicurezza in me stesso. Non è facile starmi vicino.-

-No Robert, ti sbagli, starti vicino è una delle cose più facili del mondo, tu dai tutto te stesso, solo che quando diventi geloso o ti fissi su qualcosa che ti fa arrabbiare diventi irrazionale te la prendi con tutti tranne che con te stesso! Perché non puoi prenderti le tue responsabilità? Tra qualche anno tu insieme a Hope diventerete gli amministratori delegati della vostra compagnia, tu insieme a Hope dovrai prendere importanti decisioni che faranno il bello e il brutto tempo della compagnia, una scelta sbagliata e potresti dover mandare a casa molti dipendenti. O potresti perdere tutto. Ma arrabbiarti con me! O con tua sorella, non ti servirà a far cambiare le cose.-

-Spero che quel giorno non arrivi molto presto. - borbottò lui, l'idea di prendere in mano la compagnia di famiglia lo terrorizzava molto, sapeva che non era una cosa facile, suo padre e sua madre discutevano spesso di strategie, vendite e acquisizioni, cose che lui non riusciva proprio a capire.

-Già, perché sei immaturo e incapace di prendere delle decisioni importanti. - Sara continuò a stare sulla difensiva e non c'era difesa migliore dell'attacco.

-Sara mi dispiace essermi arrabbiato con te. -

-Lo hai già letto. - la presa sul mobile finalmente si allentò e Robert se ne accorse subito, non era più rigida compre prima, incoraggiato da questa scoperta fece qualche passo per avvicinarsi accorciando la distanza tra loro due.

-So che ti faccio soffrire e mi dispiace, odio farti soffrire.- ormai le era arrivato davanti ancora qualche centimetro e i loro corpi si sarebbero sfiorati.

-Ma lo fai... -

-Questa volta ti giuro che cambierò per davvero.- Si avvicinò pronto a baciarla, ma Sara si scostò.

-No Robert, no. Non ho intenzione di tornare con te. -

-Cosa? Io...-

-Lo dici tutte le volte e poi non cambi mai, sono stufa di questa cosa, mi sembra di vivere in una ruota, mi fai arrabbiare, tu ti scusi, io ti perdono e poi mi ferisci di nuovo e ti scusi ancora e poi di nuovo tutto è diventato una routine, che non fa bene ne a te ne a me. Basta, forse non siamo fatti per stare insieme. -

-Non puoi dirlo veramente! -

-Ci vediamo al covo e spero che saprai comportarti in modo maturo. - con una piccola spinta lo allontanò da se, il giovane era rimasto talmente sconvolto che non fece nemmeno resistenza, si lasciò spostare e la osservò salire le scale.

-Quando vai via chiudi la porta. - quelle furono le ultime parole che gli disse prima di sparire al piano superiore.

 

Robert uscì dalla casa sconvolto, la sua mente si rifiutava di credere che Sara l'avesse lasciato era, semplicemente impossibile, loro erano fatti per stare insieme lo sapevano tutti. Camminò per la città cercando di schiarirsi la mente, ma non ci riusciva ogni angolo, ogni via, qualunque cosa vedeva gli ricordava qualcosa che aveva vissuto con Sara e questo lo feriva.


***

 

Villa Queen era insolitamente avvolta da una calma quasi surreale, quando Felicity entrò in casa e pensò che nessuno dei suoi figli ci fosse, erano lontani i tempi nei quali la casa era un capo di battagli con grida di guerre e oggetti lasciati a giro come corpi senza vita di qualche nemico, un po' le mancava quel caos era un modo per sentire la casa viva, quando era nato Tommy non era stata la stessa cosa, forse dipendeva dal fatto che quando era nato lui loro già avevano cambiato casa, i metri quadrati erano quasi quintuplicati dal loro vecchio appartamento mentre i bambini si erano dimezzati, uno invece di due, Tommy era stato un bambino più tranquillo e pacato niente a che vedere con i due terremoti.

-OH PORCA PALETTA! - la bionda strillo portandosi una mano al petto e all'altra alla bocca.

-Che strilli? - mezza sdraiata sul divano c'era Hope che fissava la madre spaventata dall'urlo della donna.

-Che accidenti ci fai qui? E poi al buio? - la donna percorse la distanza che la separava dal divano e raggiunse la figlia.

-Primo non sono al buio, luce! - disse indicando la lampada dietro di lei che illuminava lievemente la stanza, lasciandola per la maggior parte in penombra.

-E quella la chiami luce? -

-Si!? Fino a prova contraria illumina, non deve mica essere un faro da stadio. -

-Va bene, non sei al buio. -

-Secondo, dove dovrei essere? - chiese tirandosi su facendo spazio alla madre così che si potesse sedere sul divano con lei. Felicity si sedette sul divano osservando la figlia divertita, era passato tanto tempo dall'ultima volta che l'aveva trovata sul divano quasi al buio.

-Al covo? In palestra? In strada a combattere i cattivi? In strada a cercare qualcuno da pestare? In biblioteca a studiare? In camera tua? No aspetta: a pestare tuo fratello! - la lista che aveva fatto Felicity fece ridere la ragazza.

-Non ho voglia di andare in strada, per una sera ci può pensare la polizia. -

-Aspetta... aspetta... aspetta! Hai la febbre? - chiese preoccupata posandole una mano sulla fronte per accertarsi che non le fosse salita la temperatura.

-Mamma?! Non ho la febbre. Sono già stata in palestra e mi sono allenata a sufficienza. Robert invece anche se se le meriterebbe penso che sia compito di Sara pestarlo. - la nota di biasimo nella voce di Hope non passò inosservata alla donna che si posizionò più comodamente sul divano in attesa di dettagli.

-Cosa ha combinato? -

-Sappi che il tuo primogenito è un idiota! - iniziò, le dispiaceva fare la spia sul fratello, ma quella era la loro grande famiglia ed era inevitabile che tutti sapessero tutto di tutti.

-Lo so, ricordi: assomiglia a vostro padre. -

-Comunque Robert si è comportato da Robert: iperprotettivo, ossessivo eccetera, insomma lo sai come si comporta, come papà quando tu perdi le staffe, questa volta è stata Sara a perderle e ha deciso di lasciarlo. - ora che era arrivata a fine del breve riassunto si sentiva un po' in colpa per averlo detto in quel modo sbrigativo e leggero, Robert ci stava male l'aveva visto lei stessa eppure in un certo senso quel dolore non riusciva a raggiungerla veramente.

-Loro cosa? -

-Tranquilla, quando sono andata via da casa di Sara, Robert era appena arrivato e sembrava un cagnolino bastonato. -

-Avranno sistemato? - chiese preoccupata Felicity.

-Mamma, sono Robert e Sara. -

-Vero. - Hope sorrise anche se una parte di se non riusciva ad essere completamente tranquilla, le parole dell'amica le continuavano a tornare alla mente, Sara era stanca, anche lei conosceva quella sensazione, non era una stanchezza fisica era una stanchezza emotiva che ti impediva di continuare a combattere per qualcosa o per qualcuno, alcune volte la cosa migliore da fare era arrendersi e continuare cambiando strada.

-Tommy?-

-L'ho accompagnato da un amico ha detto che dormiva da lui e che tu ne eri a conoscenza. - spiegò la ragazza.

-AH già me lo aveva detto è vero. –

-Una serata tutta per noi due… - Hope sorrise mentre scivolava vicino alla madre.

-E’ tanto che non lo facevamo vero? – Hope si limitò ad annuire

-Cosa facciamo, un film? Magari una maschera di bellezza? –

-Partita a scacchi? –

-Due menti come le nostre che si scontrano: mi piace! – Felicity sbatté le mani divertita, aveva ancora qualche comportamento da bambina che sfoggiava solitamente con Oliver per convincerlo a fare quello che voleva lei, Hope la trovava adorabile.

-Prendo la scacchiera! –

 

Le due bionde passarono la serata sorseggiando del buon vino e giocando a scacchi, per una sera non c’erano uomini, problemi di lavoro o di salute a infastidire il loro divertimento, quando Hope spostò la regina la partita finì.

-Scacco matto…- esclamò sorridendo spostandosi la ciocca di capelli indietro.

La piccola luce del cellulare attirò la ragazza che lesse velocemente il messaggio:

Unknown:

Spero di vederti domani in palestra...

 

sorrise sotto lo sguardo della madre.

-Chi ti scrive? - chiese Felicity cercando di sbirciare sul cellulare della figlia, Hope lo portò al petto cercando di nasconderlo alla vista della madre.

-Mamma non essere impicciona! Buonanotte! Ah domani volevo prendere io Tommy a scuola -

-Certo... -

-Perfetto! Buonanotte! - esclamò alzandosi dal divano e correndo su per le scale con un piccolo sorriso divertito sul viso. Felicity si prese un momento per osservare la figlia scappare da lei, era tanto che non la vedeva sorridere in quel modo era spontaneo e vero.

 

Hope entro in camera ancora sorridendo, Alexandre voleva rivederla, dopo tutto il tempo che avevano passato insieme e dopo tutto quello che lei gli aveva raccontato lui voleva ancora passare del tempo con lei, certo non gli aveva rivelato il suo piccolo problema di gestione della rabbia, ma ci sarebbe stato il momento e soprattutto era sicura che lui l'avrebbe capita.

Guardò ancora il cellulare prendendosi un altro minuto per ponderare la risposta.

 

“Lo sai cosa si dice sulla speranza? Che è l'ultima a morire...”

 

Unknown:

lo vedremo in palestra.

 

 

Sara Lance era nel suo ufficio in palestra, stava sistemando alcuni documenti prima di mandare tutto al commercialista, era incasinata a sistemare alcuni conti che ovviamente non le tornavano in quel momento si sentiva molto Oliver Queen, avrebbe voluto avere anche lei una persona come Felicity che l'aiutasse, sospirò frustrata e lasciò che le carte che aveva in mano cadessero sul tavolo, accolse con gioia il leggero bussare alla porta, chiunque fosse era il benvenuto, le andava bene anche un pluriomicida l'importante era che la tenesse lontano da quei fogli.

-Avanti. - esclamò sorridendo.

-Ciao tesoro, disturbo? - ad entrare era stato il Capitano Lance, nonché padre della ragazza.

-Non disturbi affatto! - Sara si era alzata ed era andata in contro al padre abbracciandolo.

-Come mai tanta felicità nel vedermi? - chiese sospettoso.

-Io sono sempre felice di vederti papà! - l'uomo non si lasciò ingannare dallo sguardo della figlia e lanciò un occhiata alla scrivania, vedendo i fogli non poté fare a meno di sorridere.

-La matematica proprio non ti piace! -

-Papà! Dai ti offro un caffè, una pausa potrà solo farmi bene. - ridacchiando l'uomo seguì la figlia fuori dall'ufficio fino ad arrivare nel piccolo bar della palestra.

La ragazza dietro al bancone preparò due caffè e i due si sedettero ad un tavolino appartato per poter parlare tranquillamente.

-Come mai da queste parti? Non che mi dispiaccia una tua visita, ma non passi spesso.- chiese Sara.

-Deve esserci una scusa per venire a trovare mia figlia? -

-No, Laurel come sta? La sento poco è sempre impegnata.- Laurel aveva ricevuto un offerta di lavoro un uno studio legale a Central city e non si era lasciata scappare l'opportunità.

-Sta bene, ci siamo sentiti ieri sera. Sono qui anche per darti questi. - Lance posò sul tavolo una busta dall'aria anonima, che però fece insospettire la ragazza.

-La nuova te, che tra l'altro è molto più spericolata di voi, mi ha chiesto di controllare una cosa, qui c'è quello che cercava. - Sara prese la busta, non c'era niente era solo una comune busta, se qualcuno avesse saputo che Lance passava fascicoli ai vigilanti ci avrebbe rimesso il posto di lavoro.

-La nuova me ne sarà contenta, strano non mi aveva accennato al fatto che ti avesse chiesto qualcosa. - Sara prese la busta e la posò sul tavolo osservandola, si stava chiedendo cosa contenesse, quale informazioni stesse cercando Hope e per quale motivo non le avesse chieste a lei.

-L'ho beccata fuori da una gioielleria, aveva appena sventato una rapina e ne ha approfittato. -

-Oh si questo è molto da lei, non si lascia scappare nemmeno un occasione! -

-C'è una cosa però, il ladro ha rubato i verbali di vecchi casi risolti da Arrow... - spiegò il capitano abbassando la voce e guardandosi attorno cercando di capire se qualcuno li stesse ascoltando.

-Cosa? Ma se è appena arrivato? Perché prendersela con loro? Parlerò con Canary e vedrò se hanno pestato i piedi a qualcuno di troppo grande.... -

-No tesoro, sono casi vecchi, alcuni risalgono all'arrivo di Arrow quando ti pensavo ancora morta. Sono casi vostri. - Sara guardò il padre pensierosa, avevano aiutato a mettere dentro un sacco di persone e prima del suo arrivo Oliver aveva ammazzato diverse persone, corrotte non c'erano dubbi, ma pur sempre persone con una famiglia, ma anche le sue mani non erano pulite, era stato Oliver a farle capire che c'era un altra strada, che uccidere non era l'unica opzione.

-Tesoro, non so cosa voglia, ma... -

-Non è mia la colpa? Papà, sai quante persone ho ammazzato? Se lui vuole me, non metterò in pericolo la nuova Canary. - l'idea che Hope potesse essere nei guai per colpa sua le metteva ansia, non si era preoccupata di questo misterioso ladro, l'aveva classificato come un semplice ladruncolo ora però aveva tutta la sua attenzione, doveva chiedere a Hope tutti i dettagli, magari dai vestiti che indossava avrebbe potuto capire da dove arrivava.

-Sara ascoltami, forse non è niente, magari una delle vittime dei criminali che avete arrestato era imparentata con lui e ora vuole scoprire cosa è successo.- Sara guardava il padre voleva disperatamente credergli, ma una parte di se sapeva che non era possibile, erano troppi i nomi di innocenti che erano morti per colpa sua.

-Parlerò con Canary e ti farò sapere, parlerò anche con la vecchia guardia se è qualcosa che abbiamo fatto noi dovremmo poter riuscire a ristringere la ricerca. - Lance le fece una carezza sorridendole, amava sua figlia e non voleva che il passato la turbasse, lei non era più un'assassina per lui non lo era mai stata, si era dovuta adattare per non morire.

-Non ci pensare troppo. Ora vado ho alcune cose da fare, se avrò altre notizie vi informerò. -

Sara guardò ancora la busta chiusa preoccupata, era certa che il suo passato fosse ormai solo un incubo che accompagnava le sue notti, non credeva che le sue azioni si sarebbero potute ripercuotere su altre persone.

 

Hope aveva appena finito di dare l'esame e si stava dirigendo verso la palestra. Quando era uscita da casa era intenzionata a passare l'esame con un voto qualunque non le interessava, aveva la mente impegnata tra suo fratello, il ladro e Alexandre, ma poi poco prima di entrare in aula per dare l'esame li aveva sentiti: la porta dell'ufficio del professore era leggermente aperta e riusciva perfettamente a sentire le voci parlare.

-Se mi fa questo piacere saprò come ricompensarla... - la voce era lasciva e non le serviva vedere cosa stava accadendo all'interno della stanza per capire a che genere di ricompensa stesse alludendo la persona.

-Far bocciare all'esame la signorina Queen, non si preoccupi. - Hope si era bloccata sul posto.

-Perfetto... - la porta iniziò ad aprirsi e Hope fece appena in tempo a nascondersi dietro l'angolo del corridoio per non essere vista.

Shelly uscì dalla stanza con un sorrisetto divertito prima di avviarsi lungo il corridoio in direzione opposta di dove stava lei, sicuramente stava andando verso l'aula così da poter assistere alla sua umiliazione.

Seduta davanti ai tre professori Hope aveva lo sguardo il più tranquillo possibile mentre dentro di lei un vulcano stava eruttando, il professore si sarebbe pentito di aver stretto un patto con Shelly. Al momento in cui si alzò finito l'esame il professore era in un lago di sudore, Hope era riuscita a metterlo all'angolo, aveva sfoderato tutta la sua intelligenza salvandosi da una bocciatura ingiusta mettendo anche in imbarazzo il professore, prima di lasciare la stanza scoccò un occhiata a Shelly quella era la fine che faceva chi cercava di ostacolarla.

 

-Ciao Hope! - Cin come sempre seduta al desk all'ingresso della palestra salutò la ragazza con un sorriso.

-Ciao Cin! Sara? - chiese.

-Ti aspetta in ufficio, mi ha detto di dirti di andare subito da lei.- la bionda si accigliò, ma andò dalla zia, girò l'angolo e salì le scale per raggiungere l'ufficio

-Sara! Non immagini neanche che soddisfazione oggi all'esame! - Hope entrò nell'ufficio spalancando la porta e iniziando a parlare a raffica.

-Shelly ha provato a farmi bocciare dal prof, ma le è andata male. - l'enorme sorriso si spense vedendo l'espressione seria con cui la donna la stava guardando.

-Che succede? - anche se nessuno di loro era più attivo come vigilante e anche se tutte le varie proteste contro la sua famiglia erano finite Hope aveva ancora paura che potesse succedere qualcosa a uno di loro.

-Niente, mi dicevi dell'esame? -

-Non dirmi niente, la tua faccia non è da niente. -

-Te lo dico dopo, ora finisci di raccontarmi, che hai fatto? - ancora sospettosa Hope si sedette e tornò a raccontare come era riuscita a mettere il professore all'angolo e a farlo sudare per l'imbarazzo.

-Mi poneva le domande e io gli rispondevo fino a quando non è arrivato all'argomento interessante, era diritto societario, mi sono agganciata ad una sua domanda e ho iniziato a fare ipotesi di corruzione e su ciò che sarebbe successo se scoperto. Sudava per l'imbarazzo. Mi ha dovuto dare trenta e lode, Shelly si mangiava le mani! -

-Sei tremenda! Ma devo ammettere che Shelly sta iniziando ad alzare il tiro.- Sara la guardò pensierosa, l'odio di Shelly per Hope stava crescendo invece di diminuire e questo in un certo senso non aveva senso, dopo tutti quegli anni avrebbe dovuto passarci sopra, invece la ragazza preferiva passare sopra al cadavere di Hope.

-Ora dimmi cosa ti preoccupa!- la bionda indicò la busta sul tavolo, da quando l'aveva avuta continua a guardarla senza però avere il coraggio di aprirla.

-Che cos'è? - la giovane si allungò e afferrò la busta, a tatto Hope avrebbe detto che all'interno ci fossero dei fogli, molti fogli.

-Me l'ha portata mio padre per te. - spiegò continuando a fissare la figlioccia.

-...Mi ha detto che glieli hai chiesti te. - aggiunse, Hope aprì la busta ed estrasse un plico di fogli, sembravano vecchie fotocopie ci mise alcuni secondi per capire che si trattavano di rapporti della polizia.

-Sono quasi tutti del nonno. - costatò osservando le firme in fondo.

-Non è quello il problema. Sono rapporti che ci coinvolgono. - Hope finalmente capì perché Sara fosse tanto preoccupata, il ladro aveva rubato vecchi rapporti che riguardavano loro.

-Sono tutti azioni del team? - Sara annuì

-Cosa pensi che voglia? - Hope scosse la testa, non aveva idea di cosa potesse volere il giovane.

-Facciamo così io li studio e vedrò cosa può volere, ma tu non dire niente a Robert e a Sara. -

-Hope, non è sicuro che tu te ne occupi da sola. -

-Hanno appena litigato per colpa sua... - fece agitando i fogli, l'ultima cosa che voleva era tirare fuori ancora una volta il ladro davanti ai due per creare nuovamente tensioni.

-Come vuoi. Cambiando discorso, ieri ti ho vista uscire di palestra con Alex è sempre vivo? - la facilità con cui Sara cambiò argomento e umore fece sorridere Hope.

-Si è vivo...Mi chiedevo, glielo hai dato te il mio numero? - Alex le aveva detto che non era stata lei, ma non ci aveva creduto, Sara era l'unica che poteva averglielo dato.

-Il numero? No! -

-Dimmi la verità.-

-Non sono stata io. Anche se non puoi uccidermi, non vedo perché dovrei farmi odiare da te. Aspetta, lui ha il tuo numero? Come ha fatto? - chiese sorpresa.

-E quello che sto cercando di capire, pensavo fossi stata tu. -

-Ah no, io sono innocente e anche Cin ha capito che è meglio non divulgare il tuo numero. - le due bionde si guardarono pensierose, l'unico che poteva svelare il mistero era Alexandre stesso, ma entrambe sapevano che non lo avrebbe mai fatto.

-Lo scoprirò. Ora vado ad allenarmi. -

-Hai fissato con Alex? - Sara ci sperava, ma sapeva anche che con il caratteraccio della figlioccia non sarebbe stato facile.

-No, dopo voglio passare a prendere Tommy. -

-Tu a prendere Tommy? A scuola? Stai bene? -

-Oh perché? Io adoro Tommy, ho solo poco tempo per stare con lui! - quando Tommy era piccolo lei era andata via per studiare, si era persa tanti momenti e non aveva mai legato con il fratello, ma questo non voleva dire che lei non gli volesse bene.

-Ho un idea e lui potrebbe aiutarmi a realizzarla. -

-Ah quindi è perché ti serve. -

-Come sei meschina! Pensavo ad una nuova arma, qualcosa come le stelle dei ninja, da lanciare.-

-Non ti basta il tuo urlo sonico? -

-Quello è il tuo urlo sonico e comunque non ferisce, spacca solo i timpani. -

-Quindi vuoi svelargli il segreto di famiglia? - Sara osservò la figlioccia, a Felicity quell'idea non sarebbe piaciuta per nulla, per lei era ancora il piccolo Tommy che doveva rimanere ignaro di tutto quel casino.

-Sara, solo la mamma pensa che Tommy non sappia nulla. -

-Vero! Come vai a prenderlo? -

-In moto, ovviamente la mamma non ne ha idea... - le due bionde sorrisero, Felicity doveva arrendersi i suoi figli erano tutti la copia sputata del padre, pazzi incoscienti ma con un cuore enorme.

-Hope! - la bionda si fermò sulla soglia sentendosi chiamare dalla donna.

-Se passa Alex e mi chiede di te? - Hope rimase ferma a pensare, era stata bene con lui il giorno prima ed era curiosa di sapere come avesse ottenuto il suo numero.

-Digli che non mi hai visto... - rispose triste, se non era stata Sara a dargli il suo numero l'unica opzione che le veniva in mente era quella che era stata Shelly, loro erano in combutta ed era meglio smettere subito prima che lei ci rimettesse il suo cuore.

-Hope... -

-Scusa Sara. - uscì dalla stanza e se ne andò in sala a cambiarsi.

Continua...

Eccomi qua spero che la storia vi stia piacendo come prosegue.
so che non mi merito nulla per la lunga assensa e perchè vi ho fatto aspettare veramente anni e magari di Hope e RObert non vi frega più nulla, ma se lasciate un piccolo commento e mi dite se vi sta piacendo apprezzerei anche perchè ho fatto veramente fatica a finirla e l'ho finita soprattutto per voi.
un bacio buon week end!
MiaBlack

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Tommy Smook Queen stava uscendo dal portone in legno della scuola accanto a lui c'erano alcuni compagni di classe che stavano parlando.

-Quindi Queen? - lo punzecchiò uno dei ragazzi.

-Mi spiace ma ho da fare.. - borbottò lui cercando di scendere la scalinata, voleva liberarsi dei due il prima possibile, ma purtroppo non riusciva a trovare la macchina di Dig. John Diggle passava sempre a prenderlo a parte in quelle rare occasioni in cui doveva stare col padre, ma lo avvertivano, guardò il cellulare, magari gli avevano scritto mentre era a scuola, ma non c'era niente.

-Queen, la nostra non era una domanda... - sbottò uno spingendolo leggermente rischiando di farlo cadere, Tommy scese il gradino con un piccolo balzo sfuggendo alla spinta.

-WoW! - una moto era arrivata rombando facendosi largo in mezzo alla folla, i due si erano distratti a fissare il bolide fermarsi proprio davanti alle scale, Tommy fissò la moto e poi il guidatore.

-Ma è una ragazza! - esclamò uno dei due vedendo il volto del guidatore quando quello si fu tolto il casco. Tommy scese rapido le scalinate fermandosi proprio davanti a lei.

-Che ci fai qua? - chiese sorridendo, era orgoglioso di sua sorella.

-Sono venuta a portarti fuori a pranzo.- gli passò il casco, Hope lanciò uno sguardo sospettoso ai due ragazzi che erano sulle scale con il fratello.

-Ci sono problemi? - gli chiese mentre lui si sedeva dietro di lei.

-No perché? -

-Quei due non mi piacciono. - borbottò, buttò giù di scatto la visiera e partì rombando un po' di scena avrebbe sicuramente aiutato il fratello.

 

Seduti comodamente al big belly burger, Hope osservava attenta Tommy che leggeva il menù, c'era qualcosa che lui le stava nascondendo e purtroppo per lui, era bravo a nascondere le cose come loro padre.

-Io vorrei questo con il pollo.- disse buttando giù il menù ed indicando il panino con il dito.

-Ottima scelta. -

-Tu cosa prendi? -

-Cosa mi nascondi Tommy, l'ho visto come ti guardavano quei due e non mi piace, che sta succedendo. - una delle cameriere arrivò a prendere l'ordine interrompendo la loro conversazione, quando la donna si fu allontanata, Tommy fece finta di nulla e cercò di cambiare domanda.

-Come mai sei passata a prendermi? Non passi mai a prendermi. - chiese, il piccolo Queen teneva lo sguardo basso e giocava con le posate.

-Tommy, so di comportarmi male con te e mi dispiace. - iniziò lei sinceramente, quando era andata via lei era ancora una ragazzina e Tommy era solo un bambino per quanto bene gli volesse in quel periodo era scoppiato il casino con Shelly e i suoi drammi avevano portato in secondo piano il rapporto con lui, quando la situazione era diventata ingestibile secondo lei aveva deciso di andarsene accompagnata da Sara si era trasferita e aveva iniziato a studiare al college sperando di lasciarsi tutta quella storia alle spalle, la lontananza non aveva aiutato a sviluppare un rapporto tra i due e quando era tornata ormai si era creato un divario che sembrava non poter essere superato.

-Non ti comporti male...-

-Ti ignoro, ma non è vero, cioè è vero, ma non lo faccio di proposito, ho sempre avuto l'impressione che tu stessi benissimo senza di me, ti ho lasciato che eri un bambino, ho ritrovato un ragazzo indipendente. Ma soprattutto non volevo rovinarti la vita con la mia reputazione. -

-C'è già mamma che mi sta col fiato sul collo. -

-Lo fa con tutti! È apprensiva. - borbottò lei.

-Io ti voglio bene e ho bisogno di mia sorella. - disse infine lui.

-Sono contenta. Mi dici cosa succede? -

-Alcuni compagni mi hanno preso di mira, diciamo. -

-E per quale motivo? - gli occhi azzurri di Hope si puntarono su quelli del fratello, questa storia non le piaceva, nessuno poteva permettersi di toccare suo fratello.

-Non mi fanno male, solo, dispetti, vogliono che gli passi i compiti e se non lo faccio i miei libri spariscono o i miei compiti finiscono distrutti. Sono solo degli idioti, ma non è un problema.- si affrettò ad aggiungere lui.

-Questo Tommy è un problema, nessuno deve trattarti così! - esclamò, aveva una voglia pazzesca di fare a pezzi quei bambocci, sentiva il sangue ribollirle nelle vene, l'effetto del mirakuru si stava manifestando.

-Hope calmati. - prese un profondo respiro.

-Tommy sei intelligente e sai che anche se io e tuo fratello vorremmo aiutarti non possiamo subiresti di peggio, devi riuscire ad uscirne con le tue forze. -

-Lo so... Volevo chiederti una cosa...-

-Certo, chiedi pure... -

-Allenami, non aspiro a diventare bravo come voi, ma voglio imparare a combattere e prendere il mio posto nel team. -

-Sei troppo piccolo ancora.-

-Beh intanto imparo, quando sarò più grande faticherò meno per entrare. - Hope lo guardò sospettosa aveva già in mente di chiederglielo stava solo aspettando il momento giusto per farlo, Tommy aveva un intelligenza fine sarebbe stato un ottimo stratega.

-Ti propongo un patto, tu mi alleni per poter prendere in consegna l'eredità e io ti aiuto con qualunque fosse la cosa per cui sei venuta a prendermi a scuola. -

-Io... -

-Seriamente? Ti si legge in faccia che volevi qualcosa, ti sei solo distratta facendo la parte della sorella maggiore. Parte che ti riesce benissimo e che non mi dispiacerebbe vederti rifare. -

-Okay, ma ti insegno come mi ha insegnato Sara, preparati i lividi saranno i tuoi migliori amici per tanto tempo. Dopo ti do un programma inizieremo l'allenamento quando riuscirai a finirlo per tre giorni di fila. -

-Okay, ci sto! Ora dimmi cosa volevi?-

-Un arma nuova... -

-E perché io dovrei...-

-Li ho visti i bozzetti, hai lasciato l'album da disegno a giro, adoro quegli shuriken.- ammise senza scomporsi.

I due ragazzi si guardarono studiandosi, poi Tommy mise da parte il vassoio ed estrasse il blocco dallo zaino.

-Non ho gli schizzi, ma possiamo abbozzare qualcosa. Requisiti? -

-Che tagli! -

-Ma va? Veramente? Uno shuriken che taglia? Chi l'avrebbe mai detto, ora si che ho le idee chiare su come farlo. - rispose sarcastico il giovane passandosi una mano tra i capelli scuri.

-Non so, non deve occupare molto spazio...-

-Okay quindi magari una di quelle con le lame che rientrano così eviti di tagliarti.-

-Non sono Robert non mi taglio. - borbottò offesa da quell'affermazione. Tommy ridacchio e iniziò a fare un paio di schizzi: molti partivano da una forma tonda per poi aprirsi in vari modi, ma quello che aveva colpito più di tutti Hope era l'unico con la base quadrata dalla quale si diramavano quattro braccia leggermente ricurve con una lama per lato, dall'altra parte partiva un secondo braccio ricurvo anch'esso con una lama più grande, a legare i due bracci c'era una piccola incanalatura ad uncino anch'essa affilata, in qualunque modo colpisse il bersagli sarebbe stata in grado di tagliare.

-Mi piace questa. - fece infine fermando il fratello dall'ennesimo bozzetto, Tommy guardò l'arma indicata e annuì anche a lui piaceva era da un po' che ci stava lavorando e a casa aveva il bozzetto piu dettagliato.

-Sull'album a casa ce l'ho finito il bozzetto, questa lama finirebbe a punta così puoi lanciarla per infilzare e non solo per tagliare. -

-Ottimo! Quanto pensi ti ci voglia per un prototipo? -

-Direi tre settimane, devo andare da mamma e lo sai non è facile per me entrare nel reparto ricerca e sviluppo. -

-Ci penso io a mamma. Dovresti usare una lega nuova che stiamo testando.-

-Bene nessun problema. -

il cellulare di Hope si illuminò qualcuno gli aveva scritto:

 

Alexandre

Passi dalla palestra?

 

Oscurò lo schermo e lo mise in tasca poi guardò il fratello.

-Andiamo a fare un giro in moto! -

-SI! -

 

 

Villa Queen era affollata anche quella sera, Robert era rientrato dopo una dura sessione di allenamenti, non aveva voglia di andare fuori con i suoi amici, la situazione con Sara gli faceva male questa volta era finita veramente tutto perché lui era un cretino.

-Ciao Robert! - Oliver era in cucina insieme a Dig, Layla e la zia Sara, si guardò sospettoso attorno ma della giovane Sara non sembrava esserci traccia, sicuramente Hope l'aveva portata fuori a distrarsi.

-Ciao. - borbottò, lo sguardo di Dig gli fece abbassare gli occhi, si sentiva in colpa, l'uomo l'aveva sempre trattato bene, ma quando si era messo con la figlia gli aveva detto chiaramente che se l'avesse fatta soffrire se la sarebbe vista con lui.

-E' successo qualcosa? - chiese Felicity sbucando da dietro un armadietto con dei bicchieri in mano.

-No, no... - borbottò.

-Sicuro? - chiese il padre sedendosi accanto a lui, il loro rapporto non era partito subito bene ma piano piano si era sistemato, Oliver aveva cercato di fare del suo meglio e pensava di esserci riuscito almeno con Robert e Tommy, con Hope anche se sapeva che lei gli voleva bene una parte di se sapeva di aver fallito di non essere stata in grado di proteggerla come doveva.

-Ehm.. si... -

-Robert, mi dispiace. Noi non ce l'abbiamo con te. - disse Layla sorridendogli, Robert annuì abbassando la testa, loro sapevano già cosa era successo.

-Vedrai che si sistemerà. - aggiunse Dig scompigliandogli i capelli e sorridendogli, per fortuna non erano arrabbiati con lui.

-Mi sono perso qualcosa? - chiese Oliver guardando la coppia e poi il figlio.

-Ieri ho discusso con Sara, ci siamo lasciati. - spiegò.

-Mi dispiace Robert. - Felicity gli si avvicinò e gli diede un bacio cercando di consolarlo, lo sapeva già, ma sapeva anche che era meglio far finta di nulla se non voleva che litigasse con Hope.

-Dalle del tempo Robert se ha preso il carattere di sua madre stai fresco... Renditi conto, l'ho sposata due volte! -

-E con questo cosa staresti insinuando? - chiese sul piede di guerra.

-Ma niente, solo che avete caratteri come dire... forti? Amore se non ti amassi non ti avrei risposato di nuovo! -

-Questa conversazione sarà ripresa in un secondo momento... -

-Sono morto.. .- bisbigliò a Oliver e Robert e i due annuirono.

-Zia come mai qua? - chiese Robert, era sempre bello vederla anche perché solitamente non si vedeva spesso si sentiva un po' fuori posto in mezzo a tutte quelle coppie, per un po' aveva pensato che Hope da grande sarebbe stata come lei.

-Cercavo tua sorella, mi sta sfuggendo.-

-Non è ancora tornata.... come non detto. - Hope e Tommy arrivarono poco dopo ridendo come matti.

-Eccoli! Vi davamo per dispersi! -

-Ciao a tutti! Scusa mamma, siamo stati a fare un giro. -

-Vado a cambiarmi. - Tommy si defilò lanciando un occhiata alla sorella, quando il piccolo di casa non fu più a portata d'orecchio Hope decise che era il caso di chiedere alla madre il permesso di portarlo alla Queen consolidated.

-Che state tramando voi due? Siete sospetti... -

-Ecco, mi chiedevo se qualcuno di voi avesse mai visto uno degli album da disegno di Tommy ultimamente... - borbottò versandosi un po' di vino che la madre aveva aperto.

-I disegni di tuo fratello? No non mi pare.. - Oliver scosse la testa, in quella casa si rispettava la privacy delle persone, se non era Tommy a mostrarli loro non li avrebbero guardati ed era per quello che i gemelli erano riusciti a fare un sacco di cose pericolose senza che i loro genitori ne sapessero niente.

-Beh diciamo che è bravo in quello che fa, tanto bravo che gli ho chiesto un progetto... -

-Hope tu sai quello che stai facendo? - le chiese Sara preoccupata, sua madre l'avrebbe uccisa.

-Si. Va beh via il dente via il dolore... Tommy è un genio del progettare armi da taglio soprattutto, gli ho chiesto qualcosa da lanciare, per farmi il prototipo dovrebbe entrare nel reparto di ricerca e sviluppo. - lo disse talmente velocemente che alle persone presenti gli servirono diversi minuti per elaborare il concetto.

-TU COSA! - strillò Felicity inferocita.

-Mamma ascolta... -

-A solo quattordici anni e tu gli hai rivelato il segreto di famiglia? -

-Io non gli ho rivelato nulla, già lo sapeva, mamma ci ha visto tornare pieni di ferite e lividi non è scemo! Sa il segreto, ma gli ho detto che non intendo aiutarlo ad entrare nel gruppo. - voleva aggiungere un per ora, ma non l'avrebbe presa bene.

-Mamma ascoltalo prima di saltarci alla giugulare, potrebbe essere una risorsa preziosa anche per la compagnia. -

-Okay, mostrateci il progetto... - intervenne Oliver, i Queen non si arrendevano, gli Smoak ancora meno, Tommy se era testardo la metà dei gemelli avrebbe fatto quello che voleva anche a costo di rischiare di farsi male, tanto valeva acconsentire.

Tommy entrò in cucina quasi saltellando stringendo tra le braccia il suo blocco con un sorriso che gli andava da una parte all'altra della faccia.

-Hope vorrebbe questo... - esclamò indicando il disegno dopo aver girato diverse pagine.

-Tommy sono fantastiche! La lega ucciderebbe per avere metà di queste armi... - fece Sara osservando gli shuriken, nelle pagine precedenti aveva intravisto anche delle spade e un arco.

-La lega uccide a prescindere... - commentò Robert studiando anche lui i disegni.

-Questo è un dettaglio. Mi piace lo shuriken che hai scelto magari potresti inserire un bell'urlo sonico. - buttò li Sara .

-Ancora quest'urlo sonico? -

-Non è male come idea, l'urlo potrebbe distrarre l'avversario creando così molte più probabilità perché lo shuriken colpisca.- commentò Dig.

-La finite di insinuare che io non sappia lanciare un maledetto shuriken o un coltello? - il lancio del coltello fu un vero e proprio ostacolo per lei, ci aveva sbattuto la testa talmente tanto tempo che aveva finito per capire come si doveva sentire Robert tutto il tempo, poi però alla fine aveva imparato ora nove volte su dieci il colpo andava a segno infilzando il bersaglio.

-Non ti arrabbiare.- Sara le schioccò le dita davanti al viso seria cercando di riportare la sua concentrazione sul discorso.

-Scusate. -

-Okay, dopo la scuola quando sei libero puoi venire a lavorarci su, ma questo non è un permesso per entrare nel team! Dovrai passare sul cadavere di tutti gli ex membri e degli attuali membri se vorrai entrare. - Felicity aveva parlato, le condizioni non erano favorevoli al figlio più piccolo, ma lui era uno Smoak Queen e le difficoltà servivano solo ad accendere la sua inventiva per superare l'ostacolo.

-Mamma vorrei testare la nuova lega..- Felicity girò l'album studiando meglio il progetto.

-Quando vieni passa prima dal mio ufficio. -

-Benvenuto nel lato oscuro della famiglia Queen! - Hope tornò a sedersi alzando il bicchiere brindando al fratello.

Tutti i presenti erano ancora concentrati su Tommy, Sara colse l'occasione al volo e si affiancò a Hope la quale si stava versando l'ennesimo bicchiere di vino, l'aveva tenuta d'occhio da quando era arrivata e l'aveva vista guardare più volte il telefono fare una leggera smorfia e rimetterlo in tasca.

-Che diavolo succede... - le sfilò il bicchiere, sapeva perfettamente che facendo così l'avrebbe irritata e non era un bene farla irritare, ma sapeva anche che se non si doveva mostrare intimidita dalla sua reazione.

-Non succede niente. - rispose osservando la zia bere il suo vino ma senza raccogliere la provocazione.

-Niente dici. Allora parliamo di cosa non è successo con Alexandre. - buttò li la donna, sapeva che sarebbe andata a parare li.

-Non ne ho voglia. -

-Mi ha chiesto di te. Non capisce perché lo stai ignorando. -

-Senti, io non gli ho dato il mio numero, tu non gli hai dato il mio numero... nessuno che mi conosca darebbe il mio numero. C'è solo una persona che potrebbe dargli il mio numero. -

-E sarebbe? - Sara cercava di seguire il ragionamento della ragazza, ma sicuramente le mancava un pezzo.

-Shelly. Se sono in combutta tra di loro bastava chiederlo a lei. -

-Non so, mi sembra un piano poco probabile, non è una cosa furba...- nella mente della giovane il piano non faceva una grinza, Alex aveva chiesto a Shelly il numero così da far andare avanti il loro piano di distruzione, Sara però non ne era convinta.

-Shelly non è furba.. -

-Per quanto sia idiota, non lo è così tanto... dagli almeno la possibilità di spiegarsi. -

-Non credo.- l'istinto di protezione che i Queen avevano nel loro DNA raggiungeva livelli mai visti, se per Oliver e Robert l'istinto di proteggere era rivolto a chi gli stava accanto, per Hope invece l'istinto di protezione era prevalentemente rivolto a se stessa.

-Hope... stai sbagliando! - esclamò Sara, ma ormai la bionda aveva già lasciato la stanza.

 

La giovane bionda aveva bisogno di staccare ed evitare di incontrare gente, quando era di quell'umore c'era una cosa che l'aiutava, andare di pattuglia.

Anche la città quella sera aveva deciso di non ripagarla nel modo giusto, sembrava che nessun malvivente fosse uscito dalla sua tana.

Hope si fermò in un punto poco trafficato.

-Quando non vuoi pensare e la volta che pensi… - borbottò la ragazza fissando le luci della città sotto di lei.

-Come siamo filosofici stasera. – Hope si voltò di scatto sentendo la voce, dietro di lei in piedi c’era il misterioso ladro, era talmente presa dai suo pensieri che non si era accorta che qualcuno stava arrivando alle sue spalle.

-A cosa si deve tutta questa filosofia? – chiese il ragazzo avvicinandosi al punto in cui era Hope, la giovane continuava a guardare il ragazzo con sospetto, una piccola parte di lei sapeva che non le avrebbe fatto del male, ma per qualche motivo non riusciva a fidarsi completamente.

I due rimasero a fissare lo spettacolo di luci, uno accanto all’altra senza però rivolgersi parola.

-Stasera sei di poche parole. – interrompendo il silenzio che li avvolgeva.

-Cosa vuoi ladro. – rispose senza spostare lo sguardo dal paesaggio. Nonostante il buio e la stoffa che gli copriva il viso, Hope riuscì ad intravedere un piccolo sorriso divertito.

-Oggi sei strana, non vorrei essere nei panni di chi ti ha fatto arrabbiare. – borbottò lui sospirando.

-Che ne sai che non sei proprio tu ad avermi fatto arrabbiare? Odio il tuo modo di fare, appari e scompari quando ti fa più comodo, fai quello che ti pare infischiandotene di chi ti è attorno e delle ripercussioni che le tue azioni hanno su gli altri… - iniziò lei staccandosi dalla moto che usava come appoggio e avvicinandosi al ragazzo.

-Parli proprio tu? Ti ricordo che anche te fai quello che vuoi! – la interruppe lui, la situazione stava degenerando, l’aveva intravista mentre percorreva la città e aveva deciso di seguirla per dirle che l’idea di collaborare poteva essere interessante, non si aspettava di trovarla in quelle condizioni lo aveva aggredito senza una ragione, come se fosse arrabbiata e avesse deciso che lui era la cavia migliore su cui riversarla.

-Io non sono come te! E soprattutto non interrompermi mentre parlo!– esclamò lei inviperita.

-Wow..-

-E ripeto che tu sei un presuntuoso! – un attimo prima i due si stavano urlando contro con tutto il fiato che avevano nei polmoni, un attimo dopo, il ladro misterioso spinse la ragazza contro la moto bloccandola prima di unire le sue labbra con quelle di lei, la stoffa che copriva il viso nonostante impedisse alle loro labbra di toccarsi non riuscì a bloccare la scarica che le percorse la schiena.

-Che diavolo ti prende? – esclamò spingendolo via.

-Scusa… - borbottò indietreggiando, nemmeno lui sapeva cosa gli fosse preso, per un attimo aveva intravisto un'altra persona e non aveva potuto fare a meno di baciarla, anche se non poteva negare che gli fosse piaciuto, doveva optare anche lui per una maschera invece di quella maledetta stoffa.

-Si può sapere perché sei qui comunque? – chiese mentre cercava di sistemarsi il giubbotto di pelle.

-Pensavo di accettare il tuo aiuto.- ammise lui, aveva provato a cercare nei fogli che aveva rubato ma non aveva ottenuto niente, in nessuno di quei fascicoli si menzionava quello che stava cercando.

-E cosa cerchi? – chiese lei, lo scrutava con attenzione.

-Non sono ancora pronto a dirtelo.- rispose lui.

-Beh qualunque cosa tu cerchi una mano ti farà comodo…-

-Perché? –

-Perché eri solo un bambino quando è accaduto e non ti trovavi nemmeno qui, quindi non puoi sapere come erano le zone a quel tempo. –

-E tu che ne sai? – il giovane fece un passo avanti, sembrava arrabbiato, Hope era abituata ad avere a che fare con suo fratello per lasciarsi intimorire da un ladruncolo.

-Ti ricordo che questa è la mia città, io. So. Tutto. – sibilò scandendo bene le ultime tre parole.

“Emergenza!” la voce di TAI esplose nell’orecchio della giovane spaventandola.

-Che succede? – chiese preoccupata.

“E’ richiesta la presenza di Hope al Verdant.” Spiegò la voce.

-Cosa? –

“Sara sta urlando qualcosa a proposito di una prova abito.”

-Cazzo! Vado subito. Beh ora non posso ho un impegno, comunque quando avrai anche voglia di dirmi cosa cerchi fammi sapere. – Hope accese la moto e se ne andò a tutta velocità.

 

Continua...

Eccoci anche alla fine del decimo capitolo, sto tornando regolare avete visto! ^_^ non li ho contati i capitoli quindi non so quanti sono in totale..
FInalmente abbiamo un bel momento Hope Tommy, quel povero ragazzo è stato lasciato in disparte e mi dispiace, non l'ho fatto di proposito sia chiaro!
Hope continua a non voler parlare con Alexandre, saranno vere le sue ipotesi? Alex è veramente incombutta con Shelly? mi piacerebbe sapere cosa ne pensate come ai vecchi tempi.
un bacione buon Week End

MiaBlack
Ps. Aggiornerò domenica prossima perchè sabato non credo di averne tempo

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Il verdant era caotico e pieno di gente come sempre, Hope entrò passando dalle scale che collegavano il locale con il covo.

-Eccola! Che fine avevi fatto?- Sara era seduta al bancone con Sara ed entrambe le ragazze la stavano guardando.

-Me ne ero dimenticata, okay?- borbottò prendendo posto tra le due amiche, mentre faceva un cenno con la mano ad uno dei ragazzi dietro il bancone.

-Cosa stavi facendo? –

-Un giro, infruttuoso tra l’altro, oggi i cattivi erano tutti a casa a fare i bravi bambini.- borbottò, non era ancora pronta per dire loro della collaborazione con il misterioso ladro.

-Okay lasciamo stare. -

-Ciao ragazze!- Thea apparve interrompendo la conversazione.

-Ehy! – la salutarono le tre ragazze.

-Meno male siete qui, la prova dell'abito è domani!.- spiegò la castana emozionata.

-Com’è il mio vestito? – chiese Hope mettendosi ben dritta sullo sgabello curiosa di tutti i dettagli che potesse ottenere.

-Non ci sperare Hope, fino a domani non saprai niente dell’abito! – Thea era stata molto chiara e irremovibile su questo punto, i vestiti erano a sua libera scelta nessuna di loro poteva mettere bocca su quello che aveva scelto.

-Sono proprio curiosa, tre damigelle bionde e la sposa di un bel castano!- Sara guardò le tre ragazze, anche se era cresciuta con i figli di Oliver, non era stata inclusa tra le damigelle, ma questo non era un problema per lei.

-Siete qui per fare danno?- chiese la futura sposa guardando le amiche sospettosa.

-Inutile che fai quella faccina li e poi tu Hope! Non mi freghi più ormai. – Hope aveva buttato fuori il labbro inferiore cercando di farle tenerezza, ma senza risultato.

-Io ci ho provato. -

-Perché non andate al tavolo vi faccio portare una bottiglia! – offrì Thea alle amiche, le tre si guardarono.

-Io accetto! – esclamò Hope pronta a fare baldoria.

-Anche io! – accettò subito Sara, dopo essersi lasciata con Robert aveva bisogno di staccare un po’ e una bella serata fuori con le sue amiche non poteva che farle bene.

Le due ragazze si voltarono verso Sara impazienti di scoprire se si sarebbe aggiunta alla serata, ma quella scosse la testa alzando le mani.

-Io me ne tiro fuori! Sono troppo vecchia per stare al vostro passo! Ci vediamo domani.-

-Zia! Almeno fermati per un drink! – cercò di convincerla Hope, la bionda sospirò rassegnata una bevuta non l’avrebbe certo uccisa.

-Thea andiamo al tavolo! – in risposta alzò il pollice, le tre si fecero largo tra la gente che occupava la pista, una serata un po’ fiacca secondo l’opinione della proprietaria, ma non secondo le tre che cercavano di raggiungere il loro tavolo.

Hope fu la prima a raggiungere il tavolo, oltrepassò il cordone rosso scavalcandolo infischiandosene della ragazza che a pochi metri da lei si occupava di quel settore, si buttò a sedere sul divanetto posando con grazia le scarpe sul tavolo davanti a lei.

-La grazia innata di Hope Queen! – sentenziò Sara passando anche lei da sopra il cordone sedendosi accanto alla nipote.

-Uguali! Dio vi hanno fatto con lo stampino? – la piccola Sara era passata dall’entrata parlando con la giovane che guardava le due in malo modo.

-Che abbiamo fatto?- fecero le due in coro guardando stranite la giovane che era davanti a loro.

-Mi rifiuto! – balbettò quella alzando le mani mentre prendeva posto su un divanetto.

-Belle scarpe Hope! – commentò Sara guardando le scarpe della bionda, un tronchetto nero in pelle lucida con un tacco vertiginoso con tanto di Plauto.

-Vero, le ho trovate abbandonate in un angolino giù al covo, come ho fatto a dimenticarmi della loro esistenza! – borbottò la bionda osservando le scarpe quasi come fossero i suoi figli.

-Probabilmente dopo una missione sei uscita malconcia e hai cambiato scarpe…-

-Non mi avrai scambiato per Robert vero Sara? Io non esco malconcia dalle missioni o almeno non così tanto da farmi abbandonare un paio di Louboutin in un angolo al covo.-

-Ecco qua! – Thea arrivò al tavolo accompagnata da Roy che portava la loro bottiglia.

-Ragazze è un piacere vedervi! –

-Anche per noi Roy! –

-OH! Che carino, mi hai portato gli ingredienti per il mio cocktail! – Roy sorrise mentre posava sul tavolo le varie bottiglie e i bicchieri.

-Vorrai dire nostro! – intervenne Sara prendendo la bottiglia di midori.

-Vedete di non finirla tutta! Anzi vedete di non finire tutte le bottiglie che il coma etilico altrimenti è dietro l’angolo! – Roy sfilò la bottiglia dalle mani della bionda che essendo la più grande avrebbe dovuto dare il buon esempio.

-Roy dovresti farle a me le raccomandazioni lo sai. – intervenne la giovane Sara prendendo l'altra bottiglia di alcolico che aveva in mano l'altra bionda.

-Per fortuna ci sei tu piccola Sara. – Thea era tornata indietro per parlare con la ragazza che gestiva il privè.

-Mirakuru, non potevate scegliere un altro nome? Più che un drink pare una maledizione! – borbottò Sara osservando le due bionde versare i vari alcolici.

-Fa parte di me! – rispose Hope alludendo alle conseguenze che le aveva portato la somministrazione di quell’intruglio.

-Fa parte anche di me, ma non lo bevo quel coso... - borbottò Roy prima di allontanarsi tornano poi a girare per il locale mentre Thea dopo un cenno della mano tornò al bancone.

Quella sera al Verdant suonava un gruppo niente male, Hope non li conosceva ma non si stupiva difficilmente spendeva tempo per interessarsi a qualcosa di normale, erano intente a ballare seguendo il ritmo martellante quando Sara si fermò a fissare la pista.

-Zia? – Hope si fermò poco dopo cercando di seguire lo sguardo per capire cosa avesse catturato in modo tanto deciso la sua attenzione, purtroppo però c’era troppa gente che si muoveva e le luci intermittenti per non parlare di quelle puntate nei suoi occhi che le stavano bruciando la retina, le impedivano di vedere.

-Mi sono ricordata che devo fare una cosa, ci vediamo domani! – diede un bacio veloce alle ragazze prima di afferrare la sua giacca e andarsene, Hope non ci credette nemmeno per un istante, la conosceva bene e aveva visto lo sguardo sorpreso ma anche soddisfatto, per non parlare dell’occhiata da cacciatrice, sembrava avesse individuato la sua preda e fosse sul punto di attaccare, provò a cercarla ma purtroppo era sparita.

-Ehy, che succede? – Sara junior osservava l’amica incuriosita.

-Niente! – Sara tornò a parlare con un ragazzo che era oltre il cordone che divideva il privè dalla pista, sembrava che il ragazzo ci stesse provando e Sara non sembrava disdegnare le attenzioni del giovane.

-E’ qui che ti nascondevi! – una voce profonda alle sue spalle la fece voltare di scatto facendola battere contro la persona che aveva parlato a pochi centimetri dal suo orecchio.

-Alexandre. – balbettò sorpresa di trovarlo dietro di lei, fece un piccolo passo indietro per mettere distanza tra di loro, gli occhi blu del giovane erano fissi su quelli di lei.

-Che ci fai qua? – chiese cercando di fare un altro passo indietro, quella improvvisa vicinanza con il ragazzo la stava mandando in confusione e trovava difficile formulare una frase a senso compiuto, Alex da parte sua trovava la reazione divertente se non fosse per il fatto che era tutto il giorno che lo stava ignorando volutamente, era entrato al locale per caso, il suo coinquilino l’aveva trascinato li, era entrato da poco e già se ne voleva andare quando si era ritrovato Sara davanti che lo guardava divertita, era stata lei a dirgli che Hope era nel privè, poi se ne era andata augurandogli buona fortuna e una buona serata, soffermandosi solo per ricordargli che doveva avere pazienza con la ragazza.

-Secondo te? – chiese lui, il tono si era leggermente ammorbidito. Ci aveva messo pochi minuti ad individuarla, l’aveva vista chiacchierare con la sua amica del bar e parlare con alcuni ragazzi in pista, rideva e sembrava divertirsi, era stato in quel momento che aveva sentito qualcosa di strano, lui non faceva quelle cose, lui non correva dietro alle ragazze,non ne aveva mai avuto bisogno, erano le ragazze che facevano di tutto per attirare la sua attenzione per poter passare un po’ di tempo in sua compagnia, Hope invece era diversa: sembrava un serpente che gli scivolava dalle mani, ogni volta che pensava di essere riuscito a catturarla finiva inevitabilmente per ritrovarsi con le mani vuote, la cosa che l’aveva fatto arrabbiare era stato vedere il tipo che le passava un braccio attorno alla vita tirandola verso di se per poi dirle qualcosa all’orecchio che l’aveva fatta ridere, aveva piantato li i suoi amici e si era diretto verso il privè infischiandosene di quello che gli dicevano, ora si trovava li davanti a lei, che lo guardava quasi spaventata come se la sua presenza potesse in qualche modo minacciare la sua sanità fisica.

-Mi stai pedinando? – lo sguardo spaventato sparì in un attimo, la giovane alzò il mento quasi a sfidarlo ecco che compariva nuovamente la ragazza determinata a non farsi sconfiggere.

-Per quanto possa sembrarti strano, la mia vita non gira attorno a te. – rispose lui tagliente, lo sguardo sorpreso di lei gli fece capire di aver colpito.

-Allora puoi tornartene da dove sei venuto. – si voltò per poi allontanarsi da lui.

Hope aveva colto al balzo la risposta di Alex che inconsapevolmente aveva creato un occasione per farla allontanare, stava puntando verso una porta nascosta dietro le tende, erano in pochissimi a conoscere quella porta, Alex anche se preso alla sprovvista non si lasciò scoraggiare la seguì oltre la porta spingendola poi contro di essa finendo così chiusi dentro al buio.

-Che accidenti ti prende.- sibilò lei alzando il viso, Alex gli era praticamente addosso, la stava schiacciando contro la porta e nonostante i tacchi vertiginosi si trovava costretta ad alzare la testa per poterlo guardare in viso, l’unica fonte di luce proveniva dietro di lui, una piccola grata sopra la seconda porta dall’altra parte della stanza, la quale però non era sufficiente perché potesse vederlo, riusciva a malapena a scorgergli gli occhi.

-Non ti farò scappare. – bisbigliò, le loro labbra erano a pochi centimetri le une dalle altre, Hope cercò di deglutire per rendersi conto di avere la bocca completamente asciutta, i suoi occhi continuavano a passare dalle labbra di lui ai suoi occhi come una partita di pin pong. Lo vide avvicinarsi, l’istinto di allontanarsi la costrinse ad indietreggiare, la schiena che era già appoggiata finì per schiacciarsi ancora di più contro la superficie fredda, Alex non sembrò far caso a quel tentativo di fuga se non fosse per il piccolo sorriso sornione che increspò le sue labbra prima di toccare quelle di lei.

Hope era più che decisa a sottrarsi a quel bacio, ma quando sentì le labbra calde di lui contro le sue le difese cedettero per poi frantumarsi quando sentì il leggero tocco della lingua disegnarle il contorno delle labbra, le sue paure crollarono mentre allungava le braccia passandogli un braccio dietro il collo tirandolo se possibile ancora più vicino a lei, mentre l’altra si appoggiava sulla guancia accarezzandola leggermente.

Quando le loro labbra si staccarono fu per mancanza di fiato, entrambi avevano l'affanno come se avessero corso, Hope ancora premuta contro la porta non osava muoversi si sentiva scombussolata dal quel bacio così intenso, Alexandre aveva ripreso fiato, ma non accennava a spostarsi, la fronte posata contro quella di lei e gli occhi ancora chiusi, cercava di riprendere il controllo e di non tornare ad assalire nuovamente le labbra della giovane.

-Perché mi stai evitando? - chiese aprendo gli occhi, la prima cosa che vide furono le labbra rosse ancora dischiuse e gonfie per il bacio, non era stato morbido, non era stato delicato, ma era sicuro che Hope non avesse niente da ridire.

-Io... Fottiti! - sibilò prima di far scivolare le mani dal collo al petto di lui per poi spingerlo cercando di liberarsi. Alex non si mosse di un centimetro rimase nello stesso punto prima di tornare ad assaggiare le labbra con ancora più passione, le mani scivolarono dalle guance giù lungo il collo per poi proseguire sulle braccia, si fermarono all'altezza dei fianchi, la bocca di Alex non si era spostata, continuava il suo assalto alternando momenti irruenti a lievi baci a fior di labbra, le mani risalirono lungo il busto fasciato da quel vestito che sembrava una seconda pelle.

-Dimmi perché mi eviti... -

-Io... - la baciò ancora, le mani si erano fermate sui fianchi i pollici disegnavano piccoli cerchi all'altezza del bacino.

-Tu.. - la incalzò lui continuando a baciarla. La testa di Hope stava iniziando a girare per la mancanza di ossigeno.

-Io... - boccheggiò quando le labbra di lui si staccarono e istintivamente portò avanti il viso come a cercare di nuovo il contatto.

-Tu? Hope... Tu cosa? - chiese senza riuscire a trattenere un sorriso, la realtà piombò come una doccia gelata su Hope, spalancò gli occhi e lo spinse via, questa volta Alexandre non era pronto e si trovò ad indietreggiare di qualche passo, Hope lo guardava in malo modo gli scoccò un occhiataccia prima di cercare nuovamente di lasciare la stanza, la fuga ebbe vita breve, le afferrò il braccio e la spinse nuovamente contro la porta bloccandole entrambe le mani sopra la testa.

-E' inutile che ti agiti, non ti lascerò andare fino a che non mi dirai perché mi stai evitando... - cercò di liberarsi, ma sembrava che a bloccarla fossero delle catene, la prese era salda su i suoi polsi e per quando ci provasse non riusciva a liberarsi. Sentiva delle ondate di calore irradiarsi dal corpo, la rabbia stava montando e il suo cuore batteva molto più velocemente del normale, tutto ciò non era per i baci di Alex, gli effetti del Mirakuru si stavano manifestando da li a qualche secondo sarebbe stata capace di liberarsi e di ribaltarlo come una mosca, gli avrebbe fatto molto male.

-Hope! Ti prego! - la presa sui polsi si fece appena più leggera mentre il pollice di lui le accarezzava il palmo, sospirò mentre la rabbia lasciava il suo corpo.

-Non starò qui a fare il gioco tuo e di Shelly! - sibilò dandosi mentalmente della cretina, si sentiva spossata e stanca gli effetti collaterali della rabbia da Mirakuru.

-Ancora lei? Hope, non ho niente a che fare con lei! - esclamò, non sapeva se ridere o arrabbiarsi, non aveva capito bene cosa fosse successo tra le due, ma la sua ossessione per quella ragazza stava iniziando a innervosirlo.

-Io... sono stanca Alex, non ho più voglia di combattere contro Shelly e i suoi piani diabolici, vai da lei, dille che qualunque cosa ti abbia chiesto di fare tu l'hai fatta hai ottenuto il risultato che voleva e lasciami stare. - le braccia le dolevano sollevate in quel modo, Alex dovette accorgersene perché allentò la presa e le lasciò scivolare giù.

-Non posso andare da Shelly a fare quello che vuoi, perché non mi ha chiesto niente. Credimi Hope... - la baciò di nuovo, con dolcezza, piccoli bacia a fior di labbra, mentre continuava a chiederle di credergli.

-Se non sei in combutta con lei, come hai ottenuto il mio numero? - chiese finalmente.

-Tutto qui? Il tuo numero? - ora Alex scoppiò a ridere, tutto quel casino solo per il suo numero.

-Me l'hai detto te di procurarmelo. -

-Pensavo l'avresti chiesto a Sara, ma lei dice che non è stata lei a dartelo, nessuno che mi conosce e mi vuole bene ti avrebbe dato il mio numero. - spiegò lei, svelando finalmente come mai aveva pensato a Shelly.

-E' vero non me l'ha dato Sara, ma se è per questo nemmeno Shelly! Se ti dico come l'ho ottenuto prometti di non arrabbiarti? -

-Non lo so. -

-Va beh io rischio. Mi sono fatto uno squillo con il tuo telefono. - ammise finalmente lui.

-Cosa? -

-Ti era cascato dal borsone un giorno che sei andata via dopo uno dei nostri allenamenti, l'ho trovato e ho pensato che fosse un occasione troppo ghiotta per non approfittarne. Non sarei mai riuscito ad ottenerlo da te e visto le risposte evasive della ragazza all'ingresso non lo avrei ottenuto da nessuno, così mi sono fatto uno squillo ho cancellato la chiamata e l'ho rimesso dove l'avevo trovato ovvero sul tatami, tu l'hai recuperato pochi minuti dopo. -

-Ti sei fatto uno squillo? - ora si sentiva veramente stupida.

-Patetico lo so, ma Dio Hope, hai idea di quanto tu sia dannatamente sfuggente? Ogni volta che penso di fare un passo avanti mi ritrovo due passi indietro. -

-Vedi il lato positivo... Stai imparando a ballare la salsa. - il giovane scoppiò a ridere posando la fronte sulla spalla di lei.

-Mi dispiace... ho tirato le mie conclusioni e ancora una volta ho sbagliato.- non era facile per lei ammettere di aver commesso un errore, non le capitava mai, okay, non proprio mai, ma era difficile che le cose non andassero esattamente come lei diceva.

-Facciamo un accordo.-

-Quale? -

-Fidati di me. -

-Per cosa? -

-E' questo l'accordo, tu ti devi fidare di me.- spiegò.

-E io cosa ci guadagno a fidarmi di te? -

-Mi sembra ovvio, ci guadagni me, non ti basto? - sorrise divertito.

-Non mi sembra molto equa la cosa. - lui le stava chiedendo una fiducia cieca e incondizionata, la sensazione era la stessa di doversi buttare da un aeroplano in volo senza paracadute.

-Potrei non esserne capace. - ammise.

-Non ti sto chiedendo di fare tutto quello che ti dico, ti sto chiedendo di venire da me e darmi la possibilità di difendermi se dovessi accusarmi nuovamente di qualche crimine. Hope, tu sei avvocato, giudice e giuria...-

-Non credo fosse così la frase... - lo interruppe lei cercando di allergerire il momento, quello che le stava dicendo era vero, forse non era corretta l'espressione ma aveva reso ben chiaro il concetto.

-Accusi, giudichi e condanni, fai tutto da sola, lasciami la possibilità di difendermi.-

-Okay. -

-Come? -

-Ho detto, okay, ma non sono brava come avrai visto quindi abbi pazienza. -

-Quella non mi manca. Dannazione Hope se dannatamente frustrante, mi farai ammattire. - si bloccò se quelle erano le premesse per l'inizio di qualcosa probabilmente non erano positive.

-Ma ne varrà la pena di diventare matto per te. - la baciò nuovamente, questa volta più dolcemente.

 

-Ogni tanto mi chiedo come fai a trovarti i piedi Roy! La roba è.... AHHHH!!! - la seconda porta era stata aperta e qualcuno era entrato spaventandosi alla vista dei due.

-Dio santo HOPE! Mi vuoi far morire d'infarto? - chiese la castana guardando la nipote, i due si erano chiusi nel magazzino.

-Scusa zia, io... -

-Hope forse è meglio che usciate da qui. - Roy interruppe la ragazza, non voleva sapere cosa stessero facendo chiusi li dentro altrimenti avrebbe dovuto dirlo a Oliver e quella era una delle conversazioni che non avrebbe mai voluto fare.

-Stavamo discutendo... - cercò di spiegare lei, non si erano chiusi li per fare sesso, lei stava solo cercando di allontanarsi da lui.

-Si una discussione articolata, abbiamo visto come erano impegnate le vostre lingue.-

-Zio! - esclamò indignata.

-Hope, farò finta di non aver visto, ma tu non chiuderti mai più qui dentro. -

-Okay zia, andiamo... - prese Alexandre per mano e lo tirò via.

-Questo è stato decisamente imbarazzante. - ammise Alex affiancandola.

-Non dirlo a me è la prima volta che qualcuno mi becca.- borbottò lei, non che fosse vergine, ne era una che si girava tutti quelli che respiravano, aveva avuto le sue storie anche se l'ultima risaliva a troppo tempo prima, ma non era mai stata beccata mentre si baciava.

-Dai poteva andare peggio...-

-Già poteva essere mio padre invece che mia zia. -

-Quante zie hai? - chiese mentre si accomodavano su un divanetto appartato.

-In teoria solo lei è mia zia, chiamo zia anche Sara ma è solo un amica di famiglia. -

-Ma siete molto legate, forse più che con la tua vera zia. - Hope si fermò soppesando l'idea di rivelargli cosa fosse successo con Shelly e di conseguenza il rapporto con Sara.

-Usciamo ti racconto una cosa... - passarono prima al tavolo dove Sara guardò i due annuendo e rassicurandola che anche lei sarebbe tornata a casa entro poco.

Hope e Alexandre uscirono dal locale e iniziarono a girellare per il quartiere.

-Un tempo questa era una zona industriale, c'erano magazzini e fabbriche per lo più abbandonati e mezzi rotti soprattutto dopo il terremoto. - spiegò Hope guardandosi attorno, la zona era ancora fortemente industriale, ma gli edifici non sembravano dover crollare da un momento all'altro.

-Non sembra, non è una zona residenziale, ma non sembra come la descrivi tu... Aspetta, mi avevi accennato a delle donazioni da parte della tua famiglia. - mentre camminavano i due si trovarono davanti ad un giardino, i due entrarono dirigendosi verso le altalene, era strano come nonostante fosse cresciuta quel gioco continuasse a darle ancora le stesse sensazioni di quando era piccola.

-Quando io ero piccola mio padre e zia Sara erano stati dati per morti, tornarono cinque anni dopo e Sara sei anni dopo, mia madre non gli disse subito di noi. Al tempo non sapevamo che era Oliver nostro padre, ci sono voluti quasi due anni perché si scoprisse la verità e che anche Oliver la scoprisse dopo un po' di alti e bassi si sono rimessi insieme e noi ci siamo trasferiti a villa Queen.- non era sicura che quello fosse il modo giusto per iniziare a raccontare la storia, ma da qualche parte doveva iniziare.

-Sono nata con un intelligenza paurosa e un problema medico... - Alex la guardò preoccupato che fosse ancora cagionevole.

-Il problema si risolse nel periodo che i miei si sono rimessi insieme. Avevo una massa che poteva causarmi un ritardo mentale... sembra uno scherzo visto il mio QI. Seguivo le lezioni normalmente, mentre a casa mia mamma mi spiegava cose più complesse, volevo crescere con i compagni della mia età e non mi interessava bruciare le tappe scolastiche.- si interruppe ricordando come aveva rifiutato il trasferimento in una classe superiore perché non voleva lasciare gli amici.

-Ma tu hai già una laurea...- intervenne quando il silenzio iniziò a protrarsi.

-Già, accadde verso i tredici anni facevo parte della squadra di cheerleader... - la risata di Alexandre interruppe il racconto.

-Tu una cheerleader? Mi prendi in giri? - chiese continuando a ridere.

-Ehy! Io non solo ero una cheerleader, io ero La cheerleader! Ero il capitano! - esclamò indignata sfilando il telefono dalla tasca del giubbotto e iniziando a scorrere alcune foto.

-Non ti ci vedo a sventolare pon pon e ad urlare come una matta. -

-Non sventolavo i pon pon, io ero una flyers, quelle pazze che si fanno sollevare e lanciare in aria. Ecco guarda. - gli passò il telefono, alcune ragazze della squadra avevano postato su instagram le foto di quel periodo, si sorprese di scoprire che nelle foto non le avevano fatto le corna e la coda da diavolo. C'erano diverse foto, in una c'era lei, Shelly e un altra ragazze, tutte bellissime e sorridenti strette nella loro divisa verde e nera.

-Però eri proprio carina, pensi che potrei vederti indossarla? -

-Non mi entra più! Sai sono sviluppata. - rispose recuperando il telefono.

-Oh si vede non ti preoccupare.... - gli occhi del giovane si posarono sullo scollo, Hope fece finta di niente mentre infilava il telefono in tasca spostò il giubbotto perché coprisse la visuale.

-Comunque, accadde durante un allenamento, Shelly iniziava a comportarsi da stronza e io non capivo perché, un giorno si litigò davanti a tutti lei fece per voltarsi ed andarsene e io mi arrabbiai, se ci ripenso so di aver avuto una reazione esagerata, ma non me ne accorsi, le afferrai il braccio per trattenerla e lei cadde...-

-Non mi sembra un motivo per tutto l'odio...-

-Si è rotta il braccio, proprio nel punto in cui l'ho afferrata... non ho idea di come sia successo, non credevo di aver tirato tanto forte, avrò... - si fermò, sentiva che la voce l'avrebbe tradita, erano anni che non raccontava più quello che era accaduto, non credeva possibile che a distanza di tutto quel tempo potesse ancora piangere.

-Hope... - provò a dire qualcosa ma la ragazza si schiarì la voce e riprese il racconto.

-Tutti scoprirono cosa era successo, Shelly l'aveva raccontato a tutti dicendo che ero pazza e che dovevano stare lontani da me... i miei sborsarono una cifra astronomica per risarcire i danni che avevo procurato, ma la situazione a scuola divenne insostenibile, mi fu “chiesto” di lasciare la squadra e nessuno voleva avere a che fare con me, tutti bisbigliavano al mio passaggio. Decisi di fare quello che in quel momento era l'unica cosa che potessi fare, me ne andai. Feci in segreto la domanda per l'ammissione al MIT, fui accettata subito, dissi ai miei che me ne volevo andare, solo che una bambina di tredici anni da sola in un altra città non era il massimo, Sara non aveva ancora trovato la sua strada, passava da un lavoro ad un altro così si offrì di accompagnarmi, cambiare città avrebbe fatto bene anche a lei. Puoi capirmi la situazione era andata degenerando così canalizzò tutta la mia aggressività e frustrazione in allenamenti.-

-Penso che non fosse colpa tua... non l'hai fatto di proposito, perché continuare a tormentarti per quella storia?-

-Con il tempo abbiamo scoperto che Shelly era la figlia dell'ex sindaco Blood, mio padre aveva deciso di appoggiarlo, ma poi aveva ritirato l'offerta, il tipo era pazzo, ero troppo piccola per capire tutto e crescendo non mi è stato raccontato, quindi Shelly mi odia anche perché sono stati i miei a denunciarlo, poi non ricordo ma mi sembra sia morto in un incidente. -

-Okay avete dei brutti trascorsi.-

-Per semplificare si.-

-Ce li hai ancora vero? Gli attacchi di rabbia, quando ci siamo visti in palestra tu sei andata a correre, eri arrabbiata con me e avevi paura di perdere il controllo e anche al bar, quando eri con la tua amica, anche in quella circostanza stavi per perdere il controllo. - Hope abbassò gli occhi mortificata.

-Beh se me le avessi date me le sarei meritate tutte! - esclamò divertito, Hope lo guardò sorpresa, lui era li a ridacchiare all'idea di lei che perdeva le staffe.

-Tu non capisci la gravità della situazione... - Alex la guardò ancora con il sorriso sulle labbra.

-Se perdo il controllo posso fare veramente male, non ho il controllo sulla mia forza e tenendo conto che da quando avevo tredici anni a ora ho fatto un sacco di allenamento potrei essere capace di uccidere qualcuno. Sara e lo zio Roy sono finiti sotto uno dei miei scatti d'ira... gli ho atterrati entrambi sono dovuti intervenire mio padre e il capo della sicurezza per staccarmi. Quando ho ripreso il controllo mi sono chiusa in camera per due settimane rifiutandomi di uscire. Mi vergognavo troppo.-

-Mi dispiace... Da cosa dipendono lo sai? -

-Un farmaco sperimentale che ho preso quando ero piccola, lo sballo ormonale che è arrivato con la crescita ha risvegliato il farmaco che intacca la parte del cervello che controlla le emozioni, ma non le amplifica tutte, solo la rabbia.-

-Mi dispiace, non avrei dovuto ridere e soprattutto non avrei dovuto stuzzicarti, sapevo che ti stavi arrabbiando e vedevo gli sforzi che facevi, ma volevo una reazione da te, sei sempre così fredda e controllata.-

-Quando tornai dal MIT Sara aveva fatto il miracolo, inizialmente si limitava a massacrarmi così che fossi perennemente stanca, poi meditazione e altre pratiche che le hanno insegnato quando era stata data per dispersa. -

-Conosco anche io alcune tecniche di meditazione molto efficaci, mia zia me le faceva fare spesso prima degli allenamenti. -

-Mio padre decise di ringraziare Sara per avermi aiutato, le diede il fondo per la palestra e il capitale per iniziare lasciando a lei il novanta percento delle azioni. -

-Tuo padre le ha regalato un attività? - chiese Alex sorpreso.

-Mi aveva aiutato molto, non avevo più scatti d'ira, mi aveva reso capace di controllarli, se avesse accettato le avrebbe anche comprato una villa, ma Sara rifiutò disse che la palestra era troppo, poteva limitarsi a gestirla per conto loro, ma mia madre si rifiutò, diceva che l'idea di avere il cento per cento di una palestra non le interessava e che per quanto la riguardava anche un dieci percento era troppo. -

-Le vogliono veramente bene... Andiamo! - Alex si alzò dall'altalena e le allungò la mano aspettando che lei l'afferrasse.

-Dove? Perché non lasci semplicemente correre Alex? Non vado bene per te! Io non vado bene per nessuno, sono rovinata, rotta, come... -

-Non ti azzardare a dire che sei rotta! Non hai niente che non va! Ognuno di noi ha fatto qualcosa di sbagliato e io non sono qui per giudicare i tuoi errori perché non eri capace di trattenarti, ho fatto anch'io delle cose brutte e potevo benissimo rifiutarmi, non l'ho mai fatto a confronto sono più colpevole di te. -

Tra una chiacchiera e un altra i due tornarono verso il Verdant, la strada era deserta, non c'era più la fila di gente che era li quando erano usciti, dal silenzio che proveniva dall'interno del locale probabilmente era mai chiuso.

-Senti, non pensare male... - iniziò Alex, si erano fermati accanto alla moto parcheggiata vicino all'ingresso.

-Devo andare via un paio di giorni... - Hope si morse il labbro e distolse lo sguardo, chiedendosi se quello fosse un modo elegante per liquidarla, ancora una volta l'idea che dietro tutto quello ci fosse Shelly le tornò in mente.

-Ehy! Ricordi cosa mi ha promesso qualche ora fa? Fidati di me! Tornerò tra qualche giorno. - Alex sorrise sicuro di se.

-Va bene... - riuscì a dire Hope anche se non era ancora completamente sicura. Alex sollevò gli occhi al cielo scuotendo piano la testa.

-Non sei credibile, nemmeno un po' purtroppo! -

-Torna e allora ti crederò! -

-Va bene, appena torno tu dovrai avere fiducia in me, posso sopravvivere un paio di giorni. - Alex l'attirò baciandola dolcemente, Hope che non se lo aspettava dovette sorreggersi a lui per non cadere.

-Ora metti quel bel culetto sulla moto e parti che per quanto sia stata “riqualificata” questa zona fa schifo! - disse lui invitandola ad andare verso la moto.

-Bel culetto? - chiese invece lei piegando leggermente a testa, quasi divertita da sentirsi dire una cosa del genere.

-Di tutta la frase hai registrato solo questo? - chiese lui alzando un sopracciglio.

-Nessuno mi ha mai detto, insomma... io... cioè tu... - balbettò lei prima di zittirsi, stava facendo una pessima figura, per un commento che poi non aveva nemmeno niente di speciale, glielo avevano già detto che aveva un bel sedere, anche se magari non in quel modo, i più carini dicevano che aveva: “un culo che parla” di apprezzamenti ne riceveva ma per lo più volgari.

-Con parole tue Hope. -

-Non sei divertente! -

-Nessuno te l'ha mai detto? Mi sembra poco probabile. -

-Si certo, ma solitamente erano più volgari o comunque con intonazione lasciva e viscida, il tuo invece suonava più come... -

-Un complimento? - chiese lui facendo un passo avanti avvolgendole le braccia attorno alla vita lasciando che le sue mani fossero sulla schiena di lei appena sopra al sedere.

-Diciamo. -

-Perché lo era, hai un bel sedere, hai un bel fisico, hai un bel viso... l'unica cosa: hai un pessimo carattere! Ma quello fa parte del pacchetto e poi detto tra noi, mi piace la ragazza combattiva.-

-Perché anche questa che dovrebbe essere un offesa e un commento alquanto sessista è stereotipato suona comunque come un complimento?- chiese lei, le aveva fatto piacere sentirsi dire quelle cose anche se lo sapeva perfettamente che era una bella ragazza sentirselo dire da lui le dava una sensazione che non sapeva definire.

-Perché ti piaccio e il fatto che tu piaccia a me ti fa piacere. -

-A me non piaci! - si affrettò a dire spingendolo appena per allontanarlo da se così da poter avere lo spazio per incrociare le braccia al petto.

-Io te l'ho già detto, non puoi farlo soprattutto quando indossi qualcosa di scollato. - gli occhi blu del giovane si spostavano tra il seno messo in evidenza dal gesto agli occhi della giovane la quale si affrettò a sciogliere le braccia e lasciarle ricadere lungo i fianchi.

-Brava molto meglio e ora... Buona notte piccola gattina! -

-Gattina? - chiese.

-Carina e dolce, ma con gli unghielli affilati proprio come una gatta. -

-Ciao Alexandre. - infilò il casco che aveva legato alla moto e salì in sella partendo, continuando a guardarlo attraverso gli specchietti laterali, lui non le tolse gli occhi di dosso fino a che rimase nella sua visuale, Hope scosse la testa sorridendo come una bambina, finalmente si sentiva bene come non le era capitato da tantissimo tempo.

 

Continua...

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 

Capitolo 12

 

Era primo pomeriggi e a villa Queen c'era chi contemplava il soffitto in cerca di consigli.

Robert era sdraiato in camera, fissava il soffitto lanciando la palla da rugby e riprendendola al volo, non prestava molta attenzione la sua mente continuava a rimuginare su tutto quello che era successo con Sara.

-Robert! - Tommy entrò in camera del fratello senza bussare.

-Tommy. - rispose senza distogliere lo sguardo dalla palla.

-Perché stai con i piedi contro il muro e la testa a ciondoloni oltre il letto? Va beh non mi interessa... mi aiuti? - gli chiese cambiando discorso, era diverso tempo che suo fratello era strano, ma era anche vero che anche se da piccoli erano molto legati non si erano mai confidati i loro problemi, sapeva che tutti gli volevano bene, ma essere il piccolo di casa comportava essere tagliato fuori da molti discorsi.

-Aiuto in cosa? Lo sai che se hai bisogno per i compiti è meglio se chiedi a Hope. - borbottò lui annoiato, anche se in tutti quegli anni di scuola non ricordava che Tommy gli avesse mai chiesto aiuto per i compiti.

-Non è per i compiti, Hope mi ha detto che mi avrebbe allenato se riuscivo a fare la scheda senza morire... - finalmente ottenne l'attenzione del fratello che distratto dalla frase si dimenticò della palla che gli cadde dritta in faccia.

-AHIA! Maledizione che male! - borbottò tirandosi finalmente su.

-Allenare per cosa? - borbottò massaggiandosi la parte lesa e guardando con astio l'oggetto che gli aveva procurato dolore.

-Allenarmi per farmi entrare nel Team dei vigilanti! -

-Ah già... tu gli dovevi fare un arma nuova... - ricordò vagamente la discussione di qualche tempo prima.

-Infatti, ma non riesco, come avete fatto voi? Quanto tempo ci hai messo? -

-Hope lo sai era cheerleader e poi è stata allenata per anni da Sara mentre era all'università... Io avevo iniziato con il Football e prima facevo karatè... non siamo partiti dal niente eravamo già allenate. -

-La cheerleader? Ma veramente pensi che...-

-Non dirlo e se lo dici ricordati di non dirlo mai davanti a Hope e Sara. Le cheerleader sono ginnaste e per fare alcune delle acrobazie che fanno si sono allenate duramente. -

-Le cheerleader di scuola mia sono delle oche senza cervello... -

-Beh quello è quasi sempre così. Hope fa categoria a parte... però anche se stupide si allenano anche tre ore al giorno tutti i giorni quando sono sotto competizione. Passami il foglio... - Robert guardò gli esercizi che la sorella gli aveva scritto e sorrise divertito.

-Che stronza. - borbottò osservandolo.

-Perché? -

-Ti ha detto di farlo tutto? -

-Si, ha detto che mi avrebbe allenato quando sarei riuscito a fare tutti gli esercizi per tre giorni di fila avrebbe iniziato ad allenarmi. - spiegò l'accordo.

-Okay, ma non puoi allenarti così tutti i giorni.. fin dove arrivi? -

-Non riesco tutti i giorni, quando mi riposo il giorno dopo arrivo fino a qui... ma poi dopo tre giorni mi fermo molto prima. -

-E' normale chissà se l'ha fatto a posta, forse no...-

-Cosa? -

-Per iniziare quest'ordine non va bene, tieni il foglio che quando le dirai che ci sei riuscito lei ti dirà di farlo con lei, ma per ora allenati impostando gli esercizi in modo diverso... - Robert si era spostato alla scrivania e stava ricopiando gli esercizi su un altro foglio per poi darli entrambi al fratello.

-Li ho divisi in quattro circuiti.. fai la parte alta un giorno e la parte bassa il giorno dopo... il sabato invece provi a fare tutti e quattro insieme domenica riposa sempre. -

-Cosa cambia?-

-Alternando i circuiti i muscoli recuperano almeno un giorno saranno meno affaticati e tu potrai restare costante nell'allenamento, quando li avrai abituati mischia come te li ha dati...-

-Perché me li ha dati in quel modo? -

-Forse perché non ha pensato che tu parti da zero, riconosco la scrittura quella deve avergliela data Sara. - borbottò pensieroso.

-Diggle? - chiese pensieroso.

-No! La zia Sara. -

-Ah! Okay grazie mille Robert e scusa se ti ho disturbato. - Tommy fece per uscire dalla stanza quando Robert lo fermò.

-Senti... Se un giorno vuoi ci alleniamo insieme, cioè se ti va. - aggiunse vedendo lo sguardo del fratello.

-Sarebbe fico! - poi se ne andò.

 

Dall'altra parte della città invece qualcuno stava per vivere uno di quei giorni che non avrebbe mai scordato e nemmeno il gruppetto di donne che l'accompagnava, le donne Queen più Sara erano sedute su un comodo divanetto in attesa che la futura sposa uscisse dal camerino

-Thea! Diventerò vecchia se non ti decidi a uscire da quel camerino! - Hope si era alzata dal divanetto e si era avvicinata alla tenda che le separava dalla zia.

-Hope non è facile indossare questo coso! - si lamentò la donna all'interno sbuffando.

-Sento del panico nella tua voce! - la bionda si voltò verso le altre due.

-E' normale il panico. - esclamò Felicity ricordandosi quanto fosse stata nervosa il giorno del suo matrimonio, ma soprattutto quanto aveva fatto ammattire le sarte per l'abito, non le sembrava mai di essere abbastanza bella.

-NON SONO NEL PANICO! - strillo Thae uscendo dal camerino.

-Porca miseria! - Hope fece un paio di passi indietro lasciando alla sposa lo spazio per spostarsi fino alla pedana.

-Ecco lo sapevo non vi piace? - commentò frustrata Thea osservando sconsolata il vestito.

-Sobrio? - Hope non riuscì a trattenere il commento, quando le aveva chiesto come fosse l'abito Thae le aveva risposto che non lo voleva troppo appariscente, una cosa sobria ma particolare, quello che le tre avevano davanti agli occhi poteva essere definito in tanti modi, ma non sobrio.

-E' troppo? Lo sapevo ho esagerato! Sembro ridicola! - sbuffò mentre una crisi di panico si faceva strada.

-NO! Non sei ridicola Thea! Sei bellissima! - Sara si era alzata dal divanetto e aveva cercato di rassicurare l'amica ed era vero, l'abito aveva due spallina laterali che le coprivano appena le spalle e andavano ad unirsi al corpetto che rigido le modellava il fisico e si chiudeva dietro con un intreccio di raso, la gonna ampia ricadeva morbida di seta scivolando dietro di lei e andandosi ad allungare sul pavimento, il corpetto e la gonna erano accuratamente arricchiti con ricami e strass luccicanti.

-Sembro un lampadario! - si lamentò andando veso lo specchio che le rimandava l'immagine.

-Non sembri un lampadario. - Felicity le si era avvicinata, conosceva bene la sensazione che si provava in quel momento tutto sembrava perfetto fino all'ultima prova a lei il panico era arrivato proprio il giorno del matrimonio si era chiusa in camera e c'era mancato poco che non si presentasse all'altare.

-Manca una cosa comunque! - Hope si allontanò dalle altre e andò verso la commessa che silenziosa aspettava con il velo in mano.

-Ecco! Ora sembri un sexy lampadario! - commentò la giovane mentre le finiva di mettere il velo.

-Ma quanto sei simpatica! -

-Tutta mio padre! -

-Siete sicure che non sia eccessivo? - chiese ancora una volta Thea preoccupata

-Direi proprio di no! -

-Meno male ero così in ansia! - si guardò ancora allo specchio voltandosi così da poter studiare come appariva da ogni angolo, ora che l'ansia era passata tutto le sembra di nuovo perfetto.

-Okay, ora passiamo ai vostri abiti! - senza preavviso si voltò per guardarle, lo sguardo che aveva non prometteva niente di buono.

Le tre bionde entrarono nei camerini seguendo le indicazioni della commessa, all'interno c'era la sacca con l'abito.

-MA... Dai zia!- Hope aveva appena aperto la sacca e stava già protestando la scelta della sposa,, non avevano mai visto l'abito finito, sapevano all'incirca come sarebbe stato il modello ma non avevano idea dei dettagli, Thea aveva voluto il massimo riserbo.

-Cosa? - esclamò lei da fuori, Hope fu la prima ad uscire con l'abito indossato e sul suo viso troneggiava un espressione alquanto infastidita.

-Verde menta? - esclamò lei sistemando la gonna del vestito, Hope non era da colori così chiari, lei era una ragazza da total black come dimostrava tutti i giorni o al massimo per un grigio scuro, ma non da verde menta.

-Io concordo con Hope... il verde menta non mi convince. - anche Sara e Felicity erano uscite dai loro camerini e si avvicinavano alle altre due ragazze, Felicity sembrava tutta soddisfatta del colore, mentre le altre due avrebbero preferito tutt'altro.

-E' un matrimonio non un funerale! - ricordò loro Felicity, il vestito era formato da un corpetto con uno scollo a cuore, la base era di un verde menta chiarissimo con sopra dei ricami, quello che però rendeva particolare l'abito era la fascia di raso di una tonalità più scura dalla base, che partiva dal lato sinistro e girava incrociandosi attorno al vestito in modo del tutto casuale per poi fermarsi all'altezza della vita e ricadere giù lungo fino al ginocchio.

-Siete una favola! - esclamò Thea osservandole attentamente, poi si voltò per vedere l'effetto che facevano tutte e quattro insieme allo specchio.

-Io discuterei del colore... - iniziò Hope con Sara che annuiva

-Stai benissimo! E poi devi smettere con questi colori scuri sembri un fantasma. -

-E poi perché il vestito di Felicity è più lungo dei nostri? - chiese Sara notando che l'orlo dell'abito dell'amica era più lungo del suo.

-Perché se no Oliver mi uccide e vorrei celebrare il mio matrimonio non il mio funerale! -

-Quindi pensi che mettere me all'altare con una gonna corta non ti faccia guadagnare la stessa fine? - chiese Hope voltandosi per vedere che effetto faceva vista da dietro.

-Spero che sia più concentrato a guardare me che voi! -

-Allora dovevi trovarci degli abiti meno favolosi! -

-Quindi sono approvati? - chiese Thea con un bel sorriso contenta che i vestiti fossero piaciuti.

-Per il colore... -

-No Hope! - la piccola Queen alzò le mani arrendendosi, non avrebbe più commentato.

 

I giorni passarono in modo caotico per i tre ragazzi che si trovarono ad affrontare un gruppo di spacciatori appena arrivati in città, le ricerche e i sopralluoghi avevano occupato la maggior parte del loro tempo,in più la situazione al covo era strana, Robert e Sara non si erano rimessi insieme e cercavano di collaborare al meglio anche se la cosa risultava strana a tutti, alla fine però erano riusciti a lavorare avevano ottenuto dei risultati: i cinque criminali erano ormai in trappola, Hope con l'aiuto della madre era riuscita ad intercettare il gruppo e ora stavano andando a prenderli.

Tre moto viaggiavano per le strade della città ognuna di loro aveva una diversa meta da raggiungere, ma tutte e tre si muovevano per lo stesso scopo.

-Questa idea non mi piace Hope! - la voce di Robert arrivò alle due ragazze tramite gli auricolari che tutti e tre indossavano sotto il casco.

-Per una volta sono d'accordo con lui, siamo scoperti. - anche Sara intervenne spalleggiando il ragazzo, nonostante si fossero lasciati erano riusciti a mettere da parte la loro storia e collaborare almeno per le missioni.

-E' un rischio che va corso ragazzi, sono troppi per solo due persone.- l'idea della bionda aveva vinto solo per la mancanza di alternative: la droga che il nuovo gruppo aveva portato era una versione modificata e più forte della vertigo, che il Conte aveva iniziato a spacciare molti anni prima, il regno del Conte era finito con la sua morte, quando il giovane aveva preso in ostaggio Felicity minacciandola con una doppia siringa di Vertigo, Oliver sotto l'identità di Arrow si era trovato costretto a ucciderlo con le sue frecce per proteggere la vita della sua IT girl. Ora erano loro a dover fermare la nuova partita che era arrivata in città e l'unica idea era quella di un attacco su tre fronti..

-Prendete posizione invece di brontolare! - li riprese Hope determinata a concludere quella missione con una vittoria schiacciante.

La yhamaha R6 nera e viola con una piccola corona sulla parte anteriore annunciò il suo arrivo con un rombo, la folla che occupava la strada davanti al locale più famoso della città si spostò lasciando passare il bolide che incurante della gente non aveva rallentato la sua corsa, il pilota parcheggiò di fianco all'entrata, scese dalla moto sfilandosi il casco: una chioma biondissima uscì dal casco che venne appoggiato allo specchietto.

-Benvenuta signorina Queen... - l'uomo all'ingresso aprì il cordone lasciandola entrare all'interno del locale.

“Un vestito più adatto no?” la voce di Robert suonava vagamente infastidita, mentre a Hope scappava un sorrisetto.

-Cosa ha di male il mio vestito? - chiese mentre si toglieva il giubbotto di pelle e lo lasciava dietro il bancone del bar, lanciò una rapida occhiata allo specchio studiando il suo riflesso assicurandosi che il trucco non si fosse rovinato: lo smooking nero aveva tenuto perfettamente nonostante il casco integrale, anche il rossetto rosso era rimasto esattamente come lo aveva messo.

“sei capace di difenderti conciata così?” insistette ancora Robert, Hope aveva indossato un miniabito nero, con un unica spallina, che le fasciava il corpo atletico e slanciato, la gonna le arrivava a metà coscia e c'era un gioco di lacci incrociati che tenevano mezzo aperto lo spacco obliquo, il tutto coordinato con un paio di calze a rete fini e un paio di stivali al ginocchio con un tacco vertiginoso.

-Seconto te mi sarei messa queste cose se non fossi capace di starci? - chiese cercando di non muovere troppo le labbra, se qualcuno l'avesse vista l'avrebbe presa per una pazza che parlava da sola, c'erano abbastanza pettegolezzi su di lei senza che si aggiungesse anche quello di lei che conversava amabilmente da sola.

“So che sai ballare e camminare su quei trampoli, ma ora devi difenderti, sia: tirare ginocchiate, calciare, secondo me se provi a tirare un calcio quel vestito si strappa... okay no non si strappa non c'è abbastanza stoffa per potersi strappare...”
-Beh se la pensi così di questo vestito devi vedere quello che ha scelto Thea per il suo matrimonio. - commentò meschina Hope, prima di lasciare il bancone del bar con un bicchiere e buttarsi nella mischia.

“Hope è quasi l'ora lo vedi?” chiese Sara riportando l'attenzione di tutti sulla missione.

-Non ancora, c'è troppa gente spero mi veda lui... -

“Conciata in quel modo dubito che qualcuno non ti veda anche l'anima..”

“Robert!” lo riprese Sara, non era quello il momento per commentare l'abbigliamento della sorella.

-Visto. -

“Lascia che sia lui ad avvicinarsi a te.”
Hope si spostò sulle scale del locale in quella posizione rialzata era più facile individuarla, infatti l'uomo la vide e si diresse subito verso di lei.

-Signorina Queen... - Hope finse di non averlo visto avvicinarsi, doveva recitare al meglio delle sue capacità se avesse capito che era li per fregarli l'avrebbe ammazzata senza pensarci due volte.

-Ci conosciamo? - chiese lei squadrandolo.

-Sono il Conte... -

-Ah, la immaginavo diverso...- ammise scoccandogli una lunga occhiata, davanti a lei c'era un uomo di mezza età con i capelli neri striati di bianco, quando avevano iniziato ad indagare si erano aspettati dei ragazzini alle prime armi, invece si erano trovati davanti ad un gruppo di uomini adulti che sapevano esattamente cosa facevano e non sarebbe stato facile fregarli.

-Più giovane? -

-Si, ma non è un problema, anzi, solitamente i ragazzini sono troppo impulsivi e si fanno beccare subito. -

-Questo allora dovrebbe mettermi in allerta...-

-Come se lei non sapesse del mio quoziente intellettivo. Non sono una normale adolescente e questo a prescindere dal mio fondo fiduciario. -

I due continuarono a parlare, apertamente sembrava che stessero parlando del più e del meno ma la realtà era ben diversa, Hope stava chiedendo informazioni sulla nuova droga che avrebbe contribuito a spacciare all'interno del suo locale.

-Siamo d'accordo? - chiese l'uomo, Hope lo fissò attentamente prima di lanciare un occhiata alla zia che dietro al bancone del bar serviva da bere alle persone.

-Non se prima non la provo... Voglio roba buona non roba tagliata male.- la bionda incrociò le braccia con sguardo determinato.

-Bene provala. - una piccola bustina scivolò dalle mani dell'uomo fino alla borsetta di lei.

-Chiamami quando l'avrai smaltita... - stringendo la borsetta Hope si fece largo tra la folla puntando dritta verso la porta che l'avrebbe portata al piano sottostante.

-Cosa credi di fare? - una mano l'afferrò il polso bloccandola e facendola voltare, lo strattone era stato talmente forte che si trovò a ondeggiare su i tacchi.

-Alexandre? - chiese quando vide chi era stato a fermarla, era un mese che non lo vedeva aveva ormai perso la speranza che il giovane si sarebbe fatto nuovamente vivo e invece eccolo davanti a lei.

-Dammela! - sibilò continuando a tenerla per il polso.

-Non so di cosa tu stia parlando... - rispose ostinatamente lei stringendo la borsetta.

-Non credevo che fossi quel tipo di ragazza... - esclamò lui lasciandole il braccio, lo sguardo che le stava rivolgendo era uno sguardo di disgusto e di disapprovazione che feriva Hope.
“Hope che fine hai fatto? Abbiamo bisogno di te!” Sara la risvegliò, Hope doveva scendere e cambiarsi per poter entrare in azione e aiutare suo fratello e Sara.

-Alex prometto che ti spiegherò tutto, ma ora devo andare. -

-Puoi anche non cercarmi, non abbiamo niente da dirci...- il moro si allontanò scuotendo la testa, non si era mai sbagliato in quel modo su qualcuno, pensava che Hope fosse diversa dai soliti ragazzini ricchi, invece esattamente come loro anche Hope si comportava come un idiota.

-Maledizione! - imprecò mentre scendeva le scale del covo e iniziava a togliersi il vestito lasciandolo cadere malamente a terra, per poi indossare il completo nero da BlackCanary.

 

Continua...

Eccoci, un piccolo momento Tommy Robert, ammetto che volevo aggiungerne altri perchè quando l'ho scritto mi sono resa conto che ho tralasciato molto le dinamiche tra i fratelli, ma ammetto anche che dopo due mesi che mi ero ripromessa di farlo e non averlo fatto ho dedotto che o la pubblicavo in questo modo o sarebbe marcita per sempre nel pc.
Il matrimonio di Thea sarà un evento bellissimo, sicuramente Oliver non le farà mancare nulla!
OH oH ora passiamo ai tasti dolenti... Altri problemi per Alexandre e Hope, il giovane sembrava essere riuscito a farsi dare il beneficio del dubbio ma ora le parti si sono invertite, chissà se è solo rabbia momentanea o se tra i due è tutto finito?

non vi chiedo nemmeno più di commentare tanto non lo fate...
buon week end
Mia

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

Robert e Sara seguirono la macchina con l'uomo fino al nascondiglio, Hope li raggiunse poco dopo con una la sua ninja nera.

“In posizione.” annunciò mentre scendeva dal veicolo e prendeva posto dietro l'angolo. Il ritrovo degli spacciatori era una bella casa su due piani in un bel quartiere, nessuno avrebbe mai pensato che all'interno ci abitassero degli spacciatori.

-Come ci muoviamo?- chiese Robert osservando con un binocolo i movimenti all'interno, la casa era completamente al buio anche se qualcuno era entrato poco prima.

-Tai, aiutaci!- esclamò Hope sospirando, in quei giorni con sua madre avevano lavorato ad alcune migliorie per far si che Tai fosse ancora più di aiuto, ma era la prima volta che lo facevano partire dopo averlo aggiornato.

-Mi senti? - chiese Hope, si sentiva leggermente stupida.

“Come direbbe Robert: Forte e chiaro.” i tre sorrisero sentendo nuovamente la voce elettronica del loro amico.

-Bene, ora tocca a te guidarci...-

“Sarà divertente...”

-Robert smettila di insegnargli lo slang! - sibilò irritata Hope, sentendo il fratello e l'amica ridacchiare attraverso l'auricolare, quel discorso lo avrebbe ripreso in un secondo momento con tutta la fatica che lei e sua madre avevano fatto per progettarlo, Robert non poteva rovinare tutto insegnandogli quelle frasi da quattro soldi, almeno non ora che era nuovo.

“Signorina Hope, sono riuscito ad entrare nel sistema di sicurezza, in casa sono presenti quindici persone, di cui almeno dieci armate.”

“Okay dacci la loro posizione esatta...” intervenne Robert, fortunatamente quando si parlava di azioni il ragazzo riusciva a trasformarsi in una persona seria.

Con l'aiuto di Tai i tre riuscirono ad entrare nella casa senza farsi sentire.

“Ricordate state attente ragazze. “

-Sei più apprensivo di papà!-

“Robert dietro di te, sta per svoltare l'angolo.” Tai avvertì dell'arrivo di uno degli agenti della sicurezza, che fu prontamente disarmato e neutralizzato dal giovane.

“Hope, non ti sorprende il fatto che sia stato silenzioso?”

“Sara!”

“Scherzavo! Non te la prendere.”

“Però Sara non ha tutti i torti, solitamente quando atterra qualcuno lo fa in modo molto rumoroso...” questa volta a scoppiare a ridere furono le due ragazze.

“Hope...”
-Robert è un computer non un essere umano, non puoi litigarci! Almeno non ora!-

Il gruppetto riprese a muoversi per la casa, dovevano stare molto attenti a quello che facevano li dentro quei pazzi sintetizzavano la Vertigo sarebbe bastato poco per far saltare tutto in aria.

Hope era pronta a scendere al piano inferiore, aveva sentito dei rumori ed era da li che proveniva un odore pungente di sostanze chimiche, sfilò il suo boostaff dalla cintura e fece un passo oltre la porta per assicurarsi che non arrivasse nessuno. Il rumore di un corpo che cadeva la fece voltare accanto a lei che la guardava semi divertito c'era il misterioso ladro.

-Ti facevo più attenta. - commentò lui affiancandola.

-Che ci fai qua? - chiese tirandolo per farlo appoggiare al muro, il rumore del corpo aveva sicuramente insospettito le persone al piano di sotto e ora stavano andando a controllare.

-Sono giorni che ci sto pensando. -

-Shhh! - lo zittì lei prima di colpire l'uomo che aveva varcato la soglia mandandolo così al tappeto, dietro il primo uomo ce n'era subito un altro che fu atterrato altrettanto velocemente dal misterioso ladro.

-Posso sapere come ti chiami almeno? - chiese lei

-Shaytan asfar. - rispose lui spostando l'uomo che aveva atterrato e assicurandosi di bloccarlo così che anche se avesse ripreso i sensi non fosse in grado di muoversi.

-Demone giallo? - chiese Hope guardandolo, non riusciva a capire se fosse serio o la stesse prendendo in giro.

-Conosci l'arabo? - il giovane sembrava genuinamente sorpreso che lei conoscesse la traduzione del suo nome.

-Poco, ora mi vuoi dire perché sei qui? - I due erano fermi in mezzo alla stanza, entrambi sapevano che quello non era il momento per parlare avevano una cosa da fare, ma Hope non riusciva ad aspettare, ora che si era convinto a parlare doveva sapere cosa volesse prima che potesse cambiare idea.

-Sono qui per scoprire chi ha ucciso mia madre. -

-Okay, ti aiuterò io, scopriremo tutto quello che c'è da scoprire, ma ora devo finire qui! -

“Canary! Che fine hai fatto” la voce del fratello le penetrò nell'orecchio disturbando la sua conversazione.

-Ti do una mano.-

-Okay, scendiamo. - la frase di Hope era arrivata anche a Robert e Sara, sapeva che era rischioso se Robert avesse visto il ragazzo avrebbe perso la testa e avrebbe potuto compromettere l'operazione, ma era un rischio che doveva correre. Scesero le scale e trovarono solo una manciata di persone che riuscirono a bloccare senza difficoltà.

-Qua è tutto apposto!- comunicò al resto della squadra.

-Non lavori da sola. - commentò lui studiandola attentamente.

-No. -

-Non so se fidarmi... - non sembrava glielo stesse domandando, dava più l'idea che stesse soppesando la situazione, come se non avesse valutato quel dettaglio fino a quel momento.

-Sono due persone, se non vuoi vederli vai, non c'è bisogno che loro sappiano di noi. - questo era scorretto, ma pur sempre vero, Robert non sarebbe stato in grado di accettare una collaborazione lo aveva messo in ridicolo e per colpa sua la storia con Sara era finita, se si fossero incontrati sicuramente sarebbe finita con uno scontro.

-Domani sera, dove ci siamo visti l'ultima volta. -

-Okay.- ebbe appena il tempo per rispondere che se ne era già andato, intanto Robert e Sara la raggiunsero.

-Stai bene? -

-Si, chiamiamo Lance e andiamocene. - i tre lasciarono la casa rimanendo comunque nei dintorni per controllare che nessuno riuscisse a liberarsi e scappasse.

 

Tornati al covo Hope si cambiò velocemente, si tolse il completo e si infilò il vestito che aveva prima tolse dalla borsa la bustina di vertigo e la lasciò sul tavolo avrebbe dovuto analizzarla, ma era una cosa che poteva fare in un secondo momento.

-Dove vai? - vedendola pronta e intenta a salire le scale Robert la fermò sospettoso.

-Ho da fare. - rispose lei semplicemente, aveva aspettato quasi un mese il ritorno di Alexandre e ormai aveva anche perso le speranze di vederlo nuovamente non avrebbe lasciato che la cosa tra loro finisse in quel modo.

-Dovremmo analizzare la droga. - borbottò il ragazzo continuandola a fissare come se potesse leggerle nella mente.

-Puoi farlo te se ti va, oppure Sara se non ha niente di meglio da fare, io ora esco...-

-Hope! Non ne vale la pena! - Robert l'aveva fermata e aveva espresso il suo parere non richiesto, per lui nessuno valeva la pena, sua sorella doveva rimanere single a vita e questo Hope non poteva sopportarlo.

-Nessuno vale mai la pena Robert, mi credi veramente una persona così orribile? - chiese prima di varcare la soglia e trovarsi in mezzo al corridoio del Verdant, se Roy l'avesse vista avrebbe realmente murato quella porta.

Hope vagò un po' per il locale cercando di individuare Alexandre, ma sembrava che il ragazzo se ne fosse già andato, uscì fuori e provò a chiamarlo, il cellulare squilla a vuoto fino a che non partiva la segreteria, dopo la quarta chiamata senza risposta decise di mandargli un messaggio.

 

“Questa volta sei tu a dovermi concedere il beneficio del dubbio e lasciarmi spiegare.”

 

aspettò impaziente la risposta, ma non arrivò infastidita tornò indietro recuperò il giubbotto e partì in moto, girovagò per un po' per le strade cercando di farsi venire un idea su come poterlo rintracciare, ma a parte chiedere a Sara non sapeva proprio cosa fare.

-Hope! È successo qualcosa? - chiese la donna rispondendo al telefono.

-Zia ho fatto un mezzo casino! - esclamò la bionda continuando a viaggiare per la città.

-Dove sei? -

-A giro... - rispose lei.

-Okay che cosa è successo? - Sara smise di armeggiare con i fogli che aveva tra le mani e aspettò di scoprire cosa era successo di così grave da far si che la sua figlioccia la chiamasse alle una di notte.

-Tu sai che Alexandre è andato via... - borbottò lei.

-Si dovrebbe rientrare a giorni, sbaglio? -

-Mmh... e tu sai che in giro c'è nuovamente una mandata di Vertigo nuova. -

-Certo sentivo mio padre che ne parlava, dice che è più pericolosa di quella che ha fatto uscire di scena tuo padre. -

-Bene con Robert e Sara abbiamo deciso di usare il Verdant come esca per il venditore... - borbottò, l'idea era stata sua, usare il locale per attirare il venditore promettendogli l'esclusiva all'interno del locale, ci avevano messo un bel po' di tempo per riuscire a scoprire chi era il venditore e come poterlo abbordare senza destare sospetti, alla fine dopo piu di un mese di lavoro avevano fissato l'appuntamento.

-Buon piano, anche tuo padre lo fece. - Sara era tornata a guardare i fogli, non l'aveva fatto di proposito.

-Solo che mentre contrattavo con il Conte è apparso Alexandre e ha visto il Conte che metteva la vertigo nella mia borsa... mi si è avvicinato e mi ha fatto una mezza scenata, okay non poprio una scenata ma si è arrabbiato, volevo seguirlo per spiegargli ma Robert mi ha bloccato dovevo cambiarmi e raggiungerli nel posto dove la producevano. Abbiamo chiuso la produzione, ma ora io non riesco a trovare Alexandre. -

-Bene, ottimo lavoro! - esclamò Sara, Hope trattenne il fiato cercando di non arrabbiarsi.

-Zia?! Mi hai ascoltato? - chiese infastidita.

-Eh? Si avete bloccato la produzione di vertigo, mio padre sarà contento! -

-Zia, Alexandre! -

-E' via, no? -

-Come non detto! Ciao! -

-No aspetta Hope, aspetta! Scusa stavo leggendo alcuni vecchi verbali di mio padre, scusami.-

-Alex mi ha visto mentre prendevo la vertigo! E ora non lo trovo! - esclamò irritata.

-Oh merda! - ecco quello era il commento che anche Hope avrebbe voluto fare, ma che fino a quel momento aveva evitato di farlo.

-Io non so come rintracciarlo, ma se domani dovessi vederlo in palestra ti scrivo, okay? -

-Va bene... - non era la risposta che sperava di ricevere, ma era anche vero che non poteva chiedere di più a sua zia

 

Al covo intanto Robert e Sara avevano finito di analizzare la sostanza e l'avevano paragonata con le due versioni in cui si era imbattuto il vecchio team, Robert guardò Sara cercando di trovare qualcosa da dire, anche se non sapeva proprio cosa dirle.

-Sara...- la giovane era in piedi e stava sistemando alcune frecce distolse lo sguardo dal suo lavoro per guardare l'amico.

-Robert... - una parte di se sapeva che sarebbe dovuta andare via quando Hope era uscita, ma una parte di lei non se l'era sentita, si era fatta coraggio e aveva analizzato la droga a quel punto non c'era più nulla da fare, doveva prendere la sua roba e andarsene ma ancora una volta non aveva avuto il coraggio così si era messa sistemare le punte per le frecce nuove.

-Senti io... - iniziò alzandosi dalla sedia e avvicinandosi alla ragazza, non sapeva nemmeno lui cosa dirle di preciso, sapeva solo che quella situazione lo stava uccidendo, lui non poteva vivere senza di lei.

-Robert... - iniziò lei.

-No! Io non posso andare avanti così! Mi manchi Sara! Mi manchi tantissimo, lo so che sono un idiota, ma non so cosa fare della mia vita senza di te. - ammise. Si sentiva uno schifo, se qualcuno l'avesse sentito dire quelle parole sarebbe diventato lo zimbello della squadra, era bello, ricco ed era anche il quarterback della squadra dell'università, tutte le ragazze volevano uscire con lui, molte sapendo della rottura ci avevano provato, ma continuava a declinare gli inviti sperando che Sara tornasse da lui.

Sara sospirò cercando con attenzione le parole da dirgli.

-So che ti... che ti stai vedendo con un altra persone... - ammise distogliendo lo sguardo, li aveva visti qualche giorno prima al Verdant, stavano ballando ridendo di qualcosa che lui le aveva detto all'orecchio, dopo aver visto era dovuto andare via prima che la gelosia gli facesse fare una scenata in mezzo al locale.

-Cos... AHI! - distratta dalla frase Sara si era tagliata con la punta della freccia.

-Sara! - Robert le fu subito accanto afferrandole la mano così da poter costatare cosa si fosse fatta.

-Non è nulla. -

-Stai sanguinando. Almeno lascia che ti medichi.- scosse la testa tenendo la mano stretta al petto.

-Vado a casa.. Buona notte Robert.- la vide afferrare il giubbotto e sparire oltre la porta che dava sul vicolo, era veramente finita.

 

Hope tornò al covo e lo trovò vuoto, decise di mettersi nuovamente il completo da Blackcanary, vagò per la città, non che cercasse qualcosa da fare solo il guidare la distraeva, alla fine raggiunse il punto dove un mese fa aveva incontrato il ladro ovvero Shaytan Asfar, se ci pensava le veniva da ridere, Demone Giallo, che nome assurdo si era scelto e poi perché le ricordava vagamente qualcosa che aveva sentito.

-Che ci fai qua? - Hope sobbalzò quella era la seconda volta che lo incontrava.

-Si era detto domani... - continuò lui visto che lei non sembrava intenzionata ad aprire bocca.

-Pensavo... - rispose tornando a guardare la città illuminata.

-Quindi non aspettavi me? - continuo lui avvicinandosi alla ragazza.

-Non eri nemmeno nei miei pensieri. -

-Sei strana lo sai vero. Cioè di persone strane ne conosco tante ma tu, tu sei maledettamente fuori dalle righe. -

-Beh quante persone conosci che combattono i delinquenti, senza essere della polizia?-

-Più di quanti tu possa immaginare.. Posso chiederti una cosa? - il ragazzo pareva a disagio ma contemporaneamente sembrava morisse dalla voglia di porle quella domanda.

-Spara..-

-Come avete trovato la produzione di quella droga? - chiese, lui l'aveva scoperta per caso, aveva visto il venditore e aveva deciso di seguirlo era stato pura fortuna, ma loro sembravano organizzati come se l'avessero programmato.

-Abbiamo usato un esca... -

-Spiegati che esca? - Hope dovette mordersi la lingua stava per dire che lei aveva abbordato il venditore, ma così facendo avrebbe rivelato la sua vera identità.

-Abbiamo chiesto ad una persona di fingersi interessata all'acquisto e allo spaccio della sostanza all'interno di un locale, quando lui si è presentato e le ha dato la droga campione noi l'abbiamo seguito, ora abbiamo noi la droga penso che la analizzeremo a breve. - spiegò cercando di suonare credibile, tutto era vero, aveva solo omesso che la persona che si era finta interessata era lei.

-Fingersi interessata? - chiese lui indagando.

-Si, abbiamo agganci con la polizia e la polizia ci ha indirizzati ad un locale a the glates...-

-Il Verdant. - Hope si voltò sorpresa allora aveva seguito anche lui la stessa persona che avevano seguito loro, doveva aver visto Hope che comprava la droga, per fortuna non aveva detto che era stata lei ad agganciare l'uomo.

-Come lo sai? -

-Ero li, ho visto la giovane Queen parlare con un tipo e prendere la busta con la polvere bianca. -

-Hope Queen è la nipote del capitano Lance.-

-Lance... questo cognome mi è famigliare. -

-Sua figlia è un importante avvocato a Central City. -

-Quindi è lui che ti ha detto di usare il Verdant. -

-Esatto. -

-Hope quindi è innocente? - come finì la domanda Shaytan Asfar si morse la lingua.

-Certo, Hope non usa sostanze e non le piace neanche che girino per il locale... Perché non mi parli di tua madre? - chiese cercando di cambiare argomento, se avessero insistito a parlare di Hope si sarebbe fatta scoprire, non era poi così brava a mentire.

-Non so molto di mia madre, non l'ho mai conosciuta. - iniziò il ragazzo, lo sguardo dritto davanti a se, senza guardare nulla di preciso.

-Mai? -

-E' morta che ero appena nato. So che lei era venuta qua ed è qua che è morta. -

-E tuo padre? -

-Lui è morto prima che io nascessi, incidente sul lavoro diciamo. - spiegò lui, Hope ci mise un attimo cercando qualcosa da dire.

-Mi dispiace. - si sentì patetica in quel momento non poteva trovare qualcosa di più originale.

-Hai trovato qualcosa nei documenti rubati? -

-No... -

-Non hai informazioni? Perché sei sicuro che sia morta qui? -

-Mi hanno detto che è morta qui... -

-Dovremmo trovare altre informazioni per esempio come si chiamava, in che circostanze è morta o almeno avere una vaga idea su età e aspetto fisico.-

-Non so nulla di tutto questo. - rispose lui sconfortato, avrebbe dovuto ottenere altre informazioni prima, ma in quel maledetto posto che lui chiamava casa, le regole erano chiare: “mai guardare indietro” e i ricordi di sua madre erano stati eliminati prima che lui potesse anche solo imparare a stare seduto da solo.

-E come pensavi di trovare il responsabile? - chiese, la situazione era assurda, non aveva nessun dettaglio eppure era andato li lo stesso, qualcosa non tornava.

-Tu sai qualcosa che restringe il campo, ma non vuoi dirmelo. Come pensi che io possa aiutarti? - il giovane la guardò sorpreso, era vero, c'erano due dettagli che sapeva e che avrebbero ristretto il cerchio, ma non era ancora pronto a rivelarle.

-Non sono abituato a fidarmi. -

-Mi hanno detto recentemente che bisogna imparare a farlo... puoi far pratica con me. -

-Non sono sicuro di riuscirci. -

-Ho agganci con la polizia, sono cresciuta qui, potrei esserti di aiuto. -

-Avrai avuto più o meno la mia stessa età quando è successo, come puoi essermi di aiuto? -

-Fai come vuoi! Sono stanca di correre dietro alla gente... - Hope si allontanò da lui e salì in moto, l'accese e poi guardò nuovamente il ragazzo.

-Quando sarai pronto cercami. - sbottò prima di andarsene.

Il giovane ragazzo guardò la moto allontanarsi dandosi mentalmente dello stupido, si mise la mano in tasca e guardò il telefono aveva diversi messaggi e molte chiamate senza risposta tutte dalla stessa persona, si voltò e se ne andò avrebbe dovuto rispondere a quei messaggi e dargli la possibilità di spiegare e salvare la situazione almeno con lei.

 

Continua

ecco qui un altro capitolo ormai siamo realmente vicino alla fine tutti i nodi stanno per venire al pettine...
Chissà se Alex risponderà a Hope...
Robert e Sara invece? RObert sembra amarla ancora ma lei proverà qualcosa per il ragazzo?

Volevo ringraziare fufirudy per aver recensito grazie di cuore mi ha fatto piacere sapere che la storia piace.
un bacione
MiaBlack

 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


capitolo 14

 

Il giorno dopo Hope si svegliò decisamente di malumore, era passata anche a lavoro da sua madre nella speranza che stare un po' chiusa a inventare qualcosa di nuovo potesse migliorarle l'umore, ma il fatto che continuassero a mandare in fumo il cip che doveva far funzionare il processore alimentava la frustrazione che provava.

-Forse è meglio se vai. - le disse la madre vedendo che a breve avrebbe lanciato il cacciavite che aveva in mano.

-Io...-

-Sei stata chiusa qui tutta la mattinata, vai a fare qualcos’altro. - così Hope aveva preso il giubbotto e dopo aver dato un bacio alla madre era uscita e si era messa a camminare per la città, quella mattina era arrivata in auto con sua madre non aveva pensato che poi sarebbe potuta andare via prima, così si trovava a piedi, ma visto tutti i pensieri che le giravano per la testa non le dispiaceva camminare un po'.

Presa dai suoi pensieri Hope non pensò troppo a dove stava andando ne da quanto tempo stava camminando, la sua mente continua a tornare a quello che era accaduto il giorno prima con Alexandre e con il ladro misterioso, sapeva che le cose non potevano andare sempre come lei voleva, ma che di due cose non fosse riuscita a portarne a buon fine nemmeno una lo trovava frustrante e anche snervante, aveva bisogno di parlare con qualcuno e c'era solo una persona che la conosceva così bene ed era così schietta da dirle sempre la verità anche quando era brutalmente cattiva.

 

Sara era entrata in palestra Cin che era al desk la guardò sorridendo, date a quella donna un qualunque oggetto e lei sapeva trasformarlo in un arma pericolosa con la quale poteva uccidere chiunque, ma date alla stessa donna una pila di fogli con numeri da far tornare e quella potrebbe morirci sepolta.

-Ciao Sara come è andato l'incontro? - la bionda era appena rientrata da un incontro con la banca e la sua faccia mostrava la frustrazione di quell'incontro.

-Non ho ammazzato nessuno. -

-Ottimo! La lega sarebbe molto delusa di te. - commentò Cin sorridendo furba.

-Bene ne sono felice, non voglio avere niente a che fare con loro. - borbottò dirigendosi verso le scale che la portavano nel suo ufficio.

-C'è qualcuno che ti aspetta su. - le disse Cid prima di vederla sparire su per le scale, Sara si accigliò chi mai poteva essere nel suo ufficio.

-Dove diavolo sei stata fino ad ora? - Sara guardò la bionda seduta sulla sua sedia che l'aspettava con in mano uno di quei bicchieri di starbucks.

-Ciao Hope. - rispose lei mostrandogli i fogli che aveva in mano.

-Banca? - chiese alzandosi così da lasciarle il posto portandosi il bicchiere alla bocca bevendone un lungo sorso.

-Già! Ho dovuto chiedere un prestito e la banca rompe le scatole. - borbottò lei mettendo i fogli insieme ai fascicoli della banca.

-Un prestito? - questo le giungeva nuova, perché mai Sara aveva dovuto chiedere un prestito alla banca.

-Il soffitto di una delle sale è venuto giù, l 'assicurazione non ha liquidato i soldi subito e ho dovuto chiedere un prestito. - spiegò lei.

-Ma la palestra va bene? -

-Certo! La palestra va benissimo vuoi vedere l'estratto conto? - chiese divertita Sara, aveva così tanti iscritti che aveva dovuto aumentare i corsi per evitare che la gente si pestasse tra di loro mentre si allenavano.

-E allora perché un prestito? -

-La palestra va bene, ma non così bene, non fatturo come i tuoi genitori, il danno era ingente il crollo ha danneggiato parte dell'attrezzatura e gli specchi di tutta una parete, ma non te ne sei resa conto? - chiese Sara, la palestra era rimasta attiva in quel periodo i lavori li aveva fatti fare sabato e domenica pagando di più la ditta ma non chiudendo la palestra.

-Non era la sala che uso io.- rispose lei tranquillamente gettando il bicchiere vuoto nel cestino vicino alla porta.

-Ovvio. Comunque i lavori li ho pagati con il prestito, l’assicurazione sta liquidando i soldi quindi è tutto sistemato. Invece tu che ci fai qui?- cambiò rapidamente discorso Sara guardando la nipote vagare per la stanza.

-Ah già, ma poi come è finita con Alexandre? - Hope la fulminò con lo sguardo, aveva decisamente toccato il tasto dolente.

-Okay mi sembra di capire che è finita male. - si auto rispose lei aspettando che fosse l'altra a parlarle.

-E' andata male con Alexandre e anche con il misterioso ladro... - borbottò lei, poi iniziò a spiegare la situazione con il ladro.

-Capisci? Lui vuole il mio aiuto ma non si fida? Come faccio ad aiutarlo? - sbottò lei infuriata.

-Prova a fare dei lavori con lui, magari se vede come lavori ti dirà quello che ora non vuole dirti. -

-mh potrebbe essere un idea, ma come faccio a farlo lavorare con Robert? -

-Mai detto che deve entrare nel team, tu e lui basta. Io avevo molte difficoltà a fidarmi di tuo padre e lavorare con tua madre e Dig è stato difficile, ma poi mi sono abituata ed è stata un esperienza unica.- avrebbe potuto provare prima di rinunciare definitivamente.

-Proverò.-

-E con Alexandre come pensi di risolvere? -

-Che se ne vada al diavolo! - rispose inviperita, se era tanto sciocco da non volerla ascoltare allora che se ne andasse al diavolo.

-Vedo che la fase della disperazione è passata velocemente, benvenuta fase dalla rabbia cieca. -

- Io non sono arrabbiata...- sibilò voltandosi, gli occhi gli lampeggiarono di rosso, Sara la vide combattere per non perdere il controllo, poi espirò lentamente chiudendo gli occhi, quando gli riaprì era tornata calma.

-Scusa zia, è meglio se vado a fare due passi per calmarmi. -

-Non devi scusarti, sei migliorata tanto è bello vedere che non perdi più il controllo come un tempo.- la porta si aprì e Cin fece capolino nella stanza.

-Scusate se vi interrompo. C'è una persona che ti cerca Hope. - le due si guardarono sorprese chi è che la cercava in palestra.

-Se è mia madre dille che la richiamo dopo. - rispose lei dando per scontato che fosse lei.

-Non è tua madre e soprattutto non è al telefono.. E' un certo morettino ed è giù alla reception dice che è tutta la mattina che ti cerca ma che non rispondi al telefono. -

-Alexandre? - chiese Sara sorpresa, ormai aveva perso la speranza di capire quei due, prima era lei a scappare e lui la inseguiva, poi quando lei si convinceva era lui quello che scappava e toccava a lei inseguirlo, ora che Hope aveva deciso di mandarlo al diavolo ecco che Alexandre era riapparso alla fine le sarebbe venuto il mal di testa.

-E se io non volessi vederlo? - chiese incrociando le braccia al petto come a sfidare Cin.

-Vai a dirglielo a lui, Cin non c'entra nulla. - rispose vedendo la faccia sorpresa della mora che non si aspettava una risposta del genere.

-Oh no io non voglio vederlo. Non è vero che mi ha cercato, il telefono non ha mai suonato! - rispose imperterrita

-Magari hai il silenzioso prova a guardare.. - intervenne titubante Cin, prima di salire “a vedere” se fosse in ufficio con Sara Alexandre le aveva mostrato il telefono ed effettivamente c'erano diverse chiamate al numero salvato come Hope.

-Certo guardiamo! - Hope mise la mano in tasca per prendere il telefono, ma non lo trovò così andò alla borsa, la svuotò quasi completamente prima di arrendersi: il telefono non c'era.

-Dove... Oh cavolo! L'ho lasciato in ufficio da mia madre. - quando era andata da sua madre si erano fermate in ufficio e dopo aver controllato per la milionesima volta il telefono e non averci trovato nulla si era stancata e lo aveva lasciato sul tavolo così da non dover sembrare ancora più patetica.

-Ti tocca andare giù e se ti è possibile non ammazzarlo ti prego. -

-Mi sembra che tu ci tenga un po' troppo a quel tipo. - borbottò la ragazza infastidita.

-No io tengo che tu non sporchi di sangue l'ingresso della palestra perché altrimenti uno: dovrei poi pulire e il sangue viene via male, due: la gente non tornerebbe. - rispose pratica Sara anche se in fondo le sarebbe mancato anche il ragazzo, c'era qualcosa in lui che gli ricordava una persona che aveva conosciuto molti anni prima e al quale non pensava da tantissimo tempo.

 

Alexandre era appoggiato al desk e guardava distrattamente la gente che entrava, si era svegliato quella mattina ed era andato a correre aveva bisogno di pensare e di schiarirsi le idee, quando era tornato e dopo una doccia al volo aveva provato a scrivere a Hope ma quella non aveva risposto, aveva insistito ancora un po' con diversi messaggi, ma lei continuava ad ignorarlo, alla fine aveva provato a chiamarla ma ancora una volta non aveva risposto aveva quasi perso la speranza quando finalmente rispose, ma non era lei, al telefono aveva risposto sua madre dicendogli che la ragazza era andata via ma aveva dimenticato li il telefono e che non sapeva dove fosse andata ma che era decisamente di cattivo umore. C'era un solo posto dove poteva essere ed era stato uno sciocco a non pensarci subito.

Hope rimase ferma sulle scale a fissarlo, era fermo sembrava guardasse chi entrava ma il suo sguardo era perso come se i suoi pensieri fossero stati più importanti.

-Hope! - esclamò quando lei gli si fermò davanti.

-Alexandre.- rispose lei.

-Scusa per ieri, mi sono arrabbiato ma avrei dovuto ascoltarti. -

-Usciamo... - si limitò a dire facendo un cenno a Cin e fulminando con lo sguardo alcune ragazze che si erano fermate a guardare Alexandre e ad origliare la loro conversazione, camminarono un po' in silenzio.

-Hope... -

-Mi hai chiesto cieca fiducia, ma al momento che ti ho chiesto di averne in me tu non ne hai voluto sapere... - si sentiva ferita da quel comportamento era ingiusto.

-Lo so... ma quando ti ho vista prendere la busta con la droga, non lo so io... mi dispiace...- Alex appariva realmente mortificato.

-Non faccio uso di droghe. - chiarì lei guardandolo con diffidenza, non era sicura che le avrebbe creduto.

-La droga è stata esaminata, ho fatto da esca... - spiegò in fin dei conti era vero aveva fatto da esca e la droga era stata esaminata da loro ma comunque era stata esaminata, la polizia aveva tutta quella nella casa da poter esaminare una bustina in più o in meno non avrebbe cambiato molto.

-Te l'ho detto mi dispiace, non pensavo che tu stessi facendo da esca... e mi dispiace ancora di più essermi arrabbiato tanto da non volerti ascoltare... - nel camminare i due erano tornati al parco dove erano stati la prima volta che erano usciti di palestra insieme.

-Ho visto cosa fa la droga alle persone... abitava vicino a me eravamo cresciuti insieme poi è crollata, non riuscì più a sopportare la pressione e iniziò a fare uso di droghe.... è morta tra le mie braccia, non voglio più che succeda a qualcuno a cui tengo. -

-Mi dispiace Alex. -

-Dispiace a me Hope, ti ho chiesto di fidarti ma poi sono stato io a non fidarmi di te... - sospirò triste.

-Va bene, lasciamo stare... Hai fatto quello che dovevi fare? - chiese cercando di intavolare una conversazione normale.

-Si.-

-Posso sapere cosa era? -

-Sono tornato a casa da mia zia avevo bisogno di parlarle, ma abbiamo litigato a lei non piace che io sia qui. - spiegò lui, ma nonostante il discorso non fosse dei più allegri il sorriso gli era tornato e lei non poteva fare a meno di sorridere di conseguenza.

-Ma non doveva venire lei in qua? - chiese ricordandosi di una vecchia conversazione che i due avevano fatto.

-L'ho anticipata, lei odia venire in questa città, così le ho risparmiato il viaggio.-

-Capisco... Mi dispiace, so quanto ci tieni a tua zia.-

-Avrò modo di sistemare con lei... Che vorresti fare?-

-Intanto recuperare il mio telefono andiamo.-

-Aspetta. Ho la moto. - disse Alex fermandosi e indicandole con la testa la strada da dove erano arrivati.

-Tu una moto? - chiese sorpresa, non si era mai chiesta come si spostasse ma per una qualche ragione aveva dato per scontato che lui non avesse un mezzo suo.

-Certo, non posso mica muovermi a piedi. - tornarono indietro mentre la ragazza lo sommergeva di domande sulla moto, modello, cilindrata, colore, come l'avesse fatta arrivare e quando, Alex ascoltava le domande senza però rispondere si limitava a ridere

-L'ho spedita quando sono partito... ci ha messo un po' per arrivare ma meglio tardi che mai. - Davanti alla palestra c'era una honda hornet 900, Hope si avvicinò e girò attorno alla vettura guardandola con occhi amorevoli senza toccarla quasi timorosa di poterla graffiare.

-Sembra che tu stia facendo le fusa alla mia moto... - il giovane non sapeva se ridere o preoccuparsi, quella ragazza era pazza.

-Se non avessi preso la Yhamaha avrei preso la hornet, ho sempre amato questa moto, ma poi mi sono lasciata conquistare dalla Yhamaha. Anche se, il mio sogno rimane la Kawasaki ninja...- rispose lei con aria sognante.

-Tu sei molto strana! - esclamò lui, passandole il casco che era agganciato alla moto.

-Scusa e te? -

-Andrò senza. -

-Oh no! Tieni, vado a prendere quello che tengo di scorta in ufficio... - gli rese il casco e andò verso la palestra, la vide entrare e salutare la ragazza all'ingresso prima di sparire per le scale, quando uscì aveva già indossato il casco e lo stava chiudendo.

-Dove dobbiamo andare di preciso? - chiese lui accendendo la moto.

-A lavoro da mia madre. - rispose semplicemente.

-E sarebbe? - Hope si dimenticava troppo spesso che Alexandre non era di li.

-Ah se non lo sai allora guido io... - si propose.

-Assolutamente no! Dovrai passare prima sul mio cadavere. - lo sguardo di Hope si accesse, adorava le sfide erano il sale della vita e lei non riusciva a tirarsi indietro.

-E prima che tu prende in considerazione l'idea di far partire una rissa qui, non è il momento e poi non vorrei dover rovinare quel bel faccino. - rispose.

-Stai dando per scontato che tu mi sconfigga, ma fossi in te non ne sarei così convinto.-

-Dovremmo tornare sul tatami per verificare la cosa, ma ultimamente pare che tu ti sia lasciata andare. -

-Mi stai dicendo che sono ingrassata? -

-No, mai detto ciò. Ora vorresti dirmi gentilmente dove dovrei andare?- chiese cambiando abilmente discorso.

-Non lontano da qui. Esci e immettiti sulla strada principale, svolta a destra e poi lo vedi. -

-Vedo cosa? - chiese ingenuamente.

-Il mio conome a caratteri cubitali in cima ad un palazzo, ecco è li che devi andare. - sorrise come se fosse la cosa più ovvia del mondo, lui si limitò a sbuffare e a guardare il cielo scuotendo leggermente la testa.

I due edifici erano vicini in moto non ci voleva più di dieci minuti, Alexandre guidava tranquillamente, niente a che vedere con Robert, viaggiare dietro di lui poteva essere anche piacevole, se non fosse stato per il fatto che Hope era una maniaca del controllo con problemi di fiducia. Durante il tragitto non parlarono, come aveva preannunciato Hope il palazzo era facilmente riconoscibile, la scritta si faceva via via sempre più vicina, quando arrivarono vicino all'edificio, Hope abbassò la visiera oscurata e indicò a Alexandre l'ingresso per il parcheggio sotterraneo.

-Perché ti sei coperta il viso? - chiese voltandosi, non gli era sfuggito anche perché prima di farlo l'aveva sentita irrigidirsi, ora i due erano al sicuro nel parcheggio al secondo livello, attorno a loro c'erano solo auto parcheggiate.

-Ho visto qualcuno che conosco. - rispose sfilandosi il casco, senza però guardarlo in faccia.

-E quindi ti vergognavi a farti vedere con me? - domandò incrociando le braccia al petto, decifrare il comportamento di Hope era più difficile che azzeccare i numeri della lotteria.

-MA CHE DICI! - si voltò offesa da quell'insinuazione.

-E secondo te cosa dovrei pensare? Vai... -

-Come? -

-Vai a prendere il telefono ti aspetto qui, così nessuno mi vede. -

-Ma io... -

-Ti vergoni a farti vedere in moto con me, sicuramente non vuoi nemmeno che io salga. - Hope si trovò in imbarazzo, non aveva mai pensato a quel dettaglio, nella sua mentre c'era solo lei che prendeva il telefono e poi andava via, ma ora che ci pensava non era carino lasciarlo ad aspettarla li, ma era anche vero che portarlo su da sua madre poteva far nascere diversi pettegolezzi.

-Andiamo non fare il bambino! - sbottò alla fine, se l'avesse lasciato li se ne sarebbe pentita, lui non l'avrebbe perdonata e a dover essere sinceri nemmeno Hope l'avrebbe perdonato se le parti fossero state invertite.

-Quindi posso venire? Non ti vergogni? -

-Dacci un taglio! Non mi vergogno! Non mi piace che la gente spettegoli su di me, solitamente sono sempre commenti cattivi. - spiegò infastidita mentre si dirigeva verso l'ascensore.

Entrati nell'ascensore schiacciò il pulsante per l'attico e si appoggiò alla parete, Alex la guardava chiedendosi perché dovesse essere così strana e quanto accidenti ci avrebbero messo ad arrivare in cima.

L'ascensore si fermò diverse volte, ogni volta entrava o usciva qualcuno tutti salutavano la ragazza e lei ricambiava i saluti e alcune volte si informava anche sulla famiglia, quando iniziarono a raggiungere i piani alti il via vai in ascensore diminuì.

-Questi piani sono vuoti? - chiese curioso Alex.

-No, qui ci sono alcuni laboratori non c'è mai tanta gente. Mia madre ha voluto spostare il reparto di ricerca e sviluppo qui alla sede principale, sono i tre piani prima dell'attico e se te lo stai chiedendo per questi piani c'è una chiave perché l'ascensore apra la porta e una volta che la porta è aperta c'è una guardia e poi un altra porta chiusa con la scansione della retina. - spiegò quando Felicity decise che il laboratorio fosse trasferito li ci furono molte lamentele e in casa ci fu una bella discussione, ma alla fine Felicity ne uscì vincitrice.

-Quando smantellarono gli uffici il personale si lamentò tantissimo.. - spiegò cercando di fare conversazione.

-Perché? - le porte dell'ascensore si aprirono e i due uscirono, alla vecchia scrivania di sua madre ora c'era un altra ragazza che come li vide si alzò per salutarli, Hope si limitò ad indicare l'ufficio e la donna annui, non che servisse a qualcosa, visto che le pareti di vetro permettevano chiaramente ai due di vedere che all'interno non c'era nessuno.

-Le persone che lavoravano qui furono spostate o in un altro piano o addirittura in un altro edificio lavorare qui ai piani alti è segno di successo e quindi non hanno preso bene lo spostamento. - entrarono in ufficio, sulla scrivani c'era il telefono e lei lo prese infilandoselo in tasca.

-Ma perché avete spostato gli uffici? -

-Mio padre non era d'accordo, ma mia madre usò le sue parole contro di lui. -

-Ovvero? -

-Ovvero che: una dei proprietari non poteva perdere mezza giornata per spostarsi dalla sede ai vari laboratori! - Felicity apparve sulla porta e rispose al ragazzo sorridendogli.

-Non credo di capire... -

-E' una cosa contorta, mio padre le cambiò il lavoro da tecnico informatico la spostò a segretaria amministrativa... Ciao mamma, avevo dimenticato il telefono. - spiegò lei.

-Oh lo so, non ha fatto altro che squillare tuo padre voleva lanciarlo dalla finestra eravamo in riunione nel suo ufficio alla fine sono dovuta uscire per rispondere. -

-Mi dispiace. - disse Alexendre.

-Non ti preoccupare. -

-Sono Alexandre piacere. - si presentò educatamente

-Felicity, il piacere è mio! - si strinsero la mano.

-Mamma che hai fatto al vestito? - chiese notando un segno di bruciatura.

-Ho fuso per la milionesima volta il circuito e in un momento di frustrazione l'ho lanciato ed è rimbalzato sembrava un boomerang mi è tornato indietro e mi ha bruciato! - Hope si portò la mano sul viso, queste cose potevano accadere solo a sua madre, come era possibile.

-E non fare quella faccia! Sono stata attaccata da un circuito brutto e cattivo! -

-Allora chiama il quasi nonno e fallo arrestare. Noi andiamo... -

-Dai un bacio alla mamma! -

-Va bene! -

-Fai la brava, ciao Alexandre è stato un piacere conoscerti. -

-Anche per me, arrivederci! - Hope nel frattempo lo stava spingendo verso l'ascensore, voleva evitare almeno di incrociare suo padre.

-Ho capito da chi hai preso. - commentò il giovane sorridendo.

-Che stai insinuando? -

-Che sei identica a tua madre e non parlo solo per l'intelligenza, anche tu come lei straparli quando sei nervosa. -

-Tu non l'hai mai vista straparlare... E poi io non straparlo! -

-Un po' si, ma è adorabile. - aggiunse dandole un bacio sulla guancia poi le passò un braccio attorno alle spalle e la tirò più vicina a se.

-Va tutto bene a nessuno interessa. - le bisbigliò all'orecchio, l’ascensore si era fermato qualcuno stava per salire e Hope stava per staccarsi, Alex lasciò che la mano scivolasse via dalla sua spalla percorrendo tutta la lunghezza del braccio stava per staccarsi quando lei gli afferrò la mano, il nuovo arrivato salutò la giovane che ricambiò.

Hope si stava godendo il momento, ma non era così anche per il resto dei vigilanti.

 

Continua

Scusate il ritardo! questo week and non ero a casa e lunedi e martedì non ho acceso il computer...
ecco il nuovo capitolo buona serata
MiaBlack

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


 

 

capitolo 15

 


Robert era al campo ad allenarsi per la partita sempre più imminente.

-Robert! Allora come va? - Marcus suo compagno di squadra gli si avvicinò, stavano uscendo dagli spogliatoi avevano appena finito di allenarsi e aveva fatto schifo, l'allenatore l'aveva trattenuto a fine allenamento riprendendolo per aver fatto schifo.

-Che vuoi Marcus? - rispose lui, non erano mai stati grandi amici, si sopportavano e convivevano perché entrambi sapeva di aver bisogno dell'altro in squadra, ma al di fuori della squadra non avevano alcun rapporto.

-Con Diggle è sempre finito vero? Non siete tornati insieme? - chiese continuando a tenerlo nella sua presa, Robert avrebbe voluto colpirlo in faccia, ma sarebbe stata la volta buona che l'allenatore lo buttata fuori dalla squadra e in più bastava in famiglia la fama di Hope bastava per tutte le generazioni future di Queen.

-Marcus, eviterei se fossi in te. - borbottò lui sperando che questo facesse capire che non era aria.

-Oh ma dai, senti, conosco due ragazze che sarebbero felici di uscire con te... -

-E perché mai me lo stai dicendo? - chiese lui fermandosi per poterlo guardare.

-Una per te e l'altra è per me! Eddai gli sto dietro da tantissimo e mi ha detto che sarebbe uscita con me se tu uscivi con la sua amica, un uscita a quattro che ne dici? -

-Scordatelo Marcus. - riprese a camminare e questa volta libero dalla presa del compagno, il quale però non lasciò perdere, seguì Robert fuori dalla scuola fino ad arrivare al parcheggio.

-Eddai sono qui! Che ti costa fammi felice, almeno lascia che te la presenti, poi se non ci vuoi uscire fa nulla, ma almeno io ci ho provato! - Marcus afferrò nuovamente il moro e lo tirò verso alcune panchine che erano tra il campo e il parcheggio, li si potevano vedere due ragazze che li guardavano parlando tra di loro.

-Ciao ragazze! Come promesso ho portato Queen! Contente? - annunciò Marcus, a quel punto Robert non petè più tirarsi indietro, sorrise e lasciò che gli presentasse le due ragazze.

-Lei è Emily la mia ragazza. -

-Non ancora! - rispose subito lei, ma dal modo in cui sorrideva era chiaro che era solo questione di giorni, se non di ore.

-Lei è la mia amica Diana... -

-Piacere ragazze. - Robert posò il borsone e rimase a parlare con le ragazze, avrebbe dovuto veramente colpire Marcus prima che lo portasse li.

Poco distante da li nel parcheggio qualcuno era fermo in auto e guardava i quattro che ridevano.

-Robert... - Sara fissava il ragazzo con il terrore di averlo perso, si guardò la mano ferita e strinse fino a che una fitta di dolore non la costrinse a smettere.

 

Hope si fece riportare a casa da Alexandre erano nel giardino davanti casa e stavano parlando quando Sara uscì da casa dell'amica.

-Hai una sorella? - chiese Alexandre notando la mora guardarli.

-No, ho due fratelli. - rispose lei voltandosi per vedere chi gli stesse indicando il giovane.

-Sara? - tutto si aspettava tranne di trovare l'amica li, ultimamente si erano viste poco e avevano avuto poche occasioni per parlare da sole.

-Sembra abbia pianto. - le disse Alexandre, non era vicino e Hope si sorprese dell'attenzione ai dettagli, Sara sembrava avesse pianto e anche in imbarazzo per essere li ad interromperli.

-Già e non sembra proprio in forma... -

-Io vado, ci sentiamo. - Alexandre decise di lasciare le due da sole così che potessero parlare.

-Aspetta te la presento vieni... -

-Sei sicura? Tua madre, la tua amica... oggi sei temeraria. - gli diede una pacca sul braccio cercando di non ridere.

-Sara, tutto bene? - chiese all'amica avvicinandosi.

-Scusa! Scusa Hope! Avrei dovuto chiamarti invece di piombare qui! - le disse piangendo, Hope l'abbracciò stretta.

-Non ti preoccupare, lo sai che non hai bisogno di chiamarmi, ma che è successo? -

-Io... Lui... Oh Hope, perché? - Alex guardò le ragazze, lui non riusciva a capire i drammi delle donne che fossero grandi o in miniatura proprio non riusciva a capirle, spesso facevano delle scenate per il niente.

-Non ho capito nulla. - ammise lei, ad Alex scappò una risata, ricevendo una botta da parte della bionda.

-Scusa, è che te che non capisci, mi pare comica la cosa... - ammise lui, Sara scoppiò a ridere staccandosi dall'amica guardando il ragazzo con loro.

-Scusa vi ho interrotto... - si asciugò il viso con la manica dalla maglia e guardando nuovamente il ragazzo.

-Non ti preoccupare... -

-Lei è Sara la mia amica.- la presentò Hope.

-Piacere, sono Alexandre.- i due si strinsero la mano.

-Io vado vi lascio parlare tranquillamente. -

-No, non andare, vado io, non sarei dovuta piombarti in casa in questo modo. -

-Sara non dirlo nemmeno per scherzo, lo sai che qui sei a casa, puoi venire sempre, c'è sempre spazio per te nel mio letto. -

-Mi sa che quel letto tra un po' sarà troppo affollato... - commentò Sara guardando il ragazzo e poi l'amica, facendo scoppiare a ridere il giovane mentre Hope arrossiva.

-Sara! -

-Cosa! No dico l'hai visto? -

-Si! E anche senza maglia se è per questo... - rispose lei per poi mordersi la lingua, era successo una volta in palestra si era tolto la maglia perché sudata e se ne era messo subito un altra, lei ne aveva approfittato per sbirciare attraverso il riflesso degli specchi.

-Quindi sbirci in palestra? -

-Tu mi fissi il seno ogni volta che hai l'opportunità. -

-Okay ma se vuoi vedere meglio basta chiedere, non mi tiro mica indietro. -

-Ah si, tu mi piaci.- esclamò Sara fissando il ragazzo con attenzione, quando l'aveva incrociato al bar aveva capito che doveva essere interessante per il modo che aveva di mettere all'angolo Hope con estrema facilità, ma li per li non ci aveva dato peso, pensava che fosse l'amica a non riuscire a rispondergli a tono perché interessata a lui, invece non era così.

-Mi spiace, in questo momento sono interessato alla tua amica. -

-Waow! Ancora meglio... - continuò Sara sentendosi rispondere in quel modo.

-Credo di non capire... -

-Hope questa volta, Waow. Si mi piace, potreste essere una bella coppia, ma stai attento lei ha un pessimo carattere, non ti fare scoraggiare. -

-Sei la seconda persona che me lo dice e comunque l'ho già costato.-

-Chi diavolo te l'ha detto che ho un pessimo carattere? - chiese Hope voltandosi verso di lui.

-Okay con chiunque tu abbia parlato di me, in questa città tutti pensano che io abbia un brutto carattere. - si auto rispose lei infastidita.

-Sara me l'ha detto... -

-Si lo so ero qui... -

-No, me l'ha detto l altra Sara... -

-Sara? mia zia Sara? - tutto si aspettava tranne che la donna avesse detto ad Alexadre che lei aveva un pessimo carattere.

-Esatto.-

-Quando? -

-In realtà ancora non ti avevo nemmeno conosciuto, mi disse che in sala potevo trovare una ragazza e che era ad un buon livello, mi potevo divertire, ma che aveva un pessimo carattere. Aveva ragione. - concluse lui.

-Io e Sara dovremmo parlare... - si limitò a dire Hope, non era sicura di come doveva reagire quindi si limitò a reagire come era abituata nascondendo ogni emozione.

-Non trasformarti in Hope Ice Queen, ci sentiamo dopo e rispondimi! - le diede un bacio al volo poi strizzò l'occhio a Sara e se ne andò.

-Oh mio Dio! Io lo adoro! - esclamò Sara abbracciando l'amica mentre guardavano la moto viaggiare sul vialetto per uscire della proprietà.

-Entriamo e raccontami cosa cavolo è successo! -

In camera Sara si guardò attorno, aveva visto i vari cambiamenti che quella camera aveva subito nel corso degli anni, ora la stanza aveva un aria normale, pareti bianche, una libreria, la porta della cabina armadio, la scrivania e un letto appoggiato alla parete opposta rispetto al guardaroba, una bella finestra con una piccola nicchia dove da piccole si sedevano per vedere le stelle.

-A cosa pensi? -

-A quando hai tinto le pareti di nero, a tua madre per poco viene un infarto... - lo fece poco dopo aver rotto il braccio a Shelly.

-Sarebbe l'ora di tinteggiare, il bianco mi ha annoiato. - continuò Sara, Rosita bussò alla porta anche se le due l'avevano lasciata aperta.

-Grazie Rosita... - Hope prese il vassoio che la governante aveva portato e lo posò sulla scrivania.

-Vi chiudo la porta. - rimaste di nuovo sole le due si sedettero sul letto, la donna aveva portato due tazze di tea e qualche biscotto.

-Raccontami... Che accidenti hai fatto alla mano? - Sara aveva la mano fasciata.

-Ieri dopo che sei andata via, una freccia.. -

-Non dirmi che è stato mio fratello... -

-No, o meglio non proprio... Stavo sistemando le punte ad alcune frecce e mi sono distratta... - le mostrò il palmo fasciato.

-Capita.-

-Perché piangevi... -

-Ieri sera Robert mi ha parlato.. mi ha detto che gli mancavo che non sapeva cosa fare della sua vita senza di me... - iniziò Sara guardando la tazza, Hope rimase in silenzio, non aveva più riparlato con Robert dopo quella sera da Sara e si sentiva in colpa, ma quando ci aveva provato lui era andato via così aveva rinunciato.

-Oggi sono andata alla sua università... - ammise.

-Perché? -

-Aveva l'allenamento. - la bionda guardò l'amica come aspettando che continuasse, ma quella non disse altro.

-Lo so, hanno la partita tra pochi giorni, ma perché tu sei andata da lui? - Hope cercava di capire cosa provava a dirle l'amica ma proprio non ci riusciva.

-Va bene sei andata da lui e che ti ha detto? -

-Non ci ho parlato... - Hope iniziava a capire cosa provava la gente quando provavano a farla parlare ma lei si ostinava a non dirlo era frustrante e dannatamente irritante.

-Lui.. Lui era insieme ad un altro ragazzo e parlavano con due ragazze. - ecco la verità, Sara l'aveva visto con un altra ragazza, il giorno prima le aveva detto che non viveva senza di lei e poi si buttava sulla prima che passava.

-E poi? -

-Sono venuta via faceva troppo male... -

-Oh mio dio! Sei ancora innamora di Robert! - esclamò ora la cosa aveva un senso, il motivo per cui era andata da lui, perché era così sconvolta dopo averlo visto parlare con una ragazza, Sara provava ancora qualcosa ed era così palese, se solo non fosse stata presa dai sui mille drammi personali sicuramente se ne sarebbe accorta.

-Sara, non credo che voglia dire niente il fatto che lui stesse parlando con quella tipa. E' Robert ti ama da sempre. - la mora alzò lo sguardo sull'amica.

-Sei sicura? -

-Si, scommetto che c'è un motivo per cui era li a parlare con quella tipa e se vuoi potremmo andare a vedere la partita insieme come ai vecchi tempi.-

-SI! - le lacrime erano finalmente scomparse ora Sara stava nuovamente sorridendo.

-Ora parliamo di Alexandre, ottimo acquisto! -

-Non è un acquisto è una calamità, mi è piombato addosso e non si stacca. -

-Perché tu vuoi che si stacchi? Raccontalo ad un altra. Dettagli! -

Le due rimasero in camera a parlare per molto tempo Sara volle sapere tutto quello che si erano detti e quello che avevano fatto, voleva capire cosa ci fosse di preciso, ma nemmeno Hope che l'aveva vissuto tutto aveva ancora capito.

-State insieme è chiaro.-

-Non stiamo insieme, siamo amici.- rispose lei.

-Scendiamo ho fame! - scesero le scale continuando a parlarne.

-Ti ha baciato più volte gli piaci! E non è complice di Shelly! - aggiunse mentre entravano in cucina.

-Va beh ho baciato molti ragazzi ma questo non faceva di loro i miei ragazzi... - rispose Hope.

-Tu avresti fatto cosa amore? - le due erano così prese dalla loro conversazione da non aver fatto caso che nella stanza accanto c'era qualcuno che poteva sentirle.

-Ciao papà! È tanto che sei tornato? - chiese lei sopprimendo un imprecazione.

-Giusto poco fa. - rispose l'uomo entrando in cucina, indossava ancora il completo e fissava la figlia con sguardo indagatore.

-Tutto bene a lavoro? So che la mamma si è bruciata il vestito con un circuito. -

-Non cambiare discorso, quanti ragazzi avresti baciato? -

-Oliver fatti i fatti tuoi! Ciao amore come stai? - Felicity entrò in cucina saltellando con le scarpe in mano adorava i tacchi ma dopo una giornata arrivata a casa era la prima cosa che si toglieva.

-Ma lei...-

-E' grande può fare quello che vuole! - rispose ancora la moglie.

-Sara è bello vederti qui, rimani a cena? - chiese Felicity ignorando il marito che ancora borbottava.

-Io veramente...-

-Robert non torna stasera, rimane a cena fuori e non torna a dormire. - lo sguardo di Sara si fece triste, sicuramente era fuori con la ragazza di quel pomeriggio e con molta probabilità avrebbe dormito da lei.

-Ehy, no! Cena con noi e stasera dormi da me come quando eravamo piccole, facciamo un pigiama party, dai chiama tuo padre! - mentre Sara si allontanava Felicity guardò le due ragazze.

-Non dovevo dirlo? Mi dispiace non ci ho pensato. - ammise la donna, non le era sfuggito lo sguardo triste della ragazza.

-Non ho ben capito, ma penso che voglia tornare con Robert, ma credo pensi che sia tardi. - spiegò Hope attenta che Sara non la sentisse.

-Non credo, aveva una voce scocciata quando mi ha chiamato prima. -

-Vedremo, sabato ha la partita pensavamo di andarla a vedere come ai vecchi tempi, però non ditelo a Robert vogliamo vedere cosa fa. -

-Cosa vuoi che faccia? Gli verrà un infarto per la felicità! - commentò Oliver guardando Sara rientrare.

-Cosa? -

-Ho detto che sabato andiamo alla partita di Robert.-

-Sarà molto contento di vedervi li. -

-La mamma ha detto che va bene che io rimanga qua.-

-Pizza? - chiese Felicity guardando le ragazze.

-No prendiamo cinese! - intervenne Oliver.

-Entrambi? - chiese Hope speranzosa.

-Io chiamo il ristorante cinese... -

-Io la pizzeria! - i due tirarono fuori i menù che tenevano nel cassetto della cucina e andarono in due stanze diverse così da poter ordinare in tranquillità.

-Ci stanno coccolando. - commentò Sara guardano le due stanze dove erano andati i due.

-Altamente probabile, io sono la loro figlia femmina preferita tu sei come una figlia quindi fanno bene a coccolarci! -

 

Dopo una cena in famiglia e una serata a fare giochi di società le due ragazze andarono in camera ridendo come matte, era stata una bella serata come non ne passavano da tempo, un po' di normalità faceva bene anche a loro.

-Hope... - la chiamò Sara, le luci erano spente e le due si erano già date la buona notte, l'indomani entrambe avevano lezione e si dovevano alzare presto.

-Dimmi, che c'è? - Hope si voltò per vedere l'amica, dalla finestra entrava il chiarore della luna che illuminava lievemente la stanza.

-Secondo te Robert mi perdonerà? - chiese insicura, aveva così tanta paura che fosse troppo tardi.

-Si, ti perdonerà, hai presente il film cinderella story? - chiese ricordando come quando erano piccole loro avessero adorato quel film.

-Quello con Hilary Duff? -

-Si. -

-Certo che lo ricordo l'abbiamo visto un centinaio di volte. - rispose la mora sorridendo, prima passavano molto più tempo insieme quando si era messa con Robert il loro rapporto si era sciupato, uscivano facevano cose, ma spesso c'era anche Robert non era più una cosa tra ragazze e solo ora se ne accorgeva.

-Prima della fine della partita lui lascia il campo per baciare lei... -

-E inizia a piovere.. .-

-Lo potrebbe fare, se sapesse che tu lo rivuoi.-

-Non essere sciocca è un film, nella vita vera non succede. -

-Vedremo...- dopo quelle parole le due rimasero in silenzio.

 

 

Era mattina presto a villa Queen si iniziavano a sentire i primi rumori provenire dalla cucina, il sole stava sorgendo e si preannunciava una bella giornata autunnale, il primo freddo si iniziava a sentire.

In cucina Felicity e Oliver stavano preparando la colazione.

-Lascia stare le uova Felicity ci penso io. - Oliver guardò la moglie e con il mestole le fece cenno di allontanarsi dai fornelli, Felicity era tante cose, ma non una brava cuoca ogni tanto si chiedeva come avesse fatto a non ammazzare i loro figli nei primi sei anni di vita.

-Okay allora io farò il caffè! - borbottò lei allontanandosi dalla padella.

-Mamma perché ci provi ancora? - Hope entrò in cucina seguita da Sara ancora mezze assonnate.

-Buongiorno ragazze. - le due ricambiarono i saluti, Hope prese due tazze e ne passò una a Sara.

-Uova? - chiese Oliver alle due ragazze ma quelle scossero la testa.

-Io si papà! - Robert entrò in cucina sorprendendo tutti i presenti.

-Tesoro? Che ci fai qui? - chiese Felicity passando lo sguardo da lui alle ragazze, Sara si era irrigidita e aveva abbassato lo sguardo per evitare di guardare il ragazzo.

-Dove dovrei essere? - rispose lui prendendo una tazza di caffè per poi sedersi a tavola aspettando le uova che suo padre stava facendo.

-Non so hai detto che non tornavi a dormire... - continuò la madre, Hope le lanciò un occhiata di ammonimento ovunque fosse stato il fratello quello non era il momento giusto per scoprirlo, Sara finì il suo caffè e poi ripose la tazza nel lavandino.

-Mi sono dimenticata che devo ripassare da casa prima di andare in facoltà, è meglio se vado. -

-Aspetta ti accompagno.- Hope stava ancora bevendo il suo tea e già pregustava il muffin che Rosita aveva fatto il giorno prima quando Sara aveva detto che doveva andare.

-Salgo a prendere le mie cose, scusate. -

-Prendi anche il mio giubbotto! - la mora scomparve dalla cucina sotto lo sguardo attento di tutta la famiglia Queen. Hope si alzò e si sedette in braccio al fratello gesto che lasciò tutti i presenti a bocca aperta.

-Robert io non so dove eri ieri sera... - iniziò lei guardandolo dritto negli occhi, era seduta sulle sue ginocchia e con un braccio gli circondava le spalle.

-Io... -

-E nemmeno lo voglio sapere. - aggiunse rapidamente, se non sapeva non doveva mentire, qualunque cosa avesse fatto il giorno prima lei ne voleva rimanere all'oscuro così da non dover mentire alla sua amica.

-Ma se come penso tu ami ancora Sara, questo non è il momento di fare cose stupide, sii il ragazzo fantastico che io so che puoi essere. - finito di dire ciò gli diede un bacio sulla guancia afferrò due muffin e andò verso la camera.

-Okay quella non è Hope! Che cavolo le è successo? - chiese Robert fissando il punto in cui era sparita.

-Non lo so, ma sembra quasi la vecchia Hope. - anche Oliver guardava la porta incantato da quello che era appena successo.

-Forse quello che le ci voleva era una persona che la facesse sentire normale. - spiegò Felicity sorridendo.

-Che vuoi dire? -

-Lei sa come era prima, noi sappiamo come era prima e vediamo com'è ora, tutti quei cambiamenti che ha fatto.. forse aveva semplicemente bisogno di qualcuno che non sapesse come era prima e che non la paragonasse alla vecchia lei. -

-Non ho capito nulla.-

-Alexandre, lui l'ha accettata così con il suo pessimo carattere e i suoi scatti d'ira. Forse aveva solo bisogno di non essere considerata sbagliata. -

 

Sara stava tornando giù con in mano il giubbotto e la borsa dell'amica.

-Ehy, hai già fatto? -

-Tieni mangia qualcosa! - tornarono verso la cucina per salutare prima di andare via.

-Ciao Tommy! - il ragazzo era appena sceso di corsa pronto per andare a scuola.

-Tesoro. -

-E' tardissimo devo andare a scuola! - borbottò il ragazzo afferrando anche lui un muffin.

-Se vieni via ora ti accompagno io in moto! - Hope afferrò le chiavi e il casco, era già sulla porta e si stava guardando indietro aspettando che il fratello le rispondesse.

-Prendo il casco aspettami! -

-Okay sono qui fuori. Ciao a tutti.-

Fuori nel piazzale di casa le due ragazze aspettavano Tommy.

-Guarda che scappare da Robert non è una soluzione, dovreste parlare. -

-Forse ho sbagliato tutto e l'ho perso. -

-Non l'hai perso ti ama ancora è così palese che ti ami come fai a non vederlo? - Tommy era arrivato in quel momento e guardava sorridente le due ragazze.

-Tutto bene Sara? - chiese lui vedendo il viso triste della ragazza.

-Si Tommy, grazie. -

-Io non capisco perché tu e Robert non fate pace? Anche lui è sempre triste. - Hope sorrise e afferrò il fratello tirandolo vicino a se in un abbraccio.

-Hope? Stai bene? -

-Sto benissimo, andiamo che fai tardi. Ci sentiamo dopo Sara. -

 

continua...

Ecco il capitolo 15 ormai siamo verso la fine!  Chissà se Robert e Sara torneranno insieme..
un bacione buona domenica

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


capitolo 16

 

La giornata passò tranquillamente ognuno preso dai propri impegni, Hope intanto stava pensando come fare a mettere in atto l'idea della zia, come poteva convincere Shaytan asfar a collaborare con lei e come faceva a convincere Robert e Sara a non starle addosso.

Quella sera con i vestiti di Canary Hope decise di andare a fare un giro di pattuglia, era il modo migliore per riuscire a trovare Shaytan asfar senza loro attorno.

“Canary vai verso il molo c'è del movimento.” Tai le comunicò le coordinate per arrivare nel punto preciso.

-Da fuori non si vede nulla... Entro. - scavalcò la recensione e si addentrò all'interno era nella quasi arrivata alla zona di carico e scarico quando qualcuno l'afferrò da dietro.

-SHH! Fa silenzio – Hope si bloccò aveva una mano sulla bocca e qualcosa di freddo che le accarezzava la gola, non era mai stata tanto sciocca da farsi prendere alle spalle in questo modo.

-Ho un Canarino in gabbia... non sai quanto mi piacciono i canarini... - la lama fu spostata e la mano la spinse contro un muro, non era una spinta forte da farle male, arrivata alla parete si voltò pronta ad affrontare l'aggressore.

-Shaytan asfar.- non si aspettava di trovarlo li.

-Ciao bel Canarino. - rispose lui sogghignando.

-Che ci fai qua? -

-Mi pareva di aver visto qualcosa, ma ho perlustrato tutta la zona, non c'è nulla, andiamocene.. - Hope lo guardò dubbiosa.

-Voglio fare un giro. - rispose lei alzando il mento, come a sfidarlo.

-Non dovresti stare qua...- disse socchiudendo gli occhi prima di guardare alla loro destra.

-E' una minaccia? - chiese lei guardando nella stessa direzione, non aveva sentito nulla, ma era difficile sentire qualcosa quando tutti i suoi sensi erano concentrati sul giovane davanti a lei.

-Un consiglio. - rispose riportando la sua attenzione sulla giovane.

-Beh grazie per il consiglio ma penso che farò un giro anche io. -

-Non ti fidi? -

-Perché dovrei? Tu non ti fidi di me. - rispose lei spingendolo indietro così che potesse passare.

-Ehy questo è un colpo basso! - protestò lui seguendola tra il labirinto di casse.

-Non mi sembra ti ho compito al petto. - gli rispose lei riferendosi alla zona in cui l'aveva spinto.

-Simpatica...-

-Senti! Non ti fidi e io non so cosa fare per far si che tu ti fidi di me, lo vorrei, vorrei veramente che tu ti fidassi e non so nemmeno perché... - esplose lei frustrata, non capiva perché ci tenesse tanto, una parte di lei sembrava non desiderare altro ed era una cosa irrazionale. Shaytan asfar non rispose, rimase in silenzio a studiarla per poi seguirla in silenzio durante la perlustrazione.

-Non c'è nulla. - annunciò tramite l'auricolare prima di staccarlo così da essere sicura che al covo non potessero sentirla.

-Io te l'avevo detto. - erano appena usciti scavalcando nuovamente la recensione.

-Volevo verificare per conto mio. Beh ciao. - rispose lei poi lo salutò e si diresse verso il vicolo dove aveva lasciato la moto.

-Ehy, vai già via? - la rincorse, stavano facendo una specie di ballo alquanto stupido, sembrava si stessero rincorrendo a tempi invertiti.

-Non ti fidi, non posso aiutarti è inutile che io stia qui a parlare con te, vado a fare qualcosa di più costruttivo. - rispose lei cercando di apparire annoiata, quando in realtà la cosa la infastidiva tantissimo.

-Tipo? -

-Spaccare qualche sacco o qualche manichino da allenamento... - buttò li lei con disinvoltura.

-Ma perché devo sempre andare dietro a ragazze violente... - commentò lui facendo si che lei si voltasse a guardarlo.

-Come? -

-Niente lascia stare. Va bene ti racconterò cosa ti nascondo. -

 

Sul tetto di una delle fabbriche abbandonate poco distanti dal molo Hope aspettava pazientemente che il ragazzo si decidesse a parlare.

-So che mia madre è stata assassinata qua diciotto anni fa. - iniziò, fin qui non c'era niente di nuovo queste informazioni le sapeva già, le date dei fascicoli risalivano a quel periodo.

-So solo che è stata uccisa una sera mentre lavorava. -

-Che lavoro faceva? -

-Non posso dirtelo. - Hope avrebbe voluto urlare per la frustrazione.

-Almeno una vaga descrizione? -

-So che aveva gli occhi azzurri e che doveva avere intorno ai ventisei, ventisette anni.. -

-E' poco non c'è molto su cui lavorare ma posso provare a scoprire qualcosa. - Hope sapeva che le possibilità di trovare il colpevole erano quasi nulle troppi pochi indizi, ma almeno si era fidata di lei.

-Grazie. -

-Non ringraziarmi... - poi se ne andò lasciandola li confusa.

-So chi l'ha uccisa è stato Arrow... - ma ormai era troppo lontano perché lei lo sentisse.

 

 

Sabato sera Hope era andata a casa di Sara e aspettava che l'amica si vestisse per andare alla partita, l'aveva già vista cambiarsi quattro volte e stava iniziando a perdere la pazienza non assisteva a una scena del genere da quando erano alle medie ovvero da quando aveva iniziato ad uscire con suo fratello poco prima che le se ne andasse. Layla passò nel corridoio e guardò la bionda che appoggiata allo stipite della porta fissava incredula l'amica cambiarsi per la milionesima volta.

-BASTA! - strillò entrando e afferrando una camicetta con uno scollo non troppo profondo di un bel color rosso vivo.

-Metti questa e quei pantaloni! Sei fantastica, ti ricordo che ti ha già vista in tutti i modi non hai bisogno di vestirti in modo particolare, se gli dici: a cuccia lui si mette a cuccia! Per Diana! - Layla si era fermata ad ascoltarla e scoppiò a ridere.

-A cuccia? - chiese ancora ridendo.

-Anche rotola le farebbe. - continuò non era più infastidita.

-Quindi stanno per tornare insieme? - Layla aveva abbassato la voce perché la figlia non la sentisse.

-Se riuscissimo ad uscire da qui, molto probabile. -

-Sara, ma come sei bella! In molti cadranno ai tuoi piedi il rosso è il tuo colore. - commentò Layla entrando in camera.

-Pensi veramente? Non dovrei magari... - la ragazza iniziò a guardarsi attorno.

-Assolutamente no! Vai. - le passò il giubbotto e la spinse dolcemente verso la porta.

-Ciao ragazze! - John era appena rientrato e si era quasi scontrato con le due che uscivano di casa.

-Ciao! Noi andiamo se no facciamo tardi alla partita. -

 

Allo stadio Hope scese i posti in alto dove la visuale era migliore e proprio dietro la panchina della squadra del fratello, sarebbe stato difficile che non le vedesse.

-Sei sicura di volerti mettere qui? - chiese Sara guardandosi attorno.

-Si qui va benissimo. -

-Ciao ragazze! - Alexandre arrivò da dietro salutandole.

-E tu che ci fai qui? - Hope lo guardò sorpresa, in quei giorni si erano sentiti ma tra i corsi e le serate a pattugliare non aveva avuto molto tempo per vedersi.

-Hai detto che sareste venute a vedere a partita, così sono venuto anch'io. - ammise lui scrollando le spalle.

-Ciao Sara, come stai? - il giovane sorrise alla ragazza.

-Ciao, bene! -

-Okay dovrete spiegarmi come si gioca perché dalle mie parti non esiste.-

 

La partita era iniziata e Hope spiegava ad Alexandre il gioco, il giovane cercava di seguire quello che gli diceva, ma non capiva bene perché delle persone sani di mente dovevano decidere di andare a schiantarsi contro le altre per prendere una palla.

-Manca poco. - Sara tratteneva il fiato, la partita era quasi a fine mancavano pochi minuti e Robert era in mezzo all'azione se fossero riusciti a far azione da due punti avrebbero vinto, Robert correva cercando un modo per passare, ma i suoi compagni erano tutti placcati ed era difficile per lui passare senza rischiare che la palla fosse intercettata, alla fine la corsa fu bloccata uno degli avversari gli andò incontro Robert lanciò la palla pochi istanti prima di venire investito, il compagno riuscì ad afferrarla e segnare. Dagli spalti si alzò un urlo di gioia mentre l'arbitro assegnava i punteggio.

-Oh mio dio! Non si alza! - Sara aveva gli occhi puntati su Robert che era rimasto disteso dopo l'azione.

-Tranquilla ha preso colpi peggiori ora si rimette in piedi... - i compagni di squadra lo circondarono e l'aiutarono ad alzarsi, poi lo videro alzare il braccio e fare segno che era tutto apposto.

-Mi sembra che zoppichi.. -

-Non vi preoccupate la partita è a fine, non ci sarà tempo per altre azioni. - l arbitro suonò la fine della partita, Robert si voltò verso gli spalti e le vide Hope sorrise salutandolo con la mano, mentre Sara era rimasta immobile a guardarlo.

-Vai. - Hope la spinse verso le scale invitandola a scendere fino al bordo campo.

-E che ci vado a fare? Guarda quante ne ha li... -

-Scusa se mi intrometto, ma mi sembra che lui stia guardando te, non le altre. - Alexandre li guardava senza riuscire a trattenere un sorriso divertito. Hope gli aveva raccontato qualcosa su i due ma era chiaro anche a lui che la storia non era finita.

-C'è un detto che dice: se Maometto non va alla montagna è la montagna che va da Maometto.. - continuò Alexandre sempre più divertito.

-Cosa? -

-Sta arrivando Robert! - le spiegò Hope vedendo il fratello che aveva scavalcato il muro degli spalti e stava arrivando da loro.

-Ciao... - Robert li aveva raggiunti.

-Sei stato grande fratellone! -

-E' tanto che non venivate a vedere una mia partita. - commentò lui

-Eh io sono sempre venuta! - rispose Sara infastidita, la ragazza non si era mai persa una partita del ragazzo, solo quando pioveva o se c'era una missione da fare.

-Come mai siete venute? -

-E' stata un idea sua! - intervenne Hope scaricando tutta la colpa sull'amica.

-Cosa? -

-Sara... - Robert le prese la mano.

-Mi dispiace. - continuò lui.

-Anche a me. -

-Cazzo baciatevi! - intervenne Hope non ce la faceva più a vederli li tutti e due indecisi su cosa fare.

-Robert! Baciala! - Robert si avvicinò e baciò Sara sperando di non prendersi uno schiaffo in mezzo agli spalti gremiti di spettatori.

-SII!! - la bionda esultò, poi alzò lo sguardo su Alexandre, si sorprese nel vedere che il giovane stava guardando verso la fine degli spalti dalla parte opposta dei due, si voltò anche lei cercando di capire cosa avesse attirato la sua attenzione, Shelly era al bordo spalti ed era girata verso di loro con il suo solito sguardo cattivo e quel sorriso da stronza che ormai la caratterizzava, Hope si spostò allontanandosi di un passo dal giovane che come la sentì spostarsi si voltò verso di lei.

-Che c'è? - chiese lui guardandola, lei non rispose continuando a guardarlo dubbiosa.

-Hope? - le passò un braccio intorno alle spalle cercando di attirarla a se per poterla abbracciare ma quella si sposto facendo un passo indietro e tornò a guardare Shelly che ora sembrava palesemente divertita.

-Cosa guardavi? - chiese dubbiosa Hope, aveva promesso che gli avrebbe dato una possibilità di spiegarsi che non sarebbe partita in quarta con le sue conclusioni, l'aveva fatto, anche se dentro di lei aveva una voglia matta di correre via da lui.

-Niente... - scosse la testa come a voler sminuire le sue preoccupazioni.

-Ehy Queen! - qualcuno la stava chiamando da dietro di lei e per quanto voleva dimenticare il suono di quella voce la proprietaria non la voleva lasciare in pace.

-Che vuoi Blood? - rispose quella voltandosi.

-Ti sei fatta il ragazzo? - chiese continuando a sorridere.

-Tu hai finito di farti la squadra? - rispose velocemente, Shelly aveva cambiato uno a uno i componenti della squadra di Football, erano rimasti fuori pochi e tra quei pochi c'era anche Robert, ma Hope sapeva che la giovane aveva una cotta per il fratello dai tempi delle medie e forse era anche per quello che la odiava tanto, aveva spalleggiato e aiutato Sara invece che lei.

-Non essere gelosa se la gente preferisce me a te, non giochiamo sullo stesso livello, siamo proprio su due mondi diversi. - Alexandre l'afferrò per la vita attirandola a se evitando che le saltasse al collo e glielo troncasse con una sola mossa.

-Non ne vale la pena. - disse il giovane a voce abbastanza alta perché lo sentissero tutti.

-Già lei non vale la pena, vieni con noi. - Hope aveva paura se fossero stati d'accordo come aveva sempre sostenuto quella era l'occasione giusta per chiudere il piano, Robert e Sara avevano attirato l'attenzione di molte persone, attenzione che ora era rivolta a loro. Alexandre si staccò da Hope andando verso Shelly, qualcosa si ruppe dentro di lei, si sentiva divisa c'era una parte di lei che le diceva che lo sapeva, che era ovvio che lui e lei si fossero messi d'accordo, mentre l'altra parte voleva solo piangere, non era rabbia, non sentiva gli effetti del Mirakuru avanzare, si sentiva stanca con una voglia di crollare e rimanere a terra.

-Non mi interessano le cagne! - rispose Alex con tono duro per poi tornare da Hope e baciarla davanti a tutti.

-Tu si che vali la pena... - sorrise mentre lo diceva. Hope gli lanciò le braccia al collo stringendosi a lui.

-Ehy non sono abituato a queste manifestazioni d'affetto da parte tua! - Robert fissava i due seriamente, Shelly si era dileguata e la gente iniziava a farsi i fatti suoi.

-Ehy tu! - Hope allentò la presa e si voltò verso il fratello che li fissava seriamente.

-Robert... - iniziò lei.

-Non ho idea di chi tu sia, ma cavolo se Shelly se lo meritava! - rise e gli porse la mano che l'altro afferrò ricambiando il sorriso.

-Qualcuno l'ha rimessa al suo posto... Al canile! - i quattro continuarono a ridere, poi Robert annunciò che sarebbe andato a cambiarsi.

-Andiamo a fare un giro? - propose Alex, aspettarono che il fratello uscisse poi si separarono.

 

-Mi dispiace se prima ti ho fatto spaventare. - iniziò Alex, i due erano andati in città avevano trovato un pub tranquillo lontano dalla movida e dal caos della gente che il sabato sera pensava solo a far rumore.

-Non negarlo, lo so che hai pensato che ti avrei lasciata li per andare con Shelly sei maledettamente prevedibile. - continuò lui, Hope bevve un sorso di vino evitando di rispondere.

-Pensavo di aver visto mia zia al campo era quello che stavo guardando. - continuò il suo monologo Alexandre, sperando che quella spiegazione invogliasse la bionda a parlare con lui.

-Ero convinto che fosse li alle scalinate che portavano fuori quelle subito dietro Shelly. - continuò a spiegare lui guardando la giovane dritta negli occhi.

-Era lei? - chiese infine.

-Non lo so, l'ho vista di sfuggita, mi ero voltato a guardare te è stato un attimo l'ho intravista.. non so come spiegartelo. - il giovane aveva girato la testa e mentre si era voltato l'aveva vista, ma prima di riuscire a registrare chi avesse visto il suo sguardo era già passato oltre, quando era tornato a guardare le scalinate la donna non c'era più, aveva cercato nella folla li attorno ma non l'aveva ritrovata.

-Avevi detto che a lei non piace venire qua. -

-No odia venire in questa città. -

-Per via di tua madre? -

-Esatto.-

-Pensi che fosse lei? -

-E' difficile da dire, pensavo di aver messo le cose in chiaro quando sono tornato, ma probabilmente suo padre non era d'accordo. Purtroppo li si fa come dice lui. -

-Pensi che ti porterà via? -

-Non lo so, ma non sarà facile per lei. - rispose lui.

-Non glielo permetterò.-

-Perché non conosci mia zia Talia.. - rispose lui.

-Come si chiama? - Hope non aveva capito la fine della frase, non era sicura di aver capito il nome delle danna che l'aveva cresciuto.

-Talia è la sorella della donna che mi ha cresciuto, lei non ha mai condiviso le scelte della sorella. - spiegò lui.

-Quindi se loro padre dirà che devi tornare a casa pensi sarà lei a venire? -

-Se fossi fortunato potrebbe venire solo la zia o entrambe... se sono sfortunato viene solo Talia. -

-Talia... - ripeté Hope pensierosa il nome della donna.

-Cosa? -

-Non so è un nome che mi sembra di aver già sentito. - gli pareva famigliare ma era un nomeche aveva sentito nella sua infanzia, ma non riusciva proprio a collegarlo a qualcosa.

-Non ti crucciare, tanto più ci pensi meno ti verrà in mente.-

 

continua

Siamo a FINE!!! ragazzi manca un altro capitolo e poi l'EPILOGO!! piango dopo tutto questo tempo sono riuscita a finirla.
per quanto riguarda la storia ormai tutti i misteri sono venuti fuori vediamo come finirà tutta la storia

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


capitolo 17

 

Il fine sabato dopo era una serata fiacca, il freddo aveva iniziato a farsi sentire, quella sera in particolare il freddo era arrivato tutto insieme, Hope sedeva al covo annoiata, Robert e Sara erano andati fuori insieme per festeggiare la loro relazione. Alexandre invece aveva da fare, non aveva capito bene cosa fosse ma quella sera purtroppo non poteva vederlo.

-Tai! Cerca qualcosa su Talia. - era seduta sulla sedia e ruotava su se stessa. Quel nome le era rimasto in mente per tutta la settimana aveva chiesto anche a suo fratello e a Sara se conoscessero qualcuno con quel nome ma entrambi avevano scosso la testa, non era una vecchia compagna di classe altrimenti Robert avrebbe dovuto ricordarselo.

-Ha anche un cognome? - chiese la voce elettronica.

-No purtroppo... -

Tai iniziò a cercare ogni informazione che riportava a quel nome, ci dopo venti minuti Tai aveva trovato più di mille riferimenti al nome Talia.

-Non arriverò mai a niente... - Hope scosse la testa come poteva fare a restringere la ricerca.

-C'è del movimento al molo! - un allarme attirò l'attenzione di Hope.

-Che strano, vado a controllare. - si cambiò al volo e partì nuovamente verso il molo, era passato poco meno di due settimane da l'ultima volta che era stata a controllare.

“Hope ho una cosa riguardante il nome..” Tai si era messo in comunicazione con lei.

-Cosa?-

“C'è una nota tra le cose di tua madre, c'è scritto Talia Al ghul ma non ci sono altre annotazioni... “

-Al Ghul? Nyssa... Talia è la sorella di Nyssa Al ghul, sono le figlie di Ra's Al ghul il capo della setta degli assassini! Non è possibile.. - Hope inchiodò la moto fermandosi per fare mente locale, possibile che Alexandre avesse qualcosa a che fare con la lega degli assassini?

“Hope il molo le telecamere hanno intravisto del movimento...”

-Vado! - riprese la sua corsa, il molo non era eccessivamente lontano da dove si trovava e nel frattempo continuava a pensare, dalle poche informazioni che Alex gli aveva dato la famiglia strana, l'azienda poco convenzionale la sua bravura nel combattere gli teneva testa e lei era stata allenata da Sara che aveva fatto parte della lega.

Il molo da fuori appariva tranquillo, ma sapeva che quello non voleva dire nulla, scavalcò la recensione, alcuni rumori attirarono la sua attenzione verso la zona di carico e scarico dove c'era il magazzino sette, continuò ad avanzare fino a che non ebbe visuale sulla banchina, un imbarcazione era ormeggiata poco lontano e c'erano persone che si muovevano attorno, tutte erano vestite di nero sembrava che stessero caricando alcune casse, ma era ovvio che stessero prestando attenzione a qualcosa, si spostò per poter vedere cosa stesse succedendo, fermi tra l'imbarcazione e il magazzino c'erano due persone, non riusciva a vedere chi fossero anche loro come gli altri portavano una divisa nera che copriva loro il viso, l'unica cosa di diverso era che una delle figure non era vestita interamente di nero, ma anche di rosso.

-Andiamocene! - anche da quella distanza riuscì a sentire cosa la voce stava dicendo.

-No! - rispose la seconda figura.

-Non c'è possibilità di scelta, è un ordine. - continuò.

-C'è qualcosa che ti trattiene qui... non mi dire... una donna... - l'altra figura non rispose.

-Dannazione! Non puoi essere stato così stupido da innamorati? Se lui lo scopre la farà uccidere. - un brivido freddo le scese lungo la schiena non aveva alcun dubbio che le parole della donna fossero vere.

-Io non voglio più farne parte! -

-Non si abbandona la lega degli assassini... C'è solo un modo per uscirne... - la spada fu sguainata e la lama si appoggiò al collo del giovane il quale però non si mosse.

-La lega degli assassini... Nyassa Al ghul... oh mio dio...non è possibile.. - la mente di Hope iniziò a lavorare a una velocità che diede la nausea alla stessa ragazza, come aveva fatto a non fare tutti i collegamenti prima, possibile che ci avesse messo tre mesi per capire quello che doveva essere palese.

-Non lo farai... -

-Ma chi abbiamo qua! - per la seconda volta in meno di due settimane qualcuno le era arrivato alle spalle e le puntava una lama alla gola.

-Non fare mosse strane e ti apro in due... Alzati e cammina... - Hope fece come gli era stato detto, dandosi mentalmente della stupida, come cavolo aveva fatto a non accorgersene.

-Ho trovato una spia. - i due si voltarono verso di loro e Hope poté riconoscere chi era il ragazzo minacciato.

-Shaytan asfar? -

-Canary! - la donna abbassò la spada per osservarla, si avvicinò guardandola attentamente, quando finalmente uno dei lampioni illuminò il volto Hope vide che a parte il cappuccio la donna non aveva il viso coperto.

-Nyssa Al ghul. - non c'erano dubbi su chi fosse, l'aveva vista poche volte dal vero ed era successo molti anni prima, ma Sara le aveva raccontato molte storie su di lei e su quanto quella donna fosse micidiale, in uno scontro sarebbe morta.

-Tu non sei lei... - la stava studiando attentamente.

-No. - era chiaro che Nyssa si stesse riferendo a Sara, lei era la vera Canary e aveva avuto quel nome da Nyssa dopo che lei l'aveva addestrata.

-Come osi indossare i suoi abiti... Tu che sei la causa della sua morte... - Hope la guardò spaventata sembrava che la volesse uccidere da un momento all'altro.

-Non farle del male! - Shaytan asfar afferrò la mano di Nyssa con la quale impugnava la spada per impedirle di portare il colpo.

-Ti sei innamora di lei? - la donna ora guardava il giovane che si era messo in mezzo.

-No! -

-Ma tu si... - continuò lei riferendosi alla bionda la quale cercò di fare un passo indietro la lama che era alla sua gola ora non c'era più, ma per sua sfortuna l'uomo non si era spostato.

-A malapena lo conosco. - riuscì a dire.

-Zia! Lasciala stare. -

-Tu non hai idea di chi c'è sotto la maschera vero? -

-No, perché dovrei? -

-Ma tu si... tu hai capito chi è non è vero? Sei intelligente come tua madre.- Hope cercò di inghiottire, ma la bocca era asciutta, la donna si faceva sempre più vicina e la spada premeva contro la sua gola.

-Perché non mostrarti a lui, togli la maschera... - scosse la testa, come faceva a sapere chi era, come aveva fatto a collegarla così velocemente alla sua vera identità.

-Leva la maschera Hope Queen! Ho preferisci Smoak Queen? - Shaytan asfar la guadò incredulo mentre lei sfilava la maschera.

-Hope? Che diavolo...- Alexandre guardò la ragazza poteva leggere la sorpresa, lui non aveva idea che fosse lei, come anche lei non aveva idea che potesse essere lui fino a poco prima.

-Alexandre aspetta lascia che ti spieghi...- cercò di fare un passo verso di lui, ma la lama che si era abbassata scattò nuovamente al suo volto ferendole leggermente la guancia.

-Non ti avvicinare... E' colpa tua... Tua e di tuo padre...-

-Colpa mia? Di cosa diavolo parli? - Hope guardava la donna, che cosa avevano fatto lei e suo padre.

-Suo padre è Green Arrow... Suo padre ha ucciso tua madre. -

-Cosa? - vide l'odio mutare il volto del giovane.

-Non è vero! - si lanciò nuovamente verso Alex ma un colpo alla testa le fece perdere i sensi, l'ultima cosa che riuscì a sentire fu la voce di Alex, il quale diceva che sarebbe partito con loro se l'avessero lasciata in vita, poi il buio.

 

Quando Hope riprese conoscenza le ci volle qualche minuto per capire cosa fosse successo e dove si trovasse, non era più al molo, qualcuno l'aveva portata nei pressi del Verdant, scese velocemente al covo cambiandosi per tornare in abiti civili, sicuramente era stata Nyssa a farla portare la mentre era incosciente così da non averla in mezzo mentre loro andavano via, c'era qualcosa che non riusciva a capire, Nyssa aveva detto che era stata colpa sua e di suo padre se la madre di Alexandre era morta, ma come era possibile, quando era nato Alexandre lei era nata da poco e suo padre era ancora dato per disperso, qualcosa nella ricostruzione della donna non quadra.

-Tai chiama Sara Lance! -

-Chiamata inoltrata. - Hope prese la sua moto, doveva anche andare al molo a recuperare la ninja di Canary non era sicuro lasciarla li.

“Hope? Tutto bene?” Sara rispose quasi subito, Hope intanto era già in strada e puntava verso casa della donna.

-Dove sei? - chiese.

“Sono a casa tua, tua madre e tuo padre..”

-Non ti muovere da li ho bisogno di parlare con tutti voi! - chiuse la comunicazione e spinse la moto ancora più velocemente.

A villa Queen intanto Sara fissava il telefono confusa, doveva essere successo qualcosa di grave, Hope aveva una voce strana e le sembrava molto agitata.

-Che succede? - Oliver guardò l'amica.

-Tua figlia ha detto che ci deve parlare e sembrava urgente. -

 

Ci vollero nemmeno dieci minuti per arrivare a casa, entrata li trovò sulla porta tra la cucina e la sala che la guardavano curiosi.

-Dimmi che mi sbaglio... - iniziò lei attraversando la sala e dirigendosi dritta verso la zia.

-Riguardo a cosa? -

-Amore che hai fatto al viso? - Oliver si era avvicinato alla figlia per osservare il taglio, il sangue si era fermato, ma nella fretta non si era fermata a pulirsi.

-Hai avuto un figlio? -

-Ma che accidenti stai dicendo Hope? - Felicity intervenne allibita da quella domanda, Sara però non rispose rimase li a fissare la nipote con aria colpevole.

-Dannazione! Come ho fatto ad essere così stupida! - insistette lei.

-Sara, ma che sta dicendo? Un figlio? - Oliver afferrò l'amica per poterla guardare in volto.

-Mi dispiace io... E' vero sono rimasta incinta.- ammise alla fine tornando in cucina per sedersi su uno degli sgabelli.

-Quando? -

-Quando ci hanno dato per dispersi... - ad Hope gli si gelò il sangue nelle vene, possibile che Alexandre fosse figlio di suo padre, stava avendo una relazione con il suo fratellastro.

-E chi è il padre? -

-Non lo conoscete, l'ho incontrato sulla nave di Ivo è una storia lunga... -

-E tu falla corta! - insistette Hope.

-Al tempo non lo sapevo ma era uno della lega degli assassini si era infiltrato per una missione, mi aveva salvato e me ne ero innamorata, sono rimasta incinta quasi subito.

-Sull'isola... -

-Ero già incinta ma non lo sapevo... pensavo fosse morto quando la nave di Ivo era saltata ma quando Nyssa mi ha trovato lui era li con lei. -

-Lui che fine ha fatto? - chiese Felicity.

-E' morto in una missione poco dopo il mio arrivo alla lega... - in quel momento si era sentita perduta.

-Il bambino? -

-Come fai ad essere così sicura che fosse un maschio? -

-Sara, il bambino? -

-Morto anche lui, alla nascita. Ci furono delle complicazioni e morì, non l'ho mai visto Nyssa non mi permise di vederlo disse che era meglio così. -

-Non è morto. - disse finalmente Hope, ora tutti i tasselli erano stati collocati nel giusto ordine.

-Cosa stai dicendo?-

-Alexandre. -

-Cosa c'entra lui. -

-Alexandre è tuo figlio! -

-No. -

-Oh si! E ti dirò che il famoso ladro non è altro che Alexandre, è venuto qui per scoprire di più sulla tua morta, Nyssa gli ha detto che Arrow ti aveva ucciso per quello all'archivio ha rubato i vostri vecchi casi, cercava tracce su cosa fosse successo quella notte, ma non essendo mai avvenuta non riusciva a trovare nulla. -

-No, ti stai sbagliano. -

-Sara! Nyssa è al molo, ho visto lei, ho visto lui con la divisa della lega e quando mi ha tolto la maschera ha detto che è colpa mia e di papà se sua madre era morta. -

-Sara cosa pensi di fare? -

-Stanno per tornare a Nanda parbath, Nyssa non rischierà di aspettare, mi hanno tramortito ma ha capito che sarei venuta da te. - Sara uscì di corsa da Villa Queen, senza ascoltare Hope che le chiedeva di aspettarla.

 

 

Era notte inoltrata al molo c'era molto più rumore di prima i preparativi per la partenza erano diventati frenetici, Nyssa non voleva aspettare, più tempo perdevano più c'erano le possibilità che Hope si risvegliasse e contattasse gli altri, era stata così brava a non far mai incontrare Alexandre e Sara quando entrambi erano alla Lega e sarebbe stato tutta fatica sprecata se si fossero incontrati ora, Hope aveva fatto il collegamento, non aveva la certezza ma c'era arrivata lo aveva letto nel suo sguardo prima che il suo uomo la tramortisse con quel colpo alla nuca, Alexandre l'aveva afferrata al volo prima che cadesse a terra, aveva acconsentito a partire subito purché non le facessero del male.

-Forza alzate l'ancora andiamocene! -

-Perché tutta questa fretta zia? - non riusciva a capire perché all'improvviso stesse smattando in quel modo.

-La tua amichetta tornerà per fermarci, se torna non garantisco di lasciarla in vita, è anche nel tuo interesse partire subito. -

-Nyssa! - qualcuno chiamò il nome poi tre frecce si conficcarono atterra davanti ai piedi di lei.

-Che diavolo succede? - gli uomini che l'accompagnavano sfoderarono le loro armi pronti a difenderla.

-Ancora tu? Vuoi morire? - Nyssa aveva individuato subito la figura vestita in nero che aveva appena decretato la sua condanna a morte, era in piedi sul tetto del magazzino e li guardava.

-Non sarà così facile uccidermi! - si portò al bordo del tetto poi saltò.

-Ti avrà allenato anche Sara, ma nemmeno lei può competere con me. - Canary sorrise sfoderando i boo staff ingaggiando subito un combattimento corpo a corpo.

Lo scontro era appena iniziato quando in aiuto di Canary arrivarono altre persone, Hope aveva contattato tutti, i vecchi e i nuovi vigilanti che non ci pensarono due volte prima di buttarsi nella mischia.

-Non ucciderla! - Alexandre si intromise disarmando Nyssa la quale aveva appena disarmato Canary.

-Nonostante tutto quello che ti ho detto tu continui ad amarla? Perché? Suo padre è la causa della morte di tua madre! - urlò la donna afferrando Canary e strattonandola.

-Zia ti prego... -

-Alex attento! - si voltò sentendo qualcuno che lo chiamava e si trovò faccia a faccia con uno della lega il quale cadde a terra, qualcuno l'aveva colpito con una freccia, ferma in mezzo alla banchina c'era Hope, indossava un maglione e dei jeans e in mano teneva un arco, se lei era li chi diavolo era la ragazza che indossava i suoi vestiti.

-Non è possibile... - Nyssa si voltò verso Canary guardandola con orrore.

-Hai visto un fantasma? - chiese prima di togliersi la maschera e la parrucca lasciandoli cadere a terra.

-Sara? - le due ripresero a combattere, Hope provò a raggiunse il giovane, ma fu circondata dagli uomini della lega per impedirle di raggiungerlo.

Hope aveva l'impressione che per ogni volta che atterrava uno quello non solo si alzasse come se niente fosse stato ma che un altra persona si unisse, alla fine sentì la rabbia salire e decise di lasciarsi travolgere da essa.

-Che sta succedendo? - Sara e Nyssa interruppero il loro scontro sentendo la gente gridare, Hope stava atterrando tutti uno dopo l'altro come se fossero delle pedine del domino.

-Ha perso il controllo. - fece per fare un passo verso la nipote, ma Nyssa glielo impedì approfittando della sua distrazione l'atterrò e le puntò la spada contro.

-Ti ho sempre voluto bene Sara, ma dovevi rimanere al tuo posto. -

-Mi hai mentito? Perché dirmi che era morto? -

-Ti volevo tutta per me e ci sarei riuscita se tu non avessi voluto tornare qui, ti sei innamorata subito di Hope lo vedevo come la guardavi, lo sguardo che avevi quel Natale, potevo averti fisicamente ma mentalmente tu saresti stata sempre qui. Sapevo che non saresti durata che era solo questione di tempo e avresti trovato un modo per abbandonare la Lega, per quello ho dato l'ordine di uccidere Mark e poi ti ho tolto il bambino, anche se te ne fossi andata mi sarebbe rimasto per sempre qualcosa di tuo... -

-Mi hai portato via tutto... -

-Non ancora. - Nyssa fece un cenno uno degli uomini imbracciò l'arco e scoccò una freccia contro il giovane.

-Alexandre attento! - Sara guardò la freccia dirigersi pericolosamente contro il ragazzo, l'avrebbe colpito e sarebbe morto, ora che l'aveva ritrovato l'avrebbe perso nuovamente. Qualcosa si frappose tra lui e la freccia, Hope si era mossa così velocemente che nessuno l'aveva vista fino a che la freccia non l'aveva colpita.

-Hope! - Alexandre le corse incontro era stesa a terra con la freccia conficcata nel ventre.

-No. no. No. No! Ti prego non morire okay, resisti ora la togliamo. -

-Alex ascoltami, tua madre non è morta! Credimi, non è stato mio padre ad ucciderla Nyssa ti ha mentito! - gli effetti della rabbia erano spariti il dolore al ventre l'aveva fatta tornare lucida.

-Che stai dicendo? -

-Sara.. Sara Lance è tua madre.-

-Cosa? -

-Credimi... - fu l'ultima cosa che riuscì a dire prima di perdere i sensi.

continua....

Eccoci alla fine della storia prossima settimana c'è l'epilogo.
Alexandre è il ladro e fa parte della Lega in quanti avevate sospettato che fosse figlio di SARA?
Hope povera piccola cucciola ha salvato Alexandre e ci ha rimesso la vita lei. beh avevo già provato ad ammazzarla nell'altra storia quindi non doveva essere una gran sopresa che in questa ci sarebbe morta realmente.
un bacione
alla prossima settimana
MiaBlack

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Erano ormai i primi di dicembre, Natale si stava avvicinando e con lui la prima nevicata, quella notte aveva deciso che era il momento giusto per imbiancare tutta la città, tutti i componenti della famiglia Queen erano in agitazione, quello era un giorno speciale, alla villa c'era una inusuale confusione, tutta la famiglia si stava muovendo per casa.

-Muovetevi dobbiamo andare! - Felicity era in fondo alle scale e picchiettava con il piede a terra impaziente, l'auto sarebbe arrivata a breve e li nessuno era pronto.

-Mamma ma quanto urli? - Tommy iniziò a scendere le scale calmo.

-Se non aveste ereditato il ritardo da vostro padre non starei qui ad urlare. - rispose la donna sistemandogli la cravatta, quello era un giorno importante per la famiglia e come ogni volta che c'era qualcosa di importante loro erano in ritardo.

-Arriviamo! - anche Robert apparve dalle scale seguito dal padre, erano tutti e quattro vestiti in modo elegante, Oliver portava lo smoking che agli occhi di Felicity lo faceva apparire ancora più bello.

-Mia sorella? - chiese Oliver.

-Ora scende stava mettendo le scarpe. Noi intanto andiamo. - Oliver le diede un bacio prima che andasse.

-Sei bellissima. -

-Anche tu. Forza ragazzi piede destro e avanti! - Felicity lo invitò poco gentilmente ad uscire di casa e ad entrare in auto, Felicity sperava che non succedesse nulla di strano, quello non era il giorno giusto per fronteggiare crisi di qualunque tipo.

-Mamma, stai bene? - Tommy guardò lo madre che gli sorrise.

-Si amore sto bene... - erano passate due settimane dallo scontro al molo ed erano stati giorni pesanti, se ripensava a quella notte aveva ancora la sensazione di svenire. Tutti i vigilanti erano andati al molo mentre lei era andata al covo non sapeva bene nemmeno lei perché l'avesse fatto era stato un riflesso, se Oliver, Dig e Roy erano sul campo il suo posto era al covo, aveva cercato di seguire il combattimento tramite gli auricolare di Robert e Sara, purtroppo gli altri non avevano avuto il tempo di indossare i vecchi completi, anche se Felicity dubitava che qualcuno potesse ancora entrarci. Dopo quasi un ora dalla partenza da casa tutto il gruppo era arrivato al covo, ma non era andato tutto bene Hope era rimasta ferita gravemente, la freccia l'aveva presa in pieno. Era stato un momento critico Oliver e Dig l'avevano posata sul tavolo e proprio come avveniva quando era Oliver a rimanere ferito furono loro a medicarla, sarebbe stato difficile spiegare come aveva fatto la ragazza ad essere colpita da una freccia. Se avesse avuto il completo la freccia non sarebbe andata tanto in profondità, per fortuna però non aveva intaccato organi vitali.

-Mamma ma Hope? - Robert interruppe i pensieri della donna.

-Tua sorella è già la, si sta occupando dei dettagli. - era stata una settimana incosciente e tutti avevano avuto paura che non si sarebbe svegliata,era ancora dolorante i punti le tiravano e non poteva muoversi più di tanto per paura che saltassero, però ora stava bene.

-Non poteva aspettare noi? - chiese il gemello sbuffando.

-Lei è la da questa mattina, se aspettava noi tua zia si sposava domani. - Hope si era presa l'ingrato compito di andare al salone dove avrebbero festeggiato il matrimonio per verificare che tutti i dettagli fossero come Thea li desiderava, Felicity invece era rimasta con Thea per aiutarla a prepararsi.

-Se sei preoccupato potevi andare con lei. -

 

 

Hope continuava a guardare l'orologio, era tardi sua madre le aveva già scritto che stavano arrivando e che Thea e Oliver sarebbero partiti a breve, lei doveva ancora cambiarsi e quella sala era uno schifo, aveva urlato per venti minuti al telefono con la proprietaria del vivaio perché i fiori che avevano mandato erano tutti sbagliati e il bouquet non era mai arrivato, quando finalmente la proprietaria le aveva garantito che avrebbe risolto il problema Hope aveva tirato un sospiro di sollievo, dopo un ora e mezzo la donna era arrivata di persona con due camion e con i fiori giusti, scusandosi un numero infinito di volte.

-Hope siamo arrivati! - sua madre era finalmente arrivata con il suo abito e tutto ci ho di cui aveva bisogno.

-Cambiati ci penso io...-

-Gli invitati stanno già arrivando qualcuno è nel parco, nonostante il freddo ha voluto fare una passeggiata. -

Hope prese la borsa e la sacca con l'abito e andò in una delle stanza adiacenti alla sala dove Thea si sarebbe sposata così da potersi preparare anche lei.

-Sexy! È questo il vestito che Thea ha scelto per le damigelle? - Roy era nel corridoio e guardava la ragazza.

-Roy! Ammetto che questi jeans mi fasciano il culo perfettamente e che lo fanno sembrare ancora più bello, ma no... purtroppo Thea ha scelto altro. - fece agitando la sacca nera nel quale era nascosto il vestito.

-Posso sbirciare? -

-Assolutamente no! Vado a cambiarmi! - lo salutò con un cenno della mano prima di sparire dietro una delle porte del corridoio.

Hope era ferma davanti allo specchio con indosso solo la biancheria, la porta della stanza si aprì lentamente è fece capolino Sara.

-Ciao Hope. -

-Zia! - Sara entrò richiudendo la porta dietro di lei, le due non di vedevano dalla notte al molo.

-Come ti senti? - chiese avvicinandosi.

-Meglio grazie. -

-Ci hai fatto spaventare. - quando l'avevano vista a terra colpita dalla freccia aveva avuto paura di averla persa.

-Mi dispiace non era mia intenzione, ho agito d'istinto.-

-Devi sempre mettere il completo da Canary, se avessi avuto il corpetto la freccia non sarebbe penetrata tanto.- le divise erano stata rifatte, Felicity aveva cercato di creare un tessuto flessibile ma più resistente rispetto a quello che usavano loro, non erano invulnerabili, ma sicuramente più sicure di un maglione di lana.

-Avevo paura di non arrivare in tempo. - quella ammissione nascondeva molte cose che non voleva dire nemmeno alla sua zia preferita.

-E' tardi dovresti vestirti. -

-Mi aiuti? - Hope prese il vestito dalla sacca e lo indossò.

-Sei veramente bella. - la porta si aprì nuovamente e questa volta entrò Felicity.

-Thea è arrivata muovetevi. -

 

La prima ad entrare fu Felicity seguita da Hope, Sara entrò per terza le tre camminarono fino ad arrivare all'altare dove Roy stava aspettando impaziente, Thea entrò al braccio di Oliver l'accompagnò fino all'altare poi prese posto accanto a Roy.

La cerimonia fu lunga, Hope ebbe l'impressione che non dovesse finire più, passò lo sguardo sugli invitati, c'era un sacco di gente, molta della quale non aveva idea di chi fossero, tra le ultime panche qualcosa attirò la sua attenzione.

-Alexandre... - fu un leggero bisbiglio ma sia Felicity che Sara lo sentirono e si voltarono a guardarla.

-Che ci fa lui... -

-Non è il momento. - le sussurrò Felicity cercando di non farsi vedere dagli invitati.

Quando finalmente il sacerdote diede ai due il permesso di baciarsi tutti applaudirono, la cerimonia era finita e gli invitati iniziarono a seguire gli sposi verso la sala dove si sarebbe svolto il ricevimento.

-Andiamo? - Tommy le si affiancò porgendole il braccio che lei afferrò con piacere.

-Come stai? - le chiese il ragazzo preoccupato.

-Sto bene non ti devi preoccupare. - Tommy la guardò dubbioso, non sembrava stesse bene.

-Dico sul serio..- aggiunse notando lo sguardo preoccupato.

-Non ti ho mai visto tornare messa così male. - borbottò distogliendo lo sguardo, Tommy non era in casa quando lei era arrivata con la notizia bomba: la zia Sara aveva un figlio, quando era tornato non aveva trovato nessuno solo qualche ora dopo erano tornati, erano tutti ammaccati ma quella che stava peggio era Hope incosciente e trasportata di peso dal padre.

-Spero di non dover tornare mai più in quel modo. -

-Sai sorellona... Appena ti sarai rimessa dovrai mantenere la promessa... - la giovane si voltò a guardarlo curiosa, non riuscendo a capire a quale promessa si stesse riferendo.

-Mi devi allenare. - spiegò lui.

-Sei riuscito a sostenere tutto l'allenamento? - chiese sorpresa, non pensava che ce l'avrebbe fatta così velocemente, Tommy era sempre stato un ragazzo più intellettuale che sportivo.

-Sono due settimane che riesco a finire l'allenamento che mi hai dato.

-Due settimane? - la sorpresa di Hope fece ridere il giovane.

-Già...-

-Svuota il sacco! - tutta la famiglia Queen aveva quell'orribile difetto di non saper mentire, Tommy stava nascondendo.

-No niente di che... -

-Tommy, anche se ferita posso atterrarti con una facilità estrema... -

-Okay! Ho avuto difficoltà, così sono andato da Robert... - la bionda rise, Tommy era un ottimo mix tra i loro genitori, mentre loro erano uno la copia della madre e l'altro la copia del padre Tommy aveva ereditato le due metà migliori dai genitori.

-Sei intelligente, ma ti devo deludere, possiamo iniziare gli allenamenti anche prima che io mi rimetta.-

-Ma io... -

-Tranquillo, Per spiegarti le basi mi basta stare in piedi, poi mi sdraierò e mentre prendo il sole ti guarderò allenarti! -

-Ti voglio bene sorellona. - le diede un bacio sulla guancia tutto contento.

-Tu sai vero che c'è un ragazzo che non ci toglie gli occhi di dosso... -

I due erano usciti dalla stanza insieme agli altri invitati, ma Hope sapeva che Alexandre la stava guardando non le aveva tolto gli occhi di dosso da quando era entrata in chiesa, anche se inizialmente non ci aveva fatto caso, alla fine l'aveva individuato per un attimo si era sentita svenire, in quei giorni ci aveva pensato spesso al giovane, ma aveva preferito non domandarsi se alla fine fosse tornato alla lega con Nyssa o fosse rimasto, sua madre aveva provato ad aprire la conversazione ma lei l'aveva interrotta, avrebbero avuto tempo più avanti di sistemare le cose tra loro se lui era ancora li.

-Devo lasciarti con lui o... - Tommy gli lanciava occhiate fugaci, ma era chiaro che lui se ne fosse accorto, aspettava solo un gesto da parte di lei per avvicinarsi.

-No. Rimani con me, ci parlerò dopo. - anche se la cerimonia era finita ora era il momento delle foto e della cena, Alexandre doveva spettare.

Quando anche la cena fu terminata gli sposi aprirono le danze in attesa di poter tagliare la torta.

Hope era in pista con Tommy, quella sera aveva assoldato il giovane come sua personale guardia del corpo così da non essere infastidita più di tanto, era stata molto brava ad evitare sia Alexandre che Sara, la quale era andata al matrimonio accompagnata dal giovane, la donna però non si era messa in mezzo si limitava a guardarli e a sorridere divertita dal loro comportamento.

-Sorellona... -

-Lo so... - Tommy stringeva la sorella tra le braccia, per tutto il tempo aveva sentito uno sguardo su di loro.

-Va bene, vai pure e grazie. - Tommy aveva lasciato le mani della sorella, Alexandre era davanti a lui e fissava la schiena di Hope.

-Non farle del male! - gli disse prima di uscire dalla pista e raggiungere Sara che era ancora seduta a tavola la quale fissava i due curiosa di vedere cosa sarebbe successo.

Alexandre guardò il giovane salutare sua madre e sedersi al tavolo con lei, non era sicuro di averlo mai visto con Hope per un attimo aveva avuto anche la voglia di pestarlo a sangue, ma Sara lo aveva fermato.

-Ciao. - Hope si era voltata e lo guardava, lui le prese le mani e iniziarono ad ondeggiare per la stanza, probabilmente non era il posto giusto dove parlare dei fatti loro, ma voleva evitare che lei scappasse o che gli facesse una scenata.

-Stai bene? - le chiese lui.

-Si... -

-Non sembra proprio. - il viso di Hope era diventato pallido col passare del tempo, non che fosse stata in forma nemmeno all'inizio della cerimonia, ma ora sembrava faticasse anche a stare in piedi.

-E' okay Alexandre. - appoggiò la testa contro il petto di lui e rimase li a farsi cullare da quelle braccia che l'avvolgevano.

-Non credo che tua zia apprezzerebbe se tu svenissi durante il suo matrimonio. - disse lui stringendola più vicina a se.

-Ma io ho te che mi sostieni. - rispose prontamente lei, era così strano lui era ancora li, con tutto il casino che era successo con tutto quello che aveva scoperto era ancora li con lei.

-Perché non hai risposto ai miei messaggi? -

-Non ho risposto a nessuno neanche a Sara, l'ho vista oggi per la prima volta da quella sera. - spiegò lei.

-Perché? - ripensava spesso a quella sera, Hope aveva perso i sensi tra le sue braccia dopo che gli aveva rivelato la verità su sua madre, si era sentito così impotente, lo scontro continuava attorno a loro e non sembrava che qualcuno se ne fosse reso conto, quando aveva visto Nyssa mettere all'angolo Sara aveva impugnato l'arco di Hope e scoccato la freccia, non pensando di essere attaccata alle spalle Nyssa non si accorse del colpo fino a che la freccia non le penetrò la spalla, non era un colpo mortale, non l'aveva colpita con l'intento di ucciderla, ma solo per distrarla Sara ne approfittò per atterrarla, poi l'avevano portata via e non aveva avuto più sue notizie.

-Mi sentivo in colpa. - ammise lei.

-Hope parla non ti far strappare le parole di bocca. -

-Sara è rimasta qua, mi ha cresciuto per gli anni del Mit, sono stati quattro anni in cui mi ha fatto da mamma, una di quelle sere dopo che mi aveva stroncato con un allenamento mi ha detto che la vita dell'assassina non faceva per lei che non l'aveva mai voluta fare...-

-La posso capire, non è una vita che avrei scelto nemmeno io.- ammise lui, come Nyssa anche lui era cresciuto li dentro eppure al contrario della donna non riusciva a considerarla la sua vita.

-Lei tornò per aiutarci a sconfiggere Slade, quando ha saputo che mi aveva rapito non ha battuto ciglio ha accettato di tornare a far parte della lega per salvarmi. Per Sara sono come una figlia e lei per me è molto di più di una zia... Te l'ho portata via... non l'ho uccisa, ma se fosse rimasta alla lega magari vi sareste incontrati e vi sareste riconosciuti. -

-Ti fai troppe paranoie, non ci saremmo mai incontrati, Nyssa faceva in modo che non si fosse mai nello stesso posto, al contrario è grazie a te se ho scoperto chi è...- i due avevano smesso di ballare, Hope sembrava sul punto di crollare.

-Andiamo. - Alexandre le fece cenno di uscire dalla pista da ballo e andarono a sedersi scelsero il tavolo dove era seduta Hope riservato solo alla famiglia Queen.

-Ti fa male? -

-Mi tirano i punti, l'ho presa proprio bene.- ammise portandosi la mano sul punto in cui c'era la ferita.

-Perché ti sei messa in mezzo? -

-Puoi limitarti a dire grazie.-

-Grazie per esserti fatta quasi ammazzare e lasciandomi li nel panico.-

-Esagerato. -

-Hope ho realmente pensato tu fossi morta, quando ti hanno portato via e non ho avuto tue notizie per due settimane ho creduto che tu non ce l'avessi fatta è stata Sara a dirmi che eri viva perché aveva chiamato tua madre. -

-Non sapevo come affrontarti.-

-Beh non devi affrontarmi in nessun modo, oddio se vuoi un po' di sparring per quello sono sempre disponibile.-

-Aspetta che mi sia rimessa e ti apro il culo! - rispose prontamente lei.

-Si starà a vedere.- ci fu un momento di silenzio, le loro mani erano posate sul tavolo a pochi centimetri tra loro senza che si toccassero, poi fu Alex a parlare.

-Hope che vuoi fare? - la bionda guardava le loro mani mentre si mordicchiava il labbro.

-Diciamocelo Alex, qualunque cosa ci fosse tra noi è sempre stato un gran casino... - si fermò cercando di riordinare le idee e di rimettere insieme le parole giuste, in quei giorni ci aveva pensato tanto se fosse rimasto cosa sarebbe successo tra loro.

-Hope... - cercò di parlare lui, non gli piaceva come era iniziata quella frase.

-Aspetta, fammi finire... - sospirò chiudendo gli occhi cercando di calmarsi.

-Devi ammetterlo è stato tutto un continuo rincorrermi e al momento in cui ti ho dato fiducia tu non l'hai data a me..-

-Si ma poi sono tornato. - la interruppe lui.

-Certo solo perché io ti ho detto che io facevo da esca. Se non avessi incontrato Canary mi avresti ascoltato? - nel parlare aveva iniziato a giocherellare con la mano del ragazzo cercando di far passare il disagio che quella conversazione le stava procurando.

-Non lo so... forse mi sarebbero serviti più giorni... o forse Sara mi avrebbe fatto tornare sui miei passi quel pomeriggio...-

-Probabile... ma io ero già pronta a rinunciare... - ammise lei.

-Così velocemente? -

-Non sapevo più che fare e in più non sono convinta di meritarti tutti i segreti che nascondo le mezze verità, Alex sono veramente un caso disperato in più mi sembrava ci fossero troppe cose tra noi. -

-Tu sei ancora convinta che io mi sia messo d'accordo con Shelly. - la preoccupazione di Alex si era trasformata lentamente in fastidio, Hope stava cercando di troncare la loro relazione, ma lui non era d'accordo.

-No, ho smesso alla partita, mi hai tolto ogni dubbio quello era il momento perfetto ci stavano guardando tutti se vi foste messi d'accordo avreste concluso li, ma non è successo e poi ora che so che fai parte della Lega degli assassini credo proprio che tu sia troppo maturo per fare questi giochetti! - rise era stata così sciocca a credere che loro fossero d'accordo ora gli sembrava un idea così assurda.

-Almeno su questo punto abbiamo fatto passi avanti.-

-Già.-

-Hope, anche io ho avuto dubbi, ti nascondevo il vero motivo per cui ero qui, che facevo parte della Lega degli assassini, ma ora sappiamo che l'altro può reggere il nostro passato...-

-Aspetta... non ho finito. - Alex annuì e aspettò che riprendesse a parlare.

-Mi dispiace...-

-Hope se stai cercando di chiudere sappi che non sono d'accordo! Non ti lascerò! - ci aveva provato, era rimasto in silenzio il più possibile ma non ce la faceva più, doveva dirglielo che avrebbe combattuto per lei, non si aspettava però la reazione della giovane la quale era scoppiata a ridere.

-Alex, quello che stavo cercando di dire era che mi dispiace, mi dispiace tanto che tu debba avere a che fare con me, con una cocciuta, scorbutica e manesca ragazza, ma che purtroppo non ti libererai facilmente di me. - sorrise guardando Alex poteva immaginare i neuroni nel suo cervello comprendere le sue parole.

-Quindi non mi stai lasciando.-

-No! Assolutamente no! Voglio essere egoista, mi hai mostrato qualcosa che pensavo fosse impossibile per me, ti prego abbi pazienza non sono assolutamente capace di gestire una relazione, ma vorrei continuare a stare con te... se sei d'accordo... - aggiunse, ce l'aveva fatta dopo mille frasi sconnesse e di dubbio significato finalmente era riuscita ad ammettere che voleva stare con lui.

-Se sono d'accordo? Cazzo Hope ho avuto il terrore di dover combattere per farti prendere in considerazione l'idea rimanere insieme e tu mi dici se sono d'accordo? -

-Ti ho sorpreso vedo. -

-Mi hai terrorizzato a morte! Ci ho messo mesi per farti capitolare pensavo di dover ripartire da capo! -

-Bene visto che non devi ripartire da capo, che dici di darmi un bacio. - si avvicinò e le diede un casto bacio sulle labbra per poi staccarsi.

-Cosa? Solo? - si lamentò lei imbronciata.

-Si! Sento gli occhi dei tuo genitori e di tuo fratello... a proposito chi diavolo era il ragazzo che ti è stato appiccato tutto il giorno? -

-Tommy? - chiese lei guardando il tavolo dove era seduta Sara e dove ora c'era anche tutta la sua famiglia che gli stava guardando.

-Non so come si chiama. -

-E' mio fratello minore! Dai andiamo! - Hope si alzò una smorfia di dolore le increspò le labbra.

-Ehy? -

-Tutto bene, mi tirano i punti. Ti presento il resto della mia famiglia. -

-C'è troppa gente. - borbottò lui vedendo che al gruppo si era aggiunto anche un altra coppia, Sara e Felicity li guardavano raggianti, anche Dig, Layla, Sara e Tommy sorridevano, Robert e Oliver invece erano sospettosi e sembravano sul piedi di guerra.

-Quindi? - chiese Sara guardando prima il figlio e poi la figlioccia, lei annuì.

-SI! Nemmeno nei miei sogni più proibiti potevo sperare in questo! -

-Io vorrei dire una cosa...-

-No tu non apri bocca Oliver! - intervenne Felicity interrompendo il marito.

-E anche tu Robert fai silenzio! - aggiunse Sara abbracciando il ragazzo.

-Dobbiamo brindare! -

-Alexandre... - Oliver si fermò davanti al ragazzo fissandolo intensamente.

-Papà non ti azzardare... -

-Trattala bene! -

-Farò del mio meglio. -

-Bene e allora brindiamo!-

 

Fine!

 

ECCOCI Finalmente dopo 5 anni ho pubblicato anche l'ultimo capitolo!
Hope non è morta come potrebbe morire la mia bambina preferita però spero di avervi fatto venire il dubbio almeno per un momento!
Spero che abbiate voglia ormai che siete arrivati fin qua di lasciarmi un piccolo commento per sapere se vi è piaciuta.
un bacione buon proseguimento a tutti
 

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